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Il comunismo come restaurazione ( Romeo Rosario , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Democrazia e pluralismo sono il pezzo forte della grande « operazione sorriso » lanciata negli ultimi anni dal Pci : ma l ' opinione democratica , alla quale è in primo luogo rivolta questa campagna pubblicitaria , dovrebbe guardare con attenzione il contenuto della scatola che le viene offerta con tanta generosità . Potrebbe rivelarsi intriso di contenuti inquinanti , e di autentici veleni . Un buon punto di partenza può essere l ' esame del duplice atteggiamento del gruppo dirigente comunista verso l ' ondata di contestazione iniziata nel 1968 . Dopo una fase di incertezza , condanne e deplorazioni si sono moltiplicate : il movimento è stato bollato come espressione di estremismo infantile e di spontaneismo incontrollato ; la sua debolezza organizzativa , l ' inconsistenza delle sue posizioni teoriche , la povertà delle sue mitologie - non ultima il maoismo - sono state duramente denunciate e non di rado fatte oggetto di impietose derisioni . Sono queste le posizioni alle quali attinge fiducia e sicurezza il pubblico democratico e borghese , vittima per tanti anni di ogni sorta di aggressioni materiali e morali , e tentato alfine di vedere nel Pci quella forza d ' ordine e di restaurazione di cui la sua stanchezza gli fa avvertire così vivamente il bisogno . Non v ' è alcuna necessità di mettere in discussione la buona fede di chi adesso si fa paladino di tesi così rassicuranti . Viene piuttosto in mente il « bispensiero » di orwelliana memoria - se il riferimento è consentito a proposito di un partito che si presenta agli italiani con la figura rispettabile di Giorgio Amendola e con quella , un po ' più ambigua , di Enrico Berlinguer . E tuttavia , quale immagine più adatta a designare l ' intreccio fra le ampie assicurazioni date ai pavidi e ai timorosi , e la spregiudicata utilizzazione che il Pci continua a fare delle spinte eversive così duramente condannate in altra sede ? Di fatto , le spinte eversive vengono condannate dai comunisti sino a quando sono controllate dai « gruppuscoli » dell ' ultrasinistra ; ma vengono invece levate al cielo , ed esaltate come grande moto democratico dei lavoratori , dei giovani e delle donne , quando il Pci riesce ad assoggettarle alla propria guida . Che è ciò che in misura sempre più ampia è accaduto negli ultimi anni , grazie alla superiore efficienza dell ' organizzazione comunista ufficiale . In tal modo le spinte contestatrici e le loro emanazioni sono venute ad assumere un posto centrale nelle nuove strategie del Pci : e il non averlo inteso è all ' origine di non pochi errori di alcuni dei più noti leader democratici . Del movimento sessantottesco il Pci ha infatti ritenuto e fatto propria soprattutto la spinta al regime assembleare , che i gruppuscoli avevano promosso per imporre la propria volontà di minoranza alle maggioranze disorganizzate . Nella versione controllata dal Pci , alla violenza dei gruppuscoli si sostituisce l ' azione ben più vasta e penetrante del partito e delle organizzazioni parallele ad esso collegate . Esautorati i poteri legali creati dal voto espresso dalle maggioranze democratiche , le loro funzioni vengono di fatto trasferite ad assemblee che si presumono unitarie , ma di cui i comunisti sono certi di acquistare il controllo grazie ad una organizzazione politico - sindacale di tipo capillare alla quale i partiti democratici , proprio perché democratici , non hanno nulla di equivalente da contrapporre . Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti . Sul terreno sindacale , opportune disposizioni dello statuto dei lavoratori , riecheggiate in decine di provvedimenti legislativi , escludono dalla rappresentanza le organizzazioni diverse dalla Triplice , anche quando sono di fatto maggioritarie . Nelle università e nelle scuole è in corso già da qualche anno una vasta manovra tendente ad affidare il controllo ad assemblee di tutto il personale docente e non docente dominate dai sindacati confederali , senza alcun riguardo ai livelli tecnici e di competenza . Operazioni , queste , agevolate dagli errori di valutazione della direzione democristiana , ancora vittima dell ' illusione che la società italiana rimanga , a livello « antropologico » , fondamentalmente cattolica . Su queste premesse Berlinguer può dichiarare tranquillamente , come ha fatto nella sua ultima relazione al Comitato Centrale del Pci , che i comunisti non vogliono « fare da soli né con i soli partiti di sinistra » , e che anzi considerano « essenziale il ruolo e l ' iniziativa di ogni altra forza politica democratica e popolare » . Gli strumenti in possesso del Pci garantiscono infatti che queste iniziative resteranno confinate a un ruolo nettamente subordinato e che il potere di controllo sarà affidato a mani sicure . E chiaro che in questa fase i comunisti , ancora ai margini del potere , dovranno allargare i propri consensi anche facendo concessioni a ogni sorta di richieste : ma esse diverranno superflue nel secondo tempo , quando il Pci disporrà di « argomenti » più efficaci . E non si tratta di un processo limitato ai livelli intermedi e di base . La nuova struttura di potere destinata a governare la società italiana in regime di compromesso storico dovrebbe estendersi , nei disegni del Pci , sino ai vertici dello Stato . Quale essa debba essere a livello costituzionale è stato autorevolmente indicato in uno studio recente dell ' on. Natta , presidente del gruppo parlamentare comunista alla Camera ( « Critica marxista » , 1975 , n . 6 ) : e le sue vedute sono state subito avallate dai soliti intellettuali organici alla Luigi Berlinguer . Nel nuovo regime , chiariscono i costituzionalisti del berlinguerismo , maggioranza parlamentare e maggioranza di governo potranno essere cose diverse ; e anzi a livello parlamentare si potrà anche rinunciare alla distinzione fra maggioranza e opposizione , e affidare invece le funzioni di controllo e d ' opposizione ai canali « interni » della partecipazione ai vari livelli , regionale , sindacale , locale . Il Parlamento assumerebbe in tal modo la fisionomia di una sorta di stanza di compensazione , chiamata a mediare le spinte diverse che vengono dai vari organismi - sempre , peraltro , « unitari » - nei quali si articola il corpo sociale . Naturalmente , i nuovi teorici abbondano in fatto di professione di fede nelle validità della tradizione garantista , e ammoniscono anzi solennemente sulla necessità di evitare che in Italia si ripeta quel che negli Stati socialisti è capitato quando da quelle tradizioni ci si è discostati . Quasi che non capitino tuttora , e quasi che il regime così delineato non assomigli pericolosamente , al di là di tutte le buone intenzioni , a quello sovietico ( anche dei tempi più oscuri ) , dove pure si pretende che il regime unanimistico e l ' assenza di opposizione venga compensato , e largamente , dalla partecipazione delle masse , mobilitate a comando , tutte le volte che serve , ad approvare democraticamente le decisioni dei dirigenti . « Pluralismo » e « democrazia » per i teorici dell ' eurocomunismo hanno dunque un significato ben diverso da quello che ad essi attribuiscono i democratici . Intanto , una rete dalle maglie sempre più strette viene stendendosi su tutto il paese : e ciascuno può constatarlo nell ' ambito della propria esperienza . I soli a non vederlo sono quei politici che , nonostante i leali ed espliciti avvertimenti di Berlinguer , continuano a considerare il compromesso storico come un semplice incontro di vertice , che addirittura servirebbe alla democrazia .