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Le mani sull'università ( Romeo Rosario , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Alla fine dello scorso aprile si tenne , a Firenze , un ' assemblea nazionale degli studenti comunisti . Nel corso del dibattito furono pronunciate dure condanne del presalario generalizzato , del «30 garantito » , dell ' « uguaglianza stracciona » sulla base della mezza ignoranza , auspicata e promossa , negli ultimi anni , dai gruppi estremisti , « figli degeneri del sessantotto » . Vennero in primo piano i temi della serietà e del rigore , la lotta contro la dequalificazione dell ' università , il necessario rilancio della ricerca , i valori della competenza e dell ' impegno collettivo e individuale . Si mise in rilievo l ' obiettivo di garantire il diritto allo studio ai meno abbienti , attraverso misure organizzative dirette a sostituire lo scandalo e il parassitismo delle largizioni di presalario . Al sovraffollamento di taluni corsi si propose di rimediare con la programmazione dei vari settori di studio , in vista delle prospettive di occupazione del lavoro intellettuale previste nel quadro della programmazione nazionale . Come non ricordare questi saggi propositi fra i tanti documenti del nuovo volto del comunismo italiano , partito d ' ordine , serio e riformatore ? Dopo il 15 giugno è venuto di rincalzo l ' on. Amendola . A scuola , ha dichiarato , bisogna che « si impari » , e non ci si limiti a distribuire « diplomi facili » ; lo studio è « sforzo e selezione » . Difficile trovare parole più adatte a calmare il trauma provocato anche in certi settori del mondo universitario dai risultati elettorali . Negli stessi giorni , però , in cui apparivano le dichiarazioni dell ' on. Amendola , la federazione sindacale guidata dalla Cgil , insieme con il comitato nazionale universitario e con l ' organizzazione del personale non docente , presentava al governo una piattaforma per la vertenza sull ' università nella quale , fra una serie di altre proposte , sono incluse le richieste seguenti : a ) istituzione del dipartimento , da affidare al governo di organismi misti di docenti , non docenti e studenti ; b ) abolizione della cattedra « come sede di una rigida titolarità disciplinare » ; c ) istituzione del docente unico . Si tratta di un determinato attacco alle elementari garanzie di libertà dell ' insegnamento e della ricerca , sancite nel nostro paese dalla Costituzione , e patrimonio di ogni società libera . Soppressa infatti la « titolarità dell ' insegnamento » , ciascun professore potrà essere costretto a colpi di assemblea ( e l ' esperienza , soprattutto universitaria , insegna che questa espressione può spesso equivalere a colpi non di maggioranza ma di minoranza , quando si tratti di minoranze « attive » ) , a far tacere il proprio insegnamento , e destinato ad altra disciplina , e magari a compiti diversi , di carattere ausiliario o subalterno . Il docente perderà il diritto alla propria funzione , e sarà esposto a tutti i tiranneggiamenti e a tutte le imposizioni di parte senza quelle difese istituzionali che furono gloria dell ' università liberale : sino alla conclusione facilmente prevedibile della resa o dell ' allontanamento . In tal modo la « democratizzazione » diventa un pretesto per l ' imposizione del totalitarismo ideologico nell ' università . Si dirà che la proposta tende solo a eliminare le superstiti baronie dei titolari di cattedra . Ma a parte che di siffatte baronie ben poco rimane dopo i raddoppiamenti , le triplicazioni e magari le decuplicazioni di cattedre degli ultimi anni , a raggiungere questa finalità sarebbe bastata la contemporanea istituzione del docente unico , che sopprime ogni rapporto di subordinazione tra i docenti della stessa disciplina . Ciò non significa , del resto , che questa del docente unico sia una richiesta decentemente sostenibile : quale uguaglianza , infatti , più « stracciona » di quella che si vorrebbe consacrare in tale figura , che non esiste in nessuna università del mondo , e che tende a pareggiare giovani con qualche anno di laurea a maestri riconosciuti del sapere ? E anche possibile che a premere in questa direzione , più ancora della Cgil , sia il Cnu , in cui si raccoglie tanta parte del sottobosco universitario italiano , popolato di personaggi decisi a far carriera con tutti i mezzi , a eccezione del serio controllo delle attitudini e delle competenze . Finora i comunisti han dato prova di grande abilità nel mettere queste pretese del peggiore corporativismo al servizio dei propri fini di potere . Ma occorre che essi mostrino invece di sapere resistere a spinte di questo genere prima che la loro nuova immagine possa essere in qualche modo accettata . Se alle tante parole che abbiamo ascoltate in queste settimane essi faranno seguire fatti concreti , saremo lieti di vederli all ' opera . Le occasioni non mancheranno .