Narrativa ,
ÿþLA
GRANDE
FIAMMA
.
A
Rocco
Pagliara
.
I
.
Nell
'
ora
tarda
della
sera
,
partita
l
'
ultima
persona
amica
o
indifferente
,
per
la
quale
essa
provava
l
'
orgogliosa
e
invincibile
necessità
di
mentire
,
chiuse
tutte
le
porte
ermeticamente
,
piombata
la
casa
nel
profondo
silenzio
notturno
,
interrogate
con
lo
sguardo
sospettoso
fin
le
fantastiche
penombre
della
sua
stanza
solitaria
,
dove
sola
vivente
era
una
pia
lampada
consumantesi
innanzi
a
una
sacra
immagine
,
prosciolto
il
suo
spirito
dall
'
obbligo
della
bugia
e
le
sue
labbra
dall
'
obbligo
del
sorriso
,
ella
si
lasciava
abbruciare
dalla
grande
fiamma
.
Immobile
,
con
le
palpebre
socchiuse
e
le
mani
abbandonate
lungo
il
corpo
,
ritta
come
un
bianco
fantasma
nel
mezzo
della
sua
stanza
,
sentiva
un
flusso
di
calore
salire
alle
guancie
delicatamente
brune
e
smorte
,
un
flusso
di
calore
vivificarle
il
cervello
,
un
'
onda
di
lacrime
calde
pungerle
i
bellissimi
grandi
occhi
bruni
.
Scorrevano
taciturnamente
,
senza
singhiozzi
,
le
lacrime
calde
sulle
guancie
e
le
avvampanti
guancie
se
le
ribevevano
:
dal
cuore
e
dal
cervello
che
ardevano
,
si
diffondeva
per
tutta
la
persona
l
'
impetuoso
torrente
di
quel
calore
ed
ella
sentiva
tutte
le
sue
piccole
vene
palpitare
nella
fiamma
che
le
dilatava
.
Lo
scoppio
della
passione
lungamente
represso
,
in
quel
generoso
organismo
,
assumeva
la
forma
di
febbre
ad
altissima
temperatura
:
ed
essa
,
vacillante
,
come
se
avesse
smarrito
il
senso
di
ogni
altra
cosa
che
la
sua
febbre
non
fosse
,
si
lasciava
cadere
sul
letto
,
rigida
,
con
la
vestaglia
bianca
che
si
stendeva
come
un
sudario
sul
broccato
scuro
della
coltre
.
Così
,
sola
,
con
gli
occhi
sbarrati
ove
si
disseccavano
le
estreme
lacrime
,
guardando
il
soffitto
pieno
di
ombre
,
col
petto
sollevato
da
affannosi
sospiri
come
i
febbricitanti
,
ella
abbruciava
di
passione
per
l
'
assente
,
per
il
lontano
:
nè
le
sue
labbra
convulse
osavano
pronunziarne
il
dolce
nome
,
temendo
che
le
fatali
sillabe
pronunziate
in
quel
silenzio
,
in
quella
solitudine
,
rivelassero
a
tutto
il
mondo
il
suo
segreto
.
Sopra
un
fondo
di
fiamma
,
nella
sua
fantasia
che
vampeggiava
,
ella
vedeva
scritte
le
sillabe
divoratrici
di
quel
nome
,
in
lettere
nere
e
vive
,
talvolta
immobili
,
talvolta
confondentisi
in
una
bizzarra
danza
;
ma
non
osava
pronunziare
quelle
sillabe
seduttrici
;
temeva
di
struggersi
,
dicendole
;
temeva
di
morire
di
dolcezza
,
pronunziandole
.
Quell
'
entrata
così
vibrante
di
febbre
appassionata
,
nelle
prime
ore
della
notte
,
si
ripeteva
due
o
tre
volte
;
pareva
che
ella
si
assopisse
in
un
soave
abbruciamento
di
sangue
,
in
un
seguirsi
di
fiammeggianti
visioni
,
dove
talvolta
,
accanto
al
nome
adorato
,
si
veniva
a
delineare
vagamente
un
fiero
profilo
maschile
,
dove
uno
sguardo
superbo
e
amoroso
lampeggiava
;
ed
ella
sentiva
tutto
il
suo
spirito
carezzato
,
cullato
da
questa
visione
;
la
veglia
si
tramutava
in
sopore
febbrile
e
in
sogno
.
Ma
,
ogni
tanto
,
la
visione
diventava
così
vera
,
così
viva
,
così
fremente
di
amore
che
ella
udiva
,
sì
,
udiva
,
una
voce
sommessa
pronunziare
il
suo
nome
:
ella
trabalzava
,
ripresa
da
un
soffocante
impeto
di
passione
,
cercando
con
le
mani
,
nell
'
oscurità
,
quelle
calde
mani
amate
;
soffocava
,
bruciava
.
Si
levava
come
un
'
anima
errante
,
andava
al
balcone
,
sollevando
la
pesante
tenda
di
broccato
,
schiudendo
le
imposte
di
legno
,
appoggiando
l
'
acceso
volto
sul
gelido
cristallo
.
Era
alta
la
notte
;
nella
strada
non
passava
alcuno
;
spesso
,
il
freddo
vento
notturno
agitava
le
fioche
luci
dei
lampioni
,
riempiendo
la
via
di
bizzarre
forme
oscure
;
o
qualche
viandante
in
ritardo
,
ignoto
,
a
capo
basso
,
passava
senz
'
accorgersi
di
quel
balcone
quietamente
,
mitemente
,
illuminato
,
dietro
il
quale
stava
un
'
ombra
immobile
;
qualche
malinconica
carrozza
notturna
,
vuota
,
dal
cocchiere
sonnacchioso
,
dal
sonnacchioso
cavallo
,
veniva
lentamente
dall
'
alta
ombra
della
via
,
si
perdeva
lentamente
,
lontana
,
nella
bassa
ombra
della
via
.
Ella
guardava
questo
spettacolo
di
oscurità
e
di
pace
,
con
gli
occhi
intenti
,
sentendo
il
freddo
esteriore
penetrare
dalla
fronte
,
dalle
guancie
,
dalle
labbra
che
quasi
baciavano
il
cristallo
:
la
sua
febbre
si
calmava
;
le
vene
battenti
si
chetavano
;
il
petto
,
oppresso
,
respirava
più
liberamente
;
macchinalmente
ella
si
staccava
dai
cristalli
,
richiudeva
le
imposte
,
lasciava
ricadere
le
molli
,
strascicanti
tende
di
broccato
,
faceva
un
paio
di
giri
nella
sua
stanza
,
guardando
talvolta
nell
'
alta
e
stretta
specchiera
la
sua
figura
bianca
e
i
suoi
occhi
che
bruciavano
sempre
.
Come
tutti
quelli
che
soffrono
d
'
insonnia
,
per
una
forte
causa
morbosa
o
per
una
forte
causa
morale
,
ricoricandosi
,
ella
sentiva
come
un
grande
refrigerio
,
dolcissimamente
parea
che
si
dovesse
addormentare
nel
ricordo
,
nella
speranza
del
suo
amore
.
La
passione
consumatrice
nell
'
ora
che
fuggiva
,
si
faceva
tutta
tenerezza
letificante
,
diventava
un
fresco
soffio
che
le
alitava
sulla
fronte
,
sugli
occhi
,
sulle
labbra
,
sulle
mani
,
come
a
vincerne
il
bruciore
,
ed
ella
si
assopiva
,
nuovamente
,
con
le
labbra
che
si
muovevano
a
una
benedizione
.
Ma
,
ad
un
tratto
,
un
incubo
mostruoso
,
senza
nome
,
qualche
cosa
come
un
'
orribile
paura
,
la
scuoteva
,
la
faceva
balzare
sul
letto
,
come
cercando
soccorso
,
non
sapendo
,
non
conoscendo
,
non
pensando
più
nulla
,
vinta
da
uno
spavento
folle
.
Era
allora
che
,
levatasi
,
nella
penombra
,
in
preda
a
un
delirante
bisogno
di
soccorso
,
ella
andava
a
buttarsi
innanzi
alla
sacra
immagine
,
prostrandosi
sul
gradino
dell
'
inginocchiatoio
,
abbassando
il
capo
sul
duro
legno
di
quercia
,
dicendo
rapidamente
le
preghiere
,
per
non
pensare
,
per
non
sentire
,
pregando
,
pregando
,
pregando
,
con
un
fervore
di
anima
disperata
,
restando
lì
,
attaccata
a
quel
legno
,
come
se
fosse
quello
della
sua
salvazione
.
Ma
sia
che
l
'
alba
la
sorprendesse
dietro
i
cristalli
del
suo
balcone
,
o
distesa
sul
letto
con
gli
occhi
spalancati
,
o
sonnecchiante
malamente
,
o
immersa
in
preghiere
con
le
labbra
frementi
sui
grani
di
legno
del
suo
rosario
,
certo
che
,
a
quell
'
ora
gelida
,
la
sua
febbre
era
domata
,
era
caduta
:
ella
tremava
di
freddo
,
pallida
,
con
le
labbra
violacee
,
con
la
bocca
amara
,
con
le
ossa
rotte
,
quasi
uscisse
dal
terribile
abbraccio
della
terzana
;
il
viso
le
si
era
allungato
e
come
pietrificato
in
un
'
espressione
di
sofferenza
;
i
capelli
le
ricadevano
sul
collo
,
disciolti
,
prendendo
certi
profili
tragici
,
che
solo
le
chiome
delle
donne
appassionate
hanno
.
Invano
cercava
di
riscaldarsi
,
buttando
sul
letto
una
pelliccia
,
facendo
un
gran
fuoco
nel
caminetto
,
accendendo
tutti
i
lumi
della
sua
stanza
:
fra
quel
grande
calore
esteriore
ella
batteva
i
denti
,
si
addormentava
rabbrividendo
,
rabbrividendo
,
livida
,
con
la
fiamma
del
caminetto
che
crepitava
,
con
le
candele
la
cui
fiammella
strideva
nel
calore
,
col
sole
mattinale
che
entrava
,
scintillando
,
fra
i
velluti
,
i
broccati
e
le
pelliccie
,
non
giungendo
a
riscaldare
quel
gelido
corpo
di
donna
dormiente
,
dalle
palpebre
scure
e
fredde
come
il
granito
,
dalle
labbra
assottigliate
e
tremanti
ancora
di
freddo
.
Come
la
mattinata
scorreva
,
entrava
la
cameriera
,
trovando
le
candele
che
si
consumavano
,
le
legna
arse
che
si
coprivano
di
cenere
,
il
sole
che
invadeva
tutta
la
stanza
gaiamente
,
e
quel
cadavere
dormiente
,
che
riaprendo
gli
occhi
,
rabbrividiva
ancora
,
come
se
ritornasse
dal
gelo
di
un
sepolcro
.
Ogni
mattina
,
sopra
un
piatto
di
argento
,
la
cameriera
porgeva
una
lettera
.
Ma
già
la
maschera
umana
aveva
velato
la
sembianza
della
povera
febbricitante
:
ed
ella
stendeva
la
mano
,
con
indifferenza
,
a
prendere
quella
lettera
,
aspettava
che
la
cameriera
avesse
spento
i
lumi
,
riacceso
il
caminetto
,
spalancato
le
imposte
al
sole
,
aspettava
,
intorpidita
e
immobile
.
-
Si
sente
male
?
-
diceva
la
cameriera
,
guardando
il
volto
bruno
e
smorto
della
sua
padrona
che
ella
amava
.
-
No
:
ho
freddo
-
mormorava
la
padrona
,
stringendo
la
lettera
d
'
amore
nella
mano
sottile
e
agghiacciata
,
senza
neppure
guardarne
la
busta
,
come
se
fosse
inutile
aprirla
.
La
fanciulla
devota
le
riassettava
le
molli
coltri
scomposte
dall
'
insonnia
,
le
rialzava
i
cuscini
disordinati
su
cui
era
abbandonata
la
foltezza
dei
capelli
neri
,
la
interrogava
con
una
umile
occhiata
:
ma
vista
la
padrona
tutta
perduta
in
un
pensiero
,
usciva
discretamente
dalla
stanza
,
chiudendone
la
porta
,
aspettando
di
esser
chiamata
per
ritornare
.
Allora
soltanto
,
con
un
atto
breve
,
quasi
convulso
,
la
smorta
signora
faceva
saltar
via
la
busta
lacerata
e
leggeva
la
lettera
tutta
bruciante
di
passione
che
il
suo
amore
le
scriveva
.
Lettera
incoerente
e
puerile
,
balbettìo
talvolta
bizzarro
,
talvolta
monotono
di
frasi
stravaganti
che
si
ripetevano
,
si
accavallavano
,
si
confondevano
,
si
affannavano
sulla
carta
,
come
nell
'
anima
malata
di
chi
le
scriveva
.
Eppure
egli
non
era
nè
un
fanciullo
,
nè
un
pazzo
,
nè
un
infermo
;
era
un
uomo
di
trent
'
anni
,
vigoroso
,
completo
nella
sua
manifestazione
morale
,
che
aveva
saputo
vivere
,
amare
,
soffrire
.
Era
un
forte
lottatore
che
le
aveva
coraggiosamente
combattute
le
sue
battaglie
,
talvolta
vinto
,
spesso
vincitore
,
mai
domato
:
era
un
sagace
conoscitore
di
sè
stesso
,
delle
cose
e
degli
uomini
,
capace
di
grande
scetticismo
e
di
grande
entusiasmo
,
poichè
questa
è
la
vita
,
e
saggio
chi
sa
apprezzarla
e
viverla
così
.
Eppure
quell
'
amore
nato
tardi
,
nato
improvvisamente
,
come
quei
misteriosi
e
voluttuosi
fiori
del
tropico
che
germogliano
ricchi
e
violenti
,
in
una
notte
,
quell
'
amore
impetuoso
destinato
a
essere
soffocato
sotto
le
apparenze
fallaci
della
cortesia
,
gli
faceva
tremare
i
polsi
come
se
lo
assalisse
,
a
ogni
suo
nuovo
tumulto
,
il
ribrezzo
tragico
dell
'
agonia
.
In
certe
ore
di
pensiero
,
quando
gli
era
concesso
di
dialogare
con
l
'
anima
sua
,
egli
si
stupiva
della
brevità
di
quella
passione
,
della
sua
semplicità
,
mentre
sentiva
dentro
sè
scardinato
ogni
senso
della
realtà
,
mentre
si
sentiva
preso
per
la
vita
e
per
la
morte
.
Una
sera
,
in
un
ballo
,
egli
aveva
scambiato
poche
parole
con
la
bruna
e
pallida
signora
che
ancora
portava
il
nero
vestito
del
lutto
,
dopo
tre
anni
di
vedovanza
,
che
bizzarramente
trascinava
al
ballo
il
nero
vestito
e
la
persona
stanca
,
senza
sorrisi
,
senza
gioia
:
e
come
per
un
'
attrazione
ipnotica
,
egli
aveva
seguito
dovunque
il
nero
strascico
di
velluto
ondeggiante
,
cupo
velluto
bruno
,
simile
alle
acque
nere
di
un
lago
che
gli
alberi
coprono
:
egli
aveva
fissato
gli
occhi
sedotti
sopra
la
mezzaluna
di
opali
lattee
,
scintillanti
in
riflessi
siderali
azzurrini
,
che
mettea
una
luce
selenitica
fra
i
neri
capelli
di
donna
Grazia
:
e
come
la
snella
persona
muliebre
si
muoveva
,
indolentemente
,
da
un
salone
all
'
altro
,
egli
sentiva
di
doverla
seguire
,
come
un
'
ombra
.
Levando
lenta
lenta
le
palpebre
,
essa
lo
guardava
,
ogni
tanto
,
tacendo
:
e
una
irradiazione
di
fascino
partiva
da
quei
grandi
occhi
neri
,
arrivava
sino
a
lui
,
intensa
,
vibrante
,
conquidendolo
,
a
poco
a
poco
,
ma
continuamente
,
ma
sicuramente
.
Nè
egli
tentava
difendersi
.
Aveva
,
in
quell
'
ora
,
il
cuore
arido
e
la
vita
fatta
deserta
,
se
non
libera
da
una
secreta
catastrofe
famigliare
:
la
donna
cui
avea
dato
il
suo
nome
era
assente
,
lontana
,
nemica
,
egli
era
solo
,
in
tutta
la
sua
lunga
giornata
,
solo
.
Perchè
difendersi
?
Si
sentiva
debole
e
misero
come
un
fanciullo
abbandonato
,
mentre
tutti
applaudivano
alla
sua
fermezza
di
carattere
,
al
suo
coraggio
virile
,
alla
dignità
fiera
che
gli
aveva
suggerito
la
risoluzione
più
confacente
al
suo
onore
;
egli
si
sentiva
timido
e
fragile
come
lo
stelo
secco
,
che
nelle
mattinate
di
autunno
va
in
cenere
sotto
il
piede
brutale
del
viandante
,
e
lo
sguardo
di
quella
donna
parea
tremasse
di
tenerissima
pietà
,
parea
che
gli
dicesse
:
-
Vieni
.
Breve
romanzo
e
intenso
,
condotto
fuor
di
loro
da
una
mano
invisibile
:
un
giorno
si
erano
incontrati
fuori
Roma
,
in
quella
umida
,
lugubre
via
Angelica
,
lungo
il
fiume
tragico
che
ogni
giorno
ha
il
suo
morto
.
Chi
aveva
strappato
la
dama
ai
suoi
convegni
aristocratici
per
mandarla
a
contemplare
i
vortici
traditori
del
Tevere
?
Chi
aveva
preso
l
'
uomo
alla
sua
ambizione
,
alla
sua
politica
,
ai
suoi
affari
?
Esiste
dunque
una
fatalità
nella
passione
;
o
il
cuore
ha
la
sua
seconda
vista
,
che
è
anche
qualche
cosa
di
fatale
;
o
vi
è
nell
'
anima
una
seconda
vita
latente
,
incosciente
,
sopra
cui
nulla
può
la
volontà
?
-
È
vero
che
mi
ami
?
-
le
aveva
chiesto
lui
,
arrossendo
e
impallidendo
,
come
se
quella
fosse
la
prima
volta
che
parlasse
di
amore
.
-
Sì
-
ella
aveva
detto
,
senz
'
altro
.
La
virile
mano
dell
'
uomo
aveva
sfiorato
la
sottile
mano
guantata
di
nero
.
Si
guardavano
e
si
sentivano
bruciare
di
passione
;
una
uguale
grande
fiamma
li
ardeva
.
Più
la
reprimevano
e
più
essa
divampava
internamente
,
consumando
le
loro
forze
in
una
febbre
singolare
.
Temevano
il
mondo
,
malgrado
che
fossero
liberi
;
lo
temevano
con
una
paura
di
tutti
i
momenti
,
con
un
tremore
come
d
'
imminente
catastrofe
.
Niuno
aveva
il
diritto
di
muovere
loro
un
rimprovero
,
eppure
essi
temevano
tutto
,
l
'
uomo
che
passa
e
sogghigna
,
la
donna
che
passa
e
sorride
,
l
'
impiegato
postale
che
consegna
la
lettera
con
uno
sguardo
d
'
intelligenza
,
il
servo
che
domanda
permesso
prima
di
entrare
,
l
'
amico
che
assume
un
'
aria
discreta
,
l
'
amica
che
interroga
con
un
cenno
:
la
più
umile
,
la
più
sciocca
creatura
li
faceva
fremere
di
spavento
.
Forse
,
amandosi
in
quella
forma
così
rovente
,
sentivano
di
abbandonarsi
a
una
passione
tanto
diversa
dai
miseri
e
fallaci
amori
quotidiani
,
da
dover
meritare
l
'
invidia
,
il
biasimo
e
la
calunnia
;
forse
,
il
segreto
è
la
grande
condizione
dell
'
intensità
.
Così
si
vedevano
,
alla
sfuggita
,
ogni
tanto
,
avendo
messo
nella
rapida
ora
tanti
sogni
,
tante
speranze
,
tanto
fuoco
d
'
amore
,
che
non
trovavano
parole
,
soffocati
,
come
coloro
che
hanno
le
vertigini
degli
altissimi
pinnacoli
;
in
tre
o
quattro
mesi
,
fra
la
primavera
e
l
'
estate
,
vivendo
egli
a
una
villa
sui
colli
albani
,
essa
nella
palazzina
campestre
fra
gli
aranci
di
Sorrento
,
si
erano
incontrati
due
volte
,
per
due
giornate
,
in
un
villaggio
presso
Milano
,
la
prima
volta
,
a
Baia
la
seconda
volta
.
Tutta
la
loro
vita
era
sospesa
a
quei
due
giorni
di
passione
ardente
;
tutto
l
'
intervallo
fra
quei
due
giorni
non
era
che
una
lunga
aspettazione
di
giorni
aridi
e
annoiati
,
di
notti
vegliate
,
in
una
rivoluzione
del
cuore
e
dei
nervi
.
Ad
ambedue
,
quando
,
per
consolare
le
ore
di
lontananza
,
essi
evocavano
quelle
due
giornate
,
appariva
come
una
grande
fiamma
lieta
e
alta
e
divorante
;
il
ricordo
era
vasto
,
immenso
,
vago
,
quale
un
oceano
di
fuoco
,
sopra
cui
qualche
punta
appariva
,
come
estremo
albero
di
nave
sommersa
.
Insistentemente
egli
si
rammentava
il
volto
smorto
di
lei
,
quando
ella
si
affacciò
al
vagone
fermato
nella
stazione
di
Monza
e
,
malgrado
ogni
suo
impeto
di
evocazione
,
pur
volendo
fermamente
rivederla
col
suo
delicato
e
profondo
sorriso
delle
ore
più
felici
,
egli
continuava
ad
avere
innanzi
quella
faccia
pallida
di
donna
morente
.
Egli
cercava
di
rianimare
tutti
i
suoi
ricordi
,
di
quei
due
giorni
,
come
ella
era
vestita
,
la
foggia
della
sua
acconciatura
,
le
parole
che
aveva
dette
,
il
tono
della
sua
voce
:
ma
una
sola
sensazione
,
acuta
,
squisita
,
gli
ritornava
,
con
la
persistenza
di
un
martello
sull
'
incudine
:
il
profumo
che
avevano
i
guanti
morbidi
di
Grazia
e
le
mani
sottili
profumate
.
Quando
le
scriveva
di
quei
giorni
,
confusamente
,
egli
ritornava
sempre
a
dire
di
quella
faccia
pallida
allo
sportello
e
di
quelle
mani
odorose
,
di
quei
guanti
così
profumati
"...che
è
quel
profumo
,
dimmi
,
dimmi
,
amore
,
perchè
io
l
'
ho
confitto
nell
'
anima
e
ogni
tanto
mi
fa
piangere
,
come
un
fanciullo
,
perche
il
mio
amore
è
lontano
e
io
non
posso
avere
,
sotto
le
mie
labbra
,
le
sue
mani
inebrianti
?..."
Ed
ella
nella
fiorita
campagna
sorrentina
,
quando
i
villeggianti
vicini
,
o
i
suoi
ospiti
,
ritirandosi
,
l
'
avevano
lasciata
sola
,
libera
,
ella
voleva
far
riapparire
fantasticamente
quei
due
indimenticabili
giorni
di
oasi
;
ma
armandosi
con
la
stessa
forza
,
con
la
stessa
intensità
,
lo
stesso
inesplicabile
fenomeno
psicologico
avveniva
in
lei
ed
ella
non
poteva
che
ricordare
qualche
scintilla
della
grande
fiamma
.
Fra
un
turbine
roteante
d
'
impressioni
,
rammentava
soltanto
,
Grazia
,
un
sorriso
enigmatico
alla
sua
domanda
:
e
tu
,
perchè
mi
ami
?
Sì
,
egli
aveva
avuto
un
sorriso
bizzarro
,
lungo
,
pieno
di
un
segreto
profondo
:
ella
rivedeva
sempre
innanzi
agli
occhi
quel
sorriso
acuto
,
crudele
,
che
parea
le
nascondesse
la
verità
,
tormentosamente
.
E
nelle
orecchie
,
nel
cervello
di
Grazia
restava
una
sensazione
fissa
,
continua
,
invincibile
,
il
ricordo
della
sua
voce
,
quando
la
chiamava
sommessamente
,
teneramente
,
dolorosamente
,
come
se
chiedesse
amore
e
soccorso
,
come
se
invocasse
pietà
:
Grazia
,
Grazia
,
Grazia
!
...
Così
identica
era
la
loro
passione
nel
carattere
,
nella
profondità
,
nella
misura
che
il
grande
sogno
da
realizzare
nacque
nelle
loro
fantasie
esaltate
,
contemporaneamente
,
germogliando
nello
stesso
pomeriggio
autunnale
,
nella
stessa
ora
di
disperazione
,
mentre
erano
lontani
lontani
,
per
molte
miglia
.
Ambedue
furono
colpiti
dal
medesimo
,
irresistibile
desiderio
,
contro
cui
nulla
più
poteva
difenderli
;
ambedue
arsero
di
tale
desiderio
come
se
fosse
il
più
alto
,
l
'
estremo
delle
loro
anime
.
L
'
immenso
avvenire
innanzi
,
alle
loro
esistenze
ancora
giovani
,
li
sgomentava
con
la
sua
solitudine
arida
,
mentre
essi
portavano
in
cuore
di
che
riempirlo
per
sempre
,
di
una
strabocchevole
felicità
.
Al
punto
in
cui
la
grande
fiamma
che
li
ardeva
era
giunta
in
entrambi
,
era
loro
insopportabile
vivere
ancora
,
divisi
,
lontani
,
estranei
:
lo
stesso
cupo
dolore
li
abbatteva
.
La
paura
del
mondo
,
delle
sue
ciarle
,
delle
sue
calunnie
veniva
man
mano
scomparendo
innanzi
a
questo
bisogno
di
amore
,
di
felicità
che
è
in
fondo
a
tutti
i
temperamenti
umani
,
più
freddi
e
più
silenziosi
,
e
che
nell
'
ora
della
passione
parla
di
una
voce
che
nulla
fa
tacere
.
Per
chi
si
sacrificavano
?
In
nome
di
quale
principio
,
di
quale
idea
,
di
quale
persona
?
Su
quale
altare
sconosciuto
deporre
l
'
olocausto
della
loro
passione
?
-
Io
non
posso
più
soffrire
,
la
mia
vita
finisce
-
scriveva
Grazia
.
-
Io
non
posso
più
soffrire
,
il
mio
coraggio
è
esausto
-
scriveva
Ferrante
.
In
tale
ardente
impazienza
,
la
loro
sensibilità
sentimentale
raffinata
dai
sogni
,
dalle
insonnie
,
dalle
lettere
incoerenti
,
si
era
fatta
così
acuta
,
così
squisita
,
così
fremente
alla
minima
impressione
,
che
quanto
li
circondava
era
complice
del
loro
abbandono
.
Quando
donna
Grazia
passeggiava
sotto
gli
ombrosi
viali
della
sua
villa
di
Sorrento
e
fra
gli
aranci
odorosi
le
arrivava
il
canto
sottile
di
qualche
voce
innamorata
,
un
improvviso
fiotto
di
lacrime
la
inteneriva
:
e
coloro
che
l
'
accompagnavano
,
si
meravigliavano
.
Quando
ella
vedeva
,
nella
sera
,
dalla
sua
terrazza
,
levarsi
la
luna
sul
golfo
napoletano
e
tutte
le
case
intorno
soffondersi
di
bianca
luce
molle
,
una
collera
le
saliva
alla
gola
,
di
non
essere
via
,
di
non
essere
con
lui
,
in
quell
'
ora
di
dolcezza
,
una
collera
contro
il
tempo
che
fuggiva
,
contro
gli
ostacoli
che
si
frapponevano
al
suo
amore
e
contro
sè
stessa
che
non
sapeva
vincere
gli
ostacoli
.
E
a
Roma
,
l
'
autunno
è
apportatore
di
novi
,
profondi
turbamenti
alle
anime
già
turbate
:
quando
Ferrante
portava
il
suo
vagabondaggio
a
Villa
Borghese
,
dove
ancora
i
viali
pare
che
conservino
la
appassionata
fantasima
di
Beatrice
Cenci
,
ogni
ombra
femminile
,
snella
,
dal
volto
pallido
e
bruno
dietro
la
veletta
,
lo
facea
trasalire
;
quando
egli
portava
il
suo
vagabondaggio
serotino
a
uno
dei
teatri
,
bastava
che
dietro
alla
nuca
bionda
di
una
donna
,
in
un
palchetto
,
si
profilasse
il
volto
di
un
uomo
innamorato
perchè
egli
si
sentisse
,
a
un
tratto
,
immerso
in
una
disperazione
inguaribile
.
Allora
,
lontani
,
divisi
,
si
tendevano
le
braccia
come
creature
anelanti
,
che
sanno
un
posto
solo
dove
appoggiare
il
capo
stanco
:
ed
è
questo
il
petto
della
persona
che
adorano
,
assente
,
lontana
.
E
allora
,
confusamente
,
nella
crisi
fatale
di
questa
passione
,
si
venne
delineando
un
piano
di
amore
,
imperfetto
,
vago
,
ma
che
conduceva
a
un
sol
desiderio
:
quello
di
rivedersi
,
di
stare
insieme
,
lungamente
,
per
sempre
.
Ognuno
di
loro
,
invece
di
perdere
la
propria
forza
in
vani
conati
di
dolore
,
avrebbe
cercato
di
adoperarla
a
vincere
tutti
gli
ostacoli
morali
e
materiali
per
potersi
riunire
,
fra
quindici
,
fra
otto
giorni
,
in
un
paese
solitario
,
tranquillo
,
in
un
ambiente
di
poesia
e
d
'
amore
,
dove
potessero
passare
sconosciuti
o
indifferenti
alla
folla
,
o
ravvolti
in
una
comune
indulgenza
.
Chi
di
loro
due
disse
la
parola
:
Venezia
?
Chissà
!
Fu
così
,
naturalmente
,
che
i
loro
cuori
si
fermarono
su
quel
mite
orizzonte
di
arte
e
di
quiete
,
su
quell
'
ambiente
di
case
mute
e
sommerse
nel
languore
che
la
morte
precede
,
su
quella
città
dove
l
'
amore
pare
abbia
la
sua
naturale
atmosfera
di
pensiero
,
di
lirica
umana
.
Venezia
,
Venezia
!
Fu
il
nome
amabile
,
seducente
,
che
videro
brillare
ogni
giorno
,
ogni
ora
;
innanzi
alla
loro
immaginazione
;
parola
magica
che
fece
scomparire
tutte
le
altre
;
sillabe
ravvolgenti
e
incantatrici
da
cui
le
loro
anime
prese
,
legate
,
non
si
potettero
svincolare
mai
più
.
E
man
mano
le
loro
lettere
andarono
perdendo
tutto
quel
carattere
d
'
indefinito
,
tutta
quella
vaghezza
di
contorni
,
quel
continuo
agitarsi
errabondo
dello
spirito
,
quella
incoerenza
di
anime
deliranti
:
la
passione
addossata
al
muro
della
realtà
,
era
entrata
in
un
periodo
positivo
,
pratico
,
preciso
.
Ogni
giorno
,
sotto
la
volontà
inflessibile
,
sotto
la
doppia
inflessibile
volontà
,
il
loro
piano
acquistava
linea
,
colore
,
cifra
;
il
suo
aspetto
di
fatto
si
veniva
così
minutamente
facendo
reale
,
che
,
già
quasi
quasi
,
per
Grazia
e
per
Ferrante
,
parea
di
vivere
in
quella
realtà
.
Accanto
a
questi
particolari
definiti
,
matematici
,
dove
la
loro
insofferenza
si
appagava
,
come
per
il
fatto
compiuto
,
ogni
tanto
,
ma
sempre
più
scarsamente
,
si
veniva
allogando
qualche
scoppio
improvviso
di
frase
amorosa
:
oppure
una
parola
soltanto
:
Venezia
.
Anche
l
'
aspetto
degli
amanti
era
mutato
.
Si
eran
fatti
,
nell
'
esteriore
,
freddi
,
risoluti
,
distratti
in
un
pensiero
o
in
un
'
azione
,
sempre
occupati
in
qualche
cosa
,
schivando
,
con
la
freddezza
,
la
folla
degli
estranei
e
anche
quella
degli
amici
.
Parlavan
poco
,
brevemente
.
Non
più
le
belle
passeggiate
della
penisola
sorrentina
vedevano
comparire
il
bruno
volto
pensoso
di
donna
Grazia
:
ma
in
una
stanza
accanto
alla
sua
erano
aperti
tutti
i
bauli
,
tutte
le
valigie
della
casa
e
la
cameriera
,
che
le
voleva
bene
,
ignorava
ancora
la
destinazione
che
prendeva
la
sua
signora
.
Ella
vedeva
che
ogni
giorno
donna
Grazia
veniva
chiudendo
,
in
quei
bauli
e
quelle
valigie
,
tutto
quanto
aveva
di
prezioso
come
valore
e
come
ricordo
:
ella
vedeva
che
donna
Grazia
si
aggirava
per
la
casa
,
in
vestaglia
di
lana
bianca
stretta
alla
cintura
da
un
mistico
cordone
di
seta
nera
,
guardandosi
intorno
come
trasognata
,
considerando
le
pareti
vuote
e
i
cassetti
aperti
,
come
se
volesse
portare
via
ancora
qualche
cosa
.
-
La
signora
parte
per
un
lungo
viaggio
?
-
chiese
timidamente
,
un
giorno
,
la
fanciulla
devota
.
-
Lungo
,
lungo
....
-
mormorò
vagamente
,
donna
Grazia
.
-
E
io
debbo
venire
?
-
No
....
Meglio
che
non
veniate
-
soggiunse
donna
Grazia
.
-
Tutta
sola
,
un
lungo
viaggio
?
-
osò
chiedere
ancora
la
ragazza
.
Donna
Grazia
chinò
il
capo
e
non
rispose
:
un
velo
di
tristezza
le
passò
sulla
faccia
.
Tacquero
.
E
Ferrante
,
come
il
giorno
della
partenza
si
approssimava
,
non
andava
più
nei
soliti
ritrovi
di
Roma
autunnale
:
male
o
bene
,
ma
con
una
febbre
di
uomo
preoccupato
,
aveva
cercato
di
risolvere
alcuni
affari
stringenti
,
assorbito
,
distratto
,
accettando
qualunque
peggiore
risoluzione
,
purchè
fosse
immediata
.
Quando
i
suoi
intimi
lo
vedevano
ricomparire
,
per
un
momento
,
gli
domandavano
,
sorpresi
:
-
Ma
che
fai
,
dunque
?
-
Parto
-
rispondeva
lui
,
pensando
ad
altro
.
-
Dove
vai
?
Egli
faceva
un
cenno
vago
,
come
di
paese
molto
lontano
.
Per
discrezione
,
gli
intimi
non
chiedevano
altro
:
sapevano
quale
tragedia
morale
avesse
sconquassata
la
sua
famiglia
e
molti
supposero
qualche
improvvisa
,
bizzarra
decisione
.
Anzi
,
la
voce
ne
corse
,
avvolta
in
veli
misteriosi
.
Una
sera
,
un
amico
più
affettuoso
,
più
insistente
,
andò
a
casa
di
lui
:
e
lo
trovò
solo
,
fumando
,
con
le
finestre
aperte
,
ma
col
caminetto
acceso
dove
buttava
delle
carte
,
dopo
averle
lette
.
Sul
tavolino
vi
erano
altri
pacchi
di
lettere
,
un
grosso
portafoglio
di
pelle
,
tutto
sdrucito
,
due
o
tre
libri
dalla
legatura
usata
e
un
paio
di
minute
pistole
nella
loro
scatola
che
pareva
quella
di
un
gioiello
.
-
Che
fai
,
ti
vuoi
ammazzare
?
-
domandò
ridendo
l
'
amico
.
-
Forse
-
rispose
Ferrante
,
ridendo
un
poco
,
ma
poco
.
Nè
dissero
altro
,
mentre
nel
caminetto
le
lettere
avvampavano
allegramente
.
Così
,
nell
'
alba
bigia
in
cui
donna
Grazia
partì
da
Sorrento
per
Napoli
,
mentre
aveva
detto
ai
suoi
amici
che
sarebbe
partita
solamente
la
sera
,
in
quell
'
alba
bigia
,
la
sua
devota
cameriera
,
vedendola
andar
via
,
avvolta
nel
grande
mantello
bruno
,
avvolta
nel
bruno
velo
che
le
circondava
il
capo
,
il
viso
,
il
collo
,
si
chinò
,
commossa
,
a
baciarle
la
mano
:
-
Io
la
rivedrò
,
nevvero
?
-
chiese
,
cercando
di
trattenere
le
lacrime
.
-
Forse
-
disse
donna
Grazia
,
andandosene
,
senza
voltarsi
.
Tanto
la
fatalità
li
aveva
vinti
,
ambedue
.
Donna
Grazia
non
vedeva
nè
il
mite
sole
che
rallegrava
le
vie
di
Napoli
,
nè
le
azzurrità
fini
del
cielo
e
del
mare
,
nè
la
folla
lieta
che
si
godeva
quel
giorno
soave
:
chiusa
nella
carrozza
da
nolo
,
guardando
ogni
istante
il
piccolo
orologio
sospeso
alla
cintura
pur
senza
vederne
l
'
ora
,
ella
divorava
lo
spazio
con
la
mente
,
cercava
di
ripetere
per
la
millesima
volta
il
calcolo
del
tempo
e
dello
spazio
,
per
chetare
la
propria
impazienza
.
Sarebbe
partita
da
Napoli
per
Roma
alle
due
e
cinquantacinque
,
col
treno
più
celere
,
tutta
sola
nel
suo
compartimento
;
sarebbe
giunta
a
Roma
alle
otte
e
trentacinque
della
sera
;
alla
stazione
avrebbe
ritrovato
Ferrante
e
dopo
un
'
ora
e
mezzo
,
in
cui
non
sarebbero
neppure
entrati
in
Roma
,
sarebbero
ripartiti
,
via
Firenze
e
Bologna
,
per
Venezia
,
insieme
.
Insieme
!
Pensando
,
ripensando
,
pronunciando
sottovoce
questa
parola
,
ella
vedeva
scomparire
l
'
ora
,
il
tempo
,
lo
spazio
tutto
,
una
nebbia
le
scendeva
sugli
occhi
,
una
lieve
vertigine
le
confondeva
ogni
moto
.
Insieme
!
Fu
macchinalmente
che
pagò
il
cocchiere
,
scendendo
alla
partenza
,
nella
stazione
,
stringendo
fra
le
mani
il
sacchetto
dove
erano
i
suoi
valori
più
preziosi
.
La
grande
galleria
coperta
dove
si
prendono
i
biglietti
era
quasi
vuota
.
Ella
non
vi
badò
.
-
Di
prima
,
per
Roma
-
disse
,
affannando
un
po
'
al
bigliettinaio
.
-
Ecco
-
fece
quello
-
ma
si
affretti
,
perchè
il
treno
parte
.
Improvvisamente
,
presa
da
una
orribile
paura
,
ella
si
mise
a
correre
,
vedendo
appena
la
sua
strada
,
urtando
le
persone
,
lasciando
appena
il
tempo
alla
guardia
di
tagliare
il
biglietto
,
arrivando
sul
terrapieno
,
appena
a
tempo
per
vedere
il
treno
delle
due
e
cinquantacinque
allontanarsi
lentamente
.
Ella
tese
le
braccia
e
gridò
,
come
se
avesse
potuto
fermarlo
.
Un
facchino
sorrise
;
mentre
gli
impiegati
della
stazione
,
raccolti
in
gruppo
,
la
guardavano
con
curiosità
.
Alla
paura
ella
sentì
subentrare
una
grande
angoscia
e
una
grande
vergogna
:
rientrò
nella
sala
di
aspetto
,
deserta
,
si
andò
a
buttare
in
un
cantuccio
,
stringendo
le
labbra
per
non
singhiozzare
dietro
il
velo
,
stringendo
nelle
mani
nervose
,
convulsamente
,
il
manico
di
cuoio
della
borsetta
.
Perdere
il
treno
,
che
miseria
,
che
disgrazia
ridicola
,
che
tragedia
buffa
!
Le
pareva
un
'
avventura
così
sciocca
,
così
volgare
che
non
sembrava
possibile
fosse
capitata
proprio
a
lei
,
nel
momento
supremo
in
cui
si
decideva
la
crisi
del
suo
amore
;
era
fremente
di
sdegno
e
di
onta
.
Tanta
forza
di
volontà
,
tanto
impeto
vincitore
,
tanto
magnetismo
trionfante
di
amore
,
tanta
elettricità
condensata
...
e
farsi
buttare
a
terra
da
un
orologio
che
non
va
,
o
da
un
cocchiere
che
non
ha
saputo
sferzare
il
suo
cavallo
.
Avrebbe
pianto
di
collera
.
Vediamo
,
quale
era
la
piccola
,
meschina
causa
,
la
causa
stupida
per
cui
tutto
l
'
edifizio
era
crollato
?
E
cercava
,
invano
,
di
ricordarsi
:
se
era
stata
la
propria
lentezza
nell
'
annodarsi
il
velo
in
casa
sua
,
a
Napoli
,
nel
suo
appartamento
solitario
;
o
l
'
esser
tornata
indietro
,
un
momento
,
per
aver
dimenticato
un
taccuino
da
cui
non
si
separava
mai
;
o
il
non
aver
trovato
immediatamente
la
carrozza
da
nolo
;
o
perchè
il
cocchiere
avea
prescelto
la
stretta
,
difficoltosa
e
ingombra
via
di
Forcella
alla
via
della
Marina
,
per
andare
alla
stazione
.
Chi
lo
sa
!
Si
trattava
di
cinque
minuti
,
di
soli
cinque
minuti
,
cinque
piccolissimi
,
cortissimi
,
brevissimi
minuti
,
che
si
perdono
così
naturalmente
,
così
facilmente
un
po
'
qui
,
un
po
'
là
,
senza
saper
come
:
e
la
loro
perdita
,
poi
,
equivale
alla
rovina
di
tutto
un
sogno
!
Fu
solamente
dopo
un
'
ora
di
riflessioni
amarissime
,
che
ella
sentì
un
soffio
di
rassegnazione
penetrarle
nel
cuore
:
ma
pur
essendosi
calmata
,
un
'
amaritudine
gliene
rimase
.
Si
levò
,
risolutamente
:
andò
a
leggere
l
'
orario
,
sulla
parete
stuccata
di
bianco
.
Avrebbe
potuto
partire
soltanto
la
sera
,
alle
dieci
e
quarantacinque
.
Circa
sette
ore
di
attesa
!
Pure
,
non
ebbe
il
coraggio
di
rientrare
in
città
,
a
Napoli
;
le
sarebbe
parsa
una
rinunzia
completa
.
Avrebbe
aspettato
nella
stazione
.
Non
l
'
avrebbero
mandata
via
,
da
quella
sala
d
'
aspetto
?
Non
aveva
mai
viaggiato
sola
:
non
sapeva
niente
.
Il
guardiano
le
si
accostò
,
guardandola
curiosamente
.
Ella
gli
donò
subito
cinque
lire
:
si
sentì
meno
timorosa
.
Cercava
di
ricostruire
il
suo
piano
.
Bisognava
,
innanzi
tutto
,
telegrafare
a
Ferrante
-
e
tal
pensiero
la
faceva
arrossire
,
pensava
che
avrebbe
egli
detto
,
trovandola
così
sciocca
,
così
distratta
da
perdere
il
treno
.
Che
dirà
,
che
dirà
?
-
si
andava
domandando
,
mentre
girava
intorno
alla
stazione
,
senza
ritrovare
l
'
ufficio
telegrafico
.
Alla
fine
lo
trovò
.
E
allora
non
seppe
dove
indirizzare
il
telegramma
;
non
seppe
che
cosa
dire
,
si
sentiva
così
irritata
e
umiliata
,
con
sè
stessa
,
col
caso
,
che
lacerò
i
fogli
,
senza
riescire
.
Alla
fine
,
mettendo
l
'
indirizzo
della
stazione
di
Roma
gli
telegrafò
,
così
confusamente
,
che
le
riesciva
impossibile
partire
prima
delle
dieci
e
quarantacinque
,
senza
aggiungere
le
ragioni
di
questo
impossibile
e
soggiunse
,
umilmente
:
perdonami
.
Lo
soggiunse
,
poichè
non
potea
resistere
all
'
idea
del
dolore
di
lui
,
Ferrante
,
non
vedendola
giungere
alla
stazione
di
Roma
,
trovando
un
telegramma
invece
della
sua
persona
.
Oh
quelle
sette
ore
di
attesa
!
La
pallida
signora
,
vestita
di
un
grande
mantello
bruno
,
tutta
chiusa
in
un
grande
velo
di
garza
bruna
,
snella
e
flessuosa
nella
persona
,
dall
'
andatura
un
po
'
lenta
,
un
po
'
stanca
,
fu
vista
da
per
tutto
,
ripetutamente
,
nella
stazione
,
per
quel
pomeriggio
e
per
quella
sera
.
Innanzi
alle
lunghe
vetrine
del
libraio
e
nella
sala
gelida
dei
bagagli
,
camminando
,
fermandosi
,
sfogliando
distrattamente
un
libro
,
aprendo
un
giornale
illustrato
;
di
nuovo
alla
sala
del
telegrafo
,
donde
telegrafò
a
Sorrento
,
a
due
o
tre
persone
che
non
la
interessavano
punto
;
verso
le
sette
nella
sala
del
buffet
,
dove
prese
un
brodo
e
una
tazza
di
caffè
,
malgrado
che
non
avesse
fame
,
seguendo
con
l
'
occhio
distratto
i
multicolori
avvisi
della
macchina
Singer
,
della
Coca
Buton
e
della
ferrovia
lombarda
ai
Tre
laghi
;
fu
vista
finanche
fuori
stazione
,
passeggiare
in
giù
e
in
su
,
facendo
voltare
tutti
quelli
che
la
incontravano
,
mentre
essa
guardava
,
certo
senza
vederli
,
il
malinconico
giardinetto
della
piazza
,
e
le
carrozze
da
nolo
disposte
intorno
come
i
raggi
di
un
cerchio
,
e
le
insegne
dondolanti
degli
equivoci
alberghi
dal
fanale
verde
o
rosso
;
e
da
capo
,
come
se
ella
non
potesse
stare
ferma
,
fu
incontrata
al
telegrafo
,
alla
posta
,
nei
terreni
incolti
della
Piccola
Velocità
,
presso
il
venditore
di
libri
e
di
giornali
,
su
e
giù
,
su
e
giù
per
tutte
le
gallerie
.
Questo
irrequieto
fantasma
muliebre
vide
empirsi
e
vuotarsi
le
sale
di
aspetto
dei
viaggiatori
che
partivano
successivamente
per
le
linee
di
Salerno
,
di
Castellammare
,
di
Foggia
,
di
Aquila
:
vide
fermarsi
e
andarsene
i
treni
carichi
di
uomini
,
di
donne
,
di
borghesi
e
di
contadini
,
che
se
ne
andavano
ai
loro
affari
,
al
loro
lavoro
,
alle
loro
cure
.
E
nella
ultima
ora
di
attesa
la
invase
una
stanchezza
profonda
;
rincantucciata
in
un
angolo
della
sala
di
aspetto
,
silenziosa
,
immobile
,
col
sacchetto
sulle
ginocchia
,
ella
guardava
le
ondeggianti
fiammelle
del
gas
che
il
vento
della
sera
agitava
,
e
fu
il
guardiano
della
sala
che
l
'
avvertì
della
partenza
-
tanto
in
lei
si
era
fatta
la
convinzione
che
era
inutile
più
partire
,
che
Ferrante
non
l
'
amava
più
,
che
tutto
era
finito
.
Tutta
la
notte
del
viaggio
,
lunga
,
lenta
,
con
le
sue
numerose
,
monotone
fermate
,
ella
la
passò
in
una
veglia
dolorosa
alternata
da
qualche
torpore
doloroso
,
tutta
sola
nel
suo
compartimento
,
tremando
di
freddo
malgrado
le
coperte
e
le
pelliccie
.
L
'
alba
si
levò
sulla
severa
campagna
romana
;
donna
Grazia
dormiva
,
ora
,
pallida
pallida
,
e
solo
i
tre
lunghi
,
striduli
fischi
del
treno
che
entrava
in
Roma
la
riscossero
.
Le
parve
di
uscire
da
un
sogno
triste
:
il
sole
illuminava
le
prime
case
di
Roma
,
e
la
nebbia
romana
,
e
il
fumo
del
treno
,
una
felicità
di
calore
e
di
luce
l
'
avvolse
,
scendendo
dal
vagone
,
poggiando
la
sua
mano
sottile
guantata
sempre
di
nero
in
quella
tremante
di
Ferrante
.
Si
guardarono
,
così
,
lungamente
,
fra
la
folla
,
tenendosi
per
mano
,
camminando
quasi
portati
.
-
Sei
venuta
,
poi
....
-
mormorò
lui
,
cercando
di
dominare
la
propria
emozione
,
intensa
,
soffocante
.
-
Credevi
che
non
venissi
più
?
-
chiese
lei
,
con
uno
sguardo
scrutatore
,
fermandosi
un
minuto
.
-
Sì
,
l
'
ho
creduto
-
soggiunse
lui
,
chinando
gli
occhi
,
confessando
con
quelle
parole
tutte
le
angoscie
della
sua
serata
e
della
sua
nottata
.
-
Mi
perdoni
?
-
domandò
lei
,
umilmente
,
dolorosamente
,
sentendo
bene
che
fra
loro
era
già
sorto
e
consumato
il
primo
dolore
.
-
Non
dir
così
:
tu
ti
puoi
dare
e
ti
puoi
ritogliere
-
disse
fermamente
lui
,
guardando
altrove
,
per
non
far
vedere
che
sforzo
questa
fermezza
gli
costava
.
Essa
non
rispose
.
Poteva
dirgli
che
il
proprio
ritardo
non
era
stata
una
crudele
esitazione
,
l
'
idea
novamente
feroce
di
spezzare
quell
'
amore
:
poteva
semplicemente
dirgli
che
era
stata
la
perdita
di
cinque
minuti
,
per
annodare
il
velo
del
cappello
,
o
per
prendere
il
taccuino
dimenticato
e
che
quindi
ella
aveva
perduto
il
treno
.
Le
parve
,
questa
ingenua
narrazione
,
così
ridicola
,
così
volgare
,
che
non
osò
farla
;
e
lasciò
,
per
viltà
,
che
perdurasse
quell
'
amaro
malinteso
,
quel
senso
triste
di
sfiducia
che
era
nato
nell
'
animo
di
Ferrante
.
Adesso
,
col
facchino
dietro
,
erano
in
piazza
della
stazione
.
-
Dove
andiamo
?
-
ella
chiese
.
-
Non
so
....
-
rispose
Ferrante
,
incerto
.
-
Avremmo
dovuto
partire
ieri
sera
.
Stanotte
,
io
non
sono
rientrato
in
casa
mia
,
ero
così
turbato
....
-
Quando
parte
,
il
prossimo
treno
,
per
Firenze
?
-
diss
'
ella
,
brevemente
.
-
Alle
dieci
e
mezzo
,
fra
tre
ore
.
-
Tre
ore
,
tre
ore
....
-
mormorò
Grazia
,
come
pensando
.
-
Vuoi
che
ti
accompagni
a
casa
mia
....
non
vi
è
nessuno
....
o
in
albergo
?
-
E
il
verbo
accompagnare
era
stato
molto
sottolineato
.
-
No
,
no
,
a
casa
tua
-
rispose
subito
Grazia
,
con
una
paura
nella
voce
.
-
Allora
,
in
albergo
?
-
soggiunse
lui
,
pazientemente
.
-
....
Sì
,
...
ma
senza
entrare
in
Roma
-
e
abbassò
gli
occhi
,
come
vergognandosi
.
-
Vi
è
il
Continentale
qui
dietro
,
in
Piazza
Margherita
,
non
ti
stancherai
molto
.
Seguìti
dal
facchino
che
portava
le
loro
robe
,
vi
andarono
;
sottovoce
come
se
indovinasse
le
intenzioni
di
Grazia
,
Ferrante
chiese
due
stanze
al
segretario
dell
'
albergo
;
sottovoce
costui
gli
domandò
se
le
voleva
vicine
,
e
Ferrante
gli
disse
subito
che
non
importava
.
Grazia
saliva
innanzi
,
chinando
il
capo
;
alla
porta
della
sua
stanza
,
il
segretario
li
salutò
.
Ella
restò
ferma
,
guardando
Ferrante
,
con
la
mano
appoggiata
sulla
maniglia
della
porta
.
-
Rammentati
,
è
alle
dieci
e
mezzo
:
verrò
a
prenderti
alle
dieci
-
disse
Ferrante
,
gelidamente
.
Le
fece
un
saluto
corretto
e
si
allontanò
subito
.
II
.
Ella
entrò
nella
sua
stanza
e
vi
si
chiuse
,
buttandosi
pesantemente
sopra
una
poltrona
:
si
sentiva
morire
di
tristezza
,
sentiva
di
essere
disamorata
,
crudele
con
Ferrante
,
eppure
non
trovava
ancora
uno
slancio
di
tenerezza
,
un
impeto
di
passione
per
fargli
dimenticare
tutte
quelle
noie
,
quelle
punture
,
quei
disinganni
,
quelle
amarezze
.
Ma
tanta
gente
era
loro
intorno
,
dovunque
,
alla
stazione
,
in
piazza
,
nell
'
albergo
,
gente
estranea
,
è
vero
,
ma
curiosa
,
dall
'
orecchio
teso
,
dallo
sguardo
acuto
!
Ella
si
era
chiusa
nella
sua
stanzetta
,
stanzetta
piccola
,
linda
,
ma
banale
come
tutte
le
stanze
di
albergo
,
ma
fredda
con
tutto
il
lieto
sole
autunnale
che
vi
entrava
;
Grazia
si
era
chiusa
lì
dentro
,
e
un
profondo
pentimento
le
veniva
in
cuore
,
pel
modo
come
aveva
trattato
Ferrante
;
la
propria
ingiustizia
verso
quel
forte
e
docile
amante
che
nulla
chiedeva
,
che
non
si
lagnava
,
che
cercava
di
allontanarsi
,
di
ecclissarsi
sempre
,
onestamente
,
correttamente
,
mentre
nell
'
anima
gli
ardeva
la
grande
fiamma
,
questa
propria
ingiustizia
,
le
faceva
orrore
,
le
sembrava
un
egoismo
mostruoso
,
la
crudeltà
di
una
donna
glaciale
che
pospone
sempre
il
mondo
all
'
amore
.
Rivoltata
contro
sè
stessa
,
si
levò
per
chiamare
,
per
far
avvertire
Ferrante
di
venire
da
lei
:
voleva
buttarglisi
alle
ginocchia
per
farsi
perdonare
,
poichè
egli
solo
era
buono
e
giusto
.
Ma
mentre
era
lì
per
premere
il
campanello
elettrico
,
udì
parlare
sommessamente
,
nella
stanza
attigua
.
Si
fermò
:
non
era
sola
dunque
,
malgrado
che
si
fosse
chiusa
a
chiave
?
Aveva
dei
vicini
,
a
destra
e
a
sinistra
,
forse
da
tutte
le
parti
,
che
,
come
ella
udiva
la
loro
,
avrebbero
udita
la
voce
di
Ferrante
e
la
sua
,
parlando
d
'
amore
?
Oh
questi
alberghi
,
che
realtà
,
che
realtà
meschina
,
sconfortante
,
nauseante
!
Tornò
alla
poltrona
,
vi
si
sedette
,
senza
far
rumore
,
aspettando
che
le
voci
cessassero
;
forse
i
vicini
sarebbero
usciti
,
partiti
:
allora
ella
avrebbe
chiamato
Ferrante
,
per
farsi
perdonare
.
Ma
le
voci
dopo
qualche
intervallo
di
silenzio
,
brevissima
pausa
,
si
udivano
di
nuovo
:
erano
quelle
di
un
uomo
e
di
una
donna
,
che
discutevano
pacatamente
;
si
afferrava
ogni
tanto
una
parola
,
facevano
il
conto
del
loro
viaggio
.
Ella
fremeva
,
si
agitava
sulla
poltrona
,
sperando
sempre
,
a
ogni
momento
di
silenzio
,
che
i
vicini
se
ne
fossero
andati
:
ma
quietamente
essi
ricominciavano
a
chiacchierare
,
con
un
'
intonazione
monotona
,
senza
stancarsi
.
Per
un
momento
Grazia
si
turò
le
orecchie
quasi
piangendo
,
al
colmo
di
un
urto
nervoso
che
le
poche
ore
di
cattivo
riposo
del
treno
non
avevano
calmato
:
malediceva
questi
vicini
che
le
rubavano
quelle
altre
ore
di
felicità
.
Andò
ad
aprire
la
finestra
della
stanzetta
,
per
sottrarsi
a
quell
'
incubo
:
il
sole
allietava
tutto
il
piazzale
della
stazione
,
la
giornata
era
dolce
e
bella
,
Grazia
,
stette
guardando
come
un
fanciullo
che
un
nulla
distrae
,
le
persone
che
passavano
sulla
piazza
.
Così
assorta
,
non
udì
che
la
seconda
volta
,
quando
bussarono
alla
sua
porta
.
Era
Ferrante
:
ma
non
entrò
,
rispettosamente
.
-
Andiamo
?
-
diss
'
ella
sorridendogli
.
-
Sì
-
disse
lui
,
sentendo
e
vedendo
la
luce
di
quel
sorriso
,
per
la
prima
volta
.
Ella
mise
il
suo
braccio
sotto
quello
di
lui
:
si
appoggiava
lievemente
.
Non
potea
dirgli
nulla
:
ma
vi
era
nei
suoi
occhi
,
nella
sottile
mano
guantata
,
in
ogni
movimento
della
persona
tanta
femminile
tenerezza
,
una
così
affettuosa
domanda
di
perdono
che
egli
dovette
intenderla
,
in
tutta
la
sua
manifestazione
:
due
volte
,
per
le
scale
in
penombra
,
si
fermò
a
guardare
il
volto
della
sua
donna
,
quasi
volesse
imprimersi
nel
cuore
quella
espressione
così
viva
.
Chi
li
vide
passare
di
nuovo
,
sulla
piazza
,
per
la
stazione
,
andando
a
mettersi
nel
vagone
,
in
quella
bionda
mattinata
di
autunno
,
intese
,
certamente
,
che
passava
sul
capo
di
quei
due
felici
una
silenziosa
ora
celestiale
.
Di
quanto
intorno
ad
essi
avveniva
,
quei
due
più
non
sapevano
:
una
macchinale
coscienza
,
memore
di
altri
viaggi
,
di
altre
partenze
li
guidava
nella
loro
vita
esteriore
:
una
coscienza
meccanica
che
si
chetò
,
anch
'
essa
,
quando
il
treno
fu
partito
da
Roma
.
Erano
soli
.
Una
parte
delle
tendine
color
di
legno
erano
tirate
,
contro
il
sole
che
si
avanzava
;
solo
da
due
cristalli
si
vedeva
il
paesaggio
fuggente
.
Ferrante
si
era
seduto
accanto
a
Grazia
:
la
mano
di
lei
era
fra
le
sue
,
stretta
mollemente
:
a
un
certo
momento
ella
la
ritirò
,
ma
soltanto
per
sollevare
il
suo
velo
bruno
;
la
picciola
mano
fedele
ritornò
subito
fra
quelle
dell
'
amor
suo
.
Nè
dicevano
nulla
.
La
delizia
di
due
amanti
,
soli
nel
vagone
fuggente
per
la
campagna
,
fuggente
innanzi
ai
villaggi
e
alle
piccole
città
,
ha
poche
delizie
che
la
eguaglino
:
tanto
è
acuto
il
senso
di
libertà
,
di
amore
inconturbato
,
di
oblìo
terreno
che
dà
quella
fuga
.
Non
esistono
più
nè
lo
spazio
,
nè
il
tempo
,
nè
l
'
uomo
,
nè
la
vita
:
esiste
solamente
l
'
amore
,
nella
sua
massima
condizione
d
'
indipendenza
,
trasportato
lontano
,
lontano
,
dove
non
vi
sia
che
amore
.
Che
dirsi
?
Ogni
tanto
ella
sentiva
che
Ferrante
la
chiamava
per
nome
,
ripetendone
due
o
tre
volte
le
sillabe
incantatrici
:
ma
forse
non
la
voce
di
Ferrante
,
era
l
'
anima
che
parlava
e
l
'
anima
di
Grazia
stava
a
sentire
.
Due
o
tre
volte
,
a
un
lembo
di
paesaggio
illuminato
di
sole
,
a
un
piccolo
paese
sospeso
lungo
i
fianchi
di
una
collina
,
innanzi
a
una
grande
pianura
maestosa
,
i
due
volti
si
accostavano
,
dietro
allo
stesso
cristallo
,
per
vedere
come
era
bello
il
mondo
esteriore
,
non
quanto
quello
che
portavano
nel
cuore
.
Tacevano
.
Sentivano
che
era
quella
l
'
ora
invocata
tante
volte
,
nelle
insonnie
della
notte
,
nelle
vuote
mattinate
,
nelle
sere
affannose
;
sentivano
che
era
quella
la
realtà
del
loro
infinito
desiderio
,
l
'
amore
nella
solitudine
suprema
;
e
sembrava
loro
che
qualunque
parola
dovesse
turbare
questo
sacro
raccoglimento
,
questa
concentrazione
di
felicità
.
Niuno
sapeva
più
nulla
di
loro
:
essi
non
sapevano
più
nulla
,
di
niente
:
e
poteano
dire
che
il
mondo
era
scomparso
,
o
era
stato
assorbito
nella
incommensurabile
dolcezza
del
loro
amore
.
Solo
quando
il
sole
cominciò
a
discendere
sulla
poetica
campagna
toscana
,
un
senso
di
malinconia
si
mescolò
,
naturalmente
,
a
tanta
dolcezza
.
Era
una
mestizia
fuor
di
loro
,
che
veniva
dalle
cose
:
il
paesaggio
verde
,
i
colli
così
pittoreschi
,
e
le
bianche
case
,
e
il
fiume
mormorante
sul
greto
,
e
i
campanili
dei
villaggi
si
fecero
prima
rossi
,
poi
violacei
,
poi
bigi
:
tutti
i
veli
avvolgenti
,
misteriosi
,
malinconici
del
tramonto
salirono
dalla
terra
al
cielo
.
Parve
che
il
treno
corresse
meno
rapidamente
,
come
preso
anch
'
esso
da
una
fiacchezza
;
le
voci
delle
stazioni
erano
meno
vivaci
,
meno
allegre
,
alcune
sembravano
rauche
,
altre
fioche
;
il
fiume
,
apparendo
,
riapparendo
,
assunse
un
aspetto
tragico
,
di
acqua
traditrice
gorgogliante
;
la
stretta
di
mano
di
Ferrante
che
teneva
nella
sua
quella
sottile
di
Grazia
,
si
allentò
,
come
se
lo
cogliesse
una
improvvisa
,
crescente
debolezza
e
la
mano
sottile
si
raffreddò
sotto
il
guanto
.
Videro
un
cimitero
:
un
piccolo
cimitero
di
paesello
a
mezza
costa
,
con
quattro
o
cinque
cipressi
e
poche
lapidi
bianche
.
-
Beati
i
morti
-
ella
disse
sottovoce
quasi
parlasse
a
sè
stessa
.
-
Chissà
!
-
le
rispose
lui
,
sul
medesimo
tono
.
-
Forse
amano
ancora
.
-
Tu
hai
tombe
,
per
il
mondo
?
-
gli
domandò
lei
,
piegandosi
a
guardarlo
,
in
quella
penombra
crepuscolare
.
-
No
:
ma
tutti
abbiamo
delle
tombe
,
in
noi
.
-
Molte
cose
hai
veduto
morire
?
-
Molte
cose
e
molte
persone
che
son
vive
.
-
È
triste
,
è
triste
-
diss
'
ella
ributtandosi
indietro
,
sulla
spalliera
.
-
La
tristezza
è
in
fondo
alle
anime
:
non
bisogna
andarla
a
cercare
-
soggiunse
Ferrante
,
come
se
pronunziasse
una
sentenza
.
Tacquero
.
Ella
aveva
abbassato
il
velo
sul
viso
di
nuovo
e
il
capo
sul
petto
.
Egli
si
levò
,
guardò
dallo
sportello
opposto
,
nella
penombra
,
per
qualche
tempo
;
poi
ritornò
vicino
ad
essa
,
sedendosi
.
-
Grazia
?
-
Ferrante
?
-
Che
hai
?
-
Nulla
-
fece
lei
,
con
un
gesto
largo
.
-
Dimmi
,
dimmi
che
hai
.
-
Quello
che
hai
tu
-
rispos
'
ella
,
enigmaticamente
.
-
Non
parlare
di
me
:
io
sono
una
quercia
fulminata
.
Tu
non
puoi
essere
come
me
;
sei
così
giovane
,
e
così
bella
,
Grazia
,
e
così
destinata
alla
felicità
!
-
Io
ho
paura
....
paura
....
-
Di
che
,
amore
,
hai
paura
?
-
Della
vita
.
-
Fole
!
-
egli
esclamò
,
sorridendo
nella
penombra
.
-
E
della
morte
,
della
morte
,
assai
più
.
-
La
morte
è
lontana
-
fece
lui
.
-
Taci
,
taci
-
mormorò
Grazia
-
forse
passiamo
innanzi
a
un
altro
cimitero
.
Quasi
presa
da
un
vago
ma
forte
terrore
,
ella
si
era
stretta
a
lui
,
infantilmente
,
poggiandogli
la
guancia
sulla
spalla
,
chiudendo
gli
occhi
.
Quei
due
sportelli
su
cui
non
erano
tirate
le
tendine
di
lana
,
quegli
sportelli
oramai
neri
,
nella
sera
fitta
,
affascinavano
la
donna
,
come
se
fossero
aperti
sull
'
infinito
.
Egli
se
ne
accorse
,
vedendola
immobile
,
estatica
,
con
gli
occhi
sbarrati
sul
nero
orizzonte
che
fuggiva
dietro
i
cristalli
:
volle
fare
un
moto
per
levarsi
,
per
tirare
le
altre
due
tendine
.
-
No
,
no
-
lo
supplicò
lei
,
stringendosi
ancora
,
socchiudendo
gli
occhi
.
Restarono
così
:
il
lumicino
ad
olio
del
vagone
tremava
,
pareva
dovesse
spegnersi
ogni
momento
.
Bizzarre
ombre
danzavano
.
sui
divani
:
tenendola
stretta
a
sè
,
bimba
spaurita
,
Ferrante
sentiva
che
Grazia
affannava
un
poco
.
L
'
aria
si
era
raffreddata
.
Una
angoscia
li
opprimeva
,
entrambi
,
angoscia
ignota
,
angoscia
di
chi
ha
intravvisto
il
negro
problema
dell
'
infinito
.
Due
o
tre
volte
egli
volle
muovere
una
mano
per
carezzarle
i
bruni
capelli
:
ma
ella
temendo
che
Ferrante
la
lasciasse
,
rabbrividì
di
paura
.
Due
o
tre
volte
egli
disse
,
sottovoce
,
come
un
soffio
amoroso
:
-
Grazia
!
Grazia
!
Ma
ella
fremeva
,
fremeva
,
e
gli
diceva
:
-
Taci
,
taci
,
taci
.
Tanto
che
il
lungo
,
sonoro
fischio
,
triplicato
fischio
della
vaporiera
,
le
fece
gittare
un
grido
di
spavento
.
-
È
il
fischio
di
allarme
,
nevvero
-
domandò
,
piena
di
ambascia
,
quasi
che
non
fosse
possibile
,
in
quel
momento
,
altro
che
una
grande
catastrofe
.
-
No
,
no
,
è
Firenze
.
-
Tre
fischi
,
grave
pericolo
-
balbettò
lei
ostinata
.
-
È
Firenze
,
è
Firenze
,
cara
.
L
'
arrivo
spezzò
l
'
incubo
.
La
carrozza
in
cui
essi
viaggiavano
avrebbe
proseguito
sino
a
Venezia
,
attaccandosi
,
al
treno
in
partenza
da
Firenze
;
ma
per
la
partenza
ci
voleva
un
'
ora
e
mezzo
.
-
Scendiamo
?
-
Sì
,
sì
,
sì
-
disse
lei
,
levandosi
,
subito
,
avida
di
moto
,
di
luce
.
-
Vuoi
pranzare
,
nevvero
,
cara
?
-
chiese
lui
,
trattandola
infantilmente
.
-
Sì
,
subito
,
subito
-
fece
ella
,
attaccandosi
al
suo
braccio
,
con
un
'
improvvisa
disinvoltura
.
Ora
,
per
il
livido
chiarore
del
gaz
,
nella
calda
sala
del
Doney
,
seduta
di
fronte
a
lui
,
togliendosi
lentamente
,
con
un
moto
seducentissimo
,
i
lunghi
guanti
neri
,
raddrizzando
i
numerosi
anelli
delle
sue
mani
gemmate
,
appoggiando
le
lunate
spalle
a
un
seggiolone
e
distendendo
i
piedini
sopra
uno
sgabello
,
ella
era
ridiventata
la
bella
,
vivace
signora
dei
convegni
aristocratici
,
dei
balli
inebbrianti
,
dei
folleggianti
pique
-
niques
.
Anzi
,
mentre
i
nervi
le
si
chetavano
nel
senso
di
riposo
che
dà
una
sala
lucente
,
tiepida
,
con
qualche
mazzo
di
fiori
sparso
qua
e
là
,
con
una
folla
rumorosa
che
si
rallegra
nell
'
apprestamento
del
cibo
,
a
questa
sua
bella
serenità
si
mescolava
la
maliziosa
soddisfazione
della
donna
che
gusta
la
libertà
,
il
piacere
bizzarro
e
pericoloso
della
prima
,
audace
avventura
di
amore
.
Essere
in
compagnia
di
Ferrante
che
l
'
amava
,
che
ella
amava
,
guardandosi
negli
occhi
,
sorridendosi
,
innanzi
a
molta
gente
e
senza
punto
curarsi
della
gente
,
pranzando
insieme
,
come
due
sposi
innamorati
,
parlando
pianissimamente
,
a
fior
di
labbro
,
ciò
costituiva
per
lei
una
nuova
,
acre
,
vivida
,
soddisfazione
umana
,
quasi
,
che
ella
esercitasse
una
lungamente
meditata
vendetta
,
di
tanti
pranzi
di
cerimonia
,
noiosi
,
banali
,
fra
persone
indifferenti
e
antipatiche
.
Una
novella
impensata
trasformazione
si
faceva
in
lei
:
ella
si
sentiva
fatta
di
umana
argilla
,
si
sentiva
donna
,
si
sentiva
felice
di
quella
libertà
conquistata
a
prezzo
di
tante
lacrime
,
assaporava
con
lentezza
raffinata
la
sua
parte
di
felicità
terrena
.
Ferrante
,
con
lo
sguardo
profondo
dell
'
amore
,
le
leggeva
nell
'
anima
;
uno
strano
sorriso
di
conquista
gli
vagava
sulle
labbra
;
ed
ella
che
vedeva
questo
sorriso
di
conquista
,
non
se
ne
offendeva
,
no
,
anzi
ne
pareva
singolarmente
orgogliosa
.
Un
senso
segreto
ma
traboccante
di
sfida
le
saliva
dal
cuore
,
ribellatosi
al
cervello
:
una
sfida
contro
tutto
quello
che
aveva
venerato
,
di
cui
aveva
avuto
,
sino
allora
,
rispetto
e
paura
:
parevale
sentire
,
in
quell
'
ora
,
la
inutilità
dell
'
abnegazione
,
la
vacuità
del
sacrificio
,
la
ingratitudine
del
mondo
a
qualunque
privazione
morale
fatta
per
esso
.
E
come
questi
superbi
e
acri
pensieri
le
passavano
nell
'
anima
,
corrodendone
il
buon
metallo
lucido
del
carattere
,
Ferrante
seguiva
questo
passaggio
e
nel
suo
orgoglio
di
uomo
si
gloriava
del
cangiamento
.
Donna
Grazia
prese
dei
fiori
,
una
grossa
manciata
di
fiori
,
dalla
fioraia
che
glieli
offriva
non
senza
timidezza
:
i
morti
fiori
autunnali
di
cui
ella
adornò
il
suo
grande
mantello
bruno
,
fra
occhiello
e
occhiello
:
e
dopo
aver
aspirato
lungamente
il
fiore
,
quasi
impercettibile
profumo
di
una
rosa
thea
,
lo
offrì
a
Ferrante
con
un
muto
cenno
,
con
uno
sguardo
pieno
di
amore
,
sguardo
così
vibrante
di
elettricità
che
l
'
uomo
impallidì
.
Adesso
passeggiavano
su
e
giù
,
nella
galleria
di
aspetto
,
coperta
di
cristalli
,
e
curiosamente
donna
Grazia
si
fermava
a
tutte
le
piccole
botteghe
,
dove
si
vendevano
dei
nonnulla
,
piccoli
ricordi
fiorentini
,
chincaglieria
povera
di
viaggiatori
sentimentali
ed
economici
.
Essa
volle
comprare
le
noci
intagliate
che
raffigurano
la
cupola
di
Santa
Maria
del
Fiore
,
le
scatolette
di
legno
d
'
ulivo
che
vengono
da
Lucca
e
portano
sul
coperchio
le
due
rondinelle
fuggenti
,
col
motto
francese
;
je
reviendrai
,
le
scatole
da
guanti
,
di
paglia
,
foderate
di
raso
azzurro
o
rosso
.
Pareva
una
bimba
bizzarra
e
ingenua
,
al
suo
primo
viaggio
;
essa
risalì
nel
vagone
,
ridendo
,
ridendo
,
buttando
sui
sedili
i
fiori
,
gli
oggettini
,
andando
e
venendo
,
con
le
guancie
un
po
'
calde
e
le
belle
mani
che
sembravano
farfalle
gemmate
,
volitanti
di
qua
e
di
là
.
Siccome
non
si
partiva
ancora
,
Ferrante
le
chiese
permesso
di
passeggiare
sul
terrapieno
,
per
fumare
una
sigaretta
.
-
Fuma
pure
-
disse
lei
,
crollando
il
capo
,
ridendo
ancora
sottovoce
.
Egli
accese
la
sigaretta
e
si
appoggiò
a
uno
dei
pilastri
della
tettoia
,
fumando
silenziosamente
,
immobile
,
guardando
il
vagone
,
fisamente
,
come
se
là
fosse
tutta
la
sua
vita
,
come
se
gli
fosse
impossibile
di
perderlo
d
'
occhio
.
Improvvisamente
ella
si
era
fermata
,
nel
vano
dello
sportello
aperto
,
appoggiando
la
testa
allo
stipite
di
legno
,
e
guardava
Ferrante
che
fumava
.
Attorno
a
loro
i
viaggiatori
si
arrabattavano
per
trovare
i
migliori
posti
,
per
la
notte
:
qualcuno
si
fermava
innanzi
al
vagone
,
di
cui
donna
Grazia
sbarrava
l
'
entrata
,
ma
si
ritirava
subito
,
tanto
quell
'
alta
e
snella
figura
di
donna
pareva
lei
posta
a
guardia
della
carrozza
.
Ferrante
prese
ancora
un
'
altra
sigaretta
bionda
,
l
'
accese
,
la
fumò
,
imperturbabile
fra
il
chiasso
di
quella
partenza
per
la
linea
Bologna
-
Venezia
.
Donna
Grazia
si
era
seduta
dietro
lo
sportello
,
ma
teneva
il
busto
un
po
'
inclinato
,
per
guardare
ancora
il
suo
compagno
di
viaggio
:
quando
gli
vide
gittare
metà
della
seconda
sigaretta
,
spenta
,
mormorò
sommessamente
:
-
Non
vieni
?
Egli
dovette
più
che
udire
,
intendere
,
tanto
era
fioca
la
voce
seduttrice
:
fu
nel
vagone
in
un
attimo
,
tirandosi
dietro
lo
sportello
.
-
Fuma
anche
qui
:
non
mi
fa
male
-
disse
lei
,
mettendosi
di
nuovo
i
guanti
,
mollemente
.
-
No
,
no
,
tu
devi
dormire
-
rispose
lui
,
con
una
tenerezza
quasi
fraterna
.
Ma
fra
le
pelliccie
,
gli
scialli
,
le
coperte
,
al
caldo
,
ella
si
addormentò
assai
tardi
.
Teneva
gli
occhi
chiusi
,
però
,
lasciandosi
prendere
da
tutta
quella
dolcezza
dell
'
amore
e
delle
cose
;
ogni
tanto
,
con
un
moto
adorabile
di
stanchezza
,
li
schiudeva
e
trovava
gli
occhi
di
Ferrante
fissi
su
lei
,
così
teneri
,
così
amorosi
che
la
magnetizzavano
di
nuovo
,
nella
dolcezza
.
-
Non
dormi
?
-
chiedeva
ella
,
vagamente
,
come
se
parlasse
in
sogno
.
-
Non
ho
sonno
-
diceva
lui
facendole
cenno
di
chetarsi
,
sorridendo
tacitamente
.
Solo
nel
mezzo
della
notte
,
ella
trabalzò
,
scossa
da
un
grande
fragore
,
vedendo
una
gran
luce
rossastra
.
-
Che
è
?
-
gridò
,
levandosi
a
metà
.
-
Niente
,
non
aver
paura
:
passiamo
sul
Po
.
Sulle
rive
nere
del
fiume
,
nella
notte
,
grandi
cataste
di
legna
secca
bruciavano
:
attorno
ad
esse
i
guardiani
del
fiume
vegliavano
e
si
riscaldavano
,
temendo
l
'
inondazione
autunnale
.
-
Dormi
,
non
aver
paura
-
soggiunse
lui
,
lasciando
ricadere
la
tendina
,
sedendosi
accanto
a
lei
,
passandole
lievemente
la
mano
sui
capelli
,
per
chetarla
.
Quando
ella
si
risvegliò
di
nuovo
,
all
'
alba
,
avevano
già
oltrepassato
Mestre
,
erano
sulla
stretta
lingua
di
terra
che
attraversa
la
laguna
.
E
non
si
vedeva
altro
,
da
tutte
le
parti
,
che
una
grande
estensione
di
acqua
immobile
,
senza
che
un
solo
soffio
ne
agitasse
la
tinta
argentina
,
opaca
.
Ogni
tanto
una
pianta
acquatica
,
senza
fiori
,
senza
foglie
,
cioè
un
cespuglio
di
rami
nudi
e
neri
,
irti
come
spini
,
usciva
dall
'
acqua
:
o
un
pilone
nero
,
un
po
'
inclinato
,
sorgeva
dal
fondo
.
Una
lieve
nebbia
argentina
ma
senza
luccicori
fluttuava
sull
'
acqua
,
e
tutto
l
'
orizzonte
era
della
stessa
tinta
,
senza
che
si
potesse
distinguere
dove
l
'
acqua
finisse
,
dove
cominciasse
il
velo
di
nebbia
.
Un
vento
umido
e
molle
alitava
.
E
il
vagone
parea
molle
di
umidità
,
tutto
il
treno
pareva
andasse
sull
'
acqua
dormiente
,
attraverso
la
nebbia
,
fra
il
fiato
umido
e
soffocante
.
-
Ecco
Venezia
-
disse
Ferrante
,
un
po
'
ansioso
,
guardando
più
il
viso
di
Grazia
che
il
paesaggio
.
-
Non
vi
è
-
diss
'
ella
,
vedendo
solo
la
laguna
e
la
nebbia
,
tremando
un
po
'
nella
voce
,
pallidissima
.
Si
risedette
;
due
volte
mise
la
testa
fuori
del
cristallo
,
guardò
attorno
,
lungamente
;
si
passò
le
dita
sulla
manica
,
come
per
sentire
se
fosse
molle
di
umidità
.
Alla
fine
,
fra
la
laguna
e
la
nebbia
,
sorse
qualche
profilo
bigio
di
una
massa
più
oscura
.
-
Ecco
Venezia
-
ella
mormorò
,
quasi
fra
sè
.
-
Pare
una
tomba
.
Come
tutte
le
altre
mattine
,
fosse
avvolto
nella
bigiastra
velatura
il
Canal
Grande
e
la
chiesa
della
Salute
,
e
lontano
,
laggiù
,
scomparisse
addirittura
il
canale
della
Zuecca
;
o
la
lenta
pioggia
di
ottobre
piovesse
solingamente
su
quell
'
acqua
dormiente
,
su
quella
chiesa
dormiente
,
su
quei
palazzi
dormienti
;
o
il
biondo
sole
illuminasse
i
tenui
azzurri
del
cielo
e
le
sagome
fini
della
chiesa
e
circondasse
l
'
isola
di
San
Giorgio
in
un
'
aureola
di
luce
;
come
in
qualunque
mattinata
,
Ferrante
entrando
nel
salotto
pieno
di
fiori
,
trovò
donna
Grazia
seduta
,
nel
vano
dello
stretto
e
lungo
balcone
a
ogiva
,
guardando
vagamente
il
paesaggio
.
Ella
portava
sempre
una
delle
sue
vestaglie
di
lana
bianca
,
dalla
forma
di
peplo
,
che
odoravano
di
violetta
,
poichè
fra
le
arricciature
di
merletto
del
collo
,
fra
le
morbide
pieghe
del
petto
,
alla
cintura
,
spuntavano
dei
freschi
mazzolini
di
violette
.
Ella
guardava
,
con
gli
occhi
fatti
quasi
più
grandi
e
un
po
'
vitrei
dalla
lunga
contemplazione
.
-
Che
hai
?
-
disse
Ferrante
,
baciandole
le
mani
.
-
Nulla
-
fece
lei
,
con
un
piccolo
sorriso
.
-
Mi
ami
sempre
?
-
Sempre
,
sempre
.
E
un
cenno
largo
,
come
ad
accennare
un
fatto
ineluttabile
,
accompagnò
la
monotonia
di
quella
voce
dove
pareva
si
fosse
infranta
ogni
corda
di
vivacità
.
-
Sei
triste
,
mi
pare
-
disse
lui
,
chinandosi
a
guardarla
meglio
.
Ella
sorrise
ancora
,
senza
rispondere
,
gli
dette
,
con
un
atto
gentile
,
uno
dei
suoi
mazzolini
di
violette
;
egli
lo
prese
,
l
'
odorò
e
poi
lo
rigirò
fra
le
dita
,
senza
parlare
.
-
Anche
tu
sei
triste
?
-
chiese
ella
,
levando
su
la
testa
,
con
un
gesto
affettuoso
.
-
No
,
cara
.
Venivo
a
chiederti
se
volevi
uscire
.
-
....
Sì
-
disse
lei
,
dopo
una
pausa
,
-
Dove
andiamo
?
-
In
giro
-
fece
lui
.
-
Dove
tu
vuoi
.
Invece
,
la
voce
di
lui
era
un
po
'
stanca
.
Senza
dire
altro
,
ella
si
levò
e
passò
nella
sua
stanza
a
vestirsi
.
Occupavano
un
vasto
appartamento
mobiliato
,
in
uno
dei
magnifici
palazzi
del
Canal
Grande
,
dirimpetto
alla
chiesa
di
San
Giorgio
:
appartamento
mobiliato
con
qualche
traccia
del
lusso
antico
,
a
cui
si
mescolava
tutta
la
confusione
fra
comoda
ed
elegante
del
lusso
moderno
.
Ma
le
stanze
erano
tanto
grandi
che
parevano
vuote
,
sempre
;
le
finestre
,
i
balconi
erano
così
piccoli
che
la
luce
vi
entrava
scarsamente
,
anche
nelle
più
limpide
giornate
;
e
malgrado
i
fiori
di
cui
Grazia
riempiva
tutte
le
stanze
,
tutti
gli
angoli
,
tutti
i
tavolini
,
i
saloni
non
si
rianimavano
,
restavano
freddi
e
muti
come
se
fosse
impossibile
farvi
risuscitare
anche
una
finzione
di
vita
.
Grazia
e
Ferrante
stavano
sempre
insieme
;
spesso
,
lui
,
per
discrezione
,
si
ritirava
nella
sua
camera
,
lasciava
Grazia
libera
;
ma
dopo
un
poco
,
era
preso
da
tale
insoffribile
malinconia
,
che
cercava
di
lei
,
e
la
trovava
così
insoffribilmente
malinconica
,
che
si
tendevano
le
mani
,
come
se
l
'
uno
dovesse
salvare
l
'
altro
.
Quando
erano
insieme
,
certo
,
di
fronte
a
quel
paesaggio
grandioso
ma
dormiente
,
in
quell
'
ambiente
di
cose
morte
e
di
cose
moribonde
,
fra
quei
colori
che
erano
stati
vivaci
ed
erano
pallenti
,
fra
quel
silenzio
grande
di
uomini
e
di
fanciulli
,
certo
,
non
avevano
la
grande
giocondità
delle
anime
intensamente
felici
;
ma
si
teneano
per
mano
,
quieti
,
silenziosi
,
senza
sussulti
e
senza
tristezza
.
Si
ricercavano
,
dunque
,
ansiosamente
,
come
se
dovessero
sempre
partire
per
un
lungo
viaggio
,
come
se
dovessero
iniziarsi
ad
un
altissimo
diletto
spirituale
,
come
se
dovessero
raccontarsi
tutto
un
romanzo
misterioso
,
il
romanzo
del
proprio
cuore
:
ma
,
essendo
insieme
,
parean
subito
appagati
,
senza
bisogno
di
dire
nulla
,
anime
che
già
l
'
ambiente
aveva
impregnate
di
sè
.
Così
quel
giorno
,
come
tutti
i
giorni
,
solo
dopo
pochi
minuti
di
assenza
,
donna
Grazia
ritornò
per
uscire
,
vestita
tutta
di
nero
,
come
sempre
,
mentre
in
casa
era
sempre
vestita
di
bianco
:
sul
nero
vestito
,
qua
e
là
,
dai
merletti
,
dalla
cintura
,
facevan
capolino
i
freschi
mazzolini
di
violette
.
III
.
Andarono
,
per
i
grandi
saloni
,
per
la
scalea
scuriccia
:
un
servo
aprì
loro
il
portone
che
dava
,
per
tre
scalini
,
sulla
laguna
.
L
'
acqua
appena
appena
fiottava
,
contro
il
marmo
corroso
.
Il
barcaiuolo
che
sedeva
a
prora
della
gondola
,
senza
far
nulla
,
aspettando
,
si
levò
subito
e
domandò
qualche
cosa
,
nel
suo
dolce
dialetto
:
-
Ha
detto
-
spiegò
Ferrante
a
Grazia
,
interrogandola
-
se
deve
togliere
il
felze
.
-
Sì
,
sì
-
rispose
ella
subito
-
lo
tolga
pure
;
lì
sotto
si
soffoca
.
E
aspettarono
:
il
gondoliere
,
con
un
certo
moto
bizzarro
,
essendo
entrato
nella
negra
cabina
dagli
ornamenti
di
ferro
lucido
,
ne
sollevò
con
le
spalle
tutta
la
parte
superiore
,
simigliante
alla
gobba
nera
di
un
dromedario
,
al
coverchio
di
una
lunga
bara
di
ebano
dalle
intarsiature
artistiche
e
dalle
finestrine
microscopiche
:
sempre
portandola
sulle
spalle
,
la
depose
innanzi
al
portone
,
raccomandando
al
servo
questo
negro
felze
.
La
gondola
ora
aveva
la
sua
aria
di
barca
da
passeggiata
,
con
l
'
elegante
rostro
lucido
a
prora
,
i
due
posti
di
divano
,
a
poppa
,
foderati
di
panno
nero
,
adorni
di
cordoni
e
di
fiocchi
di
lana
nera
,
sgabelli
neri
su
cui
appoggiare
i
piedi
.
Grazia
e
Ferrante
vi
si
sedettero
,
senza
dire
nulla
:
e
il
gondoliere
cominciò
a
remare
verso
il
Rialto
,
senza
aver
loro
chiesto
nulla
.
Quel
giorno
lo
scirocco
era
più
pesante
del
solito
e
dava
pena
al
respiro
.
Delle
zàttere
cariche
di
carbone
andavano
per
il
Canal
Grande
,
con
un
moto
così
lento
che
pareva
quasi
indistinto
;
l
'
uomo
della
zàttera
puntava
sul
fondo
del
canale
con
una
lunga
pertica
e
,
facendo
forza
,
e
camminando
sulla
zàttera
in
senso
inverso
della
corrente
,
la
faceva
avanzare
.
Era
tutto
bruno
,
arcuato
,
quasi
piegato
in
due
,
e
passando
vicino
,
Grazia
udì
uscirgli
dal
petto
un
gemito
rauco
e
cadenzato
,
quello
che
esce
dal
petto
dello
spaccalegna
.
-
Questo
non
canta
certo
le
ottave
di
Torquato
Tasso
,
come
dicono
i
poeti
di
Venezia
-
osservò
Ferrante
,
nel
cui
cuore
lo
scetticismo
soverchiava
ogni
tanto
il
sentimento
.
-
Eppure
questa
laguna
avrebbe
dovuto
esser
fatta
solo
per
l
'
amore
e
per
l
'
arte
-
mormorò
ella
,
aspirando
il
profumo
di
un
mazzolino
di
violette
-
non
per
il
duro
lavoro
e
per
la
miseria
.
-
Gli
uomini
guastano
tutto
-
osservò
sentenziosamente
Ferrante
.
-
Sì
-
approvò
lei
,
chinando
il
capo
.
La
gondola
andava
lentamente
,
fra
il
gorgoglìo
delle
acque
smosse
;
a
un
certo
punto
,
lasciando
il
Canal
Grande
,
infilò
un
piccolo
canale
,
fra
due
alti
palazzi
grigio
-
verdastri
.
Così
faceva
sempre
il
gondoliero
che
li
conduceva
in
giro
,
senza
chieder
loro
dove
volessero
andare
.
Due
o
tre
volte
lo
aveva
chiesto
:
ma
essi
si
erano
guardati
in
faccia
,
esitanti
,
non
sapendolo
.
Ora
,
non
domandava
più
.
A
ogni
voltata
di
piccolo
canale
gli
usciva
dal
petto
un
grido
gutturale
di
avvertimento
;
a
cui
spesso
rispondeva
un
altro
grido
,
simile
,
dall
'
altro
gondoliere
che
gli
veniva
incontro
,
con
la
sua
gondola
.
-
Perchè
le
gondole
sono
così
nere
,
nere
dappertutto
,
nel
panno
,
nel
legno
,
nei
cordoni
,
nei
fiocchi
?
-
domandò
distrattamente
donna
Grazia
.
-
Portano
il
lutto
della
repubblica
-
rispose
Ferrante
,
che
aveva
accesa
una
sigaretta
e
fumava
.
-
Veramente
?
-
fece
ella
,
guardandolo
.
-
Veramente
.
-
È
triste
,
è
triste
-
susurrò
lei
,
colpita
.
Ma
sbucavano
in
Cannaregio
,
il
quartiere
popolare
,
le
cui
case
sono
piccole
,
le
cui
finestre
sono
adorne
del
bucato
familiare
,
le
cui
fondamenta
sono
continuamente
battute
dai
vivaci
zoccoletti
delle
donne
:
ed
è
un
andirivieni
,
al
sole
,
di
bimbi
biondi
,
di
donnine
dai
capelli
neri
e
ricci
,
a
ondate
fulve
,
di
uomini
piccoli
e
tarchiati
dai
mustacchi
folti
,
ispidi
e
rossastri
,
mentre
l
'
allegro
e
lezioso
dialetto
forma
un
brusìo
,
dovunque
.
Anzi
,
dinnanzi
a
una
casa
,
vi
erano
certi
suonatori
di
chitarra
,
seduti
per
terra
,
mentre
una
donna
in
piedi
,
sotto
l
'
arco
del
portone
,
cantava
una
bizzarra
melopea
,
gutturale
,
quasi
orientale
,
chiamata
la
strega
,
che
un
coro
di
donne
e
di
bambini
riprendeva
,
a
ogni
ritornello
,
con
voce
sorda
e
grave
.
-
Qui
sono
allegri
,
almeno
-
disse
donna
Grazia
,
un
po
'
rinfrancata
,
sollevandosi
sui
cuscini
.
-
Restiamo
qui
,
un
poco
.
Sotto
l
'
arco
di
un
ponticello
,
accanto
al
traghetto
,
la
gondola
si
fermò
.
I
due
amanti
tacevano
,
mentre
il
gondoliere
si
riposava
.
La
canzone
della
strega
continuava
,
grave
,
come
una
canzone
di
Costantinopoli
o
di
Algeri
:
ma
i
suonatori
e
i
cantanti
sogguardavano
spesso
i
due
signori
della
barca
,
intimiditi
,
mentre
la
musica
,
a
poco
a
poco
andava
diventando
più
debole
,
più
bassa
,
come
scoraggiata
dalla
presenza
di
quegli
estranei
.
Una
ragazza
snella
,
dallo
sciallino
di
lana
rossa
,
che
distendeva
una
fune
da
un
anello
ad
un
altro
sulle
fondamenta
,
per
mettervi
ad
asciugare
delle
matasse
di
seta
tinta
,
si
fermò
nel
suo
lavoro
,
facendo
solecchio
con
la
mano
,
per
vedere
se
quei
signori
se
ne
andavano
.
-
Andiamo
via
,
non
disturbiamo
questa
buona
gente
-
disse
Grazia
.
-
Sono
poco
abituati
ai
forestieri
:
il
Cannaregio
è
un
quartiere
di
poveri
,
di
operai
-
rispose
Ferrante
.
La
barca
si
allontanò
,
mentre
,
alle
spalle
,
ricominciava
l
'
allegro
brusìo
del
dialetto
,
ricominciava
il
ticchettìo
degli
zoccoletti
sulle
fondamenta
di
pietra
levigata
,
ricominciava
la
canzone
costantinopolitana
della
Strega
.
Andarono
innanzi
molto
tempo
,
incontrando
pochissime
gondole
,
trovandosi
a
un
tratto
in
un
largo
canale
deserto
:
un
canale
così
vasto
,
così
torbido
nelle
sue
acque
immobili
,
così
malinconicamente
intonato
che
donna
Grazia
,
per
vincerne
l
'
impressione
,
ne
chiese
il
nome
al
gondoliere
.
-
È
il
Canale
Orfano
,
eccellenza
.
E
la
gran
leggenda
tragica
,
che
era
durata
,
sinistra
e
tetra
,
per
centinaia
di
anni
,
la
leggenda
di
tutti
quei
condannati
,
innocenti
o
rei
,
che
dopo
aver
agonizzato
per
giorni
e
mesi
nelle
carceri
soffocanti
della
Repubblica
,
in
una
notte
oscura
,
facevano
l
'
ultimo
loro
viaggio
sotto
il
felze
opprimente
della
gondola
,
per
essere
strangolati
tacitamente
e
gittati
nelle
acque
profonde
del
Canale
Orfano
,
si
parò
innanzi
alla
fantasia
dei
due
amanti
,
con
tutti
i
fremiti
di
sgomento
che
tale
visione
truce
può
dare
.
-
Il
fondo
deve
essere
coperto
di
scheletri
-
disse
donna
Grazia
,
guardando
fissamente
l
'
acqua
.
-
Torniamo
indietro
-
soggiunse
Ferrante
con
voce
alterata
.
Tornarono
:
e
come
il
gondoliere
affrettava
il
movimento
dei
suoi
remi
,
donna
Grazia
gli
fece
cenno
,
con
la
mano
,
di
far
piano
:
pareva
che
temesse
di
disturbare
quei
morti
.
Ancora
,
silenziosi
,
vogarono
per
i
canali
,
muti
,
quasi
stanchi
,
non
guardandosi
neppure
.
Il
movimento
della
gondola
,
a
lungo
,
li
gittava
in
un
intorpidimento
di
tutti
i
sensi
;
tanto
che
neppure
l
'
ora
fuggente
aveva
più
valore
per
essi
.
Canali
seguivano
canali
:
l
'
acqua
era
,
dove
verdastra
,
dove
bigia
,
dove
semplicemente
torbida
,
dove
con
un
'
opaca
oscurità
di
carbone
:
palazzi
seguivano
i
palazzi
,
portoni
pesanti
chiusi
come
da
secoli
,
gradini
corrosi
dalla
salsedine
,
alti
pilastri
piantati
nelle
acque
per
legarvi
le
gondole
e
che
s
'
inclinavano
come
se
fossero
presi
da
una
inguaribile
debolezza
,
finestre
senza
cristalli
,
ma
le
cui
imposte
verdi
sembravano
sbarrate
per
sempre
.
Ogni
tanto
un
monastero
,
una
chiesa
,
una
bottega
d
'
infilatrice
di
perle
;
di
nuovo
portoni
chiusi
a
catenaccio
e
finestre
serrate
sino
all
'
ultimo
piano
.
La
linea
era
pura
,
bella
,
artistica
:
la
poesia
che
traspirava
da
tutto
l
'
ambiente
era
grande
,
ma
portava
un
profumo
di
fiori
morti
.
E
i
due
cadevano
in
un
languore
di
mestizia
che
ne
domava
ogni
entusiasmo
,
che
ne
annullava
ogni
impeto
di
vitalità
.
-
Qui
,
dicono
fuggisse
Bianca
Cappello
,
per
andarsene
con
l
'
amante
a
Firenze
-
disse
Ferrante
indicando
una
finestra
bassa
di
un
grande
palazzo
.
-
Oh
!
...
-
fece
Grazia
,
senza
aggiungere
altro
.
E
dopo
un
poco
,
sogguardando
l
'
uomo
che
amava
,
facendo
cadere
le
parole
,
ad
una
ad
una
,
gli
chiese
:
-
Tu
sei
stato
un
'
altra
volta
,
a
Venezia
?
Egli
intese
la
profondità
della
domanda
e
il
pericolo
della
risposta
:
una
rapida
emozione
gli
scompose
il
volto
.
Ma
fu
incapace
di
mentire
.
-
Sì
:
un
'
altra
volta
-
rispose
nettamente
,
buttando
nel
canale
la
sigaretta
spenta
.
-
....
Molto
tempo
fa
?
-
aggiunse
ella
,
con
la
freddezza
e
la
tenacità
di
un
giudice
che
interroga
.
-
....
Non
molto
.
Ella
tirava
,
macchinalmente
,
ad
una
ad
una
,
le
violette
dal
mazzolino
che
teneva
nelle
mani
e
dopo
averle
fatte
girare
intorno
al
dito
,
le
buttava
in
acqua
,
seguendole
un
momento
con
l
'
occhio
.
Poche
ne
rimanevano
,
smorte
,
quasi
appassite
nella
larga
foglia
verde
che
le
accartocciava
,
penzolanti
sugli
stelucci
.
-
Eri
solo
?
-
finì
d
'
interrogare
lei
,
sempre
tenendogli
piantati
gli
occhi
sul
volto
.
Egli
non
rispose
,
nè
prima
,
nè
dopo
,
sentendo
la
crescente
crudeltà
di
quel
dialogo
.
Non
rispose
e
volse
il
capo
altrove
.
Allora
ella
,
con
l
'
aria
di
una
persona
perfettamente
convinta
,
guardò
un
'
altra
volta
le
sue
ultime
violette
e
con
un
atto
risoluto
,
le
buttò
in
laguna
,
tutte
.
Ostinatamente
,
per
nascondere
il
rivolgimento
del
suo
spirito
,
egli
guardava
dall
'
altra
parte
;
e
anch
'
essa
si
mise
a
fissare
un
punto
qualunque
dell
'
orizzonte
.
Una
brutta
gondola
passò
:
le
finestrine
del
felze
,
senza
i
soliti
delicati
ornamenti
di
ferro
lucido
,
erano
chiuse
coi
lucchetti
,
come
una
cassa
forte
.
E
sulla
porticina
del
felze
,
a
guardia
,
stavano
seduti
due
carabinieri
in
tenuta
di
viaggio
e
coi
fucili
fra
le
gambe
,
immobili
,
in
quell
'
attitudine
seria
,
pensosa
,
che
dà
loro
come
una
nova
aureola
di
rispetto
.
Era
la
gondola
del
carcere
che
avendo
preso
alla
stazione
i
carcerati
e
i
carabinieri
,
li
conduceva
per
la
laguna
,
alla
tetra
dimora
.
Grazia
seguì
con
l
'
occhio
il
nero
convoglio
filante
sulle
acque
;
poi
abbassò
il
capo
sul
petto
,
reprimendo
le
ardenti
lacrime
che
le
salivano
agli
occhi
.
Fu
più
innanzi
,
in
un
canale
laterale
che
si
lega
al
Canal
Grande
nel
sestiere
di
Dorsoduro
,
che
incontrarono
la
più
tetra
barca
della
laguna
.
Era
tutta
nera
,
come
le
altre
,
ma
mancava
di
quella
grazia
civettuola
della
gondola
di
passeggiata
:
non
aveva
,
a
prua
,
il
rostro
lucido
;
era
più
larga
,
più
piatta
;
si
dondolava
goffamente
sulle
acque
:
e
i
due
gondolieri
,
invece
del
solito
gabbano
fra
cittadino
e
marinaro
,
invece
del
solito
berretto
,
portavano
una
giacchetta
nera
e
un
cappello
a
cilindro
,
con
una
coccarda
nera
.
Stava
ferma
,
la
gondola
,
innanzi
a
un
portoncino
aperto
;
due
o
tre
donne
erano
sotto
il
portoncino
.
-
Che
è
quella
gondola
?
-
disse
Grazia
al
gondoliere
,
scattando
in
piedi
.
-
È
la
gondola
dei
morti
,
eccellenza
:
quelli
sono
i
becchini
.
-
Andiamo
via
,
andiamo
via
,
Grazia
-
disse
Ferrante
rompendo
il
silenzio
,
dolcemente
,
volendo
infrangere
il
malo
incantesimo
di
quella
giornata
.
-
No
,
no
,
voglio
vedere
-
disse
lei
,
duramente
-
gondoliere
,
fermati
un
poco
.
-
È
meglio
andare
,
cara
,
è
meglio
-
ribattè
lui
,
umilmente
,
crollando
il
capo
.
Ma
ella
non
gli
dette
retta
.
In
piedi
,
appoggiata
al
divanetto
di
destra
,
guardava
nel
portoncino
nero
,
donde
arrivava
un
confuso
mormorio
.
-
Voglio
vedere
questo
morto
-
disse
a
sè
stessa
,
senza
distogliere
gli
occhi
dal
portoncino
.
E
quasi
la
sua
anima
desiosa
di
dolore
,
avesse
avuto
una
forza
magnetica
,
un
tumulto
si
fece
nell
'
ombra
del
portoncino
,
e
fra
un
piccolo
gruppo
di
donne
e
di
uomini
,
portata
da
due
altri
becchini
,
comparve
la
bara
;
dietro
le
persiane
di
una
finestra
,
al
primo
piano
,
si
udiva
un
singhiozzo
disperato
e
si
vedeva
una
mano
convulsa
che
tentava
di
aprirle
,
mentre
qualcuno
si
opponeva
,
tenendole
ferme
.
Questi
volevano
vedere
la
bara
,
che
veniva
caricata
nella
gondola
funeraria
:
la
piccola
bara
,
la
sottile
bara
,
poichè
era
la
bara
di
un
bambino
,
e
lassù
,
era
certamente
la
madre
del
bimbo
che
singhiozzava
e
tentava
disperatamente
di
aprire
la
finestra
.
A
un
tratto
,
con
un
moto
svelto
di
gente
pratica
,
i
becchini
gondolieri
ficcarono
la
piccola
bara
sotto
il
felze
e
ne
richiusero
con
un
colpo
secco
la
porticina
.
Il
picciolo
morto
era
solo
,
là
sotto
.
Ai
quattro
lati
del
felze
furono
sospese
delle
povere
e
pallide
corone
di
sfatti
crisantemi
,
che
una
fanciulla
piangente
in
silenzio
aveva
porto
ai
becchini
.
-
Andiamo
via
,
presto
,
presto
-
disse
nervosamente
Grazia
al
gondoliere
,
ricadendo
a
sedere
sul
divanetto
.
A
un
tratto
era
stata
presa
dall
'
orribile
paura
di
dover
fare
la
stessa
via
del
morticino
;
e
soggiungeva
,
mentre
si
allontanavano
,
senza
voltare
il
capo
indietro
,
presto
,
presto
.
Alle
spalle
il
singhiozzo
della
persona
che
si
disperava
dietro
la
gelosia
si
era
fatto
più
forte
,
più
alto
:
la
barca
funeraria
si
metteva
in
moto
.
Ma
era
così
lenta
,
che
la
gondola
di
Grazia
e
di
Ferrante
scomparve
subito
.
Quando
ebbero
camminato
per
un
pezzo
,
allora
soltanto
ella
si
voltò
a
guardare
Ferrante
,
ma
lo
vide
così
travolto
,
così
pallido
,
che
ne
ebbe
orrore
e
pietà
.
E
dopo
un
minuto
di
intensa
riflessione
,
ella
intuì
,
ella
indovinò
il
pensiero
di
lui
:
-
Tu
pensi
al
tuo
bambino
?
-
gli
disse
,
sottovoce
,
nella
faccia
.
Ah
,
questa
volta
,
questa
volta
,
egli
non
ebbe
il
coraggio
di
negare
:
disse
di
sì
,
semplicemente
,
senz
'
altro
.
Ed
ella
,
allargando
le
braccia
,
fece
un
atto
di
persona
vinta
,
che
lascia
andare
la
sua
vita
al
vortice
soverchiante
.
Pure
,
nella
serata
,
ubbidendo
alla
sua
natura
buona
e
generosa
,
ella
andò
a
lui
,
nella
pace
fredda
del
grande
salone
e
lo
pregò
che
le
perdonasse
.
Si
umiliava
,
tutta
confusa
,
sentendo
sempre
più
grande
farsi
la
lontananza
fra
loro
,
cercando
,
con
la
bontà
,
con
la
pietà
,
di
riavvicinare
le
loro
anime
,
nuovamente
.
E
lo
vide
tremare
,
come
essa
tremava
,
di
dolore
,
di
tenerezza
,
di
compassione
:
egli
le
carezzò
lievemente
i
capelli
,
con
quel
moto
affettuoso
,
famigliare
,
aggiungendo
qualche
vaga
parola
di
conforto
:
e
l
'
uno
voleva
consolar
l
'
altro
,
a
forza
,
come
di
una
grande
sventura
ignota
,
di
cui
nessuno
dei
due
voleva
pronunziare
il
nome
.
Nell
'
ombra
del
salone
che
solo
la
vampa
del
caminetto
spezzava
,
gittando
spruzzi
sanguigni
di
luce
sul
vecchio
tappeto
veneziano
,
essi
si
tenevano
per
mano
,
frementi
di
dolore
,
balbettando
incerte
parole
di
consolazione
e
sembravano
,
insieme
,
in
quell
'
ora
bruna
,
in
quella
camera
,
la
rovina
di
una
grande
cosa
,
i
superstiti
di
un
naufragio
dove
tutto
avessero
perduto
.
Nè
il
sole
novello
,
nè
le
miti
giornate
di
ottobre
,
nè
gli
sforzi
dei
loro
cuori
coraggiosi
e
onesti
,
nè
la
paura
della
catastrofe
che
vedevano
avvicinarsi
e
pure
volevano
scongiurare
,
potevano
ridonare
a
Grazia
e
a
Ferrante
,
ciò
che
era
irreparabilmente
fuggito
.
Ancora
per
vari
giorni
Venezia
che
tanti
amori
e
tanti
amanti
ha
visti
e
dovrà
ancora
vedere
,
per
vari
giorni
la
soave
città
languente
di
morte
,
vide
questi
due
amanti
nelle
sue
calli
,
nelle
sue
piazze
,
nelle
sue
chiese
,
sempre
insieme
,
tenendosi
sempre
per
mano
,
come
se
volessero
comunicarsi
un
fluido
che
li
legasse
per
sempre
,
come
se
volessero
vincere
un
potere
ignoto
che
aspirasse
al
dissolvimento
.
Incapaci
di
reggere
alla
solitudine
della
loro
stanza
segregata
,
della
loro
casa
così
piena
di
tristezza
,
incapaci
di
prolungare
un
dialogo
solitario
senza
che
li
conducesse
,
istintivamente
,
inconscientemente
,
a
una
fatale
conclusione
,
essi
cercavano
di
mettere
il
mondo
esteriore
fra
loro
,
desiderosi
di
quanto
potesse
distrarre
i
loro
occhi
e
le
loro
anime
.
Quella
semplice
e
bonaria
vita
esterna
veneziana
,
li
seduceva
,
non
in
sè
,
ma
perchè
li
toglieva
alla
tetra
domanda
della
loro
coscienza
;
le
lunghe
stazioni
sotto
le
Procuratie
,
innanzi
ai
piccoli
tavolini
del
caffè
Florian
,
dove
si
ripetono
,
meno
ingenue
e
meno
piacevoli
,
le
scene
goldoniane
;
le
lunghe
stazioni
,
in
piazza
,
guardando
il
volo
dei
colombi
che
discendono
a
mangiare
il
miglio
,
buttato
dalle
candide
mani
di
una
fanciulla
inglese
,
ammalata
di
nostalgia
e
di
anemia
;
le
lunghe
stazioni
nella
basilica
dove
,
sotto
le
arcate
che
pare
abbiano
profondità
infinite
,
i
lumicini
delle
lampade
moresche
brillano
innanzi
alle
sacre
immagini
cristiane
,
innanzi
ai
santi
e
alle
sante
dalla
faccia
nera
e
dal
vestito
di
argento
;
le
lunghe
stazioni
sulla
riva
degli
Schiavoni
,
nell
'
ora
del
tramonto
,
in
una
luminosità
così
fine
,
così
trasparente
che
nessun
paese
possiede
,
che
nessun
poeta
ha
saputo
descrivere
e
nessun
pittore
dipingere
;
le
lunghe
passeggiate
per
le
straduccie
strette
che
sembrano
corridoi
di
una
immensa
casa
,
la
compra
di
gingilli
,
di
ricordi
nelle
microscopiche
botteghe
di
Merceria
e
di
Frezzeria
;
le
lunghe
contemplazioni
artistiche
nei
musei
e
nelle
gallerie
,
innanzi
ai
capolavori
umani
e
divini
di
Carpaccio
e
di
Gian
Bellino
,
del
grande
Paolo
e
del
superbo
Tiziano
.
Qui
erano
più
lunghe
e
intanto
più
pericolose
le
loro
dimore
,
poichè
la
sublime
arte
veneziana
è
così
fatta
di
amore
supremo
e
di
amore
terreno
,
che
è
impossibile
non
amare
o
non
parlare
di
amore
,
per
essa
.
Queste
manifestazioni
così
potenti
della
passione
,
mentre
li
attraevano
,
li
lasciavano
turbati
sino
agli
strati
imi
del
cuore
.
Più
di
una
notte
,
levandosi
nella
veglia
affannosa
,
uscendo
dalla
sua
stanza
nella
bianca
vestaglia
come
un
fantasma
che
non
avrà
mai
requie
,
Grazia
andava
fino
alla
porta
della
stanza
di
Ferrante
e
sentiva
che
anche
lui
vegliava
,
passeggiando
,
fumando
,
schiudendo
la
sua
finestra
per
guardare
il
negro
Canal
Grande
.
Due
volte
sentì
che
egli
scriveva
,
che
scriveva
tanto
concitatamente
che
la
penna
strideva
sulla
carta
.
E
a
chi
scriveva
?
Ella
non
osò
mai
chiamarlo
,
mai
chiederglielo
.
Due
volte
Ferrante
era
uscito
,
solo
,
forse
per
impostare
queste
sue
lettere
;
mai
era
giunta
una
lettera
di
risposta
.
L
'
angoscia
che
li
ardeva
,
adesso
,
non
era
più
che
dolorosa
:
era
una
vampa
che
li
consumava
in
una
lotta
contro
un
nemico
sconosciuto
che
prendeva
sempre
più
terreno
,
che
ogni
giorno
guadagnava
una
piccola
o
una
grande
battaglia
;
era
una
fiamma
che
li
devastava
da
cima
a
fondo
,
facendo
il
vuoto
in
essi
,
senza
che
le
lacrime
alla
tenerezza
valessero
a
smorzarne
l
'
incendio
.
Nè
l
'
uno
diceva
all
'
altro
il
segreto
di
queste
veglie
ardenti
e
desolate
;
ma
ognuno
lo
indovinava
questo
segreto
,
sul
volto
dell
'
altro
,
senza
parlare
,
anzi
temendo
di
parlare
.
Ancora
camminavano
accanto
,
nella
vita
,
tenendosi
per
mano
:
ma
a
un
motto
,
a
un
gesto
,
tremavano
di
veder
sparire
l
'
amata
figura
daccanto
.
La
solitudine
,
la
solitudine
a
cui
nessun
segreto
resiste
,
la
solitudine
che
risolve
a
rilento
o
bruscamente
tutti
i
grandi
problemi
morali
dello
spirito
,
era
quella
che
li
sgomentava
.
Avevano
deserta
la
casa
,
ora
.
Un
giorno
,
sul
finire
di
ottobre
,
non
sapendo
dove
portare
il
loro
bizzarro
tormento
,
s
'
imbarcarono
sul
vaporetto
che
porta
all
'
isola
del
Lido
,
un
'
isola
tutta
verde
,
piena
di
piccole
ville
,
che
da
una
sponda
dà
sulla
laguna
,
sul
mare
immobile
,
dormiente
,
dall
'
altra
sponda
sullo
squillante
,
fragoroso
,
tempestoso
Adriatico
.
È
su
quella
sponda
che
si
erge
il
bello
stabilimento
di
bagni
marini
,
dove
accorre
tutta
Venezia
e
vengono
italiani
da
tutte
le
parti
,
e
anche
stranieri
,
tanta
è
la
gaiezza
estiva
di
quel
ritrovo
.
Ma
nulla
è
più
stranamente
malinconico
della
città
di
svernatura
al
mese
di
agosto
,
e
delle
spiaggie
di
bagni
quando
l
'
estate
è
fuggita
via
,
da
tempo
.
I
viali
dell
'
isola
erano
deserti
e
il
piccolo
tramvai
andava
e
veniva
,
pian
piano
,
vuoto
,
tanto
per
fare
le
sue
corse
di
quel
giorno
.
Lo
stabilimento
aveva
tutte
le
porte
dei
suoi
camerini
aperte
;
alcune
sbattevano
contro
le
pareti
,
per
il
vento
forte
del
mare
,
le
onde
schiumavano
rabbiose
contro
i
pali
,
frangendosi
.
Nel
grande
salone
-
terrazza
,
non
un
'
anima
;
solo
il
custode
sonnecchiava
nel
suo
casotto
,
malgrado
il
cattivo
tempo
.
Grazia
e
Ferrante
andarono
ad
appoggiarsi
alla
ringhiera
,
guardando
quel
grande
mare
burrascoso
che
li
aspergeva
di
minute
stille
gelide
.
A
un
tratto
una
voce
amica
li
riscosse
dalla
triste
contemplazione
:
un
altro
solitario
era
,
colà
,
un
amico
di
entrambi
,
un
gentiluomo
meridionale
,
cuore
profondo
sotto
apparenze
un
po
'
leggiere
,
un
po
'
scettiche
.
Era
il
solo
che
aveva
intravveduto
la
loro
passione
:
e
trovandoli
colà
non
mostrò
nè
meraviglia
nè
freddezza
.
Per
una
stranezza
Grazia
e
Ferrante
oppressi
dalla
solitudine
e
dalle
loro
segrete
torture
morali
,
per
quanto
prima
avevano
odiato
ogni
contatto
umano
,
per
tanto
in
quel
giorno
furono
contenti
di
trovare
quell
'
amico
,
quel
terzo
.
E
la
conversazione
,
sui
banchi
umidi
di
salsedine
del
vuoto
stabilimento
,
fu
insolitamente
cordiale
,
come
se
un
misterioso
vincolo
legasse
spiritualmente
quelle
tre
persone
.
E
anche
Giorgio
,
il
gran
signore
ricercato
dei
balli
e
delle
caccie
,
lontano
da
Roma
,
in
quel
posto
così
deserto
,
in
quella
giornata
di
temporale
,
pareva
avesse
dimenticato
il
suo
leggiadro
scetticismo
,
pareva
che
una
nota
più
sentimentale
,
più
tenera
,
vibrasse
nel
suo
cuore
e
nella
sua
voce
.
Grazia
che
lo
conosceva
da
anni
glielo
disse
.
-
È
il
contagio
-
disse
Giorgio
,
con
una
velatura
di
sorriso
.
-
Della
persona
?
-
gli
domandò
Ferrante
,
serio
serio
.
-
Anche
.
Ma
è
Venezia
,
sovra
tutto
.
Io
non
posso
ritornare
in
questo
paese
,
senza
sentir
rinascere
in
fondo
al
cuore
tutte
le
onde
soffocate
di
tristezza
.
-
Anche
voi
?
-
mormorò
Grazia
,
abbassando
gli
occhi
.
-
E
perchè
ci
vieni
?
-
chiese
Ferrante
.
-
Perchè
scavare
in
sè
questi
strati
così
amari
?
I
saggi
sanno
dimenticare
.
-
Sei
un
saggio
,
tu
?
-
gli
chiese
ironicamente
Giorgio
.
-
No
-
fece
l
'
altro
,
con
un
senso
di
umiltà
nella
voce
.
-
E
io
neanche
.
Ogni
anno
vengo
qui
per
un
pellegrinaggio
....
-
Religioso
?
-
chiese
Grazia
.
-
....
pietoso
-
rispose
Giorgio
.
-
Quando
la
vita
esteriore
più
mi
ha
inaridito
tutte
le
fonti
del
sentimento
,
quando
più
mi
sento
un
freddo
egoista
capace
di
sacrificare
tutto
al
mio
piacere
,
quando
più
mi
corrode
la
pazza
vanità
e
la
folle
ambizione
,
allora
io
lascio
Roma
,
lascio
Parigi
,
lascio
Londra
e
vengo
qui
,
solo
,
a
guarirmi
,
a
diventar
più
umano
,
più
buono
.
Voi
ridete
di
me
,
forse
?
-
No
,
non
rido
-
soggiunse
Grazia
,
pensosa
,
guardando
il
mare
coperto
di
bianca
spuma
.
Ferrante
taceva
,
pensando
.
-
Venezia
mi
contrista
e
mi
guarisce
-
disse
il
bel
gentiluomo
,
con
la
contrizione
di
un
penitente
,
passandosi
la
mano
sulla
fronte
,
a
scacciarne
le
ombre
che
la
offuscavano
.
Stettero
in
silenzio
,
tutti
tre
:
ognuno
era
preso
dal
proprio
pensiero
e
il
mare
mugghiante
accompagnava
i
voli
di
quelle
fantasie
.
Fu
Ferrante
che
si
risolse
a
rompere
il
silenzio
per
il
primo
,
sospirando
chiedendo
all
'
amico
:
-
Dicci
questa
istoria
,
Giorgio
.
Giorgio
guardò
Grazia
:
e
benchè
ella
non
parlasse
,
lesse
negli
occhi
di
lei
una
preghiera
.
-
Che
vi
può
importare
,
una
storia
d
'
amore
?
-
domandò
Giorgio
ad
ambedue
,
guardandoli
.
Ma
nuovamente
vide
in
ambedue
tanto
ardente
e
doloroso
desiderio
di
sapere
,
di
conoscere
,
di
misurare
,
che
intravvide
financo
,
dietro
il
desiderio
,
l
'
angoscia
di
ambedue
.
Intravvide
,
non
si
spiegò
:
intese
che
come
a
lui
era
necessario
,
in
quel
momento
,
uno
sfogo
,
ad
essi
era
necessario
,
in
quello
stesso
momento
,
l
'
appagamento
di
quel
tormentoso
desiderio
.
-
Sentite
-
disse
.
-
Io
ho
conosciuta
quella
soave
donna
a
Livorno
,
quattro
anni
fa
.
Era
una
polacca
;
si
chiamava
Anna
;
aveva
un
marito
brutale
,
e
che
ne
era
molto
,
molto
geloso
.
Ella
era
piccola
,
delicata
,
con
certi
lunghi
e
folti
capelli
fulvi
e
una
salute
così
delicata
,
che
il
più
piccolo
soffio
di
vento
la
faceva
tossire
.
Così
leggiadra
e
così
debole
,
io
l
'
ho
amata
più
di
tutte
le
donne
opulente
,
trionfali
,
maestose
,
l
'
ho
amata
più
di
qualunque
donna
abbia
mai
incontrata
,
più
di
qualunque
donna
potrò
mai
incontrare
sul
mio
cammino
....
-
Ella
vi
ha
amato
?
-
chiese
ansiosamente
donna
Grazia
.
-
Sì
-
disse
Giorgio
con
semplicità
,
-
Era
buona
e
pia
;
ma
mi
ha
amato
,
con
tanto
ingenuo
trasporto
,
che
io
consumato
alle
esaltazioni
della
passione
,
fui
scosso
per
la
prima
volta
.
Era
così
geloso
il
marito
,
che
non
le
lasciava
un
'
ora
di
libertà
:
qualche
volta
soltanto
,
quando
ella
andava
in
chiesa
,
poichè
ella
era
cattolica
e
lui
ateo
.
Bene
,
la
cercai
in
chiesa
:
ella
tremava
,
povera
piccola
,
poichè
diceva
che
questo
era
un
sacrilegio
,
un
'
offesa
a
Dio
,
il
quale
ci
avrebbe
puniti
,
nell
'
amore
nostro
.
Ma
non
poteva
fuggirmi
come
io
non
potea
trattenermi
dal
seguirla
dovunque
,
dovunque
....
Ferrante
e
Grazia
,
ora
si
guardavano
.
-
Tanto
che
-
soggiunse
Giorgio
,
preso
dall
'
amarezza
eccitante
della
sua
narrazione
-
tanto
che
qualche
cosa
fu
detta
al
marito
;
e
da
un
giorno
all
'
altro
egli
decise
di
partire
.
Oh
quella
notte
!
Coi
piedi
nudi
nelle
pianelle
,
ravvolta
in
uno
scialle
,
tremando
di
freddo
e
di
paura
,
Anna
ebbe
il
coraggio
di
lasciare
la
sua
stanza
,
senza
svegliare
suo
marito
e
di
venire
da
me
,
disperata
,
soffocando
i
singhiozzi
.
Ogni
minuto
che
passava
,
di
quella
notte
,
poteva
metterci
in
pericolo
di
morte
,
entrambi
,
eppure
non
sapevamo
dividerci
,
delirando
di
amore
e
di
dolore
.
Quando
dovette
lasciarmi
,
ella
s
'
inginocchiò
per
terra
e
disse
una
breve
preghiera
,
e
sempre
inginocchiata
,
giurò
sopra
un
piccolo
crocifisso
di
argento
che
le
pendeva
dal
collo
,
che
per
il
giorno
venti
di
ottobre
,
alle
dieci
di
sera
,
ella
si
sarebbe
trovata
a
Venezia
,
ad
aspettarmi
:
e
che
solo
la
morte
avrebbe
potuto
impedirglielo
....
-
Venne
?
-
domandò
Grazia
.
-
Sì
-
riprese
Giorgio
-
venne
.
-
Aveva
giurato
.
Io
era
da
dieci
giorni
all
'
albergo
Danieli
,
nascosto
,
inquieto
,
folle
talvolta
di
paura
,
talvolta
di
speranza
.
Venne
.
Ma
era
morente
,
la
piccola
adorata
;
nè
io
seppi
mai
come
aveva
potuto
sfuggire
alla
sorveglianza
del
marito
,
e
quale
lotta
l
'
aveva
ridotta
in
quello
stato
.
Pure
fingeva
di
star
bene
,
per
amarmi
,
per
amarmi
assai
,
sempre
meglio
,
sempre
più
,
mentre
discendeva
precipitosamente
alla
morte
....
-
Una
breve
stagione
d
'
amore
?
-
chiese
Ferrante
.
-
Diciotto
giorni
.
-
Una
sera
che
era
andato
fuori
,
costretto
da
un
dovere
inrecusabile
,
trattenendomi
due
o
tre
ore
,
al
ritorno
,
non
la
ritrovai
più
.
Era
venuto
il
marito
,
improvvisamente
,
e
l
'
aveva
portata
via
.
Per
due
giorni
girai
Venezia
come
un
pazzo
,
cercandola
.
Non
credevo
a
una
immediata
partenza
.
Poi
mi
misi
disperatamente
in
via
per
la
Polonia
....
-
E
la
raggiungeste
?
-
disse
Grazia
,
quasi
affannando
.
-
No
-
fece
Giorgio
-
era
morta
per
viaggio
.
I
tre
amici
,
come
si
avanzava
l
'
ora
pomeridiana
,
uscirono
dallo
stabilimento
e
si
avviarono
lentamente
verso
la
spiaggia
lagunare
dove
ancorava
il
vaporetto
che
doveva
ricondurli
a
Venezia
.
-
Voi
avete
dovuto
molto
soffrire
di
quella
morte
-
osservò
mestamente
Grazia
che
camminava
fra
i
due
uomini
,
rivolgendosi
a
Giorgio
.
-
Molto
:
ma
per
poco
tempo
.
Sapete
che
il
mondo
dove
viviamo
e
la
vita
che
facciamo
,
non
ci
permette
di
soffrire
che
intensamente
.
-
È
vero
-
disse
Ferrante
.
-
Però
-
soggiunse
Giorgio
-
quella
poveretta
è
stata
per
me
la
grande
,
fuggente
,
sparente
,
idealità
,
buona
e
pura
di
cui
tutti
abbiamo
bisogno
per
vivere
,
sia
essa
una
finzione
o
una
realtà
,
una
donna
o
un
'
idea
.
Intendete
ora
perchè
chiamo
Venezia
un
pietoso
pellegrinaggio
;
perchè
Venezia
mi
sembra
la
tomba
dove
è
sepolta
tutta
la
poesia
della
mia
vita
;
e
perchè
quando
mi
sento
divenire
perverso
a
furia
di
frivolezze
e
di
scetticismo
,
io
vengo
qui
a
ricordare
la
dolce
creatura
vissuta
e
morta
solo
per
l
'
amore
.
S
'
imbarcavano
,
soli
,
sul
vaporino
;
poichè
niuno
faceva
più
il
tragitto
dal
Lido
a
Venezia
.
Rosso
,
rotondo
,
come
disco
di
rame
arroventato
,
il
sole
tramontava
,
basso
sull
'
orizzonte
.
Erano
seduti
tutti
tre
sulla
terrazzina
di
prora
e
tacevano
.
A
un
tratto
Grazia
,
scuotendosi
,
disse
:
-
Povera
donna
!
Avrebbe
potuto
vivere
,
amare
,
esser
felice
....
-
Chissà
!
-
disse
profondamente
Giorgio
.
-
Se
non
fosse
morta
lei
,
sarebbe
morto
l
'
amore
.
-
È
vero
-
-
disse
Ferrante
.
-
È
vero
-
disse
Grazia
.
Nè
più
sino
alla
sera
riparlarono
di
tal
soggetto
:
tennero
compagnia
a
Giorgio
fino
a
che
egli
ripartì
,
alle
dieci
e
mezzo
per
Roma
,
discorrendo
quietamente
e
freddamente
di
arte
,
di
poesia
,
di
viaggi
,
della
società
romana
e
napoletana
,
cui
appartenevano
.
Invece
di
prendere
la
gondola
,
per
ritornare
alla
loro
casa
,
in
quell
'
avanzata
ora
notturna
,
essi
,
per
un
tacito
accordo
,
se
ne
andarono
per
le
strette
vie
,
a
piedi
,
ombre
rasentanti
le
alte
muraglie
dei
palazzi
patrizii
,
salienti
e
discendenti
per
i
ponticelli
,
fermantisi
ogni
tanto
,
per
tacito
accordo
,
a
contemplare
le
nere
acque
dei
canali
.
Non
si
davano
il
braccio
,
non
si
tenevano
per
la
mano
,
non
si
parlavano
:
andavano
col
capo
chino
,
senza
neanche
guardarsi
,
quasi
l
'
uno
non
si
accorgesse
più
della
compagnia
dell
'
altro
.
La
stazione
era
assai
lontana
,
dalla
loro
casa
;
il
tragitto
era
lungo
e
camminando
così
vi
misero
più
di
un
'
ora
.
Arrivati
innanzi
alla
piccola
porta
di
terra
,
con
una
chiave
Ferrante
la
schiuse
.
Ma
non
entrarono
:
si
guardarono
,
immobili
,
con
una
gelida
occhiata
.
-
Addio
,
Ferrante
-
ella
disse
,
glacialmente
.
-
Addio
,
amore
-
egli
disse
,
glacialmente
.
E
si
allontanò
,
nella
notte
.
La
porticina
si
richiuse
subito
.
In
ambedue
,
la
grande
fiamma
era
spenta
.
TRAMONTANDO
IL
SOLE
.
A
Enrico
Nencioni
.
I
.
-
Chiarina
,
ti
presento
un
amico
,
Giovanni
Serra
-
disse
la
padrona
di
casa
,
mentre
Serra
faceva
un
grande
inchino
.
-
Oh
Anna
,
ma
io
lo
conosco
!
-
esclamò
Clara
Lieti
,
vivacemente
,
stendendogli
la
mano
con
un
atto
famigliare
.
-
Veramente
?
E
come
?
-
soggiunse
Anna
,
con
quel
falso
interesse
mondano
,
che
copre
di
amabilità
la
perfetta
indifferenza
.
-
Da
vari
anni
....
da
moltissimi
anni
....
da
un
numero
infinito
di
anni
,
lo
conosco
-
e
Clara
finì
con
una
risatina
squillante
.
-
Non
tanti
,
poi
,
signora
Lieti
-
osservò
Giovanni
Serra
,
quasi
facendo
una
correzione
di
pura
cortesia
.
-
Allora
,
tutto
va
bene
,
vi
lascio
insieme
-
concluse
la
gentile
e
frettolosa
padrona
di
casa
,
allontanandosi
verso
gli
altri
gruppi
che
popolavano
il
suo
salone
.
Serra
restò
in
piedi
,
presso
la
signora
Lieti
:
e
taceva
.
Malgrado
la
luce
bonaria
dei
suoi
occhi
azzurri
,
la
sua
fisonomia
aveva
qualche
cosa
di
austero
,
che
contrastava
con
la
mondanità
dell
'
ambiente
.
-
Non
sedete
?
-
chiese
Clara
,
reprimendo
un
breve
moto
d
'
impazienza
.
Egli
ebbe
una
fugace
esitazione
;
poi
,
si
sedette
in
una
poltroncina
,
accanto
a
lei
.
A
poca
distanza
da
loro
,
tre
signorine
chiacchieravano
e
ridevano
con
due
giovanotti
.
-
Perchè
vi
siete
fatto
presentare
?
-
domandò
Clara
a
Serra
,
rompendo
il
silenzio
,
parlandogli
con
una
intonazione
più
intima
nella
voce
.
-
Non
sono
stato
io
.
Mi
ha
detto
,
la
signora
Anna
:
venite
,
vi
presento
a
una
donna
di
spirito
.
-
Sono
io
,
disgraziatamente
....
-
Come
,
disgraziatamente
?
-
Lo
spirito
è
una
gran
disgrazia
,
per
una
donna
-
ella
sentenziò
,
con
una
di
quelle
tetraggini
improvvise
che
le
oscuravano
la
sorridente
faccia
.
-
Perchè
,
signora
?
E
un
dono
affascinante
,
un
dono
conquistatore
....
-
Per
conquistare
che
?
-
I
cuori
degli
uomini
.
-
Bella
conquista
!
-
Non
l
'
apprezzate
più
?
-
No
,
Serra
-
ella
disse
,
profondamente
.
Egli
la
guardò
,
ma
senza
stupore
.
Si
vedeva
che
non
le
credeva
.
Ella
abbassò
le
palpebre
,
per
celare
un
lampo
d
'
ira
passeggiera
nei
suoi
dolci
,
ma
anche
fieri
occhi
castani
.
-
Mi
duole
,
che
vi
abbiano
presentato
....
-
mormorò
,
poi
,
quasi
parlando
a
sè
stessa
.
-
Lo
ripeto
,
non
è
colpa
mia
.
-
...
come
se
foste
un
estraneo
-
ella
soggiunse
,
vagamente
-
mentre
io
ho
pensato
a
voi
....
spesso
....
-
Oh
!
-
disse
lui
,
con
una
incredulità
modesta
e
cortese
.
-
...
molto
spesso
-
ella
terminò
,
senz
'
aver
l
'
aria
di
accorgersi
della
sua
negazione
.
-
E
come
mai
?
-
domandò
lui
,
con
un
po
'
d
'
ironia
,
niente
altro
.
-
Così
-
disse
Clara
tristemente
e
brevemente
.
Giovanni
Serra
abbassò
gli
occhi
,
quasi
celando
una
domanda
che
si
potea
forse
leggere
nel
suo
sguardo
.
Di
lontano
,
mentre
attraversava
il
salone
per
pregare
una
signora
di
cantare
,
Anna
mandò
loro
un
sorriso
:
li
vedea
discorrere
,
era
contenta
di
aver
bene
collocati
due
suoi
ospiti
.
-
Voi
non
credete
alle
voci
interne
dello
spirito
?
-
ella
gli
chiese
,
guardandolo
fiso
,
con
quei
suoi
occhi
che
il
pensiero
rendea
più
oscuri
.
-
Voi
non
avete
inteso
che
io
pensava
a
voi
?
-
No
,
signora
.
-
Non
credete
a
queste
voci
,
o
non
ne
avete
inteso
?
-
Io
ci
credo
,
come
credo
purtroppo
,
a
tutte
le
cose
sentimentali
:
ma
nulla
mi
ha
detto
nulla
-
e
sorrise
.
-
Peccato
!
peccato
!
-
ella
soggiunse
,
a
bassa
voce
.
Cantavano
,
adesso
.
Era
una
signora
bionda
e
fine
che
,
in
giovinezza
,
si
destinava
al
teatro
e
che
un
felice
matrimonio
aveva
tolta
al
palcoscenico
.
Ma
ella
cantava
dovunque
,
sempre
,
appena
le
domandavano
di
cantare
,
posando
il
suo
manicotto
o
il
suo
ombrellino
,
levando
la
testolina
dal
colletto
di
pelliccia
che
ornava
la
sua
mantellina
,
come
un
uccelletto
canoro
che
vive
del
suo
canto
e
morrebbe
,
se
non
cantasse
.
Tutti
tacevano
,
nel
salone
:
donna
Clara
Lieti
ora
guardava
la
cantatrice
,
quasi
non
volendo
perdere
una
espressione
di
quel
volto
,
sereno
nella
soddisfazione
del
canto
.
Poi
,
voltandosi
verso
Serra
,
pianissimo
,
gli
disse
,
con
un
sorrisetto
malizioso
,
tutta
mutata
nel
viso
:
-
Non
vi
siete
ammogliato
,
poi
?
-
Io
?
E
perchè
avrei
dovuto
ammogliarmi
?
-
Dicevano
....
-
Voi
ci
avete
creduto
?
-
egli
le
chiese
,
mostrando
per
la
prima
volta
una
ansietà
nel
viso
.
-
No
,
mai
.
-
Volevo
dire
-
replicò
lui
,
tranquillizzato
.
-
Mai
creduto
,
mai
-
riprese
Clara
,
sorridendo
.
-
Poteano
passar
gli
anni
,
potevate
viaggiare
,
cambiar
paese
,
cambiar
viso
,
dimenticare
la
patria
,
ma
ammogliarvi
,
no
!
E
le
balenò
il
trionfo
,
nel
viso
.
Egli
si
ritrasse
:
una
espressione
di
austerità
,
di
nuovo
,
gli
chiuse
il
volto
.
-
Siete
fedele
,
voi
-
esclamò
lei
,
ridendo
.
-
Io
,
sì
-
replicò
,
a
occhi
bassi
,
duramente
.
-
Fedele
,
quand
même
-
e
rideva
sempre
più
.
-
Quand
même
,
no
,
signora
Lieti
.
-
Vale
a
dire
?
-
Vale
a
dire
che
il
fedele
quand
même
,
è
l
'
uomo
che
seguita
ad
amare
,
anche
se
è
schernito
,
o
vilipeso
,
o
abbandonato
.
A
me
non
è
accaduto
nulla
di
questo
.
-
Come
?
-
diss
'
ella
,
diventata
grave
.
-
Io
non
ho
amato
nessuna
donna
frivola
o
perfida
....
-
Oh
sì
,
Serra
,
voi
avete
amata
la
più
frivola
e
la
più
perfida
fra
le
donne
!
-
ella
esclamò
,
pianissimo
,
con
un
velo
di
lacrime
negli
occhi
.
-
Che
importa
quella
?
Io
ne
ho
amata
un
'
altra
-
egli
dichiarò
pianissimo
,
guardando
innanzi
a
sè
,
come
se
vedesse
la
visione
di
una
creatura
incorporea
.
-
Ahimè
,
sono
la
medesima
persona
-
Clara
disse
,
pianissimo
,
con
una
mortale
tristezza
.
-
Per
me
,
no
.
-
È
una
illusione
,
Serra
.
Ella
era
cattiva
,
e
voi
avete
gittato
il
vostro
cuore
.
-
Il
mio
cuore
serba
un
divino
ricordo
,
un
ricordo
ideale
a
cui
resta
fedele
:
e
giacchè
tutto
si
riassume
e
si
risolve
in
illusione
,
signora
,
io
preferisco
la
mia
.
-
E
la
donna
umana
,
la
donna
terrena
,
quella
fatta
di
ossa
,
di
carne
e
di
nervi
,
quella
che
vi
ha
fatto
soffrire
e
vi
ha
fatto
piangere
,
l
'
avete
dimenticata
,
Serra
?
A
questa
domanda
così
diretta
,
così
limpida
,
che
Clara
gli
faceva
,
con
voce
pianissima
,
ma
tremante
,
egli
rispose
subito
,
pianissimo
,
ma
senza
tremare
:
-
No
,
per
molto
tempo
.
-
Per
quanto
tempo
?
-
Per
cinque
o
sei
anni
,
credo
,
portai
questo
tormento
.
Dopo
,
ebbi
una
grave
malattia
.
Quando
guarii
,
ero
guarito
anche
del
mio
segreto
tormento
.
-
Guarito
?
Completamente
?
-
Sì
,
signora
,
completamente
.
-
Felice
?
Felice
?
-
Sono
come
un
uomo
liberato
da
una
grave
e
crudele
croce
.
Quando
la
depone
,
egli
si
sente
mortalmente
stanco
:
e
,
forse
,
si
domanda
,
se
quella
croce
non
era
la
sua
vita
.
-
Non
so
che
farei
,
per
vedervi
felice
,
Serra
-
essa
gli
mormorò
,
pianissimo
,
con
tenerezza
.
-
Quando
volete
,
sapete
anche
esser
buona
.
-
Non
siate
così
amaro
.
È
da
un
'
ora
,
che
vi
parlo
con
la
più
grande
dolcezza
.
-
È
così
strana
,
per
me
,
la
cosa
,
che
non
la
capisco
.
-
Perchè
siete
così
ironico
?
Non
sentite
che
vi
parlo
a
cuore
aperto
?
-
Quale
cuore
,
donna
Clara
?
-
Il
mio
cuore
.
-
Quello
di
dieci
anni
fa
?
-
Quello
di
oggi
,
Serra
.
-
Io
non
lo
conosco
,
donna
Clara
.
-
È
un
cuore
pieno
di
umiltà
e
di
tenerezza
.
-
E
perchè
?
-
Così
.
Perchè
la
gente
si
stanca
di
essere
cattiva
,
si
disgusta
della
propria
perfidia
,
ha
la
nausea
di
sè
stessa
!
-
Pare
impossibile
,
donna
Clara
.
-
Non
mi
chiamate
così
!
-
Non
è
il
vostro
nome
?
Il
vostro
bel
nome
luminoso
e
glorioso
?
-
È
il
duro
nome
di
altri
tempi
;
chiamatemi
:
Chiarina
.
-
Vi
chiamerò
:
signora
.
-
Non
siate
così
duro
,
Serra
,
ve
ne
prego
.
-
Io
non
sono
che
rispettoso
.
-
Il
vostro
rispetto
è
freddezza
,
è
sarcasmo
.
Sapete
che
odio
questa
battaglia
di
freccie
avvelenate
.
-
Signora
Lieti
,
perdonatemi
,
se
vi
ho
irritata
.
-
Non
mi
avete
irritata
,
mi
avete
addolorata
.
-
E
da
quando
in
qua
voi
soffrite
,
signora
?
-
Ah
il
dolore
è
delle
più
trionfanti
creature
,
sappiatelo
!
-
ella
disse
,
battendo
le
palpebre
per
diradare
le
sue
lacrime
.
Giovanni
Serra
tacque
.
-
Scusatemi
,
se
vi
ho
detto
qualche
parola
pungente
-
egli
riprese
,
sottovoce
.
-
Ma
la
vostra
dolcezza
,
inaspettata
,
improvvisa
,
mi
ha
sconvolto
.
Perdonatemi
.
Nessun
cuore
vi
è
più
devoto
del
mio
,
signora
.
Ella
lo
guardò
.
Il
pallore
e
la
tristezza
di
quel
bel
volto
di
cui
egli
aveva
adorato
la
gaiezza
,
lo
colpirono
.
Anna
si
avanzava
,
tutta
contenta
,
attraverso
la
gente
che
discorreva
un
po
'
qua
,
un
po
'
là
,
ma
riunita
secondo
le
simpatie
o
gli
interessi
.
-
Ebbene
,
sono
rifioriti
i
ricordi
?
-
chiese
,
mostrando
i
suoi
bei
denti
bianchi
di
donna
grassottella
,
elegante
,
fredda
e
felice
.
-
Rifioriti
,
certo
-
disse
,
levandosi
,
Clara
.
-
Viole
mammole
?
Rose
bianche
?
-
Crisantemi
,
crisantemi
,
Anna
!
-
e
sulla
tetra
parola
fece
una
gran
risata
,
si
licenziò
con
un
sorriso
da
Serra
,
con
una
stretta
di
mano
da
Anna
,
attraversò
il
salone
,
salutando
ancora
qualcuno
ed
escì
.
Donna
Clara
Lieti
,
sotto
l
'
atrio
del
gran
portone
magnatizio
,
in
piazza
Santi
Apostoli
,
sentì
un
gran
freddo
.
Erano
gli
ultimi
di
febbraio
:
ma
sovra
,
nel
salone
,
il
caminetto
era
acceso
,
tanta
gente
vi
si
agitava
,
sotto
le
lampade
coperte
dai
larghi
paralumi
rosei
.
Giù
la
via
era
fredda
,
nella
prima
ora
della
sera
:
nè
via
Santi
Apostoli
è
molto
frequentata
.
Ella
affrettò
il
passo
,
chiudendosi
meglio
nella
sua
giacchetta
di
lontra
,
abbassando
la
faccia
sotto
la
veletta
,
stringendo
le
mani
nel
manicotto
.
Tutto
quello
che
era
accaduto
,
sopra
,
da
Anna
,
le
appariva
molto
confusamente
in
questo
primo
momento
di
solitudine
;
ma
a
traverso
il
tumulto
delle
sue
sensazioni
,
ella
sentiva
,
nitidamente
,
tutta
l
'
amarezza
di
una
delusione
.
Come
,
perchè
?
Avrebbe
forse
preferito
che
Giovanni
Serra
le
avesse
parlato
del
passato
,
scherzando
,
come
qualunque
altro
uomo
avrebbe
fatto
,
violando
,
nella
realtà
del
presente
e
dell
'
oblio
,
tutta
la
sentimentalità
di
un
grande
e
violento
amore
?
No
,
lo
scherzo
l
'
avrebbe
offesa
intimamente
,
dandole
una
delusione
.
Avrebbe
ella
preferito
che
Giovanni
Serra
,
l
'
uomo
che
ella
avea
ragione
di
stimare
come
il
più
leale
che
avesse
incontrato
mai
,
fingesse
,
innanzi
a
lei
,
un
rimpianto
che
non
sentiva
?
No
,
ella
avrebbe
inteso
l
'
ipocrisia
e
ne
sarebbe
stata
tristemente
delusa
.
Avrebbe
ella
preferito
che
egli
le
facesse
una
scena
violenta
,
come
nei
tempi
in
cui
ella
infliggeva
a
un
amore
giovane
,
onesto
e
ingenuo
le
torture
di
una
glaciale
civetteria
e
le
perfidie
di
una
fantasia
muliebre
mobilissima
?
Chi
sa
!
Ella
non
sapeva
bene
che
cosa
avrebbe
preferito
,
in
quell
'
incontro
con
l
'
antica
sua
vittima
,
se
l
'
oblìo
assoluto
,
o
la
menzogna
gentile
,
o
il
rinfocolarsi
della
passione
:
ma
quello
che
era
accaduto
,
non
le
piaceva
.
Era
scontenta
e
triste
.
Sentiva
di
aver
fatto
troppi
passi
sovra
un
terreno
infido
,
su
cui
aveva
vacillato
varie
volte
:
e
si
pentiva
della
via
intrapresa
,
così
,
obbedendo
a
non
so
quale
segreto
impulso
del
cuore
.
E
dire
che
da
tanto
tempo
,
nel
mistero
della
sua
anima
,
ella
si
preparava
a
un
incontro
con
Giovanni
Serra
;
dire
che
aveva
tanto
desiderato
,
mitemente
desiderato
questo
incontro
e
pensato
con
umiltà
,
con
tenerezza
,
tutte
le
cose
umili
e
tenere
che
gli
avrebbe
dette
;
dire
che
ella
aveva
tanto
creduto
all
'
effetto
della
bontà
e
della
dolcezza
,
sovra
un
cuore
che
ella
aveva
abbeverato
di
fiele
!
L
'
incontro
vi
era
stato
,
ma
stupidamente
combinato
,
senza
poesia
;
ella
aveva
detto
le
cose
umili
e
le
cose
tenere
,
ma
le
aveva
dette
male
ed
egli
non
le
aveva
credute
;
era
stata
buona
e
dolce
,
e
non
aveva
fatto
che
tentarlo
dolorosamente
,
rammentandogli
i
dolori
passati
.
Ah
come
era
triste
,
e
scontenta
,
e
affaticata
,
e
infinitamente
delusa
,
di
tutto
quello
che
era
accaduto
!
-
Queste
cose
del
passato
,
forse
,
bisogna
lasciarle
stare
-
pensò
fra
sè
,
e
un
sospiro
le
uscì
dal
petto
.
Per
andare
al
Corso
ella
non
aveva
osato
,
a
quell
'
ora
,
prendere
la
via
dell
'
Archetto
che
è
deserta
e
male
illuminata
:
così
,
aveva
attraversato
tutta
la
via
Santi
Apostoli
,
sul
marciapiede
,
uscendo
a
piazza
Venezia
.
Pensò
se
non
fosse
meglio
,
per
rientrare
in
casa
sua
,
in
via
Babuino
,
prendere
una
carrozza
.
Ma
la
folla
,
di
quell
'
ora
,
al
Corso
,
la
rincorò
:
la
sua
vivace
immaginazione
ricevette
una
impressione
,
immediata
,
di
distrazione
.
-
Non
ci
pensiamo
-
disse
ancora
fra
sè
,
sentendo
in
fondo
all
'
anima
una
delusione
infinita
.
Così
,
camminò
lungo
le
botteghe
fulgidamente
illuminate
,
guardando
con
occhio
distratto
le
vetrine
.
Quanto
si
pentiva
di
essere
stata
così
affettuosa
e
così
dolce
,
con
Giovanni
Serra
!
No
,
non
avrebbe
mai
voluto
apparirgli
leggiera
,
frivola
e
schernitrice
,
come
dieci
anni
prima
;
ma
avrebbe
dovuto
trattarlo
con
disinvoltura
,
ecco
,
come
se
nulla
fosse
stato
.
Come
un
altro
indifferente
qualunque
.
Quasi
quasi
aveva
tentato
di
farsi
fare
una
dichiarazione
d
'
amore
,
da
lui
!
Quasi
quasi
gliene
aveva
fatta
una
,
lei
!
E
quello
,
intanto
,
glielo
aveva
detto
così
chiaramente
,
che
non
l
'
amava
più
!
E
tutto
lo
scetticismo
naturale
e
giusto
,
che
egli
aveva
alimentato
nel
cuore
dieci
anni
,
non
era
sgorgato
,
quando
quasi
quasi
ella
gli
aveva
detto
di
amarlo
!
Ora
,
nella
via
,
Clara
Lieti
,
soffriva
atrocemente
nell
'
orgoglio
.
Quasi
aveva
chiesto
e
non
aveva
ottenuto
:
quasi
si
era
abbandonata
ed
era
stata
respinta
.
Un
'
ira
si
mescolava
alla
delusione
;
ella
camminava
più
presto
,
internamente
esaltata
dalla
ferita
che
aveva
scoperto
alla
sua
superbia
.
Poi
,
camminando
,
ad
un
tratto
,
l
'
ira
cadde
:
-
Bene
mi
sta
-
pensò
.
-
Raccolgo
quel
che
ho
seminato
.
Giovanni
ha
ragione
.
Un
uomo
la
raggiunse
:
erano
in
piazza
San
Marcello
.
-
Signora
,
buonasera
....
-
e
si
cavò
il
cappello
,
mettendosele
accanto
.
Era
Giovanni
Serra
.
Un
po
'
pallido
,
niente
altro
.
-
Buonasera
-
ella
rispose
,
con
voce
stanca
.
-
Siete
venuto
via
?
-
Sì
:
avrei
voluto
scendere
con
voi
di
là
....
ma
siete
fuggita
,
così
....
e
poi
,
si
poteva
notare
....
-
Oh
,
non
importa
!
-
diss
'
ella
con
un
sorriso
amaro
.
-
A
me
,
importa
.
La
voce
di
Giovanni
pareva
meno
breve
,
meno
secca
.
Evitava
di
guardare
Clara
.
-
Posso
accompagnarvi
,
un
poco
?
-
le
chiese
,
frenando
il
tremore
di
emozione
che
lo
vinceva
.
-
Sì
,
sì
,
anche
molto
.
-
Non
seccherà
nessuno
?
-
Chi
,
nessuno
?
-
Qualcuno
che
vi
ami
e
che
voi
amiate
.
-
Io
non
amo
nessuno
e
nessuno
mi
ama
,
Serra
-
ella
rispose
,
freddamente
.
-
Non
è
possibile
,
signora
.
-
Oh
è
possibilissimo
,
credetelo
.
-
Voi
mi
parete
una
donna
degna
dell
'
amore
di
tutto
il
mondo
-
e
la
guardò
con
un
impeto
di
ammirazione
,
in
cui
parve
risorgesse
l
'
uomo
di
dieci
anni
prima
.
-
Siete
stato
sempre
molto
esagerato
,
per
me
,
Serra
-
continuò
ella
a
dire
,
con
un
freddo
e
triste
sorriso
-
e
mi
avete
abituata
male
.
Vi
assicuro
che
la
gente
fa
di
meno
di
amarmi
,
senza
nessuno
sforzo
.
-
Non
vi
conoscono
-
egli
disse
,
a
bassa
voce
.
-
Anche
chi
mi
conosce
.
Specialmente
chi
mi
conosce
.
-
Siete
in
un
periodo
di
pessimismo
,
signora
.
-
In
verità
,
Serra
,
niuno
pensa
di
me
tutto
il
male
che
io
ne
penso
.
E
sì
che
tutti
mi
giudicano
assai
mediocremente
.
-
Non
parlate
così
-
egli
mormorò
.
-
Voi
stesso
,
Serra
.
-
Io
ve
ne
domando
perdono
.
Ero
tanto
turbato
....
mi
avete
parlato
in
un
modo
così
strano
....
-
Già
:
è
la
mia
nuova
maniera
,
quella
di
esser
buona
-
disse
Clara
,
con
un
sorrisetto
amaro
e
gelido
-
ma
mi
riesce
poco
,
come
vedete
.
-
Fare
il
male
,
vi
piaceva
di
più
?
-
egli
le
chiese
,
chinandosi
a
guardarla
attentamente
,
come
quando
gli
parea
intravvedere
la
verità
di
quell
'
anima
femminile
.
Ma
ella
schivò
la
confessione
.
Rispose
,
di
scatto
:
-
Piaceva
di
più
agli
altri
.
-
La
perfidia
?
A
chi
,
dunque
?
-
A
voi
.
-
A
me
?
-
Proprio
.
Se
io
fossi
stata
una
buona
e
affettuosa
donnina
e
non
una
civetta
infernale
,
se
fossi
stata
un
'
anima
pia
e
tenera
e
non
una
beffarda
e
arida
creatura
,
mi
avreste
amata
ben
poco
,
credetemi
-
e
le
lampeggiarono
gli
occhi
,
come
in
quei
tempi
in
cui
egli
delirava
per
quegli
occhi
.
-
Se
voi
foste
stata
non
buona
,
ma
umana
,
semplicemente
umana
,
Clara
-
egli
disse
,
a
voce
bassa
-
allora
,
voi
non
avreste
disfatta
la
mia
vita
.
-
Veramente
,
disfatta
?
Mi
sembra
che
stiate
benissimo
-
e
sogghignò
.
-
Io
non
mi
lagno
,
signora
-
rispose
Serra
,
semplicemente
,
ma
senza
durezza
-
e
non
vi
rimprovero
.
Ella
lo
guardò
,
in
silenzio
.
Veramente
,
in
quel
momento
,
mentre
attraversavano
piazza
Colonna
tutta
fulgida
di
lumi
,
Giovanni
Serra
le
parve
invecchiato
.
Su
quegli
occhi
azzurri
che
ogni
tanto
aveano
qualche
cosa
d
'
infantile
,
parea
che
veli
e
veli
di
lacrime
fossero
passati
,
nell
'
ombra
e
nella
solitudine
,
quando
l
'
uomo
può
lasciar
erompere
il
suo
dolore
,
oltre
le
dighe
della
fierezza
.
Su
quelle
labbra
si
era
posata
una
stanchezza
che
ella
soltanto
ora
scorgeva
,
la
stanchezza
di
aver
invano
chiamato
un
nome
,
di
aver
invano
invocato
un
bacio
,
di
aver
invano
singhiozzato
,
nelle
ore
solinghe
dell
'
abbandono
.
Per
la
prima
volta
,
e
con
una
intensità
profonda
,
ella
sentì
che
vi
hanno
ferite
che
non
si
chiudono
mai
,
e
sentì
che
il
tempo
può
portare
via
una
vita
,
ma
non
può
portare
via
un
dolore
da
un
uomo
vivente
.
-
Quanti
anni
avete
,
ora
,
Serra
?
Ella
lo
chiedeva
,
così
,
vagamente
,
tristemente
.
-
Trentaquattro
,
signora
.
-
Un
uomo
è
giovane
,
a
questa
età
.
-
Anche
una
donna
-
egli
disse
,
cortesemente
.
Clara
ebbe
un
lieve
moto
della
testa
.
E
con
una
infinita
tristezza
,
soggiunse
:
-
Io
non
ne
ho
più
trentaquattro
,
amico
mio
.
-
No
?
Non
eravamo
coetanei
?
-
Eravamo
?
Non
siamo
più
.
Io
ho
centotrentaquattro
anni
,
credo
.
È
incalcolabile
quanto
io
sia
vecchia
,
Serra
.
E
mentre
ella
si
abbandonava
a
quest
'
asserzione
,
piena
di
un
vero
dolore
-
ella
soffriva
moltissimo
d
'
invecchiare
-
tendeva
l
'
orecchio
,
a
raccogliere
la
contraddizione
.
Ma
egli
non
contraddisse
;
disse
,
con
un
ritorno
di
candore
ammirativo
:
-
Per
me
,
non
sarete
mai
vecchia
.
-
Vecchissima
,
vecchissima
!
-
insistette
lei
,
a
denti
stretti
.
-
Non
dite
questo
,
non
lo
credete
:
io
non
lo
credo
.
-
Io
ho
dei
capelli
bianchi
,
fra
i
neri
.
-
Ma
non
si
vedono
:
io
non
li
vedo
.
-
Perchè
li
nascondo
o
li
mostro
con
disinvoltura
.
Se
mi
guardate
bene
,
di
giorno
,
ho
una
quantità
di
piccole
rughe
,
accanto
agli
occhi
e
accanto
alle
labbra
.
-
Non
si
vedono
;
io
non
le
vedo
.
-
Perchè
rido
sempre
.
Ma
se
sono
triste
,
non
so
come
,
i
miei
capelli
bianchi
appariscono
subito
e
le
mie
rughe
si
vedono
tutte
,
sottili
,
che
tagliano
leggermente
la
pelle
,
visibilissime
.
Che
orrore
!
Aveva
detto
questo
in
fretta
,
eccitata
,
come
una
persona
che
si
confessa
di
un
suo
grave
errore
,
piena
di
dolore
,
con
una
brutalità
di
particolari
,
che
le
rendean
fischiante
,
quasi
flagellante
la
voce
.
-
Io
vi
vedrò
sempre
come
vi
ho
amata
,
Clara
-
egli
le
rispose
,
con
la
sua
buona
voce
consolante
.
-
Ah
io
sono
vecchia
,
Serra
:
nessuno
mi
ama
più
e
nessuno
mi
amerà
più
!
-
gemette
ella
,
levando
il
manicotto
,
sino
alla
bocca
,
a
soffocare
un
singhiozzo
.
Turbato
sino
al
profondo
del
cuore
,
egli
non
trovò
parole
per
esprimere
il
suo
pensiero
.
Forse
non
ne
aveva
neppure
uno
preciso
,
in
quell
'
agitazione
di
sentimenti
.
Delicatamente
,
con
una
tenerezza
paterna
,
egli
le
prese
una
mano
guantata
e
la
carezzò
fra
le
sue
:
-
Poveretta
,
poveretta
!
-
Se
sapeste
,
se
sapeste
!
-
ella
balbettò
,
al
massimo
dell
'
emozione
.
-
So
....
so
qualche
cosa
....
-
e
il
calore
della
piccola
mano
che
egli
sentiva
,
dall
'
apertura
del
guanto
,
aumentava
immensamente
la
sua
confusione
.
-
Se
potessi
dirvi
....
amico
mio
....
se
potessi
dirvi
tutto
-
ed
affannava
,
come
se
i
più
terribili
segreti
la
soffocassero
.
-
Tacete
....
non
dite
niente
-
egli
le
susurrò
,
all
'
orecchio
.
-
Che
bene
mi
farebbe
il
parlare
,
amico
mio
!
ah
io
mi
sento
affogare
.
Da
anni
e
da
giorni
,
io
vorrei
gridare
,
urlare
,
pur
di
gittar
via
la
mia
pena
.
E
lo
guardava
con
occhi
così
dolorosi
e
così
interrogativi
,
così
invocanti
un
orecchio
pietoso
alle
confidenze
,
che
egli
si
arretrò
.
Era
pallidissimo
:
ma
Clara
,
nell
'
egoismo
della
sua
angoscia
,
non
se
ne
accorgeva
.
-
Non
potrei
ascoltarvi
,
Clara
.
-
E
perchè
,
e
perchè
?
-
Così
:
non
potrei
.
-
Non
mi
siete
amico
,
allora
?
-
Sì
,
vi
sono
amico
-
e
parlava
con
un
evidente
sforzo
.
-
E
non
vorreste
confortarmi
?
-
Vorrei
,
vi
giuro
che
lo
vorrei
;
ma
così
,
non
posso
.
-
Che
crudele
siete
!
Voi
sapete
che
se
io
potessi
dirvi
la
mia
croce
,
essa
sarebbe
meno
schiacciante
,
meno
pesante
;
voi
sapete
che
se
io
potessi
piangere
accanto
a
voi
,
a
lungo
,
a
lungo
,
piangere
immensamente
,
infinitamente
,
queste
lacrime
mi
laverebbero
da
ogni
torbido
proposito
:
e
mi
negate
questo
sollievo
.
Ah
siete
un
crudele
!
Non
eravate
,
crudele
!
Si
erano
fermati
all
'
angolo
di
via
Babuino
,
dopo
aver
attraversata
piazza
di
Spagna
.
Egli
la
guardava
,
immobile
,
con
gli
occhi
pieni
di
dubbio
.
-
Ma
che
donna
siete
voi
,
Clara
,
che
non
dovete
intendermi
nè
prima
,
nè
poi
?
Io
,
vi
debbo
consolare
,
quando
tutto
il
tempo
della
vostra
gioia
è
stato
dato
ad
altri
?
Io
?
Chi
sono
io
?
Niente
,
nessuno
Così
avete
voluto
che
io
fossi
:
niente
e
nessuno
.
-
Avete
ragione
-
ella
disse
,
domata
a
un
tratto
,
caduta
nella
rassegnazione
e
nell
'
umiltà
.
-
Non
vi
rammentate
che
vi
ho
adorata
come
uno
schiavo
e
che
avete
battuto
sul
mio
cuore
,
come
si
batte
sul
dorso
di
uno
schiavo
?
Non
vi
rimprovero
,
non
mi
lamento
:
ma
voi
mi
domandate
anche
della
pietà
,
voi
che
non
ne
avete
avuta
mai
!
-
Avete
ragione
-
Clara
ripetè
,
umilmente
.
-
Vi
rammentate
,
Clara
,
che
vi
ho
voluto
bene
così
teneramente
e
che
non
me
ne
avete
voluto
mai
?
Vi
ricordate
che
avete
lasciato
che
io
vi
amassi
,
incoraggiandomi
talvolta
,
talvolta
avvilendomi
,
facendomi
passare
dalla
gioia
alla
disperazione
,
in
un
giorno
,
e
non
volendomi
bene
mai
,
mai
,
nè
prima
,
nè
dopo
,
nè
mai
?
È
vero
,
o
no
?
-
È
vero
,
è
vero
-
ella
annuì
,
chinando
il
capo
,
fatta
quasi
più
piccola
dall
'
annichilimento
,
in
cui
la
gittavano
il
rimorso
e
il
rimpianto
.
-
Vi
rammentate
,
Clara
,
che
ne
avete
amato
un
altro
,
me
presente
,
che
avete
voluto
che
io
lo
sapessi
,
che
me
lo
avete
detto
,
ridendo
?
-
Sì
,
sì
,
è
vero
.
-
E
ora
,
Clara
,
ora
che
sono
passati
dieci
anni
,
ora
che
voi
avete
mutato
il
vostro
cuore
,
come
dite
,
ora
voi
siete
come
allora
,
voi
volete
che
io
vi
conforti
,
perchè
un
altro
vi
ha
lasciata
.
Voi
siete
crudele
come
in
quel
tempo
,
Clara
:
allora
ridevate
,
adesso
piangete
,
ecco
la
differenza
!
-
Scusatemi
-
ella
mormorò
,
nel
colmo
dall
'
avvilimento
.
-
Ma
io
sono
un
uomo
,
Clara
,
e
se
posso
avere
spezzato
il
mio
cuore
,
se
posso
aver
vinto
ogni
desiderio
e
ogni
speranza
,
sono
sempre
un
uomo
,
e
voi
non
mi
potete
raccontare
i
dolori
,
che
vi
ha
dato
l
'
amore
di
un
altro
!
-
Perdonatemi
!
E
fece
l
'
atto
di
volergli
prendere
la
mano
.
Ma
egli
la
ritrasse
.
-
Non
mi
avrete
capito
,
mai
,
Clara
.
Morirò
,
ma
non
saprete
nulla
di
me
-
concluse
egli
,
più
freddamente
,
essendo
giunto
quasi
a
vincere
la
sua
emozione
.
Così
camminarono
in
silenzio
verso
la
casa
di
Clara
.
Ella
andava
a
capo
basso
,
sentendo
di
avere
errato
ancora
,
di
avere
inutilmente
violato
la
fierezza
del
proprio
cuore
,
mostrandone
il
segreto
dolore
,
a
un
uomo
che
non
poteva
avere
pietà
di
lei
:
sentendo
di
avere
nuovamente
offeso
quel
cuore
che
era
stato
così
intieramente
suo
e
che
ora
non
aveva
più
forza
pel
desiderio
,
avendone
solo
per
la
dignità
.
Più
amaro
crebbe
in
lei
il
rimpianto
,
comprendendo
di
essere
passata
accanto
all
'
amore
,
alla
devozione
,
alla
dedizione
più
completa
,
senza
accorgersene
,
abbandonando
alla
solitudine
,
all
'
angoscia
questo
cuore
inutilmente
devoto
e
inutilmente
affezionato
.
Era
troppo
tardi
,
oramai
,
anche
per
far
risorgere
in
questo
cuore
una
mite
affezione
:
troppo
tardi
,
per
ridare
a
questo
cuore
la
bella
luce
della
fiducia
.
Due
volte
,
quasi
fosse
sola
,
ella
fece
un
piccolo
cenno
definitivo
,
con
la
mano
aperta
che
pendeva
lungo
la
gonna
e
le
cui
dita
pareva
avessero
lasciato
andare
un
piccolo
e
prezioso
tesoro
.
Camminavano
accanto
:
ma
ella
che
non
aveva
mai
capito
chi
egli
fosse
,
intendeva
che
le
loro
strade
erano
diverse
.
Quando
furono
innanzi
al
portone
,
si
fermarono
.
Egli
aveva
l
'
aspetto
più
stanco
che
mai
;
ma
niuna
durezza
vi
fu
nello
sguardo
con
cui
la
fissò
.
-
Buonasera
-
ella
disse
,
con
un
'
intonazione
monotona
.
-
Buonasera
-
egli
rispose
,
cavando
il
cappello
e
facendole
un
grande
saluto
.
Ma
non
si
lasciarono
subito
.
Parea
che
si
dovessero
dire
qualche
altra
cosa
.
Parea
che
ambedue
sapessero
di
non
doversi
veder
più
e
che
una
qualche
cosa
,
più
intima
,
più
misteriosa
,
si
dovessero
dire
.
Ella
gli
stese
la
mano
:
egli
la
rattenne
un
poco
fra
le
sue
,
ma
senza
stringerla
.
Ambedue
sedavano
a
stento
il
tumulto
delle
loro
anime
.
Poi
,
a
un
tratto
,
egli
le
domandò
una
cosa
strana
,
impensata
:
-
Che
fate
ora
,
sopra
?
-
Io
?
Nulla
.
-
Qualcuno
vi
aspetterà
?
-
No
.
Nessuno
.
Il
tono
era
della
più
perfetta
franchezza
.
-
E
voi
,
che
fate
?
-
chiese
ella
con
eguale
incoscienza
.
-
Vado
a
casa
.
-
A
casa
!
E
che
ci
farete
?
-
Non
so
.
-
Buona
sera
,
Giovanni
-
ella
mormorò
,
facendo
per
andarsene
.
Ah
,
quale
sussulto
,
lo
scosse
!
Ella
che
aveva
sempre
trovato
antipatico
,
brutto
,
volgare
il
suo
nome
di
battesimo
,
tanto
che
egli
aveva
finito
per
odiarlo
,
ella
lo
pronunciava
adesso
,
dopo
dieci
anni
,
con
tanta
soavità
!
Egli
s
'
inchinò
e
le
baciò
la
mano
,
leggermente
.
Si
guardarono
:
ella
volse
le
spalle
;
pian
piano
entrò
nel
portone
,
cominciò
a
salire
le
scale
.
Non
era
forse
incerto
il
passo
della
donna
,
salendo
per
quelle
scale
,
alla
sua
casa
deserta
?
Il
passo
dell
'
uomo
era
incerto
,
andando
alla
sua
casa
deserta
.
II
.
Ella
lo
ricercò
,
dopo
soli
tre
giorni
:
ed
egli
che
l
'
aveva
fuggita
per
quattro
o
cinque
anni
,
da
quando
Clara
,
dopo
un
lungo
viaggio
,
era
ritornata
in
patria
,
egli
si
lasciò
ricercare
e
tenne
l
'
invito
.
Fatalmente
,
Clara
era
troppo
sola
e
troppo
libera
,
adesso
.
Gli
aveva
scritto
un
biglietto
fra
il
malinconico
e
scherzoso
,
per
dirgli
che
la
sera
istessa
sarebbe
andata
al
vecchio
teatro
Argentina
,
dove
cantavano
una
vecchia
musica
,
l
'
Armida
,
di
Glück
.
Ella
vi
arrivò
prima
.
Vi
era
un
gran
ballo
,
quella
sera
,
all
'
Ambasciata
d
'
Inghilterra
,
e
tutta
la
grande
società
romana
era
colà
:
l
'
Argentina
era
quasi
vuota
,
male
illuminata
,
freddina
:
pochi
amatori
di
musica
antica
stavano
nelle
poltrone
,
immobili
,
a
pregustare
le
melodie
incantatrici
.
Clara
era
vestita
di
nero
:
stava
in
un
palco
di
terza
fila
,
di
fianco
,
scelto
apposta
:
una
veletta
nera
le
scendeva
dal
cappellino
molto
semplice
e
molto
carino
.
Così
,
sembrava
più
piccola
e
più
giovane
.
Serra
tardò
.
Due
o
tre
volte
,
ella
pensò
che
non
sarebbe
venuto
e
si
pentì
di
avergli
scritto
.
Aveva
la
più
ferma
volontà
di
essere
umile
e
schietta
,
ma
il
suo
amor
proprio
dava
dei
sobbalzi
all
'
idea
di
un
rifiuto
sprezzante
.
Però
,
quando
egli
entrò
,
senza
far
rumore
,
ella
chiuse
gli
occhi
,
a
nascondere
la
gioia
del
suo
sguardo
.
Ella
si
voltò
,
gli
sorrise
e
gli
stese
la
mano
:
-
O
ma
belle
ténébreuse
....
-
egli
disse
,
con
una
certa
disinvoltura
.
Il
tono
disinvolto
durò
così
,
un
pochino
.
Poi
,
a
lui
sfuggì
una
frase
pericolosa
:
-
Io
non
voleva
venire
....
-
E
perchè
?
-
Mah
....
per
paura
.
-
Paura
di
chi
?
-
Di
voi
.
-
Di
me
?
Paura
?
-
Me
ne
avete
sempre
fatta
un
poco
,
Clara
.
-
Io
sono
una
povera
scema
-
diss
'
ella
,
con
la
più
perfetta
umiltà
-
io
non
faccio
paura
a
nessuno
.
Ed
era
umile
e
semplice
,
nello
stesso
tempo
:
e
una
gran
bontà
le
si
leggeva
negli
occhi
,
nel
sorriso
,
trapelava
nella
sua
voce
.
Gli
parve
piccolina
,
così
giovane
e
sempre
così
cara
!
Pure
,
volle
dire
quest
'
altra
cosa
lui
:
-
Credevo
che
non
sareste
venuta
....
-
Io
?
E
perchè
?
-
Per
farmi
soffrire
....
-
Io
vorrei
che
foste
l
'
uomo
più
felice
della
terra
,
amico
mio
-
esclamò
ella
,
con
una
sincera
convinzione
.
Giovanni
ebbe
un
sorriso
malinconico
.
Disse
,
di
nuovo
:
-
Sì
,
sì
,
ho
creduto
che
non
sareste
venuta
....
-
Come
avete
potuto
credermi
così
cattiva
?
-
Il
mio
animo
è
così
combattuto
dai
dubbi
,
Clara
-
e
il
volto
gli
si
turbò
.
-
No
,
no
,
non
parliamo
di
ciò
-
ella
replicò
,
subito
,
interrompendolo
.
-
Fa
male
ad
ambedue
.
-
È
vero
-
egli
consentì
.
Un
sospiro
di
sollievo
gli
uscì
dalle
labbra
.
Ma
il
pessimo
demonio
che
si
annida
nelle
anime
buone
e
le
fa
tormentate
e
tormentatrici
,
gli
fece
soggiungere
:
-
Mancavate
così
spesso
ai
convegni
,
allora
!
Ella
guardò
sul
palcoscenico
,
un
momento
.
Lo
chiamò
,
poi
:
-
Giovanni
?
-
Che
volete
?
-
Mi
fate
un
piacere
?
-
Sì
,
subito
.
-
Vogliamo
lasciare
in
pace
il
passato
?
Vogliamo
non
amareggiarci
qualche
ora
graziosa
,
che
possiamo
passare
insieme
?
Vogliamo
essere
anche
per
un
mese
,
anche
per
una
settimana
,
anche
per
una
sera
,
due
cari
amici
che
si
ritrovano
,
che
non
ricordano
più
i
torti
comuni
,
i
torti
di
uno
,
è
più
giusto
,
e
che
si
dànno
,
ingenuamente
,
alla
serenità
e
alla
letizia
di
un
colloquio
senza
ira
e
senza
malintesi
?
Vogliamo
?
-
Potremo
noi
far
questo
?
-
chiese
Giovanni
ansiosamente
.
-
Se
voi
lo
volete
,
sì
.
-
Io
lo
voglio
,
Clara
.
E
quetamente
,
tirandosi
un
po
'
indietro
,
i
due
si
posero
a
discorrere
sottovoce
,
guardandosi
con
dolcezza
,
l
'
uno
prendendo
la
parola
dall
'
altro
,
senza
mai
alterarsi
,
senza
mai
alzare
il
tono
della
voce
,
mentre
la
soave
musica
glückiana
che
culla
l
'
incantesimo
del
cavalier
Rinaldo
,
pareva
cullasse
quel
dialogo
così
mite
e
così
dolce
.
In
verità
,
Clara
fu
perfetta
,
quella
sera
.
Giustamente
malinconica
,
ella
seppe
a
tempo
sorridere
,
perchè
il
loro
colloquio
non
cadesse
nella
tetraggine
,
dove
sarebbero
risorti
gli
amarissimi
ricordi
del
passato
:
e
tutta
una
dolcezza
fioriva
dalla
sua
malinconia
e
dal
suo
sorriso
,
dalle
sue
parole
come
dal
suo
silenzio
.
Più
,
dal
suo
silenzio
.
Giacchè
ella
lasciò
molto
che
parlasse
lui
,
con
le
manine
inguantate
di
nero
congiunte
sul
suo
ventaglietto
a
stelline
d
'
argento
,
con
il
viso
intento
dietro
il
sottil
velo
nero
,
con
gli
occhi
placidi
e
dolci
,
con
la
bocca
tranquilla
e
dolce
che
approvava
,
con
un
gentil
motto
delle
labbra
.
Sovra
tutto
,
ella
non
rise
mai
.
Si
rammentava
che
egli
,
dieci
anni
prima
,
nei
tempi
dell
'
amore
e
del
tormento
,
detestava
quel
suo
riso
squillante
e
clamoroso
che
le
scopriva
tutti
i
denti
bianchi
,
che
dava
un
non
so
che
di
feroce
alle
labbra
rosee
e
che
le
riempiva
gli
occhi
di
scintille
.
Lo
aveva
tante
volte
visto
fremere
e
impallidire
,
dieci
anni
prima
,
a
quel
mal
riso
beffardo
e
aveva
sempre
più
riso
,
per
ucciderlo
a
forza
di
risate
,
come
in
una
leggenda
!
Non
rise
mai
,
quella
sera
,
mentre
Armida
cantava
le
sue
magiche
canzoni
,
che
davano
le
visioni
ineffabili
al
sonno
di
Rinaldo
.
Lo
ascoltò
,
serena
,
raccolta
,
con
un
'
attenzione
così
dolce
,
che
l
'
animo
di
Giovanni
,
restato
in
grande
trepidanza
sino
all
'
entrata
in
teatro
,
si
venne
rassicurando
,
rianimando
,
rallegrando
.
Due
o
tre
volte
,
involontariamente
,
egli
alluse
al
passato
,
giacchè
troppo
il
suo
amore
mancato
aveva
influito
sulla
sua
esistenza
,
deviandola
,
torcendola
ad
altri
ideali
dello
spirito
,
più
alti
,
più
inaccessibili
e
più
tormentosi
.
Ma
ella
,
dolcemente
,
non
rispose
alle
allusioni
che
con
un
cenno
di
umiltà
,
abbassando
il
capo
:
ed
egli
si
riprese
subito
,
commosso
da
tanta
dolcezza
.
Solo
a
vederla
così
,
ascoltatrice
intenta
e
cheta
,
tutta
data
alle
parole
che
,
egli
le
diceva
,
coi
begli
occhi
limpidi
nella
loro
nerezza
,
piccola
,
vestita
di
nero
,
senza
gioielli
,
senza
nulla
che
sfolgorasse
,
senza
nulla
che
stridesse
,
egli
si
sentì
invadere
da
una
tale
letizia
dell
'
anima
che
giammai
gli
parve
di
averne
provata
una
simile
.
Ella
fu
,
in
questo
,
perfettissima
:
giacchè
lasciò
svolgersi
quell
'
alta
consolazione
spirituale
,
senza
avere
l
'
aria
di
sospingerla
,
di
provocarla
,
di
goderne
come
di
un
trionfo
:
e
quando
lo
spettacolo
finì
,
si
levò
in
piedi
,
pian
piano
,
prendendo
il
suo
mantello
.
Egli
fu
più
lesto
di
lei
:
ed
ella
sentì
che
mentre
l
'
aiutava
ad
indossarlo
,
le
sue
mani
tremavano
.
Allora
,
ella
ebbe
un
pensiero
orgoglioso
,
muliebre
.
Pensò
:
-
Ora
mi
dà
un
bacio
.
Egli
s
'
indugiò
a
metterle
questo
mantello
ed
ella
sentì
il
suo
respiro
,
sulla
sua
nuca
:
ma
Giovanni
non
le
dette
il
bacio
.
E
come
Clara
aveva
nascosto
la
sua
subitanea
ambiziosa
idea
,
così
nascose
la
sua
pronta
delusione
.
Nè
fu
una
delusione
fortissima
.
La
dolcezza
di
quella
serata
,
aveva
ingannato
anche
lei
.
Ella
sapeva
bene
di
fare
uno
sforzo
su
sè
stessa
,
per
reprimere
gli
impeti
del
suo
temperamento
bizzarro
e
per
essere
assolutamente
dolce
:
ma
sperava
di
poter
continuare
così
,
sempre
che
lo
volesse
seriamente
.
E
come
lui
credeva
di
aver
innanzi
una
creatura
trasfigurata
,
che
gli
avrebbe
dato
le
fredde
,
tranquille
e
ultime
tenerezze
senz
'
amore
,
ma
tenerezze
sicure
di
un
'
amicizia
muliebre
,
così
ella
si
lusingava
di
poter
essere
questa
amica
gelida
,
affettuosa
e
quieta
.
Però
,
ambedue
,
chiudendo
gli
occhi
,
si
lasciarono
andare
a
questa
consolante
fiducia
.
Egli
cominciò
a
vederla
più
spesso
.
Ella
era
molto
stanca
,
invincibilmente
stanca
della
vita
mondana
che
aveva
fatta
sempre
:
e
si
appartava
volentieri
.
Se
andava
a
una
passeggiata
,
era
in
ore
strane
e
in
posti
deserti
:
lo
avvertiva
,
egli
ci
veniva
.
Se
andava
in
un
teatro
era
alle
terze
rappresentazioni
,
in
serate
vuote
;
e
dieci
minuti
dopo
il
suo
arrivo
,
entrava
lui
,
nel
palco
,
si
sedeva
in
fondo
,
ella
si
tirava
indietro
,
un
poco
.
Vestiva
di
scuro
,
sempre
;
sapeva
di
piacergli
così
.
Si
può
essere
una
semplice
amica
,
ma
si
deve
piacere
all
'
amico
.
Parlavano
con
fredda
tenerezza
.
Molto
ella
ascoltava
:
ma
quando
diceva
qualche
parola
,
era
sempre
sapiente
,
detta
con
la
più
squisita
cautela
sentimentale
.
Giammai
un
'
allusione
al
proprio
cuore
,
al
proprio
stato
,
nè
diretta
,
nè
indiretta
:
sempre
la
massima
pietà
per
gli
altri
,
la
massima
indulgenza
per
ogni
peccato
,
come
chi
sa
che
è
impossibile
non
peccare
,
quando
si
deve
peccare
.
Egli
si
era
mutato
,
però
.
Non
poteva
tenere
il
patto
di
non
evocare
il
passato
.
Era
la
sua
vita
,
il
suo
amore
di
dieci
anni
prima
,
e
ricompariva
sempre
più
spesso
,
fino
a
che
divenne
il
solo
soggetto
dei
suoi
discorsi
.
Taceva
da
tanti
anni
e
con
tutti
,
che
ora
la
verità
di
quella
mortale
passione
sgorgava
infrenabile
.
Ella
ascoltava
,
stupefatta
;
ma
non
interrompeva
mai
.
Veramente
,
egli
aveva
ragione
:
Clara
non
aveva
mai
capito
quanto
era
stata
amata
:
ora
,
lo
capiva
.
Ogni
tanto
,
quando
egli
le
diceva
una
delle
sue
torture
ineffabili
di
gelosia
,
di
allora
,
ella
faceva
un
atto
come
per
chiedere
perdono
,
un
atto
in
cui
ella
si
dichiarava
colpevole
,
sì
,
ma
incosciente
,
ma
ignorante
,
ma
degna
di
perdono
.
Egli
la
guardava
con
tanta
tenerezza
,
che
,
senza
parlare
,
le
diceva
di
averle
perdonato
.
Quando
egli
si
meravigliava
che
ella
avesse
potuto
essere
così
atroce
,
essa
gli
diceva
di
esserne
stupita
,
di
stupirsene
,
lei
stessa
:
e
ciò
come
se
si
parlasse
di
una
donna
assente
,
di
cui
si
compatissero
gli
errori
.
E
quando
egli
giungeva
a
narrare
certe
ore
terribili
in
cui
avrebbe
voluto
morire
,
pure
di
strapparsi
dal
petto
questo
amore
,
ella
aveva
una
frase
di
pietà
profonda
,
intima
,
raumiliata
,
la
frase
del
carnefice
pentito
innanzi
alla
sua
vittima
:
-
Voi
siete
buono
.
Niente
altro
,
diceva
.
Ella
non
si
difendeva
mai
,
nè
si
accusava
:
quando
egli
l
'
accusava
,
gli
dava
ragione
,
con
un
'
occhiata
,
con
un
triste
sorriso
,
con
un
cenno
espressivo
della
bella
bocca
.
Vi
era
un
ritornello
,
che
egli
pronunziava
sempre
,
nervosamente
,
a
traverso
i
suoi
racconti
scuciti
;
un
ritornello
che
rivelava
l
'
attossicamento
della
sua
vita
,
in
tutte
le
sue
più
pure
sorgenti
,
l
'
avvelenamento
crudele
di
un
sangue
giovane
e
di
un
'
anima
,
resa
inetta
a
vivere
e
incapace
di
morire
così
.
Il
ritornello
:
-
Che
veleno
mi
avete
dato
,
che
veleno
!
Quando
ella
lo
udiva
,
aveva
un
moto
così
pessimista
della
testa
e
della
persona
,
sulla
crudeltà
muliebre
,
che
egli
si
commoveva
.
Talvolta
,
tornava
la
frase
:
-
Quanto
veleno
,
Clara
,
quanto
veleno
!
Ella
diceva
,
allora
,
umilissimamente
:
-
Avete
ragione
.
Ma
da
questa
sua
umiltà
voluta
,
e
poi
quasi
fatta
naturale
,
nei
loro
colloqui
,
da
questo
suo
abbassarsi
nella
coscienza
dei
suoi
gravi
torti
,
da
questo
non
difendersi
giammai
,
da
questo
dargli
ragione
,
sempre
,
da
questo
racconto
triste
e
violento
di
un
amore
infelicissimo
,
ella
trasse
una
nuova
sensazione
e
un
nuovo
sentimento
.
Il
senso
della
sua
colpevolezza
,
verso
Giovanni
,
giganteggiò
ai
suoi
occhi
:
e
il
sentimento
della
riparazione
divenne
acuto
e
ardente
,
quanto
era
stata
la
colpa
.
Così
,
mentre
Giovanni
risaliva
tutta
la
piena
della
sua
grande
sciagura
sentimentale
e
con
la
sua
sensibilità
fine
e
tenera
ne
approfondiva
,
narrandoli
,
tutti
i
dolorosi
particolari
,
Clara
che
aveva
un
temperamento
più
fantastico
che
sensibile
,
esagerava
,
con
una
dura
voluttà
di
abbassamento
,
contro
sè
stessa
,
la
propria
aridità
passata
e
l
'
atroce
perfidia
.
Tanto
che
,
alla
fine
,
secondandolo
e
sorpassandolo
ella
,
ambedue
sembrarono
accanirsi
contro
una
persona
assente
,
lontana
,
morta
,
che
ad
ambedue
avesse
commesso
i
più
gravi
torti
.
Anzi
quella
lunga
istoria
intima
,
tenuta
chiusa
nel
cuore
per
dieci
anni
di
esistenza
triste
,
priva
di
spirituali
conforti
,
traboccando
dalle
labbra
di
Giovanni
perdeva
molta
amarezza
,
nello
sfogo
:
e
la
naturale
indulgenza
di
quel
cuore
virile
che
non
sapeva
dimenticare
,
ma
sapeva
perdonare
,
trovava
delle
misteriose
scuse
alla
donna
che
era
stata
con
lui
senz
'
amore
,
senza
carità
,
senza
pietà
.
Invece
,
quella
medesima
istoria
,
a
Clara
sembrava
più
lugubre
e
più
ignobile
che
mai
,
quando
ella
pensava
il
come
e
il
perchè
della
sua
perfidia
e
della
sua
durezza
.
Internamente
,
ella
si
maltrattava
,
molto
più
che
Giovanni
l
'
avesse
maltrattata
mai
,
nei
momenti
di
maggior
furore
.
Ogni
tanto
,
quando
egli
le
aveva
descritto
una
delle
sue
sere
tragiche
,
di
quel
tempo
,
quando
egli
passeggiava
le
serate
intiere
sotto
la
sua
casa
,
non
per
vederne
le
finestre
illuminate
,
giacchè
ella
era
fuori
,
a
ridere
,
a
divertirsi
,
ma
per
aspettarla
quando
tornava
,
per
vedere
con
chi
tornasse
,
per
vedere
il
suo
bianco
volto
nella
oscurità
,
per
udire
quel
riso
alto
e
beffardo
e
per
allontanarsi
,
non
salutato
,
non
riconosciuto
,
non
visto
,
non
rammentato
,
egli
,
col
più
tenero
dei
rimproveri
,
le
prendeva
le
mani
e
le
chiedeva
:
-
Come
avete
potuto
essere
così
cattiva
?
Ella
non
s
'
inteneriva
,
col
viso
chiuso
,
con
le
sopracciglia
aggrottate
,
piena
d
'
ira
e
di
disprezzo
contro
questa
Clara
tanto
colpevole
,
e
rispondeva
,
duramente
:
-
Io
sono
stata
sempre
cattivissima
.
-
Chi
sa
....
-
mormorava
lui
,
nella
semplice
clemenza
del
suo
animo
-
chi
sa
per
quali
strane
ragioni
....
-
Non
v
'
illudete
,
Giovanni
:
per
nessuna
misteriosa
ragione
.
Non
vi
fate
di
me
una
figura
romantica
.
Io
ero
civetta
,
volgare
e
cattiva
come
l
'
ultima
delle
donne
,
ecco
tutto
.
-
No
,
no
,
cara
donna
,
non
vi
avvilite
così
-
soggiungeva
lui
,
colpito
dai
più
bizzarri
sentimenti
,
in
contraddizione
-
io
non
voglio
che
vi
avviliate
.
Forse
,
io
fui
ingiusto
:
forse
,
sono
ingiusto
ancora
adesso
.
Chi
soffre
,
chi
ama
,
è
così
facilmente
ingiusto
.
-
Voi
siete
il
più
onesto
e
il
più
buono
fra
gli
uomini
-
ella
rispondeva
,
con
gli
occhi
velati
dalle
lacrime
.
Tacevano
.
Spesso
,
in
quel
periodo
acuto
di
reminiscenze
,
mentre
Giovanni
si
lasciava
andare
alla
immensa
consolazione
di
parlare
del
suo
amore
passato
,
egli
intravedeva
confusamente
,
in
queste
tenere
e
tristi
confidenze
,
non
so
quale
pericolo
.
L
'
intensa
attenzione
con
la
quale
Clara
lo
ascoltava
,
la
squisita
furberia
sentimentale
con
cui
lo
interrogava
,
i
suoi
silenzii
pieni
di
una
repressa
emozione
,
a
un
tratto
facevano
risorgere
tutti
i
suoi
dubbii
e
la
sua
anima
sofferente
si
rigettava
indietro
,
sgomenta
di
essersi
troppo
abbandonata
.
Spesso
,
diffidente
vagamente
,
egli
tentava
di
togliere
il
discorso
,
dicendo
che
questi
ricordi
lo
turbavano
troppo
:
ma
ella
l
'
obbligava
,
prima
con
la
dolcezza
,
poi
con
una
certa
energia
di
volontà
coperta
di
dolcezza
,
a
ritornare
alla
triste
istoria
.
Una
sera
,
in
una
passeggiata
al
chiaro
di
luna
,
gli
disse
:
-
Ditemi
tutto
.
Forse
mai
più
ci
potremo
vedere
così
liberamente
e
così
spesso
:
forse
,
fra
una
settimana
,
fra
un
giorno
,
non
ci
vedremo
più
.
Dite
,
dite
,
che
io
sappia
,
che
io
non
muoia
senza
aver
saputo
,
che
qualcuno
mi
ha
veramente
amata
.
-
Potremmo
non
vederci
più
,
Clara
?
-
La
vita
è
oscura
-
ella
rispose
,
profondamente
.
Forse
,
per
questo
,
ella
moltiplicava
gli
incontri
,
dandogli
sempre
dei
nuovi
convegni
,
ansiosa
,
affannosa
,
come
se
il
tempo
le
fuggisse
,
come
se
ella
avesse
qualche
misteriosa
chiamata
altrove
e
che
la
presentisse
.
Ella
arrivava
più
presto
,
portando
dei
fiori
nelle
mani
,
come
era
il
suo
costume
,
un
po
'
pallida
sempre
,
sotto
le
fini
velette
nere
,
vestita
quasi
sempre
di
nero
,
piccola
,
con
un
viso
che
si
levava
verso
lui
,
esprimente
una
immensa
ansietà
negli
occhi
dolci
che
egli
aveva
adorato
,
nella
bocca
ancora
fresca
e
vivida
che
era
stata
la
sua
adorazione
.
Si
stringevano
appena
la
mano
e
si
mettevano
accanto
,
passeggiando
piano
,
non
vedendo
nessuno
,
andando
per
le
vie
più
strane
e
più
remote
,
perdendosi
per
ore
intiere
,
parlando
di
quel
passato
che
ella
evocava
,
con
un
motto
,
con
un
gesto
.
E
più
il
tempo
trascorreva
,
più
cresceva
in
lei
,
in
duplice
corrente
spirituale
,
un
infinito
rimpianto
per
il
passato
e
un
acuto
rimorso
.
Di
lontano
,
questo
amore
di
cui
ella
aveva
riso
,
in
pubblico
,
questo
amore
di
cui
ella
si
era
burlata
,
come
una
pessima
femminetta
,
questo
amore
per
cui
ella
aveva
avuto
il
più
palese
disprezzo
,
questo
amore
si
faceva
più
alto
,
più
puro
,
più
spirituale
,
staccato
dal
tempo
e
dallo
spazio
,
sciolto
dalla
realtà
dei
fatti
.
In
certe
sere
,
in
cui
lui
la
riaccompagnava
a
casa
,
sino
al
portone
,
non
volendo
mai
salire
sopra
-
non
voleva
salire
,
era
inflessibile
,
non
voleva
metter
piede
in
casa
sua
-
dopo
aver
ancora
chiacchierato
a
lungo
,
nell
'
ombra
,
ella
saliva
sopra
,
così
smorta
che
pareva
svenisse
.
Nella
casa
non
vi
era
che
un
sol
lume
,
nella
sua
stanza
da
letto
;
ed
ella
l
'
attraversava
,
questa
muta
e
deserta
casa
,
all
'
oscuro
,
a
tentoni
,
guardando
nell
'
ombra
.
Ma
quando
giungeva
nella
sua
stanza
da
letto
,
ella
si
gittava
sul
letto
,
col
capo
nascosto
nei
cuscini
,
piangendo
,
singhiozzando
,
sull
'
irreparabile
:
-
Che
ho
fatto
,
che
ho
fatto
!
Che
amore
ho
perduto
,
per
sempre
,
per
sempre
!
Acuto
rimpianto
e
acuto
rimorso
!
Essa
,
forse
,
nel
furore
contro
sè
stessa
,
esagerava
,
dipingendosi
come
l
'
anima
femminile
più
turpe
comparsa
nella
gran
falange
muliebre
;
ma
non
era
men
vero
che
la
esistenza
di
Giovanni
Serra
era
stata
infranta
da
quella
passione
infelice
,
tanto
che
egli
non
aveva
raggiunto
,
come
il
suo
cuore
e
il
suo
talento
meritavano
,
nè
la
gloria
,
nè
la
felicità
:
non
era
men
vero
che
egli
era
un
essere
senza
molla
interna
che
lo
spingesse
,
senza
desiderii
e
senza
speranze
:
non
era
men
vero
che
,
per
questo
amore
,
egli
aveva
gittato
la
sua
salute
,
la
sua
gioventù
e
la
sua
fortuna
:
non
era
men
vero
che
egli
possedeva
la
più
preziosa
qualità
umana
,
che
è
l
'
onestà
,
e
la
sublime
virtù
che
è
la
bontà
.
Come
non
doveva
Clara
piangere
,
nella
solitudine
della
sua
stanza
,
tutte
le
più
ardenti
e
le
più
amare
lacrime
su
questo
amore
perduto
e
su
questo
cuore
infranto
?
Come
non
doveva
sentire
in
sè
,
temperamento
mobile
e
violento
,
assetato
di
amore
,
assetato
di
felicità
,
la
ribellione
contro
l
'
irreparabile
?
Invero
,
si
trovava
di
fronte
all
'
irreparabile
:
ed
era
quello
che
le
faceva
torcere
le
braccia
,
nella
notte
,
quando
per
tutta
una
serata
ella
aveva
udito
il
mormorio
dell
'
amore
,
al
suo
orecchio
,
ma
di
un
amore
finito
,
morto
.
Giacchè
ogni
parola
,
ogni
frase
di
Giovanni
Serra
,
pur
restando
nella
più
fine
gentilezza
da
uomo
a
donna
,
pur
avendo
la
poesia
della
tenerezza
,
diceva
a
Clara
,
che
egli
non
l
'
amava
più
.
Invano
ella
,
con
l
'
animo
ansioso
-
era
questa
,
la
sua
ansietà
-
interrogava
ogni
tono
di
voce
,
scrutava
il
senso
riposto
di
ogni
motto
,
rifaceva
,
da
sola
,
tutto
il
loro
dialogo
,
per
scoprirvi
una
sottil
luce
presente
.
No
,
non
l
'
amava
più
,
malgrado
la
commozione
che
egli
aveva
,
sempre
,
nel
lasciarla
,
nel
rivederla
,
malgrado
il
fascino
che
subiva
,
malgrado
la
gran
tenerezza
che
dominava
ogni
suo
atto
.
Amore
vissuto
tanto
tempo
e
così
ardentemente
e
ora
sepolto
sotto
un
mucchio
di
gelida
cenere
che
una
mano
andava
smovendo
,
mano
sapiente
che
conosceva
la
storia
di
quel
fuoco
e
di
quella
vampa
e
che
la
rievocava
,
sulla
fredda
cenere
.
Giovanni
non
parlava
quasi
mai
del
presente
,
con
un
atto
di
finezza
d
'
animo
,
quasi
dolendogli
di
non
poter
ancora
ardere
come
prima
,
quasi
sembrandogli
un
'
offesa
al
suo
idolo
,
la
fiamma
spenta
e
le
ceneri
gelate
.
Non
diceva
nulla
,
ma
si
capiva
così
chiaramente
,
che
nulla
più
,
più
nulla
,
non
la
più
piccola
scintilla
ardeva
innanzi
alla
cara
donna
,
simulacro
vano
della
passione
,
morto
,
come
la
passione
era
morta
.
Ed
ella
,
sì
,
singhiozzava
nelle
sue
notti
senza
sonno
su
quella
grande
fiamma
spenta
,
sentiva
di
essere
passata
accanto
alla
felicità
senza
vederla
,
allontanandosene
per
sempre
,
ma
esclamava
,
fra
l
'
inutile
pianto
:
-
Ha
ragione
,
di
non
amarmi
più
,
ha
ragione
:
egli
soltanto
ha
ragione
,
egli
che
ha
amato
!
Ma
da
queste
nascoste
battaglie
dello
spirito
che
Clara
combatteva
,
con
tutto
l
'
impulso
di
una
natura
appassionata
,
sebbene
fugace
;
da
questa
umiliazione
in
cui
la
sua
anima
era
caduta
,
tanto
che
parea
si
prostrasse
innanzi
a
Giovanni
Serra
;
da
questo
indicibile
rimpianto
dell
'
amore
,
acutissimo
in
una
donna
che
aveva
amato
l
'
amore
sovra
tutte
le
cose
umane
e
a
cui
l
'
età
non
calmava
l
'
anima
;
da
questo
tormentoso
rimorso
che
si
sollevava
da
tutti
gli
istinti
di
giustizia
e
di
equità
offesi
,
sorse
dentro
Clara
una
impetuosa
volontà
di
correggere
e
di
vincere
il
destino
.
Ella
pensò
,
questo
:
che
era
suo
dovere
morale
amare
Giovanni
Serra
,
di
un
amore
profondo
e
devoto
che
fosse
l
'
estremo
della
sua
vita
,
e
in
cui
ella
prodigasse
tutte
le
ultime
e
supreme
dolcezze
del
suo
cuore
;
che
non
solo
era
suo
dovere
,
ma
che
era
questo
il
suo
desiderio
sentimentale
più
forte
,
più
immediato
,
più
irresistibile
;
che
non
solo
era
un
desiderio
irresistibile
,
ma
che
era
,
questo
amore
,
la
più
cara
speranza
del
suo
cuore
che
voleva
lavarsi
,
che
voleva
purificarsi
e
diventar
nuovo
e
candido
come
il
cuore
del
Salmista
;
che
non
solo
era
la
sua
più
cara
speranza
,
ma
che
era
la
salvazione
della
sua
dignità
di
donna
,
l
'
assoluzione
dei
suoi
errori
trascorsi
,
la
vecchiaia
percorsa
senza
più
sentire
rimorsi
,
aspettando
serenamente
la
morte
.
Sorto
dalle
ire
soffocate
e
dai
profondi
disprezzi
di
sè
stessa
,
questo
pensiero
di
amore
l
'
avea
in
un
baleno
soggiogata
e
tutta
l
'
anima
ebbe
il
calore
del
metallo
in
fusione
.
Nessuna
voce
interna
l
'
avvertì
di
non
mettersi
a
questo
periglioso
passo
,
nelle
sue
condizioni
,
alla
sua
età
,
con
un
uomo
come
Giovanni
Serra
:
e
se
talvolta
,
un
nero
presentimento
la
colpì
,
a
traverso
le
esaltazioni
del
suo
entusiasmo
,
se
il
negro
presentimento
le
susurrò
che
ella
si
avviava
a
un
errore
anche
più
fatale
e
anche
più
irrimediabile
degli
altri
,
ella
ebbe
il
cenno
disperato
di
coloro
che
sono
ebbri
di
sacrificio
.
Giovanni
non
l
'
amava
più
:
è
vero
.
Che
importava
?
Il
suo
cuore
di
donna
che
ella
aveva
sentito
morto
,
duro
come
una
pietra
,
per
tanti
anni
,
dentro
il
suo
petto
,
ardeva
di
un
sentimento
dove
tutto
era
elemento
di
ardore
,
il
rimorso
,
il
rimpianto
,
la
pietà
,
la
tenerezza
,
il
bisogno
di
devozione
,
il
bisogno
di
darsi
,
il
bisogno
di
abbandonarsi
.
Che
importava
che
Giovanni
Serra
non
l
'
amasse
più
?
Ella
voleva
amarlo
così
profondamente
,
così
piamente
,
con
tanto
completo
abbandono
di
ogni
amor
proprio
e
di
ogni
orgoglio
,
con
tanto
perfetto
oblio
di
ogni
vanità
e
di
ogni
altro
istinto
mediocre
umano
,
che
tutto
il
dolore
passato
sarebbe
pagato
da
questa
immensa
abnegazione
amorosa
.
Ella
voleva
espiare
il
suo
passato
,
soffrendo
come
egli
aveva
sofferto
,
dando
il
suo
cuore
a
un
essere
che
non
poteva
più
amarla
;
voleva
espiare
di
non
avere
amato
,
amando
senza
speranza
,
solitaria
anima
che
recitava
un
monologo
appassionato
e
doloroso
.
In
fondo
,
come
per
tutti
i
grandi
penitenti
,
la
sua
espiazione
sarebbe
stata
anche
il
pascolo
della
sua
anima
.
Oramai
,
la
sua
esistenza
di
donna
era
deserta
.
Aveva
trentaquattro
anni
:
e
nell
'
abbandono
in
cui
era
caduta
,
si
sentiva
assai
più
vecchia
,
incapace
di
tentare
un
'
altra
volta
l
'
ignoto
dell
'
amore
.
Era
stata
molto
amata
,
due
o
tre
volte
:
ma
fatalmente
,
questi
amori
si
erano
dileguati
,
come
se
mai
fossero
esistiti
:
e
due
volte
ella
aveva
dato
il
suo
cuore
,
e
due
volte
era
stata
abbandonata
.
Esistenza
finita
,
dunque
,
giacchè
le
illusioni
non
risorgono
mai
dalla
loro
tomba
:
e
le
stanchezze
morali
sono
più
forti
di
quelle
fisiche
.
Che
restava
a
Clara
,
se
non
questa
ultima
speranza
di
potersi
dare
a
un
sentimento
vivido
e
duraturo
,
a
null
'
altro
simile
,
senza
fallacie
e
senza
disfatte
?
La
sua
espiazione
,
quella
di
voler
amare
Giovanni
Serra
,
era
anche
la
sua
salvazione
,
giacchè
ella
sapeva
di
non
poter
vivere
senza
l
'
amore
,
un
amore
qualunque
,
ma
un
amore
,
un
amore
!
Meglio
,
meglio
,
se
ciò
non
era
un
'
avventura
in
un
cuore
sconosciuto
,
innanzi
a
un
'
anima
misteriosa
,
un
'
avventura
di
incerto
risultato
,
ma
portante
con
sè
,
forse
,
una
disperazione
e
un
'
onta
novella
:
meglio
,
se
era
l
'
amare
una
creatura
nota
,
stimata
,
ammirata
per
le
sue
nobilissime
virtù
,
una
creatura
senza
amore
,
è
vero
,
ma
che
aveva
saputo
amare
,
ma
che
si
sarebbe
lasciata
amare
,
dolcemente
,
teneramente
.
L
'
espiazione
sarebbe
stata
la
vita
della
sua
anima
ed
ella
vi
si
sarebbe
buttata
con
ebbrezza
,
giacchè
quello
che
più
temeva
,
per
sè
e
intorno
a
sè
,
non
era
il
dolore
,
ma
era
l
'
aridità
,
non
era
la
tortura
,
ma
era
il
silenzio
,
non
era
la
passione
infelice
,
ma
era
l
'
indifferenza
.
Un
mese
prima
,
ella
era
immersa
nel
marasma
più
profondo
,
moralmente
così
misera
che
non
osava
neppur
dire
a
nessuno
la
sua
miseria
:
ella
si
vedeva
già
finita
,
senz
'
amore
,
senza
amicizia
,
coi
soli
legami
frivoli
mondani
,
ritenuta
per
una
donna
senza
cuore
-
giacchè
questa
,
fatalmente
,
era
la
sua
reputazione
-
e
gemente
intanto
nel
desiderio
dell
'
amore
.
Ora
,
ora
,
da
quel
pomeriggio
in
casa
di
Anna
,
ella
aveva
dato
una
sublime
ragione
alla
sua
esistenza
.
Dai
grandi
occhi
spiranti
uno
strano
turbamento
,
dai
subitanei
pallori
che
le
coprivano
il
volto
,
quando
egli
appariva
,
dalle
mani
che
si
facevano
fredde
nelle
sue
,
da
certi
più
prolungati
silenzii
che
regnavano
fra
loro
,
dall
'
imbarazzo
crudele
di
certi
momenti
,
dai
sussulti
che
ella
non
sapeva
reprimere
,
a
certi
atti
,
a
certe
parole
,
Giovanni
intravide
che
accadeva
qualche
grave
fatto
nell
'
anima
di
Clara
.
Una
o
due
volte
,
la
interrogò
:
-
Che
avete
?
-
Nulla
-
ella
diceva
,
chinando
gli
occhi
,
mordendosi
lievemente
il
labbro
,
come
quando
non
pronunziava
la
parola
che
voleva
pronunciare
.
Egli
credette
che
Clara
gli
nascondesse
un
fatto
dispiacevole
,
forse
una
lettera
dell
'
uomo
che
l
'
aveva
abbandonata
,
o
il
suo
ritorno
,
forse
.
Diventò
più
freddo
,
più
riservato
.
Mancò
a
un
appuntamento
.
Ella
lo
rimproverò
assai
,
quando
lo
rivide
.
-
Io
vi
disturbo
,
Clara
-
diss
'
egli
,
malinconicamente
.
-
Che
vi
fa
pensare
ciò
?
-
gli
chiese
ella
,
precipitosamente
.
-
Sono
stato
sempre
così
superfluo
,
nella
vostra
vita
.
È
sempre
l
'
ultimo
venuto
,
che
mi
ha
scacciato
.
Almeno
,
confessatemi
la
verità
.
-
Non
ho
nulla
da
confessarvi
,
Giovanni
.
-
Ma
voi
siete
agitata
,
molto
,
da
qualche
tempo
.
-
Sì
,
è
vero
.
-
E
non
volete
dirmi
perchè
?
-
No
,
non
ve
lo
voglio
dire
.
-
Non
me
lo
merito
?
-
È
inutile
.
-
Non
vi
posso
metter
rimedio
?
-
No
-
ed
ella
voltò
la
testa
in
là
.
-
Nè
consolazione
?
-
Consolazione
?
Forse
.
-
Ditemi
come
e
lo
farò
.
-
Non
qui
,
Giovanni
.
-
Dove
,
dunque
?
-
Nella
mia
casa
-
ella
rispose
,
tendendo
a
sè
stessa
,
e
a
lui
,
inconsciamente
,
il
più
terribile
tranello
.
-
Sapete
che
non
ci
verrò
mai
-
egli
,
disse
,
sgomento
,
sentendo
il
pericolo
.
-
Ebbene
,
io
non
vi
narrerò
le
mie
pene
,
Giovanni
-
diss
'
ella
,
tetramente
.
-
Scrivetemi
....
-
No
.
-
Parlate
qui
,
altrove
....
-
Nella
via
,
in
teatro
?
No
,
no
.
-
Io
non
posso
venirci
,
lo
sapete
,
in
casa
vostra
-
egli
mormorò
,
già
più
debole
,
già
affascinato
.
-
Perchè
?
-
Non
mi
obbligate
a
dirlo
.
-
Ditelo
.
-
È
la
casa
dove
avete
amato
un
altro
.
-
Che
ve
ne
importa
,
se
non
mi
amate
più
?
-
ella
disse
,
levando
le
spalle
,
amaramente
.
-
Ah
io
soffro
sempre
,
Clara
,
anche
non
amando
!
-
Quante
volte
,
lo
ripetete
,
che
non
amate
,
Giovanni
!
è
troppo
-
e
il
suo
tono
fu
così
lamentoso
che
egli
s
'
intenerì
.
-
Verrò
....
forse
....
una
sera
....
Ella
sorrise
,
nel
fondo
dell
'
anima
.
III
.
Tre
volte
Giovanni
Serra
mancò
alla
sua
promessa
.
Le
diceva
:
verrò
domani
sera
,
alle
nove
.
Clara
lo
aspettava
in
preda
a
una
emozione
nervosa
,
a
cui
la
sua
fantasia
dava
un
carattere
passionale
.
Ella
dal
pomeriggio
dava
ordine
che
nessun
altro
venisse
introdotto
e
ripeteva
le
sue
raccomandazioni
,
alla
cameriera
,
con
insistenza
:
quando
l
'
ora
si
appressava
,
per
frenare
la
sua
torbida
impazienza
,
ella
si
metteva
a
riordinare
delle
carte
,
prendeva
un
libro
,
forzandosi
a
intendere
ciò
che
leggeva
.
Giovanni
non
veniva
.
Le
fresche
rose
che
ella
aveva
messe
nei
vaselli
nitidi
,
rientrando
a
casa
,
parea
che
declinassero
e
languissero
,
quasi
per
morte
;
il
fuoco
si
covriva
di
cenere
,
nel
caminetto
;
ed
ella
,
discesa
dalle
esaltazioni
sentimentali
,
cadeva
in
uno
snervamento
profondo
.
Alla
fine
di
queste
serate
d
'
inutile
attesa
,
la
parte
più
sincera
di
lei
pensava
che
era
meglio
,
lasciar
finire
,
senza
finirla
,
questa
singolare
avventura
,
che
le
cose
morte
non
si
vivificano
e
che
anche
per
lei
,
Clara
,
così
innamorata
dell
'
amore
,
era
troppo
tardi
per
tentare
un
ultimo
fatto
del
cuore
.
Ma
l
'
istinto
della
vanità
muliebre
,
mediocre
istinto
,
ma
che
non
isbaglia
mai
,
tanto
è
finemente
esercitato
,
le
diceva
che
quegli
appuntamenti
mancati
erano
tante
vittorie
negative
,
è
vero
,
ma
vittorie
,
sul
cuore
di
Giovanni
:
che
chi
non
va
,
ha
paura
di
andare
;
e
chi
ha
paura
di
andare
,
ha
sempre
il
cuore
debole
e
facile
a
essere
trascinato
,
in
un
impeto
dell
'
altrui
energia
.
Così
,
ella
,
nelle
immense
prostrazioni
di
una
vivacissima
speranza
delusa
,
trovava
novelle
forze
per
ritentare
l
'
anima
di
Giovanni
.
Egli
balbettava
,
inventava
delle
scuse
magre
,
per
colorire
la
sua
assenza
:
ma
ella
lo
vedeva
molto
confuso
.
Dietro
il
pretesto
di
un
impegno
dimenticato
,
di
un
ostacolo
improvviso
,
il
freddo
istinto
della
vanità
intravedeva
il
combattimento
del
cuore
di
Giovanni
;
ed
ella
se
ne
compiaceva
,
dimenticando
il
suo
nobile
divisamento
di
amare
Giovanni
,
senza
domandargli
il
ricambio
.
Alla
terza
sera
,
ella
lo
aspettò
dietro
i
cristalli
del
balcone
;
più
nervosa
,
più
triste
,
più
esaltata
che
mai
,
ella
finì
per
aprire
il
balcone
,
malgrado
il
freddo
della
serata
.
Ebbene
,
all
'
ora
indicata
,
ella
lo
vide
giungere
frettolosamente
,
a
capo
basso
,
fermarsi
due
minuti
sotto
il
portone
,
ed
uscire
di
nuovo
,
lentamente
allontanandosi
.
Non
aveva
avuto
la
forza
di
salire
.
Era
un
gran
freddo
nell
'
aria
,
quella
sera
:
ma
ella
rientrò
con
le
guancie
brucianti
.
E
l
'
indomani
non
gli
fece
nessun
rimprovero
.
Sentiva
che
Giovanni
aveva
subìto
una
tortura
segreta
.
Egli
venne
,
al
quarto
appuntamento
,
quando
ella
non
lo
aspettava
più
,
alle
dieci
e
mezzo
,
invece
che
alle
nove
.
Il
suo
orecchio
fine
udì
il
suono
timido
e
debole
del
campanello
,
udì
la
voce
bassa
con
cui
egli
domandava
di
lei
,
in
anticamera
,
e
il
passo
cheto
con
cui
egli
si
avanzava
,
a
traverso
l
'
appartamento
.
Clara
soffocava
per
il
battito
del
suo
cuore
:
e
l
'
accoglienza
che
gli
voleva
fare
,
disinvolta
e
serena
,
come
a
un
amico
che
venisse
sempre
,
e
le
parole
che
gli
voleva
dire
,
tutto
sparve
,
ed
egli
la
trovò
in
mezzo
alla
stanza
,
aspettandolo
con
troppo
palese
ansietà
e
porgendogli
una
mano
glaciale
e
tremante
.
Sedettero
ambedue
non
accanto
,
ma
dirimpetto
:
taciturni
,
imbarazzati
.
Clara
non
osava
aprir
bocca
;
intendeva
che
la
sua
voce
l
'
avrebbe
tradita
.
Egli
guardava
,
come
trasognato
,
i
galloni
rossi
e
azzurri
che
adornavano
il
vestito
di
lana
bianca
di
Clara
.
-
Mi
volevate
:
-
eccomi
-
egli
disse
,
con
un
sospiro
,
chinando
gli
occhi
.
-
Grazie
-
mormorò
ella
,
semplicemente
.
-
Chiederete
voi
che
io
faccia
qualche
altro
sacrifizio
,
al
vostro
fascino
?
-
Tanto
vi
è
costato
,
questo
?
-
Clara
interrogò
,
ansiosamente
,
piegandosi
verso
lui
.
Egli
si
arretrò
,
quasi
temendo
la
vicinanza
di
quel
volto
.
Disse
:
-
Mi
è
costato
moltissimo
.
-
Ma
perchè
?
-
e
aveva
un
tono
così
ingenuo
,
chiedendo
ciò
,
ella
!
-
Proprio
,
non
lo
capite
?
-
No
.
-
Questa
casa
mi
è
odiosa
.
E
un
riflesso
di
tetraggine
gli
si
diffuse
sul
volto
.
Clara
si
guardò
intorno
.
-
Non
capisco
-
disse
.
-
Siamo
soli
....
-
Siamo
soli
?
-
Dubitate
di
ciò
?
-
ed
ebbe
,
sulle
belle
labbra
un
riso
forzato
.
-
Io
credo
che
vi
sia
possibile
fare
tutto
-
egli
soggiunse
,
guardandola
con
quel
misterioso
terrore
,
come
quando
gli
parea
veder
sorgere
un
mostro
nella
donna
.
-
Tutto
,
che
?
-
Non
mi
domandate
troppe
cose
,
Clara
:
io
sono
molto
turbato
.
Parlate
voi
,
piuttosto
.
-
Sì
-
ella
annuì
,
cercando
di
vincere
,
prima
di
tutto
,
sè
stessa
.
-
Lo
vedete
,
siamo
soli
.
Nessuno
può
venire
e
nessuno
ha
diritto
di
entrare
.
Qui
vi
è
la
vostra
amica
,
che
vi
aspetta
da
tanto
tempo
,
che
è
così
felice
di
passare
un
'
ora
,
con
voi
,
in
una
stanza
chiusa
....
Egli
guardò
le
porte
,
con
una
lieve
ombra
di
diffidenza
e
di
paura
negli
occhi
.
-
Anche
a
voi
,
fanno
terrore
le
porte
socchiuse
?
-
ella
soggiunse
,
infantilmente
.
E
si
levò
,
andò
a
chiudere
le
due
porte
,
fra
le
tende
.
-
Voi
temete
di
vedere
entrare
qualcuno
,
sempre
,
è
vero
,
Clara
?
-
Sì
,
da
bimba
,
l
'
ho
sempre
temuto
.
Se
qualcuno
saliva
alle
mie
spalle
,
nelle
scale
,
se
qualcuno
mi
seguiva
,
in
un
appartamento
,
se
una
porta
restava
aperta
,
con
un
vano
oscuro
,
io
era
assalita
da
uno
sgomento
folle
,
e
,
sentite
,
adesso
-
soggiunse
,
dandogli
la
mano
-
solo
a
parlarne
,
io
tremo
tutta
....
Egli
trattenne
quella
mano
fra
le
sue
,
ma
mollemente
.
-
Sono
sempre
così
sola
!
-
ella
soggiunse
,
e
gli
occhi
le
si
velarono
di
lacrime
,
mentre
il
volto
,
le
si
tramutava
.
Giovanni
guardò
quello
scoloramento
e
quei
begli
occhi
velati
:
impallidì
leggermente
.
-
Non
sempre
siete
stata
sola
-
mormorò
,
con
un
'
intonazione
ironica
,
ma
non
aspra
.
-
Oh
!
-
e
Clara
fece
un
gesto
largo
,
per
dire
che
tutto
era
finito
.
-
Lo
avete
già
dimenticato
,
Clara
?
-
Intieramente
-
ella
rispose
,
con
un
cenno
tagliente
.
-
Dimenticate
presto
,
mi
pare
.
-
Sì
,
tutto
quello
che
non
merita
di
esser
ricordato
.
-
Ma
che
meritò
di
essere
amato
,
però
.
-
Oh
chi
non
ha
errato
,
nelle
cose
del
cuore
?
Chi
ha
mai
preso
la
via
giusta
,
amando
?
-
Nessuno
,
avete
ragione
-
diss
'
egli
,
malinconicamente
.
-
Io
ho
sbagliato
sempre
,
io
-
e
il
bel
volto
ebbe
un
fremito
di
dolore
.
-
Sempre
?
-
Sempre
.
Mi
hanno
amata
poco
:
o
male
:
o
niente
.
Sarà
una
bella
burla
,
alla
fine
della
mia
vita
per
me
,
che
porto
la
reputazione
di
avere
ispirato
delle
passioni
folli
,
l
'
accorgermi
che
nessuno
mi
ha
amata
,
mai
.
E
un
doloroso
,
amarissimo
ghigno
le
contrasse
il
viso
.
Clara
era
immensamente
sincera
,
in
quel
momento
.
Aveva
tenuto
solo
all
'
amore
,
nella
vita
e
,
probabilmente
,
non
lo
aveva
,
nè
visto
nè
provato
mai
.
-
Quanto
siete
ingiusta
,
Clara
!
-
Con
chi
?
-
Con
me
.
-
Ah
già
,
è
vero
,
voi
pretendete
di
avermi
adorata
-
-
ella
soggiunse
eccitata
,
ma
schiettissima
,
sempre
.
-
Chi
ne
sa
nulla
!
È
una
leggenda
:
tante
leggende
sono
false
.
-
Perchè
dite
questo
?
Perchè
volete
negare
il
passato
?
-
Bella
istoria
,
il
passato
!
Ognuno
se
ne
inventa
uno
,
a
propria
convenienza
,
quando
il
passato
è
passato
.
Chi
conosce
la
verità
?
Voi
intanto
,
no
:
e
io
,
neppure
.
Forse
non
mi
avete
amata
mai
;
e
tutta
la
leggenda
non
è
che
una
cosa
buffa
-
e
rise
clamorosamente
,
offendendolo
anche
col
suo
riso
.
-
Clara
,
io
non
sarei
qui
,
se
non
vi
avessi
amata
-
egli
disse
seriamente
.
-
Vale
a
dire
?
-
Che
ci
vuole
una
grande
tenerezza
,
per
dimenticare
quello
che
mi
avete
fatto
:
e
una
grande
tenerezza
non
viene
che
da
un
grande
amore
.
-
Bella
rovina
,
illuminata
a
chiaro
di
luna
-
ella
disse
,
non
ridendo
,
tetramente
.
-
Ognuno
dà
quello
che
può
-
Giovanni
rispose
,
con
una
tristezza
semplice
.
Clara
tacque
.
Scherzava
con
un
tagliacarte
giapponese
e
se
ne
pungeva
le
dita
.
A
un
tratto
,
si
rivolse
tutta
mutata
:
-
Perdonatemi
,
Giovanni
:
ho
avuto
un
accesso
di
cattiveria
.
-
Tanto
,
per
non
cambiare
-
ed
egli
ebbe
un
pallido
sorriso
.
-
Sono
cose
che
restano
,
a
filoni
,
nell
'
anima
.
Ma
l
'
anima
è
così
cangiata
!
-
Così
?
-
e
la
tenerezza
velava
l
'
incredulità
.
-
Tutta
quanta
.
Non
ve
ne
siete
accorto
?
Vi
sono
sembrata
la
stessa
,
in
questo
tempo
,
la
stessa
di
dieci
anni
,
ditelo
,
in
coscienza
?
-
No
,
non
mi
siete
sembrata
la
stessa
.
Ma
non
vedo
la
causa
del
vostro
cangiamento
e
non
so
lo
scopo
.
-
Al
solito
,
voi
mi
supponete
qualche
infernale
progetto
?
No
,
Giovanni
,
disilludetevi
.
Nulla
vi
è
di
più
complicato
in
me
-
e
sorrise
,
con
una
mesta
semplicità
.
-
Nulla
?
-
Nulla
:
a
che
?
Per
sedurre
chi
?
Voi
siete
inseducibile
.
-
Vi
piacerebbe
sedurmi
?
-
Sì
,
moltissimo
-
ella
esclamò
,
impetuosamente
,
con
la
verità
sulle
labbra
e
nel
cuore
.
Giovanni
fu
scosso
,
da
questo
colpo
diretto
.
-
La
cosa
è
già
fatta
-
egli
disse
,
piano
,
cercando
una
via
obliqua
,
per
ischermirsi
.
-
La
seduzione
passata
,
Giovanni
,
non
conta
-
soggiunse
subito
,
la
terribile
e
infelice
donna
,
riportandolo
al
duello
.
-
Era
una
pessima
seduzione
,
fatta
da
una
donna
perfida
e
fallace
,
una
seduzione
fondata
sull
'
inganno
,
che
partiva
dalla
malvagità
e
arrivava
alla
perversità
.
Non
quella
,
non
quella
!
Mi
sarebbe
piaciuto
sedurvi
,
mi
piacerebbe
sedurvi
,
con
una
seduzione
nobile
e
alta
,
quella
della
schietta
anima
femminile
,
che
si
dà
in
tutta
la
sua
naturale
bontà
,
con
una
seduzione
fondata
sull
'
amore
,
profondo
,
umile
,
segreto
e
pure
sgorgante
da
ogni
atto
e
da
ogni
parola
!
Si
era
avvicinata
a
lui
,
chinata
verso
lui
,
parlandogli
:
e
gli
parlava
con
una
voce
tremante
,
roca
,
come
egli
non
aveva
mai
inteso
uscire
da
quelle
labbra
.
Egli
ebbe
un
atto
di
smarrimento
:
-
Tacete
,
Clara
,
tacete
!
-
No
,
amico
mio
,
non
mi
fate
tacere
,
non
vi
ho
mai
detto
nulla
,
in
questo
tempo
,
e
ora
muoio
,
se
non
vi
dico
tutto
....
-
Io
non
posso
udirvi
....
-
e
cercava
sciogliere
le
sue
mani
da
quelle
di
lei
che
le
tenevano
,
nell
'
affanno
dell
'
emozione
,
strettissime
.
-
Sì
,
sì
,
potete
udirmi
,
giacchè
io
nulla
debbo
dirvi
che
vi
turbi
,
che
vi
offenda
!
Giacchè
io
non
voglio
niente
da
voi
,
Giovanni
,
niente
!
Voi
mi
avete
amata
,
è
vero
,
nel
passato
e
io
sono
sacrilega
,
quando
lo
nego
,
ma
anche
il
sacrilegio
è
una
forma
della
passione
,
anche
il
calpestare
è
una
voluttà
dell
'
amore
!
E
ora
voi
non
mi
amate
più
e
avete
ragione
;
io
sono
stata
crudele
,
io
sono
stata
infame
,
con
voi
,
vengono
dei
momenti
in
cui
mi
faccio
orrore
,
ve
lo
giuro
....
Mentre
parlava
ella
,
così
,
singhiozzava
e
il
suo
petto
si
sollevava
,
nel
singulto
.
Qualche
rara
lagrima
le
usciva
dagli
occhi
e
Clara
l
'
asciugava
rapidamente
,
col
fazzoletto
.
Giovanni
l
'
ascoltava
,
la
guardava
,
stupefatto
,
incapace
di
difendersi
più
,
e
incapace
di
sottrarsi
al
pericolo
estremo
in
cui
si
trovava
.
-
Ma
,
sentite
,
Giovanni
,
sentite
con
pazienza
,
poichè
queste
cose
mi
soffocano
,
sino
a
morirne
,
e
le
debbo
dire
,
giacchè
sono
le
ultime
parole
di
passione
che
mi
usciranno
dalla
bocca
,
in
questa
vita
.
Sì
,
sì
,
le
ultime
,
poichè
io
ho
trovato
in
questa
mia
anima
,
così
maltrattata
,
così
ingiustamente
maltrattata
da
chi
non
doveva
mai
farlo
,
ho
trovato
una
sublime
speranza
,
Giovanni
,
quella
di
poter
essere
un
'
altra
donna
,
quella
di
poter
amare
con
un
infinito
entusiasmo
e
una
infinita
devozione
,
quella
di
poter
essere
in
una
estrema
tenerezza
,
una
donna
leale
,
pia
,
umile
,
vivente
solo
per
voler
bene
,
così
,
come
una
povera
creatura
ammalata
e
convalescente
si
innamora
della
vita
,
di
nuovo
!
-
Illusione
,
illusione
-
balbettò
lui
,
tentando
reagire
contro
quella
esaltazione
sentimentale
,
che
gli
si
comunicava
,
fatalmente
.
-
Voi
non
potrete
mai
far
questo
,
Clara
!
-
Io
posso
fare
tutto
quello
che
voglio
,
io
lo
farò
-
ella
rispose
energicamente
,
altieramente
.
-
Ah
ho
ben
visto
,
io
,
in
questo
tempo
,
nella
mia
anima
,
io
vi
ho
letto
come
in
un
libro
aperto
,
io
so
tutto
,
io
so
che
una
sola
cosa
può
farmi
rivivere
ed
è
un
affetto
schietto
e
saldo
,
senza
altri
interessi
morali
che
l
'
affetto
istesso
,
senza
altro
desiderio
che
dare
uno
slancio
di
purezza
a
quest
'
anima
,
senz
'
altro
ideale
che
la
redenzione
di
uno
spirito
malato
e
corrotto
.
-
Non
vi
riescirà
,
non
vi
riescirà
-
egli
esclamò
,
in
preda
a
tale
un
'
agitazione
e
a
una
confusione
,
che
gli
pareva
di
non
aver
parlato
lui
,
ma
un
altro
.
-
Se
questo
non
mi
riesce
,
io
sono
perduta
,
Giovanni
-
ella
soggiunse
,
cupamente
,
-
Ma
perchè
,
perduta
?
-
Perduta
,
perduta
!
Questo
è
l
'
ultimo
anello
che
mi
lega
alla
vita
:
se
si
spezza
,
cessa
la
ragione
della
mia
esistenza
.
Ebbene
,
io
non
posso
perdermi
,
Giovanni
,
io
non
posso
morire
,
io
sono
vecchia
,
perchè
ho
vissuto
troppo
,
è
vero
,
ma
non
ho
che
trentaquattro
anni
,
e
sono
troppo
pochi
per
rinunziare
,
per
morire
!
Io
non
voglio
rinunziare
,
io
mi
abbranco
a
questa
speranza
,
essa
mi
deve
aiutare
a
vivere
,
io
voglio
amare
così
,
se
no
,
sono
perduta
e
niuno
,
niuno
può
desiderare
la
perdita
e
la
morte
di
una
creatura
come
me
!
-
Ma
chi
,
chi
volete
amare
?
-
gridò
lui
,
levandosi
,
volendo
fuggire
,
ma
non
trovandone
la
forza
.
-
Voi
-
esclamò
ella
,
guardandolo
con
gli
occhi
sfolgoranti
,
con
le
labbra
schiuse
che
mostravano
i
bianchi
denti
minuti
,
che
egli
aveva
adorato
.
-
Me
?
me
?
E
perchè
?
-
Perchè
voi
solo
ne
siete
degno
-
diss
'
ella
,
aprendo
le
braccia
,
chinando
il
capo
,
con
un
atto
di
umiltà
.
-
Clara
,
io
sono
uno
sciocco
,
un
malato
,
un
infelice
,
io
non
merito
questo
-
disse
lui
,
turbatissimo
,
dando
indietro
,
cercando
fuggire
.
-
Voi
siete
l
'
anima
più
buona
e
più
nobile
che
io
abbia
mai
incontrata
-
ella
disse
,
con
un
accento
profondo
di
amore
,
che
finì
di
sconvolgere
Giovanni
.
-
Clara
,
voi
avrete
con
me
le
maggiori
delusioni
.
Io
ho
sofferto
,
io
sono
stanco
,
sono
vecchio
,
oh
quanto
più
di
voi
,
così
piena
di
vita
,
di
vivacità
!
Clara
,
Clara
,
se
sapeste
quanto
sono
vecchio
,
e
quanto
sono
stanco
,
non
dareste
al
mio
cuore
questa
tortura
,
questa
nostalgia
....
L
'
ultima
parola
era
così
imprudente
!
Superbamente
,
realizzando
il
suo
invincibile
bisogno
di
espiazione
,
ebbra
di
sacrificio
,
folle
di
sacrificio
,
ella
gridò
:
-
Che
importa
?
Fosse
anche
così
,
così
mi
piacete
:
fosse
anche
peggio
,
voglio
amarvi
così
!
-
È
un
inutile
amore
,
Clara
-
egli
replicò
,
tristissimamente
.
-
Perchè
,
inutile
?
L
'
amore
non
è
mai
inutile
!
-
Inutile
,
lo
vedrete
,
Clara
:
io
non
debbo
ingannarvi
.
Io
non
vi
amo
.
-
Lo
so
:
non
importa
-
diss
'
ella
,
crollando
orgogliosamente
le
spalle
.
-
Ciò
che
è
fuggito
,
non
ritorna
più
.
Io
non
posso
amarvi
di
nuovo
.
-
Non
importa
-
replicò
ancora
lei
,
giunta
al
culmine
della
superbia
e
dell
'
umiltà
sentimentale
.
-
Clara
,
Clara
,
questo
è
un
romanzo
:
io
non
ho
le
forze
morali
per
seguirvi
in
questo
romanzo
.
-
Non
importa
:
camminerò
sola
.
Il
mio
cuore
è
saldo
,
quando
l
'
amore
lo
regge
.
-
Oh
Clara
mia
,
mia
amica
buona
,
voi
v
'
illudete
,
voi
non
mi
amate
punto
,
voi
siete
in
preda
a
un
accesso
di
infinita
bontà
,
voi
v
'
ingannate
,
sul
vostro
cuore
!
-
Io
vi
adoro
-
ella
disse
,
semplicemente
,
sorridendo
.
-
Non
è
vero
.
-
Provate
-
ella
soggiunse
,
subito
,
con
una
tal
luce
nello
sguardo
,
con
un
tal
sorriso
di
offerta
sulle
labbra
,
che
il
poveretto
vacillò
.
-
Sentite
,
Clara
,
io
sono
il
più
saggio
,
fra
i
due
,
e
invece
vi
sembro
il
più
scortese
e
il
più
crudele
.
Clara
,
restiamo
amici
,
non
tentiamo
la
Provvidenza
,
non
prepariamoci
un
avvenire
di
amarissime
delusioni
.
Guai
,
se
vi
credessi
!
-
Mi
crederete
-
e
sorrise
,
fiduciosissima
di
sè
e
dell
'
amore
.
-
Io
non
vi
vedrò
più
!
-
gridò
lui
,
sentendo
sfuggirgli
l
'
estremo
suo
lembo
di
coraggio
.
-
Perchè
,
Giovanni
?
Non
mi
amate
,
è
vero
:
ma
non
è
una
dolce
consuetudine
di
vedermi
,
per
voi
?
-
Sì
,
sì
,
purtroppo
....
-
Non
mi
amate
,
lo
so
:
ma
non
sono
io
,
la
donna
che
più
avete
amata
?
Non
sono
io
la
donna
con
cui
più
avete
desiderato
di
vivere
,
la
sola
con
cui
abbiate
desiderato
di
vivere
!
-
La
sola
,
la
sola
!
-
Ebbene
?
perchè
mi
dovreste
fuggire
?
Dite
che
siete
stanco
,
ammalato
,
vecchio
,
e
che
non
mi
potete
amare
?
Quale
pericolo
correte
,
dunque
?
Voi
avete
la
gran
sicurezza
;
che
temete
?
-
Nulla
....
infatti
....
ma
dovrò
fuggirvi
.
-
No
.
Restiamo
amici
,
voi
volete
così
?
Restiamoci
.
Solamente
,
solamente
io
non
sarò
amica
,
ma
innamorata
di
voi
.
-
Clara
,
sarebbe
una
condizione
insopportabile
!
-
Io
sola
,
la
debbo
sopportare
!
Che
fa
,
a
voi
?
Vi
amerò
così
quietamente
,
così
segretamente
,
che
quasi
quasi
non
ve
ne
accorgerete
neppure
.
Sarete
buono
con
me
,
ecco
tutto
:
mentre
io
fui
così
cattiva
!
-
Voi
,
non
siete
fatta
per
questo
orribile
stato
di
animo
,
che
è
l
'
amore
non
corrisposto
.
Voi
siete
stata
sempre
una
vittoriosa
....
-
Lasciatemi
provare
la
dolcezza
di
esser
vinta
-
disse
ella
tenerissimamente
.
-
Voi
finirete
per
odiarmi
,
Clara
,
io
lo
so
!
-
e
fece
un
atto
di
disperazione
.
-
Ma
perchè
combattete
questa
lotta
inutile
e
inefficace
,
Giovanni
,
contro
me
,
contro
voi
stesso
?
Perchè
mi
negate
il
permesso
di
volervi
bene
,
quando
ciò
non
vi
costa
nulla
e
quando
ciò
può
anche
piacervi
?
Perchè
rinunziate
,
quando
non
vi
si
domanda
altro
che
di
lasciarvi
amare
,
Giovanni
?
Che
vi
fa
?
Perchè
dite
di
no
,
quando
nessuno
vi
chiede
di
dir
sì
?
Lasciatevi
amare
,
lasciatevi
amare
,
è
una
cosa
tanto
confortante
,
tanto
consolante
,
credetelo
!
Egli
non
le
rispose
nulla
.
-
Vedrete
,
amico
mio
,
vedrete
che
questo
mio
amore
,
mentre
sarà
il
segreto
della
mia
esistenza
,
non
turberà
la
vostra
.
Fidate
in
me
.
Io
vi
saprò
amare
così
bene
,
che
non
ne
avrete
nè
preoccupazione
,
nè
noia
.
Verrete
a
vedermi
,
quando
vorrete
.
Io
non
vi
darò
le
mie
ore
:
vi
aspetterò
,
sempre
.
Sarò
profondamente
felice
,
quando
vorrete
darmi
qualche
ora
del
vostro
tempo
:
e
se
non
vi
vedrò
,
ebbene
,
non
uscirà
un
lamento
dalla
mia
bocca
.
Vi
scriverò
.
Mi
permetterete
di
scrivervi
,
è
vero
?
Le
lettere
sono
uno
sfogo
così
dolce
a
chi
ama
:
e
non
turbano
colui
che
non
ama
.
Giovanni
,
Giovanni
,
lasciate
che
io
vi
ami
,
non
mi
togliete
questo
amore
,
se
vi
sono
stata
cara
una
volta
.
E
pian
piano
,
dalla
sedia
in
cui
era
seduta
dirimpetto
,
gli
scivolò
inginocchiata
,
innanzi
,
levando
il
volto
trasfigurato
verso
Giovanni
Serra
.
Egli
la
sollevò
,
nelle
sue
braccia
,
dicendole
forte
,
violentemente
come
se
volesse
convincerne
sè
stesso
,
mentre
la
stringeva
a
sè
:
-
Io
non
ti
amo
....
non
ti
amo
!
-
Ne
sei
certo
?
-
ella
chiese
,
misteriosamente
,
con
la
testa
sul
suo
petto
,
col
volto
proteso
a
lui
.
-
Non
lo
so
-
balbettò
il
poveretto
,
in
un
impulso
di
luminosa
verità
.
E
la
baciò
,
sulle
labbra
.
Tutta
la
virtù
di
quel
cuore
d
'
uomo
,
in
quel
bacio
,
cadde
.
IV
.
Infelicissimo
amore
!
Immediatamente
Giovanni
Serra
provò
il
confuso
avvilimento
della
sua
caduta
e
Clara
la
delusione
della
sua
prepotenza
sentimentale
.
Passata
l
'
ebbrezza
singolare
e
pur
triste
della
grande
serata
,
ella
si
trovò
di
fronte
a
Serra
,
nella
condizione
tormentosa
e
misera
,
di
una
donna
che
ama
troppo
,
che
vuole
amar
troppo
e
che
,
sovra
tutto
,
pensa
e
dice
di
amar
troppo
,
mentre
non
è
riamata
abbastanza
.
Infelicissimo
amore
!
Giacchè
nello
speranzoso
e
baldanzoso
animo
di
Clara
,
restituito
ai
consueti
trionfi
della
sua
beltà
e
della
sua
grazia
,
tolto
dal
fittizio
ambiente
di
umiliazione
morale
,
in
cui
ella
si
era
collocata
con
amara
voluttà
di
punizione
,
rimesso
nella
posizione
solita
ed
orgogliosa
di
una
donna
che
ha
conquistato
un
uomo
o
che
lo
ha
riconquistato
,
in
questo
animo
in
cui
gli
impeti
della
immaginazione
erano
il
fondamento
della
passione
e
dove
la
vanità
si
nascondeva
sotto
le
forme
più
semplici
,
in
questo
animo
tramontò
subito
quel
purissimo
e
inaccessibile
ideale
di
un
amore
che
volontariamente
rinunzia
alla
corrispondenza
,
di
un
amore
che
volontariamente
invoca
di
esser
dolore
e
di
essere
espiazione
.
L
'
imperioso
cuore
che
si
voleva
dare
in
un
immenso
sacrificio
,
privo
di
premio
,
ritirò
subito
la
sua
offerta
,
quando
negli
occhi
smarriti
di
Giovanni
Serra
vide
la
follia
dell
'
amore
,
quando
egli
si
curvò
a
baciare
quelle
labbra
col
trasporto
di
un
uomo
che
non
ha
mai
finito
di
amare
,
che
ricomincia
ad
amare
,
con
la
forza
di
dieci
anni
di
ricordi
,
accumulata
e
repressa
.
Clara
passò
la
notte
seguente
nella
veglia
deliziosa
,
e
indescrivibilmente
deliziosa
di
chi
ha
trovato
,
nell
'
amore
,
quello
che
cercava
,
il
gran
segreto
che
tutte
le
anime
sentimentali
e
passionali
cercano
:
un
amore
eguale
al
proprio
,
la
corrispondenza
perfetta
e
l
'
armonia
sublime
.
La
vita
,
infine
,
aveva
dato
,
con
dieci
anni
di
ritardo
,
è
vero
,
ma
con
più
potenza
di
concentramento
,
alla
donna
innamorata
dell
'
amore
,
ciò
che
ella
non
aveva
mai
provato
,
ciò
che
pochi
uomini
e
poche
donne
provano
sulla
terra
:
un
amore
schietto
e
profondo
,
così
sentito
e
così
corrisposto
.
Immensa
delusione
:
e
infelicissimo
amore
!
Poichè
,
quando
ella
rivide
Giovanni
e
guardò
nei
suoi
occhi
,
ella
vi
scorse
un
imbarazzo
mortale
,
una
tristezza
mortale
,
come
ne
nascono
nelle
pure
coscienze
di
coloro
che
caddero
per
una
inesplicabile
debolezza
della
volontà
.
Clara
credeva
,
era
certa
di
vedersi
apparire
innanzi
un
uomo
felice
,
ringiovanito
,
ridato
alla
forza
vincitrice
degli
ostacoli
e
ridato
agli
entusiasmi
dell
'
età
più
bella
:
e
invece
,
Giovanni
aveva
l
'
aspetto
di
un
uomo
che
ha
errato
e
che
sente
amaramente
tutto
il
peso
del
suo
errore
.
Clara
era
lieta
e
dolce
,
aveva
rialzato
i
suoi
capelli
in
un
grosso
nodo
attraversato
dagli
spilloni
di
tartaruga
,
come
dieci
anni
prima
,
aveva
un
vestito
chiaro
e
gaio
:
e
Giovanni
la
guardava
,
con
certi
occhi
distratti
e
stupiti
,
dove
,
ogni
tanto
,
si
abbassava
il
velo
di
una
malinconia
intensa
,
dove
,
ogni
tanto
,
passava
la
nuvola
dello
sgomento
.
-
Come
siete
gioconda
,
questa
sera
!
-
le
disse
,
come
trasognato
.
-
Perchè
ti
voglio
tanto
bene
-
ella
gli
rispose
,
dolcissimamente
,
prendendogli
le
mani
.
Egli
si
turbò
sempre
più
.
-
Non
parliamo
di
questo
,
Clara
.
-
Perchè
?
Non
mi
credi
?
Non
mi
credi
?
Egli
tacque
.
Non
le
credeva
,
infatti
.
Ella
intese
perfettamente
questa
sfiducia
.
-
Che
debbo
fare
,
perchè
tu
creda
?
-
Nulla
,
Clara
:
non
fare
nulla
.
Io
sono
uno
sventurato
.
-
E
perchè
?
Non
ti
voglio
bene
,
io
,
malgrado
la
tua
incredulità
?
Non
mi
vuoi
bene
,
tu
?
-
Io
!
-
gridò
lui
.
-
No
,
no
,
non
ti
amo
!
-
E
che
mi
hai
detto
ieri
sera
,
allora
?
Hai
mentito
?
Sei
diventato
bugiardo
,
ora
?
Non
eri
bugiardo
,
prima
.
Giovanni
Serra
non
rispose
.
Era
così
pallido
,
così
disfatto
ed
evitava
tanto
di
guardarla
!
-
Amore
mio
,
amore
mio
-
ella
riprese
,
tenerissimamente
,
carezzandogli
una
mano
-
non
tormentarti
,
te
ne
prego
.
Non
ti
dico
nulla
,
non
ti
domando
nulla
:
la
mia
voce
e
le
mie
parole
ti
agitano
,
lo
vedo
.
Lascia
ch
'
io
stia
vicino
a
te
,
così
,
in
silenzio
.
Era
,
difatti
,
seduta
accanto
a
lui
,
sul
divano
,
e
gli
aveva
passato
un
braccio
sotto
il
braccio
;
aveva
appoggiata
lievemente
la
testa
sulla
sua
spalla
.
Un
lungo
silenzio
:
ma
ella
,
a
occhi
bassi
,
sentiva
che
il
respiro
di
Giovanni
diventava
affannoso
.
Allora
,
pian
piano
,
levò
gli
occhi
,
lo
guardò
,
gli
mormorò
:
-
Mi
vuoi
bene
?
Una
così
grande
espressione
di
dolore
,
negli
occhi
di
quell
'
uomo
!
Ella
tacque
,
ancora
un
poco
,
legata
a
lui
,
cheta
,
respirando
appena
:
poi
le
parve
che
egli
le
sfiorasse
con
le
labbra
i
capelli
:
-
Mi
vuoi
bene
,
amore
?
-
chiese
,
sorridendo
nel
fondo
del
cuore
.
Giovanni
sospirò
profondamente
e
rispose
:
-
No
.
Attraversata
da
un
impeto
d
'
ira
,
ella
si
staccò
bruscamente
da
lui
,
si
levò
,
esclamando
:
-
Sei
cattivo
e
scortese
.
Una
scena
dolorosa
avvenne
fra
loro
,
dove
tutta
la
violenza
e
tutta
la
natural
tenerezza
del
cuore
di
Clara
-
tenerezza
repressa
nel
periodo
d
'
isolamento
in
cui
era
stata
-
sgorgarono
in
parole
precipitose
,
ardenti
,
innamorate
e
pure
ingiurianti
:
e
dove
tutta
la
mitezza
e
tutto
il
profondo
scetticismo
di
Giovanni
si
manifestarono
,
più
dolci
e
più
freddi
,
pieni
delle
grandi
timidità
di
chi
,
avendo
amato
invano
per
tanto
tempo
,
ha
oramai
una
paura
invincibile
di
amare
.
Due
o
tre
volte
,
durante
questa
penosissima
scena
,
ella
lo
offese
in
un
modo
crudele
,
poichè
era
avvezza
a
calpestare
i
cuori
che
adorava
,
per
poi
adorarli
più
profondamente
,
dopo
;
ed
egli
sentì
l
'
offesa
,
con
un
amaro
piacere
,
giacchè
essa
lo
autorizzava
non
a
reagire
,
ma
ad
andarsene
,
per
non
ritornare
mai
più
.
Questo
,
questo
,
era
il
suo
intimo
desiderio
,
innanzi
a
quella
donna
che
lo
affascinava
e
che
lo
terrorizzava
coi
tumulti
strani
della
sua
fantasia
,
con
le
singolarità
di
un
temperamento
fuggevole
e
pericoloso
,
con
l
'
impensato
di
un
'
anima
,
nella
quale
la
inconscienza
assumeva
degli
aspetti
terribili
e
dolcissimi
.
Nel
momento
in
cui
ella
più
gravemente
lo
ingiuriò
,
egli
pensò
che
era
giunta
la
salvazione
per
lui
,
se
partiva
.
Ma
quando
ella
lo
vide
arrivato
alla
soglia
,
quando
intese
che
lo
perdeva
,
così
,
miseramente
,
irrimediabilmente
,
lo
chiamò
con
una
voce
così
spezzata
dal
pianto
,
che
egli
si
volse
,
venne
a
lei
.
Clara
piangeva
,
Piangeva
!
Mai
l
'
aveva
vista
piangere
,
Credeva
che
non
potesse
piangere
,
tanto
il
gran
riso
clamoroso
,
e
il
riso
breve
,
e
il
sorriso
,
e
il
sogghigno
le
eran
particolari
.
Clara
piangeva
,
soffocando
dai
singhiozzi
,
con
un
lamento
che
le
usciva
dalle
labbra
,
continuo
.
Il
cuore
di
quell
'
uomo
buono
s
'
infranse
,
ed
egli
intese
sul
suo
petto
quel
povero
corpo
femminile
scosso
dai
singulti
,
ed
essa
intese
da
quella
voce
tremante
e
fievole
la
parola
d
'
amore
,
strappata
dall
'
essenza
di
quell
'
anima
,
dolorosamente
.
Tali
furono
,
sempre
,
le
amarissime
vittorie
di
Clara
;
e
procedendo
oltre
,
il
combattimento
fu
diversamente
aspro
,
con
forze
maggiori
o
minori
dall
'
una
parte
e
dall
'
altra
,
ma
concedenti
sempre
il
più
triste
dei
trionfi
al
soldato
più
energico
e
più
ardente
,
più
abituato
alla
guerra
dell
'
amore
,
più
multiplo
nelle
sue
risorse
di
attacco
e
di
difesa
.
Giacchè
appena
Giovanni
Serra
si
allontanava
da
Clara
,
dalla
sua
casa
,
dal
cerchio
magico
in
cui
ella
lo
rinserrava
,
rinasceva
in
lui
il
desiderio
della
fuga
ultima
,
della
liberazione
.
Quando
ella
non
era
presente
ed
egli
non
ne
vedeva
le
grazie
delicate
,
e
la
novissima
incantatrice
dolcezza
,
e
tutta
la
seduzione
muliebre
potente
,
Clara
gli
appariva
come
l
'
aveva
sempre
considerata
,
da
dieci
anni
:
una
donna
attraente
,
perfida
e
fallace
,
a
cui
egli
aveva
gittato
inutilmente
il
suo
cuore
e
per
la
quale
aveva
perduto
ogni
fede
in
sè
stesso
e
nella
vita
.
La
figura
di
una
creatura
quasi
mostruosa
,
senza
pietà
femminile
,
senza
alito
di
sentimento
nell
'
anima
,
senza
coscienza
pel
bene
,
come
pel
male
,
formatasi
in
dieci
anni
nel
suo
spirito
,
lo
signoreggiava
,
di
nuovo
,
con
novello
impulso
di
ribrezzo
,
di
orrore
.
Mutata
,
forse
?
Forse
.
Ella
era
capace
di
tutto
,
anche
di
vestire
l
'
aspetto
della
maggior
tenerezza
della
maggiore
nobiltà
spirituale
,
e
di
essere
,
forse
,
tenera
e
nobile
veramente
,
per
un
certo
tempo
per
ordine
della
propria
volontà
,
sino
a
che
la
natura
sopita
si
risvegliasse
,
e
l
'
onda
della
perfidia
e
della
menzogna
trasportasse
via
il
bel
sogno
di
bontà
e
di
dolcezza
.
Mutata
?
E
che
,
perciò
?
Anch
'
egli
s
'
era
mutato
purtroppo
,
e
dove
la
lava
incandescente
della
passione
aveva
gorgogliato
,
schiumando
,
del
fuoco
,
si
stendeva
il
lapillo
grigio
e
freddo
delle
devastazioni
vulcaniche
:
dove
aveva
vissuto
la
fede
nell
'
anima
umana
e
nella
sua
purezza
,
vi
era
il
gelo
di
un
dubbio
tranquillo
e
non
più
torturante
:
dove
avevano
balzato
di
gioia
e
di
voluttà
gli
entusiasmi
giovanili
,
vi
era
l
'
inazione
e
l
'
aridità
.
La
lealtà
,
il
rispetto
,
la
bontà
virile
rimanevano
intatte
in
quell
'
uomo
che
aveva
avuto
in
dono
,
nella
giovinezza
,
le
qualità
più
nobili
dello
spirito
:
ma
ciò
che
restava
,
non
bastava
all
'
amore
.
Una
parte
di
quel
cuore
,
era
veramente
finita
.
E
tutta
la
sensibilità
che
ancor
viveva
in
lui
,
fremeva
di
sgomento
all
'
idea
di
essere
stato
ripreso
da
quel
fascino
;
non
si
sentiva
più
la
forza
morale
per
quelle
lotte
e
il
risultato
non
gli
sembrava
più
la
sua
grande
ambizione
.
Così
,
di
lontano
,
egli
formava
sempre
il
disegno
di
non
vedere
mai
più
Clara
.
Ella
gli
scriveva
delle
lettere
lunghe
e
bizzarre
,
con
un
'
incoerenza
sentimentale
che
sarebbe
stata
molto
interessante
e
molto
seducente
per
un
uomo
più
giovane
e
più
vivace
,
meno
provato
dai
dolori
della
vita
,
ma
che
gli
produceva
un
senso
di
ripulsa
,
di
maggior
distacco
:
non
rispondeva
alle
lettere
.
Ella
gli
mandava
degli
appuntamenti
;
Giovanni
vi
mancava
,
due
o
tre
volte
.
Perchè
,
alla
quarta
volta
,
egli
non
resisteva
più
e
vi
andava
,
riluttante
,
pieno
di
tutte
le
incertezze
?
Egli
non
se
lo
spiegava
:
e
nella
sua
timida
immaginazione
,
il
fascino
di
Clara
assumeva
un
aspetto
onnipossente
;
Giovanni
aveva
bisogno
di
credere
a
un
potere
ascoso
,
rarissimo
,
unico
,
per
spiegare
la
mollezza
della
sua
volontà
.
Perchè
,
tante
volte
,
quando
egli
andava
da
lei
,
ben
deciso
,
ben
risoluto
,
a
dichiararle
che
quell
'
amore
così
povero
di
gioie
,
così
dubbio
,
così
squilibrato
non
aveva
ragione
di
essere
e
di
durare
,
perchè
Giovanni
,
innanzi
al
bel
volto
tranquillo
e
sorridente
di
Clara
,
a
quelle
mani
che
gli
si
tendevano
affettuosamente
,
al
suono
di
quella
voce
che
ella
rendeva
così
insinuante
,
per
lui
,
perchè
egli
non
diceva
più
niente
,
lasciandosi
andare
alla
corrente
di
quel
sentimento
,
illuso
per
un
poco
,
credendo
di
essere
amato
,
credendo
di
amare
?
Perchè
,
nelle
loro
grandi
scene
,
scoppiate
improvvisamente
,
egli
aveva
provato
a
proclamare
la
sua
libertà
,
la
sua
indifferenza
,
sempre
più
duramente
,
meravigliandosi
anzi
talvolta
della
propria
durezza
,
ed
era
riescito
soltanto
ad
esasperare
Clara
;
ma
non
aveva
svincolato
il
proprio
cuore
?
Perchè
,
mentre
egli
era
dei
due
quello
che
meno
pensava
d
'
amare
,
che
meno
diceva
d
'
amare
,
che
non
scriveva
,
che
rinunziava
ai
convegni
,
perchè
,
poi
,
era
lui
quello
che
più
cedeva
,
che
più
si
dava
,
che
più
rientrava
in
servitù
,
con
ritorni
di
affetto
che
costituivano
le
pochissime
soavità
di
quell
'
amore
?
Perchè
,
una
volta
,
quando
stettero
quindici
giorni
senza
vedersi
ed
ella
continuava
a
scrivergli
,
egli
non
ebbe
la
forza
di
non
aprire
,
come
aveva
dichiarato
,
le
sue
lettere
?
E
una
sera
,
ella
passava
,
sola
,
triste
,
pallida
,
per
una
via
,
rientrando
nella
sua
casa
deserta
con
aspetto
di
tale
abbattimento
ed
infelicità
,
che
Giovanni
,
vedendola
innanzi
a
sè
,
non
visto
da
lei
,
provò
uno
schianto
indicibile
.
Ritornò
a
lei
,
subito
,
senza
che
lo
avesse
chiamato
:
e
Clara
stessa
si
stupì
di
questo
ritorno
inatteso
,
mentre
il
suo
cuore
si
era
immerso
già
nell
'
amarezza
dell
'
abbandono
.
E
ingenuamente
,
puerilmente
,
Giovanni
non
sapendo
come
spiegarsi
la
sua
debolezza
e
la
sua
disfatta
,
pensava
a
qualche
cosa
d
'
insolitamente
affascinante
,
e
diceva
,
come
un
bimbo
:
-
È
una
strega
.
Ma
per
colei
che
misteriosamente
lo
riconduceva
a
sè
,
ogni
volta
,
questi
trionfi
erano
un
tossico
.
Fermentavano
dentro
il
suo
spirito
indomito
le
ribellioni
più
profonde
contro
questo
stato
di
lotta
che
avviliva
l
'
idea
ch
'
ella
si
era
fatta
di
quell
'
amore
e
che
la
mortificava
in
tutte
le
sue
vanità
muliebri
.
Ella
,
infine
,
lo
amava
,
è
vero
,
come
poteva
e
come
sapeva
,
con
un
senso
immensamente
egoistico
che
aveva
sempre
dominato
in
quell
'
anima
:
lo
amava
,
perchè
le
faceva
piacere
di
amare
,
perchè
il
suo
stato
migliore
era
l
'
amore
,
perchè
ella
non
sentiva
la
vita
che
quando
era
innamorata
:
l
'
amava
perchè
così
aveva
voluto
ed
ora
la
sua
volontà
era
più
forte
di
lei
.
Ciò
che
la
sconvolgeva
,
era
di
non
sentirsi
amata
abbastanza
,
mentre
ella
sapeva
di
dare
a
Giovanni
il
meglio
che
restava
di
lei
:
ciò
che
la
esasperava
,
era
questa
battaglia
quotidiana
che
ella
sosteneva
,
per
conservare
,
se
non
l
'
amore
,
la
larva
di
amore
che
le
portava
quest
'
uomo
:
ciò
che
la
faceva
delirare
di
collera
,
segretamente
,
era
di
avere
ancora
sbagliato
,
anche
in
quest
'
ultima
volta
e
di
non
potere
in
nessun
modo
metter
rimedio
al
suo
errore
.
Per
il
passato
,
coloro
che
l
'
avevano
amata
,
erano
stati
tipi
soliti
,
comuni
,
non
più
buoni
e
non
più
cattivi
di
qualunque
altro
uomo
,
in
modo
che
il
mondo
psicologico
di
Clara
non
aveva
avuto
sviluppo
che
nelle
ombre
della
sua
anima
,
assai
più
grande
e
assai
più
complessa
di
quelle
che
ella
aveva
avuto
ai
suoi
piedi
.
Ella
aveva
sofferto
per
loro
,
non
già
per
le
complicazioni
sentimentali
,
ma
perchè
questi
due
o
tre
erano
esseri
limitati
,
non
meschini
,
ma
limitati
,
a
cui
ella
aveva
creato
una
luminosa
e
inesistente
aureola
.
Aveva
sofferto
di
non
essere
amata
abbastanza
,
disprezzando
coloro
cui
mancava
la
potenza
spirituale
,
rimpiangendo
sempre
Giovanni
,
Giovanni
,
ch
'
ella
aveva
disdegnato
e
di
cui
si
rammentava
la
violenza
giovanile
di
passione
:
e
lentamente
,
nella
sua
coscienza
,
si
era
formato
il
criterio
che
solo
Giovanni
l
'
avesse
amata
e
che
solo
lui
,
così
profondo
,
così
intimo
,
così
squisito
,
avrebbe
potuto
amarla
come
ella
desiderava
.
Gli
altri
,
erano
,
infine
,
poveri
diavoli
,
ai
quali
ella
aveva
dato
il
manto
di
porpora
della
sua
immaginazione
e
uno
scettro
d
'
oro
,
sotto
cui
ella
medesima
si
era
curvata
;
ma
l
'
anima
bella
per
sè
,
grande
per
sè
,
unica
nella
tenerezza
come
unica
nella
passione
,
era
quella
di
Giovanni
.
Ella
aveva
creduto
a
una
fatalità
del
destino
quando
,
finendo
la
sua
giovinezza
,
prima
del
tramonto
,
s
'
erano
incontrati
nuovamente
ed
egli
le
aveva
parlato
dell
'
amore
passato
.
E
in
lei
si
erano
dileguate
le
profonde
stanchezze
,
mentre
più
vivo
,
più
forte
rinasceva
il
desiderio
di
amare
eccezionalmente
,
di
essere
eccezionalmente
amata
.
Ella
si
rammentava
un
Giovanni
Serra
tutto
pieno
di
un
ingenuo
e
vibrante
ardor
giovanile
,
che
faceva
dell
'
amore
non
un
breve
episodio
,
come
tutti
gli
altri
,
ma
il
grande
affare
dei
suoi
giorni
e
delle
sue
notti
,
che
dava
all
'
amore
un
tesoro
di
intima
mestizia
e
di
gioie
delicate
,
che
portava
l
'
immagine
dell
'
amata
come
la
sola
visione
degna
della
sua
fantasia
,
e
che
ne
pronunziava
il
nome
con
una
emozione
vivissima
e
candidamente
mal
repressa
.
Aveva
creduto
,
quando
egli
le
narrava
i
suoi
dolori
passati
con
sì
grande
senso
di
amarezza
,
che
egli
fosse
sempre
il
medesimo
:
e
che
era
giusto
e
umano
l
'
amarlo
;
e
che
era
una
voluttà
dolorosa
l
'
amarlo
senza
conforto
;
e
che
,
infine
,
infine
,
egli
l
'
amasse
ancora
,
malgrado
i
tentativi
di
fuga
,
malgrado
i
dinieghi
,
malgrado
i
terrori
che
gli
si
dipingevano
sul
volto
,
malgrado
che
egli
restasse
freddo
e
confuso
,
nelle
ore
più
calde
,
in
cui
ella
più
si
abbandonava
a
questa
estrema
passione
.
E
dall
'
antico
concetto
e
dal
novissimo
errore
suo
,
ella
traeva
un
veleno
interno
di
delusione
,
un
seguito
di
sconfitte
inavvertite
da
lui
,
ma
di
cui
ella
provava
il
colpo
nel
fondo
dell
'
anima
,
un
ricadere
continuamente
sulle
proprie
speranze
e
un
soffrire
per
tutte
le
parti
,
dall
'
amore
all
'
amor
proprio
,
dalla
delicatezza
all
'
orgoglio
,
dalla
sensibilità
femminile
bonaria
alla
sensibilità
femminile
maligna
.
Come
si
torturava
ella
,
per
un
ritardo
di
un
'
ora
,
per
una
parola
detta
con
troppa
disinvoltura
,
per
un
voi
apparso
improvvisamente
nel
più
intimo
discorso
:
e
il
suo
umore
si
cangiava
,
per
la
sottile
ferita
ricevuta
,
ed
egli
,
che
non
sapeva
di
aver
ferito
,
si
stupiva
del
cangiamento
,
e
arretrandosi
,
pallido
,
come
se
avesse
visto
un
fantasma
,
le
diceva
la
tetra
e
monotona
frase
:
-
Voi
siete
sempre
la
stessa
.
Sì
,
Clara
era
sempre
la
stessa
,
con
un
carattere
mobile
e
pure
ostinato
,
con
una
energia
breve
e
caduca
,
con
un
disprezzo
intimo
e
cordiale
di
sè
,
con
un
egoismo
a
cui
dava
le
forme
nobili
dell
'
amore
,
con
un
desiderio
di
vivere
e
di
godere
che
non
si
saziava
mai
;
e
su
tutto
questo
fondo
stravagante
,
e
spesso
perfido
,
e
spesso
capace
dei
più
alti
sagrificii
,
il
ricordo
di
una
vita
vissuta
mediocremente
,
il
ricordo
di
sciocchi
errori
e
di
delusioni
meschine
.
Era
sempre
la
stessa
,
lei
,
ma
da
tutti
i
pianti
versati
nella
solitudine
della
sua
casa
,
da
tutte
le
angoscie
soffocate
sotto
la
sua
maschera
di
donna
mondana
,
da
quell
'
abbandono
in
cui
aveva
passato
un
anno
,
le
era
venuta
innanzi
alla
mente
la
grande
verità
,
che
tutti
i
calcoli
dell
'
egoismo
sono
sempre
sbagliati
,
e
che
bisogna
vivere
per
gli
altri
,
per
poter
essere
felici
.
Non
era
fatta
per
questo
,
la
sua
natura
capricciosa
ed
esaltata
:
ma
la
sua
volontà
le
imponeva
di
assuefarsi
alla
più
semplice
verità
umana
,
che
è
la
felicità
altrui
:
ed
ella
giungeva
con
uno
sforzo
supremo
là
dove
altre
creature
arrivano
naturalmente
e
la
sua
bontà
calma
,
la
sua
dolcezza
ragionata
,
la
sua
serenità
esteriore
avevano
,
forse
,
maggior
merito
,
poichè
ella
affogava
in
esse
tutto
il
clamore
di
un
'
anima
ribelle
.
Soffriva
profondamente
,
perchè
non
era
amata
abbastanza
,
perchè
non
era
neppure
certa
di
essere
amata
:
dentro
le
vene
ardeva
il
sangue
per
collere
improvvise
:
cento
volte
ella
sentiva
la
tentazione
di
scacciare
Giovanni
da
sè
,
di
non
vederlo
mai
più
.
Ma
il
pensiero
che
egli
,
veramente
,
la
credesse
ancora
una
perfida
femmina
,
capace
del
male
per
la
voluttà
del
male
,
ma
l
'
idea
di
desolare
ancora
Giovanni
,
con
una
catastrofe
spirituale
,
tale
che
per
sempre
ne
restasse
violata
la
sua
memoria
,
la
rigettavano
nell
'
amore
e
nel
sacrificio
.
E
più
il
suo
spirito
spasimava
per
la
battaglia
che
sosteneva
,
più
ella
prodigava
a
Giovanni
Serra
i
tesori
della
più
squisita
affezione
.
Egli
,
talvolta
,
ne
restava
avvilito
.
Ora
,
non
le
diceva
più
di
non
crederle
;
nè
,
d
'
altra
parte
,
la
fiducia
nasceva
in
lui
,
bensì
uno
stupore
malinconico
.
Quando
ella
gli
dava
qualche
novella
pruova
,
non
chiesta
,
di
amore
,
egli
restava
confuso
e
rammaricato
:
-
Io
non
merito
questo
,
Clara
.
Tu
esageri
sempre
:
e
che
sarà
il
nostro
avvenire
,
così
?
-
Io
ti
amerò
sempre
egualmente
-
diceva
ella
,
esaltata
.
-
Quante
volte
l
'
hai
detta
la
parola
sempre
?
-
Ah
tu
sei
crudele
!
-
esclamava
lei
,
abbassando
il
capo
per
nascondere
il
suo
pallore
.
Sì
,
quell
'
onest
'
uomo
,
quell
'
uomo
onesto
e
buono
era
spesso
crudele
,
con
lei
.
Non
s
'
accorgeva
di
colpirla
,
così
duramente
:
o
non
la
credeva
sensibile
:
o
credeva
che
fosse
necessario
di
colpirla
,
per
guarirla
da
questo
morbo
spirituale
che
la
teneva
.
Certi
giorni
,
dopo
un
'
assenza
di
una
settimana
,
le
appariva
innanzi
quietissimo
,
avendo
l
'
aria
di
non
vedere
che
ella
era
disfatta
dall
'
attesa
,
non
dando
nessuna
scusa
alla
sua
mancanza
.
Un
dialogo
freddo
si
stabiliva
fra
loro
due
:
le
labbra
di
lei
fremevano
leggiermente
,
perchè
reprimevano
lo
sdegno
:
egli
non
capiva
ciò
e
dopo
un
'
ora
trascorsa
,
così
,
in
uno
strazio
fine
e
pur
terribile
,
egli
si
levava
per
andarsene
:
-
Vieni
domani
?
-
ella
diceva
,
a
occhi
bassi
,
pallida
come
uno
spettro
,
-
Non
so
.
-
Dopodomani
,
allora
?
-
Non
ti
saprei
dire
:
ho
delle
faccende
noiose
da
sbrigare
.
-
Ah
!
-
diceva
lei
,
senz
'
altro
,
sentendosi
morire
.
-
Ti
scriverò
,
quando
posso
venire
.
-
Va
bene
.
E
lentamente
lo
seguiva
,
mentre
si
avviava
alla
porta
:
gli
porgeva
una
mano
gelida
ed
immota
.
Talvolta
,
egli
le
chiedeva
:
-
Che
hai
?
-
Nulla
-
ella
rispondeva
con
voce
così
mutata
che
egli
avrebbe
dovuto
capire
.
Ma
,
temendo
una
scena
,
egli
se
ne
andava
,
senz
'
altro
.
Come
ella
correva
nella
sua
stanza
,
gittandosi
sul
letto
,
mordendo
i
cuscini
,
ingiuriando
la
freddezza
di
Giovanni
,
imprecando
alla
propria
viltà
,
esalando
tutta
l
'
ira
della
sua
delusione
,
soffocando
le
grida
del
suo
cuore
che
insorgeva
contro
un
dolore
così
atroce
!
La
crisi
durava
una
notte
intiera
:
ella
si
addormentava
all
'
alba
,
con
gli
occhi
rossi
di
lacrime
,
con
il
petto
ancora
esalante
sospiri
.
Egli
non
sapeva
nulla
di
ciò
.
Ella
temeva
che
Giovanni
la
fuggisse
per
sempre
,
se
diventava
troppo
insistente
e
troppo
noiosa
.
L
'
altiera
donna
era
giunta
a
credersi
una
seccatrice
.
Pure
,
qualche
sera
,
quando
più
l
'
onesto
e
buon
'
uomo
era
stato
crudele
,
ella
sentiva
cadere
le
forze
della
sua
rassegnazione
.
Allora
gli
appariva
infelice
,
così
accasciata
,
così
perduta
in
un
abisso
di
delusioni
,
che
l
'
oscuro
mistero
della
sua
tenerezza
per
Clara
,
si
svelava
.
Una
volta
,
egli
era
andato
via
.
Appena
fuori
,
sulle
scale
,
egli
intese
,
dietro
la
porta
ancora
chiusa
,
un
tale
scoppio
di
singhiozzi
che
tornò
indietro
,
bussò
e
la
trovò
smarrita
,
incapace
di
affogare
i
suoi
lamenti
,
incapace
di
dominarsi
più
.
Qual
notte
!
Egli
le
parlava
ed
ella
,
perduta
in
un
oceano
di
amarezza
,
non
gli
rispondeva
,
mentre
,
come
se
fosse
sola
,
si
raccomandava
alla
Madonna
ed
ai
santi
,
perchè
la
liberassero
da
quelle
torture
.
Egli
le
prendeva
le
mani
,
ma
ella
le
ritraeva
,
come
inorridita
,
convulsa
,
per
rivolgerle
al
cielo
,
per
chiedere
la
pace
,
la
pace
,
niente
altro
:
egli
cercava
di
abbracciarla
,
ma
quel
corpo
fremente
gli
sfuggiva
;
essa
passava
da
un
divano
all
'
altro
,
camminava
al
buio
,
per
le
altre
stanze
,
parlando
sola
,
gemendo
,
tutto
il
suo
male
,
gemendo
di
dover
amare
così
,
gemendo
di
essere
così
poco
amata
.
Notte
fatale
,
invero
:
giacchè
fu
allora
soltanto
ch
'
egli
capì
tutta
la
gravità
del
loro
caso
:
giacchè
fu
in
quella
scena
di
lacrime
,
di
convulsioni
,
in
cui
ella
pareva
avesse
dimenticata
persino
la
sua
presenza
,
che
egli
le
parlò
,
per
una
volta
,
come
dieci
anni
prima
,
come
un
innamorato
,
come
un
amante
.
Egli
s
'
inginocchiò
innanzi
a
lei
e
le
chiese
perdono
della
sua
condotta
,
e
la
pregò
che
avesse
pietà
di
lui
;
la
scongiurò
di
credergli
,
quando
le
diceva
che
nessun
essere
le
era
devoto
come
il
suo
,
e
di
compatirlo
se
egli
non
sapeva
amarla
,
se
egli
non
sapeva
ritrovare
in
un
'
anima
stanca
,
malata
,
vecchia
,
gli
accenti
e
gli
entusiasmi
dell
'
amore
;
che
per
quanto
egli
poteva
amare
,
l
'
amava
;
che
era
poco
,
sì
,
era
poco
,
per
una
donna
appassionata
come
lei
;
che
ella
meritava
un
miglior
innamorato
,
un
miglior
amante
;
ma
che
lui
non
poteva
amar
meglio
,
ma
che
egli
le
aveva
dato
tutto
,
dieci
anni
prima
,
e
che
quella
devastazione
era
opera
sua
.
Mentre
ella
,
sfinita
,
esausta
,
si
passava
ancora
sugli
occhi
aridi
il
fazzoletto
bagnato
di
lacrime
,
Giovanni
,
ai
suoi
piedi
,
le
narrava
ancora
la
sua
miseria
sentimentale
presente
,
la
sua
morbosa
sensibilità
che
aveva
paura
dell
'
amore
,
la
sua
impotenza
spirituale
,
tutta
la
rovina
irreparabile
che
gli
impediva
di
esser
per
lei
il
perfetto
innamorato
,
il
perfetto
amante
.
Alle
sue
ginocchia
,
in
una
evocazione
straziante
,
di
quello
che
era
stato
il
suo
passato
d
'
amore
e
nello
strazio
della
presente
realtà
,
egli
versò
poche
,
cocenti
lacrime
,
le
più
dolorose
che
avesse
versate
mai
.
Smorta
,
con
gli
occhi
spalancati
su
lui
,
reggendosi
la
testa
con
le
mani
,
ella
che
aveva
gridato
tutta
la
sua
desolazione
,
udiva
ora
le
parole
di
una
ben
diversa
miseria
,
di
un
disfacimento
umano
assai
più
tragico
del
suo
;
e
mentre
l
'
alba
faceva
il
cielo
di
un
freddissimo
biancoverdino
,
i
due
amanti
si
guardarono
,
presi
da
una
pietà
immensa
,
per
sè
stessi
,
e
sentendo
che
nessuno
dei
due
poteva
consolare
,
giammai
,
giammai
l
'
altro
.
Ella
,
folle
oramai
di
sacrificio
,
fu
dimentica
di
sè
,
e
si
rassegnò
a
una
forma
qualsiasi
dell
'
amore
,
purchè
Giovanni
non
l
'
abbandonasse
.
Rinunziava
alla
passione
,
chiudendo
gli
occhi
:
ella
che
adorava
solo
la
passione
!
L
'
amasse
Giovanni
,
come
voleva
,
come
poteva
,
quando
voleva
:
purchè
quel
residuo
di
tenerezza
fosse
suo
!
Oramai
ella
diventava
simile
ai
malati
che
,
giorno
per
giorno
,
vanno
rinunziando
alle
dolcezze
che
godono
i
sani
e
fanno
un
ragionamento
malinconico
a
ogni
rinunzia
.
Diceva
,
ella
:
-
Tu
,
che
non
mi
scrivi
mai
....
E
se
egli
annuiva
,
ella
frenava
il
suo
spasimo
.
Giovanni
,
un
tempo
,
le
aveva
troppo
scritto
:
adesso
non
ne
aveva
più
la
forza
.
Altre
volte
diceva
:
-
Tu
non
vieni
;
è
vero
,
domani
sera
?
Ed
era
perchè
soffriva
troppo
,
a
udirlo
dire
da
lui
che
non
sarebbe
venuto
.
Parlando
dell
'
amore
,
ella
soggiungeva
,
con
un
debole
sorriso
:
-
Tu
che
mi
vuoi
bene
così
poco
....
E
lo
sogguardava
,
ansiosamente
,
per
osservare
anche
l
'
espressione
più
fugace
.
Egli
sorrideva
,
acconsentendo
al
fatto
di
amarla
poco
:
Clara
indietreggiava
,
disperata
internamente
della
pruova
.
Qualche
volta
,
bonariamente
,
ella
gli
tendeva
un
tranello
:
-
Perchè
mi
ami
così
poco
?
Io
ti
voglio
troppo
bene
.
-
Perchè
non
posso
di
più
.
-
Non
puoi
,
non
puoi
?
Tenta
.
-
Oh
no
!
-
esclamava
,
con
un
tono
di
stanchezza
,
di
sfiducia
,
di
paura
.
-
Io
ti
amo
troppo
-
ella
diceva
,
affogando
di
dolore
,
ma
non
mostrandolo
.
-
È
ciò
che
mi
trafigge
.
Io
sono
un
indegno
,
Clara
.
-
E
se
non
ti
amassi
più
?
Giovanni
impallidiva
e
taceva
.
Quel
pallore
,
la
rincorava
.
-
Se
non
ti
amassi
più
,
di
'
?
-
Mi
rassegnerei
malinconicamente
.
Sono
stato
un
grande
sventurato
,
sempre
.
-
Ti
rassegneresti
?
-
e
fremeva
,
ella
.
-
Mi
rassegnerei
.
-
Mi
riesce
impossibile
di
non
amarti
,
Giovanni
!
-
ella
esclamava
.
-
Se
tu
volessi
,
ti
sarebbe
facile
.
Credimi
,
non
ti
ho
meritata
prima
:
non
ti
merito
adesso
.
Era
destino
!
-
Parliamo
d
'
altro
-
diceva
lei
,
brevemente
,
vinta
.
Ma
si
rinnovava
ogni
giorno
,
ogni
sera
,
il
duello
,
sopra
una
ben
semplice
frase
così
cara
a
tutti
gli
amanti
.
Quando
ella
era
di
umore
più
lieto
,
gli
diceva
:
-
Già
,
non
ti
domando
se
mi
vuoi
bene
.
Sarebbe
inutile
.
-
Sarebbe
inutile
-
mormorava
lui
,
sorridendo
,
cercando
di
scherzare
.
-
Non
mi
ami
affatto
?
-
e
la
voce
lievemente
le
tremava
.
-
Affatto
.
Clara
taceva
,
incapace
di
scherzare
più
.
-
Che
hai
?
-
chiedeva
Giovanni
.
-
Nulla
.
-
Nulla
?
Ti
ho
rattristata
?
-
Un
poco
.
-
Sono
un
infelice
-
diceva
Giovanni
,
così
schiettamente
addolorato
,
che
Clara
non
osava
proseguire
la
discussione
.
Ma
,
talvolta
,
la
domanda
era
diretta
:
-
Mi
vuoi
bene
?
E
se
lui
era
tranquillo
,
senza
fremiti
nella
sua
sensibilità
,
le
rispondeva
:
-
Tu
lo
sai
.
-
Non
so
nulla
.
Ripeti
un
poco
,
-
Quante
volte
lo
vuoi
sentire
,
Clara
!
-
Gli
è
che
non
lo
dici
mai
,
mai
,
mai
!
-
A
che
serve
?
-
Mi
serve
:
mi
serve
immensamente
.
Te
ne
prego
,
Giovanni
,
Giovanni
mio
,
mio
amore
,
dimmi
se
mi
vuoi
bene
!
-
Ti
voglio
bene
-
diceva
lui
,
a
occhi
bassi
,
quasi
per
forza
.
-
Quanto
?
-
Quanto
posso
.
-
E
poco
,
è
vero
,
è
poco
?
-
Perchè
mi
ricordi
che
sono
un
poverello
,
in
fatto
di
amore
?
Perchè
mi
rinfacci
la
mia
miseria
?
Perchè
mi
rimproveri
se
non
ho
più
lena
,
se
non
ho
più
una
scintilla
di
entusiasmo
?
Clara
,
Clara
,
tu
mi
uccidi
,
così
!
-
Perdonami
-
diceva
lei
,
scivolandogli
inginocchiata
innanzi
,
con
un
moto
che
le
era
familiare
.
-
Io
non
debbo
vederti
più
-
diceva
lui
,
come
se
parlasse
a
sè
stesso
.
Oppure
,
la
frase
cara
agli
amanti
riappariva
in
altri
modi
tormentosi
.
Talvolta
,
dopo
un
lungo
silenzio
,
vagamente
,
distrattamente
,
come
per
un
moto
delle
labbra
,
ella
chiedeva
:
-
Mi
vuoi
bene
?
Giovanni
non
rispondeva
.
Immediatamente
,
ella
diventava
trepida
e
ansante
:
-
Giovanni
,
mi
vuoi
bene
?
Allora
egli
usciva
dalle
sue
riflessioni
e
vagamente
,
distrattamente
,
diceva
:
-
No
.
-
Giovanni
?
-
Clara
!
-
Hai
detto
che
non
mi
ami
?
-
L
'
ho
detto
.
-
Ed
è
vero
?
-
È
vero
.
Silenziosamente
,
ella
curvava
il
capo
,
e
le
lacrime
le
discendevano
sulle
guancie
.
Giovanni
la
guardava
,
desolato
:
poi
,
le
andava
vicino
,
le
carezzava
una
mano
,
le
baciava
le
guancie
bagnate
di
lacrime
.
-
Ho
scherzato
-
diceva
.
-
Tu
non
ischerzi
mai
.
-
Ho
scherzato
.
Tutto
finiva
,
così
:
ma
le
lacrime
erano
state
versate
.
E
infine
,
sulla
frase
cara
agli
amanti
,
avveniva
ancora
questo
:
-
Tu
non
mi
chiedi
mai
,
Giovanni
,
se
ti
voglio
bene
!
-
Perchè
chiedertelo
?
-
Non
ti
piace
saperlo
?
-
No
,
non
mi
piace
.
-
Ti
tormenta
,
il
mio
amore
?
-
Sì
,
mi
tormenta
tanto
.
-
Ma
perchè
,
ma
perchè
?
-
Perchè
mi
hai
amato
troppo
tardi
-
esclamava
lui
,
per
la
centesima
volta
;
-
perchè
io
non
sono
più
il
giovanotto
appassionato
di
dieci
anni
fa
,
ma
un
uomo
arido
e
stanco
,
senza
speranze
e
senza
desiderii
!
È
tardi
,
è
tardi
,
Clara
.
-
Mai
tardi
,
per
l
'
amore
.
-
Siamo
vecchi
,
Clara
:
il
nostro
sole
tramonta
.
-
Dio
mi
salvi
dalla
notte
-
ella
mormorava
,
avvilita
,
senza
più
energia
.
Vi
fu
un
giorno
,
però
,
in
cui
tutte
le
ombre
malinconiche
,
e
le
incertezze
,
e
i
timori
parvero
dileguati
.
Era
nella
calda
estate
ed
ella
era
andata
ad
Albano
,
sui
colli
,
per
fuggire
l
'
aria
soffocante
di
Roma
.
Colà
,
lo
aspettava
pazientemente
,
per
giornate
intiere
,
ma
egli
,
pur
promettendo
di
venire
a
trovarla
,
pur
scrivendole
,
non
veniva
mai
.
Per
tre
o
quattro
volte
ella
era
andata
alla
stazione
,
inutilmente
.
Una
grandissima
tristezza
adesso
opprimeva
la
donna
superba
;
giacchè
le
pesava
sulle
spalle
tutto
l
'
irreparabile
del
suo
errore
sentimentale
.
Volontariamente
ella
si
era
ingolfata
in
questo
amore
;
con
ostinazione
di
passione
ella
ne
aveva
abbracciata
la
croce
;
la
sua
fantasia
l
'
aveva
spinta
ai
più
duri
sacrificii
;
e
adesso
erano
impegnati
il
suo
cuore
e
il
suo
onore
.
Stando
sola
,
nella
freschezza
dei
colli
albani
,
ella
approfondiva
l
'
immensità
del
suo
ultimo
fallo
e
quel
verde
riposato
tutt
'
intorno
,
e
quella
serenità
la
crucciavano
.
Infine
,
un
giorno
egli
giunse
,
quasi
inaspettato
.
Era
così
lieto
!
Le
disse
,
subito
che
non
era
venuto
,
ma
che
aveva
sofferto
molto
,
a
non
venire
:
che
l
'
aveva
molto
amata
,
nella
sua
assenza
:
e
le
domandò
,
se
ella
lo
amasse
ancora
.
Così
lieto
!
Ella
diventò
lietissima
.
Andarono
,
insieme
,
sotto
l
'
ombrellino
di
Clara
,
a
una
lunga
passeggiata
,
a
braccetto
,
a
traverso
i
sentieri
di
campagna
,
fra
i
prati
fioriti
.
Clara
aveva
un
vestito
di
seta
leggiera
,
di
un
bianco
avorio
:
e
un
gran
cappello
di
merletto
avorio
come
una
cuffia
.
Pareva
molto
più
giovane
e
così
delicata
che
egli
la
chiamò
,
ridendo
:
Madame
la
marquise
.
Ella
era
raggiante
.
Si
sedettero
sull
'
erba
,
all
'
ombra
di
un
elce
secolare
,
famoso
in
quelle
campagne
,
e
le
loro
anime
furono
così
assolutamente
e
perfettamente
armoniose
,
in
quella
solinga
e
serena
campagna
,
che
essi
si
guardavano
e
indovinavano
l
'
un
l
'
altro
i
pensieri
.
Si
dispersero
,
due
volte
,
per
la
via
,
ridendo
,
scherzando
,
baciandosi
,
dietro
l
'
ombrello
abbassato
di
Clara
:
e
Madame
la
marquise
arrossiva
finemente
di
gioia
,
sotto
l
'
ombra
bianca
del
suo
grande
cappello
.
Non
un
motto
del
passato
:
non
un
pensiero
del
domani
:
non
un
velo
di
amarezza
,
mai
.
Egli
aveva
l
'
aria
di
un
fanciullo
;
strappò
dei
fiori
di
campo
,
odorosissimi
,
ne
fece
un
gran
fascio
,
lo
portarono
all
'
albergo
in
trionfo
.
Là
pranzarono
soli
,
soli
,
in
un
angolo
della
stanza
da
pranzo
,
guardandosi
negli
occhi
,
sorridendosi
,
toccandosi
le
mani
nel
porgersi
un
bicchiere
,
un
piatto
,
ebbri
di
una
gioia
di
vivere
che
li
faceva
impallidire
di
piacere
.
Andarono
sulla
terrazza
dell
'
albergo
,
soli
sempre
,
tenendosi
per
mano
,
tacendo
,
dicendosi
nello
sguardo
innamorato
quelle
cose
profonde
e
intime
,
che
l
'
amore
pensa
e
non
dice
.
Ogni
tanto
,
ella
chiedeva
:
-
Mi
vuoi
bene
?
-
Sì
-
rispondeva
lui
,
semplicemente
,
senza
reticenze
.
-
Quanto
?
-
Molto
.
-
Io
ti
adoro
-
ella
concludeva
,
arrossendo
.
Alla
sera
,
ella
lo
ricondusse
alla
stazione
,
attaccata
al
suo
braccio
,
innamoratissima
di
lui
,
mentre
lui
non
sapeva
staccare
lo
sguardo
da
quei
cari
occhi
:
si
baciarono
nella
penombra
della
stazione
,
senza
pensare
a
chi
li
guardava
.
Il
treno
si
mosse
,
ella
restava
a
guardare
e
lui
si
sporgeva
dallo
sportello
,
salutando
.
Ella
gli
scrisse
,
nei
giorni
successivi
,
otto
o
dieci
lettere
,
folli
:
egli
non
rispose
.
Aveva
giurato
di
ritornare
:
non
ritornò
.
Ella
ripartì
per
Roma
,
prima
che
la
villeggiatura
finisse
.
V
.
Vestita
di
bianco
,
con
un
leggiero
scialletto
di
crespo
bianco
sulle
spalle
,
Clara
,
in
quelle
ultime
lunghe
sere
di
estate
,
aspettava
Giovanni
al
balcone
.
Prima
,
la
solinga
donna
leggeva
un
poco
,
si
aggirava
come
un
fantasma
per
la
casa
deserta
;
poi
,
verso
le
nove
,
approssimandosi
l
'
ora
dell
'
arrivo
,
ella
esciva
sul
balcone
,
interrogando
le
penombre
di
via
del
Babuino
.
Malgrado
che
l
'
afa
di
quella
fine
d
'
agosto
togliesse
la
gente
alle
case
soffocanti
e
la
spingesse
per
le
vie
,
in
cerca
di
un
fantastico
fresco
,
via
del
Babuino
era
spopolata
.
È
lontana
dal
centro
:
ed
è
via
di
forestieri
,
che
la
popolano
solo
nell
'
inverno
.
Pochissima
gente
l
'
attraversava
;
avanzandosi
la
sera
,
non
più
un
viandante
.
Clara
guardava
l
'
alto
della
strada
,
verso
piazza
di
Spagna
,
donde
giungeva
sempre
Giovanni
,
quando
giungeva
:
e
appena
una
persona
svoltava
l
'
angolo
,
essa
si
piegava
sui
ferri
,
cercando
distinguere
l
'
alta
figura
e
il
passo
un
po
'
lento
,
a
lei
così
noti
.
L
'
ora
serotina
si
svolgeva
,
calda
,
spesso
attraversata
da
un
molle
soffio
sciroccale
;
Giovanni
non
compariva
.
Affaticata
dallo
stare
in
piedi
,
ella
si
sedeva
sovra
uno
sgabello
di
legno
,
che
era
fuori
sul
balcone
;
appoggiava
la
testa
ai
ferri
,
in
atto
di
pazienza
e
di
riposo
;
talvolta
,
un
lieve
sonno
la
coglieva
;
alle
undici
e
mezzo
,
che
ella
sentiva
suonare
a
Santa
Maria
del
Popolo
,
si
levava
,
rientrava
,
poichè
Giovanni
non
sarebbe
venuto
più
.
Un
brivido
di
freddo
la
coglieva
,
in
casa
:
e
si
accostava
alla
sua
scrivania
,
per
scrivergli
un
biglietto
,
una
lettera
,
lagnandosi
che
egli
avesse
ancora
mancato
alla
promessa
.
Ma
,
sedutasi
,
si
rialzava
subito
:
a
che
lagnarsi
?
Su
sette
sere
della
settimana
,
egli
mancava
cinque
:
e
la
lasciava
,
così
,
in
una
interminabile
aspettativa
,
fuori
su
quel
balcone
,
in
una
solitudine
e
in
una
malinconia
grande
,
sapendo
benissimo
che
ella
lo
aspettava
ogni
sera
e
che
era
sola
,
solissima
.
Adesso
,
ella
non
si
lagnava
più
,
giacchè
le
scene
la
stancavano
e
la
impaurivano
,
perduta
di
energia
,
precipitata
e
giacente
nella
inazione
spirituale
di
chi
ha
troppo
amato
inutilmente
:
e
non
lamentandosi
lei
,
egli
non
si
scusava
neppure
e
aveva
l
'
aria
di
non
rammentarsi
che
ella
non
esciva
,
non
vedeva
nessuno
,
per
lui
soltanto
.
Oramai
,
Clara
non
aveva
più
quelle
crisi
di
violenza
,
in
cui
malediceva
l
'
aridità
del
cuore
di
Giovanni
e
la
viltà
del
proprio
cuore
che
non
sapeva
infrangere
un
legame
così
fittizio
e
così
torturante
:
ella
era
in
preda
a
quelle
sonnolenti
rassegnazioni
,
che
abbattono
tutte
le
persone
di
carattere
impetuoso
,
dopo
un
periodo
di
passione
.
Sul
viso
altiero
di
Clara
,
dove
sempre
aveva
brillato
il
sorriso
trionfale
della
donna
padrona
del
proprio
destino
,
ora
sedeva
l
'
espressione
stanca
e
paziente
della
vittima
.
Quando
Giovanni
le
riappariva
innanzi
,
ella
sorrideva
tenuemente
,
gli
si
sedeva
accanto
,
ma
non
troppo
vicino
,
non
gli
faceva
un
rimprovero
,
gli
parlava
a
voce
bassa
,
senza
ridere
mai
.
Egli
la
guardava
curiosamente
:
scrutava
tutte
le
impressioni
di
quel
volto
mobile
,
di
quegli
occhi
vivacissimi
,
e
scorgendovi
come
disteso
un
velo
d
'
inesorabile
e
quieta
tristezza
,
crollava
il
capo
,
senza
dire
nulla
.
Egli
stesso
era
profondamente
triste
.
Forse
,
s
'
imponeva
di
non
andare
da
Clara
,
più
spesso
.
Forse
,
per
una
singolare
contraddizione
del
suo
spirito
,
quell
'
aspetto
di
vittima
,
quel
silenzio
,
quella
mancanza
di
sorriso
,
lo
tormentavano
più
di
una
scena
furiosa
.
Nel
settembre
,
egli
partì
per
Napoli
,
senz
'
avvertirla
neanche
;
ella
gli
scrisse
,
tre
o
quattro
volte
,
delle
lettere
pacate
,
ma
senza
rampogna
;
delle
lettere
dove
tutto
il
fuoco
dell
'
anima
di
Clara
parea
fosse
stato
smorzato
dalle
lacrime
.
Ritornò
,
Giovanni
,
dopo
dieci
giorni
:
ed
ella
non
gli
fece
nessuna
interrogazione
,
fredda
e
tenera
,
fredda
e
triste
,
fredda
e
oppressa
da
una
fatica
morale
che
le
traluceva
,
torbidamente
,
dagli
occhi
.
-
Che
hai
?
Che
hai
?
-
le
chiese
lui
,
quel
giorno
,
con
ansietà
,
andando
volontariamente
incontro
a
una
spiegazione
.
-
Sono
stanca
-
ella
disse
,
chinando
gli
occhi
.
-
Di
me
?
Ella
esitò
,
un
minuto
.
Disse
:
-
No
.
-
Finirai
per
odiarmi
,
io
lo
aveva
preveduto
-
egli
soggiunse
,
desolatamente
.
-
E
perchè
,
Giovanni
?
Tu
non
hai
nessuna
colpa
.
-
E
tu
neanche
,
poveretta
!
-
replicò
lui
,
prendendole
le
mani
.
Ella
si
svincolò
,
dolcemente
e
freddamente
.
-
Oh
io
,
sì
!
-
e
un
vero
accento
di
convinzione
,
la
dichiarava
colpevole
di
quel
malinconico
ultimo
peccato
,
pieno
di
tante
delusioni
.
-
La
colpa
è
delle
cose
,
è
degli
anni
,
è
della
fatalità
-
egli
spiegò
.
-
La
fatalità
è
la
scusa
dei
deboli
e
degli
sciocchi
-
diss
'
ella
brevemente
.
-
Io
ho
voluto
che
questo
fosse
;
la
colpa
è
mia
.
-
Poveretta
,
poveretta
!
-
mormorò
lui
,
con
voce
di
pianto
.
-
Mi
sono
ingannata
,
anche
questa
volta
-
ella
replicò
,
con
una
freddezza
di
ghiaccio
.
L
'
accenno
agli
amori
passati
,
il
primo
che
ella
facesse
durante
un
anno
e
mezzo
di
relazione
con
lui
,
la
comunanza
del
suo
amore
con
gli
altri
,
nella
mente
di
Clara
,
gli
fece
una
impressione
pessima
.
-
Io
non
ti
ho
ingannata
-
esclamò
lui
offeso
,
contristatissimo
.
-
Chi
sa
!
-
ella
disse
.
-
Hai
creduto
di
dirmi
la
verità
:
ma
quando
è
che
l
'
hai
detta
?
-
Mai
,
mai
ti
ho
ingannata
!
-
Eppure
un
giorno
mi
dicevi
d
'
amarmi
e
un
giorno
lo
negavi
.
Quando
è
che
mentivi
?
-
Mai
,
mai
,
Clara
!
-
Vedi
bene
che
tu
stesso
ignori
la
verità
.
Tu
non
sai
niente
!
-
So
che
soffro
,
ecco
tutto
.
-
Anche
io
,
molto
,
Giovanni
,
molto
.
-
Non
più
di
me
!
-
Più
di
te
,
più
di
te
,
in
un
modo
diverso
,
con
una
intensità
maggiore
e
diversa
.
Niuno
ha
mai
espiato
un
peccato
più
immediatamente
e
più
rigorosamente
di
me
,
credilo
.
-
Povera
Clara
,
io
ti
ho
portato
sfortuna
!
-
e
la
più
grande
tenerezza
vibrava
in
lui
.
Ma
queste
gelide
consolazioni
non
arrivavano
a
riscaldare
il
cuore
della
donna
.
-
La
fortuna
o
la
sfortuna
è
in
noi
-
rispose
ella
,
recisamente
.
-
In
me
,
in
me
!
Sono
un
essere
malaugurato
e
sventurato
.
-
E
perchè
?
Non
hai
amato
?
-
Troppo
presto
e
troppo
male
,
Clara
!
-
Non
sei
stato
amato
?
-
Troppo
tardi
,
troppo
tardi
.
-
I
tuoi
ricordi
saranno
dolci
,
nella
vecchiaia
-
ella
soggiunse
,
con
una
glaciale
tenerezza
.
-
Io
non
giungerò
alla
vecchiaia
degli
anni
,
lo
so
.
-
Fortunato
te
!
Fu
l
'
unica
parola
profondamente
disperata
che
le
uscì
di
bocca
,
in
quello
strano
duetto
.
Ma
,
adesso
,
i
loro
scarsi
e
rari
colloqui
diventavano
penosi
;
vi
aleggiava
una
tristezza
infinita
,
i
loro
volti
erano
distratti
e
assorbiti
,
un
soffio
di
gelo
chiudeva
la
coppia
amorosa
.
Amorosa
?
Niuna
parola
d
'
amore
,
più
.
Ella
,
a
poco
a
poco
,
gli
scriveva
meno
.
Egli
se
ne
lagnò
:
-
Perchè
mi
scrivi
così
poco
?
-
Ti
affliggerei
,
scrivendoti
.
-
Tu
puoi
dirmi
tutto
,
lo
sai
.
-
Non
ho
da
dirti
nulla
.
Anche
quando
si
vedevano
,
la
conversazione
si
rallentava
fra
loro
.
Prima
,
Clara
si
interessava
a
tutta
l
'
esistenza
di
Giovanni
lasciandosi
narrare
le
sue
noie
e
le
sue
soddisfazioni
:
adesso
,
ella
non
lo
interrogava
più
.
Se
egli
voleva
dirle
qualche
cosa
,
lo
ascoltava
,
ma
con
gli
occhi
velati
,
quasi
non
intendendo
.
-
La
tua
anima
è
lontana
,
Clara
-
le
disse
,
una
sera
.
-
Non
è
che
malata
,
tanto
malata
-
ella
si
lamentò
.
-
Non
speri
di
guarire
?
-
Sperare
di
guarire
?
Questa
guarigione
è
anche
la
morte
.
-
La
morte
è
di
tutte
le
anime
che
hanno
amato
.
-
È
vero
-
ella
concluse
,
a
capo
basso
.
Adesso
,
ogni
tanto
,
guardandola
,
mentre
essa
lo
guardava
,
gli
pareva
di
vedere
delle
lacrime
negli
occhi
.
Ma
esse
si
dileguavano
.
Talvolta
,
ella
si
alzava
dal
suo
posto
,
andava
verso
un
balcone
,
andava
nell
'
altra
stanza
:
egli
indovinava
che
Clara
rasciugava
queste
poche
lacrime
:
l
'
avanzo
dei
grandi
pianti
antichi
,
-
Perchè
ti
viene
da
piangere
,
guardandomi
?
-
le
domandò
,
infine
,
turbato
assai
di
ciò
,
intravvedendolo
.
-
Io
?
No
,
non
piango
.
-
Perchè
me
lo
nascondi
?
Non
sono
il
tuo
migliore
amico
?
-
Amico
?
Io
non
ho
amici
.
-
Il
tuo
amante
,
allora
?
-
ribattè
lui
,
dopo
una
esitazione
.
-
Io
non
ho
amanti
,
Giovanni
.
-
L
'
uomo
che
ti
ama
?
-
Nessuno
mi
ama
.
Profondo
silenzio
.
Le
lagrime
erano
inaridite
negli
occhi
di
Clara
:
ma
egli
vi
ritornò
sopra
amaramente
:
-
Non
vuoi
dirmi
,
perchè
mi
guardi
e
i
tuoi
occhi
si
orlano
di
lacrime
?
Ciò
è
così
triste
!
Mi
pare
che
tu
pianga
un
morto
.
-
Sono
tanti
i
modi
di
morire
.
Così
,
in
questo
ambiente
di
gelido
dolore
,
di
amarezze
quiete
e
infinite
,
di
grandi
veli
bigi
e
fitti
che
li
avvolgevano
in
una
nuvola
di
orrenda
e
intima
malinconia
,
evitavano
di
vedersi
in
casa
,
dove
soffrivano
anche
più
.
Non
si
davano
convegno
,
ma
si
incontravano
randagi
pallidi
,
vagabondi
delle
vie
remote
di
Roma
,
camminando
accanto
senza
parlarsi
,
o
scambiando
qualche
motto
insignificante
.
Una
volta
andarono
al
Colosseo
;
era
un
chiarore
plenilunare
bianchissimo
,
con
un
freddo
vivido
d
'
ottobre
;
ella
era
tutt
'
avvolta
in
un
mantello
col
cappuccio
.
Si
sedette
,
Clara
,
sovra
uno
scalino
dell
'
anfiteatro
;
Giovanni
,
si
sedette
più
giù
,
vicino
a
lei
,
toccandole
le
ginocchia
con
la
testa
.
Il
grandioso
circo
era
tutto
molle
e
candido
,
sotto
il
raggio
lunare
.
Ella
fece
un
atto
,
e
la
sua
mano
si
posò
,
lievissima
,
sulla
testa
di
Giovanni
.
Tacevano
:
la
mano
restava
lì
,
lieve
,
fredda
,
immota
.
Egli
si
volse
un
poco
,
prese
la
mano
e
la
baciò
sulle
dita
,
appena
appena
,
con
una
carezza
casta
,
fugace
;
la
mano
ricadde
lungo
la
persona
.
Si
guardarono
negli
occhi
,
in
quella
solitudine
,
in
quella
notte
chiara
,
e
quello
sguardo
infinitamente
e
rassegnatamente
desolato
fu
inteso
,
da
ambedue
,
per
quel
che
era
,
per
quel
che
diceva
.
L
'
indomani
,
nelle
ore
tarde
pomeridiane
,
si
videro
al
Pincio
,
dove
ella
gli
aveva
dato
convegno
.
Ella
era
vestita
di
un
abito
di
seta
grigia
e
aveva
una
giacchetta
di
velluto
nero
;
sul
cappellino
di
velluto
nero
era
una
fine
veletta
nera
.
Egli
pensò
,
vedendola
,
a
quella
sera
di
Armida
,
oramai
lontana
,
nelle
sensazioni
e
nelle
memorie
.
Ma
si
forzò
a
scacciare
ogni
debolezza
,
tanto
temeva
di
sè
.
Clara
camminò
un
poco
accanto
a
lui
:
poi
guardando
gli
alberi
di
villa
Borghese
,
dalla
terrazza
,
gli
disse
la
gran
frase
:
-
Dunque
,
si
finisce
?
Ah
egli
si
era
creduto
più
forte
!
Si
sentì
vacillare
,
non
potè
rispondere
.
Che
avveniva
,
dunque
,
in
lui
,
di
contradittorio
,
di
bizzarro
,
che
questa
soluzione
tanto
da
lui
invocata
,
ora
gli
faceva
orrore
?
-
Non
mi
rispondi
,
Giovanni
?
-
ed
ella
alzava
,
ogni
tanto
,
il
manicotto
sino
alla
bocca
,
come
a
reprimere
un
singhiozzo
,
un
grido
.
-
Tu
non
hai
pietà
di
me
,
Clara
?
-
Tu
pensi
troppo
alle
tue
miserie
,
e
non
a
quelle
altrui
;
io
non
ti
chieggo
pietà
.
-
Tu
sei
forte
.
-
Ero
forte
.
-
Tu
sei
forte
.
-
La
mia
unica
forza
mi
ha
abbandonata
-
ella
soggiunse
,
sempre
guardando
altrove
.
-
Quale
era
?
-
L
'
amore
.
È
finita
,
Giovanni
-
ed
ebbe
un
cenno
largo
,
definitivo
,
verso
la
campagna
.
-
Non
ci
vedremo
più
,
dunque
?
-
-
egli
chiese
,
debolissimo
,
tremante
,
come
un
fanciullo
disperato
.
-
A
che
servirebbe
?
A
maggiori
dolori
?
-
Come
amici
....
qualche
volta
?
-
Io
non
ti
sono
amica
,
Giovanni
:
ti
ho
troppo
amato
per
esserti
amica
.
-
Io
sono
il
più
sventurato
fra
gli
uomini
-
egli
gridò
,
gittandosi
sovra
un
banco
,
non
reggendo
più
.
Ella
gli
sedette
accanto
:
aveva
gli
occhi
bassi
,
dietro
la
veletta
.
-
Giovanni
,
sii
buono
,
non
diminuire
il
mio
coraggio
.
Vedi
....
per
giungere
a
questo
,
la
mia
anima
ha
dovuto
fare
un
così
lungo
viaggio
!
Ho
detto
io
,
la
parola
estrema
:
io
!
Che
ho
innanzi
,
io
?
Sai
che
esistenza
di
solitudine
,
d
'
inutili
e
tardi
rimpianti
,
di
pentimenti
postumi
,
di
lacrime
senza
conforto
?
Sai
che
lungo
e
deserto
viaggio
io
intraprendo
,
sino
alla
morte
,
sola
?
-
Il
più
sventurato
fra
gli
uomini
!
-
gemeva
lui
,
con
la
faccia
fra
le
mani
,
come
un
fanciullo
abbandonato
.
-
Eppure
....
io
,
io
stessa
rinunzio
.
Tutto
è
stato
inutile
,
fra
noi
:
il
tuo
amore
,
prima
;
il
mio
amore
,
dopo
.
-
Almeno
,
almeno
,
non
mi
avessi
amato
!
-
esclamò
lui
,
in
un
ingenuo
scoppio
di
dolore
.
-
Ti
ho
amato
,
invece
,
molto
,
alla
mia
maniera
,
che
è
certo
imperfetta
,
poichè
tutti
siamo
degli
esseri
imperfetti
.
Ti
ho
amato
....
così
teneramente
,
così
passionalmente
....
ma
era
tardi
,
era
tardi
,
era
tardi
!
-
Ma
io
ti
voglio
bene
,
Clara
!
-
egli
balbettò
,
smarrito
,
vedendo
che
ella
era
per
levarsi
,
per
andarsene
.
-
Ne
sei
certo
?
-
gli
chiese
ella
,
duramente
,
come
nella
prima
sera
del
loro
amore
.
-
Ne
sei
certo
?
-
Non
lo
so
-
rispose
lui
,
annientato
,
ricadendo
sul
banco
.
-
Addio
,
Giovanni
!
-
ella
disse
,
innanzi
a
lui
,
pallida
come
una
morta
.
-
Non
te
ne
andare
,
non
mi
lasciare
!
-
e
tese
le
mani
per
rattenerla
.
Ella
si
trattenne
in
piedi
,
innanzi
a
lui
.
Si
vedeva
che
non
aveva
la
forza
di
fare
un
passo
.
Guardandola
disperatamente
negli
occhi
,
tenendole
una
mano
,
egli
la
supplicava
ancora
,
confusamente
,
di
non
lasciarlo
,
così
,
in
quell
'
ombra
;
ed
ella
non
rispondeva
,
levando
il
volto
,
mordendosi
le
labbra
.
-
Giovanni
,
perchè
vuoi
che
io
resti
?
Che
ci
porterà
di
nuovo
questa
sera
,
o
il
domani
?
Non
saremo
sempre
gli
stessi
?
Che
si
muta
,
per
un
discorso
o
per
un
giorno
?
Avevamo
strade
diverse
e
ci
siamo
voluti
amare
:
questo
amore
è
stato
il
tuo
cruccio
,
allora
;
è
stato
il
mio
cruccio
,
adesso
.
Riprendiamo
la
via
,
più
stanchi
e
più
delusi
di
prima
:
Dio
benedica
la
tua
strada
!
-
Non
te
ne
andare
,
non
te
ne
andare
!
-
Addio
,
Giovanni
-
e
gli
toccò
la
mano
,
con
la
mano
guantata
,
allontanandosi
subito
.
Per
l
'
uomo
che
singhiozzava
,
lassù
,
sul
banco
del
giardino
solitario
,
come
per
la
donna
che
discendeva
alla
città
,
senza
vedere
il
sentiero
,
poichè
le
lacrime
l
'
acciecavano
,
il
sole
era
tramontato
.
Intorno
ad
essi
era
la
grande
,
lunga
,
infinita
notte
dell
'
anima
.
L
'
AMANTE
SCIOCCA
.
A
Luigi
Gualdo
.
I
.
Paolo
Spada
aspettava
la
sua
nuova
innamorata
,
con
una
vivace
curiosità
mescolata
a
una
certa
tenerezza
piena
d
'
indulgenza
e
a
movimenti
improvvisi
e
insoliti
di
buon
umore
.
Egli
aveva
realizzato
,
finalmente
,
dopo
alcuni
anni
vissuti
fra
i
tormentosi
piaceri
di
amori
inconsciamente
complicati
,
dopo
aver
adorato
delle
bizzarre
e
inquietanti
creature
che
eran
tali
,
naturalmente
,
o
che
si
affrettavano
a
diventare
bizzarre
e
inquietanti
al
suo
contatto
,
dopo
essere
stato
adorato
nelle
forme
più
turbolenti
,
più
folli
e
più
tetre
dalle
medesime
creature
,
finalmente
,
egli
aveva
realizzato
un
suo
antico
desiderio
:
desiderio
fluttuante
sempre
in
quell
'
anima
,
ora
sommersa
in
fondo
al
naufragio
di
qualche
stravagante
passione
,
ora
galleggiante
sul
mare
cheto
che
segue
le
tempeste
,
il
desiderio
,
cioè
,
di
amare
una
donna
semplice
e
di
esserne
amato
.
Anzi
,
nei
suoi
momenti
di
accasciamento
passionale
,
quando
il
più
perfido
ingranaggio
psicologico
e
le
mistificazioni
dei
sensi
avevano
esaltato
i
suoi
nervi
e
il
suo
cuore
,
quando
più
egli
aveva
provato
le
stanchezze
supreme
e
le
nausee
profonde
di
qualche
amore
complesso
,
impreciso
ed
enigmatico
,
egli
non
diceva
di
desiderare
una
donna
semplice
,
diceva
:
una
donna
stupida
.
Era
tale
la
sua
ribellione
a
nuove
avventure
d
'
amore
dove
il
cuore
e
la
persona
avessero
dei
misteri
da
rivelare
,
delle
ombre
da
indagare
,
che
egli
arrivava
alla
volgarità
di
certi
uomini
comuni
,
i
quali
vantano
,
per
aver
inteso
vantare
ad
altri
,
l
'
amore
umile
delle
donne
che
non
conoscono
l
'
ortografia
.
Paolo
Spada
,
l
'
artista
squisito
,
narratore
di
storie
sentimentali
e
crudeli
,
cesellatore
,
di
versi
ora
sonori
,
ora
dolenti
,
sempre
alti
,
sempre
nobilissimi
,
rassomigliava
,
in
queste
sue
rivolte
,
a
un
qualunque
farmacista
di
provincia
,
che
dica
il
suo
avviso
sull
'
amore
e
sulle
donne
,
a
tre
o
quattro
amici
,
al
lume
azzurro
di
un
boccale
illuminato
.
E
,
certo
,
egli
l
'
aveva
cercata
,
spesso
,
questa
donna
semplice
,
anzi
questa
donna
stupida
,
per
ripetere
il
suo
sincero
e
brutale
aggettivo
:
e
due
o
tre
volte
egli
aveva
creduto
di
trovarla
e
aveva
avuto
dei
sussulti
di
gioia
,
un
senso
generale
di
pace
nel
suo
spirito
,
come
un
addormentamento
di
tutti
i
sottili
dolori
che
stridevano
sui
suoi
nervi
.
Era
stato
deluso
,
sempre
:
giacchè
nella
semplicità
apparente
e
ingannatrice
di
queste
donne
,
egli
aveva
presto
ritrovato
quei
segreti
moti
,
quelle
illogiche
azioni
,
quelle
incoerenze
talvolta
leggiadre
,
talvolta
repulsive
,
che
danno
all
'
uomo
innamorato
l
'
acuto
e
torturante
segnale
di
non
so
quale
mistero
racchiuso
in
un
carattere
,
in
un
temperamento
muliebre
.
Fresco
e
lieto
,
egli
si
era
abbandonato
alla
dolcezza
di
trovarsi
con
una
creatura
limpida
,
cristallina
:
invece
,
quasi
per
una
ironia
,
troppe
volte
ripetuta
,
perchè
non
paresse
fatta
apposta
,
egli
si
trovava
innanzi
a
un
'
enigma
fisiologico
e
psicologico
.
In
fondo
,
alcune
di
queste
donne
erano
forse
semplici
,
o
meno
complicate
:
ma
appena
elevatesi
all
'
onore
di
essere
amate
da
Paolo
Spada
e
di
amare
Paolo
Spada
,
subito
vi
era
in
loro
,
come
per
magica
influenza
,
un
annodarsi
di
pensieri
,
d
'
idee
,
di
sentimenti
,
un
ravvolgersi
di
circostanze
e
di
fatti
,
un
concentrarsi
di
veli
e
di
ombre
,
per
cui
pareva
che
cangiassero
di
natura
.
Freddamente
furibondo
per
l
'
inganno
,
Paolo
Spada
rodeva
il
freno
di
un
giogo
spirituale
e
sensuale
,
che
lo
opprimeva
con
una
monotonia
scorante
.
Quando
veniva
la
liberazione
,
quando
,
cioè
,
l
'
amore
finiva
,
egli
giurava
di
essere
più
cauto
,
più
sagace
in
un
'
altra
prova
.
Così
,
a
furia
di
sagacia
,
di
cautela
,
di
gelida
pazienza
,
egli
aveva
ritrovata
in
Adele
Cima
la
donna
semplice
,
a
cui
il
suo
cuore
stanco
e
disfatto
anelava
.
Oh
egli
l
'
aveva
sottoposta
a
una
quantità
di
prove
,
la
giovane
donna
,
dai
belli
e
lunghi
capelli
castani
che
si
ammassavano
sulla
testina
,
dai
grandi
occhi
lionati
che
guardavano
con
tanta
tranquillità
e
tanto
candore
,
e
avevano
il
fascino
della
tranquillità
e
del
candore
,
dalle
fini
sopracciglia
nere
e
dalla
fronte
un
po
'
breve
;
e
nelle
prove
,
molto
lunghe
,
convincenti
,
esaurienti
,
era
risultato
che
Adele
Cima
era
una
donna
assolutamente
semplice
e
anche
stupida
,
un
pochino
,
non
molto
.
La
sua
beltà
mancava
di
finezza
,
la
sua
persona
non
aveva
nè
flessuosità
nè
opulenze
,
i
suoi
vestiti
non
erano
elegantissimi
:
e
,
sovra
tutto
,
ella
non
sapeva
nulla
di
ciò
,
era
giustamente
persuasa
di
essere
una
donnina
piacevole
,
era
convinta
di
vestire
come
si
conveniva
,
decentemente
,
era
contenta
di
sè
senza
alterigia
,
e
non
aveva
occhi
per
vedere
nè
il
peggio
,
nè
il
meglio
di
quello
che
essa
rappresentava
.
A
Paolo
Spada
ella
era
piaciuta
subito
,
per
la
sua
freschezza
,
per
non
so
che
di
nuovo
e
di
fragrante
,
che
era
in
lei
,
per
questi
indizii
fisici
di
semplicità
e
anche
di
una
certa
stupidaggine
,
gentile
,
non
soverchia
,
non
urtante
;
quando
ebbe
fatti
tutti
gli
assaggi
per
conoscerne
l
'
anima
,
egli
si
abbandonò
subito
ad
amare
questa
piccola
Adele
Cima
.
In
quanto
a
lei
,
lo
aveva
amato
immediatamente
.
Paolo
Spada
aveva
fatto
su
lei
un
effetto
folgorante
.
Il
suo
imbarazzo
,
la
sua
confusione
,
innanzi
a
lui
,
avevano
qualche
cosa
di
commovente
.
Le
avevan
detto
che
Paolo
Spada
era
un
illustre
artista
,
che
era
un
uomo
celebre
:
ma
ella
non
aveva
letto
di
lui
neppure
una
riga
,
e
si
era
innamorata
di
lui
,
così
,
in
un
minuto
secondo
,
senza
rimedio
.
Ella
si
vergognava
molto
di
questo
subitaneo
amore
e
non
se
lo
sapeva
spiegare
.
-
Io
vi
amo
molto
:
ma
non
so
il
perchè
-
ella
gli
diceva
,
guardandolo
coi
suoi
buoni
occhi
,
che
ingenuamente
indagavano
.
-
Cercate
bene
-
rispondeva
lui
,
sorridendo
teneramente
.
-
È
inutile
:
non
so
perchè
vi
voglio
bene
.
Lo
sapete
voi
,
forse
,
che
conoscete
tutte
le
cose
?
-
Io
?
Neppure
per
sogno
.
-
Allora
non
vi
è
,
questo
perchè
-
soggiungeva
lei
,
subito
convinta
.
Pure
,
malgrado
questo
fulminante
amore
,
Adele
Cima
era
ancora
la
sua
innamorata
e
non
ancora
la
sua
amante
.
Ella
si
rifiutava
,
debolmente
,
con
argomenti
vaghi
,
già
quasi
sedotta
e
trattenuta
da
uno
sgomento
che
,
ogni
tanto
,
appariva
nei
suoi
grandi
occhi
spalancati
.
-
Vi
faccio
paura
?
-
le
diceva
Paolo
Spada
,
un
po
'
scherzando
,
un
po
'
rattristandosi
,
-
Sì
-
rispondeva
Adele
.
-
E
perchè
?
-
Perchè
siete
una
persona
così
diversa
da
me
-
ella
diceva
,
con
una
umiltà
sincera
.
-
Non
importa
,
non
importa
-
era
la
parola
indulgente
e
carezzosa
del
seduttore
.
Ella
aveva
finito
per
promettere
di
andare
da
lui
,
in
quel
giorno
,
alle
due
;
e
Paolo
Spada
,
in
un
rinnovellamento
pacifico
di
tutte
le
sue
forze
morali
,
in
un
rigoglio
di
tutte
le
sue
energie
fisiche
,
aveva
inteso
una
viva
gioia
dilatarsi
in
lui
.
Nessun
dubbio
lo
tormentava
,
come
in
tutti
gli
altri
primi
convegni
,
in
cui
mille
volte
aveva
temuto
che
l
'
amata
non
giungesse
-
e
gli
era
bene
accaduto
,
di
aspettare
invano
!
-
che
un
capriccio
,
un
caso
la
trattenessero
:
egli
era
certo
che
Adele
Cima
sarebbe
venuta
al
convegno
.
Era
troppo
semplice
per
mancare
.
-
Ed
ella
verrà
anche
a
tempo
,
alle
due
,
non
prima
e
non
dopo
:
forse
,
si
tratterrà
per
via
;
per
non
giungere
troppo
presto
-
egli
pensò
,
leggendo
a
distanza
nell
'
anima
della
sua
dilettissima
stupida
,
come
già
la
chiamava
.
In
onore
della
semplicità
di
Adele
Cima
,
egli
non
fece
nessun
preparativo
nella
sua
casetta
di
via
San
Sebastianello
,
che
guardava
piazza
di
Spagna
e
le
prime
vette
degli
alberi
del
Pincio
:
altre
volte
egli
bruciava
dei
profumi
,
egli
comperava
dei
gigli
,
delle
orchidee
per
piacere
alle
sue
raffinate
amanti
.
Un
fascio
di
rose
in
un
vaso
di
cristallo
gli
parve
che
bastasse
.
Del
resto
,
le
sue
stanze
che
formavano
il
suo
quartierino
da
scapolo
,
da
amante
e
da
scrittore
,
avevano
in
sè
tale
accumulamento
di
bizzarrie
,
nei
mobili
,
nelle
stoffe
,
nella
disposizione
,
in
ogni
oggetto
,
che
egli
guardava
tutto
ciò
,
con
occhio
compiaciuto
,
pensando
allo
stupore
della
cara
piccola
donna
sorridendo
,
da
prima
,
all
'
effetto
che
avrebbe
prodotto
su
lei
ogni
cosa
,
dai
tappeti
di
Smirne
,
a
un
idolo
di
bronzo
e
avorio
panciuto
,
orribile
;
dal
letto
che
era
dissimulato
sotto
una
grande
stoffa
di
chiesa
,
ai
ritratti
delle
donne
amate
che
guardavano
dalle
loro
cornici
di
argento
inglese
e
di
cuoio
impresso
.
E
una
crescente
tenerezza
lo
invadeva
,
all
'
idea
di
quella
buona
giovane
creatura
,
così
attraente
e
così
nuova
per
lui
,
che
veniva
col
suo
passo
quieto
e
misurato
a
dargli
dell
'
amore
senza
enigmi
,
senza
misteri
,
senza
noie
e
senza
scene
.
Egli
si
decideva
ad
amarla
molto
e
bene
,
questa
povera
Adele
Cima
,
senza
mai
darle
un
dispiacere
,
senza
mai
farle
intendere
da
quali
altezze
di
pensiero
e
di
sentimento
egli
discendesse
,
per
raggiungere
l
'
umiltà
di
quell
'
amore
,
senza
mai
comunicarle
la
febbre
che
lo
ardeva
,
nelle
sue
ore
di
lavoro
e
di
doloroso
lavoro
.
Voleva
amarla
moltissimo
e
bene
,
giacchè
egli
sentiva
quale
grande
refrigerio
alle
sue
vene
ardenti
sarebbe
venuto
dalla
freschezza
di
quell
'
amore
,
quale
equilibrio
sereno
avrebbe
messo
nei
suoi
nervi
quella
mitezza
d
'
anima
muliebre
,
quale
pace
forte
e
vivificante
avrebbe
data
al
suo
mobile
e
inquieto
pensiero
,
la
lentezza
,
la
semplicità
,
la
piccolezza
del
pensiero
di
Adele
Cima
.
Sì
,
quella
stupida
gli
sarebbe
stata
infinitamente
cara
,
giacchè
sarebbe
stata
infinitamente
utile
al
morbo
del
suo
spirito
!
Ella
venne
alle
due
,
precise
.
Paolo
Spada
che
aveva
gli
occhi
sull
'
orologio
,
come
giuocando
con
sè
stesso
,
sorrise
,
udendo
suonare
alla
porta
.
Andò
ad
aprire
egli
stesso
.
Adele
Cima
gli
apparve
innanzi
e
gli
sorrise
,
così
innamoratamente
,
che
l
'
uomo
sentì
vincersi
da
una
emozione
.
Invece
di
baciarla
sulle
labbra
,
molto
finemente
,
egli
si
inchinò
e
le
baciò
la
mano
.
La
trattava
come
una
duchessa
:
egli
si
accorse
subito
che
ella
era
meravigliata
e
confusa
di
ciò
,
cominciando
a
non
capir
nulla
,
da
quel
primo
bacio
.
Poi
,
Adele
Cima
si
distrasse
immediatamente
:
egli
l
'
aveva
condotta
a
sedere
sopra
un
divano
,
dove
era
gittato
uno
scialle
turco
,
e
le
toglieva
lentamente
un
guanto
,
scherzando
con
le
dita
:
essa
stringeva
ogni
tanto
la
mano
di
lui
,
mentre
si
guardava
intorno
,
incantata
.
Mai
,
aveva
visto
nulla
di
simile
:
e
tutto
le
sembrava
strano
e
incomprensibile
,
producendole
esattamente
l
'
impressione
che
egli
aveva
preveduta
.
In
sè
,
egli
sorrise
di
aver
perfettamente
indovinato
quell
'
effetto
.
Adele
Cima
era
come
egli
la
vedeva
,
la
intendeva
,
la
supponeva
,
di
una
facilità
d
'
interpretazione
tale
,
come
se
egli
rileggesse
un
libro
imparato
a
memoria
nell
'
infanzia
e
tutti
i
brani
gli
si
ricostruissero
nella
mente
.
-
Vi
piace
,
qui
?
-
le
domandò
lui
.
-
....
Sì
-
ella
rispose
,
dopo
un
minuto
di
esitazione
.
È
sempre
così
oscura
,
la
casa
?
-
Sempre
.
Io
odio
la
luce
,
in
città
.
-
Ah
!
-
ella
disse
,
senza
chiedere
altro
.
-
E
ci
state
solo
,
qui
?
-
Ho
un
servo
:
l
'
ho
mandato
via
.
-
Non
vi
annoiate
,
solo
!
-
No
,
mai
.
Salvo
quando
vi
aspetto
.
-
Io
sono
venuta
puntualmente
-
ella
soggiunse
,
subito
,
volendosi
difendere
.
-
Sì
,
sì
,
cara
-
e
le
baciò
le
due
mani
.
Paolo
Spada
era
innamorato
molto
,
in
quell
'
ora
,
e
la
piccola
donna
vestita
di
un
bigio
comune
,
di
un
vestito
che
egli
le
conosceva
già
,
gli
piaceva
moltissimo
:
ella
era
in
casa
sua
:
lo
amava
,
ella
,
perchè
era
venuta
a
lui
,
senza
maggiori
indugi
,
senza
pretese
,
senza
domande
di
fedeltà
,
senza
patti
:
lo
amava
,
tutto
lo
diceva
in
lei
:
eppure
egli
indugiava
a
chiederle
di
esser
sua
,
così
,
per
prolungare
quei
minuti
,
così
tranquilli
,
sicuro
oramai
di
lei
,
come
della
luce
del
sole
.
Adele
Cima
guardò
le
rose
.
Egli
si
alzò
,
e
gliene
dette
due
,
le
più
belle
.
Essa
non
le
odorò
,
non
le
mise
alla
cintura
,
le
tenne
mollemente
fra
le
dita
,
quasi
senza
guardarle
.
-
Non
amate
le
rose
?
-
le
chiese
Paolo
Spada
.
-
....
Sì
.
-
Forse
amate
qualche
altro
fiore
,
specialmente
?
-
No
,
nessun
fiore
,
specialmente
.
-
Io
ho
amato
molto
il
giglio
,
una
volta
,
poi
le
violette
di
Parma
,
poi
le
orchidee
....
-
Che
sono
,
le
orchidee
....
-
Certi
fiori
molto
rari
,
molto
strani
....
-
Non
li
conosco
-
mormorò
ella
,
distratta
.
Pure
,
un
lieve
pallore
l
'
aveva
scolorita
.
Egli
non
se
ne
accorse
.
Ora
,
ella
si
era
levata
e
avvicinatasi
a
un
tavolino
,
ne
aveva
preso
un
ritratto
di
donna
.
-
Chi
è
questa
signora
?
-
Quale
?
Ah
!
...
una
russa
.
-
Una
straniera
?
Siete
stato
in
Russia
,
voi
?
-
Sì
,
una
volta
.
-
È
lontano
,
è
vero
?
-
Lontano
:
vi
fa
molto
freddo
.
-
Perchè
vi
andaste
allora
?
-
Mah
!
...
per
seguire
questa
signora
....
-
Voi
l
'
amavate
?
-
Sì
.
Un
silenzio
si
fece
.
Adele
Cima
si
morsicò
il
labbro
inferiore
:
poi
domandò
:
-
Come
si
chiamava
?
-
Questa
russa
?
Natalia
.
-
Che
bel
nome
!
-
Vi
pare
?
-
Il
mio
è
così
brutto
,
non
è
vero
?
-
disse
ella
venendo
a
lui
,
con
una
espressione
di
malinconia
che
lo
turbò
.
-
Adele
?
Ma
Adele
vale
mille
volte
più
di
Natalia
-
egli
esclamò
,
volendo
consolarla
subito
.
-
Eh
,
no
!
-
diss
'
ella
,
tristemente
-
è
un
brutto
nome
.
-
A
me
piace
immensamente
,
cara
.
-
Perchè
mi
volete
bene
.
-
Forse
per
questo
.
-
Ma
è
un
brutto
nome
,
non
dice
nulla
.
Si
allontanò
nuovamente
da
lui
,
andò
a
guardare
gli
altri
ritratti
;
egli
la
seguiva
,
tenendole
una
mano
,
lusingato
e
intenerito
da
quella
semplicità
,
da
quella
ingenuità
.
Ella
prese
un
altro
ritratto
e
glielo
porse
:
-
Era
bionda
,
questa
?
-
Sì
,
bionda
.
-
Vi
piacciono
le
bionde
?
-
Mi
piace
la
donna
che
amo
.
-
Più
le
bionde
o
più
le
brune
?
-
Quella
che
amo
,
quella
che
amo
!
-
replicò
lui
,
lietamente
,
felice
di
essere
amato
così
e
di
amare
così
,
-
Il
castagno
è
uno
sciocco
colore
di
capelli
-
ella
dichiarò
a
occhi
bassi
,
come
mortificata
da
questa
inferiorità
sua
.
-
Ma
no
.
-
Me
lo
hanno
detto
,
lo
so
.
Avrei
voluto
esser
bionda
,
io
.
-
I
vostri
capelli
sono
belli
.
-
Ma
biondi
,
sarebbero
stati
bellissimi
-
replicò
lei
,
ostinatamente
.
Egli
le
voltò
,
con
un
gentile
atto
,
la
testa
verso
lui
e
la
baciò
sui
capelli
.
Ella
sorrise
,
innamoratissimamente
:
e
subito
dopo
,
gli
chiese
:
-
Tutte
queste
signore
sono
state
vostre
amanti
?
-
Quasi
tutte
.
-
Sono
molte
-
ella
disse
,
abbassando
gli
occhi
.
-
Io
non
sono
più
un
giovanotto
.
-
Avete
avuto
molte
amanti
;
tutti
gli
uomini
ne
hanno
tante
?
-
Sapete
....
nella
nostra
professione
....
le
occasioni
sono
più
facili
....
-
Già
....
è
vero
,
voi
siete
uno
scrittore
.
Siete
anche
un
poeta
?
-
Sì
,
cara
-
disse
lui
,
sorridendo
.
-
Scrittori
e
poeti
pare
che
abbiano
molte
amanti
-
e
gli
occhi
grandi
e
belli
le
si
velarono
di
lacrime
.
A
quello
schietto
dolore
,
egli
non
resse
.
Le
prese
le
mani
,
l
'
abbracciò
,
cercò
di
consolarla
con
una
quantità
di
parole
vaghe
,
come
si
dicono
ai
bimbi
per
farli
finire
di
piangere
,
per
farli
addormentare
;
ella
ascoltava
,
già
subito
confortata
,
guardandolo
negli
occhi
,
credendogli
come
il
bimbo
crede
alla
mamma
.
Egli
le
soggiunse
che
tutti
quelli
erano
stati
amori
effimeri
,
che
ella
sola
era
l
'
amata
,
la
vera
,
l
'
unica
:
e
una
immensa
fede
in
queste
proteste
di
amore
si
leggeva
nel
volto
di
Adele
Cima
.
Pian
piano
egli
l
'
aveva
condotta
di
là
,
nella
sua
stanza
.
Sovra
una
scansietta
di
legno
scolpito
,
sostenuta
da
una
gran
mano
di
bronzo
,
erano
,
in
legature
fini
di
pergamena
,
tutti
i
volumi
di
prose
e
di
poesie
di
Paolo
Spada
.
L
'
innamorata
ne
prese
uno
e
l
'
aprì
:
-
Che
bella
carta
....
-
disse
,
passandovi
sovra
,
lievemente
,
le
dita
.
-
Voi
avete
scritto
tutto
questo
?
-
Sì
,
cara
.
-
È
un
romanzo
?
-
Sì
,
anima
mia
.
-
Deve
essere
bello
.
Io
ho
letto
pochissimi
romanzi
-
ella
concluse
,
posando
il
libro
.
Guardò
nuovamente
i
volumi
nello
scaffale
:
-
Ci
mettete
molto
tempo
per
scriverne
uno
,
di
libro
?
-
Per
lo
più
,
molto
tempo
.
-
Ah
!
-
ella
disse
,
chinando
nuovamente
gli
occhi
.
-
E
siete
solo
quando
scrivete
?
-
Solissimo
.
Qualunque
rumore
mi
turba
.
La
presenza
di
una
persona
,
anche
silenziosa
,
non
mi
fa
scrivere
.
-
Sì
?
-
ella
disse
,
con
un
accento
fra
sorpreso
e
sgomento
.
-
E
perchè
questo
?
-
Così
-
egli
rispose
,
un
po
'
brevemente
,
non
volendo
darle
altre
spiegazioni
.
Ella
ebbe
il
contraccolpo
di
quella
piccola
durezza
.
Si
sollevò
verso
lui
,
lo
guardò
,
gli
chiese
:
-
Mi
volete
bene
?
-
Sì
,
tanto
,
cara
.
-
Vi
ho
seccato
con
quella
domanda
sciocca
?
-
No
,
no
,
non
potete
seccarmi
.
-
Io
stessa
sono
una
sciocca
,
compatitemi
.
-
Io
vi
voglio
bene
,
non
posso
compatirvi
.
-
Mi
volete
bene
,
malgrado
la
mia
stupidità
?
-
domandò
,
fra
il
riso
e
il
pianto
.
-
Malgrado
la
vostra
stupidità
,
vi
adoro
-
disse
lui
,
lietamente
e
crudelmente
.
-
Ah
!
grazie
.
Come
l
'
ora
cadeva
,
continuando
a
guardarsi
intorno
con
stupore
e
con
paurosa
ammirazione
,
Adele
Cima
diventò
l
'
amante
di
Paolo
Spada
;
e
fu
senza
lacrime
e
senza
spasimi
,
senza
proteste
e
senza
giuramenti
.
Egli
si
sentì
felicissimo
,
come
mai
.
In
quelle
ore
d
'
amore
egli
non
si
tormentò
a
sorvegliarsi
e
a
sorvegliare
l
'
anima
dell
'
amata
:
egli
non
s
'
inchinò
a
misurare
il
pallore
dell
'
amata
e
non
tese
l
'
orecchio
a
raccogliere
il
balbettìo
della
passione
erompente
:
egli
non
pensò
ad
esser
guardingo
,
in
quell
'
eterno
e
terribile
istinto
di
diffidenza
,
che
,
nei
maggiori
trasporti
,
divide
le
anime
degli
amanti
,
insuperabilmente
.
Il
suo
cuore
e
i
suoi
nervi
si
trovarono
di
pieno
accordo
in
un
abbandono
giovanile
e
semplice
,
singolare
in
un
uomo
che
aveva
molto
e
bene
e
male
vissuto
,
che
aveva
vissuto
,
infine
.
Il
beneficio
che
egli
aspettava
dall
'
amore
di
Adele
Cima
,
gli
venne
largo
e
completo
,
giacchè
un
cordiale
,
un
morbidissimo
senso
di
riposo
avvolse
tutte
le
sue
forze
,
fece
tacere
ogni
stridore
,
versò
balsamo
su
tutte
le
vecchie
cicatrici
inciprignite
:
e
quando
ella
fu
per
partire
,
e
lui
s
'
inginocchiò
innanzi
a
lei
per
baciarle
devotamente
la
mano
,
un
verace
,
un
grande
impeto
di
riconoscenza
animava
Paolo
Spada
.
E
lei
?
Innamoratissima
e
timida
,
adorandolo
già
e
sentendo
una
ignota
,
invincibile
confusione
in
sè
,
ella
fu
felice
e
taciturna
,
piena
di
sorrisi
ineffabili
-
il
suo
sorriso
era
più
intelligente
dei
suoi
occhi
larghi
e
limpidi
-
piena
di
dedizioni
semplici
e
complete
,
obbedendo
alla
legge
dell
'
amore
con
una
immensa
umiltà
che
la
inebbriava
.
Solamente
,
dopo
,
ella
continuò
a
dargli
del
voi
;
e
teneramente
,
egli
la
riprese
di
ciò
:
-
Dammi
del
tu
,
cara
....
-
Non
mi
riesce
.
-
E
perchè
?
Non
oso
.
II
.
L
'
improvviso
e
soggiogante
amore
di
Paolo
Spada
per
Adele
Cima
aveva
preteso
che
ella
venisse
ad
abitare
con
lui
nella
casa
di
San
Sebastianello
.
La
resistenza
della
donna
era
stata
debole
e
vaga
:
l
'
amante
con
facilità
le
aveva
dimostrato
che
essendo
ella
libera
e
sola
,
nulla
di
meglio
le
restava
a
fare
che
unirsi
a
lui
.
-
Io
ti
darò
grande
noia
:
tu
sei
abituato
alla
solitudine
-
aveva
ella
opposto
,
timidamente
,
due
o
tre
volte
.
-
Tu
sei
incapace
di
annoiarmi
,
cara
-
aveva
sempre
risposto
lui
,
con
quella
tenerezza
indulgente
che
era
la
nota
principale
del
suo
amore
per
Adele
.
Ella
era
rimasta
interdetta
e
pensosa
,
come
se
cercasse
una
idea
,
ancora
oscura
nella
,
sua
mente
,
e
,
forse
,
la
forma
per
esprimerla
.
Finalmente
,
alle
reiterate
richieste
dell
'
amante
,
perchè
si
decidesse
a
venire
da
lui
,
definitivamente
,
ella
ebbe
il
coraggio
di
dire
questo
:
-
E
se
tu
,
un
giorno
,
non
mi
ami
più
?
-
Io
?
Ti
amerò
sempre
,
diletta
.
Capisci
che
non
vi
è
una
ragione
al
mondo
,
perchè
io
finisca
di
amarti
.
-
Pure
....
se
non
mi
ami
più
?
-
aveva
ella
replicato
,
incapace
di
entrare
in
nessuna
delle
sottigliezze
,
talvolta
crudeli
,
del
suo
amante
.
-
Non
è
possibile
.
Se
accadesse
....
rimarremmo
egualmente
insieme
....
-
Come
?
-
I
mariti
e
le
mogli
non
ci
restano
,
forse
,
anche
quando
non
si
amano
più
?
Adele
tacque
:
ma
non
era
convinta
.
Con
una
espressione
di
rammarico
,
soggiunse
:
-
Senza
l
'
amore
,
non
ci
vorrei
restare
.
Ma
queste
brevi
e
innocue
discussioni
non
potevano
portare
che
a
un
sol
risultato
:
alla
vittoria
della
volontà
di
Paolo
Spada
su
quella
di
Adele
Cima
.
Ella
lo
amava
profondamente
,
in
una
forma
tutta
rudimentale
,
cioè
cieca
e
assoluta
.
Venne
a
stare
con
lui
.
L
'
artistico
quartierino
non
fu
guastato
in
nulla
,
giacchè
vi
furono
unite
altre
due
stanze
,
accanto
,
che
erano
disponibili
e
dove
Adele
Cima
trasportò
i
suoi
semplici
mobili
.
Un
tappeto
di
Smirne
messo
innanzi
a
una
porta
della
camera
di
Paolo
,
nascondeva
la
comunicazione
tra
il
quartierino
e
le
due
stanze
di
Adele
,
tanto
che
per
molto
tempo
,
tutte
le
visite
di
Paolo
Spada
,
amici
,
ammiratori
,
seccatori
,
ignorarono
l
'
esistenza
della
donnina
dai
morbidi
e
lunghi
capelli
castani
,
dai
grandi
occhi
lionati
,
così
sempre
pieni
di
meraviglia
.
Appena
ella
udiva
il
campanello
,
diventava
inquieta
.
Invano
Paolo
cercava
di
trattenerla
:
se
un
passo
si
avanzava
,
indicando
che
la
persona
era
stata
ammessa
dal
cameriere
,
ella
si
levava
,
spariva
dietro
il
tappeto
,
senza
far
rumore
,
come
un
'
ombra
.
Gli
amici
di
Paolo
Spada
le
davano
una
soggezione
grande
.
Dalla
sua
stanza
,
involontariamente
,
poichè
ella
si
sarebbe
vergognata
di
origliare
,
ella
udiva
elevarsi
il
tono
della
conversazione
,
molto
forte
:
le
dispute
si
accendevano
da
un
minuto
all
'
altro
,
ed
ella
,
non
intendendone
nè
la
causa
nè
lo
scopo
,
non
udendone
bene
le
parole
che
non
arrivavano
precise
sino
a
lei
,
finiva
per
avere
una
paura
orribile
di
queste
liti
,
di
questi
scoppii
di
voce
,
di
questi
urli
.
Poco
a
poco
esse
si
chetavano
:
le
voci
si
facevano
più
fioche
:
tacevano
:
passava
un
tempo
di
silenzio
.
Timidamente
,
ella
sollevava
il
tappeto
,
faceva
capolino
:
o
Paolo
Spada
era
uscito
e
la
casa
era
deserta
:
o
lo
trovava
sdraiato
sopra
un
divano
,
sprofondato
in
quei
trenta
o
quaranta
piccoli
cuscini
di
raso
ripieni
di
piume
,
che
gli
formavano
un
letto
di
riposo
,
fumando
una
sigaretta
,
a
occhi
socchiusi
,
tranquillissimo
:
-
Che
avevate
,
a
gridar
tanto
?
-
Parlavamo
d
'
arte
.
-
Ah
!
e
si
grida
così
?
-
Così
,
cara
.
Del
resto
,
quando
non
vi
era
nessuno
,
Adele
Cima
stava
sempre
accanto
a
Paolo
Spada
.
Essi
pranzavano
assieme
;
un
cuoco
mandava
loro
il
cibo
,
da
fuori
,
giacchè
Paolo
Spada
odiava
l
'
odore
della
cucina
,
in
casa
;
il
cameriere
li
serviva
a
tavola
.
Questo
pranzo
fatto
di
pietanze
cucinate
alla
francese
,
sempre
un
po
'
fredde
,
un
po
'
monotone
nella
loro
voluta
bizzarria
,
servite
in
fretta
e
in
silenzio
,
nella
piccola
stanza
da
pranzo
,
sotto
il
chiarore
azzurrino
,
come
acquitrinoso
,
di
una
gran
lampada
sospesa
e
coperta
di
uno
strano
paralume
,
era
una
delle
cose
che
più
spostava
i
gusti
e
i
costumi
di
Adele
Cima
.
Tutte
quelle
conserve
,
quelle
mostarde
di
gusto
inglese
che
Paolo
Spada
sovrapponeva
alla
cucina
francese
,
finivano
di
stordirla
nelle
sue
quietissime
inclinazioni
culinarie
.
Per
far
piacere
al
suo
amante
,
ella
gustava
di
tutto
,
con
un
certo
coraggio
,
giacchè
molte
di
quelle
cose
non
le
piacevano
punto
:
e
sorrideva
a
lui
,
con
quel
luminoso
sorriso
dove
ella
trasfondeva
tutta
la
sua
adorazione
per
Paolo
.
A
furia
di
dominarsi
,
ella
aveva
quasi
finito
per
amare
il
fegato
d
'
oca
di
Strasburgo
,
e
per
tollerare
il
caviale
:
ma
non
le
riesciva
di
sopportare
il
roseo
salmone
,
di
cui
egli
era
così
ghiotto
,
pranzando
solo
con
quello
,
talvolta
,
e
con
una
tazza
di
tè
.
Egli
capiva
perfettamente
lo
stordimento
di
Adele
,
e
ne
godeva
,
e
ogni
volta
che
l
'
amore
compiva
un
'
altra
di
queste
sorprese
e
un
altro
di
questi
miracoli
,
egli
aveva
un
senso
di
trionfo
nel
suo
animo
.
Non
solo
egli
era
riconoscente
ad
Adele
Cima
,
che
essendo
una
povera
cara
scema
,
cercava
di
seguirlo
in
tutte
le
naturali
anomalie
della
vita
delle
persone
di
talento
,
ma
le
era
anche
grato
che
,
malgrado
lo
stupore
,
malgrado
l
'
impressione
cattiva
,
ella
restasse
quel
che
era
,
così
tenera
,
così
adorabile
nella
sua
adorazione
per
lui
.
Egli
pensava
:
-
Ella
non
ama
questa
cosa
:
ama
me
,
però
:
e
per
questo
si
sforza
di
amare
la
cosa
che
odia
;
forse
,
non
ci
riesce
:
ma
a
me
,
che
importa
?
Vedo
il
risultato
,
io
.
Essa
mi
adora
e
divorerebbe
i
carboni
ardenti
,
per
me
.
Uscivano
insieme
,
sempre
.
Ella
avrebbe
preferito
di
andare
per
il
Corso
:
anzi
,
ella
trovava
via
Nazionale
la
più
bella
delle
vie
.
Viceversa
,
egli
era
un
appassionato
,
come
tutte
le
anime
artistiche
,
dell
'
antica
Roma
e
più
della
sua
solenne
e
poetica
campagna
romana
.
Egli
non
si
stancava
mai
di
ritornarvi
,
sebbene
da
anni
ed
anni
vi
andasse
,
figliuolo
devoto
dell
'
augusta
città
,
ma
più
delle
sue
vaste
solitudini
.
Colà
,
egli
più
si
raccoglieva
e
pensava
.
Quelle
estensioni
di
terra
brunastra
,
qua
e
là
appena
appena
sparse
di
qualche
striscia
di
erba
,
quelle
ondulazioni
singolari
del
terreno
,
come
per
sommovimento
tellurico
,
quelle
alte
barriere
,
che
dividono
,
non
si
sa
perchè
,
quei
campi
infecondi
,
l
'
uno
dall
'
altro
,
quelle
rive
cretose
che
discendono
al
fiume
giallo
inclinandovi
i
neri
bracci
stecchiti
dei
salici
,
erano
il
miglior
orizzonte
per
il
suo
gran
sogno
di
arte
e
di
poesia
.
E
,
amando
Adele
Cima
,
volendola
insieme
,
sempre
,
come
emblema
di
amore
e
di
pace
,
come
compagnia
di
equilibrio
e
di
serenità
,
egli
la
conduceva
seco
,
spiegandole
benignamente
tutta
la
grandiosità
e
la
bellezza
di
quel
paesaggio
,
che
non
rassomiglia
a
nessun
altro
.
Ella
lo
ascoltava
,
incantata
dal
suono
di
quella
voce
così
toccante
nella
sottile
velatura
che
la
rendeva
un
po
'
roca
,
incantata
da
quella
luce
di
entusiasmo
che
rendeva
più
seducenti
i
bellissimi
occhi
di
Paolo
Spada
,
incantata
dall
'
armonia
di
quello
che
egli
diceva
:
e
chinava
il
capo
,
assentendo
,
diceva
un
monosillabo
,
stringendo
la
mano
del
suo
amante
.
In
verità
,
quella
campagna
romana
la
sgomentava
;
quella
solitudine
,
quella
sterilità
,
quel
gran
fiume
torbido
,
quei
neri
carri
di
pozzolana
su
cui
passavano
lunghi
distesi
,
sonnecchiando
,
pipando
,
fischiando
lugubremente
,
talvolta
,
i
carrettieri
,
le
opprimeva
i
nervi
.
Però
,
piaceva
a
Paolo
:
ciò
bastava
.
Lo
seguiva
,
docilmente
,
ogni
giorno
,
in
queste
passeggiate
:
anche
quando
il
tempo
era
bigio
,
plumbeo
e
il
gran
cielo
così
tragicamente
si
abbassava
sulla
campagna
:
ogni
tanto
egli
esclamava
:
-
Guarda
,
Adele
,
quanto
è
bello
....
-
Bellissimo
-
rispondeva
lei
,
subito
.
Viceversa
,
il
suo
cuore
era
pieno
di
tristezza
,
per
quell
'
ambiente
.
Fra
le
altre
cose
,
ella
temeva
per
Paolo
e
anche
per
lei
,
di
prendere
la
febbre
in
quei
giorni
di
autunno
,
in
quelle
ore
crepuscolari
.
Ella
che
non
aveva
l
'
abitudine
di
fumare
,
gli
chiedeva
una
sigaretta
.
Le
avevano
detto
che
la
sigaretta
è
eccellente
,
contro
l
'
infezione
della
febbre
romana
:
-
Tu
fumi
,
cara
?
-
Sì
,
sì
-
diceva
lei
,
con
un
pallido
sorriso
.
Ma
presto
la
sigaretta
,
spenta
,
le
cadeva
dalle
dita
.
Ella
si
stringeva
nel
suo
mantello
.
Aveva
i
piedi
gelati
e
non
osava
mai
portare
un
plaid
,
per
non
dare
fastidio
a
Paolo
.
Costui
,
assorto
,
taceva
.
Giacchè
,
nella
consuetudine
che
aveva
dapprima
di
andar
solo
nella
campagna
romana
e
nel
gran
fascino
che
quell
'
ambiente
esercitava
su
lui
,
egli
si
dimenticava
di
avere
accanto
Adele
Cima
e
lasciava
trascorrere
il
tempo
,
nel
più
profondo
silenzio
.
Il
cocchiere
seguitava
a
far
trottare
il
cavallo
,
pigramente
:
la
carrozza
andava
,
andava
,
lontano
,
punto
nero
sopra
la
via
giallastra
;
e
Adele
,
obbliata
,
era
presa
da
una
voglia
irresistibile
di
piangere
.
Allora
,
quando
non
ne
poteva
più
,
si
voltava
a
Paolo
,
lo
guardava
coi
suoi
belli
occhi
grandi
,
sorpresi
e
un
po
'
supplici
.
Egli
la
guardava
,
ma
non
aveva
l
'
aria
di
vederla
.
Ella
lo
chiamava
,
piano
:
-
Paolo
....
-
Che
vuoi
?
-
Dimmi
qualche
cosa
.
-
Che
cosa
?
E
la
voce
sua
era
così
strana
,
come
di
un
dormiente
che
sogna
,
una
voce
di
persona
lontana
,
una
voce
di
anima
distaccata
dal
minuto
presente
,
dallo
spazio
presente
.
Adele
trasaliva
:
-
Mi
ami
,
Paolo
?
-
gli
chiedeva
,
per
il
bisogno
di
parlare
,
di
sottrarsi
all
'
incubo
dell
'
ambiente
.
-
Ti
adoro
-
rispondeva
lui
,
con
un
tono
di
maggior
sonnambulismo
.
Poi
,
un
silenzio
.
La
carrozza
andava
sempre
.
-
Torniamo
,
Paolo
?
-
Ancora
un
po
'
.
-
È
tardi
,
amore
....
-
Non
è
tardi
.
Ma
spesso
,
queste
interruzioni
dei
suoi
pensieri
,
dei
suoi
sogni
lo
turbavano
molto
....
Senza
durezza
,
poichè
egli
amava
Adele
,
le
diceva
:
-
Taci
:
lasciami
pensare
.
-
A
che
pensi
,
amore
?
-
Penso
;
lasciami
stare
.
-
Dimmi
a
che
....
-
È
inutile
che
tu
lo
sappia
-
rispondeva
,
inasprito
,
a
un
tratto
.
Ella
aveva
pianto
,
la
prima
volta
che
le
parlò
così
;
ma
,
peggio
,
egli
non
si
era
accorto
di
quel
pianto
.
Da
allora
,
si
era
rassegnata
a
subire
tutte
le
interminabili
e
tristi
passeggiate
nella
campagna
romana
,
senza
parlare
che
quando
lui
la
interrogava
.
Moriva
di
freddo
e
di
tristezza
,
ma
soffriva
tutto
questo
per
amore
di
Paolo
.
Quando
rientravano
in
città
,
man
mano
,
si
veniva
riscaldando
:
Paolo
esciva
dal
suo
silenzio
.
Ella
sorrideva
,
di
nuovo
:
e
un
'
altra
prova
era
passata
.
D
'
altronde
,
a
questi
profondi
assorbimenti
di
Paolo
ella
doveva
cercare
di
assuefarsi
,
poichè
,
in
casa
,
lo
coglievano
spesso
.
Loquacissimo
e
beffardo
,
insieme
,
ma
graziosamente
beffardo
,
egli
cadeva
,
ad
un
tratto
,
in
una
mestizia
taciturna
che
scombussolava
,
subito
,
tutto
l
'
umore
sereno
e
dolce
di
Adele
Cima
.
Sdraiato
,
con
la
sigaretta
spenta
fra
le
dita
,
immerso
in
quei
molli
cuscini
che
erano
così
cari
alle
sue
ore
di
riposo
e
di
malinconia
,
Paolo
Spada
aveva
l
'
aspetto
immobile
e
triste
,
l
'
aria
disfatta
e
triste
,
gli
occhi
socchiusi
lasciavano
errare
uno
sguardo
vago
e
triste
.
Subito
,
Adele
gli
chiedeva
:
-
Hai
sonno
?
-
No
.
-
Sei
stanco
?
-
Sì
.
-
Di
che
sei
stanco
?
Non
sei
uscito
.
-
Sono
stanco
-
mormorava
lui
,
con
quella
sua
voce
lontana
.
Ella
faceva
trascorrere
un
po
'
di
tempo
in
silenzio
.
Indi
ritornava
a
lui
:
-
Ti
senti
male
?
-
No
.
-
Vuoi
qualche
cosa
?
-
No
.
-
Debbo
andarmene
?
-
Resta
pure
:
ma
taci
.
Adele
chinava
gli
occhi
per
non
piangere
.
Le
riesciva
impossibile
d
'
intendere
la
causa
della
tristezza
di
Paolo
Spada
,
sfuggendole
assolutamente
tutto
il
lavorio
dell
'
anima
di
costui
.
Ella
non
vedeva
che
l
'
immobilità
,
il
pallore
,
la
taciturnità
;
ella
non
capiva
,
che
la
risposta
indifferente
,
o
quella
dura
,
nella
loro
durezza
esteriore
:
ella
intravedeva
un
mistero
superiore
dello
spirito
,
arcano
,
avvolto
in
tali
veli
che
giammai
la
sua
piccola
mente
avrebbe
potuto
sollevare
,
e
una
pena
acuta
,
intimissima
,
nascosta
con
gelosa
cura
la
torturava
,
senza
che
ella
volesse
mai
esprimerla
,
o
trovasse
mai
parole
per
narrarla
.
Andava
a
prendere
un
suo
lavoro
all
'
uncinetto
,
una
di
quelle
interminabili
coltri
a
rosoni
,
bianche
,
e
seduta
in
una
poltroncina
,
lavorava
nel
più
grande
silenzio
.
Talvolta
,
la
stanchezza
la
sorprendeva
.
Ella
sonnecchiava
.
Il
capo
le
si
abbassava
sul
petto
.
-
Tu
dormi
?
-
le
dicea
lui
.
-
No
,
non
dormo
-
rispondeva
lei
,
trasalendo
,
scuotendosi
.
-
Poverina
,
ti
annoio
.
-
Non
mi
annoi
.
-
Le
mie
ore
d
'
inchiostro
sono
così
odiose
!
-
Nulla
di
te
,
è
odioso
-
ella
replicava
,
a
bassa
voce
.
Ma
questa
frase
ore
d
'
inchiostro
le
faceva
l
'
effetto
di
un
gran
buco
nero
nero
,
dove
precipitassero
Paolo
Spada
e
l
'
amor
suo
,
donde
ella
non
potesse
cavar
più
fuori
nè
l
'
amante
,
nè
l
'
amore
.
Giacchè
la
paura
più
umile
,
più
comune
,
che
la
teneva
sempre
,
che
la
tormentava
in
segreto
,
era
che
Paolo
Spada
l
'
amasse
poco
,
o
non
l
'
amasse
punto
.
Non
sapeva
,
ella
,
per
quale
paese
dei
sogni
egli
partisse
,
in
queste
sue
ore
tetre
;
neppur
supponeva
che
vi
fosse
un
immenso
,
interminabile
,
infinito
paese
dei
sogni
dove
se
ne
vanno
le
anime
dei
poeti
,
degli
artisti
,
dei
sognatori
:
ma
intuiva
,
così
,
semplicemente
che
Paolo
Spada
era
ben
lontano
,
lontano
da
lei
e
dal
suo
amore
in
quei
momenti
,
e
che
quel
corpo
,
abbandonato
fra
i
cuscini
,
quel
volto
smorto
e
chiuso
non
avevano
nè
sentimento
,
nè
volontà
.
Ella
lo
adorava
con
tutto
il
suo
piccolo
e
serio
cuore
,
con
la
sua
piccola
e
limitata
mente
,
e
oltre
l
'
amore
,
per
natura
,
per
temperamento
,
per
carattere
,
non
poteva
vedere
.
Beninteso
che
,
sempre
,
Paolo
Spada
usciva
da
una
di
quelle
crisi
di
tetraggine
,
per
gittarsi
in
impeti
di
folle
gaiezza
.
Allora
egli
colmava
la
sua
amante
di
liete
carezze
,
di
adorazioni
gioconde
e
quasi
infantili
:
la
obbligava
ad
entrare
nei
magazzini
di
mode
,
dove
le
comperava
pazzamente
delle
cose
che
non
le
servivano
punto
;
la
costringeva
a
seguirlo
nelle
grandi
trattorie
dove
ordinava
dei
pranzi
squisiti
,
sostenuti
da
vini
generosi
:
la
conduceva
ai
teatri
,
nelle
grandi
serate
:
e
,
sovra
tutto
,
parlava
con
lei
,
rideva
con
lei
,
la
corteggiava
gaiamente
,
divertendosi
di
tutte
le
inveterate
timidità
della
donna
,
delle
sue
ritrosie
,
del
suo
terrore
del
pubblico
.
Dappertutto
,
ella
andava
a
malincuore
,
poichè
ella
preferiva
,
infine
,
la
loro
casa
,
in
cui
sempre
l
'
ambiente
la
sconvolgeva
,
ma
dove
,
almeno
erano
soli
.
Adesso
,
a
poco
a
poco
Paolo
Spada
la
veniva
presentando
ai
suoi
amici
,
senz
'
altro
nome
che
questo
:
la
mia
Adele
,
e
al
primo
movimento
di
consolazione
e
di
orgoglio
che
questo
nome
le
produceva
,
detto
così
,
da
lui
,
ne
subentrava
uno
di
malinconia
,
sentendosi
ricacciata
nell
'
anonimo
,
senza
personalità
,
più
,
come
una
povera
cosa
appartenente
a
lui
,
come
gli
apparteneva
un
bastone
o
un
fazzoletto
.
Questi
amici
di
Paolo
Spada
erano
così
singolari
,
anche
essi
!
Le
parevano
tutti
affetti
da
una
leggiera
o
più
grave
pazzia
,
manifestantesi
nei
modi
o
familiari
troppo
,
o
fittiziamente
freddi
,
nelle
voci
bizzarre
che
pronunziavano
parole
anche
più
bizzarre
.
Nelle
loro
conversazioni
che
ella
si
ostinava
a
voler
intendere
,
ella
non
afferrava
che
le
prime
frasi
,
e
subito
la
sua
mente
si
confondeva
in
quei
paradossi
sull
'
amore
,
sull
'
arte
,
sulla
vita
,
e
non
ci
si
raccapezzava
più
.
Nei
caffè
,
per
le
vie
,
le
discussioni
si
prolungavano
,
accanite
,
rinascenti
,
giranti
intorno
all
'
argomento
,
col
ritorno
di
certi
nomi
,
di
certe
frasi
,
di
certi
intercalari
;
ella
ascoltava
,
fingendo
l
'
attenzione
,
ma
senza
capire
più
nulla
.
Talvolta
,
queste
discussioni
erano
nelle
vie
,
di
sera
:
Paolo
Spada
e
qualche
suo
amico
andavano
lentamente
,
fermandosi
ogni
tanto
,
accalorati
,
ardenti
,
e
Adele
Cima
imitava
il
loro
passo
,
si
fermava
con
loro
,
sempre
taciturna
,
levando
ogni
tanto
il
suo
bel
volto
bianco
e
sorpreso
verso
Paolo
,
quasi
a
pregarlo
di
finire
,
di
rientrare
.
Ma
egli
non
vedeva
lo
sguardo
timido
e
pregante
dei
bei
grandi
occhi
limpidi
e
semplici
,
e
la
disputa
si
prolungava
,
mentre
ella
cadeva
dall
'
oppressione
in
un
sonno
,
per
cui
andava
a
casa
come
una
sonnambula
.
Una
notte
,
così
,
girarono
per
due
o
tre
ore
,
intorno
a
piazza
Navona
,
Paolo
Spada
e
Massimo
Dias
,
slanciati
in
una
feroce
discussione
sull
'
Ariosto
ed
ella
,
alla
fine
,
mezza
morta
,
non
osando
dire
nulla
,
si
lasciò
cadere
a
sedere
sullo
scalino
,
presso
la
fontana
.
Fu
allora
che
egli
si
decise
a
metterla
in
carrozza
ed
a
portarla
a
casa
,
invaso
da
una
improvvisa
pietà
che
lo
rese
dolcissimo
e
amorosissimo
verso
la
donna
.
Questi
amici
di
Paolo
Spada
la
trattavano
anche
singolarmente
.
Alcuni
la
salutavano
correttamente
,
ma
non
le
dirigevano
la
parola
;
altri
le
indirizzavano
delle
frasi
galanti
in
istile
letterario
;
altri
la
riguardavano
come
un
camerata
e
usavano
familiarmente
con
lei
,
a
grosse
strette
di
mano
,
chiamandola
Adele
.
Con
quella
intuizione
delle
persone
semplicissime
,
ella
sentiva
che
sotto
la
correttezza
di
alcuni
si
nascondeva
il
disprezzo
;
le
galanterie
in
frasi
fiorite
la
imbarazzavano
e
la
facevano
arrossire
;
le
familiarità
la
turbavano
.
Qualche
volta
,
malgrado
la
sua
timidità
,
aveva
sorpreso
qualche
parola
che
suonava
caricatura
per
lei
e
certi
sorrisi
le
sembravano
dubbi
.
Ne
aveva
parlato
a
Paolo
Spada
:
-
I
tuoi
amici
mi
ritengono
per
una
stupida
.
-
No
,
cara
.
-
Credilo
,
è
così
.
-
Da
che
te
ne
accorgi
?
Saresti
diventata
furba
,
per
caso
?
-
Non
lo
so
:
ma
per
loro
,
sono
un
'
oca
.
-
Per
loro
,
come
per
me
,
sei
una
bella
,
buona
,
cara
donnina
,
ecco
tutto
.
Vuoi
dei
complimenti
,
a
quanto
pare
.
-
Se
sono
un
'
oca
per
te
,
non
voglio
essere
un
'
oca
per
gli
altri
-
ella
soggiungeva
,
assai
più
triste
,
convinta
che
Paolo
Spada
si
vantasse
della
sua
ocaggine
.
-
O
cara
ochetta
sentimentale
e
mesta
,
cara
piccola
oca
bianca
e
malinconica
,
finirai
per
rassomigliare
a
un
cigno
-
diceva
lui
,
con
la
sua
voce
sonora
e
pure
velata
che
la
seduceva
,
toccandone
le
fibre
più
recondite
del
cuore
.
Avrebbe
ella
,
forse
,
voluto
allontanarlo
,
da
queste
conversazioni
,
da
queste
dispute
con
questi
amici
dagli
occhi
stralunati
,
dalle
ciere
malaticcie
,
che
fumavano
la
pipa
,
talvolta
,
o
che
erano
in
una
perfetta
tenuta
da
gentiluomo
,
in
marsina
,
con
la
pelliccia
aperta
,
col
fiore
all
'
occhiello
,
ma
che
avevano
egualmente
la
ciera
morbosa
e
gli
occhi
sognanti
,
quasi
allucinati
.
Ma
era
un
desiderio
,
niente
altro
:
ella
era
fatta
per
seguire
Paolo
Spada
in
ogni
suo
vagabondaggio
e
per
obbedirgli
in
ogni
suo
capriccio
.
Gli
faceva
qualche
obbiezione
,
soltanto
:
-
Ti
diverti
tanto
,
in
compagnia
di
Massimo
Dias
,
di
D
'
Arcello
,
di
Lamberti
?
-
Non
mi
diverto
punto
.
-
E
allora
,
perchè
li
cerchi
tanto
?
-
Mi
sono
necessarii
.
-
Oh
!
-
Le
dispute
riscaldano
il
sangue
ed
eccitano
i
nervi
....
-
E
fan
male
alla
salute
,
-
Del
corpo
,
forse
.
Viceversa
,
fanno
bene
alla
salute
dell
'
anima
,
che
è
la
sola
interessante
.
-
La
salute
dell
'
anima
?
La
vita
eterna
,
cioè
?
-
No
,
cara
-
concludeva
lui
,
con
quel
sorriso
d
'
indulgente
amore
che
gli
spuntava
.
sulle
labbra
,
quando
ella
diceva
una
sciocchezza
.
Bensì
arrivava
il
tempo
in
cui
Paolo
Spada
abbandonava
lui
gli
amici
,
non
uscendo
,
chiudendo
la
sua
porta
,
vivendo
in
casa
per
intiere
settimane
,
fra
le
sigarette
,
il
caffè
e
il
lavoro
.
Questi
furori
di
prosa
e
di
poesia
lo
assalivano
improvvisamente
,
dopo
una
gita
nei
dintorni
,
dopo
la
lettura
di
un
libro
,
dopo
aver
ritrovato
un
vecchio
pacchetto
di
lettere
,
ed
egli
si
dava
tutto
a
quel
lavoro
della
composizione
d
'
arte
e
della
successiva
scrittura
,
sommergendosi
negli
abissi
della
creazione
e
della
forma
,
come
chi
da
un
altissimo
picco
si
getta
nel
mare
.
Non
conosceva
più
,
Paolo
Spada
,
in
quelle
sommersioni
,
nè
misura
di
tempo
e
di
spazio
,
nè
fatti
o
circostanze
,
nè
necessità
o
capricci
,
egli
dimenticava
l
'
ora
del
sonno
come
quella
dei
pasti
,
egli
volentieri
restava
,
in
pieno
meriggio
,
con
le
imposte
sbarrate
e
la
lampada
accesa
;
inchiodato
nel
suo
seggiolone
di
cuoio
,
chino
sulla
carta
,
levando
ogni
tanto
,
da
essa
,
un
par
d
'
occhi
nuotanti
nelle
visioni
,
o
passeggiante
per
la
stanza
da
studio
,
rapidamente
,
da
un
capo
all
'
altro
,
a
testa
china
,
o
leggendo
ad
alta
voce
,
anzi
declamando
dei
versi
o
della
prosa
,
gettandosi
,
talvolta
,
da
una
sedia
a
una
poltrona
,
ritornando
al
seggiolone
,
e
,
talvolta
,
cedendo
al
sonno
,
sul
gran
tavolino
da
scrivere
,
con
la
testa
sulle
braccia
,
come
un
fanciullo
.
L
'
amore
?
sparito
,
morto
.
L
'
artista
si
trovava
nel
gran
tumulto
interno
che
sconvolge
ogni
altro
affetto
e
che
trasporta
nelle
ansie
e
nelle
ebbrezze
della
concezione
e
della
procreazione
d
'
arte
,
la
febbre
che
lo
ardeva
aveva
invaso
e
incendiato
tutto
il
suo
sangue
,
e
le
sue
fantasime
d
'
arte
erano
più
vive
,
innanzi
agli
occhi
della
sua
fantasia
,
più
belle
,
più
vive
,
più
desiderate
,
più
amate
della
vivente
Adele
Cima
,
che
gli
sembrava
un
'
ombra
vana
e
fredda
.
Ella
si
rendeva
un
'
ombra
.
Girava
intorno
a
Paolo
Spada
con
un
passo
così
lieve
che
non
si
udiva
,
non
urtava
un
oggetto
,
non
faceva
stridere
una
chiave
,
spariva
dalle
porte
come
se
si
dileguasse
nell
'
aria
.
Così
ella
faceva
,
un
tempo
,
quando
aveva
assistito
sua
madre
gravemente
inferma
:
le
pareva
di
essere
presso
un
malato
,
tanto
lo
stato
fisico
e
morale
di
Paolo
Spada
le
sembrava
scombussolato
,
tumultuario
,
perduto
ogni
senso
di
realtà
.
Obbediente
come
un
bimbo
buono
,
ella
lo
aspettava
con
pazienza
alle
ore
dei
pasti
,
non
andava
a
letto
,
talvolta
,
che
tardissimo
,
vegliando
accanto
a
lui
,
leggendo
un
libro
qualunque
il
cui
senso
le
sfuggiva
,
o
dicendo
il
suo
rosario
,
o
stando
immobile
,
oramai
abituata
a
questa
vita
di
statua
.
Lui
,
che
giammai
aveva
potuto
lavorare
con
una
persona
presente
nella
stanza
o
anche
nella
casa
,
tollerava
perfettamente
quella
di
Adele
Cima
,
tanto
ella
si
rendeva
piccola
,
minuta
,
inesistente
.
Anzi
,
la
voleva
presso
a
lui
.
Era
come
un
mobile
che
si
ama
,
su
cui
si
posano
gli
occhi
volentieri
e
le
cui
linee
corrispondono
a
non
so
quale
bisogno
estetico
interiore
.
Talvolta
,
in
un
brevissimo
,
lucido
intervallo
,
era
vinto
dalla
compassione
:
-
Va
a
letto
,
cara
,
-
No
,
ti
aspetto
.
-
Io
ho
molto
da
scrivere
,
va
,
va
.
-
Che
importa
?
aspetto
.
-
Creperai
di
noia
e
di
sonno
.
-
No
,
niente
.
Aspetto
.
Tu
hai
molto
da
scrivere
?
-
Moltissimo
:
enormemente
.
-
Non
importa
,
non
importa
.
Di
amore
,
in
lui
,
non
un
atto
,
non
una
parola
.
Questo
ella
vedeva
bene
,
e
un
morso
le
afferrava
il
cuore
.
La
febbre
del
lavoro
e
di
quel
lavoro
la
colpiva
solo
per
i
suoi
fenomeni
morbosi
;
ella
non
ne
comprendeva
nè
la
purissima
fiamma
,
nè
il
nobile
tormento
,
nè
l
'
ebbrezza
del
travaglio
.
Non
si
spiegava
perchè
un
uomo
giovane
,
sano
e
bello
,
amato
,
amante
come
Paolo
Spada
si
desse
a
quella
passione
singolare
che
ne
consumava
i
giorni
,
la
salute
,
la
beltà
,
che
lo
toglieva
,
sovra
tutto
,
all
'
amore
.
Ah
questo
,
questo
,
ella
non
se
lo
spiegava
ed
era
il
suo
cruccio
più
intimo
e
più
costante
!
Nel
suo
giudizio
stretto
e
poetico
della
vita
,
le
pareva
che
un
'
altra
donna
le
potesse
togliere
Paolo
Spada
,
ma
non
già
un
foglio
di
carta
bianca
e
una
penna
intinta
nell
'
inchiostro
.
Che
egli
scordasse
i
suoi
baci
,
le
sue
carezze
,
il
suo
amore
così
saldo
e
così
affascinante
nella
semplicità
,
per
restare
i
giorni
e
le
notti
nella
sua
stanza
di
studio
scrivendo
,
lacerando
carte
,
riscrivendo
,
passando
la
penna
a
grandi
colpi
sulle
linee
scritte
,
per
cassarle
,
leggendo
,
declamando
,
fumando
,
bevendo
caffè
,
senza
sole
,
senza
luce
,
senz
'
amore
,
proprio
,
senz
'
amore
,
le
sembrava
una
cosa
tanto
folle
,
tanto
ingiusta
e
tanto
crudele
che
,
spesso
,
sparendo
nella
sua
povera
cameretta
,
se
ne
andava
a
piangere
in
un
cantuccio
,
solitariamente
.
Per
lei
l
'
amore
era
la
sola
passione
,
la
sola
occupazione
,
il
solo
pensiero
e
il
solo
affare
,
e
tutto
questo
,
molto
semplicemente
,
in
vero
temperamento
muliebre
nato
per
il
ristretto
campo
dell
'
amore
.
Giammai
,
in
queste
sue
ore
di
desolazione
,
ella
trovava
un
pensiero
contro
l
'
egoismo
artistico
di
Paolo
Spada
,
giammai
ella
si
pentiva
di
essersi
data
a
lui
,
di
esser
venuta
a
vivere
con
lui
,
ma
si
sentiva
ed
era
una
creatura
perfettamente
infelice
.
Quando
era
stata
lungamente
assente
,
egli
la
chiamava
.
Ella
si
lavava
in
fretta
gli
occhi
,
riappariva
quasi
sorridente
ed
egli
non
vedeva
punto
il
rossore
delle
palpebre
.
-
Perchè
te
ne
vai
,
Adele
?
-
Ti
disturbo
,
forse
.
-
Non
mi
disturbi
.
Non
ti
vedo
neppure
.
-
E
allora
,
perchè
mi
vuoi
?
-
Così
,
per
consuetudine
.
Ella
crollava
il
capo
,
mentre
si
faceva
pallidissima
.
Paolo
Spada
non
se
ne
accorgeva
.
Nell
'
orgoglio
fugace
dei
momenti
di
creazione
,
le
diceva
,
esaltatamente
:
-
Sai
?
Sto
scrivendo
un
capolavoro
.
-
Lo
credo
,
Paolo
.
Ma
non
gli
chiedeva
che
fosse
.
Temeva
di
dire
una
stupidaggine
,
chiedendo
.
-
È
una
novella
,
una
lunga
novella
:
ma
un
capolavoro
.
Si
chiama
:
il
vincitore
della
morte
.
Ti
piace
il
titolo
?
-
Sì
,
mi
piace
.
-
Veramente
,
ti
piace
?
Di
'
la
verità
.
-
Mi
piace
moltissimo
.
-
Ora
te
ne
leggo
un
pezzo
.
Ti
secchi
?
-
No
,
amore
,
no
.
Egli
dava
di
piglio
alle
molte
cartelle
dove
scriveva
col
suo
carattere
lungo
e
sottile
,
e
con
voce
tremante
,
mentre
le
dita
che
tenevano
il
manoscritto
tremavano
,
egli
cominciava
la
lettura
.
La
voce
si
facea
più
ferma
e
ondeggiava
nei
periodi
che
si
legavano
l
'
uno
all
'
altro
,
e
si
abbassava
mollemente
,
s
'
innalzava
violenta
.
Attentissima
,
ella
non
batteva
palpebra
.
Pure
,
quest
'
attenzione
non
gli
bastava
:
-
Tu
,
non
mi
ascolti
?
-
T
'
ascolto
.
-
Hai
l
'
aria
distratta
.
-
Non
è
così
.
Leggi
.
Paolo
riprendeva
la
lettura
.
Si
arrestava
,
per
vedere
se
sul
volto
di
Adele
Cima
passasse
qualche
impressione
:
e
la
vedea
mutar
di
colore
.
In
verità
,
era
quella
voce
dell
'
amante
,
quella
esaltazione
,
il
rombo
della
lettura
,
che
la
commovevano
.
-
Ti
piace
?
Ti
piace
?
-
Moltissimo
.
-
Dici
sul
serio
?
-
Sul
serio
.
-
Non
già
perchè
mi
vuoi
bene
?
-
Non
so
:
mi
piace
.
Egli
finiva
la
lettura
,
entusiasmato
.
-
Ti
piace
?
-
È
bellissimo
.
-
Sì
,
credo
di
aver
fatto
una
cosa
buona
-
diceva
lui
,
già
un
po
'
smontato
.
-
Quante
cartelle
ne
hai
scritte
?
-
domandava
Adele
,
dando
un
'
occhiata
obbliqua
al
manoscritto
.
-
Sessantacinque
.
-
E
quante
altre
te
ne
restano
?
-
Centocinquanta
,
più
,
forse
.
-
Ah
!
Si
voltava
in
là
,
per
non
fargli
osservare
il
suo
viso
,
dove
la
pena
che
questa
febbre
ancora
molto
,
troppo
durasse
,
si
dipingeva
.
L
'
indomani
,
lo
trovava
tetro
e
disfatto
.
-
Ho
scritto
delle
corbellerie
ignobili
-
le
dichiarava
lui
.
-
Come
?
Non
ti
sembravano
un
capolavoro
?
-
Mi
sembravano
.
Ero
esaltato
.
Sono
corbellerie
.
-
A
me
piacevano
.
-
Naturalmente
.
-
Paolo
!
-
era
la
sola
rimostranza
dolorosa
.
-
Mia
cara
,
che
vuoi
capire
tu
?
Quando
piace
a
te
,
è
segnale
di
ignobile
corbelleria
.
-
E
allora
,
perchè
leggi
a
me
?
-
Così
,
per
sfogare
:
niente
altro
.
-
Perchè
mi
domandi
il
giudizio
?
-
Perchè
gli
scrittori
sono
delle
bestie
inconcludenti
,
deboli
e
vigliacche
-
esclamava
lui
,
nella
brutalità
delle
giornate
di
abbattimento
.
-
Non
dire
questo
,
Paolo
.
-
Taci
,
Adele
.
Vattene
.
Ebbene
,
ella
si
accorgeva
che
negli
accasciamenti
della
sua
febbre
d
'
arte
,
in
quegli
accasciamenti
in
cui
tutti
i
mortali
chiedono
soccorso
di
tenerezza
,
ella
non
poteva
consolarlo
.
Sensibilissima
sentimentalmente
,
ella
misurava
col
cuore
timido
e
trepido
questa
sua
impotenza
e
la
esagerava
.
Quel
male
ignoto
e
quel
dolore
ignoto
traevano
origine
da
radici
di
profonde
e
sconosciute
infermità
morali
e
forse
fisiche
:
ella
poteva
bene
piegare
il
volto
su
quell
'
ombra
,
il
suo
inesperto
sguardo
nulla
vi
potea
mai
distinguere
.
Adele
si
ritraeva
,
con
un
senso
vivo
di
umiliazione
sempre
rinnovantesi
e
che
le
aveva
omai
aperto
nell
'
anima
una
fine
ferita
sempre
sanguinante
e
sempre
frizzante
.
Il
silenzio
era
il
suo
rifugio
,
dove
naturalmente
,
le
più
semplici
e
anche
le
più
tormentose
supposizioni
la
facean
dubitare
di
sè
stessa
,
di
Paolo
Spada
,
dell
'
amore
.
Forse
,
egli
era
stanco
di
lei
e
non
glielo
diceva
per
gentilezza
d
'
animo
;
forse
,
questo
suo
amore
che
era
niente
altro
che
amore
,
offerto
con
tanto
abbandono
,
ma
con
tanta
monotonia
,
aveva
già
nauseato
Paolo
;
forse
egli
pensava
a
quelle
sue
donne
così
raffinate
,
così
squisite
,
che
lo
amavano
in
una
forma
complicata
e
straordinaria
,
che
gli
scrivevano
quei
pacchi
di
lettere
da
lui
conservate
preziosamente
,
da
lui
spesso
rilette
,
spesso
giacenti
in
confusione
sul
tavolino
da
scrivere
-
talvolta
,
egli
si
serviva
di
quei
documenti
per
la
sua
storia
d
'
amore
-
mentre
ella
non
aveva
mai
osato
di
scrivergli
un
biglietto
,
temendo
di
commettere
degli
errori
di
grammatica
e
di
ortografia
;
forse
,
egli
già
ne
aveva
trovata
un
'
altra
....
ella
era
così
sciocca
,
così
infelicemente
sciocca
!
Con
cura
,
ella
nascondeva
i
suoi
sospetti
,
per
non
torturarlo
,
giacchè
ella
gli
risparmiava
,
amorosamente
,
qualunque
puntura
;
ma
,
senza
volerlo
,
trapelavano
.
-
Anche
oggi
,
sei
così
triste
,
Paolo
?
-
Anche
oggi
.
-
Ma
a
che
pensi
?
-
Mi
è
impossibile
di
narrartelo
:
è
troppo
lungo
.
-
Dimmi
,
almeno
,
a
chi
pensi
?
-
A
chi
?
A
nessuno
,
cara
.
-
A
nessuno
,
proprio
?
A
nessuna
donna
?
-
....
No
.
Che
pensi
?
-
Nulla
,
m
'
immagino
.
Credevo
....
perdonami
.
Non
sei
stanco
di
me
?
-
No
,
non
ancora
.
-
Dimmelo
,
quando
sei
stanco
.
-
Te
lo
dirò
,
non
dubitare
.
Ognuna
delle
risposte
di
Paolo
Spada
la
meravigliava
e
la
faceva
soffrire
.
Lo
credea
sincero
.
Non
amava
un
'
altra
donna
:
non
era
stanco
di
lei
:
ella
gli
piaceva
ancora
.
Ma
dunque
era
proprio
per
questo
terribile
lavoro
dello
scrivere
,
che
il
suo
amante
l
'
abbandonava
,
si
dimenticava
di
lei
come
se
non
esistesse
,
la
guardava
in
volto
trasognato
come
se
non
l
'
avesse
mai
vista
,
non
le
prendeva
una
mano
,
non
la
baciava
?
Così
sono
,
dunque
,
questi
uomini
che
scrivono
?
E
quest
'
arte
,
questa
parola
che
ella
udiva
ripetere
continuamente
,
senza
intenderla
,
quest
'
arte
pronunziata
ora
enfaticamente
,
ora
a
bassa
voce
in
tono
pauroso
,
quest
'
arte
le
cui
quattro
lettere
escivano
,
pronunziate
dalla
bocca
di
Paolo
Spada
,
con
un
ardor
amoroso
meglio
di
qualunque
amorosa
parola
,
ella
aveva
finito
per
odiarla
in
silenzio
,
con
tutta
la
muta
ribellione
del
suo
cuore
.
Non
era
una
donna
l
'
arte
,
nè
aveva
i
capelli
neri
,
biondi
o
rossi
,
diversi
dai
suoi
;
non
era
una
persona
slanciata
dagli
occhi
grandi
e
bruni
e
scintillanti
,
mentre
i
suoi
erano
limpidi
e
tranquilli
e
la
sua
persona
era
piccola
e
graziosa
;
non
era
una
donna
intelligente
e
sapiente
,
mentre
ella
era
una
povera
buona
,
ignorante
:
eppure
Adele
era
gelosa
di
quest
'
arte
e
la
detestava
,
con
tutto
il
cuore
,
come
se
fosse
una
creatura
viva
.
A
poco
a
poco
i
libri
,
le
carte
,
il
calamaio
,
l
'
inchiostro
e
la
penna
,
e
tutto
quello
che
è
il
corredo
di
chi
scrive
,
le
cominciarono
a
fare
orrore
:
e
gli
accessi
di
lavoro
feroce
,
o
gli
assorbimenti
lunghi
in
vaghe
contemplazioni
di
Paolo
Spada
,
le
davano
l
'
impressione
d
'
una
sua
sciagura
personale
,
sempre
respinta
e
sempre
ricadente
sul
suo
cuore
.
Un
giorno
,
quasi
fosse
presa
da
una
curiosità
puerile
,
gli
domandò
:
-
Come
ti
è
venuto
in
mente
,
di
scrivere
?
-
A
me
?
Non
me
ne
ricordo
.
-
Ma
infine
,
hai
dovuto
cominciare
?
-
Sì
,
ho
cominciato
....
non
potevo
far
di
meno
di
cominciare
.
-
Perchè
?
-
Era
il
destino
,
cara
.
-
Non
hai
mai
pensato
a
fare
un
'
altra
professione
?
-
Mai
.
Non
avrei
saputo
farla
.
-
Tu
sai
far
tutto
.
Perchè
non
hai
tentato
?
-
E
perchè
dovevo
tentare
?
-
gli
disse
lui
,
un
po
'
meravigliato
.
-
Così
....
per
fare
quel
che
fanno
tutti
gli
altri
-
diss
'
ella
,
penosamente
.
Egli
intese
qualche
cosa
:
-
Ti
piacerebbe
,
eh
,
che
io
fossi
un
medico
?
O
un
impiegato
?
O
un
ufficiale
di
cavalleria
?
-
e
una
lieve
ironia
era
nella
sua
voce
.
Ella
impallidì
e
arrossì
.
Subito
,
negò
tutto
:
-
Mi
piaci
come
sei
,
Paolo
.
-
Ma
saresti
più
felice
con
un
medico
,
m
'
immagino
:
felicissima
,
con
un
ufficiale
di
cavalleria
:
arcifelicissima
,
con
un
impiegato
,
Adele
.
-
No
,
no
,
no
-
esclamò
lei
,
disperatamente
-
non
posso
esser
felice
che
con
te
.
-
Temo
....
temo
che
tu
sia
infelice
....
sono
così
incapace
di
capirti
....
-
Non
vi
è
bisogno
,
che
tu
mi
capisca
-
soggiunse
lui
-
nessuna
donna
capisce
mai
un
uomo
e
viceversa
.
Io
sono
perfettamente
felice
,
del
resto
,
con
te
che
non
mi
capisci
:
te
lo
assicuro
.
Amami
e
basta
.
Infatti
,
in
quell
'
amore
,
così
quieto
e
così
uniforme
,
in
quel
sentimento
rudimentale
che
di
nessun
altro
si
addoppiava
e
si
facea
difficile
,
in
quell
'
espansione
semplice
quotidiana
,
senza
grandi
scene
tragiche
come
senza
troppo
fini
scene
di
commedia
,
in
quella
bontà
costante
e
suadente
,
in
quell
'
affetto
dove
mancava
qualunque
sorta
di
enigma
,
egli
trovava
l
'
ambiente
migliore
per
il
suo
spirito
stanco
e
per
il
suo
cuore
disgustato
di
eccentricità
.
Per
troppo
tempo
,
la
donna
era
stata
per
lui
elemento
di
curiosità
vivacissima
nella
vita
e
nell
'
arte
ed
era
,
quindi
diventata
sorgente
di
disordine
e
di
squilibrio
:
per
troppo
tempo
,
egli
aveva
errato
per
i
paesi
dove
il
peccato
era
anche
romanzo
e
dove
il
romanzo
conduceva
al
peccato
:
per
troppo
tempo
,
egli
aveva
cercato
nella
donna
il
pascolo
della
immaginazione
artistica
e
l
'
urto
obliquo
e
complicato
dei
sensi
.
Adele
Cima
era
il
riposo
della
sua
stanchezza
,
era
l
'
equilibrio
dell
'
asse
della
sua
vita
,
era
la
relazione
posata
e
lunga
,
lunga
e
sicura
,
dove
il
peccato
perdeva
ogni
tinta
turpe
e
acquistava
gentilezza
mite
coniugale
.
Mentr
'
ella
era
fuori
centro
,
spostata
,
messa
a
contatto
di
una
esistenza
che
aveva
capovolte
tutte
le
sue
poche
idee
,
messa
a
contatto
con
un
uomo
cento
volte
a
lei
superiore
,
della
cui
superiorità
ella
era
un
'
adoratrice
ma
anche
una
vittima
,
mentre
Adele
Cima
non
giungeva
più
a
riunire
le
sue
forze
per
vivere
,
disperse
in
un
'
atmosfera
troppo
alta
per
i
suoi
polmoni
,
Paolo
Spada
si
sprofondava
nella
beatitudine
egoistica
di
colui
che
ha
trovato
,
per
una
rarissima
fortuna
,
lo
strumento
più
adatto
alla
propria
felicità
.
Per
pensare
,
per
leggere
,
per
lavorare
,
egli
aveva
bisogno
di
non
aver
più
nè
lettere
amorose
da
scrivere
o
da
andar
a
prendere
alla
posta
;
di
non
aver
più
convegni
da
chiedere
o
da
aspettare
;
di
non
aver
più
sciarade
da
sciogliere
o
drammi
da
annodare
,
tutte
cose
che
impediscono
,
a
uno
scrittore
,
il
pensiero
,
la
letteratura
,
la
scrittura
.
Adele
Cima
,
in
quei
tempi
di
travaglio
,
mentre
era
intorno
a
lui
,
non
vi
era
,
camminava
piano
,
non
urtava
gli
oggetti
,
non
chiudeva
i
libri
,
non
muoveva
le
carte
,
spariva
,
riappariva
,
senza
domandare
di
uscire
,
di
pranzare
,
di
dormire
:
nella
sua
semplicità
o
,
piuttosto
,
nella
sua
stupidaggine
,
era
un
arnese
umile
e
perfetto
di
pace
amorosa
e
di
paziente
tenerezza
.
III
.
A
un
tratto
,
nel
cuore
innamorato
di
Adele
Cima
,
e
battuto
e
mortificato
dal
sentimento
di
non
essere
una
donna
degna
dell
'
amore
di
Paolo
Spada
,
surse
una
volontà
improvvisa
,
che
si
maturò
nell
'
ombra
e
nel
silenzio
,
che
fu
covata
e
si
schiuse
al
calore
della
passione
,
di
cui
ella
ardeva
per
il
grand
'
uomo
.
Ella
si
decise
,
così
,
senz
'
altro
,
a
diventare
una
donna
intelligente
e
colta
;
perchè
,
almeno
,
non
tutto
il
mondo
dove
l
'
artista
viveva
le
fosse
vietato
;
perchè
ella
,
almeno
,
potesse
seguirlo
in
un
discorso
,
in
una
divagazione
,
perchè
ella
non
restasse
più
sola
e
abbandonata
ad
amarlo
,
mentre
egli
se
ne
andava
negli
orizzonti
dei
sogni
e
delle
visioni
a
cui
ella
,
misera
,
non
partecipava
.
Ella
concepì
questo
audace
disegno
nelle
ore
di
solitudine
e
anche
d
'
infinita
mestizia
in
cui
cadeva
,
quando
Paolo
Spada
lavorava
e
si
scordava
assolutamente
di
lei
:
ella
accarezzò
entusiasticamente
il
suo
disegno
,
nel
tempo
in
cui
maggiormente
l
'
esistenza
con
Paolo
le
diventava
grave
e
tormentosa
,
sentendovisi
come
una
povera
creatura
perduta
e
senza
guida
;
ella
ostinatamente
studiò
questo
disegno
,
quanto
più
amara
e
più
insopportabile
le
pareva
la
sua
inferiorità
.
Non
disse
nulla
a
Paolo
.
Era
taciturna
,
sempre
:
e
non
avendo
mai
trovato
modo
di
raccontargli
la
sua
lunga
miseria
,
la
miseria
della
sua
stupidaggine
e
della
sua
ignoranza
,
non
volle
neppure
rivelargli
il
rimedio
che
il
suo
cuore
aveva
trovato
o
credeva
di
aver
trovato
.
Con
l
'
eroismo
muto
dei
cuori
che
sanno
amare
e
amare
soltanto
,
ma
che
dall
'
amore
traggono
ogni
coraggio
e
ogni
luce
,
ella
si
accinse
allo
scopo
,
sebbene
lo
sentisse
arduo
,
lontano
,
forse
inaccessibile
.
La
prima
cosa
che
ella
tentò
,
per
aprire
la
sua
intelligenza
,
fu
la
lettura
dei
libri
di
Paolo
Spada
.
Dopo
pranzo
,
quando
egli
,
fumate
nervosamente
quattro
o
cinque
sigarette
,
si
levava
come
mosso
da
un
impulso
automatico
,
per
sedersi
a
scrivere
,
ella
si
levava
e
spariva
.
Nella
sua
borsa
da
lavoro
,
accanto
al
merletto
all
'
uncinetto
,
delizia
borghese
di
altri
tempi
,
ella
aveva
sempre
un
volume
,
dei
varii
fra
romanzi
e
novelle
scritte
da
Paolo
Spada
:
e
in
camera
sua
,
si
metteva
a
leggere
.
Lo
stile
prezioso
,
ricercato
con
quella
tortura
mentale
che
era
una
delle
grandi
qualità
di
Paolo
Spada
,
le
produceva
la
prima
impressione
d
'
incomprensibilità
:
vi
erano
delle
parole
che
non
aveva
mai
lette
o
udite
e
dei
giri
di
frase
,
il
cui
senso
le
sfuggiva
:
talvolta
,
delle
frasi
ripetute
le
davano
fastidio
,
come
il
ronzìo
di
un
moscone
nell
'
orecchio
.
Non
so
come
,
ella
aveva
udito
a
parlare
del
vocabolario
:
e
finì
per
ricorrervi
,
per
conoscere
il
senso
vero
delle
parole
strane
adoperate
da
Paolo
Spada
.
Con
molta
gravità
,
teneva
il
libro
aperto
sul
tavolino
e
con
l
'
altra
sfogliava
il
vocabolario
:
alla
ricerca
della
parola
,
lasciava
perdere
il
filo
del
racconto
e
,
dopo
,
non
si
raccapezzava
più
.
E
,
spesso
,
il
vocabolario
non
le
spiegava
bene
,
tutto
:
ella
restava
sospesa
,
pensando
troppo
per
la
sua
piccola
mente
,
affaticata
,
e
non
trovando
più
nulla
.
Se
contrariamente
,
erano
i
soggetti
di
quei
romanzi
,
di
quelle
novelle
che
la
turbavano
immensamente
.
Ella
aveva
letto
,
come
tutte
le
donnine
della
sua
levatura
,
dei
romanzi
di
Montépin
e
di
Ponson
du
Terrail
,
qualche
romanzo
di
Dumas
padre
e
qualcuno
,
italiano
,
di
Guerrazzi
:
ma
le
istorie
di
Paolo
Spada
erano
così
stranamente
diverse
da
quanto
era
stato
il
poco
pascolo
della
sua
fantasia
!
Tutti
i
protagonisti
di
Spada
le
sembravano
degli
ammalati
o
dei
pazzi
:
spesso
la
inorridivano
per
il
cinismo
:
e
quando
s
'
interessava
a
qualcuno
,
più
simpatico
,
ecco
,
egli
moriva
.
In
quanto
alle
protagoniste
,
ebbene
,
ebbene
,
malgrado
che
qualcuna
di
esse
fosse
buona
e
virtuosa
,
malgrado
che
quasi
tutte
fossero
immensamente
infelici
,
per
le
lotte
con
sè
stesse
,
col
mondo
e
con
l
'
amore
,
ebbene
,
Adele
Cima
le
odiava
,
tutte
!
La
innamoratissima
donna
leggeva
i
romanzi
e
le
novelle
,
più
col
cuore
che
con
la
mente
:
e
la
sua
curiosità
d
'
ignorante
,
era
anche
fatta
di
gelosia
.
Con
quanta
carezzosa
voluttà
Paolo
Spada
dipingeva
certe
figure
di
donna
e
Adele
Cima
vi
ricercava
,
quasi
,
i
ritratti
delle
donne
che
egli
aveva
amate
:
con
quanta
crudeltà
egli
ne
disegnava
delle
altre
ed
erano
forse
quelle
che
lo
avevano
respinto
,
o
,
accettandolo
,
lo
avevano
reso
infelice
!
Ella
aveva
troppo
partecipato
alla
vita
di
Paolo
Spada
e
dei
suoi
amici
artisti
,
per
non
avere
capito
,
a
forza
di
udirlo
dire
,
che
quanto
essi
raccontavano
nei
loro
libri
,
era
loro
accaduto
:
non
aveva
visto
Paolo
Spada
copiare
le
lettere
di
amore
,
nelle
novelle
?
Così
,
la
lettura
di
questi
volumi
lenta
,
ma
continua
,
produsse
sullo
spirito
di
Adele
Cima
,
come
una
rivelazione
sempre
più
triste
,
sempre
più
torturatrice
,
del
passato
di
Paolo
Spada
.
Ah
egli
aveva
palpitato
,
e
pianto
,
e
sofferto
,
e
spasimato
,
il
suo
amante
,
non
per
lei
,
ma
per
altre
donne
,
egli
aveva
molto
e
troppo
vissuto
,
il
suo
amante
,
e
non
con
lei
;
egli
aveva
avuto
delle
scene
di
passione
e
di
disperazione
come
giammai
con
lei
!
Quante
volte
in
quelle
eterne
veglie
,
in
cui
ella
aspettava
che
Paolo
Spada
si
levasse
dal
tavolino
e
,
chiamandola
,
le
dicesse
che
era
ora
di
riposarsi
,
quante
volte
ella
posò
il
libro
,
pallida
,
disgustata
,
avvelenata
,
sentendo
di
essere
giunta
troppo
tardi
,
quando
già
la
vita
aveva
detto
tutto
al
suo
amante
!
Quante
volte
ella
si
sentì
inutile
,
inutile
a
quest
'
uomo
,
adesso
più
che
mai
,
adesso
che
conosceva
o
che
le
pareva
di
conoscere
tutto
il
passato
,
e
come
pensò
,
spesso
,
che
sarebbe
stato
meglio
liberarlo
della
sua
sciocca
presenza
!
Le
si
ripeteva
,
nell
'
anima
,
fatidicamente
,
l
'
impressione
della
prima
visita
,
quando
aveva
trovato
le
fotografie
delle
altre
amanti
e
aveva
tanto
sofferto
:
perchè
non
era
fuggita
via
,
in
quel
giorno
?
Pure
,
un
accanimento
la
teneva
,
di
legger
tutto
,
di
saper
tutto
.
Involontariamente
,
qualche
parte
del
suo
segreto
le
sfuggiva
:
-
Perchè
hai
fatto
morire
quel
povero
Attilio
Venturi
?
-
ella
chiese
un
giorno
,
al
suo
amante
.
-
Attilio
Venturi
?
Chi
?
-
Il
protagonista
del
tuo
racconto
:
L
'
ucciso
.
-
Tu
hai
letto
il
racconto
?
-
....
sì
-
diss
'
ella
,
profondamente
sconvolta
.
-
E
perchè
l
'
hai
letto
?
-
Mah
....
perchè
era
scritto
da
te
....
-
Non
vi
era
obbligo
,
anima
mia
.
-
Ho
fatto
tanto
male
?
Sono
dunque
così
sciocca
,
da
non
poter
aprire
un
tuo
libro
?
-
e
quasi
piangeva
.
-
Non
importa
,
cara
-
diss
'
egli
,
indulgentemente
-
se
ciò
ti
diverte
,
fa
pure
.
Ti
è
proprio
dispiaciuto
tanto
,
che
Attilio
Venturi
sia
morto
?
-
Oh
,
tanto
!
-
Egli
doveva
morire
-
pronunziò
Paolo
Spada
,
col
tono
dogmatico
dello
scrittore
.
-
Oh
!
-
mormorò
ella
,
senz
'
altro
,
sentendo
il
peso
della
sua
ignoranza
più
forte
,
sulle
spalle
.
Altri
dialoghi
simili
,
consecutivamente
,
accaddero
.
Un
giorno
,
un
amico
di
Paolo
Spada
aveva
elogiato
vivamente
il
volume
delle
Storie
crudeli
,
in
presenza
di
Adele
Cima
:
e
Paolo
Spada
aveva
sorriso
alle
lodi
.
Ella
riprese
il
discorso
e
arrossendo
,
disse
:
-
Tutti
i
tuoi
libri
sono
così
belli
e
mi
piacciono
tanto
,
Paolo
!
Ma
perchè
sei
così
cattivo
,
nelle
Storie
crudeli
?
-
Perchè
la
vita
è
cattiva
,
mia
cara
-
disse
lui
,
con
un
lieve
rammarico
nella
voce
.
-
Oh
no
,
Paolo
!
-
Che
ne
sai
,
tu
?
Tu
non
sai
nulla
.
-
Hai
ragione
-
ella
disse
,
soffocando
un
singhiozzo
.
E
un
'
altra
volta
:
-
Non
pensavi
che
la
vita
era
cattiva
,
Paolo
,
quando
hai
scritto
L
'
amore
di
Maria
?
-
Quella
storia
è
bruttissima
.
-
Oh
,
no
!
-
Bruttissima
,
ti
dico
.
-
A
me
è
piaciuta
-
soggiunse
ella
,
con
timidità
.
-
Questo
è
il
segnale
più
certo
della
bruttezza
-
disse
lui
,
duramente
.
Poi
quando
la
vide
piangere
,
cercò
di
consolarla
,
carezzandola
,
baciandola
.
-
Tu
leggi
troppo
,
ti
fa
male
,
Adele
.
-
Perchè
,
mi
fa
male
?
-
La
tua
testa
è
debole
,
non
leggere
tanto
.
-
Come
,
neppure
i
tuoi
libri
?
-
I
miei
meno
degli
altri
.
Già
,
non
valgono
niente
.
-
Non
dire
questo
,
non
dirlo
.
Perchè
li
hai
scritti
,
se
li
disprezzi
?
-
Così
,
Adele
-
rispose
lui
,
enigmaticamente
,
chiudendosi
nel
suo
silenzio
.
Ma
,
oramai
,
il
male
era
fatto
.
Nel
cervello
confuso
di
Adele
Cima
turbinavano
le
frasi
e
i
fatti
in
disordine
:
ed
ella
non
afferrava
più
il
nesso
delle
cose
,
ella
imbrogliava
i
nomi
dei
personaggi
e
delle
città
,
ella
spesso
faceva
a
Paolo
Spada
delle
domande
,
dove
appariva
anche
più
chiaramente
che
ella
aveva
letto
e
non
aveva
inteso
nulla
.
Due
o
tre
volte
,
egli
la
redarguì
,
vivamente
offeso
nel
suo
amor
proprio
di
artista
:
ed
Adele
che
non
conosceva
la
sensibilità
sempre
raccapricciante
delle
vanità
di
scrittore
,
due
o
tre
volte
giunse
a
ferirlo
:
e
il
modo
come
egli
le
si
rivoltò
contro
,
modo
insolito
,
di
animale
irritato
e
ingiusto
,
la
sgomentò
talmente
che
,
per
un
pezzo
ella
smise
di
parlargli
delle
sue
letture
.
Ma
il
male
era
fatto
.
La
serenità
della
mente
di
Adele
Cima
era
smarrita
,
per
sempre
.
Ella
era
entrata
in
una
via
d
'
intrichi
e
di
spine
che
la
pungevano
e
la
soffocavano
:
nè
conosceva
più
il
sentiero
per
tornare
indietro
.
In
quella
confusa
e
incerta
rivelazione
di
un
mondo
per
lei
incomprensibile
e
in
cui
ella
intravedeva
le
perfidie
della
menzogna
,
le
malvagità
del
cuore
freddo
e
duro
,
le
perversità
dei
sensi
non
governati
da
nessuna
delle
schiette
e
fluide
correnti
del
sentimento
,
la
ingenua
anima
di
Adele
si
arretrava
,
compresa
di
spavento
:
ma
i
suoi
occhi
avevano
intravisto
e
il
fiore
del
suo
candore
sentimentale
era
per
sempre
appassito
.
Sovra
tutto
,
il
maggior
tossico
le
veniva
da
quelle
donne
ignote
a
lei
,
che
Paolo
Spada
aveva
conosciute
e
amate
,
che
erano
rimaste
così
impresse
nella
memoria
dell
'
uomo
,
che
l
'
artista
aveva
voluto
renderle
nelle
sue
storie
.
Tutte
diversamente
belle
e
attraenti
sotto
la
viva
penna
dello
scrittore
,
tutte
dotate
del
fascino
della
vita
che
vibra
,
più
forte
,
nei
ricordi
e
par
vita
,
tutte
variamente
strane
e
seducenti
,
tutte
quante
davano
al
cuore
innamorato
di
Adele
Cima
le
trafitture
,
e
i
sussulti
,
e
i
pallori
,
e
gli
scoramenti
di
una
gelosia
invincibile
.
Con
curiosità
tormentatrice
,
ella
ritornava
a
rileggere
quelle
pagine
dove
la
natural
poesia
dell
'
arte
ingrandiva
e
affinava
quelle
creature
muliebri
:
e
nella
loro
essenza
,
nella
loro
forma
,
Adele
Cima
le
invidiava
,
sentendosi
da
loro
così
diversa
,
così
lontana
,
sentendosi
a
loro
tanto
inferiore
da
soffrirne
come
per
persone
umane
che
l
'
avvilissero
con
la
loro
superiorità
,
ogni
giorno
,
ogni
ora
:
-
Tu
hai
conosciuto
quell
'
Angelica
,
del
tuo
romanzo
?
-
disse
,
in
uno
dei
momenti
di
più
forte
pena
.
-
Sì
.
-
L
'
hai
amata
?
-
Sì
.
-
Era
molto
seducente
?
-
Molto
.
La
povera
semplice
donna
tacque
.
Ah
che
egli
era
una
persona
troppo
sincera
,
mentre
avrebbe
potuto
risparmiarle
queste
verità
così
atroci
!
-
Perchè
hai
finito
di
amarla
?
-
Mi
ha
tradito
.
-
Ah
!
E
se
non
ti
tradiva
?
-
Io
tradiva
lei
.
-
Così
....
tutti
questi
vostri
amori
....
finiscono
col
tradimento
?
-
Quasi
tutti
.
-
Finirà
anche
il
nostro
,
così
?
-
chiese
lei
,
desolatamente
,
mordendosi
le
labbra
per
non
iscoppiare
in
singhiozzi
.
-
Speriamo
di
no
.
-
Speriamo
?
Non
è
che
la
speranza
?
-
In
fatto
di
amore
,
tutto
è
fallace
.
Ma
perchè
continui
a
chiedere
di
cose
spiacevoli
?
Che
ti
importa
?
A
che
scavi
nel
passato
?
Quando
mai
tu
hai
scavato
?
Amami
e
basta
.
-
Anche
io
ho
un
cuore
e
una
mente
-
ella
mormorò
,
mortificata
di
essere
sempre
respinta
nelle
sue
umili
e
taciturne
funzioni
di
donna
innamorata
.
-
Credilo
,
il
cuore
ti
è
sufficiente
-
egli
concluse
,
un
po
'
sul
serio
,
un
po
'
ironicamente
.
Ella
sentì
l
'
ironia
e
non
sentì
la
serietà
del
consiglio
.
Una
gran
voglia
di
rassomigliare
a
qualcuna
di
quelle
donne
,
di
essere
meno
monotona
,
meno
semplice
,
meno
limpida
,
adesso
le
sconvolgeva
l
'
anima
.
I
suoi
vestiti
,
dapprima
graziosi
e
carini
,
ma
di
una
grande
povertà
d
'
invenzione
,
cominciarono
a
diventare
più
ricercati
:
ella
ebbe
una
vestaglia
di
lana
bianca
,
con
merletti
pioventi
e
un
grosso
cordone
di
seta
bianca
che
la
serrava
:
ella
portò
delle
camicette
insaldate
,
da
uomo
,
con
una
cravatta
maschile
:
ella
tentò
di
tagliarsi
i
capelli
,
ma
il
parrucchiere
la
consigliò
di
non
farlo
.
Queste
nuove
fogge
,
però
,
la
mettevano
in
imbarazzo
e
la
rendevano
goffa
.
Alle
pareti
quasi
nude
delle
sue
due
camerette
ella
attaccò
dei
vecchi
ventagli
giapponesi
,
dei
pezzetti
di
stoffa
antica
racimolati
fra
le
cianfrusaglie
del
quartierino
di
Paolo
Spada
e
vi
sospese
dei
quadretti
che
erano
stati
donati
a
lui
,
e
che
egli
aveva
dichiarati
orribili
;
e
questo
scemo
tentativo
di
adornamento
artistico
contrastava
con
la
semplicità
e
anche
con
la
volgarità
del
resto
dei
mobili
.
Adele
Cima
non
aveva
mai
voluto
fumare
;
anzi
il
fumo
della
sigaretta
e
dei
sigari
di
Paolo
Spada
,
dei
suoi
amici
,
le
dava
gran
fastidio
.
Si
forzò
a
imparare
:
ebbe
tre
o
quattro
emicranie
feroci
,
accompagnate
dal
mal
di
stomaco
,
ma
fumò
.
Soltanto
si
scolorava
come
una
morta
,
fumando
:
e
faceva
sforzi
enormi
per
esser
disinvolta
.
Non
aveva
mai
bevuto
liquori
,
con
un
disgusto
tutto
borghese
:
ella
provò
il
cognac
,
e
siccome
aveva
inteso
parlare
del
gin
,
come
di
un
liquore
singolare
,
assaggiò
anche
quello
.
Paolo
Spada
,
malgrado
le
sue
profonde
distrazioni
,
i
suoi
egoistici
assorbimenti
,
notò
a
poco
a
poco
tutte
queste
fittizie
manifestazioni
di
bizzarria
:
e
il
sorriso
con
cui
le
accoglieva
,
aveva
della
bontà
compassionevole
.
Due
o
tre
volte
,
egli
rise
della
goffaggine
di
Adele
Cima
:
ed
ella
fu
colpita
da
quel
riso
come
da
una
pugnalata
.
Una
sera
,
quando
più
ella
era
stata
tentata
di
essere
eccentrica
e
raffinata
,
e
quando
meno
vi
era
riescita
,
quando
più
era
stata
ridicola
nei
suoi
esperimenti
,
Paolo
Spada
,
le
aveva
detto
,
con
durezza
:
-
Smetti
.
Ella
si
era
fatta
di
mille
colori
e
aveva
abbassato
gli
occhi
.
-
Non
fumare
più
,
smetti
;
smetti
di
vestirti
come
ti
vesti
;
non
bere
cognac
e
non
parlare
di
amore
col
terzo
e
col
quarto
.
Smetti
,
smetti
,
Adele
.
-
Che
ho
fatto
di
male
?
-
Nulla
:
ma
sei
ridicola
.
Chi
te
lo
fa
fare
?
-
Così
-
diss
'
ella
,
con
voce
fievole
,
a
capo
basso
.
-
Vi
è
una
ragione
,
a
queste
stravaganze
.
Dilla
subito
.
-
replicò
improvvisamente
.
-
L
'
idea
di
piacerti
....
-
balbettò
l
'
infelicissima
.
-
Hai
sbagliato
.
Mi
dispiaci
enormemente
.
-
La
paura
del
tuo
disprezzo
....
hai
amato
tante
donne
intelligenti
e
fini
....
io
sono
una
creatura
volgare
....
-
Mi
sei
piaciuta
come
eri
:
non
ti
guastare
.
Smetti
tutte
queste
buffonate
.
Tu
non
ti
puoi
cangiare
.
-
Oh
Dio
!
-
singhiozzò
la
poveretta
.
-
E
ringrazia
il
Signore
,
invece
,
che
non
ti
cambia
.
Se
ti
cambiasse
,
non
ti
amerei
più
.
-
Perchè
mi
dici
questo
?
-
Perchè
è
la
verità
.
Ritorna
alla
tua
semplicità
,
mia
cara
,
o
ci
lasciamo
per
sempre
.
Come
ritornarvi
totalmente
?
Ella
obbedì
,
con
la
devozione
della
persona
assolutamente
innamorata
,
a
quanto
le
aveva
detto
Paolo
Spada
;
ella
ritornò
,
tristemente
,
alle
sue
vesti
di
gusto
borghese
e
ai
suoi
cappellini
insignificanti
:
ella
lasciò
le
sigarette
e
il
cognac
:
ella
schiodò
tutti
i
ventagli
vecchi
e
tutti
i
brandelli
scoloriti
delle
stoffe
,
dalle
pareti
delle
sue
stanzette
.
Ma
tutti
questi
atti
,
consecutivi
,
le
rammentavano
la
inanità
della
sua
persona
:
le
ripetevano
,
mandando
il
rosso
della
vergogna
al
viso
,
che
ella
non
poteva
elevarsi
,
in
nessun
modo
,
dalla
mediocrità
dove
era
sempre
vissuta
:
le
replicavano
,
in
tutte
le
forme
,
che
una
donna
semplice
o
anche
sciocca
,
sempre
tale
rimane
e
che
non
vi
era
speranza
,
per
lei
,
di
essere
considerata
da
Paolo
Spada
salvo
che
per
una
donnetta
di
casa
,
scema
,
ignorante
,
che
gli
dava
dell
'
amore
senza
fantasia
e
senza
drammi
,
quando
egli
aveva
voglia
di
essere
amato
.
Lo
scorno
dell
'
esperimento
fatto
e
mancato
le
ritornava
sempre
,
massime
quando
,
era
sola
:
ed
ella
chiedeva
al
Signore
,
nelle
sue
preghiere
,
per
qual
ragione
era
stata
slanciata
e
poi
chiusa
in
un
amore
dove
tutte
le
sue
facoltà
soffrivano
,
dove
soffocava
nel
silenzio
ogni
suo
dolore
e
dove
ella
non
avrebbe
mai
più
trovato
la
felicità
,
giammai
.
Le
sue
sofferenze
si
acuivano
.
Ella
frequentò
molto
la
chiesa
,
in
quel
tempo
.
Cercava
la
liberazione
,
o
cercava
la
pace
;
ma
non
otteneva
nè
l
'
una
,
nè
l
'
altra
,
giacchè
ella
era
legata
a
Paolo
Spada
per
la
vita
e
per
la
morte
,
giacchè
ella
era
sempre
in
un
profondo
spostamento
morale
e
materiale
.
Paolo
Spada
,
giusto
in
quel
tempo
,
fu
preso
da
un
accesso
di
mondanità
.
Ogni
sera
indossava
la
marsina
,
metteva
un
fiore
all
'
occhiello
,
arricciava
e
profumava
i
suoi
baffi
e
partiva
.
Ella
lo
aiutava
a
vestirsi
,
avendo
per
lui
le
cure
minute
di
una
madre
:
non
gli
chiedeva
neppure
dove
andasse
e
a
che
ora
ritornasse
.
Lo
aspettava
.
Quando
aveva
chiusa
la
porta
;
alle
sue
spalle
,
cominciava
per
Adele
una
lunga
veglia
.
Ella
riordinava
la
casa
,
tutta
quanta
,
dandole
il
suo
assetto
notturno
;
lavorava
all
'
uncinetto
,
alla
coltre
fatta
a
disegno
di
stelle
,
poichè
aveva
rinunziato
alla
lettura
:
sonnecchiava
;
si
addormentava
sulla
sedia
.
Talvolta
si
svegliava
,
di
soprassalto
,
a
un
rumore
:
non
era
nessuno
.
Talvolta
lo
stridore
della
piccola
chiave
inglese
di
Paolo
Spada
che
schiudeva
la
porta
del
quartierino
,
la
scuoteva
.
Lo
vedeva
riapparire
bene
spesso
pallido
e
stanco
,
senza
voglia
di
aprir
bocca
.
-
Fai
male
ad
aspettare
-
le
diceva
,
brevemente
.
-
Non
importa
,
Paolo
.
Non
le
diceva
più
nulla
,
lui
,
assorto
nella
stanchezza
:
non
le
faceva
una
carezza
non
le
dava
un
bacio
:
si
addormentava
di
un
sonno
pesante
.
Ella
restava
sveglia
,
nervosa
,
piangendo
chetamente
talvolta
.
Vi
erano
notti
in
cui
egli
rientrava
eccitatissimo
.
Le
raccontava
tutto
,
mettendo
in
burletta
i
tipi
ridicoli
della
società
,
ridendo
dei
buffi
spettacoli
,
elogiando
fugacemente
qualche
donna
incontrata
.
Adele
tendeva
l
'
orecchio
,
a
queste
lodi
:
-
Era
molto
bella
,
donna
Maria
Vargas
?
-
Bellissima
:
pareva
Monna
Lisa
del
Giocondo
.
L
'
amante
sciocca
,
dai
capelli
castani
insignificanti
,
dai
grandi
occhi
limpidi
e
meravigliati
,
ammutoliva
.
Egli
continuava
a
chiacchierare
,
fumava
,
si
faceva
fare
del
tè
che
ella
aveva
imparato
ad
apprestare
benissimo
,
mentre
le
mani
le
tremavano
,
nel
suo
ufficio
di
donnetta
di
casa
.
E
,
spesso
,
tornando
da
questa
casa
luminosa
,
da
questi
teatri
scintillanti
,
dove
aveva
visto
delle
donne
bellissime
,
dove
il
suo
animo
di
artista
aveva
esaltato
la
sua
ammirazione
di
uomo
,
egli
era
con
Adele
Cima
così
carezzoso
e
così
appassionato
che
,
malgrado
la
piccola
intelligenza
di
lei
,
ignara
delle
mistificazioni
umane
dell
'
amore
,
ella
intendeva
donde
venisse
questo
rinnovellamento
passionato
;
e
tutto
il
suo
essere
inorridiva
alla
mistificazione
.
Vagamente
,
ma
ostinatamente
,
ella
era
gelosa
di
tutte
queste
donne
mondane
,
signore
e
attrici
,
grandi
dame
e
grandi
avventuriere
che
,
preso
da
un
furore
di
esteriorità
tutto
estetico
,
Paolo
Spada
ricercava
ogni
giorno
e
ogni
sera
:
ma
Adele
Cima
non
arrivava
a
precisare
la
propria
gelosia
.
Non
diceva
nulla
:
ma
fiotti
di
veleno
le
inondavano
le
vene
.
Si
consumava
,
dentro
,
e
non
voleva
dare
un
sol
dolore
a
Paolo
,
sentendo
anche
che
era
inutile
e
dannoso
fargli
delle
scene
.
Qualche
indizio
di
tradimento
,
molto
tenue
,
forse
ancora
ingiusto
le
s
'
ingrandiva
nel
cuore
appassionato
,
col
dubbio
di
qualche
fatto
compiuto
.
Paolo
Spada
aveva
cambiato
fiore
all
'
occhiello
:
era
una
rosa
bianca
,
adesso
,
quella
che
portava
ogni
giorno
.
Una
copia
dell
'
Amore
di
Maria
era
partita
,
avvolta
in
una
stoffa
medievale
,
a
rose
bianche
su
fondo
rosa
pallido
,
e
diretta
a
un
indirizzo
sconosciuto
.
Un
giorno
,
uscendo
per
alcune
spesuccie
,
aveva
incontrato
Paolo
Spada
sotto
l
'
atrio
della
Posta
,
a
San
Silvestro
:
egli
aveva
avuto
innanzi
ad
Adele
Cima
,
una
leggiera
fiamma
al
viso
.
Poi
,
finalmente
,
un
giorno
,
Adele
ebbe
la
prova
precisa
e
netta
del
tradimento
:
un
biglietto
di
convegno
,
di
donna
Maria
Vargas
:
un
biglietto
cascato
dalla
tasca
di
Paolo
Spada
.
Era
impossibile
il
dubbio
.
Egli
rientrò
:
trovò
Adele
Cima
gittata
sul
letto
,
vestita
,
col
viso
verso
la
parete
.
-
Che
hai
?
Ti
senti
male
?
-
Sì
.
-
Dove
hai
male
?
-
Alla
testa
.
-
Ora
ti
do
l
'
antipirina
.
Vado
a
chiamare
il
medico
?
-
È
inutile
:
è
un
male
che
passa
.
Veramente
,
egli
aveva
udito
qualche
cosa
di
cambiato
nella
voce
di
Adele
Cima
:
ed
aveva
esitato
a
ritornare
nella
sua
stanza
.
Prima
di
uscire
,
andò
da
lei
,
di
nuovo
:
-
Come
vai
?
-
Meglio
:
grazie
.
-
Vuoi
qualche
cosa
?
-
....
No
-
Io
torno
subito
.
-
Va
bene
.
Veramente
non
si
era
voltata
a
lui
e
la
voce
era
più
tronca
e
più
velata
che
mai
.
Ma
egli
attribuì
alla
nevralgia
tutti
quei
fenomeni
e
uscì
.
Quando
rientrò
,
alle
undici
di
sera
,
la
trovò
ancora
sul
letto
,
supina
,
in
uno
stato
di
abbattimento
immenso
,
con
orribili
crampi
allo
stomaco
.
Aveva
bevuto
della
morfina
per
avvelenarsi
:
l
'
aveva
trovata
in
una
boccettina
che
Paolo
Spada
teneva
in
serbo
,
per
iniettarsi
ogni
tanto
.
Egli
non
le
strappò
questa
verità
che
a
furia
di
affannose
domande
,
di
richieste
strazianti
,
giacchè
tutto
l
'
essere
di
Paolo
era
trangosciato
all
'
idea
che
una
povera
creatura
umana
avesse
potuto
morire
per
lui
.
Ella
lo
guardava
,
con
occhi
così
disperati
e
amorosi
,
insieme
,
che
egli
non
resisteva
a
quello
sguardo
.
Al
medico
accorso
Paolo
non
disse
nulla
,
non
seppe
neppure
ricordarsi
la
misura
della
morfina
che
Adele
aveva
potuto
ingoiare
:
e
tutta
la
notte
la
sciocca
amante
che
tutto
aveva
sopportato
,
ma
non
aveva
saputo
resistere
al
tradimento
,
tutta
la
notte
ella
fu
in
pericolo
mortale
,
attaccata
al
collo
di
Paolo
Spada
,
guardandolo
con
gli
occhi
stralunati
dal
male
e
dall
'
amore
,
toccandolo
con
le
mani
gelide
e
bagnate
di
sudore
,
senza
poter
pronunziare
una
parola
sola
,
quasi
strozzata
,
soffrendo
come
una
dannata
o
cadendo
in
prostrazioni
che
parean
simili
alla
morte
.
Accanto
a
lei
,
egli
agonizzava
.
Aveva
ritrovato
il
biglietto
perduto
di
donna
Maria
Vargas
,
sotto
l
'
origliere
di
Adele
Cima
ed
aveva
inteso
la
ragione
di
quel
suicidio
,
la
ragione
immediata
e
invincibile
.
-
Perchè
hai
fatto
questo
?
Perchè
?
-
le
gridò
,
indignato
contro
sè
stesso
,
contro
i
capricci
mondani
e
contro
tutte
le
donne
mondane
.
La
inferma
non
rispose
,
ma
lo
guardò
con
tale
espressione
di
silenzio
!
-
Non
dovevi
farlo
.
Non
ne
valeva
la
pena
-
le
disse
ancora
lui
,
esaltatissimo
.
Alla
morente
gli
occhi
si
sbarrarono
in
un
infinito
stupore
,
come
se
ella
si
meravigliasse
,
sentendo
che
un
tradimento
non
è
un
tradimento
.
-
Sei
una
scema
;
non
capisci
niente
;
io
non
amo
che
te
;
sei
una
scema
-
le
continuò
a
dire
lui
,
in
preda
a
una
indomabile
agitazione
.
Adele
Cima
,
a
quell
'
aggettivo
che
si
veniva
ripetendo
,
con
tanta
ostinazione
e
tanta
crudeltà
,
insieme
a
tanto
amore
,
nella
sua
agonia
,
chiuse
gli
occhi
per
morire
.
Ma
non
morì
.
La
salvarono
il
medico
e
Paolo
Spada
.
Fu
molto
tempo
malata
,
ma
guarì
.
Il
suo
fu
un
suicidio
mancato
,
come
erano
state
mancate
varie
altre
cose
della
sua
vita
.
Spesso
,
nella
convalescenza
,
in
un
effluvio
di
tenerezza
,
innamorato
più
che
mai
della
sua
stupidina
,
Paolo
Spada
le
veniva
ripetendo
:
-
Perchè
hai
voluto
morire
?
-
Per
donna
Maria
di
Vargas
.
-
Ti
giuro
che
non
ne
valeva
la
pena
,
anima
mia
.
-
Oh
sì
!
-
No
,
no
,
sei
sempre
la
stessa
,
non
capisci
nulla
.
Se
morivi
,
vedi
,
Adele
,
era
perchè
non
hai
mai
capito
niente
.
-
È
vero
-
mormorava
lei
,
assorta
.
Dopo
quel
tentativo
di
suicidio
,
inutile
,
che
non
le
aveva
dato
la
liberazione
,
ella
non
domandò
a
Dio
neppure
più
la
pace
.
Il
suo
destino
era
di
vivere
,
di
amare
,
e
di
soffrire
per
l
'
amore
,
giacchè
il
Signore
le
aveva
inflitto
il
castigo
di
amare
un
uomo
diverso
da
lei
per
istinti
,
per
temperamento
,
per
carattere
,
giacchè
sul
suo
amore
pesava
la
fatalità
del
dissidio
intellettuale
,
lo
stato
di
oppressione
della
creatura
meno
nobile
e
meno
spirituale
,
accanto
a
un
'
anima
che
saliva
nei
cieli
dell
'
arte
.
Ella
doveva
soffrire
e
non
doveva
trovare
rimedio
alle
sue
sofferenze
,
giacchè
le
anime
alte
e
squisite
trovano
mille
vie
per
isfuggire
ai
contrasti
della
vita
quotidiana
,
mentre
le
piccole
anime
li
subiscono
tutti
,
senza
scampo
e
senza
rifugio
.
Poi
,
più
tardi
,
quando
ella
fu
bene
guarita
e
Paolo
Spada
fu
bene
sicuro
che
quella
donna
gli
fosse
vincolata
per
sempre
,
egli
scherzò
anche
sul
tentato
suicidio
.
Chi
manca
un
suicidio
,
non
corre
un
'
avventura
buffa
?
L
'
amante
sciocca
ne
rise
anche
lei
,
per
celare
la
vergogna
di
quella
ridicolaggine
.
Più
tardi
ancora
,
Paolo
Spada
tornò
a
tradirla
,
come
si
tradisce
una
buona
moglie
fedele
,
con
altre
donne
:
ella
lo
seppe
,
ma
non
trovò
la
forza
di
voler
morire
,
temendo
troppo
di
esser
chiamata
la
più
scema
fra
le
donne
.
Anzi
,
egli
finì
per
confessarle
le
sue
scappate
,
convincendola
che
erano
necessarie
alla
sua
vita
d
'
arte
,
ma
che
egli
amava
sempre
la
sua
cara
sciocca
.
La
quale
sciocca
donna
non
si
convinse
punto
,
di
questa
necessità
del
tradimento
:
vi
si
rassegnò
,
piuttosto
,
poichè
voleva
il
suo
destino
,
così
,
che
ella
,
che
sarebbe
stata
felice
con
un
uomo
limitato
e
buono
e
onesto
come
lei
,
fosse
infelicissima
con
un
grande
artista
.
SOGNO
DI
UNA
NOTTE
D
'
ESTATE
.
A
Roberto
Bracco
.
Massimo
era
solo
.
L
'
amico
d
'
infanzia
,
non
veduto
da
anni
e
poi
incontrato
improvvisamente
per
la
via
,
dopo
il
lieto
riconoscimento
era
venuto
,
alle
sette
,
a
pranzare
in
casa
di
Massimo
.
E
costui
che
trascinava
pesantemente
il
fardello
di
un
'
estate
cittadina
,
mentre
tutti
gli
altri
anni
era
partito
nel
mese
di
giugno
,
si
riprometteva
una
buona
serata
di
ricordi
,
in
compagnia
dell
'
amico
ritrovato
.
Avevano
,
infatti
,
passato
due
ore
insieme
fra
il
pranzo
,
la
sigaretta
e
i
liquori
,
chiacchierando
dei
tempi
antichi
,
cominciando
tutti
i
loro
discorsi
con
un
ti
ricordi
,
sorridendo
vagamente
alle
care
memorie
che
si
affollavano
alla
mente
,
interrompendosi
talvolta
,
dando
in
qualche
esclamazione
di
rimpianto
,
di
nostalgico
desiderio
.
Ma
nella
amichevole
giocondità
che
aveva
dilatato
i
loro
cuori
,
si
era
presto
infiltrato
un
senso
di
malinconia
;
avevano
fatte
vie
diverse
ed
erano
diventati
assai
diversi
,
in
tutto
;
partiti
dal
medesimo
punto
,
avendo
fatto
gli
stessi
studii
,
l
'
amico
era
adesso
un
illustre
avvocato
di
provincia
,
con
moglie
e
figli
,
con
idee
pratiche
e
semplici
,
un
po
'
appesantito
di
fibre
e
di
spirito
;
e
Massimo
se
ne
era
andato
per
dieci
o
quindici
anni
all
'
estero
,
di
legazione
in
legazione
,
diplomatico
senza
passione
,
indolente
,
non
facendo
carriera
per
la
sua
pigrizia
,
contento
o
non
malcontento
del
suo
posto
di
segretario
,
bello
come
un
meridionale
bello
,
ma
già
appassito
,
coi
capelli
che
si
facevano
radi
sulla
fronte
e
gli
occhi
smorti
,
non
ricchissimo
,
ma
abbastanza
ricco
,
e
adesso
inchiodato
da
un
anno
a
Napoli
,
in
licenza
-
in
penitenza
,
dicevano
gli
amici
.
Massimo
era
fine
,
originale
,
ma
già
consumato
dalla
sua
esistenza
,
e
segretamente
oppresso
da
altre
cure
:
l
'
amico
era
pieno
di
talento
,
ma
forte
e
tranquillo
,
rimasto
un
po
'
grossolano
,
chiuso
nel
buon
senso
provinciale
che
chiama
follia
l
'
originalità
,
e
che
si
mortifica
nel
presente
,
per
godere
in
un
troppo
tardo
avvenire
.
Così
,
mentre
l
'
uno
raccontava
all
'
altro
la
propria
vita
,
colui
che
ascoltava
,
apprezzava
,
giudicava
,
freddamente
giudicava
,
senza
dire
il
suo
giudizio
in
forma
cruda
,
mitigando
,
è
vero
,
per
riguardo
all
'
amicizia
d
'
infanzia
,
ma
facendo
intendere
come
si
trovassero
lontani
:
e
a
un
certo
punto
si
guardarono
in
viso
,
perchè
pensarono
di
essere
,
oramai
,
due
estranei
;
ma
non
lo
dissero
.
E
forse
,
in
fondo
,
Massimo
invidiava
all
'
illustre
avvocato
di
provincia
la
sua
limitata
ambizione
e
il
suo
assiduo
lavoro
,
e
la
famiglia
grassa
,
pacifica
,
al
sicuro
delle
tempeste
,
e
la
casa
messa
alla
buona
,
ma
la
casa
degli
avi
,
la
casa
dei
figliuoli
,
e
quel
senso
di
praticismo
,
di
serietà
,
di
equilibrio
,
tutte
le
cose
,
infine
,
che
gli
mancavano
;
mentre
l
'
avvocato
invidiava
a
Massimo
la
vita
vagabonda
ma
aristocratica
nelle
Corti
straniere
,
e
l
'
avvenire
che
potea
essere
splendido
,
e
la
libertà
di
scapolo
,
e
tutte
le
avventure
di
quella
esistenza
fantastica
,
e
quella
casa
di
giovanotto
elegante
e
squisito
,
visioni
che
avrebbero
oramai
turbato
i
suoi
sonni
di
provincia
.
A
un
certo
momento
,
sospirarono
ambedue
.
La
serata
era
calda
:
dal
balcone
aperto
del
salotto
dove
fumavano
,
non
spirava
un
soffio
di
aria
:
solo
un
acuto
profumo
di
gelsomini
veniva
di
fuori
.
Si
accorsero
di
essere
diventati
malinconici
.
Troppe
cose
del
passato
avevano
ricordate
,
troppe
pietre
sepolcrali
di
persone
care
perdute
,
di
amori
morti
avevano
rimosse
:
tutto
questo
non
si
fa
senza
un
triste
piacere
,
e
il
piacere
poi
fugge
,
e
la
tristezza
resta
.
Fumavano
in
silenzio
,
con
la
testa
rovesciata
sulla
spalliera
della
poltroncina
;
poi
l
'
avvocato
aveva
guardato
l
'
orologio
.
Per
cortesia
,
disse
a
Massimo
:
-
Vieni
via
con
me
?
Ma
non
si
eran
forse
detto
tutto
?
E
non
avevan
forse
fatto
male
,
a
dirsi
tutto
?
Massimo
rispose
vagamente
che
doveva
scrivere
alcune
lettere
urgenti
;
che
si
sarebbero
veduti
più
tardi
,
alla
Villa
,
verso
le
undici
,
senz
'
altro
.
Freddamente
,
l
'
avvocato
promise
di
esserci
,
e
si
divisero
,
convinti
che
non
si
sarebbero
riveduti
quella
sera
,
e
forse
mai
più
.
Per
dolce
che
sia
il
passato
,
esso
è
morto
;
e
fantasmi
,
anche
soavissimi
,
turbano
l
'
animo
dei
più
coraggiosi
.
Quando
fu
solo
,
Massimo
si
pentì
di
essersi
condotto
a
casa
quell
'
amico
:
tante
chiuse
cicatrici
avevano
stillato
sangue
,
in
quelle
due
ore
!
Mentre
egli
seguitava
a
fumare
,
nel
salotto
,
udiva
il
suo
servitore
che
riordinava
la
piccola
stanza
da
pranzo
;
e
poco
dopo
,
il
giovanotto
gli
venne
a
chiedere
se
avesse
bisogno
di
lui
,
in
quella
sera
,
chè
avrebbe
voluto
andarsene
a
trovare
certi
amici
,
per
fare
una
passeggiata
,
con
quel
caldo
così
grande
.
Massimo
,
con
una
parola
,
lo
licenziò
:
la
porta
si
richiuse
;
egli
era
perfettamente
solo
.
Ma
la
sua
serata
era
perduta
,
postochè
aveva
voluto
risalire
imprudentemente
il
fiume
del
passato
,
in
compagnia
di
una
persona
che
aveva
amata
:
il
viaggio
lo
aveva
scoraggiato
,
facendogli
perdere
quell
'
ultimo
resto
di
morale
pazienza
,
che
lo
aiutava
a
tirare
innanzi
quella
solitària
e
fastidiosa
estate
napoletana
.
In
queste
ore
di
ribellione
,
sdraiato
,
abbandonato
a
una
mortale
spossatezza
esteriore
,
mentre
dentro
gli
si
sollevava
il
cuore
,
egli
fumava
assai
certe
stupefacienti
sigarette
egiziane
,
che
per
lo
più
finivano
per
stordirlo
:
ma
in
quella
sera
di
estate
le
sigarette
gli
si
sfacevano
fra
le
labbra
strette
ed
egli
le
buttava
via
,
semispente
,
a
pezzetti
.
Andò
al
balcone
:
era
al
terzo
piano
di
un
gran
palazzo
di
via
Gennaro
Serra
,
ed
essendo
più
basse
le
case
innanzi
alla
sua
,
pel
livello
della
via
,
vedeva
un
po
'
di
mare
e
un
grande
arco
di
cielo
stellato
.
La
notte
era
bellissima
,
con
un
gran
palpito
luminoso
della
Via
Lattea
;
ma
la
brezza
non
veniva
e
l
'
aria
opprimeva
.
Sentendosi
avvampare
la
testa
,
solo
,
stanco
e
pure
non
potendo
restar
fermo
,
prese
la
penna
e
volle
scrivere
:
ma
improvvisamente
,
innanzi
alla
carta
bianca
,
si
fece
in
volto
più
bianco
della
carta
stessa
,
quasi
che
avesse
veduto
apparire
non
so
quale
visione
,
fra
le
penembre
della
stanza
.
Dalla
via
Gennaro
Serra
,
un
continuo
rumore
di
carrozze
si
udiva
:
tutti
uscivano
dalle
loro
case
,
tutti
se
ne
andavano
per
le
strade
,
a
respirar
meglio
,
a
guardare
le
stelle
,
a
godere
la
notte
napoletana
bella
,
fresca
nelle
ore
alte
.
Egli
si
fece
di
nuovo
al
balcone
,
soffocando
:
ritornò
alla
scrivania
,
si
rimise
a
scrivere
,
ma
non
vi
riuscì
.
E
perchè
avrebbe
dunque
scritto
?
A
che
servono
le
negre
parole
scritte
sulla
candida
carta
,
nella
effervescenza
della
solitudine
,
quando
il
parente
,
o
l
'
amico
,
o
l
'
amante
che
le
riceve
,
le
legge
forse
dinanzi
a
estranei
,
freddamente
,
ridendone
?
Troppo
tempo
e
troppe
cose
passano
fra
il
momento
che
si
scrive
e
quello
che
si
legge
,
fra
chi
scrive
e
chi
legge
,
perchè
una
lettera
serva
a
qualche
cosa
.
Un
organetto
si
fermò
in
piazza
Monte
di
Dio
,
a
suonare
,
con
un
metro
largo
,
con
un
tempo
largo
,
una
canzonetta
assai
allegra
,
la
quale
così
diventava
bizzarramente
triste
;
Massimo
s
'
impazientì
contro
quel
sentimentale
o
stanco
suonatore
di
organino
,
che
mutava
una
tarantella
in
marcia
funebre
.
Forse
il
suonatore
era
vecchio
;
forse
aveva
fatto
una
magra
giornata
;
forse
era
un
infelice
,
perciò
usciva
dalla
sua
mano
quella
nenia
così
stravagante
.
Massimo
si
abbassò
sulla
ringhiera
del
balcone
,
e
da
quell
'
altezza
buttò
a
caso
una
moneta
da
due
lire
al
suonatore
.
La
musica
,
dopo
un
poco
,
tacque
:
e
Massimo
se
ne
dolse
;
ora
si
sentiva
più
solitario
,
più
annoiato
,
più
insofferente
che
mai
della
sua
dimora
in
Napoli
.
Che
fare
,
dove
andare
,
dove
portare
il
suo
corpo
e
il
suo
spirito
,
con
quali
sciocchi
?
con
quali
indifferenti
,
con
quali
esseri
detestabili
andare
?
Come
passare
quella
notte
di
estate
?
Non
avrebbe
avuto
riposo
,
lo
sentiva
:
e
sentiva
che
non
vi
era
rimedio
alla
sua
agitazione
.
Andava
e
veniva
dalla
scrivania
al
balcone
,
macchinalmente
,
quando
un
,
sottile
canto
vicino
lo
colpì
.
Si
fermò
,
ascoltando
.
Il
canto
veniva
da
un
balcone
poco
discosto
dal
suo
,
anch
'
esso
al
terzo
piano
:
aguzzò
gli
occhi
,
vide
un
'
ombra
bianca
,
era
una
donna
che
cantava
una
vecchia
romanza
del
Tosti
,
poco
nota
,
che
è
piuttosto
un
recitativo
e
che
comincia
così
:
/
*
Il
gallo
canta
;
e
i
sogni
lieti
o
tristi
Fuggon
nel
grande
oblìo
.
Torna
al
mondo
dei
sogni
,
onde
venisti
,
Larva
dell
'
amor
mio
....
....
*
/
La
voce
era
tenue
e
un
po
'
tremula
,
ma
le
parole
si
udivano
distintamente
.
Massimo
tese
l
'
orecchio
,
guardò
acutamente
,
e
si
accorse
che
la
donna
si
dondolava
sopra
una
sedia
,
cantando
,
come
se
si
cullasse
;
aspettò
che
ella
avesse
finito
,
poi
,
piegandosi
sulla
ringhiera
,
chiamò
:
-
Luisa
,
Luisa
?
-
Che
volete
?
-
rispose
una
fresca
e
lieta
voce
femminile
.
-
Buona
sera
:
vi
sto
ascoltando
,
ma
la
vostra
canzone
è
troppo
triste
.
Perchè
non
ridete
un
poco
?
-
Così
,
per
ordine
vostro
?
-
Ve
ne
prego
:
ridete
.
-
A
che
servirebbe
?
-
Per
rallegrare
la
mia
infinita
malinconia
.
-
Voi
,
malinconico
?
-
e
diede
in
uno
scroscio
di
risa
fresco
e
limpido
.
-
Brava
,
brava
!
-
egli
esclamò
,
applaudendo
.
Lei
,
per
parlare
con
lui
,
si
era
alzata
dalla
sedia
,
si
era
messa
all
'
angolo
del
balcone
,
curvandosi
per
veder
meglio
,
e
non
li
divideva
che
lo
spazio
di
una
stanza
;
le
due
case
erano
vicine
.
-
Vi
basta
?
-
chiese
Luisa
ridendo
ancora
.
-
Mai
abbastanza
.
Sono
un
uomo
morto
,
Luisa
.
Ma
quando
sarò
da
quattro
giorni
nella
tomba
come
Lazzaro
,
veniteci
voi
e
ridete
;
io
risusciterò
,
ve
lo
prometto
.
-
Ci
vedremo
allora
,
non
mancherò
-
diss
'
ella
ridendo
.
Poi
tacque
improvvisamente
.
Massimo
,
per
ringraziarla
,
si
mise
a
cogliere
dei
gelsomini
bianchi
,
odorosissimi
,
li
raccolse
in
pugno
,
tentò
due
volte
di
buttarglieli
sul
balcone
:
ma
erano
così
leggieri
che
caddero
in
istrada
,
candidi
,
roteanti
.
-
Peccato
,
peccato
!
-
gridò
lei
,
che
aveva
indovinato
il
grazioso
pensiero
.
E
restò
a
guardare
,
giù
,
come
se
potesse
ancora
scorgere
quella
pioggerella
di
gelsomini
odorosi
.
A
un
tratto
,
ella
diede
un
piccolo
grido
:
-
Che
è
?
-
Ne
ho
trovato
uno
,
per
terra
.
Grazie
!
Sul
balcone
di
Luisa
un
'
ala
di
ventaglio
si
agitava
ed
egli
ne
vedeva
luccicare
le
stelline
:
-
Siete
voi
,
che
avete
quel
ventaglio
?
-
Sì
;
perchè
?
-
Perchè
pare
un
pezzo
di
firmamento
.
-
Non
mi
burlate
-
disse
lei
un
po
'
seria
.
Parlavano
così
tranquillamente
,
come
se
stessero
in
un
salotto
di
conversazione
:
ma
le
notti
estive
sono
così
belle
a
Napoli
,
ed
è
così
naturale
stare
al
balcone
,
o
sulla
terrazza
o
nelle
vie
,
è
così
naturale
la
chiacchiera
all
'
aria
aperta
!
Certo
l
'
elegante
addetto
non
avrebbe
fatto
così
a
Bruxelles
,
o
a
Copenaghen
,
dove
le
notti
sono
gelide
,
e
i
balconi
hanno
triplici
imposte
:
nè
con
le
dame
della
società
sua
,
si
sarebbe
permesso
una
simile
famigliarità
.
Appunto
per
questo
egli
trovava
gusto
in
questa
conversazioncella
borghese
con
una
semplice
ragazza
,
da
un
balcone
all
'
altro
,
dimenticando
la
profonda
noia
e
il
disgusto
che
lo
avevano
assalito
mezz
'
ora
prima
.
Adesso
,
sorgendo
da
quel
poco
di
mare
che
si
vedeva
dai
balconi
,
un
globo
rossastro
si
levava
nel
cielo
,
e
ascendendo
,
impallidiva
,
diventava
roseo
....
-
....
ecco
la
luna
,
signor
Massimo
-
mormorò
lei
,
piano
.
Eppure
egli
udì
.
-
È
una
bellissima
luna
,
Luisa
-
le
rispose
,
con
convinzione
.
-
Fra
poco
si
nasconderà
dietro
quelle
case
,
e
non
la
vedrò
più
-
disse
la
fanciulla
,
sempre
piano
.
Egli
udiva
benissimo
.
A
un
tratto
,
chiamò
:
-
Luisa
?
-
Che
volete
?
-
Volete
uscire
,
a
veder
la
luna
?
-
Sola
?
-
Con
me
.
-
....
nossignore
-
disse
lei
,
dopo
aver
esitato
.
-
Perchè
nossignore
?
-
Per
questo
-
replicò
Luisa
,
enigmaticamente
.
-
Venite
,
via
.
Torniamo
presto
.
-
No
,
non
posso
.
-
Siete
cattiva
,
sapete
.
Luisa
non
rispose
.
-
Se
non
vi
decidete
,
vado
via
solo
.
La
notte
sarà
magnifica
e
voi
non
la
vedrete
.
Peggio
per
voi
!
Sono
abbastanza
vecchio
,
per
non
compromettervi
.
Volete
venire
?
-
....
non
posso
.
-
Buona
sera
.
-
Buona
sera
-
mormorò
ella
,
lentamente
.
In
verità
,
rientrando
nella
sua
stanza
,
per
prendere
il
cappello
e
i
guanti
,
Massimo
era
indispettito
.
Aveva
trovato
un
diversivo
alle
tristezze
supreme
di
quella
serata
;
la
compagnia
di
Luisa
come
quella
di
un
buon
camerata
,
di
un
buon
amico
,
lo
avrebbe
distratto
.
Ed
ecco
che
quella
sciocchina
faceva
la
ritrosa
,
mentre
era
libera
,
indipendente
,
mentre
egli
non
si
era
mai
sognato
di
farle
una
linea
di
corte
,
da
un
anno
che
si
conoscevano
.
Nervoso
,
abituato
a
superare
facilmente
tutte
le
difficoltà
,
il
più
piccolo
inciampo
lo
inquietava
:
non
andò
di
nuovo
al
balcone
,
spense
tutti
i
lumi
,
e
battè
fortemente
la
porta
,
uscendo
sul
pianerottolo
;
anche
Luisa
era
una
sciocca
!
Ma
passando
innanzi
a
un
'
altra
porta
che
dava
sullo
stesso
pianerottolo
,
la
vide
schiudersi
un
poco
e
il
profilo
bruno
di
Luisa
apparve
:
-
Signor
Massimo
?
-
fece
ella
,
guardandolo
coi
neri
e
dolci
occhi
,
chiedendogli
scusa
col
tono
della
voce
,
con
lo
sguardo
.
-
Andate
là
,
che
non
capite
niente
!
-
esclamò
lui
,
nascondendo
un
sorriso
,
fingendo
di
essere
ancora
in
collera
.
-
Io
....
capisco
-
disse
lei
,
schiudendo
addirittura
la
porta
.
Ora
si
vedeva
tutta
la
sua
snella
e
alta
figura
,
rivestita
di
un
abito
bianco
di
semplice
mussola
,
con
un
nastro
di
velluto
nero
alla
cintura
:
si
vedeva
il
delicato
volto
ovale
e
bruno
,
dove
la
piccola
bocca
rosea
si
schiudeva
come
un
fior
di
granato
;
e
le
sottili
sopracciglia
nere
e
arcuate
davano
agli
occhi
neri
,
per
sè
buoni
e
soavi
,
un
'
aria
d
'
infantile
meraviglia
.
-
Perchè
avete
detto
di
no
,
Luisa
?
Avete
così
poco
spirito
?
Vi
ho
forse
mai
fatto
la
corte
,
io
,
perche
dobbiate
temere
la
mia
compagnia
?
-
È
vero
,
non
me
l
'
avete
mai
fatta
-
rispose
Luisa
,
senza
sorridere
,
abbassando
gli
occhi
.
-
O
dunque
?
Andiamo
,
prendete
un
cappello
e
una
mantellina
,
fate
una
collezione
di
risate
,
e
venite
con
me
.
Sarà
un
'
opera
di
misericordia
spirituale
:
sono
così
infelice
!
-
Sì
?
Tanto
?
-
interrogò
lei
,
ansiosa
.
-
Infelicissimo
-
confermò
lui
,
fra
il
tragico
e
il
burlesco
.
-
Per
amore
,
eh
?
-
chiese
ella
,
arrossendo
della
domanda
.
-
Nossignora
,
ragazza
curiosa
.
Naturalmente
,
nessuna
donna
mi
ama
e
io
,
naturalmente
,
non
ne
amo
nessuna
.
Andate
a
vestirvi
e
fuggiamo
....
Ella
voltò
le
spalle
,
ubbidendo
.
Massimo
restò
appoggiato
allo
stipite
della
porta
aperta
,
col
cappello
in
mano
,
rigirando
il
suo
bastoncino
di
ebano
fra
le
dita
,
tranquillo
adesso
,
abbandonandosi
al
minuto
che
passava
,
senza
pensare
ad
altro
.
Dopo
un
poco
,
brevi
passi
discreti
si
riudirono
e
Luisa
apparve
,
infilando
i
morbidi
guanti
lunghi
di
camoscio
:
aveva
messo
una
mantellina
di
merletto
nero
a
perline
nere
sul
suo
vestito
bianco
e
un
gran
cappello
di
velo
nero
,
una
di
quelle
scuffie
ampie
e
caratteristiche
che
stanno
divinamente
solo
a
un
volto
giovanile
.
Sorrideva
,
con
le
labbra
,
con
gli
occhi
,
guardando
Massimo
,
così
fresca
,
così
luminosa
di
gioventù
e
di
spirito
,
che
egli
espresse
immediatamente
la
sua
opinione
.
-
Siete
una
creatura
incantevole
-
disse
,
con
un
tono
fra
la
galanteria
e
la
verità
,
tanto
che
ella
non
seppe
nè
adontarsene
,
nè
rallegrarsene
.
Per
nascondere
il
proprio
imbarazzo
,
Luisa
si
voltò
a
chiudere
la
porta
di
casa
sua
,
mettendosene
la
chiave
in
tasca
.
Si
avviarono
,
accanto
,
per
le
scale
,
senza
che
Massimo
le
offrisse
il
braccio
:
ella
aveva
un
modo
di
camminare
leggiero
e
spedito
che
le
veniva
dalla
estrema
giovinezza
.
-
Sentite
-
le
diceva
lui
,
scendendo
-
ognuno
di
noi
si
secca
....
-
Io
non
mi
secco
mai
.
-
....
non
mi
contraddite
,
voi
vi
seccate
,
come
me
,
della
solitudine
.
Quando
state
sola
,
che
fate
?
-
Penso
....
-
E
non
vi
viene
voglia
di
uccidervi
?
-
Neppur
per
sogno
.
I
miei
pensieri
sono
dolci
.
-
A
che
pensate
?
Ella
fu
lì
lì
per
rispondere
,
con
sincerità
:
ma
fortunatamente
si
rattenne
.
-
Che
v
'
importa
?
-
mormorò
invece
,
con
una
certa
malinconia
.
-
Ma
insomma
,
se
deviate
sempre
il
discorso
,
non
lo
finirò
mai
.
E
vi
assicuro
che
è
grazioso
,
che
vale
la
pena
di
udirlo
,
Dunque
,
che
voi
vi
possiate
seccare
o
no
nella
solitudine
,
questo
non
preme
,
ma
nella
solitudine
mi
secco
io
,
e
voi
siete
allegra
,
voi
cantate
,
voi
suonate
l
'
arpa
,
voi
ridete
così
bene
.
Uniamoci
insieme
,
fraternamente
,
così
io
non
mi
seccherò
più
,
e
voi
,
credo
,
vi
divertirete
meglio
.
È
deciso
,
eh
?
Come
fratello
e
sorella
,
naturalmente
.
Un
giorno
o
l
'
altro
,
poi
,
vi
mariterei
a
un
amico
che
amassi
molto
.
È
deciso
?
Ella
rideva
,
rideva
,
sommessamente
,
mentre
attraversavano
l
'
ampio
portone
.
Una
risata
,
però
,
che
aveva
qualche
soverchio
trillo
nervoso
.
-
Non
volete
saperne
?
-
disse
lui
,
seriamente
,
fermandosi
,
sul
marciapiede
.
-
Non
è
mica
una
cattiva
offerta
.
Sono
vecchio
,
io
,
ma
sono
sempre
un
buon
figliuolo
:
ho
viaggiato
,
vi
posso
raccontare
delle
storielle
interessanti
....
pensateci
bene
....
-
Sì
....
sì
....
combineremo
,
un
giorno
o
l
'
altro
-
e
la
fanciulla
voltò
la
faccia
in
là
,
per
non
farsi
scorgere
.
Massimo
e
Luisa
scendevano
per
via
Gennaro
Serra
incontrando
una
quantità
di
gente
che
saliva
e
scendeva
,
ondeggiando
,
a
coppie
,
a
gruppi
,
a
crocchi
,
a
file
,
con
la
mollezza
estiva
della
folla
napoletana
.
Malgrado
che
fossero
le
dieci
,
molte
botteghe
erano
ancora
aperte
e
illuminate
:
non
vi
si
lavorava
;
delle
donne
in
giacchettina
bianca
prendevano
il
fresco
sulla
porta
,
chiacchierando
,
e
dall
'
Egiziaca
veniva
un
suono
di
chitarre
e
di
mandolini
.
La
birreria
Dreher
,
sotto
i
marmorei
portici
di
San
Francesco
di
Paola
,
aveva
messo
fuori
tutti
i
suoi
tavolini
di
marmo
,
e
le
tazze
di
birra
,
dalla
cima
schiumosa
e
nevosa
,
apparivano
alte
sui
vassoi
,
portati
dai
camerieri
,
mentre
i
pesanti
piattini
di
cristallo
si
accumulavano
innanzi
agli
avventori
.
Adesso
,
sorgendo
pallida
e
mancante
sul
lato
sinistro
,
elevandosi
sopra
l
'
arsenale
di
marina
,
la
luna
illuminava
tutta
piazza
Plebiscito
.
La
facciata
della
Prefettura
,
tutta
chiara
sotto
il
raggio
lunare
,
aveva
delle
persone
che
si
muovevano
sui
suoi
grandi
veroni
:
il
Gran
Caffè
e
i
suoi
tavolini
,
allargantisi
sulla
via
,
e
i
molti
avventori
erano
avvolti
in
un
chiarore
fantastico
,
e
le
donne
recavano
con
lentezza
il
cucchiaino
del
sorbetto
alle
labbra
,
o
agitavano
il
ventaglio
pian
piano
,
con
gli
occhi
sgranati
,
quasi
sognassero
.
Nella
piazza
Plebiscito
,
andando
lentamente
nella
morbida
luce
lunare
,
la
gente
passeggiava
,
sulla
striscia
di
pietra
bianca
,
innanzi
alla
fontana
:
e
il
grande
getto
d
'
acqua
,
alto
,
sottile
,
pareva
una
piuma
bianca
,
immobile
,
tutta
penetrata
dalla
luminosità
della
luna
.
-
Che
bella
notte
!
-
susurrò
Luisa
,
affrettando
il
passo
.
-
Vi
è
troppa
gente
-
disse
lui
,
buttando
la
sigaretta
,
diventato
a
un
tratto
pallido
e
pensoso
.
Luisa
se
ne
accorse
.
Affettuosamente
gli
toccò
la
mano
con
la
sua
mano
guantata
,
interrogandolo
con
lo
sguardo
;
egli
non
rispose
,
ma
le
fece
un
cenno
che
non
chiedesse
,
che
non
voleva
parlare
.
Per
temperare
questo
silenzio
,
graziosamente
le
prese
la
manina
guantata
e
se
la
passo
sotto
il
braccio
,
e
camminarono
più
presto
,
andando
verso
Santa
Lucia
.
Qualcuno
si
voltava
a
guardare
la
fanciulla
biancovestita
,
i
cui
occhi
brillavano
soavemente
sotto
la
nera
e
trasparente
aureola
del
cappello
;
ma
ella
non
vedeva
nulla
,
si
piegava
ogni
tanto
a
guardare
il
suo
compagno
,
per
osservare
se
l
'
umor
torvo
si
fosse
allontanato
.
-
Ma
che
avete
?
-
chiese
,
alla
fine
,
agitata
.
-
Vorrei
....
vorrei
non
essere
qui
-
proruppe
lui
,
esprimendole
tutta
la
sua
nostalgia
inguaribile
.
-
Ah
!
-
-
disse
ella
,
senz
'
altro
,
chiudendo
gli
occhi
,
mentre
le
labbra
le
tremavano
.
E
Massimo
non
seppe
,
o
gli
mancò
la
forza
di
spiegare
,
di
modificare
la
sua
scortesia
.
Alta
già
sopra
Capri
,
la
luna
imbiancava
tutta
la
via
marina
di
Santa
Lucia
,
dove
mille
lumicini
si
agitavano
,
dove
i
trams
,
carichi
di
gente
che
andava
verso
Posillipo
,
passavano
,
ogni
cinque
minuti
a
suono
di
cornetta
,
dove
le
venditrici
ambulanti
di
acqua
sulfurea
davano
il
loro
richiamo
,
dove
i
pescatori
accovacciati
nelle
nasse
,
fumavano
la
pipetta
corta
che
aveva
lo
stesso
colore
della
loro
pelle
.
Appoggiati
al
largo
parapetto
che
dà
sulla
via
inferiore
di
Santa
Lucia
e
sul
mare
,
uomini
e
donne
godevano
la
prima
brezza
notturna
che
si
era
messa
al
sorgere
della
luna
;
si
udiva
suonare
il
pianoforte
nel
salone
all
'
Hotel
de
Rome
,
il
salone
che
dà
sul
mare
;
laggiù
,
laggiù
,
verso
il
Wermouth
di
Torino
,
dei
cantori
ambulanti
cantavano
.
Negli
equipaggi
signorili
,
passavano
le
donne
in
abiti
chiari
,
coi
diamanti
che
scintillavano
alle
orecchie
;
Dovunque
gente
,
dovunque
suoni
e
canti
,
dovunque
la
vitalità
di
un
popolo
che
lentamente
sorbisce
la
felicità
di
una
notte
estiva
lunare
.
Senza
dirle
nulla
,
invece
di
andare
verso
il
Chiatamone
,
portandosi
la
fanciulla
a
braccetto
,
egli
le
fece
discendere
la
scala
che
porta
alla
via
inferiore
di
Santa
Lucia
,
donde
si
va
ai
bagni
la
mattina
;
dove
i
vaporini
approdano
,
dove
approdano
i
barcaiuoli
,
con
le
barchette
,
dove
sono
le
sorgenti
dell
'
acqua
sulfurea
:
ivi
,
su
quella
lingua
di
terra
,
brulica
una
folla
di
marinai
,
di
pescatori
,
di
donnette
popolane
,
e
una
trattoria
ha
le
sue
tavole
,
quasi
quasi
sino
all
'
acqua
nera
della
riva
;
i
bevitori
di
acqua
sulfurea
vi
mettono
le
loro
sedie
di
paglia
,
e
i
bimbi
vi
vendono
le
ciambellette
brusche
.
Pure
,
in
quella
notte
,
quel
brulichio
bruno
si
rallentava
,
quasi
che
il
placido
lume
della
luna
quietasse
tutti
i
movimenti
,
rammutolisse
tutte
le
voci
,
e
desse
tutta
la
sua
dolcezza
alla
vivace
scena
.
Quando
furono
sull
'
ultimo
scalino
dell
'
ampia
gradinata
,
Massimo
e
Luisa
si
arrestarono
un
minuto
.
-
Andiamo
a
cena
?
-
domandò
lui
,
distratto
.
-
Oh
no
!
-
È
vero
,
sono
una
bestia
.
Eppure
dobbiamo
far
qualche
cosa
....
andiamo
per
mare
,
allora
?
-
Sì
-
rispose
lei
,
pensosa
-
andiamo
.
-
Ma
vi
piace
di
andarvi
?
non
lo
dite
per
compiacenza
?
Io
vi
annoio
terribilmente
,
lo
so
....
Ma
,
non
è
colpa
mia
.
E
poi
,
voi
siete
buona
e
perdonate
.
Se
non
volete
andare
in
barchetta
,
rinunziamoci
.
-
Andiamoci
subito
.
Ed
egli
intese
,
in
quelle
parole
,
una
preghiera
così
spontanea
,
che
chiamò
subito
un
barcaiuolo
.
Entrò
prima
Massimo
e
invece
di
dar
la
mano
a
Luisa
,
per
farla
discendere
,
mentre
ella
esitava
,
vedendo
quel
baratro
nero
,
le
stese
le
braccia
,
la
sollevò
leggermente
e
la
depositò
sul
cuscino
di
cotonina
,
accanto
a
sè
.
Il
barcaiuolo
che
aveva
avuto
ordine
di
andare
verso
Mergellina
,
vogava
tacitamente
.
Massimo
fumava
:
ma
ogni
tanto
,
dando
uno
sguardo
a
Luisa
,
la
vedeva
così
tranquilla
,
così
serena
,
così
intimamente
felice
;
ella
era
così
bella
in
quell
'
abito
bianco
,
sotto
la
trasparente
ala
del
suo
cappello
,
con
le
mani
abbandonate
in
grembo
,
che
egli
non
osava
dire
una
parola
,
non
volendo
turbare
quel
soave
spettacolo
.
La
barchetta
si
allontanava
in
linea
retta
,
per
poi
girare
intorno
al
forte
Ovo
:
e
le
case
di
Santa
Lucia
,
e
la
collina
di
Pizzofalcone
parea
che
crescessero
verso
il
cielo
,
verso
la
luna
,
come
attirate
da
quel
morbido
chiarore
.
Massimo
e
Luisa
non
scambiavano
una
parola
,
solo
egli
la
guardava
con
insistenza
;
tutto
il
delicato
volto
e
la
persona
candidamente
vestita
,
avevano
in
quell
'
ora
e
in
quel
paesaggio
un
effluvio
di
poesia
che
avrebbe
inebriato
il
cuore
più
freddo
.
Ella
gli
sorrideva
,
così
,
naturalmente
,
quasi
che
il
suo
destino
,
nella
vita
,
fosse
di
sorridergli
sempre
;
e
l
'
ingenuo
,
giovanile
fascino
del
sorriso
rammentava
a
lui
altri
tempi
,
altre
cose
,
vagamente
,
dandogli
un
infinito
e
indefinito
sentimento
di
tenerezza
.
Allora
,
sottovoce
,
egli
provò
il
bisogno
di
chiamarla
:
-
Luisa
.
-
Che
dite
?
-
rispose
ella
,
piegandosi
per
udir
meglio
.
-
Niente
.
Ma
ancora
,
più
tardi
,
mentre
si
allontanavano
sempre
più
verso
l
'
alto
mare
,
nel
candore
immacolato
della
luna
,
verso
l
'
orizzonte
;
che
si
era
fatto
chiarissimo
,
egli
la
chiamò
per
nome
,
assai
piano
,
come
se
pronunciasse
quel
nome
per
sè
stesso
,
evocandolo
,
invocandolo
,
emblema
di
dolcezza
nelle
sue
sillabe
,
nelle
sue
lettere
,
nel
musical
suono
,
in
quello
che
era
,
in
quello
che
rappresentava
.
Quando
quel
lieve
soffio
l
'
animava
,
come
una
carezza
,
Luisa
s
'
inchinava
,
attratta
,
vincolata
dalla
voce
e
dalla
musica
;
e
Massimo
vedea
che
il
viso
le
si
tramutava
,
onde
di
sangue
le
fiottavano
alle
guancie
,
onde
di
pallore
le
salivano
alla
fronte
.
E
non
so
quale
acuta
,
spirituale
voluttà
lo
teneva
,
di
vedere
scolorare
,
al
suono
della
sua
voce
,
quel
purissimo
volto
giovanile
:
e
tutta
la
tenerezza
ch
'
egli
poneva
nella
parola
Luisa
,
si
facea
più
profonda
,
sgorgava
più
larga
,
per
circondare
,
avvolgere
,
abbracciare
quella
persona
di
donna
.
Ma
fu
un
punto
,
e
la
emozione
di
Luisa
era
così
intensa
,
egli
vide
tale
smarrimento
negli
occhi
della
fanciulla
,
che
si
fermò
,
e
riaccendendo
una
sigaretta
:
-
Perchè
non
cantate
?
-
le
disse
.
-
Voi
dovete
cantare
,
me
lo
avete
promesso
.
Scherzava
con
quella
ironia
cortese
che
serviva
a
nascondere
il
proprio
pensiero
.
Luisa
crollò
il
capo
,
tristemente
:
l
'
incanto
si
dileguava
;
ella
udiva
un
'
altra
volta
,
mentre
Massimo
parlava
,
quella
velatura
di
sogghigno
che
guastava
quante
affettuose
cose
egli
dicesse
.
Tentò
di
riafferrare
un
minuto
di
dolcezza
:
-
Chiamatemi
ancora
-
gli
disse
pregandolo
.
-
Oh
Luisa
,
Luisa
,
Luisella
,
piccola
fanciulla
cara
,
se
non
cantate
,
io
vi
riporto
a
terra
.
A
lei
gli
occhi
si
riempirono
di
lacrime
;
il
sangue
ascese
impetuosamente
dal
cuore
agli
occhi
;
nonostante
schiuse
la
bocca
e
con
la
sottile
voce
tremula
,
diede
alle
fragranti
aure
marine
una
vecchia
canzone
.
Con
le
mani
congiunte
in
grembo
,
con
la
testa
un
po
'
levata
,
guardando
il
gran
cielo
intorno
,
ella
cantava
;
la
fine
bocca
rosea
si
schiudeva
ad
arco
,
mostrando
i
denti
bianchi
,
scintillanti
,
e
ogni
tanto
i
soavi
occhi
seguivano
quasi
il
movimento
molle
della
musica
,
aprendosi
più
grandi
sul
paesaggio
.
Massimo
si
era
voltato
verso
lei
,
appoggiando
il
braccio
sul
bordo
della
barchetta
,
seguendo
il
ritmo
della
canzone
che
pareva
si
cullasse
nel
ritmo
del
mare
.
A
un
tratto
,
la
voce
le
si
velò
;
ella
tacque
.
-
Che
avete
?
-
Nulla
,
nulla
.
-
Perchè
siete
così
triste
,
Luisa
?
-
V
'
ingannate
,
non
sono
triste
....
sono
anzi
così
contenta
di
esser
qui
....
credetelo
....
Una
emozione
era
in
tutto
quello
che
diceva
,
così
sincera
!
-
Vi
credo
,
Luisa
.
Dite
un
'
altra
canzone
....
-
Sono
tutte
cose
vecchie
!
-
Non
importa
....
-
E
non
tutte
sono
liete
.
-
Non
importa
....
Mi
basta
che
le
cantiate
voi
.
-
Non
volevate
che
io
ridessi
?
-
insistè
lei
.
-
Raccontatemi
una
delle
vostre
storielle
interessanti
e
riderò
!
-
Se
vi
racconto
una
storiella
,
io
,
vi
faccio
piangere
-
e
buttò
la
sigaretta
in
mare
.
-
Allora
tacete
.
È
così
dolce
questa
notte
.
Mentre
il
barcaiuolo
vogava
verso
Mergellina
,
con
un
cenno
largo
Luisa
indicò
a
Massimo
le
carezzose
linee
delle
colline
che
vanno
da
San
Martino
al
capo
di
Posillipo
,
tutte
bagnate
dalla
luce
lunare
,
con
le
loro
case
chiarissime
dalle
mille
finestre
aperte
e
illuminate
,
coi
lumi
che
cingono
l
'
arco
della
marina
napoletana
come
una
linea
di
fuoco
,
con
uno
scintillio
dovunque
,
per
le
vie
e
sulle
colline
.
Essi
attraversavano
,
tagliandola
,
la
grande
striscia
fredda
,
lucente
come
metallo
,
che
la
luna
alta
metteva
sul
mare
,
dall
'
orizzonte
alla
riva
,
lunghissima
,
occhieggiante
,
come
mille
specchietti
moventisi
nel
raggio
lunare
.
Massimo
guardò
intorno
,
ma
i
suoi
occhi
tornavano
al
purissimo
viso
di
Luisa
,
come
se
da
esso
partisse
quel
fascio
di
dolcezza
.
Ella
sostenne
un
minuto
lo
sguardo
di
Massimo
,
poi
le
palpebre
le
batterono
,
ammaliate
,
non
reggenti
a
quel
fascino
:
-
Siete
voi
che
siete
dolce
-
le
disse
lui
,
all
'
orecchio
.
Adesso
avevano
voltato
l
'
angolo
di
Mergellina
,
costeggiavano
,
lungo
la
via
di
Posillipo
,
tutta
piena
di
ville
,
di
osterie
,
di
trams
che
passano
continuamente
,
in
tutte
le
ore
della
sera
,
specialmente
in
estate
.
Talvolta
,
tendendo
l
'
orecchio
,
si
udivano
dei
canti
venire
dalla
terra
,
affievoliti
;
e
le
ville
,
piene
di
gente
sulle
terrazze
,
sembravano
quei
castelletti
di
carta
,
dai
cento
bucherelli
,
che
i
bambini
illuminano
con
un
solo
cerino
interno
,
giocattoli
frastagliati
o
trasparenti
dai
personaggi
minuscoli
.
Passando
rasente
una
di
esse
dal
giardino
pensile
tutto
fiorito
arrivarono
delle
risate
,
degli
allegri
strilli
femminili
.
-
Abbiamo
un
pubblico
cortese
-
disse
Massimo
-
ci
prendono
,
per
due
amanti
.
-
Ah
!
-
rispose
lei
,
niente
altro
.
Il
palazzo
di
Donn
'
Anna
si
delineava
,
nero
,
avanzandosi
sul
mare
:
sul
suo
lato
destro
e
sul
sinistro
,
delle
trattorie
popolari
erano
piene
di
banchettatori
e
di
bevitori
,
ma
la
facciata
che
dà
sul
mare
serbava
il
suo
carattere
di
rovina
disabitata
,
col
mare
che
entrava
chetamente
nei
suoi
portoni
,
ormai
trasformati
in
grotte
,
come
quelle
di
Sorrento
e
di
Capri
.
La
luna
batteva
sulla
facciata
del
palazzo
,
che
la
ricchezza
e
la
superbia
di
donn
'
Anna
di
Medina
Coeli
non
aveva
potuto
finire
,
prima
di
ritornare
alla
Spagna
natìa
:
e
i
finestroni
e
le
finestre
prendevano
il
chiaror
lunare
,
fantasticamente
;
la
rovina
pareva
meno
aspra
,
meno
tetra
,
sotto
il
placido
raggio
.
Il
barcaiuolo
che
remava
più
lentamente
,
per
riposarsi
,
chiese
a
Massimo
se
voleva
entrare
in
una
di
quelle
grotte
,
con
la
barca
.
-
Avete
forse
paura
?
-
chiese
lui
a
Luisa
,
prendendone
distrattamente
la
mano
appoggiata
al
bordo
della
barchetta
.
-
No
,
non
ho
paura
-
ella
rispose
:
eppure
la
voce
era
velata
di
emozione
.
L
'
apertura
della
grotta
era
tutta
bianca
e
l
'
acqua
vi
fiottava
sordamente
,
gorgogliando
:
ma
quando
la
barca
s
'
internò
in
quel
chiuso
laghetto
di
acqua
marina
,
la
oscurità
si
fece
profonda
.
La
barca
stava
immobile
,
in
un
gorgoglio
fresco
di
onda
che
batte
alle
pareti
di
pietra
,
in
una
gran
tenebra
.
La
mano
di
Luisa
era
restata
in
quella
di
Massimo
:
egli
la
sentiva
molle
,
abbandonata
,
nella
sua
,
quasi
che
non
vi
fosse
miglior
sorte
,
miglior
destino
per
essa
.
Involontariamente
,
egli
la
strinse
,
e
intese
che
la
mano
rispondeva
alla
sua
stretta
,
fiaccamente
,
ma
dicendo
sempre
:
sì
.
Allora
egli
si
piegò
;
in
quell
'
ombra
,
per
distinguere
la
faccia
di
Luisa
;
il
barcaiuolo
remava
,
per
uscire
dalla
grotta
e
quando
furono
di
nuovo
sull
'
aperto
mare
,
al
lume
della
luna
,
egli
vide
due
lunghe
lacrime
scendere
da
quei
belli
occhi
e
disfarsi
sulle
guancie
.
Ah
!
egli
non
poteva
veder
piangere
nè
un
bimbo
,
nè
una
donna
,
foss
'
anche
di
gioia
:
e
fu
più
turbato
di
lei
.
-
Che
avete
?
Avete
avuto
paura
,
avete
freddo
?
-
chiese
precipitosamente
,
tenendole
le
mani
,
che
erano
gelide
,
invero
,
nei
guanti
.
-
No
,
no
....
-
Sì
,
sì
,
sbarchiamo
,
questo
viaggio
in
mare
,
alla
luna
,
vi
ha
gelato
.
Sbarchiamo
,
cammineremo
a
piedi
,
per
riscaldarci
.
Presso
il
palazzo
Donn
'
Anna
vi
è
spiaggia
.
Sbarcarono
,
in
fretta
,
egli
pagò
il
barcaiuolo
e
lo
licenziò
:
quello
gli
disse
delle
parole
di
augurio
;
anche
lui
li
prendeva
per
due
amanti
.
Per
salire
alla
strada
dovettero
passare
presso
una
di
quelle
trattorie
,
fra
le
tavolate
dei
mangiatori
e
dei
bevitori
,
senza
guardare
nè
a
dritta
nè
a
sinistra
,
egli
sempre
un
po
'
agitato
,
ella
che
lo
seguiva
senza
badare
a
nulla
,
quasi
che
il
suo
fato
fosse
quello
di
seguirlo
sempre
,
dovunque
,
senza
sapere
dove
si
andasse
.
I
bevitori
e
i
mangiatori
ridevano
e
gridavano
:
la
bianca
figura
di
donna
non
ne
fece
voltare
nessuno
,
tutti
erano
ebbri
del
vino
,
della
notte
,
o
delle
chiacchiere
dette
,
con
la
tanto
bella
e
felice
esaltazione
meridionale
.
Massimo
e
Luisa
scesero
per
la
stretta
scaletta
,
uno
presso
l
'
altro
,
e
quando
si
trovarono
sulla
via
di
Posillipo
stettero
,
esitanti
.
-
È
forse
tardi
per
voi
?
Volete
rientrare
?
-
Non
so
....
Voi
rientrate
?
-
Vi
accompagnerei
,
sì
,
ma
senza
rientrare
.
Non
dormirò
,
io
,
stanotte
....
-
e
voltò
la
faccia
in
là
.
-
Allora
....
allora
rimarrò
ancora
un
poco
-
disse
fievolmente
lei
.
-
Grazie
,
siete
buona
-
e
le
strinse
la
mano
.
Così
,
camminarono
,
senza
darsi
braccio
,
verso
Posillipo
,
sul
piccolo
marciapiede
rasentato
dai
trams
che
vanno
e
vengono
:
imbattendosi
in
gente
che
tornava
a
piedi
,
in
piccole
comitive
schiamazzanti
,
in
coppie
solitarie
appoggiate
al
parapetto
,
guardanti
il
mare
.
Massimo
e
Luisa
,
avanzando
lentamente
,
non
parlavano
,
divisi
sempre
da
coloro
che
transitavano
.
Le
ville
a
mezza
costa
,
e
quelle
giù
,
al
mare
,
avevano
innanzi
ai
portoni
delle
carrozze
che
aspettavano
:
i
balconi
lasciavano
udire
la
musica
che
vi
si
faceva
,
il
sottile
e
immemore
concerto
delle
notti
estive
napoletane
:
degli
equipaggi
,
di
ritorno
,
passavano
;
le
donne
erano
avvolte
in
lievi
scialli
bianchi
.
Senz
'
accorgersi
della
via
,
Massimo
e
Luisa
andavano
innanzi
,
innanzi
:
la
linea
dei
trams
finì
;
si
fecero
rare
,
poi
sparvero
,
le
osterie
;
la
gente
s
'
era
diradata
,
a
poco
a
poco
,
e
quando
ebbero
voltato
l
'
angolo
della
villa
Dini
,
la
solitudine
fu
perfetta
.
Solitudine
bianca
,
senza
terrori
di
ombre
,
senza
la
tetraggine
che
ispirano
la
campagna
e
il
mare
,
di
notte
.
Solo
un
alto
,
lontanissimo
cielo
;
solitudine
mite
,
piena
di
giardini
in
fiore
tutti
candidamente
frastagliati
dalla
luce
lunare
,
piena
di
parchi
dai
grandi
alberi
immersi
nel
chiarore
,
piena
di
vigne
folte
che
l
'
autunno
aspettava
,
per
la
vendemmia
,
piena
di
orti
dove
ancora
,
come
un
po
'
dappertutto
,
si
udiva
l
'
odore
del
gelsomino
notturno
.
La
via
era
deserta
,
l
'
ora
era
tarda
,
ormai
:
e
solo
,
ogni
tanto
,
qualche
rara
carrozza
ritornava
da
villa
Postiglione
:
tutto
Posillipo
,
con
le
sue
campagne
,
col
suo
mare
,
coi
suoi
rotondi
piccoli
golfi
che
sembrano
,
in
fondo
alla
riva
,
un
grande
occhio
azzurro
divino
,
coi
suoi
profumi
,
pareva
che
appartenesse
a
Massimo
e
Luisa
,
Egli
camminando
con
la
testa
bassa
,
con
gli
occhi
bassi
,
giuocava
con
la
mazzettina
di
ebano
,
urtando
le
pietruzze
della
via
;
Luisa
andava
accanto
a
lui
,
fissando
gli
occhi
sul
mare
:
ma
i
suoi
occhi
avevano
un
velo
innanzi
,
il
suo
sguardo
aveva
la
fissità
di
chi
non
vede
.
Ogni
tanto
levava
una
mano
alla
fronte
,
per
respingere
da
parte
una
ciocca
dei
suoi
neri
capelli
che
ricadeva
sempre
:
e
quel
movimento
aveva
qualche
cosa
di
assai
leggiadro
.
Quanto
tempo
camminarono
,
così
,
senza
scambiare
un
detto
?
Nessuno
di
loro
avrebbe
potuto
dirlo
:
presi
dal
loro
mondo
interiore
,
presi
dall
'
ambiente
che
li
aveva
vinti
,
mancava
oramai
a
loro
la
nozione
del
tempo
e
dello
spazio
,
erano
in
quell
'
oblìo
quieto
,
addormentatore
,
che
vince
tutti
i
cuori
,
dopo
le
emoziani
che
dà
il
sentimento
,
o
che
danno
le
cose
.
Massimo
si
riscosse
pel
primo
:
-
Che
cattivo
compagno
son
io
!
-
esclamò
.
-
Saranno
due
ore
che
non
vi
dico
una
parola
.
-
....
Forse
non
avevate
nulla
da
dirmi
-
azzardò
lei
,
con
un
timido
sorriso
.
-
V
'
ingannate
:
se
vi
dicessi
tutto
quello
che
dovrei
dirvi
,
sarebbe
un
opera
in
-
folio
,
in
ventiquattro
volumi
!
-
Dite
,
allora
....
-
Ci
vorrebbero
alquanti
anni
della
vostra
vita
,
per
udirmi
,
cara
:
e
....
credo
che
sia
meglio
non
farne
niente
.
-
Ditene
qualcuna
,
di
queste
cose
....
-
insistè
lei
,
con
un
tremito
nella
voce
.
-
No
,
no
-
replicò
Massimo
,
recisamente
.
Ella
lo
guardò
,
così
triste
,
che
egli
non
potette
celare
un
moto
di
dispetto
.
-
Ma
Luisa
!
Ma
che
siete
una
sensitiva
?
State
ridendo
,
il
che
è
una
cosa
graziosa
per
tutti
,
graziosissima
per
me
,
e
basta
guardarvi
perchè
la
risata
vi
si
spenga
sulle
labbra
!
Sorridete
,
e
basta
che
vi
si
dica
una
parola
perchè
sparisca
il
vostro
sorriso
!
Figliuola
mia
!
Vi
avverto
che
di
questo
passo
,
ci
vuol
poco
a
essere
la
donna
più
infelice
di
questa
terra
.
-
Non
importa
,
la
felicità
-
ella
rispose
,
con
un
sorriso
estatico
.
-
Bugia
,
bugia
!
Bisogna
esser
felici
,
bisogna
avere
il
cuore
di
bronzo
!
Di
bronzo
,
cara
mìa
bella
!
-
Non
importa
,
meglio
averlo
aperto
a
ogni
tenerezza
-
replicò
con
la
forza
del
suo
innocente
animo
.
-
Vi
preparate
un
brutto
avvenire
,
Luisa
,
-
disse
lui
,
glacialmente
.
-
Non
importa
-
ella
ribattè
,
per
la
terza
volta
,
con
il
supremo
coraggio
dei
cuori
buoni
.
Ed
era
così
bella
della
sua
gioventù
,
del
suo
candore
,
della
sua
abnegazione
,
così
bella
per
sè
,
e
per
quello
che
confusamente
ma
fortemente
sentiva
,
tanto
nobile
abbandono
,
tanto
alto
sacrificio
da
lei
traspariva
,
che
egli
si
arrestò
,
un
po
'
smarrito
,
ammirando
quella
creatura
semplice
e
sana
,
che
si
gittava
nel
precipizio
a
occhi
chiusi
,
sorridendo
.
I
.
-
Povera
Luisa
-
mormorò
soltanto
lui
,
carezzandole
la
manina
inguantata
che
si
appoggiava
fidente
al
suo
braccio
.
-
Non
mi
compatite
-
ella
rispose
,
crollando
il
capo
,
sorridendo
a
una
idea
-
io
sono
più
felice
di
voi
,
-
Forse
-
disse
lui
,
con
voce
breve
.
Adesso
,
dopo
avere
oltrepassato
il
ponte
di
Posillipo
,
quel
largo
poggiuolo
che
da
una
parte
si
affaccia
alla
collina
folta
di
vigneti
,
e
dall
'
altra
sopra
,
una
valle
che
discende
al
mare
,
mollemente
,
lasciato
il
lastricato
del
ponte
che
suonava
sotto
i
loro
passi
,
nella
notte
,
erano
entrati
in
un
sentiero
oscuro
,
fra
una
siepe
alta
di
more
spinose
,
e
una
muraglia
alta
,
tappezzata
di
edera
,
che
serra
le
due
ville
ultime
sul
mare
di
Posillipo
,
la
villa
Postiglione
e
la
villa
Sans
souci
.
Era
sparita
la
luna
dietro
la
muraglia
,
e
sullo
stretto
sentiero
che
discendeva
,
essi
non
vedevano
che
un
'
altissima
striscia
di
cielo
,
tutta
chiara
,
dove
le
pie
stelle
avevano
un
tremolìo
bianco
e
languido
.
Dagli
orti
,
di
nuovo
,
un
confuso
olezzo
di
fiori
e
di
erbe
odoranti
arrivava
,
dove
più
acuto
signoreggiava
il
profumo
del
gelsomino
:
ed
essi
andavano
in
quell
'
ombra
,
in
quel
fresco
notturno
,
ignari
della
loro
strada
,
sul
molle
terreno
umido
di
brina
che
si
faceva
elastico
sotto
i
loro
passi
.
A
un
tratto
,
levando
gli
occhi
,
un
'
immensa
linea
di
paesaggio
si
schiuse
loro
innanzi
,
tutta
candida
sotto
la
luce
lunare
.
Erano
al
Capo
,
in
quel
posto
che
la
fantasia
popolare
ha
chiamato
il
Paradisiello
:
e
il
gran
golfo
di
Napoli
era
come
una
immensa
conca
chiarissima
,
cinta
da
lumi
vividi
,
scintillante
fin
nelle
borgate
,
scintillante
fino
laggiù
,
laggiù
all
'
estrema
punta
di
Massalubrense
,
dove
l
'
abbraccio
si
chiude
;
e
da
qui
tutto
il
gran
mare
che
bagna
i
Campi
Flegrei
e
Pozzuoli
e
Cuma
,
in
una
curva
nobilissima
e
poetica
,
in
un
silenzio
di
cose
e
di
uomini
,
quasi
che
niuno
più
,
dopo
i
greci
e
i
romani
,
fosse
venuto
ad
albergare
in
quel
bellissimo
e
felice
paese
.
Lo
scoglio
del
Capo
si
avanzava
fra
i
due
golfi
,
bagnato
di
luce
da
una
parte
,
oscuro
dall
'
altra
,
ma
tutto
il
mare
,
dovunque
,
qui
sotto
lambente
la
pianura
vasta
dei
Bagnoli
,
laggiù
,
sotto
l
'
isola
di
Nisida
,
e
lontano
lontano
,
era
un
chiarore
immenso
,
immobile
e
quieto
.
-
Dio
,
quanto
è
bello
!
-
ella
disse
,
con
la
voce
velata
dalla
emozione
.
Là
innanzi
,
creata
dalla
natura
,
è
una
piattaforma
quasi
rotonda
,
una
terrazza
messavi
dal
Signore
,
a
cui
gli
uomini
hanno
aggiunto
un
muretto
rotondo
per
appoggiarvisi
,
per
sedervisi
;
di
là
tutto
si
vede
.
Di
giorno
su
quella
terrazza
vi
sono
tre
o
quattro
mendicanti
,
vecchie
e
piccine
,
che
chiedono
fastidiosamente
l
'
elemosina
agli
stranieri
estatici
;
ma
di
notte
non
un
'
anima
,
non
un
passo
.
Sulla
terrazza
,
lungo
il
muretto
e
dietro
ad
esso
,
pei
greppi
,
cresce
l
'
erba
selvatica
odorosa
e
qualche
piccolo
fiore
agreste
.
Essi
si
fermarono
colà
silenziosi
,
appoggiati
al
muretto
,
senza
lasciarsi
,
penetrati
dalla
poesia
ineffabile
di
quell
'
ora
,
in
quel
paesaggio
:
poesia
intima
e
profonda
che
misticamente
li
avvolgeva
.
-
È
tutta
dolcezza
-
disse
la
fanciulla
,
la
cui
voce
si
era
velata
,
affievolita
.
-
Infinita
dolcezza
-
rispose
lui
come
un
'
eco
.
-
Chi
abita
in
quell
'
isola
,
lassù
?
-
chiese
ella
,
levando
la
mano
,
indicando
Nisida
.
-
Una
gente
trista
....
-
e
pareva
non
volesse
continuare
.
-
Che
gente
?
-
insistè
lei
,
piegando
il
suo
bel
viso
chiaro
verso
di
lui
.
-
I
galeotti
:
lì
v
'
è
il
bagno
penale
.
-
Una
gente
infelice
-
ella
corresse
,
umilmente
.
-
Ma
le
belle
notti
estive
,
le
belle
notti
lunari
,
si
levano
anche
per
essa
.
-
Cara
Luisa
....
-
ripetè
lui
,
vagamente
.
Ella
lo
guardava
pronunziare
il
suo
nome
,
non
solo
assaporandone
la
musicalità
,
ma
sentendone
acutamente
tutto
il
tono
,
tutta
la
intenzione
.
Ogni
volta
che
questo
nome
usciva
dalle
sue
labbra
,
ella
aveva
un
piccolo
tremito
interno
:
quando
già
il
nome
era
stato
portato
via
dalle
onde
dell
'
aria
,
ancora
in
lei
,
nel
suo
cuore
si
allargavano
più
grandi
,
più
grandi
i
cerchi
di
quel
tremore
..
-
Guardate
quelle
casette
,
laggiù
?
-
continuò
ella
,
per
sfuggire
alla
sua
crescente
commozione
,
accennando
alle
casette
dei
Bagnoli
.
-
Son
tutte
chiuse
,
non
un
lume
.
Tutti
riposano
felici
,
senz
'
aver
bisogno
di
ammirare
la
notte
e
la
luna
....
.
-
Gli
abitanti
di
quelle
casette
videro
un
giorno
un
orribile
spettacolo
-
rispose
lui
,
macchinalmente
-
è
qui
che
hanno
fucilato
Misdea
.
-
Qui
?
-
Laggiù
,
in
quella
pianura
.
-
In
una
notte
come
questa
?
-
No
,
in
un
'
alba
freddissima
.
-
Perchè
lo
hanno
ucciso
?
-
Perchè
aveva
ucciso
.
-
Voi
mi
dite
sempre
delle
cose
tristi
-
ella
osservò
malinconicamente
,
con
un
lagno
infantile
.
-
Ho
torto
-
confessò
lui
-
anche
questa
bell
'
ora
dev
'
essere
guastata
.
Scusate
,
cara
.
Vi
assicurò
che
sono
molto
infelice
.
-
E
perchè
?
-
ella
chiese
,
curvandosi
a
interrogare
il
suo
volto
.
Ma
gli
aveva
sfiorato
con
la
guancia
la
spalla
.
-
Ho
scherzato
-
rispose
Massimo
,
con
la
voce
un
po
'
alterata
.
-
Volete
sedervi
?
E
le
lasciò
il
braccio
,
si
sedette
sul
parapetto
e
accese
una
sigaretta
.
Ella
,
in
piedi
,
un
po
'
triste
di
essere
stata
abbandonata
,
con
le
braccia
pendenti
lungo
la
persona
,
lo
guardava
.
-
Volete
fumare
?
-
No
-
ella
disse
.
-
Peccato
!
una
sigaretta
è
deliziosa
,
qui
,
a
quest
'
ora
.
-
Se
vi
piace
,
la
fumerò
.
Egli
le
offerse
il
portasigarette
russo
,
di
argento
,
aperto
:
ella
ne
prese
una
,
di
sigarette
,
con
le
dita
sottili
:
ma
mentre
gli
chiedeva
del
fuoco
,
Massimo
,
preso
da
un
subitaneo
moto
di
collera
,
le
strappò
la
sigaretta
e
la
buttò
giù
,
pei
greppi
.
-
Non
fumate
,
è
una
brutta
cosa
,
somigliereste
a
tante
donne
che
fumano
....
tante
donne
....
-
Come
volete
-
disse
ella
,
rassegnatamente
.
Ma
avendolo
visto
restar
torvo
,
seccato
,
cogli
occhi
bassi
,
battendo
col
tacco
contro
il
muretto
,
ella
voltò
le
spalle
e
si
allontanò
un
poco
,
girovagando
,
discendendo
verso
i
Bagnoli
,
risalendo
,
affacciandosi
alla
vallata
.
Egli
la
seguiva
con
lo
sguardo
,
ombra
bianca
attraverso
il
chiaror
bianco
della
luna
,
camminare
senza
rumore
,
con
appena
un
fruscio
del
vestito
fra
le
erbe
;
e
quando
ella
ritornò
a
lui
,
portava
dei
ramoscelli
fioriti
di
menta
selvatica
.
Picciolissimi
fiorellini
lilla
sopra
minutissime
foglioline
verdi
;
ella
ne
odorò
un
ramoscello
e
glielo
porse
.
Il
viso
di
Massimo
parve
si
rischiarasse
:
egli
prese
il
ramoscello
,
l
'
odorò
lungamente
e
poi
,
invece
di
metterlo
all
'
occhiello
,
lo
nascose
nell
'
apertura
del
soprabito
,
dentro
,
dentro
,
in
modo
che
non
si
vedesse
più
,
deposto
e
serrato
sul
petto
.
Allora
ella
fece
un
passo
e
con
un
salto
leggiero
gli
si
sedette
accanto
sul
parapetto
.
Tacevano
.
Adesso
voltavano
un
po
'
le
spalle
al
paesaggio
marino
e
avevano
innanzi
solo
la
via
donde
erano
venuti
e
le
campagne
basse
di
Fuorigrotta
.
Ma
guardavano
,
forse
,
senza
vedere
.
Erano
seduti
proprio
accanto
,
le
spalle
e
le
braccia
si
sfioravano
,
ad
ogni
lieve
movimento
.
Sempre
fumando
la
sua
sigaretta
,
egli
le
sollevò
la
mano
guantata
e
ne
arrovesciò
lentamente
il
morbido
guanto
di
camoscio
.
Pallida
e
sottile
apparve
la
manina
della
fanciulla
,
col
braccio
rotondo
e
bianco
.
-
Avete
una
bella
mano
,
Luisa
-
disse
.
Le
sue
labbra
,
delicatamente
si
posarono
sulle
dita
piegate
della
bella
mano
:
un
bacio
che
era
un
soffio
.
E
restò
a
giocherellare
con
le
dita
,
senza
poter
lasciare
quella
mano
.
Ella
non
poteva
parlare
.
-
Perchè
non
portate
tutti
quei
cerchiolini
di
oro
,
di
argento
,
di
platino
,
quei
braccialettini
che
tintinnano
,
salgono
e
scendono
,
continuamente
,
quando
la
donna
si
muove
?
Sono
carini
,
è
vero
?
Ella
lo
fissò
,
trasognata
,
come
se
non
avesse
udito
che
l
'
armonia
della
sua
voce
,
senza
intendere
il
senso
delle
parole
.
-
Sono
carini
....
-
egli
ripetè
-
ve
li
donerò
io
,
se
li
volete
da
me
;
mi
piacciono
tanto
.
Ancora
scherzava
con
la
mano
,
quasi
attirando
a
sè
la
persona
e
l
'
anima
della
fanciulla
:
e
la
bella
persona
e
la
povera
e
cara
anima
,
non
sapeano
che
piegarsi
a
lui
.
La
testolina
si
appoggiò
con
la
guancia
alla
spalla
di
lui
,
socchiudendo
gli
occhi
;
e
pian
piano
,
delicatamente
,
quasi
a
sorreggerla
,
Massimo
le
passò
un
braccio
dietro
alla
cintura
,
abbracciandola
,
reggendola
.
-
State
bene
così
?
-
le
domandò
,
con
voce
roca
.
Ella
accennò
di
sì
,
con
le
palpebre
,
non
potendo
parlare
.
-
Non
vi
addormentate
alla
luna
,
almeno
,
Luisa
.
La
luna
fa
impazzire
chi
si
addormenta
al
suo
chiarore
.
Ella
ebbe
un
sorriso
così
profondo
,
così
enigmatico
che
lo
scosse
.
Poi
,
tacquero
.
Passò
del
tempo
,
così
.
Confusamente
,
ogni
tanto
,
nella
mite
e
intima
delizia
di
quella
solitudine
,
di
quella
vicinanza
,
ella
sentiva
tremare
,
talvolta
,
nella
sua
,
la
mano
di
Massimo
;
e
talvolta
,
sentiva
il
respiro
di
lui
affannarsi
.
Allora
levava
le
palpebre
a
guardarlo
:
lo
trovava
intento
a
fissare
il
suo
volto
,
intensamente
,
con
tale
un
ardore
concentrato
di
visione
e
di
attenzione
,
che
non
aveva
ella
mai
scorto
.
Il
tempo
passava
,
sulle
loro
teste
vicine
,
sulle
mani
dalle
dita
intrecciate
,
immobilizzati
in
quell
'
atteggiamento
.
E
ad
essa
sembrava
d
'
immergersi
in
un
sogno
lungo
,
senza
fine
,
che
ricominciava
sempre
dal
principio
,
dove
passavano
sulle
sue
mani
dei
baci
leggieri
come
un
soffio
,
dove
carezzava
i
suoi
capelli
una
mano
molle
e
lenta
,
dove
un
acuto
profumo
di
fiori
che
si
appassivano
,
le
saliva
al
cervello
,
dove
una
voce
ripeteva
il
suo
nome
,
sempre
,
con
la
profondità
dell
'
amore
:
un
sogno
tutto
chiaro
di
luce
lunare
,
in
un
divino
paesaggio
,
un
sogno
ammorbidito
dalla
rugiada
,
dai
fremiti
della
campagna
,
dal
palpitare
del
mare
sotto
la
luna
.
Invero
,
Massimo
,
reggendo
la
bella
persona
,
tenendone
la
manina
nella
sua
,
sentendo
tutta
la
seduzione
di
Luisa
e
delle
cose
,
dell
'
ora
e
del
tempo
,
restava
immobile
,
con
gli
occhi
socchiusi
,
cercando
di
riunire
tutti
i
suoi
pensieri
,
per
essere
forte
,
per
vincere
il
fascino
immortale
che
ha
la
beltà
della
donna
e
la
beltà
delle
cose
,
la
innocenza
della
gioventù
e
la
solenne
purità
della
notte
,
nella
campagna
,
innanzi
al
mare
.
Non
lui
sognava
,
che
era
uomo
,
che
aveva
vissuto
,
che
sapeva
;
ma
quasi
vedeva
,
dietro
le
tenui
palpebre
abbassate
di
Luisa
,
negli
occhi
pronti
di
dolcezza
che
si
schiudevano
levandosi
a
lui
,
vedeva
il
sogno
d
'
amore
,
il
sogno
di
quella
notte
d
'
estate
distender
la
sua
sottile
e
salda
rete
d
'
argento
sull
'
anima
della
fanciulla
.
E
ogni
tanto
,
come
il
fascino
di
tanto
muliebre
candore
,
di
tanta
fede
,
di
tanta
giovinezza
fragrante
si
faceva
più
alto
,
pareva
anche
a
lui
di
smarrir
la
testa
,
partito
per
sempre
,
per
la
siderale
,
per
la
selenica
regione
del
sogno
.
Cercò
di
riaversi
,
di
riaccapezzarsi
,
parlando
:
-
Dormite
?
-
volle
dire
,
scherzando
,
a
Luisa
.
Ma
egli
stesso
non
riconobbe
la
propria
voce
.
Chi
aveva
pronunziato
quella
parola
?
Ella
scosse
il
capo
,
con
un
sorriso
così
dolce
,
che
egli
non
vi
potette
reggere
:
-
Vogliamo
andar
via
?
-
le
susurrò
all
'
orecchio
.
La
luna
fa
impazzire
,
Luisa
,
Luisa
....
-
Ancora
un
poco
-
ebbe
la
forza
di
dir
lei
,
nella
innocenza
della
sua
passione
.
Ancora
un
poco
.
Egli
abbassava
il
capo
,
soffocando
le
parole
che
gli
sgorgavano
dalle
labbra
,
interdicendosi
persino
di
carezzare
più
le
fredde
dita
della
fanciulla
,
non
volendo
udire
il
profumo
di
gelsomino
,
che
veniva
da
lei
,
di
quell
'
unico
gelsomino
che
ella
aveva
raccolto
sul
balcone
e
messo
in
petto
,
non
volendo
cedere
alla
voce
di
tenerezza
infinita
che
emanava
da
lei
e
da
tutte
le
umane
cose
,
intorno
.
Sì
,
Massimo
vedeva
bene
che
ella
sognava
,
oramai
,
il
suo
grande
sogno
,
l
'
unico
e
ultimo
sogno
,
sotto
la
gelida
e
allettatrice
luce
della
luna
,
simile
a
Elena
,
la
bionda
:
sentiva
che
vincendo
la
ragione
dell
'
età
,
del
pericolo
,
dell
'
esperienza
,
che
vincendo
finanche
il
profondo
segreto
del
suo
cuore
,
egli
stesso
,
per
la
ignota
forza
di
sentimento
che
rinasce
dalle
sue
ceneri
anche
nei
cuori
inceneriti
dalla
passione
,
egli
stesso
sarebbe
stato
trascinato
dolcemente
in
quel
sogno
,
perduto
anche
lui
,
come
una
volta
,
come
sempre
.
E
facendo
,
in
quell
'
atto
,
una
delle
più
dolorose
rinunzie
della
sua
vita
,
il
braccio
che
sosteneva
Luisa
si
rallentò
,
un
poco
:
pian
piano
le
lasciò
la
mano
.
Ella
trasalì
,
comprese
:
si
levò
,
col
volto
così
pallido
che
pareva
vi
si
fosse
infiltrato
il
raggio
lunare
,
a
raffreddarne
per
sempre
il
sangue
e
le
fibre
,
si
levò
con
le
palpebre
battenti
,
gli
occhi
smorti
,
come
coperti
da
una
nebbia
torbida
.
-
Andiamo
-
ella
disse
,
voltandosi
ancora
a
salutare
il
mare
,
la
campagna
e
il
cielo
.
Camminarono
presto
,
vicino
,
senza
darsi
braccio
;
Massimo
pareva
oramai
colto
dal
freddo
,
con
un
desiderio
di
rientrare
in
casa
.
La
via
era
assai
lunga
,
mentre
,
al
venire
,
non
se
ne
erano
neppure
accorti
:
a
ogni
nuovo
gomito
che
faceva
la
via
,
egli
si
piegava
,
con
una
certa
ansietà
,
per
vedere
se
erano
vicini
;
ella
lo
guardava
di
sottecchi
,
camminando
presto
anche
lei
,
non
osando
dirgli
nulla
.
Alla
fine
gli
espresse
il
suo
pensiero
.
-
Speriamo
di
trovare
una
carrozza
.
-
Speriamo
-
ripetè
ella
.
Ma
per
un
pezzo
non
ne
trovarono
;
la
notte
era
altissima
,
tutte
le
ville
erano
chiuse
e
silenziose
,
la
strada
di
Posillipo
era
deserta
,
la
luna
,
salita
già
allo
zenit
sul
cielo
,
vi
batteva
a
picco
,
dandole
oramai
un
aspetto
un
po
'
spettrale
.
Egli
osservò
che
la
fanciulla
si
stringeva
nella
mantellina
,
trasalendo
.
-
Avete
freddo
,
è
vero
?
-
Un
poco
.
-
Siamo
stati
troppo
tempo
....
laggiù
....
Luisa
non
rispose
:
camminava
a
occhi
bassi
,
senza
voltarsi
nè
a
destra
,
nè
a
sinistra
.
-
Forse
avete
paura
,
cara
?
-
Un
poco
.
-
E
di
che
?
-
Di
tutto
....
la
via
è
così
deserta
....
gli
alberi
sembrano
fantasmi
....
-
Abbiate
paura
degli
uomini
e
non
dei
fantasmi
,
cara
.
-
È
vero
-
ella
soggiunse
,
umilmente
.
Forse
egli
stesso
,
in
quell
'
ora
così
tarda
,
in
quella
deserta
campagna
,
dove
sboccavano
tante
grotte
di
tufo
dalle
immani
bocche
nere
aperte
,
aveva
come
un
leggiero
brivido
di
confuso
sgomento
.
Erano
presi
dal
malessere
di
chi
ha
vegliato
una
notte
intera
,
in
preda
a
una
sovraeccitazione
spirituale
e
fisica
,
e
che
ne
esce
stanco
e
infelice
,
malcontente
di
sè
e
del
tempo
che
è
trascorso
.
Ma
durò
questo
sino
a
che
furono
arrivati
alla
dogana
di
Posillipo
;
ivi
una
carrozza
da
nolo
,
di
quelle
sgangherate
con
un
vecchio
ronzino
sciancato
,
una
carrozza
di
notte
,
infine
,
stazionava
.
Dormivano
il
cocchiere
e
il
cavallo
;
non
si
risvegliarono
che
a
metà
,
quando
Massimo
e
Luisa
vi
salirono
.
-
Portaci
a
Monte
di
Dio
-
disse
Massimo
al
cocchiere
.
Costui
,
sempre
sonnecchiando
,
domandò
se
doveva
alzare
il
soffietto
.
-
Sì
:
fa
freddo
-
rispose
secco
secco
Massimo
.
Il
viaggio
in
carrozza
si
compì
pure
lentamente
,
poichè
il
cavallo
si
riaddormentava
,
ogni
tanto
:
e
quando
era
sveglio
,
andava
con
un
trotterello
affannoso
di
sciancato
,
facendo
dei
passetti
corti
corti
.
Nella
carrozza
Massimo
e
Luisa
non
scambiavano
una
parola
:
ma
ella
sentiva
che
l
'
ora
precipitava
e
ogni
tanto
i
suoi
occhi
si
rivolgevano
a
quelli
di
Massimo
,
interrogando
.
Essa
voleva
sapere
da
lui
una
cosa
,
voleva
sentirgli
dare
risposta
alla
domanda
che
le
ferveva
nell
'
anima
,
da
quando
erano
andati
soli
,
per
le
vie
di
Napoli
,
per
mare
,
sotto
la
luna
.
E
tacitamente
,
nell
'
ombra
,
con
gli
occhi
,
lo
pregava
di
dirgliela
,
la
parola
;
e
lui
intendeva
la
interrogazione
continua
,
supplichevole
,
di
quei
cari
occhi
amorosi
che
volevano
essere
amati
,
niente
altro
,
e
si
voltava
in
là
,
come
distratto
,
cercando
di
sfuggire
a
quella
muta
domanda
.
Una
amarezza
,
un
'
inquietudine
lo
teneva
agitato
,
non
potendo
neppure
più
fumare
le
sue
eterne
sigarette
:
ed
ella
sentiva
che
il
suo
sogno
non
era
completo
,
se
Massimo
non
parlava
.
Passava
l
'
ora
,
fuggiva
l
'
ora
,
essi
ritornavano
con
la
carrozza
per
la
via
fatta
,
e
lui
non
voleva
,
non
voleva
dire
....
-
Che
avete
?
-
finì
per
domandare
lei
.
-
Sono
stanco
.
-
Vi
siete
annoiato
?
-
chiese
timidamente
Luisa
.
-
Sapete
bene
di
no
:
non
domandate
,
dunque
-
disse
recisamente
.
Ella
si
scosse
al
tono
un
po
'
duro
:
e
con
quanta
tenerezza
di
amore
poteva
esservi
in
lei
,
dopo
qualche
minuto
di
silenzio
,
non
seppe
fare
altro
che
chiamarlo
:
-
Massimo
.
Che
fu
l
'
effetto
di
quella
voce
,
di
quella
parola
?
Che
gli
mise
innanzi
,
che
gli
ricordò
?
È
certo
che
egli
quasi
quasi
si
levò
,
parendo
volendo
buttarsi
dalla
carrozza
,
fuggendo
alle
prese
di
uno
spettro
:
poi
ricadde
e
con
una
voce
fievole
le
disse
:
-
Luisa
,
non
mi
chiamate
più
così
,
non
pronunziate
il
mio
nome
,
ve
ne
prego
,
se
mi
volete
bene
....
Ella
tremò
,
non
intese
che
l
'
ultima
frase
,
sorrise
,
con
le
lagrime
della
gioia
agli
occhi
.
Erano
giunti
.
Salirono
presto
,
l
'
uno
dietro
all
'
altro
:
si
fermarono
sul
pianerottolo
,
prima
di
dividersi
.
Appoggiata
al
muro
,
come
esausta
,
ella
lo
interrogava
ancora
con
gli
occhi
,
perchè
le
rispondesse
.
Ma
egli
,
turbatissimo
,
la
salutò
:
ognuno
entrò
nella
propria
casa
,
lentamente
,
le
porte
si
richiusero
con
un
rumor
sordo
.
Faceva
un
po
'
di
freddo
.
Albeggiava
.
La
notte
di
estate
era
finita
.
II
.
Per
un
mese
di
seguito
Massimo
e
Luisa
si
erano
riveduti
spesso
,
ma
per
pochi
minuti
,
sempre
.
Quando
egli
si
affacciava
al
balcone
,
alla
mattina
,
la
trovava
lavorando
dietro
alla
persiana
,
e
vedeva
,
al
brillare
di
quegli
occhi
,
che
essa
lo
aspettava
:
quando
egli
rientrava
alla
sera
,
trovava
la
porta
di
Luisa
socchiusa
,
ella
dietro
la
porta
,
sorridendo
,
e
si
scambiavano
qualche
parola
.
Due
volte
,
attirato
da
quell
'
irresistibile
fascino
di
giovinezza
,
da
quella
irradiazione
simpatica
che
mette
attorno
a
sè
l
'
amore
,
egli
era
andato
a
farle
visita
e
contando
di
restar
poco
,
era
poi
restato
molto
,
tanto
l
'
ingenuo
e
profondo
amore
della
fanciulla
lo
commoveva
.
Egli
la
trattava
con
una
tenera
cortesia
,
con
un
'
affettuosità
repressa
,
e
vedeva
scintillare
nei
begli
occhi
tanta
gratitudine
,
che
la
sua
cortese
tenerezza
cresceva
.
Ma
come
i
primi
temporali
di
settembre
ebbero
spezzata
,
l
'
aria
calda
,
egli
sparve
per
qualche
giorno
,
e
invano
,
ansiosa
,
impaziente
,
infelicissima
,
ella
lo
aveva
atteso
sera
e
mattina
.
Infine
,
una
sera
,
a
metà
settembre
,
ella
lo
vide
rientrare
;
dalla
porta
socchiusa
ella
spiava
:
non
osò
chiamarlo
,
tanto
le
sembrò
tetro
il
suo
volto
.
Ma
dopo
un
'
ora
,
ella
non
ebbe
più
ritegno
,
e
andò
pian
piano
a
bussare
all
'
appartamento
di
Massimo
.
Il
servitore
,
senza
domandare
nulla
,
la
introdusse
nel
salotto
:
ivi
,
dietro
la
scrivania
,
sotto
il
gran
paralume
di
seta
rossa
trasparente
con
merletti
bianchi
,
Massimo
scriveva
.
Era
grave
,
pensoso
,
e
si
fermava
ogni
tanto
a
riflettere
,
con
la
penna
appoggiata
alle
labbra
:
in
una
di
queste
pause
,
vide
Luisa
.
-
Oh
cara
,
cara
-
disse
,
levandosi
e
stringendole
le
mani
-
giusto
....
vi
scrivevo
.
-
A
me
?
Si
era
seduta
dall
'
altra
parte
della
scrivania
e
lo
fissava
,
pallidissima
.
-
Mi
scrivevate
?
perchè
?
-
Per
....
nulla
-
disse
vigliaccamente
lui
.
Poi
,
vergognandosi
,
soggiunse
presto
:
-
Per
salutarvi
.
Parto
.
-
Partite
?
-
esclamò
lei
,
alzandosi
a
metà
sulla
sedia
.
-
Sì
.
Parto
.
-
Per
poco
?
-
Per
molto
,
invece
.
-
Quanto
tempo
?
-
Quattro
,
sei
anni
.
-
Ah
!
-
disse
ella
,
chiudendo
gli
occhi
,
come
se
svenisse
.
Anche
lui
era
smorto
;
ma
aveva
una
nervosità
che
lo
ringiovaniva
.
-
Dove
andate
?
-
soggiunse
ella
,
pigliando
fiato
a
stento
.
-
A
Pietroburgo
.
-
Tanto
lontano
,
tanto
....
-
mormorò
ella
,
con
voce
di
pianto
.
-
Già
-
fece
lui
,
con
indifferenza
-
lontano
assai
.
-
E
....
non
vi
fa
pena
....
non
vi
dispiace
andarvene
?
-
No
-
disse
lui
,
brutalmente
,
sperando
guarirla
con
la
crudeltà
.
Ella
appoggiava
la
testa
a
una
mano
,
col
gomito
sulla
scrivania
:
si
nascose
gli
occhi
coll
'
altra
mano
e
si
mise
a
piangere
zitto
zitto
,
a
lagrime
lunghe
che
le
piovevano
sulle
guancie
,
sul
collo
,
continuamente
.
-
Perchè
piangete
?
-
domandò
lui
,
nervosissimo
.
Essa
gli
fece
cenno
di
non
domandare
;
seguitava
a
piangere
,
tacitamente
.
-
Non
è
mica
morto
qualcuno
....
-
-
tentò
di
scherzare
lui
.
-
Sì
,
sì
,
è
morto
qualcuno
-
-
rispos
'
ella
,
a
bassa
voce
-
veramente
,
veramente
,
è
morto
qualcuno
.
E
,
levando
il
capo
,
con
la
santa
audacia
della
passione
,
gli
disse
:
-
Non
ve
ne
andate
:
io
vi
voglio
bene
.
-
Io
non
merito
il
vostro
bene
,
cara
;
fate
male
a
volermene
.
-
Non
posso
fare
diversamente
;
vi
voglio
bene
,
non
ve
ne
andate
.
-
Io
sono
stanco
e
vecchio
,
e
laggiù
il
dovere
mi
chiama
.
-
Non
m
'
importa
:
se
non
potete
restare
,
verrò
con
voi
.
-
Cara
Luisa
,
voi
perdete
la
testa
,
figliuola
mia
....
-
Sì
,
sì
,
è
da
quella
notte
che
l
'
ho
perduta
-
ella
rispose
con
aria
smarrita
.
-
Da
quale
notte
?
-
chiese
lui
,
inconsciamente
.
Ma
si
pentì
subito
.
Presa
da
un
impeto
di
disperazione
,
essa
scoppiò
in
singhiozzi
,
torcendosi
le
mani
,
battendo
la
testa
sulla
scrivania
,
gridando
fra
il
pianto
:
-
Oh
Dio
....
egli
ha
tutto
dimenticato
....
Signore
,
Signore
,
egli
ha
potuto
dimenticare
....
Oh
Dio
mio
,
ha
dimenticato
,
ha
dimenticato
....
Sgomento
innanzi
all
'
opera
che
egli
aveva
fatta
,
non
trovava
parole
per
consolarla
,
come
il
malvagio
monaco
medievale
del
poeta
,
che
evocato
il
demone
,
non
aveva
poi
più
il
motto
magico
per
rimandarlo
all
'
inferno
.
La
lasciava
farneticare
,
impaurito
e
dolente
,
pentito
e
amareggiato
,
sentendo
tutta
la
verità
di
quel
dolore
,
sentendo
ancora
una
volta
la
fatalità
dell
'
amore
aggravarsi
nella
sua
vita
.
Poi
,
non
reggendoci
più
,
si
levò
,
le
andò
vicino
,
le
prese
le
mani
,
la
chiamò
per
nome
e
allora
un
novello
fiotto
di
tenerezza
invase
l
'
anima
dell
'
infelice
;
ella
si
mise
a
domandargli
,
con
una
desolazione
,
con
uno
strazio
di
far
pietà
:
-
Oh
Massimo
,
Massimo
mio
....
perchè
mi
lasci
,
perchè
te
ne
vai
?
...
come
posso
stare
,
senza
di
te
,
come
posso
restare
sola
,
se
ti
voglio
bene
....
Massimo
,
Massimo
,
non
andartene
,
non
essere
senza
cuore
....
-
Luisa
,
ti
prego
,
non
piangere
,
non
dirmi
queste
cose
....
E
le
tenne
le
mani
,
la
guardò
negli
occhi
,
ipnotizzandola
,
tenendola
sotto
la
sua
volontà
.
-
Massimo
....
Massimo
....
-
ripeteva
lei
,
calmandosi
dolcemente
,
come
se
una
speranza
le
rinascesse
nel
cuore
.
-
Se
è
vero
che
mi
vuoi
bene
,
devi
farmi
una
promessa
....
-
Prometto
.
-
....
Di
esser
buona
,
di
non
piangere
,
di
ascoltare
con
pazienza
,
con
rassegnazione
.
-
Prometto
-
mormorò
lei
.
-
Senti
,
senti
-
riprese
lui
,
tenendole
le
mani
,
guardandola
,
sempre
negli
occhi
-
te
lo
debbo
ripetere
,
tu
fai
male
ad
amarmi
:
io
non
merito
questo
tesoro
così
prezioso
,
della
tua
giovinezza
,
del
tuo
cuore
,
io
sono
un
uomo
senza
gioventù
,
senz
'
entusiasmo
e
senza
illusioni
.
Io
so
tutto
,
io
ho
conosciuto
tutto
,
io
ho
cento
anni
come
Faust
e
non
vi
è
più
Margherita
che
possa
farmi
ringiovanire
.
Io
sono
un
uomo
morto
,
Luisa
.
Perchè
ti
sei
innamorata
di
me
?
-
Così
-
diss
'
ella
,
con
la
voce
monotona
della
disperazione
.
-
Senza
una
ragione
?
-
Così
.
-
Non
basta
,
Luisa
....
-
Credevo
...
,
sì
,
credevo
che
tu
mi
amassi
....
-
Ti
sei
ingannata
-
le
disse
.
-
Io
non
ti
ho
mai
amata
.
-
Mai
amata
!
-
fu
l
'
eco
desolata
della
infelice
.
-
Perchè
hai
tu
creduto
questo
,
Luisa
!
Non
sai
tu
dunque
che
cosa
sia
l
'
amore
?
-
Ho
creduto
....
ho
creduto
....
che
vuoi
,
ho
creduto
!
-
disse
ella
,
aprendo
le
braccia
,
con
un
gesto
desolatissimo
.
-
Tu
non
sai
nulla
,
cara
.
-
Forse
non
so
nulla
,
hai
ragione
-
replicò
ella
,
con
la
umiltà
dei
vinti
,
dei
perduti
.
E
chinando
il
capo
,
volendo
almeno
trovare
una
scusa
alla
sua
follia
,
cercando
ancora
un
barlume
di
speranza
nei
ricordi
,
riandò
tutto
quel
sogno
di
una
notte
di
estate
per
cui
ella
aveva
fissata
la
sua
vita
.
E
a
ogni
dolce
particolare
,
a
ogni
piccolo
e
pur
grande
fatto
che
le
si
presentava
alla
memoria
,
ella
trasaliva
,
ella
ricadeva
nella
sua
illusione
e
alla
fine
,
rendendo
tutto
il
suo
pensiero
:
-
Eppure
tu
mi
hai
amata
,
quella
notte
,
Massimo
.
-
Si
ama
sempre
un
poco
la
donna
che
abbiamo
accanto
-
mormorò
lui
,
con
un
'
ombra
di
sorriso
.
-
Qualunque
sia
?
-
Qualunque
sia
.
-
E
dopo
?
-
Dopo
,
si
dimentica
subito
.
-
Ed
essa
?
-
Se
è
savia
,
gode
del
fugace
momento
e
....
non
lo
rimpiange
.
-
E
se
ama
,
se
ama
?
-
Luisa
,
tu
mi
hai
promesso
di
esser
calma
....
Ella
si
era
alzata
e
gli
parlava
concitatamente
:
-
Ma
che
ne
so
,
io
,
di
questa
vostra
ipocrisia
sociale
,
di
questa
vostra
galanteria
mondana
;
la
chiamate
galanteria
,
non
è
vero
?
Io
sono
una
fanciulla
semplice
,
una
sciocca
,
una
illusa
,
io
ti
amavo
già
,
quando
,
quella
sera
mi
hai
detto
di
venir
teco
.
Ma
quando
si
porta
via
,
di
notte
,
una
donna
,
con
le
dolci
parole
che
tu
mi
dicesti
,
costei
deve
credere
che
tu
l
'
ami
!
Ma
tu
,
nella
barchetta
,
te
ne
ricordi
?
hai
passato
un
'
ora
a
chiamarmi
sottovoce
,
come
se
solo
le
sillabe
del
mio
nome
esistessero
!
Te
ne
rammenti
?
E
dopo
,
dopo
,
tu
non
devi
averlo
dimenticato
,
hai
preso
le
mie
mani
,
nell
'
oscurità
della
grotta
di
donn
'
Anna
,
tu
le
hai
strette
,
domandandomi
così
qualche
cosa
,
io
ho
risposto
sì
,
stringendoti
le
mani
,
questo
,
certo
,
neppure
lo
puoi
avere
obliato
,
io
l
'
ho
nell
'
anima
,
quella
stretta
di
mani
....
e
laggiù
,
laggiù
,
ti
rammenti
,
ti
ho
dato
il
fiore
di
menta
,
lo
hai
baciato
perchè
aveva
toccato
le
mie
labbra
,
lo
hai
conservato
gelosamente
,
lo
hai
chiuso
sul
tuo
petto
,
come
se
volessi
che
appassisse
colà
,
al
calore
del
tuo
cuore
:
io
ho
il
tuo
gelsomino
,
dove
è
dunque
andato
il
fiore
di
menta
?
Ma
tu
hai
baciato
la
mano
,
questa
qui
,
in
questo
punto
,
lentamente
,
dolcemente
,
con
una
lentezza
e
una
dolcezza
che
mi
parve
mi
facessero
morire
:
ma
tu
hai
tenuto
la
mia
testa
sulla
tua
spalla
,
ma
tu
mi
hai
abbracciata
te
ne
ricordi
,
certamente
,
te
ne
ricordi
,
chi
può
avere
scordato
queste
cose
?
ma
insieme
,
insieme
a
me
tu
hai
sognato
,
abbiamo
sognato
laggiù
,
nel
paradiso
,
il
nostro
paradiso
.
Oh
angeli
santi
,
voi
stessi
avete
dovuto
sorridere
,
poichè
quello
era
l
'
amore
buono
,
l
'
amore
bello
,
l
'
amore
santo
,
poichè
io
amava
e
tu
mi
amavi
,
Massimo
,
non
mentire
,
non
mentire
,
non
togliermi
questa
fede
....
-
Vi
sono
una
quantità
di
cose
che
somigliano
all
'
amore
e
che
l
'
amore
non
sono
-
disse
lui
,
glacialmente
.
-
La
sera
è
chiara
,
vi
è
una
buona
e
bella
fanciulla
,
vi
è
il
mare
,
vi
è
la
gran
poesia
di
questo
paese
nostro
,
la
notte
è
lunga
,
il
cuore
è
malinconico
-
e
allora
un
nome
,
chi
non
lo
pronunzia
,
un
fiore
chi
non
lo
chiude
sul
petto
,
un
bacio
chi
non
lo
dà
?
Sciocco
colui
che
lascia
sfuggire
questi
purissimi
brevi
piaceri
dell
'
anima
e
dei
sensi
,
puri
piaceri
che
non
hanno
la
macchia
del
peccato
,
che
non
debbono
portare
alle
lacrime
,
alla
tragedia
e
che
vi
fanno
egualmente
cara
una
notte
,
un
giorno
!
Tutto
questo
non
è
affatto
l
'
amore
nel
suo
immenso
turbamento
,
con
le
sue
lotte
quotidiane
,
con
la
sua
gelosia
feroce
,
con
la
sua
insaziabilità
crudele
e
con
la
sua
sazietà
scorante
!
È
invece
un
'
altra
cosa
che
all
'
amore
rassomiglia
,
una
cosa
carina
,
graziosa
,
che
resta
dolce
nella
memoria
,
che
non
lascia
ferita
e
che
imbalsama
poi
,
col
suo
profumo
,
le
ore
della
vecchiaia
.
Amore
no
:
tenerezza
,
simpatia
,
fascino
,
eterna
attrazione
del
femminile
,
una
cosa
mite
e
tanto
cara
,
senza
dolori
,
senza
singhiozzi
....
Luisa
,
Luisa
,
l
'
amore
è
un
'
altra
cosa
,
è
una
vampa
,
è
una
vertigine
,
è
uno
sconquasso
,
Dio
vi
salvi
....
-
Io
sono
perduta
-
ella
disse
,
brevemente
,
-
perchè
vi
amo
e
non
mi
amate
.
Come
egli
parlava
,
pianamente
,
con
quella
velatura
d
'
ironia
che
rendeva
triste
la
sua
voce
,
con
quel
senso
di
disdegno
che
rivelava
l
'
uomo
esperto
delle
tempeste
,
come
egli
le
veniva
dolorosamente
dimostrando
la
inanità
delle
sue
illusioni
,
ella
aveva
inteso
a
poco
a
poco
mettersi
fra
loro
due
una
grande
distanza
,
quasi
che
Massimo
fosse
già
partito
,
già
in
viaggio
per
il
gelido
paese
nordico
.
Ogni
parola
che
infrangeva
le
sue
speranze
,
le
s
'
imprimeva
nella
mente
,
col
lieve
sogghigno
che
l
'
avea
accompagnato
,
con
la
intonazione
sprezzante
che
era
stata
pronunziata
:
e
un
lavoro
di
distruzione
si
operava
in
lei
,
la
parola
di
lui
spegneva
tutta
la
cieca
fiducia
che
ella
aveva
avuto
nel
suo
sogno
.
Illusione
,
illusione
,
il
bacio
,
il
fiore
,
il
nome
,
la
voce
tremante
,
la
carezza
,
l
'
abbraccio
,
illusione
tutto
,
morto
tutto
,
finito
tutto
,
finito
.
Una
luce
fredda
le
si
era
fatta
dinanzi
agli
occhi
della
mente
:
egli
aveva
ragione
,
tutto
quel
sogno
di
una
notte
di
estate
,
sotto
il
pallido
,
morbido
raggio
lunare
,
era
una
cosa
graziosa
,
carina
,
niente
altro
,
da
dimenticare
immediatamente
,
da
ricordare
poi
più
tardi
,
molto
più
tardi
,
con
una
certa
soavità
,
anche
con
un
po
'
di
gratitudine
.
Ella
vedeva
,
vedeva
bene
,
adesso
.
La
scienza
della
vita
le
arrivava
di
un
colpo
solo
,
netto
e
preciso
come
quello
di
una
mannaia
che
recide
una
mano
:
tutto
sanguinava
,
ma
,
ella
vedeva
la
verità
.
E
si
sentiva
,
perduta
.
Egli
taceva
.
Era
tornato
al
suo
posto
e
giocherellava
con
la
sua
penna
di
avorio
bianco
:
ma
era
scomposto
nel
volto
.
Affettava
una
calma
che
non
aveva
:
capiva
che
la
crisi
non
finiva
lì
e
soffriva
per
sè
e
per
lei
,
immensamente
.
Ma
le
sue
burrasche
passate
gli
davano
la
forza
di
combattere
ancora
.
La
fanciulla
taceva
e
pensava
,
quasi
che
nulla
più
le
restasse
da
dire
:
anzi
si
alzò
,
come
per
andarsene
.
Ma
arrivò
sino
al
balcone
chiuso
e
appoggiò
ai
vetri
la
fronte
febbricitante
.
Stette
qualche
tempo
così
.
Poi
,
ritornò
.
Pareva
tranquillizzata
.
Ma
si
passava
ogni
tanto
la
mano
sulla
fronte
,
con
un
gesto
che
faceva
pena
.
Si
sedette
di
nuovo
.
Massimo
la
guardava
,
con
una
certa
ansietà
.
No
,
tutto
non
era
ancora
finito
....
-
E
....
ve
ne
andate
?
-
chiese
ella
,
cercando
di
rafforzare
la
propria
voce
.
-
Sì
.
-
Quando
?
-
Domani
mattina
:
o
anche
stasera
....
meglio
stasera
.
-
Infatti
....
meglio
stasera
-
rispose
lei
,
monotonamente
.
-
E
....
non
mi
avreste
salutata
?
-
Vi
scrivevo
....
-
Lasciatemi
vedere
-
diss
'
ella
,
pregando
.
Egli
obbedì
,
dandole
la
carta
,
dove
erano
scritte
soltanto
queste
poche
linee
.
"
Cara
,
cara
Luisa
-
io
debbo
lasciare
,
per
forza
,
questo
caldo
e
bel
paese
,
per
un
paese
freddo
e
brutto
.
Me
ne
vado
,
pieno
di
ricordi
della
vostra
bontà
,
me
ne
vado
,
addio
,
pregandovi
di
volermi
un
po
'
di
bene
,
da
lontano
,
per
quanto
bene
vi
voglio
io
....
"
-
Come
potete
mentire
così
?
-
diss
'
ella
,
fieramente
,
levando
la
testa
.
-
Non
mento
:
vi
voglio
bene
:
vi
ho
una
gratitudine
immensa
,
mi
siete
carissima
....
-
E
partite
,
partite
?
-
Parto
.
-
Ah
io
non
so
più
nulla
,
non
so
più
nulla
,
io
ho
perduta
la
testa
.
Da
quella
notte
....
-
mormorò
ella
,
nascondendosi
il
viso
fra
le
mani
.
Ma
dopo
qualche
minuto
,
ella
si
levò
,
andò
vicino
a
Massimo
,
si
sedette
accanto
a
lui
,
con
una
espressione
di
ansietà
,
di
angoscia
sulla
faccia
che
avrebbe
impietosito
il
cuore
più
duro
.
-
Sentite
,
sentite
,
voi
non
avete
nessuna
colpa
,
è
vero
,
io
non
posso
dire
nulla
contro
di
voi
,
voi
non
mi
avete
ingannata
,
sono
io
che
ho
voluto
ingannarmi
,
lo
confesso
.
Ma
pure
....
io
vi
amo
,
io
non
posso
levarmi
dal
cuore
questo
amore
,
io
non
resisto
al
pensiero
di
restare
sola
,
qui
,
mentre
voi
ve
ne
andate
,
così
lontano
;
morirei
;
sentite
,
non
ho
mai
mentito
,
morirei
.
Bisogna
pur
concedere
qualche
cosa
agli
illusi
,
agli
esseri
semplici
.
Il
mio
destino
è
di
amarvi
,
Massimo
,
non
vi
è
altro
,
per
me
.
Che
volete
,
il
mio
sogno
continua
,
io
non
mi
sveglierò
che
per
entrare
nella
tomba
.
Sentite
.
Lasciatemi
venir
con
voi
:
andate
solo
,
andate
triste
,
laggiù
,
in
un
paese
ove
non
avete
nè
amici
nè
parenti
.
Io
,
qui
,
non
lascio
nessuno
.
Posso
disporre
della
mia
persona
,
della
mia
vita
.
Direte
che
vi
sono
sorella
,
nipote
,
governante
,
direte
che
sono
la
vostra
serva
,
mi
contento
.
Purchè
io
possa
seguirvi
,
vi
servirò
,
laggiù
.
Non
mi
vedrà
nessuno
;
non
uscirò
,
non
andrò
in
chiesa
,
rinunzierò
al
mondo
,
a
Dio
,
a
tutto
,
pure
di
vivere
accanto
a
voi
.
Non
importa
,
se
non
mi
amate
:
portatemi
via
,
vi
amo
,
non
posso
restare
qui
.
Laggiù
,
non
importa
se
mi
tratterete
male
,
non
importa
se
mi
dimostrerete
,
che
vi
secco
:
io
avrò
pazienza
,
rassegnazione
,
come
voi
mi
comanderete
di
avere
.
Forse
,
vedete
,
non
vi
nascondo
la
mia
speranza
,
mi
amerete
un
giorno
;
lontano
,
ma
può
giungere
,
il
gran
giorno
!
Lasciatemi
aspettarlo
al
vostro
fianco
,
segretamente
,
umilmente
,
piamente
,
con
la
fede
degli
antichi
cristiani
;
lasciate
che
io
possa
spendere
la
vita
mia
per
voi
,
non
posso
farne
altro
,
della
mia
vita
.
Voi
siete
spesso
triste
,
una
volta
le
mie
risate
vi
piacevano
;
vi
piacevano
le
mie
canzoni
,
io
riderò
,
e
canterò
per
voi
,
tacerò
a
una
vostra
parola
,
aspettando
.
Voi
non
mi
amerete
mai
,
forse
,
ma
io
vi
amerò
,
sempre
.
Ah
non
mi
respingete
,
non
mi
lasciate
;
se
incontrate
di
notte
,
un
povero
cane
senza
padrone
che
vi
segue
,
malinconicamente
,
voi
non
lo
cacciate
via
,
è
vero
?
Perchè
caccereste
me
?
Siete
uomo
,
siete
cristiano
,
avete
cuore
,
avete
pietà
,
non
mi
riducete
alla
disperazione
,
portatemi
con
voi
,
voglio
morire
accanto
a
voi
,
non
qui
,
sola
,
non
sola
,
per
carità
,
portatemi
con
voi
.
E
la
disgraziata
scivolò
dalla
sedia
a
terra
,
cadendogli
ginocchioni
davanti
,
con
la
testa
convulsa
fra
le
mani
.
-
Luisa
,
Luisa
,
che
fate
?
-
gridò
lui
,
vivamente
,
cercando
di
sollevarla
.
-
No
,
no
,
resterò
qui
,
sino
a
che
mi
avrete
fatto
questa
grazia
-
diss
'
ella
,
resistendo
.
-
Luisa
,
ve
ne
scongiuro
,
voi
mi
fate
disperare
....
-
E
la
sollevò
sorreggendola
,
aiutandola
a
risedersi
:
ella
lo
guardò
supplichevole
.
-
Ditemi
la
parola
-
mormorò
abbattuta
.
Egli
capì
che
l
'
ora
era
giunta
.
-
Non
posso
,
Luisa
.
-
Perchè
non
potete
?
-
Non
posso
tenervi
nè
come
moglie
,
nè
come
amante
.
-
A
me
non
importa
della
mia
riputazione
:
vi
voglio
bene
,
voglio
venir
con
voi
.
-
Non
posso
.
-
Ma
perchè
?
-
Perchè
non
vi
amo
di
amore
...
-
Non
importa
,
vi
amerò
io
.
Egli
la
guardò
,
smarrito
:
l
'
ora
era
giunta
,
l
'
ora
incalzava
.
-
Io
amo
un
'
altra
donna
!
-
proclamò
lui
,
a
voce
chiara
.
-
Oh
!
-
ella
disse
,
come
soffocando
.
Egli
si
alzò
a
metà
,
come
se
volesse
aiutarla
.
Fredda
,
muta
,
Luisa
lo
fermò
con
un
gesto
.
E
solo
nel
guardarla
in
viso
con
gli
occhi
dove
il
cerchio
nero
,
intorno
,
era
diventato
così
largo
,
con
le
labbra
bianche
e
con
due
pieghe
alle
labbra
,
dove
prima
si
disegnava
la
curva
del
sorriso
,
con
dieci
anni
di
più
,
infine
,
con
quella
gioventù
che
pareva
sfiorita
per
sempre
,
egli
si
sentiva
torturare
dai
rimorsi
.
Ah
,
che
egli
non
avrebbe
mai
voluto
pronunziarla
,
la
fatale
parola
,
il
segreto
profondo
del
suo
cuore
,
la
nascosta
angoscia
di
tutta
la
sua
esistenza
!
Aveva
esitato
un
'
ora
,
arretrandosi
davanti
agli
intimi
recessi
dove
il
suo
amore
viveva
,
non
sapendo
violare
quel
mistero
impenetrabile
,
non
sapendo
ferire
così
mortalmente
quel
giovane
cuore
sì
amoroso
e
disperato
.
Giammai
,
giammai
,
egli
avrebbe
confessato
ad
alcuno
che
amava
,
se
quella
desolazione
di
anima
buona
appassionata
,
non
lo
avesse
spinto
a
tentarne
così
una
disperata
salvezza
:
il
suo
segreto
sarebbe
rimasto
chiuso
nel
cuore
,
noto
solo
a
Dio
e
a
colei
che
aveva
ispirato
quell
'
amore
,
bocca
umana
non
lo
avrebbe
ripetuto
,
orecchio
umano
non
lo
avrebbe
udito
,
morto
con
lui
,
il
segreto
.
Ma
innanzi
a
quelle
lacrime
,
a
quei
singhiozzi
,
innanzi
a
quella
esistenza
perduta
,
egli
aveva
finito
per
chiedersi
se
non
era
un
poco
colpevole
,
se
non
doveva
espiare
,
tentando
di
togliere
al
naufragio
quell
'
anima
,
con
un
rimedio
estremo
.
E
aveva
dischiuso
il
tempio
dove
il
suo
idolo
si
ergeva
,
fiero
e
implacabile
,
aveva
mostrato
alla
disgraziata
fanciulla
che
l
'
altare
aveva
la
sua
dea
,
invitta
,
immortale
.
Egli
,
il
più
mistico
fra
i
sacerdoti
dell
'
amore
,
che
stava
a
guardia
,
silenzioso
,
immoto
,
del
tabernacolo
che
niun
occhio
d
'
uomo
doveva
rimirare
,
aveva
adesso
sollevato
i
veli
sacri
e
mostrato
all
'
occhio
di
Luisa
la
immagine
divina
.
Si
sentiva
adesso
fiacco
,
senza
coraggio
,
senza
forza
,
come
se
quella
parola
di
rivelazione
,
avesse
vuotato
a
un
tratto
le
sue
vene
.
Aveva
detto
.
Luisa
non
piangeva
,
non
singhiozzava
,
non
sospirava
:
era
seduta
al
suo
posto
,
con
la
faccia
nascosta
fra
le
mani
sovrapposte
,
non
dando
segno
di
vita
:
anche
le
mani
che
avevano
tremato
sempre
,
ora
erano
ferme
,
bianche
come
quelle
di
una
statua
.
Quando
le
abbassò
,
quando
rialzò
il
capo
e
Massimo
potette
vedere
la
sua
faccia
,
egli
sentì
il
danno
fatto
.
Oramai
la
luce
di
quegli
occhi
dolci
e
amorosi
si
era
intorbidata
per
sempre
,
e
li
opprimeva
la
inguaribile
mestizia
delle
speranze
infrante
:
oramai
le
traccie
del
riso
erano
cancellate
da
quella
delicata
e
giovanile
fisonomia
,
mentre
fra
le
sopracciglia
si
creavano
quelle
due
rughe
dolorose
delle
lunghe
cogitazioni
malinconiche
;
oramai
il
sangue
era
fuggito
da
quelle
fresche
,
fragranti
labbra
e
il
pallore
della
viola
,
fiore
esangue
,
fiore
dolente
,
vi
si
era
impresso
,
per
sempre
.
La
disgraziata
aveva
parlato
,
nella
sua
ansia
,
nel
suo
abbandono
,
di
risa
,
di
canzoni
:
ma
bastava
guardare
la
serietà
oramai
incancellabile
del
suo
viso
,
per
intendere
che
eran
finite
,
per
sempre
,
le
canzoni
e
le
risate
.
Ah
veramente
,
veramente
,
come
l
'
antico
audace
che
tentò
disollevare
la
cortina
del
tempio
,
come
a
Salammbo
,
figlia
di
Amilcare
,
che
pose
sul
suo
capo
il
velo
di
Tani
,
cosparso
di
stelle
e
commise
il
sacrilegio
,
così
la
povera
umile
fanciulla
era
stata
fulminata
perchè
aveva
tentato
di
schiudere
un
cuore
,
perchè
aveva
voluto
entrare
nel
sacrario
della
dea
.
Invero
,
egli
aveva
in
sè
una
pietà
immensa
e
sterile
,
una
pietà
fiacca
e
triste
,
per
quella
creatura
fulminata
:
non
sapeva
dirle
più
nulla
,
la
fatalità
sfugge
alla
discussione
,
e
non
ha
conforti
che
l
'
attenuino
.
Infatti
,
fu
essa
la
prima
a
parlare
.
Era
una
voce
senza
dolcezza
,
senza
tristezza
,
non
velata
,
non
roca
,
ma
veramente
spezzata
:
nessun
sentimento
vi
vibrava
più
:
infranta
.
Adesso
le
domande
che
faceva
,
stanche
,
lente
,
sembravano
l
'
appagamento
di
una
mesta
curiosità
,
un
riandare
sulla
sventura
,
così
,
per
sapere
:
senza
che
la
conoscenza
novella
potesse
mai
più
cangiare
nulla
di
quello
che
era
stato
.
-
Voi
l
'
amate
....
molto
?
-
L
'
amo
:
quando
si
ama
,
si
ama
.
-
Lo
so
-
-
replicò
ella
,
sempre
senza
fremito
nella
voce
,
sempre
senza
luce
negli
occhi
.
-
Lo
so
:
domandavo
....
così
....
per
sapere
.
Il
braccio
di
Luisa
era
disteso
sulla
scrivania
e
la
mano
sottile
aperta
sul
panno
scuro
.
E
pareva
così
abbandonata
,
così
bianca
,
che
a
lui
sembrò
vedere
,
veramente
,
una
mano
di
persona
morta
.
Ma
salvo
ad
averne
una
infinita
compassione
,
che
cosa
ci
poteva
fare
,
lui
?
Ambedue
soffrivano
,
e
malgrado
tutto
,
l
'
uno
non
poteva
aiutare
l
'
altro
nella
propria
disgrazia
;
essa
lo
amava
,
egli
,
aveva
di
lei
una
pietà
grande
,
ma
l
'
uno
non
poteva
tergere
neppure
una
lacrima
dell
'
altro
.
Così
è
,
l
'
amore
.
La
divina
armonia
di
due
cuori
che
si
scelgano
e
che
si
amino
,
non
risuona
che
assai
raramente
,
nelle
anime
umane
.
E
non
è
,
invece
,
che
una
catena
,
l
'
amore
,
di
cui
gli
anelli
sono
di
metalli
diversi
,
male
appaiati
,
di
forme
diverse
,
che
si
corrodono
e
si
contorcono
,
senza
potersi
spezzare
.
Che
ci
poteva
fare
,
lui
?
Tutto
era
inutile
,
tutto
.
-
Voi
l
'
amate
da
molto
tempo
?
-
ricominciò
lei
,
con
quella
intonazione
d
'
indifferenza
,
che
faceva
più
male
di
uno
straziante
singhiozzo
.
-
Da
molto
tempo
.
-
Da
quando
?
-
Da
....
sempre
.
-
Non
avete
mai
amata
alcun
'
altra
?
-
No
:
mai
.
Vi
è
un
amore
che
altri
non
ne
ammette
.
-
È
vero
:
lo
so
-
ella
disse
,
chinando
gli
occhi
.
Poi
,
tacque
,
pensando
.
Sembrava
che
riflettesse
a
un
'
altra
domanda
da
fare
,
e
che
temesse
di
farla
,
di
cui
non
potesse
ritrovare
la
forma
.
Difatti
,
due
o
tre
volte
fu
lì
lì
per
parlare
,
quasi
che
la
parola
volesse
fuggirle
irresistibilmente
dalle
labbra
;
ma
si
rattenne
.
Egli
aspettava
,
oramai
deciso
a
dir
tutto
,
sempre
più
debole
,
sempre
più
esausto
di
forze
morali
.
Invero
erano
due
infelici
creature
:
ma
non
vi
era
nessun
rimedio
.
Alla
fine
,
ella
,
si
decise
e
disse
:
-
Voi
l
'
amerete
....
sempre
?
Prima
di
rispondere
egli
si
raccolse
e
nei
brevi
minuti
del
silenzio
,
ritornò
su
quello
che
era
stato
,
su
quello
che
era
la
sua
passione
,
provò
a
misurare
il
valore
e
la
durata
di
quel
vincolo
che
gli
anni
,
la
morale
e
material
consuetudine
avevano
reso
profondo
e
non
risolvibile
che
dalla
vecchiaia
o
dalla
morte
.
-
Credo
....
credo
-
egli
mormorò
,
esaurito
-
che
l
'
amerò
sempre
.
Sono
vecchio
,
Luisa
:
e
la
vita
non
si
ricomincia
.
Voi
siete
giovane
....
e
potete
obbliare
....
-
Voi
non
avete
diritto
di
parlarmi
così
-
ella
disse
,
con
un
amaro
sorriso
.
-
Non
vi
accuso
,
non
mi
lagno
;
ma
non
cercate
di
consolarmi
con
queste
vaghe
parole
.
Io
valgo
meglio
di
questi
banali
conforti
.
-
Scusatemi
-
egli
soggiunse
,
inchinandosi
a
quell
'
altero
dolore
,
che
non
soffriva
di
essere
turbato
da
nessuna
voce
,
fosse
pur
quella
della
persona
amata
.
-
Era
un
augurio
che
vi
facevo
:
vi
auguro
di
dimenticare
....
con
tutto
il
cuore
,
ve
lo
auguro
.
Ella
scorse
il
capo
,
senza
rispondere
.
-
Voi
la
raggiungete
,
colà
?
-
Sì
-
egli
disse
,
a
bassa
voce
.
-
Vi
aspetta
?
-
No
,
non
mi
aspetta
:
ma
mi
ha
chiamato
-
soggiunse
lui
amaramente
.
-
E
voi
obbedite
?
-
Obbedisco
sempre
.
Ella
mi
ha
detto
di
venir
qui
,
nell
'
estate
,
lasciandomi
senza
notizie
,
senza
lettere
,
senza
neppure
farmi
sapere
dove
viaggiava
:
e
sono
stato
qui
,
tre
mesi
per
obbedirla
.
-
Ah
,
va
bene
,
ho
inteso
-
ella
disse
,
senz
'
altro
.
-
Adesso
mi
scrive
due
parole
,
dicendomi
di
raggiungerla
,
dandomi
il
suo
indirizzo
:
e
io
parto
,
io
attraverso
l
'
Europa
,
vado
dove
ella
è
,
poichè
questo
,
capite
,
è
il
mio
destino
.
-
Essa
vi
ama
?
-
No
.
-
Non
vi
ama
?
-
No
,
niente
.
-
Non
vi
ha
amato
?
-
Mai
.
-
Nè
avete
speranza
?
-
Nessuna
.
-
Ma
perchè
non
vi
ama
?
-
Perchè
vie
della
gente
che
non
ama
mai
,
Luisa
-
gridò
lui
,
subitamente
esaltato
.
-
È
vero
,
è
vero
-
ella
rispose
,
vagamente
.
-
Vi
è
molta
gente
che
non
ama
ed
è
forse
felice
.
-
Forse
.
-
Ma
perchè
vi
chiama
?
-
Perchè
le
fa
piacere
di
avere
un
servo
.
Un
lugubre
silenzio
si
fece
intorno
:
le
due
vittime
si
guardarono
,
smorte
dello
stesso
pallore
,
esauste
dallo
stesso
morbo
morale
;
e
fu
lei
che
per
la
prima
,
con
una
infinita
dolcezza
,
gli
disse
:
-
Voi
siete
come
me
.
-
Come
voi
-
mormorò
l
'
uomo
forte
,
l
'
uomo
scettico
,
umilmente
,
dolentemente
.
Niente
altro
.
Ella
si
sollevò
dalla
sedia
,
rimase
ritta
davanti
alla
scrivania
.
-
Adesso
me
ne
vado
;
buona
sera
.
-
Ve
ne
andate
?
-
chiese
lui
,
un
po
'
affannoso
.
-
Sì
,
sì
,
me
ne
vado
;
buona
sera
,
Massimo
.
-
Restate
ancora
un
poco
-
balbettò
lui
.
-
Ditemi
....
-
Noi
ci
siamo
detto
tutto
:
non
vi
è
nulla
nel
vostro
cuore
che
io
non
sappia
:
voi
sapete
tutto
del
mio
,
non
vi
è
più
nulla
,
più
nulla
;
buona
sera
.
-
Ma
che
farete
?
-
egli
disse
.
-
Voglio
sapere
che
farete
!
-
Niente
-
disse
lei
,
voltandosi
,
facendo
un
gesto
largo
con
le
braccia
.
-
Niente
.
-
Non
ci
possiamo
lasciare
così
-
disse
lui
,
tutto
agitato
.
-
Restate
....
-
Sarebbe
inutile
.
Non
dovete
voi
andare
?
-
Sì
.
-
E
io
debbo
restare
.
Addio
,
Massimo
.
-
Addio
,
Luisa
.
Ella
se
ne
andò
senza
voltarsi
,
un
po
'
curva
,
ombra
tacita
e
dolente
.
Egli
la
vide
sparire
:
udì
aprire
e
chiudere
due
porte
.
E
pensando
che
in
quel
minuto
,
rientrata
nella
sua
casa
deserta
,
sola
col
suo
dolore
,
ella
piangeva
come
tutte
le
misere
creature
umane
,
lui
,
misera
umana
creatura
piegò
il
capo
,
nel
silenzio
,
nella
solitudine
,
nel
dolore
e
pianse
,
di
pietà
,
di
rimpianto
,
su
Luisa
,
su
Massimo
.
FINE
.
Narrativa ,
I
.
La
prima
volta
che
Cesare
Lascaris
entrò
in
casa
delle
due
sorelle
,
il
cielo
sfarfallava
di
lampi
infaticabili
a
levante
e
a
ponente
,
come
per
un
'
alternativa
di
colori
liquefatti
e
largamente
diffusi
sopra
una
cupola
immensa
.
Roberta
era
stata
ripresa
dal
suo
male
.
Una
leggera
spuma
rosea
le
era
sgorgata
dalla
bocca
,
mentre
innanzi
alla
finestra
seguiva
col
binocolo
un
vapore
,
che
all
'
ultima
linea
delle
acque
passava
sotto
il
tumulto
dei
lampi
,
sotto
il
cumulo
più
nero
delle
nubi
.
Aveva
deposto
sùbito
il
cannocchiale
,
e
volgendosi
a
Emilia
con
la
pezzuola
umida
di
sangue
,
aveva
detto
:
-
Ecco
!
-
rispondendo
alla
sorda
inquietudine
,
che
dalla
prima
comparsa
del
morbo
le
aveva
confitto
gli
artigli
nel
cuore
.
Il
giorno
,
levatosi
per
le
due
giovani
tranquillo
come
gli
altri
,
divenne
repentinamente
funebre
;
l
'
uragano
addensato
fuori
,
parve
ad
ambedue
il
quadro
naturale
in
cui
il
dramma
doveva
svolgersi
,
e
l
'
aria
pregna
di
correnti
elettriche
,
solcata
dalle
luci
minacciose
,
le
avvolse
e
le
fece
vibrare
di
spavento
.
L
'
Implacabile
risorgeva
.
Avevan
voluto
dimenticarla
,
fuggendo
dalla
città
,
aspirando
i
germi
vitali
nel
paesello
ligure
inapprezzato
dal
capriccio
misterioso
della
folla
.
Tutto
della
loro
vita
era
stato
tacitamente
disposto
per
raggiungere
quell
'
oblio
.
Scorrevano
ogni
giorno
lungo
tempo
sulle
rocce
più
inoltrate
nel
mare
,
fin
dove
l
'
onda
s
'
accartocciava
ribollendo
passeggiavano
adagio
,
metodicamente
verso
il
crepuscolo
,
dov
'
era
men
facile
incontrare
i
carri
,
che
sollevavano
nugoli
di
polvere
;
la
villetta
era
aperta
sempre
a
finestrate
di
sole
,
a
fiumi
d
'
aria
pura
.
Roberta
seguiva
i
consigli
dei
medici
,
ed
Emilia
si
studiava
d
'
allontanarle
ogni
causa
di
malcontento
.
Se
si
fissavan
negli
occhi
per
leggervi
il
medesimo
pensiero
inconfessato
,
gli
occhi
tentavan
sùbito
d
'
esprimere
pensieri
frivoli
e
pieni
d
'
avvenire
.
Il
male
sembrava
cosa
antica
,
pessimo
sogno
pessimamente
interpretato
dagli
uomini
della
scienza
.
Guardavano
innanzi
a
sè
,
lasciandosi
addietro
il
ricordo
della
malattia
breve
e
furiosa
,
cui
Roberta
s
'
era
sottratta
per
una
generosità
de
'
suoi
diciannove
anni
.
E
l
'
Implacabile
risorgeva
;
e
quella
spuma
sanguigna
voleva
dire
la
Morte
,
e
quei
colpi
di
tosse
che
riprendevano
,
erano
la
Morte
,
e
tutto
;
era
la
Morte
,
la
Morte
,
la
Morte
nel
giorno
denso
di
luci
minacciose
,
divenuto
il
primo
periodo
d
'
un
dramma
del
quale
s
'
ignoravano
gli
episodii
futuri
e
s
'
intuiva
la
fine
.
-
Non
spaventarti
,
-
disse
Emilia
con
la
voce
tronca
.
-
Non
è
nulla
....
Sai
che
non
può
essere
nulla
....
Mando
a
chiamare
il
medico
...
Roberta
era
caduta
sul
divano
,
e
nell
'
ombra
dell
'
angolo
si
vedevan
l
'
abito
turchino
a
merletti
bianchi
,
il
volto
cereo
ed
ovale
.
Le
braccia
erano
abbandonate
lungo
il
corpo
.
Sotto
l
'
atteggiamento
incerto
,
covava
il
terrore
di
chi
aspetta
un
nuovo
segno
infallibile
:
ella
attendeva
un
altro
colpo
di
tosse
,
un
rigurgito
di
sangue
,
la
rottura
d
'
una
arteria
,
che
la
soffocasse
in
un
lago
di
sangue
;
poichè
nessuno
meglio
di
lei
conosceva
tutte
le
possibilità
spaventose
d
'
una
soluzione
certa
.
-
Sùbito
dal
medico
;
venga
sùbito
;
lasci
qualunque
cosa
....
Hai
capito
?
-
ordinò
Emilia
alla
cameriera
accorsa
.
-
Sùbito
,
sùbito
,
sùbito
....
Vuoi
andare
a
letto
,
Roberta
?
Ti
aiuterò
'
io
....
Fatti
coraggio
....
E
mentre
parlava
riprendendo
il
suo
posto
innanzi
alla
sciagura
,
si
irrigidiva
per
resistere
alla
tentazione
di
fuggire
,
mandando
grida
laceranti
....
Piegarsi
,
prosternarsi
brutalmente
alla
fatalità
,
piangere
fino
al
torpore
e
sentire
il
tempo
uguale
,
infinito
,
passare
su
di
lei
e
sopra
le
cose
,
doveva
essere
una
voluttà
divina
.
Ella
non
era
creata
per
tener
fronte
alle
avversità
:
con
la
morte
del
marito
dopo
un
anno
di
matrimonio
e
con
la
prima
malattia
di
Roberta
,
due
volte
una
ribellione
di
inerzia
era
nata
in
lei
;
il
bisogno
di
sfuggire
a
sè
medesima
e
all
'
azione
,
era
divampato
così
furibondo
,
che
le
era
avvenuto
d
'
inginocchiarsi
a
pregare
perchè
fosse
mutata
in
una
statua
dal
gesto
eterno
,
dalla
insensibilità
eterna
....
Ma
si
riprese
per
quello
stesso
spirito
di
rivolta
,
il
quale
d
'
ora
in
ora
aveva
forme
così
diverse
;
allungò
le
mani
alla
sorella
e
l
'
aiutò
ad
alzarsi
,
riuscendo
a
sorriderle
.
Sulla
soglia
della
sua
camera
,
Roberta
si
arrestò
un
istante
sotto
un
nuovo
attacco
del
male
;
il
fazzoletto
si
arrossò
,
una
sottil
bava
sanguigna
le
scese
lungo
la
connessura
delle
labbra
,
si
ruppe
....
Allora
,
sciogliendosi
dalle
mani
d
'
Emilia
,
la
fanciulla
corse
al
letto
,
strappò
gli
abiti
,
slacciò
i
cordoni
delle
sottovesti
,
gettò
ogni
cosa
a
terra
,
fu
pronta
,
e
si
ricoverò
tra
le
coltri
,
dicendo
febbrilmente
:
-
Vedi
,
che
è
proprio
il
male
?
Vedi
,
che
bisogna
morire
?
...
Non
parlare
,
hai
capito
?
Non
dir
nulla
....
Il
medico
,
non
lo
voglio
....
Va
via
,
anche
tu
....
Emilia
rimase
in
piedi
presso
il
letto
,
fisicamenta
assorta
nei
romori
della
tempesta
,
che
dalle
sbarre
delle
gelosie
proiettava
il
suo
livido
ghigno
nella
camera
.
Così
,
spoglia
d
'
ogni
attraenza
materiale
degli
abiti
,
Roberta
era
l
'
ammalata
.
Sotto
l
'
epidermide
bianca
,
una
miriade
di
piccoli
punti
rossi
,
qua
diffusi
e
là
raccolti
in
nucleo
,
segnava
la
persistenza
del
morbo
;
il
seno
,
questa
gloria
incomparabile
del
sesso
e
della
giovanezza
,
era
crivellato
dai
nuclei
rossastri
e
s
'
affondava
,
invece
di
protendersi
esuberante
....
Di
quel
corpo
virgineo
avvolto
fra
le
lenzuola
,
non
rimaneva
attenta
,
vivente
,
perspicace
,
se
non
la
testa
coi
capelli
biondi
e
disordinati
;
ma
ancòra
sotto
la
pelle
della
fronte
e
sulle
guance
,
comparivano
le
piccole
macchie
rosse
incancellabili
.
Gli
occhi
erano
d
'
un
azzurro
vitreo
,
le
labbra
tumide
,
i
denti
bianchissimi
,
il
profilo
netto
e
puro
,
quasi
ellenico
.
Il
resto
delle
sue
forme
non
aveva
linea
e
valore
,
se
non
corretto
dalle
mani
scaltre
delle
cucitrici
e
lusingato
dai
colori
festevoli
o
ingenui
delle
stoffe
.
Per
la
camera
semioscura
aleggiava
un
profumo
indefinito
d
'
acque
odorose
;
i
mobili
modesti
delle
case
d
'
affitto
variamente
ricoperti
e
senza
stile
,
parevano
l
'
avanzo
di
diversi
addobbi
;
il
letto
solo
in
mogano
lucidissimo
era
elegante
e
nuovo
.
Sui
tavolini
,
sui
divani
,
s
'
ammucchiavano
i
libri
rilegati
o
sciolti
,
una
collezione
di
romanzi
,
da
Walter
Scott
agli
ultimi
autori
russi
,
che
Roberta
leggeva
senza
posa
e
senza
scelta
,
fino
ad
averne
l
'
emicrania
.
Ella
era
ancòra
la
fanciulla
tipica
,
angariata
e
deliziata
dai
sogni
un
po
'
umoristici
del
romanticismo
;
si
costruiva
in
testa
una
favola
di
principi
e
di
re
,
si
assegnava
una
parte
nella
favola
,
mutava
e
rimutava
gli
episodii
,
vivendo
,
con
qualche
residuo
dei
preconcetti
acquei
di
collegio
,
in
assoluto
ritardo
,
in
voluta
contraddizione
con
tutto
quanto
era
vita
intorno
a
lei
.
Emilia
,
seduta
a
fianco
del
letto
,
tenendo
fra
le
sue
una
mano
di
Roberta
,
stava
sempre
attenta
ai
romori
esterni
,
poichè
nella
camera
era
piombato
un
silenzio
di
malattia
,
che
la
riconduceva
a
dieci
mesi
prima
,
richiamando
a
galla
i
terrori
,
le
stanchezze
,
le
disperazioni
di
quei
giorni
.
Fuori
,
a
levante
e
a
ponente
,
i
lampi
gareggiavano
;
sulla
casa
il
tuono
si
trascinava
con
lunga
eco
;
di
momento
in
momento
,
la
camera
era
infiammata
da
una
vampa
lividiccia
,
cui
seguiva
il
crepitio
secco
d
'
una
scarica
elettrica
.
Roberta
si
drizzava
a
sedere
,
guardava
Emilia
negli
occhi
,
e
ricadeva
sui
guanciali
.
In
quei
passaggi
di
pesante
angoscia
,
esse
comprendevano
,
o
chiaramente
o
vagamente
,
che
nè
per
loro
nè
per
altri
la
vita
non
aveva
indulgenze
,
che
i
benigni
non
esistevano
,
e
che
la
lotta
non
era
solo
in
grandi
giorni
di
battaglia
,
ma
in
tutti
i
meschini
giorni
dell
'
anno
,
in
tutte
le
piccole
ore
del
giorno
.
-
È
finito
?
-
disse
Roberta
ansiosa
.
-
Guarda
se
è
finito
....
Mi
fa
così
male
...
Emilia
andò
a
guardare
,
socchiudendo
le
imposte
.
Per
quanto
si
vedeva
da
quella
finestra
sul
fianco
della
casa
,
l
'
uragano
pareva
cominciasse
allora
.
Il
monte
di
Santa
Croce
era
fosco
sotto
le
proiezioni
oscure
della
nuvolaglia
,
e
la
collana
d
'
uliveti
che
ne
discendeva
e
si
propagava
sul
versante
,
aveva
preso
il
colore
sinistro
e
scialbo
dei
giorni
di
tempesta
.
Le
case
a
tinte
vive
,
secondo
il
concetto
degli
antichi
marinai
,
i
quali
da
lontano
volevano
riconoscerle
e
salutarle
,
aspettavano
silenziose
la
cavalcata
delle
nubi
,
illuminandosi
al
riflesso
dei
lampi
....
E
a
un
tratto
,
per
la
violenza
del
tuono
,
le
nuvole
si
spalancarono
come
porte
gigantesche
e
mostrarono
il
fulmine
ricurvo
,
dorato
,
arme
classica
e
divina
,
che
si
sfoderò
precipitando
dietro
la
montagna
....
Susseguì
il
vento
,
la
pioggia
sferzò
,
ora
verticale
,
ora
a
sghimbescio
,
a
capriccio
del
vento
,
e
l
'
uragano
si
stabilì
sopra
il
paese
.
-
Siamo
alla
fine
,
-
rispose
Emilia
,
accostando
le
gelosie
.
-
Come
stai
,
cara
?
Va
meglio
?
La
sorella
teneva
le
palpebre
calate
e
sul
volto
le
era
scesa
una
maschera
di
sublime
indifferenza
per
ogni
cosa
mortale
.
-
Vuoi
dormire
?
-
soggiunse
Emilia
con
voce
più
cauta
.
Roberta
scosse
un
poco
la
testa
;
ad
occhi
chiusi
sembrava
assorta
nell
'
ascolto
del
male
,
-
dava
tregua
o
saliva
di
grado
in
grado
senza
ostacoli
?
-
e
il
mutismo
d
'
una
rassegnazione
interamente
fisica
le
aveva
invaso
l
'
anima
.
Emilia
,
rimasta
a
guardarla
,
fece
un
gesto
perduto
,
a
sgombrar
le
visioni
di
certezza
che
andavano
stringendola
intorno
.
Con
le
mani
serrate
,
immobile
a
'
piedi
del
letto
,
ella
pensava
alla
morte
prossima
;
sua
sorella
doveva
morire
,
forse
quello
stesso
giorno
,
soffocata
dal
sangue
rigurgitante
nelle
caverne
dei
polmoni
.
La
fantasia
,
rinforzata
dalla
meccanica
dei
racconti
uditi
e
delle
memorie
,
dipingeva
l
'
avvenimento
,
a
grandi
tratti
prima
,
e
poi
ne
'
particolari
più
minuti
e
dolorosi
:
la
donna
si
sentiva
già
piangere
e
mormorare
le
parole
profonde
,
dissennate
,
che
echeggiano
inutilmente
nelle
case
tragiche
per
la
morte
.
Aveva
gli
occhi
fissi
al
letto
,
e
lo
vedeva
vuoto
.
-
Vuoi
il
ghiaccio
?
Devo
prepararlo
?
-
ella
domandò
,
scuotendosi
e
avvicinandosi
.
Ma
a
quel
ricordo
della
malattia
antica
,
Roberta
alzò
faticosamente
le
palpebre
e
negò
con
la
testa
.
Emilia
le
toccò
il
polso
,
la
fronte
,
le
tempia
.
-
È
fresca
;
non
ha
febbre
.
Non
ha
mai
febbre
,
-
mormorò
,
quasi
parlasse
con
le
visioni
di
certezza
ch
'
erano
intorno
.
-
È
la
febbre
,
da
temersi
.
L
'
altra
volta
l
'
aveva
,
ed
è
stata
così
male
.
Oggi
non
ha
febbre
;
è
fresca
....
E
se
avesse
obbedito
all
'
istinto
,
avrebbe
seguitato
,
gestendo
contro
le
ombre
del
terrore
:
"
-
Capite
,
capite
,
che
non
può
morire
?
Si
salverà
pure
questa
volta
;
continueremo
la
nostra
via
,
l
'
una
a
fianco
dell
'
altra
,
come
ci
siamo
promesso
.
"
.
Non
era
passata
un
'
ora
dalla
ricomparsa
della
malattia
,
ed
Emilia
aveva
già
smarrito
ogni
senso
della
vita
abituale
,
quasi
soffrisse
da
mesi
,
da
anni
.
La
mattinata
semplice
e
monotona
s
'
era
dispersa
tra
le
memorie
bianche
;
la
giovane
ritrovava
in
sè
medesima
lo
stato
un
po
'
febbrile
,
l
'
espressione
laconica
,
il
gesto
attivo
e
silenzioso
dei
momenti
solenni
.
-
Roberta
,
-
disse
con
l
'
inesorabile
ostinazione
della
paura
,
-
stai
meglio
?
Vuoi
riposare
?
L
'
ammalata
sbarrò
gli
occhi
cercando
per
la
camera
:
vide
la
sorella
a
'
piedi
del
letto
e
la
fissò
a
lungo
,
ancòra
con
l
'
indifferenza
serena
di
chi
è
già
per
altre
vie
lontane
e
mute
.
Poi
,
senza
tosse
,
senza
fremiti
,
recò
alle
labbia
la
pezzuola
,
e
l
'
arrossò
ampiamente
.
-
Dio
!
-
esclamò
Emilia
,
accorrendo
a
sostenerla
.
Il
sangue
sgorgava
,
non
più
roseo
ma
purpureo
,
una
fontana
vitale
entro
la
catinella
che
Emilia
teneva
con
una
mano
.
-
Coraggio
,
cara
,
fatti
coraggio
,
-
susurrò
Emilia
.
-
È
una
crisi
momentanea
,
lo
sai
....
Il
sangue
sgorgava
,
e
le
due
sorelle
s
'
erano
avvinghiate
intorno
al
busto
tenacemente
,
guardando
quella
vita
liquida
,
quella
morte
liquida
,
cui
alcuna
scienza
umana
non
avrebbe
potuto
arrestare
.
Emilia
era
curva
sotto
un
peso
invisibile
;
Roberta
non
dava
segno
di
terrore
,
ma
stava
rigida
nell
'
attesa
fredda
e
spaventevole
,
ritrovata
fra
le
abitudini
delle
sue
sofferenze
.
La
crisi
cessò
,
il
sangue
ristette
.
-
Ti
porterò
il
ghiaccio
,
-
disse
Emilia
,
posando
la
catinella
insanguinata
-
Il
ghiaccio
ti
guarisce
,
non
è
vero
?
Ma
non
appena
uscita
dalla
camera
,
traversando
il
gran
salotto
centrale
,
Emilia
s
'
aggrappò
a
un
mobile
.
Libera
di
naufragare
nella
disperazione
ampia
,
senza
difese
,
ella
vedeva
immancabilmente
certa
la
soluzione
;
era
destinata
a
seguitar
tutta
sola
la
sua
strada
,
poichè
la
compagna
le
sarebbe
caduta
al
fianco
fra
breve
.
E
per
una
satanica
raffinatezza
della
fantasia
,
una
folla
di
episodii
rosei
le
corse
incontro
;
e
per
malvagia
associazione
d
'
idee
,
ella
ricordò
alcune
pagine
lette
sbadatamente
o
alcuni
discorsi
distrattamente
ascoltati
sulla
legge
di
selezione
,
sulla
matematica
necessità
della
morte
precoce
....
La
fanciulla
era
senza
dubbio
inadatta
a
sostenere
gli
attriti
dell
'
esistenza
,
e
portava
in
sè
le
mortali
ferite
d
'
una
vecchia
razza
esausta
.
Ella
pareva
essere
stata
concepita
in
una
notte
di
nevrosi
,
per
un
desiderio
fiacco
e
metodico
:
imperfetta
opera
di
due
creature
incatenate
da
vincoli
legali
e
fittizii
,
Roberta
aveva
già
troppo
resistito
alle
raffiche
forti
e
alle
acute
brezze
micidiali
;
poichè
,
prima
di
lei
,
i
fratelli
erano
stati
travolti
,
e
dopo
lei
,
Emilia
sola
aveva
rievocato
il
buon
tipo
originario
;
e
dopo
Emilia
,
i
fratelli
di
nuovo
erano
tutti
scomparsi
in
piccola
età
.
Ora
,
cotesta
differenza
di
nervi
,
di
muscoli
,
di
forze
,
aveva
più
volte
in
Emilia
risvegliato
l
'
antipatia
latente
dei
sani
per
i
malati
,
l
'
antipatia
bruta
d
'
un
corpo
vivido
e
fresco
per
un
corpo
fradicio
e
passo
.
"
Tu
ti
leghi
a
un
mostro
,
-
le
susurrava
lo
spirito
loico
.
-
I
tuoi
sforzi
non
serviranno
se
non
a
prolungare
un
'
agonia
e
a
trasmetterti
i
germi
,
dai
quali
per
maraviglia
di
natura
ti
sei
salvata
.
"
E
alla
sentenza
,
che
sembrava
macabramente
scritta
con
le
ossa
d
'
uno
scheletro
sulla
via
sperduta
dell
'
avvenire
,
tosto
succedeva
la
reazione
generosa
,
esagerata
;
e
per
punirsene
,
Emilia
avrebbe
dato
intera
l
'
esistenza
propria
,
e
contratto
volonterosamente
i
germi
della
malattia
atroce
.
Poichè
il
sordo
antagonismo
non
giaceva
soltanto
in
fondo
alla
sua
coscienza
;
ma
con
disperata
tristezza
erasi
dovuta
persuadere
che
anche
nell
'
anima
di
Roberta
andava
cristallizzandosi
un
rancore
quasi
animale
contro
la
sanità
e
la
procacità
inconscia
di
lei
,
contro
il
suo
avvenire
,
contro
la
facoltà
di
goder
le
gioie
,
cui
ella
,
Roberta
,
non
avrebbe
avvicinato
mai
....
Certi
misteriosi
allontanamenti
,
certi
risvegli
di
violenta
simpatia
,
nei
quali
la
fanciulla
soffocava
una
voce
imperiosa
e
sconsigliata
,
avevano
quella
sola
spiegazione
.
Mai
come
quando
le
due
sorelle
si
gettavano
una
nelle
braccia
dell
'
altra
,
mai
come
allora
eran
così
fresche
reduci
dall
'
odio
,
mai
come
allora
avevan
sentito
passar
sulle
reni
una
cosa
viscida
e
molle
,
che
si
chiama
ribrezzo
.
Anche
in
quel
giorno
in
cui
lo
spavento
rinasceva
con
la
tenera
sollecitudine
,
l
'
istinto
oscuro
aveva
arrestato
Emilia
,
uscita
appena
dalla
camera
di
Roberta
:
"
Perchè
ti
affatichi
?
-
le
fischiava
all
'
orecchio
.
-
L
'
ha
detto
ella
stessa
:
il
suo
male
ritorna
e
bisogna
ch
'
ella
muoia
.
Vuoi
contrastare
il
passo
a
una
legge
sovrumana
?
"
Una
scampanellata
la
richiamò
interamente
;
doveva
essere
il
dottor
Noli
,
il
medico
del
paese
,
che
con
l
'
esperienza
di
chi
ha
visto
innumerevoli
casi
d
'
una
stessa
malattia
,
aveva
fortificato
,
la
sua
teorica
mediocre
.
Emilia
andò
ella
medesima
ad
aprire
;
la
mano
tremava
d
'
impazienza
,
volgendo
due
volte
la
chiave
nella
toppa
,
Sul
ripiano
stavano
la
cameriera
e
un
uomo
,
che
Emilia
non
ravvisò
sùbito
.
-
Il
medico
non
c
'
era
,
-
disse
la
domestica
.
-
È
andato
a
Genova
;
mi
hanno
indicato
il
signore
;
è
medico
anch
'
egli
e
si
trova
qui
per
i
bagni
.
Ho
pregato
lui
di
accorrere
;
non
voleva
,
ma
l
'
ho
persuaso
,
perchè
il
dottor
Noli
non
tornerà
fino
a
domani
....
Ho
fatto
bene
?
Le
pare
?
...
Mentre
parlava
la
cameriera
,
Emilia
aveva
dato
il
passo
all
'
uomo
.
Cesare
Lascaris
entrò
,
mormorando
un
saluto
.
Emilia
gli
gettò
uno
sguardo
:
era
alto
,
elegante
,
bruno
in
viso
;
dimostrava
alcuni
anni
più
dei
trenta
.
La
giovane
lo
conosceva
per
averlo
visto
in
paese
qualche
volta
.
-
È
dottore
,
lei
?
-
gli
domandò
bruscamente
,
guardandolo
dritto
in
faccia
.
-
Perchè
non
sta
a
Genova
?
Come
può
essere
qui
in
ozio
,
se
è
dottore
?
...
Si
tratta
della
vita
di
mia
sorella
....
Cesare
Lascaris
consegnò
l
'
ombrello
gocciolante
alla
domestica
,
e
sorrise
tranquillo
.
-
Se
si
tratta
d
'
un
caso
grave
,
sarà
forse
inutile
perder
tempo
in
spiegazioni
che
darò
dopo
,
-
rispose
.
-
Non
appena
giungerà
l
'
amico
mio
dottor
Noli
,
gli
cederò
il
posto
;
ma
intanto
,
se
si
tratta
d
'
un
caso
grave
...
Si
fermò
,
annoiato
di
dover
ripetersi
,
della
diffidenza
che
l
'
accoglieva
,
della
penombra
che
le
imposte
chiuse
stendevano
nel
salotto
e
che
gl
'
impediva
di
veder
bene
in
volto
la
sua
nemica
;
ma
l
'
abitudine
gli
smorzò
sùbito
la
voce
un
po
'
vibrante
.
-
S
'
accomodi
,
-
offerse
Emilia
,
vergognosa
del
primo
impeto
.
-
Mia
sorella
ha
avuto
stamane
uno
sbocco
di
sangue
....
Allora
,
innanzi
di
passar
nella
camera
dell
'
ammalata
,
Cesare
Lascaris
propose
una
serie
di
domande
imbarazzanti
su
Roberta
,
mentre
Emilia
a
testa
bassa
di
fronte
a
lui
rispondeva
precisa
e
chiara
,
con
una
mal
celata
animosità
contro
l
'
uomo
,
il
quale
aveva
diritto
a
conoscere
ogni
fatto
intimo
della
vita
fisica
d
'
una
vergine
.
II
.
Uno
scoglio
scabro
crivellato
dalle
trafitte
secolari
dei
marosi
,
si
tuffava
nel
mare
ardendo
sotto
il
sole
:
era
uno
scoglio
grigio
,
su
cui
il
piede
s
'
incastrava
fra
le
spaccature
;
spesso
era
uno
scoglio
bruno
,
quando
la
spuma
crepitante
giungeva
a
superarlo
,
colando
ai
fianchi
in
piccoli
torrenti
lattei
.
Nella
cabina
drizzata
a
ridosso
delle
rocce
sovrastanti
alla
spiaggia
,
Emilia
vestì
l
'
abito
pel
mare
;
un
abito
tutto
candido
,
costellato
di
fioretti
d
'
oro
con
le
foglioline
d
'
oro
;
i
piccoli
piedi
ricoverati
nei
sandali
,
ella
tentò
studiosamente
lo
scoglio
che
li
afferrava
come
nel
pugno
d
'
un
innamorato
;
s
'
avanzò
,
cercò
il
proprio
riflesso
nell
'
onda
,
si
buttò
a
capofitto
,
sparve
,
riapparve
lontana
,
tagliando
con
le
braccia
nude
l
'
acqua
ritmicamente
.
L
'
acqua
!
Emilia
l
'
aveva
sempre
temuta
e
vi
si
abbandonava
con
un
piacere
non
privo
di
fremiti
....
L
'
acqua
che
poteva
essere
la
morte
,
l
'
onda
che
aveva
la
forza
di
dieci
leoni
scatenati
,
l
'
acqua
e
l
'
onda
l
'
attiravano
,
le
parlavano
,
la
cullavano
perfidamente
,
ed
Emilia
non
sapeva
se
un
giorno
non
si
sarebbero
chiuse
sopra
la
sua
testa
,
eternando
la
conquista
giovanile
.
Il
corpo
di
lei
,
peregrinando
nell
'
abisso
tra
le
gòrgoni
,
avrebbe
seguito
le
correnti
sotto
il
piano
del
mare
;
con
gli
occhi
spalancati
avrebbe
visto
gli
scafi
delle
navi
sommerse
,
i
resti
dei
naviganti
deformi
e
tentacolari
per
i
filamenti
delle
alghe
....
Laggiù
avevan
tomba
molti
cadaveri
d
'
uomini
e
di
donne
,
ancòra
paludati
dalle
vele
entro
le
barche
,
o
avviluppati
ancòra
tra
le
erbe
viscide
....
Ma
non
godevano
quiete
e
sentivano
la
vita
mostruosa
che
pullulava
intorno
a
loro
.
Pel
brivido
che
quei
pensieri
le
scandevano
sulle
reni
e
sugli
òmeri
,
Emilia
si
spinse
allo
scoglio
,
lo
risalì
,
e
in
un
accappatoio
bianco
dal
cappuccio
aguzzo
stette
a
guardare
la
superficie
maliarda
,
un
po
'
gonfia
all
'
orizzonte
.
Il
sole
violento
bruciava
lo
scoglio
e
la
spiaggia
;
la
donna
,
i
gomiti
sulle
ginocchia
e
la
testa
fra
le
mani
,
tornò
a
imbrancarsi
nel
gregge
silente
delle
sue
fantasie
,
delle
memorie
senza
forma
,
delle
sensazioni
vibrate
a
un
tratto
nel
cervello
,
le
quali
parevano
uscire
un
attimo
da
una
guaina
di
cose
vissute
.
Emilia
non
era
più
fanciulla
,
ma
era
stata
donna
per
così
poco
tempo
,
che
i
guanciali
del
suo
letto
avevan
dimenticato
l
'
impronta
d
'
una
testa
maschile
e
la
luce
del
suo
corpo
risplendeva
nell
'
alcova
deserta
.
Era
vedova
da
due
anni
;
ma
il
desiderio
di
chiudere
la
solitudine
dell
'
anima
le
faceva
sembrar
quel
tempo
assai
lontano
.
Aveva
gli
occhi
grigi
;
i
capelli
neri
avvolti
intorno
alla
testa
e
attorti
presso
le
orecchie
,
davano
qualche
riflesso
d
'
acciaio
.
Ella
entrava
sola
nel
talamo
e
sola
riposava
.
Le
era
avvenuto
forse
di
svegliarsi
nella
notte
e
d
'
irritarsi
per
uno
di
quegli
arguti
sogni
,
che
non
lascian
tregua
,
popolano
la
mente
di
fiamme
,
soffiano
sulle
carni
;
le
era
avvenuto
forse
di
stendere
le
braccia
disperatamente
nell
'
ombra
,
e
di
piegarsi
ad
arco
sotto
lo
spasimo
del
sogno
che
sfiora
e
sfugge
....
Ma
giungeva
l
'
alba
a
quietarla
,
e
il
torpore
invece
del
sonno
....
Si
guardava
nello
specchio
al
mattino
,
e
vedeva
sotto
gli
occhi
puri
un
livido
cerchio
.
Anch
'
ella
navigava
per
un
ampio
oceano
di
dubbii
;
non
aveva
mai
trovato
chi
la
guardasse
senza
invidia
o
senza
libidine
;
stupita
che
tutto
ponesse
capo
all
'
odio
o
all
'
amore
,
avrebbe
voluto
un
senso
nuovo
e
tranquillo
.
I
suoi
pensieri
sfilavano
come
una
torma
di
volpi
azzurre
sul
disco
bianco
della
luna
;
si
disperdevano
,
s
'
interrompevano
,
riprendevano
tutto
il
giorno
fra
lo
svolgersi
isocrono
d
'
una
vita
femminile
incapace
a
mutar
l
'
avvenire
con
la
sola
forza
della
propria
volontà
.
Emilia
era
votata
al
destino
,
tremendo
nella
sua
indomabile
dolcezza
,
che
aspetta
la
donna
,
bella
e
giovane
.
Nessuno
avrebbe
potuto
dubitarne
;
un
altro
uomo
sarebbe
arrivato
a
conquistarla
poichè
era
giovane
e
bella
.
Doveva
vivere
le
delizie
meschine
dell
'
amore
;
traversare
le
foreste
millenarie
della
passione
,
che
tutte
le
donne
pari
a
lei
hanno
traversato
.
Ella
non
possedeva
memorie
d
'
amore
,
le
quali
non
fossero
anche
ricordi
di
morte
.
Se
si
chiedeva
chi
l
'
aveva
baciata
,
si
rispondeva
che
chi
l
'
aveva
baciata
era
morto
,
lasciando
la
sua
giovanezza
in
mezzo
a
un
cumulo
di
rovine
;
una
chiara
fonte
in
un
parco
abbandonato
.
Ma
da
qualche
tempo
i
sogni
molestavano
la
sua
alcova
deserta
,
e
anche
sotto
la
selvaggia
prepotenza
della
luce
diurna
,
Emilia
avrebbe
potuto
stendere
le
braccia
e
sentir
fuggire
nell
'
aria
i
fantasmi
quasi
afferrabili
,
divenutile
crudelmente
familiari
.
Il
corpo
roseo
tra
la
pelurie
bianca
dell
'
accappatoio
sembrava
chiamar
quei
fantasmi
,
nascenti
dalla
mollizie
del
bagno
,
ridenti
nel
gorgogliare
delle
acque
,
un
istante
prima
così
funeste
e
minacciose
.
Era
la
vita
,
l
'
anima
incoercibile
della
giovanezza
,
da
cui
i
raggi
si
espandevano
con
lunga
chioma
di
luce
;
sciogliendo
l
'
accappatoio
per
rivestire
l
'
abito
da
passeggio
,
tutto
il
fulgore
delle
membra
prorompeva
,
saliva
,
stupiva
ella
medesima
....
Quante
volte
non
aveva
sentito
che
la
dimane
era
certa
,
e
la
dissoluzione
aspettava
ogni
sua
grazia
mortale
,
così
gelosamente
ornata
di
cure
assidue
?
Ma
il
giorno
era
pigro
,
lentissimo
,
in
quella
campagna
marina
.
Dal
sorgere
del
sole
al
calar
della
luna
sembravano
passare
dei
secoli
;
dal
frinire
delle
cicale
al
gracchiar
delle
rane
,
era
un
giorno
e
un
'
epopea
di
sensazioni
.
Il
mare
solo
,
il
cielo
solo
bastavano
per
una
sfilata
gigantesca
di
spiriti
senza
nome
.
La
folla
aveva
dimenticato
il
piccolo
paese
.
Non
v
'
erano
alberghi
:
visto
dal
mare
era
un
gruppo
e
una
distesa
d
'
edifici
spinti
fino
all
'
ultimo
limite
della
terra
,
ove
l
'
acqua
spaziava
o
si
drizzava
nella
furia
delle
tempeste
.
Dietro
il
vivente
ammasso
di
case
si
snodava
la
strada
,
che
dall
'
altro
lato
,
verso
le
colline
,
aveva
alcune
ville
non
illustri
,
coi
giardini
grigi
per
il
predominio
degli
ulivi
.
E
tutti
i
giorni
Emilia
tornava
,
dal
bagno
alla
villetta
,
ove
l
'
attendevano
Roberta
e
le
piccole
cose
le
quali
aiutano
a
precipitar
le
ore
:
un
libro
,
una
lettera
,
un
discorso
con
Roberta
appena
convalescente
,
una
passeggiata
per
le
camere
ombrose
.
Ma
,
breve
come
un
lampo
o
lungo
come
uno
spasimo
,
imperava
il
sogno
sognato
ad
occhi
aperti
sopra
una
poltrona
a
dondolo
;
e
le
due
sorelle
abbandonate
nelle
due
poltrone
,
sognavano
ad
occhi
aperti
con
le
mani
sulle
ginocchia
in
atteggiamento
da
idoli
insensibili
;
mentre
quel
tempo
precipitava
,
che
esse
dovevano
piangere
in
avvenire
per
l
'
ineffabile
attrattiva
delle
cose
perdute
.
Dì
sera
,
il
giardino
era
tutto
una
festa
;
certi
fiori
non
s
'
aprivano
se
non
nell
'
umidità
dell
'
ombra
,
ed
effondevano
un
odor
vellutato
,
un
odor
misterioso
di
notte
romantica
ed
antica
.
Fra
i
bassi
filari
degli
aranci
,
migliaia
di
lucciole
nottiludie
trescavano
,
vibrando
i
piccoli
lampi
verdognoli
,
alternando
la
loro
luce
così
,
da
sembrare
la
fosforescenza
delle
acque
sotto
i
raggi
di
luna
.
Erano
disposte
a
brevi
intervalli
sapienti
;
volavano
e
lampeggiavano
ad
intervalli
,
s
'
innalzavano
fin
sopra
la
casa
e
ritornavano
ai
filari
degli
alberelli
e
vibravano
la
luce
mite
,
che
bastava
a
inebbriarle
co
'
suoi
giuochi
puerili
.
Emilia
scendeva
nel
giardino
ad
aspirare
il
profumo
selvatico
delle
notti
serene
.
Coglieva
a
volo
nelle
mani
bianche
e
sottili
qualche
lucciola
sperduta
e
la
posava
tra
i
capelli
,
ridendo
in
su
,
verso
Roberta
che
guardava
dalla
finestra
.
I
cani
abbaiavano
invisibili
,
sui
colli
neri
;
i
palmizii
non
si
muovevano
per
alito
d
'
aria
;
il
silenzio
massimo
non
era
calato
per
anco
sulla
terra
,
ma
già
i
romori
s
'
affievolivano
a
grado
a
grado
.
In
breve
il
sonno
penetrava
negli
umili
edifizii
,
mentre
tutte
le
cose
non
umane
proseguivano
il
loro
ciclo
eterno
,
senza
fatica
.
Ma
innanzi
al
letto
,
Emilia
si
chiedeva
s
'
ella
pure
avrebbe
dormito
.
Le
pareva
che
inutilmente
la
sua
alcova
fosse
chiusa
:
qualcuno
vi
passeggiava
in
ispirito
ogni
sera
.
Inutilmente
celava
il
suo
corpo
sotto
vesti
senza
linee
:
qualcuno
l
'
aveva
già
posseduto
in
ispirito
e
conosceva
l
'
arco
mortifero
del
suo
braccio
,
ove
la
testa
dell
'
amante
avrebbe
riposato
presso
il
seno
.
Le
vecchie
regole
morali
che
avevano
fiancheggiate
la
sua
adolescenza
,
e
a
cui
Emilia
ricorreva
per
salvezza
,
si
rivelavano
goffe
come
una
processione
di
gesuiti
attraverso
a
una
folla
di
donna
scarlatte
.
Altre
volte
,
ogni
formula
imperativa
era
agevole
,
un
sentiero
diritto
per
una
campagna
senza
sterpi
;
ma
procedendo
,
a
poco
a
poco
la
strada
invasa
da
viluppi
d
'
erba
tenace
,
si
smarriva
in
una
palude
di
verde
sdrucciolo
.
E
le
idee
scarne
assolute
dei
tempi
rosei
mutavano
in
una
fuga
di
statue
,
a
cui
il
cuore
appendeva
corone
di
rimpianto
o
di
rimorso
....
Così
,
prima
che
sorgesse
il
dramma
,
la
giornata
simmetrica
si
dissolveva
nel
circolo
del
tempo
.
III
.
Mentre
Cesare
Lascaris
percorreva
la
strada
ineguale
,
a
piccole
salite
e
a
piccole
discese
,
tra
il
villaggio
e
Pieve
di
Sori
,
Emilia
comparve
ritornando
dal
bagno
,
per
un
viottolo
di
fianco
digradante
al
mare
.
Aveva
un
gaio
abito
lilla
,
e
camminava
con
passo
così
leggero
,
che
non
avrebbe
lasciato
orma
se
il
terriccio
fosse
stato
di
cera
liquefatta
.
Portava
alta
la
testa
,
un
po
'
indietro
;
fra
le
labbra
semichiuse
apparivano
i
denti
candidi
.
Ambedue
i
giovani
eran
diretti
verso
Pieve
,
a
una
passeggiata
;
da
parecchi
giorni
non
si
erano
visti
.
Emilia
gradì
l
'
offerta
d
'
accompagnarla
.
Imperava
dovunque
una
molle
rilassatezza
.
La
campagna
verde
,
a
sinistra
,
inturgidiva
sotto
il
calor
sensuale
;
oltre
la
strada
,
a
destra
,
il
mare
si
stendeva
ampio
;
e
tra
i
due
azzurri
cupi
del
cielo
e
delle
acque
,
una
vela
,
porporina
di
raggi
,
somigliava
a
una
svelta
lingua
di
fuoco
.
Era
uno
di
quei
giorni
frequenti
,
in
cui
la
complessa
vita
d
'
ogni
cosa
ha
una
solennità
d
'
indimenticabile
concordia
;
e
dagli
umili
ai
più
alti
gradi
della
scala
creativa
,
tutto
gioisce
d
'
un
benessere
il
quale
sembra
eterno
,
senza
possibilità
di
mutamenti
,
senza
ricordi
d
'
altri
stati
meno
giocondi
.
Nulla
rammentava
il
tempo
,
la
parabola
triste
,
la
decadenza
,
la
morte
;
era
nell
'
aria
una
galoppata
di
note
ilari
,
un
inno
d
'
oblio
e
d
'
impassibilità
quasi
non
crudele
per
ogni
miseria
.
Emilia
aperse
il
parasole
bianco
a
merletti
:
intorno
alla
testa
e
alle
spalle
,
le
sfolgorò
uno
scudo
rotondo
,
una
parma
di
luce
scintillante
.
Ella
sentiva
la
gioia
d
'
essere
tra
quella
pomposa
gioia
di
vita
;
Cesare
al
suo
fianco
,
ritraendosi
un
poco
,
la
studiava
furtivamente
.
Parlarono
,
sul
principio
,
di
cose
leggère
,
variazioni
di
temi
comuni
cui
era
troppo
difficile
sfuggire
in
quel
giorno
:
la
tranquillità
della
campagna
,
i
paragoni
tra
la
campagna
e
la
città
,
furono
i
temi
.
Poi
Emilia
parlò
di
sua
sorella
.
Percorrevano
allora
l
'
ultimo
tratto
di
strada
nelle
vicinanze
di
Pieve
;
a
destra
,
il
muricciuolo
di
riparo
era
finito
,
e
sul
pendio
scendente
alla
spiaggia
,
i
pini
marittimi
svelti
s
'
arrampicavano
,
chiudendo
tra
i
naturali
intercolunnii
le
trasparenti
chiazze
dell
'
acqua
cerulea
.
Emilia
,
di
tempo
in
tempo
,
guardava
Cesare
in
volto
,
ed
egli
vedeva
i
due
occhi
grigi
sotto
le
ale
delicate
delle
sopracciglia
fissarsi
in
lui
con
espressione
di
grande
fiducia
.
Molte
piccole
cose
significanti
erano
avvenute
,
da
quando
la
cameriera
di
Emilia
era
corsa
a
cercarlo
per
supplire
momentaneamente
il
dottor
Noli
al
letto
di
Roberta
.
Cesare
aveva
preso
vivo
interesse
alla
malattia
di
questa
,
aveva
confortato
Emilia
con
parole
d
'
amicizia
,
le
quali
eran
giunte
strane
e
inaspettate
a
lui
medesimo
;
e
allorchè
Roberta
s
'
era
infine
potuta
levare
,
l
'
opera
del
buon
dottor
Noli
era
parsa
alle
due
sorelle
ancor
meno
efficace
,
ancor
meno
provvidenziale
che
il
soccorso
opportuno
di
Cesare
.
E
,
-
fra
le
grandi
cose
,
-
dal
giorno
in
cui
la
malattia
aveva
fatto
la
sua
ricomparsa
,
qualche
legame
non
visibile
aveva
aggiogato
le
due
donne
alla
sorte
del
giovane
;
l
'
invitto
soffio
del
destino
aveva
sfiorato
le
tre
esistenze
.
-
Dunque
,
-
domandò
Emilia
,
acuendo
l
'
intensità
dello
sguardo
,
-
Ella
non
crede
mortale
la
malattia
di
Roberta
?
Fra
tanti
medici
consultati
,
non
uno
mi
ha
detto
chiaramente
si
trattasse
d
'
etisia
....
Se
fosse
altro
,
una
cosa
semplice
?
Non
è
possibile
?
Mi
dica
....
Cesare
pensava
all
'
immancabile
fatalità
che
tutti
quanti
sono
a
fianco
d
'
un
ammalato
s
'
ingannino
sull
'
importanza
e
sui
progressi
del
morbo
.
Il
bisogno
di
sperare
è
testardo
nell
'
uomo
;
e
Cesare
aveva
udito
parecchie
volte
i
consanguinei
negar
l
'
evidenza
,
e
gioire
del
miglioramento
che
precede
di
ventiquattr
'
ore
la
morte
.
-
È
possibile
,
senza
dubbio
,
-
egli
affermò
,
dopo
essersi
interrogato
e
risposto
che
non
aveva
alcun
motivo
a
mostrarsi
rudemente
sincero
.
-
La
signorina
Roberta
è
assai
giovane
,
e
,
oltre
questo
,
ogni
momento
s
'
incontrano
dei
casi
di
guarigione
spontanea
.
-
Non
è
vero
?
-
esclamò
Emilia
,
arrestandosi
un
attimo
.
-
Essa
è
uscita
dal
letto
,
passeggia
,
si
nutre
volontieri
;
sta
proprio
bene
....
Come
potrebbe
riammalarsi
?
...
Cesare
lanciò
alla
donna
uno
sguardo
non
visto
.
Quella
fede
assurda
,
quell
'
inganno
puerile
,
in
cui
Emilia
cadeva
,
pel
solo
indizio
che
i
moribondi
giacciono
a
letto
e
Roberta
era
in
piedi
,
commossero
l
'
uomo
,
il
quale
sapeva
l
'
avvenire
.
Trovò
dolce
essere
assurdo
a
sua
volta
e
negar
l
'
evidenza
,
come
una
sfida
al
domani
....
.
-
Non
dubiti
,
-
soggiunse
,
-
è
certo
che
altre
crisi
non
si
presenteranno
.
-
Anche
il
dottor
Noli
me
lo
ha
fatto
sperare
....
Sarebbe
così
terribile
!
-
mormorò
Emilia
,
rivedendo
con
la
memoria
la
giornata
di
sangue
.
-
Abbiamo
tanto
sofferto
,
l
'
ultima
volta
!
...
ed
io
ho
accolto
Lei
in
un
modo
abbastanza
strano
,
-
aggiunse
mentre
sorrideva
quasi
umilmente
.
Oh
sì
,
in
modo
strano
;
lo
pensava
anche
Cesare
,
il
quale
per
l
'
abitudine
di
ricercar
le
cause
,
da
qualche
tempo
andava
studiando
le
ragioni
che
lo
avevano
indotto
,
a
frequentare
la
casa
delle
due
sorelle
;
e
aveva
creduto
trovarne
una
,
nella
orgogliosa
necessità
di
farsi
ben
conoscere
,
di
mostrarsi
migliore
di
quanto
egli
non
fosse
,
poichè
ancòra
gli
stillava
nell
'
animo
la
ferita
dell
'
ingiusta
diffidenza
.
Ma
pronunziò
sùbito
alcune
frasi
comuni
,
per
rassicurare
Emilia
sulla
impressione
di
quella
accoglienza
;
ed
egli
stesso
in
fondo
all
'
animo
sentiva
una
curiosa
tenerezza
per
la
ruvidità
inabituale
,
che
la
donna
aveva
mostrato
nel
terribile
giorno
di
paura
e
di
sollecitudine
.
-
Roberta
è
tutta
la
mia
vita
,
-
ella
disse
.
-
Quando
non
vi
fossero
tra
me
e
lei
così
stretti
vincoli
di
parentela
,
basterebbe
la
delicatezza
della
sua
salute
per
rendermela
cara
,
preziosa
....
Per
ciò
,
ho
diritto
a
sapere
,
come
una
madre
;
ho
diritto
a
non
essere
ingannata
pietosamente
.
Ancòra
la
franchezza
delle
parole
piacque
al
Lascaris
,
quantunque
fosse
ben
lungi
dal
riconoscere
quel
diritto
,
o
almeno
la
necessità
di
obbedirgli
.
Ella
taceva
,
guardando
alcune
donne
,
le
quali
andavano
a
rivendere
,
con
un
canestro
di
pesce
o
di
frutta
sulla
testa
;
due
carri
uno
dietro
l
'
altro
,
a
quattro
o
cinque
cavalli
in
fila
,
romoreggiavano
pesantemente
,
e
nella
discesa
il
freno
guaiva
sui
toni
più
striduli
.
Cesare
approfittò
dell
'
attenzione
ch
'
ella
prestava
allo
spettacolo
caratteristico
,
per
osservare
con
qualche
agio
la
sua
compagna
.
Appariva
tranquillamente
superba
di
bellezza
;
irradiato
dal
senso
di
equilibrio
ch
'
era
in
ogni
cosa
intorno
,
il
volto
calmo
aveva
particolari
squisiti
:
gli
occhi
grigi
a
mandorla
ornati
di
ciglia
lunghe
,
il
naso
diritto
con
piccole
narici
,
la
bocca
purissima
dalle
labbra
vive
.
Conservava
fresche
le
linee
,
che
il
male
aveva
atrofizzate
o
guaste
in
Roberta
;
onde
,
la
figura
era
snella
,
la
elasticità
delle
membra
era
nel
passo
libero
e
ritmico
,
nei
movimenti
di
grazia
,
nella
stessa
curva
del
braccio
e
della
mano
,
con
cui
sosteneva
l
'
ombrellino
presso
la
spalla
.
Infine
,
coi
capelli
neri
,
potenti
di
attrazione
,
ella
risvegliava
l
'
imagine
di
una
donna
orientale
,
e
ancòra
molte
imagini
di
obliosa
mollezza
in
qualche
stupendo
gineceo
.
-
Come
si
sta
bene
,
qui
!
-
riprese
,
guardandosi
in
giro
.
-
Noi
volevamo
partir
dopo
i
bagni
,
ma
il
dottor
Noli
....
-
Certo
,
-
esclamò
il
Lascaris
vivamente
.
-
Sarebbe
pericoloso
ricondurre
la
signorina
a
Milano
durante
l
'
inverno
.
-
Per
ciò
,
rimarremo
.
Ho
già
prolungato
l
'
affitto
per
tutta
la
stagione
invernale
....
Il
paese
è
tanto
tranquillo
....
E
s
'
interruppe
,
aspettando
ch
'
egli
dicesse
se
partiva
dopo
i
bagni
;
ma
l
'
uomo
tacque
,
sembrandogli
stranamente
che
l
'
annunzio
avrebbe
preso
un
significato
d
'
intenzione
.
-
Siamo
a
Pieve
,
-
egli
disse
,
con
un
gesto
alle
case
,
dove
la
piccola
discesa
moriva
.
-
Vuole
andare
avanti
?
-
No
;
riposo
un
poco
,
e
poi
ritorno
.
Emilia
traversò
la
strada
,
scelse
un
rialzo
coperto
di
spessa
erba
,
verso
il
mare
,
e
sedette
.
Cesare
restò
in
piedi
,
contemplandola
.
"
Com
'
è
bella
!
"
-
pensò
fanciullescamente
.
Per
vent
'
anni
di
vita
vera
,
e
per
dieci
di
professione
medica
,
egli
non
aveva
conosciuto
se
non
il
piacere
comune
,
e
s
'
era
fatta
l
'
abitudine
di
ricevere
le
lettere
femminili
che
parlassero
d
'
una
voluttà
testè
morta
,
e
ne
promettessero
altre
per
la
dimane
.
Dell
'
amore
,
nulla
più
gli
era
noto
:
non
gli
ostacoli
stimolanti
,
non
i
contrasti
gravi
,
non
alcuna
delle
condizioni
per
le
quali
la
necessità
fisica
si
purifica
.
Egli
aveva
appena
assaggiato
qua
e
là
,
gustosamente
.
Ma
in
quell
'
ora
,
a
fianco
d
'
Emilia
,
Cesare
cominciava
a
provare
una
specie
di
deliziosa
angoscia
,
turbato
dal
presentimento
del
destino
.
-
Sì
,
è
molto
tranquillo
il
villaggio
,
-
egli
soggiunse
,
-
e
ci
si
diventa
molto
pigri
.
Io
non
mi
occupo
di
nulla
,
e
non
trovo
tempo
di
scrivere
agli
amici
.
-
Io
pure
,
-
disse
Emilia
sorridendo
,
-
non
ho
che
abitudini
d
'
ozio
....
Essi
erano
perduti
,
dimenticati
in
fondo
al
paese
.
I
treni
passavano
frequentissimi
,
trascinando
gente
ignota
a
ignote
fortune
;
ma
in
gran
parte
procedevano
oltre
,
e
non
rimaneva
nell
'
aria
se
non
l
'
eco
d
'
un
fischio
stridente
,
e
qualche
latteo
globo
di
vapore
.
A
mezz
'
ora
di
cammino
,
a
Nervi
,
la
vita
era
già
più
intensa
;
la
rinomanza
de
'
suoi
alberghi
e
la
bellezza
della
sua
marina
vi
chiamavano
ogni
anno
una
varia
folla
di
stranieri
,
malati
d
'
anima
o
di
corpo
,
o
abituati
a
climi
tepenti
.
E
intensissima
,
febbrile
,
tumultuosa
,
era
la
vita
a
Genova
,
dove
Emilia
,
per
unica
distrazione
,
si
recava
spesso
con
Roberta
.
Lasciata
la
carrozza
,
le
due
sorelle
andavano
a
passeggio
per
le
grandi
vie
e
per
le
viuzze
stipate
di
botteghe
,
quasi
ad
un
viaggio
d
'
esplorazione
,
su
per
le
lunghe
salite
,
a
capriccio
,
felici
quando
arrivavan
da
sole
a
qualche
altura
,
che
dominasse
la
città
,
il
porto
,
il
mare
ampio
e
multicolore
.
Non
conoscevano
persona
,
a
Genova
;
non
capivano
una
parola
dei
dialetto
serrato
ed
aspro
;
godevano
di
sentirsi
forestiere
,
e
di
passare
a
fianco
d
'
una
folla
che
le
ignorava
;
l
'
andirivieni
della
gente
,
il
frastuono
dei
carri
,
la
sfilata
fitta
dei
negozii
,
davan
loro
l
'
idea
d
'
un
gran
mercato
sempre
in
tumulto
;
e
diversamente
che
a
Milano
,
ove
sapevano
a
memoria
i
nomi
delle
ditte
principali
,
e
credevano
sapere
tutte
le
abitudini
della
città
,
-
gustavano
a
Genova
ogni
volta
qualche
cosa
imprevista
,
e
osservavano
l
'
ansia
della
vita
romorosa
,
estranee
come
a
uno
spettacolo
.
Sul
tardi
riprendevano
la
carrozza
per
tornare
a
casa
,
raccomandando
al
cocchiere
di
non
frustar
troppo
.
Esse
temevano
un
poco
;
ma
la
gita
le
divertiva
appunto
perchè
le
discese
ripidissime
,
la
strada
spesso
parallela
alla
via
ferrata
,
incutevano
un
'
ombra
d
'
attraente
pericolo
.
Qualche
volta
,
il
treno
le
sopraggiungeva
,
rapido
e
formidabile
;
e
il
cavallo
,
fermo
innanzi
alle
barriere
,
drizzava
le
orecchie
,
volgeva
la
testa
a
guardare
.
Era
l
'
attimo
più
commovente
della
passeggiata
;
le
giovani
si
stringevano
la
mano
,
sorridendo
.
Il
mare
pompeggiava
,
solenne
di
quieta
potenza
;
le
ville
davano
al
paesaggio
la
nota
leggiadra
o
maestosa
,
incensando
l
'
aria
coi
profumi
dei
giardini
,
e
tagliando
il
cielo
puro
coi
ricami
aggrovigliati
o
con
le
punte
argute
degli
alberi
.
Di
frequente
il
sole
era
tramontato
,
e
la
carrozza
saliva
ancòra
l
'
ultima
ascesa
tra
Nervi
e
Sant
'
Erasmo
;
i
monelli
sulle
porte
schiamazzavano
;
qualche
carro
,
con
le
ruote
pesanti
affondate
nel
terriccio
,
ingombrava
la
strada
,
e
nella
penombra
risonavano
gli
aizzamenti
gutturali
degli
uomini
,
i
tintinnabuli
dei
muli
e
dei
cavalli
inarcati
a
trarre
il
veicolo
.
Arrivavano
a
casa
,
le
due
sorelle
,
quando
già
i
fanali
modesti
fiammellavano
sul
verde
cancello
del
giardino
;
correvano
,
salivan
presto
le
scale
,
trovavan
l
'
uscio
spalancato
e
la
cameriera
impaziente
.
Sulla
tavola
lumeggiata
da
un
'
alta
lucerna
a
colonna
,
la
tovaglia
,
il
vasellame
,
le
posate
mandavano
bagliori
;
e
la
serata
cominciava
,
tutta
bella
d
'
intimità
.
Non
v
'
erano
se
non
i
radi
colpi
di
tosse
,
che
potessero
mettere
sul
volto
d
'
Emilia
una
nube
fugace
....
-
Vuole
che
torniamo
?
-
disse
a
un
tratto
la
donna
,
alzandosi
e
incamminandosi
.
Essi
ripresero
la
via
,
involuti
nella
sensazione
della
complessa
irresponsabilità
delle
cose
,
la
quale
sovraneggiava
ovunque
.
-
I
suoi
amici
stanno
a
Milano
?
-
riprese
quindi
Emilia
,
più
audace
perchè
rifletteva
sempre
troppo
tardi
.
-
Quasi
tutti
,
-
disse
Cesare
.
-
Ma
veri
amici
non
ne
ho
:
colleghi
,
compagni
di
studii
,
conoscenze
:
legami
,
infine
,
che
non
resistono
alla
lontananza
....
Mandò
un
respiro
di
sollievo
,
perchè
gli
sembrava
d
'
aver
detto
molto
con
la
parola
legami
.
-
"
Avrà
capito
?
"
-
si
chiedeva
,
studiando
sul
viso
d
'
Emilia
l
'
impressione
della
risposta
.
Ed
Emilia
,
che
camminava
con
lo
sguardo
a
terra
,
parve
ergersi
più
dritta
,
liberata
da
un
peso
invisibile
;
alzò
gli
occhi
,
incontrò
gli
occhi
del
Lascaris
,
e
si
trattenne
a
forza
per
non
sorridergli
.
"
Com
'
è
bella
!
"
-
ripensò
questi
,
un
po
'
umiliato
di
non
trovare
altro
per
lei
.
Ella
non
era
corpo
soltanto
,
ma
uno
spirito
,
un
pensiero
,
un
'
anima
;
e
tuttavia
dal
cuore
di
lui
non
salivano
con
violento
impeto
,
se
non
quelle
tre
parole
,
che
l
'
avrebbero
fatta
arrossire
,
s
'
egli
le
avesse
pronunziate
.
Emilia
fu
punta
da
un
brusco
rimorso
.
Aveva
dimenticato
Roberta
.
Perchè
aveva
potuto
dimenticarla
e
parlarne
tanto
poco
e
non
insistere
sulla
guarigione
inattesa
?
Disse
allora
,
con
voce
tutta
diversa
:
-
Dunque
,
è
ben
certo
,
signor
Lascaris
,
che
possiamo
considerar
salva
Roberta
?
Non
v
'
è
pericolo
d
'
una
ricaduta
,
d
'
un
peggioramento
subitaneo
?
...
Preso
all
'
impensata
,
in
mezzo
a
visioni
così
lontane
dalla
malattia
,
dalla
morte
,
da
quella
giovanetta
,
ch
'
egli
considerava
col
dispregio
compassionevole
d
'
un
artista
per
un
bel
quadro
screpolato
,
Cesare
ebbe
la
tentazione
abbacinante
di
gridare
ad
Emilia
:
"
Non
legarti
a
lei
;
è
condannata
.
Tu
sei
per
la
vita
,
ed
ella
è
per
la
morte
.
Tu
hai
i
diritti
di
quelli
,
che
il
genio
della
specie
ha
creato
a
tutela
della
sua
purezza
,
e
Roberta
ha
i
doveri
di
rinunzia
,
che
il
suo
male
e
il
pericolo
del
contagio
le
impongono
"
.
Esitò
un
lampo
a
rispondere
,
e
già
Emilia
s
'
era
arrestata
,
esclamando
con
voce
angosciosa
:
-
Ma
Lei
non
m
'
inganna
,
dottore
?
Non
avrà
coraggio
di
farmi
sperare
nell
'
assurdo
,
se
fra
poco
?
...
Non
m
'
inganna
,
non
m
'
inganna
?
...
Il
grido
confermò
Cesare
nell
'
assoluta
necessità
d
'
ingannare
.
Le
ansie
precedenti
una
catastrofe
sono
tutte
inutili
,
e
più
torturanti
per
l
'
incertezza
del
giorno
e
del
modo
.
S
'
egli
avesse
detto
la
verità
,
da
quell
'
ora
Emilia
sarebbe
vissuta
in
uno
strazio
continuo
,
col
dovere
continuo
di
portare
una
maschera
intollerabile
di
fronte
all
'
ammalata
.
Quando
l
'
inganno
non
fosse
stato
più
possibile
,
egli
l
'
avrebbe
confortata
,
dimostrandole
la
carità
dell
'
antica
menzogna
.
Afferrò
dunque
la
mano
stesa
dalla
donna
quasi
ad
implorare
,
e
stringendola
nella
sua
,
rispose
con
fermezza
:
-
Le
dò
la
mia
parola
,
signora
,
ch
'
io
non
dubito
dell
'
avvenire
....
La
signorina
Roberta
è
guarita
....
-
Quanto
le
sono
grata
!
-
esclamò
Emilia
,
riprendendo
il
cammino
a
fianco
di
lui
.
Poscia
cedettero
senza
rimorsi
al
piacere
di
parlar
di
sè
,
obliando
un
'
altra
volta
la
fanciulla
.
Quando
passarono
innanzi
al
viottolo
digradante
al
mare
,
pel
quale
Emilia
era
comparsa
e
s
'
era
incontrata
col
Lascaris
,
lo
guardarono
ambedue
un
istante
,
e
trovarono
bellissima
la
scorciatoia
stretta
,
impedita
qua
e
là
dagli
arbusti
scortesi
.
Parlarono
degli
amici
,
figure
scialbe
divenute
più
pallide
in
quell
'
ora
di
porpora
.
Emilia
descrisse
le
sue
conoscenti
,
sfiorandole
con
la
satira
femminile
;
Cesare
usò
la
satira
maschile
,
un
po
'
rude
,
che
aveva
talvolta
la
gravita
d
'
un
rancore
;
e
l
'
iconografia
servì
a
riempire
qualche
lacuna
,
accennando
ai
luoghi
visti
in
tempi
diversi
da
ambedue
,
e
alle
persone
conosciute
dall
'
uno
e
dall
'
altra
.
Infine
,
l
'
ultimo
tratto
di
strada
fu
silenzioso
,
angustiato
dal
prossimo
breve
distacco
e
dal
problema
d
'
occupare
la
giornata
,
il
cui
inizio
era
sorto
pieno
di
vibranti
speranze
,
di
tremanti
desiderii
.
Ammirarono
insieme
il
ponte
della
ferrovia
,
a
cinque
grandi
arcate
,
le
quali
incorniciavano
cinque
enormi
quadri
d
'
orizzonte
,
d
'
azzurro
,
di
verde
e
di
casupole
:
sfida
insostenibile
alla
meccanica
arte
umana
.
Cesare
accompagnò
Emilia
fino
all
'
ingresso
della
villetta
,
spalancandole
innanzi
il
robusto
cancello
che
cigolava
.
Dall
'
ombra
dei
palmizii
uscì
incontro
ai
due
giovani
la
figura
curva
e
malaticcia
di
Roberta
;
si
avanzava
adagio
,
svogliata
,
trascinando
seco
una
folla
di
disgusti
,
e
fra
le
mani
teneva
un
gran
libro
di
racconti
fantastici
.
La
fosforescenza
,
ch
'
è
nel
sorriso
e
intorno
al
corpo
degli
innamorati
,
si
spense
tosto
intorno
a
Cesare
e
ad
Emilia
.
IV
.
Da
quel
giorno
,
i
pensieri
di
Cesare
Lascaris
si
fecero
così
duttili
e
balzani
,
ch
'
egli
avrebbe
potuto
comporne
un
facile
poema
,
se
avesse
avuto
l
'
espressione
letteraria
e
la
pazienza
d
'
arrestare
gli
scoiattoli
molleggianti
sulle
branche
della
fantasia
.
La
fantasia
gli
divenne
più
elastica
,
e
dovunque
gli
presentò
visioni
,
lo
deliziò
coi
gesti
ricordati
della
donna
e
con
la
melodia
della
voce
femminile
;
il
paesaggio
gli
riapparve
asservito
alla
bellezza
di
lei
;
più
che
quadro
,
umile
cornice
.
E
visse
tra
una
flora
mortifera
di
figurazioni
sensuali
.
Erano
gli
occhi
grigi
,
ch
'
egli
prediligeva
?
E
i
capelli
bruni
,
e
la
giovanezza
,
e
il
corpo
alto
,
sottile
?
Sì
,
era
tutto
questo
.
Nell
'
animo
di
lei
voleva
un
'
indefinita
stanchezza
,
come
per
atavismo
?
Voleva
quell
'
ingenuo
senso
della
vita
,
che
disarma
una
donna
e
la
dà
intera
all
'
uomo
capace
di
dominarla
?
Sì
,
tutto
questo
voleva
.
Ma
tutto
questo
era
in
colei
,
la
quale
il
destino
gli
aveva
offerto
nella
solitudine
della
mite
campagna
.
La
sua
vista
gli
aveva
dato
una
tortura
insoffribile
.
Sarebbe
dovuto
passare
per
la
solita
trafila
,
prima
di
giungere
a
lei
?
Aprirle
le
braccia
,
non
doveva
bastare
?
Si
sarebbe
offesa
,
s
'
egli
le
avesse
chiesto
un
bacio
senza
averle
mai
parlato
d
'
amore
?
La
sua
bellezza
l
'
attraeva
così
,
ch
'
egli
aveva
vergogna
di
perdersi
in
lunghe
e
successive
preghiere
.
Perchè
non
comprendeva
ch
'
egli
l
'
avrebbe
amata
sempre
?
Qualcuno
intorno
a
lei
,
poteva
farsi
amare
e
rapirla
?
Essa
era
tutti
i
profumi
più
voluttuosi
,
tutti
i
suoni
di
una
lenta
orchestra
invisibile
,
tutta
l
'
iride
dell
'
amore
,
tutte
le
promesse
dei
paradisi
orientali
.
Egli
doveva
dirle
che
per
lei
avrebbe
dato
il
suo
sangue
,
la
sua
vita
,
il
suo
orgoglìo
;
che
avrebbe
abbandonato
gli
amici
,
sfidato
il
mondo
,
portato
superbo
il
più
greve
giogo
da
lei
imposto
;
che
avrebbe
rinnegato
ogni
fede
,
e
avrebbe
avuto
la
sua
sola
fede
,
la
sua
religione
.
Sì
,
tutto
questo
doveva
dirle
;
farla
sorridere
e
pensare
,
turbarla
,
agitare
le
sue
notti
con
visioni
ardenti
.
Ch
'
ella
non
avesse
più
requie
se
non
fra
le
sue
braccia
.
Che
gli
giungesse
assetata
di
voluttà
.
Il
bacio
dell
'
uomo
le
avrebbe
comunicato
un
sì
lungo
spasimo
di
piacere
,
da
toglierle
la
percettibilità
d
'
ogni
altra
sensazione
;
e
il
suo
corpo
si
sarebbe
piegato
,
contorto
,
allacciato
a
rosee
spire
sotto
le
labbra
di
lui
.
Non
doveva
essere
più
nulla
di
conosciuto
,
se
non
una
splendida
forma
armonizzata
dalla
passione
.
Ma
eran
parole
o
intricate
formule
di
magìa
,
capaci
di
denudare
colei
?
Dove
le
avrebbe
egli
scoperte
,
in
qual
lingua
,
fra
quali
documenti
di
anime
appassionate
?
Era
dunque
possibile
che
le
agili
e
bianche
dita
salissero
al
corpetto
e
intonassero
la
sinfonia
classica
dei
bottoni
che
si
slacciano
?
E
tuttavia
qualcuno
l
'
aveva
già
posseduta
....
Quale
uomo
?
Un
uomo
scomparso
,
travolto
nell
'
eternità
,
lasciando
ad
altri
,
per
altri
,
il
fiore
da
lui
appena
schiuso
e
intravisto
....
Ma
da
tempo
sì
lontano
-
(
la
voluttà
più
astuta
non
lascia
traccia
se
non
in
ricordi
simili
a
pigmei
,
i
quali
corrano
dove
son
passati
i
giganti
)
-
da
tempo
sì
lontano
,
che
il
corpo
della
donna
era
puro
,
immemore
,
e
i
frutti
del
suo
seno
avevano
obliato
le
labbra
tremanti
del
maschio
.
A
pranzo
in
casa
di
lei
,
un
giorno
Cesare
potè
contemplarla
perdutamente
e
vivificar
le
limpide
acque
della
fantasia
,
in
cui
l
'
imagine
d
'
Emilia
si
rispecchiò
senza
più
timore
di
venir
cancellata
.
Fu
un
pranzo
al
chiaro
di
luna
,
perchè
cominciato
assai
tardi
aspettando
il
dottor
Noli
,
che
giunse
nella
penombra
del
grasso
pomeriggio
estivo
.
La
luna
,
sorta
dietro
le
rocce
di
Portofino
,
interamente
rossa
in
un
guazzo
rosso
a
filamenti
,
era
nell
'
ascesa
diventata
a
mano
a
mano
pallida
,
aveva
preso
la
sua
espressione
di
bamboccio
anemico
e
imbronciato
.
Al
momento
di
chiuder
la
finestra
e
d
'
accendere
,
i
raggi
entrarono
inattesi
,
le
lampade
furono
dimenticate
,
e
il
pranzo
continuò
tra
il
pulvìscolo
argenteo
.
In
faccia
a
Cesare
,
Emilia
apparve
quasi
un
busto
marmoreo
.
Pel
cielo
correvano
alcune
nuvole
fioccose
;
non
velavano
ma
attutivano
il
raggio
,
facendolo
più
molle
e
più
serico
.
La
luna
restava
sullo
sfondo
cilestrino
a
guardar
dolente
le
nubi
che
sfilavano
,
disperdendosi
in
forme
rapide
e
balzane
.
Emilia
si
levò
,
mentre
sull
'
astro
le
nuvole
gettavano
il
velo
traslucido
;
e
si
rivolse
a
prendere
un
Trionfo
d
'
argento
che
non
avevan
ricordato
di
porre
in
tavola
.
Ritta
allora
così
,
col
Trionfo
carico
di
tonde
pesche
mature
e
di
grappoli
d
'
uva
ricadenti
,
la
donna
si
fermò
innanzi
alla
finestra
,
giusto
nel
punto
in
cui
succedeva
alla
gradazione
della
luce
pulviscolare
,
una
più
tenue
e
morbida
.
Fu
illuminata
intera
,
tra
una
gloria
di
bianco
lucido
,
di
bianco
latteo
,
e
di
bianco
....
;
parve
più
alta
,
la
testa
cinta
nel
diadema
di
nerissimi
capelli
,
gli
occhi
grigi
dilatati
dalla
notte
;
una
divina
statua
.
Cesare
fu
preso
dal
bisogno
istintivo
di
parlar
sottovoce
,
d
'
ascoltar
qualche
racconto
strano
e
cadenzato
,
il
quale
,
come
un
fresco
ragnatelo
d
'
argento
,
gli
avvolgesse
il
cuore
....
Si
rattenne
a
pena
dall
'
esprimere
l
'
idea
bizzarra
,
per
quei
due
,
Roberta
e
il
dottore
,
che
continuavano
a
vivere
la
vita
normale
.
Ma
ebbe
il
sottil
gaudio
di
penetrar
lo
spirito
d
'
Emilia
,
di
sentirlo
inebbriato
dalla
scena
fantastica
.
Anch
'
ella
era
lontana
dalla
vita
normale
,
in
quella
sera
avvolta
nel
ricco
manto
della
luna
;
quasi
il
pulviscolo
bianco
le
fosse
passato
attraverso
le
carni
,
dando
all
'
anima
di
lei
una
luminosità
maravigllosa
,
una
chiara
gaiezza
,
quasi
ella
sorgesse
formalmente
e
sostanzialmente
nuova
da
un
bagno
di
liquidi
metalli
....
;
mentre
il
dottor
Noli
e
Roberta
parevano
due
livide
caricature
,
che
assistessero
senza
sospetto
al
mistero
della
duplice
ebbrezza
,
spellando
gravemente
le
turgide
pesche
succose
....
Quella
fu
la
scena
prediletta
in
cui
Cesare
volle
conservare
l
'
immagine
di
Emilia
,
e
le
limpide
acque
della
fantasia
la
ritennero
poi
per
sempre
,
in
uno
specchio
senz
'
appannature
.
V
.
Roberta
si
svegliava
di
notte
improvvisamente
e
si
ascoltava
respirare
:
il
respiro
era
tranquillo
;
sotto
la
scapola
sinistra
,
il
dolore
sordo
non
rodeva
più
.
Se
le
piccole
macchie
rosse
,
i
nuclei
di
macchie
sul
petto
e
su
le
spalle
non
avessero
rammentato
la
minaccia
,
il
gran
male
sarebbe
parso
dominato
per
intero
.
Ma
erano
tuttavia
frequenti
le
notti
d
'
insonnia
con
la
paura
dell
'
oscurità
,
in
cui
s
'
annidavano
i
pensieri
che
durante
il
giorno
non
osavano
prender
figura
e
avvicinarsi
.
Roberta
stava
distesa
sul
letto
,
ad
occhi
aperti
;
le
visioni
pispigliavano
nell
'
ombra
,
e
se
ne
udiva
il
passo
cauto
o
il
volo
maligno
d
'
arpia
;
qualche
inesplicabile
romore
nella
camera
o
in
giardino
dava
tal
brivido
alla
fanciulla
,
che
le
tempia
le
s
'
imperlavano
di
sudore
,
ed
ella
era
incapace
d
'
allungar
la
mano
ad
accendere
il
lume
.
Talvolta
,
lungo
tutto
il
litorale
,
per
tre
giorni
e
tre
notti
di
sèguito
urlava
il
vento
;
soffiasse
dalla
montagna
o
sibilasse
dal
mare
,
aveva
una
voce
straziante
d
'
assassinato
,
una
voce
furiosa
di
chi
scuota
la
porta
per
ripararsi
,
e
negli
intervalli
,
una
flebile
voce
di
sarcasmo
,
la
quale
prometteva
nuovi
assalti
,
nuove
grida
,
nuove
violenze
.
La
fanciulla
dimenticava
le
proprie
angosce
e
viveva
con
l
'
anima
al
di
fuori
,
in
ispirito
nella
campagna
,
tra
le
chiome
convulse
degli
alberi
,
che
disperatamente
si
torcevano
e
ricadevano
nell
'
aria
.
Quando
aveva
ben
teso
l
'
orecchio
ad
assicurarsi
la
sinfonia
notturna
non
fosse
soprannaturale
,
accendeva
il
lume
e
si
guardava
in
giro
.
La
consolavano
un
poco
gli
oggetti
con
le
loro
forme
conosciute
,
la
tavola
,
il
divano
carico
di
libri
,
il
cassettone
su
cui
posava
un
alto
specchio
;
ma
a
confortarsi
meglio
,
scendeva
dal
letto
e
correva
a
scrutar
dalla
finestra
.
In
quel
mezzo
-
nudo
virginale
,
l
'
unica
bella
cosa
era
la
camicia
dalle
tinte
pallide
,
coi
merletti
intorno
alle
maniche
e
al
collo
,
col
monogramma
dominato
da
una
coroncina
senza
significato
gentilizio
.
Sotto
il
tessuto
azzurro
si
ricoverava
la
magrezza
ch
'
era
quasi
deformità
,
e
fuori
balzavano
due
spalle
pungenti
:
due
mani
allacciate
con
forza
intorno
all
'
esile
busto
della
giovanetta
,
avrebbero
potuto
ritorcerlo
come
un
virgulto
.
Ella
guardava
dalla
finestra
in
giardino
,
cercando
distinguere
attraverso
la
tenebra
.
I
confusi
moti
dei
due
palmizii
rispondevano
all
'
urlìo
più
accanito
del
vento
,
al
rombo
più
profondo
del
mare
;
v
'
era
dunque
la
logica
dei
fenomeni
e
nessuna
vittima
umana
rantolava
presso
la
villa
,
come
pareva
.
La
cosa
era
semplice
ma
rassicurante
;
e
aprendo
l
'
uscio
della
propria
camera
,
la
fanciulla
volgeva
l
'
attenzione
al
silenzio
della
casa
;
di
là
dal
gran
salotto
centrale
,
la
camera
d
'
Emilia
aveva
la
porta
spalancata
,
la
soglia
rischiarata
mollemente
da
una
rosea
lampada
notturna
.
Emilia
godeva
di
tale
incredulità
per
ogni
cosa
non
verisimile
,
che
qualche
volta
Roberta
n
'
era
offesa
;
l
'
equilibrio
de
'
suoi
nervi
era
assoluto
e
le
avrebbe
permesso
di
addormentarsi
alla
porta
d
'
un
cimitero
;
gli
usci
bene
assicurati
,
Emilia
non
temeva
nulla
di
soprannaturale
,
e
non
ammetteva
ciò
che
sfuggiva
alla
logica
.
Una
notte
in
cui
aveva
udito
lo
scricchiolìo
lento
dei
mobili
,
e
il
passo
cauto
,
e
il
volo
maligno
di
visioni
febbrili
,
Roberta
balzò
dal
letto
e
corse
alla
camera
della
sorella
.
La
lampada
proiettava
sopra
Emilia
dormente
un
raggio
opaco
e
calmo
;
gli
occhi
chiusi
con
le
nere
ciglia
abbassate
,
la
bocca
chiusa
con
le
labbra
raccolte
a
un
'
immobilità
statuaria
,
le
braccia
nude
e
composte
lungo
i
fianchi
,
indicavano
una
pace
secura
,
la
vittoria
della
giovinezza
su
gli
abituali
sogni
voluttuosi
.
Si
sarebbe
detto
ch
'
ella
si
fosse
abbandonata
al
sonno
quasi
sopra
le
acque
inesplorabili
e
serene
d
'
un
gran
fiume
che
conducesse
al
nulla
....
Roberta
indugiò
un
istante
a
contemplarla
,
tra
il
rispetto
e
l
'
invidia
;
ma
mentre
stava
per
tornare
alla
sua
camera
,
rammentò
d
'
averla
lasciata
oscura
,
e
si
decise
.
-
Emilia
,
-
disse
cautamente
,
-
Emilia
,
Emilia
....
-
posando
una
mano
sul
braccio
della
sorella
e
pensando
che
se
qualcuno
avesse
chiamato
lei
Roberta
nella
notte
,
ella
avrebbe
gettato
un
grido
dì
spavento
.
Ma
Emilia
si
drizzò
a
sedere
,
uscendo
dal
sonno
per
entrar
con
agile
prontezza
nella
realtà
,
senza
stati
intermedii
.
Le
due
punte
dei
seni
urgevano
vigorosamente
la
camicia
,
quasi
visibili
;
e
le
lenzuola
abbassate
scoprivano
la
linea
del
busto
fino
ai
fianchi
.
-
Sei
tu
?
-
chiese
con
la
voce
velata
.
-
Che
vuoi
?
...
Non
ti
senti
bene
?
...
Roberta
esitò
,
ancòra
in
contemplazione
di
quel
bianco
volto
sotto
le
trecce
nerissime
,
di
quegli
òmeri
giovanili
e
freschi
;
pensò
che
sua
sorella
avrebbe
potuto
lasciare
il
letto
così
,
vestirsi
,
e
comparire
fra
la
gente
,
senza
nemmeno
rinfrescarsi
il
viso
.
-
Non
hai
udito
un
romore
?
-
disse
la
fanciulla
.
-
Un
romore
strano
?
-
Quando
mai
?
Non
è
possibile
:
tutti
gli
usci
sono
chiusi
....
Roberta
crollò
la
testa
a
quell
'
argomento
di
prammatica
:
Emilia
non
ammetteva
i
romori
se
non
quali
indizio
di
fatti
comuni
e
di
persone
vive
.
-
Avrai
udito
schioccar
la
frusta
sulla
strada
,
-
ella
riprese
sorridendo
.
-
A
quest
'
ora
ci
son
sempre
dei
carri
che
passano
....
-
No
....
Infine
,
ho
paura
,
-
dichiarò
l
'
altra
,
più
inquieta
per
quelle
ipotesi
,
ch
'
ella
aveva
già
fatto
e
aveva
dovuto
respingere
....
-
Ho
una
paura
terribile
....
Mi
permetti
di
dormire
con
te
?
...
Solo
fino
a
quando
si
rifaccia
chiaro
,
solo
fino
all
'
alba
....
Gli
sguardi
d
'
Emilia
non
seppero
dissimulare
e
percorsero
tutto
il
corpo
infermiccio
della
sorella
,
il
corpo
madido
d
'
un
mador
contagioso
.
L
'
istinto
non
affievolito
dalla
vita
diurna
si
ribellò
all
'
idea
d
'
un
sacrificio
senza
ragione
,
per
le
paure
infantili
della
ragazza
.
E
,
come
a
spegnere
l
'
espressione
di
turbamento
,
girando
incerti
gli
occhi
per
la
camera
,
Emilia
rispose
:
-
Che
pazzia
,
cara
?
Che
cosa
ti
passa
per
la
testa
?
Sai
pure
che
non
c
'
è
nulla
,
nulla
affatto
a
temere
....
E
poi
,
non
abbiamo
mai
dormito
insieme
....
Ma
Roberta
aveva
afferrato
lo
sguardo
e
l
'
aveva
compreso
con
la
sagacità
dei
malati
,
sempre
vigili
a
quanto
può
consolarli
e
a
quanto
può
ferirli
....
-
Hai
paura
?
-
disse
con
un
gesto
di
sdegno
,
serrandosi
nelle
spalle
.
-
Hai
paura
di
prendere
il
mio
male
,
non
è
vero
?
...
di
diventar
brutta
?
...
Non
disturbarti
:
vado
via
....
Trovò
nell
'
umiliazione
il
coraggio
per
sfidare
le
notturne
inquietudini
,
ed
uscì
prestamente
,
s
'
inoltrò
nel
buiore
delle
altre
camere
,
senza
curar
la
sorella
,
che
aveva
steso
un
braccio
a
trattenerla
.
Emilia
restò
a
sedere
sul
letto
qualche
tempo
,
meditando
gli
argomenti
offerti
dall
'
istinto
egoistico
per
giustificare
il
suo
rifiuto
:
poi
si
vinse
,
e
gettò
da
un
lato
la
leggera
coperta
.
Nella
fretta
e
nel
bisogno
di
buttarsi
qualche
cosa
su
le
spalle
,
afferrò
l
'
accappatoio
bianco
che
giaceva
sopra
una
sedia
.
Aveva
,
l
'
accappatoio
,
una
sottil
fragranza
di
mare
e
di
sole
;
conservava
fra
le
pieghe
i
sogni
luccicanti
pullulati
dalla
mollizie
del
bagno
;
era
un
emblema
di
salute
e
di
vigor
giovanile
.
Emilia
lo
spiegazzò
fra
le
mani
e
lo
indossò
con
furia
,
quasi
tentasse
far
tacere
quei
ricordi
carnali
.
Quando
fu
nella
camera
di
Roberta
,
il
singhiozzo
prolungato
e
sommesso
della
ragazza
la
guidò
fino
al
letto
,
e
trovatala
nel
buio
,
si
chinò
ad
abbracciarla
.
-
Perdonami
,
-
disse
Emilia
;
-
mi
hai
colta
nel
sonno
e
ti
ho
risposto
bruscamente
;
non
sapevo
quel
che
rispondessi
....
Vedi
che
sono
qui
,
ora
?
...
Ti
domando
scusa
....
Meglio
sarebbe
stato
il
fatto
di
coricarsi
vicino
a
lei
,
di
consolarla
,
rassicurarla
così
;
ma
non
appena
presentatosi
quel
pensiero
,
l
'
istinto
lo
combattè
con
tutte
le
forze
,
come
un
sacrificio
inutilmente
dannoso
e
forse
inapprezzato
.
Roberta
,
aggomitolata
e
lagrimosa
,
massa
oscura
nell
'
oscurità
più
tenera
del
luogo
,
non
disse
parola
;
Emilia
,
cercata
una
sedia
a
tastoni
,
la
trascinò
presso
il
capezzale
,
e
vi
si
sedette
,
raccogliendosi
intorno
l
'
accappatoio
.
Non
pensò
ad
accendere
il
lume
;
rimase
immota
,
sentendo
calar
sul
cuore
l
'
ingiustizia
della
sorella
,
che
non
le
aveva
aperto
sùbito
le
braccia
.
I
suoi
occhi
fissavano
la
giovanetta
oscura
e
singhiozzante
,
o
vagavano
tra
le
forme
volubili
del
nero
,
desiderando
invano
che
il
quadrato
della
finestra
s
'
illuminasse
a
poco
a
poco
della
tenue
alba
estiva
.
Il
sonno
era
svanito
.
Emilia
riprese
a
parlare
,
e
le
parole
fluivano
nel
silenzio
notturno
,
vibranti
e
squillanti
sotto
l
'
onda
d
'
un
'
irritazione
contenuta
.
-
Suvvia
,
Roberta
,
-
disse
,
-
perchè
continui
a
piangere
?
...
Perchè
hai
paura
di
tutto
,
come
una
bambina
?
Bisogna
essere
meno
deboli
,
più
ragionevoli
....
Non
ti
è
mai
venuto
il
dubbio
d
'
essere
ingiusta
,
con
me
?
E
tuttavia
lo
sei
,
lo
sei
troppo
....
Io
non
ho
fatto
nulla
di
bene
perchè
conto
poco
sul
tuo
animo
....
Ti
ho
dato
solo
dei
consigli
:
ti
ho
pregato
di
condurre
una
vita
più
attiva
,
di
non
rimaner
l
'
intero
giorno
nella
tua
camera
,
di
non
leggere
fino
a
indebolirti
;
ti
ho
pregato
di
tante
cose
semplici
,
che
pure
ti
avrebbero
giovato
....
Ma
tu
sorridi
,
quando
parlo
io
;
la
mia
buona
volontà
si
spezza
contro
la
tua
diffidenza
....
Non
ti
sembra
,
Roberta
,
ch
'
io
abbia
diritto
a
vivere
una
vita
mia
?
Ora
,
invece
io
vivo
solamente
della
tua
,
mi
trovo
inceppata
,
schiava
,
ho
sempre
timore
di
spiacerti
....
Non
me
ne
lagno
;
sarei
felicissima
se
tutto
questo
avesse
un
resultato
....
nella
tua
affezione
,
per
esempio
....
Quando
sono
rimasta
vedova
....
Il
ricordo
che
le
si
presentava
così
repentino
l
'
arrestò
a
un
tratto
perchè
le
doleva
crudelmente
.
Ella
era
stata
moglie
innamorata
,
più
che
affettuosa
;
l
'
amore
era
conseguito
dal
bisogno
di
trovare
un
senso
nuovo
intorno
a
sè
,
il
quale
non
fosse
parso
desiderio
volgare
;
e
mentre
l
'
uomo
intendeva
a
crearle
l
'
esistenza
sognata
,
la
morte
era
sopraggiunta
,
e
ogni
cosa
erasi
ridotta
a
parvenza
d
'
un
'
idealità
intravista
,
d
'
una
rarità
avvicinata
e
scomparsa
...
Roberta
non
piangeva
più
,
ma
raddoppiando
d
'
attenzione
,
tentava
figurarsi
il
volto
e
l
'
atteggiamento
d
'
Emilia
.
La
cercò
a
lungo
con
lo
sguardo
senza
muoversi
e
scoperse
infine
una
forma
chiara
,
diritta
;
ascoltò
il
rimprovero
,
pensando
che
le
parole
erano
inutili
e
rimaneva
il
fatto
,
il
ribrezzo
mal
celato
;
s
'
indugiò
con
gli
occhi
a
quella
forma
quasi
chiara
e
diritta
,
indovinando
l
'
ombra
scesa
sulla
fronte
della
donna
.
-
Quando
sono
rimasta
vedova
....
-
continuò
Emilia
,
dolorosamente
colpita
che
Roberta
non
l
'
avesse
interrotta
e
l
'
obbligasse
a
compiere
la
frase
,
-
io
ti
ho
promesso
di
non
allontanarmi
da
te
,
e
tu
mi
hai
promesso
la
tua
affezione
più
devota
....
Dovevamo
percorrere
la
nostra
via
insieme
,
veramente
da
sorelle
....
Io
non
ho
ancòra
nulla
da
rimproverarmi
....
E
tu
,
Roberta
?
Non
hai
nulla
da
rimproverarti
?
Ti
sembra
di
amarmi
quanto
ti
amo
io
?
...
Roberta
?
...
Non
mi
ascolti
?
...
Non
vuoi
rispondere
?
Allungò
la
mano
vivamente
,
incontrò
sul
tavolino
la
candela
e
l
'
accese
....
La
fanciulla
appoggiava
un
gomito
al
guanciale
,
stando
coricata
di
fianco
sopra
le
coperte
;
alla
luce
inattesa
si
rannicchiò
dentro
la
camicia
per
nascondere
le
gambe
smagrite
.
Ella
andava
macchinando
molte
ragioni
da
obiettare
,
molte
dure
e
taglienti
parole
,
che
avrebbe
pronunziato
senza
ritegno
col
favore
dell
'
oscurità
;
ma
il
lume
acceso
le
smagò
l
'
energia
necessaria
,
e
le
ragioni
e
le
parole
si
dispersero
.
Guardò
di
nuovo
Emilia
avvolta
nell
'
accappatoio
bianco
,
da
cui
sorgevano
il
collo
tornito
e
la
testa
fiorente
di
vitalità
;
le
gambe
chiuse
nelle
calze
di
seta
nera
erano
accavallate
l
'
una
sull
'
altra
;
e
i
piccoli
piedi
,
seminascosti
in
piccole
pantofole
rosse
.
Quello
spettacolo
di
giovanezza
,
quella
giovanezza
piena
,
la
quale
pareva
dicesse
:
-
"
Io
sfiorisco
lentamente
qui
,
ma
qui
non
dovrei
essere
,
e
il
mio
destino
è
più
forte
d
'
ogni
calcolo
pietoso
,
"
-
riattizzarono
in
Roberta
l
'
energia
per
le
parole
amare
.
-
Ecco
,
-
rispose
chinando
la
testa
a
osservarsi
le
mani
,
perchè
non
osava
sostenere
lo
sguardo
interrogativo
e
dolente
di
Emilia
,
-
senza
dubbio
quanto
tu
dici
è
vero
;
ma
io
non
ti
aveva
chiesto
di
ricordarmi
i
tuoi
beneficii
....
Mi
sentivo
male
,
stasera
,
e
avevo
paura
....
Sai
che
io
sono
una
sciocca
e
non
ragiono
bene
come
te
....
Avevo
paura
,
son
venuta
nella
tua
camera
,
e
tu
mi
hai
mandata
via
....
-
Ma
è
falso
,
Roberta
!
-
No
,
non
è
falso
:
mi
hai
mandata
via
....
Perchè
?
Potresti
dirmelo
,
tu
che
mi
ami
tanto
,
potresti
dirmi
il
motivo
pel
quale
non
mi
hai
concesso
di
passar
teco
la
notte
?
Non
è
forse
perchè
ti
faccio
orrore
,
perchè
sai
che
la
mia
malattia
è
probabilmente
contagiosa
;
perchè
hai
ribrezzo
di
tua
sorella
,
infine
?
...
-
Roberta
,
che
cosa
dici
?
-
Hai
ribrezzo
di
tua
sorella
,
e
sei
stanca
di
doverle
prestar
le
tue
cure
....
Tutto
ciò
,
io
l
'
ho
capito
,
l
'
ho
visto
ne
'
tuoi
sguardi
,
non
soltanto
questa
notte
,
ma
da
tempo
,
dal
giorno
in
cui
ti
è
venuto
il
dubbio
ch
'
io
fossi
tisica
,
tisica
,
tisica
!
...
Nello
sforzo
di
lanciare
le
terribili
parole
,
s
'
era
spinta
innanzi
col
busto
,
protendendo
il
collo
scarno
;
e
coi
capelli
sciolti
per
le
spalle
,
arruffati
sugli
occhi
,
sembrava
una
magra
femmina
selvaggia
che
gettasse
un
grido
lugubre
nella
notte
;
di
sotto
gli
archi
sopraccigliari
saettava
una
corrente
d
'
odio
.
-
Ascolta
,
Roberta
....
,
-
disse
Emilia
,
sgominata
dalla
subitanea
trasformazione
della
giovanotta
in
una
energia
fisica
,
urlante
di
rivolta
e
di
dolore
.
-
No
,
tutto
questo
mi
fa
peggio
di
qualunque
malattia
,
-
seguitò
Roberta
senza
curare
l
'
interruzione
.
-
Sei
venuta
a
rassicurarmi
,
dici
,
e
resti
lì
,
inchiodata
sulla
sedia
,
studiando
di
non
avvicinarti
....
Se
ti
chiedessi
di
stringermi
forte
fra
le
braccia
,
di
mettere
le
tue
labbra
sulle
mie
,
rifiuteresti
inorridita
....
Sei
la
mia
condanna
,
tu
che
mi
vuoi
bene
...
!
Ah
sì
,
i
medici
mi
confortano
,
mi
dànno
a
sperare
,
ma
io
vedo
che
le
loro
parole
sono
false
,
perchè
tu
me
lo
fai
capire
ad
ogni
istante
,
me
lo
dici
ogni
giorno
,
ch
'
io
sono
ammalata
per
sempre
....
E
non
hai
compreso
,
Emilia
,
non
hai
compreso
che
io
non
voglio
morire
?
che
ho
il
terrore
della
morte
,
che
non
posso
dormire
per
quell
'
idea
?
Voglio
vivere
,
vivere
,
vivere
,
come
te
,
come
gli
altri
,
perchè
sono
giovane
,
perchè
ne
ho
il
diritto
,
perchè
....
E
senza
compiere
la
frase
,
spalancando
,
le
braccia
nell
'
aria
disperatamente
,
mandò
tale
un
grido
di
rabbia
e
di
desiderio
,
che
Emilia
balzò
in
piedi
quasi
una
scudisciata
le
avesse
lacerata
le
carni
....
Corse
a
Roberta
,
la
strinse
pazzamente
al
seno
,
appoggiandone
la
testa
sulla
propria
spalla
.
-
Roberta
,
-
mormorò
quasi
con
febbre
,
-
Roberta
,
non
è
vero
che
sei
malata
e
ch
'
io
ho
ribrezzo
di
te
!
Come
hai
potuto
supporre
?
...
Vuoi
le
mie
labbra
,
vuoi
che
ti
stringa
così
?
Senti
che
ti
bacio
?
Senti
che
ti
chiedo
perdono
,
se
ti
ho
dato
,
motivo
a
dubitare
di
me
?
Dormirò
con
te
questa
notte
,
dormirò
ogni
notte
con
te
,
purchè
tu
mi
creda
...
!
Aspetta
....
Con
la
mano
che
non
sosteneva
il
corpo
di
Roberta
,
Emilia
slacciò
i
cordoni
dell
'
accappatoio
e
adagiò
la
fanciulla
per
coricarsi
a
fianco
di
lei
;
ma
Roberta
era
pallida
e
anelante
,
e
la
donna
tacque
a
un
tratto
,
e
si
chinò
a
guardarla
spaurita
....
-
Roberta
,
-
disse
,
-
ti
sentì
male
?
-
No
,
-
rispose
la
giovanetta
,
-
ma
sono
stanca
:
ho
bisogno
di
riposare
;
lasciami
sola
....
-
Che
paura
mi
hai
fatto
,
bambina
!
Perchè
mi
hai
detto
tante
cose
tristi
?
Hai
voluto
punirmi
?
Emilia
stava
in
piedi
accanto
al
letto
.
Roberta
,
aggomitolata
nella
camicia
azzurra
,
fissando
gli
occhi
in
alto
,
coi
capelli
sparsi
sull
'
origliere
ascoltava
giunger
di
fuori
il
ritmo
quadruplice
d
'
un
treno
,
il
quale
passava
soffiando
nella
tenebra
dei
campi
,
lungo
la
tenebra
del
mare
.
-
Bisogna
resistere
alle
cattive
idee
,
-
continuò
Emilia
;
-
ho
parlato
di
te
l
'
altro
giorno
al
signor
Lascaris
:
e
anch
'
egli
mi
ha
detto
che
tu
sei
guarita
....
Guarita
,
capisci
?
-
Oh
,
il
signor
Lascaris
dirà
tutto
quanto
vorrai
,
-
osservò
Roberta
con
un
riso
stridulo
.
-
Il
signor
Lascaris
non
sarà
mai
sincero
con
te
,
ed
io
non
credo
a
lui
,
come
non
credo
agli
altri
....
Guarda
,
-
aggiunse
,
facendo
uno
sforzo
per
tornare
a
sedersi
sul
letto
e
rimboccando
una
manica
della
camicia
,
-
guarda
come
sono
ridotta
,
come
sono
divorata
dal
male
....
Ti
paion
queste
le
braccia
,
il
petto
d
'
una
ragazza
di
diciannove
anni
?
...
Non
vedi
quante
macchie
?
Fin
che
queste
macchie
non
spariscano
,
io
sarò
malata
,
avrò
la
morte
qui
dentro
,
-
e
si
toccava
il
seno
con
le
mani
febbrili
.
-
Il
signor
Lascaris
,
il
dottor
Noli
,
tutti
possono
ben
parlare
:
nessuno
oserebbe
dire
a
me
o
a
te
,
ch
'
io
debbo
morir
presto
....
Si
raccolse
per
seguire
a
testa
bassa
l
'
eco
della
frase
spietata
,
che
le
risonò
nell
'
animo
quasi
non
l
'
avesse
pronunziata
ella
medesima
.
La
luce
gialla
della
candela
le
stendeva
sul
volto
una
maschera
cerea
,
in
cui
gli
occhi
vitrei
diventavano
traslucidi
e
i
capelli
biondi
si
snaturavano
in
un
pallidissimo
color
d
'
ambra
;
la
camicia
cilestrina
così
mite
e
ridente
sopra
un
corpo
rigoglioso
,
era
sinistra
su
quel
corpo
magro
,
pareva
un
drappo
ilare
avvoltolato
per
ischerno
intorno
a
un
rigido
fantoccio
.
Emilia
s
'
era
collocata
di
fianco
sul
letto
,
a
viso
a
viso
con
la
sorella
,
e
la
guardava
inquieta
.
-
Non
agitarti
di
nuovo
,
-
ella
pregò
,
-
non
esaltarti
,
non
è
vero
nulla
di
quanto
tu
dici
....
-
Morire
,
morire
,
capisci
?
-
continuò
Roberta
.
-
Devo
morire
,
presto
.
Tu
non
credi
alla
morte
;
tu
l
'
hai
dimenticata
,
perchè
sei
sana
,
sei
bella
....
Vedi
come
sei
bella
,
-
proruppe
in
aria
di
corruccio
,
mentre
,
allungando
le
mani
,
apriva
ad
Emilia
l
'
accappatoio
già
sciolto
,
e
le
additava
il
collo
rotondo
,
i
seni
tondi
e
duri
,
che
si
delineavano
,
perspicui
sotto
la
camicia
.
Emilia
si
ricoperse
vivamente
.
-
E
anch
'
io
avrei
voluto
essere
bella
,
e
piacere
....
Ogni
cosa
è
per
voi
,
che
siete
belle
e
forti
....
Io
devo
morire
,
morire
!
La
voce
,
dopo
essere
stata
mordace
,
era
divenuta
sommessa
,
desolatamente
triste
,
ed
Emilia
non
osò
più
resistere
.
Ella
s
'
era
ben
detto
che
doveva
consolar
la
sorella
e
farla
sperare
e
vincerne
i
fantasmi
;
ma
dove
trovar
le
parole
di
conforto
,
le
quali
valessero
quelle
parole
disperate
,
e
le
superassero
?
Tacque
;
poi
lentamente
,
anche
la
voce
di
Roberta
s
'
abbassò
a
un
mormorìo
lamentoso
:
-
Avrei
voluto
essere
bella
,
e
devo
morire
....
Non
ho
più
nulla
per
me
:
non
posso
nemmeno
respirar
l
'
aria
che
respiri
tu
,
e
goder
l
'
ombra
;
devo
andare
in
cerca
del
sole
....
-
Fatti
coraggio
,
Roberta
;
sono
,
idee
....
-
tentò
ancòra
Emilia
.
-
Ho
paura
della
morte
....
-
Perchè
vuoi
renderci
tristi
?
Sei
guarita
....
-
Ho
paura
della
morte
,
e
ogni
giorno
,
essa
può
entrare
in
questa
camera
....
-
Sei
così
giovane
....
La
giovanezza
è
una
forza
...
-
Quanti
muoiono
giovani
!
E
come
,
come
,
dovrò
morire
?
-
Roberta
,
Roberta
,
non
esaltarti
.
-
Ma
sono
disperata
!
Non
senti
la
disperazione
nelle
nostre
parole
?
-
È
la
notte
;
domattina
tornerà
la
speranza
.
-
Sarà
peggio
;
e
la
morte
continuerà
il
suo
cammino
,
mentre
noi
aspetteremo
la
vita
....
-
Silenzio
,
Roberta
....
Pensa
a
domattina
,
col
sole
,
col
mare
calmo
e
illuminato
....
-
Tutto
questo
è
così
indifferente
al
mio
male
!
E
nessuno
,
anche
i
non
indifferenti
,
potranno
giovarmi
:
dovranno
assistere
alla
mia
morte
,
senza
stendere
la
mano
per
allontanarla
d
'
un
'
ora
....
Nascose
il
volto
tra
i
guanciali
,
piangendo
liberamente
;
Emilia
le
passò
le
braccia
attorno
al
busto
,
mettendo
il
capo
presso
il
capo
di
lei
.
Così
piansero
a
lungo
,
rischiarate
dalla
luce
giallastra
della
candela
elle
si
consumava
:
e
l
'
alba
trovò
le
due
donne
discinte
,
che
parlavan
della
morte
,
a
testa
china
sul
medesimo
,
guanciale
.
VI
.
La
notìzia
fu
annunzìata
con
tanto
ingenua
serenità
,
che
nessuno
avrebbe
supposto
fosse
falsa
.
Per
sospettarlo
,
bisognava
conoscere
l
'
indole
impulsiva
di
Roberta
,
la
quale
non
trovava
nulla
così
dolce
quanto
inventare
un
fatto
o
raccontare
una
bugia
.
Qualche
volta
rimaneva
ella
medesima
colpita
dalla
propria
abilità
,
dalla
spontaneità
incomparabile
con
cui
repentinamente
,
minutissimamente
,
sapeva
esporre
una
lunga
favola
di
sua
creazione
;
e
in
un
attimo
stendeva
una
rete
di
menzogne
inutili
,
sbizzarrendosi
a
saldar
l
'
allacciatura
dei
nodi
,
che
potessero
resistere
a
qualunque
sforzo
d
'
obiezione
.
Spesso
con
Emilia
aveva
fatto
il
giuoco
infantile
,
ma
lo
aveva
concluso
con
una
risata
,
gettando
le
braccia
al
collo
de
la
sorella
,
e
dicendole
:
-
"
Non
è
vero
.
Ho
inventato
tutto
,
per
divertirmi
.
"
Con
Cesare
Lascaris
lo
esperimentò
un
giorno
in
cui
era
piena
di
speranze
e
si
sentiva
bene
e
aveva
voglia
di
ridere
a
spese
di
qualcuno
.
D
'
altra
parte
,
Cesare
non
le
piaceva
:
era
bruno
,
coi
tratti
del
viso
irregolari
e
forti
,
senza
barba
,
ed
evidentemente
magro
quasi
quanto
lei
.
-
Mia
sorella
è
uscita
per
il
bagno
,
-
ella
disse
non
appena
l
'
uomo
comparve
in
giardino
.
-
Tornerà
'
forse
fra
un
'
ora
.
Poi
,
mentre
parlavano
di
cose
indifferenti
,
la
fanciulla
trovò
modo
di
farvi
sgusciar
dentro
la
notizia
falsa
,
a
guisa
di
parentesi
:
-
....
Lei
sa
che
mia
sorella
è
fidanzata
,
non
è
vero
?
...
Lo
sa
?
...
Cesare
stava
fortunatamente
a
testa
bassa
,
disegnando
sulla
sabbia
una
serie
di
circoli
concentrici
;
e
sùbito
,
al
colpo
non
atteso
,
ricordò
che
la
professione
medica
aveva
saputo
creargli
una
maschera
di
calma
impenetrabile
,
per
i
casi
disperati
.
Sollevò
la
testa
,
senza
batter
palpebra
.
-
Me
ne
congratulo
sinceramente
,
-
rispose
.
-
Non
ne
dica
nulla
a
Emilia
,
però
.
Forse
mi
rimprovererebbe
....
E
per
qualche
minuto
la
ragazza
continuò
a
parlare
,
enunziando
tutte
le
particolarità
del
fidanzamento
.
Si
trattava
d
'
un
giovane
signore
di
Milano
:
il
matrimonio
sarebbe
avvenuto
nell
'
ottobre
prossimo
,
in
Riviera
,
perchè
Emilia
non
voleva
abbandonar
la
sorella
un
sol
giorno
;
quanto
a
lei
,
Roberta
,
sarebbe
rimasta
presso
gli
sposi
.
Cesare
ascoltava
immobile
,
non
accorgendosi
che
dalle
mani
gli
era
scivolato
il
portasigarette
di
tartaruga
ed
era
caduto
a
terra
.
Guardava
la
ragazza
,
scoprendole
a
un
tratto
qualche
espressione
profondamente
femminile
,
che
gli
era
sempre
sfuggita
.
Con
una
gamba
sull
'
altra
in
modo
da
lasciar
vedere
un
po
'
delle
calze
,
con
le
braccia
aperte
sulla
spalliera
della
panchetta
rustica
,
la
testa
portata
indietro
,
le
ciglia
socchiuse
,
Roberta
era
in
quel
giorno
e
in
quell
'
atto
molto
sessualmente
femmina
,
emanava
inconsapevole
un
'
acredine
sensuale
,
eccitava
una
cupidigia
di
violenza
bruta
.
Il
giovane
aveva
tentato
a
più
riprese
di
sviar
l
'
argomento
;
ma
Roberta
era
inflessibile
,
quantunque
la
mancanza
d
'
obiezioni
da
parte
dell
'
ascoltatore
le
togliesse
il
meglio
del
suo
piacere
;
pur
tuttavia
seguitò
a
descrivere
il
carattere
del
fidanzato
,
un
uomo
eccezionale
,
senza
confronti
.
Infine
,
Cesare
si
alzò
per
troncare
la
conversazione
,
e
mise
il
piede
sul
portasigarette
,
che
schizzò
in
frantumi
.
Fu
la
sola
prova
di
oblio
completo
,
ma
fu
anche
quella
la
quale
divertì
immensamente
Roberta
,
che
lanciò
alcuni
trilli
di
gioia
puerile
.
-
Che
cosa
fa
?
Che
cosa
fa
?
-
esclamò
ridendo
.
-
È
il
suo
astuccio
!
...
Se
n
'
era
dimenticato
?
...
Guardi
come
l
'
ha
ridotto
!
Le
risatine
perlate
della
ragazza
lo
ferirono
anche
peggio
.
Si
chinò
a
raccogliere
i
frantumi
,
e
se
li
rovesciò
macchinalmente
in
tasca
insieme
a
un
po
'
di
ghiaia
e
a
qualche
sigaretta
,
mentre
Roberta
raddoppiava
le
risatine
quasi
maligne
.
-
Deve
star
molto
bene
,
Lei
,
oggi
?
-
domandò
Cesare
.
-
Sì
....
Perchè
?
-
rispose
la
giovanetta
oscurandosi
subitamente
in
volto
,
-
Come
mi
trova
?
...
-
Sono
pallida
?
Tale
era
l
'
umile
preghiera
della
voce
,
che
Cesare
non
ardì
spingere
oltre
la
sua
vendetta
.
-
Appunto
,
-
si
affrettò
a
dire
.
-
Non
l
'
ho
mai
vista
meglio
:
ha
un
colorito
splendido
.
Roberta
mandò
un
sospiro
di
conforto
,
e
Cesare
si
limitò
a
pensare
:
"
Con
una
parola
potrei
forse
ucciderti
.
"
Ma
sentì
di
repente
che
si
svegliava
da
un
sogno
,
e
che
tutte
le
cose
intorno
a
lui
avevano
ripreso
il
loro
aspetto
comune
,
laddove
per
qualche
tempo
egli
aveva
visto
il
giardino
grande
come
una
foresta
,
e
i
filari
degli
aranci
profondi
come
i
sentieri
di
quella
foresta
.
Nauseato
,
stava
per
andarsene
quando
Emilia
sopraggiunse
;
aveva
il
suo
solito
abito
,
lilla
,
e
in
testa
portava
un
cappello
rotondo
,
di
grossa
paglia
;
le
mani
erano
nude
.
Cesare
la
guardò
appena
,
rifuggendo
dall
'
analizzare
anco
una
volta
lo
spettacolo
di
bellezza
che
non
era
per
lui
;
Roberta
prestamente
gli
gettò
un
'
occhiata
per
implorarlo
a
tacere
;
e
la
conversazione
s
'
avviò
con
una
svogliatezza
inabituale
.
-
Ebbene
,
che
cosa
è
accaduto
?
-
domandò
Emilia
a
Roberta
,
quando
Cesare
ebbe
preso
commiato
.
-
Eravate
così
confusi
tutti
e
due
....
Roberta
scoppiò
a
ridere
.
-
Ha
rotto
il
suo
astuccio
da
sigarette
,
-
rispose
.
-
Null
'
altro
....
Poi
,
più
tardi
,
in
casa
,
non
potè
trattenersi
e
narrò
ad
Emilia
la
sua
menzogna
.
-
Sono
vere
sciocchezze
,
-
osservò
la
donna
bruscamente
.
-
Quale
intimità
abbiamo
noi
col
signor
Lascaris
per
prendercene
giuoco
?
E
perchè
inventare
una
storia
di
genere
così
delicato
?
È
orribile
,
che
tu
non
possa
vivere
un
giorno
senza
dire
una
bugia
,
a
qualunque
costo
,
al
primo
venuto
....
Parlava
con
voce
un
po
'
alta
,
mentre
andava
preparando
alla
sorella
una
tazza
di
cioccolata
di
cui
Roberta
aveva
abitudine
;
ma
le
sue
mani
tremavano
,
e
con
un
movimento
maldestro
rovesciò
la
tazza
di
porcellana
e
la
ruppe
.
Per
la
prima
volta
,
Roberta
ebbe
a
pentirsi
quel
giorno
d
'
una
sua
favola
;
perchè
Emilia
andò
a
rinchiudersi
in
camera
e
non
si
mostrò
fino
all
'
ora
di
pranzo
.
Roberta
non
l
'
aveva
mai
vista
così
agitata
:
fosse
imaginazione
o
realtà
,
le
parve
che
la
sorella
avesse
pianto
.
VII
.
Si
arrampicò
per
il
monte
dietro
il
paese
,
dove
la
straducola
mancava
del
muro
,
e
apparivano
,
come
da
uno
squarcio
,
le
acque
,
il
paesaggio
,
il
verde
,
il
grigio
.
Là
,
Cesare
sedette
;
restò
a
guardar
lo
spettacolo
fantastico
,
in
una
posa
d
'
attenzione
totale
,
sdraiato
sopra
un
piano
d
'
erba
,
all
'
ombra
d
'
alcuni
folti
ulivi
.
E
lo
spettacolo
era
così
raro
,
che
l
'
uomo
ne
fu
per
qualche
istante
tutto
assorbito
,
e
cominciò
a
osservar
da
lontano
,
avvicinandosi
con
lo
sguardo
a
poco
a
poco
fin
dov
'
egli
si
trovava
.
Da
lontano
,
il
mare
in
un
'
invasione
di
luce
singolarmente
nebulosa
e
dorata
,
aveva
smarrito
la
linea
d
'
orizzonte
,
unendosi
col
cielo
dorato
e
nebuloso
;
talchè
non
si
sarebbe
potuto
dire
,
nella
falsa
rifrazione
,
se
le
vele
piccoline
danzassero
sul
mare
,
o
non
piuttosto
fossero
tra
cielo
e
mare
sospese
.
In
quella
sterminata
dovizie
di
luce
impalpabile
o
dentro
le
acque
animate
dal
formidabile
riverbero
,
due
scogli
neri
sorgevano
,
apparenti
e
scomparenti
a
capriccio
dell
'
onda
,
circonvoluti
da
un
rigoglio
di
spuma
gialla
.
Le
coste
lontane
,
che
nei
giorni
d
'
aria
lucida
si
disegnavano
perdutamente
,
stavan
celate
dietro
il
velario
d
'
oro
.
Ma
verso
le
rocce
violette
di
Portofino
,
a
levante
,
le
acque
avevan
disperso
il
pulviscolo
solare
,
e
una
violenta
chiazza
azzurra
restituiva
la
solita
visione
col
limite
ben
netto
dell
'
orizzonte
.
Ancòra
là
,
otto
o
dieci
vele
bianche
,
l
'
una
accosto
all
'
altra
,
erano
farfalle
posate
con
le
ale
trepide
sul
pelo
delle
acque
;
e
due
o
tre
,
più
basse
,
avevano
una
tinta
bruna
,
quasi
la
luce
non
fosse
giunta
a
tangerle
.
Così
lungi
,
le
imbarcazioni
peschereccie
,
tenevan
forma
e
significato
di
giuocattoli
;
nè
si
poteva
credere
portassero
uomini
massicci
,
curvi
sul
liquido
specchio
o
stesi
sulle
tavole
umide
in
aspettazione
.
Poi
,
ad
un
tratto
,
diminuendo
di
molti
gradi
la
lontananza
prospettica
,
s
'
apriva
agli
occhi
di
Cesare
la
costeggiante
verzura
del
paese
,
fitta
e
spessa
come
un
vello
,
in
numerose
gamme
di
colore
,
in
diverse
altezze
,
da
cui
s
'
ergevano
,
i
cipressi
cuspidali
.
E
ridenti
di
bianco
o
di
rossiccio
,
le
case
vivevano
tra
quel
magnifico
sopore
della
vegetazione
,
che
nell
'
aria
calda
non
muoveva
fronda
o
foglia
.
Verso
oriente
era
la
chiesa
bigia
col
livido
campanile
,
cui
s
'
aggruppavano
stretti
attorno
gli
altri
edifici
,
i
quali
a
mano
a
mano
andavan
poi
disseminati
in
mezzo
al
verde
,
spinti
fino
al
mare
,
collocati
più
alti
sul
lene
pendio
dei
colli
;
e
frequenti
balzavan
fuori
tra
casa
e
casa
i
ciuffi
di
verzura
,
i
ciuffi
argentei
degli
ulivi
....
Dominava
il
grigio
,
per
i
ciuffi
degli
ulivi
e
per
le
lastre
di
ardesia
che
coprivano
i
tetti
.
Più
qua
,
immediatamente
sotto
il
piano
erboso
dove
Cesare
stava
,
lo
spettacolo
era
gentile
,
con
due
lunghi
rettangoli
di
terra
,
che
un
giardiniere
coltivava
a
rosai
;
e
le
rose
bianche
,
opulenti
,
molte
già
sfatte
,
innalzavano
un
profumo
carnale
,
potentissimo
in
quell
'
aria
pura
d
'
ogni
altro
profumo
.
Una
cagna
volgare
abbaiava
dietro
invisibili
fantasmi
,
correndo
sulla
terra
grassa
a
calpestar
le
foglie
di
rose
disperse
.
Alcuni
romori
salivan
dal
paese
:
il
grido
di
qualche
rivendugliolo
,
lo
schioccar
delle
fruste
,
il
lamentio
d
'
uno
zufolo
stonato
;
così
fievoli
tutti
,
vaganti
nel
grande
spazio
,
che
la
lontananza
pareva
maggiore
.
Lentamente
le
scene
diverse
si
mutarono
in
imagini
d
'
abitudine
,
per
Cesare
che
le
fissava
con
lo
sguardo
pigro
di
chi
medita
cose
lontane
;
assorbivano
la
sua
attenzione
fisica
,
dando
libero
il
corso
ai
pensieri
.
La
donna
amata
da
lui
,
era
per
altri
;
la
plastica
di
quell
'
impareggiabile
corpo
sul
quale
i
suoi
occhi
s
'
eran
posati
nella
deliziosa
trepidanza
dell
'
intuizione
,
doveva
svelarsi
intera
a
un
altro
uomo
;
in
un
'
alcova
ignota
,
la
voce
d
'
Emilia
sarebbe
diventata
intima
....
E
la
sinfonia
classica
dei
bottoni
che
si
slacciano
?
La
visione
della
donna
soffusa
di
bianco
nel
pulviscolo
lunare
?
Egli
si
trovava
dunque
impegolato
in
uno
di
quegli
amori
cui
il
volgo
definisce
,
tra
il
rammarico
e
lo
scherno
,
senza
speranza
;
e
ne
derivava
la
necessità
di
gettarsi
a
capofitto
in
pieno
romanticismo
,
o
di
togliersi
per
sempre
da
una
strada
che
cominciava
a
diventar
malagevole
.
Aveva
sognato
.
Qualche
particolare
dei
sogni
che
inconsciamente
era
andato
accarezzando
in
quei
giorni
,
gli
tornava
alla
memoria
.
Per
esempio
,
aveva
sognato
una
piccola
villa
con
molti
palmizii
,
addossata
a
una
falange
d
'
ulivi
rampicanti
sui
colli
;
e
tutto
in
giro
,
la
campagna
esalava
quella
serenità
,
la
quale
giunge
così
crudele
alle
umane
sventure
,
ed
è
così
piacevole
per
gli
umani
egoismi
:
la
serenità
dei
grandi
paesaggi
alpestri
,
o
dei
graziosi
paesaggi
sui
laghi
lombardi
....
Entro
la
villa
,
una
voce
femminile
risonava
nell
'
ombra
moderata
delle
camere
fresche
....
In
abito
purpureo
Emilia
giaceva
sovra
un
ampio
divano
carico
di
molti
origlieri
bizzarri
;
a
'
suoi
piedi
,
egli
stesso
,
Cesare
,
seguiva
la
voce
della
donna
....
Uno
svelto
scaffale
da
ninnoli
era
coronato
da
un
alto
vaso
di
porcellana
riboccante
di
fiori
,
che
cadevan
sotto
uno
spiraglio
di
luce
;
il
sole
ne
irrubinava
metà
,
un
angolo
di
rose
e
di
verbene
,
tra
cui
si
drizzava
qualche
ciuffo
di
vainiglia
.
Questa
ed
altre
ideali
concezioni
d
'
avvenire
,
erano
state
bruscamente
travolte
,
poichè
non
nella
villa
con
molti
palmizii
,
ma
la
voce
d
'
Emilia
sarebbe
diventata
intima
e
flessuosa
in
un
'
alcova
ignota
,
per
un
uomo
ignoto
....
VIII
.
-
Senta
!
Senta
!
-
gridava
la
fanciulla
,
rivolgendosi
a
Cesare
e
additando
le
ondate
furibonde
che
si
gettavano
contro
la
spiaggia
.
-
Sembrano
colpi
di
cannone
!
Cesare
e
le
due
donne
eran
giunti
in
riva
al
mare
,
convulso
per
il
soffio
poderoso
del
vento
,
e
tutto
bianco
;
eran
scesi
dalla
strada
sulle
rocce
più
eminenti
,
arrampicandosi
dove
le
onde
non
potevano
arrivare
.
Ascoltavano
così
il
rimbombo
sordo
dell
'
acqua
contro
le
cavità
degli
scogli
;
un
fragore
talmente
reiterato
,
che
a
fatica
si
distinguevano
le
voci
.
-
È
bello
!
è
bello
!
-
esclamava
Roberta
,
aspirando
l
'
aria
,
e
trovando
sulle
labbra
un
impercettibile
umore
salino
.
I
riccioli
intorno
alla
fronte
e
al
collo
le
si
scompigliavano
sotto
la
veemenza
del
vento
;
le
gonne
le
si
serravano
alle
gambe
;
ella
rimaneva
forte
sul
dosso
scabro
della
roccia
,
sorridendo
alla
burrasca
.
Dietro
lei
,
Cesare
s
'
era
fermato
a
fianco
d
'
Emilia
.
Questa
,
meditabonda
e
inquieta
,
aveva
obliato
un
istante
le
sue
riflessioni
affannose
,
per
ammirare
lo
spettacolo
;
ma
la
vicinanza
dell
'
uomo
,
il
quale
pareva
triste
quel
giorno
e
d
'
una
tristezza
di
cui
ella
sospettava
la
causa
,
le
dava
un
'
immensa
brama
di
spiegarsi
,
di
togliere
a
sè
e
a
lui
dal
cuore
le
punte
,
che
la
ingenua
malizia
di
Roberta
vi
aveva
affondato
.
E
pensava
,
quasi
tremando
:
"
Com
'
è
strano
che
Roberta
stessa
ci
costringa
a
parlare
!
Ella
medesima
ci
ha
offerto
un
argomento
grave
e
pericoloso
.
Dovrò
spiegare
a
Cesare
che
io
non
sono
fidanzata
ad
alcuno
,
che
non
lo
sarò
mai
,
perchè
mi
sono
votata
a
un
'
opera
di
sacrificio
e
ho
promesso
la
mia
esistenza
alla
sorella
ammalata
.
Ma
come
risponderà
egli
?
Come
accoglierà
la
mia
rinunzia
?
...
La
combatterà
,
certo
,
e
poi
non
riuscendo
a
vincermi
,
-
non
riuscirà
,
-
dovrà
partire
....
Resteremo
noi
due
,
io
e
Roberta
,
per
sempre
....
"
Gettò
uno
sguardo
a
Roberta
e
a
Cesare
,
e
per
la
prima
volta
il
tormento
di
dovere
sceglier
presto
,
inappellabilmente
,
le
si
affacciò
all
'
anima
con
tutta
la
sua
tremenda
potenza
.
Doveva
sacrificare
in
eterno
l
'
uno
all
'
altra
,
e
la
scelta
non
le
avrebbe
dato
mai
pace
,
egualmente
non
fosse
mai
avvenuta
;
perchè
la
rinunzia
di
lei
all
'
amore
e
alla
felicità
avrebbe
reso
più
cupa
la
dissonanza
fra
il
suo
spirito
e
lo
spirito
di
Roberta
;
nè
ella
avrebbe
potuto
perdonare
a
questa
l
'
insanabile
spasimo
che
le
era
costata
.
E
con
l
'
orrore
abituale
in
lei
per
ogni
veemente
dibattito
,
guardava
in
fronte
l
'
avvenire
,
il
quale
si
presentava
amarissimo
,
qualunque
via
ella
avesse
percorso
;
e
innanzi
al
mare
fremebondo
,
alle
ondate
gigantesche
,
al
cielo
seminascosto
sotto
nubi
tempestose
,
innanzi
allo
spettacolo
ribelle
,
provava
l
'
impeto
di
gridar
la
sua
disperazione
,
di
confondere
la
voce
del
suo
furore
inutile
con
la
voce
assordante
di
quel
liquido
furore
,
che
si
lanciava
alla
spiaggia
,
dopo
aver
già
forse
travolto
uomini
e
navi
.
-
Fa
bene
quest
'
aria
,
signor
Lascaris
,
non
è
vero
?
-
domandò
Roberta
,
sorbendo
ancòra
l
'
aria
pregna
di
sali
.
-
Ma
non
si
esponga
al
vento
così
,
-
osservò
Cesare
,
mentre
pensava
che
sotto
la
gioia
della
giovanetta
si
celava
tuttavia
la
molestia
d
'
un
'
idea
roditrice
.
-
Venga
più
qua
;
si
ripari
dietro
queste
rocce
.
Alcune
rocce
grigiastre
bucherellate
formavano
una
specie
di
profonda
insenatura
,
e
drizzandosi
fino
all
'
altezza
della
strada
,
porgevano
un
ricovero
naturale
dalle
raffiche
del
vento
.
Nella
insenatura
profonda
,
le
onde
si
scaraventavano
una
sull
'
altra
bianchissime
,
andavano
a
battere
contro
il
fondo
,
si
ritorcevano
,
ed
erano
risospinte
dalle
sopravvenienti
,
con
vece
assidua
,
con
un
ribollir
di
schiuma
più
candida
del
latte
.
Lo
strepito
risonava
enorme
.
Roberta
sedette
molto
in
basso
,
dove
giungevano
talora
gli
spruzzi
minutissimi
dei
flutti
;
più
in
alto
sedettero
Cesare
ed
Emilia
,
e
sul
principio
Roberta
si
voltò
a
guardarli
di
tanto
in
tanto
,
additando
senza
parlare
i
cavalloni
,
che
giungevan
da
lungi
e
si
precipitavano
entro
la
piccola
baia
.
Poi
stette
,
assorta
,
e
sembrò
aver
dimenticato
i
compagni
,
per
seguire
qualche
suo
pensiero
non
anco
definito
e
infantilmente
triste
.
-
Che
cosa
Le
ha
detto
,
ieri
,
mia
sorella
?
-
domandò
Emilia
,
girando
a
un
tratto
la
testa
verso
Cesare
.
Sorrideva
,
con
una
fuggevole
vampa
di
rossore
sul
volto
;
e
bastaron
quel
sorriso
,
l
'
espressione
involontariamente
carezzevole
degli
occhi
,
per
segnare
un
passo
grande
sulla
via
delle
confidenze
.
Emilia
pensò
più
tardi
,
-
quando
tutto
era
già
per
sempre
finito
e
la
sua
esistenza
era
per
sempre
tracollata
negli
abissi
della
disperazione
,
-
pensò
che
la
sventura
aveva
avuto
origine
da
quel
suo
moto
irriflessivo
....
Perchè
non
tacere
?
Perchè
spiegarsi
,
animando
le
speranze
dell
'
uomo
,
più
forti
quanto
più
gravi
si
presentavano
gli
ostacoli
alla
lustra
di
felicità
,
cui
l
'
uno
e
l
'
altra
sognavano
?
Ma
ormai
,
la
frase
le
era
sfuggita
dalle
labbra
:
-
Che
cosa
Le
ha
detto
mia
sorella
?
-
Non
è
vero
?
...
-
esclamò
Cesare
.
Gli
occhi
gli
scintillavano
,
e
il
respiro
gli
usciva
dal
petto
caldo
e
vibrato
.
-
Non
è
vero
?
...
Mi
ha
detto
che
Lei
è
fidanzata
....
Ma
non
è
vero
?
...
La
donna
crollò
il
capo
,
continuando
a
sorridere
,
con
un
senso
più
mesto
.
-
Roberta
,
-
disse
,
-
ha
voluto
scherzare
.
Qualche
volta
passa
il
segno
e
commette
delle
fanciullaggini
;
ma
è
allegra
così
di
rado
,
che
bisogna
perdonargliele
....
Non
è
vero
nulla
....
E
Lei
ha
creduto
?
Io
non
sono
fidanzata
ad
alcuno
;
non
lo
sarò
mai
,
ad
alcuno
....
E
Lei
ha
creduto
sùbito
!
Le
sembra
che
io
potrei
abbandonare
Roberta
?
Parlava
con
voce
debole
,
molto
commossa
,
tenendo
gli
sguardi
alla
tempesta
;
e
Cesare
le
si
era
un
poco
avvicinato
per
non
perdere
sillaba
.
Il
mare
ai
loro
piedi
ruggiva
....
Spingendo
l
'
occhio
oltre
l
'
insenatura
,
si
vedevan
le
onde
infaticate
battere
disordinatamente
per
tutta
la
lunghezza
della
spiaggia
,
fino
a
Nervi
:
e
gli
spruzzi
si
levavano
altissimi
,
aprendosi
a
guisa
di
Ventaglio
e
ricadendo
tra
il
bulicame
della
spuma
.
-
Perchè
?
-
domandò
Cesare
stupito
.
-
Lei
non
abbandonerebbe
sua
sorella
?
Innanzi
tutto
,
abbandonare
è
cosa
diversa
....
-
Più
piano
,
-
interruppe
Emilia
,
temendo
che
Roberta
non
udisse
.
Il
cuore
le
batteva
in
tumulto
,
ascoltando
le
parole
divenute
intime
,
segrete
,
come
già
l
'
uomo
avesse
confessato
il
suo
amore
e
già
parlasse
per
difendere
la
propria
conquista
.
Egli
aveva
sentito
nel
fondo
dell
'
anima
scatenarsi
la
malvagità
egoistica
,
per
la
quale
voleva
ogni
cosa
al
suo
dominio
e
non
poteva
soffrire
ostacolo
alcuno
.
S
'
era
fatto
un
po
'
pallido
,
gli
occhi
neri
lucenti
;
aveva
guardato
in
basso
,
verso
Roberta
,
con
un
lampo
d
'
odio
improvviso
.
-
Lei
vuole
sagrificarsi
a
sua
sorella
?
-
continuò
,
smorzando
la
voce
.
-
È
impossibile
,
assurdo
;
sarebbe
mostruoso
.
Pensi
che
ciascuno
ha
nella
vita
una
strada
da
percorrere
.
Nessuno
può
,
nessuno
deve
mutarla
a
forza
,
per
seguire
il
cammino
d
'
un
altro
.
E
a
quale
scopo
,
a
chi
gioverebbe
?
Ella
sciuperà
tutta
la
vita
in
una
rinunzia
inutile
,
la
quale
non
sarà
forse
nemmeno
compresa
....
,
nemmeno
compresa
!
"
Perchè
mi
parla
così
?
"
-
domandò
in
quel
punto
Emilia
a
sè
stessa
,
trasalendo
sotto
il
soffio
della
scomposta
eloquenza
.
E
tentando
sorridere
ancòra
,
obiettò
:
-
Ma
ciascuno
ha
il
diritto
di
scegliere
la
via
,
in
capo
alla
quale
spera
di
trovare
una
sodisfazione
,
un
riposo
della
coscienza
....
Non
Le
pare
?
Quella
ragazza
è
attaccata
a
me
,
è
gelosa
della
mia
affezione
,
e
non
reggerebbe
al
dolore
d
'
una
lontananza
,
alla
rivalità
di
un
altro
,
affetto
....
Io
la
conosco
....
E
Lei
pure
sa
quanto
la
sua
salute
sia
debole
....
Infine
,
ho
pensato
,
può
crederlo
:
e
ho
giudicato
che
questo
è
il
mio
dovere
,
e
che
posso
compierlo
serenamente
,
anche
senza
sacrificio
....
Sì
fermò
.
Giungeva
con
fragore
infernale
un
'
ondata
verdastra
,
alta
,
e
incontrando
i
primi
scogli
,
spumeggiò
d
'
un
tratto
senza
rompersi
;
poi
coperse
la
spiaggia
,
si
franse
,
s
'
ingolfò
entro
l
'
insenatura
,
conquistando
alcuni
frastagli
,
fin
allora
intatti
,
della
roccia
su
cui
sedeva
Roberta
.
-
Hai
visto
?
-
gridò
la
fanciulla
ad
Emilia
.
-
È
giunta
fin
qua
su
!
-
Non
sei
bagnata
?
-
domandò
Emilia
con
una
premura
timorosa
,
la
quale
significò
per
Cesare
più
di
tutte
le
spiegazioni
.
-
No
,
no
.
Sto
benissimo
qui
,
-
rispose
la
giovanetta
.
Seguì
una
pausa
lunga
.
Tutti
e
tre
guardavano
la
vicenda
delle
acque
potenti
e
il
cielo
giallastro
pel
riflesso
di
un
moribondo
raggio
solare
.
-
Sono
le
illusioni
solite
dell
'
altruismo
,
-
riprese
Cesare
,
con
voce
cauta
,
piena
di
fremiti
rattenuti
.
-
Il
tempo
ne
fa
giustizia
,
ma
sempre
troppo
tardi
....
E
perchè
mai
,
a
un
tratto
,
questo
sacrificio
?
...
Perchè
non
prima
?
Emilia
battè
le
palpebre
;
un
pudore
ardente
le
bruciava
di
rossore
le
guance
;
ella
avrebbe
voluto
riprendere
la
coscienza
delle
cose
reali
e
fiaccare
con
lo
sdegno
la
domanda
ardita
;
ma
dal
cuore
le
saliva
un
singulto
di
smarrimento
.
Guardò
l
'
uomo
in
volto
e
lo
vide
oscurato
dalla
passione
dolorosa
;
capì
ch
'
egli
andava
dietro
ai
balzi
del
pensiero
e
li
ripeteva
,
dimenticando
il
riserbo
tenuto
fino
a
quel
giorno
e
i
doveri
che
quel
riserbo
gli
imponeva
.
La
comprensione
della
sua
sofferenza
incontenibile
turbò
maggiormente
la
donna
.
-
Allora
,
-
ella
disse
con
voce
spenta
,
-
Roberta
non
era
ammalata
.
Ella
viveva
con
noi
,
non
aveva
bisogno
della
mia
assistenza
,
nè
io
gliel
'
aveva
offerta
....
E
d
'
altra
parte
....
Voleva
dire
:
e
,
d
'
altra
parte
,
la
dissonanza
delle
loro
anime
aveva
avuto
principio
da
quel
tempo
,
appunto
;
gli
occhi
di
Roberta
,
da
quel
tempo
s
'
eran
fatti
vigili
,
gelosi
,
cattivi
;
in
quel
tempo
,
Emilia
aveva
dovuto
nascondere
la
sua
gioia
,
misurarne
gli
slanci
,
guardarsi
dalla
sorella
....
E
,
-
il
sospetto
era
atroce
,
ma
non
mancavano
i
dati
a
nutrirlo
e
a
renderlo
verisimile
,
-
ed
Emilia
sospettava
che
il
giorno
in
cui
la
morte
aveva
visitato
la
sua
casa
,
fosse
stato
un
giorno
di
letizia
crudele
per
Roberta
,
infine
liberata
d
'
una
presenza
agghiacciante
,
d
'
una
minacciosa
rivalità
.
Voleva
dir
questo
;
ed
esitava
tra
il
timore
di
addentrarsi
troppo
nelle
confidenze
più
delicate
,
e
la
paura
di
non
arrivare
a
convincere
....
Ma
Cesare
,
obbedendo
all
'
impazienza
della
sua
superbia
,
scosso
dal
ricordo
d
'
un
passato
che
non
gli
apparteneva
e
che
aveva
evocato
egli
stesso
,
interruppe
:
-
Sì
,
sì
,
tutto
questo
è
forse
vero
....
E
,
in
ogni
modo
,
io
non
ho
alcun
diritto
a
sapere
,
non
ho
alcun
titolo
per
consigliare
....
Vuole
perdonarmi
?
...
Perchè
discutiamo
di
queste
cose
tristi
?
-
Infatti
,
-
ripetè
Emilia
,
-
perchè
discutiamo
di
queste
cose
inutili
...
La
forma
brusca
con
cui
l
'
uomo
aveva
troncato
il
sèguito
del
colloquio
,
le
dava
un
cocentissimo
dolore
.
In
fondo
all
'
incrollabilità
del
suo
divisamento
giaceva
una
oscura
speranza
,
viveva
il
torturante
piacere
d
'
ascoltar
le
obiezioni
di
Cesare
.
Per
dissimulare
lo
spasimo
,
chiamò
Roberta
fortemente
,
nell
'
intervallo
fra
un
colpo
e
l
'
altro
delle
onde
.
-
Roberta
!
-
disse
,
-
vieni
qua
con
noi
.
Ti
esponi
troppo
all
'
aria
....
La
fanciulla
s
'
arrampicò
per
la
distanza
che
la
separava
,
dalla
sorella
,
e
Cesare
la
studiò
in
quell
'
atto
,
mentre
s
'
appoggiava
all
'
ombrellino
chiuso
,
aiutandosi
contro
le
difficoltà
dello
scoglio
.
"
Non
ha
un
anno
di
vita
!
"
-
egli
pensò
freddamente
.
Poi
,
a
voce
alta
osservò
:
-
Come
si
è
fatta
svelta
,
signorina
!
Roberta
sorrise
di
compiacenza
,
e
tese
la
mano
ad
afferrar
la
mano
che
Cesare
le
offriva
,
per
valicare
l
'
ultima
scabrosità
della
roccia
.
-
Ho
bevuto
tant
'
aria
di
mare
!
-
ella
rispose
,
quando
fu
seduta
a
fianco
d
'
Emilia
.
-
Il
mare
è
mio
amico
;
io
gli
voglio
molto
bene
,
ed
esso
mi
lascia
respirare
così
leggermente
!
...
Emilia
sorrise
alla
sua
volta
,
con
un
'
ombra
di
tristezza
.
Qualche
notte
prima
,
Roberta
aveva
avuto
la
febbre
e
un
nuovo
sbocco
di
sangue
,
non
forte
,
appena
da
arrossare
la
pezzuola
;
ma
lo
spavento
s
'
era
ridestato
in
Emilia
,
più
grave
poichè
Roberta
sembrava
fatalmente
illusa
,
ricca
di
speranze
,
e
faceva
molti
disegni
per
l
'
avvenire
.
-
Questa
,
è
la
prima
volta
che
vedo
il
mare
,
-
seguitò
Roberta
,
con
la
stessa
volubilità
fanciullesca
.
-
Ma
ne
sono
felice
.
Un
altr
'
anno
voglio
andare
alla
montagna
,
in
Isvizzera
....
Andremo
,
non
è
vero
,
Emilia
?
...
C
'
è
un
piccolo
paese
,
con
un
bel
lago
,
a
mille
ottocento
metri
d
'
altezza
....
Come
si
chiama
?
Cesare
ascoltava
,
rilevando
senza
pietà
il
sintomo
delle
strazianti
illusioni
;
e
Roberta
continuò
a
fantasticare
,
garrula
e
variabile
.
Aveva
dei
luoghi
lontani
una
visione
romantica
,
la
visione
dei
giorni
in
cui
il
male
non
le
si
faceva
sentire
,
ed
ella
poteva
svelarsi
in
tutta
la
sua
giovane
ignoranza
della
vita
e
della
realtà
.
Per
inconscio
paganesimo
,
si
figurava
il
paesaggio
ancòra
popoloso
di
creazioni
mitiche
;
il
mare
,
la
montagna
,
il
lago
,
la
pianura
,
la
notte
ed
i
crepuscoli
,
eran
gli
elementi
delle
sue
predilette
fantasie
....
Quando
la
sofferenza
fisica
e
il
terror
della
morte
non
le
strappavano
un
grido
di
precoce
disperazione
,
Roberta
s
'
indugiava
tra
quei
pensieri
panteistici
come
fra
uno
stormo
di
Fauni
capripedi
.
Ma
il
chiacchierio
febbrile
passava
sull
'
anima
d
'
Emilia
non
diversamente
d
'
una
mano
incauta
sopra
una
ferita
viva
;
e
per
troncarlo
,
la
donna
interruppe
:
-
Sarà
tempo
di
tornare
,
Roberta
.
Il
vento
arriva
fin
qui
,
ed
è
più
forte
....
Il
vento
rabbuffava
ancòra
le
acque
,
levandole
attorno
agli
scogli
in
danza
alterna
,
senza
posa
;
per
tornare
,
e
ripercorrere
un
lungo
tratto
delle
rocce
,
Cesare
e
le
due
sorelle
aspettavano
qualche
volta
l
'
onda
si
ritraesse
crepitando
;
Roberta
salutava
con
esclamazioni
l
'
impeto
dei
flutti
,
ma
procedeva
a
disagio
sul
dorso
sdrucciolo
ineguale
dei
massi
,
e
barcollava
,
e
di
frequente
doveva
valersi
delle
mani
....
-
No
:
aiuti
Roberta
,
-
disse
Emilia
a
Cesare
,
rifiutando
.
-
Io
non
ho
paura
.
Ella
non
aveva
paura
;
guardava
le
ondate
non
anco
infrante
,
ricurve
,
concave
,
ergersi
lontano
,
in
pieno
mare
,
correre
unite
in
linea
di
battaglia
,
gettare
un
balzo
,
valicando
i
più
facili
scogli
,
ricomporsi
,
correre
di
nuovo
compatte
,
arrivare
alla
spiaggia
,
stendersi
pianamente
lattiginose
,
echeggiar
sonore
contro
le
cavità
,
dissolversi
,
ripiegarsi
,
arricchir
le
ondate
susseguenti
,
riattaccar
gli
ostacoli
;
ebbrezza
del
mare
ampio
e
della
goccia
imponderabile
.
Sull
'
ultimo
tratto
,
Roberta
vacillò
,
quantunque
s
'
appoggiasse
alla
mano
ferma
di
Cesare
;
egli
stava
giù
avendo
superato
una
costa
rigidissima
,
e
la
fanciulla
,
al
sommo
,
inciampò
nelle
vesti
,
non
trovò
tempo
a
riprendersi
,
e
cadde
sul
petto
dell
'
uomo
,
che
dovette
stringerla
fra
le
braccia
.
-
Sono
salva
!
-
ella
gridò
,
sulla
spiaggia
,
sciogliendosi
dal
non
forte
amplesso
inopinato
.
E
rise
per
confortare
Emilia
,
la
quale
giungeva
in
quel
punto
.
Ma
la
donna
era
impallidita
,
alla
rapida
scena
;
non
di
paura
;
per
un
altro
sentimento
confuso
,
per
un
morso
al
cuore
;
e
più
da
quel
sentimento
non
mai
avvertito
innanzi
,
era
turbata
,
che
non
dal
fatto
d
'
aver
visto
Roberta
fra
le
braccia
di
Cesare
.
Salirono
una
breve
scala
di
pietra
;
poi
,
arrivati
sulla
strada
presso
la
chiesa
,
s
'
accostarono
al
parapetto
a
salutare
di
nuovo
il
mare
tuonante
.
Roberta
si
staccò
l
'
ultima
,
e
rivolgendosi
mentre
gli
altri
s
'
erano
,
già
incamminati
,
mandò
un
grido
.
-
È
orribile
!
-
disse
.
Dalla
strada
provinciale
veniva
verso
la
chiesa
una
coorte
di
dolenti
,
alcuni
recando
sulle
spalle
un
feretro
coperto
dello
strato
di
velluto
bruno
,
con
una
gran
croce
d
'
oro
nel
mezzo
;
altri
al
sèguito
,
salmodiando
in
lunga
fila
,
rivestiti
di
càmici
bianchi
o
di
ampie
vesti
nere
,
il
viso
tutto
nascosto
dal
cappuccio
,
ad
eccezione
degli
occhi
;
altri
,
pigiandosi
sui
fianchi
del
corteo
,
in
disordine
;
e
la
nuvolaglia
tempestosa
e
l
'
ora
già
tarda
proiettavano
una
lunga
ombra
sinistra
.
Roberta
s
'
indugiò
a
guardare
,
accasciata
,
fissando
ostinatamente
gli
uomini
della
Confraternita
procedenti
in
cadenza
,
grotteschi
e
solenni
;
i
quali
ridestavano
nella
giovanetta
il
terror
della
morte
,
la
memoria
,
di
qualche
incubo
....
-
È
orribile
!
-
disse
ancòra
ad
Emilia
,
che
tentava
persuaderla
a
seguitar
la
via
.
-
Non
li
dimenticherò
più
!
...
E
a
Cesare
,
che
pure
la
rassicurava
sorridendo
,
rispose
:
-
No
,
no
,
taccia
!
La
prego
!
Lei
non
sa
!
Lei
non
sa
!
...
Egli
non
sapeva
,
infatti
,
il
motivo
di
quello
sgomento
.
Tra
gli
spettri
dolorosi
della
fantasia
inferma
,
Roberta
aveva
fissa
la
visione
del
proprio
cadavere
,
freddo
e
rigido
,
con
le
braccia
incrociate
sul
petto
,
sopra
un
catafalco
ricco
di
drappi
funerei
,
presso
una
finestra
spalancata
in
faccia
alla
campagna
eterna
....
IX
.
Forse
la
felicità
non
è
che
la
simmetria
del
tempo
;
l
'
ora
,
il
giorno
,
l
'
anno
,
eguali
all
'
altra
ora
,
all
'
altro
giorno
,
all
'
altro
anno
....
La
passione
è
il
disordine
,
e
il
disordine
è
il
dolore
.
Emilia
si
divincolava
invano
sotto
l
'
assillo
.
Celava
il
volto
in
mucchi
di
rose
rosse
,
fresche
e
simili
a
labbra
innamorate
;
si
chiudeva
in
lunghi
silenzii
o
prorompeva
in
risa
febbrili
....
Neppur
l
'
alba
riusciva
ormai
a
quietarla
:
neanche
il
torpore
suppliva
al
sonno
.
Cercava
i
narcotici
,
che
distendono
il
corpo
quasi
sopra
nuvole
di
bambagia
.
Fuggire
!
Pareva
quello
il
sogno
più
caro
alla
sua
anima
....
Era
il
formidabile
istinto
di
salvezza
,
che
sul
viso
del
soldato
nuovo
diffonde
un
pallore
mortale
,
e
lo
fu
guardare
indietro
con
immenso
desiderio
ai
piani
liberi
e
tranquilli
,
mentre
la
massa
oscura
del
nemico
si
delinea
e
giganteggia
di
minuto
in
minuto
....
Fuggire
in
qualche
paese
straordinario
,
dove
il
suo
cuore
avesse
potuto
riprendere
il
battito
quieto
,
dove
le
sue
notti
fossero
potute
ridiventar
calme
e
senza
sogni
....
Ma
il
paese
straordinario
,
il
cielo
iperbolico
sotto
il
quale
tacciono
le
miserie
,
non
sono
cogniti
ad
alcuno
.
Nella
più
serena
plaga
del
mondo
non
s
'
incontra
che
tenebra
umana
....
Ella
avrebbe
voluto
confessarsi
a
qualche
anima
intenditrice
.
A
fianco
di
lei
era
soltanto
Roberta
,
una
fantasima
ammalata
,
la
quale
trascinava
la
vita
sotto
un
altro
peso
,
con
un
altro
spettro
....
Oh
come
le
teste
giovanili
piegavano
in
quei
giorni
al
soffio
delle
cose
implacabili
,
al
rinascere
infaticato
delle
visioni
!
La
casa
era
piena
di
silenzio
,
e
le
donne
camminavano
in
una
lieve
nube
di
sonnambulismo
,
senza
parlarsi
;
e
spesse
volte
calava
la
sera
e
l
'
ombra
si
faceva
sempre
più
densa
e
nessuna
delle
due
sorelle
pensava
a
difendersi
da
quell
'
oscurità
,
in
cui
l
'
anima
cercava
un
rifugio
avidamente
....
Ciascuna
era
assorta
nelle
variazioni
infinite
del
proprio
tema
.
Roberta
,
nelle
variazioni
sul
tema
della
morte
;
Emilia
,
nelle
variazioni
sul
tema
dell
'
amore
....
Spingevano
e
rivolgevano
ambedue
il
fardello
,
arrivavano
al
culmine
d
'
una
faticosa
salita
imaginaria
,
e
il
fardello
ricadeva
in
basso
,
e
le
due
condannate
riprendevano
a
sospingerlo
,
indefessamente
così
,
l
'
intero
giorno
.
Emilia
era
afferrata
dalla
follia
di
gettarsi
ai
piedi
di
Roberta
....
(
Roberta
non
s
'
era
a
lei
confessata
?
non
le
aveva
detto
il
mistero
dello
spavento
che
la
divorava
?
)
....
E
di
gridarle
:
"
Ascolta
,
ascolta
;
anch
'
io
sono
malata
.
Anch
'
io
ho
bisogno
d
'
illudere
la
mia
vita
e
di
snebbiare
una
visione
....
Ascolta
la
mia
tortura
:
da
notti
innumerevoli
,
non
riposo
;
da
giorni
e
da
notti
innumerevoli
,
un
pensiero
mi
coglie
di
soprassalto
,
mi
passa
traverso
l
'
anima
come
una
lama
infuocata
....
Aiutami
a
salvarmi
,
Roberta
!
...
Dimmi
in
qual
modo
potremmo
distruggere
gli
spettri
della
nostra
vita
....
Non
v
'
ha
un
paese
di
silenzio
,
di
là
da
quell
'
orizzonte
?
un
paese
d
'
oblio
,
dove
tutti
vivano
in
pace
solenne
e
la
vita
sia
una
meccanica
semplice
,
la
quale
non
muterà
mai
,
non
sarà
mai
turbata
dal
mistero
del
domani
?
Vuoi
che
viviamo
laggiù
?
...
Tu
non
temerai
la
morte
;
io
non
temerò
l
'
amore
....
Ogni
cosa
avrà
i
suoi
colori
ingenui
,
e
le
notti
saranno
calme
....
Dimmi
se
v
'
ha
una
terra
così
felice
,
e
dovunque
ella
sia
,
noi
la
raggiungeremo
....
Oh
fuggire
all
'
ignoto
,
comprendi
?
sarà
la
nostra
salvezza
....
Anche
tu
soffri
il
terrore
dell
'
ignoto
;
anche
tu
ti
domandi
:
"
Quando
sarà
?
Sarà
oggi
?
Sarà
domani
?
Quanto
manca
ancòra
?..."
Dobbiamo
fuggire
,
per
non
interrogare
l
'
anima
nostra
....
Non
v
'
è
un
paese
dove
l
'
anima
tace
?
"
.
Ella
avrebbe
voluto
confessarsi
,
gettarsi
ai
piedi
di
Roberta
e
piangere
con
lei
,
come
altre
volte
....
Ma
se
la
furia
del
tormento
la
spingeva
fino
alla
sorella
,
e
se
Roberta
alzava
gli
occhi
interrogativi
a
guardarla
,
Emilia
sentiva
le
fiamme
salirle
alle
guance
e
alla
fronte
....
Che
pensava
?
...
Colei
era
la
fanciulla
,
era
la
vergine
,
monda
nel
corpo
e
candida
nel
pensiero
....
Poteva
dirle
?
....
Poteva
confessarle
?
...
Poteva
dirle
:
-
"
Le
mie
notti
sono
più
torturanti
delle
tue
;
la
mia
vita
è
più
spaventevole
della
tua
;
la
mia
giovinezza
sfiorisce
in
un
desiderio
vano
di
sentirmi
amata
,
nell
'
agonia
di
trovare
un
affetto
più
caldo
,
più
misterioso
,
più
inebbriante
del
tuo
affetto
di
sorella
?
"
;
Poteva
confessarle
:
-
"
Non
so
rimanere
sola
;
ti
ho
promesso
di
vivere
sempre
al
tuo
fianco
,
e
mi
sono
ingannata
,
e
ti
ho
ingannata
,
perchè
invoco
l
'
amore
,
perchè
invoco
la
felicità
fuori
della
nostra
esistenza
,
quotidiana
.
E
so
che
l
'
amore
esiste
,
e
verrà
a
cercarmi
,
e
dovrò
rifiutare
la
felicità
implorata
?
"
Nulla
poteva
dirle
di
tutto
questo
;
si
rinchiudeva
in
sè
e
si
smarriva
per
le
solitudini
del
dolore
....
Oh
,
come
in
quei
giorni
le
teste
giovanili
piegavano
al
soffio
della
sventura
prossima
!
...
La
catena
delle
abitudini
s
'
era
spezzata
,
e
nulla
le
due
donne
facevano
,
che
non
fosse
per
ingannare
la
tenacità
del
pensiero
caparbio
.
Uscivano
a
passeggio
,
andavano
al
mare
,
camminavano
pel
giardino
,
aspiravano
i
profumi
dei
fiori
,
assistevano
alle
feste
del
sole
,
udivano
le
minacce
degli
uragani
;
e
lo
spirito
invisibile
dentro
di
loro
martellava
la
domanda
:
-
"
Quando
sarà
?
...
Quanto
manca
ancòra
?..."
-
"
Non
v
'
è
un
paese
dove
l
'
anima
tace
?..."
Gli
episodii
esterni
erano
indifferenti
.
Esse
non
percepivano
con
acutezza
se
non
gli
episodii
delle
proprie
ossessioni
,
i
quali
erano
senza
fine
;
poichè
all
'
una
tutto
intorno
parlava
della
morte
,
e
all
'
altra
tutto
parlava
d
'
amore
;
l
'
una
,
in
ogni
filo
d
'
erba
,
in
ogni
albero
,
in
ogni
farfalla
,
vedeva
qualche
cosa
destinata
a
scomparire
miseramente
,
e
presto
;
l
'
altra
vedeva
il
frutto
d
'
un
amplesso
universale
,
necessario
,
sacro
,
divino
.
E
dopo
aver
lottato
per
metodica
resistenza
,
si
abbandonavano
perdutamente
alla
sciagurata
voluttà
delle
inquietudini
diuturne
,
quasi
calando
a
poco
a
poco
in
un
abisso
pieno
di
raggi
lunari
....
X
.
Ella
aveva
passato
la
notte
fra
un
corteo
di
sogni
lubrici
e
maravigliosi
che
s
'
innestavano
l
'
un
nell
'
altro
,
e
non
finivano
....
Le
erano
sembrati
la
carezza
d
'
una
mano
sagace
,
uno
sfiorar
di
labbra
ardite
,
un
principio
di
tutte
le
voluttà
e
un
'
interruzione
di
tutte
,
un
invito
al
piacere
e
una
lusinga
ingannatrice
,
un
vellicar
di
piume
,
dalla
nuca
alle
reni
....
Da
ultimo
,
sull
'
alba
,
s
'
era
vista
per
una
lunga
amplissima
scala
,
i
cui
gradi
erano
dissimulati
con
drappi
vivaci
così
di
tinte
,
così
poderosi
nel
disegno
,
che
si
sarebbero
creduta
l
'
opera
di
molti
artisti
immortali
.
La
scala
metteva
capo
a
una
porta
chiusa
,
pesante
per
ornati
di
bronzo
a
cesello
.
Stagnava
una
grigia
penombra
....
E
sugli
scalini
,
-
indimenticabile
spettacolo
,
-
seminude
o
nude
,
erano
sdraiate
numerose
femmine
di
bellezza
magica
....
Alcune
Emilia
poteva
ricordar
tuttavia
;
adagiata
alla
sommità
era
una
,
intensamente
bionda
,
una
bionda
simile
a
luce
d
'
oro
,
a
torrente
di
luce
;
ed
ogni
sua
bianchezza
appariva
,
ogni
curva
,
ogni
delicatezza
di
vene
azzurreggianti
....
V
'
era
anche
una
bruna
ridente
con
la
grande
e
pur
deliziosa
bocca
aperta
a
uno
schianto
irresistibile
.
,
pel
quale
più
rosse
parevano
le
labbra
schiuse
a
mostrar
denti
perfetti
....
V
'
era
una
creola
,
dagli
occhi
ingenui
e
larghi
....
Ah
quei
capelli
,
non
lunghi
ma
folti
,
dal
torpido
profumo
,
quelle
ciocche
selvagge
che
cadevan
dietro
le
spalle
,
passavano
per
le
spalle
sul
petto
,
e
lo
baciavano
,
attorcendovisi
intorno
,
-
quale
illustre
guanciale
,
quale
acqua
di
Lete
a
tutte
le
angosce
!
...
Nessuna
parlava
,
nessuna
aveva
idea
del
tempo
.
Un
magnifico
silenzio
d
'
accidia
sopiva
le
donne
,
viventi
d
'
ineffabile
vita
animale
.
Anch
'
ella
,
Emilia
,
stava
tra
di
loro
....
A
capo
della
scala
o
al
fondo
?
Non
rammentava
se
non
d
'
avere
visto
dopo
di
sè
,
sotto
di
sè
altri
corpi
femminili
digradanti
in
basso
,
fino
a
smarrire
la
perspicuità
delle
linee
,
giù
nella
lontananza
.
Non
rammentava
se
non
il
turbamento
che
le
era
penetrato
nell
'
animo
quando
,
imbevuti
gli
occhi
di
quelle
forme
e
i
sensi
di
quella
invincibile
pigrizia
,
aveva
richiamato
lo
sguardo
sopra
sè
medesima
,
e
si
era
scorta
nuda
,
tutta
nuda
,
tanto
crudelmente
nuda
,
ch
'
ella
non
aveva
trovato
fra
le
compagne
se
non
la
bionda
aurea
la
quale
potesse
competere
con
lei
d
'
impudicizia
....
Era
rimasta
sgominata
dalla
molesta
punta
di
verecondia
;
i
suoi
occhi
non
s
'
erano
più
vòlti
a
guardare
in
giro
,
e
con
una
mano
aveva
nascosto
infantilmente
un
piccolo
nèo
che
le
macchiava
d
'
una
macchia
graziosa
il
petto
,
fra
i
due
seni
.
Poi
,
di
repente
,
all
'
orecchio
le
avevano
susurrato
una
parola
,
qualche
parola
imperativa
per
la
quale
ella
s
'
era
alzata
,
aveva
asceso
la
scala
fino
alla
sommità
,
movendosi
,
non
sapeva
perchè
,
non
meno
leggiadramente
che
se
il
suo
corpo
fosse
stato
protetto
dalle
vesti
.
Nessuna
delle
donne
al
suo
passaggio
aveva
sollevato
la
testa
a
lanciarle
gli
sguardi
invidi
,
che
nella
realtà
le
dilaniavano
le
carni
.
Il
silenzio
e
la
penombra
incombevano
dovunque
.
Su
,
a
capo
della
scala
,
s
'
era
trovata
a
seguire
un
essere
bizzarra
,
nè
maschio
,
nè
femmina
;
il
volto
era
infantile
e
le
membra
,
come
fuse
nel
bronzo
,
erano
glabre
,
neutre
.
La
strana
guida
l
'
aveva
condotta
in
una
sala
marmorea
,
radiosa
di
luce
....
(
Emilia
soffriva
ancòra
la
sensazione
del
marmo
freddo
sotto
i
piedi
)....,
impregnata
di
fragranze
le
quali
per
un
attimo
le
avevan
dato
le
vertigini
....
Un
largo
bagno
tepido
,
più
limpido
del
cristallo
,
si
apriva
nel
mezzo
....
Emilia
v
'
era
accorsa
,
vi
si
era
tuffata
:
l
'
acqua
emanava
globi
d
'
odori
floreali
e
mormorava
discreta
intorno
al
corpo
della
donna
.
Allora
la
strana
guida
accosciata
presso
la
vasca
aveva
dato
principio
a
narrare
le
voluttà
che
aspettavano
Emilia
.
Quali
parole
!
...
Non
mai
Emilia
ne
aveva
udito
di
simili
...
!
Quella
bocca
dalle
labbra
piatte
,
dai
denti
aguzzi
,
sprigionava
un
fiume
incandescente
,
soffiava
un
vento
infuocato
,
così
le
imagini
erano
procaci
e
le
parole
schiumanti
di
lascivia
....
.
Ritta
nell
'
acqua
,
la
quale
giungevale
poco
oltre
i
fianchi
,
e
con
le
braccia
stese
ai
due
lati
della
vasca
,
Emilia
ascoltava
:
il
liquido
mormorìo
era
cessato
,
ma
salivano
ancòra
i
globi
di
profumo
;
la
donna
aveva
conservato
la
sensazione
del
suo
corpo
lentamente
preso
da
un
tremito
di
concupiscenza
,
e
degli
occhi
dilatati
quasi
ad
afferrare
le
imagini
fluenti
dalla
bocca
del
neutro
narratore
....
Che
cosa
egli
prometteva
?
Che
cosa
raccontava
?
A
chi
era
ella
destinata
,
a
quale
non
comune
Iddio
di
libidine
inesausta
?
Il
viso
di
lei
doveva
essere
purpureo
di
vergogna
,
mentre
il
suo
corpo
si
dibatteva
sotto
la
scudisciata
delle
cùpide
visioni
;
più
volte
l
'
aveva
scossa
l
'
impeto
di
balzar
dall
'
acqua
e
di
fuggire
;
ma
la
curiosità
di
quella
facondia
sensuale
la
tratteneva
,
con
le
braccia
spalancate
e
le
mani
ferme
ai
due
bordi
della
vasca
....
Se
il
suo
sguardo
vagava
,
sotto
di
sè
ella
poteva
veder
nel
liquido
cristallino
il
riverbero
del
seno
,
del
collo
,
del
viso
,
dei
capelli
diffusi
per
le
spale
;
e
si
sorrideva
,
e
socchiudeva
le
labbra
ad
ammirarsi
i
denti
piccoli
ed
eguali
.
Le
parole
soffiavano
intanto
sopra
la
sua
testa
,
fischiava
il
vento
infiammato
delle
promesse
lascive
.
E
come
avviene
nei
sogni
in
cui
la
personalità
non
è
morta
intera
,
Emilia
si
diceva
:
"
Ora
,
tutto
sparirà
;
ancòra
un
poco
e
potrò
risvegliarmi
e
rientrar
nella
vita
;
dopo
questa
tortura
,
tutto
sparirà
.
"
Invece
la
forma
umana
che
parlava
,
l
'
aveva
afferrata
intorno
al
busto
,
le
aveva
passato
sul
petto
,
sulle
reni
,
una
mano
accorta
comunicandole
brividi
inenarrabili
,
con
una
carezza
nuova
,
con
uno
sfiorar
di
piume
sulla
vibratile
colonna
nervosa
;
onde
a
poco
a
poco
entro
le
vene
ella
aveva
sentito
scorrere
non
sangue
ma
lava
,
e
dalla
bocca
le
erano
sfuggiti
singulti
di
desiderio
....
Era
balzata
infine
dall
'
acqua
,
le
membra
asciutte
quasi
per
magìa
e
odoranti
un
balsamo
più
intenso
dei
profumi
che
esalavano
dal
bagno
....
Pronta
per
l
'
amore
,
era
uscita
,
s
'
era
ritrovata
presso
la
gran
porta
chiusa
,
al
sommo
della
scala
ricoperta
di
tappeti
doviziosi
e
di
femmine
o
seminude
o
nude
.
Allora
(
i
polsi
le
battevano
più
forte
,
ricordando
)
s
'
era
incontrata
nell
'
uomo
al
cui
capriccio
doveva
sacrificarsi
;
e
sùbito
le
mani
di
lei
avevan
tentato
invano
di
celare
la
nudità
,
ma
comprendendo
il
malgarbo
dell
'
inutile
movimento
,
era
rimasta
dritta
in
piedi
,
le
braccia
lungo
i
fianchi
,
a
testa
china
.
Ella
avrebbe
detto
che
la
sua
vita
fisica
si
fosse
in
quell
'
istante
sospesa
;
assorta
nella
trepidanza
dell
'
aspettazione
,
solo
il
palpito
del
cuore
veemente
aveva
segnato
l
'
attimo
d
'
angoscia
.
"
Ti
guarda
!
Non
temere
;
sei
bella
.
"
Ma
alzando
gli
occhi
,
un
grido
le
era
sfuggito
.
L
'
uomo
sorridendo
le
aveva
preso
una
mano
appena
per
l
'
estremità
delle
dita
.
Ella
non
aveva
visto
di
lui
se
non
lo
sguardo
;
ma
non
s
'
era
ingannata
,
o
colui
che
doveva
possederla
era
ben
lo
stesso
ch
'
ella
amava
nella
realtà
d
'
ogni
giorno
.
Il
misterioso
lavacro
l
'
aveva
così
preparata
all
'
amore
di
lui
;
il
canto
fescennino
ricco
di
promesse
infernali
le
aveva
trasfuso
il
fuoco
nelle
vene
,
perchè
ella
gli
fosse
potuta
giungere
assetata
di
voluttà
,
perchè
non
avesse
più
avuto
requie
se
non
fra
quelle
braccia
,
perchè
il
suo
corpo
si
fosse
piegato
,
allacciato
a
rosee
spire
sotto
le
labbra
dell
'
uomo
;
perchè
non
fosse
stata
infine
più
nulla
di
cògnito
,
se
non
una
splendida
forma
armonizzata
dalla
passione
.
Ed
aveva
seguìto
l
'
uomo
con
la
tremante
gioia
di
essere
costretta
alla
felicità
.
Ma
qual
terribile
cosa
,
quale
scherno
satanico
era
avvenuto
poi
?
La
donna
bionda
,
a
sommità
della
scala
,
si
era
gettata
fra
le
braccia
dell
'
amante
,
ed
egli
,
sollevatala
in
un
amplesso
gagliardo
,
l
'
aveva
raccolta
trasportandola
via
.
Sulla
soglia
della
porta
invarcabile
,
Emilia
era
piombata
in
ginocchio
,
senza
il
conforto
delle
lacrime
.
Risvegliatasi
dal
sogno
,
ella
girò
gli
occhi
per
la
camera
.
La
lampada
notturna
era
spenta
,
e
l
'
alba
entrava
dalle
finestre
.
Nella
mente
della
donna
,
le
inconfessabili
promesse
cantate
al
suo
fianco
nel
bagno
eran
rimaste
intatte
,
quasi
scolpite
sopra
tavole
di
bronzo
;
e
avrebbe
potuto
ripeterle
in
un
giorno
di
delirio
;
e
le
davano
ancòra
un
brividìo
di
cupidigia
e
di
spavento
.
Ora
,
con
le
membra
estenuate
di
fatica
,
dopo
il
sogno
molle
e
focoso
non
aveva
tardato
a
riaddormentarsi
,
cercando
una
tranquilla
pace
;
e
sùbito
avevan
ripreso
le
figurazioni
di
malìa
.
Erale
parso
le
si
fosse
aperto
innanzi
un
libro
dalle
pagine
smisurate
,
sulle
quali
le
imagini
raggiungevano
quasi
la
dimensione
delle
umane
sembianze
;
i
fogli
passavano
adagio
,
svolti
da
una
mano
occulta
.
Inutilmente
Emilia
,
aveva
tentato
di
staccarne
gli
sguardi
.
La
curiosità
era
viva
;
attraente
il
mistero
dei
gruppi
figurati
,
e
la
donna
aveva
finito
per
guardare
ad
una
ad
una
le
pagine
enormi
,
seguendo
tutta
la
liturgìa
d
'
amore
,
che
di
foglio
in
foglio
diveniva
più
mordace
.
I
margini
erano
all
'
intorno
carichi
di
ornati
massicci
,
spesse
volte
intrecciantisi
con
l
'
imagine
principe
,
avviluppandola
in
tale
rigiro
di
draghi
,
di
convolvoli
,
di
èdere
,
di
gigli
e
di
grifoni
,
che
il
disegno
centrale
si
faceva
oscuro
.
Sfilava
,
in
principio
,
una
serie
di
ritratti
femminili
;
teste
di
donne
,
classiche
nelle
vicissitudini
amorose
,
delineate
con
gagliardìa
fino
al
busto
sopra
uno
sfondo
turchiniccio
.
Ognuna
portava
,
o
negli
occhi
,
o
sulle
labbra
,
o
sulla
fronte
,
una
stimate
vigorosa
di
passione
;
ognuna
aveva
,
in
diverso
grado
ed
espressi
con
diversa
perizia
tecnica
,
il
senso
di
vitalità
esuberante
,
la
luce
incontenibile
,
palese
sul
volto
delle
donne
che
amano
l
'
amore
e
gli
si
dànno
senza
limiti
.
L
'
iconografia
partiva
da
tempi
lontanissimi
e
procedeva
attraverso
tutte
le
epoche
,
attraverso
tutte
le
nazioni
.
Vi
erano
dapprima
alcuni
tipi
di
femmine
quasi
selvagge
,
probabilmente
fantasticate
dall
'
artista
,
meglio
che
ricordate
in
una
qualunque
storia
:
seguivano
di
mano
in
mano
tipi
più
calmi
ed
evoluti
,
i
quali
avevano
qualche
legame
di
somiglianza
con
le
prime
,
nella
manifestazione
di
un
non
comune
calore
;
e
spesso
i
simboli
mitologici
rammentavano
la
loro
divinità
,
o
un
diadema
sui
capelli
indicava
la
loro
origine
gentilizia
o
regale
.
Dai
margini
,
i
capricciosi
avvolgimenti
degli
ornati
concorrevano
talvolta
a
portare
una
nota
originale
,
allargandosi
dietro
le
teste
gentili
a
guisa
di
verzura
iperbolica
,
formando
con
quei
visi
eburnei
,
e
quei
capelli
bruni
e
fulvi
uno
stridulo
contrasto
,
creando
nuovi
intrecci
o
qualche
coppa
non
mai
veduta
,
da
cui
sorgevano
e
la
testa
e
il
busto
,
sveltamente
.
Eran
così
forse
passate
centinaia
di
ritratti
,
ed
a
similitudine
di
rapide
meteore
avevan
lasciato
negli
occhi
d
'
Emilia
una
pertinace
luminosità
,
lo
strascico
di
molte
scintille
.
Concludeva
la
serie
una
figura
di
donna
,
-
questa
,
tutta
intera
da
capo
a
piedi
-
con
intorno
al
corpo
e
sulle
reni
avviticchiato
un
mostro
ributtante
,
verde
,
in
forma
di
ragno
smisurato
,
gli
occhi
fosforescenti
a
fior
di
pelle
;
il
quale
teneva
confitti
i
suoi
tentacoli
nella
carne
viva
della
femmina
,
passandoli
sopra
le
spalle
a
serrarle
anche
i
seni
ed
il
ventre
in
un
abbraccio
furioso
.
I
tentacoli
possedevano
un
rilievo
quasi
tattile
,
e
la
bocca
era
tremenda
,
appoggiata
alle
reni
della
vittima
,
da
cui
suggeva
sangue
e
midollo
.
Ancòra
dritta
e
prona
innanzi
,
la
donna
s
'
affaticava
a
divincolarsi
dall
'
amplesso
viscido
,
e
con
le
braccia
stillanti
gocce
porporine
,
resisteva
alla
stretta
che
la
soffocava
.
Sul
volto
,
l
'
impronta
di
raccapriccio
era
formidabile
,
la
bocca
aveva
un
rictus
di
strazio
,
gli
occhi
schizzavano
dalle
orbite
,
e
dietro
la
schiena
la
chioma
nera
s
'
avvolgeva
attorno
alle
branchie
del
mostro
orrendo
.
Non
pareva
,
quello
,
il
simbolo
eterno
delle
anime
passionali
?
Non
era
,
il
mostro
,
una
cupidità
salda
ed
ostinata
?
Ma
lo
sgomento
del
dramma
terrifico
era
sfumato
in
Emilia
al
succedersi
di
pagine
liete
,
in
cui
una
fantasia
senza
confini
aveva
trovato
un
'
espressione
priva
d
'
esitanze
.
Le
scene
si
svolgevano
dissimili
,
gli
abbracci
strani
e
contorti
,
i
gruppi
numerosi
.
La
dormente
non
riusciva
ad
afferrarli
tutti
.
Il
cuore
aveva
rialzato
il
battito
,
una
morsa
di
ferro
le
aveva
attanagliato
la
gola
,
e
con
gli
occhi
immobili
nel
sogno
ella
stava
a
scrutare
.
Che
cosa
avveniva
?
Un
caos
,
un
turbine
,
lo
straripare
di
un
torrente
in
dirotta
;
ed
ogni
scena
pareva
di
prim
'
acchito
semplice
e
casta
;
a
ciascun
foglio
,
si
sarebbe
detto
che
la
fantasia
stanca
si
fosse
compiaciuta
di
un
riposo
,
disegnando
idillii
ed
atteggiamenti
pudichi
.
Ma
le
linee
si
spostavano
sotto
gli
occhi
della
spettatrice
;
il
quadro
,
in
cui
eran
raccolte
le
cose
stridenti
che
nella
realtà
si
escludono
e
nel
sogno
si
sposano
con
tranquilla
inverosimiglianza
,
il
quadro
scopriva
presto
,
il
suo
concetto
afrodisiaco
.
Corpi
femminei
e
corpi
maschili
,
antichi
mostri
e
simboli
nuovi
foggiati
dall
'
ingegno
balzano
,
contorni
sfrontati
,
figure
d
'
una
temerità
insultante
,
ogni
creazione
sfolgorava
linee
di
demoniaca
audacia
.
Strette
le
mani
,
stese
le
braccia
,
aggomitolato
il
corpo
spasmodicamente
,
Emilia
convergeva
nel
sogno
gli
sguardi
immobili
,
la
bocca
un
po
'
schiusa
al
respiro
tronco
.
No
,
ella
non
avrebbe
mai
supposto
una
sì
lunga
scala
di
secreti
piaceri
....
Inorridiva
,
e
soffriva
la
tentazione
di
ridere
senza
fine
,
d
'
atteggiare
la
fisionomia
al
ghigno
lubrico
onde
si
illustravano
i
volti
degli
ossessi
,
che
le
sfilavano
innanzi
e
le
si
accavallavano
nella
memoria
.
Provava
l
'
ambascia
di
un
solletico
mortale
,
abbinata
colla
sensazione
dolorosissima
della
nuca
,
ove
l
'
epidermide
sembrava
ristringersi
gradatamente
.
Non
poteva
gridare
,
nè
di
spasimo
nè
di
rivolta
,
e
tuttavia
aveva
informi
nel
cervello
lo
parole
,
e
le
si
aprivano
le
labbra
e
si
movevano
invano
.
La
fatica
greve
dell
'
incubo
,
la
luce
ormai
chiara
che
,
tormentandole
gli
occhi
chiusi
,
arrossava
anche
le
imagini
,
finirono
con
lo
spossarla
.
Ella
vide
ancòra
passar
due
Centauri
,
maschio
e
femmina
,
rapidamente
in
una
prateria
soleggiata
;
dell
'
una
,
intese
con
la
vista
una
grossa
treccia
bionda
,
il
petto
superbo
;
del
Centauro
,
la
rincorsa
avida
,
il
raggiungere
,
l
'
impennarsi
....
Poi
il
corpo
d
'
Emilia
si
ribellò
a
un
tratto
,
inarcandosi
come
un
vimine
che
brucia
....
Ed
ella
battè
due
volte
con
le
reni
sul
piano
del
letto
....
XI
.
Sembravano
due
ragazzi
accaniti
in
una
gara
ingenua
,
ed
eran
due
odii
che
si
cercavano
,
una
coppia
che
travisava
la
lotta
dei
sessi
,
la
quale
finisce
con
un
abbraccio
,
e
qui
non
aveva
speranza
di
finire
se
non
con
qualche
impreveduta
violenza
.
Tale
era
divenuta
a
poco
a
poco
l
'
intimità
fra
Cesare
e
Roberta
,
che
il
dottore
e
la
fanciulla
non
si
chiamavano
più
coi
nomi
loro
,
ma
con
nomignoli
bizzarri
.
Cesare
per
Roberta
era
"
pipistrello
"
,
e
Roberta
era
"
cavalletta
"
per
Cesare
.
Trascinato
dal
giuoco
,
egli
s
'
era
fatto
più
audace
di
lei
,
ed
ella
doveva
talora
cercare
un
cantuccio
nascosto
del
giardino
per
leggere
in
pace
i
suoi
libri
;
dove
il
Lascaris
arrivava
,
agitando
in
aria
un
grosso
ranocchio
o
un
ispido
vermiciattolo
,
minacciando
di
gettarglielo
sulle
vesti
.
Stavano
in
agguato
delle
debolezze
reciproche
per
cavarne
il
tema
a
uno
scherzo
o
a
un
'
insolenza
;
si
disegnavano
il
ritratto
sopra
un
pezzo
di
carta
,
prodigando
linee
buffonesche
,
musi
spaventevoli
,
capelli
incolti
;
le
fogge
di
vestire
non
isfuggivano
alla
critica
;
l
'
inesperienza
di
Roberta
a
descrivere
una
scena
e
ad
esporre
un
lungo
racconto
,
offriva
a
Cesare
l
'
opportunità
di
contraffare
la
ragazza
crudelmente
.
Sentivano
nella
implacabile
guerriglia
una
attrazione
quasi
sensuale
,
aspra
.
Cesare
aveva
bisogno
di
tutta
la
sua
prudenza
per
vigilarsi
,
per
costringere
lo
scherzo
entro
i
confini
e
non
eccedere
.
Illuminata
dal
male
,
Roberta
appariva
certi
giorni
veramente
bella
:
un
viso
bianco
e
giovanile
,
che
già
si
piegava
a
scrutare
i
vuoti
abissi
del
nulla
,
un
corpo
fragile
di
cui
Cesare
conosceva
quasi
intere
la
forma
e
l
'
attraenza
....
Poi
,
la
giovanetta
,
anelante
alla
bellezza
,
si
faceva
di
ora
in
ora
più
seduttrice
,
con
molta
incoscienza
,
la
quale
era
un
'
altra
seduzione
;
e
nel
giuoco
sfoggiava
una
naturale
arte
femminea
,
dando
alla
voce
alcuni
coloriti
di
preghiera
e
d
'
ironia
,
che
vibravano
a
lungo
e
sembravano
commuovere
lei
medesima
.
Si
vestiva
con
cura
minuziosa
;
aveva
strappato
a
Emilia
il
permesso
di
portare
gli
orecchini
di
brillanti
e
i
gioielli
inibiti
ancòra
alle
ragazze
.
Attillata
,
guantata
,
coi
cappelli
fantastici
allora
in
moda
,
vivificata
e
rosea
per
la
piccola
febbre
che
la
distruggeva
lentamente
,
somigliava
qualche
volta
a
sua
sorella
,
e
,
predestinata
dalla
malattia
,
qualche
volta
era
di
sua
sorella
più
capziosa
.
-
Non
Le
sembra
,
-
aveva
detto
a
Cesare
un
giorno
,
in
cui
era
scoppiato
il
temporale
,
e
voleva
ottenere
ch
'
egli
chiudesse
la
finestra
,
alla
quale
ella
non
osava
affacciarsi
,
-
non
Le
sembra
che
La
preghi
deliziosamente
,
con
una
voce
da
sirena
?
...
Aveva
intrecciato
le
mani
,
composto
il
viso
a
timida
umiltà
,
pel
timore
che
il
Lascaris
non
si
giovasse
dell
'
incidente
a
vendicarsi
delle
spesse
cattiverie
di
lei
....
Ma
quella
sera
eran
giunti
anche
più
oltre
.
Per
difendersi
dal
fulmine
,
Cesare
aveva
suggerito
a
Roberta
la
consuetudine
dei
pusillanimi
che
si
nascondono
nudi
fra
due
materassi
....
-
È
un
'
idea
,
-
aveva
aggiunto
,
incapace
a
frenarsi
.
-
La
provi
.
Supponiamo
che
il
fulmine
cada
nella
sua
camera
,
mentre
Lei
è
così
al
riparo
;
non
imagina
che
gioia
,
che
trionfo
?
Aveva
taciuto
un
attimo
;
quindi
,
pazzamente
:
-
Badi
però
di
non
dimenticare
in
quale
posizione
Ella
si
trova
.
Sarebbe
piacevole
che
balzasse
fuori
dal
nascondiglio
,
tutta
nuda
,
e
venisse
ad
annunziarmi
gravemente
il
pericolo
scampato
!
...
Andare
da
lui
,
tutta
nuda
?
L
'
imagine
s
'
era
presentata
assai
monca
alla
fantasia
della
giovanetta
,
ed
ella
non
vi
aveva
visto
se
non
la
comicità
o
il
ridicolo
;
per
questo
,
mentre
Cesare
già
si
mordeva
le
labbra
,
risuonò
nella
camera
una
lunga
risata
,
e
Roberta
concluse
negligentemente
:
-
Sì
,
sarebbe
piacevole
,
Pipistrello
!
...
E
fu
tutto
.
Il
Lascaris
la
tormentava
con
una
gragnuola
di
proverbii
,
stroppiati
,
confusi
,
mescolato
il
capo
dell
'
uno
con
la
coda
dell
'
altro
;
e
interrompeva
le
parole
di
lei
per
lanciare
due
o
tre
sentenze
così
grottescamente
camuffate
,
ch
'
ella
ricordava
e
ripeteva
....
In
tal
modo
infilavano
discorsi
strani
,
scintillanti
qua
e
là
di
qualche
lampo
d
'
arguzia
spontanea
.
Poi
,
di
repente
,
l
'
un
dei
due
si
faceva
serio
e
parlava
di
cose
gravi
;
ciò
avveniva
più
spesso
alla
presenza
d
'
Emilia
,
la
quale
aveva
assistito
in
parte
al
nascere
della
confidenza
inaspettata
,
e
non
sapeva
giudicarla
,
attonita
.
La
conversazione
diventava
saggia
,
ma
variata
per
le
immancabili
puerilità
di
Roberta
;
discutevano
del
matrimonio
,
dell
'
amore
,
in
termini
poco
definiti
,
perdendosi
.
Cesare
non
poteva
esprimersi
compiutamente
;
Roberta
non
aveva
dell
'
amore
se
non
l
'
idea
romantica
;
Emilia
era
distratta
e
nervosa
.
Seguitavano
fin
che
l
'
abitudine
della
quotidiana
guerriglia
non
li
avesse
ripresi
,
e
l
'
uno
non
avesse
dichiarato
l
'
altra
incapace
a
qualunque
ragionamento
più
volgare
.
Ma
con
abili
scandagli
,
il
Lascaris
era
riuscito
a
stabilire
che
,
sebbene
romantica
,
l
'
idea
dell
'
amore
era
completa
in
Roberta
.
Senza
madre
,
non
vigilata
da
Emilia
se
non
materialmente
,
in
dimestichezza
stretta
con
altre
fanciulle
,
Roberta
sapeva
e
indovinava
con
una
perspicacia
talvolta
contradditoria
.
Non
arrossiva
mai
fuor
di
proposito
;
sapeva
benissimo
,
ad
esempio
,
d
'
essere
vergine
,
e
ignorava
in
che
cosa
la
sua
verginità
consistesse
.
La
conversazione
seria
assumeva
una
vivacità
estrema
.
Cesare
si
levava
in
piedi
,
camminava
pel
salotto
,
parlava
come
innanzi
a
un
avversario
che
si
deve
convincere
.
La
fanciulla
ascoltava
e
prendeva
poi
la
parola
ad
esporre
i
suoi
dubbii
;
la
facondia
dell
'
uomo
le
smagava
i
sogni
e
le
toglieva
il
concetto
abituale
della
vita
.
La
spauriva
l
'
insistenza
di
Cesare
nel
definir
nettamente
i
termini
della
lotta
,
una
cosa
nuova
per
lei
,
orribile
nelle
sue
forme
infinite
.
Ella
aveva
sempre
considerato
l
'
esistenza
uno
scambio
d
'
aiuti
e
una
gara
d
'
arrendevolezze
;
non
poteva
piegarsi
a
credere
specialmente
nel
male
e
a
diffidare
del
bene
.
Le
discussioni
davan
luogo
anche
a
qualche
episodio
.
Una
sera
in
cui
parlavan
di
matrimonio
,
Cesare
aveva
chiesto
a
Roberta
quale
sarebbe
stato
per
lei
il
marito
ch
'
ella
avrebbe
idealmente
scelto
;
e
come
la
fanciulla
non
sapeva
sbrigarsene
sùbito
,
il
Lascaris
seguitò
,
con
una
fievole
punta
d
'
ironia
:
-
Vediamo
,
per
esempio
:
io
so
che
sarei
un
marito
eccellente
.
Se
io
,
dunque
,
la
domandassi
in
isposa
,
Lei
accetterebbe
?
Emilia
drizzò
il
capo
,
sussultando
.
Roberta
esitava
;
nonostante
la
confidenza
,
ella
soffriva
sempre
innanzi
a
Cesare
un
po
'
d
'
impaccio
,
e
finita
la
febbre
dello
scherzo
,
era
ripresa
dalla
tema
d
'
offenderlo
.
Infine
,
si
decise
:
-
No
,
-
disse
.
-
Rifiuterei
.
Non
è
abbastanza
idealista
.
L
'
osservazione
fece
ridere
il
Lascaris
,
forse
perchè
si
sentiva
colpito
a
fondo
;
ma
Roberta
aveva
nascosto
una
verità
più
cruda
.
Per
lei
,
Cesare
era
brutto
,
ed
ella
pensava
che
la
bellezza
era
quanto
si
doveva
cercare
e
portare
nel
matrimonio
....
Ah
,
la
bellezza
eterna
e
l
'
eterna
giovanezza
rappresentavano
la
fantasia
carissima
fra
tutte
alla
fanciulla
!
Solo
aveva
sguardi
per
istudiare
il
volto
degli
uomini
e
delle
donne
,
la
maniera
di
vestirsi
,
gli
atteggiamenti
e
le
espressioni
....
-
Hai
visto
che
begli
occhi
?
-
domandava
a
Emilia
,
quando
passeggiavano
.
-
Hai
visto
che
bella
figura
?
...
Cesare
coglieva
il
momento
in
cui
passava
,
qualche
deforme
,
per
chiedere
alla
giovanetta
:
-
Ha
visto
,
che
bel
naso
?
La
bellezza
era
il
riflesso
d
'
una
grande
bontà
;
le
anime
belle
non
potevano
stare
se
non
in
bei
corpi
;
e
non
era
questa
l
'
opinione
più
bambinesca
di
lei
:
arrivava
fino
alle
ultime
puerilità
,
fino
a
credere
una
persona
elegante
assai
superiore
ad
una
dagli
abiti
modesti
.
L
'
ingegno
doveva
avere
un
paludamento
visibile
....
E
poi
,
con
un
'
inflessione
di
voce
,
con
un
nonnulla
nel
gesto
o
nella
posa
,
risaliva
all
'
altezza
della
donna
e
alla
scienza
della
seduzione
.
Di
tratto
in
tratto
,
il
Lascaris
aveva
per
l
'
inconsapevole
morente
un
lampo
di
vera
tenerezza
;
la
consigliava
e
la
correggeva
,
quasi
una
sorella
....
-
Andiamo
,
selvaggia
!
Andiamo
,
cavalletta
,
si
tenga
bene
sul
busto
,
porti
alto
il
capo
....
Su
,
un
poco
d
'
energia
,
Lei
che
vuol
essere
bella
!
Perchè
s
'
incurva
così
?
-
Non
posso
,
mi
lasci
:
sono
malata
,
-
rispondeva
la
fanciulla
,
ora
distrattamente
,
ora
con
un
'
esclamazione
di
strazio
indimenticabile
.
"
Sì
,
non
ha
un
anno
di
vita
,
-
pensava
il
dottore
.
-
Perchè
la
tormento
?
"
La
condanna
crudele
,
senza
scampo
,
dava
giusto
al
Lascaris
tanta
libertà
con
Roberta
.
I
suoi
discorsi
non
interamente
scettici
,
ma
già
troppo
scettici
per
l
'
inesperta
ascoltatrice
,
la
sua
intimità
ardita
,
pericolosa
,
la
quale
nessuno
sapeva
fin
dove
sarebbe
giunta
,
avevano
scosso
lui
medesimo
;
e
non
si
liberava
dal
dubbio
di
coscienza
,
se
non
pensando
:
"
Muore
:
non
ha
dimane
.
Sarà
almeno
vissuta
.
"
Salvare
la
fanciulla
non
poteva
;
crescevagli
l
'
odio
per
quel
fragile
e
infrangibile
ostacolo
alla
sua
passione
;
e
tuttavia
avrebbe
voluto
accendere
la
moribonda
giovanezza
di
Roberta
,
non
lasciarla
spegnere
così
,
semplice
larva
.
In
lui
,
simile
tentazione
non
era
nuova
;
spesso
,
innanzi
ai
casi
di
fatali
malattie
con
prògnosi
sfavorevole
,
s
'
era
sentito
spinto
ad
avvertir
l
'
ammalato
.
Avrebbe
detto
volentieri
:
"
Voi
avete
diritto
a
vivere
diversamente
da
noi
,
che
siamo
sani
e
rappresentiamo
l
'
esempio
e
l
'
avvenire
.
Toglietevi
dal
volto
la
maschera
,
gettate
lungi
l
'
ipocrisia
atavica
.
Siete
liberi
!
"
E
pensava
al
terribile
spettacolo
di
quei
morituri
,
che
avrebbero
traversato
il
mondo
in
cerca
d
'
una
plaga
serena
,
ove
sfrenar
la
rabbia
degli
ultimi
piaceri
.
Ma
se
in
tutti
gli
altri
casi
l
'
uomo
era
stato
vinto
dal
medico
,
egli
per
Roberta
non
era
più
il
dottore
che
compiange
e
passa
:
aveva
rapito
a
Emilia
qualche
cosa
delle
sue
ribellioni
contro
il
male
.
Indi
,
il
combattente
si
rialzava
improvviso
da
quelle
prostrazioni
sentimentali
.
Egli
voleva
Emilia
;
ogni
giorno
il
bavaglio
imposto
al
suo
amore
lo
torturava
vie
più
;
Roberta
doveva
morire
,
poichè
era
l
'
ostacolo
....
Cominciava
anzi
a
sospettare
che
la
fanciulla
si
prestasse
all
'
anormalità
dell
'
imprevista
confidenza
non
per
altro
se
non
per
distrarlo
e
sviarlo
dalla
sorella
....
Lo
infiammavano
allora
l
'
inquieto
egoismo
,
la
caparbietà
di
raggiungere
un
fine
con
qualunque
mezzo
....
No
:
no
:
egli
non
si
lasciava
sviare
....
La
tentazione
era
forte
,
senza
dubbio
:
si
sarebbe
detto
che
la
febbrile
audacia
di
Roberta
dèsse
l
'
adito
a
tutte
le
speranze
.
Ma
Cesare
nelle
sue
inclinazioni
,
per
indole
e
per
sapere
era
normale
:
amava
la
sanità
quanto
la
bellezza
,
e
non
poteva
cader
vittima
d
'
un
inganno
momentaneo
dei
sensi
.
Il
giorno
stesso
in
cui
aveva
secretamente
fatto
pervenire
a
Emilia
una
lunga
lettera
appassionata
,
fu
attentissimo
a
Roberta
,
fraterno
.
Il
cuore
gli
batteva
in
petto
,
da
spezzarsi
;
quando
Emilia
comparve
taciturna
e
pallida
,
egli
si
sentì
così
goffamente
intimidito
,
che
non
osò
guardarla
in
volto
,
nè
dirigerle
la
parola
.
Dovevano
recarsi
il
giorno
appresso
a
una
gita
,
a
Mont
'
Allegro
.
Vi
andarono
,
salendo
da
Rapallo
al
monte
,
Emilia
sopra
una
quieta
giumenta
,
Roberta
con
un
asinello
piagato
che
l
'
aveva
commossa
sino
alle
lacrime
,
quantunque
avesse
poi
finito
col
batterlo
;
e
Cesare
a
piedi
.
La
guida
,
un
ragazzotto
esile
e
sciocco
,
li
esilarò
co
'
suoi
spropositi
di
storia
e
di
lingua
.
Dava
a
Roberta
il
titolo
di
signora
,
credendola
moglie
del
Lascaris
,
e
di
signorina
a
Emilia
,
ch
'
egli
supponeva
la
cognata
di
Cesare
....
-
Signora
,
signorina
,
è
poi
lo
stesso
,
-
egli
comentava
col
dottore
.
-
Io
,
di
queste
mariuolerie
non
m
'
intendo
....
La
fanciulla
rideva
a
gola
spiegata
;
anche
Emilia
trovava
qualche
sorriso
;
Cesare
stava
presso
la
ragazza
,
lasciando
la
guida
a
fianco
della
donna
.
Roberta
era
a
cavalcioni
della
bestia
;
per
un
malinteso
,
mancava
la
sella
acconcia
,
e
la
giovanetta
aveva
bravamente
inforcato
la
sua
cavalcatura
.
-
Su
,
ritta
:
i
gomiti
ai
fianchi
;
nella
staffa
,
appena
metà
del
piede
,
-
suggeriva
Cesare
,
fingendo
una
partita
d
'
equitazione
.
-
Non
tormenti
il
puro
sangue
colle
redini
del
morso
:
andiamo
,
trotto
leggiero
!
Battute
giuste
in
sella
!
...
-
Oh
,
insomma
,
-
gridava
Roberta
,
irritata
e
ridente
.
-
Vuol
lasciarci
tranquilli
?
...
A
poco
a
poco
,
le
dolsero
i
ginocchi
:
la
presenza
del
Lascaris
la
impacciava
,
togliendole
la
libertà
di
mutar
positura
.
Infine
,
poichè
l
'
asinello
s
'
era
fermato
a
brucar
tranquillamente
l
'
erba
,
ella
riprese
la
sua
arditezza
infantile
e
pregò
Cesare
d
'
aiutarla
a
scavalcare
.
Fu
quello
l
'
istante
,
in
cui
l
'
abitudine
mentale
di
considerar
la
giovanetta
come
una
larva
che
non
provava
e
non
comunicava
alcun
fluido
di
desiderio
,
spinse
il
Lascaris
alla
temerità
estrema
.
Egli
cercò
di
trar
Roberta
d
'
arcione
afferrandola
pel
busto
;
non
vi
riuscì
,
e
la
cavalcatura
avviandosi
in
quel
punto
di
nuovo
,
Cesare
non
esitò
a
passare
una
mano
sotto
le
vesti
della
fanciulla
,
ad
allargarne
le
ginocchia
indolenzite
,
e
a
strapparla
di
sella
in
tal
modo
,
rapidissimamente
.
Poi
la
sostenne
in
piedi
,
e
le
disse
ridendo
,
impassibile
:
-
Che
nessuno
lo
sappia
!
XII
.
Per
aprire
il
cancello
cigolante
,
egli
approfittò
del
fragore
d
'
un
treno
che
scivolava
nell
'
ombra
notturna
.
Il
vento
taceva
;
le
cime
degli
alberi
stavano
tutte
immote
;
tra
i
filari
degli
aranci
,
le
lucciole
non
trescavano
più
.
Risonava
di
tempo
in
tempo
la
caduta
d
'
un
frutto
delle
palme
,
o
il
gracidar
già
fievole
dei
ranocchi
,
su
in
alto
nel
serbatoio
delle
acque
irrigue
.
Il
giardino
grigiastro
susurrava
con
un
brivido
ignoto
alla
vita
diurna
,
e
qualche
cosa
placidamente
singolare
era
fra
le
lucide
frasche
delle
magnolie
,
fra
le
chiome
dei
palmizii
,
fra
i
cespi
dei
fiori
....
Cesare
entrò
.
Il
passo
cauto
sulla
ghiaia
aveva
risvegliato
l
'
attenzione
del
cane
di
guardia
,
che
accorreva
latrando
.
Si
udiva
il
galoppo
della
bestia
;
e
quando
gli
fu
vicina
,
Cesare
la
chiamò
sottovoce
:
-
Nero
,
silenzio
!
Qui
,
Nero
!
Il
cane
,
un
bastardo
,
di
grandezza
mediocre
,
nero
col
petto
bianco
,
fiutò
l
'
uomo
e
tacque
;
si
scrollò
e
ripartì
di
galoppo
,
mandando
ancòra
qualche
latrato
,
lontano
,
per
chiasso
.
Cesare
aveva
anticipato
di
pochi
istanti
l
'
ora
del
convegno
.
Temeva
d
'
incontrarsi
coi
figli
del
massaio
,
che
lavoravan
di
notte
al
torchio
in
una
piccola
casa
rustica
,
dietro
la
villa
.
La
villa
,
dal
chiosco
ove
il
Lascaris
era
giunto
,
aveva
contorni
indefiniti
,
nell
'
ombra
,
e
,
davanti
,
i
due
palmizii
immobili
sembravano
proteggerne
il
riposo
.
L
'
uomo
si
sentiva
inquietamente
felice
;
pregustava
le
delizie
dell
'
amore
che
comincia
,
e
non
possedendo
ricordi
d
'
avventure
consimili
,
non
aveva
preparato
nè
una
frase
nè
un
gesto
;
egli
sapeva
che
la
sua
passione
sarebbe
bastata
a
trascinare
lui
e
la
donna
nell
'
ampio
cerchio
di
luce
,
in
cui
tutte
le
parole
sfavillano
e
sono
grandi
.
A
mezzanotte
precisa
,
Emilia
gli
andò
incontro
e
gli
tese
la
mano
.
Teneva
dall
'
altra
la
catena
di
Nero
,
che
s
'
era
imbattuto
in
lei
,
e
ch
'
ella
aveva
posto
al
guinzaglio
,
perchè
non
disturbasse
oltre
.
-
Accenda
!
-
disse
brevemente
.
Cesare
s
'
avvide
allora
che
sulla
tavola
di
pietra
nel
mezzo
del
chiosco
era
preparata
una
piccola
lampada
.
-
Non
tema
,
-
aggiunse
la
donna
.
-
Il
giardino
è
deserto
,
questa
notte
:
gli
ulivi
ci
nascondono
interamente
.
Al
debole
raggio
della
lucerna
,
sì
guardarono
.
Emilia
indossava
un
abito
bruno
;
per
effetto
della
luce
scialba
,
o
per
la
commozione
violenta
,
appariva
di
una
pallidezza
mortale
.
Seduta
sopra
un
rozzo
sgabello
di
legno
,
il
cane
sdraiato
a
'
suoi
piedi
,
era
una
figura
tragica
,
davanti
alla
quale
i
desiderii
arditi
dovevano
svanire
.
Cesare
ostentava
una
calma
,
che
di
momento
in
momento
poteva
mancargli
.
Il
corrugare
delle
sopracciglia
avevagli
solcato
la
fronte
d
'
una
linea
scura
.
Stava
in
piedi
;
guardava
la
donna
con
un
senso
di
nuova
inquietudine
.
La
sola
vista
di
lei
gli
richiamava
anco
una
volta
la
tristezza
,
che
mai
non
era
giunto
a
dominare
,
avvicinando
le
due
sorelle
.
Su
quelle
giovani
,
su
quelle
fresche
esistenze
,
il
grigio
nembo
del
destino
s
'
addensava
;
ed
egli
aveva
voluto
sfidarlo
con
loro
,
ed
era
troppo
tardi
per
isfuggire
alla
solidarietà
paurosa
.
"
Chi
direbbe
,
questo
,
un
convegno
d
'
amore
?
"
-
si
domandò
,
mentre
Emilia
aveva
cominciato
a
parlare
.
-
Mi
ha
scritto
che
desiderava
un
colloquio
,
-
ella
disse
,
incerta
nella
voce
.
-
Perchè
vuole
spiegarmi
una
cosa
assurda
ed
inutile
?
...
Non
le
basta
avere
per
sempre
spezzato
la
nostra
amicizia
,
dandole
un
significato
che
io
non
posso
accettare
?
Egli
incrociò
le
braccia
al
petto
,
e
dichiarò
:
-
Non
è
cosa
assurda
,
il
mio
amore
;
forse
,
non
sarà
cosa
inutile
.
Debbo
ripetervi
quanto
vi
ho
già
scritto
:
ho
bisogno
di
voi
per
vivere
.
-
No
!
-
proruppe
Emilia
,
alzando
la
testa
a
guardar
,
più
che
l
'
uomo
,
la
realtà
della
passione
ond
'
era
ormai
stretta
e
incalzata
.
-
Io
non
ascolto
queste
frasi
.
Con
una
parola
posso
toglierle
ogni
speranza
,
se
non
le
ha
tutte
ancora
perdute
....
Odio
l
'
amore
di
Lei
,
odio
l
'
amore
di
chiunque
.
Cesare
fece
un
passo
verso
la
leggiadra
figura
dolorosa
,
la
quale
parlando
aggiungeva
una
grazia
ignara
al
suo
aspetto
,
e
gli
toglieva
l
'
ombra
di
durezza
,
che
l
'
abito
aveva
tentato
di
dargli
.
-
Emilia
,
-
egli
disse
,
prendendole
una
mano
.
-
Voi
mi
sapete
incapace
,
per
indole
e
per
abitudini
,
a
compor
delle
frasi
....
Mi
vedete
calmo
,
perchè
non
ho
esitanze
,
e
la
fine
di
questo
convegno
sarà
anche
la
fine
di
lunghi
tormenti
....
.
-
Non
si
muore
per
una
donna
sconosciuta
,
-
mormorò
Emilia
,
distogliendo
lo
sguardo
dal
volto
di
Cesare
,
e
liberando
la
mano
....
-
Sconosciuta
?
...
-
esclamò
il
Lascaris
.
-
Io
vi
conosco
.
La
giovane
tornò
a
fissargli
in
viso
gli
occhi
grigi
,
a
cui
la
luce
scialba
non
aveva
rapito
l
'
espressione
di
smarrimento
e
di
timida
carezza
.
-
....
E
so
che
in
questo
istante
nessuno
è
meno
sincero
di
voi
,
-
proseguì
l
'
uomo
,
con
voce
calda
.
-
Volete
ingenuamente
tradire
voi
medesima
....
Perchè
non
dirmi
che
vi
sono
indifferente
,
che
non
v
'
ispiro
la
simpatia
più
modesta
?
...
Ciò
è
ben
possibile
!
...
Ma
mi
dite
che
tutti
gli
amori
vi
sono
odiosi
,
ed
è
falso
,
Emilia
.
Voi
desiderate
l
'
amore
quanto
lo
desidero
io
;
voi
l
'
aspettate
,
come
vogliono
la
giovanezza
vostra
e
la
vostra
bellezza
.
Siete
pura
,
ma
non
fredda
,
nè
insensibile
.
-
Oh
,
ve
ne
prego
!
...
-
ella
interruppe
,
Avvertendo
una
vampata
di
rossore
salirle
alle
guance
e
alla
fronte
,
per
l
'
acuta
indagine
,
la
quale
pareva
emergere
da
un
di
quei
sogni
,
che
non
dànno
tregua
,
e
popolano
la
mente
di
fiamme
,
e
soffian
sulle
carni
.
Cesare
le
afferrò
di
nuovo
le
mani
,
le
trattenne
,
inginocchiato
presso
di
lei
,
parlandole
quasi
all
'
orecchio
.
-
Ascoltami
,
Emilia
,
e
rispondimi
.
La
tua
anima
non
ha
più
segreti
per
me
;
essa
vive
con
la
mia
,
da
lunghi
giorni
,
da
mesi
....
Perchè
sottrarla
alla
gioia
?
...
Perchè
odii
il
mio
amore
,
se
ancòra
non
si
è
espresso
?
Non
è
una
passione
della
quale
tu
debba
arrossire
.
Non
è
un
ingannò
.
Forse
,
colmerà
la
lacuna
de
'
tuoi
sogni
...
Emilia
pensò
in
quel
punto
:
"
Davvero
,
dunque
,
la
mia
alcova
è
chiusa
invano
....
Qualcuno
vi
passeggia
in
ispirito
ogni
notte
....
"
Il
rossore
bruciante
che
di
nuovo
soffuse
il
volto
della
donna
,
fece
pensare
a
Cesare
:
"
Ah
,
quest
'
abito
nero
sarà
l
'
ultimo
,
che
me
la
tolga
allo
sguardo
!
"
Avvenne
una
pausa
brevissima
.
Si
guardarono
negli
occhi
,
sentendo
quasi
tattile
il
nembo
del
destino
che
li
avvolgeva
.
Era
qualche
cosa
tragica
,
fra
loro
,
come
un
urlar
lontano
di
lupi
famelici
,
che
a
mandra
lascino
le
steppe
nevose
,
per
addentrarsi
ov
'
è
speranza
di
preda
.
Grandi
visioni
li
turbavano
,
inesplicabili
visioni
d
'
altri
luoghi
e
d
'
altri
tempi
.
La
passione
quasi
taceva
,
innanzi
al
mistero
di
due
anime
congiunte
da
ineluttabile
fatalità
....
Era
il
silenzio
minaccioso
,
il
quale
precede
un
terribile
duello
?
...
Era
la
corrente
del
fascino
,
irradiatrice
d
'
ultimi
bagliori
,
prima
che
i
due
corpi
balzino
,
s
'
allaccino
,
si
travolgano
nell
'
eternità
?
Ascoltavano
come
lo
stormire
di
una
immensa
foresta
.
Emilia
si
scosse
la
prima
,
bruscamente
,
atterrita
.
Udì
le
parole
intime
dell
'
uomo
,
e
le
interruppe
con
un
grido
,
chinandosi
su
di
lui
:
-
Ma
io
,
io
,
non
vi
conosco
,
Cesare
!
...
Io
non
so
chi
voi
siate
!
...
Che
cosa
avete
fatto
di
me
?
-
È
vero
,
-
disse
il
Lascaris
.
-
Hai
bisogno
del
mio
passato
,
Emilia
,
per
giudicar
del
nostro
avvenire
.
-
Neppur
questo
,
-
ella
seguitò
,
con
voce
profonda
,
quasi
mistica
nel
silenzio
vivo
del
giardino
.
-
Neppur
questo
,
Cesare
.
I
fatti
son
forse
ben
poca
cosa
,
in
paragone
dei
sentimenti
....
Ma
io
non
so
il
vostro
animo
....
Chi
siete
?
Ditemi
chi
siete
!
Che
cosa
volete
da
me
?
Vedete
come
sono
triste
?
Non
vi
manca
il
coraggio
di
prender
parte
alle
mie
angosce
?
E
perchè
volete
sacrificarmi
il
vostro
avvenire
?
...
Così
parlando
,
ella
non
ebbe
forza
a
trattenere
un
affettuoso
gesto
istintivo
,
in
cui
la
sorella
pareva
confondersi
con
l
'
amante
;
e
le
sue
mani
sfiorarono
i
capelli
del
giovane
,
e
vi
s
'
indugiarono
in
una
mite
carezza
.
-
Dimmi
che
mi
ami
,
prima
!
-
egli
esclamò
,
stendendo
le
braccia
a
cingerle
il
busto
,
con
un
gioioso
slancio
di
vittoria
.
Le
cercò
avidamente
la
bocca
,
e
la
risposta
migrò
da
labbra
a
labbra
,
non
udita
nemmeno
dalle
pallide
foglie
immote
.
Ma
poichè
Emilia
sentiva
la
stretta
divenire
ardente
,
e
il
suo
cuore
e
il
cuore
dell
'
uomo
precipitare
i
battiti
come
nell
'
ora
delle
supreme
follie
,
ella
aggiunse
:
-
Lasciami
!
...
Lasciami
!
...
Lasciami
!
...
E
si
scostò
con
un
balzo
.
Da
quel
punto
,
tutto
aveva
mutato
significazione
.
Il
passato
era
sepolto
nell
'
oscurità
;
non
fiammeggiava
di
fronte
ai
due
innamorati
se
non
il
futuro
,
un
'
ampia
via
pagana
,
che
luccicò
un
attimo
visibilissima
ai
loro
sguardi
;
poi
essa
pure
si
spense
,
e
Cesare
ed
Emilia
si
ritrovarono
nella
notte
,
nel
chiosco
,
entro
il
circolo
delle
cose
reali
,
che
dovevano
essere
vissute
ad
una
ad
una
.
Nero
si
drizzò
inquieto
.
Aveva
udito
romore
e
scrutava
nel
giardino
grigiastro
,
le
orecchie
aguzze
;
cominciò
a
ringhiare
,
e
si
slanciò
fuori
d
'
un
tratto
,
abbaiando
distesamente
.
Emilia
pure
aveva
guardato
la
villa
,
impallidendo
;
e
mentre
Cesare
la
raggiungeva
,
ebbro
di
desiderii
,
avido
di
baci
,
ella
lo
arrestò
con
la
mano
.
-
Ve
ne
prego
!
-
disse
con
voce
spenta
.
-
Che
cosa
ho
fatto
?
Che
cosa
speri
?
-
Ah
non
pentirti
di
vivere
!
-
esclamò
il
Lascaris
,
vedendole
il
volto
tutto
bianco
di
sgomento
.
-
Più
tardi
,
più
tardi
,
mi
dirai
:
concedimi
ancòra
un
lampo
di
felicità
.
E
fissandola
così
ritta
,
pallida
,
pallidissima
per
l
'
abito
bruno
,
per
il
diadema
di
capelli
neri
,
coi
grigi
occhi
illuminati
da
un
'
espressione
in
cui
lottavano
mille
sentimenti
contrarii
,
fissando
la
svelta
forma
,
ch
'
egli
aveva
temuto
di
non
potere
allacciar
mai
colle
braccia
,
-
l
'
inno
semplice
e
immortale
gli
sgorgò
dal
cuore
e
dalle
labbra
:
-
Come
sei
bella
!
-
proruppe
,
non
osando
quasi
avvicinarla
.
-
Come
sei
bella
,
anima
mia
,
divina
statua
!
...
Come
sei
bella
!
Emilia
rabbrividì
allora
,
al
sogno
:
l
'
uomo
che
sorridendo
le
aveva
preso
una
mano
,
appena
per
l
'
estremità
delle
dita
,
e
l
'
aveva
condotta
sulla
soglia
della
porta
invarcabile
.
Fuori
del
sogno
,
in
quella
notte
estiva
,
Cesare
era
ancòra
innanzi
a
lei
,
ed
ella
rabbrividiva
di
spavento
e
di
pudore
....
-
Dimmi
che
vuoi
essere
mia
per
sempre
,
-
egli
le
susurrava
,
prendendole
una
mano
,
timidamente
,
appena
per
l
'
estremità
delle
dita
,
e
chiamandola
a
sè
.
-
Perchè
non
comprendi
che
io
ti
amerò
sempre
come
oggi
?
Io
darò
per
te
il
mio
sangue
,
la
mia
vita
,
il
mio
orgoglio
;
abbandonerò
gli
amici
,
porterò
superbo
il
più
greve
giogo
che
ti
piaccia
impormi
;
rinnegherò
ogni
fede
,
e
avrò
la
tua
sola
fede
,
la
tua
religione
....
Quindi
aggiunse
,
esaltato
,
traendola
dolcemente
a
sedere
sulle
sue
ginocchia
,
e
cingendola
con
le
braccia
:
-
Tutto
questo
,
io
te
l
'
ho
già
detto
,
da
molto
tempo
.
E
tu
l
'
hai
udito
,
non
è
vero
,
senza
che
io
parlassi
?
Hai
capito
che
la
mia
esistenza
cessava
,
per
raddoppiarsi
con
la
,
tua
?
...
Abbandonata
fra
le
braccia
di
lui
,
Emilia
non
osava
far
moto
,
bevendo
la
dolcezza
dell
'
inno
eterno
.
E
di
repente
,
sollevò
la
testa
col
suo
atto
risoluto
,
e
offerse
il
viso
ai
baci
,
perdutamente
,
ebbramente
,
avvinghiata
al
petto
dell
'
amante
.
Tutti
i
baci
scesero
sulla
bocca
di
lei
,
sugli
occhi
,
sui
capelli
,
sulla
gola
;
ella
li
rese
,
così
assetata
di
delizie
,
che
non
avrebbe
resistito
al
tentativo
più
audace
.
Sotto
l
'
impeto
della
passione
senz
'
argini
,
ebbe
d
'
improvviso
la
visione
della
strada
che
conduceva
a
Pieve
di
Sori
;
vide
sè
stessa
calma
in
apparenza
e
turbata
nell
'
anima
:
vide
Cesare
al
suo
fianco
;
capì
come
già
da
quel
giorno
tutto
fosse
stato
predisposto
....
Ella
aveva
resistito
assai
,
aveva
sacrificato
abbastanza
alla
verecondia
del
suo
sesso
.
Nessuno
avrebbe
ormai
osato
condannarla
.
-
Ascoltami
,
-
disse
Cesare
sottovoce
.
-
Non
mi
negherai
ciò
che
ti
domanderò
?
Sorrise
,
vedendo
Emilia
ritrarsi
un
poco
,
e
fissarlo
inquieta
.
-
È
un
piccolo
capriccio
,
-
aggiunse
,
-
una
cosa
puerile
....
Voglio
salir
con
te
nella
tua
camera
da
letto
;
voglio
vedere
dove
tu
riposi
...
-
No
,
no
,
no
,
-
rispose
la
giovane
,
sgomenta
.
-
È
impossibile
....
È
già
una
pazzia
riceverti
qui
....
Non
chiedere
....
Debbo
rifiutare
....
-
Faremo
così
adagio
,
-
proseguì
Cesare
,
tranquillamente
implacabile
.
-
Saliremo
all
'
oscuro
:
tu
mi
condurrai
.
Resteremo
un
solo
minuto
;
vedrò
dove
tu
riposi
,
e
torneremo
....
Non
rifiutare
,
mia
divina
....
Voglio
respirare
il
profumo
della
tua
camera
,
un
minuto
solo
....
Mentr
'
egli
parlava
,
la
donna
s
'
era
levata
dalle
ginocchia
di
lui
,
e
guatava
la
villa
piena
d
'
ombra
.
-
Dov
'
è
la
sua
finestra
?
-
interrogò
il
Lascaris
,
ritto
alle
spalle
d
'
Emilia
.
-
La
finestra
di
mezzo
è
la
sua
finestra
,
-
mormorò
Emilia
,
immobile
.
-
Senti
che
silenzio
?
...
Dorme
....
Non
la
sveglieremo
....
Suvvia
,
anima
,
non
rifiutare
!
-
Ma
non
capisci
?
-
esclamo
Emilia
,
volgendosi
a
guardarlo
.
-
Non
capisci
che
rifuggo
dal
condurti
nella
casa
dov
'
ella
dorme
...
?
-
Di
che
cosa
siamo
colpevoli
,
Emilia
?
-
rispose
Cesare
.
-
Quando
vivrai
dunque
per
te
,
senza
spettri
?
Manchi
di
fede
a
qualcuno
?
Sono
io
legato
a
qualcuno
?
Siamo
liberi
;
ci
amiamo
....
Perchè
devi
arrossire
?
E
camminando
per
il
chiosco
,
seguitò
concitato
:
-
È
dunque
verO
che
hai
rinunziato
a
vivere
!
Non
potevo
credere
,
tanto
la
cosa
è
triste
e
strana
!
Ti
vergogni
d
'
amare
,
e
ti
avveleni
ogni
istante
di
gioia
!
Dovrò
nascondere
la
passione
ch
'
è
il
mio
orgoglio
,
per
lasciar
dormire
i
tuoi
scrupoli
?
-
Cesare
!
-
implorò
la
giovane
,
fermandolo
e
prendendogli
una
mano
.
Esitava
;
guardava
ora
lui
,
ora
la
villa
assopita
coi
due
palmizii
i
quali
ne
vigilavano
il
sonno
.
-
Vieni
!
-
disse
rapidamente
.
Cesare
spense
la
lampada
sulla
tavola
,
ed
uscirono
dal
chiosco
.
Il
giardino
susurrava
con
un
brivido
ignoto
alla
vita
diurna
,
e
il
gracidar
delle
rane
era
cessato
;
ma
certi
fiori
che
non
s
'
aprono
,
se
non
nell
'
umidità
dell
'
ombra
,
effondevano
un
profumo
di
notte
romantica
ed
antica
.
Emilia
pensò
alle
sere
innocenti
in
cui
scendeva
ad
aspirar
la
fragranza
selvatica
di
quei
fiori
,
tra
i
quali
le
lucciole
nottiludie
vibravano
i
loro
piccoli
lampi
.
-
Nero
!
Povero
Nero
!
-
ella
mormorò
,
vedendo
il
cane
sbucar
da
un
viale
,
e
tornare
a
lei
.
Esso
veniva
cautamente
,
trascinandosi
dietro
la
catena
;
Emilia
si
chinò
a
staccargliela
dal
collare
,
e
il
cane
si
drizzò
a
ringraziare
,
scodinzolando
.
-
Va
,
va
,
Nero
!
-
disse
Cesare
,
a
bassa
voce
.
-
È
inquieto
:
vuol
seguirci
,
-
osservò
Emilia
.
-
Non
si
fida
....
-
Non
si
fida
di
me
,
-
soggiunse
il
Lascaris
,
sorridendo
.
Emilia
gli
strinse
la
mano
in
silenzio
.
Quanto
più
procedeva
,
tanto
più
si
smarriva
di
coraggio
;
l
'
inutile
audacia
di
ciò
che
stava
per
fare
,
le
sembrava
enorme
.
-
Sai
quale
pericolo
affrontiamo
?
-
bisbigliò
,
quando
giunsero
a
'
piedi
della
breve
scala
di
marmo
-
....
Di
notte
,
ella
si
sveglia
,
e
qualche
volta
entra
nella
mia
camera
,
-
Perchè
?
-
Ha
paura
.
-
Di
che
cosa
?
La
giovane
fece
un
gesto
perduto
,
rabbrividendo
.
-
E
tu
temi
anche
per
questa
notte
?
-
chiese
il
Lascaris
,
con
lo
stesso
fremito
.
Emilia
tacque
,
guardò
la
scala
bianca
,
e
,
al
sommo
,
la
porta
chiusa
.
-
Vieni
,
vieni
!
-
ripetè
febbrilmente
.
-
Non
temo
nulla
....
Ti
ho
promesso
....
Parve
infinita
la
breve
scala
;
parve
ai
due
innamorati
che
nella
oscurità
qualche
spirito
potesse
ergersi
minaccioso
;
sentirono
il
respiro
affievolirsi
e
il
battito
del
cuore
crescere
vertiginosamente
.
Procedettero
,
sapendo
pure
che
ad
ogni
passo
il
pericolo
aumentava
.
-
Eccoci
!
-
susurrò
a
un
trattò
la
donna
,
aprendo
cauta
un
uscio
.
-
Sei
nella
mia
camera
.
-
Chiudi
la
porta
che
comunica
,
ed
accendi
,
accendi
un
lume
,
una
lampada
,
-
pregò
Cesare
,
stringendo
Emilia
fra
le
braccia
.
-
No
!
No
!
Sei
pazzo
?
-
balbettò
questa
,
tutta
tremante
.
-
Se
non
dorme
?
...
Udrà
il
romore
,
vedrà
la
luce
....
Ebbe
un
sussulto
che
la
scosse
dalla
testa
ai
piedi
.
Le
sembrava
già
di
scorgerla
sulla
soglia
,
d
'
ascoltarne
il
grido
....
Come
erasi
potuta
dimenticare
così
?
In
brevi
ore
,
ella
s
'
era
mutata
,
compieva
degli
atti
di
cui
non
aveva
quasi
coscienza
,
e
che
in
pieno
giorno
le
sarebbero
parsi
d
'
un
'
arditezza
proterva
e
malsana
.
-
Perchè
siam
venuti
qua
su
?
...
È
una
cosa
spaventevole
,
Cesare
!
-
continuò
,
soffocata
dalla
paura
.
-
Ella
cammina
così
adagio
!
...
E
l
'
uscio
è
aperto
;
non
si
può
chiuderlo
;
stride
.
-
Suvvia
,
anima
,
-
tentò
l
'
uomo
,
-
non
pensare
....
Dorme
!
...
Parlavano
senza
vedersi
,
ritti
ed
abbracciati
,
con
le
voci
morte
;
a
un
passo
da
loro
,
non
si
sarebbe
udito
verbo
.
Infine
,
dopo
una
pausa
d
'
angoscia
,
Emilia
dichiarò
:
-
È
impossibile
resistere
....
Voglio
assicurarmi
che
dorma
....
Aspettami
;
non
muoverti
di
qui
;
entro
nella
sua
camera
e
torno
.
Già
si
avviava
decisamente
;
ma
Cesare
la
trattenne
.
-
Vuoi
andare
così
?
-
disse
.
-
Così
vestita
?
...
Se
non
dorme
,
t
'
interrogherà
....
Che
cosa
risponderai
?
...
Spogliati
!
...
Hai
dimenticato
che
son
le
due
di
notte
,
-
proseguì
,
sorridendo
.
-
Spògliati
,
Emilia
;
devi
fingere
di
essere
scesa
dal
letto
....
Spògliati
!
La
voce
era
commossa
,
quasi
l
'
invito
avesse
avuto
un
'
altra
,
ben
più
cara
significazione
;
e
l
'
idea
lo
incalzava
senza
pietà
,
non
venuta
da
lui
,
non
meditata
prima
,
balzata
viva
dalle
tenebre
infide
.
-
Spògliati
,
-
ripetè
.
-
È
oscuro
;
non
potrò
vederti
.
Dubiti
di
me
?
...
Coraggio
,
mia
divina
;
l
'
uscio
è
aperto
,
ed
ella
può
giungere
.
-
Ah
,
non
lo
dire
!
-
esclamò
Emilia
,
aggrappandosi
a
lui
,
come
per
sottrarsi
al
pericolo
.
Angosciata
,
smarrita
,
con
un
ronzìo
di
terrore
negli
orecchi
,
la
giovane
avrebbe
in
quell
'
istante
obbedito
a
qualunque
voce
imperiosa
....
Girò
lo
sguardo
nella
spessa
tenebra
;
non
uno
spiraglio
di
luce
che
potesse
tradirla
....
Si
decise
.
-
Sì
,
sì
,
mi
spoglio
,
-
acconsentì
febbrilmente
,
senza
pensare
che
la
parola
sembrava
in
bocca
di
lei
un
grido
di
passione
.
-
Farò
come
tu
vuoi
,
Cesare
....
Mi
spoglio
!
...
Cesare
la
sentì
staccarsi
e
avventurarsi
nella
camera
,
francamente
,
con
l
'
infallibile
destrezza
dell
'
abitudine
.
Egli
aveva
trovato
il
vano
della
finestra
,
e
vi
stava
immoto
.
Non
mai
un
più
energico
dominio
di
sè
stesso
gli
era
stato
imposto
;
si
curava
ben
poco
del
pericolo
,
si
rideva
dell
'
uscio
aperto
.
A
due
passi
da
lui
,
l
'
amante
si
spogliava
tutta
,
e
rivestiva
la
molle
veste
notturna
.
Oh
,
giungere
alla
donna
invisibile
,
e
sentirla
palpitare
fra
le
braccia
!
...
Vi
doveva
essere
un
momento
in
cui
l
'
oscurità
ammantava
il
corpo
nudo
di
Emilia
,
e
glie
la
sottraeva
allo
sguardo
innamorato
.
Egli
pensava
alla
sventura
dei
ciechi
,
profonda
come
un
abisso
.
E
sussultò
,
udendo
;
la
voce
della
donna
mormorare
sommessamente
:
-
Ecco
;
ora
vado
....
Aspettami
....
Tornerò
sùbito
....
Egli
protese
le
braccia
nell
'
ombra
,
bevendo
,
il
profumo
della
giovane
discinta
;
ma
non
riuscì
se
non
a
sfiorare
una
mano
di
lei
,
che
non
si
lasciò
attrarre
.
-
Aspettami
,
-
disse
ancòra
Emilia
.
-
Dopo
,
sarò
più
tranquilla
.
Cesare
si
calmò
.
Ella
doveva
tornare
.
Nessuna
forza
umana
,
allora
,
avrebbe
potuto
contenderla
al
suo
destino
.
XIII
.
Il
cane
,
che
aveva
abbaiato
buona
parte
della
notte
,
e
che
ancòra
abbaiava
,
da
lontano
,
da
vicino
,
per
una
grande
inquietudine
,
-
non
aveva
permesso
a
Roberta
di
addormentarsi
.
Era
a
letto
,
ma
leggicchiava
uno
de
'
suoi
libri
romantici
,
alla
luce
di
un
doppiere
,
sul
tavolino
;
e
le
avveniva
di
ripetere
una
stessa
frase
,
senz
'
afferrarne
il
significato
.
Quando
scorse
Emilia
varcar
la
soglia
,
stese
le
braccia
,
ed
un
buon
sorriso
le
rischiarò
il
volto
.
Emilia
s
'
accostava
,
tutta
chiusa
in
una
leggera
veste
da
camera
,
con
un
gran
collare
alla
Stuart
,
i
capelli
crespi
e
lunghi
snodati
per
le
spalle
.
-
Anche
tu
non
dormi
?
-
chiese
Roberta
.
-
Nero
non
è
mai
stato
così
cattivo
...
!
Come
sei
rosea
!
-
aggiunse
,
guardandola
attentamente
,
nell
'
abbracciarla
.
-
Come
sei
calda
!
-
osservò
ancòra
,
prendendole
le
mani
.
-
Smetti
di
leggere
,
-
le
ordinò
Emilia
.
-
Ora
dormirai
,
non
è
vero
?
I
suoi
occhi
contemplarono
quasi
con
ostilità
il
volto
della
sorella
e
le
forme
che
s
'
indovinavano
sotto
le
lenzuola
.
Ella
tremava
al
pensiero
che
se
non
avesse
affrontato
così
il
pericolo
,
Roberta
sarebbe
venuta
a
trovarla
;
e
sentiva
nell
'
animo
agitarsi
il
rancore
per
colei
,
la
quale
anche
da
lungi
dava
ombra
a
tutta
la
sua
vita
,
e
le
dimezzava
,
le
rubava
un
'
ora
della
breve
felicità
.
Accomodò
i
guanciali
a
Roberta
,
e
le
tolse
il
libro
.
Sapeva
d
'
avere
sulla
giovanetta
un
impero
senza
confini
;
la
sua
mano
passata
nei
capelli
di
lei
,
per
materna
carezza
,
poteva
addormentarla
;
la
sua
presenza
era
più
volte
bastata
a
rassicurarla
da
qualunque
timore
.
-
Come
sei
calda
!
-
ripetè
la
fanciulla
,
avvertendo
la
carezza
tra
i
capelli
biondi
.
-
Dormi
,
dormi
!
-
Emilia
mormorò
impaziente
.
Agiva
con
la
tranquillità
consueta
;
e
tuttavia
,
se
Roberta
avesse
voluto
oltrepassar
la
soglia
,
ella
si
sarebbe
uccisa
,
piuttosto
che
darle
il
passo
.
-
Chi
sa
perchè
Nero
,
abbaia
in
questo
modo
?
-
osservò
Roberta
,
udendo
ancòra
il
latrato
del
cane
,
sotto
la
finestra
.
-
Risponde
agli
altri
,
che
abbaiano
nelle
altre
ville
,
-
disse
la
giovane
.
-
Hai
paura
anche
del
cane
,
stanotte
?
-
No
,
non
ho
paura
....
Rimani
fin
che
mi
sono
addormentata
?
-
Sì
,
certo
;
fin
che
ti
sei
addormentata
....
Roberta
sorrise
,
e
chiuse
gli
occhi
,
tossendo
di
tempo
in
tempo
.
"
Dormi
,
-
le
imponeva
la
sorella
col
pensiero
.
-
Io
sfiorisco
lentamente
qui
,
ma
qui
non
dovrei
essere
,
e
il
mio
destino
è
più
forte
d
'
ogni
calcolo
pietoso
.
Dormi
;
non
rapirmi
il
tempo
che
è
mIo
,
non
amareggiarmi
l
'
ebbrezza
che
tu
ignori
,
e
che
mi
appartiene
.
"
La
guardava
con
uno
sguardo
quasi
magnetico
,
e
la
sua
mano
non
ristava
dalla
lenta
carezza
,
in
cui
si
era
trasfusa
una
volontà
imperativa
,
in
cui
vibrava
un
dominio
nuovo
e
assoluto
.
A
poco
a
poco
,
il
respiro
della
giovanotta
si
fece
eguale
;
sotto
le
palpebre
,
gli
occhi
non
vagarono
più
;
la
bocca
si
schiuse
leggiadramente
;
il
corpo
tutto
si
distese
in
una
quiete
benefica
e
profonda
.
Allora
Emilia
ritrasse
la
mano
;
il
suo
còmpito
era
terminato
;
Roberta
dormiva
....
Fu
,
d
'
un
tratto
,
come
se
in
un
perduto
villaggio
di
montagna
risonassero
inaspettate
mille
trombe
di
guerra
....
Nell
'
animo
d
'
Emilia
,
la
quietudine
della
camera
virginale
e
il
proprio
contegno
affettuoso
,
non
ebbero
più
senso
;
ella
si
volse
ad
altre
imagini
;
una
turba
d
'
aspettazioni
gioconde
la
invase
....
L
'
intermezzo
candido
era
finito
,
e
la
notte
di
fiamme
la
riallacciava
....
Prima
di
spegnere
il
doppiere
,
si
chinò
sopra
Roberta
per
udirne
ancòra
il
respiro
eguale
,
e
la
fissò
un
attimo
duramente
,
con
la
crudeltà
d
'
un
egoismo
che
trionfa
.
Poi
soffiò
sulle
candele
,
uscì
,
accostò
la
porta
,
stette
un
poco
in
ascolto
,
e
quasi
di
corsa
traversò
il
salotto
per
raggiungere
l
'
amante
.
XIV
.
-
Non
dormiva
,
-
ella
disse
in
un
tronco
bisbiglio
.
-
Ora
l
'
ho
addormentata
....
Ma
,
tu
partirai
,
Cesare
,
non
è
vero
?
...
È
l
'
alba
....
-
Mancano
tre
ore
all
'
alba
.
Non
mandarmi
via
,
adorata
,
-
pregò
Cesare
,
trovando
la
donna
nell
'
ombra
,
e
abbracciandola
come
avesse
temuto
di
non
più
rivederla
.
Egli
,
aspettando
,
aveva
fatto
il
giro
della
camera
,
e
nella
densa
oscurità
poteva
adesso
muoversi
non
meno
destramente
d
'
Emilia
....
Pure
aspettando
,
aveva
udito
i
colpi
di
tosse
,
e
aveva
pensato
alla
fanciulla
;
un
confronto
audace
tra
le
due
sorelle
gli
si
era
imposto
allo
spirito
,
gli
aveva
infiammato
le
vene
d
'
un
ardore
quasi
cupo
....
Andò
all
'
uscio
che
comunicava
,
e
lo
chiuse
,
senza
farlo
stridere
,
prudentemente
.
-
Che
cosa
fai
?
-
domandò
Emilia
,
la
quale
conosceva
il
romore
.
-
Chiudo
....
Voglio
vederti
....
-
rispose
il
Lascaris
,
tornato
a
lei
,
riprendendola
fra
le
braccia
.
-
Per
carità
,
non
pensarlo
....
-
Voglio
vederti
,
mia
unica
bellezza
,
coi
capelli
sciolti
così
....
Che
profumo
hanno
i
tuoi
capelli
!
-
Non
insistere
,
Cesare
....
Appena
siamo
sfuggiti
a
un
pericolo
.
-
Dorme
;
se
anche
si
sveglia
,
non
oserà
disturbarti
nuovamente
.
Emilia
s
'
accorse
ch
'
egli
la
lasciava
...
-
Si
vedrà
il
lume
,
-
disse
,
impaurita
.
-
È
inutile
;
è
tutto
inutile
,
-
esclamò
il
Lascaris
,
abbassando
poi
sùbito
la
voce
imprudente
.
-
Non
resisto
più
a
una
simile
tortura
;
dovessi
perderti
per
sempre
,
voglio
vederti
così
,
come
ti
ho
sognata
e
non
ti
ho
vista
mai
....
Questa
notte
,
non
ha
paura
,
è
tranquilla
,
-
continuò
,
mentre
s
'
avvicinava
al
tavolino
,
sul
quale
aveva
prima
tastato
un
lungo
candelabro
.
-
Tu
l
'
hai
rassicurata
,
-
soggiunse
.
-
Una
forza
divina
ci
protegge
....
E
accese
i
cinque
bracci
del
candelabro
,
e
si
rivolse
.
Emilia
s
'
avvide
che
il
momento
era
terribile
;
non
tanto
pel
pericolo
di
Roberta
,
forse
,
poichè
ogni
notte
in
camera
era
accesa
la
lampada
pènsile
,
e
l
'
oscurità
sarebbe
parsa
alla
fanciulla
più
strana
della
luce
;
quanto
per
l
'
uomo
,
superbo
di
desiderio
e
di
speranze
.
No
;
Emilia
doveva
confessarselo
:
ella
non
lo
conosceva
,
non
aveva
mai
supposto
d
'
essere
così
violentemente
agognata
,
di
poter
così
intimamente
mutarlo
....
Per
tutto
il
volto
di
lui
raggiava
un
maschio
tripudio
;
la
linea
scura
della
fronte
era
scomparsa
;
si
sarebbe
detto
che
la
morte
sola
potesse
arrestarlo
....
Emilia
lo
fissava
,
amandolo
;
e
cercava
un
mezzo
,
pensava
a
un
grido
per
isfuggirgli
.
-
Non
vi
avvicinate
!
-
gli
ordinò
,
a
bassa
voce
.
-
Non
vi
avvicinate
!
Girò
lo
sguardo
intorno
,
più
sgomenta
di
sè
che
di
lui
,
non
sapendo
come
togliersi
all
'
abbraccio
,
che
presentiva
invincibile
.
-
Volete
approfittare
della
mia
debolezza
e
del
pericolo
!
-
gli
lanciò
ancòra
.
-
È
un
tranello
,
questo
!
Cesare
s
'
era
fermato
,
pallido
.
-
Che
cosa
dici
,
Emilia
?
-
susurrò
,
-
che
cosa
temi
?
-
Non
avvicinatevi
!
-
ripetè
la
giovane
,
con
lo
stesso
imperio
nella
voce
.
Ella
ignorava
d
'
essere
straordinariamente
bella
.
Abbandonata
sul
letto
,
svelata
dalla
luce
aurea
in
ogni
linea
della
sua
positura
di
battaglia
e
di
rifiuto
,
dominava
l
'
uomo
e
i
desiderii
con
uno
sguardo
bruciante
....
Aveva
chiamato
a
raccolta
le
formidabili
energie
di
resistenza
,
insite
nella
donna
;
e
ormai
riposava
tranquilla
,
sapendo
che
così
debole
,
così
indifesa
,
non
aveva
tuttavia
nulla
a
temere
,
poichè
non
temeva
più
nulla
da
sè
medesima
.
Cesare
capì
.
-
Perdonatemi
,
-
disse
lentamente
.
-
Vi
ho
spaventata
!
,
e
ve
ne
chiedo
perdòno
....
Volete
concedermi
di
baciarvi
le
mani
?
Emilia
lo
lasciò
avvicinare
e
gli
diede
le
mani
,
ch
'
egli
si
chinò
a
coprire
d
'
intensi
baci
;
ella
lo
guardava
,
sommesso
e
vinto
;
ma
quando
Cesare
allungò
un
braccio
per
cingerla
intorno
al
busto
,
la
donna
si
sciolse
vivamente
.
-
Non
osate
di
più
,
-
disse
.
-
O
mi
alzo
,
e
vado
da
Roberta
,
e
mi
vi
rinchiudo
.
Poi
,
mentre
il
Lascaris
le
si
sedeva
ai
piedi
,
sulla
candida
pelle
d
'
orso
ch
'
era
stesa
di
fianco
al
letto
,
Emilia
seguitò
:
-
Questa
,
è
stata
una
notte
di
pazzie
....
Anche
ora
,
siamo
in
mano
del
caso
,
ed
io
posso
perdermi
,
da
un
minuto
all
'
altro
....
Una
simile
notte
,
non
tornerà
più
.
Avete
voluto
sapere
s
'
io
vi
amassi
....
Lo
avete
saputo
;
ed
è
molto
....
,
ed
è
tutto
....
-
Tutto
?
...
Tutto
finirà
qui
?
-
domandò
Cesare
angosciosamente
.
-
Vi
ho
chiesto
se
volete
essere
mia
per
sempre
....
Tu
lo
vedi
,
Emilia
;
io
non
ho
mai
supposto
che
tu
potessi
essere
una
conquista
....
Per
il
tuo
amore
,
ti
offro
la
mia
vita
....
.
"
Dove
vai
?
"
-
gridò
in
quel
punto
lo
spirito
loico
nell
'
animo
dell
'
uomo
libero
....
Ma
l
'
uomo
non
ebbe
tempo
a
rispondersi
,
che
già
l
'
attitudine
d
'
Emilia
s
'
era
cangiata
,
e
sul
viso
di
lei
tornava
la
chiara
fiducia
,
e
nella
sua
preziosa
figura
splendeva
il
gaudio
d
'
una
felicità
senza
sospetto
.
Poi
ebbe
un
cenno
muto
della
testa
,
verso
l
'
uscio
chiuso
.
-
Il
nostro
avvenire
è
là
,
-
disse
.
-
S
'
ella
si
oppone
,
siamo
perduti
per
sempre
....
-
Tu
non
lo
pensi
!
-
esclamò
il
Lascaris
,
levatosi
in
ginocchio
a
guardarla
con
intensità
.
-
Non
è
possibile
fidar
due
esistenze
al
capriccio
d
'
una
fanciulla
!
...
-
Noi
giuochiamo
anche
la
sua
vita
,
e
tu
non
lo
capisci
!
-
insistette
Emilia
,
solcando
ancòra
teneramente
con
la
mano
i
capelli
di
lui
.
-
Tu
non
capisci
quale
strazio
sarebbe
per
me
stessa
il
compiere
un
atto
che
potesse
amareggiarla
!
...
Ma
lo
capirai
,
non
è
vero
?
quando
ti
dirò
che
sono
pronta
a
rinunziare
,
se
la
mia
rinunzia
le
darà
un
giorno
di
pace
....
-
Siete
pronta
a
rinunziare
?
-
ripetè
Cesare
.
-
E
come
chiamate
,
allora
,
il
sentimento
vostro
per
me
?
...
Se
mi
amaste
,
non
esitereste
un
istante
a
superare
un
ostacolo
...
Si
drizzò
in
piedi
,
e
rimase
a
testa
bassa
,
pensando
....
Aveva
pronunziato
le
ultime
parole
con
tanto
odio
,
che
la
giovane
sentì
un
leggero
,
brivido
correrle
per
le
spalle
.
-
Voi
non
pensate
....
-
egli
proruppe
quindi
.
Emilia
fece
un
gesto
di
preghiera
,
perchè
smorzasse
la
voce
incauta
;
scivolò
dal
letto
,
continuando
il
gesto
silenzioso
,
e
andò
all
'
uscio
,
e
vi
restò
qualche
minuto
,
con
tutto
il
sangue
alle
tempia
e
al
cuore
....
Le
era
parso
d
'
udire
un
colpo
secco
di
tosse
,
lontano
;
poi
,
rassicurata
dalla
taciturnità
successiva
,
s
'
appressò
a
Cesare
.
-
Può
svegliarsi
,
-
disse
.
-
Non
abusiamo
della
nostra
fortuna
!
...
Va
!
Va
!
Tornerai
quest
'
altra
notte
,
mio
amore
!
Ma
Cesare
non
ascoltava
;
osservando
l
'
atto
pieno
di
grazia
,
col
quale
ella
s
'
era
un
po
'
inchinata
a
studiare
il
silenzio
oltre
la
porta
,
e
l
'
armonìa
del
suo
passo
inavvertibile
,
-
l
'
uomo
le
andò
incontro
,
di
nuovo
in
preda
a
un
'
esultanza
veemente
,
l
'
accolse
e
la
serrò
nel
cerchio
delle
braccia
,
la
ricoperse
di
baci
vivi
,
sentendola
tutta
fremere
.
Fu
di
quegli
schianti
appassionati
,
che
sfiorano
i
giovani
corpi
come
folate
aquilonari
,
e
in
una
vita
rimangono
,
inestinguibili
.
Ambedue
gl
'
innamorati
risplendevano
,
per
la
gioia
di
spezzar
fugacemente
la
catena
diuturna
,
di
riscattare
il
passato
gelido
,
forse
l
'
avvenire
temibile
,
con
un
magnifico
slancio
d
'
oblio
....
Cesare
adagiò
sul
letto
la
donna
,
languida
;
le
mani
di
lui
avevano
sganciato
l
'
abito
notturno
d
'
Emilia
,
e
ancòra
un
gesto
gli
avrebbe
tutta
scoperta
l
'
amante
,
nuda
e
bianca
,
sotto
i
cinque
raggi
del
candelabro
....
E
osò
il
gesto
rapido
,
e
la
contemplò
nivea
fra
la
molle
custodia
della
veste
,
e
le
sue
labbra
diedero
i
baci
ultimi
....
La
scena
era
stata
così
violentemente
fuggevole
,
che
Emilia
sentì
quasi
a
un
tempo
il
gesto
e
i
baci
....
Si
sollevò
d
'
un
balzo
,
si
ristrinse
l
'
abito
attorno
al
corpo
.
Era
pallida
del
mortale
pallore
che
aveva
sgomentato
Cesare
,
al
principio
del
convegno
....
-
Ah
,
tu
credi
,
-
bisbigliò
questi
,
chiamandola
a
posare
il
capo
su
la
sua
spalla
,
-
ah
tu
credi
ch
'
io
vorrò
rinunziare
a
te
?
...
È
dunque
così
diffìcile
,
a
voi
donne
,
penetrare
il
senso
della
vostra
propria
bellezza
,
e
comprendere
ciò
che
potete
in
noi
?
Nessuna
forza
umana
,
capisci
?
...
arriverà
a
contrastare
la
mia
passione
!
...
Perchè
sei
così
pallida
,
anima
?
Perchè
piangi
?
Perchè
piangi
?
...
Ella
piangeva
,
ma
,
dominata
ed
ebbra
,
non
si
staccava
da
lui
....
Rimasero
in
un
calmo
silenzio
lungamente
,
avvinti
;
udirono
nell
'
aria
qualche
cosa
eterna
passare
,
-
il
tempo
,
l
'
amore
,
la
morte
?
-
e
sfiorarli
,
e
procedere
incontro
ad
altri
destini
,
che
aspettavano
.
-
Ancòra
mi
darai
una
notte
come
questa
,
è
vero
?
-
mormorò
Cesare
timidamente
.
-
Ancòra
molte
notti
di
gioia
?
-
Sì
,
ancòra
molte
notti
di
gioia
!
-
ripetè
Emilia
.
-
Non
senti
come
tutto
è
strano
,
in
questa
notte
?
Noi
rapiremo
alla
sorte
una
grande
felicità
senza
confine
....
Bisogna
vivere
,
vivere
diversamente
.
Emilia
rabbrividì
.
V
'
era
infatti
qualche
grande
energia
che
li
stimolava
all
'
amore
quasi
ad
un
farmaco
delizioso
,
dalle
inesauste
ebbrezze
;
era
in
loro
il
bisogno
di
vivere
la
doppia
esistenza
degli
appassionati
,
con
doppia
forza
,
con
doppia
anima
,
per
gli
altri
e
per
sè
.
Tutte
le
cose
grige
dovevano
fondersi
nel
calore
febbrile
di
molte
notti
misteriose
,
fra
gli
alti
silenzii
che
vanno
dispersi
nel
sonno
.
Lo
stridore
di
una
candela
più
breve
li
fece
sussultare
insieme
.
Guardarono
insieme
la
finestra
oramai
chiara
.
-
È
giorno
!
-
disse
Emilia
,
sciogliendosi
dall
'
abbraccio
,
e
correndo
smarrita
alla
finestra
.
-
È
giorno
!
Mio
Dio
,
come
farai
?
Cesare
l
'
aveva
raggiunta
e
guardava
l
'
alba
apparire
,
con
le
nuvolette
rosee
;
una
fresca
alba
estiva
,
sotto
il
cui
sorriso
si
stendeva
il
mare
....
Mostruoso
d
'
ombra
,
solo
il
puntazzo
di
Portofino
pareva
ancòra
addormentato
.
-
Va
presto
,
mia
vita
!
-
susurrò
Emilia
.
-
Che
non
ti
vedano
!
-
Non
mi
vedranno
,
-
disse
Cesare
.
-
Rassicurati
;
nessuno
è
alzato
,
a
quest
'
ora
!
Emilia
lo
abbracciò
la
prima
,
offrendogli
la
bocca
;
sotto
gli
occhi
puri
,
un
livido
cerchio
aveva
cominciato
a
disegnarlesi
....
-
Ancòra
quest
'
altra
notte
,
anima
!
-
le
rammentò
Cesare
,
innanzi
di
lasciarla
presso
la
porta
che
metteva
alla
scala
.
La
scala
bianca
di
marmo
era
vivida
nello
sbozzo
di
luce
lividiccia
.
-
Sì
,
sì
,
ancòra
una
notte
;
tutte
le
notti
che
vorrai
,
Cesare
!
E
appena
egli
fu
in
basso
della
scala
,
ella
rientrò
,
corse
di
nuovo
alla
finestra
,
e
vide
Cesare
traversar
cauto
il
giardino
,
lungo
le
siepi
,
e
dove
gli
alberi
offrivano
qualche
incerta
ombra
.
Da
ultimo
,
nel
silenzio
cristallino
s
'
udì
il
cancello
cigolare
e
richiudersi
.
XV
.
Ma
no
,
per
lungo
tempo
,
ella
rifiutò
ogni
altro
convegno
.
Troppo
temeva
di
sè
,
troppo
di
lui
....
Emilia
lo
amava
di
quel
formidabile
amor
delle
vedove
,
che
paiono
spinte
dai
ricordi
del
morto
fra
le
braccia
dei
vivi
....
A
pena
,
scambiavano
qualche
frase
,
congiungevano
le
labbra
,
quando
Roberta
non
era
presente
.
Le
molte
notti
che
la
donna
aveva
promesso
e
Cesare
aveva
sperato
di
gioia
,
si
dissolvevano
oscure
,
senza
memorie
,
se
non
di
tristezza
e
d
'
insonnia
.
Era
succeduta
la
stagione
media
,
quando
il
periodo
dei
bagni
è
finito
,
e
ancòra
non
ha
avuto
inizio
il
periodo
invernale
,
caro
alle
anime
e
ai
corpi
malati
.
Sul
paese
,
la
solitudine
pesava
;
v
'
erano
stati
in
settembre
inesorabili
giorni
di
scirocco
,
durante
i
quali
l
'
aria
scottava
e
il
sole
pareva
non
dover
tramontare
mai
.
Nelle
caldissime
serate
,
salivano
Cesare
e
le
due
sorelle
sopra
un
canotto
a
remi
,
con
un
agile
marinaio
più
cùpreo
del
rame
;
e
si
facevan
trasportar
lentamente
verso
Nervi
,
verso
Quinto
,
o
a
capriccio
....
In
mare
l
'
aria
era
ricca
e
buona
;
ma
Roberta
aveva
dovuto
ben
presto
rinunziare
alle
fresche
gite
,
poichè
il
lene
ondeggiamento
della
barca
le
dava
le
vertigini
.
Se
pure
quelli
del
paese
avessero
supposto
o
mormorato
,
ciò
importava
ben
poco
a
Cesare
e
ad
Emilia
,
già
ciechi
per
la
necessaria
imprudenza
della
passione
;
ed
essi
continuarono
ogni
dopo
pranzo
,
spesso
col
marinaio
,
soli
più
spesso
,
remando
il
Lascaris
....
Roberta
stava
ad
aspettarli
,
e
qualche
volta
indugiava
una
lunga
ora
sulle
rocce
,
a
guardare
il
canotto
lontano
e
tardo
,
fra
la
porpora
del
tramonto
,
fra
le
maravigliose
zone
di
luce
irrubinata
....
L
'
imbarcazione
,
minuscola
nella
latitudine
delle
acque
,
non
poteva
affondare
e
sparire
?
Le
vele
bianche
o
rosee
eran
lungi
,
alle
estremità
dell
'
orizzonte
,
dove
anche
un
pennacchio
di
fumo
svelava
qualche
invisibile
vapore
;
mentre
dalla
spiaggia
la
distanza
era
grande
....
La
fanciulla
sentiva
d
'
odiare
qualcuno
,
là
dentro
.
E
la
deliziosa
strada
che
da
Nervi
sale
a
Sant
'
Ilario
,
s
'
appiana
,
discende
per
viottoli
aspri
fino
a
sboccar
di
nuovo
sulla
strada
comunale
,
-
anche
vedeva
talvolta
Cesare
ed
Emilia
incontrarsi
e
passeggiare
nella
tenera
oziosità
di
chi
aspetta
giorni
felici
e
si
studia
a
render
felici
i
giorni
comuni
.
Passavano
per
quella
strada
sempre
le
medesime
persone
alle
medesime
ore
;
quando
un
gruppo
di
monache
in
abito
bruno
col
soggòlo
bianco
,
per
la
questua
;
e
quando
un
curiosissimo
carretto
tirato
da
un
asinello
grigio
,
guidato
da
un
omiciattolo
,
che
gridava
a
giusti
intervalli
,
per
tutta
la
durata
del
viaggio
:
-
Aaah
!
...
Iiih
!....,
e
spingeva
l
'
animale
,
e
scambiava
parole
coi
conoscenti
che
incontrava
.
Cesare
aveva
chiesto
all
'
uomo
da
quanto
tempo
egli
percorresse
quella
strada
....
Da
venti
anni
;
da
venti
anni
,
tutti
i
giorni
egli
scendeva
a
Genova
a
portare
involti
e
a
raccoglierne
,
e
risaliva
a
Sant
'
Ilario
,
senz
'
affrettarsi
,
parlando
col
ciuco
,
se
gli
mancavano
incontri
....
L
'
alba
rischiarava
il
suo
andare
;
il
tramonto
salutava
il
suo
ritorno
....
-
Aaah
!
...
Iiih
!
...
Cesare
l
'
aveva
seguìto
con
l
'
occhio
,
fino
a
un
gomito
della
salita
,
invidiandolo
....
Passione
?
dolore
?
desiderio
?
...
Vocaboli
ignoti
all
'
umile
;
egli
non
si
augurava
se
non
di
poter
gridare
:
-
Aaah
!
...
Iiih
!
...
per
altri
venti
anni
.
Il
Lascaris
meditava
così
,
dietro
le
sensazioni
del
momento
,
per
qualche
spettacolo
semplice
e
fugace
;
fin
che
non
fosse
comparsa
Emilia
,
che
saliva
adagio
,
sorridendo
da
lungi
all
'
amico
....
Sempre
,
quell
'
apparizione
aspettata
lo
toglieva
dalla
supina
realtà
d
'
ogni
giorno
;
ma
dentro
l
'
animo
gli
si
risvegliava
,
l
'
amarezza
intollerante
di
uno
che
abbia
sognato
,
che
abbia
sentito
sul
proprio
corpo
il
contatto
fresco
d
'
un
corpo
femmineo
,
e
al
risveglio
si
sia
trovato
in
una
camera
deserta
e
priva
di
lume
.
In
quel
periodo
,
Cesare
soffriva
presso
Roberta
qualche
molestia
,
quasi
lo
spettacolo
tuttora
vivissimo
d
'
Emilia
ignuda
sotto
i
suoi
occhi
,
gli
avesse
conficcato
nel
cervello
la
cupidigia
sacrilega
di
giungere
una
notte
alla
camera
della
giovanetta
,
di
risvegliarla
e
dominarla
come
la
sorella
.
Fra
le
due
sessualità
ancòra
per
lui
misteriose
,
egli
aveva
dei
lampi
d
'
esitanza
.
Quelle
voci
si
rassomigliavano
assai
,
e
Cesare
sussultava
,
udendosi
chiamare
da
Roberta
con
la
stessa
inflessione
,
che
gli
aveva
reso
caro
il
proprio
nome
pronunziato
dalle
labbra
d
'
Emilia
.
Ambedue
le
donne
adoperavano
un
solo
profumo
,
aliante
intorno
ai
corpi
in
una
nube
leggera
;
un
profumo
,
il
quale
,
sorgendo
dagli
abiti
e
dalle
mani
di
Roberta
,
rammentava
ostinatamente
all
'
uomo
il
gesto
,
ch
'
egli
aveva
osato
quella
notte
per
veder
tutta
Emilia
,
e
ch
'
egli
avrebbe
voluto
osare
anche
più
audace
sopra
la
fanciulla
gettata
attraverso
al
letto
,
per
rivelarla
pure
,
fra
la
molle
custodia
dell
'
abbigliamento
intimo
.
Ambedue
avevano
un
certo
movimento
risoluto
del
capo
,
e
certi
atti
di
grazia
nel
chinarsi
fino
a
un
fiore
,
nel
dar
la
mano
,
nel
sedersi
e
acconciarsi
le
gonne
intorno
.
Differivan
poco
di
gusti
,
e
si
vestivano
quasi
a
un
modo
,
portando
gli
stessi
gioielli
ai
polsi
e
alle
orecchie
,
e
gli
stessi
monili
.
Non
di
rado
,
Emilia
esprimeva
a
metà
un
'
idea
o
una
sensazione
,
e
Roberta
continuava
e
concludeva
....
Si
sorridevano
,
allora
,
come
se
le
loro
anime
fossero
vissute
un
attimo
nel
medesimo
cerchio
invisibile
.
Ma
sotto
quelle
e
simili
apparenze
,
restava
il
fenomeno
,
inquietante
per
Cesare
,
che
l
'
una
completava
l
'
altra
;
la
bionda
ammalata
s
'
era
avvinta
per
sempre
alla
sorella
bruna
,
perchè
da
questa
pareva
trarre
qualche
mistico
alimento
alla
propria
anima
;
ed
Emilia
aveva
contesto
il
filo
della
sua
esistenza
al
filo
tenue
dell
'
altra
.
Egli
erasi
interposto
fra
di
loro
,
ma
esse
.
all
'
infuori
di
lui
,
seguitavano
una
vita
comune
,
indissolubile
per
le
oscure
simiglianze
del
sangue
;
erano
carne
d
'
una
medesima
carne
,
due
rami
d
'
un
albero
unico
.
-
Perchè
,
-
domandò
Cesare
una
volta
a
Emilia
,
-
perchè
ti
vesti
come
tua
sorella
?
Perchè
usi
del
suo
profumo
?
Perchè
da
lontano
io
posso
scambiarti
con
lei
?
-
Vi
spiace
?
Egli
scosse
la
testa
,
incerto
.
-
Vorrei
che
nessuno
ti
somigliasse
,
anche
da
lontano
....
-
Ma
la
somiglianza
con
Roberta
non
è
cosa
che
possa
ferirvi
.
Io
ho
forse
la
sua
voce
,
e
probabilmente
uno
stesso
modo
di
esprimermi
....
Ciò
avviene
quando
si
vive
tutta
la
vita
con
una
persona
,
tanto
più
se
questa
ci
è
legata
da
parentela
.
Non
vi
è
nulla
di
strano
o
di
voluto
....
-
Si
può
volere
il
contrario
....
-
Odiate
Roberta
al
punto
da
non
tollerar
nemmeno
un
abito
simile
al
suo
?
-
Comprendimi
,
Emilia
....
E
si
arrestò
.
Non
avrebbe
potuto
comprenderlo
mai
,
perchè
non
sapeva
il
turbamento
arrecatogli
con
quella
notte
di
mezza
voluttà
;
pel
quale
turbamento
,
la
pace
dei
sensi
era
scomparsa
,
e
innanzi
a
Cesare
s
'
era
spalancata
la
voragine
dissolvitrice
delle
fantasie
,
dei
sogni
,
delle
figurazioni
carnali
....
-
Oh
lasciatemi
amarla
!
-
esclamò
Emilia
,
credendo
d
'
aver
capito
.
-
Dovrò
sfuggire
ogni
somiglianza
con
Roberta
,
come
si
trattasse
d
'
una
nemica
?
Perchè
odiate
tanto
una
fanciulla
,
che
non
vi
ha
fatto
male
alcuno
?
-
È
certo
,
-
mormorò
Cesare
,
trascinato
in
quel
nuovo
ordine
d
'
idee
,
-
è
certo
che
voi
non
capirete
mai
la
lotta
.
Io
non
odio
;
mi
difendo
....
Fin
che
il
tuo
cuore
sarà
pieno
di
lei
,
io
non
potrò
sperare
nulla
da
te
....
Devo
darti
la
forza
di
comparare
e
di
scegliere
,
se
la
scelta
sarà
necessaria
....
Tu
ti
sei
chiusa
nel
presente
e
ti
sei
innamorata
del
tuo
dolore
!
...
-
Non
ammettete
alcun
legame
.
Siete
un
selvaggio
,
-
disse
la
giovane
,
cercando
,
di
sorridere
per
calmarlo
....
Erano
le
cinque
del
pomeriggio
;
avevan
preso
il
tè
,
in
casa
,
e
Roberta
era
andata
sùbito
dopo
a
visitar
la
figlia
del
massaio
,
che
giaceva
ammalata
.
Il
sole
prorompeva
dalla
finestra
aperta
nel
salotto
,
chiazzando
d
'
oro
le
pareti
e
il
pavimento
a
mosaico
.
Nero
latrava
in
giardino
,
allo
strepito
d
'
un
carro
.
E
gli
amanti
ricordavano
;
ella
,
la
scena
del
chiosco
,
non
osando
spingersi
fino
al
ricordo
impudico
;
egli
,
la
scena
della
camera
,
parendogli
che
di
là
fosse
cominciato
il
gaudio
.
-
Non
ammetto
alcun
legame
?
-
ripetè
.
-
Vorrei
poter
non
ammetterlo
;
e
sarei
libero
,
e
la
mia
vita
riprenderebbe
il
suo
corso
tranquillo
,
e
non
aspetterei
tutto
il
mio
avvenire
dalla
volontà
capricciosa
di
due
bambine
crudeli
....
È
questa
,
ormai
,
la
condizione
difficile
in
cui
mi
trovo
:
chi
devo
vincere
?
Te
,
o
Roberta
?
Di
quale
animo
devo
essere
padrone
?
Del
tuo
,
o
dell
'
animo
di
tua
sorella
?
Emilia
si
concedeva
qualche
atteggiamento
un
po
'
oblioso
,
appena
si
trovavan
soli
;
e
s
'
era
allungata
sul
divano
,
col
gomito
e
la
mano
destra
sostenendo
il
capo
;
sottil
figura
,
che
rammentava
a
Cesare
quel
suo
nèo
prezioso
fra
i
due
seni
,
e
le
calze
di
seta
nera
alte
fino
alla
coscia
.
Ella
si
raddrizzò
di
scatto
,
e
restò
immota
,
ascoltando
.
-
Per
liberarmi
da
questo
dubbio
,
bisogna
che
la
soluzione
venga
da
noi
,
da
te
,
-
seguitò
Cesare
,
il
quale
aveva
notato
e
goduto
l
'
effetto
della
propria
domanda
.
-
Bisogna
,
infine
,
parlare
a
tua
sorella
,
poichè
la
vuoi
arbitra
della
nostra
sorte
....
-
E
se
rifiuta
?
Se
minaccia
?
-
chiese
Emilia
.
-
Se
mi
fa
comprendere
che
una
diminuzione
del
mio
affetto
le
toglierà
ogni
forza
di
vivere
e
di
sperare
?
Il
Lascaris
si
strinse
nelle
spalle
;
egli
era
innanzi
al
tavolino
da
tè
,
e
passava
macchinalmente
le
tazze
,
guardandone
il
fondo
zuccherato
,
quasi
a
trovarvi
un
'
idea
.
-
Non
è
probabile
,
-
disse
finalmente
,
per
dire
.
-
-
È
molto
probabile
,
invece
,
che
ella
si
opponga
.
Vivere
con
noi
,
adattarsi
a
un
posto
secondario
nel
mio
cuore
,
cedere
a
te
,
le
parranno
cose
assurde
e
spaventevoli
....
Oh
,
continuiamo
così
,
Cesare
,
fin
che
è
possibile
!
Io
sono
felice
,
ora
per
ora
;
non
cerchiamo
di
più
,
non
affrettiamo
nulla
!
...
Tu
sei
troppo
impaziente
....
Egli
obbedì
a
uno
slancio
,
con
le
braccia
tese
verso
la
donna
;
ma
sùbito
si
vinse
,
e
abbassò
la
testa
.
Urtava
nuovamente
contro
a
una
barriera
:
tra
il
suo
concetto
della
vita
e
il
concetto
d
'
Emilia
,
l
'
indole
,
la
coltura
,
l
'
esperienza
,
avevano
scavato
un
abisso
....
Egli
era
non
meno
sollecito
della
vita
morale
che
della
fisica
;
il
contatto
femmineo
,
la
cupidità
esaltata
e
imprigionata
,
gli
avevano
sconvolto
la
mente
e
il
cuore
;
sotto
la
fustigazione
della
brama
inutile
,
stava
per
sorgere
l
'
uomo
pervertito
;
ed
egli
lo
intuiva
....
Già
gli
era
balenato
il
pensiero
di
Milano
,
dove
si
sarebbe
potuto
tuffare
in
una
palude
di
stravizio
,
e
aspettare
coi
nervi
calmi
.
Dir
questo
a
Emilia
e
perderla
,
doveva
essere
una
cosa
sola
.
Ella
,
come
quasi
tutte
le
donne
,
ignorava
il
fascino
proprio
:
ignorava
che
,
ad
essere
serenamente
amata
,
doveva
sodisfar
prima
la
bramosia
del
maschio
,
eccitata
da
lei
stessa
con
l
'
incautela
d
'
una
visione
,
con
la
vicinanza
continua
,
ch
'
era
uno
stimolo
a
fantasticare
.
Sapeva
resistere
,
o
almeno
fuggir
le
opportunità
,
perchè
ciò
stava
nel
suo
medesimo
spirito
femminile
;
e
non
sapeva
che
,
al
contrario
,
cercar
quelle
occasioni
,
avversar
senza
posa
la
resistenza
di
lei
,
eran
nell
'
indole
maschile
.
-
Ebbene
?
-
chiese
la
donna
,
vedendo
l
'
atto
di
Cesare
.
-
Non
è
possibile
continuare
a
questo
modo
,
-
disse
il
Lascaris
,
rialzando
la
testa
.
La
ruga
profonda
e
dritta
gli
solcava
ancòra
la
fronte
.
-
Se
tu
pensassi
a
raddolcire
la
mia
impazienza
,
se
tu
mi
dessi
qualche
convegno
,
come
quella
notte
,
in
giardino
....
Emilia
s
'
era
inavvertitamente
stesa
di
nuovo
sul
divano
,
con
un
moto
di
voluttuosa
pigrizia
;
sentiva
ascendere
fino
al
suo
egoismo
di
donna
il
nembo
di
quella
preghiera
incessante
,
e
lo
aspirava
a
guisa
di
profumo
,
trovandovi
tutto
il
compenso
alla
sua
resistenza
tenace
,
tutta
la
ragione
della
sua
resistenza
futura
.
Cesare
la
vide
,
e
si
alzò
.
Ma
ella
ebbe
appena
il
tempo
a
comporsi
in
un
atteggiamento
calmo
,
che
sulle
scale
risonò
il
passo
di
Roberta
.
-
Non
partire
così
presto
,
Cesare
,
-
disse
Emilia
,
sottovoce
.
Quando
Roberta
entrò
,
scorse
la
sorella
intenta
a
tagliar
le
pagine
d
'
un
libro
e
Cesare
,
in
piedi
nel
vano
della
finestra
,
parlando
della
prossima
stagione
di
Nervi
.
La
giovanetta
spense
immediatamente
lo
sguardo
che
aveva
lanciato
sui
due
,
e
s
'
inoltrò
con
un
sorriso
pallido
.
-
Lei
dovrebbe
visitare
quella
povera
ragazza
,
-
fece
al
Lascaris
,
mentre
si
accomodava
sulla
poltrona
a
dondolo
,
in
faccia
a
Emilia
.
-
È
in
cura
del
dottor
Noli
,
ma
il
consiglio
di
Lei
sarebbe
utile
....
Il
tòno
metallico
della
voce
e
lo
studio
insolito
con
cui
Roberta
spiccava
le
parole
chiarissime
,
avvertirono
Emilia
dello
stato
d
'
agitazione
in
che
la
sorella
si
trovava
;
ma
il
Lascaris
tardò
a
rispondere
.
Guardava
la
fanciulla
,
vestita
come
l
'
amante
,
con
una
camicetta
,
una
cintura
di
cuoio
giallo
,
una
sottana
azzurro
-
mare
;
la
camicetta
d
'
Emilia
era
rosea
;
la
camicetta
di
Roberta
,
cilestre
.
Tutt
'
e
due
le
giovani
portavano
i
capelli
annodati
in
giro
al
capo
,
folti
e
copiosi
.
-
Non
potrebbe
visitarla
?
-
chiese
di
nuovo
Roberta
.
-
No
,
-
rispose
Cesare
scuotendosi
.
-
È
in
cura
del
dottor
Noli
,
il
quale
non
ha
bisogno
di
consigli
....
-
Soltanto
un
'
occhiata
,
passando
.
-
È
impossibile
,
signorina
...
-
Sta
malissimo
....
Grida
,
ha
le
convulsioni
,
la
schiuma
alla
bocca
....
Il
dottor
Noli
non
verrà
fino
a
domani
.
-
Possono
chiamarlo
sùbito
,
-
osservò
Emilia
.
-
L
'
ho
suggerito
,
ma
i
parenti
dicono
,
ch
'
è
inutile
,
e
sanno
ciò
che
devono
fare
;
è
una
famiglia
di
zotici
....
E
come
è
possibile
,
-
seguitò
Roberta
verso
Cesare
,
-
come
è
possibile
negare
aiuto
a
un
'
infelice
,
che
è
forse
in
pericolo
?
-
So
di
che
cosa
si
tratta
,
-
assicurò
il
Lascaris
.
-
Me
ne
ha
parlato
il
dottor
Noli
;
non
v
'
è
pericolo
alcuno
....
E
pronunziando
le
parole
,
le
quali
caddero
in
un
corto
silenzio
susseguito
,
egli
osservava
la
testa
bionda
e
animosa
di
Roberta
,
a
riscontro
con
la
testa
bruna
d
'
Emilia
;
quella
superava
questa
,
per
la
venustà
dell
'
espressione
,
e
una
debole
tinta
azzurrognola
sotto
gli
occhi
,
dava
alla
giovanetta
un
senso
tra
di
ardore
e
tra
di
allettamento
.
-
Quanti
anni
ha
l
'
ammalata
?
-
domandò
Emilia
,
che
,
pur
volendo
schivare
quel
tema
,
vi
era
caduta
meglio
,
d
'
un
colpo
.
-
Diciannove
,
-
rispose
Roberta
.
-
Oh
,
morire
a
questa
età
,
è
spaventoso
!
La
scena
aveva
dovuto
sinistramente
colpirla
;
fra
sè
stessa
e
la
giovane
epilettica
,
fra
il
male
che
rodeva
l
'
una
e
il
male
che
minava
l
'
altra
,
aveva
forse
trovato
qualche
occulta
rispondenza
;
e
la
esclamazione
venutale
di
lancio
,
dal
cuore
,
diede
una
scossa
agli
amanti
.
Ella
recava
sempre
nei
colloquii
di
loro
una
nota
acre
,
un
presentimento
cupo
;
e
,
partiti
già
da
tempo
dietro
imagini
diverse
,
gagliarde
,
quali
le
imagini
d
'
amore
,
essi
eran
di
tanto
in
tanto
soprappresi
,
arrestati
e
torturati
dal
richiamo
aspro
della
fatidica
.
Emilia
la
fissò
con
un
'
interrogativa
di
mite
rimprovero
,
quasi
per
trattenerla
;
ma
ella
aveva
sentiti
gli
artigli
della
paura
Si
levò
in
piedi
,
senza
curar
la
presenza
del
Lascaris
,
che
,
rivolte
le
spalle
alla
finestra
,
seguiva
attento
l
'
atto
della
ragazza
.
irrequieta
.
-
Se
sapessi
di
dover
morire
fra
un
anno
,
non
so
che
cosa
farei
oggi
,
-
ella
continuò
intensamente
.
-
È
orribile
,
simile
dubbio
,
quando
la
vita
ci
dà
l
'
abitudine
di
pensar
sempre
all
'
avvenire
,
come
se
il
presente
non
contasse
....
Ecco
un
esempio
,
l
'
esempio
di
quella
giovane
,
che
non
ha
vissuto
,
che
non
ha
gioito
,
e
che
un
giorno
,
assai
presto
,
rimarrà
vittima
d
'
una
crisi
....
Povera
anima
!
Povera
bambina
!
Cesare
avvertì
uno
sguardo
supplichevole
d
'
Emilia
,
per
invitarlo
a
rassicurar
la
sorella
;
ma
egli
non
si
mosse
dalla
sua
posa
consueta
,
le
braccia
incrociate
al
petto
,
gli
occhi
freddi
sopra
Roberta
,
che
camminava
concitata
per
la
camera
....
-
Perdere
questa
bella
,
bella
vita
,
perdere
il
sole
,
perdere
questi
spettacoli
,
-
ella
aggiunse
,
delineando
un
gesto
verso
l
'
amplitudine
del
mare
e
dell
'
orizzonte
,
-
perdere
tutto
,
senza
aver
conosciuto
nulla
!
...
No
,
io
voglio
ancòra
vivere
,
dovunque
,
comunque
,
purchè
viva
;
non
è
cosa
umana
rassegnarci
al
destino
,
e
passare
così
,
quando
ancor
nessuno
ci
è
tanto
legato
da
poter
ricordarci
sempre
!
...
Perchè
se
morissi
io
oggi
,
chi
mi
ricorderebbe
fra
dieci
anni
?
...
Che
bene
ho
fatto
?
...
Che
cosa
sono
stata
?
...
Allora
,
vedendola
tutta
vibrare
di
nervosa
esaltazione
,
e
rilevando
un
nuovo
sguardo
angosciato
di
Emilia
,
Cesare
si
staccò
adagio
dalla
finestra
,
e
andò
incontro
a
Roberta
,
la
prese
dolcemente
per
un
braccio
,
e
fissàtole
negli
occhi
gli
occhi
imperativi
,
le
disse
:
-
Basta
,
signorina
.
Che
significano
queste
idee
?
Dove
le
ha
lette
?
...
È
guarita
,
è
forte
,
e
nulla
contrasta
il
suo
avvenire
....
Tutta
la
colpa
della
sua
tristezza
,
è
in
Lei
medesima
.
Sotto
lo
sguardo
attanagliante
dell
'
uomo
,
Roberta
parve
decadere
da
un
'
alta
allucinazione
;
il
colorito
le
si
diffuse
alle
guance
vivissimo
,
e
nel
punto
in
cui
Cesare
la
lasciava
,
ella
andò
a
sedersi
,
e
restò
a
capo
chino
,
umiliata
....
-
Suvvia
,
-
finì
il
Lascaris
con
un
sorriso
,
-
la
sua
povera
malata
guarirà
,
e
non
valeva
la
pena
di
trarre
deduzioni
pessimiste
contro
il
destino
....
Quale
comunanza
poi
,
Ella
abbia
con
l
'
epilettica
,
dall
'
età
infuori
,
io
non
saprei
;
e
l
'
età
è
poca
cosa
,
per
credere
che
se
quella
morisse
,
dovrebbe
morire
anche
Lei
....
Non
è
vero
?
Mi
dica
che
ho
ragione
,
...
Con
una
fievole
punta
d
'
ironia
,
egli
era
a
bella
posta
passato
al
di
là
de
'
suoi
diritti
;
s
'
era
compiaciuto
a
far
sentire
l
'
indulgenza
mordace
che
le
debolezze
di
Roberta
suscitavano
nel
suo
animo
,
quasi
le
debolezze
d
'
una
bimba
....
-
Sì
,
-
ella
rispose
a
voce
bassa
,
levando
infine
lo
sguardo
in
volto
a
Cesare
.
-
Ho
avuto
torto
.
Quello
spettacolo
mi
ha
tanta
commossa
!
E
per
sottrarsi
al
dominio
di
lui
,
corse
alba
sorella
,
che
la
ricevette
e
la
strinse
fra
le
braccia
.
-
Non
recarti
oltre
,
laggiù
,
-
disse
Emilia
con
dolcezza
.
-
Vi
andrò
io
,
se
vuoi
.
Tu
ti
lasci
troppo
impressionare
.
Innanzi
alle
due
giovani
riavvicinate
e
avvinte
,
le
quali
lo
guardavano
con
occhi
sì
diversamente
intensi
,
il
Lascaris
provò
ancòra
la
vampa
di
calda
sensualità
che
lo
bruciava
ormai
sempre
alla
vista
delle
due
sorelle
;
e
quell
'
entrare
di
un
tratto
nel
possesso
spirituale
di
Roberta
,
quell
'
impero
ch
'
egli
poteva
,
ch
'
egli
avrebbe
potuto
stendere
più
ampio
su
di
lei
,
col
diritto
del
medico
sull
'
ammalata
inconscia
,
gli
piacquero
e
lo
aizzarono
.
Un
fastidioso
silenzio
chiuse
la
rapida
scena
.
Cesare
stava
per
tôrre
commiato
,
quando
la
fanciulla
lo
prevenne
,
diede
un
bacio
a
Emilia
,
e
salutato
il
Lascaris
,
ridiscese
in
giardino
.
-
Nessuna
speranza
,
dunque
?
-
egli
ricominciò
non
appena
furono
soli
.
-
Non
parlerai
?
Emilia
era
tuttavia
circonfusa
dalla
tristezza
,
che
Roberta
sembrava
aver
lasciato
con
la
sua
assenza
.
-
Chi
oserebbe
parlare
?
-
rispose
.
-
Non
vedi
?
Non
capisci
?
È
crudelmente
ammalata
di
spirito
....
Chi
oserebbe
parlarle
,
in
simili
condizioni
?
-
Ammalata
di
spirito
?
-
ripetè
il
Lascaris
.
-
Io
ho
conosciuto
parecchie
fanciulle
,
le
quali
inghiottivano
il
sale
e
bevevan
l
'
aceto
,
nella
ingenua
speranza
di
morir
consunte
....
Sono
le
piccole
follìe
,
cui
poche
normalissime
si
sottraggono
;
sono
i
perturbamenti
dell
'
età
....
La
signorina
legge
forse
troppi
romanzi
.
-
Cesare
!
-
interruppe
Emilia
.
-
Non
posso
lasciarvi
parlare
così
di
Roberta
....
-
Legge
troppi
romanzi
,
-
proseguì
Cesare
pacatamente
,
nell
'
atto
che
riprendeva
la
canna
e
il
cappello
.
-
La
morte
è
sempre
descritta
nei
romanzi
con
un
lusso
di
particolari
falòtici
,
che
fanno
ridere
;
non
è
un
fenomeno
naturale
e
semplice
,
ma
una
trovata
dello
scrittore
,
una
punizione
d
'
Iddio
,
una
giustizia
degli
uomini
,
uno
scioglimento
di
qualche
terrifico
dramma
,
che
diversamente
non
sarebbe
mai
più
finito
....
Questo
ha
turbato
la
fantasia
di
tua
sorella
,
e
una
contadinotta
qualunque
non
può
patir
di
capogiro
,
senza
che
la
signorina
ne
preveda
la
morte
e
le
esequie
....
E
noi
,
qui
ad
attendere
che
i
fantasmi
passino
,
mentre
andranno
sempre
rinnovandosi
poichè
non
sono
formazioni
esterne
e
occasionali
,
ma
flora
indigena
,
creazioni
caratteristiche
del
suo
cervello
....
.
-
Cesare
!
...
Cesare
!
...
Cesare
!
...
-
esclamò
nuovamente
la
donna
,
su
tre
tòni
diversi
.
-
Non
vi
avrei
supposto
tanta
ingenerosità
....
Essa
è
malata
....
-
Addio
,
Emilia
,
-
egli
rispose
,
prendendole
ambo
le
mani
.
-
Cercate
di
non
farmi
ricordare
quanto
può
un
uomo
che
vuole
....
Cercate
di
parlarle
....
O
le
parlerò
io
,
benchè
non
abbia
su
di
lei
autorità
alcuna
.
Una
maschera
di
sarcasmo
gli
era
scesa
sul
volto
,
e
traverso
le
frigide
parole
di
lui
sembrava
minacciare
qualche
imprevedibile
ribellione
.
Emilia
non
consentì
alla
stretta
delle
sue
mani
;
e
lo
lasciò
partire
,
pensando
che
non
lo
conosceva
,
che
in
fondo
al
cuore
dell
'
uomo
doveva
giacere
una
malvagità
sottile
,
una
acerba
indifferenza
per
i
mali
altrui
.
Forse
,
tutto
ciò
ch
'
egli
era
apparso
fino
allora
,
poteva
essere
stato
frutto
d
'
ipocrisia
,
di
quella
ipocrisia
non
volgare
,
cui
la
lotta
medesima
suggerisce
e
insegna
....
Certo
,
il
sarcasmo
,
il
lieve
disprezzo
per
Roberta
e
probabilmente
per
lei
stessa
,
rivestivano
i
suoi
lineamenti
arguti
meglio
assai
delle
altre
espressioni
delle
quali
il
volto
mobilissimo
di
Cesare
era
capace
.
Quando
fu
a
'
piedi
della
scalinata
marmorea
,
egli
scorse
Roberta
china
sopra
un
cespo
di
gaggìa
,
da
cui
staccava
a
uno
a
uno
i
granelli
dorati
e
fragranti
,
serrandoli
nel
cavo
della
mano
.
Cesare
avrebbe
voluto
scansarla
;
ma
ella
avvertì
il
passo
,
lasciò
la
sua
leggiadra
occupazione
,
e
andò
incontro
al
Lascaris
.
-
Ascolti
,
-
gli
disse
.
-
Le
grida
giungono
fin
qui
....
L
'
ammalata
è
nel
rustico
....
Vada
,
vada
a
vederla
....
Veramente
,
grida
non
s
'
udivano
,
e
il
silenzio
non
era
interrotto
se
non
da
un
canto
acutissimo
sulla
strada
,
un
canto
lamentoso
e
azzurro
,
che
i
popolani
liguri
trascinano
in
note
di
falsetto
.
-
Sarebbe
indelicatezza
verso
l
'
amico
mio
dottor
Noli
,
-
osservò
Cesare
annoiato
.
-
Non
v
'
è
pericolo
,
non
ve
n
'
è
affatto
....
E
,
d
'
altra
parte
,
io
non
rappresento
nulla
;
sono
il
signor
Lascaris
,
un
passante
,
un
villeggiante
qualunque
.
Da
due
anni
,
lo
sa
,
ho
lasciato
la
carriera
....
Il
mio
intervento
non
può
essere
scusato
se
non
da
casi
eccezionali
.
-
Ero
dunque
ben
gravemente
ammalata
,
quando
Lei
è
venuto
a
visitarmi
la
prima
volta
?
-
chiese
Roberta
con
una
triste
lentezza
.
S
'
erano
fermati
poco
lungi
dalla
villa
,
sul
principio
del
viale
che
digradava
fino
alla
verde
cancellata
;
ed
Emilia
udiva
le
loro
voci
,
senza
afferrar
le
parole
....
Ricordò
allora
,
la
donna
,
la
dubbia
frase
dell
'
amante
:
"
Di
quale
animo
devo
impadronirmi
?
Del
tuo
,
o
dell
'
animo
di
tua
sorella
?
"
Un
malefico
intento
di
torturar
la
fanciulla
nacque
sùbito
nello
spirito
affaticato
dell
'
uomo
;
e
invece
di
protestare
,
di
confortare
,
di
toglierle
ogni
apprensione
sulla
malattia
d
'
ieri
,
che
poteva
essere
la
malattia
di
domani
,
egli
non
rispose
motto
,
e
finse
l
'
impaccio
di
chi
cerca
una
benevola
menzogna
.
Gli
fiammeggiava
in
mente
la
sensazione
da
lui
medesimo
definita
:
"
Con
una
parola
potrei
forse
ucciderti
"
e
la
parola
stava
per
iscattare
,
rovesciando
ai
suoi
piedi
la
giovane
dritta
e
titubante
.
Ma
fu
tosto
,
ridestato
dall
'
incubo
.
-
Abbiamo
una
giornata
ideale
,
-
egli
disse
.
-
Perchè
non
esce
a
passeggio
?
Le
gioverebbe
assai
più
che
occuparsi
di
quella
ragazza
.
-
Se
ero
tanto
malata
,
come
posso
essere
guarita
d
'
un
tratto
?
-
soggiunse
Roberta
,
allentando
il
pugno
e
lasciandosi
sfuggire
i
grani
odorosi
della
gaggìa
.
-
E
perchè
Lei
m
'
illude
?
Aveva
nella
voce
qualche
cosa
umile
e
paziente
,
qualche
cosa
forse
anco
vile
e
trepida
,
non
mai
udita
da
Cesare
nelle
domande
di
lei
.
Ella
era
innanzi
al
giudice
,
al
quale
voleva
carpire
per
insidia
la
sentenza
intima
e
sepolta
.
Studiava
d
'
avvicinarsi
alla
verità
,
fingendo
una
rassegnazione
consapevole
;
ma
sotto
alla
scaltra
indagine
,
il
terrore
,
l
'
angoscia
istintiva
della
giovanezza
per
la
tenebra
eterna
,
vibravano
.
Pur
di
assaporare
la
vita
,
il
sole
,
la
felicità
d
'
una
lunga
dimane
,
la
vergine
intatta
nel
corpo
e
monda
nel
pensiero
,
si
sarebbe
macchiata
di
qualunque
impudicizia
;
colui
che
avesse
potuto
offrirle
la
salvezza
,
avrebbe
imprigionato
la
fanciulla
in
una
schiavitù
senza
limiti
,
per
sempre
.
O
forse
,
rispondendo
alla
visione
che
balenava
qualche
volta
alla
mente
di
Cesare
,
fors
'
ella
si
sarebbe
gettata
ai
piaceri
con
la
fame
avida
di
chi
vuol
tutto
conoscere
in
breve
giro
di
tempo
,
con
la
febbre
di
chi
alle
spalle
intende
il
galoppo
macabro
.
-
Che
cosa
posso
dirle
più
di
quanto
non
Le
abbia
detto
?
-
egli
rispose
freddamente
.
-
Io
non
ho
mai
incontrato
anima
meno
fiduciosa
...
!
Ella
turba
la
pace
d
'
una
persona
che
le
è
cara
,
e
rattrista
un
'
esistenza
che
non
le
appartiene
....
Si
mosse
per
allontanarsi
,
e
già
s
'
era
incamminato
,
quando
la
voce
di
Roberta
lo
richiamò
tenera
e
sommessa
:
-
Almeno
,
mi
saluti
,
-
diceva
.
-
Almeno
,
mi
saluti
....
Un
'
altra
fanciulla
,
Cesare
vide
venirgli
incontro
,
nell
'
animo
della
quale
le
parole
di
lui
secche
,
brevi
,
imperiose
,
avevano
prodotto
la
reazione
.
Gli
veniva
incontro
Roberta
,
il
volto
irradiato
da
un
lampo
di
gioia
riconoscente
;
bella
di
fiducia
,
a
testa
alta
,
con
la
mano
tesa
,
ormai
sulla
via
della
schiavitù
assoluta
,
per
quanto
piccola
sicurezza
di
bene
egli
avesse
potuto
offrirle
.
-
Addio
,
fantastica
!
-
Cesare
disse
,
stringendo
quella
mano
,
la
quale
già
rispondeva
alla
sua
stretta
con
qualche
abbandono
femminile
.
-
Addio
,
dottore
!
-
ella
replicò
,
mettendo
in
quell
'
appellativo
un
arcano
senso
di
devozione
e
di
fede
.
Allora
,
veramente
,
l
'
ululo
della
epilettica
lacerò
l
'
aria
,
rompendosi
in
un
sèguito
di
singulti
barbari
.
Cesare
fissò
in
viso
Roberta
;
ma
questa
gli
sorrideva
ancòra
,
e
tutta
colma
di
speranze
egoistiche
,
non
aveva
udito
.
XVI
.
-
Se
lei
volesse
mandarci
il
fidanzato
di
sua
sorella
....
-
pregò
la
vecchia
.
Roberta
,
incamminata
per
uscir
dalla
casupola
,
si
volse
bruscamente
.
-
Il
fidanzato
di
mia
sorella
?
-
ripetè
.
-
Che
cosa
dite
?
-
Sì
,
quel
signore
,
il
medico
che
viene
tutt
'
i
giorni
dalle
Signorie
Vostre
....
La
fanciulla
s
'
abbrancò
allo
stipite
per
non
vacillare
;
e
rispose
,
impallidendo
:
-
Va
bene
,
glielo
dirò
.
Poscia
si
fece
forza
,
e
uscita
rapida
in
giardino
,
entrò
in
casa
,
risalì
nella
sua
camera
.
Non
aveva
trovato
energia
per
protestare
.
Cesare
Lascaris
,
agli
occhi
di
quei
contadini
,
era
il
fidanzato
d
'
Emilia
;
probabilmente
,
anche
agli
occhi
delle
cameriere
,
agli
occhi
di
chiunque
avesse
voluto
spiegar
l
'
assiduità
del
giovane
presso
le
due
sorelle
.
E
fidanzato
era
certo
l
'
eufemismo
che
significava
l
'
amante
.
In
tal
modo
,
Roberta
veniva
punita
della
sua
pietà
;
poichè
dal
giorno
della
crisi
,
quotidianamente
s
'
era
recata
a
visitar
l
'
epilettica
.
Nella
famiglia
de
'
massai
,
tutti
piagnucolavano
,
per
l
'
ereditaria
viltà
delle
razze
inferiori
;
e
tutti
s
'
occupavano
,
guadagnavano
,
spendevano
avaramente
;
tenevano
a
fitto
la
terra
circostante
alla
villa
,
facevan
da
procaccia
tra
il
paese
e
Genova
,
lavoravan
da
falegname
;
e
tutti
piagnucolavano
.
Pareva
che
il
lamentìo
sommesso
della
schiatta
si
fosse
impersonato
nell
'
avolo
,
un
vecchio
d
'
ottantatrè
anni
,
curvo
e
disseccato
;
il
quale
non
moveva
piede
,
non
si
poneva
a
sedere
,
non
girava
lo
sguardo
,
non
s
'
appoggiava
alla
lunga
canna
,
senza
trarre
dal
petto
concavo
un
lagno
querulo
e
abitudinario
.
Roberta
s
'
era
lasciata
cogliere
,
e
portava
cibo
,
vesti
,
danaro
.
Vigilava
con
gli
occhi
inteneriti
la
scialba
fanciulla
,
che
non
sembrava
notarla
mai
al
suo
fianco
.
E
scorrendo
quasi
l
'
intera
giornata
in
quella
casupola
,
tanto
malinconiosa
da
non
credersi
piantata
come
la
villa
a
oriente
di
una
vaghissima
costiera
,
-
Roberta
intendeva
di
tempo
in
tempo
qualche
allusione
,
o
coglieva
qualche
sorriso
,
che
le
riuscivano
strani
e
la
facevan
pensare
.
Senza
dubbio
,
lievi
cose
;
ma
l
'
animo
di
lei
,
dopo
aver
lavorato
nella
vacuità
del
sospetto
,
era
avido
ormai
d
'
indizii
,
e
cercava
inconsapevole
una
traccia
,
una
guida
,
purchè
fosse
.
-
È
il
cane
del
diavolo
,
cotesto
,
-
diceva
la
massaia
,
accenando
Nero
,
che
andava
a
scodinzolare
presso
la
fanciulla
.
-
Abbaia
sempre
..
Vossignoria
non
l
'
ode
,
qualche
volta
?
...
Sveglia
tutti
quanti
,
la
notte
....
Ma
....
,
di
guardia
!
...
Oh
,
se
è
di
guardia
!
Quando
urla
,
sa
perchè
....
Vien
qua
,
Nero
!
...
Eh
,
gli
piacciono
i
signori
!
I
signori
,
li
rispetta
....
Sorrideva
,
d
'
un
sorriso
decisamente
sciocco
;
ma
non
sorrideva
con
lo
sguardo
,
irresoluto
,
fuggevole
;
e
il
piccolo
corpo
secco
e
magro
della
femmina
pareva
allungarsi
;
e
il
collo
s
'
allungava
di
certo
,
aiutando
la
voce
senile
che
fischiava
il
polifono
dialetto
ligure
.
-
Una
notte
,
perfino
,
mio
marito
è
dovuto
scendere
a
vedere
....
Nero
abbaiava
....
Come
abbaiava
forte
!
...
Ma
sapeva
perchè
....
C
'
era
qualcuno
in
giardino
....
-
Qualcuno
,
di
notte
?
-
esclamò
Roberta
.
-
Chi
,
dunque
?
-
Eh
,
qualcuno
!
-
ripetè
l
'
altra
,
seguitando
il
suo
ghigno
melenso
.
-
Un
ladro
,
un
vagabondo
,
senza
dubbio
....
-
Eh
no
,
un
ladro
...
!
Qualcuno
,
insomma
....
Basta
:
quando
Nero
abbaia
,
sa
perchè
....
Ma
Roberta
,
guidata
da
una
bieca
luce
improvvisa
,
aveva
voluto
sapere
,
aveva
insistito
,
per
combinar
la
data
del
trascurabile
episodio
con
un
certo
suo
ricordo
,
esso
pure
,
fino
a
quel
giorno
,
trascurabile
.
Poi
,
avvistasi
della
curiosità
feroce
cui
si
dava
in
pascolo
,
sentì
una
nausea
violenta
,
troncò
l
'
interrogatorio
,
gettando
alla
femmina
un
involto
che
le
aveva
portato
.
E
non
essendo
riuscita
a
definir
tuttavia
se
la
fanciulla
avesse
compreso
o
non
avesse
avuto
bisogno
di
comprendere
,
la
femmina
aveva
allora
tentato
il
colpo
maestro
,
fingendo
l
'
ingenuità
:
-
Se
la
Signoria
Vostra
ci
mandasse
il
fidanzato
di
sua
sorella
....
Roberta
uscì
rapida
in
giardino
,
entrò
in
casa
,
risalì
nella
sua
camera
.
Ella
aveva
toccato
il
colpo
,
quasi
piegando
sopra
sè
medesima
;
e
avvertiva
lo
scatenarsi
d
'
un
gran
male
fisico
,
non
diversamente
che
ne
'
suoi
giorni
di
terrore
.
Il
fatto
prendeva
nella
imaginazione
mobile
e
ignara
della
giovanetta
le
proporzioni
d
'
un
delitto
,
del
quale
sua
sorella
,
la
sua
Emilia
,
si
fosse
macchiata
.
Ella
ritrovava
nella
mente
la
figura
incomparabile
della
donna
,
chiusa
in
una
leggera
vestaglia
con
gran
collare
alla
Stuart
,
i
capelli
crespi
snodati
e
lunghi
fino
oltre
le
reni
;
bella
,
giovane
,
fresca
,
esultante
per
una
delizia
attesa
;
e
finta
,
simularda
,
egoista
come
tutti
i
felici
....
Era
entrata
nella
camera
di
Roberta
;
cosa
strana
,
non
mai
avvenuta
prima
;
e
aveva
rassicurato
la
fanciulla
,
nervosa
per
l
'
abbaiare
,
anche
strano
,
di
Nero
;
l
'
aveva
così
caramente
ripresa
delle
sue
inquietudini
;
le
aveva
imposto
le
care
mani
sul
volto
,
l
'
aveva
addormentata
.
E
un
uomo
,
nel
giardino
,
stava
ad
aspettarla
!
Perchè
non
si
poteva
nutrir
dubbio
;
e
l
'
aneddoto
narrato
dalla
vecchia
,
rispondeva
benissimo
alla
maraviglia
interrogativa
onde
Roberta
era
stata
colpita
quella
notte
.
In
giardino
?
La
donna
era
scesa
in
giardino
,
con
la
vestaglia
piena
di
fruscìo
,
coi
capelli
snodati
?
Il
cuore
di
Roberta
cominciò
a
battere
violentemente
.
Ricoveratasi
nella
camera
,
era
corsa
al
cassettone
,
vi
aveva
appoggiato
i
gomiti
,
e
secondo
l
'
abitudine
delle
sue
ore
meditative
,
vi
era
rimasta
,
guardandosi
nello
specchio
,
a
pensare
....
Una
vampata
calda
di
sangue
le
affluì
al
volto
....
In
giardino
era
avvenuto
il
convegno
?
Non
poteva
dubitarne
;
non
osava
,
benchè
tale
convegno
non
fosse
verosimile
,
con
quell
'
abbigliamento
,
col
pericolo
di
essere
uditi
....
Ma
dell
'
abbigliamento
ella
sapeva
alcuni
particolari
,
i
quali
ritornatile
alla
memoria
,
le
avevan
chiamato
tutto
il
sangue
al
volto
.
Sotto
la
vestaglia
,
sua
sorella
era
indifesa
....
Dunque
,
mentre
Roberta
credeva
sè
medesima
ed
Emilia
serrate
in
un
inviolabile
cerchio
di
sventura
,
la
donna
aveva
spezzato
il
cerchio
,
n
'
era
uscita
,
abbandonando
la
fanciulla
alle
sue
angosce
,
al
suo
male
,
a
'
suoi
spettri
....
La
voce
della
giovanezza
l
'
aveva
chiamata
all
'
amore
.
E
la
parola
magica
sfolgorò
un
gran
raggio
,
passando
traverso
la
mente
di
Roberta
;
a
lungo
fu
assorta
nella
contemplazione
del
mistero
,
non
diversa
dalla
femminetta
innanzi
al
Tabernacolo
,
timorosa
della
maestà
del
luogo
e
impaziente
di
varcarne
la
soglia
,
per
essere
inondata
di
luce
.
L
'
amore
,
alle
giovani
veniva
carico
di
promesse
,
ricco
di
secrete
e
di
palesi
delizie
,
invitto
di
superba
possanza
nel
ridente
aspetto
d
'
Iddio
;
e
nulla
aveva
più
senso
,
nulla
aveva
più
forza
,
nulla
poteva
essere
d
'
indugio
o
d
'
ostacolo
alla
sua
via
trionfale
.
Era
l
'
Iddio
eternamente
pagano
;
l
'
agile
sua
navicella
varcava
insommergibile
gli
oceani
del
tempo
,
sfidava
tutte
le
tempeste
....
A
lei
,
forse
,
povera
,
di
sangue
,
attanagliata
fra
le
branche
del
male
senza
pietà
,
a
lei
non
doveva
giungere
l
'
amore
;
non
mai
avrebbe
avuto
potere
di
strapparla
alla
sua
vita
letargica
,
di
lanciarla
nelle
spire
della
passione
,
di
farle
obliare
i
presentimenti
sconsolati
....
-
Ebbene
?
-
disse
Emilia
,
aprendo
la
porta
.
-
Che
fai
lì
,
tutta
sola
?
Roberta
sussultò
,
ritraendosi
,
e
guardando
la
sorella
.
Vestiva
Emilia
un
abito
chiaro
,
largo
di
gonne
,
aggraziato
e
snellissimo
di
busto
;
portava
un
cappello
di
paglia
con
qualche
piuma
;
attraverso
il
veletto
,
gli
occhi
splendevano
e
le
labbra
apparivano
tumide
,
ingranate
.
-
Niente
,
-
rispose
la
fanciulla
,
sentendosi
ancor
tremare
.
-
Tu
esci
?
-
Andrò
alla
marina
,
un
poco
....
,
verso
Nervi
....
Roberta
notò
che
Emilia
non
la
fissava
negli
occhi
,
e
le
sembrò
di
avvertire
che
un
debole
rossore
salisse
alla
fronte
della
donna
.
Ebbe
una
stranissima
pietà
per
il
lieve
impaccio
di
lei
;
ebbe
lo
stranissimo
bisogno
d
'
aiutarla
a
mentire
.
-
Va
,
-
disse
.
-
È
una
magnifica
giornata
....
Avrai
forse
un
po
'
d
'
emicrania
?
-
Sì
,
un
po
'
d
'
emicrania
,
-
confermò
Emilia
.
-
Vado
;
l
'
aria
mi
farà
bene
.
Addio
,
cara
.
-
Addio
.
E
in
preda
sempre
al
desiderio
d
'
aiutarla
,
Roberta
si
mosse
,
andò
a
posare
un
piccolo
bacio
sulla
fronte
della
donna
,
e
stringendone
la
mano
,
le
sorrise
.
Dall
'
orrore
temerario
,
decadeva
quasi
alla
complicità
;
dallo
sdegno
,
si
sentiva
repentemente
portata
all
'
occulta
simpatia
.
Non
riusciva
a
comprendere
ella
medesima
come
le
fosse
mancato
ogni
impeto
di
rivolta
.
Il
suo
cuore
stava
muto
;
nulla
che
significasse
lo
sfacelo
d
'
un
sogno
,
il
precipitare
d
'
un
'
illusione
;
l
'
abbandono
d
'
Emilia
la
lasciava
fredda
....
Di
più
;
ascoltando
bene
il
cuore
bizzarro
,
una
voce
pareva
sorgerne
:
"
Sono
libera
anch
'
io
;
debbo
anch
'
io
procedere
sola
,
vivere
una
vita
mia
,
cercare
altrove
la
mia
strada
.
"
Ella
volse
in
giro
lo
sguardo
.
Come
aveva
potuto
credere
che
l
'
esistenza
intera
fosse
racchiusa
fra
le
quattro
pareti
della
sua
cameretta
?
Andò
a
sedere
sul
divano
,
facendosi
posto
tra
i
libri
ch
'
erano
stati
i
soli
confidenti
delle
sue
speranze
tumultuose
;
e
appoggiato
il
capo
alla
spalliera
,
partì
con
l
'
anima
dietro
una
selvaggia
orda
di
visioni
,
afferrando
di
tempio
in
tempo
il
filo
d
'
un
ragionamento
seguìto
,
e
sùbito
riperdendolo
tra
la
baraonda
.
Quanto
era
stata
ingenua
!
...
Da
più
mesi
,
sua
sorella
amava
;
sua
sorella
godeva
le
squisitezze
d
'
un
sentimento
immortale
,
ed
ella
,
Roberta
,
l
'
aveva
supposta
ancòra
meschinamente
chiusa
nelle
abitudini
quotidiane
!
Ella
,
Roberta
,
s
'
era
lasciata
sfuggire
una
infinità
d
'
indizii
preziosi
,
che
ora
le
tornavano
ad
uno
ad
uno
,
col
loro
significato
certo
;
e
v
'
era
stato
bisogno
che
una
contadina
maligna
l
'
avviasse
,
quasi
facendo
i
nomi
,
quasi
offrendo
le
date
!
Mentre
il
fatto
era
così
manifesto
,
che
Cesare
Lascaris
aveva
tentato
addormentare
i
sospetti
,
traendola
a
un
'
amicizia
bonaria
,
fanciullesca
,
mostrandosi
di
lei
più
sollecito
che
di
Emilia
.
Sarebbe
rimasta
sola
.
Era
ricca
;
da
tempo
,
ella
poteva
disporre
liberamente
della
propria
agiatezza
,
e
alla
sua
inesperta
fantasia
,
l
'
indipendenza
materiale
sembrava
il
càrdine
d
'
una
grande
felicità
.
Aveva
cancellato
d
'
un
tratto
le
figure
dei
due
amanti
,
e
si
fingeva
sola
.
Innanzi
alla
finestra
,
fissando
le
acque
sterminate
,
col
mobilissimo
luccichìo
solare
,
pensava
:
"
Tutto
ciò
mi
è
indifferente
;
tutto
ciò
non
ha
ancòra
senso
per
me
.
In
questo
decembre
,
Milano
,
la
città
,
i
teatri
,
le
feste
,
mi
sarebbero
assai
più
cari
.
Io
sono
sola
,
e
non
posso
godere
cotesto
spettacolo
magnifico
,
ma
eterno
e
pieno
di
silenzio
.
No
;
v
'
è
qualche
cosa
pronta
e
facile
,
nella
vita
,
che
io
non
conosco
:
io
non
conosco
i
sodisfacimenti
dell
'
ambizione
,
la
delizia
di
sentirsi
ammirata
,
il
gaudio
d
'
essere
libera
,
padrona
d
'
oggi
,
di
domani
,
arbitra
di
restare
o
di
partire
....
Sono
bella
?
"
-
Tornò
allo
specchio
,
e
interrogò
la
propria
imagine
,
un
poco
pallida
,
con
gli
occhi
febbrili
,
i
capelli
biondi
e
arruffati
.
"
Potrò
essere
elegante
....
Ma
perchè
non
soffro
?
Mio
Dio
,
perchè
non
soffro
?
Non
amo
più
Emilia
?
Ci
siamo
ingannate
ambedue
,
forse
,
imponendoci
una
schiavitù
senza
ragione
.
Le
sorelle
non
si
amano
come
noi
volevamo
amarci
,
chiusi
gli
occhi
a
tutto
quanto
non
fosse
del
nostro
affetto
....
Emilia
se
n
'
è
avveduta
la
prima
.
Presto
,
ella
dovrà
parlarmi
e
confessarsi
:
io
la
stringerò
fra
le
braccia
e
le
dirò
ch
'
ella
è
libera
,
che
noi
siamo
libere
.
Poi
,
comincerò
a
vivere
sola
,
per
me
stessa
,
d
'
una
vita
elegante
....
"
-
E
,
poichè
era
sempre
la
fanciulla
angariata
e
attratta
dai
sogni
un
po
'
umoristici
del
romanticismo
,
perdette
ogni
nozione
della
realtà
,
cominciò
a
imaginare
il
mondo
alla
stregua
delle
sue
fantasie
.
Vide
luce
,
molta
luce
sulla
strada
dell
'
avvenire
,
e
vide
sè
medesima
incedere
tra
quei
nimbi
aurati
,
vergine
superba
e
intatta
.
Curva
su
gli
abissi
della
disperazione
,
non
aveva
mai
pensato
all
'
amore
;
e
lo
scoperto
amore
d
'
Emilia
prendeva
un
significato
di
giocondo
auspicio
anche
per
lei
.
Aveva
creduto
morire
,
mentre
non
si
moriva
alla
sua
età
;
aveva
paventato
che
l
'
amore
non
fosse
mai
per
giungere
,
e
sarebbe
giunto
a
tutte
.
Ella
avrebbe
saputo
farsi
amare
ed
esser
fedele
quanto
una
schiava
;
le
sue
gioie
,
le
sue
sciagure
,
si
sarebbero
confuse
con
un
altro
destino
,
nell
'
ora
dell
'
incontro
.
Questi
pensieri
andò
volgendo
,
su
questi
pensieri
variando
in
gradazioni
infinite
.
Respirava
come
un
'
assetata
d
'
aria
pura
in
una
pinnacolata
selva
di
balsamifere
.
Alcuni
giorni
squallidi
ed
inutili
seguirono
,
di
cui
Natura
non
dava
credito
;
li
contava
buoni
sulla
bilancia
,
e
li
avrebbe
fatti
pagar
con
la
morte
.
Il
giuoco
di
Cesare
Lascaris
appariva
ormai
così
semplice
agli
occhi
di
Roberta
,
ch
'
ella
si
stupiva
di
non
averlo
compreso
avanti
;
e
docile
alla
solidarietà
istintiva
per
la
sorella
,
per
la
donna
innamorata
,
-
pur
rilevando
ad
ogni
poco
un
cenno
,
uno
sguardo
,
un
fatto
,
i
quali
sempre
le
erano
prima
sembrati
differenti
,
-
si
prestava
all
'
inganno
.
Le
piaceva
ridere
;
perdeva
la
sensibilità
onde
aveva
trovato
tutt
'
i
giorni
un
argomento
di
dolore
:
la
fanciulla
irriflessiva
era
risorta
.
Non
mai
amicizia
le
era
parsa
più
saporosa
che
quella
di
Cesare
Lascaris
,
dell
'
uomo
caro
alla
sorella
sua
,
destinato
ad
avviar
l
'
esistenza
dell
'
una
e
dell
'
altra
verso
la
strada
piena
di
luce
.
Egli
le
avrebbe
tolte
al
malaticcio
incubo
del
reciproco
obbedire
,
legando
a
sè
la
vita
d
'
Emilia
,
liberando
Roberta
di
fronte
all
'
indomani
.
Già
aveva
liberato
questa
dal
fantasma
della
morte
precoce
;
già
la
sua
prima
apparizione
in
casa
loro
era
stata
salutare
,
provvidenziale
.
Roberta
gli
doveva
la
vita
,
e
più
che
la
vita
,
la
fede
;
e
più
che
la
fede
,
l
'
avvicinamento
insperato
d
'
un
sogno
.
Perchè
dalla
nuova
sorte
d
'
Emilia
,
scaturiva
naturale
che
Roberta
sarebbe
rimasta
sola
,
intutelata
,
arbitra
di
tutta
sè
medesima
.
Tali
vertiginose
mutazioni
s
'
eran
fatte
manifeste
.
L
'
istante
venne
,
in
cui
Cesare
sentì
che
il
cuore
della
giovinetta
era
colmo
di
gratitudine
,
e
ch
'
egli
aveva
imprigionato
la
fanciulla
in
una
schiavitù
senza
limiti
,
per
sempre
.
Ancòra
lontana
,
l
'
idea
dell
'
amore
;
limpido
,
il
sentimento
di
lei
;
ma
ella
era
entrata
nello
stadio
più
favorevole
alla
suggestione
,
quando
l
'
anima
femminile
si
confida
,
e
dall
'
uomo
aspetta
la
parola
che
la
calmi
o
che
la
inciti
.
Se
Cesare
si
fosse
lasciato
trascinare
a
posar
le
labbra
sulla
bocca
di
Roberta
,
ella
non
si
sarebbe
opposta
,
concedendo
senza
sapere
,
forse
come
tributo
d
'
obbedienza
,
in
un
oblio
fulmineo
.
Dopo
,
e
invano
,
sarebbe
venuto
lo
sguardo
tragico
,
pazzo
,
col
quale
le
fanciulle
sedotte
si
risvegliano
dalla
colpa
.
Cesare
palesavasi
finalmlente
a
Roberta
nel
fàscino
dell
'
uomo
freddo
;
ella
scopriva
d
'
aver
creduto
a
lui
solo
,
d
'
avere
sperato
solo
per
opera
di
lui
;
non
alcun
altro
medico
,
non
Emilia
avevano
osato
irridere
alle
sue
paure
,
al
suo
presentire
,
a
'
suoi
vaticinii
puerili
.
Nessuno
al
mondo
l
'
aveva
avvicinata
con
tanta
familiarità
;
a
lui
nemmeno
era
balenato
il
pensiero
d
'
adularla
;
il
motto
piacevole
e
comune
,
la
lusinga
piccola
,
la
meschina
frasuccia
erangli
ignote
.
L
'
aveva
presa
,
collocata
più
alta
delle
convenzioni
,
dominata
per
maschia
semplicità
,
combattuta
e
salva
.
Tutto
ciò
,
nello
spirito
di
Roberta
,
aveva
prodotto
un
'
eco
lenta
,
che
saliva
a
poco
a
poco
,
ma
tenace
e
prolungata
;
così
come
gli
indizii
dell
'
amore
di
Cesare
per
Emilia
erano
stati
torpidi
a
collegarsi
nello
spirito
di
lei
,
e
poi
a
poco
a
poco
le
si
erano
svelati
agli
occhi
della
mente
con
una
logica
sicura
.
E
alla
sua
ammirazione
anche
la
conquista
d
'
Emilia
giungeva
quale
argomento
.
La
donna
pareva
scusare
la
giovanetta
;
la
donna
aveva
tutto
dimenticato
;
era
scesa
nel
giardino
,
formidabile
di
ombra
,
a
notte
alta
.
Roberta
ammirava
il
romanticismo
di
quel
colloquio
,
dell
'
amore
che
a
quel
colloquio
aveva
concluso
;
e
comprendendo
che
le
vicissitudini
del
dramma
dovevano
essere
state
per
la
giovane
altrettante
ore
di
dubbio
,
d
'
angoscia
,
forse
di
rammarichi
,
la
fanciulla
fu
tutta
nuova
intorno
a
lei
...
-
È
strano
,
-
osservò
Emilia
,
un
di
quei
giorni
,
a
Cesare
.
-
In
mia
sorella
non
trovate
nulla
di
mutato
?
Vi
pare
ch
'
ella
tema
?
Non
l
'
ho
vista
mai
così
affettuosa
,
in
nessun
tempo
....
Mi
parla
con
dolcezza
,
mi
ascolta
con
devozione
,
mi
circonda
di
cure
gentili
....
Accennò
presso
all
'
uomo
,
sopra
lo
scaffale
da
ninnoli
,
una
leggiadra
statuetta
eburnea
,
rappresentante
Diana
in
atto
di
scoccar
la
freccia
,
un
grosso
cane
avido
ed
intento
al
suo
fianco
.
-
Ecco
:
ieri
è
andata
a
Genova
e
n
'
è
tornata
con
codesta
piccola
statua
d
'
avorio
,
ch
'
io
desiderava
....
Quel
mazzo
di
rose
sulla
tavola
,
è
stato
colto
e
messo
insieme
da
lei
;
è
il
suo
regalo
d
'
ogni
mattina
....
V
'
è
,
infine
,
un
mutamento
senza
causa
,
che
mi
turba
....
Non
avete
notato
nulla
?
-
È
ancòra
triste
?
-
domandò
Cesare
.
-
No
,
non
è
più
triste
.
Poco
fa
,
mi
diceva
che
vuole
andare
a
Parigi
;
ella
sogna
Parigi
,
come
potrebbe
sognarla
una
bambina
,
la
quale
non
sappia
che
cosa
sia
una
città
.
Ma
una
volta
,
io
aveva
parte
a
'
suoi
disegni
;
ora
mi
dimentica
,
parla
di
sè
,
quasi
volesse
andare
a
Parigi
sola
....
Poi
,
vi
sono
altre
cose
inesplicabili
....
Non
vi
sembra
,
ad
esempio
,
che
da
qualche
tempo
moltiplichi
le
sue
assenze
e
le
prolunghi
?
Appena
giungete
voi
,
trova
un
pretesto
per
allontanarsi
.
Mentre
la
donna
parlava
,
Cesare
andava
mentalmente
enumerando
i
segni
delle
mutazioni
che
in
Roberta
aveva
egli
pure
afferrato
;
e
sopra
tutti
,
certi
sguardi
fissi
,
poco
meno
che
affettuosi
e
caldi
,
i
quali
venivano
a
lui
dall
'
amica
incapace
a
simulare
;
e
ancòra
meglio
,
la
sommissione
timida
che
impediva
a
Roberta
di
rifarsi
alla
confidenza
,
una
volta
così
audace
,
con
Cesare
.
-
Chi
può
indagare
il
significato
d
'
un
capriccio
?
-
egli
disse
.
-
Forse
noi
diamo
troppo
peso
alle
variabilità
del
suo
umore
;
e
aspettando
,
ci
torturiamo
.
Suvvia
,
Emilia
,
bisogna
affrontar
gli
ostacoli
,
d
'
un
colpo
,
e
uscire
da
queste
incertezze
,
che
non
muteranno
nulla
,
poichè
io
non
rinunzierò
mai
a
te
....
Dovessi
commettere
la
più
strana
follìa
,
dovessi
spingere
il
mio
diritto
fino
alla
crudeltà
,
non
esiterei
....
Io
ti
amo
,
e
il
mio
diritto
è
divino
.
Egli
aveva
meditato
in
quei
giorni
,
e
il
terrore
della
solitudine
,
che
non
ha
grida
,
ma
risuona
dentro
l
'
anima
in
vibrazioni
echeggianti
,
lo
prendeva
d
'
un
tratto
....
Egli
soffriva
la
responsabilità
della
propria
solitudine
;
non
aveva
mai
saputo
meritarsi
una
pronta
amicizia
,
un
tenero
amore
,
una
commovente
solidarietà
.
Non
aveva
saputo
esser
nulla
fra
le
energie
simpatiche
le
quali
attraggono
;
era
stato
piuttosto
,
quando
per
fatalità
,
quando
per
orgoglio
o
per
indifferenza
,
era
stato
un
'
energia
repulsiva
,
un
solitario
,
un
egoista
,
un
nomade
,
un
parassita
,
che
gode
la
civiltà
e
la
disprezza
,
che
ha
bisogno
degli
altri
e
non
se
lo
confessa
,
che
vive
la
vita
di
tutti
e
finge
di
vivere
una
vita
speciale
.
Ora
,
tra
lui
e
Roberta
,
tra
l
'
uomo
forte
,
calcolatore
,
e
la
fanciulla
esile
,
quasi
moribonda
,
inutile
,
impacciante
,
egli
non
doveva
essere
sacrificato
.
-
Hai
inteso
,
anima
mia
?
-
continuò
.
-
Questo
periodo
di
miraggi
non
sarà
distrutto
,
qualunque
cosa
sia
per
accadere
....
Io
ti
voglio
,
perchè
tu
devi
essere
la
mia
vita
.
-
Te
ne
prego
,
Cesare
,
-
interruppe
Emilia
,
avvertendo
ch
'
egli
dimenticava
il
luogo
ove
si
trovavano
e
il
pericolo
d
'
essere
uditi
dalle
persone
di
servizio
.
Rapidamente
,
ella
intuiva
l
'
uomo
,
passionale
e
cupo
sotto
la
maschera
della
freddezza
;
capace
d
'
arrivare
al
delitto
per
il
chiuso
egoismo
del
possesso
,
per
la
difesa
della
conquista
.
Se
ne
sentiva
atterrita
e
sdegnata
;
l
'
ardore
incontenibile
dell
'
amante
le
pareva
brutale
,
e
certo
assai
dubbio
per
il
sèguito
,
quando
l
'
ardore
fosse
stato
soddisfatto
e
Cesare
non
avesse
saputo
mitigarne
la
vuota
fine
con
un
sentimento
più
puro
.
-
Dunque
,
parlerai
,
le
annunzierai
?
-
egli
insisteva
,
baciando
;
le
mani
della
donna
.
-
Le
annunzierò
....
-
disse
Emilia
.
-
Oggi
,
oggi
stesso
?
-
Appena
se
ne
offrirà
l
'
occasione
,
Cesare
....
-
No
,
oggi
stesso
,
quando
sarò
partito
....
-
Ebbene
,
oggi
,
quando
sarai
partito
....
Ella
sapeva
avanti
che
non
avrebbe
trovato
la
forza
di
dire
una
parola
a
Roberta
.
Da
tempo
,
aveva
preso
l
'
abitudine
d
'
aspettare
,
paurosamente
;
sapeva
che
a
toglierla
da
quella
incerta
aspettazione
,
solo
qualche
fatto
non
voluto
e
non
cercato
,
avrebbe
avuto
potere
....
Dopo
un
lampo
d
'
esitanza
,
Cesare
le
si
avvicinò
,
le
prese
la
testa
che
ricoperse
di
baci
fitti
e
ardenti
....
-
E
promettimi
ancòra
....
-
egli
soggiunse
.
-
Promettimi
....
Terminò
la
frase
presso
l
'
orecchio
di
lei
,
sorridendo
;
mentr
'
ella
ebbe
un
gesto
di
diniego
col
capo
e
con
la
mano
....
-
Perchè
?
-
implorò
Cesare
.
-
Dammi
questa
prova
;
non
tenermi
in
angoscia
....
Vuoi
?
-
È
inutile
,
-
disse
Emilia
.
-
No
,
non
è
inutile
,
-
proruppe
il
giovane
.
-
quando
tu
mi
ami
....
-
Ma
se
oggi
non
potessi
parlarle
?
-
osservò
la
donna
,
risentendo
,
al
solo
pensiero
di
quel
colloquio
,
battere
dolorosamente
il
cuore
.
-
Se
vorrai
,
potrai
parlarle
....
E
per
ciò
....
-
Sta
bene
,
-
concluse
Emilia
.
-
Ti
prometto
anche
questo
.
Stranamente
,
concepiva
in
quell
'
ora
contro
il
Lascaris
un
'
ombra
di
avversione
;
quasi
l
'
insistenza
di
lui
l
'
avvertisse
che
non
era
più
libera
di
sfuggire
alle
battaglie
temute
,
e
di
adagiarsi
nella
sua
bella
viltà
femminile
.
Il
periodo
d
'
indugio
veniva
dunque
a
morire
?
La
dolce
gioia
di
contemplar
l
'
avvenire
era
finita
?
Ella
avrebbe
voluto
ancòra
tuffarvisi
,
in
un
fiume
d
'
oblio
;
laddove
,
più
rudemente
,
l
'
uomo
desiderava
la
realtà
,
avvicinava
il
futuro
tenue
e
roseo
,
si
stancava
dell
'
aspettazione
dubbiosa
,
non
comprendeva
neppur
lontanamente
la
delicata
fragilezza
di
quei
giorni
,
che
non
sarebbero
tornati
mai
più
.
Era
il
maschio
.
Ma
intanto
,
Cesare
la
ringraziava
con
lo
slancio
,
che
la
passione
faceva
in
lui
ribollire
;
chinato
sulle
mani
della
donna
,
le
baciava
minutamente
.
Egli
così
appariva
,
in
vicenda
alterna
,
or
l
'
uomo
cùpido
,
inquieto
,
fosco
;
ora
,
per
una
lieve
speranza
o
per
una
scarsa
grazia
,
il
fanciullo
entusiasta
,
sommesso
,
incurante
del
giogo
.
E
vedendolo
in
tal
modo
scendere
e
salir
dolorosamente
la
scala
del
travaglio
amoroso
,
Emilia
fu
tòcca
,
e
gli
rendette
i
baci
.
Più
tardi
,
quando
ella
si
trovò
sola
,
il
pensiero
del
colloquio
con
Roberta
sùbito
l
'
agghiacciò
.
Avrebbe
dovuto
addentrarsi
in
una
difficile
spiegazione
;
avrebbe
dovuto
dire
alla
sorella
,
che
aveva
sull
'
affetto
di
lei
fondato
ogni
cara
speranza
:
"
Io
amo
Cesare
Lascaris
,
e
mi
darò
a
lui
per
sempre
;
egli
terrà
nel
mio
cuore
un
dominio
invincibile
e
assoluto
....
Senza
interrogarti
,
noi
abbiam
disposto
anche
del
tuo
avvenire
:
ci
seguirai
;
vivrai
,
non
più
nella
calda
intimità
della
sorella
tua
,
ma
presso
la
moglie
d
'
un
uomo
che
tu
appena
conosci
,
e
che
per
mio
consenso
avrà
i
diritti
poderosi
della
legge
,
il
diritto
di
consiglio
sopra
di
te
,
l
'
autorità
d
'
un
fratello
....
Io
ho
deciso
del
mio
avvenire
;
e
senza
interrogarti
,
ho
deciso
del
tuo
....
"
Quantunque
ella
sapesse
che
nulla
in
simile
procedere
era
strano
o
inusitato
,
pure
qualche
cosa
l
'
avvertiva
sottilmente
come
la
sua
potestà
fosse
falsa
,
come
per
Roberta
le
vicende
future
si
riducessero
a
una
diminuzione
di
libertà
.
E
la
critica
spontanea
faceva
sì
ch
'
Emilia
presentisse
le
obiezioni
della
giovinetta
,
contro
le
quali
,
in
caso
estremo
,
non
avrebbe
potuto
opporre
se
non
la
volgarità
della
solita
prudenza
,
i
ragionamenti
gretti
e
senza
luce
delle
consuetudini
sociali
,
che
avevano
statuito
la
più
severa
tutela
per
le
fanciulle
minorenni
,
quasi
la
differenza
d
'
un
anno
o
d
'
un
giorno
rappresentasse
gran
cosa
in
un
'
indole
o
nelle
inclinazioni
d
'
una
giovane
anima
.
Fu
inquietissima
,
sentendo
nascere
da
'
suoi
stessi
dubbii
la
necessità
"
d
'
affrontar
gli
ostacoli
,
d
'
un
colpo
"
,
perchè
ella
medesima
non
demolisse
in
breve
le
sue
ragioni
.
Fu
irrequieta
,
rifuggendo
dalle
quotidiane
abitudini
,
andando
e
venendo
per
l
'
appartamento
,
senza
posa
;
affacciandosi
alle
finestre
,
scendendo
in
giardino
,
cercando
aria
diversa
,
cielo
diverso
,
un
sèguito
di
diverse
libertà
;
arrossendo
del
proprio
necessario
egoismo
,
ribellandosi
all
'
idea
antipatica
di
giocar
non
l
'
esistenza
sua
,
ma
quella
anche
della
giovanetta
ignara
,
sopra
l
'
àlea
d
'
un
amore
che
doveva
essere
di
lei
sola
.
Infine
,
tentò
.
Si
diresse
alla
camera
di
Roberta
;
ne
spalanco
l
'
uscio
,
decisa
a
uscir
d
'
angustia
,
e
a
parlare
.
La
fanciulla
stava
,
tutta
grave
,
raccolta
a
un
suo
leggiadro
lavoro
di
uncinetto
;
un
gran
lavoro
,
del
quale
non
lasciava
ad
alcuno
vedere
il
disegno
complicato
,
del
quale
non
diceva
ad
alcuno
lo
scopo
,
attendendovi
instancabile
;
sebbene
Emilia
avesse
compreso
che
l
'
opera
paziente
era
destinata
a
lei
.
La
fanciulla
stava
tutta
raccolta
,
mentre
viaggiava
forse
per
qualche
città
d
'
oro
,
nella
sua
prossima
vita
d
'
eleganza
.
Una
buona
finestrata
di
sole
erale
intorno
.
Ella
andava
soffocando
le
fisiche
ambasce
con
un
'
interpretazione
nuova
;
soffriva
nel
petto
un
'
arsura
di
fiamma
,
le
granfie
d
'
un
dolor
sordo
a
le
spalle
,
per
tutto
il
corpo
la
ripugnanza
di
vivere
,
di
muoversi
,
di
agire
?
erano
impressioni
nervose
,
bizzarrie
sensitive
,
fantasticaggini
.
Tossiva
,
arrossando
la
pezzuola
portata
alle
labbra
?
perturbazioni
fuggevoli
della
donna
.
Aveva
la
febbre
?
caldura
della
pelle
,
generata
dall
'
ansia
di
quei
giorni
.
Si
sdoppiava
,
facendo
a
un
tempo
da
malata
e
da
medico
ingannatore
;
interrogandosi
e
rispondendosi
.
-
Hai
bisogno
di
me
?
-
chiese
,
al
vedere
Emilia
così
repentemente
comparsa
.
-
Debbo
parlarti
....
-
cominciò
questa
.
S
'
interruppe
bruscamente
,
soggiogata
dalla
propria
commozione
.
Roberta
si
levò
,
riponendo
i
suoi
arnesi
nel
panierino
da
lavoro
,
e
prendendo
un
atteggiamento
non
solito
,
quasi
avesse
aspettato
quell
'
ora
,
da
tempo
.
Ma
trovata
infine
la
formula
per
cominciare
,
Emilia
sentì
il
desiderio
irresistibile
di
non
usarne
.
Già
era
per
colorir
qualche
pretesto
;
già
respirava
,
felice
del
ritardo
che
poteva
concedersi
;
già
pensava
a
calmar
l
'
impazienza
di
Cesare
;
quando
,
nell
'
alzar
lo
sguardo
in
volto
a
Roberta
,
vide
questa
sorridere
mitemente
e
stendere
le
braccia
verso
lei
....
La
novissima
êra
di
libertà
pareva
alla
fanciulla
dovesse
principiar
da
quel
giorno
.
XVII
.
Con
gli
occhi
chiusi
,
immobile
,
si
fingeva
addormentata
....
Udì
posar
cautamente
la
bugìa
sul
tavolino
;
alcuni
passi
,
non
più
materiali
che
il
fruscìo
del
velluto
sul
velluto
....
Una
pausa
;
certo
,
Emilia
la
guardava
dormire
;
e
poco
dopo
s
'
appoggiava
al
letto
,
lievissima
,
e
si
chinava
fino
al
volto
di
Roberta
....
Ancòra
un
attimo
d
'
esitanza
;
sopra
i
capelli
della
dormente
lo
sfiorar
delicato
delle
mani
d
'
Emilia
,
il
tatto
appena
d
'
una
piuma
,
quant
'
era
bastevole
per
richiamarla
se
fingeva
,
per
non
turbarla
se
dormiva
....
Poi
,
sempre
camminando
così
leggera
da
essere
indovinata
piuttosto
che
udita
,
Emilia
si
ritraeva
,
sicura
;
tentava
prudentemente
la
finestra
,
ad
assicurarsi
fosse
ben
chiusa
;
riprendeva
la
bugìa
sul
tavolino
,
riaccostava
l
'
uscio
....
Al
di
là
,
stava
ancòra
in
ascolto
;
indi
,
osava
un
passo
più
deciso
,
allontanandosi
...
E
tutto
ripiombava
nel
silenzio
.
S
'
era
svelata
da
sè
medesima
,
per
la
cautela
soverchia
di
verificare
se
Roberta
dormisse
:
e
sùbito
,
nel
pensiero
di
questa
lampeggiò
la
certezza
disgustosa
:
-
"
Qualcuno
ancòra
l
'
aspetta
in
giardino
!
"
-
La
fanciulla
si
sciolse
dalla
immobilità
forzata
;
si
levò
a
sedere
sul
letto
,
guardando
con
gli
occhi
fissi
nel
buio
...
"
Che
cosa
si
diranno
?
-
pensò
.
-
Certamente
parleranno
di
me
,
faranno
dei
disegni
per
l
'
avvenire
;
disporranno
della
mia
vita
e
della
mia
libertà
,
come
di
cosa
loro
!
"
Allungò
il
braccio
ad
accendere
una
candela
;
s
'
intrattenne
,
fra
la
luce
giallognola
,
a
riflettere
,
sentendosi
a
poco
a
poco
tutta
conquidere
dalla
brama
d
'
udire
,
mentre
numerava
i
pericoli
di
quello
spionaggio
,
la
probabilità
d
'
essere
sorpresa
,
la
difficoltà
di
raggiungere
gli
amanti
senza
incontrar
Nero
,
che
accusasse
la
presenza
di
lei
,
latrando
.
Ma
pur
nel
tempo
in
cui
meditava
,
si
lasciava
scivolar
dal
letto
,
e
,
prese
le
sue
vesti
,
le
indossava
rapidamente
.
Quando
si
trovò
vestita
,
la
riflessione
tacque
;
spense
il
lume
,
ed
uscì
,
incontro
alla
morte
dell
'
anima
.
XVIII
.
Che
qualche
cosa
di
grave
fosse
avvenuto
,
Cesare
capì
,
non
appena
Emilia
giunse
al
convegno
e
si
liberò
dalla
stretta
delle
sue
mani
.
-
No
,
no
!
Lasciatemi
!
-
ella
disse
.
-
Ascoltatemi
!
La
luna
circondava
,
magnifica
di
tralucente
azzurro
,
la
testa
e
il
corpo
della
donna
,
come
la
sera
in
cui
Cesare
aveva
prima
ammirato
Emilia
,
ritta
in
una
gloria
di
bianco
,
di
bianco
latteo
,
e
di
bianco
e
di
bianco
.
La
luna
era
dovunque
;
batteva
sui
gruppi
degli
alberi
,
creava
un
paesaggio
di
tenui
chiaroscuri
;
illividiva
la
villa
,
massiccia
;
stendeva
dietro
le
foglie
un
velame
cilestre
a
gradazioni
argentee
;
abbozzava
sul
terreno
ombre
leggere
.
-
Ebbene
?
-
egli
domandò
avidamente
.
-
Le
hai
parlato
?
-
Sì
,
oggi
:
me
ne
ha
dato
forza
ella
stessa
,
perchè
s
'
aspettava
....
Aveva
indovinato
,
sapeva
....
E
notando
un
atto
di
maraviglia
nel
Lascaris
,
aggiunse
:
-
Oh
,
ci
saremo
traditi
le
mille
volte
!
-
Ma
che
cosa
ha
risposto
?
-
Ah
!
...
È
stata
una
cosa
orribile
!
-
esclamò
Emilia
,
ancòra
vibrando
.
-
Sapeva
,
ed
era
felice
!
...
Io
non
credeva
....
Nessun
rammarico
,
nessun
dolore
,
nessun
rimpianto
per
la
mia
affezione
....
No
,
non
imaginavo
tanta
facilità
d
'
oblio
....
Mi
ha
parlato
gravemente
:
ha
detto
che
io
sono
libera
,
che
noi
ci
siamo
ingannate
,
supponendo
di
poter
vivere
sempre
l
'
una
per
l
'
altra
....
Ha
espresso
perfino
riconoscenza
a
voi
,
che
siete
giunto
a
toglierci
dalla
nostra
illusione
....
Cesare
sospirò
e
le
andò
incontro
,
le
mani
tese
,
il
volto
rischiarato
di
viva
gioia
.
-
Se
tutto
è
riuscito
bene
,
perchè
non
siete
felice
,
perchè
così
pallida
e
spaurita
?
-
egli
chiese
con
espressione
di
mite
rimprovero
.
-
Dubitate
del
mio
amore
?
-
Oh
,
Cesare
,
-
disse
Emilia
.
-
Non
affliggetemi
anche
voi
;
ascoltatemi
....
Le
sue
speranze
eran
fondate
sopra
un
malinteso
,
sopra
un
inganno
....
-
Un
inganno
?
-
ripetè
l
'
uomo
.
-
Che
cosa
?
-
Sì
;
era
felice
,
ma
per
sè
;
insisteva
sull
'
idea
della
mia
libertà
,
soltanto
per
conquistare
la
propria
....
Non
vedeva
se
non
questo
;
non
capiva
,
non
si
augurava
che
ogni
cosa
avvenisse
in
breve
,
se
non
per
essere
libera
,
per
vivere
sola
,
per
viaggiare
....
Vi
fu
un
intervallo
di
pausa
.
Cesare
guardava
Emilia
,
trasognato
e
quasi
sorridendo
.
-
Per
vivere
sola
?
-
osservò
poscia
,
decisamente
sorridendo
.
-
E
tu
non
volevi
ammettere
ch
'
ella
leggesse
troppi
romanzi
!
...
Sono
idee
trovate
fra
quelle
pagine
....
-
Cesare
,
-
disse
Emilia
bruscamente
,
-
voi
non
capite
la
gravità
di
quanto
vi
narro
,
perchè
non
imaginate
l
'
animo
di
mia
sorella
,
non
sapete
di
che
cosa
è
capace
per
una
follia
o
per
un
sogno
....
Quando
le
ho
annunziato
i
nostri
disegni
,
la
necessità
ch
'
ella
vivesse
con
noi
,
ha
gettato
un
grido
come
cadesse
da
una
grande
altezza
....
Sta
male
,
e
tutto
mi
atterrisce
....
Tutto
mi
atterrisce
,
-
seguitò
con
voce
tremula
,
già
prossima
al
pianto
.
-
Una
piccola
contrarietà
le
ha
portato
altre
volte
conseguenze
gravi
,
e
questo
è
un
forte
dolore
per
lei
....
Invece
di
proseguire
,
Emilia
trasalì
;
stette
in
ascolto
,
il
busto
prono
,
gli
sguardi
al
limitare
del
chiosco
,
ove
la
luna
delineava
fra
le
macchie
degli
alberi
un
lungo
viale
,
quant
'
era
lungo
impolverato
d
'
argento
.
-
Il
romore
delle
foglie
,
-
spiegò
sotto
voce
il
Lascaris
,
che
aveva
origliato
a
sua
volta
.
E
riprese
incalzando
:
-
Dunque
?
Dunque
?
...
Che
cosa
vuole
?
-
Un
fruscìo
,
non
il
romore
delle
foglie
,
-
osservò
la
donna
ancòra
inquieta
.
-
Non
vi
può
essere
alcuno
,
Emilia
;
ho
girato
tutto
il
giardino
,
aspettandoti
....
Suvvia
,
dimmi
....
-
Certo
,
ella
vive
di
quelle
speranze
dal
primo
istante
in
cui
ci
siamo
traditi
,
-
continuò
la
giovane
.
-
E
da
allora
,
è
vissuta
per
la
gioia
d
'
essere
libera
,
per
l
'
illusione
di
disporre
a
suo
capriccio
l
'
esistenza
propria
!
....
-
Cose
incredibili
!
-
esclamò
il
Lascaris
,
passandosi
una
mano
sulla
fronte
.
-
Cose
folli
!
-
Sì
,
sì
,
chiamatele
idee
romantiche
,
assurde
;
ma
,
ahimè
,
ciò
non
muta
l
'
attrazione
che
hanno
per
lei
!
...
-
E
tu
,
-
interruppe
Cesare
,
prendendola
per
le
mani
,
-
tu
non
hai
saputo
opporre
nulla
,
non
hai
saputo
vincerla
,
non
ti
sei
ricordata
che
si
trattava
del
nostro
amore
,
della
nostra
vita
!
-
Io
ho
tanto
,
tanto
combattuto
,
che
l
'
ho
vista
mutarmisi
innanzi
!
...
Come
non
la
conoscevo
!
...
Esitò
un
poco
,
involontariamente
assorta
nel
ricordo
;
avrebbe
voluto
tacere
,
sentendo
ch
'
era
difficile
manifestare
all
'
uomo
l
'
esaltazione
della
fanciulla
,
convincerne
lui
,
così
logico
e
normale
.
Ma
l
'
ansietà
dipinta
sul
viso
del
Lascaris
,
la
stretta
delle
sue
mani
impazienti
,
la
diressero
:
-
Ah
,
che
mi
ha
detto
!
-
riprese
,
affievolita
dall
'
angoscia
indimenticabile
.
-
Che
colore
aveva
negli
occhi
!
Mi
ha
detto
che
non
l
'
ho
amata
mai
,
che
ho
cercato
solo
la
sodisfazione
del
mio
egoismo
,
che
sempre
l
'
ho
trattata
e
ancòra
la
tratterò
da
schiava
,
da
cosa
,
disponendo
di
lei
,
della
sua
giovanezza
,
della
sua
volontà
,
del
suo
avvenire
!
...
Come
non
la
conoscevo
!
...
Questo
,
ho
udito
dirmi
!
...
Questo
ho
meritato
con
le
mie
cure
!
...
Questo
,
questo
,
questo
,
ella
pensava
di
me
!
...
Si
lasciò
cadere
sul
rozzo
sedile
,
e
ruppe
in
lacrime
convulse
,
le
prime
lacrime
di
disperazione
che
Cesare
avesse
mai
visto
sgorgar
dagli
occhi
dell
'
amata
....
Egli
ne
fu
tòcco
dolorosamente
;
e
inginocchiandosi
al
suo
fianco
,
accarezzandola
con
sì
lieve
carezza
quale
la
donna
stessa
sapeva
usare
ne
'
suoi
momenti
d
'
abbandono
,
baciandola
discreto
con
casti
baci
,
tentò
il
conforto
solito
con
la
voce
insolita
dell
'
amore
:
-
Oh
io
ti
amerò
per
ogni
affetto
che
il
mio
amore
ti
sarà
costato
!
Non
piangere
,
anima
;
saremo
ugualmente
felici
;
rimedieremo
....
Vedrai
;
non
disperarti
!
...
Ella
si
sciolse
adagio
da
lui
,
asciugò
gli
occhi
,
rimase
taciturna
;
mentre
nel
cuore
di
Cesare
l
'
inevitabile
parte
d
'
egoismo
appariva
,
cercando
a
sua
volta
la
consolazione
.
-
Ed
io
,
-
mormorò
,
-
io
son
venuto
al
nostro
colloquio
con
tanta
gioia
,
con
tanta
speranza
!
Non
ho
voluto
attendere
fino
a
domani
per
ricever
dalla
tua
bocca
la
notizia
che
nessun
ostacolo
ci
separava
più
!
...
-
Aggiunse
,
rizzandosi
,
movendosi
nervoso
entro
il
piccolo
spazio
della
chiosca
:
-
Chi
si
sarebbe
aspettato
?
...
Egli
mentiva
,
ingannandosi
senz
'
averne
coscienza
.
Al
convegno
s
'
era
recato
nella
sicurezza
della
prossima
conquista
,
e
perciò
calmo
,
sereno
,
sodisfatto
della
liberazione
dai
malsani
istinti
carnali
,
che
le
due
sorelle
riavvicinate
stimolavano
in
lui
;
ben
sapendo
che
il
possesso
certo
d
'
Emilia
avrebbe
fiaccato
e
rotto
l
'
incanto
suggestivo
di
Roberta
,
per
sempre
.
Il
dubbio
della
conquista
,
la
quale
pareva
,
non
isfuggirgli
,
ma
allontanarsi
di
nuovo
assai
,
gli
dava
ora
fuoco
nel
sangue
.
-
Chi
si
sarebbe
aspettato
una
tale
pazzia
?
...
Lasciarla
libera
,
lasciarla
vivere
sola
?
-
seguitò
,
interrogandosi
.
-
Non
ha
ancòra
vent
'
anni
!
Le
manca
perfin
l
'
ombra
dell
'
esperienza
volgare
!
E
,
quando
pure
,
non
è
qui
,
non
è
qui
il
pericolo
più
grave
....
Il
pericolo
più
grave
....
No
,
no
,
Emilia
,
non
hai
saputo
parlare
,
non
hai
saputo
dominarla
,
tu
per
la
prima
non
hai
sentito
l
'
assurdità
intollerabile
delle
sue
pretensioni
!
Le
si
rivolgeva
poco
men
che
accigliato
,
egli
stesso
non
trovando
in
qual
modo
,
contro
chi
sfrenare
lo
sdegno
per
la
forma
insospettata
della
difficoltà
....
Gli
prorompeva
dal
cuore
,
infine
,
l
'
odio
non
più
velato
,
dalla
perversion
sessuale
,
ma
chiaro
,
ma
virulento
,
ma
bramoso
di
frantumare
e
disperdere
la
volontà
contraria
.
-
Cesare
,
abbiate
pietà
,
-
implorò
la
donna
,
alzando
il
volto
nel
quale
gli
occhi
,
ancòra
umidi
sfavillavano
un
voluttuoso
languore
.
-
Perchè
vuoi
giudicarmi
?
Ti
amo
,
ti
amo
,
e
ho
trovato
tutte
le
parole
del
nostro
affetto
e
della
ragione
!
S
'
arrestò
,
prolungando
il
gesto
supplice
,
che
le
piccole
mani
intrecciate
volgevano
al
Lascaris
;
tese
l
'
orecchio
,
seguì
un
misterioso
fremito
delle
foglie
;
poi
,
riprendendosi
,
continuò
:
-
Mi
pare
che
ad
ogni
istante
qualche
cosa
di
terribile
debba
avvenire
....
-
Sì
;
sì
,
lo
so
,
che
hai
sofferto
molto
,
per
me
,
per
noi
,
-
disse
Cesare
intensamente
....
-
Sì
,
devi
aver
lottato
;
ma
come
non
si
è
arresa
all
'
evidenza
,
come
non
ha
capito
?
Emilia
aveva
uno
spontaneo
moto
di
sbigottimento
,
passandosi
le
mani
sul
viso
,
sui
capelli
,
ricco
di
grazia
quasi
infantile
,
che
nel
cuore
dell
'
uomo
sempre
risvegliava
tenerezza
infinita
.
Ella
fece
il
gesto
,
e
l
'
amante
l
'
attirò
a
sè
,
stringendola
al
petto
.
-
Sono
arrivata
fino
a
minacciarla
,
-
ella
rispose
,
fra
le
braccia
di
lui
.
-
È
stata
una
cosa
orribile
,
ti
dico
.
Ha
mutato
espressione
,
ha
mutato
voce
;
non
la
riconoseevo
più
....
E
tossiva
,
tossiva
,
senz
'
arrestare
la
veemenza
delle
parole
....
Un
istante
,
l
'
ho
creduta
pazza
....
Uscì
dall
'
amplesso
,
di
Cesare
,
e
appoggiandosi
alla
tavola
di
pietra
,
soggiunse
:
-
Pure
,
mi
ha
fatta
dubitare
di
me
;
e
perchè
dubitava
,
perchè
non
mi
sentivo
forte
innanzi
a
lei
,
ho
voluto
insistere
,
odiosamente
.
-
Odiosamente
?
-
ripetè
il
Lascaris
.
-
Non
potevi
cedere
....
La
donna
tacque
.
I
suoi
sguardi
vagavano
tra
gli
arabeschi
delle
foglie
cupe
sullo
sfondo
lunare
;
e
pensava
,
non
udendo
l
'
altra
voce
,
ma
ancòra
la
voce
di
Roberta
,
ancòra
punta
dall
'
inutile
pietà
della
scena
,
rabbrividendo
all
'
idea
di
ritrovarsi
domani
ancor
di
fronte
alla
sorella
così
mutata
.
-
Non
potevi
cedere
a
lei
,
o
ritardare
,
o
sacrificare
la
nostra
felicità
,
-
egli
continuava
,
serrato
nell
'
implacabile
egoismo
.
-
Che
v
'
ha
d
'
odioso
,
rifiutando
l
'
una
e
l
'
altra
soluzione
imposte
?
La
rinunzia
?
Pensi
tu
sempre
a
rinunziare
?
...
-
Mi
diceva
,
-
interruppe
Emilia
,
senza
avere
udito
,
-
mi
diceva
che
è
forte
e
risanata
;
l
'
esistenza
meschina
di
paure
e
di
precauzioni
,
priva
di
svaghi
,
non
è
più
per
lei
,
mi
diceva
....
È
forte
,
e
vuol
vivere
;
si
sente
giovane
,
e
non
può
acconciarsi
a
star
nell
'
ombra
,
sempre
.
Desidera
conoscere
il
mondo
,
prender
parte
alla
vita
che
le
è
intorno
....
Certo
,
di
tutto
ciò
non
sarebbe
nulla
,
presso
noi
;
forse
non
ci
cureremmo
di
lei
,
e
non
potremmo
occuparcene
con
la
tenerezza
che
avevo
io
sola
,
quand
'
ero
libera
....
Ella
prevede
questo
,
e
la
logica
fredda
non
vale
,
non
ha
forza
alcuna
contro
i
suoi
sogni
....
-
Ma
così
?
-
domandò
il
Lascaris
,
inquieto
.
-
Ti
sei
lasciata
vincere
?
Emilia
,
inerte
presso
la
tavola
,
senza
uno
sguardo
a
lui
,
le
braccia
abbandonate
,
si
scosse
e
lo
fissò
d
'
improvviso
,
con
durezza
.
Che
cosa
egli
sapeva
delle
sue
lotte
diuturne
?
Che
cosa
apprezzava
,
che
cosa
agognava
,
che
cosa
voleva
conoscere
,
se
non
le
bellezze
del
suo
corpo
,
ignorandone
l
'
anima
insanguinata
?
Egli
aveva
sempre
studiato
i
fenomeni
materiali
,
i
fatti
,
gli
indizii
dei
fatti
;
ma
non
gli
era
mai
occorso
di
riflettere
ai
fluidi
imponderabili
dello
spirito
,
alle
delicatissime
correnti
tra
spirito
e
spirito
....
Per
ciò
,
non
aveva
dato
alcun
valore
alla
colleganza
delle
due
sorelle
;
per
ciò
,
Roberta
era
per
lui
un
'
ammalata
;
non
altro
;
ed
egli
poteva
esserne
il
medico
diligente
,
non
l
'
amico
pietoso
.
-
Ho
taciuto
,
-
disse
Emilia
.
-
Ed
ora
?
-
insistette
Cesare
,
attonito
.
-
Ma
voi
credete
ch
'
io
abbia
taciuto
alle
prime
obiezioni
?
...
Ho
taciuto
quando
non
potevo
altro
....
Sono
arrivata
al
punto
....
Crollò
la
testa
,
angosciosamente
....
Come
sentiva
,
allora
,
che
la
tristezza
non
inganna
mai
!
Proseguì
,
decisa
:
-
Io
la
teneva
fra
le
braccia
,
perchè
cessasse
dai
rimproveri
che
mi
facevan
tanto
male
;
e
andavo
pregandola
di
pensare
,
di
capire
....
A
un
tratto
....
Ah
,
che
spavento
,
Cesare
!
...
A
un
tratto
,
m
'
è
sfuggita
,
è
corsa
alla
finestra
....
Sai
che
sotto
la
finestra
,
a
parecchi
metri
,
è
il
ripiano
della
scala
di
marmo
;
e
sporgendosi
infuori
,
tutta
diversa
,
stravolta
,
mi
ha
detto
:
"
Non
insistere
,
non
insistere
,
non
insistere
!
Voglio
essere
libera
per
sempre
....
Promettimi
....
O
mi
getto
di
qui
!
"
Era
bianca
;
io
vedeva
il
suo
cuore
battere
attraverso
il
busto
....
Che
orrore
!
...
Che
orrore
!
...
-
E
tu
,
e
tu
?
....
-
incalzò
Cesare
,
divenuto
pallido
.
-
Io
ho
promesso
,
e
ho
taciuto
....
Non
la
conosci
,
-
disse
poi
la
donna
,
a
un
movimento
avverso
del
Lascaris
.
-
Ella
è
ben
capace
!
...
Sì
,
sì
,
mi
sembra
che
qualche
cosa
di
terribile
debba
avvenire
!
Cesare
rimase
muto
.
L
'
abitudine
dottrinale
di
considerare
i
fenomeni
dell
'
anima
in
istrettissima
dipendenza
dai
fenomeni
del
corpo
,
gli
suggeriva
dubbii
,
osservazioni
,
risposte
,
che
non
avrebbe
osato
esporre
all
'
amante
.
Rimaneva
la
gravità
della
minaccia
;
e
alcuni
ricordi
,
dai
più
lontani
,
dal
giorno
in
cui
aveva
visitato
la
prima
volta
Roberta
,
ai
più
vicini
,
alla
sollecitudine
per
l
'
epilettica
,
alla
facilità
con
la
quale
aveva
visto
la
fanciulla
disperare
e
sperare
senza
ragione
,
-
questi
ricordi
gl
'
impedivano
di
sorridere
e
d
'
alzar
le
spalle
.
Rimaneva
la
promessa
strana
di
Emilia
a
Roberta
.
-
Sì
,
-
affermò
poscia
,
lentamente
.
-
Sì
,
tu
sei
libera
verso
di
lei
,
e
il
tuo
dovere
è
finito
....
Che
cosa
pretende
?
Abusare
della
tua
affezione
,
approfittare
d
'
un
mutamento
della
tua
vita
,
per
disfrenare
la
sua
....
Hai
parlato
,
hai
pregato
,
hai
imposto
....
Non
hai
ottenuto
nulla
....
Ti
ha
spaurita
con
la
violenza
....
Si
opporrà
sempre
ai
nostri
diritti
,
fin
che
tu
non
cessi
dall
'
opporti
alle
sue
follie
.
I
diritti
!
...
La
parola
spontanea
sulle
labbra
dell
'
uomo
,
produceva
in
Emilia
un
senso
di
ripugnanza
....
Egli
non
pareva
comprendere
se
non
questo
,
non
vedeva
in
una
squisita
dubitanza
di
sentimenti
e
di
libertà
,
se
non
un
altaleno
di
diritti
e
doveri
.
Ella
battè
le
palpebre
,
smarrita
,
provando
la
vertigine
d
'
essere
spinta
giù
per
una
china
,
inesorabilmente
.
-
Ebbene
?
-
domandò
,
guardando
il
Lascaris
.
Ma
egli
non
osava
concludere
;
sedette
,
appoggiò
le
braccia
alla
tavola
,
si
strinse
la
testa
fra
le
mani
,
pensoso
e
freddo
.
-
Ebbene
?
-
ridisse
Emilia
.
-
Che
cosa
dunque
mi
consigliate
?
...
Ah
,
come
si
capisce
,
come
si
capisce
che
non
avete
affezioni
!
-
soggiunse
amaramente
.
-
Arrivate
a
credere
ch
'
io
pensi
davvero
ad
abbandonar
mia
sorella
in
faccia
all
'
ignoto
,
in
mezzo
ai
pericoli
?
ch
'
io
abbia
promesso
,
coll
'
intenzione
di
mantenere
?
...
Per
chi
?
...
Per
me
?
Io
posso
sacrificarmi
!
...
Per
voi
?
...
L
'
amante
alzò
la
testa
a
guardar
la
dolorosa
,
e
fu
colpito
dalla
mutazione
.
Rigida
era
la
figura
,
tesa
da
un
supremo
sforzo
,
gagliarda
di
rilievo
sulla
cortina
tremula
del
fogliame
;
la
piccola
fronte
femminea
s
'
era
corrugata
per
lo
sforzo
d
'
una
volontà
che
sembrava
incrollabile
.
Fissava
,
Emilia
,
il
giovane
con
espressione
ostile
,
forse
esagerata
,
quasi
avesse
voluto
abituare
i
proprii
occhi
a
non
più
risplendere
di
dolcezza
,
a
non
più
balenar
di
speranze
.
-
Emilia
!
-
sclamò
Cesare
balzando
in
piedi
.
-
Che
cosa
ho
fatto
?
Perchè
mi
parlate
così
aspramente
?
Dov
'
è
il
vostro
amore
?
Che
significa
ciò
?
-
Oh
,
non
chiedetemi
!
-
proruppe
la
donna
,
cedendo
alla
nervosa
tensione
e
singhiozzando
.
-
Non
chiedetemi
nulla
,
non
so
nulla
,
non
potrei
rispondere
!
...
Tutta
la
mia
esistenza
è
avvelenata
;
io
non
mi
riconosco
....
Soffro
,
soffro
,
soffro
!
Si
torceva
le
mani
,
piangendo
ora
fra
le
braccia
di
Cesare
accorso
a
lei
,
commosso
della
commozione
dura
e
illacrimante
dell
'
uomo
.
Rimasero
stretti
un
lungo
intervallo
in
amplesso
convulso
,
senza
parlare
,
e
tuttavia
disgiunti
,
opposti
,
nello
scatenarsi
d
'
opposti
sentimenti
per
una
medesima
persona
.
L
'
odio
,
l
'
odio
solo
,
l
'
odio
fremeva
nell
'
anima
di
Cesare
,
quanto
più
sentiva
tenerezza
e
dolore
per
l
'
amante
disperata
;
l
'
odio
arrivava
a
fargli
rammaricare
d
'
aver
più
volte
soggiogato
l
'
impulso
che
lo
spingeva
contro
la
fanciulla
,
a
fargli
rammaricare
di
non
averla
martirizzata
di
spavento
,
egli
che
con
una
parola
avrebbe
potuto
ucciderla
!
Ma
già
Emilia
,
dominando
la
crisi
,
interrogava
,
la
voce
un
po
'
rauca
per
le
lacrime
:
-
Aspetteremo
,
è
vero
?
Ella
capirà
,
più
tardi
;
e
noi
aspetteremo
,
ci
ameremo
così
....
Dimmi
?
-
Non
è
cattiva
,
non
vuol
farci
male
;
si
tratta
forse
d
'
un
capriccio
improvviso
,
e
noi
avremo
ancòra
pazienza
....
Tu
mi
aiuterai
a
vincerla
;
tu
sai
parlare
meglio
di
me
,
e
a
poco
a
poco
verrà
a
comprendere
le
nostre
ragioni
....
Dimmi
!
Il
silenzio
all
'
intorno
era
solenne
e
poderoso
;
anche
il
rombo
del
mare
aveva
taciuto
nel
grande
assopimento
notturno
;
così
che
gli
amanti
circonfusi
dalla
complice
sicurezza
avevan
di
poco
levato
il
tòno
delle
voci
,
senza
bisbigli
ormai
,
senza
susurri
.
-
Poichè
non
osi
....
-
disse
il
Lascaris
.
-
Poichè
non
osi
....
,
aspetteremo
!
E
già
in
mente
fermava
di
non
aspettare
oltre
,
di
affrettare
con
qualunque
mezzo
,
a
qualunque
costo
,
la
soluzione
.
-
Non
oserò
mai
acconsentire
a
simile
follia
,
che
è
momentanea
,
-
dichiarò
Emilia
.
-
E
se
tu
fossi
calmo
,
tu
stesso
non
oseresti
consigliarmi
ad
abbandonare
mia
sorella
....
Qui
l
'
astuzia
femminile
si
drizzò
repentina
,
istintiva
;
perchè
,
nonostante
l
'
ambascia
di
quell
'
ora
,
nonostante
la
tenebra
in
cui
la
sua
anima
era
avvolta
,
Emilia
vide
a
un
tratto
la
possibilità
di
attirar
Cesare
in
inganno
.
Proseguì
,
accortamente
lenta
,
togliendosi
alle
braccia
di
lui
e
andando
a
sederglisi
a
viso
a
viso
:
-
Sai
tu
stesso
che
la
sua
salute
è
fragile
....
Questo
,
il
vero
,
il
grande
pericolo
!
...
Ella
può
ammalarsi
di
nuovo
,
e
si
troverebbe
sola
,
sola
,
in
quali
mani
!
È
il
pericolo
peggiore
d
'
ogni
altro
....
Può
ammalarsi
gravemente
,
gravissimamente
ancòra
;
lo
prevedi
anche
tu
?
-
Sì
,
certo
,
-
rispose
il
Lascaris
,
senza
difendersi
,
assorto
nel
pensiero
molesto
del
ritardo
,
nel
pensiero
difficile
di
giungere
tuttavia
all
'
amore
,
al
possesso
.
-
La
sua
,
è
di
quelle
malattie
che
non
guariscono
,
-
seguitava
la
donna
,
dissimulando
il
brivido
ond
'
era
stata
presa
all
'
inconsulta
affermazione
.
-
La
sua
malattia
è
orribile
,
senza
speranze
!
...
Ascolta
!
...
-
mormorò
improvvisamente
,
con
la
voce
fioca
.
-
Che
cosa
è
questo
?
...
Un
romore
!
Addossato
a
uno
dei
tronchi
i
quali
sostenevano
il
chiosco
ai
quattro
angoli
,
il
Lascaris
appena
gettò
uno
sguardo
fuori
,
dicendo
:
-
Sarà
Nero
,
che
passeggia
....
-
L
'
ho
messo
io
alla
catena
,
Nero
....
Non
può
essere
.
Ascoltarono
allora
tutt
'
e
due
,
guardandosi
;
ma
sùbito
echeggiò
da
lungi
il
ritmo
fragoroso
d
'
un
treno
;
veniva
crescendo
,
si
spezzò
in
cadenze
distinte
,
accompagnato
da
un
tremulo
fischio
;
riprese
l
'
onda
unisona
,
s
'
affievolì
e
si
spense
.
Ancòra
una
pausa
,
ad
ascoltare
il
silenzio
susseguito
;
indi
,
Emilia
procedette
decisa
:
-
Io
vorrei
che
per
un
istante
dimenticassi
noi
e
non
vedessi
che
mia
sorella
ammalata
.
Potresti
in
coscienza
abbandonarla
senza
cure
,
lasciarla
vivere
a
capriccio
?
...
Pensiamo
a
questo
,
Cesare
!
...
Noi
non
saremmo
felici
....
Egli
cadde
nella
rete
;
con
la
mano
tesa
,
inoltrò
verso
Emilia
,
e
stringendone
la
mano
:
-
È
vero
,
-
disse
.
-
È
vero
;
non
possiamo
abbandonarla
....
Come
ho
dimenticato
tutti
i
sacri
doveri
della
mia
arte
?
...
Mi
sono
mutato
!
...
Ella
deve
stare
presso
di
noi
:
da
un
giorno
all
'
altro
,
qualche
grave
crisi
può
sopraggiungerle
.
Il
colpo
arrivò
così
crudele
alla
donna
,
ch
'
ella
sentì
un
ronzìo
nelle
orecchie
,
e
ne
rimase
stordita
;
ma
sottraendo
la
mano
,
perchè
il
Lascaris
non
ne
avvertisse
il
tremito
febbrile
,
ebbe
la
forza
di
non
retrocedere
:
-
Una
crisi
imminente
....
Imminente
!
...
I
suoi
sogni
,
le
sue
pretensioni
,
la
triste
follia
che
noi
condannavamo
senza
pietà
;
tutto
,
forse
,
è
il
sintomo
del
male
....
E
non
v
'
è
speranza
!
-
ella
esclamò
,
sussultando
da
capo
a
piedi
.
-
Nessuna
speranza
!
Il
medico
tacque
.
Con
lo
spirito
lontano
dalla
realtà
presente
,
s
'
interrogava
;
notava
attonito
l
'
oblio
in
cui
era
caduto
sùbito
,
al
primo
divampar
della
passione
,
quell
'
oblio
di
sè
stesso
,
pel
quale
non
aveva
visto
in
Roberta
se
non
l
'
ostacolo
da
infrangere
,
la
debole
da
vincere
,
la
larva
da
distruggere
.
Il
cuore
,
la
mente
,
annebbiati
dall
'
egoismo
senza
confine
degli
innamorati
,
avevano
avuto
per
la
fanciulla
contemplazioni
malvage
,
sensi
d
'
odio
,
o
fugaci
desiderii
perversi
;
non
mai
uno
slancio
durevole
di
tenerezza
e
di
casta
sollecitudine
!
Egli
n
'
era
atterrito
,
e
taceva
pensando
.
Ma
d
'
improvviso
,
riudì
la
voce
d
'
Emilia
,
che
mormorava
:
-
Condannata
!
...
È
condannata
per
sempre
....
-
Sì
,
-
egli
proruppe
,
inconscio
.
-
È
condannata
per
sempre
....
Come
ho
potuto
odiarla
?
...
È
condannata
....
Si
fermò
.
Vide
l
'
amante
sorgere
in
piedi
,
tutta
bianca
nel
volto
,
tutta
agitata
da
un
brividìo
convulso
,
muovere
alcuni
passi
verso
di
lui
,
cercando
un
appoggio
;
arrestarsi
,
barcollare
....
-
Un
grido
!
...
-
ella
esclamò
con
la
voce
rauca
.
-
Ho
udito
un
grido
....
Cesare
,
Cesare
,
gridano
,
là
fuori
!
...
Chi
grida
?
...
Gli
cadde
sul
petto
,
s
'
aggrappò
ai
suoi
abiti
,
ripetendo
la
parola
di
terrore
,
nella
notte
:
-
Chi
grida
?
...
Chi
grida
?
...
L
'
uomo
la
sostenne
fra
le
braccia
,
l
'
adagiò
sul
sedile
.
E
si
slanciò
fuori
del
chiosco
a
vedere
,
a
cercare
,
per
la
prima
volta
in
sua
vita
,
anch
'
egli
tutto
livido
di
spavento
....
XIX
.
Giunta
innanzi
alla
sorella
,
Roberta
sentì
nel
cuore
l
'
odio
aprirsi
un
varco
fino
al
fondo
,
e
il
corpo
gelarsi
di
repulsione
.
Fiaccata
dalle
paure
della
notte
prima
,
Emilia
era
stesa
sul
divano
,
tranquilla
e
composta
,
similmente
che
nel
riposo
della
morte
.
Di
fianco
a
lei
,
sopra
un
tavolino
era
un
calice
d
'
acqua
ghiaccia
,
per
le
labbra
in
arsura
;
insaziabile
,
la
sete
della
fatica
doveva
torturarla
.
Ma
nel
rilassato
atteggiamento
conservava
pur
sempre
la
superbia
della
bellezza
;
ma
con
largo
ritmo
il
seno
si
alzava
e
s
'
abbassava
in
un
valido
respiro
;
ma
il
busto
libero
dalla
fascetta
era
centrifugo
e
scultorio
;
ma
era
tutta
bella
,
la
giovane
,
la
forte
,
la
destinata
ai
gaudii
molteplici
del
vivere
;
tutta
bella
,
dalla
massa
robustamente
cupa
della
capigliatura
,
ai
piccoli
piedi
serrati
negli
alti
stivaletti
.
Colma
di
grazie
fisiche
,
era
un
'
arpa
dalla
quale
poteva
la
passione
risvegliar
gli
echi
vibranti
delle
intime
felicità
,
che
inebbriano
gli
uomini
.
Dormiva
?
...
Pensava
?
...
Dentro
la
fronte
,
più
angusta
per
i
riccioli
tenaci
,
chiudeva
o
credeva
chiudere
il
secreto
della
fine
prossima
della
sorella
,
con
altri
secreti
d
'
amore
,
con
altre
secrete
intenzioni
di
voluttà
e
d
'
avvenire
.
Nè
mai
la
terribile
consapevolezza
del
lutto
imminente
si
sarebbe
tradotta
in
parole
;
Emilia
,
come
il
Lascaris
,
come
i
medici
,
come
tutti
,
voleva
perseverar
nell
'
inganno
,
fare
sperar
Roberta
,
additarle
il
futuro
da
cui
la
fanciulla
era
divisa
per
un
abisso
insuperabile
.
Oh
,
la
spaventevole
realtà
,
balzata
alla
gola
della
giovanetta
quasi
una
tigre
dal
covo
!
Aveva
udito
;
prima
,
aveva
udito
parole
d
'
amore
,
le
quali
non
le
avrebbero
dato
impeto
alcuno
di
rivolta
;
aveva
indovinato
gesti
e
baci
,
i
quali
avevanle
svelato
l
'
amore
come
un
'
inclinazione
grottesca
,
assurda
,
e
pur
piacevole
,
se
nessun
curioso
poteva
notarne
la
forma
delirante
.
In
ultimo
,
dalle
labbra
più
pronte
a
mentire
e
a
ingannare
,
in
ultimo
aveva
ascoltato
la
propria
condanna
,
chiara
,
fredda
,
atroce
!
Sì
,
il
falso
amico
,
l
'
uomo
da
lei
già
ammirato
non
per
altro
se
non
per
la
forza
prepotente
del
suo
egoismo
,
colui
che
trattandola
aveva
dimenticato
ogni
riserbo
,
teneva
dunque
chiusa
nell
'
animo
la
certezza
ch
'
ella
era
per
morire
in
breve
;
e
la
beffava
del
suo
presentire
,
e
ne
calpestava
i
sentimenti
,
e
godeva
a
farla
vibrare
di
speranze
folli
!
Divincolandosi
sotto
il
morso
feroce
della
realtà
,
ella
aveva
gettato
un
grido
fievolissimo
;
e
s
'
era
messa
a
correre
inavvertita
nell
'
ombra
,
rientrando
in
casa
non
avrebbe
potuto
dire
in
qual
modo
.
Ma
prigioniera
ormai
d
'
un
mostro
dai
tentacoli
enormi
,
che
le
succhiava
sangue
e
midolla
ad
ogni
passo
.
Urtò
a
bella
posta
nel
tavolino
,
per
richiamar
la
sorella
.
Emilia
diè
un
sobbalzo
,
levandosi
repentemente
sul
gomito
;
guardò
Roberta
,
ancòra
con
lo
sguardo
velato
dal
sogno
.
-
Vado
a
Nervi
,
-
disse
la
fanciulla
.
-
Tornerò
per
il
pranzo
.
-
Vuoi
che
ti
faccia
accompagnar
dalla
cameriera
?
-
domandò
Emilia
,
dopo
un
istante
in
cui
aveva
sperato
invano
una
parola
di
scusa
pel
modo
brusco
col
quale
Roberta
l
'
aveva
strappata
alla
breve
quiete
.
Ma
tremava
intanto
;
sulle
labbra
della
donna
un
'
altra
domanda
,
trattenuta
a
forza
.
Poco
prima
,
in
camera
di
Roberta
le
era
venuta
alle
mani
una
salvietta
arrotolata
quasi
rabbiosamente
,
e
largamente
fradicia
di
sangue
;
testimonio
orribile
del
male
ricomparso
.
Non
osava
parlarne
,
sentendo
che
la
sorella
medèsima
voleva
tacerne
,
per
paura
,
forse
per
disdegno
di
conforto
.
-
No
.
Vado
sola
;
devo
comprar
qualche
cosa
pel
mio
ricamo
.
Andrò
sola
.
La
voce
erasi
fatta
rauca
,
incerta
,
con
alterni
suoni
di
metallo
prossimo
a
fendersi
.
-
Non
fi
stancherai
?
-
osservò
timidamente
Emilia
.
-
Se
tu
aspettassi
fino
a
domani
?
O
vuoi
mandare
a
prendere
una
carrozza
?
-
Stancarmi
?
Andare
in
carrozza
?
-
ripetè
la
giovanetta
.
-
Si
direbbe
che
tu
mi
credi
sempre
in
agonia
.
L
'
altra
ebbe
un
tremito
improvviso
,
rapidissimo
.
-
Dicevo
,
perchè
tu
ritornassi
più
presto
,
-
spiegò
quindi
col
medesimo
accento
di
sommessione
.
-
Anche
perchè
c
'
è
molto
sole
;
un
sole
abbastanza
forte
....
Non
irritarti
....
Sarai
di
ritorno
pel
pranzo
?
Io
mi
ero
addormentata
qui
....
Confusa
,
cercava
distogliere
sè
e
la
sorella
dall
'
argomento
unico
,
il
quale
si
presentava
con
malignità
caparbia
;
ma
poichè
s
'
avvide
che
i
loro
occhi
parlavano
,
che
il
pensiero
si
rifiutava
,
che
qualunque
parola
sarebbe
riuscita
inutile
,
si
tacque
.
Roberta
era
a
un
passo
da
lei
;
immobile
.
Aveva
un
semplice
abito
grigio
e
tra
le
mani
guantate
portava
un
involto
.
Lo
sforzo
penoso
d
'
Emilia
non
le
sfuggiva
,
avvertendola
che
la
vita
loro
,
con
quello
studio
di
menzogne
,
di
dissimulazioni
,
con
quella
commedia
di
sorrisi
e
di
fiducie
,
la
vita
loro
diveniva
intollerabile
.
-
Vado
,
-
ella
annunzio
,
quasi
a
malincuore
.
-
Arrivederci
,
Emilia
.
Emilia
si
levò
,
allora
,
d
'
un
colpo
,
e
andò
incontro
alla
sorella
.
Il
ricordo
del
grido
nella
notte
era
venuto
a
fustigarla
crudamente
di
nuovo
;
chi
aveva
gridato
?
Chi
era
nascosto
a
udir
la
rivelazione
paurosa
?
...
Doveva
saperlo
,
affinchè
il
grido
non
le
risonasse
più
nell
'
orecchio
,
nel
cervello
,
mentr
'
era
sveglia
,
mentre
dormiva
,
come
soffiato
da
mille
bocche
.
Ma
si
arrestò
a
tempo
....
Aveva
detto
Cesare
sùbito
ch
'
era
stata
una
allucinazione
....
In
ogni
modo
non
poteva
interrogare
,
non
poteva
confessar
l
'
orrore
....
La
fanciulla
stava
innanzi
a
lei
;
pallida
,
irrigidita
dallo
spavento
di
una
domanda
.
-
Arrivederci
,
-
disse
Emilia
,
lasciandosi
trascinar
dal
destino
;
e
tese
la
mano
ardente
.
Roberta
l
'
afferrò
e
trasse
la
sorella
fra
le
braccia
.
-
Addio
,
cara
,
-
susurrò
,
baciandola
,
stringendola
al
petto
.
-
Addio
;
riposa
.
"
Che
cosa
è
?
...
Che
cosa
pensa
?..."
-
chiese
Emilia
a
sè
stessa
,
nell
'
atto
in
cui
rendeva
i
baci
.
E
per
celare
nuovamente
il
fremito
improvviso
,
disse
a
voce
alta
:
-
Siamo
tristi
tutt
'
e
due
,
oggi
....
Le
rilucevano
negli
occhi
le
lacrime
,
e
volse
il
capo
,
sciogliendosi
presto
da
Roberta
.
-
Non
farmi
aspettare
troppo
,
-
soggiunse
.
-
Tornerai
per
il
pranzo
,
è
vero
?
Avrebbe
voluto
vivere
ora
per
ora
,
minuto
per
minuto
,
l
'
esistenza
della
sorella
;
non
allontanarsene
mai
più
,
non
perdere
un
attimo
della
vita
di
lei
;
adorarla
come
una
fragile
e
pura
idealità
,
luminosa
di
grazia
e
di
sventura
.
-
Ma
sì
;
quante
volte
me
lo
chiedi
?
-
osservò
Roberta
con
un
sorriso
stentato
.
Poi
,
sul
limitare
si
rivolse
:
-
Non
impensierirti
per
me
,
-
soggiunse
.
-
Riposa
.
E
abbozzò
un
saluto
ultimo
con
la
mano
.
Emilia
,
ritta
in
mezzo
alla
camera
,
ebbe
ancòra
un
dubbio
.
-
Aspetta
!
-
disse
.
-
Mi
vesto
....
Verrò
anch
'
io
....
Roberta
aveva
chiuso
l
'
uscio
,
e
discendeva
.
Allora
Emilia
corse
alla
finestra
che
guardava
in
giardino
,
e
vedendo
la
sorella
passare
indi
a
poco
,
mosse
le
labbra
per
ripetere
la
preghiera
.
Ma
di
nuovo
,
il
destino
la
trascinò
:
"
No
,
è
inutile
;
di
che
cosa
temi
?
Va
a
Nervi
;
perchè
inquietarla
con
le
tue
paure
?
"
E
la
donna
,
obbedendo
,
cadde
sul
divano
,
e
scoppiò
in
pianto
dirotto
.
In
istrada
,
la
prima
persona
che
s
'
offerse
allo
sguardo
di
Roberta
fu
Cesare
Lascaris
,
il
quale
era
incamminato
verso
la
villa
,
quietamente
,
secondo
l
'
abitudine
.
L
'
espressione
di
lui
appariva
serena
,
della
serenità
fredda
ed
energica
,
onde
quel
volto
era
riuscito
dapprima
spiacevole
alla
giovanetta
.
Cesare
la
scorse
e
la
salutò
;
ma
poichè
faceva
l
'
atto
d
'
andarle
incontro
,
Roberta
attraversò
la
via
e
passò
sull
'
altro
marciapiede
.
Egli
ignorava
d
'
averla
ferita
a
morte
con
una
parola
;
egli
ignorava
d
'
aver
messo
in
quel
cuore
un
gruppo
di
vipere
infaticabili
....
Appena
vistala
,
aveva
già
forse
preparato
la
frase
di
speranza
e
d
'
inganno
....
E
andava
da
Emilia
a
parlar
d
'
avvenire
!
...
"
Costui
potrà
consolarla
,
-
si
disse
Roberta
.
-
Potranno
consolarsi
tutti
in
breve
!
"
-
Sentì
accerchiante
l
'
impeto
di
tornare
indietro
ella
pure
,
di
correre
a
casa
,
e
di
baciare
Emilia
e
d
'
abbracciarla
,
d
'
abbracciarla
furiosamente
.
Nè
fu
libera
dalla
suggestione
se
non
quando
accelerò
il
passo
,
e
arrivata
a
Sant
'
Erasmo
,
discese
verso
Nervi
,
dove
i
passanti
eran
numerosi
e
potevano
distrarla
.
La
giornata
splendeva
;
quell
'
ultimo
periodo
di
decembre
recava
la
stupenda
fragranza
dei
giardini
tempestati
di
rose
,
le
quali
traboccavan
fin
dai
muri
di
cinta
per
una
catena
ininterrotta
di
colori
diversi
,
di
diversa
ricchezza
.
Soffiava
mordace
la
fragranza
del
mare
,
denso
di
tinta
,
e
pur
tuttavia
dardeggiato
di
raggi
,
che
sembravano
frangersi
alla
superficie
e
lasciarvisi
pigramente
onduleggiare
.
Sulla
piazza
di
Nervi
,
a
capo
del
lungo
viale
fiancheggiato
di
palme
che
conduce
alla
stazione
,
Roberta
salì
in
una
carrozza
,
ordinando
di
portarla
a
Genova
;
e
quando
fu
seduta
,
avvertì
la
greve
stanchezza
della
notte
insonne
,
la
debolezza
estrema
per
il
sangue
perduto
in
quello
sbocco
furioso
.
Ebbe
paura
;
il
male
poteva
riprenderla
,
ucciderla
sulla
pubblica
via
.
Ma
se
fosse
rimasta
,
lo
avrebbe
forse
fermato
?
Ella
aveva
la
mente
in
un
cerchio
di
follia
,
e
si
volse
d
'
un
tratto
a
guardar
lo
spettro
che
le
stava
alle
reni
,
minacciandola
di
continuo
.
La
carrozza
partì
.
Roberta
mise
sui
ginocchi
l
'
involto
che
teneva
fra
le
mani
;
era
tutta
la
sua
ricchezza
,
là
dentro
,
una
grossa
somma
in
titoli
dì
rendita
,
ch
'
ella
aveva
divisato
di
vendere
a
poco
a
poco
;
gettandola
anche
a
profusione
,
non
sarebbe
finita
tanto
presto
quanto
la
vita
di
lei
.
Trasse
una
lettera
,
ancòra
con
la
busta
aperta
;
la
ripercorse
con
l
'
occhio
,
temendo
che
il
ribrezzo
,
l
'
odio
,
la
certezza
della
fine
,
le
avessero
suggerito
qualche
parola
di
rimprovero
o
d
'
ingratitudine
.
Il
senso
ne
era
calmo
ed
affettuoso
;
nessun
cenno
alla
scoperta
della
notte
;
perchè
aggravare
la
disperazione
d
'
Emilia
con
la
possibilità
d
'
un
rimorso
?
...
Ella
non
aveva
se
non
la
colpa
di
voler
trattenere
la
sorella
,
di
voler
farne
un
oggetto
miserevole
su
cui
sfogare
tutta
la
ferocia
della
sua
pietà
.
Ma
come
si
sentiva
male
!
Ardevano
le
tempia
,
ardevano
le
mani
;
dentro
il
petto
era
insostenibile
l
'
artiglio
della
tortura
;
di
quando
in
quando
,
la
sofferenza
fisica
raggiungeva
tal
grado
da
parere
una
voluttà
calda
,
che
le
corresse
le
membra
e
le
facesse
ribollir
le
vene
....
Chiudere
gli
occhi
,
oh
chiudere
gli
occhi
al
sole
fiammeggiante
!
...
Sarebbe
stato
più
dolce
chiuderli
sotto
freschi
baci
,
che
avrebbero
potuto
placar
l
'
ardore
delle
carni
.
Voleva
distrarsi
,
guardando
....
La
strada
bianca
,
fra
la
spiaggia
ilare
e
le
ville
pregne
d
'
effluvio
,
quanto
era
crudele
di
ricordi
!
Ben
per
quella
medesima
strada
le
due
sorelle
tornavano
un
tempo
dalle
loro
gite
;
e
le
discese
ripidissime
e
la
prossimità
della
via
ferrata
incutevano
un
'
ombra
d
'
attraente
pericolo
.
Qualche
volta
il
treno
le
sopraggiungeva
rapido
e
formidabile
;
e
il
cavallo
fermo
innanzi
alla
barriera
drizzava
le
orecchie
,
volgeva
la
testa
a
guardare
.
Era
l
'
attimo
più
commovente
della
passeggiata
;
le
giovani
si
stringevano
la
mano
sorridendo
.
Il
mare
pompeggiava
,
solenne
di
quieta
potenza
;
le
ville
davano
al
paesaggio
la
nota
leggiadra
o
maestosa
,
incensando
l
'
aria
coi
profumi
dei
giardini
,
e
tagliando
il
cielo
puro
coi
ricami
aggrovigliati
o
con
le
punte
argute
degli
alberi
.
Roberta
ebbe
così
l
'
imagine
di
quel
molle
passato
,
che
portò
le
mani
alla
fronte
con
un
gesto
di
sbigottimento
;
poi
restò
attonita
,
gli
occhi
fissi
sul
sedile
vuoto
innanzi
a
lei
,
per
non
più
vedere
,
per
non
pensare
,
per
non
obbedire
alla
sorda
voce
,
che
le
gridava
nell
'
intimo
,
che
gridava
dalle
cose
tutte
:
-
"
Ritorna
!
ritorna
!
Non
trascinare
altri
nella
tua
rovina
!
"
Solo
dopo
Sturla
,
quando
la
fiumana
della
gente
,
delle
carrozze
,
dei
carri
,
si
fece
più
tumultuosa
sotto
il
biondo
sole
,
ella
abbandonò
il
suo
atteggiamento
inerte
;
si
drizzò
e
finse
.
La
vita
incombeva
.
Roberta
passava
tra
la
vita
e
le
speranze
mostruose
di
quegli
sconosciuti
,
e
doveva
fingere
vita
e
speranze
ella
pure
;
già
il
suo
volto
era
insolitamente
pallido
e
malato
.
Si
drizzò
sul
busto
;
trovò
uno
sguardo
impersonale
per
lo
stupido
spettacolo
.
Alcuni
giovanotti
fermi
in
gruppo
a
chiacchierare
,
si
volsero
insieme
e
la
fissarono
....
Ah
,
il
suo
corpo
e
il
suo
animo
!
Non
avevano
ormai
se
non
un
valore
d
'
effimera
.
L
'
animo
era
in
agonia
.
Volevano
il
corpo
?
Avrebbe
potuto
offrirlo
al
primo
passante
cui
fosse
piaciuto
,
per
distruggere
anche
la
sua
verginità
inutile
,
per
sentire
una
qualunque
nausea
degli
altri
e
di
sè
stessa
.
Arrivata
a
Genova
,
tenne
la
carrozza
e
discese
presso
varii
negozii
,
ad
acquisti
.
Ella
eseguiva
automaticamente
il
disegno
stabilito
nella
notte
e
calcolato
fin
nei
più
minuti
particolari
di
tempo
.
Ai
commessi
parve
una
strana
compratrice
.
Era
molto
distratta
;
non
osservava
la
merce
,
e
faceva
domande
alle
quali
non
aspettava
risposta
.
Dal
negoziante
di
valigie
aveva
dimenticato
di
ritirar
l
'
avanzo
di
cinquecento
lire
e
avevan
dovuto
rincorrerla
per
consegnarglielo
.
I
suoi
occhi
s
'
offuscavano
d
'
una
espressione
poco
men
che
atterrita
quando
qualcuno
le
diceva
la
frase
abituale
:
-
"
Vedrà
,
signora
,
che
questa
stoffa
le
farà
una
gran
durata
.
"
.
Ed
era
molto
,
molto
stanca
;
si
sedeva
appena
giunta
e
non
si
alzava
se
non
per
uno
sforzo
visibilissimo
.
Dalla
sua
guantaia
,
aveva
chiesto
un
cordiale
,
un
po
'
di
liquore
,
e
aveva
trangugiato
un
bicchierino
di
cognac
,
ch
'
era
parso
animarla
un
istante
.
Risalì
in
carrozza
,
e
si
fece
condurre
alla
stazione
di
Piazza
Principe
.
Si
rammentò
,
in
quel
punto
,
della
lettera
;
pensò
che
,
inviandola
per
posta
,
non
sarebbe
arrivata
se
non
la
dimane
,
ed
Emilia
avrebbe
sofferto
un
'
altra
notte
di
dubbii
,
più
spaventosi
di
qualunque
spaventosa
certezza
.
Chiuse
la
busta
,
e
quando
fu
alla
stazione
guardò
il
cocchiere
,
il
quale
la
conosceva
e
aveva
frequentemente
servito
le
due
sorelle
.
Poteva
fidarsene
.
-
Voi
tornate
a
Nervi
?
-
gli
domandò
Roberta
.
-
Sì
,
signorina
,
sùbito
.
-
Sùbito
;
bisogna
vi
andiate
sùbito
;
io
vi
pagherò
il
ritorno
.
Ma
vi
spingerete
fino
a
casa
mia
,
e
consegnerete
questa
lettera
alla
signora
,
sapete
?
l
'
altra
signora
che
è
sempre
con
me
....
Andate
sùbito
;
non
fermatevi
per
via
....
Fra
un
'
ora
dovete
essere
lassù
!
Poi
,
quando
l
'
uomo
voltò
briglia
e
traversò
la
piazza
,
stette
a
guardarlo
fin
che
le
si
tolse
alla
vista
....
Fra
un
'
ora
sarebbe
arrivato
....
Oh
,
solo
a
vederlo
comparire
,
solo
a
leggere
la
soprascritta
della
busta
,
Emilia
avrebbe
gettato
un
grido
!
La
fanciulla
si
strinse
nervosamente
le
mani
fino
a
farle
scricchiolare
;
diede
un
'
occhiata
in
giro
ad
assicurarsi
nessuno
avesse
rilevato
l
'
atto
;
ma
non
v
'
erano
se
non
viaggiatori
frettolosi
e
portatori
in
attesa
di
bagagli
.
Entrò
sotto
il
peristilio
della
stazione
,
seguendo
il
facchino
impadronitosi
degli
oggetti
ch
'
ella
aveva
posato
a
terra
.
Ritirò
la
tessera
.
Contava
recarsi
a
Nizza
,
verso
quelle
coste
di
Francia
,
ch
'
ella
aveva
tante
volte
sognato
,
verso
quella
Parigi
,
che
le
sembrava
chiusa
da
un
velario
d
'
oro
,
oltre
il
quale
erano
gioie
insidiose
ed
ebbrezze
ignote
.
Proveniente
da
Milano
,
il
treno
per
Ventimiglia
era
in
ritardo
di
trenta
minuti
;
la
giovanetta
si
recò
nella
sala
d
'
attesa
.
Sedette
;
sentì
che
il
male
e
la
stanchezza
precipitavano
su
di
lei
con
peso
inesorabile
;
doveva
fortemente
resistere
per
non
curvare
le
spalle
,
per
tener
gli
occhi
aperti
;
ma
portava
spesso
la
mano
al
collo
,
al
petto
,
dove
un
'
arsura
di
fuoco
la
divorava
;
batteva
la
lingua
contro
il
palato
,
temendo
d
'
assaggiar
l
'
orribile
sapor
dolciastro
del
sangue
.
Ebbe
di
nuovo
il
movimento
brusco
per
volgersi
a
guardare
se
non
le
stesse
alle
reni
uno
spettro
visibile
;
s
'
accorse
di
ciò
che
faceva
,
e
rabbrividì
pensando
che
aspettava
la
morte
e
poteva
giungere
la
follia
.
Dove
andava
?
...
Non
aveva
scritto
in
fronte
l
'
angoscia
e
il
terrore
?
...
Perchè
la
guardavano
tutti
?
...
Che
cosa
diceva
il
suo
volto
?
...
A
fatica
si
alzò
e
andò
fino
a
un
grande
specchio
nel
mezzo
della
parete
centrale
.
Il
suo
volto
diceva
che
in
un
sol
giorno
la
freschezza
della
giovane
età
era
smarrita
per
sempre
;
magre
e
pallide
le
guance
,
accese
le
labbra
,
cerchiati
gli
occhi
d
'
un
giro
lividastro
;
poteva
essere
bella
,
per
la
straordinaria
espressione
di
sfinitezza
e
per
la
grande
ombra
di
malinconia
.
Poichè
udiva
dei
passi
,
il
dovere
della
vita
la
riprese
,
e
finse
d
'
acconciarsi
il
veletto
;
ritornò
al
divano
,
studiandosi
d
'
allargar
le
spalle
e
d
'
ergere
il
busto
.
Era
prudenza
,
forse
,
passar
la
notte
a
Genova
e
partire
il
giorno
appresso
.
Cercò
il
facchino
con
lo
sguardo
,
per
consegnargli
le
valigie
e
farle
recare
a
gualche
prossimo
albergo
.
Aveva
deciso
d
'
essere
prudente
,
di
fermarsi
a
Genova
,
di
riposare
.
Ma
in
quel
punto
,
un
impiegato
gridò
la
partenza
per
Ventimiglia
.
-
Per
Ventimiglia
?
-
domandò
il
facchino
,
accorso
a
riprender
gli
oggetti
.
-
Va
a
Ventimiglia
,
la
signora
?
-
egli
ripeteva
.
-
Sì
,
-
disse
la
fanciulla
,
ancora
guardandosi
intorno
smarrita
.
-
Per
Ventimiglia
!
Fermarsi
a
Genova
?
Con
quale
scopo
?
...
Essere
prudente
?
Per
chi
?
Da
quell
'
ora
,
tutte
le
vicende
erano
sue
;
ella
si
trovava
sola
e
libera
.
L
'
aveva
desiderata
con
ogni
forza
,
quell
'
ora
,
l
'
aveva
sognata
!
Ed
ecco
,
la
realtà
;
ecco
,
il
sogno
tramutatosi
in
fatto
:
non
la
visione
di
un
'
esistenza
piena
di
avvenimenti
inaspettati
e
rosei
;
ma
la
visione
,
più
lucida
che
mai
,
del
proprio
cadavere
freddo
e
rigido
sopra
un
catafalco
ricco
di
drappi
funerei
,
presso
una
finestra
spalancata
in
faccia
alla
campagna
eterna
...
Trovò
posto
in
uno
scompartimento
di
prima
classe
,
vuoto
,
sperando
di
potere
stendersi
e
dormire
,
non
appena
uscito
il
treno
dalla
stazione
.
E
sentiva
che
già
Emilia
aveva
udito
la
carrozza
fermarsi
avanti
al
cancello
,
che
già
l
'
uomo
aveva
portato
la
lettera
,
che
già
la
sorella
aveva
mandato
il
grido
....
Ritornare
?
Non
trascinare
altri
nella
rovina
?
...
Cesare
Lascaris
avrebbe
ripetuto
con
la
voce
fischiante
di
sarcasmo
:
"
Lo
sapevo
,
che
la
signorina
legge
troppi
romanzi
!
"
Mentre
sotto
la
tettoja
annerita
accendevano
i
bracci
a
gas
,
e
mentre
i
viaggiatori
passavano
e
ripassavano
,
-
romore
di
treni
in
moto
,
globi
di
vapor
bianco
diffusi
,
cantilene
d
'
impiegati
ad
annunziare
le
partenze
,
suoni
della
campana
ad
avvertir
gli
arrivi
,
-
mentre
la
vita
fremeva
,
Roberta
si
tolse
i
guanti
,
e
studiò
la
morte
sulle
pallide
mani
,
dalle
dita
lunghe
e
affusolate
,
dalle
unghie
lucenti
;
pallide
mani
,
che
narravan
tutta
l
'
anima
di
lei
,
facile
a
smarrirsi
,
incapace
a
calcolare
,
pronta
a
violenze
ingenue
.
La
fanciulla
piombò
in
una
disperata
tristezza
così
assorbente
,
che
ella
non
s
'
avvide
come
all
'
ultimo
,
quando
il
treno
s
'
avviava
a
ritroso
fuor
della
stazione
,
-
un
viaggiatore
fosse
salito
nel
suo
scompartimento
;
ma
sollevando
gli
occhi
,
ebbe
un
moto
involontario
di
stupor
timoroso
.
L
'
uomo
la
salutò
,
prese
posto
di
fronte
,
l
'
avvolse
tutta
dalla
testa
ai
piedi
in
uno
sguardo
scrutatore
,
che
la
fanciulla
non
aveva
mai
sofferto
e
che
la
costrinse
a
volgere
il
capo
,
fingendo
di
guardar
dallo
sportello
.
Il
treno
si
lanciava
sotto
la
bella
luce
del
tramonto
tingente
di
carnicino
gli
edifizii
dei
sobborghi
di
Genova
e
poi
la
conca
azzurra
del
porto
,
reticolata
d
'
alberi
di
navi
,
ingombra
di
barchi
massicci
.
Chi
era
lo
sconosciuto
?
La
mancanza
d
'
Emilia
doleva
con
nuova
forma
;
Emilia
sapeva
bene
rassicurar
la
sorella
,
diffondeva
attorno
a
sè
un
'
aura
di
tanta
fiducia
,
che
Roberta
ne
viveva
giorno
e
notte
.
Ora
,
Emilia
non
v
'
era
più
.
Roberta
l
'
aveva
abbandonata
,
e
si
trovava
sola
di
fronte
ad
uno
sconosciuto
.
Una
paura
strana
l
'
afferrò
;
si
mise
a
tremare
,
irrigidendosi
con
le
mani
nude
strette
ai
bracci
del
sedile
;
se
l
'
uomo
avesse
fatto
un
movimento
,
ella
avrebbe
gettato
un
urlo
,
poichè
senz
'
altro
Roberta
aveva
stabilito
ch
'
egli
era
un
ladro
e
che
doveva
ucciderla
....
Ma
il
viaggiatore
trasse
dalla
valigia
un
libro
,
vi
cercò
la
pagina
segnata
,
e
cominciò
a
leggere
;
allora
,
a
poco
a
poco
,
di
tra
le
ciglia
,
cautamente
,
la
giovanetta
si
sforzò
a
indovinare
il
titolo
del
volume
,
e
quando
giunse
a
comporre
in
mente
le
lettere
,
e
quando
scoperse
ch
'
era
un
romanzo
cui
ella
conosceva
ed
amava
,
il
cuore
le
battè
di
gioja
infantile
,
e
concluse
che
lo
sconosciuto
non
era
un
ladro
,
non
doveva
ucciderla
.
Poi
,
con
la
medesima
astuzia
lenta
,
si
studiò
a
osservare
l
'
uomo
,
inosservata
.
Egli
era
giovane
ed
elegante
;
nel
volto
un
poco
abbronzato
luccicavano
gli
occhi
neri
ed
acuti
;
aveva
un
profilo
quasi
rettilineo
,
volitivo
;
la
testa
era
bella
;
la
bocca
pura
,
con
labbra
sensuali
,
coi
mustacchi
piegati
in
su
.
Apparteneva
alla
razza
di
quelli
che
mai
non
hanno
lavorato
in
nessuna
cosa
,
e
mai
non
lavoreranno
.
Roberta
aveva
incontrato
simili
uomini
ai
bagni
,
ai
teatri
,
ai
concerti
,
ovunque
s
'
offriva
un
passatempo
di
moda
o
un
trattenimento
per
lo
spirito
;
e
sempre
ella
aveva
avvertito
una
specie
d
'
attrazione
verso
i
giovani
epicurei
,
lasciandosi
cogliere
dalla
forma
della
loro
cortesia
,
dalla
scelta
della
loro
eleganza
.
Anche
ora
,
guardando
lo
sconosciuto
,
la
fanciulla
si
fermava
all
'
apparenza
;
non
rilevava
una
piega
amara
all
'
angolo
delle
labbra
di
lui
,
nè
sul
volto
l
'
energia
fosca
di
chi
si
getta
ai
piaceri
passionatamente
,
correndo
l
'
alternativa
d
'
uscirne
per
un
mortale
disgusto
,
o
di
non
uscirne
se
non
insieme
con
la
vita
.
Pareva
uno
di
quegli
uomini
,
cui
la
donna
unica
può
arrestare
,
salvare
,
vincere
e
domare
col
dono
della
propria
esistenza
,
della
verginità
assoluta
,
con
la
forza
d
'
una
sincerità
non
attesa
.
Egli
aveva
notato
nella
giovanetta
il
destreggiar
degli
sguardi
,
e
pur
fingendo
di
leggere
,
si
lasciava
studiare
;
ma
quando
appena
s
'
accorse
che
la
compagna
era
tranquilla
e
sicura
(
forse
,
molto
aveva
giovato
una
piccola
corona
,
dominante
due
cifre
intrecciate
sopra
la
targhetta
argentea
della
valigia
)
,
-
egli
stesso
,
con
maggiore
astuzia
,
non
lasciandosi
mai
sorprendere
,
guardò
Roberta
a
lungo
.
Fu
colpito
dalla
bellezza
malinconica
di
quel
viso
giovanissimo
,
prima
ancòra
che
dall
'
aspetto
di
sofferenza
onde
il
viso
e
il
corpo
sembravano
chiedere
sollecitudine
.
La
fanciulla
sfolgorava
negli
occhi
,
pieni
di
febbre
e
tuttavia
ignari
di
sguardi
procaci
e
ingannevoli
;
le
labbra
curve
eran
deliziose
di
colorito
,
un
poco
umide
;
per
tutto
il
volto
,
la
stanchezza
,
la
commozione
,
la
malattia
,
avevan
diffusa
un
'
ombra
grave
,
in
aperto
contrasto
con
la
palese
giovanezza
di
Roberta
.
Non
mai
era
stata
così
bella
,
e
il
sole
morente
che
dallo
sportello
la
illuminava
senza
darle
molestia
,
cresceva
forza
al
significato
romantico
della
gentile
figura
.
Lo
sconosciuto
ritornò
al
libro
aperto
,
notando
un
'
occhiata
della
fanciulla
,
che
sembrava
disporsi
a
continuare
il
suo
studio
.
In
verità
,
il
giovane
attirava
l
'
attenzione
di
lei
potentemente
,
ed
ella
cominciava
a
farsi
delle
domande
che
non
trovavano
risposta
;
andava
a
Nizza
egli
pure
?
come
si
chiamava
?
era
ammogliato
?
...
Cercò
sulle
dita
di
lui
il
cerchietto
d
'
oro
,
ch
'
ella
credeva
indivisibile
dalle
persone
non
più
libere
;
ma
alla
mano
destra
,
nuda
,
non
aveva
anelli
,
e
la
sinistra
era
ancòra
guantata
.
E
perchè
non
parlava
?
In
molti
romanzi
,
Roberta
aveva
letto
i
dialoghi
d
'
un
giovane
e
d
'
una
giovane
incontratisi
nel
treno
;
e
veniva
poi
una
sfilata
,
di
capitoli
interessanti
,
che
si
rannodavano
tutti
a
quel
primo
capitolo
dell
'
incontro
.
Lo
sconosciuto
non
le
parlava
,
non
la
degnava
d
'
uno
sguardo
;
credendo
fare
piacere
,
aveva
tirato
la
cortina
per
toglierle
il
sole
ultimo
,
e
sùbito
s
'
era
rimesso
a
leggere
,
in
modo
ch
'
ella
non
aveva
potuto
ringraziarlo
con
un
cenno
del
capo
,
come
in
quei
romanzi
....
Egli
pure
vestiva
un
abito
grigio
,
calzava
stivaletti
di
cuoio
giallo
,
-
aveva
i
piedi
piccoli
-
e
il
collo
della
camicia
era
molto
alto
,
con
una
cravatta
enorme
,
di
gusto
inglese
.
La
fronte
di
lui
era
ampia
,
con
qualche
sottilissima
ruga
,
visibile
a
pena
;
ma
i
capelli
erano
tutti
nerissimi
,
naturalmente
lucidi
,
un
poco
arricciati
.
Solo
,
pareva
a
Roberta
ch
'
egli
fingesse
di
leggere
,
perchè
non
voltava
mai
pagina
;
e
a
un
tratto
,
ella
s
'
avvide
con
maraviglia
,
che
lo
sconosiciuto
non
poteva
leggere
affatto
,
perchè
aveva
ripreso
il
libro
capovolto
.
Cominciò
a
temere
di
nuovo
;
perchè
fingeva
?
a
che
cosa
pensava
?
In
quel
punto
gli
sguardi
suoi
s
'
incontrarono
con
gli
sguardi
del
giovane
,
e
non
sapendo
come
reggere
all
'
onda
carezzevole
di
quegli
occhi
bruni
,
e
sentendo
d
'
arrossire
,
Roberta
cercò
in
fretta
i
guasti
e
cominciò
a
calzarli
,
con
la
testa
china
.
Il
treno
si
fermò
a
Sampierdarena
lungamente
.
La
fanciulla
guardò
in
basso
la
sfilata
gaja
dei
molti
edifizi
,
dispersi
in
una
pianura
grigia
e
uniforme
;
l
'
ombra
cominciava
a
scendere
tristissima
.
Il
ricordo
di
Emilia
,
la
visione
della
villetta
,
l
'
intuizione
dello
spavento
cui
la
sorella
doveva
essere
in
preda
,
vennero
tutti
insieme
a
turbarla
.
Che
cosa
aveva
fatto
?
Dove
andava
?
Aveva
commesso
un
crimine
....
Fra
il
brusco
estollersi
di
quei
pentimenti
,
una
cosa
sola
poteva
consolarla
;
ella
si
sentiva
bene
,
d
'
improvviso
,
quanto
non
s
'
era
;
mai
sentita
,
e
irrompeva
nel
suo
cuore
una
turba
di
speranze
magnifiche
,
audaci
,
sicure
;
era
tuttavia
molto
affaticata
molto
languida
,
ma
la
cosa
pareva
ben
naturale
,
dopo
le
orribili
torture
.
Sperava
,
tornava
a
sperare
violentemente
nell
'
avvenire
;
la
giovane
età
avrebbe
trionfato
de
'
suoi
mali
nervosi
.
E
ritraendosi
dal
finestrino
perchè
il
treno
ripartiva
,
questa
volta
per
una
ben
lunga
corsa
,
Roberta
vide
gli
sguardi
del
compagno
fissi
ai
capelli
di
lei
,
biondi
,
copiosi
,
rutilanti
sotto
il
raggio
della
lampada
elettrica
,
la
quale
pendeva
dall
'
alto
della
carrozza
e
cominciava
a
dar
luce
non
contrastata
dalla
luce
diurna
.
La
fanciulla
gli
fu
riconoscente
;
l
'
attenzione
del
giovane
significava
l
'
avvenire
e
la
vita
:
egli
doveva
pensare
a
lei
,
non
come
a
larva
moritura
,
ma
come
a
donna
vibrante
di
calda
sensibilità
,
ricca
di
delicati
sentimenti
.
Allora
,
non
sapendo
d
'
agire
in
modo
strano
,
ella
si
abbandonò
a
quell
'
attenzione
,
vi
si
offerse
scaltramente
.
Perchè
l
'
uomo
non
avesse
a
temere
d
'
essere
sorpreso
,
restò
col
capo
inclinato
,
ma
non
così
che
il
suo
volto
bianco
non
si
vedesse
,
non
così
che
i
suoi
occhi
azzurri
paressero
spenti
;
e
si
dispose
un
po
'
in
obliquo
sul
sedile
,
perchè
tutta
la
linea
dei
fianchi
acerbi
risaltasse
sopra
lo
sfondo
grigiastro
.
Provò
un
gaudio
nuovo
,
a
quella
dedizione
capricciosa
;
più
forte
,
accorgendosi
che
il
giovane
si
lasciava
attirare
,
e
la
studiava
,
l
'
ammirava
con
intensità
,
riusciva
a
definirla
in
quanto
aveva
di
raro
e
di
meno
atteso
:
l
'
incoscienza
virginale
e
la
civetteria
mite
....
La
curiosità
di
lui
non
era
volgare
e
momentanea
,
ma
doveva
,
certo
doveva
risvegliare
a
poco
a
poco
un
sentimento
,
una
brama
di
non
finire
così
la
muta
avventura
.
Vi
fu
un
istante
,
in
cui
Roberta
osò
levare
il
capo
,
e
da
tutto
l
'
atteggiamento
del
compagno
vide
perspicua
la
certezza
ch
'
egli
si
accingeva
a
parlare
,
a
gettare
la
rete
,
la
quale
avrebbe
involto
lei
,
e
forse
non
lei
sola
,
per
sempre
.
-
Ora
mi
parla
!
-
ella
pensò
.
Fu
come
un
tremendo
schianto
,
un
balzo
in
una
voragine
profonda
.
La
fanciulla
avvertì
di
nuovo
l
'
orribile
sapore
dolciastro
del
sangue
;
ebbe
un
sussulto
visibilissimo
,
tossì
seccamente
due
volte
,
e
con
la
fronte
imperlata
di
sudor
freddo
,
aspettò
.
Poi
,
quando
la
prima
spuma
rosea
comparve
alla
connessura
delle
labbra
,
portò
il
fazzoletto
alla
bocca
,
serrandolo
contro
,
perchè
nulla
si
vedesse
;
ma
non
era
un
filo
di
schiuma
,
e
non
cessava
,
diffondendosi
per
la
pezzuola
,
empiendole
la
bocca
tutta
,
minacciando
di
soffocarla
.
Tossì
ancòra
;
venne
ancòra
il
liquido
vermiglio
su
per
la
gola
;
e
smarrendo
ogni
speranza
,
ogni
senso
della
vita
formale
,
Roberta
balzò
in
piedi
,
afferrò
le
mani
già
tese
del
giovane
,
e
rantolò
con
un
urlo
:
-
Muoio
!
L
'
impeto
enorme
del
sangue
proruppe
,
non
più
affievolito
dal
lieve
ostacolo
del
fazzoletto
;
e
la
figura
bianca
della
vergine
insanguinata
,
ritta
fra
le
braccia
del
compagno
che
la
sorreggeva
,
precipitò
nella
spessa
ombra
d
'
una
galleria
come
in
una
voragine
profonda
.
Saggistica ,
[
Introduzione
]
-
La
controversia
che
ai
dì
nostri
si
agita
fra
quella
che
suolsi
chiamare
scuola
"
positiva
"
del
diritto
penale
e
la
scuola
detta
"
classica
"
non
è
che
il
riflesso
nel
campo
del
diritto
di
un
dissidio
assai
più
vasto
che
si
manifesta
in
tutto
quanto
il
campo
delle
discipline
filosofiche
e
morali
.
La
negazione
del
libero
arbitrio
,
e
,
secondo
i
seguaci
della
nuova
scuola
,
la
conseguente
negazione
di
ogni
responsabilità
morale
;
la
tesi
loro
che
in
diritto
penale
occorra
abbandonare
la
considerazione
astratta
del
reato
come
entità
a
sé
,
e
sia
necessario
invece
studiare
il
delinquente
nelle
sue
particolarità
fisiologiche
,
psicologiche
ed
antropologiche
,
il
delitto
nelle
sue
cause
sì
individuali
che
sociali
;
la
loro
tendenza
ad
erigere
il
diritto
penale
su
basi
utilitarie
;
tutte
le
innovazioni
insomma
sì
teoriche
che
pratiche
di
cui
la
scuola
positiva
si
fa
propugnatrice
si
presentano
come
corollari
di
quelli
che
sono
i
principî
del
movimento
scientifico
moderno
;
movimento
di
cui
il
"
positivismo
"
vuol
considerarsi
come
la
più
genuina
manifestazione
.
Il
positivismo
moderno
,
da
altri
designato
sotto
il
nome
di
filosofia
della
esperienza
,
non
fu
,
com
'
è
noto
,
eretto
a
sistema
filosofico
che
dal
Comte
,
ma
rintraccia
le
sue
origini
assai
più
addietro
,
e
può
considerarsi
,
nella
sua
espressione
generale
,
come
una
fondamentale
tendenza
dello
spirito
umano
.
Due
furono
in
ogni
tempo
le
vie
per
cui
l
'
uomo
tentò
di
accrescere
la
sfera
della
propria
conoscenza
:
ora
ripiegandosi
sopra
sé
stesso
,
traendo
dalle
profondità
della
propria
mente
e
dalla
contemplazione
delle
idee
la
parte
maggiore
dello
scibile
;
ora
invece
volgendo
lo
sguardo
attento
allo
svolgersi
dei
fatti
nel
mondo
reale
,
registrandoli
con
pazienti
osservazioni
e
confronti
,
per
ridurli
a
formole
via
via
più
schematiche
e
più
generali
.
All
'
una
corrisponde
la
tendenza
aprioristica
o
speculativa
,
all
'
altra
quella
positiva
,
empirica
o
sperimentale
.
Queste
due
tendenze
si
sono
in
ogni
tempo
divise
il
campo
del
pensiero
filosofico
,
e
nella
filosofia
greca
le
vediamo
principalmente
rappresentate
,
l
'
una
da
Platone
,
l
'
altra
da
Aristotile
.
Ma
vi
sono
state
epoche
,
in
cui
l
'
una
o
l
'
altra
delle
due
ha
sembrato
prender
decisamente
il
sopravvento
.
Così
il
prevalere
della
prima
tendenza
ha
contrassegnato
in
genere
le
epoche
di
profondo
fervore
mistico
e
religioso
,
atto
a
distogliere
l
'
attenzione
dell
'
uomo
dal
mondo
delle
realtà
terrene
,
per
rivolgerla
a
mondi
ideali
,
più
razionali
e
perfetti
di
quello
nel
quale
la
nostra
vita
si
svolge
;
mentre
l
'
osservazione
dell
'
effettivo
prodursi
ed
avvicendarsi
dei
fenomeni
ha
contrassegnato
invece
piuttosto
quelli
d
'
intensa
attività
ed
interesse
pratico
.
È
così
che
sono
opera
principalmente
del
pensiero
teologico
quegli
abusi
e
quelle
esagerazioni
del
metodo
astratto
ed
aprioristico
che
hanno
viziato
in
modo
così
singolare
la
scienza
del
Medio
Evo
,
e
che
hanno
senza
dubbio
contribuito
potentemente
a
provocare
quella
reazione
contro
la
scolastica
e
la
"
metafisica
"
che
dura
tuttora
,
e
di
cui
il
positivismo
moderno
è
la
più
recente
espressione
.
Alla
scolastica
il
positivismo
si
contrappone
sì
come
metodo
che
come
dottrina
.
-
Era
infatti
appunto
la
credenza
mistica
in
una
realtà
diversa
e
superiore
a
quella
sensibile
,
e
quindi
non
raggiungibile
per
mezzo
dell
'
osservazione
e
dello
sperimento
,
e
di
ogni
ragionamento
che
da
questi
prendesse
le
mosse
,
era
la
credenza
in
una
realtà
"
trascendentale
"
per
accedere
alla
quale
solo
potevano
valere
le
facoltà
superiori
dell
'
intelletto
e
della
ragione
pura
,
quella
che
giustificava
l
'
uso
troppo
esclusivo
,
tanto
nei
sistemi
metafisici
che
in
quelli
teologici
,
del
raziocinio
astratto
e
speculativo
.
Per
lungo
tempo
credettero
gli
uomini
che
i
fenomeni
conosciuti
per
mezzo
della
osservazione
sensibile
fossero
la
parte
più
caduca
,
più
transitoria
,
e
meno
degna
di
fede
,
del
nostro
sapere
.
Mentre
essa
non
può
fornirci
che
le
apparenze
puramente
passeggiere
del
"
mondo
dell
'
esperienza
"
,
la
nostra
ragione
,
il
nostro
intelletto
,
l
'
intuizione
,
o
addirittura
la
rivelazione
"
soprannaturale
"
ci
mettono
in
presenza
dell
'
Immutabile
,
dell
'
Assoluto
,
del
Necessario
,
in
quanto
si
contrappongono
al
Variabile
,
al
Relativo
,
al
Contingente
,
-
di
quelle
verità
eterne
ed
imperiture
che
"
trascendono
"
la
sfera
della
esperienza
.
Senza
tener
conto
di
questa
credenza
in
una
realtà
trascendentale
che
precedette
loro
,
credo
sia
impossibile
il
giudicare
rettamente
della
funzione
e
del
valore
di
molti
sistemi
filosofici
,
passati
e
moderni
.
Comunque
,
era
la
realtà
trascendentale
l
'
oggetto
di
quella
che
fu
detta
"
metafisica
"
,
e
fu
per
essa
che
la
metafisica
fu
considerata
non
solo
come
la
parte
più
nobile
ed
elevata
,
ma
anche
come
la
parte
più
"
verace
"
del
nostro
sapere
.
Col
progresso
del
pensiero
si
produsse
,
com
'
è
noto
,
un
vasto
movimento
che
fece
perdere
alle
investigazioni
metafisiche
il
favore
originariamente
tributato
loro
.
Il
cammino
trionfale
delle
scienze
fisiche
,
le
conquiste
del
metodo
sperimentale
,
la
coscienza
dell
'
infecondità
di
quel
tipo
di
speculazione
che
consiste
nel
preoccuparsi
quasi
esclusivamente
del
concatenamento
logico
delle
idee
senza
fermarsi
a
verificare
le
premesse
,
giustificazione
ultima
di
ogni
ragionamento
;
infine
la
grande
rivoluzione
metodologica
che
è
associata
col
nome
di
Bacone
;
tutto
ciò
contribuì
ad
estendere
la
sfera
d
'
influenza
della
"
fisica
"
e
ad
esaltarla
di
fronte
alla
"
metafisica
"
.
Il
primo
a
formulare
nettamente
l
'
opposizione
fra
il
positivismo
,
come
sistema
filosofico
distinto
,
e
la
metafisica
,
fu
il
creatore
della
parola
stessa
"
positivismo
"
e
il
fondatore
del
sistema
:
Augusto
Comte
.
Colla
sua
legge
dei
tre
stadi
della
conoscenza
umana
,
di
cui
il
terzo
solo
è
compatibile
secondo
lui
con
la
verità
scientifica
,
egli
condannava
inesorabilmente
ad
un
tempo
le
dottrine
ed
i
metodi
metafisici
.
Chi
legge
le
prime
pagine
del
suo
Cours
de
Philosophie
positive
,
scorge
subito
come
per
lui
il
rinnovamento
del
metodo
non
sia
che
la
conseguenza
logica
di
un
modo
radicalmente
nuovo
di
considerare
l
'
universo
ed
i
suoi
rapporti
con
la
conoscenza
dell
'
uomo
.
Ciò
che
distingue
lo
stadio
positivo
dallo
stadio
teologico
e
da
quello
metafisico
"
il
quale
in
fondo
non
è
che
una
modificazione
del
primo
"
,
è
che
in
esso
"
la
mente
umana
,
riconoscendo
l
'
impossibilità
d
'
ottenere
delle
nozioni
assolute
,
rinunzia
a
ricercare
l
'
origine
e
la
destinazione
dell
'
universo
,
e
a
conoscere
le
cause
intime
dei
fenomeni
per
applicarsi
solo
alla
scoperta
,
mediante
l
'
uso
ben
combinato
del
ragionamento
e
dell
'
osservazione
,
delle
loro
leggi
effettive
,
vale
a
dire
delle
loro
relazioni
invariabili
di
successione
e
di
similitudine
.
La
spiegazione
dei
fatti
,
ridotta
allora
a
dei
termini
reali
,
non
è
più
quindi
che
il
legame
stabilito
fra
i
diversi
fenomeni
particolari
e
alcuni
fatti
generali
,
di
cui
il
progresso
tende
sempre
più
a
diminuire
il
numero
"
.
Ora
,
se
osserviamo
questo
periodo
,
come
pure
gli
altri
che
lo
accompagnano
vediamo
che
è
facile
riscontrare
in
esso
due
elementi
distinti
,
sebbene
messi
in
stretto
rapporto
fra
di
loro
.
Oltre
all
'
elemento
metodologico
-
l
'
ammonimento
da
tener
conto
della
realtà
positiva
,
a
usare
con
sobrietà
del
raziocinio
allo
scopo
di
evitare
il
pericolo
di
equivoci
,
sofismi
,
spiegazioni
verbali
o
altri
errori
;
-
vi
si
scorge
l
'
idea
di
una
vera
e
propria
limitazione
della
conoscenza
umana
.
Non
può
l
'
uomo
conoscere
le
"
cause
intime
"
dei
fenomeni
e
deve
abbandonare
la
vana
pretesa
di
penetrare
fino
alle
"
essenze
"
alle
"
sostanze
"
delle
cose
,
di
risalire
alle
loro
origini
o
ricercare
il
loro
fine
.
La
sua
conoscenza
è
puramente
relativa
;
una
vasta
porzione
della
realtà
deve
rimanere
per
lui
in
eterno
un
mistero
,
un
campo
per
le
ipotesi
più
svariate
,
tutte
egualmente
destituite
di
ogni
possibilità
di
verificazione
.
È
questa
la
teoria
detta
della
"
relatività
della
conoscenza
"
,
la
quale
ha
prestato
allo
Spencer
gli
argomenti
per
la
sua
celebre
dottrina
dell
'
Inconoscibile
,
ma
che
si
riconnette
storicamente
e
logicamente
alle
classiche
ricerche
di
Locke
,
Hume
,
Berkeley
e
finalmente
Kant
,
sulla
natura
e
le
funzioni
della
nostra
conoscenza
.
Quale
sia
la
portata
di
tali
ricerche
è
noto
:
esse
ebbero
per
oggetto
l
'
analisi
dei
nostri
concetti
più
elevati
ed
astratti
,
lo
studio
della
origine
delle
nostre
idee
,
e
dimostrarono
la
natura
sensoriale
"
empirica
"
di
ogni
conoscenza
,
la
dipendenza
di
ciò
che
diciamo
"
mondo
esteriore
"
dalle
nostre
rappresentazioni
,
il
contenuto
sperimentale
dei
nostri
concetti
di
causa
e
di
sostanza
.
A
torto
o
a
ragione
,
da
tali
ricerche
scaturì
una
vena
di
scetticismo
e
d
'
agnosticismo
che
ancora
oggi
domina
gran
parte
del
pensiero
filosofico
,
e
risalta
evidente
negli
scritti
dei
più
fra
i
positivisti
.
Il
positivismo
è
da
questi
concepito
come
una
dottrina
critica
e
demolitrice
,
che
rovesci
,
per
la
sola
virtù
del
suo
modo
di
concepire
la
conoscenza
umana
,
tutto
un
mondo
di
antiche
idee
e
credenze
di
cui
dimostra
irrevocabilmente
la
falsità
.
Tutti
quegli
oggetti
del
pensiero
,
cui
si
accompagnava
nella
mente
dei
"
metafisici
"
qualche
credenza
effettivamente
resa
inaccettabile
dalla
nuova
teoria
della
conoscenza
(
p
.
es
.
la
credenza
ch
'
essi
facessero
parte
della
realtà
"
trascendentale
"
)
,
sono
per
ciò
solo
dichiarati
"
entità
metafisiche
"
,
destituite
pertanto
d
'
ogni
valore
e
significato
e
da
scartarsi
senza
ulteriore
esame
.
Non
è
qui
il
luogo
di
mostrare
quali
danni
alla
correttezza
del
pensiero
filosofico
può
aver
recato
tal
maniera
di
ragionare
.
Avremo
occasione
di
tornare
varie
volte
su
questo
argomento
,
specialmente
a
riguardo
del
modo
con
cui
molti
positivisti
considerano
la
libertà
e
la
volontà
,
designate
da
loro
quali
entità
metafisiche
.
Di
questo
elemento
scettico
si
risente
in
parte
l
'
attitudine
assunta
dal
"
positivismo
"
moderno
di
fronte
alle
questioni
morali
e
giuridiche
.
Ma
qui
bisogna
inoltre
tener
conto
dell
'
apparente
antagonismo
fra
la
concezione
"
scientifica
"
delle
cose
e
quella
che
e
morale
e
diritto
hanno
considerato
finora
come
essenziale
alla
propria
esistenza
e
a
cui
il
positivismo
quella
vorrebbe
sostituire
.
La
scienza
tende
a
concepire
i
fenomeni
come
svolgentisi
gli
uni
dagli
altri
secondo
leggi
fisse
e
costanti
,
fornite
del
carattere
della
necessità
;
mentre
la
morale
e
il
diritto
li
considerano
come
atti
a
mutarsi
e
trasformarsi
docilmente
sotto
la
mano
dell
'
uomo
,
dotato
di
volontà
e
libertà
.
Di
qui
un
dissidio
che
,
apparente
o
reale
che
sia
,
ha
ad
ogni
modo
fatto
credere
esservi
fra
i
risultati
della
scienza
ed
i
postulati
della
morale
un
'
insanabile
contraddizione
,
ogni
progresso
dell
'
una
dovendo
segnare
una
restrizione
ed
un
abbassamento
dell
'
altra
.
È
questo
il
problema
omai
secolare
del
libero
arbitrio
,
la
discussione
del
quale
dal
positivismo
sembra
avere
ricevuto
nei
tempi
recenti
nuovo
incitamento
e
importanza
più
grave
,
e
che
può
considerarsi
altresì
come
il
pernio
attorno
al
quale
si
aggira
la
controversia
da
esso
sollevata
a
riguardo
del
diritto
penale
.
-
Consideriamo
ora
più
specialmente
la
"
scuola
positiva
del
diritto
penale
"
.
Anche
qui
vediamo
la
proposta
di
un
metodo
,
nuovo
e
diverso
,
fondata
su
un
modo
nuovo
e
diverso
di
concepire
la
base
e
la
natura
del
diritto
di
punire
.
Come
il
positivismo
in
genere
dichiara
"
antiscientifici
"
i
metodi
della
metafisica
in
nome
di
una
nuova
teoria
della
conoscenza
,
così
pure
noi
vediamo
nella
scuola
"
positiva
"
come
contrapposta
alla
scuola
classica
,
la
pretesa
di
inaugurare
un
metodo
nuovo
,
più
"
scientifico
"
di
quello
finora
prevalso
nelle
discipline
penali
.
L
'
indirizzo
prevalente
del
diritto
penale
,
sia
per
le
sue
origini
che
risalgono
a
quel
generoso
movimento
di
reazione
che
si
produsse
nel
secolo
XVIII
contro
gli
abusi
e
gli
arbitrii
che
viziavano
l
'
amministrazione
della
giustizia
,
e
quindi
nel
razionalismo
individualistico
degli
enciclopedisti
;
-
sia
anche
per
le
tendenze
psicologiche
e
le
opinioni
individuali
degli
scrittori
che
più
hanno
influito
su
di
essa
;
-
ma
soprattutto
,
diciamolo
sin
d
'
ora
,
per
le
esigenze
imprescindibili
della
materia
penale
,
si
è
sempre
attenuto
,
e
si
attiene
tuttora
,
ad
un
metodo
essenzialmente
astratto
.
Non
questo
o
quell
'
individuo
autore
del
reato
,
ma
il
reato
stesso
è
l
'
oggetto
del
diritto
penale
:
e
il
reato
considerato
non
come
fatto
concreto
,
ma
come
ente
astratto
,
come
mero
rapporto
di
contraddizione
fra
l
'
atto
dell
'
uomo
e
la
legge
dello
stato
.
È
al
reato
così
inteso
che
viene
commisurata
la
pena
,
indipendentemente
da
ogni
effetto
d
'
emenda
o
di
ravvedimento
che
sia
a
presumersi
abbia
ad
avverarsi
nell
'
autore
del
fatto
lesivo
,
indipendentemente
dalla
pericolosità
speciale
dell
'
individuo
quale
può
risultare
dall
'
esame
particolare
di
lui
,
indipendentemente
infine
da
ogni
idea
di
esemplarità
ulteriore
della
pena
sui
male
intenzionati
.
-
Per
i
positivisti
,
un
tale
metodo
si
trova
in
contraddizione
colle
regole
più
utili
e
feconde
del
metodo
sperimentale
;
esso
è
per
loro
un
metodo
"
metafisico
"
,
come
è
una
"
entità
metafisica
"
per
loro
il
reato
quale
è
dalla
scuola
classica
considerato
e
studiato
.
Ma
non
solo
il
metodo
:
i
principii
stessi
su
cui
si
fonda
secondo
i
classici
,
il
diritto
di
punire
sono
per
loro
"
metafisici
"
.
È
questo
anzi
il
punto
in
cui
più
si
manifesta
il
carattere
critico
e
demolitore
delle
nuove
dottrine
,
analogo
a
quello
che
abbiamo
riscontrato
nel
positivismo
in
generale
.
Qui
come
là
,
la
riforma
del
metodo
si
annunzia
come
la
conseguenza
logica
della
mutazione
nelle
dottrine
;
cosicché
un
giudizio
completo
nel
metodo
non
potrà
aversi
se
non
dopo
un
esame
,
per
quanto
sommario
,
di
queste
sue
basi
teoriche
,
e
della
questione
se
e
fino
a
qual
punto
il
metodo
possa
considerarsene
come
una
logica
derivazione
.
Due
sono
i
punti
teorici
fondamentali
nei
quali
la
scuola
positiva
si
pone
come
avversaria
alla
classica
.
L
'
uno
è
rappresentato
dalla
questione
del
libero
arbitrio
,
l
'
esistenza
del
quale
la
scuola
"
classica
"
postula
come
fondamento
della
imputabilità
,
mentre
è
dall
'
altra
scuola
negata
.
L
'
altro
punto
è
la
"
giustificazione
"
del
diritto
di
punire
,
che
l
'
una
pone
nella
giustizia
,
l
'
altra
nell
'
utilità
,
nella
necessità
in
cui
si
trova
la
società
di
difendersi
dai
suoi
nemici
.
Come
è
facile
vedere
,
queste
premesse
trascendono
la
sfera
speciale
del
diritto
punitivo
per
avere
una
portata
addirittura
sul
modo
di
concepire
la
morale
.
-
Coll
'
identificarla
col
calcolo
utilitario
,
esse
tendono
a
toglierle
esistenza
distinta
;
come
,
negando
la
libertà
,
esse
le
tolgono
la
"
condizione
pratica
"
per
la
sua
possibilità
.
Per
ciò
che
riguarda
il
diritto
penale
,
piuttosto
che
a
produrre
una
riforma
di
esso
,
tali
dottrine
,
se
considerate
nella
loro
espressione
estrema
,
sembrano
atte
piuttosto
a
scalzarne
addirittura
le
basi
.
I
diversi
argomenti
dei
positivisti
sono
concatenati
fra
loro
.
Ragionano
i
positivisti
:
negato
il
libero
arbitrio
,
su
cui
poggiavano
l
'
idea
di
responsabilità
,
di
merito
e
demerito
,
idee
necessarie
così
alla
morale
come
al
diritto
,
ne
viene
di
conseguenza
che
il
diritto
di
punire
,
nel
senso
più
comune
di
questo
vocabolo
,
non
è
più
ammissibile
né
nella
società
,
né
negli
individui
,
e
sola
rimane
la
necessità
per
la
società
di
difendersi
da
chi
ne
lede
il
benessere
e
la
tranquillità
,
di
porlo
nell
'
impossibilità
di
nuocere
altrimenti
,
di
rimuovere
le
cause
per
cui
egli
fu
condotto
a
ciò
fare
.
A
questo
fine
unico
mezzo
è
lo
studio
accurato
dei
precedenti
del
colpevole
,
la
ricerca
di
tutti
i
coefficienti
che
cooperarono
alla
produzione
necessaria
del
male
,
e
ciò
col
duplice
intento
di
rimuovere
le
cause
individuali
e
sociali
del
delitto
,
di
curare
nell
'
individuo
l
'
irresistibile
impulso
a
commetterlo
;
nonché
di
mettere
,
nel
modo
più
opportuno
e
su
di
lui
efficace
,
il
reo
nella
pratica
impossibilità
di
tradurlo
in
atto
,
per
tutto
il
tempo
che
l
'
impulso
dura
.
La
verità
è
che
,
ammessi
tali
principî
,
si
avrà
una
medicina
od
una
profilassi
individuale
o
sociale
;
si
avrà
un
complesso
di
riforme
per
prevenire
in
modo
diverso
il
delitto
;
ma
di
un
vero
e
proprio
diritto
penale
non
si
potrà
parlare
.
Comunque
,
è
da
tali
premesse
che
si
traggono
le
conseguenze
surriferite
intorno
al
metodo
in
diritto
penale
.
Non
più
la
considerazione
astratta
del
reato
,
ma
lo
studio
concreto
del
delinquente
e
di
tutte
le
cause
che
lo
spinsero
a
delinquere
.
Solo
così
potrà
ottenersi
una
efficace
difesa
e
rigenerazione
sociale
.
Il
metodo
da
adottarsi
,
secondo
i
positivisti
,
non
è
diverso
da
quello
invalso
per
lo
studio
dei
fenomeni
naturali
:
mediante
l
'
osservazione
e
lo
sperimento
acquistare
una
conoscenza
chiara
del
modo
di
prodursi
e
di
svolgersi
dei
fenomeni
,
delle
leggi
fatali
che
li
governano
:
allo
scopo
di
poter
poi
agire
,
modificando
gli
antecedenti
,
sui
conseguenti
,
e
di
accrescere
così
il
nostro
potere
sulla
natura
.
Fino
a
che
punto
tale
concezione
è
essa
legittima
?
Fino
a
che
punto
i
principî
del
positivismo
come
sistema
filosofico
,
se
veri
in
generale
,
sono
applicabili
alla
sfera
più
particolare
del
diritto
penale
?
E
quali
sono
le
conseguenze
legittime
di
una
tale
applicazione
?
A
nostro
parere
,
se
la
tendenza
generale
segnata
dal
positivismo
è
giusta
,
come
quella
che
rappresenta
la
maturità
scientifica
dei
tempi
nostri
;
bisogna
però
guardarsi
da
certe
intemperanze
ed
eccessività
,
frequenti
negli
scritti
dei
positivisti
,
ma
che
del
vero
e
proprio
metodo
positivo
costituiscono
la
più
flagrante
violazione
.
Se
molte
delle
premesse
che
la
scuola
positiva
in
diritto
penale
fa
sue
,
sono
tali
che
nessuno
potrebbe
con
cognizione
di
causa
negar
loro
la
propria
adesione
;
pure
molte
delle
illazioni
che
essa
ne
trae
sono
inesatte
od
errate
,
o
non
tengono
conto
di
elementi
pure
imprescindibili
dell
'
oggetto
loro
.
Per
chiarir
ciò
,
converrà
prima
prendere
in
esame
la
questione
del
libero
arbitrio
:
per
poi
passare
alle
altre
questioni
implicate
dal
nostro
argomento
.
LIBERO
ARBITRIO
ED
IMPUTABILITÀ
MORALE
.
La
teoria
,
che
per
la
prima
volta
io
comprendeva
rettamente
,
cessava
di
essere
scoraggiante
,
e
,
oltre
al
sollievo
che
ne
venne
al
mio
spirito
,
io
cessai
di
soffrire
sotto
al
peso
,
così
grave
per
chi
mira
ad
essere
un
riformatore
delle
altrui
opinioni
,
di
reputare
una
dottrina
come
vera
,
e
la
dottrina
contraria
come
moralmente
benefica
.
[
MILL
,
Autobiography
,
,
1873
,
p
.
170
]
.
-
Se
noi
ricerchiamo
qual
'
è
la
ragione
dell
'
interesse
e
della
passione
di
cui
la
questione
del
libero
arbitrio
è
stata
in
ogni
tempo
l
'
oggetto
,
non
ci
sarà
difficile
vedere
ch
'
essa
sta
principalmente
nell
'
enorme
importanza
pratica
del
problema
della
Responsabilità
.
L
'
intima
connessione
fra
questo
e
la
libertà
del
volere
è
insieme
un
dato
del
senso
comune
,
un
risultato
della
riflessione
filosofica
,
e
un
prodotto
dell
'
evoluzione
del
diritto
dalle
forme
più
brutali
di
reazione
violenta
e
senza
misura
contro
la
causa
,
qualunque
essa
sia
,
del
danno
ricevuto
,
a
quelle
rigorosamente
misurate
e
strettamente
personali
delle
civiltà
più
progredite
.
Una
conveniente
trattazione
del
tema
della
responsabilità
non
potrebbe
quindi
andar
disgiunta
da
una
discussione
,
per
quanto
sommaria
,
della
celebre
questione
detta
del
"
libero
arbitrio
"
.
Questa
,
com
'
è
noto
,
sembra
essere
una
delle
questioni
più
ribelli
che
abbiano
mai
affaticato
l
'
ingegno
umano
;
e
da
più
secoli
ch
'
essa
è
controversa
,
non
sembra
ancora
aver
mosso
il
passo
decisivo
verso
la
sua
soluzione
.
Oggi
ancora
per
alcuni
il
libero
arbitrio
è
"
un
'
illusione
"
per
altri
esso
è
una
verità
evidente
,
un
"
fatto
"
che
non
ha
bisogno
neppure
di
dimostrazione
.
Per
quasi
tutti
poi
,
l
'
affermazione
o
la
negazione
del
libero
arbitrio
è
un
dilemma
gravissimo
,
onde
dipendono
conseguenze
teoriche
e
pratiche
di
incalcolabile
valore
.
Si
tratta
infatti
di
sapere
"
se
l
'
uomo
possa
determinarsi
da
sé
ad
agire
in
un
modo
piuttosto
che
in
un
altro
,
se
possa
scegliere
liberamente
il
male
ed
il
bene
,
e
se
perciò
possa
essere
ritenuto
responsabile
dei
propri
atti
"
.
Il
consenso
comune
è
sempre
stato
per
il
verdetto
affermativo
,
mentre
la
filosofia
,
che
col
senso
comune
non
di
rado
si
trova
in
conflitto
,
ha
dato
per
bocca
di
molti
fra
i
suoi
più
eminenti
cultori
responso
contrario
.
Secondo
l
'
opinione
più
generale
,
la
questione
"
se
l
'
uomo
possa
determinarsi
ad
agire
"
si
identifica
con
quella
della
causalità
nelle
umane
azioni
:
se
cioè
all
'
uomo
,
in
quanto
è
dotato
della
facoltà
di
volere
,
sia
applicabile
il
principio
di
causalità
.
L
'
uomo
solo
,
dicono
alcuni
,
sfugge
alla
"
legge
di
necessità
"
che
governa
tutti
quanti
gli
altri
esseri
.
Niuna
regola
lo
costringe
,
niuna
legge
fatale
gli
addita
in
anticipo
la
via
da
seguirsi
.
Egli
solo
perciò
è
veramente
libero
;
libero
non
"
relativamente
"
,
come
lo
possono
essere
alcuni
agenti
della
natura
di
fronte
ad
altri
,
ma
"
assolutamente
"
.
A
tali
affermazioni
rispondono
altri
,
facendosi
forti
di
tutto
il
movimento
scientifico
moderno
ed
asserendo
l
'
impero
della
causalità
anche
nel
campo
dell
'
umane
azioni
,
donde
essa
sembrava
voler
essere
per
sempre
esclusa
.
Essi
si
credono
perciò
anche
in
diritto
di
negare
che
le
azioni
umane
possano
dirsi
libere
,
e
ne
traggono
argomento
per
rifiutar
loro
la
responsabilità
,
così
morale
che
giuridica
.
È
un
dilemma
dal
quale
sembra
non
esservi
scampo
:
da
una
parte
una
esigenza
suprema
della
morale
e
del
sentimento
,
dall
'
altra
l
'
autorità
della
scienza
,
oggi
sempre
crescente
.
Delle
due
tesi
alternative
,
la
prima
ci
conduce
alla
concezione
di
una
volontà
quasi
nata
per
miracolo
,
distaccata
da
ogni
suo
antecedente
,
non
atta
ad
essere
studiata
nelle
sue
origini
,
nelle
sue
cause
,
non
suscettibile
cioè
di
alcuna
conoscenza
scientifica
(
scire
est
per
causas
scire
)
;
l
'
altra
sembra
por
capo
ad
un
fatalismo
più
o
meno
larvato
(
poiché
nessuno
,
come
ben
osserva
il
Mill
,
è
coerentemente
fatalista
)
.
E
mentre
il
fatalismo
ci
ripugna
,
ed
è
d
'
altra
parte
contrario
all
'
intuitiva
coscienza
e
all
'
orgoglio
dell
'
uomo
,
l
'
ammettere
una
soluzione
assoluta
della
continuità
naturale
fra
gli
antecedenti
tutti
quanti
della
volontà
e
la
volontà
stessa
,
un
abisso
attraverso
il
quale
non
sia
possibile
tendere
alcun
filo
logico
di
prevedibilità
,
è
cosa
non
meno
contraria
,
per
altri
rispetti
,
alle
nostre
esigenze
pratiche
ed
intellettuali
.
Come
la
morale
sembra
postulare
l
'
affermazione
del
"
libero
arbitrio
"
,
così
tutta
quanta
la
scienza
dell
'
uomo
sembra
postularne
la
negazione
.
Entrambe
le
alternative
sono
insomma
,
per
dirla
col
James
,
postulati
di
razionalità
,
la
scelta
fra
i
quali
non
può
non
riuscirvi
per
un
lato
od
un
altro
,
dolorosa
.
Nel
fatto
,
sulla
inevitabilità
di
questo
dilemma
sorgono
gravi
dubbi
.
È
evidente
,
che
se
una
necessità
inesorabile
costringesse
gli
uomini
ad
agire
in
determinate
guise
e
non
altrimenti
;
se
l
'
uomo
fosse
condannato
ad
assistere
,
spettatore
inerte
,
automa
cosciente
,
allo
svolgersi
degli
avvenimenti
predeterminati
ab
aeterno
da
un
fato
contro
cui
ogni
resistenza
è
vana
,
la
nostra
credenza
nella
responsabilità
sua
sarebbe
un
imperdonabile
errore
.
Questa
è
la
tesi
del
fatalismo
logico
e
coerente
.
Ma
il
fatalismo
come
dottrina
implica
l
'
impotenza
della
volontà
umana
dinanzi
a
forze
che
la
trascinano
suo
malgrado
:
esso
pone
queste
forze
come
estrinseche
alla
volontà
,
come
fattori
a
lei
esterni
che
entrano
in
lotta
con
lei
e
finalmente
la
dominano
vittoriosamente
.
Per
il
fatalista
,
la
volontà
esiste
come
entità
distinta
,
già
completamente
formata
;
esiste
l
'
impulso
ad
agire
,
la
tendenza
al
bene
o
al
male
,
il
dolore
e
il
piacere
,
il
desiderio
,
l
'
aspirazione
,
l
'
ideale
;
tutto
quel
complesso
di
elementi
che
contribuiscono
alla
costituzione
di
una
volontà
risoluta
;
solo
che
tutte
queste
forze
rimangono
senza
alcun
effetto
.
"
Ducunt
volentem
fata
,
nolentem
trahunt
"
,
è
l
'
espressione
tipica
del
modo
fatalistico
di
concepir
la
vita
:
nel
quale
la
volontà
ed
il
fato
sono
rappresentati
come
potenze
antagonistiche
,
l
'
una
però
destinata
a
soggiacere
eternamente
all
'
altra
.
La
questione
del
libero
arbitrio
però
,
com
'
è
generalmente
intesa
,
non
si
limita
a
considerare
soltanto
la
volontà
in
rapporto
alle
forze
che
ne
possono
limitare
o
contrastare
l
'
effetto
.
Se
infatti
noi
ci
domandiamo
quali
sono
le
cause
che
hanno
prodotta
una
determinata
volizione
,
oppur
discutiamo
in
astratto
se
cause
siffatte
esistono
o
sono
discopribili
,
consideriamo
la
volontà
non
più
ne
'
suoi
effetti
,
ma
nel
processo
stesso
della
sua
formazione
.
Posso
benissimo
conoscere
l
'
atto
volontario
e
saperlo
distinguere
nel
caso
pratico
dagli
atti
di
diversa
natura
,
attribuire
alla
volontà
la
sua
più
piena
efficacia
;
e
nello
stesso
tempo
rimanere
dubbioso
intorno
a
qualche
qualità
propria
dell
'
atto
volontario
stesso
.
Così
posso
pormi
la
questione
,
alla
quale
più
propriamente
si
riduce
la
controversia
del
determinismo
:
fra
le
proprietà
che
distinguono
l
'
azione
volontaria
da
quella
che
non
è
tale
,
si
trova
anche
la
proprietà
di
fare
eccezione
al
principio
di
causalità
?
Si
differenzia
essa
dalle
non
volontarie
per
una
maggiore
indeterminatezza
,
o
per
una
indeterminatezza
assoluta
?
Questa
seconda
questione
è
assai
diversa
dalla
prima
,
se
cioè
gli
atti
umani
dipendano
o
non
dipendano
dalla
volontà
.
Mentre
quella
portava
essenzialmente
sulla
volontarietà
delle
umane
azioni
,
questa
porta
sulla
loro
prevedibilità
;
mentre
quella
verteva
sulla
possibilità
per
noi
di
agire
in
un
modo
piuttosto
che
in
un
altro
,
questa
verte
piuttosto
sulla
possibilità
per
gli
altri
di
influire
su
di
noi
:
mentre
infine
la
soluzione
di
quella
può
decidere
della
fiducia
che
possiamo
avere
in
noi
,
questa
decide
piuttosto
della
fiducia
che
in
noi
possono
avere
gli
altri
.
L
'
insistere
sulla
radicale
diversità
dei
due
problemi
non
è
,
come
alcuno
potrebbe
ritenere
,
l
'
enunciare
un
truismo
:
tale
diversità
è
atta
ad
essere
stranamente
trascurata
.
Molti
la
riconoscono
in
principio
,
per
poi
dimenticarsene
nell
'
ulteriore
svolgimento
delle
loro
dottrine
,
mentre
altri
adoperano
un
linguaggio
che
lascia
incerto
quale
dei
due
problemi
intendano
trattare
.
Ciò
produce
uno
stato
di
confusione
e
d
'
equivoco
da
cui
è
assai
difficile
liberarsi
,
anche
per
le
menti
più
avvezze
alla
critica
logica
.
-
Chi
nega
il
libero
arbitrio
è
raro
che
con
ciò
voglia
negare
il
carattere
di
volontarietà
che
hanno
alcune
fra
le
nostre
azioni
.
Interrogato
,
è
anzi
probabile
ch
'
egli
protesti
contro
una
supposizione
siffatta
.
"
Chi
ha
mai
contestato
,
egli
dirà
,
l
'
esistenza
di
volizioni
e
la
loro
relativa
efficacia
?
Ciò
sarebbe
puerile
.
Sono
i
nostri
avversari
che
ci
fraintendono
.
Per
costoro
,
la
volontà
sorge
dal
nulla
;
è
un
vero
miracolo
;
è
un
concetto
che
si
trova
nel
contrasto
più
aperto
colla
concezione
scientifica
,
"
positiva
"
del
mondo
;
è
infine
una
"
entità
metafisica
"
che
noi
ci
sentiamo
in
diritto
di
scartare
sdegnosamente
.
Ma
altra
cosa
è
affermare
che
le
nostre
relazioni
son
"
necessarie
"
e
altra
cosa
affermare
che
non
possiamo
fare
ciò
che
vogliamo
.
Questa
è
la
libertà
fisica
,
mentre
noi
ci
riferiamo
alla
libertà
"
morale
"
,
fondata
nell
'
assurdo
concetto
di
una
volontà
senza
cause
.
È
soltanto
nel
concetto
di
volontà
che
differiamo
dai
nostri
avversari
;
alla
loro
concezione
metafisica
noi
sostituiamo
la
sola
concezione
positiva
"
.
A
tal
discorso
non
potremmo
rispondere
se
non
che
su
ciò
possiamo
essere
in
parte
d
'
accordo
con
loro
,
e
che
il
solo
argomento
di
discussione
sarà
fino
a
qual
punto
certe
ulteriori
loro
affermazioni
siano
conformi
alla
premessa
così
enunciata
.
Quando
si
muta
il
concetto
di
una
cosa
,
quando
,
in
altre
parole
,
non
si
fa
che
negarle
certe
proprietà
e
attribuirgliene
certe
altre
,
occorre
star
bene
attenti
a
distinguere
dalle
proprietà
che
se
ne
vanno
quelle
che
rimangono
,
per
non
attribuire
a
tal
mutamento
di
concetto
conseguenze
maggiori
di
quelle
che
veramente
ne
derivano
.
Quando
neghiamo
agli
atti
umani
l
'
attributo
della
libertà
,
occorre
essere
ben
cauti
a
sapere
di
qual
libertà
si
parla
.
Per
lungo
tempo
si
è
creduto
che
"
l
'
essenza
"
della
libertà
consistesse
nell
'
indipendenza
da
quel
principio
di
causalità
che
regge
la
natura
esteriore
;
perciò
chi
pretende
estendere
il
principio
di
causalità
alle
azioni
umane
si
è
creduto
in
diritto
di
negare
che
queste
si
possano
dir
"
libere
"
.
Lo
stesso
è
a
dirsi
dell
'
attributo
della
"
volontarietà
"
:
se
i
nostri
atti
volontari
sono
quelli
che
fuggono
ad
ogni
vincolo
causale
,
ciò
significa
che
non
v
'
è
attività
umana
che
meriti
veramente
il
nome
di
volontaria
.
Il
male
si
è
che
le
parole
"
volontario
"
e
"
libero
"
hanno
,
nel
linguaggio
ordinario
,
un
significato
determinato
ed
ormai
consacrato
dall
'
uso
.
Venti
volte
al
giorno
io
dico
:
voglio
,
e
mi
sento
libero
di
eseguire
la
mia
volontà
.
Se
qualcuno
mi
viene
a
dire
che
tale
mia
persuasione
è
frutto
di
una
"
illusione
"
,
il
mio
buon
senso
si
ribella
,
e
sono
inclinato
a
dar
del
mistificatore
al
mio
interlocutore
.
Che
se
poi
le
sue
ragioni
mi
convincono
,
io
ne
risento
un
effetto
deprimente
,
e
propendo
verso
una
concezione
fatalistica
della
vita
.
È
che
la
violazione
dell
'
uso
corrente
delle
parole
non
avviene
quasi
mai
impunemente
;
tosto
o
tardi
la
confusione
si
produce
,
con
danni
teorici
e
pratici
talora
gravissimi
.
È
come
se
qualcuno
spacciasse
monete
con
valore
effettivo
inferiore
al
loro
valor
nominale
,
e
credesse
d
'
essere
scevro
di
ogni
responsabilità
,
e
di
avere
evitato
ogni
inconveniente
,
per
non
essersene
egli
valso
se
non
per
il
loro
valore
effettivo
,
dichiarando
oltre
a
ciò
il
valore
stesso
alla
persona
ricevente
.
A
parte
la
possibilità
della
frode
e
di
illecito
guadagno
per
quest
'
ultima
,
è
certo
che
vi
sarà
tosto
o
tardi
chi
prenderà
le
monete
per
il
loro
valore
nominale
,
se
qualcuno
non
ne
arresta
il
corso
denunziando
l
'
inganno
.
Non
altrimenti
avviene
per
le
parole
adoperate
in
un
senso
troppo
diverso
dall
'
usuale
.
Il
linguaggio
ha
un
valore
essenzialmente
sociale
,
quasi
direi
pubblico
,
e
a
nessun
singolo
è
lecito
farlo
variare
arbitrariamente
.
Ogni
parola
desta
in
noi
,
occorre
non
dimenticarselo
,
una
folla
di
associazioni
,
che
solo
in
parte
soggiacciono
al
nostro
controllo
cosciente
.
Le
"
questioni
di
parola
"
che
generalmente
sono
considerate
come
disquisizioni
sterili
ed
oziose
,
hanno
invece
una
importanza
grande
appunto
per
ciò
:
che
una
parola
,
a
meno
che
non
sia
coniata
ex
novo
,
porta
seco
una
moltitudine
di
rappresentazioni
associate
che
è
vano
il
volere
assolutamente
sopprimere
negli
altri
,
e
perfino
in
noi
.
Il
chiedersi
se
ad
un
dato
oggetto
sia
applicabile
un
dato
nome
equivale
praticamente
a
chiedersi
se
tale
oggetto
possegga
le
qualità
che
da
tal
nome
sono
o
debbono
essere
rappresentate
ed
evocate
,
se
cioè
tale
oggetto
debba
farsi
registrare
nella
"
classe
di
oggetti
"
che
il
nome
designa
.
Ogni
questione
di
parola
pertanto
,
coinvolgendo
più
o
meno
direttamente
una
questione
di
classificazione
,
è
nello
stesso
tempo
anche
una
questione
di
pensiero
:
la
sola
differenza
fra
essa
e
la
"
questione
di
fatto
"
consistendo
in
ciò
,
che
mentre
in
quest
'
ultima
si
tratta
di
vedere
se
esista
un
determinato
oggetto
o
quali
sono
i
suoi
rapporti
con
altri
,
nella
prima
si
discute
se
quei
rapporti
(
ad
es
.
di
somiglianza
)
che
abbiamo
constatati
fra
più
oggetti
e
che
vengono
connotati
da
un
nome
si
estendano
anche
ad
un
altro
oggetto
:
il
che
si
esprime
dicendo
che
questo
oggetto
deve
o
non
deve
essere
chiamato
in
quel
dato
modo
.
Non
si
meravigli
quindi
alcuno
se
ravviserà
nella
presente
discussione
del
problema
del
libero
arbitrio
i
caratteri
propri
della
"
questione
di
parola
"
.
È
appunto
solo
sollevando
una
"
questione
di
parola
"
che
le
nostre
idee
sul
libero
arbitrio
e
i
suoi
rapporti
colla
responsabilità
morale
e
giuridica
potranno
farsi
chiare
;
ed
è
dal
non
averla
sollevata
per
tempo
che
dipende
,
in
gran
parte
,
lo
sterile
dispendio
di
forze
intellettuali
che
intorno
a
questa
questione
si
è
prodotto
.
L
'
inconveniente
,
che
rende
difficili
tutte
le
questioni
del
genere
di
questa
del
libero
arbitrio
,
non
è
,
come
alcuno
ha
creduto
,
ch
'
esse
non
abbiano
per
oggetto
l
'
esperienza
accessibile
e
che
perciò
offrano
soluzioni
le
une
e
le
altre
egualmente
indimostrabili
come
vere
;
ma
che
i
concetti
e
le
idee
sono
in
esse
rappresentate
da
parole
il
cui
significato
,
volgare
o
filosofico
,
ha
variato
storicamente
e
non
è
oggi
facile
a
definirsi
,
e
che
quindi
recano
implicazioni
intellettuali
o
sentimentali
aventi
coi
concetti
maestri
,
per
così
dire
,
un
semplice
rapporto
di
contiguità
e
non
di
dipendenza
logica
.
Vedremo
ciò
meglio
or
ora
.
Ma
è
così
che
spesso
gli
avversari
discutono
come
se
asserissero
cose
irreconciliabilmente
opposte
,
mentre
in
realtà
fanno
affermazioni
che
potrebbero
benissimo
sussistere
l
'
una
accanto
all
'
altra
senza
nuocersi
:
ed
avviene
altresì
che
ciascuno
di
essi
,
trasportato
dalla
foga
della
disputa
e
dallo
spirito
di
scuola
,
nonché
tratto
in
inganno
dal
suono
stesso
delle
proprie
parole
,
trascura
di
fare
le
necessarie
distinzioni
e
si
rifiuta
di
ammettere
quelle
parti
della
dottrina
avversaria
,
spesso
le
più
fondamentali
,
alle
quali
egli
non
avrebbe
di
per
sé
alcuna
obbiezione
da
fare
.
Avviene
pertanto
che
l
'
errore
di
ciascuno
consista
piuttosto
in
ciò
che
ognuno
indebitamente
nega
dell
'
altro
,
anziché
in
ciò
ch
'
egli
afferma
di
cognizione
propria
;
e
nelle
conseguenze
ch
'
egli
da
questa
indiscriminata
negazione
trae
.
-
È
generalmente
nota
la
distinzione
fra
quei
giudizii
che
il
Kant
chiama
analitici
e
quelli
ch
'
egli
chiama
sintetici
,
e
che
furono
per
lo
addietro
designati
come
proposizioni
essenziali
e
proposizioni
accidentali
.
Mentre
colle
proposizioni
sintetiche
,
che
possono
anche
essere
chiamate
proposizioni
reali
(
Mill
)
,
intendiamo
asserire
qualche
cosa
di
nuovo
nell
'
oggetto
designato
da
un
nome
,
che
perciò
non
era
implicato
nel
significato
del
nome
stesso
,
nelle
proposizioni
analitiche
,
che
possono
essere
considerate
come
verbali
,
noi
"
asseriamo
di
una
cosa
sotto
ad
un
nome
determinato
solo
ciò
che
è
asserito
di
essa
per
il
semplice
fatto
di
averla
chiamata
con
quel
nome
"
(
Mill
)
.
Tale
distinzione
non
ha
forse
quell
'
importanza
che
le
venne
da
alcuni
attribuita
,
per
il
fatto
che
praticamente
riesce
assai
difficile
il
riconoscere
quali
sono
le
proposizioni
analitiche
e
quali
le
sintetiche
.
Le
parole
non
conservano
il
medesimo
significato
da
tempo
a
tempo
,
né
da
individuo
ad
individuo
.
Esse
vanno
ora
estendendo
il
loro
senso
a
proprietà
che
prima
erano
fuori
dalla
loro
sfera
d
'
applicazione
,
ora
abbandonandone
altre
che
prima
in
essa
rientravano
.
Onde
non
sempre
le
proposizioni
sono
sintetiche
o
analitiche
per
tutti
:
certe
proprietà
,
che
per
alcuni
sono
pure
e
semplici
implicazioni
del
significato
di
una
parola
,
per
altri
,
più
ignoranti
o
meno
riflessivi
,
sono
elementi
nuovi
,
su
cui
la
loro
attenzione
va
espressamente
richiamata
.
"
Le
parole
,
scrive
un
arguto
filosofo
,
che
sono
l
'
intermediario
indispensabile
fra
il
mio
pensiero
e
l
'
altrui
,
hanno
ben
l
'
aria
di
essere
un
intermediario
inutile
ed
incomodo
fra
il
pensiero
e
il
suo
oggetto
.
Il
pensiero
per
sua
natura
è
dinamico
e
vivente
;
esso
non
è
,
ma
diventa
,
è
un
progresso
,
non
una
cosa
;
esso
è
un
organismo
di
cui
le
immagini
rappresentano
le
cellule
,
con
questa
differenza
,
che
"
ogni
cellula
occupa
un
punto
determinato
del
corpo
,
mentre
un
'
idea
veramente
nostra
riempie
tutto
il
nostro
organismo
"
(
Bergson
)
.
Le
immagini
si
avviluppano
,
si
generano
,
si
penetrano
fra
di
loro
;
esse
formano
un
tessuto
vivente
.
Questo
tessuto
,
il
linguaggio
lo
lacera
,
lo
mette
in
brandelli
,
poi
ch
'
esso
esige
che
"
noi
stabiliamo
fra
le
nostre
idee
le
medesime
distinzioni
nette
e
precise
,
la
medesima
discontinuità
che
fra
gli
oggetti
materiali
"
(
Bergson
)
.
Come
l
'
arcobaleno
sulla
cascata
permane
colla
sua
gamma
di
vivaci
colori
nonostante
il
fluire
incessante
delle
molecole
liquide
che
ne
sono
quasi
il
sostegno
materiale
,
come
il
corpo
umano
si
mantiene
colle
sue
fattezze
pressoché
inalterate
attraverso
al
perenne
rinnovarsi
della
materia
organica
che
lo
compone
,
così
,
mentre
il
pensiero
si
trova
in
uno
stato
di
plasticità
e
di
fluidità
continue
,
le
forme
del
linguaggio
che
servono
ad
esprimerlo
hanno
la
fissità
dei
solidi
che
non
mutano
d
'
aspetto
se
non
per
la
lenta
corrosione
degli
elementi
esteriori
.
Parole
rimaste
quasi
inalterate
a
traverso
i
secoli
sono
passate
a
poco
a
poco
per
infinite
sfumature
di
significato
,
in
modo
da
trovarsi
alla
fine
della
loro
evoluzione
a
contatto
,
per
così
dire
,
con
pensieri
diversissimi
da
quelli
ch
'
esse
rappresentavano
originariamente
.
La
storia
delle
scienze
e
della
filosofia
ci
offre
innumerevoli
esempi
di
questa
attitudine
del
pensiero
a
scivolare
sotto
alle
parole
.
E
ciò
che
si
verifica
per
i
popoli
si
verifica
pure
per
gli
individui
.
Per
il
medesimo
individuo
,
nei
diversi
stadi
della
sua
vita
,
a
seconda
dei
diversi
gradi
della
sua
educazione
e
della
sua
esperienza
,
il
significato
di
una
parola
cambia
.
Così
pure
se
ci
volgiamo
a
considerare
i
rapporti
degli
uomini
fra
di
loro
,
vediamo
che
per
quanto
i
diversi
individui
adoperino
gli
stessi
termini
a
designare
a
un
dipresso
i
medesimi
oggetti
,
dietro
a
tale
uso
abbastanza
uniforme
si
celano
differenze
notevoli
nel
senso
dei
termini
stessi
.
In
altre
parole
,
numerose
espressioni
,
pure
avendo
per
tutti
la
medesima
estensione
,
non
hanno
per
tutti
la
medesima
comprensione
:
non
altrimenti
che
gli
oggetti
sul
mercato
,
vendutivi
ad
un
prezzo
ch
'
è
eguale
all
'
incirca
per
tutti
,
possono
rappresentare
per
gl
'
individui
che
se
li
scambiano
gradi
diversissimi
di
valore
subbiettivo
,
cioè
di
"
utilità
marginale
"
.
"
Ciò
dipende
,
dice
il
succitato
scrittore
,
dal
modo
in
cui
facciamo
la
conoscenza
delle
parole
.
È
a
forza
di
veder
attribuire
le
medesime
parole
ad
una
quantità
di
oggetti
differenti
che
si
arriva
ad
indovinarne
il
senso
,
se
pur
ci
si
arriva
:
poiché
di
rado
si
osserva
,
e
mai
con
grande
precisione
,
e
qualche
volta
non
si
osserva
affatto
ciò
che
tutti
questi
oggetti
hanno
in
comune
.
Così
"
un
fratello
sa
chi
sono
i
suoi
fratelli
e
le
sue
sorelle
,
molto
tempo
prima
di
avere
una
nozione
qualsiasi
della
natura
dei
fatti
implicati
nel
significato
di
tali
nomi
(
MILL
,
System
of
logic
,
I
,
1
,
Ch
.
II
)
"
.
"
Per
provare
che
qualche
fraintendimento
esiste
sempre
in
fondo
alle
conversazioni
,
basta
considerarne
parecchie
che
si
succedono
sul
medesimo
argomento
.
Il
malinteso
,
impercettibile
a
prima
vista
,
diventa
allora
patente
e
colpisce
le
menti
anche
meno
accorte
.
È
così
che
la
storia
si
converte
in
leggenda
.
Il
sistema
filosofico
più
intelligibile
in
sé
e
più
chiaramente
esposto
,
se
si
propaga
e
si
estende
,
è
atto
a
diventare
una
raccolta
di
formole
vane
od
una
nuova
dottrina
.
Esso
non
è
più
compreso
o
è
mal
compreso
.
E
in
tal
modo
che
nel
Medio
Evo
ogni
commento
alla
filosofia
di
Aristotile
è
un
traviamento
oppure
un
pensiero
originale
.
Ora
la
scolastica
è
un
fatto
di
tutti
i
tempi
:
essa
compare
nell
'
antichità
,
e
il
Rinascimento
l
'
ha
appena
rovesciata
ch
'
esso
la
ristabilisce
sotto
altra
forma
"
.
Comunque
,
è
il
fatto
che
le
parole
non
hanno
eguale
comprensione
per
tutti
coloro
che
le
adoperano
,
quello
che
rende
quasi
impossibile
stabilire
quali
siano
le
proposizioni
sintetiche
e
quali
le
analitiche
.
Così
si
suol
addurre
generalmente
,
seguendo
il
Kant
,
come
esempio
di
proposizione
analitica
la
frase
:
i
corpi
sono
estesi
,
mentre
quest
'
altra
:
i
corpi
sono
pesanti
,
sarebbe
una
proposizione
sintetica
.
Ora
ciò
non
è
esatto
,
poiché
se
chi
ha
studiato
nei
libri
di
fisica
,
dove
corpo
è
generalmente
definito
come
ciò
che
occupa
dello
spazio
,
è
probabile
pensi
che
l
'
estensione
è
un
attributo
assai
più
direttamente
implicato
in
tal
nome
;
d
'
altra
parte
può
darsi
che
l
'
operaio
o
il
contadino
,
che
assai
più
spesso
ha
sentito
la
pesantezza
dei
corpi
di
quel
che
non
abbia
ragionato
sulla
loro
estensione
,
troverà
più
naturale
attribuir
loro
la
prima
che
la
seconda
.
È
vero
che
mentre
tutti
i
corpi
"
occupano
dello
spazio
"
,
vi
sono
dei
corpi
che
non
pesano
pel
braccio
che
li
solleva
;
ma
se
per
pesante
s
'
intende
semplicemente
soggetto
alla
gravità
,
si
vedrà
che
la
frase
:
i
corpi
sono
pesanti
,
è
non
meno
analitica
dell
'
altra
.
Il
principio
d
'
inerzia
,
o
di
conservazione
dell
'
energia
,
e
quello
della
conservazione
della
materia
ci
appajono
oggi
così
evidenti
che
sono
da
alcuno
in
ciò
equiparati
agli
assiomi
della
aritmetica
.
Eppure
vi
è
stato
un
tempo
in
cui
tali
verità
erano
apertamente
disconosciute
,
in
cui
si
credeva
che
il
movimento
si
esaurisse
e
la
materia
svanisse
senza
lasciar
traccia
di
sé
,
ed
è
solo
attraverso
ad
una
lunga
serie
di
sforzi
intellettuali
che
gli
uomini
sono
arrivati
a
convincersi
del
contrario
.
Il
principio
che
la
materia
"
non
si
crea
né
si
distrugge
"
,
è
asceso
al
grado
di
giudizio
analitico
solo
in
tempi
relativamente
recenti
.
In
tesi
generale
il
cammino
della
scienza
tende
ad
aumentare
il
numero
delle
proposizioni
che
sono
,
o
possono
essere
per
chi
le
enuncia
,
analitiche
.
-
Le
leggi
scientifiche
formulano
rapporti
invariabili
di
coesistenza
e
successione
fra
fatti
e
proprietà
;
il
che
ci
permette
di
dedurre
dalla
presenza
di
un
fatto
o
di
una
proprietà
una
catena
sempre
più
lunga
di
fatti
o
proprietà
.
-
Ora
le
proprietà
di
un
oggetto
sono
quelle
che
servono
alla
sua
definizione
-
un
oggetto
è
un
insieme
di
proprietà
costantemente
legate
fra
loro
.
-
Ciò
che
ci
dà
il
concetto
di
un
oggetto
non
è
che
l
'
insieme
delle
sue
proprietà
essenziali
:
e
tali
sono
quelle
appunto
che
intendo
attribuirgli
quando
gli
assegno
quel
dato
nome
.
E
quando
io
affermo
di
un
oggetto
una
di
queste
proprietà
le
quali
sono
,
o
possono
essere
contenute
nella
sua
definizione
,
io
enuncio
una
proposizione
analitica
.
Ora
la
scienza
accresce
il
numero
delle
proprietà
legate
fra
loro
in
modo
,
che
la
presenza
di
una
di
essa
sia
indizio
certo
della
presenza
delle
altre
.
-
Tutte
le
proposizioni
generali
ch
'
essa
enuncia
sono
sintetiche
per
chi
le
ode
per
la
prima
volta
,
ma
sono
atte
a
divenir
analitiche
per
chi
è
familiare
con
esse
.
Se
tutti
gli
oggetti
designati
da
un
nome
posseggono
invariabilmente
,
oltre
alle
proprietà
sin
qui
conosciute
come
costituenti
la
connotazione
del
nome
stesso
,
anche
altre
proprietà
ciò
vorrà
dire
che
basterà
d
'
ora
in
poi
semplicemente
aver
applicato
il
nome
stesso
ad
un
oggetto
per
intendere
che
questo
possiede
,
oltre
a
quelle
,
anche
queste
.
"
La
scienza
,
scrive
il
Dugas
,
è
un
linguaggio
ben
fatto
,
e
questo
linguaggio
è
l
'
espressione
,
ognora
più
abbreviativa
e
più
semplice
,
di
una
realtà
meglio
conosciuta
nei
suoi
particolari
e
nella
sua
complessità
"
.
Ma
se
pertanto
col
progredire
della
scienza
il
numero
dei
giudizi
analitici
tende
a
crescere
,
talora
per
avventura
accade
che
una
proprietà
,
fino
a
un
certo
momento
ritenuta
"
essenziale
"
ad
un
dato
oggetto
,
si
scopra
non
esser
tale
,
sia
perché
si
trovano
altri
oggetti
,
pur
aventi
tale
comunanza
di
proprietà
con
quello
da
costringerci
a
chiamarlo
collo
stesso
nome
,
ma
mancanti
di
quella
proprietà
in
particolare
;
sia
perché
una
nuova
corrente
di
pensiero
porti
a
negare
quell
'
opinione
finora
generale
.
In
breve
,
anche
nel
cammino
della
scienza
bisogna
tener
conto
dell
'
errore
possibile
.
Che
avverrebbe
se
domani
si
verificasse
un
caso
ben
constatato
di
annullamento
della
materia
?
-
Quando
si
scopre
l
'
errore
,
cioè
si
riconosce
che
una
data
proprietà
non
è
affatto
,
come
si
credeva
,
caratteristica
di
un
dato
oggetto
,
una
scelta
si
impone
:
o
si
mantiene
il
nome
di
prima
a
quel
gruppo
d
'
oggetti
,
rifiutando
d
'
ora
innanzi
la
definizione
che
se
ne
dava
mediante
quella
proprietà
;
o
si
seguita
a
ritenere
quella
proprietà
essenziale
all
'
applicabilità
del
nome
,
affermando
così
che
il
tal
gruppo
di
oggetti
non
"
merita
"
più
tal
nome
.
Ad
ogni
modo
tutto
ciò
mette
sempre
capo
ad
un
rifiuto
o
ad
una
sostituzione
di
definizione
.
Tale
rifiuto
o
sostituzione
non
interessa
gli
oggetti
reali
se
non
per
ciò
che
riguarda
quella
o
quelle
determinate
proprietà
.
Gli
oggetti
rimangono
integri
pel
rimanente
,
né
apprendiamo
nulla
sulla
loro
esistenza
o
meno
.
Non
sempre
però
di
ciò
si
tien
conto
.
Accade
,
abbiamo
visto
,
che
coloro
i
quali
sono
avvezzi
a
sentir
definire
l
'
oggetto
mediante
quella
proprietà
particolare
,
si
rifiutino
d
'
ora
innanzi
ad
applicare
il
nome
di
quell
'
oggetto
al
complesso
di
proprietà
rimanenti
,
o
,
ciò
che
è
lo
stesso
si
rifiutino
di
ammettere
l
'
esistenza
di
oggetti
a
cui
quel
nome
sia
applicabile
,
col
pretesto
che
quelli
che
esistono
"
mancano
delle
proprietà
necessarie
per
potere
essere
così
chiamati
"
.
Che
cosa
ne
deriva
?
che
siccome
invece
nel
linguaggio
ordinario
il
nome
indica
anche
la
presenza
delle
altre
proprietà
,
il
loro
rifiuto
è
male
interpretato
,
si
crede
che
"
l
'
oggetto
"
sia
addirittura
negato
,
e
se
ne
desumono
delle
conseguenze
che
sono
altrettante
erronee
quanto
difficili
a
dimostrarsi
tali
.
Infatti
la
premessa
onde
si
parte
,
il
rifiuto
di
applicare
un
dato
nome
,
può
esser
giusta
;
ma
secundum
quid
,
vale
a
dire
secondo
la
definizione
particolare
che
del
nome
è
stata
data
.
D
'
altra
parte
le
conseguenze
sono
tratte
da
quel
rifiuto
preso
sic
et
simpliciter
,
come
riguardante
il
nome
nella
sua
più
completa
ed
usuale
connotazione
.
Ci
troviamo
quindi
dinnanzi
ad
un
sofisma
,
che
spesso
si
cela
sotto
le
pieghe
di
una
sottilissima
e
complicatissima
dialettica
,
ma
che
non
è
per
questo
meno
fecondo
di
danni
.
-
Se
ora
consideriamo
più
particolarmente
la
questione
del
"
libero
arbitrio
"
vediamo
subito
come
ad
essa
si
applichi
tutto
ciò
che
abbiamo
detto
sin
qui
sulla
influenza
di
un
linguaggio
poco
preciso
nel
rendere
pressoché
insolubili
certi
problemi
.
-
La
fusione
del
problema
del
fatalismo
con
quello
della
"
causalità
delle
umane
azioni
"
è
stata
ed
è
prevalentemente
favorita
dalla
non
sufficiente
accuratezza
nell
'
accertare
che
cosa
si
intende
dire
colle
parole
causa
,
necessità
,
libertà
,
quando
si
afferma
che
anche
le
volizioni
umane
sono
necessarie
,
che
di
esse
si
potrebbero
determinare
le
cause
con
altrettanta
sicurezza
come
a
riguardo
di
qualunque
fenomeno
naturale
;
che
l
'
uomo
pertanto
non
è
"
libero
"
.
Senza
tener
conto
di
ciò
,
rimarrà
sempre
inesplicabile
come
la
conciliazione
fra
i
concetti
di
libertà
e
necessità
appaia
agli
uni
così
semplice
ed
evidente
,
mentre
ad
altri
essa
appare
addirittura
una
cosa
"
enorme
"
.
-
Alla
domanda
:
esiste
il
libero
arbitrio
?
-
si
potranno
dare
risposte
in
apparenza
contraddittorie
,
in
realtà
suscettibili
di
essere
nello
stesso
tempo
vere
e
false
,
fintanto
che
non
si
è
data
una
soluzione
alla
prima
questione
:
che
cosa
cioè
s
'
intenda
,
o
si
debba
intendere
per
libero
arbitrio
.
Originariamente
,
liberum
arbitrium
non
poteva
voler
dire
altro
che
la
facoltà
di
scegliere
volontariamente
fra
le
diverse
azioni
quella
che
si
preferisca
,
e
di
menare
ad
esecuzione
il
verdetto
della
volontà
.
Libero
arbitrio
e
volontà
non
potevano
avere
significato
diverso
,
e
questione
del
libero
arbitrio
non
poteva
rappresentare
se
non
la
questione
se
e
fino
a
che
punto
l
'
uomo
possa
volere
ciò
che
fa
.
Solo
più
tardi
questa
-
se
l
'
uomo
possa
volere
ciò
che
fa
e
fare
ciò
che
vuole
-
venne
considerata
come
la
questione
semplicemente
della
libertà
fisica
,
-
questione
facilmente
risolubile
in
senso
affermativo
;
mentre
la
questione
detta
del
"
libero
arbitrio
"
fu
trasportata
in
una
sfera
più
alta
,
quella
della
"
libertà
metafisica
"
in
cui
pur
si
stimò
conservasse
gran
parte
della
sua
importanza
pratica
e
morale
e
seguitasse
ad
essere
il
fondamento
della
responsabilità
etica
ed
anche
giuridica
.
Tale
libertà
metafisica
poi
fu
fatta
consistere
nell
'
indipendenza
più
assoluta
da
ogni
vincolo
di
causalità
.
Per
comprender
per
qual
processo
psicologico
sia
avvenuto
tale
trapasso
,
occorre
considerare
che
per
lungo
tempo
,
specialmente
sotto
l
'
influsso
del
pensiero
teologico
,
fu
creduto
che
l
'
indipendenza
dalla
causalità
costituisse
effettivamente
l
'
"
essenza
"
dell
'
atto
volontario
,
e
la
proprietà
fondamentale
per
cui
questo
potesse
dirsi
libero
e
quindi
responsabile
.
La
parola
libertà
poteva
dunque
per
tutto
questo
tempo
"
connotare
"
indifferentemente
l
'
attributo
della
volontarietà
e
quello
della
mancanza
di
causalità
.
Ma
quando
cambiò
il
modo
di
considerar
la
natura
dell
'
azione
volontaria
;
quando
si
suppose
o
si
credette
dimostrato
che
anche
di
essa
potevano
rintracciarsi
le
cause
;
ne
venne
che
chi
al
nome
libertà
faceva
corrispondere
soprattutto
il
secondo
degli
attributi
si
credette
poter
affermar
legittimamente
che
l
'
uomo
non
fosse
libero
,
e
conseguentemente
anche
che
non
fosse
neppur
responsabile
delle
proprie
azioni
.
Ne
nacque
quindi
la
credenza
che
alla
responsabilità
morale
nell
'
uomo
non
bastasse
la
libertà
fisica
,
pratica
,
ch
'
egli
asserisce
ad
ogni
istante
della
sua
vita
dicendo
:
io
voglio
,
-
ma
fosse
necessaria
una
libertà
più
elevata
e
recondita
,
di
cui
fu
fatto
un
problema
a
parte
.
Ora
è
intorno
a
questo
concetto
di
una
libertà
"
superiore
"
che
verte
tutta
la
questione
.
L
'
estensione
della
parola
libertà
a
quest
'
ulteriore
problema
è
cosa
legittima
,
e
tale
da
non
ingenerare
equivoci
?
Ed
è
proprio
questa
la
libertà
in
cui
ha
suo
fondamento
il
concetto
dell
'
umana
responsabilità
?
La
nostra
opinione
è
che
il
problema
della
libertà
è
uno
solo
.
Ed
è
il
problema
della
volontarietà
.
Ogni
indagine
avente
per
oggetto
una
libertà
"
ulteriore
"
,
più
profonda
e
verace
di
questa
implica
un
impiego
abusivo
di
termini
atto
a
traviare
il
pensiero
filosofico
,
e
pertanto
da
scartarsi
.
Quando
,
nella
discussione
intorno
al
libero
arbitrio
,
gli
uni
asseriscono
che
l
'
uomo
non
è
libero
,
l
'
importo
vero
della
loro
asserzione
è
che
l
'
uomo
non
possa
dirsi
libero
secondo
la
definizione
speciale
data
del
liberum
arbitrium
indifferentiae
dai
loro
avversari
.
Senza
tener
conto
di
ciò
ogni
apprezzamento
della
loro
dottrina
e
delle
sue
conseguenze
riescirà
malsicuro
.
Essi
intendono
semplicemente
negare
che
delle
volizioni
umane
sia
assolutamente
impossibile
rintracciare
le
cause
,
e
di
"
negare
"
quindi
quel
concetto
di
libertà
che
in
tale
assenza
di
cause
la
faceva
consistere
.
Ma
la
parola
libertà
,
come
le
altre
che
occorrono
in
questa
questione
,
"
causa
"
,
"
necessità
"
,
e
simili
,
hanno
-
giova
ripeterlo
-
un
significato
ormai
consacrato
dall
'
uso
.
La
distinzione
fra
atti
liberi
e
non
liberi
è
una
distinzione
che
ci
serve
continuamente
nelle
vicissitudini
quotidiane
.
Tutti
noi
profferiamo
continuamente
giudizi
sulla
libertà
nostra
o
l
'
altrui
,
valutiamo
l
'
innocenza
o
la
colpevolezza
di
questo
o
quell
'
individuo
,
ne
ricerchiamo
le
scuse
,
le
attenuanti
o
le
aggravanti
,
senza
mai
aver
ragionato
se
le
nostre
affermazioni
implichino
la
negazione
della
causalità
e
senza
il
più
delle
volte
sospettare
neppure
di
trattar
come
risolto
"
un
problema
metafisico
della
più
alta
importanza
e
difficoltà
"
.
Prendiamo
le
parole
così
come
ci
vengono
presentate
dall
'
uso
volgare
,
e
le
applichiamo
,
senza
troppo
esitare
,
ai
casi
pratici
ogni
qualvolta
in
essi
ravvisiamo
certi
caratteri
,
certi
segni
,
che
sono
,
logicamente
parlando
,
quelle
che
si
chiamano
le
note
dei
nostri
concetti
,
e
formano
la
connotazione
delle
parole
.
Determinare
quali
sono
queste
note
,
e
qual
è
pertanto
il
contenuto
dei
giudizi
che
tutti
noi
,
uomini
incolti
e
scienziati
,
confusi
nelle
esigenze
della
vita
pratica
,
dieci
e
dieci
volte
al
giorno
profferiamo
,
è
compito
d
'
importanza
,
non
solo
psicologica
,
ma
anche
logica
e
filosofica
grandissima
.
Esso
è
anzi
lo
scopo
di
gran
parte
dell
'
indagine
filosofica
passata
e
presente
.
Non
altrimenti
vanno
considerate
tutte
le
speculazioni
che
soglionsi
raggruppare
sotto
il
nome
di
teoria
della
conoscenza
.
Le
classiche
ricerche
di
Berkeley
sul
concetto
di
realtà
,
di
Hume
sul
concetto
di
causa
,
per
tacer
d
'
altre
,
non
hanno
,
come
venne
da
molti
creduto
,
lo
scopo
di
rispondere
alla
domanda
"
se
la
realtà
esista
"
o
"
sia
conoscibile
"
se
si
possano
o
no
ritrovare
le
cause
vere
dei
fenomeni
;
ma
piuttosto
di
analizzare
il
contenuto
di
tali
concetti
,
da
dirci
che
cosa
intendiamo
dire
quando
enunciamo
giudizi
sulla
realtà
dei
fenomeni
e
sulle
loro
cause
.
Sarebbe
assurdo
il
pensare
che
tali
giudizi
siano
privi
di
senso
,
e
che
i
termini
corrispondenti
meritino
addirittura
di
essere
cancellati
dal
nostro
vocabolario
"
scientifico
"
.
Si
potrà
discutere
quali
siano
i
caratteri
su
cui
si
basa
la
distinzione
fra
atti
liberi
e
non
liberi
,
non
già
rifiutarla
senz
'
altro
.
Alcune
distinzioni
,
specie
se
create
artificialmente
dallo
scienziato
in
vista
di
certe
differenze
fra
i
fatti
,
possono
bensì
essere
scartate
senza
scrupolo
e
abbandonate
per
sempre
,
ove
si
riconosca
inesistente
la
differenza
su
cui
si
fondavano
:
ma
altre
invece
-
che
troppo
di
frequente
ci
servono
nel
linguaggio
parlato
e
che
è
lecito
quindi
presumere
siano
basate
su
differenze
reali
fra
i
fenomeni
,
se
anche
generiche
e
difficili
a
determinarsi
-
non
possono
esserlo
senza
gravi
inconvenienti
.
"
Si
potrebbe
dire
,
scrive
il
Vailati
,
che
la
tattica
più
opportuna
da
adottarsi
dal
filosofo
e
dallo
psicologo
,
di
fronte
ad
una
parola
che
,
dalla
tradizione
o
dal
linguaggio
comune
,
gli
venga
presentata
con
significato
indeciso
o
viziato
da
pericolose
associazioni
,
sia
quella
consigliata
dal
vangelo
rispetto
al
peccatore
:
"
non
si
deve
desiderare
la
morte
ma
ch
'
essa
si
converta
e
viva
"
;
che
cioè
essa
,
spogliata
e
purificata
da
ogni
indeterminatezza
od
ambiguità
,
entri
a
far
parte
del
linguaggio
tecnico
assumendo
un
senso
quanto
meno
è
possibile
disforme
da
quello
che
vagamente
e
quasi
istintivamente
il
linguaggio
comune
le
attribuisce
"
.
Se
ora
interroghiamo
l
'
uso
popolare
;
se
ci
domandiamo
che
cosa
vogliamo
dire
quando
diciamo
di
essere
liberi
di
scegliere
questo
piuttosto
che
quel
corso
d
'
azione
,
vediamo
che
in
ogni
caso
ci
riferiamo
alla
nostra
facoltà
di
volere
una
cosa
piuttosto
che
un
'
altra
,
e
di
eseguire
la
nostra
determinazione
volontaria
.
Qualunque
sia
il
risultato
dei
moderni
studi
di
psicologia
e
di
fisiologia
sulla
volontà
;
qualunque
sia
la
risposta
che
la
scienza
moderna
sarà
per
dare
a
quell
'
altro
e
"
più
elevato
"
problema
:
se
le
nostre
azioni
siano
o
no
determinate
da
cause
;
resterà
sempre
per
noi
ridubitata
l
'
esistenza
di
un
'
azione
volontaria
come
distinta
dall
'
azione
involontaria
.
Spetterà
allo
psicologo
,
al
fisiologo
,
al
filosofo
il
determinare
su
che
si
basi
tal
distinzione
,
lo
spinger
quindi
più
innanzi
l
'
indagine
intorno
alla
natura
dei
fatti
implicati
nel
nostro
discorso
quando
diciamo
di
volere
.
Ma
il
fatto
che
talora
vogliamo
,
e
talora
non
vogliamo
agire
,
che
talora
la
nostra
volontà
resta
senza
efficacia
,
talora
invece
sortisce
il
suo
pieno
effetto
,
non
potrà
essere
distrutto
da
alcuno
sforzo
di
dialettica
.
Avremo
fatto
un
gran
passo
innanzi
quando
ci
saremo
convinti
che
ciò
che
il
senso
comune
ha
in
ogni
tempo
postulato
non
è
la
libertà
"
metafisica
"
,
consistente
nell
'
esser
sciolti
da
ogni
vincolo
di
"
causalità
"
,
ma
è
la
libertà
pratica
,
"
fisica
"
di
fare
ciò
che
vogliamo
.
-
Aggiungiamo
che
a
questo
riguardo
il
responso
della
scienza
e
della
filosofia
non
può
essere
che
la
piena
giustificazione
di
quello
del
senso
comune
.
L
'
uomo
è
dotato
di
aspirazioni
sentimentali
ed
ideali
,
di
una
ragione
capace
di
guidar
la
sua
mano
nella
scelta
dei
fini
e
dei
mezzi
,
di
una
mente
cioè
,
nella
quale
si
rispecchia
l
'
avvenire
e
dalla
quale
l
'
avvenire
è
in
parte
plasmato
;
ciò
sarà
sempre
vero
,
sia
che
la
mente
stessa
segua
ne
'
suoi
processi
una
tal
qual
regolarità
che
ci
permetta
un
giorno
di
determinarne
le
leggi
,
sia
che
questo
debba
restar
in
eterno
vietato
agli
sforzi
degli
psicologi
.
Poiché
tale
è
la
sola
pretesa
legittima
che
possano
vantare
i
"
deterministi
"
.
E
se
essi
hanno
così
spesso
palesata
la
tendenza
a
negare
o
almeno
a
deprezzare
l
'
efficacia
direttiva
della
nostra
ragione
sulle
nostre
azioni
,
nel
che
consiste
propriamente
la
volontà
e
così
pure
la
libertà
,
ciò
dipende
oltre
a
tutto
dal
persistere
in
loro
di
un
concetto
della
causalità
e
della
necessità
,
che
essi
stessi
poi
magari
in
altre
occasioni
professano
di
rigettare
.
-
È
ciò
che
osserva
il
Mill
in
un
celebre
capitolo
del
suo
Sistema
di
logica
.
"
Molti
non
credono
affatto
,
egli
dice
,
e
pochissimi
sentono
praticamente
che
non
v
'
è
nella
causalità
nulla
oltre
ad
una
invariabile
,
certa
ed
incondizionale
successione
.
Pochi
sono
coloro
ai
quali
la
semplice
costanza
di
successione
appaia
un
vincolo
di
unione
abbastanza
stringente
per
un
rapporto
di
natura
così
speciale
come
quello
di
causa
ed
effetto
.
-
Anche
se
la
ragione
lo
ripudia
,
l
'
immaginazione
conserva
il
sentimento
di
una
connessione
più
intima
,
di
un
qualche
strano
legame
o
misteriosa
costrizione
esercitata
dall
'
antecedente
sul
conseguente
.
Ora
è
appunto
ciò
che
,
considerato
in
applicazione
alla
umana
volontà
,
confligge
colla
nostra
coscienza
e
rivolta
i
nostri
sentimenti
.
-
Siamo
certi
,
che
nel
caso
delle
nostre
religioni
una
tal
costrizione
misteriosa
non
esiste
"
.
"
Coloro
che
credono
che
le
cause
traggano
seco
i
loro
effetti
per
un
mistico
legame
hanno
ragione
di
credere
che
la
relazione
fra
le
volizioni
e
i
loro
antecedenti
sia
d
'
altra
natura
.
Ma
essi
dovrebbero
fare
un
passo
innanzi
,
e
riconoscere
che
questo
è
anche
vero
del
rapporto
di
ogni
altro
effetto
col
suo
antecedente
.
Se
un
tal
vincolo
è
considerato
come
implicato
dalla
parola
necessità
,
la
dottrina
non
è
vera
delle
azioni
umane
;
ma
neppure
è
essa
allora
vera
degli
oggetti
inanimati
.
Sarebbe
assai
più
corretto
il
dire
,
che
la
materia
non
è
vincolata
da
necessità
,
che
l
'
affermare
ciò
della
mente
"
.
La
cosa
apparirà
anche
più
chiara
ove
si
rifletta
all
'
origine
psicologica
di
questo
concetto
di
un
legame
più
intimo
e
stringente
fra
i
fenomeni
della
natura
esteriore
che
non
fra
quelli
del
nostro
mondo
interno
.
A
dirimere
i
rapporti
fra
gli
elementi
della
natura
esteriore
è
necessario
un
certo
sforzo
.
-
Cosicché
l
'
affermazione
che
una
cosa
è
causa
di
un
'
altra
viene
ad
essere
il
più
delle
volte
anche
l
'
espressione
della
nostra
impotenza
,
assoluta
o
relativa
,
di
impedire
che
,
data
la
causa
,
l
'
effetto
si
produca
;
il
che
esprimiamo
dicendo
che
è
necessario
,
che
è
inevitabile
,
che
il
tal
fatto
si
produca
,
che
non
sta
in
nostro
potere
di
modificare
il
rapporto
fra
esso
e
i
suoi
antecedenti
,
o
che
per
far
ciò
si
richiede
da
parte
nostra
la
spesa
di
una
certa
somma
di
energia
.
I
rapporti
del
concetto
popolare
della
causalità
col
sentimento
dello
sforzo
furono
a
torto
trascurati
dal
Hume
e
dal
Mill
.
È
evidente
che
lo
sforzo
non
è
altro
che
l
'
indice
che
qualche
cosa
si
oppone
all
'
esecuzione
della
nostra
volontà
.
Se
la
necessità
indica
sforzo
,
relativa
impotenza
,
allora
necessità
e
volontarietà
sono
termini
antagonistici
.
Azioni
volontarie
sono
quelle
che
per
eccellenza
stanno
nel
nostro
potere
.
Non
è
peraltro
l
'
estensione
alle
azioni
volontarie
di
questa
causalità
o
necessità
in
senso
più
stretto
quella
che
i
deterministi
possono
volere
,
poiché
essa
implicherebbe
una
contraddizione
nei
termini
.
-
Essi
non
possono
affermare
se
non
che
anche
della
produzione
delle
azioni
volontarie
è
possibile
stabilire
le
leggi
.
Ma
legge
qui
non
indica
se
non
prevedibilità
.
Ogni
legge
stabilisce
che
dati
certi
elementi
della
realtà
,
se
ne
potranno
prevedere
certi
altri
.
Essa
presuppone
altresì
che
altri
elementi
nel
caso
contrario
non
vengano
a
disturbare
il
rapporto
così
stabilito
.
La
combinazione
di
più
elementi
dà
luogo
ad
effetti
che
sarebbe
stato
impossibile
argomentare
a
priori
dall
'
esame
di
ciascun
elemento
separato
ma
che
,
data
la
combinazione
,
si
possono
con
ogni
certezza
prevedere
.
Onde
se
si
conoscessero
le
leggi
dell
'
azione
combinata
di
tutti
gli
elementi
presenti
in
un
dato
oggetto
,
ad
un
istante
dato
,
sarebbe
possibile
dedurne
con
tutta
sicurezza
ciò
che
avverrà
nel
momento
successivo
.
Nella
sfera
della
volontà
,
ciò
significa
che
se
all
'
istante
che
precede
immediatamente
l
'
azione
io
conoscessi
tutti
gli
elementi
presenti
,
potrei
predire
infallibilmente
l
'
azione
che
seguirà
.
Quest
'
asserzione
teorica
non
fa
del
resto
che
mostrarci
la
quasi
-
impossibilità
pratica
che
tale
predizione
avvenga
.
-
Ben
lungi
dal
convincere
l
'
agente
della
inevitabilità
delle
proprie
azioni
,
essa
deve
fargli
presente
che
ogni
suo
pensiero
,
ogni
sua
considerazione
-
quella
"
se
esista
o
no
il
libero
arbitrio
"
compresa
-
introduce
per
ciò
solo
un
nuovo
elemento
al
complesso
di
cause
che
determineranno
l
'
evento
.
I
rapporti
di
causalità
che
lo
studioso
avrà
riscontrati
fra
i
fatti
del
suo
pensiero
e
le
sue
azioni
non
saranno
mai
per
riprodursi
indisturbati
ogni
qualvolta
egli
vorrà
servirsene
per
predire
il
corso
del
proprio
pensiero
o
della
propria
attività
nel
momento
prossimo
successivo
;
e
questo
perché
?
perché
il
semplice
fatto
di
conoscere
tutto
ciò
in
anticipo
rende
deforme
la
realtà
concreta
dalle
premesse
delle
leggi
da
lui
stabilite
:
tale
conoscenza
può
fornire
motivi
nuovi
ed
inaspettati
ad
una
delle
alternative
possibili
.
-
E
così
via
all
'
infinito
.
Come
si
vede
,
si
può
ammettere
la
possibilità
di
determinare
le
leggi
dell
'
azione
volontaria
e
nello
stesso
tempo
affermare
nell
'
uomo
il
potere
più
assoluto
di
modificare
a
suo
talento
il
corso
delle
proprie
azioni
,
dichiarando
antiscientifica
e
contraddittoria
ogni
concezione
fatalistica
della
volontà
.
Nulla
di
più
può
essere
postulato
dai
moralisti
più
rigorosi
ed
esigenti
,
per
ciò
che
riguarda
la
pratica
possibilità
della
morale
,
la
quale
sarebbe
certamente
nulla
ove
l
'
uomo
non
potesse
disporre
dei
suoi
atti
a
suo
talento
.
Ogni
esame
degli
scritti
loro
,
non
meno
che
ogni
indagine
della
coscienza
popolare
,
ci
convincerà
che
ciò
che
è
veramente
necessario
alla
morale
terrena
è
l
'
esistenza
di
quella
libertà
che
alcuni
hanno
chiamata
,
con
frase
inesatta
ed
equivoca
,
libertà
fisica
.
"
L
'
uomo
,
scrive
il
Carrara
,
ha
la
facoltà
di
determinarsi
nelle
sue
azioni
,
preferendo
a
proprio
talento
il
fare
e
il
non
fare
dietro
i
calcoli
del
proprio
intelletto
.
Questa
potenza
è
quella
che
costituisce
la
sua
libertà
d
'
elezione
.
È
in
virtù
di
tale
facoltà
che
gli
si
chiede
conto
degli
atti
a
cui
si
determina
"
.
"
Il
magistrato
trova
in
un
individuo
la
causa
materiale
di
un
atto
e
gli
dice
:
tu
facesti
:
imputazione
fisica
.
Trova
quell
'
individuo
con
volontà
intelligente
e
gli
dice
:
tu
facesti
volontariamente
:
imputazione
morale
"
.
"
La
morale
,
scrive
il
Brusa
,
insegna
che
l
'
uomo
ha
,
fra
i
previsti
,
l
'
obbligo
di
renderne
reale
uno
,
il
quale
possa
ragionevolmente
adattarsi
come
degno
de
'
suoi
fini
ideali
.
La
morale
dice
e
dirà
sempre
all
'
uomo
finché
essa
sussisterà
:
tu
devi
.
Ora
se
tu
devi
,
gli
è
che
tu
puoi
"
.
Orbene
,
che
cosa
v
'
è
in
una
libertà
così
concepita
,
che
cozzi
veramente
contro
l
'
ammissione
di
un
vincolo
di
causalità
fra
la
volontà
e
i
suoi
antecedenti
,
quale
siamo
venuti
delucidando
?
Dobbiamo
andar
più
oltre
,
e
col
Ihering
,
il
grande
filosofo
del
diritto
,
non
certo
sospetto
di
non
aver
stimato
al
suo
giusto
valore
la
funzione
della
volontà
nelle
opere
individuali
e
sociali
dell
'
uomo
,
che
senza
una
qualche
causalità
riesce
difficile
addirittura
il
concepire
la
volontà
?
"
Senza
ragion
sufficiente
,
egli
dice
,
un
movimento
della
volontà
è
altrettanto
impensabile
quanto
il
movimento
della
materia
:
la
libertà
del
volere
nel
senso
,
che
la
volontà
si
possa
mettere
in
moto
spontaneamente
senza
alcuna
causa
impulsiva
,
è
qualche
cosa
di
simile
al
barone
di
Münchhausen
,
traente
sé
stesso
per
i
capelli
fuor
della
palude
"
.
Comunque
,
il
moralista
non
ha
bisogno
,
per
concepir
la
possibilità
della
morale
fra
gli
uomini
,
di
suppor
risolta
in
senso
negativo
la
questione
"
se
le
nostre
azioni
obbediscano
o
no
al
principio
di
causalità
"
.
Quand
'
anche
fosse
dimostrato
irrevocabilmente
che
la
legge
di
causalità
non
soffre
eccezione
alcuna
neppure
nella
sfera
dell
'
attività
umana
,
rimarrebbe
sempre
indiscussa
l
'
esistenza
di
azioni
volontarie
distinte
da
quelle
che
tali
non
sono
.
Non
è
quindi
nella
negazione
del
"
libero
arbitrio
"
,
nel
senso
tradizionale
di
questa
espressione
,
che
possa
fondarsi
logicamente
la
negazione
della
responsabilità
dell
'
uomo
di
fronte
al
suo
simile
per
le
azioni
commesse
;
ed
ogni
affermazione
dei
positivisti
come
di
altri
la
quale
implichi
una
tal
premessa
è
pertanto
inammissibile
.
-
Noi
abbiamo
fin
qui
parlato
della
volontarietà
delle
nostre
azioni
come
sufficiente
a
costituire
il
fondamento
della
responsabilità
dell
'
uomo
di
fronte
ai
propri
simili
.
Con
questo
non
abbiamo
voluto
affermare
ch
'
essa
sia
sufficiente
ad
altre
esigenze
,
principalmente
a
quelle
del
sentimento
religioso
.
Ciò
che
basta
a
stabilire
la
responsabilità
dell
'
uomo
di
fronte
ad
un
altro
uomo
può
non
bastare
a
stabilirne
la
responsabilità
di
fronte
a
Dio
.
Per
farsi
una
idea
di
come
sia
sorta
e
si
sia
radicata
l
'
opinione
che
alla
possibilità
di
una
imputazione
morale
sia
necessaria
una
libertà
consistente
nell
'
indipendenza
da
ogni
causalità
,
bisogna
tener
conto
della
parte
importantissima
rappresentata
dal
"
problema
del
libero
arbitrio
"
nella
teologia
cristiana
.
È
noto
infatti
com
'
esso
costituisca
,
per
così
dire
,
il
pernio
delle
questioni
più
gravi
e
difficili
che
abbiano
agitato
il
pensiero
teologico
:
la
predestinazione
,
la
grazia
,
il
peccato
originale
,
la
redenzione
,
la
stessa
bontà
,
preveggenza
,
e
onnipotenza
divina
;
e
sia
stato
nel
seno
della
chiesa
,
dai
tempi
primitivi
fino
ai
nostri
giorni
,
una
delle
più
vivaci
sorgenti
d
'
eresie
e
di
scismi
.
Il
sentimento
religioso
è
fenomeno
oltremodo
complesso
,
composto
di
elementi
morali
ed
intellettuali
che
spesso
si
trovano
in
conflitto
fra
loro
.
Qualunque
sia
esso
stato
al
suo
inizio
:
sia
esso
stato
il
frutto
del
primo
svegliarsi
della
curiosità
scientifica
,
abbia
esso
avuto
origine
nel
sentimento
di
terrore
dell
'
uomo
primitivo
dinnanzi
ai
paurosi
fenomeni
della
natura
,
oppure
nelle
prime
e
malcerte
esigenze
del
suo
senso
morale
,
il
certo
si
è
che
nelle
nostre
religioni
più
evolute
si
riscontra
la
presenza
di
questi
vari
elementi
,
per
quanto
trasformati
e
sublimati
.
La
divinità
è
anzitutto
concepita
come
"
spiegazione
"
suprema
dell
'
universo
,
come
suprema
verità
,
ed
è
considerata
come
la
causa
prima
ed
il
sostrato
essenziale
di
tutti
i
fenomeni
.
Le
sue
attribuzioni
sono
l
'
infinità
e
l
'
eternità
,
l
'
onnipotenza
e
l
'
onniveggenza
;
ogni
limite
imposto
alla
personalità
divina
ripugna
alla
coscienza
religiosa
dei
tempi
moderni
.
Ma
nello
stesso
tempo
la
divinità
personifica
e
rappresenta
il
principio
e
la
sanzione
morale
suprema
,
il
fine
di
ogni
esistenza
,
la
sua
giustificazione
.
Affinché
il
sentimento
religioso
sia
pienamente
soddisfatto
,
affinché
una
religione
sia
veramente
tale
(
religio
?
)
,
occorre
che
la
divinità
,
oltreché
pensata
,
possa
essere
anche
venerata
ed
amata
.
Il
valore
delle
religioni
non
sta
tanto
nell
'
essere
esse
una
spiegazione
dell
'
universo
,
quanto
nell
'
essere
una
spiegazione
ottimistica
,
consolatrice
,
confortante
.
In
questa
loro
missione
sentimentale
va
ravvisata
una
delle
principali
ragioni
della
loro
forza
.
Ma
per
ciò
,
bisogna
che
la
divinità
possa
apparirci
come
immensamente
giusta
ed
immensamente
buona
,
come
la
raddrizzatrice
di
ogni
torto
,
la
compensatrice
della
infelicità
della
vita
,
come
quella
che
risolve
,
insomma
,
il
problema
del
male
:
in
essa
deve
convergere
non
la
sola
fede
,
ma
anche
la
speranza
e
la
carità
degli
uomini
.
Fino
a
che
punto
è
possibile
l
'
accordo
fra
queste
esigenze
del
sentimento
religioso
?
Il
problema
non
ha
mai
cessato
di
agitare
la
mente
dei
credenti
.
Esso
è
,
per
così
dire
,
il
problema
teologico
per
eccellenza
.
Se
Dio
è
causa
di
tutte
le
cose
,
come
spiegare
la
presenza
,
d
'
altronde
incontestabile
,
di
tanto
dolore
e
di
tanta
perversità
nell
'
universo
?
Se
Dio
è
onnipotente
ed
onniscente
,
come
non
ammetterlo
nello
stesso
tempo
o
indifferente
,
o
addirittura
malevolo
a
nostro
riguardo
?
Come
sopratutto
ammettere
in
lui
il
diritto
di
castigare
l
'
uomo
per
aver
commesso
un
fallo
la
cui
responsabilità
ultima
risalirebbe
a
lui
?
"
L
'
ultimo
autore
di
tutte
le
nostre
volizioni
,
scrive
Hume
,
fu
il
creatore
del
mondo
,
che
per
il
primo
impresse
il
movimento
a
questa
immensa
macchina
e
pose
tutti
gli
esseri
in
quella
posizione
particolare
,
dalla
quale
ogni
evento
successivo
doveva
risultare
per
una
inevitabile
necessità
.
Le
azioni
umane
possono
dunque
o
non
contenere
malizia
alcuna
,
come
quelle
che
procedono
da
una
causa
così
perfetta
,
oppure
,
se
ne
contengono
,
debbono
coinvolgere
il
creatore
nel
biasimo
che
meritano
,
dal
momento
che
si
riconosce
ch
'
egli
ne
è
la
causa
ultima
e
il
vero
autore
.
Perocché
come
un
uomo
che
ha
appiccato
il
fuoco
ad
una
mina
,
è
responsabile
di
tutte
le
conseguenze
di
questo
atto
,
tanto
se
la
miccia
è
lunga
come
se
è
corta
,
-
così
,
dovunque
si
trovi
una
catena
continua
di
modificazioni
necessarie
,
l
'
Essere
,
finito
o
infinito
,
che
ha
prodotto
la
prima
deve
essere
considerato
anche
come
l
'
autore
di
tutte
le
altre
"
.
Di
qui
l
'
ipotesi
del
libero
arbitrio
,
secondo
la
quale
la
volontà
è
essa
stessa
un
anello
terminale
nella
catena
delle
cause
,
è
essa
stessa
una
causa
prima
.
La
necessità
di
tale
ipotesi
s
'
impose
ai
dottori
della
chiesa
sin
dai
tempi
più
antichi
.
"
Né
gli
elogi
,
né
i
supplizi
,
dice
Clemente
d
'
Alessandria
,
sono
fondati
in
giustizia
,
se
l
'
anima
non
ha
il
libero
potere
di
desiderare
e
d
'
astenersi
,
e
se
il
vizio
è
involontario
"
.
Ma
subito
aggiunge
:
affinché
per
quanto
è
possibile
Dio
non
sia
la
causa
dei
vizî
degli
uomini
.
I
Manichei
,
che
,
com
'
è
noto
,
negavano
il
"
libero
arbitrio
"
,
erano
costretti
ad
ammettere
un
altro
principio
del
male
(
Hylè
)
.
Essi
furono
combattuti
vivacemente
da
Sant
'
Agostino
,
il
quale
peraltro
credette
risolvere
la
questione
concludendo
che
l
'
uomo
non
ha
avuto
il
"
libero
arbitrio
"
se
non
prima
della
caduta
,
ma
che
da
allora
in
poi
,
divenuto
preda
del
peccato
,
non
ha
più
da
sperare
la
propria
salvezza
se
non
dalla
predestinazione
e
dalla
redenzione
.
Ad
un
grado
maggiore
di
maturità
è
giunta
la
controversia
con
S
.
Tommaso
d
'
Aquino
.
L
'
uomo
è
dotato
di
libero
arbitrio
"
alioquim
frustra
essent
consilia
,
exhortationes
,
praecepta
,
prohibitiones
,
praemia
et
poenae
"
.
Il
libero
arbitrio
però
v
'
è
identificato
colla
volontà
,
e
la
distinzione
fra
volontario
ed
involontario
v
'
è
fondata
sulla
definizione
datane
da
Aristotile
.
Dio
è
sempre
la
causa
prima
di
tutte
le
cose
,
e
naturali
,
e
volontarie
.
Ma
"
come
per
le
cause
naturali
egli
non
toglie
,
movendole
,
che
i
loro
atti
siano
naturali
,
così
,
movendo
le
cause
volontarie
non
toglie
che
le
azioni
loro
siano
volontarie
,
ma
piuttosto
ciò
produce
in
loro
,
poiché
opera
in
ciascuna
cosa
secondo
la
proprietà
sua
"
.
S
.
Tommaso
ammette
dunque
la
predestinazione
:
tuttavia
egli
la
concilia
colle
esigenze
opposte
mediante
la
dottrina
delle
cause
contingenti
.
Tale
dottrina
ha
una
importanza
immensa
nella
concezione
cosmologica
del
medio
evo
,
in
cui
fra
le
altre
cose
,
serviva
a
spiegare
la
presunta
influenza
degli
astri
sul
corso
della
vita
umana
,
come
appare
anche
in
Dante
.
Secondo
questa
concezione
,
che
risale
alle
dottrine
d
'
Aristotile
sulla
materia
e
sulla
forma
-
sebbene
vi
sia
chi
discute
ch
'
essa
sia
una
riproduzione
genuina
del
pensiero
di
lui
-
l
'
ordine
che
regge
l
'
universo
e
che
emana
da
Dio
non
è
costante
in
tutte
le
sue
parti
.
Il
mondo
ci
presenta
una
gerarchia
digradante
da
una
maggiore
ad
una
minor
perfezione
,
regolarità
,
ed
uniformità
..
Il
tipo
della
uniformità
e
della
regolarità
era
la
sfera
esteriore
del
Cosmo
,
l
'
Aplanes
(
Empireo
)
coll
'
innumerabil
genere
delle
stelle
fisse
incastonate
in
esso
,
eterna
e
sempre
in
moto
nella
medesima
orbita
circolare
,
per
necessità
della
sua
stessa
natura
,
e
senza
alcuna
potenzialità
di
fare
altrimenti
.
Ma
la
terra
e
i
corpi
elementari
,
organici
ed
inorganici
,
sotto
alla
sfera
lunare
e
nell
'
interno
del
Cosmo
,
apparivano
di
perfezione
inferiore
e
di
natura
diversa
.
Erano
invero
in
parte
governati
e
pervasi
dal
movimento
e
dall
'
influenza
della
sostanza
celestiale
nella
quale
erano
comprese
,
e
dalla
quale
prendevano
in
prestito
la
loro
forma
implicata
colla
materia
,
col
principio
cioè
di
potenzialità
,
di
trasformazione
,
di
mutabilità
,
di
irregolarità
,
di
generazione
e
distruzione
.
Vi
sono
dunque
nei
corpi
sublunari
e
tendenze
fisse
e
tendenze
variabili
.
Le
tendenze
costanti
sono
quelle
che
costituiscono
la
natura
,
la
quale
sempre
aspira
al
bene
,
o
alla
perpetua
rinnovazione
di
forme
perfette
al
massimo
grado
,
per
quanto
impedita
in
quest
'
opera
dalle
influenze
avverse
,
e
perciò
atta
a
non
produr
mai
se
non
individui
difettosi
e
destinati
a
perire
(
per
ch
'
a
risponder
la
materia
è
sorda
)
.
La
parte
variabile
è
costituita
dalla
"
spontaneità
"
o
"
caso
"
i
quali
costituiscono
un
agente
indipendente
che
accompagna
inseparabilmente
la
natura
,
sempre
modificandone
pervertendone
,
frustrandone
i
propositi
.
Inoltre
,
i
diversi
agenti
naturali
di
frequente
reagiscono
gli
uni
sugli
altri
,
mentre
le
tendenze
irregolari
agiscono
alla
loro
volta
su
essi
tutti
.
Nella
misura
in
cui
agisce
la
natura
,
in
ciascuno
dei
suoi
agenti
distinti
,
i
fenomeni
sono
regolari
e
prevedibili
:
tutto
ciò
ch
'
è
uniforme
,
o
che
,
senza
essere
del
tutto
uniforme
,
ricorre
naturalmente
e
frequentemente
,
è
opera
sua
.
Ma
,
oltre
ed
accanto
alla
natura
,
vi
è
l
'
influenza
del
caso
e
della
spontaneità
,
che
è
essenzialmente
irregolare
e
imprevedibile
:
sotto
questa
influenza
vi
sono
possibilità
tanto
pro
che
contro
:
di
due
eventi
alternativi
,
tanto
l
'
uno
che
l
'
altro
possono
egualmente
prodursi
.
[
Grote
,
Aristotle
,
I
,
pp
.
164-165
]
.
Per
noi
,
che
siamo
oggi
portati
a
vedere
nella
apparente
assenza
di
cause
determinanti
piuttosto
un
segno
della
nostra
ignoranza
che
non
dell
'
irregolarità
della
natura
,
tale
concetto
di
una
irredimibile
contingenza
può
non
parere
accettabile
.
La
parola
contingenza
,
se
rimanesse
nel
nostro
vocabolario
filosofico
,
non
designerebbe
se
non
quei
fatti
che
,
per
la
complessità
e
il
numero
delle
loro
cause
,
per
la
remota
disparità
degli
elementi
che
concorrono
a
formarli
,
per
la
loro
attitudine
a
modificarsi
per
ogni
più
piccola
influenza
sopravveniente
,
ci
è
impossibile
,
allo
stato
attuale
delle
nostre
cognizioni
,
di
prevedere
.
-
Essa
starebbe
cioè
a
rappresentarci
piuttosto
la
presenza
di
leggi
molteplici
,
intreccianti
i
loro
effetti
,
la
esistenza
cioè
di
un
ordine
più
complicato
,
che
non
la
mancanza
di
ogni
legge
.
La
contingenza
in
questo
senso
non
sarebbe
che
relativa
,
non
assoluta
.
Se
per
causa
s
'
intende
non
il
complesso
degli
elementi
necessari
e
sufficienti
alla
produzione
di
un
fenomeno
,
ma
anche
quelli
semplicemente
necessari
,
causa
contingente
significherà
quel
fattore
che
può
dar
luogo
a
prodotti
diversi
a
seconda
della
diversità
degli
altri
fattori
con
cui
si
trova
in
combinazione
;
così
il
sole
sarebbe
una
causa
contingente
rispetto
all
'
esistenza
della
vita
organica
sui
pianeti
.
-
Così
intesa
,
la
distinzione
fra
cause
necessarie
e
contingenti
può
riescire
di
qualche
utilità
,
ed
è
forse
ad
averla
trascurata
che
sono
dovuti
alcuni
errori
che
si
sono
accreditati
e
diffusi
nel
mondo
scientifico
moderno
.
In
questo
senso
-
nel
senso
di
una
maggior
complessità
di
cause
-
si
può
dire
,
senza
timore
di
sollevare
contestazioni
,
che
le
azioni
volontarie
rientrano
nella
contingenza
.
Ma
oggi
in
generale
,
per
la
nostra
educazione
scientifica
,
siamo
poco
disposti
ad
ammettere
che
vi
sia
una
porzione
dell
'
universo
ove
la
legge
e
l
'
ordine
non
estendano
il
loro
dominio
:
una
contingenza
come
quella
di
S
.
Tommaso
ci
ripugna
ed
urta
contro
tendenze
ormai
inveterate
in
noi
.
Giova
osservare
però
che
non
mancano
tentativi
,
anche
modernissimi
,
di
ripristinare
un
concetto
di
contingenza
analogo
a
quello
di
S
.
Tommaso
;
e
ciò
sempre
,
osserviamolo
,
per
fini
e
mire
essenzialmente
teologiche
.
Certo
si
è
che
la
contingenza
in
senso
assoluto
rappresenta
pur
sempre
quella
soluzione
di
continuità
nella
catena
causale
,
che
è
indispensabile
per
evitar
di
concepire
il
male
come
una
emanazione
della
divinità
.
Il
male
allora
non
sorge
e
si
sviluppa
se
non
in
quella
parte
dell
'
universo
ove
domina
la
contingenza
.
Il
dualismo
inerente
ad
ogni
religione
positiva
qui
si
fa
manifesto
:
da
una
parte
Dio
e
la
"
natura
"
che
,
"
obbedendo
all
'
istinto
a
lei
dato
che
la
porta
"
,
aspira
alla
perfezione
;
dall
'
altra
una
potenza
avversa
,
sia
essa
il
caso
,
la
materia
,
la
volontà
umana
od
uno
spirito
maligno
,
il
demonio
.
Fino
a
qual
punto
la
teologia
sia
riescita
a
togliere
la
contraddizione
fra
l
'
infinità
e
l
'
onnipotenza
di
Dio
e
la
presenza
di
questa
potenza
avversa
,
è
questione
troppo
grave
per
esser
qui
discussa
;
tanto
più
che
contraddizioni
siffatte
,
insuperabili
dalla
fredda
ragione
,
possono
benissimo
essere
superate
ove
intervenga
un
atto
di
fede
.
In
ultima
analisi
,
per
la
teologia
il
problema
della
predestinazione
si
risolve
coll
'
ammettere
si
tratti
di
un
mistero
:
è
imperscrutabile
il
giudizio
per
cui
la
divinità
permette
talvolta
il
trionfo
del
male
.
Alla
provvidenza
spetta
,
secondo
S
.
Tommaso
,
permettere
alcuni
difetti
nelle
cose
,
e
l
'
apparente
ingiustizia
della
giustizia
divina
non
è
che
una
conseguenza
della
limitatezza
della
nostra
ragione
.
"
Niente
,
osserva
il
Vailati
,
prova
meglio
la
inevitabilità
dell
'
ipotesi
del
libero
arbitrio
per
i
teologi
,
quanto
il
constatare
le
enormi
assurdità
in
cui
furono
costretti
a
cadere
ogni
qualvolta
tentarono
di
rigettarla
.
Così
,
per
esempio
....
dalla
negazione
del
libero
arbitrio
Lutero
fu
costretto
ad
ammettere
la
credenza
,
moralmente
mostruosa
,
che
la
salvezza
o
la
dannazione
eterna
degli
uomini
non
dipendesse
affatto
dalla
loro
condotta
,
ma
solo
dal
beneplacito
(
grazia
)
di
Dio
,
il
quale
creandole
sapeva
già
che
una
parte
di
essi
era
irrevocabilmente
destinata
alle
pene
dell
'
inferno
.
Per
adoperare
la
sua
immagine
,
ingenua
e
cinica
nello
stesso
tempo
:
quando
Dio
nei
sacri
libri
esorta
gli
uomini
al
ben
fare
,
fa
come
quei
genitori
che
,
ai
loro
bambini
non
ancora
abili
a
camminare
,
dicono
di
venir
verso
di
loro
,
ben
sapendo
che
non
lo
possono
fare
onde
essi
sian
costretti
ad
invocare
il
loro
aiuto
"
.
Insomma
,
"
fu
soprattutto
la
difficoltà
di
conciliare
l
'
esistenza
troppo
evidente
del
male
nel
mondo
,
colla
credenza
,
troppo
preziosa
,
nella
prescienza
e
nella
giustizia
divina
,
quella
che
rese
necessaria
l
'
introduzione
di
un
'
ipotesi
che
,
come
questa
del
libero
arbitrio
,
sgravasse
da
una
parte
il
creatore
dalla
taccia
di
aver
creato
un
mondo
imperfetto
e
pieno
di
miserie
di
ogni
genere
,
e
dall
'
altra
attribuisse
a
queste
il
carattere
di
"
punizioni
"
o
"
espiazioni
"
provocate
e
rese
necessarie
dalle
disubbidienze
e
dai
peccati
degli
uomini
.
I
metafisici
che
credono
che
la
questione
del
libero
arbitrio
possa
continuare
ad
avere
un
senso
qualunque
all
'
infuori
di
ogni
implicazione
teologica
rassomigliano
a
quegli
amputati
che
si
illudono
di
sentir
ancora
dei
dolori
e
delle
trafitture
nel
membro
che
non
hanno
più
;
essi
sono
dei
teologi
.
con
una
gamba
di
legno
"
.
-
Una
cosa
infatti
altamente
degna
di
nota
è
che
il
"
problema
del
libero
arbitrio
"
,
nella
forma
in
cui
è
oggi
comunemente
inteso
,
pare
fosse
totalmente
sconosciuto
ai
grandi
pensatori
dell
'
antichità
.
I
più
fra
essi
,
è
vero
,
sembrano
aver
ammesso
insieme
con
Aristotile
un
elemento
di
spontaneità
e
di
variazione
irregolare
nell
'
universo
,
ma
questa
era
per
loro
una
veduta
puramente
cosmologica
.
Consideravano
la
causalità
e
la
volontarietà
delle
umane
azioni
come
due
questioni
differenti
,
da
trattarsi
separatamente
e
irrilevanti
l
'
una
per
l
'
altra
;
non
le
raggruppavano
insieme
in
un
solo
problema
globale
,
per
così
dire
,
pressoché
insolubile
se
non
per
mezzo
di
un
mistero
.
Ciò
è
tanto
vero
che
secondo
alcuni
di
essi
,
p
.
es
.
Epicuro
,
la
volontà
,
governata
dai
motivi
,
non
rientra
affatto
nella
cerchia
,
pur
da
loro
ammessa
,
dei
fenomeni
essenzialmente
irregolari
e
spontanei
.
Questa
mancanza
del
problema
"
del
libero
arbitrio
"
nella
filosofia
antica
è
quella
che
fa
far
le
alte
maraviglie
allo
Schopenhauer
,
e
gli
ispira
anzi
per
essa
un
certo
qual
disprezzo
.
"
Gli
antichi
,
egli
scrive
,
non
sono
da
consultarsi
su
tale
questione
,
perché
la
loro
filosofia
,
per
così
dire
ancora
allo
stato
d
'
infanzia
(
?
)
,
non
si
era
ancora
fatta
un
'
idea
adeguata
dei
due
più
profondi
o
più
gravi
problemi
della
filosofia
moderna
,
quello
cioè
del
libero
arbitrio
e
quello
della
realtà
del
mondo
esteriore
,
ossia
del
rapporto
fra
l
'
ideale
e
il
reale
.
Quanto
al
grado
di
chiarezza
e
di
comprensione
al
quale
avevano
portata
la
questione
del
libero
arbitrio
,
è
ciò
di
cui
si
può
rendersi
conto
in
modo
soddisfacente
coll
'
Etica
a
Nicomaco
di
Aristotile
(
III
,
c
.
1-8
)
;
si
riconoscerà
che
il
suo
giudizio
a
questo
proposito
non
concerne
essenzialmente
che
la
libertà
fisica
ed
intellettuale
,
ed
è
perciò
ch
'
egli
non
parla
che
dell
'
ekousion
e
dell
'
akousion
,
confondendo
gli
atti
volontari
cogli
atti
liberi
.
Il
problema
assai
più
difficile
della
libertà
morale
non
gli
si
è
ancora
presentato
,
sebbene
a
momenti
il
suo
pensiero
si
estenda
fino
a
questo
punto
,
sopratutto
in
un
punto
dell
'
Etica
a
Nicomaco
(
II
,
2
e
III
,
7
)
,
ma
egli
commette
l
'
errore
di
dedurre
il
carattere
dalle
azioni
,
anziché
queste
da
quello
"
.
Ebbene
ciò
non
fa
,
a
nostro
parere
,
che
far
risaltare
in
questo
la
superiorità
di
Aristotile
sul
filosofo
tedesco
.
La
sua
concezione
è
assai
più
positiva
-
se
per
positivo
s
'
intende
chi
possiede
una
visione
netta
della
realtà
ed
i
suoi
problemi
e
chi
sa
di
questi
discernere
gli
elementi
essenziali
da
quelli
puramente
accessori
-
di
quella
dello
Schopenhauer
.
La
ragione
per
cui
Aristotile
,
in
un
'
opera
di
morale
,
non
fa
parola
del
"
problema
del
libero
arbitrio
"
è
ch
'
esso
,
-
inteso
come
lo
intenderebbe
lo
Schopenhauer
,
-
non
è
neppur
veramente
un
problema
nel
senso
proprio
della
parola
.
Il
trasporto
della
questione
della
causalità
delle
umane
azioni
volontarie
-
problema
cosmologico
e
teologico
-
nel
campo
della
morale
,
e
l
'
applicazione
alla
questione
così
trasportata
del
nome
di
libero
arbitrio
,
hanno
fatto
credere
che
nella
morale
esista
un
problema
là
dove
veramente
non
ne
esiste
nessuno
.
Quando
il
moralista
ha
constatato
che
esiste
una
volontà
e
che
questa
è
pienamente
efficace
,
tutte
le
sue
esigenze
sono
soddisfatte
.
E
questo
è
il
solo
significato
legittimo
,
a
nostro
parere
,
della
parola
libertà
.
L
'
immaginare
una
libertà
ulteriore
,
la
sola
"
verace
"
,
consistente
nella
"
possibilità
di
volere
diversamente
da
come
abbian
voluto
,
pur
rimanendo
costanti
tutti
quanti
gli
antecedenti
della
nostra
volizione
"
;
libertà
che
non
sia
quella
di
cui
si
parla
ogni
giorno
quando
si
afferma
di
esser
liberi
perché
sì
può
far
ciò
che
si
vuole
,
ma
da
cui
dipendano
nondimeno
tutte
le
conseguenze
che
soglionsi
generalmente
far
dipendere
da
quella
;
-
il
sostituire
insomma
al
concetto
"
pratico
"
della
libertà
un
presunto
concetto
"
trascendentale
"
;
-
equivale
a
voler
a
tutti
i
costi
considerare
come
non
risolta
una
questione
che
già
lo
è
.
Sarebbe
difficile
trovare
un
sintomo
più
caratteristico
di
quella
che
i
tedeschi
chiamano
Grübelsucht
,
e
che
consiste
in
una
tendenza
insaziabile
a
dubitar
di
tutto
,
della
propria
esistenza
,
della
esistenza
degli
oggetti
che
ci
circondano
,
della
nostra
capacità
a
pensare
,
a
sapere
,
a
volere
;
mentre
è
evidente
che
,
se
la
parola
certezza
ha
un
significato
qualsiasi
,
essa
è
applicabile
a
questi
casi
della
nostra
esperienza
più
immediata
e
giornaliera
.
Quelli
che
lo
Schopenhauer
chiama
"
i
due
più
profondi
e
gravi
problemi
della
filosofia
moderna
"
non
hanno
altra
origine
.
Alla
"
realtà
del
mondo
esteriore
"
abbiamo
accennato
in
un
altro
scritto
,
parlando
della
teoria
della
"
relatività
della
conoscenza
"
.
Abbiamo
osservato
,
che
l
'
affermazione
di
una
siffatta
"
relatività
"
non
implica
alcuna
diminuzione
della
nostra
certezza
riguardo
alla
realtà
delle
cose
;
ciò
deriva
da
una
errata
interpretazione
del
valore
e
della
funzione
delle
indagini
del
Berkeley
.
Tali
indagini
non
avevano
per
scopo
di
dirci
se
le
cose
esteriori
esistano
,
di
insegnarci
cioè
qualchecosa
sulla
veridicità
della
nostra
conoscenza
,
ma
solo
di
analizzare
la
natura
del
nostro
giudizio
nell
'
esistenza
delle
cose
,
che
cosa
intendiamo
dire
quando
diciamo
:
la
tal
cosa
esiste
.
Così
il
problema
dei
rapporti
fra
l
'
ideale
ed
il
reale
non
può
essere
che
il
tentativo
di
stabilire
su
che
si
basi
tale
distinzione
.
Vi
è
una
parte
della
realtà
che
noi
crediamo
particolarmente
legata
al
nostro
io
,
un
'
altra
che
crediamo
"
indipendente
"
da
esso
.
Vi
è
una
parte
più
apparente
della
realtà
(
le
parvenze
sensibili
delle
cose
)
,
un
'
altra
più
recondita
,
a
conoscer
la
quale
giungiamo
per
mezzo
del
ragionamento
(
di
cui
argomentiamo
l
'
esistenza
)
.
Così
l
'
astronomo
giunge
a
determinare
per
mezzo
del
calcolo
i
movimenti
reali
degli
astri
,
in
contrapposto
ai
loro
movimenti
apparenti
sulla
volta
celeste
.
È
questo
-
e
non
altro
-
ciò
che
volevano
dire
gli
antichi
coll
'
antitesi
fra
i
nooumena
(
le
cose
come
reali
)
e
i
phainomena
(
le
cose
apparenti
)
;
ma
un
concetto
qual
è
quello
del
noumeno
Kantiano
non
era
ancor
venuto
loro
in
mente
.
O
la
distinzione
fra
il
fenomeno
e
il
noumeno
serve
a
discernere
alcuni
fra
gli
oggetti
della
nostra
conoscenza
da
altri
,
ed
allora
ha
un
senso
,
e
può
essere
utile
:
o
serve
a
designare
il
rapporto
fra
tutta
quanta
la
nostra
conoscenza
,
(
cioè
tutto
il
nostro
mondo
)
reale
e
possibile
,
e
una
presunta
realtà
al
di
fuori
di
essa
,
ed
allora
essa
è
addirittura
un
non
senso
.
Lo
stesso
può
dirsi
della
"
libertà
trascendentale
"
.
Questa
,
si
chiami
essa
libertà
d
'
indifferenza
o
libero
arbitrio
,
sta
precisamente
alla
libertà
nel
senso
comune
della
parola
,
come
il
noumeno
,
la
realtà
trascendentale
sta
a
quella
cui
possiam
pervenire
mediante
le
operazioni
ordinarie
del
nostro
intelletto
.
I
teorici
della
conoscenza
,
Berkeley
,
Hume
,
Kant
hanno
,
si
dice
,
dimostrato
l
'
inconoscibilità
di
una
realtà
siffatta
.
Bisogna
andar
più
oltre
,
e
dichiarare
l
'
inesistenza
di
essa
,
come
rappresentata
da
una
nozione
assurda
,
contraddittoria
e
quindi
inconcepibile
.
Non
facendo
ciò
,
si
trarranno
sempre
da
tali
teorie
conseguenze
illegittime
in
senso
scettico
:
si
crederà
cioè
,
esservi
una
porzione
della
realtà
esistente
che
sia
stata
da
tali
studi
dichiarata
inaccessibile
alla
mente
umana
,
mentre
non
si
è
fatto
che
abolire
un
concetto
,
e
più
che
un
concetto
,
una
parola
la
quale
,
essendo
vuota
di
senso
,
non
è
applicabile
ad
alcunché
di
reale
.
Per
convincersi
che
simile
è
il
caso
per
la
libertà
metafisica
o
morale
,
basta
considerare
le
definizioni
che
se
ne
sogliono
dare
,
sia
che
essa
si
affermi
,
sia
ch
'
essa
venga
negata
.
È
impossibile
definire
questa
libertà
senza
dare
artificialmente
a
tutte
le
parole
della
definizione
un
senso
diverso
dall
'
usuale
;
un
senso
"
trascendentale
"
.
"
Per
libertà
morale
o
libertà
volitiva
o
libero
arbitrio
,
scrive
il
Ferri
,
si
intende
:
la
facoltà
per
cui
l
'
uomo
può
volere
una
determinata
cosa
piuttosto
che
un
'
altra
,
indipendentemente
da
ogni
causa
o
motivo
,
esterno
o
interno
,
che
lo
determini
necessariamente
a
quella
data
volizione
o
decisione
della
volontà
.
Questa
è
appunto
la
libertà
che
forma
l
'
oggetto
della
tanto
dibattuta
questione
,
e
si
esprime
così
:
io
posso
voler
fare
questa
cosa
o
quella
,
a
mio
piacere
,
all
'
infuori
ed
in
opposizione
ad
ogni
motivo
,
a
qualsiasi
causa
necessaria
,
fisica
o
psichica
,
esterna
od
interna
"
.
A
chi
ben
guardi
questo
periodo
,
apparrà
chiaro
che
il
suo
contesto
si
presta
egualmente
bene
ad
indicare
quel
genere
di
libertà
che
è
semplicemente
implicato
dalla
volontarietà
delle
nostre
azioni
.
Il
Ferri
parla
di
un
uomo
che
può
agire
a
suo
piacere
,
indipendentemente
da
qualsiasi
causa
o
motivo
,
senza
vincolo
di
sorta
,
esterno
od
interno
,
che
lo
determini
necessariamente
.
Sembra
dunque
che
,
secondo
tale
definizione
la
libertà
che
il
Ferri
combatte
postuli
la
presistenza
di
un
qualchecosa
che
si
chiama
uomo
con
un
"
piacere
"
suo
proprio
,
e
ne
implichi
la
indipendenza
di
fronte
ad
altre
cause
,
i
motivi
,
siano
essi
esterni
(
?
)
od
interni
.
Ora
la
facoltà
di
poter
perseverare
nella
propria
volontà
a
dispetto
di
motivi
ulteriori
,
è
certo
uno
dei
dati
della
credenza
comune
nella
libertà
.
Il
negare
questo
potere
;
postulare
l
'
uomo
esistente
come
forza
,
qualunque
ne
sia
l
'
origine
,
ed
immaginare
questa
forza
annichilita
,
impotente
di
fronte
ad
altre
forze
da
lei
distinte
,
non
è
questa
la
concezione
del
fatalismo
?
È
appunto
la
negazione
di
questa
libertà
così
definita
che
può
condurre
i
lettori
(
e
gli
scrittori
stessi
)
a
conseguenze
prettamente
fatalistiche
.
Ma
tale
invece
non
era
il
pensiero
di
chi
questa
definizione
enunciava
:
le
parole
,
inadatte
ad
esprimere
cose
tanto
elevate
,
lo
hanno
tradito
.
Il
potere
di
agire
a
piacer
nostro
,
di
cui
qui
si
tratta
,
non
è
quel
potere
,
che
tutti
sappiamo
di
possedere
,
di
agire
come
ci
pare
opportuno
,
utile
,
buono
,
perché
questa
è
la
libertà
fisica
,
su
cui
non
v
'
è
discussione
aperta
.
La
libertà
"
morale
"
è
qualchecosa
di
molto
più
elevato
,
e
si
libra
in
una
sfera
ove
la
debolezza
dell
'
umana
ragione
può
invano
sperare
di
raggiungerla
.
Essa
non
è
la
libertà
di
fare
ciò
che
si
vuole
,
perché
questa
viene
sdegnosamente
rigettata
come
libertà
fisica
;
non
è
la
libertà
consistente
nel
volere
questa
o
quella
cosa
,
e
neppure
,
checché
se
ne
dica
,
quella
consistente
nel
voler
volere
,
-
poiché
anche
gli
sforzi
dell
'
attenzione
,
l
'
ostinazione
a
persistere
in
un
proposito
a
dispetto
di
tutto
e
di
tutti
,
l
'
acciecamento
volontario
sono
suscettibili
di
una
spiegazione
"
deterministica
"
.
Che
cosa
è
dunque
questa
libertà
?
Essa
è
una
creatura
vaporosa
,
che
sparisce
appena
facciamo
il
gesto
di
mettervi
sopra
la
mano
,
che
si
dilegua
in
alto
,
sempre
più
in
alto
,
che
precede
l
'
inseguitore
come
l
'
ombra
precede
il
corpo
,
indefinitamente
.
La
libertà
,
secondo
Malebranche
,
è
un
"
mistero
"
.
Ora
per
lo
scienziato
,
che
studia
il
problema
della
libertà
come
gli
vien
posto
dal
senso
comune
,
la
libertà
non
può
essere
un
mistero
.
Un
problema
deve
essere
almeno
concepibile
perché
egli
tenti
di
darne
una
soluzione
.
Egli
può
studiare
il
problema
della
volontarietà
delle
umane
azioni
,
e
può
studiare
il
problema
della
causalità
delle
umane
azioni
.
Sono
due
problemi
differenti
.
Ma
il
problema
della
"
libertà
"
è
uno
solo
.
La
parola
libertà
,
come
tutte
le
altre
parole
del
nostro
linguaggio
,
è
stata
creata
dagli
uomini
per
il
loro
uso
e
consumo
.
Essa
è
fatta
per
essere
riempita
di
buona
e
solida
sostanza
,
tolta
al
mondo
nel
quale
viviamo
e
a
conoscere
il
quale
si
affaticano
le
nostre
intelligenze
;
non
per
essere
vuotata
pneumaticamente
di
ogni
contenuto
sensibile
e
respirabile
e
poi
conservata
e
ammirata
con
superstiziosa
venerazione
,
come
se
ancor
contenesse
qualche
essenza
preziosa
.
Le
parole
nostre
tutte
hanno
un
senso
determinato
(
o
determinabile
)
ed
umano
,
né
ci
è
lecito
,
per
capriccio
,
dar
loro
un
preteso
senso
trascendentale
che
-
per
il
fatto
che
siamo
noi
stessi
uomini
-
non
potrebbe
essere
se
non
un
vero
e
proprio
non
senso
.
Di
tali
non
sensi
,
prodotti
da
parole
che
restano
campate
in
aria
dopo
che
loro
fu
tolto
ogni
valore
assegnabile
,
ve
ne
sono
stati
nella
storia
del
pensiero
assai
più
di
quanto
non
parrebbe
possibile
a
prima
vista
.
È
compito
dello
scienziato
e
del
filosofo
lo
scoprirli
appena
si
formano
e
toglierli
di
mezzo
,
e
questo
suo
lavoro
è
tutt
'
altro
che
privo
di
importanza
,
vista
la
facilità
che
hanno
gli
uomini
a
cadere
nelle
forme
più
svariate
di
psittacismo
.
Ma
quello
che
giova
notare
,
è
che
la
negazione
di
"
concetti
"
consimili
,
nulli
ab
initio
,
per
così
dire
,
per
la
presenza
di
elementi
contraddittori
,
non
è
da
confondersi
affatto
coll
'
affermazione
dell
'
inapplicabilità
dei
concetti
veri
a
determinati
oggetti
o
alla
realtà
in
genere
:
tale
negazione
non
è
che
la
constatazione
,
rispetto
ai
primi
,
della
loro
intima
ed
essenziale
nullità
.
Il
loro
annientamento
non
lascia
quindi
alcun
vacuum
nel
mondo
del
pensiero
,
alcuna
limitazione
di
esso
,
che
possa
dare
adito
a
scetticismo
di
sorta
;
la
loro
forma
è
già
subito
riempita
efficacemente
,
né
alcuna
soluzione
di
continuità
resta
a
segnare
il
luogo
ove
essi
già
furono
.
Risulta
così
illegittimo
ogni
dubbio
sulla
nostra
libertà
non
meno
che
sulla
esistenza
o
realtà
in
genere
delle
cose
.
Come
,
quando
ho
debitamente
constatato
,
con
tutti
i
mezzi
di
prova
che
come
uomo
ho
a
mia
disposizione
,
la
presenza
di
un
oggetto
,
la
mia
credenza
nell
'
esistenza
di
esso
ha
ogni
grado
immaginabile
e
desiderabile
di
certezza
,
né
v
'
è
luogo
a
dubbio
ulteriore
-
tutte
le
conseguenze
teoriche
e
pratiche
che
decorrono
da
tale
credenza
sono
d
'
ora
innanzi
legittime
;
-
così
,
quando
ho
constatato
di
trovarmi
nella
condizione
di
poter
scegliere
a
mia
volontà
fra
più
azioni
possibili
,
non
mi
è
lecito
dubbio
alcuno
sulla
libertà
mia
.
Concludendo
dunque
il
dilemma
che
il
più
delle
volte
si
crede
posto
dalla
"
questione
del
libero
arbitrio
"
-
quello
cioè
fra
la
credenza
nell
'
assoluta
imprevedibilità
degli
atti
volontari
,
e
l
'
accettazione
di
un
fatalismo
deprimente
e
distruttore
di
ogni
morale
responsabilità
,
-
è
un
falso
dilemma
.
L
'
analisi
logica
della
questione
ci
ha
condotto
a
ravvisarvi
due
problemi
distinti
,
suscettibili
ciascuno
di
soluzioni
opposte
,
ma
indipendenti
fra
loro
.
Da
una
parte
,
la
questione
se
le
nostre
azioni
dipendano
dalla
nostra
volontà
;
o
meglio
-
poiché
è
evidente
che
ve
ne
sono
alcune
che
ne
dipendono
-
quali
sono
le
azioni
che
ne
dipendono
;
fino
a
che
punto
cioè
siamo
liberi
,
e
pertanto
responsabili
.
Rientrano
in
tale
questione
tutti
quegli
studi
sulla
psicologia
e
la
patologia
della
volontà
che
sono
di
tanta
utilità
così
al
sociologo
,
come
al
moralista
e
al
giurista
.
Dall
'
altra
parte
,
la
questione
più
"
elevata
"
forse
,
ma
certo
praticamente
meno
importante
,
e
ad
ogni
modo
irrilevante
per
l
'
altra
,
se
alle
nostre
azioni
sia
o
no
applicabile
il
principio
di
causalità
.
Chi
tale
applicabilità
nega
,
intende
asserire
che
i
fenomeni
della
nostra
mente
,
che
sono
gli
antecedenti
dell
'
azione
volontaria
,
posseggono
una
fondamentale
ed
irrimediabile
irregolarità
:
che
cioè
una
previsione
sicura
dei
loro
effetti
,
come
non
si
ha
ora
,
non
si
potrà
mai
avere
.
Essi
pretendono
in
altre
parole
segnare
sin
d
'
ora
un
limite
insuperabile
alla
psicologia
della
volontà
.
Quale
delle
due
opinioni
contrarie
sia
la
vera
è
cosa
assai
ardua
a
decidersi
allo
stato
presente
delle
nostre
cognizioni
.
Certo
si
è
che
col
progredire
della
scienza
si
vanno
scoprendo
di
continuo
nuovi
casi
di
uniformità
e
regolarità
fra
i
fenomeni
,
e
non
sfuggono
a
questa
sorte
i
fenomeni
psichici
,
per
quanto
in
modo
meno
spiccato
degli
altri
.
Molta
della
contingenza
Aristotelica
o
Tomistica
si
è
ormai
dileguata
ai
nostri
occhi
;
e
la
materia
,
che
per
Aristotile
rappresentava
il
principio
della
irregolarità
,
oggi
,
mutato
significato
,
è
venuta
ad
apparirci
come
la
sede
delle
leggi
più
fisse
e
sicure
che
signoreggiano
l
'
Universo
,
-
le
meccaniche
,
le
fisiche
e
chimiche
.
Fin
qui
,
la
natura
si
è
mostrata
abbastanza
docile
ai
nostri
desideri
:
i
fatti
suoi
si
sono
lasciati
a
poco
a
poco
ridurre
in
leggi
,
plasmare
ad
una
forma
più
razionale
di
quella
che
ci
vien
presentata
dal
crudo
ordine
dell
'
esperienza
;
ed
è
ciò
che
ha
permesso
all
'
uomo
di
tanto
estendere
il
suo
potere
sulle
forze
naturali
,
che
ha
prodotto
le
meraviglie
del
vapore
e
dell
'
elettricità
,
dell
'
industria
,
dell
'
igiene
e
della
terapia
moderne
.
Ma
"
fino
a
che
punto
,
per
dirla
con
un
acuto
pensatore
americano
,
la
natura
si
mostrerà
così
plastica
nell
'
avvenire
,
nessuno
può
dire
.
Il
nostro
solo
mezzo
di
saper
ciò
è
di
metterla
alla
prova
"
.
Intanto
a
questa
lotta
dell
'
uomo
contro
l
'
oscura
potenza
del
caso
e
del
disordine
possiamo
assistere
con
una
certa
serena
tranquillità
,
sicuri
che
,
qualunque
ne
sia
l
'
esito
,
esso
non
potrà
essere
fatale
ad
alcuno
dei
supremi
postulati
della
nostra
vita
morale
.
Se
fosse
vero
che
dall
'
esito
di
questa
lotta
dipende
per
noi
la
possibilità
di
applicare
il
concetto
di
responsabilità
,
ogni
progresso
della
fisiologia
e
della
psicologia
dovrebbe
segnare
una
restrizione
della
sfera
della
morale
.
Ogni
motivo
per
agire
dovrebbe
costituire
un
'
attenuante
dell
'
azione
commessa
.
Fortunatamente
,
non
è
dell
'
assenza
di
motivi
e
di
cause
che
il
diritto
e
la
morale
hanno
bisogno
:
la
loro
base
in
tal
caso
sarebbe
davvero
troppo
malsicura
e
ristretta
.
Essi
hanno
soltanto
bisogno
che
l
'
atto
sia
l
'
emanazione
del
carattere
e
della
personalità
cosciente
dell
'
individuo
che
valuta
i
motivi
,
in
altre
parole
della
sua
ragione
.
La
suscettibilità
al
motivo
,
l
'
attitudine
cioè
ad
agire
in
modo
diverso
a
seconda
della
previsione
delle
conseguenze
dei
nostri
atti
,
ben
lungi
dall
'
essere
un
argomento
contro
la
libertà
e
la
responsabilità
,
è
piuttosto
la
prova
di
essa
.
Nella
vita
,
le
persone
di
maggior
volontà
non
sono
quelle
che
persistono
in
un
modo
d
'
agire
,
sordi
ad
ogni
voce
in
contrario
,
ma
quelli
che
meglio
si
lasciano
convincere
dalla
bontà
degli
argomenti
;
non
i
più
impulsivi
,
ma
i
più
riflessivi
nell
'
azione
:
non
quelli
che
seguono
la
randagia
associazione
delle
idee
,
ma
le
regole
della
logica
.
Per
meglio
chiarire
tutto
ciò
,
non
sarà
male
il
far
parola
dei
caratteri
distintivi
dell
'
atto
volontario
,
e
della
natura
dei
fatti
implicati
in
esso
.
Ne
derivano
infatti
conseguenze
per
la
morale
ed
il
diritto
che
meritano
forse
di
essere
segnalate
.
LA
VOLONTÀ
.
-
Che
cos
'
è
un
atto
volontario
?
E
perché
l
'
atto
volontario
solo
è
atto
responsabile
?
"
Atto
volontario
,
dice
Aristotile
,
sembra
esser
l
'
atto
il
cui
principio
è
nell
'
agente
stesso
,
che
sa
in
particolare
tutte
le
condizioni
che
l
'
atto
suo
coinvolge
"
.
"
La
parola
volontario
designa
,
propriamente
parlando
,
ciò
che
noi
facciamo
senza
esservi
costretti
da
una
necessità
qualsiasi
.
Involontarie
sono
quelle
cose
che
noi
facciamo
per
forza
maggiore
o
per
ignoranza
"
.
"
Una
cosa
fatta
per
forza
maggiore
è
quella
la
cui
causa
è
esteriore
,
e
di
tal
natura
che
l
'
essere
che
agisce
e
che
soffre
non
contribuisca
in
nulla
a
questa
causa
:
per
esempio
,
quando
siamo
trascinati
da
un
vento
irresistibile
,
o
da
gente
che
si
è
impadronita
della
nostra
persona
"
.
Tali
definizioni
d
'
Aristotile
,
quantunque
non
si
discostino
dall
'
uso
volgare
delle
parole
,
ed
esprimano
ciò
a
cui
tutti
siamo
disposti
a
consentire
,
hanno
forse
bisogno
di
esser
completate
.
Molti
movimenti
del
nostro
corpo
sembrano
aver
il
loro
principio
in
"
noi
"
senza
per
questo
meritare
il
nome
di
volontari
,
nel
senso
più
ristretto
secondo
il
quale
ci
reputiamo
responsabili
per
averli
commessi
.
La
nostra
vita
psichica
reagisce
continuamente
sulla
nostra
vita
fisica
e
fisiologica
;
essa
produce
in
noi
i
movimenti
riflessi
ed
istintivi
,
tutto
quel
complesso
di
reazioni
svariate
che
costituiscono
le
emozioni
,
eppure
questi
fatti
rientrano
in
una
categoria
ch
'
è
di
somma
importanza
il
poter
distinguere
da
quella
degli
atti
propriamente
volontari
.
Di
certi
impulsi
,
di
certi
atti
che
hanno
la
loro
sorgente
nell
'
oscuro
meccanismo
della
nostra
vita
reflessa
e
istintiva
noi
non
sogliamo
ritenerci
responsabili
se
non
nella
misura
in
cui
potevamo
impedirli
:
cosicché
la
responsabilità
,
degradando
poco
a
poco
,
svanisce
addirittura
quando
tali
impulsi
superino
un
certo
grado
di
intensità
,
che
li
rende
"
irresistibili
"
.
Come
ed
in
che
senso
le
passioni
,
che
pur
costituiscono
tanta
parte
della
nostra
individualità
,
possono
rappresentare
una
limitazione
alla
volontà
,
ponendosi
di
fronte
a
questa
come
potenze
a
lei
avverse
?
Lo
stesso
Aristotile
sembra
imbarazzato
a
rispondere
a
questa
domanda
:
"
Così
,
egli
scrive
,
non
si
possono
a
buon
dritto
chiamare
involontari
gli
atti
che
ci
fanno
commettere
la
collera
e
il
desiderio
.
Una
prima
ragione
si
è
che
,
ciò
ammesso
,
ne
verrebbe
di
conseguenza
che
nessun
essere
all
'
infuori
dell
'
uomo
,
agirebbe
volontariamente
,
neppure
i
bambini
.
Possiamo
dire
che
noi
non
facciamo
niente
di
nostra
piena
e
libera
volontà
,
nelle
cose
della
collera
e
del
desiderio
?
Oppur
dobbiamo
far
qui
una
distinzione
,
ed
ammettere
che
noi
facciamo
il
bene
volontariamente
e
il
male
involontariamente
?
ma
non
sarebbe
ridicolo
di
ammettere
una
distinzione
simile
,
dal
momento
che
non
vi
è
che
un
solo
e
medesimo
agente
che
cagiona
tutti
questi
atti
?
"
.
Gli
è
che
tali
impulsi
,
istinti
e
passioni
sono
bensì
fra
i
coefficienti
della
volontà
,
fra
gli
elementi
che
combinandosi
dànno
origine
al
fatto
complesso
della
volizione
,
e
senza
i
quali
anche
quegli
atti
che
posseggono
nel
grado
più
eminente
il
carattere
della
volontarietà
sarebbero
inintelligibili
.
-
Ma
i
movimenti
che
questi
impulsi
producono
possono
considerarsi
come
volontari
o
no
a
seconda
del
contenuto
intellettuale
,
per
così
dire
,
della
nostra
mente
al
momento
in
cui
si
eseguiscono
e
che
su
di
essi
infierisce
.
Mentre
infatti
fra
gli
scienziati
e
i
filosofi
non
manca
chi
consideri
tutta
quanta
la
nostra
vita
impulsiva
ed
attiva
,
impulsi
e
stati
sentimentali
come
manifestazioni
della
volontà
(
Schopenhauer
)
,
il
linguaggio
ordinario
sembra
riserbare
la
designazione
di
volontari
a
quelli
fra
gli
impulsi
che
siano
preceduti
o
accompagnati
da
una
chiara
e
lucida
coscienza
dell
'
atto
che
sta
per
seguire
,
con
una
visione
più
o
meno
netta
,
più
o
meno
penetrante
,
delle
sue
conseguenze
.
Questa
coscienza
è
quella
che
permette
ad
altri
impulsi
,
atti
a
controbilanciare
il
primo
,
di
sorgere
:
che
permette
,
cioè
,
il
fatto
dell
'
inibizione
,
senza
la
possibilità
della
quale
non
vi
è
atto
propriamente
volontario
.
Fermiamoci
un
momento
a
considerare
che
cos
'
è
implicato
da
ciò
.
Non
è
raro
di
trovare
scrittori
che
definiscono
gli
atti
volontari
come
quelli
a
determinare
i
quali
contribuiscono
le
nostre
idee
,
le
nostre
rappresentazioni
.
Un
tal
modo
di
esprimersi
non
è
tuttavia
del
tutto
esatto
.
-
Per
adoprare
una
frase
cara
ad
alcuni
deterministi
,
non
è
vero
che
"
ogni
determinismo
interno
rappresenti
una
determinazione
volontaria
"
.
Le
nostre
idee
e
rappresentazioni
possono
produrre
numerose
reazioni
che
pur
non
sono
volontarie
.
Se
,
per
esempio
,
estendo
il
dito
indice
della
mia
mano
,
e
ad
occhi
chiusi
mi
sforzo
di
rappresentarmi
,
più
vivacemente
che
sia
possibile
,
di
tenere
un
revolver
in
mano
e
di
premere
il
grilletto
,
mi
avverrà
certamente
di
sentire
il
mio
dito
a
tremare
per
la
tendenza
a
contrarsi
;
e
,
se
fosse
connesso
con
un
apparecchio
registratore
,
esso
certamente
tradirebbe
il
suo
stato
di
tensione
col
segnare
movimenti
incipienti
.
Questi
non
avvengono
perché
io
so
di
non
avere
in
mano
la
rivoltella
,
e
quindi
io
inibisco
la
tendenza
iniziale
.
Ma
quei
movimenti
incipienti
tengono
dietro
ad
una
rappresentazione
mia
,
e
pur
non
sono
volontari
,
anzi
si
compiono
contro
la
volontà
mia
.
Altro
esempio
sono
tutti
i
movimenti
"
incoscienti
"
che
si
compiono
quando
alcuno
di
noi
è
internamente
assorto
nella
meditazione
o
nella
fantasticheria
(
rêverie
)
,
come
il
parlar
da
soli
accompagnandosi
col
gesto
:
e
tanti
altri
.
Per
spiegare
la
produzione
dell
'
azione
volontaria
bisogna
dunque
specificare
maggiormente
e
ricorrere
a
fatti
di
natura
più
particolare
.
-
Esiste
una
categoria
di
fatti
psichici
che
è
opportuno
classificare
a
parte
dalle
semplici
"
rappresentazioni
"
,
o
"
idee
"
,
e
sono
le
nostre
credenze
,
i
giudizi
che
formuliamo
sulle
cose
.
Ora
è
di
somma
importanza
notare
che
è
solo
a
quegli
atti
su
cui
hanno
influito
vere
e
proprie
credenze
nostre
,
che
diamo
il
nome
di
volontari
.
-
Se
prima
io
non
ho
premuto
il
grilletto
,
è
perché
ben
sapevo
che
il
grilletto
non
esisteva
che
nella
mia
immaginazione
.
Il
premere
un
grilletto
immaginario
è
cosa
assurda
,
e
perciò
non
ho
voluto
far
ciò
.
-
Così
è
:
altra
cosa
è
rappresentarsi
un
albero
,
altra
cosa
il
credere
nella
sua
esistenza
,
il
giudicare
:
l
'
albero
è
.
Ogni
giudizio
presuppone
l
'
esistenza
di
rappresentazioni
,
ma
queste
sono
distinte
da
quello
e
possono
anche
esistere
senza
di
esso
.
Nello
stato
anteriore
alla
determinazione
volontaria
,
lo
stato
di
deliberazione
,
ciò
che
si
svolge
nella
nostra
mente
non
è
il
conflitto
di
semplici
idee
contraddittorie
,
richiamantisi
l
'
una
l
'
altra
secondo
le
leggi
dell
'
associazione
per
contiguità
o
per
similarità
:
ma
quello
fra
più
giudizi
sull
'
atto
che
si
compie
o
sta
per
compiersi
,
e
le
sue
conseguenze
certe
o
probabili
.
-
Perché
vi
sia
atto
volontario
,
occorre
che
tali
giudizi
figurino
fra
le
cause
dell
'
atto
stesso
:
ch
'
essi
cioè
abbiano
la
facoltà
di
sospenderne
o
di
modificarne
la
produzione
.
Se
ben
si
considera
,
è
proprio
questo
il
criterio
differenziale
fra
le
azioni
volontarie
e
le
involontarie
.
-
Se
io
sto
per
prendere
una
grave
determinazione
,
per
esempio
,
quella
di
commettere
il
suicidio
gettandomi
dalla
finestra
,
fino
ad
un
certo
momento
,
ogni
considerazione
nuova
sopravveniente
ha
la
capacità
di
sospendere
l
'
esecuzione
dell
'
atto
:
il
dolore
che
proveranno
i
congiunti
e
gli
amici
,
la
condizione
in
cui
rimarranno
gli
altri
componenti
la
famiglia
,
la
possibilità
di
porre
rimedio
alle
cause
della
mia
disperazione
,
l
'
irrevocabilità
dell
'
atto
,
o
semplicemente
il
male
fisico
della
caduta
sono
considerazioni
che
possono
,
anche
quando
ho
già
scavalcata
la
ringhiera
,
indurmi
a
non
condurre
a
termine
l
'
azione
incominciata
.
Perciò
io
dico
che
tale
azione
dipende
dalla
mia
volontà
.
Ma
da
un
certo
momento
in
poi
:
da
quando
il
punto
di
appoggio
è
perduto
e
l
'
individuo
si
è
abbandonato
,
ogni
ulteriore
considerazione
è
inutile
:
se
ad
un
certo
punto
della
discesa
l
'
individuo
è
colto
dal
pensiero
ch
'
egli
si
sfracellerà
immancabilmente
le
ossa
sul
marciapiede
,
ciò
non
gli
impedirà
di
seguitare
a
cadere
secondo
la
legge
inesorabile
della
gravità
:
l
'
atto
non
dipende
più
dal
suo
volere
.
Lo
stesso
avviene
quando
spesso
la
nostra
volontà
si
trova
in
lotta
con
le
leggi
del
nostro
organismo
.
Vi
sono
certi
movimenti
che
si
possono
bensì
non
cominciare
,
ma
che
una
volta
cominciati
non
si
possono
interrompere
.
In
altri
l
'
impulso
ad
eseguirle
cresce
colla
ripetizione
degli
atti
:
ad
un
certo
momento
della
vita
esso
diventa
realmente
irresistibile
.
In
altri
ancora
l
'
atto
è
irresistibile
sin
da
principio
quando
l
'
agente
si
trovi
in
determinate
condizioni
;
a
lui
non
è
possibile
che
evitare
le
condizioni
stesse
.
È
così
che
nascono
,
com
'
è
noto
,
la
maggior
parte
dei
vizi
di
cui
l
'
uomo
si
fa
poi
schiavo
;
è
su
ciò
che
è
fondata
la
massima
pedagogica
:
principiis
obsta
.
Tutto
ciò
rientra
nella
questione
dei
limiti
della
volontà
,
lo
studio
della
quale
è
d
'
importanza
capitale
per
il
pedagogo
,
il
moralista
,
il
sociologo
,
il
giurista
.
Nella
natura
infatti
i
fenomeni
che
godono
di
questa
singolare
proprietà
,
per
noi
oltremodo
preziosa
,
di
poter
esser
modificati
dalle
nostre
credenze
e
dai
nostri
giudizi
,
dalle
considerazioni
cioè
che
facciamo
sul
loro
modo
di
svolgersi
,
sono
in
numero
relativamente
ristretto
.
Degli
altri
noi
siamo
spettatori
,
ma
non
motori
.
Le
loro
successioni
e
le
loro
coesistenze
,
i
loro
divorzi
e
i
loro
connubi
sono
stabiliti
da
vincoli
così
tenaci
che
possiamo
bensì
conoscerli
,
ma
non
possiamo
infrangerli
.
Conosciuti
,
tali
vincoli
fra
i
fenomeni
saranno
gli
elementi
della
nostra
concezione
scientifica
dell
'
Universo
,
la
base
sempre
più
larga
,
sulla
quale
si
erigerà
quella
possibilità
di
previsione
delle
conseguenze
degli
atti
nostri
,
che
è
atta
a
renderci
sempre
più
potenti
nella
nostra
relativa
impotenza
di
fronte
all
'
immensa
natura
.
Ma
la
nostra
influenza
su
di
essi
non
sarà
che
indiretta
:
se
vogliamo
renderci
propizie
le
loro
forze
,
se
vogliamo
piegarle
ai
nostri
fini
,
non
possiamo
farlo
se
non
per
mezzo
di
quella
parte
della
realtà
,
che
realmente
si
mostra
obbediente
al
semplice
fiat
nostro
.
Che
una
parte
siffatta
della
realtà
esista
,
è
indubitabile
:
tutti
coloro
che
hanno
come
noi
identificato
la
libertà
colla
volontarietà
delle
azioni
,
hanno
considerato
la
libertà
come
un
fatto
evidente
.
Hanno
avuto
torto
però
alcuni
di
essi
di
considerare
questo
fatto
come
un
attestato
diretto
della
coscienza
.
Ciò
che
ci
dice
che
un
dato
atto
,
un
dato
movimento
terrà
dietro
ad
una
determinata
nostra
credenza
,
è
,
non
meno
che
per
quelli
che
tengono
dietro
direttamente
agli
stimoli
"
esteriori
"
,
l
'
esperienza
.
Desidero
che
domani
piova
,
e
la
pioggia
non
cade
per
questo
:
stimo
invece
opportuno
che
il
mio
braccio
si
muova
per
prendere
quell
'
oggetto
,
che
la
mia
bocca
articoli
certi
suoni
,
che
la
mia
penna
scriva
le
presenti
parole
,
ed
ecco
!
la
cosa
è
fatta
.
Nel
formulare
il
mio
desiderio
,
io
ben
sapevo
che
esso
si
sarebbe
realizzato
nel
primo
caso
,
che
non
si
sarebbe
realizzato
nel
secondo
.
Onde
io
dal
semplice
esame
del
mio
stato
d
'
animo
posso
dire
a
priori
se
esso
sarà
efficace
o
no
a
diventare
,
secondo
l
'
espressione
del
Kant
,
la
causa
dell
'
esistenza
del
proprio
oggetto
;
se
quindi
,
io
potrò
formularlo
nella
forma
risoluta
:
"
io
voglio
"
,
o
dovrò
limitarmi
a
quella
più
mite
e
modesta
:
"
io
desidero
"
,
o
"
io
spero
.
"
-
Ma
ciò
non
è
che
un
prodotto
delle
ripetute
esperienze
fatte
,
per
mezzo
delle
quali
ho
potuto
constatare
"
quali
movimenti
tengano
dietro
a
quali
pensieri
.
"
Tanto
è
vero
che
nel
caso
di
paralisi
il
rapporto
di
successione
normale
è
rotto
,
l
'
esperienza
deve
rifarsi
da
capo
:
in
un
paralitico
di
data
recente
,
vi
hanno
tutti
gli
antecedenti
dell
'
azione
volontaria
,
compresa
la
certezza
che
l
'
azione
seguirà
-
ma
l
'
azione
invece
questa
volta
non
si
produce
:
il
braccio
non
si
alza
,
le
labbra
non
si
muovono
ad
articolare
il
suono
,
le
gambe
si
rifiutano
al
comando
che
vien
loro
impartito
col
consueto
vigore
.
È
questo
uno
stato
di
cose
a
cui
presto
tien
dietro
la
convinzione
della
propria
impotenza
;
sparisce
il
vero
e
proprio
carattere
di
volizione
,
e
subentra
il
semplice
desiderio
,
distinto
dalla
volontà
vera
e
propria
in
quanto
per
questa
è
necessaria
la
previsione
dell
'
atto
.
-
Un
essere
adunque
che
non
avesse
avuto
esperienza
anteriore
non
potrebbe
,
nel
senso
proprio
della
parola
,
volere
.
Tutte
le
reazioni
sue
agli
stimoli
di
ogni
sorta
sarebbero
di
natura
inaspettata
per
lui
.
"
I
movimenti
volontari
,
scrive
il
James
,
debbono
essere
funzioni
secondarie
,
non
primitive
,
del
nostro
organismo
.
È
questo
il
primo
punto
che
deve
essere
capito
nella
psicologia
della
volontà
.
I
movimenti
reflessi
,
istintivi
,
emozionali
sono
tutti
fatti
primarii
:
i
centri
nervosi
sono
organizzati
in
modo
che
certi
stimoli
fanno
scattare
certe
parti
esplosive
;
e
la
creatura
che
assiste
per
la
prima
volta
ad
una
di
tali
esplosioni
,
fa
una
esperienza
nuova
.
Un
giorno
assistevo
insieme
ad
un
bambino
all
'
arrivo
rumoroso
di
un
treno
diretto
nella
stazione
.
Il
bambino
che
si
trovava
assai
vicino
ad
una
piattaforma
si
scosse
e
si
mise
a
piangere
,
divenne
pallido
col
respiro
affannoso
,
e
gridando
corse
a
me
a
nascondersi
il
viso
.
Sono
convinto
che
quel
piccolo
essere
non
era
meno
maravigliato
per
il
proprio
contegno
che
per
l
'
arrivo
del
treno
,
e
certo
più
di
quanto
fossi
io
,
che
assistevo
alla
scena
.
Naturalmente
,
se
una
tale
reazione
si
ripetesse
spesso
,
sapremmo
presto
che
cosa
ci
dobbiamo
aspettare
da
noi
stessi
,
e
potremmo
prevedere
la
nostra
condotta
,
pur
rimanendo
questa
involontaria
ed
incontrollabile
come
prima
.
Ma
se
,
nell
'
azione
volontaria
propriamente
detta
,
l
'
azione
volontaria
deve
essere
preveduta
,
ne
consegue
che
nessuna
creatura
che
non
abbia
un
potere
divinatorio
potrà
mai
eseguire
per
la
prima
volta
un
atto
volontario
.
Ora
noi
non
siamo
forniti
di
un
potere
di
visione
profetica
dei
movimenti
che
possiamo
fare
,
più
che
delle
sensazioni
che
possiamo
avere
.
Come
dobbiamo
aspettare
che
le
sensazioni
ci
si
presentino
,
così
dobbiamo
aspettare
che
i
nostri
movimenti
si
siano
compiuti
involontariamente
,
prima
di
formarci
l
'
idea
di
ciò
che
sono
l
'
uno
o
l
'
altro
di
questi
due
processi
.
Noi
impariamo
per
la
via
della
esperienza
tutte
le
possibilità
che
possediamo
:
quando
un
movimento
particolare
avvenuto
una
volta
in
modo
casuale
,
reflesso
e
involontario
ha
lasciato
una
traccia
di
sé
nella
nostra
memoria
,
il
movimento
può
essere
di
nuovo
desiderato
,
può
essere
proposto
come
fine
,
può
essere
deliberatamente
voluto
.
Ma
è
impossibile
vedere
in
qual
modo
avrebbe
potuto
essere
voluto
altrimenti
.
Una
provvista
di
idee
dei
vari
movimenti
possibili
,
formatasi
nella
memoria
,
per
l
'
esperienza
fatta
compiendoli
involontariamente
,
è
pertanto
il
primo
requisito
della
vita
volontaria
"
.
Vediamo
dunque
come
le
azioni
reflesse
ed
istintive
,
che
alcuni
sogliono
contrapporre
alla
volontà
come
qualchecosa
di
irreducibilmente
diverso
,
siano
invece
il
materiale
onde
la
volontà
si
vale
e
senza
il
quale
sarebbe
impossibile
comprendere
i
suoi
movimenti
.
Inoltre
,
ben
lungi
dal
rappresentare
antiche
azioni
volontarie
rese
incoscienti
,
o
subcoscienti
,
dalla
lunga
ripetizione
,
esse
sono
qualchecosa
di
anteriore
alla
volontà
,
qualchecosa
che
può
bensì
esservi
senza
che
esista
una
vera
e
propria
volontà
,
ma
senza
di
cui
una
volontà
qualsiasi
è
inintelligibile
.
Se
ora
forse
molte
delle
nostre
reazioni
istintive
sono
azioni
volontarie
diventate
automatiche
,
ciò
vuol
dire
che
prima
ancora
vi
dovevano
essere
altre
azioni
automatiche
,
se
anche
diverse
dalle
attuali
.
La
volontà
presuppone
quella
che
il
Bain
chiama
attività
spontanea
del
sistema
nervoso
,
per
la
quale
a
certi
determinati
stimoli
,
esteriori
od
interiori
,
rispondono
determinate
reazioni
.
"
Si
può
paragonare
il
sistema
nervoso
a
un
organo
i
cui
mantici
sono
costantemente
tesi
e
pronti
a
scaricarsi
in
tutti
i
sensi
a
seconda
dei
tasti
che
preme
l
'
organista
.
Lo
stimolo
delle
nostre
sensazioni
e
dei
nostri
sentimenti
(
feelings
)
non
dà
la
forza
interna
,
ma
determina
il
punto
ove
si
produrrà
la
scarica
e
come
essa
si
produrrà
.
Questa
attività
diremo
così
automatica
del
nostro
sistema
nervoso
è
la
base
di
tutta
quanta
la
nostra
vita
emozionale
,
sentimentale
,
affettiva
.
La
vista
di
certi
oggetti
,
di
certi
aggruppamenti
di
linee
e
di
colori
,
il
contatto
di
certi
corpi
,
l
'
audizione
di
certi
suoni
,
ogni
sensazione
insomma
fa
nascere
nel
nostro
organismo
certe
reazioni
determinate
,
piacevoli
o
dolorose
,
certe
preferenze
o
repulsioni
,
certi
impulsi
ad
agire
,
che
non
possono
altrimenti
chiamarsi
se
non
istintivi
.
E
nella
vita
istintiva
hanno
la
loro
radice
,
più
o
meno
direttamente
,
tutti
i
nostri
sentimenti
,
dai
più
elementari
e
volgari
,
ai
più
complessi
,
elevati
e
raffinati
.
-
La
vita
istintiva
fornisce
alla
volontà
,
oltreché
,
come
abbiamo
visto
,
i
suoi
materiali
,
anche
ogni
fine
,
ogni
ragione
in
vista
della
quale
essa
si
determina
.
I
grandi
fini
,
ai
quali
si
vogliono
talora
ricondurre
tutti
gli
altri
subordinati
:
la
nostra
conservazione
,
la
conservazione
della
specie
,
la
felicità
o
il
piacere
;
quelle
tendenze
che
possono
orientare
tutta
quanta
la
vita
di
un
uomo
,
l
'
amore
,
il
sentimento
familiare
o
patriottico
,
la
bramosia
di
sapere
,
la
passione
artistica
,
l
'
aspirazione
umanitaria
,
che
cosa
sono
in
ultima
analisi
,
se
non
grandi
istinti
,
più
degli
altri
"
fondamentali
"
?
E
nel
dire
ch
'
essi
sono
istinti
,
noi
non
intendiamo
affatto
deprezzarli
.
Il
fatto
che
un
istinto
,
una
nostra
tendenza
è
"
cieca
"
,
che
è
impossibile
"
giustificarla
"
con
una
"
ragione
"
qualsiasi
non
dice
nulla
infatti
sulla
opportunità
o
meno
per
gli
uomini
di
seguirla
;
imperocché
ciò
è
vero
di
tutte
le
nostre
maggiori
tendenze
.
Una
nostra
tendenza
,
una
nostra
preferenza
,
non
può
giustificarsi
se
non
mediante
un
'
altra
tendenza
,
un
'
altra
preferenza
;
onde
è
forza
pur
far
capo
ad
una
tendenza
,
ad
una
preferenza
che
non
ha
bisogno
di
essere
ulteriormente
giustificata
,
ad
un
qualche
cosa
cioè
,
la
cui
preferibilità
ci
sembri
perfettamente
ovvia
e
naturale
.
Ogni
sentimento
,
nel
fatto
,
basta
a
sé
stesso
;
e
alla
domanda
di
un
perché
non
si
può
rispondere
,
nella
massima
parte
dei
casi
,
se
non
:
perché
è
così
.
La
ragazza
piace
al
suo
innamorato
non
per
alcun
fine
indiretto
o
remoto
,
ma
semplicemente
perché
gli
piace
:
s
'
egli
la
sposa
,
anche
per
altri
motivi
per
la
sua
posizione
sociale
o
i
suoi
danari
,
s
'
egli
ciò
facendo
crede
di
servire
la
patria
,
o
,
avendo
una
vena
filosofica
,
è
convinto
di
servire
all
'
alto
fine
della
conservazione
della
razza
,
tutti
questi
sentimenti
sono
elementi
estranei
all
'
amore
,
che
possono
bensì
rinforzarlo
e
magari
sostituirlo
,
ma
che
non
possono
essere
,
agli
occhi
dell
'
innamorato
,
la
giustificazione
della
propria
passione
.
Il
bisogno
di
giustificare
ai
propri
occhi
un
sentimento
è
già
una
prova
ch
'
esso
incomincia
a
vacillare
.
Presso
l
'
uomo
non
meno
che
presso
gli
animali
esiste
un
certo
numero
di
tendenze
che
non
hanno
altra
giustificazione
all
'
infuori
della
propria
esistenza
.
Nel
gatto
la
vista
del
topo
fuggente
,
nella
gallina
la
vista
delle
uova
,
nel
cane
l
'
odore
di
un
buon
boccone
provocano
l
'
impulso
ad
una
serie
di
atti
,
il
fine
dei
quali
può
benissimo
essere
conosciuto
dall
'
animale
in
questione
,
ma
che
si
compierebbero
egualmente
anche
ove
tale
conoscenza
mancasse
.
La
gallina
che
ha
già
covato
e
veduti
i
pulcini
,
il
gatto
ed
il
cane
che
sanno
ormai
per
esperienza
qual
complesso
di
raffinate
sensazioni
rappresentino
il
topo
acchiappato
e
il
boccone
furato
,
alla
vista
degli
oggetti
stessi
non
provano
più
quel
semplice
e
cieco
impulso
ad
agire
della
prima
volta
:
prima
ancora
di
essersi
mossi
è
sorta
in
loro
la
rappresentazione
(
previsione
)
degli
effetti
dei
loro
movimenti
,
e
questi
effetti
possono
presentarsi
come
desiderabili
alla
loro
volta
,
cioè
rinforzare
l
'
impulso
primitivo
,
oppure
come
dolorosi
,
e
quindi
neutralizzarlo
.
Nel
caso
del
cane
,
accanto
alla
delizia
del
boccone
può
sorgere
il
ricordo
e
la
previsione
delle
frustate
del
padrone
.
Dal
momento
in
cui
nasce
la
possibilità
che
un
impulso
sia
frenato
dalla
previsione
di
conseguenze
ulteriori
,
l
'
azione
comincia
a
meritarsi
il
nome
di
volontaria
.
Intanto
l
'
azione
si
compierebbe
egualmente
anche
senza
quella
nozione
delle
conseguenze
desiderabili
dell
'
atto
,
che
costituisce
ciò
che
ìmpropriamente
chiamasi
"
l
'
idea
del
fine
"
.
Per
la
gallina
il
desiderio
di
covare
le
uova
è
altrettanto
finale
quanto
lo
è
per
noi
quello
di
mangiare
quando
abbiamo
fame
.
Le
uova
le
vengono
presentate
,
ed
essa
vi
si
adagia
sopra
,
né
essa
sa
perché
,
se
non
che
la
cosa
l
'
attrae
e
la
seduce
.
Le
uova
sono
per
lei
una
fonte
di
emozioni
,
e
l
'
oggetto
di
un
forte
sentimento
,
le
cui
ragioni
trascendono
di
gran
lunga
le
sue
capacità
intellettuali
,
e
che
per
lei
è
cosa
più
naturale
di
questo
mondo
.
Così
parteciperanno
per
lei
di
questa
tinta
emozionale
,
per
così
dire
,
tutti
quegli
oggetti
ch
'
essa
giungerà
ad
associare
colle
uova
stesse
:
le
uova
saranno
suscettibili
di
diventar
fine
per
una
quantità
di
atti
ad
esse
relativi
,
atti
in
sé
magari
spiacevoli
,
ma
eseguiti
in
vista
del
piacere
dato
dalle
uova
stesse
.
Abbiamo
dunque
veduto
che
cosa
contraddistingua
la
volontà
:
l
'
influenza
sui
nostri
atti
dei
giudizi
che
formuliamo
intorno
agli
atti
stessi
.
Abbiamo
veduto
altresì
come
ciò
presupponga
l
'
esistenza
di
impulsi
,
di
tendenze
,
di
preferenze
per
così
dire
automatiche
del
nostro
organismo
;
i
quali
fatti
costituiscono
una
terza
categoria
di
fenomeni
altrettanto
distinta
dalle
credenze
(
giudizi
)
quanto
queste
lo
sono
dalle
rappresentazioni
.
Essi
sono
la
base
di
ogni
nostra
vita
sentimentale
ed
affettiva
,
sia
essa
di
natura
inferiore
come
la
vegetativa
,
o
superiore
come
quella
estetica
e
morale
.
-
Possiamo
ora
giungere
a
conseguenze
di
qualche
importanza
a
riguardo
del
concetto
di
responsabilità
.
Se
le
azioni
volontarie
sono
solo
quelle
e
tutte
quelle
,
su
cui
influiscono
i
nostri
giudizi
sulle
conseguenze
loro
,
ne
consegue
che
solo
l
'
azione
volontaria
potrà
essere
impedita
dalla
previsione
di
un
male
vicino
o
lontano
che
sia
per
derivarne
a
qualcuno
(
propria
,
persona
,
famiglia
,
amici
,
patria
,
umanità
)
.
Solo
su
di
essa
potrà
agire
il
motivo
,
egoistico
od
altruistico
.
Ora
giova
notare
che
non
è
la
specie
,
la
qualità
di
tale
influenza
che
importa
alla
responsabilità
.
Se
io
,
dopo
aver
accertato
tutte
le
conseguenze
,
sicure
o
probabili
,
dei
miei
atti
;
dopo
aver
veduto
con
perfetta
lucidità
che
agendo
in
una
determinata
guisa
produrrò
un
determinato
danno
alla
tal
persona
o
alla
tal
cosa
la
integrità
della
quale
è
sancita
dal
senso
morale
pubblico
:
pur
nondimeno
persisto
nel
mio
disegno
semplicemente
perché
questa
considerazione
non
mi
fa
alcuna
impressione
e
mi
lascia
freddo
ed
indifferente
,
vale
a
dire
se
persisto
nel
mio
disegno
per
deficienza
d
'
impulso
al
ben
fare
,
io
non
sono
meno
responsabile
per
questo
.
In
altre
parole
,
la
deficienza
sentimentale
non
è
di
per
sé
sola
una
minorante
della
responsabilità
.
È
questo
un
punto
che
merita
di
richiamare
la
nostra
attenzione
poiché
costituisce
,
per
così
dire
,
il
nodo
della
questione
della
responsabilità
.
Il
principio
che
abbiamo
enunciato
è
atto
ad
essere
trascurato
ai
giorni
nostri
,
in
cui
taluni
sembrano
credere
che
il
non
aver
sentito
che
bisognava
agire
in
un
dato
modo
sia
una
scusa
sufficiente
per
non
aver
fatto
il
proprio
dovere
.
Eppure
il
principio
è
irrecusabile
anche
dal
punto
di
vista
deterministico
.
Ciò
che
intendiamo
biasimare
in
un
individuo
è
appunto
questa
mancanza
dei
sentimenti
,
nella
quale
si
rivela
la
sua
personalità
.
Affinché
un
individuo
possa
essere
ritenuto
responsabile
occorre
che
l
'
azione
fosse
in
suo
potere
.
Ma
"
essere
in
suo
potere
"
che
cosa
implica
,
se
non
"
l
'
assenza
di
ogni
ostacolo
insuperabile
eccetto
la
mancanza
di
spinta
al
bene
?
"
È
precisamente
in
questo
caso
che
la
punizione
e
l
'
espressione
della
disapprovazione
morale
sono
anche
utili
per
fornire
la
forza
impulsiva
deficiente
.
La
presenza
di
un
sentimento
malvagio
,
la
mancanza
di
un
sentimento
buono
,
non
alterano
adunque
la
misura
della
responsabilità
di
un
individuo
.
La
preponderanza
di
un
sentimento
qualsiasi
è
sempre
necessaria
all
'
azione
.
Se
quindi
,
per
dichiarare
uno
responsabile
,
bisognasse
constatare
che
i
sentimenti
buoni
e
malvagi
si
controbilanciano
in
lui
;
ne
deriverebbe
la
pratica
inapplicabilità
del
concetto
di
responsabilità
.
Solo
quando
un
sentimento
acquista
tale
un
sopravvento
da
invadere
tutto
quanto
il
campo
della
coscienza
,
togliendole
quella
lucidità
ch
'
è
necessaria
per
agire
volontariamente
:
solo
quando
il
sentimento
degenera
in
passione
,
e
più
che
in
passione
,
in
monomania
,
precludendo
addirittura
la
via
al
sorgere
di
ogni
considerazione
a
sé
contraria
,
dando
così
alle
reazioni
dell
'
individuo
qualche
cosa
della
natura
cieca
e
pressoché
irresistibile
dell
'
azione
riflessa
:
solo
allora
potrà
parlarsi
di
una
diminuzione
di
responsabilità
.
Ma
finché
l
'
organismo
intellettuale
rimane
inalterato
e
rimane
quindi
la
possibilità
che
sorgano
impulsi
contrari
alla
passione
dominante
,
la
responsabilità
persiste
inalterata
.
Qual
'
è
il
punto
in
cui
si
produce
il
tracollo
,
in
cui
la
preponderanza
della
passione
cioè
diviene
irresistibile
?
È
questo
il
problema
pratico
della
responsabilità
,
quello
a
cui
si
trova
di
fronte
il
giudice
e
il
moralista
nei
singoli
casi
concreti
.
Risolverlo
astrattamente
è
cosa
impossibile
.
I
limiti
del
potere
d
'
inibizione
si
spostano
di
continuo
col
crescere
della
civiltà
col
perfezionarsi
della
educazione
.
Vi
è
sempre
un
certo
punto
,
in
cui
la
coscienza
generale
quasi
istintivamente
riconosce
che
,
crescendo
più
oltre
l
'
impulso
,
esso
diviene
tale
che
nessuno
dei
consociati
in
circostanze
determinate
saprebbe
resistergli
.
Si
crea
così
una
certa
norma
,
una
certa
media
intorno
alle
quali
oscillano
i
limiti
della
responsabilità
.
Come
tali
,
esse
sono
necessariamente
imperfette
,
e
necessariamente
creano
talora
nel
loro
conflitto
colla
realtà
delle
cose
,
particolari
ingiustizie
e
crudeltà
come
indebite
indulgenze
.
Ma
ciò
è
inevitabile
,
data
la
origine
sociale
del
concetto
di
responsabilità
.
Solo
potrebbe
essere
un
giudice
infallibile
di
sé
l
'
individuo
stesso
,
ove
fosse
imparziale
,
oppure
una
divinità
omnisciente
.
Strettamente
legata
colla
questione
dei
limiti
della
responsabilità
è
quella
di
stabilire
quali
sono
gli
oggetti
su
cui
la
volontà
estende
il
proprio
potere
.
Non
manca
chi
pretende
restringere
gli
effetti
della
volontà
a
quegli
eventi
che
possono
essere
prodotti
dalle
contrazioni
muscolari
.
Ora
è
certo
che
questi
costituiscono
la
parte
più
ovvia
ed
evidente
della
sfera
della
volontà
.
Ma
una
parte
non
meno
importante
soprattutto
moralmente
è
costituita
dai
cambiamenti
che
possiamo
provocare
nel
corso
dei
nostri
pensieri
e
dei
nostri
sentimenti
.
Se
ciò
avvenga
con
o
senza
il
concorso
del
nostro
sistema
muscolare
è
questione
non
risoluta
del
tutto
,
ma
che
ad
ogni
modo
non
toglie
l
'
importanza
del
fatto
in
sé
.
Possiamo
entro
certi
limiti
dominare
e
dirigere
i
nostri
pensieri
ed
i
nostri
sentimenti
,
specialmente
mediante
l
'
attenzione
volontaria
.
Ed
a
proposito
dell
'
attenzione
è
bene
avvertire
che
anche
a
suo
riguardo
è
impossibile
concludere
a
priori
la
possibilità
di
una
spiegazione
"
deterministica
"
.
Anche
qui
possiamo
ripetere
ciò
che
abbiamo
detto
in
generale
della
volontà
.
Vi
sono
degli
oggetti
che
attraggono
quasi
automaticamente
la
nostra
attenzione
(
oggetti
brillanti
,
nuovi
insoliti
,
cose
in
sé
piacevoli
,
ecc
.
)
,
in
modo
da
farci
concentrare
nella
loro
contemplazione
,
in
piena
dimenticanza
di
ogni
altra
realtà
.
Ma
l
'
attenzione
può
svegliarsi
,
per
qualche
fine
remoto
,
e
appuntarsi
in
oggetti
in
sé
privi
di
qualunque
attrattiva
:
allora
nasce
propriamente
l
'
attenzione
volontaria
,
accompagnata
da
quel
sentimento
di
sforzo
nel
quale
alcuni
hanno
voluto
vedere
a
tutti
i
costi
un
argomento
in
favore
dell
'
indeterminismo
assoluto
.
Ma
se
noi
persistiamo
in
una
occupazione
mentale
anche
a
dispetto
degli
ostacoli
oppostici
dalla
nostra
stessa
costituzione
cerebrale
,
stanchezza
ecc
.
,
ciò
sarà
sempre
per
qualche
ragione
(
perché
crediamo
sia
utile
,
necessario
,
doveroso
far
ciò
)
.
Anzi
la
differenza
fra
l
'
attenzione
volontaria
ed
involontaria
starà
tutta
qui
:
che
nel
primo
caso
sappiamo
perché
stiamo
attenti
alle
cose
,
nel
secondo
no
.
Restano
infine
fra
gli
effetti
della
volontà
le
alterazioni
che
possiamo
produrre
sulle
nostre
abitudini
e
le
nostre
future
tendenze
all
'
azione
,
per
mezzo
delle
quali
possiamo
quasi
,
per
così
dire
,
rinnovare
la
nostra
personalità
.
Nell
'
educazione
non
sarà
mai
troppa
l
'
attenzione
attribuita
a
questa
terza
categoria
d
'
effetti
.
Lo
scopo
principale
dell
'
educazione
è
di
rendere
l
'
individuo
un
"
fascio
di
abitudini
"
buone
,
in
modo
che
lo
sforzo
ch
'
egli
dovrà
fare
per
tener
la
via
retta
d
'
azione
sia
quanto
più
lieve
è
possibile
.
Allora
,
quando
l
'
individuo
in
sé
stesso
,
o
altri
su
di
lui
hanno
ottenuto
questo
scopo
,
l
'
azione
volontaria
stessa
diviene
una
cosa
molto
più
semplice
,
in
quanto
ormai
più
non
si
rivolge
che
all
'
esterno
:
l
'
individuo
non
ha
più
bisogno
di
diffidare
delle
sue
forze
interne
,
dei
suoi
impulsi
:
è
giunto
il
momento
in
cui
l
'
educatore
può
rivolgere
al
suo
pupillo
le
parole
di
Virgilio
a
Dante
,
giunto
in
cima
alla
bella
montagna
del
Purgatorio
:
Tratto
ti
ho
qui
con
ingegno
e
con
arte
;
Lo
tuo
piacere
omai
prendi
per
duce
;
Fuor
sei
dell
'
erte
vie
,
fuor
se
'
dell
'
arte
.
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
....
..
Non
aspettar
mio
dir
più
,
né
mio
cenno
:
Libero
,
dritto
e
sano
è
lo
tuo
arbitrio
,
E
fallo
fòra
non
fare
a
suo
senno
;
Perch
'
io
te
sopra
te
corono
e
mitrio
.
(
Purg
.
,
XXVII
,
130-132,139-142
)
.
-
Perché
-
qualcuno
potrebbe
chiedere
-
questa
digressione
sulla
natura
e
i
caratteri
della
volontà
,
dal
momento
che
tutti
sappiamo
distinguere
un
atto
volontario
da
un
atto
involontario
?
Ciò
basta
perfettamente
per
ogni
bisogno
pratico
,
ed
è
soltanto
dal
lato
pratico
che
la
volontà
è
considerata
dal
moralista
e
dal
giurista
.
La
volontà
è
una
delle
cose
a
noi
più
direttamente
note
,
e
,
anziché
aver
bisogno
di
esser
"
definita
"
,
può
essa
stessa
servirci
a
definire
una
moltitudine
di
cose
.
Il
meglio
quindi
da
farsi
per
il
moralista
,
il
giurista
e
il
sociologo
è
di
assumere
la
volontà
come
un
dato
,
lasciando
allo
psicologo
e
al
metafisico
le
ulteriori
indagini
,
che
per
i
primi
non
hanno
alcun
interesse
diretto
.
Rispondiamo
,
che
se
tale
è
la
conclusione
a
cui
si
dovrebbe
arrivare
,
non
è
per
questo
men
vero
che
spesso
non
ne
vien
tenuto
conto
,
ed
è
abbastanza
,
generale
la
convinzione
che
la
scienza
possa
in
qualche
modo
negare
la
volontà
o
qualcuno
de
'
suoi
attributi
essenziali
alle
esigenze
pratiche
:
ed
il
rilevare
,
per
quanto
in
modo
sommario
,
i
principali
caratteri
per
cui
,
anche
secondo
la
scienza
psicologica
più
recente
,
si
distingue
il
processo
delle
nostre
volizioni
,
serve
quindi
ad
evitare
certi
errori
assai
comuni
,
che
tendono
ad
attribuire
alla
scienza
stessa
un
aspetto
assai
più
"
rivoluzionario
"
di
quanto
in
realtà
non
abbia
.
Le
conclusioni
a
cui
siamo
giunti
non
sono
del
tutto
irrilevanti
per
una
esatta
comprensione
della
posizione
della
morale
e
del
diritto
di
fronte
alle
scienze
propriamente
dette
.
Anzi
tutto
,
abbiamo
visto
che
ogni
descrizione
del
processo
volitivo
è
incompleta
,
la
quale
non
rilevi
come
precedenti
causali
caratteristici
della
volizione
siano
le
nostre
credenze
,
vale
a
dire
i
giudizi
che
facciamo
intorno
alle
cose
,
strettamente
o
lontanamente
connesse
coll
'
atto
che
stiamo
per
compiere
.
Abbiamo
osservato
d
'
altra
parte
,
che
ciò
presuppone
anche
nel
nostro
organismo
un
'
attività
automatica
,
per
la
quale
tali
credenze
siano
impulsive
,
facciano
cioè
nascere
in
noi
tendenze
a
determinate
azioni
;
e
come
le
tendenze
stesse
costituiscono
tutta
la
nostra
vita
istintiva
,
emozionale
,
affettiva
,
e
sono
perciò
la
base
di
ogni
nostra
preferenza
,
di
ogni
nostro
apprezzamento
sulla
desiderabilità
delle
diverse
azioni
possibili
che
,
nello
stato
di
deliberazione
volontaria
,
si
presentano
come
alternative
.
Vediamo
ora
in
che
questo
possa
interessarci
.
Che
la
credenza
,
e
non
la
semplice
rappresentazione
in
quanto
da
essa
si
distingue
,
sia
il
precedente
causale
dell
'
atto
volontario
,
ci
mostra
subito
che
della
produzione
di
questo
nessuna
meccanica
di
rappresentazioni
,
susseguentisi
per
via
di
semplice
associazione
,
potrebbe
render
esatta
ragione
.
La
psicologia
associazionistica
inglese
,
e
quella
intellettualistica
di
Herbart
non
teneva
abbastanza
conto
di
ciò
:
essa
tentava
di
derivare
tutti
quanti
i
processi
mentali
dalle
rappresentazioni
e
dai
loro
rapporti
.
Nella
psicologia
più
recente
invece
si
manifesta
la
tendenza
a
mantener
distinti
da
quelle
sì
i
fatti
di
credenza
come
gli
stati
emozionali
e
volitivi
,
gli
uni
e
gli
altri
indefinibili
per
mezzo
delle
sole
rappresentazioni
.
Ora
le
nostre
credenze
,
i
nostri
giudizi
,
sebbene
non
siano
per
nulla
indipendenti
dalle
leggi
per
cui
si
susseguono
fra
loro
le
rappresentazioni
(
leggi
dell
'
associazione
psicologica
)
,
soggiacciono
ad
altre
leggi
loro
particolari
che
da
quelle
non
possono
in
alcun
modo
dedursi
.
Tali
leggi
,
che
sono
quelle
per
cui
la
evidenza
(
la
credibilità
)
di
un
giudizio
scaturisce
da
quella
di
un
altro
giudizio
,
e
su
cui
pertanto
sono
fondati
tanto
il
processo
di
spiegazione
che
quello
di
dimostrazione
,
formano
la
base
della
logica
umana
.
Resta
perciò
salvato
quello
che
può
dirsi
il
carattere
razionale
della
volontà
,
carattere
a
cui
per
uno
strano
equivoco
si
è
creduto
che
la
"
scienza
"
potesse
in
qualche
modo
attentare
,
e
che
viene
implicato
nelle
definizioni
che
i
moralisti
più
rigorosi
ed
esigenti
dànno
della
facoltà
di
volere
e
quindi
della
libertà
.
Affermare
poi
che
la
volontà
presuppone
altresì
quegli
stati
emozionali
e
affettivi
che
costituiscono
un
terzo
elemento
irreducibile
della
nostra
vita
mentale
,
equivale
a
rilevare
un
'
altra
qualità
della
volontà
che
i
deterministi
sono
troppo
spesso
portati
a
trascurare
o
a
negare
:
voglio
dire
quella
che
potrebbe
chiamarsi
la
sua
spontaneità
ed
originalità
;
qualità
che
anch
'
essa
pertanto
non
ha
nulla
di
contraddittorio
con
un
determinato
bene
inteso
.
Da
nessuna
combinazione
di
rappresentazioni
o
credenze
potrebbe
dedursi
quale
sarà
l
'
atto
seguente
ove
non
si
conosca
quale
sarà
il
sentimento
,
nel
senso
più
ampio
della
parola
,
ch
'
esse
determineranno
:
in
altre
parole
,
quale
sarà
l
'
azione
che
l
'
agente
preferirà
.
Ora
,
come
nelle
leggi
che
regolano
le
nostre
credenze
va
ricercato
il
fondamento
della
logica
,
così
in
altre
leggi
particolari
secondo
cui
si
svolgono
le
nostre
preferenze
,
le
nostre
emozioni
,
va
ricercato
il
fondamento
psicologico
sì
dell
'
estetica
come
della
morale
propriamente
detta
.
Scopo
della
morale
è
di
determinare
i
fini
che
l
'
uomo
deve
proporsi
nell
'
operare
.
Ora
tutto
ciò
che
vogliamo
,
lo
vogliamo
come
fine
o
come
mezzo
ad
un
fine
.
Il
fine
stesso
poi
può
apparirci
a
sua
volta
come
mezzo
ad
un
fine
ulteriore
,
e
così
via
;
vale
a
dire
che
possiamo
via
via
"
giustificare
"
le
nostre
azioni
o
i
nostri
proponimenti
col
riferirli
a
fini
sempre
superiori
,
creando
così
una
scala
od
una
gerarchia
di
fini
gli
uni
agli
altri
subordinati
.
Ma
-
ritornando
su
ciò
che
abbiamo
detto
a
proposito
degli
istinti
in
questo
procedimento
non
potremo
andare
all
'
infinito
:
vi
sarà
un
certo
numero
di
fini
che
ci
apparranno
degni
di
essere
desiderati
innanzi
a
tutto
e
per
sé
stessi
;
la
cui
bontà
o
preferibilità
ci
apparrà
così
evidente
da
non
aver
bisogno
di
ulteriore
"
giustificazione
"
.
Ora
,
come
nel
decidere
della
rispettiva
desiderabilità
dei
diversi
fini
,
così
nel
decidere
di
questi
fini
ultimi
il
nostro
"
senso
morale
"
è
giudice
inappellabile
.
Ogni
tentativo
di
sfuggire
in
modo
definitivo
al
suo
verdetto
è
assurdo
:
non
si
farà
che
spostare
la
questione
,
per
tornare
,
quando
si
tratti
di
deciderla
,
alla
medesima
autorità
a
cui
abbiam
voluto
sottrarci
.
Insomma
,
senza
qualchecosa
di
desiderabile
in
sé
,
senza
un
termine
finale
,
la
cui
desiderabilità
giustifichi
le
altre
ma
non
abbia
bisogno
di
essere
giustificata
;
senza
un
"
imperativo
categorico
"
di
qualche
sorta
,
non
vi
è
morale
,
né
altra
scienza
pratica
che
sia
possibile
.
L
'
"
INDIPENDENZA
"
DELLA
MORALE
.
-
Da
tutto
ciò
che
abbiamo
detto
fin
qui
vediamo
balzare
in
piena
luce
un
principio
spesso
implicitamente
od
esplicitamente
violato
da
scienziati
e
filosofi
,
che
è
merito
della
scuola
criticista
francese
,
fondata
dal
Renouvier
,
di
avere
strenuamente
rivendicato
,
e
che
forma
il
cardine
,
per
così
dire
,
di
quella
filosofia
.
Vogliam
parlare
di
quello
che
fu
detto
"
principio
della
indipendenza
della
morale
"
.
Ciò
che
fin
qui
abbiamo
detto
può
non
considerarsi
che
come
una
illustrazione
del
medesimo
principio
.
Sono
due
i
modi
con
cui
l
'
attività
scientifica
(
comprendendo
con
questa
tutti
i
tentativi
di
spiegazione
generale
o
speciale
dei
fenomeni
,
e
quindi
anche
i
sistemi
metafisici
le
religiosi
)
hanno
sembrato
minacciare
l
'
esistenza
autonoma
della
morale
:
l
'
uno
consiste
nella
negazione
della
libertà
,
"
condizione
pratica
"
della
morale
;
l
'
altro
in
una
tendenza
più
o
meno
conscia
a
non
considerare
più
come
inappellabile
il
giudizio
del
senso
morale
,
e
nella
corrispondente
opinione
che
la
scienza
possa
in
certo
qual
modo
sostituirlo
nella
determinazione
di
ciò
che
è
bene
di
fare
.
Per
ciò
che
riguarda
il
primo
punto
,
crediamo
di
aver
dimostrato
che
il
timore
,
che
la
scienza
possa
in
alcun
modo
scalzare
le
basi
della
morale
e
del
diritto
,
essere
privo
di
fondamento
.
La
negazione
del
"
libero
arbitrio
"
,
in
quanto
questo
si
confonde
colla
inapplicabilità
del
principio
di
causalità
alle
umane
azioni
,
non
implica
la
negazione
della
libertà
umana
.
Alla
credenza
dell
'
uomo
nella
propria
libertà
noi
attribuiamo
,
con
Aristotile
e
Cartesio
,
con
Cousin
e
Mill
tutta
la
forza
di
una
verità
scientifica
.
Non
sempre
ed
in
ogni
caso
-
ma
in
generale
e
nella
normalità
-
le
nostre
credenze
hanno
il
potere
di
influenzare
le
nostre
azioni
;
quel
complesso
di
giudizi
sulla
realtà
delle
cose
,
come
sono
e
come
saranno
in
seguito
al
nostro
atto
,
congiunto
all
'
apprezzamento
etico
che
ne
facciamo
,
ha
per
la
massima
parte
di
noi
e
in
gran
parte
degli
eventi
della
nostra
vita
,
la
facoltà
di
tradursi
negli
atti
nostri
.
E
in
tale
facoltà
è
ravvisata
l
'
attuazione
più
piena
e
completa
della
libertà
,
quale
è
postulata
dalla
morale
e
dal
diritto
.
Ogni
altro
senso
della
parola
libertà
è
invero
illegittimo
e
atto
a
traviare
il
pensiero
.
Andiamo
dunque
più
oltre
di
coloro
,
i
quali
ritengono
dover
noi
mantener
la
libertà
come
postulato
supremo
della
morale
e
del
diritto
sol
perché
la
credenza
nella
libertà
è
ancor
generale
fra
gli
uomini
,
e
la
morale
ed
il
diritto
,
avendo
uno
scopo
essenzialmente
sociale
,
debbono
tener
conto
della
opinione
della
maggioranza
e
non
di
quella
di
solitari
pensatori
.
Noi
al
contrario
siamo
convinti
che
la
negazione
della
libertà
quale
base
della
morale
e
del
diritto
sia
fondata
su
un
vero
e
proprio
sofisma
,
che
scientificamente
non
regge
.
Essa
ha
,
come
abbiamo
osservato
,
lo
stesso
valore
della
"
negazione
della
realtà
esteriore
"
e
simili
tesi
in
cui
pur
troppo
si
è
spesso
smarrita
l
'
alta
filosofia
.
Come
a
chi
negava
la
realtà
delle
cose
esteriori
fu
da
taluno
risposto
col
dare
un
calcio
ad
una
pietra
;
come
a
chi
negava
il
moto
fu
risposto
col
mettersi
a
camminare
,
così
è
lecito
a
chiunque
confutare
un
filosofo
negatore
della
libertà
col
compiere
la
più
insignificante
delle
azioni
volontarie
.
-
La
prova
che
egli
così
fornisce
non
è
soltanto
in
pieno
accordo
col
senso
comune
:
essa
è
del
tutto
conforme
allo
spirito
scientifico
e
consona
ai
più
rigidi
canoni
del
metodo
sperimentale
.
A
riguardo
del
secondo
punto
,
qualche
altra
osservazione
è
forse
necessaria
.
Che
la
scienza
possa
dimostrare
"
l
'
assurdità
"
di
un
ideale
etico
è
opinione
oggidì
ancora
comune
,
com
'
è
ancora
opinione
comune
che
essa
dimostri
essere
"
illusioni
"
intere
categorie
di
parvenze
sensibili
degli
oggetti
.
È
tutt
'
altro
che
raro
,
per
esempio
,
il
trovare
fra
gli
scienziati
chi
vi
affermi
che
quei
fatti
di
special
natura
sui
quali
la
scienza
moderna
ha
attratto
di
preferenza
l
'
attenzione
degli
studiosi
,
quali
le
vibrazioni
degli
atomi
materiali
,
costituiscono
la
sola
"
realtà
"
,
mentre
quelle
apparenze
,
che
assumono
i
corpi
in
quanto
cadono
sotto
questo
o
quel
senso
,
rientrano
nel
mondo
delle
"
illusioni
"
.
Così
il
fisico
vi
dirà
:
noi
crediamo
di
veder
rosso
o
turchino
,
ci
immaginiamo
di
udire
una
determinata
nota
,
di
provare
una
data
sensazione
,
poniamo
,
di
calore
;
ma
in
realtà
non
esistono
che
certe
vibrazioni
dell
'
aria
o
dell
'
etere
che
colpiscono
i
nostri
organi
del
senso
.
Tali
affermazioni
,
che
possono
anche
non
avere
un
senso
errato
,
implicano
ad
ogni
modo
un
uso
equivoco
della
parola
illusione
.
Chi
ci
dice
così
non
si
accorge
che
anche
quelle
vibrazioni
cui
egli
accenna
,
non
ci
sarebbero
note
affatto
se
non
possedessimo
in
qualche
altro
senso
il
mezzo
di
percepirle
,
direttamente
o
indirettamente
-
senza
o
con
l
'
aiuto
di
strumenti
e
del
raziocinio
.
Egli
non
ha
dunque
alcun
diritto
di
chiamare
illusione
alcuna
delle
percezioni
stesse
.
Egli
crede
di
dar
la
preferenza
,
sulla
realtà
che
appare
ai
nostri
sensi
,
ad
una
realtà
diversa
e
più
reale
.
-
Nel
fatto
invece
egli
non
fa
che
posporre
una
parte
della
realtà
che
gli
appare
ai
sensi
,
ad
un
'
altra
parte
della
medesima
realtà
.
Parimenti
lo
scienziato
,
il
quale
si
rifiuta
di
ammettere
come
giusto
un
ideale
etico
col
pretesto
che
la
scienza
ne
ha
dimostrata
la
assurdità
,
è
sovente
vittima
di
un
'
illusione
sulla
natura
delle
proprie
ricerche
.
Egli
crede
in
certo
qual
modo
di
potersi
emancipare
dai
pregiudizi
del
bene
e
del
male
,
uscir
dalla
sfera
della
morale
,
ma
invece
vi
si
trova
sempre
e
necessariamente
di
nuovo
rinchiuso
.
Egli
potrà
bensì
eseguire
tutte
le
operazioni
che
vuole
sostituendo
un
fine
etico
ad
un
altro
,
ma
nel
far
questo
egli
compie
pur
sempre
opera
di
moralista
e
non
di
scienziato
,
e
la
sua
posizione
sarà
altrettanto
"
poco
scientifica
"
quanto
prima
.
In
altri
termini
,
la
scienza
non
può
creare
"
valori
etici
"
,
come
non
può
neppure
creare
valori
estetici
.
"
L
'
osservazione
ed
il
ragionamento
scientifico
,
scrive
il
Vailati
,
non
possono
condurci
che
a
prevedere
le
conseguenze
delle
nostre
azioni
o
a
determinare
i
mezzi
per
arrivare
a
questo
o
quello
scopo
.
Le
conclusioni
alle
quali
si
giunge
possono
essere
poste
sotto
questa
forma
:
se
si
vuole
,
o
non
si
vuole
,
la
tal
cosa
,
si
deve
volere
la
tale
o
tal
altra
cosa
.
Ma
con
nessuno
sforzo
di
alchimia
dialettica
potrebbesi
giungere
a
conclusioni
della
forma
seguente
:
si
deve
volere
,
o
non
si
deve
volere
,
la
tale
o
tal
altra
cosa
"
.
-
È
notevole
l
'
analogia
fra
quella
che
chiamasi
"
giustificazione
"
nel
mondo
morale
,
e
la
"
spiegazione
"
o
"
dimostrazione
"
nel
mondo
scientifico
.
Allo
stesso
modo
come
si
"
spiega
"
un
fatto
ed
una
legge
mostrando
che
si
può
dedurre
da
un
altro
fatto
o
da
un
'
altra
legge
,
così
non
si
può
"
giustificare
"
un
atto
od
una
norma
(
un
modo
generale
di
agire
che
ci
par
desiderabile
)
se
non
deducendola
(
mostrando
ch
'
essa
ne
è
un
presupposto
necessario
)
da
un
altro
atto
o
da
un
altra
legge
.
-
Ma
ciò
con
cui
si
"
spiega
"
,
si
dimostra
,
si
prova
un
fatto
(
una
credenza
)
non
può
essere
che
un
altro
fatto
(
un
'
altra
credenza
)
;
così
ciò
con
cui
si
"
giustifica
"
una
norma
d
'
agire
,
e
qualunque
nostra
aspirazione
in
genere
,
non
può
essere
che
un
'
altra
norma
d
'
agire
,
un
'
altra
nostra
aspirazione
.
Non
si
potrà
mai
"
giustificare
"
un
ideale
etico
per
mezzo
di
una
semplice
credenza
,
come
non
si
può
spiegare
nessun
fatto
per
mezzo
di
semplici
rappresentazioni
.
Ora
,
il
numero
delle
cose
verso
le
quali
proviamo
una
specie
di
tendenza
impulsiva
che
ci
appar
così
naturale
da
non
aver
bisogno
di
giustificarsi
,
è
notevole
.
-
Ci
riferiamo
a
quello
che
abbiamo
detto
degli
istinti
.
-
Ogni
istinto
,
con
tutte
le
emozioni
e
gli
affetti
corrispondenti
,
è
atto
a
costituire
un
fine
in
sé
.
E
nell
'
uomo
gli
istinti
,
ben
lungi
dall
'
essere
più
scarsi
che
negli
altri
animali
,
sono
assai
più
numerosi
o
svariati
,
ed
è
questa
una
delle
ragioni
della
sua
superiorità
.
Il
bisogno
di
una
"
giustificazione
"
nasce
solo
allorquando
fra
i
diversi
impulsi
,
fra
le
diverse
tendenze
si
produce
un
conflitto
:
quando
cose
di
per
sé
indifferenti
o
ripulsive
acquistano
la
capacità
di
muoverci
verso
di
loro
per
i
rapporti
di
dipendenza
che
giungiamo
a
stabilire
fra
esse
e
le
cose
che
sono
oggetto
diretto
delle
nostre
aspirazioni
e
desideri
.
Se
la
cosa
è
indifferente
,
allora
ad
essa
si
trasmette
,
intatto
,
il
suo
valore
emozionale
;
ma
se
la
cosa
invece
ha
un
contenuto
emozionale
già
di
per
sé
,
allora
questo
concorre
ad
accrescere
o
a
diminuire
lo
stimolo
che
ci
porta
all
'
azione
.
Per
raggiungere
un
fine
,
occorre
passare
sopra
ad
una
quantità
di
mezzi
sgradevoli
o
ripugnanti
:
vi
è
un
punto
però
,
nel
quale
la
sgradevolezza
dei
mezzi
supera
il
limite
,
e
la
loro
adozione
non
è
più
"
giustificata
"
dal
fine
.
È
così
che
si
"
costituisce
il
bilancio
"
,
per
così
dire
,
dei
pro
e
dei
contro
di
un
determinato
genere
di
condotta
:
se
l
'
attivo
supera
il
passivo
,
le
azioni
si
compiono
;
altrimenti
l
'
uomo
si
astiene
dall
'
agire
.
Alla
"
costituzione
del
bilancio
"
la
scienza
concorre
,
ed
abbiamo
visto
come
:
per
opera
sua
la
catena
delle
conseguenze
prevedibili
si
accresce
ogni
giorno
di
preziosi
anelli
;
ma
ciascuno
di
questi
anelli
è
,
sin
dalla
sua
comparsa
,
subito
valutato
dal
sentimento
,
ed
in
questa
valutazione
la
"
scienza
"
non
ha
nulla
che
vedere
e
deve
dichiararsi
incompetente
.
Osserviamo
ancora
che
la
principale
funzione
del
processo
di
giustificazione
si
ha
nei
rapporti
degli
uomini
fra
loro
.
Nonostante
che
ciascuno
di
noi
abbia
una
quantità
di
fini
separati
che
gli
appaiono
di
per
sé
desiderabili
;
nonostante
che
vi
sono
per
me
e
gli
altri
innumerevoli
cose
il
cui
perseguimento
è
assolutamente
disinteressato
e
che
si
ricercherebbero
egualmente
anche
se
fosse
assolutamente
impossibile
trovar
per
loro
la
più
piccola
"
giustificazione
"
;
nondimeno
gli
uomini
sono
continuamente
in
cerca
di
fini
,
che
essendo
universalmente
riconosciuti
come
degni
di
essere
appetiti
,
possano
servire
di
giustificazione
degli
atti
dei
singoli
di
fronte
ai
consociati
.
La
tendenza
all
'
unificazione
esiste
tanto
nella
morale
quanto
nella
scienza
.
Anche
fra
le
credenze
ve
ne
è
un
certo
numero
che
per
ciascuno
di
noi
non
ha
bisogno
di
essere
né
spiegata
,
né
dimostrata
vera
:
ma
ciò
non
toglie
che
il
conoscerne
la
spiegazione
,
la
dimostrazione
mi
mette
in
grado
di
convincere
chi
era
restio
ad
ammetterla
,
col
mostrargli
ch
'
essa
è
una
conseguenza
de
'
principii
che
a
lui
e
a
me
sono
comuni
o
di
fatti
ch
'
egli
stesso
non
può
rifiutarsi
di
riconoscere
come
veri
.
-
Così
in
morale
sarebbe
certamente
desiderabile
il
trovare
un
principio
etico
,
riconosciuto
universalmente
come
giusto
,
un
fine
supremo
a
cui
si
potesse
dimostrare
che
tutti
gli
altri
corrispondono
.
Ciò
è
forse
un
'
utopia
:
ma
ad
ogni
modo
,
ogni
qualvolta
si
riesce
a
dimostrare
che
un
dato
fatto
,
oltre
a
soddisfare
ad
un
dato
fine
,
soddisfa
anche
ad
un
fine
ulteriore
,
che
oltre
ad
essere
desiderato
per
sé
può
anche
essere
desiderato
in
vista
di
un
altro
bene
,
io
faccio
un
effettivo
passo
innanzi
verso
quella
possibilità
di
convincere
tutti
della
opportunità
di
un
dato
corso
d
'
azione
,
verso
quella
concordia
su
ciò
che
è
bene
(
in
concreto
)
,
che
è
stata
,
in
ogni
tempo
l
'
aspirazione
suprema
della
morale
.
I
tentativi
ordinari
di
unificazione
degli
scopi
morali
non
corrispondono
peraltro
,
troppo
spesso
,
che
apparentemente
a
tale
aspirazione
.
Essi
(
come
,
p
.
es
.
per
citare
quello
che
appare
il
più
plausibile
,
l
'
utilitarismo
)
o
non
sono
che
delle
unificazioni
puramente
verbali
(
in
quanto
che
quando
si
tratti
di
definire
,
poniamo
,
il
preteso
scopo
unico
,
il
bene
della
società
,
questo
finisce
collo
scindersi
in
una
quantità
di
beni
desiderabili
ciascuno
per
proprio
conto
)
,
oppure
equivalgono
ad
un
'
arbitraria
mutilazione
delle
aspirazioni
morali
dell
'
uomo
,
e
ad
una
"
ingiustificabile
"
soppressione
o
dedignificazione
dei
suoi
più
nobili
impulsi
eccettuato
uno
solo
,
-
come
se
non
fosse
meglio
,
di
questi
,
averne
a
disposizione
uno
di
più
piuttosto
che
uno
di
meno
.
Il
torto
loro
è
di
tendere
,
non
a
mostrare
,
che
la
bontà
,
per
esempio
,
di
certe
cose
o
di
tutte
le
cose
buone
,
è
accompagnata
dalla
loro
utilità
;
e
che
quindi
convenga
compierle
anche
a
chi
la
loro
bontà
direttamente
non
sente
;
ma
a
mostrare
che
la
sola
giustificazione
legittima
delle
cose
è
la
loro
utilità
;
nel
che
dicono
,
o
una
cosa
ovvia
di
per
sé
,
e
quindi
irrilevante
,
o
addirittura
basata
sul
falso
.
LA
"
GIUSTIFICAZIONE
"
DEL
DIRITTO
DI
PUNIRE
-
La
controversia
fra
i
positivisti
e
i
classici
nel
diritto
penale
verte
,
come
abbiamo
accennato
,
oltreché
sul
libero
arbitrio
,
anche
sulla
giustificazione
della
pena
.
Dopo
ciò
che
è
stato
detto
sul
processo
di
giustificazione
non
sarà
troppo
difficile
il
chiarire
questo
secondo
punto
.
La
posizione
assunta
dalla
scuola
positivistica
di
fronte
a
quella
classica
,
per
ciò
che
riguarda
il
diritto
di
punire
,
è
nettamente
utilitaria
.
Essa
pretende
bandire
dalle
proprie
considerazioni
ogni
idea
di
merito
o
di
demerito
,
si
propone
di
fare
astrazione
da
ogni
fine
etico
,
e
pretende
di
fondare
la
necessità
della
pena
nel
solo
criterio
della
pericolosità
del
delinquente
,
convertendo
quindi
il
diritto
di
punire
nella
semplice
necessità
o
utilità
per
la
società
,
simile
in
questo
a
qualsiasi
organismo
vivente
nella
natura
,
di
difendersi
da
chi
ne
minaccia
l
'
esistenza
od
il
benessere
.
Se
ben
si
guardi
in
fondo
a
questo
proponimento
di
"
evitar
la
morale
"
si
vedrà
la
principale
,
se
non
la
sola
ragione
sua
sta
nella
premessa
negazione
del
libero
arbitrio
.
Ogni
giudizio
di
merito
presuppone
l
'
imputabilità
morale
.
Questa
essendo
,
secondo
i
positivisti
,
dimostrata
insostenibile
per
la
negazione
del
libero
arbitrio
,
ne
deriva
che
il
principale
argomento
in
favore
della
loro
tesi
utilitaria
è
dato
dall
'
impossibilità
di
dare
altra
base
al
diritto
di
punire
.
Un
tale
argomento
però
,
crediamo
di
averlo
dimostrato
,
non
regge
alla
critica
.
La
negazione
del
"
libero
arbitrio
"
lascia
impregiudicata
ogni
questione
di
morale
umana
e
sociale
.
Ma
anche
se
ciò
non
fosse
-
ed
è
strano
che
i
positivisti
e
gli
altri
sostenitori
della
loro
tesi
non
l
'
avvertano
-
;
anche
se
la
negazione
del
libero
arbitrio
portasse
seco
di
necessità
"
l
'
impossibilità
della
morale
"
,
e
bene
e
male
,
virtù
e
vizio
,
merito
e
demerito
,
ricompensa
e
castigo
dovessero
essere
d
'
ora
innanzi
nomi
vani
e
senza
subbietto
;
ciò
avverrebbe
ad
ogni
modo
per
essere
stato
dimostrato
che
sia
per
l
'
uomo
impossibile
proporsi
qualunque
fine
ed
attuarlo
;
non
soltanto
i
fini
morali
in
particolare
.
Non
solo
il
bene
morale
,
ma
anche
l
'
utile
dovrebbe
essere
bandito
dal
campo
delle
giustificazioni
;
la
parola
stessa
"
giustificazione
"
cesserebbe
anzi
di
aver
qualsiasi
significato
.
Niente
può
servire
meglio
di
queste
conseguenze
enormi
come
riduzione
all
'
assurdo
delle
tesi
fatalistiche
che
si
annidano
spesso
più
o
meno
inconsciamente
nelle
dottrine
che
assumono
la
negazione
del
libero
arbitrio
come
loro
punto
di
partenza
.
Ai
soli
argomenti
che
soglionsi
in
generale
addurre
a
favore
dell
'
utilitarismo
sono
dunque
ridotti
coloro
che
vogliono
sostituire
la
"
difesa
della
società
"
senz
'
altro
ad
ogni
altra
base
del
diritto
penale
.
La
verbalità
di
questa
sostituzione
colpisce
subito
lo
sguardo
.
Sarebbe
difficile
invero
trovare
una
espressione
più
vaga
ed
indeterminata
,
che
meglio
si
adatti
a
tutti
i
gusti
e
meglio
si
presti
a
tutte
le
interpretazioni
ed
illazioni
più
svariate
.
Anzitutto
,
osserviamo
che
si
tratta
di
un
fine
etico
,
non
meno
"
trascendentale
"
di
qualunque
altro
fine
.
Si
presuppone
come
dimostrato
che
la
"
Società
"
sia
desiderabile
in
sé
,
e
debba
avere
la
prevalenza
indiscussa
su
tutti
gli
altri
fini
possibili
.
Oppure
si
suppone
che
scopo
e
giustificazione
della
società
sia
di
essere
la
miglior
condizione
per
l
'
attuazione
di
questi
ultimi
;
-
ed
in
questo
secondo
caso
torna
ad
affacciarsi
il
problema
:
quali
sono
essi
?
E
fino
a
che
punto
,
credendo
di
fare
il
"
bene
della
società
"
si
corre
il
rischio
di
offendere
questi
fini
?
-
E
ci
troviamo
altrettanto
lontani
da
una
soluzione
soddisfacente
del
problema
quanto
lo
eravamo
prima
di
introdurre
il
concetto
della
difesa
della
società
.
Che
rimane
dunque
di
tal
concetto
?
Una
frase
equivoca
,
che
dà
addito
al
pericolo
continuo
di
violazioni
e
soprusi
nell
'
esercizio
del
magistero
penale
,
per
l
'
impossibilità
di
determinare
che
cosa
si
debba
intendere
per
bene
della
società
e
la
conseguente
probabilità
che
qualche
furbo
l
'
identifichi
con
questo
o
quell
'
interesse
transitorio
e
particolare
.
Nel
fatto
,
se
la
"
difesa
della
società
"
come
giustificazione
del
diritto
di
punire
si
presenta
con
un
aspetto
così
plausibile
,
è
appunto
in
grazia
della
sua
grande
elasticità
.
Se
interpretata
con
sufficiente
larghezza
,
tutti
,
compresi
i
classici
,
si
possono
trovare
daccordo
nell
'
accettarla
.
Ma
la
dottrina
"
classica
"
ci
offre
,
a
mio
avviso
,
una
concezione
assai
più
maturata
,
una
definizione
assai
più
rigorosa
e
scientifica
di
qual
genere
di
difesa
sociale
sia
quella
a
cui
serve
il
diritto
penale
;
e
tale
da
non
essere
affatto
in
contraddizione
inconciliabile
con
ciò
che
forma
la
parte
sostanziale
del
positivismo
moderno
.
Nel
mentre
ch
'
essa
ci
dà
un
'
approssimazione
assai
maggiore
alla
vera
natura
e
funzione
del
magistero
punitivo
,
non
pregiudica
d
'
altra
parte
,
col
suo
principio
della
tutela
giuridica
,
alla
questione
dei
fini
a
cui
più
specialmente
questo
deve
servire
,
lasciando
la
determinazione
loro
a
chi
ne
ha
veramente
la
competenza
,
al
moralista
cioè
e
alla
coscienza
pubblica
,
manifestatasi
per
mezzo
degli
organi
a
ciò
designati
.
"
Il
delitto
come
fatto
,
scrive
il
Carrara
,
ha
origine
dalle
umane
passioni
,
le
quali
spingono
l
'
uomo
a
ledere
il
diritto
del
proprio
simile
malgrado
la
legge
che
proibiva
di
farlo
.
Il
delitto
come
ente
giuridico
ha
origine
dalla
natura
della
società
civile
.
L
'
associazione
(
che
all
'
uomo
è
imposta
dalla
legge
eterna
come
mezzo
di
conservazione
e
di
progresso
intellettuale
)
,
non
sussisterebbe
né
risponderebbe
ai
suoi
fini
,
se
ciascuno
dei
consociati
avesse
libera
ogni
sua
volontà
,
anche
ingiusta
e
dannosa
ad
altrui
.
Di
qui
la
necessità
,
di
proibire
certi
atti
che
turberebbero
l
'
ordine
esterno
,
e
decretare
che
qualora
si
commettano
saranno
considerati
come
delitti
"
.
Il
bisogno
della
difesa
del
diritto
rende
necessaria
l
'
autorità
dello
Stato
.
"
La
tutela
giuridica
,
scrive
egli
nella
mirabile
introduzione
alla
parte
speciale
del
suo
Programma
,
non
potrebbe
convenientemente
esercitarsi
mercè
la
sola
azione
disgregata
degli
individui
,
nella
quale
non
sempre
sarebbesi
trovata
,
razionalità
,
uniformità
e
potenza
;
per
lo
che
avrebbe
mancato
del
più
necessario
dei
suoi
elementi
:
la
certezza
di
sé
.
Così
la
costituzione
della
autorità
sociale
e
il
rispetto
alla
medesima
è
un
precetto
imposto
all
'
uomo
dalla
stessa
legge
di
natura
,
perché
la
forza
umana
alla
quale
è
consegnato
il
mantenimento
della
sovranità
del
diritto
si
eserciti
in
modo
razionale
,
uniforme
e
potente
.
Tranne
per
questo
fine
la
costituzione
dell
'
impero
sui
consociati
non
sarebbe
che
un
abuso
di
forza
"
.
"
Riconosciuta
così
nell
'
autorità
sociale
la
potestà
legittima
di
esercitare
una
coazione
efficace
sugli
individui
per
la
conservazione
della
legge
giuridica
,
lo
esercizio
di
tale
coazione
piuttosto
col
mezzo
del
castigo
che
col
mezzo
della
prevenzione
diretta
altro
non
è
che
la
consguenza
di
uno
stato
di
fatto
che
rende
necessaria
quella
forma
piuttosto
che
questa
.
Essendo
umanamente
impossibile
anche
ad
una
autorità
sociale
,
per
quanto
potentemente
armata
,
fermare
in
precedenza
il
braccio
del
micidiale
e
dell
'
avido
che
muove
alla
violazione
del
diritto
,
la
forza
tutelatrice
bisogna
che
si
eserciti
mediante
la
coazione
morale
.
La
necessità
della
coazione
morale
legittima
la
minaccia
della
pena
.
E
poiché
la
minaccia
della
pena
non
sarebbe
minaccia
efficace
ma
vana
parola
,
se
allo
avvenimento
di
una
violazione
la
pena
non
cogliesse
realmente
il
violatore
;
la
necessità
e
legittimità
della
minaccia
porta
seco
la
necessità
e
la
legittimità
della
irrogazione
effettiva
del
castigo
"
.
Difficile
è
davvero
comprendere
in
che
cosa
una
concezione
siffatta
possa
essere
stata
reputata
in
contraddizione
formale
coi
portati
della
scienza
moderna
.
In
ogni
stadio
di
civiltà
vi
è
stato
un
certo
numero
di
azioni
che
gli
uomini
stimarono
non
doversi
permettere
,
un
certo
numero
di
fini
,
individuali
e
sociali
,
il
cui
raggiungimento
dovesse
essere
garantito
.
Di
questi
,
che
non
hanno
mai
rappresentato
tutti
quanti
i
fini
a
cui
gli
uomini
aspirano
,
ma
solo
la
parte
più
essenziale
,
una
specie
di
minimum
di
moralità
sociale
reputato
indispensabile
alla
vita
in
comune
,
fu
stimato
necessario
rilasciare
la
protezione
all
'
autorità
sociale
,
qualunque
essa
fosse
;
e
sono
quelli
precisamente
che
quando
sono
raccolti
a
sistema
costituiscono
ciò
che
viene
chiamato
il
diritto
di
un
popolo
.
La
determinazione
di
questi
fini
,
come
già
più
volte
affermammo
,
non
spetta
allo
scienziato
,
e
neppure
al
giurista
in
quanto
egli
li
trova
già
elaborati
dalla
coscienza
popolare
,
dal
"
senso
morale
"
generale
.
Questi
può
talora
,
come
legislatore
,
come
interprete
ed
ispiratore
della
coscienza
popolare
,
assumere
anche
in
parte
questa
funzione
-
è
nota
la
funzione
che
ebbero
i
giureconsulti
e
i
magistrati
nello
svolgimento
storico
del
giure
romano
;
ma
,
in
quanto
egli
determina
non
che
cosa
è
ma
che
cosa
deve
essere
,
non
è
la
semplice
scienza
che
parla
in
lui
,
ma
la
voce
della
coscienza
morale
sua
o
per
mezzo
suo
quella
generale
del
popolo
.
Tali
fini
,
sebbene
dal
vivere
sociale
elaborati
e
resi
sempre
più
chiari
collo
svilupparsi
del
senso
morale
e
giuridico
,
pure
rappresentano
alla
loro
volta
in
molta
parte
la
ragione
stessa
per
cui
il
vivere
sociale
si
è
costituito
;
sono
quindi
sotto
molti
rispetti
la
giustificazione
della
società
,
qualchecosa
di
più
"
fondamentale
"
ancora
di
essa
,
e
che
può
essere
considerata
come
ad
essa
anteriore
.
La
"
società
"
adunque
,
negli
organi
che
la
rappresentano
o
sono
creduti
rappresentarla
,
si
"
difende
"
contro
l
'
azione
che
viola
quei
principî
ch
'
essa
ritiene
indispensabile
siano
rispettati
.
Ma
la
difesa
della
società
,
se
così
chiamar
si
vuole
,
non
si
esercita
contro
un
uomo
libero
(
dotato
di
volontà
)
allo
stesso
modo
con
cui
si
eserciterebbe
contro
un
pericolo
naturale
,
un
animale
furioso
,
un
pazzo
infrenabile
.
Contro
questi
agenti
la
sola
maniera
di
provvedere
è
di
porre
impedimenti
fisici
all
'
effettuazione
del
danno
.
Ma
sull
'
uomo
libero
,
suscettibile
di
essere
influenzato
da
motivi
,
capace
pertanto
di
astenersi
da
una
azione
in
vista
delle
conseguenze
che
questa
porterà
su
lui
o
su
altri
,
è
possibile
agire
per
via
morale
.
Nuovi
motivi
possono
essere
presentati
od
imposti
alla
sua
considerazione
per
astenersi
da
atti
che
egli
altrimenti
avrebbe
compiuti
.
Questi
motivi
possono
essere
considerazioni
intorno
all
'
immoralità
o
inciviltà
dell
'
azione
stessa
,
fornitigli
per
mezzo
della
persuasione
e
alimentati
in
lui
dal
fatto
stesso
che
la
coscienza
sociale
colpisce
l
'
azione
con
una
pena
(
vedi
Brusa
,
Proleg
.
,
p
.
135
)
e
simili
;
ma
possono
anche
consistere
nella
minaccia
di
un
male
effettivo
per
l
'
agente
,
la
quale
chiami
a
raccolta
,
ove
i
sentimenti
socievoli
ed
altruistici
non
bastino
,
anche
i
sentimenti
egoistici
a
distogliere
l
'
individuo
dalla
violazione
del
diritto
.
Così
nasce
la
necessità
della
pena
,
la
quale
può
essere
definita
in
genere
come
quel
complesso
di
conseguenze
dolorose
artificialmente
annesse
a
date
azioni
volontarie
dalla
legge
o
dalla
pubblica
opinione
allo
scopo
di
diminuirne
il
numero
e
di
tranquillare
la
coscienza
sociale
.
La
pena
dunque
,
ripetiamo
,
può
essere
considerata
come
un
modo
di
"
difesa
"
;
ma
essa
è
un
modo
di
difesa
speciale
,
diretto
contro
speciali
pericoli
e
speciali
nemici
.
Il
giustificare
quindi
la
pena
colla
difesa
della
società
può
anche
non
implicare
un
errore
;
ma
a
condizione
di
non
significare
se
non
ciò
che
altri
,
con
locuzione
più
precisa
,
chiamano
"
tutela
giuridica
"
.
-
Ove
ben
si
consideri
,
tutte
le
altre
dottrine
che
sono
state
escogitate
per
render
ragione
del
diritto
di
punire
sono
deficienti
per
non
aver
tenuto
conto
di
tutti
i
dati
del
problema
,
per
aver
contemplato
un
solo
lato
,
se
anche
vero
,
della
questione
,
facendo
più
o
meno
astrazione
dalle
esigenze
pratiche
alle
quali
soggiace
in
ogni
suo
stadio
il
diritto
,
ed
in
qualche
modo
dimenticando
che
il
diritto
è
un
organismo
concreto
,
la
cui
vitalità
ed
il
cui
retto
funzionamento
dipendono
dal
soddisfacimento
di
condizioni
molteplici
,
fuor
dalle
quali
esso
corre
il
rischio
di
venir
meno
al
suo
fine
;
-
per
aver
mancato
,
pertanto
,
di
senso
"
positivo
"
,
nel
significato
più
proprio
di
questa
parola
.
La
teoria
della
giustizia
assoluta
-
della
espiazione
-
della
pena
fondata
puramente
ed
assolutamente
sulla
proporzione
fra
il
male
e
la
colpa
da
compensarsi
e
retribuirsi
col
male
del
castigo
,
se
si
basa
puramente
sul
giudizio
del
merito
e
demerito
del
colpevole
e
non
viene
in
pratica
limitata
da
altre
considerazioni
,
mette
capo
,
nonché
ad
una
indebita
confusione
del
diritto
colla
morale
,
ad
un
esagerato
subiettivismo
.
Allo
speculatore
astratto
essa
si
presenta
come
idealmente
giusta
,
ed
anche
come
idealmente
efficace
.
Che
cosa
può
meglio
contribuire
a
far
sì
che
gli
uomini
perseverino
nella
retta
via
,
dell
'
idea
che
saranno
puniti
esattamente
in
proporzione
del
loro
merito
,
tenuto
conto
di
tutto
ciò
che
può
alleviare
,
di
tutto
ciò
che
può
aggravare
la
loro
responsabilità
?
Ma
un
tal
giudizio
richiede
un
giudice
onniveggente
ed
infallibile
,
quale
solo
può
ritrovarsi
in
una
divinità
.
Non
per
nulla
i
sistemi
religiosi
hanno
sempre
avuta
la
tendenza
ad
accettare
senza
restrizioni
la
dottrina
dell
'
espiazione
.
Nel
fatto
,
siccome
la
giustizia
terrena
è
amministrata
da
uomini
atti
ad
ingannarsi
ed
a
peccare
,
la
teoria
del
perfetto
adattamento
del
castigo
al
demerito
è
stata
la
fonte
dei
peggiori
abusi
.
Essa
è
quella
,
che
,
abbandonando
al
giudice
una
discrezione
illimitata
,
è
stata
uno
dei
più
validi
sostegni
del
sistema
inquisitorio
di
procedura
.
La
teoria
della
esemplarità
della
pena
,
d
'
altra
parte
,
è
esposta
ad
obbiezioni
analoghe
.
Essa
urta
anzitutto
contro
il
nostro
sentimento
di
giustizia
,
poiché
non
sarebbe
ammissibile
che
,
solo
per
dare
un
esempio
agli
altri
fosse
punito
gravemente
chi
ha
commesso
un
fatto
,
la
responsabilità
per
il
quale
sia
per
molti
riguardi
mitigata
.
Intesa
in
questo
senso
,
la
teoria
della
esemplarità
potrebbe
legittimare
anche
la
condanna
del
pazzo
e
di
chi
ha
agito
per
forza
maggiore
,
e
perfino
quei
giudizi
contro
gli
animali
e
le
cose
che
furono
comuni
nel
Medio
Evo
.
Vero
è
che
la
maggior
parte
dei
seguaci
di
tale
dottrina
la
intendono
in
un
modo
assai
più
razionale
:
poiché
,
si
può
obbiettare
,
l
'
esempio
non
è
efficace
se
non
quando
la
punizione
si
applica
a
chi
agisce
in
condizioni
simili
alle
nostre
,
onde
chi
è
,
normalmente
o
per
accidente
,
privo
della
facoltà
di
astenersi
volontariamente
da
una
azione
,
non
deve
esserne
colpito
.
Ma
allora
si
può
rispondere
che
,
con
tali
ed
altre
specificazioni
,
l
'
elemento
della
esemplarità
trova
il
suo
posto
anche
nella
teoria
"
classica
"
della
tutela
giuridica
.
È
ovvio
che
la
ragione
per
cui
alla
minaccia
della
pena
è
indispensabile
far
seguire
effettivamente
la
pena
che
altrimenti
mancherebbe
l
'
esempio
.
Lo
stesso
Carrara
novera
l
'
esemplarità
fra
i
requisiti
della
pena
;
ma
nello
stesso
tempo
pone
in
guardia
contro
la
cattiva
interpretazione
e
la
indebita
estensione
del
criterio
della
esemplarità
.
"
La
pena
,
egli
scrive
,
deve
essere
esemplare
:
tale
cioè
che
ingeneri
nei
cittadini
la
persuasione
che
il
reo
ha
patito
un
male
.
La
mancanza
del
primo
requisito
(
l
'
afflittività
)
fa
cessare
l
'
efficacia
della
pena
rispetto
al
reo
;
la
mancanza
di
questo
secondo
la
fa
cessare
rispetto
a
tutti
gli
altri
;
e
così
nei
buoni
come
nei
malvagi
per
diversa
ragione
.
Ma
la
esemplarità
che
richiedesi
nelle
pene
non
devesi
riguardare
come
il
fine
precipuo
a
cui
essa
deve
servire
:
ciò
condurrebbe
alla
falsa
dottrina
della
intimidazione
.
Deve
piuttosto
intendersi
come
una
condizione
esteriore
della
pena
nella
sua
irrogazione
.
Ma
non
deve
spingersi
all
'
effetto
di
aggiungere
alla
pena
tormenti
oltre
alla
giusta
misura
sotto
il
pretesto
di
renderla
più
esemplare
.
La
esemplarità
,
in
una
parola
,
deve
essere
un
risultato
che
si
deve
ottenere
dalla
punizione
,
senza
che
,
per
ottenerla
,
se
ne
alteri
la
misura
oltre
il
rapporto
della
giustizia
"
.
L
'
emenda
del
reo
è
pure
incontestabilmente
uno
degli
scopi
a
cui
sarebbe
desiderabile
che
corrispondesse
la
pena
.
Ma
si
può
essa
stabilire
come
criterio
supremo
,
a
cui
tutti
gli
altri
debbano
cedere
?
Essa
viola
l
'
esigenza
che
la
pena
sia
certa
,
nonché
l
'
altra
ch
'
essa
sia
spiacevole
e
dolorosa
.
L
'
emenda
non
potrebbe
ottenersi
se
non
coi
buoni
trattamenti
:
il
risultato
d
'
altra
parte
sarebbe
nella
maggior
parte
dei
casi
problematico
.
Il
fine
dell
'
emenda
dovrà
dunque
,
fino
a
che
la
pena
sarà
destinata
sopra
ed
anzitutto
a
guarentire
la
tranquillità
dei
consociati
,
sempre
considerarsi
come
un
fine
subordinato
.
Finalmente
,
la
teoria
dei
"
positivisti
"
.
È
curioso
notare
come
questa
,
per
quanto
si
attenga
sempre
al
semplice
diritto
di
difesa
sociale
,
pure
quando
si
tratta
di
interpretarlo
si
presenti
piuttosto
come
una
dottrina
eclettica
,
che
fa
larga
parte
alle
diverse
esigenze
delle
altre
scuole
,
e
mentre
ora
sembra
accostarsi
alle
forme
più
utilitarie
di
difesa
(
colla
giustificazione
perfino
della
pena
di
morte
)
,
ora
si
accosta
piuttosto
alla
dottrina
dell
'
emenda
,
ed
ora
invece
,
col
dar
maggior
rilievo
all
'
elemento
subiettivo
nell
'
esame
del
delinquente
,
ai
medesimi
risultati
cui
mette
capo
la
teoria
dell
'
espiazione
.
Secondo
il
Florian
,
gli
scopi
della
pena
sono
tre
:
a
)
porre
il
delinquente
nella
impossibilità
materiale
di
nuocere
(
pura
difesa
)
;
b
)
cercare
che
il
delinquente
non
ricada
nel
delitto
e
che
in
lui
si
destino
sentimenti
ed
attitudini
sociali
(
emenda
)
;
c
)
trattenere
gli
altri
dal
delitto
mediante
la
minaccia
e
l
'
intimidazione
.
Nella
dottrina
però
dei
positivisti
è
notevole
la
sfiducia
rispetto
a
quest
'
ultimo
fine
,
cioè
all
'
efficacia
della
minaccia
della
pena
a
distogliere
i
male
intenzionati
dal
delinquere
.
Se
basata
sulla
negazione
assoluta
del
"
libero
arbitrio
"
,
tale
sfiducia
è
,
come
abbiamo
visto
,
del
tutto
infondata
;
se
invece
derivata
dal
concetto
della
irresistibilità
di
certi
impulsi
per
certe
categorie
d
'
individui
,
sordi
perciò
alla
coazione
morale
,
la
questione
è
ben
lungi
dall
'
essere
definitivamente
risolta
,
ma
si
presenta
come
plausibile
e
di
immenso
interesse
.
Le
ricerche
e
le
intuizioni
geniali
del
Lombroso
non
hanno
,
e
non
dovrebbero
avere
,
altro
scopo
che
di
stabilire
se
esistano
tali
categorie
d
'
individui
,
quali
siano
e
come
riconoscerle
.
Tali
ricerche
possono
portare
a
risultati
preziosi
,
di
grandissima
importanza
anche
per
il
diritto
penale
,
ma
certamente
non
pare
che
il
materiale
di
fatti
sin
qui
accumulato
sia
sufficiente
per
poter
ancora
considerar
la
teoria
come
scientificamente
provata
.
Troppo
è
ardua
tale
questione
per
poterla
qui
discutere
:
essa
è
di
competenza
dello
psichiatra
,
del
fisiologo
e
dell
'
antropologo
più
che
del
giurista
,
il
quale
si
deve
limitare
ad
accettare
i
portati
dei
loro
studi
ove
abbia
sufficienti
garanzie
ch
'
essi
sono
solidamente
fondati
.
Non
si
tratta
ad
ogni
modo
-
ed
è
questo
il
punto
di
massima
importanza
per
la
presente
dissertazione
-
di
una
questione
di
assoluta
affermazione
o
negazione
,
ma
di
una
questione
di
misura
.
La
teoria
del
delinquente
nato
non
può
pretender
di
essere
estesa
a
tutti
quanti
gli
umani
delinquenti
.
La
tesi
dell
'
inefficacia
assoluta
della
pena
a
prevenire
il
delitto
mi
par
troppo
contraria
alla
coscienza
generale
e
alla
esperienza
particolare
che
ciascuno
di
noi
sì
è
fatta
della
natura
umana
,
per
poter
esser
vera
.
-
Le
manca
inoltre
una
base
di
fatto
,
poiché
nessuno
ha
osato
sperimentare
che
cosa
diverrebbe
la
società
ove
per
quindici
giorni
si
decretasse
l
'
impunità
assoluta
per
ogni
sorta
di
delitti
.
-
Ma
l
'
efficacia
della
pena
ha
certamente
dei
limiti
-
lo
prova
il
fatto
stesso
che
,
a
malgrado
delle
pene
anche
severissime
,
il
delitto
non
ha
mai
cessato
completamente
d
'
esistere
-
;
ed
è
di
sommo
interesse
il
conoscere
quali
sono
questi
limiti
.
Non
è
quindi
l
'
irresponsabilità
in
generale
,
ma
sono
alcuni
casi
di
irresponsabilità
che
la
nuova
scuola
farebbe
risaltare
;
ed
in
questo
la
sua
posizione
è
,
a
priori
,
inoppugnabile
.
Rimane
l
'
affermazione
della
scuola
positiva
di
voler
fare
astrazione
da
ogni
concetto
di
merito
o
demerito
,
di
retribuzione
.
Qui
ancora
,
tale
affermazione
,
se
fondata
nella
negazione
del
libero
arbitrio
,
è
insostenibile
.
Il
principio
della
difesa
sociale
non
può
d
'
altra
parte
fornirle
appoggio
di
sorta
.
La
nostra
coscienza
morale
,
come
ci
addita
quali
sono
i
fini
che
debbono
essere
protetti
contro
eventuali
violazioni
,
così
pure
ci
addita
i
limiti
entro
cui
tale
protezione
,
si
designi
essa
come
difesa
sociale
o
tutela
giuridica
,
va
mantenuta
-
l
'
individualità
umana
,
per
la
simpatia
naturale
che
desta
,
costituendo
di
per
sé
stessa
un
fine
che
va
rispettato
.
Vi
sarà
quindi
un
punto
in
cui
il
fine
della
sicurezza
pubblica
,
la
cui
necessità
è
tanto
più
urgente
quanto
è
più
grave
il
male
minacciato
,
non
basta
più
a
giustificare
il
sacrifizio
dell
'
individualità
-
in
cui
la
pena
(
che
,
per
essere
una
restrizione
della
personalità
,
è
in
sé
un
male
)
sembra
un
mezzo
troppo
increscioso
per
ottenere
il
risultato
voluto
.
Quale
è
questo
punto
?
Quello
in
cui
la
pena
cessa
di
essere
giusta
,
perché
sproporzionata
al
demerito
del
colpevole
.
Nel
determinare
questo
punto
,
la
nostra
coscienza
morale
sarà
giudice
inappellabile
:
dopo
ciò
che
abbiamo
detto
nel
suo
corso
di
giustificazione
non
ci
pare
che
ciò
abbia
bisogno
di
essere
ulteriormente
dimostrato
.
Ecco
dunque
come
il
concetto
del
merito
,
di
ciò
che
è
giusto
subisca
il
delinquente
come
conseguenza
del
suo
operato
,
è
concetto
che
non
si
può
assolutamente
evitare
,
perché
esso
è
un
elemento
che
entra
continuamente
nei
nostri
giudizi
.
Che
se
poi
invece
l
'
affermazione
dei
positivisti
di
voler
fare
astrazione
da
tale
idea
indica
il
proponimento
di
escludere
dal
diritto
penale
le
considerazioni
d
'
indole
più
strettamente
etica
,
allora
questo
è
un
principio
già
ammesso
nella
distinzione
rigorosa
fra
diritto
e
morale
,
in
quanto
quello
riguarda
un
numero
minore
di
azioni
e
si
astiene
,
per
motivi
di
garanzia
individuale
,
da
ogni
ingerenza
nella
nostra
personalità
subiettiva
.
Anche
a
questo
riguardo
dunque
possiamo
dire
che
la
nuova
scuola
,
combattendo
la
scuola
"
classica
"
,
ha
un
po
'
combattuto
"
contro
i
mulini
a
vento
"
.
È
forse
il
caso
di
ripetere
ancora
una
volta
che
molte
controversie
si
potrebbero
evitare
,
se
chi
combatte
una
dottrina
si
proponesse
sul
serio
di
comprenderla
completamente
,
e
se
,
anziché
scegliere
questa
o
quell
'
affermazione
,
staccata
di
questo
o
quell
'
autore
,
per
aver
facile
giuoco
di
demolirla
,
si
curasse
di
considerare
la
teoria
avversa
nella
sua
coerenza
logica
e
nella
sua
forma
più
accettabile
;
se
insomma
invece
di
prendere
le
teorie
per
il
loro
lato
più
debole
,
si
prendessero
dal
loro
lato
più
vero
.
È
così
che
troppo
spesso
uno
si
maraviglia
della
facilità
colla
quale
può
sbaragliare
un
avversario
creduto
formidabile
,
mentre
non
si
accorge
che
quella
che
ha
dinanzi
a
sé
non
è
l
'
avversario
in
carne
ed
ossa
,
ma
una
immagine
impagliata
,
per
così
dire
,
del
medesimo
,
posta
inoltre
nella
maniera
più
acconcia
per
essere
colpita
.
Un
esame
più
attento
gli
avrebbe
tosto
chiarito
l
'
inganno
.
Spesso
fatti
e
cose
,
che
a
prima
vista
ci
appaiono
illogici
ed
assurdi
,
cessano
poi
di
apparirci
tali
appena
uno
studio
più
accurato
e
una
conoscenza
più
precisa
della
complessa
realtà
ci
forzano
a
riconoscere
un
fondamento
ed
una
giustificazione
che
prima
ci
erano
sfuggiti
solo
in
grazia
di
ingenuo
semplicismo
e
,
diciamolo
pure
,
di
un
'
ignoranza
da
dilettanti
.
La
lezione
che
ci
dànno
i
fatti
è
spesso
una
lezione
di
modestia
.
È
assai
frequente
,
ed
in
special
modo
di
fronte
al
diritto
,
un
certo
atteggiamento
di
fastidiosa
impazienza
e
d
'
intolleranza
,
che
dipende
dall
'
incapacità
di
afferrare
la
ragione
della
molteplicità
,
della
complicanza
e
sottigliezza
delle
esigenze
a
cui
deesi
piegare
chi
lavora
in
un
campo
pratico
.
Il
diritto
è
un
prodotto
essenzialmente
"
storico
"
,
frutto
di
sforzi
protratti
per
secoli
in
vista
di
risultati
pratici
di
grande
interesse
ma
di
enorme
difficoltà
:
esso
ha
dovuto
nel
suo
svolgimento
tener
conto
di
innumerevoli
esigenze
talora
contraddittorie
,
preferire
spesso
fra
più
mali
il
minimo
,
cercare
il
contemperamento
delle
varie
tendenze
,
dei
vari
bisogni
,
delle
varie
idealità
:
e
rappresenta
quindi
l
'
accumulazione
di
una
sapienza
che
spesso
è
di
difficile
comprensione
al
profano
,
e
presta
facilmente
il
fianco
alle
obbiezioni
superficiali
di
un
immaturo
senso
comune
.
Così
chi
guarda
soprattutto
all
'
esigenza
di
far
giustizia
mal
comprenderà
perché
il
giudice
sia
inceppato
da
leggi
che
pretendono
fissare
anticipatamente
la
misura
della
responsabilità
del
colpevole
.
Chi
guarda
invece
piuttosto
all
'
emenda
si
stupisce
della
barbarie
dei
mezzi
adoperati
nella
repressione
del
delitto
,
che
sono
in
contraddizione
con
tutte
le
teorie
moderne
sull
'
educazione
.
Chi
infine
guarda
alla
necessità
di
difendere
la
società
,
ove
non
interpreti
tale
concetto
con
sufficiente
larghezza
,
si
maraviglierà
di
certe
debolezze
e
condiscendenze
,
dell
'
inefficacia
dei
mezzi
escogitati
,
oppure
vorrà
un
adattamento
della
difesa
al
pericolo
concreto
,
troppo
superiore
a
quanto
non
permetta
la
necessità
di
determinare
legalmente
la
pena
prima
che
la
violazione
effettiva
si
sia
avverata
.
Le
medesime
considerazioni
si
possono
fare
,
a
parer
nostro
,
anche
intorno
a
quell
'
altra
questione
che
ci
interessa
:
quella
cioè
che
più
specialmente
riguarda
il
metodo
del
diritto
penale
.
IL
METODO
DEL
DIRITTO
PENALE
.
-
La
questione
del
metodo
può
dirsi
il
nodo
della
controversia
fra
i
positivisti
ed
i
"
classici
"
.
Il
metodo
di
cui
i
positivisti
propugnano
l
'
adozione
anche
nelle
discipline
penali
è
,
com
'
è
noto
,
quello
stesso
delle
scienze
naturali
,
"
positive
"
;
cioè
l
'
osservazione
e
,
entro
i
limiti
del
possibile
,
lo
sperimento
,
che
mettano
in
luce
le
vere
cause
del
delitto
,
rimovendo
le
quali
soltanto
si
può
sperar
di
sopprimere
il
delitto
stesso
.
"
Il
reato
è
un
fatto
dell
'
uomo
,
che
si
verifica
in
società
e
che
alla
società
riesce
dannoso
;
è
quindi
,
un
fenomeno
individuale
e
sociale
insieme
.
Or
dunque
è
necessario
prima
di
parlare
del
reato
,
studiare
l
'
uomo
che
ha
commesso
il
reato
e
l
'
ambiente
,
nel
quale
si
produsse
.
Di
qui
l
'
indagine
dei
caratteri
,
che
si
mostrano
propri
della
massa
dei
delinquenti
,
da
un
lato
;
dall
'
altro
,
l
'
esame
delle
peculiari
condizioni
dell
'
ambiente
fisico
e
sociale
,
nel
quale
la
delinquenza
fiorisce
.
Appariva
quindi
evidente
fin
dagli
esordi
del
nuovo
indirizzo
,
che
il
reato
,
una
volta
studiato
nelle
sue
manifestazioni
reali
e
quotidiane
,
era
il
prodotto
e
il
resultato
di
un
triplice
ordine
di
fattori
:
antropologici
od
individuali
(
fisici
e
psichici
)
,
fisici
e
sociali
.
Ora
,
che
un
tale
studio
possa
essere
fecondo
di
utili
ed
interessanti
risultati
,
è
cosa
evidente
.
E
appunto
notiamo
che
l
'
ipotesi
del
liberum
arbitrium
indifferentiae
colla
conseguente
impossibilità
di
ogni
studio
scientifico
del
delitto
,
aveva
per
tal
riguardo
un
effetto
deprimente
.
Chi
invece
nega
il
libero
arbitrio
ha
la
speranza
di
poter
un
giorno
fondare
una
scienza
completa
dell
'
uomo
in
tutte
le
manifestazioni
della
sua
attività
morale
e
materiale
,
e
quindi
anche
di
poter
rintracciare
tutte
quelle
cause
molteplici
che
possono
aver
posto
un
individuo
nella
triste
"
necessità
"
del
delitto
.
Ma
un
tale
studio
,
se
offre
un
interesse
scientifico
e
pratico
grandissimo
,
può
considerarsi
come
un
metodo
accettabile
in
diritto
penale
,
e
tale
da
poter
essere
utilmente
sostituito
al
metodo
finora
prevalente
?
Anzitutto
,
occorre
scartare
una
opinione
,
che
più
volte
nel
corso
del
presente
lavoro
abbiamo
dichiarata
errata
:
quella
cioè
che
un
'
organizzazione
,
qual
è
quella
del
diritto
,
che
ha
per
scopo
la
determinazione
ed
il
raggiungimento
di
fini
,
possa
aver
per
base
unica
l
'
osservazione
della
realtà
.
Se
una
cosa
debba
o
non
debba
essere
è
questione
in
cui
la
"
scienza
"
non
ha
nulla
che
fare
.
Se
una
pena
sia
o
no
conveniente
,
giusta
,
opportuna
è
cosa
che
solo
il
nostro
"
sentimento
"
può
decidere
.
Una
pena
potrebbe
apparirci
come
la
sola
efficace
a
estirpare
il
delitto
e
pur
essere
scartata
come
quella
che
urta
contro
il
nostro
senso
morale
.
La
osservazione
della
realtà
può
dirci
qual
è
il
risultato
dell
'
applicazione
di
una
data
pena
:
il
nostro
sentimento
,
se
il
provvedimento
della
pena
comporti
un
grado
di
desiderabilità
tale
da
essere
adottato
per
raggiungere
questo
risultato
.
In
altre
parole
,
anche
dopo
che
la
scienza
,
l
'
uso
del
metodo
positivo
,
ci
ha
mostrati
i
mezzi
necessari
ove
si
voglia
raggiungere
il
fine
,
resta
sempre
adito
al
giudizio
etico
se
valga
la
pena
di
adottarli
in
vista
del
medesimo
.
Perciò
,
sia
che
si
tratti
di
elaborare
il
diritto
o
di
stabilire
le
sanzioni
per
la
sua
violazione
,
l
'
uso
esclusivo
del
metodo
"
positivo
"
è
addirittura
una
impossibilità
.
Ma
se
tutto
ciò
è
vero
,
si
dirà
:
se
è
vero
che
la
sola
osservazione
oggettiva
della
realtà
non
può
bastare
né
al
giurista
,
né
al
moralista
;
pur
nondimeno
è
sempre
su
un
materiale
concreto
,
di
fatto
,
che
deve
esercitarsi
il
giudizio
nostro
,
se
anche
contiene
elementi
etici
;
e
quindi
quanto
più
la
pena
sarà
stabilita
caso
per
caso
,
quanto
più
essa
terrà
conto
dei
molteplici
e
variabili
elementi
che
possono
concorrere
a
modificare
l
'
opportunità
e
la
misura
del
gastigo
,
tanto
più
il
nostro
metodo
sarà
"
positivo
"
nel
senso
più
proprio
della
parola
;
poiché
questo
non
disconosce
la
funzione
del
nostro
senso
etico
nella
determinazione
del
fine
,
ma
richiama
l
'
attenzione
sulla
impossibilità
di
raggiungere
un
fine
qualsiasi
senza
conoscere
la
realtà
sulla
quale
si
deve
operare
.
Rispondiamo
che
tali
osservazioni
sarebbero
perfettamente
giuste
se
l
'
uso
dell
'
astrazione
non
trovasse
a
sua
volta
la
sua
giustificazione
nelle
esigenze
pratiche
della
materia
.
È
impossibile
evitar
l
'
uso
dell
'
astrazione
nella
scienza
;
tanto
meno
sarà
possibile
evitarlo
in
morale
e
diritto
.
Anche
per
ciò
che
riguarda
la
scienza
,
i
fatti
concreti
esorbitano
sempre
dalle
categorie
nette
e
precise
ch
'
essa
pone
,
e
contengono
sempre
dei
residui
e
degli
elementi
da
essa
non
contemplati
.
Ciò
è
vero
tanto
delle
scienze
astratte
quanto
di
quelle
che
si
propongono
espressamente
di
studiare
i
fatti
.
Il
fatto
della
scienza
non
è
il
fatto
della
natura
.
E
le
scienze
stesse
che
hanno
per
oggetti
i
fatti
procedono
per
due
vie
principali
:
la
constatazione
delle
somiglianze
e
la
determinazione
di
medie
:
processi
nei
quali
l
'
astrazione
si
trova
continuamente
implicata
.
Se
non
vi
fossero
anche
nei
fatti
delle
somiglianze
e
delle
ripetizioni
accanto
alle
loro
diversità
,
non
solo
la
scienza
storica
sarebbe
impossibile
,
ma
sarebbe
perfino
impossibile
riferire
un
fatto
qualsiasi
per
mezzo
delle
parole
;
non
avremmo
che
una
successione
d
'
impressioni
indefinibili
.
"
L
'
ordine
generale
dei
fatti
non
esclude
certi
disordini
,
né
la
regolarità
certe
irregolarità
.
Lo
storico
che
generalizza
,
classifica
,
riassume
,
deve
rendersi
conto
di
ciò
ch
'
egli
fa
;
egli
deve
vedere
che
la
complessità
e
la
varietà
del
reale
sorpassano
ogni
immaginazione
e
sfidano
ogni
sforzo
di
analisi
completa
;
egli
deve
guardarsi
dal
negare
la
diversità
col
pretendere
di
ricondurla
tutta
quanta
alle
unità
ch
'
egli
constata
.
Nella
morale
poi
,
ed
a
più
forte
ragione
nel
diritto
,
per
l
'
indole
sociale
di
queste
discipline
,
la
necessità
di
una
certa
astrazione
si
presenta
come
inevitabile
.
-
La
morale
sociale
è
certamente
più
astratta
della
morale
individuale
,
quale
può
elaborarsi
in
un
animo
generoso
,
preoccupato
della
inevitabile
insufficienza
di
tutte
le
soluzioni
generali
e
a
grandi
linee
dei
problemi
etici
.
Ogni
precetto
categorico
,
quando
sia
considerato
dalla
coscienza
individuale
desiosa
di
realizzare
il
minimo
possibile
di
ingiustizia
e
d
'
immoralità
,
è
atto
ad
apparir
difettoso
nel
senso
che
vi
sono
dei
casi
rispetto
ai
quali
esso
non
raggiunge
assolutamente
più
il
suo
fine
.
La
complicatezza
e
la
sottigliezza
della
casistica
etica
è
pressoché
infinita
.
Ne
consegue
pur
troppo
inevitabilmente
,
che
ogni
sistema
dogmatico
e
assoluto
di
morale
,
ogni
precettistica
astratta
,
ogni
"
codificazione
"
delle
nostre
norme
di
condotta
non
può
alla
lunga
non
apparire
insoddisfacente
ed
incompleta
alle
anime
più
nobili
e
raffinate
,
che
sono
senza
posa
alla
ricerca
del
massimo
bene
e
del
minimo
male
,
ed
atta
a
patire
,
nei
casi
reali
,
di
numerose
eccezioni
.
Se
alcune
norme
eterne
di
morale
ci
appajono
universalmente
giuste
,
come
per
esempio
quella
di
non
fare
agli
altri
ciò
che
non
vorremmo
fatto
a
noi
;
ciò
dipende
e
soprattutto
dal
fatto
ch
'
esse
esprimono
piuttosto
la
condizione
d
'
animo
in
cui
si
deve
porre
colui
che
vuol
giudicare
della
via
più
retta
nelle
evenienze
pratiche
,
che
non
una
vera
e
propria
regola
pratica
d
'
azione
.
Ma
appena
dall
'
indeterminatezza
ideale
si
scende
nel
campo
delle
pratiche
realtà
per
porre
una
regola
definita
da
non
derogarsi
mai
nelle
vicissitudini
della
vita
,
allora
nasce
tosto
il
conflitto
fra
le
più
delicate
aspirazioni
dell
'
anima
individuale
e
la
grossolana
rigidità
della
morale
tradizionale
e
legale
.
E
così
l
'
opinione
pubblica
è
in
genere
indulgente
verso
quelle
grandi
personalità
che
dànno
,
a
torto
o
a
ragione
,
maggiori
garanzie
di
veder
meglio
e
più
lontano
dagli
altri
,
permettendo
loro
di
violare
,
in
vista
di
un
resultato
determinato
,
i
canoni
più
indiscussi
della
morale
costituita
;
è
così
anche
che
vediamo
talvolta
le
persone
veramente
buone
e
generose
mettersi
in
contrasto
coi
modi
di
pensare
della
società
ove
vivono
,
perdonando
dove
altri
condannerebbe
,
e
valersi
della
loro
conoscenza
del
mondo
morale
per
trovare
giustificazioni
ed
attenuanti
prima
insospettate
alle
azioni
dei
loro
simili
,
ammaestrandoci
a
guardare
più
benevolmente
la
vita
degli
altri
e
ad
astenerci
da
ogni
giudizio
fondato
su
criteri
troppo
esclusivi
,
generali
ed
assoluti
.
"
De
même
que
la
grace
est
parfois
plus
belle
que
la
beauté
,
de
même
il
y
a
une
chose
encore
plus
juste
que
la
justice
:
la
bonté
"
.
Un
tal
modo
di
pensare
peraltro
,
ove
si
generalizzasse
in
epoche
di
senso
morale
malfermo
ed
incerto
,
ove
non
fosse
usato
con
una
certa
diffidenza
e
mantenuto
in
una
cerchia
,
per
così
dire
,
tutta
individuale
e
morale
,
sarebbe
certo
assai
pericoloso
.
Il
permesso
di
contravvenire
alle
norme
riconosciute
di
condotta
in
vista
di
un
fine
superiore
,
se
dispensato
con
troppa
larghezza
,
può
condurre
,
ai
peggiori
abusi
:
i
risultati
della
morale
gesuitica
sono
lì
per
ammaestrarcene
.
Ogni
società
richiede
per
conservarsi
e
prosperare
che
un
certo
numero
di
regole
pratiche
di
condotta
siano
universalmente
osservate
dai
consociati
,
e
che
la
facoltà
di
violarle
in
singoli
casi
non
sia
abbandonata
all
'
arbitrio
individuale
.
Il
numero
di
queste
regole
varia
coi
tempi
,
ed
è
presumibile
che
diminuisca
col
crescere
della
civiltà
e
col
perfezionarsi
del
senso
morale
.
Intanto
possiamo
vedere
che
già
si
cammina
per
certi
riguardi
in
questo
senso
.
Nelle
vecchie
società
a
base
consuetudinaria
ed
autoritaria
un
numero
enorme
di
atti
,
quale
oggi
a
grande
stento
riusciamo
a
rappresentarci
,
era
sottratto
all
'
arbitrio
individuale
e
regolato
secondo
precetti
rigidi
e
fissi
,
valevoli
per
ogni
tempo
ed
ogni
circostanza
sanzionati
da
pene
severissime
ed
inflessibili
.
In
tali
stadi
di
civiltà
sembra
,
come
osserva
il
Bagehot
,
essere
stato
profondamente
,
se
non
consapevolmente
sentito
che
per
i
popoli
ancora
all
'
inizio
della
propria
evoluzione
è
meglio
il
seguire
una
norma
purchessia
,
che
il
non
seguirne
alcuna
.
Oggi
invece
siamo
in
un
'
epoca
di
piena
discussione
:
vediamo
l
'
individuo
ergersi
colla
propria
ragione
e
col
proprio
sentimento
di
fronte
alla
collettività
,
senza
tollerare
altre
ingerenze
nella
sua
facoltà
di
crearsi
una
vita
secondo
le
proprie
aspirazioni
e
di
gudicare
della
opportunità
dei
proprii
atti
nelle
singole
circostanze
,
all
'
infuori
di
quelle
più
strettamente
necessarie
.
La
libertà
,
non
solo
di
fronte
alle
leggi
,
ma
anche
di
fronte
alla
pubblica
opinione
e
alle
consuetudini
,
la
reciproca
tolleranza
in
fatto
di
pensiero
e
di
moralità
,
tutta
questa
maggior
fluidità
e
plasticità
di
tutto
l
'
ambiente
sociale
sono
sintomi
della
maggior
fiducia
riposta
nell
'
individuo
e
della
corrispondente
diffidenza
verso
le
regole
di
viver
sociale
di
carattere
troppo
fisso
,
troppo
asssoluto
e
troppo
durevole
.
Ma
che
siamo
ben
lontani
ancora
dall
'
epoca
in
cui
si
potrà
fare
a
meno
di
ogni
regola
fissa
,
ce
lo
mostrano
d
'
altra
parte
tutte
le
nuove
leggi
sorte
in
epoca
recente
allo
scopo
di
guarentire
precisamente
questa
libertà
individuale
contro
i
soprusi
e
gli
arbitrii
dei
singoli
,
tutti
i
complicati
organi
del
diritto
pubblico
odierno
,
col
loro
meccanismo
di
freni
e
contrappesi
,
di
reciproca
vigilanza
e
controllo
,
che
costituiscono
uno
dei
caratteri
delle
moderne
democrazie
.
Onde
è
a
dirsi
che
si
tratti
piuttosto
di
una
sostituzione
di
norme
piuttosto
che
di
una
vera
e
propria
loro
diminuzione
,
e
che
si
è
in
cerca
di
regole
che
contemperino
il
massimo
di
libertà
e
indipendenza
individuale
,
il
massimo
di
fluidità
sociale
,
con
quella
regolarità
e
con
quell
'
equilibrio
necessario
alla
vita
di
una
società
;
non
del
modo
di
poter
fare
a
meno
di
qualunque
norma
;
-
tesi
quest
'
ultima
che
solo
gli
anarchici
,
nel
loro
incoercibile
ottimismo
,
possono
aver
l
'
audacia
di
sostenere
.
Tali
norme
pertanto
,
che
la
loro
sanzione
sia
semplicemente
esercitata
dall
'
opinione
(
morale
)
,
o
dallo
stato
(
diritto
)
,
non
possono
in
qualche
modo
non
partecipare
della
natura
dell
'
astrazione
:
il
diritto
non
può
,
per
la
sua
stessa
natura
di
disciplina
sociale
,
piegarsi
ai
fatti
particolari
nella
loro
complessità
talora
formidabile
.
È
così
che
nasce
il
conflitto
fra
la
legge
e
l
'
equità
,
fra
il
jus
strictum
e
il
jus
equum
,
fra
il
diritto
civile
e
il
naturale
,
fra
il
diritto
e
la
giustizia
.
Il
diritto
,
come
disse
il
Vico
,
ha
bisogno
anzitutto
del
certo
;
ora
il
certo
non
si
può
ottenere
se
non
fissando
dei
limiti
e
delle
categorie
generali
ed
astratte
,
che
,
appunto
come
tali
,
hanno
qualche
cosa
in
sé
dell
'
arbitrario
.
Di
questi
inconvenienti
-
e
come
potrebbe
essere
diversamente
?
-
partecipa
anche
il
diritto
penale
.
La
pena
accompagna
il
precetto
giuridico
come
sua
sanzione
,
precede
quindi
la
violazione
del
precetto
medesimo
e
non
può
pertanto
non
essere
astrattamente
commisurata
,
in
base
a
ciò
che
per
una
misura
media
appar
giusto
,
utile
.
E
ciò
per
una
necessità
difficilmente
evitabile
senza
andare
incontro
ad
inconvenienti
maggiori
.
È
necessario
che
ogni
cittadino
conosca
che
cosa
lo
attende
ov
'
egli
commetta
questa
o
quella
azione
lesiva
del
diritto
.
È
necessario
veder
guarentito
l
'
individuo
contro
l
'
arbitrio
personale
del
giudice
,
contro
l
'
impeto
momentaneo
del
sentimento
pubblico
,
contro
il
prevalere
di
considerazioni
estranee
al
magistero
penale
.
L
'
individualità
moderna
è
troppo
gelosa
della
propria
integrità
per
esporla
al
capriccio
variabile
e
alla
mutevole
forza
del
sentimento
.
Fra
le
garanzie
reclamate
oggidì
dall
'
individuo
,
la
principale
è
senza
dubbio
quella
consacrata
dall
'
art
.
1
del
codice
penale
nostro
,
il
principio
cioè
che
nessuno
possa
essere
punito
per
una
azione
che
non
sia
stata
nelle
debite
forme
e
anteriormente
al
suo
compimento
,
dichiarata
reato
.
Nullum
delictum
,
nulla
peona
sine
praevia
lege
poenali
.
Come
il
giudice
di
un
fatto
deve
essere
designato
prima
che
il
fatto
sia
compiuto
,
così
prima
del
fatto
deve
essere
stabilito
che
esso
costituisce
delitto
e
qual
'
è
la
pena
sua
.
Onde
il
grave
pericolo
insito
in
ogni
pena
indeterminata
.
La
pena
quindi
deve
essere
eseguita
quale
fu
stabilita
dalla
legge
,
e
non
in
base
ad
una
presunta
temibilità
del
reo
,
argomentata
dai
suoi
caratteri
particolari
.
"
La
pena
,
scrive
il
Carrara
,
non
può
essere
che
una
pena
.
Mite
sì
;
giusta
.
Ma
adeguata
al
passato
;
e
inamovibile
per
fatti
posteriori
"
.
Ed
ecco
la
semplice
e
naturale
giustificazione
di
quel
metodo
astratto
che
considera
il
reato
come
ente
giuridico
,
contro
al
quale
i
positivisti
sollevano
tante
obbiezioni
.
Ma
a
prescindere
dal
suo
"
sapor
metafisico
"
,
non
poco
irritante
forse
per
i
positivisti
più
profondamente
penetrati
dallo
spirito
di
scuola
,
nella
espressione
ente
giuridico
non
è
a
vedersi
se
non
l
'
espressione
della
necessità
di
una
determinazione
legale
del
delitto
,
del
valore
comparativo
dei
delitti
fra
loro
e
colle
rispettive
pene
,
-
e
ciò
puramente
a
scopo
di
pubblica
garanzia
.
Fissar
la
pena
prima
del
resto
vuol
dire
necessariamente
fissarla
per
mezzo
di
dati
astratti
,
di
generalizzazioni
,
ed
in
base
ad
una
media
:
quindi
esporla
ad
essere
nei
casi
concreti
,
malgrado
la
discrezione
limitata
concessa
al
giudice
,
ora
troppo
severa
,
ora
troppo
mite
.
Ma
come
evitar
ciò
?
È
un
'
imperfezione
pressoché
inevitabile
in
ogni
istituzione
sociale
ch
'
essa
non
debba
tener
conto
di
certe
esigenze
individuali
,
e
consideri
le
grandi
linee
e
le
grandi
masse
;
ciò
a
cui
dobbiamo
mirare
essendo
che
di
queste
ingiustizie
ve
ne
sia
il
minor
numero
possibile
.
-
Intanto
i
seguaci
della
nuova
scuola
,
col
voler
ridurre
senz
'
altro
il
giudizio
penale
ad
un
libero
esame
della
temibilità
dell
'
individuo
,
tolgono
,
senza
essere
forse
abbastanza
consci
della
gravità
ciò
che
propongono
,
una
delle
più
valide
garanzie
di
libertà
individuale
,
una
di
quelle
più
faticosamente
acquistate
in
epoche
recenti
.
D
'
accordo
in
ciò
colle
dottrine
in
apparenza
più
discordi
dalle
loro
,
come
,
p
.
es
.
,
quella
della
espiazione
,
essi
tendono
in
pratica
a
rinnovare
le
forme
più
schiette
del
procedimento
inquisitorio
,
col
subbiettivismo
,
coll
'
arbitrio
eccessivo
del
giudice
,
colla
pena
indeterminata
e
straordinaria
e
la
confusione
delle
parti
in
giudizio
,
che
a
questo
sistema
sono
inerenti
.
Qualunque
sia
il
nostro
parere
sulla
desiderabilità
di
ovviare
agli
inconvenienti
che
oggi
si
verificano
,
non
si
può
negare
l
'
importanza
di
simili
considerazioni
e
la
necessità
di
non
mai
perderle
di
vista
,
nel
tentar
qualunque
riforma
.
Anche
per
ciò
che
riguarda
il
metodo
nel
diritto
penale
,
possiamo
dunque
dire
che
le
affermazioni
dei
positivisti
,
a
meno
,
che
non
siano
corrette
da
numerose
restrizioni
,
sono
eccessive
o
peccano
di
unilateralità
,
non
tenendo
sufficiente
conto
di
esigenze
e
pericoli
pratici
per
volgere
l
'
attenzione
di
preferenza
a
uno
solo
dei
dati
del
complesso
problema
della
giustizia
pratica
.
Anche
qui
,
possiamo
dire
che
peccano
di
semplicismo
ed
ottimismo
,
mancando
pertanto
di
senso
"
positivo
"
.
-
Tutto
ciò
ci
mostra
qual
'
è
la
funzione
possibile
,
e
nello
stesso
tempo
quali
sono
i
limiti
,
del
"
metodo
positivo
"
nel
diritto
penale
.
Non
vogliamo
dire
che
le
nuove
dottrine
non
rappresentino
una
tendenza
giusta
e
vera
,
che
il
metodo
astratto
non
sia
la
fonte
,
in
molti
casi
concreti
,
di
deplorevoli
inconvenienti
,
che
la
corrente
di
pensiero
scientifico
,
la
quale
ha
influito
così
potentemente
nel
trasformare
tutte
le
condizioni
di
vita
nell
'
epoca
presente
,
debba
restare
senza
un
efficace
infiusso
nel
diritto
penale
.
Ben
diverso
è
il
nostro
pensiero
.
Crediamo
piuttosto
,
che
se
i
positivisti
forse
non
hanno
recato
tutto
il
vantaggio
che
possono
recare
,
se
si
sono
attirata
da
parte
dei
"
classici
"
un
'
antipatia
e
una
ripulsione
eccessiva
,
ciò
è
dovuto
al
fatto
ch
'
essi
non
hanno
saputo
sempre
discernere
la
parte
sana
delle
loro
dottrine
,
ch
'
essi
hanno
interpretato
il
"
positivismo
"
in
un
modo
troppo
angusto
e
parziale
,
traendone
conseguenze
affrettate
ed
estreme
e
mancando
di
quello
spirito
conciliativo
ed
equanime
,
senza
il
quale
ogni
collaborazione
scientifica
è
impossibile
.
Qualunque
sia
l
'
opinione
a
cui
si
arrivi
sulla
necessità
di
introdurre
questa
o
quella
riforma
nell
'
indirizzo
prevalente
nel
diritto
penale
,
indirizzo
che
risale
al
Beccaria
,
ciò
che
non
gli
si
può
contestare
è
l
'
amore
verso
la
libertà
umana
ed
i
diritti
individuali
,
a
cui
sono
ispirati
i
suoi
principi
.
-
Ogni
giudizio
su
di
esso
che
non
tenesse
conto
delle
sue
origini
nel
grande
movimento
razionalistico
del
secolo
XVIII
correrebbe
il
rischio
di
essere
ingiusto
e
manchevole
.
Come
reazione
a
tutto
un
sistema
,
inveterato
da
secoli
di
soprusi
e
d
'
arbitrii
,
per
cui
l
'
individuo
era
continuamente
minacciato
di
pene
oscure
ed
incerte
,
motivate
dall
'
argomento
senza
repliche
della
ragione
di
stato
,
niuna
meraviglia
ch
'
essa
abbia
talora
forse
anche
trapassato
il
segno
in
senso
contrario
.
Vediamo
infatti
il
movimento
di
riforma
accennarsi
in
sulle
prime
nel
Beccaria
stesso
con
forme
che
a
noi
parrebbero
eccessivamente
dogmatiche
ed
intransigenti
,
spiegabili
in
lui
per
il
fatto
ch
'
egli
si
era
trovato
a
contatto
col
sistema
,
contro
il
quale
combatte
,
in
tutta
la
sua
crudità
,
mentre
non
era
naturalmente
in
grado
di
misurare
gli
eventuali
danni
del
sistema
opposto
.
Sono
caratteri
della
dottrina
del
Beccaria
:
l
'
intolleranza
assoluta
di
ogni
interpretazione
della
legge
penale
,
non
giustificabile
neppure
con
giudici
peggiori
di
quelli
del
tempo
suo
;
un
ossequio
alla
legge
e
alla
certezza
della
pena
portato
fino
all
'
acciecamento
di
non
volerne
saper
neanche
del
diritto
di
grazia
;
la
mancanza
di
ogni
senso
storico
.
Tolto
quindi
assolutamente
l
'
arbitrio
del
giudice
;
e
alle
pene
arbitrarie
sostituite
pene
assolutamente
determinate
e
fisse
.
"
Chi
potrebbe
lagnarsi
della
proclamazione
di
questi
principi
,
osserva
il
Brusa
riferendosi
alla
nuova
legislazione
criminale
,
per
ciò
solo
che
di
un
tratto
essi
non
tennero
conto
di
certe
esigenze
ulteriori
della
giustizia
pratica
?
Se
il
diritto
criminale
avesse
dovuto
attendere
la
propria
risurrezione
prima
dallo
spirito
storico
che
non
da
quello
speculativo
,
neanche
la
riforma
leopoldina
e
le
altre
contemporanee
avrebbero
potuto
precorrere
la
rivoluzione
del
1849
.
Chi
può
anzi
dire
se
,
per
esempio
,
l
'
obbrobrioso
mercato
della
giustizia
che
profittava
a
giudici
e
sovrani
avrebbe
altrimenti
allora
cessato
,
insieme
all
'
abuso
delle
mitigazioni
per
motivi
futili
ed
indegni
,
come
quella
che
il
bigamo
avesse
,
sposando
una
meretrice
,
elevato
questa
ad
una
vita
onorata
?
"
.
La
stessa
giustificazione
utilitaria
del
diritto
di
punire
,
la
stessa
dottrina
del
contratto
sociale
,
per
quanto
oggi
si
possano
riconoscere
i
loro
difetti
come
teorie
generali
,
hanno
nella
mente
del
Beccaria
e
dei
suoi
contemporanei
una
funzione
ed
un
valore
che
sarebbe
ingiusto
disconoscere
.
Essi
rappresentano
la
negazione
degli
abusi
di
un
sistema
anteriore
:
la
teoria
utilitaria
,
come
quella
che
vuol
rattenere
la
pena
entro
i
limiti
della
necessità
di
reprimere
solo
le
azioni
che
veramente
turbano
l
'
ordine
e
la
tranquillità
sociale
;
la
teoria
del
contratto
sociale
come
quella
che
denuncia
le
ineguaglianze
stridenti
,
non
più
fondate
nella
reciprocità
dei
servigi
e
contrarie
al
sentimento
di
giustizia
.
Oggi
la
pratica
delle
legislazioni
è
venuta
introducendo
via
via
quelle
limitazioni
ai
principii
assoluti
,
che
apparvero
necessarie
ad
un
migliore
contemperamento
delle
varie
tendenze
.
-
Al
giudice
si
è
concesso
quell
'
arbitrio
che
è
indispensabile
al
retto
esercizio
delle
sue
funzioni
;
entro
i
limiti
fissati
dalla
legge
egli
può
graduare
la
pena
adattandola
quanto
è
più
possibile
alla
particolare
gravità
del
fatto
.
Per
ciò
che
riguarda
il
convincimento
,
il
sistema
delle
prove
morali
,
sostituito
a
quello
delle
prove
legali
,
nel
quale
massima
è
la
diffidenza
verso
la
personalità
del
giudice
,
già
segna
un
passo
grandissimo
in
una
direzione
nella
quale
si
può
molto
avanzare
.
Perocché
quando
è
lasciata
al
giudice
la
facoltà
di
condannare
od
assolvere
secondo
il
proprio
convincimento
,
sì
può
intravedere
anche
la
possibilità
di
lasciargli
secondo
il
proprio
convincimento
graduare
le
pene
.
E
l
'
istituzione
stessa
dei
giurati
,
per
quanto
la
si
voglia
limitata
al
puro
giudizio
del
fatto
,
pure
è
un
segno
della
medesima
tendenza
.
In
pratica
,
i
giurati
sono
i
rappresentanti
della
coscienza
popolare
anche
per
ciò
che
riguarda
la
valutazione
del
fatto
come
delitto
o
no
,
e
perciò
forniscono
un
avvicinamento
,
per
quanto
limitato
,
alla
"
individualizzazione
"
della
pena
.
Ma
in
tutto
ciò
il
canone
più
indicato
del
metodo
positivo
è
di
procedere
gradatamente
,
senza
sacrificare
nulla
di
ciò
che
si
è
ottenuto
,
in
vista
di
risultati
che
possono
essere
problematici
ed
incerti
.
La
"
individualizzazione
della
pena
"
non
è
l
'
aspirazione
esclusiva
di
nessuna
scuola
speciale
,
ma
la
tendenza
naturale
del
progresso
;
la
sola
questione
da
discutersi
essendo
fino
a
qual
punto
essa
si
possa
conciliare
con
garanzie
essenziali
di
libertà
contro
gli
arbitrii
di
qualunque
specie
.
Tale
questione
è
troppo
grave
per
essere
discussa
nel
presente
lavoro
,
che
pretende
più
che
altro
esporre
alcune
osservazioni
pregiudiziali
sulle
questioni
che
più
spesso
si
discutono
intorno
al
diritto
punitivo
;
-
la
forma
stessa
in
cui
tale
questione
è
da
noi
enunciata
,
mostra
d
'
altra
parte
come
riteniamo
essere
impossibile
risolverla
così
a
priori
ed
in
generale
.
Trattandosi
essenzialmente
di
una
questione
di
misura
,
essa
si
presterà
a
soluzioni
sempre
varie
coll
'
avanzare
del
tempo
e
col
progredire
della
civiltà
,
e
secondo
le
divergenze
nel
carattere
e
nell
'
educazione
dei
popoli
.
Nello
stabilire
il
valore
comparativo
dei
reati
fra
loro
e
la
proporzione
loro
colle
pene
,
una
legge
ben
fatta
dovrà
avvicinarsi
quanto
più
è
possibile
alla
realtà
delle
cose
,
ed
essere
quanto
più
possibile
particolareggiata
,
creando
distinzioni
e
categorie
che
realmente
corrispondano
a
quelle
che
si
riscontrano
nelle
cose
stesse
.
Ma
ciò
non
deve
considerarsi
come
un
sovvertimento
delle
basi
su
cui
fin
qui
posava
il
diritto
penale
.
-
Al
contrario
,
il
movimento
positivistico
deve
piuttosto
considerarsi
come
un
tentativo
di
completare
ed
integrare
l
'
indirizzo
fin
qui
prevalente
nel
diritto
penale
,
di
spingerlo
più
velocemente
in
una
direzione
già
presa
,
di
additarne
certe
lacune
e
di
colmarle
,
senza
per
questo
rinunciare
ai
benefizi
dall
'
indirizzo
prevalente
presi
più
specialmente
di
mira
.
-
Esso
non
può
propugnare
la
sostituzione
assoluta
del
"
metodo
positivo
"
al
metodo
astratto
:
ciò
sarebbe
,
come
abbiam
visto
,
non
aver
intesa
del
tutto
la
natura
del
metodo
positivo
,
e
disconoscere
quella
del
diritto
stesso
:
ma
nello
stesso
tempo
ci
dà
un
avvertimento
di
tener
conto
,
più
di
quanto
non
lo
si
sia
fatto
forse
per
il
passato
,
dei
risultati
dell
'
osservazione
positiva
,
e
soprattutto
insiste
su
alcuni
fatti
e
leggi
nuove
scoperte
o
intravedute
dalla
scienza
moderna
,
che
possono
condurci
a
vedere
un
po
'
diversamente
la
natura
dell
'
uomo
,
oggetto
del
diritto
penale
,
e
la
società
.
-
Ciò
può
portare
una
trasformazione
,
nella
legge
stessa
,
nel
senso
di
darle
una
maggior
specializzazione
,
nonché
nell
'
ufficio
del
giudice
,
aumentando
la
sua
discrezione
,
perché
egli
possa
tener
conto
di
quella
relatività
,
che
tutti
i
fenomeni
posseggono
,
e
che
non
si
può
trascurare
senza
lacerare
in
qualche
modo
la
giustizia
come
la
verità
.
Ed
è
qui
che
si
manifesta
una
delle
pieghe
caratteristiche
del
pensiero
moderno
,
che
merita
attenzione
.
La
"
negazione
del
libero
arbitrio
"
,
nel
senso
tradizionale
,
non
è
,
come
abbiam
visto
,
una
dottrina
così
sovversiva
come
alcuni
hanno
voluto
farla
apparire
:
e
non
è
che
in
base
ad
un
equivoco
che
si
può
sostenere
ch
'
essa
scalzi
le
basi
del
diritto
e
della
morale
.
Ciò
non
ostante
non
è
a
negarsi
l
'
influenza
che
deve
esercitare
il
nuovo
modo
di
concepire
la
libertà
sulle
concezioni
etiche
e
giuridiche
.
Il
"
liberum
arbitrium
indifferentiae
"
come
solo
ed
indispensabile
fondamento
della
libertà
e
della
responsabilità
,
portava
a
far
concepire
queste
come
qualità
fisse
ed
inalterabili
dell
'
uomo
in
ogni
condizione
di
tempo
e
di
cose
;
eccesso
a
cui
doveva
contrapporsi
quello
di
considerare
ogni
causa
ed
ogni
condizione
assegnabile
come
una
minorante
della
responsabilità
.
Ogni
ricerca
sulle
condizioni
obbiettive
della
responsabilità
dichiarata
pericolosa
,
o
scoraggiata
come
impossibile
.
Il
"
negatore
del
libero
arbitrio
"
che
non
sia
vittima
di
equivoci
sul
valore
di
tal
negazione
,
sarà
portato
invece
a
vedere
nella
libertà
e
responsabilità
,
qualità
esistenti
nell
'
uomo
,
ma
analoghe
alle
altre
,
atte
cioè
ad
essere
studiate
nella
loro
genesi
e
nella
loro
evoluzione
,
suscettibili
di
gradazioni
infinite
,
e
subordinate
alla
presenza
di
certe
condizioni
e
concomitanti
,
a
concepire
in
altri
termini
la
responsabilità
piuttosto
dinamicamente
ed
evoluzionisticamente
,
che
staticamente
.
Ed
in
questo
senso
gli
studi
nuovi
sulla
responsabilità
possono
portare
un
contributo
prezioso
,
come
al
sociologo
,
così
al
legislatore
e
al
giurista
.
Col
mostrarci
quali
delle
nostre
azioni
veramente
dipendano
dalla
nostra
volontà
,
fino
a
che
punto
siamo
effettivamente
liberi
di
compiere
una
data
azione
,
e
fino
a
che
punto
invece
la
responsabilità
dei
nostri
atti
vanisca
dinanzi
all
'
influenza
di
cause
prepotenti
,
essa
può
rivelarci
nuovi
casi
di
irresponsabilità
,
come
anche
di
responsabilità
finora
inaspettate
(
ipnotismo
,
suggestione
)
.
Né
il
giurista
deve
guardare
con
sospetto
e
diffidenza
la
corrente
dei
nuovi
studi
come
se
ogni
risultato
di
questi
dovesse
segnare
un
'
offesa
alla
integrità
del
diritto
e
della
morale
.
L
'
idea
di
un
antagonismo
fra
gli
studi
"
positivi
"
in
genere
e
le
nostre
aspirazioni
etiche
è
un
concetto
falso
,
contro
il
quale
è
stato
nostro
intento
di
combattere
in
tutto
il
corso
del
presente
lavoro
.
Abbiamo
dunque
visto
a
che
cosa
si
riduca
la
possibilità
per
gli
studi
scientifici
di
modificare
il
nostro
concetto
di
responsabilità
:
non
nella
negazione
di
questa
,
ma
nell
'
avvertimento
che
la
responsabilità
è
qualche
cosa
di
più
fuggitivo
,
di
meno
palpabile
,
di
assai
più
legato
al
fatto
particolare
nella
sua
complessità
,
di
quanto
forse
non
lo
supponessero
le
vecchie
scuole
di
morale
,
sta
l
'
importanza
della
nuova
scuola
anche
nel
campo
del
diritto
penale
.
Ed
è
questo
anzi
,
a
mio
parere
,
ciò
che
dovrebbe
renderla
sopra
ogni
altra
cosa
simpatica
.
Essa
tende
a
mostrarci
sempre
più
che
anche
nel
campo
dell
'
infamia
e
del
delitto
sono
numerosi
i
disgraziati
,
coloro
che
hanno
assai
più
bisogno
di
essere
educati
,
ajutati
e
curati
che
d
'
essere
minacciati
di
punizione
.
Nonostante
le
intemperanze
e
gli
errori
incontestabili
che
ne
hanno
segnato
il
sorgere
,
la
nuova
scuola
desta
attenzione
e
interesse
per
il
nuovo
soffio
di
simpatia
che
da
essa
nccessariamente
,
quasi
a
dispetto
di
certe
sue
premesse
utilitarie
,
spira
verso
coloro
che
furono
condotti
al
delitto
e
all
'
abbrutimento
da
cause
strapotenti
.
Essa
ci
addita
,
se
non
l
'
impossibilità
,
la
terribile
difficoltà
di
sfuggire
a
certi
impulsi
quando
tutto
nella
vita
concorre
a
togliere
stimolo
e
potenza
alla
difesa
contro
di
essi
.
Essa
ci
mostra
,
anche
nel
campo
della
morale
,
l
'
esistenza
di
una
schiera
di
privilegiati
,
che
compiono
il
bene
senza
fatica
,
poiché
tutto
in
loro
,
condizioni
fisiologiche
,
psicologiche
e
sociali
,
cospira
a
far
loro
vedere
il
lato
buono
delle
cose
,
che
godono
una
specie
di
"
rendita
di
situazione
"
morale
,
mentre
per
altri
la
medesima
condotta
non
potrebbe
mantenersi
se
non
a
prezzo
di
indicibili
sforzi
e
sacrifizi
.
Onde
un
grande
e
benefico
impulso
a
tutte
le
riforme
sociali
,
che
tendono
a
togliere
le
cause
della
delinquenza
,
in
modo
da
render
quanto
meno
necessario
è
possibile
il
provvedimento
increscioso
ed
imperfetto
dell
'
applicazione
della
pena
.
La
pena
non
è
il
miglior
modo
di
difesa
sociale
,
o
di
tutela
giuridica
che
dir
si
voglia
.
La
sua
efficacia
è
limitata
:
è
presto
raggiunto
il
punto
oltre
il
quale
un
aumento
nella
severità
di
essa
non
produce
più
una
diminuzione
corrispondente
negli
attentati
al
diritto
.
La
sicurezza
sociale
non
è
perciò
da
essa
se
non
imperfettamente
ristabilita
:
il
senso
morale
,
se
non
imperfettamente
soddisfatto
.
Ogni
giorno
,
coll
'
ingentilirsi
dei
costumi
,
cresce
la
ripugnanza
per
i
mezzi
fisici
di
repressione
;
ogni
giorno
,
si
sente
maggiormente
il
bisogno
di
trovare
mezzi
più
potenti
e
più
civili
di
prevenire
il
delitto
.
Sotto
un
certo
aspetto
,
la
pena
può
considerarsi
come
il
sintomo
dell
'
impotenza
della
società
a
provvedere
altrimenti
ai
mali
che
la
travagliano
.
Troppo
forse
si
è
creduto
per
lo
addietro
che
i
mezzi
penali
fossero
la
panacea
per
tutte
le
correnti
delittuose
che
serpeggiano
nella
società
.
Gli
studi
positivi
moderni
,
psicologici
,
antropologici
e
sociali
,
hanno
se
non
altro
il
merito
di
aver
fatto
concepire
in
un
modo
più
relativo
la
natura
e
la
funzione
del
diritto
penale
.
La
controversia
fra
la
scuola
positiva
e
la
scuola
classica
può
dirsi
pertanto
un
prodotto
,
più
che
di
divergenze
reali
di
dottrine
,
di
tendenze
e
di
aspirazioni
.
Eccessivamente
ostile
è
stata
forse
finora
l
'
attitudine
sì
da
una
parte
che
dall
'
altra
;
ed
è
venuto
,
parmi
,
il
momento
in
cui
alle
lotte
ed
alle
polemiche
,
in
parte
almeno
sterili
,
debba
succedere
il
riconoscimento
dei
rispettivi
limiti
,
il
contemperamento
delle
tendenze
,
e
la
serena
collaborazione
.
-
"
Se
nel
secolo
XVI
,
scrive
Carlo
Cattaneo
in
alcune
sue
mirabili
pagine
,
che
fu
il
primo
dell
'
era
moderna
,
la
ragione
individuale
aveva
ardito
farsi
a
discutere
popolarmente
li
arcani
religiosi
,
e
nel
XVII
li
asserti
delle
scuole
filosofiche
,
nel
XVIII
ella
estese
quell
'
aspro
sindacato
a
tutte
le
istituzioni
civili
.
Sommo
divenne
il
contrasto
fra
la
vita
delli
uomini
e
i
loro
pensieri
.
Vivendo
in
mezzo
all
'
intreccio
dei
vincoli
sociali
,
quelle
menti
animate
dai
geometri
e
acuite
dal
calcolo
mercantile
osarono
domandare
se
,
e
come
,
e
quanto
ciascuna
istituzione
giovasse
ad
ogni
individuo
partecipe
della
civile
aggregazione
.
Tutto
si
valutò
dunque
col
giudicio
individuale
e
giusta
l
'
individuale
interesse
.
Si
considerò
la
società
come
un
patto
fra
eguali
;
si
domandò
la
revisione
del
patto
,
il
ritorno
all
'
uguaglianza
primitiva
,
la
restituzione
dello
stato
naturale
del
genere
umano
.
Le
predilezioni
delle
scuole
e
l
'
inesplicabile
eccellenza
delle
arti
e
delle
lettere
antiche
sospinsero
ad
immaginare
un
mondo
primitivo
,
educato
nelle
lingue
,
nelle
arti
,
nelle
scienze
,
nelle
leggi
da
una
serie
di
geni
benefici
,
l
'
opera
dei
quali
sotto
lo
sforzo
della
superstizione
e
della
violenza
fosse
venuta
oscurandosi
successivamente
fino
alle
caligini
del
Medio
Evo
,
ma
potesse
coll
'
opera
d
'
altri
geni
rivocarsi
in
breve
,
e
quasi
di
repente
,
al
nativo
splendore
.
Vi
fu
perfino
chi
preferì
ad
una
fittizia
civiltà
,
ingombra
dei
ruderi
d
'
ogni
tempo
e
piena
di
ingiustizie
e
di
corruttele
,
la
semplice
e
pura
vita
,
che
li
uomini
dovevano
aver
gioito
prima
del
patto
sociale
in
seno
alla
primigenia
selva
della
terra
.
Adunque
lo
sforzo
capitale
del
pensiero
umano
nello
scorso
secolo
XVIII
era
una
generale
censura
delle
istituzioni
del
tempo
,
nel
senso
di
ogni
individuo
,
e
all
'
intento
di
ristaurare
il
regno
della
logica
naturale
e
della
personale
indipendenza
.
Nel
secolo
presente
vi
fu
quasi
riflusso
del
pensiero
umano
in
contrario
verso
.
Si
trovò
che
l
'
utile
di
ogni
individuo
scaturiva
dal
complesso
dell
'
azienda
sociale
,
né
poteva
avverarsi
mai
nella
solitudine
o
nel
dissociamento
.
Le
più
complicate
istituzioni
apparvero
necessari
effetti
del
consorzio
civile
e
forme
della
sua
esistenza
.
Si
vide
che
certe
consuetudini
erano
scala
e
preparazione
ad
altre
migliori
,
alle
quali
i
popoli
non
potevano
giungere
altrimenti
;
e
così
si
vennero
spiegando
e
giustificando
certi
ordinamenti
transitori
,
che
in
faccia
ad
una
logica
immediata
sembravano
assurdi
e
barbari
.
Viceversa
s
'
intravvide
sotto
lo
splendore
delle
libertà
antiche
l
'
oppressione
e
la
servitù
delle
moltitudini
,
e
nella
dolorosa
ruina
di
quelle
meravigliose
civiltà
si
riconobbe
un
evento
che
poteva
condurre
all
'
emancipazione
degli
oppressi
.
La
consolante
dottrina
del
progresso
si
svolse
dal
seno
della
istoria
si
vide
il
genere
umano
elevarsi
dalla
ferocia
del
vivere
ferino
,
attraverso
alla
guerra
,
alla
schiavitù
,
alle
devastazioni
,
alle
tirannidi
,
ai
supplici
,
alle
torture
,
sino
all
'
effezione
graduale
dell
'
utile
,
del
giusto
,
dell
'
equo
,
del
bello
,
del
vero
,
della
pace
,
della
carità
.
Allora
si
rallentò
quella
inesorabile
censura
,
spinta
dai
nostri
padri
nel
diretto
interesse
dell
'
individuo
;
ed
in
quella
vece
si
promosse
un
'
interpretazione
benigna
,
benigna
forse
oltre
misura
,
di
tutte
le
transazioni
scalari
e
successive
della
civil
società
:
si
giustificò
il
senso
comune
dei
popoli
,
che
aveva
sancito
e
venerato
ciò
che
era
rispettivamente
opportuno
ai
luoghi
ed
ai
tempi
;
e
le
leggi
più
celebri
apparvero
piuttosto
frutti
di
una
certa
graduale
maturanza
d
'
interessi
e
di
opinioni
,
che
liberi
decreti
della
mente
individua
dei
legislatori
.
Perloché
la
tendenza
più
comune
del
pensiero
istorico
in
questo
secolo
XIX
è
una
generale
spiegazione
delle
eccessive
forme
civili
,
in
quanto
promuovono
gradualmente
lo
spontaneo
sviluppo
dell
'
individuo
ed
il
suo
bene
,
nello
sviluppo
e
nel
bene
della
intera
società
.
Questo
comune
movimento
delle
dottrine
filosofiche
e
istoriche
nell
'
età
nostra
si
diramò
poi
per
molte
strade
assai
divergenti
.
Li
uni
,
mettendosi
a
tutta
carriera
nella
idea
delle
successive
evoluzioni
sociali
,
vollero
stringere
un
corso
di
secoli
in
poche
giornate
,
e
s
'
appresero
di
slancio
al
sogno
di
un
incivilimento
nuovo
ed
inaudito
,
senza
famiglia
,
senza
eredità
,
senza
proprietà
.
Altri
al
contrario
acquietandosi
nella
generale
giustificazione
dei
fatti
,
e
confidando
nel
genio
naturale
delle
moltitudini
,
e
nella
forza
ingenita
che
spinge
le
cose
al
compimento
di
un
ordine
prestabilito
,
ricadono
nel
fatalismo
dell
'
oriente
,
e
maledicendo
alla
virtù
infelice
santificano
la
vittoria
e
adorano
la
forza
.
Altri
fraintesero
la
giustificazione
istorica
del
passato
,
e
vi
supposero
la
necessità
di
ritornare
le
cose
ai
loro
principi
;
e
vanamente
additarono
,
come
mèta
ad
un
viaggio
retrogrado
dell
'
umanità
,
ora
l
'
un
ora
l
'
altra
delle
età
già
consumate
.
In
mezzo
a
queste
aberrazioni
,
i
più
veggenti
sanno
congiungere
la
fiducia
nel
progresso
alla
paziente
accettazione
delle
lente
e
graduate
sue
fasi
,
e
alla
critica
proporzionale
e
perseverante
,
ch
'
è
pur
necessaria
a
promuoverlo
.
Essi
sanno
discernere
le
istituzioni
transitorie
e
caduche
da
quelle
senza
cui
l
'
umano
consorzio
non
regge
.
Essi
nutrono
la
generosa
persuasione
che
l
'
individuo
non
è
sempre
cieco
strumento
del
tempo
,
ma
una
forza
libera
e
viva
,
la
quale
tratto
tratto
può
far
trapiombare
la
dubia
bilancia
delle
umane
cose
.
Questa
scuola
pratica
,
che
studia
il
campo
della
libertà
umana
nel
seno
della
necessità
e
del
tempo
,
deve
librarsi
tra
la
violenza
logica
delle
dottrine
passate
,
e
l
'
indolente
e
servile
ottimismo
delle
dottrine
che
si
levarono
sulla
ruina
di
quelle
"
.
Sarebbe
difficile
invero
immaginare
un
quadro
più
eloquente
e
più
vero
di
ciò
che
è
stato
il
grande
movimento
scientifico
del
secolo
testé
trascorso
e
un
cenno
più
chiaro
e
riassuntivo
di
quelli
che
sono
veramente
,
a
parer
nostro
,
i
caratteri
essenziali
delle
tendenze
positive
moderne
.
In
un
altro
nostro
scritto
,
abbiamo
tentato
di
dare
al
"
positivismo
"
un
significato
più
vasto
,
e
nello
stesso
tempo
meno
radicale
e
dogmatico
di
quello
che
gli
attribuiscono
molti
dei
sostenitori
dei
"
sistemi
"
positivistici
;
di
mostrare
cioè
come
sia
vano
il
voler
restringere
questo
all
'
accettazione
ed
alla
applicazione
di
pochi
principi
teorici
e
metodologici
,
e
come
si
tratti
,
piuttosto
che
di
un
brusco
mutamento
nella
direzione
del
pensiero
scientifico
,
dello
sviluppo
graduale
di
una
specie
di
facoltà
nuova
,
così
variata
e
complessa
nei
suoi
diversi
aspetti
che
è
pressoché
impossibile
di
darne
una
definizione
che
sia
insieme
e
completa
e
precisa
.
Chi
potrebbe
,
per
esempio
,
formulare
esattamente
i
principi
su
cui
si
fonda
il
senso
storico
,
quella
delicata
facoltà
di
comprendere
ogni
epoca
sotto
il
suo
vero
colore
,
facoltà
che
è
uno
dei
tratti
più
caratteristici
della
società
intellettuale
contemporanea
?
È
qualche
cosa
di
simile
a
ciò
che
si
chiama
,
nella
vita
sociale
,
la
inestimabile
qualità
del
"
tatto
"
del
"
saper
vivere
"
-
qualche
cosa
che
non
s
'
insegna
,
ma
che
s
'
impara
bensì
,
frequentando
certe
persone
,
vivendo
in
certi
ambienti
,
respirando
,
come
si
suol
dire
,
una
certa
atmosfera
.
"
Se
osserviamo
-
dicevamo
-
la
differenza
fra
la
scienza
e
la
filosofia
moderna
e
quelle
che
hanno
per
lo
più
prevalso
nel
passato
,
vediamo
che
ciò
che
più
nettamente
caratterizza
questa
in
confronto
a
quella
è
lo
spirito
nuovo
di
cui
questa
è
animata
.
Vediamo
in
essa
,
da
un
lato
,
una
maggior
circospezione
nelle
osservazioni
e
nelle
esperienze
,
una
conoscenza
più
esatta
dei
mezzi
più
atti
a
raggiungere
un
determinato
risultato
scientifico
,
una
maggior
prudenza
nella
generalizzazione
e
nella
deduzione
,
un
più
completo
disinteresse
,
per
così
dire
,
nella
aspirazione
alla
verità
,
un
'
unità
più
completa
nella
sua
ricerca
,
e
infine
una
indipendenza
maggiore
da
considerazioni
estranee
alla
scienza
;
dall
'
altra
parte
,
un
perfezionamento
dello
spirito
critico
,
la
tendenza
a
non
accontentarsi
di
spiegazioni
puramente
verbali
e
formali
di
fenomeni
,
ad
analizzare
i
nostri
concetti
e
a
scomporre
ne
'
suoi
elementi
ogni
nostra
cognizione
.
Finalmente
,
bisogna
tener
conto
della
influenza
profonda
esercitata
in
tutti
i
rami
dello
scibile
dal
nuovo
elemento
di
recente
introdotto
nelle
speculazioni
filosofiche
e
scientifiche
:
la
teoria
della
evoluzione
.
Mentre
prima
v
'
era
la
tendenza
a
considerare
ogni
cosa
"
sub
specie
aeternitatis
"
,
oggi
tutto
invece
ci
appare
in
preda
ad
un
perpetuo
lavorio
di
trasformazione
e
siamo
portati
a
considerare
tutti
gli
eventi
piuttosto
da
un
punto
di
vista
dinamico
che
statico
.
Si
è
propagato
fra
noi
un
sentimento
oltremodo
vivace
della
relatività
di
tutti
i
fenomeni
concreti
al
momento
,
cosmologico
o
storico
,
in
cui
si
producono
;
onde
una
reazione
contro
i
modi
troppo
astratti
e
semplicisti
di
concepire
la
realtà
,
i
quali
troppo
trascuravano
il
"
coefficiente
del
tempo
"
,
e
contro
la
filosofia
razionalista
del
secolo
XVIII
;
è
la
propagazione
del
metodo
storico
comparativo
in
tutte
le
scienze
"
.
È
a
torto
che
alcuni
hanno
voluto
vedere
in
questo
complesso
di
tendenze
,
frutto
della
maturità
scientifica
dei
tempi
nostri
,
l
'
indicazione
di
una
limitazione
effettiva
del
nostro
sapere
ad
una
porzione
ristretta
della
realtà
,
mentre
un
vasto
campo
di
questa
,
tutto
ciò
ché
riferisce
all
'
al
di
là
dei
fenomeni
,
sia
per
sempre
sottratto
alle
nostre
indagini
.
L
'
Agnosticismo
sistematico
è
anzi
ciò
che
vi
può
esser
di
più
estraneo
alla
scienza
moderna
.
Se
si
è
creduto
il
contrario
,
ciò
dipende
dall
'
influenza
che
nella
filosofia
moderna
hanno
avuto
le
teorie
della
conoscenza
di
Hume
,
Berkeley
,
Kant
.
Ma
tali
dottrine
,
qualunque
sia
la
nostra
opinione
sulla
loro
intrinseca
accettabilità
e
giustezza
,
qualunque
sia
stata
l
'
opinione
dei
loro
stessi
creatori
,
non
giustificano
,
come
è
stato
mostrato
,
alcuna
delle
conseguenze
agnostiche
e
scettiche
che
alcuni
ne
hanno
tratto
.
Il
loro
scopo
,
non
è
,
abbiamo
detto
,
di
dare
un
giudizio
sulla
possibilità
o
l
'
attendibilità
della
nostra
conoscenza
,
ma
di
definirla
e
spiegarla
;
di
dirci
che
cosa
intendiamo
dire
quando
affermiamo
che
la
tal
cosa
esiste
,
che
la
sua
causa
è
la
tal
altra
cosa
,
etc
.
,
non
di
dirci
se
tali
nostri
giudizi
siano
veri
o
no
.
Delle
parole
causa
,
sostanza
,
realtà
e
simili
esse
ci
forniscono
definizioni
nuove
e
diverse
dalle
antiche
;
ma
non
ne
segue
che
per
ciò
solo
alcuna
porzione
della
realtà
sia
sottratta
alle
nostre
ricerche
come
non
ne
segue
neppure
che
debba
prevalere
questo
o
quel
metodo
di
ricerca
ad
ogni
altro
.
Se
oggi
sappiamo
imporre
dei
limiti
ad
una
troppo
impaziente
curiosità
scientifica
,
se
ci
atteniamo
di
preferenza
,
ove
ciò
sia
possibile
,
al
metodo
induttivo
o
sperimentale
,
piuttosto
che
all
'
astratto
e
razionale
;
ciò
non
che
per
la
nostra
esperienza
intellettuale
più
matura
,
la
quale
ci
ha
insegnato
la
via
più
economica
e
sicura
per
giungere
alla
scoperta
del
vero
,
ed
a
guardarci
da
certe
intemperanze
ed
errori
in
cui
troppo
spesso
caddero
i
pensatori
del
passato
.
Concludendo
adunque
,
il
positivismo
più
che
un
sistema
nuovo
e
radicalmente
diverso
da
quelli
che
lo
hanno
preceduto
,
rappresenta
un
complesso
di
tendenze
che
si
sono
formate
a
poco
a
poco
in
un
grande
secolo
di
indefesso
lavoro
pratico
ed
intellettuale
,
di
incessante
discussione
e
di
inesorabile
critica
:
il
sorgere
delle
scuole
storiche
ed
evoluzionistiche
,
la
visione
sempre
più
netta
della
relatività
e
della
complessità
dei
fenomeni
,
la
ripugnanza
a
concepire
qualsiasi
campo
della
realtà
come
non
soggetto
a
leggi
"
naturali
"
sono
tutte
manifestazioni
del
medesimo
movimento
.
Di
queste
tendenze
generali
del
mondo
moderno
dovevano
inevitabilmente
risentirsi
anche
la
morale
ed
il
diritto
,
e
ciò
naturalmente
non
poteva
avvenire
senza
un
periodo
di
crisi
,
contrassegnato
dalla
eccessiva
baldanza
demolitrice
degli
uni
,
da
eccessivi
timori
e
ingiustificati
scoraggiamenti
degli
altri
.
Per
ciò
che
riguarda
il
diritto
penale
,
abbiam
visto
come
ciò
si
palesasse
soprattutto
nella
pretesa
demolizione
del
concetto
di
responsabilità
,
e
nelle
offese
all
'
autonomia
del
nostro
senso
morale
nel
determinare
l
'
esistenza
e
la
ragione
del
"
diritto
di
punire
"
.
Ma
abbiam
visto
pure
,
come
ciò
derivasse
da
una
errata
interpretazione
dei
principii
supremi
su
cui
il
movimento
positivo
si
reputa
fondato
.
Resta
dunque
,
come
sola
legittima
e
veramente
feconda
,
la
tendenza
rappresentata
da
tutti
i
moderni
studi
psicologici
e
sociali
,
criminologici
e
antropologici
.
Nello
stesso
tempo
,
abbiamo
rilevato
come
ciò
possa
portare
a
limitazione
e
sostituzioni
parziali
del
diritto
punitivo
con
altri
mezzi
migliori
.
Non
già
però
in
forza
della
enunciazione
di
alcuni
principii
,
ma
per
opera
dei
risultati
a
cui
eventualmente
i
nuovi
studi
metteranno
a
capo
.
Fino
a
che
punto
ciò
potrà
portare
ad
una
trasformazione
profonda
del
presente
indirizzo
nel
diritto
penale
,
è
impossibile
determinare
sin
d
'
ora
,
solo
un
avvenire
di
studi
,
d
'
esperienze
e
d
'
ulteriore
maturazione
scientifica
e
morale
potrà
dare
gradualmente
a
questa
domanda
una
completa
risposta
.
Gennaio
-
Ottobre
1901