Saggistica ,
ÿþIL
PIANETA
MARTE
.
Nelle
belle
sere
dell
'
autunno
passato
una
grande
stella
rossa
fu
veduta
per
più
mesi
brillare
sull
'
orizzonte
meridionale
del
cielo
;
era
il
pianeta
Marte
,
che
si
accostava
per
qualche
tempo
alla
Terra
in
una
delle
sue
apparizioni
,
solite
a
ripetersi
ad
intervalli
di
780
giorni
.
Nella
schiera
degli
otto
pianeti
principali
Marte
occupa
,
per
volume
,
il
penultimo
luogo
;
il
solo
Mercurio
è
più
piccolo
di
lui
.
Ma
in
certe
posizioni
,
in
cui
egli
ritorna
ad
intervalli
di
sedici
anni
,
Marte
può
avvicinarsi
alla
Terra
più
dell
'
usato
,
brillando
più
di
ogni
altro
pianeta
,
Venere
sola
eccettuata
;
ed
in
tali
contingenze
tanto
arde
di
luce
rossa
,
da
meritare
il
nome
,
che
i
Greci
gli
diedero
,
di
Pyrois
(
infocato
)
.
Nei
tempi
ormai
per
sempre
passati
,
quando
si
pretendeva
di
leggere
in
cielo
l
'
avvenire
degli
umani
eventi
,
queste
grandi
apparizioni
di
Marte
erano
lo
spavento
dei
popoli
,
e
davano
molto
da
fare
agli
astrologi
,
ai
quali
incombeva
il
compito
,
non
sempre
facile
,
di
studiare
l
'
influsso
del
pianeta
sulle
vicende
guerresche
e
sulle
costellazioni
politiche
del
momento
.
Anche
ora
la
grande
apparizione
testè
avvenuta
di
Marte
ha
destato
il
pubblico
interesse
;
ma
per
una
ragione
ben
diversa
.
Oggi
è
nata
presso
alcuni
la
speranza
,
che
da
osservazioni
diligenti
fatte
sulla
sua
superficie
con
giganteschi
telescopi
,
si
possa
ottenere
quando
che
sia
la
soluzione
di
un
gran
problema
cosmologico
;
arrivar
cioè
a
sapere
,
se
i
corpi
celesti
possano
dirsi
sede
di
esseri
intelligenti
,
o
,
almeno
,
di
esseri
organizzati
.
L
'
idea
di
popolare
gli
astri
e
le
sfere
celesti
d
'
intelligenze
pure
o
corporee
,
di
animali
e
di
piante
,
non
è
nuova
;
ed
una
curiosa
rassegna
sarebbe
a
farsi
di
tutti
gli
scrittori
antichi
e
moderni
che
si
esercitarono
su
questo
tema
,
incominciando
dal
Sogno
di
Scipione
di
Cicerone
,
e
dalla
Storia
veridica
di
Luciano
Samosatese
,
e
venendo
già
per
Dante
,
Giordano
Bruno
,
Ugenio
e
Kircher
a
quegli
eleganti
novellatori
francesi
Cyrano
di
Bergorac
,
Fontenelle
,
Voltaire
,
i
quali
posero
negli
spazi
celesti
il
teatro
delle
loro
argute
o
satiriche
descrizioni
,
per
arrivare
in
ultimo
al
celebre
Hans
Pfaal
d
'
Amsterdam
,
ben
noto
ai
lettori
di
Edgar
Poe
.
La
maggior
parte
di
questi
scritti
però
o
professano
di
esser
pure
immaginazioni
poetiche
,
o
sono
scherzi
di
ingegno
dei
quali
il
vero
pregio
deve
cercarsi
in
tutt
'
altra
parte
che
in
una
seria
discussione
dell
'
argomento
di
cui
stiamo
discorrendo
.
Ma
nel
presente
secolo
diversi
scrittori
tentarono
di
elevare
la
pluralità
dei
mondi
abitati
alla
dignità
di
questione
filosofica
.
Lasciando
da
parte
le
sedicenti
rivelazioni
degli
spiritisti
,
che
ai
nostri
tempi
hanno
rinnovato
ed
anzi
superato
le
visioni
di
Swedenborg
,
basterà
nominare
Giovanni
Reynaud
(
Terre
et
Ciel
)
e
Davide
Brewster
(
More
Worlds
than
one
)
i
quali
collocarono
negli
astri
le
speranze
della
nostra
vita
futura
e
seppero
trovare
,
non
dirò
dimostrazioni
(
che
in
questa
materia
non
ve
n
'
è
)
ma
pensieri
ed
aspirazioni
che
ebbero
e
sempre
avranno
eco
vivissima
nel
sentimento
di
molti
.
Metafisica
per
metafisica
,
preferiamo
questa
ai
dogmi
brutali
e
scoraggianti
del
materialismo
.
Quanto
ai
teologi
cristiani
,
essi
,
seguendo
l
'
esempio
di
San
Tommaso
,
quasi
tutti
osteggiarono
l
'
idea
che
possano
esistere
altri
mondi
simili
al
mondo
terrestre
.
Dico
,
quasi
tutti
,
perchè
noi
leggiamo
in
uno
di
loro
,
a
cui
certamente
nessuno
ha
potuto
far
rimprovero
d
'
empietà
,
le
parole
seguenti
(
)
«
Il
creato
,
che
contempla
l
'
astronomo
,
non
è
un
semplice
ammasso
di
materia
luminosa
;
è
un
prodigioso
organismo
,
in
cui
,
dove
cessa
l
'
incandescenza
della
materia
,
incomincia
la
vita
.
Benchè
questa
non
sia
penetrabile
ai
suoi
telescopii
,
tuttavia
,
dall
'
analogia
del
nostro
globo
,
possiamo
argomentarne
la
generale
esistenza
negli
altri
.
La
costituzione
atmosferica
degli
altri
pianeti
,
che
in
alcuno
è
cotanto
simile
alla
nostra
,
e
la
struttura
e
la
composizione
delle
stelle
simile
a
quella
del
nostro
sole
,
ci
persuadono
che
essi
,
o
sono
in
uno
stadio
simile
al
presente
del
nostro
sistema
,
o
percorrono
taluno
di
quei
periodi
,
che
esso
già
percorse
,
o
è
destinato
a
percorrere
.
Dall
'
immensa
varietà
delle
creature
che
furono
già
e
che
sono
sul
nostro
globo
,
possiamo
argomentare
le
diversità
di
quelle
che
possono
esistere
in
altri
.
Se
da
noi
l
'
aria
,
l
'
acqua
e
la
terra
sono
popolate
da
tante
varietà
di
esse
,
che
si
cambiarono
le
tante
volte
al
mutare
delle
semplici
circostanze
di
clima
e
di
mezzo
;
quante
più
se
ne
devon
trovare
in
quegli
sterminati
sistemi
,
ove
gli
astri
secondarii
son
rischiarati
talora
non
da
uno
,
ma
da
più
Soli
alternativamente
,
e
dove
le
vicende
climateriche
succedentisi
del
caldo
e
del
freddo
devono
essere
estreme
per
le
eccentricità
delle
orbite
,
e
per
le
varie
intensità
assolute
delle
loro
radiazioni
,
da
cui
neppure
il
nostro
Sole
è
esente
!
«
Sarebbe
però
ben
angusta
veduta
quella
di
voler
modellato
l
'
Universo
tutto
sul
tipo
del
nostro
piccolo
globo
,
mentre
il
nostro
stesso
relativamente
microscopico
sistema
ci
presenta
tante
varietà
;
nè
è
filosofico
il
pretendere
che
ogni
astro
debba
esser
abitato
come
il
nostro
,
e
che
in
ogni
sistema
la
vita
sia
limitata
ai
satelliti
oscuri
.
È
vero
,
che
essa
da
noi
non
può
esistere
che
entro
confini
di
temperatura
assai
limitati
,
cioè
tra
0°
e
40°-45°
gradi
centesimali
,
ma
chi
può
sapere
se
questi
non
sono
limiti
solo
pei
nostri
organismi
?
Tuttavia
,
anche
con
questi
limiti
,
se
essa
non
potrebbe
esistere
negli
astri
infiammati
,
questi
astri
maggiori
avrebbero
sempre
nella
creazione
il
grande
ufficio
di
sostenerla
,
regolando
il
corso
dei
corpi
secondarii
mediante
l
'
attrazione
delle
loro
masse
,
e
di
avvivarle
colla
luce
e
col
calore
.
E
qual
sorpresa
sarebbe
,
se
fra
tanti
milioni
,
anche
molti
e
molti
di
questi
sistemi
fossero
deserti
?
Non
vediamo
noi
che
sul
nostro
globo
regioni
,
in
proporzioni
assai
estese
,
sono
incapaci
di
vita
?
L
'
immensità
della
fabbrica
,
non
verrebbe
perciò
meno
alla
sua
dignità
,
nè
allo
scopo
inteso
dell
'
Architetto
.
«
La
vita
empie
l
'
universo
,
e
colla
vita
va
associata
l
'
intelligenza
;
e
come
abbondano
gli
esseri
a
noi
inferiori
,
così
possono
in
altre
condizioni
esisterne
di
quelli
immensamente
più
capaci
di
noi
.
Fra
il
debole
lume
di
questo
raggio
divino
,
che
rifulge
nel
nostro
fragile
composto
,
mercè
del
quale
potemmo
pur
conoscere
tante
meraviglie
,
e
la
sapienza
dell
'
autore
di
tutte
le
cose
è
una
infinita
distanza
,
che
può
essere
intercalata
da
gradi
infiniti
delle
sue
creature
,
per
le
quali
i
teoremi
,
che
per
noi
son
frutto
di
ardui
studi
potrebbero
essere
semplici
intuizioni
»
.
Mi
son
permesso
di
trascrivere
questo
passo
del
Secchi
,
perchè
è
difficile
dir
più
e
meglio
in
sì
poche
parole
.
Ai
nostri
tempi
la
dottrina
della
pluralità
dei
mondi
abitati
da
esseri
viventi
ed
intelligenti
ha
trovato
un
ardente
apostolo
in
Camillo
Flammarion
.
Questo
dotto
ed
immaginoso
scrittore
,
nel
quale
la
scienza
copiosa
ed
ordinata
dei
fatti
d
'
osservazione
non
impedisce
l
'
esercizio
di
una
fantasia
potente
e
della
più
seducente
eloquenza
,
già
da
trent
'
anni
va
svolgendo
la
questione
sotto
i
suoi
varii
aspetti
in
diverse
opere
,
le
quali
e
da
chi
consente
,
e
da
chi
dubita
si
fanno
leggere
assai
volentieri
(
)
.
Egli
si
è
proposto
di
sottrarre
questo
tema
alla
fantasia
dei
poeti
ed
all
'
arbitrio
dei
novellieri
,
e
di
circondare
l
'
ipotesi
della
pluralità
dei
mondi
abitati
con
tutto
l
'
apparato
scientifico
,
che
oggi
è
possibile
chiamare
in
suo
soccorso
;
di
darle
così
tutto
quel
grado
di
logica
consistenza
e
di
probabilità
empirica
di
cui
è
capare
.
«
Faire
converger
toutes
les
lumières
de
la
science
vers
ce
grand
point
,
la
Vie
universelle
;
l
'
éclairer
dans
son
aspect
réel
;
établir
ses
rayonnements
immenses
et
montrer
qu
'
il
est
le
but
mystérieux
autour
du
quel
gravite
la
création
toute
entière
;
agrandir
ainsi
jusque
par
de
là
les
bornes
du
visible
le
domaine
de
l
'
existence
vitale
,
si
longtemps
confiné
à
l
'
atome
terrestre
;
déchirer
les
voiles
qui
nous
cachaient
le
règne
de
l
'
existence
à
la
surface
des
mondes
;
et
sur
la
vie
à
l
'
infini
répandue
permettre
à
la
pensée
de
planer
dans
son
auréole
glorieuse
;
c
'
est
là
,
selon
nous
,
un
problème
,
dont
la
solution
importe
à
notre
temps
»
.
Questo
è
lo
splendido
programma
al
quale
il
cosmologo
francese
ha
consacrato
il
suo
ingegno
e
la
sua
varia
coltura
.
Leggendo
le
sue
pagine
animate
da
calda
eloquenza
ed
ardenti
del
desiderio
dell
'
ignoto
,
si
è
tratti
ad
esclamare
coll
'
Ettore
virgiliano
:
Si
Pergama
dextra
Defendi
possent
,
certe
hoc
defensa
fuissent
Se
fosse
stato
possibile
dimostrare
la
esistenza
della
vita
e
dell
'
intelligenza
nei
globi
celesti
con
altri
argomenti
,
che
con
quelli
della
diretta
osservazione
,
nessuno
più
del
Flammarion
avrebbe
meritato
di
farlo
.
Ma
pur
troppo
è
da
confessare
che
,
quanto
a
risultati
di
osservazione
,
finora
abbiamo
poche
speranze
e
nessun
fatto
.
La
Luna
,
che
di
tutti
gli
astri
è
senza
paragone
il
più
prossimo
a
noi
,
e
nella
quale
oggetti
di
400
e
500
metri
di
diametro
sono
visibili
senza
troppa
difficoltà
nei
potenti
telescopi
del
tempo
moderno
,
la
Luna
non
ha
dato
fatti
,
e
non
dà
neppure
speranze
.
Più
la
si
esamina
,
e
più
si
ha
ragione
di
credere
,
che
sia
un
deserto
di
aride
rupi
,
privo
d
'
ogni
elemento
necessario
alla
vita
organica
.
Nè
fatti
,
nè
speranze
si
possono
avere
dallo
studio
della
superficie
di
Venere
,
che
fra
tutti
i
pianeti
è
quello
che
può
avvicinarsi
maggiormente
alla
Terra
.
La
sua
atmosfera
è
perpetuamente
ingombra
di
dense
nuvole
,
le
quali
finora
hanno
impedito
,
ed
impediranno
probabilmente
ancora
per
lunghi
secoli
(
se
non
per
sempre
)
di
conoscere
i
particolari
del
suo
corpo
solido
,
e
quanto
su
di
esso
avviene
.
Per
ragioni
non
dissimili
(
a
cui
si
aggiunge
la
grande
lontananza
)
nulla
avremo
a
sperare
in
quest
'
ordine
di
idee
dallo
studio
dei
grandi
pianeti
superiori
,
Giove
,
Saturno
,
Urano
,
e
Nettuno
.
Quanto
a
Mercurio
,
le
sue
osservazioni
sono
di
una
estrema
difficoltà
,
avviluppato
com
'
egli
è
di
continuo
nella
luce
del
Sole
;
tanto
,
che
solamente
negli
ultimi
anni
è
stato
possibile
discernervi
entro
qualche
macchia
con
sufficiente
frequenza
e
determinare
il
vero
periodo
della
sua
rotazione
.
Non
parliamo
nè
del
Sole
,
nè
delle
stelle
,
nè
delle
comete
,
nè
delle
nebule
;
tutti
corpi
,
dei
quali
la
costituzione
fisica
non
sembra
propria
alla
produzione
e
alla
conservazione
della
vita
,
almeno
nelle
forme
con
cui
noi
l
'
intendiamo
.
Tutte
le
nostre
speranze
si
sono
quindi
poco
a
poco
concentrate
su
Marte
il
solo
astro
che
possa
giustificarle
sino
ad
un
certo
punto
,
siccome
or
ora
si
vedrà
.
Tali
speranze
si
sono
accresciute
ed
hanno
raggiunto
anzi
presso
alcuni
un
grado
di
esaltazione
quasi
febbrile
,
dopo
che
un
esame
accurato
di
quel
pianeta
ha
fatto
scoprire
in
esso
alcuni
cambiamenti
,
e
un
sistema
di
misteriose
configurazioni
,
in
cui
con
un
po
'
di
buona
volontà
si
potrebbe
congetturare
piuttosto
il
lavoro
di
esseri
intelligenti
,
anzi
che
la
semplice
opera
delle
forze
naturali
inorganiche
.
L
'
ultima
grande
apparizione
di
Marte
ha
dato
origine
ad
espressioni
entusiastiche
di
tali
speranze
,
specialmente
presso
i
Nordamericani
;
i
quali
,
possedendo
nel
loro
Osservatorio
di
California
il
più
gran
cannocchiale
che
mai
sia
stato
costrutto
,
avrebbero
tutto
il
diritto
al
vanto
di
aver
scoperto
non
solo
un
nuovo
mondo
,
ma
anche
una
nuova
umanità
.
Ma
in
Francia
l
'
agitazione
delle
menti
ispirata
dal
Flammarion
ha
prodotto
effetti
anche
più
straordinari
:
ivi
con
tutta
serietà
sono
proposte
ingenti
somme
come
premio
a
chi
sarà
primo
a
dimostrare
,
per
mezzo
della
diretta
osservazione
,
che
esistono
in
alcuno
degli
astri
indizî
certi
di
esseri
intelligenti
.
In
America
poi
ed
in
Francia
si
sta
macchinando
la
costruzione
di
nuovi
telescopi
d
'
inusata
potenza
,
il
costo
dei
quali
si
conterà
per
milioni
.
Fra
tanti
segni
dei
tempi
questo
almeno
ci
dà
diritto
a
sperar
bene
dell
'
avvenire
.
L
'
ansietà
con
cui
molti
guardano
alle
tenebre
del
futuro
non
mi
sembra
in
ogni
parte
giustificata
.
Non
è
vero
che
l
'
età
presente
,
più
delle
passate
,
manchi
di
elevati
principi
e
di
aspirazioni
ideali
.
Il
secolo
decimonono
può
considerare
con
orgoglio
quello
che
ha
fatto
;
il
suo
posto
negli
annali
del
progresso
umano
non
sarà
senza
gloria
.
A
costo
d
'
incredibili
fatiche
e
di
eroici
sacrifizi
esso
ha
compiuto
ormai
l
'
esplorazione
di
tutta
la
superficie
terrestre
,
sulle
cui
carte
non
restano
che
poche
lacune
.
Penetrando
nelle
viscere
del
nostro
pianeta
,
ha
mostrato
la
storia
delle
trasformazioni
a
cui
fu
soggetto
,
ed
ha
rievocato
dal
loro
sepolcro
le
infinite
generazioni
che
lo
popolarono
per
milioni
di
anni
.
Coll
'
investigazione
archeologica
,
collo
studio
dell
'
etnografia
e
della
filologia
ha
ritrovato
i
veri
titoli
di
nobiltà
del
genere
umano
,
e
fatto
risorgere
alla
luce
del
giorno
i
primi
prodotti
delle
sue
civiltà
.
Con
estese
associazioni
di
pazienti
e
di
instancabili
osservatori
ha
iniziato
lo
studio
dell
'
atmosfera
,
e
delle
sue
leggi
,
che
sarà
uno
dei
grandi
problemi
del
secolo
XX
.
Ma
tutto
questo
non
gli
è
bastato
;
e
dopo
aver
proseguito
energicamente
nello
studio
dei
cieli
,
della
materia
,
e
delle
forze
naturali
l
'
opera
dei
secoli
anteriori
e
fondata
la
chimica
degli
astri
,
di
cui
prima
pareva
follia
parlare
;
ora
aspira
a
più
alta
meta
,
e
ansiosamente
comincia
a
spiare
,
se
qualche
voce
di
simpatia
e
di
fratellanza
non
ci
possa
venir
dalle
profondità
cosmiche
;
e
per
ottenerne
indizio
è
pronto
a
spender
per
un
solo
telescopio
più
somme
,
di
quante
ne
abbian
spese
in
favore
della
scienza
pura
tutti
i
secoli
precedenti
insieme
considerati
.
Ecco
uno
,
un
solo
dei
tanti
aspetti
nobili
,
moralmente
grandiosi
,
poetici
,
sotto
cui
si
presenterà
alla
posterità
imparziale
quel
secolo
,
che
allo
spettatore
unilaterale
sembra
essere
per
eccellenza
il
secolo
della
prosa
,
dell
'
egoismo
,
della
meccanica
brutale
,
dei
godimenti
materiali
.
Noi
siamo
migliori
di
quello
che
crediamo
essere
!
La
stessa
difficoltà
che
proviamo
ad
esser
contenti
e
soddisfatti
di
noi
medesimi
,
è
un
segno
di
progresso
e
di
forza
.
Ma
torniamo
al
nostro
argomento
.
II
.
Nella
scala
delle
orbite
planetarie
,
la
Terra
occupa
,
a
partir
dal
Sole
,
il
terzo
posto
e
Marte
il
quarto
.
L
'
orbita
di
Marte
comprende
quindi
dentro
di
sè
l
'
orbita
della
Terra
;
ed
è
di
essa
più
grande
nel
rapporto
di
circa
3
a
2
.
Ambedue
le
orbite
sono
di
forma
leggermente
ovale
,
ma
così
per
l
'
una
come
per
l
'
altra
la
differenza
fra
il
più
grande
e
il
più
piccolo
diametro
è
relativamente
trascurabile
:
in
altre
parole
,
la
differenza
di
queste
orbite
da
un
circolo
perfetto
è
assai
poca
,
tanto
che
occorrebbero
disegni
in
molto
grande
scala
per
renderla
sensibile
a
misure
fatte
col
compasso
.
Il
Sole
non
si
trova
nel
centro
nè
dell
'
una
,
nè
dell
'
altra
,
e
questo
difetto
di
centratura
è
assai
maggiore
per
Marte
che
per
la
Terra
.
La
Terra
gira
intorno
al
Sole
in
ragione
di
30
chilometri
per
minuto
secondo
;
Marte
in
ragione
di
24
chilometri
.
Essendo
questi
più
lento
,
e
dovendo
percorrere
un
circolo
più
grande
,
impiega
,
a
far
il
suo
giro
completo
intorno
al
Sole
,
687
giorni
,
quasi
il
doppio
dei
365
che
impiega
la
Terra
a
fare
il
proprio
.
Quindi
appare
subito
manifesta
la
ragione
per
cui
così
di
raro
Marte
rifulge
in
tutto
il
suo
splendore
.
Movendosi
i
due
astri
intorno
al
Sole
in
periodi
così
differenti
,
per
lo
più
si
troveranno
in
parti
molto
distanti
dello
spazio
celeste
,
e
soltanto
saranno
vicini
,
quando
l
'
uno
e
l
'
altro
giaceranno
nella
medesima
direzione
a
partir
dal
sole
.
Trovandosi
allora
i
tre
corpi
(
Sole
,
Terra
,
Marte
)
in
linea
retta
,
e
la
Terra
(
come
quella
che
è
più
vicina
al
Sole
)
occupando
il
posto
di
mezzo
,
allo
spettatore
terrestre
,
Marte
ed
il
Sole
appariranno
in
plaghe
opposte
al
cielo
;
e
questo
intendono
dire
gli
astronomi
quando
parlano
di
Marte
in
opposizione
col
Sole
.
Le
epoche
adunque
in
cui
Marte
si
presenta
a
noi
più
vicino
,
sono
quelle
delle
opposizioni
,
le
quali
ricorrono
ad
intervalli
di
circa
ventisei
mesi
,
o
780
giorni
.
Ma
non
in
tutte
le
opposizioni
Marte
giunge
ad
avvicinarsi
alla
Terra
in
egual
misura
.
Mentre
l
'
orbita
della
Terra
è
quasi
esattamente
centrata
sul
Sole
,
quella
di
Marte
è
invece
notabilmente
eccentrica
:
la
loro
proporzione
e
disposizione
può
vedersi
rappresentata
nella
figura
qui
a
lato
,
dove
S
rappresenta
il
Sole
,
il
circolo
minore
è
quello
della
Terra
,
il
maggiore
quello
di
Marte
.
Ora
si
vede
subito
,
che
quando
i
due
pianeti
si
avvicinano
fra
loro
nella
parte
più
serrata
dell
'
intervallo
fra
le
due
orbite
,
la
Terra
essendo
in
T
e
Marte
in
M
,
si
ha
il
massimo
avvicinamento
possibile
,
siccome
(
con
poca
differenza
)
è
accaduto
nel
1877
e
nel
1892
,
e
di
nuovo
accadrà
nel
1909
.
Queste
,
che
ricorrono
ad
intervalli
alternati
di
15
e
di
17
anni
,
diconsi
le
grandi
opposizioni
.
Marte
allora
è
veramente
stupendo
a
considerare
coll
'
occhio
nudo
,
ma
più
ancora
col
telescopio
.
Tuttavia
anche
in
tale
favorevolissima
posizione
il
suo
diametro
apparente
non
supera
la
settantacinquesima
parte
del
diametro
apparente
del
Sole
o
della
Luna
:
così
che
occorre
un
telescopio
amplificante
75
volte
perchè
in
esso
Marte
si
presenti
come
la
Luna
all
'
occhio
nudo
.
Ma
nelle
comuni
opposizioni
non
si
arriva
neppure
a
tanto
:
e
quando
i
due
pianeti
occupano
i
punti
designati
sulla
figura
con
T
'
M
'
,
la
minima
loro
distanza
T
'
M
'
è
quasi
doppia
della
TM
.
In
queste
opposizioni
meno
fortunate
il
massimo
diametro
apparente
a
cui
Marte
può
arrivare
non
supera
1/150
del
diametro
lunare
,
ed
è
necessario
amplificarlo
150
volte
per
vederlo
come
la
Luna
ad
occhio
nudo
.
La
sua
superficie
apparente
e
la
sua
luce
sono
allora
soltanto
il
quarto
di
quella
che
si
vede
nelle
grandi
opposizioni
.
Non
conviene
dunque
illudersi
su
questi
,
che
abbiam
chiamato
avvicinamenti
di
Marte
alla
Terra
;
sono
vicinanze
relative
,
e
la
Luna
,
che
pure
dista
da
noi
trenta
diametri
del
globo
terrestre
,
ha
ancora
su
Marte
un
grandissimo
vantaggio
.
Il
2
Settembre
1877
e
il
6
Agosto
1892
,
giorni
delle
ultime
grandi
opposizioni
,
ebbe
luogo
la
minima
distanza
possibile
del
pianeta
,
che
fu
di
quasi
57
milioni
di
chilometri
e
di
146
volte
la
distanza
della
Luna
.
Mentre
adunque
in
questa
un
telescopio
di
mediocre
potenza
è
capace
di
rilevare
montagne
,
valli
,
circhi
e
crateri
senza
numero
ed
un
'
infinità
di
altri
particolari
topografici
(
)
,
ben
altro
potere
ottico
sarà
necessario
,
perchè
si
possano
vedere
distintamente
in
Marte
anche
soltanto
le
configurazioni
delle
macchie
principali
.
L
'
esperienza
ha
fatto
vedere
che
non
è
difficile
di
rilevar
nella
Luna
,
col
soccorso
dei
maggiori
telescopi
,
un
oggetto
rotondeggiante
di
mezzo
chilometro
di
diametro
,
o
una
striscia
di
200
metri
di
larghezza
.
In
Marte
si
può
arrivare
a
distinguere
come
punto
un
oggetto
rotondeggiante
di
60
a
70
chilometri
di
diametro
,
e
come
linea
sottile
una
striscia
di
30
chilometri
di
larghezza
.
Il
corso
di
un
fiume
come
il
Po
sarebbe
facile
a
distinguersi
nella
Luna
su
quasi
tutta
la
sua
lunghezza
,
ma
nessuno
dei
maggiori
fiumi
della
Terra
riuscirebbe
a
noi
visibile
in
Marte
.
E
mentre
nella
Luna
una
città
come
Milano
(
od
anche
soltanto
Pavia
)
sarebbe
già
un
oggetto
ben
vidibile
a
noi
,
in
Marte
non
potremmo
sperare
di
vedere
neppure
Parigi
e
Londra
,
ed
appena
con
molta
attenzione
sarebbe
possibile
distinguervi
isole
rotondeggianti
della
grandezza
di
Majorca
,
od
isole
allungate
,
grandi
come
Candia
e
Cipro
.
Non
farà
dunque
meraviglia
,
che
Galileo
,
i
cui
telescopi
non
superarono
mai
l
'
amplificazione
di
30
diametri
,
non
abbia
potuto
fare
in
Marte
alcuna
scoperta
.
Primo
ad
osservare
con
qualche
sicurezza
le
macchie
di
questo
pianeta
fu
il
celebre
Ugenio
,
che
le
vide
coll
'
aiuto
di
telescopi
lavorati
da
lui
stesso
,
assai
più
perfetti
e
più
grandi
di
quelli
di
Galileo
(
1656-1659
)
.
Pochi
anni
dopo
,
Domenico
Cassini
a
Bologna
(
1666
)
non
solo
riconobbe
diverse
macchie
,
ma
dal
loro
rapido
spostarsi
sul
disco
fu
condotto
a
scoprire
la
rotazione
del
pianeta
intorno
ad
un
asse
obliquo
,
a
similitudine
della
Terra
:
dalla
qual
rotazione
definì
la
durata
in
24
ore
e
40
minuti
.
I
telescopi
usati
da
Cassini
erano
lavorati
in
Roma
dal
più
celebre
artefice
ottico
di
quei
tempi
,
Giuseppe
Campani
,
i
cui
lavori
godettero
di
un
incontrastabile
primato
per
quasi
cent
'
anni
,
fino
a
che
per
opera
di
Short
,
di
Dollond
e
di
Herschel
tale
vanto
passò
per
qualche
tempo
all
'
Inghilterra
.
E
con
telescopi
di
Campani
fece
Bianchini
in
Verona
nel
1719
i
primi
disegni
alquanto
accurati
delle
macchie
di
Marte
,
scoprendo
in
esse
particolari
abbastanza
difficili
,
quale
per
esempio
la
sottile
penisola
che
nella
carta
annessa
porta
il
nome
di
Hesperia
.
Verso
la
fine
del
secolo
scorso
Herschel
e
Schroeter
dallo
studio
delle
candide
macchie
polari
del
pianeta
dedussero
l
'
obliquità
del
suo
asse
di
rotazione
rispetto
al
piano
dell
'
orbita
,
quell
'
angolo
,
cioè
,
che
per
la
Terra
costituisce
l
'
obliquità
dell
'
eclittica
,
ed
è
poco
diverso
nell
'
uno
e
nell
'
altro
pianeta
.
Così
fu
determinato
anche
per
i
due
emisferi
di
Marte
il
corso
periodico
delle
stagioni
,
e
la
legge
delle
variazioni
dei
climi
,
che
tanta
analogia
mostrano
con
le
nostre
.
Tutte
queste
osservazioni
però
non
erano
sufficienti
a
dare
una
descrizione
completa
della
superficie
di
Marte
.
Come
vero
fondatore
dell
'
Areografia
(
)
dobbiamo
considerare
il
tedesco
Maedler
,
il
quale
nel
1830
,
valendosi
di
un
perfettissimo
telescopio
di
Fraunhofer
(
celebre
ottico
di
Monaco
,
per
cui
opera
il
primato
nella
costruzione
dei
telescopi
passò
verso
il
1820
alla
Germania
)
,
vide
e
descrisse
le
macchie
del
pianeta
incomparabilmente
meglio
che
tutti
gli
astronomi
anteriori
.
Maedler
fu
il
primo
a
determinare
con
misure
bene
ordinate
la
posizione
di
un
certo
numero
di
punti
principali
sulla
superficie
di
Marte
rispetto
all
'
equatore
e
ad
un
primo
meridiano
,
che
è
quello
notato
zero
sull
'
annessa
carta
.
Ordinando
rispetto
a
questi
punti
le
diverse
particolarità
topografiche
riuscì
a
costruire
la
prima
carta
areografica
:
la
quale
,
comechè
ancora
incompleta
e
necessariamente
limitata
a
poche
macchie
principali
,
è
tuttavia
monumento
onorevole
della
sua
cura
e
diligenza
,
e
rappresenta
per
la
descrizione
di
Marte
quello
che
2000
anni
fa
la
carta
di
Eratostene
fu
per
la
geografia
terrestre
.
Questa
carta
per
più
di
30
anni
fu
non
soltanto
la
migliore
,
ma
anzi
l
'
unica
;
e
soltanto
verso
il
1860
si
cominciò
a
fare
nello
studio
del
pianeta
qualche
progresso
ulteriore
,
specialmente
per
le
osservazioni
di
Secchi
,
Dawes
,
Kaiser
,
e
Lockyer
.
Da
quell
'
epoca
e
specialmente
a
partire
dalla
grande
opposizione
del
1862
quei
progressi
si
vennero
accelerando
,
ed
a
ciò
contribuirono
non
poco
i
grandissimi
telescopi
,
che
negli
ultimi
tempi
gli
ottici
,
specialmente
quelli
d
'
America
,
hanno
imparato
a
costruire
(
)
.
Dalla
comparazione
di
tutte
le
nuove
ed
antiche
osservazioni
risultò
come
primo
fatto
importante
,
che
la
forma
e
disposizione
delle
macchie
del
pianeta
è
invariabile
nei
suoi
tratti
principali
,
com
'
è
sulla
Terra
la
distribuzione
dei
mari
e
della
parte
asciutta
.
Noi
possiamo
,
per
esempio
,
riconoscere
nei
disegni
di
Ugenio
(
1659
)
il
golfo
appellato
Gran
Sirte
(
vedi
l
'
annessa
carta
)
;
nei
disegni
di
Maraldi
(
1704
)
il
Mare
Cimmerio
e
il
Mare
delle
Sirene
;
nei
disegni
di
Bianchini
(
1719
)
il
Mare
Tirreno
e
la
penisola
Esperia
.
Anche
le
posizioni
dei
punti
principali
determinate
da
Maedler
(
1830
)
,
da
Kaiser
(
1862
)
e
da
me
(
1877-1879
)
si
accordano
fra
loro
in
modo
da
escludere
affatto
l
'
idea
di
Schroeter
,
che
le
macchie
di
Marte
siano
nuvole
o
formazioni
atmosferiche
transitorie
,
come
certamente
sono
quelle
di
Giove
e
di
Saturno
.
Marte
ha
dunque
una
topografia
stabile
,
come
la
Terra
e
la
Luna
,
e
per
quanto
si
può
sapere
,
anche
Mercurio
.
Tale
stabilità
si
ravvisa
tuttavia
per
Marte
soltanto
nelle
forme
generali
,
e
non
si
estende
agli
ultimi
particolari
.
Osservazioni
continuate
han
posto
fuor
d
'
ogni
dubbio
negli
ultimi
tempi
che
molte
regioni
mutano
di
colore
fra
certi
limiti
,
secondo
la
stagione
che
domina
su
quei
luoghi
,
e
secondo
l
'
inclinazione
,
con
cui
sono
percossi
dai
raggi
solari
.
Tali
mutazioni
di
colori
hanno
certamente
luogo
anche
per
molte
parti
della
Terra
,
e
sarebbero
visibili
ad
uno
spettatore
collocato
in
Marte
.
Ma
si
osserva
in
questo
una
cosa
,
che
certamente
sulla
Terra
non
ha
luogo
:
i
contorni
delle
grandi
macchie
possono
subire
cioè
leggiere
mutazioni
,
piccole
rispetto
alle
dimensioni
delle
macchie
stesse
,
ma
pur
tuttavia
abbastanza
grandi
per
rendersi
cospicue
anche
a
noi
.
Anche
questi
contorni
non
sono
sempre
ugualmente
ben
definiti
.
Molte
minutissime
particolarità
si
vedono
meglio
in
certe
epoche
,
e
meno
bene
in
certe
altre
;
e
possono
da
un
tempo
all
'
altro
anche
variar
d
'
aspetto
e
di
forma
,
senza
che
tuttavia
si
possa
concepire
alcun
dubbio
sulla
loro
identità
.
E
finalmente
è
da
notare
,
che
Marte
ha
un
'
atmosfera
abbastanza
densa
,
ed
una
propria
meteorologia
,
come
sarà
spiegato
più
innanzi
.
Tutte
queste
variazioni
annunziano
un
sistema
grandioso
di
processi
naturali
,
che
conferisce
allo
studio
di
Marte
un
interesse
molto
più
grande
di
quello
che
deriverebbe
dal
semplice
studio
topografico
di
una
superficie
immutabile
ed
inerte
,
come
sembra
esser
quella
della
Luna
.
Insomma
il
pianeta
non
è
un
deserto
di
arido
sasso
;
esso
vive
,
e
la
sua
vita
si
manifesta
alla
superficie
con
un
insieme
molto
complicato
di
fenomeni
,
ed
una
parte
di
questi
fenomeni
si
sviluppa
su
scala
abbastanza
grande
per
riuscire
osservabile
agli
abitatori
della
Terra
.
Vi
è
in
Marte
un
mondo
intiero
di
cose
nuove
da
studiare
,
eminentemente
proprie
a
destare
la
curiosità
degli
osservatori
e
dei
filosofi
,
le
quali
daranno
da
lavorare
a
molti
telescopi
per
molti
anni
,
e
saranno
un
grande
impulso
al
perfezionamento
dell
'
Ottica
.
Tale
è
la
varietà
e
la
complicazione
dei
fenomeni
,
che
soltanto
uno
studio
completo
e
paziente
potrà
rischiarare
le
leggi
secondo
cui
quelli
si
producono
,
e
condurre
a
conclusioni
sicure
e
definite
sulla
costituzione
fisica
di
un
mondo
tanto
analogo
al
nostro
sotto
certi
rispetti
,
e
pur
sotto
altri
tanto
diverso
.
Non
si
creda
tuttavia
di
poter
accedere
a
questo
studio
così
attraente
senza
aiuto
ottico
proporzionato
alla
difficoltà
della
cosa
.
La
sempre
grande
distanza
del
pianeta
,
e
la
piccolezza
relativa
(
)
del
medesimo
non
permettono
di
usare
con
molto
frutto
amplificazioni
inferiori
a
200
e
300
,
nè
telescopi
di
lente
obbiettiva
inferiore
in
diametro
a
20
centimetri
:
questo
nelle
grandi
opposizioni
,
come
quelle
del
1877
e
del
1892
.
Ma
nelle
opposizioni
meno
favorevoli
(
ed
in
quelle
appunto
suole
Marte
dispiegare
i
suoi
fenomeni
più
curiosi
)
lo
studio
dei
più
delicati
particolari
non
si
può
far
bene
con
amplificazioni
minori
di
500
e
600
diametri
,
quali
si
possono
avere
soltanto
da
telescopi
dell
'
apertura
di
40
centimetri
o
più
.
Le
due
carte
annesse
sono
state
fatte
appunto
con
istrumenti
della
forza
che
ho
detto
.
L
'
emisfero
australe
,
il
quale
a
causa
dell
'
inclinato
asse
di
Marte
suole
presentarsi
meglio
alla
nostra
vista
nelle
grandi
opposizioni
,
che
nelle
altre
,
è
stato
rilevato
principalmente
negli
anni
1877-1879
,
con
un
telescopio
di
22
centimetri
d
'
apertura
.
Ma
per
l
'
emisfero
boreale
,
che
si
presenta
in
prospettiva
conveniente
soltanto
nelle
opposizioni
meno
favorevoli
,
si
è
potuto
negli
anni
1888
e
1890
approfittare
di
un
istrumento
molto
più
grande
,
il
cui
vetro
obbiettivo
ha
49
centimetri
di
diametro
,
e
permette
di
spingere
l
'
amplificazione
di
Marte
fino
a
500
e
650
.
Non
senza
qualche
interesse
vedrà
il
lettore
rappresentato
nell
'
annessa
pagina
quest
'
ultimo
istrumento
,
il
più
potente
che
sia
uscito
delle
officine
di
Germania
.
La
sua
collocazione
a
Brera
fu
decretata
dal
Re
e
dal
Parlamento
nel
1878;
ogni
volta
che
lo
consideriamo
esso
richiama
a
noi
la
memoria
di
quell
'
uomo
non
facilmente
dimenticabile
,
che
fu
Quintino
Sella
,
ai
cui
uffici
la
Specola
di
Milano
deve
questo
suo
principale
ornamento
.
La
lente
obbiettiva
,
lavorata
in
Monaco
da
Merz
successore
di
Fraunhofer
,
ha
49
centimetri
di
diametro
nella
parte
libera
;
la
macchina
che
porta
il
telescopio
e
permette
di
dirigere
con
tutta
facilità
in
cinque
minuti
la
gran
mole
verso
qualunque
plaga
del
cielo
,
è
un
vero
prodigio
della
meccanica
moderna
e
fu
lavorata
in
Amburgo
dai
fratelli
Repsold
.
La
sua
parte
mobile
(
che
son
parecchie
tonnellate
di
metallo
)
può
essere
mossa
dalla
pressione
di
un
dito
ed
aggiustato
su
qualunque
astro
colla
stessa
esattezza
che
si
potrebbe
ottenere
per
il
più
delicato
microscopio
.
Un
meccanismo
d
'
orologio
la
porta
in
giro
insieme
al
cielo
intorno
all
'
asse
del
mondo
,
per
guisa
,
che
diretto
il
telescopio
ad
un
astro
,
segue
di
questo
la
rivoluzione
diurna
,
e
l
'
astro
appare
immobile
nel
campo
telescopico
per
tutto
il
tempo
che
si
vuole
.
I
molti
organi
sussidiari
,
che
si
veggono
nella
parte
inferiore
del
tubo
a
portata
dell
'
osservatore
,
servono
alle
diverse
specie
di
operazioni
,
che
con
questo
strumento
si
devono
compiere
.
È
questo
il
massimo
dei
telescopi
esistenti
in
Italia
(
)
ma
otto
o
dieci
altri
di
esso
maggiori
sono
stati
costrutti
o
si
stanno
costruendo
in
diverse
parti
.
Fra
tutti
giganteggia
quello
dell
'
Osservatorio
di
California
,
eretto
sulla
cima
del
Monte
Hamilton
,
presso
S
.
Francisco
per
legato
di
James
Lick
,
ricco
negoziante
,
che
in
tal
modo
volle
assicurata
presso
i
posteri
la
sua
memoria
.
L
'
obbiettivo
di
questo
colosso
dell
'
ottica
moderna
ha
91
1/2
centimetri
di
diametro
,
e
da
sè
solo
è
costato
l
'
egregia
somma
di
50
mila
dollari
(
275000
lire
a
un
dipresso
)
.
Tutto
l
'
istrumento
è
,
nella
sua
generale
disposizione
,
poco
dissimile
da
quello
che
qui
sopra
fu
descritto
,
ma
è
due
volte
più
grande
in
ogni
dimensione
.
Ma
fra
non
molto
il
telescopio
Californiano
sarà
superato
da
un
altro
,
per
il
quale
già
si
hanno
fusi
i
vetri
in
America
:
questo
avrà
non
meno
di
102
centimetri
d
'
apertura
,
ed
il
suo
costo
è
calcolato
in
200
mila
dollari
(1.100.000
lire
)
.
E
sarà
collocato
,
non
già
nei
climi
variabili
della
nostra
zona
temperata
,
e
tanto
meno
poi
in
mezzo
al
fumo
e
alla
luce
elettrica
di
una
città
grande
;
ma
sopra
una
mediocre
elevazione
delle
Ande
peruviane
,
in
un
clima
sereno
,
di
aria
tranquilla
e
temperata
,
benchè
posto
nella
zona
torrida
.
Quanto
al
telescopio
di
tre
metri
di
diametro
che
si
vuoi
preparare
in
Francia
per
l
'
esposizione
del
1900
,
e
sul
quale
già
si
è
mosso
tanto
rumore
,
aspetteremo
a
parlarne
quando
sarà
fatto
.
Non
ha
da
essere
un
telescopio
a
vetri
,
come
i
precedenti
,
ma
un
telescopio
riflettore
nel
quale
la
lente
obbiettiva
sarà
surrogata
da
un
grande
specchio
.
Senza
dubbio
,
la
maggior
facilità
e
la
minore
spesa
di
questa
maniera
di
telescopio
permetterà
di
raggiungere
dimensioni
molto
maggiori
che
colle
lenti
di
vetro
:
anzi
esistono
già
in
Inghilterra
ed
in
Francia
parecchi
di
tali
strumenti
da
uno
a
due
metri
di
diametro
,
i
quali
prestano
utillissimi
servizi
in
molte
ricerche
e
segnatamente
in
tutte
quelle
che
richiedono
gran
copia
di
luce
senza
molto
riguardo
alla
precisione
dell
'
immagine
ottica
:
per
esempio
nello
studio
del
calore
lunare
e
nella
chimica
celeste
.
Ma
quanto
a
visione
distinta
,
gli
specchi
di
grande
dimensione
finora
si
son
dimostrati
troppo
inferiori
alle
lenti
di
corrispondente
potenza
:
e
riguardo
all
'
esplorazione
dei
mondi
planetari
non
sarà
permesso
di
fondare
sul
futuro
telescopio
di
Parigi
molto
grandi
speranze
.
III
.
Già
i
primi
Astronomi
,
che
studiarono
Marte
col
telescopio
,
ebbero
occasione
di
notare
sul
contorno
del
suo
disco
due
macchie
bianco
-
splendenti
di
forma
rotondeggiante
e
di
estensione
variabile
.
In
progresso
di
tempo
fu
osservato
,
che
mentre
le
macchie
comuni
di
Marte
si
spostano
rapidamente
in
conseguenza
della
sua
rotazione
diurna
,
mutando
in
poche
ore
di
posizione
e
di
prospettiva
;
quelle
due
macchie
bianche
rimangono
sensibilmente
immobili
al
loro
posto
.
Si
concluse
giustamente
da
questo
,
dover
esse
occupare
i
poli
di
rotazione
del
pianeta
,
o
almeno
trovarsi
molto
prossime
a
quei
poli
.
Perciò
furono
designate
col
nome
di
macchie
o
calotte
polari
.
E
non
senza
fondamento
si
è
congetturato
,
dover
esse
rappresentare
per
Marte
quelle
immense
congerie
di
nevi
e
di
ghiacci
,
che
ancor
oggi
impediscono
ai
navigatori
di
giungere
ai
poli
della
terra
.
A
ciò
conduce
non
solo
l
'
analogia
d
'
aspetto
e
di
luogo
,
ma
anche
un
'
altra
osservazione
importante
.
Come
è
noto
dai
principî
di
cosmografia
,
l
'
asse
della
terra
è
inclinato
sul
piano
dell
'
orbe
che
essa
descrive
intorno
al
sole
;
l
'
equatore
pertanto
non
coincide
al
piano
di
detto
orbe
,
ma
è
inclinato
rispetto
ad
esso
piano
dell
'
angolo
di
23
1/2
gradi
,
detto
l
'
obliquità
dello
zodiaco
o
dell
'
eclittica
.
Ed
è
noto
pure
,
come
da
questa
semplice
e
quasi
accidentale
circostanza
tragga
origine
una
varietà
di
fatti
,
che
sono
del
più
grande
influsso
sui
climi
dei
diversi
paesi
,
producendo
l
'
estate
e
l
'
inverno
,
e
la
diversa
durata
dei
giorni
e
delle
notti
.
Ora
lo
stesso
precisamente
avviene
in
Marte
.
Il
suo
equatore
è
inclinato
rispetto
al
piano
dell
'
orbita
di
quasi
25
gradi
;
e
da
tal
disposizione
ha
origine
la
stessa
vicenda
delle
stagioni
e
dell
'
irradiamento
solare
,
la
stessa
varietà
di
climi
e
di
giorni
,
che
ha
luogo
sulla
Terra
.
Marte
ha
dunque
le
sue
zone
climatiche
,
i
suoi
equinozi
e
i
suoi
solstizi
,
e
simili
vicende
d
'
illuminazione
.
Per
quanto
concerne
la
durata
dei
giorni
e
delle
notti
il
parallelismo
è
quasi
completo
nella
zona
torrida
e
nelle
temperate
:
perchè
mentre
il
giorno
terrestre
solare
è
di
24
ore
,
il
giorno
solare
di
Marte
è
di
24
ore
e
quaranta
minuti
prossimamente
.
Circa
l
'
andamento
delle
stagioni
e
delle
lunghe
giornate
e
notti
del
polo
vi
è
questa
differenza
,
che
le
nostre
stagioni
durano
tre
mesi
ciascuna
,
quelle
di
Marte
hanno
una
durata
poco
men
che
doppia
,
di
171
giorni
in
media
:
e
i
giorni
e
le
notti
del
polo
,
che
presso
di
noi
sono
di
sei
mesi
a
un
dipresso
in
Marte
durano
per
un
medio
undici
mesi
(
)
.
Tal
differenza
è
dovuta
a
questo
principalmente
,
che
l
'
anno
di
Marte
è
di
687
giorni
terrestri
,
mentre
il
nostro
è
di
soli
365
.
Così
stando
le
cose
,
è
manifesto
,
che
se
le
suddette
macchie
bianche
polari
di
Marte
rappresentano
nevi
e
ghiacci
,
dovranno
andar
decrescendo
di
ampiezza
col
sopravvenire
dell
'
estate
in
quei
luoghi
,
ed
accrescersi
durante
l
'
inverno
.
Or
questo
appunto
si
osserva
nel
modo
più
evidente
.
Nel
secondo
semestre
dell
'
anno
decorso
1892
fu
in
prospetto
la
calotta
del
polo
australe
;
durante
quell
'
intervallo
,
e
specialmente
nei
mesi
di
Luglio
e
d
'
Agosto
,
anche
osservando
con
cannocchiali
affatto
comuni
era
chiarissima
di
settimana
in
settimana
la
sua
rapida
diminuzione
;
quelle
nevi
(
ora
ben
possiamo
chiamarle
tali
)
,
che
da
principio
giungevano
fino
al
70.°
parallelo
di
latitudine
,
e
formavano
una
calotta
di
oltre
2000
chilometri
di
diametro
,
si
vennero
progressivamente
ritraendo
al
punto
,
che
due
o
tre
mesi
dopo
pochissimo
più
ne
rimaneva
,
una
estensione
di
forse
300
chilometri
al
maximum
;
e
anche
meno
se
ne
vede
adesso
,
negli
ultimi
giorni
del
1892
.
In
questi
mesi
l
'
emisfero
australe
di
Marte
ebbe
la
sua
estate
;
il
solstizio
estivo
essendo
avvenuto
il
13
Ottobre
.
Corrispondentemente
ha
dovuto
accrescersi
la
massa
delle
nevi
intorno
al
polo
boreale
;
ma
il
fatto
non
fu
osservabile
,
trovandosi
quel
polo
nell
'
emisfero
di
Marte
opposto
a
quello
che
riguarda
la
Terra
.
Lo
squagliarsi
delle
nevi
boreali
è
stato
invece
osservabile
negli
anni
1882
,
1884
,
1886
.
Queste
osservazioni
del
crescere
e
decrescere
alterno
delle
nevi
polari
,
abbastanza
facili
anche
con
cannocchiali
di
mediocre
potenza
,
diventano
molto
più
interessanti
ed
istruttive
,
quando
se
ne
seguano
assiduamente
le
vicende
nei
più
minuti
particolari
,
usando
di
strumenti
maggiori
.
Si
vede
allora
lo
strato
nevoso
sfaldarsi
successivamente
agli
orli
;
buchi
neri
e
larghe
fessure
formarsi
nel
suo
interno
;
grandi
pezzi
isolati
,
lunghi
e
larghi
molte
miglia
staccarsi
dalla
massa
principale
,
e
sparire
sciogliendosi
poco
dopo
.
Si
vedono
insomma
presentarsi
qui
d
'
un
colpo
d
'
occhio
quelle
divisioni
e
quei
movimenti
dei
campi
ghiacciati
,
che
succedono
durante
l
'
estate
delle
nostre
regioni
artiche
secondo
le
descrizioni
degli
esploratori
.
Le
nevi
australi
offrono
questa
particolarità
,
che
il
centro
della
loro
figura
irregolarmente
rotondeggiante
non
cade
proprio
sul
polo
,
ma
in
un
altro
punto
,
che
è
sempre
press
'
a
poco
il
medesimo
,
e
dista
dal
polo
di
circa
300
chilometri
nella
direzione
del
Mare
Eritreo
.
Da
questo
deriva
,
che
quando
l
'
estensione
delle
nevi
è
ridotta
ai
minimi
termini
,
il
polo
australe
di
Marte
ne
rimane
scoperto
;
e
quindi
forse
il
problema
di
raggiungerlo
è
su
quel
pianeta
più
facile
che
sulla
Terra
.
Le
nevi
australi
sono
in
mezzo
di
una
gran
macchia
oscura
,
che
colle
sue
ramificazioni
occupa
circa
un
terzo
di
tutta
la
superficie
di
Marte
,
e
si
suppone
rappresenti
l
'
Oceano
principale
di
esso
.
Se
questo
è
,
l
'
analogia
con
le
nostre
nevi
artiche
ed
antartiche
si
può
dire
completa
,
e
specialmente
colle
antartiche
.
La
massa
delle
nevi
boreali
di
Marte
è
invece
centrata
quasi
esattamente
sul
polo
;
essa
è
collocata
nelle
regioni
di
color
giallo
,
che
soglionsi
considerare
come
i
continenti
del
pianeta
.
Da
ciò
nascono
fenomeni
singolari
,
che
non
hanno
sulla
Terra
alcun
confronto
.
Allo
squagliarsi
delle
nevi
accumulate
su
quel
polo
durante
la
lunghissima
notte
di
dieci
mesi
e
più
,
le
masse
liquide
prodotte
in
tale
operazione
si
diffondono
sulla
circonferenza
della
regione
nevata
,
convertendo
in
mare
temporaneo
una
larga
zona
di
terreno
circostante
;
e
riempiendo
tutte
le
regioni
più
basse
producono
una
gigantesca
inondazione
,
la
quale
ad
alcuni
osservatori
diede
motivo
di
supporre
in
quella
parte
un
altro
Oceano
,
che
però
in
quel
luogo
non
esiste
,
almeno
come
mare
permanente
.
Vedesi
allora
(
l
'
ultima
occasione
a
ciò
opportuna
fu
nel
1884
)
la
macchia
bianca
delle
nevi
circondata
da
una
zona
oscura
,
la
quale
segue
il
perimetro
delle
nevi
nella
loro
progressiva
diminuzione
,
e
va
con
esso
restringendosi
sopra
una
circonferenza
sempre
più
angusta
.
Questa
zona
si
ramifica
dalla
parte
esterna
con
strisce
oscure
,
le
quali
occupano
tutta
la
regione
circostante
,
e
sembrano
essere
i
canali
distributori
,
per
cui
le
masse
liquide
ritornano
alle
loro
sedi
naturali
.
Nascono
in
quelle
parti
laghi
assai
estesi
,
come
quello
segnato
sulla
carta
col
nome
di
Lacus
Hyperboreus
;
il
vicino
mare
interno
detto
Mare
Acidalio
,
diventa
più
nero
e
più
appariscente
.
Ed
è
a
ritenere
come
cosa
assai
probabile
,
che
lo
scolo
di
queste
nevi
liquefatte
sia
la
causa
che
determina
principalmente
lo
stato
idrografico
del
pianeta
,
e
le
vicende
che
nel
suo
aspetto
periodicamente
si
osservano
.
Qualche
cosa
di
simile
si
vedrebbe
sulla
Terra
,
quando
uno
dei
nostri
poli
venisse
a
collocarsi
subitamente
nel
centro
dell
'
Asia
o
dell
'
Africa
.
Come
stanno
oggi
le
cose
,
possiamo
trovare
un
'
immagine
microscopica
di
questi
fatti
nel
gonfiarsi
che
si
osserva
dei
nostri
torrenti
allo
sciogliersi
dei
nevai
alpini
.
I
viaggiatori
delle
regioni
artiche
hanno
frequente
occasione
di
notare
,
come
lo
stato
dei
ghiacci
polari
nel
principio
della
state
,
ed
ancor
al
principio
di
Luglio
,
è
sempre
poco
favorevole
al
progresso
dei
viaggiatori
;
la
stagione
migliore
per
le
esplorazioni
è
nel
mese
di
Agosto
,
e
Settembre
è
il
mese
,
in
cui
l
'
ingombro
dei
ghiacci
è
minimo
.
Così
pure
nel
Settembre
sogliono
essere
le
nostre
Alpi
più
praticabili
che
in
ogni
altra
epoca
.
E
la
ragione
ne
è
chiara
;
lo
scioglimento
delle
nevi
richiede
tempo
;
non
basta
l
'
alta
temperatura
,
bisogna
che
essa
continui
,
ed
il
suo
effetto
sarà
tanto
maggiore
,
quanto
più
prolungato
.
Se
quindi
noi
potessimo
rallentare
il
corso
delle
stagioni
,
così
che
ogni
mese
durasse
sessanta
giorni
invece
di
trenta
;
nell
'
estate
in
tal
modo
raddoppiata
lo
scioglimento
dei
ghiacci
progredirebbe
molto
di
più
e
forse
non
sarebbe
esagerazione
il
dire
che
la
calotta
polare
al
fine
della
calda
stagione
andrebbe
interamente
distrutta
.
Ma
non
si
può
dubitare
ad
ogni
modo
,
che
la
parte
stabile
di
tale
calotta
sarebbe
ridotta
a
termini
molto
più
angusti
,
che
oggi
non
si
veda
.
Ora
questo
appunto
succede
in
Marte
.
Il
lunghissimo
anno
quasi
doppio
del
nostro
permette
ai
ghiacci
di
accumularsi
durante
la
notte
polare
di
10
o
12
mesi
in
modo
,
da
scendere
sotto
forma
di
strato
continuo
fino
al
parallelo
70°
ed
anche
più
basso
;
ma
nel
giorno
che
segue
di
12
o
10
mesi
il
Sole
ha
tempo
di
liquefare
tutta
o
quasi
tutta
quella
neve
di
recente
formazione
,
riducendola
a
sì
poca
estensione
,
da
sembrare
a
noi
nulla
più
che
un
punto
bianchissimo
.
E
forse
tali
nevi
si
struggono
intieramente
,
ma
di
questo
finora
non
si
ha
alcuna
sicura
osservazione
.
Altre
macchie
bianche
di
carattere
transitorio
e
di
disposizione
meno
regolare
si
formano
sull
'
emisfero
australe
nelle
isole
vicine
al
polo
;
e
così
pure
nell
'
emisfero
opposto
regioni
biancheggianti
appaiono
talvolta
intorno
al
polo
boreale
fino
al
50°
e
55°
parallelo
.
Sono
forse
nevicate
effimere
,
simili
a
quelle
che
si
osservano
nelle
nostre
latitudini
.
Ma
anche
nella
zona
torrida
di
Marte
si
vedono
talora
piccolissime
macchie
bianche
più
o
meno
persistenti
,
fra
le
quali
una
fu
da
me
veduta
in
tre
opposizioni
consecutive
(
1877-1882
)
nel
punto
segnato
sui
nostri
planisferi
dalla
longitudine
268°
e
dalla
latitudine
16°
nord
.
Forse
è
permesso
congetturare
in
questi
luoghi
la
esistenza
di
montagne
capaci
di
nutrire
vasti
ghiacciai
.
L
'
esistenza
di
tali
montagne
è
stata
supposta
anche
da
alcuni
recenti
osservatori
,
sul
fondamento
di
altri
fatti
.
Quanto
si
è
narrato
delle
nevi
polari
di
Marte
prova
in
modo
incontrastabile
,
che
questo
pianeta
,
come
la
Terra
,
è
circondato
da
un
'
atmosfera
capace
di
trasportar
vapori
da
un
luogo
all
'
altro
.
Quelle
nevi
infatti
sono
precipitazioni
di
vapori
condensati
dal
freddo
e
colà
successivamente
portati
;
ora
come
portati
,
se
non
per
via
di
movimenti
atmosferici
?
L
'
esistenza
di
un
'
atmosfera
carica
di
vapori
è
stata
confermata
anche
dalle
osservazioni
spettrali
,
principalmente
da
quelle
di
Vogel
;
secondo
il
quale
tale
atmosfera
sarebbe
di
composizione
poco
diversa
dalla
nostra
,
e
sopratutto
molto
ricca
di
vapore
acqueo
.
Fatto
questo
sommamente
importante
,
perchè
ci
dà
il
diritto
di
affermare
con
molta
probabilità
,
che
d
'
acqua
e
non
d
'
altro
liquido
siano
i
mari
di
Marte
e
le
sue
nevi
polari
.
Quando
sarà
assicurata
sopra
ogni
dubbio
questa
conclusione
,
un
'
altra
ne
discenderà
non
meno
grave
;
che
le
temperature
dei
climi
marziali
,
malgrado
la
maggior
distanza
dal
Sole
,
sono
del
medesimo
ordine
che
le
temperature
terrestri
.
Perchè
se
fosse
vero
quanto
fu
supposto
da
alcuni
investigatori
,
che
la
temperatura
di
Marte
sia
in
media
molto
bassa
(
di
50°
a
60°
sotto
lo
zero
!
)
non
potrebbe
più
il
vapor
acqueo
essere
uno
degli
elementi
principali
dell
'
atmosfera
di
Marte
,
nè
potrebbe
l
'
acqua
essere
uno
dei
fattori
importanti
delle
sue
vicende
fisiche
;
ma
dovrebbe
lasciare
il
luogo
all
'
acido
carbonico
o
ad
altro
liquido
,
il
cui
punto
di
congelazione
sia
molto
più
basso
.
Gli
elementi
della
meteorologia
di
Marte
sembrano
dunque
aver
molta
analogia
con
quelli
della
meteorologia
terrestre
.
Non
mancano
però
,
come
è
da
aspettarsi
,
le
cause
di
dissomiglianza
.
Anche
qui
,
da
circostanze
di
piccol
momento
trae
la
Natura
un
'
infinita
varietà
nelle
sue
operazioni
.
Di
grandissima
influenza
dev
'
esser
la
diversa
maniera
,
con
cui
in
Marte
e
sulla
Terra
veggonsi
ordinati
i
mari
ed
i
continenti
;
su
di
che
uno
sguardo
alla
carta
dice
più
che
non
si
farebbe
con
molte
parole
.
Già
abbiamo
accennato
al
fatto
delle
straordinarie
inondazioni
periodiche
,
che
ad
ogni
rivoluzione
di
Marte
ne
allagano
le
regioni
polari
boreali
allo
sciogliersi
delle
nevi
:
aggiungeremo
ora
,
che
queste
inondazioni
diramate
a
grandi
distanze
per
una
rete
di
numerosi
canali
,
forse
costituiscono
il
meccanismo
principale
(
se
non
unico
)
,
per
cui
l
'
acqua
(
e
con
essa
la
vita
organica
)
può
diffondersi
sulla
superficie
asciutta
del
pianeta
.
Perchè
infatti
su
Marte
piove
molto
raramente
,
o
forse
anche
non
piove
affatto
.
Ed
eccone
la
prova
.
Portiamoci
coll
'
immaginazione
nello
spazio
celeste
,
in
un
punto
distante
dalla
Terra
così
,
da
poterla
abbracciare
d
'
un
solo
colpo
d
'
occhio
.
Molto
andrebbe
errato
colui
,
che
sperasse
veder
di
là
riprodotta
in
grande
scala
la
immagine
dei
nostri
continenti
coi
loro
golfi
ed
isole
e
coi
mari
che
li
circondano
,
quale
si
vede
nei
nostri
globi
artificiali
.
Qua
e
là
senza
dubbio
si
vedrebbero
trasparire
sotto
un
velo
vaporoso
le
note
forme
,
o
parti
di
esse
.
Ma
una
buona
parte
(
forse
la
metà
)
della
superficie
sarebbe
fatta
invisibile
da
immensi
campi
di
nuvole
,
continuamente
variabili
di
densità
,
di
forma
e
di
estensione
.
Tale
ingombro
,
più
frequente
e
più
continuato
nelle
regioni
polari
,
impedirebbe
ancora
per
circa
la
metà
del
tempo
,
la
vista
delle
regioni
temperate
,
distribuendosi
su
di
esse
in
capricciose
e
perpetuamente
variate
configurazioni
;
sui
mari
della
zona
torrida
si
vedrebbe
disposto
in
lunghe
fasce
parallele
,
corrispondenti
alle
zone
delle
calme
equatoriali
e
tropicali
.
Per
uno
spettatore
posto
nella
Luna
,
lo
studio
della
nostra
geografia
non
sarebbe
un
'
impresa
tanto
semplice
,
quanto
si
potrebbe
immaginare
.
Nulla
di
questo
in
Marte
.
In
ogni
clima
e
sotto
ogni
zona
la
sua
atmosfera
è
quasi
perpetuamente
serena
e
trasparente
abbastanza
per
lasciar
riconoscere
a
qualunque
momento
i
contorni
dei
mari
e
dei
continenti
,
e
per
lo
più
anche
le
configurazioni
minori
.
Non
già
che
manchino
vapori
di
un
certo
grado
di
opacità
;
ma
ben
poco
impedimento
danno
essi
allo
studio
della
topografia
del
pianeta
.
Qua
e
là
vedonsi
comparire
di
quando
in
quando
alcune
chiazze
biancastre
,
mutar
di
posizione
e
di
forma
,
di
raro
estendersi
sopra
aree
alquanto
ampie
;
esse
prediligono
di
preferenza
alcune
regioni
,
come
le
isole
del
Mare
Australe
e
sui
continenti
le
parti
segnate
sulla
carta
coi
nomi
di
Elysium
e
di
Tempe
.
Il
loro
candore
generalmente
diminuisce
e
scompare
nelle
ore
meridiane
del
luogo
,
e
si
rinforza
la
mattina
e
la
sera
con
vicenda
molto
spiccata
.
È
possibile
che
siano
strati
di
nuvole
,
perchè
così
bianche
appajono
pure
le
nubi
terrestri
nella
parte
superiore
illuminata
dal
Sole
.
Però
diverse
osservazioni
conducono
a
pensare
,
che
si
tratti
piuttosto
di
sottili
veli
di
nebbia
,
anzichè
di
veri
nembi
apportatori
di
temporali
e
di
piogge
:
se
pure
non
sono
temporanee
condensazioni
di
vapore
sotto
forma
di
rugiada
o
di
brina
.
Adunque
,
per
quanto
è
lecito
argomentare
dalle
cose
osservate
,
il
clima
di
Marte
nel
suo
generale
complesso
dovrebbe
rassomigliare
a
quello
delle
giornate
serene
nelle
alte
montagne
.
Di
giorno
un
'
insolazione
fortissima
,
quasi
punto
mitigata
da
nuvole
o
da
vapori
;
di
notte
una
copiosa
irradiazione
del
suolo
verso
lo
spazio
celeste
,
e
quindi
un
grande
raffreddamento
.
Da
ciò
un
clima
eccessivo
e
grandi
sbalzi
di
temperatura
dal
giorno
alla
notte
e
da
una
stagione
all
'
altra
.
E
come
sulla
Terra
ad
altezze
di
5000
e
6000
metri
i
vapori
dell
'
atmosfera
più
non
si
condensano
che
sotto
forma
solida
,
formando
quelle
masse
biancastre
di
diacciuoli
sospesi
,
che
si
chiamano
cirri
;
così
nell
'
atmosfera
di
Marte
saranno
raramente
possibili
(
od
anche
non
saranno
possibili
)
vere
agglomerazioni
di
nuvole
capaci
di
dar
luogo
a
piogge
di
qualche
momento
.
Lo
squilibrio
di
temperatura
fra
una
stagione
ed
un
'
altra
sarà
poi
accresciuto
notabilmente
dalla
lunga
durata
delle
medesime
;
e
così
si
comprende
la
grande
coagulazione
e
dissoluzione
di
nevi
,
che
si
rinnova
intorno
ai
poli
ad
ogni
rivoluzione
compiuta
dal
pianeta
intorno
al
Sole
.
IV
.
Come
le
nostre
carte
dimostrano
(
)
,
nella
sua
generale
topografia
Marte
non
presenta
alcuna
analogia
colla
Terra
.
Un
terzo
della
sua
superficie
è
occupato
dal
gran
Mare
Australe
,
che
è
sparso
di
molte
isole
,
e
spinge
entro
ai
continenti
golfi
e
ramificazioni
di
varia
forma
;
al
suo
sistema
appartiene
un
'
intiera
serie
di
piccoli
mari
interni
,
dei
quali
l
'
Adriatico
ed
il
Tirreno
comunicano
con
esso
per
ampie
bocche
,
mentre
il
Cimmerio
,
quello
delle
Sirene
,
e
il
Lago
del
Sole
non
hanno
con
esso
relazione
che
per
mezzo
di
angusti
canali
.
Si
noterà
nei
quattro
primi
una
disposizione
parallela
,
che
certo
non
è
accidentale
,
come
pure
non
senza
ragione
è
la
corrispondente
positura
delle
penisole
Ausonia
,
Esperia
ed
Atlantide
.
Il
colore
dei
mari
di
Marte
è
generalmente
bruno
misto
di
grigio
,
non
sempre
però
di
uguale
intensità
in
tutti
i
luoghi
,
nè
nel
medesimo
luogo
è
uguale
in
ogni
tempo
.
Dal
nero
completo
si
può
scendere
al
grigio
chiaro
ed
al
cinereo
.
Tal
diversità
di
colore
può
aver
origine
da
varie
cause
,
e
non
è
senza
analogia
anche
sulla
Terra
,
dove
è
noto
che
i
mari
delle
zone
calde
sogliono
essere
più
oscuri
che
i
mari
più
vicini
al
polo
.
Le
acque
del
Baltico
,
per
esempio
,
hanno
un
color
luteo
chiaro
,
che
non
si
osserva
nel
Mediterraneo
.
E
così
pure
nei
mari
di
Marte
si
vede
il
colore
farsi
più
cupo
quando
il
sole
si
avvicina
alla
loro
verticale
e
l
'
estate
comincia
a
dominare
in
quelle
regioni
.
Tutto
il
resto
del
pianeta
fino
al
polo
Nord
è
occupato
dalle
masse
dei
continenti
,
nelle
quali
,
salvo
alcune
aree
di
estensione
relativamente
piccola
,
predomina
il
colore
aranciato
,
che
talvolta
sale
al
rosso
più
cupo
,
altre
volte
scende
al
giallo
ed
al
biancastro
.
La
varietà
di
questa
colorazione
è
in
parte
d
'
origine
meteorica
,
in
parte
può
dipendere
dalla
diversa
natura
del
suolo
,
e
sulle
sue
cause
ancora
non
è
possibile
appoggiare
ipotesi
molto
fondate
.
Neppure
è
nota
la
causa
di
questo
predominio
delle
tinte
rosse
e
gialle
sulla
superficie
del
vecchio
Pyrois
.
Alcuno
ha
creduto
di
attribuire
questa
colorazione
all
'
atmosfera
del
pianeta
,
attraverso
alla
quale
si
vedrebbe
colorata
la
superficie
di
Marte
,
come
rosso
diventa
un
oggetto
terrestre
qualsiasi
,
veduto
a
traverso
vetri
di
tal
colore
.
Ma
a
ciò
si
oppongono
più
fatti
,
fra
gli
altri
questo
,
che
le
nevi
polari
appajono
sempre
del
bianco
più
puro
,
benchè
i
raggi
di
luce
da
esse
derivati
attraversino
due
volte
l
'
atmosfera
di
Marte
sotto
una
grande
obliquità
.
Noi
dobbiamo
dunque
concludere
che
i
continenti
marziali
ci
appajono
rossi
e
gialli
,
perchè
tali
veramente
sono
.
Oltre
a
queste
regioni
oscure
e
luminose
,
che
noi
abbiamo
qualificato
per
mari
e
continenti
,
e
la
cui
natura
ormai
non
lascia
luogo
che
a
poco
dubbio
,
alcune
altre
ne
esistono
,
veramente
poco
estese
,
di
natura
anfibia
,
le
quali
talvolta
ingialliscono
e
sembrano
continenti
,
in
altri
tempi
vestono
il
bruno
(
anche
il
nero
in
certi
casi
)
e
assumono
l
'
apparenza
dei
mari
;
mentre
in
altre
epoche
la
loro
colorazione
intermedia
lascia
dubitare
a
qual
classe
di
regioni
esse
appartengano
.
Quasi
tutte
le
isole
sparse
nel
Mare
Australe
e
nel
Mare
Eritreo
appartengono
a
questa
categoria
,
così
pure
le
lunghe
penisole
chiamate
Regioni
di
Deucalione
e
di
Pirra
,
e
in
contiguità
del
Mare
Acidalio
le
regioni
sognate
coi
nomi
di
Baltia
e
di
Nerigos
.
L
'
idea
più
naturale
e
più
conforme
all
'
analogia
sembra
quella
di
supporre
in
esse
vaste
lagune
,
su
cui
variando
le
profondità
dell
'
acqua
si
produca
la
diversità
del
colore
,
predominando
il
giallo
in
quelle
parti
dove
la
profondità
del
velo
liquido
è
ridotta
a
poco
od
anche
a
niente
,
e
il
colore
bruno
più
o
meno
oscuro
nei
luoghi
dove
le
acque
sono
tanto
alte
da
assorbire
molta
luce
e
da
rendere
più
o
meno
invisibile
il
fondo
.
Che
l
'
acqua
del
mare
o
qualsiasi
acqua
profonda
e
trasparente
veduta
dall
'
alto
appaja
tanto
più
oscura
quanto
maggiore
è
l
'
altezza
dello
strato
liquido
,
e
che
le
terre
in
confronto
di
esse
appajano
chiare
sotto
l
'
illuminazione
del
Sole
,
è
cosa
nota
e
confermata
da
certissime
ragioni
fisiche
.
Chi
viaggia
nelle
Alpi
spesso
ha
occasione
di
convincersene
,
vedendo
dalle
cime
neri
come
l
'
inchiostro
stendersi
sotto
i
suoi
piedi
i
profondi
laghetti
di
cui
sono
seminate
,
in
confronto
dei
quali
luminose
appajono
anche
le
rupi
più
nereggianti
percosse
dal
sole
(
)
.
Non
senza
fondamento
adunque
abbiamo
finora
attribuito
alle
macchie
oscure
di
Marte
la
parte
di
mari
e
quella
di
continenti
alle
aree
rosseggianti
che
occupano
quasi
i
due
terzi
di
tutto
il
pianeta
,
e
troveremo
più
tardi
altre
ragioni
che
confermano
tal
modo
di
vedere
.
I
continenti
formano
nell
'
emisfero
boreale
una
massa
quasi
unica
e
continua
,
sola
eccezione
importante
essendo
il
gran
lago
detto
Mare
Acidalio
,
del
quale
l
'
estensione
pare
mutarsi
secondo
i
tempi
e
connettersi
in
qualche
modo
colle
inondazioni
che
dicemmo
prodotte
dallo
sciogliersi
delle
nevi
intorno
al
polo
boreale
.
Al
sistema
del
Mare
Acidalio
appartiene
senza
dubbio
il
lago
temporario
denominato
Iperboreo
ed
il
Lago
Niliaco
:
quest
'
ultimo
ordinariamente
separato
dal
Mare
Acidalio
per
mezzo
di
un
istmo
o
diga
regolare
,
la
cui
continuità
soltanto
nel
1888
fu
vista
interrompersi
per
qualche
tempo
.
Altre
macchie
oscure
minori
si
trovano
qua
e
là
nella
parte
continentale
,
le
quali
potrebbero
rappresentare
dei
laghi
,
ma
non
certo
laghi
permanenti
come
i
nostri
;
tanto
sono
variabili
d
'
aspetto
e
di
grandezza
secondo
le
stagioni
,
al
punto
da
scomparire
affatto
in
date
circostanze
.
Il
Lago
Ismenio
,
quello
della
Luna
,
il
Trivio
di
Caronte
e
la
Propontide
sono
i
più
cospicui
e
i
più
durevoli
.
Ve
ne
sono
di
piccolissimi
,
quali
il
Lago
Meride
e
il
Fonte
di
Gioventù
,
che
nella
loro
maggiore
appariscenza
non
superano
i
100
o
150
chilometri
di
diametro
e
contano
fra
gli
oggetti
più
difficili
del
pianeta
.
Tutta
la
vasta
estensione
dei
continenti
è
solcata
per
ogni
verso
da
una
rete
di
numerose
linee
o
strisce
sottili
di
color
oscuro
più
o
meno
pronunziato
,
delle
quali
l
'
aspetto
è
molto
variabile
.
Esse
percorrono
sul
pianeta
spazi
talvolta
lunghissimi
con
corso
regolare
,
che
in
nulla
rassomiglia
l
'
andamento
serpeggiante
dei
nostri
fiumi
;
alcune
più
brevi
non
arrivano
a
500
chilometri
,
altre
invece
si
estendono
a
più
migliaja
,
occupando
un
quarto
ed
anche
talvolta
un
terzo
di
tutto
il
giro
del
pianeta
.
Alcuna
di
esse
è
abbastanza
facile
a
vedere
,
e
più
di
tutte
quella
che
è
presso
l
'
estremo
limite
sinistro
delle
nostre
carte
,
designata
col
nome
di
Nilosyrtis
:
altre
invece
sono
estremamente
difficili
,
e
rassomigliano
a
tenuissimi
fili
di
ragno
tesi
attraverso
al
disco
.
Quindi
molto
varia
è
altresì
la
loro
larghezza
,
che
può
raggiungere
200
od
anche
300
chilometri
per
la
Nilosirte
,
mentre
per
altre
forse
non
arriva
a
30
chilometri
.
Queste
linee
o
strisce
sono
i
famosi
canali
di
Marte
,
di
cui
tanto
si
è
parlato
.
Per
quanto
si
è
fino
ad
oggi
potuto
osservare
,
sono
certamente
configurazioni
stabili
del
pianeta
;
la
Nilosirte
è
stata
veduta
in
quel
luogo
da
quasi
cent
'
anni
,
ed
alcune
altre
da
trent
'
anni
almeno
.
La
loro
lunghezza
e
giacitura
è
costante
,
o
non
varia
che
entro
strettissimi
limiti
;
ognuna
di
esse
comincia
e
finisce
sempre
fra
i
medesimi
termini
.
Ma
il
loro
aspetto
e
il
loro
grado
di
visibilità
sono
assai
variabili
per
tutte
da
un
'
opposizione
ad
un
altra
,
anzi
talvolta
da
una
settimana
all
'
altra
;
e
tali
variazioni
non
hanno
luogo
simultaneamente
e
con
ugual
legge
per
tutte
,
ma
nel
più
dei
casi
succedono
quasi
a
capriccio
,
od
almeno
secondo
regole
non
abbastanza
semplici
per
essere
subito
intese
da
noi
.
Spesso
una
o
più
diventano
indistinte
od
anche
affatto
invisibili
,
mentre
altre
loro
vicine
ingrossano
al
punto
da
diventar
evidenti
anche
in
cannocchiali
di
mediocre
potenza
.
La
prima
delle
nostre
carte
presenta
tutte
quelle
che
sono
state
vedute
in
una
lunga
serie
di
osservazioni
;
essa
tuttavia
non
corrisponde
all
'
aspetto
di
Marte
in
alcuna
epoca
,
perchè
generalmente
soltanto
poche
sono
visibili
di
un
tratto
(
)
Ogni
canale
(
per
ora
chiamiamoli
così
)
alle
sue
estremità
sbocca
o
in
un
mare
,
od
in
un
lago
,
od
in
un
altro
canale
,
o
nell
'
intersezione
di
più
altri
canali
.
Non
si
è
mai
veduto
uno
di
essi
rimaner
troncato
nel
mezzo
del
continente
,
rimanendo
senza
uscita
e
senza
continuazione
.
Questo
fatto
è
della
più
alta
importanza
.
I
canali
possono
intersecarsi
fra
di
loro
sotto
tutti
gli
angoli
possibili
;
ma
di
preferenza
convergono
verso
le
piccole
macchie
cui
abbiamo
dato
il
nome
di
laghi
.
Per
esempio
sette
se
ne
veggono
convergere
nel
Lago
della
Fenice
,
otto
nel
Trivio
di
Caronte
,
sei
nel
Lago
della
Luna
,
sei
nel
Lago
Ismenio
.
L
'
aspetto
normale
di
un
canale
è
quello
di
una
striscia
quasi
uniforme
nera
o
almeno
di
colore
oscuro
simile
a
quello
dei
mari
,
in
cui
la
regolarità
del
generale
andamento
non
esclude
piccole
diversità
di
larghezza
e
piccole
sinuosità
nei
due
contorni
laterali
.
Spesso
avviene
che
tal
filetto
oscuro
,
mettendo
capo
al
mare
,
si
allarghi
in
forma
di
tromba
,
formando
una
vasta
baja
,
simile
agli
estuari
di
certi
fiumi
terrestri
:
il
Golfo
delle
Perle
,
il
Golfo
Aonio
,
il
Golfo
dell
'
Aurora
,
e
i
due
corni
del
Golfo
Sabeo
sono
così
formati
dalla
foce
di
uno
o
più
canali
sboccanti
nel
Mare
Eritreo
o
nel
Mare
Australe
.
L
'
esempio
più
grandioso
di
tali
golfi
è
la
Gran
Sirte
,
formata
dalla
vastissima
foce
della
Nilosirte
già
nominata
;
questo
golfo
non
ha
manco
di
1800
chilometri
di
larghezza
e
quasi
altrettanti
di
profondità
nel
senso
longitudinale
,
e
la
sua
superficie
è
di
poco
minore
che
quella
del
golfo
di
Bengala
.
In
questi
casi
si
vede
manifestamente
la
superficie
oscura
del
mare
continuarsi
senza
apparente
interruzione
in
quella
del
canale
;
quindi
,
ammesso
che
le
superficie
chiamate
mari
siano
veramente
espansioni
liquide
,
non
si
può
dubitare
che
i
canali
siano
di
esse
un
semplice
prolungamento
a
traverso
delle
aree
gialle
,
o
dei
continenti
.
Che
del
resto
le
linee
dette
canali
siano
veramente
grandi
solchi
o
depressioni
delle
superficie
del
pianeta
destinate
al
passaggio
di
masse
liquide
,
e
costituiscano
su
di
esso
un
vero
sistema
idrografico
,
è
dimostrato
dai
fenomeni
che
in
quelli
si
osservano
durante
lo
struggersi
delle
nevi
boreali
.
Già
dicemmo
che
queste
,
nello
sciogliersi
appaiono
circondate
da
una
zona
oscura
,
formante
una
specie
di
mare
temporario
.
In
tale
epoca
i
canali
delle
regioni
circostanti
si
fanno
più
neri
e
più
larghi
,
ingrossando
al
punto
da
ridurre
,
in
un
certo
momento
,
ad
isole
di
poca
estensione
tutto
le
aree
gialle
comprese
fra
l
'
orlo
della
neve
e
il
60°
parallelo
nord
.
Tale
stato
di
cose
non
cessa
,
se
non
quando
le
nevi
,
ridotte
ormai
al
loro
minimo
di
estensione
,
cessano
di
struggersi
.
Si
attenuano
allora
le
larghezze
dei
canali
,
scompare
il
mare
temporario
,
e
le
aree
gialle
riprendono
l
'
estensione
primitiva
.
Le
diverse
fasi
di
questa
grandiosa
operazione
si
rinnovano
ad
ogni
giro
di
stagioni
ed
i
loro
particolari
si
son
potuti
osservare
con
molta
evidenza
nelle
opposizioni
1882
,
1884
,
1886
,
quando
il
pianeta
presentava
allo
spettatore
terrestre
il
suo
polo
boreale
.
L
'
interpretazione
più
naturale
e
più
semplice
è
quella
che
abbiam
riferito
,
di
una
grande
inondazione
prodotta
dallo
squagliarsi
delle
nevi
;
essa
è
interamente
logica
,
e
sostenuta
da
evidenti
analogie
con
fenomeni
terrestri
.
Concludiamo
pertanto
,
che
i
canali
son
tali
di
fatto
,
e
non
solo
di
nome
.
La
rete
da
essi
formata
probabilmente
fu
determinata
in
origine
dallo
stato
geologico
del
pianeta
,
e
si
è
venuta
lentamente
elaborando
nel
corso
dei
secoli
.
Non
occorre
suppor
qui
l
'
opera
di
esseri
intelligenti
;
e
malgrado
l
'
apparenza
quasi
geometrica
di
tutto
il
loro
sistema
,
per
ora
incliniamo
a
credere
che
essi
siano
prodotti
dell
'
evoluzione
del
pianeta
,
appunto
come
sulla
Terra
il
canale
della
Manica
e
quello
di
Mozambico
.
Sarà
un
problema
non
men
curioso
che
complicato
e
difficile
lo
studiare
il
regime
di
questi
immensi
corsi
d
'
acqua
,
da
cui
forse
dipende
principalmente
la
vita
organica
sul
pianeta
,
dato
che
vita
organica
vi
sia
.
Le
variazioni
del
loro
aspetto
dimostrano
che
questo
regime
non
è
costante
:
quando
scompaiono
o
lasciano
di
loro
traccie
dubbie
e
mal
definite
è
lecito
supporre
,
che
siano
in
magra
,
od
asciutti
affatto
.
Allora
nel
luogo
dei
canali
rimane
o
niente
,
oppure
al
più
una
striscia
di
colore
giallastro
poco
diverso
dal
fondo
circostante
.
Talvolta
prendono
un
aspetto
nebuloso
,
di
cui
per
ora
non
si
saprebbe
assegnar
la
ragione
.
Altre
volte
invece
producono
veri
allagamenti
,
espandendosi
a
100
,
200
o
più
chilometri
di
larghezza
,
e
questo
avviene
anche
per
canali
molto
lontani
dal
polo
boreale
secondo
norme
fin
qui
sconosciute
.
Così
è
avvenuto
dell
'
Idaspe
nel
1864
,
del
Simoenta
nel
1879
,
dell
'
Acheronte
nel
1884
,
del
Tritone
nel
1888
.
Lo
studio
diligente
e
minuto
delle
trasformazioni
di
ciascun
canale
condurrà
più
tardi
a
conoscere
le
cause
di
questi
fatti
.
Ma
il
fenomeno
più
sorprendente
dei
canali
di
Marte
è
la
loro
geminazione
;
la
quale
sembra
prodursi
principalmente
nei
mesi
che
precedono
e
in
quelli
che
seguono
la
grande
inondazione
boreale
,
intorno
alle
epoche
degli
equinozi
.
In
conseguenza
di
un
rapido
processo
,
che
certamente
dura
pochissimi
giorni
,
od
anche
forse
solo
poche
ore
,
e
del
quale
i
particolari
non
si
sono
ancora
potuti
afferrare
con
sicurezza
,
un
dato
canale
muta
d
'
aspetto
e
d
'
un
tratto
si
trova
trasformato
su
tutta
la
sua
lunghezza
in
due
linee
o
strisce
uniformi
,
per
lo
più
parallele
fra
di
loro
,
che
corrono
dritte
ed
uguali
con
tracciamento
geometricamente
tanto
esatto
,
quanto
suole
esser
presso
di
noi
quello
di
due
rotaje
di
ferrovia
.
Ma
questo
esatto
andamento
è
il
solo
termine
di
rassomiglianza
colle
dette
rotaje
:
perchè
nelle
dimensioni
non
vi
è
alcun
paragone
possibile
,
come
del
resto
è
facile
immaginare
.
Le
due
linee
seguono
a
un
dipresso
la
direzione
del
primitivo
canale
,
e
terminano
nei
luoghi
dov
'
esso
terminava
.
L
'
una
di
esse
spesso
si
sovrappone
quanto
più
è
possibile
all
'
antica
linea
,
l
'
altra
essendo
di
nuovo
tracciamento
;
ma
anche
in
questo
caso
l
'
antica
linea
perde
tutte
le
piccole
irregolarità
e
curvature
che
poteva
avere
.
Ma
accade
ancora
,
che
ambe
le
linee
geminate
occupino
dalle
due
parti
dell
'
ex
canale
un
terreno
interamente
nuovo
.
La
distanza
fra
le
due
linee
è
diversa
nelle
diverse
geminazioni
,
e
da
600
chilometri
e
più
scende
fino
all
'
ultimo
limite
,
in
cui
due
linee
possono
apparir
separate
nei
grandi
occhi
telescopici
,
meno
di
50
chilometri
d
'
intervallo
;
la
larghezza
di
ciascuna
striscia
per
sè
può
variare
dal
limite
di
visibilità
,
che
supponiamo
30
chilometri
,
fino
a
più
di
100
.
Il
colore
delle
due
linee
varia
dal
nero
ad
un
rosso
scialbo
,
che
appena
si
distingue
dal
fondo
giallo
generale
delle
superficie
continentali
;
l
'
intervallo
è
per
lo
più
di
questo
giallo
,
ma
in
più
casi
è
sembrato
bianco
.
Le
geminazioni
poi
non
sono
necessariamente
legate
ai
soli
canali
,
ma
tendono
anche
prodursi
sui
laghi
.
Spesso
si
vede
uno
di
questi
trasformarsi
in
due
brevi
e
larghe
liste
oscure
fra
loro
parallele
,
tramezzate
da
una
lista
gialla
.
In
questi
casi
naturalmente
la
geminazione
è
breve
,
e
non
esce
dai
limiti
del
lago
primitivo
.
Le
geminazioni
non
si
manifestano
tutte
insieme
,
ma
arrivata
la
loro
stagione
cominciano
a
prodursi
or
qua
,
or
là
,
isolate
in
modo
irregolare
,
o
almeno
senza
ordine
facilmente
riconoscibile
.
Per
molti
canali
mancano
affatto
(
come
per
la
Nilosirte
,
a
cagion
d
'
esempio
)
,
o
sono
poco
visibili
.
Dopo
aver
durato
qualche
mese
,
si
affievoliscono
gradatamente
e
scompajono
fino
ad
una
nuova
stagione
egualmente
propizia
a
questo
fenomeno
.
Così
avviene
che
in
certe
altre
stagioni
(
specialmente
presso
il
solstizio
australe
del
pianeta
)
se
ne
vedono
poche
,
od
anche
non
se
ne
vede
affatto
.
In
diverse
apparizioni
la
geminazione
del
medesimo
canale
può
presentare
diversi
aspetti
quanto
a
larghezza
,
intensità
e
disposizione
delle
due
strisce
:
anche
in
qualche
caso
la
direzione
delle
linee
può
mutarsi
,
benchè
di
pochissima
quantità
;
sempre
però
deviando
di
piccolo
spazio
dal
canale
con
cui
è
associata
strettamente
.
Da
questa
importante
circostanza
si
comprende
immediatamente
,
che
le
geminazioni
non
possono
essere
formazioni
stabili
della
superficie
di
Marte
,
e
di
carattere
geografico
,
come
i
canali
.
La
seconda
delle
nostre
carte
può
dare
un
'
idea
approssimativa
dell
'
aspetto
che
presentano
queste
singolarissime
formazioni
.
Essa
comprende
tutte
le
geminazioni
osservate
dal
1882
fino
al
presente
;
nel
riguardarla
bisogna
tener
a
mente
,
che
non
di
tutte
l
'
apparizione
è
stata
simultanea
,
e
che
pertanto
quella
carta
non
rappresenta
lo
stato
di
Marte
in
nessun
'
epoca
;
essa
non
è
che
una
specie
di
registro
topografico
delle
osservazioni
finora
fatte
in
diversi
tempi
su
quel
fenomeno
.
L
'
osservazione
delle
geminazioni
è
una
delle
più
difficili
,
e
non
può
farsi
che
da
un
occhio
bene
esercitato
,
ajutato
da
un
telescopio
di
accurata
costruzione
e
di
grande
potenza
.
Ciò
spiega
perchè
non
siano
state
vedute
prima
del
1882
.
Nei
dieci
anni
trascorsi
da
quel
tempo
esse
sono
state
vedute
e
descritte
da
otto
o
dieci
osservatori
.
Nondimeno
alcuni
ancora
negano
che
siano
fenomeni
reali
e
tacciano
d
'
illusione
(
o
anche
d
'
impostura
)
coloro
che
affermano
d
'
averle
osservate
.
Il
loro
singolare
aspetto
e
l
'
esser
disegnate
con
assoluta
precisione
geometrica
,
come
se
fossero
lavori
di
riga
o
di
compasso
,
ha
indotto
alcuni
a
ravvisare
nelle
medesime
l
'
opera
di
esseri
intelligenti
,
abitatori
del
pianeta
.
Io
mi
guarderò
bene
dal
combattere
questa
supposizione
,
la
quale
nulla
include
d
'
impossibile
.
Notisi
però
che
in
ogni
caso
non
potrebbero
essere
opere
di
carattere
permanente
,
essendo
certo
,
che
una
stessa
geminazione
può
cambiare
di
aspetto
e
di
misura
da
una
stagione
all
'
altra
.
Si
possono
tuttavia
assumere
opere
tali
,
da
cui
una
certa
variabilità
non
sia
esclusa
,
per
esempio
,
lavori
estesi
di
coltura
e
di
irrigazione
su
larga
scala
.
Aggiungerò
ancora
,
che
l
'
intervento
di
esseri
intelligenti
può
spiegare
l
'
apparenza
geometrica
delle
geminazioni
,
ma
non
è
punto
necessario
a
tale
intento
.
La
geometria
della
Natura
si
manifesta
in
molti
altri
fatti
,
dai
quali
è
esclusa
l
'
idea
di
un
lavoro
artificiale
qualunque
.
Gli
sferoidi
così
perfetti
dei
corpi
celesti
e
l
'
anello
di
Saturno
non
furon
lavorati
al
tornio
,
e
non
è
col
compasso
che
Iride
descrive
nelle
nubi
i
suoi
archi
così
belli
e
così
regolari
;
e
che
diremo
delle
infinite
varietà
di
bellissimi
e
regolarissimi
poliedri
onde
è
ricco
il
mondo
dei
cristalli
?
E
nel
mondo
organico
,
non
è
geometria
bella
e
buona
quella
che
presiede
alla
distribuzione
delle
foglie
di
certe
piante
,
che
ordina
in
figure
stellate
così
simmetriche
tanti
fiori
del
prato
,
tanti
animali
del
mare
;
che
produce
nelle
conchiglie
quelle
spirali
coniche
così
eleganti
,
da
disgradarne
ciò
che
di
più
bello
ha
fatto
l
'
architettura
gotica
?
In
tutte
queste
cose
le
forme
geometriche
sono
conseguenze
semplici
e
necessarie
di
principi
e
di
leggi
che
governano
il
mondo
fisico
e
fisiologico
.
Che
poi
questi
principi
e
queste
leggi
siano
esplicazioni
di
una
potenza
intelligente
superiore
,
possiamo
ammetterlo
;
ma
ciò
nulla
fa
al
presente
argomento
.
In
omaggio
dunque
al
principio
,
che
nella
spiegazione
dei
fatti
naturali
convenga
sempre
cominciare
dalle
supposizioni
più
semplici
,
le
prime
ipotesi
proposte
sulla
natura
e
sulla
causa
delle
geminazioni
hanno
per
lo
più
messo
in
opera
solamente
le
azioni
della
natura
inorganica
.
Sono
o
effetti
di
luce
nell
'
atmosfera
di
Marte
,
o
illusioni
ottiche
prodotte
da
vapori
in
vario
modo
,
o
fenomeni
glaciali
d
'
un
inverno
perpetuo
a
cui
sarebbe
condannato
tutto
il
pianeta
,
o
crepature
raddoppiate
nella
superficie
di
esso
,
o
crepature
semplici
,
di
cui
si
duplica
l
'
immagine
per
effetto
di
fumo
eruttato
su
lunghe
linee
e
spostato
lateralmente
dal
vento
.
L
'
esame
di
questi
ingegnosi
tentativi
conduce
tuttavia
a
concludere
,
che
nessuno
di
essi
sembra
corrispondere
per
intiero
ai
fatti
osservati
nel
loro
insieme
e
nei
particolari
.
Alcune
di
tali
ipotesi
non
sarebbero
neppur
nate
,
se
i
loro
Autori
avessero
potuto
esaminare
le
geminazioni
coi
proprii
occhi
.
Che
se
alcuno
di
questi
,
ragionando
ad
hominem
,
mi
domandasse
:
sapete
voi
immaginar
qualche
cosa
di
meglio
?
risponderei
candidamente
di
no
.
Più
facile
sarebbe
il
compito
,
se
volessimo
introdurre
forze
appartenenti
alla
natura
organica
.
Qui
è
immenso
il
campo
delle
supposizioni
plausibili
,
potendosi
immaginare
infinite
combinazioni
capaci
di
soddisfare
alle
apparenze
,
anche
con
piccoli
e
semplici
mezzi
.
Vicende
di
vegetazione
su
vaste
aree
e
generazioni
d
'
animali
anche
minimi
in
enorme
moltitudine
potrebbero
benissimo
rendersi
visibili
a
tanta
distanza
.
A
quel
modo
che
un
osservatore
posto
nella
Luna
potrebbe
avvedersi
delle
epoche
,
in
cui
sulle
nostre
vaste
pianure
succede
l
'
aratura
dei
campi
,
il
nascere
e
la
messe
del
frumento
;
a
quel
modo
che
il
fiorir
dell
'
erba
nelle
vastissime
steppe
dell
'
Europa
e
dell
'
Asia
deve
rendersi
sensibile
anche
alla
distanza
di
Marte
per
una
varietà
di
colorazione
;
così
può
certamente
rendersi
visibile
a
noi
un
eguale
sistema
di
operazioni
che
si
produca
in
quegli
astri
.
Ma
come
difficilmente
i
Lunari
ed
i
Marziali
potrebbero
immaginare
le
vere
cause
di
tali
mutazioni
d
'
aspetto
senza
aver
prima
qualche
conoscenza
almeno
superficiale
della
natura
terrestre
:
così
anche
per
noi
,
che
tanto
poco
conosciamo
dello
stato
fisico
di
Marte
e
nulla
del
suo
mondo
organico
,
la
grande
libertà
di
supposizioni
possibili
rende
arbitrarie
tutte
le
spiegazioni
di
tal
genere
,
e
costituisce
il
più
grave
ostacolo
all
'
acquisto
di
nozioni
fondate
.
Tutto
quello
che
possiamo
sperare
è
,
che
col
tempo
si
diminuisca
gradatamente
l
'
indeterminazione
del
problema
,
dimostrando
,
se
non
quello
che
le
geminazioni
sono
,
almeno
quello
che
non
possono
essere
.
Dobbiamo
anche
confidare
un
poco
in
ciò
,
che
Galileo
chiamava
la
cortesia
della
Natura
,
in
grazia
della
quale
talvolta
da
parte
inaspettata
sorge
un
raggio
di
luce
ad
illuminare
argomenti
prima
creduti
inaccessibili
alle
nostre
speculazioni
;
di
che
un
bell
'
esempio
abbiamo
nella
chimica
celeste
.
Speriamo
adunque
,
e
studiamo
.
GIOVANNI
SCHIAPARELLI
.
G
.
SCHIAPPARELLI
LA
VITA
SUL
PIANETA
MARTE
Estratto
dal
fascicolo
N
.
°
11
Anno
IV
-
1895
della
Rivista
«
Natura
ed
Arte
»
Semel
in
anno
licet
insanire
Il
singolar
globo
di
Marte
,
che
sotto
più
riguardi
tanto
rassomiglia
al
nostro
,
e
nel
quale
sembrano
celarsi
così
interessanti
misteri
,
ogni
giorno
più
chiama
a
sè
l
'
attenzione
pubblica
,
e
sempre
più
è
fatto
oggetto
di
accurati
studi
e
di
ardite
speculazioni
.
Esso
non
è
intieramente
sconosciuto
ai
lettori
di
Natura
ed
Arte
,
i
quali
ricorderanno
senza
dubbio
la
descrizione
accompagnata
da
disegni
,
che
ne
fu
pubblicata
nei
due
fascicoli
di
febbraio
1893
.
Non
senza
ammirazione
essi
han
potuto
vedere
quelle
macchie
oscure
e
quelle
regioni
più
chiare
della
sua
superficie
,
che
si
considerano
come
rappresentanti
mari
e
continenti
;
le
misteriose
linee
,
dette
canali
,
or
semplici
or
doppie
,
che
lo
solcano
per
ogni
verso
in
forma
di
fitto
reticolato
;
le
vicissitudini
del
clima
nei
suoi
due
emisferi
;
e
specialmente
le
nevi
che
biancheggiano
intorno
ai
suoi
poli
,
e
con
alterna
vece
crescono
e
decrescono
secondo
le
stagioni
,
nè
più
nè
meno
di
quello
che
si
osserva
nelle
regioni
agghiacciate
che
occupano
le
zone
polari
del
nostro
globo
.
Nell
'
anno
decorso
1894
il
pianeta
essendosi
molto
avvicinato
alla
Terra
(
siccome
suol
fare
periodicamente
ad
intervalli
di
circa
26
mesi
)
,
si
trovò
a
buona
portata
dei
grandi
telescopi
astronomici
;
e
così
fu
possibile
di
fare
alcune
osservazioni
importanti
.
Durante
l
'
epoca
del
massimo
avvicinamento
(
che
fu
nei
mesi
di
settembre
e
di
ottobre
)
la
posizione
dell
'
asse
di
Marte
rispetto
al
sole
,
e
le
stagioni
dei
suoi
emisferi
furono
press
'
a
poco
quelle
che
han
luogo
per
la
Terra
ogni
anno
durante
il
mese
di
gennaio
.
Per
l
'
emisfero
boreale
di
Marte
era
appena
passato
il
solstizio
d
'
inverno
;
l
'
emisfero
australe
,
invece
,
che
si
trovava
principalmente
in
vista
,
era
nelle
condizioni
atmosferiche
che
noi
esperimentiamo
nel
mese
di
luglio
,
cioè
al
principio
e
al
colmo
della
state
.
Le
regioni
polari
australi
e
il
polo
antartico
del
pianeta
brillavano
nell
'
illuminazione
perpetua
;
e
sotto
la
sferza
incessante
del
sole
le
nevi
di
quel
polo
parvero
decrescere
a
colpo
d
'
occhio
.
Le
prime
osservazioni
si
fecero
in
Australia
alla
fine
di
maggio
col
gran
telescopio
dell
'
osservatorio
di
Melbourne
,
essendo
il
pianeta
ancora
a
grande
distanza
della
terra
.
Il
25
maggio
(
epoca
,
che
per
l
'
emisfero
australe
di
Marte
corrispondeva
press
'
a
poco
alla
metà
della
primavera
)
i
ghiacci
si
estendevano
tutt
'
intorno
al
polo
australe
fino
a
67°
di
latitudine
;
l
'
area
nevosa
formava
una
calotta
ben
terminata
e
simmetrica
di
2800
chilometri
di
diametro
.
A
partir
da
quel
punto
fino
alla
metà
d
'
agosto
,
per
lo
spazio
di
80
giorni
e
più
,
l
'
orlo
circolare
della
regione
nevata
andò
restringendosi
con
molta
regolarità
,
avvicinandosi
al
polo
in
ragione
di
13
chilometri
al
giorno
:
così
che
a
mezzo
agosto
il
diametro
delle
nevi
da
2800
chilometri
si
trovò
ridotto
a
600
.
Durante
questo
intervallo
,
e
precisamente
verso
la
fine
di
giugno
,
si
manifestò
nella
calotta
bianca
una
grande
spaccatura
,
che
ne
separava
un
segmento
di
considerabile
ampiezza
.
Quest
'
ultimo
scomparve
presto
,
e
non
restò
che
la
massa
principale
,
notabilmente
diminuita
.
Da
mezzo
agosto
alla
fine
di
settembre
la
diminuzione
delle
nevi
intieramente
si
arrestò
,
quantunque
appunto
in
quell
'
intervallo
avesse
luogo
il
solstizio
australe
del
pianeta
(
31
agosto
)
e
con
esso
la
massima
irradiazione
del
Sole
su
quelle
regioni
.
Il
24
di
settembre
l
'
area
circolare
nevosa
aveva
ancora
quasi
lo
stesso
diametro
di
600
chilometri
,
che
era
stato
misurato
il
13
di
agosto
.
La
causa
sconosciuta
,
che
produsse
questo
arresto
nel
ritirarsi
dei
ghiacci
,
parve
cessare
negli
ultimi
giorni
di
settembre
;
il
limite
delle
nevi
continuò
a
progredire
verso
il
polo
,
questa
volta
in
ragione
di
dieci
chilometri
al
giorno
;
e
non
fini
che
colla
distruzione
totale
delle
nevi
stesse
,
la
quale
da
diversi
osservatori
fu
assegnata
ad
epoche
alquanto
diverse
,
ma
si
può
stimare
che
avesse
luogo
intorno
al
23
ottobre
,
coll
'
incertezza
di
alcuni
giorni
in
più
od
in
meno
.
Così
rimase
il
polo
australe
di
Marte
affatto
nudo
di
ghiacci
fino
a
questo
giorno
in
cui
scrivo
(
4
aprile
1895
)
.
Nell
'
intervallo
si
videro
bensì
di
quando
in
quando
comparire
certe
macchie
bianche
in
molta
vicinanza
del
polo
;
nessuna
di
queste
però
è
stata
permanente
,
e
si
deve
credere
che
rappresentassero
nevicate
di
carattere
locale
e
transitorio
.
Quale
fortuna
sarebbe
pei
nostri
geografi
,
se
un
simile
scioglimento
completo
dei
ghiacci
si
producesse
anche
una
sola
volta
sopra
ciascuno
dei
due
poli
della
Terra
!
Da
che
si
è
incominciato
a
studiar
Marte
con
qualche
attenzione
,
è
questa
la
prima
volta
in
cui
è
accaduto
di
osservare
la
completa
dissoluzione
delle
sue
nevi
antartiche
.
Essa
si
può
stimare
avvenuta
circa
55
giorni
dopo
il
solstizio
australe
,
cioè
dopo
l
'
epoca
,
in
cui
la
massima
intensità
della
radiazione
solare
si
fece
sentire
in
quella
regione
.
Nel
1862
,
trovandosi
il
pianeta
in
una
stagione
identica
,
Lassell
vide
quelle
medesime
nevi
ancora
molto
estese
:
94
giorni
dopo
il
solstizio
australe
il
loro
diametro
non
era
minore
di
500
chilometri
.
Nell
'
anno
1880
io
le
vidi
ancora
a
Brera
144
giorni
dopo
il
solstizio
australe
.
Possiamo
argomentare
da
questo
,
che
in
Marte
,
come
sulla
Terra
,
il
corso
delle
stagioni
non
è
perfettamente
il
medesimo
in
tutti
gli
anni
,
e
che
si
danno
colà
,
come
presso
di
noi
,
estati
più
lunghe
o
più
calde
,
ed
altre
più
brevi
o
più
fresche
.
La
rapida
fusione
di
così
ingenti
quantità
di
neve
non
può
essere
senza
conseguenze
sulle
condizioni
idrografiche
del
pianeta
.
Sulla
terra
la
fusione
delle
nevi
artiche
ed
antartiche
non
può
essere
di
molta
conseguenza
,
prima
perchè
le
aree
ghiacciate
polari
sono
ambedue
circondate
dal
medesimo
mare
,
il
quale
,
se
cresce
di
livello
per
lo
sciogliersi
di
una
parte
delle
nevi
artiche
,
d
'
altrettanto
decresce
pel
contemporaneo
coagularsi
di
nuove
nevi
antartiche
.
Una
simil
compensazione
non
può
aver
luogo
su
Marte
in
modo
così
semplice
od
immediato
,
essendo
il
maggior
mare
,
che
circonda
il
polo
antartico
,
intieramente
separato
da
quegli
altri
mari
assai
minori
o
piuttosto
laghi
,
che
stanno
vicino
al
polo
artico
;
siccome
si
può
vedere
dando
uno
sguardo
alla
carta
di
Marte
qui
unita
(
)
.
L
'
equilibrio
nelle
masse
liquide
dei
due
emisferi
può
stabilirsi
soltanto
per
mezzo
di
deflusso
attraverso
ai
continenti
che
occupano
le
regioni
intermedie
;
e
questa
è
la
causa
per
cui
all
'
alternato
coagularsi
e
dissolversi
dello
nevi
intorno
ai
due
poli
sono
da
attribuire
in
gran
parte
le
mutazioni
che
si
osservano
nel
sistema
idraulico
del
pianeta
.
Mutazioni
,
che
ai
nostri
telescopi
son
rese
manifeste
dalla
modificata
estensione
dei
mari
,
e
dalla
varietà
d
'
aspetto
di
quelle
strisce
oscure
che
segnano
le
zone
d
'
inondazione
e
di
deflusso
;
le
quali
pertanto
non
senza
un
po
'
di
ragione
furon
chiamate
canali
,
quantunque
tal
nome
si
debba
intendere
in
senso
assai
largo
.
Piuttosto
che
veri
canali
della
forma
a
noi
più
familiare
,
dobbiamo
immaginarci
depressioni
del
suolo
non
molto
profonde
,
estese
in
direzione
rettilinea
per
migliaia
di
chilometri
,
sopra
larghezza
di
100
,
200
chilometri
od
anche
più
.
Io
ho
già
fatto
notare
altra
volta
,
che
,
mancando
sopra
Marte
le
pioggie
,
questi
canali
probabilmente
costituiscono
il
meccanismo
principale
,
con
cui
l
'
acqua
(
e
con
essa
la
vita
organica
)
può
diffondersi
sulla
superficie
asciutta
del
pianeta
.
Non
è
un
problema
privo
d
'
interesse
quello
di
rendersi
conto
del
modo
,
con
cui
può
avvenire
una
tale
diffusione
.
II
.
Sulla
terra
le
vicende
delle
stagioni
si
corrispondono
nei
due
emisferi
con
effetti
quasi
intieramente
simmetrici
nella
loro
alternativa
.
I
periodi
di
freddo
e
di
caldo
,
di
siccità
e
di
pioggia
si
producono
con
fasi
alternate
,
ma
analoghe
,
ad
intervalli
di
sei
mesi
,
sotto
paralleli
di
ugual
latitudine
ai
due
lati
dell
'
equatore
.
Le
diversità
di
clima
,
che
si
osservano
in
tal
caso
,
sono
di
carattere
puramente
locale
,
dovute
per
lo
più
a
condizioni
accidentali
di
natura
topografica
.
Qualche
piccola
differenza
nella
meteorologia
dei
due
emisferi
veramente
si
manifesta
a
chi
consideri
le
cose
con
molta
precisione
;
differenza
principalmente
derivata
da
ciò
,
che
nell
'
emisfero
australe
le
aree
continentali
sono
meno
estese
che
nell
'
emisfero
boreale
.
Ma
questo
fatto
,
quantunque
degno
di
studio
per
il
suo
carattere
generale
,
praticamente
è
di
poca
importanza
nella
considerazione
del
clima
di
una
data
regione
australe
o
boreale
della
Terra
.
In
Marte
le
cose
sembrano
proceder
molto
diversamente
.
Come
dimostra
uno
sguardo
dato
alla
carta
,
tutto
o
quasi
tutto
l
'
Oceano
è
concentrato
intorno
al
polo
australe
,
al
quale
per
conseguenza
,
e
alle
circostanti
regioni
deve
corrispondere
una
vasta
depressione
nel
suolo
solido
del
pianeta
.
Al
contrario
,
dall
'
esser
l
'
emisfero
boreale
quasi
tutto
occupato
da
un
gran
continente
non
interrotto
,
siamo
indotti
ragionevolmente
a
credere
,
che
da
quella
parte
si
abbian
le
regioni
più
elevate
,
e
che
più
alti
di
tutti
siano
i
paesi
circostanti
al
polo
nord
.
Questa
disposizione
di
cose
fa
si
,
che
lo
sciogliersi
delle
nevi
polari
può
avere
,
pel
clima
e
per
la
vita
organica
,
conseguenze
ben
diverse
,
secondo
che
si
tratta
delle
nevi
australi
o
delle
nevi
boreali
.
È
questo
un
punto
,
il
quale
merita
di
essere
esaminato
con
qualche
cura
.
Consideriamo
dapprima
la
calotta
dei
ghiacci
australi
,
che
tutta
si
forma
entro
all
'
Oceano
di
Marte
,
e
può
giungere
ad
occupare
di
questo
Oceano
una
parte
considerabile
,
forse
un
terzo
od
un
quarto
.
Lo
sciogliersi
progressivo
della
medesima
avrà
per
ultimo
risultato
un
innalzamento
del
livello
generale
di
tutto
l
'
Oceano
,
e
dei
mari
interni
minori
,
che
lo
circondano
come
appendici
.
Tale
elevazione
potrà
bastare
ad
inondare
tutte
le
parti
più
basse
dei
continenti
e
specialmente
quelle
che
all
'
Oceano
sono
più
vicine
.
In
tale
stagione
infatti
si
vedono
molto
più
marcati
ed
oscuri
,
non
solo
i
mani
interni
segnati
col
nome
di
Adriatico
,
Tirreno
,
Cimmerio
,
Sirenio
,
ecc
..
ma
anche
gli
stretti
più
o
meno
spaziosi
che
li
uniscono
all
'
Oceano
,
e
l
'
Oceano
stesso
.
I
golfi
,
onde
appare
frastagliato
il
continente
,
diventano
più
visibili
,
e
con
essi
anche
taluno
dei
grandi
canali
che
dall
'
Oceano
direttamente
si
spingono
entro
terra
,
per
esempio
la
Gran
Sirte
e
la
Nilosirte
,
che
da
essa
procede
.
Questa
maggior
espansione
dell
'
Oceano
però
non
arriva
nelle
parti
più
interne
dei
continenti
e
nelle
regioni
boreali
;
impedita
a
quanto
sembra
dalla
troppo
grande
elevazione
di
queste
.
L
'
effetto
dello
sciogliersi
delle
nevi
australi
è
dunque
di
far
uscire
il
mare
dai
suoi
confini
,
e
di
produrre
qua
e
là
parziali
inondazioni
del
medesimo
sopra
alcuni
lembi
del
continente
.
Ora
è
molto
dubbio
,
se
un
tal
fenomeno
possa
riuscire
di
molto
vantaggio
per
la
vita
organica
,
e
sopratutto
pei
supposti
abitatori
del
pianeta
.
Simili
usurpazioni
periodiche
del
mare
sul
continente
hanno
anche
luogo
presso
di
noi
in
conseguenza
del
flusso
e
del
riflusso
:
e
,
quantunque
siano
di
periodo
breve
e
si
facciano
su
piccolissima
scala
,
non
credo
si
possano
considerare
come
una
benedizione
pei
paesi
dove
si
producono
(
Olanda
,
Frisia
,
litorale
nord
-
ovest
della
Germania
)
:
vediamo
anzi
gli
abitanti
tentare
di
difendersene
con
immense
dighe
.
Per
Marte
molto
dipenderà
dalla
natura
chimica
delle
sostanze
disciolte
nell
'
Oceano
.
Se
,
per
esempio
,
quelle
acque
fossero
salate
come
quelle
dei
mari
terrestri
,
la
zona
delle
aree
invase
dal
mare
ad
ogni
ritorno
dell
'
estate
(
che
si
fa
su
Marte
a
periodi
di
23
mesi
circa
dei
nostri
)
potrebbe
servire
alla
formazione
di
vaste
saline
,
o
dar
luogo
a
vegetazioni
di
carattere
speciale
.
In
nessun
caso
potrebbero
quelle
acquo
supplire
alla
coltivazione
delle
aree
continentali
,
ed
ai
bisogni
dell
'
agricoltura
quale
noi
l
'
intendiamo
.
Ben
diverso
è
lo
stato
di
cose
che
ci
si
presenta
allo
sciogliersi
delle
nevi
boreali
.
Essendo
queste
collocate
nel
centro
del
continente
,
le
masse
liquide
prodotte
dalla
liquefazione
si
diffondono
sulla
circonferenza
della
regione
nevata
,
convertendo
in
mare
temporaneo
una
larga
zona
del
terreno
circostante
;
e
,
correndo
verso
le
regioni
più
basse
,
producono
una
gigantesca
inondazione
molto
bene
osservabile
ai
nostri
telescopi
.
Tale
inondazione
si
estende
per
molte
e
grosse
ramificazioni
sopra
terre
prima
asciutte
,
formando
presso
il
polo
nord
laghi
molto
estesi
,
che
la
carta
nostra
designa
sotto
i
nomi
di
Mare
Acidalio
e
di
Lago
Iperboreo
.
Da
tal
regione
inondata
si
diramano
grosse
strisce
oscure
,
rappresentanti
al
nostro
sguardo
altrettante
larghe
correnti
,
per
le
quali
le
nevi
liquefatte
ritornano
,
o
tendono
almeno
a
ritornare
verso
la
loro
sede
naturale
che
sta
nell
'
altro
emisfero
,
cioè
verso
le
bassure
australi
occupate
dall
'
Oceano
.
Riflettiamo
ora
,
che
la
neve
è
il
prodotto
di
una
distillazione
atmosferica
,
nella
quale
l
'
acqua
si
riduce
alla
purezza
quasi
completa
.
Se
ciò
non
fosse
,
l
'
evaporazione
dei
nostri
mari
condurrebbe
alla
formazione
di
pioggie
d
'
acqua
salata
,
e
di
nevi
salate
;
dove
tutti
sanno
,
che
l
'
acqua
piovana
caduta
a
traverso
di
una
atmosfera
non
inquinata
è
acqua
quasi
assolutamente
pura
,
come
assolutamente
pura
o
quasi
è
l
'
acqua
delle
nostre
nevi
.
Adunque
la
grande
inondazione
boreale
di
Marte
,
risultando
dallo
scioglimento
di
nevi
cadute
in
terreno
prima
asciutto
,
e
non
essendo
mescolata
alle
acque
di
un
Oceano
,
sarà
libera
da
quei
sali
e
da
quelle
mescolanze
,
da
cui
non
si
può
dubitare
che
sia
inquinato
l
'
Oceano
australe
del
pianeta
.
Ne
possiamo
concludere
,
che
se
nelle
parti
asciutte
o
continentali
della
superficie
di
Marte
vi
è
vita
organica
,
gli
è
esclusivamente
o
quasi
esclusivamente
allo
sciogliersi
delle
nevi
boreali
che
deve
la
sua
esistenza
:
gli
è
dalla
giusta
e
opportuna
ripartizione
delle
acque
venenti
dal
polo
nord
,
che
dipende
il
suo
progresso
e
il
suo
sviluppo
.
E
se
in
Marte
esiste
una
popolazione
di
esseri
ragionevoli
capace
di
vincere
la
Natura
e
di
costringerla
a
servire
ai
propri
intenti
,
la
regolata
distribuzione
di
quelle
acque
sopra
le
regioni
atte
a
coltura
deve
costituire
il
problema
principale
e
la
continua
preoccupazione
degli
ingegneri
e
degli
statisti
.
III
.
Fino
a
questo
punto
abbiam
potuto
arrivare
,
combinando
il
risultato
delle
osservazioni
telescopiche
con
probabili
deduzioni
tratte
da
principi
conosciuti
della
Fisica
,
e
da
plausibili
analogie
.
Concediamo
ora
alla
fantasia
un
più
libero
volo
;
sempre
appoggiati
,
per
quanto
è
concesso
,
al
fondamento
sicuro
dell
'
osservazione
e
del
ragionamento
,
tentiamo
di
renderci
conto
del
modo
,
con
cui
sarebbe
possibile
in
Marte
l
'
esistenza
e
lo
sviluppo
di
una
popolazione
d
'
esseri
intelligenti
,
dotati
di
qualità
e
soggetti
a
necessità
non
troppo
diverse
dalle
nostre
:
e
sotto
quali
condizioni
si
potrebbe
ammettere
,
che
i
fenomeni
dei
così
detti
canali
e
delle
loro
geminazioni
possano
rappresentare
il
lavoro
di
una
simil
popolazione
.
Ciò
che
diremo
non
avrà
il
valore
di
un
risultato
scientifico
,
ed
anzi
confinerà
in
parte
col
romanzo
.
Ma
le
probabilità
a
cui
per
tal
modo
arriveremo
non
saranno
minori
che
per
tanti
altri
romanzi
più
audaci
e
meno
innocui
,
che
sotto
il
sacro
nome
di
scienza
si
stampano
nei
libri
e
si
predicano
nelle
assemblee
e
nelle
Università
.
Comparando
il
globo
della
Terra
con
quello
di
Marte
sotto
il
rispetto
della
loro
costituzione
meteorologica
ed
idrografica
,
subito
ci
appare
manifesto
,
dalle
cose
dette
di
sopra
,
quanto
il
primo
dei
due
sia
meglio
disposto
per
accogliere
la
vita
organica
e
per
favorirne
lo
sviluppo
nelle
sue
forme
superiori
.
Ai
fortunati
terricoli
l
'
acqua
fecondatrice
è
distribuita
gratuitamente
dalla
periodica
e
regolare
operazione
del
gran
meccanismo
atmosferico
.
Piove
sui
nostri
campi
senza
alcun
nostro
merito
:
per
noi
,
senza
alcuna
nostra
fatica
si
condensa
sulle
montagne
il
liquido
prezioso
,
che
per
mezzo
dei
ruscelli
e
dei
fiumi
può
in
molti
modi
esser
rivolto
a
nostro
vantaggio
,
coll
'
irrigazione
,
colla
navigazione
interna
,
colle
macchine
idrauliche
:
e
senza
di
questo
dono
,
che
sarebbe
il
genere
umano
?
Assai
più
dure
condizioni
di
esistenza
ha
fatto
la
Natura
ai
poveri
Marziali
.
Dove
rare
sono
le
nuvole
e
mille
le
pioggie
,
ivi
mancano
certamente
le
fonti
ed
i
corsi
d
'
acqua
(
)
.
Tutto
per
loro
sembra
dipendere
,
come
già
si
è
accennato
,
dalla
grande
inondazione
prodotta
nello
sciogliersi
delle
nevi
polari
boreali
.
La
loro
conservazione
o
la
loro
prosperità
richiede
ad
ogni
costo
,
che
siano
arrestate
nella
maggior
quantità
possibile
,
e
trattenute
per
tutto
il
tempo
necessario
quelle
acque
,
prima
che
vadano
a
perdersi
nel
mare
australe
;
che
se
ne
approfitti
nel
modo
più
efficace
alla
coltura
di
aree
abbastanza
vaste
per
assicurare
durante
un
intero
anno
Marziale
(
23
mesi
nostri
)
l
'
esistenza
di
tutto
ciò
che
vive
sul
pianeta
.
Problema
forse
non
tanto
facile
e
non
tanto
semplice
!
perchè
la
somma
di
acqua
disponibile
è
al
più
quella
che
hanno
formato
le
nevi
boreali
d
'
una
sola
invernata
;
quantità
certamente
assai
grande
,
la
quale
però
,
ripartita
sopra
tutti
i
continenti
,
potrebbe
presto
diventare
insufficiente
,
anche
non
tenendo
conto
delle
perdite
inevitabili
per
evaporazione
,
filtrazione
,
errori
di
distribuzione
,
ecc
.
Bastan
questi
riflessi
a
persuaderci
,
che
le
molte
strisce
oscure
,
onde
il
pianeta
è
solcato
per
ogni
verso
,
larghe
talvolta
quanto
il
Mar
Adriatico
od
il
Mar
Rosso
e
quasi
sempre
assai
più
lunghe
,
non
possono
,
malgrado
il
nome
da
noi
loro
assegnato
di
canali
,
rappresentare
nella
loro
vera
larghezza
arterie
di
deflusso
delle
acque
boreali
.
Se
tali
fossero
,
basterebbero
a
dar
passo
in
poche
ore
a
tutta
quanta
la
grande
inondazione
.
Non
solo
le
acque
non
potrebbero
esser
impiegate
a
colture
che
richiedessero
la
durata
di
alcuni
mesi
,
ma
giungerebbero
al
mare
e
vi
si
perderebbero
prima
che
un
vantaggio
qualunque
se
ne
potesse
trarre
.
Certo
per
le
vie
segnate
da
quelle
strisce
ha
luogo
un
deflusso
,
ma
non
tutte
intiere
quelle
strisce
servono
al
deflusso
.
La
loro
larghezza
è
per
tale
scopo
eccessiva
,
nè
a
questo
scopo
corrisponde
bene
il
loro
variabile
aspetto
,
e
la
loro
geminazione
.
Ciò
che
noi
vediamo
là
,
o
che
finora
abbiam
chiamati
canali
,
non
sono
larghissimi
corsi
d
'
acqua
,
come
da
alcuno
fu
creduto
.
L
'
ipotesi
più
plausibile
è
quella
di
considerarle
come
zone
di
vegetazione
,
estese
a
destra
e
a
sinistra
dei
veri
canali
,
i
quali
esistono
sì
lungo
le
medesime
linee
,
ma
non
sono
abbastanza
larghi
da
poter
esser
veduti
dalla
Terra
(
)
.
Queste
zone
di
vegetazione
facilmente
si
distaccano
sulle
circostanti
regioni
del
pianeta
per
un
colore
più
cupo
,
dovuto
,
com
'
è
da
credere
,
al
fatto
stesso
dell
'
inaffiatura
(
si
sa
che
il
terreno
bagnato
è
di
color
più
oscuro
che
l
'
asciutto
e
disseccato
dal
sole
)
e
anche
in
parte
senza
dubbio
alla
presenza
stessa
della
vegetazione
;
mentre
per
le
aree
aride
e
condannate
a
perpetua
sterilità
rimane
invariato
il
color
giallo
uniforme
che
predomina
su
tutti
i
continenti
.
Questo
colore
dobbiamo
d
'
or
innanzi
considerare
come
rappresentante
il
deserto
puro
ed
assoluto
;
e
pur
troppo
si
può
far
stima
,
che
i
nove
decimi
della
superficie
continentale
di
Marte
ad
esso
appartengano
.
Proseguendo
nelle
nostre
deduzioni
arriveremo
a
comprendere
senza
difficoltà
,
che
,
regnando
in
Marte
il
potere
della
gravità
,
quantunque
in
misura
assai
minore
che
sulla
Terra
(
)
,
i
liquidi
diffusi
alla
superficie
del
pianeta
tenderanno
a
scendere
ai
luoghi
più
bassi
;
e
che
le
zone
oscure
destinate
alla
vegetazione
saranno
più
basse
delle
aree
luminose
circostanti
,
in
cui
l
'
acqua
non
può
penetrare
.
Quello
pertanto
che
a
noi
appare
sotto
aspetto
di
striscia
oscura
,
e
che
da
tutti
finora
si
è
chiamato
canale
,
sarà
un
grande
avvallamento
della
superficie
,
esteso
secondo
la
linea
retta
o
secondo
il
circolo
massimo
,
sopra
larghezze
e
lunghezze
comparabili
a
quelle
del
Mar
Rosso
.
D
'
or
innanzi
daremo
ad
esso
il
nome
più
proprio
di
valle
.
La
larghezza
di
una
tal
valle
è
in
tutti
i
casi
presso
che
uniforme
,
e
tale
dobbiamo
credere
ne
sia
pure
la
profondità
,
che
diverse
ragioni
c
'
inducono
a
credere
molto
piccola
,
e
certamente
poi
molte
volte
minore
della
larghezza
.
L
'
osservazione
ci
accerta
che
una
tal
valle
fa
sempre
capo
co
'
suoi
estremi
o
ad
un
mare
,
o
ad
un
lago
,
o
ad
un
'
altra
valle
consimile
.
E
poichè
il
color
oscuro
,
effetto
della
vegetazione
e
dell
'
irrigazione
,
ne
occupa
tutta
l
'
apparente
larghezza
,
dobbiamo
ritenere
,
che
i
due
pendii
laterali
siano
accessibili
alle
acque
tanto
bene
quanto
il
fondo
.
Quale
poi
sia
stata
l
'
origine
di
tali
valli
così
numerose
ed
intrecciate
,
come
si
vede
sulla
carta
,
non
è
ora
opportuno
discutere
;
però
l
'
enorme
loro
larghezza
non
ci
dà
confidenza
di
soscrivere
all
'
opinione
di
coloro
,
che
le
credono
prodotto
di
uno
scavo
artificiale
.
La
mente
nostra
non
è
avvezza
a
concepire
tali
grandiose
opere
come
effetto
di
potenze
comparabili
a
quella
dell
'
uomo
.
Quando
però
dalla
considerazione
generale
di
questi
fatti
si
scende
allo
studio
minuto
dei
loro
particolari
,
e
sopratutto
si
ferma
l
'
attenzione
sopra
le
misteriose
geminazioni
e
sulla
straordinaria
regolarità
di
forma
ch
'
esse
presentano
,
l
'
idea
che
qualche
parte
almeno
secondaria
vi
possa
avere
una
razza
di
esseri
intelligenti
non
può
esser
considerata
come
intieramente
assurda
.
Anzi
,
al
punto
in
cui
siamo
giunti
,
e
data
la
verità
delle
cose
sin
qui
esposte
,
tale
supposizione
perde
quel
carattere
d
'
audacia
che
ci
spaventava
da
principio
,
e
diventa
quasi
una
conseguenza
necessaria
.
Poniamo
infatti
per
un
momento
,
che
lassù
tutto
si
faccia
per
conseguenza
cieca
di
leggi
fisiche
,
senza
intervento
alcuno
di
mente
direttiva
.
Le
nevi
del
polo
boreale
,
a
misura
che
saranno
disciolte
,
correranno
all
'
Oceano
seguendo
le
ampie
valli
,
che
loro
offrono
la
strada
più
facile
.
Se
il
fondo
delle
valli
è
concavo
(
come
nella
maggior
parte
delle
nostre
)
,
l
'
acqua
vi
si
riunirà
in
una
corrente
di
larghezza
molto
limitata
,
e
non
potrà
occupare
i
pendii
laterali
,
nè
produrre
sopra
di
essi
l
'
innaffiamento
e
le
vegetazioni
che
soli
possono
renderli
a
noi
visibili
.
Il
corso
d
'
acqua
o
canale
esisterà
,
ma
difficilmente
prenderà
tale
ampiezza.da
rendersi
sensibile
al
telescopio
.
Insomma
noi
non
ne
vedremmo
nulla
.
Perchè
l
'
acqua
e
la
vegetazione
potessero
espandersi
sopra
larghezze
di
100
e
200
chilometri
,
bisognerebbe
che
il
fondo
della
valle
fosse
piano
e
quasi
assolutamente
uniforme
.
Avremo
allora
qualche
cosa
di
simile
ad
un
vasto
impaludamento
,
nel
quale
potrebbero
ottimamente
svolgersi
una
flora
ed
una
fauna
somiglianti
a
quelle
della
nostra
epoca
carbonifera
.
Con
tali
ipotesi
è
possibile
renderci
conto
delle
strisce
oscure
semplici
;
rimane
però
inesplicato
il
fenomeno
della
loro
temporanea
geminazione
.
Non
si
riesce
a
comprendere
perchè
in
una
medesima
valle
l
'
innaffiamento
e
la
vegetazione
si
faccian
talvolta
sopra
una
linea
unica
,
tal
'
altra
invece
si
dividano
sopra
due
linee
parallele
di
larghezza
e
d
'
intervallo
non
sempre
eguale
in
ogni
tempo
,
tra
le
quali
resta
uno
spazio
infecondo
o
almeno
non
irrigato
.
Qui
la
supposizione
di
un
intervento
intelligente
è
più
che
mai
indicata
.
E
il
modo
di
questo
intervento
dev
'
esser
determinato
dalle
condizioni
particolari
fatte
dalla
natura
ai
supposti
abitatori
del
pianeta
.
Ora
prego
il
lettore
di
considerare
l
'
annessa
figura
,
nella
quale
si
è
inteso
di
rappresentare
il
taglio
o
sezione
traversale
di
una
delle
larghe
valli
di
Marte
.
In
A
A
sono
le
sponde
della
valle
,
in
B
il
suo
fondo
.
Se
al
giungere
delle
inondazioni
s
'
immettesse
l
'
acqua
nella
valle
senza
altro
apparato
,
essa
si
raccoglierebbe
tutta
al
fondo
sotto
forma
di
un
gran
fiume
in
quantità
probabilmente
eccessiva
,
mentre
i
pendii
laterali
rimarrebbero
asciutti
.
Per
dare
a
tutta
la
valle
la
irrigazione
necessaria
così
in
quantità
come
in
durata
,
i
nostri
ingegneri
avrebbero
scavato
(
e
così
dobbiam
supporre
abbiano
fatto
anche
gl
'
ingegneri
di
Marte
)
a
diverse
altezze
sui
due
pendii
una
serie
di
canali
paralleli
fra
loro
e
paralleli
alle
sponde
della
valle
;
canali
di
dimensioni
comparabili
alla
nostra
Muzza
,
al
Canale
Cavour
,
al
gran
Canale
del
Gange
(
)
.
Simili
canali
,
di
cui
non
è
necessario
qui
precisare
il
numero
,
sono
rappresentati
sulla
figura
dallo
incavature
segnate
colle
lettere
m
,
n
,
p
...
Fra
due
canali
contigui
il
terreno
segue
il
pendio
naturale
verso
l
'
asse
della
valle
,
in
modo
che
l
'
acqua
da
un
canale
più
alto
(
come
quello
segnato
m
)
possa
arrivare
a
quello
che
gli
sta
sotto
(
come
quello
segnato
n
)
espandendosi
gradatamente
su
tutta
la
zona
coltivata
intermedia
m
n
.
I
due
canali
più
bassi
serviranno
ad
irrigare
la
zona
più
bassa
di
coltivazione
,
che
occupa
il
fondo
della
valle
.
All
'
estremità
boreale
di
questa
stanno
i
robusti
argini
,
che
trattengono
entro
i
dovuti
limiti
,
e
fino
al
tempo
opportuno
,
le
acque
della
grande
inondazione
;
ivi
si
chiudono
e
si
aprono
le
porte
d
'
afflusso
:
mentre
per
l
'
estremità
australe
e
più
bassa
accadrà
l
'
uscita
delle
acque
residue
,
che
vanno
a
raccogliersi
nell
'
Oceano
australe
.
Già
si
è
accennato
,
che
la
copia
d
'
acque
provenienti
dalle
nevi
di
una
sola
invernata
sembra
piuttosto
inferiore
che
superiore
ai
bisogni
dell
'
irrigazione
;
la
poca
area
delle
superficie
coltivate
in
confronto
colle
deserte
favorisce
questa
conclusione
.
L
'
apertura
dei
canali
e
l
'
immissione
delle
acque
nelle
campagne
di
una
data
valle
non
si
potranno
quindi
fare
a
caso
,
ma
dovranno
succedersi
con
certa
regola
,
onde
tutte
le
zone
,
anche
le
più
alte
,
possano
ricevere
il
fluido
benefico
e
conservarlo
per
tanto
tempo
,
quanto
ne
richiede
il
ciclo
vegetativo
delle
colture
adottate
.
Male
si
provvederebbe
a
questo
,
se
,
per
esempio
,
prima
che
la
grande
inondazione
sia
giunta
al
colmo
,
si
cominciasse
a
consumar
l
'
acqua
per
uso
delle
zone
più
basse
:
perchè
in
tal
modo
potrebbe
avvenire
che
l
'
inondazione
non
raggiungesse
il
livello
necessario
per
irrigare
le
zone
più
alte
.
Queste
ultime
pertanto
dovranno
avere
la
precedenza
in
ogni
caso
.
Così
stando
dunque
disposte
le
cose
;
essendo
giunta
l
'
estate
dell
'
emisfero
Nord
,
e
la
grande
inondazione
boreale
essendo
arrivata
alla
massima
altezza
;
il
Gran
Prefetto
dell
'
Agricoltura
ordina
che
si
apran
le
chiuse
più
alte
,
e
che
sia
immessa
l
'
acqua
nei
due
canali
più
elevati
a
destra
e
a
sinistra
della
valle
(
segnati
colle
lettere
m
m
'
nella
figura
qui
sopra
)
.
L
'
irrigazione
si
estenderà
sopra
le
due
zone
laterali
più
alte
(
cioè
mn
m
'
n
'
)
;
la
superficie
della
valle
cambierà
colore
in
queste
due
zone
,
l
'
abitante
della
Terra
vedrà
due
strisce
parallele
colorate
,
cioè
una
geminazione
.
Trascorso
il
tempo
sufficiente
per
assicurare
il
completo
ciclo
vegetativo
in
quelle
due
prime
zone
,
e
la
grande
inondazione
boreale
essendo
già
in
sul
decrescere
,
si
aprono
le
chiuse
conducenti
a
due
canali
più
bassi
n
n
'
,
i
quali
frattanto
avranno
ricevuto
anche
i
residui
delle
due
zone
già
irrigate
.
Così
sarà
aperta
alle
acque
la
via
per
fecondare
due
altre
zone
fra
loro
parallele
,
np
n
'
p
'
le
quali
a
loro
volta
diventeranno
visibili
all
'
osservatore
terrestre
.
A
quest
'
ultimo
la
geminazione
sembrerà
or
composta
di
due
linee
più
larghe
,
l
'
una
proveniente
dall
'
insieme
delle
due
zone
irrigate
di
destra
,
l
'
altra
dall
'
insieme
delle
due
zone
irrigate
di
sinistra
.
Ma
col
cessare
della
vegetazione
nelle
zone
più
alte
,
mn
m
'
n
'
,
queste
riprenderanno
il
loro
colore
primitivo
,
e
cesseranno
d
'
esser
visibili
;
onde
a
un
dato
momento
nel
telescopio
non
si
vedranno
che
le
sole
zone
np
n
'
p
'
più
interne
;
la
geminazione
sarà
di
nuovo
composta
di
due
linee
sottili
,
ma
l
'
intervallo
fra
queste
sarà
minore
di
quanto
fosse
in
principio
,
quando
erano
irrigate
le
sole
zone
mn
m
'
n
'
.
Così
di
grado
in
grado
,
abbassandosi
le
acque
della
grande
inondazione
,
si
passerà
ad
irrigare
zone
sempre
più
basse
;
da
ultimo
,
esaurite
ormai
quelle
acque
,
se
ne
profitterà
per
immetterle
nella
zona
che
forma
il
fondo
della
valle
,
cioè
nell
'
intervallo
rappresentato
con
pp
'
.
Allo
spettatore
terrestre
apparirà
una
striscia
sola
;
la
geminazione
avrà
cessato
di
esistere
.
E
quando
il
ciclo
vegetativo
sarà
compiuto
su
tutte
le
zone
della
valle
,
allora
soltanto
si
potranno
aprire
le
porte
inferiori
per
lasciare
l
'
uscita
alle
acque
residue
,
non
senza
prima
aver
riempito
i
vasti
serbatoi
necessari
all
'
uso
quotidiano
di
quegli
abitanti
,
e
alla
coltura
dei
giardini
durante
l
'
intervallo
della
lunga
siccità
.
Dell
'
irrigazione
avvenuta
non
rimarrà
che
qualche
traccia
accidentale
,
il
terreno
ritornerà
arido
,
e
l
'
osservatore
terrestre
o
non
vedrà
più
affatto
la
valle
,
o
appena
ne
discernerà
qualche
lieve
indizio
.
Questo
piano
d
'
operazioni
,
che
io
ho
descritto
qui
per
fissare
le
idee
su
di
un
caso
concreto
,
non
sarà
probabilmente
il
solo
ad
esser
praticato
.
Non
è
necessario
che
l
'
ordine
d
'
irrigazione
delle
successive
zone
sia
sempre
ed
ovunque
così
completo
e
così
regolare
.
Se
,
per
esempio
per
le
colture
di
Marte
fosse
necessaria
la
pratica
del
maggese
,
qualche
zona
dovrebbe
esser
lasciata
senza
irrigazione
.
A
norma
poi
delle
diverse
specie
di
coltura
dovendo
l
'
irrigazione
esser
più
lunga
o
più
breve
,
non
si
avrà
sempre
la
completa
simmetria
sui
due
pendii
della
valle
;
ma
potrà
tale
irrigazione
esser
più
estesa
e
più
durevole
or
da
una
parte
or
dall
'
altra
,
od
anche
da
una
parte
mancar
totalmente
.
E
sul
fondo
della
valle
,
che
sarebbe
il
luogo
più
opportuno
per
boschi
,
si
cercherebbe
di
mantenere
l
'
umidità
per
il
tempo
più
lungo
che
sia
possibile
.
Così
potrebbe
anche
nascere
una
zona
permanente
di
vegetazione
,
sempre
più
o
meno
osservabile
dai
telescopi
terrestri
.
In
tal
modo
senza
supporre
cose
miracolose
e
senza
vagare
all
'
impazzata
nei
campi
dell
'
ignoto
,
con
sobrio
uso
d
'
analogie
e
con
plausibili
deduzioni
,
possiamo
spiegarci
non
solo
la
varia
lunghezza
e
il
vario
aspetto
sotto
cui
ci
appaiono
i
così
detti
canali
,
cioè
le
valli
coltivate
di
Marte
;
ma
ancora
dalle
necessità
pratiche
della
vita
degl
'
ipotetici
suoi
abitanti
possiamo
dedurre
e
l
'
esistenza
delle
geminazioni
,
e
la
varia
larghezza
delle
linee
che
le
compongono
,
le
mutazioni
del
loro
intervallo
.
E
si
riesce
a
comprendere
perchè
le
strisce
,
dette
canali
,
qualche
volta
sembrano
portarsi
più
verso
destra
,
e
qualche
altra
volta
più
verso
sinistra
,
sempre
conservando
il
medesimo
orientamento
.
Ammesse
le
linee
principali
del
nostro
quadro
,
non
sarà
difficile
il
compierlo
nei
particolari
,
e
disegnare
coll
'
immaginazione
i
grandiosi
argini
necessari
per
contenere
nei
giusti
limiti
l
'
inondazione
boreale
;
i
laghi
o
serbatoi
secondari
di
distribuzione
,
necessari
per
dare
le
acque
a
quelle
valli
,
che
non
fanno
capo
direttamente
a
quella
inondazione
;
le
opere
occorrenti
per
regolare
la
distribuzione
secondo
il
tempo
e
secondo
il
luogo
;
i
canali
di
primo
,
secondo
,
terzo
...
ordine
destinati
a
condurre
le
acque
su
tutto
il
terreno
irrigabile
;
i
numerosi
opifici
,
a
cui
le
acque
potranno
dar
moto
nel
loro
scendere
dai
ciglioni
laterali
della
valle
al
fondo
della
medesima
.
Marte
dev
'
esser
certamente
il
paradiso
degli
idraulici
!
E
passando
ad
un
ordine
più
elevato
d
'
idee
,
interessante
sarà
ricercare
qual
forma
d
'
ordinamento
sociale
sia
più
conveniente
ad
un
tale
stato
di
cose
,
quale
abbiamo
descritto
;
se
l
'
intreccio
,
anzi
la
comunità
d
'
interessi
,
onde
son
fra
loro
inevitabilmente
legati
gli
abitanti
d
'
ogni
valle
,
non
rendano
qui
assai
più
pratica
e
più
opportuna
,
che
sulla
Terra
non
sia
,
l
'
istituzione
del
socialismo
collettivo
,
formando
di
ciascuna
valle
e
dei
suoi
abitanti
qualche
cosa
di
simile
ad
un
colossale
falanstero
,
per
cui
Marte
potrebbe
diventare
anche
il
paradiso
dei
socialisti
.
Bello
altresì
sarà
indagare
,
se
sia
meglio
ordinar
politicamente
il
pianeta
in
una
gran
federazione
,
di
cui
ogni
valle
costituisca
uno
stato
indipendente
,
oppure
se
forse
,
a
reggere
quel
grande
organismo
idraulico
da
cui
dipende
la
vita
di
tutti
,
e
a
conciliare
le
diverse
necessità
delle
diverse
valli
,
non
sia
forse
più
opportuna
la
monarchia
universale
di
Dante
.
Ed
ancora
si
potrà
discutere
,
a
quale
rigorosa
logica
dovrà
essere
subordinata
la
legislazione
destinata
a
regolare
un
così
grandioso
,
vario
e
complicato
complesso
d
'
affari
:
quali
progressi
debbano
aver
fatto
colà
la
Matematica
,
la
Meteorologia
,
la
Fisica
,
l
'
Idraulica
e
l
'
arte
delle
costruzioni
,
per
arrivare
alla
soluzione
dei
problemi
estremamente
difficili
e
varii
,
che
si
presentano
ad
ogni
tratto
.
Qual
singolare
disciplina
,
concordia
,
osservanza
dello
leggi
e
dei
diritti
altrui
debba
regnare
sopra
un
pianeta
,
dove
la
salute
di
ciascuno
è
così
intimamente
legata
alla
salute
di
tutti
;
dove
son
certamente
sconosciuti
i
dissidii
internazionali
e
le
guerre
:
dove
quella
somma
ingente
di
studio
e
di
lavoro
e
di
mezzi
,
che
i
pazzi
abitanti
d
'
un
altro
globo
vicino
consumano
nel
nuocersi
reciprocamente
,
è
tutta
rivolta
a
combattere
il
comune
nemico
,
cioè
le
difficoltà
che
l
'
avara
Natura
oppone
ad
ogni
passo
.
Di
tutto
questo
,
o
caro
lettore
,
lascio
a
te
l
'
ulteriore
considerazione
.
Io
scendo
dall
'
Ippogrifo
;
tu
,
se
ti
aggrada
,
puoi
continuare
la
volata
.
Messo
t
'
ho
innanzi
,
omai
per
te
ti
ciba
.
G
.
SCHIAPARELLI
.
GIOVANNI
V
.
SCHIAPARELLI
IL
PIANETA
MARTE
Estratto
dalla
rivista
Natura
ed
Arte
,
Anno
XIX
,
n
°
1,1°
dicembre
1909
Come
suol
fare
a
periodi
alternati
ora
di
15
anni
,
ora
di
17
anni
,
il
pianeta
Marte
nell
'
autunno
scorso
passò
ad
una
delle
sue
minori
distanze
da
noi
,
avvicinandosi
alla
Terra
fino
a
47
milioni
di
chilometri
,
ed
apparve
luminoso
e
magnifico
più
che
mai
non
sia
stato
dal
1877
a
questa
parto
.
A
quella
distanza
,
il
globo
di
Marte
,
di
cui
il
diametro
arriva
a
circa
7600
chilometri
,
sottendeva
nell
'
occhio
dell
'
osservatore
terrestre
un
angolo
di
25
"
.
Sopra
un
tal
globo
ed
a
tale
distanza
si
possono
discernere
,
con
telescopi
di
sufficiente
potenza
,
le
configurazioni
topografiche
del
pianeta
con
un
grado
di
minutezza
e
di
precisione
di
cui
si
può
avere
un
'
idea
dai
qui
annessi
disegni
.
E
reciprocamente
,
ad
uno
spettatore
collocato
in
Marte
non
riuscirebbe
troppo
difficile
distinguere
sulla
Terra
particolarità
del
medesimo
ordine
di
grandezza
.
L
'
esperienza
dimostra
,
che
con
un
istrumento
di
dimensioni
affatto
comuni
,
munito
di
una
lente
obbiettiva
di
20
centimetri
di
diametro
,
una
macchia
luminosa
su
fondo
oscuro
(
od
oscura
su
fondo
luminoso
)
si
può
distinguere
senza
troppa
difficoltà
in
Marte
alla
sopradetta
distanza
di
47
milioni
di
chilometri
,
quando
ad
un
discreto
contrasto
di
colore
essa
congiunga
un
diametro
reale
uguale
a
1/50
del
diametro
del
pianeta
,
cioè
a
153
chilometri
.
Epperciò
,
usando
sufficiente
diligenza
,
si
potranno
scoprire
in
Marte
,
con
un
obbiettivo
della
detta
dimensione
,
tutte
le
isole
non
minori
della
Sicilia
e
tutti
i
laghi
non
minori
del
Ladoga
,
isole
come
l
'
Islanda
e
Ceylan
;
laghi
come
quello
di
Aral
ed
il
Victoria
Nyanza
devono
esser
molto
cospicui
.
Similmente
una
striscia
luminosa
su
fondo
più
oscuro
,
secondo
le
fatte
esperienze
,
dovrebbe
essere
ancora
visibile
quando
la
sua
larghezza
non
fosso
minore
di
1/100
del
diametro
di
Marte
,
cioè
di
80
chilometri
o
giù
di
lì
.
Quindi
lingue
di
Terra
od
isole
oblunghe
come
la
Jutlandia
e
Cuba
e
l
'
istmo
centrale
Americano
;
stretti
di
mare
e
laghi
oblunghi
come
il
Tanganyika
,
il
Nyassa
od
il
Mar
Vermiglio
di
California
dovrebbero
esser
visibili
da
un
ipotetico
abitante
di
Marte
,
che
vi
ponesse
molta
attenzione
.
Facilissimi
dovrebbero
essere
per
lui
oggetti
come
l
'
Italia
,
l
'
Adriatico
,
il
Mar
Rosso
,
Sumatra
e
Nippon
.
Tali
sono
press
'
a
poco
i
limiti
a
cui
può
arrivare
la
visione
dei
particolari
di
Marte
esaminato
con
una
lente
obbiettiva
di
20
centimetri
in
quelle
occasioni
,
in
cui
si
trova
alla
minor
possibile
sua
distanza
da
noi
.
Negli
ultimi
tempi
tuttavia
gli
ottici
hanno
imparato
a
costruire
lenti
obbiettive
di
molto
maggior
potenza
così
per
riguardo
alla
amplificazione
,
come
per
riguardo
alla
precisione
delle
immagini
;
quindi
i
limiti
sovra
accennati
sono
stati
spesso
oltrepassati
,
malgrado
che
le
difficoltà
di
esatta
costruzione
crescano
in
misura
assai
maggiore
che
le
dimensioni
di
questi
telescopi
giganti
.
La
superficie
di
Marte
presenta
un
insieme
di
macchie
diversamente
colorate
,
che
costituiscono
un
sistema
topografico
sotto
certi
rispetti
analogo
a
ciò
che
si
vede
sulla
terra
,
sotto
altri
invece
molto
differente
.
Marte
ruota
intorno
ad
un
asse
come
la
Terra
,
ed
ai
due
poli
si
veggono
per
lo
più
brillare
di
luce
vivissima
due
macchie
bianche
,
le
quali
presentano
vicende
periodiche
di
grandezza
,
e
alternamente
crescono
e
diminuiscono
secondo
il
ciclo
delle
stagioni
,
che
per
Marte
è
di
687
giorni
,
mentre
per
noi
è
un
poco
più
di
365
.
Appena
si
può
dubitare
che
tali
macchie
bianche
polari
siano
immense
estensioni
di
nevi
o
di
ghiacci
.
Non
sono
esse
da
confondere
con
altre
macchie
di
candore
per
lo
più
meno
puro
e
meno
intenso
,
che
talvolta
appajono
qua
e
là
in
tutte
le
latitudini
,
prediligendo
anche
certe
regioni
della
superficie
,
e
che
sono
state
interpretato
talvolta
come
nuvole
,
o
strati
di
nebbia
o
condensazioni
simili
alla
nostra
brina
;
si
vedono
or
qua
or
là
senza
regola
manifesta
,
e
coprono
talora
vastissime
estensioni
.
Fuori
di
queste
regioni
bianche
o
biancastre
la
superficie
del
pianeta
non
è
tutta
di
colore
uniforme
;
nella
maggior
parte
dei
luoghi
il
fondo
è
formato
da
diverse
gradazioni
di
rosso
chiaro
,
o
di
aranciato
o
di
giallo
.
Quello
che
rimane
è
occupato
da
vere
macchie
,
in
cui
dominano
colori
di
un
tipo
più
scuro
,
diversi
in
diversa
località
,
con
intensità
differente
.
Prevalgono
il
grigio
,
il
bruno
,
qualche
volta
il
nero
,
ma
solo
sopra
linee
o
strisce
di
poca
ampiezza
.
Spesso
le
aree
coperte
da
colori
differenti
sono
divise
da
una
netta
linea
di
separazione
;
ma
non
di
raro
accade
che
dall
'
un
colore
all
'
altro
v
'
è
un
passaggio
graduale
,
quello
che
si
dice
una
sfumatura
.
Tutto
l
'
insieme
dà
l
'
idea
di
un
magnifico
e
ricco
musaico
di
gemme
sparse
su
fondo
d
'
oro
diversamente
ombreggiato
,
che
nessun
pittore
fino
ad
oggi
ha
saputo
rappresentare
nemmeno
con
lontana
approssimazione
.
Le
immagini
di
Marte
che
gli
astronomi
disegnano
il
meglio
che
sanno
stando
ai
loro
telescopi
,
oltre
all
'
imitazione
quasi
sempre
molto
imperfetta
della
linea
,
per
difficoltà
che
qui
sarebbe
lungo
e
inutile
descrivere
,
non
danno
alcuna
esatta
idea
dei
colori
.
Ciò
che
si
stampa
nei
libri
sono
figure
assai
imperfette
,
per
lo
più
assai
lontane
dal
vero
,
e
trattate
in
semplice
chiaroscuro
:
da
esse
altro
non
si
può
ricavare
che
un
'
idea
approssimata
della
grandezza
e
della
disposizione
delle
macchie
più
salienti
,
senza
che
dei
colori
si
possa
dedurne
alcuna
notizia
.
Nè
bisogna
immaginarsi
di
veder
sempre
in
Marte
le
medesime
cose
;
e
che
,
messo
il
pianeta
nel
campo
telescopico
,
ad
altro
non
si
debba
pensare
,
che
a
far
un
ritratto
somigliante
più
o
meno
a
quello
che
si
vede
nel
suo
dischetto
.
Appena
cominciato
il
suo
lavoro
,
l
'
osservatore
si
avvede
ben
presto
che
le
macchie
,
le
linee
e
tutto
il
resto
vanno
cambiando
d
'
aspetto
lentamente
,
ma
pur
in
modo
sensibile
in
capo
ad
una
mezz
'
ora
;
la
scena
dopo
tre
o
quattro
ore
si
trova
intieramente
diversa
,
nuove
cose
compajono
mentre
gli
oggetti
di
prima
o
sono
scomparsi
,
oppure
se
ancora
si
vedono
,
sono
talmente
cambiati
di
posto
,
e
deformati
nel
loro
contorno
,
da
esser
appena
riconoscibili
.
Questa
è
una
conseguenza
della
rotazione
di
Marte
intorno
al
suo
asse
,
la
quale
si
compie
in
24
ore
e
40
minuti
:
ed
è
facile
vedere
quale
imbarazzo
nasca
da
questo
fatto
a
chi
debba
rappresentare
tante
particolarità
a
misura
d
'
occhio
.
Considerando
le
cose
in
massa
,
si
distinguono
nella
superficie
di
Marte
le
regioni
di
color
più
chiaro
,
le
quali
sono
anche
le
più
luminose
;
ad
esse
,
in
conformità
di
ciò
che
si
usa
anche
per
la
Luna
,
si
suole
dare
la
qualificazione
di
terre
o
di
continenti
,
mentre
alle
parti
ombreggiate
con
tinte
più
oscure
si
assegna
il
nome
,
egualmente
convenzionale
,
di
mari
e
di
laghi
.
Questi
nomi
non
servono
che
per
uso
di
classificazione
non
interamente
rigorosa
,
essendovi
(
oltre
alle
bianche
calotte
polari
)
alcune
regioni
di
carattere
intermedio
.
Vi
sono
anche
regioni
di
colore
variabile
,
che
sembrano
appartenere
ora
all
'
una
ora
all
'
altra
classe
secondo
la
direzione
in
cui
il
Sole
le
illumina
,
o
secondo
la
direzione
in
cui
son
vedute
dall
'
osservatore
,
in
dipendenza
di
cause
per
adesso
ancora
sconosciute
.
Tali
variazioni
possono
farsi
entro
limiti
estesissimi
,
che
dal
bianco
puro
possono
andare
sino
al
nero
assoluto
,
passando
per
gradazioni
diverse
di
rosso
,
di
giallo
,
di
grigio
e
di
bruno
.
Di
tali
vicende
alcune
si
ripetono
ad
ogni
rotazione
del
pianeta
con
una
certa
regolarità
,
altre
hanno
un
andamento
parallelo
alla
stagione
che
domina
nella
località
considerata
del
pianeta
.
Il
quale
è
soggetto
alle
stesse
varietà
di
riscaldamento
e
d
'
illuminazione
che
ha
luogo
nelle
diverse
regioni
della
Terra
.
Alcune
di
tali
vicende
d
'
aspetto
sono
in
diretta
connessione
collo
stato
meteorologico
e
termico
,
ed
è
possibile
che
vi
si
rendano
in
qualche
modo
visibili
a
noi
i
diversi
stadi
di
un
ciclo
vegetativo
,
secondo
un
'
ipotesi
abbastanza
probabile
,
studiata
e
propugnata
principalmente
dall
'
astronomo
americano
Lowell
.
Ma
l
'
osservazione
prolungata
per
molti
anni
ha
fatto
riconoscere
un
'
altra
classe
di
fenomeni
che
non
sembrano
dipendere
dal
periodo
delle
stagioni
,
e
potrebbero
anche
essere
irregolari
.
In
certe
località
un
dato
aspetto
di
cose
che
sembrava
permanente
,
viene
a
mutarsi
d
'
un
tratto
per
intervalli
,
dà
luogo
ad
altre
combinazioni
,
che
scompajono
alla
loro
volta
,
per
dar
luogo
ad
un
rinnovamento
più
o
meno
esatto
del
primitivo
stato
di
cose
;
tutto
questo
saltuariamente
ed
in
modo
che
si
potrebbe
dire
accidentale
.
La
carta
annessa
può
dare
un
'
idea
approssimata
del
modo
con
cui
sono
distribuite
le
macchie
principali
di
Marte
e
la
loro
disposizione
rispetto
ai
poli
ed
all
'
equatore
del
pianeta
.
Essa
è
divisa
in
due
emisferi
al
modo
dei
mappamondi
ordinari
,
in
maniera
però
da
collocare
in
alto
il
polo
australe
ed
in
basso
il
polo
boreale
;
ciò
per
render
più
facile
la
comparazione
con
quello
che
si
vede
nel
telescopio
astronomico
.
In
questo
,
infatti
,
che
rovescia
le
immagini
degli
oggetti
,
suole
il
polo
nord
apparire
nelle
parti
inferiori
del
disco
,
e
il
polo
sud
nelle
parti
superiori
(
)
.
La
figura
è
di
carattere
schematico
,
come
accade
nelle
nostre
carte
geografiche
;
essa
non
ha
per
iscopo
di
dare
una
pittura
imitante
l
'
aspetto
del
pianeta
come
se
si
volesse
farne
un
ritratto
,
ma
serve
soltanto
a
facilitarne
l
'
esposizione
descrittiva
.
Astraendo
dalle
regioni
polari
,
le
quali
sono
sempre
o
quasi
sempre
occupate
dal
bianco
polare
,
si
vede
subito
che
le
aree
più
o
meno
ombreggiate
,
dette
mari
,
occupano
forse
un
terzo
della
superficie
intiera
di
Marte
,
e
sono
divise
in
due
parti
o
gruppi
molto
disuguali
.
In
basso
abbiamo
il
Mar
Boreo
,
che
circonda
quasi
da
ogni
parte
il
polo
nord
,
e
da
una
parte
si
avvicina
all
'
equatore
fin
quasi
al
parallelo
40°
.
In
alto
abbiamo
il
Mare
Australe
che
è
molto
più
vasto
e
spinge
entro
le
aree
continentali
una
gran
quantità
di
ramificazioni
denominate
sulla
carta
coi
nomi
di
Gran
Sirte
,
Mare
Eritreo
,
Golfo
delle
Perle
,
Mare
Cimmerio
,
Mare
Tirreno
,
Lago
del
Sole
,
ecc
.
Fra
quei
due
mari
Boreo
ed
Australe
si
stende
la
zona
continentale
,
sparsa
qua
e
là
di
linee
e
di
macchie
più
oscure
.
Entro
i
due
grandi
mari
poi
sono
sparse
regioni
che
si
mostrano
come
grandi
isole
o
penisole
,
quali
Hesperia
,
Atlantis
,
Hellas
,
Argyre
,
Baltià
,
Nerigos
,
colorate
in
giallo
per
lo
più
,
ma
non
in
modo
permanente
;
talora
impallidiscono
,
ed
anche
si
oscurano
e
prendono
il
colore
grigiastro
o
bruno
delle
macchie
propriamente
dette
;
solo
mostrano
questo
colore
con
minor
intensità
.
Già
verso
la
metà
del
secolo
passato
molti
particolari
di
questa
topografia
areografica
erano
stati
esplorati
o
disegnati
da
abili
osservatori
,
quali
Secchi
,
Dawes
,
Kaiser
,
Maedler
,
Lockyer
,
ed
alcuno
di
essi
aveva
anche
intraveduto
qua
e
là
curiose
configurazioni
di
macchiette
o
di
linee
:
ma
non
erano
riusciti
ad
afferrarne
con
evidenza
la
forma
.
Soltanto
nel
1877
,
trovandosi
il
pianeta
in
una
delle
sue
maggiori
vicinanze
alla
Terra
(
in
posizione
poco
diversa
da
quella
occupata
nell
'
autunno
ora
decorso
)
,
si
ebbe
l
'
opportunità
di
studiare
in
buone
condizioni
e
con
maggior
successo
quei
particolari
prima
confusamente
intraveduti
e
di
convincersi
che
tutta
la
superficie
di
Marte
,
ma
più
specialmente
le
aree
luminose
continentali
,
sono
occupate
da
un
reticolato
di
linee
sottili
,
formanti
una
specie
di
triangolazione
o
di
poligonazione
,
come
si
può
vedere
nella
carta
qui
annessa
.
Queste
linee
sono
tracciate
sulla
superficie
del
pianeta
o
forse
entro
la
sua
atmosfera
;
ognuna
d
'
esse
corre
per
lunghissimi
tratti
,
serbando
per
lo
più
una
direzione
costante
senza
angoli
nè
curvature
violente
,
formando
anzi
(
rigorosamente
o
almeno
prossimamente
)
sul
globo
di
Marte
ciò
che
i
geometri
chiamano
un
circolo
massimo
.
Il
loro
corso
appare
continuo
,
senza
lacune
apprezzabili
alla
visione
telescopica
,
e
si
estende
da
pochi
gradi
(
un
grado
di
Marte
equivale
press
'
a
poco
a
60
dei
nostri
chilometri
)
,
fino
ad
occupare
talvolta
in
lunghezza
un
terzo
od
un
quarto
della
circonferenza
totale
del
pianeta
(
la
quale
è
di
21.600
chilometri
)
.
La
larghezza
è
molto
varia
;
per
alcuni
giunge
a
100
o
200
chilometri
,
altri
ad
alcune
decine
di
chilometri
,
per
alcuni
più
sottili
e
più
difficili
a
vedere
la
larghezza
non
supera
che
alcune
unità
della
stessa
misura
.
Perciò
assai
diversa
è
la
facilità
con
cui
si
possono
riconoscere
e
figurare
con
disegno
;
e
bisogna
aggiungere
,
che
questa
facilità
è
molto
variabile
secondo
il
tempo
e
sembra
dipendere
in
molti
casi
dalla
stagione
che
domina
lungo
il
loro
corso
.
Spesso
si
vede
qualcuno
di
essi
traversare
una
delle
nevi
polari
,
formando
una
traccia
nerissima
,
che
ha
tutto
l
'
aspetto
di
una
spaccatura
di
esse
nevi
.
Queste
linee
sono
i
così
detti
canali
di
Marte
,
così
denominati
per
pura
convenzione
analoga
a
quella
per
cui
alle
grandi
macchie
si
è
dato
il
nome
di
mari
e
di
continenti
.
Ma
della
loro
natura
finora
poco
o
niente
si
è
potuto
accertare
.
Il
nome
di
canali
però
e
la
regolarità
loro
apparente
ha
indotto
molti
uomini
di
calda
fantasia
a
ravvisare
in
essi
opere
artificiali
gigantesche
di
esseri
intelligenti
;
ipotesi
questa
che
per
ora
non
è
ancora
stato
possibile
dimostrare
che
sia
vera
o
falsa
.
Gli
spiriti
scettici
hanno
poi
facilmente
troncato
la
questione
,
negando
a
queste
formazioni
ogni
esistenza
obbiettiva
,
e
dichiarandole
come
fantasmi
creati
dall
'
immaginazione
sulla
base
di
visione
confusa
ed
imperfetta
.
Quando
un
canale
è
collocato
in
modo
da
attraversare
il
disco
di
Marte
nel
suo
centro
,
appare
come
una
linea
retta
formante
un
diametro
.
Ma
girando
il
pianeta
intorno
al
suo
asse
,
in
capo
ad
una
o
più
ore
,
il
canale
si
presenta
in
prospettiva
molto
diversa
,
e
s
'
incurva
tanto
più
fortemente
in
apparenza
,
quanto
più
è
distante
dal
centro
.
Queste
variazioni
di
forma
e
di
curvatura
apparente
si
possono
spiegare
esattamente
secondo
lo
regole
della
prospettiva
facendo
l
'
ipotesi
,
che
i
canali
siano
aderenti
alla
superficie
del
pianeta
,
o
almeno
pochissimo
distanti
;
la
concordanza
è
tale
,
che
di
quell
'
ipotesi
nessuno
può
dubitare
.
Questo
fatto
,
che
è
stato
verificato
centinaja
e
migliaja
di
volte
,
basta
da
solo
a
dissipare
qualunque
dubbio
potesse
nascere
intorno
alla
realtà
dei
canali
,
e
non
lascia
luogo
a
parlar
d
'
illusioni
ottiche
.
Tutti
i
canali
hanno
la
proprietà
di
correre
da
un
mare
ad
un
altro
,
o
dal
mare
ad
un
lago
o
fra
due
laghi
,
o
finalmente
da
un
canale
ad
un
altro
.
Non
si
ha
esempio
di
un
canale
,
di
cui
un
'
estremità
sia
libera
e
termini
isolata
nello
spazio
continentale
che
la
circonda
,
senza
connettersi
da
qualche
parte
con
un
mare
,
o
con
un
lago
,
o
con
un
canale
o
con
un
gruppo
d
'
intersezione
di
più
canali
.
Anzi
tutte
lo
estremità
dei
canali
là
dove
terminano
in
uno
dei
mari
o
dei
laghi
,
sogliono
esser
molto
ben
definite
e
spesso
sono
segnate
da
una
macchia
oscura
,
che
in
molti
casi
presenta
l
'
aspetto
di
una
larga
foce
in
forma
di
tromba
,
per
cui
l
'
ipotetico
canale
potrebbe
dirsi
sboccare
nell
'
ipotetico
mare
vicino
,
o
nell
'
ipotetico
lago
vicino
.
E
similmente
quando
due
canali
s
'
incontrano
,
spesso
nella
loro
intersezione
si
vede
una
piccola
macchia
oscura
,
per
lo
più
di
aspetto
rotondeggiante
e
di
diametro
non
molto
superiore
alla
larghezza
dei
canali
medesimi
.
Simili
macchiette
sono
denominate
fonti
,
per
analogia
col
resto
della
nomenclatura
.
Il
loro
numero
è
assai
variabile
,
in
alcuni
anni
se
ne
videro
non
più
di
due
o
tre
,
in
altri
anni
più
decine
e
sembrano
trovarsi
frequenti
in
certe
regioni
del
pianeta
a
preferenza
di
certe
altre
.
Nel
1907
la
fotografia
ne
ha
rivelato
un
gran
numero
di
nuovi
,
mentre
altri
prima
evidenti
cessarono
di
esser
visibili
.
Quando
un
canale
ne
incontra
parecchi
altri
,
avviene
qualche
volta
che
nelle
sue
intersezioni
con
questi
si
vedono
lungh
'
esso
allineati
molti
di
questi
punti
oscuri
,
i
quali
formano
una
serie
bene
ordinata
,
come
perle
infilzate
in
un
filo
.
È
da
credere
,
che
tutte
queste
fonti
o
piccole
macchie
rotondeggianti
siano
ciascuna
il
risultato
dell
'
incontro
di
due
canali
;
ma
ciò
non
risulta
con
evidenza
dall
'
osservazione
,
essendo
frequenti
i
casi
in
cui
essi
appajono
isolati
affatto
nel
mezzo
dei
continenti
senza
alcuna
connessione
.
Ma
è
probabile
che
la
connessione
esista
e
si
faccia
per
canali
troppo
sottili
per
esser
veduti
coi
nostri
attuali
telescopi
.
In
parecchi
luoghi
della
superficie
dei
continenti
,
i
canali
s
'
incontrano
tre
o
quattro
o
più
insieme
formando
piccolo
poligonazioni
e
dando
luogo
ad
un
insieme
di
macchie
più
complicate
.
Nascono
allora
macchie
oscure
per
lo
più
irregolari
del
diametro
di
più
centinaja
di
chilometri
,
e
si
vedono
sulla
carta
designati
con
nomi
speciali
,
come
Lago
del
Sole
,
Trivio
di
Caronte
,
Propontide
,
ecc
.
Sono
di
forma
più
o
meno
regolare
,
secondo
che
i
canali
da
cui
sono
formati
concorrono
più
o
meno
esattamente
in
un
medesimo
punto
.
Questi
laghi
sono
anch
'
essi
molto
variabili
di
colore
,
di
forma
e
di
estensione
;
talvolta
scompajono
affatto
,
o
si
dividono
in
più
parti
,
e
presentano
fenomeni
singolarissimi
.
Ma
riguardo
ai
canali
e
ai
laghi
il
fenomeno
più
generale
e
più
notabile
,
e
che
nel
mondo
degli
scettici
ha
provocato
il
maggiore
scandalo
è
quello
assai
frequente
del
loro
sdoppiarsi
,
quando
formano
ciò
che
si
chiama
geminazione
.
Un
canale
che
prima
appariva
come
linea
schiettamente
semplice
,
d
'
un
tratto
si
trasforma
in
un
sistema
di
due
linee
,
quasi
sempre
uguali
e
parallele
fra
di
loro
.
L
'
intervallo
fra
le
due
linee
è
diverso
da
un
caso
all
'
altro
,
come
pure
la
sua
proporzione
alla
grossezza
delle
linee
stesse
.
Anche
queste
geminazioni
sono
variabili
col
tempo
.
Non
solo
sembra
esser
diverso
in
diversi
tempi
l
'
intervallo
fra
le
due
linee
,
ma
la
visibilità
di
essa
è
soggetta
a
vicende
,
di
cui
non
è
ancora
stato
possibile
scoprire
la
norma
.
Talvolta
una
linea
diventa
più
debole
dell
'
altra
e
finisce
per
sparire
,
l
'
altra
rimanendo
immutata
e
visibile
come
canale
isolato
.
I
fenomeni
che
accompagnano
la
formazione
delle
geminazioni
non
si
sono
ancora
potuti
completamente
studiare
;
ma
la
durata
del
processo
non
è
mai
molto
lunga
;
le
geminazioni
compajono
tali
da
un
giorno
all
'
altro
,
durano
qualche
giorno
o
qualche
settimana
,
poi
si
riducono
di
nuovo
a
canali
semplici
,
od
anche
entrambi
i
loro
canali
scompajono
affatto
.
La
loro
apparizione
succede
in
diverse
epoche
con
diversa
frequenza
;
talora
mancano
affatto
o
sono
in
piccol
numero
,
in
altre
epoche
il
pianeta
ne
è
quasi
tutto
occupato
,
ed
in
certe
occasioni
se
ne
son
viste
fino
a
30
simultaneamente
.
Esse
mancarono
affatto
nel
1877
:
frequentissime
invece
si
mostrarono
nel
1882
,
nel
1888
ed
in
altre
epoche
.
Nell
'
apparizione
dell
'
autunno
passato
(
per
quanto
risulta
dalle
notizie
fino
ad
oggi
pubblicate
)
esse
non
sono
mancate
,
ma
non
sembra
fossero
molto
abbondanti
.
Un
certo
numero
se
ne
trova
pure
nelle
splendide
fotografie
di
Marte
,
che
il
professor
Lowell
ottenne
durante
l
'
apparizione
del
1907
.
Di
tutti
i
svariati
e
complicati
fenomeni
di
Marte
quello
delle
geminazioni
è
il
più
singolare
ed
anche
,
a
quanto
sembra
,
il
più
difficile
a
interpretare
.
Ad
esso
correlativo
,
e
quasi
contrapposto
è
un
altro
,
l
'
apparizione
e
disparizione
dei
ponti
.
Sono
striscie
luminose
,
regolari
,
rettilinee
ed
uniformi
,
che
di
quando
in
quando
compajono
attraverso
dei
mari
e
dei
laghi
,
formando
di
essi
una
separazione
completa
.
Il
più
facile
e
più
visibile
di
tutti
è
quello
designato
sulla
carta
col
nome
di
Ponte
di
Achille
,
che
rassomiglia
ad
un
argine
o
una
diga
posta
fra
il
Lago
Niliaco
e
quella
parte
del
Mar
Boreo
che
è
distinta
col
nome
di
Golfo
Acidalio
.
Il
Ponte
d
'
Achille
è
largo
forse
200
chilometri
e
lungo
poco
meno
di
1000
.
È
quasi
permanente
,
ma
talvolta
si
vede
interrotto
più
o
meno
completamente
,
come
è
avvenuto
nel
1888
.
Un
altro
ponte
divide
in
due
parti
quasi
uguali
il
Lago
del
Sole
,
ma
non
è
sempre
visibile
:
esso
è
apparso
nel
1890
ed
ultimamente
nel
1907
.
Queste
zone
luminose
in
campo
oscuro
sembrano
aver
qualche
relazione
con
le
zone
luminose
,
che
nelle
geminazioni
separano
l
'
una
dall
'
altra
le
due
linee
oscure
che
costituiscono
la
geminazione
.
Lo
studio
di
tutti
questi
enigmi
è
appena
cominciato
;
nulla
ancora
vi
ha
di
certo
sui
principi
a
cui
si
dovrà
appoggiare
una
razionale
interpretazione
dei
medesimi
.
Tutto
dipenderà
dai
progressi
che
farà
nei
prossimi
anni
la
rappresentazione
fotografica
di
Marte
.
La
questione
farà
un
gran
passo
quando
si
otterranno
fotografie
tali
,
che
sopra
di
esso
sia
possibile
prendere
misure
precise
.
Un
altro
passo
importante
è
stato
fatto
dal
signor
Lowell
,
inaugurando
lo
studio
spettroscopico
dell
'
atmosfera
di
Marte
(
)
.
Egli
dimostrò
che
quest
'
atmosfera
comprende
,
fra
i
suoi
componenti
il
vapor
d
'
acqua
e
l
'
ossigeno
.
Con
queste
scoperte
egli
ha
trovato
un
importante
argomento
in
favore
dell
'
ipotesi
da
lui
con
molto
ingegno
e
con
gran
copia
di
osservazioni
sostenuta
,
che
Marte
sia
pur
sede
della
vita
,
come
la
Terra
;
e
che
i
fenomeni
di
variazione
osservati
sul
pianeta
sian
dovuti
principalmente
alla
vegetazione
razionalmente
governata
da
esseri
intelligenti
.
COSIMA ( DELEDDA GRAZIA , 1937 )
Narrativa ,
La
casa
era
semplice
,
ma
comoda
:
due
camere
per
piano
,
grandi
,
un
po
'
basse
,
coi
pianciti
e
i
soffitti
di
legno
;
imbiancate
con
la
calce
;
l
'
ingresso
diviso
in
mezzo
da
una
parete
:
a
destra
la
scala
,
la
prima
rampata
di
scalini
di
granito
,
il
resto
di
ardesia
;
a
sinistra
alcuni
gradini
che
scendevano
nella
cantina
.
Il
portoncino
solido
,
fermato
con
un
grosso
gancio
di
ferro
,
aveva
un
battente
che
picchiava
come
un
martello
,
e
un
catenaccio
e
una
serratura
con
la
chiave
grande
come
quella
di
un
castello
.
La
stanza
a
sinistra
dell
'
ingresso
era
adibita
a
molti
usi
,
con
un
letto
alto
e
duro
,
uno
scrittoio
,
un
armadio
ampio
,
di
noce
,
sedie
quasi
rustiche
,
impagliate
,
verniciate
allegramente
di
azzurro
:
quella
a
destra
era
la
sala
da
pranzo
,
con
un
tavolo
di
castagno
,
sedie
come
le
altre
,
un
camino
col
pavimento
battuto
.
Null
'
altro
.
Un
uscio
solido
pur
esso
e
fermato
da
ganci
e
catenacci
,
metteva
nella
cucina
.
E
la
cucina
era
,
come
in
tutte
le
case
ancora
patriarcali
,
l
'
ambiente
più
abitato
,
più
tiepido
di
vita
e
d
'
intimità
.
C
'
era
il
camino
,
ma
anche
un
focolare
centrale
,
segnato
da
quattro
liste
di
pietra
:
e
sopra
,
ad
altezza
d
'
uomo
,
attaccato
con
quattro
corde
di
pelo
,
alle
grosse
travi
del
soffitto
di
canne
annerite
dal
fumo
,
un
graticcio
di
un
metro
quadrato
circa
,
sul
quale
stavano
quasi
sempre
,
esposte
al
fumo
che
le
induriva
,
piccole
forme
di
cacio
pecorino
,
delle
quali
l
'
odore
si
spandeva
tutto
intorno
.
E
attaccata
a
sua
volta
a
uno
spigolo
del
graticcio
,
pendeva
una
lucerna
primitiva
,
di
ferro
nero
,
a
quattro
becchi
;
una
specie
di
padellina
quadrata
,
nel
cui
olio
allo
scoperto
nuotava
il
lucignolo
che
si
affacciava
a
uno
dei
becchi
.
Del
resto
tutto
era
semplice
e
antico
nella
cucina
abbastanza
grande
,
alta
,
bene
illuminata
da
una
finestra
che
dava
sull
'
orto
e
da
uno
sportello
mobile
dell
'
uscio
sul
cortile
.
Nell
'
angolo
vicino
alla
finestra
sorgeva
il
forno
monumentale
,
col
tubo
in
muratura
e
tre
fornelli
sull
'
orlo
:
in
un
braciere
accanto
a
questi
si
conservava
,
giorno
e
notte
accesa
e
coperta
di
cenere
,
un
po
'
di
brace
,
e
sotto
l
'
acquaio
di
pietra
,
presso
la
finestra
,
non
mancava
mai
,
in
una
piccola
conca
di
sughero
,
un
po
'
di
carbone
;
ma
per
lo
più
le
vivande
si
cucinavano
con
la
fiamma
del
camino
o
del
focolare
,
su
grossi
treppiedi
di
ferro
che
potevano
servire
da
sedili
.
Tutto
era
grande
e
solido
,
nelle
masserizie
della
cucina
;
la
padella
di
rame
accuratamente
stagnate
,
le
sedie
basse
intorno
al
camino
,
le
panche
,
la
scansia
per
le
stoviglie
,
il
mortaio
di
marmo
per
pestare
il
sale
,
la
tavola
e
la
mensola
sulla
quale
,
oltre
alle
pentole
,
stava
un
recipiente
di
legno
sempre
pieno
di
formaggio
grattato
,
e
un
canestro
di
asfodelo
col
pane
d
'
orzo
e
il
companatico
per
i
servi
.
Gli
oggetti
più
caratteristici
erano
sulla
scansia
;
ecco
una
fila
di
lumi
di
ottone
,
e
accanto
l
'
oliera
per
riempirli
,
col
lungo
becco
e
simile
a
un
arnese
di
alchimista
:
e
il
piccolo
orcio
di
terra
con
l
'
olio
buono
,
e
un
armamento
di
caffettiere
,
e
le
antiche
tazze
rosse
e
gialle
,
e
i
piatti
di
stagno
che
parevano
anch
'
essi
venuti
da
qualche
scavo
delle
età
preistoriche
:
e
infine
il
tagliere
pastorale
,
cioè
un
vassoio
di
legno
,
con
l
'
incavo
,
in
un
angolo
,
per
il
sale
.
Altri
oggetti
paesani
davano
all
'
ambiente
un
colore
inconfondibile
:
ecco
una
sella
attaccata
alla
parete
accanto
alla
porta
,
e
accanto
un
lungo
sacco
di
tessuto
grezzo
di
lana
,
che
serviva
da
mantello
e
da
coperta
al
servo
:
e
la
bisaccia
anch
'
essa
di
lana
,
sulla
quale
alla
notte
dormiva
,
quando
era
in
paese
,
lo
stesso
servo
,
pastore
o
contadino
che
fosse
.
Sull
'
acquaio
non
mancava
mai
un
paiolino
di
rame
pieno
d
'
acqua
attinta
al
pozzo
del
cortile
,
e
su
una
panca
l
'
anfora
di
creta
con
l
'
acqua
potabile
,
faticosamente
portata
dalla
fontana
distante
dall
'
abitato
.
L
'
acqua
era
allora
un
problema
,
e
se
ne
misurava
,
d
'
estate
,
ogni
stilla
;
a
meno
che
non
sopraggiungesse
un
buon
acquazzone
a
riempire
la
tinozza
collocata
sotto
il
tubo
di
scolo
dei
tetti
:
eppure
la
pulizia
più
diligente
,
praticata
a
secco
,
rendeva
piacevole
tutta
la
casa
.
Dalla
finestra
,
munita
d
'
inferriata
,
come
tutte
le
altre
del
piano
terreno
,
si
vedeva
il
verde
dell
'
orto
;
e
fra
questo
verde
il
grigio
e
l
'
azzurro
dei
monti
.
La
porta
invece
,
come
si
è
detto
,
dava
sul
cortile
triangolare
,
piuttosto
lungo
e
occupata
quasi
a
metà
da
una
rustica
tettoia
dalla
quale
,
per
un
usciolino
,
si
andava
nell
'
orto
.
In
fondo
c
'
era
il
pozzo
,
e
,
sotto
il
muro
alto
di
cinta
,
una
catasta
di
legna
da
ardere
,
rifugio
di
numerosi
gatti
e
delle
galline
che
vi
nascondevano
il
nido
delle
uova
.
Un
'
asse
appoggiata
su
due
ceppi
,
accanto
al
muro
laterale
della
casa
,
ancora
grezzo
e
sul
quale
,
al
primo
piano
,
si
apriva
una
sola
finestra
(
le
finestre
erano
tutte
senza
persiane
)
,
serviva
da
sedile
.
E
un
grande
portone
fermato
anch
'
esso
da
ganci
e
stanghe
,
tinto
di
un
color
marrone
scuro
,
dava
sulla
strada
.
Di
giorno
era
quasi
socchiuso
,
e
,
più
che
il
portoncino
della
facciata
,
serviva
per
il
passaggio
degli
abitanti
e
degli
amici
della
casa
.
A
questo
portone
,
una
mattina
di
maggio
,
si
affaccia
una
bambina
bruna
,
seria
,
con
gli
occhi
castanei
,
limpidi
e
grandi
,
le
mani
e
i
piedi
minuscoli
,
vestita
di
un
grembiale
grigiastro
con
le
tasche
,
con
le
calze
di
grosso
cotone
grezzo
e
le
scarpe
rustiche
a
lacci
,
più
paesana
che
borghese
,
e
aspetta
,
dondolandosi
,
che
passi
qualcuno
o
qualcuno
si
affacci
a
una
finestra
di
fronte
,
per
comunicare
una
notizia
importante
.
Ma
la
strada
,
stretta
e
sterrata
,
in
quell
'
ora
fresca
del
mattino
è
ancora
deserta
come
un
sentiero
di
campagna
,
e
nella
vecchia
casa
di
contro
,
anch
'
essa
con
l
'
alto
muro
di
un
cortile
a
fianco
e
un
portone
rossastro
,
non
si
vede
nessuno
.
Questa
casa
è
abitata
da
un
canonico
,
un
lungo
e
nero
asceta
taciturno
,
e
da
una
sua
giovane
nipote
intelligente
,
che
avrebbe
voluto
farsi
suora
,
ma
dopo
qualche
mese
di
noviziato
è
stata
rimandata
a
casa
per
la
sua
cagionevole
salute
.
Gente
per
bene
,
semplice
e
austera
.
Il
canonico
si
lamenta
che
nessuno
,
per
la
strada
,
lo
saluti
:
è
lui
,
invece
,
che
cammina
sempre
ad
occhi
bassi
e
assorto
nelle
sue
speculazioni
religiose
:
la
nipote
,
visto
che
Dio
non
l
'
ha
voluta
in
sposa
,
si
compiace
della
corte
discreta
di
un
bel
giovane
ebanista
,
decisa
però
a
non
sposarlo
perché
non
è
un
proprietario
o
un
funzionario
come
converrebbe
a
lei
.
La
bambina
sul
portone
,
sa
queste
cose
,
e
considera
i
suoi
vicini
di
casa
come
personaggi
straordinari
.
Tutto
,
del
resto
,
è
straordinario
per
lei
:
pare
venuta
da
un
mondo
diverso
da
quello
dove
vive
,
e
la
sua
fantasia
è
piena
di
ricordi
confusi
di
quel
mondo
di
sogno
,
mentre
la
realtà
di
questo
non
le
dispiace
,
se
la
guarda
a
modo
suo
,
cioè
anch
'
esso
copi
colori
della
sua
fantasia
.
Odori
di
campagna
vengono
dal
fondo
della
strada
;
il
silenzio
è
profondo
,
e
solo
il
rintocco
delle
ore
e
dei
quarti
suonati
dall
'
orologio
della
cattedrale
,
lo
interrompono
.
Passano
le
rondini
a
volo
,
sul
cielo
azzurro
denso
,
un
po
'
basso
come
nei
paesaggi
dei
pittori
spagnoli
,
ma
anche
le
rondini
sono
silenziose
.
Finalmente
una
finestra
si
apre
nella
casa
di
fronte
,
e
un
viso
bruno
,
coi
grandi
occhi
velati
dei
miopi
,
si
sporge
a
guardare
qua
e
là
negli
sfondi
della
strada
.
È
la
signorina
Peppina
,
la
nipote
del
canonico
.
La
bambina
si
solleva
tutta
,
afferrandosi
allo
spigolo
del
portone
per
allungarsi
meglio
,
e
grida
la
notizia
per
lei
importantissima
:
-
Signora
Peppina
,
abbiamo
un
bambino
nuovo
:
un
Sebastianino
.
Risultò
poi
che
era
una
femmina
:
ma
la
bambina
desiderava
un
fratellino
;
e
se
lo
era
inventato
,
col
nome
e
tutto
.
Soddisfatta
,
rientrò
nella
cucina
e
aspettò
che
la
serva
finisse
di
cuocere
il
latte
per
la
colazione
.
Bisogna
dire
due
parole
di
questa
serva
,
che
,
a
ricordarla
,
sembra
anch
'
essa
una
invenzione
fuori
della
realtà
.
Si
chiamava
Nanna
;
e
adesso
siede
certamente
alla
destra
di
Dio
,
fedele
ancora
ai
suoi
padroni
,
nella
schiera
dei
Patriarchi
.
Da
venti
anni
era
al
servizio
della
casa
,
altri
venti
ne
doveva
trascorrere
.
Aveva
allora
trent
'
anni
;
era
venuta
bambina
,
da
un
tugurio
di
santi
poveri
,
per
badare
al
primo
bambino
dei
padroni
,
che
era
morto
dopo
pochi
mesi
dalla
nascita
,
ma
lasciando
il
posto
nella
culla
ad
un
altro
.
Primitiva
era
anche
questa
culla
,
come
scavata
nel
tronco
d
'
un
noce
,
senza
veli
né
ornamenti
,
e
non
rimaneva
mai
vuota
.
Nanna
era
ancora
una
bella
donna
,
con
gli
occhi
castanei
di
cane
buono
,
un
mazzetto
di
peli
all
'
angolo
destro
della
bocca
,
i
seni
lunghi
e
bassi
delle
razze
schiave
.
Schiava
non
era
certo
,
in
quella
casa
,
e
tutto
le
veniva
affidato
,
compresi
i
bambini
,
che
dormivano
con
lei
,
e
che
lei
si
trascinava
appresso
quando
andava
per
le
commissioni
.
Se
lavorava
giorno
e
notte
lo
faceva
volontariamente
:
andava
a
prendere
l
'
acqua
alla
fontana
,
a
lavare
i
panni
lontano
,
dove
si
trovasse
qualche
rigagnolo
,
puliva
la
farina
e
faceva
,
con
la
padrona
,
il
pane
di
frumento
e
quello
di
orzo
:
andava
a
battere
gli
olivi
nel
podere
,
a
cogliere
ghiande
per
il
maiale
,
nel
bosco
della
montagna
;
spaccava
la
legna
,
dava
da
mangiare
al
cavallo
;
le
toccava
anche
di
spazzare
il
tratto
di
strada
davanti
alla
casa
,
poiché
il
Comune
non
se
ne
incaricava
;
e
al
tempo
della
vendemmia
pigiava
l
'
uva
coi
suoi
forti
piedi
nudi
rivestiti
d
'
una
pelle
che
sembrava
conciata
.
E
lo
stipendio
glielo
serbava
il
padrone
,
che
lo
metteva
a
frutto
:
quando
ella
aveva
avuto
venti
anni
ed
era
bella
e
quasi
bionda
i
maligni
dicevano
che
il
padrone
aveva
un
debole
per
lei
;
ma
erano
chiacchiere
e
il
tempo
le
dissipò
.
Ecco
adesso
ella
cuoce
attenta
il
latte
sul
fornello
sopra
il
forno
grande
:
per
l
'
occasione
del
parto
della
padrona
si
è
messa
le
scarpe
,
senza
calze
s
'
intende
,
pronta
a
tutti
gli
ordini
:
una
ruga
le
solca
la
fronte
e
le
sue
orecchie
sono
tese
come
quelle
delle
lepri
.
La
responsabilità
della
casa
è
adesso
tutta
sua
,
ed
ella
profitta
della
sua
padronanza
solo
per
sorbirsi
qualche
tazzina
di
caffè
in
più
,
sola
sua
passione
.
I
ragazzi
vengono
uno
ad
uno
a
prendere
il
caffè
e
latte
,
che
ella
versa
nelle
rotonde
tazze
di
creta
gialla
e
rossa
:
anche
i
più
grandi
,
che
sono
maschi
e
frequentano
già
il
ginnasio
della
piccola
città
.
Il
maggiore
,
Santus
,
è
un
bel
ragazzo
col
profilo
e
gli
occhi
grandi
,
d
'
un
grigio
celeste
,
dalla
sclerotica
azzurra
:
ha
un
'
aria
pensosa
e
leale
,
veste
già
con
qualche
ricercatezza
,
e
mentre
beve
il
suo
caffè
e
latte
finisce
di
ripassare
la
lezione
di
latino
.
L
'
avvenimento
della
casa
non
lo
sorprende
né
lo
turba
:
ne
conosce
il
mistero
e
lo
accetta
come
una
cosa
naturale
.
I
suoi
sensi
sono
calmi
,
quasi
freddi
:
la
fantasia
misurata
.
Non
ama
le
donne
,
non
pensa
che
a
studiare
,
approfondire
le
cose
della
vita
,
ma
attraverso
i
libri
.
No
,
non
ho
fantasia
,
ma
forse
anche
lui
è
un
po
'
visionario
,
come
la
sorella
piccola
,
e
viene
da
un
mondo
lontano
dalla
cruda
realtà
.
Ha
fretta
di
andare
a
scuola
,
coi
libri
ben
legati
con
una
cinghia
,
e
non
si
preoccupa
se
l
'
altro
fratello
invece
ritarda
e
forse
dorme
ancora
nella
loro
camera
all
'
ultimo
piano
che
ha
due
finestre
,
una
sulla
facciata
,
l
'
altra
sui
tetti
sottostanti
della
dispensa
e
della
rimessa
e
di
altri
ripostigli
.
E
infatti
prima
di
lui
scendono
le
due
sorelle
maggiori
,
Enza
e
Giovanna
,
che
vanno
anch
'
esse
a
scuola
,
piccole
di
statura
,
quasi
eguali
come
due
gemelle
,
con
gli
occhi
celesti
e
i
capelli
neri
stretti
stretti
in
una
treccia
che
finisce
con
un
ricciolo
.
I
loro
vestiti
sono
davvero
buffi
,
con
la
sottana
larga
e
lunga
allacciata
alla
vita
intorno
alla
camicetta
a
sprone
con
le
maniche
abbondanti
:
il
tutto
di
un
tessuto
a
striscie
colorate
:
della
stessa
stoffa
è
la
borsa
per
i
libri
:
hanno
anch
'
esse
le
calze
bianche
e
gli
scarponcini
coi
chiodi
;
e
in
testa
fazzoletti
di
seta
che
già
però
esse
annodano
con
civetteria
sulla
guancia
sinistra
,
lasciando
scoperti
i
capelli
fino
a
metà
testa
.
La
piccola
,
Cosima
,
che
ancora
non
ha
l
'
età
di
andare
a
scuola
,
le
guarda
con
ammirazione
e
invidia
,
ma
anche
con
un
certo
timore
,
poiché
esse
,
specialmente
Enza
,
non
solo
non
giocano
volentieri
con
lei
,
ma
le
prodigano
pugni
,
spintoni
e
bòtte
e
parolacce
:
tutta
roba
imparata
dalle
compagne
di
scuola
.
Più
buono
,
con
lei
,
è
il
fratello
Andrea
.
Ecco
che
,
quando
le
due
sorelle
sono
già
anch
'
esse
avviate
a
scuola
,
il
ragazzo
scende
,
ma
disdegna
di
prendere
il
caffè
e
latte
;
roba
di
donnicciuole
,
dice
.
Lui
mangerebbe
già
una
fetta
di
carne
rossa
mezzo
cruda
,
e
non
essendoci
questa
si
contenta
di
tirar
giù
il
canestro
dei
servi
e
rosicchia
coi
suoi
forti
denti
il
pane
duro
e
una
crosta
di
formaggio
.
Nanna
gli
va
appresso
supplichevole
,
con
la
tazza
colma
in
mano
:
poiché
questo
Andrea
è
il
suo
idolo
maggiore
,
il
suo
affanno
e
la
sua
preoccupazione
.
-
Mi
sembri
un
pastore
,
-
dice
,
mettendogli
davanti
la
tazza
.
-
Prendi
questo
;
prendi
,
agnello
;
il
maestro
ti
sentirà
l
'
odore
di
formaggio
.
-
E
lui
,
chi
è
?
Io
sono
un
pastore
ricco
,
ma
lui
è
un
povero
accattone
,
un
ubriacone
pidocchioso
.
Così
parla
Andrea
del
suo
professore
di
latino
;
e
lo
dice
con
convinzione
poiché
tutta
la
gente
che
vive
di
lavoro
intellettuale
è
per
lui
più
povera
dei
mandriani
e
dei
manovali
.
La
sua
mentalità
è
davvero
da
ricco
pastore
,
che
fa
una
vita
rude
ma
ha
bestiame
,
terre
e
denaro
;
e
sopra
tutto
libertà
di
azione
,
tanto
per
il
bene
come
per
il
male
.
Anche
la
sua
persona
è
tozza
,
squadrata
,
le
vesti
trasandate
;
ma
la
testa
è
caratteristica
,
possente
,
tutta
capelli
nerissimi
;
il
profilo
è
camuso
,
con
le
labbra
sensuali
;
gli
occhi
d
'
un
grigio
dorato
,
corruscanti
come
quelli
del
falco
.
Non
ama
lo
studio
,
ed
è
felice
solo
quando
può
scappare
di
casa
,
a
cavallo
,
come
un
centauro
adolescente
.
Nessuno
gli
ha
insegnato
a
cavalcare
:
eppure
egli
monta
anche
senza
sella
sui
puledri
indomiti
,
e
i
suoi
urli
per
aizzarli
gareggiano
coi
loro
nitriti
.
Nell
'
accorgersi
di
Cosima
,
che
se
ne
stava
quieta
seduta
su
una
seggiolina
bassa
,
con
la
scodella
in
grembo
,
le
sorrise
e
prima
di
uscire
le
si
avvicinò
dicendole
sottovoce
,
con
un
accento
sommesso
di
complicità
:
-
Domenica
ti
porterò
,
a
cavallo
,
al
Monte
:
ma
zitta
,
eh
!
I
grandi
occhi
di
lei
si
aprirono
,
lucenti
di
gioia
e
di
speranza
:
e
questa
promessa
del
fratello
,
piena
di
lusinghe
e
di
visioni
straordinarie
,
si
mischiò
alle
sue
fantasticherie
,
intorno
al
mistero
della
creatura
nata
quella
notte
in
casa
,
venuta
non
si
sa
di
dove
,
come
,
né
perché
.
Questa
nascita
,
inoltre
,
portava
un
certo
cambiamento
di
vita
.
Le
due
sorelle
maggiori
dovevano
sistemarsi
nella
camera
alta
,
per
lasciare
posto
,
nel
letto
di
Nanna
,
a
lei
Cosima
,
e
alla
piccola
Beppa
che
ancora
dormiva
nella
culla
in
camera
dei
genitori
.
Beppa
aveva
circa
tre
anni
,
ma
ne
dimostrava
di
meno
e
ancora
non
parlava
bene
perché
aveva
la
cartilagine
sotto
la
lingua
più
corta
del
solito
:
e
si
parlava
di
fare
un
piccolo
taglio
per
sciogliere
la
lingua
dal
suo
impaccio
.
Ecco
che
anche
lei
fa
comparsa
in
cucina
,
portata
a
mano
dalla
nonna
.
La
nonna
non
viveva
con
loro
ma
aveva
passato
la
notte
in
casa
per
assistere
,
lei
,
col
solo
aiuto
di
Nanna
,
la
figlia
partoriente
.
E
tutto
era
andato
bene
,
senza
strepiti
,
senza
disordine
.
Adesso
la
puerpera
e
la
bambina
riposavano
,
e
anche
il
padre
,
che
aveva
vegliato
tutta
la
notte
leggendo
o
passeggiando
silenzioso
nella
camera
attigua
a
quella
della
moglie
,
s
'
era
addormentato
su
un
vecchio
sofà
.
La
nonna
invece
non
sentiva
il
bisogno
di
dormire
,
sebbene
fosse
una
piccolissima
donna
fragile
,
quasi
nana
,
con
mani
e
piedi
da
bambina
;
e
anche
gli
occhi
color
nocciola
,
con
lunghe
ciglia
nere
,
erano
pieni
d
'
innocenza
,
come
mai
avessero
veduto
l
'
ombra
del
male
.
Una
cuffietta
di
panno
nero
le
raccoglieva
i
capelli
già
bianchi
,
ma
qualche
ricciolo
scappava
sulla
nuca
e
sulle
orecchie
,
e
le
dava
un
'
aria
sbarazzina
.
Le
nipotine
la
consideravano
come
una
loro
eguale
,
mentre
avevano
suggezione
della
madre
,
e
Cosima
provava
uno
strano
senso
di
sogno
quando
la
vedeva
comparire
d
'
improvviso
.
Ma
più
che
di
sogno
era
un
senso
fisico
di
ricordo
inafferrabile
,
una
lieve
vertigine
,
come
un
baleno
sanguigno
,
che
più
tardi
ella
si
spiegò
col
crederlo
un
affiorare
e
subito
di
nuovo
sommergersi
di
vita
anteriore
rimasta
o
rinata
nel
subcosciente
.
La
nonna
,
poi
,
le
ricordava
,
-
ma
questo
un
po
'
volontariamente
,
-
certe
donnine
favolose
,
o
piccole
fate
,
buone
o
cattive
secondo
l
'
occasione
,
che
la
leggenda
popolare
affermava
abitassero
un
tempo
in
piccole
case
di
pietra
,
scavate
nella
roccia
,
specialmente
negli
altipiani
granitici
del
luogo
.
E
queste
minuscole
abitazioni
preistoriche
esistevano
ed
esistono
ancora
,
monumenti
megalitici
che
risalgono
a
epoche
remote
,
chiamati
appunto
le
Case
delle
piccole
Fate
.
La
nonnina
prese
il
caffè
,
fece
mangiare
e
poi
lavò
la
piccola
,
e
infine
mandò
la
serva
a
fare
la
spesa
:
spesa
presto
fatta
,
poiché
in
casa
c
'
erano
tutte
le
provviste
,
compreso
il
pane
,
e
non
si
trattava
che
di
comprare
la
carne
per
il
brodo
,
o
un
po
'
di
pesce
,
se
per
caso
raro
venuto
dalla
spiaggia
orientale
dell
'
isola
.
Cosima
,
con
la
sua
scodella
vuota
,
era
incerta
se
seguire
la
serva
nella
breve
uscita
mattutina
,
o
eseguire
un
suo
progetto
.
Voleva
penetrare
nella
camera
della
mamma
e
vedere
la
bambina
;
profittò
quindi
del
momento
in
cui
la
nonna
attingeva
l
'
acqua
dal
pozzo
,
per
infilarsi
nelle
scale
silenziose
.
Dopo
la
prima
rampata
,
tutta
di
scalini
di
granito
,
su
un
piccolo
pianerottolo
si
apriva
l
'
uscio
di
una
specie
di
dispensa
,
col
pavimento
di
legno
e
il
soffitto
,
come
quello
della
cucina
,
di
canne
che
formavano
un
graticcio
solido
e
fresco
.
Di
solito
l
'
uscio
era
chiuso
a
chiave
:
questa
volta
,
nella
confusione
della
notte
,
era
stato
lasciato
aperto
.
E
prima
di
proseguire
verso
la
sua
mèta
,
Cosima
non
esitò
ad
esplorare
la
grande
stanza
,
che
anch
'
essa
rappresentava
per
lei
un
ripostiglio
di
misteri
.
E
ce
n
'
era
ragione
:
poiché
le
cose
e
gli
oggetti
più
disparati
stavano
raccolti
là
dentro
,
in
una
vaga
luce
che
penetrava
dallo
sportello
di
una
finestra
tutta
d
'
un
pezzo
,
aperto
su
un
lontano
sfondo
di
orizzonte
montuoso
.
Mucchi
di
frumento
,
di
orzo
,
di
mandorle
,
di
patate
,
occupavano
gli
angoli
,
mentre
una
tavola
lunga
era
sovraccarica
di
lardo
e
di
salumi
,
e
intorno
i
cestini
di
asfodelo
pieni
di
fave
,
fagiuoli
,
lenticchie
e
ceci
,
facevano
corte
agli
orci
di
strutto
,
di
conserve
,
di
pomidori
secchi
e
salati
.
Ma
quello
che
più
attirava
la
bramosia
di
Cosima
erano
alcuni
grappoli
d
'
uva
e
di
pere
raggrinzite
che
ancora
pendevano
da
una
delle
travi
di
sostegno
del
soffitto
:
un
'
ape
,
o
una
vespa
che
fosse
,
vi
ronzava
intorno
beata
,
mentre
a
lei
non
era
permesso
di
toccare
un
acino
:
sapeva
però
che
c
'
era
una
canna
,
spaccata
in
cima
,
per
staccare
il
giunco
che
legava
i
grappolo
e
tirarli
giù
in
salvamento
:
la
trovò
,
dietro
l
'
uscio
,
la
sollevò
come
lo
scaccino
quando
accende
in
alto
le
candele
:
l
'
ape
volò
via
,
un
grappolo
fu
afferrato
,
ma
a
metà
discesa
scappò
dei
denti
della
canna
,
cadde
,
si
sciolse
sul
pavimento
come
una
collana
rotta
.
Sulle
prime
ella
si
sbigottì
;
poi
pensò
che
la
mamma
,
la
più
severa
della
casa
,
non
poteva
accorgersi
del
piccolo
disastro
;
e
con
una
pazienza
di
volontà
che
lei
sola
possedeva
,
raccolse
uno
per
uno
gli
acini
,
li
mise
dentro
il
suo
fazzoletto
,
fece
sparire
i
raspi
e
il
giunco
,
ripose
la
canna
,
e
quando
ogni
traccia
del
danno
scomparve
,
pensò
che
sarebbe
anche
lei
stata
buona
,
come
sentiva
raccontare
dai
servi
quando
ritornavano
di
campagna
,
a
commettere
un
furto
,
un
abigeato
,
e
farne
sparire
le
traccie
in
modo
che
nessuno
avrebbe
mai
sospettato
il
vero
colpevole
.
Queste
fantasie
barbariche
non
le
mancavano
nella
mente
;
ma
erano
gli
stessi
servi
e
gli
altri
paesani
che
frequentavano
la
casa
,
e
spesso
anche
i
borghesi
,
i
parenti
,
gli
amici
del
babbo
,
gli
ospiti
che
venivano
dai
paesi
dei
monti
e
delle
valli
,
a
seminarle
nei
fanciulli
curiosi
e
sensibili
coi
racconti
delle
avventure
brigantesche
che
allora
fiorivano
come
un
residuo
di
imprese
e
di
guerriglie
medioevali
,
in
un
raggio
di
chilometri
e
chilometri
intorno
.
Con
questi
fermenti
,
i
ragazzi
però
venivano
su
anche
coraggiosi
,
pronti
a
combattere
coi
malviventi
,
e
le
ragazza
,
anche
se
piccole
,
come
Cosima
,
avevano
già
istinti
di
amazzoni
.
La
educazione
materna
,
tutta
religione
e
austerità
,
smorzava
fin
che
poteva
la
vivezza
interiore
dei
figli
;
e
più
ancora
avrebbe
fatto
quella
paterna
,
poiché
il
capo
della
famiglia
,
il
signor
Antonio
,
era
l
'
uomo
più
mite
e
giusto
della
regione
:
ma
egli
era
troppo
occupato
nei
suoi
affari
,
spinto
dal
bisogno
di
assicurare
una
solida
agiatezza
ai
figli
,
per
potersi
dedicare
anche
alla
loro
ricchezza
spirituale
.
Li
mandava
a
scuola
,
è
vero
,
e
in
sua
presenza
essi
,
sia
per
rispetto
e
affetto
naturali
verso
di
lui
,
sia
per
ipocrisia
,
si
mostravano
buoni
e
beneducati
.
Cosima
,
poi
,
sentiva
per
lui
un
senso
sconfinato
di
confidenza
e
qualche
volta
anche
di
ammirazione
.
Non
si
preoccupò
,
quindi
,
nel
vederlo
apparire
in
alto
,
sul
pianerottolo
del
primo
piano
,
mentre
ella
saliva
il
secondo
rampante
delle
scale
.
Adesso
gli
scalini
erano
di
lavagna
,
bene
illuminati
dalla
finestra
del
pianerottolo
:
e
questo
era
grande
come
una
camera
,
con
un
armadio
a
muro
ricoperto
da
una
tendina
di
percalle
,
la
macchina
da
cucire
e
alcune
sedie
;
e
vi
si
aprivano
gli
usci
della
camera
matrimoniale
e
di
un
'
altra
che
serviva
anch
'
essa
per
gli
ospiti
,
quando
erano
più
di
uno
,
il
che
avveniva
spesso
.
Da
questa
camera
,
che
era
la
meglio
arredata
della
casa
,
con
due
finestre
,
una
sulla
strada
l
'
altra
sul
cortile
,
il
sofà
e
un
tavolino
rotondo
intarsiato
di
legno
bianco
,
usciva
appunto
in
quel
momento
il
signor
Antonio
,
fermandosi
ad
origliare
all
'
uscio
della
moglie
.
Nell
'
accorgersi
della
piccola
Cosima
le
accennò
di
non
far
rumore
:
ed
ella
si
fermò
appoggiata
alla
parte
della
scala
,
intimidita
ma
non
troppo
.
Il
babbo
era
sopra
di
lei
;
le
sembrava
alto
,
quasi
gigantesco
,
mentre
invece
era
piccolo
e
un
po
'
grasso
.
Ma
se
le
gambe
erano
corte
,
il
busto
era
forte
,
grande
,
e
la
testa
grossa
,
calva
,
con
una
ghirlandina
di
ricciolo
già
grigi
che
dalle
orecchie
rosee
pendeva
intorno
alla
nuca
possente
.
E
anche
il
viso
sembrava
a
Cosima
il
più
straordinario
di
tutti
quelli
che
conosceva
:
un
viso
in
realtà
pieno
di
carattere
,
con
la
fronte
alta
,
il
naso
corto
a
scarpa
,
la
bocca
piccola
e
stretta
fra
il
grande
labbro
superiore
e
il
mento
quadrato
.
Glabro
ma
sempre
con
un
po
'
di
prepotente
peluria
sulle
guancie
larghe
,
aveva
,
quel
viso
semplice
di
paesano
diventato
borghese
,
i
segni
e
i
solchi
di
una
intelligenza
e
di
una
saggezza
non
comuni
;
e
gli
occhi
grigi
o
azzurri
o
verdastri
secondo
la
luce
del
momento
,
potevano
essere
quelli
di
un
santo
ma
anche
quelli
di
un
guerriero
.
In
quel
momento
erano
azzurri
,
quasi
riflettendo
il
colore
del
cielo
sopra
la
finestra
,
e
ammiccavano
infantilmente
verso
la
bambina
appoggiata
alla
parete
;
ma
subito
si
fecero
grigi
,
poiché
nella
camera
si
udiva
un
vagito
.
Allora
accennò
a
Cosima
di
salire
e
aprì
l
'
uscio
.
La
bambina
si
sentì
battere
il
cuore
.
Come
faceva
il
padre
a
indovinare
il
suo
desiderio
?
Si
trovò
nella
camera
,
dietro
di
lui
,
e
rivide
le
note
cose
:
il
letto
grande
con
una
sopracoperta
di
percalle
a
fiori
,
la
consolle
di
noce
,
che
era
il
mobile
più
elegante
della
casa
,
i
quadri
,
il
caminetto
bianco
:
ma
tutto
le
parve
mutato
,
come
se
una
luce
di
miracolo
avesse
dato
alle
cose
un
aspetto
diverso
,
d
'
incantamento
,
come
quando
si
vedono
riflesse
nell
'
acqua
od
anche
sui
vetro
spalancati
di
una
finestra
;
e
quel
riverbero
si
spandeva
da
una
fonte
straordinaria
:
da
un
canestro
di
asfodelo
,
deposto
sulla
pietra
del
camino
,
e
dove
,
fra
cuscini
e
pannolini
,
era
la
neonata
.
Fasciata
con
le
manine
dentro
,
come
allora
si
usava
,
aveva
la
testina
coperta
da
una
cuffietta
di
trina
rosa
;
e
da
questa
cuffietta
il
viso
rosso
,
gonfio
,
con
la
bocca
già
spalancata
al
pianto
,
dava
l
'
idea
di
un
boccio
che
si
spacca
per
fiorire
.
Per
Cosima
fu
una
delusione
:
poiché
ella
si
era
immaginata
la
nuova
sorellina
già
tutta
ricciuta
,
bionda
e
levigata
come
il
bambino
che
nel
quadro
sopra
il
letto
era
tenuto
in
braccio
da
un
bonario
e
rossastri
san
Giuseppe
,
e
da
qualunque
parte
lo
si
guardasse
volgeva
gli
occhioni
celesti
come
un
pargolo
vivo
.
La
madre
sonnecchiava
:
lei
sola
non
era
cambiata
,
col
suo
pallido
viso
dal
naso
un
po
'
aquilino
,
la
bocca
già
appassita
e
i
capelli
già
grigi
:
né
giovane
né
vecchia
,
come
la
bambina
l
'
aveva
sempre
conosciuta
;
né
allegra
né
triste
,
quasi
impassibile
e
quasi
enigmatica
.
Quando
al
padre
parve
che
Cosima
avesse
soddisfatto
la
sua
curiosità
,
le
accennò
di
andarsene
;
ed
ella
se
ne
andò
,
ma
profittando
sempre
dell
'
occasione
continuò
ad
esplorare
la
casa
.
Visitò
la
camera
dall
'
altro
lato
del
pianerottolo
;
passò
il
dito
sugli
intarsi
del
vecchio
sofà
le
cui
molle
si
erano
abbassate
.
Le
piacevano
i
mobili
diversi
dai
soliti
di
casa
;
e
invero
anche
le
sedie
imbottite
,
di
noce
e
di
stoffa
verdastra
,
che
completavano
l
'
arredamento
di
quella
camera
quasi
signorile
,
erano
interessanti
;
poiché
il
sedile
era
mobile
e
si
poteva
toglierlo
dal
fondo
della
sedia
per
spazzolarlo
con
comodo
.
Ecco
che
ella
ne
solleva
uno
piano
piano
,
osservandone
l
'
imbottitura
interna
sostenuta
da
striscie
di
grossa
tela
;
e
pensa
che
se
avesse
qualche
cosa
da
nascondere
,
quello
sarebbe
il
posto
migliore
.
Nascondere
!
Questa
,
anche
,
era
una
delle
sue
più
segrete
e
forti
aspirazioni
,
e
questa
,
anche
,
si
spiegò
più
tardi
,
collegandola
all
'
istinto
degli
avi
che
vivevano
sulle
montagne
e
nascondevano
le
loro
cose
per
sottrarle
alla
rapina
dei
nemici
.
Poi
ritornò
sulla
scala
;
altre
cose
interessanti
,
per
lei
,
erano
una
finestrina
vuota
aperta
sulla
parete
interna
fra
una
rampata
e
l
'
altra
,
e
,
affaciandovisi
,
ella
fantasticava
un
precipizio
,
una
cascata
di
lava
soffermatasi
con
quei
gradini
azzurrognolo
;
e
sopra
tutto
una
finestra
più
grande
,
segnata
ma
non
aperta
sull
'
alto
della
parere
che
finiva
sul
soffitto
.
Chi
aveva
segnato
quell
'
apertura
che
non
si
apriva
,
quel
rettangolo
scavato
sul
muro
che
,
se
sfondato
,
avrebbe
lasciato
vedere
un
grande
orizzonte
di
cielo
e
di
lontananza
?
Forse
era
stato
un
capriccio
del
muratore
,
forse
si
pensava
a
una
sopraelevazione
della
casa
,
cui
sarebbe
stata
poi
utile
quell
'
apertura
:
ad
ogni
modo
,
Cosima
si
incantava
ogni
volta
a
guardarla
;
l
'
apriva
con
la
sua
fantasia
,
e
mai
in
vita
sua
vide
un
orizzonte
più
ampio
e
favoloso
di
quello
che
si
immaginava
nello
sfondo
di
quel
segno
polveroso
e
pieno
di
ragnatele
.
Però
,
anche
l
'
armadio
a
muro
del
pianerottolo
,
era
della
stessa
famiglia
;
e
poiché
nella
camera
della
madre
s
'
era
di
nuovo
fatto
silenzio
,
ella
ridiscese
cauta
,
e
sollevò
la
tendina
di
percalle
a
fiori
rossi
e
gialli
.
Tante
cose
straordinarie
arricchivano
le
due
mensole
trasversali
:
a
quella
più
alta
Cosima
non
poteva
arrivarci
,
e
doveva
allontanarsi
di
due
passi
per
vederci
bene
;
ed
era
giusto
che
le
cose
lassù
non
dovessero
toccarsi
,
come
non
si
toccano
i
sacri
oggetti
dell
'
altare
.
Con
l
'
altare
la
mensola
aveva
qualche
rassomiglianza
,
coi
quattro
candelabri
in
fila
,
due
di
ottone
,
due
di
rame
;
e
in
mezzo
un
vaso
di
vetro
;
ma
l
'
oggetto
più
meraviglioso
era
un
grande
piatto
di
cristallo
,
finemente
inciso
come
nel
diamante
appoggiato
alla
parete
di
fondo
;
Cosima
non
ricordava
di
averlo
mai
veduto
adoperare
,
e
neppure
aveva
un
'
idea
dell
'
uso
che
poteva
farsene
;
questo
lo
rendeva
più
raro
,
quasi
misterioso
:
le
pareva
,
vagamente
,
un
simbolo
,
un
piatto
sacro
,
proveniente
da
antichi
tesori
,
e
magari
una
immagine
del
sole
,
della
luna
,
dell
'
ostensorio
quando
il
sacerdote
lo
innalza
e
lo
fa
vedere
alle
folle
adoranti
.
E
lei
lo
adorava
davvero
quel
piatto
,
alto
,
intoccabile
;
lo
adorava
,
-
e
questo
anche
lo
capì
molto
più
tardi
,
-
perché
rappresentava
l
'
arte
e
la
bellezza
.
Nella
mensola
di
sotto
c
'
erano
stoviglie
,
ampolle
,
e
alcune
tazze
per
caffè
,
bellissime
anch
'
esse
,
dipinte
di
rose
pallide
e
dorature
delicate
;
e
i
relativi
cucchiaini
di
ottone
,
col
manico
lavorato
;
fin
qui
il
dito
di
Cosima
poteva
arrivare
,
ma
solo
il
dito
,
per
sfiorare
una
rosellina
sul
candore
della
porcellana
,
come
si
sfiora
una
rosa
vera
che
è
proibito
di
cogliere
;
poi
la
tenda
ricade
,
come
un
sipario
,
su
quell
'
altare
,
su
quel
giardino
;
ed
ella
ritorna
sulla
scala
,
conta
i
gradini
,
è
sull
'
ultimo
pianerottolo
,
quasi
eguale
a
quello
di
sotto
;
ma
invece
dell
'
armadio
a
muro
c
'
è
qui
un
'
altra
comodità
:
due
fornelli
,
caso
mai
si
dovesse
un
giorno
servirsi
di
quell
'
ambiente
per
uso
di
cucina
.
E
la
piccola
sognatrice
pensa
che
un
giorno
dovrà
anche
lei
sposarsi
,
come
la
madre
,
come
le
zie
,
e
abitare
lassù
.
E
in
quei
fornelli
manipolare
i
cibi
per
sé
e
la
famiglia
.
Per
adesso
le
due
camere
,
a
destra
e
a
sinistra
,
coi
pavimenti
di
legno
quasi
ancora
grezzo
,
sono
le
più
povere
della
casa
;
con
lettini
di
ferro
,
i
paglierecci
pieni
di
foglie
crepitanti
di
granone
,
una
tavola
,
alcune
sedie
.
Ma
in
quella
dei
ragazzi
esiste
pure
una
grande
ricchezza
;
uno
scaffale
pieno
di
libri
:
libri
vecchi
e
libri
nuovi
,
alcuni
di
scuola
,
altri
comprati
da
Santus
nell
'
unica
libreria
della
piccola
città
.
Cosima
non
sa
ancora
leggere
,
ma
capisce
le
figure
,
e
sebbene
anche
qui
sia
proibito
di
toccare
,
apre
piano
piano
un
grande
libro
di
fogli
grossi
,
anzi
di
cartoni
color
cilestrino
,
tutti
segnati
di
punti
gialli
,
ch
'
ella
sa
che
cosa
sono
:
sono
le
stelle
,
nell
'
atlante
celeste
.
Dopo
di
che
non
le
rimane
che
guardare
dalle
finestre
aperte
;
una
sulla
strada
,
l
'
altra
sullo
spazio
dell
'
orto
e
poi
su
degli
orti
attigui
,
fin
dove
questi
scendono
alla
valle
invisibile
,
dalla
quale
si
sollevano
i
monti
:
monti
grigi
vicini
,
con
macchie
di
boschi
,
con
profili
marcati
di
roccie
,
con
torri
di
granito
:
monti
più
lontani
,
di
calcare
azzurrognolo
,
quasi
luminosi
al
sole
di
maggio
;
e
altri
monti
ancora
,
più
alti
,
più
azzurri
,
evanescenti
,
monti
di
leggenda
e
di
sogno
.
La
finestra
che
guarda
è
meno
pittoresca
,
ma
anch
'
essa
interessante
e
viva
.
Solo
un
breve
marciapiede
corre
davanti
la
casa
:
il
resto
della
strada
è
selciato
di
ciottoli
,
con
una
cunetta
centrale
per
lo
scolo
dell
'
acqua
piovana
.
Le
case
sono
abbastanza
civili
;
appartengono
quasi
tutte
ai
parenti
del
signor
Antonio
.
Quella
in
fondo
è
del
fratello
prete
,
don
Ignazio
tabaccone
e
trasandato
;
poi
viene
quella
di
zia
Paolina
,
vedova
benestante
con
figli
pastori
e
agricoltore
;
poi
anche
quella
di
zia
Tonia
,
anche
lei
benestante
,
con
un
figlio
che
studia
per
droghiere
.
Il
padre
di
questo
ragazzo
è
morto
,
tuttavia
zia
Tonia
non
è
vedova
;
poiché
ha
preso
un
secondo
marito
,
ma
dopo
un
mese
di
matrimonio
lo
ha
cacciato
via
di
casa
,
e
infine
si
è
separata
legalmente
da
lui
;
è
una
donna
simpatica
,
energica
,
intelligente
,
e
le
persone
più
gioviali
del
quartiere
la
visitano
giornalmente
nelle
ore
di
riposo
;
giocano
a
carte
,
discutono
,
combinano
burle
,
mascherate
di
carnevale
,
tengono
allegro
tutto
il
vicinato
.
La
casa
più
importante
è
però
quella
abitata
dal
canonico
,
di
fronte
:
un
vero
fortilizio
,
con
cortili
e
giardini
interni
,
uno
dei
quali
,
quasi
pensile
,
pieno
di
rose
,
di
melograni
,
con
un
gelso
alto
carico
di
piccolo
frutti
violetti
.
Di
là
si
stende
un
panorama
di
case
e
casupole
che
formano
il
quartiere
più
caratteristico
e
popolare
della
piccola
città
,
e
il
campanile
bianco
della
chiesa
del
Rosario
emerge
sopra
i
tetti
bassi
e
scuri
come
un
faro
tra
gli
scogli
.
Adesso
il
signor
Antonio
è
nella
stanza
al
pianterreno
,
seduto
allo
scrittoio
,
e
sbriga
la
sua
corrispondenza
,
adoperando
certi
grandi
fogli
a
quadretti
che
,
scritta
con
la
sua
nitida
e
sobria
calligrafia
la
lettera
,
egli
piega
in
modo
da
formare
una
busta
e
questa
ferma
e
sigilla
con
certe
piccole
ostie
colorate
che
sono
una
delle
altre
attrazioni
di
Cosima
.
La
corrispondenza
riguarda
quasi
tutta
affari
abbastanza
ingenti
;
una
delle
lettere
è
indirizzata
a
uno
spedizioniere
della
costa
,
che
si
occupa
di
caricare
su
un
battello
mercantile
partite
di
carbone
vegetale
e
di
cenere
spedite
dal
signor
Antonio
;
un
'
altra
per
un
proprietario
che
vuol
vendere
un
bosco
,
appunto
per
il
taglio
da
ridurre
a
carbone
e
cenere
;
un
'
altra
ad
un
capomacchia
dell
'
Appennino
pistoiese
,
che
deve
arrivare
con
un
nucleo
di
operai
sul
posto
,
specializzati
per
la
lavorazione
delle
carbonaie
.
Ma
c
'
è
anche
una
lettera
di
amicizia
,
per
il
signor
Francesco
,
possidente
,
di
un
paese
distante
cinque
ore
di
viaggio
a
cavallo
dalla
piccola
città
.
Da
tanti
anni
il
signor
Antonio
e
il
signor
Francesco
sono
amici
,
anzi
compari
,
poiché
il
secondo
ha
tenuto
a
battesimo
la
piccola
Cosima
;
adesso
l
'
amico
gli
scrive
per
annunziargli
la
nascita
dell
'
ultima
bambina
,
e
lo
invita
per
la
nuova
festa
battesimale
.
Poi
cominciarono
ad
arrivare
le
visite
.
Dapprima
fu
don
Sebastiano
,
il
fratello
della
puerpera
.
In
quel
tempo
i
preti
sceglievano
la
loro
carriera
per
non
saper
che
altro
fare
;
ma
lo
zio
Sebastiano
,
sebbene
di
famiglia
povera
,
aveva
scelta
la
sua
per
vocazione
sincera
.
Era
un
uomo
intelligente
e
anche
colto
,
che
sapeva
di
lettere
e
di
latino
,
tanto
che
una
volta
,
essendo
stato
a
Roma
,
con
un
sacerdote
polacco
che
non
conosceva
l
'
italiano
si
erano
perfettamente
intesi
nella
lingua
di
Cicerone
.
Al
contrario
dell
'
altro
prete
di
famiglia
,
don
Ignazio
,
fratello
del
signor
Antonio
,
egli
amava
la
povertà
,
era
di
umore
allegro
,
e
l
'
unica
sua
debolezza
era
di
mandar
giù
,
fin
dalla
mattina
,
bicchierini
di
acquavite
e
di
vino
buono
.
Fu
Cosima
a
riceverlo
,
poiché
il
padre
finiva
le
sue
lettere
:
egli
sedette
a
gambe
aperte
,
nella
stanza
da
pranzo
,
tirando
su
la
sottana
sui
pantaloni
neri
sui
quali
pendevano
due
larghe
tasche
colme
di
carte
,
di
libri
e
di
altre
cose
;
mise
il
cappello
sulla
sedia
accanto
e
il
suo
viso
roseo
e
sodo
,
col
naso
corto
,
s
'
illuminò
di
gioia
quando
la
serva
gli
portò
un
calice
di
vino
bianco
.
Anche
la
manina
piccola
gli
si
era
avvicinata
con
confidenza
,
e
tirava
una
di
quelle
tasche
misteriose
che
attiravano
a
lui
i
fanciulli
come
comandava
Gesù
:
anzi
,
la
manina
di
lei
s
'
introdusse
nella
spaccatura
di
quella
specie
di
bisaccia
,
e
ne
trasse
un
piccolo
dolce
schiacciato
nel
suo
involucro
di
carta
velina
.
Cosima
volle
sgridarla
;
le
diede
un
colpettino
sulla
mano
,
ma
avrebbe
voluto
frugare
anche
lei
,
e
più
a
fondo
,
nelle
tasche
dello
zio
.
Egli
lasciava
fare
,
ridendo
;
poi
prese
entrambe
le
bambine
fra
le
sue
gambe
e
le
strinse
piuttosto
forte
,
mentre
traeva
dolci
,
frutta
secche
e
giuggiole
dalla
profondità
delle
saccocce
.
Ne
trasse
anche
due
numeri
della
Unità
cattolica
,
il
giornale
listato
a
nero
per
il
lutto
del
perduto
potere
temporale
del
pontefice
,
e
li
porse
al
signor
Antonio
,
entrato
in
qual
momento
.
Era
il
solo
giornale
che
essi
leggevano
,
passandoselo
uno
con
l
'
altro
;
e
anche
quella
mattina
discussero
l
'
articolo
di
fondo
di
don
Margotti
,
e
poi
la
critica
acerba
che
si
faceva
alla
moglie
di
un
ministro
del
Governo
usurpatore
;
poiché
la
signora
era
intervenuta
ad
una
festa
da
ballo
con
un
vestito
che
si
diceva
costasse
la
favolosa
somma
di
venti
mila
lire
.
Poi
andarono
tutti
,
comprese
le
bambine
che
si
attaccavano
alla
sottana
dello
zio
come
a
quella
di
una
donna
,
a
vedere
la
puerpera
.
Fu
,
quello
,
un
inverno
lungo
e
crudelissimo
,
quale
mai
non
s
'
era
conosciuto
.
Prima
venne
una
gran
neve
che
seppellì
i
monti
e
i
paesi
;
davanti
alla
casa
si
alzò
,
in
una
notte
,
oltre
un
metro
e
si
dovette
praticare
una
scia
,
in
mezzo
,
per
poter
passare
senza
affondarsi
.
I
ragazzi
,
sulle
prime
,
erano
felici
,
specialmente
quelli
che
avevano
la
scusa
di
non
andare
a
scuola
.
Andrea
fece
nell
'
orto
una
grande
statua
monumentale
,
con
due
castagne
per
pupille
e
un
berretto
di
pelo
in
testa
:
Santus
invece
tentò
di
andare
a
scuola
,
ma
dovette
tornare
indietro
perché
le
Scuole
erano
in
un
antico
Convento
al
limite
estremo
della
cittadina
e
la
neve
era
così
alta
che
non
ci
si
poteva
arrivare
.
Allora
lo
studente
si
chiuse
nella
camera
alta
,
con
un
freddo
siberiano
,
e
si
mise
a
studiare
.
Quella
che
più
si
divertiva
era
Cosima
.
Per
la
prima
volta
vedeva
la
neve
in
tutta
la
sua
terribile
bellezza
,
e
le
cose
le
sembravano
infinitamente
grandi
,
trasformate
in
nuvole
.
Un
altro
spettacolo
per
lei
meraviglioso
era
il
fuoco
.
Tutti
i
camini
erano
accesi
e
anche
il
focolare
centrale
della
cucina
;
pareva
che
la
fiamma
scaturisse
naturale
dal
pavimento
,
piegandosi
di
qua
e
di
là
curiosa
e
quasi
desiderosa
di
staccarsi
e
correre
intorno
;
il
fumo
saliva
verso
il
soffitto
e
verso
ogni
apertura
,
ma
tornava
indietro
come
respinto
dal
freddo
di
fuori
,
e
allora
si
faceva
dispettoso
e
annoiava
la
gente
.
Per
fortuna
un
servo
era
tornato
il
giorno
prima
dal
seminerio
,
cioè
dai
campi
ove
seminava
il
grano
,
e
adesso
,
bloccato
dalla
neve
,
restava
in
casa
e
si
rendeva
utile
in
cento
modi
:
spezzava
la
legna
sotto
la
tettoia
,
badava
al
cavallo
confinato
nella
stalla
,
al
maiale
e
alle
galline
rattrappite
dal
freddo
,
attizzava
il
fuoco
,
attingeva
l
'
acqua
dal
pozzo
,
e
infine
andò
anche
in
cerca
di
un
po
'
di
carne
per
fare
il
brodo
ai
padroni
.
Le
altre
provviste
erano
tutte
in
casa
,
e
non
c
'
era
da
aver
paura
anche
se
la
neve
durava
per
settimane
intere
.
Verso
sera
infatti
ricominciò
a
cadere
,
fitta
e
incessante
;
furono
chiuse
e
sprangate
porte
e
finestre
,
quasi
contro
un
nemico
,
e
nel
silenzio
profondo
le
voci
della
casa
vibrarono
come
in
un
rifugio
di
montagna
.
Nella
stanza
da
pranzo
,
c
'
era
anche
un
braciere
intorno
al
quale
sedevano
la
madre
e
le
bambine
:
Cosima
cercò
di
prender
posto
fra
le
sorelle
,
ma
le
due
,
al
solito
,
la
respinsero
e
la
punzecchiarono
,
nonostante
i
rimproveri
della
madre
:
paziente
e
silenziosa
ella
si
ritrasse
e
se
ne
andò
in
cucina
.
Lì
si
stava
forse
meglio
,
sebbene
il
fumo
continuasse
a
velare
l
'
ambiente
.
La
serva
sedeva
davanti
al
camino
e
già
sonnecchiava
,
mentre
il
servo
stava
lontano
dal
fuoco
,
poiché
un
uomo
forte
non
ha
e
non
deve
avere
freddo
,
e
,
per
spirito
d
'
imitazione
,
Andrea
gli
sedeva
accanto
,
entrambi
su
due
seggioline
basse
.
Cosima
a
sua
volta
sedette
a
fianco
della
serva
e
le
posò
la
testa
sul
grembo
un
po
'
grasso
e
tiepido
.
Il
servo
era
un
uomo
dei
paesi
:
si
chiamava
Proto
;
basso
e
tozzo
,
con
una
gran
barba
rossiccia
quadrata
e
gli
occhi
verdognoli
,
aveva
un
aspetto
quasi
fratesco
;
e
infatti
era
molto
religioso
e
semplice
,
di
una
innata
bontà
francescana
;
raccontava
sempre
storie
di
Santi
,
sebbene
Andrea
e
la
stessa
Cosima
preferissero
leggende
o
racconti
briganteschi
:
ma
questi
egli
li
lasciava
all
'
altro
servo
,
che
era
amico
dei
latitanti
ed
anche
dei
banditi
:
per
contentare
i
padroncini
Proto
sceglieva
una
via
di
mezzo
e
narrava
certe
lunghe
favole
che
sembravano
romanzi
.
-
Questa
,
-
diceva
quella
sera
,
-
non
è
inventata
:
è
proprio
vera
,
ed
è
accaduta
quando
io
ero
bambino
.
Al
mio
paese
l
'
inverno
è
più
lungo
e
rigido
di
questo
,
perché
stiamo
sui
monti
,
e
i
pastori
devono
scendere
con
le
greggie
a
svernare
in
pianura
,
le
donne
non
escono
mai
di
casa
,
i
mufloni
scendono
dalle
cime
in
cerca
di
cibo
.
-
Anche
i
lupi
?
-
domanda
Andrea
.
-
No
,
lupi
non
ce
ne
sono
.
Siamo
gente
buona
,
noi
,
e
anche
le
bestie
sono
buone
.
Non
c
'
è
animale
più
dolce
del
muflone
,
che
è
una
specie
di
capra
selvatica
,
ma
più
bello
e
agile
della
capra
;
e
assolutamente
innocuo
.
I
cacciatori
che
lo
prendono
,
e
vengono
anche
molto
di
lontano
per
questo
,
sono
più
crudeli
del
più
selvatico
di
essi
.
Una
volta
,
dunque
,
uno
di
questi
buoni
animali
,
spinto
dalla
fame
,
scese
fino
all
'
ultima
casa
del
paese
e
vi
si
aggirò
intorno
tutta
la
notte
.
Ora
dovete
sapere
che
in
quella
casa
viveva
una
fanciulla
il
cui
fidanzato
,
ricco
pastore
di
pecore
,
era
un
mese
avanti
partito
per
i
pascoli
del
sud
:
ma
durante
il
viaggio
si
era
ammalato
,
di
polmonite
,
e
adesso
giaceva
in
un
paese
lontano
,
mentre
i
suoi
servi
continuavano
il
viaggio
col
gregge
.
Il
dolore
più
grave
opprimeva
la
ragazza
:
avrebbe
voluto
raggiungere
il
fidanzato
,
ma
i
genitori
non
lo
permettevano
.
Quindi
piangeva
sempre
e
alla
notte
non
dormiva
.
Sentì
dunque
il
lieve
fruscìo
che
il
muflone
destava
intorno
alla
casa
.
Sulle
prime
si
spaventò
,
credendo
fossero
i
ladri
;
poi
pensò
che
forse
il
fidanzato
era
morto
e
il
suo
spirito
,
ritornato
nei
luoghi
della
loro
felicità
,
la
cercasse
.
Allora
si
alzò
e
aprì
la
finestra
.
La
notte
era
fredda
,
ma
serena
e
senza
neve
.
La
luna
illuminava
la
china
del
monte
,
che
scendeva
fino
alla
casa
:
e
in
quel
chiarore
la
ragazza
vide
il
muflone
,
che
frugava
qua
e
là
in
cerca
di
cibo
:
era
una
graziosa
bestia
,
col
pelo
color
rame
lucidato
dal
freddo
,
gli
occhi
grandi
e
dolci
scintillanti
alla
luna
.
Ella
pensò
:
è
certamente
il
suo
spirito
,
che
ha
preso
questa
forma
e
viene
a
salutarmi
prima
di
andarsene
all
'
altro
mondo
.
Scese
al
pian
terreno
e
socchiuse
la
porta
:
la
bestia
,
però
,
fuggì
.
Allora
lei
si
mise
il
cappuccio
e
andò
verso
una
muriccia
sotto
la
china
del
monte
:
il
muflone
non
tornava
,
ed
ella
si
persuase
che
non
era
lo
spirito
.
Rientrò
in
casa
,
e
mise
fuori
della
porta
un
canestro
con
fieno
ed
orzo
:
e
poco
dopo
sentì
il
ruminare
del
muflone
affamato
.
La
notte
dopo
fu
la
stessa
cosa
.
La
terza
notte
ella
lasciò
la
porta
aperta
e
mise
il
canestro
sulla
soglia
.
Seduta
accanto
al
focolare
,
vide
la
bestia
avanzarsi
,
tornare
indietro
,
avanzarsi
ancora
e
mangiare
.
Alla
quarta
notte
mise
il
canestro
nell
'
interno
della
cucina
,
accanto
alla
porta
spalancata
:
e
la
bestia
si
fece
coraggio
ed
entrò
.
Così
,
un
po
'
alla
volta
,
divennero
amici
;
ed
ella
si
affezionò
talmente
al
suo
protetto
,
che
provò
quasi
sollievo
alla
sua
pena
.
Lo
aspettava
tutte
le
notti
,
come
un
innamorato
,
e
se
esso
tardava
s
'
inquietava
per
lui
.
Non
raccontava
a
nessuno
l
'
avventura
,
per
timore
che
qualcuno
molestasse
la
bestia
:
la
raccontò
solo
al
fidanzato
,
quando
tornò
,
guarito
,
in
primavera
;
e
Alessio
,
così
si
chiamava
il
giovine
,
divenne
stranamente
geloso
.
Ma
il
muflone
,
adesso
,
non
scendeva
più
dai
monti
:
non
aveva
più
fame
;
inoltre
,
nel
tempo
bello
la
gente
stava
fuori
e
poteva
dargli
la
caccia
.
La
fanciulla
credette
di
non
rivederlo
più
:
si
sposò
in
autunno
;
e
ai
primi
d
'
inverno
lo
sposo
dovette
ripartire
con
la
greggia
,
i
servi
,
i
cani
.
Ed
ecco
,
la
notte
stessa
,
freddissima
notte
di
gelo
,
il
muflone
ritornò
:
ella
lo
sentì
battere
le
corna
alla
porta
e
scese
ad
aprire
col
cuore
che
le
pulsava
come
per
un
appuntamento
clandestino
.
La
storia
ricominciò
:
il
muflone
si
aggirava
famigliarmente
nella
cucina
,
come
un
cane
,
si
avvicinava
al
fuoco
;
e
la
sposa
gli
raccontava
sottovoce
tutte
le
sue
vicende
.
Ella
non
era
superstiziosa
;
non
credeva
,
come
altre
donne
del
paese
,
che
gli
spiriti
e
spesso
anche
gli
uomini
vivi
si
trasformino
in
bestie
,
specialmente
di
notte
:
ci
aveva
creduto
un
momento
,
al
primo
apparire
del
muflone
,
quando
si
sentiva
infelice
per
la
malattia
del
fidanzato
;
ma
adesso
che
era
felice
pensava
che
la
bestia
per
sé
stessa
era
una
creatura
straordinaria
,
sì
,
ma
semplicemente
bestia
,
che
le
voleva
bene
.
E
anche
lei
gliene
voleva
;
avrebbe
voluto
tenerselo
in
casa
;
le
dispiaceva
però
tenerlo
prigioniero
e
così
,
dopo
la
solita
visita
,
gli
riapriva
la
porta
.
E
adesso
viene
la
cosa
importante
.
Per
Natale
tornò
lo
sposo
.
Ella
fu
incerta
se
raccontargli
o
no
la
sua
avventura
:
però
non
nascose
una
certa
inquietudine
,
e
,
come
nelle
prime
notti
,
mise
il
canestro
col
fieno
e
l
'
orzo
fuori
della
porta
.
Il
mattino
dopo
lo
trovò
intatto
:
segno
che
la
bestia
non
era
venuta
.
E
non
tornò
,
per
tutte
le
notti
che
lo
sposo
restò
in
paese
.
Allora
un
senso
di
superstizione
riprese
la
giovine
donna
.
Si
,
certo
,
il
muflone
doveva
avere
qualche
cosa
di
umano
:
dimostrava
troppa
intelligenza
per
essere
solamente
un
animale
selvatico
.
D
'
altra
parte
ella
pensava
che
potevano
averlo
ucciso
,
e
ne
provava
un
vago
dolore
.
Lo
sposo
se
ne
accorgeva
,
e
non
sapeva
se
riderne
o
irritarsi
:
poiché
qualcuno
gli
aveva
riferito
che
una
voce
correva
in
paese
:
cioè
che
la
sposa
,
sebbene
da
così
poche
settimane
maritata
,
apriva
la
notte
la
porta
a
un
uomo
misterioso
,
venuto
di
lontano
,
che
correva
in
modo
da
non
lasciarsi
distinguere
.
Ed
ecco
il
giovane
marito
riparte
;
la
casetta
rimane
di
nuovo
triste
senza
di
lui
;
il
paese
è
coperto
di
neve
.
La
sposa
veglia
;
aspetta
il
suo
amico
,
ma
senza
troppa
speranza
di
rivederlo
.
Invece
il
muflone
,
come
avvertito
da
un
istinto
sovrannaturale
,
ritorna
:
ella
lo
accoglie
tremante
,
lo
nutre
,
lo
accarezza
,
lo
sente
palpitare
e
ansare
,
quasi
aspetta
di
sentirlo
parlare
.
E
osserva
che
la
bestia
,
questa
volta
,
non
ha
fretta
di
andarsene
.
E
ancora
ella
è
tentata
di
tenerselo
in
casa
;
che
male
ci
sarebbe
!
Finalmente
si
decide
a
riaprire
la
porta
,
e
l
'
amico
riparte
:
un
minuto
,
e
di
dietro
dalla
muriccia
bianca
di
neve
parte
un
colpo
di
fucile
:
la
bestia
cade
;
nel
silenzio
grande
si
sentono
i
cani
abbaiare
e
qualche
finestrina
si
apre
:
la
sposa
ha
un
presentimento
;
aspetta
che
tutto
sia
di
nuovo
quieto
;
esce
;
al
chiarore
della
neve
si
avanza
fino
alla
muriccia
e
trova
il
muflone
ucciso
,
con
gli
occhioni
spalancati
che
brillano
ancora
di
dolore
.
Ella
lo
coprì
di
neve
,
con
le
sue
mani
;
poi
tutta
la
notte
pianse
.
Non
si
accennò
all
'
avventura
;
e
quando
le
nevi
si
sciolsero
e
fu
ritrovata
la
spoglia
del
muflone
lo
si
credette
morto
di
fame
e
di
assideramento
.
Non
se
ne
parlò
più
;
neppure
col
marito
,
quando
egli
fu
di
ritorno
;
ma
una
cosa
terribile
accadde
.
In
settembre
nacque
alla
giovane
sposa
un
bambino
:
era
bello
,
coi
capelli
color
rame
e
gli
occhi
grandi
e
dolci
come
quelli
del
muflone
:
ma
era
sordomuto
.
La
storia
piacque
a
Cosima
.
Col
capo
appoggiato
al
grembo
della
serva
,
credeva
di
sognare
:
vedeva
il
paese
di
Proto
,
con
le
case
coperte
di
assi
annerite
dal
tempo
,
e
i
monti
scintillanti
di
neve
e
di
luna
;
ma
sopra
tutto
le
destava
una
impressione
profonda
,
quasi
fisica
,
il
mistero
della
favola
,
quel
silenzio
finale
,
grave
di
cose
davvero
grandiose
e
terribili
,
il
mito
di
una
giustizia
sovrannaturale
,
l
'
eterna
storia
dell
'
errore
,
del
castigo
,
del
dolore
umano
.
La
neve
durò
parecchi
giorni
;
più
disastroso
fu
un
periodo
di
pioggie
torrenziali
che
per
quattordici
giorni
diluviarono
ininterrottamente
,
accompagnate
da
raffiche
di
scirocco
quasi
calde
.
Adesso
il
fumo
non
tentava
neppure
di
uscire
dalla
cucina
;
la
pioggia
penetrava
dalle
finestre
,
sgocciolava
dai
tetti
;
una
vera
sorgente
scaturì
dalla
cantina
e
il
signor
Antonio
dovette
in
fretta
far
costruire
dal
fabbro
-
stagnaio
un
tubo
di
ferro
e
prendere
due
uomini
per
scaricare
l
'
acqua
della
cantina
nella
strada
.
Anche
la
strada
era
diventata
un
torrente
;
l
'
orto
uno
stagno
:
si
aveva
l
'
impressione
di
essere
in
una
barca
che
faceva
acqua
da
tutte
le
parti
.
Poi
le
ragazze
si
ammalarono
:
anche
Cosima
si
sentì
stringere
la
gola
,
fu
assalita
da
una
febbre
altissima
e
cominciò
a
sognare
le
cose
più
strane
e
spaventose
.
Giaceva
nel
letto
della
camera
a
pian
terreno
,
e
nei
momenti
di
lucidità
vedeva
il
viso
pallido
della
madre
piegarsi
sul
suo
e
ne
provava
un
senso
di
frescura
come
se
una
ninfea
umida
la
sfiorasse
:
ma
un
giorno
,
il
giorno
di
Sant
'
Antonio
,
grosse
gocce
di
rugiada
parvero
cadere
da
quel
fiore
:
era
ardente
,
però
,
quella
rugiada
;
e
Cosima
ne
sentì
anche
il
sapore
salato
:
il
sapore
del
più
grande
dolore
che
possa
colpire
una
donna
.
Venne
una
parente
,
per
domandare
come
stavano
le
ragazze
;
entrando
,
per
non
dimostrare
inquietudine
,
domandò
con
voce
allegra
:
-
Oggi
è
la
festa
del
padrone
di
casa
:
farete
banchetto
:
dov
'
è
il
porcellino
di
latte
?
-
Il
porcellino
per
la
festa
è
su
,
in
camera
delle
bambine
,
-
disse
la
madre
,
con
voce
rauca
.
E
la
parente
andò
a
vedere
:
era
morta
Giovanna
,
la
più
bella
di
tutte
le
cinque
sorelline
.
Dopo
la
morte
di
Giovanna
,
l
'
umore
della
mamma
cambiò
.
Era
stata
sempre
seria
;
adesso
diveniva
melanconica
,
taciturna
,
chiusa
in
un
mondo
tutto
suo
;
badava
ai
figli
e
alle
cose
domestiche
,
ma
con
una
freddezza
quasi
meccanica
,
con
scrupoli
di
un
dovere
dal
quale
non
si
aspetta
nessun
premio
.
Era
giovane
ancora
,
bella
,
ben
fatta
,
sebbene
di
piccola
statura
;
ma
a
volte
sembrava
vecchia
,
piegata
,
stanca
.
Forse
il
mistero
della
sua
tristezza
derivava
dal
fatto
ch
'
ella
si
era
sposata
senza
amore
,
ad
un
uomo
di
venti
anni
più
vecchio
di
lei
,
che
la
circondava
di
cure
,
che
viveva
solo
per
lei
e
la
famiglia
,
ma
non
poteva
darle
la
soddisfazione
e
il
piacere
dei
quali
tutte
le
donne
giovani
hanno
bisogno
.
Ed
ella
non
poteva
procurarseli
fuori
del
recinto
domestico
:
non
poteva
,
per
dovere
innato
.
Aveva
una
volta
amato
?
Si
diceva
che
,
sì
,
prima
di
sposarsi
,
avesse
corrisposto
ad
un
giovine
povero
:
nessuno
sapeva
però
chi
era
,
e
forse
neppure
esisteva
.
Ci
sono
mole
donne
che
vivono
del
ricordo
di
un
amore
fantastico
;
e
l
'
amore
vero
è
per
esse
un
mistero
grande
e
inafferrabile
come
quello
della
divinità
.
Inoltre
la
famiglia
della
mamma
era
tutta
un
po
'
strana
.
Il
padre
,
d
'
origine
straniera
,
chi
diceva
genovese
,
chi
addirittura
spagnuolo
,
aveva
fatto
un
po
'
tutti
i
mestieri
:
in
ultimo
,
proprietario
di
una
casa
e
di
un
piccolo
podere
nella
valle
,
si
era
ritirato
in
questo
,
in
una
capanna
,
e
viveva
da
eremita
,
coltivando
la
poca
terra
e
allevando
uccelli
e
gatti
selvatici
.
Eppure
i
figli
erano
venuti
su
bene
,
perché
la
loro
piccola
madre
li
educava
santamente
:
uno
era
prete
,
l
'
altro
segretario
comunale
in
un
paese
del
circondario
:
le
figlie
sposate
:
ma
tutti
avevano
un
carattere
diverso
da
quello
degli
abitanti
del
luogo
;
mattoidi
,
li
chiamavano
,
questi
altri
abitanti
beffardi
e
scrutatori
,
mentre
i
figli
dell
'
eremita
erano
distratti
e
sognatori
e
quando
parlavano
dicevano
sempre
parole
di
tagliente
verità
.
Fra
questa
gente
e
in
questo
ambiente
è
cresciuta
dunque
la
piccola
Cosima
:
adesso
ha
sette
anni
e
va
anche
lei
a
scuola
,
con
la
sorella
maggiore
che
ripete
la
quarta
elementare
.
Il
viaggio
,
per
arrivare
al
Convento
che
serve
da
scuola
,
è
tutto
avventuroso
per
lei
:
bisogna
scendere
per
strade
anguste
male
selciate
,
attraverso
casette
di
povera
gente
,
fino
alla
piazza
,
dove
è
il
quartiere
aristocratico
,
con
case
alte
,
balconi
,
tende
inamidate
alle
finestre
.
Siedono
per
terra
,
in
un
lato
della
piazza
,
le
erbivendole
coi
loro
cestini
di
verdura
:
per
lo
più
sono
serve
,
che
vendono
i
prodotti
degli
orti
dei
loro
padroni
,
e
raccontano
i
fatti
di
questi
;
a
volte
c
'
è
anche
un
carro
che
viene
dai
paesi
della
costa
,
carico
di
pesce
,
o
di
cocomeri
e
di
melloni
;
allora
è
un
accorrere
di
compratori
golosi
,
e
lo
stesso
signor
Antonio
,
se
gli
capita
,
acquista
un
chilogramma
di
cefali
o
un
popone
fragrante
e
lo
porta
a
casa
dentro
il
fazzolettone
a
scacchi
.
Dalla
piazza
lo
stradone
provinciale
,
che
attraversa
il
paese
,
prende
il
nome
di
Via
Maggiore
:
c
'
è
un
lungo
palazzo
signorile
,
che
con
le
sue
logge
e
i
suoi
cornicioni
forma
la
meraviglia
di
Cosima
;
c
'
è
,
più
giù
,
il
caffè
con
le
porte
vetrate
e
,
dentro
,
gli
specchi
e
i
divani
,
altra
meraviglia
di
Cosima
:
e
qua
e
là
negozi
e
mercerie
,
botteghe
di
panno
e
botteghe
di
commestibili
:
ma
quella
che
più
interessa
la
nostra
scolaretta
è
la
libreria
del
signor
Carlino
,
dove
si
vendono
i
quaderni
,
l
'
inchiostro
,
i
pennini
;
tutte
quelle
cose
magiche
,
insomma
,
con
le
quali
si
può
tradurre
in
segni
la
parola
,
e
più
che
la
parola
il
pensiero
dell
'
uomo
.
Qualcuno
di
questi
segni
straordinarii
Cosima
lo
sa
già
tracciare
,
perché
lo
zio
Sebastiano
glielo
ha
insegnato
;
in
modo
che
ella
non
va
alla
prima
,
ma
addirittura
alla
seconda
elementare
.
Il
Convento
ha
due
ingressi
,
uno
per
i
maschi
e
l
'
altro
per
le
femmine
:
a
questo
si
sale
per
una
breve
scaletta
esterna
,
e
si
entra
in
un
lungo
corridoio
chiaro
e
pulito
sul
quale
si
aprono
le
aule
:
piccole
aule
che
sanno
ancora
di
odore
claustrale
,
con
le
finestre
munite
d
'
inferriata
,
dalle
quali
però
si
vede
il
verde
degli
orti
e
si
sente
il
fruscìo
dei
pioppi
e
delle
canne
della
valle
sottostante
.
Uccellini
verdognoli
si
posano
sui
davanzali
,
le
nuvole
color
di
rame
dei
primi
giorni
di
ottobre
passano
sul
ciclo
basso
di
un
azzurro
intenso
eppure
luminoso
,
e
la
voce
della
maestra
risona
nel
silenzio
come
quella
del
mandriano
che
su
una
china
alpestre
richiama
le
caprette
sbandate
.
E
delle
caprette
dai
grandi
occhi
liquidi
di
un
colore
azzurrognolo
,
le
ragazzine
,
una
quindicina
in
tutto
,
hanno
la
voglia
di
evadere
dal
recinto
,
ove
si
pascola
l
'
erba
del
sapere
,
per
precipitarsi
nei
meandri
della
valle
e
arrampicarsi
sui
pioppi
lungo
il
torrentello
ancora
asciutto
.
Sono
quasi
tutte
ragazzine
un
po
'
selvatiche
,
sebbene
alcune
,
come
Cosima
,
di
famiglie
benestanti
e
quasi
signorili
:
le
sue
compagne
di
banco
sono
però
figlie
una
di
pastori
,
l
'
altra
di
un
fabbro
che
venuto
da
un
paese
lontano
sulle
prime
dovette
,
per
la
sua
grande
povertà
,
prendere
alloggio
in
una
grotta
poco
distante
dal
paese
,
poi
a
poco
a
poco
fece
fortuna
e
adesso
ha
una
bella
casa
e
un
'
officina
che
lavora
giorno
e
notte
.
Anche
la
maestra
non
è
del
luogo
;
anzi
viene
di
molto
lontano
,
d
'
oltre
mare
,
e
la
chiamano
appunto
la
Continentale
:
è
una
donna
ancora
bella
,
coi
capelli
biondi
crespi
,
ma
irascibile
e
nervosa
.
Cosima
sola
ha
da
lei
una
accoglienza
buona
e
gentile
:
la
bambina
però
,
istintiva
,
prova
subito
un
senso
di
diffidenza
per
quella
signora
dalla
voce
grossa
e
gli
occhi
vuoti
,
e
rimane
ferma
,
rigida
,
al
suo
posto
accanto
alla
finestra
.
Per
nove
mesi
dell
'
anno
ella
occupò
quel
posto
,
profittando
delle
lezioni
più
di
ogni
altra
scolaretta
;
era
una
delle
più
piccole
,
ma
la
più
brava
,
e
quando
veniva
l
'
ispettore
era
sempre
lei
l
'
interrogata
.
E
faceva
bella
figura
,
sebbene
l
'
uomo
,
con
una
grossa
testa
carducciana
,
scuro
il
viso
,
le
destasse
un
brivido
di
spavento
:
ma
anche
di
ammirazione
:
poiché
egli
era
l
'
arca
santa
del
sapere
,
colui
che
davvero
poteva
interpretare
le
carte
scritte
e
le
pagine
stampate
come
i
sacerdoti
i
libri
sacri
.
E
Cosima
aveva
una
gran
voglia
di
sapere
:
più
che
i
giocattoli
l
'
attiravano
i
quaderni
;
e
la
lavagna
della
classe
,
con
quei
segni
bianchi
che
la
maestra
vi
tracciava
,
e
che
aveva
per
lei
il
fascino
di
una
finestra
aperta
sull
'
azzurro
scuro
di
una
notte
stellata
.
Fu
promossa
senza
esame
:
la
maestra
le
consegno
una
letterina
per
il
signor
Antonio
,
con
la
fausta
notizia
;
ed
ella
la
portò
a
casa
sventolandola
ogni
tanto
come
una
bandiera
di
trionfo
;
tanto
che
la
sorella
maggiore
le
dava
,
per
il
dispetto
,
pizzicotti
e
spintoni
;
ma
quando
il
padre
aprì
il
messaggio
rimase
piuttosto
freddo
,
ed
anzi
un
sorriso
sarcastico
gli
strinse
le
labbra
sottili
:
poiché
la
signora
maestra
,
il
cui
marito
era
un
noto
ubriacone
,
e
anche
lei
,
si
diceva
,
non
sdegnava
qualche
bicchierotto
di
vino
buono
,
gli
chiedeva
denari
in
prestito
.
Questa
fu
una
delle
prime
commediole
tragiche
della
realtà
che
diede
a
Cosima
una
lezione
pratica
della
vita
.
Gli
altri
anni
di
scuola
passarono
presto
:
tre
in
tutto
,
poiché
la
quarta
classe
fu
ripetuta
,
ed
ella
ebbe
facilmente
il
primo
premio
,
consistente
in
un
libro
del
Tommaseo
con
la
copertina
bianca
fregiata
di
oro
.
Adesso
aveva
dieci
anni
,
e
la
sua
precocità
gliene
accresceva
qualcun
altro
.
Due
bizzarre
famiglie
,
disordinate
e
forestiere
tutte
e
due
,
erano
intanto
venute
ad
abitare
nel
piccolo
quartiere
;
una
era
quella
di
un
armaiolo
,
cacciatore
infaticato
,
che
quando
era
in
casa
faceva
rintronare
i
dintorni
con
gli
urli
contro
la
moglie
e
le
figlie
giovinette
.
Da
queste
ragazze
,
che
già
avevano
girato
un
bel
po
'
di
mondo
,
Cosima
apprese
i
misteri
che
fanno
della
donna
e
dell
'
uomo
un
essere
solo
:
non
ne
fu
molto
turbata
,
perché
i
suoi
sensi
erano
chiusi
ancora
in
un
boccio
che
la
vita
castissima
della
sua
famiglia
non
tendeva
certo
a
far
fiorire
.
Ma
le
cose
,
specialmente
della
natura
,
le
apparvero
già
in
un
barlume
nuovo
,
come
di
aurora
che
segue
l
'
incerto
biancore
dell
'
alba
.
Ecco
,
più
che
le
confidenze
a
bassa
voce
delle
sue
amichette
straniere
,
la
colpiscono
i
diversi
profumi
del
piccolo
orto
;
quello
dei
gigli
,
sopra
tutto
,
e
delle
rose
;
ella
chiude
gli
occhi
nel
piegare
il
viso
sui
fiori
appena
sbocciati
,
e
quel
misterioso
senso
subcosciente
di
una
vita
anteriore
,
che
prova
nel
vedere
la
nonnina
,
la
riprende
più
forte
.
Già
ella
ne
capiva
qualche
cosa
,
e
tentava
di
spiegarsela
,
vagamente
,
come
si
cerca
d
'
interpretare
i
sogni
.
Anche
leggendo
già
di
nascosto
i
libri
del
fratello
maggiore
,
e
quelli
che
esistevano
in
casa
,
pensava
a
una
vita
lontana
,
diversa
dalla
sua
,
e
che
pure
le
sembrava
di
aver
un
giorno
conosciuto
.
Così
,
a
quell
'
età
,
lesse
i
primi
romanzi
:
uno
dei
quali
era
I
Martiri
di
Chateaubriand
,
che
lasciò
nella
sua
fantasia
una
traccia
profonda
.
Non
è
detto
però
che
anche
nel
suo
ambiente
la
vita
non
cominciasse
a
mostrarle
la
faccia
della
realtà
,
e
gli
avvenimenti
non
prendessero
,
a
volte
,
colori
e
movimenti
insoliti
.
Uno
dei
fatti
più
impressionanti
e
dolorosi
fu
la
scoperta
fatta
un
giorno
dal
padre
,
di
denari
che
mancavano
dal
suo
cassetto
chiuso
a
chiave
.
Egli
non
si
ingannò
un
attimo
solo
:
chiamò
il
figlio
Andrea
,
che
allora
aveva
sedici
anni
,
e
lo
interrogò
a
lungo
.
Andrea
era
rimasto
un
ragazzo
basso
e
robusto
,
senza
voglia
di
studiare
,
e
frequentava
altri
ragazzi
di
famiglie
paesane
,
benestanti
e
prepotenti
.
Alcune
donne
di
malaffare
,
appollaiate
in
certe
casupole
del
quartiere
di
San
Pietro
,
il
più
schiettamente
popolare
della
cittadina
,
attiravano
questi
giovanetti
esuberanti
di
vita
e
abbandonati
a
se
stessi
.
Il
signor
Antonio
,
un
po
'
tardi
,
si
avvedeva
di
aver
dato
anche
lui
troppa
libertà
al
ragazzo
,
buono
e
generoso
in
fondo
,
ma
con
tutti
gli
istinti
di
una
razza
ancora
primitiva
.
Un
furore
muto
,
alimentato
di
rimorso
,
di
paura
per
l
'
avvenire
,
di
propositi
di
fermezza
e
di
repressione
ad
ogni
costo
,
lo
sostenne
nel
lungo
interrogatorio
che
fece
ad
Andrea
.
Il
giovane
negava
di
aver
preso
i
denari
:
allora
il
padre
lo
perquisì
;
gli
trovò
alcune
monete
e
la
chiave
che
apriva
il
cassetto
.
Andrea
continuava
a
negare
.
Allora
il
signor
Antonio
prese
una
corda
e
la
lanciò
ad
una
trave
della
cucina
:
chiuse
le
porte
e
le
finestre
,
mandò
fuori
le
donne
.
Disse
con
calma
:
-
Vedi
,
Andrea
:
io
stesso
farò
giustizia
immediatamente
,
se
tu
non
riconosci
la
tua
colpa
.
Ti
impiccherò
con
le
mie
mani
.
E
l
'
altro
confessò
.
Tutto
parve
cancellato
:
eppure
un
'
ombra
rimase
sopra
la
famiglia
:
poiché
padre
e
figlio
erano
d
'
improvviso
apparsi
in
una
luce
di
terrore
e
di
morte
.
La
madre
si
fece
ancora
più
triste
:
Cosima
si
piegò
come
uno
dei
suoi
gigli
sciupati
dal
vento
.
Ma
il
giovane
parve
immediatamente
emendarsi
.
Dichiarò
che
non
voleva
proseguire
inutilmente
gli
studi
,
e
desiderava
lavorare
.
Allora
il
padre
pensò
di
associarlo
ai
suoi
affari
:
lo
mandò
a
sorvegliare
le
lavorazioni
di
carbone
e
di
cenere
che
aveva
sui
boschi
della
montagna
,
non
solo
,
ma
lo
fece
partire
per
un
viaggio
d
'
istruzione
commerciale
,
con
lettere
di
presentazione
e
raccomandazioni
ai
suoi
corrispondenti
di
Napoli
e
di
Livorno
.
Anche
Santus
era
fuori
:
già
da
due
anni
frequentava
il
liceo
di
Cagliari
,
e
prometteva
di
diventare
un
bravo
dottore
in
lettere
o
in
medicina
.
Preferì
quest
'
ultima
,
pure
non
abbandonando
i
suoi
studi
e
i
suoi
gusti
letterari
.
Quando
tornava
per
le
vacanze
era
un
ampio
respiro
di
nuova
vita
che
animava
la
casa
.
Portava
libri
e
regali
,
ed
era
vestito
con
modesta
ma
accurata
eleganza
.
Ed
era
bello
,
col
viso
fine
che
sembrava
quello
di
una
razza
diversa
dalla
sua
,
i
grandi
occhi
chiari
,
trasparenti
di
intelligenza
e
di
bontà
.
Non
parlava
molto
,
ma
parlava
bene
,
e
aveva
già
una
cultura
larga
e
profonda
,
aiutata
da
una
memoria
straordinaria
.
E
quello
che
più
stupiva
in
lui
era
la
serietà
,
quasi
l
'
austerità
dei
costumi
:
non
fumava
,
non
beveva
,
non
guardava
le
donne
:
studiava
sempre
,
anche
durante
le
vacanze
.
Qualche
volta
veniva
a
cercarlo
un
suo
compagno
di
studi
;
Antonino
,
si
chiamava
,
un
bellissimo
giovane
bruno
dall
'
aria
un
po
'
beffarda
,
vestito
inappuntabilmente
alla
moda
di
allora
,
-
cappellino
di
paglia
con
nastro
di
tulle
e
veletta
all
'
estate
,
mantello
azzurro
d
'
inverno
,
drappeggiato
con
eleganza
dannunziana
,
-
(
almeno
così
Antonino
dava
ad
intendere
,
chiamando
fraternamente
col
solo
nome
di
Gabriele
il
giovanissimo
poeta
che
aveva
degnato
di
una
sua
visita
il
paese
di
Cosima
)
.
Anche
lui
,
Antonino
,
apparteneva
ad
una
famiglia
mista
,
fra
borghese
e
paesana
:
la
madre
e
le
sorelle
vestivano
in
costume
,
mentre
lui
e
i
fratelli
,
tutti
studenti
,
avevano
quasi
un
'
aria
aristocratica
.
Il
padre
,
veramente
,
era
esattore
d
'
imposte
,
un
uomo
rude
,
taciturno
,
poco
pratico
della
lingua
italiana
(
come
i
maggiori
signori
del
resto
)
,
di
mirabile
animo
e
nobiltà
.
Ben
caratteristica
era
la
loro
abitazione
,
l
'
ultima
del
paese
,
costituita
da
fabbricati
bassi
che
davano
su
un
cortile
chiuso
,
e
dove
,
oltre
la
loro
famiglia
,
vivevano
altri
parenti
,
con
numerosi
ragazzi
:
una
specie
di
clan
,
ma
di
gente
incivilita
,
anzi
,
intelligentissima
.
I
ragazzi
studiavano
tutti
,
ed
erano
caustici
,
osservatori
,
beffardi
.
Una
bella
vigna
che
guardava
sulla
valle
e
verso
i
monti
a
nord
,
in
dolce
pendìo
,
era
attigua
alla
casa
:
più
tardi
il
padre
di
Antonino
costruì
in
un
angolo
di
questa
vigna
una
casina
alta
,
dove
lo
studente
,
nelle
poche
settimane
che
rimaneva
in
paese
,
viveva
come
in
una
torre
d
'
avorio
,
studiando
,
o
fingendo
di
studiare
.
Fu
il
primo
,
il
lungo
amore
di
Cosima
.
Quando
egli
veniva
a
cercare
Santus
,
ella
si
nascondeva
,
presa
dal
terrore
che
egli
potesse
rivolgerle
un
semplice
sguardo
.
Ma
non
c
'
era
pericolo
:
egli
passava
accanto
a
lei
e
alle
altre
ragazze
anche
maggiori
e
più
belle
ed
esperte
di
lei
,
senza
neppure
vederle
;
e
se
veniva
a
cercare
Santus
era
perché
con
lui
poteva
parlare
delle
cose
e
delle
persone
conosciute
nella
città
dei
loro
studi
;
e
perché
Santus
,
poi
,
lo
attirava
con
la
sua
singolare
intelligenza
e
la
sua
originalità
.
Adesso
,
poi
,
il
futuro
medico
,
si
dedica
insolitamente
ad
altre
cose
all
'
infuori
dei
suoi
studi
.
Costruisce
,
per
esempio
,
un
pallone
volante
,
come
li
chiamavano
allora
,
e
riesce
a
meraviglia
:
nessuno
conosce
il
segreto
del
suo
apparecchio
;
ma
è
certo
che
il
pallone
,
di
carta
-
seta
,
per
il
cui
finanziamento
Santus
è
riuscito
a
farsi
dare
qualche
sussidio
dalla
madre
,
un
bel
giorno
sale
dal
cortile
della
casa
,
leggero
e
colorato
come
una
grande
bolla
di
sapone
;
vola
sopra
il
paese
,
richiamando
l
'
attenzione
e
l
'
ammirazione
di
tutti
,
sparisce
,
non
ritorna
.
Qualche
giorno
dopo
si
seppe
che
era
sceso
,
senza
incendiarsi
,
in
un
angolo
della
montagna
.
Alcuni
piccoli
pastori
di
capre
lo
avevano
veduto
librarsi
sopra
le
roccie
,
illuminato
dal
tramonto
,
credendolo
una
cosa
sovrannaturale
,
e
,
nel
vederlo
scendere
,
si
erano
inginocchiati
presi
da
terrore
superstizioso
,
gridando
:
È
lo
Spirito
Santo
,
è
lo
Spirito
Santo
.
Lusingato
da
questo
successo
,
lo
studente
ne
tentò
un
altro
.
Costruì
una
ruota
pirotecnica
,
che
doveva
innalzarsi
come
il
pallone
e
accendersi
con
fuochi
artificiali
di
sorprendente
effetto
.
Alcuni
razzi
di
prova
riuscirono
bene
:
guizzarono
in
alto
,
una
sera
di
agosto
,
si
aprirono
in
meravigliosi
getti
di
fiori
incandescenti
:
ma
quando
si
trattò
di
issare
e
far
funzionare
la
ruota
,
questa
s
'
incendiò
,
con
grande
spavento
della
famiglia
,
e
il
giovine
inventore
ne
ebbe
una
mano
e
un
braccio
gravemente
ustionati
.
L
'
insuccesso
e
il
male
lo
avvilirono
:
dovette
mettersi
a
letto
,
e
per
placargli
le
sofferenze
e
farlo
dormire
,
il
dottore
gli
ordinò
una
miscela
alla
quale
era
mescolato
del
cognac
.
Egli
si
addormentò
;
ma
come
se
gli
avessero
propinato
una
bevanda
magica
,
si
svegliò
stordito
,
e
quando
le
sofferenze
della
sua
scottatura
lo
tormentavano
,
si
preparava
la
bevanda
e
ricadeva
in
sopore
.
Il
suo
umore
cambiò
:
divenne
irascibile
e
pigro
,
trascurò
i
suoi
libri
,
si
assentò
per
intere
giornate
da
casa
senza
dire
dove
andava
.
Solo
la
compagnia
di
Antonino
pareva
piacergli
:
si
chiudevano
per
lunghe
ore
nella
camera
alta
della
casa
,
e
se
Cosima
,
con
la
forza
della
curiosità
e
della
passione
,
riusciva
a
mettersi
in
ascolto
nel
pianerottolo
li
sentiva
leggere
ad
alta
voce
e
commentare
e
discutere
di
cose
letterarie
.
Antonino
recitava
i
versi
ultimi
del
suo
diletto
poeta
:
una
mattina
la
sua
voce
risonò
più
alta
del
solito
,
e
nell
'
umile
sereno
silenzio
della
piccola
casa
patriarcale
,
si
diffuse
come
una
musica
che
raccontava
di
città
lontane
,
luminose
di
fontane
,
di
statue
,
di
giardini
,
popolate
solo
di
amanti
,
di
donne
bellissime
,
di
gente
felice
.
Quante
volte
,
in
su
'
mattini
chiari
e
tiepidi
io
l
'
aspetto
!
Ella
ancora
ne
'
l
suo
letto
ride
ai
sogni
mattutini
.
Su
la
piazza
Barberini
s
'
apre
il
ciel
,
zaffiro
schietto
.
Il
Tritone
del
Bernini
leva
il
candido
suo
getto
.
Intorno
a
quel
tempo
morì
la
nonnina
.
L
'
estate
era
certamente
stagione
più
felice
.
C
'
erano
giornate
caldissime
,
ma
era
un
caldo
fermo
,
quasi
lucido
,
e
l
'
azzurro
del
cielo
,
un
po
'
basso
,
sembrava
quello
dei
quadri
di
Zuloaga
.
Qualche
servo
tornava
dalla
mietitura
,
abbrustolito
come
da
un
incendio
,
e
si
buttava
,
febbricitante
di
malaria
,
su
una
stuoia
nell
'
angolo
della
tettoia
:
in
cambio
le
donne
che
,
all
'
ombra
del
cortile
,
spezzavano
mucchi
di
mandorle
che
un
incettatore
veniva
tutti
gli
anni
a
comprare
,
ridevano
e
cantavano
stornelli
paesani
che
facevano
un
contrasto
ben
curioso
coi
rondò
preziosissimi
recitati
da
Antonino
nella
camera
di
Santus
.
Erano
gridi
di
passione
,
profonda
e
ardente
come
quel
cielo
sopra
la
terra
bruciata
dal
sole
:
e
chi
,
di
quelle
donne
giovani
e
brune
che
non
pensavano
ad
altro
che
all
'
amore
,
si
lamentava
di
vivere
in
mezzo
alle
spine
,
per
un
solo
innamorato
:
chi
diceva
all
'
amante
:
a
cara
bellu
ja
ses
,
traitore
che
a
Zudas
:
bello
di
viso
,
traditore
come
Giuda
;
chi
invitava
un
altro
a
succhiarle
il
sangue
vivo
dal
cuore
;
qualche
volta
la
voce
di
una
donna
disillusa
si
alzava
però
ad
ammonire
le
appassionate
,
e
allora
il
coro
femminile
taceva
,
con
una
pausa
quasi
spaventata
.
L
'
ammonimento
diceva
:
Su
sordadu
in
sa
gherra
nan
chi
s
'
est
,
olvidadu
;
no
s
'
ammentat
,
de
Deus
.
Torrat
,
su
corpus
meu
,
pustis
chi
es
,
sepultadu
,
a
sett
'
unzas
de
terra
.
Il
soldato
,
nella
guerra
,
-
dicono
che
si
è
dimenticato
,
-
non
si
ricorda
di
Dio
.
-
Ritorna
il
corpo
mio
,
-
dopo
che
è
seppellito
,
-
a
sette
oncie
di
terra
.
Verso
sera
,
andate
via
le
donne
,
raccolte
entro
sacchi
puliti
le
mandorle
sgusciate
,
la
serva
,
le
ragazze
,
qualche
volta
la
madre
,
sedevano
al
fresco
del
cortile
,
sotto
le
grandi
stelle
dell
'
Orsa
le
cui
ruote
viaggiavano
verso
un
paese
di
sogno
.
Il
servo
malarico
,
riavutosi
alquanto
,
si
sollevava
e
prendeva
parte
alle
chiacchiere
famigliari
.
Era
un
bel
giovine
,
lontano
parente
del
signor
Antonio
,
olivastro
e
coi
denti
bianchissimi
:
pareva
un
etiope
,
ed
anche
il
suo
modo
di
pensare
aveva
un
colore
barbarico
.
Parlava
sempre
di
banditi
e
delle
loro
imprese
brigantesche
.
Bisogna
dire
che
,
in
quel
tempo
,
il
banditismo
locale
aveva
ancora
un
carattere
quasi
epico
.
Odî
di
famiglia
,
sete
di
vendetta
,
pregiudizî
di
onore
erano
per
lo
più
l
'
origine
di
questi
episodî
di
sangue
che
funestavano
la
vita
del
paese
e
di
intere
contrade
.
Il
giovane
servo
,
poi
,
abbelliva
le
avventure
dei
banditi
con
la
sua
fantasia
,
e
lui
stesso
si
lasciava
travolgere
da
una
suggestione
malefica
che
lo
spingeva
a
farneticare
sogni
di
libertà
,
di
imprese
ove
,
più
che
altro
,
il
ribelle
alle
leggi
sociali
,
ha
modo
di
spiegare
il
suo
coraggio
,
la
sua
abilità
,
la
sua
forza
d
'
animo
,
il
disprezzo
per
il
pericolo
e
la
morte
.
Era
,
infine
,
una
specie
di
anarchico
,
che
non
potendo
eguagliare
la
sorte
degli
uomini
liberi
e
svincolarsi
dal
suo
destino
di
servo
,
intendeva
distruggere
il
bene
degli
altri
e
crearsi
una
potenza
,
una
regola
di
vita
diversa
da
quella
usuale
.
In
quel
tempo
,
specialmente
una
banda
di
uomini
armati
di
tutto
punto
,
decisi
a
tutto
,
protetti
anche
,
o
per
amicizia
,
o
per
complicità
,
o
per
paura
,
da
una
vasta
rete
di
favoreggiatori
,
infieriva
nel
Circondario
.
I
capi
erano
due
fratelli
,
giovanissimi
,
terribili
,
si
diceva
anche
feroci
:
la
radice
del
loro
odio
contro
la
società
era
una
ingiustizia
da
loro
subita
,
una
condanna
per
un
reato
del
quale
erano
innocenti
:
condanna
alla
quale
d
'
altronde
sfuggivano
con
la
loro
latitanza
.
Bisogna
dire
però
che
,
o
per
istinto
,
o
esasperati
dalla
loro
mala
sorte
,
non
rispettavano
la
roba
altrui
;
così
che
in
pochi
anni
s
'
erano
fatti
un
patrimonio
:
possedevano
terre
,
case
,
bestiame
,
servi
e
pastori
.
Un
giorno
,
durante
quell
'
ultima
estate
,
una
giovane
donna
,
quasi
fanciulla
,
si
presentò
di
mattina
nella
casa
del
signor
Antonio
e
chiese
di
parlargli
.
Egli
la
ricevette
nella
stanza
dove
sbrigava
i
suoi
affari
,
e
le
domandò
benevolmente
che
cosa
desiderava
.
Ella
era
vestita
in
costume
:
aveva
un
viso
pallido
e
fine
,
con
due
grandi
;
occhi
neri
sormontati
da
sopracciglia
foltissime
,
rivelatrici
di
un
carattere
forte
.
Disse
,
con
una
certa
umiltà
:
-
Lei
possiede
,
sul
Monte
Orthobene
,
un
bosco
di
lecci
,
che
tutti
gli
anni
affitta
per
il
pascolo
delle
ghiande
ai
porci
.
Si
vorrebbe
averlo
noi
in
affitto
,
questa
prossima
stagione
.
-
È
già
affittato
-
dice
il
signor
Antonio
;
-
per
tre
anni
lo
ha
esclusivamente
il
proprietario
di
bestiame
Elias
Porcu
.
-
Elias
lo
cederà
volentieri
,
se
vossignoria
lo
permette
.
-
Non
credo
possa
cederlo
volentieri
:
ne
ha
bisogno
assoluto
.
-
Se
vossignoria
glielo
impone
,
Elias
lo
cederà
immediatamente
.
Calmo
e
fermo
,
col
piccolo
pugno
bianco
sul
tavolo
,
l
'
uomo
replica
:
-
Io
non
ho
mai
imposto
a
nessuno
cosa
che
non
fosse
giusta
.
-
Ma
anche
adesso
sarebbe
una
cosa
giusta
.
Poiché
i
miei
fratelli
hanno
bisogno
,
per
il
loro
branco
di
suini
,
di
un
pascolo
di
ghiande
;
e
tutti
i
proprietari
dicono
di
averli
già
affittati
,
mentre
non
è
vero
.
-
Io
non
so
quello
che
possono
dire
gli
altri
proprietari
;
ciò
che
so
è
che
il
mio
bosco
è
già
affittato
:
e
basta
!
-
concluse
,
sollevando
il
pugno
;
ma
subito
lo
riposò
sul
tavolo
senza
picchiarvi
sopra
:
i
suoi
occhi
però
avevano
preso
la
luce
argentea
e
lucente
dell
'
acciaio
affilato
.
La
ragazza
non
cedeva
:
anche
i
suoi
occhi
brillarono
,
tuttavia
cupi
sotto
le
tempestose
sopracciglia
.
-
Vossignoria
sa
chi
sono
i
miei
fratelli
?
-
E
poiché
l
'
altro
non
dimostrava
curiosità
,
aggiunse
con
fierezza
,
quasi
vantasse
una
parentela
di
eroi
:
-
Sono
i
fratelli
...
-
e
pronunziò
un
nome
.
-
I
banditi
.
Allora
il
signor
Antonio
sorrise
.
-
Fossero
pure
i
sette
fratelli
della
favola
,
i
banditi
che
diedero
il
loro
nome
ai
monti
sui
quali
si
nascondevano
,
io
non
manco
di
impegno
con
Elias
Porcu
.
E
basta
!
-
ripeté
;
e
questa
volta
batté
il
pugno
,
come
quando
sigillava
una
lettera
con
le
ostie
colorate
.
La
ragazza
si
alzò
:
non
proferì
una
minaccia
,
ma
se
ne
andò
senza
salutare
.
Il
signor
Antonio
non
disse
nulla
in
famiglia
,
sebbene
tutti
si
fossero
accorti
della
visita
e
ne
provassero
inquietudine
.
E
un
fatto
strano
accadde
la
sera
stessa
,
a
ora
tarda
,
quando
tutti
erano
già
a
letto
,
e
solo
il
padrone
vegliava
ancora
nella
stanza
da
pranzo
,
leggendo
un
numero
arretrato
della
sua
prediletta
nerolistata
Unità
cattolica
.
D
'
un
tratto
qualcuno
bussò
lievemente
alla
porta
.
Il
signor
Antonio
aprì
,
e
neppure
per
un
attimo
si
illuse
sullo
scopo
di
quella
visita
insolita
.
La
strada
era
buia
,
ma
al
chiarore
che
,
per
il
corridoio
d
'
ingresso
,
arrivava
alla
porta
,
egli
vide
,
nel
vano
di
questa
,
come
in
un
quadro
a
fondo
scuro
,
una
figura
gigantesca
,
con
un
ruvido
costume
nero
dalle
brache
giallastre
,
che
aveva
qualche
cosa
di
demoniaco
.
Il
viso
color
bronzo
era
circondato
da
una
barba
a
collare
,
di
un
nero
corvino
,
che
lasciava
scoperte
le
grosse
labbra
sanguigne
:
gli
occhi
,
con
le
sopracciglia
come
quelle
della
sorella
dei
banditi
,
ma
esageratamente
più
abbondanti
,
avevano
la
pupilla
grande
e
la
sclerotica
azzurra
.
Sono
perduto
,
pensò
il
signor
Antonio
,
ma
non
finse
neppure
di
sorridere
per
nascondere
la
sua
forza
.
Fece
entrare
l
'
uomo
,
e
notò
che
costui
,
nonostante
la
mole
massiccia
della
sua
persona
,
camminava
silenzioso
e
leggero
come
un
daino
:
aveva
ai
grandi
piedi
calzari
di
pelle
grezza
,
allacciati
sotto
le
uose
di
orbace
:
calzari
da
uomo
che
usa
correre
furtivo
e
allontanarsi
in
poche
ore
dal
luogo
del
suo
misfatto
,
in
modo
da
procurarsi
un
infallibile
alibi
.
Questo
,
stanotte
mi
strozza
,
pensa
il
signor
Antonio
;
tuttavia
lo
fa
entrare
nella
stanza
ospitale
,
gli
assegna
il
posto
d
'
onore
davanti
alla
tavola
,
ma
non
si
affretta
a
offrirgli
da
bere
per
dimostrargli
la
sua
sicurezza
.
Anche
prima
di
essere
interrogato
,
l
'
uomo
comincia
a
parlare
:
la
sua
voce
e
bassa
e
quieta
;
la
parola
lenta
,
prudente
.
E
subito
il
signor
Antonio
respira
:
poiché
tutto
nell
'
uomo
,
anche
l
'
occhio
,
può
mentire
:
mai
la
voce
,
anche
se
egli
cerchi
di
mascherarla
.
E
la
voce
di
quell
'
uomo
che
pareva
un
ciclope
venuto
giù
dai
monti
pietrosi
per
abbattere
qualche
cosa
che
non
gli
andava
a
genio
,
era
quella
di
un
saggio
.
L
'
argomento
era
quello
:
l
'
affitto
del
bosco
ghiandifero
ai
banditi
.
Egli
non
disse
che
era
un
loro
favoreggiatore
,
anzi
un
loro
complice
,
ancora
a
piede
libero
perché
troppo
furbo
e
prudente
per
lasciarsi
scoprire
;
narrò
che
era
un
loro
amico
,
perché
i
disgraziati
erano
pur
degni
di
avere
amici
,
fra
tanti
nemici
che
li
perseguitavano
come
i
cacciatori
i
cinghiali
,
colpevoli
solo
della
loro
fiera
indipendenza
:
questi
nemici
arrivavano
al
punto
di
impedire
ai
due
fratelli
di
far
pascolare
le
loro
greggie
e
i
loro
branchi
di
porci
in
terre
di
cristiani
:
onde
il
signor
Antonio
era
pregato
di
aver
compassione
delle
bestie
e
dei
loro
padroni
.
-
Questo
è
il
denaro
:
due
,
trecento
scudi
;
quello
che
vuole
,
signor
Antonio
.
Trasse
dal
petto
un
portafogli
legato
con
una
correggia
,
e
fece
atto
di
toglierne
il
denaro
:
la
mano
bianca
dell
'
altro
fermò
la
sua
,
e
non
se
ne
staccò
,
mentre
gli
occhi
chiari
del
galantuomo
cercavano
di
penetrare
in
quelli
scuri
del
colosso
come
un
fanciullo
fiducioso
che
si
avanza
in
un
bosco
spinoso
certo
di
trovarci
un
sentiero
.
Disse
:
-
Amico
,
voi
sapete
che
la
cosa
è
impossibile
.
Quel
contatto
,
quello
sguardo
,
sopra
tutto
la
parola
amico
pronunziata
in
quel
modo
e
in
quel
momento
,
operarono
,
come
l
'
uomo
ebbe
a
dire
più
tardi
,
un
vero
miracolo
.
Egli
rimise
il
portafogli
,
ma
insisté
nella
sua
richiesta
,
calcando
,
forse
con
sincerità
da
parte
sua
,
sul
bisogno
assoluto
che
i
fratelli
S
.
avevano
di
protezione
e
di
soccorso
da
parte
delle
buone
persone
che
conoscevano
le
loro
disavventure
.
-
L
'
unico
soccorso
che
io
posso
suggerire
ai
due
sviati
,
è
che
si
costituiscano
subito
alle
autorità
,
-
disse
il
signor
Antonio
:
-
prima
che
sia
tardi
per
loro
,
ed
anche
per
i
loro
amici
.
L
'
uomo
ha
un
sogghigno
:
il
suo
viso
rassomiglia
proprio
,
in
quel
momento
,
a
quello
del
diavolo
.
Ma
l
'
altro
continua
:
-
Noi
un
giorno
ci
rivedremo
;
e
allora
mi
darete
ragione
.
Quei
due
giovani
sono
come
due
pietruzze
staccatesi
dalla
cima
di
una
roccia
:
cadono
,
ne
travolgono
altre
,
precipitano
sulla
china
,
diventano
una
valanga
,
finiscono
nell
'
abisso
.
-
Certo
,
se
nessuno
li
aiuta
,
-
brontola
il
gigante
.
-
È
facile
parlare
così
,
seduti
davanti
a
una
tavola
tranquilla
,
col
foglio
in
mano
.
Bisogna
però
trovarsi
nel
loro
covo
,
nelle
loro
difficoltà
,
per
pensare
in
altro
modo
.
E
bisognerebbe
parlare
con
loro
,
non
coi
loro
ambasciatori
.
-
Io
sono
disposto
a
parlare
con
loro
,
e
convincerli
a
cambiare
strada
.
Procuratemi
un
abboccamento
,
dove
e
quando
essi
vogliono
;
parlerò
ai
due
disgraziati
ragazzi
come
fossi
il
padre
loro
.
Pensando
forse
che
essi
invece
,
noti
anche
per
la
loro
loquela
impetuosa
e
appassionata
,
avrebbero
convinto
lui
,
procurandosi
in
tal
modo
un
nuovo
amico
e
protettore
potente
per
la
sua
sola
bontà
e
la
fama
della
sua
rettitudine
,
l
'
uomo
della
montagna
si
animò
insolitamente
.
Accettò
il
bicchiere
di
vino
che
l
'
ospite
gli
offriva
,
e
sene
andò
silenzioso
,
dopo
aver
promesso
di
tornare
.
Tornò
,
infatti
,
ma
per
il
colloquio
coi
S
.
non
si
poté
concludere
nulla
.
I
banditi
erano
diffidenti
,
e
i
discorsi
romantici
del
signor
Antonio
li
facevano
ridere
.
Costituirsi
?
Può
un
guerriero
barbaro
,
che
difende
la
sua
libertà
e
la
sua
sanguigna
fame
di
vivere
,
darsi
prigioniero
al
nemico
?
Eppure
la
profezia
del
signor
Antonio
si
avverò
.
Di
delitto
in
delitto
,
di
rapina
in
rapina
,
essi
e
la
loro
banda
precipitarono
in
un
abisso
.
Fra
gli
illusi
da
loro
travolti
,
vi
fu
anche
,
con
dolore
del
signor
Antonio
,
e
di
tutta
la
famiglia
,
anche
il
giovane
servo
,
malarico
e
visionario
,
Juanniccu
,
che
,
senza
aver
commesso
la
più
lieve
colpa
,
solo
per
spirito
di
avventura
,
si
unì
negli
ultimi
tempi
alla
banda
e
fu
con
loro
preso
.
In
compenso
l
'
uomo
della
montagna
tornò
spesso
dal
signor
Antonio
,
e
diventò
il
suo
pastore
porcaro
.
Per
lunghi
anni
fu
uno
dei
dipendenti
più
fedeli
e
affezionati
al
signor
Antonio
.
E
confessò
che
quella
notte
era
venuto
con
la
sinistra
intenzione
di
sopprimerlo
,
se
non
si
piegava
ai
voleri
dei
malvagi
.
Giusto
e
buono
era
il
signor
Antonio
,
e
tutti
lo
amavano
.
Esercitava
,
senza
volerlo
,
senza
accorgersene
,
un
fascino
benefico
su
tutti
quelli
che
lo
avvicinavano
.
Eppure
la
sua
parola
era
semplice
,
disadorna
;
ma
il
suono
della
sua
voce
che
saliva
profondo
dall
'
anima
tutta
fatta
di
verità
e
d
'
indulgenza
,
era
come
una
musica
che
esprimeva
l
'
inesprimibile
.
Del
resto
egli
aveva
una
certa
cultura
,
ed
era
,
in
fondo
,
un
poeta
.
Aveva
studiato
a
Cagliari
,
quando
ancora
si
viaggiava
da
una
città
all
'
altra
a
cavallo
,
e
aveva
portato
i
suoi
libri
e
le
sue
provviste
entro
le
bisaccie
,
come
un
pastore
o
un
contadino
che
va
a
seminare
il
grano
in
luoghi
lontani
.
Aveva
studiato
ciò
che
in
quel
tempo
si
chiamava
Rettorica
,
o
preso
il
diploma
di
procuratore
.
A
dire
il
vero
non
esercitava
questa
nobile
professione
,
ma
molti
ricorrevano
a
lui
per
consigli
e
consultazioni
legali
,
profondamente
persuasi
della
sua
saggezza
e
sopra
tutto
della
sua
rettitudine
.
Il
commercio
lo
aveva
quasi
arricchito
.
Ma
,
come
un
umanista
primitivo
,
egli
coltivava
anche
gli
studi
poetici
:
le
sue
poesie
erano
dialettali
,
tuttavia
in
una
forma
che
si
avvicinava
alla
lingua
italiana
.
Bravo
anche
come
poeta
estemporaneo
,
raccoglieva
a
volte
intorno
a
sé
altri
campioni
famosi
in
quelle
gare
,
e
competeva
coi
più
bravi
e
inspirati
.
E
aveva
iniziative
geniali
,
anche
come
proprietario
e
come
agricoltore
.
Tentò
piantagioni
di
agrumi
,
di
sommaco
,
di
barbabietole
:
l
'
aridità
della
terra
rocciosa
,
bruciata
da
lunghe
siccità
,
frustrò
i
suoi
tentativi
.
Impiantò
anche
una
piccola
tipografia
e
stampò
a
sue
spese
un
giornaletto
,
e
le
poesie
sue
e
dei
suoi
amici
:
fallimento
completo
anche
questo
.
Nelle
ore
di
riposo
,
alla
bella
stagione
,
sedeva
all
'
ombra
della
casa
,
davanti
alla
porta
,
leggendo
i
giornali
.
Tutti
quelli
che
passavano
lo
salutavano
o
si
fermavano
addirittura
a
conversare
con
lui
.
E
se
passava
una
donna
bisognosa
,
egli
traeva
in
silenzio
dal
taschino
una
moneta
e
gliela
porgeva
,
accennandole
,
col
dito
sulla
bocca
,
di
non
fiatare
.
Così
,
tutti
si
allontanavano
consolati
.
Oltre
ad
Antonino
,
frequentava
la
casa
un
altro
giovanissimo
studente
,
già
compagno
di
scuola
di
Andrea
.
Era
un
ragazzo
smilzo
,
dal
profilo
rapace
,
gli
occhi
inquieti
e
diffidenti
,
orgoglioso
e
ambizioso
,
e
di
una
serietà
insolita
alla
sua
età
.
Ma
anche
lui
apparteneva
ad
una
famiglia
mista
,
che
non
era
borghese
ma
neppure
esclusivamente
paesana
,
che
anzi
vantava
essere
di
pura
e
antica
razza
locale
:
abitavano
in
una
casa
buia
,
in
fondo
a
un
cortile
chiuso
,
quasi
murato
come
una
prigione
;
e
tutti
della
famiglia
,
il
padre
alto
e
già
quasi
vecchio
,
i
fratelli
,
le
sorelle
,
delle
quali
una
bellissima
e
con
rari
occhi
celesti
,
erano
di
una
rigidità
quasi
tragica
.
Scarso
il
patrimonio
,
tanto
che
quando
si
trattò
di
mandare
il
ragazzo
a
studiare
a
Cagliari
,
si
dovette
fare
sacrifici
.
Ma
Gioanmario
,
lo
studente
,
dava
buone
promesse
.
Durante
quelle
ultime
vacanze
,
mentre
si
preparava
a
partire
,
le
sue
visite
diventarono
più
frequenti
.
Tutte
le
sere
cercava
di
Andrea
,
pur
sapendo
che
l
'
amico
non
era
in
casa
,
e
coglieva
tutte
le
scuse
per
attardarsi
con
le
ragazze
.
I
suoi
discorsi
le
interessavano
:
per
lo
più
egli
riportava
le
notizie
del
paese
,
i
pettegolezzi
,
le
storielle
di
innocenti
amori
fra
studenti
e
fanciulle
del
luogo
:
Cosima
e
sopra
tutto
Enza
lo
ascoltavano
incantate
.
Enza
era
già
quasi
una
signorina
,
un
po
'
strana
,
a
volte
taciturna
a
volte
di
una
allegria
insolente
e
isterica
.
Non
si
tardò
ad
accorgersi
che
lei
e
Gioanmario
si
erano
stretti
con
un
legame
d
'
amore
;
trovarono
il
modo
di
vedersi
in
segreto
e
l
'
opposizione
della
famiglia
di
lei
,
che
sperava
in
un
matrimonio
più
sollecito
e
solido
,
aumentò
la
loro
passione
.
Fu
una
vera
passione
,
alimentata
dal
carattere
quasi
violento
dei
due
ragazzi
.
Gioanmario
si
mise
a
studiare
con
dura
tenacia
,
e
in
soli
due
anni
superò
gli
esami
del
liceo
,
inscrivendosi
poi
alla
facoltà
di
legge
.
Ma
lo
studio
,
le
privazioni
,
l
'
orgoglio
punto
dalla
persistente
ostilità
della
famiglia
di
Enza
,
lo
rendevano
cupo
e
nervoso
.
A
volte
i
suoi
occhi
erano
venati
di
rosso
,
e
la
voce
aspra
,
le
parole
amare
.
Vennero
però
tristi
giorni
anche
per
la
famiglia
di
Cosima
:
Andrea
non
andava
bene
:
si
diceva
che
già
avesse
un
figlio
,
da
una
bella
ragazza
del
popolo
,
e
che
giocasse
coi
suoi
amici
scapestrati
.
Invano
il
signor
Antonio
cercava
di
richiamarlo
sulla
buona
strada
:
lo
mandava
a
sorvegliare
i
lavori
delle
carbonaie
,
a
vigilare
i
poderi
.
Andrea
obbediva
;
era
,
come
si
disse
,
buono
e
molto
generoso
,
ma
anche
lui
trascinato
da
istinti
di
razza
,
sensuale
e
impulsivo
.
E
anche
l
'
altro
,
il
maggiore
,
si
era
,
dopo
la
disgrazia
dei
fuochi
artificiali
,
come
incrinato
.
Incrinato
:
come
s
'
incrina
ad
un
urto
una
tazza
di
cristallo
,
un
vaso
di
porcellana
.
Continuava
i
suoi
studi
,
all
'
Università
di
Cagliari
,
mentre
Antonino
aveva
ottenuto
,
poiché
la
sua
famiglia
ne
aveva
a
sufficienza
i
mezzi
,
di
andare
a
Roma
.
Forse
anche
la
lontananza
dell
'
amico
fu
per
Santus
dannosa
:
egli
cominciò
a
frequentare
compagni
meno
intelligenti
e
fini
,
e
a
domandare
denari
più
del
necessario
.
Anche
di
lui
si
seppe
che
studiava
sempre
meno
,
e
che
beveva
.
Questo
fu
un
grave
dispiacere
per
tutti
.
Il
signor
Antonio
divenne
pensieroso
;
la
madre
sempre
più
taciturna
e
melanconica
.
Che
fare
?
La
vita
segue
il
suo
corso
fluviale
,
inesorabile
:
vi
sono
tempi
di
calma
e
tempi
torbidi
,
a
cui
nulla
può
mettere
riparo
:
e
invano
si
tenta
di
arginarla
,
di
opporsi
anche
di
traverso
nella
corrente
per
impedire
che
altri
venga
travolto
.
Forze
occulte
.
Fatali
,
spingono
l
'
uomo
al
bene
o
al
male
;
la
natura
stessa
,
che
sembra
perfetta
,
è
sconvolta
dalle
violenze
di
una
sorte
ineluttabile
.
Il
signor
Antonio
,
e
più
di
lui
la
signora
Francesca
,
si
piegavano
sulla
china
che
pareva
franasse
sotto
i
piedi
dei
loro
figliuoli
:
si
rimproveravano
,
ciascuno
però
per
conto
proprio
,
di
non
aver
saputo
creare
,
con
l
'
educazione
,
l
'
energia
,
la
costanza
,
il
sacrificio
di
tutte
le
ore
,
un
terreno
più
solido
e
sicuro
per
il
cammino
dei
loro
figli
:
il
signor
Antonio
aveva
loro
comprato
terreni
e
greggi
,
la
signora
Francesca
aveva
per
loro
risparmiato
anche
il
centesimo
:
che
valeva
?
Anzi
valeva
forse
dannosamente
,
perché
,
senza
il
benessere
e
l
'
avvenire
assicurato
,
i
ragazzi
sarebbero
stati
costretti
a
lavorare
e
crearsi
da
loro
una
posizione
.
Fantasie
,
forse
,
anche
queste
:
poiché
c
'
erano
intorno
esempi
di
gente
povera
,
o
mediocre
,
che
tuttavia
era
spinta
da
un
destino
di
dolore
e
di
colpa
,
molto
più
triste
di
quello
dei
fratelli
di
Cosima
.
Se
n
'
era
avuto
un
caso
nel
disgraziato
Juanniccu
.
E
un
altro
caso
anche
più
doloroso
colpì
un
cugino
,
figlio
di
una
sorella
del
signor
Antonio
,
severa
e
intelligentissima
donna
,
rimasta
vedova
in
giovine
età
con
parecchi
figli
da
allevare
:
possedeva
,
è
vero
,
una
certa
sostanza
,
e
non
le
mancava
l
'
aiuto
dell
'
altro
fratello
sacerdote
che
conviveva
con
lei
;
ma
era
una
donna
litigiosa
,
che
per
motivi
da
nulla
intentava
causa
ai
suoi
vicini
e
confinanti
di
terra
e
di
domicilio
,
e
si
faceva
mangiare
buona
parte
delle
sue
entrate
dagli
avvocati
e
dalle
spese
di
giustizia
.
Da
piccoli
proprietari
che
erano
,
i
figli
custodivano
personalmente
il
loro
patrimonio
;
ma
il
cugino
era
sanguigno
,
ambizioso
e
violento
,
e
cominciò
con
l
'
appropriarsi
di
qualche
capo
di
bestiame
per
aumentare
il
suo
gregge
.
Scoperto
,
fu
punito
.
Aveva
venticinque
anni
:
era
bello
,
alto
,
robusto
;
in
guerra
sarebbe
stato
un
ottimo
condottiero
.
Ma
la
vita
,
l
'
ambiente
,
il
destino
,
erano
così
.
E
anche
nella
casa
di
Cosima
s
'
era
introdotto
il
male
,
subdolo
,
velenoso
,
forse
inevitabile
,
come
tutti
i
mali
del
mondo
.
Anche
Andrea
fu
trascinato
,
una
notte
,
ad
una
impresa
di
quelle
che
certi
giovani
facevano
più
per
spacconeria
che
per
malvagità
.
Rubarono
galline
:
ma
furono
anch
'
essi
presi
.
Un
lutto
più
che
mortale
ottenebrò
la
famiglia
del
signor
Antonio
:
egli
si
accorò
talmente
che
,
fatto
ogni
più
grave
sforzo
per
salvare
il
figliuolo
,
si
accasciò
e
si
ammalò
.
Furono
mesi
e
mesi
di
dolore
rodente
,
quasi
di
disperazione
.
Finché
l
'
uomo
buono
,
l
'
uomo
saggio
e
giusto
,
cadde
,
e
la
famiglia
rimase
come
l
'
umile
erba
tremante
all
'
ombra
della
quercia
fulminata
.
E
poiché
la
famiglia
era
in
questo
cerchio
d
'
ombra
,
restava
rassegnata
,
in
attesa
di
vederla
un
giorno
diradare
.
Con
la
morte
del
padre
,
Andrea
parve
metter
giudizio
;
prese
lui
ad
amministrare
il
patrimonio
rimasto
ancora
in
comune
;
ma
ne
profittava
largamente
,
in
modo
che
rimaneva
appena
il
tanto
per
aiutare
negli
studi
l
'
altro
fratello
,
e
per
pagare
le
tasse
.
La
madre
si
lamentava
sempre
,
per
queste
tasse
,
e
se
ne
preoccupava
tanto
da
non
dormire
la
notte
.
Per
fortuna
nella
casa
c
'
era
ogni
provvista
,
e
le
ragazze
si
contentavano
di
nulla
.
Il
lutto
per
il
padre
fu
lungo
:
per
mesi
interi
le
finestre
rimasero
chiuse
e
nessuna
delle
donne
,
tranne
la
serva
,
metteva
il
piede
fuori
della
porta
:
ma
Enza
si
consolava
scrivendo
lettere
interminabili
al
suo
Gioanmario
e
le
tre
piccole
,
intelligentissime
,
leggevano
sempre
,
chiacchierando
e
anche
discutendo
fra
di
loro
,
in
perfetto
accordo
.
Chi
non
andava
bene
era
Santus
.
La
morte
del
padre
,
invece
di
richiamarlo
in
sé
,
parve
sprofondarlo
di
più
nella
china
abissale
dove
di
giorno
in
giorno
precipitava
.
Studiò
fino
ad
arrivare
al
quarto
anno
di
medicina
:
ma
beveva
.
Durante
le
ultime
vacanze
fu
trascurato
anche
da
Antonino
,
che
non
andò
più
a
cercarlo
:
né
lui
parve
preoccuparsene
,
chiuso
sempre
in
una
sua
indifferenza
da
animale
malato
.
Se
ne
stava
nella
sua
camera
,
chiuso
a
chiave
,
-
poiché
Andrea
s
'
era
stabilito
in
quella
che
doveva
funzionare
da
salotto
,
-
e
non
usciva
se
non
per
andare
a
cercare
da
bere
.
Del
resto
era
innocuo
;
non
molestava
nessuno
;
nelle
ore
buone
scendeva
in
cortile
e
fabbricava
giocattoli
con
la
ferula
,
per
i
bambini
del
vicinato
;
tutti
gli
volevano
bene
,
ma
la
sua
ombra
gravava
intorno
e
accresceva
il
lutto
della
madre
e
delle
sorelle
.
Dopo
quelle
ultime
vacanze
,
verso
ottobre
,
parve
svegliarsi
dal
suo
malefico
incantesimo
;
preparò
i
suoi
libri
,
disse
che
avrebbe
fatto
ogni
sforzo
per
compiere
entro
l
'
anno
scolastico
il
resto
degli
studi
e
laurearsi
.
L
'
arcobaleno
della
speranza
illuminò
il
grigio
orizzonte
della
famiglia
:
fu
raccolto
il
gruzzolo
necessario
per
fa
sua
partenza
,
e
la
madre
,
anzi
,
gli
diede
i
pochi
risparmi
che
teneva
nascosti
per
riserva
,
in
caso
di
bisogni
impreveduti
.
Fu
una
festa
,
la
partenza
di
lui
,
e
anche
un
senso
di
liberazione
per
la
casa
;
alla
sua
camera
fu
data
aria
,
come
a
quella
di
uno
che
è
morto
o
guarito
dopo
lunga
malattia
,
e
finalmente
fu
vista
la
madre
sorridere
e
prender
parte
alle
conversazioni
animate
delle
ragazze
.
Sei
notti
dopo
la
partenza
di
Santus
,
fu
sentito
,
sul
tardi
,
qualcuno
bussare
replicatamente
alla
porta
.
Dopo
mezzo
secolo
di
vita
,
Cosima
ricorda
ancora
quel
picchiare
come
di
tamburo
che
annunzia
una
disgrazia
:
lo
sente
ancora
rimbombare
dentro
il
suo
cuore
;
è
il
suono
più
terribile
che
abbia
mai
udito
,
più
funebre
di
quello
che
annunzia
la
morte
,
più
del
suono
della
campana
che
chiama
a
spegnere
un
incendio
.
La
buona
serva
si
alza
;
ma
prima
di
aprire
ascolta
,
con
ansia
paurosa
.
Chi
può
essere
?
Un
bandito
,
un
ladro
,
un
uomo
della
giustizia
?
Anche
un
fantasma
può
essere
,
un
morto
che
passa
nella
strada
e
bussa
alle
porte
per
avvertire
i
viventi
che
l
'
inferno
li
aspetta
.
Era
qualche
cosa
di
peggio
ancora
:
un
morto
vivente
che
annunziava
l
'
inferno
,
sì
,
ma
prima
della
morte
,
nella
vita
stessa
.
Era
Santus
,
con
gli
occhi
azzurri
velati
,
la
lingua
legata
.
Per
misurare
la
gravità
di
queste
disgrazie
bisogna
considerare
anche
l
'
intransigenza
malevola
dell
'
ambiente
dove
si
svolgevano
.
Tutti
si
conoscevano
,
nella
piccola
città
,
tutti
si
giudicavano
severamente
,
e
quelli
che
meno
avrebbero
dovuto
scagliare
la
prima
pietra
erano
i
più
inesorabili
.
Quando
si
seppe
del
ritorno
e
della
perdizione
di
Santus
,
fu
un
lungo
compiacersi
e
sogghignare
,
fra
i
conoscenti
della
famiglia
;
e
i
più
cattivi
erano
i
parenti
.
C
'
erano
due
cugine
della
signora
Francesca
,
due
vecchie
zitelle
che
facevano
pensione
a
un
canonico
,
-
questo
veramente
santo
,
-
e
stavano
sempre
in
chiesa
.
Ogni
tanto
si
presentavano
nella
casa
di
Cosima
,
rigide
e
composte
,
dure
come
due
mummie
;
non
parlavano
molto
,
ma
ogni
loro
parola
era
una
frecciata
:
e
di
tutto
,
anche
quando
le
cose
andavano
egregiamente
,
trovavano
da
ridire
,
persino
se
le
ragazze
avevano
un
abituccio
nuovo
,
o
si
ornavano
di
un
nastro
economico
ritagliato
magari
da
un
fazzoletto
di
seta
logoro
.
Piombarono
in
casa
il
giorno
dopo
del
ritorno
di
Santus
,
e
fecero
piangere
la
signora
Francesca
,
addossandole
tutta
la
colpa
del
disordine
famigliare
.
Tutto
,
intorno
,
per
loro
,
era
una
tragedia
;
e
lo
era
,
sì
,
ma
forse
,
almeno
per
le
ragazze
,
non
irreparabile
.
Irreparabile
lo
era
per
le
due
vecchie
zitelle
,
che
,
istintivamente
,
senza
precisa
cattiveria
,
riversavano
sul
destino
degli
altri
il
proprio
squilibrio
.
Una
carica
particolare
,
quasi
non
bastasse
la
prima
,
fu
fatta
contro
Enza
,
della
quale
si
conoscevano
gli
amori
segreti
e
palesi
con
Gioanmario
:
per
le
due
acri
e
sterili
zie
,
che
mai
avevano
conosciuto
l
'
amore
,
il
romanzo
innocente
e
in
fondo
melanconico
dei
due
giovani
innamorati
era
tragico
e
terribile
quasi
come
quello
di
Isotta
la
bionda
e
Tristano
,
o
di
Paolo
e
Francesca
.
Predissero
le
cose
più
sinistre
per
l
'
immorale
e
sfrontata
ragazza
,
mormorarono
che
per
causa
di
lei
la
famiglia
e
l
'
intero
parentado
erano
scherniti
e
disprezzati
da
tutta
la
gente
benpensante
,
e
che
il
disonore
ricadeva
anche
sulle
sorelle
che
mai
avrebbero
trovato
marito
.
La
madre
piangeva
:
che
altro
poteva
fare
?
E
,
certo
,
neppure
lei
era
contenta
per
la
storia
di
Enza
,
sebbene
,
dopo
le
ultime
disgrazie
famigliari
,
la
sua
ostilità
verso
Gioanmario
fosse
diminuita
,
e
pensasse
che
un
uomo
ordinato
ed
energico
,
in
casa
,
sarebbe
stato
di
grande
aiuto
:
ma
non
rispondeva
alle
insinuazioni
vituperose
delle
cugine
,
e
tale
sua
quasi
accondiscendenza
fu
quella
che
più
esasperò
Enza
,
la
quale
naturalmente
origliava
all
'
uscio
.
D
'
un
tratto
si
sentirono
alte
grida
ululanti
,
e
il
tonfo
d
'
un
corpo
che
cade
.
Era
lei
,
l
'
infelice
ragazza
,
presa
da
un
attacco
isterico
,
quasi
epilettico
.
Allora
la
madre
si
sollevò
,
come
la
cerbiatta
alla
quale
vien
ferito
il
figlio
,
e
trovò
l
'
energia
di
cacciar
via
le
donne
e
di
sollevare
e
confortare
la
sua
bambina
.
Poiché
tutti
i
figli
,
per
lei
,
compreso
il
più
traviato
,
anzi
lui
forse
più
degli
altri
,
erano
ancora
deboli
creature
che
il
Signore
avrebbe
fatto
crescere
e
rinsavire
.
Il
risultato
fu
che
Gioanmario
fu
riconosciuto
come
fidanzato
di
Enza
,
e
si
fissarono
le
nozze
per
l
'
estate
seguente
,
appena
egli
si
fosse
laureato
.
Nozze
umili
e
quasi
tristi
;
non
quali
il
padre
aveva
sognate
e
preparate
per
le
sue
figliuole
.
Ai
due
giovani
sposi
fu
assegnata
una
modesta
rendita
,
e
concessa
per
abitazione
una
vecchia
casa
che
la
famiglia
possedeva
in
un
quartiere
eccentrico
della
cittadina
.
Ma
era
una
casa
troppo
grande
,
con
una
scala
erta
,
le
camere
vaste
dai
pavimenti
di
legno
,
le
finestre
piccole
,
le
pareti
imbiancate
con
la
calce
;
Enza
ci
si
immelanconì
e
si
strapazzò
a
pulirla
e
renderla
abitabile
,
aiutata
solo
da
una
donna
a
mezzo
servizio
.
Presto
cominciarono
i
guai
.
Gioanmario
,
entrato
nello
studio
di
un
avvocato
,
vi
rimaneva
tutto
il
giorno
,
e
ancora
senza
compenso
.
Il
dover
vivere
con
la
piccola
rendita
della
moglie
lo
umiliava
e
lo
esasperava
.
Provocato
dal
malumore
di
lei
cominciò
a
rinfacciarle
la
fretta
di
essersi
voluta
sposare
:
ella
rispondeva
aspra
:
litigi
violenti
scoppiavano
fra
di
loro
,
seguiti
da
riconciliazioni
che
duravano
poco
,
da
fughe
di
lui
che
rimaneva
assente
il
più
possibile
.
Una
triste
mattina
,
la
donna
che
andava
da
loro
per
i
servizi
,
corse
spaventata
a
casa
dei
parenti
,
dicendo
che
aveva
trovato
la
piccola
padrona
stesa
a
letto
senza
sensi
,
fredda
come
una
morta
.
L
'
aveva
fatta
rinvenire
;
ma
temeva
che
la
cosa
fosse
grave
.
La
signora
Francesca
era
sofferente
anch
'
essa
,
per
un
male
alle
reni
,
e
le
ragazze
giudicarono
di
non
spaventarla
con
le
notizie
di
Enza
.
Cosima
,
che
spesso
andava
dai
giovani
sposi
ed
era
al
corrente
della
loro
disordinata
e
dolorosa
vita
,
corse
lei
con
la
speranza
che
si
trattasse
di
uno
dei
soliti
disturbi
nervosi
della
sorella
.
La
trovò
insolitamente
calma
,
troppo
calma
,
abbandonata
sul
letto
pallidissima
,
coi
grandi
occhi
spauriti
.
Non
parlava
,
non
si
moveva
;
ma
un
odore
sgradevole
e
caldo
esalava
dal
letto
,
e
quando
Cosima
,
con
un
coraggio
superiore
alla
sua
età
,
cercò
di
scoprire
il
mistero
si
accorse
che
l
'
infelice
Enza
giaceva
in
una
pozza
di
sangue
nero
.
Arrivò
il
medico
e
disse
che
si
trattava
di
un
aborto
.
Alla
meglio
tentarono
di
riparare
:
ma
era
tardi
:
prima
che
il
marito
tornasse
da
una
seduta
al
Tribunale
,
Enza
era
morta
.
Morta
,
senza
dolore
,
senza
coscienza
,
vuota
di
tutto
il
suo
sangue
malato
e
turbolento
:
adesso
era
bianca
,
bella
,
purificata
,
come
una
statua
di
marmo
scolpita
sul
suo
modello
.
Prima
di
avvertire
la
madre
e
le
sorelle
,
prima
ancora
che
Gioanmario
rientrasse
,
Cosima
,
da
sola
,
chiuse
i
grandi
occhi
vitrei
di
Enza
,
ne
lavo
il
corpo
,
trasportato
in
un
lettuccio
della
camera
attigua
a
quella
matrimoniale
;
lo
profumò
;
compose
i
bei
capelli
castani
intorno
al
viso
diafano
,
e
infine
la
rivestì
del
modesto
abito
bianco
di
sposa
e
le
calzò
anche
le
scarpette
di
raso
.
Agiva
sotto
l
'
impulso
di
una
forza
quasi
sovrannaturale
,
come
in
uno
stato
di
ebbrezza
.
Ebbrezza
di
dolore
,
di
disinganno
,
di
spavento
della
vita
,
che
,
come
tutte
le
ubriachezze
violente
,
le
lasciò
un
fondo
di
amarezza
,
anzi
di
terrore
;
un
terrore
che
non
l
'
abbandonò
mai
più
,
sebbene
accuratamente
sepolto
da
lei
in
fondo
al
cuore
come
il
segreto
di
una
colpa
misteriosa
e
involontaria
:
l
'
antica
colpa
dei
primi
padri
,
quella
che
attirò
sul
mondo
il
dolore
e
ricade
indistintamente
su
tutti
gli
uomini
.
Adesso
Cosima
aveva
quattordici
anni
,
e
conosceva
dunque
la
vita
nelle
sue
più
fatali
manifestazioni
.
Ma
nonostante
quella
paura
misteriosa
della
fatalità
che
si
era
annidata
nel
suo
cuore
,
poiché
questo
cuore
era
poi
fisicamente
e
moralmente
forte
,
ella
aveva
ereditato
dal
padre
e
dagli
avi
paterni
,
quasi
tutti
agricoltori
e
pastori
,
quindi
patriarcalmente
unici
alla
terra
e
alla
natura
,
un
fondo
di
bontà
,
d
'
intelligenza
,
di
filosofia
,
e
sentiva
profonda
la
gioia
di
vivere
.
Durante
l
'
infanzia
aveva
avuto
le
malattie
comuni
a
tutti
i
bambini
,
ma
adesso
era
,
sebbene
gracile
e
magra
,
sana
e
relativamente
agile
e
forte
.
Piccola
di
statura
,
con
la
testa
piuttosto
grossa
,
mani
e
piedi
minuscoli
,
con
tutte
le
caratteristiche
fisiche
sedentarie
delle
donne
della
sua
razza
,
forse
d
'
origine
libica
,
con
lo
stesso
profilo
un
po
'
camuso
,
i
denti
selvaggi
e
il
labbro
superiore
molto
allungato
;
aveva
però
una
carnagione
chiara
e
vellutata
,
bellissimi
capelli
neri
lievemente
ondulati
e
gli
occhi
grandi
,
a
mandorla
,
di
un
nero
dorato
e
a
volte
verdognolo
,
con
la
grande
pupilla
appunto
delle
donne
di
razza
camitica
,
che
un
poeta
latino
chiamò
doppia
pupilla
,
di
un
fascino
passionale
,
irresistibile
.
Per
la
morte
di
Enza
fu
ripreso
il
lutto
,
chiuse
ancora
le
finestre
,
ripresa
una
vita
veramente
claustrale
.
Ma
un
lievito
di
vita
,
un
germogliare
di
passioni
e
una
fioritura
freschissima
d
'
intelligenza
simile
a
quella
dei
prati
cosparsi
di
fiori
selvatici
a
volte
più
belli
di
quelli
dei
giardini
,
univa
le
tre
sorelle
in
una
specie
di
danza
silenziosa
piena
di
grazia
e
di
poesia
.
Le
due
piccole
,
Pina
e
Coletta
,
leggevano
già
anch
'
esse
avidamente
tutto
quello
che
loro
capitava
in
mano
,
e
,
quando
erano
sole
con
Cosima
,
si
abbandonavano
insieme
a
commenti
e
discussioni
che
uscivano
dal
loro
ambiente
e
dalle
ristrettezze
della
loro
vita
quotidiana
.
E
Cosima
,
come
costretta
da
una
forza
sotterranea
,
scriveva
versi
e
novelle
.
Da
sua
parte
Andrea
aveva
molti
difetti
,
ma
era
anche
generoso
e
gioviale
.
Forse
troppo
:
e
la
sua
generosità
era
alimentata
da
un
po
'
di
amor
proprio
,
di
vanità
,
di
boria
:
ma
spesso
era
schietta
e
istintiva
:
aveva
,
poi
,
impeti
di
vero
entusiasmo
per
cose
che
agli
altri
sembravano
degne
di
poco
aiuto
,
se
non
proprio
di
essere
contrariate
;
e
allora
gli
sembrava
di
fare
atto
di
giustizia
mettendosi
dalla
parte
del
debole
.
Così
,
quando
si
venne
a
sapere
che
la
sua
sorellina
Cosima
,
quella
ragazzina
di
quattordici
anni
che
ne
dimostrava
meno
e
sembrava
selvaggia
e
timida
come
una
piccola
cerbiatta
,
era
invece
una
specie
di
ribelle
a
tutte
le
abitudini
,
le
tradizioni
,
gli
usi
della
famiglia
e
anzi
della
razza
,
poiché
s
'
era
messa
a
scrivere
versi
e
novelle
,
e
tutti
cominciarono
a
guardarla
con
una
certa
stupita
diffidenza
,
se
non
pure
a
sbeffeggiarla
e
prevedere
per
lei
un
quasi
losco
avvenire
,
Andrea
prese
a
proteggerla
e
tentò
,
in
modo
invero
molto
intelligente
ed
efficace
,
ad
aiutarla
.
Egli
aveva
fatto
solo
il
ginnasio
,
e
sebbene
avesse
appena
ventidue
anni
si
occupava
adesso
dell
'
amministrazione
dei
beni
lasciati
dal
padre
,
traendone
,
è
vero
,
molto
profitto
per
sé
e
per
i
suoi
divertimenti
;
ma
leggeva
,
anche
,
e
in
certo
modo
era
al
corrente
degli
avvenimenti
letterarî
.
L
'
eco
di
questi
era
sempre
portata
alla
piccola
città
da
Antonino
,
lo
studente
di
lettere
del
più
intimo
amico
di
Andrea
.
Questo
fratello
si
chiamava
Salvatore
,
e
aveva
anche
lui
preferito
allo
studio
la
vita
beata
del
piccolo
proprietario
sempre
a
cavallo
per
i
suoi
campi
ad
aizzare
il
lavoro
dei
servi
e
a
divertirsi
poi
con
le
belle
e
ardenti
ragazze
del
paese
:
e
si
beffava
,
pur
ammirandolo
in
segreto
,
di
Antonino
,
che
aveva
le
mani
bianche
e
affusolate
di
donna
e
gli
occhi
pieni
di
sogni
;
e
non
era
buono
neppure
a
montare
sulla
giumenta
sulla
quale
balzavano
d
'
un
salto
le
servette
di
casa
per
andare
a
prender
l
'
acqua
alla
fontana
:
come
nei
suoi
eterni
studi
,
nelle
Università
più
celebri
del
Continente
,
spendendo
tutti
i
risparmi
della
famiglia
,
non
riusciva
o
non
voleva
riuscire
a
prendere
la
laurea
.
Ad
ogni
modo
questo
bellissimo
,
questo
elegante
e
quasi
principesco
studente
(
e
in
quei
tempi
e
in
quel
luogo
la
parola
studente
significava
ancora
un
essere
superiore
:
un
uomo
al
quale
potevano
essere
assegnati
i
più
alti
e
potenti
destini
della
terra
)
portava
davvero
nella
cerchia
familiare
,
primitiva
,
isolata
,
quasi
condannata
a
un
esilio
dal
mondo
grande
,
un
soffio
di
quella
grandezza
tanto
più
luminosa
quanto
più
lontana
.
Egli
parlava
di
Re
,
di
Regine
,
di
alti
personaggi
politici
,
di
artisti
e
di
letterati
,
come
fossero
tutti
suoi
intimi
amici
.
Sulla
figura
di
Gabriele
d
'
Annunzio
,
allora
in
tutto
il
suo
più
radioso
splendore
,
circonfusa
inoltre
dall
'
aureola
di
notizie
leggendarie
,
egli
si
appoggiava
sopra
tutto
,
come
il
credente
si
appoggia
alla
colonna
del
tempio
per
riceverne
forza
e
maestà
.
Le
cose
raccontate
dal
buono
,
dall
'
epico
Antonino
,
infiammavano
di
folli
sogni
il
cuore
del
rude
,
ma
anche
lui
a
suo
modo
epico
Andrea
.
Egli
cominciò
a
fantasticare
sulla
piccola
Cosima
.
Bisognava
pertanto
aiutarla
.
La
mandò
a
prendere
lezioni
d
'
italiano
,
poiché
a
dire
il
vero
ella
scriveva
più
in
dialetto
che
in
lingua
,
da
un
professore
di
ginnasio
.
Queste
lezioni
accrebbero
il
senso
di
ostilità
istintiva
che
la
piccola
scrittrice
provava
per
ogni
genere
di
studi
libreschi
,
a
meno
che
non
fossero
romanzi
o
poesie
.
Più
efficaci
furono
le
lezioni
pratiche
che
il
fratello
volonteroso
le
procurò
facendole
conoscere
tipi
di
vecchi
pastori
che
raccontavano
storie
più
mirabili
di
quelle
scritte
sui
libri
,
e
portandola
in
giro
,
nei
villaggi
più
caratteristici
della
contrada
,
alle
feste
campestri
,
agli
ovili
sparsi
nei
pascoli
solitari
e
nascosti
come
nidi
nelle
conche
boscose
della
montagna
.
Una
di
queste
gite
fu
meravigliosa
,
anche
perché
fatta
in
buona
compagnia
.
Oltre
al
fratello
di
Antonino
,
c
'
erano
altri
amici
di
Andrea
,
quasi
tutti
studenti
mancati
,
che
ai
tormentosi
fasti
del
vocabolario
preferivano
quelli
della
fisarmonica
e
la
Odissea
,
se
la
creavano
da
sé
prendendosi
a
pugni
per
qualche
bella
giovane
paesana
e
poi
riconciliandosi
in
banchetti
ove
le
ossa
degli
agnelli
arrostiti
alla
viva
fiamma
si
ammucchiavano
ai
loro
piedi
come
sotto
le
mense
degli
eroi
e
conti
di
Re
Carlo
.
Uno
di
questi
banchetti
fu
apprestato
quel
giorno
,
nell
'
ovile
delle
tancas
paterne
di
Andrea
e
di
Cosima
.
Ai
pastori
porcari
,
che
avevano
finito
la
loro
stagione
,
erano
seguiti
quelli
di
pecore
e
di
capre
.
Le
pecore
brucavano
l
'
asfodelo
secco
,
i
cui
lunghi
steli
dorati
scrocchiavano
fra
i
denti
delle
bestie
come
grissini
,
e
le
capre
nere
,
dalle
teste
diaboliche
,
si
profilavano
sulla
madreperla
delle
cime
rocciose
.
Quel
giorno
Cosima
imparò
più
cose
che
in
dieci
lezioni
del
professore
di
belle
lettere
.
Imparò
a
distinguere
la
foglia
dentellata
della
quercia
da
quella
lanceolata
del
leccio
,
e
il
fiore
aromatico
del
tasso
barbasso
da
quello
del
vilucchio
.
E
da
un
castello
di
macigni
sopra
i
quali
volteggiavano
i
falchi
che
parevano
attirati
dal
sole
come
le
farfalle
notturne
dalle
lampade
,
vide
una
grande
spada
luccicante
messa
ai
piedi
di
una
scogliera
come
in
segno
che
l
'
isola
era
stata
tagliata
dal
continente
e
tale
doveva
restare
per
l
'
eternità
.
Era
il
mare
che
Cosima
vedeva
per
la
prima
volta
.
Certo
,
fu
una
giornata
indimenticabile
,
come
quella
della
cresima
,
quando
un
fanciullo
che
crede
fermamente
in
Dio
si
sente
più
vicino
a
lui
,
lavato
del
tutto
dal
peccato
originale
.
Tutto
pareva
straordinario
a
Cosima
,
persino
il
grido
rapace
delle
ghiandaie
e
i
cardi
spinosi
fra
le
pietre
arse
:
ma
invece
di
esaltarsi
si
sentiva
piccola
e
umile
accanto
alle
rocce
che
scintillavano
come
rivestite
di
scaglie
,
e
ai
lecci
millenari
che
sembravano
più
antichi
delle
stesse
rocce
.
L
'
ombra
era
fitta
,
e
se
qualche
nuvoletta
solcava
il
cielo
sembrava
si
afferrasse
alle
cime
più
alte
,
in
certi
piccoli
squarci
del
bosco
,
come
i
fanciulli
che
guardano
in
fondo
a
un
pozzo
.
Ma
il
banchetto
fu
servito
in
una
radura
,
per
terra
s
'
intende
,
tutta
circondata
da
un
colonnato
di
tronchi
come
un
salone
regale
:
per
Cosima
Andrea
preparò
con
una
sella
e
una
bisaccia
una
comoda
poltrona
;
e
i
migliori
bocconi
furono
per
lei
:
per
lei
il
rognone
dell
'
agnello
,
tenero
e
dolce
come
una
sorba
matura
;
per
lei
il
cocuzzolo
del
formaggello
arrostito
allo
spiedo
,
per
lei
il
più
bel
grappolo
d
'
uva
primaticcia
portata
appositamente
dal
fratello
premuroso
.
Si
accorsero
,
i
convitati
,
di
queste
gentilezze
quasi
galanti
,
e
cominciarono
a
urtarsi
coi
gomiti
;
e
come
se
una
parola
d
'
ordine
si
trasmettesse
fra
loro
con
questo
gesto
,
un
bel
momento
tutti
sporsero
verso
Cosima
le
loro
curiose
forchette
di
stecchi
di
legno
,
e
ad
esse
infilati
pezzetti
di
carne
,
di
pane
,
di
cacio
,
di
tutte
le
vivande
che
si
trovavano
sulla
mensa
.
Ella
arrossì
,
ma
non
pronunziò
una
parola
:
non
aveva
mai
aperto
bocca
,
del
resto
,
durante
tutto
il
tempo
del
banchetto
,
e
pareva
una
estranea
,
sulla
sua
sella
ricoperta
dal
drappo
arcaico
della
bisaccia
,
coi
suoi
grandi
occhi
silenziosi
,
oscuri
del
cupo
verde
dell
'
ombra
del
bosco
:
come
una
delle
piccole
fate
ambigue
,
non
sai
se
buone
o
cattive
,
che
popolano
le
grotte
del
monte
e
da
millennii
vi
tessono
,
dentro
,
nei
loro
telai
d
'
oro
reti
per
imprigionare
i
falchi
,
i
venti
,
le
nuvole
,
i
sogni
degli
uomini
.
Era
un
po
'
stizzita
,
però
,
che
il
fratello
l
'
avesse
esposta
alla
beffa
,
per
quanto
rispettosa
,
dei
compagni
;
e
non
toccò
più
cibo
,
e
,
appena
sfuggita
all
'
attenzione
dei
convitati
,
si
volse
di
fianco
e
parve
balzare
dalla
sella
come
da
un
cavallo
in
corsa
.
Si
allontanò
rapida
tra
le
felci
della
radura
,
sfiorandole
con
le
braccia
aperte
,
come
una
rondine
che
vola
basso
all
'
avvicinarsi
del
temporale
,
e
tornò
poi
in
cima
al
dirupo
donde
si
vedeva
il
mare
.
Il
mare
:
il
grande
mistero
,
la
landa
di
cespugli
azzurri
,
con
a
riva
una
siepe
di
biancospini
fioriti
;
il
deserto
che
la
rondine
sognava
di
trasvolare
verso
le
meravigliose
regioni
del
Continente
.
Se
non
altro
ella
avrebbe
voluto
restare
lì
sullo
spalto
dei
macigni
,
come
la
castellana
nel
solitario
maniero
,
a
guardare
l
'
orizzonte
in
attesa
che
una
vela
vi
apparisse
con
i
segni
della
speranza
,
o
sulla
riva
balzasse
,
vestito
dei
colori
del
mare
,
il
Principe
dell
'
amore
.
Le
grida
dei
giovani
nella
radura
la
richiamavano
alla
realtà
:
si
udivano
anche
i
fischi
dei
pastori
che
radunavano
il
gregge
,
e
ogni
voce
,
ogni
suono
vibrava
nel
grande
silenzio
con
un
'
eco
limpida
come
in
una
casa
di
cristallo
.
Il
sole
calava
dalla
parte
opposta
,
sopra
le
montagne
di
là
della
pianura
,
e
già
le
capre
,
ancora
arrampicate
sulle
vette
,
avevano
gli
occhi
rossi
come
quelli
dei
falchi
.
Era
tempo
di
ritornare
a
casa
;
e
ricordando
le
sue
giornate
ancora
fanciullesche
,
rallegrate
solo
dalle
storielle
ch
'
ella
raccontava
a
sé
stessa
,
ella
si
sentiva
al
cospetto
del
mare
e
sopra
i
grandi
precipizi
rossi
di
tramonto
,
come
la
capretta
sulla
vetta
merlata
della
roccia
,
che
vorrebbe
imitare
il
volo
del
falco
e
invece
,
al
fischio
del
pastore
,
deve
ritornare
allo
stabbio
.
E
,
invece
,
un
fischio
,
più
acuto
e
diverso
dagli
altri
,
le
arrivò
come
una
freccia
,
seguito
da
altri
che
lo
imitavano
beffardi
.
Era
Andrea
che
la
chiamava
,
avvertendola
che
non
bisognava
abusare
della
sua
indulgenza
di
guardiano
:
e
l
'
irrisione
dei
compagni
le
ricordava
meglio
ancora
che
le
sue
scorribande
non
erano
sopportate
che
una
volta
sola
dalle
leggi
della
comunità
dov
'
ella
era
destinata
a
vivere
.
Allora
ella
si
alzò
,
ma
scosse
di
nuovo
le
braccia
,
verso
il
mare
,
sembrandole
di
sfiorare
le
onde
come
poco
prima
aveva
sfiorato
le
felci
della
radura
,
quale
rondine
che
migra
,
dopo
l
'
inverno
caldo
,
sì
,
ma
sterile
,
degli
altipiani
libici
,
verso
le
terre
del
sole
,
i
rossi
crepuscoli
estivi
,
l
'
amore
che
solo
concede
il
dono
dell
'
eternità
.
Questo
sogno
,
da
allora
,
non
l
'
abbandonò
mai
più
.
Quando
nelle
sere
d
'
inverno
,
accanto
al
braciere
e
alla
luce
di
due
lampadine
ad
olio
(
qualche
volta
ne
accendeva
anche
tre
)
,
o
nei
mattini
di
primavera
,
nell
'
orticello
fiorito
di
rose
e
ronzante
di
mosconi
,
e
poi
d
'
estate
nella
camera
su
in
alto
col
paesaggio
sonnolento
dei
monti
alla
finestra
,
poteva
aver
fra
le
mani
una
rivista
illustrata
,
ne
studiava
a
lungo
le
figure
,
specialmente
le
riproduzioni
fotografiche
di
strade
,
monumenti
,
palazzi
di
grandi
città
.
Roma
era
la
sua
mèta
:
lo
sentiva
.
Non
sapeva
ancora
come
sarebbe
riuscita
ad
andarci
:
non
c
'
era
nessuna
speranza
,
nessuna
probabilità
:
non
l
'
illusione
di
un
matrimonio
che
l
'
avrebbe
condotta
laggiù
:
eppure
sentiva
che
ci
sarebbe
arrivata
.
Ma
non
era
ambizione
mondana
,
la
sua
,
non
pensava
a
Roma
per
i
suoi
splendori
:
era
una
specie
di
città
santa
,
Gerusalemme
dell
'
arte
,
il
luogo
dove
si
è
più
vicini
a
Dio
,
e
alla
gloria
.
Come
giungessero
fino
a
lei
i
giornali
illustrati
non
si
sa
:
forse
era
Santus
,
o
lo
stesso
Andrea
a
procurarli
:
il
fatto
è
che
allora
,
nella
capitale
,
dopo
l
'
aristocratico
editore
Sommaruga
,
era
venuto
su
,
da
operaio
di
tipografia
,
un
editore
popolare
che
fra
molte
pubblicazioni
di
cattivo
gusto
ne
aveva
buone
,
quasi
fini
,
e
sapeva
divulgarle
anche
nei
paesi
più
lontani
della
penisola
.
Arrivavano
anche
nella
casa
di
Cosima
;
erano
giornali
per
ragazzi
,
riviste
agili
e
bene
figurate
,
giornali
di
varietà
e
di
moda
.
Sicuro
,
l
'
Ultima
Moda
,
coi
suoi
figurini
di
donna
dall
'
alta
pettinatura
imbottita
,
la
vita
sottile
e
il
paniere
prominente
,
l
'
ombrellino
grande
a
merletti
come
quello
del
Santissimo
Sacramento
,
e
i
ventagli
di
piume
simili
a
quelli
del
Sultano
,
era
la
gioia
,
il
tormento
,
la
corruzione
delle
ragazze
.
Nelle
ultime
pagine
c
'
era
sempre
una
novella
,
scritta
bene
,
spesso
con
una
grande
firma
:
non
solo
,
ma
il
direttore
del
giornale
era
un
uomo
di
gusto
,
un
poeta
,
un
letterato
a
quei
tempi
notissimo
,
della
schiera
scampata
al
naufragio
del
Sommaruga
e
rifugiatasi
in
parte
nella
barcaccia
dell
'
editore
Perino
.
E
dunque
alla
nostra
Cosima
salta
nella
testa
chiusa
ma
ardita
di
mandare
una
novella
al
giornale
di
mode
,
con
una
letterina
piena
di
graziose
esibizioni
,
come
,
per
esempio
,
la
sommaria
pittura
della
sua
vita
,
del
suo
ambiente
,
delle
sue
aspirazioni
,
e
sopra
tutto
con
forti
e
prodi
promesse
per
il
suo
avvenire
letterario
.
E
forse
,
più
che
la
composizione
letteraria
,
dove
del
resto
si
raccontava
di
una
fanciulla
quasi
simile
a
lei
,
fu
questa
prima
epistola
ad
aprirle
il
cuore
del
buon
poeta
che
presiedeva
al
mondo
femminile
artificiosetto
del
giornale
di
mode
,
e
con
il
cuore
di
lui
le
porte
della
fama
.
Fama
che
come
una
bella
medaglia
aveva
il
suo
rovescio
segnato
da
una
croce
dolorosa
:
poiché
se
il
direttore
dell
'
Ultima
Moda
,
nel
pubblicare
la
novella
presentò
al
mondo
dell
'
arte
,
con
nobile
slancio
,
la
piccola
scrittrice
,
e
subito
la
invitò
a
mandare
altri
lavori
,
in
paese
la
notizia
che
il
nome
di
lei
era
apparso
stampato
sotto
due
colonne
di
prosa
ingenuamente
dialettale
,
e
che
,
per
maggiore
scandalo
,
parlavano
di
avventure
arrischiate
,
destò
una
esecrazione
unanime
e
implacabile
.
Ed
ecco
le
zie
,
le
due
vecchie
zitelle
,
che
non
sapevano
leggere
e
bruciavano
i
fogli
con
le
figure
di
peccatori
e
di
donne
maledette
,
precipitarsi
nella
casa
malaugurata
,
spargendovi
il
terrore
delle
loro
critiche
e
delle
peggiori
profezie
.
Ne
fu
scosso
persino
Andrea
:
i
suoi
sogni
sull
'
avvenire
di
Cosima
si
velarono
di
vaghe
paure
:
ad
ogni
modo
consigliò
la
sorella
di
non
scrivere
più
storie
d
'
amore
,
tanto
più
che
alla
sua
età
,
con
la
sua
poca
esperienza
in
materia
,
oltre
a
farla
passare
per
una
ragazza
precoce
e
già
corrotta
,
non
potevano
essere
del
tutto
verosimili
.
L
'
estate
era
certamente
la
stagione
più
bella
,
per
Cosima
sopra
tutto
.
Grande
era
il
caldo
,
a
giorni
,
ma
un
caldo
secco
,
che
alla
notte
si
placava
in
un
senso
di
straordinaria
dolcezza
.
Arrivavano
allora
,
dalla
valle
e
dai
campi
mietuti
,
odori
di
stoppia
,
di
cespugli
aromatici
;
e
le
voci
delle
donne
accoccolate
nella
strada
a
godere
il
fresco
risonavano
con
bassi
accordi
musicali
.
Lunghi
erano
i
vesperi
,
rossi
,
glauchi
,
violetti
sopra
la
montagna
,
e
se
la
luna
spuntava
sopra
le
roccie
il
suo
chiarore
si
fondeva
con
quello
dell
'
ultimo
giorno
in
un
crepuscolo
quasi
orientale
.
E
poi
era
la
stagione
in
cui
Antonino
tornava
per
le
vacanze
.
Cosima
aspettava
questo
ritorno
come
altri
aspettano
la
primavera
o
il
fare
del
giorno
.
Quell
'
anno
,
poi
,
alla
sua
attesa
si
mischiava
una
vaga
paura
:
paura
che
Antonino
avesse
saputo
la
grande
novità
,
che
anche
lei
era
diventata
una
scrittrice
,
una
candidata
alla
gloria
,
e
che
sorridesse
di
lei
,
con
quel
suo
ironico
sorriso
di
famiglia
,
velato
però
,
in
lui
,
da
una
finissima
melanconia
,
come
quella
dei
grandi
,
dei
veramente
grandi
e
forti
,
per
i
piccoli
e
deboli
.
In
fondo
non
le
importava
gran
che
,
ferma
nella
sua
ambiziosa
sicurezza
di
non
aver
bisogno
di
forze
diverse
dalle
sue
per
andar
diritta
nella
strada
che
Dio
stesso
le
aveva
tracciata
:
e
da
Antonino
non
sperava
niente
,
non
solo
,
ma
non
voleva
niente
,
neppure
che
egli
sospettasse
del
suo
amore
per
lui
.
Amore
.
La
parola
era
finalmente
sbocciata
,
nel
cuore
e
sopra
tutto
nella
coscienza
di
lei
,
da
quel
giorno
sulle
rocce
:
come
sboccia
la
rosa
rossa
e
fragrante
che
basta
a
illuminare
un
giardino
desolato
.
Eppure
il
corpo
di
Antonino
non
esisteva
per
lei
;
e
neppure
il
lontano
desiderio
,
neppure
per
istinto
,
di
un
solo
bacio
di
lui
,
le
vibrava
nel
sangue
.
Di
lui
non
conosceva
che
la
linea
,
una
linea
quasi
azzurra
,
poiché
egli
vestiva
quasi
sempre
di
colore
turchino
chiaro
,
quasi
soffusa
del
chiarore
della
lontananza
in
cui
egli
le
appariva
,
anche
se
in
realtà
la
sua
figura
spuntava
in
fondo
alla
strada
solitaria
.
Egli
doveva
attraversare
per
forza
quella
strada
,
per
scendere
dalla
sua
casa
al
centro
del
paese
:
ella
lo
sapeva
,
e
lo
aspettava
alla
finestra
,
ma
appena
la
figura
di
lui
appariva
ella
si
nascondeva
.
Ma
questa
volta
ella
lo
vede
sotto
una
luce
diversa
,
su
uno
sfondo
che
ha
del
fantastico
.
Era
andata
,
con
la
sorella
Pina
,
a
trovare
le
loro
amiche
,
cugine
di
Antonino
.
La
serva
le
ha
accompagnate
,
consegnandole
alla
signora
Lucia
,
con
la
promessa
che
sarebbe
andata
a
riprenderle
verso
sera
.
È
poco
,
eppure
è
una
festa
per
Cosima
,
che
può
respirare
l
'
aria
del
cortile
e
della
vigna
di
Antonino
.
Come
si
è
detto
,
le
case
delle
quattro
famiglie
si
aprono
tutte
su
questo
grande
cortile
arioso
,
lastricato
bene
,
con
panchine
di
granito
poggiate
al
muro
,
accanto
alle
porte
.
Quella
della
signora
Lucia
è
a
un
solo
pianterreno
,
ma
le
stanze
sono
comode
,
e
c
'
è
anche
il
salotto
,
col
tavolino
rotondo
in
mezzo
,
e
il
sofà
con
la
spalliera
ricoperta
da
una
trina
all
'
uncinetto
.
Le
ragazze
vi
si
raccolgono
e
cominciano
a
pigolare
:
anche
l
'
amica
di
Cosima
e
quella
di
Pina
,
della
stessa
età
,
sono
piccoline
,
brune
,
intelligenti
e
lingue
lunghe
.
Finito
di
parlar
male
delle
comuni
conoscenze
,
cominciano
a
punzecchiarsi
scambievolmente
,
con
istintive
malignità
e
derisioni
.
Le
due
ragazze
M
.
vestono
bene
,
perché
il
padre
è
impiegato
al
Tribunale
ed
ha
una
sorella
a
Sassari
,
dove
spesso
le
ragazze
passano
qualche
settimana
e
apprendono
le
eleganze
cittadine
.
Oggetto
della
loro
beffa
sono
quindi
i
goffi
vestitini
delle
altre
due
,
fatti
dalla
sarta
paesana
.
Giallo
,
con
guarnizioni
rosse
,
quello
di
Cosima
,
che
parrebbe
ridicolo
e
pure
dà
risalto
al
suo
viso
pallido
e
ai
folti
capelli
neri
.
-
Sembri
una
ciliegia
che
comincia
a
maturare
,
-
le
dice
l
'
amica
Lenedda
,
e
Cosima
arrossisce
e
tace
,
ma
la
sorella
Pina
,
squadrando
il
vestito
verde
e
nero
dell
'
altra
,
ribatte
:
-
E
tu
sembri
una
vipera
.
L
'
altra
ride
;
dice
:
-
Non
mi
ricordavo
che
ti
hanno
tagliato
il
filo
della
lingua
.
Infatti
era
vero
:
da
piccola
Pina
balbutiva
poiché
lo
scilinguagnolo
sotto
la
sua
lingua
era
eccessivamente
corto
:
e
le
fu
tagliato
;
cosa
che
tutti
,
per
il
resto
della
vita
,
le
rinfacciarono
.
-
A
te
non
occorreva
tagliartelo
,
il
filo
della
lingua
:
anzi
bisognerebbe
ricucirlo
.
Risero
,
le
ragazze
,
perché
in
fondo
erano
allegre
e
si
divertivano
delle
loro
stesse
malizie
:
fu
portato
il
caffè
,
e
si
riprese
a
parlar
male
delle
altre
cugine
,
le
sorelle
di
Antonino
,
che
spiavano
dalle
finestre
di
faccia
,
ma
non
si
degnavano
di
venire
a
salutare
le
piccole
borghesi
.
Poiché
esse
vestivano
in
costume
,
sì
,
ma
in
modo
sfarzoso
,
ed
erano
più
ricche
delle
altre
,
in
modo
che
la
loro
madre
diceva
convinta
:
-
Per
le
mie
figlie
occorrono
uomini
in
alto
,
fieri
e
potenti
.
Invece
la
maggiore
,
molti
anni
più
tardi
,
sposò
un
possidente
paesano
,
e
la
minore
un
ricco
commerciante
.
Quel
giorno
,
esse
non
si
unirono
alla
compagnia
delle
nostre
ragazze
neppure
quando
,
verso
il
tramonto
,
le
quattro
amiche
uscirono
nella
vigna
attigua
alla
casa
.
Bellissimo
era
il
luogo
in
pendìo
sopra
la
valle
,
in
faccia
ai
monti
arrossati
dal
sole
calante
:
un
muricciuolo
lo
separava
dal
sentiero
che
andava
a
perdersi
verso
i
pendii
di
un
'
altra
valle
,
a
nord
,
e
su
questo
muricciuolo
,
di
contro
uno
sfondo
di
cielo
abbagliante
come
una
lamina
d
'
oro
,
sedeva
,
con
un
giornale
in
mano
,
l
'
agile
Antonino
.
Quando
dal
fondo
del
vialetto
della
vigna
Cosima
lo
vide
,
si
piegò
in
avanti
come
dovesse
cadere
,
chiudendo
gli
occhi
quasi
con
angoscia
.
Ella
non
sapeva
che
era
tornato
,
come
del
resto
non
lo
sapevano
neppure
le
cugine
di
lui
,
che
lo
guardarono
con
curiosità
insolente
e
gli
corsero
incontro
senza
salutarlo
battendogli
i
pugni
sulle
ginocchia
.
Egli
le
respinse
,
preoccupato
solo
per
la
piega
dei
suoi
pantaloni
,
e
non
avrebbe
neppure
smesso
di
leggere
senza
la
presenza
delle
altre
due
ragazze
.
Stentò
un
po
'
a
ricordarsi
chi
erano
,
ma
quando
ebbe
riconosciuto
bene
Cosima
balzò
in
piedi
e
la
salutò
,
con
quel
suo
sorriso
dolce
,
stanco
e
beffardo
che
gli
sollevava
il
labbro
sopra
i
denti
luminosi
.
Tutto
era
luminoso
,
in
lui
,
in
quel
momento
,
e
la
luce
d
'
oro
del
tramonto
pareva
scaturisse
dai
suoi
occhi
,
dal
suo
viso
bruno
,
dai
capelli
raggianti
.
Per
tutta
la
sua
vita
Cosima
lo
ricordò
così
:
e
basta
ancora
che
pensi
a
lui
per
sentire
una
gioia
misteriosa
,
fatta
di
luce
e
di
angoscia
,
come
si
prova
soltanto
al
primo
rivelarsi
della
vita
cosciente
,
anche
se
l
'
immagine
della
vita
sorrida
come
in
quell
'
attimo
sorrideva
Antonino
.
Eppure
,
in
fondo
al
suo
pensiero
rimaneva
il
ricordo
delle
sue
prime
esperienze
d
'
arte
,
e
aspettava
con
orgoglio
che
il
giovane
accennasse
alla
sua
novella
,
pronta
a
difendersi
se
gliela
derideva
.
Ma
pareva
ch
'
egli
non
sapesse
nulla
:
o
almeno
non
accennò
nulla
.
Domandò
solo
di
Santus
,
e
disse
che
sarebbe
andato
a
trovarlo
.
Cosima
arrossì
;
egli
se
ne
accorse
e
non
insisté
.
Poi
le
due
ragazze
minori
essendosi
allontanate
,
rimasero
accanto
al
muricciuolo
le
due
maggiori
,
e
Lenedda
cominciò
a
stuzzicare
Antonino
,
permettendosi
di
pigliarlo
in
giro
,
per
il
modo
con
cui
vestiva
,
e
perché
i
capelli
gli
lucevano
troppo
.
-
Ti
sei
messo
l
'
olio
di
lentischio
,
come
le
donne
di
Oliena
.
A
chi
vuoi
piacere
,
in
questo
paese
di
selvaggi
?
Qui
,
dame
non
ce
ne
sono
.
Cosima
abbassava
gli
occhi
.
La
speranza
ch
'
egli
volesse
rispondere
alla
cugina
,
sull
'
argomento
scottante
,
le
faceva
battere
il
cuore
:
ma
egli
non
badava
a
Lenedda
più
che
alle
pietre
del
muro
sul
quale
si
appoggiava
:
però
si
passava
la
mano
bianca
,
con
le
unghie
che
riflettevano
l
'
oro
del
tramonto
,
sui
capelli
divisi
da
un
lato
da
una
sottile
scriminatura
candida
,
e
se
li
tormentava
come
per
dimostrare
che
non
erano
lucidi
per
artifizio
.
-
E
poi
,
perché
non
hai
il
corpetto
?
L
'
hai
perduto
?
La
tua
camicia
sembra
la
camicetta
di
una
donna
.
Cosima
taceva
,
mortificata
e
offesa
per
lui
,
e
provò
una
gioia
cattiva
quando
egli
allungò
il
giornale
e
lo
sbatté
più
volte
sulla
testa
della
cuginetta
insolente
:
ma
non
fu
tutto
:
allorché
Lenedda
,
con
un
piccolo
salto
felino
tentò
di
tirargli
i
capelli
,
egli
l
'
afferrò
per
un
braccio
,
la
fece
girare
intorno
a
sé
come
una
trottola
,
la
spinse
costringendola
a
scendere
di
precipizio
nel
vialetto
in
declino
.
Ella
strillava
come
una
ghiandaia
,
e
lui
non
rideva
,
tutt
'
altro
,
anzi
stringeva
un
po
'
crudelmente
i
denti
,
e
continuava
ad
agitare
il
giornale
,
come
avesse
un
gran
caldo
.
Cosima
stava
lì
quasi
tramortita
,
e
avrebbe
voluto
non
assistere
a
quella
scena
.
Poiché
il
suo
idolo
si
scomponeva
alquanto
;
eppure
se
egli
avesse
fatto
su
di
lei
lo
scempio
toccato
alla
cugina
,
ne
sarebbe
stata
paurosamente
felice
.
Egli
però
le
mostrava
,
pur
con
la
sua
indifferenza
,
il
massimo
rispetto
;
non
solo
,
ma
ella
aveva
l
'
impressione
che
la
lezione
data
a
Lenedda
fosse
in
suo
omaggio
,
per
non
essere
diminuito
agli
occhi
di
lei
.
Ad
ogni
modo
ella
respirò
quando
egli
,
dopo
averla
salutata
con
un
lieve
cenno
del
capo
se
ne
andò
senza
far
più
caso
degli
strilli
della
cugina
.
Ma
ella
doveva
incontrarlo
ancora
in
condizioni
più
felici
,
insperate
e
quasi
favolose
.
Sopra
la
piccola
città
,
che
era
già
a
seicento
metri
sul
livello
del
mare
,
sulla
cima
dell
'
Orthobene
,
sovrastante
fra
boschi
di
lecci
e
rocce
di
granito
,
poco
distante
dalla
proprietà
della
famiglia
di
Cosima
e
da
dove
per
la
prima
volta
ella
aveva
veduto
il
mare
lontano
,
sorgeva
una
piccola
chiesa
detta
appunto
Madonna
del
Monte
,
su
uno
spiazzo
sollevato
e
recinto
di
massi
.
Piccole
stanzette
erano
addossate
alla
chiesa
,
sotto
lo
stesso
tetto
,
e
una
specie
di
portichetto
si
apriva
davanti
alle
due
porte
,
una
a
mezzodì
l
'
altra
a
ponente
,
con
sedili
in
muratura
tutto
intorno
.
Nelle
stanzette
dimoravano
i
fedeli
,
durante
il
periodo
della
novena
e
della
festa
della
piccola
Madonna
.
La
leggenda
raccontava
che
un
vescovo
,
forse
di
Pisa
,
nel
viaggiare
per
la
sua
visita
pastorale
nell
'
isola
,
colto
da
tempesta
,
aveva
promesso
,
se
il
naviglio
si
salvava
,
di
erigere
un
santuario
sulla
prima
cima
di
montagna
apparsa
all
'
orizzonte
.
E
immediatamente
il
mare
si
era
calmato
,
e
una
cima
rocciosa
era
emersa
fra
le
nuvole
sopra
l
'
isola
.
Lo
zio
di
Cosima
,
il
tabaccoso
prete
Ignazio
,
che
aveva
una
parrucca
rossa
con
la
chierica
,
fungeva
da
cappellano
della
chiesetta
.
La
sorella
Paola
lo
accompagnava
:
avevano
per
loro
uso
,
oltre
la
piccola
sagrestia
,
nel
cui
armadietto
zia
Paola
nascondeva
i
dolci
per
sottrarli
all
'
avidità
dei
ragazzi
,
una
stanzetta
pulita
per
il
prete
,
con
una
branda
e
il
materasso
,
e
una
vasta
grezza
stanza
col
pavimento
sterrato
e
tanti
piuoli
fissi
al
muro
per
attaccarvi
le
robe
.
In
questo
primitivo
ambiente
,
che
aveva
della
capanna
e
della
caverna
,
e
riceveva
luce
solo
dalla
porticina
aperta
sul
bosco
,
Cosima
quell
'
anno
,
poiché
la
zia
Paola
l
'
aveva
invitata
con
le
sorelle
a
trascorrere
con
lei
il
tempo
della
novena
,
passò
i
giorni
più
belli
della
sua
vita
.
Fu
proprio
un
sogno
,
bello
,
completo
,
pieno
di
cose
misteriose
,
come
i
veri
sogni
.
Il
viaggio
,
circa
due
ore
di
salita
per
un
sentiero
appena
tracciato
fra
i
dirupi
,
gli
avvallamenti
,
il
basco
,
fu
attraversato
a
piedi
dalle
ragazze
pazzamente
felici
ed
ebbre
di
quella
meravigliosa
mattina
di
agosto
,
mentre
un
carro
tirato
da
buoi
e
carico
di
masserizie
e
provviste
,
le
seguiva
traballando
sui
sassi
e
gli
sterpi
.
La
prima
sosta
,
breve
,
fatta
non
per
stanchezza
ma
per
divertimento
,
fu
al
cominciare
del
bosco
fitto
,
sotto
una
strana
pietra
poggiata
su
altre
e
detta
la
tomba
del
gigante
.
Sembrava
una
grande
bara
,
di
granito
,
coperta
da
un
drappo
di
musco
,
solenne
nella
vasta
solitudine
del
luogo
.
Un
tempo
,
diceva
la
leggenda
,
i
giganti
abitavano
la
montagna
,
e
uno
di
essi
,
a
turno
,
vigilava
l
'
ingresso
della
foresta
:
l
'
ultimo
,
si
stese
per
morire
sulla
pietra
di
confine
,
che
si
richiuse
su
di
lui
e
ancora
custodisce
il
suo
corpo
.
Era
davvero
,
quello
,
l
'
ingresso
al
mondo
degli
eroi
,
dei
forti
,
di
quelli
che
non
possono
concepire
pensieri
meschini
;
e
Cosima
toccò
il
masso
,
come
in
altri
luoghi
,
abbelliti
di
leggende
sacre
,
si
tocca
la
pietra
dove
si
sia
riposato
qualche
santo
.
Il
sogno
confuso
della
fanciulla
era
già
illuminato
da
un
desiderio
,
oltre
che
di
purezza
,
di
cose
grandi
,
al
di
sopra
delle
difficoltà
quotidiane
:
e
le
sembrava
davvero
,
riprendendo
a
salire
il
sentiero
tra
le
felci
e
le
chine
già
morbide
di
capelvenere
e
di
sottilissime
erbe
di
montagna
,
all
'
ombra
dei
grandi
elci
patriarcali
,
di
evadere
dal
suo
piccolo
mondo
e
ritrovarsi
fra
i
giganti
che
vivono
alti
sino
quasi
al
cielo
,
compagni
dei
venti
,
del
sole
e
degli
astri
.
Una
seconda
tappa
fu
alla
sorgente
d
'
acqua
pura
e
luminosa
come
il
diamante
,
che
scaturiva
in
una
piccola
conca
di
pietre
e
si
spandeva
modesta
e
quasi
furtiva
fra
l
'
erba
calpestata
e
fangosa
,
in
un
cerchio
di
lecci
qua
e
là
arrampicati
sulle
cime
azzurre
.
Già
si
sentiva
il
grido
delle
ghiandaie
,
e
l
'
aria
sembrava
un
liquore
profumato
di
menta
.
Le
ragazze
s
'
inginocchiarono
sulla
pietra
e
si
protesero
a
bere
nella
fontana
:
e
nel
piccolo
specchio
d
'
onice
dell
'
acqua
in
ombra
Cosima
vide
i
suoi
occhi
che
le
parvero
della
stessa
miracolosa
luce
:
luce
che
scaturiva
dalla
profondità
della
sua
terra
e
aveva
un
giorno
riflesso
davvero
l
'
anima
assetata
di
divinità
dei
suoi
avi
pastori
e
poeti
.
La
realtà
doveva
consistere
nell
'
abitazione
che
,
simile
alla
capanna
scavata
fra
le
rocce
dai
medesimi
avi
,
aspettava
questa
nuova
tribù
di
fanciulle
che
anelavano
allo
spazio
del
mondo
lontano
,
alle
città
affollate
e
rumorose
.
E
le
sorelle
di
Cosima
si
rivoltarono
,
sul
principio
,
nel
vedere
che
il
giaciglio
,
in
comune
con
la
zia
Paola
,
era
steso
per
terra
,
fatto
di
uno
strato
di
felci
,
di
coperte
,
cuscini
e
grosse
lenzuola
;
che
gli
armadii
erano
i
piuoli
e
,
per
lavarsi
,
c
'
era
in
un
angolo
,
su
una
panchina
di
pietra
,
accanto
alla
brocca
per
bere
,
un
vaso
di
creta
;
e
per
ribellarsi
,
ma
anche
divertirsi
,
cominciarono
a
rotolarsi
sul
giaciglio
,
scovarono
la
parrucca
dello
zio
Ignazio
,
che
viveva
nella
stanzetta
accanto
,
e
ne
fecero
scempio
.
Ma
poi
uscirono
nel
bosco
e
si
confortarono
con
lo
sfarzo
del
meraviglioso
luogo
pieno
di
recessi
,
di
divani
coperti
di
musco
,
di
quadri
e
broccati
mai
visti
così
belli
,
dei
quali
erano
ricchi
gli
sfondi
.
Solo
Cosima
non
era
disillusa
:
anzi
l
'
interno
dell
'
abitazione
,
col
suo
odore
di
umido
e
di
felci
,
coi
suoi
arnesi
trogloditici
,
con
quella
porticina
coperta
dalla
tenda
sul
verdone
del
bosco
,
quei
sedili
di
pietra
grezza
,
quell
'
anfora
di
creta
e
i
recipienti
pastorali
fatti
di
sughero
e
di
corno
,
le
diedero
uno
strano
senso
di
ricordanze
remote
,
come
quello
che
provava
da
bambina
incosciente
nel
veder
apparire
la
piccola
nonna
materna
,
-
la
nonnina
che
partecipava
della
natura
delle
fate
nane
della
tradizione
locale
,
che
abitavano
nelle
casette
di
granito
in
mezzo
ai
monti
e
sugli
altipiani
rocciosi
:
-
e
prima
di
raggiungere
le
sorelle
si
diede
da
fare
per
rendere
più
abitabile
la
primordiale
dimora
.
Cominciò
con
l
'
appendere
i
pochi
vestiti
suoi
e
delle
sorelle
ai
piuoli
,
coprendoli
con
uno
scialle
per
preservarli
dalla
polvere
e
dalla
curiosità
degli
estranei
;
stese
davanti
al
giaciglio
,
dalla
parte
dove
avrebbero
dormito
loro
,
a
mo
'
di
tappeto
,
un
lungo
sacco
di
lana
che
invero
ne
aveva
lo
spessore
;
nascose
le
scarpe
in
un
cestino
,
e
infine
,
con
un
piccolo
specchio
e
una
mensoletta
che
aveva
previdentemente
portato
da
casa
sua
,
preparò
la
toeletta
.
Intanto
,
fuori
,
il
servo
di
zia
Paola
costruiva
una
capanna
di
frasche
,
abbastanza
alta
e
larga
,
che
doveva
servire
da
cucina
.
Avevano
portato
un
fornello
a
mano
e
un
sacco
di
carbone
;
ma
la
serva
volle
dietro
la
capanna
,
in
un
angolo
riparato
,
una
specie
di
focolare
di
pietre
e
dichiarò
che
avrebbe
cucinato
col
fuoco
di
legna
.
E
queste
non
mancavano
davvero
a
portata
di
mano
,
quali
erano
e
pronte
ad
accendersi
come
torcie
.
Anche
alcune
sedie
e
un
tavolo
erano
stati
portati
sul
carro
;
e
il
tavolo
avrebbe
dovuto
servire
per
i
pasti
e
per
scrittoio
a
prete
Ignazio
,
ma
egli
non
intendeva
perdere
neppure
un
minuto
per
impugnare
la
penna
;
e
così
il
tavolo
fu
collocato
nella
stanza
grande
,
accanto
alla
luce
della
porta
e
servi
,
sì
,
per
i
pasti
,
ma
anche
da
scrittoio
a
Cosima
.
Oh
,
e
ben
il
calamaio
ella
aveva
portato
,
avvolto
in
uno
straccio
nero
e
ficcato
dentro
una
scarpa
perché
nel
transito
non
si
rovesciasse
;
e
trovò
anche
,
nella
primordiale
dimora
,
una
specie
di
nicchia
,
che
avrebbe
dovuto
servire
per
qualche
lumino
e
qualche
immagine
sacra
,
e
della
quale
,
invece
,
ella
si
servì
per
deporvi
il
calamaio
,
la
penna
,
il
suo
scartafaccio
e
alcuni
libri
,
formandone
così
un
altarino
per
i
suoi
misteri
d
'
arte
.
Poi
raggiunse
le
sorelle
nel
bosco
;
e
furono
ore
e
poi
giorni
di
appassionata
gioia
.
Non
fu
tutto
un
sogno
?
Uno
di
quei
sogni
che
bastano
a
illuminare
una
vita
,
anche
negli
angoli
più
ombrosi
,
come
il
sole
e
la
luna
illuminavano
,
in
quei
favolosi
giorni
di
agosto
,
la
boscaglia
di
elci
intorno
alla
miracolosa
chiesetta
.
Che
importava
l
'
umiltà
e
la
rozza
accoglienza
della
capanna
?
Serviva
di
rifugio
solo
nella
notte
,
e
a
Cosima
nelle
ore
delle
sue
scritture
;
il
rumorio
del
bosco
la
copriva
col
suo
suono
di
organo
,
e
la
luna
col
suo
drappo
d
'
argento
.
E
le
ragazze
dormivano
cullate
da
quella
musica
che
non
aveva
l
'
eguale
poiché
era
la
musica
della
fanciullezza
che
risuona
una
sola
volta
nella
vita
.
Ma
per
Cosima
era
qualche
cosa
di
più
grande
e
trepido
:
era
tutta
una
rete
di
mistero
,
uno
svolgersi
di
cose
sorprendenti
,
come
se
ella
galleggiasse
in
un
fondo
oceanico
,
circondata
,
non
dal
selvaggio
bosco
di
elci
e
dalle
roccie
fantastiche
,
ma
da
tutte
le
meraviglie
delle
foreste
sottomarine
.
E
tutto
questo
,
oltre
la
reale
dolcezza
del
soggiorno
,
allietato
dalla
libertà
e
dallo
spazio
del
luogo
,
dalla
bellezza
del
paesaggio
e
delle
lontananze
e
dai
semplici
svaghi
della
poca
gente
che
dimorava
intorno
alla
chiesetta
,
dipendeva
dalla
presenza
,
in
una
delle
stanze
verso
la
parte
opposta
di
quella
del
cappellano
,
della
famiglia
di
Antonino
.
Egli
non
c
'
era
,
ma
doveva
pure
qualche
giorno
venirci
,
come
tutti
gli
altri
giovani
della
città
,
che
anche
se
i
loro
parenti
non
erano
lassù
,
combinavano
gite
e
passavano
anche
la
notte
nel
luogo
incantevole
,
accendendo
grandi
fuochi
,
combinando
cene
e
balli
,
bivaccando
sotto
gli
alberi
e
facendo
la
corte
alle
ragazze
;
doveva
arrivare
;
e
la
sola
speranza
di
vederlo
,
anche
alla
sfuggita
,
in
quello
sfondo
che
era
lo
sfondo
stesso
della
Poesia
,
riempiva
l
'
animo
di
Cosima
di
una
gioia
senza
limiti
.
Ma
ella
non
andava
mai
dalla
parte
ove
la
famiglia
di
lui
abitava
,
e
ne
sfuggiva
le
sorelle
come
per
paura
che
indovinassero
il
suo
segreto
e
la
sbeffeggiassero
,
o
semplicemente
perché
il
suo
segreto
era
per
lei
grande
e
sacro
come
un
tabernacolo
che
nessuno
doveva
profanare
.
Ed
ecco
egli
arriva
davvero
,
un
giorno
:
è
solo
,
a
piedi
,
con
una
fronda
in
una
mano
e
il
cappello
di
paglia
nell
'
altra
.
Cosima
,
che
vigilava
sempre
sul
sentiero
dall
'
alto
di
una
roccia
,
lo
vede
salire
un
po
'
stanco
,
frustando
le
felci
con
la
sua
fronda
:
le
sembra
scontento
e
disincantato
,
e
pensa
che
,
certo
,
il
luogo
,
per
quanto
pittoresco
,
non
è
degno
di
lui
:
per
lui
occorrono
i
parchi
coi
viali
lisci
come
il
velluto
,
le
scalee
e
le
terrazze
delle
ville
principesche
,
le
fontane
e
le
grotte
artificiali
dei
giardini
settecenteschi
,
come
ella
li
ammirava
nelle
riviste
illustrate
.
E
sentì
quasi
pietà
di
lui
,
decisa
a
nascondersi
per
non
aumentargli
il
malumore
che
doveva
provare
.
Eppure
la
sola
idea
che
egli
era
lì
,
nell
'
umile
portico
dove
le
sorelle
gli
servivano
il
caffè
,
illuminava
ancora
di
più
,
se
era
possibile
,
il
paesaggio
intorno
:
e
le
felci
toccate
da
lui
scintillavano
come
palme
dorate
,
e
il
cielo
era
più
vasto
e
azzurro
.
Incantesimi
della
fanciullezza
,
che
nel
ricordo
dànno
un
'
idea
di
quello
che
debba
essere
un
giorno
,
per
l
'
anima
che
ci
crede
e
lo
aspetta
in
ricompensa
degli
innumerevoli
disinganni
della
vita
,
il
regno
di
Dio
sulla
terra
.
Adesso
Cosima
è
di
nuovo
nella
sua
casa
melanconica
,
dove
ogni
cosa
,
dopo
il
ritorno
dalla
montagna
,
ha
preso
un
aspetto
più
triste
,
quasi
di
decadenza
,
o
meglio
di
appassimento
,
un
colore
umido
di
autunno
,
un
odore
funebre
di
crisantemi
.
Ella
ha
freddo
,
nell
'
alta
stanza
dalla
cui
finestra
si
vede
il
Monte
,
già
anch
'
esso
coperto
di
nebbia
:
il
grido
dei
corvi
annunzia
l
'
inverno
.
Ma
ancora
ci
sono
,
per
lei
,
momenti
nei
quali
il
cielo
torna
a
spalancarsi
,
e
un
tepore
primaverile
le
scalda
il
sangue
.
Ella
scrive
:
piegata
sul
suo
scartafaccio
,
quando
le
sorelle
tengono
a
bada
la
madre
,
e
Andrea
è
fuori
in
campagna
,
e
Santus
dorme
uno
dei
suoi
soliti
terribili
sonni
,
ella
si
slancia
nel
mondo
delle
sue
fantasie
,
e
scrive
,
scrive
,
per
un
bisogno
fisico
,
come
altre
adolescenti
corrono
per
i
viali
dei
giardini
,
o
vanno
a
un
luogo
loro
proibito
;
se
possono
,
a
un
convegno
d
'
amore
.
Anche
lei
,
nelle
sue
scritture
,
combina
convegni
di
amore
:
è
una
storia
,
la
sua
,
dove
la
protagonista
è
lei
,
il
mondo
è
il
suo
,
il
sangue
dei
personaggi
,
la
loro
ingenuità
,
le
loro
innocenti
follie
sono
le
sue
.
Il
titolo
del
libro
non
può
essere
che
quello
che
è
:
Rosa
di
macchia
.
E
un
giorno
,
quando
è
finito
,
ella
lo
sente
palpitare
vivo
fra
le
sue
mani
fredde
,
come
un
uccello
che
le
sguscia
fremente
fra
le
dita
e
vola
a
batter
le
ali
contro
i
vetri
chiusi
della
finestra
.
Ella
non
esita
a
cercare
il
modo
di
liberarlo
,
lasciarlo
andar
via
per
gli
spazi
infiniti
.
Scrive
all
'
editore
della
rivista
di
mode
,
e
l
'
uomo
,
che
ha
l
'
intelligenza
istintiva
e
il
cuore
grande
del
lavoratore
sbocciato
dal
popolo
,
capisce
con
chi
ha
da
fare
.
Risponde
che
gli
mandi
il
manoscritto
.
Cosima
si
stacca
con
dolore
ed
orgoglio
dalla
famiglia
dei
suoi
personaggi
,
e
la
manda
per
il
vasto
mondo
.
Il
plico
del
manoscritto
è
accuratamente
involto
in
tela
e
carta
,
con
una
rete
di
spaghi
che
deve
resistere
al
lungo
viaggio
di
terra
e
di
mare
:
ed
è
anche
raccomandato
:
tutte
spese
che
Cosima
non
può
sopportare
col
suo
scarno
bilancio
personale
composto
dai
pochi
centesimi
che
la
madre
le
dà
ogni
domenica
.
Ma
poiché
è
necessario
andare
avanti
a
tutti
i
costi
,
ecco
che
la
scrittrice
,
la
poetessa
,
la
creatura
delle
nuvole
,
scende
in
cantina
e
ruba
un
litro
d
'
olio
:
è
facile
,
questa
ladroneria
,
perché
lei
e
le
sorelle
,
quando
la
madre
e
la
serva
sono
occupate
in
cucina
,
e
qualche
donna
viene
a
comprare
olio
o
vino
,
non
sdegnano
di
servirla
.
Arriva
dunque
la
donna
di
servizio
della
famiglia
del
cancelliere
del
Tribunale
,
che
abita
da
pochi
giorni
la
casa
della
zia
Paola
,
in
fondo
alla
strada
,
e
compra
un
fiasco
d
'
olio
:
Cosima
riceve
la
somma
,
in
piccole
monete
di
argento
da
mezza
lira
l
'
una
:
a
lungo
,
andata
via
la
donna
,
ella
tiene
quei
semi
bianchi
entro
il
pugno
,
fino
a
scaldarli
;
ha
scrupolo
,
ha
paura
,
anche
un
po
'
di
vergogna
;
ma
poi
pensa
che
un
familiare
non
esita
a
intascare
metà
del
fitto
del
bosco
e
del
provento
delle
mandorle
,
per
sprecarlo
col
gioco
e
con
le
donne
,
e
divide
anche
lei
le
monete
:
metà
alla
casa
,
metà
alla
gloria
.
È
vero
che
poi
rivelò
il
peccato
al
confessore
,
dicendo
di
aver
rubato
,
senza
però
riferirne
il
motivo
:
e
per
penitenza
digiunò
il
venerdì
e
il
sabato
.
Presto
arrivarono
le
bozze
di
stampa
del
romanzo
.
Cosima
non
sapeva
con
precisione
di
che
si
trattasse
:
credette
che
l
'
editore
le
mandasse
un
campione
,
e
si
meravigliò
che
le
pagine
fossero
lunghe
come
le
colonne
di
stampa
dei
giornali
.
Le
tenne
lì
,
trovando
buffo
e
quasi
allucinante
quel
trasformarsi
del
suo
lavoro
.
Il
suo
nome
,
in
cima
,
sovrastante
al
titolo
,
le
dava
quasi
soggezione
:
le
pareva
fosse
troppo
esposto
alla
curiosità
del
lettore
.
Non
vedendo
ritornare
le
bozze
l
'
editore
scrisse
quasi
seccato
,
richiedendole
corrette
.
Allora
Cosima
si
decise
a
correggere
i
molti
errori
di
stampa
,
e
sentì
la
prima
tortura
di
ricercare
le
doppie
lettere
sul
frusto
vocabolario
che
era
appartenuto
a
suo
padre
e
ancora
aveva
odore
e
macchie
di
tabacco
da
naso
:
ma
le
correzioni
ella
le
fece
in
un
modo
nuovo
,
mai
veduto
,
cioè
non
sul
margine
del
foglio
,
sibbene
sul
corpo
stesso
delle
parole
errate
;
talché
ne
germogliò
una
fioritura
selvatica
di
sgorbi
,
un
groviglio
che
terrorizzò
il
tipografo
destinato
a
sbrogliarlo
.
L
'
editore
decise
di
non
mandare
le
ulteriori
bozze
alla
scrittrice
,
ma
le
richiese
una
fotografia
da
mettere
sulla
porta
del
romanzo
.
Di
fotografie
Cosima
ne
possedeva
solo
una
,
che
era
stata
anch
'
essa
una
delle
prime
sue
disillusioni
personali
.
S
'
era
voluta
fotografare
coi
capelli
sciolti
,
col
vestito
nuovo
color
viola
di
mezzo
lutto
e
il
fermaglio
d
'
argento
al
collo
:
ne
era
venuta
una
immagine
torva
,
corrucciata
,
con
gli
occhi
selvaggi
,
la
bocca
sdegnosa
,
il
petto
legnoso
;
la
prima
deformazione
della
sua
personalità
spirituale
,
che
sotto
le
asprezze
fisiche
dell
'
adolescenza
ella
sentiva
invece
bella
e
fina
.
Era
abbastanza
vanitosa
per
non
pensar
neppure
di
mandare
quel
cupo
ritratto
di
sé
stessa
ad
affacciarsi
all
'
apertura
del
suo
libro
di
sogni
:
ma
farne
un
altro
era
un
po
'
difficile
,
ed
anche
dispendioso
.
Forza
e
coraggio
,
e
sopra
tutto
astuzia
:
altri
mezzi
litri
di
olio
e
di
vino
furono
sottratti
al
bilancio
domestico
:
fu
combinata
una
gita
ad
un
orto
di
proprietà
della
famiglia
,
vicino
alla
casa
del
fotografo
,
e
tutto
,
questa
volta
,
riuscì
bene
:
la
testa
di
Cosima
emergeva
da
un
grande
ventaglio
di
piume
di
struzzo
nere
,
ch
'
ella
aveva
con
arte
aperto
sul
suo
scarno
petto
:
emergeva
come
da
un
'
ala
,
che
poteva
anche
avere
un
simbolo
;
e
gli
occhi
avevano
il
loro
languore
orientale
,
un
po
'
esagerato
,
il
viso
tutto
dolce
,
sornione
,
un
po
'
per
volontà
di
lei
,
un
po
'
per
abilità
del
fotografo
intelligente
,
che
aveva
capito
a
modo
suo
di
che
si
trattava
.
Aveva
capito
che
quell
'
immagine
era
destinata
a
un
amatore
,
a
qualcuno
che
Cosima
voleva
attirare
per
passione
,
ma
anche
per
arte
:
e
questo
primo
innamorato
lontano
,
ricco
come
un
re
e
forse
anche
più
potente
,
era
il
pubblico
dei
lettori
,
specialmente
giovani
,
intelligenti
e
affini
all
'
anima
e
alle
fantasie
di
lei
.
Il
libro
invece
ebbe
un
successo
femminile
:
lo
lessero
le
fanciulle
,
e
vi
si
ritrovarono
,
coi
loro
amori
più
libreschi
che
reali
,
coi
loro
convegni
notturni
immaginari
,
con
le
loro
finte
ali
di
struzzo
che
non
possono
volare
.
L
'
editore
mandò
cento
copie
del
volume
,
per
tutto
compenso
dell
'
opera
:
il
valore
non
superava
quello
dell
'
olio
e
del
vino
rubati
in
cantina
;
e
il
grosso
pacco
piombò
in
casa
come
un
bolide
sconquassatore
.
La
madre
ne
fu
atterrita
,
la
sera
gli
girò
attorno
con
la
diffidenza
spaventata
di
un
cane
che
vede
un
animale
sconosciuto
:
per
fortuna
Cosima
ricordò
che
un
suo
cugino
in
terzo
grado
aveva
una
bottega
di
barbiere
e
spacciava
giornali
e
riviste
.
Era
un
intellettuale
anche
lui
,
a
modo
suo
,
perché
mandava
la
corrispondenza
locale
al
giornale
del
capoluogo
:
e
la
proposta
di
Cosima
,
di
spacciare
qualche
copia
del
romanzo
,
fu
da
lui
accolta
con
disinteresse
assoluto
.
Ma
per
la
scrittrice
fu
un
disastro
morale
completo
:
non
solo
le
zie
inacidite
,
ma
i
ben
pensanti
del
paese
,
e
le
donne
che
non
sapevano
leggere
ma
consideravano
i
romanzi
come
libri
proibiti
,
tutti
si
rivoltarono
contro
la
fanciulla
:
fu
un
rogo
di
malignità
,
di
supposizioni
scandalose
,
di
profezie
libertine
:
la
voce
del
Battista
che
dalla
prigione
opaca
della
sua
selvaggia
castità
urlava
contro
Erodiade
era
meno
inesorabile
.
Lo
stesso
Andrea
era
scontento
:
non
così
aveva
sognato
la
gloria
della
sorella
:
della
sorella
che
si
vedeva
minacciata
dal
pericolo
di
non
trovare
marito
.
Ma
a
consolare
l
'
umiliazione
sdegnosa
di
Cosima
arrivarono
le
prime
lettere
delle
sue
ammiratrici
,
ed
anche
di
qualche
giovanissimo
ammiratore
,
cosa
che
maggiormente
la
confortò
.
Uno
le
mandò
,
da
Roma
,
-
da
Roma
!
-
una
piccola
poesia
d
'
amore
,
musicata
,
dedicata
a
lei
.
Ella
aveva
già
un
certo
spirito
critico
per
giudicare
puerili
e
sgrammaticati
i
versi
,
-
non
più
dei
suoi
,
ma
incoraggiò
la
propria
vanità
col
credere
che
la
musica
fosse
migliore
;
per
conto
suo
non
conosceva
una
nota
,
e
di
musica
aveva
finora
sentito
quella
della
chitarra
e
della
fisarmonica
e
quella
dell
'
organo
della
cattedrale
:
ma
quello
che
più
la
lusingava
e
la
cullava
in
una
risonanza
immaginaria
,
era
il
fatto
che
l
'
omaggio
veniva
da
un
giovane
,
forse
un
ragazzo
,
un
ragazzo
che
se
sapeva
comporre
musica
,
oltre
a
poesia
,
doveva
essere
di
condizione
civile
,
di
gente
educata
;
forse
era
un
Antonino
ancora
acerbo
,
forse
anzi
in
via
d
'
evoluzione
più
raffinata
di
quella
dell
'
esteta
locale
;
e
aveva
su
di
questi
il
vantaggio
di
essere
meno
indifferente
,
e
di
pensare
dunque
a
lei
,
di
essere
all
'
altra
riva
del
solitario
oceano
di
sogni
dov
'
ella
viveva
.
Fu
il
suo
primo
amore
lontano
,
tutto
suo
,
poiché
dell
'
ignoto
musicista
non
seppe
mai
l
'
indirizzo
,
neppure
il
nome
,
-
e
se
ne
sapeva
l
'
età
e
il
sesso
era
perché
i
versi
li
svelavano
:
-
ed
egli
non
scrisse
,
non
parlò
,
non
cantò
più
.
Fu
come
un
grido
d
'
uccello
nella
notte
,
un
richiamo
passeggero
di
usignuolo
,
illuso
anche
lui
dal
chiarore
delle
lontananze
;
la
serenata
di
un
fantasma
di
trovatore
sceso
dalla
foresta
lunare
delle
pagine
di
un
libro
romantico
.
Questo
fatto
cominciò
a
staccarla
da
Antonino
,
tanto
più
che
egli
non
diede
il
minimo
segno
di
essersi
accorto
di
quello
che
per
lei
,
certo
,
era
un
avvenimento
straordinario
.
Un
filo
di
dispetto
si
intrecciò
ai
ricordo
di
lui
,
anzi
fu
come
una
trama
che
si
rompe
,
in
un
tessuto
prezioso
,
e
a
poco
a
poco
tira
le
altre
,
irrimediabilmente
.
Poi
un
'
altra
cosa
accadde
:
un
altro
poeta
si
accorse
di
lei
:
e
questo
era
vicino
e
accostabile
:
oh
,
anche
troppo
,
accostabile
,
poiché
egli
faceva
di
tutto
per
esserlo
.
Ma
,
ahimè
!
era
un
ben
piccolo
e
triste
e
meschino
poeta
,
in
tutto
.
Era
zoppo
,
fin
dalla
nascita
;
non
poteva
studiare
per
mancanza
di
mezzi
,
non
riusciva
a
trovare
un
posto
decoroso
per
mancanza
di
studio
:
era
il
figlio
illegittimo
del
cancelliere
,
quello
venuto
ad
abitare
in
fondo
alla
strada
,
e
,
si
diceva
,
del
cancelliere
stesso
,
che
non
lo
riconosceva
ma
se
lo
tirava
appresso
,
lo
manteneva
,
gli
faceva
fare
il
copista
,
e
gli
permetteva
di
scrivere
versi
.
Il
cancelliere
era
vedovo
:
aveva
due
figlie
già
anziane
,
una
tutta
riccioli
neri
,
tinti
e
grassi
,
l
'
altra
di
un
biondo
di
stoppia
bruciata
,
con
una
guancia
pelosa
come
quella
di
un
gatto
.
Si
volevano
tutti
bene
:
le
ragazze
sognavano
un
ricco
matrimonio
per
il
presunto
fratello
.
Fortunio
,
si
chiamava
,
ed
esse
speravano
che
il
nome
gli
portasse
fortuna
:
ed
era
anche
bello
di
viso
,
con
due
grandi
occhi
castanei
,
femminei
,
i
capelli
lisci
,
dello
stesso
colore
,
quasi
della
stessa
lucentezza
,
un
non
so
che
di
carezzevole
e
languido
in
tutta
la
persona
,
anche
nel
modo
di
trascinare
la
gamba
storta
con
la
scarpa
che
pareva
di
ferro
.
Le
sorelle
riuscirono
a
fare
amicizia
con
Cosima
;
un
'
amicizia
un
po
'
sostenuta
e
cerimoniosa
,
però
;
mandavano
la
serva
a
domandare
quando
potevano
,
senza
disturbo
,
far
visita
,
e
arrivavano
puntuali
,
coi
vestiti
nuovi
,
i
cappellini
che
sembravano
spoglie
di
pappagalli
;
e
trovavano
sempre
il
modo
di
parlare
di
Fortunio
:
sì
,
anche
Fortunio
aveva
pubblicato
un
volumetto
di
versi
;
anche
Fortunio
scriveva
un
romanzo
;
anche
Fortunio
riceveva
e
spediva
tante
lettere
.
Ne
mandò
una
anche
a
lei
,
con
la
serva
,
e
istintivamente
Cosima
la
nascose
:
ma
quando
l
'
aprì
rise
,
un
po
'
delusa
,
poiché
il
collega
la
pregava
di
tradurgli
in
italiano
una
parola
dialettale
molto
usata
nella
città
,
ma
della
quale
egli
non
sapeva
con
precisione
il
significato
.
Ella
rispose
:
egli
scrisse
ancora
,
ringraziando
.
Le
loro
lettere
avevano
le
impronte
oleose
delle
dita
della
serva
.
Poi
l
'
amicizia
si
strinse
:
Cosima
andò
con
le
sorelle
a
visitare
le
nuove
amiche
e
osservò
che
la
loro
casa
era
povera
,
disordinata
,
quasi
sudicia
:
e
quei
riccioli
neri
unti
,
quella
frangia
di
stoppia
che
ricadeva
fin
sugli
occhi
bianchi
della
più
vecchia
delle
zitelle
,
le
destarono
un
senso
di
diffidenza
,
quasi
di
ripugnanza
.
Che
si
ingrandì
questo
senso
,
quando
,
non
seppe
come
,
le
due
streghe
trovarono
il
modo
di
condurre
le
ragazze
più
piccole
a
vedere
un
vaso
di
gerani
nella
loggetta
della
casa
,
e
nella
stanzetta
che
serviva
da
pranzo
e
da
ricevere
entrò
come
per
caso
lo
zoppo
.
Ella
che
s
'
era
piegata
a
guardare
sul
tavolo
coperto
da
un
tappeto
fatto
con
orribili
ritagli
di
scatole
di
fiammiferi
,
alcune
di
quelle
immagini
con
paesaggi
,
sentì
la
scarpa
di
lui
come
la
zampata
di
un
cavallo
che
si
ferma
davanti
ad
un
ostacolo
:
e
balzò
in
piedi
rossa
e
spaventata
.
A
dire
il
vero
anche
lui
arrossì
e
le
sue
labbra
tremarono
:
ma
ciò
valse
a
far
notare
a
Cosima
che
egli
aveva
una
bella
bocca
,
carnosa
ma
non
sensuale
,
o
,
se
mai
,
di
una
sensualità
sana
e
attraente
come
quella
di
un
frutto
maturo
.
Per
la
prima
volta
ella
ebbe
la
sensazione
di
ciò
che
doveva
essere
un
bacio
,
la
sensazione
fisica
;
un
bacio
carnale
,
fra
due
che
si
desiderano
e
sono
spinti
ad
attaccarsi
l
'
uno
all
'
altro
da
una
terribile
forza
di
natura
:
e
anche
la
sua
bocca
tremò
,
ma
come
quella
di
un
bambino
che
sta
per
piangere
e
neppur
lui
sa
perché
.
Fortunio
fu
certo
,
almeno
in
apparenza
,
fortunato
con
Cosima
.
Ma
lo
fu
perché
era
audace
e
spinto
,
in
fondo
,
da
un
misterioso
senso
di
odio
verso
di
lei
e
verso
tutta
la
classe
boriosa
e
orgogliosa
senza
motivo
alla
quale
ella
apparteneva
.
Ella
era
quasi
ricca
,
quasi
nobile
,
e
nonostante
le
gravi
pecche
dei
fratelli
,
considerata
una
ragazza
di
rango
superiore
.
La
sua
stessa
ambigua
qualità
di
scrittrice
le
attirava
,
dopo
tutto
,
l
'
attenzione
di
un
intero
paese
,
e
di
gente
più
lontana
ancora
:
e
Fortunio
era
abbastanza
intelligente
per
capire
ch
'
ella
giocava
una
carta
:
poteva
perdere
ma
poteva
anche
vincere
.
Lui
sapeva
benissimo
,
meglio
di
quelli
del
paese
,
che
un
vero
artista
non
manca
mai
al
suo
avvenire
.
E
in
Cosima
egli
sentiva
l
'
artista
;
mentre
lui
era
diseredato
in
tutto
,
anche
nelle
sue
velleità
di
intellettuale
.
La
passione
che
egli
cominciò
a
provare
sul
serio
per
lei
era
in
parte
sincera
,
in
parte
avida
e
interessata
.
Le
lettere
che
cominciò
arditamente
a
scriverle
,
facendogliele
pervenire
incollate
nelle
copertine
dei
libri
che
si
scambiavano
apertamente
,
erano
belle
,
poetiche
,
sensuali
;
forse
le
cose
migliori
che
egli
scrisse
in
tutta
la
sua
,
d
'
altronde
breve
,
carriera
di
scrittore
:
Cosima
se
le
sorbiva
con
avidità
,
e
le
nascondeva
ben
bene
per
il
terrore
che
venissero
scoperte
da
Andrea
:
se
Andrea
le
avesse
scoperte
sarebbero
successi
certamente
dei
guai
.
Poiché
Fortunio
era
per
lui
un
essere
assolutamente
inferiore
,
socialmente
e
fisicamente
:
era
peggio
di
un
servo
,
peggio
di
un
suonatore
ambulante
,
e
come
tale
gli
perdonava
,
anche
perché
nulla
ancora
di
sospetto
gli
passava
nella
mente
,
le
serenate
che
,
con
chitarra
e
relative
appassionate
canzoni
dialettali
,
il
giovane
zoppo
,
con
altri
suoi
amici
,
si
permetteva
di
eseguire
sotto
le
finestre
di
casa
.
Era
un
uso
locale
,
abbastanza
antico
sebbene
del
tutto
diverso
da
quello
delle
vere
serenate
popolari
composte
di
cori
vocali
e
di
canzoni
arcaiche
,
quello
delle
serenate
diremo
borghesi
,
combinate
da
studenti
e
giovanotti
della
classe
non
esclusivamente
paesana
.
Canzoni
semi
-
dotte
accompagnate
dalla
musica
della
chitarra
,
del
mandolino
,
anche
della
fisarmonica
,
facevano
sollevare
la
testa
dai
loro
guanciali
quasi
monastici
,
alle
fanciulle
sognanti
:
ma
era
un
po
'
difficile
identificare
a
chi
la
voce
appassionata
che
rompeva
il
silenzio
notturno
coi
suoi
richiami
d
'
amore
,
era
diretta
:
poiché
l
'
amatore
,
per
lo
più
ostacolato
nelle
sue
aspirazioni
amorose
,
per
crearsi
una
specie
di
impunità
non
si
fermava
,
con
la
sua
compagnia
solo
sotto
le
finestre
dell
'
amata
,
ma
sotto
molte
altre
dove
c
'
erano
fanciulle
:
così
che
il
suo
sfogo
poteva
passare
per
quello
di
un
dilettante
di
serenate
,
di
uno
spirito
innamorato
del
suo
universale
sogno
d
'
amore
:
o
anche
di
un
artista
in
esercizio
di
canto
e
di
notturne
melodie
.
Cosima
non
si
ingannò
un
istante
quando
una
notte
sentì
,
dapprima
lontana
,
poi
sempre
più
vicina
e
quasi
tempestosa
e
tiepida
,
quasi
palpabile
,
come
appunto
il
levarsi
del
vento
dalle
lontananze
del
mare
e
poi
dalla
valle
,
nelle
notti
di
marzo
,
il
vento
che
porta
dalle
terre
d
'
Oriente
l
'
annunzio
della
primavera
,
la
voce
di
Fortunio
.
Bisogna
dirlo
,
era
una
voce
potente
,
calda
,
un
po
'
raffreddata
come
quella
di
un
vero
tenore
,
-
e
anche
su
questa
le
sorelle
di
Fortunio
contavano
,
sperando
di
far
di
lui
un
cantante
;
-
ed
egli
sapeva
scegliere
,
aggiustandole
con
anelli
di
sua
invenzione
,
le
poesie
più
adatte
a
penetrare
come
in
sogno
nel
letto
delle
fanciulle
,
ad
avvolgerle
con
ali
d
'
angelo
sempre
più
calde
,
sempre
più
strette
,
fino
a
tramutarsi
in
un
abbraccio
umano
appassionato
.
Cosima
tenta
di
reagire
:
in
fondo
non
è
romantica
e
già
,
per
tante
prove
crudeli
,
conosce
la
vita
;
ma
la
monotonia
dei
giorni
senza
speranza
di
notevole
mutamento
le
gravava
intorno
come
una
ingiusta
condanna
,
-
antica
condanna
delle
donne
della
sua
stirpe
,
-
e
lei
ardeva
tutta
di
desideri
di
volo
,
di
più
vasti
orizzonti
,
di
vita
movimentata
.
Così
diede
ascolto
alla
voce
lusingatrice
,
sebbene
Fortunio
le
destasse
diffidenza
e
quasi
disprezzo
.
Un
giorno
,
in
maggio
,
quando
le
prime
ebbrezze
della
sua
avventura
letteraria
erano
dileguate
,
per
lasciar
posto
,
in
lei
,
ad
uno
scoraggiamento
pesante
,
per
colmo
di
disdetta
,
le
arriva
una
lunga
critica
,
manoscritta
,
della
sua
povera
ma
sincera
fatica
:
il
romanzo
,
la
novella
,
persino
un
timido
racconto
per
bambini
pubblicato
in
una
rivistina
per
ragazzi
,
tutto
e
stroncato
,
e
non
con
debole
malizia
,
ma
a
vigorosi
colpi
di
accetta
:
tutto
,
con
logica
,
con
coscienza
:
tutto
ridotto
a
scheggie
,
buone
,
-
conclude
il
critico
,
-
per
accendere
il
fuoco
del
forno
ove
la
madre
di
Cosima
cuoce
il
pane
.
Torni
,
torni
,
la
piccola
grafomane
,
nel
limite
dell
'
orticello
paterno
,
a
coltivare
i
garofani
e
la
madreselva
;
torni
a
fare
la
calza
,
a
crescere
,
ad
aspettare
un
buon
marito
,
a
prepararsi
ad
un
avvenire
sano
di
affetti
famigliari
e
di
maternità
.
Cosima
piange
;
di
rabbia
,
di
umiliazione
:
piange
,
ma
in
fondo
si
sente
tutta
scossa
,
ha
coscienza
di
aver
sbagliato
strada
,
decide
di
ritornare
davvero
al
chiuso
esilio
del
suo
vero
destino
.
Strappa
il
foglio
di
condanna
,
e
riprende
i
suoi
lavori
di
ricamo
,
di
cucina
,
le
passeggiate
con
le
sorelle
,
le
gite
confortevoli
nelle
belle
campagne
rallegrate
dalla
fastosa
primavera
.
Ad
una
di
queste
gite
presero
parte
anche
le
sorelle
di
Fortunio
:
anzi
furono
loro
che
portarono
le
provviste
per
fare
una
merenda
sull
'
erba
,
accanto
alla
sorgente
dell
'
acqua
che
scaturiva
da
una
roccia
alle
falde
del
monte
.
E
furono
ore
di
schietta
,
innocente
allegria
;
e
Cosima
poté
anche
,
contemplando
il
tramonto
sulle
cime
opposte
della
valle
,
sopra
gli
oliveti
sognanti
,
mettere
da
parte
i
tenebrosi
propositi
di
abbandonare
i
suoi
sogni
di
poesia
;
la
ferita
si
chiudeva
,
ed
ella
provava
come
una
gioia
di
convalescenza
,
quando
,
a
stendere
un
'
ombra
sulla
luce
del
suo
cuore
,
-
la
sola
luce
ch
'
ella
sentiva
di
essere
vera
,
limpida
e
dissetante
come
la
sorgente
della
roccia
,
-
apparve
,
sulla
strada
sovrastante
,
la
figura
di
Fortunio
.
Al
solito
,
pareva
che
egli
fosse
sopraggiunto
per
caso
.
Dall
'
alto
del
paracarri
si
affacciò
e
parlamentò
con
le
sorelle
,
che
lo
invitavano
ad
avvicinarsi
,
a
prender
parte
alla
merenda
,
con
un
certo
diritto
,
poiché
la
roba
l
'
avevano
portata
loro
:
ma
egli
rifiutò
,
severo
e
triste
,
conscio
,
anche
lui
,
del
posto
che
gli
spettava
:
affacciato
al
parapetto
dello
stradone
in
modo
che
la
sua
gamba
storta
non
si
vedesse
,
e
risaltasse
la
bella
testa
con
gli
occhi
e
le
vivide
fresche
labbra
lucenti
al
riflesso
del
tramonto
,
guardava
con
tristezza
lontano
,
e
appoggiava
la
guancia
alla
mano
fina
,
dalle
unghie
che
parevano
di
alabastro
rosa
.
A
Cosima
pareva
una
di
quelle
figure
romantiche
che
le
piacevano
nelle
vignette
di
qualche
antica
edizione
di
Chateaubriand
,
possedute
da
Santus
;
così
,
un
giovine
sventurato
,
preso
da
una
segreta
passione
,
che
si
smarrisce
nella
solitudine
di
un
tramonto
campestre
e
appoggiato
al
riparo
di
un
precipizio
,
o
seduto
sul
tronco
abbattuto
di
una
quercia
,
fra
tralci
d
'
edera
e
rupi
coperte
dal
fiore
del
muschio
,
medita
sulla
sua
triste
sorte
.
Triste
,
certo
,
era
la
sorte
del
giovine
Fortunio
,
e
il
cuore
di
Cosima
non
poteva
non
accoglierne
l
'
eco
,
fra
le
voci
poetiche
che
le
raccontavano
l
'
eterna
poesia
del
dolore
umano
:
e
così
,
quando
la
comitiva
prese
la
via
del
ritorno
,
lasciando
lo
sventurato
poeta
solo
appoggiato
alla
roccia
della
sorgente
,
intento
a
sentirne
anche
lui
il
mormorio
melanconico
,
fra
le
ombre
già
dorate
del
crepuscolo
,
ella
si
sbandava
,
a
capo
chino
,
mentre
le
compagne
si
ricorrevano
nello
stradone
e
cantavano
e
ridevano
come
figlie
di
contadini
,
al
ritorno
dal
lavoro
dei
campi
.
Sorge
la
luna
,
fra
i
denti
del
monte
,
sopra
i
macigni
che
dànno
l
'
illusione
delle
rovine
di
un
castello
:
il
suo
chiarore
lilla
si
fonde
con
quello
arancione
dell
'
orizzonte
;
l
'
odore
della
vegetazione
inumidisce
l
'
aria
tiepida
;
canti
lontani
rispondono
a
quelli
delle
fanciulle
che
accompagnano
e
trasportano
sull
'
ala
del
loro
coro
la
tristezza
indistinta
di
Cosima
.
Che
cosa
vuole
,
Cosima
?
Non
lo
sa
bene
neppure
lei
:
vorrebbe
fermarsi
,
non
tornare
nella
sua
casa
soffocante
,
appoggiarsi
anche
lei
al
parapetto
dello
stradone
,
sopra
la
valle
piena
di
mistero
,
seguire
il
corso
della
luna
sul
cielo
sempre
più
chiaro
e
luminoso
.
Le
compagne
non
badavano
a
lei
:
le
sorelle
,
stordite
dall
'
allegria
delle
amiche
,
si
lasciavano
trascinare
avanti
,
e
lei
rimaneva
sola
,
sperduta
,
come
dimenticata
nella
strada
e
nel
mondo
.
Sopraggiungeva
qualche
carro
di
contadini
,
trainato
dai
buoi
sonnolenti
,
qualche
uomo
a
cavallo
,
qualche
tarda
donnicciuola
che
ritornava
dall
'
aver
lavato
i
panni
al
torrente
:
le
ombre
si
allungavano
di
traverso
sulla
strada
bianca
,
le
voci
e
i
passi
risonavano
dolci
nell
'
aria
molle
e
profumata
.
Ed
ecco
un
passo
diverso
dagli
altri
,
con
qualche
cosa
di
ambiguo
,
come
il
passo
di
un
essere
fantastico
,
uno
gnomo
,
un
gigante
che
tenta
di
non
far
rumore
,
o
un
Belfagor
fatale
,
o
un
arcangelo
che
con
un
batter
d
'
ali
può
trasportarti
fra
le
torri
d
'
argento
e
gli
spalti
lunari
della
montagna
.
È
Fortunio
:
sarebbe
stato
più
in
carattere
con
la
chitarra
a
tracolla
,
come
un
trovatore
sceso
appunto
dai
boschi
d
'
elci
che
circondavano
gli
illusorii
castelli
dell
'
orizzonte
:
ad
ogni
buon
fine
aveva
ancora
un
libro
in
mano
:
un
libro
che
biancheggiava
alla
luna
,
con
le
parole
magiche
che
aprono
la
porta
dei
sogni
.
Versi
;
versi
d
'
amore
.
Raggiunse
Cosima
e
le
si
mise
a
fianco
,
silenzioso
.
Ella
non
si
stupì
:
tutto
doveva
procedere
così
;
e
quando
egli
le
cinse
lievemente
le
spalle
col
braccio
che
tremava
ella
non
protestò
,
non
cercò
di
liberarsi
.
Tutto
doveva
procedere
così
:
era
una
cosa
ordita
dalle
sorelle
maliziose
di
Fortunio
,
ma
pareva
anche
un
incantesimo
prodotto
dall
'
ora
,
dal
luogo
,
dalla
sorte
che
protegge
gl
'
innamorati
.
Anche
l
'
ombra
folta
che
si
stendeva
al
margine
dello
stradone
,
in
una
svolta
ove
le
rocce
scendevano
fino
al
paracarri
,
parve
una
tenda
di
velluto
,
che
avvolse
i
due
giovani
poeti
e
permise
ai
loro
freschi
volti
di
formarne
uno
solo
:
il
volto
dell
'
amore
.
Tutto
sembrava
proteggerli
:
il
modo
facile
di
scambiarsi
le
lettere
,
la
strada
in
comune
,
la
vicinanza
dei
loro
orti
.
E
dell
'
orto
di
Cosima
,
di
notte
,
quando
si
sapeva
che
la
madre
e
le
sorelle
riposavano
,
la
prima
avvolta
anche
nel
sonno
dal
suo
velo
di
sofferenza
e
di
preghiere
,
le
seconde
nei
loro
sogni
ancora
bianchi
di
innocenza
,
Fortunio
riusciva
,
nonostante
la
sua
infermità
,
a
scavalcare
il
muricciuolo
,
e
ritrovare
,
sinceramente
ansante
e
appassionato
,
all
'
ombra
di
un
angolo
protettore
,
la
sua
piccola
amica
che
sembrava
,
così
sbalordita
e
silenziosa
,
il
fantasma
di
sé
stessa
.
Ella
si
lasciava
baciare
da
lui
,
ne
sentiva
il
calore
della
persona
,
i
fremiti
e
gli
ànsiti
di
eroe
incatenato
,
la
violenza
impotente
con
la
quale
egli
avrebbe
voluto
portarsela
via
;
ma
una
fredda
,
quasi
malvagia
potenza
di
analisi
la
sosteneva
in
quella
specie
di
lotta
dei
sensi
contro
sé
stessa
e
contro
l
'
altro
;
e
ne
usciva
stanca
,
disgustata
,
amara
di
umiliazione
e
di
rimorso
.
Anche
di
rimorso
:
poiché
credeva
,
fra
le
altre
cose
,
di
commettere
peccato
:
ella
non
avrebbe
mai
sposato
Fortunio
.
Finché
la
vicenda
non
trapelò
,
destando
una
nuova
ondata
di
scandalo
fra
la
gente
per
bene
del
luogo
.
Eh
!
si
capiva
;
Cosima
sola
era
capace
di
quelle
avventure
,
con
uno
storpio
,
un
bastardo
,
un
rinnegato
dalla
sorte
.
E
un
giorno
Andrea
disse
,
in
pubblica
piazza
,
che
avrebbe
fracassato
col
bastone
l
'
altra
gamba
del
suonatore
di
chitarra
;
e
a
Cosima
somministrò
una
dose
di
schiaffi
e
pugni
che
oltre
le
membra
le
pestarono
l
'
anima
come
il
sale
nel
mortaio
.
Anche
questa
lezione
le
servì
per
la
scuola
della
vita
;
sentì
che
ella
davvero
non
rassomigliava
e
non
doveva
rassomigliare
alle
ragazze
di
buona
famiglia
,
che
commettono
incoscienti
ma
astute
i
loro
peccatucci
d
'
amore
;
che
Dio
le
aveva
dato
una
intelligenza
superiore
alla
comune
e
sopra
tutto
una
coscienza
limpida
e
profonda
come
un
'
acqua
nella
quale
si
vede
ogni
filo
di
luce
e
di
ombra
,
per
guidarsi
da
sola
nella
strada
della
verità
.
Il
castigo
per
il
suo
capriccio
con
Fortunio
,
capriccio
di
curiosità
sentimentale
,
ma
anche
sensuale
,
le
parve
giusto
;
e
decise
di
sorvegliarsi
,
di
vivere
con
una
sua
certa
religione
.
Anche
il
pensiero
per
Antonino
le
si
svelò
,
ad
un
tratto
,
quasi
morboso
.
Perché
perseguire
una
chimera
inutile
e
,
in
fondo
,
per
lei
,
umiliante
?
Non
si
mise
più
alla
finestra
,
per
aspettare
il
passaggio
della
meteora
:
non
andò
più
,
con
le
sorelle
,
a
far
visite
alle
amiche
;
si
chiuse
in
un
cerchio
di
silenzio
,
di
rassegnazione
,
di
lavoro
.
E
poi
la
vita
quotidiana
incalzava
,
i
giorni
si
facevano
scuri
e
arcigni
come
per
un
inverno
che
doveva
durare
a
lungo
.
Una
notte
si
sentì
,
nella
casa
uno
strano
lamento
,
poi
la
voce
di
Andrea
che
cercava
di
convincere
il
fratello
Santus
a
mettersi
a
letto
e
calmarsi
;
ma
il
disgraziato
si
dibatteva
,
gridando
che
sotto
il
suo
letto
c
'
era
un
uomo
nero
che
voleva
strangolarlo
;
poi
toccava
le
pareti
urlando
che
erano
piene
di
tarantole
e
di
scolopendre
.
In
un
attimo
la
madre
,
la
serva
e
le
ragazze
furono
in
piedi
,
circondarono
i
due
fratelli
,
si
avvidero
che
Santus
,
pallido
,
tutto
preso
da
un
tremito
convulso
e
con
gli
occhi
grandi
,
metallici
,
allucinati
,
delirava
.
Ma
era
un
delirio
terribile
il
suo
;
peggiore
del
delirio
di
un
moribondo
o
di
un
idrofobo
:
Andrea
lo
capiva
.
Un
terrore
mai
prima
conosciuto
invase
Cosima
,
come
se
davvero
la
casa
fosse
piena
di
uomini
neri
e
abbominevoli
nascosti
e
pronti
ad
ogni
crudeltà
,
e
,
le
pareti
brulicassero
di
rettili
velenosi
.
La
madre
credette
che
Santus
fosse
invaso
dallo
spirito
maligno
,
e
pensò
di
mandare
a
chiamare
uno
dei
preti
di
casa
per
esorcizzarlo
.
Ma
Andrea
sogghignava
;
riuscì
a
far
ritornare
a
letto
il
fratello
,
e
lo
vegliò
tutta
la
notte
.
Notte
di
angoscia
indimenticabile
,
durante
la
quale
Cosima
conobbe
un
'
altra
pagina
del
libro
terribile
della
vita
.
Invece
del
prete
venne
il
dottore
,
il
quale
consigliò
che
Santus
e
Andrea
,
il
quale
si
offrì
di
sorvegliare
il
fratello
,
andassero
ad
abitare
in
una
casupola
che
la
famiglia
possedeva
in
un
orto
non
molto
distante
dalla
casa
.
Furono
riattate
e
ammobiliate
alla
meglio
,
le
povere
stanzette
terrene
,
che
di
buono
avevano
solo
alcune
finestrine
dalle
quali
si
vedevano
i
monti
lontani
:
e
Santus
vi
si
lasciò
condurre
docilmente
:
era
buono
e
mite
,
in
fondo
,
e
il
primo
ad
essere
mortalmente
triste
del
suo
vizio
,
che
il
dottore
aveva
dichiarato
essere
null
'
altro
che
una
malattia
dalla
quale
il
paziente
non
può
,
anche
con
tutta
la
sua
volontà
,
mai
guarire
,
era
lui
.
Un
dolore
profondo
gli
si
leggeva
negli
occhi
chiari
:
di
tanto
in
tanto
pareva
sollevarsi
,
smetteva
,
e
tentava
di
lavorare
:
ma
poi
ricadeva
,
come
un
virgulto
stroncato
,
non
ancora
morto
nelle
radici
ma
irrimediabilmente
inutile
a
se
stesso
e
dannoso
agli
altri
.
Nella
casa
delle
fanciulle
ci
fu
una
relativa
tranquillità
:
ma
l
'
ombra
del
dolore
la
velava
;
e
la
madre
si
fece
ancora
più
silenziosa
,
pallida
,
e
qualche
volta
inquieta
,
di
quell
'
inquietudine
di
uno
che
ha
smarrito
qualche
cosa
di
prezioso
.
Cominciò
anche
a
diventare
un
po
'
strana
:
a
volte
usciva
di
casa
furtiva
,
con
qualche
oggetto
o
qualche
pacco
nascosto
sotto
lo
scialle
:
andava
nella
casetta
dei
figli
;
a
portar
loro
da
mangiare
e
da
vestirsi
.
Non
che
ad
essi
nulla
mancasse
,
anzi
,
quando
l
'
altro
era
tranquillo
,
Andrea
tornava
a
mangiare
con
la
famiglia
,
ed
entrambi
frequentavano
giornalmente
la
casa
:
ma
la
madre
aveva
paura
che
essi
mancassero
del
necessario
:
pensava
a
loro
come
a
bambini
smarriti
nel
bosco
,
e
andava
a
cercarli
,
e
si
smarriva
anche
lei
nelle
ombre
di
una
selva
pericolosa
:
quella
della
disperazione
.
Attiguo
alla
casetta
dei
fratelli
,
c
'
era
,
anch
'
esso
di
proprietà
della
famiglia
,
un
frantoio
per
olive
:
era
un
lungo
stanzone
irregolare
,
scuro
eppure
lucido
,
come
scavato
in
una
montagna
di
schisto
:
nero
,
come
unto
anch
'
esso
,
era
il
forte
cavallo
paziente
che
faceva
girare
la
ruota
dentro
la
vasca
rotonda
dove
venivano
pestate
le
olive
:
la
pasta
violacea
di
queste
,
versata
entro
sporte
rotonde
,
la
spremeva
il
torchio
di
ferro
;
ma
il
torchio
,
collocato
in
una
specie
di
nicchia
scavata
nella
parete
,
erano
gli
uomini
che
lo
manovravano
,
con
una
stanga
:
il
mugnaio
o
un
suo
aiutante
.
L
'
olio
cadeva
nero
e
grasso
entro
un
grande
paiuolo
,
e
le
sanse
,
finita
di
spremere
la
pasta
,
venivano
buttate
da
una
larga
finestra
giù
nell
'
orto
,
formando
un
monticello
odoroso
che
a
suo
tempo
veniva
acquistato
dallo
stesso
negoziante
che
in
estate
comprava
le
mandorle
della
famiglia
:
ed
era
una
discreta
rendita
,
assieme
con
quella
dell
'
olio
,
che
i
proprietari
delle
olive
lasciavano
in
compenso
per
la
manipolazione
.
Ma
bisognava
stare
molto
attenti
,
perché
il
mugnaio
,
un
piccolo
uomo
religioso
con
due
occhi
di
vero
santo
,
che
serviva
da
anni
e
anni
la
famiglia
,
e
le
era
sinceramente
affezionato
,
rubava
a
man
salva
,
tanto
ai
clienti
quanto
ai
padroni
.
Il
luogo
era
sempre
pieno
di
gente
,
anche
perché
in
un
angolo
,
tra
la
finestra
e
il
torchio
,
ardeva
sempre
un
grande
fuoco
con
su
un
paiuolo
d
'
acqua
bollente
,
dove
venivano
immerse
e
lavate
le
sporte
:
e
intorno
a
questo
fuoco
si
riuniva
un
gruppo
d
'
individui
che
,
verso
sera
specialmente
,
formavano
un
quadro
degno
di
Rembrandt
.
Erano
tutti
disoccupati
e
poveri
,
ma
di
una
strana
povertà
dovuta
più
a
loro
stessi
che
alla
sorte
:
e
venivano
lì
a
riscaldarsi
,
a
confortarsi
l
'
uno
col
contatto
dell
'
altro
.
Capo
fila
era
un
uomo
rossiccio
,
che
era
stato
ricco
e
aveva
dilapidato
la
sua
sostanza
con
le
donne
e
il
vino
:
poi
un
vecchione
con
la
barba
di
patriarca
,
anche
lui
decaduto
,
che
faceva
il
giardiniere
a
tempo
perso
e
viveva
con
la
caccia
dei
gatti
,
dei
quali
si
nutriva
;
e
altri
reietti
,
che
non
sdegnavano
di
unirsi
con
i
bravi
contadini
e
i
piccoli
proprietari
che
portavano
a
macinare
le
loro
olive
,
e
lo
stesso
padrone
del
frantoio
,
Andrea
,
che
capitava
ogni
tanto
per
sorvegliare
il
mugnaio
.
Santus
,
poi
,
non
mancava
mai
,
e
quando
appariva
lui
tutti
si
scostavano
per
fargli
posto
;
camminava
anche
lui
nella
fatale
scia
dei
miserabili
compagnoni
raccolti
intorno
al
fuoco
,
ma
tutti
ancora
lo
rispettavano
,
perché
ancora
la
sua
famiglia
lo
sostentava
ed
egli
aveva
un
rifugio
e
la
protezione
del
fratello
;
anzi
,
sapendolo
generoso
,
cercavano
la
sua
amicizia
per
potergli
spillare
un
po
'
di
quattrini
;
ma
egli
,
nonostante
la
torbida
incoscienza
in
cui
spesso
affondava
,
capiva
il
suo
stato
,
conosceva
il
cuore
del
prossimo
,
e
amava
solo
la
compagnia
dei
rinnegati
del
frantoio
perché
appunto
si
sentiva
già
loro
compagno
di
fatalità
.
Non
si
creda
che
queste
riunioni
fossero
melanconiche
.
Tutt
'
altro
.
Quando
il
fuoco
aveva
seccato
addosso
i
poveri
vestiti
,
spesso
bagnati
dalla
pioggia
,
di
questa
specie
di
vagabondi
,
e
,
per
benignità
della
sorte
,
essi
erano
riusciti
a
bere
vino
,
o
meglio
ancora
acquavite
,
l
'
allegria
più
infantile
regnava
fra
loro
:
uno
di
essi
arrivava
a
cantare
pezzi
d
'
opera
,
un
altro
tirava
fuori
un
pane
,
lo
spaccava
,
si
faceva
facilmente
versare
sulla
mollica
un
filo
d
'
olio
,
e
lo
abbrustoliva
sulla
brace
,
dividendolo
poi
fraternamente
coi
compagni
.
E
Santus
mandava
a
comprare
un
fiasco
di
vino
,
che
bevevano
alla
salute
di
tutti
.
Salute
e
lunghi
anni
:
la
vita
è
di
chi
si
contenta
di
viverla
.
Le
giornate
erano
quasi
sempre
grigie
,
nel
freddo
mattino
del
tardo
autunno
:
ma
a
poco
a
poco
il
cielo
si
schiariva
e
si
sollevava
sopra
i
monti
che
prendevano
una
lucentezza
opaca
di
stagno
,
e
sull
'
alto
si
apriva
l
'
occhio
,
bianco
prima
,
poi
perlato
del
sole
,
come
di
un
dormiente
che
dopo
aver
lottato
con
un
triste
sogno
si
sveglia
ridente
alla
dolce
realtà
.
Allora
tutto
prendeva
colore
;
il
cielo
sembrava
un
mare
sparso
d
'
isolette
rocciose
,
sui
rami
degli
alberi
le
ultime
foglie
palpitavano
come
farfalle
d
'
oro
e
i
monti
riprendevano
le
loro
tinte
azzurre
e
rosee
.
Quando
il
tempo
era
bello
capitavano
nell
'
orto
la
padrona
che
non
sdegnava
di
coltivare
i
cavoli
e
i
carciofi
,
e
le
bambine
.
Cosima
aveva
già
venti
anni
;
ma
a
volte
ne
dimostrava
di
meno
,
a
volte
di
più
.
Il
viso
bianco
,
corrucciato
,
gli
occhi
che
sembravano
selvaggi
,
la
fronte
coi
capelli
tirati
su
e
stretti
con
la
noncuranza
delle
donne
vecchie
,
si
aprivano
e
illuminavano
come
il
cielo
in
quelle
ambigue
mattine
,
quando
il
riso
schietto
le
sgorgava
dai
denti
stretti
con
la
violenza
d
'
un
'
acqua
sorgiva
dalla
roccia
.
Ora
,
nelle
assenze
di
Andrea
,
spesso
costretto
a
recarsi
in
campagna
per
sorvegliare
chi
lavorava
,
sapendo
che
di
Santus
il
mugnaio
poteva
,
con
l
'
aiuto
diabolico
dell
'
acquavite
,
farne
quello
che
voleva
,
ella
penetrava
con
coraggio
nel
frantoio
,
e
faceva
le
sue
brave
ispezioni
.
C
'
era
,
anche
nella
cameruccia
di
Andrea
,
un
registro
dove
venivano
segnate
le
macinate
delle
olive
;
ogni
macinata
sette
quarti
di
ettolitro
di
olive
;
compenso
due
litri
d
'
olio
grezzo
lasciato
nel
paiuolo
apposito
o
,
se
il
proprietario
preferiva
,
due
lire
in
contanti
.
Molti
lasciavano
correre
il
tempo
,
prima
di
pagare
,
e
allora
il
conto
rimaneva
aperto
.
Ed
ecco
Cosima
,
seduta
al
tavolo
dove
c
'
erano
gli
avanzi
del
pane
e
dei
cibi
dei
fratelli
,
sfogliare
l
'
unto
registro
e
segnare
in
fila
i
nomi
e
il
numero
delle
macinate
;
era
una
poesia
anche
quella
,
e
il
sole
,
che
sbaragliava
le
ultime
rocciose
nuvolette
e
splendeva
alto
sui
monti
,
dorava
il
foglio
dove
lei
scriveva
e
lucidava
i
suoi
capelli
severi
.
Così
ella
veniva
a
contatto
col
popolo
,
col
vero
popolo
,
laborioso
e
mite
,
che
se
pure
poteva
,
come
il
mugnaio
,
mettere
le
grinfie
sulla
piccola
roba
del
prossimo
,
lo
faceva
con
parsimonia
e
poi
andava
a
confessarsene
.
Magari
anche
la
confessione
era
un
po
'
fraudolenta
,
come
quella
del
famoso
contadino
che
tentò
d
'
ingannare
il
confessore
dicendogli
di
aver
rubato
una
corda
,
e
alle
insistenti
inquisizioni
dell
'
uomo
di
Dio
,
finì
col
dire
che
alla
corda
c
'
era
attaccato
un
bue
:
ad
ogni
modo
tutta
gente
buona
:
donnine
rispettose
e
sornione
,
uomini
che
dovevano
combattere
con
la
terra
ingrata
e
solitaria
e
i
venti
e
gli
uccelli
e
le
volpi
per
strappare
il
grano
e
il
vino
,
dei
quali
si
nutrivano
come
il
sacerdote
nella
Messa
.
Cosima
li
osservava
,
li
studiava
,
ne
imparava
il
linguaggio
,
le
superstizioni
,
le
maledizioni
e
le
preghiere
:
e
dal
suo
posto
di
osservazione
vedeva
anche
il
quadro
e
le
figure
del
frantoio
:
sentiva
le
storielle
che
vi
si
raccontavano
,
le
canzoni
dell
'
ubriaco
,
e
se
le
doleva
il
cuore
o
piegava
la
testa
umiliata
nel
vedere
Santus
,
il
fratello
nato
per
grandi
destini
,
intagliare
carrettini
di
ferula
per
i
bambini
del
mugnaio
,
o
spolpare
le
ossa
di
un
arrosto
di
gatto
con
gli
altri
compagnoni
,
pensava
che
solo
la
pietà
può
sollevare
l
'
anima
piegata
dal
male
degli
altri
,
e
portarla
sulle
sue
ali
fino
alle
altissime
soglie
di
un
mondo
ove
un
giorno
tutti
saremo
eguali
nella
gioia
di
Dio
.
Fra
un
segno
e
l
'
altro
del
registro
i
clienti
del
frantoio
le
raccontavano
i
loro
guai
,
i
loro
drammi
:
qualcuno
la
pregava
di
scrivergli
una
lettera
o
una
supplica
:
così
le
venne
lo
spunto
per
un
nuovo
romanzo
;
attinto
dal
vero
:
attinto
come
la
pasta
nera
delle
olive
dalla
vasca
del
frantoio
,
che
si
mutava
in
olio
,
in
balsamo
,
in
luce
:
e
mise
un
titolo
grigio
,
che
sotto
però
nascondeva
anch
'
esso
il
seme
del
fuoco
:
lo
intitolò
Rami
caduti
.
Questa
volta
la
fortuna
le
arrise
compiuta
.
Ella
tentò
presso
un
editore
di
una
certa
notorietà
,
che
non
solo
accettò
e
pubblicò
il
romanzo
,
ma
lo
fece
accompagnare
dalla
prefazione
di
uno
scrittore
illustre
:
ed
ecco
d
'
un
tratto
la
figura
di
Cosima
balzò
sull
'
orizzonte
letterario
,
circonfusa
d
'
un
'
aureola
quasi
di
mistero
.
Mistero
creato
dalla
lontananza
di
lei
e
della
sua
terra
,
dalle
vaghe
notizie
sulla
sua
vita
quasi
selvatica
,
ma
sopra
tutto
dalla
forza
ingenua
e
nello
stesso
tempo
vigorosa
del
suo
racconto
,
dalla
sua
prosa
scorretta
e
primitiva
eppure
efficace
,
e
dall
'
evidenza
dei
suoi
personaggi
.
D
'
un
colpo
ella
diventa
celebre
:
giornali
e
riviste
le
domandano
novelle
:
e
l
'
editore
manda
denari
.
Non
molti
,
ma
tanti
quanti
a
lei
bastano
per
non
frodare
più
la
cantina
,
e
comprarsi
un
bel
vestito
di
setina
nera
a
puntini
d
'
oro
e
un
boa
di
piume
di
struzzo
nere
e
bianche
che
ha
del
serpente
e
dell
'
uccello
.
Quando
apparve
,
con
le
sorelle
alle
quali
aveva
regalato
per
confortarle
eleganti
sciarpe
di
velo
,
alla
Messa
celebrata
dal
Vescovo
,
in
una
brillante
mattina
di
autunno
,
una
schiera
di
giovanotti
,
i
più
intellettuali
e
spregiudicati
del
luogo
,
che
andavano
in
chiesa
solo
per
sbirciare
le
donne
,
si
allineò
fra
una
navata
e
l
'
altra
della
bella
Cattedrale
,
e
i
loro
occhi
la
serrarono
in
un
nutrito
fuoco
di
fila
.
Anche
le
donne
la
guardavano
,
alle
spalle
,
affascinate
,
più
che
altro
,
dal
suo
vestito
e
dal
suo
boa
dai
colori
di
notte
stellata
,
piegata
sul
suo
libro
di
preghiere
.
Ella
volava
:
le
pareva
di
essere
una
rondine
;
sentiva
voglia
di
piangere
;
era
un
rigurgito
di
gioia
,
di
trionfo
,
ma
anche
di
dolore
profondo
;
e
se
sollevava
gli
occhi
umidi
e
vedeva
i
finestroni
alti
sotto
la
volta
della
chiesa
,
azzurri
di
miraggi
quasi
marini
,
pensava
allo
sfondo
della
finestra
del
frantoio
e
alle
povere
donne
unte
di
olio
nuovo
che
le
raccontavano
le
loro
pene
.
Allora
una
lieve
vertigine
le
saliva
dalle
radici
dell
'
anima
,
come
quando
bambina
l
'
immagine
della
nonna
le
rimescolava
nel
subcosciente
un
mondo
atavico
avventuroso
e
fiabesco
.
La
cerimonia
e
la
musica
accrescevano
l
'
incanto
.
Il
Vescovo
era
alto
,
aristocratico
;
ricordava
i
prelati
pittoreschi
dei
grandi
romanzi
francesi
dell
'
Ottocento
;
solo
la
sua
voce
era
un
po
'
aspra
,
ma
si
sperdeva
,
col
fumo
dell
'
incenso
,
nel
rombare
nostalgico
dell
'
organo
,
che
suonava
il
coro
del
Nabucco
:
Va
pensiero
su
l
'
ali
dorate
E
tutto
,
luce
,
suoni
,
colori
,
accresceva
la
luminosa
illusione
di
Cosima
,
che
si
vedeva
trasportata
in
un
mondo
fantastico
.
Fu
proprio
da
quei
tempo
che
la
sua
vita
prese
un
ritmo
fiabesco
.
I
giornali
parlavano
di
lei
.
Arrivò
persino
,
fino
alla
casa
di
lei
,
da
una
città
lontana
,
un
alto
,
grasso
,
biondo
giornalista
,
la
cui
presenza
mise
in
subbuglio
tutto
il
vicinato
.
In
Cosima
quella
visita
suscitò
il
più
alto
orgoglio
e
la
più
cocente
umiliazione
.
Umiliazione
di
doverlo
ricevere
in
quella
stanza
terrena
quasi
povera
,
dove
nella
vecchia
libreria
si
vedevano
ancora
le
carte
d
'
affari
del
padre
morto
;
però
,
le
sorelle
avevano
steso
un
'
antica
tovaglietta
di
pizzo
sul
tavolino
dove
fu
servito
il
caffè
:
ella
aveva
indossato
il
suo
vestito
di
seta
stellata
,
ma
non
sapeva
che
dire
,
mentre
l
'
uomo
biondo
la
scrutava
coi
piccoli
occhi
verdognoli
che
,
a
guardarli
di
sfuggita
,
quasi
con
spavento
,
a
lei
ricordavano
quelli
dei
gatti
selvatici
in
agguato
contro
gli
uccellini
di
primo
volo
.
Egli
però
fu
gentile
,
e
nel
suo
giornale
scrisse
che
la
scrittrice
pallida
,
piccola
,
nervosa
,
(
nervosa
?
non
sapeva
che
cosa
questa
parola
significasse
:
tuttavia
la
lusingò
)
questa
fragile
creatura
che
,
senza
mai
essere
uscita
dal
suo
quieto
nido
,
conosce
tuttavia
,
in
modo
che
fa
quasi
sbalordire
,
i
misteri
del
cuore
umano
eccetera
.
(
Oh
,
grande
uomo
biondo
che
vivi
nella
metropoli
,
a
contatto
col
mondo
più
tumultuoso
,
tu
non
saprai
mai
per
tua
esperienza
quello
che
Cosima
conosce
attraverso
la
propria
)
.
L
'
intervista
fu
commentata
,
riprodotta
,
colorita
.
Il
libro
di
Cosima
si
vendeva
;
altri
articoli
lo
resero
quasi
di
moda
.
Ella
,
al
solito
,
nonostante
appunto
le
sue
esperienze
e
i
suoi
saggi
propositi
,
ricominciò
a
fantasticare
:
perché
non
avrebbe
potuto
sposare
il
biondo
gigante
?
:
l
'
avrebbe
portata
nel
turbine
della
vita
.
Gli
scrisse
per
ringraziarlo
;
egli
rispose
:
la
chiamava
piccola
grande
amica
parve
farle
la
corte
:
tanto
che
un
giorno
Andrea
intercettò
una
lettera
,
ma
ne
fu
contento
.
Ecco
uno
che
finalmente
andava
bene
per
la
sorellina
.
E
lei
passeggiava
intorno
all
'
orticello
,
come
un
'
aquiletta
catturata
,
pronta
a
spiccare
il
lungo
volo
appena
avesse
potuto
.
L
'
orticello
era
tutto
in
fiore
:
rose
paesane
,
gigli
e
garofani
vi
spandevano
un
profumo
di
altare
quando
si
celebra
il
mese
di
Maria
.
Anche
per
lei
era
arrivato
il
mese
della
sua
gloria
.
Scrisse
finalmente
anche
quel
superbone
di
Antonino
,
che
continuava
a
studiare
per
poter
vivere
in
città
:
faceva
i
complimenti
e
gli
auguri
a
Cosima
,
e
le
domandava
anche
notizie
di
Santus
.
Ella
non
rispose
,
ma
conservò
il
biglietto
di
lui
fra
i
ricordi
che
la
seguirono
nelle
strade
della
vita
.
Adesso
pensava
all
'
altro
,
al
grande
biondo
dagli
occhi
tigreschi
:
e
dopo
una
lunga
ambigua
corrispondenza
,
egli
un
giorno
le
mandò
,
una
lettera
strana
,
dove
,
fra
le
altre
cose
spiacevoli
,
le
diceva
che
ella
gli
era
sembrata
quasi
una
nana
.
Pertanto
le
esperienze
di
Cosima
continuavano
.
Vi
furono
giorni
di
nuovo
fulgore
.
Arrivarono
contemporaneamente
due
lettere
:
e
una
veniva
di
molto
lontano
,
dal
castello
di
un
principe
tedesco
,
col
sigillo
d
'
argento
e
su
impressa
appunto
una
corona
di
principe
.
Forse
era
il
suo
segretario
,
che
aveva
letto
il
romanzo
di
Cosima
e
le
scriveva
ancora
turbato
,
dicendole
chiaramente
,
in
ultimo
fi
amo
,
signorina
,
fi
amo
.
Lo
credette
il
segretario
,
poiché
il
nome
era
comune
,
e
Cosima
era
corazzata
di
inguaribile
diffidenza
:
ma
perché
non
poteva
esser
lui
,
il
principe
?
Ella
rispose
,
ringraziando
;
ma
poi
,
immaginandoselo
anche
lui
biondo
e
alto
e
con
gli
occhi
felini
come
il
crudele
giornalista
,
e
per
di
più
principe
o
granduca
,
non
mandò
la
lettera
.
All
'
altra
invece
rispose
.
Ed
era
anche
questa
di
un
principe
di
diversa
specie
;
era
di
un
giovine
di
ventidue
anni
,
che
doveva
essere
molto
ricco
perché
le
scriveva
che
stava
per
partire
,
con
mezzi
suoi
,
per
una
spedizione
nell
'
America
ancora
inesplorata
;
e
le
chiedeva
il
permesso
di
mettere
il
suo
nome
alla
regione
che
egli
avrebbe
attraversata
per
il
primo
:
e
le
dava
l
'
indirizzo
della
estrema
città
dell
'
America
del
Sud
ove
si
sarebbe
fermato
per
formare
la
carovana
.
Ah
,
sì
,
Cosima
adesso
risponde
,
con
lettera
raccomandata
,
e
non
si
proibisce
di
abbandonarsi
con
la
fantasia
,
come
un
angelo
viaggiante
,
al
seguito
dell
'
avventuroso
suo
cavaliere
.
Le
pare
di
vivere
al
tempo
delle
Crociate
:
egli
va
,
col
nome
di
lei
nel
cuore
,
a
combattere
contro
i
pagani
,
i
pellirosse
,
i
serpenti
,
le
foreste
vergini
,
le
erbe
che
uccidono
.
Furono
i
giorni
più
belli
della
vita
di
Cosima
,
più
belli
ancora
di
quelli
passati
sul
Monte
,
a
respirare
l
'
aria
che
respirava
Antonino
.
Era
il
sogno
vivo
,
adesso
,
l
'
avventura
epica
,
alla
quale
ella
prendeva
parte
cavalcando
sulle
nuvole
rosse
dell
'
orizzonte
,
sui
glauchi
mari
delle
sere
di
luna
.
Tutto
le
sembrava
grande
e
luminoso
.
Nella
casa
di
faccia
alla
sua
,
essendo
morto
il
nero
canonico
medioevale
e
sposata
a
un
vecchio
cugino
la
nipote
,
era
venuto
ad
abitare
un
ricco
attempato
,
ma
ancora
sanguigno
e
forte
negoziante
di
scorze
d
'
albero
e
di
sugheri
.
Era
anche
un
cacciatore
famoso
e
ogni
tanto
radunava
gli
amici
per
una
partita
di
caccia
grossa
.
Scalpitavano
i
cavalli
,
nella
strada
stupita
da
tanta
animazione
quasi
guerresca
,
e
i
cavalieri
,
armati
di
tutto
punto
,
alcuni
smilzi
e
dritti
in
sella
,
altri
,
già
anziani
,
barbuti
,
grassi
e
un
po
'
cascanti
,
ma
col
viso
duro
e
deciso
come
di
vetusti
razziatori
abituati
a
far
preda
,
aspettavano
che
il
gruppo
fosse
al
completo
,
mentre
i
cani
s
'
incontravano
e
facevano
,
fra
le
zampe
dei
cavalli
,
una
schermaglia
rintronante
di
guaiti
e
latrati
;
e
appena
usciva
dal
portone
spalancato
il
cacciatore
rosso
dalle
coscie
possenti
e
dagli
occhi
verdi
brillanti
di
gioia
beffarda
e
feroce
,
sul
suo
balzano
quasi
ancora
indomito
,
la
comitiva
si
slanciava
al
galoppo
inondando
la
strada
come
un
'
orda
diretta
alla
conquista
di
un
luogo
nemico
:
i
passi
dei
cavalli
risonavano
a
lungo
,
anche
quando
la
strada
ritornava
deserta
,
e
pareva
uno
scalpitio
di
treno
che
s
'
allontanava
:
Cosima
,
alla
finestra
,
mentre
ritirava
,
dopo
averlo
sgrullato
,
il
piccolo
soppedaneo
del
suo
lettuccio
,
s
'
incontrava
a
seguire
nell
'
aria
l
'
eco
della
cavalcata
:
e
pensava
al
suo
esploratore
,
alla
caccia
dei
selvaggi
;
e
si
sentiva
anche
lei
in
corpo
una
smania
di
amazzone
,
un
ardore
di
eroina
da
avventure
audaci
;
ma
poi
le
toccava
rifare
i
letti
e
pulire
le
camere
,
e
,
per
risalire
a
galla
da
questo
stagno
di
realtà
,
aspettare
almeno
il
passaggio
del
portalettere
.
Era
un
uomo
rude
,
il
portalettere
,
anche
lui
rosso
di
pelo
e
di
pelle
;
e
quando
passava
,
con
le
sue
grosse
scarpe
,
battendo
alle
porte
dei
cittadini
e
gridando
forte
:
posta
,
posta
,
tutti
gli
echi
intorno
si
risvegliavano
,
persino
i
cani
abbaiavano
,
l
'
aria
prendeva
un
colore
di
inquietudine
.
Per
Cosima
rappresentava
un
personaggio
quasi
mitologico
,
apportatore
di
bene
e
di
male
,
e
quando
ne
sentiva
la
voce
di
lontano
tremava
come
se
il
destino
fosse
in
cammino
verso
di
lei
.
Era
stato
lui
,
in
fatti
,
a
portarle
le
lettere
di
gloria
e
di
amore
,
di
umiliazione
e
di
speranza
,
e
il
vaglia
,
e
i
giornali
col
suo
nome
scritto
come
su
lapidi
che
le
parevano
eterne
.
Adesso
ella
aspettava
notizie
da
un
mondo
misterioso
,
lontano
,
quasi
di
là
dai
confini
del
mondo
reale
:
lettere
dell
'
esploratore
,
che
a
quel
suo
mondo
nuovo
voleva
mettere
il
nome
di
lei
.
Ma
il
portalettere
passava
con
la
borsa
,
che
faceva
un
rumorino
speciale
,
sulla
cinghia
di
cuoio
,
come
quello
dei
carnieri
dei
cacciatori
,
e
picchiava
con
violenza
il
battente
della
porta
del
negoziante
di
scorze
,
traendo
dalla
borsa
un
pacco
di
lettere
e
di
giornali
.
E
a
lei
nulla
:
e
la
voce
aspra
dell
'
uomo
della
sorte
che
si
andava
affievolendo
le
pareva
si
burlasse
crudelmente
di
lei
.
Così
passò
la
bella
stagione
:
ella
non
si
curava
più
neppure
di
Antonino
.
Di
nessuno
si
curava
,
tranne
che
delle
sue
scritture
,
illuminate
dalla
luce
di
quel
sogno
che
era
il
più
bello
dei
romanzi
che
ella
avrebbe
mai
potuto
scrivere
.
In
ottobre
ci
fu
,
come
al
solito
,
la
vendemmia
.
No
,
non
come
al
solito
,
poiché
la
madre
,
d
'
accordo
con
Andrea
,
aveva
fatto
costruire
una
piccola
casa
di
pietra
nella
vigna
,
sotto
un
pino
che
vigilava
solitario
la
grande
distesa
quasi
tutta
selvaggia
come
una
landa
,
e
dichiarò
che
la
voleva
abitare
per
qualche
settimana
.
Solo
la
vigna
rallegrava
coi
suoi
quadrati
verdi
e
gialli
,
con
qualche
filare
di
grandi
fichi
bassi
,
la
dolce
triste
solitudine
del
luogo
:
i
monti
lontani
innalzavano
una
muraglia
azzurra
intorno
all
'
orizzonte
.
Un
colono
del
Continente
coltivava
,
fin
dal
tempo
in
cui
era
vivo
il
padre
di
Cosima
,
la
vigna
da
lui
piantata
,
e
un
grande
orto
che
godeva
di
un
rivolo
d
'
acqua
raccolto
in
una
vasca
ampia
come
un
laghetto
,
circondata
di
giunchi
,
canne
e
salici
selvaggi
.
Il
luogo
era
bello
:
una
specie
di
oasi
nella
desolazione
della
pianura
incolta
e
pietrosa
,
saettata
,
nell
'
estate
,
da
un
sole
implacabile
.
Ed
ecco
,
adesso
,
la
casetta
di
pietra
lo
rendeva
più
pittoresco
ed
ospitale
:
erano
appena
due
stanze
,
addossate
ad
un
'
altra
,
piccola
,
che
fino
a
quel
tempo
era
stata
l
'
abitazione
del
solitario
colono
,
il
quale
non
si
moveva
mai
dal
posto
,
rifornito
ogni
tanto
di
pane
e
altri
viveri
da
Andrea
,
che
di
ritorno
portava
a
casa
i
prodotti
dell
'
orto
.
Erano
per
lo
più
patate
,
legumi
,
verze
,
zucche
e
insalate
,
e
qualche
volta
anche
poponi
e
cocomeri
.
E
nella
stagione
l
'
uva
,
quasi
tutta
da
vino
,
quel
vino
leggero
ma
saporoso
che
aveva
aiutato
Cosima
a
comprar
francobolli
e
spedir
manoscritti
.
Fu
dunque
mandato
un
carro
di
mobili
,
come
si
usava
per
andare
al
Monte
:
e
Cosima
si
offrì
ad
accompagnare
la
madre
,
mentre
le
sorelle
,
che
non
volevano
neanche
sentir
parlare
di
un
luogo
sperduto
come
quello
,
sarebbero
rimaste
a
casa
sotto
la
sorveglianza
della
serva
fedele
.
Il
servo
che
accompagnava
il
carro
sarebbe
rimasto
nella
vigna
,
e
anche
Andrea
vi
avrebbe
passato
la
notte
per
maggior
sicurezza
delle
donne
.
Ma
il
luogo
era
tranquillo
;
non
si
era
mai
sentito
parlare
di
vicende
spiacevoli
:
l
'
aperta
e
nuda
pianura
non
permetteva
neppure
il
passaggio
di
malviventi
,
tanto
che
il
colono
non
aveva
un
arma
,
un
cane
.
Ad
ogni
modo
una
pattuglia
dl
carabinieri
a
cavallo
adibita
alla
sicurezza
stradale
,
percorreva
ogni
giorno
lo
stradone
comunale
che
attraversava
quella
specie
di
altipiano
selvaggio
.
Cosima
e
la
madre
s
'
incamminarono
,
a
piedi
,
lungo
lo
stradone
,
dopo
aver
oltrepassato
le
ultime
case
del
paese
.
La
giornata
era
limpida
,
tiepida
:
un
acquazzone
aveva
rinfrescato
i
campi
,
e
gli
stessi
cespugli
e
le
erbe
già
inariditi
della
distesa
intorno
alla
vigna
avevano
ripreso
il
verde
:
le
ginestre
fiorivano
ancora
,
ancora
qualche
sambuco
nano
,
dove
il
terreno
era
umido
,
apriva
le
sue
ombrella
d
'
argento
filigranato
.
Il
pino
,
sopra
la
casetta
che
ancora
odorava
di
calce
,
vibrava
tutto
di
canti
d
'
uccelli
:
ce
n
'
erano
di
ogni
specie
,
sopra
tutto
di
passeracei
,
poiché
era
l
'
unico
rifugio
del
luogo
,
e
il
loro
chiassoso
concerto
strideva
anche
di
voci
di
battaglia
:
tutti
però
,
d
'
accordo
nello
scavare
i
fichi
nella
vigna
e
a
piluccare
l
'
uva
,
nonostante
gli
spauracchi
drizzati
qua
e
là
dall
'
ingegnoso
colono
.
Del
resto
anche
lui
aveva
l
'
aspetto
di
uno
spaventapasseri
,
alto
,
scarno
,
dinoccolato
,
con
gli
enormi
piedi
scalzi
nodosi
,
i
calzoni
logori
di
fustagno
rimboccati
sulle
caviglie
rosse
,
e
altrettanto
le
maniche
sulle
braccia
che
,
se
egli
stringeva
i
grossi
pugni
,
sembravano
clave
.
Tutto
il
suo
aspetto
tra
,
più
che
di
contadino
,
di
vecchio
marinaio
,
di
lupo
di
mare
,
per
il
viso
arso
,
di
terracotta
,
i
capelli
irsuti
di
colore
del
sale
,
e
come
scarmigliati
dal
vento
:
ma
specialmente
per
gli
occhi
piccoli
,
stretti
,
dei
quali
si
vedeva
quasi
solo
la
pupilla
verdognola
.
Quando
arrivarono
le
padrone
egli
aiutava
il
servo
a
scaricare
la
roba
dal
carro
,
e
non
rispondeva
alle
domande
e
agli
scherzi
dell
'
altro
:
pareva
sordo
,
anzi
anche
muto
,
perché
salutò
solo
con
un
cenno
del
capo
,
e
non
aprì
la
lunga
bocca
rientrante
,
quasi
invisibile
.
In
cambio
parlava
molto
il
servo
,
un
giovinotto
bruno
tutto
occhi
e
denti
,
che
ogni
tanto
si
aggiustava
la
cintura
e
rideva
per
nulla
:
la
sua
presenza
metteva
allegria
,
e
quasi
egli
piaceva
alla
signorina
:
lo
trovava
per
lo
meno
della
sua
razza
,
uno
schietto
contadino
,
figlio
della
stessa
terra
,
mentre
il
colono
,
-
già
per
il
nome
stesso
,
che
gli
era
stato
consacrato
dal
vecchio
padrone
,
-
rappresentava
uno
straniero
,
un
lavoratore
di
terre
lontane
,
d
'
origine
ignota
se
non
quasi
misteriosa
.
Infatti
nessuno
aveva
mai
saputo
la
sua
provenienza
,
anche
perché
nessuno
,
dopo
il
tempo
in
cui
,
finita
la
sorveglianza
della
polizia
,
era
stato
assunto
in
servizio
dal
signor
Antonio
e
confinato
lì
nella
vigna
solitaria
,
nessuno
se
ne
era
più
curato
:
neppure
Andrea
,
che
come
il
corvo
ad
Elia
,
gli
portava
il
pane
.
E
infatti
l
'
uomo
si
chiamava
Elia
.
Dopo
che
ebbero
messo
a
posto
,
nelle
due
stanzette
,
i
lettucci
,
due
tavolini
,
alcune
sedie
,
un
attaccapanni
e
qualche
arnese
di
cucina
,
i
due
uomini
se
ne
andarono
a
lavorare
,
a
togliere
i
pampini
superflui
alle
viti
,
perché
l
'
uva
finisse
di
maturare
;
il
giovine
servo
si
mise
a
cantare
,
e
la
sua
voce
sonora
ma
monodica
si
sperdeva
come
nella
vastità
di
una
chiesa
deserta
.
Allora
Cosima
,
come
già
aveva
fatto
sul
Monte
,
cominciò
a
riordinare
e
abbellire
quella
che
,
per
far
sorridere
la
madre
,
chiamava
la
villa
.
La
madre
non
sorrideva
:
come
sempre
era
taciturna
e
chiusa
in
una
tutta
sua
segreta
preoccupazione
:
ma
gli
occhi
le
si
erano
un
po
'
illuminati
,
e
il
da
fare
che
si
diede
,
per
preparare
un
po
'
di
cibo
nel
camino
della
prima
stanzetta
,
adibita
a
cucina
,
sala
da
pranzo
e
da
ricevere
,
la
distrasse
.
Si
sarebbe
potuto
usufruire
,
per
gli
usi
più
comuni
,
della
cameretta
del
colono
,
dove
c
'
era
un
vecchio
e
grande
camino
che
tirava
molto
bene
;
ma
la
padrona
intendeva
rispettare
gli
antichi
privilegi
del
dipendente
,
che
con
la
sua
sola
opera
si
era
costruito
quel
rifugio
da
quando
aveva
assunto
servizio
nella
vigna
,
e
vi
teneva
i
suoi
stracci
e
il
suo
giaciglio
.
Cosima
d
'
altronde
ci
sentiva
odore
di
selvatico
e
non
le
sarebbe
piaciuto
neppure
di
guardare
dentro
se
il
vecchio
non
avesse
attirato
la
sua
curiosa
attenzione
,
interessata
,
di
osservatrice
di
tipi
fuori
del
comune
,
con
la
nebulosità
del
suo
passato
e
la
sagoma
della
sua
figura
.
Egli
avrebbe
forse
potuto
,
ad
esplorarlo
,
a
farlo
diventare
docile
e
confidente
,
raccontarle
qualche
cosa
d
'
interessante
,
con
un
colore
diverso
dal
locale
,
qualche
cosa
da
mettersi
sulla
carta
e
trasformarlo
in
materia
d
'
arte
.
Appena
dunque
l
'
abitazione
fu
in
ordine
,
ella
andò
nella
vigna
,
dove
i
due
uomini
lavoravano
,
e
diede
ascolto
ai
discorsi
del
servo
paesano
,
poiché
l
'
altro
conservava
il
suo
assoluto
e
impassibile
mutismo
.
-
Speriamo
,
-
diceva
il
giovinotto
,
-
che
la
vostra
mutria
si
cambi
in
buon
umore
fra
una
settimana
,
quando
verranno
le
ragazze
a
vendemmiare
.
Verranno
due
mie
cugine
:
ma
quelle
dovete
contentarvi
di
guardarle
da
lontano
e
di
non
toccarle
neppure
con
una
canna
:
le
altre
,
che
la
padrona
sceglierà
di
suo
gusto
,
ve
le
lascio
liberamente
,
vecchio
cinghiale
.
Il
vecchio
cinghiale
pareva
non
lo
sentisse
neppure
:
solo
,
all
'
accenno
di
una
donna
,
una
vedova
già
anziana
,
che
un
tempo
si
diceva
avesse
avuto
relazioni
con
l
'
esiliato
,
i
suoi
occhi
si
allargarono
un
poco
,
ed
egli
scosse
il
mazzo
di
foglie
di
viti
che
teneva
in
mano
:
ma
non
aprì
bocca
,
non
si
volse
a
guardare
Cosima
che
era
arrivata
in
mezzo
al
filare
e
lo
osservava
silenziosa
.
Né
più
fruttuosi
furono
gli
altri
approcci
durante
quella
prima
giornata
,
sebbene
ai
due
uomini
fosse
servito
un
pasto
certo
per
loro
insolito
,
preparato
dalla
padrona
,
e
anche
lei
tentasse
di
attaccare
discorso
col
vecchio
taciturno
.
Egli
rispondeva
sì
e
no
alle
domande
di
lei
,
riguardanti
l
'
orto
e
la
vigna
;
nel
vederla
si
alzava
e
si
piegava
con
segni
di
un
rispetto
quasi
esagerato
:
null
'
altro
.
-
È
un
idiota
,
-
disse
il
servo
,
quando
l
'
altro
non
poteva
sentirlo
.
-
Ma
è
anche
malizioso
,
e
la
sa
lunga
.
E
raccontò
della
vedova
,
che
un
tempo
veniva
a
trovarlo
nella
vigna
,
e
accennò
al
lontano
passato
di
lui
.
Pare
che
avesse
tentato
di
derubare
un
suo
ricchissimo
parente
,
nelle
cui
terre
lavorava
:
sebbene
il
parente
avesse
rimesso
la
querela
,
Elia
era
stato
condannato
.
Poi
la
voce
cambiava
;
il
parente
diventava
un
banchiere
,
o
addirittura
una
banca
,
che
era
stata
svaligiata
da
un
gruppo
di
ladri
,
dopo
narcotizzato
il
custode
,
e
fra
i
manigoldi
era
Elia
.
Disse
la
padrona
:
-
Se
fosse
stato
così
,
il
mio
povero
marito
non
l
'
avrebbe
assunto
al
suo
servizio
.
-
Oh
,
il
signor
Antonio
era
buono
:
era
un
santo
,
di
quelli
che
non
ne
nascono
più
,
-
disse
il
servo
.
Nel
pomeriggio
arrivò
,
a
cavallo
,
Andrea
.
Fra
le
altre
cose
portava
un
giornale
e
una
lettera
per
Cosima
.
Una
lettera
!
Ella
la
prese
,
come
faceva
sempre
,
trepidando
:
le
pareva
,
ogni
volta
,
di
afferrare
un
uccello
a
volo
,
l
'
uccello
favoloso
della
fortuna
e
della
felicità
.
Ma
questa
era
una
semplice
lettera
d
'
invito
a
mandare
i
suoi
libri
a
un
giornaletto
,
che
prometteva
di
parlarne
ai
suoi
lettori
.
Ed
ella
la
lasciò
andare
,
come
appunto
si
lascia
andare
un
uccellino
che
non
serve
a
niente
.
Ad
ogni
modo
la
giornata
finì
bene
:
il
tramonto
arrossava
la
vigna
,
la
vasca
e
i
salici
scintillavano
;
le
distese
della
pianura
avevano
la
calma
e
melanconica
poesia
della
steppa
,
come
Cosima
l
'
aveva
intraveduta
in
qualche
racconto
russo
:
ma
il
punto
centrale
del
paesaggio
,
il
più
bello
,
era
il
pino
solitario
entro
il
quale
vibravano
le
fiamme
del
sole
che
pareva
vi
si
annidasse
come
un
grande
uccello
di
porpora
.
E
Cosima
se
ne
andò
per
un
sentiero
della
brughiera
dove
avrebbe
potuto
camminare
finché
voleva
,
poiché
non
c
'
era
pericolo
di
sperdersi
,
e
dalla
vigna
potevano
sorvegliarla
con
un
solo
sguardo
.
Le
erbe
sembravano
colore
di
rosa
,
ogni
seme
,
ogni
fiorellino
,
ogni
bacca
,
aveva
come
un
occhio
d
'
oro
che
rispondeva
al
suo
sguardo
:
e
i
monti
lontani
,
color
d
'
acquamarina
,
svaporavano
nel
cielo
arancione
e
verde
e
rosso
che
a
poco
a
poco
trascolorava
e
cambiava
tinta
.
Una
coccinella
salì
,
da
un
cespuglio
,
sulla
veste
di
Cosima
,
come
su
un
cespuglio
più
alto
:
andò
su
,
su
,
tranquilla
,
fino
al
braccio
di
lei
,
fino
alla
sua
mano
.
Era
un
essere
meraviglioso
e
quasi
terribile
:
sul
piccolo
dorso
piatto
,
d
'
un
rosso
scuro
di
lacca
,
era
disegnato
in
nero
un
viso
umano
perfetto
,
con
gli
occhi
,
il
naso
,
la
bocca
,
tutti
un
po
'
obliqui
come
nelle
maschere
giapponesi
:
parve
a
Cosima
che
quegli
occhi
la
guardassero
,
con
la
stessa
meraviglia
misteriosa
con
cui
lei
li
guardava
.
Arrivata
all
'
estremità
del
dito
medio
,
sull
'
unghia
rosea
di
tramonto
,
la
coccinella
aprì
due
piccole
ali
iridate
e
volò
via
.
Cosima
avrebbe
voluto
imitarla
,
ma
i
suoi
piedi
erano
legati
alla
terra
,
ed
ella
avrebbe
dovuto
camminare
fino
all
'
estremità
del
mondo
per
potersi
slanciare
così
.
Quando
il
sole
sparì
,
uno
stupore
quasi
infantile
parve
incantare
ogni
cosa
:
il
cielo
si
fece
trasparente
come
l
'
acqua
,
e
la
stella
che
apparve
sull
'
orizzonte
vi
tremolò
come
appunto
riflessa
dal
mare
.
Mai
Cosima
,
neppure
sul
limite
dei
boschi
e
delle
roccie
del
Monte
,
davanti
ai
sontuosi
tramonti
visti
dall
'
alto
,
aveva
provato
una
malia
simile
a
questa
che
l
'
avvolgeva
in
mezzo
alla
terra
incolta
,
guardata
solo
da
Dio
.
Invece
di
sentirsi
piccola
,
e
poiché
era
impotente
a
volare
,
le
parve
di
essere
alta
,
alta
fino
a
toccare
con
la
fronte
la
stella
della
sera
:
eppure
in
quel
momento
dimenticava
tutte
le
sue
ambizioni
,
i
suoi
vani
sogni
,
la
sua
attesa
di
avvenimenti
straordinari
.
La
vita
era
bella
così
,
anche
fra
gli
umili
steli
nati
da
sé
,
fra
le
cose
create
da
Dio
per
la
gioia
del
cuore
che
è
vicino
a
lui
come
il
cuore
del
bambino
e
quello
della
madre
:
ed
ella
ne
ebbe
quasi
la
prima
rivelazione
,
e
si
sentì
uno
scalino
ancora
più
in
alto
,
nella
scala
di
Giacobbe
che
doveva
essere
la
sua
vita
.
Così
,
per
nulla
:
solo
perché
vedeva
la
stella
della
sera
brillare
sopra
i
monti
non
meno
e
non
più
meravigliosa
della
coccinella
,
e
le
erbe
selvatiche
odoravano
al
suo
passaggio
.
Decise
di
non
aspettare
più
nulla
che
le
arrivasse
dall
'
esterno
,
dal
mondo
agitato
degli
uomini
;
ma
tutto
da
sé
stessa
,
dal
mistero
della
sua
vita
interiore
.
Così
,
ebbe
fine
l
'
attesa
delle
notizie
dell
'
esploratore
:
e
anche
lui
,
del
resto
,
non
scrisse
più
Eppure
un
fatto
che
aveva
dell
'
inverosimile
,
le
avvenne
:
un
fatto
che
superò
tutte
le
altre
vicende
accadute
fino
a
quel
tempo
,
che
a
lei
parevano
,
ma
forse
non
erano
,
straordinarie
.
Erano
passati
tre
giorni
da
che
si
trovavano
nella
vigna
,
tutti
e
tre
eguali
,
limpidi
,
sereni
.
Ella
s
'
era
rimessa
a
scrivere
,
sul
tavolinetto
della
camera
da
letto
,
davanti
alla
piccola
finestra
nel
cui
vano
ronzavano
le
vespe
senza
però
venire
dentro
.
Inutile
,
fino
a
quel
momento
,
intervistare
Elia
:
pareva
un
uomo
meccanico
,
Elia
:
si
piegava
,
si
sollevava
,
lavorando
,
senza
muovere
un
muscolo
del
viso
.
E
lingua
in
bocca
,
-
come
diceva
il
servo
che
chiacchierava
per
tutti
e
due
,
ma
per
dir
frasi
,
proverbi
,
canzonette
e
scempiaggini
che
non
interessavano
Cosima
.
Solo
le
mani
di
Elia
avevano
,
a
osservarle
quando
egli
non
se
ne
accorgeva
,
una
strana
sensibilità
:
mani
scure
e
nodose
,
con
le
falangi
coperte
di
peli
,
ma
piccole
,
per
un
uomo
così
alto
e
lavoratore
,
a
volte
adunche
come
artigli
,
a
volte
aperte
e
quasi
molli
,
come
snodate
.
Con
quelle
mani
egli
era
capace
ancora
di
fare
qualsiasi
lavoro
che
gli
venisse
richiesto
o
che
gli
fosse
necessario
.
Infatti
si
cuciva
da
sé
le
vesti
,
lavava
,
si
faceva
le
scarpe
,
gli
occhiali
,
gli
arnesi
di
lavoro
,
preparava
la
conserva
dei
pomidori
e
seccava
i
fichi
,
fabbricava
,
con
una
certa
creta
da
lui
scovata
fra
i
giunchi
,
vasi
e
pentole
:
e
lavorava
anche
da
stagnaio
e
da
falegname
.
La
sua
stanzetta
sembrava
un
museo
archeologico
,
con
una
raccolta
persino
di
pietre
cercate
nella
brughiera
,
che
sembravano
tartarughe
,
conchiglie
,
ossa
fossilizzate
.
E
stava
zitto
,
rispondendo
solo
sì
e
no
alle
domande
della
padrona
,
che
anche
lei
,
del
resto
,
cavava
fuori
le
parole
con
diffidenza
sospettosa
,
come
gemme
da
uno
scrigno
.
Or
dunque
,
quale
non
fu
la
meraviglia
di
Cosima
,
quando
la
sera
del
terzo
giorno
,
ritornando
dalla
solita
passeggiata
,
sentì
che
i
due
taciturni
parlavano
fra
di
loro
.
Stavano
nella
prima
delle
stanzette
e
la
madre
cucinava
qualche
cosa
nel
camino
.
La
porta
era
aperta
,
ed
essi
non
si
accorsero
della
presenza
di
Cosima
,
che
,
ferma
fuori
,
ascoltava
.
Del
resto
il
discorso
era
semplice
:
ma
il
suo
tono
amichevole
,
nella
voce
di
quei
due
,
un
po
'
lamentoso
nella
padrona
,
confortante
in
quella
del
servo
,
sorprese
la
fanciulla
.
La
madre
non
le
aveva
mai
parlato
in
quel
modo
:
e
d
'
altronde
era
proprio
di
lei
che
si
lagnava
.
Diceva
:
-
Andrea
tarda
,
stasera
:
speriamo
non
sia
accaduto
nulla
,
laggiù
:
ho
sempre
paura
.
E
anche
quella
stordita
che
se
ne
va
in
giro
come
una
capra
.
-
Non
abbia
timore
,
-
rispose
l
'
uomo
,
con
una
voce
fra
roca
e
dolce
,
ma
anche
quasi
canora
,
che
la
padroncina
non
gli
conosceva
;
-
c
'
è
Ippolito
che
è
andato
a
raccogliere
sterpi
per
il
fuoco
,
e
la
sorveglia
.
Poi
non
si
è
quasi
mai
sentito
niente
,
in
questi
posti
.
Chi
vuole
che
veda
la
signorina
?
E
poi
è
tanto
savia
,
quella
:
non
c
'
è
pericolo
che
abbia
dato
appuntamento
all
'
innamorato
.
-
Non
si
sa
mai
,
insisteva
la
madre
:
e
Cosima
pensò
in
sua
coscienza
che
realmente
,
su
questo
punto
,
si
potevano
elevare
dubbi
.
-
Le
ragazze
sono
tutte
stordite
:
quella
,
poi
,
ha
certe
idee
in
testa
.
Tutte
quelle
scritture
,
quei
cattivi
libri
,
quelle
lettere
che
riceve
.
E
non
è
venuto
anche
,
a
trovarla
,
un
omaccione
rosso
come
la
volpe
?
e
da
lontano
,
è
venuto
,
e
poi
ha
scritto
di
lei
sui
giornali
?
La
gente
mormora
.
Cosima
non
troverà
mai
da
sposarsi
cristianamente
:
e
anche
le
sorelle
ne
risentiranno
,
perché
in
famiglia
tutto
sta
a
sposar
bene
la
primogenita
.
È
vero
che
-
giunse
con
ancora
più
lamentosa
,
-
ci
sono
anche
i
fratelli
,
che
non
ci
fanno
troppo
da
sostegno
:
oh
,
tu
lo
sai
bene
,
Elia
.
Egli
lo
sapeva
:
eppure
aveva
una
fede
cieca
,
un
attaccamento
appassionato
per
il
signorino
Andrea
:
ed
anche
la
sua
voce
tremolò
quasi
di
pianto
quando
ne
parlò
.
-
No
,
padrona
,
non
si
lamenti
troppo
del
signorino
Andrea
.
È
buono
,
posso
dire
,
quasi
quanto
lo
era
il
signor
Antonio
:
solo
,
è
troppo
generoso
;
è
troppo
amico
di
cattivi
amici
.
Ma
del
resto
bada
alla
roba
,
e
ama
le
sorelle
in
modo
particolare
.
-
Bada
alla
roba
?
Sì
,
ma
per
pigliarsi
lui
quasi
tutta
la
rendita
:
e
gioca
,
e
va
con
le
male
donne
.
Questa
la
chiami
bontà
?
Lo
chiami
amore
per
la
famiglia
?
Andrea
ci
lascia
appena
il
tanto
per
pagare
i
servi
e
le
tasse
.
Io
non
dormo
,
un
giorno
o
l
'
altro
l
'
esattore
verrà
in
casa
a
sequestrare
:
lo
vedo
in
sogno
,
ne
ho
paura
come
del
demonio
.
Oh
,
oh
:
Elia
;
e
tutto
questo
perché
i
miei
figlioli
hanno
abbandonato
le
vie
del
Signore
.
-
Lei
esagera
,
padrona
:
ci
sono
figli
peggiori
:
tutte
le
famiglie
hanno
la
loro
croce
.
Il
signorino
Andrea
,
dopo
tutto
,
bada
alla
roba
e
la
fa
fruttare
:
è
,
dirò
così
,
come
un
fattore
,
che
si
piglia
la
porzione
maggiore
.
Ma
poi
metterà
giudizio
.
-
No
,
Elia
,
non
lo
spero
.
D
'
altronde
,
che
si
fa
?
Siamo
povere
donne
sole
,
con
quel
castigo
terribile
di
Santus
:
e
bisogna
pure
appoggiarsi
ad
Andrea
.
Tante
volte
penso
di
dividere
il
patrimonio
:
a
ciascun
figlio
il
suo
:
ma
sarebbe
peggio
,
poiché
il
disgraziato
Santus
in
pochi
mesi
cadrebbe
nella
miseria
,
e
anche
il
tuo
signorino
Andrea
si
giocherebbe
la
sua
parte
.
Non
c
'
è
via
di
uscita
:
bisogna
soffrire
.
E
poi
io
voglio
bene
ai
miei
figli
:
troppo
bene
gli
voglio
;
più
sono
disgraziati
più
li
amo
e
li
compatisco
.
Ma
quella
Cosima
!
È
quella
che
più
mi
dà
pensiero
.
-
E
invece
sarà
quella
che
più
le
darà
consolazioni
:
vedrà
.
Ma
la
madre
,
mentre
rimuginava
nella
padella
le
patate
che
lentamente
si
arrossavano
e
spandevano
un
buon
odore
,
continuava
a
sospirare
.
-
Non
è
questo
,
Elia
,
io
non
ho
bisogno
di
consolazione
:
la
mia
strada
è
finita
,
e
nulla
esiste
più
per
me
tranne
il
bene
dei
miei
figli
.
Ma
essi
non
seguono
la
via
giusta
,
quella
che
abbiamo
percorsa
io
e
il
padre
loro
,
benedetto
sia
.
Sarà
mia
la
colpa
:
sono
una
donna
senza
forza
e
senza
volontà
;
ma
loro
dovrebbero
capirlo
.
E
se
parlo
così
con
te
,
questa
sera
,
Elia
,
è
perché
so
che
tu
solo
puoi
compatirmi
.
-
Oh
,
padrona
!
-
egli
esclamò
:
e
una
commozione
sincera
,
piena
di
sorpresa
e
di
gratitudine
,
gli
vibrava
nella
voce
:
probabilmente
nessuno
,
da
molto
tempo
,
gli
aveva
parlato
così
.
E
intese
forse
quello
che
la
padrona
voleva
dirgli
,
che
anche
lui
aveva
peccato
e
sofferto
,
ma
era
rientrato
nella
giusta
via
,
perché
aggiunse
:
-
Le
strade
del
Signore
sono
tante
,
ed
Egli
aiuta
sempre
i
buoni
cristiani
.
-
Tu
,
dunque
,
credi
in
Dio
?
Io
,
vedi
,
a
volte
,
non
ci
credo
più
.
-
Non
so
:
anche
io
non
vado
a
messa
da
venti
anni
.
Non
so
:
non
so
:
ma
so
che
ad
essere
buoni
e
pazienti
ci
si
guadagna
sempre
.
E
,
dunque
,
padrona
,
coraggio
.
Tacquero
un
momento
:
si
sentiva
il
friggere
sommesso
della
padella
sulla
fiamma
:
un
odore
di
gente
umile
ma
rassegnata
usciva
da
quella
stanzetta
solitaria
.
Il
pino
vibrava
ancora
di
fruscii
,
di
pigolii
,
di
vaghi
lamenti
,
e
dallo
stradone
arrivava
il
rumore
di
un
passo
di
cavallo
:
Andrea
.
Cosima
sentiva
voglia
di
appoggiarsi
al
muro
e
piangere
:
in
quel
momento
avrebbe
rinunziato
a
tutti
i
suoi
sogni
,
pur
di
consolare
la
madre
:
pensò
che
bisognava
almeno
darle
il
conforto
della
speranza
di
un
buon
matrimonio
,
fra
lei
e
un
qualche
bravo
giovane
del
luogo
,
e
passò
in
rassegna
tutti
i
proprietari
,
i
professionisti
,
gli
impiegati
di
sua
conoscenza
.
Ma
essi
erano
tutti
imbevuti
del
pregiudizio
che
ella
non
potesse
,
con
quella
sua
passione
dei
libri
,
diventare
una
buona
moglie
:
né
,
d
'
altronde
,
ella
voleva
più
umiliarsi
con
nessuno
.
E
fu
in
quel
momento
che
le
venne
l
'
idea
di
muoversi
,
di
uscire
dal
ristretto
ambiente
della
piccola
città
,
e
andare
in
cerca
di
fortuna
.
Per
dare
consolazione
alla
madre
.
Intanto
continuava
a
scrivere
,
davanti
alla
piccola
finestra
ronzante
di
vespe
.
Ma
era
un
po
'
disorientata
,
per
le
parole
della
madre
e
perché
non
trovava
un
vivo
argomento
ai
suoi
nuovi
racconti
.
La
vita
le
sembrava
piatta
,
incolore
,
sebbene
invece
dentro
di
lei
sentisse
muoversi
un
dramma
di
incertezze
,
di
scrupoli
,
di
melanconia
.
Le
pareva
di
esser
già
vecchia
,
piena
di
esperienza
e
col
fiore
della
speranza
già
appassito
fra
le
dita
.
Pensava
fosse
effetto
della
solitudine
,
della
povertà
del
luogo
e
della
sua
stessa
vita
:
e
disperava
di
poter
ritrovare
una
occasione
di
guardare
la
vita
altrui
,
ricca
di
dolori
,
di
miserie
,
di
esaltazioni
e
di
umanità
umile
e
grande
nello
stesso
tempo
,
come
nel
cerchio
nero
del
molino
di
olive
.
Non
contava
più
in
Elia
,
e
neppure
nel
movimento
della
vicina
vendemmia
,
della
quale
aveva
già
conosciuto
i
colori
d
'
idillio
,
e
li
aveva
anche
già
riversati
in
qualche
sua
novella
.
Invece
un
piccolo
accidente
accadde
,
mentre
le
donne
venute
apposta
per
la
faccenda
,
spinte
e
pizzicate
da
Ippolito
,
coglievano
l
'
uva
deponendola
in
cestini
a
doppia
ansa
,
che
poi
trasportavano
in
due
,
dondolandoli
come
culle
,
versandone
i
grappoli
in
un
carro
apposito
,
foderato
di
stuoie
,
che
appena
colmo
veniva
portato
in
città
per
la
manipolazione
del
vino
.
Una
di
queste
donne
aveva
portato
un
bambino
,
che
per
un
po
'
s
'
era
trastullato
tra
i
filari
delle
viti
,
poi
,
scomparso
,
s
'
era
ad
un
tratto
sentito
piangere
e
gridare
.
Tutti
si
slanciarono
a
cercarlo
,
con
urli
di
richiamo
e
di
spavento
:
solo
Elia
non
aprì
bocca
,
ma
andò
dritto
alla
vasca
e
vi
si
gettò
,
vestito
,
traendo
il
bambino
che
scosse
e
fece
sgocciolare
come
uno
straccio
bagnato
.
Fu
solo
un
po
'
di
paura
:
ma
alla
sera
il
vecchio
ebbe
qualche
brivido
di
febbre
,
e
si
fece
più
rigido
del
solito
.
All
'
alba
però
già
era
all
'
opera
nella
vigna
:
finita
la
vendemmia
le
donne
se
ne
andarono
,
ed
anche
la
padrona
dichiarò
che
voleva
tornare
a
casa
per
presiedere
alla
pigiatura
dell
'
uva
:
senonché
Elia
s
'
era
d
'
improvviso
buttato
giù
sul
suo
giaciglio
e
pareva
un
cadavere
.
Non
si
poteva
abbandonarlo
così
;
anzi
si
pensò
di
far
venire
un
dottore
,
e
se
il
servo
si
aggravava
di
portarlo
in
paese
.
Queste
premure
parvero
scuoterlo
e
ravvivarlo
.
Cosima
gli
offrì
una
tazza
di
caffè
,
gli
aggiustò
il
giaciglio
,
rimise
in
ordine
la
stanzetta
.
E
ogni
tanto
lo
guardava
con
occhi
pietosi
,
senza
dimostrare
ripugnanza
per
quel
lungo
corpo
ricoperto
di
stracci
maleodoranti
come
quello
di
un
mendicante
,
coi
grossi
piedi
scalzi
terrosi
e
tutti
tagliuzzati
per
cicatrici
di
sterpi
e
spine
,
che
pareva
avessero
camminato
attraverso
interminabili
lande
per
arrivare
a
quel
piccolo
rifugio
ospitale
.
Egli
stava
ad
occhi
chiusi
;
ma
d
'
improvviso
li
aprì
,
un
po
'
febbrili
e
lucidi
,
e
la
guardò
come
un
cane
malato
.
Uno
sguardo
,
solo
,
ma
Cosima
vide
un
misterioso
balenìo
in
fondo
alle
pupille
che
non
erano
quelle
del
duro
e
freddo
Elia
,
ma
di
un
uomo
disperato
,
che
aveva
paura
di
morire
solo
,
abbandonato
,
come
un
vecchio
cane
.
Gli
si
avvicinò
e
disse
:
-
Come
vi
sentite
?
Faremo
venire
il
dottore
,
o
vi
porteremo
a
casa
.
Egli
accennò
di
no
,
di
no
:
per
quanto
solo
e
malato
,
non
voleva
il
dottore
e
non
voleva
muoversi
dalla
sua
tana
:
ma
l
'
occhio
gli
si
era
rischiarato
,
pieno
di
una
dolcezza
,
quasi
di
un
sorriso
infantile
.
-
Andate
,
andate
pure
,
-
disse
,
-
Vadano
pure
a
casa
,
signorina
,
lei
e
la
signora
padrona
:
bisogna
pigiare
l
'
uva
e
metterla
nel
tino
.
-
Eh
,
non
la
pigiamo
noi
,
coi
nostri
piedi
,
-
disse
Cosima
,
tentando
di
scherzare
.
-
C
'
è
poi
Andrea
,
che
ci
bada
:
non
pensateci
.
E
poi
il
tempo
si
cambia
:
minaccia
di
piovere
.
Non
vogliamo
lasciarti
così
,
zio
Elia
.
Ella
lo
chiamava
così
,
come
si
usava
con
tutti
i
vecchi
servi
;
ma
era
la
prima
volta
che
egli
si
sentiva
accomunato
agli
altri
,
come
fosse
nato
nella
stessa
terra
e
tutto
il
suo
passato
sprofondasse
quasi
in
una
vita
anteriore
.
Tuttavia
non
parlò
,
non
dimostrò
la
sua
gratitudine
:
anzi
fece
un
po
'
indispettire
la
padroncina
col
rispondere
sempre
con
un
cenno
negativo
del
capo
a
tutte
le
sue
domande
premurose
.
No
,
egli
non
voleva
il
dottore
,
non
voleva
muoversi
,
non
voleva
che
nessuno
si
disturbasse
per
lui
.
Vecchio
testardo
.
Pareva
volesse
morire
solo
,
come
solo
era
vissuto
.
Ma
le
padrone
restarono
,
finché
arrivò
Andrea
che
portò
del
chinino
:
si
discusse
però
se
si
doveva
o
no
somministrarlo
al
malato
:
e
del
resto
la
discussione
fu
vana
,
perché
egli
dichiarò
che
non
avrebbe
preso
nessuna
medicina
.
Durante
la
notte
si
scatenò
una
forte
bufera
:
la
grandine
mitragliava
la
piccola
casa
,
e
il
pino
urlava
come
un
mostro
.
Dietro
gli
scurini
mal
connessi
i
vetri
della
finestra
parvero
spaccarsi
e
spargersi
in
frammenti
d
'
oro
e
d
'
ametista
,
con
un
rombo
spaventoso
.
Lampi
e
tuoni
.
Non
c
'
è
da
nascondere
che
Cosima
aveva
paura
e
la
madre
tremava
come
una
fronda
sbattuta
dal
vento
.
Storie
spaventose
di
banditi
e
malfattori
,
che
in
notti
simili
sbucano
come
demoni
dalla
tempesta
e
assalgono
le
dimore
solitarie
,
tornavano
in
mente
alle
donne
:
e
il
fatto
che
il
servo
e
Andrea
erano
rimasti
sul
posto
,
non
le
rassicurava
.
Il
vento
gridava
e
piangeva
nella
pianura
come
nel
mare
,
e
solo
il
pino
pareva
potesse
combattere
con
l
'
uragano
come
un
eroe
inferocito
contro
un
intero
esercito
.
Nel
suo
giaciglio
Elia
,
con
la
febbre
alta
,
ricordava
come
il
signor
Antonio
lo
aveva
accolto
benevolmente
quando
lui
si
era
presentato
in
cerca
di
lavoro
,
mentre
nessun
altro
dei
diffidenti
proprietari
del
luogo
aveva
accettato
la
sua
offerta
;
e
il
padrone
gli
aveva
affidato
la
vigna
nuova
,
l
'
orto
,
fa
terra
intorno
.
Adesso
il
vecchio
amava
questa
terra
con
una
passione
tenace
;
era
diventata
la
sua
nuova
patria
,
la
sua
famiglia
;
e
il
solo
pensiero
che
i
padroni
giovani
avrebbero
potuto
mandarlo
via
,
come
una
vecchia
bestia
che
non
può
più
lavorare
,
lo
colmava
di
tristezza
;
non
per
la
probabile
ventura
povertà
,
ma
per
l
'
amore
alla
terra
che
oramai
faceva
parte
della
sua
carne
e
del
suo
sangue
.
Ed
ecco
,
invece
,
la
padrona
e
la
signorina
,
e
lo
stesso
Andrea
,
si
mostravano
benevoli
,
fino
al
punto
di
restare
vicino
a
lui
in
quella
notte
tempestosa
mentre
avrebbero
potuto
già
essere
nella
loro
casa
tranquilla
.
E
non
lo
avrebbero
cacciato
,
no
:
lo
sentiva
;
lo
aveva
sentito
nella
voce
di
Cosima
,
e
gli
sembrava
che
questa
voce
fosse
l
'
unica
medicina
che
potesse
guarirlo
.
E
la
certezza
che
un
giorno
forse
avrebbe
potuto
dimostrarle
la
sua
riconoscenza
,
già
lo
alleviava
dal
male
.
All
'
alba
il
tempo
si
calmò
,
d
'
un
tratto
,
dopo
un
tuono
formidabile
che
parve
un
ordine
militare
:
la
battaglia
doveva
cessare
.
Solo
il
pino
continuò
in
un
suo
lieve
brontolio
,
quasi
pensieroso
.
Cosima
lo
sentiva
nel
sonno
lieve
del
mattino
:
e
le
pareva
che
il
pino
mormorasse
:
Perché
tutto
questo
?
Si
combatte
,
si
soffre
,
ci
si
tormenta
per
nulla
:
la
forza
del
vento
è
vana
;
tutto
è
vano
e
vuoto
;
eppure
bisogna
combattere
perché
così
vuole
Dio
.
Poi
tacque
anche
l
'
albero
;
ma
quando
Cosima
aprì
la
finestruola
vide
uno
spettacolo
indimenticabile
:
centinaia
di
uccelli
svolazzavano
sui
rami
battuti
dal
sole
,
e
parevano
d
'
oro
e
d
'
argento
:
ogni
loro
battere
d
'
ali
faceva
cadere
goccie
simili
a
scintille
:
e
ad
ogni
ago
delle
foglie
era
infilata
una
perla
dai
colori
dell
'
iride
.
Pareva
un
albero
magico
,
fatto
di
uccelli
,
di
rubini
,
smeraldi
e
diamanti
.
E
fu
certo
una
giornata
di
miracolo
quella
.
Tutto
sembrava
trasformato
;
tutto
,
nell
'
orto
,
nella
vigna
sebbene
spoglia
,
nella
brughiera
riarsa
,
tutto
riluceva
e
sorrideva
.
Dio
era
passato
con
un
corteo
di
tuoni
e
fulmini
,
ma
trovando
gli
uomini
di
buona
volontà
si
placava
e
ritornava
paterno
.
Andrea
ripartì
la
mattina
presto
,
con
la
promessa
di
tornare
nel
pomeriggio
e
passare
la
notte
nella
casetta
,
per
sorvegliare
il
malato
,
mentre
la
madre
e
Cosima
col
servo
sarebbero
tornati
in
città
.
Cosima
portò
il
caffè
ad
Elia
,
che
si
mise
a
sedere
sul
giaciglio
,
e
prese
la
tazza
con
le
mani
tremanti
.
-
Che
,
avete
freddo
?
-
domandò
la
signorina
.
-
Buon
segno
:
vuol
dire
che
la
febbre
passa
:
fatemi
sentire
.
E
gli
toccò
la
grande
orecchia
destra
,
scura
e
dura
come
la
facciata
di
una
grotta
.
Al
contatto
della
piccola
mano
,
egli
rabbrividì
,
come
per
il
solletico
:
i
suoi
occhi
ebbero
di
nuovo
un
balenìo
d
'
occhi
di
cane
accarezzato
.
-
Siete
fresco
come
rosa
,
zio
Elia
:
camperete
ancora
cento
anni
,
quando
anche
la
nostra
memoria
sarà
dispersa
.
Egli
sorbiva
il
caffè
,
versò
nella
tazzina
quello
che
s
'
era
versato
nel
piattino
e
raschiò
il
residuo
dello
zucchero
,
come
fanno
i
bambini
:
ma
anche
dopo
rimase
col
viso
piegato
,
guardando
il
fondo
della
chicchera
come
ci
vedesse
qualche
immagine
.
-
Dov
'
è
la
padrona
?
-
domandò
sottovoce
.
E
Cosima
ebbe
l
'
impressione
che
egli
volesse
dirle
qualche
cosa
,
ma
senza
pericolo
di
essere
ascoltati
.
La
padrona
era
affacendata
nelle
stanzette
attigue
:
ed
egli
disse
:
-
Si
sarà
spaventata
,
stanotte
,
povera
padrona
.
Per
colpa
mia
:
e
anche
lei
.
-
Ma
no
,
zio
Elia
:
anzi
ho
avuto
quasi
piacere
:
non
avevo
mai
sentito
un
diavolìo
così
,
e
in
piena
campagna
poi
.
Oh
,
io
non
sono
paurosa
:
se
in
casa
sento
un
rumore
,
di
notte
,
mi
alzo
e
scendo
anche
in
cantina
esplorando
se
ci
sono
i
ladri
.
Ma
adesso
rimettetevi
giù
e
state
quieto
:
vi
copro
io
,
perché
oggi
fa
freschetto
.
Egli
si
rimise
giù
,
ma
sembrava
meno
quieto
e
duro
del
giorno
avanti
:
anche
perché
si
sentiva
meglio
.
Avrebbe
voluto
alzarsi
e
tornare
al
lavoro
,
ma
Ippolito
,
che
gli
voleva
bene
a
modo
suo
,
minacciò
di
negarlo
se
si
moveva
.
E
la
padroncina
gli
servì
il
brodo
,
con
l
'
uovo
sbattuto
dentro
,
e
anche
un
bicchiere
di
vino
.
Egli
però
lasciò
il
bicchiere
intatto
,
con
una
vespa
che
vi
ronzava
attorno
incantata
.
Il
sole
era
caldo
;
dal
finestrino
si
vedeva
l
'
orizzonte
,
coi
monti
lontani
di
un
azzurro
liquido
d
'
acquamarina
.
Una
quiete
profonda
regnava
dappertutto
e
dalla
brughiera
veniva
un
odore
tiepido
di
erbe
come
nei
meriggi
di
primavera
.
Il
servo
lavorava
nell
'
orto
e
la
padrona
era
andata
fino
alla
vasca
a
lavare
i
panni
.
Cosima
pensò
di
raggiungerla
e
pregarla
di
smettere
e
di
portare
la
roba
sporca
in
paese
;
nel
passare
davanti
al
finestrino
di
Elia
guardò
dentro
;
e
vide
che
il
vecchio
,
seduto
sul
giaciglio
,
le
accennava
di
entrare
,
Entrò
:
si
accorse
che
egli
aveva
bevuto
il
vino
e
aveva
il
viso
lievemente
colorito
e
gli
occhi
insolitamente
bene
aperti
.
-
Dov
'
è
la
padrona
?
-
tornò
nuovamente
a
domandare
.
Saputo
che
lavava
i
panni
,
parve
indispettirsi
.
-
Ecco
,
è
venuta
a
prendere
la
mia
camicia
e
la
lava
lei
,
non
è
bene
.
-
Ma
sì
che
è
bene
,
zio
Elia
:
la
mamma
si
diverte
:
non
può
restare
un
momento
in
ozio
,
povera
mamma
.
-
Povera
padrona
;
con
tutti
quei
pensieri
,
-
egli
disse
,
piegando
la
testa
come
aveva
fatto
la
mattina
:
e
si
fece
pensieroso
.
-
La
mamma
esagera
,
-
disse
Cosima
,
quasi
per
rassicurarlo
:
-
vede
sempre
nero
.
Invece
la
provvidenza
non
manca
mai
.
-
Lei
crede
alla
provvidenza
di
Dio
?
-
Io
sì
,
e
come
!
Allora
accadde
una
cosa
strana
:
egli
si
alzò
,
lungo
,
coi
grossi
piedi
nudi
che
sembravano
ceppi
,
e
andò
a
chiudere
il
finestrino
.
Disse
:
-
Queste
vespe
!
Via
,
via
.
Senta
,
io
le
voglio
far
vedere
una
cosa
:
lei
però
non
deve
dire
nulla
a
nessuno
:
me
lo
promette
?
Nulla
,
mai
a
nessuno
.
Ella
stette
incerta
;
poi
,
più
per
curiosità
che
per
altro
,
disse
:
-
Ve
lo
prometto
.
Fu
tutto
.
Il
vecchio
si
avvicinò
al
camino
,
si
piegò
,
raschiò
con
la
paletta
,
accumulandoli
nell
'
angolo
,
la
cenere
e
gli
avanzi
dei
ceppi
,
poi
con
la
stessa
paletta
sollevò
il
mattone
centrale
.
Apparve
,
sotto
il
mattone
,
una
lastra
di
ferro
,
una
specie
di
sportellino
,
chiuso
con
un
lucchetto
;
ed
egli
si
trasse
dal
seno
una
chiavetta
pendente
da
una
catenella
nera
,
e
apri
il
ripostiglio
:
la
lastra
si
sollevò
,
in
due
piccoli
battenti
,
ed
egli
introdusse
la
mano
nel
vuoto
,
molto
in
fondo
,
parve
come
slegare
un
sacchetto
o
un
involto
che
fosse
in
quel
fondo
e
ne
trasse
un
pugno
di
monete
:
le
guardò
,
nel
cavo
della
mano
,
come
si
guardano
le
sementi
per
assicurarsi
che
sono
buone
,
poi
le
fece
vedere
a
Cosima
.
La
sua
mano
concava
ricordò
alla
fanciulla
la
mestola
con
la
quale
il
diavolo
trae
dalla
pentola
dei
tesori
maledetti
le
monete
tentatrici
delle
anime
:
si
scostò
d
'
un
passo
,
quasi
impaurita
,
e
guardò
in
viso
il
vecchio
.
E
invero
quel
viso
scuro
,
con
gli
occhi
che
sembravano
due
fessure
con
in
fondo
un
'
acqua
verde
opaca
,
e
quella
bocca
chiusa
,
ermetica
,
aveva
qualche
cosa
di
diabolico
:
i
pensieri
più
cattivi
e
paurosi
passarono
in
mente
a
Cosima
:
ebbe
paura
,
guardò
verso
la
porticina
:
la
porticina
era
aperta
,
ed
ella
avrebbe
potuto
subito
salvarsi
se
il
vecchio
tentasse
farle
del
male
.
Egli
dovette
sentire
tutte
queste
cose
perché
il
suo
viso
cambiò
maschera
:
si
fece
triste
.
Mai
Cosima
aveva
veduto
un
viso
così
nobilmente
triste
,
accigliato
e
severo
.
-
Sono
buone
,
-
egli
disse
,
tirando
su
con
le
dita
dell
'
altra
mano
le
monete
,
e
lasciandole
ricadere
nel
pugno
.
Cosima
lo
vedeva
bene
:
erano
monete
che
sembravano
nuove
,
alcune
col
profilo
melanconico
e
rapace
di
Napoleone
III
,
altre
col
grande
gallo
piumato
della
Repubblica
francese
:
monete
d
'
oro
,
schiette
,
moderne
,
da
spendersi
,
se
si
voleva
,
senza
difficoltà
.
Ma
non
le
toccò
e
il
solo
pensiero
che
Elia
avrebbe
potuto
offrirgliele
,
sia
pure
per
generosità
o
affetto
,
le
faceva
spavento
:
poiché
ricordava
le
voci
misteriose
che
correvano
sul
conto
di
lui
,
ed
era
sicura
che
il
tesoro
provenisse
da
una
rapina
.
Ma
egli
richiuse
il
pugno
,
tornò
a
piegarsi
sul
vuoto
del
camino
,
rimise
a
posto
ogni
cosa
,
riaprì
la
finestrina
,
andò
a
sedersi
sul
giaciglio
,
piegò
la
testa
pensieroso
.
La
vespa
da
lui
cacciata
tornò
a
volteggiare
e
ronzare
sullo
sfondo
d
'
acquamarina
dei
monti
lontani
.
Tutto
s
'
era
svolto
in
pochi
minuti
,
come
in
un
passaggio
di
nuvole
;
e
Cosima
si
avvicinava
alla
porticina
per
andarsene
sicura
in
cuor
suo
di
saper
tutto
e
non
volersi
immischiare
nella
pericolosa
faccenda
,
quando
il
vecchio
la
richiamò
:
-
Signorina
,
volevo
dirle
questo
;
quando
sarò
morto
,
o
anche
prima
se
le
occorre
,
quella
roba
è
sua
.
Ella
avrebbe
voluto
protestare
,
dirgli
che
non
voleva
una
sola
di
quelle
monete
,
gridargli
che
sarebbe
stato
meglio
restituirle
a
chi
erano
appartenute
;
ma
vedeva
la
madre
che
risaliva
dall
'
orto
con
la
camicia
di
Elia
attorcigliata
fra
le
mani
ancora
bagnate
,
e
saltò
nello
spiazzo
con
l
'
impressione
di
risvegliarsi
da
un
sogno
.
La
madre
stese
la
camicia
su
una
cordicella
attaccata
fra
due
pali
,
che
appunto
serviva
al
vecchio
per
asciugare
i
suoi
stracci
,
poi
rientrò
nella
casetta
e
cominciò
a
preparare
le
cose
per
la
partenza
.
Cosima
andò
verso
il
pino
e
appoggiò
la
testa
alle
scaglie
rossastre
del
tronco
,
come
per
ascoltare
una
voce
nascosta
dentro
l
'
albero
amico
,
che
la
consigliasse
,
la
salvasse
.
Poiché
le
sembrava
di
essere
coinvolta
in
un
dramma
colpevole
,
di
essere
complice
di
un
furto
,
forse
anche
di
un
delitto
.
Che
doveva
fare
?
Accusare
il
vecchio
?
D
'
altra
parte
egli
era
da
più
di
trent
'
anni
in
paese
,
e
,
se
reato
avesse
commesso
,
esisteva
la
prescrizione
.
E
delitto
di
sangue
non
doveva
esservi
,
se
la
condanna
di
lui
fra
stata
solo
quella
del
domicilio
coatto
.
E
non
poteva
aver
rinvenuto
senza
colpa
il
tesoro
?
Giusto
in
quei
giorni
i
giornali
parlavano
dei
tesoro
di
oltre
un
milione
,
di
monete
d
'
oro
,
trovato
in
casa
di
un
antiquario
,
e
di
un
altro
rinvenuto
nello
scaffale
di
un
medico
stravagante
e
solitario
che
aveva
attirato
gente
da
tutte
le
parti
del
mondo
con
un
suo
specifico
che
guariva
i
dolori
reumatici
.
Durante
l
'
infanzia
,
e
anche
dopo
,
dai
servi
,
dai
contadini
,
dai
pastori
,
Cosima
aveva
continuamente
assorbito
racconti
di
tesori
,
trovati
nelle
rovine
dei
vecchi
castelli
,
dentro
tronchi
d
'
alberi
,
in
piena
terra
.
Uno
pare
venisse
fuori
anche
dal
vecchio
cimitero
,
dalla
tomba
scoperta
di
una
giovine
dama
sepolta
dal
marito
con
tutti
i
suoi
gioielli
e
un
'
anfora
piena
di
monete
d
'
oro
.
Forse
si
poteva
sapere
qualche
cosa
di
più
preciso
da
Elia
:
ma
il
solo
pensiero
di
riparlare
con
lui
le
destava
ripugnanza
e
quasi
terrore
.
D
'
altronde
aveva
promesso
di
non
parlare
con
nessuno
del
segreto
:
e
fermamente
decise
di
non
occuparsene
più
.
Potevano
anche
crederla
visionaria
,
come
del
resto
appariva
a
molti
;
e
lei
stessa
non
era
sicura
di
non
aver
intravveduto
una
delle
sue
tante
fantasie
romanzesche
.
Ad
ogni
modo
non
ebbe
occasione
di
trovarsi
più
sola
,
per
quel
giorno
,
col
vecchio
stregone
;
il
quale
era
ricaduto
nel
suo
mutismo
.
Quella
notte
,
nel
letto
ben
riparato
della
sua
camera
alta
,
Cosima
sognò
la
nonnina
.
La
nonnina
era
viva
,
tale
quale
s
'
era
lasciata
vedere
l
'
ultima
volta
,
col
suo
bei
visino
di
santa
,
tutta
agghindata
piccola
come
una
nana
.
Come
una
nana
.
Anche
nel
sonno
Cosima
ricordava
l
'
offesa
;
e
ricordava
insieme
,
nitidamente
,
l
'
avventura
di
quel
giorno
e
i
suoi
propositi
eroici
di
non
profittare
mai
del
tesoro
equivoco
di
Elia
.
Si
vedrebbe
se
era
una
nana
o
una
gigantessa
.
Verso
la
nonnina
Cosima
aveva
un
rimorso
.
L
'
ultima
volta
che
era
venuta
a
far
visita
in
casa
,
ella
non
le
aveva
dato
il
caffè
,
non
l
'
aveva
quasi
neppure
salutata
:
adesso
,
nel
sogno
,
si
affaccendava
a
preparare
la
bevanda
prediletta
dalla
cara
vecchina
,
ma
l
'
acqua
bollente
rigurgitava
dal
cuccuma
e
spegneva
il
fuoco
.
Lascia
,
bambina
,
diceva
la
nonna
,
con
le
manine
intrecciate
sul
grembo
,
i
grandi
occhi
color
nocciola
e
la
piccola
bocca
circondati
da
raggiere
di
rughe
;
oramai
non
ho
più
bisogno
di
nulla
.
E
d
'
un
tratto
,
voltandosi
,
Cosima
vide
che
la
nonnina
era
vestita
da
sposa
con
un
costume
di
orbace
,
scarlatto
e
broccato
:
il
grembiale
era
ricamato
a
vivi
colori
,
sulle
punte
davanti
del
corsetto
verdeggiavano
due
foglie
di
palma
.
La
benda
che
avvolgeva
la
piccola
testa
,
bianca
e
un
po
'
inamidata
,
pareva
di
antico
bisso
.
Come
sei
bella
,
nonnina
;
adesso
,
sì
,
sembri
davvero
una
fata
.
Ma
perché
la
vecchina
era
vestita
così
?
Ho
ritrovato
il
nonno
Andrea
,
e
adesso
siamo
contenti
,
in
Paradiso
,
sposi
in
eterno
.
Il
nonno
Andrea
,
Cosima
non
lo
aveva
conosciuto
,
ma
sapeva
che
anche
lui
era
un
giorno
arrivato
di
lontano
,
chi
diceva
da
Genova
,
chi
diceva
dalla
Spagna
,
e
s
'
era
messo
a
lavorare
la
terra
;
e
,
anche
dopo
sposato
,
stava
sempre
in
campagna
,
a
lavorare
i
campi
,
in
una
valle
aspra
piena
di
macchie
e
di
bestie
selvatiche
.
Anche
lui
era
selvatico
,
ma
tanto
buono
che
gli
uccelli
gli
si
posavano
sul
braccio
,
le
serpi
accorrevano
al
suo
fischiare
,
quando
alla
sera
si
riposava
davanti
alla
sua
capanna
e
guardava
le
stelle
,
Anche
i
gatti
selvatici
gli
facevano
compagnia
.
La
gente
diceva
che
era
un
po
'
matto
;
ma
con
questo
nome
la
gente
spiega
il
mistero
degli
uomini
diversi
dalla
normalità
.
Chissà
che
cosa
vedeva
il
nonno
Andrea
,
che
conosceva
altre
terre
e
altri
mari
,
negli
occhi
dei
gatti
selvatici
,
nelle
piume
iridate
delle
cornacchie
,
nella
pelle
argentata
delle
biscie
che
si
sollevavano
incantate
dal
suo
fischio
.
Forse
gli
stessi
fantastici
riflessi
che
anche
lei
vedeva
negli
occhi
degli
animali
,
nelle
foglie
,
nelle
pietre
.
Adesso
,
nel
sogno
,
si
spiegava
d
'
un
tratto
molte
cose
;
lo
stesso
senso
di
vertigine
,
dello
spalancarsi
e
richiudersi
rapidissimo
di
un
mondo
anteriore
,
subcosciente
,
che
la
vista
della
nonnina
viva
le
destava
,
adesso
le
appariva
chiaro
:
era
l
'
apparizione
dello
spirito
sognatore
del
nonno
,
di
cui
la
vecchina
ancora
innamorata
portava
l
'
immagine
nella
pupilla
,
e
che
era
anche
l
'
immagine
di
lei
,
di
Cosima
sognatrice
.
Ma
nessuno
le
aveva
mai
raccontato
chiaramente
donde
egli
era
venuto
;
pareva
che
neppure
la
madre
lo
sapesse
con
precisione
.
E
nel
sogno
confondeva
il
passato
del
nonno
con
quello
del
vecchie
Elia
,
provandone
un
'
angoscia
paurosa
:
ma
il
nonno
,
questo
ella
lo
sapeva
benissimo
,
era
morto
povero
in
canna
,
lasciando
nella
sua
capanna
una
famiglia
di
leprotti
addomesticati
;
e
questo
la
confortava
.
Tuttavia
volle
domandare
alla
nonnina
notizie
di
lui
.
Tutte
fandonie
,
disse
la
vecchina
,
senza
scomporsi
:
egli
non
è
venuto
né
da
Genova
né
dalla
Spagna
:
ci
saranno
venuti
i
suoi
avi
,
forse
,
ma
lui
no
.
Egli
arrivava
da
un
paese
di
mare
,
sì
,
dove
la
gente
è
buona
,
e
suo
padre
era
pescatore
:
Andrea
però
non
amava
il
mare
,
perché
troppo
sovente
si
cambia
in
mostro
e
divora
gli
uomini
vivi
:
e
aveva
anche
pietà
dei
pesci
che
vengono
venduti
e
divorati
anch
'
essi
quasi
vivi
:
certo
,
era
un
po
'
sempliciotto
,
ma
buono
,
cristiano
e
dolce
.
Giunse
dunque
qui
,
in
cerca
di
lavoro
,
perché
amava
la
terra
che
non
tradisce
e
dà
all
'
uomo
le
erbe
e
i
frutti
innocenti
.
Persino
dei
fiori
egli
aveva
compassione
;
e
gli
uccelli
e
tutte
le
bestioline
della
valle
,
persino
le
bisce
,
persino
gli
scorpioni
,
gli
diventavano
amici
.
Questa
è
la
sua
vera
storia
.
E
questa
storia
,
sebbene
così
semplice
e
raccontata
in
sogno
,
fece
a
Cosima
un
'
impressione
profonda
,
quasi
come
quella
che
le
aveva
lasciato
il
passaggio
della
coccinella
sulla
sua
persona
:
più
che
tutte
le
storie
di
tesori
,
di
passioni
e
di
guerre
fra
i
popoli
.
Spesso
si
domandava
se
era
religiosa
,
o
superstiziosa
,
o
visionaria
e
d
'
animo
debole
:
ma
sentiva
in
fondo
che
la
sua
rettitudine
era
una
cosa
superiore
a
tutte
le
forze
sovrapposte
dall
'
educazione
e
dalla
crudeltà
della
vita
.
Si
nasce
,
con
questo
dono
di
Dio
,
come
gli
uccelli
nascono
con
la
loro
potenza
di
volo
:
e
se
ne
rallegrava
,
pur
senza
leggere
gli
Evangeli
e
le
laudi
al
Signore
.
Quell
'
inverno
,
rigidissimo
inverno
,
la
fortuna
parve
un
po
'
sorridere
alla
famiglia
così
serena
in
apparenza
,
così
travagliata
in
realtà
.
Beppa
era
allora
assai
fanciulla
:
era
intelligentissima
anche
lei
spregiudicata
,
allegra
e
lingua
lunga
.
Trovava
il
lato
ridicolo
di
tutti
,
cominciando
da
Cosima
,
e
i
suoi
giudizi
sul
prossimo
erano
spietati
.
La
madre
le
rinfacciava
di
averle
tagliato
il
filo
della
lingua
.
Ma
era
bella
,
bianca
,
i
capelli
d
'
un
castaneo
dorato
e
gli
occhi
azzurri
.
Dava
l
'
impressione
di
un
fascio
di
fiori
:
rose
e
gigli
,
fioralisi
e
narcisi
.
E
aveva
spasimanti
più
che
Cosima
:
tutti
però
alla
larga
,
sempre
per
la
triste
ragione
dei
fratelli
.
Quell
'
inverno
però
le
capitò
un
adoratore
più
serio
degli
altri
.
Era
niente
meno
che
il
direttore
della
Scuola
Normale
,
pezzo
grosso
per
la
piccola
città
;
un
bell
'
uomo
alto
,
roseo
,
già
un
po
'
calvo
ma
ancora
possente
,
con
una
parlantina
che
incantava
anche
i
più
imperterriti
attaccabottoni
del
luogo
.
Organizzava
poi
feste
da
ballo
,
rappresentazioni
,
concerti
e
conferenze
,
per
divertire
e
istruire
i
suoi
giovani
allievi
,
che
lo
adoravano
.
In
una
di
queste
riunioni
vide
Beppa
,
che
vi
era
andata
per
un
caso
straordinario
con
la
madre
di
uno
degli
studenti
,
e
ne
rimase
colpito
.
Era
un
tipo
diverso
dalle
altre
ragazze
del
luogo
:
quasi
sembrava
della
razza
di
lui
,
e
forse
fu
questa
specie
di
affinità
che
lo
attiro
.
D
'
un
colpo
,
con
una
facilità
che
rasentava
la
leggerezza
,
strana
in
un
personaggio
che
rappresentava
l
'
educatore
,
il
guidatore
dei
futuri
maestri
di
scuola
,
dichiarò
a
Beppa
il
suo
amore
e
le
chiese
se
voleva
sposarlo
.
Ella
rimase
stordita
:
l
'
uomo
non
le
piaceva
,
anzi
le
destava
quasi
ripugnanza
così
massiccio
e
carnale
com
'
era
,
emanante
dal
viso
,
dal
petto
,
dal
ventre
,
già
un
po
'
prominente
,
un
calore
animalesco
:
ma
d
'
altronde
l
'
occasione
era
ottima
;
il
grande
sogno
di
poter
lasciare
un
giorno
la
piccola
città
per
una
più
grande
e
la
vanità
di
vendicarsi
dei
malevoli
concittadini
;
e
sopra
tutto
il
pensiero
di
dare
un
conforto
alla
madre
sempre
melanconica
e
preoccupata
.
D
'
altronde
la
fanciulla
considerava
anche
lei
la
cosa
con
leggerezza
,
e
senza
troppo
consultare
i
parenti
accettò
la
proposta
.
L
'
uomo
venne
in
casa
a
far
visita
:
portò
libri
,
mandò
regali
.
Lo
ricevevano
le
ragazze
,
e
ridevano
quando
egli
raccontava
storie
allegre
,
non
troppo
adatte
per
loro
.
Andrea
avrebbe
desiderato
una
domanda
ufficiale
fatta
con
regola
,
magari
per
mezzo
di
un
autorevole
paraninfo
,
come
d
'
uso
nel
luogo
;
ma
non
osava
opporsi
alla
progettata
vicenda
,
e
in
fondo
sperava
che
tutto
andasse
bene
.
Solo
minacciava
di
bastonare
le
sorelle
se
per
un
attimo
avessero
lasciati
soli
i
curiosi
fidanzati
.
Neppure
Cosima
era
contenta
:
ma
anche
lei
provava
un
certo
piacere
per
gli
acri
commenti
delle
famiglie
del
paese
,
per
le
invidie
,
i
pettegolezzi
,
le
maldicenze
,
che
la
fortuna
di
Beppa
destava
nell
'
intera
contrada
.
Si
cominciò
a
dir
peste
del
signor
Direttore
:
che
era
un
libertino
,
che
teneva
in
casa
una
bella
ragazza
mora
,
che
la
faceva
camminare
carponi
sui
pavimenti
e
l
'
aizzava
come
una
bestia
:
e
,
infine
,
che
si
burlava
delle
povere
signorine
che
non
avevano
altra
difesa
che
quella
del
selvatico
fratello
.
L
'
uomo
invece
pareva
innamorato
sul
serio
:
faceva
regali
,
complimentava
la
futura
suocera
,
congedò
la
cameriera
mora
per
far
cessare
le
chiacchiere
,
fissò
lui
stesso
la
data
delle
nozze
.
In
ottobre
,
al
ritorno
dalle
vacanze
.
E
tutta
la
rendita
di
quell
'
anno
,
dai
pascoli
sul
Monte
all
'
olio
del
frantoio
,
dalle
mandorle
al
sughero
,
fu
,
con
volontario
sacrifizio
di
Andrea
,
dedicata
al
corredo
.
Cucivano
e
ricucivano
,
le
tre
sorelle
,
tessendo
sogni
candidi
come
i
fiori
delle
tovaglie
e
delle
lenzuola
.
Ma
un
giorno
il
grosso
fidanzato
,
che
passava
le
vacanze
nel
suo
lontano
paese
alpino
,
scrisse
che
era
stato
traslocato
,
che
in
ottobre
non
sarebbe
tornato
,
sibbene
più
tardi
,
per
le
nozze
.
Poi
le
sue
lettere
si
fecero
rade
:
infine
un
giorno
si
presentò
alla
signora
Francesca
un
avvocato
,
che
era
stato
in
relazione
con
lui
per
certi
affari
della
scuola
,
e
domandò
a
quanto
ascendesse
la
dote
di
Beppa
.
Fu
un
colpo
:
ma
questo
era
l
'
uso
dei
paesi
del
fidanzato
.
E
,
dopo
tutto
,
la
piccola
dote
che
per
l
'
eredità
paterna
spettava
alla
fanciulla
,
se
la
sarebbe
goduta
lei
con
la
sua
futura
famiglia
,
Risposta
:
sarà
assegnata
a
Beppa
la
sesta
,
mettiamo
pure
la
quinta
parte
del
patrimonio
:
circa
venticinquemila
lire
in
terreni
poco
redditizi
.
Torna
,
dopo
otto
giorni
di
grigiore
e
d
'
attesa
,
il
messaggero
flemmatico
:
il
fidanzato
si
lamenta
,
dice
che
la
vita
è
difficile
,
che
non
vuol
fare
cattive
figure
,
né
provocare
privazioni
alla
futura
sposina
:
bisogna
che
la
dote
sia
almeno
di
cinquantamila
lire
,
non
solo
,
ma
che
ventimila
siano
in
titoli
garantiti
.
Andrea
fu
preso
da
un
furore
sanguigno
.
Quel
bestione
,
dunque
,
quel
porco
grasso
e
vile
,
non
era
entrato
in
casa
delle
sorelle
per
amore
,
ma
per
interesse
,
e
adesso
tentava
quasi
un
ricatto
,
poiché
sapeva
che
il
matrimonio
andato
a
monte
avrebbe
maggiormente
screditato
le
povere
ragazze
.
Parlò
di
andare
a
scovarlo
,
di
ammazzarlo
con
la
lesina
come
un
maiale
vero
;
ma
la
madre
piangeva
,
e
Cosima
dichiarò
che
avrebbe
ceduto
alla
sorella
la
sua
parte
di
eredità
.
Si
cercò
di
vendere
qualche
cosa
,
ma
le
offerte
erano
irrisorie
,
e
d
'
altronde
non
poteva
spogliare
l
'
intera
famiglia
,
già
tanto
impoverita
e
quasi
bisognosa
.
Fu
allora
che
Cosima
,
visto
l
'
avvilimento
della
madre
e
della
stessa
Beppa
che
deperiva
per
l
'
umiliazione
e
la
delusione
,
fu
raggirata
dal
demonio
.
Pensò
al
tesoro
di
Elia
,
all
'
offerta
di
lui
,
alla
possibilità
di
accettarla
:
ma
poi
il
solo
pensiero
l
'
atterrì
.
Mai
,
mai
:
avrebbe
voluto
flagellarsi
per
scacciare
anche
il
semplice
ricordo
del
maledetto
tesoro
.
Eppure
la
tentazione
,
in
fondo
,
non
l
'
abbandonava
:
le
diceva
:
Sei
una
stupida
,
una
che
nella
vita
non
avrà
mai
bene
,
e
mai
potrà
procurarlo
a
chi
ama
.
E
chi
dice
,
del
resto
,
che
i
denari
del
vecchio
non
siano
suoi
?
Va
,
cerca
di
saper
meglio
,
indaga
,
cerca
,
cerca
...
.
Le
sembrava
di
essere
aizzata
come
un
cane
alla
caccia
della
selvaggina
:
ma
non
si
moveva
,
più
che
mai
ferma
nel
proposito
di
tener
la
promessa
fatta
al
vecchio
,
di
non
rivelare
a
nessuno
il
segreto
di
lui
.
Se
egli
era
colpevole
,
lo
era
davanti
a
Dio
,
e
potevano
intendersela
fra
di
loro
.
Per
sfuggire
meglio
alla
tentazione
,
rinunziò
anche
di
andare
quell
'
anno
alla
vendemmia
:
persino
la
madre
,
tormentata
dai
pensieri
della
triste
faccenda
,
stette
appena
tre
giorni
nella
vigna
.
Il
fidanzato
non
scriveva
più
,
l
'
avvocato
non
si
faceva
vedere
:
il
corredo
già
pronto
venne
chiuso
in
una
cassa
,
come
un
morto
.
Andrea
era
cupo
,
preoccupato
,
più
che
per
il
dispiacere
,
per
il
discredito
della
famiglia
:
quando
veniva
in
casa
,
le
sorelle
si
nascondevano
quasi
con
paura
,
come
colpevoli
delle
cose
accadute
.
Ai
primi
di
novembre
Cosima
rivide
in
sogno
la
piccola
nonna
:
era
sempre
vestita
da
sposa
,
col
rosario
di
madreperla
fra
le
mani
di
bambina
.
E
Cosima
aveva
sempre
il
rimorso
di
non
averle
dato
il
caffè
,
l
'
ultima
volta
che
era
venuta
,
e
si
affaccendava
a
prepararlo
:
ma
la
bevanda
rigurgitava
dalla
caffettiera
e
spegneva
il
fuoco
Lascia
stare
,
disse
la
nonnina
:
noi
,
di
lassù
non
abbiamo
bisogno
di
nulla
.
Sono
venuta
solo
per
un
salutino
,
e
ti
porto
anche
i
saluti
di
Francesco
.
Francesco
era
il
nome
del
fidanzato
di
Beppa
:
pareva
che
la
nonnina
scherzasse
crudelmente
;
ma
poi
si
seppe
che
proprio
quella
notte
,
poco
prima
dell
'
ora
del
sogno
di
Cosima
,
il
commendator
Francesco
era
morto
,
dopo
appena
tre
giorni
di
polmonite
.
Così
secondo
la
misericordia
divina
,
prendeva
anche
lui
parte
alla
famiglia
:
e
le
cose
questo
mondo
erano
appianate
.
E
fu
proprio
in
quei
giorni
che
Dio
parve
compensare
Cosima
in
altro
modo
più
consolante
.
Una
grande
rivista
straniera
domandava
la
traduzione
del
romanzo
Rami
caduti
e
offriva
una
discreta
somma
.
Inoltre
desiderava
notizie
biografiche
della
scrittrice
,
perché
la
traduzione
doveva
essere
preceduta
da
una
nota
critica
.
Ad
occhi
chiusi
sempre
con
l
'
impressione
di
sognare
,
Cosima
accettò
.
Aveva
persino
paura
della
sua
fortuna
:
non
avrebbe
dovuto
scontarla
con
altri
guai
?
Ed
ecco
arrivare
la
somma
,
e
alla
posta
le
viene
pagata
in
monete
d
'
oro
,
simili
e
quelle
del
tesoro
di
Elia
.
Ella
le
guardava
quasi
spaventata
e
non
osava
toccarle
;
fece
cambiare
in
biglietti
di
banca
,
e
parte
le
depositò
in
un
libretto
postale
:
ma
quando
la
madre
vide
il
denaro
lo
guardò
quasi
torva
:
le
sembrava
frutto
di
un
peccato
mortale
.
-
Ebbene
,
-
disse
Cosima
,
-
lo
spenderò
non
voglio
mettere
più
da
parte
niente
;
e
i
miei
guadagni
se
ne
vadano
come
foglie
al
vento
.
Ed
ecco
l
'
occasione
presentarsi
:
una
sua
ammiratrice
,
che
dirigeva
una
rivistina
letteraria
nella
città
di
*
*
*
,
sul
mare
,
la
invitò
ad
andare
ospite
in
casa
sua
:
ed
ella
vi
andò
,
nonostante
i
terrori
della
madre
ed
i
brontolii
di
Andrea
,
che
volle
almeno
accompagnarla
per
un
tratto
del
viaggio
,
in
ferrovia
,
e
quando
la
lasciò
gli
parve
di
averla
imbarcata
sull
'
Atlantico
.
In
fondo
anche
lei
si
sentiva
smarrita
.
Dove
andava
?
Che
voleva
?
Come
Cappuccetto
Rosso
in
mezzo
al
bosco
aveva
l
'
impressione
d
'
incontrare
il
lupo
;
ma
in
fondo
sperava
di
cavarsela
bene
,
poiché
aveva
la
coscienza
tranquilla
,
e
l
'
ombra
del
male
era
simile
a
quelle
grandi
ombre
di
nuvole
già
invernali
che
salivano
dai
monti
scuri
e
lambivano
le
valli
solitarie
lungo
le
cui
coste
correva
il
trenino
che
sembrava
un
giocattolo
.
Il
cielo
era
grande
,
di
un
azzurro
carico
,
e
le
nuvole
correnti
,
spinte
da
un
caldo
vento
di
scirocco
,
lo
facevano
apparire
più
alto
,
più
turchino
A
Cosima
,
affacciata
al
famigliare
ballatoio
del
treno
,
sembrava
un
cielo
straniero
,
inospitale
,
mentre
la
terra
,
sotto
di
lei
,
aveva
ancora
l
'
aspetto
ma
terno
,
ch
'
ella
ben
conosceva
:
le
stesse
chine
coperte
di
erba
tremula
,
le
macchie
,
le
pietre
,
le
quercie
indurite
dal
dolore
dei
secoli
e
dalla
loro
resistenza
al
tempo
e
agli
elementi
.
I
piccoli
villaggi
neri
,
accovacciati
come
cornacchie
sui
loro
nidi
di
roccie
apparivano
e
sparivano
nella
luce
cangiante
della
lontananza
:
qualche
pastore
con
la
sua
greggia
si
profilava
sull
'
orlo
verde
di
un
ciglione
,
e
le
pecore
si
spostavano
come
l
'
ombra
delle
nuvole
al
passare
del
treno
:
e
Cosima
aveva
l
'
impressione
che
tutto
il
paesaggio
si
movesse
per
la
sorpresa
di
veder
lei
a
muoversi
ad
andare
verso
una
nuova
vita
.
A
misura
che
si
scendeva
verso
le
pianure
marine
il
clima
mutava
completamente
:
si
era
ancora
ai
primi
di
autunno
,
laggiù
;
il
cielo
,
sgombro
di
nuvole
,
si
faceva
chiaro
,
verdognolo
,
e
d
'
un
tratto
Cosima
lo
vide
riflesso
in
uno
specchio
d
'
acqua
che
le
ricordò
la
vasca
della
vigna
:
era
uno
stagno
.
Uccelli
mai
veduti
,
grandi
,
con
le
ali
iridate
,
si
sollevarono
dallo
stagno
,
come
sgorgassero
dall
'
acqua
e
disegnarono
sul
cielo
una
specie
di
arcobaleno
:
forse
un
miraggio
:
a
lei
parve
lieto
auspicio
.
E
la
prima
persona
che
vide
,
quando
il
treno
si
fermò
in
una
stazione
che
pareva
,
col
suo
giardino
di
palme
e
in
fondo
un
arco
di
quel
luminoso
cielo
smeraldino
,
un
'
oasi
civilizzata
,
fu
un
giovine
vestito
di
un
color
marrone
dorato
,
con
due
meravigliosi
baffi
dello
stesso
colore
e
gli
occhi
lunghi
orientali
.
La
guardò
come
se
la
conoscesse
,
e
anche
a
lei
parve
di
averlo
già
veduto
in
qualche
posto
:
dove
?
non
sapeva
;
e
dopo
tanti
anni
provò
ancora
quel
misterioso
senso
di
vertigine
che
nell
'
infanzia
e
meno
spesso
nell
'
adolescenza
le
destava
la
presenza
della
nonna
.
Ma
una
piccola
folla
invadeva
il
marciapiede
,
e
l
'
uomo
scomparve
.
Una
signora
vestita
in
modo
quasi
buffo
,
tutta
volanti
e
frangie
,
con
un
cappellino
a
sghimbescio
sui
radi
capelli
gialli
,
balzò
verso
la
fanciulla
,
la
prese
quasi
a
volo
sul
predellino
del
vagone
,
la
strinse
al
suo
petto
scarno
,
le
coprì
il
viso
di
baci
:
i
suoi
occhi
di
un
azzurro
di
porcellana
erano
stillanti
di
lagrime
che
le
colavano
sul
naso
aquilino
e
si
confondevano
con
la
saliva
che
le
schizzava
dalla
bocca
.
E
con
un
singhiozzo
convulso
chiamava
a
voce
alta
la
fanciulla
col
suo
nome
e
cognome
,
tanto
che
Cosima
si
vergognò
:
la
gente
la
guardava
,
qualcuno
doveva
già
conoscere
quel
nome
e
quel
cognome
,
e
salutava
,
fra
il
rispetto
per
lei
e
la
beffa
per
la
sua
chiassosa
ospite
.
Avrebbe
voluto
risalire
sul
treno
e
tornarsene
a
casa
:
ma
era
destino
che
quel
giorno
ella
dovesse
cominciare
a
conoscere
le
tribolazioni
della
celebrità
,
perché
all
'
arrivo
nella
casa
dell
'
ospite
,
-
un
grazioso
palazzo
tutto
balconi
,
di
fronte
a
un
giardino
e
a
una
chiesa
,
-
lungo
la
scala
di
marmo
con
la
ringhiera
ornata
di
tralci
verdi
,
vide
con
mite
terrore
una
fila
di
bambine
e
giovinette
,
quasi
tutte
vestite
di
bianco
,
con
mazzolini
di
fiori
in
mano
.
Sembrava
la
scala
del
Paradiso
,
vigilata
da
angeli
senza
ali
,
e
mentre
il
facchino
scaricava
dalla
carrozzella
la
modesta
vecchia
valigia
di
Cosima
,
reliquia
di
famiglia
,
e
la
stessa
donna
Maria
,
l
'
ospite
palpitante
,
s
'
incaricava
di
portarla
di
sopra
come
un
prezioso
tesoro
,
le
ragazzine
intonarono
un
coro
che
pareva
insegnato
loro
da
un
'
abile
maestra
.
La
maestra
era
stata
donna
Maria
,
e
gli
angioletti
erano
tutte
le
fanciulle
che
abitavano
nel
palazzo
.
A
questo
punto
bisognava
assolutamente
mostrarsi
commossa
,
e
,
potendolo
,
fare
,
dall
'
alto
della
rampata
della
scala
,
un
discorso
di
ringraziamento
,
Cosima
si
coprì
il
viso
col
fazzoletto
,
ma
non
poté
piangere
né
parlare
.
E
del
coro
,
composto
in
suo
onore
,
non
le
rimase
in
mente
che
il
motivo
monotono
e
quasi
triste
,
che
si
confondeva
con
un
rumore
lontano
,
da
lei
non
ancora
mai
bene
inteso
,
che
le
pareva
quello
del
pino
nella
vigna
.
Era
il
rumore
del
mare
.
Era
lì
,
il
mare
,
in
fondo
alla
larga
strada
,
che
costeggiava
una
fila
di
case
nuove
bianche
abbaglianti
.
Cosima
aveva
sempre
più
l
'
impressione
di
trovarsi
in
una
città
orientale
:
palmizii
,
cactus
ed
altri
alberi
esotici
si
movevano
pesanti
su
quel
cielo
caldo
,
sullo
sfondo
turchino
del
lido
.
Sui
balconi
fiorivano
i
garofani
;
un
odore
di
erbe
aromatiche
scendeva
dalla
collinetta
coperta
di
pini
che
chiudeva
l
'
orizzonte
di
fronte
alla
strada
.
E
la
gente
era
tutta
fuori
,
come
nelle
sere
d
'
estate
;
e
canti
e
suoni
di
mandolino
continuavano
,
di
fuori
,
il
coro
in
onore
di
Cosima
:
così
a
lei
sembrava
,
ma
invece
di
orgoglio
ne
provava
quasi
paura
.
Dopo
averla
rimpinzata
di
dolci
e
bevande
,
la
sua
ospite
,
che
continuava
a
baciarla
e
quasi
a
leccarla
come
un
cane
che
ha
ritrovato
il
padrone
,
la
lasciò
sola
nell
'
appartamento
ov
'
ella
abitava
col
paziente
marito
che
era
impiegato
in
un
'
azienda
privata
.
Aveva
destinato
a
Cosima
la
camera
più
bella
,
col
balcone
,
quella
appunto
donde
si
vedeva
il
mare
:
e
le
lasciava
libero
anche
il
salotto
,
pieno
di
fiori
di
carta
,
di
vasi
incrinati
,
di
tovagliette
,
di
oggetti
di
cattivo
gusto
.
-
Qui
potrai
ricevere
i
tuoi
amici
,
i
tuoi
ammiratori
.
Ma
Cosima
non
aveva
amici
,
e
si
atterriva
al
solo
pensiero
di
averne
uno
solo
.
Di
ammiratori
,
poi
,
non
ne
voleva
:
le
pareva
di
esser
già
,
per
lunga
esperienza
,
scottata
da
loro
.
Eppure
d
'
un
tratto
sentì
suonare
alla
porta
dell
'
ingresso
,
e
senza
pensarci
su
tanto
aprì
.
Era
il
garzone
di
un
fioraio
,
che
portava
un
grande
mazzo
di
rose
rosse
,
avvolte
nella
carta
velina
.
Per
lei
?
Proprio
per
lei
:
ma
non
si
sapeva
da
parte
di
chi
.
Ella
stette
a
guardarle
quasi
con
la
sorpresa
paurosa
con
cui
aveva
guardato
nel
pugno
di
Elia
le
monete
d
'
oro
:
e
il
profumo
quasi
violento
delle
rose
,
e
il
loro
colore
,
le
parvero
vivi
,
caldi
,
sanguinanti
:
più
che
dal
coro
delle
fanciulle
e
dal
ronzio
delle
musiche
della
strada
,
sentì
da
quell
'
alito
quasi
carnale
venirle
incontro
la
vita
:
ma
quando
si
decise
a
prendere
il
mazzo
dalle
mani
del
garzone
che
la
guardava
con
occhi
maliziosi
,
si
sentì
pungere
da
una
spina
acuminata
:
e
pensò
che
la
vita
anche
sotto
l
'
illusione
delle
cose
più
belle
e
ricche
,
nasconde
le
unghie
inesorabili
.
Mise
le
rose
in
uno
dei
vasi
del
salotto
,
e
tornò
al
balcone
:
sì
,
era
come
d
'
estate
;
una
grande
luna
rosea
saliva
dai
pini
dell
'
altura
,
e
il
cielo
e
il
mare
,
fra
due
palmizi
che
luccicavano
come
le
palme
dorate
dalla
stagnola
,
usate
per
la
Pasqua
nel
paese
di
Cosima
,
si
confondevano
in
un
colore
di
smeraldo
azzurro
.
I
bambini
,
nella
strada
ancora
bianca
,
giocavano
al
gioco
dell
'
ambasciatore
venuto
a
domandare
una
sposa
:
ed
ella
si
sentiva
trasportata
nel
loro
cerchio
,
come
la
piccola
sposa
richiesta
dall
'
ambasciatore
per
un
misterioso
grande
personaggio
.