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La Dc all'opposizione ( Romeo Rosario , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Se la logica e la politica andassero sempre d ' accordo , dopo la « svolta » socialista alla Dc non resterebbe , dov ' è rimasta in minoranza , che la scelta fra l ' adesione alle « larghe maggioranze popolari » egemonizzate dai comunisti e il passaggio all ' opposizione . La prima alternativa appare , a prima vista , di gran lunga la più agevole e vantaggiosa . La Dc , da trent ' anni assuefatta al potere , continuerebbe a parteciparvi in misura rilevante ; potrebbe rivendicare qualche titolo di merito come protagonista anch ' essa del « nuovo modo di governare » ; avrebbe l ' occasione di ribadire la sua vocazione di partito « popolare ed interclassista » . Tutto ciò , beninteso , sulla carta . Di fatto , una Dc associata a combinazioni di potere dominate dalle sinistre verrebbe continuamente fatta responsabile dei limiti dell ' azione riformatrice , aggredita da una costante offensiva a « doppio binario » ( nella quale i comunisti saprebbero oscurare persino i vistosi precedenti socialisti ) , coinvolta in una serie di iniziative dirette a colpire soprattutto i ceti sociali che forniscono i maggiori contingenti al suo elettorato . E facile prevedere , in queste condizioni , se non una spaccatura ( non impossibile ) del partito , quanto meno una disgregazione di quell ' elettorato , che in larga misura verrebbe respinto a destra , con ulteriori gravi pericoli per le istituzioni democratiche e un maggiore indebolimento della linea anticomunista , che è davvero efficace solo sul terreno della democrazia . Verrebbe prima o poi , e assai prima che poi , il momento in cui la Dc sarebbe costretta a imboccare la via dell ' opposizione : ma la imboccherebbe in una situazione gravemente deteriorata , dopo la perdita di molte posizioni e di molti consensi , e nel quadro di un rapporto di forze peggiorato fino a diventare insostenibile . Apparentemente più rischiosa , ma di fatto più produttiva , la scelta dell ' opposizione . Non solo essa sarebbe il modo più vero di attuare la « rigenerazione » e « rifondazione » del partito , che è impossibile prendere sul serio finché la si attende da nuove incarnazioni dei Gava e dei Piccoli , dei Rumor e degli Andreotti ; ma consentirebbe alla Dc ( e agli altri partiti democratici ) di mettere effettivamente alla prova le amministrazioni social - comuniste , di proporre alternative ragionevoli alle genericità demagogiche in cui si è paludata finora la sinistra marxista , di riguadagnare , soprattutto , la propria autonomia politica , liberandosi dalle deformazioni che per anni le sono state imposte dall ' alleanza con i socialisti . L ' evidenza di tutto ciò sembra essersi imposta , almeno a livello nazionale , anche ad alcuni esponenti delle sinistre democristiane . Certo , il controllo di altri enti locali verrà utilizzato dai comunisti per la raccolta di nuovi voti e di nuovi consensi . Ma ciò accadrebbe anche se la Dc consentisse a entrare nelle giunte ; mentre non vanno trascurate la fragilità degli schieramenti elettorali messi assieme dal Pci e le difficoltà ch ' esso incontrerà nel tentativo di soddisfare i molteplici e contrastanti interessi che vi sono rappresentati . Su questi dati una opposizione autorevole e ben condotta potrebbe operare con efficacia . Che poi in sede di governo locale la Dc debba non solo contrapporre ma anche confrontare , come adesso si dice , i propri programmi con quelli delle maggioranze di sinistra , è cosa ovvia nella pratica di ogni convivenza democratica : a meno che con il termine confronto non si voglia invece contrabbandare qualcos ' altro , che meglio si designerebbe come accordo e collaborazione . Che è , come si è visto , cosa politicamente non solo diversa ma opposta , nella sua portata e nelle sue conseguenze . Vi è , naturalmente , il rischio che rapporti del genere si trasferiscano dal livello locale a quello nazionale . Checché se ne dica , non è affatto certo che una crisi di governo nella quale la Dc assumesse posizioni analoghe a quelle che ha deciso di tenere nella questione delle giunte debba sboccare nelle elezioni anticipate . Ma anche in questo caso la sola piattaforma elettorale possibile per la Dc sarebbe una netta contrapposizione al comunismo . E se poi l ' alleanza di sinistra dovesse conseguire un nuovo successo , e raccogliere consensi sufficienti a formare un governo senza la Dc , una politica d ' opposizione sarebbe la sola praticabile dal partito cattolico , se non vuole abdicare a se stesso e alla causa della democrazia . Anche in simili , gravissime circostanze , la trasformazione dell ' Italia in un paese socialista resterebbe un ' impresa non facile : e difficilissima da realizzare , come più volte hanno riconosciuto gli stessi dirigenti comunisti , con una maggioranza risicata del 51 o del 55 per cento . Misure come quelle che il Pci dovrebbe promuovere per dare anche solo un principio di soddisfazione alle attese degli strati più decisi ( e tuttora largamente stalinisti ) del movimento operaio basterebbero a provocare una crisi economica di vaste proporzioni , con l ' inevitabile strascico di delusioni e di malcontento . Per fronteggiare difficoltà di questo genere i comunisti dispongono di metodi sperimentati , atti a garantire , la conservazione del potere anche quando il consenso si restringa a frazioni minuscole dell ' elettorato . Ma l ' applicazione di questi metodi sarebbe assai difficile di fronte a un ' opposizione forte di quasi la metà della rappresentanza parlamentare , circondata di una sicura reputazione di attaccamento alla democrazia , e oggetto di larghe simpatie e solidarietà internazionali . In queste condizioni , e sotto lo sguardo di un ' Europa e di un ' America già allarmate dalla formazione di un governo paracomunista a Roma , i metodi polizieschi e i crimini giudiziari che hanno sempre accompagnato la nascita delle dittature comuniste comporterebbero rischi che la stessa Unione Sovietica avrebbe interesse a evitare . Allora un ' opposizione energica potrebbe anche costringere il partito comunista , e sarebbe la prima volta , a lasciare il potere per via democratica . Tutto ciò è ben chiaro ai dirigenti del Pci , ed è la ragione di fondo della loro insistenza sul compromesso storico o comunque su un sistema di alleanze preventive che disarmi l ' opposizione prima ancora che abbia avuto modo di esercitarsi , che è precisamente ciò che le forze democratiche e la Dc in primo luogo , hanno interesse a evitare . Una Dc all ' opposizione potrebbe dunque mirare , per questa via , anche a un consistente recupero elettorale . Che se poi essa riuscisse a conservare il potere a livello nazionale , varrà sempre la massima , sperimentata anche in altri paesi , che un partito di governo può tutelare le proprie fortune elettorali solo governando bene , con autorità e con successo : e ciò è solo possibile quando la sua politica non è sottoposta a ipoteche paralizzanti da parte dell ' opposizione . Rincorrere l ' avversario sul suo terreno serve soltanto ad accreditarsene la propaganda e ad accrescerne il prestigio : con le prevedibili ripercussioni sul piano elettorale . Non vanno neppure trascurate le tensioni alle quali il passaggio della Dc all ' opposizione , anche limitatamente al livello locale , esporrà il Psi . De Martino ha potuto lanciare la sua spregiudicata manovra contro la Dc nella persuasione che questa alla fine si rassegnerà a cedere , e accetterà di costituire , rispetto ai comunisti , l ' altro polo dello schieramento di cui i socialisti si illudono di formare l ' ago della bilancia . Si illudono perché neppure essi sono in grado di fronteggiare adeguatamente i comunisti , pronti a ricattarli a tutti i livelli e con tutti i mezzi , dalle pressioni sindacali alle agitazioni di piazza . Situazioni del genere potrebbero sollecitare radicali ripensamenti da parte di molti socialisti . Ma anche qui , è da augurarsi che essi non giungano troppo tardi : e una politica che metta il Psi davanti all ' amara realtà di una collaborazione sempre più subordinata con un Pci dotato di una schiacciante egemonia sarebbe la più adatta ad affrettarli . Ma la politica , dicevamo , non vive solo di schemi e di argomentazioni logiche . Nella varietà delle situazioni locali , dei rapporti personali , dei condizionamenti di ogni genere , sono possibili deviazioni anche rilevanti dalla linea politica fissata sul piano generale : e la Dc ( ma non solo la Dc ) ne ha già fornito esempi vistosi . E ' anche troppo facile condannare senz ' altro le situazioni di questo genere : anche se non si può escludere che in qualche caso nascano dalla sincera persuasione che la collaborazione e persino la partecipazione a comuni responsabilità col Pci possa essere la soluzione più adatta per bloccare i comunisti sulla via dell ' assoluto controllo del potere . Ma almeno due avvertenze vanno rivolte a chi si accinge a battere questa strada . Distinzioni sottili e accordi sottobanco con i comunisti sono stati praticati per anni dalla Dc : con i risultati che ora si vedono . Oltre tutto , è assai difficile spiegare ai non addetti ai lavori ( ai quali , in definitiva , spetta l ' ultima parola in democrazia ) come la stessa linea politica possa essere attuata sostenendo , per esempio , in sede comunale , proposte e programmi che vengono invece denunciati come rovinosi in sede provinciale e regionale . E poi , una politica di questo tipo , fondata su un rapporto di concordia discorde con gli avversari , da sostenere per anni a distanza ravvicinata , può essere condotta con successo solo da una forza politica compatta ed efficiente , sicura della saldezza e della combattività di tutte le sue componenti . Si dirà che questa altro non è che la linea di « scontro frontale » di fanfaniana memoria . Ma Fanfani muoveva dall ' ipotesi che la Dc dovesse restare partito di governo , e a questo fine aveva sempre guardato al recupero di un piano accettabile di collaborazione con i socialisti . Solo a questa condizione ha potuto contare sino all ' ultimo sulla solidarietà non casuale di Aldo Moro ; e in relazione a essa ha imposto alla sua polemica antisocialista limitazioni che alla Dc sono costate pesantemente sul piano elettorale . Ma , respinta la Dc all ' opposizione , sarebbe assurdo che essa cercasse di recuperare voti imbavagliando se stessa , e condannandosi fin da ora a continuare , nella nuova situazione , sulla sciagurata via del compromesso che ha caratterizzato la sua politica negli ultimi anni . Se non ha saputo far bene il mestiere di partito di governo , cerchi , quanto meno , di esercitare decentemente quello di partito d ' opposizione . Una volta tanto , la fedeltà ai princìpi e l ' interesse di partito coincidono .