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IL NECROFORO PAZZO ( - , 1924 )
StampaQuotidiana ,
cani delle chiare notti lunari . In verità non v ' è nulla di più stupido delle minacce e delle
Con gli uomini che vanno sulla Luna ( Fallaci Oriana , 1968 )
StampaPeriodica ,
cosmopionieri useranno nelle colonie lunari destinate a sorgere sulla Vallata della Eterna Luce : tutine
La terza faccia della luna ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
le esplorazioni lunari , che la mettono in pratica e che , oltretutto , mettono a prova le capacità e
StampaPeriodica ,
piedi simili a fiori , sospirava fiori non così dolci , rose lunari pallide e turchine , gigli del mondo
L'uomo è sulla Luna ( - , 1969 )
StampaQuotidiana ,
stati di grande trepidazione e poco ciarlieri . Gli " uomini lunari " hanno approntato a velocità
StampaQuotidiana ,
chiamavano . Poi sorse un pianeta enorme , giallo - cartapesta , dai monti lunari dell ' Erzegovina . Solo
StampaQuotidiana ,
verso Marte o Venere . Si diano , dunque , questi scellerati , agli studi interplanetari e lunari e
L'uomo è sulla Luna ( Fallaci Oriana , 1969 )
StampaPeriodica ,
per raccattare le rocce , e i sacchetti per i campioni lunari eccetera ) . Bruce McCandless , dal
LA VITA SUL PIANETA MARTE ( SCHIAPARELLI GIOVANNI VIRGINIO , 1893 )
Saggistica ,
ÿþIL PIANETA MARTE . Nelle belle sere dell ' autunno passato una grande stella rossa fu veduta per più mesi brillare sull ' orizzonte meridionale del cielo ; era il pianeta Marte , che si accostava per qualche tempo alla Terra in una delle sue apparizioni , solite a ripetersi ad intervalli di 780 giorni . Nella schiera degli otto pianeti principali Marte occupa , per volume , il penultimo luogo ; il solo Mercurio è più piccolo di lui . Ma in certe posizioni , in cui egli ritorna ad intervalli di sedici anni , Marte può avvicinarsi alla Terra più dell ' usato , brillando più di ogni altro pianeta , Venere sola eccettuata ; ed in tali contingenze tanto arde di luce rossa , da meritare il nome , che i Greci gli diedero , di Pyrois ( infocato ) . Nei tempi ormai per sempre passati , quando si pretendeva di leggere in cielo l ' avvenire degli umani eventi , queste grandi apparizioni di Marte erano lo spavento dei popoli , e davano molto da fare agli astrologi , ai quali incombeva il compito , non sempre facile , di studiare l ' influsso del pianeta sulle vicende guerresche e sulle costellazioni politiche del momento . Anche ora la grande apparizione testè avvenuta di Marte ha destato il pubblico interesse ; ma per una ragione ben diversa . Oggi è nata presso alcuni la speranza , che da osservazioni diligenti fatte sulla sua superficie con giganteschi telescopi , si possa ottenere quando che sia la soluzione di un gran problema cosmologico ; arrivar cioè a sapere , se i corpi celesti possano dirsi sede di esseri intelligenti , o , almeno , di esseri organizzati . L ' idea di popolare gli astri e le sfere celesti d ' intelligenze pure o corporee , di animali e di piante , non è nuova ; ed una curiosa rassegna sarebbe a farsi di tutti gli scrittori antichi e moderni che si esercitarono su questo tema , incominciando dal Sogno di Scipione di Cicerone , e dalla Storia veridica di Luciano Samosatese , e venendo già per Dante , Giordano Bruno , Ugenio e Kircher a quegli eleganti novellatori francesi Cyrano di Bergorac , Fontenelle , Voltaire , i quali posero negli spazi celesti il teatro delle loro argute o satiriche descrizioni , per arrivare in ultimo al celebre Hans Pfaal d ' Amsterdam , ben noto ai lettori di Edgar Poe . La maggior parte di questi scritti però o professano di esser pure immaginazioni poetiche , o sono scherzi di ingegno dei quali il vero pregio deve cercarsi in tutt ' altra parte che in una seria discussione dell ' argomento di cui stiamo discorrendo . Ma nel presente secolo diversi scrittori tentarono di elevare la pluralità dei mondi abitati alla dignità di questione filosofica . Lasciando da parte le sedicenti rivelazioni degli spiritisti , che ai nostri tempi hanno rinnovato ed anzi superato le visioni di Swedenborg , basterà nominare Giovanni Reynaud ( Terre et Ciel ) e Davide Brewster ( More Worlds than one ) i quali collocarono negli astri le speranze della nostra vita futura e seppero trovare , non dirò dimostrazioni ( che in questa materia non ve n ' è ) ma pensieri ed aspirazioni che ebbero e sempre avranno eco vivissima nel sentimento di molti . Metafisica per metafisica , preferiamo questa ai dogmi brutali e scoraggianti del materialismo . Quanto ai teologi cristiani , essi , seguendo l ' esempio di San Tommaso , quasi tutti osteggiarono l ' idea che possano esistere altri mondi simili al mondo terrestre . Dico , quasi tutti , perchè noi leggiamo in uno di loro , a cui certamente nessuno ha potuto far rimprovero d ' empietà , le parole seguenti ( ) « Il creato , che contempla l ' astronomo , non è un semplice ammasso di materia luminosa ; è un prodigioso organismo , in cui , dove cessa l ' incandescenza della materia , incomincia la vita . Benchè questa non sia penetrabile ai suoi telescopii , tuttavia , dall ' analogia del nostro globo , possiamo argomentarne la generale esistenza negli altri . La costituzione atmosferica degli altri pianeti , che in alcuno è cotanto simile alla nostra , e la struttura e la composizione delle stelle simile a quella del nostro sole , ci persuadono che essi , o sono in uno stadio simile al presente del nostro sistema , o percorrono taluno di quei periodi , che esso già percorse , o è destinato a percorrere . Dall ' immensa varietà delle creature che furono già e che sono sul nostro globo , possiamo argomentare le diversità di quelle che possono esistere in altri . Se da noi l ' aria , l ' acqua e la terra sono popolate da tante varietà di esse , che si cambiarono le tante volte al mutare delle semplici circostanze di clima e di mezzo ; quante più se ne devon trovare in quegli sterminati sistemi , ove gli astri secondarii son rischiarati talora non da uno , ma da più Soli alternativamente , e dove le vicende climateriche succedentisi del caldo e del freddo devono essere estreme per le eccentricità delle orbite , e per le varie intensità assolute delle loro radiazioni , da cui neppure il nostro Sole è esente ! « Sarebbe però ben angusta veduta quella di voler modellato l ' Universo tutto sul tipo del nostro piccolo globo , mentre il nostro stesso relativamente microscopico sistema ci presenta tante varietà ; nè è filosofico il pretendere che ogni astro debba esser abitato come il nostro , e che in ogni sistema la vita sia limitata ai satelliti oscuri . È vero , che essa da noi non può esistere che entro confini di temperatura assai limitati , cioè tra 0° e 40°-45° gradi centesimali , ma chi può sapere se questi non sono limiti solo pei nostri organismi ? Tuttavia , anche con questi limiti , se essa non potrebbe esistere negli astri infiammati , questi astri maggiori avrebbero sempre nella creazione il grande ufficio di sostenerla , regolando il corso dei corpi secondarii mediante l ' attrazione delle loro masse , e di avvivarle colla luce e col calore . E qual sorpresa sarebbe , se fra tanti milioni , anche molti e molti di questi sistemi fossero deserti ? Non vediamo noi che sul nostro globo regioni , in proporzioni assai estese , sono incapaci di vita ? L ' immensità della fabbrica , non verrebbe perciò meno alla sua dignità , nè allo scopo inteso dell ' Architetto . « La vita empie l ' universo , e colla vita va associata l ' intelligenza ; e come abbondano gli esseri a noi inferiori , così possono in altre condizioni esisterne di quelli immensamente più capaci di noi . Fra il debole lume di questo raggio divino , che rifulge nel nostro fragile composto , mercè del quale potemmo pur conoscere tante meraviglie , e la sapienza dell ' autore di tutte le cose è una infinita distanza , che può essere intercalata da gradi infiniti delle sue creature , per le quali i teoremi , che per noi son frutto di ardui studi potrebbero essere semplici intuizioni » . Mi son permesso di trascrivere questo passo del Secchi , perchè è difficile dir più e meglio in sì poche parole . Ai nostri tempi la dottrina della pluralità dei mondi abitati da esseri viventi ed intelligenti ha trovato un ardente apostolo in Camillo Flammarion . Questo dotto ed immaginoso scrittore , nel quale la scienza copiosa ed ordinata dei fatti d ' osservazione non impedisce l ' esercizio di una fantasia potente e della più seducente eloquenza , già da trent ' anni va svolgendo la questione sotto i suoi varii aspetti in diverse opere , le quali e da chi consente , e da chi dubita si fanno leggere assai volentieri ( ) . Egli si è proposto di sottrarre questo tema alla fantasia dei poeti ed all ' arbitrio dei novellieri , e di circondare l ' ipotesi della pluralità dei mondi abitati con tutto l ' apparato scientifico , che oggi è possibile chiamare in suo soccorso ; di darle così tutto quel grado di logica consistenza e di probabilità empirica di cui è capare . « Faire converger toutes les lumières de la science vers ce grand point , la Vie universelle ; l ' éclairer dans son aspect réel ; établir ses rayonnements immenses et montrer qu ' il est le but mystérieux autour du quel gravite la création toute entière ; agrandir ainsi jusque par de là les bornes du visible le domaine de l ' existence vitale , si longtemps confiné à l ' atome terrestre ; déchirer les voiles qui nous cachaient le règne de l ' existence à la surface des mondes ; et sur la vie à l ' infini répandue permettre à la pensée de planer dans son auréole glorieuse ; c ' est là , selon nous , un problème , dont la solution importe à notre temps » . Questo è lo splendido programma al quale il cosmologo francese ha consacrato il suo ingegno e la sua varia coltura . Leggendo le sue pagine animate da calda eloquenza ed ardenti del desiderio dell ' ignoto , si è tratti ad esclamare coll ' Ettore virgiliano : Si Pergama dextra Defendi possent , certe hoc defensa fuissent Se fosse stato possibile dimostrare la esistenza della vita e dell ' intelligenza nei globi celesti con altri argomenti , che con quelli della diretta osservazione , nessuno più del Flammarion avrebbe meritato di farlo . Ma pur troppo è da confessare che , quanto a risultati di osservazione , finora abbiamo poche speranze e nessun fatto . La Luna , che di tutti gli astri è senza paragone il più prossimo a noi , e nella quale oggetti di 400 e 500 metri di diametro sono visibili senza troppa difficoltà nei potenti telescopi del tempo moderno , la Luna non ha dato fatti , e non dà neppure speranze . Più la si esamina , e più si ha ragione di credere , che sia un deserto di aride rupi , privo d ' ogni elemento necessario alla vita organica . Nè fatti , nè speranze si possono avere dallo studio della superficie di Venere , che fra tutti i pianeti è quello che può avvicinarsi maggiormente alla Terra . La sua atmosfera è perpetuamente ingombra di dense nuvole , le quali finora hanno impedito , ed impediranno probabilmente ancora per lunghi secoli ( se non per sempre ) di conoscere i particolari del suo corpo solido , e quanto su di esso avviene . Per ragioni non dissimili ( a cui si aggiunge la grande lontananza ) nulla avremo a sperare in quest ' ordine di idee dallo studio dei grandi pianeti superiori , Giove , Saturno , Urano , e Nettuno . Quanto a Mercurio , le sue osservazioni sono di una estrema difficoltà , avviluppato com ' egli è di continuo nella luce del Sole ; tanto , che solamente negli ultimi anni è stato possibile discernervi entro qualche macchia con sufficiente frequenza e determinare il vero periodo della sua rotazione . Non parliamo nè del Sole , nè delle stelle , nè delle comete , nè delle nebule ; tutti corpi , dei quali la costituzione fisica non sembra propria alla produzione e alla conservazione della vita , almeno nelle forme con cui noi l ' intendiamo . Tutte le nostre speranze si sono quindi poco a poco concentrate su Marte il solo astro che possa giustificarle sino ad un certo punto , siccome or ora si vedrà . Tali speranze si sono accresciute ed hanno raggiunto anzi presso alcuni un grado di esaltazione quasi febbrile , dopo che un esame accurato di quel pianeta ha fatto scoprire in esso alcuni cambiamenti , e un sistema di misteriose configurazioni , in cui con un po ' di buona volontà si potrebbe congetturare piuttosto il lavoro di esseri intelligenti , anzi che la semplice opera delle forze naturali inorganiche . L ' ultima grande apparizione di Marte ha dato origine ad espressioni entusiastiche di tali speranze , specialmente presso i Nordamericani ; i quali , possedendo nel loro Osservatorio di California il più gran cannocchiale che mai sia stato costrutto , avrebbero tutto il diritto al vanto di aver scoperto non solo un nuovo mondo , ma anche una nuova umanità . Ma in Francia l ' agitazione delle menti ispirata dal Flammarion ha prodotto effetti anche più straordinari : ivi con tutta serietà sono proposte ingenti somme come premio a chi sarà primo a dimostrare , per mezzo della diretta osservazione , che esistono in alcuno degli astri indizî certi di esseri intelligenti . In America poi ed in Francia si sta macchinando la costruzione di nuovi telescopi d ' inusata potenza , il costo dei quali si conterà per milioni . Fra tanti segni dei tempi questo almeno ci dà diritto a sperar bene dell ' avvenire . L ' ansietà con cui molti guardano alle tenebre del futuro non mi sembra in ogni parte giustificata . Non è vero che l ' età presente , più delle passate , manchi di elevati principi e di aspirazioni ideali . Il secolo decimonono può considerare con orgoglio quello che ha fatto ; il suo posto negli annali del progresso umano non sarà senza gloria . A costo d ' incredibili fatiche e di eroici sacrifizi esso ha compiuto ormai l ' esplorazione di tutta la superficie terrestre , sulle cui carte non restano che poche lacune . Penetrando nelle viscere del nostro pianeta , ha mostrato la storia delle trasformazioni a cui fu soggetto , ed ha rievocato dal loro sepolcro le infinite generazioni che lo popolarono per milioni di anni . Coll ' investigazione archeologica , collo studio dell ' etnografia e della filologia ha ritrovato i veri titoli di nobiltà del genere umano , e fatto risorgere alla luce del giorno i primi prodotti delle sue civiltà . Con estese associazioni di pazienti e di instancabili osservatori ha iniziato lo studio dell ' atmosfera , e delle sue leggi , che sarà uno dei grandi problemi del secolo XX . Ma tutto questo non gli è bastato ; e dopo aver proseguito energicamente nello studio dei cieli , della materia , e delle forze naturali l ' opera dei secoli anteriori e fondata la chimica degli astri , di cui prima pareva follia parlare ; ora aspira a più alta meta , e ansiosamente comincia a spiare , se qualche voce di simpatia e di fratellanza non ci possa venir dalle profondità cosmiche ; e per ottenerne indizio è pronto a spender per un solo telescopio più somme , di quante ne abbian spese in favore della scienza pura tutti i secoli precedenti insieme considerati . Ecco uno , un solo dei tanti aspetti nobili , moralmente grandiosi , poetici , sotto cui si presenterà alla posterità imparziale quel secolo , che allo spettatore unilaterale sembra essere per eccellenza il secolo della prosa , dell ' egoismo , della meccanica brutale , dei godimenti materiali . Noi siamo migliori di quello che crediamo essere ! La stessa difficoltà che proviamo ad esser contenti e soddisfatti di noi medesimi , è un segno di progresso e di forza . Ma torniamo al nostro argomento . II . Nella scala delle orbite planetarie , la Terra occupa , a partir dal Sole , il terzo posto e Marte il quarto . L ' orbita di Marte comprende quindi dentro di sè l ' orbita della Terra ; ed è di essa più grande nel rapporto di circa 3 a 2 . Ambedue le orbite sono di forma leggermente ovale , ma così per l ' una come per l ' altra la differenza fra il più grande e il più piccolo diametro è relativamente trascurabile : in altre parole , la differenza di queste orbite da un circolo perfetto è assai poca , tanto che occorrebbero disegni in molto grande scala per renderla sensibile a misure fatte col compasso . Il Sole non si trova nel centro nè dell ' una , nè dell ' altra , e questo difetto di centratura è assai maggiore per Marte che per la Terra . La Terra gira intorno al Sole in ragione di 30 chilometri per minuto secondo ; Marte in ragione di 24 chilometri . Essendo questi più lento , e dovendo percorrere un circolo più grande , impiega , a far il suo giro completo intorno al Sole , 687 giorni , quasi il doppio dei 365 che impiega la Terra a fare il proprio . Quindi appare subito manifesta la ragione per cui così di raro Marte rifulge in tutto il suo splendore . Movendosi i due astri intorno al Sole in periodi così differenti , per lo più si troveranno in parti molto distanti dello spazio celeste , e soltanto saranno vicini , quando l ' uno e l ' altro giaceranno nella medesima direzione a partir dal sole . Trovandosi allora i tre corpi ( Sole , Terra , Marte ) in linea retta , e la Terra ( come quella che è più vicina al Sole ) occupando il posto di mezzo , allo spettatore terrestre , Marte ed il Sole appariranno in plaghe opposte al cielo ; e questo intendono dire gli astronomi quando parlano di Marte in opposizione col Sole . Le epoche adunque in cui Marte si presenta a noi più vicino , sono quelle delle opposizioni , le quali ricorrono ad intervalli di circa ventisei mesi , o 780 giorni . Ma non in tutte le opposizioni Marte giunge ad avvicinarsi alla Terra in egual misura . Mentre l ' orbita della Terra è quasi esattamente centrata sul Sole , quella di Marte è invece notabilmente eccentrica : la loro proporzione e disposizione può vedersi rappresentata nella figura qui a lato , dove S rappresenta il Sole , il circolo minore è quello della Terra , il maggiore quello di Marte . Ora si vede subito , che quando i due pianeti si avvicinano fra loro nella parte più serrata dell ' intervallo fra le due orbite , la Terra essendo in T e Marte in M , si ha il massimo avvicinamento possibile , siccome ( con poca differenza ) è accaduto nel 1877 e nel 1892 , e di nuovo accadrà nel 1909 . Queste , che ricorrono ad intervalli alternati di 15 e di 17 anni , diconsi le grandi opposizioni . Marte allora è veramente stupendo a considerare coll ' occhio nudo , ma più ancora col telescopio . Tuttavia anche in tale favorevolissima posizione il suo diametro apparente non supera la settantacinquesima parte del diametro apparente del Sole o della Luna : così che occorre un telescopio amplificante 75 volte perchè in esso Marte si presenti come la Luna all ' occhio nudo . Ma nelle comuni opposizioni non si arriva neppure a tanto : e quando i due pianeti occupano i punti designati sulla figura con T ' M ' , la minima loro distanza T ' M ' è quasi doppia della TM . In queste opposizioni meno fortunate il massimo diametro apparente a cui Marte può arrivare non supera 1/150 del diametro lunare , ed è necessario amplificarlo 150 volte per vederlo come la Luna ad occhio nudo . La sua superficie apparente e la sua luce sono allora soltanto il quarto di quella che si vede nelle grandi opposizioni . Non conviene dunque illudersi su questi , che abbiam chiamato avvicinamenti di Marte alla Terra ; sono vicinanze relative , e la Luna , che pure dista da noi trenta diametri del globo terrestre , ha ancora su Marte un grandissimo vantaggio . Il 2 Settembre 1877 e il 6 Agosto 1892 , giorni delle ultime grandi opposizioni , ebbe luogo la minima distanza possibile del pianeta , che fu di quasi 57 milioni di chilometri e di 146 volte la distanza della Luna . Mentre adunque in questa un telescopio di mediocre potenza è capace di rilevare montagne , valli , circhi e crateri senza numero ed un ' infinità di altri particolari topografici ( ) , ben altro potere ottico sarà necessario , perchè si possano vedere distintamente in Marte anche soltanto le configurazioni delle macchie principali . L ' esperienza ha fatto vedere che non è difficile di rilevar nella Luna , col soccorso dei maggiori telescopi , un oggetto rotondeggiante di mezzo chilometro di diametro , o una striscia di 200 metri di larghezza . In Marte si può arrivare a distinguere come punto un oggetto rotondeggiante di 60 a 70 chilometri di diametro , e come linea sottile una striscia di 30 chilometri di larghezza . Il corso di un fiume come il Po sarebbe facile a distinguersi nella Luna su quasi tutta la sua lunghezza , ma nessuno dei maggiori fiumi della Terra riuscirebbe a noi visibile in Marte . E mentre nella Luna una città come Milano ( od anche soltanto Pavia ) sarebbe già un oggetto ben vidibile a noi , in Marte non potremmo sperare di vedere neppure Parigi e Londra , ed appena con molta attenzione sarebbe possibile distinguervi isole rotondeggianti della grandezza di Majorca , od isole allungate , grandi come Candia e Cipro . Non farà dunque meraviglia , che Galileo , i cui telescopi non superarono mai l ' amplificazione di 30 diametri , non abbia potuto fare in Marte alcuna scoperta . Primo ad osservare con qualche sicurezza le macchie di questo pianeta fu il celebre Ugenio , che le vide coll ' aiuto di telescopi lavorati da lui stesso , assai più perfetti e più grandi di quelli di Galileo ( 1656-1659 ) . Pochi anni dopo , Domenico Cassini a Bologna ( 1666 ) non solo riconobbe diverse macchie , ma dal loro rapido spostarsi sul disco fu condotto a scoprire la rotazione del pianeta intorno ad un asse obliquo , a similitudine della Terra : dalla qual rotazione definì la durata in 24 ore e 40 minuti . I telescopi usati da Cassini erano lavorati in Roma dal più celebre artefice ottico di quei tempi , Giuseppe Campani , i cui lavori godettero di un incontrastabile primato per quasi cent ' anni , fino a che per opera di Short , di Dollond e di Herschel tale vanto passò per qualche tempo all ' Inghilterra . E con telescopi di Campani fece Bianchini in Verona nel 1719 i primi disegni alquanto accurati delle macchie di Marte , scoprendo in esse particolari abbastanza difficili , quale per esempio la sottile penisola che nella carta annessa porta il nome di Hesperia . Verso la fine del secolo scorso Herschel e Schroeter dallo studio delle candide macchie polari del pianeta dedussero l ' obliquità del suo asse di rotazione rispetto al piano dell ' orbita , quell ' angolo , cioè , che per la Terra costituisce l ' obliquità dell ' eclittica , ed è poco diverso nell ' uno e nell ' altro pianeta . Così fu determinato anche per i due emisferi di Marte il corso periodico delle stagioni , e la legge delle variazioni dei climi , che tanta analogia mostrano con le nostre . Tutte queste osservazioni però non erano sufficienti a dare una descrizione completa della superficie di Marte . Come vero fondatore dell ' Areografia ( ) dobbiamo considerare il tedesco Maedler , il quale nel 1830 , valendosi di un perfettissimo telescopio di Fraunhofer ( celebre ottico di Monaco , per cui opera il primato nella costruzione dei telescopi passò verso il 1820 alla Germania ) , vide e descrisse le macchie del pianeta incomparabilmente meglio che tutti gli astronomi anteriori . Maedler fu il primo a determinare con misure bene ordinate la posizione di un certo numero di punti principali sulla superficie di Marte rispetto all ' equatore e ad un primo meridiano , che è quello notato zero sull ' annessa carta . Ordinando rispetto a questi punti le diverse particolarità topografiche riuscì a costruire la prima carta areografica : la quale , comechè ancora incompleta e necessariamente limitata a poche macchie principali , è tuttavia monumento onorevole della sua cura e diligenza , e rappresenta per la descrizione di Marte quello che 2000 anni fa la carta di Eratostene fu per la geografia terrestre . Questa carta per più di 30 anni fu non soltanto la migliore , ma anzi l ' unica ; e soltanto verso il 1860 si cominciò a fare nello studio del pianeta qualche progresso ulteriore , specialmente per le osservazioni di Secchi , Dawes , Kaiser , e Lockyer . Da quell ' epoca e specialmente a partire dalla grande opposizione del 1862 quei progressi si vennero accelerando , ed a ciò contribuirono non poco i grandissimi telescopi , che negli ultimi tempi gli ottici , specialmente quelli d ' America , hanno imparato a costruire ( ) . Dalla comparazione di tutte le nuove ed antiche osservazioni risultò come primo fatto importante , che la forma e disposizione delle macchie del pianeta è invariabile nei suoi tratti principali , com ' è sulla Terra la distribuzione dei mari e della parte asciutta . Noi possiamo , per esempio , riconoscere nei disegni di Ugenio ( 1659 ) il golfo appellato Gran Sirte ( vedi l ' annessa carta ) ; nei disegni di Maraldi ( 1704 ) il Mare Cimmerio e il Mare delle Sirene ; nei disegni di Bianchini ( 1719 ) il Mare Tirreno e la penisola Esperia . Anche le posizioni dei punti principali determinate da Maedler ( 1830 ) , da Kaiser ( 1862 ) e da me ( 1877-1879 ) si accordano fra loro in modo da escludere affatto l ' idea di Schroeter , che le macchie di Marte siano nuvole o formazioni atmosferiche transitorie , come certamente sono quelle di Giove e di Saturno . Marte ha dunque una topografia stabile , come la Terra e la Luna , e per quanto si può sapere , anche Mercurio . Tale stabilità si ravvisa tuttavia per Marte soltanto nelle forme generali , e non si estende agli ultimi particolari . Osservazioni continuate han posto fuor d ' ogni dubbio negli ultimi tempi che molte regioni mutano di colore fra certi limiti , secondo la stagione che domina su quei luoghi , e secondo l ' inclinazione , con cui sono percossi dai raggi solari . Tali mutazioni di colori hanno certamente luogo anche per molte parti della Terra , e sarebbero visibili ad uno spettatore collocato in Marte . Ma si osserva in questo una cosa , che certamente sulla Terra non ha luogo : i contorni delle grandi macchie possono subire cioè leggiere mutazioni , piccole rispetto alle dimensioni delle macchie stesse , ma pur tuttavia abbastanza grandi per rendersi cospicue anche a noi . Anche questi contorni non sono sempre ugualmente ben definiti . Molte minutissime particolarità si vedono meglio in certe epoche , e meno bene in certe altre ; e possono da un tempo all ' altro anche variar d ' aspetto e di forma , senza che tuttavia si possa concepire alcun dubbio sulla loro identità . E finalmente è da notare , che Marte ha un ' atmosfera abbastanza densa , ed una propria meteorologia , come sarà spiegato più innanzi . Tutte queste variazioni annunziano un sistema grandioso di processi naturali , che conferisce allo studio di Marte un interesse molto più grande di quello che deriverebbe dal semplice studio topografico di una superficie immutabile ed inerte , come sembra esser quella della Luna . Insomma il pianeta non è un deserto di arido sasso ; esso vive , e la sua vita si manifesta alla superficie con un insieme molto complicato di fenomeni , ed una parte di questi fenomeni si sviluppa su scala abbastanza grande per riuscire osservabile agli abitatori della Terra . Vi è in Marte un mondo intiero di cose nuove da studiare , eminentemente proprie a destare la curiosità degli osservatori e dei filosofi , le quali daranno da lavorare a molti telescopi per molti anni , e saranno un grande impulso al perfezionamento dell ' Ottica . Tale è la varietà e la complicazione dei fenomeni , che soltanto uno studio completo e paziente potrà rischiarare le leggi secondo cui quelli si producono , e condurre a conclusioni sicure e definite sulla costituzione fisica di un mondo tanto analogo al nostro sotto certi rispetti , e pur sotto altri tanto diverso . Non si creda tuttavia di poter accedere a questo studio così attraente senza aiuto ottico proporzionato alla difficoltà della cosa . La sempre grande distanza del pianeta , e la piccolezza relativa ( ) del medesimo non permettono di usare con molto frutto amplificazioni inferiori a 200 e 300 , nè telescopi di lente obbiettiva inferiore in diametro a 20 centimetri : questo nelle grandi opposizioni , come quelle del 1877 e del 1892 . Ma nelle opposizioni meno favorevoli ( ed in quelle appunto suole Marte dispiegare i suoi fenomeni più curiosi ) lo studio dei più delicati particolari non si può far bene con amplificazioni minori di 500 e 600 diametri , quali si possono avere soltanto da telescopi dell ' apertura di 40 centimetri o più . Le due carte annesse sono state fatte appunto con istrumenti della forza che ho detto . L ' emisfero australe , il quale a causa dell ' inclinato asse di Marte suole presentarsi meglio alla nostra vista nelle grandi opposizioni , che nelle altre , è stato rilevato principalmente negli anni 1877-1879 , con un telescopio di 22 centimetri d ' apertura . Ma per l ' emisfero boreale , che si presenta in prospettiva conveniente soltanto nelle opposizioni meno favorevoli , si è potuto negli anni 1888 e 1890 approfittare di un istrumento molto più grande , il cui vetro obbiettivo ha 49 centimetri di diametro , e permette di spingere l ' amplificazione di Marte fino a 500 e 650 . Non senza qualche interesse vedrà il lettore rappresentato nell ' annessa pagina quest ' ultimo istrumento , il più potente che sia uscito delle officine di Germania . La sua collocazione a Brera fu decretata dal Re e dal Parlamento nel 1878; ogni volta che lo consideriamo esso richiama a noi la memoria di quell ' uomo non facilmente dimenticabile , che fu Quintino Sella , ai cui uffici la Specola di Milano deve questo suo principale ornamento . La lente obbiettiva , lavorata in Monaco da Merz successore di Fraunhofer , ha 49 centimetri di diametro nella parte libera ; la macchina che porta il telescopio e permette di dirigere con tutta facilità in cinque minuti la gran mole verso qualunque plaga del cielo , è un vero prodigio della meccanica moderna e fu lavorata in Amburgo dai fratelli Repsold . La sua parte mobile ( che son parecchie tonnellate di metallo ) può essere mossa dalla pressione di un dito ed aggiustato su qualunque astro colla stessa esattezza che si potrebbe ottenere per il più delicato microscopio . Un meccanismo d ' orologio la porta in giro insieme al cielo intorno all ' asse del mondo , per guisa , che diretto il telescopio ad un astro , segue di questo la rivoluzione diurna , e l ' astro appare immobile nel campo telescopico per tutto il tempo che si vuole . I molti organi sussidiari , che si veggono nella parte inferiore del tubo a portata dell ' osservatore , servono alle diverse specie di operazioni , che con questo strumento si devono compiere . È questo il massimo dei telescopi esistenti in Italia ( ) ma otto o dieci altri di esso maggiori sono stati costrutti o si stanno costruendo in diverse parti . Fra tutti giganteggia quello dell ' Osservatorio di California , eretto sulla cima del Monte Hamilton , presso S . Francisco per legato di James Lick , ricco negoziante , che in tal modo volle assicurata presso i posteri la sua memoria . L ' obbiettivo di questo colosso dell ' ottica moderna ha 91 1/2 centimetri di diametro , e da sè solo è costato l ' egregia somma di 50 mila dollari ( 275000 lire a un dipresso ) . Tutto l ' istrumento è , nella sua generale disposizione , poco dissimile da quello che qui sopra fu descritto , ma è due volte più grande in ogni dimensione . Ma fra non molto il telescopio Californiano sarà superato da un altro , per il quale già si hanno fusi i vetri in America : questo avrà non meno di 102 centimetri d ' apertura , ed il suo costo è calcolato in 200 mila dollari (1.100.000 lire ) . E sarà collocato , non già nei climi variabili della nostra zona temperata , e tanto meno poi in mezzo al fumo e alla luce elettrica di una città grande ; ma sopra una mediocre elevazione delle Ande peruviane , in un clima sereno , di aria tranquilla e temperata , benchè posto nella zona torrida . Quanto al telescopio di tre metri di diametro che si vuoi preparare in Francia per l ' esposizione del 1900 , e sul quale già si è mosso tanto rumore , aspetteremo a parlarne quando sarà fatto . Non ha da essere un telescopio a vetri , come i precedenti , ma un telescopio riflettore nel quale la lente obbiettiva sarà surrogata da un grande specchio . Senza dubbio , la maggior facilità e la minore spesa di questa maniera di telescopio permetterà di raggiungere dimensioni molto maggiori che colle lenti di vetro : anzi esistono già in Inghilterra ed in Francia parecchi di tali strumenti da uno a due metri di diametro , i quali prestano utillissimi servizi in molte ricerche e segnatamente in tutte quelle che richiedono gran copia di luce senza molto riguardo alla precisione dell ' immagine ottica : per esempio nello studio del calore lunare e nella chimica celeste . Ma quanto a visione distinta , gli specchi di grande dimensione finora si son dimostrati troppo inferiori alle lenti di corrispondente potenza : e riguardo all ' esplorazione dei mondi planetari non sarà permesso di fondare sul futuro telescopio di Parigi molto grandi speranze . III . Già i primi Astronomi , che studiarono Marte col telescopio , ebbero occasione di notare sul contorno del suo disco due macchie bianco - splendenti di forma rotondeggiante e di estensione variabile . In progresso di tempo fu osservato , che mentre le macchie comuni di Marte si spostano rapidamente in conseguenza della sua rotazione diurna , mutando in poche ore di posizione e di prospettiva ; quelle due macchie bianche rimangono sensibilmente immobili al loro posto . Si concluse giustamente da questo , dover esse occupare i poli di rotazione del pianeta , o almeno trovarsi molto prossime a quei poli . Perciò furono designate col nome di macchie o calotte polari . E non senza fondamento si è congetturato , dover esse rappresentare per Marte quelle immense congerie di nevi e di ghiacci , che ancor oggi impediscono ai navigatori di giungere ai poli della terra . A ciò conduce non solo l ' analogia d ' aspetto e di luogo , ma anche un ' altra osservazione importante . Come è noto dai principî di cosmografia , l ' asse della terra è inclinato sul piano dell ' orbe che essa descrive intorno al sole ; l ' equatore pertanto non coincide al piano di detto orbe , ma è inclinato rispetto ad esso piano dell ' angolo di 23 1/2 gradi , detto l ' obliquità dello zodiaco o dell ' eclittica . Ed è noto pure , come da questa semplice e quasi accidentale circostanza tragga origine una varietà di fatti , che sono del più grande influsso sui climi dei diversi paesi , producendo l ' estate e l ' inverno , e la diversa durata dei giorni e delle notti . Ora lo stesso precisamente avviene in Marte . Il suo equatore è inclinato rispetto al piano dell ' orbita di quasi 25 gradi ; e da tal disposizione ha origine la stessa vicenda delle stagioni e dell ' irradiamento solare , la stessa varietà di climi e di giorni , che ha luogo sulla Terra . Marte ha dunque le sue zone climatiche , i suoi equinozi e i suoi solstizi , e simili vicende d ' illuminazione . Per quanto concerne la durata dei giorni e delle notti il parallelismo è quasi completo nella zona torrida e nelle temperate : perchè mentre il giorno terrestre solare è di 24 ore , il giorno solare di Marte è di 24 ore e quaranta minuti prossimamente . Circa l ' andamento delle stagioni e delle lunghe giornate e notti del polo vi è questa differenza , che le nostre stagioni durano tre mesi ciascuna , quelle di Marte hanno una durata poco men che doppia , di 171 giorni in media : e i giorni e le notti del polo , che presso di noi sono di sei mesi a un dipresso in Marte durano per un medio undici mesi ( ) . Tal differenza è dovuta a questo principalmente , che l ' anno di Marte è di 687 giorni terrestri , mentre il nostro è di soli 365 . Così stando le cose , è manifesto , che se le suddette macchie bianche polari di Marte rappresentano nevi e ghiacci , dovranno andar decrescendo di ampiezza col sopravvenire dell ' estate in quei luoghi , ed accrescersi durante l ' inverno . Or questo appunto si osserva nel modo più evidente . Nel secondo semestre dell ' anno decorso 1892 fu in prospetto la calotta del polo australe ; durante quell ' intervallo , e specialmente nei mesi di Luglio e d ' Agosto , anche osservando con cannocchiali affatto comuni era chiarissima di settimana in settimana la sua rapida diminuzione ; quelle nevi ( ora ben possiamo chiamarle tali ) , che da principio giungevano fino al 70.° parallelo di latitudine , e formavano una calotta di oltre 2000 chilometri di diametro , si vennero progressivamente ritraendo al punto , che due o tre mesi dopo pochissimo più ne rimaneva , una estensione di forse 300 chilometri al maximum ; e anche meno se ne vede adesso , negli ultimi giorni del 1892 . In questi mesi l ' emisfero australe di Marte ebbe la sua estate ; il solstizio estivo essendo avvenuto il 13 Ottobre . Corrispondentemente ha dovuto accrescersi la massa delle nevi intorno al polo boreale ; ma il fatto non fu osservabile , trovandosi quel polo nell ' emisfero di Marte opposto a quello che riguarda la Terra . Lo squagliarsi delle nevi boreali è stato invece osservabile negli anni 1882 , 1884 , 1886 . Queste osservazioni del crescere e decrescere alterno delle nevi polari , abbastanza facili anche con cannocchiali di mediocre potenza , diventano molto più interessanti ed istruttive , quando se ne seguano assiduamente le vicende nei più minuti particolari , usando di strumenti maggiori . Si vede allora lo strato nevoso sfaldarsi successivamente agli orli ; buchi neri e larghe fessure formarsi nel suo interno ; grandi pezzi isolati , lunghi e larghi molte miglia staccarsi dalla massa principale , e sparire sciogliendosi poco dopo . Si vedono insomma presentarsi qui d ' un colpo d ' occhio quelle divisioni e quei movimenti dei campi ghiacciati , che succedono durante l ' estate delle nostre regioni artiche secondo le descrizioni degli esploratori . Le nevi australi offrono questa particolarità , che il centro della loro figura irregolarmente rotondeggiante non cade proprio sul polo , ma in un altro punto , che è sempre press ' a poco il medesimo , e dista dal polo di circa 300 chilometri nella direzione del Mare Eritreo . Da questo deriva , che quando l ' estensione delle nevi è ridotta ai minimi termini , il polo australe di Marte ne rimane scoperto ; e quindi forse il problema di raggiungerlo è su quel pianeta più facile che sulla Terra . Le nevi australi sono in mezzo di una gran macchia oscura , che colle sue ramificazioni occupa circa un terzo di tutta la superficie di Marte , e si suppone rappresenti l ' Oceano principale di esso . Se questo è , l ' analogia con le nostre nevi artiche ed antartiche si può dire completa , e specialmente colle antartiche . La massa delle nevi boreali di Marte è invece centrata quasi esattamente sul polo ; essa è collocata nelle regioni di color giallo , che soglionsi considerare come i continenti del pianeta . Da ciò nascono fenomeni singolari , che non hanno sulla Terra alcun confronto . Allo squagliarsi delle nevi accumulate su quel polo durante la lunghissima notte di dieci mesi e più , le masse liquide prodotte in tale operazione si diffondono sulla circonferenza della regione nevata , convertendo in mare temporaneo una larga zona di terreno circostante ; e riempiendo tutte le regioni più basse producono una gigantesca inondazione , la quale ad alcuni osservatori diede motivo di supporre in quella parte un altro Oceano , che però in quel luogo non esiste , almeno come mare permanente . Vedesi allora ( l ' ultima occasione a ciò opportuna fu nel 1884 ) la macchia bianca delle nevi circondata da una zona oscura , la quale segue il perimetro delle nevi nella loro progressiva diminuzione , e va con esso restringendosi sopra una circonferenza sempre più angusta . Questa zona si ramifica dalla parte esterna con strisce oscure , le quali occupano tutta la regione circostante , e sembrano essere i canali distributori , per cui le masse liquide ritornano alle loro sedi naturali . Nascono in quelle parti laghi assai estesi , come quello segnato sulla carta col nome di Lacus Hyperboreus ; il vicino mare interno detto Mare Acidalio , diventa più nero e più appariscente . Ed è a ritenere come cosa assai probabile , che lo scolo di queste nevi liquefatte sia la causa che determina principalmente lo stato idrografico del pianeta , e le vicende che nel suo aspetto periodicamente si osservano . Qualche cosa di simile si vedrebbe sulla Terra , quando uno dei nostri poli venisse a collocarsi subitamente nel centro dell ' Asia o dell ' Africa . Come stanno oggi le cose , possiamo trovare un ' immagine microscopica di questi fatti nel gonfiarsi che si osserva dei nostri torrenti allo sciogliersi dei nevai alpini . I viaggiatori delle regioni artiche hanno frequente occasione di notare , come lo stato dei ghiacci polari nel principio della state , ed ancor al principio di Luglio , è sempre poco favorevole al progresso dei viaggiatori ; la stagione migliore per le esplorazioni è nel mese di Agosto , e Settembre è il mese , in cui l ' ingombro dei ghiacci è minimo . Così pure nel Settembre sogliono essere le nostre Alpi più praticabili che in ogni altra epoca . E la ragione ne è chiara ; lo scioglimento delle nevi richiede tempo ; non basta l ' alta temperatura , bisogna che essa continui , ed il suo effetto sarà tanto maggiore , quanto più prolungato . Se quindi noi potessimo rallentare il corso delle stagioni , così che ogni mese durasse sessanta giorni invece di trenta ; nell ' estate in tal modo raddoppiata lo scioglimento dei ghiacci progredirebbe molto di più e forse non sarebbe esagerazione il dire che la calotta polare al fine della calda stagione andrebbe interamente distrutta . Ma non si può dubitare ad ogni modo , che la parte stabile di tale calotta sarebbe ridotta a termini molto più angusti , che oggi non si veda . Ora questo appunto succede in Marte . Il lunghissimo anno quasi doppio del nostro permette ai ghiacci di accumularsi durante la notte polare di 10 o 12 mesi in modo , da scendere sotto forma di strato continuo fino al parallelo 70° ed anche più basso ; ma nel giorno che segue di 12 o 10 mesi il Sole ha tempo di liquefare tutta o quasi tutta quella neve di recente formazione , riducendola a sì poca estensione , da sembrare a noi nulla più che un punto bianchissimo . E forse tali nevi si struggono intieramente , ma di questo finora non si ha alcuna sicura osservazione . Altre macchie bianche di carattere transitorio e di disposizione meno regolare si formano sull ' emisfero australe nelle isole vicine al polo ; e così pure nell ' emisfero opposto regioni biancheggianti appaiono talvolta intorno al polo boreale fino al 50° e 55° parallelo . Sono forse nevicate effimere , simili a quelle che si osservano nelle nostre latitudini . Ma anche nella zona torrida di Marte si vedono talora piccolissime macchie bianche più o meno persistenti , fra le quali una fu da me veduta in tre opposizioni consecutive ( 1877-1882 ) nel punto segnato sui nostri planisferi dalla longitudine 268° e dalla latitudine 16° nord . Forse è permesso congetturare in questi luoghi la esistenza di montagne capaci di nutrire vasti ghiacciai . L ' esistenza di tali montagne è stata supposta anche da alcuni recenti osservatori , sul fondamento di altri fatti . Quanto si è narrato delle nevi polari di Marte prova in modo incontrastabile , che questo pianeta , come la Terra , è circondato da un ' atmosfera capace di trasportar vapori da un luogo all ' altro . Quelle nevi infatti sono precipitazioni di vapori condensati dal freddo e colà successivamente portati ; ora come portati , se non per via di movimenti atmosferici ? L ' esistenza di un ' atmosfera carica di vapori è stata confermata anche dalle osservazioni spettrali , principalmente da quelle di Vogel ; secondo il quale tale atmosfera sarebbe di composizione poco diversa dalla nostra , e sopratutto molto ricca di vapore acqueo . Fatto questo sommamente importante , perchè ci dà il diritto di affermare con molta probabilità , che d ' acqua e non d ' altro liquido siano i mari di Marte e le sue nevi polari . Quando sarà assicurata sopra ogni dubbio questa conclusione , un ' altra ne discenderà non meno grave ; che le temperature dei climi marziali , malgrado la maggior distanza dal Sole , sono del medesimo ordine che le temperature terrestri . Perchè se fosse vero quanto fu supposto da alcuni investigatori , che la temperatura di Marte sia in media molto bassa ( di 50° a 60° sotto lo zero ! ) non potrebbe più il vapor acqueo essere uno degli elementi principali dell ' atmosfera di Marte , nè potrebbe l ' acqua essere uno dei fattori importanti delle sue vicende fisiche ; ma dovrebbe lasciare il luogo all ' acido carbonico o ad altro liquido , il cui punto di congelazione sia molto più basso . Gli elementi della meteorologia di Marte sembrano dunque aver molta analogia con quelli della meteorologia terrestre . Non mancano però , come è da aspettarsi , le cause di dissomiglianza . Anche qui , da circostanze di piccol momento trae la Natura un ' infinita varietà nelle sue operazioni . Di grandissima influenza dev ' esser la diversa maniera , con cui in Marte e sulla Terra veggonsi ordinati i mari ed i continenti ; su di che uno sguardo alla carta dice più che non si farebbe con molte parole . Già abbiamo accennato al fatto delle straordinarie inondazioni periodiche , che ad ogni rivoluzione di Marte ne allagano le regioni polari boreali allo sciogliersi delle nevi : aggiungeremo ora , che queste inondazioni diramate a grandi distanze per una rete di numerosi canali , forse costituiscono il meccanismo principale ( se non unico ) , per cui l ' acqua ( e con essa la vita organica ) può diffondersi sulla superficie asciutta del pianeta . Perchè infatti su Marte piove molto raramente , o forse anche non piove affatto . Ed eccone la prova . Portiamoci coll ' immaginazione nello spazio celeste , in un punto distante dalla Terra così , da poterla abbracciare d ' un solo colpo d ' occhio . Molto andrebbe errato colui , che sperasse veder di là riprodotta in grande scala la immagine dei nostri continenti coi loro golfi ed isole e coi mari che li circondano , quale si vede nei nostri globi artificiali . Qua e là senza dubbio si vedrebbero trasparire sotto un velo vaporoso le note forme , o parti di esse . Ma una buona parte ( forse la metà ) della superficie sarebbe fatta invisibile da immensi campi di nuvole , continuamente variabili di densità , di forma e di estensione . Tale ingombro , più frequente e più continuato nelle regioni polari , impedirebbe ancora per circa la metà del tempo , la vista delle regioni temperate , distribuendosi su di esse in capricciose e perpetuamente variate configurazioni ; sui mari della zona torrida si vedrebbe disposto in lunghe fasce parallele , corrispondenti alle zone delle calme equatoriali e tropicali . Per uno spettatore posto nella Luna , lo studio della nostra geografia non sarebbe un ' impresa tanto semplice , quanto si potrebbe immaginare . Nulla di questo in Marte . In ogni clima e sotto ogni zona la sua atmosfera è quasi perpetuamente serena e trasparente abbastanza per lasciar riconoscere a qualunque momento i contorni dei mari e dei continenti , e per lo più anche le configurazioni minori . Non già che manchino vapori di un certo grado di opacità ; ma ben poco impedimento danno essi allo studio della topografia del pianeta . Qua e là vedonsi comparire di quando in quando alcune chiazze biancastre , mutar di posizione e di forma , di raro estendersi sopra aree alquanto ampie ; esse prediligono di preferenza alcune regioni , come le isole del Mare Australe e sui continenti le parti segnate sulla carta coi nomi di Elysium e di Tempe . Il loro candore generalmente diminuisce e scompare nelle ore meridiane del luogo , e si rinforza la mattina e la sera con vicenda molto spiccata . È possibile che siano strati di nuvole , perchè così bianche appajono pure le nubi terrestri nella parte superiore illuminata dal Sole . Però diverse osservazioni conducono a pensare , che si tratti piuttosto di sottili veli di nebbia , anzichè di veri nembi apportatori di temporali e di piogge : se pure non sono temporanee condensazioni di vapore sotto forma di rugiada o di brina . Adunque , per quanto è lecito argomentare dalle cose osservate , il clima di Marte nel suo generale complesso dovrebbe rassomigliare a quello delle giornate serene nelle alte montagne . Di giorno un ' insolazione fortissima , quasi punto mitigata da nuvole o da vapori ; di notte una copiosa irradiazione del suolo verso lo spazio celeste , e quindi un grande raffreddamento . Da ciò un clima eccessivo e grandi sbalzi di temperatura dal giorno alla notte e da una stagione all ' altra . E come sulla Terra ad altezze di 5000 e 6000 metri i vapori dell ' atmosfera più non si condensano che sotto forma solida , formando quelle masse biancastre di diacciuoli sospesi , che si chiamano cirri ; così nell ' atmosfera di Marte saranno raramente possibili ( od anche non saranno possibili ) vere agglomerazioni di nuvole capaci di dar luogo a piogge di qualche momento . Lo squilibrio di temperatura fra una stagione ed un ' altra sarà poi accresciuto notabilmente dalla lunga durata delle medesime ; e così si comprende la grande coagulazione e dissoluzione di nevi , che si rinnova intorno ai poli ad ogni rivoluzione compiuta dal pianeta intorno al Sole . IV . Come le nostre carte dimostrano ( ) , nella sua generale topografia Marte non presenta alcuna analogia colla Terra . Un terzo della sua superficie è occupato dal gran Mare Australe , che è sparso di molte isole , e spinge entro ai continenti golfi e ramificazioni di varia forma ; al suo sistema appartiene un ' intiera serie di piccoli mari interni , dei quali l ' Adriatico ed il Tirreno comunicano con esso per ampie bocche , mentre il Cimmerio , quello delle Sirene , e il Lago del Sole non hanno con esso relazione che per mezzo di angusti canali . Si noterà nei quattro primi una disposizione parallela , che certo non è accidentale , come pure non senza ragione è la corrispondente positura delle penisole Ausonia , Esperia ed Atlantide . Il colore dei mari di Marte è generalmente bruno misto di grigio , non sempre però di uguale intensità in tutti i luoghi , nè nel medesimo luogo è uguale in ogni tempo . Dal nero completo si può scendere al grigio chiaro ed al cinereo . Tal diversità di colore può aver origine da varie cause , e non è senza analogia anche sulla Terra , dove è noto che i mari delle zone calde sogliono essere più oscuri che i mari più vicini al polo . Le acque del Baltico , per esempio , hanno un color luteo chiaro , che non si osserva nel Mediterraneo . E così pure nei mari di Marte si vede il colore farsi più cupo quando il sole si avvicina alla loro verticale e l ' estate comincia a dominare in quelle regioni . Tutto il resto del pianeta fino al polo Nord è occupato dalle masse dei continenti , nelle quali , salvo alcune aree di estensione relativamente piccola , predomina il colore aranciato , che talvolta sale al rosso più cupo , altre volte scende al giallo ed al biancastro . La varietà di questa colorazione è in parte d ' origine meteorica , in parte può dipendere dalla diversa natura del suolo , e sulle sue cause ancora non è possibile appoggiare ipotesi molto fondate . Neppure è nota la causa di questo predominio delle tinte rosse e gialle sulla superficie del vecchio Pyrois . Alcuno ha creduto di attribuire questa colorazione all ' atmosfera del pianeta , attraverso alla quale si vedrebbe colorata la superficie di Marte , come rosso diventa un oggetto terrestre qualsiasi , veduto a traverso vetri di tal colore . Ma a ciò si oppongono più fatti , fra gli altri questo , che le nevi polari appajono sempre del bianco più puro , benchè i raggi di luce da esse derivati attraversino due volte l ' atmosfera di Marte sotto una grande obliquità . Noi dobbiamo dunque concludere che i continenti marziali ci appajono rossi e gialli , perchè tali veramente sono . Oltre a queste regioni oscure e luminose , che noi abbiamo qualificato per mari e continenti , e la cui natura ormai non lascia luogo che a poco dubbio , alcune altre ne esistono , veramente poco estese , di natura anfibia , le quali talvolta ingialliscono e sembrano continenti , in altri tempi vestono il bruno ( anche il nero in certi casi ) e assumono l ' apparenza dei mari ; mentre in altre epoche la loro colorazione intermedia lascia dubitare a qual classe di regioni esse appartengano . Quasi tutte le isole sparse nel Mare Australe e nel Mare Eritreo appartengono a questa categoria , così pure le lunghe penisole chiamate Regioni di Deucalione e di Pirra , e in contiguità del Mare Acidalio le regioni sognate coi nomi di Baltia e di Nerigos . L ' idea più naturale e più conforme all ' analogia sembra quella di supporre in esse vaste lagune , su cui variando le profondità dell ' acqua si produca la diversità del colore , predominando il giallo in quelle parti dove la profondità del velo liquido è ridotta a poco od anche a niente , e il colore bruno più o meno oscuro nei luoghi dove le acque sono tanto alte da assorbire molta luce e da rendere più o meno invisibile il fondo . Che l ' acqua del mare o qualsiasi acqua profonda e trasparente veduta dall ' alto appaja tanto più oscura quanto maggiore è l ' altezza dello strato liquido , e che le terre in confronto di esse appajano chiare sotto l ' illuminazione del Sole , è cosa nota e confermata da certissime ragioni fisiche . Chi viaggia nelle Alpi spesso ha occasione di convincersene , vedendo dalle cime neri come l ' inchiostro stendersi sotto i suoi piedi i profondi laghetti di cui sono seminate , in confronto dei quali luminose appajono anche le rupi più nereggianti percosse dal sole ( ) . Non senza fondamento adunque abbiamo finora attribuito alle macchie oscure di Marte la parte di mari e quella di continenti alle aree rosseggianti che occupano quasi i due terzi di tutto il pianeta , e troveremo più tardi altre ragioni che confermano tal modo di vedere . I continenti formano nell ' emisfero boreale una massa quasi unica e continua , sola eccezione importante essendo il gran lago detto Mare Acidalio , del quale l ' estensione pare mutarsi secondo i tempi e connettersi in qualche modo colle inondazioni che dicemmo prodotte dallo sciogliersi delle nevi intorno al polo boreale . Al sistema del Mare Acidalio appartiene senza dubbio il lago temporario denominato Iperboreo ed il Lago Niliaco : quest ' ultimo ordinariamente separato dal Mare Acidalio per mezzo di un istmo o diga regolare , la cui continuità soltanto nel 1888 fu vista interrompersi per qualche tempo . Altre macchie oscure minori si trovano qua e là nella parte continentale , le quali potrebbero rappresentare dei laghi , ma non certo laghi permanenti come i nostri ; tanto sono variabili d ' aspetto e di grandezza secondo le stagioni , al punto da scomparire affatto in date circostanze . Il Lago Ismenio , quello della Luna , il Trivio di Caronte e la Propontide sono i più cospicui e i più durevoli . Ve ne sono di piccolissimi , quali il Lago Meride e il Fonte di Gioventù , che nella loro maggiore appariscenza non superano i 100 o 150 chilometri di diametro e contano fra gli oggetti più difficili del pianeta . Tutta la vasta estensione dei continenti è solcata per ogni verso da una rete di numerose linee o strisce sottili di color oscuro più o meno pronunziato , delle quali l ' aspetto è molto variabile . Esse percorrono sul pianeta spazi talvolta lunghissimi con corso regolare , che in nulla rassomiglia l ' andamento serpeggiante dei nostri fiumi ; alcune più brevi non arrivano a 500 chilometri , altre invece si estendono a più migliaja , occupando un quarto ed anche talvolta un terzo di tutto il giro del pianeta . Alcuna di esse è abbastanza facile a vedere , e più di tutte quella che è presso l ' estremo limite sinistro delle nostre carte , designata col nome di Nilosyrtis : altre invece sono estremamente difficili , e rassomigliano a tenuissimi fili di ragno tesi attraverso al disco . Quindi molto varia è altresì la loro larghezza , che può raggiungere 200 od anche 300 chilometri per la Nilosirte , mentre per altre forse non arriva a 30 chilometri . Queste linee o strisce sono i famosi canali di Marte , di cui tanto si è parlato . Per quanto si è fino ad oggi potuto osservare , sono certamente configurazioni stabili del pianeta ; la Nilosirte è stata veduta in quel luogo da quasi cent ' anni , ed alcune altre da trent ' anni almeno . La loro lunghezza e giacitura è costante , o non varia che entro strettissimi limiti ; ognuna di esse comincia e finisce sempre fra i medesimi termini . Ma il loro aspetto e il loro grado di visibilità sono assai variabili per tutte da un ' opposizione ad un altra , anzi talvolta da una settimana all ' altra ; e tali variazioni non hanno luogo simultaneamente e con ugual legge per tutte , ma nel più dei casi succedono quasi a capriccio , od almeno secondo regole non abbastanza semplici per essere subito intese da noi . Spesso una o più diventano indistinte od anche affatto invisibili , mentre altre loro vicine ingrossano al punto da diventar evidenti anche in cannocchiali di mediocre potenza . La prima delle nostre carte presenta tutte quelle che sono state vedute in una lunga serie di osservazioni ; essa tuttavia non corrisponde all ' aspetto di Marte in alcuna epoca , perchè generalmente soltanto poche sono visibili di un tratto ( ) Ogni canale ( per ora chiamiamoli così ) alle sue estremità sbocca o in un mare , od in un lago , od in un altro canale , o nell ' intersezione di più altri canali . Non si è mai veduto uno di essi rimaner troncato nel mezzo del continente , rimanendo senza uscita e senza continuazione . Questo fatto è della più alta importanza . I canali possono intersecarsi fra di loro sotto tutti gli angoli possibili ; ma di preferenza convergono verso le piccole macchie cui abbiamo dato il nome di laghi . Per esempio sette se ne veggono convergere nel Lago della Fenice , otto nel Trivio di Caronte , sei nel Lago della Luna , sei nel Lago Ismenio . L ' aspetto normale di un canale è quello di una striscia quasi uniforme nera o almeno di colore oscuro simile a quello dei mari , in cui la regolarità del generale andamento non esclude piccole diversità di larghezza e piccole sinuosità nei due contorni laterali . Spesso avviene che tal filetto oscuro , mettendo capo al mare , si allarghi in forma di tromba , formando una vasta baja , simile agli estuari di certi fiumi terrestri : il Golfo delle Perle , il Golfo Aonio , il Golfo dell ' Aurora , e i due corni del Golfo Sabeo sono così formati dalla foce di uno o più canali sboccanti nel Mare Eritreo o nel Mare Australe . L ' esempio più grandioso di tali golfi è la Gran Sirte , formata dalla vastissima foce della Nilosirte già nominata ; questo golfo non ha manco di 1800 chilometri di larghezza e quasi altrettanti di profondità nel senso longitudinale , e la sua superficie è di poco minore che quella del golfo di Bengala . In questi casi si vede manifestamente la superficie oscura del mare continuarsi senza apparente interruzione in quella del canale ; quindi , ammesso che le superficie chiamate mari siano veramente espansioni liquide , non si può dubitare che i canali siano di esse un semplice prolungamento a traverso delle aree gialle , o dei continenti . Che del resto le linee dette canali siano veramente grandi solchi o depressioni delle superficie del pianeta destinate al passaggio di masse liquide , e costituiscano su di esso un vero sistema idrografico , è dimostrato dai fenomeni che in quelli si osservano durante lo struggersi delle nevi boreali . Già dicemmo che queste , nello sciogliersi appaiono circondate da una zona oscura , formante una specie di mare temporario . In tale epoca i canali delle regioni circostanti si fanno più neri e più larghi , ingrossando al punto da ridurre , in un certo momento , ad isole di poca estensione tutto le aree gialle comprese fra l ' orlo della neve e il 60° parallelo nord . Tale stato di cose non cessa , se non quando le nevi , ridotte ormai al loro minimo di estensione , cessano di struggersi . Si attenuano allora le larghezze dei canali , scompare il mare temporario , e le aree gialle riprendono l ' estensione primitiva . Le diverse fasi di questa grandiosa operazione si rinnovano ad ogni giro di stagioni ed i loro particolari si son potuti osservare con molta evidenza nelle opposizioni 1882 , 1884 , 1886 , quando il pianeta presentava allo spettatore terrestre il suo polo boreale . L ' interpretazione più naturale e più semplice è quella che abbiam riferito , di una grande inondazione prodotta dallo squagliarsi delle nevi ; essa è interamente logica , e sostenuta da evidenti analogie con fenomeni terrestri . Concludiamo pertanto , che i canali son tali di fatto , e non solo di nome . La rete da essi formata probabilmente fu determinata in origine dallo stato geologico del pianeta , e si è venuta lentamente elaborando nel corso dei secoli . Non occorre suppor qui l ' opera di esseri intelligenti ; e malgrado l ' apparenza quasi geometrica di tutto il loro sistema , per ora incliniamo a credere che essi siano prodotti dell ' evoluzione del pianeta , appunto come sulla Terra il canale della Manica e quello di Mozambico . Sarà un problema non men curioso che complicato e difficile lo studiare il regime di questi immensi corsi d ' acqua , da cui forse dipende principalmente la vita organica sul pianeta , dato che vita organica vi sia . Le variazioni del loro aspetto dimostrano che questo regime non è costante : quando scompaiono o lasciano di loro traccie dubbie e mal definite è lecito supporre , che siano in magra , od asciutti affatto . Allora nel luogo dei canali rimane o niente , oppure al più una striscia di colore giallastro poco diverso dal fondo circostante . Talvolta prendono un aspetto nebuloso , di cui per ora non si saprebbe assegnar la ragione . Altre volte invece producono veri allagamenti , espandendosi a 100 , 200 o più chilometri di larghezza , e questo avviene anche per canali molto lontani dal polo boreale secondo norme fin qui sconosciute . Così è avvenuto dell ' Idaspe nel 1864 , del Simoenta nel 1879 , dell ' Acheronte nel 1884 , del Tritone nel 1888 . Lo studio diligente e minuto delle trasformazioni di ciascun canale condurrà più tardi a conoscere le cause di questi fatti . Ma il fenomeno più sorprendente dei canali di Marte è la loro geminazione ; la quale sembra prodursi principalmente nei mesi che precedono e in quelli che seguono la grande inondazione boreale , intorno alle epoche degli equinozi . In conseguenza di un rapido processo , che certamente dura pochissimi giorni , od anche forse solo poche ore , e del quale i particolari non si sono ancora potuti afferrare con sicurezza , un dato canale muta d ' aspetto e d ' un tratto si trova trasformato su tutta la sua lunghezza in due linee o strisce uniformi , per lo più parallele fra di loro , che corrono dritte ed uguali con tracciamento geometricamente tanto esatto , quanto suole esser presso di noi quello di due rotaje di ferrovia . Ma questo esatto andamento è il solo termine di rassomiglianza colle dette rotaje : perchè nelle dimensioni non vi è alcun paragone possibile , come del resto è facile immaginare . Le due linee seguono a un dipresso la direzione del primitivo canale , e terminano nei luoghi dov ' esso terminava . L ' una di esse spesso si sovrappone quanto più è possibile all ' antica linea , l ' altra essendo di nuovo tracciamento ; ma anche in questo caso l ' antica linea perde tutte le piccole irregolarità e curvature che poteva avere . Ma accade ancora , che ambe le linee geminate occupino dalle due parti dell ' ex canale un terreno interamente nuovo . La distanza fra le due linee è diversa nelle diverse geminazioni , e da 600 chilometri e più scende fino all ' ultimo limite , in cui due linee possono apparir separate nei grandi occhi telescopici , meno di 50 chilometri d ' intervallo ; la larghezza di ciascuna striscia per sè può variare dal limite di visibilità , che supponiamo 30 chilometri , fino a più di 100 . Il colore delle due linee varia dal nero ad un rosso scialbo , che appena si distingue dal fondo giallo generale delle superficie continentali ; l ' intervallo è per lo più di questo giallo , ma in più casi è sembrato bianco . Le geminazioni poi non sono necessariamente legate ai soli canali , ma tendono anche prodursi sui laghi . Spesso si vede uno di questi trasformarsi in due brevi e larghe liste oscure fra loro parallele , tramezzate da una lista gialla . In questi casi naturalmente la geminazione è breve , e non esce dai limiti del lago primitivo . Le geminazioni non si manifestano tutte insieme , ma arrivata la loro stagione cominciano a prodursi or qua , or là , isolate in modo irregolare , o almeno senza ordine facilmente riconoscibile . Per molti canali mancano affatto ( come per la Nilosirte , a cagion d ' esempio ) , o sono poco visibili . Dopo aver durato qualche mese , si affievoliscono gradatamente e scompajono fino ad una nuova stagione egualmente propizia a questo fenomeno . Così avviene che in certe altre stagioni ( specialmente presso il solstizio australe del pianeta ) se ne vedono poche , od anche non se ne vede affatto . In diverse apparizioni la geminazione del medesimo canale può presentare diversi aspetti quanto a larghezza , intensità e disposizione delle due strisce : anche in qualche caso la direzione delle linee può mutarsi , benchè di pochissima quantità ; sempre però deviando di piccolo spazio dal canale con cui è associata strettamente . Da questa importante circostanza si comprende immediatamente , che le geminazioni non possono essere formazioni stabili della superficie di Marte , e di carattere geografico , come i canali . La seconda delle nostre carte può dare un ' idea approssimativa dell ' aspetto che presentano queste singolarissime formazioni . Essa comprende tutte le geminazioni osservate dal 1882 fino al presente ; nel riguardarla bisogna tener a mente , che non di tutte l ' apparizione è stata simultanea , e che pertanto quella carta non rappresenta lo stato di Marte in nessun ' epoca ; essa non è che una specie di registro topografico delle osservazioni finora fatte in diversi tempi su quel fenomeno . L ' osservazione delle geminazioni è una delle più difficili , e non può farsi che da un occhio bene esercitato , ajutato da un telescopio di accurata costruzione e di grande potenza . Ciò spiega perchè non siano state vedute prima del 1882 . Nei dieci anni trascorsi da quel tempo esse sono state vedute e descritte da otto o dieci osservatori . Nondimeno alcuni ancora negano che siano fenomeni reali e tacciano d ' illusione ( o anche d ' impostura ) coloro che affermano d ' averle osservate . Il loro singolare aspetto e l ' esser disegnate con assoluta precisione geometrica , come se fossero lavori di riga o di compasso , ha indotto alcuni a ravvisare nelle medesime l ' opera di esseri intelligenti , abitatori del pianeta . Io mi guarderò bene dal combattere questa supposizione , la quale nulla include d ' impossibile . Notisi però che in ogni caso non potrebbero essere opere di carattere permanente , essendo certo , che una stessa geminazione può cambiare di aspetto e di misura da una stagione all ' altra . Si possono tuttavia assumere opere tali , da cui una certa variabilità non sia esclusa , per esempio , lavori estesi di coltura e di irrigazione su larga scala . Aggiungerò ancora , che l ' intervento di esseri intelligenti può spiegare l ' apparenza geometrica delle geminazioni , ma non è punto necessario a tale intento . La geometria della Natura si manifesta in molti altri fatti , dai quali è esclusa l ' idea di un lavoro artificiale qualunque . Gli sferoidi così perfetti dei corpi celesti e l ' anello di Saturno non furon lavorati al tornio , e non è col compasso che Iride descrive nelle nubi i suoi archi così belli e così regolari ; e che diremo delle infinite varietà di bellissimi e regolarissimi poliedri onde è ricco il mondo dei cristalli ? E nel mondo organico , non è geometria bella e buona quella che presiede alla distribuzione delle foglie di certe piante , che ordina in figure stellate così simmetriche tanti fiori del prato , tanti animali del mare ; che produce nelle conchiglie quelle spirali coniche così eleganti , da disgradarne ciò che di più bello ha fatto l ' architettura gotica ? In tutte queste cose le forme geometriche sono conseguenze semplici e necessarie di principi e di leggi che governano il mondo fisico e fisiologico . Che poi questi principi e queste leggi siano esplicazioni di una potenza intelligente superiore , possiamo ammetterlo ; ma ciò nulla fa al presente argomento . In omaggio dunque al principio , che nella spiegazione dei fatti naturali convenga sempre cominciare dalle supposizioni più semplici , le prime ipotesi proposte sulla natura e sulla causa delle geminazioni hanno per lo più messo in opera solamente le azioni della natura inorganica . Sono o effetti di luce nell ' atmosfera di Marte , o illusioni ottiche prodotte da vapori in vario modo , o fenomeni glaciali d ' un inverno perpetuo a cui sarebbe condannato tutto il pianeta , o crepature raddoppiate nella superficie di esso , o crepature semplici , di cui si duplica l ' immagine per effetto di fumo eruttato su lunghe linee e spostato lateralmente dal vento . L ' esame di questi ingegnosi tentativi conduce tuttavia a concludere , che nessuno di essi sembra corrispondere per intiero ai fatti osservati nel loro insieme e nei particolari . Alcune di tali ipotesi non sarebbero neppur nate , se i loro Autori avessero potuto esaminare le geminazioni coi proprii occhi . Che se alcuno di questi , ragionando ad hominem , mi domandasse : sapete voi immaginar qualche cosa di meglio ? risponderei candidamente di no . Più facile sarebbe il compito , se volessimo introdurre forze appartenenti alla natura organica . Qui è immenso il campo delle supposizioni plausibili , potendosi immaginare infinite combinazioni capaci di soddisfare alle apparenze , anche con piccoli e semplici mezzi . Vicende di vegetazione su vaste aree e generazioni d ' animali anche minimi in enorme moltitudine potrebbero benissimo rendersi visibili a tanta distanza . A quel modo che un osservatore posto nella Luna potrebbe avvedersi delle epoche , in cui sulle nostre vaste pianure succede l ' aratura dei campi , il nascere e la messe del frumento ; a quel modo che il fiorir dell ' erba nelle vastissime steppe dell ' Europa e dell ' Asia deve rendersi sensibile anche alla distanza di Marte per una varietà di colorazione ; così può certamente rendersi visibile a noi un eguale sistema di operazioni che si produca in quegli astri . Ma come difficilmente i Lunari ed i Marziali potrebbero immaginare le vere cause di tali mutazioni d ' aspetto senza aver prima qualche conoscenza almeno superficiale della natura terrestre : così anche per noi , che tanto poco conosciamo dello stato fisico di Marte e nulla del suo mondo organico , la grande libertà di supposizioni possibili rende arbitrarie tutte le spiegazioni di tal genere , e costituisce il più grave ostacolo all ' acquisto di nozioni fondate . Tutto quello che possiamo sperare è , che col tempo si diminuisca gradatamente l ' indeterminazione del problema , dimostrando , se non quello che le geminazioni sono , almeno quello che non possono essere . Dobbiamo anche confidare un poco in ciò , che Galileo chiamava la cortesia della Natura , in grazia della quale talvolta da parte inaspettata sorge un raggio di luce ad illuminare argomenti prima creduti inaccessibili alle nostre speculazioni ; di che un bell ' esempio abbiamo nella chimica celeste . Speriamo adunque , e studiamo . GIOVANNI SCHIAPARELLI . G . SCHIAPPARELLI LA VITA SUL PIANETA MARTE Estratto dal fascicolo N . ° 11 Anno IV - 1895 della Rivista « Natura ed Arte » Semel in anno licet insanire Il singolar globo di Marte , che sotto più riguardi tanto rassomiglia al nostro , e nel quale sembrano celarsi così interessanti misteri , ogni giorno più chiama a sè l ' attenzione pubblica , e sempre più è fatto oggetto di accurati studi e di ardite speculazioni . Esso non è intieramente sconosciuto ai lettori di Natura ed Arte , i quali ricorderanno senza dubbio la descrizione accompagnata da disegni , che ne fu pubblicata nei due fascicoli di febbraio 1893 . Non senza ammirazione essi han potuto vedere quelle macchie oscure e quelle regioni più chiare della sua superficie , che si considerano come rappresentanti mari e continenti ; le misteriose linee , dette canali , or semplici or doppie , che lo solcano per ogni verso in forma di fitto reticolato ; le vicissitudini del clima nei suoi due emisferi ; e specialmente le nevi che biancheggiano intorno ai suoi poli , e con alterna vece crescono e decrescono secondo le stagioni , nè più nè meno di quello che si osserva nelle regioni agghiacciate che occupano le zone polari del nostro globo . Nell ' anno decorso 1894 il pianeta essendosi molto avvicinato alla Terra ( siccome suol fare periodicamente ad intervalli di circa 26 mesi ) , si trovò a buona portata dei grandi telescopi astronomici ; e così fu possibile di fare alcune osservazioni importanti . Durante l ' epoca del massimo avvicinamento ( che fu nei mesi di settembre e di ottobre ) la posizione dell ' asse di Marte rispetto al sole , e le stagioni dei suoi emisferi furono press ' a poco quelle che han luogo per la Terra ogni anno durante il mese di gennaio . Per l ' emisfero boreale di Marte era appena passato il solstizio d ' inverno ; l ' emisfero australe , invece , che si trovava principalmente in vista , era nelle condizioni atmosferiche che noi esperimentiamo nel mese di luglio , cioè al principio e al colmo della state . Le regioni polari australi e il polo antartico del pianeta brillavano nell ' illuminazione perpetua ; e sotto la sferza incessante del sole le nevi di quel polo parvero decrescere a colpo d ' occhio . Le prime osservazioni si fecero in Australia alla fine di maggio col gran telescopio dell ' osservatorio di Melbourne , essendo il pianeta ancora a grande distanza della terra . Il 25 maggio ( epoca , che per l ' emisfero australe di Marte corrispondeva press ' a poco alla metà della primavera ) i ghiacci si estendevano tutt ' intorno al polo australe fino a 67° di latitudine ; l ' area nevosa formava una calotta ben terminata e simmetrica di 2800 chilometri di diametro . A partir da quel punto fino alla metà d ' agosto , per lo spazio di 80 giorni e più , l ' orlo circolare della regione nevata andò restringendosi con molta regolarità , avvicinandosi al polo in ragione di 13 chilometri al giorno : così che a mezzo agosto il diametro delle nevi da 2800 chilometri si trovò ridotto a 600 . Durante questo intervallo , e precisamente verso la fine di giugno , si manifestò nella calotta bianca una grande spaccatura , che ne separava un segmento di considerabile ampiezza . Quest ' ultimo scomparve presto , e non restò che la massa principale , notabilmente diminuita . Da mezzo agosto alla fine di settembre la diminuzione delle nevi intieramente si arrestò , quantunque appunto in quell ' intervallo avesse luogo il solstizio australe del pianeta ( 31 agosto ) e con esso la massima irradiazione del Sole su quelle regioni . Il 24 di settembre l ' area circolare nevosa aveva ancora quasi lo stesso diametro di 600 chilometri , che era stato misurato il 13 di agosto . La causa sconosciuta , che produsse questo arresto nel ritirarsi dei ghiacci , parve cessare negli ultimi giorni di settembre ; il limite delle nevi continuò a progredire verso il polo , questa volta in ragione di dieci chilometri al giorno ; e non fini che colla distruzione totale delle nevi stesse , la quale da diversi osservatori fu assegnata ad epoche alquanto diverse , ma si può stimare che avesse luogo intorno al 23 ottobre , coll ' incertezza di alcuni giorni in più od in meno . Così rimase il polo australe di Marte affatto nudo di ghiacci fino a questo giorno in cui scrivo ( 4 aprile 1895 ) . Nell ' intervallo si videro bensì di quando in quando comparire certe macchie bianche in molta vicinanza del polo ; nessuna di queste però è stata permanente , e si deve credere che rappresentassero nevicate di carattere locale e transitorio . Quale fortuna sarebbe pei nostri geografi , se un simile scioglimento completo dei ghiacci si producesse anche una sola volta sopra ciascuno dei due poli della Terra ! Da che si è incominciato a studiar Marte con qualche attenzione , è questa la prima volta in cui è accaduto di osservare la completa dissoluzione delle sue nevi antartiche . Essa si può stimare avvenuta circa 55 giorni dopo il solstizio australe , cioè dopo l ' epoca , in cui la massima intensità della radiazione solare si fece sentire in quella regione . Nel 1862 , trovandosi il pianeta in una stagione identica , Lassell vide quelle medesime nevi ancora molto estese : 94 giorni dopo il solstizio australe il loro diametro non era minore di 500 chilometri . Nell ' anno 1880 io le vidi ancora a Brera 144 giorni dopo il solstizio australe . Possiamo argomentare da questo , che in Marte , come sulla Terra , il corso delle stagioni non è perfettamente il medesimo in tutti gli anni , e che si danno colà , come presso di noi , estati più lunghe o più calde , ed altre più brevi o più fresche . La rapida fusione di così ingenti quantità di neve non può essere senza conseguenze sulle condizioni idrografiche del pianeta . Sulla terra la fusione delle nevi artiche ed antartiche non può essere di molta conseguenza , prima perchè le aree ghiacciate polari sono ambedue circondate dal medesimo mare , il quale , se cresce di livello per lo sciogliersi di una parte delle nevi artiche , d ' altrettanto decresce pel contemporaneo coagularsi di nuove nevi antartiche . Una simil compensazione non può aver luogo su Marte in modo così semplice od immediato , essendo il maggior mare , che circonda il polo antartico , intieramente separato da quegli altri mari assai minori o piuttosto laghi , che stanno vicino al polo artico ; siccome si può vedere dando uno sguardo alla carta di Marte qui unita ( ) . L ' equilibrio nelle masse liquide dei due emisferi può stabilirsi soltanto per mezzo di deflusso attraverso ai continenti che occupano le regioni intermedie ; e questa è la causa per cui all ' alternato coagularsi e dissolversi dello nevi intorno ai due poli sono da attribuire in gran parte le mutazioni che si osservano nel sistema idraulico del pianeta . Mutazioni , che ai nostri telescopi son rese manifeste dalla modificata estensione dei mari , e dalla varietà d ' aspetto di quelle strisce oscure che segnano le zone d ' inondazione e di deflusso ; le quali pertanto non senza un po ' di ragione furon chiamate canali , quantunque tal nome si debba intendere in senso assai largo . Piuttosto che veri canali della forma a noi più familiare , dobbiamo immaginarci depressioni del suolo non molto profonde , estese in direzione rettilinea per migliaia di chilometri , sopra larghezza di 100 , 200 chilometri od anche più . Io ho già fatto notare altra volta , che , mancando sopra Marte le pioggie , questi canali probabilmente costituiscono il meccanismo principale , con cui l ' acqua ( e con essa la vita organica ) può diffondersi sulla superficie asciutta del pianeta . Non è un problema privo d ' interesse quello di rendersi conto del modo , con cui può avvenire una tale diffusione . II . Sulla terra le vicende delle stagioni si corrispondono nei due emisferi con effetti quasi intieramente simmetrici nella loro alternativa . I periodi di freddo e di caldo , di siccità e di pioggia si producono con fasi alternate , ma analoghe , ad intervalli di sei mesi , sotto paralleli di ugual latitudine ai due lati dell ' equatore . Le diversità di clima , che si osservano in tal caso , sono di carattere puramente locale , dovute per lo più a condizioni accidentali di natura topografica . Qualche piccola differenza nella meteorologia dei due emisferi veramente si manifesta a chi consideri le cose con molta precisione ; differenza principalmente derivata da ciò , che nell ' emisfero australe le aree continentali sono meno estese che nell ' emisfero boreale . Ma questo fatto , quantunque degno di studio per il suo carattere generale , praticamente è di poca importanza nella considerazione del clima di una data regione australe o boreale della Terra . In Marte le cose sembrano proceder molto diversamente . Come dimostra uno sguardo dato alla carta , tutto o quasi tutto l ' Oceano è concentrato intorno al polo australe , al quale per conseguenza , e alle circostanti regioni deve corrispondere una vasta depressione nel suolo solido del pianeta . Al contrario , dall ' esser l ' emisfero boreale quasi tutto occupato da un gran continente non interrotto , siamo indotti ragionevolmente a credere , che da quella parte si abbian le regioni più elevate , e che più alti di tutti siano i paesi circostanti al polo nord . Questa disposizione di cose fa si , che lo sciogliersi delle nevi polari può avere , pel clima e per la vita organica , conseguenze ben diverse , secondo che si tratta delle nevi australi o delle nevi boreali . È questo un punto , il quale merita di essere esaminato con qualche cura . Consideriamo dapprima la calotta dei ghiacci australi , che tutta si forma entro all ' Oceano di Marte , e può giungere ad occupare di questo Oceano una parte considerabile , forse un terzo od un quarto . Lo sciogliersi progressivo della medesima avrà per ultimo risultato un innalzamento del livello generale di tutto l ' Oceano , e dei mari interni minori , che lo circondano come appendici . Tale elevazione potrà bastare ad inondare tutte le parti più basse dei continenti e specialmente quelle che all ' Oceano sono più vicine . In tale stagione infatti si vedono molto più marcati ed oscuri , non solo i mani interni segnati col nome di Adriatico , Tirreno , Cimmerio , Sirenio , ecc .. ma anche gli stretti più o meno spaziosi che li uniscono all ' Oceano , e l ' Oceano stesso . I golfi , onde appare frastagliato il continente , diventano più visibili , e con essi anche taluno dei grandi canali che dall ' Oceano direttamente si spingono entro terra , per esempio la Gran Sirte e la Nilosirte , che da essa procede . Questa maggior espansione dell ' Oceano però non arriva nelle parti più interne dei continenti e nelle regioni boreali ; impedita a quanto sembra dalla troppo grande elevazione di queste . L ' effetto dello sciogliersi delle nevi australi è dunque di far uscire il mare dai suoi confini , e di produrre qua e là parziali inondazioni del medesimo sopra alcuni lembi del continente . Ora è molto dubbio , se un tal fenomeno possa riuscire di molto vantaggio per la vita organica , e sopratutto pei supposti abitatori del pianeta . Simili usurpazioni periodiche del mare sul continente hanno anche luogo presso di noi in conseguenza del flusso e del riflusso : e , quantunque siano di periodo breve e si facciano su piccolissima scala , non credo si possano considerare come una benedizione pei paesi dove si producono ( Olanda , Frisia , litorale nord - ovest della Germania ) : vediamo anzi gli abitanti tentare di difendersene con immense dighe . Per Marte molto dipenderà dalla natura chimica delle sostanze disciolte nell ' Oceano . Se , per esempio , quelle acque fossero salate come quelle dei mari terrestri , la zona delle aree invase dal mare ad ogni ritorno dell ' estate ( che si fa su Marte a periodi di 23 mesi circa dei nostri ) potrebbe servire alla formazione di vaste saline , o dar luogo a vegetazioni di carattere speciale . In nessun caso potrebbero quelle acquo supplire alla coltivazione delle aree continentali , ed ai bisogni dell ' agricoltura quale noi l ' intendiamo . Ben diverso è lo stato di cose che ci si presenta allo sciogliersi delle nevi boreali . Essendo queste collocate nel centro del continente , le masse liquide prodotte dalla liquefazione si diffondono sulla circonferenza della regione nevata , convertendo in mare temporaneo una larga zona del terreno circostante ; e , correndo verso le regioni più basse , producono una gigantesca inondazione molto bene osservabile ai nostri telescopi . Tale inondazione si estende per molte e grosse ramificazioni sopra terre prima asciutte , formando presso il polo nord laghi molto estesi , che la carta nostra designa sotto i nomi di Mare Acidalio e di Lago Iperboreo . Da tal regione inondata si diramano grosse strisce oscure , rappresentanti al nostro sguardo altrettante larghe correnti , per le quali le nevi liquefatte ritornano , o tendono almeno a ritornare verso la loro sede naturale che sta nell ' altro emisfero , cioè verso le bassure australi occupate dall ' Oceano . Riflettiamo ora , che la neve è il prodotto di una distillazione atmosferica , nella quale l ' acqua si riduce alla purezza quasi completa . Se ciò non fosse , l ' evaporazione dei nostri mari condurrebbe alla formazione di pioggie d ' acqua salata , e di nevi salate ; dove tutti sanno , che l ' acqua piovana caduta a traverso di una atmosfera non inquinata è acqua quasi assolutamente pura , come assolutamente pura o quasi è l ' acqua delle nostre nevi . Adunque la grande inondazione boreale di Marte , risultando dallo scioglimento di nevi cadute in terreno prima asciutto , e non essendo mescolata alle acque di un Oceano , sarà libera da quei sali e da quelle mescolanze , da cui non si può dubitare che sia inquinato l ' Oceano australe del pianeta . Ne possiamo concludere , che se nelle parti asciutte o continentali della superficie di Marte vi è vita organica , gli è esclusivamente o quasi esclusivamente allo sciogliersi delle nevi boreali che deve la sua esistenza : gli è dalla giusta e opportuna ripartizione delle acque venenti dal polo nord , che dipende il suo progresso e il suo sviluppo . E se in Marte esiste una popolazione di esseri ragionevoli capace di vincere la Natura e di costringerla a servire ai propri intenti , la regolata distribuzione di quelle acque sopra le regioni atte a coltura deve costituire il problema principale e la continua preoccupazione degli ingegneri e degli statisti . III . Fino a questo punto abbiam potuto arrivare , combinando il risultato delle osservazioni telescopiche con probabili deduzioni tratte da principi conosciuti della Fisica , e da plausibili analogie . Concediamo ora alla fantasia un più libero volo ; sempre appoggiati , per quanto è concesso , al fondamento sicuro dell ' osservazione e del ragionamento , tentiamo di renderci conto del modo , con cui sarebbe possibile in Marte l ' esistenza e lo sviluppo di una popolazione d ' esseri intelligenti , dotati di qualità e soggetti a necessità non troppo diverse dalle nostre : e sotto quali condizioni si potrebbe ammettere , che i fenomeni dei così detti canali e delle loro geminazioni possano rappresentare il lavoro di una simil popolazione . Ciò che diremo non avrà il valore di un risultato scientifico , ed anzi confinerà in parte col romanzo . Ma le probabilità a cui per tal modo arriveremo non saranno minori che per tanti altri romanzi più audaci e meno innocui , che sotto il sacro nome di scienza si stampano nei libri e si predicano nelle assemblee e nelle Università . Comparando il globo della Terra con quello di Marte sotto il rispetto della loro costituzione meteorologica ed idrografica , subito ci appare manifesto , dalle cose dette di sopra , quanto il primo dei due sia meglio disposto per accogliere la vita organica e per favorirne lo sviluppo nelle sue forme superiori . Ai fortunati terricoli l ' acqua fecondatrice è distribuita gratuitamente dalla periodica e regolare operazione del gran meccanismo atmosferico . Piove sui nostri campi senza alcun nostro merito : per noi , senza alcuna nostra fatica si condensa sulle montagne il liquido prezioso , che per mezzo dei ruscelli e dei fiumi può in molti modi esser rivolto a nostro vantaggio , coll ' irrigazione , colla navigazione interna , colle macchine idrauliche : e senza di questo dono , che sarebbe il genere umano ? Assai più dure condizioni di esistenza ha fatto la Natura ai poveri Marziali . Dove rare sono le nuvole e mille le pioggie , ivi mancano certamente le fonti ed i corsi d ' acqua ( ) . Tutto per loro sembra dipendere , come già si è accennato , dalla grande inondazione prodotta nello sciogliersi delle nevi polari boreali . La loro conservazione o la loro prosperità richiede ad ogni costo , che siano arrestate nella maggior quantità possibile , e trattenute per tutto il tempo necessario quelle acque , prima che vadano a perdersi nel mare australe ; che se ne approfitti nel modo più efficace alla coltura di aree abbastanza vaste per assicurare durante un intero anno Marziale ( 23 mesi nostri ) l ' esistenza di tutto ciò che vive sul pianeta . Problema forse non tanto facile e non tanto semplice ! perchè la somma di acqua disponibile è al più quella che hanno formato le nevi boreali d ' una sola invernata ; quantità certamente assai grande , la quale però , ripartita sopra tutti i continenti , potrebbe presto diventare insufficiente , anche non tenendo conto delle perdite inevitabili per evaporazione , filtrazione , errori di distribuzione , ecc . Bastan questi riflessi a persuaderci , che le molte strisce oscure , onde il pianeta è solcato per ogni verso , larghe talvolta quanto il Mar Adriatico od il Mar Rosso e quasi sempre assai più lunghe , non possono , malgrado il nome da noi loro assegnato di canali , rappresentare nella loro vera larghezza arterie di deflusso delle acque boreali . Se tali fossero , basterebbero a dar passo in poche ore a tutta quanta la grande inondazione . Non solo le acque non potrebbero esser impiegate a colture che richiedessero la durata di alcuni mesi , ma giungerebbero al mare e vi si perderebbero prima che un vantaggio qualunque se ne potesse trarre . Certo per le vie segnate da quelle strisce ha luogo un deflusso , ma non tutte intiere quelle strisce servono al deflusso . La loro larghezza è per tale scopo eccessiva , nè a questo scopo corrisponde bene il loro variabile aspetto , e la loro geminazione . Ciò che noi vediamo là , o che finora abbiam chiamati canali , non sono larghissimi corsi d ' acqua , come da alcuno fu creduto . L ' ipotesi più plausibile è quella di considerarle come zone di vegetazione , estese a destra e a sinistra dei veri canali , i quali esistono sì lungo le medesime linee , ma non sono abbastanza larghi da poter esser veduti dalla Terra ( ) . Queste zone di vegetazione facilmente si distaccano sulle circostanti regioni del pianeta per un colore più cupo , dovuto , com ' è da credere , al fatto stesso dell ' inaffiatura ( si sa che il terreno bagnato è di color più oscuro che l ' asciutto e disseccato dal sole ) e anche in parte senza dubbio alla presenza stessa della vegetazione ; mentre per le aree aride e condannate a perpetua sterilità rimane invariato il color giallo uniforme che predomina su tutti i continenti . Questo colore dobbiamo d ' or innanzi considerare come rappresentante il deserto puro ed assoluto ; e pur troppo si può far stima , che i nove decimi della superficie continentale di Marte ad esso appartengano . Proseguendo nelle nostre deduzioni arriveremo a comprendere senza difficoltà , che , regnando in Marte il potere della gravità , quantunque in misura assai minore che sulla Terra ( ) , i liquidi diffusi alla superficie del pianeta tenderanno a scendere ai luoghi più bassi ; e che le zone oscure destinate alla vegetazione saranno più basse delle aree luminose circostanti , in cui l ' acqua non può penetrare . Quello pertanto che a noi appare sotto aspetto di striscia oscura , e che da tutti finora si è chiamato canale , sarà un grande avvallamento della superficie , esteso secondo la linea retta o secondo il circolo massimo , sopra larghezze e lunghezze comparabili a quelle del Mar Rosso . D ' or innanzi daremo ad esso il nome più proprio di valle . La larghezza di una tal valle è in tutti i casi presso che uniforme , e tale dobbiamo credere ne sia pure la profondità , che diverse ragioni c ' inducono a credere molto piccola , e certamente poi molte volte minore della larghezza . L ' osservazione ci accerta che una tal valle fa sempre capo co ' suoi estremi o ad un mare , o ad un lago , o ad un ' altra valle consimile . E poichè il color oscuro , effetto della vegetazione e dell ' irrigazione , ne occupa tutta l ' apparente larghezza , dobbiamo ritenere , che i due pendii laterali siano accessibili alle acque tanto bene quanto il fondo . Quale poi sia stata l ' origine di tali valli così numerose ed intrecciate , come si vede sulla carta , non è ora opportuno discutere ; però l ' enorme loro larghezza non ci dà confidenza di soscrivere all ' opinione di coloro , che le credono prodotto di uno scavo artificiale . La mente nostra non è avvezza a concepire tali grandiose opere come effetto di potenze comparabili a quella dell ' uomo . Quando però dalla considerazione generale di questi fatti si scende allo studio minuto dei loro particolari , e sopratutto si ferma l ' attenzione sopra le misteriose geminazioni e sulla straordinaria regolarità di forma ch ' esse presentano , l ' idea che qualche parte almeno secondaria vi possa avere una razza di esseri intelligenti non può esser considerata come intieramente assurda . Anzi , al punto in cui siamo giunti , e data la verità delle cose sin qui esposte , tale supposizione perde quel carattere d ' audacia che ci spaventava da principio , e diventa quasi una conseguenza necessaria . Poniamo infatti per un momento , che lassù tutto si faccia per conseguenza cieca di leggi fisiche , senza intervento alcuno di mente direttiva . Le nevi del polo boreale , a misura che saranno disciolte , correranno all ' Oceano seguendo le ampie valli , che loro offrono la strada più facile . Se il fondo delle valli è concavo ( come nella maggior parte delle nostre ) , l ' acqua vi si riunirà in una corrente di larghezza molto limitata , e non potrà occupare i pendii laterali , nè produrre sopra di essi l ' innaffiamento e le vegetazioni che soli possono renderli a noi visibili . Il corso d ' acqua o canale esisterà , ma difficilmente prenderà tale ampiezza.da rendersi sensibile al telescopio . Insomma noi non ne vedremmo nulla . Perchè l ' acqua e la vegetazione potessero espandersi sopra larghezze di 100 e 200 chilometri , bisognerebbe che il fondo della valle fosse piano e quasi assolutamente uniforme . Avremo allora qualche cosa di simile ad un vasto impaludamento , nel quale potrebbero ottimamente svolgersi una flora ed una fauna somiglianti a quelle della nostra epoca carbonifera . Con tali ipotesi è possibile renderci conto delle strisce oscure semplici ; rimane però inesplicato il fenomeno della loro temporanea geminazione . Non si riesce a comprendere perchè in una medesima valle l ' innaffiamento e la vegetazione si faccian talvolta sopra una linea unica , tal ' altra invece si dividano sopra due linee parallele di larghezza e d ' intervallo non sempre eguale in ogni tempo , tra le quali resta uno spazio infecondo o almeno non irrigato . Qui la supposizione di un intervento intelligente è più che mai indicata . E il modo di questo intervento dev ' esser determinato dalle condizioni particolari fatte dalla natura ai supposti abitatori del pianeta . Ora prego il lettore di considerare l ' annessa figura , nella quale si è inteso di rappresentare il taglio o sezione traversale di una delle larghe valli di Marte . In A A sono le sponde della valle , in B il suo fondo . Se al giungere delle inondazioni s ' immettesse l ' acqua nella valle senza altro apparato , essa si raccoglierebbe tutta al fondo sotto forma di un gran fiume in quantità probabilmente eccessiva , mentre i pendii laterali rimarrebbero asciutti . Per dare a tutta la valle la irrigazione necessaria così in quantità come in durata , i nostri ingegneri avrebbero scavato ( e così dobbiam supporre abbiano fatto anche gl ' ingegneri di Marte ) a diverse altezze sui due pendii una serie di canali paralleli fra loro e paralleli alle sponde della valle ; canali di dimensioni comparabili alla nostra Muzza , al Canale Cavour , al gran Canale del Gange ( ) . Simili canali , di cui non è necessario qui precisare il numero , sono rappresentati sulla figura dallo incavature segnate colle lettere m , n , p ... Fra due canali contigui il terreno segue il pendio naturale verso l ' asse della valle , in modo che l ' acqua da un canale più alto ( come quello segnato m ) possa arrivare a quello che gli sta sotto ( come quello segnato n ) espandendosi gradatamente su tutta la zona coltivata intermedia m n . I due canali più bassi serviranno ad irrigare la zona più bassa di coltivazione , che occupa il fondo della valle . All ' estremità boreale di questa stanno i robusti argini , che trattengono entro i dovuti limiti , e fino al tempo opportuno , le acque della grande inondazione ; ivi si chiudono e si aprono le porte d ' afflusso : mentre per l ' estremità australe e più bassa accadrà l ' uscita delle acque residue , che vanno a raccogliersi nell ' Oceano australe . Già si è accennato , che la copia d ' acque provenienti dalle nevi di una sola invernata sembra piuttosto inferiore che superiore ai bisogni dell ' irrigazione ; la poca area delle superficie coltivate in confronto colle deserte favorisce questa conclusione . L ' apertura dei canali e l ' immissione delle acque nelle campagne di una data valle non si potranno quindi fare a caso , ma dovranno succedersi con certa regola , onde tutte le zone , anche le più alte , possano ricevere il fluido benefico e conservarlo per tanto tempo , quanto ne richiede il ciclo vegetativo delle colture adottate . Male si provvederebbe a questo , se , per esempio , prima che la grande inondazione sia giunta al colmo , si cominciasse a consumar l ' acqua per uso delle zone più basse : perchè in tal modo potrebbe avvenire che l ' inondazione non raggiungesse il livello necessario per irrigare le zone più alte . Queste ultime pertanto dovranno avere la precedenza in ogni caso . Così stando dunque disposte le cose ; essendo giunta l ' estate dell ' emisfero Nord , e la grande inondazione boreale essendo arrivata alla massima altezza ; il Gran Prefetto dell ' Agricoltura ordina che si apran le chiuse più alte , e che sia immessa l ' acqua nei due canali più elevati a destra e a sinistra della valle ( segnati colle lettere m m ' nella figura qui sopra ) . L ' irrigazione si estenderà sopra le due zone laterali più alte ( cioè mn m ' n ' ) ; la superficie della valle cambierà colore in queste due zone , l ' abitante della Terra vedrà due strisce parallele colorate , cioè una geminazione . Trascorso il tempo sufficiente per assicurare il completo ciclo vegetativo in quelle due prime zone , e la grande inondazione boreale essendo già in sul decrescere , si aprono le chiuse conducenti a due canali più bassi n n ' , i quali frattanto avranno ricevuto anche i residui delle due zone già irrigate . Così sarà aperta alle acque la via per fecondare due altre zone fra loro parallele , np n ' p ' le quali a loro volta diventeranno visibili all ' osservatore terrestre . A quest ' ultimo la geminazione sembrerà or composta di due linee più larghe , l ' una proveniente dall ' insieme delle due zone irrigate di destra , l ' altra dall ' insieme delle due zone irrigate di sinistra . Ma col cessare della vegetazione nelle zone più alte , mn m ' n ' , queste riprenderanno il loro colore primitivo , e cesseranno d ' esser visibili ; onde a un dato momento nel telescopio non si vedranno che le sole zone np n ' p ' più interne ; la geminazione sarà di nuovo composta di due linee sottili , ma l ' intervallo fra queste sarà minore di quanto fosse in principio , quando erano irrigate le sole zone mn m ' n ' . Così di grado in grado , abbassandosi le acque della grande inondazione , si passerà ad irrigare zone sempre più basse ; da ultimo , esaurite ormai quelle acque , se ne profitterà per immetterle nella zona che forma il fondo della valle , cioè nell ' intervallo rappresentato con pp ' . Allo spettatore terrestre apparirà una striscia sola ; la geminazione avrà cessato di esistere . E quando il ciclo vegetativo sarà compiuto su tutte le zone della valle , allora soltanto si potranno aprire le porte inferiori per lasciare l ' uscita alle acque residue , non senza prima aver riempito i vasti serbatoi necessari all ' uso quotidiano di quegli abitanti , e alla coltura dei giardini durante l ' intervallo della lunga siccità . Dell ' irrigazione avvenuta non rimarrà che qualche traccia accidentale , il terreno ritornerà arido , e l ' osservatore terrestre o non vedrà più affatto la valle , o appena ne discernerà qualche lieve indizio . Questo piano d ' operazioni , che io ho descritto qui per fissare le idee su di un caso concreto , non sarà probabilmente il solo ad esser praticato . Non è necessario che l ' ordine d ' irrigazione delle successive zone sia sempre ed ovunque così completo e così regolare . Se , per esempio per le colture di Marte fosse necessaria la pratica del maggese , qualche zona dovrebbe esser lasciata senza irrigazione . A norma poi delle diverse specie di coltura dovendo l ' irrigazione esser più lunga o più breve , non si avrà sempre la completa simmetria sui due pendii della valle ; ma potrà tale irrigazione esser più estesa e più durevole or da una parte or dall ' altra , od anche da una parte mancar totalmente . E sul fondo della valle , che sarebbe il luogo più opportuno per boschi , si cercherebbe di mantenere l ' umidità per il tempo più lungo che sia possibile . Così potrebbe anche nascere una zona permanente di vegetazione , sempre più o meno osservabile dai telescopi terrestri . In tal modo senza supporre cose miracolose e senza vagare all ' impazzata nei campi dell ' ignoto , con sobrio uso d ' analogie e con plausibili deduzioni , possiamo spiegarci non solo la varia lunghezza e il vario aspetto sotto cui ci appaiono i così detti canali , cioè le valli coltivate di Marte ; ma ancora dalle necessità pratiche della vita degl ' ipotetici suoi abitanti possiamo dedurre e l ' esistenza delle geminazioni , e la varia larghezza delle linee che le compongono , le mutazioni del loro intervallo . E si riesce a comprendere perchè le strisce , dette canali , qualche volta sembrano portarsi più verso destra , e qualche altra volta più verso sinistra , sempre conservando il medesimo orientamento . Ammesse le linee principali del nostro quadro , non sarà difficile il compierlo nei particolari , e disegnare coll ' immaginazione i grandiosi argini necessari per contenere nei giusti limiti l ' inondazione boreale ; i laghi o serbatoi secondari di distribuzione , necessari per dare le acque a quelle valli , che non fanno capo direttamente a quella inondazione ; le opere occorrenti per regolare la distribuzione secondo il tempo e secondo il luogo ; i canali di primo , secondo , terzo ... ordine destinati a condurre le acque su tutto il terreno irrigabile ; i numerosi opifici , a cui le acque potranno dar moto nel loro scendere dai ciglioni laterali della valle al fondo della medesima . Marte dev ' esser certamente il paradiso degli idraulici ! E passando ad un ordine più elevato d ' idee , interessante sarà ricercare qual forma d ' ordinamento sociale sia più conveniente ad un tale stato di cose , quale abbiamo descritto ; se l ' intreccio , anzi la comunità d ' interessi , onde son fra loro inevitabilmente legati gli abitanti d ' ogni valle , non rendano qui assai più pratica e più opportuna , che sulla Terra non sia , l ' istituzione del socialismo collettivo , formando di ciascuna valle e dei suoi abitanti qualche cosa di simile ad un colossale falanstero , per cui Marte potrebbe diventare anche il paradiso dei socialisti . Bello altresì sarà indagare , se sia meglio ordinar politicamente il pianeta in una gran federazione , di cui ogni valle costituisca uno stato indipendente , oppure se forse , a reggere quel grande organismo idraulico da cui dipende la vita di tutti , e a conciliare le diverse necessità delle diverse valli , non sia forse più opportuna la monarchia universale di Dante . Ed ancora si potrà discutere , a quale rigorosa logica dovrà essere subordinata la legislazione destinata a regolare un così grandioso , vario e complicato complesso d ' affari : quali progressi debbano aver fatto colà la Matematica , la Meteorologia , la Fisica , l ' Idraulica e l ' arte delle costruzioni , per arrivare alla soluzione dei problemi estremamente difficili e varii , che si presentano ad ogni tratto . Qual singolare disciplina , concordia , osservanza dello leggi e dei diritti altrui debba regnare sopra un pianeta , dove la salute di ciascuno è così intimamente legata alla salute di tutti ; dove son certamente sconosciuti i dissidii internazionali e le guerre : dove quella somma ingente di studio e di lavoro e di mezzi , che i pazzi abitanti d ' un altro globo vicino consumano nel nuocersi reciprocamente , è tutta rivolta a combattere il comune nemico , cioè le difficoltà che l ' avara Natura oppone ad ogni passo . Di tutto questo , o caro lettore , lascio a te l ' ulteriore considerazione . Io scendo dall ' Ippogrifo ; tu , se ti aggrada , puoi continuare la volata . Messo t ' ho innanzi , omai per te ti ciba . G . SCHIAPARELLI . GIOVANNI V . SCHIAPARELLI IL PIANETA MARTE Estratto dalla rivista Natura ed Arte , Anno XIX , n ° 1,1° dicembre 1909 Come suol fare a periodi alternati ora di 15 anni , ora di 17 anni , il pianeta Marte nell ' autunno scorso passò ad una delle sue minori distanze da noi , avvicinandosi alla Terra fino a 47 milioni di chilometri , ed apparve luminoso e magnifico più che mai non sia stato dal 1877 a questa parto . A quella distanza , il globo di Marte , di cui il diametro arriva a circa 7600 chilometri , sottendeva nell ' occhio dell ' osservatore terrestre un angolo di 25 " . Sopra un tal globo ed a tale distanza si possono discernere , con telescopi di sufficiente potenza , le configurazioni topografiche del pianeta con un grado di minutezza e di precisione di cui si può avere un ' idea dai qui annessi disegni . E reciprocamente , ad uno spettatore collocato in Marte non riuscirebbe troppo difficile distinguere sulla Terra particolarità del medesimo ordine di grandezza . L ' esperienza dimostra , che con un istrumento di dimensioni affatto comuni , munito di una lente obbiettiva di 20 centimetri di diametro , una macchia luminosa su fondo oscuro ( od oscura su fondo luminoso ) si può distinguere senza troppa difficoltà in Marte alla sopradetta distanza di 47 milioni di chilometri , quando ad un discreto contrasto di colore essa congiunga un diametro reale uguale a 1/50 del diametro del pianeta , cioè a 153 chilometri . Epperciò , usando sufficiente diligenza , si potranno scoprire in Marte , con un obbiettivo della detta dimensione , tutte le isole non minori della Sicilia e tutti i laghi non minori del Ladoga , isole come l ' Islanda e Ceylan ; laghi come quello di Aral ed il Victoria Nyanza devono esser molto cospicui . Similmente una striscia luminosa su fondo più oscuro , secondo le fatte esperienze , dovrebbe essere ancora visibile quando la sua larghezza non fosso minore di 1/100 del diametro di Marte , cioè di 80 chilometri o giù di lì . Quindi lingue di Terra od isole oblunghe come la Jutlandia e Cuba e l ' istmo centrale Americano ; stretti di mare e laghi oblunghi come il Tanganyika , il Nyassa od il Mar Vermiglio di California dovrebbero esser visibili da un ipotetico abitante di Marte , che vi ponesse molta attenzione . Facilissimi dovrebbero essere per lui oggetti come l ' Italia , l ' Adriatico , il Mar Rosso , Sumatra e Nippon . Tali sono press ' a poco i limiti a cui può arrivare la visione dei particolari di Marte esaminato con una lente obbiettiva di 20 centimetri in quelle occasioni , in cui si trova alla minor possibile sua distanza da noi . Negli ultimi tempi tuttavia gli ottici hanno imparato a costruire lenti obbiettive di molto maggior potenza così per riguardo alla amplificazione , come per riguardo alla precisione delle immagini ; quindi i limiti sovra accennati sono stati spesso oltrepassati , malgrado che le difficoltà di esatta costruzione crescano in misura assai maggiore che le dimensioni di questi telescopi giganti . La superficie di Marte presenta un insieme di macchie diversamente colorate , che costituiscono un sistema topografico sotto certi rispetti analogo a ciò che si vede sulla terra , sotto altri invece molto differente . Marte ruota intorno ad un asse come la Terra , ed ai due poli si veggono per lo più brillare di luce vivissima due macchie bianche , le quali presentano vicende periodiche di grandezza , e alternamente crescono e diminuiscono secondo il ciclo delle stagioni , che per Marte è di 687 giorni , mentre per noi è un poco più di 365 . Appena si può dubitare che tali macchie bianche polari siano immense estensioni di nevi o di ghiacci . Non sono esse da confondere con altre macchie di candore per lo più meno puro e meno intenso , che talvolta appajono qua e là in tutte le latitudini , prediligendo anche certe regioni della superficie , e che sono state interpretato talvolta come nuvole , o strati di nebbia o condensazioni simili alla nostra brina ; si vedono or qua or là senza regola manifesta , e coprono talora vastissime estensioni . Fuori di queste regioni bianche o biancastre la superficie del pianeta non è tutta di colore uniforme ; nella maggior parte dei luoghi il fondo è formato da diverse gradazioni di rosso chiaro , o di aranciato o di giallo . Quello che rimane è occupato da vere macchie , in cui dominano colori di un tipo più scuro , diversi in diversa località , con intensità differente . Prevalgono il grigio , il bruno , qualche volta il nero , ma solo sopra linee o strisce di poca ampiezza . Spesso le aree coperte da colori differenti sono divise da una netta linea di separazione ; ma non di raro accade che dall ' un colore all ' altro v ' è un passaggio graduale , quello che si dice una sfumatura . Tutto l ' insieme dà l ' idea di un magnifico e ricco musaico di gemme sparse su fondo d ' oro diversamente ombreggiato , che nessun pittore fino ad oggi ha saputo rappresentare nemmeno con lontana approssimazione . Le immagini di Marte che gli astronomi disegnano il meglio che sanno stando ai loro telescopi , oltre all ' imitazione quasi sempre molto imperfetta della linea , per difficoltà che qui sarebbe lungo e inutile descrivere , non danno alcuna esatta idea dei colori . Ciò che si stampa nei libri sono figure assai imperfette , per lo più assai lontane dal vero , e trattate in semplice chiaroscuro : da esse altro non si può ricavare che un ' idea approssimata della grandezza e della disposizione delle macchie più salienti , senza che dei colori si possa dedurne alcuna notizia . Nè bisogna immaginarsi di veder sempre in Marte le medesime cose ; e che , messo il pianeta nel campo telescopico , ad altro non si debba pensare , che a far un ritratto somigliante più o meno a quello che si vede nel suo dischetto . Appena cominciato il suo lavoro , l ' osservatore si avvede ben presto che le macchie , le linee e tutto il resto vanno cambiando d ' aspetto lentamente , ma pur in modo sensibile in capo ad una mezz ' ora ; la scena dopo tre o quattro ore si trova intieramente diversa , nuove cose compajono mentre gli oggetti di prima o sono scomparsi , oppure se ancora si vedono , sono talmente cambiati di posto , e deformati nel loro contorno , da esser appena riconoscibili . Questa è una conseguenza della rotazione di Marte intorno al suo asse , la quale si compie in 24 ore e 40 minuti : ed è facile vedere quale imbarazzo nasca da questo fatto a chi debba rappresentare tante particolarità a misura d ' occhio . Considerando le cose in massa , si distinguono nella superficie di Marte le regioni di color più chiaro , le quali sono anche le più luminose ; ad esse , in conformità di ciò che si usa anche per la Luna , si suole dare la qualificazione di terre o di continenti , mentre alle parti ombreggiate con tinte più oscure si assegna il nome , egualmente convenzionale , di mari e di laghi . Questi nomi non servono che per uso di classificazione non interamente rigorosa , essendovi ( oltre alle bianche calotte polari ) alcune regioni di carattere intermedio . Vi sono anche regioni di colore variabile , che sembrano appartenere ora all ' una ora all ' altra classe secondo la direzione in cui il Sole le illumina , o secondo la direzione in cui son vedute dall ' osservatore , in dipendenza di cause per adesso ancora sconosciute . Tali variazioni possono farsi entro limiti estesissimi , che dal bianco puro possono andare sino al nero assoluto , passando per gradazioni diverse di rosso , di giallo , di grigio e di bruno . Di tali vicende alcune si ripetono ad ogni rotazione del pianeta con una certa regolarità , altre hanno un andamento parallelo alla stagione che domina nella località considerata del pianeta . Il quale è soggetto alle stesse varietà di riscaldamento e d ' illuminazione che ha luogo nelle diverse regioni della Terra . Alcune di tali vicende d ' aspetto sono in diretta connessione collo stato meteorologico e termico , ed è possibile che vi si rendano in qualche modo visibili a noi i diversi stadi di un ciclo vegetativo , secondo un ' ipotesi abbastanza probabile , studiata e propugnata principalmente dall ' astronomo americano Lowell . Ma l ' osservazione prolungata per molti anni ha fatto riconoscere un ' altra classe di fenomeni che non sembrano dipendere dal periodo delle stagioni , e potrebbero anche essere irregolari . In certe località un dato aspetto di cose che sembrava permanente , viene a mutarsi d ' un tratto per intervalli , dà luogo ad altre combinazioni , che scompajono alla loro volta , per dar luogo ad un rinnovamento più o meno esatto del primitivo stato di cose ; tutto questo saltuariamente ed in modo che si potrebbe dire accidentale . La carta annessa può dare un ' idea approssimata del modo con cui sono distribuite le macchie principali di Marte e la loro disposizione rispetto ai poli ed all ' equatore del pianeta . Essa è divisa in due emisferi al modo dei mappamondi ordinari , in maniera però da collocare in alto il polo australe ed in basso il polo boreale ; ciò per render più facile la comparazione con quello che si vede nel telescopio astronomico . In questo , infatti , che rovescia le immagini degli oggetti , suole il polo nord apparire nelle parti inferiori del disco , e il polo sud nelle parti superiori ( ) . La figura è di carattere schematico , come accade nelle nostre carte geografiche ; essa non ha per iscopo di dare una pittura imitante l ' aspetto del pianeta come se si volesse farne un ritratto , ma serve soltanto a facilitarne l ' esposizione descrittiva . Astraendo dalle regioni polari , le quali sono sempre o quasi sempre occupate dal bianco polare , si vede subito che le aree più o meno ombreggiate , dette mari , occupano forse un terzo della superficie intiera di Marte , e sono divise in due parti o gruppi molto disuguali . In basso abbiamo il Mar Boreo , che circonda quasi da ogni parte il polo nord , e da una parte si avvicina all ' equatore fin quasi al parallelo 40° . In alto abbiamo il Mare Australe che è molto più vasto e spinge entro le aree continentali una gran quantità di ramificazioni denominate sulla carta coi nomi di Gran Sirte , Mare Eritreo , Golfo delle Perle , Mare Cimmerio , Mare Tirreno , Lago del Sole , ecc . Fra quei due mari Boreo ed Australe si stende la zona continentale , sparsa qua e là di linee e di macchie più oscure . Entro i due grandi mari poi sono sparse regioni che si mostrano come grandi isole o penisole , quali Hesperia , Atlantis , Hellas , Argyre , Baltià , Nerigos , colorate in giallo per lo più , ma non in modo permanente ; talora impallidiscono , ed anche si oscurano e prendono il colore grigiastro o bruno delle macchie propriamente dette ; solo mostrano questo colore con minor intensità . Già verso la metà del secolo passato molti particolari di questa topografia areografica erano stati esplorati o disegnati da abili osservatori , quali Secchi , Dawes , Kaiser , Maedler , Lockyer , ed alcuno di essi aveva anche intraveduto qua e là curiose configurazioni di macchiette o di linee : ma non erano riusciti ad afferrarne con evidenza la forma . Soltanto nel 1877 , trovandosi il pianeta in una delle sue maggiori vicinanze alla Terra ( in posizione poco diversa da quella occupata nell ' autunno ora decorso ) , si ebbe l ' opportunità di studiare in buone condizioni e con maggior successo quei particolari prima confusamente intraveduti e di convincersi che tutta la superficie di Marte , ma più specialmente le aree luminose continentali , sono occupate da un reticolato di linee sottili , formanti una specie di triangolazione o di poligonazione , come si può vedere nella carta qui annessa . Queste linee sono tracciate sulla superficie del pianeta o forse entro la sua atmosfera ; ognuna d ' esse corre per lunghissimi tratti , serbando per lo più una direzione costante senza angoli nè curvature violente , formando anzi ( rigorosamente o almeno prossimamente ) sul globo di Marte ciò che i geometri chiamano un circolo massimo . Il loro corso appare continuo , senza lacune apprezzabili alla visione telescopica , e si estende da pochi gradi ( un grado di Marte equivale press ' a poco a 60 dei nostri chilometri ) , fino ad occupare talvolta in lunghezza un terzo od un quarto della circonferenza totale del pianeta ( la quale è di 21.600 chilometri ) . La larghezza è molto varia ; per alcuni giunge a 100 o 200 chilometri , altri ad alcune decine di chilometri , per alcuni più sottili e più difficili a vedere la larghezza non supera che alcune unità della stessa misura . Perciò assai diversa è la facilità con cui si possono riconoscere e figurare con disegno ; e bisogna aggiungere , che questa facilità è molto variabile secondo il tempo e sembra dipendere in molti casi dalla stagione che domina lungo il loro corso . Spesso si vede qualcuno di essi traversare una delle nevi polari , formando una traccia nerissima , che ha tutto l ' aspetto di una spaccatura di esse nevi . Queste linee sono i così detti canali di Marte , così denominati per pura convenzione analoga a quella per cui alle grandi macchie si è dato il nome di mari e di continenti . Ma della loro natura finora poco o niente si è potuto accertare . Il nome di canali però e la regolarità loro apparente ha indotto molti uomini di calda fantasia a ravvisare in essi opere artificiali gigantesche di esseri intelligenti ; ipotesi questa che per ora non è ancora stato possibile dimostrare che sia vera o falsa . Gli spiriti scettici hanno poi facilmente troncato la questione , negando a queste formazioni ogni esistenza obbiettiva , e dichiarandole come fantasmi creati dall ' immaginazione sulla base di visione confusa ed imperfetta . Quando un canale è collocato in modo da attraversare il disco di Marte nel suo centro , appare come una linea retta formante un diametro . Ma girando il pianeta intorno al suo asse , in capo ad una o più ore , il canale si presenta in prospettiva molto diversa , e s ' incurva tanto più fortemente in apparenza , quanto più è distante dal centro . Queste variazioni di forma e di curvatura apparente si possono spiegare esattamente secondo lo regole della prospettiva facendo l ' ipotesi , che i canali siano aderenti alla superficie del pianeta , o almeno pochissimo distanti ; la concordanza è tale , che di quell ' ipotesi nessuno può dubitare . Questo fatto , che è stato verificato centinaja e migliaja di volte , basta da solo a dissipare qualunque dubbio potesse nascere intorno alla realtà dei canali , e non lascia luogo a parlar d ' illusioni ottiche . Tutti i canali hanno la proprietà di correre da un mare ad un altro , o dal mare ad un lago o fra due laghi , o finalmente da un canale ad un altro . Non si ha esempio di un canale , di cui un ' estremità sia libera e termini isolata nello spazio continentale che la circonda , senza connettersi da qualche parte con un mare , o con un lago , o con un canale o con un gruppo d ' intersezione di più canali . Anzi tutte lo estremità dei canali là dove terminano in uno dei mari o dei laghi , sogliono esser molto ben definite e spesso sono segnate da una macchia oscura , che in molti casi presenta l ' aspetto di una larga foce in forma di tromba , per cui l ' ipotetico canale potrebbe dirsi sboccare nell ' ipotetico mare vicino , o nell ' ipotetico lago vicino . E similmente quando due canali s ' incontrano , spesso nella loro intersezione si vede una piccola macchia oscura , per lo più di aspetto rotondeggiante e di diametro non molto superiore alla larghezza dei canali medesimi . Simili macchiette sono denominate fonti , per analogia col resto della nomenclatura . Il loro numero è assai variabile , in alcuni anni se ne videro non più di due o tre , in altri anni più decine e sembrano trovarsi frequenti in certe regioni del pianeta a preferenza di certe altre . Nel 1907 la fotografia ne ha rivelato un gran numero di nuovi , mentre altri prima evidenti cessarono di esser visibili . Quando un canale ne incontra parecchi altri , avviene qualche volta che nelle sue intersezioni con questi si vedono lungh ' esso allineati molti di questi punti oscuri , i quali formano una serie bene ordinata , come perle infilzate in un filo . È da credere , che tutte queste fonti o piccole macchie rotondeggianti siano ciascuna il risultato dell ' incontro di due canali ; ma ciò non risulta con evidenza dall ' osservazione , essendo frequenti i casi in cui essi appajono isolati affatto nel mezzo dei continenti senza alcuna connessione . Ma è probabile che la connessione esista e si faccia per canali troppo sottili per esser veduti coi nostri attuali telescopi . In parecchi luoghi della superficie dei continenti , i canali s ' incontrano tre o quattro o più insieme formando piccolo poligonazioni e dando luogo ad un insieme di macchie più complicate . Nascono allora macchie oscure per lo più irregolari del diametro di più centinaja di chilometri , e si vedono sulla carta designati con nomi speciali , come Lago del Sole , Trivio di Caronte , Propontide , ecc . Sono di forma più o meno regolare , secondo che i canali da cui sono formati concorrono più o meno esattamente in un medesimo punto . Questi laghi sono anch ' essi molto variabili di colore , di forma e di estensione ; talvolta scompajono affatto , o si dividono in più parti , e presentano fenomeni singolarissimi . Ma riguardo ai canali e ai laghi il fenomeno più generale e più notabile , e che nel mondo degli scettici ha provocato il maggiore scandalo è quello assai frequente del loro sdoppiarsi , quando formano ciò che si chiama geminazione . Un canale che prima appariva come linea schiettamente semplice , d ' un tratto si trasforma in un sistema di due linee , quasi sempre uguali e parallele fra di loro . L ' intervallo fra le due linee è diverso da un caso all ' altro , come pure la sua proporzione alla grossezza delle linee stesse . Anche queste geminazioni sono variabili col tempo . Non solo sembra esser diverso in diversi tempi l ' intervallo fra le due linee , ma la visibilità di essa è soggetta a vicende , di cui non è ancora stato possibile scoprire la norma . Talvolta una linea diventa più debole dell ' altra e finisce per sparire , l ' altra rimanendo immutata e visibile come canale isolato . I fenomeni che accompagnano la formazione delle geminazioni non si sono ancora potuti completamente studiare ; ma la durata del processo non è mai molto lunga ; le geminazioni compajono tali da un giorno all ' altro , durano qualche giorno o qualche settimana , poi si riducono di nuovo a canali semplici , od anche entrambi i loro canali scompajono affatto . La loro apparizione succede in diverse epoche con diversa frequenza ; talora mancano affatto o sono in piccol numero , in altre epoche il pianeta ne è quasi tutto occupato , ed in certe occasioni se ne son viste fino a 30 simultaneamente . Esse mancarono affatto nel 1877 : frequentissime invece si mostrarono nel 1882 , nel 1888 ed in altre epoche . Nell ' apparizione dell ' autunno passato ( per quanto risulta dalle notizie fino ad oggi pubblicate ) esse non sono mancate , ma non sembra fossero molto abbondanti . Un certo numero se ne trova pure nelle splendide fotografie di Marte , che il professor Lowell ottenne durante l ' apparizione del 1907 . Di tutti i svariati e complicati fenomeni di Marte quello delle geminazioni è il più singolare ed anche , a quanto sembra , il più difficile a interpretare . Ad esso correlativo , e quasi contrapposto è un altro , l ' apparizione e disparizione dei ponti . Sono striscie luminose , regolari , rettilinee ed uniformi , che di quando in quando compajono attraverso dei mari e dei laghi , formando di essi una separazione completa . Il più facile e più visibile di tutti è quello designato sulla carta col nome di Ponte di Achille , che rassomiglia ad un argine o una diga posta fra il Lago Niliaco e quella parte del Mar Boreo che è distinta col nome di Golfo Acidalio . Il Ponte d ' Achille è largo forse 200 chilometri e lungo poco meno di 1000 . È quasi permanente , ma talvolta si vede interrotto più o meno completamente , come è avvenuto nel 1888 . Un altro ponte divide in due parti quasi uguali il Lago del Sole , ma non è sempre visibile : esso è apparso nel 1890 ed ultimamente nel 1907 . Queste zone luminose in campo oscuro sembrano aver qualche relazione con le zone luminose , che nelle geminazioni separano l ' una dall ' altra le due linee oscure che costituiscono la geminazione . Lo studio di tutti questi enigmi è appena cominciato ; nulla ancora vi ha di certo sui principi a cui si dovrà appoggiare una razionale interpretazione dei medesimi . Tutto dipenderà dai progressi che farà nei prossimi anni la rappresentazione fotografica di Marte . La questione farà un gran passo quando si otterranno fotografie tali , che sopra di esso sia possibile prendere misure precise . Un altro passo importante è stato fatto dal signor Lowell , inaugurando lo studio spettroscopico dell ' atmosfera di Marte ( ) . Egli dimostrò che quest ' atmosfera comprende , fra i suoi componenti il vapor d ' acqua e l ' ossigeno . Con queste scoperte egli ha trovato un importante argomento in favore dell ' ipotesi da lui con molto ingegno e con gran copia di osservazioni sostenuta , che Marte sia pur sede della vita , come la Terra ; e che i fenomeni di variazione osservati sul pianeta sian dovuti principalmente alla vegetazione razionalmente governata da esseri intelligenti .
COSIMA ( DELEDDA GRAZIA , 1937 )
Narrativa ,
La casa era semplice , ma comoda : due camere per piano , grandi , un po ' basse , coi pianciti e i soffitti di legno ; imbiancate con la calce ; l ' ingresso diviso in mezzo da una parete : a destra la scala , la prima rampata di scalini di granito , il resto di ardesia ; a sinistra alcuni gradini che scendevano nella cantina . Il portoncino solido , fermato con un grosso gancio di ferro , aveva un battente che picchiava come un martello , e un catenaccio e una serratura con la chiave grande come quella di un castello . La stanza a sinistra dell ' ingresso era adibita a molti usi , con un letto alto e duro , uno scrittoio , un armadio ampio , di noce , sedie quasi rustiche , impagliate , verniciate allegramente di azzurro : quella a destra era la sala da pranzo , con un tavolo di castagno , sedie come le altre , un camino col pavimento battuto . Null ' altro . Un uscio solido pur esso e fermato da ganci e catenacci , metteva nella cucina . E la cucina era , come in tutte le case ancora patriarcali , l ' ambiente più abitato , più tiepido di vita e d ' intimità . C ' era il camino , ma anche un focolare centrale , segnato da quattro liste di pietra : e sopra , ad altezza d ' uomo , attaccato con quattro corde di pelo , alle grosse travi del soffitto di canne annerite dal fumo , un graticcio di un metro quadrato circa , sul quale stavano quasi sempre , esposte al fumo che le induriva , piccole forme di cacio pecorino , delle quali l ' odore si spandeva tutto intorno . E attaccata a sua volta a uno spigolo del graticcio , pendeva una lucerna primitiva , di ferro nero , a quattro becchi ; una specie di padellina quadrata , nel cui olio allo scoperto nuotava il lucignolo che si affacciava a uno dei becchi . Del resto tutto era semplice e antico nella cucina abbastanza grande , alta , bene illuminata da una finestra che dava sull ' orto e da uno sportello mobile dell ' uscio sul cortile . Nell ' angolo vicino alla finestra sorgeva il forno monumentale , col tubo in muratura e tre fornelli sull ' orlo : in un braciere accanto a questi si conservava , giorno e notte accesa e coperta di cenere , un po ' di brace , e sotto l ' acquaio di pietra , presso la finestra , non mancava mai , in una piccola conca di sughero , un po ' di carbone ; ma per lo più le vivande si cucinavano con la fiamma del camino o del focolare , su grossi treppiedi di ferro che potevano servire da sedili . Tutto era grande e solido , nelle masserizie della cucina ; la padella di rame accuratamente stagnate , le sedie basse intorno al camino , le panche , la scansia per le stoviglie , il mortaio di marmo per pestare il sale , la tavola e la mensola sulla quale , oltre alle pentole , stava un recipiente di legno sempre pieno di formaggio grattato , e un canestro di asfodelo col pane d ' orzo e il companatico per i servi . Gli oggetti più caratteristici erano sulla scansia ; ecco una fila di lumi di ottone , e accanto l ' oliera per riempirli , col lungo becco e simile a un arnese di alchimista : e il piccolo orcio di terra con l ' olio buono , e un armamento di caffettiere , e le antiche tazze rosse e gialle , e i piatti di stagno che parevano anch ' essi venuti da qualche scavo delle età preistoriche : e infine il tagliere pastorale , cioè un vassoio di legno , con l ' incavo , in un angolo , per il sale . Altri oggetti paesani davano all ' ambiente un colore inconfondibile : ecco una sella attaccata alla parete accanto alla porta , e accanto un lungo sacco di tessuto grezzo di lana , che serviva da mantello e da coperta al servo : e la bisaccia anch ' essa di lana , sulla quale alla notte dormiva , quando era in paese , lo stesso servo , pastore o contadino che fosse . Sull ' acquaio non mancava mai un paiolino di rame pieno d ' acqua attinta al pozzo del cortile , e su una panca l ' anfora di creta con l ' acqua potabile , faticosamente portata dalla fontana distante dall ' abitato . L ' acqua era allora un problema , e se ne misurava , d ' estate , ogni stilla ; a meno che non sopraggiungesse un buon acquazzone a riempire la tinozza collocata sotto il tubo di scolo dei tetti : eppure la pulizia più diligente , praticata a secco , rendeva piacevole tutta la casa . Dalla finestra , munita d ' inferriata , come tutte le altre del piano terreno , si vedeva il verde dell ' orto ; e fra questo verde il grigio e l ' azzurro dei monti . La porta invece , come si è detto , dava sul cortile triangolare , piuttosto lungo e occupata quasi a metà da una rustica tettoia dalla quale , per un usciolino , si andava nell ' orto . In fondo c ' era il pozzo , e , sotto il muro alto di cinta , una catasta di legna da ardere , rifugio di numerosi gatti e delle galline che vi nascondevano il nido delle uova . Un ' asse appoggiata su due ceppi , accanto al muro laterale della casa , ancora grezzo e sul quale , al primo piano , si apriva una sola finestra ( le finestre erano tutte senza persiane ) , serviva da sedile . E un grande portone fermato anch ' esso da ganci e stanghe , tinto di un color marrone scuro , dava sulla strada . Di giorno era quasi socchiuso , e , più che il portoncino della facciata , serviva per il passaggio degli abitanti e degli amici della casa . A questo portone , una mattina di maggio , si affaccia una bambina bruna , seria , con gli occhi castanei , limpidi e grandi , le mani e i piedi minuscoli , vestita di un grembiale grigiastro con le tasche , con le calze di grosso cotone grezzo e le scarpe rustiche a lacci , più paesana che borghese , e aspetta , dondolandosi , che passi qualcuno o qualcuno si affacci a una finestra di fronte , per comunicare una notizia importante . Ma la strada , stretta e sterrata , in quell ' ora fresca del mattino è ancora deserta come un sentiero di campagna , e nella vecchia casa di contro , anch ' essa con l ' alto muro di un cortile a fianco e un portone rossastro , non si vede nessuno . Questa casa è abitata da un canonico , un lungo e nero asceta taciturno , e da una sua giovane nipote intelligente , che avrebbe voluto farsi suora , ma dopo qualche mese di noviziato è stata rimandata a casa per la sua cagionevole salute . Gente per bene , semplice e austera . Il canonico si lamenta che nessuno , per la strada , lo saluti : è lui , invece , che cammina sempre ad occhi bassi e assorto nelle sue speculazioni religiose : la nipote , visto che Dio non l ' ha voluta in sposa , si compiace della corte discreta di un bel giovane ebanista , decisa però a non sposarlo perché non è un proprietario o un funzionario come converrebbe a lei . La bambina sul portone , sa queste cose , e considera i suoi vicini di casa come personaggi straordinari . Tutto , del resto , è straordinario per lei : pare venuta da un mondo diverso da quello dove vive , e la sua fantasia è piena di ricordi confusi di quel mondo di sogno , mentre la realtà di questo non le dispiace , se la guarda a modo suo , cioè anch ' esso copi colori della sua fantasia . Odori di campagna vengono dal fondo della strada ; il silenzio è profondo , e solo il rintocco delle ore e dei quarti suonati dall ' orologio della cattedrale , lo interrompono . Passano le rondini a volo , sul cielo azzurro denso , un po ' basso come nei paesaggi dei pittori spagnoli , ma anche le rondini sono silenziose . Finalmente una finestra si apre nella casa di fronte , e un viso bruno , coi grandi occhi velati dei miopi , si sporge a guardare qua e là negli sfondi della strada . È la signorina Peppina , la nipote del canonico . La bambina si solleva tutta , afferrandosi allo spigolo del portone per allungarsi meglio , e grida la notizia per lei importantissima : - Signora Peppina , abbiamo un bambino nuovo : un Sebastianino . Risultò poi che era una femmina : ma la bambina desiderava un fratellino ; e se lo era inventato , col nome e tutto . Soddisfatta , rientrò nella cucina e aspettò che la serva finisse di cuocere il latte per la colazione . Bisogna dire due parole di questa serva , che , a ricordarla , sembra anch ' essa una invenzione fuori della realtà . Si chiamava Nanna ; e adesso siede certamente alla destra di Dio , fedele ancora ai suoi padroni , nella schiera dei Patriarchi . Da venti anni era al servizio della casa , altri venti ne doveva trascorrere . Aveva allora trent ' anni ; era venuta bambina , da un tugurio di santi poveri , per badare al primo bambino dei padroni , che era morto dopo pochi mesi dalla nascita , ma lasciando il posto nella culla ad un altro . Primitiva era anche questa culla , come scavata nel tronco d ' un noce , senza veli né ornamenti , e non rimaneva mai vuota . Nanna era ancora una bella donna , con gli occhi castanei di cane buono , un mazzetto di peli all ' angolo destro della bocca , i seni lunghi e bassi delle razze schiave . Schiava non era certo , in quella casa , e tutto le veniva affidato , compresi i bambini , che dormivano con lei , e che lei si trascinava appresso quando andava per le commissioni . Se lavorava giorno e notte lo faceva volontariamente : andava a prendere l ' acqua alla fontana , a lavare i panni lontano , dove si trovasse qualche rigagnolo , puliva la farina e faceva , con la padrona , il pane di frumento e quello di orzo : andava a battere gli olivi nel podere , a cogliere ghiande per il maiale , nel bosco della montagna ; spaccava la legna , dava da mangiare al cavallo ; le toccava anche di spazzare il tratto di strada davanti alla casa , poiché il Comune non se ne incaricava ; e al tempo della vendemmia pigiava l ' uva coi suoi forti piedi nudi rivestiti d ' una pelle che sembrava conciata . E lo stipendio glielo serbava il padrone , che lo metteva a frutto : quando ella aveva avuto venti anni ed era bella e quasi bionda i maligni dicevano che il padrone aveva un debole per lei ; ma erano chiacchiere e il tempo le dissipò . Ecco adesso ella cuoce attenta il latte sul fornello sopra il forno grande : per l ' occasione del parto della padrona si è messa le scarpe , senza calze s ' intende , pronta a tutti gli ordini : una ruga le solca la fronte e le sue orecchie sono tese come quelle delle lepri . La responsabilità della casa è adesso tutta sua , ed ella profitta della sua padronanza solo per sorbirsi qualche tazzina di caffè in più , sola sua passione . I ragazzi vengono uno ad uno a prendere il caffè e latte , che ella versa nelle rotonde tazze di creta gialla e rossa : anche i più grandi , che sono maschi e frequentano già il ginnasio della piccola città . Il maggiore , Santus , è un bel ragazzo col profilo e gli occhi grandi , d ' un grigio celeste , dalla sclerotica azzurra : ha un ' aria pensosa e leale , veste già con qualche ricercatezza , e mentre beve il suo caffè e latte finisce di ripassare la lezione di latino . L ' avvenimento della casa non lo sorprende né lo turba : ne conosce il mistero e lo accetta come una cosa naturale . I suoi sensi sono calmi , quasi freddi : la fantasia misurata . Non ama le donne , non pensa che a studiare , approfondire le cose della vita , ma attraverso i libri . No , non ho fantasia , ma forse anche lui è un po ' visionario , come la sorella piccola , e viene da un mondo lontano dalla cruda realtà . Ha fretta di andare a scuola , coi libri ben legati con una cinghia , e non si preoccupa se l ' altro fratello invece ritarda e forse dorme ancora nella loro camera all ' ultimo piano che ha due finestre , una sulla facciata , l ' altra sui tetti sottostanti della dispensa e della rimessa e di altri ripostigli . E infatti prima di lui scendono le due sorelle maggiori , Enza e Giovanna , che vanno anch ' esse a scuola , piccole di statura , quasi eguali come due gemelle , con gli occhi celesti e i capelli neri stretti stretti in una treccia che finisce con un ricciolo . I loro vestiti sono davvero buffi , con la sottana larga e lunga allacciata alla vita intorno alla camicetta a sprone con le maniche abbondanti : il tutto di un tessuto a striscie colorate : della stessa stoffa è la borsa per i libri : hanno anch ' esse le calze bianche e gli scarponcini coi chiodi ; e in testa fazzoletti di seta che già però esse annodano con civetteria sulla guancia sinistra , lasciando scoperti i capelli fino a metà testa . La piccola , Cosima , che ancora non ha l ' età di andare a scuola , le guarda con ammirazione e invidia , ma anche con un certo timore , poiché esse , specialmente Enza , non solo non giocano volentieri con lei , ma le prodigano pugni , spintoni e bòtte e parolacce : tutta roba imparata dalle compagne di scuola . Più buono , con lei , è il fratello Andrea . Ecco che , quando le due sorelle sono già anch ' esse avviate a scuola , il ragazzo scende , ma disdegna di prendere il caffè e latte ; roba di donnicciuole , dice . Lui mangerebbe già una fetta di carne rossa mezzo cruda , e non essendoci questa si contenta di tirar giù il canestro dei servi e rosicchia coi suoi forti denti il pane duro e una crosta di formaggio . Nanna gli va appresso supplichevole , con la tazza colma in mano : poiché questo Andrea è il suo idolo maggiore , il suo affanno e la sua preoccupazione . - Mi sembri un pastore , - dice , mettendogli davanti la tazza . - Prendi questo ; prendi , agnello ; il maestro ti sentirà l ' odore di formaggio . - E lui , chi è ? Io sono un pastore ricco , ma lui è un povero accattone , un ubriacone pidocchioso . Così parla Andrea del suo professore di latino ; e lo dice con convinzione poiché tutta la gente che vive di lavoro intellettuale è per lui più povera dei mandriani e dei manovali . La sua mentalità è davvero da ricco pastore , che fa una vita rude ma ha bestiame , terre e denaro ; e sopra tutto libertà di azione , tanto per il bene come per il male . Anche la sua persona è tozza , squadrata , le vesti trasandate ; ma la testa è caratteristica , possente , tutta capelli nerissimi ; il profilo è camuso , con le labbra sensuali ; gli occhi d ' un grigio dorato , corruscanti come quelli del falco . Non ama lo studio , ed è felice solo quando può scappare di casa , a cavallo , come un centauro adolescente . Nessuno gli ha insegnato a cavalcare : eppure egli monta anche senza sella sui puledri indomiti , e i suoi urli per aizzarli gareggiano coi loro nitriti . Nell ' accorgersi di Cosima , che se ne stava quieta seduta su una seggiolina bassa , con la scodella in grembo , le sorrise e prima di uscire le si avvicinò dicendole sottovoce , con un accento sommesso di complicità : - Domenica ti porterò , a cavallo , al Monte : ma zitta , eh ! I grandi occhi di lei si aprirono , lucenti di gioia e di speranza : e questa promessa del fratello , piena di lusinghe e di visioni straordinarie , si mischiò alle sue fantasticherie , intorno al mistero della creatura nata quella notte in casa , venuta non si sa di dove , come , né perché . Questa nascita , inoltre , portava un certo cambiamento di vita . Le due sorelle maggiori dovevano sistemarsi nella camera alta , per lasciare posto , nel letto di Nanna , a lei Cosima , e alla piccola Beppa che ancora dormiva nella culla in camera dei genitori . Beppa aveva circa tre anni , ma ne dimostrava di meno e ancora non parlava bene perché aveva la cartilagine sotto la lingua più corta del solito : e si parlava di fare un piccolo taglio per sciogliere la lingua dal suo impaccio . Ecco che anche lei fa comparsa in cucina , portata a mano dalla nonna . La nonna non viveva con loro ma aveva passato la notte in casa per assistere , lei , col solo aiuto di Nanna , la figlia partoriente . E tutto era andato bene , senza strepiti , senza disordine . Adesso la puerpera e la bambina riposavano , e anche il padre , che aveva vegliato tutta la notte leggendo o passeggiando silenzioso nella camera attigua a quella della moglie , s ' era addormentato su un vecchio sofà . La nonna invece non sentiva il bisogno di dormire , sebbene fosse una piccolissima donna fragile , quasi nana , con mani e piedi da bambina ; e anche gli occhi color nocciola , con lunghe ciglia nere , erano pieni d ' innocenza , come mai avessero veduto l ' ombra del male . Una cuffietta di panno nero le raccoglieva i capelli già bianchi , ma qualche ricciolo scappava sulla nuca e sulle orecchie , e le dava un ' aria sbarazzina . Le nipotine la consideravano come una loro eguale , mentre avevano suggezione della madre , e Cosima provava uno strano senso di sogno quando la vedeva comparire d ' improvviso . Ma più che di sogno era un senso fisico di ricordo inafferrabile , una lieve vertigine , come un baleno sanguigno , che più tardi ella si spiegò col crederlo un affiorare e subito di nuovo sommergersi di vita anteriore rimasta o rinata nel subcosciente . La nonna , poi , le ricordava , - ma questo un po ' volontariamente , - certe donnine favolose , o piccole fate , buone o cattive secondo l ' occasione , che la leggenda popolare affermava abitassero un tempo in piccole case di pietra , scavate nella roccia , specialmente negli altipiani granitici del luogo . E queste minuscole abitazioni preistoriche esistevano ed esistono ancora , monumenti megalitici che risalgono a epoche remote , chiamati appunto le Case delle piccole Fate . La nonnina prese il caffè , fece mangiare e poi lavò la piccola , e infine mandò la serva a fare la spesa : spesa presto fatta , poiché in casa c ' erano tutte le provviste , compreso il pane , e non si trattava che di comprare la carne per il brodo , o un po ' di pesce , se per caso raro venuto dalla spiaggia orientale dell ' isola . Cosima , con la sua scodella vuota , era incerta se seguire la serva nella breve uscita mattutina , o eseguire un suo progetto . Voleva penetrare nella camera della mamma e vedere la bambina ; profittò quindi del momento in cui la nonna attingeva l ' acqua dal pozzo , per infilarsi nelle scale silenziose . Dopo la prima rampata , tutta di scalini di granito , su un piccolo pianerottolo si apriva l ' uscio di una specie di dispensa , col pavimento di legno e il soffitto , come quello della cucina , di canne che formavano un graticcio solido e fresco . Di solito l ' uscio era chiuso a chiave : questa volta , nella confusione della notte , era stato lasciato aperto . E prima di proseguire verso la sua mèta , Cosima non esitò ad esplorare la grande stanza , che anch ' essa rappresentava per lei un ripostiglio di misteri . E ce n ' era ragione : poiché le cose e gli oggetti più disparati stavano raccolti là dentro , in una vaga luce che penetrava dallo sportello di una finestra tutta d ' un pezzo , aperto su un lontano sfondo di orizzonte montuoso . Mucchi di frumento , di orzo , di mandorle , di patate , occupavano gli angoli , mentre una tavola lunga era sovraccarica di lardo e di salumi , e intorno i cestini di asfodelo pieni di fave , fagiuoli , lenticchie e ceci , facevano corte agli orci di strutto , di conserve , di pomidori secchi e salati . Ma quello che più attirava la bramosia di Cosima erano alcuni grappoli d ' uva e di pere raggrinzite che ancora pendevano da una delle travi di sostegno del soffitto : un ' ape , o una vespa che fosse , vi ronzava intorno beata , mentre a lei non era permesso di toccare un acino : sapeva però che c ' era una canna , spaccata in cima , per staccare il giunco che legava i grappolo e tirarli giù in salvamento : la trovò , dietro l ' uscio , la sollevò come lo scaccino quando accende in alto le candele : l ' ape volò via , un grappolo fu afferrato , ma a metà discesa scappò dei denti della canna , cadde , si sciolse sul pavimento come una collana rotta . Sulle prime ella si sbigottì ; poi pensò che la mamma , la più severa della casa , non poteva accorgersi del piccolo disastro ; e con una pazienza di volontà che lei sola possedeva , raccolse uno per uno gli acini , li mise dentro il suo fazzoletto , fece sparire i raspi e il giunco , ripose la canna , e quando ogni traccia del danno scomparve , pensò che sarebbe anche lei stata buona , come sentiva raccontare dai servi quando ritornavano di campagna , a commettere un furto , un abigeato , e farne sparire le traccie in modo che nessuno avrebbe mai sospettato il vero colpevole . Queste fantasie barbariche non le mancavano nella mente ; ma erano gli stessi servi e gli altri paesani che frequentavano la casa , e spesso anche i borghesi , i parenti , gli amici del babbo , gli ospiti che venivano dai paesi dei monti e delle valli , a seminarle nei fanciulli curiosi e sensibili coi racconti delle avventure brigantesche che allora fiorivano come un residuo di imprese e di guerriglie medioevali , in un raggio di chilometri e chilometri intorno . Con questi fermenti , i ragazzi però venivano su anche coraggiosi , pronti a combattere coi malviventi , e le ragazza , anche se piccole , come Cosima , avevano già istinti di amazzoni . La educazione materna , tutta religione e austerità , smorzava fin che poteva la vivezza interiore dei figli ; e più ancora avrebbe fatto quella paterna , poiché il capo della famiglia , il signor Antonio , era l ' uomo più mite e giusto della regione : ma egli era troppo occupato nei suoi affari , spinto dal bisogno di assicurare una solida agiatezza ai figli , per potersi dedicare anche alla loro ricchezza spirituale . Li mandava a scuola , è vero , e in sua presenza essi , sia per rispetto e affetto naturali verso di lui , sia per ipocrisia , si mostravano buoni e beneducati . Cosima , poi , sentiva per lui un senso sconfinato di confidenza e qualche volta anche di ammirazione . Non si preoccupò , quindi , nel vederlo apparire in alto , sul pianerottolo del primo piano , mentre ella saliva il secondo rampante delle scale . Adesso gli scalini erano di lavagna , bene illuminati dalla finestra del pianerottolo : e questo era grande come una camera , con un armadio a muro ricoperto da una tendina di percalle , la macchina da cucire e alcune sedie ; e vi si aprivano gli usci della camera matrimoniale e di un ' altra che serviva anch ' essa per gli ospiti , quando erano più di uno , il che avveniva spesso . Da questa camera , che era la meglio arredata della casa , con due finestre , una sulla strada l ' altra sul cortile , il sofà e un tavolino rotondo intarsiato di legno bianco , usciva appunto in quel momento il signor Antonio , fermandosi ad origliare all ' uscio della moglie . Nell ' accorgersi della piccola Cosima le accennò di non far rumore : ed ella si fermò appoggiata alla parte della scala , intimidita ma non troppo . Il babbo era sopra di lei ; le sembrava alto , quasi gigantesco , mentre invece era piccolo e un po ' grasso . Ma se le gambe erano corte , il busto era forte , grande , e la testa grossa , calva , con una ghirlandina di ricciolo già grigi che dalle orecchie rosee pendeva intorno alla nuca possente . E anche il viso sembrava a Cosima il più straordinario di tutti quelli che conosceva : un viso in realtà pieno di carattere , con la fronte alta , il naso corto a scarpa , la bocca piccola e stretta fra il grande labbro superiore e il mento quadrato . Glabro ma sempre con un po ' di prepotente peluria sulle guancie larghe , aveva , quel viso semplice di paesano diventato borghese , i segni e i solchi di una intelligenza e di una saggezza non comuni ; e gli occhi grigi o azzurri o verdastri secondo la luce del momento , potevano essere quelli di un santo ma anche quelli di un guerriero . In quel momento erano azzurri , quasi riflettendo il colore del cielo sopra la finestra , e ammiccavano infantilmente verso la bambina appoggiata alla parete ; ma subito si fecero grigi , poiché nella camera si udiva un vagito . Allora accennò a Cosima di salire e aprì l ' uscio . La bambina si sentì battere il cuore . Come faceva il padre a indovinare il suo desiderio ? Si trovò nella camera , dietro di lui , e rivide le note cose : il letto grande con una sopracoperta di percalle a fiori , la consolle di noce , che era il mobile più elegante della casa , i quadri , il caminetto bianco : ma tutto le parve mutato , come se una luce di miracolo avesse dato alle cose un aspetto diverso , d ' incantamento , come quando si vedono riflesse nell ' acqua od anche sui vetro spalancati di una finestra ; e quel riverbero si spandeva da una fonte straordinaria : da un canestro di asfodelo , deposto sulla pietra del camino , e dove , fra cuscini e pannolini , era la neonata . Fasciata con le manine dentro , come allora si usava , aveva la testina coperta da una cuffietta di trina rosa ; e da questa cuffietta il viso rosso , gonfio , con la bocca già spalancata al pianto , dava l ' idea di un boccio che si spacca per fiorire . Per Cosima fu una delusione : poiché ella si era immaginata la nuova sorellina già tutta ricciuta , bionda e levigata come il bambino che nel quadro sopra il letto era tenuto in braccio da un bonario e rossastri san Giuseppe , e da qualunque parte lo si guardasse volgeva gli occhioni celesti come un pargolo vivo . La madre sonnecchiava : lei sola non era cambiata , col suo pallido viso dal naso un po ' aquilino , la bocca già appassita e i capelli già grigi : né giovane né vecchia , come la bambina l ' aveva sempre conosciuta ; né allegra né triste , quasi impassibile e quasi enigmatica . Quando al padre parve che Cosima avesse soddisfatto la sua curiosità , le accennò di andarsene ; ed ella se ne andò , ma profittando sempre dell ' occasione continuò ad esplorare la casa . Visitò la camera dall ' altro lato del pianerottolo ; passò il dito sugli intarsi del vecchio sofà le cui molle si erano abbassate . Le piacevano i mobili diversi dai soliti di casa ; e invero anche le sedie imbottite , di noce e di stoffa verdastra , che completavano l ' arredamento di quella camera quasi signorile , erano interessanti ; poiché il sedile era mobile e si poteva toglierlo dal fondo della sedia per spazzolarlo con comodo . Ecco che ella ne solleva uno piano piano , osservandone l ' imbottitura interna sostenuta da striscie di grossa tela ; e pensa che se avesse qualche cosa da nascondere , quello sarebbe il posto migliore . Nascondere ! Questa , anche , era una delle sue più segrete e forti aspirazioni , e questa , anche , si spiegò più tardi , collegandola all ' istinto degli avi che vivevano sulle montagne e nascondevano le loro cose per sottrarle alla rapina dei nemici . Poi ritornò sulla scala ; altre cose interessanti , per lei , erano una finestrina vuota aperta sulla parete interna fra una rampata e l ' altra , e , affaciandovisi , ella fantasticava un precipizio , una cascata di lava soffermatasi con quei gradini azzurrognolo ; e sopra tutto una finestra più grande , segnata ma non aperta sull ' alto della parere che finiva sul soffitto . Chi aveva segnato quell ' apertura che non si apriva , quel rettangolo scavato sul muro che , se sfondato , avrebbe lasciato vedere un grande orizzonte di cielo e di lontananza ? Forse era stato un capriccio del muratore , forse si pensava a una sopraelevazione della casa , cui sarebbe stata poi utile quell ' apertura : ad ogni modo , Cosima si incantava ogni volta a guardarla ; l ' apriva con la sua fantasia , e mai in vita sua vide un orizzonte più ampio e favoloso di quello che si immaginava nello sfondo di quel segno polveroso e pieno di ragnatele . Però , anche l ' armadio a muro del pianerottolo , era della stessa famiglia ; e poiché nella camera della madre s ' era di nuovo fatto silenzio , ella ridiscese cauta , e sollevò la tendina di percalle a fiori rossi e gialli . Tante cose straordinarie arricchivano le due mensole trasversali : a quella più alta Cosima non poteva arrivarci , e doveva allontanarsi di due passi per vederci bene ; ed era giusto che le cose lassù non dovessero toccarsi , come non si toccano i sacri oggetti dell ' altare . Con l ' altare la mensola aveva qualche rassomiglianza , coi quattro candelabri in fila , due di ottone , due di rame ; e in mezzo un vaso di vetro ; ma l ' oggetto più meraviglioso era un grande piatto di cristallo , finemente inciso come nel diamante appoggiato alla parete di fondo ; Cosima non ricordava di averlo mai veduto adoperare , e neppure aveva un ' idea dell ' uso che poteva farsene ; questo lo rendeva più raro , quasi misterioso : le pareva , vagamente , un simbolo , un piatto sacro , proveniente da antichi tesori , e magari una immagine del sole , della luna , dell ' ostensorio quando il sacerdote lo innalza e lo fa vedere alle folle adoranti . E lei lo adorava davvero quel piatto , alto , intoccabile ; lo adorava , - e questo anche lo capì molto più tardi , - perché rappresentava l ' arte e la bellezza . Nella mensola di sotto c ' erano stoviglie , ampolle , e alcune tazze per caffè , bellissime anch ' esse , dipinte di rose pallide e dorature delicate ; e i relativi cucchiaini di ottone , col manico lavorato ; fin qui il dito di Cosima poteva arrivare , ma solo il dito , per sfiorare una rosellina sul candore della porcellana , come si sfiora una rosa vera che è proibito di cogliere ; poi la tenda ricade , come un sipario , su quell ' altare , su quel giardino ; ed ella ritorna sulla scala , conta i gradini , è sull ' ultimo pianerottolo , quasi eguale a quello di sotto ; ma invece dell ' armadio a muro c ' è qui un ' altra comodità : due fornelli , caso mai si dovesse un giorno servirsi di quell ' ambiente per uso di cucina . E la piccola sognatrice pensa che un giorno dovrà anche lei sposarsi , come la madre , come le zie , e abitare lassù . E in quei fornelli manipolare i cibi per sé e la famiglia . Per adesso le due camere , a destra e a sinistra , coi pavimenti di legno quasi ancora grezzo , sono le più povere della casa ; con lettini di ferro , i paglierecci pieni di foglie crepitanti di granone , una tavola , alcune sedie . Ma in quella dei ragazzi esiste pure una grande ricchezza ; uno scaffale pieno di libri : libri vecchi e libri nuovi , alcuni di scuola , altri comprati da Santus nell ' unica libreria della piccola città . Cosima non sa ancora leggere , ma capisce le figure , e sebbene anche qui sia proibito di toccare , apre piano piano un grande libro di fogli grossi , anzi di cartoni color cilestrino , tutti segnati di punti gialli , ch ' ella sa che cosa sono : sono le stelle , nell ' atlante celeste . Dopo di che non le rimane che guardare dalle finestre aperte ; una sulla strada , l ' altra sullo spazio dell ' orto e poi su degli orti attigui , fin dove questi scendono alla valle invisibile , dalla quale si sollevano i monti : monti grigi vicini , con macchie di boschi , con profili marcati di roccie , con torri di granito : monti più lontani , di calcare azzurrognolo , quasi luminosi al sole di maggio ; e altri monti ancora , più alti , più azzurri , evanescenti , monti di leggenda e di sogno . La finestra che guarda è meno pittoresca , ma anch ' essa interessante e viva . Solo un breve marciapiede corre davanti la casa : il resto della strada è selciato di ciottoli , con una cunetta centrale per lo scolo dell ' acqua piovana . Le case sono abbastanza civili ; appartengono quasi tutte ai parenti del signor Antonio . Quella in fondo è del fratello prete , don Ignazio tabaccone e trasandato ; poi viene quella di zia Paolina , vedova benestante con figli pastori e agricoltore ; poi anche quella di zia Tonia , anche lei benestante , con un figlio che studia per droghiere . Il padre di questo ragazzo è morto , tuttavia zia Tonia non è vedova ; poiché ha preso un secondo marito , ma dopo un mese di matrimonio lo ha cacciato via di casa , e infine si è separata legalmente da lui ; è una donna simpatica , energica , intelligente , e le persone più gioviali del quartiere la visitano giornalmente nelle ore di riposo ; giocano a carte , discutono , combinano burle , mascherate di carnevale , tengono allegro tutto il vicinato . La casa più importante è però quella abitata dal canonico , di fronte : un vero fortilizio , con cortili e giardini interni , uno dei quali , quasi pensile , pieno di rose , di melograni , con un gelso alto carico di piccolo frutti violetti . Di là si stende un panorama di case e casupole che formano il quartiere più caratteristico e popolare della piccola città , e il campanile bianco della chiesa del Rosario emerge sopra i tetti bassi e scuri come un faro tra gli scogli . Adesso il signor Antonio è nella stanza al pianterreno , seduto allo scrittoio , e sbriga la sua corrispondenza , adoperando certi grandi fogli a quadretti che , scritta con la sua nitida e sobria calligrafia la lettera , egli piega in modo da formare una busta e questa ferma e sigilla con certe piccole ostie colorate che sono una delle altre attrazioni di Cosima . La corrispondenza riguarda quasi tutta affari abbastanza ingenti ; una delle lettere è indirizzata a uno spedizioniere della costa , che si occupa di caricare su un battello mercantile partite di carbone vegetale e di cenere spedite dal signor Antonio ; un ' altra per un proprietario che vuol vendere un bosco , appunto per il taglio da ridurre a carbone e cenere ; un ' altra ad un capomacchia dell ' Appennino pistoiese , che deve arrivare con un nucleo di operai sul posto , specializzati per la lavorazione delle carbonaie . Ma c ' è anche una lettera di amicizia , per il signor Francesco , possidente , di un paese distante cinque ore di viaggio a cavallo dalla piccola città . Da tanti anni il signor Antonio e il signor Francesco sono amici , anzi compari , poiché il secondo ha tenuto a battesimo la piccola Cosima ; adesso l ' amico gli scrive per annunziargli la nascita dell ' ultima bambina , e lo invita per la nuova festa battesimale . Poi cominciarono ad arrivare le visite . Dapprima fu don Sebastiano , il fratello della puerpera . In quel tempo i preti sceglievano la loro carriera per non saper che altro fare ; ma lo zio Sebastiano , sebbene di famiglia povera , aveva scelta la sua per vocazione sincera . Era un uomo intelligente e anche colto , che sapeva di lettere e di latino , tanto che una volta , essendo stato a Roma , con un sacerdote polacco che non conosceva l ' italiano si erano perfettamente intesi nella lingua di Cicerone . Al contrario dell ' altro prete di famiglia , don Ignazio , fratello del signor Antonio , egli amava la povertà , era di umore allegro , e l ' unica sua debolezza era di mandar giù , fin dalla mattina , bicchierini di acquavite e di vino buono . Fu Cosima a riceverlo , poiché il padre finiva le sue lettere : egli sedette a gambe aperte , nella stanza da pranzo , tirando su la sottana sui pantaloni neri sui quali pendevano due larghe tasche colme di carte , di libri e di altre cose ; mise il cappello sulla sedia accanto e il suo viso roseo e sodo , col naso corto , s ' illuminò di gioia quando la serva gli portò un calice di vino bianco . Anche la manina piccola gli si era avvicinata con confidenza , e tirava una di quelle tasche misteriose che attiravano a lui i fanciulli come comandava Gesù : anzi , la manina di lei s ' introdusse nella spaccatura di quella specie di bisaccia , e ne trasse un piccolo dolce schiacciato nel suo involucro di carta velina . Cosima volle sgridarla ; le diede un colpettino sulla mano , ma avrebbe voluto frugare anche lei , e più a fondo , nelle tasche dello zio . Egli lasciava fare , ridendo ; poi prese entrambe le bambine fra le sue gambe e le strinse piuttosto forte , mentre traeva dolci , frutta secche e giuggiole dalla profondità delle saccocce . Ne trasse anche due numeri della Unità cattolica , il giornale listato a nero per il lutto del perduto potere temporale del pontefice , e li porse al signor Antonio , entrato in qual momento . Era il solo giornale che essi leggevano , passandoselo uno con l ' altro ; e anche quella mattina discussero l ' articolo di fondo di don Margotti , e poi la critica acerba che si faceva alla moglie di un ministro del Governo usurpatore ; poiché la signora era intervenuta ad una festa da ballo con un vestito che si diceva costasse la favolosa somma di venti mila lire . Poi andarono tutti , comprese le bambine che si attaccavano alla sottana dello zio come a quella di una donna , a vedere la puerpera . Fu , quello , un inverno lungo e crudelissimo , quale mai non s ' era conosciuto . Prima venne una gran neve che seppellì i monti e i paesi ; davanti alla casa si alzò , in una notte , oltre un metro e si dovette praticare una scia , in mezzo , per poter passare senza affondarsi . I ragazzi , sulle prime , erano felici , specialmente quelli che avevano la scusa di non andare a scuola . Andrea fece nell ' orto una grande statua monumentale , con due castagne per pupille e un berretto di pelo in testa : Santus invece tentò di andare a scuola , ma dovette tornare indietro perché le Scuole erano in un antico Convento al limite estremo della cittadina e la neve era così alta che non ci si poteva arrivare . Allora lo studente si chiuse nella camera alta , con un freddo siberiano , e si mise a studiare . Quella che più si divertiva era Cosima . Per la prima volta vedeva la neve in tutta la sua terribile bellezza , e le cose le sembravano infinitamente grandi , trasformate in nuvole . Un altro spettacolo per lei meraviglioso era il fuoco . Tutti i camini erano accesi e anche il focolare centrale della cucina ; pareva che la fiamma scaturisse naturale dal pavimento , piegandosi di qua e di là curiosa e quasi desiderosa di staccarsi e correre intorno ; il fumo saliva verso il soffitto e verso ogni apertura , ma tornava indietro come respinto dal freddo di fuori , e allora si faceva dispettoso e annoiava la gente . Per fortuna un servo era tornato il giorno prima dal seminerio , cioè dai campi ove seminava il grano , e adesso , bloccato dalla neve , restava in casa e si rendeva utile in cento modi : spezzava la legna sotto la tettoia , badava al cavallo confinato nella stalla , al maiale e alle galline rattrappite dal freddo , attizzava il fuoco , attingeva l ' acqua dal pozzo , e infine andò anche in cerca di un po ' di carne per fare il brodo ai padroni . Le altre provviste erano tutte in casa , e non c ' era da aver paura anche se la neve durava per settimane intere . Verso sera infatti ricominciò a cadere , fitta e incessante ; furono chiuse e sprangate porte e finestre , quasi contro un nemico , e nel silenzio profondo le voci della casa vibrarono come in un rifugio di montagna . Nella stanza da pranzo , c ' era anche un braciere intorno al quale sedevano la madre e le bambine : Cosima cercò di prender posto fra le sorelle , ma le due , al solito , la respinsero e la punzecchiarono , nonostante i rimproveri della madre : paziente e silenziosa ella si ritrasse e se ne andò in cucina . Lì si stava forse meglio , sebbene il fumo continuasse a velare l ' ambiente . La serva sedeva davanti al camino e già sonnecchiava , mentre il servo stava lontano dal fuoco , poiché un uomo forte non ha e non deve avere freddo , e , per spirito d ' imitazione , Andrea gli sedeva accanto , entrambi su due seggioline basse . Cosima a sua volta sedette a fianco della serva e le posò la testa sul grembo un po ' grasso e tiepido . Il servo era un uomo dei paesi : si chiamava Proto ; basso e tozzo , con una gran barba rossiccia quadrata e gli occhi verdognoli , aveva un aspetto quasi fratesco ; e infatti era molto religioso e semplice , di una innata bontà francescana ; raccontava sempre storie di Santi , sebbene Andrea e la stessa Cosima preferissero leggende o racconti briganteschi : ma questi egli li lasciava all ' altro servo , che era amico dei latitanti ed anche dei banditi : per contentare i padroncini Proto sceglieva una via di mezzo e narrava certe lunghe favole che sembravano romanzi . - Questa , - diceva quella sera , - non è inventata : è proprio vera , ed è accaduta quando io ero bambino . Al mio paese l ' inverno è più lungo e rigido di questo , perché stiamo sui monti , e i pastori devono scendere con le greggie a svernare in pianura , le donne non escono mai di casa , i mufloni scendono dalle cime in cerca di cibo . - Anche i lupi ? - domanda Andrea . - No , lupi non ce ne sono . Siamo gente buona , noi , e anche le bestie sono buone . Non c ' è animale più dolce del muflone , che è una specie di capra selvatica , ma più bello e agile della capra ; e assolutamente innocuo . I cacciatori che lo prendono , e vengono anche molto di lontano per questo , sono più crudeli del più selvatico di essi . Una volta , dunque , uno di questi buoni animali , spinto dalla fame , scese fino all ' ultima casa del paese e vi si aggirò intorno tutta la notte . Ora dovete sapere che in quella casa viveva una fanciulla il cui fidanzato , ricco pastore di pecore , era un mese avanti partito per i pascoli del sud : ma durante il viaggio si era ammalato , di polmonite , e adesso giaceva in un paese lontano , mentre i suoi servi continuavano il viaggio col gregge . Il dolore più grave opprimeva la ragazza : avrebbe voluto raggiungere il fidanzato , ma i genitori non lo permettevano . Quindi piangeva sempre e alla notte non dormiva . Sentì dunque il lieve fruscìo che il muflone destava intorno alla casa . Sulle prime si spaventò , credendo fossero i ladri ; poi pensò che forse il fidanzato era morto e il suo spirito , ritornato nei luoghi della loro felicità , la cercasse . Allora si alzò e aprì la finestra . La notte era fredda , ma serena e senza neve . La luna illuminava la china del monte , che scendeva fino alla casa : e in quel chiarore la ragazza vide il muflone , che frugava qua e là in cerca di cibo : era una graziosa bestia , col pelo color rame lucidato dal freddo , gli occhi grandi e dolci scintillanti alla luna . Ella pensò : è certamente il suo spirito , che ha preso questa forma e viene a salutarmi prima di andarsene all ' altro mondo . Scese al pian terreno e socchiuse la porta : la bestia , però , fuggì . Allora lei si mise il cappuccio e andò verso una muriccia sotto la china del monte : il muflone non tornava , ed ella si persuase che non era lo spirito . Rientrò in casa , e mise fuori della porta un canestro con fieno ed orzo : e poco dopo sentì il ruminare del muflone affamato . La notte dopo fu la stessa cosa . La terza notte ella lasciò la porta aperta e mise il canestro sulla soglia . Seduta accanto al focolare , vide la bestia avanzarsi , tornare indietro , avanzarsi ancora e mangiare . Alla quarta notte mise il canestro nell ' interno della cucina , accanto alla porta spalancata : e la bestia si fece coraggio ed entrò . Così , un po ' alla volta , divennero amici ; ed ella si affezionò talmente al suo protetto , che provò quasi sollievo alla sua pena . Lo aspettava tutte le notti , come un innamorato , e se esso tardava s ' inquietava per lui . Non raccontava a nessuno l ' avventura , per timore che qualcuno molestasse la bestia : la raccontò solo al fidanzato , quando tornò , guarito , in primavera ; e Alessio , così si chiamava il giovine , divenne stranamente geloso . Ma il muflone , adesso , non scendeva più dai monti : non aveva più fame ; inoltre , nel tempo bello la gente stava fuori e poteva dargli la caccia . La fanciulla credette di non rivederlo più : si sposò in autunno ; e ai primi d ' inverno lo sposo dovette ripartire con la greggia , i servi , i cani . Ed ecco , la notte stessa , freddissima notte di gelo , il muflone ritornò : ella lo sentì battere le corna alla porta e scese ad aprire col cuore che le pulsava come per un appuntamento clandestino . La storia ricominciò : il muflone si aggirava famigliarmente nella cucina , come un cane , si avvicinava al fuoco ; e la sposa gli raccontava sottovoce tutte le sue vicende . Ella non era superstiziosa ; non credeva , come altre donne del paese , che gli spiriti e spesso anche gli uomini vivi si trasformino in bestie , specialmente di notte : ci aveva creduto un momento , al primo apparire del muflone , quando si sentiva infelice per la malattia del fidanzato ; ma adesso che era felice pensava che la bestia per sé stessa era una creatura straordinaria , sì , ma semplicemente bestia , che le voleva bene . E anche lei gliene voleva ; avrebbe voluto tenerselo in casa ; le dispiaceva però tenerlo prigioniero e così , dopo la solita visita , gli riapriva la porta . E adesso viene la cosa importante . Per Natale tornò lo sposo . Ella fu incerta se raccontargli o no la sua avventura : però non nascose una certa inquietudine , e , come nelle prime notti , mise il canestro col fieno e l ' orzo fuori della porta . Il mattino dopo lo trovò intatto : segno che la bestia non era venuta . E non tornò , per tutte le notti che lo sposo restò in paese . Allora un senso di superstizione riprese la giovine donna . Si , certo , il muflone doveva avere qualche cosa di umano : dimostrava troppa intelligenza per essere solamente un animale selvatico . D ' altra parte ella pensava che potevano averlo ucciso , e ne provava un vago dolore . Lo sposo se ne accorgeva , e non sapeva se riderne o irritarsi : poiché qualcuno gli aveva riferito che una voce correva in paese : cioè che la sposa , sebbene da così poche settimane maritata , apriva la notte la porta a un uomo misterioso , venuto di lontano , che correva in modo da non lasciarsi distinguere . Ed ecco il giovane marito riparte ; la casetta rimane di nuovo triste senza di lui ; il paese è coperto di neve . La sposa veglia ; aspetta il suo amico , ma senza troppa speranza di rivederlo . Invece il muflone , come avvertito da un istinto sovrannaturale , ritorna : ella lo accoglie tremante , lo nutre , lo accarezza , lo sente palpitare e ansare , quasi aspetta di sentirlo parlare . E osserva che la bestia , questa volta , non ha fretta di andarsene . E ancora ella è tentata di tenerselo in casa ; che male ci sarebbe ! Finalmente si decide a riaprire la porta , e l ' amico riparte : un minuto , e di dietro dalla muriccia bianca di neve parte un colpo di fucile : la bestia cade ; nel silenzio grande si sentono i cani abbaiare e qualche finestrina si apre : la sposa ha un presentimento ; aspetta che tutto sia di nuovo quieto ; esce ; al chiarore della neve si avanza fino alla muriccia e trova il muflone ucciso , con gli occhioni spalancati che brillano ancora di dolore . Ella lo coprì di neve , con le sue mani ; poi tutta la notte pianse . Non si accennò all ' avventura ; e quando le nevi si sciolsero e fu ritrovata la spoglia del muflone lo si credette morto di fame e di assideramento . Non se ne parlò più ; neppure col marito , quando egli fu di ritorno ; ma una cosa terribile accadde . In settembre nacque alla giovane sposa un bambino : era bello , coi capelli color rame e gli occhi grandi e dolci come quelli del muflone : ma era sordomuto . La storia piacque a Cosima . Col capo appoggiato al grembo della serva , credeva di sognare : vedeva il paese di Proto , con le case coperte di assi annerite dal tempo , e i monti scintillanti di neve e di luna ; ma sopra tutto le destava una impressione profonda , quasi fisica , il mistero della favola , quel silenzio finale , grave di cose davvero grandiose e terribili , il mito di una giustizia sovrannaturale , l ' eterna storia dell ' errore , del castigo , del dolore umano . La neve durò parecchi giorni ; più disastroso fu un periodo di pioggie torrenziali che per quattordici giorni diluviarono ininterrottamente , accompagnate da raffiche di scirocco quasi calde . Adesso il fumo non tentava neppure di uscire dalla cucina ; la pioggia penetrava dalle finestre , sgocciolava dai tetti ; una vera sorgente scaturì dalla cantina e il signor Antonio dovette in fretta far costruire dal fabbro - stagnaio un tubo di ferro e prendere due uomini per scaricare l ' acqua della cantina nella strada . Anche la strada era diventata un torrente ; l ' orto uno stagno : si aveva l ' impressione di essere in una barca che faceva acqua da tutte le parti . Poi le ragazze si ammalarono : anche Cosima si sentì stringere la gola , fu assalita da una febbre altissima e cominciò a sognare le cose più strane e spaventose . Giaceva nel letto della camera a pian terreno , e nei momenti di lucidità vedeva il viso pallido della madre piegarsi sul suo e ne provava un senso di frescura come se una ninfea umida la sfiorasse : ma un giorno , il giorno di Sant ' Antonio , grosse gocce di rugiada parvero cadere da quel fiore : era ardente , però , quella rugiada ; e Cosima ne sentì anche il sapore salato : il sapore del più grande dolore che possa colpire una donna . Venne una parente , per domandare come stavano le ragazze ; entrando , per non dimostrare inquietudine , domandò con voce allegra : - Oggi è la festa del padrone di casa : farete banchetto : dov ' è il porcellino di latte ? - Il porcellino per la festa è su , in camera delle bambine , - disse la madre , con voce rauca . E la parente andò a vedere : era morta Giovanna , la più bella di tutte le cinque sorelline . Dopo la morte di Giovanna , l ' umore della mamma cambiò . Era stata sempre seria ; adesso diveniva melanconica , taciturna , chiusa in un mondo tutto suo ; badava ai figli e alle cose domestiche , ma con una freddezza quasi meccanica , con scrupoli di un dovere dal quale non si aspetta nessun premio . Era giovane ancora , bella , ben fatta , sebbene di piccola statura ; ma a volte sembrava vecchia , piegata , stanca . Forse il mistero della sua tristezza derivava dal fatto ch ' ella si era sposata senza amore , ad un uomo di venti anni più vecchio di lei , che la circondava di cure , che viveva solo per lei e la famiglia , ma non poteva darle la soddisfazione e il piacere dei quali tutte le donne giovani hanno bisogno . Ed ella non poteva procurarseli fuori del recinto domestico : non poteva , per dovere innato . Aveva una volta amato ? Si diceva che , sì , prima di sposarsi , avesse corrisposto ad un giovine povero : nessuno sapeva però chi era , e forse neppure esisteva . Ci sono mole donne che vivono del ricordo di un amore fantastico ; e l ' amore vero è per esse un mistero grande e inafferrabile come quello della divinità . Inoltre la famiglia della mamma era tutta un po ' strana . Il padre , d ' origine straniera , chi diceva genovese , chi addirittura spagnuolo , aveva fatto un po ' tutti i mestieri : in ultimo , proprietario di una casa e di un piccolo podere nella valle , si era ritirato in questo , in una capanna , e viveva da eremita , coltivando la poca terra e allevando uccelli e gatti selvatici . Eppure i figli erano venuti su bene , perché la loro piccola madre li educava santamente : uno era prete , l ' altro segretario comunale in un paese del circondario : le figlie sposate : ma tutti avevano un carattere diverso da quello degli abitanti del luogo ; mattoidi , li chiamavano , questi altri abitanti beffardi e scrutatori , mentre i figli dell ' eremita erano distratti e sognatori e quando parlavano dicevano sempre parole di tagliente verità . Fra questa gente e in questo ambiente è cresciuta dunque la piccola Cosima : adesso ha sette anni e va anche lei a scuola , con la sorella maggiore che ripete la quarta elementare . Il viaggio , per arrivare al Convento che serve da scuola , è tutto avventuroso per lei : bisogna scendere per strade anguste male selciate , attraverso casette di povera gente , fino alla piazza , dove è il quartiere aristocratico , con case alte , balconi , tende inamidate alle finestre . Siedono per terra , in un lato della piazza , le erbivendole coi loro cestini di verdura : per lo più sono serve , che vendono i prodotti degli orti dei loro padroni , e raccontano i fatti di questi ; a volte c ' è anche un carro che viene dai paesi della costa , carico di pesce , o di cocomeri e di melloni ; allora è un accorrere di compratori golosi , e lo stesso signor Antonio , se gli capita , acquista un chilogramma di cefali o un popone fragrante e lo porta a casa dentro il fazzolettone a scacchi . Dalla piazza lo stradone provinciale , che attraversa il paese , prende il nome di Via Maggiore : c ' è un lungo palazzo signorile , che con le sue logge e i suoi cornicioni forma la meraviglia di Cosima ; c ' è , più giù , il caffè con le porte vetrate e , dentro , gli specchi e i divani , altra meraviglia di Cosima : e qua e là negozi e mercerie , botteghe di panno e botteghe di commestibili : ma quella che più interessa la nostra scolaretta è la libreria del signor Carlino , dove si vendono i quaderni , l ' inchiostro , i pennini ; tutte quelle cose magiche , insomma , con le quali si può tradurre in segni la parola , e più che la parola il pensiero dell ' uomo . Qualcuno di questi segni straordinarii Cosima lo sa già tracciare , perché lo zio Sebastiano glielo ha insegnato ; in modo che ella non va alla prima , ma addirittura alla seconda elementare . Il Convento ha due ingressi , uno per i maschi e l ' altro per le femmine : a questo si sale per una breve scaletta esterna , e si entra in un lungo corridoio chiaro e pulito sul quale si aprono le aule : piccole aule che sanno ancora di odore claustrale , con le finestre munite d ' inferriata , dalle quali però si vede il verde degli orti e si sente il fruscìo dei pioppi e delle canne della valle sottostante . Uccellini verdognoli si posano sui davanzali , le nuvole color di rame dei primi giorni di ottobre passano sul ciclo basso di un azzurro intenso eppure luminoso , e la voce della maestra risona nel silenzio come quella del mandriano che su una china alpestre richiama le caprette sbandate . E delle caprette dai grandi occhi liquidi di un colore azzurrognolo , le ragazzine , una quindicina in tutto , hanno la voglia di evadere dal recinto , ove si pascola l ' erba del sapere , per precipitarsi nei meandri della valle e arrampicarsi sui pioppi lungo il torrentello ancora asciutto . Sono quasi tutte ragazzine un po ' selvatiche , sebbene alcune , come Cosima , di famiglie benestanti e quasi signorili : le sue compagne di banco sono però figlie una di pastori , l ' altra di un fabbro che venuto da un paese lontano sulle prime dovette , per la sua grande povertà , prendere alloggio in una grotta poco distante dal paese , poi a poco a poco fece fortuna e adesso ha una bella casa e un ' officina che lavora giorno e notte . Anche la maestra non è del luogo ; anzi viene di molto lontano , d ' oltre mare , e la chiamano appunto la Continentale : è una donna ancora bella , coi capelli biondi crespi , ma irascibile e nervosa . Cosima sola ha da lei una accoglienza buona e gentile : la bambina però , istintiva , prova subito un senso di diffidenza per quella signora dalla voce grossa e gli occhi vuoti , e rimane ferma , rigida , al suo posto accanto alla finestra . Per nove mesi dell ' anno ella occupò quel posto , profittando delle lezioni più di ogni altra scolaretta ; era una delle più piccole , ma la più brava , e quando veniva l ' ispettore era sempre lei l ' interrogata . E faceva bella figura , sebbene l ' uomo , con una grossa testa carducciana , scuro il viso , le destasse un brivido di spavento : ma anche di ammirazione : poiché egli era l ' arca santa del sapere , colui che davvero poteva interpretare le carte scritte e le pagine stampate come i sacerdoti i libri sacri . E Cosima aveva una gran voglia di sapere : più che i giocattoli l ' attiravano i quaderni ; e la lavagna della classe , con quei segni bianchi che la maestra vi tracciava , e che aveva per lei il fascino di una finestra aperta sull ' azzurro scuro di una notte stellata . Fu promossa senza esame : la maestra le consegno una letterina per il signor Antonio , con la fausta notizia ; ed ella la portò a casa sventolandola ogni tanto come una bandiera di trionfo ; tanto che la sorella maggiore le dava , per il dispetto , pizzicotti e spintoni ; ma quando il padre aprì il messaggio rimase piuttosto freddo , ed anzi un sorriso sarcastico gli strinse le labbra sottili : poiché la signora maestra , il cui marito era un noto ubriacone , e anche lei , si diceva , non sdegnava qualche bicchierotto di vino buono , gli chiedeva denari in prestito . Questa fu una delle prime commediole tragiche della realtà che diede a Cosima una lezione pratica della vita . Gli altri anni di scuola passarono presto : tre in tutto , poiché la quarta classe fu ripetuta , ed ella ebbe facilmente il primo premio , consistente in un libro del Tommaseo con la copertina bianca fregiata di oro . Adesso aveva dieci anni , e la sua precocità gliene accresceva qualcun altro . Due bizzarre famiglie , disordinate e forestiere tutte e due , erano intanto venute ad abitare nel piccolo quartiere ; una era quella di un armaiolo , cacciatore infaticato , che quando era in casa faceva rintronare i dintorni con gli urli contro la moglie e le figlie giovinette . Da queste ragazze , che già avevano girato un bel po ' di mondo , Cosima apprese i misteri che fanno della donna e dell ' uomo un essere solo : non ne fu molto turbata , perché i suoi sensi erano chiusi ancora in un boccio che la vita castissima della sua famiglia non tendeva certo a far fiorire . Ma le cose , specialmente della natura , le apparvero già in un barlume nuovo , come di aurora che segue l ' incerto biancore dell ' alba . Ecco , più che le confidenze a bassa voce delle sue amichette straniere , la colpiscono i diversi profumi del piccolo orto ; quello dei gigli , sopra tutto , e delle rose ; ella chiude gli occhi nel piegare il viso sui fiori appena sbocciati , e quel misterioso senso subcosciente di una vita anteriore , che prova nel vedere la nonnina , la riprende più forte . Già ella ne capiva qualche cosa , e tentava di spiegarsela , vagamente , come si cerca d ' interpretare i sogni . Anche leggendo già di nascosto i libri del fratello maggiore , e quelli che esistevano in casa , pensava a una vita lontana , diversa dalla sua , e che pure le sembrava di aver un giorno conosciuto . Così , a quell ' età , lesse i primi romanzi : uno dei quali era I Martiri di Chateaubriand , che lasciò nella sua fantasia una traccia profonda . Non è detto però che anche nel suo ambiente la vita non cominciasse a mostrarle la faccia della realtà , e gli avvenimenti non prendessero , a volte , colori e movimenti insoliti . Uno dei fatti più impressionanti e dolorosi fu la scoperta fatta un giorno dal padre , di denari che mancavano dal suo cassetto chiuso a chiave . Egli non si ingannò un attimo solo : chiamò il figlio Andrea , che allora aveva sedici anni , e lo interrogò a lungo . Andrea era rimasto un ragazzo basso e robusto , senza voglia di studiare , e frequentava altri ragazzi di famiglie paesane , benestanti e prepotenti . Alcune donne di malaffare , appollaiate in certe casupole del quartiere di San Pietro , il più schiettamente popolare della cittadina , attiravano questi giovanetti esuberanti di vita e abbandonati a se stessi . Il signor Antonio , un po ' tardi , si avvedeva di aver dato anche lui troppa libertà al ragazzo , buono e generoso in fondo , ma con tutti gli istinti di una razza ancora primitiva . Un furore muto , alimentato di rimorso , di paura per l ' avvenire , di propositi di fermezza e di repressione ad ogni costo , lo sostenne nel lungo interrogatorio che fece ad Andrea . Il giovane negava di aver preso i denari : allora il padre lo perquisì ; gli trovò alcune monete e la chiave che apriva il cassetto . Andrea continuava a negare . Allora il signor Antonio prese una corda e la lanciò ad una trave della cucina : chiuse le porte e le finestre , mandò fuori le donne . Disse con calma : - Vedi , Andrea : io stesso farò giustizia immediatamente , se tu non riconosci la tua colpa . Ti impiccherò con le mie mani . E l ' altro confessò . Tutto parve cancellato : eppure un ' ombra rimase sopra la famiglia : poiché padre e figlio erano d ' improvviso apparsi in una luce di terrore e di morte . La madre si fece ancora più triste : Cosima si piegò come uno dei suoi gigli sciupati dal vento . Ma il giovane parve immediatamente emendarsi . Dichiarò che non voleva proseguire inutilmente gli studi , e desiderava lavorare . Allora il padre pensò di associarlo ai suoi affari : lo mandò a sorvegliare le lavorazioni di carbone e di cenere che aveva sui boschi della montagna , non solo , ma lo fece partire per un viaggio d ' istruzione commerciale , con lettere di presentazione e raccomandazioni ai suoi corrispondenti di Napoli e di Livorno . Anche Santus era fuori : già da due anni frequentava il liceo di Cagliari , e prometteva di diventare un bravo dottore in lettere o in medicina . Preferì quest ' ultima , pure non abbandonando i suoi studi e i suoi gusti letterari . Quando tornava per le vacanze era un ampio respiro di nuova vita che animava la casa . Portava libri e regali , ed era vestito con modesta ma accurata eleganza . Ed era bello , col viso fine che sembrava quello di una razza diversa dalla sua , i grandi occhi chiari , trasparenti di intelligenza e di bontà . Non parlava molto , ma parlava bene , e aveva già una cultura larga e profonda , aiutata da una memoria straordinaria . E quello che più stupiva in lui era la serietà , quasi l ' austerità dei costumi : non fumava , non beveva , non guardava le donne : studiava sempre , anche durante le vacanze . Qualche volta veniva a cercarlo un suo compagno di studi ; Antonino , si chiamava , un bellissimo giovane bruno dall ' aria un po ' beffarda , vestito inappuntabilmente alla moda di allora , - cappellino di paglia con nastro di tulle e veletta all ' estate , mantello azzurro d ' inverno , drappeggiato con eleganza dannunziana , - ( almeno così Antonino dava ad intendere , chiamando fraternamente col solo nome di Gabriele il giovanissimo poeta che aveva degnato di una sua visita il paese di Cosima ) . Anche lui , Antonino , apparteneva ad una famiglia mista , fra borghese e paesana : la madre e le sorelle vestivano in costume , mentre lui e i fratelli , tutti studenti , avevano quasi un ' aria aristocratica . Il padre , veramente , era esattore d ' imposte , un uomo rude , taciturno , poco pratico della lingua italiana ( come i maggiori signori del resto ) , di mirabile animo e nobiltà . Ben caratteristica era la loro abitazione , l ' ultima del paese , costituita da fabbricati bassi che davano su un cortile chiuso , e dove , oltre la loro famiglia , vivevano altri parenti , con numerosi ragazzi : una specie di clan , ma di gente incivilita , anzi , intelligentissima . I ragazzi studiavano tutti , ed erano caustici , osservatori , beffardi . Una bella vigna che guardava sulla valle e verso i monti a nord , in dolce pendìo , era attigua alla casa : più tardi il padre di Antonino costruì in un angolo di questa vigna una casina alta , dove lo studente , nelle poche settimane che rimaneva in paese , viveva come in una torre d ' avorio , studiando , o fingendo di studiare . Fu il primo , il lungo amore di Cosima . Quando egli veniva a cercare Santus , ella si nascondeva , presa dal terrore che egli potesse rivolgerle un semplice sguardo . Ma non c ' era pericolo : egli passava accanto a lei e alle altre ragazze anche maggiori e più belle ed esperte di lei , senza neppure vederle ; e se veniva a cercare Santus era perché con lui poteva parlare delle cose e delle persone conosciute nella città dei loro studi ; e perché Santus , poi , lo attirava con la sua singolare intelligenza e la sua originalità . Adesso , poi , il futuro medico , si dedica insolitamente ad altre cose all ' infuori dei suoi studi . Costruisce , per esempio , un pallone volante , come li chiamavano allora , e riesce a meraviglia : nessuno conosce il segreto del suo apparecchio ; ma è certo che il pallone , di carta - seta , per il cui finanziamento Santus è riuscito a farsi dare qualche sussidio dalla madre , un bel giorno sale dal cortile della casa , leggero e colorato come una grande bolla di sapone ; vola sopra il paese , richiamando l ' attenzione e l ' ammirazione di tutti , sparisce , non ritorna . Qualche giorno dopo si seppe che era sceso , senza incendiarsi , in un angolo della montagna . Alcuni piccoli pastori di capre lo avevano veduto librarsi sopra le roccie , illuminato dal tramonto , credendolo una cosa sovrannaturale , e , nel vederlo scendere , si erano inginocchiati presi da terrore superstizioso , gridando : “ È lo Spirito Santo , è lo Spirito Santo ” . Lusingato da questo successo , lo studente ne tentò un altro . Costruì una ruota pirotecnica , che doveva innalzarsi come il pallone e accendersi con fuochi artificiali di sorprendente effetto . Alcuni razzi di prova riuscirono bene : guizzarono in alto , una sera di agosto , si aprirono in meravigliosi getti di fiori incandescenti : ma quando si trattò di issare e far funzionare la ruota , questa s ' incendiò , con grande spavento della famiglia , e il giovine inventore ne ebbe una mano e un braccio gravemente ustionati . L ' insuccesso e il male lo avvilirono : dovette mettersi a letto , e per placargli le sofferenze e farlo dormire , il dottore gli ordinò una miscela alla quale era mescolato del cognac . Egli si addormentò ; ma come se gli avessero propinato una bevanda magica , si svegliò stordito , e quando le sofferenze della sua scottatura lo tormentavano , si preparava la bevanda e ricadeva in sopore . Il suo umore cambiò : divenne irascibile e pigro , trascurò i suoi libri , si assentò per intere giornate da casa senza dire dove andava . Solo la compagnia di Antonino pareva piacergli : si chiudevano per lunghe ore nella camera alta della casa , e se Cosima , con la forza della curiosità e della passione , riusciva a mettersi in ascolto nel pianerottolo li sentiva leggere ad alta voce e commentare e discutere di cose letterarie . Antonino recitava i versi ultimi del suo diletto poeta : una mattina la sua voce risonò più alta del solito , e nell ' umile sereno silenzio della piccola casa patriarcale , si diffuse come una musica che raccontava di città lontane , luminose di fontane , di statue , di giardini , popolate solo di amanti , di donne bellissime , di gente felice . Quante volte , in su ' mattini chiari e tiepidi io l ' aspetto ! Ella ancora ne ' l suo letto ride ai sogni mattutini . Su la piazza Barberini s ' apre il ciel , zaffiro schietto . Il Tritone del Bernini leva il candido suo getto . Intorno a quel tempo morì la nonnina . L ' estate era certamente stagione più felice . C ' erano giornate caldissime , ma era un caldo fermo , quasi lucido , e l ' azzurro del cielo , un po ' basso , sembrava quello dei quadri di Zuloaga . Qualche servo tornava dalla mietitura , abbrustolito come da un incendio , e si buttava , febbricitante di malaria , su una stuoia nell ' angolo della tettoia : in cambio le donne che , all ' ombra del cortile , spezzavano mucchi di mandorle che un incettatore veniva tutti gli anni a comprare , ridevano e cantavano stornelli paesani che facevano un contrasto ben curioso coi rondò preziosissimi recitati da Antonino nella camera di Santus . Erano gridi di passione , profonda e ardente come quel cielo sopra la terra bruciata dal sole : e chi , di quelle donne giovani e brune che non pensavano ad altro che all ' amore , si lamentava di “ vivere in mezzo alle spine , per un solo innamorato ” : chi diceva all ' amante : a cara bellu ja ses , traitore che a Zudas : “ bello di viso , traditore come Giuda ” ; chi invitava un altro a succhiarle il sangue vivo dal cuore ; qualche volta la voce di una donna disillusa si alzava però ad ammonire le appassionate , e allora il coro femminile taceva , con una pausa quasi spaventata . L ' ammonimento diceva : Su sordadu in sa gherra nan chi s ' est , olvidadu ; no s ' ammentat , de Deus . Torrat , su corpus meu , pustis chi es , sepultadu , a sett ' unzas de terra . Il soldato , nella guerra , - dicono che si è dimenticato , - non si ricorda di Dio . - Ritorna il corpo mio , - dopo che è seppellito , - a sette oncie di terra . Verso sera , andate via le donne , raccolte entro sacchi puliti le mandorle sgusciate , la serva , le ragazze , qualche volta la madre , sedevano al fresco del cortile , sotto le grandi stelle dell ' Orsa le cui ruote viaggiavano verso un paese di sogno . Il servo malarico , riavutosi alquanto , si sollevava e prendeva parte alle chiacchiere famigliari . Era un bel giovine , lontano parente del signor Antonio , olivastro e coi denti bianchissimi : pareva un etiope , ed anche il suo modo di pensare aveva un colore barbarico . Parlava sempre di banditi e delle loro imprese brigantesche . Bisogna dire che , in quel tempo , il banditismo locale aveva ancora un carattere quasi epico . Odî di famiglia , sete di vendetta , pregiudizî di onore erano per lo più l ' origine di questi episodî di sangue che funestavano la vita del paese e di intere contrade . Il giovane servo , poi , abbelliva le avventure dei banditi con la sua fantasia , e lui stesso si lasciava travolgere da una suggestione malefica che lo spingeva a farneticare sogni di libertà , di imprese ove , più che altro , il ribelle alle leggi sociali , ha modo di spiegare il suo coraggio , la sua abilità , la sua forza d ' animo , il disprezzo per il pericolo e la morte . Era , infine , una specie di anarchico , che non potendo eguagliare la sorte degli uomini liberi e svincolarsi dal suo destino di servo , intendeva distruggere il bene degli altri e crearsi una potenza , una regola di vita diversa da quella usuale . In quel tempo , specialmente una banda di uomini armati di tutto punto , decisi a tutto , protetti anche , o per amicizia , o per complicità , o per paura , da una vasta rete di favoreggiatori , infieriva nel Circondario . I capi erano due fratelli , giovanissimi , terribili , si diceva anche feroci : la radice del loro odio contro la società era una ingiustizia da loro subita , una condanna per un reato del quale erano innocenti : condanna alla quale d ' altronde sfuggivano con la loro latitanza . Bisogna dire però che , o per istinto , o esasperati dalla loro mala sorte , non rispettavano la roba altrui ; così che in pochi anni s ' erano fatti un patrimonio : possedevano terre , case , bestiame , servi e pastori . Un giorno , durante quell ' ultima estate , una giovane donna , quasi fanciulla , si presentò di mattina nella casa del signor Antonio e chiese di parlargli . Egli la ricevette nella stanza dove sbrigava i suoi affari , e le domandò benevolmente che cosa desiderava . Ella era vestita in costume : aveva un viso pallido e fine , con due grandi ; occhi neri sormontati da sopracciglia foltissime , rivelatrici di un carattere forte . Disse , con una certa umiltà : - Lei possiede , sul Monte Orthobene , un bosco di lecci , che tutti gli anni affitta per il pascolo delle ghiande ai porci . Si vorrebbe averlo noi in affitto , questa prossima stagione . - È già affittato - dice il signor Antonio ; - per tre anni lo ha esclusivamente il proprietario di bestiame Elias Porcu . - Elias lo cederà volentieri , se vossignoria lo permette . - Non credo possa cederlo volentieri : ne ha bisogno assoluto . - Se vossignoria glielo impone , Elias lo cederà immediatamente . Calmo e fermo , col piccolo pugno bianco sul tavolo , l ' uomo replica : - Io non ho mai imposto a nessuno cosa che non fosse giusta . - Ma anche adesso sarebbe una cosa giusta . Poiché i miei fratelli hanno bisogno , per il loro branco di suini , di un pascolo di ghiande ; e tutti i proprietari dicono di averli già affittati , mentre non è vero . - Io non so quello che possono dire gli altri proprietari ; ciò che so è che il mio bosco è già affittato : e basta ! - concluse , sollevando il pugno ; ma subito lo riposò sul tavolo senza picchiarvi sopra : i suoi occhi però avevano preso la luce argentea e lucente dell ' acciaio affilato . La ragazza non cedeva : anche i suoi occhi brillarono , tuttavia cupi sotto le tempestose sopracciglia . - Vossignoria sa chi sono i miei fratelli ? - E poiché l ' altro non dimostrava curiosità , aggiunse con fierezza , quasi vantasse una parentela di eroi : - Sono i fratelli ... - e pronunziò un nome . - I banditi . Allora il signor Antonio sorrise . - Fossero pure i sette fratelli della favola , i banditi che diedero il loro nome ai monti sui quali si nascondevano , io non manco di impegno con Elias Porcu . E basta ! - ripeté ; e questa volta batté il pugno , come quando sigillava una lettera con le ostie colorate . La ragazza si alzò : non proferì una minaccia , ma se ne andò senza salutare . Il signor Antonio non disse nulla in famiglia , sebbene tutti si fossero accorti della visita e ne provassero inquietudine . E un fatto strano accadde la sera stessa , a ora tarda , quando tutti erano già a letto , e solo il padrone vegliava ancora nella stanza da pranzo , leggendo un numero arretrato della sua prediletta nerolistata Unità cattolica . D ' un tratto qualcuno bussò lievemente alla porta . Il signor Antonio aprì , e neppure per un attimo si illuse sullo scopo di quella visita insolita . La strada era buia , ma al chiarore che , per il corridoio d ' ingresso , arrivava alla porta , egli vide , nel vano di questa , come in un quadro a fondo scuro , una figura gigantesca , con un ruvido costume nero dalle brache giallastre , che aveva qualche cosa di demoniaco . Il viso color bronzo era circondato da una barba a collare , di un nero corvino , che lasciava scoperte le grosse labbra sanguigne : gli occhi , con le sopracciglia come quelle della sorella dei banditi , ma esageratamente più abbondanti , avevano la pupilla grande e la sclerotica azzurra . “ Sono perduto ” , pensò il signor Antonio , ma non finse neppure di sorridere per nascondere la sua forza . Fece entrare l ' uomo , e notò che costui , nonostante la mole massiccia della sua persona , camminava silenzioso e leggero come un daino : aveva ai grandi piedi calzari di pelle grezza , allacciati sotto le uose di orbace : calzari da uomo che usa correre furtivo e allontanarsi in poche ore dal luogo del suo misfatto , in modo da procurarsi un infallibile alibi . “ Questo , stanotte mi strozza ” , pensa il signor Antonio ; tuttavia lo fa entrare nella stanza ospitale , gli assegna il posto d ' onore davanti alla tavola , ma non si affretta a offrirgli da bere per dimostrargli la sua sicurezza . Anche prima di essere interrogato , l ' uomo comincia a parlare : la sua voce e bassa e quieta ; la parola lenta , prudente . E subito il signor Antonio respira : poiché tutto nell ' uomo , anche l ' occhio , può mentire : mai la voce , anche se egli cerchi di mascherarla . E la voce di quell ' uomo che pareva un ciclope venuto giù dai monti pietrosi per abbattere qualche cosa che non gli andava a genio , era quella di un saggio . L ' argomento era quello : l ' affitto del bosco ghiandifero ai banditi . Egli non disse che era un loro favoreggiatore , anzi un loro complice , ancora a piede libero perché troppo furbo e prudente per lasciarsi scoprire ; narrò che era un loro amico , perché i disgraziati erano pur degni di avere amici , fra tanti nemici che li perseguitavano come i cacciatori i cinghiali , colpevoli solo della loro fiera indipendenza : questi nemici arrivavano al punto di impedire ai due fratelli di far pascolare le loro greggie e i loro branchi di porci in terre di cristiani : onde il signor Antonio era pregato di aver compassione delle bestie e dei loro padroni . - Questo è il denaro : due , trecento scudi ; quello che vuole , signor Antonio . Trasse dal petto un portafogli legato con una correggia , e fece atto di toglierne il denaro : la mano bianca dell ' altro fermò la sua , e non se ne staccò , mentre gli occhi chiari del galantuomo cercavano di penetrare in quelli scuri del colosso come un fanciullo fiducioso che si avanza in un bosco spinoso certo di trovarci un sentiero . Disse : - Amico , voi sapete che la cosa è impossibile . Quel contatto , quello sguardo , sopra tutto la parola “ amico ” pronunziata in quel modo e in quel momento , operarono , come l ' uomo ebbe a dire più tardi , un vero miracolo . Egli rimise il portafogli , ma insisté nella sua richiesta , calcando , forse con sincerità da parte sua , sul bisogno assoluto che i fratelli S . avevano di protezione e di soccorso da parte delle buone persone che conoscevano le loro disavventure . - L ' unico soccorso che io posso suggerire ai due sviati , è che si costituiscano subito alle autorità , - disse il signor Antonio : - prima che sia tardi per loro , ed anche per i loro amici . L ' uomo ha un sogghigno : il suo viso rassomiglia proprio , in quel momento , a quello del diavolo . Ma l ' altro continua : - Noi un giorno ci rivedremo ; e allora mi darete ragione . Quei due giovani sono come due pietruzze staccatesi dalla cima di una roccia : cadono , ne travolgono altre , precipitano sulla china , diventano una valanga , finiscono nell ' abisso . - Certo , se nessuno li aiuta , - brontola il gigante . - È facile parlare così , seduti davanti a una tavola tranquilla , col foglio in mano . Bisogna però trovarsi nel loro covo , nelle loro difficoltà , per pensare in altro modo . E bisognerebbe parlare con loro , non coi loro ambasciatori . - Io sono disposto a parlare con loro , e convincerli a cambiare strada . Procuratemi un abboccamento , dove e quando essi vogliono ; parlerò ai due disgraziati ragazzi come fossi il padre loro . Pensando forse che essi invece , noti anche per la loro loquela impetuosa e appassionata , avrebbero convinto lui , procurandosi in tal modo un nuovo amico e “ protettore ” potente per la sua sola bontà e la fama della sua rettitudine , l ' uomo della montagna si animò insolitamente . Accettò il bicchiere di vino che l ' ospite gli offriva , e sene andò silenzioso , dopo aver promesso di tornare . Tornò , infatti , ma per il colloquio coi S . non si poté concludere nulla . I banditi erano diffidenti , e i discorsi romantici del signor Antonio li facevano ridere . Costituirsi ? Può un guerriero barbaro , che difende la sua libertà e la sua sanguigna fame di vivere , darsi prigioniero al nemico ? Eppure la profezia del signor Antonio si avverò . Di delitto in delitto , di rapina in rapina , essi e la loro banda precipitarono in un abisso . Fra gli illusi da loro travolti , vi fu anche , con dolore del signor Antonio , e di tutta la famiglia , anche il giovane servo , malarico e visionario , Juanniccu , che , senza aver commesso la più lieve colpa , solo per spirito di avventura , si unì negli ultimi tempi alla banda e fu con loro preso . In compenso l ' uomo della montagna tornò spesso dal signor Antonio , e diventò il suo “ pastore porcaro ” . Per lunghi anni fu uno dei dipendenti più fedeli e affezionati al signor Antonio . E confessò che quella notte era venuto con la sinistra intenzione di sopprimerlo , se non si piegava ai voleri dei malvagi . Giusto e buono era il signor Antonio , e tutti lo amavano . Esercitava , senza volerlo , senza accorgersene , un fascino benefico su tutti quelli che lo avvicinavano . Eppure la sua parola era semplice , disadorna ; ma il suono della sua voce che saliva profondo dall ' anima tutta fatta di verità e d ' indulgenza , era come una musica che esprimeva l ' inesprimibile . Del resto egli aveva una certa cultura , ed era , in fondo , un poeta . Aveva studiato a Cagliari , quando ancora si viaggiava da una città all ' altra a cavallo , e aveva portato i suoi libri e le sue provviste entro le bisaccie , come un pastore o un contadino che va a seminare il grano in luoghi lontani . Aveva studiato ciò che in quel tempo si chiamava Rettorica , o preso il diploma di procuratore . A dire il vero non esercitava questa nobile professione , ma molti ricorrevano a lui per consigli e consultazioni legali , profondamente persuasi della sua saggezza e sopra tutto della sua rettitudine . Il commercio lo aveva quasi arricchito . Ma , come un umanista primitivo , egli coltivava anche gli studi poetici : le sue poesie erano dialettali , tuttavia in una forma che si avvicinava alla lingua italiana . Bravo anche come poeta estemporaneo , raccoglieva a volte intorno a sé altri campioni famosi in quelle gare , e competeva coi più bravi e inspirati . E aveva iniziative geniali , anche come proprietario e come agricoltore . Tentò piantagioni di agrumi , di sommaco , di barbabietole : l ' aridità della terra rocciosa , bruciata da lunghe siccità , frustrò i suoi tentativi . Impiantò anche una piccola tipografia e stampò a sue spese un giornaletto , e le poesie sue e dei suoi amici : fallimento completo anche questo . Nelle ore di riposo , alla bella stagione , sedeva all ' ombra della casa , davanti alla porta , leggendo i giornali . Tutti quelli che passavano lo salutavano o si fermavano addirittura a conversare con lui . E se passava una donna bisognosa , egli traeva in silenzio dal taschino una moneta e gliela porgeva , accennandole , col dito sulla bocca , di non fiatare . Così , tutti si allontanavano consolati . Oltre ad Antonino , frequentava la casa un altro giovanissimo studente , già compagno di scuola di Andrea . Era un ragazzo smilzo , dal profilo rapace , gli occhi inquieti e diffidenti , orgoglioso e ambizioso , e di una serietà insolita alla sua età . Ma anche lui apparteneva ad una famiglia mista , che non era borghese ma neppure esclusivamente paesana , che anzi vantava essere di pura e antica razza locale : abitavano in una casa buia , in fondo a un cortile chiuso , quasi murato come una prigione ; e tutti della famiglia , il padre alto e già quasi vecchio , i fratelli , le sorelle , delle quali una bellissima e con rari occhi celesti , erano di una rigidità quasi tragica . Scarso il patrimonio , tanto che quando si trattò di mandare il ragazzo a studiare a Cagliari , si dovette fare sacrifici . Ma Gioanmario , lo studente , dava buone promesse . Durante quelle ultime vacanze , mentre si preparava a partire , le sue visite diventarono più frequenti . Tutte le sere cercava di Andrea , pur sapendo che l ' amico non era in casa , e coglieva tutte le scuse per attardarsi con le ragazze . I suoi discorsi le interessavano : per lo più egli riportava le notizie del paese , i pettegolezzi , le storielle di innocenti amori fra studenti e fanciulle del luogo : Cosima e sopra tutto Enza lo ascoltavano incantate . Enza era già quasi una signorina , un po ' strana , a volte taciturna a volte di una allegria insolente e isterica . Non si tardò ad accorgersi che lei e Gioanmario si erano stretti con un legame d ' amore ; trovarono il modo di vedersi in segreto e l ' opposizione della famiglia di lei , che sperava in un matrimonio più sollecito e solido , aumentò la loro passione . Fu una vera passione , alimentata dal carattere quasi violento dei due ragazzi . Gioanmario si mise a studiare con dura tenacia , e in soli due anni superò gli esami del liceo , inscrivendosi poi alla facoltà di legge . Ma lo studio , le privazioni , l ' orgoglio punto dalla persistente ostilità della famiglia di Enza , lo rendevano cupo e nervoso . A volte i suoi occhi erano venati di rosso , e la voce aspra , le parole amare . Vennero però tristi giorni anche per la famiglia di Cosima : Andrea non andava bene : si diceva che già avesse un figlio , da una bella ragazza del popolo , e che giocasse coi suoi amici scapestrati . Invano il signor Antonio cercava di richiamarlo sulla buona strada : lo mandava a sorvegliare i lavori delle carbonaie , a vigilare i poderi . Andrea obbediva ; era , come si disse , buono e molto generoso , ma anche lui trascinato da istinti di razza , sensuale e impulsivo . E anche l ' altro , il maggiore , si era , dopo la disgrazia dei fuochi artificiali , come incrinato . Incrinato : come s ' incrina ad un urto una tazza di cristallo , un vaso di porcellana . Continuava i suoi studi , all ' Università di Cagliari , mentre Antonino aveva ottenuto , poiché la sua famiglia ne aveva a sufficienza i mezzi , di andare a Roma . Forse anche la lontananza dell ' amico fu per Santus dannosa : egli cominciò a frequentare compagni meno intelligenti e fini , e a domandare denari più del necessario . Anche di lui si seppe che studiava sempre meno , e che beveva . Questo fu un grave dispiacere per tutti . Il signor Antonio divenne pensieroso ; la madre sempre più taciturna e melanconica . Che fare ? La vita segue il suo corso fluviale , inesorabile : vi sono tempi di calma e tempi torbidi , a cui nulla può mettere riparo : e invano si tenta di arginarla , di opporsi anche di traverso nella corrente per impedire che altri venga travolto . Forze occulte . Fatali , spingono l ' uomo al bene o al male ; la natura stessa , che sembra perfetta , è sconvolta dalle violenze di una sorte ineluttabile . Il signor Antonio , e più di lui la signora Francesca , si piegavano sulla china che pareva franasse sotto i piedi dei loro figliuoli : si rimproveravano , ciascuno però per conto proprio , di non aver saputo creare , con l ' educazione , l ' energia , la costanza , il sacrificio di tutte le ore , un terreno più solido e sicuro per il cammino dei loro figli : il signor Antonio aveva loro comprato terreni e greggi , la signora Francesca aveva per loro risparmiato anche il centesimo : che valeva ? Anzi valeva forse dannosamente , perché , senza il benessere e l ' avvenire assicurato , i ragazzi sarebbero stati costretti a lavorare e crearsi da loro una posizione . Fantasie , forse , anche queste : poiché c ' erano intorno esempi di gente povera , o mediocre , che tuttavia era spinta da un destino di dolore e di colpa , molto più triste di quello dei fratelli di Cosima . Se n ' era avuto un caso nel disgraziato Juanniccu . E un altro caso anche più doloroso colpì un cugino , figlio di una sorella del signor Antonio , severa e intelligentissima donna , rimasta vedova in giovine età con parecchi figli da allevare : possedeva , è vero , una certa sostanza , e non le mancava l ' aiuto dell ' altro fratello sacerdote che conviveva con lei ; ma era una donna litigiosa , che per motivi da nulla intentava causa ai suoi vicini e confinanti di terra e di domicilio , e si faceva mangiare buona parte delle sue entrate dagli avvocati e dalle spese di giustizia . Da piccoli proprietari che erano , i figli custodivano personalmente il loro patrimonio ; ma il cugino era sanguigno , ambizioso e violento , e cominciò con l ' appropriarsi di qualche capo di bestiame per aumentare il suo gregge . Scoperto , fu punito . Aveva venticinque anni : era bello , alto , robusto ; in guerra sarebbe stato un ottimo condottiero . Ma la vita , l ' ambiente , il destino , erano così . E anche nella casa di Cosima s ' era introdotto il male , subdolo , velenoso , forse inevitabile , come tutti i mali del mondo . Anche Andrea fu trascinato , una notte , ad una impresa di quelle che certi giovani facevano più per spacconeria che per malvagità . Rubarono galline : ma furono anch ' essi presi . Un lutto più che mortale ottenebrò la famiglia del signor Antonio : egli si accorò talmente che , fatto ogni più grave sforzo per salvare il figliuolo , si accasciò e si ammalò . Furono mesi e mesi di dolore rodente , quasi di disperazione . Finché l ' uomo buono , l ' uomo saggio e giusto , cadde , e la famiglia rimase come l ' umile erba tremante all ' ombra della quercia fulminata . E poiché la famiglia era in questo cerchio d ' ombra , restava rassegnata , in attesa di vederla un giorno diradare . Con la morte del padre , Andrea parve metter giudizio ; prese lui ad amministrare il patrimonio rimasto ancora in comune ; ma ne profittava largamente , in modo che rimaneva appena il tanto per aiutare negli studi l ' altro fratello , e per pagare le tasse . La madre si lamentava sempre , per queste tasse , e se ne preoccupava tanto da non dormire la notte . Per fortuna nella casa c ' era ogni provvista , e le ragazze si contentavano di nulla . Il lutto per il padre fu lungo : per mesi interi le finestre rimasero chiuse e nessuna delle donne , tranne la serva , metteva il piede fuori della porta : ma Enza si consolava scrivendo lettere interminabili al suo Gioanmario e le tre piccole , intelligentissime , leggevano sempre , chiacchierando e anche discutendo fra di loro , in perfetto accordo . Chi non andava bene era Santus . La morte del padre , invece di richiamarlo in sé , parve sprofondarlo di più nella china abissale dove di giorno in giorno precipitava . Studiò fino ad arrivare al quarto anno di medicina : ma beveva . Durante le ultime vacanze fu trascurato anche da Antonino , che non andò più a cercarlo : né lui parve preoccuparsene , chiuso sempre in una sua indifferenza da animale malato . Se ne stava nella sua camera , chiuso a chiave , - poiché Andrea s ' era stabilito in quella che doveva funzionare da salotto , - e non usciva se non per andare a cercare da bere . Del resto era innocuo ; non molestava nessuno ; nelle ore buone scendeva in cortile e fabbricava giocattoli con la ferula , per i bambini del vicinato ; tutti gli volevano bene , ma la sua ombra gravava intorno e accresceva il lutto della madre e delle sorelle . Dopo quelle ultime vacanze , verso ottobre , parve svegliarsi dal suo malefico incantesimo ; preparò i suoi libri , disse che avrebbe fatto ogni sforzo per compiere entro l ' anno scolastico il resto degli studi e laurearsi . L ' arcobaleno della speranza illuminò il grigio orizzonte della famiglia : fu raccolto il gruzzolo necessario per fa sua partenza , e la madre , anzi , gli diede i pochi risparmi che teneva nascosti per riserva , in caso di bisogni impreveduti . Fu una festa , la partenza di lui , e anche un senso di liberazione per la casa ; alla sua camera fu data aria , come a quella di uno che è morto o guarito dopo lunga malattia , e finalmente fu vista la madre sorridere e prender parte alle conversazioni animate delle ragazze . Sei notti dopo la partenza di Santus , fu sentito , sul tardi , qualcuno bussare replicatamente alla porta . Dopo mezzo secolo di vita , Cosima ricorda ancora quel picchiare come di tamburo che annunzia una disgrazia : lo sente ancora rimbombare dentro il suo cuore ; è il suono più terribile che abbia mai udito , più funebre di quello che annunzia la morte , più del suono della campana che chiama a spegnere un incendio . La buona serva si alza ; ma prima di aprire ascolta , con ansia paurosa . Chi può essere ? Un bandito , un ladro , un uomo della giustizia ? Anche un fantasma può essere , un morto che passa nella strada e bussa alle porte per avvertire i viventi che l ' inferno li aspetta . Era qualche cosa di peggio ancora : un morto vivente che annunziava l ' inferno , sì , ma prima della morte , nella vita stessa . Era Santus , con gli occhi azzurri velati , la lingua legata . Per misurare la gravità di queste disgrazie bisogna considerare anche l ' intransigenza malevola dell ' ambiente dove si svolgevano . Tutti si conoscevano , nella piccola città , tutti si giudicavano severamente , e quelli che meno avrebbero dovuto scagliare la prima pietra erano i più inesorabili . Quando si seppe del ritorno e della perdizione di Santus , fu un lungo compiacersi e sogghignare , fra i conoscenti della famiglia ; e i più cattivi erano i parenti . C ' erano due cugine della signora Francesca , due vecchie zitelle che facevano pensione a un canonico , - questo veramente santo , - e stavano sempre in chiesa . Ogni tanto si presentavano nella casa di Cosima , rigide e composte , dure come due mummie ; non parlavano molto , ma ogni loro parola era una frecciata : e di tutto , anche quando le cose andavano egregiamente , trovavano da ridire , persino se le ragazze avevano un abituccio nuovo , o si ornavano di un nastro economico ritagliato magari da un fazzoletto di seta logoro . Piombarono in casa il giorno dopo del ritorno di Santus , e fecero piangere la signora Francesca , addossandole tutta la colpa del disordine famigliare . Tutto , intorno , per loro , era una tragedia ; e lo era , sì , ma forse , almeno per le ragazze , non irreparabile . Irreparabile lo era per le due vecchie zitelle , che , istintivamente , senza precisa cattiveria , riversavano sul destino degli altri il proprio squilibrio . Una carica particolare , quasi non bastasse la prima , fu fatta contro Enza , della quale si conoscevano gli amori segreti e palesi con Gioanmario : per le due acri e sterili zie , che mai avevano conosciuto l ' amore , il romanzo innocente e in fondo melanconico dei due giovani innamorati era tragico e terribile quasi come quello di Isotta la bionda e Tristano , o di Paolo e Francesca . Predissero le cose più sinistre per l ' immorale e sfrontata ragazza , mormorarono che per causa di lei la famiglia e l ' intero parentado erano scherniti e disprezzati da tutta la gente benpensante , e che il disonore ricadeva anche sulle sorelle che mai avrebbero trovato marito . La madre piangeva : che altro poteva fare ? E , certo , neppure lei era contenta per la storia di Enza , sebbene , dopo le ultime disgrazie famigliari , la sua ostilità verso Gioanmario fosse diminuita , e pensasse che un uomo ordinato ed energico , in casa , sarebbe stato di grande aiuto : ma non rispondeva alle insinuazioni vituperose delle cugine , e tale sua quasi accondiscendenza fu quella che più esasperò Enza , la quale naturalmente origliava all ' uscio . D ' un tratto si sentirono alte grida ululanti , e il tonfo d ' un corpo che cade . Era lei , l ' infelice ragazza , presa da un attacco isterico , quasi epilettico . Allora la madre si sollevò , come la cerbiatta alla quale vien ferito il figlio , e trovò l ' energia di cacciar via le donne e di sollevare e confortare la sua bambina . Poiché tutti i figli , per lei , compreso il più traviato , anzi lui forse più degli altri , erano ancora deboli creature che il Signore avrebbe fatto crescere e rinsavire . Il risultato fu che Gioanmario fu riconosciuto come fidanzato di Enza , e si fissarono le nozze per l ' estate seguente , appena egli si fosse laureato . Nozze umili e quasi tristi ; non quali il padre aveva sognate e preparate per le sue figliuole . Ai due giovani sposi fu assegnata una modesta rendita , e concessa per abitazione una vecchia casa che la famiglia possedeva in un quartiere eccentrico della cittadina . Ma era una casa troppo grande , con una scala erta , le camere vaste dai pavimenti di legno , le finestre piccole , le pareti imbiancate con la calce ; Enza ci si immelanconì e si strapazzò a pulirla e renderla abitabile , aiutata solo da una donna a mezzo servizio . Presto cominciarono i guai . Gioanmario , entrato nello studio di un avvocato , vi rimaneva tutto il giorno , e ancora senza compenso . Il dover vivere con la piccola rendita della moglie lo umiliava e lo esasperava . Provocato dal malumore di lei cominciò a rinfacciarle la fretta di essersi voluta sposare : ella rispondeva aspra : litigi violenti scoppiavano fra di loro , seguiti da riconciliazioni che duravano poco , da fughe di lui che rimaneva assente il più possibile . Una triste mattina , la donna che andava da loro per i servizi , corse spaventata a casa dei parenti , dicendo che aveva trovato la piccola padrona stesa a letto senza sensi , fredda come una morta . L ' aveva fatta rinvenire ; ma temeva che la cosa fosse grave . La signora Francesca era sofferente anch ' essa , per un male alle reni , e le ragazze giudicarono di non spaventarla con le notizie di Enza . Cosima , che spesso andava dai giovani sposi ed era al corrente della loro disordinata e dolorosa vita , corse lei con la speranza che si trattasse di uno dei soliti disturbi nervosi della sorella . La trovò insolitamente calma , troppo calma , abbandonata sul letto pallidissima , coi grandi occhi spauriti . Non parlava , non si moveva ; ma un odore sgradevole e caldo esalava dal letto , e quando Cosima , con un coraggio superiore alla sua età , cercò di scoprire il mistero si accorse che l ' infelice Enza giaceva in una pozza di sangue nero . Arrivò il medico e disse che si trattava di un aborto . Alla meglio tentarono di riparare : ma era tardi : prima che il marito tornasse da una seduta al Tribunale , Enza era morta . Morta , senza dolore , senza coscienza , vuota di tutto il suo sangue malato e turbolento : adesso era bianca , bella , purificata , come una statua di marmo scolpita sul suo modello . Prima di avvertire la madre e le sorelle , prima ancora che Gioanmario rientrasse , Cosima , da sola , chiuse i grandi occhi vitrei di Enza , ne lavo il corpo , trasportato in un lettuccio della camera attigua a quella matrimoniale ; lo profumò ; compose i bei capelli castani intorno al viso diafano , e infine la rivestì del modesto abito bianco di sposa e le calzò anche le scarpette di raso . Agiva sotto l ' impulso di una forza quasi sovrannaturale , come in uno stato di ebbrezza . Ebbrezza di dolore , di disinganno , di spavento della vita , che , come tutte le ubriachezze violente , le lasciò un fondo di amarezza , anzi di terrore ; un terrore che non l ' abbandonò mai più , sebbene accuratamente sepolto da lei in fondo al cuore come il segreto di una colpa misteriosa e involontaria : l ' antica colpa dei primi padri , quella che attirò sul mondo il dolore e ricade indistintamente su tutti gli uomini . Adesso Cosima aveva quattordici anni , e conosceva dunque la vita nelle sue più fatali manifestazioni . Ma nonostante quella paura misteriosa della fatalità che si era annidata nel suo cuore , poiché questo cuore era poi fisicamente e moralmente forte , ella aveva ereditato dal padre e dagli avi paterni , quasi tutti agricoltori e pastori , quindi patriarcalmente unici alla terra e alla natura , un fondo di bontà , d ' intelligenza , di filosofia , e sentiva profonda la gioia di vivere . Durante l ' infanzia aveva avuto le malattie comuni a tutti i bambini , ma adesso era , sebbene gracile e magra , sana e relativamente agile e forte . Piccola di statura , con la testa piuttosto grossa , mani e piedi minuscoli , con tutte le caratteristiche fisiche sedentarie delle donne della sua razza , forse d ' origine libica , con lo stesso profilo un po ' camuso , i denti selvaggi e il labbro superiore molto allungato ; aveva però una carnagione chiara e vellutata , bellissimi capelli neri lievemente ondulati e gli occhi grandi , a mandorla , di un nero dorato e a volte verdognolo , con la grande pupilla appunto delle donne di razza camitica , che un poeta latino chiamò “ doppia pupilla ” , di un fascino passionale , irresistibile . Per la morte di Enza fu ripreso il lutto , chiuse ancora le finestre , ripresa una vita veramente claustrale . Ma un lievito di vita , un germogliare di passioni e una fioritura freschissima d ' intelligenza simile a quella dei prati cosparsi di fiori selvatici a volte più belli di quelli dei giardini , univa le tre sorelle in una specie di danza silenziosa piena di grazia e di poesia . Le due piccole , Pina e Coletta , leggevano già anch ' esse avidamente tutto quello che loro capitava in mano , e , quando erano sole con Cosima , si abbandonavano insieme a commenti e discussioni che uscivano dal loro ambiente e dalle ristrettezze della loro vita quotidiana . E Cosima , come costretta da una forza sotterranea , scriveva versi e novelle . Da sua parte Andrea aveva molti difetti , ma era anche generoso e gioviale . Forse troppo : e la sua generosità era alimentata da un po ' di amor proprio , di vanità , di boria : ma spesso era schietta e istintiva : aveva , poi , impeti di vero entusiasmo per cose che agli altri sembravano degne di poco aiuto , se non proprio di essere contrariate ; e allora gli sembrava di fare atto di giustizia mettendosi dalla parte del debole . Così , quando si venne a sapere che la sua sorellina Cosima , quella ragazzina di quattordici anni che ne dimostrava meno e sembrava selvaggia e timida come una piccola cerbiatta , era invece una specie di ribelle a tutte le abitudini , le tradizioni , gli usi della famiglia e anzi della razza , poiché s ' era messa a scrivere versi e novelle , e tutti cominciarono a guardarla con una certa stupita diffidenza , se non pure a sbeffeggiarla e prevedere per lei un quasi losco avvenire , Andrea prese a proteggerla e tentò , in modo invero molto intelligente ed efficace , ad aiutarla . Egli aveva fatto solo il ginnasio , e sebbene avesse appena ventidue anni si occupava adesso dell ' amministrazione dei beni lasciati dal padre , traendone , è vero , molto profitto per sé e per i suoi divertimenti ; ma leggeva , anche , e in certo modo era al corrente degli avvenimenti letterarî . L ' eco di questi era sempre portata alla piccola città da Antonino , lo studente di lettere del più intimo amico di Andrea . Questo fratello si chiamava Salvatore , e aveva anche lui preferito allo studio la vita beata del piccolo proprietario sempre a cavallo per i suoi campi ad aizzare il lavoro dei servi e a divertirsi poi con le belle e ardenti ragazze del paese : e si beffava , pur ammirandolo in segreto , di Antonino , che aveva le mani bianche e affusolate di donna e gli occhi pieni di sogni ; e non era buono neppure a montare sulla giumenta sulla quale balzavano d ' un salto le servette di casa per andare a prender l ' acqua alla fontana : come nei suoi eterni studi , nelle Università più celebri del Continente , spendendo tutti i risparmi della famiglia , non riusciva o non voleva riuscire a prendere la laurea . Ad ogni modo questo bellissimo , questo elegante e quasi principesco studente ( e in quei tempi e in quel luogo la parola studente significava ancora un essere superiore : un uomo al quale potevano essere assegnati i più alti e potenti destini della terra ) portava davvero nella cerchia familiare , primitiva , isolata , quasi condannata a un esilio dal mondo grande , un soffio di quella grandezza tanto più luminosa quanto più lontana . Egli parlava di Re , di Regine , di alti personaggi politici , di artisti e di letterati , come fossero tutti suoi intimi amici . Sulla figura di Gabriele d ' Annunzio , allora in tutto il suo più radioso splendore , circonfusa inoltre dall ' aureola di notizie leggendarie , egli si appoggiava sopra tutto , come il credente si appoggia alla colonna del tempio per riceverne forza e maestà . Le cose raccontate dal buono , dall ' epico Antonino , infiammavano di folli sogni il cuore del rude , ma anche lui a suo modo epico Andrea . Egli cominciò a fantasticare sulla piccola Cosima . Bisognava pertanto aiutarla . La mandò a prendere lezioni d ' italiano , poiché a dire il vero ella scriveva più in dialetto che in lingua , da un professore di ginnasio . Queste lezioni accrebbero il senso di ostilità istintiva che la piccola scrittrice provava per ogni genere di studi libreschi , a meno che non fossero romanzi o poesie . Più efficaci furono le lezioni pratiche che il fratello volonteroso le procurò facendole conoscere tipi di vecchi pastori che raccontavano storie più mirabili di quelle scritte sui libri , e portandola in giro , nei villaggi più caratteristici della contrada , alle feste campestri , agli ovili sparsi nei pascoli solitari e nascosti come nidi nelle conche boscose della montagna . Una di queste gite fu meravigliosa , anche perché fatta in buona compagnia . Oltre al fratello di Antonino , c ' erano altri amici di Andrea , quasi tutti studenti mancati , che ai tormentosi fasti del vocabolario preferivano quelli della fisarmonica e la Odissea , se la creavano da sé prendendosi a pugni per qualche bella giovane paesana e poi riconciliandosi in banchetti ove le ossa degli agnelli arrostiti alla viva fiamma si ammucchiavano ai loro piedi come sotto le mense degli eroi e conti di Re Carlo . Uno di questi banchetti fu apprestato quel giorno , nell ' ovile delle tancas paterne di Andrea e di Cosima . Ai pastori porcari , che avevano finito la loro stagione , erano seguiti quelli di pecore e di capre . Le pecore brucavano l ' asfodelo secco , i cui lunghi steli dorati scrocchiavano fra i denti delle bestie come grissini , e le capre nere , dalle teste diaboliche , si profilavano sulla madreperla delle cime rocciose . Quel giorno Cosima imparò più cose che in dieci lezioni del professore di belle lettere . Imparò a distinguere la foglia dentellata della quercia da quella lanceolata del leccio , e il fiore aromatico del tasso barbasso da quello del vilucchio . E da un castello di macigni sopra i quali volteggiavano i falchi che parevano attirati dal sole come le farfalle notturne dalle lampade , vide una grande spada luccicante messa ai piedi di una scogliera come in segno che l ' isola era stata tagliata dal continente e tale doveva restare per l ' eternità . Era il mare che Cosima vedeva per la prima volta . Certo , fu una giornata indimenticabile , come quella della cresima , quando un fanciullo che crede fermamente in Dio si sente più vicino a lui , lavato del tutto dal peccato originale . Tutto pareva straordinario a Cosima , persino il grido rapace delle ghiandaie e i cardi spinosi fra le pietre arse : ma invece di esaltarsi si sentiva piccola e umile accanto alle rocce che scintillavano come rivestite di scaglie , e ai lecci millenari che sembravano più antichi delle stesse rocce . L ' ombra era fitta , e se qualche nuvoletta solcava il cielo sembrava si afferrasse alle cime più alte , in certi piccoli squarci del bosco , come i fanciulli che guardano in fondo a un pozzo . Ma il banchetto fu servito in una radura , per terra s ' intende , tutta circondata da un colonnato di tronchi come un salone regale : per Cosima Andrea preparò con una sella e una bisaccia una comoda poltrona ; e i migliori bocconi furono per lei : per lei il rognone dell ' agnello , tenero e dolce come una sorba matura ; per lei il cocuzzolo del formaggello arrostito allo spiedo , per lei il più bel grappolo d ' uva primaticcia portata appositamente dal fratello premuroso . Si accorsero , i convitati , di queste gentilezze quasi galanti , e cominciarono a urtarsi coi gomiti ; e come se una parola d ' ordine si trasmettesse fra loro con questo gesto , un bel momento tutti sporsero verso Cosima le loro curiose forchette di stecchi di legno , e ad esse infilati pezzetti di carne , di pane , di cacio , di tutte le vivande che si trovavano sulla mensa . Ella arrossì , ma non pronunziò una parola : non aveva mai aperto bocca , del resto , durante tutto il tempo del banchetto , e pareva una estranea , sulla sua sella ricoperta dal drappo arcaico della bisaccia , coi suoi grandi occhi silenziosi , oscuri del cupo verde dell ' ombra del bosco : come una delle piccole fate ambigue , non sai se buone o cattive , che popolano le grotte del monte e da millennii vi tessono , dentro , nei loro telai d ' oro reti per imprigionare i falchi , i venti , le nuvole , i sogni degli uomini . Era un po ' stizzita , però , che il fratello l ' avesse esposta alla beffa , per quanto rispettosa , dei compagni ; e non toccò più cibo , e , appena sfuggita all ' attenzione dei convitati , si volse di fianco e parve balzare dalla sella come da un cavallo in corsa . Si allontanò rapida tra le felci della radura , sfiorandole con le braccia aperte , come una rondine che vola basso all ' avvicinarsi del temporale , e tornò poi in cima al dirupo donde si vedeva il mare . Il mare : il grande mistero , la landa di cespugli azzurri , con a riva una siepe di biancospini fioriti ; il deserto che la rondine sognava di trasvolare verso le meravigliose regioni del Continente . Se non altro ella avrebbe voluto restare lì sullo spalto dei macigni , come la castellana nel solitario maniero , a guardare l ' orizzonte in attesa che una vela vi apparisse con i segni della speranza , o sulla riva balzasse , vestito dei colori del mare , il Principe dell ' amore . Le grida dei giovani nella radura la richiamavano alla realtà : si udivano anche i fischi dei pastori che radunavano il gregge , e ogni voce , ogni suono vibrava nel grande silenzio con un ' eco limpida come in una casa di cristallo . Il sole calava dalla parte opposta , sopra le montagne di là della pianura , e già le capre , ancora arrampicate sulle vette , avevano gli occhi rossi come quelli dei falchi . Era tempo di ritornare a casa ; e ricordando le sue giornate ancora fanciullesche , rallegrate solo dalle storielle ch ' ella raccontava a sé stessa , ella si sentiva al cospetto del mare e sopra i grandi precipizi rossi di tramonto , come la capretta sulla vetta merlata della roccia , che vorrebbe imitare il volo del falco e invece , al fischio del pastore , deve ritornare allo stabbio . E , invece , un fischio , più acuto e diverso dagli altri , le arrivò come una freccia , seguito da altri che lo imitavano beffardi . Era Andrea che la chiamava , avvertendola che non bisognava abusare della sua indulgenza di guardiano : e l ' irrisione dei compagni le ricordava meglio ancora che le sue scorribande non erano sopportate che una volta sola dalle leggi della comunità dov ' ella era destinata a vivere . Allora ella si alzò , ma scosse di nuovo le braccia , verso il mare , sembrandole di sfiorare le onde come poco prima aveva sfiorato le felci della radura , quale rondine che migra , dopo l ' inverno caldo , sì , ma sterile , degli altipiani libici , verso le terre del sole , i rossi crepuscoli estivi , l ' amore che solo concede il dono dell ' eternità . Questo sogno , da allora , non l ' abbandonò mai più . Quando nelle sere d ' inverno , accanto al braciere e alla luce di due lampadine ad olio ( qualche volta ne accendeva anche tre ) , o nei mattini di primavera , nell ' orticello fiorito di rose e ronzante di mosconi , e poi d ' estate nella camera su in alto col paesaggio sonnolento dei monti alla finestra , poteva aver fra le mani una rivista illustrata , ne studiava a lungo le figure , specialmente le riproduzioni fotografiche di strade , monumenti , palazzi di grandi città . Roma era la sua mèta : lo sentiva . Non sapeva ancora come sarebbe riuscita ad andarci : non c ' era nessuna speranza , nessuna probabilità : non l ' illusione di un matrimonio che l ' avrebbe condotta laggiù : eppure sentiva che ci sarebbe arrivata . Ma non era ambizione mondana , la sua , non pensava a Roma per i suoi splendori : era una specie di città santa , Gerusalemme dell ' arte , il luogo dove si è più vicini a Dio , e alla gloria . Come giungessero fino a lei i giornali illustrati non si sa : forse era Santus , o lo stesso Andrea a procurarli : il fatto è che allora , nella capitale , dopo l ' aristocratico editore Sommaruga , era venuto su , da operaio di tipografia , un editore popolare che fra molte pubblicazioni di cattivo gusto ne aveva buone , quasi fini , e sapeva divulgarle anche nei paesi più lontani della penisola . Arrivavano anche nella casa di Cosima ; erano giornali per ragazzi , riviste agili e bene figurate , giornali di varietà e di moda . Sicuro , l ' Ultima Moda , coi suoi figurini di donna dall ' alta pettinatura imbottita , la vita sottile e il paniere prominente , l ' ombrellino grande a merletti come quello del Santissimo Sacramento , e i ventagli di piume simili a quelli del Sultano , era la gioia , il tormento , la corruzione delle ragazze . Nelle ultime pagine c ' era sempre una novella , scritta bene , spesso con una grande firma : non solo , ma il direttore del giornale era un uomo di gusto , un poeta , un letterato a quei tempi notissimo , della schiera scampata al naufragio del Sommaruga e rifugiatasi in parte nella barcaccia dell ' editore Perino . E dunque alla nostra Cosima salta nella testa chiusa ma ardita di mandare una novella al giornale di mode , con una letterina piena di graziose esibizioni , come , per esempio , la sommaria pittura della sua vita , del suo ambiente , delle sue aspirazioni , e sopra tutto con forti e prodi promesse per il suo avvenire letterario . E forse , più che la composizione letteraria , dove del resto si raccontava di una fanciulla quasi simile a lei , fu questa prima epistola ad aprirle il cuore del buon poeta che presiedeva al mondo femminile artificiosetto del giornale di mode , e con il cuore di lui le porte della fama . Fama che come una bella medaglia aveva il suo rovescio segnato da una croce dolorosa : poiché se il direttore dell ' Ultima Moda , nel pubblicare la novella presentò al mondo dell ' arte , con nobile slancio , la piccola scrittrice , e subito la invitò a mandare altri lavori , in paese la notizia che il nome di lei era apparso stampato sotto due colonne di prosa ingenuamente dialettale , e che , per maggiore scandalo , parlavano di avventure arrischiate , destò una esecrazione unanime e implacabile . Ed ecco le zie , le due vecchie zitelle , che non sapevano leggere e bruciavano i fogli con le figure di peccatori e di donne maledette , precipitarsi nella casa malaugurata , spargendovi il terrore delle loro critiche e delle peggiori profezie . Ne fu scosso persino Andrea : i suoi sogni sull ' avvenire di Cosima si velarono di vaghe paure : ad ogni modo consigliò la sorella di non scrivere più storie d ' amore , tanto più che alla sua età , con la sua poca esperienza in materia , oltre a farla passare per una ragazza precoce e già corrotta , non potevano essere del tutto verosimili . L ' estate era certamente la stagione più bella , per Cosima sopra tutto . Grande era il caldo , a giorni , ma un caldo secco , che alla notte si placava in un senso di straordinaria dolcezza . Arrivavano allora , dalla valle e dai campi mietuti , odori di stoppia , di cespugli aromatici ; e le voci delle donne accoccolate nella strada a godere il fresco risonavano con bassi accordi musicali . Lunghi erano i vesperi , rossi , glauchi , violetti sopra la montagna , e se la luna spuntava sopra le roccie il suo chiarore si fondeva con quello dell ' ultimo giorno in un crepuscolo quasi orientale . E poi era la stagione in cui Antonino tornava per le vacanze . Cosima aspettava questo ritorno come altri aspettano la primavera o il fare del giorno . Quell ' anno , poi , alla sua attesa si mischiava una vaga paura : paura che Antonino avesse saputo la grande novità , che anche lei era diventata una scrittrice , una candidata alla gloria , e che sorridesse di lei , con quel suo ironico sorriso di famiglia , velato però , in lui , da una finissima melanconia , come quella dei grandi , dei veramente grandi e forti , per i piccoli e deboli . In fondo non le importava gran che , ferma nella sua ambiziosa sicurezza di non aver bisogno di forze diverse dalle sue per andar diritta nella strada che Dio stesso le aveva tracciata : e da Antonino non sperava niente , non solo , ma non voleva niente , neppure che egli sospettasse del suo amore per lui . Amore . La parola era finalmente sbocciata , nel cuore e sopra tutto nella coscienza di lei , da quel giorno sulle rocce : come sboccia la rosa rossa e fragrante che basta a illuminare un giardino desolato . Eppure il corpo di Antonino non esisteva per lei ; e neppure il lontano desiderio , neppure per istinto , di un solo bacio di lui , le vibrava nel sangue . Di lui non conosceva che la linea , una linea quasi azzurra , poiché egli vestiva quasi sempre di colore turchino chiaro , quasi soffusa del chiarore della lontananza in cui egli le appariva , anche se in realtà la sua figura spuntava in fondo alla strada solitaria . Egli doveva attraversare per forza quella strada , per scendere dalla sua casa al centro del paese : ella lo sapeva , e lo aspettava alla finestra , ma appena la figura di lui appariva ella si nascondeva . Ma questa volta ella lo vede sotto una luce diversa , su uno sfondo che ha del fantastico . Era andata , con la sorella Pina , a trovare le loro amiche , cugine di Antonino . La serva le ha accompagnate , consegnandole alla signora Lucia , con la promessa che sarebbe andata a riprenderle verso sera . È poco , eppure è una festa per Cosima , che può respirare l ' aria del cortile e della vigna di Antonino . Come si è detto , le case delle quattro famiglie si aprono tutte su questo grande cortile arioso , lastricato bene , con panchine di granito poggiate al muro , accanto alle porte . Quella della signora Lucia è a un solo pianterreno , ma le stanze sono comode , e c ' è anche il salotto , col tavolino rotondo in mezzo , e il sofà con la spalliera ricoperta da una trina all ' uncinetto . Le ragazze vi si raccolgono e cominciano a pigolare : anche l ' amica di Cosima e quella di Pina , della stessa età , sono piccoline , brune , intelligenti e lingue lunghe . Finito di parlar male delle comuni conoscenze , cominciano a punzecchiarsi scambievolmente , con istintive malignità e derisioni . Le due ragazze M . vestono bene , perché il padre è impiegato al Tribunale ed ha una sorella a Sassari , dove spesso le ragazze passano qualche settimana e apprendono le eleganze cittadine . Oggetto della loro beffa sono quindi i goffi vestitini delle altre due , fatti dalla sarta paesana . Giallo , con guarnizioni rosse , quello di Cosima , che parrebbe ridicolo e pure dà risalto al suo viso pallido e ai folti capelli neri . - Sembri una ciliegia che comincia a maturare , - le dice l ' amica Lenedda , e Cosima arrossisce e tace , ma la sorella Pina , squadrando il vestito verde e nero dell ' altra , ribatte : - E tu sembri una vipera . L ' altra ride ; dice : - Non mi ricordavo che ti hanno tagliato il filo della lingua . Infatti era vero : da piccola Pina balbutiva poiché lo scilinguagnolo sotto la sua lingua era eccessivamente corto : e le fu tagliato ; cosa che tutti , per il resto della vita , le rinfacciarono . - A te non occorreva tagliartelo , il filo della lingua : anzi bisognerebbe ricucirlo . Risero , le ragazze , perché in fondo erano allegre e si divertivano delle loro stesse malizie : fu portato il caffè , e si riprese a parlar male delle altre cugine , le sorelle di Antonino , che spiavano dalle finestre di faccia , ma non si degnavano di venire a salutare le piccole borghesi . Poiché esse vestivano in costume , sì , ma in modo sfarzoso , ed erano più ricche delle altre , in modo che la loro madre diceva convinta : - Per le mie figlie occorrono uomini in alto , fieri e potenti . Invece la maggiore , molti anni più tardi , sposò un possidente paesano , e la minore un ricco commerciante . Quel giorno , esse non si unirono alla compagnia delle nostre ragazze neppure quando , verso il tramonto , le quattro amiche uscirono nella vigna attigua alla casa . Bellissimo era il luogo in pendìo sopra la valle , in faccia ai monti arrossati dal sole calante : un muricciuolo lo separava dal sentiero che andava a perdersi verso i pendii di un ' altra valle , a nord , e su questo muricciuolo , di contro uno sfondo di cielo abbagliante come una lamina d ' oro , sedeva , con un giornale in mano , l ' agile Antonino . Quando dal fondo del vialetto della vigna Cosima lo vide , si piegò in avanti come dovesse cadere , chiudendo gli occhi quasi con angoscia . Ella non sapeva che era tornato , come del resto non lo sapevano neppure le cugine di lui , che lo guardarono con curiosità insolente e gli corsero incontro senza salutarlo battendogli i pugni sulle ginocchia . Egli le respinse , preoccupato solo per la piega dei suoi pantaloni , e non avrebbe neppure smesso di leggere senza la presenza delle altre due ragazze . Stentò un po ' a ricordarsi chi erano , ma quando ebbe riconosciuto bene Cosima balzò in piedi e la salutò , con quel suo sorriso dolce , stanco e beffardo che gli sollevava il labbro sopra i denti luminosi . Tutto era luminoso , in lui , in quel momento , e la luce d ' oro del tramonto pareva scaturisse dai suoi occhi , dal suo viso bruno , dai capelli raggianti . Per tutta la sua vita Cosima lo ricordò così : e basta ancora che pensi a lui per sentire una gioia misteriosa , fatta di luce e di angoscia , come si prova soltanto al primo rivelarsi della vita cosciente , anche se l ' immagine della vita sorrida come in quell ' attimo sorrideva Antonino . Eppure , in fondo al suo pensiero rimaneva il ricordo delle sue prime esperienze d ' arte , e aspettava con orgoglio che il giovane accennasse alla sua novella , pronta a difendersi se gliela derideva . Ma pareva ch ' egli non sapesse nulla : o almeno non accennò nulla . Domandò solo di Santus , e disse che sarebbe andato a trovarlo . Cosima arrossì ; egli se ne accorse e non insisté . Poi le due ragazze minori essendosi allontanate , rimasero accanto al muricciuolo le due maggiori , e Lenedda cominciò a stuzzicare Antonino , permettendosi di pigliarlo in giro , per il modo con cui vestiva , e perché i capelli gli lucevano troppo . - Ti sei messo l ' olio di lentischio , come le donne di Oliena . A chi vuoi piacere , in questo paese di selvaggi ? Qui , dame non ce ne sono . Cosima abbassava gli occhi . La speranza ch ' egli volesse rispondere alla cugina , sull ' argomento scottante , le faceva battere il cuore : ma egli non badava a Lenedda più che alle pietre del muro sul quale si appoggiava : però si passava la mano bianca , con le unghie che riflettevano l ' oro del tramonto , sui capelli divisi da un lato da una sottile scriminatura candida , e se li tormentava come per dimostrare che non erano lucidi per artifizio . - E poi , perché non hai il corpetto ? L ' hai perduto ? La tua camicia sembra la camicetta di una donna . Cosima taceva , mortificata e offesa per lui , e provò una gioia cattiva quando egli allungò il giornale e lo sbatté più volte sulla testa della cuginetta insolente : ma non fu tutto : allorché Lenedda , con un piccolo salto felino tentò di tirargli i capelli , egli l ' afferrò per un braccio , la fece girare intorno a sé come una trottola , la spinse costringendola a scendere di precipizio nel vialetto in declino . Ella strillava come una ghiandaia , e lui non rideva , tutt ' altro , anzi stringeva un po ' crudelmente i denti , e continuava ad agitare il giornale , come avesse un gran caldo . Cosima stava lì quasi tramortita , e avrebbe voluto non assistere a quella scena . Poiché il suo idolo si scomponeva alquanto ; eppure se egli avesse fatto su di lei lo scempio toccato alla cugina , ne sarebbe stata paurosamente felice . Egli però le mostrava , pur con la sua indifferenza , il massimo rispetto ; non solo , ma ella aveva l ' impressione che la lezione data a Lenedda fosse in suo omaggio , per non essere diminuito agli occhi di lei . Ad ogni modo ella respirò quando egli , dopo averla salutata con un lieve cenno del capo se ne andò senza far più caso degli strilli della cugina . Ma ella doveva incontrarlo ancora in condizioni più felici , insperate e quasi favolose . Sopra la piccola città , che era già a seicento metri sul livello del mare , sulla cima dell ' Orthobene , sovrastante fra boschi di lecci e rocce di granito , poco distante dalla proprietà della famiglia di Cosima e da dove per la prima volta ella aveva veduto il mare lontano , sorgeva una piccola chiesa detta appunto Madonna del Monte , su uno spiazzo sollevato e recinto di massi . Piccole stanzette erano addossate alla chiesa , sotto lo stesso tetto , e una specie di portichetto si apriva davanti alle due porte , una a mezzodì l ' altra a ponente , con sedili in muratura tutto intorno . Nelle stanzette dimoravano i fedeli , durante il periodo della novena e della festa della piccola Madonna . La leggenda raccontava che un vescovo , forse di Pisa , nel viaggiare per la sua visita pastorale nell ' isola , colto da tempesta , aveva promesso , se il naviglio si salvava , di erigere un santuario sulla prima cima di montagna apparsa all ' orizzonte . E immediatamente il mare si era calmato , e una cima rocciosa era emersa fra le nuvole sopra l ' isola . Lo zio di Cosima , il tabaccoso prete Ignazio , che aveva una parrucca rossa con la chierica , fungeva da cappellano della chiesetta . La sorella Paola lo accompagnava : avevano per loro uso , oltre la piccola sagrestia , nel cui armadietto zia Paola nascondeva i dolci per sottrarli all ' avidità dei ragazzi , una stanzetta pulita per il prete , con una branda e il materasso , e una vasta grezza stanza col pavimento sterrato e tanti piuoli fissi al muro per attaccarvi le robe . In questo primitivo ambiente , che aveva della capanna e della caverna , e riceveva luce solo dalla porticina aperta sul bosco , Cosima quell ' anno , poiché la zia Paola l ' aveva invitata con le sorelle a trascorrere con lei il tempo della novena , passò i giorni più belli della sua vita . Fu proprio un sogno , bello , completo , pieno di cose misteriose , come i veri sogni . Il viaggio , circa due ore di salita per un sentiero appena tracciato fra i dirupi , gli avvallamenti , il basco , fu attraversato a piedi dalle ragazze pazzamente felici ed ebbre di quella meravigliosa mattina di agosto , mentre un carro tirato da buoi e carico di masserizie e provviste , le seguiva traballando sui sassi e gli sterpi . La prima sosta , breve , fatta non per stanchezza ma per divertimento , fu al cominciare del bosco fitto , sotto una strana pietra poggiata su altre e detta la tomba del gigante . Sembrava una grande bara , di granito , coperta da un drappo di musco , solenne nella vasta solitudine del luogo . Un tempo , diceva la leggenda , i giganti abitavano la montagna , e uno di essi , a turno , vigilava l ' ingresso della foresta : l ' ultimo , si stese per morire sulla pietra di confine , che si richiuse su di lui e ancora custodisce il suo corpo . Era davvero , quello , l ' ingresso al mondo degli eroi , dei forti , di quelli che non possono concepire pensieri meschini ; e Cosima toccò il masso , come in altri luoghi , abbelliti di leggende sacre , si tocca la pietra dove si sia riposato qualche santo . Il sogno confuso della fanciulla era già illuminato da un desiderio , oltre che di purezza , di cose grandi , al di sopra delle difficoltà quotidiane : e le sembrava davvero , riprendendo a salire il sentiero tra le felci e le chine già morbide di capelvenere e di sottilissime erbe di montagna , all ' ombra dei grandi elci patriarcali , di evadere dal suo piccolo mondo e ritrovarsi fra i giganti che vivono alti sino quasi al cielo , compagni dei venti , del sole e degli astri . Una seconda tappa fu alla sorgente d ' acqua pura e luminosa come il diamante , che scaturiva in una piccola conca di pietre e si spandeva modesta e quasi furtiva fra l ' erba calpestata e fangosa , in un cerchio di lecci qua e là arrampicati sulle cime azzurre . Già si sentiva il grido delle ghiandaie , e l ' aria sembrava un liquore profumato di menta . Le ragazze s ' inginocchiarono sulla pietra e si protesero a bere nella fontana : e nel piccolo specchio d ' onice dell ' acqua in ombra Cosima vide i suoi occhi che le parvero della stessa miracolosa luce : luce che scaturiva dalla profondità della sua terra e aveva un giorno riflesso davvero l ' anima assetata di divinità dei suoi avi pastori e poeti . La realtà doveva consistere nell ' abitazione che , simile alla capanna scavata fra le rocce dai medesimi avi , aspettava questa nuova tribù di fanciulle che anelavano allo spazio del mondo lontano , alle città affollate e rumorose . E le sorelle di Cosima si rivoltarono , sul principio , nel vedere che il giaciglio , in comune con la zia Paola , era steso per terra , fatto di uno strato di felci , di coperte , cuscini e grosse lenzuola ; che gli armadii erano i piuoli e , per lavarsi , c ' era in un angolo , su una panchina di pietra , accanto alla brocca per bere , un vaso di creta ; e per ribellarsi , ma anche divertirsi , cominciarono a rotolarsi sul giaciglio , scovarono la parrucca dello zio Ignazio , che viveva nella stanzetta accanto , e ne fecero scempio . Ma poi uscirono nel bosco e si confortarono con lo sfarzo del meraviglioso luogo pieno di recessi , di divani coperti di musco , di quadri e broccati mai visti così belli , dei quali erano ricchi gli sfondi . Solo Cosima non era disillusa : anzi l ' interno dell ' abitazione , col suo odore di umido e di felci , coi suoi arnesi trogloditici , con quella porticina coperta dalla tenda sul verdone del bosco , quei sedili di pietra grezza , quell ' anfora di creta e i recipienti pastorali fatti di sughero e di corno , le diedero uno strano senso di ricordanze remote , come quello che provava da bambina incosciente nel veder apparire la piccola nonna materna , - la nonnina che partecipava della natura delle fate nane della tradizione locale , che abitavano nelle casette di granito in mezzo ai monti e sugli altipiani rocciosi : - e prima di raggiungere le sorelle si diede da fare per rendere più abitabile la primordiale dimora . Cominciò con l ' appendere i pochi vestiti suoi e delle sorelle ai piuoli , coprendoli con uno scialle per preservarli dalla polvere e dalla curiosità degli estranei ; stese davanti al giaciglio , dalla parte dove avrebbero dormito loro , a mo ' di tappeto , un lungo sacco di lana che invero ne aveva lo spessore ; nascose le scarpe in un cestino , e infine , con un piccolo specchio e una mensoletta che aveva previdentemente portato da casa sua , preparò la toeletta . Intanto , fuori , il servo di zia Paola costruiva una capanna di frasche , abbastanza alta e larga , che doveva servire da cucina . Avevano portato un fornello a mano e un sacco di carbone ; ma la serva volle dietro la capanna , in un angolo riparato , una specie di focolare di pietre e dichiarò che avrebbe cucinato col fuoco di legna . E queste non mancavano davvero a portata di mano , quali erano e pronte ad accendersi come torcie . Anche alcune sedie e un tavolo erano stati portati sul carro ; e il tavolo avrebbe dovuto servire per i pasti e per scrittoio a prete Ignazio , ma egli non intendeva perdere neppure un minuto per impugnare la penna ; e così il tavolo fu collocato nella stanza grande , accanto alla luce della porta e servi , sì , per i pasti , ma anche da scrittoio a Cosima . Oh , e ben il calamaio ella aveva portato , avvolto in uno straccio nero e ficcato dentro una scarpa perché nel transito non si rovesciasse ; e trovò anche , nella primordiale dimora , una specie di nicchia , che avrebbe dovuto servire per qualche lumino e qualche immagine sacra , e della quale , invece , ella si servì per deporvi il calamaio , la penna , il suo scartafaccio e alcuni libri , formandone così un altarino per i suoi misteri d ' arte . Poi raggiunse le sorelle nel bosco ; e furono ore e poi giorni di appassionata gioia . Non fu tutto un sogno ? Uno di quei sogni che bastano a illuminare una vita , anche negli angoli più ombrosi , come il sole e la luna illuminavano , in quei favolosi giorni di agosto , la boscaglia di elci intorno alla miracolosa chiesetta . Che importava l ' umiltà e la rozza accoglienza della capanna ? Serviva di rifugio solo nella notte , e a Cosima nelle ore delle sue scritture ; il rumorio del bosco la copriva col suo suono di organo , e la luna col suo drappo d ' argento . E le ragazze dormivano cullate da quella musica che non aveva l ' eguale poiché era la musica della fanciullezza che risuona una sola volta nella vita . Ma per Cosima era qualche cosa di più grande e trepido : era tutta una rete di mistero , uno svolgersi di cose sorprendenti , come se ella galleggiasse in un fondo oceanico , circondata , non dal selvaggio bosco di elci e dalle roccie fantastiche , ma da tutte le meraviglie delle foreste sottomarine . E tutto questo , oltre la reale dolcezza del soggiorno , allietato dalla libertà e dallo spazio del luogo , dalla bellezza del paesaggio e delle lontananze e dai semplici svaghi della poca gente che dimorava intorno alla chiesetta , dipendeva dalla presenza , in una delle stanze verso la parte opposta di quella del cappellano , della famiglia di Antonino . Egli non c ' era , ma doveva pure qualche giorno venirci , come tutti gli altri giovani della città , che anche se i loro parenti non erano lassù , combinavano gite e passavano anche la notte nel luogo incantevole , accendendo grandi fuochi , combinando cene e balli , bivaccando sotto gli alberi e facendo la corte alle ragazze ; doveva arrivare ; e la sola speranza di vederlo , anche alla sfuggita , in quello sfondo che era lo sfondo stesso della Poesia , riempiva l ' animo di Cosima di una gioia senza limiti . Ma ella non andava mai dalla parte ove la famiglia di lui abitava , e ne sfuggiva le sorelle come per paura che indovinassero il suo segreto e la sbeffeggiassero , o semplicemente perché il suo segreto era per lei grande e sacro come un tabernacolo che nessuno doveva profanare . Ed ecco egli arriva davvero , un giorno : è solo , a piedi , con una fronda in una mano e il cappello di paglia nell ' altra . Cosima , che vigilava sempre sul sentiero dall ' alto di una roccia , lo vede salire un po ' stanco , frustando le felci con la sua fronda : le sembra scontento e disincantato , e pensa che , certo , il luogo , per quanto pittoresco , non è degno di lui : per lui occorrono i parchi coi viali lisci come il velluto , le scalee e le terrazze delle ville principesche , le fontane e le grotte artificiali dei giardini settecenteschi , come ella li ammirava nelle riviste illustrate . E sentì quasi pietà di lui , decisa a nascondersi per non aumentargli il malumore che doveva provare . Eppure la sola idea che egli era lì , nell ' umile portico dove le sorelle gli servivano il caffè , illuminava ancora di più , se era possibile , il paesaggio intorno : e le felci toccate da lui scintillavano come palme dorate , e il cielo era più vasto e azzurro . Incantesimi della fanciullezza , che nel ricordo dànno un ' idea di quello che debba essere un giorno , per l ' anima che ci crede e lo aspetta in ricompensa degli innumerevoli disinganni della vita , il regno di Dio sulla terra . Adesso Cosima è di nuovo nella sua casa melanconica , dove ogni cosa , dopo il ritorno dalla montagna , ha preso un aspetto più triste , quasi di decadenza , o meglio di appassimento , un colore umido di autunno , un odore funebre di crisantemi . Ella ha freddo , nell ' alta stanza dalla cui finestra si vede il Monte , già anch ' esso coperto di nebbia : il grido dei corvi annunzia l ' inverno . Ma ancora ci sono , per lei , momenti nei quali il cielo torna a spalancarsi , e un tepore primaverile le scalda il sangue . Ella scrive : piegata sul suo scartafaccio , quando le sorelle tengono a bada la madre , e Andrea è fuori in campagna , e Santus dorme uno dei suoi soliti terribili sonni , ella si slancia nel mondo delle sue fantasie , e scrive , scrive , per un bisogno fisico , come altre adolescenti corrono per i viali dei giardini , o vanno a un luogo loro proibito ; se possono , a un convegno d ' amore . Anche lei , nelle sue scritture , combina convegni di amore : è una storia , la sua , dove la protagonista è lei , il mondo è il suo , il sangue dei personaggi , la loro ingenuità , le loro innocenti follie sono le sue . Il titolo del libro non può essere che quello che è : Rosa di macchia . E un giorno , quando è finito , ella lo sente palpitare vivo fra le sue mani fredde , come un uccello che le sguscia fremente fra le dita e vola a batter le ali contro i vetri chiusi della finestra . Ella non esita a cercare il modo di liberarlo , lasciarlo andar via per gli spazi infiniti . Scrive all ' editore della rivista di mode , e l ' uomo , che ha l ' intelligenza istintiva e il cuore grande del lavoratore sbocciato dal popolo , capisce con chi ha da fare . Risponde che gli mandi il manoscritto . Cosima si stacca con dolore ed orgoglio dalla famiglia dei suoi personaggi , e la manda per il vasto mondo . Il plico del manoscritto è accuratamente involto in tela e carta , con una rete di spaghi che deve resistere al lungo viaggio di terra e di mare : ed è anche raccomandato : tutte spese che Cosima non può sopportare col suo scarno bilancio personale composto dai pochi centesimi che la madre le dà ogni domenica . Ma poiché è necessario andare avanti a tutti i costi , ecco che la scrittrice , la poetessa , la creatura delle nuvole , scende in cantina e ruba un litro d ' olio : è facile , questa ladroneria , perché lei e le sorelle , quando la madre e la serva sono occupate in cucina , e qualche donna viene a comprare olio o vino , non sdegnano di servirla . Arriva dunque la donna di servizio della famiglia del cancelliere del Tribunale , che abita da pochi giorni la casa della zia Paola , in fondo alla strada , e compra un fiasco d ' olio : Cosima riceve la somma , in piccole monete di argento da mezza lira l ' una : a lungo , andata via la donna , ella tiene quei semi bianchi entro il pugno , fino a scaldarli ; ha scrupolo , ha paura , anche un po ' di vergogna ; ma poi pensa che un familiare non esita a intascare metà del fitto del bosco e del provento delle mandorle , per sprecarlo col gioco e con le donne , e divide anche lei le monete : metà alla casa , metà alla gloria . È vero che poi rivelò il peccato al confessore , dicendo di aver rubato , senza però riferirne il motivo : e per penitenza digiunò il venerdì e il sabato . Presto arrivarono le bozze di stampa del romanzo . Cosima non sapeva con precisione di che si trattasse : credette che l ' editore le mandasse un campione , e si meravigliò che le pagine fossero lunghe come le colonne di stampa dei giornali . Le tenne lì , trovando buffo e quasi allucinante quel trasformarsi del suo lavoro . Il suo nome , in cima , sovrastante al titolo , le dava quasi soggezione : le pareva fosse troppo esposto alla curiosità del lettore . Non vedendo ritornare le bozze l ' editore scrisse quasi seccato , richiedendole corrette . Allora Cosima si decise a correggere i molti errori di stampa , e sentì la prima tortura di ricercare le doppie lettere sul frusto vocabolario che era appartenuto a suo padre e ancora aveva odore e macchie di tabacco da naso : ma le correzioni ella le fece in un modo nuovo , mai veduto , cioè non sul margine del foglio , sibbene sul corpo stesso delle parole errate ; talché ne germogliò una fioritura selvatica di sgorbi , un groviglio che terrorizzò il tipografo destinato a sbrogliarlo . L ' editore decise di non mandare le ulteriori bozze alla scrittrice , ma le richiese una fotografia da mettere sulla porta del romanzo . Di fotografie Cosima ne possedeva solo una , che era stata anch ' essa una delle prime sue disillusioni personali . S ' era voluta fotografare coi capelli sciolti , col vestito nuovo color viola di mezzo lutto e il fermaglio d ' argento al collo : ne era venuta una immagine torva , corrucciata , con gli occhi selvaggi , la bocca sdegnosa , il petto legnoso ; la prima deformazione della sua personalità spirituale , che sotto le asprezze fisiche dell ' adolescenza ella sentiva invece bella e fina . Era abbastanza vanitosa per non pensar neppure di mandare quel cupo ritratto di sé stessa ad affacciarsi all ' apertura del suo libro di sogni : ma farne un altro era un po ' difficile , ed anche dispendioso . Forza e coraggio , e sopra tutto astuzia : altri mezzi litri di olio e di vino furono sottratti al bilancio domestico : fu combinata una gita ad un orto di proprietà della famiglia , vicino alla casa del fotografo , e tutto , questa volta , riuscì bene : la testa di Cosima emergeva da un grande ventaglio di piume di struzzo nere , ch ' ella aveva con arte aperto sul suo scarno petto : emergeva come da un ' ala , che poteva anche avere un simbolo ; e gli occhi avevano il loro languore orientale , un po ' esagerato , il viso tutto dolce , sornione , un po ' per volontà di lei , un po ' per abilità del fotografo intelligente , che aveva capito a modo suo di che si trattava . Aveva capito che quell ' immagine era destinata a un amatore , a qualcuno che Cosima voleva attirare per passione , ma anche per arte : e questo primo innamorato lontano , ricco come un re e forse anche più potente , era il pubblico dei lettori , specialmente giovani , intelligenti e affini all ' anima e alle fantasie di lei . Il libro invece ebbe un successo femminile : lo lessero le fanciulle , e vi si ritrovarono , coi loro amori più libreschi che reali , coi loro convegni notturni immaginari , con le loro finte ali di struzzo che non possono volare . L ' editore mandò cento copie del volume , per tutto compenso dell ' opera : il valore non superava quello dell ' olio e del vino rubati in cantina ; e il grosso pacco piombò in casa come un bolide sconquassatore . La madre ne fu atterrita , la sera gli girò attorno con la diffidenza spaventata di un cane che vede un animale sconosciuto : per fortuna Cosima ricordò che un suo cugino in terzo grado aveva una bottega di barbiere e spacciava giornali e riviste . Era un intellettuale anche lui , a modo suo , perché mandava la corrispondenza locale al giornale del capoluogo : e la proposta di Cosima , di spacciare qualche copia del romanzo , fu da lui accolta con disinteresse assoluto . Ma per la scrittrice fu un disastro morale completo : non solo le zie inacidite , ma i ben pensanti del paese , e le donne che non sapevano leggere ma consideravano i romanzi come libri proibiti , tutti si rivoltarono contro la fanciulla : fu un rogo di malignità , di supposizioni scandalose , di profezie libertine : la voce del Battista che dalla prigione opaca della sua selvaggia castità urlava contro Erodiade era meno inesorabile . Lo stesso Andrea era scontento : non così aveva sognato la gloria della sorella : della sorella che si vedeva minacciata dal pericolo di non trovare marito . Ma a consolare l ' umiliazione sdegnosa di Cosima arrivarono le prime lettere delle sue ammiratrici , ed anche di qualche giovanissimo ammiratore , cosa che maggiormente la confortò . Uno le mandò , da Roma , - da Roma ! - una piccola poesia d ' amore , musicata , dedicata a lei . Ella aveva già un certo spirito critico per giudicare puerili e sgrammaticati i versi , - non più dei suoi , ma incoraggiò la propria vanità col credere che la musica fosse migliore ; per conto suo non conosceva una nota , e di musica aveva finora sentito quella della chitarra e della fisarmonica e quella dell ' organo della cattedrale : ma quello che più la lusingava e la cullava in una risonanza immaginaria , era il fatto che l ' omaggio veniva da un giovane , forse un ragazzo , un ragazzo che se sapeva comporre musica , oltre a poesia , doveva essere di condizione civile , di gente educata ; forse era un Antonino ancora acerbo , forse anzi in via d ' evoluzione più raffinata di quella dell ' esteta locale ; e aveva su di questi il vantaggio di essere meno indifferente , e di pensare dunque a lei , di essere all ' altra riva del solitario oceano di sogni dov ' ella viveva . Fu il suo primo amore lontano , tutto suo , poiché dell ' ignoto musicista non seppe mai l ' indirizzo , neppure il nome , - e se ne sapeva l ' età e il sesso era perché i versi li svelavano : - ed egli non scrisse , non parlò , non cantò più . Fu come un grido d ' uccello nella notte , un richiamo passeggero di usignuolo , illuso anche lui dal chiarore delle lontananze ; la serenata di un fantasma di trovatore sceso dalla foresta lunare delle pagine di un libro romantico . Questo fatto cominciò a staccarla da Antonino , tanto più che egli non diede il minimo segno di essersi accorto di quello che per lei , certo , era un avvenimento straordinario . Un filo di dispetto si intrecciò ai ricordo di lui , anzi fu come una trama che si rompe , in un tessuto prezioso , e a poco a poco tira le altre , irrimediabilmente . Poi un ' altra cosa accadde : un altro poeta si accorse di lei : e questo era vicino e accostabile : oh , anche troppo , accostabile , poiché egli faceva di tutto per esserlo . Ma , ahimè ! era un ben piccolo e triste e meschino poeta , in tutto . Era zoppo , fin dalla nascita ; non poteva studiare per mancanza di mezzi , non riusciva a trovare un posto decoroso per mancanza di studio : era il figlio illegittimo del cancelliere , quello venuto ad abitare in fondo alla strada , e , si diceva , del cancelliere stesso , che non lo riconosceva ma se lo tirava appresso , lo manteneva , gli faceva fare il copista , e gli permetteva di scrivere versi . Il cancelliere era vedovo : aveva due figlie già anziane , una tutta riccioli neri , tinti e grassi , l ' altra di un biondo di stoppia bruciata , con una guancia pelosa come quella di un gatto . Si volevano tutti bene : le ragazze sognavano un ricco matrimonio per il presunto fratello . Fortunio , si chiamava , ed esse speravano che il nome gli portasse fortuna : ed era anche bello di viso , con due grandi occhi castanei , femminei , i capelli lisci , dello stesso colore , quasi della stessa lucentezza , un non so che di carezzevole e languido in tutta la persona , anche nel modo di trascinare la gamba storta con la scarpa che pareva di ferro . Le sorelle riuscirono a fare amicizia con Cosima ; un ' amicizia un po ' sostenuta e cerimoniosa , però ; mandavano la serva a domandare quando potevano , senza disturbo , far visita , e arrivavano puntuali , coi vestiti nuovi , i cappellini che sembravano spoglie di pappagalli ; e trovavano sempre il modo di parlare di Fortunio : sì , anche Fortunio aveva pubblicato un volumetto di versi ; anche Fortunio scriveva un romanzo ; anche Fortunio riceveva e spediva tante lettere . Ne mandò una anche a lei , con la serva , e istintivamente Cosima la nascose : ma quando l ' aprì rise , un po ' delusa , poiché il collega la pregava di tradurgli in italiano una parola dialettale molto usata nella città , ma della quale egli non sapeva con precisione il significato . Ella rispose : egli scrisse ancora , ringraziando . Le loro lettere avevano le impronte oleose delle dita della serva . Poi l ' amicizia si strinse : Cosima andò con le sorelle a visitare le nuove amiche e osservò che la loro casa era povera , disordinata , quasi sudicia : e quei riccioli neri unti , quella frangia di stoppia che ricadeva fin sugli occhi bianchi della più vecchia delle zitelle , le destarono un senso di diffidenza , quasi di ripugnanza . Che si ingrandì questo senso , quando , non seppe come , le due streghe trovarono il modo di condurre le ragazze più piccole a vedere un vaso di gerani nella loggetta della casa , e nella stanzetta che serviva da pranzo e da ricevere entrò come per caso lo zoppo . Ella che s ' era piegata a guardare sul tavolo coperto da un tappeto fatto con orribili ritagli di scatole di fiammiferi , alcune di quelle immagini con paesaggi , sentì la scarpa di lui come la zampata di un cavallo che si ferma davanti ad un ostacolo : e balzò in piedi rossa e spaventata . A dire il vero anche lui arrossì e le sue labbra tremarono : ma ciò valse a far notare a Cosima che egli aveva una bella bocca , carnosa ma non sensuale , o , se mai , di una sensualità sana e attraente come quella di un frutto maturo . Per la prima volta ella ebbe la sensazione di ciò che doveva essere un bacio , la sensazione fisica ; un bacio carnale , fra due che si desiderano e sono spinti ad attaccarsi l ' uno all ' altro da una terribile forza di natura : e anche la sua bocca tremò , ma come quella di un bambino che sta per piangere e neppur lui sa perché . Fortunio fu certo , almeno in apparenza , fortunato con Cosima . Ma lo fu perché era audace e spinto , in fondo , da un misterioso senso di odio verso di lei e verso tutta la classe boriosa e orgogliosa senza motivo alla quale ella apparteneva . Ella era quasi ricca , quasi nobile , e nonostante le gravi pecche dei fratelli , considerata una ragazza di rango superiore . La sua stessa ambigua qualità di scrittrice le attirava , dopo tutto , l ' attenzione di un intero paese , e di gente più lontana ancora : e Fortunio era abbastanza intelligente per capire ch ' ella giocava una carta : poteva perdere ma poteva anche vincere . Lui sapeva benissimo , meglio di quelli del paese , che un vero artista non manca mai al suo avvenire . E in Cosima egli sentiva l ' artista ; mentre lui era diseredato in tutto , anche nelle sue velleità di intellettuale . La passione che egli cominciò a provare sul serio per lei era in parte sincera , in parte avida e interessata . Le lettere che cominciò arditamente a scriverle , facendogliele pervenire incollate nelle copertine dei libri che si scambiavano apertamente , erano belle , poetiche , sensuali ; forse le cose migliori che egli scrisse in tutta la sua , d ' altronde breve , carriera di scrittore : Cosima se le sorbiva con avidità , e le nascondeva ben bene per il terrore che venissero scoperte da Andrea : se Andrea le avesse scoperte sarebbero successi certamente dei guai . Poiché Fortunio era per lui un essere assolutamente inferiore , socialmente e fisicamente : era peggio di un servo , peggio di un suonatore ambulante , e come tale gli perdonava , anche perché nulla ancora di sospetto gli passava nella mente , le serenate che , con chitarra e relative appassionate canzoni dialettali , il giovane zoppo , con altri suoi amici , si permetteva di eseguire sotto le finestre di casa . Era un uso locale , abbastanza antico sebbene del tutto diverso da quello delle vere serenate popolari composte di cori vocali e di canzoni arcaiche , quello delle serenate diremo borghesi , combinate da studenti e giovanotti della classe non esclusivamente paesana . Canzoni semi - dotte accompagnate dalla musica della chitarra , del mandolino , anche della fisarmonica , facevano sollevare la testa dai loro guanciali quasi monastici , alle fanciulle sognanti : ma era un po ' difficile identificare a chi la voce appassionata che rompeva il silenzio notturno coi suoi richiami d ' amore , era diretta : poiché l ' amatore , per lo più ostacolato nelle sue aspirazioni amorose , per crearsi una specie di impunità non si fermava , con la sua compagnia solo sotto le finestre dell ' amata , ma sotto molte altre dove c ' erano fanciulle : così che il suo sfogo poteva passare per quello di un dilettante di serenate , di uno spirito innamorato del suo universale sogno d ' amore : o anche di un artista in esercizio di canto e di notturne melodie . Cosima non si ingannò un istante quando una notte sentì , dapprima lontana , poi sempre più vicina e quasi tempestosa e tiepida , quasi palpabile , come appunto il levarsi del vento dalle lontananze del mare e poi dalla valle , nelle notti di marzo , il vento che porta dalle terre d ' Oriente l ' annunzio della primavera , la voce di Fortunio . Bisogna dirlo , era una voce potente , calda , un po ' raffreddata come quella di un vero tenore , - e anche su questa le sorelle di Fortunio contavano , sperando di far di lui un cantante ; - ed egli sapeva scegliere , aggiustandole con anelli di sua invenzione , le poesie più adatte a penetrare come in sogno nel letto delle fanciulle , ad avvolgerle con ali d ' angelo sempre più calde , sempre più strette , fino a tramutarsi in un abbraccio umano appassionato . Cosima tenta di reagire : in fondo non è romantica e già , per tante prove crudeli , conosce la vita ; ma la monotonia dei giorni senza speranza di notevole mutamento le gravava intorno come una ingiusta condanna , - antica condanna delle donne della sua stirpe , - e lei ardeva tutta di desideri di volo , di più vasti orizzonti , di vita movimentata . Così diede ascolto alla voce lusingatrice , sebbene Fortunio le destasse diffidenza e quasi disprezzo . Un giorno , in maggio , quando le prime ebbrezze della sua avventura letteraria erano dileguate , per lasciar posto , in lei , ad uno scoraggiamento pesante , per colmo di disdetta , le arriva una lunga critica , manoscritta , della sua povera ma sincera fatica : il romanzo , la novella , persino un timido racconto per bambini pubblicato in una rivistina per ragazzi , tutto e stroncato , e non con debole malizia , ma a vigorosi colpi di accetta : tutto , con logica , con coscienza : tutto ridotto a scheggie , buone , - conclude il critico , - per accendere il fuoco del forno ove la madre di Cosima cuoce il pane . Torni , torni , la piccola grafomane , nel limite dell ' orticello paterno , a coltivare i garofani e la madreselva ; torni a fare la calza , a crescere , ad aspettare un buon marito , a prepararsi ad un avvenire sano di affetti famigliari e di maternità . Cosima piange ; di rabbia , di umiliazione : piange , ma in fondo si sente tutta scossa , ha coscienza di aver sbagliato strada , decide di ritornare davvero al chiuso esilio del suo vero destino . Strappa il foglio di condanna , e riprende i suoi lavori di ricamo , di cucina , le passeggiate con le sorelle , le gite confortevoli nelle belle campagne rallegrate dalla fastosa primavera . Ad una di queste gite presero parte anche le sorelle di Fortunio : anzi furono loro che portarono le provviste per fare una merenda sull ' erba , accanto alla sorgente dell ' acqua che scaturiva da una roccia alle falde del monte . E furono ore di schietta , innocente allegria ; e Cosima poté anche , contemplando il tramonto sulle cime opposte della valle , sopra gli oliveti sognanti , mettere da parte i tenebrosi propositi di abbandonare i suoi sogni di poesia ; la ferita si chiudeva , ed ella provava come una gioia di convalescenza , quando , a stendere un ' ombra sulla luce del suo cuore , - la sola luce ch ' ella sentiva di essere vera , limpida e dissetante come la sorgente della roccia , - apparve , sulla strada sovrastante , la figura di Fortunio . Al solito , pareva che egli fosse sopraggiunto per caso . Dall ' alto del paracarri si affacciò e parlamentò con le sorelle , che lo invitavano ad avvicinarsi , a prender parte alla merenda , con un certo diritto , poiché la roba l ' avevano portata loro : ma egli rifiutò , severo e triste , conscio , anche lui , del posto che gli spettava : affacciato al parapetto dello stradone in modo che la sua gamba storta non si vedesse , e risaltasse la bella testa con gli occhi e le vivide fresche labbra lucenti al riflesso del tramonto , guardava con tristezza lontano , e appoggiava la guancia alla mano fina , dalle unghie che parevano di alabastro rosa . A Cosima pareva una di quelle figure romantiche che le piacevano nelle vignette di qualche antica edizione di Chateaubriand , possedute da Santus ; così , un giovine sventurato , preso da una segreta passione , che si smarrisce nella solitudine di un tramonto campestre e appoggiato al riparo di un precipizio , o seduto sul tronco abbattuto di una quercia , fra tralci d ' edera e rupi coperte dal fiore del muschio , medita sulla sua triste sorte . Triste , certo , era la sorte del giovine Fortunio , e il cuore di Cosima non poteva non accoglierne l ' eco , fra le voci poetiche che le raccontavano l ' eterna poesia del dolore umano : e così , quando la comitiva prese la via del ritorno , lasciando lo sventurato poeta solo appoggiato alla roccia della sorgente , intento a sentirne anche lui il mormorio melanconico , fra le ombre già dorate del crepuscolo , ella si sbandava , a capo chino , mentre le compagne si ricorrevano nello stradone e cantavano e ridevano come figlie di contadini , al ritorno dal lavoro dei campi . Sorge la luna , fra i denti del monte , sopra i macigni che dànno l ' illusione delle rovine di un castello : il suo chiarore lilla si fonde con quello arancione dell ' orizzonte ; l ' odore della vegetazione inumidisce l ' aria tiepida ; canti lontani rispondono a quelli delle fanciulle che accompagnano e trasportano sull ' ala del loro coro la tristezza indistinta di Cosima . Che cosa vuole , Cosima ? Non lo sa bene neppure lei : vorrebbe fermarsi , non tornare nella sua casa soffocante , appoggiarsi anche lei al parapetto dello stradone , sopra la valle piena di mistero , seguire il corso della luna sul cielo sempre più chiaro e luminoso . Le compagne non badavano a lei : le sorelle , stordite dall ' allegria delle amiche , si lasciavano trascinare avanti , e lei rimaneva sola , sperduta , come dimenticata nella strada e nel mondo . Sopraggiungeva qualche carro di contadini , trainato dai buoi sonnolenti , qualche uomo a cavallo , qualche tarda donnicciuola che ritornava dall ' aver lavato i panni al torrente : le ombre si allungavano di traverso sulla strada bianca , le voci e i passi risonavano dolci nell ' aria molle e profumata . Ed ecco un passo diverso dagli altri , con qualche cosa di ambiguo , come il passo di un essere fantastico , uno gnomo , un gigante che tenta di non far rumore , o un Belfagor fatale , o un arcangelo che con un batter d ' ali può trasportarti fra le torri d ' argento e gli spalti lunari della montagna . È Fortunio : sarebbe stato più in carattere con la chitarra a tracolla , come un trovatore sceso appunto dai boschi d ' elci che circondavano gli illusorii castelli dell ' orizzonte : ad ogni buon fine aveva ancora un libro in mano : un libro che biancheggiava alla luna , con le parole magiche che aprono la porta dei sogni . Versi ; versi d ' amore . Raggiunse Cosima e le si mise a fianco , silenzioso . Ella non si stupì : tutto doveva procedere così ; e quando egli le cinse lievemente le spalle col braccio che tremava ella non protestò , non cercò di liberarsi . Tutto doveva procedere così : era una cosa ordita dalle sorelle maliziose di Fortunio , ma pareva anche un incantesimo prodotto dall ' ora , dal luogo , dalla sorte che protegge gl ' innamorati . Anche l ' ombra folta che si stendeva al margine dello stradone , in una svolta ove le rocce scendevano fino al paracarri , parve una tenda di velluto , che avvolse i due giovani poeti e permise ai loro freschi volti di formarne uno solo : il volto dell ' amore . Tutto sembrava proteggerli : il modo facile di scambiarsi le lettere , la strada in comune , la vicinanza dei loro orti . E dell ' orto di Cosima , di notte , quando si sapeva che la madre e le sorelle riposavano , la prima avvolta anche nel sonno dal suo velo di sofferenza e di preghiere , le seconde nei loro sogni ancora bianchi di innocenza , Fortunio riusciva , nonostante la sua infermità , a scavalcare il muricciuolo , e ritrovare , sinceramente ansante e appassionato , all ' ombra di un angolo protettore , la sua piccola amica che sembrava , così sbalordita e silenziosa , il fantasma di sé stessa . Ella si lasciava baciare da lui , ne sentiva il calore della persona , i fremiti e gli ànsiti di eroe incatenato , la violenza impotente con la quale egli avrebbe voluto portarsela via ; ma una fredda , quasi malvagia potenza di analisi la sosteneva in quella specie di lotta dei sensi contro sé stessa e contro l ' altro ; e ne usciva stanca , disgustata , amara di umiliazione e di rimorso . Anche di rimorso : poiché credeva , fra le altre cose , di commettere peccato : ella non avrebbe mai sposato Fortunio . Finché la vicenda non trapelò , destando una nuova ondata di scandalo fra la gente per bene del luogo . Eh ! si capiva ; Cosima sola era capace di quelle avventure , con uno storpio , un bastardo , un rinnegato dalla sorte . E un giorno Andrea disse , in pubblica piazza , che avrebbe fracassato col bastone l ' altra gamba del “ suonatore di chitarra ” ; e a Cosima somministrò una dose di schiaffi e pugni che oltre le membra le pestarono l ' anima come il sale nel mortaio . Anche questa lezione le servì per la scuola della vita ; sentì che ella davvero non rassomigliava e non doveva rassomigliare alle ragazze di “ buona famiglia ” , che commettono incoscienti ma astute i loro peccatucci d ' amore ; che Dio le aveva dato una intelligenza superiore alla comune e sopra tutto una coscienza limpida e profonda come un ' acqua nella quale si vede ogni filo di luce e di ombra , per guidarsi da sola nella strada della verità . Il castigo per il suo capriccio con Fortunio , capriccio di curiosità sentimentale , ma anche sensuale , le parve giusto ; e decise di sorvegliarsi , di vivere con una sua certa religione . Anche il pensiero per Antonino le si svelò , ad un tratto , quasi morboso . Perché perseguire una chimera inutile e , in fondo , per lei , umiliante ? Non si mise più alla finestra , per aspettare il passaggio della meteora : non andò più , con le sorelle , a far visite alle amiche ; si chiuse in un cerchio di silenzio , di rassegnazione , di lavoro . E poi la vita quotidiana incalzava , i giorni si facevano scuri e arcigni come per un inverno che doveva durare a lungo . Una notte si sentì , nella casa uno strano lamento , poi la voce di Andrea che cercava di convincere il fratello Santus a mettersi a letto e calmarsi ; ma il disgraziato si dibatteva , gridando che sotto il suo letto c ' era un uomo nero che voleva strangolarlo ; poi toccava le pareti urlando che erano piene di tarantole e di scolopendre . In un attimo la madre , la serva e le ragazze furono in piedi , circondarono i due fratelli , si avvidero che Santus , pallido , tutto preso da un tremito convulso e con gli occhi grandi , metallici , allucinati , delirava . Ma era un delirio terribile il suo ; peggiore del delirio di un moribondo o di un idrofobo : Andrea lo capiva . Un terrore mai prima conosciuto invase Cosima , come se davvero la casa fosse piena di uomini neri e abbominevoli nascosti e pronti ad ogni crudeltà , e , le pareti brulicassero di rettili velenosi . La madre credette che Santus fosse invaso dallo spirito maligno , e pensò di mandare a chiamare uno dei preti di casa per esorcizzarlo . Ma Andrea sogghignava ; riuscì a far ritornare a letto il fratello , e lo vegliò tutta la notte . Notte di angoscia indimenticabile , durante la quale Cosima conobbe un ' altra pagina del libro terribile della vita . Invece del prete venne il dottore , il quale consigliò che Santus e Andrea , il quale si offrì di sorvegliare il fratello , andassero ad abitare in una casupola che la famiglia possedeva in un orto non molto distante dalla casa . Furono riattate e ammobiliate alla meglio , le povere stanzette terrene , che di buono avevano solo alcune finestrine dalle quali si vedevano i monti lontani : e Santus vi si lasciò condurre docilmente : era buono e mite , in fondo , e il primo ad essere mortalmente triste del suo vizio , che il dottore aveva dichiarato essere null ' altro che una malattia dalla quale il paziente non può , anche con tutta la sua volontà , mai guarire , era lui . Un dolore profondo gli si leggeva negli occhi chiari : di tanto in tanto pareva sollevarsi , smetteva , e tentava di lavorare : ma poi ricadeva , come un virgulto stroncato , non ancora morto nelle radici ma irrimediabilmente inutile a se stesso e dannoso agli altri . Nella casa delle fanciulle ci fu una relativa tranquillità : ma l ' ombra del dolore la velava ; e la madre si fece ancora più silenziosa , pallida , e qualche volta inquieta , di quell ' inquietudine di uno che ha smarrito qualche cosa di prezioso . Cominciò anche a diventare un po ' strana : a volte usciva di casa furtiva , con qualche oggetto o qualche pacco nascosto sotto lo scialle : andava nella casetta dei figli ; a portar loro da mangiare e da vestirsi . Non che ad essi nulla mancasse , anzi , quando l ' altro era tranquillo , Andrea tornava a mangiare con la famiglia , ed entrambi frequentavano giornalmente la casa : ma la madre aveva paura che essi mancassero del necessario : pensava a loro come a bambini smarriti nel bosco , e andava a cercarli , e si smarriva anche lei nelle ombre di una selva pericolosa : quella della disperazione . Attiguo alla casetta dei fratelli , c ' era , anch ' esso di proprietà della famiglia , un frantoio per olive : era un lungo stanzone irregolare , scuro eppure lucido , come scavato in una montagna di schisto : nero , come unto anch ' esso , era il forte cavallo paziente che faceva girare la ruota dentro la vasca rotonda dove venivano pestate le olive : la pasta violacea di queste , versata entro sporte rotonde , la spremeva il torchio di ferro ; ma il torchio , collocato in una specie di nicchia scavata nella parete , erano gli uomini che lo manovravano , con una stanga : il mugnaio o un suo aiutante . L ' olio cadeva nero e grasso entro un grande paiuolo , e le sanse , finita di spremere la pasta , venivano buttate da una larga finestra giù nell ' orto , formando un monticello odoroso che a suo tempo veniva acquistato dallo stesso negoziante che in estate comprava le mandorle della famiglia : ed era una discreta rendita , assieme con quella dell ' olio , che i proprietari delle olive lasciavano in compenso per la manipolazione . Ma bisognava stare molto attenti , perché il mugnaio , un piccolo uomo religioso con due occhi di vero santo , che serviva da anni e anni la famiglia , e le era sinceramente affezionato , rubava a man salva , tanto ai clienti quanto ai padroni . Il luogo era sempre pieno di gente , anche perché in un angolo , tra la finestra e il torchio , ardeva sempre un grande fuoco con su un paiuolo d ' acqua bollente , dove venivano immerse e lavate le sporte : e intorno a questo fuoco si riuniva un gruppo d ' individui che , verso sera specialmente , formavano un quadro degno di Rembrandt . Erano tutti disoccupati e poveri , ma di una strana povertà dovuta più a loro stessi che alla sorte : e venivano lì a riscaldarsi , a confortarsi l ' uno col contatto dell ' altro . Capo fila era un uomo rossiccio , che era stato ricco e aveva dilapidato la sua sostanza con le donne e il vino : poi un vecchione con la barba di patriarca , anche lui decaduto , che faceva il giardiniere a tempo perso e viveva con la caccia dei gatti , dei quali si nutriva ; e altri reietti , che non sdegnavano di unirsi con i bravi contadini e i piccoli proprietari che portavano a macinare le loro olive , e lo stesso padrone del frantoio , Andrea , che capitava ogni tanto per sorvegliare il mugnaio . Santus , poi , non mancava mai , e quando appariva lui tutti si scostavano per fargli posto ; camminava anche lui nella fatale scia dei miserabili compagnoni raccolti intorno al fuoco , ma tutti ancora lo rispettavano , perché ancora la sua famiglia lo sostentava ed egli aveva un rifugio e la protezione del fratello ; anzi , sapendolo generoso , cercavano la sua amicizia per potergli spillare un po ' di quattrini ; ma egli , nonostante la torbida incoscienza in cui spesso affondava , capiva il suo stato , conosceva il cuore del prossimo , e amava solo la compagnia dei rinnegati del frantoio perché appunto si sentiva già loro compagno di fatalità . Non si creda che queste riunioni fossero melanconiche . Tutt ' altro . Quando il fuoco aveva seccato addosso i poveri vestiti , spesso bagnati dalla pioggia , di questa specie di vagabondi , e , per benignità della sorte , essi erano riusciti a bere vino , o meglio ancora acquavite , l ' allegria più infantile regnava fra loro : uno di essi arrivava a cantare pezzi d ' opera , un altro tirava fuori un pane , lo spaccava , si faceva facilmente versare sulla mollica un filo d ' olio , e lo abbrustoliva sulla brace , dividendolo poi fraternamente coi compagni . E Santus mandava a comprare un fiasco di vino , che bevevano alla salute di tutti . Salute e lunghi anni : la vita è di chi si contenta di viverla . Le giornate erano quasi sempre grigie , nel freddo mattino del tardo autunno : ma a poco a poco il cielo si schiariva e si sollevava sopra i monti che prendevano una lucentezza opaca di stagno , e sull ' alto si apriva l ' occhio , bianco prima , poi perlato del sole , come di un dormiente che dopo aver lottato con un triste sogno si sveglia ridente alla dolce realtà . Allora tutto prendeva colore ; il cielo sembrava un mare sparso d ' isolette rocciose , sui rami degli alberi le ultime foglie palpitavano come farfalle d ' oro e i monti riprendevano le loro tinte azzurre e rosee . Quando il tempo era bello capitavano nell ' orto la padrona che non sdegnava di coltivare i cavoli e i carciofi , e le “ bambine ” . Cosima aveva già venti anni ; ma a volte ne dimostrava di meno , a volte di più . Il viso bianco , corrucciato , gli occhi che sembravano selvaggi , la fronte coi capelli tirati su e stretti con la noncuranza delle donne vecchie , si aprivano e illuminavano come il cielo in quelle ambigue mattine , quando il riso schietto le sgorgava dai denti stretti con la violenza d ' un ' acqua sorgiva dalla roccia . Ora , nelle assenze di Andrea , spesso costretto a recarsi in campagna per sorvegliare chi lavorava , sapendo che di Santus il mugnaio poteva , con l ' aiuto diabolico dell ' acquavite , farne quello che voleva , ella penetrava con coraggio nel frantoio , e faceva le sue brave ispezioni . C ' era , anche nella cameruccia di Andrea , un registro dove venivano segnate le “ macinate ” delle olive ; ogni macinata sette quarti di ettolitro di olive ; compenso due litri d ' olio grezzo lasciato nel paiuolo apposito o , se il proprietario preferiva , due lire in contanti . Molti lasciavano correre il tempo , prima di pagare , e allora il conto rimaneva aperto . Ed ecco Cosima , seduta al tavolo dove c ' erano gli avanzi del pane e dei cibi dei fratelli , sfogliare l ' unto registro e segnare in fila i nomi e il numero delle macinate ; era una poesia anche quella , e il sole , che sbaragliava le ultime rocciose nuvolette e splendeva alto sui monti , dorava il foglio dove lei scriveva e lucidava i suoi capelli severi . Così ella veniva a contatto col popolo , col vero popolo , laborioso e mite , che se pure poteva , come il mugnaio , mettere le grinfie sulla piccola roba del prossimo , lo faceva con parsimonia e poi andava a confessarsene . Magari anche la confessione era un po ' fraudolenta , come quella del famoso contadino che tentò d ' ingannare il confessore dicendogli di aver rubato una corda , e alle insistenti inquisizioni dell ' uomo di Dio , finì col dire che alla corda c ' era attaccato un bue : ad ogni modo tutta gente buona : donnine rispettose e sornione , uomini che dovevano combattere con la terra ingrata e solitaria e i venti e gli uccelli e le volpi per strappare il grano e il vino , dei quali si nutrivano come il sacerdote nella Messa . Cosima li osservava , li studiava , ne imparava il linguaggio , le superstizioni , le maledizioni e le preghiere : e dal suo posto di osservazione vedeva anche il quadro e le figure del frantoio : sentiva le storielle che vi si raccontavano , le canzoni dell ' ubriaco , e se le doleva il cuore o piegava la testa umiliata nel vedere Santus , il fratello nato per grandi destini , intagliare carrettini di ferula per i bambini del mugnaio , o spolpare le ossa di un arrosto di gatto con gli altri compagnoni , pensava che solo la pietà può sollevare l ' anima piegata dal male degli altri , e portarla sulle sue ali fino alle altissime soglie di un mondo ove un giorno tutti saremo eguali nella gioia di Dio . Fra un segno e l ' altro del registro i clienti del frantoio le raccontavano i loro guai , i loro drammi : qualcuno la pregava di scrivergli una lettera o una supplica : così le venne lo spunto per un nuovo romanzo ; attinto dal vero : attinto come la pasta nera delle olive dalla vasca del frantoio , che si mutava in olio , in balsamo , in luce : e mise un titolo grigio , che sotto però nascondeva anch ' esso il seme del fuoco : lo intitolò Rami caduti . Questa volta la fortuna le arrise compiuta . Ella tentò presso un editore di una certa notorietà , che non solo accettò e pubblicò il romanzo , ma lo fece accompagnare dalla prefazione di uno scrittore illustre : ed ecco d ' un tratto la figura di Cosima balzò sull ' orizzonte letterario , circonfusa d ' un ' aureola quasi di mistero . Mistero creato dalla lontananza di lei e della sua terra , dalle vaghe notizie sulla sua vita quasi selvatica , ma sopra tutto dalla forza ingenua e nello stesso tempo vigorosa del suo racconto , dalla sua prosa scorretta e primitiva eppure efficace , e dall ' evidenza dei suoi personaggi . D ' un colpo ella diventa celebre : giornali e riviste le domandano novelle : e l ' editore manda denari . Non molti , ma tanti quanti a lei bastano per non frodare più la cantina , e comprarsi un bel vestito di setina nera a puntini d ' oro e un boa di piume di struzzo nere e bianche che ha del serpente e dell ' uccello . Quando apparve , con le sorelle alle quali aveva regalato per confortarle eleganti sciarpe di velo , alla Messa celebrata dal Vescovo , in una brillante mattina di autunno , una schiera di giovanotti , i più intellettuali e spregiudicati del luogo , che andavano in chiesa solo per sbirciare le donne , si allineò fra una navata e l ' altra della bella Cattedrale , e i loro occhi la serrarono in un nutrito fuoco di fila . Anche le donne la guardavano , alle spalle , affascinate , più che altro , dal suo vestito e dal suo boa dai colori di notte stellata , piegata sul suo libro di preghiere . Ella volava : le pareva di essere una rondine ; sentiva voglia di piangere ; era un rigurgito di gioia , di trionfo , ma anche di dolore profondo ; e se sollevava gli occhi umidi e vedeva i finestroni alti sotto la volta della chiesa , azzurri di miraggi quasi marini , pensava allo sfondo della finestra del frantoio e alle povere donne unte di olio nuovo che le raccontavano le loro pene . Allora una lieve vertigine le saliva dalle radici dell ' anima , come quando bambina l ' immagine della nonna le rimescolava nel subcosciente un mondo atavico avventuroso e fiabesco . La cerimonia e la musica accrescevano l ' incanto . Il Vescovo era alto , aristocratico ; ricordava i prelati pittoreschi dei grandi romanzi francesi dell ' Ottocento ; solo la sua voce era un po ' aspra , ma si sperdeva , col fumo dell ' incenso , nel rombare nostalgico dell ' organo , che suonava il coro del Nabucco : “ Va pensiero su l ' ali dorate ” … E tutto , luce , suoni , colori , accresceva la luminosa illusione di Cosima , che si vedeva trasportata in un mondo fantastico . Fu proprio da quei tempo che la sua vita prese un ritmo fiabesco . I giornali parlavano di lei . Arrivò persino , fino alla casa di lei , da una città lontana , un alto , grasso , biondo giornalista , la cui presenza mise in subbuglio tutto il vicinato . In Cosima quella visita suscitò il più alto orgoglio e la più cocente umiliazione . Umiliazione di doverlo ricevere in quella stanza terrena quasi povera , dove nella vecchia libreria si vedevano ancora le carte d ' affari del padre morto ; però , le sorelle avevano steso un ' antica tovaglietta di pizzo sul tavolino dove fu servito il caffè : ella aveva indossato il suo vestito di seta stellata , ma non sapeva che dire , mentre l ' uomo biondo la scrutava coi piccoli occhi verdognoli che , a guardarli di sfuggita , quasi con spavento , a lei ricordavano quelli dei gatti selvatici in agguato contro gli uccellini di primo volo . Egli però fu gentile , e nel suo giornale scrisse che la scrittrice “ pallida , piccola , nervosa , ( nervosa ? non sapeva che cosa questa parola significasse : tuttavia la lusingò ) questa fragile creatura che , senza mai essere uscita dal suo quieto nido , conosce tuttavia , in modo che fa quasi sbalordire , i misteri del cuore umano ” eccetera . ( Oh , grande uomo biondo che vivi nella metropoli , a contatto col mondo più tumultuoso , tu non saprai mai per tua esperienza quello che Cosima conosce attraverso la propria ) . L ' intervista fu commentata , riprodotta , colorita . Il libro di Cosima si vendeva ; altri articoli lo resero quasi di moda . Ella , al solito , nonostante appunto le sue esperienze e i suoi saggi propositi , ricominciò a fantasticare : perché non avrebbe potuto sposare il biondo gigante ? : l ' avrebbe portata nel turbine della vita . Gli scrisse per ringraziarlo ; egli rispose : la chiamava “ piccola grande amica ” parve farle la corte : tanto che un giorno Andrea intercettò una lettera , ma ne fu contento . Ecco uno che finalmente andava bene per la sorellina . E lei passeggiava intorno all ' orticello , come un ' aquiletta catturata , pronta a spiccare il lungo volo appena avesse potuto . L ' orticello era tutto in fiore : rose paesane , gigli e garofani vi spandevano un profumo di altare quando si celebra il mese di Maria . Anche per lei era arrivato il mese della sua gloria . Scrisse finalmente anche quel superbone di Antonino , che continuava a studiare per poter vivere in città : faceva i complimenti e gli auguri a Cosima , e le domandava anche notizie di Santus . Ella non rispose , ma conservò il biglietto di lui fra i ricordi che la seguirono nelle strade della vita . Adesso pensava all ' altro , al grande biondo dagli occhi tigreschi : e dopo una lunga ambigua corrispondenza , egli un giorno le mandò , una lettera strana , dove , fra le altre cose spiacevoli , le diceva che ella gli era sembrata quasi una nana . Pertanto le esperienze di Cosima continuavano . Vi furono giorni di nuovo fulgore . Arrivarono contemporaneamente due lettere : e una veniva di molto lontano , dal castello di un principe tedesco , col sigillo d ' argento e su impressa appunto una corona di principe . Forse era il suo segretario , che aveva letto il romanzo di Cosima e le scriveva ancora turbato , dicendole chiaramente , in ultimo “ fi amo , signorina , fi amo ” . Lo credette il segretario , poiché il nome era comune , e Cosima era corazzata di inguaribile diffidenza : ma perché non poteva esser lui , il principe ? Ella rispose , ringraziando ; ma poi , immaginandoselo anche lui biondo e alto e con gli occhi felini come il crudele giornalista , e per di più principe o granduca , non mandò la lettera . All ' altra invece rispose . Ed era anche questa di un principe di diversa specie ; era di un giovine di ventidue anni , che doveva essere molto ricco perché le scriveva che stava per partire , con mezzi suoi , per una spedizione nell ' America ancora inesplorata ; e le chiedeva il permesso di mettere il suo nome alla regione che egli avrebbe attraversata per il primo : e le dava l ' indirizzo della estrema città dell ' America del Sud ove si sarebbe fermato per formare la carovana . Ah , sì , Cosima adesso risponde , con lettera raccomandata , e non si proibisce di abbandonarsi con la fantasia , come un angelo viaggiante , al seguito dell ' avventuroso suo cavaliere . Le pare di vivere al tempo delle Crociate : egli va , col nome di lei nel cuore , a combattere contro i pagani , i pellirosse , i serpenti , le foreste vergini , le erbe che uccidono . Furono i giorni più belli della vita di Cosima , più belli ancora di quelli passati sul Monte , a respirare l ' aria che respirava Antonino . Era il sogno vivo , adesso , l ' avventura epica , alla quale ella prendeva parte cavalcando sulle nuvole rosse dell ' orizzonte , sui glauchi mari delle sere di luna . Tutto le sembrava grande e luminoso . Nella casa di faccia alla sua , essendo morto il nero canonico medioevale e sposata a un vecchio cugino la nipote , era venuto ad abitare un ricco attempato , ma ancora sanguigno e forte negoziante di scorze d ' albero e di sugheri . Era anche un cacciatore famoso e ogni tanto radunava gli amici per una partita di caccia grossa . Scalpitavano i cavalli , nella strada stupita da tanta animazione quasi guerresca , e i cavalieri , armati di tutto punto , alcuni smilzi e dritti in sella , altri , già anziani , barbuti , grassi e un po ' cascanti , ma col viso duro e deciso come di vetusti razziatori abituati a far preda , aspettavano che il gruppo fosse al completo , mentre i cani s ' incontravano e facevano , fra le zampe dei cavalli , una schermaglia rintronante di guaiti e latrati ; e appena usciva dal portone spalancato il cacciatore rosso dalle coscie possenti e dagli occhi verdi brillanti di gioia beffarda e feroce , sul suo balzano quasi ancora indomito , la comitiva si slanciava al galoppo inondando la strada come un ' orda diretta alla conquista di un luogo nemico : i passi dei cavalli risonavano a lungo , anche quando la strada ritornava deserta , e pareva uno scalpitio di treno che s ' allontanava : Cosima , alla finestra , mentre ritirava , dopo averlo sgrullato , il piccolo soppedaneo del suo lettuccio , s ' incontrava a seguire nell ' aria l ' eco della cavalcata : e pensava al suo esploratore , alla caccia dei selvaggi ; e si sentiva anche lei in corpo una smania di amazzone , un ardore di eroina da avventure audaci ; ma poi le toccava rifare i letti e pulire le camere , e , per risalire a galla da questo stagno di realtà , aspettare almeno il passaggio del portalettere . Era un uomo rude , il portalettere , anche lui rosso di pelo e di pelle ; e quando passava , con le sue grosse scarpe , battendo alle porte dei cittadini e gridando forte : “ posta , posta ” , tutti gli echi intorno si risvegliavano , persino i cani abbaiavano , l ' aria prendeva un colore di inquietudine . Per Cosima rappresentava un personaggio quasi mitologico , apportatore di bene e di male , e quando ne sentiva la voce di lontano tremava come se il destino fosse in cammino verso di lei . Era stato lui , in fatti , a portarle le lettere di gloria e di amore , di umiliazione e di speranza , e il vaglia , e i giornali col suo nome scritto come su lapidi che le parevano eterne . Adesso ella aspettava notizie da un mondo misterioso , lontano , quasi di là dai confini del mondo reale : lettere dell ' esploratore , che a quel suo mondo nuovo voleva mettere il nome di lei . Ma il portalettere passava con la borsa , che faceva un rumorino speciale , sulla cinghia di cuoio , come quello dei carnieri dei cacciatori , e picchiava con violenza il battente della porta del negoziante di scorze , traendo dalla borsa un pacco di lettere e di giornali . E a lei nulla : e la voce aspra dell ' uomo della sorte che si andava affievolendo le pareva si burlasse crudelmente di lei . Così passò la bella stagione : ella non si curava più neppure di Antonino . Di nessuno si curava , tranne che delle sue scritture , illuminate dalla luce di quel sogno che era il più bello dei romanzi che ella avrebbe mai potuto scrivere . In ottobre ci fu , come al solito , la vendemmia . No , non come al solito , poiché la madre , d ' accordo con Andrea , aveva fatto costruire una piccola casa di pietra nella vigna , sotto un pino che vigilava solitario la grande distesa quasi tutta selvaggia come una landa , e dichiarò che la voleva abitare per qualche settimana . Solo la vigna rallegrava coi suoi quadrati verdi e gialli , con qualche filare di grandi fichi bassi , la dolce triste solitudine del luogo : i monti lontani innalzavano una muraglia azzurra intorno all ' orizzonte . Un colono del Continente coltivava , fin dal tempo in cui era vivo il padre di Cosima , la vigna da lui piantata , e un grande orto che godeva di un rivolo d ' acqua raccolto in una vasca ampia come un laghetto , circondata di giunchi , canne e salici selvaggi . Il luogo era bello : una specie di oasi nella desolazione della pianura incolta e pietrosa , saettata , nell ' estate , da un sole implacabile . Ed ecco , adesso , la casetta di pietra lo rendeva più pittoresco ed ospitale : erano appena due stanze , addossate ad un ' altra , piccola , che fino a quel tempo era stata l ' abitazione del solitario colono , il quale non si moveva mai dal posto , rifornito ogni tanto di pane e altri viveri da Andrea , che di ritorno portava a casa i prodotti dell ' orto . Erano per lo più patate , legumi , verze , zucche e insalate , e qualche volta anche poponi e cocomeri . E nella stagione l ' uva , quasi tutta da vino , quel vino leggero ma saporoso che aveva aiutato Cosima a comprar francobolli e spedir manoscritti . Fu dunque mandato un carro di mobili , come si usava per andare al Monte : e Cosima si offrì ad accompagnare la madre , mentre le sorelle , che non volevano neanche sentir parlare di un luogo sperduto come quello , sarebbero rimaste a casa sotto la sorveglianza della serva fedele . Il servo che accompagnava il carro sarebbe rimasto nella vigna , e anche Andrea vi avrebbe passato la notte per maggior sicurezza delle donne . Ma il luogo era tranquillo ; non si era mai sentito parlare di vicende spiacevoli : l ' aperta e nuda pianura non permetteva neppure il passaggio di malviventi , tanto che il colono non aveva un arma , un cane . Ad ogni modo una pattuglia dl carabinieri a cavallo adibita alla sicurezza stradale , percorreva ogni giorno lo stradone comunale che attraversava quella specie di altipiano selvaggio . Cosima e la madre s ' incamminarono , a piedi , lungo lo stradone , dopo aver oltrepassato le ultime case del paese . La giornata era limpida , tiepida : un acquazzone aveva rinfrescato i campi , e gli stessi cespugli e le erbe già inariditi della distesa intorno alla vigna avevano ripreso il verde : le ginestre fiorivano ancora , ancora qualche sambuco nano , dove il terreno era umido , apriva le sue ombrella d ' argento filigranato . Il pino , sopra la casetta che ancora odorava di calce , vibrava tutto di canti d ' uccelli : ce n ' erano di ogni specie , sopra tutto di passeracei , poiché era l ' unico rifugio del luogo , e il loro chiassoso concerto strideva anche di voci di battaglia : tutti però , d ' accordo nello scavare i fichi nella vigna e a piluccare l ' uva , nonostante gli spauracchi drizzati qua e là dall ' ingegnoso colono . Del resto anche lui aveva l ' aspetto di uno spaventapasseri , alto , scarno , dinoccolato , con gli enormi piedi scalzi nodosi , i calzoni logori di fustagno rimboccati sulle caviglie rosse , e altrettanto le maniche sulle braccia che , se egli stringeva i grossi pugni , sembravano clave . Tutto il suo aspetto tra , più che di contadino , di vecchio marinaio , di “ lupo di mare ” , per il viso arso , di terracotta , i capelli irsuti di colore del sale , e come scarmigliati dal vento : ma specialmente per gli occhi piccoli , stretti , dei quali si vedeva quasi solo la pupilla verdognola . Quando arrivarono le padrone egli aiutava il servo a scaricare la roba dal carro , e non rispondeva alle domande e agli scherzi dell ' altro : pareva sordo , anzi anche muto , perché salutò solo con un cenno del capo , e non aprì la lunga bocca rientrante , quasi invisibile . In cambio parlava molto il servo , un giovinotto bruno tutto occhi e denti , che ogni tanto si aggiustava la cintura e rideva per nulla : la sua presenza metteva allegria , e quasi egli piaceva alla signorina : lo trovava per lo meno della sua razza , uno schietto contadino , figlio della stessa terra , mentre il colono , - già per il nome stesso , che gli era stato consacrato dal vecchio padrone , - rappresentava uno straniero , un lavoratore di terre lontane , d ' origine ignota se non quasi misteriosa . Infatti nessuno aveva mai saputo la sua provenienza , anche perché nessuno , dopo il tempo in cui , finita la sorveglianza della polizia , era stato assunto in servizio dal signor Antonio e confinato lì nella vigna solitaria , nessuno se ne era più curato : neppure Andrea , che come il corvo ad Elia , gli portava il pane . E infatti l ' uomo si chiamava Elia . Dopo che ebbero messo a posto , nelle due stanzette , i lettucci , due tavolini , alcune sedie , un attaccapanni e qualche arnese di cucina , i due uomini se ne andarono a lavorare , a togliere i pampini superflui alle viti , perché l ' uva finisse di maturare ; il giovine servo si mise a cantare , e la sua voce sonora ma monodica si sperdeva come nella vastità di una chiesa deserta . Allora Cosima , come già aveva fatto sul Monte , cominciò a riordinare e abbellire quella che , per far sorridere la madre , chiamava la villa . La madre non sorrideva : come sempre era taciturna e chiusa in una tutta sua segreta preoccupazione : ma gli occhi le si erano un po ' illuminati , e il da fare che si diede , per preparare un po ' di cibo nel camino della prima stanzetta , adibita a cucina , sala da pranzo e da ricevere , la distrasse . Si sarebbe potuto usufruire , per gli usi più comuni , della cameretta del colono , dove c ' era un vecchio e grande camino che tirava molto bene ; ma la padrona intendeva rispettare gli antichi privilegi del dipendente , che con la sua sola opera si era costruito quel rifugio da quando aveva assunto servizio nella vigna , e vi teneva i suoi stracci e il suo giaciglio . Cosima d ' altronde ci sentiva odore di selvatico e non le sarebbe piaciuto neppure di guardare dentro se il vecchio non avesse attirato la sua curiosa attenzione , interessata , di osservatrice di tipi fuori del comune , con la nebulosità del suo passato e la sagoma della sua figura . Egli avrebbe forse potuto , ad esplorarlo , a farlo diventare docile e confidente , raccontarle qualche cosa d ' interessante , con un colore diverso dal locale , qualche cosa da mettersi sulla carta e trasformarlo in materia d ' arte . Appena dunque l ' abitazione fu in ordine , ella andò nella vigna , dove i due uomini lavoravano , e diede ascolto ai discorsi del servo paesano , poiché l ' altro conservava il suo assoluto e impassibile mutismo . - Speriamo , - diceva il giovinotto , - che la vostra mutria si cambi in buon umore fra una settimana , quando verranno le ragazze a vendemmiare . Verranno due mie cugine : ma quelle dovete contentarvi di guardarle da lontano e di non toccarle neppure con una canna : le altre , che la padrona sceglierà di suo gusto , ve le lascio liberamente , vecchio cinghiale . Il vecchio cinghiale pareva non lo sentisse neppure : solo , all ' accenno di una donna , una vedova già anziana , che un tempo si diceva avesse avuto relazioni con l ' esiliato , i suoi occhi si allargarono un poco , ed egli scosse il mazzo di foglie di viti che teneva in mano : ma non aprì bocca , non si volse a guardare Cosima che era arrivata in mezzo al filare e lo osservava silenziosa . Né più fruttuosi furono gli altri approcci durante quella prima giornata , sebbene ai due uomini fosse servito un pasto certo per loro insolito , preparato dalla padrona , e anche lei tentasse di attaccare discorso col vecchio taciturno . Egli rispondeva sì e no alle domande di lei , riguardanti l ' orto e la vigna ; nel vederla si alzava e si piegava con segni di un rispetto quasi esagerato : null ' altro . - È un idiota , - disse il servo , quando l ' altro non poteva sentirlo . - Ma è anche malizioso , e la sa lunga . E raccontò della vedova , che un tempo veniva a trovarlo nella vigna , e accennò al lontano passato di lui . Pare che avesse tentato di derubare un suo ricchissimo parente , nelle cui terre lavorava : sebbene il parente avesse rimesso la querela , Elia era stato condannato . Poi la voce cambiava ; il parente diventava un banchiere , o addirittura una banca , che era stata svaligiata da un gruppo di ladri , dopo narcotizzato il custode , e fra i manigoldi era Elia . Disse la padrona : - Se fosse stato così , il mio povero marito non l ' avrebbe assunto al suo servizio . - Oh , il signor Antonio era buono : era un santo , di quelli che non ne nascono più , - disse il servo . Nel pomeriggio arrivò , a cavallo , Andrea . Fra le altre cose portava un giornale e una lettera per Cosima . Una lettera ! Ella la prese , come faceva sempre , trepidando : le pareva , ogni volta , di afferrare un uccello a volo , l ' uccello favoloso della fortuna e della felicità . Ma questa era una semplice lettera d ' invito a mandare i suoi libri a un giornaletto , che prometteva di parlarne ai suoi lettori . Ed ella la lasciò andare , come appunto si lascia andare un uccellino che non serve a niente . Ad ogni modo la giornata finì bene : il tramonto arrossava la vigna , la vasca e i salici scintillavano ; le distese della pianura avevano la calma e melanconica poesia della steppa , come Cosima l ' aveva intraveduta in qualche racconto russo : ma il punto centrale del paesaggio , il più bello , era il pino solitario entro il quale vibravano le fiamme del sole che pareva vi si annidasse come un grande uccello di porpora . E Cosima se ne andò per un sentiero della brughiera dove avrebbe potuto camminare finché voleva , poiché non c ' era pericolo di sperdersi , e dalla vigna potevano sorvegliarla con un solo sguardo . Le erbe sembravano colore di rosa , ogni seme , ogni fiorellino , ogni bacca , aveva come un occhio d ' oro che rispondeva al suo sguardo : e i monti lontani , color d ' acquamarina , svaporavano nel cielo arancione e verde e rosso che a poco a poco trascolorava e cambiava tinta . Una coccinella salì , da un cespuglio , sulla veste di Cosima , come su un cespuglio più alto : andò su , su , tranquilla , fino al braccio di lei , fino alla sua mano . Era un essere meraviglioso e quasi terribile : sul piccolo dorso piatto , d ' un rosso scuro di lacca , era disegnato in nero un viso umano perfetto , con gli occhi , il naso , la bocca , tutti un po ' obliqui come nelle maschere giapponesi : parve a Cosima che quegli occhi la guardassero , con la stessa meraviglia misteriosa con cui lei li guardava . Arrivata all ' estremità del dito medio , sull ' unghia rosea di tramonto , la coccinella aprì due piccole ali iridate e volò via . Cosima avrebbe voluto imitarla , ma i suoi piedi erano legati alla terra , ed ella avrebbe dovuto camminare fino all ' estremità del mondo per potersi slanciare così . Quando il sole sparì , uno stupore quasi infantile parve incantare ogni cosa : il cielo si fece trasparente come l ' acqua , e la stella che apparve sull ' orizzonte vi tremolò come appunto riflessa dal mare . Mai Cosima , neppure sul limite dei boschi e delle roccie del Monte , davanti ai sontuosi tramonti visti dall ' alto , aveva provato una malia simile a questa che l ' avvolgeva in mezzo alla terra incolta , guardata solo da Dio . Invece di sentirsi piccola , e poiché era impotente a volare , le parve di essere alta , alta fino a toccare con la fronte la stella della sera : eppure in quel momento dimenticava tutte le sue ambizioni , i suoi vani sogni , la sua attesa di avvenimenti straordinari . La vita era bella così , anche fra gli umili steli nati da sé , fra le cose create da Dio per la gioia del cuore che è vicino a lui come il cuore del bambino e quello della madre : ed ella ne ebbe quasi la prima rivelazione , e si sentì uno scalino ancora più in alto , nella scala di Giacobbe che doveva essere la sua vita . Così , per nulla : solo perché vedeva la stella della sera brillare sopra i monti non meno e non più meravigliosa della coccinella , e le erbe selvatiche odoravano al suo passaggio . Decise di non aspettare più nulla che le arrivasse dall ' esterno , dal mondo agitato degli uomini ; ma tutto da sé stessa , dal mistero della sua vita interiore . Così , ebbe fine l ' attesa delle notizie dell ' esploratore : e anche lui , del resto , non scrisse più Eppure un fatto che aveva dell ' inverosimile , le avvenne : un fatto che superò tutte le altre vicende accadute fino a quel tempo , che a lei parevano , ma forse non erano , straordinarie . Erano passati tre giorni da che si trovavano nella vigna , tutti e tre eguali , limpidi , sereni . Ella s ' era rimessa a scrivere , sul tavolinetto della camera da letto , davanti alla piccola finestra nel cui vano ronzavano le vespe senza però venire dentro . Inutile , fino a quel momento , intervistare Elia : pareva un uomo meccanico , Elia : si piegava , si sollevava , lavorando , senza muovere un muscolo del viso . E lingua in bocca , - come diceva il servo che chiacchierava per tutti e due , ma per dir frasi , proverbi , canzonette e scempiaggini che non interessavano Cosima . Solo le mani di Elia avevano , a osservarle quando egli non se ne accorgeva , una strana sensibilità : mani scure e nodose , con le falangi coperte di peli , ma piccole , per un uomo così alto e lavoratore , a volte adunche come artigli , a volte aperte e quasi molli , come snodate . Con quelle mani egli era capace ancora di fare qualsiasi lavoro che gli venisse richiesto o che gli fosse necessario . Infatti si cuciva da sé le vesti , lavava , si faceva le scarpe , gli occhiali , gli arnesi di lavoro , preparava la conserva dei pomidori e seccava i fichi , fabbricava , con una certa creta da lui scovata fra i giunchi , vasi e pentole : e lavorava anche da stagnaio e da falegname . La sua stanzetta sembrava un museo archeologico , con una raccolta persino di pietre cercate nella brughiera , che sembravano tartarughe , conchiglie , ossa fossilizzate . E stava zitto , rispondendo solo sì e no alle domande della padrona , che anche lei , del resto , cavava fuori le parole con diffidenza sospettosa , come gemme da uno scrigno . Or dunque , quale non fu la meraviglia di Cosima , quando la sera del terzo giorno , ritornando dalla solita passeggiata , sentì che i due taciturni parlavano fra di loro . Stavano nella prima delle stanzette e la madre cucinava qualche cosa nel camino . La porta era aperta , ed essi non si accorsero della presenza di Cosima , che , ferma fuori , ascoltava . Del resto il discorso era semplice : ma il suo tono amichevole , nella voce di quei due , un po ' lamentoso nella padrona , confortante in quella del servo , sorprese la fanciulla . La madre non le aveva mai parlato in quel modo : e d ' altronde era proprio di lei che si lagnava . Diceva : - Andrea tarda , stasera : speriamo non sia accaduto nulla , laggiù : ho sempre paura . E anche quella stordita che se ne va in giro come una capra . - Non abbia timore , - rispose l ' uomo , con una voce fra roca e dolce , ma anche quasi canora , che la padroncina non gli conosceva ; - c ' è Ippolito che è andato a raccogliere sterpi per il fuoco , e la sorveglia . Poi non si è quasi mai sentito niente , in questi posti . Chi vuole che veda la signorina ? E poi è tanto savia , quella : non c ' è pericolo che abbia dato appuntamento all ' innamorato . - Non si sa mai , insisteva la madre : e Cosima pensò in sua coscienza che realmente , su questo punto , si potevano elevare dubbi . - Le ragazze sono tutte stordite : quella , poi , ha certe idee in testa . Tutte quelle scritture , quei cattivi libri , quelle lettere che riceve . E non è venuto anche , a trovarla , un omaccione rosso come la volpe ? e da lontano , è venuto , e poi ha scritto di lei sui giornali ? La gente mormora . Cosima non troverà mai da sposarsi cristianamente : e anche le sorelle ne risentiranno , perché in famiglia tutto sta a sposar bene la primogenita . È vero che … - giunse con ancora più lamentosa , - ci sono anche i fratelli , che non ci fanno troppo da sostegno : oh , tu lo sai bene , Elia . Egli lo sapeva : eppure aveva una fede cieca , un attaccamento appassionato per il signorino Andrea : ed anche la sua voce tremolò quasi di pianto quando ne parlò . - No , padrona , non si lamenti troppo del signorino Andrea . È buono , posso dire , quasi quanto lo era il signor Antonio : solo , è troppo generoso ; è troppo amico di cattivi amici . Ma del resto bada alla roba , e ama le sorelle in modo particolare . - Bada alla roba ? Sì , ma per pigliarsi lui quasi tutta la rendita : e gioca , e va con le male donne . Questa la chiami bontà ? Lo chiami amore per la famiglia ? Andrea ci lascia appena il tanto per pagare i servi e le tasse . Io non dormo , un giorno o l ' altro l ' esattore verrà in casa a sequestrare : lo vedo in sogno , ne ho paura come del demonio . Oh , oh : Elia ; e tutto questo perché i miei figlioli hanno abbandonato le vie del Signore . - Lei esagera , padrona : ci sono figli peggiori : tutte le famiglie hanno la loro croce . Il signorino Andrea , dopo tutto , bada alla roba e la fa fruttare : è , dirò così , come un fattore , che si piglia la porzione maggiore . Ma poi metterà giudizio . - No , Elia , non lo spero . D ' altronde , che si fa ? Siamo povere donne sole , con quel castigo terribile di Santus : e bisogna pure appoggiarsi ad Andrea . Tante volte penso di dividere il patrimonio : a ciascun figlio il suo : ma sarebbe peggio , poiché il disgraziato Santus in pochi mesi cadrebbe nella miseria , e anche il tuo signorino Andrea si giocherebbe la sua parte . Non c ' è via di uscita : bisogna soffrire . E poi io voglio bene ai miei figli : troppo bene gli voglio ; più sono disgraziati più li amo e li compatisco . Ma quella Cosima ! È quella che più mi dà pensiero . - E invece sarà quella che più le darà consolazioni : vedrà . Ma la madre , mentre rimuginava nella padella le patate che lentamente si arrossavano e spandevano un buon odore , continuava a sospirare . - Non è questo , Elia , io non ho bisogno di consolazione : la mia strada è finita , e nulla esiste più per me tranne il bene dei miei figli . Ma essi non seguono la via giusta , quella che abbiamo percorsa io e il padre loro , benedetto sia . Sarà mia la colpa : sono una donna senza forza e senza volontà ; ma loro dovrebbero capirlo . E se parlo così con te , questa sera , Elia , è perché so che tu solo puoi compatirmi . - Oh , padrona ! - egli esclamò : e una commozione sincera , piena di sorpresa e di gratitudine , gli vibrava nella voce : probabilmente nessuno , da molto tempo , gli aveva parlato così . E intese forse quello che la padrona voleva dirgli , che anche lui aveva peccato e sofferto , ma era rientrato nella giusta via , perché aggiunse : - Le strade del Signore sono tante , ed Egli aiuta sempre i buoni cristiani . - Tu , dunque , credi in Dio ? Io , vedi , a volte , non ci credo più . - Non so : anche io non vado a messa da venti anni . Non so : non so : ma so che ad essere buoni e pazienti ci si guadagna sempre . E , dunque , padrona , coraggio . Tacquero un momento : si sentiva il friggere sommesso della padella sulla fiamma : un odore di gente umile ma rassegnata usciva da quella stanzetta solitaria . Il pino vibrava ancora di fruscii , di pigolii , di vaghi lamenti , e dallo stradone arrivava il rumore di un passo di cavallo : Andrea . Cosima sentiva voglia di appoggiarsi al muro e piangere : in quel momento avrebbe rinunziato a tutti i suoi sogni , pur di consolare la madre : pensò che bisognava almeno darle il conforto della speranza di un buon matrimonio , fra lei e un qualche bravo giovane del luogo , e passò in rassegna tutti i proprietari , i professionisti , gli impiegati di sua conoscenza . Ma essi erano tutti imbevuti del pregiudizio che ella non potesse , con quella sua passione dei libri , diventare una buona moglie : né , d ' altronde , ella voleva più umiliarsi con nessuno . E fu in quel momento che le venne l ' idea di muoversi , di uscire dal ristretto ambiente della piccola città , e andare in cerca di fortuna . Per dare consolazione alla madre . Intanto continuava a scrivere , davanti alla piccola finestra ronzante di vespe . Ma era un po ' disorientata , per le parole della madre e perché non trovava un vivo argomento ai suoi nuovi racconti . La vita le sembrava piatta , incolore , sebbene invece dentro di lei sentisse muoversi un dramma di incertezze , di scrupoli , di melanconia . Le pareva di esser già vecchia , piena di esperienza e col fiore della speranza già appassito fra le dita . Pensava fosse effetto della solitudine , della povertà del luogo e della sua stessa vita : e disperava di poter ritrovare una occasione di guardare la vita altrui , ricca di dolori , di miserie , di esaltazioni e di umanità umile e grande nello stesso tempo , come nel cerchio nero del molino di olive . Non contava più in Elia , e neppure nel movimento della vicina vendemmia , della quale aveva già conosciuto i colori d ' idillio , e li aveva anche già riversati in qualche sua novella . Invece un piccolo accidente accadde , mentre le donne venute apposta per la faccenda , spinte e pizzicate da Ippolito , coglievano l ' uva deponendola in cestini a doppia ansa , che poi trasportavano in due , dondolandoli come culle , versandone i grappoli in un carro apposito , foderato di stuoie , che appena colmo veniva portato in città per la manipolazione del vino . Una di queste donne aveva portato un bambino , che per un po ' s ' era trastullato tra i filari delle viti , poi , scomparso , s ' era ad un tratto sentito piangere e gridare . Tutti si slanciarono a cercarlo , con urli di richiamo e di spavento : solo Elia non aprì bocca , ma andò dritto alla vasca e vi si gettò , vestito , traendo il bambino che scosse e fece sgocciolare come uno straccio bagnato . Fu solo un po ' di paura : ma alla sera il vecchio ebbe qualche brivido di febbre , e si fece più rigido del solito . All ' alba però già era all ' opera nella vigna : finita la vendemmia le donne se ne andarono , ed anche la padrona dichiarò che voleva tornare a casa per presiedere alla pigiatura dell ' uva : senonché Elia s ' era d ' improvviso buttato giù sul suo giaciglio e pareva un cadavere . Non si poteva abbandonarlo così ; anzi si pensò di far venire un dottore , e se il servo si aggravava di portarlo in paese . Queste premure parvero scuoterlo e ravvivarlo . Cosima gli offrì una tazza di caffè , gli aggiustò il giaciglio , rimise in ordine la stanzetta . E ogni tanto lo guardava con occhi pietosi , senza dimostrare ripugnanza per quel lungo corpo ricoperto di stracci maleodoranti come quello di un mendicante , coi grossi piedi scalzi terrosi e tutti tagliuzzati per cicatrici di sterpi e spine , che pareva avessero camminato attraverso interminabili lande per arrivare a quel piccolo rifugio ospitale . Egli stava ad occhi chiusi ; ma d ' improvviso li aprì , un po ' febbrili e lucidi , e la guardò come un cane malato . Uno sguardo , solo , ma Cosima vide un misterioso balenìo in fondo alle pupille che non erano quelle del duro e freddo Elia , ma di un uomo disperato , che aveva paura di morire solo , abbandonato , come un vecchio cane . Gli si avvicinò e disse : - Come vi sentite ? Faremo venire il dottore , o vi porteremo a casa . Egli accennò di no , di no : per quanto solo e malato , non voleva il dottore e non voleva muoversi dalla sua tana : ma l ' occhio gli si era rischiarato , pieno di una dolcezza , quasi di un sorriso infantile . - Andate , andate pure , - disse , - Vadano pure a casa , signorina , lei e la signora padrona : bisogna pigiare l ' uva e metterla nel tino . - Eh , non la pigiamo noi , coi nostri piedi , - disse Cosima , tentando di scherzare . - C ' è poi Andrea , che ci bada : non pensateci . E poi il tempo si cambia : minaccia di piovere . Non vogliamo lasciarti così , zio Elia . Ella lo chiamava così , come si usava con tutti i vecchi servi ; ma era la prima volta che egli si sentiva accomunato agli altri , come fosse nato nella stessa terra e tutto il suo passato sprofondasse quasi in una vita anteriore . Tuttavia non parlò , non dimostrò la sua gratitudine : anzi fece un po ' indispettire la padroncina col rispondere sempre con un cenno negativo del capo a tutte le sue domande premurose . No , egli non voleva il dottore , non voleva muoversi , non voleva che nessuno si disturbasse per lui . Vecchio testardo . Pareva volesse morire solo , come solo era vissuto . Ma le padrone restarono , finché arrivò Andrea che portò del chinino : si discusse però se si doveva o no somministrarlo al malato : e del resto la discussione fu vana , perché egli dichiarò che non avrebbe preso nessuna medicina . Durante la notte si scatenò una forte bufera : la grandine mitragliava la piccola casa , e il pino urlava come un mostro . Dietro gli scurini mal connessi i vetri della finestra parvero spaccarsi e spargersi in frammenti d ' oro e d ' ametista , con un rombo spaventoso . Lampi e tuoni . Non c ' è da nascondere che Cosima aveva paura e la madre tremava come una fronda sbattuta dal vento . Storie spaventose di banditi e malfattori , che in notti simili sbucano come demoni dalla tempesta e assalgono le dimore solitarie , tornavano in mente alle donne : e il fatto che il servo e Andrea erano rimasti sul posto , non le rassicurava . Il vento gridava e piangeva nella pianura come nel mare , e solo il pino pareva potesse combattere con l ' uragano come un eroe inferocito contro un intero esercito . Nel suo giaciglio Elia , con la febbre alta , ricordava come il signor Antonio lo aveva accolto benevolmente quando lui si era presentato in cerca di lavoro , mentre nessun altro dei diffidenti proprietari del luogo aveva accettato la sua offerta ; e il padrone gli aveva affidato la vigna nuova , l ' orto , fa terra intorno . Adesso il vecchio amava questa terra con una passione tenace ; era diventata la sua nuova patria , la sua famiglia ; e il solo pensiero che i padroni giovani avrebbero potuto mandarlo via , come una vecchia bestia che non può più lavorare , lo colmava di tristezza ; non per la probabile ventura povertà , ma per l ' amore alla terra che oramai faceva parte della sua carne e del suo sangue . Ed ecco , invece , la padrona e la signorina , e lo stesso Andrea , si mostravano benevoli , fino al punto di restare vicino a lui in quella notte tempestosa mentre avrebbero potuto già essere nella loro casa tranquilla . E non lo avrebbero cacciato , no : lo sentiva ; lo aveva sentito nella voce di Cosima , e gli sembrava che questa voce fosse l ' unica medicina che potesse guarirlo . E la certezza che un giorno forse avrebbe potuto dimostrarle la sua riconoscenza , già lo alleviava dal male . All ' alba il tempo si calmò , d ' un tratto , dopo un tuono formidabile che parve un ordine militare : la battaglia doveva cessare . Solo il pino continuò in un suo lieve brontolio , quasi pensieroso . Cosima lo sentiva nel sonno lieve del mattino : e le pareva che il pino mormorasse : “ Perché tutto questo ? Si combatte , si soffre , ci si tormenta per nulla : la forza del vento è vana ; tutto è vano e vuoto ; eppure bisogna combattere perché così vuole Dio ” . Poi tacque anche l ' albero ; ma quando Cosima aprì la finestruola vide uno spettacolo indimenticabile : centinaia di uccelli svolazzavano sui rami battuti dal sole , e parevano d ' oro e d ' argento : ogni loro battere d ' ali faceva cadere goccie simili a scintille : e ad ogni ago delle foglie era infilata una perla dai colori dell ' iride . Pareva un albero magico , fatto di uccelli , di rubini , smeraldi e diamanti . E fu certo una giornata di miracolo quella . Tutto sembrava trasformato ; tutto , nell ' orto , nella vigna sebbene spoglia , nella brughiera riarsa , tutto riluceva e sorrideva . Dio era passato con un corteo di tuoni e fulmini , ma trovando gli uomini di buona volontà si placava e ritornava paterno . Andrea ripartì la mattina presto , con la promessa di tornare nel pomeriggio e passare la notte nella casetta , per sorvegliare il malato , mentre la madre e Cosima col servo sarebbero tornati in città . Cosima portò il caffè ad Elia , che si mise a sedere sul giaciglio , e prese la tazza con le mani tremanti . - Che , avete freddo ? - domandò la signorina . - Buon segno : vuol dire che la febbre passa : fatemi sentire . E gli toccò la grande orecchia destra , scura e dura come la facciata di una grotta . Al contatto della piccola mano , egli rabbrividì , come per il solletico : i suoi occhi ebbero di nuovo un balenìo d ' occhi di cane accarezzato . - Siete fresco come rosa , zio Elia : camperete ancora cento anni , quando anche la nostra memoria sarà dispersa . Egli sorbiva il caffè , versò nella tazzina quello che s ' era versato nel piattino e raschiò il residuo dello zucchero , come fanno i bambini : ma anche dopo rimase col viso piegato , guardando il fondo della chicchera come ci vedesse qualche immagine . - Dov ' è la padrona ? - domandò sottovoce . E Cosima ebbe l ' impressione che egli volesse dirle qualche cosa , ma senza pericolo di essere ascoltati . La padrona era affacendata nelle stanzette attigue : ed egli disse : - Si sarà spaventata , stanotte , povera padrona . Per colpa mia : e anche lei . - Ma no , zio Elia : anzi ho avuto quasi piacere : non avevo mai sentito un diavolìo così , e in piena campagna poi . Oh , io non sono paurosa : se in casa sento un rumore , di notte , mi alzo e scendo anche in cantina esplorando se ci sono i ladri . Ma adesso rimettetevi giù e state quieto : vi copro io , perché oggi fa freschetto . Egli si rimise giù , ma sembrava meno quieto e duro del giorno avanti : anche perché si sentiva meglio . Avrebbe voluto alzarsi e tornare al lavoro , ma Ippolito , che gli voleva bene a modo suo , minacciò di negarlo se si moveva . E la padroncina gli servì il brodo , con l ' uovo sbattuto dentro , e anche un bicchiere di vino . Egli però lasciò il bicchiere intatto , con una vespa che vi ronzava attorno incantata . Il sole era caldo ; dal finestrino si vedeva l ' orizzonte , coi monti lontani di un azzurro liquido d ' acquamarina . Una quiete profonda regnava dappertutto e dalla brughiera veniva un odore tiepido di erbe come nei meriggi di primavera . Il servo lavorava nell ' orto e la padrona era andata fino alla vasca a lavare i panni . Cosima pensò di raggiungerla e pregarla di smettere e di portare la roba sporca in paese ; nel passare davanti al finestrino di Elia guardò dentro ; e vide che il vecchio , seduto sul giaciglio , le accennava di entrare , Entrò : si accorse che egli aveva bevuto il vino e aveva il viso lievemente colorito e gli occhi insolitamente bene aperti . - Dov ' è la padrona ? - tornò nuovamente a domandare . Saputo che lavava i panni , parve indispettirsi . - Ecco , è venuta a prendere la mia camicia e la lava lei , non è bene . - Ma sì che è bene , zio Elia : la mamma si diverte : non può restare un momento in ozio , povera mamma . - Povera padrona ; con tutti quei pensieri , - egli disse , piegando la testa come aveva fatto la mattina : e si fece pensieroso . - La mamma esagera , - disse Cosima , quasi per rassicurarlo : - vede sempre nero . Invece la provvidenza non manca mai . - Lei crede alla provvidenza di Dio ? - Io sì , e come ! Allora accadde una cosa strana : egli si alzò , lungo , coi grossi piedi nudi che sembravano ceppi , e andò a chiudere il finestrino . Disse : - Queste vespe ! Via , via . Senta , io le voglio far vedere una cosa : lei però non deve dire nulla a nessuno : me lo promette ? Nulla , mai a nessuno . Ella stette incerta ; poi , più per curiosità che per altro , disse : - Ve lo prometto . Fu tutto . Il vecchio si avvicinò al camino , si piegò , raschiò con la paletta , accumulandoli nell ' angolo , la cenere e gli avanzi dei ceppi , poi con la stessa paletta sollevò il mattone centrale . Apparve , sotto il mattone , una lastra di ferro , una specie di sportellino , chiuso con un lucchetto ; ed egli si trasse dal seno una chiavetta pendente da una catenella nera , e apri il ripostiglio : la lastra si sollevò , in due piccoli battenti , ed egli introdusse la mano nel vuoto , molto in fondo , parve come slegare un sacchetto o un involto che fosse in quel fondo e ne trasse un pugno di monete : le guardò , nel cavo della mano , come si guardano le sementi per assicurarsi che sono buone , poi le fece vedere a Cosima . La sua mano concava ricordò alla fanciulla la mestola con la quale il diavolo trae dalla pentola dei tesori maledetti le monete tentatrici delle anime : si scostò d ' un passo , quasi impaurita , e guardò in viso il vecchio . E invero quel viso scuro , con gli occhi che sembravano due fessure con in fondo un ' acqua verde opaca , e quella bocca chiusa , ermetica , aveva qualche cosa di diabolico : i pensieri più cattivi e paurosi passarono in mente a Cosima : ebbe paura , guardò verso la porticina : la porticina era aperta , ed ella avrebbe potuto subito salvarsi se il vecchio tentasse farle del male . Egli dovette sentire tutte queste cose perché il suo viso cambiò maschera : si fece triste . Mai Cosima aveva veduto un viso così nobilmente triste , accigliato e severo . - Sono buone , - egli disse , tirando su con le dita dell ' altra mano le monete , e lasciandole ricadere nel pugno . Cosima lo vedeva bene : erano monete che sembravano nuove , alcune col profilo melanconico e rapace di Napoleone III , altre col grande gallo piumato della Repubblica francese : monete d ' oro , schiette , moderne , da spendersi , se si voleva , senza difficoltà . Ma non le toccò e il solo pensiero che Elia avrebbe potuto offrirgliele , sia pure per generosità o affetto , le faceva spavento : poiché ricordava le voci misteriose che correvano sul conto di lui , ed era sicura che il tesoro provenisse da una rapina . Ma egli richiuse il pugno , tornò a piegarsi sul vuoto del camino , rimise a posto ogni cosa , riaprì la finestrina , andò a sedersi sul giaciglio , piegò la testa pensieroso . La vespa da lui cacciata tornò a volteggiare e ronzare sullo sfondo d ' acquamarina dei monti lontani . Tutto s ' era svolto in pochi minuti , come in un passaggio di nuvole ; e Cosima si avvicinava alla porticina per andarsene sicura in cuor suo di saper tutto e non volersi immischiare nella pericolosa faccenda , quando il vecchio la richiamò : - Signorina , volevo dirle questo ; quando sarò morto , o anche prima se le occorre , quella roba è sua . Ella avrebbe voluto protestare , dirgli che non voleva una sola di quelle monete , gridargli che sarebbe stato meglio restituirle a chi erano appartenute ; ma vedeva la madre che risaliva dall ' orto con la camicia di Elia attorcigliata fra le mani ancora bagnate , e saltò nello spiazzo con l ' impressione di risvegliarsi da un sogno . La madre stese la camicia su una cordicella attaccata fra due pali , che appunto serviva al vecchio per asciugare i suoi stracci , poi rientrò nella casetta e cominciò a preparare le cose per la partenza . Cosima andò verso il pino e appoggiò la testa alle scaglie rossastre del tronco , come per ascoltare una voce nascosta dentro l ' albero amico , che la consigliasse , la salvasse . Poiché le sembrava di essere coinvolta in un dramma colpevole , di essere complice di un furto , forse anche di un delitto . Che doveva fare ? Accusare il vecchio ? D ' altra parte egli era da più di trent ' anni in paese , e , se reato avesse commesso , esisteva la prescrizione . E delitto di sangue non doveva esservi , se la condanna di lui fra stata solo quella del domicilio coatto . E non poteva aver rinvenuto senza colpa il tesoro ? Giusto in quei giorni i giornali parlavano dei tesoro di oltre un milione , di monete d ' oro , trovato in casa di un antiquario , e di un altro rinvenuto nello scaffale di un medico stravagante e solitario che aveva attirato gente da tutte le parti del mondo con un suo specifico che guariva i dolori reumatici . Durante l ' infanzia , e anche dopo , dai servi , dai contadini , dai pastori , Cosima aveva continuamente assorbito racconti di tesori , trovati nelle rovine dei vecchi castelli , dentro tronchi d ' alberi , in piena terra . Uno pare venisse fuori anche dal vecchio cimitero , dalla tomba scoperta di una giovine dama sepolta dal marito con tutti i suoi gioielli e un ' anfora piena di monete d ' oro . Forse si poteva sapere qualche cosa di più preciso da Elia : ma il solo pensiero di riparlare con lui le destava ripugnanza e quasi terrore . D ' altronde aveva promesso di non parlare con nessuno del segreto : e fermamente decise di non occuparsene più . Potevano anche crederla visionaria , come del resto appariva a molti ; e lei stessa non era sicura di non aver intravveduto una delle sue tante fantasie romanzesche . Ad ogni modo non ebbe occasione di trovarsi più sola , per quel giorno , col vecchio stregone ; il quale era ricaduto nel suo mutismo . Quella notte , nel letto ben riparato della sua camera alta , Cosima sognò la nonnina . La nonnina era viva , tale quale s ' era lasciata vedere l ' ultima volta , col suo bei visino di santa , tutta agghindata piccola come una nana . Come una nana . Anche nel sonno Cosima ricordava l ' offesa ; e ricordava insieme , nitidamente , l ' avventura di quel giorno e i suoi propositi eroici di non profittare mai del tesoro equivoco di Elia . Si vedrebbe se era una nana o una gigantessa . Verso la nonnina Cosima aveva un rimorso . L ' ultima volta che era venuta a far visita in casa , ella non le aveva dato il caffè , non l ' aveva quasi neppure salutata : adesso , nel sogno , si affaccendava a preparare la bevanda prediletta dalla cara vecchina , ma l ' acqua bollente rigurgitava dal cuccuma e spegneva il fuoco . “ Lascia , bambina ” , diceva la nonna , con le manine intrecciate sul grembo , i grandi occhi color nocciola e la piccola bocca circondati da raggiere di rughe ; “ oramai non ho più bisogno di nulla ” . E d ' un tratto , voltandosi , Cosima vide che la nonnina era vestita da sposa con un costume di orbace , scarlatto e broccato : il grembiale era ricamato a vivi colori , sulle punte davanti del corsetto verdeggiavano due foglie di palma . La benda che avvolgeva la piccola testa , bianca e un po ' inamidata , pareva di antico bisso . “ Come sei bella , nonnina ; adesso , sì , sembri davvero una fata ” . Ma perché la vecchina era vestita così ? “ Ho ritrovato il nonno Andrea , e adesso siamo contenti , in Paradiso , sposi in eterno ” . Il nonno Andrea , Cosima non lo aveva conosciuto , ma sapeva che anche lui era un giorno arrivato di lontano , chi diceva da Genova , chi diceva dalla Spagna , e s ' era messo a lavorare la terra ; e , anche dopo sposato , stava sempre in campagna , a lavorare i campi , in una valle aspra piena di macchie e di bestie selvatiche . Anche lui era selvatico , ma tanto buono che gli uccelli gli si posavano sul braccio , le serpi accorrevano al suo fischiare , quando alla sera si riposava davanti alla sua capanna e guardava le stelle , Anche i gatti selvatici gli facevano compagnia . La gente diceva che era un po ' matto ; ma con questo nome la gente spiega il mistero degli uomini diversi dalla normalità . Chissà che cosa vedeva il nonno Andrea , che conosceva altre terre e altri mari , negli occhi dei gatti selvatici , nelle piume iridate delle cornacchie , nella pelle argentata delle biscie che si sollevavano incantate dal suo fischio . Forse gli stessi fantastici riflessi che anche lei vedeva negli occhi degli animali , nelle foglie , nelle pietre . Adesso , nel sogno , si spiegava d ' un tratto molte cose ; lo stesso senso di vertigine , dello spalancarsi e richiudersi rapidissimo di un mondo anteriore , subcosciente , che la vista della nonnina viva le destava , adesso le appariva chiaro : era l ' apparizione dello spirito sognatore del nonno , di cui la vecchina ancora innamorata portava l ' immagine nella pupilla , e che era anche l ' immagine di lei , di Cosima sognatrice . Ma nessuno le aveva mai raccontato chiaramente donde egli era venuto ; pareva che neppure la madre lo sapesse con precisione . E nel sogno confondeva il passato del nonno con quello del vecchie Elia , provandone un ' angoscia paurosa : ma il nonno , questo ella lo sapeva benissimo , era morto povero in canna , lasciando nella sua capanna una famiglia di leprotti addomesticati ; e questo la confortava . Tuttavia volle domandare alla nonnina notizie di lui . “ Tutte fandonie ” , disse la vecchina , senza scomporsi : “ egli non è venuto né da Genova né dalla Spagna : ci saranno venuti i suoi avi , forse , ma lui no . Egli arrivava da un paese di mare , sì , dove la gente è buona , e suo padre era pescatore : Andrea però non amava il mare , perché troppo sovente si cambia in mostro e divora gli uomini vivi : e aveva anche pietà dei pesci che vengono venduti e divorati anch ' essi quasi vivi : certo , era un po ' sempliciotto , ma buono , cristiano e dolce . Giunse dunque qui , in cerca di lavoro , perché amava la terra che non tradisce e dà all ' uomo le erbe e i frutti innocenti . Persino dei fiori egli aveva compassione ; e gli uccelli e tutte le bestioline della valle , persino le bisce , persino gli scorpioni , gli diventavano amici . Questa è la sua vera storia ” . E questa storia , sebbene così semplice e raccontata in sogno , fece a Cosima un ' impressione profonda , quasi come quella che le aveva lasciato il passaggio della coccinella sulla sua persona : più che tutte le storie di tesori , di passioni e di guerre fra i popoli . Spesso si domandava se era religiosa , o superstiziosa , o visionaria e d ' animo debole : ma sentiva in fondo che la sua rettitudine era una cosa superiore a tutte le forze sovrapposte dall ' educazione e dalla crudeltà della vita . Si nasce , con questo dono di Dio , come gli uccelli nascono con la loro potenza di volo : e se ne rallegrava , pur senza leggere gli Evangeli e le laudi al Signore . Quell ' inverno , rigidissimo inverno , la fortuna parve un po ' sorridere alla famiglia così serena in apparenza , così travagliata in realtà . Beppa era allora assai fanciulla : era intelligentissima anche lei spregiudicata , allegra e lingua lunga . Trovava il lato ridicolo di tutti , cominciando da Cosima , e i suoi giudizi sul prossimo erano spietati . La madre le rinfacciava di averle tagliato il filo della lingua . Ma era bella , bianca , i capelli d ' un castaneo dorato e gli occhi azzurri . Dava l ' impressione di un fascio di fiori : rose e gigli , fioralisi e narcisi . E aveva spasimanti più che Cosima : tutti però alla larga , sempre per la triste ragione dei fratelli . Quell ' inverno però le capitò un adoratore più serio degli altri . Era niente meno che il direttore della Scuola Normale , pezzo grosso per la piccola città ; un bell ' uomo alto , roseo , già un po ' calvo ma ancora possente , con una parlantina che incantava anche i più imperterriti attaccabottoni del luogo . Organizzava poi feste da ballo , rappresentazioni , concerti e conferenze , per divertire e istruire i suoi giovani allievi , che lo adoravano . In una di queste riunioni vide Beppa , che vi era andata per un caso straordinario con la madre di uno degli studenti , e ne rimase colpito . Era un tipo diverso dalle altre ragazze del luogo : quasi sembrava della razza di lui , e forse fu questa specie di affinità che lo attiro . D ' un colpo , con una facilità che rasentava la leggerezza , strana in un personaggio che rappresentava l ' educatore , il guidatore dei futuri maestri di scuola , dichiarò a Beppa il suo amore e le chiese se voleva sposarlo . Ella rimase stordita : l ' uomo non le piaceva , anzi le destava quasi ripugnanza così massiccio e carnale com ' era , emanante dal viso , dal petto , dal ventre , già un po ' prominente , un calore animalesco : ma d ' altronde l ' occasione era ottima ; il grande sogno di poter lasciare un giorno la piccola città per una più grande e la vanità di vendicarsi dei malevoli concittadini ; e sopra tutto il pensiero di dare un conforto alla madre sempre melanconica e preoccupata . D ' altronde la fanciulla considerava anche lei la cosa con leggerezza , e senza troppo consultare i parenti accettò la proposta . L ' uomo venne in casa a far visita : portò libri , mandò regali . Lo ricevevano le ragazze , e ridevano quando egli raccontava storie allegre , non troppo adatte per loro . Andrea avrebbe desiderato una domanda ufficiale fatta con regola , magari per mezzo di un autorevole paraninfo , come d ' uso nel luogo ; ma non osava opporsi alla progettata vicenda , e in fondo sperava che tutto andasse bene . Solo minacciava di bastonare le sorelle se per un attimo avessero lasciati soli i curiosi fidanzati . Neppure Cosima era contenta : ma anche lei provava un certo piacere per gli acri commenti delle famiglie del paese , per le invidie , i pettegolezzi , le maldicenze , che la fortuna di Beppa destava nell ' intera contrada . Si cominciò a dir peste del signor Direttore : che era un libertino , che teneva in casa una bella ragazza mora , che la faceva camminare carponi sui pavimenti e l ' aizzava come una bestia : e , infine , che si burlava delle povere signorine che non avevano altra difesa che quella del selvatico fratello . L ' uomo invece pareva innamorato sul serio : faceva regali , complimentava la futura suocera , congedò la cameriera mora per far cessare le chiacchiere , fissò lui stesso la data delle nozze . In ottobre , al ritorno dalle vacanze . E tutta la rendita di quell ' anno , dai pascoli sul Monte all ' olio del frantoio , dalle mandorle al sughero , fu , con volontario sacrifizio di Andrea , dedicata al corredo . Cucivano e ricucivano , le tre sorelle , tessendo sogni candidi come i fiori delle tovaglie e delle lenzuola . Ma un giorno il grosso fidanzato , che passava le vacanze nel suo lontano paese alpino , scrisse che era stato traslocato , che in ottobre non sarebbe tornato , sibbene più tardi , per le nozze . Poi le sue lettere si fecero rade : infine un giorno si presentò alla signora Francesca un avvocato , che era stato in relazione con lui per certi affari della scuola , e domandò a quanto ascendesse la dote di Beppa . Fu un colpo : ma questo era l ' uso dei paesi del fidanzato . E , dopo tutto , la piccola dote che per l ' eredità paterna spettava alla fanciulla , se la sarebbe goduta lei con la sua futura famiglia , Risposta : sarà assegnata a Beppa la sesta , mettiamo pure la quinta parte del patrimonio : circa venticinquemila lire in terreni poco redditizi . Torna , dopo otto giorni di grigiore e d ' attesa , il messaggero flemmatico : il fidanzato si lamenta , dice che la vita è difficile , che non vuol fare cattive figure , né provocare privazioni alla futura sposina : bisogna che la dote sia almeno di cinquantamila lire , non solo , ma che ventimila siano in titoli garantiti . Andrea fu preso da un furore sanguigno . Quel bestione , dunque , quel porco grasso e vile , non era entrato in casa delle sorelle per amore , ma per interesse , e adesso tentava quasi un ricatto , poiché sapeva che il matrimonio andato a monte avrebbe maggiormente screditato le povere ragazze . Parlò di andare a scovarlo , di ammazzarlo con la lesina come un maiale vero ; ma la madre piangeva , e Cosima dichiarò che avrebbe ceduto alla sorella la sua parte di eredità . Si cercò di vendere qualche cosa , ma le offerte erano irrisorie , e d ' altronde non poteva spogliare l ' intera famiglia , già tanto impoverita e quasi bisognosa . Fu allora che Cosima , visto l ' avvilimento della madre e della stessa Beppa che deperiva per l ' umiliazione e la delusione , fu raggirata dal demonio . Pensò al tesoro di Elia , all ' offerta di lui , alla possibilità di accettarla : ma poi il solo pensiero l ' atterrì . Mai , mai : avrebbe voluto flagellarsi per scacciare anche il semplice ricordo del maledetto tesoro . Eppure la tentazione , in fondo , non l ' abbandonava : le diceva : “ Sei una stupida , una che nella vita non avrà mai bene , e mai potrà procurarlo a chi ama . E chi dice , del resto , che i denari del vecchio non siano suoi ? Va , cerca di saper meglio , indaga , cerca , cerca ... ” . Le sembrava di essere aizzata come un cane alla caccia della selvaggina : ma non si moveva , più che mai ferma nel proposito di tener la promessa fatta al vecchio , di non rivelare a nessuno il segreto di lui . Se egli era colpevole , lo era davanti a Dio , e potevano intendersela fra di loro . Per sfuggire meglio alla tentazione , rinunziò anche di andare quell ' anno alla vendemmia : persino la madre , tormentata dai pensieri della triste faccenda , stette appena tre giorni nella vigna . Il fidanzato non scriveva più , l ' avvocato non si faceva vedere : il corredo già pronto venne chiuso in una cassa , come un morto . Andrea era cupo , preoccupato , più che per il dispiacere , per il discredito della famiglia : quando veniva in casa , le sorelle si nascondevano quasi con paura , come colpevoli delle cose accadute . Ai primi di novembre Cosima rivide in sogno la piccola nonna : era sempre vestita da sposa , col rosario di madreperla fra le mani di bambina . E Cosima aveva sempre il rimorso di non averle dato il caffè , l ' ultima volta che era venuta , e si affaccendava a prepararlo : ma la bevanda rigurgitava dalla caffettiera e spegneva il fuoco “ Lascia stare ” , disse la nonnina : “ noi , di lassù non abbiamo bisogno di nulla . Sono venuta solo per un salutino , e ti porto anche i saluti di Francesco ” . Francesco era il nome del fidanzato di Beppa : pareva che la nonnina scherzasse crudelmente ; ma poi si seppe che proprio quella notte , poco prima dell ' ora del sogno di Cosima , il commendator Francesco era morto , dopo appena tre giorni di polmonite . Così secondo la misericordia divina , prendeva anche lui parte alla famiglia : e le cose questo mondo erano appianate . E fu proprio in quei giorni che Dio parve compensare Cosima in altro modo più consolante . Una grande rivista straniera domandava la traduzione del romanzo Rami caduti e offriva una discreta somma . Inoltre desiderava notizie biografiche della scrittrice , perché la traduzione doveva essere preceduta da una nota critica . Ad occhi chiusi sempre con l ' impressione di sognare , Cosima accettò . Aveva persino paura della sua fortuna : non avrebbe dovuto scontarla con altri guai ? Ed ecco arrivare la somma , e alla posta le viene pagata in monete d ' oro , simili e quelle del tesoro di Elia . Ella le guardava quasi spaventata e non osava toccarle ; fece cambiare in biglietti di banca , e parte le depositò in un libretto postale : ma quando la madre vide il denaro lo guardò quasi torva : le sembrava frutto di un peccato mortale . - Ebbene , - disse Cosima , - lo spenderò non voglio mettere più da parte niente ; e i miei guadagni se ne vadano come foglie al vento . Ed ecco l ' occasione presentarsi : una sua ammiratrice , che dirigeva una rivistina letteraria nella città di * * * , sul mare , la invitò ad andare ospite in casa sua : ed ella vi andò , nonostante i terrori della madre ed i brontolii di Andrea , che volle almeno accompagnarla per un tratto del viaggio , in ferrovia , e quando la lasciò gli parve di averla imbarcata sull ' Atlantico . In fondo anche lei si sentiva smarrita . Dove andava ? Che voleva ? Come Cappuccetto Rosso in mezzo al bosco aveva l ' impressione d ' incontrare il lupo ; ma in fondo sperava di cavarsela bene , poiché aveva la coscienza tranquilla , e l ' ombra del male era simile a quelle grandi ombre di nuvole già invernali che salivano dai monti scuri e lambivano le valli solitarie lungo le cui coste correva il trenino che sembrava un giocattolo . Il cielo era grande , di un azzurro carico , e le nuvole correnti , spinte da un caldo vento di scirocco , lo facevano apparire più alto , più turchino A Cosima , affacciata al famigliare ballatoio del treno , sembrava un cielo straniero , inospitale , mentre la terra , sotto di lei , aveva ancora l ' aspetto ma terno , ch ' ella ben conosceva : le stesse chine coperte di erba tremula , le macchie , le pietre , le quercie indurite dal dolore dei secoli e dalla loro resistenza al tempo e agli elementi . I piccoli villaggi neri , accovacciati come cornacchie sui loro nidi di roccie apparivano e sparivano nella luce cangiante della lontananza : qualche pastore con la sua greggia si profilava sull ' orlo verde di un ciglione , e le pecore si spostavano come l ' ombra delle nuvole al passare del treno : e Cosima aveva l ' impressione che tutto il paesaggio si movesse per la sorpresa di veder lei a muoversi ad andare verso una nuova vita . A misura che si scendeva verso le pianure marine il clima mutava completamente : si era ancora ai primi di autunno , laggiù ; il cielo , sgombro di nuvole , si faceva chiaro , verdognolo , e d ' un tratto Cosima lo vide riflesso in uno specchio d ' acqua che le ricordò la vasca della vigna : era uno stagno . Uccelli mai veduti , grandi , con le ali iridate , si sollevarono dallo stagno , come sgorgassero dall ' acqua e disegnarono sul cielo una specie di arcobaleno : forse un miraggio : a lei parve lieto auspicio . E la prima persona che vide , quando il treno si fermò in una stazione che pareva , col suo giardino di palme e in fondo un arco di quel luminoso cielo smeraldino , un ' oasi civilizzata , fu un giovine vestito di un color marrone dorato , con due meravigliosi baffi dello stesso colore e gli occhi lunghi orientali . La guardò come se la conoscesse , e anche a lei parve di averlo già veduto in qualche posto : dove ? non sapeva ; e dopo tanti anni provò ancora quel misterioso senso di vertigine che nell ' infanzia e meno spesso nell ' adolescenza le destava la presenza della nonna . Ma una piccola folla invadeva il marciapiede , e l ' uomo scomparve . Una signora vestita in modo quasi buffo , tutta volanti e frangie , con un cappellino a sghimbescio sui radi capelli gialli , balzò verso la fanciulla , la prese quasi a volo sul predellino del vagone , la strinse al suo petto scarno , le coprì il viso di baci : i suoi occhi di un azzurro di porcellana erano stillanti di lagrime che le colavano sul naso aquilino e si confondevano con la saliva che le schizzava dalla bocca . E con un singhiozzo convulso chiamava a voce alta la fanciulla col suo nome e cognome , tanto che Cosima si vergognò : la gente la guardava , qualcuno doveva già conoscere quel nome e quel cognome , e salutava , fra il rispetto per lei e la beffa per la sua chiassosa ospite . Avrebbe voluto risalire sul treno e tornarsene a casa : ma era destino che quel giorno ella dovesse cominciare a conoscere le tribolazioni della celebrità , perché all ' arrivo nella casa dell ' ospite , - un grazioso palazzo tutto balconi , di fronte a un giardino e a una chiesa , - lungo la scala di marmo con la ringhiera ornata di tralci verdi , vide con mite terrore una fila di bambine e giovinette , quasi tutte vestite di bianco , con mazzolini di fiori in mano . Sembrava la scala del Paradiso , vigilata da angeli senza ali , e mentre il facchino scaricava dalla carrozzella la modesta vecchia valigia di Cosima , reliquia di famiglia , e la stessa donna Maria , l ' ospite palpitante , s ' incaricava di portarla di sopra come un prezioso tesoro , le ragazzine intonarono un coro che pareva insegnato loro da un ' abile maestra . La maestra era stata donna Maria , e gli angioletti erano tutte le fanciulle che abitavano nel palazzo . A questo punto bisognava assolutamente mostrarsi commossa , e , potendolo , fare , dall ' alto della rampata della scala , un discorso di ringraziamento , Cosima si coprì il viso col fazzoletto , ma non poté piangere né parlare . E del coro , composto in suo onore , non le rimase in mente che il motivo monotono e quasi triste , che si confondeva con un rumore lontano , da lei non ancora mai bene inteso , che le pareva quello del pino nella vigna . Era il rumore del mare . Era lì , il mare , in fondo alla larga strada , che costeggiava una fila di case nuove bianche abbaglianti . Cosima aveva sempre più l ' impressione di trovarsi in una città orientale : palmizii , cactus ed altri alberi esotici si movevano pesanti su quel cielo caldo , sullo sfondo turchino del lido . Sui balconi fiorivano i garofani ; un odore di erbe aromatiche scendeva dalla collinetta coperta di pini che chiudeva l ' orizzonte di fronte alla strada . E la gente era tutta fuori , come nelle sere d ' estate ; e canti e suoni di mandolino continuavano , di fuori , il coro in onore di Cosima : così a lei sembrava , ma invece di orgoglio ne provava quasi paura . Dopo averla rimpinzata di dolci e bevande , la sua ospite , che continuava a baciarla e quasi a leccarla come un cane che ha ritrovato il padrone , la lasciò sola nell ' appartamento ov ' ella abitava col paziente marito che era impiegato in un ' azienda privata . Aveva destinato a Cosima la camera più bella , col balcone , quella appunto donde si vedeva il mare : e le lasciava libero anche il salotto , pieno di fiori di carta , di vasi incrinati , di tovagliette , di oggetti di cattivo gusto . - Qui potrai ricevere i tuoi amici , i tuoi ammiratori . Ma Cosima non aveva amici , e si atterriva al solo pensiero di averne uno solo . Di ammiratori , poi , non ne voleva : le pareva di esser già , per lunga esperienza , scottata da loro . Eppure d ' un tratto sentì suonare alla porta dell ' ingresso , e senza pensarci su tanto aprì . Era il garzone di un fioraio , che portava un grande mazzo di rose rosse , avvolte nella carta velina . Per lei ? Proprio per lei : ma non si sapeva da parte di chi . Ella stette a guardarle quasi con la sorpresa paurosa con cui aveva guardato nel pugno di Elia le monete d ' oro : e il profumo quasi violento delle rose , e il loro colore , le parvero vivi , caldi , sanguinanti : più che dal coro delle fanciulle e dal ronzio delle musiche della strada , sentì da quell ' alito quasi carnale venirle incontro la vita : ma quando si decise a prendere il mazzo dalle mani del garzone che la guardava con occhi maliziosi , si sentì pungere da una spina acuminata : e pensò che la vita anche sotto l ' illusione delle cose più belle e ricche , nasconde le unghie inesorabili . Mise le rose in uno dei vasi del salotto , e tornò al balcone : sì , era come d ' estate ; una grande luna rosea saliva dai pini dell ' altura , e il cielo e il mare , fra due palmizi che luccicavano come le palme dorate dalla stagnola , usate per la Pasqua nel paese di Cosima , si confondevano in un colore di smeraldo azzurro . I bambini , nella strada ancora bianca , giocavano al gioco dell ' ambasciatore venuto a domandare una sposa : ed ella si sentiva trasportata nel loro cerchio , come la piccola sposa richiesta dall ' ambasciatore per un misterioso grande personaggio .