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Pietà per i vinti ( Romeo Rosario , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Nei commenti dedicati dalla stampa italiana alla tragedia vietnamita non mi pare di aver visto messi in rilievo alcuni punti che a mio avviso meriterebbero di esserlo . Primo . Gli americani hanno condotto nel Vietnam , e imposto ai loro alleati sud - vietnamiti , una guerra « limitata » che , oltre alle numerose restrizioni nell ' impiego della potenza bellica statunitense sul campo , comportava anche l ' esclusione di ogni attacco terrestre al territorio nord - vietnamita . Se si tiene conto inoltre delle drastiche limitazioni osservate nei bombardamenti aerei per ciò che riguarda la scelta degli obiettivi ( nulla di paragonabile , neppure alla lontana , con quelli effettuati durante la seconda guerra mondiale sulla Germania e sul Giappone , nonostante il tonnellaggio sganciato ) e del mancato blocco del porto di Haiphong , ne deriva che il Nord Vietnam ha potuto combattere tutta la sua guerra da basi invulnerabili ai fini della continuazione dello sforzo bellico . Il quale dunque , come ha scritto il vincitore della guerriglia in Malesia , Sir Robert Thompson , per i comunisti vietnamiti è sempre stato una « can win , can ' t lose war » : una guerra , cioè , che essi potevano vincere ma non perdere ; mentre per gli anticomunisti di Saigon le cose stavano in modo esattamente opposto . Anni fa ebbi occasione di chiedere a uno dei massimi artefici della politica americana in Vietnam a quali condizioni si poteva vincere quella guerra . La risposta fu che ciò sarebbe avvenuto il giorno in cui i nord - vietnamiti si fossero decisi ad allevare bambini e a coltivare riso invece che a far la guerra . Si è sempre detto che un ' invasione del Nord Vietnam avrebbe comportato il rischio di un intervento cinese . E ' una considerazione importante , anche per chi ritiene che alla fine il governo di Pechino avrebbe evitato il pericolo mortale di un nuovo scontro diretto con la potenza degli Stati Uniti . Ma a chi invece pensa diversamente resta sempre da superare l ' argomento di cui anni fa si fece sostenitore l ' ammiraglio Sharp , già comandante delle forze americane nel Pacifico : le guerre che si deve temere di vincere non si combattono . Secondo . E ' la decisione che gli americani , da ultimo , hanno preso . Ma l ' hanno presa dopo avere incoraggiato gli avversari del comunismo nel Vietnam a resistere , e a non rassegnarsi al destino che forse vent ' anni fa avrebbero accettato con atavica saggezza . Fonti americane calcolano a circa 150 mila i funzionari del regime di Saigon e i collaboratori degli americani sicuramente esposti a drastiche rappresaglie in caso di sconfitta ; e la cifra ( secondo R . Evans e R . Novak ) sale a un milione se si tiene conto degli ufficiali dell ' esercito e in genere dei dipendenti governativi : quanto dire di tutti coloro che nella lotta si sono impegnati più a fondo , che hanno , cioè , investito la loro vita nella causa per la quale gli americani li avevano esortati a combattere . Di costoro , solo una minuscola frazione è stata tratta in salvo negli ultimi giorni , che in compenso hanno visto partire fino all ' ultimo americano . Terzo . Da ogni parte si lanciano accuse sul regime « marcio e corrotto » di Saigon , e derisioni sulle qualità militari dell ' armata sud - vietnamita . Non ho elementi di controllo : ma se si tien conto della popolazione dei due paesi , i 200.000 morti sud - vietnamiti equivalgono alla perdita , da parte degli Stati Uniti , di 2.500.000 uomini , cinquanta volte superiore a quella effettivamente sostenuta . Quanto alla corruzione , mi chiedo se a questa stregua l ' Italia del 1944 , quella rievocata da Malaparte nella Pelle , avrebbe meritato che gli americani combattessero per essa . Certo , l ' Italia ebbe i partigiani e il movimento di liberazione . Ma il Sud Vietnam ha avuto i suoi vent ' anni di guerra e i suoi 200.000 morti ; e non vorrei che troppo facilmente si desse credito a giudizi diffusi per anni dalla stampa « liberale » americana per coprire la vera natura dell ' atto che in questi giorni è giunto alla sua consumazione . Proprio il rispetto di quei caduti e il dramma che attende le centinaia di migliaia di coloro che più si sono esposti in questi anni ( adesso chi ricorda Huè e le fosse comuni riempite in poche settimane di occupazione nord - vietnamita ? ) esigerebbero , quanto meno , una sospensiva di giudizio . La dottrina Nixon prometteva l ' aiuto americano solo a quei popoli che si fossero mostrati disposti a combattere per meritarlo . In fondo , non c ' è popolo al mondo che negli ultimi vent ' anni si sia battuto per la libertà ( la libertà di vivere a proprio modo , senza subire la violenza di coloro che vogliono rendere felici gli uomini loro malgrado ) quanto i sud - vietnamiti .