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Il giorno della civetta ( Romeo Rosario , 1976 )
StampaQuotidiana ,
E ' certo troppo presto per una valutazione di ciò che la crisi aperta dall ' iniziativa socialista di fine d ' anno potrà significare nella tormentata storia della nostra democrazia . Anche se il mondo politico italiano sembra avere ormai esaurito gran parte delle sue risorse come classe di governo , resta però intatta , la sua capacità di produrre soluzioni a sorpresa , atte a sconvolgere ogni previsione . Forse anche questo contribuisce a spiegare il curioso atteggiamento dell ' opinione democratica , italiana e straniera , davanti alla crisi : diviso com ' è tra la fatalistica attesa del « compromesso storico » e delle sue inevitabili risultanti totalitarie , e una sorta di spensierata fiducia che ancora una volta si sia fatto molto rumore per nulla , e che tutto debba continuare più o meno come prima , grazie a un ' altra di quelle « combinazioni » di cui è sempre stata feconda la mente italiana . Ciò che invece sembra indubitabile è la riprova del livello gravissimo di degradazione del nostro sistema democratico che viene offerta da una crisi come questa , con le responsabilità che stanno alle sue origini e le alternative che ne derivano . L ' iniziativa socialista si colloca infatti sulla linea del processo avviato con l ' uscita del Psi dal governo dopo le elezioni del maggio 1968 , e sboccato l ' anno successivo nella seconda scissione socialista . Dopo di allora i socialisti hanno rifiutato sempre più nettamente il ruolo di garanti dell ' area democratica sulla sinistra , che avevano svolto nei governi precedenti ; e hanno invece cercato di presentarsi come mediatori autorizzati dell ' ingresso del Pci nell ' area del potere . Sulla sincerità di questa vocazione sono lecite le più ampie riserve : ma il nuovo indirizzo della politica del Psi mostra l ' entità dei rischi politici che i partiti democratici si erano assunti nel tentativo di allargare a sinistra lo spazio democratico . Non sarebbe giusto sottovalutare le particolari difficoltà che al Psi derivano dall ' esistenza in Italia di un così vasto schieramento comunista , senza confronti nel mondo occidentale ; intorno al quale si aggregano larghissimi consensi delle classi operaie e dei lavoratori in genere . La soluzione offerta ai socialisti dal primo centro sinistra era stata quella di una politica di moderno riformismo , atto a consolidare ed estendere i suoi consensi fra le masse attraverso un ' incisiva azione di rottura in grado di affrontare i molti problemi insoluti , rimasti sulla scia del tumultuoso sviluppo del paese : ma anch ' essa si risolse in un fallimento , certo per le inadempienze della Dc , ma anche per lo scarso mordente e la mancanza di aggressività dell ' azione socialista negli anni facili dei primi governi presieduti dall ' on. Moro . Nella fase successiva il Psi non ha certo rinunciato a mettersi in concorrenza col Pci : ma per esercitarla ha scelto un terreno che ha finito più volte per metterlo in opposizione con gli interessi generali del paese . Siamo tutti d ' accordo sul fatto che la democrazia italiana farebbe addirittura un « salto di qualità » se alla testa dell ' opposizione di sinistra vi fosse un forte partito socialista invece che un Pci le cui professioni di democrazia sono ancora soggette a tante riserve . Ma in vista di questo obiettivo , il Psi ha sostituito alla politica delle riforme moderne e democratiche , che è propria dei grandi partiti socialisti occidentali , una ricerca spesso irresponsabile di consensi , tanto più accentuata quanto più il Pci tendeva invece ad esibire la sua nuova fisionomia di partito serio ed efficientista . Sul terreno sindacale e su quello dell ' ordine pubblico , sul piano della politica economica e su quello della finanza e dei diritti civili , per non parlare delle prese di posizione dottrinali e di principio , il Psi ha così svolto un ruolo che ha finito per associare il suo nome a molti dei più gravi processi degenerativi che si siano lamentati negli ultimi anni : non escluse le forme più screditate di clientelismo e di lottizzazione partitica . La constatazione che è tanto difficile governare l ' Italia senza i socialisti quanto lo è governarla con loro , non ci lascia margine che a speranze più o meno platoniche . All ' interno del Psi dovrebbe aver luogo un rinnovamento profondo perché si possa contare che esso sostituisca una politica di grandi riforme , compatibili con il sistema produttivo , alla facile concorrenza con i comunisti sul terreno della demagogia . Ma l ' esperienza del passato , con la pratica inveterata della doppia assunzione di ruoli , di governo e di opposizione , di cui i socialisti hanno dato tante prove , non ci permette di farci molto assegnamento . Da parte sua l ' alternativa comunista , in termini di compromesso storico o di più ampie formazioni di governo , non è , nelle condizioni attuali , carica di incognite , ma solo di catastrofiche certezze . E quindi non si vede proprio a quale gancio certi italiani appendano il loro ostinato ottimismo . La verità è che il tempo delle « combinazioni » e dei papocchi è finito per sempre . Siamo oramai al « giorno della civetta » . Per affrontare le eventualità che l ' avvenire riserva al paese , una condizione sembra in ogni caso prioritaria : che le forze democratiche , pur nella ricerca di tutte le possibili e inevitabili collaborazioni , conservino intera la propria autonomia e la propria saldezza ideale e politica . Solo a questo patto il rapporto coi comunisti non si tramuterà automaticamente in sudditanza e asservimento .