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La svolta socialista in Europa ha rivelato già tutti i suoi limiti . È bastato poco tempo per capire che la sinistra , giunta la potere in Francia , in Germania e in Italia , ha abbandonato solo a parole la sua inveterata vocazione allo statalismo e a un soffocante controllo della società . Rispetto a quella tendenza generale , si distingue , in parte , soltanto il laburista Tony Blair , unicamente perché egli dimostra di avere assimilato interamente la lezione della Thatcher . La maggior parte dei commentatori , tuttavia , ha creduto di spiegare il successo ottenuto dalle sinistre in Europa con la capacità di fornire una risposta più conveniente , rispetto a quella liberale , alle inquietudini di una società insicura di fronte ai processi di globalizzazione economica . Si è finito per dare eccessivo credito alle parole d ' ordine lanciate dalle forze socialiste , il nuovo laburismo di Blair , il nuovo centro di Schroeder , l ' Ulivo di prodi , fondate sulla promessa di una maggiore libertà di iniziativa economica capace però di conservare le conquiste più importanti dello Stato sociale . L ' immagine di una sinistra in grado di tenere insieme l ' esigenza di un maggiore sviluppo economico e l ' attenzione verso i problemi sociali è stata vincente . Soprattutto perché le proposte degli avversari sono state sistematicamente bollate con il marchio del liberismo più sfrenato , agitando il pericolo che a prevalere fossero gli istinti selvaggi del capitalismo rispetto alle esigenze primarie di socialità e di solidarietà . È chiaro che se lo scontro fra destra e sinistra viene posto in questi termini , la scelta non può che cadere a favore della sinistra . Ma la disillusione di molti intellettuali nei confronti dell ' esperienza di governo offerta dalle sinistre è stata molto rapida . Sono emersi i perduranti caratteri ideologici , l ' impreparazione , la disinvoltura , perfino l ' ipocrisia della sinistra . La realtà , che si è voluto ignorare , è riemersa prepotentemente . Così come la comoda contrapposizione fra un socialismo rinnovato e un consunto liberismo ha dimostrato di essere una semplice mistificazione , buona soltanto per alimentare la propaganda della sinistra . In realtà , gli avvenimenti di queste ultime settimane confermano che in Europa la vera linea di demarcazione passa tra una sinistra ancora intrisa di statalismo e schiacciata dal peso insostenibile dell ' ideologia , e una destra non più conservatrice , bensì protesa nel futuro e decisa a far prevalere i principi di libertà e il primato della società civile rispetto alle pretese invadenti dello Stato e degli apparati politici . In Italia chi ha affermato prima questi principi , non del liberismo , ma della libertà in tutte le sue forme , molteplici e vitali , in opposizione al trionfante ritorno della cultura comunista , è stato il leader di Forza Italia , Silvio Berlusconi . C ' è voluto non un politico , ma un imprenditore per ricordarsi che la libertà non è graziosamente " concessa " dallo Stato , perché essa viene prima dello Stato . La libertà è un diritto naturale , che ci appartiene in quanto esseri umani e che semmai fonda lo Stato . Da questa concezione scaturisce anche il federalismo e il principio della sussidiarietà , cioè l ' affermazione dell ' autonomia della società e della persona rispetto al centralismo burocratico dello Stato e dei partiti . Esattamente il contrario di ciò che sostiene la sinistra , e cioè la rivendicazione del primato della politica e dello Stato , inteso come una forma superiore di moralità . La ragione per la quale la sinistra italiana non è riuscita a liquidare Silvio Berlusconi , neppure attraverso una formidabile persecuzione giudiziaria , risiede nel fatto che egli ha dato vita a un movimento di massa , forte di passioni e di valori profondamente radicati dell ' idea della libertà . Il fondatore di Forza Italia ha resistito e resiste ad un attacco concentrico di tutti i poteri forti , perché è riuscito a fondare una nuova religione della libertà e rende possibile un nuovo modo di fare politica che sia espressione più alta della società civile . Una politica che non pretende di regolare e assoggettare ogni aspetto della società civile , ma si proponga di svilupparla nel segno della libertà e di una maggiore civiltà .