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StampaQuotidiana ,
di dare a tutto il paesaggio un aspetto decrepito , lunare , irreale . Giunge l ' ora della colazione
40 ANNI DI ISRAELE ( Jesurum Stefano , 1988 )
StampaPeriodica ,
cresciuto in Cile , non userò il manganello » . Il 4 di ijar ( che , secondo il calendario lunare ebraico
StampaQuotidiana ,
) lunare come il marxismo e che se erano capitati sui bulldozer « russi » lo avevano fatto soltanto per
LE AMANTI ( SERAO MATILDE , 1894 )
Narrativa ,
ÿþLA GRANDE FIAMMA . A Rocco Pagliara . I . Nell ' ora tarda della sera , partita l ' ultima persona amica o indifferente , per la quale essa provava l ' orgogliosa e invincibile necessità di mentire , chiuse tutte le porte ermeticamente , piombata la casa nel profondo silenzio notturno , interrogate con lo sguardo sospettoso fin le fantastiche penombre della sua stanza solitaria , dove sola vivente era una pia lampada consumantesi innanzi a una sacra immagine , prosciolto il suo spirito dall ' obbligo della bugia e le sue labbra dall ' obbligo del sorriso , ella si lasciava abbruciare dalla grande fiamma . Immobile , con le palpebre socchiuse e le mani abbandonate lungo il corpo , ritta come un bianco fantasma nel mezzo della sua stanza , sentiva un flusso di calore salire alle guancie delicatamente brune e smorte , un flusso di calore vivificarle il cervello , un ' onda di lacrime calde pungerle i bellissimi grandi occhi bruni . Scorrevano taciturnamente , senza singhiozzi , le lacrime calde sulle guancie e le avvampanti guancie se le ribevevano : dal cuore e dal cervello che ardevano , si diffondeva per tutta la persona l ' impetuoso torrente di quel calore ed ella sentiva tutte le sue piccole vene palpitare nella fiamma che le dilatava . Lo scoppio della passione lungamente represso , in quel generoso organismo , assumeva la forma di febbre ad altissima temperatura : ed essa , vacillante , come se avesse smarrito il senso di ogni altra cosa che la sua febbre non fosse , si lasciava cadere sul letto , rigida , con la vestaglia bianca che si stendeva come un sudario sul broccato scuro della coltre . Così , sola , con gli occhi sbarrati ove si disseccavano le estreme lacrime , guardando il soffitto pieno di ombre , col petto sollevato da affannosi sospiri come i febbricitanti , ella abbruciava di passione per l ' assente , per il lontano : nè le sue labbra convulse osavano pronunziarne il dolce nome , temendo che le fatali sillabe pronunziate in quel silenzio , in quella solitudine , rivelassero a tutto il mondo il suo segreto . Sopra un fondo di fiamma , nella sua fantasia che vampeggiava , ella vedeva scritte le sillabe divoratrici di quel nome , in lettere nere e vive , talvolta immobili , talvolta confondentisi in una bizzarra danza ; ma non osava pronunziare quelle sillabe seduttrici ; temeva di struggersi , dicendole ; temeva di morire di dolcezza , pronunziandole . Quell ' entrata così vibrante di febbre appassionata , nelle prime ore della notte , si ripeteva due o tre volte ; pareva che ella si assopisse in un soave abbruciamento di sangue , in un seguirsi di fiammeggianti visioni , dove talvolta , accanto al nome adorato , si veniva a delineare vagamente un fiero profilo maschile , dove uno sguardo superbo e amoroso lampeggiava ; ed ella sentiva tutto il suo spirito carezzato , cullato da questa visione ; la veglia si tramutava in sopore febbrile e in sogno . Ma , ogni tanto , la visione diventava così vera , così viva , così fremente di amore che ella udiva , sì , udiva , una voce sommessa pronunziare il suo nome : ella trabalzava , ripresa da un soffocante impeto di passione , cercando con le mani , nell ' oscurità , quelle calde mani amate ; soffocava , bruciava . Si levava come un ' anima errante , andava al balcone , sollevando la pesante tenda di broccato , schiudendo le imposte di legno , appoggiando l ' acceso volto sul gelido cristallo . Era alta la notte ; nella strada non passava alcuno ; spesso , il freddo vento notturno agitava le fioche luci dei lampioni , riempiendo la via di bizzarre forme oscure ; o qualche viandante in ritardo , ignoto , a capo basso , passava senz ' accorgersi di quel balcone quietamente , mitemente , illuminato , dietro il quale stava un ' ombra immobile ; qualche malinconica carrozza notturna , vuota , dal cocchiere sonnacchioso , dal sonnacchioso cavallo , veniva lentamente dall ' alta ombra della via , si perdeva lentamente , lontana , nella bassa ombra della via . Ella guardava questo spettacolo di oscurità e di pace , con gli occhi intenti , sentendo il freddo esteriore penetrare dalla fronte , dalle guancie , dalle labbra che quasi baciavano il cristallo : la sua febbre si calmava ; le vene battenti si chetavano ; il petto , oppresso , respirava più liberamente ; macchinalmente ella si staccava dai cristalli , richiudeva le imposte , lasciava ricadere le molli , strascicanti tende di broccato , faceva un paio di giri nella sua stanza , guardando talvolta nell ' alta e stretta specchiera la sua figura bianca e i suoi occhi che bruciavano sempre . Come tutti quelli che soffrono d ' insonnia , per una forte causa morbosa o per una forte causa morale , ricoricandosi , ella sentiva come un grande refrigerio , dolcissimamente parea che si dovesse addormentare nel ricordo , nella speranza del suo amore . La passione consumatrice nell ' ora che fuggiva , si faceva tutta tenerezza letificante , diventava un fresco soffio che le alitava sulla fronte , sugli occhi , sulle labbra , sulle mani , come a vincerne il bruciore , ed ella si assopiva , nuovamente , con le labbra che si muovevano a una benedizione . Ma , ad un tratto , un incubo mostruoso , senza nome , qualche cosa come un ' orribile paura , la scuoteva , la faceva balzare sul letto , come cercando soccorso , non sapendo , non conoscendo , non pensando più nulla , vinta da uno spavento folle . Era allora che , levatasi , nella penombra , in preda a un delirante bisogno di soccorso , ella andava a buttarsi innanzi alla sacra immagine , prostrandosi sul gradino dell ' inginocchiatoio , abbassando il capo sul duro legno di quercia , dicendo rapidamente le preghiere , per non pensare , per non sentire , pregando , pregando , pregando , con un fervore di anima disperata , restando lì , attaccata a quel legno , come se fosse quello della sua salvazione . Ma sia che l ' alba la sorprendesse dietro i cristalli del suo balcone , o distesa sul letto con gli occhi spalancati , o sonnecchiante malamente , o immersa in preghiere con le labbra frementi sui grani di legno del suo rosario , certo che , a quell ' ora gelida , la sua febbre era domata , era caduta : ella tremava di freddo , pallida , con le labbra violacee , con la bocca amara , con le ossa rotte , quasi uscisse dal terribile abbraccio della terzana ; il viso le si era allungato e come pietrificato in un ' espressione di sofferenza ; i capelli le ricadevano sul collo , disciolti , prendendo certi profili tragici , che solo le chiome delle donne appassionate hanno . Invano cercava di riscaldarsi , buttando sul letto una pelliccia , facendo un gran fuoco nel caminetto , accendendo tutti i lumi della sua stanza : fra quel grande calore esteriore ella batteva i denti , si addormentava rabbrividendo , rabbrividendo , livida , con la fiamma del caminetto che crepitava , con le candele la cui fiammella strideva nel calore , col sole mattinale che entrava , scintillando , fra i velluti , i broccati e le pelliccie , non giungendo a riscaldare quel gelido corpo di donna dormiente , dalle palpebre scure e fredde come il granito , dalle labbra assottigliate e tremanti ancora di freddo . Come la mattinata scorreva , entrava la cameriera , trovando le candele che si consumavano , le legna arse che si coprivano di cenere , il sole che invadeva tutta la stanza gaiamente , e quel cadavere dormiente , che riaprendo gli occhi , rabbrividiva ancora , come se ritornasse dal gelo di un sepolcro . Ogni mattina , sopra un piatto di argento , la cameriera porgeva una lettera . Ma già la maschera umana aveva velato la sembianza della povera febbricitante : ed ella stendeva la mano , con indifferenza , a prendere quella lettera , aspettava che la cameriera avesse spento i lumi , riacceso il caminetto , spalancato le imposte al sole , aspettava , intorpidita e immobile . - Si sente male ? - diceva la cameriera , guardando il volto bruno e smorto della sua padrona che ella amava . - No : ho freddo - mormorava la padrona , stringendo la lettera d ' amore nella mano sottile e agghiacciata , senza neppure guardarne la busta , come se fosse inutile aprirla . La fanciulla devota le riassettava le molli coltri scomposte dall ' insonnia , le rialzava i cuscini disordinati su cui era abbandonata la foltezza dei capelli neri , la interrogava con una umile occhiata : ma vista la padrona tutta perduta in un pensiero , usciva discretamente dalla stanza , chiudendone la porta , aspettando di esser chiamata per ritornare . Allora soltanto , con un atto breve , quasi convulso , la smorta signora faceva saltar via la busta lacerata e leggeva la lettera tutta bruciante di passione che il suo amore le scriveva . Lettera incoerente e puerile , balbettìo talvolta bizzarro , talvolta monotono di frasi stravaganti che si ripetevano , si accavallavano , si confondevano , si affannavano sulla carta , come nell ' anima malata di chi le scriveva . Eppure egli non era nè un fanciullo , nè un pazzo , nè un infermo ; era un uomo di trent ' anni , vigoroso , completo nella sua manifestazione morale , che aveva saputo vivere , amare , soffrire . Era un forte lottatore che le aveva coraggiosamente combattute le sue battaglie , talvolta vinto , spesso vincitore , mai domato : era un sagace conoscitore di sè stesso , delle cose e degli uomini , capace di grande scetticismo e di grande entusiasmo , poichè questa è la vita , e saggio chi sa apprezzarla e viverla così . Eppure quell ' amore nato tardi , nato improvvisamente , come quei misteriosi e voluttuosi fiori del tropico che germogliano ricchi e violenti , in una notte , quell ' amore impetuoso destinato a essere soffocato sotto le apparenze fallaci della cortesia , gli faceva tremare i polsi come se lo assalisse , a ogni suo nuovo tumulto , il ribrezzo tragico dell ' agonia . In certe ore di pensiero , quando gli era concesso di dialogare con l ' anima sua , egli si stupiva della brevità di quella passione , della sua semplicità , mentre sentiva dentro sè scardinato ogni senso della realtà , mentre si sentiva preso per la vita e per la morte . Una sera , in un ballo , egli aveva scambiato poche parole con la bruna e pallida signora che ancora portava il nero vestito del lutto , dopo tre anni di vedovanza , che bizzarramente trascinava al ballo il nero vestito e la persona stanca , senza sorrisi , senza gioia : e come per un ' attrazione ipnotica , egli aveva seguito dovunque il nero strascico di velluto ondeggiante , cupo velluto bruno , simile alle acque nere di un lago che gli alberi coprono : egli aveva fissato gli occhi sedotti sopra la mezzaluna di opali lattee , scintillanti in riflessi siderali azzurrini , che mettea una luce selenitica fra i neri capelli di donna Grazia : e come la snella persona muliebre si muoveva , indolentemente , da un salone all ' altro , egli sentiva di doverla seguire , come un ' ombra . Levando lenta lenta le palpebre , essa lo guardava , ogni tanto , tacendo : e una irradiazione di fascino partiva da quei grandi occhi neri , arrivava sino a lui , intensa , vibrante , conquidendolo , a poco a poco , ma continuamente , ma sicuramente . Nè egli tentava difendersi . Aveva , in quell ' ora , il cuore arido e la vita fatta deserta , se non libera da una secreta catastrofe famigliare : la donna cui avea dato il suo nome era assente , lontana , nemica , egli era solo , in tutta la sua lunga giornata , solo . Perchè difendersi ? Si sentiva debole e misero come un fanciullo abbandonato , mentre tutti applaudivano alla sua fermezza di carattere , al suo coraggio virile , alla dignità fiera che gli aveva suggerito la risoluzione più confacente al suo onore ; egli si sentiva timido e fragile come lo stelo secco , che nelle mattinate di autunno va in cenere sotto il piede brutale del viandante , e lo sguardo di quella donna parea tremasse di tenerissima pietà , parea che gli dicesse : - Vieni . Breve romanzo e intenso , condotto fuor di loro da una mano invisibile : un giorno si erano incontrati fuori Roma , in quella umida , lugubre via Angelica , lungo il fiume tragico che ogni giorno ha il suo morto . Chi aveva strappato la dama ai suoi convegni aristocratici per mandarla a contemplare i vortici traditori del Tevere ? Chi aveva preso l ' uomo alla sua ambizione , alla sua politica , ai suoi affari ? Esiste dunque una fatalità nella passione ; o il cuore ha la sua seconda vista , che è anche qualche cosa di fatale ; o vi è nell ' anima una seconda vita latente , incosciente , sopra cui nulla può la volontà ? - È vero che mi ami ? - le aveva chiesto lui , arrossendo e impallidendo , come se quella fosse la prima volta che parlasse di amore . - Sì - ella aveva detto , senz ' altro . La virile mano dell ' uomo aveva sfiorato la sottile mano guantata di nero . Si guardavano e si sentivano bruciare di passione ; una uguale grande fiamma li ardeva . Più la reprimevano e più essa divampava internamente , consumando le loro forze in una febbre singolare . Temevano il mondo , malgrado che fossero liberi ; lo temevano con una paura di tutti i momenti , con un tremore come d ' imminente catastrofe . Niuno aveva il diritto di muovere loro un rimprovero , eppure essi temevano tutto , l ' uomo che passa e sogghigna , la donna che passa e sorride , l ' impiegato postale che consegna la lettera con uno sguardo d ' intelligenza , il servo che domanda permesso prima di entrare , l ' amico che assume un ' aria discreta , l ' amica che interroga con un cenno : la più umile , la più sciocca creatura li faceva fremere di spavento . Forse , amandosi in quella forma così rovente , sentivano di abbandonarsi a una passione tanto diversa dai miseri e fallaci amori quotidiani , da dover meritare l ' invidia , il biasimo e la calunnia ; forse , il segreto è la grande condizione dell ' intensità . Così si vedevano , alla sfuggita , ogni tanto , avendo messo nella rapida ora tanti sogni , tante speranze , tanto fuoco d ' amore , che non trovavano parole , soffocati , come coloro che hanno le vertigini degli altissimi pinnacoli ; in tre o quattro mesi , fra la primavera e l ' estate , vivendo egli a una villa sui colli albani , essa nella palazzina campestre fra gli aranci di Sorrento , si erano incontrati due volte , per due giornate , in un villaggio presso Milano , la prima volta , a Baia la seconda volta . Tutta la loro vita era sospesa a quei due giorni di passione ardente ; tutto l ' intervallo fra quei due giorni non era che una lunga aspettazione di giorni aridi e annoiati , di notti vegliate , in una rivoluzione del cuore e dei nervi . Ad ambedue , quando , per consolare le ore di lontananza , essi evocavano quelle due giornate , appariva come una grande fiamma lieta e alta e divorante ; il ricordo era vasto , immenso , vago , quale un oceano di fuoco , sopra cui qualche punta appariva , come estremo albero di nave sommersa . Insistentemente egli si rammentava il volto smorto di lei , quando ella si affacciò al vagone fermato nella stazione di Monza e , malgrado ogni suo impeto di evocazione , pur volendo fermamente rivederla col suo delicato e profondo sorriso delle ore più felici , egli continuava ad avere innanzi quella faccia pallida di donna morente . Egli cercava di rianimare tutti i suoi ricordi , di quei due giorni , come ella era vestita , la foggia della sua acconciatura , le parole che aveva dette , il tono della sua voce : ma una sola sensazione , acuta , squisita , gli ritornava , con la persistenza di un martello sull ' incudine : il profumo che avevano i guanti morbidi di Grazia e le mani sottili profumate . Quando le scriveva di quei giorni , confusamente , egli ritornava sempre a dire di quella faccia pallida allo sportello e di quelle mani odorose , di quei guanti così profumati "...che è quel profumo , dimmi , dimmi , amore , perchè io l ' ho confitto nell ' anima e ogni tanto mi fa piangere , come un fanciullo , perche il mio amore è lontano e io non posso avere , sotto le mie labbra , le sue mani inebrianti ?..." Ed ella nella fiorita campagna sorrentina , quando i villeggianti vicini , o i suoi ospiti , ritirandosi , l ' avevano lasciata sola , libera , ella voleva far riapparire fantasticamente quei due indimenticabili giorni di oasi ; ma armandosi con la stessa forza , con la stessa intensità , lo stesso inesplicabile fenomeno psicologico avveniva in lei ed ella non poteva che ricordare qualche scintilla della grande fiamma . Fra un turbine roteante d ' impressioni , rammentava soltanto , Grazia , un sorriso enigmatico alla sua domanda : e tu , perchè mi ami ? Sì , egli aveva avuto un sorriso bizzarro , lungo , pieno di un segreto profondo : ella rivedeva sempre innanzi agli occhi quel sorriso acuto , crudele , che parea le nascondesse la verità , tormentosamente . E nelle orecchie , nel cervello di Grazia restava una sensazione fissa , continua , invincibile , il ricordo della sua voce , quando la chiamava sommessamente , teneramente , dolorosamente , come se chiedesse amore e soccorso , come se invocasse pietà : Grazia , Grazia , Grazia ! ... Così identica era la loro passione nel carattere , nella profondità , nella misura che il grande sogno da realizzare nacque nelle loro fantasie esaltate , contemporaneamente , germogliando nello stesso pomeriggio autunnale , nella stessa ora di disperazione , mentre erano lontani lontani , per molte miglia . Ambedue furono colpiti dal medesimo , irresistibile desiderio , contro cui nulla più poteva difenderli ; ambedue arsero di tale desiderio come se fosse il più alto , l ' estremo delle loro anime . L ' immenso avvenire innanzi , alle loro esistenze ancora giovani , li sgomentava con la sua solitudine arida , mentre essi portavano in cuore di che riempirlo per sempre , di una strabocchevole felicità . Al punto in cui la grande fiamma che li ardeva era giunta in entrambi , era loro insopportabile vivere ancora , divisi , lontani , estranei : lo stesso cupo dolore li abbatteva . La paura del mondo , delle sue ciarle , delle sue calunnie veniva man mano scomparendo innanzi a questo bisogno di amore , di felicità che è in fondo a tutti i temperamenti umani , più freddi e più silenziosi , e che nell ' ora della passione parla di una voce che nulla fa tacere . Per chi si sacrificavano ? In nome di quale principio , di quale idea , di quale persona ? Su quale altare sconosciuto deporre l ' olocausto della loro passione ? - Io non posso più soffrire , la mia vita finisce - scriveva Grazia . - Io non posso più soffrire , il mio coraggio è esausto - scriveva Ferrante . In tale ardente impazienza , la loro sensibilità sentimentale raffinata dai sogni , dalle insonnie , dalle lettere incoerenti , si era fatta così acuta , così squisita , così fremente alla minima impressione , che quanto li circondava era complice del loro abbandono . Quando donna Grazia passeggiava sotto gli ombrosi viali della sua villa di Sorrento e fra gli aranci odorosi le arrivava il canto sottile di qualche voce innamorata , un improvviso fiotto di lacrime la inteneriva : e coloro che l ' accompagnavano , si meravigliavano . Quando ella vedeva , nella sera , dalla sua terrazza , levarsi la luna sul golfo napoletano e tutte le case intorno soffondersi di bianca luce molle , una collera le saliva alla gola , di non essere via , di non essere con lui , in quell ' ora di dolcezza , una collera contro il tempo che fuggiva , contro gli ostacoli che si frapponevano al suo amore e contro sè stessa che non sapeva vincere gli ostacoli . E a Roma , l ' autunno è apportatore di novi , profondi turbamenti alle anime già turbate : quando Ferrante portava il suo vagabondaggio a Villa Borghese , dove ancora i viali pare che conservino la appassionata fantasima di Beatrice Cenci , ogni ombra femminile , snella , dal volto pallido e bruno dietro la veletta , lo facea trasalire ; quando egli portava il suo vagabondaggio serotino a uno dei teatri , bastava che dietro alla nuca bionda di una donna , in un palchetto , si profilasse il volto di un uomo innamorato perchè egli si sentisse , a un tratto , immerso in una disperazione inguaribile . Allora , lontani , divisi , si tendevano le braccia come creature anelanti , che sanno un posto solo dove appoggiare il capo stanco : ed è questo il petto della persona che adorano , assente , lontana . E allora , confusamente , nella crisi fatale di questa passione , si venne delineando un piano di amore , imperfetto , vago , ma che conduceva a un sol desiderio : quello di rivedersi , di stare insieme , lungamente , per sempre . Ognuno di loro , invece di perdere la propria forza in vani conati di dolore , avrebbe cercato di adoperarla a vincere tutti gli ostacoli morali e materiali per potersi riunire , fra quindici , fra otto giorni , in un paese solitario , tranquillo , in un ambiente di poesia e d ' amore , dove potessero passare sconosciuti o indifferenti alla folla , o ravvolti in una comune indulgenza . Chi di loro due disse la parola : Venezia ? Chissà ! Fu così , naturalmente , che i loro cuori si fermarono su quel mite orizzonte di arte e di quiete , su quell ' ambiente di case mute e sommerse nel languore che la morte precede , su quella città dove l ' amore pare abbia la sua naturale atmosfera di pensiero , di lirica umana . Venezia , Venezia ! Fu il nome amabile , seducente , che videro brillare ogni giorno , ogni ora ; innanzi alla loro immaginazione ; parola magica che fece scomparire tutte le altre ; sillabe ravvolgenti e incantatrici da cui le loro anime prese , legate , non si potettero svincolare mai più . E man mano le loro lettere andarono perdendo tutto quel carattere d ' indefinito , tutta quella vaghezza di contorni , quel continuo agitarsi errabondo dello spirito , quella incoerenza di anime deliranti : la passione addossata al muro della realtà , era entrata in un periodo positivo , pratico , preciso . Ogni giorno , sotto la volontà inflessibile , sotto la doppia inflessibile volontà , il loro piano acquistava linea , colore , cifra ; il suo aspetto di fatto si veniva così minutamente facendo reale , che , già quasi quasi , per Grazia e per Ferrante , parea di vivere in quella realtà . Accanto a questi particolari definiti , matematici , dove la loro insofferenza si appagava , come per il fatto compiuto , ogni tanto , ma sempre più scarsamente , si veniva allogando qualche scoppio improvviso di frase amorosa : oppure una parola soltanto : Venezia . Anche l ' aspetto degli amanti era mutato . Si eran fatti , nell ' esteriore , freddi , risoluti , distratti in un pensiero o in un ' azione , sempre occupati in qualche cosa , schivando , con la freddezza , la folla degli estranei e anche quella degli amici . Parlavan poco , brevemente . Non più le belle passeggiate della penisola sorrentina vedevano comparire il bruno volto pensoso di donna Grazia : ma in una stanza accanto alla sua erano aperti tutti i bauli , tutte le valigie della casa e la cameriera , che le voleva bene , ignorava ancora la destinazione che prendeva la sua signora . Ella vedeva che ogni giorno donna Grazia veniva chiudendo , in quei bauli e quelle valigie , tutto quanto aveva di prezioso come valore e come ricordo : ella vedeva che donna Grazia si aggirava per la casa , in vestaglia di lana bianca stretta alla cintura da un mistico cordone di seta nera , guardandosi intorno come trasognata , considerando le pareti vuote e i cassetti aperti , come se volesse portare via ancora qualche cosa . - La signora parte per un lungo viaggio ? - chiese timidamente , un giorno , la fanciulla devota . - Lungo , lungo .... - mormorò vagamente , donna Grazia . - E io debbo venire ? - No .... Meglio che non veniate - soggiunse donna Grazia . - Tutta sola , un lungo viaggio ? - osò chiedere ancora la ragazza . Donna Grazia chinò il capo e non rispose : un velo di tristezza le passò sulla faccia . Tacquero . E Ferrante , come il giorno della partenza si approssimava , non andava più nei soliti ritrovi di Roma autunnale : male o bene , ma con una febbre di uomo preoccupato , aveva cercato di risolvere alcuni affari stringenti , assorbito , distratto , accettando qualunque peggiore risoluzione , purchè fosse immediata . Quando i suoi intimi lo vedevano ricomparire , per un momento , gli domandavano , sorpresi : - Ma che fai , dunque ? - Parto - rispondeva lui , pensando ad altro . - Dove vai ? Egli faceva un cenno vago , come di paese molto lontano . Per discrezione , gli intimi non chiedevano altro : sapevano quale tragedia morale avesse sconquassata la sua famiglia e molti supposero qualche improvvisa , bizzarra decisione . Anzi , la voce ne corse , avvolta in veli misteriosi . Una sera , un amico più affettuoso , più insistente , andò a casa di lui : e lo trovò solo , fumando , con le finestre aperte , ma col caminetto acceso dove buttava delle carte , dopo averle lette . Sul tavolino vi erano altri pacchi di lettere , un grosso portafoglio di pelle , tutto sdrucito , due o tre libri dalla legatura usata e un paio di minute pistole nella loro scatola che pareva quella di un gioiello . - Che fai , ti vuoi ammazzare ? - domandò ridendo l ' amico . - Forse - rispose Ferrante , ridendo un poco , ma poco . Nè dissero altro , mentre nel caminetto le lettere avvampavano allegramente . Così , nell ' alba bigia in cui donna Grazia partì da Sorrento per Napoli , mentre aveva detto ai suoi amici che sarebbe partita solamente la sera , in quell ' alba bigia , la sua devota cameriera , vedendola andar via , avvolta nel grande mantello bruno , avvolta nel bruno velo che le circondava il capo , il viso , il collo , si chinò , commossa , a baciarle la mano : - Io la rivedrò , nevvero ? - chiese , cercando di trattenere le lacrime . - Forse - disse donna Grazia , andandosene , senza voltarsi . Tanto la fatalità li aveva vinti , ambedue . Donna Grazia non vedeva nè il mite sole che rallegrava le vie di Napoli , nè le azzurrità fini del cielo e del mare , nè la folla lieta che si godeva quel giorno soave : chiusa nella carrozza da nolo , guardando ogni istante il piccolo orologio sospeso alla cintura pur senza vederne l ' ora , ella divorava lo spazio con la mente , cercava di ripetere per la millesima volta il calcolo del tempo e dello spazio , per chetare la propria impazienza . Sarebbe partita da Napoli per Roma alle due e cinquantacinque , col treno più celere , tutta sola nel suo compartimento ; sarebbe giunta a Roma alle otte e trentacinque della sera ; alla stazione avrebbe ritrovato Ferrante e dopo un ' ora e mezzo , in cui non sarebbero neppure entrati in Roma , sarebbero ripartiti , via Firenze e Bologna , per Venezia , insieme . Insieme ! Pensando , ripensando , pronunciando sottovoce questa parola , ella vedeva scomparire l ' ora , il tempo , lo spazio tutto , una nebbia le scendeva sugli occhi , una lieve vertigine le confondeva ogni moto . Insieme ! Fu macchinalmente che pagò il cocchiere , scendendo alla partenza , nella stazione , stringendo fra le mani il sacchetto dove erano i suoi valori più preziosi . La grande galleria coperta dove si prendono i biglietti era quasi vuota . Ella non vi badò . - Di prima , per Roma - disse , affannando un po ' al bigliettinaio . - Ecco - fece quello - ma si affretti , perchè il treno parte . Improvvisamente , presa da una orribile paura , ella si mise a correre , vedendo appena la sua strada , urtando le persone , lasciando appena il tempo alla guardia di tagliare il biglietto , arrivando sul terrapieno , appena a tempo per vedere il treno delle due e cinquantacinque allontanarsi lentamente . Ella tese le braccia e gridò , come se avesse potuto fermarlo . Un facchino sorrise ; mentre gli impiegati della stazione , raccolti in gruppo , la guardavano con curiosità . Alla paura ella sentì subentrare una grande angoscia e una grande vergogna : rientrò nella sala di aspetto , deserta , si andò a buttare in un cantuccio , stringendo le labbra per non singhiozzare dietro il velo , stringendo nelle mani nervose , convulsamente , il manico di cuoio della borsetta . Perdere il treno , che miseria , che disgrazia ridicola , che tragedia buffa ! Le pareva un ' avventura così sciocca , così volgare che non sembrava possibile fosse capitata proprio a lei , nel momento supremo in cui si decideva la crisi del suo amore ; era fremente di sdegno e di onta . Tanta forza di volontà , tanto impeto vincitore , tanto magnetismo trionfante di amore , tanta elettricità condensata ... e farsi buttare a terra da un orologio che non va , o da un cocchiere che non ha saputo sferzare il suo cavallo . Avrebbe pianto di collera . Vediamo , quale era la piccola , meschina causa , la causa stupida per cui tutto l ' edifizio era crollato ? E cercava , invano , di ricordarsi : se era stata la propria lentezza nell ' annodarsi il velo in casa sua , a Napoli , nel suo appartamento solitario ; o l ' esser tornata indietro , un momento , per aver dimenticato un taccuino da cui non si separava mai ; o il non aver trovato immediatamente la carrozza da nolo ; o perchè il cocchiere avea prescelto la stretta , difficoltosa e ingombra via di Forcella alla via della Marina , per andare alla stazione . Chi lo sa ! Si trattava di cinque minuti , di soli cinque minuti , cinque piccolissimi , cortissimi , brevissimi minuti , che si perdono così naturalmente , così facilmente un po ' qui , un po ' là , senza saper come : e la loro perdita , poi , equivale alla rovina di tutto un sogno ! Fu solamente dopo un ' ora di riflessioni amarissime , che ella sentì un soffio di rassegnazione penetrarle nel cuore : ma pur essendosi calmata , un ' amaritudine gliene rimase . Si levò , risolutamente : andò a leggere l ' orario , sulla parete stuccata di bianco . Avrebbe potuto partire soltanto la sera , alle dieci e quarantacinque . Circa sette ore di attesa ! Pure , non ebbe il coraggio di rientrare in città , a Napoli ; le sarebbe parsa una rinunzia completa . Avrebbe aspettato nella stazione . Non l ' avrebbero mandata via , da quella sala d ' aspetto ? Non aveva mai viaggiato sola : non sapeva niente . Il guardiano le si accostò , guardandola curiosamente . Ella gli donò subito cinque lire : si sentì meno timorosa . Cercava di ricostruire il suo piano . Bisognava , innanzi tutto , telegrafare a Ferrante - e tal pensiero la faceva arrossire , pensava che avrebbe egli detto , trovandola così sciocca , così distratta da perdere il treno . Che dirà , che dirà ? - si andava domandando , mentre girava intorno alla stazione , senza ritrovare l ' ufficio telegrafico . Alla fine lo trovò . E allora non seppe dove indirizzare il telegramma ; non seppe che cosa dire , si sentiva così irritata e umiliata , con sè stessa , col caso , che lacerò i fogli , senza riescire . Alla fine , mettendo l ' indirizzo della stazione di Roma gli telegrafò , così confusamente , che le riesciva impossibile partire prima delle dieci e quarantacinque , senza aggiungere le ragioni di questo impossibile e soggiunse , umilmente : perdonami . Lo soggiunse , poichè non potea resistere all ' idea del dolore di lui , Ferrante , non vedendola giungere alla stazione di Roma , trovando un telegramma invece della sua persona . Oh quelle sette ore di attesa ! La pallida signora , vestita di un grande mantello bruno , tutta chiusa in un grande velo di garza bruna , snella e flessuosa nella persona , dall ' andatura un po ' lenta , un po ' stanca , fu vista da per tutto , ripetutamente , nella stazione , per quel pomeriggio e per quella sera . Innanzi alle lunghe vetrine del libraio e nella sala gelida dei bagagli , camminando , fermandosi , sfogliando distrattamente un libro , aprendo un giornale illustrato ; di nuovo alla sala del telegrafo , donde telegrafò a Sorrento , a due o tre persone che non la interessavano punto ; verso le sette nella sala del buffet , dove prese un brodo e una tazza di caffè , malgrado che non avesse fame , seguendo con l ' occhio distratto i multicolori avvisi della macchina Singer , della Coca Buton e della ferrovia lombarda ai Tre laghi ; fu vista finanche fuori stazione , passeggiare in giù e in su , facendo voltare tutti quelli che la incontravano , mentre essa guardava , certo senza vederli , il malinconico giardinetto della piazza , e le carrozze da nolo disposte intorno come i raggi di un cerchio , e le insegne dondolanti degli equivoci alberghi dal fanale verde o rosso ; e da capo , come se ella non potesse stare ferma , fu incontrata al telegrafo , alla posta , nei terreni incolti della Piccola Velocità , presso il venditore di libri e di giornali , su e giù , su e giù per tutte le gallerie . Questo irrequieto fantasma muliebre vide empirsi e vuotarsi le sale di aspetto dei viaggiatori che partivano successivamente per le linee di Salerno , di Castellammare , di Foggia , di Aquila : vide fermarsi e andarsene i treni carichi di uomini , di donne , di borghesi e di contadini , che se ne andavano ai loro affari , al loro lavoro , alle loro cure . E nella ultima ora di attesa la invase una stanchezza profonda ; rincantucciata in un angolo della sala di aspetto , silenziosa , immobile , col sacchetto sulle ginocchia , ella guardava le ondeggianti fiammelle del gas che il vento della sera agitava , e fu il guardiano della sala che l ' avvertì della partenza - tanto in lei si era fatta la convinzione che era inutile più partire , che Ferrante non l ' amava più , che tutto era finito . Tutta la notte del viaggio , lunga , lenta , con le sue numerose , monotone fermate , ella la passò in una veglia dolorosa alternata da qualche torpore doloroso , tutta sola nel suo compartimento , tremando di freddo malgrado le coperte e le pelliccie . L ' alba si levò sulla severa campagna romana ; donna Grazia dormiva , ora , pallida pallida , e solo i tre lunghi , striduli fischi del treno che entrava in Roma la riscossero . Le parve di uscire da un sogno triste : il sole illuminava le prime case di Roma , e la nebbia romana , e il fumo del treno , una felicità di calore e di luce l ' avvolse , scendendo dal vagone , poggiando la sua mano sottile guantata sempre di nero in quella tremante di Ferrante . Si guardarono , così , lungamente , fra la folla , tenendosi per mano , camminando quasi portati . - Sei venuta , poi .... - mormorò lui , cercando di dominare la propria emozione , intensa , soffocante . - Credevi che non venissi più ? - chiese lei , con uno sguardo scrutatore , fermandosi un minuto . - Sì , l ' ho creduto - soggiunse lui , chinando gli occhi , confessando con quelle parole tutte le angoscie della sua serata e della sua nottata . - Mi perdoni ? - domandò lei , umilmente , dolorosamente , sentendo bene che fra loro era già sorto e consumato il primo dolore . - Non dir così : tu ti puoi dare e ti puoi ritogliere - disse fermamente lui , guardando altrove , per non far vedere che sforzo questa fermezza gli costava . Essa non rispose . Poteva dirgli che il proprio ritardo non era stata una crudele esitazione , l ' idea novamente feroce di spezzare quell ' amore : poteva semplicemente dirgli che era stata la perdita di cinque minuti , per annodare il velo del cappello , o per prendere il taccuino dimenticato e che quindi ella aveva perduto il treno . Le parve , questa ingenua narrazione , così ridicola , così volgare , che non osò farla ; e lasciò , per viltà , che perdurasse quell ' amaro malinteso , quel senso triste di sfiducia che era nato nell ' animo di Ferrante . Adesso , col facchino dietro , erano in piazza della stazione . - Dove andiamo ? - ella chiese . - Non so .... - rispose Ferrante , incerto . - Avremmo dovuto partire ieri sera . Stanotte , io non sono rientrato in casa mia , ero così turbato .... - Quando parte , il prossimo treno , per Firenze ? - diss ' ella , brevemente . - Alle dieci e mezzo , fra tre ore . - Tre ore , tre ore .... - mormorò Grazia , come pensando . - Vuoi che ti accompagni a casa mia .... non vi è nessuno .... o in albergo ? - E il verbo accompagnare era stato molto sottolineato . - No , no , a casa tua - rispose subito Grazia , con una paura nella voce . - Allora , in albergo ? - soggiunse lui , pazientemente . - .... Sì , ... ma senza entrare in Roma - e abbassò gli occhi , come vergognandosi . - Vi è il Continentale qui dietro , in Piazza Margherita , non ti stancherai molto . Seguìti dal facchino che portava le loro robe , vi andarono ; sottovoce come se indovinasse le intenzioni di Grazia , Ferrante chiese due stanze al segretario dell ' albergo ; sottovoce costui gli domandò se le voleva vicine , e Ferrante gli disse subito che non importava . Grazia saliva innanzi , chinando il capo ; alla porta della sua stanza , il segretario li salutò . Ella restò ferma , guardando Ferrante , con la mano appoggiata sulla maniglia della porta . - Rammentati , è alle dieci e mezzo : verrò a prenderti alle dieci - disse Ferrante , gelidamente . Le fece un saluto corretto e si allontanò subito . II . Ella entrò nella sua stanza e vi si chiuse , buttandosi pesantemente sopra una poltrona : si sentiva morire di tristezza , sentiva di essere disamorata , crudele con Ferrante , eppure non trovava ancora uno slancio di tenerezza , un impeto di passione per fargli dimenticare tutte quelle noie , quelle punture , quei disinganni , quelle amarezze . Ma tanta gente era loro intorno , dovunque , alla stazione , in piazza , nell ' albergo , gente estranea , è vero , ma curiosa , dall ' orecchio teso , dallo sguardo acuto ! Ella si era chiusa nella sua stanzetta , stanzetta piccola , linda , ma banale come tutte le stanze di albergo , ma fredda con tutto il lieto sole autunnale che vi entrava ; Grazia si era chiusa lì dentro , e un profondo pentimento le veniva in cuore , pel modo come aveva trattato Ferrante ; la propria ingiustizia verso quel forte e docile amante che nulla chiedeva , che non si lagnava , che cercava di allontanarsi , di ecclissarsi sempre , onestamente , correttamente , mentre nell ' anima gli ardeva la grande fiamma , questa propria ingiustizia , le faceva orrore , le sembrava un egoismo mostruoso , la crudeltà di una donna glaciale che pospone sempre il mondo all ' amore . Rivoltata contro sè stessa , si levò per chiamare , per far avvertire Ferrante di venire da lei : voleva buttarglisi alle ginocchia per farsi perdonare , poichè egli solo era buono e giusto . Ma mentre era lì per premere il campanello elettrico , udì parlare sommessamente , nella stanza attigua . Si fermò : non era sola dunque , malgrado che si fosse chiusa a chiave ? Aveva dei vicini , a destra e a sinistra , forse da tutte le parti , che , come ella udiva la loro , avrebbero udita la voce di Ferrante e la sua , parlando d ' amore ? Oh questi alberghi , che realtà , che realtà meschina , sconfortante , nauseante ! Tornò alla poltrona , vi si sedette , senza far rumore , aspettando che le voci cessassero ; forse i vicini sarebbero usciti , partiti : allora ella avrebbe chiamato Ferrante , per farsi perdonare . Ma le voci dopo qualche intervallo di silenzio , brevissima pausa , si udivano di nuovo : erano quelle di un uomo e di una donna , che discutevano pacatamente ; si afferrava ogni tanto una parola , facevano il conto del loro viaggio . Ella fremeva , si agitava sulla poltrona , sperando sempre , a ogni momento di silenzio , che i vicini se ne fossero andati : ma quietamente essi ricominciavano a chiacchierare , con un ' intonazione monotona , senza stancarsi . Per un momento Grazia si turò le orecchie quasi piangendo , al colmo di un urto nervoso che le poche ore di cattivo riposo del treno non avevano calmato : malediceva questi vicini che le rubavano quelle altre ore di felicità . Andò ad aprire la finestra della stanzetta , per sottrarsi a quell ' incubo : il sole allietava tutto il piazzale della stazione , la giornata era dolce e bella , Grazia , stette guardando come un fanciullo che un nulla distrae , le persone che passavano sulla piazza . Così assorta , non udì che la seconda volta , quando bussarono alla sua porta . Era Ferrante : ma non entrò , rispettosamente . - Andiamo ? - diss ' ella sorridendogli . - Sì - disse lui , sentendo e vedendo la luce di quel sorriso , per la prima volta . Ella mise il suo braccio sotto quello di lui : si appoggiava lievemente . Non potea dirgli nulla : ma vi era nei suoi occhi , nella sottile mano guantata , in ogni movimento della persona tanta femminile tenerezza , una così affettuosa domanda di perdono che egli dovette intenderla , in tutta la sua manifestazione : due volte , per le scale in penombra , si fermò a guardare il volto della sua donna , quasi volesse imprimersi nel cuore quella espressione così viva . Chi li vide passare di nuovo , sulla piazza , per la stazione , andando a mettersi nel vagone , in quella bionda mattinata di autunno , intese , certamente , che passava sul capo di quei due felici una silenziosa ora celestiale . Di quanto intorno ad essi avveniva , quei due più non sapevano : una macchinale coscienza , memore di altri viaggi , di altre partenze li guidava nella loro vita esteriore : una coscienza meccanica che si chetò , anch ' essa , quando il treno fu partito da Roma . Erano soli . Una parte delle tendine color di legno erano tirate , contro il sole che si avanzava ; solo da due cristalli si vedeva il paesaggio fuggente . Ferrante si era seduto accanto a Grazia : la mano di lei era fra le sue , stretta mollemente : a un certo momento ella la ritirò , ma soltanto per sollevare il suo velo bruno ; la picciola mano fedele ritornò subito fra quelle dell ' amor suo . Nè dicevano nulla . La delizia di due amanti , soli nel vagone fuggente per la campagna , fuggente innanzi ai villaggi e alle piccole città , ha poche delizie che la eguaglino : tanto è acuto il senso di libertà , di amore inconturbato , di oblìo terreno che dà quella fuga . Non esistono più nè lo spazio , nè il tempo , nè l ' uomo , nè la vita : esiste solamente l ' amore , nella sua massima condizione d ' indipendenza , trasportato lontano , lontano , dove non vi sia che amore . Che dirsi ? Ogni tanto ella sentiva che Ferrante la chiamava per nome , ripetendone due o tre volte le sillabe incantatrici : ma forse non la voce di Ferrante , era l ' anima che parlava e l ' anima di Grazia stava a sentire . Due o tre volte , a un lembo di paesaggio illuminato di sole , a un piccolo paese sospeso lungo i fianchi di una collina , innanzi a una grande pianura maestosa , i due volti si accostavano , dietro allo stesso cristallo , per vedere come era bello il mondo esteriore , non quanto quello che portavano nel cuore . Tacevano . Sentivano che era quella l ' ora invocata tante volte , nelle insonnie della notte , nelle vuote mattinate , nelle sere affannose ; sentivano che era quella la realtà del loro infinito desiderio , l ' amore nella solitudine suprema ; e sembrava loro che qualunque parola dovesse turbare questo sacro raccoglimento , questa concentrazione di felicità . Niuno sapeva più nulla di loro : essi non sapevano più nulla , di niente : e poteano dire che il mondo era scomparso , o era stato assorbito nella incommensurabile dolcezza del loro amore . Solo quando il sole cominciò a discendere sulla poetica campagna toscana , un senso di malinconia si mescolò , naturalmente , a tanta dolcezza . Era una mestizia fuor di loro , che veniva dalle cose : il paesaggio verde , i colli così pittoreschi , e le bianche case , e il fiume mormorante sul greto , e i campanili dei villaggi si fecero prima rossi , poi violacei , poi bigi : tutti i veli avvolgenti , misteriosi , malinconici del tramonto salirono dalla terra al cielo . Parve che il treno corresse meno rapidamente , come preso anch ' esso da una fiacchezza ; le voci delle stazioni erano meno vivaci , meno allegre , alcune sembravano rauche , altre fioche ; il fiume , apparendo , riapparendo , assunse un aspetto tragico , di acqua traditrice gorgogliante ; la stretta di mano di Ferrante che teneva nella sua quella sottile di Grazia , si allentò , come se lo cogliesse una improvvisa , crescente debolezza e la mano sottile si raffreddò sotto il guanto . Videro un cimitero : un piccolo cimitero di paesello a mezza costa , con quattro o cinque cipressi e poche lapidi bianche . - Beati i morti - ella disse sottovoce quasi parlasse a sè stessa . - Chissà ! - le rispose lui , sul medesimo tono . - Forse amano ancora . - Tu hai tombe , per il mondo ? - gli domandò lei , piegandosi a guardarlo , in quella penombra crepuscolare . - No : ma tutti abbiamo delle tombe , in noi . - Molte cose hai veduto morire ? - Molte cose e molte persone che son vive . - È triste , è triste - diss ' ella ributtandosi indietro , sulla spalliera . - La tristezza è in fondo alle anime : non bisogna andarla a cercare - soggiunse Ferrante , come se pronunziasse una sentenza . Tacquero . Ella aveva abbassato il velo sul viso di nuovo e il capo sul petto . Egli si levò , guardò dallo sportello opposto , nella penombra , per qualche tempo ; poi ritornò vicino ad essa , sedendosi . - Grazia ? - Ferrante ? - Che hai ? - Nulla - fece lei , con un gesto largo . - Dimmi , dimmi che hai . - Quello che hai tu - rispos ' ella , enigmaticamente . - Non parlare di me : io sono una quercia fulminata . Tu non puoi essere come me ; sei così giovane , e così bella , Grazia , e così destinata alla felicità ! - Io ho paura .... paura .... - Di che , amore , hai paura ? - Della vita . - Fole ! - egli esclamò , sorridendo nella penombra . - E della morte , della morte , assai più . - La morte è lontana - fece lui . - Taci , taci - mormorò Grazia - forse passiamo innanzi a un altro cimitero . Quasi presa da un vago ma forte terrore , ella si era stretta a lui , infantilmente , poggiandogli la guancia sulla spalla , chiudendo gli occhi . Quei due sportelli su cui non erano tirate le tendine di lana , quegli sportelli oramai neri , nella sera fitta , affascinavano la donna , come se fossero aperti sull ' infinito . Egli se ne accorse , vedendola immobile , estatica , con gli occhi sbarrati sul nero orizzonte che fuggiva dietro i cristalli : volle fare un moto per levarsi , per tirare le altre due tendine . - No , no - lo supplicò lei , stringendosi ancora , socchiudendo gli occhi . Restarono così : il lumicino ad olio del vagone tremava , pareva dovesse spegnersi ogni momento . Bizzarre ombre danzavano . sui divani : tenendola stretta a sè , bimba spaurita , Ferrante sentiva che Grazia affannava un poco . L ' aria si era raffreddata . Una angoscia li opprimeva , entrambi , angoscia ignota , angoscia di chi ha intravvisto il negro problema dell ' infinito . Due o tre volte egli volle muovere una mano per carezzarle i bruni capelli : ma ella temendo che Ferrante la lasciasse , rabbrividì di paura . Due o tre volte egli disse , sottovoce , come un soffio amoroso : - Grazia ! Grazia ! Ma ella fremeva , fremeva , e gli diceva : - Taci , taci , taci . Tanto che il lungo , sonoro fischio , triplicato fischio della vaporiera , le fece gittare un grido di spavento . - È il fischio di allarme , nevvero - domandò , piena di ambascia , quasi che non fosse possibile , in quel momento , altro che una grande catastrofe . - No , no , è Firenze . - Tre fischi , grave pericolo - balbettò lei ostinata . - È Firenze , è Firenze , cara . L ' arrivo spezzò l ' incubo . La carrozza in cui essi viaggiavano avrebbe proseguito sino a Venezia , attaccandosi , al treno in partenza da Firenze ; ma per la partenza ci voleva un ' ora e mezzo . - Scendiamo ? - Sì , sì , sì - disse lei , levandosi , subito , avida di moto , di luce . - Vuoi pranzare , nevvero , cara ? - chiese lui , trattandola infantilmente . - Sì , subito , subito - fece ella , attaccandosi al suo braccio , con un ' improvvisa disinvoltura . Ora , per il livido chiarore del gaz , nella calda sala del Doney , seduta di fronte a lui , togliendosi lentamente , con un moto seducentissimo , i lunghi guanti neri , raddrizzando i numerosi anelli delle sue mani gemmate , appoggiando le lunate spalle a un seggiolone e distendendo i piedini sopra uno sgabello , ella era ridiventata la bella , vivace signora dei convegni aristocratici , dei balli inebbrianti , dei folleggianti pique - niques . Anzi , mentre i nervi le si chetavano nel senso di riposo che dà una sala lucente , tiepida , con qualche mazzo di fiori sparso qua e là , con una folla rumorosa che si rallegra nell ' apprestamento del cibo , a questa sua bella serenità si mescolava la maliziosa soddisfazione della donna che gusta la libertà , il piacere bizzarro e pericoloso della prima , audace avventura di amore . Essere in compagnia di Ferrante che l ' amava , che ella amava , guardandosi negli occhi , sorridendosi , innanzi a molta gente e senza punto curarsi della gente , pranzando insieme , come due sposi innamorati , parlando pianissimamente , a fior di labbro , ciò costituiva per lei una nuova , acre , vivida , soddisfazione umana , quasi , che ella esercitasse una lungamente meditata vendetta , di tanti pranzi di cerimonia , noiosi , banali , fra persone indifferenti e antipatiche . Una novella impensata trasformazione si faceva in lei : ella si sentiva fatta di umana argilla , si sentiva donna , si sentiva felice di quella libertà conquistata a prezzo di tante lacrime , assaporava con lentezza raffinata la sua parte di felicità terrena . Ferrante , con lo sguardo profondo dell ' amore , le leggeva nell ' anima ; uno strano sorriso di conquista gli vagava sulle labbra ; ed ella che vedeva questo sorriso di conquista , non se ne offendeva , no , anzi ne pareva singolarmente orgogliosa . Un senso segreto ma traboccante di sfida le saliva dal cuore , ribellatosi al cervello : una sfida contro tutto quello che aveva venerato , di cui aveva avuto , sino allora , rispetto e paura : parevale sentire , in quell ' ora , la inutilità dell ' abnegazione , la vacuità del sacrificio , la ingratitudine del mondo a qualunque privazione morale fatta per esso . E come questi superbi e acri pensieri le passavano nell ' anima , corrodendone il buon metallo lucido del carattere , Ferrante seguiva questo passaggio e nel suo orgoglio di uomo si gloriava del cangiamento . Donna Grazia prese dei fiori , una grossa manciata di fiori , dalla fioraia che glieli offriva non senza timidezza : i morti fiori autunnali di cui ella adornò il suo grande mantello bruno , fra occhiello e occhiello : e dopo aver aspirato lungamente il fiore , quasi impercettibile profumo di una rosa thea , lo offrì a Ferrante con un muto cenno , con uno sguardo pieno di amore , sguardo così vibrante di elettricità che l ' uomo impallidì . Adesso passeggiavano su e giù , nella galleria di aspetto , coperta di cristalli , e curiosamente donna Grazia si fermava a tutte le piccole botteghe , dove si vendevano dei nonnulla , piccoli ricordi fiorentini , chincaglieria povera di viaggiatori sentimentali ed economici . Essa volle comprare le noci intagliate che raffigurano la cupola di Santa Maria del Fiore , le scatolette di legno d ' ulivo che vengono da Lucca e portano sul coperchio le due rondinelle fuggenti , col motto francese ; je reviendrai , le scatole da guanti , di paglia , foderate di raso azzurro o rosso . Pareva una bimba bizzarra e ingenua , al suo primo viaggio ; essa risalì nel vagone , ridendo , ridendo , buttando sui sedili i fiori , gli oggettini , andando e venendo , con le guancie un po ' calde e le belle mani che sembravano farfalle gemmate , volitanti di qua e di là . Siccome non si partiva ancora , Ferrante le chiese permesso di passeggiare sul terrapieno , per fumare una sigaretta . - Fuma pure - disse lei , crollando il capo , ridendo ancora sottovoce . Egli accese la sigaretta e si appoggiò a uno dei pilastri della tettoia , fumando silenziosamente , immobile , guardando il vagone , fisamente , come se là fosse tutta la sua vita , come se gli fosse impossibile di perderlo d ' occhio . Improvvisamente ella si era fermata , nel vano dello sportello aperto , appoggiando la testa allo stipite di legno , e guardava Ferrante che fumava . Attorno a loro i viaggiatori si arrabattavano per trovare i migliori posti , per la notte : qualcuno si fermava innanzi al vagone , di cui donna Grazia sbarrava l ' entrata , ma si ritirava subito , tanto quell ' alta e snella figura di donna pareva lei posta a guardia della carrozza . Ferrante prese ancora un ' altra sigaretta bionda , l ' accese , la fumò , imperturbabile fra il chiasso di quella partenza per la linea Bologna - Venezia . Donna Grazia si era seduta dietro lo sportello , ma teneva il busto un po ' inclinato , per guardare ancora il suo compagno di viaggio : quando gli vide gittare metà della seconda sigaretta , spenta , mormorò sommessamente : - Non vieni ? Egli dovette più che udire , intendere , tanto era fioca la voce seduttrice : fu nel vagone in un attimo , tirandosi dietro lo sportello . - Fuma anche qui : non mi fa male - disse lei , mettendosi di nuovo i guanti , mollemente . - No , no , tu devi dormire - rispose lui , con una tenerezza quasi fraterna . Ma fra le pelliccie , gli scialli , le coperte , al caldo , ella si addormentò assai tardi . Teneva gli occhi chiusi , però , lasciandosi prendere da tutta quella dolcezza dell ' amore e delle cose ; ogni tanto , con un moto adorabile di stanchezza , li schiudeva e trovava gli occhi di Ferrante fissi su lei , così teneri , così amorosi che la magnetizzavano di nuovo , nella dolcezza . - Non dormi ? - chiedeva ella , vagamente , come se parlasse in sogno . - Non ho sonno - diceva lui facendole cenno di chetarsi , sorridendo tacitamente . Solo nel mezzo della notte , ella trabalzò , scossa da un grande fragore , vedendo una gran luce rossastra . - Che è ? - gridò , levandosi a metà . - Niente , non aver paura : passiamo sul Po . Sulle rive nere del fiume , nella notte , grandi cataste di legna secca bruciavano : attorno ad esse i guardiani del fiume vegliavano e si riscaldavano , temendo l ' inondazione autunnale . - Dormi , non aver paura - soggiunse lui , lasciando ricadere la tendina , sedendosi accanto a lei , passandole lievemente la mano sui capelli , per chetarla . Quando ella si risvegliò di nuovo , all ' alba , avevano già oltrepassato Mestre , erano sulla stretta lingua di terra che attraversa la laguna . E non si vedeva altro , da tutte le parti , che una grande estensione di acqua immobile , senza che un solo soffio ne agitasse la tinta argentina , opaca . Ogni tanto una pianta acquatica , senza fiori , senza foglie , cioè un cespuglio di rami nudi e neri , irti come spini , usciva dall ' acqua : o un pilone nero , un po ' inclinato , sorgeva dal fondo . Una lieve nebbia argentina ma senza luccicori fluttuava sull ' acqua , e tutto l ' orizzonte era della stessa tinta , senza che si potesse distinguere dove l ' acqua finisse , dove cominciasse il velo di nebbia . Un vento umido e molle alitava . E il vagone parea molle di umidità , tutto il treno pareva andasse sull ' acqua dormiente , attraverso la nebbia , fra il fiato umido e soffocante . - Ecco Venezia - disse Ferrante , un po ' ansioso , guardando più il viso di Grazia che il paesaggio . - Non vi è - diss ' ella , vedendo solo la laguna e la nebbia , tremando un po ' nella voce , pallidissima . Si risedette ; due volte mise la testa fuori del cristallo , guardò attorno , lungamente ; si passò le dita sulla manica , come per sentire se fosse molle di umidità . Alla fine , fra la laguna e la nebbia , sorse qualche profilo bigio di una massa più oscura . - Ecco Venezia - ella mormorò , quasi fra sè . - Pare una tomba . Come tutte le altre mattine , fosse avvolto nella bigiastra velatura il Canal Grande e la chiesa della Salute , e lontano , laggiù , scomparisse addirittura il canale della Zuecca ; o la lenta pioggia di ottobre piovesse solingamente su quell ' acqua dormiente , su quella chiesa dormiente , su quei palazzi dormienti ; o il biondo sole illuminasse i tenui azzurri del cielo e le sagome fini della chiesa e circondasse l ' isola di San Giorgio in un ' aureola di luce ; come in qualunque mattinata , Ferrante entrando nel salotto pieno di fiori , trovò donna Grazia seduta , nel vano dello stretto e lungo balcone a ogiva , guardando vagamente il paesaggio . Ella portava sempre una delle sue vestaglie di lana bianca , dalla forma di peplo , che odoravano di violetta , poichè fra le arricciature di merletto del collo , fra le morbide pieghe del petto , alla cintura , spuntavano dei freschi mazzolini di violette . Ella guardava , con gli occhi fatti quasi più grandi e un po ' vitrei dalla lunga contemplazione . - Che hai ? - disse Ferrante , baciandole le mani . - Nulla - fece lei , con un piccolo sorriso . - Mi ami sempre ? - Sempre , sempre . E un cenno largo , come ad accennare un fatto ineluttabile , accompagnò la monotonia di quella voce dove pareva si fosse infranta ogni corda di vivacità . - Sei triste , mi pare - disse lui , chinandosi a guardarla meglio . Ella sorrise ancora , senza rispondere , gli dette , con un atto gentile , uno dei suoi mazzolini di violette ; egli lo prese , l ' odorò e poi lo rigirò fra le dita , senza parlare . - Anche tu sei triste ? - chiese ella , levando su la testa , con un gesto affettuoso . - No , cara . Venivo a chiederti se volevi uscire . - .... Sì - disse lei , dopo una pausa , - Dove andiamo ? - In giro - fece lui . - Dove tu vuoi . Invece , la voce di lui era un po ' stanca . Senza dire altro , ella si levò e passò nella sua stanza a vestirsi . Occupavano un vasto appartamento mobiliato , in uno dei magnifici palazzi del Canal Grande , dirimpetto alla chiesa di San Giorgio : appartamento mobiliato con qualche traccia del lusso antico , a cui si mescolava tutta la confusione fra comoda ed elegante del lusso moderno . Ma le stanze erano tanto grandi che parevano vuote , sempre ; le finestre , i balconi erano così piccoli che la luce vi entrava scarsamente , anche nelle più limpide giornate ; e malgrado i fiori di cui Grazia riempiva tutte le stanze , tutti gli angoli , tutti i tavolini , i saloni non si rianimavano , restavano freddi e muti come se fosse impossibile farvi risuscitare anche una finzione di vita . Grazia e Ferrante stavano sempre insieme ; spesso , lui , per discrezione , si ritirava nella sua camera , lasciava Grazia libera ; ma dopo un poco , era preso da tale insoffribile malinconia , che cercava di lei , e la trovava così insoffribilmente malinconica , che si tendevano le mani , come se l ' uno dovesse salvare l ' altro . Quando erano insieme , certo , di fronte a quel paesaggio grandioso ma dormiente , in quell ' ambiente di cose morte e di cose moribonde , fra quei colori che erano stati vivaci ed erano pallenti , fra quel silenzio grande di uomini e di fanciulli , certo , non avevano la grande giocondità delle anime intensamente felici ; ma si teneano per mano , quieti , silenziosi , senza sussulti e senza tristezza . Si ricercavano , dunque , ansiosamente , come se dovessero sempre partire per un lungo viaggio , come se dovessero iniziarsi ad un altissimo diletto spirituale , come se dovessero raccontarsi tutto un romanzo misterioso , il romanzo del proprio cuore : ma , essendo insieme , parean subito appagati , senza bisogno di dire nulla , anime che già l ' ambiente aveva impregnate di sè . Così quel giorno , come tutti i giorni , solo dopo pochi minuti di assenza , donna Grazia ritornò per uscire , vestita tutta di nero , come sempre , mentre in casa era sempre vestita di bianco : sul nero vestito , qua e là , dai merletti , dalla cintura , facevan capolino i freschi mazzolini di violette . III . Andarono , per i grandi saloni , per la scalea scuriccia : un servo aprì loro il portone che dava , per tre scalini , sulla laguna . L ' acqua appena appena fiottava , contro il marmo corroso . Il barcaiuolo che sedeva a prora della gondola , senza far nulla , aspettando , si levò subito e domandò qualche cosa , nel suo dolce dialetto : - Ha detto - spiegò Ferrante a Grazia , interrogandola - se deve togliere il felze . - Sì , sì - rispose ella subito - lo tolga pure ; lì sotto si soffoca . E aspettarono : il gondoliere , con un certo moto bizzarro , essendo entrato nella negra cabina dagli ornamenti di ferro lucido , ne sollevò con le spalle tutta la parte superiore , simigliante alla gobba nera di un dromedario , al coverchio di una lunga bara di ebano dalle intarsiature artistiche e dalle finestrine microscopiche : sempre portandola sulle spalle , la depose innanzi al portone , raccomandando al servo questo negro felze . La gondola ora aveva la sua aria di barca da passeggiata , con l ' elegante rostro lucido a prora , i due posti di divano , a poppa , foderati di panno nero , adorni di cordoni e di fiocchi di lana nera , sgabelli neri su cui appoggiare i piedi . Grazia e Ferrante vi si sedettero , senza dire nulla : e il gondoliere cominciò a remare verso il Rialto , senza aver loro chiesto nulla . Quel giorno lo scirocco era più pesante del solito e dava pena al respiro . Delle zàttere cariche di carbone andavano per il Canal Grande , con un moto così lento che pareva quasi indistinto ; l ' uomo della zàttera puntava sul fondo del canale con una lunga pertica e , facendo forza , e camminando sulla zàttera in senso inverso della corrente , la faceva avanzare . Era tutto bruno , arcuato , quasi piegato in due , e passando vicino , Grazia udì uscirgli dal petto un gemito rauco e cadenzato , quello che esce dal petto dello spaccalegna . - Questo non canta certo le ottave di Torquato Tasso , come dicono i poeti di Venezia - osservò Ferrante , nel cui cuore lo scetticismo soverchiava ogni tanto il sentimento . - Eppure questa laguna avrebbe dovuto esser fatta solo per l ' amore e per l ' arte - mormorò ella , aspirando il profumo di un mazzolino di violette - non per il duro lavoro e per la miseria . - Gli uomini guastano tutto - osservò sentenziosamente Ferrante . - Sì - approvò lei , chinando il capo . La gondola andava lentamente , fra il gorgoglìo delle acque smosse ; a un certo punto , lasciando il Canal Grande , infilò un piccolo canale , fra due alti palazzi grigio - verdastri . Così faceva sempre il gondoliero che li conduceva in giro , senza chieder loro dove volessero andare . Due o tre volte lo aveva chiesto : ma essi si erano guardati in faccia , esitanti , non sapendolo . Ora , non domandava più . A ogni voltata di piccolo canale gli usciva dal petto un grido gutturale di avvertimento ; a cui spesso rispondeva un altro grido , simile , dall ' altro gondoliere che gli veniva incontro , con la sua gondola . - Perchè le gondole sono così nere , nere dappertutto , nel panno , nel legno , nei cordoni , nei fiocchi ? - domandò distrattamente donna Grazia . - Portano il lutto della repubblica - rispose Ferrante , che aveva accesa una sigaretta e fumava . - Veramente ? - fece ella , guardandolo . - Veramente . - È triste , è triste - susurrò lei , colpita . Ma sbucavano in Cannaregio , il quartiere popolare , le cui case sono piccole , le cui finestre sono adorne del bucato familiare , le cui fondamenta sono continuamente battute dai vivaci zoccoletti delle donne : ed è un andirivieni , al sole , di bimbi biondi , di donnine dai capelli neri e ricci , a ondate fulve , di uomini piccoli e tarchiati dai mustacchi folti , ispidi e rossastri , mentre l ' allegro e lezioso dialetto forma un brusìo , dovunque . Anzi , dinnanzi a una casa , vi erano certi suonatori di chitarra , seduti per terra , mentre una donna in piedi , sotto l ' arco del portone , cantava una bizzarra melopea , gutturale , quasi orientale , chiamata la strega , che un coro di donne e di bambini riprendeva , a ogni ritornello , con voce sorda e grave . - Qui sono allegri , almeno - disse donna Grazia , un po ' rinfrancata , sollevandosi sui cuscini . - Restiamo qui , un poco . Sotto l ' arco di un ponticello , accanto al traghetto , la gondola si fermò . I due amanti tacevano , mentre il gondoliere si riposava . La canzone della strega continuava , grave , come una canzone di Costantinopoli o di Algeri : ma i suonatori e i cantanti sogguardavano spesso i due signori della barca , intimiditi , mentre la musica , a poco a poco andava diventando più debole , più bassa , come scoraggiata dalla presenza di quegli estranei . Una ragazza snella , dallo sciallino di lana rossa , che distendeva una fune da un anello ad un altro sulle fondamenta , per mettervi ad asciugare delle matasse di seta tinta , si fermò nel suo lavoro , facendo solecchio con la mano , per vedere se quei signori se ne andavano . - Andiamo via , non disturbiamo questa buona gente - disse Grazia . - Sono poco abituati ai forestieri : il Cannaregio è un quartiere di poveri , di operai - rispose Ferrante . La barca si allontanò , mentre , alle spalle , ricominciava l ' allegro brusìo del dialetto , ricominciava il ticchettìo degli zoccoletti sulle fondamenta di pietra levigata , ricominciava la canzone costantinopolitana della Strega . Andarono innanzi molto tempo , incontrando pochissime gondole , trovandosi a un tratto in un largo canale deserto : un canale così vasto , così torbido nelle sue acque immobili , così malinconicamente intonato che donna Grazia , per vincerne l ' impressione , ne chiese il nome al gondoliere . - È il Canale Orfano , eccellenza . E la gran leggenda tragica , che era durata , sinistra e tetra , per centinaia di anni , la leggenda di tutti quei condannati , innocenti o rei , che dopo aver agonizzato per giorni e mesi nelle carceri soffocanti della Repubblica , in una notte oscura , facevano l ' ultimo loro viaggio sotto il felze opprimente della gondola , per essere strangolati tacitamente e gittati nelle acque profonde del Canale Orfano , si parò innanzi alla fantasia dei due amanti , con tutti i fremiti di sgomento che tale visione truce può dare . - Il fondo deve essere coperto di scheletri - disse donna Grazia , guardando fissamente l ' acqua . - Torniamo indietro - soggiunse Ferrante con voce alterata . Tornarono : e come il gondoliere affrettava il movimento dei suoi remi , donna Grazia gli fece cenno , con la mano , di far piano : pareva che temesse di disturbare quei morti . Ancora , silenziosi , vogarono per i canali , muti , quasi stanchi , non guardandosi neppure . Il movimento della gondola , a lungo , li gittava in un intorpidimento di tutti i sensi ; tanto che neppure l ' ora fuggente aveva più valore per essi . Canali seguivano canali : l ' acqua era , dove verdastra , dove bigia , dove semplicemente torbida , dove con un ' opaca oscurità di carbone : palazzi seguivano i palazzi , portoni pesanti chiusi come da secoli , gradini corrosi dalla salsedine , alti pilastri piantati nelle acque per legarvi le gondole e che s ' inclinavano come se fossero presi da una inguaribile debolezza , finestre senza cristalli , ma le cui imposte verdi sembravano sbarrate per sempre . Ogni tanto un monastero , una chiesa , una bottega d ' infilatrice di perle ; di nuovo portoni chiusi a catenaccio e finestre serrate sino all ' ultimo piano . La linea era pura , bella , artistica : la poesia che traspirava da tutto l ' ambiente era grande , ma portava un profumo di fiori morti . E i due cadevano in un languore di mestizia che ne domava ogni entusiasmo , che ne annullava ogni impeto di vitalità . - Qui , dicono fuggisse Bianca Cappello , per andarsene con l ' amante a Firenze - disse Ferrante indicando una finestra bassa di un grande palazzo . - Oh ! ... - fece Grazia , senza aggiungere altro . E dopo un poco , sogguardando l ' uomo che amava , facendo cadere le parole , ad una ad una , gli chiese : - Tu sei stato un ' altra volta , a Venezia ? Egli intese la profondità della domanda e il pericolo della risposta : una rapida emozione gli scompose il volto . Ma fu incapace di mentire . - Sì : un ' altra volta - rispose nettamente , buttando nel canale la sigaretta spenta . - .... Molto tempo fa ? - aggiunse ella , con la freddezza e la tenacità di un giudice che interroga . - .... Non molto . Ella tirava , macchinalmente , ad una ad una , le violette dal mazzolino che teneva nelle mani e dopo averle fatte girare intorno al dito , le buttava in acqua , seguendole un momento con l ' occhio . Poche ne rimanevano , smorte , quasi appassite nella larga foglia verde che le accartocciava , penzolanti sugli stelucci . - Eri solo ? - finì d ' interrogare lei , sempre tenendogli piantati gli occhi sul volto . Egli non rispose , nè prima , nè dopo , sentendo la crescente crudeltà di quel dialogo . Non rispose e volse il capo altrove . Allora ella , con l ' aria di una persona perfettamente convinta , guardò un ' altra volta le sue ultime violette e con un atto risoluto , le buttò in laguna , tutte . Ostinatamente , per nascondere il rivolgimento del suo spirito , egli guardava dall ' altra parte ; e anch ' essa si mise a fissare un punto qualunque dell ' orizzonte . Una brutta gondola passò : le finestrine del felze , senza i soliti delicati ornamenti di ferro lucido , erano chiuse coi lucchetti , come una cassa forte . E sulla porticina del felze , a guardia , stavano seduti due carabinieri in tenuta di viaggio e coi fucili fra le gambe , immobili , in quell ' attitudine seria , pensosa , che dà loro come una nova aureola di rispetto . Era la gondola del carcere che avendo preso alla stazione i carcerati e i carabinieri , li conduceva per la laguna , alla tetra dimora . Grazia seguì con l ' occhio il nero convoglio filante sulle acque ; poi abbassò il capo sul petto , reprimendo le ardenti lacrime che le salivano agli occhi . Fu più innanzi , in un canale laterale che si lega al Canal Grande nel sestiere di Dorsoduro , che incontrarono la più tetra barca della laguna . Era tutta nera , come le altre , ma mancava di quella grazia civettuola della gondola di passeggiata : non aveva , a prua , il rostro lucido ; era più larga , più piatta ; si dondolava goffamente sulle acque : e i due gondolieri , invece del solito gabbano fra cittadino e marinaro , invece del solito berretto , portavano una giacchetta nera e un cappello a cilindro , con una coccarda nera . Stava ferma , la gondola , innanzi a un portoncino aperto ; due o tre donne erano sotto il portoncino . - Che è quella gondola ? - disse Grazia al gondoliere , scattando in piedi . - È la gondola dei morti , eccellenza : quelli sono i becchini . - Andiamo via , andiamo via , Grazia - disse Ferrante rompendo il silenzio , dolcemente , volendo infrangere il malo incantesimo di quella giornata . - No , no , voglio vedere - disse lei , duramente - gondoliere , fermati un poco . - È meglio andare , cara , è meglio - ribattè lui , umilmente , crollando il capo . Ma ella non gli dette retta . In piedi , appoggiata al divanetto di destra , guardava nel portoncino nero , donde arrivava un confuso mormorio . - Voglio vedere questo morto - disse a sè stessa , senza distogliere gli occhi dal portoncino . E quasi la sua anima desiosa di dolore , avesse avuto una forza magnetica , un tumulto si fece nell ' ombra del portoncino , e fra un piccolo gruppo di donne e di uomini , portata da due altri becchini , comparve la bara ; dietro le persiane di una finestra , al primo piano , si udiva un singhiozzo disperato e si vedeva una mano convulsa che tentava di aprirle , mentre qualcuno si opponeva , tenendole ferme . Questi volevano vedere la bara , che veniva caricata nella gondola funeraria : la piccola bara , la sottile bara , poichè era la bara di un bambino , e lassù , era certamente la madre del bimbo che singhiozzava e tentava disperatamente di aprire la finestra . A un tratto , con un moto svelto di gente pratica , i becchini gondolieri ficcarono la piccola bara sotto il felze e ne richiusero con un colpo secco la porticina . Il picciolo morto era solo , là sotto . Ai quattro lati del felze furono sospese delle povere e pallide corone di sfatti crisantemi , che una fanciulla piangente in silenzio aveva porto ai becchini . - Andiamo via , presto , presto - disse nervosamente Grazia al gondoliere , ricadendo a sedere sul divanetto . A un tratto era stata presa dall ' orribile paura di dover fare la stessa via del morticino ; e soggiungeva , mentre si allontanavano , senza voltare il capo indietro , presto , presto . Alle spalle il singhiozzo della persona che si disperava dietro la gelosia si era fatto più forte , più alto : la barca funeraria si metteva in moto . Ma era così lenta , che la gondola di Grazia e di Ferrante scomparve subito . Quando ebbero camminato per un pezzo , allora soltanto ella si voltò a guardare Ferrante , ma lo vide così travolto , così pallido , che ne ebbe orrore e pietà . E dopo un minuto di intensa riflessione , ella intuì , ella indovinò il pensiero di lui : - Tu pensi al tuo bambino ? - gli disse , sottovoce , nella faccia . Ah , questa volta , questa volta , egli non ebbe il coraggio di negare : disse di sì , semplicemente , senz ' altro . Ed ella , allargando le braccia , fece un atto di persona vinta , che lascia andare la sua vita al vortice soverchiante . Pure , nella serata , ubbidendo alla sua natura buona e generosa , ella andò a lui , nella pace fredda del grande salone e lo pregò che le perdonasse . Si umiliava , tutta confusa , sentendo sempre più grande farsi la lontananza fra loro , cercando , con la bontà , con la pietà , di riavvicinare le loro anime , nuovamente . E lo vide tremare , come essa tremava , di dolore , di tenerezza , di compassione : egli le carezzò lievemente i capelli , con quel moto affettuoso , famigliare , aggiungendo qualche vaga parola di conforto : e l ' uno voleva consolar l ' altro , a forza , come di una grande sventura ignota , di cui nessuno dei due voleva pronunziare il nome . Nell ' ombra del salone che solo la vampa del caminetto spezzava , gittando spruzzi sanguigni di luce sul vecchio tappeto veneziano , essi si tenevano per mano , frementi di dolore , balbettando incerte parole di consolazione e sembravano , insieme , in quell ' ora bruna , in quella camera , la rovina di una grande cosa , i superstiti di un naufragio dove tutto avessero perduto . Nè il sole novello , nè le miti giornate di ottobre , nè gli sforzi dei loro cuori coraggiosi e onesti , nè la paura della catastrofe che vedevano avvicinarsi e pure volevano scongiurare , potevano ridonare a Grazia e a Ferrante , ciò che era irreparabilmente fuggito . Ancora per vari giorni Venezia che tanti amori e tanti amanti ha visti e dovrà ancora vedere , per vari giorni la soave città languente di morte , vide questi due amanti nelle sue calli , nelle sue piazze , nelle sue chiese , sempre insieme , tenendosi sempre per mano , come se volessero comunicarsi un fluido che li legasse per sempre , come se volessero vincere un potere ignoto che aspirasse al dissolvimento . Incapaci di reggere alla solitudine della loro stanza segregata , della loro casa così piena di tristezza , incapaci di prolungare un dialogo solitario senza che li conducesse , istintivamente , inconscientemente , a una fatale conclusione , essi cercavano di mettere il mondo esteriore fra loro , desiderosi di quanto potesse distrarre i loro occhi e le loro anime . Quella semplice e bonaria vita esterna veneziana , li seduceva , non in sè , ma perchè li toglieva alla tetra domanda della loro coscienza ; le lunghe stazioni sotto le Procuratie , innanzi ai piccoli tavolini del caffè Florian , dove si ripetono , meno ingenue e meno piacevoli , le scene goldoniane ; le lunghe stazioni , in piazza , guardando il volo dei colombi che discendono a mangiare il miglio , buttato dalle candide mani di una fanciulla inglese , ammalata di nostalgia e di anemia ; le lunghe stazioni nella basilica dove , sotto le arcate che pare abbiano profondità infinite , i lumicini delle lampade moresche brillano innanzi alle sacre immagini cristiane , innanzi ai santi e alle sante dalla faccia nera e dal vestito di argento ; le lunghe stazioni sulla riva degli Schiavoni , nell ' ora del tramonto , in una luminosità così fine , così trasparente che nessun paese possiede , che nessun poeta ha saputo descrivere e nessun pittore dipingere ; le lunghe passeggiate per le straduccie strette che sembrano corridoi di una immensa casa , la compra di gingilli , di ricordi nelle microscopiche botteghe di Merceria e di Frezzeria ; le lunghe contemplazioni artistiche nei musei e nelle gallerie , innanzi ai capolavori umani e divini di Carpaccio e di Gian Bellino , del grande Paolo e del superbo Tiziano . Qui erano più lunghe e intanto più pericolose le loro dimore , poichè la sublime arte veneziana è così fatta di amore supremo e di amore terreno , che è impossibile non amare o non parlare di amore , per essa . Queste manifestazioni così potenti della passione , mentre li attraevano , li lasciavano turbati sino agli strati imi del cuore . Più di una notte , levandosi nella veglia affannosa , uscendo dalla sua stanza nella bianca vestaglia come un fantasma che non avrà mai requie , Grazia andava fino alla porta della stanza di Ferrante e sentiva che anche lui vegliava , passeggiando , fumando , schiudendo la sua finestra per guardare il negro Canal Grande . Due volte sentì che egli scriveva , che scriveva tanto concitatamente che la penna strideva sulla carta . E a chi scriveva ? Ella non osò mai chiamarlo , mai chiederglielo . Due volte Ferrante era uscito , solo , forse per impostare queste sue lettere ; mai era giunta una lettera di risposta . L ' angoscia che li ardeva , adesso , non era più che dolorosa : era una vampa che li consumava in una lotta contro un nemico sconosciuto che prendeva sempre più terreno , che ogni giorno guadagnava una piccola o una grande battaglia ; era una fiamma che li devastava da cima a fondo , facendo il vuoto in essi , senza che le lacrime alla tenerezza valessero a smorzarne l ' incendio . Nè l ' uno diceva all ' altro il segreto di queste veglie ardenti e desolate ; ma ognuno lo indovinava questo segreto , sul volto dell ' altro , senza parlare , anzi temendo di parlare . Ancora camminavano accanto , nella vita , tenendosi per mano : ma a un motto , a un gesto , tremavano di veder sparire l ' amata figura daccanto . La solitudine , la solitudine a cui nessun segreto resiste , la solitudine che risolve a rilento o bruscamente tutti i grandi problemi morali dello spirito , era quella che li sgomentava . Avevano deserta la casa , ora . Un giorno , sul finire di ottobre , non sapendo dove portare il loro bizzarro tormento , s ' imbarcarono sul vaporetto che porta all ' isola del Lido , un ' isola tutta verde , piena di piccole ville , che da una sponda dà sulla laguna , sul mare immobile , dormiente , dall ' altra sponda sullo squillante , fragoroso , tempestoso Adriatico . È su quella sponda che si erge il bello stabilimento di bagni marini , dove accorre tutta Venezia e vengono italiani da tutte le parti , e anche stranieri , tanta è la gaiezza estiva di quel ritrovo . Ma nulla è più stranamente malinconico della città di svernatura al mese di agosto , e delle spiaggie di bagni quando l ' estate è fuggita via , da tempo . I viali dell ' isola erano deserti e il piccolo tramvai andava e veniva , pian piano , vuoto , tanto per fare le sue corse di quel giorno . Lo stabilimento aveva tutte le porte dei suoi camerini aperte ; alcune sbattevano contro le pareti , per il vento forte del mare , le onde schiumavano rabbiose contro i pali , frangendosi . Nel grande salone - terrazza , non un ' anima ; solo il custode sonnecchiava nel suo casotto , malgrado il cattivo tempo . Grazia e Ferrante andarono ad appoggiarsi alla ringhiera , guardando quel grande mare burrascoso che li aspergeva di minute stille gelide . A un tratto una voce amica li riscosse dalla triste contemplazione : un altro solitario era , colà , un amico di entrambi , un gentiluomo meridionale , cuore profondo sotto apparenze un po ' leggiere , un po ' scettiche . Era il solo che aveva intravveduto la loro passione : e trovandoli colà non mostrò nè meraviglia nè freddezza . Per una stranezza Grazia e Ferrante oppressi dalla solitudine e dalle loro segrete torture morali , per quanto prima avevano odiato ogni contatto umano , per tanto in quel giorno furono contenti di trovare quell ' amico , quel terzo . E la conversazione , sui banchi umidi di salsedine del vuoto stabilimento , fu insolitamente cordiale , come se un misterioso vincolo legasse spiritualmente quelle tre persone . E anche Giorgio , il gran signore ricercato dei balli e delle caccie , lontano da Roma , in quel posto così deserto , in quella giornata di temporale , pareva avesse dimenticato il suo leggiadro scetticismo , pareva che una nota più sentimentale , più tenera , vibrasse nel suo cuore e nella sua voce . Grazia che lo conosceva da anni glielo disse . - È il contagio - disse Giorgio , con una velatura di sorriso . - Della persona ? - gli domandò Ferrante , serio serio . - Anche . Ma è Venezia , sovra tutto . Io non posso ritornare in questo paese , senza sentir rinascere in fondo al cuore tutte le onde soffocate di tristezza . - Anche voi ? - mormorò Grazia , abbassando gli occhi . - E perchè ci vieni ? - chiese Ferrante . - Perchè scavare in sè questi strati così amari ? I saggi sanno dimenticare . - Sei un saggio , tu ? - gli chiese ironicamente Giorgio . - No - fece l ' altro , con un senso di umiltà nella voce . - E io neanche . Ogni anno vengo qui per un pellegrinaggio .... - Religioso ? - chiese Grazia . - .... pietoso - rispose Giorgio . - Quando la vita esteriore più mi ha inaridito tutte le fonti del sentimento , quando più mi sento un freddo egoista capace di sacrificare tutto al mio piacere , quando più mi corrode la pazza vanità e la folle ambizione , allora io lascio Roma , lascio Parigi , lascio Londra e vengo qui , solo , a guarirmi , a diventar più umano , più buono . Voi ridete di me , forse ? - No , non rido - soggiunse Grazia , pensosa , guardando il mare coperto di bianca spuma . Ferrante taceva , pensando . - Venezia mi contrista e mi guarisce - disse il bel gentiluomo , con la contrizione di un penitente , passandosi la mano sulla fronte , a scacciarne le ombre che la offuscavano . Stettero in silenzio , tutti tre : ognuno era preso dal proprio pensiero e il mare mugghiante accompagnava i voli di quelle fantasie . Fu Ferrante che si risolse a rompere il silenzio per il primo , sospirando chiedendo all ' amico : - Dicci questa istoria , Giorgio . Giorgio guardò Grazia : e benchè ella non parlasse , lesse negli occhi di lei una preghiera . - Che vi può importare , una storia d ' amore ? - domandò Giorgio ad ambedue , guardandoli . Ma nuovamente vide in ambedue tanto ardente e doloroso desiderio di sapere , di conoscere , di misurare , che intravvide financo , dietro il desiderio , l ' angoscia di ambedue . Intravvide , non si spiegò : intese che come a lui era necessario , in quel momento , uno sfogo , ad essi era necessario , in quello stesso momento , l ' appagamento di quel tormentoso desiderio . - Sentite - disse . - Io ho conosciuta quella soave donna a Livorno , quattro anni fa . Era una polacca ; si chiamava Anna ; aveva un marito brutale , e che ne era molto , molto geloso . Ella era piccola , delicata , con certi lunghi e folti capelli fulvi e una salute così delicata , che il più piccolo soffio di vento la faceva tossire . Così leggiadra e così debole , io l ' ho amata più di tutte le donne opulente , trionfali , maestose , l ' ho amata più di qualunque donna abbia mai incontrata , più di qualunque donna potrò mai incontrare sul mio cammino .... - Ella vi ha amato ? - chiese ansiosamente donna Grazia . - Sì - disse Giorgio con semplicità , - Era buona e pia ; ma mi ha amato , con tanto ingenuo trasporto , che io consumato alle esaltazioni della passione , fui scosso per la prima volta . Era così geloso il marito , che non le lasciava un ' ora di libertà : qualche volta soltanto , quando ella andava in chiesa , poichè ella era cattolica e lui ateo . Bene , la cercai in chiesa : ella tremava , povera piccola , poichè diceva che questo era un sacrilegio , un ' offesa a Dio , il quale ci avrebbe puniti , nell ' amore nostro . Ma non poteva fuggirmi come io non potea trattenermi dal seguirla dovunque , dovunque .... Ferrante e Grazia , ora si guardavano . - Tanto che - soggiunse Giorgio , preso dall ' amarezza eccitante della sua narrazione - tanto che qualche cosa fu detta al marito ; e da un giorno all ' altro egli decise di partire . Oh quella notte ! Coi piedi nudi nelle pianelle , ravvolta in uno scialle , tremando di freddo e di paura , Anna ebbe il coraggio di lasciare la sua stanza , senza svegliare suo marito e di venire da me , disperata , soffocando i singhiozzi . Ogni minuto che passava , di quella notte , poteva metterci in pericolo di morte , entrambi , eppure non sapevamo dividerci , delirando di amore e di dolore . Quando dovette lasciarmi , ella s ' inginocchiò per terra e disse una breve preghiera , e sempre inginocchiata , giurò sopra un piccolo crocifisso di argento che le pendeva dal collo , che per il giorno venti di ottobre , alle dieci di sera , ella si sarebbe trovata a Venezia , ad aspettarmi : e che solo la morte avrebbe potuto impedirglielo .... - Venne ? - domandò Grazia . - Sì - riprese Giorgio - venne . - Aveva giurato . Io era da dieci giorni all ' albergo Danieli , nascosto , inquieto , folle talvolta di paura , talvolta di speranza . Venne . Ma era morente , la piccola adorata ; nè io seppi mai come aveva potuto sfuggire alla sorveglianza del marito , e quale lotta l ' aveva ridotta in quello stato . Pure fingeva di star bene , per amarmi , per amarmi assai , sempre meglio , sempre più , mentre discendeva precipitosamente alla morte .... - Una breve stagione d ' amore ? - chiese Ferrante . - Diciotto giorni . - Una sera che era andato fuori , costretto da un dovere inrecusabile , trattenendomi due o tre ore , al ritorno , non la ritrovai più . Era venuto il marito , improvvisamente , e l ' aveva portata via . Per due giorni girai Venezia come un pazzo , cercandola . Non credevo a una immediata partenza . Poi mi misi disperatamente in via per la Polonia .... - E la raggiungeste ? - disse Grazia , quasi affannando . - No - fece Giorgio - era morta per viaggio . I tre amici , come si avanzava l ' ora pomeridiana , uscirono dallo stabilimento e si avviarono lentamente verso la spiaggia lagunare dove ancorava il vaporetto che doveva ricondurli a Venezia . - Voi avete dovuto molto soffrire di quella morte - osservò mestamente Grazia che camminava fra i due uomini , rivolgendosi a Giorgio . - Molto : ma per poco tempo . Sapete che il mondo dove viviamo e la vita che facciamo , non ci permette di soffrire che intensamente . - È vero - disse Ferrante . - Però - soggiunse Giorgio - quella poveretta è stata per me la grande , fuggente , sparente , idealità , buona e pura di cui tutti abbiamo bisogno per vivere , sia essa una finzione o una realtà , una donna o un ' idea . Intendete ora perchè chiamo Venezia un pietoso pellegrinaggio ; perchè Venezia mi sembra la tomba dove è sepolta tutta la poesia della mia vita ; e perchè quando mi sento divenire perverso a furia di frivolezze e di scetticismo , io vengo qui a ricordare la dolce creatura vissuta e morta solo per l ' amore . S ' imbarcavano , soli , sul vaporino ; poichè niuno faceva più il tragitto dal Lido a Venezia . Rosso , rotondo , come disco di rame arroventato , il sole tramontava , basso sull ' orizzonte . Erano seduti tutti tre sulla terrazzina di prora e tacevano . A un tratto Grazia , scuotendosi , disse : - Povera donna ! Avrebbe potuto vivere , amare , esser felice .... - Chissà ! - disse profondamente Giorgio . - Se non fosse morta lei , sarebbe morto l ' amore . - È vero - - disse Ferrante . - È vero - disse Grazia . Nè più sino alla sera riparlarono di tal soggetto : tennero compagnia a Giorgio fino a che egli ripartì , alle dieci e mezzo per Roma , discorrendo quietamente e freddamente di arte , di poesia , di viaggi , della società romana e napoletana , cui appartenevano . Invece di prendere la gondola , per ritornare alla loro casa , in quell ' avanzata ora notturna , essi , per un tacito accordo , se ne andarono per le strette vie , a piedi , ombre rasentanti le alte muraglie dei palazzi patrizii , salienti e discendenti per i ponticelli , fermantisi ogni tanto , per tacito accordo , a contemplare le nere acque dei canali . Non si davano il braccio , non si tenevano per la mano , non si parlavano : andavano col capo chino , senza neanche guardarsi , quasi l ' uno non si accorgesse più della compagnia dell ' altro . La stazione era assai lontana , dalla loro casa ; il tragitto era lungo e camminando così vi misero più di un ' ora . Arrivati innanzi alla piccola porta di terra , con una chiave Ferrante la schiuse . Ma non entrarono : si guardarono , immobili , con una gelida occhiata . - Addio , Ferrante - ella disse , glacialmente . - Addio , amore - egli disse , glacialmente . E si allontanò , nella notte . La porticina si richiuse subito . In ambedue , la grande fiamma era spenta . TRAMONTANDO IL SOLE . A Enrico Nencioni . I . - Chiarina , ti presento un amico , Giovanni Serra - disse la padrona di casa , mentre Serra faceva un grande inchino . - Oh Anna , ma io lo conosco ! - esclamò Clara Lieti , vivacemente , stendendogli la mano con un atto famigliare . - Veramente ? E come ? - soggiunse Anna , con quel falso interesse mondano , che copre di amabilità la perfetta indifferenza . - Da vari anni .... da moltissimi anni .... da un numero infinito di anni , lo conosco - e Clara finì con una risatina squillante . - Non tanti , poi , signora Lieti - osservò Giovanni Serra , quasi facendo una correzione di pura cortesia . - Allora , tutto va bene , vi lascio insieme - concluse la gentile e frettolosa padrona di casa , allontanandosi verso gli altri gruppi che popolavano il suo salone . Serra restò in piedi , presso la signora Lieti : e taceva . Malgrado la luce bonaria dei suoi occhi azzurri , la sua fisonomia aveva qualche cosa di austero , che contrastava con la mondanità dell ' ambiente . - Non sedete ? - chiese Clara , reprimendo un breve moto d ' impazienza . Egli ebbe una fugace esitazione ; poi , si sedette in una poltroncina , accanto a lei . A poca distanza da loro , tre signorine chiacchieravano e ridevano con due giovanotti . - Perchè vi siete fatto presentare ? - domandò Clara a Serra , rompendo il silenzio , parlandogli con una intonazione più intima nella voce . - Non sono stato io . Mi ha detto , la signora Anna : venite , vi presento a una donna di spirito . - Sono io , disgraziatamente .... - Come , disgraziatamente ? - Lo spirito è una gran disgrazia , per una donna - ella sentenziò , con una di quelle tetraggini improvvise che le oscuravano la sorridente faccia . - Perchè , signora ? E un dono affascinante , un dono conquistatore .... - Per conquistare che ? - I cuori degli uomini . - Bella conquista ! - Non l ' apprezzate più ? - No , Serra - ella disse , profondamente . Egli la guardò , ma senza stupore . Si vedeva che non le credeva . Ella abbassò le palpebre , per celare un lampo d ' ira passeggiera nei suoi dolci , ma anche fieri occhi castani . - Mi duole , che vi abbiano presentato .... - mormorò , poi , quasi parlando a sè stessa . - Lo ripeto , non è colpa mia . - ... come se foste un estraneo - ella soggiunse , vagamente - mentre io ho pensato a voi .... spesso .... - Oh ! - disse lui , con una incredulità modesta e cortese . - ... molto spesso - ella terminò , senz ' aver l ' aria di accorgersi della sua negazione . - E come mai ? - domandò lui , con un po ' d ' ironia , niente altro . - Così - disse Clara tristemente e brevemente . Giovanni Serra abbassò gli occhi , quasi celando una domanda che si potea forse leggere nel suo sguardo . Di lontano , mentre attraversava il salone per pregare una signora di cantare , Anna mandò loro un sorriso : li vedea discorrere , era contenta di aver bene collocati due suoi ospiti . - Voi non credete alle voci interne dello spirito ? - ella gli chiese , guardandolo fiso , con quei suoi occhi che il pensiero rendea più oscuri . - Voi non avete inteso che io pensava a voi ? - No , signora . - Non credete a queste voci , o non ne avete inteso ? - Io ci credo , come credo purtroppo , a tutte le cose sentimentali : ma nulla mi ha detto nulla - e sorrise . - Peccato ! peccato ! - ella soggiunse , a bassa voce . Cantavano , adesso . Era una signora bionda e fine che , in giovinezza , si destinava al teatro e che un felice matrimonio aveva tolta al palcoscenico . Ma ella cantava dovunque , sempre , appena le domandavano di cantare , posando il suo manicotto o il suo ombrellino , levando la testolina dal colletto di pelliccia che ornava la sua mantellina , come un uccelletto canoro che vive del suo canto e morrebbe , se non cantasse . Tutti tacevano , nel salone : donna Clara Lieti ora guardava la cantatrice , quasi non volendo perdere una espressione di quel volto , sereno nella soddisfazione del canto . Poi , voltandosi verso Serra , pianissimo , gli disse , con un sorrisetto malizioso , tutta mutata nel viso : - Non vi siete ammogliato , poi ? - Io ? E perchè avrei dovuto ammogliarmi ? - Dicevano .... - Voi ci avete creduto ? - egli le chiese , mostrando per la prima volta una ansietà nel viso . - No , mai . - Volevo dire - replicò lui , tranquillizzato . - Mai creduto , mai - riprese Clara , sorridendo . - Poteano passar gli anni , potevate viaggiare , cambiar paese , cambiar viso , dimenticare la patria , ma ammogliarvi , no ! E le balenò il trionfo , nel viso . Egli si ritrasse : una espressione di austerità , di nuovo , gli chiuse il volto . - Siete fedele , voi - esclamò lei , ridendo . - Io , sì - replicò , a occhi bassi , duramente . - Fedele , quand même - e rideva sempre più . - Quand même , no , signora Lieti . - Vale a dire ? - Vale a dire che il fedele quand même , è l ' uomo che seguita ad amare , anche se è schernito , o vilipeso , o abbandonato . A me non è accaduto nulla di questo . - Come ? - diss ' ella , diventata grave . - Io non ho amato nessuna donna frivola o perfida .... - Oh sì , Serra , voi avete amata la più frivola e la più perfida fra le donne ! - ella esclamò , pianissimo , con un velo di lacrime negli occhi . - Che importa quella ? Io ne ho amata un ' altra - egli dichiarò pianissimo , guardando innanzi a sè , come se vedesse la visione di una creatura incorporea . - Ahimè , sono la medesima persona - Clara disse , pianissimo , con una mortale tristezza . - Per me , no . - È una illusione , Serra . Ella era cattiva , e voi avete gittato il vostro cuore . - Il mio cuore serba un divino ricordo , un ricordo ideale a cui resta fedele : e giacchè tutto si riassume e si risolve in illusione , signora , io preferisco la mia . - E la donna umana , la donna terrena , quella fatta di ossa , di carne e di nervi , quella che vi ha fatto soffrire e vi ha fatto piangere , l ' avete dimenticata , Serra ? A questa domanda così diretta , così limpida , che Clara gli faceva , con voce pianissima , ma tremante , egli rispose subito , pianissimo , ma senza tremare : - No , per molto tempo . - Per quanto tempo ? - Per cinque o sei anni , credo , portai questo tormento . Dopo , ebbi una grave malattia . Quando guarii , ero guarito anche del mio segreto tormento . - Guarito ? Completamente ? - Sì , signora , completamente . - Felice ? Felice ? - Sono come un uomo liberato da una grave e crudele croce . Quando la depone , egli si sente mortalmente stanco : e , forse , si domanda , se quella croce non era la sua vita . - Non so che farei , per vedervi felice , Serra - essa gli mormorò , pianissimo , con tenerezza . - Quando volete , sapete anche esser buona . - Non siate così amaro . È da un ' ora , che vi parlo con la più grande dolcezza . - È così strana , per me , la cosa , che non la capisco . - Perchè siete così ironico ? Non sentite che vi parlo a cuore aperto ? - Quale cuore , donna Clara ? - Il mio cuore . - Quello di dieci anni fa ? - Quello di oggi , Serra . - Io non lo conosco , donna Clara . - È un cuore pieno di umiltà e di tenerezza . - E perchè ? - Così . Perchè la gente si stanca di essere cattiva , si disgusta della propria perfidia , ha la nausea di sè stessa ! - Pare impossibile , donna Clara . - Non mi chiamate così ! - Non è il vostro nome ? Il vostro bel nome luminoso e glorioso ? - È il duro nome di altri tempi ; chiamatemi : Chiarina . - Vi chiamerò : signora . - Non siate così duro , Serra , ve ne prego . - Io non sono che rispettoso . - Il vostro rispetto è freddezza , è sarcasmo . Sapete che odio questa battaglia di freccie avvelenate . - Signora Lieti , perdonatemi , se vi ho irritata . - Non mi avete irritata , mi avete addolorata . - E da quando in qua voi soffrite , signora ? - Ah il dolore è delle più trionfanti creature , sappiatelo ! - ella disse , battendo le palpebre per diradare le sue lacrime . Giovanni Serra tacque . - Scusatemi , se vi ho detto qualche parola pungente - egli riprese , sottovoce . - Ma la vostra dolcezza , inaspettata , improvvisa , mi ha sconvolto . Perdonatemi . Nessun cuore vi è più devoto del mio , signora . Ella lo guardò . Il pallore e la tristezza di quel bel volto di cui egli aveva adorato la gaiezza , lo colpirono . Anna si avanzava , tutta contenta , attraverso la gente che discorreva un po ' qua , un po ' là , ma riunita secondo le simpatie o gli interessi . - Ebbene , sono rifioriti i ricordi ? - chiese , mostrando i suoi bei denti bianchi di donna grassottella , elegante , fredda e felice . - Rifioriti , certo - disse , levandosi , Clara . - Viole mammole ? Rose bianche ? - Crisantemi , crisantemi , Anna ! - e sulla tetra parola fece una gran risata , si licenziò con un sorriso da Serra , con una stretta di mano da Anna , attraversò il salone , salutando ancora qualcuno ed escì . Donna Clara Lieti , sotto l ' atrio del gran portone magnatizio , in piazza Santi Apostoli , sentì un gran freddo . Erano gli ultimi di febbraio : ma sovra , nel salone , il caminetto era acceso , tanta gente vi si agitava , sotto le lampade coperte dai larghi paralumi rosei . Giù la via era fredda , nella prima ora della sera : nè via Santi Apostoli è molto frequentata . Ella affrettò il passo , chiudendosi meglio nella sua giacchetta di lontra , abbassando la faccia sotto la veletta , stringendo le mani nel manicotto . Tutto quello che era accaduto , sopra , da Anna , le appariva molto confusamente in questo primo momento di solitudine ; ma a traverso il tumulto delle sue sensazioni , ella sentiva , nitidamente , tutta l ' amarezza di una delusione . Come , perchè ? Avrebbe forse preferito che Giovanni Serra le avesse parlato del passato , scherzando , come qualunque altro uomo avrebbe fatto , violando , nella realtà del presente e dell ' oblio , tutta la sentimentalità di un grande e violento amore ? No , lo scherzo l ' avrebbe offesa intimamente , dandole una delusione . Avrebbe ella preferito che Giovanni Serra , l ' uomo che ella avea ragione di stimare come il più leale che avesse incontrato mai , fingesse , innanzi a lei , un rimpianto che non sentiva ? No , ella avrebbe inteso l ' ipocrisia e ne sarebbe stata tristemente delusa . Avrebbe ella preferito che egli le facesse una scena violenta , come nei tempi in cui ella infliggeva a un amore giovane , onesto e ingenuo le torture di una glaciale civetteria e le perfidie di una fantasia muliebre mobilissima ? Chi sa ! Ella non sapeva bene che cosa avrebbe preferito , in quell ' incontro con l ' antica sua vittima , se l ' oblìo assoluto , o la menzogna gentile , o il rinfocolarsi della passione : ma quello che era accaduto , non le piaceva . Era scontenta e triste . Sentiva di aver fatto troppi passi sovra un terreno infido , su cui aveva vacillato varie volte : e si pentiva della via intrapresa , così , obbedendo a non so quale segreto impulso del cuore . E dire che da tanto tempo , nel mistero della sua anima , ella si preparava a un incontro con Giovanni Serra ; dire che aveva tanto desiderato , mitemente desiderato questo incontro e pensato con umiltà , con tenerezza , tutte le cose umili e tenere che gli avrebbe dette ; dire che ella aveva tanto creduto all ' effetto della bontà e della dolcezza , sovra un cuore che ella aveva abbeverato di fiele ! L ' incontro vi era stato , ma stupidamente combinato , senza poesia ; ella aveva detto le cose umili e le cose tenere , ma le aveva dette male ed egli non le aveva credute ; era stata buona e dolce , e non aveva fatto che tentarlo dolorosamente , rammentandogli i dolori passati . Ah come era triste , e scontenta , e affaticata , e infinitamente delusa , di tutto quello che era accaduto ! - Queste cose del passato , forse , bisogna lasciarle stare - pensò fra sè , e un sospiro le uscì dal petto . Per andare al Corso ella non aveva osato , a quell ' ora , prendere la via dell ' Archetto che è deserta e male illuminata : così , aveva attraversato tutta la via Santi Apostoli , sul marciapiede , uscendo a piazza Venezia . Pensò se non fosse meglio , per rientrare in casa sua , in via Babuino , prendere una carrozza . Ma la folla , di quell ' ora , al Corso , la rincorò : la sua vivace immaginazione ricevette una impressione , immediata , di distrazione . - Non ci pensiamo - disse ancora fra sè , sentendo in fondo all ' anima una delusione infinita . Così , camminò lungo le botteghe fulgidamente illuminate , guardando con occhio distratto le vetrine . Quanto si pentiva di essere stata così affettuosa e così dolce , con Giovanni Serra ! No , non avrebbe mai voluto apparirgli leggiera , frivola e schernitrice , come dieci anni prima ; ma avrebbe dovuto trattarlo con disinvoltura , ecco , come se nulla fosse stato . Come un altro indifferente qualunque . Quasi quasi aveva tentato di farsi fare una dichiarazione d ' amore , da lui ! Quasi quasi gliene aveva fatta una , lei ! E quello , intanto , glielo aveva detto così chiaramente , che non l ' amava più ! E tutto lo scetticismo naturale e giusto , che egli aveva alimentato nel cuore dieci anni , non era sgorgato , quando quasi quasi ella gli aveva detto di amarlo ! Ora , nella via , Clara Lieti , soffriva atrocemente nell ' orgoglio . Quasi aveva chiesto e non aveva ottenuto : quasi si era abbandonata ed era stata respinta . Un ' ira si mescolava alla delusione ; ella camminava più presto , internamente esaltata dalla ferita che aveva scoperto alla sua superbia . Poi , camminando , ad un tratto , l ' ira cadde : - Bene mi sta - pensò . - Raccolgo quel che ho seminato . Giovanni ha ragione . Un uomo la raggiunse : erano in piazza San Marcello . - Signora , buonasera .... - e si cavò il cappello , mettendosele accanto . Era Giovanni Serra . Un po ' pallido , niente altro . - Buonasera - ella rispose , con voce stanca . - Siete venuto via ? - Sì : avrei voluto scendere con voi di là .... ma siete fuggita , così .... e poi , si poteva notare .... - Oh , non importa ! - diss ' ella con un sorriso amaro . - A me , importa . La voce di Giovanni pareva meno breve , meno secca . Evitava di guardare Clara . - Posso accompagnarvi , un poco ? - le chiese , frenando il tremore di emozione che lo vinceva . - Sì , sì , anche molto . - Non seccherà nessuno ? - Chi , nessuno ? - Qualcuno che vi ami e che voi amiate . - Io non amo nessuno e nessuno mi ama , Serra - ella rispose , freddamente . - Non è possibile , signora . - Oh è possibilissimo , credetelo . - Voi mi parete una donna degna dell ' amore di tutto il mondo - e la guardò con un impeto di ammirazione , in cui parve risorgesse l ' uomo di dieci anni prima . - Siete stato sempre molto esagerato , per me , Serra - continuò ella a dire , con un freddo e triste sorriso - e mi avete abituata male . Vi assicuro che la gente fa di meno di amarmi , senza nessuno sforzo . - Non vi conoscono - egli disse , a bassa voce . - Anche chi mi conosce . Specialmente chi mi conosce . - Siete in un periodo di pessimismo , signora . - In verità , Serra , niuno pensa di me tutto il male che io ne penso . E sì che tutti mi giudicano assai mediocremente . - Non parlate così - egli mormorò . - Voi stesso , Serra . - Io ve ne domando perdono . Ero tanto turbato .... mi avete parlato in un modo così strano .... - Già : è la mia nuova maniera , quella di esser buona - disse Clara , con un sorrisetto amaro e gelido - ma mi riesce poco , come vedete . - Fare il male , vi piaceva di più ? - egli le chiese , chinandosi a guardarla attentamente , come quando gli parea intravvedere la verità di quell ' anima femminile . Ma ella schivò la confessione . Rispose , di scatto : - Piaceva di più agli altri . - La perfidia ? A chi , dunque ? - A voi . - A me ? - Proprio . Se io fossi stata una buona e affettuosa donnina e non una civetta infernale , se fossi stata un ' anima pia e tenera e non una beffarda e arida creatura , mi avreste amata ben poco , credetemi - e le lampeggiarono gli occhi , come in quei tempi in cui egli delirava per quegli occhi . - Se voi foste stata non buona , ma umana , semplicemente umana , Clara - egli disse , a voce bassa - allora , voi non avreste disfatta la mia vita . - Veramente , disfatta ? Mi sembra che stiate benissimo - e sogghignò . - Io non mi lagno , signora - rispose Serra , semplicemente , ma senza durezza - e non vi rimprovero . Ella lo guardò , in silenzio . Veramente , in quel momento , mentre attraversavano piazza Colonna tutta fulgida di lumi , Giovanni Serra le parve invecchiato . Su quegli occhi azzurri che ogni tanto aveano qualche cosa d ' infantile , parea che veli e veli di lacrime fossero passati , nell ' ombra e nella solitudine , quando l ' uomo può lasciar erompere il suo dolore , oltre le dighe della fierezza . Su quelle labbra si era posata una stanchezza che ella soltanto ora scorgeva , la stanchezza di aver invano chiamato un nome , di aver invano invocato un bacio , di aver invano singhiozzato , nelle ore solinghe dell ' abbandono . Per la prima volta , e con una intensità profonda , ella sentì che vi hanno ferite che non si chiudono mai , e sentì che il tempo può portare via una vita , ma non può portare via un dolore da un uomo vivente . - Quanti anni avete , ora , Serra ? Ella lo chiedeva , così , vagamente , tristemente . - Trentaquattro , signora . - Un uomo è giovane , a questa età . - Anche una donna - egli disse , cortesemente . Clara ebbe un lieve moto della testa . E con una infinita tristezza , soggiunse : - Io non ne ho più trentaquattro , amico mio . - No ? Non eravamo coetanei ? - Eravamo ? Non siamo più . Io ho centotrentaquattro anni , credo . È incalcolabile quanto io sia vecchia , Serra . E mentre ella si abbandonava a quest ' asserzione , piena di un vero dolore - ella soffriva moltissimo d ' invecchiare - tendeva l ' orecchio , a raccogliere la contraddizione . Ma egli non contraddisse ; disse , con un ritorno di candore ammirativo : - Per me , non sarete mai vecchia . - Vecchissima , vecchissima ! - insistette lei , a denti stretti . - Non dite questo , non lo credete : io non lo credo . - Io ho dei capelli bianchi , fra i neri . - Ma non si vedono : io non li vedo . - Perchè li nascondo o li mostro con disinvoltura . Se mi guardate bene , di giorno , ho una quantità di piccole rughe , accanto agli occhi e accanto alle labbra . - Non si vedono ; io non le vedo . - Perchè rido sempre . Ma se sono triste , non so come , i miei capelli bianchi appariscono subito e le mie rughe si vedono tutte , sottili , che tagliano leggermente la pelle , visibilissime . Che orrore ! Aveva detto questo in fretta , eccitata , come una persona che si confessa di un suo grave errore , piena di dolore , con una brutalità di particolari , che le rendean fischiante , quasi flagellante la voce . - Io vi vedrò sempre come vi ho amata , Clara - egli le rispose , con la sua buona voce consolante . - Ah io sono vecchia , Serra : nessuno mi ama più e nessuno mi amerà più ! - gemette ella , levando il manicotto , sino alla bocca , a soffocare un singhiozzo . Turbato sino al profondo del cuore , egli non trovò parole per esprimere il suo pensiero . Forse non ne aveva neppure uno preciso , in quell ' agitazione di sentimenti . Delicatamente , con una tenerezza paterna , egli le prese una mano guantata e la carezzò fra le sue : - Poveretta , poveretta ! - Se sapeste , se sapeste ! - ella balbettò , al massimo dell ' emozione . - So .... so qualche cosa .... - e il calore della piccola mano che egli sentiva , dall ' apertura del guanto , aumentava immensamente la sua confusione . - Se potessi dirvi .... amico mio .... se potessi dirvi tutto - ed affannava , come se i più terribili segreti la soffocassero . - Tacete .... non dite niente - egli le susurrò , all ' orecchio . - Che bene mi farebbe il parlare , amico mio ! ah io mi sento affogare . Da anni e da giorni , io vorrei gridare , urlare , pur di gittar via la mia pena . E lo guardava con occhi così dolorosi e così interrogativi , così invocanti un orecchio pietoso alle confidenze , che egli si arretrò . Era pallidissimo : ma Clara , nell ' egoismo della sua angoscia , non se ne accorgeva . - Non potrei ascoltarvi , Clara . - E perchè , e perchè ? - Così : non potrei . - Non mi siete amico , allora ? - Sì , vi sono amico - e parlava con un evidente sforzo . - E non vorreste confortarmi ? - Vorrei , vi giuro che lo vorrei ; ma così , non posso . - Che crudele siete ! Voi sapete che se io potessi dirvi la mia croce , essa sarebbe meno schiacciante , meno pesante ; voi sapete che se io potessi piangere accanto a voi , a lungo , a lungo , piangere immensamente , infinitamente , queste lacrime mi laverebbero da ogni torbido proposito : e mi negate questo sollievo . Ah siete un crudele ! Non eravate , crudele ! Si erano fermati all ' angolo di via Babuino , dopo aver attraversata piazza di Spagna . Egli la guardava , immobile , con gli occhi pieni di dubbio . - Ma che donna siete voi , Clara , che non dovete intendermi nè prima , nè poi ? Io , vi debbo consolare , quando tutto il tempo della vostra gioia è stato dato ad altri ? Io ? Chi sono io ? Niente , nessuno Così avete voluto che io fossi : niente e nessuno . - Avete ragione - ella disse , domata a un tratto , caduta nella rassegnazione e nell ' umiltà . - Non vi rammentate che vi ho adorata come uno schiavo e che avete battuto sul mio cuore , come si batte sul dorso di uno schiavo ? Non vi rimprovero , non mi lamento : ma voi mi domandate anche della pietà , voi che non ne avete avuta mai ! - Avete ragione - Clara ripetè , umilmente . - Vi rammentate , Clara , che vi ho voluto bene così teneramente e che non me ne avete voluto mai ? Vi ricordate che avete lasciato che io vi amassi , incoraggiandomi talvolta , talvolta avvilendomi , facendomi passare dalla gioia alla disperazione , in un giorno , e non volendomi bene mai , mai , nè prima , nè dopo , nè mai ? È vero , o no ? - È vero , è vero - ella annuì , chinando il capo , fatta quasi più piccola dall ' annichilimento , in cui la gittavano il rimorso e il rimpianto . - Vi rammentate , Clara , che ne avete amato un altro , me presente , che avete voluto che io lo sapessi , che me lo avete detto , ridendo ? - Sì , sì , è vero . - E ora , Clara , ora che sono passati dieci anni , ora che voi avete mutato il vostro cuore , come dite , ora voi siete come allora , voi volete che io vi conforti , perchè un altro vi ha lasciata . Voi siete crudele come in quel tempo , Clara : allora ridevate , adesso piangete , ecco la differenza ! - Scusatemi - ella mormorò , nel colmo dall ' avvilimento . - Ma io sono un uomo , Clara , e se posso avere spezzato il mio cuore , se posso aver vinto ogni desiderio e ogni speranza , sono sempre un uomo , e voi non mi potete raccontare i dolori , che vi ha dato l ' amore di un altro ! - Perdonatemi ! E fece l ' atto di volergli prendere la mano . Ma egli la ritrasse . - Non mi avrete capito , mai , Clara . Morirò , ma non saprete nulla di me - concluse egli , più freddamente , essendo giunto quasi a vincere la sua emozione . Così camminarono in silenzio verso la casa di Clara . Ella andava a capo basso , sentendo di avere errato ancora , di avere inutilmente violato la fierezza del proprio cuore , mostrandone il segreto dolore , a un uomo che non poteva avere pietà di lei : sentendo di avere nuovamente offeso quel cuore che era stato così intieramente suo e che ora non aveva più forza pel desiderio , avendone solo per la dignità . Più amaro crebbe in lei il rimpianto , comprendendo di essere passata accanto all ' amore , alla devozione , alla dedizione più completa , senza accorgersene , abbandonando alla solitudine , all ' angoscia questo cuore inutilmente devoto e inutilmente affezionato . Era troppo tardi , oramai , anche per far risorgere in questo cuore una mite affezione : troppo tardi , per ridare a questo cuore la bella luce della fiducia . Due volte , quasi fosse sola , ella fece un piccolo cenno definitivo , con la mano aperta che pendeva lungo la gonna e le cui dita pareva avessero lasciato andare un piccolo e prezioso tesoro . Camminavano accanto : ma ella che non aveva mai capito chi egli fosse , intendeva che le loro strade erano diverse . Quando furono innanzi al portone , si fermarono . Egli aveva l ' aspetto più stanco che mai ; ma niuna durezza vi fu nello sguardo con cui la fissò . - Buonasera - ella disse , con un ' intonazione monotona . - Buonasera - egli rispose , cavando il cappello e facendole un grande saluto . Ma non si lasciarono subito . Parea che si dovessero dire qualche altra cosa . Parea che ambedue sapessero di non doversi veder più e che una qualche cosa , più intima , più misteriosa , si dovessero dire . Ella gli stese la mano : egli la rattenne un poco fra le sue , ma senza stringerla . Ambedue sedavano a stento il tumulto delle loro anime . Poi , a un tratto , egli le domandò una cosa strana , impensata : - Che fate ora , sopra ? - Io ? Nulla . - Qualcuno vi aspetterà ? - No . Nessuno . Il tono era della più perfetta franchezza . - E voi , che fate ? - chiese ella con eguale incoscienza . - Vado a casa . - A casa ! E che ci farete ? - Non so . - Buona sera , Giovanni - ella mormorò , facendo per andarsene . Ah , quale sussulto , lo scosse ! Ella che aveva sempre trovato antipatico , brutto , volgare il suo nome di battesimo , tanto che egli aveva finito per odiarlo , ella lo pronunciava adesso , dopo dieci anni , con tanta soavità ! Egli s ' inchinò e le baciò la mano , leggermente . Si guardarono : ella volse le spalle ; pian piano entrò nel portone , cominciò a salire le scale . Non era forse incerto il passo della donna , salendo per quelle scale , alla sua casa deserta ? Il passo dell ' uomo era incerto , andando alla sua casa deserta . II . Ella lo ricercò , dopo soli tre giorni : ed egli che l ' aveva fuggita per quattro o cinque anni , da quando Clara , dopo un lungo viaggio , era ritornata in patria , egli si lasciò ricercare e tenne l ' invito . Fatalmente , Clara era troppo sola e troppo libera , adesso . Gli aveva scritto un biglietto fra il malinconico e scherzoso , per dirgli che la sera istessa sarebbe andata al vecchio teatro Argentina , dove cantavano una vecchia musica , l ' Armida , di Glück . Ella vi arrivò prima . Vi era un gran ballo , quella sera , all ' Ambasciata d ' Inghilterra , e tutta la grande società romana era colà : l ' Argentina era quasi vuota , male illuminata , freddina : pochi amatori di musica antica stavano nelle poltrone , immobili , a pregustare le melodie incantatrici . Clara era vestita di nero : stava in un palco di terza fila , di fianco , scelto apposta : una veletta nera le scendeva dal cappellino molto semplice e molto carino . Così , sembrava più piccola e più giovane . Serra tardò . Due o tre volte , ella pensò che non sarebbe venuto e si pentì di avergli scritto . Aveva la più ferma volontà di essere umile e schietta , ma il suo amor proprio dava dei sobbalzi all ' idea di un rifiuto sprezzante . Però , quando egli entrò , senza far rumore , ella chiuse gli occhi , a nascondere la gioia del suo sguardo . Ella si voltò , gli sorrise e gli stese la mano : - O ma belle ténébreuse .... - egli disse , con una certa disinvoltura . Il tono disinvolto durò così , un pochino . Poi , a lui sfuggì una frase pericolosa : - Io non voleva venire .... - E perchè ? - Mah .... per paura . - Paura di chi ? - Di voi . - Di me ? Paura ? - Me ne avete sempre fatta un poco , Clara . - Io sono una povera scema - diss ' ella , con la più perfetta umiltà - io non faccio paura a nessuno . Ed era umile e semplice , nello stesso tempo : e una gran bontà le si leggeva negli occhi , nel sorriso , trapelava nella sua voce . Gli parve piccolina , così giovane e sempre così cara ! Pure , volle dire quest ' altra cosa lui : - Credevo che non sareste venuta .... - Io ? E perchè ? - Per farmi soffrire .... - Io vorrei che foste l ' uomo più felice della terra , amico mio - esclamò ella , con una sincera convinzione . Giovanni ebbe un sorriso malinconico . Disse , di nuovo : - Sì , sì , ho creduto che non sareste venuta .... - Come avete potuto credermi così cattiva ? - Il mio animo è così combattuto dai dubbi , Clara - e il volto gli si turbò . - No , no , non parliamo di ciò - ella replicò , subito , interrompendolo . - Fa male ad ambedue . - È vero - egli consentì . Un sospiro di sollievo gli uscì dalle labbra . Ma il pessimo demonio che si annida nelle anime buone e le fa tormentate e tormentatrici , gli fece soggiungere : - Mancavate così spesso ai convegni , allora ! Ella guardò sul palcoscenico , un momento . Lo chiamò , poi : - Giovanni ? - Che volete ? - Mi fate un piacere ? - Sì , subito . - Vogliamo lasciare in pace il passato ? Vogliamo non amareggiarci qualche ora graziosa , che possiamo passare insieme ? Vogliamo essere anche per un mese , anche per una settimana , anche per una sera , due cari amici che si ritrovano , che non ricordano più i torti comuni , i torti di uno , è più giusto , e che si dànno , ingenuamente , alla serenità e alla letizia di un colloquio senza ira e senza malintesi ? Vogliamo ? - Potremo noi far questo ? - chiese Giovanni ansiosamente . - Se voi lo volete , sì . - Io lo voglio , Clara . E quetamente , tirandosi un po ' indietro , i due si posero a discorrere sottovoce , guardandosi con dolcezza , l ' uno prendendo la parola dall ' altro , senza mai alterarsi , senza mai alzare il tono della voce , mentre la soave musica glückiana che culla l ' incantesimo del cavalier Rinaldo , pareva cullasse quel dialogo così mite e così dolce . In verità , Clara fu perfetta , quella sera . Giustamente malinconica , ella seppe a tempo sorridere , perchè il loro colloquio non cadesse nella tetraggine , dove sarebbero risorti gli amarissimi ricordi del passato : e tutta una dolcezza fioriva dalla sua malinconia e dal suo sorriso , dalle sue parole come dal suo silenzio . Più , dal suo silenzio . Giacchè ella lasciò molto che parlasse lui , con le manine inguantate di nero congiunte sul suo ventaglietto a stelline d ' argento , con il viso intento dietro il sottil velo nero , con gli occhi placidi e dolci , con la bocca tranquilla e dolce che approvava , con un gentil motto delle labbra . Sovra tutto , ella non rise mai . Si rammentava che egli , dieci anni prima , nei tempi dell ' amore e del tormento , detestava quel suo riso squillante e clamoroso che le scopriva tutti i denti bianchi , che dava un non so che di feroce alle labbra rosee e che le riempiva gli occhi di scintille . Lo aveva tante volte visto fremere e impallidire , dieci anni prima , a quel mal riso beffardo e aveva sempre più riso , per ucciderlo a forza di risate , come in una leggenda ! Non rise mai , quella sera , mentre Armida cantava le sue magiche canzoni , che davano le visioni ineffabili al sonno di Rinaldo . Lo ascoltò , serena , raccolta , con un ' attenzione così dolce , che l ' animo di Giovanni , restato in grande trepidanza sino all ' entrata in teatro , si venne rassicurando , rianimando , rallegrando . Due o tre volte , involontariamente , egli alluse al passato , giacchè troppo il suo amore mancato aveva influito sulla sua esistenza , deviandola , torcendola ad altri ideali dello spirito , più alti , più inaccessibili e più tormentosi . Ma ella , dolcemente , non rispose alle allusioni che con un cenno di umiltà , abbassando il capo : ed egli si riprese subito , commosso da tanta dolcezza . Solo a vederla così , ascoltatrice intenta e cheta , tutta data alle parole che , egli le diceva , coi begli occhi limpidi nella loro nerezza , piccola , vestita di nero , senza gioielli , senza nulla che sfolgorasse , senza nulla che stridesse , egli si sentì invadere da una tale letizia dell ' anima che giammai gli parve di averne provata una simile . Ella fu , in questo , perfettissima : giacchè lasciò svolgersi quell ' alta consolazione spirituale , senza avere l ' aria di sospingerla , di provocarla , di goderne come di un trionfo : e quando lo spettacolo finì , si levò in piedi , pian piano , prendendo il suo mantello . Egli fu più lesto di lei : ed ella sentì che mentre l ' aiutava ad indossarlo , le sue mani tremavano . Allora , ella ebbe un pensiero orgoglioso , muliebre . Pensò : - Ora mi dà un bacio . Egli s ' indugiò a metterle questo mantello ed ella sentì il suo respiro , sulla sua nuca : ma Giovanni non le dette il bacio . E come Clara aveva nascosto la sua subitanea ambiziosa idea , così nascose la sua pronta delusione . Nè fu una delusione fortissima . La dolcezza di quella serata , aveva ingannato anche lei . Ella sapeva bene di fare uno sforzo su sè stessa , per reprimere gli impeti del suo temperamento bizzarro e per essere assolutamente dolce : ma sperava di poter continuare così , sempre che lo volesse seriamente . E come lui credeva di aver innanzi una creatura trasfigurata , che gli avrebbe dato le fredde , tranquille e ultime tenerezze senz ' amore , ma tenerezze sicure di un ' amicizia muliebre , così ella si lusingava di poter essere questa amica gelida , affettuosa e quieta . Però , ambedue , chiudendo gli occhi , si lasciarono andare a questa consolante fiducia . Egli cominciò a vederla più spesso . Ella era molto stanca , invincibilmente stanca della vita mondana che aveva fatta sempre : e si appartava volentieri . Se andava a una passeggiata , era in ore strane e in posti deserti : lo avvertiva , egli ci veniva . Se andava in un teatro era alle terze rappresentazioni , in serate vuote ; e dieci minuti dopo il suo arrivo , entrava lui , nel palco , si sedeva in fondo , ella si tirava indietro , un poco . Vestiva di scuro , sempre ; sapeva di piacergli così . Si può essere una semplice amica , ma si deve piacere all ' amico . Parlavano con fredda tenerezza . Molto ella ascoltava : ma quando diceva qualche parola , era sempre sapiente , detta con la più squisita cautela sentimentale . Giammai un ' allusione al proprio cuore , al proprio stato , nè diretta , nè indiretta : sempre la massima pietà per gli altri , la massima indulgenza per ogni peccato , come chi sa che è impossibile non peccare , quando si deve peccare . Egli si era mutato , però . Non poteva tenere il patto di non evocare il passato . Era la sua vita , il suo amore di dieci anni prima , e ricompariva sempre più spesso , fino a che divenne il solo soggetto dei suoi discorsi . Taceva da tanti anni e con tutti , che ora la verità di quella mortale passione sgorgava infrenabile . Ella ascoltava , stupefatta ; ma non interrompeva mai . Veramente , egli aveva ragione : Clara non aveva mai capito quanto era stata amata : ora , lo capiva . Ogni tanto , quando egli le diceva una delle sue torture ineffabili di gelosia , di allora , ella faceva un atto come per chiedere perdono , un atto in cui ella si dichiarava colpevole , sì , ma incosciente , ma ignorante , ma degna di perdono . Egli la guardava con tanta tenerezza , che , senza parlare , le diceva di averle perdonato . Quando egli si meravigliava che ella avesse potuto essere così atroce , essa gli diceva di esserne stupita , di stupirsene , lei stessa : e ciò come se si parlasse di una donna assente , di cui si compatissero gli errori . E quando egli giungeva a narrare certe ore terribili in cui avrebbe voluto morire , pure di strapparsi dal petto questo amore , ella aveva una frase di pietà profonda , intima , raumiliata , la frase del carnefice pentito innanzi alla sua vittima : - Voi siete buono . Niente altro , diceva . Ella non si difendeva mai , nè si accusava : quando egli l ' accusava , gli dava ragione , con un ' occhiata , con un triste sorriso , con un cenno espressivo della bella bocca . Vi era un ritornello , che egli pronunziava sempre , nervosamente , a traverso i suoi racconti scuciti ; un ritornello che rivelava l ' attossicamento della sua vita , in tutte le sue più pure sorgenti , l ' avvelenamento crudele di un sangue giovane e di un ' anima , resa inetta a vivere e incapace di morire così . Il ritornello : - Che veleno mi avete dato , che veleno ! Quando ella lo udiva , aveva un moto così pessimista della testa e della persona , sulla crudeltà muliebre , che egli si commoveva . Talvolta , tornava la frase : - Quanto veleno , Clara , quanto veleno ! Ella diceva , allora , umilissimamente : - Avete ragione . Ma da questa sua umiltà voluta , e poi quasi fatta naturale , nei loro colloqui , da questo suo abbassarsi nella coscienza dei suoi gravi torti , da questo non difendersi giammai , da questo dargli ragione , sempre , da questo racconto triste e violento di un amore infelicissimo , ella trasse una nuova sensazione e un nuovo sentimento . Il senso della sua colpevolezza , verso Giovanni , giganteggiò ai suoi occhi : e il sentimento della riparazione divenne acuto e ardente , quanto era stata la colpa . Così , mentre Giovanni risaliva tutta la piena della sua grande sciagura sentimentale e con la sua sensibilità fine e tenera ne approfondiva , narrandoli , tutti i dolorosi particolari , Clara che aveva un temperamento più fantastico che sensibile , esagerava , con una dura voluttà di abbassamento , contro sè stessa , la propria aridità passata e l ' atroce perfidia . Tanto che , alla fine , secondandolo e sorpassandolo ella , ambedue sembrarono accanirsi contro una persona assente , lontana , morta , che ad ambedue avesse commesso i più gravi torti . Anzi quella lunga istoria intima , tenuta chiusa nel cuore per dieci anni di esistenza triste , priva di spirituali conforti , traboccando dalle labbra di Giovanni perdeva molta amarezza , nello sfogo : e la naturale indulgenza di quel cuore virile che non sapeva dimenticare , ma sapeva perdonare , trovava delle misteriose scuse alla donna che era stata con lui senz ' amore , senza carità , senza pietà . Invece , quella medesima istoria , a Clara sembrava più lugubre e più ignobile che mai , quando ella pensava il come e il perchè della sua perfidia e della sua durezza . Internamente , ella si maltrattava , molto più che Giovanni l ' avesse maltrattata mai , nei momenti di maggior furore . Ogni tanto , quando egli le aveva descritto una delle sue sere tragiche , di quel tempo , quando egli passeggiava le serate intiere sotto la sua casa , non per vederne le finestre illuminate , giacchè ella era fuori , a ridere , a divertirsi , ma per aspettarla quando tornava , per vedere con chi tornasse , per vedere il suo bianco volto nella oscurità , per udire quel riso alto e beffardo e per allontanarsi , non salutato , non riconosciuto , non visto , non rammentato , egli , col più tenero dei rimproveri , le prendeva le mani e le chiedeva : - Come avete potuto essere così cattiva ? Ella non s ' inteneriva , col viso chiuso , con le sopracciglia aggrottate , piena d ' ira e di disprezzo contro questa Clara tanto colpevole , e rispondeva , duramente : - Io sono stata sempre cattivissima . - Chi sa .... - mormorava lui , nella semplice clemenza del suo animo - chi sa per quali strane ragioni .... - Non v ' illudete , Giovanni : per nessuna misteriosa ragione . Non vi fate di me una figura romantica . Io ero civetta , volgare e cattiva come l ' ultima delle donne , ecco tutto . - No , no , cara donna , non vi avvilite così - soggiungeva lui , colpito dai più bizzarri sentimenti , in contraddizione - io non voglio che vi avviliate . Forse , io fui ingiusto : forse , sono ingiusto ancora adesso . Chi soffre , chi ama , è così facilmente ingiusto . - Voi siete il più onesto e il più buono fra gli uomini - ella rispondeva , con gli occhi velati dalle lacrime . Tacevano . Spesso , in quel periodo acuto di reminiscenze , mentre Giovanni si lasciava andare alla immensa consolazione di parlare del suo amore passato , egli intravedeva confusamente , in queste tenere e tristi confidenze , non so quale pericolo . L ' intensa attenzione con la quale Clara lo ascoltava , la squisita furberia sentimentale con cui lo interrogava , i suoi silenzii pieni di una repressa emozione , a un tratto facevano risorgere tutti i suoi dubbii e la sua anima sofferente si rigettava indietro , sgomenta di essersi troppo abbandonata . Spesso , diffidente vagamente , egli tentava di togliere il discorso , dicendo che questi ricordi lo turbavano troppo : ma ella l ' obbligava , prima con la dolcezza , poi con una certa energia di volontà coperta di dolcezza , a ritornare alla triste istoria . Una sera , in una passeggiata al chiaro di luna , gli disse : - Ditemi tutto . Forse mai più ci potremo vedere così liberamente e così spesso : forse , fra una settimana , fra un giorno , non ci vedremo più . Dite , dite , che io sappia , che io non muoia senza aver saputo , che qualcuno mi ha veramente amata . - Potremmo non vederci più , Clara ? - La vita è oscura - ella rispose , profondamente . Forse , per questo , ella moltiplicava gli incontri , dandogli sempre dei nuovi convegni , ansiosa , affannosa , come se il tempo le fuggisse , come se ella avesse qualche misteriosa chiamata altrove e che la presentisse . Ella arrivava più presto , portando dei fiori nelle mani , come era il suo costume , un po ' pallida sempre , sotto le fini velette nere , vestita quasi sempre di nero , piccola , con un viso che si levava verso lui , esprimente una immensa ansietà negli occhi dolci che egli aveva adorato , nella bocca ancora fresca e vivida che era stata la sua adorazione . Si stringevano appena la mano e si mettevano accanto , passeggiando piano , non vedendo nessuno , andando per le vie più strane e più remote , perdendosi per ore intiere , parlando di quel passato che ella evocava , con un motto , con un gesto . E più il tempo trascorreva , più cresceva in lei , in duplice corrente spirituale , un infinito rimpianto per il passato e un acuto rimorso . Di lontano , questo amore di cui ella aveva riso , in pubblico , questo amore di cui ella si era burlata , come una pessima femminetta , questo amore per cui ella aveva avuto il più palese disprezzo , questo amore si faceva più alto , più puro , più spirituale , staccato dal tempo e dallo spazio , sciolto dalla realtà dei fatti . In certe sere , in cui lui la riaccompagnava a casa , sino al portone , non volendo mai salire sopra - non voleva salire , era inflessibile , non voleva metter piede in casa sua - dopo aver ancora chiacchierato a lungo , nell ' ombra , ella saliva sopra , così smorta che pareva svenisse . Nella casa non vi era che un sol lume , nella sua stanza da letto ; ed ella l ' attraversava , questa muta e deserta casa , all ' oscuro , a tentoni , guardando nell ' ombra . Ma quando giungeva nella sua stanza da letto , ella si gittava sul letto , col capo nascosto nei cuscini , piangendo , singhiozzando , sull ' irreparabile : - Che ho fatto , che ho fatto ! Che amore ho perduto , per sempre , per sempre ! Acuto rimpianto e acuto rimorso ! Essa , forse , nel furore contro sè stessa , esagerava , dipingendosi come l ' anima femminile più turpe comparsa nella gran falange muliebre ; ma non era men vero che la esistenza di Giovanni Serra era stata infranta da quella passione infelice , tanto che egli non aveva raggiunto , come il suo cuore e il suo talento meritavano , nè la gloria , nè la felicità : non era men vero che egli era un essere senza molla interna che lo spingesse , senza desiderii e senza speranze : non era men vero che , per questo amore , egli aveva gittato la sua salute , la sua gioventù e la sua fortuna : non era men vero che egli possedeva la più preziosa qualità umana , che è l ' onestà , e la sublime virtù che è la bontà . Come non doveva Clara piangere , nella solitudine della sua stanza , tutte le più ardenti e le più amare lacrime su questo amore perduto e su questo cuore infranto ? Come non doveva sentire in sè , temperamento mobile e violento , assetato di amore , assetato di felicità , la ribellione contro l ' irreparabile ? Invero , si trovava di fronte all ' irreparabile : ed era quello che le faceva torcere le braccia , nella notte , quando per tutta una serata ella aveva udito il mormorio dell ' amore , al suo orecchio , ma di un amore finito , morto . Giacchè ogni parola , ogni frase di Giovanni Serra , pur restando nella più fine gentilezza da uomo a donna , pur avendo la poesia della tenerezza , diceva a Clara , che egli non l ' amava più . Invano ella , con l ' animo ansioso - era questa , la sua ansietà - interrogava ogni tono di voce , scrutava il senso riposto di ogni motto , rifaceva , da sola , tutto il loro dialogo , per scoprirvi una sottil luce presente . No , non l ' amava più , malgrado la commozione che egli aveva , sempre , nel lasciarla , nel rivederla , malgrado il fascino che subiva , malgrado la gran tenerezza che dominava ogni suo atto . Amore vissuto tanto tempo e così ardentemente e ora sepolto sotto un mucchio di gelida cenere che una mano andava smovendo , mano sapiente che conosceva la storia di quel fuoco e di quella vampa e che la rievocava , sulla fredda cenere . Giovanni non parlava quasi mai del presente , con un atto di finezza d ' animo , quasi dolendogli di non poter ancora ardere come prima , quasi sembrandogli un ' offesa al suo idolo , la fiamma spenta e le ceneri gelate . Non diceva nulla , ma si capiva così chiaramente , che nulla più , più nulla , non la più piccola scintilla ardeva innanzi alla cara donna , simulacro vano della passione , morto , come la passione era morta . Ed ella , sì , singhiozzava nelle sue notti senza sonno su quella grande fiamma spenta , sentiva di essere passata accanto alla felicità senza vederla , allontanandosene per sempre , ma esclamava , fra l ' inutile pianto : - Ha ragione , di non amarmi più , ha ragione : egli soltanto ha ragione , egli che ha amato ! Ma da queste nascoste battaglie dello spirito che Clara combatteva , con tutto l ' impulso di una natura appassionata , sebbene fugace ; da questa umiliazione in cui la sua anima era caduta , tanto che parea si prostrasse innanzi a Giovanni Serra ; da questo indicibile rimpianto dell ' amore , acutissimo in una donna che aveva amato l ' amore sovra tutte le cose umane e a cui l ' età non calmava l ' anima ; da questo tormentoso rimorso che si sollevava da tutti gli istinti di giustizia e di equità offesi , sorse dentro Clara una impetuosa volontà di correggere e di vincere il destino . Ella pensò , questo : che era suo dovere morale amare Giovanni Serra , di un amore profondo e devoto che fosse l ' estremo della sua vita , e in cui ella prodigasse tutte le ultime e supreme dolcezze del suo cuore ; che non solo era suo dovere , ma che era questo il suo desiderio sentimentale più forte , più immediato , più irresistibile ; che non solo era un desiderio irresistibile , ma che era , questo amore , la più cara speranza del suo cuore che voleva lavarsi , che voleva purificarsi e diventar nuovo e candido come il cuore del Salmista ; che non solo era la sua più cara speranza , ma che era la salvazione della sua dignità di donna , l ' assoluzione dei suoi errori trascorsi , la vecchiaia percorsa senza più sentire rimorsi , aspettando serenamente la morte . Sorto dalle ire soffocate e dai profondi disprezzi di sè stessa , questo pensiero di amore l ' avea in un baleno soggiogata e tutta l ' anima ebbe il calore del metallo in fusione . Nessuna voce interna l ' avvertì di non mettersi a questo periglioso passo , nelle sue condizioni , alla sua età , con un uomo come Giovanni Serra : e se talvolta , un nero presentimento la colpì , a traverso le esaltazioni del suo entusiasmo , se il negro presentimento le susurrò che ella si avviava a un errore anche più fatale e anche più irrimediabile degli altri , ella ebbe il cenno disperato di coloro che sono ebbri di sacrificio . Giovanni non l ' amava più : è vero . Che importava ? Il suo cuore di donna che ella aveva sentito morto , duro come una pietra , per tanti anni , dentro il suo petto , ardeva di un sentimento dove tutto era elemento di ardore , il rimorso , il rimpianto , la pietà , la tenerezza , il bisogno di devozione , il bisogno di darsi , il bisogno di abbandonarsi . Che importava che Giovanni Serra non l ' amasse più ? Ella voleva amarlo così profondamente , così piamente , con tanto completo abbandono di ogni amor proprio e di ogni orgoglio , con tanto perfetto oblio di ogni vanità e di ogni altro istinto mediocre umano , che tutto il dolore passato sarebbe pagato da questa immensa abnegazione amorosa . Ella voleva espiare il suo passato , soffrendo come egli aveva sofferto , dando il suo cuore a un essere che non poteva più amarla ; voleva espiare di non avere amato , amando senza speranza , solitaria anima che recitava un monologo appassionato e doloroso . In fondo , come per tutti i grandi penitenti , la sua espiazione sarebbe stata anche il pascolo della sua anima . Oramai , la sua esistenza di donna era deserta . Aveva trentaquattro anni : e nell ' abbandono in cui era caduta , si sentiva assai più vecchia , incapace di tentare un ' altra volta l ' ignoto dell ' amore . Era stata molto amata , due o tre volte : ma fatalmente , questi amori si erano dileguati , come se mai fossero esistiti : e due volte ella aveva dato il suo cuore , e due volte era stata abbandonata . Esistenza finita , dunque , giacchè le illusioni non risorgono mai dalla loro tomba : e le stanchezze morali sono più forti di quelle fisiche . Che restava a Clara , se non questa ultima speranza di potersi dare a un sentimento vivido e duraturo , a null ' altro simile , senza fallacie e senza disfatte ? La sua espiazione , quella di voler amare Giovanni Serra , era anche la sua salvazione , giacchè ella sapeva di non poter vivere senza l ' amore , un amore qualunque , ma un amore , un amore ! Meglio , meglio , se ciò non era un ' avventura in un cuore sconosciuto , innanzi a un ' anima misteriosa , un ' avventura di incerto risultato , ma portante con sè , forse , una disperazione e un ' onta novella : meglio , se era l ' amare una creatura nota , stimata , ammirata per le sue nobilissime virtù , una creatura senza amore , è vero , ma che aveva saputo amare , ma che si sarebbe lasciata amare , dolcemente , teneramente . L ' espiazione sarebbe stata la vita della sua anima ed ella vi si sarebbe buttata con ebbrezza , giacchè quello che più temeva , per sè e intorno a sè , non era il dolore , ma era l ' aridità , non era la tortura , ma era il silenzio , non era la passione infelice , ma era l ' indifferenza . Un mese prima , ella era immersa nel marasma più profondo , moralmente così misera che non osava neppur dire a nessuno la sua miseria : ella si vedeva già finita , senz ' amore , senza amicizia , coi soli legami frivoli mondani , ritenuta per una donna senza cuore - giacchè questa , fatalmente , era la sua reputazione - e gemente intanto nel desiderio dell ' amore . Ora , ora , da quel pomeriggio in casa di Anna , ella aveva dato una sublime ragione alla sua esistenza . Dai grandi occhi spiranti uno strano turbamento , dai subitanei pallori che le coprivano il volto , quando egli appariva , dalle mani che si facevano fredde nelle sue , da certi più prolungati silenzii che regnavano fra loro , dall ' imbarazzo crudele di certi momenti , dai sussulti che ella non sapeva reprimere , a certi atti , a certe parole , Giovanni intravide che accadeva qualche grave fatto nell ' anima di Clara . Una o due volte , la interrogò : - Che avete ? - Nulla - ella diceva , chinando gli occhi , mordendosi lievemente il labbro , come quando non pronunziava la parola che voleva pronunciare . Egli credette che Clara gli nascondesse un fatto dispiacevole , forse una lettera dell ' uomo che l ' aveva abbandonata , o il suo ritorno , forse . Diventò più freddo , più riservato . Mancò a un appuntamento . Ella lo rimproverò assai , quando lo rivide . - Io vi disturbo , Clara - diss ' egli , malinconicamente . - Che vi fa pensare ciò ? - gli chiese ella , precipitosamente . - Sono stato sempre così superfluo , nella vostra vita . È sempre l ' ultimo venuto , che mi ha scacciato . Almeno , confessatemi la verità . - Non ho nulla da confessarvi , Giovanni . - Ma voi siete agitata , molto , da qualche tempo . - Sì , è vero . - E non volete dirmi perchè ? - No , non ve lo voglio dire . - Non me lo merito ? - È inutile . - Non vi posso metter rimedio ? - No - ed ella voltò la testa in là . - Nè consolazione ? - Consolazione ? Forse . - Ditemi come e lo farò . - Non qui , Giovanni . - Dove , dunque ? - Nella mia casa - ella rispose , tendendo a sè stessa , e a lui , inconsciamente , il più terribile tranello . - Sapete che non ci verrò mai - egli , disse , sgomento , sentendo il pericolo . - Ebbene , io non vi narrerò le mie pene , Giovanni - diss ' ella , tetramente . - Scrivetemi .... - No . - Parlate qui , altrove .... - Nella via , in teatro ? No , no . - Io non posso venirci , lo sapete , in casa vostra - egli mormorò , già più debole , già affascinato . - Perchè ? - Non mi obbligate a dirlo . - Ditelo . - È la casa dove avete amato un altro . - Che ve ne importa , se non mi amate più ? - ella disse , levando le spalle , amaramente . - Ah io soffro sempre , Clara , anche non amando ! - Quante volte , lo ripetete , che non amate , Giovanni ! è troppo - e il suo tono fu così lamentoso che egli s ' intenerì . - Verrò .... forse .... una sera .... Ella sorrise , nel fondo dell ' anima . III . Tre volte Giovanni Serra mancò alla sua promessa . Le diceva : verrò domani sera , alle nove . Clara lo aspettava in preda a una emozione nervosa , a cui la sua fantasia dava un carattere passionale . Ella dal pomeriggio dava ordine che nessun altro venisse introdotto e ripeteva le sue raccomandazioni , alla cameriera , con insistenza : quando l ' ora si appressava , per frenare la sua torbida impazienza , ella si metteva a riordinare delle carte , prendeva un libro , forzandosi a intendere ciò che leggeva . Giovanni non veniva . Le fresche rose che ella aveva messe nei vaselli nitidi , rientrando a casa , parea che declinassero e languissero , quasi per morte ; il fuoco si covriva di cenere , nel caminetto ; ed ella , discesa dalle esaltazioni sentimentali , cadeva in uno snervamento profondo . Alla fine di queste serate d ' inutile attesa , la parte più sincera di lei pensava che era meglio , lasciar finire , senza finirla , questa singolare avventura , che le cose morte non si vivificano e che anche per lei , Clara , così innamorata dell ' amore , era troppo tardi per tentare un ultimo fatto del cuore . Ma l ' istinto della vanità muliebre , mediocre istinto , ma che non isbaglia mai , tanto è finemente esercitato , le diceva che quegli appuntamenti mancati erano tante vittorie negative , è vero , ma vittorie , sul cuore di Giovanni : che chi non va , ha paura di andare ; e chi ha paura di andare , ha sempre il cuore debole e facile a essere trascinato , in un impeto dell ' altrui energia . Così , ella , nelle immense prostrazioni di una vivacissima speranza delusa , trovava novelle forze per ritentare l ' anima di Giovanni . Egli balbettava , inventava delle scuse magre , per colorire la sua assenza : ma ella lo vedeva molto confuso . Dietro il pretesto di un impegno dimenticato , di un ostacolo improvviso , il freddo istinto della vanità intravedeva il combattimento del cuore di Giovanni ; ed ella se ne compiaceva , dimenticando il suo nobile divisamento di amare Giovanni , senza domandargli il ricambio . Alla terza sera , ella lo aspettò dietro i cristalli del balcone ; più nervosa , più triste , più esaltata che mai , ella finì per aprire il balcone , malgrado il freddo della serata . Ebbene , all ' ora indicata , ella lo vide giungere frettolosamente , a capo basso , fermarsi due minuti sotto il portone , ed uscire di nuovo , lentamente allontanandosi . Non aveva avuto la forza di salire . Era un gran freddo nell ' aria , quella sera : ma ella rientrò con le guancie brucianti . E l ' indomani non gli fece nessun rimprovero . Sentiva che Giovanni aveva subìto una tortura segreta . Egli venne , al quarto appuntamento , quando ella non lo aspettava più , alle dieci e mezzo , invece che alle nove . Il suo orecchio fine udì il suono timido e debole del campanello , udì la voce bassa con cui egli domandava di lei , in anticamera , e il passo cheto con cui egli si avanzava , a traverso l ' appartamento . Clara soffocava per il battito del suo cuore : e l ' accoglienza che gli voleva fare , disinvolta e serena , come a un amico che venisse sempre , e le parole che gli voleva dire , tutto sparve , ed egli la trovò in mezzo alla stanza , aspettandolo con troppo palese ansietà e porgendogli una mano glaciale e tremante . Sedettero ambedue non accanto , ma dirimpetto : taciturni , imbarazzati . Clara non osava aprir bocca ; intendeva che la sua voce l ' avrebbe tradita . Egli guardava , come trasognato , i galloni rossi e azzurri che adornavano il vestito di lana bianca di Clara . - Mi volevate : - eccomi - egli disse , con un sospiro , chinando gli occhi . - Grazie - mormorò ella , semplicemente . - Chiederete voi che io faccia qualche altro sacrifizio , al vostro fascino ? - Tanto vi è costato , questo ? - Clara interrogò , ansiosamente , piegandosi verso lui . Egli si arretrò , quasi temendo la vicinanza di quel volto . Disse : - Mi è costato moltissimo . - Ma perchè ? - e aveva un tono così ingenuo , chiedendo ciò , ella ! - Proprio , non lo capite ? - No . - Questa casa mi è odiosa . E un riflesso di tetraggine gli si diffuse sul volto . Clara si guardò intorno . - Non capisco - disse . - Siamo soli .... - Siamo soli ? - Dubitate di ciò ? - ed ebbe , sulle belle labbra un riso forzato . - Io credo che vi sia possibile fare tutto - egli soggiunse , guardandola con quel misterioso terrore , come quando gli parea veder sorgere un mostro nella donna . - Tutto , che ? - Non mi domandate troppe cose , Clara : io sono molto turbato . Parlate voi , piuttosto . - Sì - ella annuì , cercando di vincere , prima di tutto , sè stessa . - Lo vedete , siamo soli . Nessuno può venire e nessuno ha diritto di entrare . Qui vi è la vostra amica , che vi aspetta da tanto tempo , che è così felice di passare un ' ora , con voi , in una stanza chiusa .... Egli guardò le porte , con una lieve ombra di diffidenza e di paura negli occhi . - Anche a voi , fanno terrore le porte socchiuse ? - ella soggiunse , infantilmente . E si levò , andò a chiudere le due porte , fra le tende . - Voi temete di vedere entrare qualcuno , sempre , è vero , Clara ? - Sì , da bimba , l ' ho sempre temuto . Se qualcuno saliva alle mie spalle , nelle scale , se qualcuno mi seguiva , in un appartamento , se una porta restava aperta , con un vano oscuro , io era assalita da uno sgomento folle , e , sentite , adesso - soggiunse , dandogli la mano - solo a parlarne , io tremo tutta .... Egli trattenne quella mano fra le sue , ma mollemente . - Sono sempre così sola ! - ella soggiunse , e gli occhi le si velarono di lacrime , mentre il volto , le si tramutava . Giovanni guardò quello scoloramento e quei begli occhi velati : impallidì leggermente . - Non sempre siete stata sola - mormorò , con un ' intonazione ironica , ma non aspra . - Oh ! - e Clara fece un gesto largo , per dire che tutto era finito . - Lo avete già dimenticato , Clara ? - Intieramente - ella rispose , con un cenno tagliente . - Dimenticate presto , mi pare . - Sì , tutto quello che non merita di esser ricordato . - Ma che meritò di essere amato , però . - Oh chi non ha errato , nelle cose del cuore ? Chi ha mai preso la via giusta , amando ? - Nessuno , avete ragione - diss ' egli , malinconicamente . - Io ho sbagliato sempre , io - e il bel volto ebbe un fremito di dolore . - Sempre ? - Sempre . Mi hanno amata poco : o male : o niente . Sarà una bella burla , alla fine della mia vita per me , che porto la reputazione di avere ispirato delle passioni folli , l ' accorgermi che nessuno mi ha amata , mai . E un doloroso , amarissimo ghigno le contrasse il viso . Clara era immensamente sincera , in quel momento . Aveva tenuto solo all ' amore , nella vita e , probabilmente , non lo aveva , nè visto nè provato mai . - Quanto siete ingiusta , Clara ! - Con chi ? - Con me . - Ah già , è vero , voi pretendete di avermi adorata - - ella soggiunse eccitata , ma schiettissima , sempre . - Chi ne sa nulla ! È una leggenda : tante leggende sono false . - Perchè dite questo ? Perchè volete negare il passato ? - Bella istoria , il passato ! Ognuno se ne inventa uno , a propria convenienza , quando il passato è passato . Chi conosce la verità ? Voi intanto , no : e io , neppure . Forse non mi avete amata mai ; e tutta la leggenda non è che una cosa buffa - e rise clamorosamente , offendendolo anche col suo riso . - Clara , io non sarei qui , se non vi avessi amata - egli disse seriamente . - Vale a dire ? - Che ci vuole una grande tenerezza , per dimenticare quello che mi avete fatto : e una grande tenerezza non viene che da un grande amore . - Bella rovina , illuminata a chiaro di luna - ella disse , non ridendo , tetramente . - Ognuno dà quello che può - Giovanni rispose , con una tristezza semplice . Clara tacque . Scherzava con un tagliacarte giapponese e se ne pungeva le dita . A un tratto , si rivolse tutta mutata : - Perdonatemi , Giovanni : ho avuto un accesso di cattiveria . - Tanto , per non cambiare - ed egli ebbe un pallido sorriso . - Sono cose che restano , a filoni , nell ' anima . Ma l ' anima è così cangiata ! - Così ? - e la tenerezza velava l ' incredulità . - Tutta quanta . Non ve ne siete accorto ? Vi sono sembrata la stessa , in questo tempo , la stessa di dieci anni , ditelo , in coscienza ? - No , non mi siete sembrata la stessa . Ma non vedo la causa del vostro cangiamento e non so lo scopo . - Al solito , voi mi supponete qualche infernale progetto ? No , Giovanni , disilludetevi . Nulla vi è di più complicato in me - e sorrise , con una mesta semplicità . - Nulla ? - Nulla : a che ? Per sedurre chi ? Voi siete inseducibile . - Vi piacerebbe sedurmi ? - Sì , moltissimo - ella esclamò , impetuosamente , con la verità sulle labbra e nel cuore . Giovanni fu scosso , da questo colpo diretto . - La cosa è già fatta - egli disse , piano , cercando una via obliqua , per ischermirsi . - La seduzione passata , Giovanni , non conta - soggiunse subito , la terribile e infelice donna , riportandolo al duello . - Era una pessima seduzione , fatta da una donna perfida e fallace , una seduzione fondata sull ' inganno , che partiva dalla malvagità e arrivava alla perversità . Non quella , non quella ! Mi sarebbe piaciuto sedurvi , mi piacerebbe sedurvi , con una seduzione nobile e alta , quella della schietta anima femminile , che si dà in tutta la sua naturale bontà , con una seduzione fondata sull ' amore , profondo , umile , segreto e pure sgorgante da ogni atto e da ogni parola ! Si era avvicinata a lui , chinata verso lui , parlandogli : e gli parlava con una voce tremante , roca , come egli non aveva mai inteso uscire da quelle labbra . Egli ebbe un atto di smarrimento : - Tacete , Clara , tacete ! - No , amico mio , non mi fate tacere , non vi ho mai detto nulla , in questo tempo , e ora muoio , se non vi dico tutto .... - Io non posso udirvi .... - e cercava sciogliere le sue mani da quelle di lei che le tenevano , nell ' affanno dell ' emozione , strettissime . - Sì , sì , potete udirmi , giacchè io nulla debbo dirvi che vi turbi , che vi offenda ! Giacchè io non voglio niente da voi , Giovanni , niente ! Voi mi avete amata , è vero , nel passato e io sono sacrilega , quando lo nego , ma anche il sacrilegio è una forma della passione , anche il calpestare è una voluttà dell ' amore ! E ora voi non mi amate più e avete ragione ; io sono stata crudele , io sono stata infame , con voi , vengono dei momenti in cui mi faccio orrore , ve lo giuro .... Mentre parlava ella , così , singhiozzava e il suo petto si sollevava , nel singulto . Qualche rara lagrima le usciva dagli occhi e Clara l ' asciugava rapidamente , col fazzoletto . Giovanni l ' ascoltava , la guardava , stupefatto , incapace di difendersi più , e incapace di sottrarsi al pericolo estremo in cui si trovava . - Ma , sentite , Giovanni , sentite con pazienza , poichè queste cose mi soffocano , sino a morirne , e le debbo dire , giacchè sono le ultime parole di passione che mi usciranno dalla bocca , in questa vita . Sì , sì , le ultime , poichè io ho trovato in questa mia anima , così maltrattata , così ingiustamente maltrattata da chi non doveva mai farlo , ho trovato una sublime speranza , Giovanni , quella di poter essere un ' altra donna , quella di poter amare con un infinito entusiasmo e una infinita devozione , quella di poter essere in una estrema tenerezza , una donna leale , pia , umile , vivente solo per voler bene , così , come una povera creatura ammalata e convalescente si innamora della vita , di nuovo ! - Illusione , illusione - balbettò lui , tentando reagire contro quella esaltazione sentimentale , che gli si comunicava , fatalmente . - Voi non potrete mai far questo , Clara ! - Io posso fare tutto quello che voglio , io lo farò - ella rispose energicamente , altieramente . - Ah ho ben visto , io , in questo tempo , nella mia anima , io vi ho letto come in un libro aperto , io so tutto , io so che una sola cosa può farmi rivivere ed è un affetto schietto e saldo , senza altri interessi morali che l ' affetto istesso , senza altro desiderio che dare uno slancio di purezza a quest ' anima , senz ' altro ideale che la redenzione di uno spirito malato e corrotto . - Non vi riescirà , non vi riescirà - egli esclamò , in preda a tale un ' agitazione e a una confusione , che gli pareva di non aver parlato lui , ma un altro . - Se questo non mi riesce , io sono perduta , Giovanni - ella soggiunse , cupamente , - Ma perchè , perduta ? - Perduta , perduta ! Questo è l ' ultimo anello che mi lega alla vita : se si spezza , cessa la ragione della mia esistenza . Ebbene , io non posso perdermi , Giovanni , io non posso morire , io sono vecchia , perchè ho vissuto troppo , è vero , ma non ho che trentaquattro anni , e sono troppo pochi per rinunziare , per morire ! Io non voglio rinunziare , io mi abbranco a questa speranza , essa mi deve aiutare a vivere , io voglio amare così , se no , sono perduta e niuno , niuno può desiderare la perdita e la morte di una creatura come me ! - Ma chi , chi volete amare ? - gridò lui , levandosi , volendo fuggire , ma non trovandone la forza . - Voi - esclamò ella , guardandolo con gli occhi sfolgoranti , con le labbra schiuse che mostravano i bianchi denti minuti , che egli aveva adorato . - Me ? me ? E perchè ? - Perchè voi solo ne siete degno - diss ' ella , aprendo le braccia , chinando il capo , con un atto di umiltà . - Clara , io sono uno sciocco , un malato , un infelice , io non merito questo - disse lui , turbatissimo , dando indietro , cercando fuggire . - Voi siete l ' anima più buona e più nobile che io abbia mai incontrata - ella disse , con un accento profondo di amore , che finì di sconvolgere Giovanni . - Clara , voi avrete con me le maggiori delusioni . Io ho sofferto , io sono stanco , sono vecchio , oh quanto più di voi , così piena di vita , di vivacità ! Clara , Clara , se sapeste quanto sono vecchio , e quanto sono stanco , non dareste al mio cuore questa tortura , questa nostalgia .... L ' ultima parola era così imprudente ! Superbamente , realizzando il suo invincibile bisogno di espiazione , ebbra di sacrificio , folle di sacrificio , ella gridò : - Che importa ? Fosse anche così , così mi piacete : fosse anche peggio , voglio amarvi così ! - È un inutile amore , Clara - egli replicò , tristissimamente . - Perchè , inutile ? L ' amore non è mai inutile ! - Inutile , lo vedrete , Clara : io non debbo ingannarvi . Io non vi amo . - Lo so : non importa - diss ' ella , crollando orgogliosamente le spalle . - Ciò che è fuggito , non ritorna più . Io non posso amarvi di nuovo . - Non importa - replicò ancora lei , giunta al culmine della superbia e dell ' umiltà sentimentale . - Clara , Clara , questo è un romanzo : io non ho le forze morali per seguirvi in questo romanzo . - Non importa : camminerò sola . Il mio cuore è saldo , quando l ' amore lo regge . - Oh Clara mia , mia amica buona , voi v ' illudete , voi non mi amate punto , voi siete in preda a un accesso di infinita bontà , voi v ' ingannate , sul vostro cuore ! - Io vi adoro - ella disse , semplicemente , sorridendo . - Non è vero . - Provate - ella soggiunse , subito , con una tal luce nello sguardo , con un tal sorriso di offerta sulle labbra , che il poveretto vacillò . - Sentite , Clara , io sono il più saggio , fra i due , e invece vi sembro il più scortese e il più crudele . Clara , restiamo amici , non tentiamo la Provvidenza , non prepariamoci un avvenire di amarissime delusioni . Guai , se vi credessi ! - Mi crederete - e sorrise , fiduciosissima di sè e dell ' amore . - Io non vi vedrò più ! - gridò lui , sentendo sfuggirgli l ' estremo suo lembo di coraggio . - Perchè , Giovanni ? Non mi amate , è vero : ma non è una dolce consuetudine di vedermi , per voi ? - Sì , sì , purtroppo .... - Non mi amate , lo so : ma non sono io , la donna che più avete amata ? Non sono io la donna con cui più avete desiderato di vivere , la sola con cui abbiate desiderato di vivere ! - La sola , la sola ! - Ebbene ? perchè mi dovreste fuggire ? Dite che siete stanco , ammalato , vecchio , e che non mi potete amare ? Quale pericolo correte , dunque ? Voi avete la gran sicurezza ; che temete ? - Nulla .... infatti .... ma dovrò fuggirvi . - No . Restiamo amici , voi volete così ? Restiamoci . Solamente , solamente io non sarò amica , ma innamorata di voi . - Clara , sarebbe una condizione insopportabile ! - Io sola , la debbo sopportare ! Che fa , a voi ? Vi amerò così quietamente , così segretamente , che quasi quasi non ve ne accorgerete neppure . Sarete buono con me , ecco tutto : mentre io fui così cattiva ! - Voi , non siete fatta per questo orribile stato di animo , che è l ' amore non corrisposto . Voi siete stata sempre una vittoriosa .... - Lasciatemi provare la dolcezza di esser vinta - disse ella tenerissimamente . - Voi finirete per odiarmi , Clara , io lo so ! - e fece un atto di disperazione . - Ma perchè combattete questa lotta inutile e inefficace , Giovanni , contro me , contro voi stesso ? Perchè mi negate il permesso di volervi bene , quando ciò non vi costa nulla e quando ciò può anche piacervi ? Perchè rinunziate , quando non vi si domanda altro che di lasciarvi amare , Giovanni ? Che vi fa ? Perchè dite di no , quando nessuno vi chiede di dir sì ? Lasciatevi amare , lasciatevi amare , è una cosa tanto confortante , tanto consolante , credetelo ! Egli non le rispose nulla . - Vedrete , amico mio , vedrete che questo mio amore , mentre sarà il segreto della mia esistenza , non turberà la vostra . Fidate in me . Io vi saprò amare così bene , che non ne avrete nè preoccupazione , nè noia . Verrete a vedermi , quando vorrete . Io non vi darò le mie ore : vi aspetterò , sempre . Sarò profondamente felice , quando vorrete darmi qualche ora del vostro tempo : e se non vi vedrò , ebbene , non uscirà un lamento dalla mia bocca . Vi scriverò . Mi permetterete di scrivervi , è vero ? Le lettere sono uno sfogo così dolce a chi ama : e non turbano colui che non ama . Giovanni , Giovanni , lasciate che io vi ami , non mi togliete questo amore , se vi sono stata cara una volta . E pian piano , dalla sedia in cui era seduta dirimpetto , gli scivolò inginocchiata , innanzi , levando il volto trasfigurato verso Giovanni Serra . Egli la sollevò , nelle sue braccia , dicendole forte , violentemente come se volesse convincerne sè stesso , mentre la stringeva a sè : - Io non ti amo .... non ti amo ! - Ne sei certo ? - ella chiese , misteriosamente , con la testa sul suo petto , col volto proteso a lui . - Non lo so - balbettò il poveretto , in un impulso di luminosa verità . E la baciò , sulle labbra . Tutta la virtù di quel cuore d ' uomo , in quel bacio , cadde . IV . Infelicissimo amore ! Immediatamente Giovanni Serra provò il confuso avvilimento della sua caduta e Clara la delusione della sua prepotenza sentimentale . Passata l ' ebbrezza singolare e pur triste della grande serata , ella si trovò di fronte a Serra , nella condizione tormentosa e misera , di una donna che ama troppo , che vuole amar troppo e che , sovra tutto , pensa e dice di amar troppo , mentre non è riamata abbastanza . Infelicissimo amore ! Giacchè nello speranzoso e baldanzoso animo di Clara , restituito ai consueti trionfi della sua beltà e della sua grazia , tolto dal fittizio ambiente di umiliazione morale , in cui ella si era collocata con amara voluttà di punizione , rimesso nella posizione solita ed orgogliosa di una donna che ha conquistato un uomo o che lo ha riconquistato , in questo animo in cui gli impeti della immaginazione erano il fondamento della passione e dove la vanità si nascondeva sotto le forme più semplici , in questo animo tramontò subito quel purissimo e inaccessibile ideale di un amore che volontariamente rinunzia alla corrispondenza , di un amore che volontariamente invoca di esser dolore e di essere espiazione . L ' imperioso cuore che si voleva dare in un immenso sacrificio , privo di premio , ritirò subito la sua offerta , quando negli occhi smarriti di Giovanni Serra vide la follia dell ' amore , quando egli si curvò a baciare quelle labbra col trasporto di un uomo che non ha mai finito di amare , che ricomincia ad amare , con la forza di dieci anni di ricordi , accumulata e repressa . Clara passò la notte seguente nella veglia deliziosa , e indescrivibilmente deliziosa di chi ha trovato , nell ' amore , quello che cercava , il gran segreto che tutte le anime sentimentali e passionali cercano : un amore eguale al proprio , la corrispondenza perfetta e l ' armonia sublime . La vita , infine , aveva dato , con dieci anni di ritardo , è vero , ma con più potenza di concentramento , alla donna innamorata dell ' amore , ciò che ella non aveva mai provato , ciò che pochi uomini e poche donne provano sulla terra : un amore schietto e profondo , così sentito e così corrisposto . Immensa delusione : e infelicissimo amore ! Poichè , quando ella rivide Giovanni e guardò nei suoi occhi , ella vi scorse un imbarazzo mortale , una tristezza mortale , come ne nascono nelle pure coscienze di coloro che caddero per una inesplicabile debolezza della volontà . Clara credeva , era certa di vedersi apparire innanzi un uomo felice , ringiovanito , ridato alla forza vincitrice degli ostacoli e ridato agli entusiasmi dell ' età più bella : e invece , Giovanni aveva l ' aspetto di un uomo che ha errato e che sente amaramente tutto il peso del suo errore . Clara era lieta e dolce , aveva rialzato i suoi capelli in un grosso nodo attraversato dagli spilloni di tartaruga , come dieci anni prima , aveva un vestito chiaro e gaio : e Giovanni la guardava , con certi occhi distratti e stupiti , dove , ogni tanto , si abbassava il velo di una malinconia intensa , dove , ogni tanto , passava la nuvola dello sgomento . - Come siete gioconda , questa sera ! - le disse , come trasognato . - Perchè ti voglio tanto bene - ella gli rispose , dolcissimamente , prendendogli le mani . Egli si turbò sempre più . - Non parliamo di questo , Clara . - Perchè ? Non mi credi ? Non mi credi ? Egli tacque . Non le credeva , infatti . Ella intese perfettamente questa sfiducia . - Che debbo fare , perchè tu creda ? - Nulla , Clara : non fare nulla . Io sono uno sventurato . - E perchè ? Non ti voglio bene , io , malgrado la tua incredulità ? Non mi vuoi bene , tu ? - Io ! - gridò lui . - No , no , non ti amo ! - E che mi hai detto ieri sera , allora ? Hai mentito ? Sei diventato bugiardo , ora ? Non eri bugiardo , prima . Giovanni Serra non rispose . Era così pallido , così disfatto ed evitava tanto di guardarla ! - Amore mio , amore mio - ella riprese , tenerissimamente , carezzandogli una mano - non tormentarti , te ne prego . Non ti dico nulla , non ti domando nulla : la mia voce e le mie parole ti agitano , lo vedo . Lascia ch ' io stia vicino a te , così , in silenzio . Era , difatti , seduta accanto a lui , sul divano , e gli aveva passato un braccio sotto il braccio ; aveva appoggiata lievemente la testa sulla sua spalla . Un lungo silenzio : ma ella , a occhi bassi , sentiva che il respiro di Giovanni diventava affannoso . Allora , pian piano , levò gli occhi , lo guardò , gli mormorò : - Mi vuoi bene ? Una così grande espressione di dolore , negli occhi di quell ' uomo ! Ella tacque , ancora un poco , legata a lui , cheta , respirando appena : poi le parve che egli le sfiorasse con le labbra i capelli : - Mi vuoi bene , amore ? - chiese , sorridendo nel fondo del cuore . Giovanni sospirò profondamente e rispose : - No . Attraversata da un impeto d ' ira , ella si staccò bruscamente da lui , si levò , esclamando : - Sei cattivo e scortese . Una scena dolorosa avvenne fra loro , dove tutta la violenza e tutta la natural tenerezza del cuore di Clara - tenerezza repressa nel periodo d ' isolamento in cui era stata - sgorgarono in parole precipitose , ardenti , innamorate e pure ingiurianti : e dove tutta la mitezza e tutto il profondo scetticismo di Giovanni si manifestarono , più dolci e più freddi , pieni delle grandi timidità di chi , avendo amato invano per tanto tempo , ha oramai una paura invincibile di amare . Due o tre volte , durante questa penosissima scena , ella lo offese in un modo crudele , poichè era avvezza a calpestare i cuori che adorava , per poi adorarli più profondamente , dopo ; ed egli sentì l ' offesa , con un amaro piacere , giacchè essa lo autorizzava non a reagire , ma ad andarsene , per non ritornare mai più . Questo , questo , era il suo intimo desiderio , innanzi a quella donna che lo affascinava e che lo terrorizzava coi tumulti strani della sua fantasia , con le singolarità di un temperamento fuggevole e pericoloso , con l ' impensato di un ' anima , nella quale la inconscienza assumeva degli aspetti terribili e dolcissimi . Nel momento in cui ella più gravemente lo ingiuriò , egli pensò che era giunta la salvazione per lui , se partiva . Ma quando ella lo vide arrivato alla soglia , quando intese che lo perdeva , così , miseramente , irrimediabilmente , lo chiamò con una voce così spezzata dal pianto , che egli si volse , venne a lei . Clara piangeva , Piangeva ! Mai l ' aveva vista piangere , Credeva che non potesse piangere , tanto il gran riso clamoroso , e il riso breve , e il sorriso , e il sogghigno le eran particolari . Clara piangeva , soffocando dai singhiozzi , con un lamento che le usciva dalle labbra , continuo . Il cuore di quell ' uomo buono s ' infranse , ed egli intese sul suo petto quel povero corpo femminile scosso dai singulti , ed essa intese da quella voce tremante e fievole la parola d ' amore , strappata dall ' essenza di quell ' anima , dolorosamente . Tali furono , sempre , le amarissime vittorie di Clara ; e procedendo oltre , il combattimento fu diversamente aspro , con forze maggiori o minori dall ' una parte e dall ' altra , ma concedenti sempre il più triste dei trionfi al soldato più energico e più ardente , più abituato alla guerra dell ' amore , più multiplo nelle sue risorse di attacco e di difesa . Giacchè appena Giovanni Serra si allontanava da Clara , dalla sua casa , dal cerchio magico in cui ella lo rinserrava , rinasceva in lui il desiderio della fuga ultima , della liberazione . Quando ella non era presente ed egli non ne vedeva le grazie delicate , e la novissima incantatrice dolcezza , e tutta la seduzione muliebre potente , Clara gli appariva come l ' aveva sempre considerata , da dieci anni : una donna attraente , perfida e fallace , a cui egli aveva gittato inutilmente il suo cuore e per la quale aveva perduto ogni fede in sè stesso e nella vita . La figura di una creatura quasi mostruosa , senza pietà femminile , senza alito di sentimento nell ' anima , senza coscienza pel bene , come pel male , formatasi in dieci anni nel suo spirito , lo signoreggiava , di nuovo , con novello impulso di ribrezzo , di orrore . Mutata , forse ? Forse . Ella era capace di tutto , anche di vestire l ' aspetto della maggior tenerezza della maggiore nobiltà spirituale , e di essere , forse , tenera e nobile veramente , per un certo tempo per ordine della propria volontà , sino a che la natura sopita si risvegliasse , e l ' onda della perfidia e della menzogna trasportasse via il bel sogno di bontà e di dolcezza . Mutata ? E che , perciò ? Anch ' egli s ' era mutato purtroppo , e dove la lava incandescente della passione aveva gorgogliato , schiumando , del fuoco , si stendeva il lapillo grigio e freddo delle devastazioni vulcaniche : dove aveva vissuto la fede nell ' anima umana e nella sua purezza , vi era il gelo di un dubbio tranquillo e non più torturante : dove avevano balzato di gioia e di voluttà gli entusiasmi giovanili , vi era l ' inazione e l ' aridità . La lealtà , il rispetto , la bontà virile rimanevano intatte in quell ' uomo che aveva avuto in dono , nella giovinezza , le qualità più nobili dello spirito : ma ciò che restava , non bastava all ' amore . Una parte di quel cuore , era veramente finita . E tutta la sensibilità che ancor viveva in lui , fremeva di sgomento all ' idea di essere stato ripreso da quel fascino ; non si sentiva più la forza morale per quelle lotte e il risultato non gli sembrava più la sua grande ambizione . Così , di lontano , egli formava sempre il disegno di non vedere mai più Clara . Ella gli scriveva delle lettere lunghe e bizzarre , con un ' incoerenza sentimentale che sarebbe stata molto interessante e molto seducente per un uomo più giovane e più vivace , meno provato dai dolori della vita , ma che gli produceva un senso di ripulsa , di maggior distacco : non rispondeva alle lettere . Ella gli mandava degli appuntamenti ; Giovanni vi mancava , due o tre volte . Perchè , alla quarta volta , egli non resisteva più e vi andava , riluttante , pieno di tutte le incertezze ? Egli non se lo spiegava : e nella sua timida immaginazione , il fascino di Clara assumeva un aspetto onnipossente ; Giovanni aveva bisogno di credere a un potere ascoso , rarissimo , unico , per spiegare la mollezza della sua volontà . Perchè , tante volte , quando egli andava da lei , ben deciso , ben risoluto , a dichiararle che quell ' amore così povero di gioie , così dubbio , così squilibrato non aveva ragione di essere e di durare , perchè Giovanni , innanzi al bel volto tranquillo e sorridente di Clara , a quelle mani che gli si tendevano affettuosamente , al suono di quella voce che ella rendeva così insinuante , per lui , perchè egli non diceva più niente , lasciandosi andare alla corrente di quel sentimento , illuso per un poco , credendo di essere amato , credendo di amare ? Perchè , nelle loro grandi scene , scoppiate improvvisamente , egli aveva provato a proclamare la sua libertà , la sua indifferenza , sempre più duramente , meravigliandosi anzi talvolta della propria durezza , ed era riescito soltanto ad esasperare Clara ; ma non aveva svincolato il proprio cuore ? Perchè , mentre egli era dei due quello che meno pensava d ' amare , che meno diceva d ' amare , che non scriveva , che rinunziava ai convegni , perchè , poi , era lui quello che più cedeva , che più si dava , che più rientrava in servitù , con ritorni di affetto che costituivano le pochissime soavità di quell ' amore ? Perchè , una volta , quando stettero quindici giorni senza vedersi ed ella continuava a scrivergli , egli non ebbe la forza di non aprire , come aveva dichiarato , le sue lettere ? E una sera , ella passava , sola , triste , pallida , per una via , rientrando nella sua casa deserta con aspetto di tale abbattimento ed infelicità , che Giovanni , vedendola innanzi a sè , non visto da lei , provò uno schianto indicibile . Ritornò a lei , subito , senza che lo avesse chiamato : e Clara stessa si stupì di questo ritorno inatteso , mentre il suo cuore si era immerso già nell ' amarezza dell ' abbandono . E ingenuamente , puerilmente , Giovanni non sapendo come spiegarsi la sua debolezza e la sua disfatta , pensava a qualche cosa d ' insolitamente affascinante , e diceva , come un bimbo : - È una strega . Ma per colei che misteriosamente lo riconduceva a sè , ogni volta , questi trionfi erano un tossico . Fermentavano dentro il suo spirito indomito le ribellioni più profonde contro questo stato di lotta che avviliva l ' idea ch ' ella si era fatta di quell ' amore e che la mortificava in tutte le sue vanità muliebri . Ella , infine , lo amava , è vero , come poteva e come sapeva , con un senso immensamente egoistico che aveva sempre dominato in quell ' anima : lo amava , perchè le faceva piacere di amare , perchè il suo stato migliore era l ' amore , perchè ella non sentiva la vita che quando era innamorata : l ' amava perchè così aveva voluto ed ora la sua volontà era più forte di lei . Ciò che la sconvolgeva , era di non sentirsi amata abbastanza , mentre ella sapeva di dare a Giovanni il meglio che restava di lei : ciò che la esasperava , era questa battaglia quotidiana che ella sosteneva , per conservare , se non l ' amore , la larva di amore che le portava quest ' uomo : ciò che la faceva delirare di collera , segretamente , era di avere ancora sbagliato , anche in quest ' ultima volta e di non potere in nessun modo metter rimedio al suo errore . Per il passato , coloro che l ' avevano amata , erano stati tipi soliti , comuni , non più buoni e non più cattivi di qualunque altro uomo , in modo che il mondo psicologico di Clara non aveva avuto sviluppo che nelle ombre della sua anima , assai più grande e assai più complessa di quelle che ella aveva avuto ai suoi piedi . Ella aveva sofferto per loro , non già per le complicazioni sentimentali , ma perchè questi due o tre erano esseri limitati , non meschini , ma limitati , a cui ella aveva creato una luminosa e inesistente aureola . Aveva sofferto di non essere amata abbastanza , disprezzando coloro cui mancava la potenza spirituale , rimpiangendo sempre Giovanni , Giovanni , ch ' ella aveva disdegnato e di cui si rammentava la violenza giovanile di passione : e lentamente , nella sua coscienza , si era formato il criterio che solo Giovanni l ' avesse amata e che solo lui , così profondo , così intimo , così squisito , avrebbe potuto amarla come ella desiderava . Gli altri , erano , infine , poveri diavoli , ai quali ella aveva dato il manto di porpora della sua immaginazione e uno scettro d ' oro , sotto cui ella medesima si era curvata ; ma l ' anima bella per sè , grande per sè , unica nella tenerezza come unica nella passione , era quella di Giovanni . Ella aveva creduto a una fatalità del destino quando , finendo la sua giovinezza , prima del tramonto , s ' erano incontrati nuovamente ed egli le aveva parlato dell ' amore passato . E in lei si erano dileguate le profonde stanchezze , mentre più vivo , più forte rinasceva il desiderio di amare eccezionalmente , di essere eccezionalmente amata . Ella si rammentava un Giovanni Serra tutto pieno di un ingenuo e vibrante ardor giovanile , che faceva dell ' amore non un breve episodio , come tutti gli altri , ma il grande affare dei suoi giorni e delle sue notti , che dava all ' amore un tesoro di intima mestizia e di gioie delicate , che portava l ' immagine dell ' amata come la sola visione degna della sua fantasia , e che ne pronunziava il nome con una emozione vivissima e candidamente mal repressa . Aveva creduto , quando egli le narrava i suoi dolori passati con sì grande senso di amarezza , che egli fosse sempre il medesimo : e che era giusto e umano l ' amarlo ; e che era una voluttà dolorosa l ' amarlo senza conforto ; e che , infine , infine , egli l ' amasse ancora , malgrado i tentativi di fuga , malgrado i dinieghi , malgrado i terrori che gli si dipingevano sul volto , malgrado che egli restasse freddo e confuso , nelle ore più calde , in cui ella più si abbandonava a questa estrema passione . E dall ' antico concetto e dal novissimo errore suo , ella traeva un veleno interno di delusione , un seguito di sconfitte inavvertite da lui , ma di cui ella provava il colpo nel fondo dell ' anima , un ricadere continuamente sulle proprie speranze e un soffrire per tutte le parti , dall ' amore all ' amor proprio , dalla delicatezza all ' orgoglio , dalla sensibilità femminile bonaria alla sensibilità femminile maligna . Come si torturava ella , per un ritardo di un ' ora , per una parola detta con troppa disinvoltura , per un voi apparso improvvisamente nel più intimo discorso : e il suo umore si cangiava , per la sottile ferita ricevuta , ed egli , che non sapeva di aver ferito , si stupiva del cangiamento , e arretrandosi , pallido , come se avesse visto un fantasma , le diceva la tetra e monotona frase : - Voi siete sempre la stessa . Sì , Clara era sempre la stessa , con un carattere mobile e pure ostinato , con una energia breve e caduca , con un disprezzo intimo e cordiale di sè , con un egoismo a cui dava le forme nobili dell ' amore , con un desiderio di vivere e di godere che non si saziava mai ; e su tutto questo fondo stravagante , e spesso perfido , e spesso capace dei più alti sagrificii , il ricordo di una vita vissuta mediocremente , il ricordo di sciocchi errori e di delusioni meschine . Era sempre la stessa , lei , ma da tutti i pianti versati nella solitudine della sua casa , da tutte le angoscie soffocate sotto la sua maschera di donna mondana , da quell ' abbandono in cui aveva passato un anno , le era venuta innanzi alla mente la grande verità , che tutti i calcoli dell ' egoismo sono sempre sbagliati , e che bisogna vivere per gli altri , per poter essere felici . Non era fatta per questo , la sua natura capricciosa ed esaltata : ma la sua volontà le imponeva di assuefarsi alla più semplice verità umana , che è la felicità altrui : ed ella giungeva con uno sforzo supremo là dove altre creature arrivano naturalmente e la sua bontà calma , la sua dolcezza ragionata , la sua serenità esteriore avevano , forse , maggior merito , poichè ella affogava in esse tutto il clamore di un ' anima ribelle . Soffriva profondamente , perchè non era amata abbastanza , perchè non era neppure certa di essere amata : dentro le vene ardeva il sangue per collere improvvise : cento volte ella sentiva la tentazione di scacciare Giovanni da sè , di non vederlo mai più . Ma il pensiero che egli , veramente , la credesse ancora una perfida femmina , capace del male per la voluttà del male , ma l ' idea di desolare ancora Giovanni , con una catastrofe spirituale , tale che per sempre ne restasse violata la sua memoria , la rigettavano nell ' amore e nel sacrificio . E più il suo spirito spasimava per la battaglia che sosteneva , più ella prodigava a Giovanni Serra i tesori della più squisita affezione . Egli , talvolta , ne restava avvilito . Ora , non le diceva più di non crederle ; nè , d ' altra parte , la fiducia nasceva in lui , bensì uno stupore malinconico . Quando ella gli dava qualche novella pruova , non chiesta , di amore , egli restava confuso e rammaricato : - Io non merito questo , Clara . Tu esageri sempre : e che sarà il nostro avvenire , così ? - Io ti amerò sempre egualmente - diceva ella , esaltata . - Quante volte l ' hai detta la parola sempre ? - Ah tu sei crudele ! - esclamava lei , abbassando il capo per nascondere il suo pallore . Sì , quell ' onest ' uomo , quell ' uomo onesto e buono era spesso crudele , con lei . Non s ' accorgeva di colpirla , così duramente : o non la credeva sensibile : o credeva che fosse necessario di colpirla , per guarirla da questo morbo spirituale che la teneva . Certi giorni , dopo un ' assenza di una settimana , le appariva innanzi quietissimo , avendo l ' aria di non vedere che ella era disfatta dall ' attesa , non dando nessuna scusa alla sua mancanza . Un dialogo freddo si stabiliva fra loro due : le labbra di lei fremevano leggiermente , perchè reprimevano lo sdegno : egli non capiva ciò e dopo un ' ora trascorsa , così , in uno strazio fine e pur terribile , egli si levava per andarsene : - Vieni domani ? - ella diceva , a occhi bassi , pallida come uno spettro , - Non so . - Dopodomani , allora ? - Non ti saprei dire : ho delle faccende noiose da sbrigare . - Ah ! - diceva lei , senz ' altro , sentendosi morire . - Ti scriverò , quando posso venire . - Va bene . E lentamente lo seguiva , mentre si avviava alla porta : gli porgeva una mano gelida ed immota . Talvolta , egli le chiedeva : - Che hai ? - Nulla - ella rispondeva con voce così mutata che egli avrebbe dovuto capire . Ma , temendo una scena , egli se ne andava , senz ' altro . Come ella correva nella sua stanza , gittandosi sul letto , mordendo i cuscini , ingiuriando la freddezza di Giovanni , imprecando alla propria viltà , esalando tutta l ' ira della sua delusione , soffocando le grida del suo cuore che insorgeva contro un dolore così atroce ! La crisi durava una notte intiera : ella si addormentava all ' alba , con gli occhi rossi di lacrime , con il petto ancora esalante sospiri . Egli non sapeva nulla di ciò . Ella temeva che Giovanni la fuggisse per sempre , se diventava troppo insistente e troppo noiosa . L ' altiera donna era giunta a credersi una seccatrice . Pure , qualche sera , quando più l ' onesto e buon ' uomo era stato crudele , ella sentiva cadere le forze della sua rassegnazione . Allora gli appariva infelice , così accasciata , così perduta in un abisso di delusioni , che l ' oscuro mistero della sua tenerezza per Clara , si svelava . Una volta , egli era andato via . Appena fuori , sulle scale , egli intese , dietro la porta ancora chiusa , un tale scoppio di singhiozzi che tornò indietro , bussò e la trovò smarrita , incapace di affogare i suoi lamenti , incapace di dominarsi più . Qual notte ! Egli le parlava ed ella , perduta in un oceano di amarezza , non gli rispondeva , mentre , come se fosse sola , si raccomandava alla Madonna ed ai santi , perchè la liberassero da quelle torture . Egli le prendeva le mani , ma ella le ritraeva , come inorridita , convulsa , per rivolgerle al cielo , per chiedere la pace , la pace , niente altro : egli cercava di abbracciarla , ma quel corpo fremente gli sfuggiva ; essa passava da un divano all ' altro , camminava al buio , per le altre stanze , parlando sola , gemendo , tutto il suo male , gemendo di dover amare così , gemendo di essere così poco amata . Notte fatale , invero : giacchè fu allora soltanto ch ' egli capì tutta la gravità del loro caso : giacchè fu in quella scena di lacrime , di convulsioni , in cui ella pareva avesse dimenticata persino la sua presenza , che egli le parlò , per una volta , come dieci anni prima , come un innamorato , come un amante . Egli s ' inginocchiò innanzi a lei e le chiese perdono della sua condotta , e la pregò che avesse pietà di lui ; la scongiurò di credergli , quando le diceva che nessun essere le era devoto come il suo , e di compatirlo se egli non sapeva amarla , se egli non sapeva ritrovare in un ' anima stanca , malata , vecchia , gli accenti e gli entusiasmi dell ' amore ; che per quanto egli poteva amare , l ' amava ; che era poco , sì , era poco , per una donna appassionata come lei ; che ella meritava un miglior innamorato , un miglior amante ; ma che lui non poteva amar meglio , ma che egli le aveva dato tutto , dieci anni prima , e che quella devastazione era opera sua . Mentre ella , sfinita , esausta , si passava ancora sugli occhi aridi il fazzoletto bagnato di lacrime , Giovanni , ai suoi piedi , le narrava ancora la sua miseria sentimentale presente , la sua morbosa sensibilità che aveva paura dell ' amore , la sua impotenza spirituale , tutta la rovina irreparabile che gli impediva di esser per lei il perfetto innamorato , il perfetto amante . Alle sue ginocchia , in una evocazione straziante , di quello che era stato il suo passato d ' amore e nello strazio della presente realtà , egli versò poche , cocenti lacrime , le più dolorose che avesse versate mai . Smorta , con gli occhi spalancati su lui , reggendosi la testa con le mani , ella che aveva gridato tutta la sua desolazione , udiva ora le parole di una ben diversa miseria , di un disfacimento umano assai più tragico del suo ; e mentre l ' alba faceva il cielo di un freddissimo biancoverdino , i due amanti si guardarono , presi da una pietà immensa , per sè stessi , e sentendo che nessuno dei due poteva consolare , giammai , giammai l ' altro . Ella , folle oramai di sacrificio , fu dimentica di sè , e si rassegnò a una forma qualsiasi dell ' amore , purchè Giovanni non l ' abbandonasse . Rinunziava alla passione , chiudendo gli occhi : ella che adorava solo la passione ! L ' amasse Giovanni , come voleva , come poteva , quando voleva : purchè quel residuo di tenerezza fosse suo ! Oramai ella diventava simile ai malati che , giorno per giorno , vanno rinunziando alle dolcezze che godono i sani e fanno un ragionamento malinconico a ogni rinunzia . Diceva , ella : - Tu , che non mi scrivi mai .... E se egli annuiva , ella frenava il suo spasimo . Giovanni , un tempo , le aveva troppo scritto : adesso non ne aveva più la forza . Altre volte diceva : - Tu non vieni ; è vero , domani sera ? Ed era perchè soffriva troppo , a udirlo dire da lui che non sarebbe venuto . Parlando dell ' amore , ella soggiungeva , con un debole sorriso : - Tu che mi vuoi bene così poco .... E lo sogguardava , ansiosamente , per osservare anche l ' espressione più fugace . Egli sorrideva , acconsentendo al fatto di amarla poco : Clara indietreggiava , disperata internamente della pruova . Qualche volta , bonariamente , ella gli tendeva un tranello : - Perchè mi ami così poco ? Io ti voglio troppo bene . - Perchè non posso di più . - Non puoi , non puoi ? Tenta . - Oh no ! - esclamava , con un tono di stanchezza , di sfiducia , di paura . - Io ti amo troppo - ella diceva , affogando di dolore , ma non mostrandolo . - È ciò che mi trafigge . Io sono un indegno , Clara . - E se non ti amassi più ? Giovanni impallidiva e taceva . Quel pallore , la rincorava . - Se non ti amassi più , di ' ? - Mi rassegnerei malinconicamente . Sono stato un grande sventurato , sempre . - Ti rassegneresti ? - e fremeva , ella . - Mi rassegnerei . - Mi riesce impossibile di non amarti , Giovanni ! - ella esclamava . - Se tu volessi , ti sarebbe facile . Credimi , non ti ho meritata prima : non ti merito adesso . Era destino ! - Parliamo d ' altro - diceva lei , brevemente , vinta . Ma si rinnovava ogni giorno , ogni sera , il duello , sopra una ben semplice frase così cara a tutti gli amanti . Quando ella era di umore più lieto , gli diceva : - Già , non ti domando se mi vuoi bene . Sarebbe inutile . - Sarebbe inutile - mormorava lui , sorridendo , cercando di scherzare . - Non mi ami affatto ? - e la voce lievemente le tremava . - Affatto . Clara taceva , incapace di scherzare più . - Che hai ? - chiedeva Giovanni . - Nulla . - Nulla ? Ti ho rattristata ? - Un poco . - Sono un infelice - diceva Giovanni , così schiettamente addolorato , che Clara non osava proseguire la discussione . Ma , talvolta , la domanda era diretta : - Mi vuoi bene ? E se lui era tranquillo , senza fremiti nella sua sensibilità , le rispondeva : - Tu lo sai . - Non so nulla . Ripeti un poco , - Quante volte lo vuoi sentire , Clara ! - Gli è che non lo dici mai , mai , mai ! - A che serve ? - Mi serve : mi serve immensamente . Te ne prego , Giovanni , Giovanni mio , mio amore , dimmi se mi vuoi bene ! - Ti voglio bene - diceva lui , a occhi bassi , quasi per forza . - Quanto ? - Quanto posso . - E poco , è vero , è poco ? - Perchè mi ricordi che sono un poverello , in fatto di amore ? Perchè mi rinfacci la mia miseria ? Perchè mi rimproveri se non ho più lena , se non ho più una scintilla di entusiasmo ? Clara , Clara , tu mi uccidi , così ! - Perdonami - diceva lei , scivolandogli inginocchiata innanzi , con un moto che le era familiare . - Io non debbo vederti più - diceva lui , come se parlasse a sè stesso . Oppure , la frase cara agli amanti riappariva in altri modi tormentosi . Talvolta , dopo un lungo silenzio , vagamente , distrattamente , come per un moto delle labbra , ella chiedeva : - Mi vuoi bene ? Giovanni non rispondeva . Immediatamente , ella diventava trepida e ansante : - Giovanni , mi vuoi bene ? Allora egli usciva dalle sue riflessioni e vagamente , distrattamente , diceva : - No . - Giovanni ? - Clara ! - Hai detto che non mi ami ? - L ' ho detto . - Ed è vero ? - È vero . Silenziosamente , ella curvava il capo , e le lacrime le discendevano sulle guancie . Giovanni la guardava , desolato : poi , le andava vicino , le carezzava una mano , le baciava le guancie bagnate di lacrime . - Ho scherzato - diceva . - Tu non ischerzi mai . - Ho scherzato . Tutto finiva , così : ma le lacrime erano state versate . E infine , sulla frase cara agli amanti , avveniva ancora questo : - Tu non mi chiedi mai , Giovanni , se ti voglio bene ! - Perchè chiedertelo ? - Non ti piace saperlo ? - No , non mi piace . - Ti tormenta , il mio amore ? - Sì , mi tormenta tanto . - Ma perchè , ma perchè ? - Perchè mi hai amato troppo tardi - esclamava lui , per la centesima volta ; - perchè io non sono più il giovanotto appassionato di dieci anni fa , ma un uomo arido e stanco , senza speranze e senza desiderii ! È tardi , è tardi , Clara . - Mai tardi , per l ' amore . - Siamo vecchi , Clara : il nostro sole tramonta . - Dio mi salvi dalla notte - ella mormorava , avvilita , senza più energia . Vi fu un giorno , però , in cui tutte le ombre malinconiche , e le incertezze , e i timori parvero dileguati . Era nella calda estate ed ella era andata ad Albano , sui colli , per fuggire l ' aria soffocante di Roma . Colà , lo aspettava pazientemente , per giornate intiere , ma egli , pur promettendo di venire a trovarla , pur scrivendole , non veniva mai . Per tre o quattro volte ella era andata alla stazione , inutilmente . Una grandissima tristezza adesso opprimeva la donna superba ; giacchè le pesava sulle spalle tutto l ' irreparabile del suo errore sentimentale . Volontariamente ella si era ingolfata in questo amore ; con ostinazione di passione ella ne aveva abbracciata la croce ; la sua fantasia l ' aveva spinta ai più duri sacrificii ; e adesso erano impegnati il suo cuore e il suo onore . Stando sola , nella freschezza dei colli albani , ella approfondiva l ' immensità del suo ultimo fallo e quel verde riposato tutt ' intorno , e quella serenità la crucciavano . Infine , un giorno egli giunse , quasi inaspettato . Era così lieto ! Le disse , subito che non era venuto , ma che aveva sofferto molto , a non venire : che l ' aveva molto amata , nella sua assenza : e le domandò , se ella lo amasse ancora . Così lieto ! Ella diventò lietissima . Andarono , insieme , sotto l ' ombrellino di Clara , a una lunga passeggiata , a braccetto , a traverso i sentieri di campagna , fra i prati fioriti . Clara aveva un vestito di seta leggiera , di un bianco avorio : e un gran cappello di merletto avorio come una cuffia . Pareva molto più giovane e così delicata che egli la chiamò , ridendo : Madame la marquise . Ella era raggiante . Si sedettero sull ' erba , all ' ombra di un elce secolare , famoso in quelle campagne , e le loro anime furono così assolutamente e perfettamente armoniose , in quella solinga e serena campagna , che essi si guardavano e indovinavano l ' un l ' altro i pensieri . Si dispersero , due volte , per la via , ridendo , scherzando , baciandosi , dietro l ' ombrello abbassato di Clara : e Madame la marquise arrossiva finemente di gioia , sotto l ' ombra bianca del suo grande cappello . Non un motto del passato : non un pensiero del domani : non un velo di amarezza , mai . Egli aveva l ' aria di un fanciullo ; strappò dei fiori di campo , odorosissimi , ne fece un gran fascio , lo portarono all ' albergo in trionfo . Là pranzarono soli , soli , in un angolo della stanza da pranzo , guardandosi negli occhi , sorridendosi , toccandosi le mani nel porgersi un bicchiere , un piatto , ebbri di una gioia di vivere che li faceva impallidire di piacere . Andarono sulla terrazza dell ' albergo , soli sempre , tenendosi per mano , tacendo , dicendosi nello sguardo innamorato quelle cose profonde e intime , che l ' amore pensa e non dice . Ogni tanto , ella chiedeva : - Mi vuoi bene ? - Sì - rispondeva lui , semplicemente , senza reticenze . - Quanto ? - Molto . - Io ti adoro - ella concludeva , arrossendo . Alla sera , ella lo ricondusse alla stazione , attaccata al suo braccio , innamoratissima di lui , mentre lui non sapeva staccare lo sguardo da quei cari occhi : si baciarono nella penombra della stazione , senza pensare a chi li guardava . Il treno si mosse , ella restava a guardare e lui si sporgeva dallo sportello , salutando . Ella gli scrisse , nei giorni successivi , otto o dieci lettere , folli : egli non rispose . Aveva giurato di ritornare : non ritornò . Ella ripartì per Roma , prima che la villeggiatura finisse . V . Vestita di bianco , con un leggiero scialletto di crespo bianco sulle spalle , Clara , in quelle ultime lunghe sere di estate , aspettava Giovanni al balcone . Prima , la solinga donna leggeva un poco , si aggirava come un fantasma per la casa deserta ; poi , verso le nove , approssimandosi l ' ora dell ' arrivo , ella esciva sul balcone , interrogando le penombre di via del Babuino . Malgrado che l ' afa di quella fine d ' agosto togliesse la gente alle case soffocanti e la spingesse per le vie , in cerca di un fantastico fresco , via del Babuino era spopolata . È lontana dal centro : ed è via di forestieri , che la popolano solo nell ' inverno . Pochissima gente l ' attraversava ; avanzandosi la sera , non più un viandante . Clara guardava l ' alto della strada , verso piazza di Spagna , donde giungeva sempre Giovanni , quando giungeva : e appena una persona svoltava l ' angolo , essa si piegava sui ferri , cercando distinguere l ' alta figura e il passo un po ' lento , a lei così noti . L ' ora serotina si svolgeva , calda , spesso attraversata da un molle soffio sciroccale ; Giovanni non compariva . Affaticata dallo stare in piedi , ella si sedeva sovra uno sgabello di legno , che era fuori sul balcone ; appoggiava la testa ai ferri , in atto di pazienza e di riposo ; talvolta , un lieve sonno la coglieva ; alle undici e mezzo , che ella sentiva suonare a Santa Maria del Popolo , si levava , rientrava , poichè Giovanni non sarebbe venuto più . Un brivido di freddo la coglieva , in casa : e si accostava alla sua scrivania , per scrivergli un biglietto , una lettera , lagnandosi che egli avesse ancora mancato alla promessa . Ma , sedutasi , si rialzava subito : a che lagnarsi ? Su sette sere della settimana , egli mancava cinque : e la lasciava , così , in una interminabile aspettativa , fuori su quel balcone , in una solitudine e in una malinconia grande , sapendo benissimo che ella lo aspettava ogni sera e che era sola , solissima . Adesso , ella non si lagnava più , giacchè le scene la stancavano e la impaurivano , perduta di energia , precipitata e giacente nella inazione spirituale di chi ha troppo amato inutilmente : e non lamentandosi lei , egli non si scusava neppure e aveva l ' aria di non rammentarsi che ella non esciva , non vedeva nessuno , per lui soltanto . Oramai , Clara non aveva più quelle crisi di violenza , in cui malediceva l ' aridità del cuore di Giovanni e la viltà del proprio cuore che non sapeva infrangere un legame così fittizio e così torturante : ella era in preda a quelle sonnolenti rassegnazioni , che abbattono tutte le persone di carattere impetuoso , dopo un periodo di passione . Sul viso altiero di Clara , dove sempre aveva brillato il sorriso trionfale della donna padrona del proprio destino , ora sedeva l ' espressione stanca e paziente della vittima . Quando Giovanni le riappariva innanzi , ella sorrideva tenuemente , gli si sedeva accanto , ma non troppo vicino , non gli faceva un rimprovero , gli parlava a voce bassa , senza ridere mai . Egli la guardava curiosamente : scrutava tutte le impressioni di quel volto mobile , di quegli occhi vivacissimi , e scorgendovi come disteso un velo d ' inesorabile e quieta tristezza , crollava il capo , senza dire nulla . Egli stesso era profondamente triste . Forse , s ' imponeva di non andare da Clara , più spesso . Forse , per una singolare contraddizione del suo spirito , quell ' aspetto di vittima , quel silenzio , quella mancanza di sorriso , lo tormentavano più di una scena furiosa . Nel settembre , egli partì per Napoli , senz ' avvertirla neanche ; ella gli scrisse , tre o quattro volte , delle lettere pacate , ma senza rampogna ; delle lettere dove tutto il fuoco dell ' anima di Clara parea fosse stato smorzato dalle lacrime . Ritornò , Giovanni , dopo dieci giorni : ed ella non gli fece nessuna interrogazione , fredda e tenera , fredda e triste , fredda e oppressa da una fatica morale che le traluceva , torbidamente , dagli occhi . - Che hai ? Che hai ? - le chiese lui , quel giorno , con ansietà , andando volontariamente incontro a una spiegazione . - Sono stanca - ella disse , chinando gli occhi . - Di me ? Ella esitò , un minuto . Disse : - No . - Finirai per odiarmi , io lo aveva preveduto - egli soggiunse , desolatamente . - E perchè , Giovanni ? Tu non hai nessuna colpa . - E tu neanche , poveretta ! - replicò lui , prendendole le mani . Ella si svincolò , dolcemente e freddamente . - Oh io , sì ! - e un vero accento di convinzione , la dichiarava colpevole di quel malinconico ultimo peccato , pieno di tante delusioni . - La colpa è delle cose , è degli anni , è della fatalità - egli spiegò . - La fatalità è la scusa dei deboli e degli sciocchi - diss ' ella brevemente . - Io ho voluto che questo fosse ; la colpa è mia . - Poveretta , poveretta ! - mormorò lui , con voce di pianto . - Mi sono ingannata , anche questa volta - ella replicò , con una freddezza di ghiaccio . L ' accenno agli amori passati , il primo che ella facesse durante un anno e mezzo di relazione con lui , la comunanza del suo amore con gli altri , nella mente di Clara , gli fece una impressione pessima . - Io non ti ho ingannata - esclamò lui offeso , contristatissimo . - Chi sa ! - ella disse . - Hai creduto di dirmi la verità : ma quando è che l ' hai detta ? - Mai , mai ti ho ingannata ! - Eppure un giorno mi dicevi d ' amarmi e un giorno lo negavi . Quando è che mentivi ? - Mai , mai , Clara ! - Vedi bene che tu stesso ignori la verità . Tu non sai niente ! - So che soffro , ecco tutto . - Anche io , molto , Giovanni , molto . - Non più di me ! - Più di te , più di te , in un modo diverso , con una intensità maggiore e diversa . Niuno ha mai espiato un peccato più immediatamente e più rigorosamente di me , credilo . - Povera Clara , io ti ho portato sfortuna ! - e la più grande tenerezza vibrava in lui . Ma queste gelide consolazioni non arrivavano a riscaldare il cuore della donna . - La fortuna o la sfortuna è in noi - rispose ella , recisamente . - In me , in me ! Sono un essere malaugurato e sventurato . - E perchè ? Non hai amato ? - Troppo presto e troppo male , Clara ! - Non sei stato amato ? - Troppo tardi , troppo tardi . - I tuoi ricordi saranno dolci , nella vecchiaia - ella soggiunse , con una glaciale tenerezza . - Io non giungerò alla vecchiaia degli anni , lo so . - Fortunato te ! Fu l ' unica parola profondamente disperata che le uscì di bocca , in quello strano duetto . Ma , adesso , i loro scarsi e rari colloqui diventavano penosi ; vi aleggiava una tristezza infinita , i loro volti erano distratti e assorbiti , un soffio di gelo chiudeva la coppia amorosa . Amorosa ? Niuna parola d ' amore , più . Ella , a poco a poco , gli scriveva meno . Egli se ne lagnò : - Perchè mi scrivi così poco ? - Ti affliggerei , scrivendoti . - Tu puoi dirmi tutto , lo sai . - Non ho da dirti nulla . Anche quando si vedevano , la conversazione si rallentava fra loro . Prima , Clara si interessava a tutta l ' esistenza di Giovanni lasciandosi narrare le sue noie e le sue soddisfazioni : adesso , ella non lo interrogava più . Se egli voleva dirle qualche cosa , lo ascoltava , ma con gli occhi velati , quasi non intendendo . - La tua anima è lontana , Clara - le disse , una sera . - Non è che malata , tanto malata - ella si lamentò . - Non speri di guarire ? - Sperare di guarire ? Questa guarigione è anche la morte . - La morte è di tutte le anime che hanno amato . - È vero - ella concluse , a capo basso . Adesso , ogni tanto , guardandola , mentre essa lo guardava , gli pareva di vedere delle lacrime negli occhi . Ma esse si dileguavano . Talvolta , ella si alzava dal suo posto , andava verso un balcone , andava nell ' altra stanza : egli indovinava che Clara rasciugava queste poche lacrime : l ' avanzo dei grandi pianti antichi , - Perchè ti viene da piangere , guardandomi ? - le domandò , infine , turbato assai di ciò , intravvedendolo . - Io ? No , non piango . - Perchè me lo nascondi ? Non sono il tuo migliore amico ? - Amico ? Io non ho amici . - Il tuo amante , allora ? - ribattè lui , dopo una esitazione . - Io non ho amanti , Giovanni . - L ' uomo che ti ama ? - Nessuno mi ama . Profondo silenzio . Le lagrime erano inaridite negli occhi di Clara : ma egli vi ritornò sopra amaramente : - Non vuoi dirmi , perchè mi guardi e i tuoi occhi si orlano di lacrime ? Ciò è così triste ! Mi pare che tu pianga un morto . - Sono tanti i modi di morire . Così , in questo ambiente di gelido dolore , di amarezze quiete e infinite , di grandi veli bigi e fitti che li avvolgevano in una nuvola di orrenda e intima malinconia , evitavano di vedersi in casa , dove soffrivano anche più . Non si davano convegno , ma si incontravano randagi pallidi , vagabondi delle vie remote di Roma , camminando accanto senza parlarsi , o scambiando qualche motto insignificante . Una volta andarono al Colosseo ; era un chiarore plenilunare bianchissimo , con un freddo vivido d ' ottobre ; ella era tutt ' avvolta in un mantello col cappuccio . Si sedette , Clara , sovra uno scalino dell ' anfiteatro ; Giovanni , si sedette più giù , vicino a lei , toccandole le ginocchia con la testa . Il grandioso circo era tutto molle e candido , sotto il raggio lunare . Ella fece un atto , e la sua mano si posò , lievissima , sulla testa di Giovanni . Tacevano : la mano restava lì , lieve , fredda , immota . Egli si volse un poco , prese la mano e la baciò sulle dita , appena appena , con una carezza casta , fugace ; la mano ricadde lungo la persona . Si guardarono negli occhi , in quella solitudine , in quella notte chiara , e quello sguardo infinitamente e rassegnatamente desolato fu inteso , da ambedue , per quel che era , per quel che diceva . L ' indomani , nelle ore tarde pomeridiane , si videro al Pincio , dove ella gli aveva dato convegno . Ella era vestita di un abito di seta grigia e aveva una giacchetta di velluto nero ; sul cappellino di velluto nero era una fine veletta nera . Egli pensò , vedendola , a quella sera di Armida , oramai lontana , nelle sensazioni e nelle memorie . Ma si forzò a scacciare ogni debolezza , tanto temeva di sè . Clara camminò un poco accanto a lui : poi guardando gli alberi di villa Borghese , dalla terrazza , gli disse la gran frase : - Dunque , si finisce ? Ah egli si era creduto più forte ! Si sentì vacillare , non potè rispondere . Che avveniva , dunque , in lui , di contradittorio , di bizzarro , che questa soluzione tanto da lui invocata , ora gli faceva orrore ? - Non mi rispondi , Giovanni ? - ed ella alzava , ogni tanto , il manicotto sino alla bocca , come a reprimere un singhiozzo , un grido . - Tu non hai pietà di me , Clara ? - Tu pensi troppo alle tue miserie , e non a quelle altrui ; io non ti chieggo pietà . - Tu sei forte . - Ero forte . - Tu sei forte . - La mia unica forza mi ha abbandonata - ella soggiunse , sempre guardando altrove . - Quale era ? - L ' amore . È finita , Giovanni - ed ebbe un cenno largo , definitivo , verso la campagna . - Non ci vedremo più , dunque ? - - egli chiese , debolissimo , tremante , come un fanciullo disperato . - A che servirebbe ? A maggiori dolori ? - Come amici .... qualche volta ? - Io non ti sono amica , Giovanni : ti ho troppo amato per esserti amica . - Io sono il più sventurato fra gli uomini - egli gridò , gittandosi sovra un banco , non reggendo più . Ella gli sedette accanto : aveva gli occhi bassi , dietro la veletta . - Giovanni , sii buono , non diminuire il mio coraggio . Vedi .... per giungere a questo , la mia anima ha dovuto fare un così lungo viaggio ! Ho detto io , la parola estrema : io ! Che ho innanzi , io ? Sai che esistenza di solitudine , d ' inutili e tardi rimpianti , di pentimenti postumi , di lacrime senza conforto ? Sai che lungo e deserto viaggio io intraprendo , sino alla morte , sola ? - Il più sventurato fra gli uomini ! - gemeva lui , con la faccia fra le mani , come un fanciullo abbandonato . - Eppure .... io , io stessa rinunzio . Tutto è stato inutile , fra noi : il tuo amore , prima ; il mio amore , dopo . - Almeno , almeno , non mi avessi amato ! - esclamò lui , in un ingenuo scoppio di dolore . - Ti ho amato , invece , molto , alla mia maniera , che è certo imperfetta , poichè tutti siamo degli esseri imperfetti . Ti ho amato .... così teneramente , così passionalmente .... ma era tardi , era tardi , era tardi ! - Ma io ti voglio bene , Clara ! - egli balbettò , smarrito , vedendo che ella era per levarsi , per andarsene . - Ne sei certo ? - gli chiese ella , duramente , come nella prima sera del loro amore . - Ne sei certo ? - Non lo so - rispose lui , annientato , ricadendo sul banco . - Addio , Giovanni ! - ella disse , innanzi a lui , pallida come una morta . - Non te ne andare , non mi lasciare ! - e tese le mani per rattenerla . Ella si trattenne in piedi , innanzi a lui . Si vedeva che non aveva la forza di fare un passo . Guardandola disperatamente negli occhi , tenendole una mano , egli la supplicava ancora , confusamente , di non lasciarlo , così , in quell ' ombra ; ed ella non rispondeva , levando il volto , mordendosi le labbra . - Giovanni , perchè vuoi che io resti ? Che ci porterà di nuovo questa sera , o il domani ? Non saremo sempre gli stessi ? Che si muta , per un discorso o per un giorno ? Avevamo strade diverse e ci siamo voluti amare : questo amore è stato il tuo cruccio , allora ; è stato il mio cruccio , adesso . Riprendiamo la via , più stanchi e più delusi di prima : Dio benedica la tua strada ! - Non te ne andare , non te ne andare ! - Addio , Giovanni - e gli toccò la mano , con la mano guantata , allontanandosi subito . Per l ' uomo che singhiozzava , lassù , sul banco del giardino solitario , come per la donna che discendeva alla città , senza vedere il sentiero , poichè le lacrime l ' acciecavano , il sole era tramontato . Intorno ad essi era la grande , lunga , infinita notte dell ' anima . L ' AMANTE SCIOCCA . A Luigi Gualdo . I . Paolo Spada aspettava la sua nuova innamorata , con una vivace curiosità mescolata a una certa tenerezza piena d ' indulgenza e a movimenti improvvisi e insoliti di buon umore . Egli aveva realizzato , finalmente , dopo alcuni anni vissuti fra i tormentosi piaceri di amori inconsciamente complicati , dopo aver adorato delle bizzarre e inquietanti creature che eran tali , naturalmente , o che si affrettavano a diventare bizzarre e inquietanti al suo contatto , dopo essere stato adorato nelle forme più turbolenti , più folli e più tetre dalle medesime creature , finalmente , egli aveva realizzato un suo antico desiderio : desiderio fluttuante sempre in quell ' anima , ora sommersa in fondo al naufragio di qualche stravagante passione , ora galleggiante sul mare cheto che segue le tempeste , il desiderio , cioè , di amare una donna semplice e di esserne amato . Anzi , nei suoi momenti di accasciamento passionale , quando il più perfido ingranaggio psicologico e le mistificazioni dei sensi avevano esaltato i suoi nervi e il suo cuore , quando più egli aveva provato le stanchezze supreme e le nausee profonde di qualche amore complesso , impreciso ed enigmatico , egli non diceva di desiderare una donna semplice , diceva : una donna stupida . Era tale la sua ribellione a nuove avventure d ' amore dove il cuore e la persona avessero dei misteri da rivelare , delle ombre da indagare , che egli arrivava alla volgarità di certi uomini comuni , i quali vantano , per aver inteso vantare ad altri , l ' amore umile delle donne che non conoscono l ' ortografia . Paolo Spada , l ' artista squisito , narratore di storie sentimentali e crudeli , cesellatore , di versi ora sonori , ora dolenti , sempre alti , sempre nobilissimi , rassomigliava , in queste sue rivolte , a un qualunque farmacista di provincia , che dica il suo avviso sull ' amore e sulle donne , a tre o quattro amici , al lume azzurro di un boccale illuminato . E , certo , egli l ' aveva cercata , spesso , questa donna semplice , anzi questa donna stupida , per ripetere il suo sincero e brutale aggettivo : e due o tre volte egli aveva creduto di trovarla e aveva avuto dei sussulti di gioia , un senso generale di pace nel suo spirito , come un addormentamento di tutti i sottili dolori che stridevano sui suoi nervi . Era stato deluso , sempre : giacchè nella semplicità apparente e ingannatrice di queste donne , egli aveva presto ritrovato quei segreti moti , quelle illogiche azioni , quelle incoerenze talvolta leggiadre , talvolta repulsive , che danno all ' uomo innamorato l ' acuto e torturante segnale di non so quale mistero racchiuso in un carattere , in un temperamento muliebre . Fresco e lieto , egli si era abbandonato alla dolcezza di trovarsi con una creatura limpida , cristallina : invece , quasi per una ironia , troppe volte ripetuta , perchè non paresse fatta apposta , egli si trovava innanzi a un ' enigma fisiologico e psicologico . In fondo , alcune di queste donne erano forse semplici , o meno complicate : ma appena elevatesi all ' onore di essere amate da Paolo Spada e di amare Paolo Spada , subito vi era in loro , come per magica influenza , un annodarsi di pensieri , d ' idee , di sentimenti , un ravvolgersi di circostanze e di fatti , un concentrarsi di veli e di ombre , per cui pareva che cangiassero di natura . Freddamente furibondo per l ' inganno , Paolo Spada rodeva il freno di un giogo spirituale e sensuale , che lo opprimeva con una monotonia scorante . Quando veniva la liberazione , quando , cioè , l ' amore finiva , egli giurava di essere più cauto , più sagace in un ' altra prova . Così , a furia di sagacia , di cautela , di gelida pazienza , egli aveva ritrovata in Adele Cima la donna semplice , a cui il suo cuore stanco e disfatto anelava . Oh egli l ' aveva sottoposta a una quantità di prove , la giovane donna , dai belli e lunghi capelli castani che si ammassavano sulla testina , dai grandi occhi lionati che guardavano con tanta tranquillità e tanto candore , e avevano il fascino della tranquillità e del candore , dalle fini sopracciglia nere e dalla fronte un po ' breve ; e nelle prove , molto lunghe , convincenti , esaurienti , era risultato che Adele Cima era una donna assolutamente semplice e anche stupida , un pochino , non molto . La sua beltà mancava di finezza , la sua persona non aveva nè flessuosità nè opulenze , i suoi vestiti non erano elegantissimi : e , sovra tutto , ella non sapeva nulla di ciò , era giustamente persuasa di essere una donnina piacevole , era convinta di vestire come si conveniva , decentemente , era contenta di sè senza alterigia , e non aveva occhi per vedere nè il peggio , nè il meglio di quello che essa rappresentava . A Paolo Spada ella era piaciuta subito , per la sua freschezza , per non so che di nuovo e di fragrante , che era in lei , per questi indizii fisici di semplicità e anche di una certa stupidaggine , gentile , non soverchia , non urtante ; quando ebbe fatti tutti gli assaggi per conoscerne l ' anima , egli si abbandonò subito ad amare questa piccola Adele Cima . In quanto a lei , lo aveva amato immediatamente . Paolo Spada aveva fatto su lei un effetto folgorante . Il suo imbarazzo , la sua confusione , innanzi a lui , avevano qualche cosa di commovente . Le avevan detto che Paolo Spada era un illustre artista , che era un uomo celebre : ma ella non aveva letto di lui neppure una riga , e si era innamorata di lui , così , in un minuto secondo , senza rimedio . Ella si vergognava molto di questo subitaneo amore e non se lo sapeva spiegare . - Io vi amo molto : ma non so il perchè - ella gli diceva , guardandolo coi suoi buoni occhi , che ingenuamente indagavano . - Cercate bene - rispondeva lui , sorridendo teneramente . - È inutile : non so perchè vi voglio bene . Lo sapete voi , forse , che conoscete tutte le cose ? - Io ? Neppure per sogno . - Allora non vi è , questo perchè - soggiungeva lei , subito convinta . Pure , malgrado questo fulminante amore , Adele Cima era ancora la sua innamorata e non ancora la sua amante . Ella si rifiutava , debolmente , con argomenti vaghi , già quasi sedotta e trattenuta da uno sgomento che , ogni tanto , appariva nei suoi grandi occhi spalancati . - Vi faccio paura ? - le diceva Paolo Spada , un po ' scherzando , un po ' rattristandosi , - Sì - rispondeva Adele . - E perchè ? - Perchè siete una persona così diversa da me - ella diceva , con una umiltà sincera . - Non importa , non importa - era la parola indulgente e carezzosa del seduttore . Ella aveva finito per promettere di andare da lui , in quel giorno , alle due ; e Paolo Spada , in un rinnovellamento pacifico di tutte le sue forze morali , in un rigoglio di tutte le sue energie fisiche , aveva inteso una viva gioia dilatarsi in lui . Nessun dubbio lo tormentava , come in tutti gli altri primi convegni , in cui mille volte aveva temuto che l ' amata non giungesse - e gli era bene accaduto , di aspettare invano ! - che un capriccio , un caso la trattenessero : egli era certo che Adele Cima sarebbe venuta al convegno . Era troppo semplice per mancare . - Ed ella verrà anche a tempo , alle due , non prima e non dopo : forse , si tratterrà per via ; per non giungere troppo presto - egli pensò , leggendo a distanza nell ' anima della sua dilettissima stupida , come già la chiamava . In onore della semplicità di Adele Cima , egli non fece nessun preparativo nella sua casetta di via San Sebastianello , che guardava piazza di Spagna e le prime vette degli alberi del Pincio : altre volte egli bruciava dei profumi , egli comperava dei gigli , delle orchidee per piacere alle sue raffinate amanti . Un fascio di rose in un vaso di cristallo gli parve che bastasse . Del resto , le sue stanze che formavano il suo quartierino da scapolo , da amante e da scrittore , avevano in sè tale accumulamento di bizzarrie , nei mobili , nelle stoffe , nella disposizione , in ogni oggetto , che egli guardava tutto ciò , con occhio compiaciuto , pensando allo stupore della cara piccola donna sorridendo , da prima , all ' effetto che avrebbe prodotto su lei ogni cosa , dai tappeti di Smirne , a un idolo di bronzo e avorio panciuto , orribile ; dal letto che era dissimulato sotto una grande stoffa di chiesa , ai ritratti delle donne amate che guardavano dalle loro cornici di argento inglese e di cuoio impresso . E una crescente tenerezza lo invadeva , all ' idea di quella buona giovane creatura , così attraente e così nuova per lui , che veniva col suo passo quieto e misurato a dargli dell ' amore senza enigmi , senza misteri , senza noie e senza scene . Egli si decideva ad amarla molto e bene , questa povera Adele Cima , senza mai darle un dispiacere , senza mai farle intendere da quali altezze di pensiero e di sentimento egli discendesse , per raggiungere l ' umiltà di quell ' amore , senza mai comunicarle la febbre che lo ardeva , nelle sue ore di lavoro e di doloroso lavoro . Voleva amarla moltissimo e bene , giacchè egli sentiva quale grande refrigerio alle sue vene ardenti sarebbe venuto dalla freschezza di quell ' amore , quale equilibrio sereno avrebbe messo nei suoi nervi quella mitezza d ' anima muliebre , quale pace forte e vivificante avrebbe data al suo mobile e inquieto pensiero , la lentezza , la semplicità , la piccolezza del pensiero di Adele Cima . Sì , quella stupida gli sarebbe stata infinitamente cara , giacchè sarebbe stata infinitamente utile al morbo del suo spirito ! Ella venne alle due , precise . Paolo Spada che aveva gli occhi sull ' orologio , come giuocando con sè stesso , sorrise , udendo suonare alla porta . Andò ad aprire egli stesso . Adele Cima gli apparve innanzi e gli sorrise , così innamoratamente , che l ' uomo sentì vincersi da una emozione . Invece di baciarla sulle labbra , molto finemente , egli si inchinò e le baciò la mano . La trattava come una duchessa : egli si accorse subito che ella era meravigliata e confusa di ciò , cominciando a non capir nulla , da quel primo bacio . Poi , Adele Cima si distrasse immediatamente : egli l ' aveva condotta a sedere sopra un divano , dove era gittato uno scialle turco , e le toglieva lentamente un guanto , scherzando con le dita : essa stringeva ogni tanto la mano di lui , mentre si guardava intorno , incantata . Mai , aveva visto nulla di simile : e tutto le sembrava strano e incomprensibile , producendole esattamente l ' impressione che egli aveva preveduta . In sè , egli sorrise di aver perfettamente indovinato quell ' effetto . Adele Cima era come egli la vedeva , la intendeva , la supponeva , di una facilità d ' interpretazione tale , come se egli rileggesse un libro imparato a memoria nell ' infanzia e tutti i brani gli si ricostruissero nella mente . - Vi piace , qui ? - le domandò lui . - .... Sì - ella rispose , dopo un minuto di esitazione . È sempre così oscura , la casa ? - Sempre . Io odio la luce , in città . - Ah ! - ella disse , senza chiedere altro . - E ci state solo , qui ? - Ho un servo : l ' ho mandato via . - Non vi annoiate , solo ! - No , mai . Salvo quando vi aspetto . - Io sono venuta puntualmente - ella soggiunse , subito , volendosi difendere . - Sì , sì , cara - e le baciò le due mani . Paolo Spada era innamorato molto , in quell ' ora , e la piccola donna vestita di un bigio comune , di un vestito che egli le conosceva già , gli piaceva moltissimo : ella era in casa sua : lo amava , ella , perchè era venuta a lui , senza maggiori indugi , senza pretese , senza domande di fedeltà , senza patti : lo amava , tutto lo diceva in lei : eppure egli indugiava a chiederle di esser sua , così , per prolungare quei minuti , così tranquilli , sicuro oramai di lei , come della luce del sole . Adele Cima guardò le rose . Egli si alzò , e gliene dette due , le più belle . Essa non le odorò , non le mise alla cintura , le tenne mollemente fra le dita , quasi senza guardarle . - Non amate le rose ? - le chiese Paolo Spada . - .... Sì . - Forse amate qualche altro fiore , specialmente ? - No , nessun fiore , specialmente . - Io ho amato molto il giglio , una volta , poi le violette di Parma , poi le orchidee .... - Che sono , le orchidee .... - Certi fiori molto rari , molto strani .... - Non li conosco - mormorò ella , distratta . Pure , un lieve pallore l ' aveva scolorita . Egli non se ne accorse . Ora , ella si era levata e avvicinatasi a un tavolino , ne aveva preso un ritratto di donna . - Chi è questa signora ? - Quale ? Ah ! ... una russa . - Una straniera ? Siete stato in Russia , voi ? - Sì , una volta . - È lontano , è vero ? - Lontano : vi fa molto freddo . - Perchè vi andaste allora ? - Mah ! ... per seguire questa signora .... - Voi l ' amavate ? - Sì . Un silenzio si fece . Adele Cima si morsicò il labbro inferiore : poi domandò : - Come si chiamava ? - Questa russa ? Natalia . - Che bel nome ! - Vi pare ? - Il mio è così brutto , non è vero ? - disse ella venendo a lui , con una espressione di malinconia che lo turbò . - Adele ? Ma Adele vale mille volte più di Natalia - egli esclamò , volendo consolarla subito . - Eh , no ! - diss ' ella , tristemente - è un brutto nome . - A me piace immensamente , cara . - Perchè mi volete bene . - Forse per questo . - Ma è un brutto nome , non dice nulla . Si allontanò nuovamente da lui , andò a guardare gli altri ritratti ; egli la seguiva , tenendole una mano , lusingato e intenerito da quella semplicità , da quella ingenuità . Ella prese un altro ritratto e glielo porse : - Era bionda , questa ? - Sì , bionda . - Vi piacciono le bionde ? - Mi piace la donna che amo . - Più le bionde o più le brune ? - Quella che amo , quella che amo ! - replicò lui , lietamente , felice di essere amato così e di amare così , - Il castagno è uno sciocco colore di capelli - ella dichiarò a occhi bassi , come mortificata da questa inferiorità sua . - Ma no . - Me lo hanno detto , lo so . Avrei voluto esser bionda , io . - I vostri capelli sono belli . - Ma biondi , sarebbero stati bellissimi - replicò lei , ostinatamente . Egli le voltò , con un gentile atto , la testa verso lui e la baciò sui capelli . Ella sorrise , innamoratissimamente : e subito dopo , gli chiese : - Tutte queste signore sono state vostre amanti ? - Quasi tutte . - Sono molte - ella disse , abbassando gli occhi . - Io non sono più un giovanotto . - Avete avuto molte amanti ; tutti gli uomini ne hanno tante ? - Sapete .... nella nostra professione .... le occasioni sono più facili .... - Già .... è vero , voi siete uno scrittore . Siete anche un poeta ? - Sì , cara - disse lui , sorridendo . - Scrittori e poeti pare che abbiano molte amanti - e gli occhi grandi e belli le si velarono di lacrime . A quello schietto dolore , egli non resse . Le prese le mani , l ' abbracciò , cercò di consolarla con una quantità di parole vaghe , come si dicono ai bimbi per farli finire di piangere , per farli addormentare ; ella ascoltava , già subito confortata , guardandolo negli occhi , credendogli come il bimbo crede alla mamma . Egli le soggiunse che tutti quelli erano stati amori effimeri , che ella sola era l ' amata , la vera , l ' unica : e una immensa fede in queste proteste di amore si leggeva nel volto di Adele Cima . Pian piano egli l ' aveva condotta di là , nella sua stanza . Sovra una scansietta di legno scolpito , sostenuta da una gran mano di bronzo , erano , in legature fini di pergamena , tutti i volumi di prose e di poesie di Paolo Spada . L ' innamorata ne prese uno e l ' aprì : - Che bella carta .... - disse , passandovi sovra , lievemente , le dita . - Voi avete scritto tutto questo ? - Sì , cara . - È un romanzo ? - Sì , anima mia . - Deve essere bello . Io ho letto pochissimi romanzi - ella concluse , posando il libro . Guardò nuovamente i volumi nello scaffale : - Ci mettete molto tempo per scriverne uno , di libro ? - Per lo più , molto tempo . - Ah ! - ella disse , chinando nuovamente gli occhi . - E siete solo quando scrivete ? - Solissimo . Qualunque rumore mi turba . La presenza di una persona , anche silenziosa , non mi fa scrivere . - Sì ? - ella disse , con un accento fra sorpreso e sgomento . - E perchè questo ? - Così - egli rispose , un po ' brevemente , non volendo darle altre spiegazioni . Ella ebbe il contraccolpo di quella piccola durezza . Si sollevò verso lui , lo guardò , gli chiese : - Mi volete bene ? - Sì , tanto , cara . - Vi ho seccato con quella domanda sciocca ? - No , no , non potete seccarmi . - Io stessa sono una sciocca , compatitemi . - Io vi voglio bene , non posso compatirvi . - Mi volete bene , malgrado la mia stupidità ? - domandò , fra il riso e il pianto . - Malgrado la vostra stupidità , vi adoro - disse lui , lietamente e crudelmente . - Ah ! grazie . Come l ' ora cadeva , continuando a guardarsi intorno con stupore e con paurosa ammirazione , Adele Cima diventò l ' amante di Paolo Spada ; e fu senza lacrime e senza spasimi , senza proteste e senza giuramenti . Egli si sentì felicissimo , come mai . In quelle ore d ' amore egli non si tormentò a sorvegliarsi e a sorvegliare l ' anima dell ' amata : egli non s ' inchinò a misurare il pallore dell ' amata e non tese l ' orecchio a raccogliere il balbettìo della passione erompente : egli non pensò ad esser guardingo , in quell ' eterno e terribile istinto di diffidenza , che , nei maggiori trasporti , divide le anime degli amanti , insuperabilmente . Il suo cuore e i suoi nervi si trovarono di pieno accordo in un abbandono giovanile e semplice , singolare in un uomo che aveva molto e bene e male vissuto , che aveva vissuto , infine . Il beneficio che egli aspettava dall ' amore di Adele Cima , gli venne largo e completo , giacchè un cordiale , un morbidissimo senso di riposo avvolse tutte le sue forze , fece tacere ogni stridore , versò balsamo su tutte le vecchie cicatrici inciprignite : e quando ella fu per partire , e lui s ' inginocchiò innanzi a lei per baciarle devotamente la mano , un verace , un grande impeto di riconoscenza animava Paolo Spada . E lei ? Innamoratissima e timida , adorandolo già e sentendo una ignota , invincibile confusione in sè , ella fu felice e taciturna , piena di sorrisi ineffabili - il suo sorriso era più intelligente dei suoi occhi larghi e limpidi - piena di dedizioni semplici e complete , obbedendo alla legge dell ' amore con una immensa umiltà che la inebbriava . Solamente , dopo , ella continuò a dargli del voi ; e teneramente , egli la riprese di ciò : - Dammi del tu , cara .... - Non mi riesce . - E perchè ? Non oso . II . L ' improvviso e soggiogante amore di Paolo Spada per Adele Cima aveva preteso che ella venisse ad abitare con lui nella casa di San Sebastianello . La resistenza della donna era stata debole e vaga : l ' amante con facilità le aveva dimostrato che essendo ella libera e sola , nulla di meglio le restava a fare che unirsi a lui . - Io ti darò grande noia : tu sei abituato alla solitudine - aveva ella opposto , timidamente , due o tre volte . - Tu sei incapace di annoiarmi , cara - aveva sempre risposto lui , con quella tenerezza indulgente che era la nota principale del suo amore per Adele . Ella era rimasta interdetta e pensosa , come se cercasse una idea , ancora oscura nella , sua mente , e , forse , la forma per esprimerla . Finalmente , alle reiterate richieste dell ' amante , perchè si decidesse a venire da lui , definitivamente , ella ebbe il coraggio di dire questo : - E se tu , un giorno , non mi ami più ? - Io ? Ti amerò sempre , diletta . Capisci che non vi è una ragione al mondo , perchè io finisca di amarti . - Pure .... se non mi ami più ? - aveva ella replicato , incapace di entrare in nessuna delle sottigliezze , talvolta crudeli , del suo amante . - Non è possibile . Se accadesse .... rimarremmo egualmente insieme .... - Come ? - I mariti e le mogli non ci restano , forse , anche quando non si amano più ? Adele tacque : ma non era convinta . Con una espressione di rammarico , soggiunse : - Senza l ' amore , non ci vorrei restare . Ma queste brevi e innocue discussioni non potevano portare che a un sol risultato : alla vittoria della volontà di Paolo Spada su quella di Adele Cima . Ella lo amava profondamente , in una forma tutta rudimentale , cioè cieca e assoluta . Venne a stare con lui . L ' artistico quartierino non fu guastato in nulla , giacchè vi furono unite altre due stanze , accanto , che erano disponibili e dove Adele Cima trasportò i suoi semplici mobili . Un tappeto di Smirne messo innanzi a una porta della camera di Paolo , nascondeva la comunicazione tra il quartierino e le due stanze di Adele , tanto che per molto tempo , tutte le visite di Paolo Spada , amici , ammiratori , seccatori , ignorarono l ' esistenza della donnina dai morbidi e lunghi capelli castani , dai grandi occhi lionati , così sempre pieni di meraviglia . Appena ella udiva il campanello , diventava inquieta . Invano Paolo cercava di trattenerla : se un passo si avanzava , indicando che la persona era stata ammessa dal cameriere , ella si levava , spariva dietro il tappeto , senza far rumore , come un ' ombra . Gli amici di Paolo Spada le davano una soggezione grande . Dalla sua stanza , involontariamente , poichè ella si sarebbe vergognata di origliare , ella udiva elevarsi il tono della conversazione , molto forte : le dispute si accendevano da un minuto all ' altro , ed ella , non intendendone nè la causa nè lo scopo , non udendone bene le parole che non arrivavano precise sino a lei , finiva per avere una paura orribile di queste liti , di questi scoppii di voce , di questi urli . Poco a poco esse si chetavano : le voci si facevano più fioche : tacevano : passava un tempo di silenzio . Timidamente , ella sollevava il tappeto , faceva capolino : o Paolo Spada era uscito e la casa era deserta : o lo trovava sdraiato sopra un divano , sprofondato in quei trenta o quaranta piccoli cuscini di raso ripieni di piume , che gli formavano un letto di riposo , fumando una sigaretta , a occhi socchiusi , tranquillissimo : - Che avevate , a gridar tanto ? - Parlavamo d ' arte . - Ah ! e si grida così ? - Così , cara . Del resto , quando non vi era nessuno , Adele Cima stava sempre accanto a Paolo Spada . Essi pranzavano assieme ; un cuoco mandava loro il cibo , da fuori , giacchè Paolo Spada odiava l ' odore della cucina , in casa ; il cameriere li serviva a tavola . Questo pranzo fatto di pietanze cucinate alla francese , sempre un po ' fredde , un po ' monotone nella loro voluta bizzarria , servite in fretta e in silenzio , nella piccola stanza da pranzo , sotto il chiarore azzurrino , come acquitrinoso , di una gran lampada sospesa e coperta di uno strano paralume , era una delle cose che più spostava i gusti e i costumi di Adele Cima . Tutte quelle conserve , quelle mostarde di gusto inglese che Paolo Spada sovrapponeva alla cucina francese , finivano di stordirla nelle sue quietissime inclinazioni culinarie . Per far piacere al suo amante , ella gustava di tutto , con un certo coraggio , giacchè molte di quelle cose non le piacevano punto : e sorrideva a lui , con quel luminoso sorriso dove ella trasfondeva tutta la sua adorazione per Paolo . A furia di dominarsi , ella aveva quasi finito per amare il fegato d ' oca di Strasburgo , e per tollerare il caviale : ma non le riesciva di sopportare il roseo salmone , di cui egli era così ghiotto , pranzando solo con quello , talvolta , e con una tazza di tè . Egli capiva perfettamente lo stordimento di Adele , e ne godeva , e ogni volta che l ' amore compiva un ' altra di queste sorprese e un altro di questi miracoli , egli aveva un senso di trionfo nel suo animo . Non solo egli era riconoscente ad Adele Cima , che essendo una povera cara scema , cercava di seguirlo in tutte le naturali anomalie della vita delle persone di talento , ma le era anche grato che , malgrado lo stupore , malgrado l ' impressione cattiva , ella restasse quel che era , così tenera , così adorabile nella sua adorazione per lui . Egli pensava : - Ella non ama questa cosa : ama me , però : e per questo si sforza di amare la cosa che odia ; forse , non ci riesce : ma a me , che importa ? Vedo il risultato , io . Essa mi adora e divorerebbe i carboni ardenti , per me . Uscivano insieme , sempre . Ella avrebbe preferito di andare per il Corso : anzi , ella trovava via Nazionale la più bella delle vie . Viceversa , egli era un appassionato , come tutte le anime artistiche , dell ' antica Roma e più della sua solenne e poetica campagna romana . Egli non si stancava mai di ritornarvi , sebbene da anni ed anni vi andasse , figliuolo devoto dell ' augusta città , ma più delle sue vaste solitudini . Colà , egli più si raccoglieva e pensava . Quelle estensioni di terra brunastra , qua e là appena appena sparse di qualche striscia di erba , quelle ondulazioni singolari del terreno , come per sommovimento tellurico , quelle alte barriere , che dividono , non si sa perchè , quei campi infecondi , l ' uno dall ' altro , quelle rive cretose che discendono al fiume giallo inclinandovi i neri bracci stecchiti dei salici , erano il miglior orizzonte per il suo gran sogno di arte e di poesia . E , amando Adele Cima , volendola insieme , sempre , come emblema di amore e di pace , come compagnia di equilibrio e di serenità , egli la conduceva seco , spiegandole benignamente tutta la grandiosità e la bellezza di quel paesaggio , che non rassomiglia a nessun altro . Ella lo ascoltava , incantata dal suono di quella voce così toccante nella sottile velatura che la rendeva un po ' roca , incantata da quella luce di entusiasmo che rendeva più seducenti i bellissimi occhi di Paolo Spada , incantata dall ' armonia di quello che egli diceva : e chinava il capo , assentendo , diceva un monosillabo , stringendo la mano del suo amante . In verità , quella campagna romana la sgomentava ; quella solitudine , quella sterilità , quel gran fiume torbido , quei neri carri di pozzolana su cui passavano lunghi distesi , sonnecchiando , pipando , fischiando lugubremente , talvolta , i carrettieri , le opprimeva i nervi . Però , piaceva a Paolo : ciò bastava . Lo seguiva , docilmente , ogni giorno , in queste passeggiate : anche quando il tempo era bigio , plumbeo e il gran cielo così tragicamente si abbassava sulla campagna : ogni tanto egli esclamava : - Guarda , Adele , quanto è bello .... - Bellissimo - rispondeva lei , subito . Viceversa , il suo cuore era pieno di tristezza , per quell ' ambiente . Fra le altre cose , ella temeva per Paolo e anche per lei , di prendere la febbre in quei giorni di autunno , in quelle ore crepuscolari . Ella che non aveva l ' abitudine di fumare , gli chiedeva una sigaretta . Le avevano detto che la sigaretta è eccellente , contro l ' infezione della febbre romana : - Tu fumi , cara ? - Sì , sì - diceva lei , con un pallido sorriso . Ma presto la sigaretta , spenta , le cadeva dalle dita . Ella si stringeva nel suo mantello . Aveva i piedi gelati e non osava mai portare un plaid , per non dare fastidio a Paolo . Costui , assorto , taceva . Giacchè , nella consuetudine che aveva dapprima di andar solo nella campagna romana e nel gran fascino che quell ' ambiente esercitava su lui , egli si dimenticava di avere accanto Adele Cima e lasciava trascorrere il tempo , nel più profondo silenzio . Il cocchiere seguitava a far trottare il cavallo , pigramente : la carrozza andava , andava , lontano , punto nero sopra la via giallastra ; e Adele , obbliata , era presa da una voglia irresistibile di piangere . Allora , quando non ne poteva più , si voltava a Paolo , lo guardava coi suoi belli occhi grandi , sorpresi e un po ' supplici . Egli la guardava , ma non aveva l ' aria di vederla . Ella lo chiamava , piano : - Paolo .... - Che vuoi ? - Dimmi qualche cosa . - Che cosa ? E la voce sua era così strana , come di un dormiente che sogna , una voce di persona lontana , una voce di anima distaccata dal minuto presente , dallo spazio presente . Adele trasaliva : - Mi ami , Paolo ? - gli chiedeva , per il bisogno di parlare , di sottrarsi all ' incubo dell ' ambiente . - Ti adoro - rispondeva lui , con un tono di maggior sonnambulismo . Poi , un silenzio . La carrozza andava sempre . - Torniamo , Paolo ? - Ancora un po ' . - È tardi , amore .... - Non è tardi . Ma spesso , queste interruzioni dei suoi pensieri , dei suoi sogni lo turbavano molto .... Senza durezza , poichè egli amava Adele , le diceva : - Taci : lasciami pensare . - A che pensi , amore ? - Penso ; lasciami stare . - Dimmi a che .... - È inutile che tu lo sappia - rispondeva , inasprito , a un tratto . Ella aveva pianto , la prima volta che le parlò così ; ma , peggio , egli non si era accorto di quel pianto . Da allora , si era rassegnata a subire tutte le interminabili e tristi passeggiate nella campagna romana , senza parlare che quando lui la interrogava . Moriva di freddo e di tristezza , ma soffriva tutto questo per amore di Paolo . Quando rientravano in città , man mano , si veniva riscaldando : Paolo esciva dal suo silenzio . Ella sorrideva , di nuovo : e un ' altra prova era passata . D ' altronde , a questi profondi assorbimenti di Paolo ella doveva cercare di assuefarsi , poichè , in casa , lo coglievano spesso . Loquacissimo e beffardo , insieme , ma graziosamente beffardo , egli cadeva , ad un tratto , in una mestizia taciturna che scombussolava , subito , tutto l ' umore sereno e dolce di Adele Cima . Sdraiato , con la sigaretta spenta fra le dita , immerso in quei molli cuscini che erano così cari alle sue ore di riposo e di malinconia , Paolo Spada aveva l ' aspetto immobile e triste , l ' aria disfatta e triste , gli occhi socchiusi lasciavano errare uno sguardo vago e triste . Subito , Adele gli chiedeva : - Hai sonno ? - No . - Sei stanco ? - Sì . - Di che sei stanco ? Non sei uscito . - Sono stanco - mormorava lui , con quella sua voce lontana . Ella faceva trascorrere un po ' di tempo in silenzio . Indi ritornava a lui : - Ti senti male ? - No . - Vuoi qualche cosa ? - No . - Debbo andarmene ? - Resta pure : ma taci . Adele chinava gli occhi per non piangere . Le riesciva impossibile d ' intendere la causa della tristezza di Paolo Spada , sfuggendole assolutamente tutto il lavorio dell ' anima di costui . Ella non vedeva che l ' immobilità , il pallore , la taciturnità ; ella non capiva , che la risposta indifferente , o quella dura , nella loro durezza esteriore : ella intravedeva un mistero superiore dello spirito , arcano , avvolto in tali veli che giammai la sua piccola mente avrebbe potuto sollevare , e una pena acuta , intimissima , nascosta con gelosa cura la torturava , senza che ella volesse mai esprimerla , o trovasse mai parole per narrarla . Andava a prendere un suo lavoro all ' uncinetto , una di quelle interminabili coltri a rosoni , bianche , e seduta in una poltroncina , lavorava nel più grande silenzio . Talvolta , la stanchezza la sorprendeva . Ella sonnecchiava . Il capo le si abbassava sul petto . - Tu dormi ? - le dicea lui . - No , non dormo - rispondeva lei , trasalendo , scuotendosi . - Poverina , ti annoio . - Non mi annoi . - Le mie ore d ' inchiostro sono così odiose ! - Nulla di te , è odioso - ella replicava , a bassa voce . Ma questa frase ore d ' inchiostro le faceva l ' effetto di un gran buco nero nero , dove precipitassero Paolo Spada e l ' amor suo , donde ella non potesse cavar più fuori nè l ' amante , nè l ' amore . Giacchè la paura più umile , più comune , che la teneva sempre , che la tormentava in segreto , era che Paolo Spada l ' amasse poco , o non l ' amasse punto . Non sapeva , ella , per quale paese dei sogni egli partisse , in queste sue ore tetre ; neppur supponeva che vi fosse un immenso , interminabile , infinito paese dei sogni dove se ne vanno le anime dei poeti , degli artisti , dei sognatori : ma intuiva , così , semplicemente che Paolo Spada era ben lontano , lontano da lei e dal suo amore in quei momenti , e che quel corpo , abbandonato fra i cuscini , quel volto smorto e chiuso non avevano nè sentimento , nè volontà . Ella lo adorava con tutto il suo piccolo e serio cuore , con la sua piccola e limitata mente , e oltre l ' amore , per natura , per temperamento , per carattere , non poteva vedere . Beninteso che , sempre , Paolo Spada usciva da una di quelle crisi di tetraggine , per gittarsi in impeti di folle gaiezza . Allora egli colmava la sua amante di liete carezze , di adorazioni gioconde e quasi infantili : la obbligava ad entrare nei magazzini di mode , dove le comperava pazzamente delle cose che non le servivano punto ; la costringeva a seguirlo nelle grandi trattorie dove ordinava dei pranzi squisiti , sostenuti da vini generosi : la conduceva ai teatri , nelle grandi serate : e , sovra tutto , parlava con lei , rideva con lei , la corteggiava gaiamente , divertendosi di tutte le inveterate timidità della donna , delle sue ritrosie , del suo terrore del pubblico . Dappertutto , ella andava a malincuore , poichè ella preferiva , infine , la loro casa , in cui sempre l ' ambiente la sconvolgeva , ma dove , almeno erano soli . Adesso , a poco a poco Paolo Spada la veniva presentando ai suoi amici , senz ' altro nome che questo : la mia Adele , e al primo movimento di consolazione e di orgoglio che questo nome le produceva , detto così , da lui , ne subentrava uno di malinconia , sentendosi ricacciata nell ' anonimo , senza personalità , più , come una povera cosa appartenente a lui , come gli apparteneva un bastone o un fazzoletto . Questi amici di Paolo Spada erano così singolari , anche essi ! Le parevano tutti affetti da una leggiera o più grave pazzia , manifestantesi nei modi o familiari troppo , o fittiziamente freddi , nelle voci bizzarre che pronunziavano parole anche più bizzarre . Nelle loro conversazioni che ella si ostinava a voler intendere , ella non afferrava che le prime frasi , e subito la sua mente si confondeva in quei paradossi sull ' amore , sull ' arte , sulla vita , e non ci si raccapezzava più . Nei caffè , per le vie , le discussioni si prolungavano , accanite , rinascenti , giranti intorno all ' argomento , col ritorno di certi nomi , di certe frasi , di certi intercalari ; ella ascoltava , fingendo l ' attenzione , ma senza capire più nulla . Talvolta , queste discussioni erano nelle vie , di sera : Paolo Spada e qualche suo amico andavano lentamente , fermandosi ogni tanto , accalorati , ardenti , e Adele Cima imitava il loro passo , si fermava con loro , sempre taciturna , levando ogni tanto il suo bel volto bianco e sorpreso verso Paolo , quasi a pregarlo di finire , di rientrare . Ma egli non vedeva lo sguardo timido e pregante dei bei grandi occhi limpidi e semplici , e la disputa si prolungava , mentre ella cadeva dall ' oppressione in un sonno , per cui andava a casa come una sonnambula . Una notte , così , girarono per due o tre ore , intorno a piazza Navona , Paolo Spada e Massimo Dias , slanciati in una feroce discussione sull ' Ariosto ed ella , alla fine , mezza morta , non osando dire nulla , si lasciò cadere a sedere sullo scalino , presso la fontana . Fu allora che egli si decise a metterla in carrozza ed a portarla a casa , invaso da una improvvisa pietà che lo rese dolcissimo e amorosissimo verso la donna . Questi amici di Paolo Spada la trattavano anche singolarmente . Alcuni la salutavano correttamente , ma non le dirigevano la parola ; altri le indirizzavano delle frasi galanti in istile letterario ; altri la riguardavano come un camerata e usavano familiarmente con lei , a grosse strette di mano , chiamandola Adele . Con quella intuizione delle persone semplicissime , ella sentiva che sotto la correttezza di alcuni si nascondeva il disprezzo ; le galanterie in frasi fiorite la imbarazzavano e la facevano arrossire ; le familiarità la turbavano . Qualche volta , malgrado la sua timidità , aveva sorpreso qualche parola che suonava caricatura per lei e certi sorrisi le sembravano dubbi . Ne aveva parlato a Paolo Spada : - I tuoi amici mi ritengono per una stupida . - No , cara . - Credilo , è così . - Da che te ne accorgi ? Saresti diventata furba , per caso ? - Non lo so : ma per loro , sono un ' oca . - Per loro , come per me , sei una bella , buona , cara donnina , ecco tutto . Vuoi dei complimenti , a quanto pare . - Se sono un ' oca per te , non voglio essere un ' oca per gli altri - ella soggiungeva , assai più triste , convinta che Paolo Spada si vantasse della sua ocaggine . - O cara ochetta sentimentale e mesta , cara piccola oca bianca e malinconica , finirai per rassomigliare a un cigno - diceva lui , con la sua voce sonora e pure velata che la seduceva , toccandone le fibre più recondite del cuore . Avrebbe ella , forse , voluto allontanarlo , da queste conversazioni , da queste dispute con questi amici dagli occhi stralunati , dalle ciere malaticcie , che fumavano la pipa , talvolta , o che erano in una perfetta tenuta da gentiluomo , in marsina , con la pelliccia aperta , col fiore all ' occhiello , ma che avevano egualmente la ciera morbosa e gli occhi sognanti , quasi allucinati . Ma era un desiderio , niente altro : ella era fatta per seguire Paolo Spada in ogni suo vagabondaggio e per obbedirgli in ogni suo capriccio . Gli faceva qualche obbiezione , soltanto : - Ti diverti tanto , in compagnia di Massimo Dias , di D ' Arcello , di Lamberti ? - Non mi diverto punto . - E allora , perchè li cerchi tanto ? - Mi sono necessarii . - Oh ! - Le dispute riscaldano il sangue ed eccitano i nervi .... - E fan male alla salute , - Del corpo , forse . Viceversa , fanno bene alla salute dell ' anima , che è la sola interessante . - La salute dell ' anima ? La vita eterna , cioè ? - No , cara - concludeva lui , con quel sorriso d ' indulgente amore che gli spuntava . sulle labbra , quando ella diceva una sciocchezza . Bensì arrivava il tempo in cui Paolo Spada abbandonava lui gli amici , non uscendo , chiudendo la sua porta , vivendo in casa per intiere settimane , fra le sigarette , il caffè e il lavoro . Questi furori di prosa e di poesia lo assalivano improvvisamente , dopo una gita nei dintorni , dopo la lettura di un libro , dopo aver ritrovato un vecchio pacchetto di lettere , ed egli si dava tutto a quel lavoro della composizione d ' arte e della successiva scrittura , sommergendosi negli abissi della creazione e della forma , come chi da un altissimo picco si getta nel mare . Non conosceva più , Paolo Spada , in quelle sommersioni , nè misura di tempo e di spazio , nè fatti o circostanze , nè necessità o capricci , egli dimenticava l ' ora del sonno come quella dei pasti , egli volentieri restava , in pieno meriggio , con le imposte sbarrate e la lampada accesa ; inchiodato nel suo seggiolone di cuoio , chino sulla carta , levando ogni tanto , da essa , un par d ' occhi nuotanti nelle visioni , o passeggiante per la stanza da studio , rapidamente , da un capo all ' altro , a testa china , o leggendo ad alta voce , anzi declamando dei versi o della prosa , gettandosi , talvolta , da una sedia a una poltrona , ritornando al seggiolone , e , talvolta , cedendo al sonno , sul gran tavolino da scrivere , con la testa sulle braccia , come un fanciullo . L ' amore ? sparito , morto . L ' artista si trovava nel gran tumulto interno che sconvolge ogni altro affetto e che trasporta nelle ansie e nelle ebbrezze della concezione e della procreazione d ' arte , la febbre che lo ardeva aveva invaso e incendiato tutto il suo sangue , e le sue fantasime d ' arte erano più vive , innanzi agli occhi della sua fantasia , più belle , più vive , più desiderate , più amate della vivente Adele Cima , che gli sembrava un ' ombra vana e fredda . Ella si rendeva un ' ombra . Girava intorno a Paolo Spada con un passo così lieve che non si udiva , non urtava un oggetto , non faceva stridere una chiave , spariva dalle porte come se si dileguasse nell ' aria . Così ella faceva , un tempo , quando aveva assistito sua madre gravemente inferma : le pareva di essere presso un malato , tanto lo stato fisico e morale di Paolo Spada le sembrava scombussolato , tumultuario , perduto ogni senso di realtà . Obbediente come un bimbo buono , ella lo aspettava con pazienza alle ore dei pasti , non andava a letto , talvolta , che tardissimo , vegliando accanto a lui , leggendo un libro qualunque il cui senso le sfuggiva , o dicendo il suo rosario , o stando immobile , oramai abituata a questa vita di statua . Lui , che giammai aveva potuto lavorare con una persona presente nella stanza o anche nella casa , tollerava perfettamente quella di Adele Cima , tanto ella si rendeva piccola , minuta , inesistente . Anzi , la voleva presso a lui . Era come un mobile che si ama , su cui si posano gli occhi volentieri e le cui linee corrispondono a non so quale bisogno estetico interiore . Talvolta , in un brevissimo , lucido intervallo , era vinto dalla compassione : - Va a letto , cara , - No , ti aspetto . - Io ho molto da scrivere , va , va . - Che importa ? aspetto . - Creperai di noia e di sonno . - No , niente . Aspetto . Tu hai molto da scrivere ? - Moltissimo : enormemente . - Non importa , non importa . Di amore , in lui , non un atto , non una parola . Questo ella vedeva bene , e un morso le afferrava il cuore . La febbre del lavoro e di quel lavoro la colpiva solo per i suoi fenomeni morbosi ; ella non ne comprendeva nè la purissima fiamma , nè il nobile tormento , nè l ' ebbrezza del travaglio . Non si spiegava perchè un uomo giovane , sano e bello , amato , amante come Paolo Spada si desse a quella passione singolare che ne consumava i giorni , la salute , la beltà , che lo toglieva , sovra tutto , all ' amore . Ah questo , questo , ella non se lo spiegava ed era il suo cruccio più intimo e più costante ! Nel suo giudizio stretto e poetico della vita , le pareva che un ' altra donna le potesse togliere Paolo Spada , ma non già un foglio di carta bianca e una penna intinta nell ' inchiostro . Che egli scordasse i suoi baci , le sue carezze , il suo amore così saldo e così affascinante nella semplicità , per restare i giorni e le notti nella sua stanza di studio scrivendo , lacerando carte , riscrivendo , passando la penna a grandi colpi sulle linee scritte , per cassarle , leggendo , declamando , fumando , bevendo caffè , senza sole , senza luce , senz ' amore , proprio , senz ' amore , le sembrava una cosa tanto folle , tanto ingiusta e tanto crudele che , spesso , sparendo nella sua povera cameretta , se ne andava a piangere in un cantuccio , solitariamente . Per lei l ' amore era la sola passione , la sola occupazione , il solo pensiero e il solo affare , e tutto questo , molto semplicemente , in vero temperamento muliebre nato per il ristretto campo dell ' amore . Giammai , in queste sue ore di desolazione , ella trovava un pensiero contro l ' egoismo artistico di Paolo Spada , giammai ella si pentiva di essersi data a lui , di esser venuta a vivere con lui , ma si sentiva ed era una creatura perfettamente infelice . Quando era stata lungamente assente , egli la chiamava . Ella si lavava in fretta gli occhi , riappariva quasi sorridente ed egli non vedeva punto il rossore delle palpebre . - Perchè te ne vai , Adele ? - Ti disturbo , forse . - Non mi disturbi . Non ti vedo neppure . - E allora , perchè mi vuoi ? - Così , per consuetudine . Ella crollava il capo , mentre si faceva pallidissima . Paolo Spada non se ne accorgeva . Nell ' orgoglio fugace dei momenti di creazione , le diceva , esaltatamente : - Sai ? Sto scrivendo un capolavoro . - Lo credo , Paolo . Ma non gli chiedeva che fosse . Temeva di dire una stupidaggine , chiedendo . - È una novella , una lunga novella : ma un capolavoro . Si chiama : il vincitore della morte . Ti piace il titolo ? - Sì , mi piace . - Veramente , ti piace ? Di ' la verità . - Mi piace moltissimo . - Ora te ne leggo un pezzo . Ti secchi ? - No , amore , no . Egli dava di piglio alle molte cartelle dove scriveva col suo carattere lungo e sottile , e con voce tremante , mentre le dita che tenevano il manoscritto tremavano , egli cominciava la lettura . La voce si facea più ferma e ondeggiava nei periodi che si legavano l ' uno all ' altro , e si abbassava mollemente , s ' innalzava violenta . Attentissima , ella non batteva palpebra . Pure , quest ' attenzione non gli bastava : - Tu , non mi ascolti ? - T ' ascolto . - Hai l ' aria distratta . - Non è così . Leggi . Paolo riprendeva la lettura . Si arrestava , per vedere se sul volto di Adele Cima passasse qualche impressione : e la vedea mutar di colore . In verità , era quella voce dell ' amante , quella esaltazione , il rombo della lettura , che la commovevano . - Ti piace ? Ti piace ? - Moltissimo . - Dici sul serio ? - Sul serio . - Non già perchè mi vuoi bene ? - Non so : mi piace . Egli finiva la lettura , entusiasmato . - Ti piace ? - È bellissimo . - Sì , credo di aver fatto una cosa buona - diceva lui , già un po ' smontato . - Quante cartelle ne hai scritte ? - domandava Adele , dando un ' occhiata obbliqua al manoscritto . - Sessantacinque . - E quante altre te ne restano ? - Centocinquanta , più , forse . - Ah ! Si voltava in là , per non fargli osservare il suo viso , dove la pena che questa febbre ancora molto , troppo durasse , si dipingeva . L ' indomani , lo trovava tetro e disfatto . - Ho scritto delle corbellerie ignobili - le dichiarava lui . - Come ? Non ti sembravano un capolavoro ? - Mi sembravano . Ero esaltato . Sono corbellerie . - A me piacevano . - Naturalmente . - Paolo ! - era la sola rimostranza dolorosa . - Mia cara , che vuoi capire tu ? Quando piace a te , è segnale di ignobile corbelleria . - E allora , perchè leggi a me ? - Così , per sfogare : niente altro . - Perchè mi domandi il giudizio ? - Perchè gli scrittori sono delle bestie inconcludenti , deboli e vigliacche - esclamava lui , nella brutalità delle giornate di abbattimento . - Non dire questo , Paolo . - Taci , Adele . Vattene . Ebbene , ella si accorgeva che negli accasciamenti della sua febbre d ' arte , in quegli accasciamenti in cui tutti i mortali chiedono soccorso di tenerezza , ella non poteva consolarlo . Sensibilissima sentimentalmente , ella misurava col cuore timido e trepido questa sua impotenza e la esagerava . Quel male ignoto e quel dolore ignoto traevano origine da radici di profonde e sconosciute infermità morali e forse fisiche : ella poteva bene piegare il volto su quell ' ombra , il suo inesperto sguardo nulla vi potea mai distinguere . Adele si ritraeva , con un senso vivo di umiliazione sempre rinnovantesi e che le aveva omai aperto nell ' anima una fine ferita sempre sanguinante e sempre frizzante . Il silenzio era il suo rifugio , dove naturalmente , le più semplici e anche le più tormentose supposizioni la facean dubitare di sè stessa , di Paolo Spada , dell ' amore . Forse , egli era stanco di lei e non glielo diceva per gentilezza d ' animo ; forse , questo suo amore che era niente altro che amore , offerto con tanto abbandono , ma con tanta monotonia , aveva già nauseato Paolo ; forse egli pensava a quelle sue donne così raffinate , così squisite , che lo amavano in una forma complicata e straordinaria , che gli scrivevano quei pacchi di lettere da lui conservate preziosamente , da lui spesso rilette , spesso giacenti in confusione sul tavolino da scrivere - talvolta , egli si serviva di quei documenti per la sua storia d ' amore - mentre ella non aveva mai osato di scrivergli un biglietto , temendo di commettere degli errori di grammatica e di ortografia ; forse , egli già ne aveva trovata un ' altra .... ella era così sciocca , così infelicemente sciocca ! Con cura , ella nascondeva i suoi sospetti , per non torturarlo , giacchè ella gli risparmiava , amorosamente , qualunque puntura ; ma , senza volerlo , trapelavano . - Anche oggi , sei così triste , Paolo ? - Anche oggi . - Ma a che pensi ? - Mi è impossibile di narrartelo : è troppo lungo . - Dimmi , almeno , a chi pensi ? - A chi ? A nessuno , cara . - A nessuno , proprio ? A nessuna donna ? - .... No . Che pensi ? - Nulla , m ' immagino . Credevo .... perdonami . Non sei stanco di me ? - No , non ancora . - Dimmelo , quando sei stanco . - Te lo dirò , non dubitare . Ognuna delle risposte di Paolo Spada la meravigliava e la faceva soffrire . Lo credea sincero . Non amava un ' altra donna : non era stanco di lei : ella gli piaceva ancora . Ma dunque era proprio per questo terribile lavoro dello scrivere , che il suo amante l ' abbandonava , si dimenticava di lei come se non esistesse , la guardava in volto trasognato come se non l ' avesse mai vista , non le prendeva una mano , non la baciava ? Così sono , dunque , questi uomini che scrivono ? E quest ' arte , questa parola che ella udiva ripetere continuamente , senza intenderla , quest ' arte pronunziata ora enfaticamente , ora a bassa voce in tono pauroso , quest ' arte le cui quattro lettere escivano , pronunziate dalla bocca di Paolo Spada , con un ardor amoroso meglio di qualunque amorosa parola , ella aveva finito per odiarla in silenzio , con tutta la muta ribellione del suo cuore . Non era una donna l ' arte , nè aveva i capelli neri , biondi o rossi , diversi dai suoi ; non era una persona slanciata dagli occhi grandi e bruni e scintillanti , mentre i suoi erano limpidi e tranquilli e la sua persona era piccola e graziosa ; non era una donna intelligente e sapiente , mentre ella era una povera buona , ignorante : eppure Adele era gelosa di quest ' arte e la detestava , con tutto il cuore , come se fosse una creatura viva . A poco a poco i libri , le carte , il calamaio , l ' inchiostro e la penna , e tutto quello che è il corredo di chi scrive , le cominciarono a fare orrore : e gli accessi di lavoro feroce , o gli assorbimenti lunghi in vaghe contemplazioni di Paolo Spada , le davano l ' impressione d ' una sua sciagura personale , sempre respinta e sempre ricadente sul suo cuore . Un giorno , quasi fosse presa da una curiosità puerile , gli domandò : - Come ti è venuto in mente , di scrivere ? - A me ? Non me ne ricordo . - Ma infine , hai dovuto cominciare ? - Sì , ho cominciato .... non potevo far di meno di cominciare . - Perchè ? - Era il destino , cara . - Non hai mai pensato a fare un ' altra professione ? - Mai . Non avrei saputo farla . - Tu sai far tutto . Perchè non hai tentato ? - E perchè dovevo tentare ? - gli disse lui , un po ' meravigliato . - Così .... per fare quel che fanno tutti gli altri - diss ' ella , penosamente . Egli intese qualche cosa : - Ti piacerebbe , eh , che io fossi un medico ? O un impiegato ? O un ufficiale di cavalleria ? - e una lieve ironia era nella sua voce . Ella impallidì e arrossì . Subito , negò tutto : - Mi piaci come sei , Paolo . - Ma saresti più felice con un medico , m ' immagino : felicissima , con un ufficiale di cavalleria : arcifelicissima , con un impiegato , Adele . - No , no , no - esclamò lei , disperatamente - non posso esser felice che con te . - Temo .... temo che tu sia infelice .... sono così incapace di capirti .... - Non vi è bisogno , che tu mi capisca - soggiunse lui - nessuna donna capisce mai un uomo e viceversa . Io sono perfettamente felice , del resto , con te che non mi capisci : te lo assicuro . Amami e basta . Infatti , in quell ' amore , così quieto e così uniforme , in quel sentimento rudimentale che di nessun altro si addoppiava e si facea difficile , in quell ' espansione semplice quotidiana , senza grandi scene tragiche come senza troppo fini scene di commedia , in quella bontà costante e suadente , in quell ' affetto dove mancava qualunque sorta di enigma , egli trovava l ' ambiente migliore per il suo spirito stanco e per il suo cuore disgustato di eccentricità . Per troppo tempo , la donna era stata per lui elemento di curiosità vivacissima nella vita e nell ' arte ed era , quindi diventata sorgente di disordine e di squilibrio : per troppo tempo , egli aveva errato per i paesi dove il peccato era anche romanzo e dove il romanzo conduceva al peccato : per troppo tempo , egli aveva cercato nella donna il pascolo della immaginazione artistica e l ' urto obliquo e complicato dei sensi . Adele Cima era il riposo della sua stanchezza , era l ' equilibrio dell ' asse della sua vita , era la relazione posata e lunga , lunga e sicura , dove il peccato perdeva ogni tinta turpe e acquistava gentilezza mite coniugale . Mentr ' ella era fuori centro , spostata , messa a contatto di una esistenza che aveva capovolte tutte le sue poche idee , messa a contatto con un uomo cento volte a lei superiore , della cui superiorità ella era un ' adoratrice ma anche una vittima , mentre Adele Cima non giungeva più a riunire le sue forze per vivere , disperse in un ' atmosfera troppo alta per i suoi polmoni , Paolo Spada si sprofondava nella beatitudine egoistica di colui che ha trovato , per una rarissima fortuna , lo strumento più adatto alla propria felicità . Per pensare , per leggere , per lavorare , egli aveva bisogno di non aver più nè lettere amorose da scrivere o da andar a prendere alla posta ; di non aver più convegni da chiedere o da aspettare ; di non aver più sciarade da sciogliere o drammi da annodare , tutte cose che impediscono , a uno scrittore , il pensiero , la letteratura , la scrittura . Adele Cima , in quei tempi di travaglio , mentre era intorno a lui , non vi era , camminava piano , non urtava gli oggetti , non chiudeva i libri , non muoveva le carte , spariva , riappariva , senza domandare di uscire , di pranzare , di dormire : nella sua semplicità o , piuttosto , nella sua stupidaggine , era un arnese umile e perfetto di pace amorosa e di paziente tenerezza . III . A un tratto , nel cuore innamorato di Adele Cima , e battuto e mortificato dal sentimento di non essere una donna degna dell ' amore di Paolo Spada , surse una volontà improvvisa , che si maturò nell ' ombra e nel silenzio , che fu covata e si schiuse al calore della passione , di cui ella ardeva per il grand ' uomo . Ella si decise , così , senz ' altro , a diventare una donna intelligente e colta ; perchè , almeno , non tutto il mondo dove l ' artista viveva le fosse vietato ; perchè ella , almeno , potesse seguirlo in un discorso , in una divagazione , perchè ella non restasse più sola e abbandonata ad amarlo , mentre egli se ne andava negli orizzonti dei sogni e delle visioni a cui ella , misera , non partecipava . Ella concepì questo audace disegno nelle ore di solitudine e anche d ' infinita mestizia in cui cadeva , quando Paolo Spada lavorava e si scordava assolutamente di lei : ella accarezzò entusiasticamente il suo disegno , nel tempo in cui maggiormente l ' esistenza con Paolo le diventava grave e tormentosa , sentendovisi come una povera creatura perduta e senza guida ; ella ostinatamente studiò questo disegno , quanto più amara e più insopportabile le pareva la sua inferiorità . Non disse nulla a Paolo . Era taciturna , sempre : e non avendo mai trovato modo di raccontargli la sua lunga miseria , la miseria della sua stupidaggine e della sua ignoranza , non volle neppure rivelargli il rimedio che il suo cuore aveva trovato o credeva di aver trovato . Con l ' eroismo muto dei cuori che sanno amare e amare soltanto , ma che dall ' amore traggono ogni coraggio e ogni luce , ella si accinse allo scopo , sebbene lo sentisse arduo , lontano , forse inaccessibile . La prima cosa che ella tentò , per aprire la sua intelligenza , fu la lettura dei libri di Paolo Spada . Dopo pranzo , quando egli , fumate nervosamente quattro o cinque sigarette , si levava come mosso da un impulso automatico , per sedersi a scrivere , ella si levava e spariva . Nella sua borsa da lavoro , accanto al merletto all ' uncinetto , delizia borghese di altri tempi , ella aveva sempre un volume , dei varii fra romanzi e novelle scritte da Paolo Spada : e in camera sua , si metteva a leggere . Lo stile prezioso , ricercato con quella tortura mentale che era una delle grandi qualità di Paolo Spada , le produceva la prima impressione d ' incomprensibilità : vi erano delle parole che non aveva mai lette o udite e dei giri di frase , il cui senso le sfuggiva : talvolta , delle frasi ripetute le davano fastidio , come il ronzìo di un moscone nell ' orecchio . Non so come , ella aveva udito a parlare del vocabolario : e finì per ricorrervi , per conoscere il senso vero delle parole strane adoperate da Paolo Spada . Con molta gravità , teneva il libro aperto sul tavolino e con l ' altra sfogliava il vocabolario : alla ricerca della parola , lasciava perdere il filo del racconto e , dopo , non si raccapezzava più . E , spesso , il vocabolario non le spiegava bene , tutto : ella restava sospesa , pensando troppo per la sua piccola mente , affaticata , e non trovando più nulla . Se contrariamente , erano i soggetti di quei romanzi , di quelle novelle che la turbavano immensamente . Ella aveva letto , come tutte le donnine della sua levatura , dei romanzi di Montépin e di Ponson du Terrail , qualche romanzo di Dumas padre e qualcuno , italiano , di Guerrazzi : ma le istorie di Paolo Spada erano così stranamente diverse da quanto era stato il poco pascolo della sua fantasia ! Tutti i protagonisti di Spada le sembravano degli ammalati o dei pazzi : spesso la inorridivano per il cinismo : e quando s ' interessava a qualcuno , più simpatico , ecco , egli moriva . In quanto alle protagoniste , ebbene , ebbene , malgrado che qualcuna di esse fosse buona e virtuosa , malgrado che quasi tutte fossero immensamente infelici , per le lotte con sè stesse , col mondo e con l ' amore , ebbene , Adele Cima le odiava , tutte ! La innamoratissima donna leggeva i romanzi e le novelle , più col cuore che con la mente : e la sua curiosità d ' ignorante , era anche fatta di gelosia . Con quanta carezzosa voluttà Paolo Spada dipingeva certe figure di donna e Adele Cima vi ricercava , quasi , i ritratti delle donne che egli aveva amate : con quanta crudeltà egli ne disegnava delle altre ed erano forse quelle che lo avevano respinto , o , accettandolo , lo avevano reso infelice ! Ella aveva troppo partecipato alla vita di Paolo Spada e dei suoi amici artisti , per non avere capito , a forza di udirlo dire , che quanto essi raccontavano nei loro libri , era loro accaduto : non aveva visto Paolo Spada copiare le lettere di amore , nelle novelle ? Così , la lettura di questi volumi lenta , ma continua , produsse sullo spirito di Adele Cima , come una rivelazione sempre più triste , sempre più torturatrice , del passato di Paolo Spada . Ah egli aveva palpitato , e pianto , e sofferto , e spasimato , il suo amante , non per lei , ma per altre donne , egli aveva molto e troppo vissuto , il suo amante , e non con lei ; egli aveva avuto delle scene di passione e di disperazione come giammai con lei ! Quante volte in quelle eterne veglie , in cui ella aspettava che Paolo Spada si levasse dal tavolino e , chiamandola , le dicesse che era ora di riposarsi , quante volte ella posò il libro , pallida , disgustata , avvelenata , sentendo di essere giunta troppo tardi , quando già la vita aveva detto tutto al suo amante ! Quante volte ella si sentì inutile , inutile a quest ' uomo , adesso più che mai , adesso che conosceva o che le pareva di conoscere tutto il passato , e come pensò , spesso , che sarebbe stato meglio liberarlo della sua sciocca presenza ! Le si ripeteva , nell ' anima , fatidicamente , l ' impressione della prima visita , quando aveva trovato le fotografie delle altre amanti e aveva tanto sofferto : perchè non era fuggita via , in quel giorno ? Pure , un accanimento la teneva , di legger tutto , di saper tutto . Involontariamente , qualche parte del suo segreto le sfuggiva : - Perchè hai fatto morire quel povero Attilio Venturi ? - ella chiese un giorno , al suo amante . - Attilio Venturi ? Chi ? - Il protagonista del tuo racconto : L ' ucciso . - Tu hai letto il racconto ? - .... sì - diss ' ella , profondamente sconvolta . - E perchè l ' hai letto ? - Mah .... perchè era scritto da te .... - Non vi era obbligo , anima mia . - Ho fatto tanto male ? Sono dunque così sciocca , da non poter aprire un tuo libro ? - e quasi piangeva . - Non importa , cara - diss ' egli , indulgentemente - se ciò ti diverte , fa pure . Ti è proprio dispiaciuto tanto , che Attilio Venturi sia morto ? - Oh , tanto ! - Egli doveva morire - pronunziò Paolo Spada , col tono dogmatico dello scrittore . - Oh ! - mormorò ella , senz ' altro , sentendo il peso della sua ignoranza più forte , sulle spalle . Altri dialoghi simili , consecutivamente , accaddero . Un giorno , un amico di Paolo Spada aveva elogiato vivamente il volume delle Storie crudeli , in presenza di Adele Cima : e Paolo Spada aveva sorriso alle lodi . Ella riprese il discorso e arrossendo , disse : - Tutti i tuoi libri sono così belli e mi piacciono tanto , Paolo ! Ma perchè sei così cattivo , nelle Storie crudeli ? - Perchè la vita è cattiva , mia cara - disse lui , con un lieve rammarico nella voce . - Oh no , Paolo ! - Che ne sai , tu ? Tu non sai nulla . - Hai ragione - ella disse , soffocando un singhiozzo . E un ' altra volta : - Non pensavi che la vita era cattiva , Paolo , quando hai scritto L ' amore di Maria ? - Quella storia è bruttissima . - Oh , no ! - Bruttissima , ti dico . - A me è piaciuta - soggiunse ella , con timidità . - Questo è il segnale più certo della bruttezza - disse lui , duramente . Poi quando la vide piangere , cercò di consolarla , carezzandola , baciandola . - Tu leggi troppo , ti fa male , Adele . - Perchè , mi fa male ? - La tua testa è debole , non leggere tanto . - Come , neppure i tuoi libri ? - I miei meno degli altri . Già , non valgono niente . - Non dire questo , non dirlo . Perchè li hai scritti , se li disprezzi ? - Così , Adele - rispose lui , enigmaticamente , chiudendosi nel suo silenzio . Ma , oramai , il male era fatto . Nel cervello confuso di Adele Cima turbinavano le frasi e i fatti in disordine : ed ella non afferrava più il nesso delle cose , ella imbrogliava i nomi dei personaggi e delle città , ella spesso faceva a Paolo Spada delle domande , dove appariva anche più chiaramente che ella aveva letto e non aveva inteso nulla . Due o tre volte , egli la redarguì , vivamente offeso nel suo amor proprio di artista : ed Adele che non conosceva la sensibilità sempre raccapricciante delle vanità di scrittore , due o tre volte giunse a ferirlo : e il modo come egli le si rivoltò contro , modo insolito , di animale irritato e ingiusto , la sgomentò talmente che , per un pezzo ella smise di parlargli delle sue letture . Ma il male era fatto . La serenità della mente di Adele Cima era smarrita , per sempre . Ella era entrata in una via d ' intrichi e di spine che la pungevano e la soffocavano : nè conosceva più il sentiero per tornare indietro . In quella confusa e incerta rivelazione di un mondo per lei incomprensibile e in cui ella intravedeva le perfidie della menzogna , le malvagità del cuore freddo e duro , le perversità dei sensi non governati da nessuna delle schiette e fluide correnti del sentimento , la ingenua anima di Adele si arretrava , compresa di spavento : ma i suoi occhi avevano intravisto e il fiore del suo candore sentimentale era per sempre appassito . Sovra tutto , il maggior tossico le veniva da quelle donne ignote a lei , che Paolo Spada aveva conosciute e amate , che erano rimaste così impresse nella memoria dell ' uomo , che l ' artista aveva voluto renderle nelle sue storie . Tutte diversamente belle e attraenti sotto la viva penna dello scrittore , tutte dotate del fascino della vita che vibra , più forte , nei ricordi e par vita , tutte variamente strane e seducenti , tutte quante davano al cuore innamorato di Adele Cima le trafitture , e i sussulti , e i pallori , e gli scoramenti di una gelosia invincibile . Con curiosità tormentatrice , ella ritornava a rileggere quelle pagine dove la natural poesia dell ' arte ingrandiva e affinava quelle creature muliebri : e nella loro essenza , nella loro forma , Adele Cima le invidiava , sentendosi da loro così diversa , così lontana , sentendosi a loro tanto inferiore da soffrirne come per persone umane che l ' avvilissero con la loro superiorità , ogni giorno , ogni ora : - Tu hai conosciuto quell ' Angelica , del tuo romanzo ? - disse , in uno dei momenti di più forte pena . - Sì . - L ' hai amata ? - Sì . - Era molto seducente ? - Molto . La povera semplice donna tacque . Ah che egli era una persona troppo sincera , mentre avrebbe potuto risparmiarle queste verità così atroci ! - Perchè hai finito di amarla ? - Mi ha tradito . - Ah ! E se non ti tradiva ? - Io tradiva lei . - Così .... tutti questi vostri amori .... finiscono col tradimento ? - Quasi tutti . - Finirà anche il nostro , così ? - chiese lei , desolatamente , mordendosi le labbra per non iscoppiare in singhiozzi . - Speriamo di no . - Speriamo ? Non è che la speranza ? - In fatto di amore , tutto è fallace . Ma perchè continui a chiedere di cose spiacevoli ? Che ti importa ? A che scavi nel passato ? Quando mai tu hai scavato ? Amami e basta . - Anche io ho un cuore e una mente - ella mormorò , mortificata di essere sempre respinta nelle sue umili e taciturne funzioni di donna innamorata . - Credilo , il cuore ti è sufficiente - egli concluse , un po ' sul serio , un po ' ironicamente . Ella sentì l ' ironia e non sentì la serietà del consiglio . Una gran voglia di rassomigliare a qualcuna di quelle donne , di essere meno monotona , meno semplice , meno limpida , adesso le sconvolgeva l ' anima . I suoi vestiti , dapprima graziosi e carini , ma di una grande povertà d ' invenzione , cominciarono a diventare più ricercati : ella ebbe una vestaglia di lana bianca , con merletti pioventi e un grosso cordone di seta bianca che la serrava : ella portò delle camicette insaldate , da uomo , con una cravatta maschile : ella tentò di tagliarsi i capelli , ma il parrucchiere la consigliò di non farlo . Queste nuove fogge , però , la mettevano in imbarazzo e la rendevano goffa . Alle pareti quasi nude delle sue due camerette ella attaccò dei vecchi ventagli giapponesi , dei pezzetti di stoffa antica racimolati fra le cianfrusaglie del quartierino di Paolo Spada e vi sospese dei quadretti che erano stati donati a lui , e che egli aveva dichiarati orribili ; e questo scemo tentativo di adornamento artistico contrastava con la semplicità e anche con la volgarità del resto dei mobili . Adele Cima non aveva mai voluto fumare ; anzi il fumo della sigaretta e dei sigari di Paolo Spada , dei suoi amici , le dava gran fastidio . Si forzò a imparare : ebbe tre o quattro emicranie feroci , accompagnate dal mal di stomaco , ma fumò . Soltanto si scolorava come una morta , fumando : e faceva sforzi enormi per esser disinvolta . Non aveva mai bevuto liquori , con un disgusto tutto borghese : ella provò il cognac , e siccome aveva inteso parlare del gin , come di un liquore singolare , assaggiò anche quello . Paolo Spada , malgrado le sue profonde distrazioni , i suoi egoistici assorbimenti , notò a poco a poco tutte queste fittizie manifestazioni di bizzarria : e il sorriso con cui le accoglieva , aveva della bontà compassionevole . Due o tre volte , egli rise della goffaggine di Adele Cima : ed ella fu colpita da quel riso come da una pugnalata . Una sera , quando più ella era stata tentata di essere eccentrica e raffinata , e quando meno vi era riescita , quando più era stata ridicola nei suoi esperimenti , Paolo Spada , le aveva detto , con durezza : - Smetti . Ella si era fatta di mille colori e aveva abbassato gli occhi . - Non fumare più , smetti ; smetti di vestirti come ti vesti ; non bere cognac e non parlare di amore col terzo e col quarto . Smetti , smetti , Adele . - Che ho fatto di male ? - Nulla : ma sei ridicola . Chi te lo fa fare ? - Così - diss ' ella , con voce fievole , a capo basso . - Vi è una ragione , a queste stravaganze . Dilla subito . - replicò improvvisamente . - L ' idea di piacerti .... - balbettò l ' infelicissima . - Hai sbagliato . Mi dispiaci enormemente . - La paura del tuo disprezzo .... hai amato tante donne intelligenti e fini .... io sono una creatura volgare .... - Mi sei piaciuta come eri : non ti guastare . Smetti tutte queste buffonate . Tu non ti puoi cangiare . - Oh Dio ! - singhiozzò la poveretta . - E ringrazia il Signore , invece , che non ti cambia . Se ti cambiasse , non ti amerei più . - Perchè mi dici questo ? - Perchè è la verità . Ritorna alla tua semplicità , mia cara , o ci lasciamo per sempre . Come ritornarvi totalmente ? Ella obbedì , con la devozione della persona assolutamente innamorata , a quanto le aveva detto Paolo Spada ; ella ritornò , tristemente , alle sue vesti di gusto borghese e ai suoi cappellini insignificanti : ella lasciò le sigarette e il cognac : ella schiodò tutti i ventagli vecchi e tutti i brandelli scoloriti delle stoffe , dalle pareti delle sue stanzette . Ma tutti questi atti , consecutivi , le rammentavano la inanità della sua persona : le ripetevano , mandando il rosso della vergogna al viso , che ella non poteva elevarsi , in nessun modo , dalla mediocrità dove era sempre vissuta : le replicavano , in tutte le forme , che una donna semplice o anche sciocca , sempre tale rimane e che non vi era speranza , per lei , di essere considerata da Paolo Spada salvo che per una donnetta di casa , scema , ignorante , che gli dava dell ' amore senza fantasia e senza drammi , quando egli aveva voglia di essere amato . Lo scorno dell ' esperimento fatto e mancato le ritornava sempre , massime quando , era sola : ed ella chiedeva al Signore , nelle sue preghiere , per qual ragione era stata slanciata e poi chiusa in un amore dove tutte le sue facoltà soffrivano , dove soffocava nel silenzio ogni suo dolore e dove ella non avrebbe mai più trovato la felicità , giammai . Le sue sofferenze si acuivano . Ella frequentò molto la chiesa , in quel tempo . Cercava la liberazione , o cercava la pace ; ma non otteneva nè l ' una , nè l ' altra , giacchè ella era legata a Paolo Spada per la vita e per la morte , giacchè ella era sempre in un profondo spostamento morale e materiale . Paolo Spada , giusto in quel tempo , fu preso da un accesso di mondanità . Ogni sera indossava la marsina , metteva un fiore all ' occhiello , arricciava e profumava i suoi baffi e partiva . Ella lo aiutava a vestirsi , avendo per lui le cure minute di una madre : non gli chiedeva neppure dove andasse e a che ora ritornasse . Lo aspettava . Quando aveva chiusa la porta ; alle sue spalle , cominciava per Adele una lunga veglia . Ella riordinava la casa , tutta quanta , dandole il suo assetto notturno ; lavorava all ' uncinetto , alla coltre fatta a disegno di stelle , poichè aveva rinunziato alla lettura : sonnecchiava ; si addormentava sulla sedia . Talvolta si svegliava , di soprassalto , a un rumore : non era nessuno . Talvolta lo stridore della piccola chiave inglese di Paolo Spada che schiudeva la porta del quartierino , la scuoteva . Lo vedeva riapparire bene spesso pallido e stanco , senza voglia di aprir bocca . - Fai male ad aspettare - le diceva , brevemente . - Non importa , Paolo . Non le diceva più nulla , lui , assorto nella stanchezza : non le faceva una carezza non le dava un bacio : si addormentava di un sonno pesante . Ella restava sveglia , nervosa , piangendo chetamente talvolta . Vi erano notti in cui egli rientrava eccitatissimo . Le raccontava tutto , mettendo in burletta i tipi ridicoli della società , ridendo dei buffi spettacoli , elogiando fugacemente qualche donna incontrata . Adele tendeva l ' orecchio , a queste lodi : - Era molto bella , donna Maria Vargas ? - Bellissima : pareva Monna Lisa del Giocondo . L ' amante sciocca , dai capelli castani insignificanti , dai grandi occhi limpidi e meravigliati , ammutoliva . Egli continuava a chiacchierare , fumava , si faceva fare del tè che ella aveva imparato ad apprestare benissimo , mentre le mani le tremavano , nel suo ufficio di donnetta di casa . E , spesso , tornando da questa casa luminosa , da questi teatri scintillanti , dove aveva visto delle donne bellissime , dove il suo animo di artista aveva esaltato la sua ammirazione di uomo , egli era con Adele Cima così carezzoso e così appassionato che , malgrado la piccola intelligenza di lei , ignara delle mistificazioni umane dell ' amore , ella intendeva donde venisse questo rinnovellamento passionato ; e tutto il suo essere inorridiva alla mistificazione . Vagamente , ma ostinatamente , ella era gelosa di tutte queste donne mondane , signore e attrici , grandi dame e grandi avventuriere che , preso da un furore di esteriorità tutto estetico , Paolo Spada ricercava ogni giorno e ogni sera : ma Adele Cima non arrivava a precisare la propria gelosia . Non diceva nulla : ma fiotti di veleno le inondavano le vene . Si consumava , dentro , e non voleva dare un sol dolore a Paolo , sentendo anche che era inutile e dannoso fargli delle scene . Qualche indizio di tradimento , molto tenue , forse ancora ingiusto le s ' ingrandiva nel cuore appassionato , col dubbio di qualche fatto compiuto . Paolo Spada aveva cambiato fiore all ' occhiello : era una rosa bianca , adesso , quella che portava ogni giorno . Una copia dell ' Amore di Maria era partita , avvolta in una stoffa medievale , a rose bianche su fondo rosa pallido , e diretta a un indirizzo sconosciuto . Un giorno , uscendo per alcune spesuccie , aveva incontrato Paolo Spada sotto l ' atrio della Posta , a San Silvestro : egli aveva avuto innanzi ad Adele Cima , una leggiera fiamma al viso . Poi , finalmente , un giorno , Adele ebbe la prova precisa e netta del tradimento : un biglietto di convegno , di donna Maria Vargas : un biglietto cascato dalla tasca di Paolo Spada . Era impossibile il dubbio . Egli rientrò : trovò Adele Cima gittata sul letto , vestita , col viso verso la parete . - Che hai ? Ti senti male ? - Sì . - Dove hai male ? - Alla testa . - Ora ti do l ' antipirina . Vado a chiamare il medico ? - È inutile : è un male che passa . Veramente , egli aveva udito qualche cosa di cambiato nella voce di Adele Cima : ed aveva esitato a ritornare nella sua stanza . Prima di uscire , andò da lei , di nuovo : - Come vai ? - Meglio : grazie . - Vuoi qualche cosa ? - .... No - Io torno subito . - Va bene . Veramente non si era voltata a lui e la voce era più tronca e più velata che mai . Ma egli attribuì alla nevralgia tutti quei fenomeni e uscì . Quando rientrò , alle undici di sera , la trovò ancora sul letto , supina , in uno stato di abbattimento immenso , con orribili crampi allo stomaco . Aveva bevuto della morfina per avvelenarsi : l ' aveva trovata in una boccettina che Paolo Spada teneva in serbo , per iniettarsi ogni tanto . Egli non le strappò questa verità che a furia di affannose domande , di richieste strazianti , giacchè tutto l ' essere di Paolo era trangosciato all ' idea che una povera creatura umana avesse potuto morire per lui . Ella lo guardava , con occhi così disperati e amorosi , insieme , che egli non resisteva a quello sguardo . Al medico accorso Paolo non disse nulla , non seppe neppure ricordarsi la misura della morfina che Adele aveva potuto ingoiare : e tutta la notte la sciocca amante che tutto aveva sopportato , ma non aveva saputo resistere al tradimento , tutta la notte ella fu in pericolo mortale , attaccata al collo di Paolo Spada , guardandolo con gli occhi stralunati dal male e dall ' amore , toccandolo con le mani gelide e bagnate di sudore , senza poter pronunziare una parola sola , quasi strozzata , soffrendo come una dannata o cadendo in prostrazioni che parean simili alla morte . Accanto a lei , egli agonizzava . Aveva ritrovato il biglietto perduto di donna Maria Vargas , sotto l ' origliere di Adele Cima ed aveva inteso la ragione di quel suicidio , la ragione immediata e invincibile . - Perchè hai fatto questo ? Perchè ? - le gridò , indignato contro sè stesso , contro i capricci mondani e contro tutte le donne mondane . La inferma non rispose , ma lo guardò con tale espressione di silenzio ! - Non dovevi farlo . Non ne valeva la pena - le disse ancora lui , esaltatissimo . Alla morente gli occhi si sbarrarono in un infinito stupore , come se ella si meravigliasse , sentendo che un tradimento non è un tradimento . - Sei una scema ; non capisci niente ; io non amo che te ; sei una scema - le continuò a dire lui , in preda a una indomabile agitazione . Adele Cima , a quell ' aggettivo che si veniva ripetendo , con tanta ostinazione e tanta crudeltà , insieme a tanto amore , nella sua agonia , chiuse gli occhi per morire . Ma non morì . La salvarono il medico e Paolo Spada . Fu molto tempo malata , ma guarì . Il suo fu un suicidio mancato , come erano state mancate varie altre cose della sua vita . Spesso , nella convalescenza , in un effluvio di tenerezza , innamorato più che mai della sua stupidina , Paolo Spada le veniva ripetendo : - Perchè hai voluto morire ? - Per donna Maria di Vargas . - Ti giuro che non ne valeva la pena , anima mia . - Oh sì ! - No , no , sei sempre la stessa , non capisci nulla . Se morivi , vedi , Adele , era perchè non hai mai capito niente . - È vero - mormorava lei , assorta . Dopo quel tentativo di suicidio , inutile , che non le aveva dato la liberazione , ella non domandò a Dio neppure più la pace . Il suo destino era di vivere , di amare , e di soffrire per l ' amore , giacchè il Signore le aveva inflitto il castigo di amare un uomo diverso da lei per istinti , per temperamento , per carattere , giacchè sul suo amore pesava la fatalità del dissidio intellettuale , lo stato di oppressione della creatura meno nobile e meno spirituale , accanto a un ' anima che saliva nei cieli dell ' arte . Ella doveva soffrire e non doveva trovare rimedio alle sue sofferenze , giacchè le anime alte e squisite trovano mille vie per isfuggire ai contrasti della vita quotidiana , mentre le piccole anime li subiscono tutti , senza scampo e senza rifugio . Poi , più tardi , quando ella fu bene guarita e Paolo Spada fu bene sicuro che quella donna gli fosse vincolata per sempre , egli scherzò anche sul tentato suicidio . Chi manca un suicidio , non corre un ' avventura buffa ? L ' amante sciocca ne rise anche lei , per celare la vergogna di quella ridicolaggine . Più tardi ancora , Paolo Spada tornò a tradirla , come si tradisce una buona moglie fedele , con altre donne : ella lo seppe , ma non trovò la forza di voler morire , temendo troppo di esser chiamata la più scema fra le donne . Anzi , egli finì per confessarle le sue scappate , convincendola che erano necessarie alla sua vita d ' arte , ma che egli amava sempre la sua cara sciocca . La quale sciocca donna non si convinse punto , di questa necessità del tradimento : vi si rassegnò , piuttosto , poichè voleva il suo destino , così , che ella , che sarebbe stata felice con un uomo limitato e buono e onesto come lei , fosse infelicissima con un grande artista . SOGNO DI UNA NOTTE D ' ESTATE . A Roberto Bracco . Massimo era solo . L ' amico d ' infanzia , non veduto da anni e poi incontrato improvvisamente per la via , dopo il lieto riconoscimento era venuto , alle sette , a pranzare in casa di Massimo . E costui che trascinava pesantemente il fardello di un ' estate cittadina , mentre tutti gli altri anni era partito nel mese di giugno , si riprometteva una buona serata di ricordi , in compagnia dell ' amico ritrovato . Avevano , infatti , passato due ore insieme fra il pranzo , la sigaretta e i liquori , chiacchierando dei tempi antichi , cominciando tutti i loro discorsi con un ti ricordi , sorridendo vagamente alle care memorie che si affollavano alla mente , interrompendosi talvolta , dando in qualche esclamazione di rimpianto , di nostalgico desiderio . Ma nella amichevole giocondità che aveva dilatato i loro cuori , si era presto infiltrato un senso di malinconia ; avevano fatte vie diverse ed erano diventati assai diversi , in tutto ; partiti dal medesimo punto , avendo fatto gli stessi studii , l ' amico era adesso un illustre avvocato di provincia , con moglie e figli , con idee pratiche e semplici , un po ' appesantito di fibre e di spirito ; e Massimo se ne era andato per dieci o quindici anni all ' estero , di legazione in legazione , diplomatico senza passione , indolente , non facendo carriera per la sua pigrizia , contento o non malcontento del suo posto di segretario , bello come un meridionale bello , ma già appassito , coi capelli che si facevano radi sulla fronte e gli occhi smorti , non ricchissimo , ma abbastanza ricco , e adesso inchiodato da un anno a Napoli , in licenza - in penitenza , dicevano gli amici . Massimo era fine , originale , ma già consumato dalla sua esistenza , e segretamente oppresso da altre cure : l ' amico era pieno di talento , ma forte e tranquillo , rimasto un po ' grossolano , chiuso nel buon senso provinciale che chiama follia l ' originalità , e che si mortifica nel presente , per godere in un troppo tardo avvenire . Così , mentre l ' uno raccontava all ' altro la propria vita , colui che ascoltava , apprezzava , giudicava , freddamente giudicava , senza dire il suo giudizio in forma cruda , mitigando , è vero , per riguardo all ' amicizia d ' infanzia , ma facendo intendere come si trovassero lontani : e a un certo punto si guardarono in viso , perchè pensarono di essere , oramai , due estranei ; ma non lo dissero . E forse , in fondo , Massimo invidiava all ' illustre avvocato di provincia la sua limitata ambizione e il suo assiduo lavoro , e la famiglia grassa , pacifica , al sicuro delle tempeste , e la casa messa alla buona , ma la casa degli avi , la casa dei figliuoli , e quel senso di praticismo , di serietà , di equilibrio , tutte le cose , infine , che gli mancavano ; mentre l ' avvocato invidiava a Massimo la vita vagabonda ma aristocratica nelle Corti straniere , e l ' avvenire che potea essere splendido , e la libertà di scapolo , e tutte le avventure di quella esistenza fantastica , e quella casa di giovanotto elegante e squisito , visioni che avrebbero oramai turbato i suoi sonni di provincia . A un certo momento , sospirarono ambedue . La serata era calda : dal balcone aperto del salotto dove fumavano , non spirava un soffio di aria : solo un acuto profumo di gelsomini veniva di fuori . Si accorsero di essere diventati malinconici . Troppe cose del passato avevano ricordate , troppe pietre sepolcrali di persone care perdute , di amori morti avevano rimosse : tutto questo non si fa senza un triste piacere , e il piacere poi fugge , e la tristezza resta . Fumavano in silenzio , con la testa rovesciata sulla spalliera della poltroncina ; poi l ' avvocato aveva guardato l ' orologio . Per cortesia , disse a Massimo : - Vieni via con me ? Ma non si eran forse detto tutto ? E non avevan forse fatto male , a dirsi tutto ? Massimo rispose vagamente che doveva scrivere alcune lettere urgenti ; che si sarebbero veduti più tardi , alla Villa , verso le undici , senz ' altro . Freddamente , l ' avvocato promise di esserci , e si divisero , convinti che non si sarebbero riveduti quella sera , e forse mai più . Per dolce che sia il passato , esso è morto ; e fantasmi , anche soavissimi , turbano l ' animo dei più coraggiosi . Quando fu solo , Massimo si pentì di essersi condotto a casa quell ' amico : tante chiuse cicatrici avevano stillato sangue , in quelle due ore ! Mentre egli seguitava a fumare , nel salotto , udiva il suo servitore che riordinava la piccola stanza da pranzo ; e poco dopo , il giovanotto gli venne a chiedere se avesse bisogno di lui , in quella sera , chè avrebbe voluto andarsene a trovare certi amici , per fare una passeggiata , con quel caldo così grande . Massimo , con una parola , lo licenziò : la porta si richiuse ; egli era perfettamente solo . Ma la sua serata era perduta , postochè aveva voluto risalire imprudentemente il fiume del passato , in compagnia di una persona che aveva amata : il viaggio lo aveva scoraggiato , facendogli perdere quell ' ultimo resto di morale pazienza , che lo aiutava a tirare innanzi quella solitària e fastidiosa estate napoletana . In queste ore di ribellione , sdraiato , abbandonato a una mortale spossatezza esteriore , mentre dentro gli si sollevava il cuore , egli fumava assai certe stupefacienti sigarette egiziane , che per lo più finivano per stordirlo : ma in quella sera di estate le sigarette gli si sfacevano fra le labbra strette ed egli le buttava via , semispente , a pezzetti . Andò al balcone : era al terzo piano di un gran palazzo di via Gennaro Serra , ed essendo più basse le case innanzi alla sua , pel livello della via , vedeva un po ' di mare e un grande arco di cielo stellato . La notte era bellissima , con un gran palpito luminoso della Via Lattea ; ma la brezza non veniva e l ' aria opprimeva . Sentendosi avvampare la testa , solo , stanco e pure non potendo restar fermo , prese la penna e volle scrivere : ma improvvisamente , innanzi alla carta bianca , si fece in volto più bianco della carta stessa , quasi che avesse veduto apparire non so quale visione , fra le penembre della stanza . Dalla via Gennaro Serra , un continuo rumore di carrozze si udiva : tutti uscivano dalle loro case , tutti se ne andavano per le strade , a respirar meglio , a guardare le stelle , a godere la notte napoletana bella , fresca nelle ore alte . Egli si fece di nuovo al balcone , soffocando : ritornò alla scrivania , si rimise a scrivere , ma non vi riuscì . E perchè avrebbe dunque scritto ? A che servono le negre parole scritte sulla candida carta , nella effervescenza della solitudine , quando il parente , o l ' amico , o l ' amante che le riceve , le legge forse dinanzi a estranei , freddamente , ridendone ? Troppo tempo e troppe cose passano fra il momento che si scrive e quello che si legge , fra chi scrive e chi legge , perchè una lettera serva a qualche cosa . Un organetto si fermò in piazza Monte di Dio , a suonare , con un metro largo , con un tempo largo , una canzonetta assai allegra , la quale così diventava bizzarramente triste ; Massimo s ' impazientì contro quel sentimentale o stanco suonatore di organino , che mutava una tarantella in marcia funebre . Forse il suonatore era vecchio ; forse aveva fatto una magra giornata ; forse era un infelice , perciò usciva dalla sua mano quella nenia così stravagante . Massimo si abbassò sulla ringhiera del balcone , e da quell ' altezza buttò a caso una moneta da due lire al suonatore . La musica , dopo un poco , tacque : e Massimo se ne dolse ; ora si sentiva più solitario , più annoiato , più insofferente che mai della sua dimora in Napoli . Che fare , dove andare , dove portare il suo corpo e il suo spirito , con quali sciocchi ? con quali indifferenti , con quali esseri detestabili andare ? Come passare quella notte di estate ? Non avrebbe avuto riposo , lo sentiva : e sentiva che non vi era rimedio alla sua agitazione . Andava e veniva dalla scrivania al balcone , macchinalmente , quando un , sottile canto vicino lo colpì . Si fermò , ascoltando . Il canto veniva da un balcone poco discosto dal suo , anch ' esso al terzo piano : aguzzò gli occhi , vide un ' ombra bianca , era una donna che cantava una vecchia romanza del Tosti , poco nota , che è piuttosto un recitativo e che comincia così : / * Il gallo canta ; e i sogni lieti o tristi Fuggon nel grande oblìo . Torna al mondo dei sogni , onde venisti , Larva dell ' amor mio .... .... * / La voce era tenue e un po ' tremula , ma le parole si udivano distintamente . Massimo tese l ' orecchio , guardò acutamente , e si accorse che la donna si dondolava sopra una sedia , cantando , come se si cullasse ; aspettò che ella avesse finito , poi , piegandosi sulla ringhiera , chiamò : - Luisa , Luisa ? - Che volete ? - rispose una fresca e lieta voce femminile . - Buona sera : vi sto ascoltando , ma la vostra canzone è troppo triste . Perchè non ridete un poco ? - Così , per ordine vostro ? - Ve ne prego : ridete . - A che servirebbe ? - Per rallegrare la mia infinita malinconia . - Voi , malinconico ? - e diede in uno scroscio di risa fresco e limpido . - Brava , brava ! - egli esclamò , applaudendo . Lei , per parlare con lui , si era alzata dalla sedia , si era messa all ' angolo del balcone , curvandosi per veder meglio , e non li divideva che lo spazio di una stanza ; le due case erano vicine . - Vi basta ? - chiese Luisa ridendo ancora . - Mai abbastanza . Sono un uomo morto , Luisa . Ma quando sarò da quattro giorni nella tomba come Lazzaro , veniteci voi e ridete ; io risusciterò , ve lo prometto . - Ci vedremo allora , non mancherò - diss ' ella ridendo . Poi tacque improvvisamente . Massimo , per ringraziarla , si mise a cogliere dei gelsomini bianchi , odorosissimi , li raccolse in pugno , tentò due volte di buttarglieli sul balcone : ma erano così leggieri che caddero in istrada , candidi , roteanti . - Peccato , peccato ! - gridò lei , che aveva indovinato il grazioso pensiero . E restò a guardare , giù , come se potesse ancora scorgere quella pioggerella di gelsomini odorosi . A un tratto , ella diede un piccolo grido : - Che è ? - Ne ho trovato uno , per terra . Grazie ! Sul balcone di Luisa un ' ala di ventaglio si agitava ed egli ne vedeva luccicare le stelline : - Siete voi , che avete quel ventaglio ? - Sì ; perchè ? - Perchè pare un pezzo di firmamento . - Non mi burlate - disse lei un po ' seria . Parlavano così tranquillamente , come se stessero in un salotto di conversazione : ma le notti estive sono così belle a Napoli , ed è così naturale stare al balcone , o sulla terrazza o nelle vie , è così naturale la chiacchiera all ' aria aperta ! Certo l ' elegante addetto non avrebbe fatto così a Bruxelles , o a Copenaghen , dove le notti sono gelide , e i balconi hanno triplici imposte : nè con le dame della società sua , si sarebbe permesso una simile famigliarità . Appunto per questo egli trovava gusto in questa conversazioncella borghese con una semplice ragazza , da un balcone all ' altro , dimenticando la profonda noia e il disgusto che lo avevano assalito mezz ' ora prima . Adesso , sorgendo da quel poco di mare che si vedeva dai balconi , un globo rossastro si levava nel cielo , e ascendendo , impallidiva , diventava roseo .... - .... ecco la luna , signor Massimo - mormorò lei , piano . Eppure egli udì . - È una bellissima luna , Luisa - le rispose , con convinzione . - Fra poco si nasconderà dietro quelle case , e non la vedrò più - disse la fanciulla , sempre piano . Egli udiva benissimo . A un tratto , chiamò : - Luisa ? - Che volete ? - Volete uscire , a veder la luna ? - Sola ? - Con me . - .... nossignore - disse lei , dopo aver esitato . - Perchè nossignore ? - Per questo - replicò Luisa , enigmaticamente . - Venite , via . Torniamo presto . - No , non posso . - Siete cattiva , sapete . Luisa non rispose . - Se non vi decidete , vado via solo . La notte sarà magnifica e voi non la vedrete . Peggio per voi ! Sono abbastanza vecchio , per non compromettervi . Volete venire ? - .... non posso . - Buona sera . - Buona sera - mormorò ella , lentamente . In verità , rientrando nella sua stanza , per prendere il cappello e i guanti , Massimo era indispettito . Aveva trovato un diversivo alle tristezze supreme di quella serata ; la compagnia di Luisa come quella di un buon camerata , di un buon amico , lo avrebbe distratto . Ed ecco che quella sciocchina faceva la ritrosa , mentre era libera , indipendente , mentre egli non si era mai sognato di farle una linea di corte , da un anno che si conoscevano . Nervoso , abituato a superare facilmente tutte le difficoltà , il più piccolo inciampo lo inquietava : non andò di nuovo al balcone , spense tutti i lumi , e battè fortemente la porta , uscendo sul pianerottolo ; anche Luisa era una sciocca ! Ma passando innanzi a un ' altra porta che dava sullo stesso pianerottolo , la vide schiudersi un poco e il profilo bruno di Luisa apparve : - Signor Massimo ? - fece ella , guardandolo coi neri e dolci occhi , chiedendogli scusa col tono della voce , con lo sguardo . - Andate là , che non capite niente ! - esclamò lui , nascondendo un sorriso , fingendo di essere ancora in collera . - Io .... capisco - disse lei , schiudendo addirittura la porta . Ora si vedeva tutta la sua snella e alta figura , rivestita di un abito bianco di semplice mussola , con un nastro di velluto nero alla cintura : si vedeva il delicato volto ovale e bruno , dove la piccola bocca rosea si schiudeva come un fior di granato ; e le sottili sopracciglia nere e arcuate davano agli occhi neri , per sè buoni e soavi , un ' aria d ' infantile meraviglia . - Perchè avete detto di no , Luisa ? Avete così poco spirito ? Vi ho forse mai fatto la corte , io , perche dobbiate temere la mia compagnia ? - È vero , non me l ' avete mai fatta - rispose Luisa , senza sorridere , abbassando gli occhi . - O dunque ? Andiamo , prendete un cappello e una mantellina , fate una collezione di risate , e venite con me . Sarà un ' opera di misericordia spirituale : sono così infelice ! - Sì ? Tanto ? - interrogò lei , ansiosa . - Infelicissimo - confermò lui , fra il tragico e il burlesco . - Per amore , eh ? - chiese ella , arrossendo della domanda . - Nossignora , ragazza curiosa . Naturalmente , nessuna donna mi ama e io , naturalmente , non ne amo nessuna . Andate a vestirvi e fuggiamo .... Ella voltò le spalle , ubbidendo . Massimo restò appoggiato allo stipite della porta aperta , col cappello in mano , rigirando il suo bastoncino di ebano fra le dita , tranquillo adesso , abbandonandosi al minuto che passava , senza pensare ad altro . Dopo un poco , brevi passi discreti si riudirono e Luisa apparve , infilando i morbidi guanti lunghi di camoscio : aveva messo una mantellina di merletto nero a perline nere sul suo vestito bianco e un gran cappello di velo nero , una di quelle scuffie ampie e caratteristiche che stanno divinamente solo a un volto giovanile . Sorrideva , con le labbra , con gli occhi , guardando Massimo , così fresca , così luminosa di gioventù e di spirito , che egli espresse immediatamente la sua opinione . - Siete una creatura incantevole - disse , con un tono fra la galanteria e la verità , tanto che ella non seppe nè adontarsene , nè rallegrarsene . Per nascondere il proprio imbarazzo , Luisa si voltò a chiudere la porta di casa sua , mettendosene la chiave in tasca . Si avviarono , accanto , per le scale , senza che Massimo le offrisse il braccio : ella aveva un modo di camminare leggiero e spedito che le veniva dalla estrema giovinezza . - Sentite - le diceva lui , scendendo - ognuno di noi si secca .... - Io non mi secco mai . - .... non mi contraddite , voi vi seccate , come me , della solitudine . Quando state sola , che fate ? - Penso .... - E non vi viene voglia di uccidervi ? - Neppur per sogno . I miei pensieri sono dolci . - A che pensate ? Ella fu lì lì per rispondere , con sincerità : ma fortunatamente si rattenne . - Che v ' importa ? - mormorò invece , con una certa malinconia . - Ma insomma , se deviate sempre il discorso , non lo finirò mai . E vi assicuro che è grazioso , che vale la pena di udirlo , Dunque , che voi vi possiate seccare o no nella solitudine , questo non preme , ma nella solitudine mi secco io , e voi siete allegra , voi cantate , voi suonate l ' arpa , voi ridete così bene . Uniamoci insieme , fraternamente , così io non mi seccherò più , e voi , credo , vi divertirete meglio . È deciso , eh ? Come fratello e sorella , naturalmente . Un giorno o l ' altro , poi , vi mariterei a un amico che amassi molto . È deciso ? Ella rideva , rideva , sommessamente , mentre attraversavano l ' ampio portone . Una risata , però , che aveva qualche soverchio trillo nervoso . - Non volete saperne ? - disse lui , seriamente , fermandosi , sul marciapiede . - Non è mica una cattiva offerta . Sono vecchio , io , ma sono sempre un buon figliuolo : ho viaggiato , vi posso raccontare delle storielle interessanti .... pensateci bene .... - Sì .... sì .... combineremo , un giorno o l ' altro - e la fanciulla voltò la faccia in là , per non farsi scorgere . Massimo e Luisa scendevano per via Gennaro Serra incontrando una quantità di gente che saliva e scendeva , ondeggiando , a coppie , a gruppi , a crocchi , a file , con la mollezza estiva della folla napoletana . Malgrado che fossero le dieci , molte botteghe erano ancora aperte e illuminate : non vi si lavorava ; delle donne in giacchettina bianca prendevano il fresco sulla porta , chiacchierando , e dall ' Egiziaca veniva un suono di chitarre e di mandolini . La birreria Dreher , sotto i marmorei portici di San Francesco di Paola , aveva messo fuori tutti i suoi tavolini di marmo , e le tazze di birra , dalla cima schiumosa e nevosa , apparivano alte sui vassoi , portati dai camerieri , mentre i pesanti piattini di cristallo si accumulavano innanzi agli avventori . Adesso , sorgendo pallida e mancante sul lato sinistro , elevandosi sopra l ' arsenale di marina , la luna illuminava tutta piazza Plebiscito . La facciata della Prefettura , tutta chiara sotto il raggio lunare , aveva delle persone che si muovevano sui suoi grandi veroni : il Gran Caffè e i suoi tavolini , allargantisi sulla via , e i molti avventori erano avvolti in un chiarore fantastico , e le donne recavano con lentezza il cucchiaino del sorbetto alle labbra , o agitavano il ventaglio pian piano , con gli occhi sgranati , quasi sognassero . Nella piazza Plebiscito , andando lentamente nella morbida luce lunare , la gente passeggiava , sulla striscia di pietra bianca , innanzi alla fontana : e il grande getto d ' acqua , alto , sottile , pareva una piuma bianca , immobile , tutta penetrata dalla luminosità della luna . - Che bella notte ! - susurrò Luisa , affrettando il passo . - Vi è troppa gente - disse lui , buttando la sigaretta , diventato a un tratto pallido e pensoso . Luisa se ne accorse . Affettuosamente gli toccò la mano con la sua mano guantata , interrogandolo con lo sguardo ; egli non rispose , ma le fece un cenno che non chiedesse , che non voleva parlare . Per temperare questo silenzio , graziosamente le prese la manina guantata e se la passo sotto il braccio , e camminarono più presto , andando verso Santa Lucia . Qualcuno si voltava a guardare la fanciulla biancovestita , i cui occhi brillavano soavemente sotto la nera e trasparente aureola del cappello ; ma ella non vedeva nulla , si piegava ogni tanto a guardare il suo compagno , per osservare se l ' umor torvo si fosse allontanato . - Ma che avete ? - chiese , alla fine , agitata . - Vorrei .... vorrei non essere qui - proruppe lui , esprimendole tutta la sua nostalgia inguaribile . - Ah ! - - disse ella , senz ' altro , chiudendo gli occhi , mentre le labbra le tremavano . E Massimo non seppe , o gli mancò la forza di spiegare , di modificare la sua scortesia . Alta già sopra Capri , la luna imbiancava tutta la via marina di Santa Lucia , dove mille lumicini si agitavano , dove i trams , carichi di gente che andava verso Posillipo , passavano , ogni cinque minuti a suono di cornetta , dove le venditrici ambulanti di acqua sulfurea davano il loro richiamo , dove i pescatori accovacciati nelle nasse , fumavano la pipetta corta che aveva lo stesso colore della loro pelle . Appoggiati al largo parapetto che dà sulla via inferiore di Santa Lucia e sul mare , uomini e donne godevano la prima brezza notturna che si era messa al sorgere della luna ; si udiva suonare il pianoforte nel salone all ' Hotel de Rome , il salone che dà sul mare ; laggiù , laggiù , verso il Wermouth di Torino , dei cantori ambulanti cantavano . Negli equipaggi signorili , passavano le donne in abiti chiari , coi diamanti che scintillavano alle orecchie ; Dovunque gente , dovunque suoni e canti , dovunque la vitalità di un popolo che lentamente sorbisce la felicità di una notte estiva lunare . Senza dirle nulla , invece di andare verso il Chiatamone , portandosi la fanciulla a braccetto , egli le fece discendere la scala che porta alla via inferiore di Santa Lucia , donde si va ai bagni la mattina ; dove i vaporini approdano , dove approdano i barcaiuoli , con le barchette , dove sono le sorgenti dell ' acqua sulfurea : ivi , su quella lingua di terra , brulica una folla di marinai , di pescatori , di donnette popolane , e una trattoria ha le sue tavole , quasi quasi sino all ' acqua nera della riva ; i bevitori di acqua sulfurea vi mettono le loro sedie di paglia , e i bimbi vi vendono le ciambellette brusche . Pure , in quella notte , quel brulichio bruno si rallentava , quasi che il placido lume della luna quietasse tutti i movimenti , rammutolisse tutte le voci , e desse tutta la sua dolcezza alla vivace scena . Quando furono sull ' ultimo scalino dell ' ampia gradinata , Massimo e Luisa si arrestarono un minuto . - Andiamo a cena ? - domandò lui , distratto . - Oh no ! - È vero , sono una bestia . Eppure dobbiamo far qualche cosa .... andiamo per mare , allora ? - Sì - rispose lei , pensosa - andiamo . - Ma vi piace di andarvi ? non lo dite per compiacenza ? Io vi annoio terribilmente , lo so .... Ma , non è colpa mia . E poi , voi siete buona e perdonate . Se non volete andare in barchetta , rinunziamoci . - Andiamoci subito . Ed egli intese , in quelle parole , una preghiera così spontanea , che chiamò subito un barcaiuolo . Entrò prima Massimo e invece di dar la mano a Luisa , per farla discendere , mentre ella esitava , vedendo quel baratro nero , le stese le braccia , la sollevò leggermente e la depositò sul cuscino di cotonina , accanto a sè . Il barcaiuolo che aveva avuto ordine di andare verso Mergellina , vogava tacitamente . Massimo fumava : ma ogni tanto , dando uno sguardo a Luisa , la vedeva così tranquilla , così serena , così intimamente felice ; ella era così bella in quell ' abito bianco , sotto la trasparente ala del suo cappello , con le mani abbandonate in grembo , che egli non osava dire una parola , non volendo turbare quel soave spettacolo . La barchetta si allontanava in linea retta , per poi girare intorno al forte Ovo : e le case di Santa Lucia , e la collina di Pizzofalcone parea che crescessero verso il cielo , verso la luna , come attirate da quel morbido chiarore . Massimo e Luisa non scambiavano una parola , solo egli la guardava con insistenza ; tutto il delicato volto e la persona candidamente vestita , avevano in quell ' ora e in quel paesaggio un effluvio di poesia che avrebbe inebriato il cuore più freddo . Ella gli sorrideva , così , naturalmente , quasi che il suo destino , nella vita , fosse di sorridergli sempre ; e l ' ingenuo , giovanile fascino del sorriso rammentava a lui altri tempi , altre cose , vagamente , dandogli un infinito e indefinito sentimento di tenerezza . Allora , sottovoce , egli provò il bisogno di chiamarla : - Luisa . - Che dite ? - rispose ella , piegandosi per udir meglio . - Niente . Ma ancora , più tardi , mentre si allontanavano sempre più verso l ' alto mare , nel candore immacolato della luna , verso l ' orizzonte ; che si era fatto chiarissimo , egli la chiamò per nome , assai piano , come se pronunciasse quel nome per sè stesso , evocandolo , invocandolo , emblema di dolcezza nelle sue sillabe , nelle sue lettere , nel musical suono , in quello che era , in quello che rappresentava . Quando quel lieve soffio l ' animava , come una carezza , Luisa s ' inchinava , attratta , vincolata dalla voce e dalla musica ; e Massimo vedea che il viso le si tramutava , onde di sangue le fiottavano alle guancie , onde di pallore le salivano alla fronte . E non so quale acuta , spirituale voluttà lo teneva , di vedere scolorare , al suono della sua voce , quel purissimo volto giovanile : e tutta la tenerezza ch ' egli poneva nella parola Luisa , si facea più profonda , sgorgava più larga , per circondare , avvolgere , abbracciare quella persona di donna . Ma fu un punto , e la emozione di Luisa era così intensa , egli vide tale smarrimento negli occhi della fanciulla , che si fermò , e riaccendendo una sigaretta : - Perchè non cantate ? - le disse . - Voi dovete cantare , me lo avete promesso . Scherzava con quella ironia cortese che serviva a nascondere il proprio pensiero . Luisa crollò il capo , tristemente : l ' incanto si dileguava ; ella udiva un ' altra volta , mentre Massimo parlava , quella velatura di sogghigno che guastava quante affettuose cose egli dicesse . Tentò di riafferrare un minuto di dolcezza : - Chiamatemi ancora - gli disse pregandolo . - Oh Luisa , Luisa , Luisella , piccola fanciulla cara , se non cantate , io vi riporto a terra . A lei gli occhi si riempirono di lacrime ; il sangue ascese impetuosamente dal cuore agli occhi ; nonostante schiuse la bocca e con la sottile voce tremula , diede alle fragranti aure marine una vecchia canzone . Con le mani congiunte in grembo , con la testa un po ' levata , guardando il gran cielo intorno , ella cantava ; la fine bocca rosea si schiudeva ad arco , mostrando i denti bianchi , scintillanti , e ogni tanto i soavi occhi seguivano quasi il movimento molle della musica , aprendosi più grandi sul paesaggio . Massimo si era voltato verso lei , appoggiando il braccio sul bordo della barchetta , seguendo il ritmo della canzone che pareva si cullasse nel ritmo del mare . A un tratto , la voce le si velò ; ella tacque . - Che avete ? - Nulla , nulla . - Perchè siete così triste , Luisa ? - V ' ingannate , non sono triste .... sono anzi così contenta di esser qui .... credetelo .... Una emozione era in tutto quello che diceva , così sincera ! - Vi credo , Luisa . Dite un ' altra canzone .... - Sono tutte cose vecchie ! - Non importa .... - E non tutte sono liete . - Non importa .... Mi basta che le cantiate voi . - Non volevate che io ridessi ? - insistè lei . - Raccontatemi una delle vostre storielle interessanti e riderò ! - Se vi racconto una storiella , io , vi faccio piangere - e buttò la sigaretta in mare . - Allora tacete . È così dolce questa notte . Mentre il barcaiuolo vogava verso Mergellina , con un cenno largo Luisa indicò a Massimo le carezzose linee delle colline che vanno da San Martino al capo di Posillipo , tutte bagnate dalla luce lunare , con le loro case chiarissime dalle mille finestre aperte e illuminate , coi lumi che cingono l ' arco della marina napoletana come una linea di fuoco , con uno scintillio dovunque , per le vie e sulle colline . Essi attraversavano , tagliandola , la grande striscia fredda , lucente come metallo , che la luna alta metteva sul mare , dall ' orizzonte alla riva , lunghissima , occhieggiante , come mille specchietti moventisi nel raggio lunare . Massimo guardò intorno , ma i suoi occhi tornavano al purissimo viso di Luisa , come se da esso partisse quel fascio di dolcezza . Ella sostenne un minuto lo sguardo di Massimo , poi le palpebre le batterono , ammaliate , non reggenti a quel fascino : - Siete voi che siete dolce - le disse lui , all ' orecchio . Adesso avevano voltato l ' angolo di Mergellina , costeggiavano , lungo la via di Posillipo , tutta piena di ville , di osterie , di trams che passano continuamente , in tutte le ore della sera , specialmente in estate . Talvolta , tendendo l ' orecchio , si udivano dei canti venire dalla terra , affievoliti ; e le ville , piene di gente sulle terrazze , sembravano quei castelletti di carta , dai cento bucherelli , che i bambini illuminano con un solo cerino interno , giocattoli frastagliati o trasparenti dai personaggi minuscoli . Passando rasente una di esse dal giardino pensile tutto fiorito arrivarono delle risate , degli allegri strilli femminili . - Abbiamo un pubblico cortese - disse Massimo - ci prendono , per due amanti . - Ah ! - rispose lei , niente altro . Il palazzo di Donn ' Anna si delineava , nero , avanzandosi sul mare : sul suo lato destro e sul sinistro , delle trattorie popolari erano piene di banchettatori e di bevitori , ma la facciata che dà sul mare serbava il suo carattere di rovina disabitata , col mare che entrava chetamente nei suoi portoni , ormai trasformati in grotte , come quelle di Sorrento e di Capri . La luna batteva sulla facciata del palazzo , che la ricchezza e la superbia di donn ' Anna di Medina Coeli non aveva potuto finire , prima di ritornare alla Spagna natìa : e i finestroni e le finestre prendevano il chiaror lunare , fantasticamente ; la rovina pareva meno aspra , meno tetra , sotto il placido raggio . Il barcaiuolo che remava più lentamente , per riposarsi , chiese a Massimo se voleva entrare in una di quelle grotte , con la barca . - Avete forse paura ? - chiese lui a Luisa , prendendone distrattamente la mano appoggiata al bordo della barchetta . - No , non ho paura - ella rispose : eppure la voce era velata di emozione . L ' apertura della grotta era tutta bianca e l ' acqua vi fiottava sordamente , gorgogliando : ma quando la barca s ' internò in quel chiuso laghetto di acqua marina , la oscurità si fece profonda . La barca stava immobile , in un gorgoglio fresco di onda che batte alle pareti di pietra , in una gran tenebra . La mano di Luisa era restata in quella di Massimo : egli la sentiva molle , abbandonata , nella sua , quasi che non vi fosse miglior sorte , miglior destino per essa . Involontariamente , egli la strinse , e intese che la mano rispondeva alla sua stretta , fiaccamente , ma dicendo sempre : sì . Allora egli si piegò ; in quell ' ombra , per distinguere la faccia di Luisa ; il barcaiuolo remava , per uscire dalla grotta e quando furono di nuovo sull ' aperto mare , al lume della luna , egli vide due lunghe lacrime scendere da quei belli occhi e disfarsi sulle guancie . Ah ! egli non poteva veder piangere nè un bimbo , nè una donna , foss ' anche di gioia : e fu più turbato di lei . - Che avete ? Avete avuto paura , avete freddo ? - chiese precipitosamente , tenendole le mani , che erano gelide , invero , nei guanti . - No , no .... - Sì , sì , sbarchiamo , questo viaggio in mare , alla luna , vi ha gelato . Sbarchiamo , cammineremo a piedi , per riscaldarci . Presso il palazzo Donn ' Anna vi è spiaggia . Sbarcarono , in fretta , egli pagò il barcaiuolo e lo licenziò : quello gli disse delle parole di augurio ; anche lui li prendeva per due amanti . Per salire alla strada dovettero passare presso una di quelle trattorie , fra le tavolate dei mangiatori e dei bevitori , senza guardare nè a dritta nè a sinistra , egli sempre un po ' agitato , ella che lo seguiva senza badare a nulla , quasi che il suo fato fosse quello di seguirlo sempre , dovunque , senza sapere dove si andasse . I bevitori e i mangiatori ridevano e gridavano : la bianca figura di donna non ne fece voltare nessuno , tutti erano ebbri del vino , della notte , o delle chiacchiere dette , con la tanto bella e felice esaltazione meridionale . Massimo e Luisa scesero per la stretta scaletta , uno presso l ' altro , e quando si trovarono sulla via di Posillipo stettero , esitanti . - È forse tardi per voi ? Volete rientrare ? - Non so .... Voi rientrate ? - Vi accompagnerei , sì , ma senza rientrare . Non dormirò , io , stanotte .... - e voltò la faccia in là . - Allora .... allora rimarrò ancora un poco - disse fievolmente lei . - Grazie , siete buona - e le strinse la mano . Così , camminarono , senza darsi braccio , verso Posillipo , sul piccolo marciapiede rasentato dai trams che vanno e vengono : imbattendosi in gente che tornava a piedi , in piccole comitive schiamazzanti , in coppie solitarie appoggiate al parapetto , guardanti il mare . Massimo e Luisa , avanzando lentamente , non parlavano , divisi sempre da coloro che transitavano . Le ville a mezza costa , e quelle giù , al mare , avevano innanzi ai portoni delle carrozze che aspettavano : i balconi lasciavano udire la musica che vi si faceva , il sottile e immemore concerto delle notti estive napoletane : degli equipaggi , di ritorno , passavano ; le donne erano avvolte in lievi scialli bianchi . Senz ' accorgersi della via , Massimo e Luisa andavano innanzi , innanzi : la linea dei trams finì ; si fecero rare , poi sparvero , le osterie ; la gente s ' era diradata , a poco a poco , e quando ebbero voltato l ' angolo della villa Dini , la solitudine fu perfetta . Solitudine bianca , senza terrori di ombre , senza la tetraggine che ispirano la campagna e il mare , di notte . Solo un alto , lontanissimo cielo ; solitudine mite , piena di giardini in fiore tutti candidamente frastagliati dalla luce lunare , piena di parchi dai grandi alberi immersi nel chiarore , piena di vigne folte che l ' autunno aspettava , per la vendemmia , piena di orti dove ancora , come un po ' dappertutto , si udiva l ' odore del gelsomino notturno . La via era deserta , l ' ora era tarda , ormai : e solo , ogni tanto , qualche rara carrozza ritornava da villa Postiglione : tutto Posillipo , con le sue campagne , col suo mare , coi suoi rotondi piccoli golfi che sembrano , in fondo alla riva , un grande occhio azzurro divino , coi suoi profumi , pareva che appartenesse a Massimo e Luisa , Egli camminando con la testa bassa , con gli occhi bassi , giuocava con la mazzettina di ebano , urtando le pietruzze della via ; Luisa andava accanto a lui , fissando gli occhi sul mare : ma i suoi occhi avevano un velo innanzi , il suo sguardo aveva la fissità di chi non vede . Ogni tanto levava una mano alla fronte , per respingere da parte una ciocca dei suoi neri capelli che ricadeva sempre : e quel movimento aveva qualche cosa di assai leggiadro . Quanto tempo camminarono , così , senza scambiare un detto ? Nessuno di loro avrebbe potuto dirlo : presi dal loro mondo interiore , presi dall ' ambiente che li aveva vinti , mancava oramai a loro la nozione del tempo e dello spazio , erano in quell ' oblìo quieto , addormentatore , che vince tutti i cuori , dopo le emoziani che dà il sentimento , o che danno le cose . Massimo si riscosse pel primo : - Che cattivo compagno son io ! - esclamò . - Saranno due ore che non vi dico una parola . - .... Forse non avevate nulla da dirmi - azzardò lei , con un timido sorriso . - V ' ingannate : se vi dicessi tutto quello che dovrei dirvi , sarebbe un opera in - folio , in ventiquattro volumi ! - Dite , allora .... - Ci vorrebbero alquanti anni della vostra vita , per udirmi , cara : e .... credo che sia meglio non farne niente . - Ditene qualcuna , di queste cose .... - insistè lei , con un tremito nella voce . - No , no - replicò Massimo , recisamente . Ella lo guardò , così triste , che egli non potette celare un moto di dispetto . - Ma Luisa ! Ma che siete una sensitiva ? State ridendo , il che è una cosa graziosa per tutti , graziosissima per me , e basta guardarvi perchè la risata vi si spenga sulle labbra ! Sorridete , e basta che vi si dica una parola perchè sparisca il vostro sorriso ! Figliuola mia ! Vi avverto che di questo passo , ci vuol poco a essere la donna più infelice di questa terra . - Non importa , la felicità - ella rispose , con un sorriso estatico . - Bugia , bugia ! Bisogna esser felici , bisogna avere il cuore di bronzo ! Di bronzo , cara mìa bella ! - Non importa , meglio averlo aperto a ogni tenerezza - replicò con la forza del suo innocente animo . - Vi preparate un brutto avvenire , Luisa , - disse lui , glacialmente . - Non importa - ella ribattè , per la terza volta , con il supremo coraggio dei cuori buoni . Ed era così bella della sua gioventù , del suo candore , della sua abnegazione , così bella per sè , e per quello che confusamente ma fortemente sentiva , tanto nobile abbandono , tanto alto sacrificio da lei traspariva , che egli si arrestò , un po ' smarrito , ammirando quella creatura semplice e sana , che si gittava nel precipizio a occhi chiusi , sorridendo . I . - Povera Luisa - mormorò soltanto lui , carezzandole la manina inguantata che si appoggiava fidente al suo braccio . - Non mi compatite - ella rispose , crollando il capo , sorridendo a una idea - io sono più felice di voi , - Forse - disse lui , con voce breve . Adesso , dopo avere oltrepassato il ponte di Posillipo , quel largo poggiuolo che da una parte si affaccia alla collina folta di vigneti , e dall ' altra sopra , una valle che discende al mare , mollemente , lasciato il lastricato del ponte che suonava sotto i loro passi , nella notte , erano entrati in un sentiero oscuro , fra una siepe alta di more spinose , e una muraglia alta , tappezzata di edera , che serra le due ville ultime sul mare di Posillipo , la villa Postiglione e la villa Sans souci . Era sparita la luna dietro la muraglia , e sullo stretto sentiero che discendeva , essi non vedevano che un ' altissima striscia di cielo , tutta chiara , dove le pie stelle avevano un tremolìo bianco e languido . Dagli orti , di nuovo , un confuso olezzo di fiori e di erbe odoranti arrivava , dove più acuto signoreggiava il profumo del gelsomino : ed essi andavano in quell ' ombra , in quel fresco notturno , ignari della loro strada , sul molle terreno umido di brina che si faceva elastico sotto i loro passi . A un tratto , levando gli occhi , un ' immensa linea di paesaggio si schiuse loro innanzi , tutta candida sotto la luce lunare . Erano al Capo , in quel posto che la fantasia popolare ha chiamato il Paradisiello : e il gran golfo di Napoli era come una immensa conca chiarissima , cinta da lumi vividi , scintillante fin nelle borgate , scintillante fino laggiù , laggiù all ' estrema punta di Massalubrense , dove l ' abbraccio si chiude ; e da qui tutto il gran mare che bagna i Campi Flegrei e Pozzuoli e Cuma , in una curva nobilissima e poetica , in un silenzio di cose e di uomini , quasi che niuno più , dopo i greci e i romani , fosse venuto ad albergare in quel bellissimo e felice paese . Lo scoglio del Capo si avanzava fra i due golfi , bagnato di luce da una parte , oscuro dall ' altra , ma tutto il mare , dovunque , qui sotto lambente la pianura vasta dei Bagnoli , laggiù , sotto l ' isola di Nisida , e lontano lontano , era un chiarore immenso , immobile e quieto . - Dio , quanto è bello ! - ella disse , con la voce velata dalla emozione . Là innanzi , creata dalla natura , è una piattaforma quasi rotonda , una terrazza messavi dal Signore , a cui gli uomini hanno aggiunto un muretto rotondo per appoggiarvisi , per sedervisi ; di là tutto si vede . Di giorno su quella terrazza vi sono tre o quattro mendicanti , vecchie e piccine , che chiedono fastidiosamente l ' elemosina agli stranieri estatici ; ma di notte non un ' anima , non un passo . Sulla terrazza , lungo il muretto e dietro ad esso , pei greppi , cresce l ' erba selvatica odorosa e qualche piccolo fiore agreste . Essi si fermarono colà silenziosi , appoggiati al muretto , senza lasciarsi , penetrati dalla poesia ineffabile di quell ' ora , in quel paesaggio : poesia intima e profonda che misticamente li avvolgeva . - È tutta dolcezza - disse la fanciulla , la cui voce si era velata , affievolita . - Infinita dolcezza - rispose lui come un ' eco . - Chi abita in quell ' isola , lassù ? - chiese ella , levando la mano , indicando Nisida . - Una gente trista .... - e pareva non volesse continuare . - Che gente ? - insistè lei , piegando il suo bel viso chiaro verso di lui . - I galeotti : lì v ' è il bagno penale . - Una gente infelice - ella corresse , umilmente . - Ma le belle notti estive , le belle notti lunari , si levano anche per essa . - Cara Luisa .... - ripetè lui , vagamente . Ella lo guardava pronunziare il suo nome , non solo assaporandone la musicalità , ma sentendone acutamente tutto il tono , tutta la intenzione . Ogni volta che questo nome usciva dalle sue labbra , ella aveva un piccolo tremito interno : quando già il nome era stato portato via dalle onde dell ' aria , ancora in lei , nel suo cuore si allargavano più grandi , più grandi i cerchi di quel tremore .. - Guardate quelle casette , laggiù ? - continuò ella , per sfuggire alla sua crescente commozione , accennando alle casette dei Bagnoli . - Son tutte chiuse , non un lume . Tutti riposano felici , senz ' aver bisogno di ammirare la notte e la luna .... . - Gli abitanti di quelle casette videro un giorno un orribile spettacolo - rispose lui , macchinalmente - è qui che hanno fucilato Misdea . - Qui ? - Laggiù , in quella pianura . - In una notte come questa ? - No , in un ' alba freddissima . - Perchè lo hanno ucciso ? - Perchè aveva ucciso . - Voi mi dite sempre delle cose tristi - ella osservò malinconicamente , con un lagno infantile . - Ho torto - confessò lui - anche questa bell ' ora dev ' essere guastata . Scusate , cara . Vi assicurò che sono molto infelice . - E perchè ? - ella chiese , curvandosi a interrogare il suo volto . Ma gli aveva sfiorato con la guancia la spalla . - Ho scherzato - rispose Massimo , con la voce un po ' alterata . - Volete sedervi ? E le lasciò il braccio , si sedette sul parapetto e accese una sigaretta . Ella , in piedi , un po ' triste di essere stata abbandonata , con le braccia pendenti lungo la persona , lo guardava . - Volete fumare ? - No - ella disse . - Peccato ! una sigaretta è deliziosa , qui , a quest ' ora . - Se vi piace , la fumerò . Egli le offerse il portasigarette russo , di argento , aperto : ella ne prese una , di sigarette , con le dita sottili : ma mentre gli chiedeva del fuoco , Massimo , preso da un subitaneo moto di collera , le strappò la sigaretta e la buttò giù , pei greppi . - Non fumate , è una brutta cosa , somigliereste a tante donne che fumano .... tante donne .... - Come volete - disse ella , rassegnatamente . Ma avendolo visto restar torvo , seccato , cogli occhi bassi , battendo col tacco contro il muretto , ella voltò le spalle e si allontanò un poco , girovagando , discendendo verso i Bagnoli , risalendo , affacciandosi alla vallata . Egli la seguiva con lo sguardo , ombra bianca attraverso il chiaror bianco della luna , camminare senza rumore , con appena un fruscio del vestito fra le erbe ; e quando ella ritornò a lui , portava dei ramoscelli fioriti di menta selvatica . Picciolissimi fiorellini lilla sopra minutissime foglioline verdi ; ella ne odorò un ramoscello e glielo porse . Il viso di Massimo parve si rischiarasse : egli prese il ramoscello , l ' odorò lungamente e poi , invece di metterlo all ' occhiello , lo nascose nell ' apertura del soprabito , dentro , dentro , in modo che non si vedesse più , deposto e serrato sul petto . Allora ella fece un passo e con un salto leggiero gli si sedette accanto sul parapetto . Tacevano . Adesso voltavano un po ' le spalle al paesaggio marino e avevano innanzi solo la via donde erano venuti e le campagne basse di Fuorigrotta . Ma guardavano , forse , senza vedere . Erano seduti proprio accanto , le spalle e le braccia si sfioravano , ad ogni lieve movimento . Sempre fumando la sua sigaretta , egli le sollevò la mano guantata e ne arrovesciò lentamente il morbido guanto di camoscio . Pallida e sottile apparve la manina della fanciulla , col braccio rotondo e bianco . - Avete una bella mano , Luisa - disse . Le sue labbra , delicatamente si posarono sulle dita piegate della bella mano : un bacio che era un soffio . E restò a giocherellare con le dita , senza poter lasciare quella mano . Ella non poteva parlare . - Perchè non portate tutti quei cerchiolini di oro , di argento , di platino , quei braccialettini che tintinnano , salgono e scendono , continuamente , quando la donna si muove ? Sono carini , è vero ? Ella lo fissò , trasognata , come se non avesse udito che l ' armonia della sua voce , senza intendere il senso delle parole . - Sono carini .... - egli ripetè - ve li donerò io , se li volete da me ; mi piacciono tanto . Ancora scherzava con la mano , quasi attirando a sè la persona e l ' anima della fanciulla : e la bella persona e la povera e cara anima , non sapeano che piegarsi a lui . La testolina si appoggiò con la guancia alla spalla di lui , socchiudendo gli occhi ; e pian piano , delicatamente , quasi a sorreggerla , Massimo le passò un braccio dietro alla cintura , abbracciandola , reggendola . - State bene così ? - le domandò , con voce roca . Ella accennò di sì , con le palpebre , non potendo parlare . - Non vi addormentate alla luna , almeno , Luisa . La luna fa impazzire chi si addormenta al suo chiarore . Ella ebbe un sorriso così profondo , così enigmatico che lo scosse . Poi , tacquero . Passò del tempo , così . Confusamente , ogni tanto , nella mite e intima delizia di quella solitudine , di quella vicinanza , ella sentiva tremare , talvolta , nella sua , la mano di Massimo ; e talvolta , sentiva il respiro di lui affannarsi . Allora levava le palpebre a guardarlo : lo trovava intento a fissare il suo volto , intensamente , con tale un ardore concentrato di visione e di attenzione , che non aveva ella mai scorto . Il tempo passava , sulle loro teste vicine , sulle mani dalle dita intrecciate , immobilizzati in quell ' atteggiamento . E ad essa sembrava d ' immergersi in un sogno lungo , senza fine , che ricominciava sempre dal principio , dove passavano sulle sue mani dei baci leggieri come un soffio , dove carezzava i suoi capelli una mano molle e lenta , dove un acuto profumo di fiori che si appassivano , le saliva al cervello , dove una voce ripeteva il suo nome , sempre , con la profondità dell ' amore : un sogno tutto chiaro di luce lunare , in un divino paesaggio , un sogno ammorbidito dalla rugiada , dai fremiti della campagna , dal palpitare del mare sotto la luna . Invero , Massimo , reggendo la bella persona , tenendone la manina nella sua , sentendo tutta la seduzione di Luisa e delle cose , dell ' ora e del tempo , restava immobile , con gli occhi socchiusi , cercando di riunire tutti i suoi pensieri , per essere forte , per vincere il fascino immortale che ha la beltà della donna e la beltà delle cose , la innocenza della gioventù e la solenne purità della notte , nella campagna , innanzi al mare . Non lui sognava , che era uomo , che aveva vissuto , che sapeva ; ma quasi vedeva , dietro le tenui palpebre abbassate di Luisa , negli occhi pronti di dolcezza che si schiudevano levandosi a lui , vedeva il sogno d ' amore , il sogno di quella notte d ' estate distender la sua sottile e salda rete d ' argento sull ' anima della fanciulla . E ogni tanto , come il fascino di tanto muliebre candore , di tanta fede , di tanta giovinezza fragrante si faceva più alto , pareva anche a lui di smarrir la testa , partito per sempre , per la siderale , per la selenica regione del sogno . Cercò di riaversi , di riaccapezzarsi , parlando : - Dormite ? - volle dire , scherzando , a Luisa . Ma egli stesso non riconobbe la propria voce . Chi aveva pronunziato quella parola ? Ella scosse il capo , con un sorriso così dolce , che egli non vi potette reggere : - Vogliamo andar via ? - le susurrò all ' orecchio . La luna fa impazzire , Luisa , Luisa .... - Ancora un poco - ebbe la forza di dir lei , nella innocenza della sua passione . Ancora un poco . Egli abbassava il capo , soffocando le parole che gli sgorgavano dalle labbra , interdicendosi persino di carezzare più le fredde dita della fanciulla , non volendo udire il profumo di gelsomino , che veniva da lei , di quell ' unico gelsomino che ella aveva raccolto sul balcone e messo in petto , non volendo cedere alla voce di tenerezza infinita che emanava da lei e da tutte le umane cose , intorno . Sì , Massimo vedeva bene che ella sognava , oramai , il suo grande sogno , l ' unico e ultimo sogno , sotto la gelida e allettatrice luce della luna , simile a Elena , la bionda : sentiva che vincendo la ragione dell ' età , del pericolo , dell ' esperienza , che vincendo finanche il profondo segreto del suo cuore , egli stesso , per la ignota forza di sentimento che rinasce dalle sue ceneri anche nei cuori inceneriti dalla passione , egli stesso sarebbe stato trascinato dolcemente in quel sogno , perduto anche lui , come una volta , come sempre . E facendo , in quell ' atto , una delle più dolorose rinunzie della sua vita , il braccio che sosteneva Luisa si rallentò , un poco : pian piano le lasciò la mano . Ella trasalì , comprese : si levò , col volto così pallido che pareva vi si fosse infiltrato il raggio lunare , a raffreddarne per sempre il sangue e le fibre , si levò con le palpebre battenti , gli occhi smorti , come coperti da una nebbia torbida . - Andiamo - ella disse , voltandosi ancora a salutare il mare , la campagna e il cielo . Camminarono presto , vicino , senza darsi braccio ; Massimo pareva oramai colto dal freddo , con un desiderio di rientrare in casa . La via era assai lunga , mentre , al venire , non se ne erano neppure accorti : a ogni nuovo gomito che faceva la via , egli si piegava , con una certa ansietà , per vedere se erano vicini ; ella lo guardava di sottecchi , camminando presto anche lei , non osando dirgli nulla . Alla fine gli espresse il suo pensiero . - Speriamo di trovare una carrozza . - Speriamo - ripetè ella . Ma per un pezzo non ne trovarono ; la notte era altissima , tutte le ville erano chiuse e silenziose , la strada di Posillipo era deserta , la luna , salita già allo zenit sul cielo , vi batteva a picco , dandole oramai un aspetto un po ' spettrale . Egli osservò che la fanciulla si stringeva nella mantellina , trasalendo . - Avete freddo , è vero ? - Un poco . - Siamo stati troppo tempo .... laggiù .... Luisa non rispose : camminava a occhi bassi , senza voltarsi nè a destra , nè a sinistra . - Forse avete paura , cara ? - Un poco . - E di che ? - Di tutto .... la via è così deserta .... gli alberi sembrano fantasmi .... - Abbiate paura degli uomini e non dei fantasmi , cara . - È vero - ella soggiunse , umilmente . Forse egli stesso , in quell ' ora così tarda , in quella deserta campagna , dove sboccavano tante grotte di tufo dalle immani bocche nere aperte , aveva come un leggiero brivido di confuso sgomento . Erano presi dal malessere di chi ha vegliato una notte intera , in preda a una sovraeccitazione spirituale e fisica , e che ne esce stanco e infelice , malcontente di sè e del tempo che è trascorso . Ma durò questo sino a che furono arrivati alla dogana di Posillipo ; ivi una carrozza da nolo , di quelle sgangherate con un vecchio ronzino sciancato , una carrozza di notte , infine , stazionava . Dormivano il cocchiere e il cavallo ; non si risvegliarono che a metà , quando Massimo e Luisa vi salirono . - Portaci a Monte di Dio - disse Massimo al cocchiere . Costui , sempre sonnecchiando , domandò se doveva alzare il soffietto . - Sì : fa freddo - rispose secco secco Massimo . Il viaggio in carrozza si compì pure lentamente , poichè il cavallo si riaddormentava , ogni tanto : e quando era sveglio , andava con un trotterello affannoso di sciancato , facendo dei passetti corti corti . Nella carrozza Massimo e Luisa non scambiavano una parola : ma ella sentiva che l ' ora precipitava e ogni tanto i suoi occhi si rivolgevano a quelli di Massimo , interrogando . Essa voleva sapere da lui una cosa , voleva sentirgli dare risposta alla domanda che le ferveva nell ' anima , da quando erano andati soli , per le vie di Napoli , per mare , sotto la luna . E tacitamente , nell ' ombra , con gli occhi , lo pregava di dirgliela , la parola ; e lui intendeva la interrogazione continua , supplichevole , di quei cari occhi amorosi che volevano essere amati , niente altro , e si voltava in là , come distratto , cercando di sfuggire a quella muta domanda . Una amarezza , un ' inquietudine lo teneva agitato , non potendo neppure più fumare le sue eterne sigarette : ed ella sentiva che il suo sogno non era completo , se Massimo non parlava . Passava l ' ora , fuggiva l ' ora , essi ritornavano con la carrozza per la via fatta , e lui non voleva , non voleva dire .... - Che avete ? - finì per domandare lei . - Sono stanco . - Vi siete annoiato ? - chiese timidamente Luisa . - Sapete bene di no : non domandate , dunque - disse recisamente . Ella si scosse al tono un po ' duro : e con quanta tenerezza di amore poteva esservi in lei , dopo qualche minuto di silenzio , non seppe fare altro che chiamarlo : - Massimo . Che fu l ' effetto di quella voce , di quella parola ? Che gli mise innanzi , che gli ricordò ? È certo che egli quasi quasi si levò , parendo volendo buttarsi dalla carrozza , fuggendo alle prese di uno spettro : poi ricadde e con una voce fievole le disse : - Luisa , non mi chiamate più così , non pronunziate il mio nome , ve ne prego , se mi volete bene .... Ella tremò , non intese che l ' ultima frase , sorrise , con le lagrime della gioia agli occhi . Erano giunti . Salirono presto , l ' uno dietro all ' altro : si fermarono sul pianerottolo , prima di dividersi . Appoggiata al muro , come esausta , ella lo interrogava ancora con gli occhi , perchè le rispondesse . Ma egli , turbatissimo , la salutò : ognuno entrò nella propria casa , lentamente , le porte si richiusero con un rumor sordo . Faceva un po ' di freddo . Albeggiava . La notte di estate era finita . II . Per un mese di seguito Massimo e Luisa si erano riveduti spesso , ma per pochi minuti , sempre . Quando egli si affacciava al balcone , alla mattina , la trovava lavorando dietro alla persiana , e vedeva , al brillare di quegli occhi , che essa lo aspettava : quando egli rientrava alla sera , trovava la porta di Luisa socchiusa , ella dietro la porta , sorridendo , e si scambiavano qualche parola . Due volte , attirato da quell ' irresistibile fascino di giovinezza , da quella irradiazione simpatica che mette attorno a sè l ' amore , egli era andato a farle visita e contando di restar poco , era poi restato molto , tanto l ' ingenuo e profondo amore della fanciulla lo commoveva . Egli la trattava con una tenera cortesia , con un ' affettuosità repressa , e vedeva scintillare nei begli occhi tanta gratitudine , che la sua cortese tenerezza cresceva . Ma come i primi temporali di settembre ebbero spezzata , l ' aria calda , egli sparve per qualche giorno , e invano , ansiosa , impaziente , infelicissima , ella lo aveva atteso sera e mattina . Infine , una sera , a metà settembre , ella lo vide rientrare ; dalla porta socchiusa ella spiava : non osò chiamarlo , tanto le sembrò tetro il suo volto . Ma dopo un ' ora , ella non ebbe più ritegno , e andò pian piano a bussare all ' appartamento di Massimo . Il servitore , senza domandare nulla , la introdusse nel salotto : ivi , dietro la scrivania , sotto il gran paralume di seta rossa trasparente con merletti bianchi , Massimo scriveva . Era grave , pensoso , e si fermava ogni tanto a riflettere , con la penna appoggiata alle labbra : in una di queste pause , vide Luisa . - Oh cara , cara - disse , levandosi e stringendole le mani - giusto .... vi scrivevo . - A me ? Si era seduta dall ' altra parte della scrivania e lo fissava , pallidissima . - Mi scrivevate ? perchè ? - Per .... nulla - disse vigliaccamente lui . Poi , vergognandosi , soggiunse presto : - Per salutarvi . Parto . - Partite ? - esclamò lei , alzandosi a metà sulla sedia . - Sì . Parto . - Per poco ? - Per molto , invece . - Quanto tempo ? - Quattro , sei anni . - Ah ! - disse ella , chiudendo gli occhi , come se svenisse . Anche lui era smorto ; ma aveva una nervosità che lo ringiovaniva . - Dove andate ? - soggiunse ella , pigliando fiato a stento . - A Pietroburgo . - Tanto lontano , tanto .... - mormorò ella , con voce di pianto . - Già - fece lui , con indifferenza - lontano assai . - E .... non vi fa pena .... non vi dispiace andarvene ? - No - disse lui , brutalmente , sperando guarirla con la crudeltà . Ella appoggiava la testa a una mano , col gomito sulla scrivania : si nascose gli occhi coll ' altra mano e si mise a piangere zitto zitto , a lagrime lunghe che le piovevano sulle guancie , sul collo , continuamente . - Perchè piangete ? - domandò lui , nervosissimo . Essa gli fece cenno di non domandare ; seguitava a piangere , tacitamente . - Non è mica morto qualcuno .... - - tentò di scherzare lui . - Sì , sì , è morto qualcuno - - rispos ' ella , a bassa voce - veramente , veramente , è morto qualcuno . E , levando il capo , con la santa audacia della passione , gli disse : - Non ve ne andate : io vi voglio bene . - Io non merito il vostro bene , cara ; fate male a volermene . - Non posso fare diversamente ; vi voglio bene , non ve ne andate . - Io sono stanco e vecchio , e laggiù il dovere mi chiama . - Non m ' importa : se non potete restare , verrò con voi . - Cara Luisa , voi perdete la testa , figliuola mia .... - Sì , sì , è da quella notte che l ' ho perduta - ella rispose con aria smarrita . - Da quale notte ? - chiese lui , inconsciamente . Ma si pentì subito . Presa da un impeto di disperazione , essa scoppiò in singhiozzi , torcendosi le mani , battendo la testa sulla scrivania , gridando fra il pianto : - Oh Dio .... egli ha tutto dimenticato .... Signore , Signore , egli ha potuto dimenticare .... Oh Dio mio , ha dimenticato , ha dimenticato .... Sgomento innanzi all ' opera che egli aveva fatta , non trovava parole per consolarla , come il malvagio monaco medievale del poeta , che evocato il demone , non aveva poi più il motto magico per rimandarlo all ' inferno . La lasciava farneticare , impaurito e dolente , pentito e amareggiato , sentendo tutta la verità di quel dolore , sentendo ancora una volta la fatalità dell ' amore aggravarsi nella sua vita . Poi , non reggendoci più , si levò , le andò vicino , le prese le mani , la chiamò per nome e allora un novello fiotto di tenerezza invase l ' anima dell ' infelice ; ella si mise a domandargli , con una desolazione , con uno strazio di far pietà : - Oh Massimo , Massimo mio .... perchè mi lasci , perchè te ne vai ? ... come posso stare , senza di te , come posso restare sola , se ti voglio bene .... Massimo , Massimo , non andartene , non essere senza cuore .... - Luisa , ti prego , non piangere , non dirmi queste cose .... E le tenne le mani , la guardò negli occhi , ipnotizzandola , tenendola sotto la sua volontà . - Massimo .... Massimo .... - ripeteva lei , calmandosi dolcemente , come se una speranza le rinascesse nel cuore . - Se è vero che mi vuoi bene , devi farmi una promessa .... - Prometto . - .... Di esser buona , di non piangere , di ascoltare con pazienza , con rassegnazione . - Prometto - mormorò lei . - Senti , senti - riprese lui , tenendole le mani , guardandola , sempre negli occhi - te lo debbo ripetere , tu fai male ad amarmi : io non merito questo tesoro così prezioso , della tua giovinezza , del tuo cuore , io sono un uomo senza gioventù , senz ' entusiasmo e senza illusioni . Io so tutto , io ho conosciuto tutto , io ho cento anni come Faust e non vi è più Margherita che possa farmi ringiovanire . Io sono un uomo morto , Luisa . Perchè ti sei innamorata di me ? - Così - diss ' ella , con la voce monotona della disperazione . - Senza una ragione ? - Così . - Non basta , Luisa .... - Credevo ... , sì , credevo che tu mi amassi .... - Ti sei ingannata - le disse . - Io non ti ho mai amata . - Mai amata ! - fu l ' eco desolata della infelice . - Perchè hai tu creduto questo , Luisa ! Non sai tu dunque che cosa sia l ' amore ? - Ho creduto .... ho creduto .... che vuoi , ho creduto ! - disse ella , aprendo le braccia , con un gesto desolatissimo . - Tu non sai nulla , cara . - Forse non so nulla , hai ragione - replicò ella , con la umiltà dei vinti , dei perduti . E chinando il capo , volendo almeno trovare una scusa alla sua follia , cercando ancora un barlume di speranza nei ricordi , riandò tutto quel sogno di una notte di estate per cui ella aveva fissata la sua vita . E a ogni dolce particolare , a ogni piccolo e pur grande fatto che le si presentava alla memoria , ella trasaliva , ella ricadeva nella sua illusione e alla fine , rendendo tutto il suo pensiero : - Eppure tu mi hai amata , quella notte , Massimo . - Si ama sempre un poco la donna che abbiamo accanto - mormorò lui , con un ' ombra di sorriso . - Qualunque sia ? - Qualunque sia . - E dopo ? - Dopo , si dimentica subito . - Ed essa ? - Se è savia , gode del fugace momento e .... non lo rimpiange . - E se ama , se ama ? - Luisa , tu mi hai promesso di esser calma .... Ella si era alzata e gli parlava concitatamente : - Ma che ne so , io , di questa vostra ipocrisia sociale , di questa vostra galanteria mondana ; la chiamate galanteria , non è vero ? Io sono una fanciulla semplice , una sciocca , una illusa , io ti amavo già , quando , quella sera mi hai detto di venir teco . Ma quando si porta via , di notte , una donna , con le dolci parole che tu mi dicesti , costei deve credere che tu l ' ami ! Ma tu , nella barchetta , te ne ricordi ? hai passato un ' ora a chiamarmi sottovoce , come se solo le sillabe del mio nome esistessero ! Te ne rammenti ? E dopo , dopo , tu non devi averlo dimenticato , hai preso le mie mani , nell ' oscurità della grotta di donn ' Anna , tu le hai strette , domandandomi così qualche cosa , io ho risposto sì , stringendoti le mani , questo , certo , neppure lo puoi avere obliato , io l ' ho nell ' anima , quella stretta di mani .... e laggiù , laggiù , ti rammenti , ti ho dato il fiore di menta , lo hai baciato perchè aveva toccato le mie labbra , lo hai conservato gelosamente , lo hai chiuso sul tuo petto , come se volessi che appassisse colà , al calore del tuo cuore : io ho il tuo gelsomino , dove è dunque andato il fiore di menta ? Ma tu hai baciato la mano , questa qui , in questo punto , lentamente , dolcemente , con una lentezza e una dolcezza che mi parve mi facessero morire : ma tu hai tenuto la mia testa sulla tua spalla , ma tu mi hai abbracciata te ne ricordi , certamente , te ne ricordi , chi può avere scordato queste cose ? ma insieme , insieme a me tu hai sognato , abbiamo sognato laggiù , nel paradiso , il nostro paradiso . Oh angeli santi , voi stessi avete dovuto sorridere , poichè quello era l ' amore buono , l ' amore bello , l ' amore santo , poichè io amava e tu mi amavi , Massimo , non mentire , non mentire , non togliermi questa fede .... - Vi sono una quantità di cose che somigliano all ' amore e che l ' amore non sono - disse lui , glacialmente . - La sera è chiara , vi è una buona e bella fanciulla , vi è il mare , vi è la gran poesia di questo paese nostro , la notte è lunga , il cuore è malinconico - e allora un nome , chi non lo pronunzia , un fiore chi non lo chiude sul petto , un bacio chi non lo dà ? Sciocco colui che lascia sfuggire questi purissimi brevi piaceri dell ' anima e dei sensi , puri piaceri che non hanno la macchia del peccato , che non debbono portare alle lacrime , alla tragedia e che vi fanno egualmente cara una notte , un giorno ! Tutto questo non è affatto l ' amore nel suo immenso turbamento , con le sue lotte quotidiane , con la sua gelosia feroce , con la sua insaziabilità crudele e con la sua sazietà scorante ! È invece un ' altra cosa che all ' amore rassomiglia , una cosa carina , graziosa , che resta dolce nella memoria , che non lascia ferita e che imbalsama poi , col suo profumo , le ore della vecchiaia . Amore no : tenerezza , simpatia , fascino , eterna attrazione del femminile , una cosa mite e tanto cara , senza dolori , senza singhiozzi .... Luisa , Luisa , l ' amore è un ' altra cosa , è una vampa , è una vertigine , è uno sconquasso , Dio vi salvi .... - Io sono perduta - ella disse , brevemente , - perchè vi amo e non mi amate . Come egli parlava , pianamente , con quella velatura d ' ironia che rendeva triste la sua voce , con quel senso di disdegno che rivelava l ' uomo esperto delle tempeste , come egli le veniva dolorosamente dimostrando la inanità delle sue illusioni , ella aveva inteso a poco a poco mettersi fra loro due una grande distanza , quasi che Massimo fosse già partito , già in viaggio per il gelido paese nordico . Ogni parola che infrangeva le sue speranze , le s ' imprimeva nella mente , col lieve sogghigno che l ' avea accompagnato , con la intonazione sprezzante che era stata pronunziata : e un lavoro di distruzione si operava in lei , la parola di lui spegneva tutta la cieca fiducia che ella aveva avuto nel suo sogno . Illusione , illusione , il bacio , il fiore , il nome , la voce tremante , la carezza , l ' abbraccio , illusione tutto , morto tutto , finito tutto , finito . Una luce fredda le si era fatta dinanzi agli occhi della mente : egli aveva ragione , tutto quel sogno di una notte di estate , sotto il pallido , morbido raggio lunare , era una cosa graziosa , carina , niente altro , da dimenticare immediatamente , da ricordare poi più tardi , molto più tardi , con una certa soavità , anche con un po ' di gratitudine . Ella vedeva , vedeva bene , adesso . La scienza della vita le arrivava di un colpo solo , netto e preciso come quello di una mannaia che recide una mano : tutto sanguinava , ma , ella vedeva la verità . E si sentiva , perduta . Egli taceva . Era tornato al suo posto e giocherellava con la sua penna di avorio bianco : ma era scomposto nel volto . Affettava una calma che non aveva : capiva che la crisi non finiva lì e soffriva per sè e per lei , immensamente . Ma le sue burrasche passate gli davano la forza di combattere ancora . La fanciulla taceva e pensava , quasi che nulla più le restasse da dire : anzi si alzò , come per andarsene . Ma arrivò sino al balcone chiuso e appoggiò ai vetri la fronte febbricitante . Stette qualche tempo così . Poi , ritornò . Pareva tranquillizzata . Ma si passava ogni tanto la mano sulla fronte , con un gesto che faceva pena . Si sedette di nuovo . Massimo la guardava , con una certa ansietà . No , tutto non era ancora finito .... - E .... ve ne andate ? - chiese ella , cercando di rafforzare la propria voce . - Sì . - Quando ? - Domani mattina : o anche stasera .... meglio stasera . - Infatti .... meglio stasera - rispose lei , monotonamente . - E .... non mi avreste salutata ? - Vi scrivevo .... - Lasciatemi vedere - diss ' ella , pregando . Egli obbedì , dandole la carta , dove erano scritte soltanto queste poche linee . " Cara , cara Luisa - io debbo lasciare , per forza , questo caldo e bel paese , per un paese freddo e brutto . Me ne vado , pieno di ricordi della vostra bontà , me ne vado , addio , pregandovi di volermi un po ' di bene , da lontano , per quanto bene vi voglio io .... " - Come potete mentire così ? - diss ' ella , fieramente , levando la testa . - Non mento : vi voglio bene : vi ho una gratitudine immensa , mi siete carissima .... - E partite , partite ? - Parto . - Ah io non so più nulla , non so più nulla , io ho perduta la testa . Da quella notte .... - mormorò ella , nascondendosi il viso fra le mani . Ma dopo qualche minuto , ella si levò , andò vicino a Massimo , si sedette accanto a lui , con una espressione di ansietà , di angoscia sulla faccia che avrebbe impietosito il cuore più duro . - Sentite , sentite , voi non avete nessuna colpa , è vero , io non posso dire nulla contro di voi , voi non mi avete ingannata , sono io che ho voluto ingannarmi , lo confesso . Ma pure .... io vi amo , io non posso levarmi dal cuore questo amore , io non resisto al pensiero di restare sola , qui , mentre voi ve ne andate , così lontano ; morirei ; sentite , non ho mai mentito , morirei . Bisogna pur concedere qualche cosa agli illusi , agli esseri semplici . Il mio destino è di amarvi , Massimo , non vi è altro , per me . Che volete , il mio sogno continua , io non mi sveglierò che per entrare nella tomba . Sentite . Lasciatemi venir con voi : andate solo , andate triste , laggiù , in un paese ove non avete nè amici nè parenti . Io , qui , non lascio nessuno . Posso disporre della mia persona , della mia vita . Direte che vi sono sorella , nipote , governante , direte che sono la vostra serva , mi contento . Purchè io possa seguirvi , vi servirò , laggiù . Non mi vedrà nessuno ; non uscirò , non andrò in chiesa , rinunzierò al mondo , a Dio , a tutto , pure di vivere accanto a voi . Non importa , se non mi amate : portatemi via , vi amo , non posso restare qui . Laggiù , non importa se mi tratterete male , non importa se mi dimostrerete , che vi secco : io avrò pazienza , rassegnazione , come voi mi comanderete di avere . Forse , vedete , non vi nascondo la mia speranza , mi amerete un giorno ; lontano , ma può giungere , il gran giorno ! Lasciatemi aspettarlo al vostro fianco , segretamente , umilmente , piamente , con la fede degli antichi cristiani ; lasciate che io possa spendere la vita mia per voi , non posso farne altro , della mia vita . Voi siete spesso triste , una volta le mie risate vi piacevano ; vi piacevano le mie canzoni , io riderò , e canterò per voi , tacerò a una vostra parola , aspettando . Voi non mi amerete mai , forse , ma io vi amerò , sempre . Ah non mi respingete , non mi lasciate ; se incontrate di notte , un povero cane senza padrone che vi segue , malinconicamente , voi non lo cacciate via , è vero ? Perchè caccereste me ? Siete uomo , siete cristiano , avete cuore , avete pietà , non mi riducete alla disperazione , portatemi con voi , voglio morire accanto a voi , non qui , sola , non sola , per carità , portatemi con voi . E la disgraziata scivolò dalla sedia a terra , cadendogli ginocchioni davanti , con la testa convulsa fra le mani . - Luisa , Luisa , che fate ? - gridò lui , vivamente , cercando di sollevarla . - No , no , resterò qui , sino a che mi avrete fatto questa grazia - diss ' ella , resistendo . - Luisa , ve ne scongiuro , voi mi fate disperare .... - E la sollevò sorreggendola , aiutandola a risedersi : ella lo guardò supplichevole . - Ditemi la parola - mormorò abbattuta . Egli capì che l ' ora era giunta . - Non posso , Luisa . - Perchè non potete ? - Non posso tenervi nè come moglie , nè come amante . - A me non importa della mia riputazione : vi voglio bene , voglio venir con voi . - Non posso . - Ma perchè ? - Perchè non vi amo di amore ... - Non importa , vi amerò io . Egli la guardò , smarrito : l ' ora era giunta , l ' ora incalzava . - Io amo un ' altra donna ! - proclamò lui , a voce chiara . - Oh ! - ella disse , come soffocando . Egli si alzò a metà , come se volesse aiutarla . Fredda , muta , Luisa lo fermò con un gesto . E solo nel guardarla in viso con gli occhi dove il cerchio nero , intorno , era diventato così largo , con le labbra bianche e con due pieghe alle labbra , dove prima si disegnava la curva del sorriso , con dieci anni di più , infine , con quella gioventù che pareva sfiorita per sempre , egli si sentiva torturare dai rimorsi . Ah , che egli non avrebbe mai voluto pronunziarla , la fatale parola , il segreto profondo del suo cuore , la nascosta angoscia di tutta la sua esistenza ! Aveva esitato un ' ora , arretrandosi davanti agli intimi recessi dove il suo amore viveva , non sapendo violare quel mistero impenetrabile , non sapendo ferire così mortalmente quel giovane cuore sì amoroso e disperato . Giammai , giammai , egli avrebbe confessato ad alcuno che amava , se quella desolazione di anima buona appassionata , non lo avesse spinto a tentarne così una disperata salvezza : il suo segreto sarebbe rimasto chiuso nel cuore , noto solo a Dio e a colei che aveva ispirato quell ' amore , bocca umana non lo avrebbe ripetuto , orecchio umano non lo avrebbe udito , morto con lui , il segreto . Ma innanzi a quelle lacrime , a quei singhiozzi , innanzi a quella esistenza perduta , egli aveva finito per chiedersi se non era un poco colpevole , se non doveva espiare , tentando di togliere al naufragio quell ' anima , con un rimedio estremo . E aveva dischiuso il tempio dove il suo idolo si ergeva , fiero e implacabile , aveva mostrato alla disgraziata fanciulla che l ' altare aveva la sua dea , invitta , immortale . Egli , il più mistico fra i sacerdoti dell ' amore , che stava a guardia , silenzioso , immoto , del tabernacolo che niun occhio d ' uomo doveva rimirare , aveva adesso sollevato i veli sacri e mostrato all ' occhio di Luisa la immagine divina . Si sentiva adesso fiacco , senza coraggio , senza forza , come se quella parola di rivelazione , avesse vuotato a un tratto le sue vene . Aveva detto . Luisa non piangeva , non singhiozzava , non sospirava : era seduta al suo posto , con la faccia nascosta fra le mani sovrapposte , non dando segno di vita : anche le mani che avevano tremato sempre , ora erano ferme , bianche come quelle di una statua . Quando le abbassò , quando rialzò il capo e Massimo potette vedere la sua faccia , egli sentì il danno fatto . Oramai la luce di quegli occhi dolci e amorosi si era intorbidata per sempre , e li opprimeva la inguaribile mestizia delle speranze infrante : oramai le traccie del riso erano cancellate da quella delicata e giovanile fisonomia , mentre fra le sopracciglia si creavano quelle due rughe dolorose delle lunghe cogitazioni malinconiche ; oramai il sangue era fuggito da quelle fresche , fragranti labbra e il pallore della viola , fiore esangue , fiore dolente , vi si era impresso , per sempre . La disgraziata aveva parlato , nella sua ansia , nel suo abbandono , di risa , di canzoni : ma bastava guardare la serietà oramai incancellabile del suo viso , per intendere che eran finite , per sempre , le canzoni e le risate . Ah veramente , veramente , come l ' antico audace che tentò disollevare la cortina del tempio , come a Salammbo , figlia di Amilcare , che pose sul suo capo il velo di Tani , cosparso di stelle e commise il sacrilegio , così la povera umile fanciulla era stata fulminata perchè aveva tentato di schiudere un cuore , perchè aveva voluto entrare nel sacrario della dea . Invero , egli aveva in sè una pietà immensa e sterile , una pietà fiacca e triste , per quella creatura fulminata : non sapeva dirle più nulla , la fatalità sfugge alla discussione , e non ha conforti che l ' attenuino . Infatti , fu essa la prima a parlare . Era una voce senza dolcezza , senza tristezza , non velata , non roca , ma veramente spezzata : nessun sentimento vi vibrava più : infranta . Adesso le domande che faceva , stanche , lente , sembravano l ' appagamento di una mesta curiosità , un riandare sulla sventura , così , per sapere : senza che la conoscenza novella potesse mai più cangiare nulla di quello che era stato . - Voi l ' amate .... molto ? - L ' amo : quando si ama , si ama . - Lo so - - replicò ella , sempre senza fremito nella voce , sempre senza luce negli occhi . - Lo so : domandavo .... così .... per sapere . Il braccio di Luisa era disteso sulla scrivania e la mano sottile aperta sul panno scuro . E pareva così abbandonata , così bianca , che a lui sembrò vedere , veramente , una mano di persona morta . Ma salvo ad averne una infinita compassione , che cosa ci poteva fare , lui ? Ambedue soffrivano , e malgrado tutto , l ' uno non poteva aiutare l ' altro nella propria disgrazia ; essa lo amava , egli , aveva di lei una pietà grande , ma l ' uno non poteva tergere neppure una lacrima dell ' altro . Così è , l ' amore . La divina armonia di due cuori che si scelgano e che si amino , non risuona che assai raramente , nelle anime umane . E non è , invece , che una catena , l ' amore , di cui gli anelli sono di metalli diversi , male appaiati , di forme diverse , che si corrodono e si contorcono , senza potersi spezzare . Che ci poteva fare , lui ? Tutto era inutile , tutto . - Voi l ' amate da molto tempo ? - ricominciò lei , con quella intonazione d ' indifferenza , che faceva più male di uno straziante singhiozzo . - Da molto tempo . - Da quando ? - Da .... sempre . - Non avete mai amata alcun ' altra ? - No : mai . Vi è un amore che altri non ne ammette . - È vero : lo so - ella disse , chinando gli occhi . Poi , tacque , pensando . Sembrava che riflettesse a un ' altra domanda da fare , e che temesse di farla , di cui non potesse ritrovare la forma . Difatti , due o tre volte fu lì lì per parlare , quasi che la parola volesse fuggirle irresistibilmente dalle labbra ; ma si rattenne . Egli aspettava , oramai deciso a dir tutto , sempre più debole , sempre più esausto di forze morali . Invero erano due infelici creature : ma non vi era nessun rimedio . Alla fine , ella , si decise e disse : - Voi l ' amerete .... sempre ? Prima di rispondere egli si raccolse e nei brevi minuti del silenzio , ritornò su quello che era stato , su quello che era la sua passione , provò a misurare il valore e la durata di quel vincolo che gli anni , la morale e material consuetudine avevano reso profondo e non risolvibile che dalla vecchiaia o dalla morte . - Credo .... credo - egli mormorò , esaurito - che l ' amerò sempre . Sono vecchio , Luisa : e la vita non si ricomincia . Voi siete giovane .... e potete obbliare .... - Voi non avete diritto di parlarmi così - ella disse , con un amaro sorriso . - Non vi accuso , non mi lagno ; ma non cercate di consolarmi con queste vaghe parole . Io valgo meglio di questi banali conforti . - Scusatemi - egli soggiunse , inchinandosi a quell ' altero dolore , che non soffriva di essere turbato da nessuna voce , fosse pur quella della persona amata . - Era un augurio che vi facevo : vi auguro di dimenticare .... con tutto il cuore , ve lo auguro . Ella scorse il capo , senza rispondere . - Voi la raggiungete , colà ? - Sì - egli disse , a bassa voce . - Vi aspetta ? - No , non mi aspetta : ma mi ha chiamato - soggiunse lui amaramente . - E voi obbedite ? - Obbedisco sempre . Ella mi ha detto di venir qui , nell ' estate , lasciandomi senza notizie , senza lettere , senza neppure farmi sapere dove viaggiava : e sono stato qui , tre mesi per obbedirla . - Ah , va bene , ho inteso - ella disse , senz ' altro . - Adesso mi scrive due parole , dicendomi di raggiungerla , dandomi il suo indirizzo : e io parto , io attraverso l ' Europa , vado dove ella è , poichè questo , capite , è il mio destino . - Essa vi ama ? - No . - Non vi ama ? - No , niente . - Non vi ha amato ? - Mai . - Nè avete speranza ? - Nessuna . - Ma perchè non vi ama ? - Perchè vie della gente che non ama mai , Luisa - gridò lui , subitamente esaltato . - È vero , è vero - ella rispose , vagamente . - Vi è molta gente che non ama ed è forse felice . - Forse . - Ma perchè vi chiama ? - Perchè le fa piacere di avere un servo . Un lugubre silenzio si fece intorno : le due vittime si guardarono , smorte dello stesso pallore , esauste dallo stesso morbo morale ; e fu lei che per la prima , con una infinita dolcezza , gli disse : - Voi siete come me . - Come voi - mormorò l ' uomo forte , l ' uomo scettico , umilmente , dolentemente . Niente altro . Ella si sollevò dalla sedia , rimase ritta davanti alla scrivania . - Adesso me ne vado ; buona sera . - Ve ne andate ? - chiese lui , un po ' affannoso . - Sì , sì , me ne vado ; buona sera , Massimo . - Restate ancora un poco - balbettò lui . - Ditemi .... - Noi ci siamo detto tutto : non vi è nulla nel vostro cuore che io non sappia : voi sapete tutto del mio , non vi è più nulla , più nulla ; buona sera . - Ma che farete ? - egli disse . - Voglio sapere che farete ! - Niente - disse lei , voltandosi , facendo un gesto largo con le braccia . - Niente . - Non ci possiamo lasciare così - disse lui , tutto agitato . - Restate .... - Sarebbe inutile . Non dovete voi andare ? - Sì . - E io debbo restare . Addio , Massimo . - Addio , Luisa . Ella se ne andò senza voltarsi , un po ' curva , ombra tacita e dolente . Egli la vide sparire : udì aprire e chiudere due porte . E pensando che in quel minuto , rientrata nella sua casa deserta , sola col suo dolore , ella piangeva come tutte le misere creature umane , lui , misera umana creatura piegò il capo , nel silenzio , nella solitudine , nel dolore e pianse , di pietà , di rimpianto , su Luisa , su Massimo . FINE .
LEGGENDE NAPOLETANE ( SERAO MATILDE , 1881 )
Saggistica ,
raggio lunare pare diviso in sottilissimo fili d ’ argento , ride nelle vele bianche delle sue navicelle
LA VITA SUL PIANETA MARTE ( SCHIAPARELLI GIOVANNI VIRGINIO , 1893 )
Saggistica ,
diametro apparente a cui Marte può arrivare non supera 1/150 del diametro lunare , ed è necessario
GENTE IN ASPROMONTE ( ALVARO CORRADO , 1930 )
Narrativa ,
confonde col fiore su cui è posata . Sembra un mondo spento , lunare . Attraverso i letti dei torrenti , i
IL PAESE DEL MELODRAMMA ( BARILLI BRUNO , 1930 )
Saggistica ,
, la scena rappresenta un paesaggio che sprofonda e affoga nella marea lunare . Fremono le chiome basse
ROBERTA ( ZUCCOLI LUCIANO , 1919 )
Narrativa ,
I . La prima volta che Cesare Lascaris entrò in casa delle due sorelle , il cielo sfarfallava di lampi infaticabili a levante e a ponente , come per un ' alternativa di colori liquefatti e largamente diffusi sopra una cupola immensa . Roberta era stata ripresa dal suo male . Una leggera spuma rosea le era sgorgata dalla bocca , mentre innanzi alla finestra seguiva col binocolo un vapore , che all ' ultima linea delle acque passava sotto il tumulto dei lampi , sotto il cumulo più nero delle nubi . Aveva deposto sùbito il cannocchiale , e volgendosi a Emilia con la pezzuola umida di sangue , aveva detto : - Ecco ! - rispondendo alla sorda inquietudine , che dalla prima comparsa del morbo le aveva confitto gli artigli nel cuore . Il giorno , levatosi per le due giovani tranquillo come gli altri , divenne repentinamente funebre ; l ' uragano addensato fuori , parve ad ambedue il quadro naturale in cui il dramma doveva svolgersi , e l ' aria pregna di correnti elettriche , solcata dalle luci minacciose , le avvolse e le fece vibrare di spavento . L ' Implacabile risorgeva . Avevan voluto dimenticarla , fuggendo dalla città , aspirando i germi vitali nel paesello ligure inapprezzato dal capriccio misterioso della folla . Tutto della loro vita era stato tacitamente disposto per raggiungere quell ' oblio . Scorrevano ogni giorno lungo tempo sulle rocce più inoltrate nel mare , fin dove l ' onda s ' accartocciava ribollendo passeggiavano adagio , metodicamente verso il crepuscolo , dov ' era men facile incontrare i carri , che sollevavano nugoli di polvere ; la villetta era aperta sempre a finestrate di sole , a fiumi d ' aria pura . Roberta seguiva i consigli dei medici , ed Emilia si studiava d ' allontanarle ogni causa di malcontento . Se si fissavan negli occhi per leggervi il medesimo pensiero inconfessato , gli occhi tentavan sùbito d ' esprimere pensieri frivoli e pieni d ' avvenire . Il male sembrava cosa antica , pessimo sogno pessimamente interpretato dagli uomini della scienza . Guardavano innanzi a sè , lasciandosi addietro il ricordo della malattia breve e furiosa , cui Roberta s ' era sottratta per una generosità de ' suoi diciannove anni . E l ' Implacabile risorgeva ; e quella spuma sanguigna voleva dire la Morte , e quei colpi di tosse che riprendevano , erano la Morte , e tutto ; era la Morte , la Morte , la Morte nel giorno denso di luci minacciose , divenuto il primo periodo d ' un dramma del quale s ' ignoravano gli episodii futuri e s ' intuiva la fine . - Non spaventarti , - disse Emilia con la voce tronca . - Non è nulla .... Sai che non può essere nulla .... Mando a chiamare il medico ... Roberta era caduta sul divano , e nell ' ombra dell ' angolo si vedevan l ' abito turchino a merletti bianchi , il volto cereo ed ovale . Le braccia erano abbandonate lungo il corpo . Sotto l ' atteggiamento incerto , covava il terrore di chi aspetta un nuovo segno infallibile : ella attendeva un altro colpo di tosse , un rigurgito di sangue , la rottura d ' una arteria , che la soffocasse in un lago di sangue ; poichè nessuno meglio di lei conosceva tutte le possibilità spaventose d ' una soluzione certa . - Sùbito dal medico ; venga sùbito ; lasci qualunque cosa .... Hai capito ? - ordinò Emilia alla cameriera accorsa . - Sùbito , sùbito , sùbito .... Vuoi andare a letto , Roberta ? Ti aiuterò ' io .... Fatti coraggio .... E mentre parlava riprendendo il suo posto innanzi alla sciagura , si irrigidiva per resistere alla tentazione di fuggire , mandando grida laceranti .... Piegarsi , prosternarsi brutalmente alla fatalità , piangere fino al torpore e sentire il tempo uguale , infinito , passare su di lei e sopra le cose , doveva essere una voluttà divina . Ella non era creata per tener fronte alle avversità : con la morte del marito dopo un anno di matrimonio e con la prima malattia di Roberta , due volte una ribellione di inerzia era nata in lei ; il bisogno di sfuggire a sè medesima e all ' azione , era divampato così furibondo , che le era avvenuto d ' inginocchiarsi a pregare perchè fosse mutata in una statua dal gesto eterno , dalla insensibilità eterna .... Ma si riprese per quello stesso spirito di rivolta , il quale d ' ora in ora aveva forme così diverse ; allungò le mani alla sorella e l ' aiutò ad alzarsi , riuscendo a sorriderle . Sulla soglia della sua camera , Roberta si arrestò un istante sotto un nuovo attacco del male ; il fazzoletto si arrossò , una sottil bava sanguigna le scese lungo la connessura delle labbra , si ruppe .... Allora , sciogliendosi dalle mani d ' Emilia , la fanciulla corse al letto , strappò gli abiti , slacciò i cordoni delle sottovesti , gettò ogni cosa a terra , fu pronta , e si ricoverò tra le coltri , dicendo febbrilmente : - Vedi , che è proprio il male ? Vedi , che bisogna morire ? ... Non parlare , hai capito ? Non dir nulla .... Il medico , non lo voglio .... Va via , anche tu .... Emilia rimase in piedi presso il letto , fisicamenta assorta nei romori della tempesta , che dalle sbarre delle gelosie proiettava il suo livido ghigno nella camera . Così , spoglia d ' ogni attraenza materiale degli abiti , Roberta era l ' ammalata . Sotto l ' epidermide bianca , una miriade di piccoli punti rossi , qua diffusi e là raccolti in nucleo , segnava la persistenza del morbo ; il seno , questa gloria incomparabile del sesso e della giovanezza , era crivellato dai nuclei rossastri e s ' affondava , invece di protendersi esuberante .... Di quel corpo virgineo avvolto fra le lenzuola , non rimaneva attenta , vivente , perspicace , se non la testa coi capelli biondi e disordinati ; ma ancòra sotto la pelle della fronte e sulle guance , comparivano le piccole macchie rosse incancellabili . Gli occhi erano d ' un azzurro vitreo , le labbra tumide , i denti bianchissimi , il profilo netto e puro , quasi ellenico . Il resto delle sue forme non aveva linea e valore , se non corretto dalle mani scaltre delle cucitrici e lusingato dai colori festevoli o ingenui delle stoffe . Per la camera semioscura aleggiava un profumo indefinito d ' acque odorose ; i mobili modesti delle case d ' affitto variamente ricoperti e senza stile , parevano l ' avanzo di diversi addobbi ; il letto solo in mogano lucidissimo era elegante e nuovo . Sui tavolini , sui divani , s ' ammucchiavano i libri rilegati o sciolti , una collezione di romanzi , da Walter Scott agli ultimi autori russi , che Roberta leggeva senza posa e senza scelta , fino ad averne l ' emicrania . Ella era ancòra la fanciulla tipica , angariata e deliziata dai sogni un po ' umoristici del romanticismo ; si costruiva in testa una favola di principi e di re , si assegnava una parte nella favola , mutava e rimutava gli episodii , vivendo , con qualche residuo dei preconcetti acquei di collegio , in assoluto ritardo , in voluta contraddizione con tutto quanto era vita intorno a lei . Emilia , seduta a fianco del letto , tenendo fra le sue una mano di Roberta , stava sempre attenta ai romori esterni , poichè nella camera era piombato un silenzio di malattia , che la riconduceva a dieci mesi prima , richiamando a galla i terrori , le stanchezze , le disperazioni di quei giorni . Fuori , a levante e a ponente , i lampi gareggiavano ; sulla casa il tuono si trascinava con lunga eco ; di momento in momento , la camera era infiammata da una vampa lividiccia , cui seguiva il crepitio secco d ' una scarica elettrica . Roberta si drizzava a sedere , guardava Emilia negli occhi , e ricadeva sui guanciali . In quei passaggi di pesante angoscia , esse comprendevano , o chiaramente o vagamente , che nè per loro nè per altri la vita non aveva indulgenze , che i benigni non esistevano , e che la lotta non era solo in grandi giorni di battaglia , ma in tutti i meschini giorni dell ' anno , in tutte le piccole ore del giorno . - È finito ? - disse Roberta ansiosa . - Guarda se è finito .... Mi fa così male ... Emilia andò a guardare , socchiudendo le imposte . Per quanto si vedeva da quella finestra sul fianco della casa , l ' uragano pareva cominciasse allora . Il monte di Santa Croce era fosco sotto le proiezioni oscure della nuvolaglia , e la collana d ' uliveti che ne discendeva e si propagava sul versante , aveva preso il colore sinistro e scialbo dei giorni di tempesta . Le case a tinte vive , secondo il concetto degli antichi marinai , i quali da lontano volevano riconoscerle e salutarle , aspettavano silenziose la cavalcata delle nubi , illuminandosi al riflesso dei lampi .... E a un tratto , per la violenza del tuono , le nuvole si spalancarono come porte gigantesche e mostrarono il fulmine ricurvo , dorato , arme classica e divina , che si sfoderò precipitando dietro la montagna .... Susseguì il vento , la pioggia sferzò , ora verticale , ora a sghimbescio , a capriccio del vento , e l ' uragano si stabilì sopra il paese . - Siamo alla fine , - rispose Emilia , accostando le gelosie . - Come stai , cara ? Va meglio ? La sorella teneva le palpebre calate e sul volto le era scesa una maschera di sublime indifferenza per ogni cosa mortale . - Vuoi dormire ? - soggiunse Emilia con voce più cauta . Roberta scosse un poco la testa ; ad occhi chiusi sembrava assorta nell ' ascolto del male , - dava tregua o saliva di grado in grado senza ostacoli ? - e il mutismo d ' una rassegnazione interamente fisica le aveva invaso l ' anima . Emilia , rimasta a guardarla , fece un gesto perduto , a sgombrar le visioni di certezza che andavano stringendola intorno . Con le mani serrate , immobile a ' piedi del letto , ella pensava alla morte prossima ; sua sorella doveva morire , forse quello stesso giorno , soffocata dal sangue rigurgitante nelle caverne dei polmoni . La fantasia , rinforzata dalla meccanica dei racconti uditi e delle memorie , dipingeva l ' avvenimento , a grandi tratti prima , e poi ne ' particolari più minuti e dolorosi : la donna si sentiva già piangere e mormorare le parole profonde , dissennate , che echeggiano inutilmente nelle case tragiche per la morte . Aveva gli occhi fissi al letto , e lo vedeva vuoto . - Vuoi il ghiaccio ? Devo prepararlo ? - ella domandò , scuotendosi e avvicinandosi . Ma a quel ricordo della malattia antica , Roberta alzò faticosamente le palpebre e negò con la testa . Emilia le toccò il polso , la fronte , le tempia . - È fresca ; non ha febbre . Non ha mai febbre , - mormorò , quasi parlasse con le visioni di certezza ch ' erano intorno . - È la febbre , da temersi . L ' altra volta l ' aveva , ed è stata così male . Oggi non ha febbre ; è fresca .... E se avesse obbedito all ' istinto , avrebbe seguitato , gestendo contro le ombre del terrore : " - Capite , capite , che non può morire ? Si salverà pure questa volta ; continueremo la nostra via , l ' una a fianco dell ' altra , come ci siamo promesso . " . Non era passata un ' ora dalla ricomparsa della malattia , ed Emilia aveva già smarrito ogni senso della vita abituale , quasi soffrisse da mesi , da anni . La mattinata semplice e monotona s ' era dispersa tra le memorie bianche ; la giovane ritrovava in sè medesima lo stato un po ' febbrile , l ' espressione laconica , il gesto attivo e silenzioso dei momenti solenni . - Roberta , - disse con l ' inesorabile ostinazione della paura , - stai meglio ? Vuoi riposare ? L ' ammalata sbarrò gli occhi cercando per la camera : vide la sorella a ' piedi del letto e la fissò a lungo , ancòra con l ' indifferenza serena di chi è già per altre vie lontane e mute . Poi , senza tosse , senza fremiti , recò alle labbia la pezzuola , e l ' arrossò ampiamente . - Dio ! - esclamò Emilia , accorrendo a sostenerla . Il sangue sgorgava , non più roseo ma purpureo , una fontana vitale entro la catinella che Emilia teneva con una mano . - Coraggio , cara , fatti coraggio , - susurrò Emilia . - È una crisi momentanea , lo sai .... Il sangue sgorgava , e le due sorelle s ' erano avvinghiate intorno al busto tenacemente , guardando quella vita liquida , quella morte liquida , cui alcuna scienza umana non avrebbe potuto arrestare . Emilia era curva sotto un peso invisibile ; Roberta non dava segno di terrore , ma stava rigida nell ' attesa fredda e spaventevole , ritrovata fra le abitudini delle sue sofferenze . La crisi cessò , il sangue ristette . - Ti porterò il ghiaccio , - disse Emilia , posando la catinella insanguinata - Il ghiaccio ti guarisce , non è vero ? Ma non appena uscita dalla camera , traversando il gran salotto centrale , Emilia s ' aggrappò a un mobile . Libera di naufragare nella disperazione ampia , senza difese , ella vedeva immancabilmente certa la soluzione ; era destinata a seguitar tutta sola la sua strada , poichè la compagna le sarebbe caduta al fianco fra breve . E per una satanica raffinatezza della fantasia , una folla di episodii rosei le corse incontro ; e per malvagia associazione d ' idee , ella ricordò alcune pagine lette sbadatamente o alcuni discorsi distrattamente ascoltati sulla legge di selezione , sulla matematica necessità della morte precoce .... La fanciulla era senza dubbio inadatta a sostenere gli attriti dell ' esistenza , e portava in sè le mortali ferite d ' una vecchia razza esausta . Ella pareva essere stata concepita in una notte di nevrosi , per un desiderio fiacco e metodico : imperfetta opera di due creature incatenate da vincoli legali e fittizii , Roberta aveva già troppo resistito alle raffiche forti e alle acute brezze micidiali ; poichè , prima di lei , i fratelli erano stati travolti , e dopo lei , Emilia sola aveva rievocato il buon tipo originario ; e dopo Emilia , i fratelli di nuovo erano tutti scomparsi in piccola età . Ora , cotesta differenza di nervi , di muscoli , di forze , aveva più volte in Emilia risvegliato l ' antipatia latente dei sani per i malati , l ' antipatia bruta d ' un corpo vivido e fresco per un corpo fradicio e passo . " Tu ti leghi a un mostro , - le susurrava lo spirito loico . - I tuoi sforzi non serviranno se non a prolungare un ' agonia e a trasmetterti i germi , dai quali per maraviglia di natura ti sei salvata . " E alla sentenza , che sembrava macabramente scritta con le ossa d ' uno scheletro sulla via sperduta dell ' avvenire , tosto succedeva la reazione generosa , esagerata ; e per punirsene , Emilia avrebbe dato intera l ' esistenza propria , e contratto volonterosamente i germi della malattia atroce . Poichè il sordo antagonismo non giaceva soltanto in fondo alla sua coscienza ; ma con disperata tristezza erasi dovuta persuadere che anche nell ' anima di Roberta andava cristallizzandosi un rancore quasi animale contro la sanità e la procacità inconscia di lei , contro il suo avvenire , contro la facoltà di goder le gioie , cui ella , Roberta , non avrebbe avvicinato mai .... Certi misteriosi allontanamenti , certi risvegli di violenta simpatia , nei quali la fanciulla soffocava una voce imperiosa e sconsigliata , avevano quella sola spiegazione . Mai come quando le due sorelle si gettavano una nelle braccia dell ' altra , mai come allora eran così fresche reduci dall ' odio , mai come allora avevan sentito passar sulle reni una cosa viscida e molle , che si chiama ribrezzo . Anche in quel giorno in cui lo spavento rinasceva con la tenera sollecitudine , l ' istinto oscuro aveva arrestato Emilia , uscita appena dalla camera di Roberta : " Perchè ti affatichi ? - le fischiava all ' orecchio . - L ' ha detto ella stessa : il suo male ritorna e bisogna ch ' ella muoia . Vuoi contrastare il passo a una legge sovrumana ? " Una scampanellata la richiamò interamente ; doveva essere il dottor Noli , il medico del paese , che con l ' esperienza di chi ha visto innumerevoli casi d ' una stessa malattia , aveva fortificato , la sua teorica mediocre . Emilia andò ella medesima ad aprire ; la mano tremava d ' impazienza , volgendo due volte la chiave nella toppa , Sul ripiano stavano la cameriera e un uomo , che Emilia non ravvisò sùbito . - Il medico non c ' era , - disse la domestica . - È andato a Genova ; mi hanno indicato il signore ; è medico anch ' egli e si trova qui per i bagni . Ho pregato lui di accorrere ; non voleva , ma l ' ho persuaso , perchè il dottor Noli non tornerà fino a domani .... Ho fatto bene ? Le pare ? ... Mentre parlava la cameriera , Emilia aveva dato il passo all ' uomo . Cesare Lascaris entrò , mormorando un saluto . Emilia gli gettò uno sguardo : era alto , elegante , bruno in viso ; dimostrava alcuni anni più dei trenta . La giovane lo conosceva per averlo visto in paese qualche volta . - È dottore , lei ? - gli domandò bruscamente , guardandolo dritto in faccia . - Perchè non sta a Genova ? Come può essere qui in ozio , se è dottore ? ... Si tratta della vita di mia sorella .... Cesare Lascaris consegnò l ' ombrello gocciolante alla domestica , e sorrise tranquillo . - Se si tratta d ' un caso grave , sarà forse inutile perder tempo in spiegazioni che darò dopo , - rispose . - Non appena giungerà l ' amico mio dottor Noli , gli cederò il posto ; ma intanto , se si tratta d ' un caso grave ... Si fermò , annoiato di dover ripetersi , della diffidenza che l ' accoglieva , della penombra che le imposte chiuse stendevano nel salotto e che gl ' impediva di veder bene in volto la sua nemica ; ma l ' abitudine gli smorzò sùbito la voce un po ' vibrante . - S ' accomodi , - offerse Emilia , vergognosa del primo impeto . - Mia sorella ha avuto stamane uno sbocco di sangue .... Allora , innanzi di passar nella camera dell ' ammalata , Cesare Lascaris propose una serie di domande imbarazzanti su Roberta , mentre Emilia a testa bassa di fronte a lui rispondeva precisa e chiara , con una mal celata animosità contro l ' uomo , il quale aveva diritto a conoscere ogni fatto intimo della vita fisica d ' una vergine . II . Uno scoglio scabro crivellato dalle trafitte secolari dei marosi , si tuffava nel mare ardendo sotto il sole : era uno scoglio grigio , su cui il piede s ' incastrava fra le spaccature ; spesso era uno scoglio bruno , quando la spuma crepitante giungeva a superarlo , colando ai fianchi in piccoli torrenti lattei . Nella cabina drizzata a ridosso delle rocce sovrastanti alla spiaggia , Emilia vestì l ' abito pel mare ; un abito tutto candido , costellato di fioretti d ' oro con le foglioline d ' oro ; i piccoli piedi ricoverati nei sandali , ella tentò studiosamente lo scoglio che li afferrava come nel pugno d ' un innamorato ; s ' avanzò , cercò il proprio riflesso nell ' onda , si buttò a capofitto , sparve , riapparve lontana , tagliando con le braccia nude l ' acqua ritmicamente . L ' acqua ! Emilia l ' aveva sempre temuta e vi si abbandonava con un piacere non privo di fremiti .... L ' acqua che poteva essere la morte , l ' onda che aveva la forza di dieci leoni scatenati , l ' acqua e l ' onda l ' attiravano , le parlavano , la cullavano perfidamente , ed Emilia non sapeva se un giorno non si sarebbero chiuse sopra la sua testa , eternando la conquista giovanile . Il corpo di lei , peregrinando nell ' abisso tra le gòrgoni , avrebbe seguito le correnti sotto il piano del mare ; con gli occhi spalancati avrebbe visto gli scafi delle navi sommerse , i resti dei naviganti deformi e tentacolari per i filamenti delle alghe .... Laggiù avevan tomba molti cadaveri d ' uomini e di donne , ancòra paludati dalle vele entro le barche , o avviluppati ancòra tra le erbe viscide .... Ma non godevano quiete e sentivano la vita mostruosa che pullulava intorno a loro . Pel brivido che quei pensieri le scandevano sulle reni e sugli òmeri , Emilia si spinse allo scoglio , lo risalì , e in un accappatoio bianco dal cappuccio aguzzo stette a guardare la superficie maliarda , un po ' gonfia all ' orizzonte . Il sole violento bruciava lo scoglio e la spiaggia ; la donna , i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani , tornò a imbrancarsi nel gregge silente delle sue fantasie , delle memorie senza forma , delle sensazioni vibrate a un tratto nel cervello , le quali parevano uscire un attimo da una guaina di cose vissute . Emilia non era più fanciulla , ma era stata donna per così poco tempo , che i guanciali del suo letto avevan dimenticato l ' impronta d ' una testa maschile e la luce del suo corpo risplendeva nell ' alcova deserta . Era vedova da due anni ; ma il desiderio di chiudere la solitudine dell ' anima le faceva sembrar quel tempo assai lontano . Aveva gli occhi grigi ; i capelli neri avvolti intorno alla testa e attorti presso le orecchie , davano qualche riflesso d ' acciaio . Ella entrava sola nel talamo e sola riposava . Le era avvenuto forse di svegliarsi nella notte e d ' irritarsi per uno di quegli arguti sogni , che non lascian tregua , popolano la mente di fiamme , soffiano sulle carni ; le era avvenuto forse di stendere le braccia disperatamente nell ' ombra , e di piegarsi ad arco sotto lo spasimo del sogno che sfiora e sfugge .... Ma giungeva l ' alba a quietarla , e il torpore invece del sonno .... Si guardava nello specchio al mattino , e vedeva sotto gli occhi puri un livido cerchio . Anch ' ella navigava per un ampio oceano di dubbii ; non aveva mai trovato chi la guardasse senza invidia o senza libidine ; stupita che tutto ponesse capo all ' odio o all ' amore , avrebbe voluto un senso nuovo e tranquillo . I suoi pensieri sfilavano come una torma di volpi azzurre sul disco bianco della luna ; si disperdevano , s ' interrompevano , riprendevano tutto il giorno fra lo svolgersi isocrono d ' una vita femminile incapace a mutar l ' avvenire con la sola forza della propria volontà . Emilia era votata al destino , tremendo nella sua indomabile dolcezza , che aspetta la donna , bella e giovane . Nessuno avrebbe potuto dubitarne ; un altro uomo sarebbe arrivato a conquistarla poichè era giovane e bella . Doveva vivere le delizie meschine dell ' amore ; traversare le foreste millenarie della passione , che tutte le donne pari a lei hanno traversato . Ella non possedeva memorie d ' amore , le quali non fossero anche ricordi di morte . Se si chiedeva chi l ' aveva baciata , si rispondeva che chi l ' aveva baciata era morto , lasciando la sua giovanezza in mezzo a un cumulo di rovine ; una chiara fonte in un parco abbandonato . Ma da qualche tempo i sogni molestavano la sua alcova deserta , e anche sotto la selvaggia prepotenza della luce diurna , Emilia avrebbe potuto stendere le braccia e sentir fuggire nell ' aria i fantasmi quasi afferrabili , divenutile crudelmente familiari . Il corpo roseo tra la pelurie bianca dell ' accappatoio sembrava chiamar quei fantasmi , nascenti dalla mollizie del bagno , ridenti nel gorgogliare delle acque , un istante prima così funeste e minacciose . Era la vita , l ' anima incoercibile della giovanezza , da cui i raggi si espandevano con lunga chioma di luce ; sciogliendo l ' accappatoio per rivestire l ' abito da passeggio , tutto il fulgore delle membra prorompeva , saliva , stupiva ella medesima .... Quante volte non aveva sentito che la dimane era certa , e la dissoluzione aspettava ogni sua grazia mortale , così gelosamente ornata di cure assidue ? Ma il giorno era pigro , lentissimo , in quella campagna marina . Dal sorgere del sole al calar della luna sembravano passare dei secoli ; dal frinire delle cicale al gracchiar delle rane , era un giorno e un ' epopea di sensazioni . Il mare solo , il cielo solo bastavano per una sfilata gigantesca di spiriti senza nome . La folla aveva dimenticato il piccolo paese . Non v ' erano alberghi : visto dal mare era un gruppo e una distesa d ' edifici spinti fino all ' ultimo limite della terra , ove l ' acqua spaziava o si drizzava nella furia delle tempeste . Dietro il vivente ammasso di case si snodava la strada , che dall ' altro lato , verso le colline , aveva alcune ville non illustri , coi giardini grigi per il predominio degli ulivi . E tutti i giorni Emilia tornava , dal bagno alla villetta , ove l ' attendevano Roberta e le piccole cose le quali aiutano a precipitar le ore : un libro , una lettera , un discorso con Roberta appena convalescente , una passeggiata per le camere ombrose . Ma , breve come un lampo o lungo come uno spasimo , imperava il sogno sognato ad occhi aperti sopra una poltrona a dondolo ; e le due sorelle abbandonate nelle due poltrone , sognavano ad occhi aperti con le mani sulle ginocchia in atteggiamento da idoli insensibili ; mentre quel tempo precipitava , che esse dovevano piangere in avvenire per l ' ineffabile attrattiva delle cose perdute . Dì sera , il giardino era tutto una festa ; certi fiori non s ' aprivano se non nell ' umidità dell ' ombra , ed effondevano un odor vellutato , un odor misterioso di notte romantica ed antica . Fra i bassi filari degli aranci , migliaia di lucciole nottiludie trescavano , vibrando i piccoli lampi verdognoli , alternando la loro luce così , da sembrare la fosforescenza delle acque sotto i raggi di luna . Erano disposte a brevi intervalli sapienti ; volavano e lampeggiavano ad intervalli , s ' innalzavano fin sopra la casa e ritornavano ai filari degli alberelli e vibravano la luce mite , che bastava a inebbriarle co ' suoi giuochi puerili . Emilia scendeva nel giardino ad aspirare il profumo selvatico delle notti serene . Coglieva a volo nelle mani bianche e sottili qualche lucciola sperduta e la posava tra i capelli , ridendo in su , verso Roberta che guardava dalla finestra . I cani abbaiavano invisibili , sui colli neri ; i palmizii non si muovevano per alito d ' aria ; il silenzio massimo non era calato per anco sulla terra , ma già i romori s ' affievolivano a grado a grado . In breve il sonno penetrava negli umili edifizii , mentre tutte le cose non umane proseguivano il loro ciclo eterno , senza fatica . Ma innanzi al letto , Emilia si chiedeva s ' ella pure avrebbe dormito . Le pareva che inutilmente la sua alcova fosse chiusa : qualcuno vi passeggiava in ispirito ogni sera . Inutilmente celava il suo corpo sotto vesti senza linee : qualcuno l ' aveva già posseduto in ispirito e conosceva l ' arco mortifero del suo braccio , ove la testa dell ' amante avrebbe riposato presso il seno . Le vecchie regole morali che avevano fiancheggiate la sua adolescenza , e a cui Emilia ricorreva per salvezza , si rivelavano goffe come una processione di gesuiti attraverso a una folla di donna scarlatte . Altre volte , ogni formula imperativa era agevole , un sentiero diritto per una campagna senza sterpi ; ma procedendo , a poco a poco la strada invasa da viluppi d ' erba tenace , si smarriva in una palude di verde sdrucciolo . E le idee scarne assolute dei tempi rosei mutavano in una fuga di statue , a cui il cuore appendeva corone di rimpianto o di rimorso .... Così , prima che sorgesse il dramma , la giornata simmetrica si dissolveva nel circolo del tempo . III . Mentre Cesare Lascaris percorreva la strada ineguale , a piccole salite e a piccole discese , tra il villaggio e Pieve di Sori , Emilia comparve ritornando dal bagno , per un viottolo di fianco digradante al mare . Aveva un gaio abito lilla , e camminava con passo così leggero , che non avrebbe lasciato orma se il terriccio fosse stato di cera liquefatta . Portava alta la testa , un po ' indietro ; fra le labbra semichiuse apparivano i denti candidi . Ambedue i giovani eran diretti verso Pieve , a una passeggiata ; da parecchi giorni non si erano visti . Emilia gradì l ' offerta d ' accompagnarla . Imperava dovunque una molle rilassatezza . La campagna verde , a sinistra , inturgidiva sotto il calor sensuale ; oltre la strada , a destra , il mare si stendeva ampio ; e tra i due azzurri cupi del cielo e delle acque , una vela , porporina di raggi , somigliava a una svelta lingua di fuoco . Era uno di quei giorni frequenti , in cui la complessa vita d ' ogni cosa ha una solennità d ' indimenticabile concordia ; e dagli umili ai più alti gradi della scala creativa , tutto gioisce d ' un benessere il quale sembra eterno , senza possibilità di mutamenti , senza ricordi d ' altri stati meno giocondi . Nulla rammentava il tempo , la parabola triste , la decadenza , la morte ; era nell ' aria una galoppata di note ilari , un inno d ' oblio e d ' impassibilità quasi non crudele per ogni miseria . Emilia aperse il parasole bianco a merletti : intorno alla testa e alle spalle , le sfolgorò uno scudo rotondo , una parma di luce scintillante . Ella sentiva la gioia d ' essere tra quella pomposa gioia di vita ; Cesare al suo fianco , ritraendosi un poco , la studiava furtivamente . Parlarono , sul principio , di cose leggère , variazioni di temi comuni cui era troppo difficile sfuggire in quel giorno : la tranquillità della campagna , i paragoni tra la campagna e la città , furono i temi . Poi Emilia parlò di sua sorella . Percorrevano allora l ' ultimo tratto di strada nelle vicinanze di Pieve ; a destra , il muricciuolo di riparo era finito , e sul pendio scendente alla spiaggia , i pini marittimi svelti s ' arrampicavano , chiudendo tra i naturali intercolunnii le trasparenti chiazze dell ' acqua cerulea . Emilia , di tempo in tempo , guardava Cesare in volto , ed egli vedeva i due occhi grigi sotto le ale delicate delle sopracciglia fissarsi in lui con espressione di grande fiducia . Molte piccole cose significanti erano avvenute , da quando la cameriera di Emilia era corsa a cercarlo per supplire momentaneamente il dottor Noli al letto di Roberta . Cesare aveva preso vivo interesse alla malattia di questa , aveva confortato Emilia con parole d ' amicizia , le quali eran giunte strane e inaspettate a lui medesimo ; e allorchè Roberta s ' era infine potuta levare , l ' opera del buon dottor Noli era parsa alle due sorelle ancor meno efficace , ancor meno provvidenziale che il soccorso opportuno di Cesare . E , - fra le grandi cose , - dal giorno in cui la malattia aveva fatto la sua ricomparsa , qualche legame non visibile aveva aggiogato le due donne alla sorte del giovane ; l ' invitto soffio del destino aveva sfiorato le tre esistenze . - Dunque , - domandò Emilia , acuendo l ' intensità dello sguardo , - Ella non crede mortale la malattia di Roberta ? Fra tanti medici consultati , non uno mi ha detto chiaramente si trattasse d ' etisia .... Se fosse altro , una cosa semplice ? Non è possibile ? Mi dica .... Cesare pensava all ' immancabile fatalità che tutti quanti sono a fianco d ' un ammalato s ' ingannino sull ' importanza e sui progressi del morbo . Il bisogno di sperare è testardo nell ' uomo ; e Cesare aveva udito parecchie volte i consanguinei negar l ' evidenza , e gioire del miglioramento che precede di ventiquattr ' ore la morte . - È possibile , senza dubbio , - egli affermò , dopo essersi interrogato e risposto che non aveva alcun motivo a mostrarsi rudemente sincero . - La signorina Roberta è assai giovane , e , oltre questo , ogni momento s ' incontrano dei casi di guarigione spontanea . - Non è vero ? - esclamò Emilia , arrestandosi un attimo . - Essa è uscita dal letto , passeggia , si nutre volontieri ; sta proprio bene .... Come potrebbe riammalarsi ? ... Cesare lanciò alla donna uno sguardo non visto . Quella fede assurda , quell ' inganno puerile , in cui Emilia cadeva , pel solo indizio che i moribondi giacciono a letto e Roberta era in piedi , commossero l ' uomo , il quale sapeva l ' avvenire . Trovò dolce essere assurdo a sua volta e negar l ' evidenza , come una sfida al domani .... . - Non dubiti , - soggiunse , - è certo che altre crisi non si presenteranno . - Anche il dottor Noli me lo ha fatto sperare .... Sarebbe così terribile ! - mormorò Emilia , rivedendo con la memoria la giornata di sangue . - Abbiamo tanto sofferto , l ' ultima volta ! ... ed io ho accolto Lei in un modo abbastanza strano , - aggiunse mentre sorrideva quasi umilmente . Oh sì , in modo strano ; lo pensava anche Cesare , il quale per l ' abitudine di ricercar le cause , da qualche tempo andava studiando le ragioni che lo avevano indotto , a frequentare la casa delle due sorelle ; e aveva creduto trovarne una , nella orgogliosa necessità di farsi ben conoscere , di mostrarsi migliore di quanto egli non fosse , poichè ancòra gli stillava nell ' animo la ferita dell ' ingiusta diffidenza . Ma pronunziò sùbito alcune frasi comuni , per rassicurare Emilia sulla impressione di quella accoglienza ; ed egli stesso in fondo all ' animo sentiva una curiosa tenerezza per la ruvidità inabituale , che la donna aveva mostrato nel terribile giorno di paura e di sollecitudine . - Roberta è tutta la mia vita , - ella disse . - Quando non vi fossero tra me e lei così stretti vincoli di parentela , basterebbe la delicatezza della sua salute per rendermela cara , preziosa .... Per ciò , ho diritto a sapere , come una madre ; ho diritto a non essere ingannata pietosamente . Ancòra la franchezza delle parole piacque al Lascaris , quantunque fosse ben lungi dal riconoscere quel diritto , o almeno la necessità di obbedirgli . Ella taceva , guardando alcune donne , le quali andavano a rivendere , con un canestro di pesce o di frutta sulla testa ; due carri uno dietro l ' altro , a quattro o cinque cavalli in fila , romoreggiavano pesantemente , e nella discesa il freno guaiva sui toni più striduli . Cesare approfittò dell ' attenzione ch ' ella prestava allo spettacolo caratteristico , per osservare con qualche agio la sua compagna . Appariva tranquillamente superba di bellezza ; irradiato dal senso di equilibrio ch ' era in ogni cosa intorno , il volto calmo aveva particolari squisiti : gli occhi grigi a mandorla ornati di ciglia lunghe , il naso diritto con piccole narici , la bocca purissima dalle labbra vive . Conservava fresche le linee , che il male aveva atrofizzate o guaste in Roberta ; onde , la figura era snella , la elasticità delle membra era nel passo libero e ritmico , nei movimenti di grazia , nella stessa curva del braccio e della mano , con cui sosteneva l ' ombrellino presso la spalla . Infine , coi capelli neri , potenti di attrazione , ella risvegliava l ' imagine di una donna orientale , e ancòra molte imagini di obliosa mollezza in qualche stupendo gineceo . - Come si sta bene , qui ! - riprese , guardandosi in giro . - Noi volevamo partir dopo i bagni , ma il dottor Noli .... - Certo , - esclamò il Lascaris vivamente . - Sarebbe pericoloso ricondurre la signorina a Milano durante l ' inverno . - Per ciò , rimarremo . Ho già prolungato l ' affitto per tutta la stagione invernale .... Il paese è tanto tranquillo .... E s ' interruppe , aspettando ch ' egli dicesse se partiva dopo i bagni ; ma l ' uomo tacque , sembrandogli stranamente che l ' annunzio avrebbe preso un significato d ' intenzione . - Siamo a Pieve , - egli disse , con un gesto alle case , dove la piccola discesa moriva . - Vuole andare avanti ? - No ; riposo un poco , e poi ritorno . Emilia traversò la strada , scelse un rialzo coperto di spessa erba , verso il mare , e sedette . Cesare restò in piedi , contemplandola . " Com ' è bella ! " - pensò fanciullescamente . Per vent ' anni di vita vera , e per dieci di professione medica , egli non aveva conosciuto se non il piacere comune , e s ' era fatta l ' abitudine di ricevere le lettere femminili che parlassero d ' una voluttà testè morta , e ne promettessero altre per la dimane . Dell ' amore , nulla più gli era noto : non gli ostacoli stimolanti , non i contrasti gravi , non alcuna delle condizioni per le quali la necessità fisica si purifica . Egli aveva appena assaggiato qua e là , gustosamente . Ma in quell ' ora , a fianco d ' Emilia , Cesare cominciava a provare una specie di deliziosa angoscia , turbato dal presentimento del destino . - Sì , è molto tranquillo il villaggio , - egli soggiunse , - e ci si diventa molto pigri . Io non mi occupo di nulla , e non trovo tempo di scrivere agli amici . - Io pure , - disse Emilia sorridendo , - non ho che abitudini d ' ozio .... Essi erano perduti , dimenticati in fondo al paese . I treni passavano frequentissimi , trascinando gente ignota a ignote fortune ; ma in gran parte procedevano oltre , e non rimaneva nell ' aria se non l ' eco d ' un fischio stridente , e qualche latteo globo di vapore . A mezz ' ora di cammino , a Nervi , la vita era già più intensa ; la rinomanza de ' suoi alberghi e la bellezza della sua marina vi chiamavano ogni anno una varia folla di stranieri , malati d ' anima o di corpo , o abituati a climi tepenti . E intensissima , febbrile , tumultuosa , era la vita a Genova , dove Emilia , per unica distrazione , si recava spesso con Roberta . Lasciata la carrozza , le due sorelle andavano a passeggio per le grandi vie e per le viuzze stipate di botteghe , quasi ad un viaggio d ' esplorazione , su per le lunghe salite , a capriccio , felici quando arrivavan da sole a qualche altura , che dominasse la città , il porto , il mare ampio e multicolore . Non conoscevano persona , a Genova ; non capivano una parola dei dialetto serrato ed aspro ; godevano di sentirsi forestiere , e di passare a fianco d ' una folla che le ignorava ; l ' andirivieni della gente , il frastuono dei carri , la sfilata fitta dei negozii , davan loro l ' idea d ' un gran mercato sempre in tumulto ; e diversamente che a Milano , ove sapevano a memoria i nomi delle ditte principali , e credevano sapere tutte le abitudini della città , - gustavano a Genova ogni volta qualche cosa imprevista , e osservavano l ' ansia della vita romorosa , estranee come a uno spettacolo . Sul tardi riprendevano la carrozza per tornare a casa , raccomandando al cocchiere di non frustar troppo . Esse temevano un poco ; ma la gita le divertiva appunto perchè le discese ripidissime , la strada spesso parallela alla via ferrata , incutevano un ' ombra d ' attraente pericolo . Qualche volta , il treno le sopraggiungeva , rapido e formidabile ; e il cavallo , fermo innanzi alle barriere , drizzava le orecchie , volgeva la testa a guardare . Era l ' attimo più commovente della passeggiata ; le giovani si stringevano la mano , sorridendo . Il mare pompeggiava , solenne di quieta potenza ; le ville davano al paesaggio la nota leggiadra o maestosa , incensando l ' aria coi profumi dei giardini , e tagliando il cielo puro coi ricami aggrovigliati o con le punte argute degli alberi . Di frequente il sole era tramontato , e la carrozza saliva ancòra l ' ultima ascesa tra Nervi e Sant ' Erasmo ; i monelli sulle porte schiamazzavano ; qualche carro , con le ruote pesanti affondate nel terriccio , ingombrava la strada , e nella penombra risonavano gli aizzamenti gutturali degli uomini , i tintinnabuli dei muli e dei cavalli inarcati a trarre il veicolo . Arrivavano a casa , le due sorelle , quando già i fanali modesti fiammellavano sul verde cancello del giardino ; correvano , salivan presto le scale , trovavan l ' uscio spalancato e la cameriera impaziente . Sulla tavola lumeggiata da un ' alta lucerna a colonna , la tovaglia , il vasellame , le posate mandavano bagliori ; e la serata cominciava , tutta bella d ' intimità . Non v ' erano se non i radi colpi di tosse , che potessero mettere sul volto d ' Emilia una nube fugace .... - Vuole che torniamo ? - disse a un tratto la donna , alzandosi e incamminandosi . Essi ripresero la via , involuti nella sensazione della complessa irresponsabilità delle cose , la quale sovraneggiava ovunque . - I suoi amici stanno a Milano ? - riprese quindi Emilia , più audace perchè rifletteva sempre troppo tardi . - Quasi tutti , - disse Cesare . - Ma veri amici non ne ho : colleghi , compagni di studii , conoscenze : legami , infine , che non resistono alla lontananza .... Mandò un respiro di sollievo , perchè gli sembrava d ' aver detto molto con la parola legami . - " Avrà capito ? " - si chiedeva , studiando sul viso d ' Emilia l ' impressione della risposta . Ed Emilia , che camminava con lo sguardo a terra , parve ergersi più dritta , liberata da un peso invisibile ; alzò gli occhi , incontrò gli occhi del Lascaris , e si trattenne a forza per non sorridergli . " Com ' è bella ! " - ripensò questi , un po ' umiliato di non trovare altro per lei . Ella non era corpo soltanto , ma uno spirito , un pensiero , un ' anima ; e tuttavia dal cuore di lui non salivano con violento impeto , se non quelle tre parole , che l ' avrebbero fatta arrossire , s ' egli le avesse pronunziate . Emilia fu punta da un brusco rimorso . Aveva dimenticato Roberta . Perchè aveva potuto dimenticarla e parlarne tanto poco e non insistere sulla guarigione inattesa ? Disse allora , con voce tutta diversa : - Dunque , è ben certo , signor Lascaris , che possiamo considerar salva Roberta ? Non v ' è pericolo d ' una ricaduta , d ' un peggioramento subitaneo ? ... Preso all ' impensata , in mezzo a visioni così lontane dalla malattia , dalla morte , da quella giovanetta , ch ' egli considerava col dispregio compassionevole d ' un artista per un bel quadro screpolato , Cesare ebbe la tentazione abbacinante di gridare ad Emilia : " Non legarti a lei ; è condannata . Tu sei per la vita , ed ella è per la morte . Tu hai i diritti di quelli , che il genio della specie ha creato a tutela della sua purezza , e Roberta ha i doveri di rinunzia , che il suo male e il pericolo del contagio le impongono " . Esitò un lampo a rispondere , e già Emilia s ' era arrestata , esclamando con voce angosciosa : - Ma Lei non m ' inganna , dottore ? Non avrà coraggio di farmi sperare nell ' assurdo , se fra poco ? ... Non m ' inganna , non m ' inganna ? ... Il grido confermò Cesare nell ' assoluta necessità d ' ingannare . Le ansie precedenti una catastrofe sono tutte inutili , e più torturanti per l ' incertezza del giorno e del modo . S ' egli avesse detto la verità , da quell ' ora Emilia sarebbe vissuta in uno strazio continuo , col dovere continuo di portare una maschera intollerabile di fronte all ' ammalata . Quando l ' inganno non fosse stato più possibile , egli l ' avrebbe confortata , dimostrandole la carità dell ' antica menzogna . Afferrò dunque la mano stesa dalla donna quasi ad implorare , e stringendola nella sua , rispose con fermezza : - Le dò la mia parola , signora , ch ' io non dubito dell ' avvenire .... La signorina Roberta è guarita .... - Quanto le sono grata ! - esclamò Emilia , riprendendo il cammino a fianco di lui . Poscia cedettero senza rimorsi al piacere di parlar di sè , obliando un ' altra volta la fanciulla . Quando passarono innanzi al viottolo digradante al mare , pel quale Emilia era comparsa e s ' era incontrata col Lascaris , lo guardarono ambedue un istante , e trovarono bellissima la scorciatoia stretta , impedita qua e là dagli arbusti scortesi . Parlarono degli amici , figure scialbe divenute più pallide in quell ' ora di porpora . Emilia descrisse le sue conoscenti , sfiorandole con la satira femminile ; Cesare usò la satira maschile , un po ' rude , che aveva talvolta la gravita d ' un rancore ; e l ' iconografia servì a riempire qualche lacuna , accennando ai luoghi visti in tempi diversi da ambedue , e alle persone conosciute dall ' uno e dall ' altra . Infine , l ' ultimo tratto di strada fu silenzioso , angustiato dal prossimo breve distacco e dal problema d ' occupare la giornata , il cui inizio era sorto pieno di vibranti speranze , di tremanti desiderii . Ammirarono insieme il ponte della ferrovia , a cinque grandi arcate , le quali incorniciavano cinque enormi quadri d ' orizzonte , d ' azzurro , di verde e di casupole : sfida insostenibile alla meccanica arte umana . Cesare accompagnò Emilia fino all ' ingresso della villetta , spalancandole innanzi il robusto cancello che cigolava . Dall ' ombra dei palmizii uscì incontro ai due giovani la figura curva e malaticcia di Roberta ; si avanzava adagio , svogliata , trascinando seco una folla di disgusti , e fra le mani teneva un gran libro di racconti fantastici . La fosforescenza , ch ' è nel sorriso e intorno al corpo degli innamorati , si spense tosto intorno a Cesare e ad Emilia . IV . Da quel giorno , i pensieri di Cesare Lascaris si fecero così duttili e balzani , ch ' egli avrebbe potuto comporne un facile poema , se avesse avuto l ' espressione letteraria e la pazienza d ' arrestare gli scoiattoli molleggianti sulle branche della fantasia . La fantasia gli divenne più elastica , e dovunque gli presentò visioni , lo deliziò coi gesti ricordati della donna e con la melodia della voce femminile ; il paesaggio gli riapparve asservito alla bellezza di lei ; più che quadro , umile cornice . E visse tra una flora mortifera di figurazioni sensuali . Erano gli occhi grigi , ch ' egli prediligeva ? E i capelli bruni , e la giovanezza , e il corpo alto , sottile ? Sì , era tutto questo . Nell ' animo di lei voleva un ' indefinita stanchezza , come per atavismo ? Voleva quell ' ingenuo senso della vita , che disarma una donna e la dà intera all ' uomo capace di dominarla ? Sì , tutto questo voleva . Ma tutto questo era in colei , la quale il destino gli aveva offerto nella solitudine della mite campagna . La sua vista gli aveva dato una tortura insoffribile . Sarebbe dovuto passare per la solita trafila , prima di giungere a lei ? Aprirle le braccia , non doveva bastare ? Si sarebbe offesa , s ' egli le avesse chiesto un bacio senza averle mai parlato d ' amore ? La sua bellezza l ' attraeva così , ch ' egli aveva vergogna di perdersi in lunghe e successive preghiere . Perchè non comprendeva ch ' egli l ' avrebbe amata sempre ? Qualcuno intorno a lei , poteva farsi amare e rapirla ? Essa era tutti i profumi più voluttuosi , tutti i suoni di una lenta orchestra invisibile , tutta l ' iride dell ' amore , tutte le promesse dei paradisi orientali . Egli doveva dirle che per lei avrebbe dato il suo sangue , la sua vita , il suo orgoglìo ; che avrebbe abbandonato gli amici , sfidato il mondo , portato superbo il più greve giogo da lei imposto ; che avrebbe rinnegato ogni fede , e avrebbe avuto la sua sola fede , la sua religione . Sì , tutto questo doveva dirle ; farla sorridere e pensare , turbarla , agitare le sue notti con visioni ardenti . Ch ' ella non avesse più requie se non fra le sue braccia . Che gli giungesse assetata di voluttà . Il bacio dell ' uomo le avrebbe comunicato un sì lungo spasimo di piacere , da toglierle la percettibilità d ' ogni altra sensazione ; e il suo corpo si sarebbe piegato , contorto , allacciato a rosee spire sotto le labbra di lui . Non doveva essere più nulla di conosciuto , se non una splendida forma armonizzata dalla passione . Ma eran parole o intricate formule di magìa , capaci di denudare colei ? Dove le avrebbe egli scoperte , in qual lingua , fra quali documenti di anime appassionate ? Era dunque possibile che le agili e bianche dita salissero al corpetto e intonassero la sinfonia classica dei bottoni che si slacciano ? E tuttavia qualcuno l ' aveva già posseduta .... Quale uomo ? Un uomo scomparso , travolto nell ' eternità , lasciando ad altri , per altri , il fiore da lui appena schiuso e intravisto .... Ma da tempo sì lontano - ( la voluttà più astuta non lascia traccia se non in ricordi simili a pigmei , i quali corrano dove son passati i giganti ) - da tempo sì lontano , che il corpo della donna era puro , immemore , e i frutti del suo seno avevano obliato le labbra tremanti del maschio . A pranzo in casa di lei , un giorno Cesare potè contemplarla perdutamente e vivificar le limpide acque della fantasia , in cui l ' imagine d ' Emilia si rispecchiò senza più timore di venir cancellata . Fu un pranzo al chiaro di luna , perchè cominciato assai tardi aspettando il dottor Noli , che giunse nella penombra del grasso pomeriggio estivo . La luna , sorta dietro le rocce di Portofino , interamente rossa in un guazzo rosso a filamenti , era nell ' ascesa diventata a mano a mano pallida , aveva preso la sua espressione di bamboccio anemico e imbronciato . Al momento di chiuder la finestra e d ' accendere , i raggi entrarono inattesi , le lampade furono dimenticate , e il pranzo continuò tra il pulvìscolo argenteo . In faccia a Cesare , Emilia apparve quasi un busto marmoreo . Pel cielo correvano alcune nuvole fioccose ; non velavano ma attutivano il raggio , facendolo più molle e più serico . La luna restava sullo sfondo cilestrino a guardar dolente le nubi che sfilavano , disperdendosi in forme rapide e balzane . Emilia si levò , mentre sull ' astro le nuvole gettavano il velo traslucido ; e si rivolse a prendere un Trionfo d ' argento che non avevan ricordato di porre in tavola . Ritta allora così , col Trionfo carico di tonde pesche mature e di grappoli d ' uva ricadenti , la donna si fermò innanzi alla finestra , giusto nel punto in cui succedeva alla gradazione della luce pulviscolare , una più tenue e morbida . Fu illuminata intera , tra una gloria di bianco lucido , di bianco latteo , e di bianco .... ; parve più alta , la testa cinta nel diadema di nerissimi capelli , gli occhi grigi dilatati dalla notte ; una divina statua . Cesare fu preso dal bisogno istintivo di parlar sottovoce , d ' ascoltar qualche racconto strano e cadenzato , il quale , come un fresco ragnatelo d ' argento , gli avvolgesse il cuore .... Si rattenne a pena dall ' esprimere l ' idea bizzarra , per quei due , Roberta e il dottore , che continuavano a vivere la vita normale . Ma ebbe il sottil gaudio di penetrar lo spirito d ' Emilia , di sentirlo inebbriato dalla scena fantastica . Anch ' ella era lontana dalla vita normale , in quella sera avvolta nel ricco manto della luna ; quasi il pulviscolo bianco le fosse passato attraverso le carni , dando all ' anima di lei una luminosità maravigllosa , una chiara gaiezza , quasi ella sorgesse formalmente e sostanzialmente nuova da un bagno di liquidi metalli .... ; mentre il dottor Noli e Roberta parevano due livide caricature , che assistessero senza sospetto al mistero della duplice ebbrezza , spellando gravemente le turgide pesche succose .... Quella fu la scena prediletta in cui Cesare volle conservare l ' immagine di Emilia , e le limpide acque della fantasia la ritennero poi per sempre , in uno specchio senz ' appannature . V . Roberta si svegliava di notte improvvisamente e si ascoltava respirare : il respiro era tranquillo ; sotto la scapola sinistra , il dolore sordo non rodeva più . Se le piccole macchie rosse , i nuclei di macchie sul petto e su le spalle non avessero rammentato la minaccia , il gran male sarebbe parso dominato per intero . Ma erano tuttavia frequenti le notti d ' insonnia con la paura dell ' oscurità , in cui s ' annidavano i pensieri che durante il giorno non osavano prender figura e avvicinarsi . Roberta stava distesa sul letto , ad occhi aperti ; le visioni pispigliavano nell ' ombra , e se ne udiva il passo cauto o il volo maligno d ' arpia ; qualche inesplicabile romore nella camera o in giardino dava tal brivido alla fanciulla , che le tempia le s ' imperlavano di sudore , ed ella era incapace d ' allungar la mano ad accendere il lume . Talvolta , lungo tutto il litorale , per tre giorni e tre notti di sèguito urlava il vento ; soffiasse dalla montagna o sibilasse dal mare , aveva una voce straziante d ' assassinato , una voce furiosa di chi scuota la porta per ripararsi , e negli intervalli , una flebile voce di sarcasmo , la quale prometteva nuovi assalti , nuove grida , nuove violenze . La fanciulla dimenticava le proprie angosce e viveva con l ' anima al di fuori , in ispirito nella campagna , tra le chiome convulse degli alberi , che disperatamente si torcevano e ricadevano nell ' aria . Quando aveva ben teso l ' orecchio ad assicurarsi la sinfonia notturna non fosse soprannaturale , accendeva il lume e si guardava in giro . La consolavano un poco gli oggetti con le loro forme conosciute , la tavola , il divano carico di libri , il cassettone su cui posava un alto specchio ; ma a confortarsi meglio , scendeva dal letto e correva a scrutar dalla finestra . In quel mezzo - nudo virginale , l ' unica bella cosa era la camicia dalle tinte pallide , coi merletti intorno alle maniche e al collo , col monogramma dominato da una coroncina senza significato gentilizio . Sotto il tessuto azzurro si ricoverava la magrezza ch ' era quasi deformità , e fuori balzavano due spalle pungenti : due mani allacciate con forza intorno all ' esile busto della giovanetta , avrebbero potuto ritorcerlo come un virgulto . Ella guardava dalla finestra in giardino , cercando distinguere attraverso la tenebra . I confusi moti dei due palmizii rispondevano all ' urlìo più accanito del vento , al rombo più profondo del mare ; v ' era dunque la logica dei fenomeni e nessuna vittima umana rantolava presso la villa , come pareva . La cosa era semplice ma rassicurante ; e aprendo l ' uscio della propria camera , la fanciulla volgeva l ' attenzione al silenzio della casa ; di là dal gran salotto centrale , la camera d ' Emilia aveva la porta spalancata , la soglia rischiarata mollemente da una rosea lampada notturna . Emilia godeva di tale incredulità per ogni cosa non verisimile , che qualche volta Roberta n ' era offesa ; l ' equilibrio de ' suoi nervi era assoluto e le avrebbe permesso di addormentarsi alla porta d ' un cimitero ; gli usci bene assicurati , Emilia non temeva nulla di soprannaturale , e non ammetteva ciò che sfuggiva alla logica . Una notte in cui aveva udito lo scricchiolìo lento dei mobili , e il passo cauto , e il volo maligno di visioni febbrili , Roberta balzò dal letto e corse alla camera della sorella . La lampada proiettava sopra Emilia dormente un raggio opaco e calmo ; gli occhi chiusi con le nere ciglia abbassate , la bocca chiusa con le labbra raccolte a un ' immobilità statuaria , le braccia nude e composte lungo i fianchi , indicavano una pace secura , la vittoria della giovinezza su gli abituali sogni voluttuosi . Si sarebbe detto ch ' ella si fosse abbandonata al sonno quasi sopra le acque inesplorabili e serene d ' un gran fiume che conducesse al nulla .... Roberta indugiò un istante a contemplarla , tra il rispetto e l ' invidia ; ma mentre stava per tornare alla sua camera , rammentò d ' averla lasciata oscura , e si decise . - Emilia , - disse cautamente , - Emilia , Emilia .... - posando una mano sul braccio della sorella e pensando che se qualcuno avesse chiamato lei Roberta nella notte , ella avrebbe gettato un grido dì spavento . Ma Emilia si drizzò a sedere , uscendo dal sonno per entrar con agile prontezza nella realtà , senza stati intermedii . Le due punte dei seni urgevano vigorosamente la camicia , quasi visibili ; e le lenzuola abbassate scoprivano la linea del busto fino ai fianchi . - Sei tu ? - chiese con la voce velata . - Che vuoi ? ... Non ti senti bene ? ... Roberta esitò , ancòra in contemplazione di quel bianco volto sotto le trecce nerissime , di quegli òmeri giovanili e freschi ; pensò che sua sorella avrebbe potuto lasciare il letto così , vestirsi , e comparire fra la gente , senza nemmeno rinfrescarsi il viso . - Non hai udito un romore ? - disse la fanciulla . - Un romore strano ? - Quando mai ? Non è possibile : tutti gli usci sono chiusi .... Roberta crollò la testa a quell ' argomento di prammatica : Emilia non ammetteva i romori se non quali indizio di fatti comuni e di persone vive . - Avrai udito schioccar la frusta sulla strada , - ella riprese sorridendo . - A quest ' ora ci son sempre dei carri che passano .... - No .... Infine , ho paura , - dichiarò l ' altra , più inquieta per quelle ipotesi , ch ' ella aveva già fatto e aveva dovuto respingere .... - Ho una paura terribile .... Mi permetti di dormire con te ? ... Solo fino a quando si rifaccia chiaro , solo fino all ' alba .... Gli sguardi d ' Emilia non seppero dissimulare e percorsero tutto il corpo infermiccio della sorella , il corpo madido d ' un mador contagioso . L ' istinto non affievolito dalla vita diurna si ribellò all ' idea d ' un sacrificio senza ragione , per le paure infantili della ragazza . E , come a spegnere l ' espressione di turbamento , girando incerti gli occhi per la camera , Emilia rispose : - Che pazzia , cara ? Che cosa ti passa per la testa ? Sai pure che non c ' è nulla , nulla affatto a temere .... E poi , non abbiamo mai dormito insieme .... Ma Roberta aveva afferrato lo sguardo e l ' aveva compreso con la sagacità dei malati , sempre vigili a quanto può consolarli e a quanto può ferirli .... - Hai paura ? - disse con un gesto di sdegno , serrandosi nelle spalle . - Hai paura di prendere il mio male , non è vero ? ... di diventar brutta ? ... Non disturbarti : vado via .... Trovò nell ' umiliazione il coraggio per sfidare le notturne inquietudini , ed uscì prestamente , s ' inoltrò nel buiore delle altre camere , senza curar la sorella , che aveva steso un braccio a trattenerla . Emilia restò a sedere sul letto qualche tempo , meditando gli argomenti offerti dall ' istinto egoistico per giustificare il suo rifiuto : poi si vinse , e gettò da un lato la leggera coperta . Nella fretta e nel bisogno di buttarsi qualche cosa su le spalle , afferrò l ' accappatoio bianco che giaceva sopra una sedia . Aveva , l ' accappatoio , una sottil fragranza di mare e di sole ; conservava fra le pieghe i sogni luccicanti pullulati dalla mollizie del bagno ; era un emblema di salute e di vigor giovanile . Emilia lo spiegazzò fra le mani e lo indossò con furia , quasi tentasse far tacere quei ricordi carnali . Quando fu nella camera di Roberta , il singhiozzo prolungato e sommesso della ragazza la guidò fino al letto , e trovatala nel buio , si chinò ad abbracciarla . - Perdonami , - disse Emilia ; - mi hai colta nel sonno e ti ho risposto bruscamente ; non sapevo quel che rispondessi .... Vedi che sono qui , ora ? ... Ti domando scusa .... Meglio sarebbe stato il fatto di coricarsi vicino a lei , di consolarla , rassicurarla così ; ma non appena presentatosi quel pensiero , l ' istinto lo combattè con tutte le forze , come un sacrificio inutilmente dannoso e forse inapprezzato . Roberta , aggomitolata e lagrimosa , massa oscura nell ' oscurità più tenera del luogo , non disse parola ; Emilia , cercata una sedia a tastoni , la trascinò presso il capezzale , e vi si sedette , raccogliendosi intorno l ' accappatoio . Non pensò ad accendere il lume ; rimase immota , sentendo calar sul cuore l ' ingiustizia della sorella , che non le aveva aperto sùbito le braccia . I suoi occhi fissavano la giovanetta oscura e singhiozzante , o vagavano tra le forme volubili del nero , desiderando invano che il quadrato della finestra s ' illuminasse a poco a poco della tenue alba estiva . Il sonno era svanito . Emilia riprese a parlare , e le parole fluivano nel silenzio notturno , vibranti e squillanti sotto l ' onda d ' un ' irritazione contenuta . - Suvvia , Roberta , - disse , - perchè continui a piangere ? ... Perchè hai paura di tutto , come una bambina ? Bisogna essere meno deboli , più ragionevoli .... Non ti è mai venuto il dubbio d ' essere ingiusta , con me ? E tuttavia lo sei , lo sei troppo .... Io non ho fatto nulla di bene perchè conto poco sul tuo animo .... Ti ho dato solo dei consigli : ti ho pregato di condurre una vita più attiva , di non rimaner l ' intero giorno nella tua camera , di non leggere fino a indebolirti ; ti ho pregato di tante cose semplici , che pure ti avrebbero giovato .... Ma tu sorridi , quando parlo io ; la mia buona volontà si spezza contro la tua diffidenza .... Non ti sembra , Roberta , ch ' io abbia diritto a vivere una vita mia ? Ora , invece io vivo solamente della tua , mi trovo inceppata , schiava , ho sempre timore di spiacerti .... Non me ne lagno ; sarei felicissima se tutto questo avesse un resultato .... nella tua affezione , per esempio .... Quando sono rimasta vedova .... Il ricordo che le si presentava così repentino l ' arrestò a un tratto perchè le doleva crudelmente . Ella era stata moglie innamorata , più che affettuosa ; l ' amore era conseguito dal bisogno di trovare un senso nuovo intorno a sè , il quale non fosse parso desiderio volgare ; e mentre l ' uomo intendeva a crearle l ' esistenza sognata , la morte era sopraggiunta , e ogni cosa erasi ridotta a parvenza d ' un ' idealità intravista , d ' una rarità avvicinata e scomparsa ... Roberta non piangeva più , ma raddoppiando d ' attenzione , tentava figurarsi il volto e l ' atteggiamento d ' Emilia . La cercò a lungo con lo sguardo senza muoversi e scoperse infine una forma chiara , diritta ; ascoltò il rimprovero , pensando che le parole erano inutili e rimaneva il fatto , il ribrezzo mal celato ; s ' indugiò con gli occhi a quella forma quasi chiara e diritta , indovinando l ' ombra scesa sulla fronte della donna . - Quando sono rimasta vedova .... - continuò Emilia , dolorosamente colpita che Roberta non l ' avesse interrotta e l ' obbligasse a compiere la frase , - io ti ho promesso di non allontanarmi da te , e tu mi hai promesso la tua affezione più devota .... Dovevamo percorrere la nostra via insieme , veramente da sorelle .... Io non ho ancòra nulla da rimproverarmi .... E tu , Roberta ? Non hai nulla da rimproverarti ? Ti sembra di amarmi quanto ti amo io ? ... Roberta ? ... Non mi ascolti ? ... Non vuoi rispondere ? Allungò la mano vivamente , incontrò sul tavolino la candela e l ' accese .... La fanciulla appoggiava un gomito al guanciale , stando coricata di fianco sopra le coperte ; alla luce inattesa si rannicchiò dentro la camicia per nascondere le gambe smagrite . Ella andava macchinando molte ragioni da obiettare , molte dure e taglienti parole , che avrebbe pronunziato senza ritegno col favore dell ' oscurità ; ma il lume acceso le smagò l ' energia necessaria , e le ragioni e le parole si dispersero . Guardò di nuovo Emilia avvolta nell ' accappatoio bianco , da cui sorgevano il collo tornito e la testa fiorente di vitalità ; le gambe chiuse nelle calze di seta nera erano accavallate l ' una sull ' altra ; e i piccoli piedi , seminascosti in piccole pantofole rosse . Quello spettacolo di giovanezza , quella giovanezza piena , la quale pareva dicesse : - " Io sfiorisco lentamente qui , ma qui non dovrei essere , e il mio destino è più forte d ' ogni calcolo pietoso , " - riattizzarono in Roberta l ' energia per le parole amare . - Ecco , - rispose chinando la testa a osservarsi le mani , perchè non osava sostenere lo sguardo interrogativo e dolente di Emilia , - senza dubbio quanto tu dici è vero ; ma io non ti aveva chiesto di ricordarmi i tuoi beneficii .... Mi sentivo male , stasera , e avevo paura .... Sai che io sono una sciocca e non ragiono bene come te .... Avevo paura , son venuta nella tua camera , e tu mi hai mandata via .... - Ma è falso , Roberta ! - No , non è falso : mi hai mandata via .... Perchè ? Potresti dirmelo , tu che mi ami tanto , potresti dirmi il motivo pel quale non mi hai concesso di passar teco la notte ? Non è forse perchè ti faccio orrore , perchè sai che la mia malattia è probabilmente contagiosa ; perchè hai ribrezzo di tua sorella , infine ? ... - Roberta , che cosa dici ? - Hai ribrezzo di tua sorella , e sei stanca di doverle prestar le tue cure .... Tutto ciò , io l ' ho capito , l ' ho visto ne ' tuoi sguardi , non soltanto questa notte , ma da tempo , dal giorno in cui ti è venuto il dubbio ch ' io fossi tisica , tisica , tisica ! ... Nello sforzo di lanciare le terribili parole , s ' era spinta innanzi col busto , protendendo il collo scarno ; e coi capelli sciolti per le spalle , arruffati sugli occhi , sembrava una magra femmina selvaggia che gettasse un grido lugubre nella notte ; di sotto gli archi sopraccigliari saettava una corrente d ' odio . - Ascolta , Roberta .... , - disse Emilia , sgominata dalla subitanea trasformazione della giovanotta in una energia fisica , urlante di rivolta e di dolore . - No , tutto questo mi fa peggio di qualunque malattia , - seguitò Roberta senza curare l ' interruzione . - Sei venuta a rassicurarmi , dici , e resti lì , inchiodata sulla sedia , studiando di non avvicinarti .... Se ti chiedessi di stringermi forte fra le braccia , di mettere le tue labbra sulle mie , rifiuteresti inorridita .... Sei la mia condanna , tu che mi vuoi bene ... ! Ah sì , i medici mi confortano , mi dànno a sperare , ma io vedo che le loro parole sono false , perchè tu me lo fai capire ad ogni istante , me lo dici ogni giorno , ch ' io sono ammalata per sempre .... E non hai compreso , Emilia , non hai compreso che io non voglio morire ? che ho il terrore della morte , che non posso dormire per quell ' idea ? Voglio vivere , vivere , vivere , come te , come gli altri , perchè sono giovane , perchè ne ho il diritto , perchè .... E senza compiere la frase , spalancando , le braccia nell ' aria disperatamente , mandò tale un grido di rabbia e di desiderio , che Emilia balzò in piedi quasi una scudisciata le avesse lacerata le carni .... Corse a Roberta , la strinse pazzamente al seno , appoggiandone la testa sulla propria spalla . - Roberta , - mormorò quasi con febbre , - Roberta , non è vero che sei malata e ch ' io ho ribrezzo di te ! Come hai potuto supporre ? ... Vuoi le mie labbra , vuoi che ti stringa così ? Senti che ti bacio ? Senti che ti chiedo perdono , se ti ho dato , motivo a dubitare di me ? Dormirò con te questa notte , dormirò ogni notte con te , purchè tu mi creda ... ! Aspetta .... Con la mano che non sosteneva il corpo di Roberta , Emilia slacciò i cordoni dell ' accappatoio e adagiò la fanciulla per coricarsi a fianco di lei ; ma Roberta era pallida e anelante , e la donna tacque a un tratto , e si chinò a guardarla spaurita .... - Roberta , - disse , - ti sentì male ? - No , - rispose la giovanetta , - ma sono stanca : ho bisogno di riposare ; lasciami sola .... - Che paura mi hai fatto , bambina ! Perchè mi hai detto tante cose tristi ? Hai voluto punirmi ? Emilia stava in piedi accanto al letto . Roberta , aggomitolata nella camicia azzurra , fissando gli occhi in alto , coi capelli sparsi sull ' origliere ascoltava giunger di fuori il ritmo quadruplice d ' un treno , il quale passava soffiando nella tenebra dei campi , lungo la tenebra del mare . - Bisogna resistere alle cattive idee , - continuò Emilia ; - ho parlato di te l ' altro giorno al signor Lascaris : e anch ' egli mi ha detto che tu sei guarita .... Guarita , capisci ? - Oh , il signor Lascaris dirà tutto quanto vorrai , - osservò Roberta con un riso stridulo . - Il signor Lascaris non sarà mai sincero con te , ed io non credo a lui , come non credo agli altri .... Guarda , - aggiunse , facendo uno sforzo per tornare a sedersi sul letto e rimboccando una manica della camicia , - guarda come sono ridotta , come sono divorata dal male .... Ti paion queste le braccia , il petto d ' una ragazza di diciannove anni ? ... Non vedi quante macchie ? Fin che queste macchie non spariscano , io sarò malata , avrò la morte qui dentro , - e si toccava il seno con le mani febbrili . - Il signor Lascaris , il dottor Noli , tutti possono ben parlare : nessuno oserebbe dire a me o a te , ch ' io debbo morir presto .... Si raccolse per seguire a testa bassa l ' eco della frase spietata , che le risonò nell ' animo quasi non l ' avesse pronunziata ella medesima . La luce gialla della candela le stendeva sul volto una maschera cerea , in cui gli occhi vitrei diventavano traslucidi e i capelli biondi si snaturavano in un pallidissimo color d ' ambra ; la camicia cilestrina così mite e ridente sopra un corpo rigoglioso , era sinistra su quel corpo magro , pareva un drappo ilare avvoltolato per ischerno intorno a un rigido fantoccio . Emilia s ' era collocata di fianco sul letto , a viso a viso con la sorella , e la guardava inquieta . - Non agitarti di nuovo , - ella pregò , - non esaltarti , non è vero nulla di quanto tu dici .... - Morire , morire , capisci ? - continuò Roberta . - Devo morire , presto . Tu non credi alla morte ; tu l ' hai dimenticata , perchè sei sana , sei bella .... Vedi come sei bella , - proruppe in aria di corruccio , mentre , allungando le mani , apriva ad Emilia l ' accappatoio già sciolto , e le additava il collo rotondo , i seni tondi e duri , che si delineavano , perspicui sotto la camicia . Emilia si ricoperse vivamente . - E anch ' io avrei voluto essere bella , e piacere .... Ogni cosa è per voi , che siete belle e forti .... Io devo morire , morire ! La voce , dopo essere stata mordace , era divenuta sommessa , desolatamente triste , ed Emilia non osò più resistere . Ella s ' era ben detto che doveva consolar la sorella e farla sperare e vincerne i fantasmi ; ma dove trovar le parole di conforto , le quali valessero quelle parole disperate , e le superassero ? Tacque ; poi lentamente , anche la voce di Roberta s ' abbassò a un mormorìo lamentoso : - Avrei voluto essere bella , e devo morire .... Non ho più nulla per me : non posso nemmeno respirar l ' aria che respiri tu , e goder l ' ombra ; devo andare in cerca del sole .... - Fatti coraggio , Roberta ; sono , idee .... - tentò ancòra Emilia . - Ho paura della morte .... - Perchè vuoi renderci tristi ? Sei guarita .... - Ho paura della morte , e ogni giorno , essa può entrare in questa camera .... - Sei così giovane .... La giovanezza è una forza ... - Quanti muoiono giovani ! E come , come , dovrò morire ? - Roberta , Roberta , non esaltarti . - Ma sono disperata ! Non senti la disperazione nelle nostre parole ? - È la notte ; domattina tornerà la speranza . - Sarà peggio ; e la morte continuerà il suo cammino , mentre noi aspetteremo la vita .... - Silenzio , Roberta .... Pensa a domattina , col sole , col mare calmo e illuminato .... - Tutto questo è così indifferente al mio male ! E nessuno , anche i non indifferenti , potranno giovarmi : dovranno assistere alla mia morte , senza stendere la mano per allontanarla d ' un ' ora .... Nascose il volto tra i guanciali , piangendo liberamente ; Emilia le passò le braccia attorno al busto , mettendo il capo presso il capo di lei . Così piansero a lungo , rischiarate dalla luce giallastra della candela elle si consumava : e l ' alba trovò le due donne discinte , che parlavan della morte , a testa china sul medesimo , guanciale . VI . La notìzia fu annunzìata con tanto ingenua serenità , che nessuno avrebbe supposto fosse falsa . Per sospettarlo , bisognava conoscere l ' indole impulsiva di Roberta , la quale non trovava nulla così dolce quanto inventare un fatto o raccontare una bugia . Qualche volta rimaneva ella medesima colpita dalla propria abilità , dalla spontaneità incomparabile con cui repentinamente , minutissimamente , sapeva esporre una lunga favola di sua creazione ; e in un attimo stendeva una rete di menzogne inutili , sbizzarrendosi a saldar l ' allacciatura dei nodi , che potessero resistere a qualunque sforzo d ' obiezione . Spesso con Emilia aveva fatto il giuoco infantile , ma lo aveva concluso con una risata , gettando le braccia al collo de la sorella , e dicendole : - " Non è vero . Ho inventato tutto , per divertirmi . " Con Cesare Lascaris lo esperimentò un giorno in cui era piena di speranze e si sentiva bene e aveva voglia di ridere a spese di qualcuno . D ' altra parte , Cesare non le piaceva : era bruno , coi tratti del viso irregolari e forti , senza barba , ed evidentemente magro quasi quanto lei . - Mia sorella è uscita per il bagno , - ella disse non appena l ' uomo comparve in giardino . - Tornerà ' forse fra un ' ora . Poi , mentre parlavano di cose indifferenti , la fanciulla trovò modo di farvi sgusciar dentro la notizia falsa , a guisa di parentesi : - .... Lei sa che mia sorella è fidanzata , non è vero ? ... Lo sa ? ... Cesare stava fortunatamente a testa bassa , disegnando sulla sabbia una serie di circoli concentrici ; e sùbito , al colpo non atteso , ricordò che la professione medica aveva saputo creargli una maschera di calma impenetrabile , per i casi disperati . Sollevò la testa , senza batter palpebra . - Me ne congratulo sinceramente , - rispose . - Non ne dica nulla a Emilia , però . Forse mi rimprovererebbe .... E per qualche minuto la ragazza continuò a parlare , enunziando tutte le particolarità del fidanzamento . Si trattava d ' un giovane signore di Milano : il matrimonio sarebbe avvenuto nell ' ottobre prossimo , in Riviera , perchè Emilia non voleva abbandonar la sorella un sol giorno ; quanto a lei , Roberta , sarebbe rimasta presso gli sposi . Cesare ascoltava immobile , non accorgendosi che dalle mani gli era scivolato il portasigarette di tartaruga ed era caduto a terra . Guardava la ragazza , scoprendole a un tratto qualche espressione profondamente femminile , che gli era sempre sfuggita . Con una gamba sull ' altra in modo da lasciar vedere un po ' delle calze , con le braccia aperte sulla spalliera della panchetta rustica , la testa portata indietro , le ciglia socchiuse , Roberta era in quel giorno e in quell ' atto molto sessualmente femmina , emanava inconsapevole un ' acredine sensuale , eccitava una cupidigia di violenza bruta . Il giovane aveva tentato a più riprese di sviar l ' argomento ; ma Roberta era inflessibile , quantunque la mancanza d ' obiezioni da parte dell ' ascoltatore le togliesse il meglio del suo piacere ; pur tuttavia seguitò a descrivere il carattere del fidanzato , un uomo eccezionale , senza confronti . Infine , Cesare si alzò per troncare la conversazione , e mise il piede sul portasigarette , che schizzò in frantumi . Fu la sola prova di oblio completo , ma fu anche quella la quale divertì immensamente Roberta , che lanciò alcuni trilli di gioia puerile . - Che cosa fa ? Che cosa fa ? - esclamò ridendo . - È il suo astuccio ! ... Se n ' era dimenticato ? ... Guardi come l ' ha ridotto ! Le risatine perlate della ragazza lo ferirono anche peggio . Si chinò a raccogliere i frantumi , e se li rovesciò macchinalmente in tasca insieme a un po ' di ghiaia e a qualche sigaretta , mentre Roberta raddoppiava le risatine quasi maligne . - Deve star molto bene , Lei , oggi ? - domandò Cesare . - Sì .... Perchè ? - rispose la giovanetta oscurandosi subitamente in volto , - Come mi trova ? ... - Sono pallida ? Tale era l ' umile preghiera della voce , che Cesare non ardì spingere oltre la sua vendetta . - Appunto , - si affrettò a dire . - Non l ' ho mai vista meglio : ha un colorito splendido . Roberta mandò un sospiro di conforto , e Cesare si limitò a pensare : " Con una parola potrei forse ucciderti . " Ma sentì di repente che si svegliava da un sogno , e che tutte le cose intorno a lui avevano ripreso il loro aspetto comune , laddove per qualche tempo egli aveva visto il giardino grande come una foresta , e i filari degli aranci profondi come i sentieri di quella foresta . Nauseato , stava per andarsene quando Emilia sopraggiunse ; aveva il suo solito abito , lilla , e in testa portava un cappello rotondo , di grossa paglia ; le mani erano nude . Cesare la guardò appena , rifuggendo dall ' analizzare anco una volta lo spettacolo di bellezza che non era per lui ; Roberta prestamente gli gettò un ' occhiata per implorarlo a tacere ; e la conversazione s ' avviò con una svogliatezza inabituale . - Ebbene , che cosa è accaduto ? - domandò Emilia a Roberta , quando Cesare ebbe preso commiato . - Eravate così confusi tutti e due .... Roberta scoppiò a ridere . - Ha rotto il suo astuccio da sigarette , - rispose . - Null ' altro .... Poi , più tardi , in casa , non potè trattenersi e narrò ad Emilia la sua menzogna . - Sono vere sciocchezze , - osservò la donna bruscamente . - Quale intimità abbiamo noi col signor Lascaris per prendercene giuoco ? E perchè inventare una storia di genere così delicato ? È orribile , che tu non possa vivere un giorno senza dire una bugia , a qualunque costo , al primo venuto .... Parlava con voce un po ' alta , mentre andava preparando alla sorella una tazza di cioccolata di cui Roberta aveva abitudine ; ma le sue mani tremavano , e con un movimento maldestro rovesciò la tazza di porcellana e la ruppe . Per la prima volta , Roberta ebbe a pentirsi quel giorno d ' una sua favola ; perchè Emilia andò a rinchiudersi in camera e non si mostrò fino all ' ora di pranzo . Roberta non l ' aveva mai vista così agitata : fosse imaginazione o realtà , le parve che la sorella avesse pianto . VII . Si arrampicò per il monte dietro il paese , dove la straducola mancava del muro , e apparivano , come da uno squarcio , le acque , il paesaggio , il verde , il grigio . Là , Cesare sedette ; restò a guardar lo spettacolo fantastico , in una posa d ' attenzione totale , sdraiato sopra un piano d ' erba , all ' ombra d ' alcuni folti ulivi . E lo spettacolo era così raro , che l ' uomo ne fu per qualche istante tutto assorbito , e cominciò a osservar da lontano , avvicinandosi con lo sguardo a poco a poco fin dov ' egli si trovava . Da lontano , il mare in un ' invasione di luce singolarmente nebulosa e dorata , aveva smarrito la linea d ' orizzonte , unendosi col cielo dorato e nebuloso ; talchè non si sarebbe potuto dire , nella falsa rifrazione , se le vele piccoline danzassero sul mare , o non piuttosto fossero tra cielo e mare sospese . In quella sterminata dovizie di luce impalpabile o dentro le acque animate dal formidabile riverbero , due scogli neri sorgevano , apparenti e scomparenti a capriccio dell ' onda , circonvoluti da un rigoglio di spuma gialla . Le coste lontane , che nei giorni d ' aria lucida si disegnavano perdutamente , stavan celate dietro il velario d ' oro . Ma verso le rocce violette di Portofino , a levante , le acque avevan disperso il pulviscolo solare , e una violenta chiazza azzurra restituiva la solita visione col limite ben netto dell ' orizzonte . Ancòra là , otto o dieci vele bianche , l ' una accosto all ' altra , erano farfalle posate con le ale trepide sul pelo delle acque ; e due o tre , più basse , avevano una tinta bruna , quasi la luce non fosse giunta a tangerle . Così lungi , le imbarcazioni peschereccie , tenevan forma e significato di giuocattoli ; nè si poteva credere portassero uomini massicci , curvi sul liquido specchio o stesi sulle tavole umide in aspettazione . Poi , ad un tratto , diminuendo di molti gradi la lontananza prospettica , s ' apriva agli occhi di Cesare la costeggiante verzura del paese , fitta e spessa come un vello , in numerose gamme di colore , in diverse altezze , da cui s ' ergevano , i cipressi cuspidali . E ridenti di bianco o di rossiccio , le case vivevano tra quel magnifico sopore della vegetazione , che nell ' aria calda non muoveva fronda o foglia . Verso oriente era la chiesa bigia col livido campanile , cui s ' aggruppavano stretti attorno gli altri edifici , i quali a mano a mano andavan poi disseminati in mezzo al verde , spinti fino al mare , collocati più alti sul lene pendio dei colli ; e frequenti balzavan fuori tra casa e casa i ciuffi di verzura , i ciuffi argentei degli ulivi .... Dominava il grigio , per i ciuffi degli ulivi e per le lastre di ardesia che coprivano i tetti . Più qua , immediatamente sotto il piano erboso dove Cesare stava , lo spettacolo era gentile , con due lunghi rettangoli di terra , che un giardiniere coltivava a rosai ; e le rose bianche , opulenti , molte già sfatte , innalzavano un profumo carnale , potentissimo in quell ' aria pura d ' ogni altro profumo . Una cagna volgare abbaiava dietro invisibili fantasmi , correndo sulla terra grassa a calpestar le foglie di rose disperse . Alcuni romori salivan dal paese : il grido di qualche rivendugliolo , lo schioccar delle fruste , il lamentio d ' uno zufolo stonato ; così fievoli tutti , vaganti nel grande spazio , che la lontananza pareva maggiore . Lentamente le scene diverse si mutarono in imagini d ' abitudine , per Cesare che le fissava con lo sguardo pigro di chi medita cose lontane ; assorbivano la sua attenzione fisica , dando libero il corso ai pensieri . La donna amata da lui , era per altri ; la plastica di quell ' impareggiabile corpo sul quale i suoi occhi s ' eran posati nella deliziosa trepidanza dell ' intuizione , doveva svelarsi intera a un altro uomo ; in un ' alcova ignota , la voce d ' Emilia sarebbe diventata intima .... E la sinfonia classica dei bottoni che si slacciano ? La visione della donna soffusa di bianco nel pulviscolo lunare ? Egli si trovava dunque impegolato in uno di quegli amori cui il volgo definisce , tra il rammarico e lo scherno , senza speranza ; e ne derivava la necessità di gettarsi a capofitto in pieno romanticismo , o di togliersi per sempre da una strada che cominciava a diventar malagevole . Aveva sognato . Qualche particolare dei sogni che inconsciamente era andato accarezzando in quei giorni , gli tornava alla memoria . Per esempio , aveva sognato una piccola villa con molti palmizii , addossata a una falange d ' ulivi rampicanti sui colli ; e tutto in giro , la campagna esalava quella serenità , la quale giunge così crudele alle umane sventure , ed è così piacevole per gli umani egoismi : la serenità dei grandi paesaggi alpestri , o dei graziosi paesaggi sui laghi lombardi .... Entro la villa , una voce femminile risonava nell ' ombra moderata delle camere fresche .... In abito purpureo Emilia giaceva sovra un ampio divano carico di molti origlieri bizzarri ; a ' suoi piedi , egli stesso , Cesare , seguiva la voce della donna .... Uno svelto scaffale da ninnoli era coronato da un alto vaso di porcellana riboccante di fiori , che cadevan sotto uno spiraglio di luce ; il sole ne irrubinava metà , un angolo di rose e di verbene , tra cui si drizzava qualche ciuffo di vainiglia . Questa ed altre ideali concezioni d ' avvenire , erano state bruscamente travolte , poichè non nella villa con molti palmizii , ma la voce d ' Emilia sarebbe diventata intima e flessuosa in un ' alcova ignota , per un uomo ignoto .... VIII . - Senta ! Senta ! - gridava la fanciulla , rivolgendosi a Cesare e additando le ondate furibonde che si gettavano contro la spiaggia . - Sembrano colpi di cannone ! Cesare e le due donne eran giunti in riva al mare , convulso per il soffio poderoso del vento , e tutto bianco ; eran scesi dalla strada sulle rocce più eminenti , arrampicandosi dove le onde non potevano arrivare . Ascoltavano così il rimbombo sordo dell ' acqua contro le cavità degli scogli ; un fragore talmente reiterato , che a fatica si distinguevano le voci . - È bello ! è bello ! - esclamava Roberta , aspirando l ' aria , e trovando sulle labbra un impercettibile umore salino . I riccioli intorno alla fronte e al collo le si scompigliavano sotto la veemenza del vento ; le gonne le si serravano alle gambe ; ella rimaneva forte sul dosso scabro della roccia , sorridendo alla burrasca . Dietro lei , Cesare s ' era fermato a fianco d ' Emilia . Questa , meditabonda e inquieta , aveva obliato un istante le sue riflessioni affannose , per ammirare lo spettacolo ; ma la vicinanza dell ' uomo , il quale pareva triste quel giorno e d ' una tristezza di cui ella sospettava la causa , le dava un ' immensa brama di spiegarsi , di togliere a sè e a lui dal cuore le punte , che la ingenua malizia di Roberta vi aveva affondato . E pensava , quasi tremando : " Com ' è strano che Roberta stessa ci costringa a parlare ! Ella medesima ci ha offerto un argomento grave e pericoloso . Dovrò spiegare a Cesare che io non sono fidanzata ad alcuno , che non lo sarò mai , perchè mi sono votata a un ' opera di sacrificio e ho promesso la mia esistenza alla sorella ammalata . Ma come risponderà egli ? Come accoglierà la mia rinunzia ? ... La combatterà , certo , e poi non riuscendo a vincermi , - non riuscirà , - dovrà partire .... Resteremo noi due , io e Roberta , per sempre .... " Gettò uno sguardo a Roberta e a Cesare , e per la prima volta il tormento di dovere sceglier presto , inappellabilmente , le si affacciò all ' anima con tutta la sua tremenda potenza . Doveva sacrificare in eterno l ' uno all ' altra , e la scelta non le avrebbe dato mai pace , egualmente non fosse mai avvenuta ; perchè la rinunzia di lei all ' amore e alla felicità avrebbe reso più cupa la dissonanza fra il suo spirito e lo spirito di Roberta ; nè ella avrebbe potuto perdonare a questa l ' insanabile spasimo che le era costata . E con l ' orrore abituale in lei per ogni veemente dibattito , guardava in fronte l ' avvenire , il quale si presentava amarissimo , qualunque via ella avesse percorso ; e innanzi al mare fremebondo , alle ondate gigantesche , al cielo seminascosto sotto nubi tempestose , innanzi allo spettacolo ribelle , provava l ' impeto di gridar la sua disperazione , di confondere la voce del suo furore inutile con la voce assordante di quel liquido furore , che si lanciava alla spiaggia , dopo aver già forse travolto uomini e navi . - Fa bene quest ' aria , signor Lascaris , non è vero ? - domandò Roberta , sorbendo ancòra l ' aria pregna di sali . - Ma non si esponga al vento così , - osservò Cesare , mentre pensava che sotto la gioia della giovanetta si celava tuttavia la molestia d ' un ' idea roditrice . - Venga più qua ; si ripari dietro queste rocce . Alcune rocce grigiastre bucherellate formavano una specie di profonda insenatura , e drizzandosi fino all ' altezza della strada , porgevano un ricovero naturale dalle raffiche del vento . Nella insenatura profonda , le onde si scaraventavano una sull ' altra bianchissime , andavano a battere contro il fondo , si ritorcevano , ed erano risospinte dalle sopravvenienti , con vece assidua , con un ribollir di schiuma più candida del latte . Lo strepito risonava enorme . Roberta sedette molto in basso , dove giungevano talora gli spruzzi minutissimi dei flutti ; più in alto sedettero Cesare ed Emilia , e sul principio Roberta si voltò a guardarli di tanto in tanto , additando senza parlare i cavalloni , che giungevan da lungi e si precipitavano entro la piccola baia . Poi stette , assorta , e sembrò aver dimenticato i compagni , per seguire qualche suo pensiero non anco definito e infantilmente triste . - Che cosa Le ha detto , ieri , mia sorella ? - domandò Emilia , girando a un tratto la testa verso Cesare . Sorrideva , con una fuggevole vampa di rossore sul volto ; e bastaron quel sorriso , l ' espressione involontariamente carezzevole degli occhi , per segnare un passo grande sulla via delle confidenze . Emilia pensò più tardi , - quando tutto era già per sempre finito e la sua esistenza era per sempre tracollata negli abissi della disperazione , - pensò che la sventura aveva avuto origine da quel suo moto irriflessivo .... Perchè non tacere ? Perchè spiegarsi , animando le speranze dell ' uomo , più forti quanto più gravi si presentavano gli ostacoli alla lustra di felicità , cui l ' uno e l ' altra sognavano ? Ma ormai , la frase le era sfuggita dalle labbra : - Che cosa Le ha detto mia sorella ? - Non è vero ? ... - esclamò Cesare . Gli occhi gli scintillavano , e il respiro gli usciva dal petto caldo e vibrato . - Non è vero ? ... Mi ha detto che Lei è fidanzata .... Ma non è vero ? ... La donna crollò il capo , continuando a sorridere , con un senso più mesto . - Roberta , - disse , - ha voluto scherzare . Qualche volta passa il segno e commette delle fanciullaggini ; ma è allegra così di rado , che bisogna perdonargliele .... Non è vero nulla .... E Lei ha creduto ? Io non sono fidanzata ad alcuno ; non lo sarò mai , ad alcuno .... E Lei ha creduto sùbito ! Le sembra che io potrei abbandonare Roberta ? Parlava con voce debole , molto commossa , tenendo gli sguardi alla tempesta ; e Cesare le si era un poco avvicinato per non perdere sillaba . Il mare ai loro piedi ruggiva .... Spingendo l ' occhio oltre l ' insenatura , si vedevan le onde infaticate battere disordinatamente per tutta la lunghezza della spiaggia , fino a Nervi : e gli spruzzi si levavano altissimi , aprendosi a guisa di Ventaglio e ricadendo tra il bulicame della spuma . - Perchè ? - domandò Cesare stupito . - Lei non abbandonerebbe sua sorella ? Innanzi tutto , abbandonare è cosa diversa .... - Più piano , - interruppe Emilia , temendo che Roberta non udisse . Il cuore le batteva in tumulto , ascoltando le parole divenute intime , segrete , come già l ' uomo avesse confessato il suo amore e già parlasse per difendere la propria conquista . Egli aveva sentito nel fondo dell ' anima scatenarsi la malvagità egoistica , per la quale voleva ogni cosa al suo dominio e non poteva soffrire ostacolo alcuno . S ' era fatto un po ' pallido , gli occhi neri lucenti ; aveva guardato in basso , verso Roberta , con un lampo d ' odio improvviso . - Lei vuole sagrificarsi a sua sorella ? - continuò , smorzando la voce . - È impossibile , assurdo ; sarebbe mostruoso . Pensi che ciascuno ha nella vita una strada da percorrere . Nessuno può , nessuno deve mutarla a forza , per seguire il cammino d ' un altro . E a quale scopo , a chi gioverebbe ? Ella sciuperà tutta la vita in una rinunzia inutile , la quale non sarà forse nemmeno compresa .... , nemmeno compresa ! " Perchè mi parla così ? " - domandò in quel punto Emilia a sè stessa , trasalendo sotto il soffio della scomposta eloquenza . E tentando sorridere ancòra , obiettò : - Ma ciascuno ha il diritto di scegliere la via , in capo alla quale spera di trovare una sodisfazione , un riposo della coscienza .... Non Le pare ? Quella ragazza è attaccata a me , è gelosa della mia affezione , e non reggerebbe al dolore d ' una lontananza , alla rivalità di un altro , affetto .... Io la conosco .... E Lei pure sa quanto la sua salute sia debole .... Infine , ho pensato , può crederlo : e ho giudicato che questo è il mio dovere , e che posso compierlo serenamente , anche senza sacrificio .... Sì fermò . Giungeva con fragore infernale un ' ondata verdastra , alta , e incontrando i primi scogli , spumeggiò d ' un tratto senza rompersi ; poi coperse la spiaggia , si franse , s ' ingolfò entro l ' insenatura , conquistando alcuni frastagli , fin allora intatti , della roccia su cui sedeva Roberta . - Hai visto ? - gridò la fanciulla ad Emilia . - È giunta fin qua su ! - Non sei bagnata ? - domandò Emilia con una premura timorosa , la quale significò per Cesare più di tutte le spiegazioni . - No , no . Sto benissimo qui , - rispose la giovanetta . Seguì una pausa lunga . Tutti e tre guardavano la vicenda delle acque potenti e il cielo giallastro pel riflesso di un moribondo raggio solare . - Sono le illusioni solite dell ' altruismo , - riprese Cesare , con voce cauta , piena di fremiti rattenuti . - Il tempo ne fa giustizia , ma sempre troppo tardi .... E perchè mai , a un tratto , questo sacrificio ? ... Perchè non prima ? Emilia battè le palpebre ; un pudore ardente le bruciava di rossore le guance ; ella avrebbe voluto riprendere la coscienza delle cose reali e fiaccare con lo sdegno la domanda ardita ; ma dal cuore le saliva un singulto di smarrimento . Guardò l ' uomo in volto e lo vide oscurato dalla passione dolorosa ; capì ch ' egli andava dietro ai balzi del pensiero e li ripeteva , dimenticando il riserbo tenuto fino a quel giorno e i doveri che quel riserbo gli imponeva . La comprensione della sua sofferenza incontenibile turbò maggiormente la donna . - Allora , - ella disse con voce spenta , - Roberta non era ammalata . Ella viveva con noi , non aveva bisogno della mia assistenza , nè io gliel ' aveva offerta .... E d ' altra parte .... Voleva dire : e , d ' altra parte , la dissonanza delle loro anime aveva avuto principio da quel tempo , appunto ; gli occhi di Roberta , da quel tempo s ' eran fatti vigili , gelosi , cattivi ; in quel tempo , Emilia aveva dovuto nascondere la sua gioia , misurarne gli slanci , guardarsi dalla sorella .... E , - il sospetto era atroce , ma non mancavano i dati a nutrirlo e a renderlo verisimile , - ed Emilia sospettava che il giorno in cui la morte aveva visitato la sua casa , fosse stato un giorno di letizia crudele per Roberta , infine liberata d ' una presenza agghiacciante , d ' una minacciosa rivalità . Voleva dir questo ; ed esitava tra il timore di addentrarsi troppo nelle confidenze più delicate , e la paura di non arrivare a convincere .... Ma Cesare , obbedendo all ' impazienza della sua superbia , scosso dal ricordo d ' un passato che non gli apparteneva e che aveva evocato egli stesso , interruppe : - Sì , sì , tutto questo è forse vero .... E , in ogni modo , io non ho alcun diritto a sapere , non ho alcun titolo per consigliare .... Vuole perdonarmi ? ... Perchè discutiamo di queste cose tristi ? - Infatti , - ripetè Emilia , - perchè discutiamo di queste cose inutili ... La forma brusca con cui l ' uomo aveva troncato il sèguito del colloquio , le dava un cocentissimo dolore . In fondo all ' incrollabilità del suo divisamento giaceva una oscura speranza , viveva il torturante piacere d ' ascoltar le obiezioni di Cesare . Per dissimulare lo spasimo , chiamò Roberta fortemente , nell ' intervallo fra un colpo e l ' altro delle onde . - Roberta ! - disse , - vieni qua con noi . Ti esponi troppo all ' aria .... La fanciulla s ' arrampicò per la distanza che la separava , dalla sorella , e Cesare la studiò in quell ' atto , mentre s ' appoggiava all ' ombrellino chiuso , aiutandosi contro le difficoltà dello scoglio . " Non ha un anno di vita ! " - egli pensò freddamente . Poi , a voce alta osservò : - Come si è fatta svelta , signorina ! Roberta sorrise di compiacenza , e tese la mano ad afferrar la mano che Cesare le offriva , per valicare l ' ultima scabrosità della roccia . - Ho bevuto tant ' aria di mare ! - ella rispose , quando fu seduta a fianco d ' Emilia . - Il mare è mio amico ; io gli voglio molto bene , ed esso mi lascia respirare così leggermente ! ... Emilia sorrise alla sua volta , con un ' ombra di tristezza . Qualche notte prima , Roberta aveva avuto la febbre e un nuovo sbocco di sangue , non forte , appena da arrossare la pezzuola ; ma lo spavento s ' era ridestato in Emilia , più grave poichè Roberta sembrava fatalmente illusa , ricca di speranze , e faceva molti disegni per l ' avvenire . - Questa , è la prima volta che vedo il mare , - seguitò Roberta , con la stessa volubilità fanciullesca . - Ma ne sono felice . Un altr ' anno voglio andare alla montagna , in Isvizzera .... Andremo , non è vero , Emilia ? ... C ' è un piccolo paese , con un bel lago , a mille ottocento metri d ' altezza .... Come si chiama ? Cesare ascoltava , rilevando senza pietà il sintomo delle strazianti illusioni ; e Roberta continuò a fantasticare , garrula e variabile . Aveva dei luoghi lontani una visione romantica , la visione dei giorni in cui il male non le si faceva sentire , ed ella poteva svelarsi in tutta la sua giovane ignoranza della vita e della realtà . Per inconscio paganesimo , si figurava il paesaggio ancòra popoloso di creazioni mitiche ; il mare , la montagna , il lago , la pianura , la notte ed i crepuscoli , eran gli elementi delle sue predilette fantasie .... Quando la sofferenza fisica e il terror della morte non le strappavano un grido di precoce disperazione , Roberta s ' indugiava tra quei pensieri panteistici come fra uno stormo di Fauni capripedi . Ma il chiacchierio febbrile passava sull ' anima d ' Emilia non diversamente d ' una mano incauta sopra una ferita viva ; e per troncarlo , la donna interruppe : - Sarà tempo di tornare , Roberta . Il vento arriva fin qui , ed è più forte .... Il vento rabbuffava ancòra le acque , levandole attorno agli scogli in danza alterna , senza posa ; per tornare , e ripercorrere un lungo tratto delle rocce , Cesare e le due sorelle aspettavano qualche volta l ' onda si ritraesse crepitando ; Roberta salutava con esclamazioni l ' impeto dei flutti , ma procedeva a disagio sul dorso sdrucciolo ineguale dei massi , e barcollava , e di frequente doveva valersi delle mani .... - No : aiuti Roberta , - disse Emilia a Cesare , rifiutando . - Io non ho paura . Ella non aveva paura ; guardava le ondate non anco infrante , ricurve , concave , ergersi lontano , in pieno mare , correre unite in linea di battaglia , gettare un balzo , valicando i più facili scogli , ricomporsi , correre di nuovo compatte , arrivare alla spiaggia , stendersi pianamente lattiginose , echeggiar sonore contro le cavità , dissolversi , ripiegarsi , arricchir le ondate susseguenti , riattaccar gli ostacoli ; ebbrezza del mare ampio e della goccia imponderabile . Sull ' ultimo tratto , Roberta vacillò , quantunque s ' appoggiasse alla mano ferma di Cesare ; egli stava giù avendo superato una costa rigidissima , e la fanciulla , al sommo , inciampò nelle vesti , non trovò tempo a riprendersi , e cadde sul petto dell ' uomo , che dovette stringerla fra le braccia . - Sono salva ! - ella gridò , sulla spiaggia , sciogliendosi dal non forte amplesso inopinato . E rise per confortare Emilia , la quale giungeva in quel punto . Ma la donna era impallidita , alla rapida scena ; non di paura ; per un altro sentimento confuso , per un morso al cuore ; e più da quel sentimento non mai avvertito innanzi , era turbata , che non dal fatto d ' aver visto Roberta fra le braccia di Cesare . Salirono una breve scala di pietra ; poi , arrivati sulla strada presso la chiesa , s ' accostarono al parapetto a salutare di nuovo il mare tuonante . Roberta si staccò l ' ultima , e rivolgendosi mentre gli altri s ' erano , già incamminati , mandò un grido . - È orribile ! - disse . Dalla strada provinciale veniva verso la chiesa una coorte di dolenti , alcuni recando sulle spalle un feretro coperto dello strato di velluto bruno , con una gran croce d ' oro nel mezzo ; altri al sèguito , salmodiando in lunga fila , rivestiti di càmici bianchi o di ampie vesti nere , il viso tutto nascosto dal cappuccio , ad eccezione degli occhi ; altri , pigiandosi sui fianchi del corteo , in disordine ; e la nuvolaglia tempestosa e l ' ora già tarda proiettavano una lunga ombra sinistra . Roberta s ' indugiò a guardare , accasciata , fissando ostinatamente gli uomini della Confraternita procedenti in cadenza , grotteschi e solenni ; i quali ridestavano nella giovanetta il terror della morte , la memoria , di qualche incubo .... - È orribile ! - disse ancòra ad Emilia , che tentava persuaderla a seguitar la via . - Non li dimenticherò più ! ... E a Cesare , che pure la rassicurava sorridendo , rispose : - No , no , taccia ! La prego ! Lei non sa ! Lei non sa ! ... Egli non sapeva , infatti , il motivo di quello sgomento . Tra gli spettri dolorosi della fantasia inferma , Roberta aveva fissa la visione del proprio cadavere , freddo e rigido , con le braccia incrociate sul petto , sopra un catafalco ricco di drappi funerei , presso una finestra spalancata in faccia alla campagna eterna .... IX . Forse la felicità non è che la simmetria del tempo ; l ' ora , il giorno , l ' anno , eguali all ' altra ora , all ' altro giorno , all ' altro anno .... La passione è il disordine , e il disordine è il dolore . Emilia si divincolava invano sotto l ' assillo . Celava il volto in mucchi di rose rosse , fresche e simili a labbra innamorate ; si chiudeva in lunghi silenzii o prorompeva in risa febbrili .... Neppur l ' alba riusciva ormai a quietarla : neanche il torpore suppliva al sonno . Cercava i narcotici , che distendono il corpo quasi sopra nuvole di bambagia . Fuggire ! Pareva quello il sogno più caro alla sua anima .... Era il formidabile istinto di salvezza , che sul viso del soldato nuovo diffonde un pallore mortale , e lo fu guardare indietro con immenso desiderio ai piani liberi e tranquilli , mentre la massa oscura del nemico si delinea e giganteggia di minuto in minuto .... Fuggire in qualche paese straordinario , dove il suo cuore avesse potuto riprendere il battito quieto , dove le sue notti fossero potute ridiventar calme e senza sogni .... Ma il paese straordinario , il cielo iperbolico sotto il quale tacciono le miserie , non sono cogniti ad alcuno . Nella più serena plaga del mondo non s ' incontra che tenebra umana .... Ella avrebbe voluto confessarsi a qualche anima intenditrice . A fianco di lei era soltanto Roberta , una fantasima ammalata , la quale trascinava la vita sotto un altro peso , con un altro spettro .... Oh come le teste giovanili piegavano in quei giorni al soffio delle cose implacabili , al rinascere infaticato delle visioni ! La casa era piena di silenzio , e le donne camminavano in una lieve nube di sonnambulismo , senza parlarsi ; e spesse volte calava la sera e l ' ombra si faceva sempre più densa e nessuna delle due sorelle pensava a difendersi da quell ' oscurità , in cui l ' anima cercava un rifugio avidamente .... Ciascuna era assorta nelle variazioni infinite del proprio tema . Roberta , nelle variazioni sul tema della morte ; Emilia , nelle variazioni sul tema dell ' amore .... Spingevano e rivolgevano ambedue il fardello , arrivavano al culmine d ' una faticosa salita imaginaria , e il fardello ricadeva in basso , e le due condannate riprendevano a sospingerlo , indefessamente così , l ' intero giorno . Emilia era afferrata dalla follia di gettarsi ai piedi di Roberta .... ( Roberta non s ' era a lei confessata ? non le aveva detto il mistero dello spavento che la divorava ? ) .... E di gridarle : " Ascolta , ascolta ; anch ' io sono malata . Anch ' io ho bisogno d ' illudere la mia vita e di snebbiare una visione .... Ascolta la mia tortura : da notti innumerevoli , non riposo ; da giorni e da notti innumerevoli , un pensiero mi coglie di soprassalto , mi passa traverso l ' anima come una lama infuocata .... Aiutami a salvarmi , Roberta ! ... Dimmi in qual modo potremmo distruggere gli spettri della nostra vita .... Non v ' ha un paese di silenzio , di là da quell ' orizzonte ? un paese d ' oblio , dove tutti vivano in pace solenne e la vita sia una meccanica semplice , la quale non muterà mai , non sarà mai turbata dal mistero del domani ? Vuoi che viviamo laggiù ? ... Tu non temerai la morte ; io non temerò l ' amore .... Ogni cosa avrà i suoi colori ingenui , e le notti saranno calme .... Dimmi se v ' ha una terra così felice , e dovunque ella sia , noi la raggiungeremo .... Oh fuggire all ' ignoto , comprendi ? sarà la nostra salvezza .... Anche tu soffri il terrore dell ' ignoto ; anche tu ti domandi : " Quando sarà ? Sarà oggi ? Sarà domani ? Quanto manca ancòra ?..." Dobbiamo fuggire , per non interrogare l ' anima nostra .... Non v ' è un paese dove l ' anima tace ? " . Ella avrebbe voluto confessarsi , gettarsi ai piedi di Roberta e piangere con lei , come altre volte .... Ma se la furia del tormento la spingeva fino alla sorella , e se Roberta alzava gli occhi interrogativi a guardarla , Emilia sentiva le fiamme salirle alle guance e alla fronte .... Che pensava ? ... Colei era la fanciulla , era la vergine , monda nel corpo e candida nel pensiero .... Poteva dirle ? .... Poteva confessarle ? ... Poteva dirle : - " Le mie notti sono più torturanti delle tue ; la mia vita è più spaventevole della tua ; la mia giovinezza sfiorisce in un desiderio vano di sentirmi amata , nell ' agonia di trovare un affetto più caldo , più misterioso , più inebbriante del tuo affetto di sorella ? " ; Poteva confessarle : - " Non so rimanere sola ; ti ho promesso di vivere sempre al tuo fianco , e mi sono ingannata , e ti ho ingannata , perchè invoco l ' amore , perchè invoco la felicità fuori della nostra esistenza , quotidiana . E so che l ' amore esiste , e verrà a cercarmi , e dovrò rifiutare la felicità implorata ? " Nulla poteva dirle di tutto questo ; si rinchiudeva in sè e si smarriva per le solitudini del dolore .... Oh , come in quei giorni le teste giovanili piegavano al soffio della sventura prossima ! ... La catena delle abitudini s ' era spezzata , e nulla le due donne facevano , che non fosse per ingannare la tenacità del pensiero caparbio . Uscivano a passeggio , andavano al mare , camminavano pel giardino , aspiravano i profumi dei fiori , assistevano alle feste del sole , udivano le minacce degli uragani ; e lo spirito invisibile dentro di loro martellava la domanda : - " Quando sarà ? ... Quanto manca ancòra ?..." - " Non v ' è un paese dove l ' anima tace ?..." Gli episodii esterni erano indifferenti . Esse non percepivano con acutezza se non gli episodii delle proprie ossessioni , i quali erano senza fine ; poichè all ' una tutto intorno parlava della morte , e all ' altra tutto parlava d ' amore ; l ' una , in ogni filo d ' erba , in ogni albero , in ogni farfalla , vedeva qualche cosa destinata a scomparire miseramente , e presto ; l ' altra vedeva il frutto d ' un amplesso universale , necessario , sacro , divino . E dopo aver lottato per metodica resistenza , si abbandonavano perdutamente alla sciagurata voluttà delle inquietudini diuturne , quasi calando a poco a poco in un abisso pieno di raggi lunari .... X . Ella aveva passato la notte fra un corteo di sogni lubrici e maravigliosi che s ' innestavano l ' un nell ' altro , e non finivano .... Le erano sembrati la carezza d ' una mano sagace , uno sfiorar di labbra ardite , un principio di tutte le voluttà e un ' interruzione di tutte , un invito al piacere e una lusinga ingannatrice , un vellicar di piume , dalla nuca alle reni .... Da ultimo , sull ' alba , s ' era vista per una lunga amplissima scala , i cui gradi erano dissimulati con drappi vivaci così di tinte , così poderosi nel disegno , che si sarebbero creduta l ' opera di molti artisti immortali . La scala metteva capo a una porta chiusa , pesante per ornati di bronzo a cesello . Stagnava una grigia penombra .... E sugli scalini , - indimenticabile spettacolo , - seminude o nude , erano sdraiate numerose femmine di bellezza magica .... Alcune Emilia poteva ricordar tuttavia ; adagiata alla sommità era una , intensamente bionda , una bionda simile a luce d ' oro , a torrente di luce ; ed ogni sua bianchezza appariva , ogni curva , ogni delicatezza di vene azzurreggianti .... V ' era anche una bruna ridente con la grande e pur deliziosa bocca aperta a uno schianto irresistibile . , pel quale più rosse parevano le labbra schiuse a mostrar denti perfetti .... V ' era una creola , dagli occhi ingenui e larghi .... Ah quei capelli , non lunghi ma folti , dal torpido profumo , quelle ciocche selvagge che cadevan dietro le spalle , passavano per le spalle sul petto , e lo baciavano , attorcendovisi intorno , - quale illustre guanciale , quale acqua di Lete a tutte le angosce ! ... Nessuna parlava , nessuna aveva idea del tempo . Un magnifico silenzio d ' accidia sopiva le donne , viventi d ' ineffabile vita animale . Anch ' ella , Emilia , stava tra di loro .... A capo della scala o al fondo ? Non rammentava se non d ' avere visto dopo di sè , sotto di sè altri corpi femminili digradanti in basso , fino a smarrire la perspicuità delle linee , giù nella lontananza . Non rammentava se non il turbamento che le era penetrato nell ' animo quando , imbevuti gli occhi di quelle forme e i sensi di quella invincibile pigrizia , aveva richiamato lo sguardo sopra sè medesima , e si era scorta nuda , tutta nuda , tanto crudelmente nuda , ch ' ella non aveva trovato fra le compagne se non la bionda aurea la quale potesse competere con lei d ' impudicizia .... Era rimasta sgominata dalla molesta punta di verecondia ; i suoi occhi non s ' erano più vòlti a guardare in giro , e con una mano aveva nascosto infantilmente un piccolo nèo che le macchiava d ' una macchia graziosa il petto , fra i due seni . Poi , di repente , all ' orecchio le avevano susurrato una parola , qualche parola imperativa per la quale ella s ' era alzata , aveva asceso la scala fino alla sommità , movendosi , non sapeva perchè , non meno leggiadramente che se il suo corpo fosse stato protetto dalle vesti . Nessuna delle donne al suo passaggio aveva sollevato la testa a lanciarle gli sguardi invidi , che nella realtà le dilaniavano le carni . Il silenzio e la penombra incombevano dovunque . Su , a capo della scala , s ' era trovata a seguire un essere bizzarra , nè maschio , nè femmina ; il volto era infantile e le membra , come fuse nel bronzo , erano glabre , neutre . La strana guida l ' aveva condotta in una sala marmorea , radiosa di luce .... ( Emilia soffriva ancòra la sensazione del marmo freddo sotto i piedi )...., impregnata di fragranze le quali per un attimo le avevan dato le vertigini .... Un largo bagno tepido , più limpido del cristallo , si apriva nel mezzo .... Emilia v ' era accorsa , vi si era tuffata : l ' acqua emanava globi d ' odori floreali e mormorava discreta intorno al corpo della donna . Allora la strana guida accosciata presso la vasca aveva dato principio a narrare le voluttà che aspettavano Emilia . Quali parole ! ... Non mai Emilia ne aveva udito di simili ... ! Quella bocca dalle labbra piatte , dai denti aguzzi , sprigionava un fiume incandescente , soffiava un vento infuocato , così le imagini erano procaci e le parole schiumanti di lascivia .... . Ritta nell ' acqua , la quale giungevale poco oltre i fianchi , e con le braccia stese ai due lati della vasca , Emilia ascoltava : il liquido mormorìo era cessato , ma salivano ancòra i globi di profumo ; la donna aveva conservato la sensazione del suo corpo lentamente preso da un tremito di concupiscenza , e degli occhi dilatati quasi ad afferrare le imagini fluenti dalla bocca del neutro narratore .... Che cosa egli prometteva ? Che cosa raccontava ? A chi era ella destinata , a quale non comune Iddio di libidine inesausta ? Il viso di lei doveva essere purpureo di vergogna , mentre il suo corpo si dibatteva sotto la scudisciata delle cùpide visioni ; più volte l ' aveva scossa l ' impeto di balzar dall ' acqua e di fuggire ; ma la curiosità di quella facondia sensuale la tratteneva , con le braccia spalancate e le mani ferme ai due bordi della vasca .... Se il suo sguardo vagava , sotto di sè ella poteva veder nel liquido cristallino il riverbero del seno , del collo , del viso , dei capelli diffusi per le spale ; e si sorrideva , e socchiudeva le labbra ad ammirarsi i denti piccoli ed eguali . Le parole soffiavano intanto sopra la sua testa , fischiava il vento infiammato delle promesse lascive . E come avviene nei sogni in cui la personalità non è morta intera , Emilia si diceva : " Ora , tutto sparirà ; ancòra un poco e potrò risvegliarmi e rientrar nella vita ; dopo questa tortura , tutto sparirà . " Invece la forma umana che parlava , l ' aveva afferrata intorno al busto , le aveva passato sul petto , sulle reni , una mano accorta comunicandole brividi inenarrabili , con una carezza nuova , con uno sfiorar di piume sulla vibratile colonna nervosa ; onde a poco a poco entro le vene ella aveva sentito scorrere non sangue ma lava , e dalla bocca le erano sfuggiti singulti di desiderio .... Era balzata infine dall ' acqua , le membra asciutte quasi per magìa e odoranti un balsamo più intenso dei profumi che esalavano dal bagno .... Pronta per l ' amore , era uscita , s ' era ritrovata presso la gran porta chiusa , al sommo della scala ricoperta di tappeti doviziosi e di femmine o seminude o nude . Allora ( i polsi le battevano più forte , ricordando ) s ' era incontrata nell ' uomo al cui capriccio doveva sacrificarsi ; e sùbito le mani di lei avevan tentato invano di celare la nudità , ma comprendendo il malgarbo dell ' inutile movimento , era rimasta dritta in piedi , le braccia lungo i fianchi , a testa china . Ella avrebbe detto che la sua vita fisica si fosse in quell ' istante sospesa ; assorta nella trepidanza dell ' aspettazione , solo il palpito del cuore veemente aveva segnato l ' attimo d ' angoscia . " Ti guarda ! Non temere ; sei bella . " Ma alzando gli occhi , un grido le era sfuggito . L ' uomo sorridendo le aveva preso una mano appena per l ' estremità delle dita . Ella non aveva visto di lui se non lo sguardo ; ma non s ' era ingannata , o colui che doveva possederla era ben lo stesso ch ' ella amava nella realtà d ' ogni giorno . Il misterioso lavacro l ' aveva così preparata all ' amore di lui ; il canto fescennino ricco di promesse infernali le aveva trasfuso il fuoco nelle vene , perchè ella gli fosse potuta giungere assetata di voluttà , perchè non avesse più avuto requie se non fra quelle braccia , perchè il suo corpo si fosse piegato , allacciato a rosee spire sotto le labbra dell ' uomo ; perchè non fosse stata infine più nulla di cògnito , se non una splendida forma armonizzata dalla passione . Ed aveva seguìto l ' uomo con la tremante gioia di essere costretta alla felicità . Ma qual terribile cosa , quale scherno satanico era avvenuto poi ? La donna bionda , a sommità della scala , si era gettata fra le braccia dell ' amante , ed egli , sollevatala in un amplesso gagliardo , l ' aveva raccolta trasportandola via . Sulla soglia della porta invarcabile , Emilia era piombata in ginocchio , senza il conforto delle lacrime . Risvegliatasi dal sogno , ella girò gli occhi per la camera . La lampada notturna era spenta , e l ' alba entrava dalle finestre . Nella mente della donna , le inconfessabili promesse cantate al suo fianco nel bagno eran rimaste intatte , quasi scolpite sopra tavole di bronzo ; e avrebbe potuto ripeterle in un giorno di delirio ; e le davano ancòra un brividìo di cupidigia e di spavento . Ora , con le membra estenuate di fatica , dopo il sogno molle e focoso non aveva tardato a riaddormentarsi , cercando una tranquilla pace ; e sùbito avevan ripreso le figurazioni di malìa . Erale parso le si fosse aperto innanzi un libro dalle pagine smisurate , sulle quali le imagini raggiungevano quasi la dimensione delle umane sembianze ; i fogli passavano adagio , svolti da una mano occulta . Inutilmente Emilia , aveva tentato di staccarne gli sguardi . La curiosità era viva ; attraente il mistero dei gruppi figurati , e la donna aveva finito per guardare ad una ad una le pagine enormi , seguendo tutta la liturgìa d ' amore , che di foglio in foglio diveniva più mordace . I margini erano all ' intorno carichi di ornati massicci , spesse volte intrecciantisi con l ' imagine principe , avviluppandola in tale rigiro di draghi , di convolvoli , di èdere , di gigli e di grifoni , che il disegno centrale si faceva oscuro . Sfilava , in principio , una serie di ritratti femminili ; teste di donne , classiche nelle vicissitudini amorose , delineate con gagliardìa fino al busto sopra uno sfondo turchiniccio . Ognuna portava , o negli occhi , o sulle labbra , o sulla fronte , una stimate vigorosa di passione ; ognuna aveva , in diverso grado ed espressi con diversa perizia tecnica , il senso di vitalità esuberante , la luce incontenibile , palese sul volto delle donne che amano l ' amore e gli si dànno senza limiti . L ' iconografia partiva da tempi lontanissimi e procedeva attraverso tutte le epoche , attraverso tutte le nazioni . Vi erano dapprima alcuni tipi di femmine quasi selvagge , probabilmente fantasticate dall ' artista , meglio che ricordate in una qualunque storia : seguivano di mano in mano tipi più calmi ed evoluti , i quali avevano qualche legame di somiglianza con le prime , nella manifestazione di un non comune calore ; e spesso i simboli mitologici rammentavano la loro divinità , o un diadema sui capelli indicava la loro origine gentilizia o regale . Dai margini , i capricciosi avvolgimenti degli ornati concorrevano talvolta a portare una nota originale , allargandosi dietro le teste gentili a guisa di verzura iperbolica , formando con quei visi eburnei , e quei capelli bruni e fulvi uno stridulo contrasto , creando nuovi intrecci o qualche coppa non mai veduta , da cui sorgevano e la testa e il busto , sveltamente . Eran così forse passate centinaia di ritratti , ed a similitudine di rapide meteore avevan lasciato negli occhi d ' Emilia una pertinace luminosità , lo strascico di molte scintille . Concludeva la serie una figura di donna , - questa , tutta intera da capo a piedi - con intorno al corpo e sulle reni avviticchiato un mostro ributtante , verde , in forma di ragno smisurato , gli occhi fosforescenti a fior di pelle ; il quale teneva confitti i suoi tentacoli nella carne viva della femmina , passandoli sopra le spalle a serrarle anche i seni ed il ventre in un abbraccio furioso . I tentacoli possedevano un rilievo quasi tattile , e la bocca era tremenda , appoggiata alle reni della vittima , da cui suggeva sangue e midollo . Ancòra dritta e prona innanzi , la donna s ' affaticava a divincolarsi dall ' amplesso viscido , e con le braccia stillanti gocce porporine , resisteva alla stretta che la soffocava . Sul volto , l ' impronta di raccapriccio era formidabile , la bocca aveva un rictus di strazio , gli occhi schizzavano dalle orbite , e dietro la schiena la chioma nera s ' avvolgeva attorno alle branchie del mostro orrendo . Non pareva , quello , il simbolo eterno delle anime passionali ? Non era , il mostro , una cupidità salda ed ostinata ? Ma lo sgomento del dramma terrifico era sfumato in Emilia al succedersi di pagine liete , in cui una fantasia senza confini aveva trovato un ' espressione priva d ' esitanze . Le scene si svolgevano dissimili , gli abbracci strani e contorti , i gruppi numerosi . La dormente non riusciva ad afferrarli tutti . Il cuore aveva rialzato il battito , una morsa di ferro le aveva attanagliato la gola , e con gli occhi immobili nel sogno ella stava a scrutare . Che cosa avveniva ? Un caos , un turbine , lo straripare di un torrente in dirotta ; ed ogni scena pareva di prim ' acchito semplice e casta ; a ciascun foglio , si sarebbe detto che la fantasia stanca si fosse compiaciuta di un riposo , disegnando idillii ed atteggiamenti pudichi . Ma le linee si spostavano sotto gli occhi della spettatrice ; il quadro , in cui eran raccolte le cose stridenti che nella realtà si escludono e nel sogno si sposano con tranquilla inverosimiglianza , il quadro scopriva presto , il suo concetto afrodisiaco . Corpi femminei e corpi maschili , antichi mostri e simboli nuovi foggiati dall ' ingegno balzano , contorni sfrontati , figure d ' una temerità insultante , ogni creazione sfolgorava linee di demoniaca audacia . Strette le mani , stese le braccia , aggomitolato il corpo spasmodicamente , Emilia convergeva nel sogno gli sguardi immobili , la bocca un po ' schiusa al respiro tronco . No , ella non avrebbe mai supposto una sì lunga scala di secreti piaceri .... Inorridiva , e soffriva la tentazione di ridere senza fine , d ' atteggiare la fisionomia al ghigno lubrico onde si illustravano i volti degli ossessi , che le sfilavano innanzi e le si accavallavano nella memoria . Provava l ' ambascia di un solletico mortale , abbinata colla sensazione dolorosissima della nuca , ove l ' epidermide sembrava ristringersi gradatamente . Non poteva gridare , nè di spasimo nè di rivolta , e tuttavia aveva informi nel cervello lo parole , e le si aprivano le labbra e si movevano invano . La fatica greve dell ' incubo , la luce ormai chiara che , tormentandole gli occhi chiusi , arrossava anche le imagini , finirono con lo spossarla . Ella vide ancòra passar due Centauri , maschio e femmina , rapidamente in una prateria soleggiata ; dell ' una , intese con la vista una grossa treccia bionda , il petto superbo ; del Centauro , la rincorsa avida , il raggiungere , l ' impennarsi .... Poi il corpo d ' Emilia si ribellò a un tratto , inarcandosi come un vimine che brucia .... Ed ella battè due volte con le reni sul piano del letto .... XI . Sembravano due ragazzi accaniti in una gara ingenua , ed eran due odii che si cercavano , una coppia che travisava la lotta dei sessi , la quale finisce con un abbraccio , e qui non aveva speranza di finire se non con qualche impreveduta violenza . Tale era divenuta a poco a poco l ' intimità fra Cesare e Roberta , che il dottore e la fanciulla non si chiamavano più coi nomi loro , ma con nomignoli bizzarri . Cesare per Roberta era " pipistrello " , e Roberta era " cavalletta " per Cesare . Trascinato dal giuoco , egli s ' era fatto più audace di lei , ed ella doveva talora cercare un cantuccio nascosto del giardino per leggere in pace i suoi libri ; dove il Lascaris arrivava , agitando in aria un grosso ranocchio o un ispido vermiciattolo , minacciando di gettarglielo sulle vesti . Stavano in agguato delle debolezze reciproche per cavarne il tema a uno scherzo o a un ' insolenza ; si disegnavano il ritratto sopra un pezzo di carta , prodigando linee buffonesche , musi spaventevoli , capelli incolti ; le fogge di vestire non isfuggivano alla critica ; l ' inesperienza di Roberta a descrivere una scena e ad esporre un lungo racconto , offriva a Cesare l ' opportunità di contraffare la ragazza crudelmente . Sentivano nella implacabile guerriglia una attrazione quasi sensuale , aspra . Cesare aveva bisogno di tutta la sua prudenza per vigilarsi , per costringere lo scherzo entro i confini e non eccedere . Illuminata dal male , Roberta appariva certi giorni veramente bella : un viso bianco e giovanile , che già si piegava a scrutare i vuoti abissi del nulla , un corpo fragile di cui Cesare conosceva quasi intere la forma e l ' attraenza .... Poi , la giovanetta , anelante alla bellezza , si faceva di ora in ora più seduttrice , con molta incoscienza , la quale era un ' altra seduzione ; e nel giuoco sfoggiava una naturale arte femminea , dando alla voce alcuni coloriti di preghiera e d ' ironia , che vibravano a lungo e sembravano commuovere lei medesima . Si vestiva con cura minuziosa ; aveva strappato a Emilia il permesso di portare gli orecchini di brillanti e i gioielli inibiti ancòra alle ragazze . Attillata , guantata , coi cappelli fantastici allora in moda , vivificata e rosea per la piccola febbre che la distruggeva lentamente , somigliava qualche volta a sua sorella , e , predestinata dalla malattia , qualche volta era di sua sorella più capziosa . - Non Le sembra , - aveva detto a Cesare un giorno , in cui era scoppiato il temporale , e voleva ottenere ch ' egli chiudesse la finestra , alla quale ella non osava affacciarsi , - non Le sembra che La preghi deliziosamente , con una voce da sirena ? ... Aveva intrecciato le mani , composto il viso a timida umiltà , pel timore che il Lascaris non si giovasse dell ' incidente a vendicarsi delle spesse cattiverie di lei .... Ma quella sera eran giunti anche più oltre . Per difendersi dal fulmine , Cesare aveva suggerito a Roberta la consuetudine dei pusillanimi che si nascondono nudi fra due materassi .... - È un ' idea , - aveva aggiunto , incapace a frenarsi . - La provi . Supponiamo che il fulmine cada nella sua camera , mentre Lei è così al riparo ; non imagina che gioia , che trionfo ? Aveva taciuto un attimo ; quindi , pazzamente : - Badi però di non dimenticare in quale posizione Ella si trova . Sarebbe piacevole che balzasse fuori dal nascondiglio , tutta nuda , e venisse ad annunziarmi gravemente il pericolo scampato ! ... Andare da lui , tutta nuda ? L ' imagine s ' era presentata assai monca alla fantasia della giovanetta , ed ella non vi aveva visto se non la comicità o il ridicolo ; per questo , mentre Cesare già si mordeva le labbra , risuonò nella camera una lunga risata , e Roberta concluse negligentemente : - Sì , sarebbe piacevole , Pipistrello ! ... E fu tutto . Il Lascaris la tormentava con una gragnuola di proverbii , stroppiati , confusi , mescolato il capo dell ' uno con la coda dell ' altro ; e interrompeva le parole di lei per lanciare due o tre sentenze così grottescamente camuffate , ch ' ella ricordava e ripeteva .... In tal modo infilavano discorsi strani , scintillanti qua e là di qualche lampo d ' arguzia spontanea . Poi , di repente , l ' un dei due si faceva serio e parlava di cose gravi ; ciò avveniva più spesso alla presenza d ' Emilia , la quale aveva assistito in parte al nascere della confidenza inaspettata , e non sapeva giudicarla , attonita . La conversazione diventava saggia , ma variata per le immancabili puerilità di Roberta ; discutevano del matrimonio , dell ' amore , in termini poco definiti , perdendosi . Cesare non poteva esprimersi compiutamente ; Roberta non aveva dell ' amore se non l ' idea romantica ; Emilia era distratta e nervosa . Seguitavano fin che l ' abitudine della quotidiana guerriglia non li avesse ripresi , e l ' uno non avesse dichiarato l ' altra incapace a qualunque ragionamento più volgare . Ma con abili scandagli , il Lascaris era riuscito a stabilire che , sebbene romantica , l ' idea dell ' amore era completa in Roberta . Senza madre , non vigilata da Emilia se non materialmente , in dimestichezza stretta con altre fanciulle , Roberta sapeva e indovinava con una perspicacia talvolta contradditoria . Non arrossiva mai fuor di proposito ; sapeva benissimo , ad esempio , d ' essere vergine , e ignorava in che cosa la sua verginità consistesse . La conversazione seria assumeva una vivacità estrema . Cesare si levava in piedi , camminava pel salotto , parlava come innanzi a un avversario che si deve convincere . La fanciulla ascoltava e prendeva poi la parola ad esporre i suoi dubbii ; la facondia dell ' uomo le smagava i sogni e le toglieva il concetto abituale della vita . La spauriva l ' insistenza di Cesare nel definir nettamente i termini della lotta , una cosa nuova per lei , orribile nelle sue forme infinite . Ella aveva sempre considerato l ' esistenza uno scambio d ' aiuti e una gara d ' arrendevolezze ; non poteva piegarsi a credere specialmente nel male e a diffidare del bene . Le discussioni davan luogo anche a qualche episodio . Una sera in cui parlavan di matrimonio , Cesare aveva chiesto a Roberta quale sarebbe stato per lei il marito ch ' ella avrebbe idealmente scelto ; e come la fanciulla non sapeva sbrigarsene sùbito , il Lascaris seguitò , con una fievole punta d ' ironia : - Vediamo , per esempio : io so che sarei un marito eccellente . Se io , dunque , la domandassi in isposa , Lei accetterebbe ? Emilia drizzò il capo , sussultando . Roberta esitava ; nonostante la confidenza , ella soffriva sempre innanzi a Cesare un po ' d ' impaccio , e finita la febbre dello scherzo , era ripresa dalla tema d ' offenderlo . Infine , si decise : - No , - disse . - Rifiuterei . Non è abbastanza idealista . L ' osservazione fece ridere il Lascaris , forse perchè si sentiva colpito a fondo ; ma Roberta aveva nascosto una verità più cruda . Per lei , Cesare era brutto , ed ella pensava che la bellezza era quanto si doveva cercare e portare nel matrimonio .... Ah , la bellezza eterna e l ' eterna giovanezza rappresentavano la fantasia carissima fra tutte alla fanciulla ! Solo aveva sguardi per istudiare il volto degli uomini e delle donne , la maniera di vestirsi , gli atteggiamenti e le espressioni .... - Hai visto che begli occhi ? - domandava a Emilia , quando passeggiavano . - Hai visto che bella figura ? ... Cesare coglieva il momento in cui passava , qualche deforme , per chiedere alla giovanetta : - Ha visto , che bel naso ? La bellezza era il riflesso d ' una grande bontà ; le anime belle non potevano stare se non in bei corpi ; e non era questa l ' opinione più bambinesca di lei : arrivava fino alle ultime puerilità , fino a credere una persona elegante assai superiore ad una dagli abiti modesti . L ' ingegno doveva avere un paludamento visibile .... E poi , con un ' inflessione di voce , con un nonnulla nel gesto o nella posa , risaliva all ' altezza della donna e alla scienza della seduzione . Di tratto in tratto , il Lascaris aveva per l ' inconsapevole morente un lampo di vera tenerezza ; la consigliava e la correggeva , quasi una sorella .... - Andiamo , selvaggia ! Andiamo , cavalletta , si tenga bene sul busto , porti alto il capo .... Su , un poco d ' energia , Lei che vuol essere bella ! Perchè s ' incurva così ? - Non posso , mi lasci : sono malata , - rispondeva la fanciulla , ora distrattamente , ora con un ' esclamazione di strazio indimenticabile . " Sì , non ha un anno di vita , - pensava il dottore . - Perchè la tormento ? " La condanna crudele , senza scampo , dava giusto al Lascaris tanta libertà con Roberta . I suoi discorsi non interamente scettici , ma già troppo scettici per l ' inesperta ascoltatrice , la sua intimità ardita , pericolosa , la quale nessuno sapeva fin dove sarebbe giunta , avevano scosso lui medesimo ; e non si liberava dal dubbio di coscienza , se non pensando : " Muore : non ha dimane . Sarà almeno vissuta . " Salvare la fanciulla non poteva ; crescevagli l ' odio per quel fragile e infrangibile ostacolo alla sua passione ; e tuttavia avrebbe voluto accendere la moribonda giovanezza di Roberta , non lasciarla spegnere così , semplice larva . In lui , simile tentazione non era nuova ; spesso , innanzi ai casi di fatali malattie con prògnosi sfavorevole , s ' era sentito spinto ad avvertir l ' ammalato . Avrebbe detto volentieri : " Voi avete diritto a vivere diversamente da noi , che siamo sani e rappresentiamo l ' esempio e l ' avvenire . Toglietevi dal volto la maschera , gettate lungi l ' ipocrisia atavica . Siete liberi ! " E pensava al terribile spettacolo di quei morituri , che avrebbero traversato il mondo in cerca d ' una plaga serena , ove sfrenar la rabbia degli ultimi piaceri . Ma se in tutti gli altri casi l ' uomo era stato vinto dal medico , egli per Roberta non era più il dottore che compiange e passa : aveva rapito a Emilia qualche cosa delle sue ribellioni contro il male . Indi , il combattente si rialzava improvviso da quelle prostrazioni sentimentali . Egli voleva Emilia ; ogni giorno il bavaglio imposto al suo amore lo torturava vie più ; Roberta doveva morire , poichè era l ' ostacolo .... Cominciava anzi a sospettare che la fanciulla si prestasse all ' anormalità dell ' imprevista confidenza non per altro se non per distrarlo e sviarlo dalla sorella .... Lo infiammavano allora l ' inquieto egoismo , la caparbietà di raggiungere un fine con qualunque mezzo .... No : no : egli non si lasciava sviare .... La tentazione era forte , senza dubbio : si sarebbe detto che la febbrile audacia di Roberta dèsse l ' adito a tutte le speranze . Ma Cesare nelle sue inclinazioni , per indole e per sapere era normale : amava la sanità quanto la bellezza , e non poteva cader vittima d ' un inganno momentaneo dei sensi . Il giorno stesso in cui aveva secretamente fatto pervenire a Emilia una lunga lettera appassionata , fu attentissimo a Roberta , fraterno . Il cuore gli batteva in petto , da spezzarsi ; quando Emilia comparve taciturna e pallida , egli si sentì così goffamente intimidito , che non osò guardarla in volto , nè dirigerle la parola . Dovevano recarsi il giorno appresso a una gita , a Mont ' Allegro . Vi andarono , salendo da Rapallo al monte , Emilia sopra una quieta giumenta , Roberta con un asinello piagato che l ' aveva commossa sino alle lacrime , quantunque avesse poi finito col batterlo ; e Cesare a piedi . La guida , un ragazzotto esile e sciocco , li esilarò co ' suoi spropositi di storia e di lingua . Dava a Roberta il titolo di signora , credendola moglie del Lascaris , e di signorina a Emilia , ch ' egli supponeva la cognata di Cesare .... - Signora , signorina , è poi lo stesso , - egli comentava col dottore . - Io , di queste mariuolerie non m ' intendo .... La fanciulla rideva a gola spiegata ; anche Emilia trovava qualche sorriso ; Cesare stava presso la ragazza , lasciando la guida a fianco della donna . Roberta era a cavalcioni della bestia ; per un malinteso , mancava la sella acconcia , e la giovanetta aveva bravamente inforcato la sua cavalcatura . - Su , ritta : i gomiti ai fianchi ; nella staffa , appena metà del piede , - suggeriva Cesare , fingendo una partita d ' equitazione . - Non tormenti il puro sangue colle redini del morso : andiamo , trotto leggiero ! Battute giuste in sella ! ... - Oh , insomma , - gridava Roberta , irritata e ridente . - Vuol lasciarci tranquilli ? ... A poco a poco , le dolsero i ginocchi : la presenza del Lascaris la impacciava , togliendole la libertà di mutar positura . Infine , poichè l ' asinello s ' era fermato a brucar tranquillamente l ' erba , ella riprese la sua arditezza infantile e pregò Cesare d ' aiutarla a scavalcare . Fu quello l ' istante , in cui l ' abitudine mentale di considerar la giovanetta come una larva che non provava e non comunicava alcun fluido di desiderio , spinse il Lascaris alla temerità estrema . Egli cercò di trar Roberta d ' arcione afferrandola pel busto ; non vi riuscì , e la cavalcatura avviandosi in quel punto di nuovo , Cesare non esitò a passare una mano sotto le vesti della fanciulla , ad allargarne le ginocchia indolenzite , e a strapparla di sella in tal modo , rapidissimamente . Poi la sostenne in piedi , e le disse ridendo , impassibile : - Che nessuno lo sappia ! XII . Per aprire il cancello cigolante , egli approfittò del fragore d ' un treno che scivolava nell ' ombra notturna . Il vento taceva ; le cime degli alberi stavano tutte immote ; tra i filari degli aranci , le lucciole non trescavano più . Risonava di tempo in tempo la caduta d ' un frutto delle palme , o il gracidar già fievole dei ranocchi , su in alto nel serbatoio delle acque irrigue . Il giardino grigiastro susurrava con un brivido ignoto alla vita diurna , e qualche cosa placidamente singolare era fra le lucide frasche delle magnolie , fra le chiome dei palmizii , fra i cespi dei fiori .... Cesare entrò . Il passo cauto sulla ghiaia aveva risvegliato l ' attenzione del cane di guardia , che accorreva latrando . Si udiva il galoppo della bestia ; e quando gli fu vicina , Cesare la chiamò sottovoce : - Nero , silenzio ! Qui , Nero ! Il cane , un bastardo , di grandezza mediocre , nero col petto bianco , fiutò l ' uomo e tacque ; si scrollò e ripartì di galoppo , mandando ancòra qualche latrato , lontano , per chiasso . Cesare aveva anticipato di pochi istanti l ' ora del convegno . Temeva d ' incontrarsi coi figli del massaio , che lavoravan di notte al torchio in una piccola casa rustica , dietro la villa . La villa , dal chiosco ove il Lascaris era giunto , aveva contorni indefiniti , nell ' ombra , e , davanti , i due palmizii immobili sembravano proteggerne il riposo . L ' uomo si sentiva inquietamente felice ; pregustava le delizie dell ' amore che comincia , e non possedendo ricordi d ' avventure consimili , non aveva preparato nè una frase nè un gesto ; egli sapeva che la sua passione sarebbe bastata a trascinare lui e la donna nell ' ampio cerchio di luce , in cui tutte le parole sfavillano e sono grandi . A mezzanotte precisa , Emilia gli andò incontro e gli tese la mano . Teneva dall ' altra la catena di Nero , che s ' era imbattuto in lei , e ch ' ella aveva posto al guinzaglio , perchè non disturbasse oltre . - Accenda ! - disse brevemente . Cesare s ' avvide allora che sulla tavola di pietra nel mezzo del chiosco era preparata una piccola lampada . - Non tema , - aggiunse la donna . - Il giardino è deserto , questa notte : gli ulivi ci nascondono interamente . Al debole raggio della lucerna , sì guardarono . Emilia indossava un abito bruno ; per effetto della luce scialba , o per la commozione violenta , appariva di una pallidezza mortale . Seduta sopra un rozzo sgabello di legno , il cane sdraiato a ' suoi piedi , era una figura tragica , davanti alla quale i desiderii arditi dovevano svanire . Cesare ostentava una calma , che di momento in momento poteva mancargli . Il corrugare delle sopracciglia avevagli solcato la fronte d ' una linea scura . Stava in piedi ; guardava la donna con un senso di nuova inquietudine . La sola vista di lei gli richiamava anco una volta la tristezza , che mai non era giunto a dominare , avvicinando le due sorelle . Su quelle giovani , su quelle fresche esistenze , il grigio nembo del destino s ' addensava ; ed egli aveva voluto sfidarlo con loro , ed era troppo tardi per isfuggire alla solidarietà paurosa . " Chi direbbe , questo , un convegno d ' amore ? " - si domandò , mentre Emilia aveva cominciato a parlare . - Mi ha scritto che desiderava un colloquio , - ella disse , incerta nella voce . - Perchè vuole spiegarmi una cosa assurda ed inutile ? ... Non le basta avere per sempre spezzato la nostra amicizia , dandole un significato che io non posso accettare ? Egli incrociò le braccia al petto , e dichiarò : - Non è cosa assurda , il mio amore ; forse , non sarà cosa inutile . Debbo ripetervi quanto vi ho già scritto : ho bisogno di voi per vivere . - No ! - proruppe Emilia , alzando la testa a guardar , più che l ' uomo , la realtà della passione ond ' era ormai stretta e incalzata . - Io non ascolto queste frasi . Con una parola posso toglierle ogni speranza , se non le ha tutte ancora perdute .... Odio l ' amore di Lei , odio l ' amore di chiunque . Cesare fece un passo verso la leggiadra figura dolorosa , la quale parlando aggiungeva una grazia ignara al suo aspetto , e gli toglieva l ' ombra di durezza , che l ' abito aveva tentato di dargli . - Emilia , - egli disse , prendendole una mano . - Voi mi sapete incapace , per indole e per abitudini , a compor delle frasi .... Mi vedete calmo , perchè non ho esitanze , e la fine di questo convegno sarà anche la fine di lunghi tormenti .... . - Non si muore per una donna sconosciuta , - mormorò Emilia , distogliendo lo sguardo dal volto di Cesare , e liberando la mano .... - Sconosciuta ? ... - esclamò il Lascaris . - Io vi conosco . La giovane tornò a fissargli in viso gli occhi grigi , a cui la luce scialba non aveva rapito l ' espressione di smarrimento e di timida carezza . - .... E so che in questo istante nessuno è meno sincero di voi , - proseguì l ' uomo , con voce calda . - Volete ingenuamente tradire voi medesima .... Perchè non dirmi che vi sono indifferente , che non v ' ispiro la simpatia più modesta ? ... Ciò è ben possibile ! ... Ma mi dite che tutti gli amori vi sono odiosi , ed è falso , Emilia . Voi desiderate l ' amore quanto lo desidero io ; voi l ' aspettate , come vogliono la giovanezza vostra e la vostra bellezza . Siete pura , ma non fredda , nè insensibile . - Oh , ve ne prego ! ... - ella interruppe , Avvertendo una vampata di rossore salirle alle guance e alla fronte , per l ' acuta indagine , la quale pareva emergere da un di quei sogni , che non dànno tregua , e popolano la mente di fiamme , e soffian sulle carni . Cesare le afferrò di nuovo le mani , le trattenne , inginocchiato presso di lei , parlandole quasi all ' orecchio . - Ascoltami , Emilia , e rispondimi . La tua anima non ha più segreti per me ; essa vive con la mia , da lunghi giorni , da mesi .... Perchè sottrarla alla gioia ? ... Perchè odii il mio amore , se ancòra non si è espresso ? Non è una passione della quale tu debba arrossire . Non è un ingannò . Forse , colmerà la lacuna de ' tuoi sogni ... Emilia pensò in quel punto : " Davvero , dunque , la mia alcova è chiusa invano .... Qualcuno vi passeggia in ispirito ogni notte .... " Il rossore bruciante che di nuovo soffuse il volto della donna , fece pensare a Cesare : " Ah , quest ' abito nero sarà l ' ultimo , che me la tolga allo sguardo ! " Avvenne una pausa brevissima . Si guardarono negli occhi , sentendo quasi tattile il nembo del destino che li avvolgeva . Era qualche cosa tragica , fra loro , come un urlar lontano di lupi famelici , che a mandra lascino le steppe nevose , per addentrarsi ov ' è speranza di preda . Grandi visioni li turbavano , inesplicabili visioni d ' altri luoghi e d ' altri tempi . La passione quasi taceva , innanzi al mistero di due anime congiunte da ineluttabile fatalità .... Era il silenzio minaccioso , il quale precede un terribile duello ? ... Era la corrente del fascino , irradiatrice d ' ultimi bagliori , prima che i due corpi balzino , s ' allaccino , si travolgano nell ' eternità ? Ascoltavano come lo stormire di una immensa foresta . Emilia si scosse la prima , bruscamente , atterrita . Udì le parole intime dell ' uomo , e le interruppe con un grido , chinandosi su di lui : - Ma io , io , non vi conosco , Cesare ! ... Io non so chi voi siate ! ... Che cosa avete fatto di me ? - È vero , - disse il Lascaris . - Hai bisogno del mio passato , Emilia , per giudicar del nostro avvenire . - Neppur questo , - ella seguitò , con voce profonda , quasi mistica nel silenzio vivo del giardino . - Neppur questo , Cesare . I fatti son forse ben poca cosa , in paragone dei sentimenti .... Ma io non so il vostro animo .... Chi siete ? Ditemi chi siete ! Che cosa volete da me ? Vedete come sono triste ? Non vi manca il coraggio di prender parte alle mie angosce ? E perchè volete sacrificarmi il vostro avvenire ? ... Così parlando , ella non ebbe forza a trattenere un affettuoso gesto istintivo , in cui la sorella pareva confondersi con l ' amante ; e le sue mani sfiorarono i capelli del giovane , e vi s ' indugiarono in una mite carezza . - Dimmi che mi ami , prima ! - egli esclamò , stendendo le braccia a cingerle il busto , con un gioioso slancio di vittoria . Le cercò avidamente la bocca , e la risposta migrò da labbra a labbra , non udita nemmeno dalle pallide foglie immote . Ma poichè Emilia sentiva la stretta divenire ardente , e il suo cuore e il cuore dell ' uomo precipitare i battiti come nell ' ora delle supreme follie , ella aggiunse : - Lasciami ! ... Lasciami ! ... Lasciami ! ... E si scostò con un balzo . Da quel punto , tutto aveva mutato significazione . Il passato era sepolto nell ' oscurità ; non fiammeggiava di fronte ai due innamorati se non il futuro , un ' ampia via pagana , che luccicò un attimo visibilissima ai loro sguardi ; poi essa pure si spense , e Cesare ed Emilia si ritrovarono nella notte , nel chiosco , entro il circolo delle cose reali , che dovevano essere vissute ad una ad una . Nero si drizzò inquieto . Aveva udito romore e scrutava nel giardino grigiastro , le orecchie aguzze ; cominciò a ringhiare , e si slanciò fuori d ' un tratto , abbaiando distesamente . Emilia pure aveva guardato la villa , impallidendo ; e mentre Cesare la raggiungeva , ebbro di desiderii , avido di baci , ella lo arrestò con la mano . - Ve ne prego ! - disse con voce spenta . - Che cosa ho fatto ? Che cosa speri ? - Ah non pentirti di vivere ! - esclamò il Lascaris , vedendole il volto tutto bianco di sgomento . - Più tardi , più tardi , mi dirai : concedimi ancòra un lampo di felicità . E fissandola così ritta , pallida , pallidissima per l ' abito bruno , per il diadema di capelli neri , coi grigi occhi illuminati da un ' espressione in cui lottavano mille sentimenti contrarii , fissando la svelta forma , ch ' egli aveva temuto di non potere allacciar mai colle braccia , - l ' inno semplice e immortale gli sgorgò dal cuore e dalle labbra : - Come sei bella ! - proruppe , non osando quasi avvicinarla . - Come sei bella , anima mia , divina statua ! ... Come sei bella ! Emilia rabbrividì allora , al sogno : l ' uomo che sorridendo le aveva preso una mano , appena per l ' estremità delle dita , e l ' aveva condotta sulla soglia della porta invarcabile . Fuori del sogno , in quella notte estiva , Cesare era ancòra innanzi a lei , ed ella rabbrividiva di spavento e di pudore .... - Dimmi che vuoi essere mia per sempre , - egli le susurrava , prendendole una mano , timidamente , appena per l ' estremità delle dita , e chiamandola a sè . - Perchè non comprendi che io ti amerò sempre come oggi ? Io darò per te il mio sangue , la mia vita , il mio orgoglio ; abbandonerò gli amici , porterò superbo il più greve giogo che ti piaccia impormi ; rinnegherò ogni fede , e avrò la tua sola fede , la tua religione .... Quindi aggiunse , esaltato , traendola dolcemente a sedere sulle sue ginocchia , e cingendola con le braccia : - Tutto questo , io te l ' ho già detto , da molto tempo . E tu l ' hai udito , non è vero , senza che io parlassi ? Hai capito che la mia esistenza cessava , per raddoppiarsi con la , tua ? ... Abbandonata fra le braccia di lui , Emilia non osava far moto , bevendo la dolcezza dell ' inno eterno . E di repente , sollevò la testa col suo atto risoluto , e offerse il viso ai baci , perdutamente , ebbramente , avvinghiata al petto dell ' amante . Tutti i baci scesero sulla bocca di lei , sugli occhi , sui capelli , sulla gola ; ella li rese , così assetata di delizie , che non avrebbe resistito al tentativo più audace . Sotto l ' impeto della passione senz ' argini , ebbe d ' improvviso la visione della strada che conduceva a Pieve di Sori ; vide sè stessa calma in apparenza e turbata nell ' anima : vide Cesare al suo fianco ; capì come già da quel giorno tutto fosse stato predisposto .... Ella aveva resistito assai , aveva sacrificato abbastanza alla verecondia del suo sesso . Nessuno avrebbe ormai osato condannarla . - Ascoltami , - disse Cesare sottovoce . - Non mi negherai ciò che ti domanderò ? Sorrise , vedendo Emilia ritrarsi un poco , e fissarlo inquieta . - È un piccolo capriccio , - aggiunse , - una cosa puerile .... Voglio salir con te nella tua camera da letto ; voglio vedere dove tu riposi ... - No , no , no , - rispose la giovane , sgomenta . - È impossibile .... È già una pazzia riceverti qui .... Non chiedere .... Debbo rifiutare .... - Faremo così adagio , - proseguì Cesare , tranquillamente implacabile . - Saliremo all ' oscuro : tu mi condurrai . Resteremo un solo minuto ; vedrò dove tu riposi , e torneremo .... Non rifiutare , mia divina .... Voglio respirare il profumo della tua camera , un minuto solo .... Mentr ' egli parlava , la donna s ' era levata dalle ginocchia di lui , e guatava la villa piena d ' ombra . - Dov ' è la sua finestra ? - interrogò il Lascaris , ritto alle spalle d ' Emilia . - La finestra di mezzo è la sua finestra , - mormorò Emilia , immobile . - Senti che silenzio ? ... Dorme .... Non la sveglieremo .... Suvvia , anima , non rifiutare ! - Ma non capisci ? - esclamo Emilia , volgendosi a guardarlo . - Non capisci che rifuggo dal condurti nella casa dov ' ella dorme ... ? - Di che cosa siamo colpevoli , Emilia ? - rispose Cesare . - Quando vivrai dunque per te , senza spettri ? Manchi di fede a qualcuno ? Sono io legato a qualcuno ? Siamo liberi ; ci amiamo .... Perchè devi arrossire ? E camminando per il chiosco , seguitò concitato : - È dunque verO che hai rinunziato a vivere ! Non potevo credere , tanto la cosa è triste e strana ! Ti vergogni d ' amare , e ti avveleni ogni istante di gioia ! Dovrò nascondere la passione ch ' è il mio orgoglio , per lasciar dormire i tuoi scrupoli ? - Cesare ! - implorò la giovane , fermandolo e prendendogli una mano . Esitava ; guardava ora lui , ora la villa assopita coi due palmizii i quali ne vigilavano il sonno . - Vieni ! - disse rapidamente . Cesare spense la lampada sulla tavola , ed uscirono dal chiosco . Il giardino susurrava con un brivido ignoto alla vita diurna , e il gracidar delle rane era cessato ; ma certi fiori che non s ' aprono , se non nell ' umidità dell ' ombra , effondevano un profumo di notte romantica ed antica . Emilia pensò alle sere innocenti in cui scendeva ad aspirar la fragranza selvatica di quei fiori , tra i quali le lucciole nottiludie vibravano i loro piccoli lampi . - Nero ! Povero Nero ! - ella mormorò , vedendo il cane sbucar da un viale , e tornare a lei . Esso veniva cautamente , trascinandosi dietro la catena ; Emilia si chinò a staccargliela dal collare , e il cane si drizzò a ringraziare , scodinzolando . - Va , va , Nero ! - disse Cesare , a bassa voce . - È inquieto : vuol seguirci , - osservò Emilia . - Non si fida .... - Non si fida di me , - soggiunse il Lascaris , sorridendo . Emilia gli strinse la mano in silenzio . Quanto più procedeva , tanto più si smarriva di coraggio ; l ' inutile audacia di ciò che stava per fare , le sembrava enorme . - Sai quale pericolo affrontiamo ? - bisbigliò , quando giunsero a ' piedi della breve scala di marmo - .... Di notte , ella si sveglia , e qualche volta entra nella mia camera , - Perchè ? - Ha paura . - Di che cosa ? La giovane fece un gesto perduto , rabbrividendo . - E tu temi anche per questa notte ? - chiese il Lascaris , con lo stesso fremito . Emilia tacque , guardò la scala bianca , e , al sommo , la porta chiusa . - Vieni , vieni ! - ripetè febbrilmente . - Non temo nulla .... Ti ho promesso .... Parve infinita la breve scala ; parve ai due innamorati che nella oscurità qualche spirito potesse ergersi minaccioso ; sentirono il respiro affievolirsi e il battito del cuore crescere vertiginosamente . Procedettero , sapendo pure che ad ogni passo il pericolo aumentava . - Eccoci ! - susurrò a un trattò la donna , aprendo cauta un uscio . - Sei nella mia camera . - Chiudi la porta che comunica , ed accendi , accendi un lume , una lampada , - pregò Cesare , stringendo Emilia fra le braccia . - No ! No ! Sei pazzo ? - balbettò questa , tutta tremante . - Se non dorme ? ... Udrà il romore , vedrà la luce .... Ebbe un sussulto che la scosse dalla testa ai piedi . Le sembrava già di scorgerla sulla soglia , d ' ascoltarne il grido .... Come erasi potuta dimenticare così ? In brevi ore , ella s ' era mutata , compieva degli atti di cui non aveva quasi coscienza , e che in pieno giorno le sarebbero parsi d ' un ' arditezza proterva e malsana . - Perchè siam venuti qua su ? ... È una cosa spaventevole , Cesare ! - continuò , soffocata dalla paura . - Ella cammina così adagio ! ... E l ' uscio è aperto ; non si può chiuderlo ; stride . - Suvvia , anima , - tentò l ' uomo , - non pensare .... Dorme ! ... Parlavano senza vedersi , ritti ed abbracciati , con le voci morte ; a un passo da loro , non si sarebbe udito verbo . Infine , dopo una pausa d ' angoscia , Emilia dichiarò : - È impossibile resistere .... Voglio assicurarmi che dorma .... Aspettami ; non muoverti di qui ; entro nella sua camera e torno . Già si avviava decisamente ; ma Cesare la trattenne . - Vuoi andare così ? - disse . - Così vestita ? ... Se non dorme , t ' interrogherà .... Che cosa risponderai ? ... Spogliati ! ... Hai dimenticato che son le due di notte , - proseguì , sorridendo . - Spògliati , Emilia ; devi fingere di essere scesa dal letto .... Spògliati ! La voce era commossa , quasi l ' invito avesse avuto un ' altra , ben più cara significazione ; e l ' idea lo incalzava senza pietà , non venuta da lui , non meditata prima , balzata viva dalle tenebre infide . - Spògliati , - ripetè . - È oscuro ; non potrò vederti . Dubiti di me ? ... Coraggio , mia divina ; l ' uscio è aperto , ed ella può giungere . - Ah , non lo dire ! - esclamò Emilia , aggrappandosi a lui , come per sottrarsi al pericolo . Angosciata , smarrita , con un ronzìo di terrore negli orecchi , la giovane avrebbe in quell ' istante obbedito a qualunque voce imperiosa .... Girò lo sguardo nella spessa tenebra ; non uno spiraglio di luce che potesse tradirla .... Si decise . - Sì , sì , mi spoglio , - acconsentì febbrilmente , senza pensare che la parola sembrava in bocca di lei un grido di passione . - Farò come tu vuoi , Cesare .... Mi spoglio ! ... Cesare la sentì staccarsi e avventurarsi nella camera , francamente , con l ' infallibile destrezza dell ' abitudine . Egli aveva trovato il vano della finestra , e vi stava immoto . Non mai un più energico dominio di sè stesso gli era stato imposto ; si curava ben poco del pericolo , si rideva dell ' uscio aperto . A due passi da lui , l ' amante si spogliava tutta , e rivestiva la molle veste notturna . Oh , giungere alla donna invisibile , e sentirla palpitare fra le braccia ! ... Vi doveva essere un momento in cui l ' oscurità ammantava il corpo nudo di Emilia , e glie la sottraeva allo sguardo innamorato . Egli pensava alla sventura dei ciechi , profonda come un abisso . E sussultò , udendo ; la voce della donna mormorare sommessamente : - Ecco ; ora vado .... Aspettami .... Tornerò sùbito .... Egli protese le braccia nell ' ombra , bevendo , il profumo della giovane discinta ; ma non riuscì se non a sfiorare una mano di lei , che non si lasciò attrarre . - Aspettami , - disse ancòra Emilia . - Dopo , sarò più tranquilla . Cesare si calmò . Ella doveva tornare . Nessuna forza umana , allora , avrebbe potuto contenderla al suo destino . XIII . Il cane , che aveva abbaiato buona parte della notte , e che ancòra abbaiava , da lontano , da vicino , per una grande inquietudine , - non aveva permesso a Roberta di addormentarsi . Era a letto , ma leggicchiava uno de ' suoi libri romantici , alla luce di un doppiere , sul tavolino ; e le avveniva di ripetere una stessa frase , senz ' afferrarne il significato . Quando scorse Emilia varcar la soglia , stese le braccia , ed un buon sorriso le rischiarò il volto . Emilia s ' accostava , tutta chiusa in una leggera veste da camera , con un gran collare alla Stuart , i capelli crespi e lunghi snodati per le spalle . - Anche tu non dormi ? - chiese Roberta . - Nero non è mai stato così cattivo ... ! Come sei rosea ! - aggiunse , guardandola attentamente , nell ' abbracciarla . - Come sei calda ! - osservò ancòra , prendendole le mani . - Smetti di leggere , - le ordinò Emilia . - Ora dormirai , non è vero ? I suoi occhi contemplarono quasi con ostilità il volto della sorella e le forme che s ' indovinavano sotto le lenzuola . Ella tremava al pensiero che se non avesse affrontato così il pericolo , Roberta sarebbe venuta a trovarla ; e sentiva nell ' animo agitarsi il rancore per colei , la quale anche da lungi dava ombra a tutta la sua vita , e le dimezzava , le rubava un ' ora della breve felicità . Accomodò i guanciali a Roberta , e le tolse il libro . Sapeva d ' avere sulla giovanetta un impero senza confini ; la sua mano passata nei capelli di lei , per materna carezza , poteva addormentarla ; la sua presenza era più volte bastata a rassicurarla da qualunque timore . - Come sei calda ! - ripetè la fanciulla , avvertendo la carezza tra i capelli biondi . - Dormi , dormi ! - Emilia mormorò impaziente . Agiva con la tranquillità consueta ; e tuttavia , se Roberta avesse voluto oltrepassar la soglia , ella si sarebbe uccisa , piuttosto che darle il passo . - Chi sa perchè Nero , abbaia in questo modo ? - osservò Roberta , udendo ancòra il latrato del cane , sotto la finestra . - Risponde agli altri , che abbaiano nelle altre ville , - disse la giovane . - Hai paura anche del cane , stanotte ? - No , non ho paura .... Rimani fin che mi sono addormentata ? - Sì , certo ; fin che ti sei addormentata .... Roberta sorrise , e chiuse gli occhi , tossendo di tempo in tempo . " Dormi , - le imponeva la sorella col pensiero . - Io sfiorisco lentamente qui , ma qui non dovrei essere , e il mio destino è più forte d ' ogni calcolo pietoso . Dormi ; non rapirmi il tempo che è mIo , non amareggiarmi l ' ebbrezza che tu ignori , e che mi appartiene . " La guardava con uno sguardo quasi magnetico , e la sua mano non ristava dalla lenta carezza , in cui si era trasfusa una volontà imperativa , in cui vibrava un dominio nuovo e assoluto . A poco a poco , il respiro della giovanotta si fece eguale ; sotto le palpebre , gli occhi non vagarono più ; la bocca si schiuse leggiadramente ; il corpo tutto si distese in una quiete benefica e profonda . Allora Emilia ritrasse la mano ; il suo còmpito era terminato ; Roberta dormiva .... Fu , d ' un tratto , come se in un perduto villaggio di montagna risonassero inaspettate mille trombe di guerra .... Nell ' animo d ' Emilia , la quietudine della camera virginale e il proprio contegno affettuoso , non ebbero più senso ; ella si volse ad altre imagini ; una turba d ' aspettazioni gioconde la invase .... L ' intermezzo candido era finito , e la notte di fiamme la riallacciava .... Prima di spegnere il doppiere , si chinò sopra Roberta per udirne ancòra il respiro eguale , e la fissò un attimo duramente , con la crudeltà d ' un egoismo che trionfa . Poi soffiò sulle candele , uscì , accostò la porta , stette un poco in ascolto , e quasi di corsa traversò il salotto per raggiungere l ' amante . XIV . - Non dormiva , - ella disse in un tronco bisbiglio . - Ora l ' ho addormentata .... Ma , tu partirai , Cesare , non è vero ? ... È l ' alba .... - Mancano tre ore all ' alba . Non mandarmi via , adorata , - pregò Cesare , trovando la donna nell ' ombra , e abbracciandola come avesse temuto di non più rivederla . Egli , aspettando , aveva fatto il giro della camera , e nella densa oscurità poteva adesso muoversi non meno destramente d ' Emilia .... Pure aspettando , aveva udito i colpi di tosse , e aveva pensato alla fanciulla ; un confronto audace tra le due sorelle gli si era imposto allo spirito , gli aveva infiammato le vene d ' un ardore quasi cupo .... Andò all ' uscio che comunicava , e lo chiuse , senza farlo stridere , prudentemente . - Che cosa fai ? - domandò Emilia , la quale conosceva il romore . - Chiudo .... Voglio vederti .... - rispose il Lascaris , tornato a lei , riprendendola fra le braccia . - Per carità , non pensarlo .... - Voglio vederti , mia unica bellezza , coi capelli sciolti così .... Che profumo hanno i tuoi capelli ! - Non insistere , Cesare .... Appena siamo sfuggiti a un pericolo . - Dorme ; se anche si sveglia , non oserà disturbarti nuovamente . Emilia s ' accorse ch ' egli la lasciava ... - Si vedrà il lume , - disse , impaurita . - È inutile ; è tutto inutile , - esclamò il Lascaris , abbassando poi sùbito la voce imprudente . - Non resisto più a una simile tortura ; dovessi perderti per sempre , voglio vederti così , come ti ho sognata e non ti ho vista mai .... Questa notte , non ha paura , è tranquilla , - continuò , mentre s ' avvicinava al tavolino , sul quale aveva prima tastato un lungo candelabro . - Tu l ' hai rassicurata , - soggiunse . - Una forza divina ci protegge .... E accese i cinque bracci del candelabro , e si rivolse . Emilia s ' avvide che il momento era terribile ; non tanto pel pericolo di Roberta , forse , poichè ogni notte in camera era accesa la lampada pènsile , e l ' oscurità sarebbe parsa alla fanciulla più strana della luce ; quanto per l ' uomo , superbo di desiderio e di speranze . No ; Emilia doveva confessarselo : ella non lo conosceva , non aveva mai supposto d ' essere così violentemente agognata , di poter così intimamente mutarlo .... Per tutto il volto di lui raggiava un maschio tripudio ; la linea scura della fronte era scomparsa ; si sarebbe detto che la morte sola potesse arrestarlo .... Emilia lo fissava , amandolo ; e cercava un mezzo , pensava a un grido per isfuggirgli . - Non vi avvicinate ! - gli ordinò , a bassa voce . - Non vi avvicinate ! Girò lo sguardo intorno , più sgomenta di sè che di lui , non sapendo come togliersi all ' abbraccio , che presentiva invincibile . - Volete approfittare della mia debolezza e del pericolo ! - gli lanciò ancòra . - È un tranello , questo ! Cesare s ' era fermato , pallido . - Che cosa dici , Emilia ? - susurrò , - che cosa temi ? - Non avvicinatevi ! - ripetè la giovane , con lo stesso imperio nella voce . Ella ignorava d ' essere straordinariamente bella . Abbandonata sul letto , svelata dalla luce aurea in ogni linea della sua positura di battaglia e di rifiuto , dominava l ' uomo e i desiderii con uno sguardo bruciante .... Aveva chiamato a raccolta le formidabili energie di resistenza , insite nella donna ; e ormai riposava tranquilla , sapendo che così debole , così indifesa , non aveva tuttavia nulla a temere , poichè non temeva più nulla da sè medesima . Cesare capì . - Perdonatemi , - disse lentamente . - Vi ho spaventata ! , e ve ne chiedo perdòno .... Volete concedermi di baciarvi le mani ? Emilia lo lasciò avvicinare e gli diede le mani , ch ' egli si chinò a coprire d ' intensi baci ; ella lo guardava , sommesso e vinto ; ma quando Cesare allungò un braccio per cingerla intorno al busto , la donna si sciolse vivamente . - Non osate di più , - disse . - O mi alzo , e vado da Roberta , e mi vi rinchiudo . Poi , mentre il Lascaris le si sedeva ai piedi , sulla candida pelle d ' orso ch ' era stesa di fianco al letto , Emilia seguitò : - Questa , è stata una notte di pazzie .... Anche ora , siamo in mano del caso , ed io posso perdermi , da un minuto all ' altro .... Una simile notte , non tornerà più . Avete voluto sapere s ' io vi amassi .... Lo avete saputo ; ed è molto .... , ed è tutto .... - Tutto ? ... Tutto finirà qui ? - domandò Cesare angosciosamente . - Vi ho chiesto se volete essere mia per sempre .... Tu lo vedi , Emilia ; io non ho mai supposto che tu potessi essere una conquista .... Per il tuo amore , ti offro la mia vita .... . " Dove vai ? " - gridò in quel punto lo spirito loico nell ' animo dell ' uomo libero .... Ma l ' uomo non ebbe tempo a rispondersi , che già l ' attitudine d ' Emilia s ' era cangiata , e sul viso di lei tornava la chiara fiducia , e nella sua preziosa figura splendeva il gaudio d ' una felicità senza sospetto . Poi ebbe un cenno muto della testa , verso l ' uscio chiuso . - Il nostro avvenire è là , - disse . - S ' ella si oppone , siamo perduti per sempre .... - Tu non lo pensi ! - esclamò il Lascaris , levatosi in ginocchio a guardarla con intensità . - Non è possibile fidar due esistenze al capriccio d ' una fanciulla ! ... - Noi giuochiamo anche la sua vita , e tu non lo capisci ! - insistette Emilia , solcando ancòra teneramente con la mano i capelli di lui . - Tu non capisci quale strazio sarebbe per me stessa il compiere un atto che potesse amareggiarla ! ... Ma lo capirai , non è vero ? quando ti dirò che sono pronta a rinunziare , se la mia rinunzia le darà un giorno di pace .... - Siete pronta a rinunziare ? - ripetè Cesare . - E come chiamate , allora , il sentimento vostro per me ? ... Se mi amaste , non esitereste un istante a superare un ostacolo ... Si drizzò in piedi , e rimase a testa bassa , pensando .... Aveva pronunziato le ultime parole con tanto odio , che la giovane sentì un leggero , brivido correrle per le spalle . - Voi non pensate .... - egli proruppe quindi . Emilia fece un gesto di preghiera , perchè smorzasse la voce incauta ; scivolò dal letto , continuando il gesto silenzioso , e andò all ' uscio , e vi restò qualche minuto , con tutto il sangue alle tempia e al cuore .... Le era parso d ' udire un colpo secco di tosse , lontano ; poi , rassicurata dalla taciturnità successiva , s ' appressò a Cesare . - Può svegliarsi , - disse . - Non abusiamo della nostra fortuna ! ... Va ! Va ! Tornerai quest ' altra notte , mio amore ! Ma Cesare non ascoltava ; osservando l ' atto pieno di grazia , col quale ella s ' era un po ' inchinata a studiare il silenzio oltre la porta , e l ' armonìa del suo passo inavvertibile , - l ' uomo le andò incontro , di nuovo in preda a un ' esultanza veemente , l ' accolse e la serrò nel cerchio delle braccia , la ricoperse di baci vivi , sentendola tutta fremere . Fu di quegli schianti appassionati , che sfiorano i giovani corpi come folate aquilonari , e in una vita rimangono , inestinguibili . Ambedue gl ' innamorati risplendevano , per la gioia di spezzar fugacemente la catena diuturna , di riscattare il passato gelido , forse l ' avvenire temibile , con un magnifico slancio d ' oblio .... Cesare adagiò sul letto la donna , languida ; le mani di lui avevano sganciato l ' abito notturno d ' Emilia , e ancòra un gesto gli avrebbe tutta scoperta l ' amante , nuda e bianca , sotto i cinque raggi del candelabro .... E osò il gesto rapido , e la contemplò nivea fra la molle custodia della veste , e le sue labbra diedero i baci ultimi .... La scena era stata così violentemente fuggevole , che Emilia sentì quasi a un tempo il gesto e i baci .... Si sollevò d ' un balzo , si ristrinse l ' abito attorno al corpo . Era pallida del mortale pallore che aveva sgomentato Cesare , al principio del convegno .... - Ah , tu credi , - bisbigliò questi , chiamandola a posare il capo su la sua spalla , - ah tu credi ch ' io vorrò rinunziare a te ? ... È dunque così diffìcile , a voi donne , penetrare il senso della vostra propria bellezza , e comprendere ciò che potete in noi ? Nessuna forza umana , capisci ? ... arriverà a contrastare la mia passione ! ... Perchè sei così pallida , anima ? Perchè piangi ? Perchè piangi ? ... Ella piangeva , ma , dominata ed ebbra , non si staccava da lui .... Rimasero in un calmo silenzio lungamente , avvinti ; udirono nell ' aria qualche cosa eterna passare , - il tempo , l ' amore , la morte ? - e sfiorarli , e procedere incontro ad altri destini , che aspettavano . - Ancòra mi darai una notte come questa , è vero ? - mormorò Cesare timidamente . - Ancòra molte notti di gioia ? - Sì , ancòra molte notti di gioia ! - ripetè Emilia . - Non senti come tutto è strano , in questa notte ? Noi rapiremo alla sorte una grande felicità senza confine .... Bisogna vivere , vivere diversamente . Emilia rabbrividì . V ' era infatti qualche grande energia che li stimolava all ' amore quasi ad un farmaco delizioso , dalle inesauste ebbrezze ; era in loro il bisogno di vivere la doppia esistenza degli appassionati , con doppia forza , con doppia anima , per gli altri e per sè . Tutte le cose grige dovevano fondersi nel calore febbrile di molte notti misteriose , fra gli alti silenzii che vanno dispersi nel sonno . Lo stridore di una candela più breve li fece sussultare insieme . Guardarono insieme la finestra oramai chiara . - È giorno ! - disse Emilia , sciogliendosi dall ' abbraccio , e correndo smarrita alla finestra . - È giorno ! Mio Dio , come farai ? Cesare l ' aveva raggiunta e guardava l ' alba apparire , con le nuvolette rosee ; una fresca alba estiva , sotto il cui sorriso si stendeva il mare .... Mostruoso d ' ombra , solo il puntazzo di Portofino pareva ancòra addormentato . - Va presto , mia vita ! - susurrò Emilia . - Che non ti vedano ! - Non mi vedranno , - disse Cesare . - Rassicurati ; nessuno è alzato , a quest ' ora ! Emilia lo abbracciò la prima , offrendogli la bocca ; sotto gli occhi puri , un livido cerchio aveva cominciato a disegnarlesi .... - Ancòra quest ' altra notte , anima ! - le rammentò Cesare , innanzi di lasciarla presso la porta che metteva alla scala . La scala bianca di marmo era vivida nello sbozzo di luce lividiccia . - Sì , sì , ancòra una notte ; tutte le notti che vorrai , Cesare ! E appena egli fu in basso della scala , ella rientrò , corse di nuovo alla finestra , e vide Cesare traversar cauto il giardino , lungo le siepi , e dove gli alberi offrivano qualche incerta ombra . Da ultimo , nel silenzio cristallino s ' udì il cancello cigolare e richiudersi . XV . Ma no , per lungo tempo , ella rifiutò ogni altro convegno . Troppo temeva di sè , troppo di lui .... Emilia lo amava di quel formidabile amor delle vedove , che paiono spinte dai ricordi del morto fra le braccia dei vivi .... A pena , scambiavano qualche frase , congiungevano le labbra , quando Roberta non era presente . Le molte notti che la donna aveva promesso e Cesare aveva sperato di gioia , si dissolvevano oscure , senza memorie , se non di tristezza e d ' insonnia . Era succeduta la stagione media , quando il periodo dei bagni è finito , e ancòra non ha avuto inizio il periodo invernale , caro alle anime e ai corpi malati . Sul paese , la solitudine pesava ; v ' erano stati in settembre inesorabili giorni di scirocco , durante i quali l ' aria scottava e il sole pareva non dover tramontare mai . Nelle caldissime serate , salivano Cesare e le due sorelle sopra un canotto a remi , con un agile marinaio più cùpreo del rame ; e si facevan trasportar lentamente verso Nervi , verso Quinto , o a capriccio .... In mare l ' aria era ricca e buona ; ma Roberta aveva dovuto ben presto rinunziare alle fresche gite , poichè il lene ondeggiamento della barca le dava le vertigini . Se pure quelli del paese avessero supposto o mormorato , ciò importava ben poco a Cesare e ad Emilia , già ciechi per la necessaria imprudenza della passione ; ed essi continuarono ogni dopo pranzo , spesso col marinaio , soli più spesso , remando il Lascaris .... Roberta stava ad aspettarli , e qualche volta indugiava una lunga ora sulle rocce , a guardare il canotto lontano e tardo , fra la porpora del tramonto , fra le maravigliose zone di luce irrubinata .... L ' imbarcazione , minuscola nella latitudine delle acque , non poteva affondare e sparire ? Le vele bianche o rosee eran lungi , alle estremità dell ' orizzonte , dove anche un pennacchio di fumo svelava qualche invisibile vapore ; mentre dalla spiaggia la distanza era grande .... La fanciulla sentiva d ' odiare qualcuno , là dentro . E la deliziosa strada che da Nervi sale a Sant ' Ilario , s ' appiana , discende per viottoli aspri fino a sboccar di nuovo sulla strada comunale , - anche vedeva talvolta Cesare ed Emilia incontrarsi e passeggiare nella tenera oziosità di chi aspetta giorni felici e si studia a render felici i giorni comuni . Passavano per quella strada sempre le medesime persone alle medesime ore ; quando un gruppo di monache in abito bruno col soggòlo bianco , per la questua ; e quando un curiosissimo carretto tirato da un asinello grigio , guidato da un omiciattolo , che gridava a giusti intervalli , per tutta la durata del viaggio : - Aaah ! ... Iiih !...., e spingeva l ' animale , e scambiava parole coi conoscenti che incontrava . Cesare aveva chiesto all ' uomo da quanto tempo egli percorresse quella strada .... Da venti anni ; da venti anni , tutti i giorni egli scendeva a Genova a portare involti e a raccoglierne , e risaliva a Sant ' Ilario , senz ' affrettarsi , parlando col ciuco , se gli mancavano incontri .... L ' alba rischiarava il suo andare ; il tramonto salutava il suo ritorno .... - Aaah ! ... Iiih ! ... Cesare l ' aveva seguìto con l ' occhio , fino a un gomito della salita , invidiandolo .... Passione ? dolore ? desiderio ? ... Vocaboli ignoti all ' umile ; egli non si augurava se non di poter gridare : - Aaah ! ... Iiih ! ... per altri venti anni . Il Lascaris meditava così , dietro le sensazioni del momento , per qualche spettacolo semplice e fugace ; fin che non fosse comparsa Emilia , che saliva adagio , sorridendo da lungi all ' amico .... Sempre , quell ' apparizione aspettata lo toglieva dalla supina realtà d ' ogni giorno ; ma dentro l ' animo gli si risvegliava , l ' amarezza intollerante di uno che abbia sognato , che abbia sentito sul proprio corpo il contatto fresco d ' un corpo femmineo , e al risveglio si sia trovato in una camera deserta e priva di lume . In quel periodo , Cesare soffriva presso Roberta qualche molestia , quasi lo spettacolo tuttora vivissimo d ' Emilia ignuda sotto i suoi occhi , gli avesse conficcato nel cervello la cupidigia sacrilega di giungere una notte alla camera della giovanetta , di risvegliarla e dominarla come la sorella . Fra le due sessualità ancòra per lui misteriose , egli aveva dei lampi d ' esitanza . Quelle voci si rassomigliavano assai , e Cesare sussultava , udendosi chiamare da Roberta con la stessa inflessione , che gli aveva reso caro il proprio nome pronunziato dalle labbra d ' Emilia . Ambedue le donne adoperavano un solo profumo , aliante intorno ai corpi in una nube leggera ; un profumo , il quale , sorgendo dagli abiti e dalle mani di Roberta , rammentava ostinatamente all ' uomo il gesto , ch ' egli aveva osato quella notte per veder tutta Emilia , e ch ' egli avrebbe voluto osare anche più audace sopra la fanciulla gettata attraverso al letto , per rivelarla pure , fra la molle custodia dell ' abbigliamento intimo . Ambedue avevano un certo movimento risoluto del capo , e certi atti di grazia nel chinarsi fino a un fiore , nel dar la mano , nel sedersi e acconciarsi le gonne intorno . Differivan poco di gusti , e si vestivano quasi a un modo , portando gli stessi gioielli ai polsi e alle orecchie , e gli stessi monili . Non di rado , Emilia esprimeva a metà un ' idea o una sensazione , e Roberta continuava e concludeva .... Si sorridevano , allora , come se le loro anime fossero vissute un attimo nel medesimo cerchio invisibile . Ma sotto quelle e simili apparenze , restava il fenomeno , inquietante per Cesare , che l ' una completava l ' altra ; la bionda ammalata s ' era avvinta per sempre alla sorella bruna , perchè da questa pareva trarre qualche mistico alimento alla propria anima ; ed Emilia aveva contesto il filo della sua esistenza al filo tenue dell ' altra . Egli erasi interposto fra di loro , ma esse . all ' infuori di lui , seguitavano una vita comune , indissolubile per le oscure simiglianze del sangue ; erano carne d ' una medesima carne , due rami d ' un albero unico . - Perchè , - domandò Cesare una volta a Emilia , - perchè ti vesti come tua sorella ? Perchè usi del suo profumo ? Perchè da lontano io posso scambiarti con lei ? - Vi spiace ? Egli scosse la testa , incerto . - Vorrei che nessuno ti somigliasse , anche da lontano .... - Ma la somiglianza con Roberta non è cosa che possa ferirvi . Io ho forse la sua voce , e probabilmente uno stesso modo di esprimermi .... Ciò avviene quando si vive tutta la vita con una persona , tanto più se questa ci è legata da parentela . Non vi è nulla di strano o di voluto .... - Si può volere il contrario .... - Odiate Roberta al punto da non tollerar nemmeno un abito simile al suo ? - Comprendimi , Emilia .... E si arrestò . Non avrebbe potuto comprenderlo mai , perchè non sapeva il turbamento arrecatogli con quella notte di mezza voluttà ; pel quale turbamento , la pace dei sensi era scomparsa , e innanzi a Cesare s ' era spalancata la voragine dissolvitrice delle fantasie , dei sogni , delle figurazioni carnali .... - Oh lasciatemi amarla ! - esclamò Emilia , credendo d ' aver capito . - Dovrò sfuggire ogni somiglianza con Roberta , come si trattasse d ' una nemica ? Perchè odiate tanto una fanciulla , che non vi ha fatto male alcuno ? - È certo , - mormorò Cesare , trascinato in quel nuovo ordine d ' idee , - è certo che voi non capirete mai la lotta . Io non odio ; mi difendo .... Fin che il tuo cuore sarà pieno di lei , io non potrò sperare nulla da te .... Devo darti la forza di comparare e di scegliere , se la scelta sarà necessaria .... Tu ti sei chiusa nel presente e ti sei innamorata del tuo dolore ! ... - Non ammettete alcun legame . Siete un selvaggio , - disse la giovane , cercando , di sorridere per calmarlo .... Erano le cinque del pomeriggio ; avevan preso il tè , in casa , e Roberta era andata sùbito dopo a visitar la figlia del massaio , che giaceva ammalata . Il sole prorompeva dalla finestra aperta nel salotto , chiazzando d ' oro le pareti e il pavimento a mosaico . Nero latrava in giardino , allo strepito d ' un carro . E gli amanti ricordavano ; ella , la scena del chiosco , non osando spingersi fino al ricordo impudico ; egli , la scena della camera , parendogli che di là fosse cominciato il gaudio . - Non ammetto alcun legame ? - ripetè . - Vorrei poter non ammetterlo ; e sarei libero , e la mia vita riprenderebbe il suo corso tranquillo , e non aspetterei tutto il mio avvenire dalla volontà capricciosa di due bambine crudeli .... È questa , ormai , la condizione difficile in cui mi trovo : chi devo vincere ? Te , o Roberta ? Di quale animo devo essere padrone ? Del tuo , o dell ' animo di tua sorella ? Emilia si concedeva qualche atteggiamento un po ' oblioso , appena si trovavan soli ; e s ' era allungata sul divano , col gomito e la mano destra sostenendo il capo ; sottil figura , che rammentava a Cesare quel suo nèo prezioso fra i due seni , e le calze di seta nera alte fino alla coscia . Ella si raddrizzò di scatto , e restò immota , ascoltando . - Per liberarmi da questo dubbio , bisogna che la soluzione venga da noi , da te , - seguitò Cesare , il quale aveva notato e goduto l ' effetto della propria domanda . - Bisogna , infine , parlare a tua sorella , poichè la vuoi arbitra della nostra sorte .... - E se rifiuta ? Se minaccia ? - chiese Emilia . - Se mi fa comprendere che una diminuzione del mio affetto le toglierà ogni forza di vivere e di sperare ? Il Lascaris si strinse nelle spalle ; egli era innanzi al tavolino da tè , e passava macchinalmente le tazze , guardandone il fondo zuccherato , quasi a trovarvi un ' idea . - Non è probabile , - disse finalmente , per dire . - - È molto probabile , invece , che ella si opponga . Vivere con noi , adattarsi a un posto secondario nel mio cuore , cedere a te , le parranno cose assurde e spaventevoli .... Oh , continuiamo così , Cesare , fin che è possibile ! Io sono felice , ora per ora ; non cerchiamo di più , non affrettiamo nulla ! ... Tu sei troppo impaziente .... Egli obbedì a uno slancio , con le braccia tese verso la donna ; ma sùbito si vinse , e abbassò la testa . Urtava nuovamente contro a una barriera : tra il suo concetto della vita e il concetto d ' Emilia , l ' indole , la coltura , l ' esperienza , avevano scavato un abisso .... Egli era non meno sollecito della vita morale che della fisica ; il contatto femmineo , la cupidità esaltata e imprigionata , gli avevano sconvolto la mente e il cuore ; sotto la fustigazione della brama inutile , stava per sorgere l ' uomo pervertito ; ed egli lo intuiva .... Già gli era balenato il pensiero di Milano , dove si sarebbe potuto tuffare in una palude di stravizio , e aspettare coi nervi calmi . Dir questo a Emilia e perderla , doveva essere una cosa sola . Ella , come quasi tutte le donne , ignorava il fascino proprio : ignorava che , ad essere serenamente amata , doveva sodisfar prima la bramosia del maschio , eccitata da lei stessa con l ' incautela d ' una visione , con la vicinanza continua , ch ' era uno stimolo a fantasticare . Sapeva resistere , o almeno fuggir le opportunità , perchè ciò stava nel suo medesimo spirito femminile ; e non sapeva che , al contrario , cercar quelle occasioni , avversar senza posa la resistenza di lei , eran nell ' indole maschile . - Ebbene ? - chiese la donna , vedendo l ' atto di Cesare . - Non è possibile continuare a questo modo , - disse il Lascaris , rialzando la testa . La ruga profonda e dritta gli solcava ancòra la fronte . - Se tu pensassi a raddolcire la mia impazienza , se tu mi dessi qualche convegno , come quella notte , in giardino .... Emilia s ' era inavvertitamente stesa di nuovo sul divano , con un moto di voluttuosa pigrizia ; sentiva ascendere fino al suo egoismo di donna il nembo di quella preghiera incessante , e lo aspirava a guisa di profumo , trovandovi tutto il compenso alla sua resistenza tenace , tutta la ragione della sua resistenza futura . Cesare la vide , e si alzò . Ma ella ebbe appena il tempo a comporsi in un atteggiamento calmo , che sulle scale risonò il passo di Roberta . - Non partire così presto , Cesare , - disse Emilia , sottovoce . Quando Roberta entrò , scorse la sorella intenta a tagliar le pagine d ' un libro e Cesare , in piedi nel vano della finestra , parlando della prossima stagione di Nervi . La giovanetta spense immediatamente lo sguardo che aveva lanciato sui due , e s ' inoltrò con un sorriso pallido . - Lei dovrebbe visitare quella povera ragazza , - fece al Lascaris , mentre si accomodava sulla poltrona a dondolo , in faccia a Emilia . - È in cura del dottor Noli , ma il consiglio di Lei sarebbe utile .... Il tòno metallico della voce e lo studio insolito con cui Roberta spiccava le parole chiarissime , avvertirono Emilia dello stato d ' agitazione in che la sorella si trovava ; ma il Lascaris tardò a rispondere . Guardava la fanciulla , vestita come l ' amante , con una camicetta , una cintura di cuoio giallo , una sottana azzurro - mare ; la camicetta d ' Emilia era rosea ; la camicetta di Roberta , cilestre . Tutt ' e due le giovani portavano i capelli annodati in giro al capo , folti e copiosi . - Non potrebbe visitarla ? - chiese di nuovo Roberta . - No , - rispose Cesare scuotendosi . - È in cura del dottor Noli , il quale non ha bisogno di consigli .... - Soltanto un ' occhiata , passando . - È impossibile , signorina ... - Sta malissimo .... Grida , ha le convulsioni , la schiuma alla bocca .... Il dottor Noli non verrà fino a domani . - Possono chiamarlo sùbito , - osservò Emilia . - L ' ho suggerito , ma i parenti dicono , ch ' è inutile , e sanno ciò che devono fare ; è una famiglia di zotici .... E come è possibile , - seguitò Roberta verso Cesare , - come è possibile negare aiuto a un ' infelice , che è forse in pericolo ? - So di che cosa si tratta , - assicurò il Lascaris . - Me ne ha parlato il dottor Noli ; non v ' è pericolo alcuno .... E pronunziando le parole , le quali caddero in un corto silenzio susseguito , egli osservava la testa bionda e animosa di Roberta , a riscontro con la testa bruna d ' Emilia ; quella superava questa , per la venustà dell ' espressione , e una debole tinta azzurrognola sotto gli occhi , dava alla giovanetta un senso tra di ardore e tra di allettamento . - Quanti anni ha l ' ammalata ? - domandò Emilia , che , pur volendo schivare quel tema , vi era caduta meglio , d ' un colpo . - Diciannove , - rispose Roberta . - Oh , morire a questa età , è spaventoso ! La scena aveva dovuto sinistramente colpirla ; fra sè stessa e la giovane epilettica , fra il male che rodeva l ' una e il male che minava l ' altra , aveva forse trovato qualche occulta rispondenza ; e la esclamazione venutale di lancio , dal cuore , diede una scossa agli amanti . Ella recava sempre nei colloquii di loro una nota acre , un presentimento cupo ; e , partiti già da tempo dietro imagini diverse , gagliarde , quali le imagini d ' amore , essi eran di tanto in tanto soprappresi , arrestati e torturati dal richiamo aspro della fatidica . Emilia la fissò con un ' interrogativa di mite rimprovero , quasi per trattenerla ; ma ella aveva sentiti gli artigli della paura Si levò in piedi , senza curar la presenza del Lascaris , che , rivolte le spalle alla finestra , seguiva attento l ' atto della ragazza . irrequieta . - Se sapessi di dover morire fra un anno , non so che cosa farei oggi , - ella continuò intensamente . - È orribile , simile dubbio , quando la vita ci dà l ' abitudine di pensar sempre all ' avvenire , come se il presente non contasse .... Ecco un esempio , l ' esempio di quella giovane , che non ha vissuto , che non ha gioito , e che un giorno , assai presto , rimarrà vittima d ' una crisi .... Povera anima ! Povera bambina ! Cesare avvertì uno sguardo supplichevole d ' Emilia , per invitarlo a rassicurar la sorella ; ma egli non si mosse dalla sua posa consueta , le braccia incrociate al petto , gli occhi freddi sopra Roberta , che camminava concitata per la camera .... - Perdere questa bella , bella vita , perdere il sole , perdere questi spettacoli , - ella aggiunse , delineando un gesto verso l ' amplitudine del mare e dell ' orizzonte , - perdere tutto , senza aver conosciuto nulla ! ... No , io voglio ancòra vivere , dovunque , comunque , purchè viva ; non è cosa umana rassegnarci al destino , e passare così , quando ancor nessuno ci è tanto legato da poter ricordarci sempre ! ... Perchè se morissi io oggi , chi mi ricorderebbe fra dieci anni ? ... Che bene ho fatto ? ... Che cosa sono stata ? ... Allora , vedendola tutta vibrare di nervosa esaltazione , e rilevando un nuovo sguardo angosciato di Emilia , Cesare si staccò adagio dalla finestra , e andò incontro a Roberta , la prese dolcemente per un braccio , e fissàtole negli occhi gli occhi imperativi , le disse : - Basta , signorina . Che significano queste idee ? Dove le ha lette ? ... È guarita , è forte , e nulla contrasta il suo avvenire .... Tutta la colpa della sua tristezza , è in Lei medesima . Sotto lo sguardo attanagliante dell ' uomo , Roberta parve decadere da un ' alta allucinazione ; il colorito le si diffuse alle guance vivissimo , e nel punto in cui Cesare la lasciava , ella andò a sedersi , e restò a capo chino , umiliata .... - Suvvia , - finì il Lascaris con un sorriso , - la sua povera malata guarirà , e non valeva la pena di trarre deduzioni pessimiste contro il destino .... Quale comunanza poi , Ella abbia con l ' epilettica , dall ' età infuori , io non saprei ; e l ' età è poca cosa , per credere che se quella morisse , dovrebbe morire anche Lei .... Non è vero ? Mi dica che ho ragione , ... Con una fievole punta d ' ironia , egli era a bella posta passato al di là de ' suoi diritti ; s ' era compiaciuto a far sentire l ' indulgenza mordace che le debolezze di Roberta suscitavano nel suo animo , quasi le debolezze d ' una bimba .... - Sì , - ella rispose a voce bassa , levando infine lo sguardo in volto a Cesare . - Ho avuto torto . Quello spettacolo mi ha tanta commossa ! E per sottrarsi al dominio di lui , corse alba sorella , che la ricevette e la strinse fra le braccia . - Non recarti oltre , laggiù , - disse Emilia con dolcezza . - Vi andrò io , se vuoi . Tu ti lasci troppo impressionare . Innanzi alle due giovani riavvicinate e avvinte , le quali lo guardavano con occhi sì diversamente intensi , il Lascaris provò ancòra la vampa di calda sensualità che lo bruciava ormai sempre alla vista delle due sorelle ; e quell ' entrare di un tratto nel possesso spirituale di Roberta , quell ' impero ch ' egli poteva , ch ' egli avrebbe potuto stendere più ampio su di lei , col diritto del medico sull ' ammalata inconscia , gli piacquero e lo aizzarono . Un fastidioso silenzio chiuse la rapida scena . Cesare stava per tôrre commiato , quando la fanciulla lo prevenne , diede un bacio a Emilia , e salutato il Lascaris , ridiscese in giardino . - Nessuna speranza , dunque ? - egli ricominciò non appena furono soli . - Non parlerai ? Emilia era tuttavia circonfusa dalla tristezza , che Roberta sembrava aver lasciato con la sua assenza . - Chi oserebbe parlare ? - rispose . - Non vedi ? Non capisci ? È crudelmente ammalata di spirito .... Chi oserebbe parlarle , in simili condizioni ? - Ammalata di spirito ? - ripetè il Lascaris . - Io ho conosciuto parecchie fanciulle , le quali inghiottivano il sale e bevevan l ' aceto , nella ingenua speranza di morir consunte .... Sono le piccole follìe , cui poche normalissime si sottraggono ; sono i perturbamenti dell ' età .... La signorina legge forse troppi romanzi . - Cesare ! - interruppe Emilia . - Non posso lasciarvi parlare così di Roberta .... - Legge troppi romanzi , - proseguì Cesare pacatamente , nell ' atto che riprendeva la canna e il cappello . - La morte è sempre descritta nei romanzi con un lusso di particolari falòtici , che fanno ridere ; non è un fenomeno naturale e semplice , ma una trovata dello scrittore , una punizione d ' Iddio , una giustizia degli uomini , uno scioglimento di qualche terrifico dramma , che diversamente non sarebbe mai più finito .... Questo ha turbato la fantasia di tua sorella , e una contadinotta qualunque non può patir di capogiro , senza che la signorina ne preveda la morte e le esequie .... E noi , qui ad attendere che i fantasmi passino , mentre andranno sempre rinnovandosi poichè non sono formazioni esterne e occasionali , ma flora indigena , creazioni caratteristiche del suo cervello .... . - Cesare ! ... Cesare ! ... Cesare ! ... - esclamò nuovamente la donna , su tre tòni diversi . - Non vi avrei supposto tanta ingenerosità .... Essa è malata .... - Addio , Emilia , - egli rispose , prendendole ambo le mani . - Cercate di non farmi ricordare quanto può un uomo che vuole .... Cercate di parlarle .... O le parlerò io , benchè non abbia su di lei autorità alcuna . Una maschera di sarcasmo gli era scesa sul volto , e traverso le frigide parole di lui sembrava minacciare qualche imprevedibile ribellione . Emilia non consentì alla stretta delle sue mani ; e lo lasciò partire , pensando che non lo conosceva , che in fondo al cuore dell ' uomo doveva giacere una malvagità sottile , una acerba indifferenza per i mali altrui . Forse , tutto ciò ch ' egli era apparso fino allora , poteva essere stato frutto d ' ipocrisia , di quella ipocrisia non volgare , cui la lotta medesima suggerisce e insegna .... Certo , il sarcasmo , il lieve disprezzo per Roberta e probabilmente per lei stessa , rivestivano i suoi lineamenti arguti meglio assai delle altre espressioni delle quali il volto mobilissimo di Cesare era capace . Quando fu a ' piedi della scalinata marmorea , egli scorse Roberta china sopra un cespo di gaggìa , da cui staccava a uno a uno i granelli dorati e fragranti , serrandoli nel cavo della mano . Cesare avrebbe voluto scansarla ; ma ella avvertì il passo , lasciò la sua leggiadra occupazione , e andò incontro al Lascaris . - Ascolti , - gli disse . - Le grida giungono fin qui .... L ' ammalata è nel rustico .... Vada , vada a vederla .... Veramente , grida non s ' udivano , e il silenzio non era interrotto se non da un canto acutissimo sulla strada , un canto lamentoso e azzurro , che i popolani liguri trascinano in note di falsetto . - Sarebbe indelicatezza verso l ' amico mio dottor Noli , - osservò Cesare annoiato . - Non v ' è pericolo , non ve n ' è affatto .... E , d ' altra parte , io non rappresento nulla ; sono il signor Lascaris , un passante , un villeggiante qualunque . Da due anni , lo sa , ho lasciato la carriera .... Il mio intervento non può essere scusato se non da casi eccezionali . - Ero dunque ben gravemente ammalata , quando Lei è venuto a visitarmi la prima volta ? - chiese Roberta con una triste lentezza . S ' erano fermati poco lungi dalla villa , sul principio del viale che digradava fino alla verde cancellata ; ed Emilia udiva le loro voci , senza afferrar le parole .... Ricordò allora , la donna , la dubbia frase dell ' amante : " Di quale animo devo impadronirmi ? Del tuo , o dell ' animo di tua sorella ? " Un malefico intento di torturar la fanciulla nacque sùbito nello spirito affaticato dell ' uomo ; e invece di protestare , di confortare , di toglierle ogni apprensione sulla malattia d ' ieri , che poteva essere la malattia di domani , egli non rispose motto , e finse l ' impaccio di chi cerca una benevola menzogna . Gli fiammeggiava in mente la sensazione da lui medesimo definita : " Con una parola potrei forse ucciderti " e la parola stava per iscattare , rovesciando ai suoi piedi la giovane dritta e titubante . Ma fu tosto , ridestato dall ' incubo . - Abbiamo una giornata ideale , - egli disse . - Perchè non esce a passeggio ? Le gioverebbe assai più che occuparsi di quella ragazza . - Se ero tanto malata , come posso essere guarita d ' un tratto ? - soggiunse Roberta , allentando il pugno e lasciandosi sfuggire i grani odorosi della gaggìa . - E perchè Lei m ' illude ? Aveva nella voce qualche cosa umile e paziente , qualche cosa forse anco vile e trepida , non mai udita da Cesare nelle domande di lei . Ella era innanzi al giudice , al quale voleva carpire per insidia la sentenza intima e sepolta . Studiava d ' avvicinarsi alla verità , fingendo una rassegnazione consapevole ; ma sotto alla scaltra indagine , il terrore , l ' angoscia istintiva della giovanezza per la tenebra eterna , vibravano . Pur di assaporare la vita , il sole , la felicità d ' una lunga dimane , la vergine intatta nel corpo e monda nel pensiero , si sarebbe macchiata di qualunque impudicizia ; colui che avesse potuto offrirle la salvezza , avrebbe imprigionato la fanciulla in una schiavitù senza limiti , per sempre . O forse , rispondendo alla visione che balenava qualche volta alla mente di Cesare , fors ' ella si sarebbe gettata ai piaceri con la fame avida di chi vuol tutto conoscere in breve giro di tempo , con la febbre di chi alle spalle intende il galoppo macabro . - Che cosa posso dirle più di quanto non Le abbia detto ? - egli rispose freddamente . - Io non ho mai incontrato anima meno fiduciosa ... ! Ella turba la pace d ' una persona che le è cara , e rattrista un ' esistenza che non le appartiene .... Si mosse per allontanarsi , e già s ' era incamminato , quando la voce di Roberta lo richiamò tenera e sommessa : - Almeno , mi saluti , - diceva . - Almeno , mi saluti .... Un ' altra fanciulla , Cesare vide venirgli incontro , nell ' animo della quale le parole di lui secche , brevi , imperiose , avevano prodotto la reazione . Gli veniva incontro Roberta , il volto irradiato da un lampo di gioia riconoscente ; bella di fiducia , a testa alta , con la mano tesa , ormai sulla via della schiavitù assoluta , per quanto piccola sicurezza di bene egli avesse potuto offrirle . - Addio , fantastica ! - Cesare disse , stringendo quella mano , la quale già rispondeva alla sua stretta con qualche abbandono femminile . - Addio , dottore ! - ella replicò , mettendo in quell ' appellativo un arcano senso di devozione e di fede . Allora , veramente , l ' ululo della epilettica lacerò l ' aria , rompendosi in un sèguito di singulti barbari . Cesare fissò in viso Roberta ; ma questa gli sorrideva ancòra , e tutta colma di speranze egoistiche , non aveva udito . XVI . - Se lei volesse mandarci il fidanzato di sua sorella .... - pregò la vecchia . Roberta , incamminata per uscir dalla casupola , si volse bruscamente . - Il fidanzato di mia sorella ? - ripetè . - Che cosa dite ? - Sì , quel signore , il medico che viene tutt ' i giorni dalle Signorie Vostre .... La fanciulla s ' abbrancò allo stipite per non vacillare ; e rispose , impallidendo : - Va bene , glielo dirò . Poscia si fece forza , e uscita rapida in giardino , entrò in casa , risalì nella sua camera . Non aveva trovato energia per protestare . Cesare Lascaris , agli occhi di quei contadini , era il fidanzato d ' Emilia ; probabilmente , anche agli occhi delle cameriere , agli occhi di chiunque avesse voluto spiegar l ' assiduità del giovane presso le due sorelle . E fidanzato era certo l ' eufemismo che significava l ' amante . In tal modo , Roberta veniva punita della sua pietà ; poichè dal giorno della crisi , quotidianamente s ' era recata a visitar l ' epilettica . Nella famiglia de ' massai , tutti piagnucolavano , per l ' ereditaria viltà delle razze inferiori ; e tutti s ' occupavano , guadagnavano , spendevano avaramente ; tenevano a fitto la terra circostante alla villa , facevan da procaccia tra il paese e Genova , lavoravan da falegname ; e tutti piagnucolavano . Pareva che il lamentìo sommesso della schiatta si fosse impersonato nell ' avolo , un vecchio d ' ottantatrè anni , curvo e disseccato ; il quale non moveva piede , non si poneva a sedere , non girava lo sguardo , non s ' appoggiava alla lunga canna , senza trarre dal petto concavo un lagno querulo e abitudinario . Roberta s ' era lasciata cogliere , e portava cibo , vesti , danaro . Vigilava con gli occhi inteneriti la scialba fanciulla , che non sembrava notarla mai al suo fianco . E scorrendo quasi l ' intera giornata in quella casupola , tanto malinconiosa da non credersi piantata come la villa a oriente di una vaghissima costiera , - Roberta intendeva di tempo in tempo qualche allusione , o coglieva qualche sorriso , che le riuscivano strani e la facevan pensare . Senza dubbio , lievi cose ; ma l ' animo di lei , dopo aver lavorato nella vacuità del sospetto , era avido ormai d ' indizii , e cercava inconsapevole una traccia , una guida , purchè fosse . - È il cane del diavolo , cotesto , - diceva la massaia , accenando Nero , che andava a scodinzolare presso la fanciulla . - Abbaia sempre .. Vossignoria non l ' ode , qualche volta ? ... Sveglia tutti quanti , la notte .... Ma .... , di guardia ! ... Oh , se è di guardia ! Quando urla , sa perchè .... Vien qua , Nero ! ... Eh , gli piacciono i signori ! I signori , li rispetta .... Sorrideva , d ' un sorriso decisamente sciocco ; ma non sorrideva con lo sguardo , irresoluto , fuggevole ; e il piccolo corpo secco e magro della femmina pareva allungarsi ; e il collo s ' allungava di certo , aiutando la voce senile che fischiava il polifono dialetto ligure . - Una notte , perfino , mio marito è dovuto scendere a vedere .... Nero abbaiava .... Come abbaiava forte ! ... Ma sapeva perchè .... C ' era qualcuno in giardino .... - Qualcuno , di notte ? - esclamò Roberta . - Chi , dunque ? - Eh , qualcuno ! - ripetè l ' altra , seguitando il suo ghigno melenso . - Un ladro , un vagabondo , senza dubbio .... - Eh no , un ladro ... ! Qualcuno , insomma .... Basta : quando Nero abbaia , sa perchè .... Ma Roberta , guidata da una bieca luce improvvisa , aveva voluto sapere , aveva insistito , per combinar la data del trascurabile episodio con un certo suo ricordo , esso pure , fino a quel giorno , trascurabile . Poi , avvistasi della curiosità feroce cui si dava in pascolo , sentì una nausea violenta , troncò l ' interrogatorio , gettando alla femmina un involto che le aveva portato . E non essendo riuscita a definir tuttavia se la fanciulla avesse compreso o non avesse avuto bisogno di comprendere , la femmina aveva allora tentato il colpo maestro , fingendo l ' ingenuità : - Se la Signoria Vostra ci mandasse il fidanzato di sua sorella .... Roberta uscì rapida in giardino , entrò in casa , risalì nella sua camera . Ella aveva toccato il colpo , quasi piegando sopra sè medesima ; e avvertiva lo scatenarsi d ' un gran male fisico , non diversamente che ne ' suoi giorni di terrore . Il fatto prendeva nella imaginazione mobile e ignara della giovanetta le proporzioni d ' un delitto , del quale sua sorella , la sua Emilia , si fosse macchiata . Ella ritrovava nella mente la figura incomparabile della donna , chiusa in una leggera vestaglia con gran collare alla Stuart , i capelli crespi snodati e lunghi fino oltre le reni ; bella , giovane , fresca , esultante per una delizia attesa ; e finta , simularda , egoista come tutti i felici .... Era entrata nella camera di Roberta ; cosa strana , non mai avvenuta prima ; e aveva rassicurato la fanciulla , nervosa per l ' abbaiare , anche strano , di Nero ; l ' aveva così caramente ripresa delle sue inquietudini ; le aveva imposto le care mani sul volto , l ' aveva addormentata . E un uomo , nel giardino , stava ad aspettarla ! Perchè non si poteva nutrir dubbio ; e l ' aneddoto narrato dalla vecchia , rispondeva benissimo alla maraviglia interrogativa onde Roberta era stata colpita quella notte . In giardino ? La donna era scesa in giardino , con la vestaglia piena di fruscìo , coi capelli snodati ? Il cuore di Roberta cominciò a battere violentemente . Ricoveratasi nella camera , era corsa al cassettone , vi aveva appoggiato i gomiti , e secondo l ' abitudine delle sue ore meditative , vi era rimasta , guardandosi nello specchio , a pensare .... Una vampata calda di sangue le affluì al volto .... In giardino era avvenuto il convegno ? Non poteva dubitarne ; non osava , benchè tale convegno non fosse verosimile , con quell ' abbigliamento , col pericolo di essere uditi .... Ma dell ' abbigliamento ella sapeva alcuni particolari , i quali ritornatile alla memoria , le avevan chiamato tutto il sangue al volto . Sotto la vestaglia , sua sorella era indifesa .... Dunque , mentre Roberta credeva sè medesima ed Emilia serrate in un inviolabile cerchio di sventura , la donna aveva spezzato il cerchio , n ' era uscita , abbandonando la fanciulla alle sue angosce , al suo male , a ' suoi spettri .... La voce della giovanezza l ' aveva chiamata all ' amore . E la parola magica sfolgorò un gran raggio , passando traverso la mente di Roberta ; a lungo fu assorta nella contemplazione del mistero , non diversa dalla femminetta innanzi al Tabernacolo , timorosa della maestà del luogo e impaziente di varcarne la soglia , per essere inondata di luce . L ' amore , alle giovani veniva carico di promesse , ricco di secrete e di palesi delizie , invitto di superba possanza nel ridente aspetto d ' Iddio ; e nulla aveva più senso , nulla aveva più forza , nulla poteva essere d ' indugio o d ' ostacolo alla sua via trionfale . Era l ' Iddio eternamente pagano ; l ' agile sua navicella varcava insommergibile gli oceani del tempo , sfidava tutte le tempeste .... A lei , forse , povera , di sangue , attanagliata fra le branche del male senza pietà , a lei non doveva giungere l ' amore ; non mai avrebbe avuto potere di strapparla alla sua vita letargica , di lanciarla nelle spire della passione , di farle obliare i presentimenti sconsolati .... - Ebbene ? - disse Emilia , aprendo la porta . - Che fai lì , tutta sola ? Roberta sussultò , ritraendosi , e guardando la sorella . Vestiva Emilia un abito chiaro , largo di gonne , aggraziato e snellissimo di busto ; portava un cappello di paglia con qualche piuma ; attraverso il veletto , gli occhi splendevano e le labbra apparivano tumide , ingranate . - Niente , - rispose la fanciulla , sentendosi ancor tremare . - Tu esci ? - Andrò alla marina , un poco .... , verso Nervi .... Roberta notò che Emilia non la fissava negli occhi , e le sembrò di avvertire che un debole rossore salisse alla fronte della donna . Ebbe una stranissima pietà per il lieve impaccio di lei ; ebbe lo stranissimo bisogno d ' aiutarla a mentire . - Va , - disse . - È una magnifica giornata .... Avrai forse un po ' d ' emicrania ? - Sì , un po ' d ' emicrania , - confermò Emilia . - Vado ; l ' aria mi farà bene . Addio , cara . - Addio . E in preda sempre al desiderio d ' aiutarla , Roberta si mosse , andò a posare un piccolo bacio sulla fronte della donna , e stringendone la mano , le sorrise . Dall ' orrore temerario , decadeva quasi alla complicità ; dallo sdegno , si sentiva repentemente portata all ' occulta simpatia . Non riusciva a comprendere ella medesima come le fosse mancato ogni impeto di rivolta . Il suo cuore stava muto ; nulla che significasse lo sfacelo d ' un sogno , il precipitare d ' un ' illusione ; l ' abbandono d ' Emilia la lasciava fredda .... Di più ; ascoltando bene il cuore bizzarro , una voce pareva sorgerne : " Sono libera anch ' io ; debbo anch ' io procedere sola , vivere una vita mia , cercare altrove la mia strada . " Ella volse in giro lo sguardo . Come aveva potuto credere che l ' esistenza intera fosse racchiusa fra le quattro pareti della sua cameretta ? Andò a sedere sul divano , facendosi posto tra i libri ch ' erano stati i soli confidenti delle sue speranze tumultuose ; e appoggiato il capo alla spalliera , partì con l ' anima dietro una selvaggia orda di visioni , afferrando di tempio in tempo il filo d ' un ragionamento seguìto , e sùbito riperdendolo tra la baraonda . Quanto era stata ingenua ! ... Da più mesi , sua sorella amava ; sua sorella godeva le squisitezze d ' un sentimento immortale , ed ella , Roberta , l ' aveva supposta ancòra meschinamente chiusa nelle abitudini quotidiane ! Ella , Roberta , s ' era lasciata sfuggire una infinità d ' indizii preziosi , che ora le tornavano ad uno ad uno , col loro significato certo ; e v ' era stato bisogno che una contadina maligna l ' avviasse , quasi facendo i nomi , quasi offrendo le date ! Mentre il fatto era così manifesto , che Cesare Lascaris aveva tentato addormentare i sospetti , traendola a un ' amicizia bonaria , fanciullesca , mostrandosi di lei più sollecito che di Emilia . Sarebbe rimasta sola . Era ricca ; da tempo , ella poteva disporre liberamente della propria agiatezza , e alla sua inesperta fantasia , l ' indipendenza materiale sembrava il càrdine d ' una grande felicità . Aveva cancellato d ' un tratto le figure dei due amanti , e si fingeva sola . Innanzi alla finestra , fissando le acque sterminate , col mobilissimo luccichìo solare , pensava : " Tutto ciò mi è indifferente ; tutto ciò non ha ancòra senso per me . In questo decembre , Milano , la città , i teatri , le feste , mi sarebbero assai più cari . Io sono sola , e non posso godere cotesto spettacolo magnifico , ma eterno e pieno di silenzio . No ; v ' è qualche cosa pronta e facile , nella vita , che io non conosco : io non conosco i sodisfacimenti dell ' ambizione , la delizia di sentirsi ammirata , il gaudio d ' essere libera , padrona d ' oggi , di domani , arbitra di restare o di partire .... Sono bella ? " - Tornò allo specchio , e interrogò la propria imagine , un poco pallida , con gli occhi febbrili , i capelli biondi e arruffati . " Potrò essere elegante .... Ma perchè non soffro ? Mio Dio , perchè non soffro ? Non amo più Emilia ? Ci siamo ingannate ambedue , forse , imponendoci una schiavitù senza ragione . Le sorelle non si amano come noi volevamo amarci , chiusi gli occhi a tutto quanto non fosse del nostro affetto .... Emilia se n ' è avveduta la prima . Presto , ella dovrà parlarmi e confessarsi : io la stringerò fra le braccia e le dirò ch ' ella è libera , che noi siamo libere . Poi , comincerò a vivere sola , per me stessa , d ' una vita elegante .... " - E , poichè era sempre la fanciulla angariata e attratta dai sogni un po ' umoristici del romanticismo , perdette ogni nozione della realtà , cominciò a imaginare il mondo alla stregua delle sue fantasie . Vide luce , molta luce sulla strada dell ' avvenire , e vide sè medesima incedere tra quei nimbi aurati , vergine superba e intatta . Curva su gli abissi della disperazione , non aveva mai pensato all ' amore ; e lo scoperto amore d ' Emilia prendeva un significato di giocondo auspicio anche per lei . Aveva creduto morire , mentre non si moriva alla sua età ; aveva paventato che l ' amore non fosse mai per giungere , e sarebbe giunto a tutte . Ella avrebbe saputo farsi amare ed esser fedele quanto una schiava ; le sue gioie , le sue sciagure , si sarebbero confuse con un altro destino , nell ' ora dell ' incontro . Questi pensieri andò volgendo , su questi pensieri variando in gradazioni infinite . Respirava come un ' assetata d ' aria pura in una pinnacolata selva di balsamifere . Alcuni giorni squallidi ed inutili seguirono , di cui Natura non dava credito ; li contava buoni sulla bilancia , e li avrebbe fatti pagar con la morte . Il giuoco di Cesare Lascaris appariva ormai così semplice agli occhi di Roberta , ch ' ella si stupiva di non averlo compreso avanti ; e docile alla solidarietà istintiva per la sorella , per la donna innamorata , - pur rilevando ad ogni poco un cenno , uno sguardo , un fatto , i quali sempre le erano prima sembrati differenti , - si prestava all ' inganno . Le piaceva ridere ; perdeva la sensibilità onde aveva trovato tutt ' i giorni un argomento di dolore : la fanciulla irriflessiva era risorta . Non mai amicizia le era parsa più saporosa che quella di Cesare Lascaris , dell ' uomo caro alla sorella sua , destinato ad avviar l ' esistenza dell ' una e dell ' altra verso la strada piena di luce . Egli le avrebbe tolte al malaticcio incubo del reciproco obbedire , legando a sè la vita d ' Emilia , liberando Roberta di fronte all ' indomani . Già aveva liberato questa dal fantasma della morte precoce ; già la sua prima apparizione in casa loro era stata salutare , provvidenziale . Roberta gli doveva la vita , e più che la vita , la fede ; e più che la fede , l ' avvicinamento insperato d ' un sogno . Perchè dalla nuova sorte d ' Emilia , scaturiva naturale che Roberta sarebbe rimasta sola , intutelata , arbitra di tutta sè medesima . Tali vertiginose mutazioni s ' eran fatte manifeste . L ' istante venne , in cui Cesare sentì che il cuore della giovinetta era colmo di gratitudine , e ch ' egli aveva imprigionato la fanciulla in una schiavitù senza limiti , per sempre . Ancòra lontana , l ' idea dell ' amore ; limpido , il sentimento di lei ; ma ella era entrata nello stadio più favorevole alla suggestione , quando l ' anima femminile si confida , e dall ' uomo aspetta la parola che la calmi o che la inciti . Se Cesare si fosse lasciato trascinare a posar le labbra sulla bocca di Roberta , ella non si sarebbe opposta , concedendo senza sapere , forse come tributo d ' obbedienza , in un oblio fulmineo . Dopo , e invano , sarebbe venuto lo sguardo tragico , pazzo , col quale le fanciulle sedotte si risvegliano dalla colpa . Cesare palesavasi finalmlente a Roberta nel fàscino dell ' uomo freddo ; ella scopriva d ' aver creduto a lui solo , d ' avere sperato solo per opera di lui ; non alcun altro medico , non Emilia avevano osato irridere alle sue paure , al suo presentire , a ' suoi vaticinii puerili . Nessuno al mondo l ' aveva avvicinata con tanta familiarità ; a lui nemmeno era balenato il pensiero d ' adularla ; il motto piacevole e comune , la lusinga piccola , la meschina frasuccia erangli ignote . L ' aveva presa , collocata più alta delle convenzioni , dominata per maschia semplicità , combattuta e salva . Tutto ciò , nello spirito di Roberta , aveva prodotto un ' eco lenta , che saliva a poco a poco , ma tenace e prolungata ; così come gli indizii dell ' amore di Cesare per Emilia erano stati torpidi a collegarsi nello spirito di lei , e poi a poco a poco le si erano svelati agli occhi della mente con una logica sicura . E alla sua ammirazione anche la conquista d ' Emilia giungeva quale argomento . La donna pareva scusare la giovanetta ; la donna aveva tutto dimenticato ; era scesa nel giardino , formidabile di ombra , a notte alta . Roberta ammirava il romanticismo di quel colloquio , dell ' amore che a quel colloquio aveva concluso ; e comprendendo che le vicissitudini del dramma dovevano essere state per la giovane altrettante ore di dubbio , d ' angoscia , forse di rammarichi , la fanciulla fu tutta nuova intorno a lei ... - È strano , - osservò Emilia , un di quei giorni , a Cesare . - In mia sorella non trovate nulla di mutato ? Vi pare ch ' ella tema ? Non l ' ho vista mai così affettuosa , in nessun tempo .... Mi parla con dolcezza , mi ascolta con devozione , mi circonda di cure gentili .... Accennò presso all ' uomo , sopra lo scaffale da ninnoli , una leggiadra statuetta eburnea , rappresentante Diana in atto di scoccar la freccia , un grosso cane avido ed intento al suo fianco . - Ecco : ieri è andata a Genova e n ' è tornata con codesta piccola statua d ' avorio , ch ' io desiderava .... Quel mazzo di rose sulla tavola , è stato colto e messo insieme da lei ; è il suo regalo d ' ogni mattina .... V ' è , infine , un mutamento senza causa , che mi turba .... Non avete notato nulla ? - È ancòra triste ? - domandò Cesare . - No , non è più triste . Poco fa , mi diceva che vuole andare a Parigi ; ella sogna Parigi , come potrebbe sognarla una bambina , la quale non sappia che cosa sia una città . Ma una volta , io aveva parte a ' suoi disegni ; ora mi dimentica , parla di sè , quasi volesse andare a Parigi sola .... Poi , vi sono altre cose inesplicabili .... Non vi sembra , ad esempio , che da qualche tempo moltiplichi le sue assenze e le prolunghi ? Appena giungete voi , trova un pretesto per allontanarsi . Mentre la donna parlava , Cesare andava mentalmente enumerando i segni delle mutazioni che in Roberta aveva egli pure afferrato ; e sopra tutti , certi sguardi fissi , poco meno che affettuosi e caldi , i quali venivano a lui dall ' amica incapace a simulare ; e ancòra meglio , la sommissione timida che impediva a Roberta di rifarsi alla confidenza , una volta così audace , con Cesare . - Chi può indagare il significato d ' un capriccio ? - egli disse . - Forse noi diamo troppo peso alle variabilità del suo umore ; e aspettando , ci torturiamo . Suvvia , Emilia , bisogna affrontar gli ostacoli , d ' un colpo , e uscire da queste incertezze , che non muteranno nulla , poichè io non rinunzierò mai a te .... Dovessi commettere la più strana follìa , dovessi spingere il mio diritto fino alla crudeltà , non esiterei .... Io ti amo , e il mio diritto è divino . Egli aveva meditato in quei giorni , e il terrore della solitudine , che non ha grida , ma risuona dentro l ' anima in vibrazioni echeggianti , lo prendeva d ' un tratto .... Egli soffriva la responsabilità della propria solitudine ; non aveva mai saputo meritarsi una pronta amicizia , un tenero amore , una commovente solidarietà . Non aveva saputo esser nulla fra le energie simpatiche le quali attraggono ; era stato piuttosto , quando per fatalità , quando per orgoglio o per indifferenza , era stato un ' energia repulsiva , un solitario , un egoista , un nomade , un parassita , che gode la civiltà e la disprezza , che ha bisogno degli altri e non se lo confessa , che vive la vita di tutti e finge di vivere una vita speciale . Ora , tra lui e Roberta , tra l ' uomo forte , calcolatore , e la fanciulla esile , quasi moribonda , inutile , impacciante , egli non doveva essere sacrificato . - Hai inteso , anima mia ? - continuò . - Questo periodo di miraggi non sarà distrutto , qualunque cosa sia per accadere .... Io ti voglio , perchè tu devi essere la mia vita . - Te ne prego , Cesare , - interruppe Emilia , avvertendo ch ' egli dimenticava il luogo ove si trovavano e il pericolo d ' essere uditi dalle persone di servizio . Rapidamente , ella intuiva l ' uomo , passionale e cupo sotto la maschera della freddezza ; capace d ' arrivare al delitto per il chiuso egoismo del possesso , per la difesa della conquista . Se ne sentiva atterrita e sdegnata ; l ' ardore incontenibile dell ' amante le pareva brutale , e certo assai dubbio per il sèguito , quando l ' ardore fosse stato soddisfatto e Cesare non avesse saputo mitigarne la vuota fine con un sentimento più puro . - Dunque , parlerai , le annunzierai ? - egli insisteva , baciando ; le mani della donna . - Le annunzierò .... - disse Emilia . - Oggi , oggi stesso ? - Appena se ne offrirà l ' occasione , Cesare .... - No , oggi stesso , quando sarò partito .... - Ebbene , oggi , quando sarai partito .... Ella sapeva avanti che non avrebbe trovato la forza di dire una parola a Roberta . Da tempo , aveva preso l ' abitudine d ' aspettare , paurosamente ; sapeva che a toglierla da quella incerta aspettazione , solo qualche fatto non voluto e non cercato , avrebbe avuto potere .... Dopo un lampo d ' esitanza , Cesare le si avvicinò , le prese la testa che ricoperse di baci fitti e ardenti .... - E promettimi ancòra .... - egli soggiunse . - Promettimi .... Terminò la frase presso l ' orecchio di lei , sorridendo ; mentr ' ella ebbe un gesto di diniego col capo e con la mano .... - Perchè ? - implorò Cesare . - Dammi questa prova ; non tenermi in angoscia .... Vuoi ? - È inutile , - disse Emilia . - No , non è inutile , - proruppe il giovane . - quando tu mi ami .... - Ma se oggi non potessi parlarle ? - osservò la donna , risentendo , al solo pensiero di quel colloquio , battere dolorosamente il cuore . - Se vorrai , potrai parlarle .... E per ciò .... - Sta bene , - concluse Emilia . - Ti prometto anche questo . Stranamente , concepiva in quell ' ora contro il Lascaris un ' ombra di avversione ; quasi l ' insistenza di lui l ' avvertisse che non era più libera di sfuggire alle battaglie temute , e di adagiarsi nella sua bella viltà femminile . Il periodo d ' indugio veniva dunque a morire ? La dolce gioia di contemplar l ' avvenire era finita ? Ella avrebbe voluto ancòra tuffarvisi , in un fiume d ' oblio ; laddove , più rudemente , l ' uomo desiderava la realtà , avvicinava il futuro tenue e roseo , si stancava dell ' aspettazione dubbiosa , non comprendeva neppur lontanamente la delicata fragilezza di quei giorni , che non sarebbero tornati mai più . Era il maschio . Ma intanto , Cesare la ringraziava con lo slancio , che la passione faceva in lui ribollire ; chinato sulle mani della donna , le baciava minutamente . Egli così appariva , in vicenda alterna , or l ' uomo cùpido , inquieto , fosco ; ora , per una lieve speranza o per una scarsa grazia , il fanciullo entusiasta , sommesso , incurante del giogo . E vedendolo in tal modo scendere e salir dolorosamente la scala del travaglio amoroso , Emilia fu tòcca , e gli rendette i baci . Più tardi , quando ella si trovò sola , il pensiero del colloquio con Roberta sùbito l ' agghiacciò . Avrebbe dovuto addentrarsi in una difficile spiegazione ; avrebbe dovuto dire alla sorella , che aveva sull ' affetto di lei fondato ogni cara speranza : " Io amo Cesare Lascaris , e mi darò a lui per sempre ; egli terrà nel mio cuore un dominio invincibile e assoluto .... Senza interrogarti , noi abbiam disposto anche del tuo avvenire : ci seguirai ; vivrai , non più nella calda intimità della sorella tua , ma presso la moglie d ' un uomo che tu appena conosci , e che per mio consenso avrà i diritti poderosi della legge , il diritto di consiglio sopra di te , l ' autorità d ' un fratello .... Io ho deciso del mio avvenire ; e senza interrogarti , ho deciso del tuo .... " Quantunque ella sapesse che nulla in simile procedere era strano o inusitato , pure qualche cosa l ' avvertiva sottilmente come la sua potestà fosse falsa , come per Roberta le vicende future si riducessero a una diminuzione di libertà . E la critica spontanea faceva sì ch ' Emilia presentisse le obiezioni della giovinetta , contro le quali , in caso estremo , non avrebbe potuto opporre se non la volgarità della solita prudenza , i ragionamenti gretti e senza luce delle consuetudini sociali , che avevano statuito la più severa tutela per le fanciulle minorenni , quasi la differenza d ' un anno o d ' un giorno rappresentasse gran cosa in un ' indole o nelle inclinazioni d ' una giovane anima . Fu inquietissima , sentendo nascere da ' suoi stessi dubbii la necessità " d ' affrontar gli ostacoli , d ' un colpo " , perchè ella medesima non demolisse in breve le sue ragioni . Fu irrequieta , rifuggendo dalle quotidiane abitudini , andando e venendo per l ' appartamento , senza posa ; affacciandosi alle finestre , scendendo in giardino , cercando aria diversa , cielo diverso , un sèguito di diverse libertà ; arrossendo del proprio necessario egoismo , ribellandosi all ' idea antipatica di giocar non l ' esistenza sua , ma quella anche della giovanetta ignara , sopra l ' àlea d ' un amore che doveva essere di lei sola . Infine , tentò . Si diresse alla camera di Roberta ; ne spalanco l ' uscio , decisa a uscir d ' angustia , e a parlare . La fanciulla stava , tutta grave , raccolta a un suo leggiadro lavoro di uncinetto ; un gran lavoro , del quale non lasciava ad alcuno vedere il disegno complicato , del quale non diceva ad alcuno lo scopo , attendendovi instancabile ; sebbene Emilia avesse compreso che l ' opera paziente era destinata a lei . La fanciulla stava tutta raccolta , mentre viaggiava forse per qualche città d ' oro , nella sua prossima vita d ' eleganza . Una buona finestrata di sole erale intorno . Ella andava soffocando le fisiche ambasce con un ' interpretazione nuova ; soffriva nel petto un ' arsura di fiamma , le granfie d ' un dolor sordo a le spalle , per tutto il corpo la ripugnanza di vivere , di muoversi , di agire ? erano impressioni nervose , bizzarrie sensitive , fantasticaggini . Tossiva , arrossando la pezzuola portata alle labbra ? perturbazioni fuggevoli della donna . Aveva la febbre ? caldura della pelle , generata dall ' ansia di quei giorni . Si sdoppiava , facendo a un tempo da malata e da medico ingannatore ; interrogandosi e rispondendosi . - Hai bisogno di me ? - chiese , al vedere Emilia così repentemente comparsa . - Debbo parlarti .... - cominciò questa . S ' interruppe bruscamente , soggiogata dalla propria commozione . Roberta si levò , riponendo i suoi arnesi nel panierino da lavoro , e prendendo un atteggiamento non solito , quasi avesse aspettato quell ' ora , da tempo . Ma trovata infine la formula per cominciare , Emilia sentì il desiderio irresistibile di non usarne . Già era per colorir qualche pretesto ; già respirava , felice del ritardo che poteva concedersi ; già pensava a calmar l ' impazienza di Cesare ; quando , nell ' alzar lo sguardo in volto a Roberta , vide questa sorridere mitemente e stendere le braccia verso lei .... La novissima êra di libertà pareva alla fanciulla dovesse principiar da quel giorno . XVII . Con gli occhi chiusi , immobile , si fingeva addormentata .... Udì posar cautamente la bugìa sul tavolino ; alcuni passi , non più materiali che il fruscìo del velluto sul velluto .... Una pausa ; certo , Emilia la guardava dormire ; e poco dopo s ' appoggiava al letto , lievissima , e si chinava fino al volto di Roberta .... Ancòra un attimo d ' esitanza ; sopra i capelli della dormente lo sfiorar delicato delle mani d ' Emilia , il tatto appena d ' una piuma , quant ' era bastevole per richiamarla se fingeva , per non turbarla se dormiva .... Poi , sempre camminando così leggera da essere indovinata piuttosto che udita , Emilia si ritraeva , sicura ; tentava prudentemente la finestra , ad assicurarsi fosse ben chiusa ; riprendeva la bugìa sul tavolino , riaccostava l ' uscio .... Al di là , stava ancòra in ascolto ; indi , osava un passo più deciso , allontanandosi ... E tutto ripiombava nel silenzio . S ' era svelata da sè medesima , per la cautela soverchia di verificare se Roberta dormisse : e sùbito , nel pensiero di questa lampeggiò la certezza disgustosa : - " Qualcuno ancòra l ' aspetta in giardino ! " - La fanciulla si sciolse dalla immobilità forzata ; si levò a sedere sul letto , guardando con gli occhi fissi nel buio ... " Che cosa si diranno ? - pensò . - Certamente parleranno di me , faranno dei disegni per l ' avvenire ; disporranno della mia vita e della mia libertà , come di cosa loro ! " Allungò il braccio ad accendere una candela ; s ' intrattenne , fra la luce giallognola , a riflettere , sentendosi a poco a poco tutta conquidere dalla brama d ' udire , mentre numerava i pericoli di quello spionaggio , la probabilità d ' essere sorpresa , la difficoltà di raggiungere gli amanti senza incontrar Nero , che accusasse la presenza di lei , latrando . Ma pur nel tempo in cui meditava , si lasciava scivolar dal letto , e , prese le sue vesti , le indossava rapidamente . Quando si trovò vestita , la riflessione tacque ; spense il lume , ed uscì , incontro alla morte dell ' anima . XVIII . Che qualche cosa di grave fosse avvenuto , Cesare capì , non appena Emilia giunse al convegno e si liberò dalla stretta delle sue mani . - No , no ! Lasciatemi ! - ella disse . - Ascoltatemi ! La luna circondava , magnifica di tralucente azzurro , la testa e il corpo della donna , come la sera in cui Cesare aveva prima ammirato Emilia , ritta in una gloria di bianco , di bianco latteo , e di bianco e di bianco . La luna era dovunque ; batteva sui gruppi degli alberi , creava un paesaggio di tenui chiaroscuri ; illividiva la villa , massiccia ; stendeva dietro le foglie un velame cilestre a gradazioni argentee ; abbozzava sul terreno ombre leggere . - Ebbene ? - egli domandò avidamente . - Le hai parlato ? - Sì , oggi : me ne ha dato forza ella stessa , perchè s ' aspettava .... Aveva indovinato , sapeva .... E notando un atto di maraviglia nel Lascaris , aggiunse : - Oh , ci saremo traditi le mille volte ! - Ma che cosa ha risposto ? - Ah ! ... È stata una cosa orribile ! - esclamò Emilia , ancòra vibrando . - Sapeva , ed era felice ! ... Io non credeva .... Nessun rammarico , nessun dolore , nessun rimpianto per la mia affezione .... No , non imaginavo tanta facilità d ' oblio .... Mi ha parlato gravemente : ha detto che io sono libera , che noi ci siamo ingannate , supponendo di poter vivere sempre l ' una per l ' altra .... Ha espresso perfino riconoscenza a voi , che siete giunto a toglierci dalla nostra illusione .... Cesare sospirò e le andò incontro , le mani tese , il volto rischiarato di viva gioia . - Se tutto è riuscito bene , perchè non siete felice , perchè così pallida e spaurita ? - egli chiese con espressione di mite rimprovero . - Dubitate del mio amore ? - Oh , Cesare , - disse Emilia . - Non affliggetemi anche voi ; ascoltatemi .... Le sue speranze eran fondate sopra un malinteso , sopra un inganno .... - Un inganno ? - ripetè l ' uomo . - Che cosa ? - Sì ; era felice , ma per sè ; insisteva sull ' idea della mia libertà , soltanto per conquistare la propria .... Non vedeva se non questo ; non capiva , non si augurava che ogni cosa avvenisse in breve , se non per essere libera , per vivere sola , per viaggiare .... Vi fu un intervallo di pausa . Cesare guardava Emilia , trasognato e quasi sorridendo . - Per vivere sola ? - osservò poscia , decisamente sorridendo . - E tu non volevi ammettere ch ' ella leggesse troppi romanzi ! ... Sono idee trovate fra quelle pagine .... - Cesare , - disse Emilia bruscamente , - voi non capite la gravità di quanto vi narro , perchè non imaginate l ' animo di mia sorella , non sapete di che cosa è capace per una follia o per un sogno .... Quando le ho annunziato i nostri disegni , la necessità ch ' ella vivesse con noi , ha gettato un grido come cadesse da una grande altezza .... Sta male , e tutto mi atterrisce .... Tutto mi atterrisce , - seguitò con voce tremula , già prossima al pianto . - Una piccola contrarietà le ha portato altre volte conseguenze gravi , e questo è un forte dolore per lei .... Invece di proseguire , Emilia trasalì ; stette in ascolto , il busto prono , gli sguardi al limitare del chiosco , ove la luna delineava fra le macchie degli alberi un lungo viale , quant ' era lungo impolverato d ' argento . - Il romore delle foglie , - spiegò sotto voce il Lascaris , che aveva origliato a sua volta . E riprese incalzando : - Dunque ? Dunque ? ... Che cosa vuole ? - Un fruscìo , non il romore delle foglie , - osservò la donna ancòra inquieta . - Non vi può essere alcuno , Emilia ; ho girato tutto il giardino , aspettandoti .... Suvvia , dimmi .... - Certo , ella vive di quelle speranze dal primo istante in cui ci siamo traditi , - continuò la giovane . - E da allora , è vissuta per la gioia d ' essere libera , per l ' illusione di disporre a suo capriccio l ' esistenza propria ! .... - Cose incredibili ! - esclamò il Lascaris , passandosi una mano sulla fronte . - Cose folli ! - Sì , sì , chiamatele idee romantiche , assurde ; ma , ahimè , ciò non muta l ' attrazione che hanno per lei ! ... - E tu , - interruppe Cesare , prendendola per le mani , - tu non hai saputo opporre nulla , non hai saputo vincerla , non ti sei ricordata che si trattava del nostro amore , della nostra vita ! - Io ho tanto , tanto combattuto , che l ' ho vista mutarmisi innanzi ! ... Come non la conoscevo ! ... Esitò un poco , involontariamente assorta nel ricordo ; avrebbe voluto tacere , sentendo ch ' era difficile manifestare all ' uomo l ' esaltazione della fanciulla , convincerne lui , così logico e normale . Ma l ' ansietà dipinta sul viso del Lascaris , la stretta delle sue mani impazienti , la diressero : - Ah , che mi ha detto ! - riprese , affievolita dall ' angoscia indimenticabile . - Che colore aveva negli occhi ! Mi ha detto che non l ' ho amata mai , che ho cercato solo la sodisfazione del mio egoismo , che sempre l ' ho trattata e ancòra la tratterò da schiava , da cosa , disponendo di lei , della sua giovanezza , della sua volontà , del suo avvenire ! ... Come non la conoscevo ! ... Questo , ho udito dirmi ! ... Questo ho meritato con le mie cure ! ... Questo , questo , questo , ella pensava di me ! ... Si lasciò cadere sul rozzo sedile , e ruppe in lacrime convulse , le prime lacrime di disperazione che Cesare avesse mai visto sgorgar dagli occhi dell ' amata .... Egli ne fu tòcco dolorosamente ; e inginocchiandosi al suo fianco , accarezzandola con sì lieve carezza quale la donna stessa sapeva usare ne ' suoi momenti d ' abbandono , baciandola discreto con casti baci , tentò il conforto solito con la voce insolita dell ' amore : - Oh io ti amerò per ogni affetto che il mio amore ti sarà costato ! Non piangere , anima ; saremo ugualmente felici ; rimedieremo .... Vedrai ; non disperarti ! ... Ella si sciolse adagio da lui , asciugò gli occhi , rimase taciturna ; mentre nel cuore di Cesare l ' inevitabile parte d ' egoismo appariva , cercando a sua volta la consolazione . - Ed io , - mormorò , - io son venuto al nostro colloquio con tanta gioia , con tanta speranza ! Non ho voluto attendere fino a domani per ricever dalla tua bocca la notizia che nessun ostacolo ci separava più ! ... - Aggiunse , rizzandosi , movendosi nervoso entro il piccolo spazio della chiosca : - Chi si sarebbe aspettato ? ... Egli mentiva , ingannandosi senz ' averne coscienza . Al convegno s ' era recato nella sicurezza della prossima conquista , e perciò calmo , sereno , sodisfatto della liberazione dai malsani istinti carnali , che le due sorelle riavvicinate stimolavano in lui ; ben sapendo che il possesso certo d ' Emilia avrebbe fiaccato e rotto l ' incanto suggestivo di Roberta , per sempre . Il dubbio della conquista , la quale pareva , non isfuggirgli , ma allontanarsi di nuovo assai , gli dava ora fuoco nel sangue . - Chi si sarebbe aspettato una tale pazzia ? ... Lasciarla libera , lasciarla vivere sola ? - seguitò , interrogandosi . - Non ha ancòra vent ' anni ! Le manca perfin l ' ombra dell ' esperienza volgare ! E , quando pure , non è qui , non è qui il pericolo più grave .... Il pericolo più grave .... No , no , Emilia , non hai saputo parlare , non hai saputo dominarla , tu per la prima non hai sentito l ' assurdità intollerabile delle sue pretensioni ! Le si rivolgeva poco men che accigliato , egli stesso non trovando in qual modo , contro chi sfrenare lo sdegno per la forma insospettata della difficoltà .... Gli prorompeva dal cuore , infine , l ' odio non più velato , dalla perversion sessuale , ma chiaro , ma virulento , ma bramoso di frantumare e disperdere la volontà contraria . - Cesare , abbiate pietà , - implorò la donna , alzando il volto nel quale gli occhi , ancòra umidi sfavillavano un voluttuoso languore . - Perchè vuoi giudicarmi ? Ti amo , ti amo , e ho trovato tutte le parole del nostro affetto e della ragione ! S ' arrestò , prolungando il gesto supplice , che le piccole mani intrecciate volgevano al Lascaris ; tese l ' orecchio , seguì un misterioso fremito delle foglie ; poi , riprendendosi , continuò : - Mi pare che ad ogni istante qualche cosa di terribile debba avvenire .... - Sì ; sì , lo so , che hai sofferto molto , per me , per noi , - disse Cesare intensamente .... - Sì , devi aver lottato ; ma come non si è arresa all ' evidenza , come non ha capito ? Emilia aveva uno spontaneo moto di sbigottimento , passandosi le mani sul viso , sui capelli , ricco di grazia quasi infantile , che nel cuore dell ' uomo sempre risvegliava tenerezza infinita . Ella fece il gesto , e l ' amante l ' attirò a sè , stringendola al petto . - Sono arrivata fino a minacciarla , - ella rispose , fra le braccia di lui . - È stata una cosa orribile , ti dico . Ha mutato espressione , ha mutato voce ; non la riconoseevo più .... E tossiva , tossiva , senz ' arrestare la veemenza delle parole .... Un istante , l ' ho creduta pazza .... Uscì dall ' amplesso , di Cesare , e appoggiandosi alla tavola di pietra , soggiunse : - Pure , mi ha fatta dubitare di me ; e perchè dubitava , perchè non mi sentivo forte innanzi a lei , ho voluto insistere , odiosamente . - Odiosamente ? - ripetè il Lascaris . - Non potevi cedere .... La donna tacque . I suoi sguardi vagavano tra gli arabeschi delle foglie cupe sullo sfondo lunare ; e pensava , non udendo l ' altra voce , ma ancòra la voce di Roberta , ancòra punta dall ' inutile pietà della scena , rabbrividendo all ' idea di ritrovarsi domani ancor di fronte alla sorella così mutata . - Non potevi cedere a lei , o ritardare , o sacrificare la nostra felicità , - egli continuava , serrato nell ' implacabile egoismo . - Che v ' ha d ' odioso , rifiutando l ' una e l ' altra soluzione imposte ? La rinunzia ? Pensi tu sempre a rinunziare ? ... - Mi diceva , - interruppe Emilia , senza avere udito , - mi diceva che è forte e risanata ; l ' esistenza meschina di paure e di precauzioni , priva di svaghi , non è più per lei , mi diceva .... È forte , e vuol vivere ; si sente giovane , e non può acconciarsi a star nell ' ombra , sempre . Desidera conoscere il mondo , prender parte alla vita che le è intorno .... Certo , di tutto ciò non sarebbe nulla , presso noi ; forse non ci cureremmo di lei , e non potremmo occuparcene con la tenerezza che avevo io sola , quand ' ero libera .... Ella prevede questo , e la logica fredda non vale , non ha forza alcuna contro i suoi sogni .... - Ma così ? - domandò il Lascaris , inquieto . - Ti sei lasciata vincere ? Emilia , inerte presso la tavola , senza uno sguardo a lui , le braccia abbandonate , si scosse e lo fissò d ' improvviso , con durezza . Che cosa egli sapeva delle sue lotte diuturne ? Che cosa apprezzava , che cosa agognava , che cosa voleva conoscere , se non le bellezze del suo corpo , ignorandone l ' anima insanguinata ? Egli aveva sempre studiato i fenomeni materiali , i fatti , gli indizii dei fatti ; ma non gli era mai occorso di riflettere ai fluidi imponderabili dello spirito , alle delicatissime correnti tra spirito e spirito .... Per ciò , non aveva dato alcun valore alla colleganza delle due sorelle ; per ciò , Roberta era per lui un ' ammalata ; non altro ; ed egli poteva esserne il medico diligente , non l ' amico pietoso . - Ho taciuto , - disse Emilia . - Ed ora ? - insistette Cesare , attonito . - Ma voi credete ch ' io abbia taciuto alle prime obiezioni ? ... Ho taciuto quando non potevo altro .... Sono arrivata al punto .... Crollò la testa , angosciosamente .... Come sentiva , allora , che la tristezza non inganna mai ! Proseguì , decisa : - Io la teneva fra le braccia , perchè cessasse dai rimproveri che mi facevan tanto male ; e andavo pregandola di pensare , di capire .... A un tratto .... Ah , che spavento , Cesare ! ... A un tratto , m ' è sfuggita , è corsa alla finestra .... Sai che sotto la finestra , a parecchi metri , è il ripiano della scala di marmo ; e sporgendosi infuori , tutta diversa , stravolta , mi ha detto : " Non insistere , non insistere , non insistere ! Voglio essere libera per sempre .... Promettimi .... O mi getto di qui ! " Era bianca ; io vedeva il suo cuore battere attraverso il busto .... Che orrore ! ... Che orrore ! ... - E tu , e tu ? .... - incalzò Cesare , divenuto pallido . - Io ho promesso , e ho taciuto .... Non la conosci , - disse poi la donna , a un movimento avverso del Lascaris . - Ella è ben capace ! ... Sì , sì , mi sembra che qualche cosa di terribile debba avvenire ! Cesare rimase muto . L ' abitudine dottrinale di considerare i fenomeni dell ' anima in istrettissima dipendenza dai fenomeni del corpo , gli suggeriva dubbii , osservazioni , risposte , che non avrebbe osato esporre all ' amante . Rimaneva la gravità della minaccia ; e alcuni ricordi , dai più lontani , dal giorno in cui aveva visitato la prima volta Roberta , ai più vicini , alla sollecitudine per l ' epilettica , alla facilità con la quale aveva visto la fanciulla disperare e sperare senza ragione , - questi ricordi gl ' impedivano di sorridere e d ' alzar le spalle . Rimaneva la promessa strana di Emilia a Roberta . - Sì , - affermò poscia , lentamente . - Sì , tu sei libera verso di lei , e il tuo dovere è finito .... Che cosa pretende ? Abusare della tua affezione , approfittare d ' un mutamento della tua vita , per disfrenare la sua .... Hai parlato , hai pregato , hai imposto .... Non hai ottenuto nulla .... Ti ha spaurita con la violenza .... Si opporrà sempre ai nostri diritti , fin che tu non cessi dall ' opporti alle sue follie . I diritti ! ... La parola spontanea sulle labbra dell ' uomo , produceva in Emilia un senso di ripugnanza .... Egli non pareva comprendere se non questo , non vedeva in una squisita dubitanza di sentimenti e di libertà , se non un altaleno di diritti e doveri . Ella battè le palpebre , smarrita , provando la vertigine d ' essere spinta giù per una china , inesorabilmente . - Ebbene ? - domandò , guardando il Lascaris . Ma egli non osava concludere ; sedette , appoggiò le braccia alla tavola , si strinse la testa fra le mani , pensoso e freddo . - Ebbene ? - ridisse Emilia . - Che cosa dunque mi consigliate ? ... Ah , come si capisce , come si capisce che non avete affezioni ! - soggiunse amaramente . - Arrivate a credere ch ' io pensi davvero ad abbandonar mia sorella in faccia all ' ignoto , in mezzo ai pericoli ? ch ' io abbia promesso , coll ' intenzione di mantenere ? ... Per chi ? ... Per me ? Io posso sacrificarmi ! ... Per voi ? ... L ' amante alzò la testa a guardar la dolorosa , e fu colpito dalla mutazione . Rigida era la figura , tesa da un supremo sforzo , gagliarda di rilievo sulla cortina tremula del fogliame ; la piccola fronte femminea s ' era corrugata per lo sforzo d ' una volontà che sembrava incrollabile . Fissava , Emilia , il giovane con espressione ostile , forse esagerata , quasi avesse voluto abituare i proprii occhi a non più risplendere di dolcezza , a non più balenar di speranze . - Emilia ! - sclamò Cesare balzando in piedi . - Che cosa ho fatto ? Perchè mi parlate così aspramente ? Dov ' è il vostro amore ? Che significa ciò ? - Oh , non chiedetemi ! - proruppe la donna , cedendo alla nervosa tensione e singhiozzando . - Non chiedetemi nulla , non so nulla , non potrei rispondere ! ... Tutta la mia esistenza è avvelenata ; io non mi riconosco .... Soffro , soffro , soffro ! Si torceva le mani , piangendo ora fra le braccia di Cesare accorso a lei , commosso della commozione dura e illacrimante dell ' uomo . Rimasero stretti un lungo intervallo in amplesso convulso , senza parlare , e tuttavia disgiunti , opposti , nello scatenarsi d ' opposti sentimenti per una medesima persona . L ' odio , l ' odio solo , l ' odio fremeva nell ' anima di Cesare , quanto più sentiva tenerezza e dolore per l ' amante disperata ; l ' odio arrivava a fargli rammaricare d ' aver più volte soggiogato l ' impulso che lo spingeva contro la fanciulla , a fargli rammaricare di non averla martirizzata di spavento , egli che con una parola avrebbe potuto ucciderla ! Ma già Emilia , dominando la crisi , interrogava , la voce un po ' rauca per le lacrime : - Aspetteremo , è vero ? Ella capirà , più tardi ; e noi aspetteremo , ci ameremo così .... Dimmi ? - Non è cattiva , non vuol farci male ; si tratta forse d ' un capriccio improvviso , e noi avremo ancòra pazienza .... Tu mi aiuterai a vincerla ; tu sai parlare meglio di me , e a poco a poco verrà a comprendere le nostre ragioni .... Dimmi ! Il silenzio all ' intorno era solenne e poderoso ; anche il rombo del mare aveva taciuto nel grande assopimento notturno ; così che gli amanti circonfusi dalla complice sicurezza avevan di poco levato il tòno delle voci , senza bisbigli ormai , senza susurri . - Poichè non osi .... - disse il Lascaris . - Poichè non osi .... , aspetteremo ! E già in mente fermava di non aspettare oltre , di affrettare con qualunque mezzo , a qualunque costo , la soluzione . - Non oserò mai acconsentire a simile follia , che è momentanea , - dichiarò Emilia . - E se tu fossi calmo , tu stesso non oseresti consigliarmi ad abbandonare mia sorella .... Qui l ' astuzia femminile si drizzò repentina , istintiva ; perchè , nonostante l ' ambascia di quell ' ora , nonostante la tenebra in cui la sua anima era avvolta , Emilia vide a un tratto la possibilità di attirar Cesare in inganno . Proseguì , accortamente lenta , togliendosi alle braccia di lui e andando a sederglisi a viso a viso : - Sai tu stesso che la sua salute è fragile .... Questo , il vero , il grande pericolo ! ... Ella può ammalarsi di nuovo , e si troverebbe sola , sola , in quali mani ! È il pericolo peggiore d ' ogni altro .... Può ammalarsi gravemente , gravissimamente ancòra ; lo prevedi anche tu ? - Sì , certo , - rispose il Lascaris , senza difendersi , assorto nel pensiero molesto del ritardo , nel pensiero difficile di giungere tuttavia all ' amore , al possesso . - La sua , è di quelle malattie che non guariscono , - seguitava la donna , dissimulando il brivido ond ' era stata presa all ' inconsulta affermazione . - La sua malattia è orribile , senza speranze ! ... Ascolta ! ... - mormorò improvvisamente , con la voce fioca . - Che cosa è questo ? ... Un romore ! Addossato a uno dei tronchi i quali sostenevano il chiosco ai quattro angoli , il Lascaris appena gettò uno sguardo fuori , dicendo : - Sarà Nero , che passeggia .... - L ' ho messo io alla catena , Nero .... Non può essere . Ascoltarono allora tutt ' e due , guardandosi ; ma sùbito echeggiò da lungi il ritmo fragoroso d ' un treno ; veniva crescendo , si spezzò in cadenze distinte , accompagnato da un tremulo fischio ; riprese l ' onda unisona , s ' affievolì e si spense . Ancòra una pausa , ad ascoltare il silenzio susseguito ; indi , Emilia procedette decisa : - Io vorrei che per un istante dimenticassi noi e non vedessi che mia sorella ammalata . Potresti in coscienza abbandonarla senza cure , lasciarla vivere a capriccio ? ... Pensiamo a questo , Cesare ! ... Noi non saremmo felici .... Egli cadde nella rete ; con la mano tesa , inoltrò verso Emilia , e stringendone la mano : - È vero , - disse . - È vero ; non possiamo abbandonarla .... Come ho dimenticato tutti i sacri doveri della mia arte ? ... Mi sono mutato ! ... Ella deve stare presso di noi : da un giorno all ' altro , qualche grave crisi può sopraggiungerle . Il colpo arrivò così crudele alla donna , ch ' ella sentì un ronzìo nelle orecchie , e ne rimase stordita ; ma sottraendo la mano , perchè il Lascaris non ne avvertisse il tremito febbrile , ebbe la forza di non retrocedere : - Una crisi imminente .... Imminente ! ... I suoi sogni , le sue pretensioni , la triste follia che noi condannavamo senza pietà ; tutto , forse , è il sintomo del male .... E non v ' è speranza ! - ella esclamò , sussultando da capo a piedi . - Nessuna speranza ! Il medico tacque . Con lo spirito lontano dalla realtà presente , s ' interrogava ; notava attonito l ' oblio in cui era caduto sùbito , al primo divampar della passione , quell ' oblio di sè stesso , pel quale non aveva visto in Roberta se non l ' ostacolo da infrangere , la debole da vincere , la larva da distruggere . Il cuore , la mente , annebbiati dall ' egoismo senza confine degli innamorati , avevano avuto per la fanciulla contemplazioni malvage , sensi d ' odio , o fugaci desiderii perversi ; non mai uno slancio durevole di tenerezza e di casta sollecitudine ! Egli n ' era atterrito , e taceva pensando . Ma d ' improvviso , riudì la voce d ' Emilia , che mormorava : - Condannata ! ... È condannata per sempre .... - Sì , - egli proruppe , inconscio . - È condannata per sempre .... Come ho potuto odiarla ? ... È condannata .... Si fermò . Vide l ' amante sorgere in piedi , tutta bianca nel volto , tutta agitata da un brividìo convulso , muovere alcuni passi verso di lui , cercando un appoggio ; arrestarsi , barcollare .... - Un grido ! ... - ella esclamò con la voce rauca . - Ho udito un grido .... Cesare , Cesare , gridano , là fuori ! ... Chi grida ? ... Gli cadde sul petto , s ' aggrappò ai suoi abiti , ripetendo la parola di terrore , nella notte : - Chi grida ? ... Chi grida ? ... L ' uomo la sostenne fra le braccia , l ' adagiò sul sedile . E si slanciò fuori del chiosco a vedere , a cercare , per la prima volta in sua vita , anch ' egli tutto livido di spavento .... XIX . Giunta innanzi alla sorella , Roberta sentì nel cuore l ' odio aprirsi un varco fino al fondo , e il corpo gelarsi di repulsione . Fiaccata dalle paure della notte prima , Emilia era stesa sul divano , tranquilla e composta , similmente che nel riposo della morte . Di fianco a lei , sopra un tavolino era un calice d ' acqua ghiaccia , per le labbra in arsura ; insaziabile , la sete della fatica doveva torturarla . Ma nel rilassato atteggiamento conservava pur sempre la superbia della bellezza ; ma con largo ritmo il seno si alzava e s ' abbassava in un valido respiro ; ma il busto libero dalla fascetta era centrifugo e scultorio ; ma era tutta bella , la giovane , la forte , la destinata ai gaudii molteplici del vivere ; tutta bella , dalla massa robustamente cupa della capigliatura , ai piccoli piedi serrati negli alti stivaletti . Colma di grazie fisiche , era un ' arpa dalla quale poteva la passione risvegliar gli echi vibranti delle intime felicità , che inebbriano gli uomini . Dormiva ? ... Pensava ? ... Dentro la fronte , più angusta per i riccioli tenaci , chiudeva o credeva chiudere il secreto della fine prossima della sorella , con altri secreti d ' amore , con altre secrete intenzioni di voluttà e d ' avvenire . Nè mai la terribile consapevolezza del lutto imminente si sarebbe tradotta in parole ; Emilia , come il Lascaris , come i medici , come tutti , voleva perseverar nell ' inganno , fare sperar Roberta , additarle il futuro da cui la fanciulla era divisa per un abisso insuperabile . Oh , la spaventevole realtà , balzata alla gola della giovanetta quasi una tigre dal covo ! Aveva udito ; prima , aveva udito parole d ' amore , le quali non le avrebbero dato impeto alcuno di rivolta ; aveva indovinato gesti e baci , i quali avevanle svelato l ' amore come un ' inclinazione grottesca , assurda , e pur piacevole , se nessun curioso poteva notarne la forma delirante . In ultimo , dalle labbra più pronte a mentire e a ingannare , in ultimo aveva ascoltato la propria condanna , chiara , fredda , atroce ! Sì , il falso amico , l ' uomo da lei già ammirato non per altro se non per la forza prepotente del suo egoismo , colui che trattandola aveva dimenticato ogni riserbo , teneva dunque chiusa nell ' animo la certezza ch ' ella era per morire in breve ; e la beffava del suo presentire , e ne calpestava i sentimenti , e godeva a farla vibrare di speranze folli ! Divincolandosi sotto il morso feroce della realtà , ella aveva gettato un grido fievolissimo ; e s ' era messa a correre inavvertita nell ' ombra , rientrando in casa non avrebbe potuto dire in qual modo . Ma prigioniera ormai d ' un mostro dai tentacoli enormi , che le succhiava sangue e midolla ad ogni passo . Urtò a bella posta nel tavolino , per richiamar la sorella . Emilia diè un sobbalzo , levandosi repentemente sul gomito ; guardò Roberta , ancòra con lo sguardo velato dal sogno . - Vado a Nervi , - disse la fanciulla . - Tornerò per il pranzo . - Vuoi che ti faccia accompagnar dalla cameriera ? - domandò Emilia , dopo un istante in cui aveva sperato invano una parola di scusa pel modo brusco col quale Roberta l ' aveva strappata alla breve quiete . Ma tremava intanto ; sulle labbra della donna un ' altra domanda , trattenuta a forza . Poco prima , in camera di Roberta le era venuta alle mani una salvietta arrotolata quasi rabbiosamente , e largamente fradicia di sangue ; testimonio orribile del male ricomparso . Non osava parlarne , sentendo che la sorella medèsima voleva tacerne , per paura , forse per disdegno di conforto . - No . Vado sola ; devo comprar qualche cosa pel mio ricamo . Andrò sola . La voce erasi fatta rauca , incerta , con alterni suoni di metallo prossimo a fendersi . - Non fi stancherai ? - osservò timidamente Emilia . - Se tu aspettassi fino a domani ? O vuoi mandare a prendere una carrozza ? - Stancarmi ? Andare in carrozza ? - ripetè la giovanetta . - Si direbbe che tu mi credi sempre in agonia . L ' altra ebbe un tremito improvviso , rapidissimo . - Dicevo , perchè tu ritornassi più presto , - spiegò quindi col medesimo accento di sommessione . - Anche perchè c ' è molto sole ; un sole abbastanza forte .... Non irritarti .... Sarai di ritorno pel pranzo ? Io mi ero addormentata qui .... Confusa , cercava distogliere sè e la sorella dall ' argomento unico , il quale si presentava con malignità caparbia ; ma poichè s ' avvide che i loro occhi parlavano , che il pensiero si rifiutava , che qualunque parola sarebbe riuscita inutile , si tacque . Roberta era a un passo da lei ; immobile . Aveva un semplice abito grigio e tra le mani guantate portava un involto . Lo sforzo penoso d ' Emilia non le sfuggiva , avvertendola che la vita loro , con quello studio di menzogne , di dissimulazioni , con quella commedia di sorrisi e di fiducie , la vita loro diveniva intollerabile . - Vado , - ella annunzio , quasi a malincuore . - Arrivederci , Emilia . Emilia si levò , allora , d ' un colpo , e andò incontro alla sorella . Il ricordo del grido nella notte era venuto a fustigarla crudamente di nuovo ; chi aveva gridato ? Chi era nascosto a udir la rivelazione paurosa ? ... Doveva saperlo , affinchè il grido non le risonasse più nell ' orecchio , nel cervello , mentr ' era sveglia , mentre dormiva , come soffiato da mille bocche . Ma si arrestò a tempo .... Aveva detto Cesare sùbito ch ' era stata una allucinazione .... In ogni modo non poteva interrogare , non poteva confessar l ' orrore .... La fanciulla stava innanzi a lei ; pallida , irrigidita dallo spavento di una domanda . - Arrivederci , - disse Emilia , lasciandosi trascinar dal destino ; e tese la mano ardente . Roberta l ' afferrò e trasse la sorella fra le braccia . - Addio , cara , - susurrò , baciandola , stringendola al petto . - Addio ; riposa . " Che cosa è ? ... Che cosa pensa ?..." - chiese Emilia a sè stessa , nell ' atto in cui rendeva i baci . E per celare nuovamente il fremito improvviso , disse a voce alta : - Siamo tristi tutt ' e due , oggi .... Le rilucevano negli occhi le lacrime , e volse il capo , sciogliendosi presto da Roberta . - Non farmi aspettare troppo , - soggiunse . - Tornerai per il pranzo , è vero ? Avrebbe voluto vivere ora per ora , minuto per minuto , l ' esistenza della sorella ; non allontanarsene mai più , non perdere un attimo della vita di lei ; adorarla come una fragile e pura idealità , luminosa di grazia e di sventura . - Ma sì ; quante volte me lo chiedi ? - osservò Roberta con un sorriso stentato . Poi , sul limitare si rivolse : - Non impensierirti per me , - soggiunse . - Riposa . E abbozzò un saluto ultimo con la mano . Emilia , ritta in mezzo alla camera , ebbe ancòra un dubbio . - Aspetta ! - disse . - Mi vesto .... Verrò anch ' io .... Roberta aveva chiuso l ' uscio , e discendeva . Allora Emilia corse alla finestra che guardava in giardino , e vedendo la sorella passare indi a poco , mosse le labbra per ripetere la preghiera . Ma di nuovo , il destino la trascinò : " No , è inutile ; di che cosa temi ? Va a Nervi ; perchè inquietarla con le tue paure ? " E la donna , obbedendo , cadde sul divano , e scoppiò in pianto dirotto . In istrada , la prima persona che s ' offerse allo sguardo di Roberta fu Cesare Lascaris , il quale era incamminato verso la villa , quietamente , secondo l ' abitudine . L ' espressione di lui appariva serena , della serenità fredda ed energica , onde quel volto era riuscito dapprima spiacevole alla giovanetta . Cesare la scorse e la salutò ; ma poichè faceva l ' atto d ' andarle incontro , Roberta attraversò la via e passò sull ' altro marciapiede . Egli ignorava d ' averla ferita a morte con una parola ; egli ignorava d ' aver messo in quel cuore un gruppo di vipere infaticabili .... Appena vistala , aveva già forse preparato la frase di speranza e d ' inganno .... E andava da Emilia a parlar d ' avvenire ! ... " Costui potrà consolarla , - si disse Roberta . - Potranno consolarsi tutti in breve ! " - Sentì accerchiante l ' impeto di tornare indietro ella pure , di correre a casa , e di baciare Emilia e d ' abbracciarla , d ' abbracciarla furiosamente . Nè fu libera dalla suggestione se non quando accelerò il passo , e arrivata a Sant ' Erasmo , discese verso Nervi , dove i passanti eran numerosi e potevano distrarla . La giornata splendeva ; quell ' ultimo periodo di decembre recava la stupenda fragranza dei giardini tempestati di rose , le quali traboccavan fin dai muri di cinta per una catena ininterrotta di colori diversi , di diversa ricchezza . Soffiava mordace la fragranza del mare , denso di tinta , e pur tuttavia dardeggiato di raggi , che sembravano frangersi alla superficie e lasciarvisi pigramente onduleggiare . Sulla piazza di Nervi , a capo del lungo viale fiancheggiato di palme che conduce alla stazione , Roberta salì in una carrozza , ordinando di portarla a Genova ; e quando fu seduta , avvertì la greve stanchezza della notte insonne , la debolezza estrema per il sangue perduto in quello sbocco furioso . Ebbe paura ; il male poteva riprenderla , ucciderla sulla pubblica via . Ma se fosse rimasta , lo avrebbe forse fermato ? Ella aveva la mente in un cerchio di follia , e si volse d ' un tratto a guardar lo spettro che le stava alle reni , minacciandola di continuo . La carrozza partì . Roberta mise sui ginocchi l ' involto che teneva fra le mani ; era tutta la sua ricchezza , là dentro , una grossa somma in titoli dì rendita , ch ' ella aveva divisato di vendere a poco a poco ; gettandola anche a profusione , non sarebbe finita tanto presto quanto la vita di lei . Trasse una lettera , ancòra con la busta aperta ; la ripercorse con l ' occhio , temendo che il ribrezzo , l ' odio , la certezza della fine , le avessero suggerito qualche parola di rimprovero o d ' ingratitudine . Il senso ne era calmo ed affettuoso ; nessun cenno alla scoperta della notte ; perchè aggravare la disperazione d ' Emilia con la possibilità d ' un rimorso ? ... Ella non aveva se non la colpa di voler trattenere la sorella , di voler farne un oggetto miserevole su cui sfogare tutta la ferocia della sua pietà . Ma come si sentiva male ! Ardevano le tempia , ardevano le mani ; dentro il petto era insostenibile l ' artiglio della tortura ; di quando in quando , la sofferenza fisica raggiungeva tal grado da parere una voluttà calda , che le corresse le membra e le facesse ribollir le vene .... Chiudere gli occhi , oh chiudere gli occhi al sole fiammeggiante ! ... Sarebbe stato più dolce chiuderli sotto freschi baci , che avrebbero potuto placar l ' ardore delle carni . Voleva distrarsi , guardando .... La strada bianca , fra la spiaggia ilare e le ville pregne d ' effluvio , quanto era crudele di ricordi ! Ben per quella medesima strada le due sorelle tornavano un tempo dalle loro gite ; e le discese ripidissime e la prossimità della via ferrata incutevano un ' ombra d ' attraente pericolo . Qualche volta il treno le sopraggiungeva rapido e formidabile ; e il cavallo fermo innanzi alla barriera drizzava le orecchie , volgeva la testa a guardare . Era l ' attimo più commovente della passeggiata ; le giovani si stringevano la mano sorridendo . Il mare pompeggiava , solenne di quieta potenza ; le ville davano al paesaggio la nota leggiadra o maestosa , incensando l ' aria coi profumi dei giardini , e tagliando il cielo puro coi ricami aggrovigliati o con le punte argute degli alberi . Roberta ebbe così l ' imagine di quel molle passato , che portò le mani alla fronte con un gesto di sbigottimento ; poi restò attonita , gli occhi fissi sul sedile vuoto innanzi a lei , per non più vedere , per non pensare , per non obbedire alla sorda voce , che le gridava nell ' intimo , che gridava dalle cose tutte : - " Ritorna ! ritorna ! Non trascinare altri nella tua rovina ! " Solo dopo Sturla , quando la fiumana della gente , delle carrozze , dei carri , si fece più tumultuosa sotto il biondo sole , ella abbandonò il suo atteggiamento inerte ; si drizzò e finse . La vita incombeva . Roberta passava tra la vita e le speranze mostruose di quegli sconosciuti , e doveva fingere vita e speranze ella pure ; già il suo volto era insolitamente pallido e malato . Si drizzò sul busto ; trovò uno sguardo impersonale per lo stupido spettacolo . Alcuni giovanotti fermi in gruppo a chiacchierare , si volsero insieme e la fissarono .... Ah , il suo corpo e il suo animo ! Non avevano ormai se non un valore d ' effimera . L ' animo era in agonia . Volevano il corpo ? Avrebbe potuto offrirlo al primo passante cui fosse piaciuto , per distruggere anche la sua verginità inutile , per sentire una qualunque nausea degli altri e di sè stessa . Arrivata a Genova , tenne la carrozza e discese presso varii negozii , ad acquisti . Ella eseguiva automaticamente il disegno stabilito nella notte e calcolato fin nei più minuti particolari di tempo . Ai commessi parve una strana compratrice . Era molto distratta ; non osservava la merce , e faceva domande alle quali non aspettava risposta . Dal negoziante di valigie aveva dimenticato di ritirar l ' avanzo di cinquecento lire e avevan dovuto rincorrerla per consegnarglielo . I suoi occhi s ' offuscavano d ' una espressione poco men che atterrita quando qualcuno le diceva la frase abituale : - " Vedrà , signora , che questa stoffa le farà una gran durata . " . Ed era molto , molto stanca ; si sedeva appena giunta e non si alzava se non per uno sforzo visibilissimo . Dalla sua guantaia , aveva chiesto un cordiale , un po ' di liquore , e aveva trangugiato un bicchierino di cognac , ch ' era parso animarla un istante . Risalì in carrozza , e si fece condurre alla stazione di Piazza Principe . Si rammentò , in quel punto , della lettera ; pensò che , inviandola per posta , non sarebbe arrivata se non la dimane , ed Emilia avrebbe sofferto un ' altra notte di dubbii , più spaventosi di qualunque spaventosa certezza . Chiuse la busta , e quando fu alla stazione guardò il cocchiere , il quale la conosceva e aveva frequentemente servito le due sorelle . Poteva fidarsene . - Voi tornate a Nervi ? - gli domandò Roberta . - Sì , signorina , sùbito . - Sùbito ; bisogna vi andiate sùbito ; io vi pagherò il ritorno . Ma vi spingerete fino a casa mia , e consegnerete questa lettera alla signora , sapete ? l ' altra signora che è sempre con me .... Andate sùbito ; non fermatevi per via .... Fra un ' ora dovete essere lassù ! Poi , quando l ' uomo voltò briglia e traversò la piazza , stette a guardarlo fin che le si tolse alla vista .... Fra un ' ora sarebbe arrivato .... Oh , solo a vederlo comparire , solo a leggere la soprascritta della busta , Emilia avrebbe gettato un grido ! La fanciulla si strinse nervosamente le mani fino a farle scricchiolare ; diede un ' occhiata in giro ad assicurarsi nessuno avesse rilevato l ' atto ; ma non v ' erano se non viaggiatori frettolosi e portatori in attesa di bagagli . Entrò sotto il peristilio della stazione , seguendo il facchino impadronitosi degli oggetti ch ' ella aveva posato a terra . Ritirò la tessera . Contava recarsi a Nizza , verso quelle coste di Francia , ch ' ella aveva tante volte sognato , verso quella Parigi , che le sembrava chiusa da un velario d ' oro , oltre il quale erano gioie insidiose ed ebbrezze ignote . Proveniente da Milano , il treno per Ventimiglia era in ritardo di trenta minuti ; la giovanetta si recò nella sala d ' attesa . Sedette ; sentì che il male e la stanchezza precipitavano su di lei con peso inesorabile ; doveva fortemente resistere per non curvare le spalle , per tener gli occhi aperti ; ma portava spesso la mano al collo , al petto , dove un ' arsura di fuoco la divorava ; batteva la lingua contro il palato , temendo d ' assaggiar l ' orribile sapor dolciastro del sangue . Ebbe di nuovo il movimento brusco per volgersi a guardare se non le stesse alle reni uno spettro visibile ; s ' accorse di ciò che faceva , e rabbrividì pensando che aspettava la morte e poteva giungere la follia . Dove andava ? ... Non aveva scritto in fronte l ' angoscia e il terrore ? ... Perchè la guardavano tutti ? ... Che cosa diceva il suo volto ? ... A fatica si alzò e andò fino a un grande specchio nel mezzo della parete centrale . Il suo volto diceva che in un sol giorno la freschezza della giovane età era smarrita per sempre ; magre e pallide le guance , accese le labbra , cerchiati gli occhi d ' un giro lividastro ; poteva essere bella , per la straordinaria espressione di sfinitezza e per la grande ombra di malinconia . Poichè udiva dei passi , il dovere della vita la riprese , e finse d ' acconciarsi il veletto ; ritornò al divano , studiandosi d ' allargar le spalle e d ' ergere il busto . Era prudenza , forse , passar la notte a Genova e partire il giorno appresso . Cercò il facchino con lo sguardo , per consegnargli le valigie e farle recare a gualche prossimo albergo . Aveva deciso d ' essere prudente , di fermarsi a Genova , di riposare . Ma in quel punto , un impiegato gridò la partenza per Ventimiglia . - Per Ventimiglia ? - domandò il facchino , accorso a riprender gli oggetti . - Va a Ventimiglia , la signora ? - egli ripeteva . - Sì , - disse la fanciulla , ancora guardandosi intorno smarrita . - Per Ventimiglia ! Fermarsi a Genova ? Con quale scopo ? ... Essere prudente ? Per chi ? Da quell ' ora , tutte le vicende erano sue ; ella si trovava sola e libera . L ' aveva desiderata con ogni forza , quell ' ora , l ' aveva sognata ! Ed ecco , la realtà ; ecco , il sogno tramutatosi in fatto : non la visione di un ' esistenza piena di avvenimenti inaspettati e rosei ; ma la visione , più lucida che mai , del proprio cadavere freddo e rigido sopra un catafalco ricco di drappi funerei , presso una finestra spalancata in faccia alla campagna eterna ... Trovò posto in uno scompartimento di prima classe , vuoto , sperando di potere stendersi e dormire , non appena uscito il treno dalla stazione . E sentiva che già Emilia aveva udito la carrozza fermarsi avanti al cancello , che già l ' uomo aveva portato la lettera , che già la sorella aveva mandato il grido .... Ritornare ? Non trascinare altri nella rovina ? ... Cesare Lascaris avrebbe ripetuto con la voce fischiante di sarcasmo : " Lo sapevo , che la signorina legge troppi romanzi ! " Mentre sotto la tettoja annerita accendevano i bracci a gas , e mentre i viaggiatori passavano e ripassavano , - romore di treni in moto , globi di vapor bianco diffusi , cantilene d ' impiegati ad annunziare le partenze , suoni della campana ad avvertir gli arrivi , - mentre la vita fremeva , Roberta si tolse i guanti , e studiò la morte sulle pallide mani , dalle dita lunghe e affusolate , dalle unghie lucenti ; pallide mani , che narravan tutta l ' anima di lei , facile a smarrirsi , incapace a calcolare , pronta a violenze ingenue . La fanciulla piombò in una disperata tristezza così assorbente , che ella non s ' avvide come all ' ultimo , quando il treno s ' avviava a ritroso fuor della stazione , - un viaggiatore fosse salito nel suo scompartimento ; ma sollevando gli occhi , ebbe un moto involontario di stupor timoroso . L ' uomo la salutò , prese posto di fronte , l ' avvolse tutta dalla testa ai piedi in uno sguardo scrutatore , che la fanciulla non aveva mai sofferto e che la costrinse a volgere il capo , fingendo di guardar dallo sportello . Il treno si lanciava sotto la bella luce del tramonto tingente di carnicino gli edifizii dei sobborghi di Genova e poi la conca azzurra del porto , reticolata d ' alberi di navi , ingombra di barchi massicci . Chi era lo sconosciuto ? La mancanza d ' Emilia doleva con nuova forma ; Emilia sapeva bene rassicurar la sorella , diffondeva attorno a sè un ' aura di tanta fiducia , che Roberta ne viveva giorno e notte . Ora , Emilia non v ' era più . Roberta l ' aveva abbandonata , e si trovava sola di fronte ad uno sconosciuto . Una paura strana l ' afferrò ; si mise a tremare , irrigidendosi con le mani nude strette ai bracci del sedile ; se l ' uomo avesse fatto un movimento , ella avrebbe gettato un urlo , poichè senz ' altro Roberta aveva stabilito ch ' egli era un ladro e che doveva ucciderla .... Ma il viaggiatore trasse dalla valigia un libro , vi cercò la pagina segnata , e cominciò a leggere ; allora , a poco a poco , di tra le ciglia , cautamente , la giovanetta si sforzò a indovinare il titolo del volume , e quando giunse a comporre in mente le lettere , e quando scoperse ch ' era un romanzo cui ella conosceva ed amava , il cuore le battè di gioja infantile , e concluse che lo sconosciuto non era un ladro , non doveva ucciderla . Poi , con la medesima astuzia lenta , si studiò a osservare l ' uomo , inosservata . Egli era giovane ed elegante ; nel volto un poco abbronzato luccicavano gli occhi neri ed acuti ; aveva un profilo quasi rettilineo , volitivo ; la testa era bella ; la bocca pura , con labbra sensuali , coi mustacchi piegati in su . Apparteneva alla razza di quelli che mai non hanno lavorato in nessuna cosa , e mai non lavoreranno . Roberta aveva incontrato simili uomini ai bagni , ai teatri , ai concerti , ovunque s ' offriva un passatempo di moda o un trattenimento per lo spirito ; e sempre ella aveva avvertito una specie d ' attrazione verso i giovani epicurei , lasciandosi cogliere dalla forma della loro cortesia , dalla scelta della loro eleganza . Anche ora , guardando lo sconosciuto , la fanciulla si fermava all ' apparenza ; non rilevava una piega amara all ' angolo delle labbra di lui , nè sul volto l ' energia fosca di chi si getta ai piaceri passionatamente , correndo l ' alternativa d ' uscirne per un mortale disgusto , o di non uscirne se non insieme con la vita . Pareva uno di quegli uomini , cui la donna unica può arrestare , salvare , vincere e domare col dono della propria esistenza , della verginità assoluta , con la forza d ' una sincerità non attesa . Egli aveva notato nella giovanetta il destreggiar degli sguardi , e pur fingendo di leggere , si lasciava studiare ; ma quando appena s ' accorse che la compagna era tranquilla e sicura ( forse , molto aveva giovato una piccola corona , dominante due cifre intrecciate sopra la targhetta argentea della valigia ) , - egli stesso , con maggiore astuzia , non lasciandosi mai sorprendere , guardò Roberta a lungo . Fu colpito dalla bellezza malinconica di quel viso giovanissimo , prima ancòra che dall ' aspetto di sofferenza onde il viso e il corpo sembravano chiedere sollecitudine . La fanciulla sfolgorava negli occhi , pieni di febbre e tuttavia ignari di sguardi procaci e ingannevoli ; le labbra curve eran deliziose di colorito , un poco umide ; per tutto il volto , la stanchezza , la commozione , la malattia , avevan diffusa un ' ombra grave , in aperto contrasto con la palese giovanezza di Roberta . Non mai era stata così bella , e il sole morente che dallo sportello la illuminava senza darle molestia , cresceva forza al significato romantico della gentile figura . Lo sconosciuto ritornò al libro aperto , notando un ' occhiata della fanciulla , che sembrava disporsi a continuare il suo studio . In verità , il giovane attirava l ' attenzione di lei potentemente , ed ella cominciava a farsi delle domande che non trovavano risposta ; andava a Nizza egli pure ? come si chiamava ? era ammogliato ? ... Cercò sulle dita di lui il cerchietto d ' oro , ch ' ella credeva indivisibile dalle persone non più libere ; ma alla mano destra , nuda , non aveva anelli , e la sinistra era ancòra guantata . E perchè non parlava ? In molti romanzi , Roberta aveva letto i dialoghi d ' un giovane e d ' una giovane incontratisi nel treno ; e veniva poi una sfilata , di capitoli interessanti , che si rannodavano tutti a quel primo capitolo dell ' incontro . Lo sconosciuto non le parlava , non la degnava d ' uno sguardo ; credendo fare piacere , aveva tirato la cortina per toglierle il sole ultimo , e sùbito s ' era rimesso a leggere , in modo ch ' ella non aveva potuto ringraziarlo con un cenno del capo , come in quei romanzi .... Egli pure vestiva un abito grigio , calzava stivaletti di cuoio giallo , - aveva i piedi piccoli - e il collo della camicia era molto alto , con una cravatta enorme , di gusto inglese . La fronte di lui era ampia , con qualche sottilissima ruga , visibile a pena ; ma i capelli erano tutti nerissimi , naturalmente lucidi , un poco arricciati . Solo , pareva a Roberta ch ' egli fingesse di leggere , perchè non voltava mai pagina ; e a un tratto , ella s ' avvide con maraviglia , che lo sconosiciuto non poteva leggere affatto , perchè aveva ripreso il libro capovolto . Cominciò a temere di nuovo ; perchè fingeva ? a che cosa pensava ? In quel punto gli sguardi suoi s ' incontrarono con gli sguardi del giovane , e non sapendo come reggere all ' onda carezzevole di quegli occhi bruni , e sentendo d ' arrossire , Roberta cercò in fretta i guasti e cominciò a calzarli , con la testa china . Il treno si fermò a Sampierdarena lungamente . La fanciulla guardò in basso la sfilata gaja dei molti edifizi , dispersi in una pianura grigia e uniforme ; l ' ombra cominciava a scendere tristissima . Il ricordo di Emilia , la visione della villetta , l ' intuizione dello spavento cui la sorella doveva essere in preda , vennero tutti insieme a turbarla . Che cosa aveva fatto ? Dove andava ? Aveva commesso un crimine .... Fra il brusco estollersi di quei pentimenti , una cosa sola poteva consolarla ; ella si sentiva bene , d ' improvviso , quanto non s ' era ; mai sentita , e irrompeva nel suo cuore una turba di speranze magnifiche , audaci , sicure ; era tuttavia molto affaticata molto languida , ma la cosa pareva ben naturale , dopo le orribili torture . Sperava , tornava a sperare violentemente nell ' avvenire ; la giovane età avrebbe trionfato de ' suoi mali nervosi . E ritraendosi dal finestrino perchè il treno ripartiva , questa volta per una ben lunga corsa , Roberta vide gli sguardi del compagno fissi ai capelli di lei , biondi , copiosi , rutilanti sotto il raggio della lampada elettrica , la quale pendeva dall ' alto della carrozza e cominciava a dar luce non contrastata dalla luce diurna . La fanciulla gli fu riconoscente ; l ' attenzione del giovane significava l ' avvenire e la vita : egli doveva pensare a lei , non come a larva moritura , ma come a donna vibrante di calda sensibilità , ricca di delicati sentimenti . Allora , non sapendo d ' agire in modo strano , ella si abbandonò a quell ' attenzione , vi si offerse scaltramente . Perchè l ' uomo non avesse a temere d ' essere sorpreso , restò col capo inclinato , ma non così che il suo volto bianco non si vedesse , non così che i suoi occhi azzurri paressero spenti ; e si dispose un po ' in obliquo sul sedile , perchè tutta la linea dei fianchi acerbi risaltasse sopra lo sfondo grigiastro . Provò un gaudio nuovo , a quella dedizione capricciosa ; più forte , accorgendosi che il giovane si lasciava attirare , e la studiava , l ' ammirava con intensità , riusciva a definirla in quanto aveva di raro e di meno atteso : l ' incoscienza virginale e la civetteria mite .... La curiosità di lui non era volgare e momentanea , ma doveva , certo doveva risvegliare a poco a poco un sentimento , una brama di non finire così la muta avventura . Vi fu un istante , in cui Roberta osò levare il capo , e da tutto l ' atteggiamento del compagno vide perspicua la certezza ch ' egli si accingeva a parlare , a gettare la rete , la quale avrebbe involto lei , e forse non lei sola , per sempre . - Ora mi parla ! - ella pensò . Fu come un tremendo schianto , un balzo in una voragine profonda . La fanciulla avvertì di nuovo l ' orribile sapore dolciastro del sangue ; ebbe un sussulto visibilissimo , tossì seccamente due volte , e con la fronte imperlata di sudor freddo , aspettò . Poi , quando la prima spuma rosea comparve alla connessura delle labbra , portò il fazzoletto alla bocca , serrandolo contro , perchè nulla si vedesse ; ma non era un filo di schiuma , e non cessava , diffondendosi per la pezzuola , empiendole la bocca tutta , minacciando di soffocarla . Tossì ancòra ; venne ancòra il liquido vermiglio su per la gola ; e smarrendo ogni speranza , ogni senso della vita formale , Roberta balzò in piedi , afferrò le mani già tese del giovane , e rantolò con un urlo : - Muoio ! L ' impeto enorme del sangue proruppe , non più affievolito dal lieve ostacolo del fazzoletto ; e la figura bianca della vergine insanguinata , ritta fra le braccia del compagno che la sorreggeva , precipitò nella spessa ombra d ' una galleria come in una voragine profonda .
Saggistica ,
[ Introduzione ] - La controversia che ai dì nostri si agita fra quella che suolsi chiamare scuola " positiva " del diritto penale e la scuola detta " classica " non è che il riflesso nel campo del diritto di un dissidio assai più vasto che si manifesta in tutto quanto il campo delle discipline filosofiche e morali . La negazione del libero arbitrio , e , secondo i seguaci della nuova scuola , la conseguente negazione di ogni responsabilità morale ; la tesi loro che in diritto penale occorra abbandonare la considerazione astratta del reato come entità a sé , e sia necessario invece studiare il delinquente nelle sue particolarità fisiologiche , psicologiche ed antropologiche , il delitto nelle sue cause sì individuali che sociali ; la loro tendenza ad erigere il diritto penale su basi utilitarie ; tutte le innovazioni insomma sì teoriche che pratiche di cui la scuola positiva si fa propugnatrice si presentano come corollari di quelli che sono i principî del movimento scientifico moderno ; movimento di cui il " positivismo " vuol considerarsi come la più genuina manifestazione . Il positivismo moderno , da altri designato sotto il nome di filosofia della esperienza , non fu , com ' è noto , eretto a sistema filosofico che dal Comte , ma rintraccia le sue origini assai più addietro , e può considerarsi , nella sua espressione generale , come una fondamentale tendenza dello spirito umano . Due furono in ogni tempo le vie per cui l ' uomo tentò di accrescere la sfera della propria conoscenza : ora ripiegandosi sopra sé stesso , traendo dalle profondità della propria mente e dalla contemplazione delle idee la parte maggiore dello scibile ; ora invece volgendo lo sguardo attento allo svolgersi dei fatti nel mondo reale , registrandoli con pazienti osservazioni e confronti , per ridurli a formole via via più schematiche e più generali . All ' una corrisponde la tendenza aprioristica o speculativa , all ' altra quella positiva , empirica o sperimentale . Queste due tendenze si sono in ogni tempo divise il campo del pensiero filosofico , e nella filosofia greca le vediamo principalmente rappresentate , l ' una da Platone , l ' altra da Aristotile . Ma vi sono state epoche , in cui l ' una o l ' altra delle due ha sembrato prender decisamente il sopravvento . Così il prevalere della prima tendenza ha contrassegnato in genere le epoche di profondo fervore mistico e religioso , atto a distogliere l ' attenzione dell ' uomo dal mondo delle realtà terrene , per rivolgerla a mondi ideali , più razionali e perfetti di quello nel quale la nostra vita si svolge ; mentre l ' osservazione dell ' effettivo prodursi ed avvicendarsi dei fenomeni ha contrassegnato invece piuttosto quelli d ' intensa attività ed interesse pratico . È così che sono opera principalmente del pensiero teologico quegli abusi e quelle esagerazioni del metodo astratto ed aprioristico che hanno viziato in modo così singolare la scienza del Medio Evo , e che hanno senza dubbio contribuito potentemente a provocare quella reazione contro la scolastica e la " metafisica " che dura tuttora , e di cui il positivismo moderno è la più recente espressione . Alla scolastica il positivismo si contrappone sì come metodo che come dottrina . - Era infatti appunto la credenza mistica in una realtà diversa e superiore a quella sensibile , e quindi non raggiungibile per mezzo dell ' osservazione e dello sperimento , e di ogni ragionamento che da questi prendesse le mosse , era la credenza in una realtà " trascendentale " per accedere alla quale solo potevano valere le facoltà superiori dell ' intelletto e della ragione pura , quella che giustificava l ' uso troppo esclusivo , tanto nei sistemi metafisici che in quelli teologici , del raziocinio astratto e speculativo . Per lungo tempo credettero gli uomini che i fenomeni conosciuti per mezzo della osservazione sensibile fossero la parte più caduca , più transitoria , e meno degna di fede , del nostro sapere . Mentre essa non può fornirci che le apparenze puramente passeggiere del " mondo dell ' esperienza " , la nostra ragione , il nostro intelletto , l ' intuizione , o addirittura la rivelazione " soprannaturale " ci mettono in presenza dell ' Immutabile , dell ' Assoluto , del Necessario , in quanto si contrappongono al Variabile , al Relativo , al Contingente , - di quelle verità eterne ed imperiture che " trascendono " la sfera della esperienza . Senza tener conto di questa credenza in una realtà trascendentale che precedette loro , credo sia impossibile il giudicare rettamente della funzione e del valore di molti sistemi filosofici , passati e moderni . Comunque , era la realtà trascendentale l ' oggetto di quella che fu detta " metafisica " , e fu per essa che la metafisica fu considerata non solo come la parte più nobile ed elevata , ma anche come la parte più " verace " del nostro sapere . Col progresso del pensiero si produsse , com ' è noto , un vasto movimento che fece perdere alle investigazioni metafisiche il favore originariamente tributato loro . Il cammino trionfale delle scienze fisiche , le conquiste del metodo sperimentale , la coscienza dell ' infecondità di quel tipo di speculazione che consiste nel preoccuparsi quasi esclusivamente del concatenamento logico delle idee senza fermarsi a verificare le premesse , giustificazione ultima di ogni ragionamento ; infine la grande rivoluzione metodologica che è associata col nome di Bacone ; tutto ciò contribuì ad estendere la sfera d ' influenza della " fisica " e ad esaltarla di fronte alla " metafisica " . Il primo a formulare nettamente l ' opposizione fra il positivismo , come sistema filosofico distinto , e la metafisica , fu il creatore della parola stessa " positivismo " e il fondatore del sistema : Augusto Comte . Colla sua legge dei tre stadi della conoscenza umana , di cui il terzo solo è compatibile secondo lui con la verità scientifica , egli condannava inesorabilmente ad un tempo le dottrine ed i metodi metafisici . Chi legge le prime pagine del suo Cours de Philosophie positive , scorge subito come per lui il rinnovamento del metodo non sia che la conseguenza logica di un modo radicalmente nuovo di considerare l ' universo ed i suoi rapporti con la conoscenza dell ' uomo . Ciò che distingue lo stadio positivo dallo stadio teologico e da quello metafisico " il quale in fondo non è che una modificazione del primo " , è che in esso " la mente umana , riconoscendo l ' impossibilità d ' ottenere delle nozioni assolute , rinunzia a ricercare l ' origine e la destinazione dell ' universo , e a conoscere le cause intime dei fenomeni per applicarsi solo alla scoperta , mediante l ' uso ben combinato del ragionamento e dell ' osservazione , delle loro leggi effettive , vale a dire delle loro relazioni invariabili di successione e di similitudine . La spiegazione dei fatti , ridotta allora a dei termini reali , non è più quindi che il legame stabilito fra i diversi fenomeni particolari e alcuni fatti generali , di cui il progresso tende sempre più a diminuire il numero " . Ora , se osserviamo questo periodo , come pure gli altri che lo accompagnano vediamo che è facile riscontrare in esso due elementi distinti , sebbene messi in stretto rapporto fra di loro . Oltre all ' elemento metodologico - l ' ammonimento da tener conto della realtà positiva , a usare con sobrietà del raziocinio allo scopo di evitare il pericolo di equivoci , sofismi , spiegazioni verbali o altri errori ; - vi si scorge l ' idea di una vera e propria limitazione della conoscenza umana . Non può l ' uomo conoscere le " cause intime " dei fenomeni e deve abbandonare la vana pretesa di penetrare fino alle " essenze " alle " sostanze " delle cose , di risalire alle loro origini o ricercare il loro fine . La sua conoscenza è puramente relativa ; una vasta porzione della realtà deve rimanere per lui in eterno un mistero , un campo per le ipotesi più svariate , tutte egualmente destituite di ogni possibilità di verificazione . È questa la teoria detta della " relatività della conoscenza " , la quale ha prestato allo Spencer gli argomenti per la sua celebre dottrina dell ' Inconoscibile , ma che si riconnette storicamente e logicamente alle classiche ricerche di Locke , Hume , Berkeley e finalmente Kant , sulla natura e le funzioni della nostra conoscenza . Quale sia la portata di tali ricerche è noto : esse ebbero per oggetto l ' analisi dei nostri concetti più elevati ed astratti , lo studio della origine delle nostre idee , e dimostrarono la natura sensoriale " empirica " di ogni conoscenza , la dipendenza di ciò che diciamo " mondo esteriore " dalle nostre rappresentazioni , il contenuto sperimentale dei nostri concetti di causa e di sostanza . A torto o a ragione , da tali ricerche scaturì una vena di scetticismo e d ' agnosticismo che ancora oggi domina gran parte del pensiero filosofico , e risalta evidente negli scritti dei più fra i positivisti . Il positivismo è da questi concepito come una dottrina critica e demolitrice , che rovesci , per la sola virtù del suo modo di concepire la conoscenza umana , tutto un mondo di antiche idee e credenze di cui dimostra irrevocabilmente la falsità . Tutti quegli oggetti del pensiero , cui si accompagnava nella mente dei " metafisici " qualche credenza effettivamente resa inaccettabile dalla nuova teoria della conoscenza ( p . es . la credenza ch ' essi facessero parte della realtà " trascendentale " ) , sono per ciò solo dichiarati " entità metafisiche " , destituite pertanto d ' ogni valore e significato e da scartarsi senza ulteriore esame . Non è qui il luogo di mostrare quali danni alla correttezza del pensiero filosofico può aver recato tal maniera di ragionare . Avremo occasione di tornare varie volte su questo argomento , specialmente a riguardo del modo con cui molti positivisti considerano la libertà e la volontà , designate da loro quali entità metafisiche . Di questo elemento scettico si risente in parte l ' attitudine assunta dal " positivismo " moderno di fronte alle questioni morali e giuridiche . Ma qui bisogna inoltre tener conto dell ' apparente antagonismo fra la concezione " scientifica " delle cose e quella che e morale e diritto hanno considerato finora come essenziale alla propria esistenza e a cui il positivismo quella vorrebbe sostituire . La scienza tende a concepire i fenomeni come svolgentisi gli uni dagli altri secondo leggi fisse e costanti , fornite del carattere della necessità ; mentre la morale e il diritto li considerano come atti a mutarsi e trasformarsi docilmente sotto la mano dell ' uomo , dotato di volontà e libertà . Di qui un dissidio che , apparente o reale che sia , ha ad ogni modo fatto credere esservi fra i risultati della scienza ed i postulati della morale un ' insanabile contraddizione , ogni progresso dell ' una dovendo segnare una restrizione ed un abbassamento dell ' altra . È questo il problema omai secolare del libero arbitrio , la discussione del quale dal positivismo sembra avere ricevuto nei tempi recenti nuovo incitamento e importanza più grave , e che può considerarsi altresì come il pernio attorno al quale si aggira la controversia da esso sollevata a riguardo del diritto penale . - Consideriamo ora più specialmente la " scuola positiva del diritto penale " . Anche qui vediamo la proposta di un metodo , nuovo e diverso , fondata su un modo nuovo e diverso di concepire la base e la natura del diritto di punire . Come il positivismo in genere dichiara " antiscientifici " i metodi della metafisica in nome di una nuova teoria della conoscenza , così pure noi vediamo nella scuola " positiva " come contrapposta alla scuola classica , la pretesa di inaugurare un metodo nuovo , più " scientifico " di quello finora prevalso nelle discipline penali . L ' indirizzo prevalente del diritto penale , sia per le sue origini che risalgono a quel generoso movimento di reazione che si produsse nel secolo XVIII contro gli abusi e gli arbitrii che viziavano l ' amministrazione della giustizia , e quindi nel razionalismo individualistico degli enciclopedisti ; - sia anche per le tendenze psicologiche e le opinioni individuali degli scrittori che più hanno influito su di essa ; - ma soprattutto , diciamolo sin d ' ora , per le esigenze imprescindibili della materia penale , si è sempre attenuto , e si attiene tuttora , ad un metodo essenzialmente astratto . Non questo o quell ' individuo autore del reato , ma il reato stesso è l ' oggetto del diritto penale : e il reato considerato non come fatto concreto , ma come ente astratto , come mero rapporto di contraddizione fra l ' atto dell ' uomo e la legge dello stato . È al reato così inteso che viene commisurata la pena , indipendentemente da ogni effetto d ' emenda o di ravvedimento che sia a presumersi abbia ad avverarsi nell ' autore del fatto lesivo , indipendentemente dalla pericolosità speciale dell ' individuo quale può risultare dall ' esame particolare di lui , indipendentemente infine da ogni idea di esemplarità ulteriore della pena sui male intenzionati . - Per i positivisti , un tale metodo si trova in contraddizione colle regole più utili e feconde del metodo sperimentale ; esso è per loro un metodo " metafisico " , come è una " entità metafisica " per loro il reato quale è dalla scuola classica considerato e studiato . Ma non solo il metodo : i principii stessi su cui si fonda secondo i classici , il diritto di punire sono per loro " metafisici " . È questo anzi il punto in cui più si manifesta il carattere critico e demolitore delle nuove dottrine , analogo a quello che abbiamo riscontrato nel positivismo in generale . Qui come là , la riforma del metodo si annunzia come la conseguenza logica della mutazione nelle dottrine ; cosicché un giudizio completo nel metodo non potrà aversi se non dopo un esame , per quanto sommario , di queste sue basi teoriche , e della questione se e fino a qual punto il metodo possa considerarsene come una logica derivazione . Due sono i punti teorici fondamentali nei quali la scuola positiva si pone come avversaria alla classica . L ' uno è rappresentato dalla questione del libero arbitrio , l ' esistenza del quale la scuola " classica " postula come fondamento della imputabilità , mentre è dall ' altra scuola negata . L ' altro punto è la " giustificazione " del diritto di punire , che l ' una pone nella giustizia , l ' altra nell ' utilità , nella necessità in cui si trova la società di difendersi dai suoi nemici . Come è facile vedere , queste premesse trascendono la sfera speciale del diritto punitivo per avere una portata addirittura sul modo di concepire la morale . - Coll ' identificarla col calcolo utilitario , esse tendono a toglierle esistenza distinta ; come , negando la libertà , esse le tolgono la " condizione pratica " per la sua possibilità . Per ciò che riguarda il diritto penale , piuttosto che a produrre una riforma di esso , tali dottrine , se considerate nella loro espressione estrema , sembrano atte piuttosto a scalzarne addirittura le basi . I diversi argomenti dei positivisti sono concatenati fra loro . Ragionano i positivisti : negato il libero arbitrio , su cui poggiavano l ' idea di responsabilità , di merito e demerito , idee necessarie così alla morale come al diritto , ne viene di conseguenza che il diritto di punire , nel senso più comune di questo vocabolo , non è più ammissibile né nella società , né negli individui , e sola rimane la necessità per la società di difendersi da chi ne lede il benessere e la tranquillità , di porlo nell ' impossibilità di nuocere altrimenti , di rimuovere le cause per cui egli fu condotto a ciò fare . A questo fine unico mezzo è lo studio accurato dei precedenti del colpevole , la ricerca di tutti i coefficienti che cooperarono alla produzione necessaria del male , e ciò col duplice intento di rimuovere le cause individuali e sociali del delitto , di curare nell ' individuo l ' irresistibile impulso a commetterlo ; nonché di mettere , nel modo più opportuno e su di lui efficace , il reo nella pratica impossibilità di tradurlo in atto , per tutto il tempo che l ' impulso dura . La verità è che , ammessi tali principî , si avrà una medicina od una profilassi individuale o sociale ; si avrà un complesso di riforme per prevenire in modo diverso il delitto ; ma di un vero e proprio diritto penale non si potrà parlare . Comunque , è da tali premesse che si traggono le conseguenze surriferite intorno al metodo in diritto penale . Non più la considerazione astratta del reato , ma lo studio concreto del delinquente e di tutte le cause che lo spinsero a delinquere . Solo così potrà ottenersi una efficace difesa e rigenerazione sociale . Il metodo da adottarsi , secondo i positivisti , non è diverso da quello invalso per lo studio dei fenomeni naturali : mediante l ' osservazione e lo sperimento acquistare una conoscenza chiara del modo di prodursi e di svolgersi dei fenomeni , delle leggi fatali che li governano : allo scopo di poter poi agire , modificando gli antecedenti , sui conseguenti , e di accrescere così il nostro potere sulla natura . Fino a che punto tale concezione è essa legittima ? Fino a che punto i principî del positivismo come sistema filosofico , se veri in generale , sono applicabili alla sfera più particolare del diritto penale ? E quali sono le conseguenze legittime di una tale applicazione ? A nostro parere , se la tendenza generale segnata dal positivismo è giusta , come quella che rappresenta la maturità scientifica dei tempi nostri ; bisogna però guardarsi da certe intemperanze ed eccessività , frequenti negli scritti dei positivisti , ma che del vero e proprio metodo positivo costituiscono la più flagrante violazione . Se molte delle premesse che la scuola positiva in diritto penale fa sue , sono tali che nessuno potrebbe con cognizione di causa negar loro la propria adesione ; pure molte delle illazioni che essa ne trae sono inesatte od errate , o non tengono conto di elementi pure imprescindibili dell ' oggetto loro . Per chiarir ciò , converrà prima prendere in esame la questione del libero arbitrio : per poi passare alle altre questioni implicate dal nostro argomento . LIBERO ARBITRIO ED IMPUTABILITÀ MORALE . La teoria , che per la prima volta io comprendeva rettamente , cessava di essere scoraggiante , e , oltre al sollievo che ne venne al mio spirito , io cessai di soffrire sotto al peso , così grave per chi mira ad essere un riformatore delle altrui opinioni , di reputare una dottrina come vera , e la dottrina contraria come moralmente benefica . [ MILL , Autobiography , , 1873 , p . 170 ] . - Se noi ricerchiamo qual ' è la ragione dell ' interesse e della passione di cui la questione del libero arbitrio è stata in ogni tempo l ' oggetto , non ci sarà difficile vedere ch ' essa sta principalmente nell ' enorme importanza pratica del problema della Responsabilità . L ' intima connessione fra questo e la libertà del volere è insieme un dato del senso comune , un risultato della riflessione filosofica , e un prodotto dell ' evoluzione del diritto dalle forme più brutali di reazione violenta e senza misura contro la causa , qualunque essa sia , del danno ricevuto , a quelle rigorosamente misurate e strettamente personali delle civiltà più progredite . Una conveniente trattazione del tema della responsabilità non potrebbe quindi andar disgiunta da una discussione , per quanto sommaria , della celebre questione detta del " libero arbitrio " . Questa , com ' è noto , sembra essere una delle questioni più ribelli che abbiano mai affaticato l ' ingegno umano ; e da più secoli ch ' essa è controversa , non sembra ancora aver mosso il passo decisivo verso la sua soluzione . Oggi ancora per alcuni il libero arbitrio è " un ' illusione " per altri esso è una verità evidente , un " fatto " che non ha bisogno neppure di dimostrazione . Per quasi tutti poi , l ' affermazione o la negazione del libero arbitrio è un dilemma gravissimo , onde dipendono conseguenze teoriche e pratiche di incalcolabile valore . Si tratta infatti di sapere " se l ' uomo possa determinarsi da sé ad agire in un modo piuttosto che in un altro , se possa scegliere liberamente il male ed il bene , e se perciò possa essere ritenuto responsabile dei propri atti " . Il consenso comune è sempre stato per il verdetto affermativo , mentre la filosofia , che col senso comune non di rado si trova in conflitto , ha dato per bocca di molti fra i suoi più eminenti cultori responso contrario . Secondo l ' opinione più generale , la questione " se l ' uomo possa determinarsi ad agire " si identifica con quella della causalità nelle umane azioni : se cioè all ' uomo , in quanto è dotato della facoltà di volere , sia applicabile il principio di causalità . L ' uomo solo , dicono alcuni , sfugge alla " legge di necessità " che governa tutti quanti gli altri esseri . Niuna regola lo costringe , niuna legge fatale gli addita in anticipo la via da seguirsi . Egli solo perciò è veramente libero ; libero non " relativamente " , come lo possono essere alcuni agenti della natura di fronte ad altri , ma " assolutamente " . A tali affermazioni rispondono altri , facendosi forti di tutto il movimento scientifico moderno ed asserendo l ' impero della causalità anche nel campo dell ' umane azioni , donde essa sembrava voler essere per sempre esclusa . Essi si credono perciò anche in diritto di negare che le azioni umane possano dirsi libere , e ne traggono argomento per rifiutar loro la responsabilità , così morale che giuridica . È un dilemma dal quale sembra non esservi scampo : da una parte una esigenza suprema della morale e del sentimento , dall ' altra l ' autorità della scienza , oggi sempre crescente . Delle due tesi alternative , la prima ci conduce alla concezione di una volontà quasi nata per miracolo , distaccata da ogni suo antecedente , non atta ad essere studiata nelle sue origini , nelle sue cause , non suscettibile cioè di alcuna conoscenza scientifica ( scire est per causas scire ) ; l ' altra sembra por capo ad un fatalismo più o meno larvato ( poiché nessuno , come ben osserva il Mill , è coerentemente fatalista ) . E mentre il fatalismo ci ripugna , ed è d ' altra parte contrario all ' intuitiva coscienza e all ' orgoglio dell ' uomo , l ' ammettere una soluzione assoluta della continuità naturale fra gli antecedenti tutti quanti della volontà e la volontà stessa , un abisso attraverso il quale non sia possibile tendere alcun filo logico di prevedibilità , è cosa non meno contraria , per altri rispetti , alle nostre esigenze pratiche ed intellettuali . Come la morale sembra postulare l ' affermazione del " libero arbitrio " , così tutta quanta la scienza dell ' uomo sembra postularne la negazione . Entrambe le alternative sono insomma , per dirla col James , postulati di razionalità , la scelta fra i quali non può non riuscirvi per un lato od un altro , dolorosa . Nel fatto , sulla inevitabilità di questo dilemma sorgono gravi dubbi . È evidente , che se una necessità inesorabile costringesse gli uomini ad agire in determinate guise e non altrimenti ; se l ' uomo fosse condannato ad assistere , spettatore inerte , automa cosciente , allo svolgersi degli avvenimenti predeterminati ab aeterno da un fato contro cui ogni resistenza è vana , la nostra credenza nella responsabilità sua sarebbe un imperdonabile errore . Questa è la tesi del fatalismo logico e coerente . Ma il fatalismo come dottrina implica l ' impotenza della volontà umana dinanzi a forze che la trascinano suo malgrado : esso pone queste forze come estrinseche alla volontà , come fattori a lei esterni che entrano in lotta con lei e finalmente la dominano vittoriosamente . Per il fatalista , la volontà esiste come entità distinta , già completamente formata ; esiste l ' impulso ad agire , la tendenza al bene o al male , il dolore e il piacere , il desiderio , l ' aspirazione , l ' ideale ; tutto quel complesso di elementi che contribuiscono alla costituzione di una volontà risoluta ; solo che tutte queste forze rimangono senza alcun effetto . " Ducunt volentem fata , nolentem trahunt " , è l ' espressione tipica del modo fatalistico di concepir la vita : nel quale la volontà ed il fato sono rappresentati come potenze antagonistiche , l ' una però destinata a soggiacere eternamente all ' altra . La questione del libero arbitrio però , com ' è generalmente intesa , non si limita a considerare soltanto la volontà in rapporto alle forze che ne possono limitare o contrastare l ' effetto . Se infatti noi ci domandiamo quali sono le cause che hanno prodotta una determinata volizione , oppur discutiamo in astratto se cause siffatte esistono o sono discopribili , consideriamo la volontà non più ne ' suoi effetti , ma nel processo stesso della sua formazione . Posso benissimo conoscere l ' atto volontario e saperlo distinguere nel caso pratico dagli atti di diversa natura , attribuire alla volontà la sua più piena efficacia ; e nello stesso tempo rimanere dubbioso intorno a qualche qualità propria dell ' atto volontario stesso . Così posso pormi la questione , alla quale più propriamente si riduce la controversia del determinismo : fra le proprietà che distinguono l ' azione volontaria da quella che non è tale , si trova anche la proprietà di fare eccezione al principio di causalità ? Si differenzia essa dalle non volontarie per una maggiore indeterminatezza , o per una indeterminatezza assoluta ? Questa seconda questione è assai diversa dalla prima , se cioè gli atti umani dipendano o non dipendano dalla volontà . Mentre quella portava essenzialmente sulla volontarietà delle umane azioni , questa porta sulla loro prevedibilità ; mentre quella verteva sulla possibilità per noi di agire in un modo piuttosto che in un altro , questa verte piuttosto sulla possibilità per gli altri di influire su di noi : mentre infine la soluzione di quella può decidere della fiducia che possiamo avere in noi , questa decide piuttosto della fiducia che in noi possono avere gli altri . L ' insistere sulla radicale diversità dei due problemi non è , come alcuno potrebbe ritenere , l ' enunciare un truismo : tale diversità è atta ad essere stranamente trascurata . Molti la riconoscono in principio , per poi dimenticarsene nell ' ulteriore svolgimento delle loro dottrine , mentre altri adoperano un linguaggio che lascia incerto quale dei due problemi intendano trattare . Ciò produce uno stato di confusione e d ' equivoco da cui è assai difficile liberarsi , anche per le menti più avvezze alla critica logica . - Chi nega il libero arbitrio è raro che con ciò voglia negare il carattere di volontarietà che hanno alcune fra le nostre azioni . Interrogato , è anzi probabile ch ' egli protesti contro una supposizione siffatta . " Chi ha mai contestato , egli dirà , l ' esistenza di volizioni e la loro relativa efficacia ? Ciò sarebbe puerile . Sono i nostri avversari che ci fraintendono . Per costoro , la volontà sorge dal nulla ; è un vero miracolo ; è un concetto che si trova nel contrasto più aperto colla concezione scientifica , " positiva " del mondo ; è infine una " entità metafisica " che noi ci sentiamo in diritto di scartare sdegnosamente . Ma altra cosa è affermare che le nostre relazioni son " necessarie " e altra cosa affermare che non possiamo fare ciò che vogliamo . Questa è la libertà fisica , mentre noi ci riferiamo alla libertà " morale " , fondata nell ' assurdo concetto di una volontà senza cause . È soltanto nel concetto di volontà che differiamo dai nostri avversari ; alla loro concezione metafisica noi sostituiamo la sola concezione positiva " . A tal discorso non potremmo rispondere se non che su ciò possiamo essere in parte d ' accordo con loro , e che il solo argomento di discussione sarà fino a qual punto certe ulteriori loro affermazioni siano conformi alla premessa così enunciata . Quando si muta il concetto di una cosa , quando , in altre parole , non si fa che negarle certe proprietà e attribuirgliene certe altre , occorre star bene attenti a distinguere dalle proprietà che se ne vanno quelle che rimangono , per non attribuire a tal mutamento di concetto conseguenze maggiori di quelle che veramente ne derivano . Quando neghiamo agli atti umani l ' attributo della libertà , occorre essere ben cauti a sapere di qual libertà si parla . Per lungo tempo si è creduto che " l ' essenza " della libertà consistesse nell ' indipendenza da quel principio di causalità che regge la natura esteriore ; perciò chi pretende estendere il principio di causalità alle azioni umane si è creduto in diritto di negare che queste si possano dir " libere " . Lo stesso è a dirsi dell ' attributo della " volontarietà " : se i nostri atti volontari sono quelli che fuggono ad ogni vincolo causale , ciò significa che non v ' è attività umana che meriti veramente il nome di volontaria . Il male si è che le parole " volontario " e " libero " hanno , nel linguaggio ordinario , un significato determinato ed ormai consacrato dall ' uso . Venti volte al giorno io dico : voglio , e mi sento libero di eseguire la mia volontà . Se qualcuno mi viene a dire che tale mia persuasione è frutto di una " illusione " , il mio buon senso si ribella , e sono inclinato a dar del mistificatore al mio interlocutore . Che se poi le sue ragioni mi convincono , io ne risento un effetto deprimente , e propendo verso una concezione fatalistica della vita . È che la violazione dell ' uso corrente delle parole non avviene quasi mai impunemente ; tosto o tardi la confusione si produce , con danni teorici e pratici talora gravissimi . È come se qualcuno spacciasse monete con valore effettivo inferiore al loro valor nominale , e credesse d ' essere scevro di ogni responsabilità , e di avere evitato ogni inconveniente , per non essersene egli valso se non per il loro valore effettivo , dichiarando oltre a ciò il valore stesso alla persona ricevente . A parte la possibilità della frode e di illecito guadagno per quest ' ultima , è certo che vi sarà tosto o tardi chi prenderà le monete per il loro valore nominale , se qualcuno non ne arresta il corso denunziando l ' inganno . Non altrimenti avviene per le parole adoperate in un senso troppo diverso dall ' usuale . Il linguaggio ha un valore essenzialmente sociale , quasi direi pubblico , e a nessun singolo è lecito farlo variare arbitrariamente . Ogni parola desta in noi , occorre non dimenticarselo , una folla di associazioni , che solo in parte soggiacciono al nostro controllo cosciente . Le " questioni di parola " che generalmente sono considerate come disquisizioni sterili ed oziose , hanno invece una importanza grande appunto per ciò : che una parola , a meno che non sia coniata ex novo , porta seco una moltitudine di rappresentazioni associate che è vano il volere assolutamente sopprimere negli altri , e perfino in noi . Il chiedersi se ad un dato oggetto sia applicabile un dato nome equivale praticamente a chiedersi se tale oggetto possegga le qualità che da tal nome sono o debbono essere rappresentate ed evocate , se cioè tale oggetto debba farsi registrare nella " classe di oggetti " che il nome designa . Ogni questione di parola pertanto , coinvolgendo più o meno direttamente una questione di classificazione , è nello stesso tempo anche una questione di pensiero : la sola differenza fra essa e la " questione di fatto " consistendo in ciò , che mentre in quest ' ultima si tratta di vedere se esista un determinato oggetto o quali sono i suoi rapporti con altri , nella prima si discute se quei rapporti ( ad es . di somiglianza ) che abbiamo constatati fra più oggetti e che vengono connotati da un nome si estendano anche ad un altro oggetto : il che si esprime dicendo che questo oggetto deve o non deve essere chiamato in quel dato modo . Non si meravigli quindi alcuno se ravviserà nella presente discussione del problema del libero arbitrio i caratteri propri della " questione di parola " . È appunto solo sollevando una " questione di parola " che le nostre idee sul libero arbitrio e i suoi rapporti colla responsabilità morale e giuridica potranno farsi chiare ; ed è dal non averla sollevata per tempo che dipende , in gran parte , lo sterile dispendio di forze intellettuali che intorno a questa questione si è prodotto . L ' inconveniente , che rende difficili tutte le questioni del genere di questa del libero arbitrio , non è , come alcuno ha creduto , ch ' esse non abbiano per oggetto l ' esperienza accessibile e che perciò offrano soluzioni le une e le altre egualmente indimostrabili come vere ; ma che i concetti e le idee sono in esse rappresentate da parole il cui significato , volgare o filosofico , ha variato storicamente e non è oggi facile a definirsi , e che quindi recano implicazioni intellettuali o sentimentali aventi coi concetti maestri , per così dire , un semplice rapporto di contiguità e non di dipendenza logica . Vedremo ciò meglio or ora . Ma è così che spesso gli avversari discutono come se asserissero cose irreconciliabilmente opposte , mentre in realtà fanno affermazioni che potrebbero benissimo sussistere l ' una accanto all ' altra senza nuocersi : ed avviene altresì che ciascuno di essi , trasportato dalla foga della disputa e dallo spirito di scuola , nonché tratto in inganno dal suono stesso delle proprie parole , trascura di fare le necessarie distinzioni e si rifiuta di ammettere quelle parti della dottrina avversaria , spesso le più fondamentali , alle quali egli non avrebbe di per sé alcuna obbiezione da fare . Avviene pertanto che l ' errore di ciascuno consista piuttosto in ciò che ognuno indebitamente nega dell ' altro , anziché in ciò ch ' egli afferma di cognizione propria ; e nelle conseguenze ch ' egli da questa indiscriminata negazione trae . - È generalmente nota la distinzione fra quei giudizii che il Kant chiama analitici e quelli ch ' egli chiama sintetici , e che furono per lo addietro designati come proposizioni essenziali e proposizioni accidentali . Mentre colle proposizioni sintetiche , che possono anche essere chiamate proposizioni reali ( Mill ) , intendiamo asserire qualche cosa di nuovo nell ' oggetto designato da un nome , che perciò non era implicato nel significato del nome stesso , nelle proposizioni analitiche , che possono essere considerate come verbali , noi " asseriamo di una cosa sotto ad un nome determinato solo ciò che è asserito di essa per il semplice fatto di averla chiamata con quel nome " ( Mill ) . Tale distinzione non ha forse quell ' importanza che le venne da alcuni attribuita , per il fatto che praticamente riesce assai difficile il riconoscere quali sono le proposizioni analitiche e quali le sintetiche . Le parole non conservano il medesimo significato da tempo a tempo , né da individuo ad individuo . Esse vanno ora estendendo il loro senso a proprietà che prima erano fuori dalla loro sfera d ' applicazione , ora abbandonandone altre che prima in essa rientravano . Onde non sempre le proposizioni sono sintetiche o analitiche per tutti : certe proprietà , che per alcuni sono pure e semplici implicazioni del significato di una parola , per altri , più ignoranti o meno riflessivi , sono elementi nuovi , su cui la loro attenzione va espressamente richiamata . " Le parole , scrive un arguto filosofo , che sono l ' intermediario indispensabile fra il mio pensiero e l ' altrui , hanno ben l ' aria di essere un intermediario inutile ed incomodo fra il pensiero e il suo oggetto . Il pensiero per sua natura è dinamico e vivente ; esso non è , ma diventa , è un progresso , non una cosa ; esso è un organismo di cui le immagini rappresentano le cellule , con questa differenza , che " ogni cellula occupa un punto determinato del corpo , mentre un ' idea veramente nostra riempie tutto il nostro organismo " ( Bergson ) . Le immagini si avviluppano , si generano , si penetrano fra di loro ; esse formano un tessuto vivente . Questo tessuto , il linguaggio lo lacera , lo mette in brandelli , poi ch ' esso esige che " noi stabiliamo fra le nostre idee le medesime distinzioni nette e precise , la medesima discontinuità che fra gli oggetti materiali " ( Bergson ) . Come l ' arcobaleno sulla cascata permane colla sua gamma di vivaci colori nonostante il fluire incessante delle molecole liquide che ne sono quasi il sostegno materiale , come il corpo umano si mantiene colle sue fattezze pressoché inalterate attraverso al perenne rinnovarsi della materia organica che lo compone , così , mentre il pensiero si trova in uno stato di plasticità e di fluidità continue , le forme del linguaggio che servono ad esprimerlo hanno la fissità dei solidi che non mutano d ' aspetto se non per la lenta corrosione degli elementi esteriori . Parole rimaste quasi inalterate a traverso i secoli sono passate a poco a poco per infinite sfumature di significato , in modo da trovarsi alla fine della loro evoluzione a contatto , per così dire , con pensieri diversissimi da quelli ch ' esse rappresentavano originariamente . La storia delle scienze e della filosofia ci offre innumerevoli esempi di questa attitudine del pensiero a scivolare sotto alle parole . E ciò che si verifica per i popoli si verifica pure per gli individui . Per il medesimo individuo , nei diversi stadi della sua vita , a seconda dei diversi gradi della sua educazione e della sua esperienza , il significato di una parola cambia . Così pure se ci volgiamo a considerare i rapporti degli uomini fra di loro , vediamo che per quanto i diversi individui adoperino gli stessi termini a designare a un dipresso i medesimi oggetti , dietro a tale uso abbastanza uniforme si celano differenze notevoli nel senso dei termini stessi . In altre parole , numerose espressioni , pure avendo per tutti la medesima estensione , non hanno per tutti la medesima comprensione : non altrimenti che gli oggetti sul mercato , vendutivi ad un prezzo ch ' è eguale all ' incirca per tutti , possono rappresentare per gl ' individui che se li scambiano gradi diversissimi di valore subbiettivo , cioè di " utilità marginale " . " Ciò dipende , dice il succitato scrittore , dal modo in cui facciamo la conoscenza delle parole . È a forza di veder attribuire le medesime parole ad una quantità di oggetti differenti che si arriva ad indovinarne il senso , se pur ci si arriva : poiché di rado si osserva , e mai con grande precisione , e qualche volta non si osserva affatto ciò che tutti questi oggetti hanno in comune . Così " un fratello sa chi sono i suoi fratelli e le sue sorelle , molto tempo prima di avere una nozione qualsiasi della natura dei fatti implicati nel significato di tali nomi ( MILL , System of logic , I , 1 , Ch . II ) " . " Per provare che qualche fraintendimento esiste sempre in fondo alle conversazioni , basta considerarne parecchie che si succedono sul medesimo argomento . Il malinteso , impercettibile a prima vista , diventa allora patente e colpisce le menti anche meno accorte . È così che la storia si converte in leggenda . Il sistema filosofico più intelligibile in sé e più chiaramente esposto , se si propaga e si estende , è atto a diventare una raccolta di formole vane od una nuova dottrina . Esso non è più compreso o è mal compreso . E in tal modo che nel Medio Evo ogni commento alla filosofia di Aristotile è un traviamento oppure un pensiero originale . Ora la scolastica è un fatto di tutti i tempi : essa compare nell ' antichità , e il Rinascimento l ' ha appena rovesciata ch ' esso la ristabilisce sotto altra forma " . Comunque , è il fatto che le parole non hanno eguale comprensione per tutti coloro che le adoperano , quello che rende quasi impossibile stabilire quali siano le proposizioni sintetiche e quali le analitiche . Così si suol addurre generalmente , seguendo il Kant , come esempio di proposizione analitica la frase : i corpi sono estesi , mentre quest ' altra : i corpi sono pesanti , sarebbe una proposizione sintetica . Ora ciò non è esatto , poiché se chi ha studiato nei libri di fisica , dove corpo è generalmente definito come ciò che occupa dello spazio , è probabile pensi che l ' estensione è un attributo assai più direttamente implicato in tal nome ; d ' altra parte può darsi che l ' operaio o il contadino , che assai più spesso ha sentito la pesantezza dei corpi di quel che non abbia ragionato sulla loro estensione , troverà più naturale attribuir loro la prima che la seconda . È vero che mentre tutti i corpi " occupano dello spazio " , vi sono dei corpi che non pesano pel braccio che li solleva ; ma se per pesante s ' intende semplicemente soggetto alla gravità , si vedrà che la frase : i corpi sono pesanti , è non meno analitica dell ' altra . Il principio d ' inerzia , o di conservazione dell ' energia , e quello della conservazione della materia ci appajono oggi così evidenti che sono da alcuno in ciò equiparati agli assiomi della aritmetica . Eppure vi è stato un tempo in cui tali verità erano apertamente disconosciute , in cui si credeva che il movimento si esaurisse e la materia svanisse senza lasciar traccia di sé , ed è solo attraverso ad una lunga serie di sforzi intellettuali che gli uomini sono arrivati a convincersi del contrario . Il principio che la materia " non si crea né si distrugge " , è asceso al grado di giudizio analitico solo in tempi relativamente recenti . In tesi generale il cammino della scienza tende ad aumentare il numero delle proposizioni che sono , o possono essere per chi le enuncia , analitiche . - Le leggi scientifiche formulano rapporti invariabili di coesistenza e successione fra fatti e proprietà ; il che ci permette di dedurre dalla presenza di un fatto o di una proprietà una catena sempre più lunga di fatti o proprietà . - Ora le proprietà di un oggetto sono quelle che servono alla sua definizione - un oggetto è un insieme di proprietà costantemente legate fra loro . - Ciò che ci dà il concetto di un oggetto non è che l ' insieme delle sue proprietà essenziali : e tali sono quelle appunto che intendo attribuirgli quando gli assegno quel dato nome . E quando io affermo di un oggetto una di queste proprietà le quali sono , o possono essere contenute nella sua definizione , io enuncio una proposizione analitica . Ora la scienza accresce il numero delle proprietà legate fra loro in modo , che la presenza di una di essa sia indizio certo della presenza delle altre . - Tutte le proposizioni generali ch ' essa enuncia sono sintetiche per chi le ode per la prima volta , ma sono atte a divenir analitiche per chi è familiare con esse . Se tutti gli oggetti designati da un nome posseggono invariabilmente , oltre alle proprietà sin qui conosciute come costituenti la connotazione del nome stesso , anche altre proprietà ciò vorrà dire che basterà d ' ora in poi semplicemente aver applicato il nome stesso ad un oggetto per intendere che questo possiede , oltre a quelle , anche queste . " La scienza , scrive il Dugas , è un linguaggio ben fatto , e questo linguaggio è l ' espressione , ognora più abbreviativa e più semplice , di una realtà meglio conosciuta nei suoi particolari e nella sua complessità " . Ma se pertanto col progredire della scienza il numero dei giudizi analitici tende a crescere , talora per avventura accade che una proprietà , fino a un certo momento ritenuta " essenziale " ad un dato oggetto , si scopra non esser tale , sia perché si trovano altri oggetti , pur aventi tale comunanza di proprietà con quello da costringerci a chiamarlo collo stesso nome , ma mancanti di quella proprietà in particolare ; sia perché una nuova corrente di pensiero porti a negare quell ' opinione finora generale . In breve , anche nel cammino della scienza bisogna tener conto dell ' errore possibile . Che avverrebbe se domani si verificasse un caso ben constatato di annullamento della materia ? - Quando si scopre l ' errore , cioè si riconosce che una data proprietà non è affatto , come si credeva , caratteristica di un dato oggetto , una scelta si impone : o si mantiene il nome di prima a quel gruppo d ' oggetti , rifiutando d ' ora innanzi la definizione che se ne dava mediante quella proprietà ; o si seguita a ritenere quella proprietà essenziale all ' applicabilità del nome , affermando così che il tal gruppo di oggetti non " merita " più tal nome . Ad ogni modo tutto ciò mette sempre capo ad un rifiuto o ad una sostituzione di definizione . Tale rifiuto o sostituzione non interessa gli oggetti reali se non per ciò che riguarda quella o quelle determinate proprietà . Gli oggetti rimangono integri pel rimanente , né apprendiamo nulla sulla loro esistenza o meno . Non sempre però di ciò si tien conto . Accade , abbiamo visto , che coloro i quali sono avvezzi a sentir definire l ' oggetto mediante quella proprietà particolare , si rifiutino d ' ora innanzi ad applicare il nome di quell ' oggetto al complesso di proprietà rimanenti , o , ciò che è lo stesso si rifiutino di ammettere l ' esistenza di oggetti a cui quel nome sia applicabile , col pretesto che quelli che esistono " mancano delle proprietà necessarie per potere essere così chiamati " . Che cosa ne deriva ? che siccome invece nel linguaggio ordinario il nome indica anche la presenza delle altre proprietà , il loro rifiuto è male interpretato , si crede che " l ' oggetto " sia addirittura negato , e se ne desumono delle conseguenze che sono altrettante erronee quanto difficili a dimostrarsi tali . Infatti la premessa onde si parte , il rifiuto di applicare un dato nome , può esser giusta ; ma secundum quid , vale a dire secondo la definizione particolare che del nome è stata data . D ' altra parte le conseguenze sono tratte da quel rifiuto preso sic et simpliciter , come riguardante il nome nella sua più completa ed usuale connotazione . Ci troviamo quindi dinnanzi ad un sofisma , che spesso si cela sotto le pieghe di una sottilissima e complicatissima dialettica , ma che non è per questo meno fecondo di danni . - Se ora consideriamo più particolarmente la questione del " libero arbitrio " vediamo subito come ad essa si applichi tutto ciò che abbiamo detto sin qui sulla influenza di un linguaggio poco preciso nel rendere pressoché insolubili certi problemi . - La fusione del problema del fatalismo con quello della " causalità delle umane azioni " è stata ed è prevalentemente favorita dalla non sufficiente accuratezza nell ' accertare che cosa si intende dire colle parole causa , necessità , libertà , quando si afferma che anche le volizioni umane sono necessarie , che di esse si potrebbero determinare le cause con altrettanta sicurezza come a riguardo di qualunque fenomeno naturale ; che l ' uomo pertanto non è " libero " . Senza tener conto di ciò , rimarrà sempre inesplicabile come la conciliazione fra i concetti di libertà e necessità appaia agli uni così semplice ed evidente , mentre ad altri essa appare addirittura una cosa " enorme " . - Alla domanda : esiste il libero arbitrio ? - si potranno dare risposte in apparenza contraddittorie , in realtà suscettibili di essere nello stesso tempo vere e false , fintanto che non si è data una soluzione alla prima questione : che cosa cioè s ' intenda , o si debba intendere per libero arbitrio . Originariamente , liberum arbitrium non poteva voler dire altro che la facoltà di scegliere volontariamente fra le diverse azioni quella che si preferisca , e di menare ad esecuzione il verdetto della volontà . Libero arbitrio e volontà non potevano avere significato diverso , e questione del libero arbitrio non poteva rappresentare se non la questione se e fino a che punto l ' uomo possa volere ciò che fa . Solo più tardi questa - se l ' uomo possa volere ciò che fa e fare ciò che vuole - venne considerata come la questione semplicemente della libertà fisica , - questione facilmente risolubile in senso affermativo ; mentre la questione detta del " libero arbitrio " fu trasportata in una sfera più alta , quella della " libertà metafisica " in cui pur si stimò conservasse gran parte della sua importanza pratica e morale e seguitasse ad essere il fondamento della responsabilità etica ed anche giuridica . Tale libertà metafisica poi fu fatta consistere nell ' indipendenza più assoluta da ogni vincolo di causalità . Per comprender per qual processo psicologico sia avvenuto tale trapasso , occorre considerare che per lungo tempo , specialmente sotto l ' influsso del pensiero teologico , fu creduto che l ' indipendenza dalla causalità costituisse effettivamente l ' " essenza " dell ' atto volontario , e la proprietà fondamentale per cui questo potesse dirsi libero e quindi responsabile . La parola libertà poteva dunque per tutto questo tempo " connotare " indifferentemente l ' attributo della volontarietà e quello della mancanza di causalità . Ma quando cambiò il modo di considerar la natura dell ' azione volontaria ; quando si suppose o si credette dimostrato che anche di essa potevano rintracciarsi le cause ; ne venne che chi al nome libertà faceva corrispondere soprattutto il secondo degli attributi si credette poter affermar legittimamente che l ' uomo non fosse libero , e conseguentemente anche che non fosse neppur responsabile delle proprie azioni . Ne nacque quindi la credenza che alla responsabilità morale nell ' uomo non bastasse la libertà fisica , pratica , ch ' egli asserisce ad ogni istante della sua vita dicendo : io voglio , - ma fosse necessaria una libertà più elevata e recondita , di cui fu fatto un problema a parte . Ora è intorno a questo concetto di una libertà " superiore " che verte tutta la questione . L ' estensione della parola libertà a quest ' ulteriore problema è cosa legittima , e tale da non ingenerare equivoci ? Ed è proprio questa la libertà in cui ha suo fondamento il concetto dell ' umana responsabilità ? La nostra opinione è che il problema della libertà è uno solo . Ed è il problema della volontarietà . Ogni indagine avente per oggetto una libertà " ulteriore " , più profonda e verace di questa implica un impiego abusivo di termini atto a traviare il pensiero filosofico , e pertanto da scartarsi . Quando , nella discussione intorno al libero arbitrio , gli uni asseriscono che l ' uomo non è libero , l ' importo vero della loro asserzione è che l ' uomo non possa dirsi libero secondo la definizione speciale data del liberum arbitrium indifferentiae dai loro avversari . Senza tener conto di ciò ogni apprezzamento della loro dottrina e delle sue conseguenze riescirà malsicuro . Essi intendono semplicemente negare che delle volizioni umane sia assolutamente impossibile rintracciare le cause , e di " negare " quindi quel concetto di libertà che in tale assenza di cause la faceva consistere . Ma la parola libertà , come le altre che occorrono in questa questione , " causa " , " necessità " , e simili , hanno - giova ripeterlo - un significato ormai consacrato dall ' uso . La distinzione fra atti liberi e non liberi è una distinzione che ci serve continuamente nelle vicissitudini quotidiane . Tutti noi profferiamo continuamente giudizi sulla libertà nostra o l ' altrui , valutiamo l ' innocenza o la colpevolezza di questo o quell ' individuo , ne ricerchiamo le scuse , le attenuanti o le aggravanti , senza mai aver ragionato se le nostre affermazioni implichino la negazione della causalità e senza il più delle volte sospettare neppure di trattar come risolto " un problema metafisico della più alta importanza e difficoltà " . Prendiamo le parole così come ci vengono presentate dall ' uso volgare , e le applichiamo , senza troppo esitare , ai casi pratici ogni qualvolta in essi ravvisiamo certi caratteri , certi segni , che sono , logicamente parlando , quelle che si chiamano le note dei nostri concetti , e formano la connotazione delle parole . Determinare quali sono queste note , e qual è pertanto il contenuto dei giudizi che tutti noi , uomini incolti e scienziati , confusi nelle esigenze della vita pratica , dieci e dieci volte al giorno profferiamo , è compito d ' importanza , non solo psicologica , ma anche logica e filosofica grandissima . Esso è anzi lo scopo di gran parte dell ' indagine filosofica passata e presente . Non altrimenti vanno considerate tutte le speculazioni che soglionsi raggruppare sotto il nome di teoria della conoscenza . Le classiche ricerche di Berkeley sul concetto di realtà , di Hume sul concetto di causa , per tacer d ' altre , non hanno , come venne da molti creduto , lo scopo di rispondere alla domanda " se la realtà esista " o " sia conoscibile " se si possano o no ritrovare le cause vere dei fenomeni ; ma piuttosto di analizzare il contenuto di tali concetti , da dirci che cosa intendiamo dire quando enunciamo giudizi sulla realtà dei fenomeni e sulle loro cause . Sarebbe assurdo il pensare che tali giudizi siano privi di senso , e che i termini corrispondenti meritino addirittura di essere cancellati dal nostro vocabolario " scientifico " . Si potrà discutere quali siano i caratteri su cui si basa la distinzione fra atti liberi e non liberi , non già rifiutarla senz ' altro . Alcune distinzioni , specie se create artificialmente dallo scienziato in vista di certe differenze fra i fatti , possono bensì essere scartate senza scrupolo e abbandonate per sempre , ove si riconosca inesistente la differenza su cui si fondavano : ma altre invece - che troppo di frequente ci servono nel linguaggio parlato e che è lecito quindi presumere siano basate su differenze reali fra i fenomeni , se anche generiche e difficili a determinarsi - non possono esserlo senza gravi inconvenienti . " Si potrebbe dire , scrive il Vailati , che la tattica più opportuna da adottarsi dal filosofo e dallo psicologo , di fronte ad una parola che , dalla tradizione o dal linguaggio comune , gli venga presentata con significato indeciso o viziato da pericolose associazioni , sia quella consigliata dal vangelo rispetto al peccatore : " non si deve desiderare la morte ma ch ' essa si converta e viva " ; che cioè essa , spogliata e purificata da ogni indeterminatezza od ambiguità , entri a far parte del linguaggio tecnico assumendo un senso quanto meno è possibile disforme da quello che vagamente e quasi istintivamente il linguaggio comune le attribuisce " . Se ora interroghiamo l ' uso popolare ; se ci domandiamo che cosa vogliamo dire quando diciamo di essere liberi di scegliere questo piuttosto che quel corso d ' azione , vediamo che in ogni caso ci riferiamo alla nostra facoltà di volere una cosa piuttosto che un ' altra , e di eseguire la nostra determinazione volontaria . Qualunque sia il risultato dei moderni studi di psicologia e di fisiologia sulla volontà ; qualunque sia la risposta che la scienza moderna sarà per dare a quell ' altro e " più elevato " problema : se le nostre azioni siano o no determinate da cause ; resterà sempre per noi ridubitata l ' esistenza di un ' azione volontaria come distinta dall ' azione involontaria . Spetterà allo psicologo , al fisiologo , al filosofo il determinare su che si basi tal distinzione , lo spinger quindi più innanzi l ' indagine intorno alla natura dei fatti implicati nel nostro discorso quando diciamo di volere . Ma il fatto che talora vogliamo , e talora non vogliamo agire , che talora la nostra volontà resta senza efficacia , talora invece sortisce il suo pieno effetto , non potrà essere distrutto da alcuno sforzo di dialettica . Avremo fatto un gran passo innanzi quando ci saremo convinti che ciò che il senso comune ha in ogni tempo postulato non è la libertà " metafisica " , consistente nell ' esser sciolti da ogni vincolo di " causalità " , ma è la libertà pratica , " fisica " di fare ciò che vogliamo . - Aggiungiamo che a questo riguardo il responso della scienza e della filosofia non può essere che la piena giustificazione di quello del senso comune . L ' uomo è dotato di aspirazioni sentimentali ed ideali , di una ragione capace di guidar la sua mano nella scelta dei fini e dei mezzi , di una mente cioè , nella quale si rispecchia l ' avvenire e dalla quale l ' avvenire è in parte plasmato ; ciò sarà sempre vero , sia che la mente stessa segua ne ' suoi processi una tal qual regolarità che ci permetta un giorno di determinarne le leggi , sia che questo debba restar in eterno vietato agli sforzi degli psicologi . Poiché tale è la sola pretesa legittima che possano vantare i " deterministi " . E se essi hanno così spesso palesata la tendenza a negare o almeno a deprezzare l ' efficacia direttiva della nostra ragione sulle nostre azioni , nel che consiste propriamente la volontà e così pure la libertà , ciò dipende oltre a tutto dal persistere in loro di un concetto della causalità e della necessità , che essi stessi poi magari in altre occasioni professano di rigettare . - È ciò che osserva il Mill in un celebre capitolo del suo Sistema di logica . " Molti non credono affatto , egli dice , e pochissimi sentono praticamente che non v ' è nella causalità nulla oltre ad una invariabile , certa ed incondizionale successione . Pochi sono coloro ai quali la semplice costanza di successione appaia un vincolo di unione abbastanza stringente per un rapporto di natura così speciale come quello di causa ed effetto . - Anche se la ragione lo ripudia , l ' immaginazione conserva il sentimento di una connessione più intima , di un qualche strano legame o misteriosa costrizione esercitata dall ' antecedente sul conseguente . Ora è appunto ciò che , considerato in applicazione alla umana volontà , confligge colla nostra coscienza e rivolta i nostri sentimenti . - Siamo certi , che nel caso delle nostre religioni una tal costrizione misteriosa non esiste " . " Coloro che credono che le cause traggano seco i loro effetti per un mistico legame hanno ragione di credere che la relazione fra le volizioni e i loro antecedenti sia d ' altra natura . Ma essi dovrebbero fare un passo innanzi , e riconoscere che questo è anche vero del rapporto di ogni altro effetto col suo antecedente . Se un tal vincolo è considerato come implicato dalla parola necessità , la dottrina non è vera delle azioni umane ; ma neppure è essa allora vera degli oggetti inanimati . Sarebbe assai più corretto il dire , che la materia non è vincolata da necessità , che l ' affermare ciò della mente " . La cosa apparirà anche più chiara ove si rifletta all ' origine psicologica di questo concetto di un legame più intimo e stringente fra i fenomeni della natura esteriore che non fra quelli del nostro mondo interno . A dirimere i rapporti fra gli elementi della natura esteriore è necessario un certo sforzo . - Cosicché l ' affermazione che una cosa è causa di un ' altra viene ad essere il più delle volte anche l ' espressione della nostra impotenza , assoluta o relativa , di impedire che , data la causa , l ' effetto si produca ; il che esprimiamo dicendo che è necessario , che è inevitabile , che il tal fatto si produca , che non sta in nostro potere di modificare il rapporto fra esso e i suoi antecedenti , o che per far ciò si richiede da parte nostra la spesa di una certa somma di energia . I rapporti del concetto popolare della causalità col sentimento dello sforzo furono a torto trascurati dal Hume e dal Mill . È evidente che lo sforzo non è altro che l ' indice che qualche cosa si oppone all ' esecuzione della nostra volontà . Se la necessità indica sforzo , relativa impotenza , allora necessità e volontarietà sono termini antagonistici . Azioni volontarie sono quelle che per eccellenza stanno nel nostro potere . Non è peraltro l ' estensione alle azioni volontarie di questa causalità o necessità in senso più stretto quella che i deterministi possono volere , poiché essa implicherebbe una contraddizione nei termini . - Essi non possono affermare se non che anche della produzione delle azioni volontarie è possibile stabilire le leggi . Ma legge qui non indica se non prevedibilità . Ogni legge stabilisce che dati certi elementi della realtà , se ne potranno prevedere certi altri . Essa presuppone altresì che altri elementi nel caso contrario non vengano a disturbare il rapporto così stabilito . La combinazione di più elementi dà luogo ad effetti che sarebbe stato impossibile argomentare a priori dall ' esame di ciascun elemento separato ma che , data la combinazione , si possono con ogni certezza prevedere . Onde se si conoscessero le leggi dell ' azione combinata di tutti gli elementi presenti in un dato oggetto , ad un istante dato , sarebbe possibile dedurne con tutta sicurezza ciò che avverrà nel momento successivo . Nella sfera della volontà , ciò significa che se all ' istante che precede immediatamente l ' azione io conoscessi tutti gli elementi presenti , potrei predire infallibilmente l ' azione che seguirà . Quest ' asserzione teorica non fa del resto che mostrarci la quasi - impossibilità pratica che tale predizione avvenga . - Ben lungi dal convincere l ' agente della inevitabilità delle proprie azioni , essa deve fargli presente che ogni suo pensiero , ogni sua considerazione - quella " se esista o no il libero arbitrio " compresa - introduce per ciò solo un nuovo elemento al complesso di cause che determineranno l ' evento . I rapporti di causalità che lo studioso avrà riscontrati fra i fatti del suo pensiero e le sue azioni non saranno mai per riprodursi indisturbati ogni qualvolta egli vorrà servirsene per predire il corso del proprio pensiero o della propria attività nel momento prossimo successivo ; e questo perché ? perché il semplice fatto di conoscere tutto ciò in anticipo rende deforme la realtà concreta dalle premesse delle leggi da lui stabilite : tale conoscenza può fornire motivi nuovi ed inaspettati ad una delle alternative possibili . - E così via all ' infinito . Come si vede , si può ammettere la possibilità di determinare le leggi dell ' azione volontaria e nello stesso tempo affermare nell ' uomo il potere più assoluto di modificare a suo talento il corso delle proprie azioni , dichiarando antiscientifica e contraddittoria ogni concezione fatalistica della volontà . Nulla di più può essere postulato dai moralisti più rigorosi ed esigenti , per ciò che riguarda la pratica possibilità della morale , la quale sarebbe certamente nulla ove l ' uomo non potesse disporre dei suoi atti a suo talento . Ogni esame degli scritti loro , non meno che ogni indagine della coscienza popolare , ci convincerà che ciò che è veramente necessario alla morale terrena è l ' esistenza di quella libertà che alcuni hanno chiamata , con frase inesatta ed equivoca , libertà fisica . " L ' uomo , scrive il Carrara , ha la facoltà di determinarsi nelle sue azioni , preferendo a proprio talento il fare e il non fare dietro i calcoli del proprio intelletto . Questa potenza è quella che costituisce la sua libertà d ' elezione . È in virtù di tale facoltà che gli si chiede conto degli atti a cui si determina " . " Il magistrato trova in un individuo la causa materiale di un atto e gli dice : tu facesti : imputazione fisica . Trova quell ' individuo con volontà intelligente e gli dice : tu facesti volontariamente : imputazione morale " . " La morale , scrive il Brusa , insegna che l ' uomo ha , fra i previsti , l ' obbligo di renderne reale uno , il quale possa ragionevolmente adattarsi come degno de ' suoi fini ideali . La morale dice e dirà sempre all ' uomo finché essa sussisterà : tu devi . Ora se tu devi , gli è che tu puoi " . Orbene , che cosa v ' è in una libertà così concepita , che cozzi veramente contro l ' ammissione di un vincolo di causalità fra la volontà e i suoi antecedenti , quale siamo venuti delucidando ? Dobbiamo andar più oltre , e col Ihering , il grande filosofo del diritto , non certo sospetto di non aver stimato al suo giusto valore la funzione della volontà nelle opere individuali e sociali dell ' uomo , che senza una qualche causalità riesce difficile addirittura il concepire la volontà ? " Senza ragion sufficiente , egli dice , un movimento della volontà è altrettanto impensabile quanto il movimento della materia : la libertà del volere nel senso , che la volontà si possa mettere in moto spontaneamente senza alcuna causa impulsiva , è qualche cosa di simile al barone di Münchhausen , traente sé stesso per i capelli fuor della palude " . Comunque , il moralista non ha bisogno , per concepir la possibilità della morale fra gli uomini , di suppor risolta in senso negativo la questione " se le nostre azioni obbediscano o no al principio di causalità " . Quand ' anche fosse dimostrato irrevocabilmente che la legge di causalità non soffre eccezione alcuna neppure nella sfera dell ' attività umana , rimarrebbe sempre indiscussa l ' esistenza di azioni volontarie distinte da quelle che tali non sono . Non è quindi nella negazione del " libero arbitrio " , nel senso tradizionale di questa espressione , che possa fondarsi logicamente la negazione della responsabilità dell ' uomo di fronte al suo simile per le azioni commesse ; ed ogni affermazione dei positivisti come di altri la quale implichi una tal premessa è pertanto inammissibile . - Noi abbiamo fin qui parlato della volontarietà delle nostre azioni come sufficiente a costituire il fondamento della responsabilità dell ' uomo di fronte ai propri simili . Con questo non abbiamo voluto affermare ch ' essa sia sufficiente ad altre esigenze , principalmente a quelle del sentimento religioso . Ciò che basta a stabilire la responsabilità dell ' uomo di fronte ad un altro uomo può non bastare a stabilirne la responsabilità di fronte a Dio . Per farsi una idea di come sia sorta e si sia radicata l ' opinione che alla possibilità di una imputazione morale sia necessaria una libertà consistente nell ' indipendenza da ogni causalità , bisogna tener conto della parte importantissima rappresentata dal " problema del libero arbitrio " nella teologia cristiana . È noto infatti com ' esso costituisca , per così dire , il pernio delle questioni più gravi e difficili che abbiano agitato il pensiero teologico : la predestinazione , la grazia , il peccato originale , la redenzione , la stessa bontà , preveggenza , e onnipotenza divina ; e sia stato nel seno della chiesa , dai tempi primitivi fino ai nostri giorni , una delle più vivaci sorgenti d ' eresie e di scismi . Il sentimento religioso è fenomeno oltremodo complesso , composto di elementi morali ed intellettuali che spesso si trovano in conflitto fra loro . Qualunque sia esso stato al suo inizio : sia esso stato il frutto del primo svegliarsi della curiosità scientifica , abbia esso avuto origine nel sentimento di terrore dell ' uomo primitivo dinnanzi ai paurosi fenomeni della natura , oppure nelle prime e malcerte esigenze del suo senso morale , il certo si è che nelle nostre religioni più evolute si riscontra la presenza di questi vari elementi , per quanto trasformati e sublimati . La divinità è anzitutto concepita come " spiegazione " suprema dell ' universo , come suprema verità , ed è considerata come la causa prima ed il sostrato essenziale di tutti i fenomeni . Le sue attribuzioni sono l ' infinità e l ' eternità , l ' onnipotenza e l ' onniveggenza ; ogni limite imposto alla personalità divina ripugna alla coscienza religiosa dei tempi moderni . Ma nello stesso tempo la divinità personifica e rappresenta il principio e la sanzione morale suprema , il fine di ogni esistenza , la sua giustificazione . Affinché il sentimento religioso sia pienamente soddisfatto , affinché una religione sia veramente tale ( religio ? ) , occorre che la divinità , oltreché pensata , possa essere anche venerata ed amata . Il valore delle religioni non sta tanto nell ' essere esse una spiegazione dell ' universo , quanto nell ' essere una spiegazione ottimistica , consolatrice , confortante . In questa loro missione sentimentale va ravvisata una delle principali ragioni della loro forza . Ma per ciò , bisogna che la divinità possa apparirci come immensamente giusta ed immensamente buona , come la raddrizzatrice di ogni torto , la compensatrice della infelicità della vita , come quella che risolve , insomma , il problema del male : in essa deve convergere non la sola fede , ma anche la speranza e la carità degli uomini . Fino a che punto è possibile l ' accordo fra queste esigenze del sentimento religioso ? Il problema non ha mai cessato di agitare la mente dei credenti . Esso è , per così dire , il problema teologico per eccellenza . Se Dio è causa di tutte le cose , come spiegare la presenza , d ' altronde incontestabile , di tanto dolore e di tanta perversità nell ' universo ? Se Dio è onnipotente ed onniscente , come non ammetterlo nello stesso tempo o indifferente , o addirittura malevolo a nostro riguardo ? Come sopratutto ammettere in lui il diritto di castigare l ' uomo per aver commesso un fallo la cui responsabilità ultima risalirebbe a lui ? " L ' ultimo autore di tutte le nostre volizioni , scrive Hume , fu il creatore del mondo , che per il primo impresse il movimento a questa immensa macchina e pose tutti gli esseri in quella posizione particolare , dalla quale ogni evento successivo doveva risultare per una inevitabile necessità . Le azioni umane possono dunque o non contenere malizia alcuna , come quelle che procedono da una causa così perfetta , oppure , se ne contengono , debbono coinvolgere il creatore nel biasimo che meritano , dal momento che si riconosce ch ' egli ne è la causa ultima e il vero autore . Perocché come un uomo che ha appiccato il fuoco ad una mina , è responsabile di tutte le conseguenze di questo atto , tanto se la miccia è lunga come se è corta , - così , dovunque si trovi una catena continua di modificazioni necessarie , l ' Essere , finito o infinito , che ha prodotto la prima deve essere considerato anche come l ' autore di tutte le altre " . Di qui l ' ipotesi del libero arbitrio , secondo la quale la volontà è essa stessa un anello terminale nella catena delle cause , è essa stessa una causa prima . La necessità di tale ipotesi s ' impose ai dottori della chiesa sin dai tempi più antichi . " Né gli elogi , né i supplizi , dice Clemente d ' Alessandria , sono fondati in giustizia , se l ' anima non ha il libero potere di desiderare e d ' astenersi , e se il vizio è involontario " . Ma subito aggiunge : affinché per quanto è possibile Dio non sia la causa dei vizî degli uomini . I Manichei , che , com ' è noto , negavano il " libero arbitrio " , erano costretti ad ammettere un altro principio del male ( Hylè ) . Essi furono combattuti vivacemente da Sant ' Agostino , il quale peraltro credette risolvere la questione concludendo che l ' uomo non ha avuto il " libero arbitrio " se non prima della caduta , ma che da allora in poi , divenuto preda del peccato , non ha più da sperare la propria salvezza se non dalla predestinazione e dalla redenzione . Ad un grado maggiore di maturità è giunta la controversia con S . Tommaso d ' Aquino . L ' uomo è dotato di libero arbitrio " alioquim frustra essent consilia , exhortationes , praecepta , prohibitiones , praemia et poenae " . Il libero arbitrio però v ' è identificato colla volontà , e la distinzione fra volontario ed involontario v ' è fondata sulla definizione datane da Aristotile . Dio è sempre la causa prima di tutte le cose , e naturali , e volontarie . Ma " come per le cause naturali egli non toglie , movendole , che i loro atti siano naturali , così , movendo le cause volontarie non toglie che le azioni loro siano volontarie , ma piuttosto ciò produce in loro , poiché opera in ciascuna cosa secondo la proprietà sua " . S . Tommaso ammette dunque la predestinazione : tuttavia egli la concilia colle esigenze opposte mediante la dottrina delle cause contingenti . Tale dottrina ha una importanza immensa nella concezione cosmologica del medio evo , in cui fra le altre cose , serviva a spiegare la presunta influenza degli astri sul corso della vita umana , come appare anche in Dante . Secondo questa concezione , che risale alle dottrine d ' Aristotile sulla materia e sulla forma - sebbene vi sia chi discute ch ' essa sia una riproduzione genuina del pensiero di lui - l ' ordine che regge l ' universo e che emana da Dio non è costante in tutte le sue parti . Il mondo ci presenta una gerarchia digradante da una maggiore ad una minor perfezione , regolarità , ed uniformità .. Il tipo della uniformità e della regolarità era la sfera esteriore del Cosmo , l ' Aplanes ( Empireo ) coll ' innumerabil genere delle stelle fisse incastonate in esso , eterna e sempre in moto nella medesima orbita circolare , per necessità della sua stessa natura , e senza alcuna potenzialità di fare altrimenti . Ma la terra e i corpi elementari , organici ed inorganici , sotto alla sfera lunare e nell ' interno del Cosmo , apparivano di perfezione inferiore e di natura diversa . Erano invero in parte governati e pervasi dal movimento e dall ' influenza della sostanza celestiale nella quale erano comprese , e dalla quale prendevano in prestito la loro forma implicata colla materia , col principio cioè di potenzialità , di trasformazione , di mutabilità , di irregolarità , di generazione e distruzione . Vi sono dunque nei corpi sublunari e tendenze fisse e tendenze variabili . Le tendenze costanti sono quelle che costituiscono la natura , la quale sempre aspira al bene , o alla perpetua rinnovazione di forme perfette al massimo grado , per quanto impedita in quest ' opera dalle influenze avverse , e perciò atta a non produr mai se non individui difettosi e destinati a perire ( per ch ' a risponder la materia è sorda ) . La parte variabile è costituita dalla " spontaneità " o " caso " i quali costituiscono un agente indipendente che accompagna inseparabilmente la natura , sempre modificandone pervertendone , frustrandone i propositi . Inoltre , i diversi agenti naturali di frequente reagiscono gli uni sugli altri , mentre le tendenze irregolari agiscono alla loro volta su essi tutti . Nella misura in cui agisce la natura , in ciascuno dei suoi agenti distinti , i fenomeni sono regolari e prevedibili : tutto ciò ch ' è uniforme , o che , senza essere del tutto uniforme , ricorre naturalmente e frequentemente , è opera sua . Ma , oltre ed accanto alla natura , vi è l ' influenza del caso e della spontaneità , che è essenzialmente irregolare e imprevedibile : sotto questa influenza vi sono possibilità tanto pro che contro : di due eventi alternativi , tanto l ' uno che l ' altro possono egualmente prodursi . [ Grote , Aristotle , I , pp . 164-165 ] . Per noi , che siamo oggi portati a vedere nella apparente assenza di cause determinanti piuttosto un segno della nostra ignoranza che non dell ' irregolarità della natura , tale concetto di una irredimibile contingenza può non parere accettabile . La parola contingenza , se rimanesse nel nostro vocabolario filosofico , non designerebbe se non quei fatti che , per la complessità e il numero delle loro cause , per la remota disparità degli elementi che concorrono a formarli , per la loro attitudine a modificarsi per ogni più piccola influenza sopravveniente , ci è impossibile , allo stato attuale delle nostre cognizioni , di prevedere . - Essa starebbe cioè a rappresentarci piuttosto la presenza di leggi molteplici , intreccianti i loro effetti , la esistenza cioè di un ordine più complicato , che non la mancanza di ogni legge . La contingenza in questo senso non sarebbe che relativa , non assoluta . Se per causa s ' intende non il complesso degli elementi necessari e sufficienti alla produzione di un fenomeno , ma anche quelli semplicemente necessari , causa contingente significherà quel fattore che può dar luogo a prodotti diversi a seconda della diversità degli altri fattori con cui si trova in combinazione ; così il sole sarebbe una causa contingente rispetto all ' esistenza della vita organica sui pianeti . - Così intesa , la distinzione fra cause necessarie e contingenti può riescire di qualche utilità , ed è forse ad averla trascurata che sono dovuti alcuni errori che si sono accreditati e diffusi nel mondo scientifico moderno . In questo senso - nel senso di una maggior complessità di cause - si può dire , senza timore di sollevare contestazioni , che le azioni volontarie rientrano nella contingenza . Ma oggi in generale , per la nostra educazione scientifica , siamo poco disposti ad ammettere che vi sia una porzione dell ' universo ove la legge e l ' ordine non estendano il loro dominio : una contingenza come quella di S . Tommaso ci ripugna ed urta contro tendenze ormai inveterate in noi . Giova osservare però che non mancano tentativi , anche modernissimi , di ripristinare un concetto di contingenza analogo a quello di S . Tommaso ; e ciò sempre , osserviamolo , per fini e mire essenzialmente teologiche . Certo si è che la contingenza in senso assoluto rappresenta pur sempre quella soluzione di continuità nella catena causale , che è indispensabile per evitar di concepire il male come una emanazione della divinità . Il male allora non sorge e si sviluppa se non in quella parte dell ' universo ove domina la contingenza . Il dualismo inerente ad ogni religione positiva qui si fa manifesto : da una parte Dio e la " natura " che , " obbedendo all ' istinto a lei dato che la porta " , aspira alla perfezione ; dall ' altra una potenza avversa , sia essa il caso , la materia , la volontà umana od uno spirito maligno , il demonio . Fino a qual punto la teologia sia riescita a togliere la contraddizione fra l ' infinità e l ' onnipotenza di Dio e la presenza di questa potenza avversa , è questione troppo grave per esser qui discussa ; tanto più che contraddizioni siffatte , insuperabili dalla fredda ragione , possono benissimo essere superate ove intervenga un atto di fede . In ultima analisi , per la teologia il problema della predestinazione si risolve coll ' ammettere si tratti di un mistero : è imperscrutabile il giudizio per cui la divinità permette talvolta il trionfo del male . Alla provvidenza spetta , secondo S . Tommaso , permettere alcuni difetti nelle cose , e l ' apparente ingiustizia della giustizia divina non è che una conseguenza della limitatezza della nostra ragione . " Niente , osserva il Vailati , prova meglio la inevitabilità dell ' ipotesi del libero arbitrio per i teologi , quanto il constatare le enormi assurdità in cui furono costretti a cadere ogni qualvolta tentarono di rigettarla . Così , per esempio .... dalla negazione del libero arbitrio Lutero fu costretto ad ammettere la credenza , moralmente mostruosa , che la salvezza o la dannazione eterna degli uomini non dipendesse affatto dalla loro condotta , ma solo dal beneplacito ( grazia ) di Dio , il quale creandole sapeva già che una parte di essi era irrevocabilmente destinata alle pene dell ' inferno . Per adoperare la sua immagine , ingenua e cinica nello stesso tempo : quando Dio nei sacri libri esorta gli uomini al ben fare , fa come quei genitori che , ai loro bambini non ancora abili a camminare , dicono di venir verso di loro , ben sapendo che non lo possono fare onde essi sian costretti ad invocare il loro aiuto " . Insomma , " fu soprattutto la difficoltà di conciliare l ' esistenza troppo evidente del male nel mondo , colla credenza , troppo preziosa , nella prescienza e nella giustizia divina , quella che rese necessaria l ' introduzione di un ' ipotesi che , come questa del libero arbitrio , sgravasse da una parte il creatore dalla taccia di aver creato un mondo imperfetto e pieno di miserie di ogni genere , e dall ' altra attribuisse a queste il carattere di " punizioni " o " espiazioni " provocate e rese necessarie dalle disubbidienze e dai peccati degli uomini . I metafisici che credono che la questione del libero arbitrio possa continuare ad avere un senso qualunque all ' infuori di ogni implicazione teologica rassomigliano a quegli amputati che si illudono di sentir ancora dei dolori e delle trafitture nel membro che non hanno più ; essi sono dei teologi . con una gamba di legno " . - Una cosa infatti altamente degna di nota è che il " problema del libero arbitrio " , nella forma in cui è oggi comunemente inteso , pare fosse totalmente sconosciuto ai grandi pensatori dell ' antichità . I più fra essi , è vero , sembrano aver ammesso insieme con Aristotile un elemento di spontaneità e di variazione irregolare nell ' universo , ma questa era per loro una veduta puramente cosmologica . Consideravano la causalità e la volontarietà delle umane azioni come due questioni differenti , da trattarsi separatamente e irrilevanti l ' una per l ' altra ; non le raggruppavano insieme in un solo problema globale , per così dire , pressoché insolubile se non per mezzo di un mistero . Ciò è tanto vero che secondo alcuni di essi , p . es . Epicuro , la volontà , governata dai motivi , non rientra affatto nella cerchia , pur da loro ammessa , dei fenomeni essenzialmente irregolari e spontanei . Questa mancanza del problema " del libero arbitrio " nella filosofia antica è quella che fa far le alte maraviglie allo Schopenhauer , e gli ispira anzi per essa un certo qual disprezzo . " Gli antichi , egli scrive , non sono da consultarsi su tale questione , perché la loro filosofia , per così dire ancora allo stato d ' infanzia ( ? ) , non si era ancora fatta un ' idea adeguata dei due più profondi o più gravi problemi della filosofia moderna , quello cioè del libero arbitrio e quello della realtà del mondo esteriore , ossia del rapporto fra l ' ideale e il reale . Quanto al grado di chiarezza e di comprensione al quale avevano portata la questione del libero arbitrio , è ciò di cui si può rendersi conto in modo soddisfacente coll ' Etica a Nicomaco di Aristotile ( III , c . 1-8 ) ; si riconoscerà che il suo giudizio a questo proposito non concerne essenzialmente che la libertà fisica ed intellettuale , ed è perciò ch ' egli non parla che dell ' ekousion e dell ' akousion , confondendo gli atti volontari cogli atti liberi . Il problema assai più difficile della libertà morale non gli si è ancora presentato , sebbene a momenti il suo pensiero si estenda fino a questo punto , sopratutto in un punto dell ' Etica a Nicomaco ( II , 2 e III , 7 ) , ma egli commette l ' errore di dedurre il carattere dalle azioni , anziché queste da quello " . Ebbene ciò non fa , a nostro parere , che far risaltare in questo la superiorità di Aristotile sul filosofo tedesco . La sua concezione è assai più positiva - se per positivo s ' intende chi possiede una visione netta della realtà ed i suoi problemi e chi sa di questi discernere gli elementi essenziali da quelli puramente accessori - di quella dello Schopenhauer . La ragione per cui Aristotile , in un ' opera di morale , non fa parola del " problema del libero arbitrio " è ch ' esso , - inteso come lo intenderebbe lo Schopenhauer , - non è neppur veramente un problema nel senso proprio della parola . Il trasporto della questione della causalità delle umane azioni volontarie - problema cosmologico e teologico - nel campo della morale , e l ' applicazione alla questione così trasportata del nome di libero arbitrio , hanno fatto credere che nella morale esista un problema là dove veramente non ne esiste nessuno . Quando il moralista ha constatato che esiste una volontà e che questa è pienamente efficace , tutte le sue esigenze sono soddisfatte . E questo è il solo significato legittimo , a nostro parere , della parola libertà . L ' immaginare una libertà ulteriore , la sola " verace " , consistente nella " possibilità di volere diversamente da come abbian voluto , pur rimanendo costanti tutti quanti gli antecedenti della nostra volizione " ; libertà che non sia quella di cui si parla ogni giorno quando si afferma di esser liberi perché sì può far ciò che si vuole , ma da cui dipendano nondimeno tutte le conseguenze che soglionsi generalmente far dipendere da quella ; - il sostituire insomma al concetto " pratico " della libertà un presunto concetto " trascendentale " ; - equivale a voler a tutti i costi considerare come non risolta una questione che già lo è . Sarebbe difficile trovare un sintomo più caratteristico di quella che i tedeschi chiamano Grübelsucht , e che consiste in una tendenza insaziabile a dubitar di tutto , della propria esistenza , della esistenza degli oggetti che ci circondano , della nostra capacità a pensare , a sapere , a volere ; mentre è evidente che , se la parola certezza ha un significato qualsiasi , essa è applicabile a questi casi della nostra esperienza più immediata e giornaliera . Quelli che lo Schopenhauer chiama " i due più profondi e gravi problemi della filosofia moderna " non hanno altra origine . Alla " realtà del mondo esteriore " abbiamo accennato in un altro scritto , parlando della teoria della " relatività della conoscenza " . Abbiamo osservato , che l ' affermazione di una siffatta " relatività " non implica alcuna diminuzione della nostra certezza riguardo alla realtà delle cose ; ciò deriva da una errata interpretazione del valore e della funzione delle indagini del Berkeley . Tali indagini non avevano per scopo di dirci se le cose esteriori esistano , di insegnarci cioè qualchecosa sulla veridicità della nostra conoscenza , ma solo di analizzare la natura del nostro giudizio nell ' esistenza delle cose , che cosa intendiamo dire quando diciamo : la tal cosa esiste . Così il problema dei rapporti fra l ' ideale ed il reale non può essere che il tentativo di stabilire su che si basi tale distinzione . Vi è una parte della realtà che noi crediamo particolarmente legata al nostro io , un ' altra che crediamo " indipendente " da esso . Vi è una parte più apparente della realtà ( le parvenze sensibili delle cose ) , un ' altra più recondita , a conoscer la quale giungiamo per mezzo del ragionamento ( di cui argomentiamo l ' esistenza ) . Così l ' astronomo giunge a determinare per mezzo del calcolo i movimenti reali degli astri , in contrapposto ai loro movimenti apparenti sulla volta celeste . È questo - e non altro - ciò che volevano dire gli antichi coll ' antitesi fra i nooumena ( le cose come reali ) e i phainomena ( le cose apparenti ) ; ma un concetto qual è quello del noumeno Kantiano non era ancor venuto loro in mente . O la distinzione fra il fenomeno e il noumeno serve a discernere alcuni fra gli oggetti della nostra conoscenza da altri , ed allora ha un senso , e può essere utile : o serve a designare il rapporto fra tutta quanta la nostra conoscenza , ( cioè tutto il nostro mondo ) reale e possibile , e una presunta realtà al di fuori di essa , ed allora essa è addirittura un non senso . Lo stesso può dirsi della " libertà trascendentale " . Questa , si chiami essa libertà d ' indifferenza o libero arbitrio , sta precisamente alla libertà nel senso comune della parola , come il noumeno , la realtà trascendentale sta a quella cui possiam pervenire mediante le operazioni ordinarie del nostro intelletto . I teorici della conoscenza , Berkeley , Hume , Kant hanno , si dice , dimostrato l ' inconoscibilità di una realtà siffatta . Bisogna andar più oltre , e dichiarare l ' inesistenza di essa , come rappresentata da una nozione assurda , contraddittoria e quindi inconcepibile . Non facendo ciò , si trarranno sempre da tali teorie conseguenze illegittime in senso scettico : si crederà cioè , esservi una porzione della realtà esistente che sia stata da tali studi dichiarata inaccessibile alla mente umana , mentre non si è fatto che abolire un concetto , e più che un concetto , una parola la quale , essendo vuota di senso , non è applicabile ad alcunché di reale . Per convincersi che simile è il caso per la libertà metafisica o morale , basta considerare le definizioni che se ne sogliono dare , sia che essa si affermi , sia ch ' essa venga negata . È impossibile definire questa libertà senza dare artificialmente a tutte le parole della definizione un senso diverso dall ' usuale ; un senso " trascendentale " . " Per libertà morale o libertà volitiva o libero arbitrio , scrive il Ferri , si intende : la facoltà per cui l ' uomo può volere una determinata cosa piuttosto che un ' altra , indipendentemente da ogni causa o motivo , esterno o interno , che lo determini necessariamente a quella data volizione o decisione della volontà . Questa è appunto la libertà che forma l ' oggetto della tanto dibattuta questione , e si esprime così : io posso voler fare questa cosa o quella , a mio piacere , all ' infuori ed in opposizione ad ogni motivo , a qualsiasi causa necessaria , fisica o psichica , esterna od interna " . A chi ben guardi questo periodo , apparrà chiaro che il suo contesto si presta egualmente bene ad indicare quel genere di libertà che è semplicemente implicato dalla volontarietà delle nostre azioni . Il Ferri parla di un uomo che può agire a suo piacere , indipendentemente da qualsiasi causa o motivo , senza vincolo di sorta , esterno od interno , che lo determini necessariamente . Sembra dunque che , secondo tale definizione la libertà che il Ferri combatte postuli la presistenza di un qualchecosa che si chiama uomo con un " piacere " suo proprio , e ne implichi la indipendenza di fronte ad altre cause , i motivi , siano essi esterni ( ? ) od interni . Ora la facoltà di poter perseverare nella propria volontà a dispetto di motivi ulteriori , è certo uno dei dati della credenza comune nella libertà . Il negare questo potere ; postulare l ' uomo esistente come forza , qualunque ne sia l ' origine , ed immaginare questa forza annichilita , impotente di fronte ad altre forze da lei distinte , non è questa la concezione del fatalismo ? È appunto la negazione di questa libertà così definita che può condurre i lettori ( e gli scrittori stessi ) a conseguenze prettamente fatalistiche . Ma tale invece non era il pensiero di chi questa definizione enunciava : le parole , inadatte ad esprimere cose tanto elevate , lo hanno tradito . Il potere di agire a piacer nostro , di cui qui si tratta , non è quel potere , che tutti sappiamo di possedere , di agire come ci pare opportuno , utile , buono , perché questa è la libertà fisica , su cui non v ' è discussione aperta . La libertà " morale " è qualchecosa di molto più elevato , e si libra in una sfera ove la debolezza dell ' umana ragione può invano sperare di raggiungerla . Essa non è la libertà di fare ciò che si vuole , perché questa viene sdegnosamente rigettata come libertà fisica ; non è la libertà consistente nel volere questa o quella cosa , e neppure , checché se ne dica , quella consistente nel voler volere , - poiché anche gli sforzi dell ' attenzione , l ' ostinazione a persistere in un proposito a dispetto di tutto e di tutti , l ' acciecamento volontario sono suscettibili di una spiegazione " deterministica " . Che cosa è dunque questa libertà ? Essa è una creatura vaporosa , che sparisce appena facciamo il gesto di mettervi sopra la mano , che si dilegua in alto , sempre più in alto , che precede l ' inseguitore come l ' ombra precede il corpo , indefinitamente . La libertà , secondo Malebranche , è un " mistero " . Ora per lo scienziato , che studia il problema della libertà come gli vien posto dal senso comune , la libertà non può essere un mistero . Un problema deve essere almeno concepibile perché egli tenti di darne una soluzione . Egli può studiare il problema della volontarietà delle umane azioni , e può studiare il problema della causalità delle umane azioni . Sono due problemi differenti . Ma il problema della " libertà " è uno solo . La parola libertà , come tutte le altre parole del nostro linguaggio , è stata creata dagli uomini per il loro uso e consumo . Essa è fatta per essere riempita di buona e solida sostanza , tolta al mondo nel quale viviamo e a conoscere il quale si affaticano le nostre intelligenze ; non per essere vuotata pneumaticamente di ogni contenuto sensibile e respirabile e poi conservata e ammirata con superstiziosa venerazione , come se ancor contenesse qualche essenza preziosa . Le parole nostre tutte hanno un senso determinato ( o determinabile ) ed umano , né ci è lecito , per capriccio , dar loro un preteso senso trascendentale che - per il fatto che siamo noi stessi uomini - non potrebbe essere se non un vero e proprio non senso . Di tali non sensi , prodotti da parole che restano campate in aria dopo che loro fu tolto ogni valore assegnabile , ve ne sono stati nella storia del pensiero assai più di quanto non parrebbe possibile a prima vista . È compito dello scienziato e del filosofo lo scoprirli appena si formano e toglierli di mezzo , e questo suo lavoro è tutt ' altro che privo di importanza , vista la facilità che hanno gli uomini a cadere nelle forme più svariate di psittacismo . Ma quello che giova notare , è che la negazione di " concetti " consimili , nulli ab initio , per così dire , per la presenza di elementi contraddittori , non è da confondersi affatto coll ' affermazione dell ' inapplicabilità dei concetti veri a determinati oggetti o alla realtà in genere : tale negazione non è che la constatazione , rispetto ai primi , della loro intima ed essenziale nullità . Il loro annientamento non lascia quindi alcun vacuum nel mondo del pensiero , alcuna limitazione di esso , che possa dare adito a scetticismo di sorta ; la loro forma è già subito riempita efficacemente , né alcuna soluzione di continuità resta a segnare il luogo ove essi già furono . Risulta così illegittimo ogni dubbio sulla nostra libertà non meno che sulla esistenza o realtà in genere delle cose . Come , quando ho debitamente constatato , con tutti i mezzi di prova che come uomo ho a mia disposizione , la presenza di un oggetto , la mia credenza nell ' esistenza di esso ha ogni grado immaginabile e desiderabile di certezza , né v ' è luogo a dubbio ulteriore - tutte le conseguenze teoriche e pratiche che decorrono da tale credenza sono d ' ora innanzi legittime ; - così , quando ho constatato di trovarmi nella condizione di poter scegliere a mia volontà fra più azioni possibili , non mi è lecito dubbio alcuno sulla libertà mia . Concludendo dunque il dilemma che il più delle volte si crede posto dalla " questione del libero arbitrio " - quello cioè fra la credenza nell ' assoluta imprevedibilità degli atti volontari , e l ' accettazione di un fatalismo deprimente e distruttore di ogni morale responsabilità , - è un falso dilemma . L ' analisi logica della questione ci ha condotto a ravvisarvi due problemi distinti , suscettibili ciascuno di soluzioni opposte , ma indipendenti fra loro . Da una parte , la questione se le nostre azioni dipendano dalla nostra volontà ; o meglio - poiché è evidente che ve ne sono alcune che ne dipendono - quali sono le azioni che ne dipendono ; fino a che punto cioè siamo liberi , e pertanto responsabili . Rientrano in tale questione tutti quegli studi sulla psicologia e la patologia della volontà che sono di tanta utilità così al sociologo , come al moralista e al giurista . Dall ' altra parte , la questione più " elevata " forse , ma certo praticamente meno importante , e ad ogni modo irrilevante per l ' altra , se alle nostre azioni sia o no applicabile il principio di causalità . Chi tale applicabilità nega , intende asserire che i fenomeni della nostra mente , che sono gli antecedenti dell ' azione volontaria , posseggono una fondamentale ed irrimediabile irregolarità : che cioè una previsione sicura dei loro effetti , come non si ha ora , non si potrà mai avere . Essi pretendono in altre parole segnare sin d ' ora un limite insuperabile alla psicologia della volontà . Quale delle due opinioni contrarie sia la vera è cosa assai ardua a decidersi allo stato presente delle nostre cognizioni . Certo si è che col progredire della scienza si vanno scoprendo di continuo nuovi casi di uniformità e regolarità fra i fenomeni , e non sfuggono a questa sorte i fenomeni psichici , per quanto in modo meno spiccato degli altri . Molta della contingenza Aristotelica o Tomistica si è ormai dileguata ai nostri occhi ; e la materia , che per Aristotile rappresentava il principio della irregolarità , oggi , mutato significato , è venuta ad apparirci come la sede delle leggi più fisse e sicure che signoreggiano l ' Universo , - le meccaniche , le fisiche e chimiche . Fin qui , la natura si è mostrata abbastanza docile ai nostri desideri : i fatti suoi si sono lasciati a poco a poco ridurre in leggi , plasmare ad una forma più razionale di quella che ci vien presentata dal crudo ordine dell ' esperienza ; ed è ciò che ha permesso all ' uomo di tanto estendere il suo potere sulle forze naturali , che ha prodotto le meraviglie del vapore e dell ' elettricità , dell ' industria , dell ' igiene e della terapia moderne . Ma " fino a che punto , per dirla con un acuto pensatore americano , la natura si mostrerà così plastica nell ' avvenire , nessuno può dire . Il nostro solo mezzo di saper ciò è di metterla alla prova " . Intanto a questa lotta dell ' uomo contro l ' oscura potenza del caso e del disordine possiamo assistere con una certa serena tranquillità , sicuri che , qualunque ne sia l ' esito , esso non potrà essere fatale ad alcuno dei supremi postulati della nostra vita morale . Se fosse vero che dall ' esito di questa lotta dipende per noi la possibilità di applicare il concetto di responsabilità , ogni progresso della fisiologia e della psicologia dovrebbe segnare una restrizione della sfera della morale . Ogni motivo per agire dovrebbe costituire un ' attenuante dell ' azione commessa . Fortunatamente , non è dell ' assenza di motivi e di cause che il diritto e la morale hanno bisogno : la loro base in tal caso sarebbe davvero troppo malsicura e ristretta . Essi hanno soltanto bisogno che l ' atto sia l ' emanazione del carattere e della personalità cosciente dell ' individuo che valuta i motivi , in altre parole della sua ragione . La suscettibilità al motivo , l ' attitudine cioè ad agire in modo diverso a seconda della previsione delle conseguenze dei nostri atti , ben lungi dall ' essere un argomento contro la libertà e la responsabilità , è piuttosto la prova di essa . Nella vita , le persone di maggior volontà non sono quelle che persistono in un modo d ' agire , sordi ad ogni voce in contrario , ma quelli che meglio si lasciano convincere dalla bontà degli argomenti ; non i più impulsivi , ma i più riflessivi nell ' azione : non quelli che seguono la randagia associazione delle idee , ma le regole della logica . Per meglio chiarire tutto ciò , non sarà male il far parola dei caratteri distintivi dell ' atto volontario , e della natura dei fatti implicati in esso . Ne derivano infatti conseguenze per la morale ed il diritto che meritano forse di essere segnalate . LA VOLONTÀ . - Che cos ' è un atto volontario ? E perché l ' atto volontario solo è atto responsabile ? " Atto volontario , dice Aristotile , sembra esser l ' atto il cui principio è nell ' agente stesso , che sa in particolare tutte le condizioni che l ' atto suo coinvolge " . " La parola volontario designa , propriamente parlando , ciò che noi facciamo senza esservi costretti da una necessità qualsiasi . Involontarie sono quelle cose che noi facciamo per forza maggiore o per ignoranza " . " Una cosa fatta per forza maggiore è quella la cui causa è esteriore , e di tal natura che l ' essere che agisce e che soffre non contribuisca in nulla a questa causa : per esempio , quando siamo trascinati da un vento irresistibile , o da gente che si è impadronita della nostra persona " . Tali definizioni d ' Aristotile , quantunque non si discostino dall ' uso volgare delle parole , ed esprimano ciò a cui tutti siamo disposti a consentire , hanno forse bisogno di esser completate . Molti movimenti del nostro corpo sembrano aver il loro principio in " noi " senza per questo meritare il nome di volontari , nel senso più ristretto secondo il quale ci reputiamo responsabili per averli commessi . La nostra vita psichica reagisce continuamente sulla nostra vita fisica e fisiologica ; essa produce in noi i movimenti riflessi ed istintivi , tutto quel complesso di reazioni svariate che costituiscono le emozioni , eppure questi fatti rientrano in una categoria ch ' è di somma importanza il poter distinguere da quella degli atti propriamente volontari . Di certi impulsi , di certi atti che hanno la loro sorgente nell ' oscuro meccanismo della nostra vita reflessa e istintiva noi non sogliamo ritenerci responsabili se non nella misura in cui potevamo impedirli : cosicché la responsabilità , degradando poco a poco , svanisce addirittura quando tali impulsi superino un certo grado di intensità , che li rende " irresistibili " . Come ed in che senso le passioni , che pur costituiscono tanta parte della nostra individualità , possono rappresentare una limitazione alla volontà , ponendosi di fronte a questa come potenze a lei avverse ? Lo stesso Aristotile sembra imbarazzato a rispondere a questa domanda : " Così , egli scrive , non si possono a buon dritto chiamare involontari gli atti che ci fanno commettere la collera e il desiderio . Una prima ragione si è che , ciò ammesso , ne verrebbe di conseguenza che nessun essere all ' infuori dell ' uomo , agirebbe volontariamente , neppure i bambini . Possiamo dire che noi non facciamo niente di nostra piena e libera volontà , nelle cose della collera e del desiderio ? Oppur dobbiamo far qui una distinzione , ed ammettere che noi facciamo il bene volontariamente e il male involontariamente ? ma non sarebbe ridicolo di ammettere una distinzione simile , dal momento che non vi è che un solo e medesimo agente che cagiona tutti questi atti ? " . Gli è che tali impulsi , istinti e passioni sono bensì fra i coefficienti della volontà , fra gli elementi che combinandosi dànno origine al fatto complesso della volizione , e senza i quali anche quegli atti che posseggono nel grado più eminente il carattere della volontarietà sarebbero inintelligibili . - Ma i movimenti che questi impulsi producono possono considerarsi come volontari o no a seconda del contenuto intellettuale , per così dire , della nostra mente al momento in cui si eseguiscono e che su di essi infierisce . Mentre infatti fra gli scienziati e i filosofi non manca chi consideri tutta quanta la nostra vita impulsiva ed attiva , impulsi e stati sentimentali come manifestazioni della volontà ( Schopenhauer ) , il linguaggio ordinario sembra riserbare la designazione di volontari a quelli fra gli impulsi che siano preceduti o accompagnati da una chiara e lucida coscienza dell ' atto che sta per seguire , con una visione più o meno netta , più o meno penetrante , delle sue conseguenze . Questa coscienza è quella che permette ad altri impulsi , atti a controbilanciare il primo , di sorgere : che permette , cioè , il fatto dell ' inibizione , senza la possibilità della quale non vi è atto propriamente volontario . Fermiamoci un momento a considerare che cos ' è implicato da ciò . Non è raro di trovare scrittori che definiscono gli atti volontari come quelli a determinare i quali contribuiscono le nostre idee , le nostre rappresentazioni . Un tal modo di esprimersi non è tuttavia del tutto esatto . - Per adoprare una frase cara ad alcuni deterministi , non è vero che " ogni determinismo interno rappresenti una determinazione volontaria " . Le nostre idee e rappresentazioni possono produrre numerose reazioni che pur non sono volontarie . Se , per esempio , estendo il dito indice della mia mano , e ad occhi chiusi mi sforzo di rappresentarmi , più vivacemente che sia possibile , di tenere un revolver in mano e di premere il grilletto , mi avverrà certamente di sentire il mio dito a tremare per la tendenza a contrarsi ; e , se fosse connesso con un apparecchio registratore , esso certamente tradirebbe il suo stato di tensione col segnare movimenti incipienti . Questi non avvengono perché io so di non avere in mano la rivoltella , e quindi io inibisco la tendenza iniziale . Ma quei movimenti incipienti tengono dietro ad una rappresentazione mia , e pur non sono volontari , anzi si compiono contro la volontà mia . Altro esempio sono tutti i movimenti " incoscienti " che si compiono quando alcuno di noi è internamente assorto nella meditazione o nella fantasticheria ( rêverie ) , come il parlar da soli accompagnandosi col gesto : e tanti altri . Per spiegare la produzione dell ' azione volontaria bisogna dunque specificare maggiormente e ricorrere a fatti di natura più particolare . - Esiste una categoria di fatti psichici che è opportuno classificare a parte dalle semplici " rappresentazioni " , o " idee " , e sono le nostre credenze , i giudizi che formuliamo sulle cose . Ora è di somma importanza notare che è solo a quegli atti su cui hanno influito vere e proprie credenze nostre , che diamo il nome di volontari . - Se prima io non ho premuto il grilletto , è perché ben sapevo che il grilletto non esisteva che nella mia immaginazione . Il premere un grilletto immaginario è cosa assurda , e perciò non ho voluto far ciò . - Così è : altra cosa è rappresentarsi un albero , altra cosa il credere nella sua esistenza , il giudicare : l ' albero è . Ogni giudizio presuppone l ' esistenza di rappresentazioni , ma queste sono distinte da quello e possono anche esistere senza di esso . Nello stato anteriore alla determinazione volontaria , lo stato di deliberazione , ciò che si svolge nella nostra mente non è il conflitto di semplici idee contraddittorie , richiamantisi l ' una l ' altra secondo le leggi dell ' associazione per contiguità o per similarità : ma quello fra più giudizi sull ' atto che si compie o sta per compiersi , e le sue conseguenze certe o probabili . - Perché vi sia atto volontario , occorre che tali giudizi figurino fra le cause dell ' atto stesso : ch ' essi cioè abbiano la facoltà di sospenderne o di modificarne la produzione . Se ben si considera , è proprio questo il criterio differenziale fra le azioni volontarie e le involontarie . - Se io sto per prendere una grave determinazione , per esempio , quella di commettere il suicidio gettandomi dalla finestra , fino ad un certo momento , ogni considerazione nuova sopravveniente ha la capacità di sospendere l ' esecuzione dell ' atto : il dolore che proveranno i congiunti e gli amici , la condizione in cui rimarranno gli altri componenti la famiglia , la possibilità di porre rimedio alle cause della mia disperazione , l ' irrevocabilità dell ' atto , o semplicemente il male fisico della caduta sono considerazioni che possono , anche quando ho già scavalcata la ringhiera , indurmi a non condurre a termine l ' azione incominciata . Perciò io dico che tale azione dipende dalla mia volontà . Ma da un certo momento in poi : da quando il punto di appoggio è perduto e l ' individuo si è abbandonato , ogni ulteriore considerazione è inutile : se ad un certo punto della discesa l ' individuo è colto dal pensiero ch ' egli si sfracellerà immancabilmente le ossa sul marciapiede , ciò non gli impedirà di seguitare a cadere secondo la legge inesorabile della gravità : l ' atto non dipende più dal suo volere . Lo stesso avviene quando spesso la nostra volontà si trova in lotta con le leggi del nostro organismo . Vi sono certi movimenti che si possono bensì non cominciare , ma che una volta cominciati non si possono interrompere . In altri l ' impulso ad eseguirle cresce colla ripetizione degli atti : ad un certo momento della vita esso diventa realmente irresistibile . In altri ancora l ' atto è irresistibile sin da principio quando l ' agente si trovi in determinate condizioni ; a lui non è possibile che evitare le condizioni stesse . È così che nascono , com ' è noto , la maggior parte dei vizi di cui l ' uomo si fa poi schiavo ; è su ciò che è fondata la massima pedagogica : principiis obsta . Tutto ciò rientra nella questione dei limiti della volontà , lo studio della quale è d ' importanza capitale per il pedagogo , il moralista , il sociologo , il giurista . Nella natura infatti i fenomeni che godono di questa singolare proprietà , per noi oltremodo preziosa , di poter esser modificati dalle nostre credenze e dai nostri giudizi , dalle considerazioni cioè che facciamo sul loro modo di svolgersi , sono in numero relativamente ristretto . Degli altri noi siamo spettatori , ma non motori . Le loro successioni e le loro coesistenze , i loro divorzi e i loro connubi sono stabiliti da vincoli così tenaci che possiamo bensì conoscerli , ma non possiamo infrangerli . Conosciuti , tali vincoli fra i fenomeni saranno gli elementi della nostra concezione scientifica dell ' Universo , la base sempre più larga , sulla quale si erigerà quella possibilità di previsione delle conseguenze degli atti nostri , che è atta a renderci sempre più potenti nella nostra relativa impotenza di fronte all ' immensa natura . Ma la nostra influenza su di essi non sarà che indiretta : se vogliamo renderci propizie le loro forze , se vogliamo piegarle ai nostri fini , non possiamo farlo se non per mezzo di quella parte della realtà , che realmente si mostra obbediente al semplice fiat nostro . Che una parte siffatta della realtà esista , è indubitabile : tutti coloro che hanno come noi identificato la libertà colla volontarietà delle azioni , hanno considerato la libertà come un fatto evidente . Hanno avuto torto però alcuni di essi di considerare questo fatto come un attestato diretto della coscienza . Ciò che ci dice che un dato atto , un dato movimento terrà dietro ad una determinata nostra credenza , è , non meno che per quelli che tengono dietro direttamente agli stimoli " esteriori " , l ' esperienza . Desidero che domani piova , e la pioggia non cade per questo : stimo invece opportuno che il mio braccio si muova per prendere quell ' oggetto , che la mia bocca articoli certi suoni , che la mia penna scriva le presenti parole , ed ecco ! la cosa è fatta . Nel formulare il mio desiderio , io ben sapevo che esso si sarebbe realizzato nel primo caso , che non si sarebbe realizzato nel secondo . Onde io dal semplice esame del mio stato d ' animo posso dire a priori se esso sarà efficace o no a diventare , secondo l ' espressione del Kant , la causa dell ' esistenza del proprio oggetto ; se quindi , io potrò formularlo nella forma risoluta : " io voglio " , o dovrò limitarmi a quella più mite e modesta : " io desidero " , o " io spero . " - Ma ciò non è che un prodotto delle ripetute esperienze fatte , per mezzo delle quali ho potuto constatare " quali movimenti tengano dietro a quali pensieri . " Tanto è vero che nel caso di paralisi il rapporto di successione normale è rotto , l ' esperienza deve rifarsi da capo : in un paralitico di data recente , vi hanno tutti gli antecedenti dell ' azione volontaria , compresa la certezza che l ' azione seguirà - ma l ' azione invece questa volta non si produce : il braccio non si alza , le labbra non si muovono ad articolare il suono , le gambe si rifiutano al comando che vien loro impartito col consueto vigore . È questo uno stato di cose a cui presto tien dietro la convinzione della propria impotenza ; sparisce il vero e proprio carattere di volizione , e subentra il semplice desiderio , distinto dalla volontà vera e propria in quanto per questa è necessaria la previsione dell ' atto . - Un essere adunque che non avesse avuto esperienza anteriore non potrebbe , nel senso proprio della parola , volere . Tutte le reazioni sue agli stimoli di ogni sorta sarebbero di natura inaspettata per lui . " I movimenti volontari , scrive il James , debbono essere funzioni secondarie , non primitive , del nostro organismo . È questo il primo punto che deve essere capito nella psicologia della volontà . I movimenti reflessi , istintivi , emozionali sono tutti fatti primarii : i centri nervosi sono organizzati in modo che certi stimoli fanno scattare certe parti esplosive ; e la creatura che assiste per la prima volta ad una di tali esplosioni , fa una esperienza nuova . Un giorno assistevo insieme ad un bambino all ' arrivo rumoroso di un treno diretto nella stazione . Il bambino che si trovava assai vicino ad una piattaforma si scosse e si mise a piangere , divenne pallido col respiro affannoso , e gridando corse a me a nascondersi il viso . Sono convinto che quel piccolo essere non era meno maravigliato per il proprio contegno che per l ' arrivo del treno , e certo più di quanto fossi io , che assistevo alla scena . Naturalmente , se una tale reazione si ripetesse spesso , sapremmo presto che cosa ci dobbiamo aspettare da noi stessi , e potremmo prevedere la nostra condotta , pur rimanendo questa involontaria ed incontrollabile come prima . Ma se , nell ' azione volontaria propriamente detta , l ' azione volontaria deve essere preveduta , ne consegue che nessuna creatura che non abbia un potere divinatorio potrà mai eseguire per la prima volta un atto volontario . Ora noi non siamo forniti di un potere di visione profetica dei movimenti che possiamo fare , più che delle sensazioni che possiamo avere . Come dobbiamo aspettare che le sensazioni ci si presentino , così dobbiamo aspettare che i nostri movimenti si siano compiuti involontariamente , prima di formarci l ' idea di ciò che sono l ' uno o l ' altro di questi due processi . Noi impariamo per la via della esperienza tutte le possibilità che possediamo : quando un movimento particolare avvenuto una volta in modo casuale , reflesso e involontario ha lasciato una traccia di sé nella nostra memoria , il movimento può essere di nuovo desiderato , può essere proposto come fine , può essere deliberatamente voluto . Ma è impossibile vedere in qual modo avrebbe potuto essere voluto altrimenti . Una provvista di idee dei vari movimenti possibili , formatasi nella memoria , per l ' esperienza fatta compiendoli involontariamente , è pertanto il primo requisito della vita volontaria " . Vediamo dunque come le azioni reflesse ed istintive , che alcuni sogliono contrapporre alla volontà come qualchecosa di irreducibilmente diverso , siano invece il materiale onde la volontà si vale e senza il quale sarebbe impossibile comprendere i suoi movimenti . Inoltre , ben lungi dal rappresentare antiche azioni volontarie rese incoscienti , o subcoscienti , dalla lunga ripetizione , esse sono qualchecosa di anteriore alla volontà , qualchecosa che può bensì esservi senza che esista una vera e propria volontà , ma senza di cui una volontà qualsiasi è inintelligibile . Se ora forse molte delle nostre reazioni istintive sono azioni volontarie diventate automatiche , ciò vuol dire che prima ancora vi dovevano essere altre azioni automatiche , se anche diverse dalle attuali . La volontà presuppone quella che il Bain chiama attività spontanea del sistema nervoso , per la quale a certi determinati stimoli , esteriori od interiori , rispondono determinate reazioni . " Si può paragonare il sistema nervoso a un organo i cui mantici sono costantemente tesi e pronti a scaricarsi in tutti i sensi a seconda dei tasti che preme l ' organista . Lo stimolo delle nostre sensazioni e dei nostri sentimenti ( feelings ) non dà la forza interna , ma determina il punto ove si produrrà la scarica e come essa si produrrà . Questa attività diremo così automatica del nostro sistema nervoso è la base di tutta quanta la nostra vita emozionale , sentimentale , affettiva . La vista di certi oggetti , di certi aggruppamenti di linee e di colori , il contatto di certi corpi , l ' audizione di certi suoni , ogni sensazione insomma fa nascere nel nostro organismo certe reazioni determinate , piacevoli o dolorose , certe preferenze o repulsioni , certi impulsi ad agire , che non possono altrimenti chiamarsi se non istintivi . E nella vita istintiva hanno la loro radice , più o meno direttamente , tutti i nostri sentimenti , dai più elementari e volgari , ai più complessi , elevati e raffinati . - La vita istintiva fornisce alla volontà , oltreché , come abbiamo visto , i suoi materiali , anche ogni fine , ogni ragione in vista della quale essa si determina . I grandi fini , ai quali si vogliono talora ricondurre tutti gli altri subordinati : la nostra conservazione , la conservazione della specie , la felicità o il piacere ; quelle tendenze che possono orientare tutta quanta la vita di un uomo , l ' amore , il sentimento familiare o patriottico , la bramosia di sapere , la passione artistica , l ' aspirazione umanitaria , che cosa sono in ultima analisi , se non grandi istinti , più degli altri " fondamentali " ? E nel dire ch ' essi sono istinti , noi non intendiamo affatto deprezzarli . Il fatto che un istinto , una nostra tendenza è " cieca " , che è impossibile " giustificarla " con una " ragione " qualsiasi non dice nulla infatti sulla opportunità o meno per gli uomini di seguirla ; imperocché ciò è vero di tutte le nostre maggiori tendenze . Una nostra tendenza , una nostra preferenza , non può giustificarsi se non mediante un ' altra tendenza , un ' altra preferenza ; onde è forza pur far capo ad una tendenza , ad una preferenza che non ha bisogno di essere ulteriormente giustificata , ad un qualche cosa cioè , la cui preferibilità ci sembri perfettamente ovvia e naturale . Ogni sentimento , nel fatto , basta a sé stesso ; e alla domanda di un perché non si può rispondere , nella massima parte dei casi , se non : perché è così . La ragazza piace al suo innamorato non per alcun fine indiretto o remoto , ma semplicemente perché gli piace : s ' egli la sposa , anche per altri motivi per la sua posizione sociale o i suoi danari , s ' egli ciò facendo crede di servire la patria , o , avendo una vena filosofica , è convinto di servire all ' alto fine della conservazione della razza , tutti questi sentimenti sono elementi estranei all ' amore , che possono bensì rinforzarlo e magari sostituirlo , ma che non possono essere , agli occhi dell ' innamorato , la giustificazione della propria passione . Il bisogno di giustificare ai propri occhi un sentimento è già una prova ch ' esso incomincia a vacillare . Presso l ' uomo non meno che presso gli animali esiste un certo numero di tendenze che non hanno altra giustificazione all ' infuori della propria esistenza . Nel gatto la vista del topo fuggente , nella gallina la vista delle uova , nel cane l ' odore di un buon boccone provocano l ' impulso ad una serie di atti , il fine dei quali può benissimo essere conosciuto dall ' animale in questione , ma che si compierebbero egualmente anche ove tale conoscenza mancasse . La gallina che ha già covato e veduti i pulcini , il gatto ed il cane che sanno ormai per esperienza qual complesso di raffinate sensazioni rappresentino il topo acchiappato e il boccone furato , alla vista degli oggetti stessi non provano più quel semplice e cieco impulso ad agire della prima volta : prima ancora di essersi mossi è sorta in loro la rappresentazione ( previsione ) degli effetti dei loro movimenti , e questi effetti possono presentarsi come desiderabili alla loro volta , cioè rinforzare l ' impulso primitivo , oppure come dolorosi , e quindi neutralizzarlo . Nel caso del cane , accanto alla delizia del boccone può sorgere il ricordo e la previsione delle frustate del padrone . Dal momento in cui nasce la possibilità che un impulso sia frenato dalla previsione di conseguenze ulteriori , l ' azione comincia a meritarsi il nome di volontaria . Intanto l ' azione si compierebbe egualmente anche senza quella nozione delle conseguenze desiderabili dell ' atto , che costituisce ciò che ìmpropriamente chiamasi " l ' idea del fine " . Per la gallina il desiderio di covare le uova è altrettanto finale quanto lo è per noi quello di mangiare quando abbiamo fame . Le uova le vengono presentate , ed essa vi si adagia sopra , né essa sa perché , se non che la cosa l ' attrae e la seduce . Le uova sono per lei una fonte di emozioni , e l ' oggetto di un forte sentimento , le cui ragioni trascendono di gran lunga le sue capacità intellettuali , e che per lei è cosa più naturale di questo mondo . Così parteciperanno per lei di questa tinta emozionale , per così dire , tutti quegli oggetti ch ' essa giungerà ad associare colle uova stesse : le uova saranno suscettibili di diventar fine per una quantità di atti ad esse relativi , atti in sé magari spiacevoli , ma eseguiti in vista del piacere dato dalle uova stesse . Abbiamo dunque veduto che cosa contraddistingua la volontà : l ' influenza sui nostri atti dei giudizi che formuliamo intorno agli atti stessi . Abbiamo veduto altresì come ciò presupponga l ' esistenza di impulsi , di tendenze , di preferenze per così dire automatiche del nostro organismo ; i quali fatti costituiscono una terza categoria di fenomeni altrettanto distinta dalle credenze ( giudizi ) quanto queste lo sono dalle rappresentazioni . Essi sono la base di ogni nostra vita sentimentale ed affettiva , sia essa di natura inferiore come la vegetativa , o superiore come quella estetica e morale . - Possiamo ora giungere a conseguenze di qualche importanza a riguardo del concetto di responsabilità . Se le azioni volontarie sono solo quelle e tutte quelle , su cui influiscono i nostri giudizi sulle conseguenze loro , ne consegue che solo l ' azione volontaria potrà essere impedita dalla previsione di un male vicino o lontano che sia per derivarne a qualcuno ( propria , persona , famiglia , amici , patria , umanità ) . Solo su di essa potrà agire il motivo , egoistico od altruistico . Ora giova notare che non è la specie , la qualità di tale influenza che importa alla responsabilità . Se io , dopo aver accertato tutte le conseguenze , sicure o probabili , dei miei atti ; dopo aver veduto con perfetta lucidità che agendo in una determinata guisa produrrò un determinato danno alla tal persona o alla tal cosa la integrità della quale è sancita dal senso morale pubblico : pur nondimeno persisto nel mio disegno semplicemente perché questa considerazione non mi fa alcuna impressione e mi lascia freddo ed indifferente , vale a dire se persisto nel mio disegno per deficienza d ' impulso al ben fare , io non sono meno responsabile per questo . In altre parole , la deficienza sentimentale non è di per sé sola una minorante della responsabilità . È questo un punto che merita di richiamare la nostra attenzione poiché costituisce , per così dire , il nodo della questione della responsabilità . Il principio che abbiamo enunciato è atto ad essere trascurato ai giorni nostri , in cui taluni sembrano credere che il non aver sentito che bisognava agire in un dato modo sia una scusa sufficiente per non aver fatto il proprio dovere . Eppure il principio è irrecusabile anche dal punto di vista deterministico . Ciò che intendiamo biasimare in un individuo è appunto questa mancanza dei sentimenti , nella quale si rivela la sua personalità . Affinché un individuo possa essere ritenuto responsabile occorre che l ' azione fosse in suo potere . Ma " essere in suo potere " che cosa implica , se non " l ' assenza di ogni ostacolo insuperabile eccetto la mancanza di spinta al bene ? " È precisamente in questo caso che la punizione e l ' espressione della disapprovazione morale sono anche utili per fornire la forza impulsiva deficiente . La presenza di un sentimento malvagio , la mancanza di un sentimento buono , non alterano adunque la misura della responsabilità di un individuo . La preponderanza di un sentimento qualsiasi è sempre necessaria all ' azione . Se quindi , per dichiarare uno responsabile , bisognasse constatare che i sentimenti buoni e malvagi si controbilanciano in lui ; ne deriverebbe la pratica inapplicabilità del concetto di responsabilità . Solo quando un sentimento acquista tale un sopravvento da invadere tutto quanto il campo della coscienza , togliendole quella lucidità ch ' è necessaria per agire volontariamente : solo quando il sentimento degenera in passione , e più che in passione , in monomania , precludendo addirittura la via al sorgere di ogni considerazione a sé contraria , dando così alle reazioni dell ' individuo qualche cosa della natura cieca e pressoché irresistibile dell ' azione riflessa : solo allora potrà parlarsi di una diminuzione di responsabilità . Ma finché l ' organismo intellettuale rimane inalterato e rimane quindi la possibilità che sorgano impulsi contrari alla passione dominante , la responsabilità persiste inalterata . Qual ' è il punto in cui si produce il tracollo , in cui la preponderanza della passione cioè diviene irresistibile ? È questo il problema pratico della responsabilità , quello a cui si trova di fronte il giudice e il moralista nei singoli casi concreti . Risolverlo astrattamente è cosa impossibile . I limiti del potere d ' inibizione si spostano di continuo col crescere della civiltà col perfezionarsi della educazione . Vi è sempre un certo punto , in cui la coscienza generale quasi istintivamente riconosce che , crescendo più oltre l ' impulso , esso diviene tale che nessuno dei consociati in circostanze determinate saprebbe resistergli . Si crea così una certa norma , una certa media intorno alle quali oscillano i limiti della responsabilità . Come tali , esse sono necessariamente imperfette , e necessariamente creano talora nel loro conflitto colla realtà delle cose , particolari ingiustizie e crudeltà come indebite indulgenze . Ma ciò è inevitabile , data la origine sociale del concetto di responsabilità . Solo potrebbe essere un giudice infallibile di sé l ' individuo stesso , ove fosse imparziale , oppure una divinità omnisciente . Strettamente legata colla questione dei limiti della responsabilità è quella di stabilire quali sono gli oggetti su cui la volontà estende il proprio potere . Non manca chi pretende restringere gli effetti della volontà a quegli eventi che possono essere prodotti dalle contrazioni muscolari . Ora è certo che questi costituiscono la parte più ovvia ed evidente della sfera della volontà . Ma una parte non meno importante soprattutto moralmente è costituita dai cambiamenti che possiamo provocare nel corso dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti . Se ciò avvenga con o senza il concorso del nostro sistema muscolare è questione non risoluta del tutto , ma che ad ogni modo non toglie l ' importanza del fatto in sé . Possiamo entro certi limiti dominare e dirigere i nostri pensieri ed i nostri sentimenti , specialmente mediante l ' attenzione volontaria . Ed a proposito dell ' attenzione è bene avvertire che anche a suo riguardo è impossibile concludere a priori la possibilità di una spiegazione " deterministica " . Anche qui possiamo ripetere ciò che abbiamo detto in generale della volontà . Vi sono degli oggetti che attraggono quasi automaticamente la nostra attenzione ( oggetti brillanti , nuovi insoliti , cose in sé piacevoli , ecc . ) , in modo da farci concentrare nella loro contemplazione , in piena dimenticanza di ogni altra realtà . Ma l ' attenzione può svegliarsi , per qualche fine remoto , e appuntarsi in oggetti in sé privi di qualunque attrattiva : allora nasce propriamente l ' attenzione volontaria , accompagnata da quel sentimento di sforzo nel quale alcuni hanno voluto vedere a tutti i costi un argomento in favore dell ' indeterminismo assoluto . Ma se noi persistiamo in una occupazione mentale anche a dispetto degli ostacoli oppostici dalla nostra stessa costituzione cerebrale , stanchezza ecc . , ciò sarà sempre per qualche ragione ( perché crediamo sia utile , necessario , doveroso far ciò ) . Anzi la differenza fra l ' attenzione volontaria ed involontaria starà tutta qui : che nel primo caso sappiamo perché stiamo attenti alle cose , nel secondo no . Restano infine fra gli effetti della volontà le alterazioni che possiamo produrre sulle nostre abitudini e le nostre future tendenze all ' azione , per mezzo delle quali possiamo quasi , per così dire , rinnovare la nostra personalità . Nell ' educazione non sarà mai troppa l ' attenzione attribuita a questa terza categoria d ' effetti . Lo scopo principale dell ' educazione è di rendere l ' individuo un " fascio di abitudini " buone , in modo che lo sforzo ch ' egli dovrà fare per tener la via retta d ' azione sia quanto più lieve è possibile . Allora , quando l ' individuo in sé stesso , o altri su di lui hanno ottenuto questo scopo , l ' azione volontaria stessa diviene una cosa molto più semplice , in quanto ormai più non si rivolge che all ' esterno : l ' individuo non ha più bisogno di diffidare delle sue forze interne , dei suoi impulsi : è giunto il momento in cui l ' educatore può rivolgere al suo pupillo le parole di Virgilio a Dante , giunto in cima alla bella montagna del Purgatorio : Tratto ti ho qui con ingegno e con arte ; Lo tuo piacere omai prendi per duce ; Fuor sei dell ' erte vie , fuor se ' dell ' arte . .... .... .... .... .... .... .... .... .... .... .... .... .. Non aspettar mio dir più , né mio cenno : Libero , dritto e sano è lo tuo arbitrio , E fallo fòra non fare a suo senno ; Perch ' io te sopra te corono e mitrio . ( Purg . , XXVII , 130-132,139-142 ) . - Perché - qualcuno potrebbe chiedere - questa digressione sulla natura e i caratteri della volontà , dal momento che tutti sappiamo distinguere un atto volontario da un atto involontario ? Ciò basta perfettamente per ogni bisogno pratico , ed è soltanto dal lato pratico che la volontà è considerata dal moralista e dal giurista . La volontà è una delle cose a noi più direttamente note , e , anziché aver bisogno di esser " definita " , può essa stessa servirci a definire una moltitudine di cose . Il meglio quindi da farsi per il moralista , il giurista e il sociologo è di assumere la volontà come un dato , lasciando allo psicologo e al metafisico le ulteriori indagini , che per i primi non hanno alcun interesse diretto . Rispondiamo , che se tale è la conclusione a cui si dovrebbe arrivare , non è per questo men vero che spesso non ne vien tenuto conto , ed è abbastanza , generale la convinzione che la scienza possa in qualche modo negare la volontà o qualcuno de ' suoi attributi essenziali alle esigenze pratiche : ed il rilevare , per quanto in modo sommario , i principali caratteri per cui , anche secondo la scienza psicologica più recente , si distingue il processo delle nostre volizioni , serve quindi ad evitare certi errori assai comuni , che tendono ad attribuire alla scienza stessa un aspetto assai più " rivoluzionario " di quanto in realtà non abbia . Le conclusioni a cui siamo giunti non sono del tutto irrilevanti per una esatta comprensione della posizione della morale e del diritto di fronte alle scienze propriamente dette . Anzi tutto , abbiamo visto che ogni descrizione del processo volitivo è incompleta , la quale non rilevi come precedenti causali caratteristici della volizione siano le nostre credenze , vale a dire i giudizi che facciamo intorno alle cose , strettamente o lontanamente connesse coll ' atto che stiamo per compiere . Abbiamo osservato d ' altra parte , che ciò presuppone anche nel nostro organismo un ' attività automatica , per la quale tali credenze siano impulsive , facciano cioè nascere in noi tendenze a determinate azioni ; e come le tendenze stesse costituiscono tutta la nostra vita istintiva , emozionale , affettiva , e sono perciò la base di ogni nostra preferenza , di ogni nostro apprezzamento sulla desiderabilità delle diverse azioni possibili che , nello stato di deliberazione volontaria , si presentano come alternative . Vediamo ora in che questo possa interessarci . Che la credenza , e non la semplice rappresentazione in quanto da essa si distingue , sia il precedente causale dell ' atto volontario , ci mostra subito che della produzione di questo nessuna meccanica di rappresentazioni , susseguentisi per via di semplice associazione , potrebbe render esatta ragione . La psicologia associazionistica inglese , e quella intellettualistica di Herbart non teneva abbastanza conto di ciò : essa tentava di derivare tutti quanti i processi mentali dalle rappresentazioni e dai loro rapporti . Nella psicologia più recente invece si manifesta la tendenza a mantener distinti da quelle sì i fatti di credenza come gli stati emozionali e volitivi , gli uni e gli altri indefinibili per mezzo delle sole rappresentazioni . Ora le nostre credenze , i nostri giudizi , sebbene non siano per nulla indipendenti dalle leggi per cui si susseguono fra loro le rappresentazioni ( leggi dell ' associazione psicologica ) , soggiacciono ad altre leggi loro particolari che da quelle non possono in alcun modo dedursi . Tali leggi , che sono quelle per cui la evidenza ( la credibilità ) di un giudizio scaturisce da quella di un altro giudizio , e su cui pertanto sono fondati tanto il processo di spiegazione che quello di dimostrazione , formano la base della logica umana . Resta perciò salvato quello che può dirsi il carattere razionale della volontà , carattere a cui per uno strano equivoco si è creduto che la " scienza " potesse in qualche modo attentare , e che viene implicato nelle definizioni che i moralisti più rigorosi ed esigenti dànno della facoltà di volere e quindi della libertà . Affermare poi che la volontà presuppone altresì quegli stati emozionali e affettivi che costituiscono un terzo elemento irreducibile della nostra vita mentale , equivale a rilevare un ' altra qualità della volontà che i deterministi sono troppo spesso portati a trascurare o a negare : voglio dire quella che potrebbe chiamarsi la sua spontaneità ed originalità ; qualità che anch ' essa pertanto non ha nulla di contraddittorio con un determinato bene inteso . Da nessuna combinazione di rappresentazioni o credenze potrebbe dedursi quale sarà l ' atto seguente ove non si conosca quale sarà il sentimento , nel senso più ampio della parola , ch ' esse determineranno : in altre parole , quale sarà l ' azione che l ' agente preferirà . Ora , come nelle leggi che regolano le nostre credenze va ricercato il fondamento della logica , così in altre leggi particolari secondo cui si svolgono le nostre preferenze , le nostre emozioni , va ricercato il fondamento psicologico sì dell ' estetica come della morale propriamente detta . Scopo della morale è di determinare i fini che l ' uomo deve proporsi nell ' operare . Ora tutto ciò che vogliamo , lo vogliamo come fine o come mezzo ad un fine . Il fine stesso poi può apparirci a sua volta come mezzo ad un fine ulteriore , e così via ; vale a dire che possiamo via via " giustificare " le nostre azioni o i nostri proponimenti col riferirli a fini sempre superiori , creando così una scala od una gerarchia di fini gli uni agli altri subordinati . Ma - ritornando su ciò che abbiamo detto a proposito degli istinti in questo procedimento non potremo andare all ' infinito : vi sarà un certo numero di fini che ci apparranno degni di essere desiderati innanzi a tutto e per sé stessi ; la cui bontà o preferibilità ci apparrà così evidente da non aver bisogno di ulteriore " giustificazione " . Ora , come nel decidere della rispettiva desiderabilità dei diversi fini , così nel decidere di questi fini ultimi il nostro " senso morale " è giudice inappellabile . Ogni tentativo di sfuggire in modo definitivo al suo verdetto è assurdo : non si farà che spostare la questione , per tornare , quando si tratti di deciderla , alla medesima autorità a cui abbiam voluto sottrarci . Insomma , senza qualchecosa di desiderabile in sé , senza un termine finale , la cui desiderabilità giustifichi le altre ma non abbia bisogno di essere giustificata ; senza un " imperativo categorico " di qualche sorta , non vi è morale , né altra scienza pratica che sia possibile . L ' " INDIPENDENZA " DELLA MORALE . - Da tutto ciò che abbiamo detto fin qui vediamo balzare in piena luce un principio spesso implicitamente od esplicitamente violato da scienziati e filosofi , che è merito della scuola criticista francese , fondata dal Renouvier , di avere strenuamente rivendicato , e che forma il cardine , per così dire , di quella filosofia . Vogliam parlare di quello che fu detto " principio della indipendenza della morale " . Ciò che fin qui abbiamo detto può non considerarsi che come una illustrazione del medesimo principio . Sono due i modi con cui l ' attività scientifica ( comprendendo con questa tutti i tentativi di spiegazione generale o speciale dei fenomeni , e quindi anche i sistemi metafisici le religiosi ) hanno sembrato minacciare l ' esistenza autonoma della morale : l ' uno consiste nella negazione della libertà , " condizione pratica " della morale ; l ' altro in una tendenza più o meno conscia a non considerare più come inappellabile il giudizio del senso morale , e nella corrispondente opinione che la scienza possa in certo qual modo sostituirlo nella determinazione di ciò che è bene di fare . Per ciò che riguarda il primo punto , crediamo di aver dimostrato che il timore , che la scienza possa in alcun modo scalzare le basi della morale e del diritto , essere privo di fondamento . La negazione del " libero arbitrio " , in quanto questo si confonde colla inapplicabilità del principio di causalità alle umane azioni , non implica la negazione della libertà umana . Alla credenza dell ' uomo nella propria libertà noi attribuiamo , con Aristotile e Cartesio , con Cousin e Mill tutta la forza di una verità scientifica . Non sempre ed in ogni caso - ma in generale e nella normalità - le nostre credenze hanno il potere di influenzare le nostre azioni ; quel complesso di giudizi sulla realtà delle cose , come sono e come saranno in seguito al nostro atto , congiunto all ' apprezzamento etico che ne facciamo , ha per la massima parte di noi e in gran parte degli eventi della nostra vita , la facoltà di tradursi negli atti nostri . E in tale facoltà è ravvisata l ' attuazione più piena e completa della libertà , quale è postulata dalla morale e dal diritto . Ogni altro senso della parola libertà è invero illegittimo e atto a traviare il pensiero . Andiamo dunque più oltre di coloro , i quali ritengono dover noi mantener la libertà come postulato supremo della morale e del diritto sol perché la credenza nella libertà è ancor generale fra gli uomini , e la morale ed il diritto , avendo uno scopo essenzialmente sociale , debbono tener conto della opinione della maggioranza e non di quella di solitari pensatori . Noi al contrario siamo convinti che la negazione della libertà quale base della morale e del diritto sia fondata su un vero e proprio sofisma , che scientificamente non regge . Essa ha , come abbiamo osservato , lo stesso valore della " negazione della realtà esteriore " e simili tesi in cui pur troppo si è spesso smarrita l ' alta filosofia . Come a chi negava la realtà delle cose esteriori fu da taluno risposto col dare un calcio ad una pietra ; come a chi negava il moto fu risposto col mettersi a camminare , così è lecito a chiunque confutare un filosofo negatore della libertà col compiere la più insignificante delle azioni volontarie . - La prova che egli così fornisce non è soltanto in pieno accordo col senso comune : essa è del tutto conforme allo spirito scientifico e consona ai più rigidi canoni del metodo sperimentale . A riguardo del secondo punto , qualche altra osservazione è forse necessaria . Che la scienza possa dimostrare " l ' assurdità " di un ideale etico è opinione oggidì ancora comune , com ' è ancora opinione comune che essa dimostri essere " illusioni " intere categorie di parvenze sensibili degli oggetti . È tutt ' altro che raro , per esempio , il trovare fra gli scienziati chi vi affermi che quei fatti di special natura sui quali la scienza moderna ha attratto di preferenza l ' attenzione degli studiosi , quali le vibrazioni degli atomi materiali , costituiscono la sola " realtà " , mentre quelle apparenze , che assumono i corpi in quanto cadono sotto questo o quel senso , rientrano nel mondo delle " illusioni " . Così il fisico vi dirà : noi crediamo di veder rosso o turchino , ci immaginiamo di udire una determinata nota , di provare una data sensazione , poniamo , di calore ; ma in realtà non esistono che certe vibrazioni dell ' aria o dell ' etere che colpiscono i nostri organi del senso . Tali affermazioni , che possono anche non avere un senso errato , implicano ad ogni modo un uso equivoco della parola illusione . Chi ci dice così non si accorge che anche quelle vibrazioni cui egli accenna , non ci sarebbero note affatto se non possedessimo in qualche altro senso il mezzo di percepirle , direttamente o indirettamente - senza o con l ' aiuto di strumenti e del raziocinio . Egli non ha dunque alcun diritto di chiamare illusione alcuna delle percezioni stesse . Egli crede di dar la preferenza , sulla realtà che appare ai nostri sensi , ad una realtà diversa e più reale . - Nel fatto invece egli non fa che posporre una parte della realtà che gli appare ai sensi , ad un ' altra parte della medesima realtà . Parimenti lo scienziato , il quale si rifiuta di ammettere come giusto un ideale etico col pretesto che la scienza ne ha dimostrata la assurdità , è sovente vittima di un ' illusione sulla natura delle proprie ricerche . Egli crede in certo qual modo di potersi emancipare dai pregiudizi del bene e del male , uscir dalla sfera della morale , ma invece vi si trova sempre e necessariamente di nuovo rinchiuso . Egli potrà bensì eseguire tutte le operazioni che vuole sostituendo un fine etico ad un altro , ma nel far questo egli compie pur sempre opera di moralista e non di scienziato , e la sua posizione sarà altrettanto " poco scientifica " quanto prima . In altri termini , la scienza non può creare " valori etici " , come non può neppure creare valori estetici . " L ' osservazione ed il ragionamento scientifico , scrive il Vailati , non possono condurci che a prevedere le conseguenze delle nostre azioni o a determinare i mezzi per arrivare a questo o quello scopo . Le conclusioni alle quali si giunge possono essere poste sotto questa forma : se si vuole , o non si vuole , la tal cosa , si deve volere la tale o tal altra cosa . Ma con nessuno sforzo di alchimia dialettica potrebbesi giungere a conclusioni della forma seguente : si deve volere , o non si deve volere , la tale o tal altra cosa " . - È notevole l ' analogia fra quella che chiamasi " giustificazione " nel mondo morale , e la " spiegazione " o " dimostrazione " nel mondo scientifico . Allo stesso modo come si " spiega " un fatto ed una legge mostrando che si può dedurre da un altro fatto o da un ' altra legge , così non si può " giustificare " un atto od una norma ( un modo generale di agire che ci par desiderabile ) se non deducendola ( mostrando ch ' essa ne è un presupposto necessario ) da un altro atto o da un altra legge . - Ma ciò con cui si " spiega " , si dimostra , si prova un fatto ( una credenza ) non può essere che un altro fatto ( un ' altra credenza ) ; così ciò con cui si " giustifica " una norma d ' agire , e qualunque nostra aspirazione in genere , non può essere che un ' altra norma d ' agire , un ' altra nostra aspirazione . Non si potrà mai " giustificare " un ideale etico per mezzo di una semplice credenza , come non si può spiegare nessun fatto per mezzo di semplici rappresentazioni . Ora , il numero delle cose verso le quali proviamo una specie di tendenza impulsiva che ci appar così naturale da non aver bisogno di giustificarsi , è notevole . - Ci riferiamo a quello che abbiamo detto degli istinti . - Ogni istinto , con tutte le emozioni e gli affetti corrispondenti , è atto a costituire un fine in sé . E nell ' uomo gli istinti , ben lungi dall ' essere più scarsi che negli altri animali , sono assai più numerosi o svariati , ed è questa una delle ragioni della sua superiorità . Il bisogno di una " giustificazione " nasce solo allorquando fra i diversi impulsi , fra le diverse tendenze si produce un conflitto : quando cose di per sé indifferenti o ripulsive acquistano la capacità di muoverci verso di loro per i rapporti di dipendenza che giungiamo a stabilire fra esse e le cose che sono oggetto diretto delle nostre aspirazioni e desideri . Se la cosa è indifferente , allora ad essa si trasmette , intatto , il suo valore emozionale ; ma se la cosa invece ha un contenuto emozionale già di per sé , allora questo concorre ad accrescere o a diminuire lo stimolo che ci porta all ' azione . Per raggiungere un fine , occorre passare sopra ad una quantità di mezzi sgradevoli o ripugnanti : vi è un punto però , nel quale la sgradevolezza dei mezzi supera il limite , e la loro adozione non è più " giustificata " dal fine . È così che si " costituisce il bilancio " , per così dire , dei pro e dei contro di un determinato genere di condotta : se l ' attivo supera il passivo , le azioni si compiono ; altrimenti l ' uomo si astiene dall ' agire . Alla " costituzione del bilancio " la scienza concorre , ed abbiamo visto come : per opera sua la catena delle conseguenze prevedibili si accresce ogni giorno di preziosi anelli ; ma ciascuno di questi anelli è , sin dalla sua comparsa , subito valutato dal sentimento , ed in questa valutazione la " scienza " non ha nulla che vedere e deve dichiararsi incompetente . Osserviamo ancora che la principale funzione del processo di giustificazione si ha nei rapporti degli uomini fra loro . Nonostante che ciascuno di noi abbia una quantità di fini separati che gli appaiono di per sé desiderabili ; nonostante che vi sono per me e gli altri innumerevoli cose il cui perseguimento è assolutamente disinteressato e che si ricercherebbero egualmente anche se fosse assolutamente impossibile trovar per loro la più piccola " giustificazione " ; nondimeno gli uomini sono continuamente in cerca di fini , che essendo universalmente riconosciuti come degni di essere appetiti , possano servire di giustificazione degli atti dei singoli di fronte ai consociati . La tendenza all ' unificazione esiste tanto nella morale quanto nella scienza . Anche fra le credenze ve ne è un certo numero che per ciascuno di noi non ha bisogno di essere né spiegata , né dimostrata vera : ma ciò non toglie che il conoscerne la spiegazione , la dimostrazione mi mette in grado di convincere chi era restio ad ammetterla , col mostrargli ch ' essa è una conseguenza de ' principii che a lui e a me sono comuni o di fatti ch ' egli stesso non può rifiutarsi di riconoscere come veri . - Così in morale sarebbe certamente desiderabile il trovare un principio etico , riconosciuto universalmente come giusto , un fine supremo a cui si potesse dimostrare che tutti gli altri corrispondono . Ciò è forse un ' utopia : ma ad ogni modo , ogni qualvolta si riesce a dimostrare che un dato fatto , oltre a soddisfare ad un dato fine , soddisfa anche ad un fine ulteriore , che oltre ad essere desiderato per sé può anche essere desiderato in vista di un altro bene , io faccio un effettivo passo innanzi verso quella possibilità di convincere tutti della opportunità di un dato corso d ' azione , verso quella concordia su ciò che è bene ( in concreto ) , che è stata , in ogni tempo l ' aspirazione suprema della morale . I tentativi ordinari di unificazione degli scopi morali non corrispondono peraltro , troppo spesso , che apparentemente a tale aspirazione . Essi ( come , p . es . per citare quello che appare il più plausibile , l ' utilitarismo ) o non sono che delle unificazioni puramente verbali ( in quanto che quando si tratti di definire , poniamo , il preteso scopo unico , il bene della società , questo finisce collo scindersi in una quantità di beni desiderabili ciascuno per proprio conto ) , oppure equivalgono ad un ' arbitraria mutilazione delle aspirazioni morali dell ' uomo , e ad una " ingiustificabile " soppressione o dedignificazione dei suoi più nobili impulsi eccettuato uno solo , - come se non fosse meglio , di questi , averne a disposizione uno di più piuttosto che uno di meno . Il torto loro è di tendere , non a mostrare , che la bontà , per esempio , di certe cose o di tutte le cose buone , è accompagnata dalla loro utilità ; e che quindi convenga compierle anche a chi la loro bontà direttamente non sente ; ma a mostrare che la sola giustificazione legittima delle cose è la loro utilità ; nel che dicono , o una cosa ovvia di per sé , e quindi irrilevante , o addirittura basata sul falso . LA " GIUSTIFICAZIONE " DEL DIRITTO DI PUNIRE - La controversia fra i positivisti e i classici nel diritto penale verte , come abbiamo accennato , oltreché sul libero arbitrio , anche sulla giustificazione della pena . Dopo ciò che è stato detto sul processo di giustificazione non sarà troppo difficile il chiarire questo secondo punto . La posizione assunta dalla scuola positivistica di fronte a quella classica , per ciò che riguarda il diritto di punire , è nettamente utilitaria . Essa pretende bandire dalle proprie considerazioni ogni idea di merito o di demerito , si propone di fare astrazione da ogni fine etico , e pretende di fondare la necessità della pena nel solo criterio della pericolosità del delinquente , convertendo quindi il diritto di punire nella semplice necessità o utilità per la società , simile in questo a qualsiasi organismo vivente nella natura , di difendersi da chi ne minaccia l ' esistenza od il benessere . Se ben si guardi in fondo a questo proponimento di " evitar la morale " si vedrà la principale , se non la sola ragione sua sta nella premessa negazione del libero arbitrio . Ogni giudizio di merito presuppone l ' imputabilità morale . Questa essendo , secondo i positivisti , dimostrata insostenibile per la negazione del libero arbitrio , ne deriva che il principale argomento in favore della loro tesi utilitaria è dato dall ' impossibilità di dare altra base al diritto di punire . Un tale argomento però , crediamo di averlo dimostrato , non regge alla critica . La negazione del " libero arbitrio " lascia impregiudicata ogni questione di morale umana e sociale . Ma anche se ciò non fosse - ed è strano che i positivisti e gli altri sostenitori della loro tesi non l ' avvertano - ; anche se la negazione del libero arbitrio portasse seco di necessità " l ' impossibilità della morale " , e bene e male , virtù e vizio , merito e demerito , ricompensa e castigo dovessero essere d ' ora innanzi nomi vani e senza subbietto ; ciò avverrebbe ad ogni modo per essere stato dimostrato che sia per l ' uomo impossibile proporsi qualunque fine ed attuarlo ; non soltanto i fini morali in particolare . Non solo il bene morale , ma anche l ' utile dovrebbe essere bandito dal campo delle giustificazioni ; la parola stessa " giustificazione " cesserebbe anzi di aver qualsiasi significato . Niente può servire meglio di queste conseguenze enormi come riduzione all ' assurdo delle tesi fatalistiche che si annidano spesso più o meno inconsciamente nelle dottrine che assumono la negazione del libero arbitrio come loro punto di partenza . Ai soli argomenti che soglionsi in generale addurre a favore dell ' utilitarismo sono dunque ridotti coloro che vogliono sostituire la " difesa della società " senz ' altro ad ogni altra base del diritto penale . La verbalità di questa sostituzione colpisce subito lo sguardo . Sarebbe difficile invero trovare una espressione più vaga ed indeterminata , che meglio si adatti a tutti i gusti e meglio si presti a tutte le interpretazioni ed illazioni più svariate . Anzitutto , osserviamo che si tratta di un fine etico , non meno " trascendentale " di qualunque altro fine . Si presuppone come dimostrato che la " Società " sia desiderabile in sé , e debba avere la prevalenza indiscussa su tutti gli altri fini possibili . Oppure si suppone che scopo e giustificazione della società sia di essere la miglior condizione per l ' attuazione di questi ultimi ; - ed in questo secondo caso torna ad affacciarsi il problema : quali sono essi ? E fino a che punto , credendo di fare il " bene della società " si corre il rischio di offendere questi fini ? - E ci troviamo altrettanto lontani da una soluzione soddisfacente del problema quanto lo eravamo prima di introdurre il concetto della difesa della società . Che rimane dunque di tal concetto ? Una frase equivoca , che dà addito al pericolo continuo di violazioni e soprusi nell ' esercizio del magistero penale , per l ' impossibilità di determinare che cosa si debba intendere per bene della società e la conseguente probabilità che qualche furbo l ' identifichi con questo o quell ' interesse transitorio e particolare . Nel fatto , se la " difesa della società " come giustificazione del diritto di punire si presenta con un aspetto così plausibile , è appunto in grazia della sua grande elasticità . Se interpretata con sufficiente larghezza , tutti , compresi i classici , si possono trovare daccordo nell ' accettarla . Ma la dottrina " classica " ci offre , a mio avviso , una concezione assai più maturata , una definizione assai più rigorosa e scientifica di qual genere di difesa sociale sia quella a cui serve il diritto penale ; e tale da non essere affatto in contraddizione inconciliabile con ciò che forma la parte sostanziale del positivismo moderno . Nel mentre ch ' essa ci dà un ' approssimazione assai maggiore alla vera natura e funzione del magistero punitivo , non pregiudica d ' altra parte , col suo principio della tutela giuridica , alla questione dei fini a cui più specialmente questo deve servire , lasciando la determinazione loro a chi ne ha veramente la competenza , al moralista cioè e alla coscienza pubblica , manifestatasi per mezzo degli organi a ciò designati . " Il delitto come fatto , scrive il Carrara , ha origine dalle umane passioni , le quali spingono l ' uomo a ledere il diritto del proprio simile malgrado la legge che proibiva di farlo . Il delitto come ente giuridico ha origine dalla natura della società civile . L ' associazione ( che all ' uomo è imposta dalla legge eterna come mezzo di conservazione e di progresso intellettuale ) , non sussisterebbe né risponderebbe ai suoi fini , se ciascuno dei consociati avesse libera ogni sua volontà , anche ingiusta e dannosa ad altrui . Di qui la necessità , di proibire certi atti che turberebbero l ' ordine esterno , e decretare che qualora si commettano saranno considerati come delitti " . Il bisogno della difesa del diritto rende necessaria l ' autorità dello Stato . " La tutela giuridica , scrive egli nella mirabile introduzione alla parte speciale del suo Programma , non potrebbe convenientemente esercitarsi mercè la sola azione disgregata degli individui , nella quale non sempre sarebbesi trovata , razionalità , uniformità e potenza ; per lo che avrebbe mancato del più necessario dei suoi elementi : la certezza di sé . Così la costituzione della autorità sociale e il rispetto alla medesima è un precetto imposto all ' uomo dalla stessa legge di natura , perché la forza umana alla quale è consegnato il mantenimento della sovranità del diritto si eserciti in modo razionale , uniforme e potente . Tranne per questo fine la costituzione dell ' impero sui consociati non sarebbe che un abuso di forza " . " Riconosciuta così nell ' autorità sociale la potestà legittima di esercitare una coazione efficace sugli individui per la conservazione della legge giuridica , lo esercizio di tale coazione piuttosto col mezzo del castigo che col mezzo della prevenzione diretta altro non è che la consguenza di uno stato di fatto che rende necessaria quella forma piuttosto che questa . Essendo umanamente impossibile anche ad una autorità sociale , per quanto potentemente armata , fermare in precedenza il braccio del micidiale e dell ' avido che muove alla violazione del diritto , la forza tutelatrice bisogna che si eserciti mediante la coazione morale . La necessità della coazione morale legittima la minaccia della pena . E poiché la minaccia della pena non sarebbe minaccia efficace ma vana parola , se allo avvenimento di una violazione la pena non cogliesse realmente il violatore ; la necessità e legittimità della minaccia porta seco la necessità e la legittimità della irrogazione effettiva del castigo " . Difficile è davvero comprendere in che cosa una concezione siffatta possa essere stata reputata in contraddizione formale coi portati della scienza moderna . In ogni stadio di civiltà vi è stato un certo numero di azioni che gli uomini stimarono non doversi permettere , un certo numero di fini , individuali e sociali , il cui raggiungimento dovesse essere garantito . Di questi , che non hanno mai rappresentato tutti quanti i fini a cui gli uomini aspirano , ma solo la parte più essenziale , una specie di minimum di moralità sociale reputato indispensabile alla vita in comune , fu stimato necessario rilasciare la protezione all ' autorità sociale , qualunque essa fosse ; e sono quelli precisamente che quando sono raccolti a sistema costituiscono ciò che viene chiamato il diritto di un popolo . La determinazione di questi fini , come già più volte affermammo , non spetta allo scienziato , e neppure al giurista in quanto egli li trova già elaborati dalla coscienza popolare , dal " senso morale " generale . Questi può talora , come legislatore , come interprete ed ispiratore della coscienza popolare , assumere anche in parte questa funzione - è nota la funzione che ebbero i giureconsulti e i magistrati nello svolgimento storico del giure romano ; ma , in quanto egli determina non che cosa è ma che cosa deve essere , non è la semplice scienza che parla in lui , ma la voce della coscienza morale sua o per mezzo suo quella generale del popolo . Tali fini , sebbene dal vivere sociale elaborati e resi sempre più chiari collo svilupparsi del senso morale e giuridico , pure rappresentano alla loro volta in molta parte la ragione stessa per cui il vivere sociale si è costituito ; sono quindi sotto molti rispetti la giustificazione della società , qualchecosa di più " fondamentale " ancora di essa , e che può essere considerata come ad essa anteriore . La " società " adunque , negli organi che la rappresentano o sono creduti rappresentarla , si " difende " contro l ' azione che viola quei principî ch ' essa ritiene indispensabile siano rispettati . Ma la difesa della società , se così chiamar si vuole , non si esercita contro un uomo libero ( dotato di volontà ) allo stesso modo con cui si eserciterebbe contro un pericolo naturale , un animale furioso , un pazzo infrenabile . Contro questi agenti la sola maniera di provvedere è di porre impedimenti fisici all ' effettuazione del danno . Ma sull ' uomo libero , suscettibile di essere influenzato da motivi , capace pertanto di astenersi da una azione in vista delle conseguenze che questa porterà su lui o su altri , è possibile agire per via morale . Nuovi motivi possono essere presentati od imposti alla sua considerazione per astenersi da atti che egli altrimenti avrebbe compiuti . Questi motivi possono essere considerazioni intorno all ' immoralità o inciviltà dell ' azione stessa , fornitigli per mezzo della persuasione e alimentati in lui dal fatto stesso che la coscienza sociale colpisce l ' azione con una pena ( vedi Brusa , Proleg . , p . 135 ) e simili ; ma possono anche consistere nella minaccia di un male effettivo per l ' agente , la quale chiami a raccolta , ove i sentimenti socievoli ed altruistici non bastino , anche i sentimenti egoistici a distogliere l ' individuo dalla violazione del diritto . Così nasce la necessità della pena , la quale può essere definita in genere come quel complesso di conseguenze dolorose artificialmente annesse a date azioni volontarie dalla legge o dalla pubblica opinione allo scopo di diminuirne il numero e di tranquillare la coscienza sociale . La pena dunque , ripetiamo , può essere considerata come un modo di " difesa " ; ma essa è un modo di difesa speciale , diretto contro speciali pericoli e speciali nemici . Il giustificare quindi la pena colla difesa della società può anche non implicare un errore ; ma a condizione di non significare se non ciò che altri , con locuzione più precisa , chiamano " tutela giuridica " . - Ove ben si consideri , tutte le altre dottrine che sono state escogitate per render ragione del diritto di punire sono deficienti per non aver tenuto conto di tutti i dati del problema , per aver contemplato un solo lato , se anche vero , della questione , facendo più o meno astrazione dalle esigenze pratiche alle quali soggiace in ogni suo stadio il diritto , ed in qualche modo dimenticando che il diritto è un organismo concreto , la cui vitalità ed il cui retto funzionamento dipendono dal soddisfacimento di condizioni molteplici , fuor dalle quali esso corre il rischio di venir meno al suo fine ; - per aver mancato , pertanto , di senso " positivo " , nel significato più proprio di questa parola . La teoria della giustizia assoluta - della espiazione - della pena fondata puramente ed assolutamente sulla proporzione fra il male e la colpa da compensarsi e retribuirsi col male del castigo , se si basa puramente sul giudizio del merito e demerito del colpevole e non viene in pratica limitata da altre considerazioni , mette capo , nonché ad una indebita confusione del diritto colla morale , ad un esagerato subiettivismo . Allo speculatore astratto essa si presenta come idealmente giusta , ed anche come idealmente efficace . Che cosa può meglio contribuire a far sì che gli uomini perseverino nella retta via , dell ' idea che saranno puniti esattamente in proporzione del loro merito , tenuto conto di tutto ciò che può alleviare , di tutto ciò che può aggravare la loro responsabilità ? Ma un tal giudizio richiede un giudice onniveggente ed infallibile , quale solo può ritrovarsi in una divinità . Non per nulla i sistemi religiosi hanno sempre avuta la tendenza ad accettare senza restrizioni la dottrina dell ' espiazione . Nel fatto , siccome la giustizia terrena è amministrata da uomini atti ad ingannarsi ed a peccare , la teoria del perfetto adattamento del castigo al demerito è stata la fonte dei peggiori abusi . Essa è quella , che , abbandonando al giudice una discrezione illimitata , è stata uno dei più validi sostegni del sistema inquisitorio di procedura . La teoria della esemplarità della pena , d ' altra parte , è esposta ad obbiezioni analoghe . Essa urta anzitutto contro il nostro sentimento di giustizia , poiché non sarebbe ammissibile che , solo per dare un esempio agli altri fosse punito gravemente chi ha commesso un fatto , la responsabilità per il quale sia per molti riguardi mitigata . Intesa in questo senso , la teoria della esemplarità potrebbe legittimare anche la condanna del pazzo e di chi ha agito per forza maggiore , e perfino quei giudizi contro gli animali e le cose che furono comuni nel Medio Evo . Vero è che la maggior parte dei seguaci di tale dottrina la intendono in un modo assai più razionale : poiché , si può obbiettare , l ' esempio non è efficace se non quando la punizione si applica a chi agisce in condizioni simili alle nostre , onde chi è , normalmente o per accidente , privo della facoltà di astenersi volontariamente da una azione , non deve esserne colpito . Ma allora si può rispondere che , con tali ed altre specificazioni , l ' elemento della esemplarità trova il suo posto anche nella teoria " classica " della tutela giuridica . È ovvio che la ragione per cui alla minaccia della pena è indispensabile far seguire effettivamente la pena che altrimenti mancherebbe l ' esempio . Lo stesso Carrara novera l ' esemplarità fra i requisiti della pena ; ma nello stesso tempo pone in guardia contro la cattiva interpretazione e la indebita estensione del criterio della esemplarità . " La pena , egli scrive , deve essere esemplare : tale cioè che ingeneri nei cittadini la persuasione che il reo ha patito un male . La mancanza del primo requisito ( l ' afflittività ) fa cessare l ' efficacia della pena rispetto al reo ; la mancanza di questo secondo la fa cessare rispetto a tutti gli altri ; e così nei buoni come nei malvagi per diversa ragione . Ma la esemplarità che richiedesi nelle pene non devesi riguardare come il fine precipuo a cui essa deve servire : ciò condurrebbe alla falsa dottrina della intimidazione . Deve piuttosto intendersi come una condizione esteriore della pena nella sua irrogazione . Ma non deve spingersi all ' effetto di aggiungere alla pena tormenti oltre alla giusta misura sotto il pretesto di renderla più esemplare . La esemplarità , in una parola , deve essere un risultato che si deve ottenere dalla punizione , senza che , per ottenerla , se ne alteri la misura oltre il rapporto della giustizia " . L ' emenda del reo è pure incontestabilmente uno degli scopi a cui sarebbe desiderabile che corrispondesse la pena . Ma si può essa stabilire come criterio supremo , a cui tutti gli altri debbano cedere ? Essa viola l ' esigenza che la pena sia certa , nonché l ' altra ch ' essa sia spiacevole e dolorosa . L ' emenda non potrebbe ottenersi se non coi buoni trattamenti : il risultato d ' altra parte sarebbe nella maggior parte dei casi problematico . Il fine dell ' emenda dovrà dunque , fino a che la pena sarà destinata sopra ed anzitutto a guarentire la tranquillità dei consociati , sempre considerarsi come un fine subordinato . Finalmente , la teoria dei " positivisti " . È curioso notare come questa , per quanto si attenga sempre al semplice diritto di difesa sociale , pure quando si tratta di interpretarlo si presenti piuttosto come una dottrina eclettica , che fa larga parte alle diverse esigenze delle altre scuole , e mentre ora sembra accostarsi alle forme più utilitarie di difesa ( colla giustificazione perfino della pena di morte ) , ora si accosta piuttosto alla dottrina dell ' emenda , ed ora invece , col dar maggior rilievo all ' elemento subiettivo nell ' esame del delinquente , ai medesimi risultati cui mette capo la teoria dell ' espiazione . Secondo il Florian , gli scopi della pena sono tre : a ) porre il delinquente nella impossibilità materiale di nuocere ( pura difesa ) ; b ) cercare che il delinquente non ricada nel delitto e che in lui si destino sentimenti ed attitudini sociali ( emenda ) ; c ) trattenere gli altri dal delitto mediante la minaccia e l ' intimidazione . Nella dottrina però dei positivisti è notevole la sfiducia rispetto a quest ' ultimo fine , cioè all ' efficacia della minaccia della pena a distogliere i male intenzionati dal delinquere . Se basata sulla negazione assoluta del " libero arbitrio " , tale sfiducia è , come abbiamo visto , del tutto infondata ; se invece derivata dal concetto della irresistibilità di certi impulsi per certe categorie d ' individui , sordi perciò alla coazione morale , la questione è ben lungi dall ' essere definitivamente risolta , ma si presenta come plausibile e di immenso interesse . Le ricerche e le intuizioni geniali del Lombroso non hanno , e non dovrebbero avere , altro scopo che di stabilire se esistano tali categorie d ' individui , quali siano e come riconoscerle . Tali ricerche possono portare a risultati preziosi , di grandissima importanza anche per il diritto penale , ma certamente non pare che il materiale di fatti sin qui accumulato sia sufficiente per poter ancora considerar la teoria come scientificamente provata . Troppo è ardua tale questione per poterla qui discutere : essa è di competenza dello psichiatra , del fisiologo e dell ' antropologo più che del giurista , il quale si deve limitare ad accettare i portati dei loro studi ove abbia sufficienti garanzie ch ' essi sono solidamente fondati . Non si tratta ad ogni modo - ed è questo il punto di massima importanza per la presente dissertazione - di una questione di assoluta affermazione o negazione , ma di una questione di misura . La teoria del delinquente nato non può pretender di essere estesa a tutti quanti gli umani delinquenti . La tesi dell ' inefficacia assoluta della pena a prevenire il delitto mi par troppo contraria alla coscienza generale e alla esperienza particolare che ciascuno di noi sì è fatta della natura umana , per poter esser vera . - Le manca inoltre una base di fatto , poiché nessuno ha osato sperimentare che cosa diverrebbe la società ove per quindici giorni si decretasse l ' impunità assoluta per ogni sorta di delitti . - Ma l ' efficacia della pena ha certamente dei limiti - lo prova il fatto stesso che , a malgrado delle pene anche severissime , il delitto non ha mai cessato completamente d ' esistere - ; ed è di sommo interesse il conoscere quali sono questi limiti . Non è quindi l ' irresponsabilità in generale , ma sono alcuni casi di irresponsabilità che la nuova scuola farebbe risaltare ; ed in questo la sua posizione è , a priori , inoppugnabile . Rimane l ' affermazione della scuola positiva di voler fare astrazione da ogni concetto di merito o demerito , di retribuzione . Qui ancora , tale affermazione , se fondata nella negazione del libero arbitrio , è insostenibile . Il principio della difesa sociale non può d ' altra parte fornirle appoggio di sorta . La nostra coscienza morale , come ci addita quali sono i fini che debbono essere protetti contro eventuali violazioni , così pure ci addita i limiti entro cui tale protezione , si designi essa come difesa sociale o tutela giuridica , va mantenuta - l ' individualità umana , per la simpatia naturale che desta , costituendo di per sé stessa un fine che va rispettato . Vi sarà quindi un punto in cui il fine della sicurezza pubblica , la cui necessità è tanto più urgente quanto è più grave il male minacciato , non basta più a giustificare il sacrifizio dell ' individualità - in cui la pena ( che , per essere una restrizione della personalità , è in sé un male ) sembra un mezzo troppo increscioso per ottenere il risultato voluto . Quale è questo punto ? Quello in cui la pena cessa di essere giusta , perché sproporzionata al demerito del colpevole . Nel determinare questo punto , la nostra coscienza morale sarà giudice inappellabile : dopo ciò che abbiamo detto nel suo corso di giustificazione non ci pare che ciò abbia bisogno di essere ulteriormente dimostrato . Ecco dunque come il concetto del merito , di ciò che è giusto subisca il delinquente come conseguenza del suo operato , è concetto che non si può assolutamente evitare , perché esso è un elemento che entra continuamente nei nostri giudizi . Che se poi invece l ' affermazione dei positivisti di voler fare astrazione da tale idea indica il proponimento di escludere dal diritto penale le considerazioni d ' indole più strettamente etica , allora questo è un principio già ammesso nella distinzione rigorosa fra diritto e morale , in quanto quello riguarda un numero minore di azioni e si astiene , per motivi di garanzia individuale , da ogni ingerenza nella nostra personalità subiettiva . Anche a questo riguardo dunque possiamo dire che la nuova scuola , combattendo la scuola " classica " , ha un po ' combattuto " contro i mulini a vento " . È forse il caso di ripetere ancora una volta che molte controversie si potrebbero evitare , se chi combatte una dottrina si proponesse sul serio di comprenderla completamente , e se , anziché scegliere questa o quell ' affermazione , staccata di questo o quell ' autore , per aver facile giuoco di demolirla , si curasse di considerare la teoria avversa nella sua coerenza logica e nella sua forma più accettabile ; se insomma invece di prendere le teorie per il loro lato più debole , si prendessero dal loro lato più vero . È così che troppo spesso uno si maraviglia della facilità colla quale può sbaragliare un avversario creduto formidabile , mentre non si accorge che quella che ha dinanzi a sé non è l ' avversario in carne ed ossa , ma una immagine impagliata , per così dire , del medesimo , posta inoltre nella maniera più acconcia per essere colpita . Un esame più attento gli avrebbe tosto chiarito l ' inganno . Spesso fatti e cose , che a prima vista ci appaiono illogici ed assurdi , cessano poi di apparirci tali appena uno studio più accurato e una conoscenza più precisa della complessa realtà ci forzano a riconoscere un fondamento ed una giustificazione che prima ci erano sfuggiti solo in grazia di ingenuo semplicismo e , diciamolo pure , di un ' ignoranza da dilettanti . La lezione che ci dànno i fatti è spesso una lezione di modestia . È assai frequente , ed in special modo di fronte al diritto , un certo atteggiamento di fastidiosa impazienza e d ' intolleranza , che dipende dall ' incapacità di afferrare la ragione della molteplicità , della complicanza e sottigliezza delle esigenze a cui deesi piegare chi lavora in un campo pratico . Il diritto è un prodotto essenzialmente " storico " , frutto di sforzi protratti per secoli in vista di risultati pratici di grande interesse ma di enorme difficoltà : esso ha dovuto nel suo svolgimento tener conto di innumerevoli esigenze talora contraddittorie , preferire spesso fra più mali il minimo , cercare il contemperamento delle varie tendenze , dei vari bisogni , delle varie idealità : e rappresenta quindi l ' accumulazione di una sapienza che spesso è di difficile comprensione al profano , e presta facilmente il fianco alle obbiezioni superficiali di un immaturo senso comune . Così chi guarda soprattutto all ' esigenza di far giustizia mal comprenderà perché il giudice sia inceppato da leggi che pretendono fissare anticipatamente la misura della responsabilità del colpevole . Chi guarda invece piuttosto all ' emenda si stupisce della barbarie dei mezzi adoperati nella repressione del delitto , che sono in contraddizione con tutte le teorie moderne sull ' educazione . Chi infine guarda alla necessità di difendere la società , ove non interpreti tale concetto con sufficiente larghezza , si maraviglierà di certe debolezze e condiscendenze , dell ' inefficacia dei mezzi escogitati , oppure vorrà un adattamento della difesa al pericolo concreto , troppo superiore a quanto non permetta la necessità di determinare legalmente la pena prima che la violazione effettiva si sia avverata . Le medesime considerazioni si possono fare , a parer nostro , anche intorno a quell ' altra questione che ci interessa : quella cioè che più specialmente riguarda il metodo del diritto penale . IL METODO DEL DIRITTO PENALE . - La questione del metodo può dirsi il nodo della controversia fra i positivisti ed i " classici " . Il metodo di cui i positivisti propugnano l ' adozione anche nelle discipline penali è , com ' è noto , quello stesso delle scienze naturali , " positive " ; cioè l ' osservazione e , entro i limiti del possibile , lo sperimento , che mettano in luce le vere cause del delitto , rimovendo le quali soltanto si può sperar di sopprimere il delitto stesso . " Il reato è un fatto dell ' uomo , che si verifica in società e che alla società riesce dannoso ; è quindi , un fenomeno individuale e sociale insieme . Or dunque è necessario prima di parlare del reato , studiare l ' uomo che ha commesso il reato e l ' ambiente , nel quale si produsse . Di qui l ' indagine dei caratteri , che si mostrano propri della massa dei delinquenti , da un lato ; dall ' altro , l ' esame delle peculiari condizioni dell ' ambiente fisico e sociale , nel quale la delinquenza fiorisce . Appariva quindi evidente fin dagli esordi del nuovo indirizzo , che il reato , una volta studiato nelle sue manifestazioni reali e quotidiane , era il prodotto e il resultato di un triplice ordine di fattori : antropologici od individuali ( fisici e psichici ) , fisici e sociali . Ora , che un tale studio possa essere fecondo di utili ed interessanti risultati , è cosa evidente . E appunto notiamo che l ' ipotesi del liberum arbitrium indifferentiae colla conseguente impossibilità di ogni studio scientifico del delitto , aveva per tal riguardo un effetto deprimente . Chi invece nega il libero arbitrio ha la speranza di poter un giorno fondare una scienza completa dell ' uomo in tutte le manifestazioni della sua attività morale e materiale , e quindi anche di poter rintracciare tutte quelle cause molteplici che possono aver posto un individuo nella triste " necessità " del delitto . Ma un tale studio , se offre un interesse scientifico e pratico grandissimo , può considerarsi come un metodo accettabile in diritto penale , e tale da poter essere utilmente sostituito al metodo finora prevalente ? Anzitutto , occorre scartare una opinione , che più volte nel corso del presente lavoro abbiamo dichiarata errata : quella cioè che un ' organizzazione , qual è quella del diritto , che ha per scopo la determinazione ed il raggiungimento di fini , possa aver per base unica l ' osservazione della realtà . Se una cosa debba o non debba essere è questione in cui la " scienza " non ha nulla che fare . Se una pena sia o no conveniente , giusta , opportuna è cosa che solo il nostro " sentimento " può decidere . Una pena potrebbe apparirci come la sola efficace a estirpare il delitto e pur essere scartata come quella che urta contro il nostro senso morale . La osservazione della realtà può dirci qual è il risultato dell ' applicazione di una data pena : il nostro sentimento , se il provvedimento della pena comporti un grado di desiderabilità tale da essere adottato per raggiungere questo risultato . In altre parole , anche dopo che la scienza , l ' uso del metodo positivo , ci ha mostrati i mezzi necessari ove si voglia raggiungere il fine , resta sempre adito al giudizio etico se valga la pena di adottarli in vista del medesimo . Perciò , sia che si tratti di elaborare il diritto o di stabilire le sanzioni per la sua violazione , l ' uso esclusivo del metodo " positivo " è addirittura una impossibilità . Ma se tutto ciò è vero , si dirà : se è vero che la sola osservazione oggettiva della realtà non può bastare né al giurista , né al moralista ; pur nondimeno è sempre su un materiale concreto , di fatto , che deve esercitarsi il giudizio nostro , se anche contiene elementi etici ; e quindi quanto più la pena sarà stabilita caso per caso , quanto più essa terrà conto dei molteplici e variabili elementi che possono concorrere a modificare l ' opportunità e la misura del gastigo , tanto più il nostro metodo sarà " positivo " nel senso più proprio della parola ; poiché questo non disconosce la funzione del nostro senso etico nella determinazione del fine , ma richiama l ' attenzione sulla impossibilità di raggiungere un fine qualsiasi senza conoscere la realtà sulla quale si deve operare . Rispondiamo che tali osservazioni sarebbero perfettamente giuste se l ' uso dell ' astrazione non trovasse a sua volta la sua giustificazione nelle esigenze pratiche della materia . È impossibile evitar l ' uso dell ' astrazione nella scienza ; tanto meno sarà possibile evitarlo in morale e diritto . Anche per ciò che riguarda la scienza , i fatti concreti esorbitano sempre dalle categorie nette e precise ch ' essa pone , e contengono sempre dei residui e degli elementi da essa non contemplati . Ciò è vero tanto delle scienze astratte quanto di quelle che si propongono espressamente di studiare i fatti . Il fatto della scienza non è il fatto della natura . E le scienze stesse che hanno per oggetti i fatti procedono per due vie principali : la constatazione delle somiglianze e la determinazione di medie : processi nei quali l ' astrazione si trova continuamente implicata . Se non vi fossero anche nei fatti delle somiglianze e delle ripetizioni accanto alle loro diversità , non solo la scienza storica sarebbe impossibile , ma sarebbe perfino impossibile riferire un fatto qualsiasi per mezzo delle parole ; non avremmo che una successione d ' impressioni indefinibili . " L ' ordine generale dei fatti non esclude certi disordini , né la regolarità certe irregolarità . Lo storico che generalizza , classifica , riassume , deve rendersi conto di ciò ch ' egli fa ; egli deve vedere che la complessità e la varietà del reale sorpassano ogni immaginazione e sfidano ogni sforzo di analisi completa ; egli deve guardarsi dal negare la diversità col pretendere di ricondurla tutta quanta alle unità ch ' egli constata . Nella morale poi , ed a più forte ragione nel diritto , per l ' indole sociale di queste discipline , la necessità di una certa astrazione si presenta come inevitabile . - La morale sociale è certamente più astratta della morale individuale , quale può elaborarsi in un animo generoso , preoccupato della inevitabile insufficienza di tutte le soluzioni generali e a grandi linee dei problemi etici . Ogni precetto categorico , quando sia considerato dalla coscienza individuale desiosa di realizzare il minimo possibile di ingiustizia e d ' immoralità , è atto ad apparir difettoso nel senso che vi sono dei casi rispetto ai quali esso non raggiunge assolutamente più il suo fine . La complicatezza e la sottigliezza della casistica etica è pressoché infinita . Ne consegue pur troppo inevitabilmente , che ogni sistema dogmatico e assoluto di morale , ogni precettistica astratta , ogni " codificazione " delle nostre norme di condotta non può alla lunga non apparire insoddisfacente ed incompleta alle anime più nobili e raffinate , che sono senza posa alla ricerca del massimo bene e del minimo male , ed atta a patire , nei casi reali , di numerose eccezioni . Se alcune norme eterne di morale ci appajono universalmente giuste , come per esempio quella di non fare agli altri ciò che non vorremmo fatto a noi ; ciò dipende e soprattutto dal fatto ch ' esse esprimono piuttosto la condizione d ' animo in cui si deve porre colui che vuol giudicare della via più retta nelle evenienze pratiche , che non una vera e propria regola pratica d ' azione . Ma appena dall ' indeterminatezza ideale si scende nel campo delle pratiche realtà per porre una regola definita da non derogarsi mai nelle vicissitudini della vita , allora nasce tosto il conflitto fra le più delicate aspirazioni dell ' anima individuale e la grossolana rigidità della morale tradizionale e legale . E così l ' opinione pubblica è in genere indulgente verso quelle grandi personalità che dànno , a torto o a ragione , maggiori garanzie di veder meglio e più lontano dagli altri , permettendo loro di violare , in vista di un resultato determinato , i canoni più indiscussi della morale costituita ; è così anche che vediamo talvolta le persone veramente buone e generose mettersi in contrasto coi modi di pensare della società ove vivono , perdonando dove altri condannerebbe , e valersi della loro conoscenza del mondo morale per trovare giustificazioni ed attenuanti prima insospettate alle azioni dei loro simili , ammaestrandoci a guardare più benevolmente la vita degli altri e ad astenerci da ogni giudizio fondato su criteri troppo esclusivi , generali ed assoluti . " De même que la grace est parfois plus belle que la beauté , de même il y a une chose encore plus juste que la justice : la bonté " . Un tal modo di pensare peraltro , ove si generalizzasse in epoche di senso morale malfermo ed incerto , ove non fosse usato con una certa diffidenza e mantenuto in una cerchia , per così dire , tutta individuale e morale , sarebbe certo assai pericoloso . Il permesso di contravvenire alle norme riconosciute di condotta in vista di un fine superiore , se dispensato con troppa larghezza , può condurre , ai peggiori abusi : i risultati della morale gesuitica sono lì per ammaestrarcene . Ogni società richiede per conservarsi e prosperare che un certo numero di regole pratiche di condotta siano universalmente osservate dai consociati , e che la facoltà di violarle in singoli casi non sia abbandonata all ' arbitrio individuale . Il numero di queste regole varia coi tempi , ed è presumibile che diminuisca col crescere della civiltà e col perfezionarsi del senso morale . Intanto possiamo vedere che già si cammina per certi riguardi in questo senso . Nelle vecchie società a base consuetudinaria ed autoritaria un numero enorme di atti , quale oggi a grande stento riusciamo a rappresentarci , era sottratto all ' arbitrio individuale e regolato secondo precetti rigidi e fissi , valevoli per ogni tempo ed ogni circostanza sanzionati da pene severissime ed inflessibili . In tali stadi di civiltà sembra , come osserva il Bagehot , essere stato profondamente , se non consapevolmente sentito che per i popoli ancora all ' inizio della propria evoluzione è meglio il seguire una norma purchessia , che il non seguirne alcuna . Oggi invece siamo in un ' epoca di piena discussione : vediamo l ' individuo ergersi colla propria ragione e col proprio sentimento di fronte alla collettività , senza tollerare altre ingerenze nella sua facoltà di crearsi una vita secondo le proprie aspirazioni e di gudicare della opportunità dei proprii atti nelle singole circostanze , all ' infuori di quelle più strettamente necessarie . La libertà , non solo di fronte alle leggi , ma anche di fronte alla pubblica opinione e alle consuetudini , la reciproca tolleranza in fatto di pensiero e di moralità , tutta questa maggior fluidità e plasticità di tutto l ' ambiente sociale sono sintomi della maggior fiducia riposta nell ' individuo e della corrispondente diffidenza verso le regole di viver sociale di carattere troppo fisso , troppo asssoluto e troppo durevole . Ma che siamo ben lontani ancora dall ' epoca in cui si potrà fare a meno di ogni regola fissa , ce lo mostrano d ' altra parte tutte le nuove leggi sorte in epoca recente allo scopo di guarentire precisamente questa libertà individuale contro i soprusi e gli arbitrii dei singoli , tutti i complicati organi del diritto pubblico odierno , col loro meccanismo di freni e contrappesi , di reciproca vigilanza e controllo , che costituiscono uno dei caratteri delle moderne democrazie . Onde è a dirsi che si tratti piuttosto di una sostituzione di norme piuttosto che di una vera e propria loro diminuzione , e che si è in cerca di regole che contemperino il massimo di libertà e indipendenza individuale , il massimo di fluidità sociale , con quella regolarità e con quell ' equilibrio necessario alla vita di una società ; non del modo di poter fare a meno di qualunque norma ; - tesi quest ' ultima che solo gli anarchici , nel loro incoercibile ottimismo , possono aver l ' audacia di sostenere . Tali norme pertanto , che la loro sanzione sia semplicemente esercitata dall ' opinione ( morale ) , o dallo stato ( diritto ) , non possono in qualche modo non partecipare della natura dell ' astrazione : il diritto non può , per la sua stessa natura di disciplina sociale , piegarsi ai fatti particolari nella loro complessità talora formidabile . È così che nasce il conflitto fra la legge e l ' equità , fra il jus strictum e il jus equum , fra il diritto civile e il naturale , fra il diritto e la giustizia . Il diritto , come disse il Vico , ha bisogno anzitutto del certo ; ora il certo non si può ottenere se non fissando dei limiti e delle categorie generali ed astratte , che , appunto come tali , hanno qualche cosa in sé dell ' arbitrario . Di questi inconvenienti - e come potrebbe essere diversamente ? - partecipa anche il diritto penale . La pena accompagna il precetto giuridico come sua sanzione , precede quindi la violazione del precetto medesimo e non può pertanto non essere astrattamente commisurata , in base a ciò che per una misura media appar giusto , utile . E ciò per una necessità difficilmente evitabile senza andare incontro ad inconvenienti maggiori . È necessario che ogni cittadino conosca che cosa lo attende ov ' egli commetta questa o quella azione lesiva del diritto . È necessario veder guarentito l ' individuo contro l ' arbitrio personale del giudice , contro l ' impeto momentaneo del sentimento pubblico , contro il prevalere di considerazioni estranee al magistero penale . L ' individualità moderna è troppo gelosa della propria integrità per esporla al capriccio variabile e alla mutevole forza del sentimento . Fra le garanzie reclamate oggidì dall ' individuo , la principale è senza dubbio quella consacrata dall ' art . 1 del codice penale nostro , il principio cioè che nessuno possa essere punito per una azione che non sia stata nelle debite forme e anteriormente al suo compimento , dichiarata reato . Nullum delictum , nulla peona sine praevia lege poenali . Come il giudice di un fatto deve essere designato prima che il fatto sia compiuto , così prima del fatto deve essere stabilito che esso costituisce delitto e qual ' è la pena sua . Onde il grave pericolo insito in ogni pena indeterminata . La pena quindi deve essere eseguita quale fu stabilita dalla legge , e non in base ad una presunta temibilità del reo , argomentata dai suoi caratteri particolari . " La pena , scrive il Carrara , non può essere che una pena . Mite sì ; giusta . Ma adeguata al passato ; e inamovibile per fatti posteriori " . Ed ecco la semplice e naturale giustificazione di quel metodo astratto che considera il reato come ente giuridico , contro al quale i positivisti sollevano tante obbiezioni . Ma a prescindere dal suo " sapor metafisico " , non poco irritante forse per i positivisti più profondamente penetrati dallo spirito di scuola , nella espressione ente giuridico non è a vedersi se non l ' espressione della necessità di una determinazione legale del delitto , del valore comparativo dei delitti fra loro e colle rispettive pene , - e ciò puramente a scopo di pubblica garanzia . Fissar la pena prima del resto vuol dire necessariamente fissarla per mezzo di dati astratti , di generalizzazioni , ed in base ad una media : quindi esporla ad essere nei casi concreti , malgrado la discrezione limitata concessa al giudice , ora troppo severa , ora troppo mite . Ma come evitar ciò ? È un ' imperfezione pressoché inevitabile in ogni istituzione sociale ch ' essa non debba tener conto di certe esigenze individuali , e consideri le grandi linee e le grandi masse ; ciò a cui dobbiamo mirare essendo che di queste ingiustizie ve ne sia il minor numero possibile . - Intanto i seguaci della nuova scuola , col voler ridurre senz ' altro il giudizio penale ad un libero esame della temibilità dell ' individuo , tolgono , senza essere forse abbastanza consci della gravità ciò che propongono , una delle più valide garanzie di libertà individuale , una di quelle più faticosamente acquistate in epoche recenti . D ' accordo in ciò colle dottrine in apparenza più discordi dalle loro , come , p . es . , quella della espiazione , essi tendono in pratica a rinnovare le forme più schiette del procedimento inquisitorio , col subbiettivismo , coll ' arbitrio eccessivo del giudice , colla pena indeterminata e straordinaria e la confusione delle parti in giudizio , che a questo sistema sono inerenti . Qualunque sia il nostro parere sulla desiderabilità di ovviare agli inconvenienti che oggi si verificano , non si può negare l ' importanza di simili considerazioni e la necessità di non mai perderle di vista , nel tentar qualunque riforma . Anche per ciò che riguarda il metodo nel diritto penale , possiamo dunque dire che le affermazioni dei positivisti , a meno , che non siano corrette da numerose restrizioni , sono eccessive o peccano di unilateralità , non tenendo sufficiente conto di esigenze e pericoli pratici per volgere l ' attenzione di preferenza a uno solo dei dati del complesso problema della giustizia pratica . Anche qui , possiamo dire che peccano di semplicismo ed ottimismo , mancando pertanto di senso " positivo " . - Tutto ciò ci mostra qual ' è la funzione possibile , e nello stesso tempo quali sono i limiti , del " metodo positivo " nel diritto penale . Non vogliamo dire che le nuove dottrine non rappresentino una tendenza giusta e vera , che il metodo astratto non sia la fonte , in molti casi concreti , di deplorevoli inconvenienti , che la corrente di pensiero scientifico , la quale ha influito così potentemente nel trasformare tutte le condizioni di vita nell ' epoca presente , debba restare senza un efficace infiusso nel diritto penale . Ben diverso è il nostro pensiero . Crediamo piuttosto , che se i positivisti forse non hanno recato tutto il vantaggio che possono recare , se si sono attirata da parte dei " classici " un ' antipatia e una ripulsione eccessiva , ciò è dovuto al fatto ch ' essi non hanno saputo sempre discernere la parte sana delle loro dottrine , ch ' essi hanno interpretato il " positivismo " in un modo troppo angusto e parziale , traendone conseguenze affrettate ed estreme e mancando di quello spirito conciliativo ed equanime , senza il quale ogni collaborazione scientifica è impossibile . Qualunque sia l ' opinione a cui si arrivi sulla necessità di introdurre questa o quella riforma nell ' indirizzo prevalente nel diritto penale , indirizzo che risale al Beccaria , ciò che non gli si può contestare è l ' amore verso la libertà umana ed i diritti individuali , a cui sono ispirati i suoi principi . - Ogni giudizio su di esso che non tenesse conto delle sue origini nel grande movimento razionalistico del secolo XVIII correrebbe il rischio di essere ingiusto e manchevole . Come reazione a tutto un sistema , inveterato da secoli di soprusi e d ' arbitrii , per cui l ' individuo era continuamente minacciato di pene oscure ed incerte , motivate dall ' argomento senza repliche della ragione di stato , niuna meraviglia ch ' essa abbia talora forse anche trapassato il segno in senso contrario . Vediamo infatti il movimento di riforma accennarsi in sulle prime nel Beccaria stesso con forme che a noi parrebbero eccessivamente dogmatiche ed intransigenti , spiegabili in lui per il fatto ch ' egli si era trovato a contatto col sistema , contro il quale combatte , in tutta la sua crudità , mentre non era naturalmente in grado di misurare gli eventuali danni del sistema opposto . Sono caratteri della dottrina del Beccaria : l ' intolleranza assoluta di ogni interpretazione della legge penale , non giustificabile neppure con giudici peggiori di quelli del tempo suo ; un ossequio alla legge e alla certezza della pena portato fino all ' acciecamento di non volerne saper neanche del diritto di grazia ; la mancanza di ogni senso storico . Tolto quindi assolutamente l ' arbitrio del giudice ; e alle pene arbitrarie sostituite pene assolutamente determinate e fisse . " Chi potrebbe lagnarsi della proclamazione di questi principi , osserva il Brusa riferendosi alla nuova legislazione criminale , per ciò solo che di un tratto essi non tennero conto di certe esigenze ulteriori della giustizia pratica ? Se il diritto criminale avesse dovuto attendere la propria risurrezione prima dallo spirito storico che non da quello speculativo , neanche la riforma leopoldina e le altre contemporanee avrebbero potuto precorrere la rivoluzione del 1849 . Chi può anzi dire se , per esempio , l ' obbrobrioso mercato della giustizia che profittava a giudici e sovrani avrebbe altrimenti allora cessato , insieme all ' abuso delle mitigazioni per motivi futili ed indegni , come quella che il bigamo avesse , sposando una meretrice , elevato questa ad una vita onorata ? " . La stessa giustificazione utilitaria del diritto di punire , la stessa dottrina del contratto sociale , per quanto oggi si possano riconoscere i loro difetti come teorie generali , hanno nella mente del Beccaria e dei suoi contemporanei una funzione ed un valore che sarebbe ingiusto disconoscere . Essi rappresentano la negazione degli abusi di un sistema anteriore : la teoria utilitaria , come quella che vuol rattenere la pena entro i limiti della necessità di reprimere solo le azioni che veramente turbano l ' ordine e la tranquillità sociale ; la teoria del contratto sociale come quella che denuncia le ineguaglianze stridenti , non più fondate nella reciprocità dei servigi e contrarie al sentimento di giustizia . Oggi la pratica delle legislazioni è venuta introducendo via via quelle limitazioni ai principii assoluti , che apparvero necessarie ad un migliore contemperamento delle varie tendenze . - Al giudice si è concesso quell ' arbitrio che è indispensabile al retto esercizio delle sue funzioni ; entro i limiti fissati dalla legge egli può graduare la pena adattandola quanto è più possibile alla particolare gravità del fatto . Per ciò che riguarda il convincimento , il sistema delle prove morali , sostituito a quello delle prove legali , nel quale massima è la diffidenza verso la personalità del giudice , già segna un passo grandissimo in una direzione nella quale si può molto avanzare . Perocché quando è lasciata al giudice la facoltà di condannare od assolvere secondo il proprio convincimento , sì può intravedere anche la possibilità di lasciargli secondo il proprio convincimento graduare le pene . E l ' istituzione stessa dei giurati , per quanto la si voglia limitata al puro giudizio del fatto , pure è un segno della medesima tendenza . In pratica , i giurati sono i rappresentanti della coscienza popolare anche per ciò che riguarda la valutazione del fatto come delitto o no , e perciò forniscono un avvicinamento , per quanto limitato , alla " individualizzazione " della pena . Ma in tutto ciò il canone più indicato del metodo positivo è di procedere gradatamente , senza sacrificare nulla di ciò che si è ottenuto , in vista di risultati che possono essere problematici ed incerti . La " individualizzazione della pena " non è l ' aspirazione esclusiva di nessuna scuola speciale , ma la tendenza naturale del progresso ; la sola questione da discutersi essendo fino a qual punto essa si possa conciliare con garanzie essenziali di libertà contro gli arbitrii di qualunque specie . Tale questione è troppo grave per essere discussa nel presente lavoro , che pretende più che altro esporre alcune osservazioni pregiudiziali sulle questioni che più spesso si discutono intorno al diritto punitivo ; - la forma stessa in cui tale questione è da noi enunciata , mostra d ' altra parte come riteniamo essere impossibile risolverla così a priori ed in generale . Trattandosi essenzialmente di una questione di misura , essa si presterà a soluzioni sempre varie coll ' avanzare del tempo e col progredire della civiltà , e secondo le divergenze nel carattere e nell ' educazione dei popoli . Nello stabilire il valore comparativo dei reati fra loro e la proporzione loro colle pene , una legge ben fatta dovrà avvicinarsi quanto più è possibile alla realtà delle cose , ed essere quanto più possibile particolareggiata , creando distinzioni e categorie che realmente corrispondano a quelle che si riscontrano nelle cose stesse . Ma ciò non deve considerarsi come un sovvertimento delle basi su cui fin qui posava il diritto penale . - Al contrario , il movimento positivistico deve piuttosto considerarsi come un tentativo di completare ed integrare l ' indirizzo fin qui prevalente nel diritto penale , di spingerlo più velocemente in una direzione già presa , di additarne certe lacune e di colmarle , senza per questo rinunciare ai benefizi dall ' indirizzo prevalente presi più specialmente di mira . - Esso non può propugnare la sostituzione assoluta del " metodo positivo " al metodo astratto : ciò sarebbe , come abbiam visto , non aver intesa del tutto la natura del metodo positivo , e disconoscere quella del diritto stesso : ma nello stesso tempo ci dà un avvertimento di tener conto , più di quanto non lo si sia fatto forse per il passato , dei risultati dell ' osservazione positiva , e soprattutto insiste su alcuni fatti e leggi nuove scoperte o intravedute dalla scienza moderna , che possono condurci a vedere un po ' diversamente la natura dell ' uomo , oggetto del diritto penale , e la società . - Ciò può portare una trasformazione , nella legge stessa , nel senso di darle una maggior specializzazione , nonché nell ' ufficio del giudice , aumentando la sua discrezione , perché egli possa tener conto di quella relatività , che tutti i fenomeni posseggono , e che non si può trascurare senza lacerare in qualche modo la giustizia come la verità . Ed è qui che si manifesta una delle pieghe caratteristiche del pensiero moderno , che merita attenzione . La " negazione del libero arbitrio " , nel senso tradizionale , non è , come abbiam visto , una dottrina così sovversiva come alcuni hanno voluto farla apparire : e non è che in base ad un equivoco che si può sostenere ch ' essa scalzi le basi del diritto e della morale . Ciò non ostante non è a negarsi l ' influenza che deve esercitare il nuovo modo di concepire la libertà sulle concezioni etiche e giuridiche . Il " liberum arbitrium indifferentiae " come solo ed indispensabile fondamento della libertà e della responsabilità , portava a far concepire queste come qualità fisse ed inalterabili dell ' uomo in ogni condizione di tempo e di cose ; eccesso a cui doveva contrapporsi quello di considerare ogni causa ed ogni condizione assegnabile come una minorante della responsabilità . Ogni ricerca sulle condizioni obbiettive della responsabilità dichiarata pericolosa , o scoraggiata come impossibile . Il " negatore del libero arbitrio " che non sia vittima di equivoci sul valore di tal negazione , sarà portato invece a vedere nella libertà e responsabilità , qualità esistenti nell ' uomo , ma analoghe alle altre , atte cioè ad essere studiate nella loro genesi e nella loro evoluzione , suscettibili di gradazioni infinite , e subordinate alla presenza di certe condizioni e concomitanti , a concepire in altri termini la responsabilità piuttosto dinamicamente ed evoluzionisticamente , che staticamente . Ed in questo senso gli studi nuovi sulla responsabilità possono portare un contributo prezioso , come al sociologo , così al legislatore e al giurista . Col mostrarci quali delle nostre azioni veramente dipendano dalla nostra volontà , fino a che punto siamo effettivamente liberi di compiere una data azione , e fino a che punto invece la responsabilità dei nostri atti vanisca dinanzi all ' influenza di cause prepotenti , essa può rivelarci nuovi casi di irresponsabilità , come anche di responsabilità finora inaspettate ( ipnotismo , suggestione ) . Né il giurista deve guardare con sospetto e diffidenza la corrente dei nuovi studi come se ogni risultato di questi dovesse segnare un ' offesa alla integrità del diritto e della morale . L ' idea di un antagonismo fra gli studi " positivi " in genere e le nostre aspirazioni etiche è un concetto falso , contro il quale è stato nostro intento di combattere in tutto il corso del presente lavoro . Abbiamo dunque visto a che cosa si riduca la possibilità per gli studi scientifici di modificare il nostro concetto di responsabilità : non nella negazione di questa , ma nell ' avvertimento che la responsabilità è qualche cosa di più fuggitivo , di meno palpabile , di assai più legato al fatto particolare nella sua complessità , di quanto forse non lo supponessero le vecchie scuole di morale , sta l ' importanza della nuova scuola anche nel campo del diritto penale . Ed è questo anzi , a mio parere , ciò che dovrebbe renderla sopra ogni altra cosa simpatica . Essa tende a mostrarci sempre più che anche nel campo dell ' infamia e del delitto sono numerosi i disgraziati , coloro che hanno assai più bisogno di essere educati , ajutati e curati che d ' essere minacciati di punizione . Nonostante le intemperanze e gli errori incontestabili che ne hanno segnato il sorgere , la nuova scuola desta attenzione e interesse per il nuovo soffio di simpatia che da essa nccessariamente , quasi a dispetto di certe sue premesse utilitarie , spira verso coloro che furono condotti al delitto e all ' abbrutimento da cause strapotenti . Essa ci addita , se non l ' impossibilità , la terribile difficoltà di sfuggire a certi impulsi quando tutto nella vita concorre a togliere stimolo e potenza alla difesa contro di essi . Essa ci mostra , anche nel campo della morale , l ' esistenza di una schiera di privilegiati , che compiono il bene senza fatica , poiché tutto in loro , condizioni fisiologiche , psicologiche e sociali , cospira a far loro vedere il lato buono delle cose , che godono una specie di " rendita di situazione " morale , mentre per altri la medesima condotta non potrebbe mantenersi se non a prezzo di indicibili sforzi e sacrifizi . Onde un grande e benefico impulso a tutte le riforme sociali , che tendono a togliere le cause della delinquenza , in modo da render quanto meno necessario è possibile il provvedimento increscioso ed imperfetto dell ' applicazione della pena . La pena non è il miglior modo di difesa sociale , o di tutela giuridica che dir si voglia . La sua efficacia è limitata : è presto raggiunto il punto oltre il quale un aumento nella severità di essa non produce più una diminuzione corrispondente negli attentati al diritto . La sicurezza sociale non è perciò da essa se non imperfettamente ristabilita : il senso morale , se non imperfettamente soddisfatto . Ogni giorno , coll ' ingentilirsi dei costumi , cresce la ripugnanza per i mezzi fisici di repressione ; ogni giorno , si sente maggiormente il bisogno di trovare mezzi più potenti e più civili di prevenire il delitto . Sotto un certo aspetto , la pena può considerarsi come il sintomo dell ' impotenza della società a provvedere altrimenti ai mali che la travagliano . Troppo forse si è creduto per lo addietro che i mezzi penali fossero la panacea per tutte le correnti delittuose che serpeggiano nella società . Gli studi positivi moderni , psicologici , antropologici e sociali , hanno se non altro il merito di aver fatto concepire in un modo più relativo la natura e la funzione del diritto penale . La controversia fra la scuola positiva e la scuola classica può dirsi pertanto un prodotto , più che di divergenze reali di dottrine , di tendenze e di aspirazioni . Eccessivamente ostile è stata forse finora l ' attitudine sì da una parte che dall ' altra ; ed è venuto , parmi , il momento in cui alle lotte ed alle polemiche , in parte almeno sterili , debba succedere il riconoscimento dei rispettivi limiti , il contemperamento delle tendenze , e la serena collaborazione . - " Se nel secolo XVI , scrive Carlo Cattaneo in alcune sue mirabili pagine , che fu il primo dell ' era moderna , la ragione individuale aveva ardito farsi a discutere popolarmente li arcani religiosi , e nel XVII li asserti delle scuole filosofiche , nel XVIII ella estese quell ' aspro sindacato a tutte le istituzioni civili . Sommo divenne il contrasto fra la vita delli uomini e i loro pensieri . Vivendo in mezzo all ' intreccio dei vincoli sociali , quelle menti animate dai geometri e acuite dal calcolo mercantile osarono domandare se , e come , e quanto ciascuna istituzione giovasse ad ogni individuo partecipe della civile aggregazione . Tutto si valutò dunque col giudicio individuale e giusta l ' individuale interesse . Si considerò la società come un patto fra eguali ; si domandò la revisione del patto , il ritorno all ' uguaglianza primitiva , la restituzione dello stato naturale del genere umano . Le predilezioni delle scuole e l ' inesplicabile eccellenza delle arti e delle lettere antiche sospinsero ad immaginare un mondo primitivo , educato nelle lingue , nelle arti , nelle scienze , nelle leggi da una serie di geni benefici , l ' opera dei quali sotto lo sforzo della superstizione e della violenza fosse venuta oscurandosi successivamente fino alle caligini del Medio Evo , ma potesse coll ' opera d ' altri geni rivocarsi in breve , e quasi di repente , al nativo splendore . Vi fu perfino chi preferì ad una fittizia civiltà , ingombra dei ruderi d ' ogni tempo e piena di ingiustizie e di corruttele , la semplice e pura vita , che li uomini dovevano aver gioito prima del patto sociale in seno alla primigenia selva della terra . Adunque lo sforzo capitale del pensiero umano nello scorso secolo XVIII era una generale censura delle istituzioni del tempo , nel senso di ogni individuo , e all ' intento di ristaurare il regno della logica naturale e della personale indipendenza . Nel secolo presente vi fu quasi riflusso del pensiero umano in contrario verso . Si trovò che l ' utile di ogni individuo scaturiva dal complesso dell ' azienda sociale , né poteva avverarsi mai nella solitudine o nel dissociamento . Le più complicate istituzioni apparvero necessari effetti del consorzio civile e forme della sua esistenza . Si vide che certe consuetudini erano scala e preparazione ad altre migliori , alle quali i popoli non potevano giungere altrimenti ; e così si vennero spiegando e giustificando certi ordinamenti transitori , che in faccia ad una logica immediata sembravano assurdi e barbari . Viceversa s ' intravvide sotto lo splendore delle libertà antiche l ' oppressione e la servitù delle moltitudini , e nella dolorosa ruina di quelle meravigliose civiltà si riconobbe un evento che poteva condurre all ' emancipazione degli oppressi . La consolante dottrina del progresso si svolse dal seno della istoria si vide il genere umano elevarsi dalla ferocia del vivere ferino , attraverso alla guerra , alla schiavitù , alle devastazioni , alle tirannidi , ai supplici , alle torture , sino all ' effezione graduale dell ' utile , del giusto , dell ' equo , del bello , del vero , della pace , della carità . Allora si rallentò quella inesorabile censura , spinta dai nostri padri nel diretto interesse dell ' individuo ; ed in quella vece si promosse un ' interpretazione benigna , benigna forse oltre misura , di tutte le transazioni scalari e successive della civil società : si giustificò il senso comune dei popoli , che aveva sancito e venerato ciò che era rispettivamente opportuno ai luoghi ed ai tempi ; e le leggi più celebri apparvero piuttosto frutti di una certa graduale maturanza d ' interessi e di opinioni , che liberi decreti della mente individua dei legislatori . Perloché la tendenza più comune del pensiero istorico in questo secolo XIX è una generale spiegazione delle eccessive forme civili , in quanto promuovono gradualmente lo spontaneo sviluppo dell ' individuo ed il suo bene , nello sviluppo e nel bene della intera società . Questo comune movimento delle dottrine filosofiche e istoriche nell ' età nostra si diramò poi per molte strade assai divergenti . Li uni , mettendosi a tutta carriera nella idea delle successive evoluzioni sociali , vollero stringere un corso di secoli in poche giornate , e s ' appresero di slancio al sogno di un incivilimento nuovo ed inaudito , senza famiglia , senza eredità , senza proprietà . Altri al contrario acquietandosi nella generale giustificazione dei fatti , e confidando nel genio naturale delle moltitudini , e nella forza ingenita che spinge le cose al compimento di un ordine prestabilito , ricadono nel fatalismo dell ' oriente , e maledicendo alla virtù infelice santificano la vittoria e adorano la forza . Altri fraintesero la giustificazione istorica del passato , e vi supposero la necessità di ritornare le cose ai loro principi ; e vanamente additarono , come mèta ad un viaggio retrogrado dell ' umanità , ora l ' un ora l ' altra delle età già consumate . In mezzo a queste aberrazioni , i più veggenti sanno congiungere la fiducia nel progresso alla paziente accettazione delle lente e graduate sue fasi , e alla critica proporzionale e perseverante , ch ' è pur necessaria a promuoverlo . Essi sanno discernere le istituzioni transitorie e caduche da quelle senza cui l ' umano consorzio non regge . Essi nutrono la generosa persuasione che l ' individuo non è sempre cieco strumento del tempo , ma una forza libera e viva , la quale tratto tratto può far trapiombare la dubia bilancia delle umane cose . Questa scuola pratica , che studia il campo della libertà umana nel seno della necessità e del tempo , deve librarsi tra la violenza logica delle dottrine passate , e l ' indolente e servile ottimismo delle dottrine che si levarono sulla ruina di quelle " . Sarebbe difficile invero immaginare un quadro più eloquente e più vero di ciò che è stato il grande movimento scientifico del secolo testé trascorso e un cenno più chiaro e riassuntivo di quelli che sono veramente , a parer nostro , i caratteri essenziali delle tendenze positive moderne . In un altro nostro scritto , abbiamo tentato di dare al " positivismo " un significato più vasto , e nello stesso tempo meno radicale e dogmatico di quello che gli attribuiscono molti dei sostenitori dei " sistemi " positivistici ; di mostrare cioè come sia vano il voler restringere questo all ' accettazione ed alla applicazione di pochi principi teorici e metodologici , e come si tratti , piuttosto che di un brusco mutamento nella direzione del pensiero scientifico , dello sviluppo graduale di una specie di facoltà nuova , così variata e complessa nei suoi diversi aspetti che è pressoché impossibile di darne una definizione che sia insieme e completa e precisa . Chi potrebbe , per esempio , formulare esattamente i principi su cui si fonda il senso storico , quella delicata facoltà di comprendere ogni epoca sotto il suo vero colore , facoltà che è uno dei tratti più caratteristici della società intellettuale contemporanea ? È qualche cosa di simile a ciò che si chiama , nella vita sociale , la inestimabile qualità del " tatto " del " saper vivere " - qualche cosa che non s ' insegna , ma che s ' impara bensì , frequentando certe persone , vivendo in certi ambienti , respirando , come si suol dire , una certa atmosfera . " Se osserviamo - dicevamo - la differenza fra la scienza e la filosofia moderna e quelle che hanno per lo più prevalso nel passato , vediamo che ciò che più nettamente caratterizza questa in confronto a quella è lo spirito nuovo di cui questa è animata . Vediamo in essa , da un lato , una maggior circospezione nelle osservazioni e nelle esperienze , una conoscenza più esatta dei mezzi più atti a raggiungere un determinato risultato scientifico , una maggior prudenza nella generalizzazione e nella deduzione , un più completo disinteresse , per così dire , nella aspirazione alla verità , un ' unità più completa nella sua ricerca , e infine una indipendenza maggiore da considerazioni estranee alla scienza ; dall ' altra parte , un perfezionamento dello spirito critico , la tendenza a non accontentarsi di spiegazioni puramente verbali e formali di fenomeni , ad analizzare i nostri concetti e a scomporre ne ' suoi elementi ogni nostra cognizione . Finalmente , bisogna tener conto della influenza profonda esercitata in tutti i rami dello scibile dal nuovo elemento di recente introdotto nelle speculazioni filosofiche e scientifiche : la teoria della evoluzione . Mentre prima v ' era la tendenza a considerare ogni cosa " sub specie aeternitatis " , oggi tutto invece ci appare in preda ad un perpetuo lavorio di trasformazione e siamo portati a considerare tutti gli eventi piuttosto da un punto di vista dinamico che statico . Si è propagato fra noi un sentimento oltremodo vivace della relatività di tutti i fenomeni concreti al momento , cosmologico o storico , in cui si producono ; onde una reazione contro i modi troppo astratti e semplicisti di concepire la realtà , i quali troppo trascuravano il " coefficiente del tempo " , e contro la filosofia razionalista del secolo XVIII ; è la propagazione del metodo storico comparativo in tutte le scienze " . È a torto che alcuni hanno voluto vedere in questo complesso di tendenze , frutto della maturità scientifica dei tempi nostri , l ' indicazione di una limitazione effettiva del nostro sapere ad una porzione ristretta della realtà , mentre un vasto campo di questa , tutto ciò ché riferisce all ' al di là dei fenomeni , sia per sempre sottratto alle nostre indagini . L ' Agnosticismo sistematico è anzi ciò che vi può esser di più estraneo alla scienza moderna . Se si è creduto il contrario , ciò dipende dall ' influenza che nella filosofia moderna hanno avuto le teorie della conoscenza di Hume , Berkeley , Kant . Ma tali dottrine , qualunque sia la nostra opinione sulla loro intrinseca accettabilità e giustezza , qualunque sia stata l ' opinione dei loro stessi creatori , non giustificano , come è stato mostrato , alcuna delle conseguenze agnostiche e scettiche che alcuni ne hanno tratto . Il loro scopo , non è , abbiamo detto , di dare un giudizio sulla possibilità o l ' attendibilità della nostra conoscenza , ma di definirla e spiegarla ; di dirci che cosa intendiamo dire quando affermiamo che la tal cosa esiste , che la sua causa è la tal altra cosa , etc . , non di dirci se tali nostri giudizi siano veri o no . Delle parole causa , sostanza , realtà e simili esse ci forniscono definizioni nuove e diverse dalle antiche ; ma non ne segue che per ciò solo alcuna porzione della realtà sia sottratta alle nostre ricerche come non ne segue neppure che debba prevalere questo o quel metodo di ricerca ad ogni altro . Se oggi sappiamo imporre dei limiti ad una troppo impaziente curiosità scientifica , se ci atteniamo di preferenza , ove ciò sia possibile , al metodo induttivo o sperimentale , piuttosto che all ' astratto e razionale ; ciò non che per la nostra esperienza intellettuale più matura , la quale ci ha insegnato la via più economica e sicura per giungere alla scoperta del vero , ed a guardarci da certe intemperanze ed errori in cui troppo spesso caddero i pensatori del passato . Concludendo adunque , il positivismo più che un sistema nuovo e radicalmente diverso da quelli che lo hanno preceduto , rappresenta un complesso di tendenze che si sono formate a poco a poco in un grande secolo di indefesso lavoro pratico ed intellettuale , di incessante discussione e di inesorabile critica : il sorgere delle scuole storiche ed evoluzionistiche , la visione sempre più netta della relatività e della complessità dei fenomeni , la ripugnanza a concepire qualsiasi campo della realtà come non soggetto a leggi " naturali " sono tutte manifestazioni del medesimo movimento . Di queste tendenze generali del mondo moderno dovevano inevitabilmente risentirsi anche la morale ed il diritto , e ciò naturalmente non poteva avvenire senza un periodo di crisi , contrassegnato dalla eccessiva baldanza demolitrice degli uni , da eccessivi timori e ingiustificati scoraggiamenti degli altri . Per ciò che riguarda il diritto penale , abbiam visto come ciò si palesasse soprattutto nella pretesa demolizione del concetto di responsabilità , e nelle offese all ' autonomia del nostro senso morale nel determinare l ' esistenza e la ragione del " diritto di punire " . Ma abbiam visto pure , come ciò derivasse da una errata interpretazione dei principii supremi su cui il movimento positivo si reputa fondato . Resta dunque , come sola legittima e veramente feconda , la tendenza rappresentata da tutti i moderni studi psicologici e sociali , criminologici e antropologici . Nello stesso tempo , abbiamo rilevato come ciò possa portare a limitazione e sostituzioni parziali del diritto punitivo con altri mezzi migliori . Non già però in forza della enunciazione di alcuni principii , ma per opera dei risultati a cui eventualmente i nuovi studi metteranno a capo . Fino a che punto ciò potrà portare ad una trasformazione profonda del presente indirizzo nel diritto penale , è impossibile determinare sin d ' ora , solo un avvenire di studi , d ' esperienze e d ' ulteriore maturazione scientifica e morale potrà dare gradualmente a questa domanda una completa risposta . Gennaio - Ottobre 1901