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- ( SOMMARUGA ANGELO , 1884 )
StampaPeriodica ,
Il Capitan Fracassa brav ' uomo e brioso giornale sin qui uno dei migliori d ' Italia s ' è pigliato cappello , per un par di ciarle della Domenica Letteraria , a proposito del suo nascituro decembrino , e ci ha intravveduto sotto una macchina infernale o poco meno , montata da me sottoscritto editore . Io ho per costume di lasciar ampia libertà di parola ai collaboratori de ' miei giornali e me ne scagiono ordinariamente col solito unicuique suum . Ma talvolta il ciarliero della Domenica ha proprio reso un mio pensiero ; e però , se il valoroso Capitano me lo consente , gli rispondo di persona , per rimettere le cose allo status quo ante , nella dolce lusinga di non isprecare il mio latino . Io non mi sono mai permesso di discutere il valore letterario del Chiarini , che ho sempre apprezzato , apprezzo e apprezzerò ancora altamente , al pari cioè di chiunque abbia fior di senno e sufficiente competenza . Sono stato suo editore ; non dispero di tornarlo ad essere all ' occasione . E questa mi pare una prova molto concludente , che avvalora la mia dichiarazione . Ma un eccellente letterato può riuscire un mediocre direttore di giornali , e viceversa . Né il Verga , né il Nencioni , né il Capuana , a cagion d ' esempio , né l ' amico carissimo Giacosa , dirigendo un giornale non si manterrebbero , forse , alla levatura del loro nome chiarissimo nelle lettere . Carducci , Panzacchi , Stecchetti sono a mio parere i soli che non verrebbero meno all ' arduo compito . Per dirigere un giornale è mestieri possedere attitudini , carattere e condizioni personali specialissime . Alessandro Manzoni soleva dire che non si sarebbe sentito capace di assumere la direzione della Gazzetta ufficiale ; e Giuseppe Rovani , che era pure a debita distanza letterato di vaglia , quando nel 1859 prese le redini della Gazzetta di Milano , le lasciò subito , tanto si trovava impacciato e disadatto all ' ufficio . Se non che il Fracassa cerca di mettere in contraddizione il mio dire col mio fare , asserendo che io ho offerta reiteratamente la direzione della Domenica Letteraria al Chiarini , il quale l ' avrebbe a suo dire rifiutata categoricamente . Vera la prima parte della asserzione , inesatta la seconda . Ecco come stanno le cose . Distratto dalle molte , forse soverchie , mie cure , in questi ultimi tempi avevo trascurato alquanto la Domenica Letteraria e dovetti pensare a compensarnela . Mi occorreva un valore ed un nome . Pensai al Chiarini , ch ' è l ' uno e l ' altro ad un tempo , sebbene non concreti il mio ideale , per un direttore , e senza più gli feci la proposta di accoglierla sotto le sue ali poderose . Non mi disse né sì né no : prese tempo a rispondere e si consultò frattanto col mio ottimo amico Martini , primo padre della Domenica Letteraria . Il Martini , intelletto toscano fine ed arguto , gli rispose press ' a poco così : « Fare un giornale vivo e battagliero , a te preside di un liceo non conviene ; farlo cattedratico non converrà , credo , all ' editore . » In questo mentre toccò a me una singolare fortuna . Parlando coll ' egregio Anton Giulio Barrili , contrariamente ad ogni ragionevole previsione poiché aveva sempre rifiutato di accettare la direzione di giornali letterari lo trovai non alieno dall ' assumere quella della Domenica . Anton Giulio Barrili è la personificazione del mio direttore ideale . Figurarsi se me lo lasciavo scappare . Non avevo col Chiarini nessun impegno , dal momento che mi aveva risposto di voler riflettere prima di risolversi fino a gennaio . Come lei , neppur io avevo accettato o rifiutato . Fui ben felice quindi di esser libero di affidare la direzione della Domenica Letteraria al Barrili , al quale non mi ero rivolto prima per la ragione che più su dissi ; libero di conservare la mia opinione sulle attitudini dell ' esimio Chiarini per siffatto ufficio , opinione ripetuta poi nelle Ciarle senza la più piccola intenzione di menomare i suoi meriti intrinseci e positivi . Meriti che la Domenica Letteraria sempre riconoscerà , come li ha riconosciuti ed attestati ad onta degli attacchi dei quali in altri tempi il caloroso professore è stato fatto segno dal Fracassa . Ve ne ricordate ? Io sì . Ho buona memoria . Il fiero Capitano vede dunque che mal s ' appone giudicando le ciarle della Domenica ispirate dal dispiacere prodotto in me dalla notizia che quest ' anno non volendo egli passare sotto le mie Forche Caudine siasi determinato di fondare una Domenica del Fracassa , auspice Giuseppe Chiarini . E se non lo vede di primo acchito , cerchi di ricordarsi che avendomi il suo socio amministratore interpellato se intendevo di accordare la Domenica al Fracassa , anco quest ' anno , gli risposi di non poterlo fare perché essa mi serve per le combinazioni degli abbonamenti al Nabab , che io amministro per conto di una società d ' azionisti e le cui pubblicazioni saranno inaugurate con un pranzo , dirò così letterario , al quale spero vorrà assistere pure il Fracassa . Il Capitano , ha buon cavaliere , riconosce , conchiudendo , che la Domenica fu cortese nella forma delle sue osservazioni . Per questo , può star sicuro per adesso e per l ' avvenire . Noi amiamo , tutti , di portare nella polemica i modi della buona società , sia che debba finire con un fraterno asciolvere sia che debba risolversi sul terreno . Ci rivedremo a tavola , amici del Fracassa ?
CIARLE DELLA DOMENICA ( LA DOMENICA LETTERARIA , 1884 )
StampaPeriodica ,
Hanno cominciato a pubblicare a Parigi il romanzo ultimo di Zola , Germinal . Il nuovo libro esce con un ' aspettazione anche maggiore de ' suoi confratelli , giacché in esso il romanziere naturalista si propone di esporre e descrivere la vita dei minatori , la lotta loro cogli elementi e col bisogno , il coraggio di questi , l ' abbrutimento di quelli . Noi che abbiamo le solfare siciliane e le risaie lombarde , vedremo con vivo interesse ritratti i costumi e i dolori di quella gente che estrae ogni anno dalle viscere della terra tanta parte della ricchezza della Francia . Anche il paesaggio scelto è di quelli nella cui descrizione Zola è più eccellente , forse perché più contrastano cogli esplendori delle native terre meridionali . Sono le grige e nebbiose pianure della Fiandra francese , in cui pare che il sangue olandese abbia preso il sopravvento per dare agli abitanti la flemma ostinata e il gusto della birra ; sono le vie annerite dalla polvere del carbone , le campagne chiazzate di pozzanghere nerastre , il fragore continuo delle macchine , lo stridere del ferro , le schegge incandescenti che piovono dall ' acciaio lavorato . Dickens ha raggiunto il sublime dell ' orribile e del pittoresco nella sua descrizione di una via manifatturiera in Inghilterra , con quelle strane macchine convulse e stridenti , quei forni sempre ruggenti di fiamma , quei fochisti che si aggirano in mezzo a quell ' uragano di ferro e di fuoco , simili a demoni d ' inferno . Ma , qui , il quadro è meno grandioso e più uniforme ; e vi campeggiano appunto i particolari , di cui Emilio Zola è osservatore sovrano . Del resto , il fondo è sempre lo stesso ; lavoro , pericoli , spesso disastri , e sempre miseria ; qua miseria tacita e rassegnata , altrove minacciosa e prorompente alle grida di ribellione e alle proteste della dinamite . Terribile materia , e ben degna di esercitare il pensiero e la penna dei più gagliardi conoscitori di uomini ! Possiamo dunque far conto sopra un lavoro serio e forte , degno di esser posto di fronte all ' Assommoir . Già , per quel che riguarda il successo , non manca l ' elemento principale , cioè lo scandalo . Il signor Maurizio Talmeyr , redattore del Figaro , accusa Zola di aver copiato l ' intero primo capitolo dal suo romanzo Le Grisou ; e dagli estratti pubblicati dal Figaro , pare che sia vero . Questa accusa di plagio non è fatta per spaventare Zola , che prende volentieri il buono dappertutto dove lo trova , e che , del resto , ha bastevoli ricchezze originali da curar poco certe accuse , per quanto fondate . Ma il successo sicuro di Germinal mi suggerisce due riflessioni , della cui giustezza lascio volentieri giudice il lettore . La prima si riferisce all ' argomento . La vecchia scuola francese , che oggi si è trapiantata in Italia e procura di dar colore di novità alle rifritture parigine , non ammetteva niente di possibile ed artistico al disotto del barone . Il salotto della marchesa , la veste da camera del duca , gli orecchini della baronessa , i capricci della contessa ; ecco in poche parole riassunti gli argomenti che per mezzo secolo hanno deliziato i francesi , e oggi non deliziano gli italiani . Non v ' era a quei tempi portinaia parigina che non si credesse autorizzata a giudicare sulla maggiore o minore cavalleria del signor visconte , o sulle maniere aristocratiche della signora duchessa ; come adesso , in grandissima maggioranza , le mogli dei sotto - segretari a millecinquecento vivono col pensiero nelle sale morbidamente tappezzate di qualche signora di gran famiglia , s ' interessano alle bizze amorose in cui non entra mai il pensiero della pigione di casa , ma campeggia invece la figura di un cavaliere dai baffi attillati e dai pantaloni senza una piega . I nostri migliori scrittori hanno contribuito a questo risultato ; mi basti citare i ricami , così fini , così eleganti e così falsi di Navarro della Miraglia , l ' importatore principale in Italia di quella moda francese . Ma intanto che qua si copia il vecchio , i veri scrittori pensano al nuovo e al vero . Il romanzo è arditamente sceso nei tuguri plebei , nelle officine , nei campi ; ha studiato anche gli umili , che sono la maggioranza , senza confronto ; ha consentito a dipingere personaggi che si chiamano Goujet o Mes - Bottes , invece dei Derville , dei Rosenberg , dei Saint - Idelphonse di altri tempi ; insomma ha fatto la storia del mondo , e non quella di una piccola parte di esso , ignota per giunta alla maggior parte di quelli che la descrivevano . Altri esamini i risultati pratici e sociali di questo fatto ; io mi contento di osservare come esso accresca ampiamente le ragioni dell ' arte , sottraendola a quel gretto esclusivismo che spesso ne diminuisce e talvolta ne distrugge la potenza , E questo per un lato . Dall ' altra parte non è inutile il riconoscere che veramente , a giudizio di molti , Emilio Zola non è proprio un amico delle classi popolari . Le spietate pitture dell ' Assommoir e di Nanà tendono , a giudizio di costoro , a far risaltare i vizi e le abbiezioni di queste genti misere e cattive ; i colori sono spesso caricati , tanto per far vedere che nella plebe v ' è tanta corruzione e tanto vizio da ispirare per lei più l ' avversione che la pietà . La risposta sarebbe facile . Se i vizi descritti da Zola sono veri e finora nessuno di qualche nome ha messo in dubbio la verità della pittura dov ' è l ' ingiuria , dov ' è la calunnia , dov ' è l ' animo atrocemente avverso ? In un certo senso , anzi , il romanziere marsigliese , quando narra le zozzure dei piccoli , percuote e accusa i grandi . Infatti il sistema sperimentale da lui adottato , e accolto oramai dai più insigni antropologisti , non ammette malvagità ingenita , personale , derivante proprio dall ' animo scellerato ; ma solo istinti e tendenze derivanti dall ' eredità fisiologica , e che sono corretti , guasti o traviati compiutamente dalle condizioni sociali , dall ' educazione , dalla miseria . Allorché per conseguenza Emilio Zola descrive gli orrori di certi bassifondi , egli dice in sostanza ai ricchi e ai potenti : Voi che potete modificare lo stato sociale di tante famiglie , voi che distribuite i soccorsi del corpo e dello spirito , vedete a che punto siano ridotti coloro di cui avete in cura l ' esistenza ; e provvedete ! ... Oh , lo so ; è di moda una scuola che ricusa di vedere , anche nelle classi povere , il marcio e il corrotto che vi si trova . Costoro dividono gli uomini in due schiere ; da una parte il popolano , semplice , virtuoso , eroico , braccio di ferro e cuor d ' oro ; dall ' altra il ricco sciagurato , immerso nei vizi , guasto da tutta la sua opulenza , e che finisce coll ' essere richiamato alla ragione da una serie di vigorosi sgrugnoni dell ' Ercole plebeo . Tutto questo non è soltanto falso , ma è anche nocivo in sommo grado a questi stessi che si vogliono beneficare . I veri amici dei poveri devono difenderli colla scorta del vero , non romanzeggiare su loro ; devono fare il libro di fatti , non il libro di declamazioni . Non sempre la lode è segno di amore e il biasimo argomento di odio ; allorché in un impeto di furore suscitato da ignobili spettacoli , Carducci grida : La patria nostra è vile , egli è per lo meno patriottico e amante dell ' Italia quanto la schiera belante degli arcadi ottimisti , che vanno esaltando la felicità del nostro paese in ditirambi entusiastici a tanti soldi il verso ! ...
LA VITA A ROVESCIO ( PICA VITTORIO , 1884 )
StampaPeriodica ,
Leggendo le diatribe contro il naturalismo che così di frequente i feroci gallofobi della nostra critica fanno comparire nei giornali letterari della penisola , non è senza una certa meraviglia che mi sono accorto non esservi nulla di nuovo in esse , ma che e le accuse e le insolenze e le ironie non sono che dei rifacimenti più o meno bene riusciti delle accuse , delle insolenze , delle ironie che i critici ben pensanti ed i giornalisti che la pretendono a spiritosi hanno in Francia per parecchio tempo lanciato contro gli scrittori veristi . Anzi , confrontando gli articoli italiani coi francesi , vi si rinviene la medesima mala fede , la medesima ignoranza . L ' unica che su tale argomento riesca in Italia qualche volta originale è la signorina Serao , la quale , poverina , ha una passione sfrenata e purtroppo non corrisposta , per la critica . Questa brava signorina , che pure ne ' suoi romanzi si è tanto spesso ricordata della lettura da lei fatta delle opere di Zola e del Goncourt , è tutta felice allorché può lanciare dei sassi contro qualche nuova opera di uno di questi illustri scrittori . Ma almeno ella ha delle trovate graziosissime , ma almeno i suoi articoli critici sono un antidoto efficacissimo contro la malinconia : non è forse stata lei che , alla dimane della pubblicazione della Joie de vivre , ha scoperto che Il libro delle Vergini apriva nuovi orizzonti all ' arte moderna e che il D ' Annunzio , con questo suo volume di novelle , era riuscito a conciliare la psicologia con la fisiologia , cosa non mai potuta ottenere dai romanzieri naturalisti ? Queste critiche al naturalismo sono dunque diventate qualche cosa di simile alle vignette , i cui clichés passano le Alpi per essere adoperati di seconda mano dagli editori italiani . Ed è ora talmente invalsa fra noi quest ' usanza , che nemmeno i migliori riescono a sottrarsene : Edoardo Scarfoglio , il simpatico Don Chisciotte della critica giovane italiana , non ne ha forse data una prova nel recente suo articolo sul Fanfulla della Domenica ? Difatti quella dell ' Accademia di Médan con Emilio Zola arciconsolo ed arcifanfano non è punto una sua arguta trovata , giacché per parecchi mesi Alberto Wolff , lo spiritoso croniqueur del Figaro , la ha ammanita sotto tutte le salse ai numerosi suoi lettori . Non pare anche a voi , come a me , un ben curioso modo di persuadere l ' arte dell ' Italia nuova a liberarsi dall ' abbietto vassallaggio francese , questo andare raccattando le vecchie facezie dai giornalisti parigini buttate via come bucce di limoni spremuti , e presentarle rinnovate alla meglio al buon pubblico italiano ? Quando lo scorso anno compare Une vie , il primo romanzo di Guy de Maupassant , opera pregevolissima e che rivela una forte e spiccata individualità artistica , io pubblicai in un diffuso giornale letterario di Milano uno studio lungo ed accurato sul giovine e valoroso scrittore francese . Ora , poiché in questo momento le maggiori ire degli Aristarchi anti - naturalisti della stampa italiana si riversano sui cinque giovani novellieri delle Soirées de Médan , voglio presentare al pubblico italiano , della cui ignoranza e buona fede si fa un così grande abuso , un altro di essi , J . K . Huysmans , riservandomi di fare lo stesso per il Céard , per l ' Hennique , per l ' Alexis , allorché un qualche nuovo loro libro me ne darà l ' occasione . Sogghigni pure lo Scarfoglio , mi accusi pure di sconfinata ammirazione per costoro , o si burli di me , appellandomi socio estero dell ' Accademia di Médan : ciò non mi sconcerterà di sicuro . A me sembra giusto che alle virulenti requisitorie sue e degli amici suoi , qualche difesa pur si opponga , sicché il pubblico , dopo avere sentita l ' una e l ' altra campana , possa accettare questo o quel giudizio . Anzi il meglio che esso potrebbe fare sarebbe di leggere le opere in discussione e giudicarle da sé : con questo articolo altro scopo non mi prefiggo che di indurre a ciò i miei benevoli lettori . Secondo la sciocca leggenda , inventata da alcuni giornalisti parigini e che adesso si tenta di acclimare in Italia , i novellieri delle Soirées de Médan non sarebbero che cinque volgari imitatori dello Zola , quasi cinque teste tagliate nell ' istesso legno : eppure nulla vi è di più falso , perché essi , pur seguendo l ' istesso indirizzo letterario , pur avendo le stesse idee fondamentali , hanno poi dei temperamenti disparatissimi , di maniera che ciascuno di loro ha un suo modo di sentire e di pensare , che differisce del tutto da quello degli altri . Un esempio eloquentissimo se ne può ricavare dal confronto di un romanzo di Guy de Maupassant con uno di J . K . Huysmans : nel primo si rinverrà una serenità sana , un senso della passione fisica , che gli dà una impronta speciale nel nostro secolo malato di nevrosi , mentre nel secondo si rivela una sensività nervosa spinta a volte fino alla morbosità . L ' Huysmans dunque è temperamento essenzialmente nervoso , e quindi gli autori che egli predilige , quelli dei quali si sente l ' influenza nelle sue opere sono Carlo Baudelaire ed i fratelli De Goncourt . Col dir ciò io non intendo già negare all ' Huysmans un ' originalità , che egli ha potentemente affermata nei parecchi volumi da lui finora pubblicati , ma soltanto , poiché in ogni scrittore si risente più o meno accentuata l ' influenza di qualcheduno di quelli che lo hanno preceduto e col quale egli ha una maggiore affinità di temperamento , una specie di parentela intellettuale , pure avendo a volte diverse tendenze artistiche , ho voluto specificare quali proprio fossero gli autori prediletti dall ' Huysmans , acciocché meglio potesse determinarsi la sua speciale fisonomia letteraria . All ' Huysmans , stante la grande eccitabilità sensitiva del suo temperamento nervoso , ogni oggetto , ogni persona , ogni scena si traduce in imagine , di modo che le sensazioni primeggiando sulle idee , il mondo materiale sul mondo morale , egli , più che a determinare il lavorìo psichico , riesce a rappresentare la vita esteriore con una intensità di evocazione addirittura meravigliosa , qualche volta anche eccessiva . Dato questo temperamento di scrittore - pittore , date le spiccate simpatie per i Goncourt e per il Baudelaire , non è difficile l ' indovinare che l ' Huysmans debba essere uno di quei letterati che per lo stile hanno un culto speciale ed appassionato ; e di vero egli è uno stilista squisito , raffinato , che corre dietro all ' imagine colorita , agli epiteti rari , fin troppo forse , giacché a volte scivola nel prezioso . Egli esordì nel 1875 con un volumetto di bozzettini e di poemucci in prosa , Le drageoir aux épices , il quale , pur rivelando le sue non comuni attitudini letterarie , risentiva ancora un po ' troppo delle ardenti simpatie dell ' autore per Baudelaire . L ' anno seguente pubblicò Marthe , storia di una prostituta , opera audace , interessante , eccessiva e , ad onta e forse per i suoi difetti , affascinante . La lingua ne era troppo tormentata , ma vi erano qua e là delle pagine descrittive addirittura stupende . Finalmente nel 1879 pubblicò Les s œ urs Vatard , il romanzo col quale in realtà si affermò . Questo libro , drammaticamente semplice , nel quale è descritta con inesorabile verità la classe operaia parigina , fece del chiasso e scatenò , per qualche espressione troppo vivace , contro l ' Huysmans una folla di critici e giornalisti , che l ' insultarono in tutti modi e gli ripeterono su tutti i toni quel qualificativo che tempo fa il Chiarini affibbiò al buon D ' Annunzio . Ma l ' Huysmans li lasciò strepitare , senza punto curarsi di loro , e dopo un anno e mezzo diede alla luce un altro romanzo , En ménage , nel quale egli rappresentava la borghesia parigina con non minore audacia e franchezza . En ménage è una pagina della vita borghese fra le più comuni e le più semplici : un marito , rientrando una sera a casa , sorprende la moglie in flagrante delitto di adulterio ; egli , senza uccidere né l ' amante né la moglie , se ne va via e ripiglia la sua vita di celibe . Naturalmente ricade nei soliti amori , passeggeri e stupidi , che finiscono con l ' infastidirlo ; sicché , una sera che lui e la moglie si trovano insieme per discorrere d ' affari d ' interesse , a poco a poco si commuovono e ripigliano l ' antica vita in due . Null ' altro : eppure l ' Huysmans è riuscito a farne un libro , che nella sua semplicità interessa , commuove , appassiona , un libro nel quale sono riprodotti , con esattezza ed efficacia mirabili , certi aspetti caratteristici di Parigi e certe curiose scene della vita artistica , giacché il protagonista del romanzo , André Jayant , è un letterato , ed il suo fido amico Cyprien Tibaille è un pittore . L ' Huysmans poi , oltre la novella Sac - au - dos di un così felice umorismo , inserita nelle Soirées de Médan , ha pubblicato un volume di bellissimi Croquis parisiens ed una lunga novella Avau - l ' eau . Egli è inoltre un critico d ' arte molto acuto e qualche volta anche paradossale , come lo prova il suo interessantissimo volume L ' Art moderne , di cui ho altra volta in questo stesso giornale discorso a lungo ed in cui egli naturalmente combatte a favore dell ' ardimentosa falange di pittori impressionisti , attaccando vigorosamente l ' arte accademica e convenzionale . Il volume nel quale a me sembra che l ' Huysmans abbia finora data la nota sua più acuta , più individuale , è quello di recente pubblicato dall ' editore Charpentier col titolo di A rebours . Esso è un libro che esce totalmente dal comune , che ha qualcosa di eccentrico , di bizzarro , di eccessivo , che fa ripensare a Baudelaire , a Poe , pur differendo essenzialmente dalle opere di costoro . Scrivendo questo libro , che è uno studio minuzioso , fatto con intendimenti artistici , di un curioso caso di patologia psicologica , l ' Huysmans sapeva bene di non dovere sperare uno di quei clamorosi successi di pubblico , quali soltanto possono ottenere altre opere più semplici , meno tormentate , più atte a soddisfare qualsiasi intelligenza ; sapeva bene che il suo A rebours a stento avrebbe raggiunta una seconda edizione : ma egli intendeva rivolgersi ad un pubblico ristretto di raffinati , capace d ' intendere e di gustarne le deliziose squisitezza d ' idee e di forma , egli aspirava semplicemente ad un successo artistico , nel senso più ristretto della parola . Ed un tale successo egli ha avuto il piacere di ottenere , e con una intensità di entusiasmo che ha certo di molto superato le sue speranze . Intorno al suo volume vi è stato tutto un fermento di ammirazione , mista a sorpresa , nella società letteraria francese e belga : i giovani lo hanno acclamato come un maestro , ed anche i più feroci suoi avversari hanno riconosciuto in lui un meraviglioso artefice dello stile . In Italia , la signorina Serao , con un gentile ed intelligente laconismo tutto muliebre , si è contenuta di chiamarlo pazzo e noioso . Prima di discendere all ' analisi del nuovo libro di Huysmans , parmi non inutile il raccontarne in breve l ' argomento . Il giovane duca Jean Florissac des Esseintes è l ' ultimo anemico e nevrotico discendente di una delle più antiche e gloriose famiglie dell ' aristocrazia francese . Egli , dopo avere assaporato tutte le voluttà e tutte le perversioni della vita libertina , finisce col sentirsi profondamente disgustato degli uomini e delle cose , e non trovando nella realtà della vita comune più nulla che allieti o soddisfaccia i suoi sensi , si ritrae in campagna , ove segregato dal resto dell ' umanità , formasi una vita a sé raffinata , artificiale , totalmente in contraddizione a quella ordinaria . Lì , in quella villetta di Fontenay - aux - Roses , comprata da lui per farne il suo eremo , egli , aiutato da un ' immaginazione inventiva e sottile , si riesce a formare un ambiente in accordo con le aspirazioni eccezionali e morbose di una fantasia sovreccitata dalla nevrosi , ed atto a soddisfare i desidèri ricercati de ' suoi sensi pervertiti dall ' anemia . Bisogna vedere con che cura Des Esseintes sovraintende all ' addobbo stravagantemente sfarzoso del suo appartamento , alla scelta minuziosa e sapiente dei mobili , delle tappezzerie ricchissime , dei quadri , dei libri , dei liquori , dei profumi , di tutto ciò , infine , che deve occupare la dilettevole sua esistenza di misantropo . Egli sarebbe felice di questa sua vita , in perfetta opposizione con le generali consuetudini , sarebbe felice di non vedere più alcuna creatura umana , di vegliare la notte e dormire il giorno , di contemplare i preziosi suoi quadri , di immergersi con voluttà nella lettura degli scrittori , latini della decadenza o di quelli modernissimi francesi , di poter soddisfare i più costosi e strani suoi capricci , di poter dare un pascolo artificioso a ' suoi sensi , di poter lasciare oscillare l ' animo suo tra il misticismo cattolico ed il pessimismo alemanno ; egli sarebbe felice , se la nevrosi , dopo una breve sosta , non l ' avesse di nuovo martoriato , perseguitandolo con terribili allucinazioni , se l ' anemia non lo avesse minato , abbattuto , precipitato in una spaventevole debolezza . E presto il suo stato di salute si aggrava talmente , che egli è costretto a far chiamare un medico , il quale , vedendolo minacciato di tisi e di follìa , gli ordina d ' abbandonare l ' adorata sua Tebaide e di ritornare subito a Parigi . E così il duca Des Esseintes è costretto , con suo dispiacere grandissimo , a rientrare di nuovo in mezzo alla abborrita società , per poter prolungare ancora di un po ' la grama sua esistenza . Ora questo libro , nel quale non vi è quasi azione , giacché questa si riassume tutta nel viaggio abortito di Des Esseintes a Londra , questo libro che non ha che un solo personaggio , il protagonista , può chiamarsi romanzo ? E perché no ? Edmondo de Goncourt non ha forse nella prefazione di Chèrie osservato , con molto acume critico , che il romanzo moderno tende sempre più a diventare un libro di pura analisi ? Il ricco e nevrosico protagonista di A rebours non è una creazione della fervida fantasia di Huysmans , ma esiste realmente ed è uno dei più grandi nomi della Francia , una delle più bizzarre individualità dell ' alta società parigina . Si comprende di leggeri che , per uno scrittore come l ' Huysmans , che dai Goncourt ha appreso ad amare tutto ciò che è eccezionale ed a cui il Baudelaire ha contagiato una indagatrice curiosità di certi stati morbidi dell ' umana psiche , questa strana figura d ' incivilito e la storia delle sue artistiche stravaganze hanno dovuto avere un ' invincibile attrattiva e lo hanno dovuto persuadere senza difficoltà a farne un libro , che prestavasi maravigliosamente all ’ esplicarsi di tutte le sue attitudini intellettuali . E che la scelta di un tanto bizzarro argomento sia conseguenza dello speciale temperamento artistico dell ' Huysmans , non può essere posto in dubbio da chiunque abbia letto con attenzione le altre opere di lui e che quindi si sia accorto com ' egli più che allo Zola si riavvicini per indole e per tendenza ai Goncourt , e come l ' alta personalità di Carlo Baudelaire , che ora esercita un così potente fascino sulla giovine generazione letteraria francese , abbia avuto non piccola influenza su di lui . Si potrebbe , è vero , all ' Huysmans , come a qualche altro scrittore , rimproverare questo preferire lo studio dell ' eccezioni all ' analisi dei tipi e dei casi comuni della società , giacché essendo la maggiore ambizione del romanzo naturalista il dare la fisonomia dell ' epoca attuale , a ciò senza dubbio si riesce meglio col ritrarre uomini e donne che non escano dalla media comune e quindi siano più tipici , e forse anche col rappresentare , come fa lo Zola , le moltitudini piuttosto che gl ' individui presi isolatamente . Bisogna però pur riflettere che ogni scrittore ha nel proprio temperamento una forza ignota , una volontà superiore , una necessità impellente che lo domina e gli detta le sue opere : il pessimismo di Flaubert ed il sereno equilibrio dell ' indole di Zola spingono , per vie diverse , questi due scrittori a scegliere i mediocri per attori dei loro romanzi ; invece i Goncourt , dal loro nervosismo , ed il Daudet , dalla sua sensibilità quasi muliebre , sono spinti il più delle volte a preferire per protagonisti dei loro libri le nature elette , le nature eccezionali . Del resto anche da queste tendenze varie , da queste scelte diverse nasce un vantaggio , perché così non sono mostrati soltanto i grandi aspetti , i tipi più generali della vita moderna , ma di essi anche i cantucci più reconditi , più in ombra , vengono illuminati , e spesso sono proprio questi che meglio rivelano l ' indole di un popolo , lo spirito di un ' epoca . « Je cherche des parfums nouveaux , des fleurs plus larges , des plaisirs inéprouvés » : questa frase magica e solenne con la quale la Chimera risponde alla Sfinge in quel meraviglioso poema in prosa che è La Tentation de Saint - Antoine del Flaubert , riassume tutte le aspirazioni di Des Esseintes , comprende la sua febbre d ' ignoto , il suo ideale insoddisfatto , il suo bisogno di sfuggire all ' orribile realtà della vita , di sorpassare i confini del pensiero , di andare ramingo , senza giammai arrivare ad una certezza , fra le brume degli al di là dell ' arte . Eppure il protagonista di A rebours , per quanto possa a prima vista apparire strano e paradossale , non rappresenta in realtà che lo stadio più acuto , più eccessivo di una malattia dell ' intelligenza che è abbastanza sviluppata nelle classi superiori della società moderna e che tende a sempre più allargarsi . Le cause di questa malattia morale , e la chiamo così non per altro che perché tutto ciò che nell ' ordine fisico e nell ' ordine morale sorpassa certi limiti comuni alla grande maggioranza degli uomini diventa patologico : il genio non rappresenta forse uno stato morboso così come la follìa ? le cause dunque bisogna ricercarle in principal modo nella nevrosi , quel grande flagello del XIX secolo , che rende sempre più squisita , più intensa la sensitività , ed in certo qual modo la perverte , e nella civiltà estrema , inclinante alla decadenza , di alcune grandi città moderne . Si comprende facilmente che una tale disposizione dello spirito ad abborrire tutto quello che è volgare , che è comune , ed a ricercare quello che è raro , a preferire le cose artificiali alle naturali , a crearsi delle voluttà tutte individuali che dalla folla siano non comprese o dispregiate , deve in ispecie mostrarsi presso i cultori delle lettere e delle arti ; e di vero in Francia vi è una particolare categoria di libri e di quadri , le cui bellezze non appaiono che soltanto agli occhi degli artisti e degli iniziati . Uno dei più caratteristici esempi se ne ha nel delizioso volume dei fratelli De Goncourt , intitolato semplicemente Idées et sensations e che può dirsi il breviario dei raffinati . In esso si raccoglie il fiore dello spirito francese odierno , uno spirito che va nel fondo delle cose e degli esseri , che ne mette a nudo l ' intimità vibrante e dolorosa , che esprime con una sottile ironia o con squisite delicature di chiaro - oscuri tutte le malinconie , tutte le ebbrezze , tutti i vacillamenti di un ' intelligenza o di una coscienza . L ' Huysmans ha messo come epigrafe al suo volume queste singolari parole del mistico Rusbrock l ' Admirable : « Il faut que je me réjouisse au dessus du temps ... , quoique le monde ait horreur de ma joie , et que sa grossièreté ne sache pas ce qui je veux dire » . Ecco come questa necessità di gioie eccezionali è dai Goncourt spiegata : « Les grands plaisirs du peuple sont le joies collectives . A mesure que l ' individu sort du peuple et s ' en distingue , il a un plus grand besoin de plaisirs personnels et faits pour lui tout seul » . E così in Idées et sensations si possono trovare i principali caratteri ed i più importanti aspetti di questa moderna e sempre crescente tendenza verso piaceri della mente e dei sensi , incomprensibili per la folla , tendenza che il protagonista di A rebours , spronato dal suo temperamento di pessimista e di anemico - nervoso , spinge fino alle più deliranti conseguenze . Però nel libro dei Goncourt si può trovare il punto di partenza di quasi tutte le sue aberrazioni . Difatti i Goncourt affermano : « Il n ' y a de bon que les choses exquises » , e facendo ancora un passo in avanti : « Rien n ' est moins poètique que la nature et les choses naturelles » , e poi : « Pour haïr vraiment la nature il faut préférer naturellement les tableaux aux paysages et les confitures aux fruits » ; ma questo amore per le cose squisite , questo preferire alle scene della natura i quadri che le rappresentano , non rivelano che il raffinamento dei gusti di un vecchio incivilito , di un artista , a cui l ' esercizio del suo mestiere fa trovare dell ' insuperabili voluttà intellettuali nella contemplazione delle opere create dall ' uomo . Invece in Des Esseintes questo sentimento si esagera a dismisura , fino a trascinarlo alle maggiori perversioni psicologiche : per lui l ' artificio diventa l ' impronta distintiva del genio dell ' uomo , e quindi egli cerca di surrogare , per quanto gli è possibile , con l ' artificio la natura , le cose naturali , le sensazioni che esse producono . Egli , per esempio , fa costruire ed arredare in modo tale la sua stanza da pranzo , da sembrare in tutto e per tutto la cabina di un bastimento , e così , stando in essa , egli si procura , senza muoversi , le sensazioni rapide , quasi istantanee , d ' un viaggio per mare , parendogli d ' altra parte inutile il movimento , giacché l ' immaginazione può facilmente supplire alla volgare realtà dei fatti . Altre volte egli riesce a dare a ' suoi gusti un convenevole pascolo fattizio , sostituendo le evocazioni dell ' olfatto all ' esercizio della vista e surrogando con similitudini abilmente distribuite e graduate del palato certe sensazioni dell ' udito . Così per Des Esseintes si rende possibile il contentare i desidèri reputati i più difficili a soddisfare e ciò mediante qualche leggero sotterfugio , mediante qualche approssimativa sofisticazione degli oggetti desiderati . I Goncourt in un ' altra pagina del loro libro dicono : « On a souvent essayé de définir le Beau en art . Ce que c ' est ? Le Beau est ce qui votre maîtresse et votre servante trouvent , d ' instinct , affreux » . Quest ' aforismo nella mente di Des Esseintes si esagera al solito e diventa mostruoso : per lui ogni opera d ' arte che non resta indifferente per i falsi artisti , che non è contestata dagli sciocchi , che non si limita a suscitare gli entusiasmi di pochi eletti , diventa anche essa , soltanto per ciò , polluta , volgare , quasi spregevole . Sicché per Des Esseintes questa promiscuità di ammirazione diventa uno dei grandi dispiaceri della sua vita ; dei successi incomprensibili gli sciupano per sempre dei quadri e dei libri ; dinanzi alla generalità di suffragi , che alcune opere d ' arte raccolgono , come per esempio i quadri di Rembrandt e le acque forti di Goya , egli vergognasi quasi di aver per esse un grande amore , e finisce con lo scoprirvi dei diffetti fin ' allora inosservati . E questo male dell ' esagerazione violenta , irragionevole di certe moderne tendenze raffinatrici in Des Esseintes arriva tanto oltre , che nel libro stesso dei Goncourt può trovarsi la sua più severa condanna . Difatti a pagina 219 di esso si legge : « Tout bomme d ' intelligence qui cesse de vivre avec ses semblables , risque de devenir fou , s ' il ne l ' est déjà . La pensée , qui s ' abstrait de la circulation universelle , croupit et se gâte » . Ciò che costituisce la grande superiorità dei Goncourt è che essi non hanno mai perduto il senso del reale , l ' amore per la vita , sicché la loro passione per le cose squisite , la loro inclinazione verso le maggiori raffinatezze non dànno che un sapore di originalità simpaticissima , un profumo di più ad ogni loro scritto . Invece i Mallarmé , i Verlaine , i Corbière , gli Hannon , tutta questa falange di poeti prediletti da Des Esseintes e che si possono con ragione chiamare i Des Esseintes dell ' odierna letteratura francese ; questi poeti che formano una diramazione bizantina di quella nuova arcadia costituita oggidì dai parnassiens sotto il pomposo pontificato di Leconte de Lisle , e nelle cui opere malaticcie la lingua superba , che alla Francia ha dato il romanticismo , precipita nelle maggiori intemperanze ed ha le supreme balbuzie , i supremi spasimi , i supremi lampeggiamenti ; questi poeti , che chiudono gli occhi per non vedere la vita che intorno a loro si agita e che essi odiano , non sono che dei retori della peggiore specie e non rappresentano che una perversione ed un pericolo per l ' arte . La personalità del protagonista di A rebours è complessa , o , per meglio dire , risulta di vari elementi psicologici e fisiologici , che esercitano tra essi una reciproca influenza . Nel duca Des Esseintes la naturale predisposizione verso le cose raffinate od artificiali si è accresciuta sotto la deleteria influenza di un ' anemia , complicata di nevrosi , che le dissolutezze della sua vita hanno sempre più aggravata , e sotto la persistente influenza dell ' educazione avuta presso i gesuiti , la quale , non essendo riuscita a trascinarlo nel cattolicismo , lo ha precipitato invece nel più cupo pessimismo , pur lasciandogli nell ' anima delle vaghe aspirazioni mistiche . Orbene l ' Huysmans , a cui premeva che il protagonista del suo libro apparisse non come un qualsiasi bisbetico fantoccio romantico , ma come una creatura umana , vera , ad onta della sua eccezionalità , ha voluto in Des Esseintes studiare non soltanto il raffinato , ma anche il pessimista e l ' anemico nervoso , facendo ben risaltare l ' influenza grande che sopra i suoi gusti artistici , sopra le sue stravaganze di misantropo esercitano la sua fede filosofica e la malattia che lo travaglia e che è dalle prime fino alle ultime pagine del volume analizzata con vera rigorosità scientifica in tutte le sue successive fasi . Della educazione avuta dai gesuiti il Des Esseintes ha conservato l ' amore per le sottigliezze della casuistica ( e ) teologica , ed è perciò che nella sua libreria accanto ai volumi dei prediletti scrittori latini e francesi trovansi parecchie opere ecclesiastiche . Egli si sente ancora attrarre dalle violenti polemiche di Veuillot , dalle mistiche soavità di Lacordaire , dalle finezze velenose del conte di Falloux , dai pomposi panegirici di Ozanam , dalla profonda ma tortuosa psicologia di Hello , dagli splendori romantici di quel Barbey d ' Aurevilly , che rappresenta l ' anello di congiunzione fra la letteratura clericale e quella profana . Le non mai vinte tendenze ascetiche che sono restate in Des Esseintes si rivelano eziandio in quell ' aver fatto arredare la sua camera da letto in modo che essa sembra una cella da frate . E quindi avviene che , sotto la provocazione di questo ambiente fattiziamente monastico e delle sue lunghe letture teologiche , egli si senta a volte trascinato di nuovo verso il misticismo de ' suoi primi anni . Ciò che lo richiama verso la Chiesa è dapprima il lato splendidamente plastico del cattolicismo , che , per un ' anima di artista come la sua e come quella della M.me Gervaisais dei Goncourt , ha terribili fascini , imperiose seduzioni ; di poi è il sacrilegio che alla sua intelligenza pervertita si presenta in tutta la sua mostruosa attrattiva e gli sorride diabolicamente provocante e tentatore così come appare in certe pagine di Barbey d ' Aurevilly ; infine sono i rapporti , che a lui sembra che esistano tra la dottrina della Chiesa e quella dello Schopenhauer : non è forse vero che ambedue si fondano sull ' iniquità e sulla turpitudine del mondo e che ambedue concludono , pur procedendo per vie assai diverse , alla rassegnazione ? Il capitolo settimo , che contiene la mirabile analisi di questi ondeggiamenti della coscienza di Des Esseintes , è fra i più interessanti del volume e rivela nell ' Huysmans delle rare qualità di psicologo . Ma anche più caratteristico , se non più importante , è il capitolo seguente , l ' ottavo . Des Esseintes , odiando i fiori comuni , si è da principio affezionato ai fiori rari di serra , poi , dietro l ' evoluzione delle sue idee generali , si è lasciato sedurre dai fiori artificiali che simulano i veri , ed in ultimo , stancatosi anche di questi , si mette alla ricerca dei fiori naturali che imitino i fiori falsi . Ed allorché ha intorno a sé raccolto la più bizzarra , la più mostruosa delle flore , i riflessi metallici di queste piante , i colori di carne di questi fiori non riescono che a risvegliare in lui le sensazioni repugnanti che procura la vista di un macello o di un ospedale , ed a farlo tormentare da paurose allucinazioni . Ora questo ricevere delle sensazioni spiacevoli o dolorose anche da oggetti che pur non hanno nulla di odioso , è dagli scienziati riguardato come uno dei più importanti caratteri del temperamento pessimista . D ' altra parte questa ricerca d ' impressioni estetiche nello spettacolo del dolore , questa creazione di un fantastico tutto speciale , un fantastico di malattia e di delirio , è particolare di alcune epoche di decadenza , di alcuni caratteri esaltati dalla religione , e gli esempi abbondano nelle letterature e nelle belle arti dei tempi moderni : pur non volendo parlare del famoso marchese di Sade , che rappresenta l ' eretismo della ferocia e la logica conseguenza della sempre crescente malvagità voluttuosa dell ' aristocratica società francese dello scorso secolo , si potrebbero ricordare Edgardo Poe , Carlo Baudelaire , Barbey d ' Aurevilly , Jan Leyken , Goya , Odilon Redon , Villiers de l ' Isle - Adam e poi ancora tanti altri , le cui onere raccapriccianti e suggestive mettono in un angolo del giardino dell ' arte una vegetazione a parte orrendamente bella . Certamente in un libro come questo i difetti non mancano : si potrebbe , per esempio , osservare che alcuni capitoli guadagnerebbero ad essere abbreviati , come quelli nei quali si discorre della letteratura latina e della letteratura contemporanea francese , perché in essi Des Esseintes scompare a volte per lasciare il posto all ' autore , e , benché costui discorra certo con grande competenza e molto acume critico di tutto un periodo poco noto della letteratura latino e di alcune singolari opere di romanzieri e poeti moderni , ciò nondimeno io son convinto che questo involontario intervento della sua personalità nuoce al complesso del libro . Si potrebbe ripetere l ' assennata osservazione fatta dall ' egregio critico Emilio Hennequin , che cioè in Des Esseintes lo sviluppo grandissimo delle facoltà sensitive ha soffocato ogni altra energia , riducendolo all ' impotenza della volontà . Altre piccole censure si potrebbero anche fare , ma , poiché ogni difetto è largamente compensato dai grandi e rari pregi che in questo libro si ritrovano e poiché mi sono già troppo dilungato , vi rinunzio ben volentieri . Ciò che mi dispiace è di dover rinunziare a mostrare le grandi bellezze stilistiche contenute in A rebours , contentandosi di raccomandare agli intelligenti le splendide pagine nelle quali sono descritte due dei più affascinanti quadri di Gustavo Moreau . Per finire , dirò che , volendo gustare A rebours , bisogna avere una qualche educazione artistica ed una qualche conoscenza di una certa letteratura un po ' faisandée , quindi non a tutti è da consigliarsi la lettura di questo libro . A tutti i miei lettori raccomando però di leggere gli altri due romanzi di Huysmans , cioè En ménage ; e Les s œ urs Vatard , e così apprenderanno a conoscere e ad amare una delle più simpatiche e caratteristiche personalità della giovine letteratura francese .
GENTE IN ASPROMONTE ( ALVARO CORRADO , 1930 )
Narrativa ,
I Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte , d ' inverno , quando i torbidi torrenti corrono al mare , e la terra sembra navigare sulle acque . I pastori stanno nelle case costruite di frasche e di fango , e dormono con gli animali . Vanno in giro coi lunghi cappucci attaccati a una mantelletta triangolare che protegge le spalle , come si vede talvolta raffigurato qualche dio greco pellegrino e invernale . I torrenti hanno una voce assordante . Sugli spiazzi le caldaie fumano al fuoco , le grandi caldaie nere sulla bianca neve , le grandi caldaie dove si coagula il latte tra il siero verdastro rinforzato d ' erbe selvatiche . Tutti intorno coi neri cappucci , coi vestiti di lana nera , animano i monti cupi e gli alberi stecchiti , mentre la quercia verde gonfia le ghiande pei porci neri . Intorno alla caldaia , ficcano i lunghi cucchiai di legno inciso , e buttano dentro grandi fette di pane . Le tirano su dal siero , fumanti , screziate di bianco purissimo come è il latte sul pane . I pastori cavano fuori i coltelluzzi e lavorano il legno , incidono di cuori fioriti le stecche da busto delle loro promesse spose , cavano dal legno d ' ulivo la figurina da mettere sulla conocchia , e con lo spiedo arroventato fanno buchi al piffero di canna . Stanno accucciati alle soglie delle tane , davanti al bagliore della terra , e aspettano il giorno della discesa al piano , quando appenderanno la giacca e la fiasca all ' albero dolce della pianura . Allora la luna nuova avrà spazzata la pioggia , ed essi scenderanno in paese dove stanno le case di muro , grevi delle chiacchiere e dei sospiri delle donne . Il paese è caldo e denso più di una mandra . Nelle giornate chiare i buoi salgono pel sentiero scosceso come per un presepe , e , ben modellati e bianchi come sono , sembrano più grandi degli alberi , animali preistorici . Arriva di quando in quando la nuova che un bue è precipitato nei burroni , e il paese , come una muta di cani , aspetta l ' animale squartato , appeso in piazza al palo del macellaio , tra i cani che ne fiutano il sangue e le donne che comperano a poco prezzo . Né le pecore né i buoi né i porci neri appartengono al pastore . Sono del pigro signore che aspetta il giorno del mercato , e il mercante baffuto che viene dalla marina . Nella solitudine ventosa della montagna il pastore fuma la crosta della pipa , guarda saltare il figlio come un capriolo , ode i canti spersi dei più giovani , intramezzati dal rumore dell ' acqua nei crepacci , che borbotta come le comari che vanno a far legna . Qualcuno , seduto su un poggio , come su un mondo , dà fiato alla zampogna , e tutti pensano alle donne , al vino , alla casa di muro . Pensano alla domenica nel paese , quando si empiono i vicoli coi lor grossi sospiri , e rispondono a loro , soffiando , i muli nelle stalle e i porci nei covili , e i bambini strillano all ' improvviso come passerotti , e i vecchi che non si possono più muovere fissano l ' ultimo filo di luce , e le vecchie rinfrescano all ' aria il ventre gonfio e affaticato , e le spose sono colombe tranquille . Pensano alla visita che faranno alla casa di qualche signore borghese , dove vedranno la bottiglia del vino splendere tra le mani avare del padrone di casa , e il vino calare nel bicchiere che vuoteranno tutto d ' un fiato , buttando poi con violenza le ultime gocciole in terra . Quel vino se lo ricordano nelle giornate della montagna come un fuoco dissetante , poveri ed eterni poppanti di mandra . Accade talvolta che dalle mandre vicine arrivi qualche stupida pecora e qualche castrato che hanno perduta la strada . Conoscono gli animali come noi gli uomini , e sanno di chi sono , come noi riconosciamo i forestieri . Si affaccia l ' animale interrogativo , e i cani messi in allarme si chetano subito . Zitti e cauti afferrano l ' animale e lo arrostiscono . Uno gli ha ficcato un palo in corpo , un altro lo rivoltola sul fuoco , un altro con un mazzetto d ' erbe selvatiche asperge di grasso l ' animale rosolato , teso , solenne come una vittima prima del sacrifizio , propizia al bere . Bevono acqua e si sentono ubbriachi lo stesso . Ma serate come queste ne capitano una all ' anno , se pure , e la vita è dura . Almeno , a primavera salgono da loro le massaie . Allora , coi primi agnelli che saltano sulla terra , vagiscono sull ' erba le creature dell ' uomo , o si dondolano nelle culle attaccate fra ramo e ramo dove balzano ridesti i ghiri e gli scoiattoli . Poi rinverdiscono perfino le pietre , e la gente comincia a salire la montagna col vento dell ' estate . Cominciano i pellegrini dei santuari a passare da un versante all ' altro cantando e suonando giorno e notte . Il vinattiere costruisce la sua capanna di frasche presso la sorgente dell ' acqua , e la notte , per illuminare la strada si appicca il fuoco agli alberi secchi . Gl ' innamorati girano tra la folla per vedere l ' innamorata ; e cani arrabbiati , vendicatori , devoti , latitanti e ubbriachi che rotolano per i pendii come pietre . Allora vive la montagna , e da tutte le parti il cielo è seminato dei fuochi dei razzi che si levano dai paesi lungo il mare , come segni indicatori che là sono le case , là i santi coi loro volti di popolani che non hanno più da faticare e stanno nel silenzio spazioso delle chiese . Fu appunto in una di queste sere che in montagna accadde una disgrazia . Era la vigilia della festa , e nella capanna di un pastore , l ' Argirò , c ' era silenzio . Il figliolo stava cheto , il pastore suo padre gli diceva scuro : " Antonello , tu verrai con me in paese . Te la senti di camminare ? " " Sì , padre " . " Ci sono sei ore di strada " . " Camminerò " . " C ' è la luna , del resto , e si andrà bene , freschi " . " Camminerò " , disse Antonello , " sono forte , io " . Il ragazzo era serio serio , con quella forma di partecipazione al dolore degli altri per cui i ragazzi diventano pensierosi e ubbidienti ; aveva il costume di pastore , che gli avevano fatto da poco , con la cintura di cuoio alta un palmo intorno alla pancia ; era contento di andare in paese col vestito nuovo , peloso , per la prima volta . Era nato in montagna , e non si sapeva immaginare una casa di muro , come gli dicevano . Siccome sentì che suo padre rimestava qualche cosa nella capanna , saltò su a dire : " Volete aiuto , padre ? " Quello non rispose ; nella capanna bassa dove si entrava carponi , stava mettendo tutto nella bisaccia : la fiasca , la mantelletta da inverno , il sacco . " Portiamo via tutto ? " " Come vuole Dio , figliolo " . Antonello si mise a frugare sotto lo strame delle pareti e tirò fuori il fischietto e un pacchetto di figurine di santi tutte gualcite . " Volete mettere dentro anche queste ? " Il padre le ripose nella bisaccia , e questo rispetto verso le sue cose fece piacere al ragazzo . La bisaccia fu messa sulla soglia della capanna . Il padre si sedette un poco , si terse il sudore , poi si levò , si caricò la bisaccia a tracolla : " Andiamo " . Ma prima di partire chiuse accuratamente la porta di frasche assicurandola con un macigno che vi rotolò davanti . Si vedeva di lontano il mare balenante nell ' ombra serale , che laggiù non era ancora arrivata , e davanti al mare una montagna che pareva un dito teso , e ancora più vicino la striscia bianca del torrente . La sera girava pei monti in silenzio e ripiegava i lunghi raggi del sole . Le ombre cominciavano ad allungarsi per la pianura . " Volete che vi porti un poco la bisaccia , padre ? " Il padre gli accomodò la bisaccia a tracolla , puntandola nel mezzo con un bastone che faceva leva sulla spalla del ragazzo . Il ragazzo era contento di quel peso , e sentiva il bastone che gli faceva un dolce male . Il padre diede un ' ultima occhiata alla capanna . Appena risalito il monte , si volsero . Videro l ' albero magro inclinato sulla capanna , i sassi attorno come bestie che meriggiassero , o come mobili di una casa ; là si erano seduti tante volte . Il grosso cane bianco , accorso come se sapesse che si partiva , li seguì . Valicata l ' altura , videro la strada lungo il ciglio del burrone popolata d ' uomini e di bestie . " Viva Maria ! " gridarono verso di loro . Il padre levò la mano e disse con un filo di voce : " Viva ! " Gridò anche il ragazzo con una voce argentina , lieto di aprir bocca . Si sentiva dietro , sull ' altro versante , partire colpi di fucile , una gragnuola di colpi . La folla si snodava lungo lo stretto sentiero in fila indiana . I bambini piangevano nelle ceste che le donne portavano sulla testa , i muli con qualche signore seduto sopra facevano rotolare a valle i sassi , una signora vestita bene camminava a piedi nudi tenendo le scarpe in mano , per voto . Una donna del popolo andava con le trecce sciolte . Un popolano portava sulla testa un enorme cero che aveva fatto fondere del suo stesso peso , e della lunghezza del suo corpo , per voto . Antonello stava a bocca aperta . Nella valle l ' ombra era alta , e pareva che la riempisse , col rumore di un torrente che si gettava da un salto del monte . La luna si affacciò dalla parte del mare , dietro ai monti , come una guardia . Presso una capanna di frasche il pastore e Antonello si fermarono . L ' uomo che stava dietro al banco tra una fila di bottiglie , presso un bottazzo di vino , appena vide il pastore poggiò le mani al banco , si sporse , e disse : " O compare Argirò , che cosa succede ? " " La mia sfortuna , compare Fermo " . " Che c ' è ? " " Ho perduto il mio bene . I buoi che avevo in custodia dal signor Filippo Mezzatesta , sono precipitati giù nel burrone . È finita . Questa è la rovina della casa mia . O quando ? " " Oggi stesso , dopo mezzogiorno . Bella festa della Madonna che è per me " . " E le avevate a metà le bestie ? " " Sissignore , col signor Filippo Mezzatesta " . " Perché non le comperate voi ? La pelle è buona , la carne è come macellata oggi . Non sono morte di morbo . Con tutta questa gente che passa si vende . Carne di bestia morta , è sempre " . " Come macellata , vi dico . Questa osservazione non me la dovevate fare proprio voi . Tra di noi ... " " Andiamo a vedere ? " " Sono qui sotto al burrone del Monaco " . " Quattro animali , avete detto ? " " Sì ; e c ' era una giovenca che era una bellezza , tenera come il latte " . " Tu aspettami qui " , disse il padre ad Antonello . " Se qualcuno domanda della bottega " , aggiunse il Fermo , " digli che torno subito . Non far toccare niente a nessuno " . " Che rovina della mia vita , compare Fermo ! " Si avviarono . Antonello sedette davanti alla bottega e chiamò il cane a sé tenendolo pel collare . Ma quello gli sfuggì per correre dietro al padrone . Antonello , rimasto solo , aveva paura . Sentiva l ' odore del vino , odore nuovo che gli piaceva , e guardava quelle bottiglie in fila con tanti colori . " Rosolio " : questa parola gli venne alla mente . I pellegrini si facevano più rari ; una comitiva sbucò suonando e sparando in aria . Andava avanti uno con una zampogna , e un altro batteva ora il pugno ora le cinque dita a un tamburello . Altri li seguivano a passo di ballo , per voto , come potevano , uomini e donne . Uomini e donne si davano a tratti , ballando , di gran colpi con le natiche , senza ridere . La luna si faceva più rossa , l ' ombra cadeva come un mantello . Gli alberi , quasi tutti col solco e lo squarcio del fulmine , si ingigantivano nell ' ombra . La compagnia dei suonatori si allontanava . Una ragazza a piedi nudi passava davanti al ragazzo . Egli le vide un filo di sangue che le colava sul piede . " Ragazza " , le gridò ; " quello è sangue " . Ella rise : " Lo so " Un ' altra frotta di pellegrini sbucò coi fucili sulla strada . Avevano accese le fiaccole . Uno si fermò ai piedi di una quercia spaccata in due dal fulmine , gialla e morta , le accostò una fiaccola di resina ai rami : una fiammata avvolse la quercia che divampò tutta come una torcia gigantesca crepitando veloce . Allora il ragazzo chiamò a gran voce : " Fido ! " . Il cane apparve sul ciglio della strada coi suoi occhi stupiti . Dalla folla allora partì un colpo , un grido : " Eccolo il cane arrabbiato ! " . Il cane stramazzò al suolo guardando all ' ingiro che pareva parlasse e domandasse perché . Il ragazzo battendo i denti si accovacciò sulla soglia della bottega . La compagnia era dileguata ridendo . Antonello si toccò la bisaccia , vi si sedette sopra , e non aveva il coraggio di guardarsi intorno . II L ' Argirò col figliolo arrivarono al paese che era l ' alba . Risalito il poggio , le case addossate una all ' altra come una mandra si presentarono ai loro occhi . Da secoli questo paese si era cacciato nella valle , e vi si era addormentato . Intorno , a qualche miglio di distanza gli altri paesi che si vedevano in cima ai cocuzzoli rocciosi si confondevano con la pietra , ne avevano la stessa struttura , lo stesso colore , come la farfalla che si confonde col fiore su cui è posata . Sembra un mondo spento , lunare . Attraverso i letti dei torrenti , i viandanti che tentano di raggiungere le vallate , nel silenzio reso più solitario dal ritmo della cavalcatura , sembrano abitatori di spelonche . Ma a inoltrarsi appena fra gli speroni dei monti , sulla striscia del torrente , si vede la montagna che nasce tra la valle animarsi della sua vita segreta , e sembra di udir le voci di tutte le sorgenti che scaturiscono da essa . Si rivelano i paesi coi loro fiocchi di fumo , le voci disperse , i suoni intermessi , la voce soprana delle campane . È una vita alla quale occorre essere iniziati per capirla , esserci nati per amarla , tanto è piena , come la contrada , di pietre e di spine . Ora la strada cui lavorano da vent ' anni sta per bruciare all ' arrivo con l ' ultima mina . Già arriva qualche forestiero dove arrivava soltanto qualche carabiniere in occasione di qualche delitto , o il merciaio ambulante che raccatta gli stracci e compera i capelli che le donne nascondono nei buchi dei muri . Ancora i puledri col monello a bisdosso cavalcano pel sentiero secolare , e i buoi portano dall ' alta montagna i tronchi d ' albero legati a una fune trascinandoli in terra senza carro . È un fatto che qui manca la nozione geometrica della ruota . Ma per poco ancora . Come al contatto dell ' aria le antiche mummie si polverizzano , si polverizzerà così questa vita . È una civiltà che scompare , e su di essa non c ' è da piangere , ma bisogna trarre , chi ci è nato , il maggior numero di memorie . La liberazione del reame delle Due Sicilie trovò qui un ordine stabilito da secoli . Il parapiglia che avvenne col riordinamento dei beni demaniali , ingrossò alcune fortune già pingui . Il paese rimase quello che era : un agglomerato di case rustiche composto di una stanza a terreno , colla terra naturale per impiantito , la roccia per sedile e per foco lare , intorno a una sola casa nobile con portici , stalle , cucine , giardini , servi . Il popolo si agitava e si affannava intorno a questa casa che era attigua alla chiesa , e dove era tutta la ricchezza , tutto il bene e il male del paese . Antonello vide questa casa posta in alto , su un poggio , col suo portico che reggeva una loggia . Egli seguiva , saltando , le orme del padre , e non si stupiva delle case di muro . Ad alcuni edifizi il sole baluginante faceva brillare qualche cosa di lucido , come il ghiaccio , che si infocava a mano a mano per poi diventare liscio e chiaro come l ' acqua . Domandò soltanto : " Quale è la casa dove sta la mamma ? " Non si vedeva la casa . Era confusa fra tante , non dissimile da nessuna . Poi i suoi occhi tornarono alla grande casa col portico , e pensò : " Quella dev ' essere la casa dei Mezzatesta " . I galli si mandavano la voce , spersi richiami di donne rompevano il silenzio . Il ragazzo con un bastone si divertiva a fare strage di certi cardi coi fioccosi fiori rossi bruciati dalla grande estate . Tutto gli parve più gentile che in montagna . Raggiunta la prima casa , parve che la terra improvvisamente si restringesse . Usciva dalla porta spalancata un fiato caldo come dalla bocca di un animale . Una donna si pettinava seduta sullo scalino della porta e immergeva il pettine in un catino d ' acqua . Siccome era festa , il paese era quasi deserto e pigro . Le poche persone rimaste stavano sedute sugli spiazzi davanti alle case , o sugli scalini , intente alle faccende loro , a pettinare i ragazzi , a pulire le verdure pel pasto . Certe ragazze , che andavano scalze e col vestitino da festa , portavano appesa al petto , legata a un nastro colorato , la medaglina della Madonna . Una fila di muli sbucò da un vicolo , e davanti la faccia rossa del mercante di pelli . " Che c ' e , Argirò ? " La voce dei quattro buoi precipitati in montagna passò , non si sa come , da porta a porta . A casa trovarono la madre sulla soglia . " Che c ' è , per l ' amor di Dio ? " Argirò le raccontò tutto in quattro parole . Dalle finestre basse le donne si erano affacciate a sentire e si passarono la notizia . Una si presentò con un ' aria maligna e sottomessa , e disse : " O Betta , ce l ' avete un chilo di questa carne per me ? " Nessuno le rispose , ma dall ' interno della casa la voce dell ' Argirò si mise a gridare : " Gente maledetta , che vuoi mangiare della mia rovina , che non aspetti che finiscano le disgrazie per buttartici sopra . L ' ho già venduta tutta , e tutti ne mangeranno meno che questa gente maledetta . Quando a un cristiano capita qualche cosa di male , tutti intorno a volersene profittare come cani ! Misericordia , Signore ! Puah , puah ! " Antonello si era seduto sulla cassa della biancheria e ascoltava quelle parole come una nenia , attentamente . Per la prima volta capiva di essere in mezzo a qualche cosa di ingiusto ; il sentimento della sua condizione gli si affacciò alla mente improvviso e chiaro e si sentiva come un angelo caduto . Guardava fisso l ' immagine di San Luca appesa dietro alla porta . Suo padre si era seduto sul letto . La madre gli diede quattro fichi e un pezzo di pane : " Mangia , figliolo " . Quello sentì le mani di sua madre nelle sue per un attimo , calde come se fossero le sue mani stesse . La stanza era segreta e fresca . Fuori si sentivano voci e rumori quasi in ritmo , come il rumore assiduo della pioggia . Antonello si addormentò col pane nel pugno , sulla cassa . III Non erano le otto quando l ' Argirò entrava nel palazzo dei Mezzatesta . Il portone era aperto . L ' arco del portone , di cinque metri d ' altezza , mostrava la sola pietra lavorata che esistesse in paese , e di cui uno scampolo era servito per lo stipite della chiesa , per i gradini , per le due magre colonne . Palazzo e chiesa addossati , recanti essi soli i materiali nobili del paese , il ferro e la pietra , e la sola forma nobile , la colonna . Dentro quel palazzo , composto di tre edifizi addossati con scale interne ed esterne , che partivano tutte da un ampio cortile , a entrate diverse , sostenuti da contrafforti coi fichi selvatici nella massa del muro , sui bastioni , o come ciuffi sull ' arco del portone , viveva la grande famiglia dei Mezzatesta , con le scuderie a terreno , i magazzini , le cucine piene di servi , e al piano nobile i padroni con le loro donne dal capo incerto e vezzoso agitantesi in ritmo di comando . Essere servi in quella casa era già un privilegio . Le serve che in lunghe file tutto il giorno andavano e tornavano con gli orci e i barili sulla testa ad attingere acqua a tre chilometri dal paese , formavano la cupidigia segreta dei maschi , recando esse , fuori di casa , il sorriso della più giovane padrona nata dalle nozze fra cugini , che annaffiava castamente verso sera il garofano elegante sulla terrazza . Queste serve avevano smesso l ' abito popolare . In queste case pochi penetravano senza un segreto timore . Dovunque ci si voltava era terra di questa casa , dalle foreste sui monti agli orti acquatici presso il mare . Dovunque , comunque . Era loro la terra , loro le ulive che vi cadevano sopra , erano loro le foreste sui monti intorno , loro i campi tosati di luglio quando tutta la terra è gialla e i colli cretosi crepano aridi . Quanti schiaffi volarono sulle facce dei contadini , quanti calci dietro a loro ! Le anticamere rigurgitavano di gente misera che aspettava di essere ricevuta , rovinata per un maiale colpito dal morbo o per un bue precipitato in qualche strapiombo . Qui si discuteva della roba , perché erano di quella casa gli animali che pascolavano e gli alberi che davano frutto . La notte , tappati nelle case , mentre rari passanti si illuminavano la strada con fiaccole e tizzoni , i ragazzi ascoltavano le fiabe immaginando che si svolgessero in quella casa , e in quelle scuderie pensavano che la Cenerentola avesse ballato col Reuccio . I signori , detti anche galantuomini o calzoni lunghi , erano due tipi di aspetto uguale , dai nasi brevi e ricurvi come quelli di certi pappagalli . Le loro ramificazioni nei paesi vicini si conoscevano come le discendenze regali . Venendo l ' età del matrimonio , si decise che uno di essi , Filippo , sposasse una cugina , per non spartire la roba . Costei arrivò dal mare e si seppellì nella grande casa . Teneva le chiavi dei magazzini . Quando apriva le porte sulla strada assolata , era come se si aprisse un paradiso ombroso : il grano vi stava a montagne d ' oro , il granoturco decorava con le sue pannocchie i soffitti , i formaggi in pile stavano sotto i rocchi colanti delle salsicce , le giare dell ' olio e le botti davano sonore intonazioni nella profondità . Solo in quella casa si sentivano le voci risuonare come in chiesa . I monelli si sporgevano alle grate delle scuderie e dei magazzini per gridare " Ah ! " e per sentire il grido diventare cantante nei meandri delle botti . Una grande scalinata di pietra grigia , larga come un fiume , sormontata da quattro colonne , su cui erano gittati tre archi , si aprì davanti all ' Argirò . Salirono tenendosi al muro come per un luogo troppo stretto . Poi , superata la scalinata , una grande porta . Antonello diede la mano al padre . Nell ' andito buio e sonoro si rispondevano segrete più porte . Un odore di strame , di olio , di fieno , invadeva l ' andito su cui si spalancavano le inferriate dei magazzini e delle stalle . Quando , traversato l ' andito e salita un ' altra scala si trovarono su un pianerottolo , la luce di un grande finestrone li investì come un torrente . Piccoli , con un senso di freddo , si trovarono davanti a tre porte chiuse . Una di queste si aprì e una donna attempata si affacciò a vedere . " Ah , siete voi l ' Argirò ! " " Si può parlare col padrone ? " " A quest ' ora ? I signori dormono a quest ' ora " , fece la donna . " Se volete aspettare ... " aggiunse aprendo la porta . Era una cucina vasta e nera . Lungo le pareti erano disposti i sacchi gobbi del grano . Al soffitto era appesa una lunga decorazione di salsicce attorcigliate attorno a una canna . In un angolo era elevato un lettuccio su due trespoli di ferro , coperto d ' un candido lenzuolo sotto il quale s ' indovinavano le forme del pane fresco appena impastato come una teoria di mammelle tagliate a molte sante martiri . Tre donne stavano sedute in terra , e un ' altra , presso il forno che era in uni canto come un mostro familiare , gittava dentro rami secchi che avvampavano subitanei . Una delle ragazze accosciate in terra faceva girare un tubo di ferro su un fornello acceso , e un fumo gentile , greve , inebriante , si sprigionava di là . " Questo è l ' odore del caffè " disse il padre ad Antonello . Antonello stava a guardare , in piedi , accanto a suo padre appoggiato alla porta . Di tratto in tratto la ragazza che tostava il caffè lo guardava di sotto in su per poi abbassare repentinamente gli occhi sui suoi piedi nudi . " È vostro figlio ? " disse la più vecchia . " Sì " . " È solo ? " " Ce n ' è un altro che deve arrivare " . " Salute e pace " Le altre donne sorrisero come per ripetere l ' augurio . " Perché non vi sedete ? " Essi presero posto lungo la panca , e non sapevano dove metter le mani . Antonello cercava di scoprire chi fosse tra quelle donne la padrona . Guardava la donna che introduceva le fascine nel forno , e il ritmo della sua veste che in quel moto continuo si levava e si abbassava sulle sue anche facendo strane figure che storcevano la bocca e il naso . L ' odore del pane che lievitava era tenero come quello del latte e aspretto come il sudore . " Padre , qual ' è la signora Dolores ? " " Non è qui ; queste sono tutte le sue serve " . Allora egli si mise a guardare quella che tostava il caffè e che aveva una medaglina della Madonna puntata sul petto , sopra la mammella sinistra , e gli parve che si avvicinasse a lui come fatta del suo stesso sangue , sentimento vago e nuovo . Una voce tuonò nell ' andito , una voce strascicata e nasale , ma imperiosa : " Annunziata ! " La donna più vecchia si precipitò al fornello gridando : " Subito il caffè " . Parve che si accorresse da tutta la casa verso un punto , come se uno stormo di topi fuggisse . L ' Annunziata uscì col vassoio e le tazze e il bricco e il bianchissimo zucchero . Il forno si era chetato : caldo e dolce , grigio d ' un grigio lontano , simile a un cielo nuvoloso , la sua profondità era segreta e sovrana . L ' odore del pane cominciò a diffondersi mentre a mano a mano la pala infornava , e i pani stavano in quella profondità come creature vive , o come semi nell ' urna d ' un fiore . Una delle donne si accostò al ragazzo e gli mise fra le mani qualcosa di caldo e morbido : " Una ciambella . Mettila in tasca " . Antonello sentiva il calore di quella forargli i panni , posare calda sullo stinco con un senso piacevole e nuovo . " È pane bianco " gli disse il padre tentando di sorridere . Filippo Mezzatesta non era ancora vestito che volle parlare con l ' Argirò . Appoggiandosi alle spalle di due robuste donne , aveva camminato soffiando , sulla punta dei piedi scalzi , in una stanzetta accanto alla camera da letto e si era buttato di schianto su un sofà . Ora poggiava sul tappetino il calcagno nudo , tenendo in alto raggricciate le dita del piede . Era coperto appena della camicia e di un paio di mutande che si allacciavano alla caviglia . " Carmela , Teresa , presto , bagasce , altrimenti piglio un ' infreddatura " andava dicendo . " Oh Dio santo , o Madonna del Carmine ! " Le donne accorrevano di qua e di là , portando gl ' indumenti . Una gl ' infilò le calze mentre quello continuava a soffiare e a inveire . Poi si chetò perché era arrivato all ' esercizio più pericoloso : quello d ' infilarsi i pantaloni . Alto , grosso , enorme , si puntellava con la mano alla testa di una delle due donne come su un bastone , mentre l ' altra lo abbottonava e gli affibbiava la cintura di cuoio . Le sue grosse mani cosparse di peli rossicci sentivano la testa ben pettinata di Carmela coi suoi capelli neri , e la forma del cranio femminile , tondo tondo . L ' altra li aveva impresso nella schiena , nella furia di vestirlo , la forma delle sue dure mammelle . Si buttò di nuovo sul divano mentre gli calzavano le scarpe . " Piano , piano , con garbo ! " Gli stavano infilando la scarpa sinistra ed era intento a soffiare nella tazza del caffè quando entrò l ' Argirò . Poggiò il piede coperto della calzetta rossa in terra , spalancò i piccoli occhi color ciliegia , socchiusi fra le guance grosse e gonfie coperte di peli dorati , e disse : " Che c ' è , Zuccone ? " Antonello , che seguiva il padre come un ' ombra , sentì per la prima volta questo soprannome . Vedeva ora suo padre avanzare a capo chino , ripiegare la berretta nera e mettersela in tasca , stare in piedi con le bracci ciondoloni , appoggiato alla porta come chi sia sul punto di scappare . " Che è successo ? " gridò il signore . " È successo , è successo che io sono rovinato " . Raccontò d ' un fiato il fatto delle bestie , e , come se abbandonasse un animale vivo , mise sulla sedia tre biglietti da cento lire e uno da cinquanta che si muovevano infatti aprendo gli angoli ripiegati , lentamente , come insetti che allunghino le alucce dopo aver finto di essere morti . " Ah birbante ! Ah mascalzone ! Tu lo hai fatto apposta , tu mi vuoi rovinare . Ma ti rovino io , invece " . Gridava e pareva sul punto di soffocare . Si mise a tossire , e ne era tutto scosso e traballante nel corpo gigantesco . Le donne si erano messe in agitazione e gli stavano intorno , e chi gli diceva " buono buono " , e chi gli batteva con la palma della mano la schiena . Si affacciò , senza rumore , attraverso la porta socchiusa , un ragazzo che stette a guardare l ' Antonello . Gli si avvicinò , gli mise una mano in tasca e gli disse : " Hai qualche animalino da darmi , portato dalla montagna ? " Il ragazzo tirò fuori della tasca del pastorello la ciambellina , la guardò , si mise a sbocconcellarla . Antonello divenne rosso che pareva di fuoco e non sapeva dove guardare . " Io dico , signore " , gridava l ' Argirò , " che quando queste cose succedono , è per la disgrazia di noi poveri pastori . I signori se ne infischiano . Essi hanno la tavola pronta sempre . Ma noialtri ... " " Ce ne infischiamo ? " Il Mezzatesta si era piegato a raccattare qualche cosa ma non ci riuscì , impedito com ' era dal suo voluminoso ventre . In un secondo tentativo riuscì ad afferrare la scarpa che gli stava davanti , e la scaraventò contro il pastore . Questi la ricevette in pieno petto , e la vide cadere ai suoi piedi chiodata , gialla , enorme . " Tu dici che ce ne infischiamo ? Perché ? Rubiamo noi forse ? " " Non dico questo . Dico che voi siete il padrone di mezzo paese , il padrone nostro , e della nostra ventura . Ma io che facevo affidamento sulla vendita della fiera per avere la mia parte , per me è un disastro . Io sono rovinato , io , non voi . Che interesse avevo a rovinarmi con le mie mani ? È la mia cattiva stella " . " Nossignore , lo hai fatto apposta . Tu sei una zucca , proprio come ti chiamano . Va ' via , ora , e non mi comparire più davanti " . Dicendo così contava il denaro che quello gli aveva lasciato , e in quell ' atto , col volto chino , parlava , come chi prosegue distrattamente un discorso e pensa ad altro . Le donne stavano lungo la parete con le mani conserte , ed era come non sentissero , perché più volte l ' Argirò , guardandole come per cercare aiuto , aveva veduto i loro occhi lontani e che non volevano vedere . " Ma signore mio io faccio il pastore della vostra casa fin dalla nascita , fin da quando voi eravate ragazzo . Sono come questo ragazzo che vedete , anche lui creatura innocente , pastorello vostro . Questa volta m ' è andata male . Ma come vi ho servito per tanti anni ? " " Oh , sì , bella la vita di montagna senza far nulla . Gli animali mangiano da loro , camminano con le loro zampe . Bello sforzo , bello sforzo , fare il pastore " . " La cosa è andata come è andata . Ma che non potreste darmi da custodire i maiali , per esempio , o le pecore ? La sfortuna non si ostinerà poi sempre contro di me " . " Niente , niente . Va ' via . Io non ti voglio più vedere . Non voglio più aver nulla da fare con te " . " Ma così mi rovinate ! " " Ti rovino " . " Ma questo , ma questo ... " Non sapeva che dire . Si guardò attorno , vide il figlio di quell ' uomo , che sbocconcellava l ' ultimo pezzo di ciambella , che somigliava sputato a suo padre e lo riconobbe odiosamente . Con una sùbita risoluzione aggiunse pacato : " Allora datemi la metà del mio denaro . Quello che mi spetta " . " Quello che ti spetta ? Sfacciato ! Non ti do un soldo , capisci ? E ricorri dal giudice , se vuoi . Fammi la causa , capisci ? " " No , per la montagna ! voi me la darete la parte mia , e se non me la darete la darete a qualcun altro . La darete a Dio ecco , al Signore Iddio che vede questa ingiustizia " . Il Mezzatesta aveva puntellati i pugni sulle ginocchia aperte , sporgeva il capo , tirava fuori gli occhi , apriva la bocca per parlare . Ma l ' Argirò non lo sentì perché usciva dalla stanza , scendeva le scale tirandosi dietro il ragazzo , e sentì che questo gli cercava la mano con la sua manina . Quest ' atto gli fece bene al cuore . Guardò il ragazzo di tralice , e non poté resistere dallo sfiorargli la guancia col dorso della mano . Quando passarono davanti alla cucina , la vecchietta di prima domandò : " Che è successo ? " " Quel che vuole Dio " . E scesero per quelle scale che parevano tanto lunghe . Quando furono sotto l ' arco , l ' Argirò fu preso da una nuova idea . " Andiamo da questa parte " , disse . Traversarono il cortile , affrontarono la scala ripida , che menava al palazzo più basso , il palazzo del fratello di Filippo Mezzatesta , il signor Camillo . IV La porta era aperta , e sulla porta , seduta in terra , stava una donna , immobile , col gomito puntato sul ginocchio , col pugno chiuso sul mento . Intorno a lei lo stridore delle api era continuo , ed ella stentava a tenere gli occhi aperti nel caldo di settembre . Quando levò la testa , due occhi imperiosi e pungenti si puntarono sul visitatore , e la voce di lei , aspra e dura , disse : " Che cosa vuoi ? " " Volevo parlare col signor Camillo Mezzatesta " . " Puoi parlare con me " . " Io sono un pastore , l ' Argirò , quello soprannominato lo Zuccone " . " A servizio di chi stai ? " " Stavo al servizio di Filippo Mezzatesta " . La donna si levò di scatto , traversò la porta e disse : " Entra " . Ora si era levata desta e pronta . Era una bella donna , piena , del colore dell ' alabastro ; i suoi occhi ammiccavano continuamente e sembrava che volessero dire più di quanto non dicesse con la bocca sinuosa e grande . I capelli spartiti in mezzo alla fronte le davano un aspetto docile , ma i suoi occhi focosi e inquieti smentivano subito questa prima impressione . Scalza , con l ' aiuto delle donne del popolo , era difficile scambiarla per una di esse , perché i segni di un ' agiatezza e di una mollezza sconosciute alle altre erano disegnati nella sua figura . Il mento rotondo , le mani fini , che cavava di quando in quando di sotto il grembiule come un ' arma , la dicevano tutt ' altro che comune . Tanto è vero che l ' Argirò si levò la berretta dicendo : " Mi scusi tanto la vostra signoria " . Ella parve lusingata di questo fatto perché sorrise lievemente sollevando gli angoli della bocca . L ' Argirò la guardava incuriosito con lo sguardo dell ' uomo che capisce , ma ella ridivenne fiera e ermetica , e parve che gli dicesse : " Bada con chi hai da fare " . Fu introdotto in una stanza illuminata a malapena da una finestrella volta a mezzogiorno , su cui alcune piante di zenzero e di basilico mettevano una nota fresca di verde , come se di là vi fosse un giardino . Un uomo nel fondo , seduto su una poltrona , stava assorto a guardare in terra con una specie di smarrimento fisso e continuo . Levò appena la testa , e disse con una voce smorzata in cui strascicava le esse : - - " Siete voi , Pirria ? Che cosa c ' è ? " Ma levando il capo apparve un uomo dalla fisionomia lunga e patita , con due baffetti radi e sfilacciosi sul labbro superiore , i fili della barba non rasata da qualche giorno sulle guance di cui sottolineavano il pallore . Portava sulla testa , legata con un filo di cotone rosso , una specie di corona di foglie di limone . Di quando in quando si portava la mano alla fronte per raggiustarsela . La donna disse all ' Argirò : " Ha il mal di testa " . In quest ' atto sorrise appena con un lampo degli occhi . Difatti quello tirava lunghi sospiri . " Parlagli " , aggiunse la donna , " e sbrigati " . L ' Argirò non sapeva più di dove cominciare . Cominciò a dire delle bestie , per poi tornare indietro a raccontare dei suoi primi rapporti col Mezzatesta , e in mezzo vi mescolava sua moglie , suo figlio , i ricordi più lontani e più disparati , fino a che la donna levò la voce per gridargli : " Insomma , che cosa vuoi ? " Allora l ' Argirò , sempre annaspando , si mise a dire : " Capisce bene , vostra eccellenza , che io con una famiglia , così , dico con due persone , e una terza che deve arrivare , e l ' inverno che viene , e io non ho niente ... " Non lo lasciarono finire . La donna gli troncò la parola e gli disse " Noialtri qui non abbiamo niente da darti . Hai capito ? " L ' uomo non sapeva più che fare . Camminando all ' indietro voleva infilare la porta ma urtò contro una sedia . Il signore non aveva aperto bocca , e soltanto aveva guardato di quando in quando ora lui ora la donna , chinando il capo , non si sa se in segno di approvazione o di stanchezza . Solo quando il visitatore stava per infilare la porta fece un cenno con la mano , come per richiamarlo indietro . " Ti vuol dire qualche cosa " disse la donna . L ' Argirò si avvicinò , e quello , con una voce strascicata , lontana , pronunziò : " Tu puoi andare da Ignazio Lisca . Quello che ci ha i denari e li dà in prestito " . Allungò ancora la mano e disse : " Digli che ti ci mando io " . Sorrise debolmente . Poi , con uno strillo inatteso disse : " Ohi , ohi la mia testa ! " Ma la donna non gli diede retta e uscì insieme col visitatore . Questi ringraziava e si metteva la berretta . Sulla porta ritrovò suo figlio seduto sullo scalino , che giocava con una bambina . La bambina era la Saveria , la figlia di Camillo Mezzatesta . Poteva avere la stessa età di Antonello : tonda , nera in viso , con una treccina annodata alla sommità del capo , aveva l ' aria assonnata e materna che distingue le bimbe meridionali . Era su di lei quasi un ' esperienza di razza , e malgrado la sua tenera età aveva le labbra tumide e lo sguardo esperto delle donne grandi , ma innocentemente , e non era colpa sua . E poi queste erano soltanto apparenze , perché a contemplarla mentre faceva i suoi giochi , ci si accorgeva che faceva tutto posatamente , con un raccoglimento infantile . Molte bambine del suo paese erano precoci e quasi portavano in sé le colpe dei loro genitori , malgrado la loro innocenza . Ma Saveria recava in viso le tracce della sua discendenza , e particolarmente la bocca della madre , come se un ' ape cattiva la morsicasse ed ella non riuscisse a scacciarla . Costei giocava col figlio dell ' Argirò che le descriveva la vita della montagna , le pecore , il cane , il lupo . Si era chinato in terra e simulava negli atti gli atteggiamenti di quegli animali . La bambina stava attenta come se fosse vero , e a stento tratteneva le risa , soltanto per non distrarlo dal gioco e per seguitare l ' illusione di quella finzione . Ma quando uscì il padre , Antonello si levò prestamente in piedi come a un comando e gli fu accanto . La bambina gli raccomandava che tornasse . Si avviarono , e quando stettero per svoltare l ' angolo della strada si volsero tutti e due indietro . La madre e la bambina li guardavano ancora . L ' Argirò sorrise mostrando i denti forti e bianchi . - - Caspita che razza di donna ! - - brontolò . La casa d ' Ignazio Lisca consisteva in due stanze basse che davano da una parte sulla strada e dall ' altra guardavano su una casa diroccata sul piano inferiore della strada ; la casa diroccata dovette ai suoi tempi essere un ' abitazione ampia , con qualche ornamento , come si vedeva dalla scanalatura di pietra della porta . Abbandonata non si sa da quanti anni , forse in seguito a un terremoto , il tetto era sprofondato , il terriccio aveva coperto il pavimento , un grosso fico era cresciuto nel mezzo , vasto e dritto . Finestre senza balconi davano su questa rovina . Ignazio viveva con la moglie , una donna vecchia prima del tempo , e con la figlia , una bambina di dieci anni . La sua parentela era molto intricata . Suo padre lo aveva generato da una che non era sua moglie , e che un giorno era fuggita non si sa dove . Rimasto solo , il padre si era dato alle pratiche di pietà , frequentando la chiesa tutti i giorni e cantando con voce di capra accanto all ' organo . Suo figlio si era sposato con una donna nata da un misterioso signore lombardo , che si era ritirato nel paese dopo aver combattuto con Garibaldi , dicevano per causa di un suo disgraziato e non corrisposto amore al suo paese , dove non voleva tornare e dove non tornò . Costui si era tenuta in casa una donna senza volerla mai sposare , e che gli diede questa figlia . Ignazio era tutt ' altr ' uomo da suo padre . Aveva i capelli ricci color rame , ricci come quelli di suo padre che ora portava una ricciuta barba bianca come un vecchio dio pagano . Ma contrariamente al padre , Ignazio era furbo e sottile , come una rivincita contro la sensualità che aveva dominata la sua casa . Si era messo a dare denaro a prestito appena avuti i primi spiccioli . Così allargò il suo commercio e la sua influenza , e ben pochi non erano debitori suoi . Inoltre giocava a carte con chi poteva , dalla mattina alla sera . Giocava anche in quel giorno che era la festa della Madonna . Era suo compagno di gioco il Labbrone , un giovane che , da quando aveva fatto il soldato , aveva smesso il costume da pastore , e siccome aveva imparato a leggere aspirava al posto di fattorino comunale . I due avversari di gioco erano : il Pazzo arrivato in paese con la moglie di uno di Palermo e con tre figli di costei cui aveva aggiunto altri due suoi , e un forestiero , Giovanni Milone . Si vedeva bene che era forestiero . Era di un paese vicino dove la gente aveva fama di essere la più furba della contrada . Una vecchia rivalità fra i due paesi , narrata dalle favole , si dimostrava quel giorno aver fondamento . Un disprezzo reciproco regnava fra il Milone e gli altri tre . Milone , vestito pulitamente , con un odore di saponetta addosso , guardava con disprezzo i tre nei loro abiti sudici e rattoppati , il pelo del petto fuori della camicia sbottonata . Ignazio aveva contato su questo giorno in cui il Milone sarebbe sceso dal Santuario con le tasche piene d ' oro . Milone era un parente del priore del Santuario , e tutti gli anni , alla festa , stava al banco della chiesa . Davanti ai suoi occhi , sul tappetino del banco , i fedeli buttavano anelli e orecchini per voto alla Madonna . Egli aveva veduto , fin da ragazzo , la sera , trasportare quell ' oro in un sacco , un sacco pieno d ' oro . Da due anni , da quando aveva conosciuto donne e carte , si faceva scivolare in tasca qualche cosa di quell ' oro . Poi , compiuta quest ' operazione , si sentiva troppo ricco , e gli pareva che non dovesse finir mai quella ricchezza sacrilega . Sembrava che avesse una gran fretta di liberarsi di quel peso . Ignazio , che sapeva che cosa è il denaro , lo aveva agguantato come un brigante allo svolto di una strada . Rivalità , disprezzo , puntiglio , si erano ben mescolati fra loro . Il fatto che quegli rubasse era pubblico , ormai , e sembrava quasi senza importanza , come una bricconata di ragazzo . " Fa ' vedere , fa ' vedere quello che hai portato quest ' anno - - Non mi seccate - - si difendeva Giovanni Milone . Gli occhi di tutti erano puntati sulle tasche del suo vestito nuovo , non ancora slabbrate dalla frequenza di mettervi le mani . Ma quelli non si davano per vinti . Aspettavano con gli occhi spalancati , e , adocchiandogli un anello al dito , dicevano : " Fa ' vedere " . Ma Milone ammucchiava , senza darsene per inteso , monete davanti a sé e le faceva suonare una contro l ' altra . Ignazio sapeva che quando avrebbe finito il denaro , avrebbe tirato fuori altro . Infatti , quello , perse alcune partite , buttò sul tavolo un paio d ' orecchini . Erano di quegli orecchini ben noti fra le donne del popolo , rappresentanti un intrico di fiorellini d ' oro raggelati nella fonditura , con qualche sbavatura , fiori d ' un ' estate inoltrata . Fiori lontani da quelli che offrono i campi , fiori d ' un giardino artificiale . Due straordinari fiori di smalto splendevano nel mezzo , freschi . Stranamente l ' oro pareva consunto come se gli orecchini si fossero schiacciati durante il sonno , come gli anelli che si consumano alle dita delle spose , durante le faccende domestiche . Il Milone li pesò un poco nel cavo della mano . Ora quelli che gli stavano intorno non ardivano di allungare la mano , ma aspettavano che li facesse valutare . Silenziosamente il Milone , dopo averli soppesati , li passò agli altri . Socchiudendo gli occhi , Ignazio fece lo stesso . " Quanto dici che pesano ? " " Credo che valgano sessanta lire " disse il Milone " Sessanta lire ? " fece Ignazio e glieli ricacciò in mano frettolosamente . Il Labbrone che non era stato consultato li aveva presi fra le dita e li studiava , mentre il Pazzo inghiottiva silenziosamente un po ' di saliva che gli faceva andare su e giù per il magro collo il pomo d ' adamo . " Lascia stare , lascia stare " , fece il Milone togliendoli bruscamente dalle mani del Labbrone con disprezzo . " Non ve li mangio mica " . Si riprese l ' oggetto mettendolo davanti a sé , e lo batteva sul tavolo come per fissargli un posto . Era irritato d ' aver perduto . Guardò Ignazio negli occhi e gli disse : " Vuoi giocare con me da solo a solo questo paio d ' orecchini ? Non valgono sessanta lire , ma li gioco lo stesso " . Si distribuirono le carte , e Milone ne pizzicava gli angoli scoprendo lentamente le figure che gli erano venute in sorte . Perse . Ignazio si prese gli orecchini delicatamente , e se li mise in tasca dopo avere studiato come funzionava la chiusura . Poi , guardando il suo avversario di sotto in su , con gli occhi freddi e fissi , mentre gli tremavano i baffi , diceva accennando con le dita della destra unite : " Qua , qua , tira fuori qualche altra cosa " . Allora cadde sul tavolo una spilla d ' oro della stessa forma degli orecchini , ma con tre piccoli diamantini nel mezzo . " Se hai qualche cosa di più grosso tiralo fuori . Io gioco per qualunque somma " . Allora il Milone ammucchiò sul tavolo davanti a sé , cavandole da tutte le tasche , varie cose : " Ne ho qui per settecento lire almeno ! Le hai settecento lire da giocare ? " Il Labbrone guardava e gli pareva che la camera sprofondasse . Respirava a bocca aperta , con un lieve sibilo . Il Pazzo , inquieto , si ravviava i baffi che gli tremolavano come una grossa farfalla grigia . Ignazio andò nell ' altra stanza , e tornò poco dopo con un pugno di carte - - moneta ben piegate e quasi nuove . Le mostrò davanti , di dietro , in trasparenza : " Io non guardo se la tua roba vale davvero . Ma mi voglio cavare il gusto di vincerti . Queste sono settecento lire " . Il Labbro ne con una voce roca disse : " L ' oro vale più di settecento lire " . Tossì per schiarirsi la voce . Gli avversari si avvicinarono al tavolo premendovi contro il petto . Ognuno si accomodava la sua roba davanti . Si stringevano le carte sul petto , se le accostavano alla bocca . Ignazio scoprì le carte risolutamente : " Ho vinto : è inutile che continui a giocare Seguito a giocare con le carte scoperte , se vuoi " . Milone battè il pugno sul tavolo quando ebbe provato a seguitare la partita , e gridò : " Tu conosci le carte , tu le hai segnate " . " O Milone , tutti gli anni mi fai la stessa storia . Guarda e vedi se sono segnate . È che so giocare meglio di te " . " Ah , questo non lo devi dire " . " Del resto , se non la smetti , io ti denunzio , e dico che hai rubato l ' oro alla Madonna " . Il Milone , pallido , si aggiustava la cintura , si raggiustava la giacca indosso , si ravviava il ciuffo , e diceva : " Bene , non mi vedrai mai più . Ho qui altra roba . Fossi stupido a farmela mangiare da te . Meglio farsela mangiare dalle donne . E io sono un cretino a venire a giocare da te " . Ignazio , intento a guardare quell ' oro che aveva preso nel pugno , replicava : " Intanto ti ho vinto , e farai bene a non giocare più perché di carte non te ne intendi . Gran giocatore che sei ! " " Ah " , replicò Milone , " se dici di nuovo che non so giocare ... " Gli afferrò il polso mentre quello stringeva il pugno pieno d ' oro . Fu a questo punto che una voce nell ' ingresso chiese : " È permesso ? " Giovanni Milone lasciò la presa mentre il Labbrone lo reggeva o fingeva di reggerlo . Il Pazzo , seduto , giungeva le mani e mormorava : " Per l ' amor di Dio , calmatevi , vi volete rovinare ? " " Ma non lo vedete che ha paura ? " diceva il Milone . Poi uscì brontolando : " Me la pagherai ! " V L ' Argirò si era fermato e fingeva di non vedere . Quando quello fu uscito , uscirono tutti gli altri . Il Lisca non aveva mai avuto da fare con l ' Argirò ; stette un po ' a squadrarlo , mentre quello guardava di sotto in su , e faceva girare la berretta fra le dita delle mani congiunte . Poi , risolutamente , gli disse : " Che volete da me ? " Mi ha mandato da voi il signor Camillo . " Bene " . " Ho bisogno del vostro aiuto " . Gli raccontò in poche parole la storia , come erano precipitati i buoi , come lo aveva accolto Filippo Mezzatesta , tutto . Di quando in quando Ignazio lo interrompeva " Ti ha detto che non ti dava nulla ? Ti ha detto di fargli la causa ? Se gli fai la causa la perdi " . Alla fine disse : " Vuoi venticinque lire per la semina ? Vieni , ecco qua " . Gli contò il denaro fra le mani , con un gesto di disprezzo , come se lo cacciasse via . " Me lo restituirai in grano , dopo il raccolto , al prezzo di quest ' anno . Quindi , se il grano costa di più ... " " È vostro " . " Non avresti un ragazzo che potesse venire tutti i giorni da me ad attingermi un orcio d ' acqua alla sorgente ? " " Un ragazzo ? " disse pieno di gratitudine l ' Argirò . " Vi manderò mia moglie " . " Va bene . Dille che venga domani mattina , le do quanto agli altri , per questi servigi . Le do due soldi per ogni viaggio " . " Le date quanto volete . C ' è bisogno di questi patti ? " Così l ' Argirò aveva qualche speranza per l ' avvenire . Egli aveva in mente un pezzo di terra da prendere in fitto dal Comune , presso il torrente , dove il grano sarebbe venuto bello . Il Lisca , dietro le sue spalle , gli chiese mentre usciva : " È vostro questo ragazzo ? " " Sì , è mio " . " Come si chiama ? " " Antonello " . " Senti , Antonello , eccoti i soldi e va ' per il paese a sentire se qualcuno ha uova da vendere . Se no , che mangio stasera ? " Il ragazzo si levò volenteroso , aspettò che quello tirasse fuori del taschino stretto i denari , li strinse nel pugno . " Non li perdere " gli raccomandò il padre . Il ragazzo si mise a correre per le strade e si sentiva la voce sua d ' argento gridare : " Chi ce le ha le uova ? " Era contento . Strillava e saltava , guardando le donne davanti alle porte e alle finestre . Gli piaceva di sentire come gridava . La sua voce si sentiva qua e là per il paese , ora soffocata ora squillante . Poi , quando la sera fu alta , se ne tornò con quattro uova dentro la berretta . La sera era chiara , c ' era la luna . Erano intinti di luna gli alberi e la montagna , il mare lontano . Dopo i grandi calori era come se una lieve rugiada fosse passata sul mondo a inumidirne la sete . Pareva di sentire la voce delle fonti ai piedi dei monti , o dei fiumi risecchiti che si ricordavano del loro boato . Le ombre delle case per le strade strette erano dense e nere , e tagliavano a spicchi e a triangoli le strade , come se vi fosse stato disteso qua e là un panno scuro . Ma non erano voci di fontane quelle che si udivano , erano le voci delle donne . Giungevano dalle soglie delle porte dove stavano raccolte e cantavano lunghe filastrocche in onore della Madonna . Nei momenti di pausa sembrava di udire come si concertavano per la canzone seguente , poi una voce peritosa si levava lenta , si spiegava appena come un razzo a metà del suo cammino , poi si librava sicura in una grande nota tenuta , fino a che , per sorreggerla , sorgevano le voci delle compagne , quasi che quella svenisse sotto il peso di una grande emozione . Poi si riprendeva quella voce , e faceva sentire la sua angoscia tra quella delle compagne , appunto come una sposa quando è accompagnata dalle amiche e dai parenti che le parlano dolce . Antonello , seduto sulla soglia della porta del Lisca , ascoltava e cercava di indovinare di dove partissero quei canti . Gli sembrava che si sarebbe addormentato , e la tenebra delle ombre dense e la luna lo fasciavano di oblio come in un mondo incantato . Mentre stava così , due ragazzi con la berretta calata sulle orecchie , scalzi , tozzi , col vestito a brandelli , gli si fermarono davanti . Si tenevano per mano , e presero un ' aria seria e provocante . " Chi sei tu ? " " Io sono il figlio dell ' Argirò , il pastore " . " Ah , sei pastore ? " I due ragazzi si allontanarono . Poi improvvisamente dall ' angolo di una casa un sasso volò sopra di lui e andò a battere contro la porta del Lisca . Una voce , la voce di uno dei ragazzi , disse : " Dàlli al forese , dàlli al pastore , dàlli al vestito di pelo ! " Egli ora vedeva le due figure acquattate nel vicolo , e ne scorgeva le ombre buttate in terra dalla luna , due grandi berretti come una testa di animale . Si levò e si mise a correre . E quelli a inseguirlo . Ma non lo seguirono fino alle case alte dove dormono i pastori , e dove un ' altra compagnia di ragazzi stava a confabulare sotto la luna . Qui gli domandarono " Chi sei ? " " Il figlio del pastore Argirò " . " Bene , sei dei nostri ! Sta ' qui fermo " . Uno di quelli che aveva parlato aveva sporta la testa , per guardare . Una sassata radente lo sfiorò . Erano tutti figli di pastori , col vestito di lana pelosa , con la cintura di cuoio , per la maggior parte scalzi . " Che cosa è successo ? " chiedeva Antonello . Finalmente uno gli rispose : " Quelli dell ' Università ci vogliono picchiare " . " E chi sono quelli dell ' Università ? " " Quelli che hanno i pantaloni lunghi . I figli dei signori " . Quello che aveva detto così teneva un grosso ciottolo in mano . La compagnia , così com ' era , decise di trasferirsi in una casa diroccata e abbandonata , di cui rimaneva soltanto un muro alto , e il quadrato basso delle mura crollate . Qui un odore acuto di strame li avvolse , e il silenzio , e la luna che viaggiava alta sopra il cielo . Stavano in silenzio ad aspettare . Poi uno , quello col ciottolo in mano , si sporse , tirò il sasso appena vide un ' ombra che si avvicinava . Uno strillo gli rispose . Si guardarono tutti in viso e si dispersero . Ma Antonello non aveva capito . E nello stesso istante una voce lo chiamava : " Antonello ! Antonello ! Olà ! " la voce di sua madre . Ma , mentre pensava di muoversi , si vide aggredito da tre ragazzi , fra cui distinse quei due che aveva incontrati prima . Uno con un sasso gli batteva sulla nuca , e un altro gli teneva ferme le mani , mentre il terzo diceva : " Dài , dài , così impara " . Poi se la diedero a gambe nella notte . Antonello sentiva un gran dolore , e caldo , sulla nuca . Vi passò sopra una mano , se la guardò poi al chiarore della luna . Non c ' era sangue . Ma gli doleva . Zitto zitto prese la strada di casa . Non disse nulla a nessuno , sbocconcellò il pane e le pere che la madre gli diede nel buio , poi si buttò in terra su una tela di sacco distesa , come faceva lassù nella sua capanna , mentre suo padre si era sdraiato al fresco , dietro la porta . Anche attraverso il tetto di tegole senza il riparo del soffitto filtrava la luce lunare . Si vedeva , nella casa , dopo un poco , tutto quello che c ' era : la grande giara dell ' acqua a un canto , il cestone del pane appeso al soffitto , il focolare che faceva nel buio come una macchia grigia , e il letto su cui era stesa sua madre , alto alto . Accanto al focolare , lo sprone della roccia , su cui era costruita la casa , stava come un ' ombra inginocchiata . Egli sentiva respirare forte suo padre , e sua madre s ' indovinava dal sonno tranquillo e immobile come se fosse morta . Dalle case vicine giungevano grossi sospiri , e nelle stalle soffiavano contro gl ' interstizi della porta i maiali e gli asini . Tutte queste voci sentiva Antonello per la prima volta , dopo gli assorti silenzi delle montagne . Il mondo era un ' onda sonora intorno alla sua casa , e il cielo , e le montagne che lo sostengono con le loro cime e i loro alberi , come un baldacchino , ora pesava immenso sul paese e sulla valle . Era come un fiume alto tenuto in un fragile letto , da cui poteva filtrare e rovesciarsi . Ma soprattutto era il continuo chiacchiericcio dell ' abitato che gli faceva sentire d ' avere iniziata una vita nuova . La vita in comune gli sembrava una curiosa invenzione e un accordo fra gente che ha paura . Si addormentò di colpo con un suono di campane nella testa , là dove gli doleva . Siccome il pellegrinaggio e le feste erano finiti , Antonello conobbe altri ragazzi . La gente che era tornata dalla festa portava ancora il vestito nuovo per un paio di giorni , e le medaglie della Madonna coi nastri di seta verdi e rossi e gialli e azzurri , stavano appese al collo delle bambine . Avevano vendemmiato . La terra si riposava . Qualche contadino di buon ' ora aveva già cominciato ad andare pei campi a fare quei gesti folli che sembra facciano i contadini veduti di lontano , quando assaltano la terra come una donna . I pastori avevano ripresa la strada dei monti , ma non il padre di Antonello che si era buttato sul campo tolto in fitto e che si era messo a rivoltolare con la vanga . La madre ora faceva i servigi in casa del Lisca , portava acqua , lavava i panni , andava al mulino per la macinatura del grano . Antonello la seguì per qualche giorno come un cagnolino , e si divertiva a portarle l ' orcio piccolo . Ella entrava col suo passo scalzo nella casa del Lisca , e per un poco si sentiva il suo sospirare trafelato . La signora Lisca , spettinata e sciamannata , la guardava fare . Poi le dava un piattello di roba che era avanzata e la mandava via . Quella riprendeva la strada e aveva trovato da lavorare ancora a portare pietre sulla testa per una fabbrica nuova , la fabbrica del prete che si costruiva una casa . Andavano e tornavano lunghe file di donne al sole , una dietro l ' altra , e non parlavano . Antonello le seguì anche un poco . Gli avevano cambiato il vestito di orbace , ora che non andava più in montagna , e gli avevano messo un paio di pantaloni che non sapeva chi li avesse regalati a suo padre . Andò a cercare i compagni della sera prima , ma li vide che andavano in montagna dal padre , a riprendere la vita delle capanne . Stava seduto dove sua madre cercava le pietre da portare alla fabbrica , in un campo sotto una pianta di mirto , e vide comparire i due figuri di quella sera . Erano vestiti pressappoco come lui , solo che avevano un vecchio berretto da uomo , lacero e sudicio , che copriva loro il capo fino agli occhi . Uno aveva fatto un nodo scorsoio a uno stelo di saggina , e lo aveva posato su un sasso . Là presso una lucertola stava al sole , e sul collo le pullulava come un lieve battito che le gonfiava la pelle cinerina . Un ragazzo si mise a fischiare per incantarla e la lucertola pareva udire , perché rimaneva fissa e ferma , a guardare in alto , forse il sole che rotolava pel cielo raggiante . Ma poi improvvisamente la lucertola fuggì con quello strepito che è la voce dei campi sul meriggio , tutta fatta di fughe e di animali che si nascondono tra le fratte e scivolano fra l ' erba secca e sonora . Antonello guardava quello che facevano i due . Poi sedette su un sasso , tanto per darsi un contegno ruppe un ramo d ' oleandro , e con un coltelluzzo si mise a fare sulla scorza lunghi fregi serpentini con un gran sole al sommo . Ne venne fuori una bella bacchetta . Allora , uno di quei ragazzi , il più grande , lo studiò , gli si piantò davanti , e gli disse : " Dammela , altrimenti ti picchio " . " Te la do volentieri , senza botte " , disse Antonello , " a patto che mi facciate giocare con voi " . I due si guardarono e risero d ' un sorriso furbo , con occhiate adulte . " Bene , giocherai con noi " . La bacchetta passò nelle mani del ragazzo grande . " Come ti chiami ? " " Antonello " . " Io sono il Titta " . Antonello finse di sapere chi fosse il Titta . L ' altro soggiunse : " E io sono Peppino " . Stettero un poco in silenzio e il Titta aveva steso il braccio al collo di Peppino che se ne stava chiotto chiotto . Portavano i berretti di traverso , con un ' aria di sfida . A un certo punto il Titta disse con un sorriso furbo : " Quanti anni hai ? " " Dieci " . " Io ne ho tredici e sono un ladro . Sì , sono un ladro , vuoi vedere ? " Tirò fuori della tasca una cosa che pareva una testa di qualche statuina , dipinta al naturale , che pareva una cosa di favola . " Questa l ' ho rubata in chiesa " aggiunse serio . Ma Peppino che fingeva di ridere aveva paura , e diceva : " C ' è la scomunica " . Sbucò dalla fratta e sedette accanto a loro una bambina scalza , nera , con un visino piccino e patito dove due grandi occhi umidi guardavano fra le ciglia nere . Ella chinava la testa , e si metteva a ridere senza ragione . Titta la guardava con aria di protezione , e le disse bruscamente : " Brava , hai fatto bene a venire " . Ella stava compunta e timida , e voleva sentire quello che dicevano . Si guardava di tratto in tratto dietro le spalle , in alto , sul ciglio del colle dove si scorgevano le case basse . " Mia madre mi cerca " . Una voce difatti gridava : " Lisabetta , Lisabetta ! " " Io non rispondo , altrimenti mi picchia . Io non voglio andare a casa " . " Certo sarebbe bello se scappassimo tutti , col brigante Nino Martino ! " " Non ci sono più i briganti in montagna " replicò convinto Antonello . " E tu che ne sai ? Vivono nelle caverne , e se ci sono non vengono a dirlo a te " . La bambina ascoltava . Ma a sentirsi chiamare di nuovo , Lisabetta , si levò e corse verso la casa dicendo : " Son qui " . Il Titta esclamò : " Ora l ' ammazza di botte " . Difatti si sentì la bambina che gridava : " Basta , basta , non ne voglio più " . " Dov ' eri , disgraziata ? Con quel mascalzone del Titta ? Con quel figlio d ' una buona donna ? Non ti ci voglio più vedere . Se ci vai ancora ti lego mani e piedi " . Il Titta ascoltava e rideva : " Parla di me : ma se la incontro una sera , quella donna , le spacco la testa con una sassata " . Siccome il sole aveva invasa la valletta a perpendicolo , tornarono a casa . Ne scapparono via subito con un pezzo di pane e un pugno di frutta e pranzarono sotto gli archi del loggiato della casa Mezzatesta . VI Stavano in quell ' ombra e discorrevano rado , tra le voci del meriggio , le cicale assordanti , l ' odore grave e arso del mondo che era intorno come la cenere rimasta a un incendio . In breve si formò una comitiva di ragazzi . Il Titta tirò fuori un mazzo di carte , tutte gualcite , e non più di venti , e si mise a distribuirle con sussiego . Più in là un altro gruppo guardava . Distribuite le carte , disse : " Giochiamo " , e ne tirò una . Gli altri fecero lo stesso , ma nessuno sapeva giocare . Allora il Titta si prese le carte che erano state tirate e se le accumulò davanti . " Perché ? " domandò Antonello . " Perché sì " replicò il Titta e non gli diede altra spiegazione . Ma Antonello insorse : " Spiegami perché hai vinto tu " . " Perché sì " . Il dialogo andò così avanti un pezzo . Il Titta , raggiustandosi il berretto davanti agli occhi , si volgeva agli altri compagni e indicava con un ' occhiata d ' intesa l ' avversario . Poi , mettendo la mano avanti , e puntandogliela sul petto , si mise a spingerlo e a dirgli : " Va ' , va ' , va ' ! " Quest ' atto fece ribollire il sangue ad Antonello . Gli altri incitavano i leticanti con grida di ohè , ohè , e mettendosi la mano davanti alla bocca e battendola in modo da fare un grido modulato . Alla fine , quando il Titta si fu assicurato d ' essere spalleggiato , tirò un pugno sul ventre all ' avversario . Questi non gridò né pianse , divenne bianco bianco , si portò la mano al ventre , poi sedette in terra e faceva con la mano il cenno : " Aspetta , aspetta ! " . Un gruppo di ragazzi che aveva assistito di lontano alla scena , si raccolse intorno ad Antonello . Erano dei ragazzi molto più miseri di quegli altri , patiti e pallidi , non erano neppure vestiti del tutto . Attraverso le lacerature dei vestiti si vedevano le loro grosse pance tonde . Uno di essi , soprannominato il Sorcio , disse all ' orecchio di Antonello circondandogli col braccio il collo : " Gridagli figlio di una buona donna , perché lo è " . " Davvero ? " " Non sai chi è sua madre ? " " No , che non lo so " . Tutti intorno si misero ridere . I discorsi che faceva questo secondo gruppo erano molto diversi da quelli degli altri : essi parlavano di donne . Uno descriveva di aver veduto una donna salire una scala a pioli , e tutti ridevano con una specie di oppressione e di soffocazione . Sembrava a tutti di sprofondare in un mare di ovatta . Ma ecco che , accolto da grandi grida , apparve un altro ragazzo che portava legato a un laccio un aquilotto appena piumato . Se ne veniva avanti senza voltarsi , e spesso lo trascinava nella polvere come una ciabatta . Era vestito con un abituccio pulito , a scacchi turchini e neri . Era molto diverso dai suoi compagni . Prima di tutto un color gentile e pallido gli era diffuso nel viso , e due occhi stranamente azzurri erano tristi come certe acque dense nei fossatelli dei campi . L ' aquilotto si fermava di quando in quando a inseguire una lucertola che traversava la strada . Il ragazzo dell ' aquilotto non era evidentemente come tutti gli altri , perché si fermò un poco più alto degli altri su un mucchio di terra . Aveva la vocazione di fare il prete , lo chiamavano il Pretino , ma il suo nome era Andrea . Il Pretino si sedette attorniato dai ragazzi . L ' aquilotto guardava la luce intorno . Gli batteva presso gli occhi come il palpito d ' una vena . Gli occhi li aveva coperti d ' una membrana bianca come se fosse una lieve cenere . Il Pretino si mosse e tutti gli altri gli furono dietro . Il sole declinava , e i ragazzi decisero di fare la processione . Il Pretino teneva l ' aquila al guinzaglio , e andava in testa a tutti con le mani giunte . I ragazzi dietro si erano raggruppati per ordine , e con dei sassi che picchiavano uno contro l ' altro facevano i piatti della banda , mentre altri che con la bocca andavano mugolando " Piripiripirirì " facevano le trombe . Solo il Titta guardava in disparte con un lieve sorriso di compatimento . Antonello si era mescolato alla processione e ne era inebriato . Non sapeva che volesse dire , ma si sentiva trasformato , come alla vigilia di capire cose cui non aveva mai pensato . Anche lui si era messo uno stecco davanti alla bocca e fingeva di suonarvi , mentre il suo vicino aveva trovato da imitare le trombe che arrivano dietro l ' orecchia , con uno storto ramo di fico . La processione sbucò in piazza , passò sotto le case tra gli sguardi annoiati della gente che oziava nelle piazze e sulle soglie delle porte . Poi , un buon tratto fuori del paese , alla sorgente , la processione si sciolse e si cominciò un altro gioco , quello di fare ponti e canali e orti presso il ruscello . I ragazzi si erano dispersi , il Pretino portava il suo aquilotto fra gli alberi e sull ' erba . Antonello stava attento a quei giochi . Antonello era sotto il ponte ed ascoltava la strana musica dei calabroni e delle vespe che lo fasciavano di sonno . Stava per andarsene , quando sulla punta dei piedi scalzi si avvicinò a lui una bambina . Si fermò , lo stette a guardare sotto una frangia fittissima di ciglia . Aveva un viso sottile e tutto rifinito , fermo e breve , col naso che si attaccava dritto alla fronte e che le dava un ' espressione attonita . Egli si mise a fare , sul ruscello che correva sotto il ponte , un ponticello di canne , poi un giardino intorno , poi il recinto d ' una mandra , poi una piccola montagna . Lavorava diligentemente . Alla fine la bambina disse sgranando gli occhi : " Oh , che cos ' è ? " e indicò , tendendo il dito , l ' opera del ragazzo . " Questo è il fiume , questo il giardino , questa è la montagna , questa la mandra " . " Ma non ci sono gli animali " . Allora Antonello prese dei ciottoli levigati , e li sparse qua e là . " Ecco la mandra " . " Oh , non è vero ! " Aveva in braccio una bambola che consisteva in un sasso tondo rinvoltolato in un cencio bianco , come una mazza . Il cencio che ricascava da tutte le parti era la gonnella della bambola che non aveva né occhi né bocca . " E questa che cos ' è ? " disse il ragazzo indicandola . " È la mia bambola " . Ella la teneva gelosa 35mente stretta in grembo , e di quando in quando la guardava fissa allontanandola da sé fra le mani giunte . Poi le si avventava contro e le stampava di quei baci caldi e quasi rabbiosi che sanno dare le madri , con una feroce tenerezza . Antonello la considerò un poco , poi le si accostò . Se la sentiva respirare vicina . Poi si misero a giocare e stabilirono che Antonello era il marito ed ella la moglie . " Come ti chiami , ragazzina ? " " Teresa " , disse ella indifferente come se dicesse il nome d ' una pianta . " Bene , Teresa , adesso io torno a casa " . Allora Teresa fece le viste di aver molto da fare . Stese la bambola in terra , e di quando in quando le diceva : " Zitta , zitta , adesso vengo a darti il latte " . Ma appena ebbe detto questo le venne da ridere , e vergognandosi delle sue parole si nascose con le mani la bocca . Poi si mise a soffiare su un focolare immaginario , buttata in terra . Mentre stavano così apparve il Pretino . " Che fate ? " " Giochiamo " . " Mi fate giocare anche me ? " " Ma tu non sei il Pretino che non gioca ? " " Io posso giocare , chi lo ha detto che non posso giocare ? " " E poi in tre non si può giocare " , disse la bambina : " bisogna essere soli per poter giocare " . Ella diceva queste cose tranquillamente , assorta . " Vuoi vedere come si gioca ? " " Vediamo " . " Ma il Pretino deve andar fuori " " Questa è la mia stanza . Allora io mi corico e tu ti corichi accanto a me " . Il Pretino si scostò un poco fingendo di stare dietro la porta . Invece guardava attento , con gli occhi fissi . Antonello si coricò accanto alla bambina , e guardava il Pretino . Ella gli si stringeva accanto , e sentiva il suo respiro che era come la voce di un insetto nell ' aria . Anch ' ella faceva col respiro un ronzio come se avesse un ' ape nel petto . Antonello scese dopo un poco e non sapeva che dire . " Mi fai provare anche a me ? " disse il Pretino . " Vieni " , disse ella stando sdraiata e agitando le mani . Aveva un ' aria assorta e sofferente . Il Pretino le stette accanto un poco ed ella gli carezzava la testa . Il ragazzo tremava . Ella lo baciò improvvisamente stringendolo fra le sue braccia magre , e rideva . Il ragazzo si mise a gridare che voleva andar via . VII Il Pretino tornò a casa col batticuore . Si mise in un angolo della cucina , accano alla Saveria , che era sua sorella , e stette a guardare il fuoco che si avvolgeva alla pentola nera . Aveva timore di guardare sua sorella , e nello stesso tempo gli veniva da ridere . Ella gli si sedette accanto , ed egli non tardò ad addormentarsi col capo poggiato alla spalla di lei . Nel sonno udiva tornare in casa i fratelli , e la voce già grave e burbera del Titta , e quella maliziosa di Peppino , e quella assennatina di sua sorella . Nel sonno gli pareva che sua madre picchiasse la Teresa , nel sonno vedeva la fontana dove le donne si riunivano a ciarlare , le strida e i gesti di queste donne , mobili e rapidi , e gli occhi lucidi , e gli pareva che fossero intorno a carezzarlo con le loro mani brune e corte , e ne sentiva il respiro come quando era più piccolo . Poi sentì che qualcuno amorevolmente lo spogliava , lo metteva a letto , e istintivamente chiuse le braccia intorno a una testa che respirava sul suo viso un alito dolce e caldo . Era sua madre ; e come sempre gli accadeva nel sonno , ne sentiva il calore della pelle , e la grana fine e quasi un sapore dolciastro . Si addormentò su un ' alta onda di sonno come se il suo letto si fosse levato smisuratamente e toccasse il soffitto . Alla mattina il suo risveglio fu dolce e penoso come dopo una malattia . Aveva l ' impressione , nel dormiveglia mattutino , di avere lasciato alla vigilia un giocattolo che gli piaceva molto , ma ora destandosi non sapeva più quale , e finalmente gli venne alla mente l ' immagine di Teresa e il suo gioco . Avrebbe voluto tornarvi ma non vi voleva pensare , e tremava di un tremito che gli scioglieva il sangue . Quando fu desto e vestito , sua sorella pettinata strettamente e ancora umida d ' acqua fresca , gli disse che la mamma doveva parlargli . Egli si precipitò nella stanza dov ' era di solito il signor Camillo Mezzatesta , il quale ebbe un lampo di gioia negli occhi a vederlo , e un sorriso all ' angolo della bocca , infantile . Era appena rasato . I servi avevano finito di vestirlo , e stavano ai suoi piedi ad allacciargli le scarpe . Egli abbassava di quando in quando gli occhi a guardarli , senza fretta e senza impazienze , come un bambino . Quando l ' operazione fu finita , entrò la Pirria e sedette su una sedia bassa . Attrasse a sé il ragazzo , lo baciò sulla guancia con un bacio schioccante , e gli domandò con più attenzione del solito : " Come state , piccino mio ? " Quando era tenera gli parlava col voi . Il padre lo guardava con attenzione , e sorrideva mentre un filo di saliva gli scendeva dagli angoli della bocca compiaciuta . In quel momento una voce nell ' atrio suonò allegra , la voce del prete . Egli esitò un minuto sulla porta , si levò il cappello precipitosamente , e , tirandosi su le sottane , si mise a sedere accanto al padrone di casa . Gli batté la mano sul ginocchio dicendogli : " Come va ? " Ma , veduto il ragazzo acanto a lui , lo prese sulle ginocchia e carezzandolo gli disse : " Ebbene , che cosa vogliamo fare con questa Comunione ? Prima di partire dovrà pur farla " . " Che ? parto di già ? " chiese il ragazzo con voce smarrita . Era da un pezzo che si parlava di mandarlo al seminario a studiare per diventare prete ; ed egli vi pensava sempre ; ma questa mattina non si sapeva che cosa avesse , perché si mise a piangere e disse : " E i miei fratelli , il Titta e Peppino , che cosa fanno , non vengono con me ? " " Oh , quelli non hanno voglia di studiare " . Scese dalle ginocchia del prete e si rifugiò presso sua madre . Questo prete , il Ceràvolo , era un uomo tozzo e grasso , coi capelli grigi e uno sguardo fugace negli occhi inquieti che non posava mai a lungo in un luogo . " Non volete più andare in seminario , figliolo ? " disse la madre . Il ragazzo , col singhiozzo in gola , annuì con un cenno del capo . " Perché , altrimenti , come farete a diventare vescovo ? " Il ragazzo sorrise . Aprì la bocca il padre , il quale pronunziò con voce strascicata : " Del resto , se non vuole , lasciatelo stare . Noialtri non abbiamo bisogno di nulla " . " Ma che si fa per il bisogno ? Tra i nostri figlioli , se questo ha volontà di studiare facciamolo studiare " , insorse la madre . " Tanto si sa che i suoi fratelli non sono buoni a niente , e che faranno i vagabondi tutta la vita . Almeno questo ... " Camillo Mezzatesta abbassò il capo con un sorriso puerile e disse : " Questo somiglia a me . Questo è il mio figliolo " . E indicava il ragazzo col dito teso . Questa faccenda della somiglianza lo aveva sempre preoccupato di fronte alla gente . Quando era stato più piccolo , il Pretino , si ricordava , le donne lo fermavano e lo guardavano , quando non gli prendevano il viso fra le mani per dire : " Questo sì somiglia a suo padre . Ma gli altri ... " Questo fatto lo aveva messo sempre in una condizione di privilegio e non sapeva perché . Anche in casa , il Titta e il Peppino dormivano in una stanza e lui in un ' altra , e non li vedeva se non quando si trovavano a tavola . Sua madre insorse per dire : " Che cosa volete dire con questa faccenda della somiglianza ? " Era divenuta pallida e fredda , come non era facile vedere . L ' uomo abbassò gli occhi , e vide il ragazzo che guardava fisso ora l ' uno ora l ' altra . Ma brontolò : " Niente : dico che questo ha preso da me " . " Va ' a giocare , figliolo bello , va ' a giocare " , disse la madre rivolta al ragazzo . Il Pretino non se lo fece ripetere due volte e uscì come una saetta . Appena i passi del ragazzo si sentirono in fondo alle scale , la Pirria si levò , e puntando i pugni sui fianchi si mise a dire sottovoce ma con un tono sibilante : " Bisogna finirla con questa vergogna del figlio e non figlio , della somiglianza a me o a voi . Tutto il paese ne è pieno , e quei ragazzi , i figli miei , i figli vostri , vengono tutti i giorni a dirmi che i monelli li insultano come figlioli di una sgualdrina " . Si tappò la bocca con la mano , violentemente , e in quell ' atto era bellissima . I suoi capelli ricciuti oscillavano alla sommità del capo , come teneri serpenti , i suoi occhi splendevano , e il sentimento dei due uomini che assistevano a quella sfuriata era che ella fosse ancora mirabile . Il prete le ruppe la parola sulla bocca per dirle : " Lasciamo andare queste cose , signora Pirria . Lasciate che il paese dica . Ma per questo ragazzo che va agli studi , che entra in un istituto religioso , che deve mettersi al servizio di Dio mi pare che non si possa fare a meno di regolare seriamente la vostra posizione davanti a Dio . Come volete che vi accolgano un figlio che appare come figlio d ' ignoti ? E se lo accogliessero sarebbe una condanna che peserebbe su quel povero innocente per tutta la vita . Fino a che noialtri siamo qui , in questo paese , ci conosciamo , sappiamo chi siete voi , per quanto i malintenzionati e i monelli si facciano giuoco ... " " Questo paese è pieno di bastarderia , ed è tutta dovuta a questi bei campioni dei Mezzatesta " . Il prete arricciò il naso a quest ' uscita . Il Mezzatesta aveva levato il capo e le puntava due occhi insolitamente stupiti . Ella si mise a sedere , e si asciugava le lagrime col grembiule . " Io sono qui " , disse il prete , " a consigliarvi per il bene dei vostri figli che sono vostri figli e non della strada , a chiudere questo capitolo della vostra vita irregolare e a riparare davanti a Dio l ' ingiustizia caduta su questi innocenti . Essi sono vostri figli , riconosceteli , e così riparerete un peccato che può diventare un delitto " . Lo sguardo riconoscente della donna lo distrasse , ed egli smise aspettando la risposta di Camillo Mezzatesta . Quello stava ad ascoltare immobile , fissando il prete come se non dicesse a lui ma parlasse dal pulpito . Ma si scosse , fece un cenno col capo , e diventando più pallido di quanto non fosse , rispose : " Io sono disposto a riconoscere per mio figliolo Andreuccio , perché lui mi appartiene . Perché è mio figlio e ci credo ; ma gli altri no " . Quest ' uscita netta e secca , che egli pronunziò levando gli occhi con un resto di antica nobiltà , come se parlasse dall ' alto di un ritratto , stupì i due ascoltatori e soprattutto la donna che mai nella sua consuetudine con quell ' uomo lo aveva creduto capace di tanto . Levò gli occhi , e lo vide con la testa alta , gli occhi fiammeggianti , la mano nello sparato della giacca , nella stessa posa del ritratto di un suo antenato che si poteva ancora osservare nella stanza da pranzo . Un sentimento di dispetto e nello stesso tempo un ' involontaria ammirazione , mai sentita verso quell ' uomo , la smossero , mentre , sentendosi molto più in basso di quanto la consuetudine con quell ' uomo le aveva fatto credere , perse ogni ritegno : un diluvio di cattive parole e di espressioni oscene uscì dalla sua bocca : " Non vi vergognate , dopo avermi sedotta e portata in questa casa , dopo avermi compromessa agli occhi di tutti , dopo avermi fatto pubblicamente la vostra mantenuta , non vi vergognate di trattarmi così ? Chi sono io ? Infine sono la madre dei vostri figlioli , dico dei vostri figli " . A queste parole il Mezzatesta levò il dito e voleva parlare ; ma ella , temendo il peggio , levò ancora di più la voce . Alla fine , dopo una filastrocca di vituperi , ella ricorse all ' ultima minaccia : - - " Ebbene , signor mio , se proprio non ne volete sapere , io me ne vado " . L ' uomo divenne pallido e piagnucoloso , cominciò a supplicarla che non se ne andasse , ché altrimenti che cosa avrebbe detto la gente ? Allora la donna divenne più dolce , più mite , gli si sedette ai piedi e gli domandò graziosamente : " Siete dunque disposto a compiere il vostro dovere ? " Egli si riprese , assunse l ' aria straniera che aveva usato prima , e pronunziò : " Andreuccio sì , ma gli altri no . Gli altri non meritano il nome dei Mezzatesta " . La donna non riusciva a rendersi conto che proprio quell ' uomo che passava le giornate solo nella sua stanza , quasi senza volontà , senza nessun peso nell ' amministrazione della casa , riuscisse a pronunziare quelle parole . Di scatto uscì , e fece sentire nell ' altra stanza che rimuginava fra le sue robe , come chi voglia partire . Per un attimo fu un silenzio attento . Erano rimasti soli il prete e il Mezzatesta , si offrirono del tabacco e vi fu un annusare riflessivo , per qualche minuto . Poi fu il Mezzatesta a riprendere il discorso . " Ella crede che io sia interamente rimbecillito , ella crede che io non sappia nulla e non mi accorga di nulla . Io so tutto , e so di chi sono quei figlioli . Io so che soltanto Audreuccio è mio . Sono pur sempre un Mezzatesta , sono uno della mia famiglia malgrado tutto . Posso essere caduto in basso , e certo che sono caduto in basso ( il prete fece un gesto come per raccattarlo ) ; sì , sono caduto in basso , lo so ; ma non per questo il mio nome deve essere buttato nel fango . Io sì , ma il nome dei Mezzatesta , no , quello no ! " Aveva pronunziate queste parole con la sua calma abituale e con la sua pronunzia incerta . " Io sono debole e non posso fare a meno di quella donna ; ma il mio nome , quello , quello ... " Parlava con sé , stesso . VIII L ' Argirò non se ne vedeva riescir bene una . Prima provò a coltivare il suo pezzo di terra , ma glielo rovinò il torrente . Poi si mise ad allevare un paio di maiali e glieli schiantò il morbo . Fece molti mestieri fino a quando , essendo venuti certi milanesi per i lavori delle baracche , dopo il terremoto , riuscì a impiegarsi come sorvegliante ai lavori e mise insieme un poco di denaro . Con questo pensò subito a comperare qualche cosa che gli servisse per un suo nuovo mestiere . Comperò una mula e si mise a fare servizio di trasporto fra il paese e il mare , fornendo ai bottegai le merci che comperavano negli empori della marina , e a chiunque servissero . Ora cominciava a respirare e la moglie non andava più a servire di qua e di là . Certo , le donne che una volta erano mandate a carovane per le forniture , in mancanza di bestie , si lagnavano che quella mula avesse tolto loro un mestiere . L ' Argirò fece il passo del viandante e la faccia dell ' uomo che vede paesi diversi . Se ne andava cantando e dicendo proverbi , non parlava che a sentenze , e talvolta diceva pensieri rimati . Faceva tutte le mattine la strada fra il paese e il mare , venti chilometri attraverso i torrenti e i boschi che sono brutti d ' inverno quando scendono improvvise le piene , e i fulmini solcano gli alberi che li aspettano alti levati ; partiva alle quattro del mattino e tornava la sera alle quattro ; dodici ore in cui si intratteneva coi passanti , con la gente delle casupole sparse pei campi , coi lavoratori delle vigne , coi pastori quando scendevano al piano , e di tutti sapeva come andava la vita . Si cacciava innanzi la mula che era la sua compagna vera , le faceva lunghi ragionamenti , le dava avvertenze , interpretava i suoi sentimenti , la informava delle novità . La bestia stava a sentire con quell ' aria attenta delle bestie , che è la stessa di chi ascolta una lingua straniera in cui cerca di afferrare qualche parola . Si chiamava Rosa . Pochi erano i giorni dell ' anno in cui non facesse questo viaggio : nelle grandi feste e quando pioveva tanto che c ' era pericolo di esser portati via dalla piena . Allora sedeva sotto l ' arco della porta , e guardava il paese che era tutto un torrente torbido , e la gente che girava rasente ai muri coi sacchi sulla testa per ripararsi dall ' acqua , e la montagna che aveva messo anch ' essa un cappuccio di nubi . Dov ' era la grande vallata , e il torrente , c ' era la nebbia opaca come il cielo , e il corso dei torrenti si intravedeva lucido come le vie dei fulmini nei cieli nuvolosi . Il mare si indovinava nel grande vuoto dell ' orizzonte . Quando era fermo , valeva meno di qualunque uomo , lui che era abituato a vedere i risvegli lungo la strada , e come andavano i lavori , e come crescevano gli orti , e i danni del torrente giorno per giorno . Arrivava in vista del mare quando il treno passava sul ponte ( ed era tutte le mattine una novità puntuale ) e si piegava come un organetto alle voltate . Si lamentava , quando non poteva andar via . Gli altri due figli , gli erano nati muti , e lui si ostinava a volerne , sperando che quello che avesse parlato dopo di loro avrebbe detto di grandi cose . Quei due , quando erano venuti , avevano articolato quasi per isbaglio le sillabe ma ­ ma . Poi si imbrogliarono , parve , e dicevano suoni che non si erano mai sentiti , ed era finita . Sarà stato perché era sempre stanco . La sera , quando rincasava , gli si stringeva il cuore , e le lagrime gli diventavano cocenti dentro il petto . Da tutte le case si strillava , da tutte le case si piangeva , e in casa sua silenzio , i ragazzi seduti intorno alla madre , che parlava loro con gridi inumani di tratto in tratto , facendo un urlo nella bocca messa a imbuto , che pareva la madre dei gufi . Questi ragazzi erano fuori tutto il giorno , curiosi di vedere e di sapere ; si appiattavano mentre gli altri giocavano , osservando come poveri esclusi dal paradiso , e se c ' era da affrontare qualche fatica , se c ' era da trasportare qualche cosa , se c ' era da fare per gioco da cavalli o da asini , uscivano fuori e si mettevano carponi , contenti , pur di stare in compagnia . Oppure si appiattavano in casa , sotto la scala , ad aspettare non si sa che cosa . Le donne , che generalmente coi figli degli altri non sono buone se non per rispetto ai propri , verso questi poveretti erano tenere , e allungavano loro qualche cosuccia da mangiare , che quelli masticavano senza farsi vedere perché avevano vergogna di mostrarsi . Se arrivava qualcuno in paese essi erano là a guardare , ed entravano nelle case senza che li sentissero . Erano come le ombre , e nessuno li cacciava via , perché non potevano parlare né raccontare quello che vedevano . Era anzi un ' opera di carità lasciarli nei loro nascondigli fino a che non si fossero annoiati o addormentati . Giravano in cerca di fatti , osservando con occhi fissi e attenti in cui , insieme con quello che vedevano , pareva di leggere i ricordi con cui Io raffrontavano per farsene un giudizio . Ridevano strizzando l ' occhio , spandendo intorno una gaiezza irragionevole e innocente come se ridesse un passerotto , cosa innaturale . Le donne dicevano : " C ' è il mutolo " , come se dicessero : " È entrata una farfalla " . Avevano la lingua , in fondo al sorriso malizioso , come un coltello chiuso in fondo a una tasca , e pareva davvero che la balia avesse dimenticato , come dice vano , di tagliar loro il filo di carne rosa che gliela teneva imbrigliata al palato . L ' Argirò , era come se avesse fatta una scommessa . Gliene nacque uno ancora , e lui era convinto che fosse quello buono . IX Antonello aveva preso appena sonno che sentì la voce del padre su di lui : " Guarda che la mamma ti ha fatto un fratellino " . Gli pareva di sognare , e voltandosi dall ' altra parte sentì un odore che lo riportava all ' infanzia prima , come spesso gli accadeva durante il sonno . Poi sentì accanto a sé sul letto , fra le braccia , una forma tenera e rigida nello stesso tempo ; erano le fasce in cui era costretto l ' infante che non poteva muovere mani né piedi , e piangeva con la voce d ' un agnellino . Si svegliò e si sentì due , come se lo avessero tratto dai suoi sogni di ieri ; quel pianto parlava e diceva : " Sono tuo fratello , più piccolo di te , e tu ormai sei grande " . Era azzurro in faccia e sdentato come un vecchino ; somigliava al padre , vecchio e nuovo nello stesso tempo . Ora la casa s ' ingrandiva , Antonello si cacciava sulla sponda del letto per far posto al piccino , il quale pareva sapere qualche cosa di misterioso , che si lamentava di qualche cosa che nessuno riesciva a capire . Antonello gli metteva il dito nel pugno per sentirselo stringere , gli toccava le guance e gli parve che rimanesse , dove aveva posato il dito , il segno d ' una fossetta . Poi venne il padre a riprenderselo e diceva : " Perbacco , di questo ne faremo un dottorone " . Antonello domandò : " Come lo chiameremo ? " " Benedetto " . Questo nome divenne più piccolo e vicino , divenne conosciuto , si rivestì di fasce e di cuffie , come comprato nuovo al mercato . Il nome di Antonello parve disusato e decaduto . Benedetto diveniva un essere privilegiato perché era nuovo , e ad Antonello pareva di esserci sempre stato . Benedetto non rispondeva alle sue domande , ma Antonello lo trattava col voi e gli parlava con molto riguardo . La mamma glielo dava in braccio e gli diceva spesso : " Tienilo per un poco e attento che non ti cada " . Antonello lo sentiva divenire tutti i giorni più pesante , come se lo facesse apposta , e lo guardava piangergli in braccio in modo inconsolabile . Antonello sentiva che forse era colpa sua se piangeva . Eppure il primo sorriso glielo fece a lui un giorno , quando gli mise un dito sul mento per vezzeggiarlo , e quello rise con la bocca sdentata . Antonello se lo portava per le strade in braccio , che pesava assai . Guardava gli altri monelli giocare , e lui seduto in terra col fratellino non si poteva muovere . Certe volte tentava di giocare con Benedetto stesso , quando ne aveva troppa voglia , e faceva ancora dei giochi da ragazzo , mentre i suoi coetanei guardavano già con attenzione le donne . Poi Benedetto cominciò a camminare , le vestine gli si gonfiavano come se volasse , e mise i primi denti col primo vero sorriso . Antonello era già grande e si vergognava dei suoi piedi nudi , troppo lunghi e magri , si metteva a sedere per non mostrare lo strappo dei pantaloni che aveva di dietro , quando passavano le ragazze . Il fratello , piccolo e cocciuto com ' era , cominciò a comandare . Voleva che lo accompagnasse in chiesa dove credeva di cantare e non faceva che un ' esclamazione lunga e roca . Componeva le prime parole , correttamente , senza saltare nessuna lettera . Per un poco si era dibattuto fra tutte le sillabe del mondo scomposte come per un gioco di pazienza , poi imbroccò la via giusta e venne fuori con una infinità di parole che parvero straordinarie , e rideva forse per mostrare che capiva e che non poteva spiegarsi meglio perché era troppo piccolo . " Perbacco ! " disse il padre . " Ne voglio fare un prete predicatore , e che parli per tutta la famiglia messa insieme " . Alla prima parola sconcia che gli sentì dire , il padre rise sgangheratamente come se fosse un segno certo e violento di vita . Siccome Benedetto era nato nell ' età meno matura del padre , aveva in sé qualche cosa di predestinato , col suo colorito pallido e biondastro , gli occhi azzurri . Siccome aveva la memoria pronta , le donne del popolo che cantavano in chiesa lo chiamavano perché ripetesse le parole dei canti imparati . Benedetto vi andava , e le donne lo tenevano con le loro mani calde , e lo stringevano fra le ginocchia perché stesse fermo . Antonello , ora che non aveva più a badargli , si nascondeva dietro la fratta della fontana per vedere le donne attingere acqua , ne sentiva i discorsi e gli strilli , udiva la musica del getto nell ' orcio di creta . Qualche volta si affacciava , quando vedeva la Teresa , divenuta grande , coi rigonfi del corpetto sul seno , e la chiamava : " Schiavina ! Schiavina ! " Era divenuta bruna in faccia , come di cioccolata , e la chiamavano Schiavina di soprannome . Ella si volgeva e diceva levando la mano per ravviarsi i capelli : " Mi avete fatto paura " . " Figuratevi che bugia mi ha raccontato mio padre , perché non vi cerchi : mi ha detto che vi è andato un chicco di grano nell ' orecchia , che vi è rimasto ed ha messe le radici nel cervello , e perciò siete pazza , dice . Ma io non ci credo più . Schiavina , pensate a me qualche volta ? " " Via , via , io ho altro da pensare " . Ma sorrideva , e gli mostrava , mentre si ravviava i capelli , la palma della mano nuda coi suoi geroglifici che non gli riusciva di leggere . Un giorno l ' Argirò disse ad Antonello : " Figliolo , ho bisogno di te . Tu vedi quanto è intelligente tuo fratello , che certo diverrà , se lo facciamo studiare , un grand ' uomo , Mi è venuta quest ' idea , e me la sogno la notte . Se riesco a fare di lui un prete staremo bene tutti , e anche lui . Io ho pochi soldi da parte , e posso cominciare a provvedere . Ma poi questo mio mestiere non mi basterà davvero . Sono capace di indebitarmi fino ai capelli , e di lavorare il doppio . Io sono risparmiatore , lo sai , tant ' è vero che non vado mai a cavallo sulla mula , ma a piedi sempre , perché così mi campa di più . Qui , in questo paese non c ' è scampo per nessuno , con questi mariuoli che comandano . Bella rivincita che sarebbe per me , per noi tutti , che da casa nostra uscisse qualcuno che potesse parlare a voce alta , e li mettesse a posto . Il prete , ci vuole . Tu mi devi aiutare . Comincia a lavorare subito e a guadagnare . Che vuoi fare qui , imparare un mestiere che poi non ti serve ad altro che a farti dannare ? Ho saputo che dalle parti di C ... si lavora a ponti e a strade . C ' è lavoro e tu ci devi andare . Prima fai il manovale , poi fai l ' operaio , poi finisci sorvegliante , chi lo sa ? se il Signore ti aiuta . Mi mandi la metà di quello che guadagni , e il resto te lo spendi per te . Io ci aggiungo il resto , e mettiamo insieme quello che ci vuole per mantenere Benedetto . A questa gente dobbiamo fare un dispetto che se lo ricordino per tutta la vita . Poi viene Benedetto vestito da prete , e gli devono fare l ' inchino . Crepate , miserabili ; zitti , prepotenti . Largo . Calcolo che verso i trentaquattro anni sarai libero di sposarti . Va bene ? Ma intanto sta ' attento alle donne . Non ti invischiare , non t ' innamorare , altrimenti siamo perduti " . Antonello non ebbe nulla da osservare . Scosse il capo dicendo di sì e di sì , non capiva bene quello che prometteva , ma gli venivano le lagrime agli occhi pensando di trovarsi ormai grande e utile , buono per lavorare ; si sentì di colpo pari a suo padre , e tutti intorno gli ebbero riguardi come a un condannato . Nel suo cuore sorse uni sentimento paterno verso quel ragazzo . Fuori , quando si trovò a lavorare tirando una carretta di terriccio alla costruzione di una strada , si ricordava di suo fratello , come circondato da una luce misteriosa , e scriveva raccomandando che parlasse davvero bene italiano se voleva diventare un buon predicatore . Questa cosa evidentemente lo preoccupava , e pareva che non pensasse ad altro , anche quando fu chiamato per soldato e visse nelle città . Poi trovò altro lavoro , in un paese più lontano , e si ricordava , dopo una visita a casa , di aver veduto Benedetto già grande , che si preparava a partire per il seminario , che i fratelli mutoli già gli baciavano la mano per mostrare che lo riverivano , che egli non si poteva muovere per la stanzuccia che essi , dovunque fossero seduti , si levavano per fargli posto ; che certe volte , mentre mordevano un frutto si ricordavano che c ' era lui e gliel ' offrivano staccandoselo dalla bocca , col segno dei denti impresso nella dolce polpa . X Era come una scommessa . Quando Benedetto tornava a casa nei mesi dell ' estate , infagottato nel suo vestitino nero da prete , gli stava intorno la gente a domandargli per sperimentarlo se sapesse Egli parlava calmo e pacato , col tono d ' un adulto , e diceva cose più grandi di lui . Il padre era come ubbriaco e voleva che parlasse sempre , e dicesse tutto quello che sapeva . Il fatto che il figliolo si avviasse al sacerdozio , gli dava diritto a fare delle visite di dovere quando il figliolo arrivava o ripartiva . Allora egli entrava nelle case dei Mezzatesta , e diceva semplicemente : " Siamo venuti a farvi una visita . Lui è arrivato " . Allora quelli , donne e uomini , squadravano il ragazzo da capo a piedi , gli osservavano la fronte se era alta o bassa , e come parlava , e se aveva un difetto di pronunzia . Andreuccio , quello ancora soprannominato il Pretino , che alla fine non erano riusciti a mandare agli studi , perché se ne era tornato dicendo che si mangiava e si comandava meglio a casa sua , e i suoi fratelli il Titta e il Peppino , ora non facevano altro che scorrazzare per le terre del signor Camillo Mezzatesta , e vendere qualche cosa di nascosto per poi andare a spendere nei paesi della Marina . Lo stavano ad ascoltare senza poter vincere un certo imbarazzo . Benedetto diceva cose sensate , e parlava volentieri dei Santi , dei loro miracoli , in modo che le donnicciole che lo sentivano si battevano il petto devotamente . Le bambine , coi loro occhi neri e bianchi , lo guardavano fisso , sedute in terra . Egli chiudeva gli occhi , sbattendo in fretta le palpebre . Una sera venne anche la Schiavina a vederlo , e gli domandò : " Come sta vostro fratello ? " Il padre volle troncare subito quel discorso . L ' Argirò , lo Zuccone , il disprezzato , fu tenuto in una certa considerazione , trovava anche credito . Andava lacero , raccattava dovunque quello che poteva , nei suoi viaggi attraverso gli orti della valle , si contentava di quello che gli davano e trovava modo di render utile ogni cosa ; tant ' è vero che a chi serviva un po ' di carta o una bottiglia vuota o uno spago o un chiodo , non c ' era che da ricorrere a lui che conservava tutto . Si venne a sapere in breve che anche altri contadini e pastori pensavano di mandare i figli agli studi , se l ' Argirò aveva mutato già rapidamente condizione nel concetto delle persone , come se quel figlio fosse un capitale depositato in una banca . La madre di Benedetto era tranquilla soltanto quando il figliolo era fuori . Aveva paura che uscisse di casa , che una donna lo stregasse , che gli soffiassero qualche maledetta polvere addosso , che egli vedesse le donne come erano fatte , che ci vuol poco , nel paese , ad andare di sera per i campi . Certe ragazze di fronte a loro , avevano dormito un pomeriggio d ' estate sul davanzale della finestra , che faceva impressione , e poi lo guardavano coi loro occhi bovini . L ' Argirò si metteva in tasca le lettere di nascosto , e le faceva leggere . Ecco come scriveva il figliolo : " Caro padre , Buon Natale a voi e alla famiglia , ai fratelli , a tutti . Ho ricevuto tutto , e le scarpe anche , e non ero malato . La berretta ce l ' ho e i quaderni anche , e credevo che i piccoli non li avessi e nemmeno i grandi , perché non ho visto nulla nel tavolino . E ora ci ho tutto , e non mi mandate niente più , e fornitevi voi che la sera mangiate pane e ulive per me . E io ho anche le tre sedie , e la volontà di studiare , e di appagare i vostri desideri . La posata è già al rame , e il torrone lo avreste dovuto tenere per voi . I presepi di qui sono belli . Si fingono monti facendo alture , piccole , di pietre , e coprendole con vellutelli . Fanno le strade in mezzo al vellutello , fanno il fiume finto che sembra vero e va a gittarsi in un laghetto finto , dove c ' è un uomo che pesca . Fanno la grotta che sembra vera , la stalla , la fontanella e tante belle cose . La notte di Natale , che gioia , giocammo a tombola fino alle nove della sera . Io ho vinto un soldo ; alle nove andammo a vestirci , e andammo in cattedrale dove si disse la Messa e a mezzanotte precisa si svelò il Bambino che era grande nella sua culla dorata . Alle due andammo a dormire e dormimmo fino alle otto . Spero sentire se Antonello lavora e se il Pretino lo passa . Ih , lavorava Antonello , sai ? Ti mando un fiore , un altro al padre . E la madre e i fratelli Santo e Ciro ? Egli dovrà parlare , e anche Ciro , e vorrò sapere che qualche giorno imparate a parlare . Vorrò sentire all ' onomastico mio che parlano . Tutti siano occupati , e i genitori godano il frutto delle loro fatiche saporitamente . Ci ho una figura di San Benedetto . Vi bacio la mano , bacio Antonello , Ciro , Santo , le zie , lo zio , il nonno , la comare , il compare e auguro a tutti mille e duemila anni di felicità salute e pace . Il vostro Argirò Benedetto . Sancta Maria , prega per me ac familiam meam " . L ' Argirò andava in giro con lettere come queste , che si gualcivano nelle sue tasche . Inoltre , per prepararsi alla venuta del figlio , si mise a frequentare la chiesa quando poteva , e la domenica cantava accanto all ' organo , rinunziando al viaggio . Ma impercettibilmente nessuno lo poté più soffrire . Si trovò solo senza potersi spiegare la ragione , solo e scansato da tutti . Inutilmente cercava di attaccar discorso : lo stavano a sentire un poco , poi ci fischiettano sopra : " sì sì " , e gli voltavano le spalle . Tornò impercettibilmente a un animo fanciullesco , quando ci si vuol rendere conto di tutto quello che si vede . I suoi viaggi diventavano più lunghi perciò : con la lente che si accostava a un occhio si fermava a osservare le novità , la macchina del fotografo ambulante , il fuoco che accende lo zingaro coi due mantici , che muove alternamente con ambe le braccia , come due fisarmoniche da cui non riesce cavare neppure una nota , e gli orci del vasaio e i pesci del mercante , senza comperare mai niente , e sempre ostinatamente attento a chi incontrava e dove si fermava . Salutava tutti i forestieri che incontrava sui muli o nelle piazze perché voleva discorrere , e alla fine faceva sapere che era il padre di un ragazzo che studiava per prete ; non perché lo vedessero così povero . Era come se stesse sempre vicino a quel ragazzo . Le stagioni gli tornavano alla mente e al cuore coi loro giochi , la trottola in autunno , i giochi alle noccioline d ' inverno , i pifferi in febbraio , il gioco degli aliossi in aprile . Le grandi stagioni dei ragazzi . Era capace di girare una giornata per trovare quell ' osso della giuntura della zampa degli agnelli , con cui si gioca dopo averlo annerito bene e lustrato . Glielo avrebbe spedito , perché giocasse . Tutto era divenuto per lui favoloso e immobile come in un ' infanzia : gl ' insetti dei prati , i fiori dell ' anemone e dell ' asfodelo , che vengono su improvvisamente in certi spiazzi dei campi a segnare le impronte della primavera che vi trascorre col passo del vento . Certe volte era preoccupato di trovarsi un flauto di oleandro , e quando veniva il tempo della smielatura poneva da parte un pezzo di cera gialla per metterlo a pallina nel piffero che faceva la voce dell ' usignuolo , alla sua stagione , in dicembre . Solo perché aveva quel figlio stava attento che suonasse la prima zampogna a tempo debito , quando scoppia improvvisamente come una fonte in disgelo nelle notti d ' inverno , e quando i pifferi dei ragazzi suonano insieme tutti a Natale , che pare la foresta dei rosignuoli , una profonda foresta dove si accendono come luci i frutti del corbezzolo . Pensando a Benedetto , aveva fatto un altarino su un ' asse , con certi mozziconi di candela e un ' immagine di carta . La sua casa era come un nido vuoto che si ritrova fra gli alberi , dove è chiaro il lavoro fatto ad averlo messo insieme filo per filo . Si privò di ogni piacere come per una lunga vigilia propiziatrice , attento a quel figliolo che doveva improvvisamente venir fuori a parlare con bocca nuova e dire le cose che fanno tremare il cuore . Decise di andarle a trovare una primavera , senza avvertirlo , portandogli le cose che gli sarebbero piaciute . All ' uso dei pastori mise tutto in una bisaccia che si portò a tracolla , e queste cose erano il suo tesoro e non immaginava che ne esistessero fuori della sua casa e del suo paese . Tutta l ' umanità che si vedeva intorno gli pareva ingannata perché non conosceva le sue pere da inverno che erano tanto tenere , e i suoi dolci duri come il sasso e che poi si sbriciolavano sotto i denti come se alla fine abbandonassero tutti i loro segreti . Egli aveva comperato anche un organetto in una fiera e lo aveva tenuto in serbo . L ' organetto suonava allegro come se gli facesse piacere essere destato dalla sua inerzia ; mettendovi una mano intorno come una cassa armonica faceva un suono profondo , un suono d ' organo . Il metallo nichelato aveva un lieve sapore salato , i fori dell ' organetto erano come una bocca larga , che ride . Dov ' era la città sull ' altura con gli olivi pallidi e con le rocce ferrigne ? Tutto gli parve più ricco e più nuovo fuori del suo paese . Ecco un bel fiume , ecco l ' acqua . Benedetto beve di certo acqua pura e fresca . Qui c ' è le fontane , qui ci sono i boschi , qui c ' è tutto . Beati quelli che stanno nelle città dove invecchiano tardi , perché hanno tanti piaceri . Hanno le case grandi e comperano quello che vogliono perché guadagnano . Ma non hanno le pere da inverno e i pollastri che abbiamo noi . Io vorrei sapere che cosa pensano i superiori e i compagni quando vedono la roba che gli porto io . Un giorno gliela faccio la sorpresa al direttore . Gli mando una cesta di frutta da inverno con un poco del nostro dolce . Si sentiva ricco , così . Era sera . Arrivava in piazza quando scorse una fila di ragazzi vestiti di nero , con le sottane e le fasce dei seminaristi ; erano proprio loro , piccoli con le sottane nere , e in quel nero non si vedevano che gli occhi lucidi e pronti , che guardavano qua e là con occhiate fuggevoli e nostalgiche . Pareva di conoscerne i genitori , e di averli veduti curvi sulla terra , gente del popolo , pescatori e artigiani , come erano stati i primi apostoli . I cappelli erano troppo grandi , le vesti troppo lunghe , era tutto un mondo attonito e sommesso . Uno arrotolava una fascia rossa che gli pendeva dal fianco e la sventolava come una bandiera . Quando furono vicini gli parve di sentire un sussurro e un borbottio , come un gioco improvvisamente sospeso . Ma invece nessuno di loro parlava e non si sapeva perché sembrava che si dicessero fra di loro cose infantili e supreme . Il prete che li accompagnava apparve in fondo alla squadra , con la barba rasata nera nera , gli occhi fissi la faccia di contadino toccato dalla grazia . L ' uomo si fermò : " Se ci fosse Benedetto " . Ma si c ' era , proprio lui , Benedetto , col cappello troppo grande , il colletto di celluloide che gli doveva far male , e camminava con gli altri , col viso bianco , fra tante facce brune , come un essere privilegiato . Lo chiamò : " Benedetto ! " ma non lo sentirono . Allora si mise a tener dietro alla squadra che si avviava fuori della città .. Fuori , per la strada di campagna , il gruppo si sciolse , allora egli sopraggiunse di corsa e si mise a gridare : " Benedetto , Benedetto , figlio mio ! " Benedetto si volse appena , lo guardò , non sorrise , in quel vestito nero che pareva lo cancellasse . " Non mi vedi , Benedetto ? Sono proprio io " . Il ragazzo si volse al prete che li accompagnava e disse con voce chiara e ferma , dove vibrava il tono infantile d ' una volta , ma smorzato come un ricordo : " Reverendo , dica a mio padre che non posso parlargli perché siamo nel periodo della Passione di Nostro Signore , e la regola del seminario ci impone il raccoglimento e il silenzio " . Il prete ripeté all ' Argirò quelle parole . Benedetto guardava come di lontano . " Perbacco ! Io vengo a vedere mio figlio e non gli posso neppur parlare ? Mio figlio è sempre mio figlio " . E si avvicinò tendendo le braccia . Ma il ragazzo tese le sue come per respingerlo dolcemente . Il prete intervenne dicendo : " Lei può ritirare suo figlio anche questa sera , se vuole . Ma fino a che lo lascia fra noi non può dispensarlo dall ' osservanza delle regole . Non vede come è fervente il ragazzo ? " " È fervente ? Sta bene ? Stai bene , Benedetto ? " Ma quello non rispose . Si volse un poco con gli occhi al cielo che veniva voglia di baciarlo . " O perbacco ! Sta ' a vedere ora che non posso salutare mio figlio ! Tu parli bene , Benedetto mio , ma io ho fatto la strada a piedi . Se tu sapessi che cosa ti ho portato parleresti . Ti ho portato le pere da inverno . E ci ho un bel pollastro . E il dolce di miele ti piace sempre ? Una volta ti piaceva . E ho comperato un organetto , di quelli che costano tre lire " . " Reverendo " , disse Benedetto , senza rispondere al padre ; " preghi mio padre di dare queste cose ai poveri , perché io non posso accettarle prima di Pasqua " . " Ah , corpo d ' un cane ! Così mi rispondi , Benedetto ? Sei diventato un santo davvero ? Hai imparato a predicare anche a me che ti conosco ? " La squadra dei ragazzi ora si muoveva e gli volgeva le spalle . " Quello è mio figlio , per la montagna ! e sta ' a vedere che ora non posso neppure parlargli . Padre mio ... padre suo ... datelo ai poveri ... Un corno , ai poveri . Il povero sono io . È la regola . Ma che esiste regola quando uno arriva da lontano ? E io che volevo uscire con lui stasera , a bere un buon bicchiere di quello buono con lui . Di quello mio , perché qui vino buono non devono saper nemmeno che sia . Che imbroglioni che devono essere questi della città . Macché , sono venuto qui a fare la carità , se devo dare questa roba ai poveri ? Io non sono pazzo " . Tornava lentamente in città . " Caspita come sono questi preti , caspita ! Me lo fanno santo sul serio . Hai inteso come predicava ? Reverendo padre mio , non posso accettare , la regola , e sotto , e sopra ... Quello predica come un prete vero . Ti è venuto lo scilinguagnolo , birbante . Ma dimmi almeno buona sera . Fammi sentire come dirai ai Mezzatesta : ladri e birbanti , il vostro regno è finito . Fuori di qui , altrimenti vi prendo a calci ! " Alla porta del seminario non ci fu verso di entrare . Gli dissero che prima di sabato nel pomeriggio era inutile che tentasse . Ancora sei giorni . L ' unica era tornarsene indietro . Cenò in un ' osteria , zitto zitto e solo solo . Disfece i suoi pacchetti , che era un peccato mangiare da solo . Non gli entrava niente in corpo , gli si era chiusa la gola , tutto gli pareva senza sapere . Diede un morso a una pera e vide che era bacata . " Ti ci metti anche tu , adesso " . Si sentiva abbandonato anche da Benedetto , e si preparava a tornarsene indietro perché non voleva spendere i soldi all ' albergo . C ' era una luna di gelo , le finestre del seminario erano tutte chiuse , e gli pareva che una parete , dietro a cui immaginava che dormisse Benedetto , si levasse e si abbassasse come un petto gonfio , alla luce incerta di un lampione . Si mise in viaggio . Il cielo era alto alto , che se il Signore era lassù non lo vedeva neppure , sperso sulla via gialla , piccolo nella notte e nero come pezzo di legno . XI Ma lo aspettava di peggio quando tornò al paese . La moglie gli correva incontro che non poteva più parlare ; poi , quando poté tirare il fiato glielo disse : avevano dato fuoco alla stalla dov ' era la mula , non si sa chi , all ' alba . " E la mula ? " " Bruciata ! Che il morbo bruci chi è stato " . Aveva i capelli grigi sparsi su per le spalle come stoppini di un lume spento ".Questa è la rovina , questa è la fine per davvero " . Chi poteva essere stato ? O non era troppo facile indovinarlo ? Glielo aveva detto tante volte di non menar vanto del figlio e di non gloriarsi dell ' avvenire , perché l ' invidia ha gli occhi e la fortuna è cieca . Signore Iddio , com ' è fatta la gente ! che non può vedere un po ' di bene a nessuno , e anche se non hanno bisogno di nulla invidiano il pane che si mangia e le speranze che vengono su . Ella se lo immaginava chi poteva essere . Cominciò a darsi dei pugni sulla bocca come per convincersi a stare zitta , perché l ' Andreuccio , il Peppino e il Titta , con quelle facce gialle stavano seduti davanti al municipio con le sedie poggiate al muro , e dondolavano le gambe : che si dondolassero in bocca al diavolo . Sì , che si dondolassero e la madre non li riconoscesse , si dondolassero a una forca , e nessuno ce li volesse staccare . " Volete star zitta , signora mia ? Ché , questa è la fine del mondo ? Ché non ci si può rifare ? Soltanto chi è morto ha finito . Noialtri abbiamo la pelle dura da affilarci il rasoio " . " O che vi accade , Argirò ? " Il Titta aveva un sorriso canzonatorio a fior di labbra , e i fratelli gli si nascondevano dietro le spalle per non ridere . " La Rosa ? La vostra Rosina ? " " Che gliele spargano addosso le rosine il giorno della loro prossima morte a chi è stato " . " Volete star zitta signora moglie ? Questo è il nostro destino , signor Andreuccio " . " Ma voi ce li avete sempre i soldi sotto il mattone , lo giurerei . Voi non vi avvilite per tanto poco " . " Che mettano sotto il mattone chi dico io " . " Zitta , signora moglie . Quanto la fate lunga . È lo stesso che sputare in cielo . Chi vi dà retta ? È modo di pregare questo ? " Voltando le spalle sentirono che davanti alla soglia del municipio si cantava a squarciagola . La sera era brutta e fosca , coi segni del temporale imminente . Prometteva tant ' acqua da sommergere il grano appena verde , il cielo diveniva rosso di fuoco come al mese di settembre . In questo paese anche la pioggia è nemica . O non ci si accosta per mesi o si rovescia da tutte le cateratte . Verso la notte cominciò a piovere , seguitò per più giorni come per dire all ' Argirò che , anche ad avere la mula , i torrenti erano troppo grossi e non si potevano fare viaggi . Pareva che avrebbe piovuto sempre , ed egli non sentiva tanto il suo dolore , attento a guardare come un ebete le righe della pioggia come un carcerato le sbarre della sua prigione . Invece si levò il sipario delle nubi , e la terra apparve fresca , pulita , apparecchiata , che si distinguevano perfino gli stazzi in montagna . Allora si ricordò meglio del male che gli avevano fatto e gli tornò a dolere . Seduta presso la cenere del focolare , che nemmeno aveva fatto il dolce per la Pasqua , la moglie si ricordava come se la assalissero i dolori . Dopo qualche minuto di abbandono e di silenzio tetro si affacciava violentemente alla finestrella come un pettirosso che si ostina a trovare l ' uscita della gabbia e gridava : " Maledizione a chi dico io . Maledizione a chi ha voluto il male di creature innocenti . Che li fascino con l ' allume di rocca , che vadano mendicando per i forni , che non abbiano pace . Che la madre li vada cercando e non li riconosca " . Ma al balcone della Pirria un ' altra voce femminile ribatteva : " Che ricaschino le maledizioni su quella brutta bocca " . Era la Pirria che si scansava come da un fulmine . Allora la moglie dell ' Argirò si buttava in terra e gridava : " Ecco , bacio in terra , bacio in terra . Ho colpito giusto , donnaccia , che ti conoscono tutte le fratte delle campagne , che ti conoscono le stalle " . La Pirria , senza più ritegno , saltò sul balcone coi capelli in mano e il pettine brandito : " Guardate queste straccione che audacia si pigliano . Ma la pagheranno cara " . Allora si videro i figli del signor Camillo Mezzatesta con l ' Andreuccio alla testa che giravano per la piazza simulando i funerali della mula , e uno contraffaceva l ' Argirò piangente . L ' Argirò li vedeva aggirarsi , senza capire , e si lamentava soltanto : " Ohi , ohi che male m ' hanno fatto ! Che cattiveria è questa degli uomini ! " " Ma non la vinceranno ! " si affacciava inviperita la moglie . " Così vi voglio in processione il giorno del mio trionfo . Ora sono io che mi vanto . Io ho fatto figli che si ridono di queste cose . Figli che sanno stare al mondo e che sono forti e duri . Questa pancia li ha fatti , questa pancia ! " E si batteva violentemente sulla pancia ingrossata da una lunga maternità , e pareva battesse un albero carico da cui saltasse fuori da un istante all ' altro un esercito di figli inferocito . " Io sono capace di andarmi a guadagnare il pane traghettando sulle spalle gente per due soldi , al torrente . Come un ' asina . Ma non la vinceranno , quanto è vero Dio . Devono baciare la terra dove sono passata " . Antonello fu informato che il padre non avrebbe potuto per un pezzo provvedere al figliolo : che si stringesse la cintola di un buco ancora , e resistesse se non voleva far ridere i nemici . Poi il padre avrebbe guadagnato anche lui . Per ora si era messo a fare il corriere a piedi , andando da paese a paese , in mancanza di meglio . Antonello rispose che avrebbe fatto quello che poteva , e intanto gli mandava tutto il guadagno dell ' ultima settimana . Si raccomandava soltanto che , se potevano , gli mandassero , quando facevano il pane , un poco di quel pane impastato dalla mamma , che è tanto buono . Poi le notizie di lui si fecero più scarse , poi un giorno comparve a piedi in paese . Lo riconobbero e cominciarono a ronzare in piazza . Egli entrò in casa che nessuno lo aspettava . " Sei tu , figliolo ? Mi hai fatto paura . Che ti succede ? " era pallido , emaciato , e si reggeva appena . " Perdonatemi , padre , perdonatemi , madre , perdonatemi tutti perché sono innocente . Del resto , mi vedete ? " Aprì le braccia sul petto scarno . " Non posso vivere più come vivo e non resisto " . Volle bere nell ' orcio e disse : " Com ' è buona , quest ' acqua ! " Ora gli sembrava di sentirsi meglio e che avrebbe potuto resistere ancora lontano . " Mi hanno licenziato perché non potevo lavorare abbastanza . Non resistevo e stavo sempre malato . Io lo sapevo che cos ' era : debolezza . Sono tanti anni che faccio questa vita . Come può campare di pane solo uno che lavora ? " I ragazzi muti gli stavano attorno . Poi venne la cena . La madre diede anche a lui una fetta di pane , e una manciata di fichi secchi più grossa delle altre . Stavano seduti intorno al focolare freddo e si sentiva come masticavano . Poi , raccattando le molliche fra le pieghe della giacca , l ' Antonello disse : " Come è buono il pane nostro " . Sentiva il giorno crescere e scemare , pensando ognuno in silenzio la vita passata e cercando una strada nell ' avvenire . Poi una voce chiamò l ' Argirò dietro la porta , una voce di donna che pareva quella d ' un angelo venuto improvvisamente a portare un consiglio . XII Era una persona che non si era mai fatta vedere là dentro : la Schiavina . " Ma tu non sei a servizio dell ' Andreuccio ? " " Lo ero , lo ero , comare mia . Lasciatemi dire , e datemi da bere un sorso d ' acqua , per l ' amor di Dio . Sono da un pezzo abbandonata in una baracca fuori del paese e nessuno mi guarda dacché ho lasciata quella casa . Figuratevi che non avevo la forza né il coraggio di andarmi ad attingere un orcio d ' acqua . Volevo morire . Ma poi , lo sapete come succede uno si pente e si difende . Che gente cattiva che c ' è al mondo , e come il mondo cambia . Qualche cosa ha da succedere di certo , perché così è troppo , troppo anche per dei lupi . Mi guardate ? Non mi si riconosce più , non è vero ? Ah , benedetti voi che mi avete dissetata , avete fatta quest ' opera di carità . E ne ho trasportata di acqua fresca nella mia vita ! " Poi si mise a raccontare . ­ Sì . Ella si era messa coll ' Andreuccio , o il Pretino , come lo chiamavano . Prima come serva , poi , in una casa vicino al mulino , dove vivevano insieme . Lei era orfana , fra mille tentazioni , e ci era cascata . Era il meno peggio , e poi gli voleva bene . Qualche volta la picchiava , ma lo sapevano che lui era manesco , e gli uomini certe volte manifestano in questo modo il loro amore . Certe volte la prendeva a per i capelli e tirava , certe volle la graffiava . Che ci volete fare ? Quando uno vuol bene . Poi usciva , inforcava il suo cavallo grigio e si metteva a vagare di qua e di là , come se avesse sette spiriti in corpo . Da quando aveva fatto il soldato e aveva vissuto nelle città era divenuto così strambo . Portava quel gran cappello nero e tondo e sembrava bello . Ma anche lei era stata bella . Non la dovevano guardare questa sera . Del resto se la ricordavano . Lei si metteva a cercarlo di qua e di là , domandando alle donne che passavano se lo avessero veduto , perché aveva paura che commettesse qualche cattiveria e magari ne buscasse . Si metteva a correre per i prati e per i boschi , guardando dappertutto se scorgesse la gran tesa del cappello nero . Ma , nessuno le rispondeva e le valli e i boschi si prendevano gioco di lei fingendo le apparenze di lui , e certe volte i corvi dietro le fratte simulavano il suo cappello nero . Era innamorata . ( Diceva la parola innamorata con un vago accento buffo , come una parola più forte di lei , e che le avesse fatto del male ) . Si metteva a frugare fra gli oleandri del torrente , convinta di scoprirlo come lo scoprì una volta con una donna e si presero per i capelli . No , non era fedele . Ella spiava anche le donne che si avvicinavano al mulino col carico di grano , e certe volte si voleva accertare che non fosse una finta per poter incontrare Andreuccio . Non capiva nulla , e la vita le pareva piena di tradimenti , di appuntamenti segreti , di cose che non capiva . E così le apparivano le fratte e le piante quando agitano le cime come se qualcuno fosse là dietro . Le farfalle si rincorrevano di qua e di là e le sembravano ambasciatrici di qualche appuntamento segreto . Quando lei passava , le donne la fissavano coi loro occhi lucidi e immobili e dicevano parole di fuoco . Allora ella si metteva a inveire e domandava che stessero a fare là e che cosa aspettassero . Certo che anche lei era pazza , perché aveva fatto cose da favole , e peccati . Ma lo faceva perché egli le aveva raccontato di cose che aveva vedute o lette in città . Lo amava . Davanti alla casa c ' era un boschetto folto di rose ed essi vi si rincorrevano quando c ' era la luna . E poi cercavano i luoghi selvatici dove c ' erano piante strane di fiori grossi che sembravano avvelenate , cose d ' un altro regno . Li conoscevano insieme , specialmente a primavera , quando certi spiazzi segreti fioriscono e nessuno lo sa . Egli guardava come un padrone lei che per piacergli si metteva a ballare sopra quei fiori , e diceva che gli pareva di essere in un libro . E poi c ' erano le ombre blu dei boschi , le fonti segrete dove nessuno vi beve , che nascono diverse ad ogni estate , e gli occhi lascivi delle capre , e quelli attoniti dei buoi , e tutto il mondo animale che guardava come se fosse abituato alle apparizioni misteriose e agli spettacoli che nessun sogno riusciva a fingere . La notte calava come una lunga dimenticanza , ma lei si svegliava talvolta all ' improvviso per vedere se lui c ' era ancora . Che non si fa quando si è innamorati ? Ella si presentava a lui nelle albe nuove coi fiori infilati nei capelli , perché queste commedie gli piacevano . Egli parlava delle donne conosciute altrove , ed ella stava ad ascoltare perché voleva imitarle . Poi cominciò a trattarla peggio , e nei momenti di furore più frequenti le diceva : " La mia sorte vuole che io sia l ' ultimo degli uomini , mentre volevo essere il primo di tutti e il migliore . Tutti si danno da fare , e io chi sono ? Un vagabondo , il figlio di una donna come la Pirria e non mi chiamo neppure Mezzatesta , ma mi hanno messo nome Belfiore , un nome inventato . E tutti mi canzonano , lo so , anche se non me lo dicono in faccia " . La sera prima che vi fosse l ' incendio della stalla dell ' Argirò , si presentò l ' Andreuccio in casa del signor Camillo , scortato dai suoi due fratelli , il Titta e il Peppino , che tutti sanno che vagabondi siano e che gente da discordia . " Voi non ci volete riconoscere tutti e tre per vostri figli ? Non uno solo , ma tutti e tre , diciamo , perché siamo figli della stessa madre . Oramai siamo grandi e dobbiamo pensare alla nostra vita . In paese tutti salgono e noi scendiamo , tutti fanno qualche cosa e noi non facciamo nulla . Chi torna coi soldi dall ' America , chi studia , chi si trova un mestiere . Sono finiti i tempi d ' una volta , e fra poco , se non stiamo attenti , siamo lo zimbello di tutti . Volete riconoscere soltanto Andreuccio ? Nossignore , tutti e tre . E a tutti e tre una parte della terra e delle proprietà . A ognuno quello che gli tocca . Decidetevi e finitela una buona volta " . Ma il vecchio , duro , e questa volta era alleata di lui anche la Pirria . Quelli tirarono fuori le rivoltelle , legarono il vecchio alla tavola , fino a che disse di sì , che avrebbe fatto quello che dicevano loro . " Ve ne approfittate perché sono vecchio . Ma il nome dei Mezzatesta ... " Voi lo Sapete che l ' aveva sempre con quel benedetto nome dei Mezzatesta . Alla fine chiamarono il segretario del Comune , furono fatte le carte di legittimazione dei figli , e davanti al notaio furono spartiti i beni . Ma in quel punto saltò fuori il Lisca il quale chiese alla Pirria la restituzione dei denari che le prestava da anni , o in cambio la terra del mulino e il mulino . E che ne aveva fatto la Pirria di quei soldi ? Chi li aveva mai veduti ? Il Lisca voleva essere pagato , perché li aveva prestati alla signora Mezzatesta . Il signor Camillo , con la sua solita voce strascicata disse : " Piano , la Pirria non è mia moglie e non lo sarà mai " . Per chetare il Lisca , gli diedero quella povera innocente della Saveria per moglie , che lui voleva da tanto tempo , da quando era rimasto vedovo , e la poverina piangeva da spaccare il cuore . Ma quando i patti furono conclusi , i tre fratelli divennero tre diavoli dannati . " Ah , sì , finalmente ci avete fatto le carte ! Ora comandiamo noi . Via , signor Camillo Mezzatesta , nel covile , fra i porci " . " Mi cacciate da casa mia ? " " Vi cacciamo dal vostro palazzo . Via nel porcile . E anche tu , Pirria , ringraziaci se ci dimentichiamo di te " . Erano proprio tre diavoli dannati . Il signor Camillo fu davvero cacciato nel porcile e soltanto l ' anima benedetta della Saveria lo ha tolto fuori e se lo tiene in casa , e leticano tutti i giorni , perché il Lisca non vuole che mangi a tavola con loro . Il Signor Camillo , quello che , una volta , quando passava tremavano tutti ! Ma non è il peggiore , ed è più stupido che cattivo . Il suo solo torto è di aver voluto bene a quella donna e di non averne potuto fare a meno . Ma lei una casuccia se la è tenuta da parte in piazza e vi si è rifugiata e grida tutto il giorno . Ecco come cominciavano loro ; dando fuoco alla vostra stalla . Il signor Filippo Mezzatesta , quello grosso , quando lo seppe , si stava , spaccando dal gran ridere . " Ora vedremo che farà lo Zuccone , ha detto " . Ma anche me la sorte ha voluto punire . La Pirria , messa fuori in quel modo , venne giù al giardino , e strappandosi i capelli , disse al figlio : " Tu non mi dai più pace , ma ora ti levo la tua . Anche la Schiavina , la tua amante , è figlia mia . L ' ho fatta col mulattiere che morì cinque anni fa , lo Stanga . Ora sposatela la tua sorellastra " . Io volevo morire e mi buttai ai piedi di Andreuccio dicendogli che mi finisse . Mi disse soltanto : " Va ' , e non ti far più vedere " . La Schiavina sbocconcellava un pezzo di pane , e piangeva silenziosamente , e le lagrime le facevano salato quel pane . XIII Era una notte senza luna , con un debole lume di stelle , piena tuttavia di rumori , di passi , di canti lontani . Le porte si erano chiuse all ' ultimo barlume di luce , e qualcuno stava alla finestra , nel buio , a respirare il fresco che scendeva dai monti . O forse era soltanto l ' orcio dell ' acqua , che pendeva il sereno della notte . Ed ecco che in quel buio si levò una voce , alta e potente , che veniva dalla cima del colle soprastante il paese . Arrivava distinta come quella del banditore , scendeva a larghe spirali su quel buio d ' uomini , e le parole ben sillabate si ricongiungevano in un senso meraviglioso . " O gente ! " diceva quella voce : " O voi tutti che siete poveri , che soffrite e che vi arrabbiate a vivere ! È arrivato il giorno in cui avrete qualche poco d ' allegria . Le vostre miserie le dimenticherete , perché sta arrivando il carnevale , sebbene d ' estate . Ve lo dico io ! Fra poco ci sarà abbondanza e allegria per tutti . Fra poco i vostri padroni vi verranno a pregare , fra poco starete allegri . Riderete . Evviva l ' allegria ! " La voce si tacque , qualche finestra che si era aperta per intendere meglio si chiuse forte . Quella voce non la riconosceva nessuno e quel bando era qualcosa di soprannaturale e di mai ascoltato . Qualcuno s ' ingegnava di riconoscere quella voce , ma senza riuscirvi . Qualcuno credette forse a un miracolo . XIV La mattina seguente un bosco di Filippo Mezzatesta prese fuoco . L ' alba aveva sgomberata la montagna dei vapori notturni , ma una bruma bassa rimaneva come un velo caduto . Poi si vide un luccicore nel sole , come fa il fuoco nella luce , o come quello che con gli occhiali da presbite alcuni accendevano nel tabacco della pipa . Poi un alito pesante e arso che si mescolava al calore del solleone . Il Mezzatesta uscì sulla terrazza a guardare . Gli portarono una sedia , e si mise a osservare come andava il fumo greve , spostato appena da qualche alito di vento , come se fosse troppo denso . Poggiava i pugni grossi sul davanzale e gridava a chiunque passasse : " Aiuto , non lo vedete che brucia lassù ? Quello è il bosco mio , il bosco di Zefiria . Perché non correte a spegnere ? " " La vostra Signoria parla con me ? " rispondeva qualcuno e seguitava per la sua strada . " Gente maledetta da Dio , perché nessuno corre ad aiutare ? Olà , servi , correte a cercar gente . Io pago , pago molto ! " Ma nessuno gli dava retta e i servi più che girare come asini pel paese non potevano fare . Gli sembrava che il paese intero gli volgesse le spalle , e avesse piacere a vederlo disperarsi enorme sulla terrazza dove non appariva mai e a predicare come da un pulpito . Una fila di ragazzi e di donne non perdevano uno solo dei suoi atti e delle sue parole , ed egli irritato cominciò a tirare in basso certi calcinacci che aveva staccato dal parapetto della terrazza . Guardava i progressi del fuoco , come andava sicuro , e con ordine , che pareva ragionasse ; come si accendeva e come sostava , come si alimentava , come superava le barriere dopo essersi raccolto prima del salto , e come gli rispondevano subito gli alberi più lontano prendendo fuoco subitamente , quasi che si rallegrassero e si incendiassero soltanto al pensiero dell ' approssimarsi della fiamma . Alla sera il fuoco aveva sbarrato tutto il crinale del monte . Ci volevano non meno di cinquanta persone a tentare di fermare quell ' ira di Dio . Lui protestava che avrebbe pagato . Ma gli rispondevano : " Poteva pagare prima " . " E che cosa faccio io per i pascoli quest ' anno ? E che do da mangiare alle bestie ? O fuoco che mi brucia , o danno che mi rovina ! " I pastori arrivarono dicendo che avevano potuto salvare il bestiame portandolo dall ' altro versante , che inutilmente si erano opposti al fuoco e che la montagna ardeva come un braciere . Egli , afferrato al parapetto della terrazza , ad ogni lembo di terra che il fuoco invadeva , gridava come se la vedesse sprofondare . Sul crinale del monte i ragazzi videro crollare la processione d ' alberi che si staccavano nel cielo e intorno a cui avevano fantasticato come di giganti . Il Signor Filippo uscì , seguito da pochi servi e pastori , si fece issare su un mulo , e prese la via del bosco . " Lo spengo io ! E me ne ricorderò di quelli che non mi hanno voluto dare aiuto " . Ma a mezza costa il mulo non poté più proseguire , ed egli , in testa ai suoi uomini , affrontò la salita . Si sentiva l ' imminenza delle fiamme come un alito stranamente odoroso . Le foglie degli alberi più lontani si accartocciavano e si mettevano a tremare come creature . Più lontano , tra la foschia de fumo , splendevano verdi e abbaglianti alcune querce come in un teatro , ma improvvisamente avvampavano con uno strepito di fuoco d ' artifizio . I pastori , coi piedi e le mani e il viso coperti di stracci , fra cui solo gli occhi si aprivano un varco , fecero a colpi d ' accetta certe grandi scope di rami verdissimi e cominciarono a battere il fuoco come si batte il grano , cercando di soffocare le fiamme più vicine . Era notte ma ci si vedeva come davanti a un forno . Si sentivano lontani i muggiti e i belati degli armenti in fuga , e fra il crepitio delle fiamme che era come un gran vento impetuoso , le voci dei pastori che gridavano parole incomprensibili . Nuovi rami verdi sostituivano quelli con cui si picchiava il fuoco e che a loro volta minacciavano di incendiarsi , ma i lentischi là in mezzo e i pinastri sembravano segnare punto e daccapo aggiungendo le fiamme loro veloci a tutte le difficoltà del fuoco , come colate d ' olio bollente . La notte era lunga , e il calore accumulato nel giorno faceva correre per l ' orizzonte lunghi lampi . Una voce si avvicinò distintamente e disse : " Duecento pecore sono precipitate in un burrone . Qualcuno ci si è parato davanti e le ha spaventate " . Ora pareva di vedere quell ' individuo agitarsi fra le fiamme con un forcone , saltare come una salamandra . Era invece il Signor Filippo che gridava aiuto , e si era spinto troppo avanti . La Pirria sembrava essersi messa in festa . Aveva cominciata la giornata cicalando con le donne , e invitando le più povere a venirsi a prendere le brode del giorno avanti per i maiali , e le scorze dei fichidindia . " Oggi è la festa mia " diceva . Dopo mezzodì alcune persone con un tamburello e la zampogna si misero a suonare sulla piazza , e ballavano . La Pirria si godeva lo spettacolo dalla finestra . Da una finestra all ' altra le donnicciuole si domandavano che festa fosse , che non ne avevano mai sentito parlare . Ma nessuno le sapeva . Non si sa come , rotolò in mezzo alla piazza un barilotto di vino e correvano i bicchieri da mano a mano . La Pirria verso sera accese il lume a petrolio e lo espose alla finestra , e a quel chiarore la gente si era data convegno , cantando e cicalando . " Non li vedete i fuochi ? È la festa della montagna " . Nella casa del signor Filippo le finestre erano chiuse e senza lume . Solo di quando in quando una testa si affacciava a spiare e la finestra si chiudeva frettolosamente come davanti alla tempesta . La voce di quello che succedeva in montagna si propagava rapidamente , e le donne se lo gridavano a squarciagola . Capre e buoi del signor Filippo non esistevano più , arrivavano perfino i mercanti da fuori a chiedere se c ' era da comperare bestie morte . Segno che la fama era andata molto lontano . Poi altri mercanti scesero dalla montagna menando davanti a sé certe bestie , e a chi domandava dove le avessero comperate rispondevano che gliele aveva vendute un giovane , lassù . " Avete capito che cosa ci aveva ? " strillava la Pirria . " Cinquecento pecore , duecento buoi , e settantacinque porci . Avete capito ? " Ad aumentare la gazzarra apparve qualche cosa di soprannaturale , un uomo che pochi riconobbero per l ' Antonello . Passando fra quella turba magna , su un mulo , buttava di sella certi carichi sanguinolenti : " Ecco , gente , di che sfamarvi . Ecco qui carne di vitella e di pecora fresca macellata . C ' è da mangiare per tutti . Riempitevi la pancia per quello che avete digiunato " . Buttò quella roba in mezzo alla folla e sparì . Una voce là in mezzo gridò : " Anche le bestie del signor Camillo Mezzatesta sono sparite " . Alla scena della gazzarra succedette un ' apparizione di donne coi capelli sciolti , mogli di pastori , che si schierarono davanti alla chiesa facendo gran lamento . Si strappavano i capelli , mentre la gente si rintanava nelle case , e la Pirria ritirava rapidamente il lume , ma non senza gridare : " Ah , gioia mia ! " Ma alcune di quelle donne si ricomponevano e si staccavano da quel quadro , perché un pastore venne a tranquillare le mogli dei piccoli mandriani , che non erano stati toccati : " Soltanto i grossi , si sa ; il fulmine sceglie sempre le grandi altezze " . Immane , al lume di una fiaccola di resina , apparve il Signor Filippo . La piazza era stata sgombrata , e vi si aggiravano soltanto Andreuccio e il Titta che inforcavano i loro cavalli per raggiungere la montagna e far giustizia dei malfattori . Si gridò : " Fate attenzione " . Uno reggeva la fiaccola sul capo del signor Filippo , nero , tutto a brandelli , mentre qualcuno gli strofinava il viso e le mani con una pezza intinta d ' olio . Aveva due righe di sangue sul viso . " Attenti a non urtarlo , scansatevi . Non lo vedete che ha perduto gli occhi ? " XV L ' Antonello stava nella sua capanna di felci e di canne a mezzacosta dell ' Aspromonte . Col fucile in ispalla girava come un guardiano , all ' erta che non arrivasse qualcuno . La capanna era costruita su quattro alberi grossi , su due piani , e al pianterreno aveva un posto per le riserve . Qui belavano chiusi i montoni , e i buoi , che facevano un gran concerto . Qualcuno passava al largo , ma egli lo chiamava con un cenno , e posava il fucile in segno di pace . Voleva che , se andava al paese , portasse qualche piccolo regalo ai suoi amici ; compensava lautamente . Metteva nella bisaccia del passante agnelli vivi e coscie di manzo . Si ricordava dei più poveri del paese , con la memoria dell ' infanzia . Si ricordava dell ' Agata cieca , quella che andava mendicando , e le mandava un agnellino . Si ricordava di tutti . Gli davano anche le notizie . Il signor Filippo era rovinato , rovinati i tre eredi del signor Camillo Mezzatesta . Erano arrivati la notte i carabinieri e si sarebbero messi alla ricerca degl ' incendiari . Credevano che fosse una banda , e l ' Andreuccio e il Titta la andavano cercando . Egli sorrideva orgogliosamente . Intanto era tornato suo fratello , Benedetto , che non poteva più pagare al seminario , e rimaneva vestito da prete . Era un santo , predicava la pace , viveva di pane ed acqua , e le donne lo seguivano e gli baciavano l ' orlo della veste . Giovane com ' era , dava già buoni consigli alla gente che ne chiedeva , e scriveva le lettere per tutti . " E portate " , diceva l ' Antonello , " questi pochi denari alla Schiavina , con questo agnellino . La conoscete la Schiavina ? E questo maialino che lo allevi per il carnevale , alla mia salute . E questi denari a lui , a , mio fratello Benedetto , che potrà così tornare a studiare . E che mi perdoni e preghi per me " . Ora si diceva , nelle leggende che si spargevano sul conto suo , da quelli stessi che lo avevano veduto , che stava su un cumulo di carne macellata e che con un focone davanti alla sua capanna faceva arrostire quarti di bue e bocconi buoni . Egli emanava decreti , e mandò a dire ai piccoli mandriani che potevano star tranquilli , che lui non ce l ' aveva con loro . Si affacciarono dunque le pecore a brucare le erbe sui precipizi , ed egli le sentiva scampanellare e belare , col cuor pieno , come se le avesse create lui . Aspettava la sua sorte . Quando vide i berretti dei carabinieri , e i moschetti puntati su di lui di dietro gli alberi , buttò il fucile e andò loro incontro . " Finalmente " , disse , " potrò parlare con la Giustizia . Ché ci è voluto per poterla incontrare e dirle il fatto mio ! " LA PIGIATRICE D ' UVA Pareva che il tempo si volesse tenere . L ' afa era ancora pesante , il cielo velato di vapori , le cicale arrabbiate ; a oriente , dove il cielo era più sgombro , qualche fiocco di nuvole era spiaccicato come una pennellata . La pioggia doveva essere assai lontana , e si cominciò la vendemmia . Nelle vigne popolate di vespe e di calabroni i grappoli appena punti si disfacevano . Un odore denso era dappertutto , e i pampini erano gelosi come vesti . I grappoli appiattati nell ' ombra divenivano misteriosi come tutti gli esseri umani che si affacciano alla vita , i bianchi parevano di cera e carnali , come le forme delle dita , o dei capezzoli delle capre , i neri serrati e ricciuti come la testa di qualche ragazza . Le donne si sparsero pel campo con le loro ceste sul capo , e si adagiavano sotto le viti , come in una stanza segreta piena d ' inquiete suggestioni . Le dita si appiccicavano legate dai succhi e dalle ragnatele . Nell ' aria ancora squillante per il fresco notturno s ' intonavano canzoni cui si rispondeva da vite a vite , e i peri e i peschi buttavano giù con un tonfo qualche frutto troppo maturo . L ' aria stessa era una matassa di odori vischiosi , all ' ombra delle piante . Poi il giorno ingrandiva , il sole bucava e infocava il cielo disperdendone i vapori , e tutto era chiaro e nudo , meno la nota degli aranci che rimanevano appartati nell ' orto sognando le chiare notti dell ' inverno . Le vespe e le farfalle messe in sospetto volavano più alte , e qualche canto era interrotto da un grido pungente . Verso mezzogiorno il palmento si empì d ' uva e fu il primo convegno delle vespe che salivano stordite alla superficie dei grappoli . L ' aria era divenuta di miele , e l ' aroma delle piante bruciate dal sole si mescolava a quello dolce e inebriante delle uve che non riuscivano più a contenere i succhi e che si disfacevano un grappolo sull ' altro , nel reciproco peso . Mezzogiorno era alto , il sole era un buco lucido nel cielo opaco , la voce delle cicale saliva di tono , si portava in alto tutte le voci dei campi , e , tutta la terra , gridando come un mare , era colma d ' un silenzio assordante . I vendemmiatori si riunirono all ' ombra d ' un pesco brandendo la bottiglia di vino vecchio che si passavano a turno come se suonassero la trombetta della follia . Poi una giovane saltò su , una giovane coi capelli castani striati di biondo , con un viso camuso e ridente . Si guardò intorno , mentre il padrone della vigna allegro e in maniche di camicia apriva le braccia in una specie d ' invito al ballo . Da lei si staccarono due ragazzi che si diedero a inseguirsi per l ' orto , tra i pomodori rossi e le melanzane turchine , le fiammelle dei peperoni , e le zucche sdraiate tutto ventre . Avevano i pugni pieni d ' uva e i mostacci violetti di mosto . Sembrava che la donna li avesse messi al mondo in quell ' istante di lucida follia , mentre il vino vecchio rideva pallido nella bottiglia , e quello nuovo nasceva come un ruscello torbido dal seno di quella montagna d ' uve . La donna era scalza . Sollevò le vesti fino al ginocchio , e reggendosele con le due mani protese tentò di scavalcare il muricciolo del palmento ; ma invece incespicò e stava per cadere , quando un uomo coi pantaloni rimboccati fino al ginocchio la sostenne e per un attimo la tenne fra le braccia ridendo sotto il naso aquilino . Ella fu finalmente nel palmento e affondò il piede fra i grappoli , che fecero un vago rumore di cosa segreta . Sotto il suo passo si sfranse un grappolo nero e greve , mille grappoli la circondarono come una schiuma di un mare rosso e le dipinsero una graziosa scarpetta sulla pelle bruna . Affondava lentamente fino al ginocchio e arrossiva tutta . Cominciò lievemente a muovere i passi e a pestare l ' uva . Al disopra delle ginocchia le sue vene azzurre inseguivano come freschi ruscelli . Abbassò gli occhi impercettibilmente per vedere ; poi , con un moto che pareva di danza , si andava snodando la treccia che le pesava sulla testa . Vi pose sopra un fazzoletto rosso per difendersi dal sole , e in certi angoli delle sue spalle si addensarono ombre azzurre . I vendemmiatori dopo averla osservata come in un momento pericoloso , si sparsero di nuovo pei campi , mentre ella affondava nel rosso elemento come una disperata . Il caldo e i vapori del mosto la stordivano , e i suoi occhi non avevano più sguardo . La caldaia che doveva ricevere il mosto presso il palmento si mise a ribollire : il liquido scendeva come da una ferita troppo larga , e un uomo si mise ad attingervi carponi con una misura di latta , a versarlo nei barili . Il liquido voleva scappare da tutte le parti , già viaggiava nella fantasia degli uomini , empiva facilmente i barili , mentre i muli che dovevano trasportarlo scalpitavano inquieti . L ' uomo era divenuto fosco , e guardava la donna di sotto in su come se la vedesse la prima volta . Ella scorgeva tra foglia e foglia gli uomini al lavoro , e si riparava dall ' arsura delle loro occhiate nei verdi segreti fra vite e vite . Le sembrava di levarsi impazzita e di correre per tutto il colle , per il piano lontano dove le cavalcature e gli armenti mettevano il suono dei loro campani accanto al luccichio delle pietre aride del torrente . Ella non si tergeva neppure il sudore che di quando in quando le diveniva fresco come una pioggia di rugiada . Aveva le mani grondanti mosto . L ' uomo si volse per dirle : " Vuoi che ti asciughi il sudore ? " " Non voglio " , ella rispose con una voce cattiva . " Perché mi rispondi così ? " Ella ora rideva senza ragione , come se lo sforzo di pestare l ' uva la stancasse piacevolmente . L ' uomo , curvo sulla caldaia , mostrava la sua pelle scura e vellosa fra le lacerature del vestito . Con la testa china sul mosto soffocante , cominciò a dire con una voce da ubbriaco : " Io ti ucciderò , un giorno , ti ucciderò " . " Non lo saprai fare " . " Lo vedrai " . " Perché non lo fai adesso ? " " Ora devi finire il tuo lavoro " . " Per questo ? Fallo se hai coraggio " . " Tu mi dovrai chiedere perdono in ginocchio , prima , e poi ... " " Se tu avessi questo coraggio io non ti tradirei " . Diceva così , e muoveva le gambe in un ritmo continuo e uguale come chi debba ballare per scommessa . L ' uomo si levò in ginocchio presso la caldaia , mentre il mosto nei barili schiumava attraverso i tappi fatti con foglie di vite . Ella aggiungeva con la sua voce più aspra : " Io sono stata di chi mi piace , e tu non mi piaci ! Ecco : vedi che non sei buono a uccidermi ? Tu lo sai e stai zitto . Tu non mi farai mai nulla . E allora io faccio quello che mi piace " . All ' ombra del fazzoletto rosso le sue labbra si muovevano con uno straordinario rilievo , come quelle eterne e inflessibili delle statue . " Scendi giù " . le disse l ' uomo . " Se vuoi uccidermi , puoi farlo qui " . La rabbia delle cicale assalì il sonno pesante del pomeriggio , e pareva che un torrente di suoni si versasse sulla terra dai cieli aperti . Le ombre dei monti e degli alberi giravano come le lancette degli orologi , e le vigne lontane avevano assunto da un ' ora all ' altra quell ' aspetto spoglio delle vendemmie , quando le viti annunziano di lontano di essere sgravate dal loro peso . La donna si agitava ora su un cumulo di vinacce torbide , e come un mondo di lubrici insetti esse le si attaccavano alle gambe . Una lunga armonia scrosciante si levò dall ' attiguo campo di lupini che rumoreggiavano secchi nel loro guscio con la voce di mille raganelle , mentre qualcuno le traversava di corsa . Un uomo a cavallo spuntò , si avvicinò ingrandendo a vista d ' occhio come sotto un binocolo , un giovane trafelato e felice precipitò di sella , correva verso il palmento , lo raggiungeva , vi si fermava davanti ; i suoi occhi si ficcavano fra l ' uva mentre il filo del mosto si assottigliava scendendo a trivello nella caldaia . Sembrava che il giovane si meravigliasse di trovarsi tanto alto in confronto del palmento , e , affacciandosi con la cautela con cui si scruta il fondo di un pozzo , fosse deluso di vederlo molto più piccolo di come se lo immaginava . La donna si tolse il fazzoletto dal capo , si legò i capelli di nuovo sulla testa , si asciugò il sudore , e sentì come un odore di foresta selvaggia intorno . Sedette sul muricciolo del palmento , le dita dei piedi le spuntavano fra le vinacce ed ella ve le nascose subito di nuovo come sotto una coltre . L ' uomo curvo a imbottare mosto , col viso quasi tuffato nel liquido come se vi fosse rimasto soffocato , si volse appena . Gli occhi di lei si posarono su quell ' uomo buttato in terra , e videro il suo calcagno magro di camminatore , e la nuca , sotto il cappello di paglia , magra e rientrante e cerea al confronto dei capelli neri come la pece . Il giovane sopraggiunto si curvò sulla caldaia a guardare il mosto come un mare perfidissimo . " Chi siete ? " gli fece l ' uomo diffidente . " Il figlio del padrone ; non mi riconosci ? " Prese il mosto fra le mani giunte e vi bevve avidamente . " Che bellezza , dopo tanti anni che non vedevo la vendemmia ! Tutto mi pareva tanto più grande , ma è bello lo stesso " . L ' uomo seguitava a imbottare senza guardare più . La donna , come per coprire il silenzio ostile disse al suo uomo : " Mi fai bere ? " Egli le porse la misura di latta senza dir parola . Ella beveva guardando il giovane accanto a lei , e si vedeva gli occhi specchiati nel mosto cupo . Il mondo intorno pareva libero e felice , sgombro di non si sa qual vecchiaia , mentre al silenzio immobile del meriggio i rami carichi dei meli e dei peschi cominciavano ad agitarsi animando di sé il paesaggio intorno . Il giovane era impallidito sotto il colpo del vino , e i baffi gli tremavano sul labbro . La donna , stando seduta , ricominciò ad agitare i piedi fra l ' uva . Il giovane fu di nuovo d ' un balzo sul cavallo , era già tra il fracasso dei lupini , già batteva il terreno cretoso , appariva e spariva fra i pioppi , curvo sulla criniera del cavallo . La donna con una voce spenta disse : " Fa caldo " . La voce delle api le ronzava interminabilmente negli orecchi . Sedette coi piedi fuori del palmento . Senza nessuna ragione si mise a piangere , e quando l ' uomo le fu vicino , si diede a gridare come una pazza : " Voglio quell ' uomo , lo voglio andare a cercare . Non voglio più nessuno , nessun altro che lui . Andate via tutti quelli che mi state intorno . Io non sapevo che esistesse quell ' uomo . Perché non me lo hanno mai fatto vedere ? " L ' uomo aveva messa la mano in tasca e si gingillava stupidamente con un coltello . IL RUBINO Le cronache dei giornali registravano uno di quei fatti che per una giornata sommuovono una città e fanno il giro del mondo : un rubino della grossezza d ' una nocciuola , un gioiello celebre che portava un nome famoso , che si diceva di un valore spropositato , era scomparso . Lo portava come ornamento un principe indiano che si trovava in visita in una metropoli dell ' America del Nord . Egli si era accorto di averlo perduto subito dopo un viaggio fatto in un ' auto di piazza , che lo aveva depositato in incognito in un albergo suburbano , sfuggendo alla sorveglianza del suo seguito e della polizia . Furono mobilitati gli agenti investigativi , la città intera si destò la mattina seguente sotto l ' impressione di quella perdita , e fino a mezzogiorno molti s ' illusero di trovare sulla loro strada il famoso gioiello . Cadde sulla città una di quelle ventate di ottimismo e di delirio , quando il senso della ricchezza di uno fa più ricche le speranze di tutti . Il principe , nella deposizione che fece alla polizia , fu reticente , ma escluse che la persona con cui aveva viaggiato potesse essersi resa responsabile di quella perdita . Perciò non doveva essere ricercata . Il conduttore del veicolo si presentò per attestare che aveva accompagnato l ' indiano col suo turbante prezioso in compagnia di una donna , affermando di averli lasciati davanti a un albergo suburbano . Egli affermava che la donna era una bianca , e che la sola cosa che la distingueva era un magnifico brillante , della grandezza di un pisello , che ella portava incastrato alla narice sinistra , secondo la consuetudine di alcune ricche indiane . Questo particolare sviò per un momento l ' attenzione del pubblico dal rubino perduto , aggiungendo curiosità a curiosità . Il conduttore del veicolo , dopo aver visitato accuratamente l ' interno della vettura , fece il calcolo delle persone che aveva accompagnato durante le prime ore di quella mattina : un uomo indaffarato , uno straniero che aveva accompagnato fino al porto e che evidentemente s ' imbarcava per l ' Europa , una donna . Lo straniero , riconoscibile per un italiano , era uscito da una di quelle case dove si uniscono a vita comune gli emigranti ; questa persona portava un paio di pantaloni larghi come amano esagerare gli emigranti , le scarpe gibbose e tozze che si usano ormai soltanto fra gente di quella condizione , un cappello duro su un viso sbarbato , magro , seminato di rughe . Come bagaglio aveva una valigia pesante la cui chiusura era assicurata da una grossa fune , e un altro involto pesantissimo che pareva una scatola di acciaio . Egli era partito il giorno stesso . Ma l ' idea di quest ' individuo si cancellò subito dalle ricerche , perché lo straniero aveva l ' aria di viaggiare per la prima volta in un ' auto di piazza , non sapeva neppure chiudere lo sportello ; e si era tenuto sempre accosto al finestrino davanti , forse per non essere proiettato all ' indietro dalla corsa , e osservava attentamente le strade , come fanno quelli che lasciano una città sapendo di lasciarla forse per sempre . L ' attenzione del conduttore si fissò invece sull ' uomo che , uscendo dall ' alberghetto suburbano , aveva presa la vettura subito dopo il principe , e si era fatto portare nel quartiere dei lavoratori italiani , dove poi lo straniero aveva preso posto . Quel viaggiatore , di cui diede i connotati , e che doveva essere uno della città , fu cercato inutilmente . Del resto , il fatto che egli non si facesse vivo agli appelli dei giornali e alla promessa di una forte mancia , dimostrava a rigor di logica che era stato lui a impadronirsi del famoso gioiello . Ma trattandosi di un oggetto riconoscibilissimo , celebre in tutto il mondo , si sperava che un giorno o l ' altro sarebbe riapparso . L ' emigrante che tornava a casa sua , in un paese dell ' Italia meridionale , dopo cinque anni di assenza , non seppe mai nulla di questa storia . Egli rimpatriava con un bagaglio dei più singolari , per quanto gli emigranti ci abbiano abituati alle cose più strane . Una valigia di cuoio finto , che egli credeva vero , conteneva la sua casacca turchina da fatica , ben pulita e stirata , dodici penne stilografiche che egli si riprometteva di vendere alla gente del suo paese , dimenticando che si trattava di mandriani , e che non più di sei borghesi adoperavano penna e calamaio , inoltre alcune posate con uno stemma , una macchinetta per tosare di cui si era servito per tagliare i capelli ai suoi compagni di lavoro , un oggetto di metallo di cui non conosceva l ' uso e lo scopo , che aveva forma di pistola e non sparava , dodici tappeti di tela cerata e qualche oggetto per far figura e per regalo alla moglie , al figlio , agli amici . Il bagaglio pesante era una cassaforte di acciaio , usata , che si apriva con un meccanismo in cui bisognava comporre una parola di sei lettere e la parola questa volta era : Annina . Quanto a contanti , portava mille dollari , di cui trecento doveva restituirli a chi glieli aveva prestati pel viaggio . In un taschino del gilè portava un pezzo di cristallo rosa , grande come una nocciuola , sfaccettato , trovato per caso nella vettura che lo aveva accompagnato al porto , e di cui non sapeva l ' uso . Lo aveva trovato ficcando le mani dietro il cuscino della vettura . Lo prese per un amuleto della sua vita avvenire , e forse lo avrebbe fatto legare come ciondolo alla catena dell ' orologio . Era strano che non fosse forato , e quindi non poteva essere neppure una delle tante pietre grosse che si adoperano per le collane delle signore nelle città . Quando uno lascia un paese , tutte le cose acquistano prima della partenza un valore straordinario di ricordo , e ci fanno pregustare la lontananza e la nostalgia . Così gli fu caro questo pezzo di cristallo , gelido a toccarlo , abbastanza lucente e limpido , come se fosse vuoto dentro , e vi fosse del rosolio , come nei confetti . Quest ' uomo , intorno agli elementi che possedeva , aveva stabilito il suo negozio . La cassaforte attaccata al muro , il banco per la vendita , le penne stilografiche in una scatola , le posate con lo stemma , i tappeti di tela cerata esposti , quelli dove è raffigurata la statua della Libertà e agli angoli portano i ritratti dei fondatori dell ' indipendenza americana , il tutto a puntini bianchi e azzurri . Tutte queste cose le aveva radunate pazientemente in cinque anni , pensando al suo ritorno , e scegliendo le cose che sarebbero apparse più strane in un paese come il suo , per quanto potesse scegliere fra le occasioni di roba usata che gli si offrivano , proveniente non si sa di dove , ma che fa un gran giro fra le mani degli emigranti . Ora sarebbe divenuto negoziante di generi misti , dopo essere partito bracciante , e la prima idea del negozio gliel ' aveva data la cassaforte . Si sarebbe detto che avesse scelto tale mestiere proprio perché possedeva una cassaforte . Si sentiva quasi ricco , poiché i denari che aveva in tasca erano denari forestieri che col cambio aumentavano . Calcolando mentalmente quanti erano , il suo pensiero si perdeva volentieri in cifre ad ogni minuto diverse . Provava un piacere infantile a toccare nel taschino quel cristallo rosa , e cominciava a crederlo un portafortuna . Era uno di quegli oggetti senza utilità , che rimangono tutta la vita con noi , di cui nessuno ha la forza di disfarsi , e che finiscono a diventare compagni di vite intere se non di intere generazioni . Molte cose importanti si perdono , tenute ben custodite e nascoste , ma questi oggetti non si perdono mai , e qualche volta vi pensiamo . Quest ' oggetto ora , a pochi giorni di distanza , gli ricordava quella giornata di partenza , l ' interno di quella vettura , le strade che si arrotolavano lentamente come scenari dopo una rappresentazione , e diventavano ricordi di cose lontane . Egli mise il negozio in una parte del paese abitata dai contadini e dai mandriani , in alto . Quindici giorni dopo il suo arrivo , il pianterreno di una casupola era mobiliato con un lungo banco , uno scaffale dove avevano trovato posto i pacchi turchini della pasta , la cotonina turchina per le massaie , da un canto un barile di vino su due trespoli e un coppo d ' olio . Accanto al banco era murata la cassaforte , ed egli provava un gran piacere ad aprirla in presenza alla gente . In questa cassaforte era il libro dei conti e lo scartafaccio delle merci vendute a credito , da pagarsi al tempo del raccolto o della vendita delle bestie . Il negozio acquistò lentamente l ' aspetto di tutti i negozi , con l ' odore delle merci , i segni fatti col gesso dalla moglie sulle pareti , per ricordarsi delle cose date a credito , perché non sapeva scrivere . Invece il figliolo , che andava a scuola , cominciò a tracciare sul registro i nomi dei clienti , e qualche volta faceva assennatamente la guardia alla bottega , nei pomeriggi caldi , quando non c ' era altro traffico che quello della neve per i signori che si svegliavano dal sonno pomeridiano . Lentamente le lunghe scarpe americane si erano aggrinzite ai piedi della moglie che aveva acquistata l ' aria soddisfatta e meticolosa delle bottegaie , la stoffa nuova che il marito aveva portato era andata a finire fra gli stracci , e soltanto il cappello duro di lui era quasi nuovo nell ' armadio . I tappeti di tela cerata erano stati dati in regalo alle famiglie importanti , e quanto alle penne stilografiche nessuno le aveva volute . Qualcuno le aveva rotte maneggiandole , e i pezzi stavano nella cassaforte . Il padrone della bottega , aveva , in fondo l ' animo di un ragazzo , perché pensava spesso che i pennini di quelle stilografiche erano d ' oro , e li teneva cari come il ragazzo tien cara la stagnola delle cioccolate . Conservava anche un giornale scritto in inglese , lo aveva sempre risparmiato , anche quando ne aveva avuto bisogno per incartare le merci . Talvolta si metteva a osservarlo , e le figurine delle pagine di pubblicità gli facevano rivedere la gente che fumava le sigarette col bocchino d ' oro , le ragazze , i grammofoni , la vita dei quartieri centrali dove talvolta si avventurava . Quanto alla pallina di cristallo , se ne ricordò un giorno , e la diede al figliolo che ci giocasse coi compagni il giorno di Natale . In quest ' epoca , serve ai ragazzi una nocciolina più pesante per tirare contro i castelli fatti di nocciuole e buttarli giù e vincerli ; di solito se ne prende una un po ' grossa , la si vuota pazientemente attraverso un forellino , poi la si carica con alcuni grani di piombo da caccia . Questa di cristallo andava bene , era pesante , e colpiva nel segno . Un altro giocava con una pallina di vetro di quelle che si trovano nelle boccette delle gazose , che sono tonde ; ma il figlio del negoziante sosteneva che fosse più bella la sua perché veniva dall ' America e perché , era rossa . La teneva molto cara , come fanno i ragazzi , che non perdono mai queste cose . Il padre pensava spesso , vedendo quest ' oggetto che serviva di giocattolo al suo ragazzo , alle sue illusioni di quando viaggiava pel mondo , e il mondo gli pareva pieno di preziose cose perdute che i fortunati ritrovano . Per questo aveva sempre frugato dove gli capitava , sotto i materassi dei lettucci nel vapore , dietro i cuscini di cuoio degli autobus ; non aveva mai trovato nulla . Sì , una volta soltanto , aveva trovato cinque dollari per istrada , e , se lo ricordava sempre , quel giorno pioveva . LA ZINGARA Lo zingaro arriva una mattina in piazza che nessuno se lo aspetta , si mette a sedere in terra , scava una buca , tira fuori due mantici di pelle vellosa , congiunge nella buca i due becchi di latta , si mette a mandar su e giù i mantici come se suonasse un organetto . Nella buca si accende la fiammella azzurra del carbone . Fa questo lavoro con raccoglimento , guardando appena in giro coi suoi occhi bianchi . Quando la fiamma è gialla e sicura , si leva , tira fuori un pane di stagno in cui si specchia abbagliante tutto il sole . Aspetta che gli portino i vasi di rame da stagnare e da saldare . Sembra che sia arrivato solo ; invece si sente un suono come di chi piange piano per non farsi sentire : è lo zingaro più piccolo che gira per richiamo suonando il suo strumento invisibile , una lamina d ' acciaio che si mette sotto la lingua e fa vibrare , variandone i suoni col cavo delle mani disposto a cassa armonica . Poi ne spunta un altro , e le donne silenziose e infide . La gente chiude la porta perché gli zingari sono ladri , e le madri non finiscono di raccomandare alle figlie di non aprire e di non dar retta per quanto dicano . Le zingare lo sanno e stanno ore intere dietro la porta dicendo : " Aprite , vi devo dire una bella cosa , perché ho letto nella vostra fortuna . Aprite , bella stella " . Parlano , insistono , pregano , supplicano . Le ragazze tremano perché , vorrebbero aprire e intanto hanno paura . Stanno dietro la porta e guardano dal buco della serratura : la zingara coi suoi occhi bramosi e là dietro e guarda la porta per lungo e per largo con quel senso di stupore animale proprio dei cani davanti alle porte chiuse . " Io so chi vi vuol bene " , supplica la zingara . " Apritemi e ve lo dico " . Lo zingaro , invece , sta serio serio in piazza . Tutti i trafficanti , quando arrivano , si mettono a gridare per annunziarsi , ma lui no ; basta che si veda da lungi il suo fuocherello , che si senta il grosso respiro dei mantici , perché tutti corrano a vedere , Egli sta attento che non gli rubino nulla i ragazzi . Coi suoi occhi mette in soggezione e sembra che veda da tutte le parti . Ha i cerchietti d ' oro agli orecchi . Suo figlio o suo fratello gira per le porte a cercare lavoro ; i suoi occhi pronti scoprono tutto nella penombra delle case , si ficcano addosso alle belle ragazze . I suoi denti , mentre parla o ride , fanno rabbrividire . Le ragazze si rifugiano in un angolo e tremano di aver aperto . Le pastore e le contadine sono audaci quando arriva l ' orefice o il venditore di orci di creta . Fanno siepe intorno , complici , qualcuna di loro riesce a mettersi sotto il grembiule una cuccuma o una fiasca . Qualcuna è riuscita a trafugare un anello ; tant ' è vero che i venditori , quando arrivano , ora , fanno col bastone un continuo giro per tener indietro la gente . " Paese di celebri ladri ! " esclamano , e nessuno n ' ha per male . Ma la sera , quando va via , il venditore s ' accorge che gli manca qualche cosa . Con gli zingari invece è più difficile . I ragazzi studiano , in disparte , i momenti di distrazione dello zingaro sperando di portargli via il martelletto da stagnare , o un pezzo di stagno . Gli zingari vanno via all ' improvviso come ladroni , e tutti si frugano per vedere se manca qualche cosa . Una volta mancò una ragazza , la Crisolia . La Crisolia molti se la ricordavano ragazzina proprio l ' anno avanti , quando le legavano i capelli ricci in un ciuffo stretto al sommo del capo . Fin da piccina aveva sempre tentato di partire con tutti quelli che partivano , e pareva un capriccio infantile e innocuo . Veniva a sapere che qualcuno andava via ed ella si presentava all ' alba , senza dir motto , alla casa di costui , aspettava pazientemente fuori della porta , e sentiva i rumori dei preparativi alla partenza ; teneva sulle ginocchia il suo bagaglio : una scatola di cartone in cui era la sua vesticciuola rossa delle feste . La gente , quando si accorgeva che ella aspettava , apriva la porta , la invitava a entrare , perché era risaputo che all ' alba di tutte le partenze la Crisolia faceva la sua apparizione . Ella si metteva in un angolo e guardava tutto attentamente , e rideva fra sé e sé . In fretta , prima che chi partiva si muovesse , ella discendeva le scale e si precipitava accanto al mulo legato davanti al mannnello di fieno . Si arrampicava coi piedi scalzi ( la mamma non le aveva messe le scarpe per la partenza ) sulle sporgenze del muro , e aspettava . Poi , quando il viaggiatore scendeva , ella supplicava invano che la portasse con sé , si metteva a corrergli dietro , e piangeva , fino a che non lo vedeva dileguare . Poi si chetava e aspettava di partire con un altro , mai delusa . Ora era partita sul serio dietro allo zingaro . Crisolia non ha il colore della pelle degli zingari , è bianca , non ha rubato mai in piazza , quando arrivavano i mercanti , e non sa rubare neppur ora . Lo zingaro la guarda compassionevolmente , non senza tenerezza , e i compagni gliela guardano con pietà . Ella non sa più perché sta con lui ; guarda spesso l ' uomo che le piacque , che nella sua mente non ha un nome preciso , e si chiama ancora e sempre per lei lo Zingaro . Ella non ha saputo fargli neppure un figlio , e si sa che i ragazzi servono per scorazzare nei paesi , e portano via sempre qualche cosa , nascosta sotto la camicia . Ella non va più da molto tempo al suo paese , ma in tutti i paesi che traversa riconosce le stesse facce del luogo dove è nata ; questo la stupiva un poco dapprima ; a quelle si affeziona e non si azzarda a far male . Tutti conoscono la vecchia bigotta che sta alla Marina . Era ricca e ora non ha che un giardinetto intorno alla casa ; prega tutto il giorno , e quando non prega sta a curare i suoi fiori ; delle volte aspetta una visita promessa , perché nei momenti liberi è in giro a pregare gli amici e i forestieri che vadano a visitare il suo giardino . Bisogna dirle che andrà in Paradiso e che il suo giardino è bello ; allora fissa l ' interlocutore coi suoi occhi di fedele che vede lontano e domanda : " Me lo dite sul serio ? " Poi accompagna il visitatore per il suo giardinetto , guidandolo per ogni pianta come in un mondo . " Questa è la menta , questa è la salvia , questo è il geranio " . Guarda i fiori che spuntano meravigliosamente , e quando è generosa stacca una foglia e la porge al visitatore . Tutti le promettono di andare da lei , e poi magari non vanno perché si annoiano ; ella aspetta ore intere nelle sue stanze dove ha messo tutto in ordine e dove ha preparato il caffè . Lentamente l ' odore inebriante del caffè si disperde , la ciotola diviene fredda , ed ella la tocca di quando in quando come si fa coi febbricitanti . Nessuno arriva , o arriva quando è sera , ed è troppo tardi per vedere il giardino . Allora esce col lume a farglielo vedere , e il giardino è pieno di misteri e di meandri . Quando arrivano le zingare , costei è la sola che apra la porta sicura e che si fidi di loro . Dà loro i trespoli del letto , e il tripode di ferro della catinella perché le facciano un bel lavoro ; le zingare dileguano e non si fanno più vedere . Tutte queste vagabonde lo sanno , perché ogni carovana manda qualcuno a bussare alla sua porta e a supplicare . Le prendono la vecchia mano , l ' aprono , e vi leggono : " Qui è scritto che andrete davvero in Paradiso " . Invece , la Crisolia non sa fare neppur questo . Ella dice , dietro la porta , cose che non la interessano : " Presto " , le dice " riacquisterete le ricchezze perdute ; presto vi verrà una gran novità ; c ' è un giovane che vi vuol male ma c ' è un vecchio signore che vi protegge " . " A me dici queste cose ? Chi vuoi che mi voglia bene e che mi protegga ? Tu ti devi essere sbagliata , e non sei una buona zingara " . La vecchia non vuole aprire , perché questa non sa tirar bene la sorte . Ma la Crisolia ha paura di tornare al suo uomo a mani vuote , e insiste , e picchia rabbiosamente contro la porta . La vecchia dice dietro la fessura della chiave : " Tu non sei una vera zingara , tu devi essere una ladra " . Ora la Crisolia trema dietro la porta e supplica : " Apritemi , signora Adelaide , apritemi perché io so ... " " Che cosa sai , se non ti viene in mente che non mi chiamo Adelaide ? " Non c ' è più speranza , e la Crisolia si mette a supplicare tremando e sudando : " Datemi qualche cosa a gloria del Signore , datemi qualche cosa : un pezzo di pane , mi basta . Io non posso tornare a mani vuote . Voi non sapete " . La vecchia non risponde altro che un " sì , sì " canzonatorio , e la Crisolia la vede , attraverso la serratura , che sta seduta con le mani sulle ginocchia , e un ciuffo di capelli stopposi le pende sugli occhi spenti . Batte le mani aperte furiosamente contro la porta : " Datemi almeno un po ' d ' acqua . Neanche un po ' d ' acqua ? " La vecchia alla fine si decide ad aprire e le butta un catino d ' acqua sporca addosso . La Crisolia , come un cane bagnato , si mette a girare per i vicoli , guarda i balconi , spia le entrate delle case , vede che molti chiudono precipitosamente la porta . Se almeno avesse il triangolo di acciaio su cui battere e fare un poco di musica per richiamo , i curiosi si affaccerebbero . Ma così ha l ' aria di essere una forestiera e non una zingara , perché è vestita decentemente e non è scura in faccia . Sulla fronte ha un lieve colore perlaceo e dorato ; le labbra rosse , le guance fiorenti , gli occhi chiari e limpidi . Ed ecco che scorge a un balcone una donna , una ragazza , pare , che si sporge un poco per annaffiare il vaso di menta : si vede il suo gomito aguzzo e infantile . La Crisolia infila le scale , di corsa , arriva davanti alla porta sbarrata , bussa discretamente . Nessuno risponde . Bussa più forte . " Chi è ? " Ella riprende fiato e dice in fretta in fretta come ha sentito dire a molte sue compagne : " Io so che un Peppino vi vuol bene , che una vecchia donna vi vuol male , ma c ' è un vecchio signore che vi protegge " . " Ma che Peppino ! " strilla una voce fresca di dentro ; " se io sono sposata , e mio marito si chiama Antonio ! E poi mia suocera mi vuol bene , e quanto al vecchio signore ... " Ella esita . Che non voglia dire che il vecchio signore , suo padre , si deciderebbe a darle quei soldi ? La donna dietro la porta rincalza : " Io vi so dire la buona ventura " . Ma questo rimette in sospetto la padrona di casa la quale non risponde . " Datemi un po ' d ' acqua almeno , mi contento dell ' acqua . La volete la fortuna per un po ' d ' acqua ? " " Se è per l ' acqua , ecco " . La donna ha aperto la porta . È una cucina abbastanza larga , imbiancata da poco , segno che la casa è abitata da gente nuova ; c ' è il fornello acceso , e sopra vi bolle una pentola con un odore e un calore di mattinata familiare . Dalla finestrella entra la luce del meriggio , e la grande voce della campagna supina , e il grappolo sonoro delle cicale . La padrona di casa non è una ragazza come pareva . Può avere diciotto anni , esile , il viso magro da adolescente , e poi un gran ventre su cui posa le mani conserte . Ha l ' aspetto avido delle ragazze e insieme delle donne prossime a diventar madri , e i suoi gesti ripetono nelle faccende familiari quelli fatti per gioco e per ischerzo nell ' infanzia . Su una sedia è un cesto di frutta , ed ella lo guarda di quando in quando come se si trattasse di darne a un suo figlio ideale , a un figlio non nato . Forse per chetarlo prende un pugno di ciliegie e mangia , come se le spartisse in due , fra madre e figlio . " Ecco l ' acqua . Avete dove metterla ? " La osserva da capo a piedi , i piedi nudi , mentre la zingara si e chinata sul fornello e soffia fra le brace . " Dove volete che metta l ' acqua ? " Avidamente si attacca all ' orcio e beve a grandi sorsate l ' acqua fresca ; ora ne sembra tutta irrorata , la pelle le diviene fresca e morbida , la gola le trema mentre beve . L ' acqua le scende sul collo , fresca , mentre posa l ' orcio . Si pulisce con la manica . " Siete sposata da poco ? " " Sei mesi " . sSu un ' altra sedia è una fascia bianca arrotolata . La zingara la prende , la svolge un poco , sorride ; ma la sposa gliela ghermisce e la nasconde in una cassa . La zingara ha seguito la sposa mentre è andata di là , dove è eretto il letto alto . Appoggiata alla sponda del letto la padrona di casa si copre il ventre gelosamente con le due mani , fissa la zingara e le domanda : " Voi non avete avuto figli ? " La zingara dice di no col capo . È facile indovinarlo : le è rimasto un che d ' immaturo , ha la vita stretta come una vespa , i suoi occhi e la sua bocca hanno contorni netti , la sua voce è aspra : dà , insomma , l ' idea di quegli arboscelli matti che crescono sui vecchi muri e non danno frutti , pur fiorendo a primavera , e sembrano forti . " Il Signore non me ne ha voluti dare " . Intorno a lei si fa il silenzio e il vuoto , mentre la padrona di casa si affretta a nascondere tutto quello che ricorda il bambino che deve venire . La zingara se ne accorge e dice : " Io non sono nata zingara , ma mi ci sono fatta " . La sposa s ' interessa subito a questo discorso , si fa raccontare com ' ella è fuggita di notte , come si nascose presso la città prima , come al suo paese ella non va mai , mai più . Ora discorrono tutte e due presso il letto , e la sposa vi si è sdraiata come un animale . Ricordandosene improvvisamente corre in un angolo , trova certe mele acerbe , ancora piccole come mandorle . " Le mandorle non sono buone quest ' anno , sono vuote , ma le mele , anche così acerbe , sono dolci , dolci , provate " . È intenta a mangiare , assorta come una capra , e come una capra leva gli occhi interrogativi intorno . Il frutto sotto i suoi denti sembra divenire più succoso e le irrora le labbra . La zingara dà un morso a un frutto anch ' essa , e si ricorda improvvisamente della sua infanzia . Dice : " Io sapevo fare tante cose , sapevo ricamare , sapevo fare il merletto . Invece eccomi qui " . La sposa domanda tranquillamente : " Vi vuol bene lui , lo zingaro ? " Ella sospira e si stringe nelle spalle . " A me sì , il mio " , dice la sposa . " Quando torna , ora che è la stagione dei frutti , mi porta sempre qualche cosa . Entra senza dir nulla , posa una manata di frutta sulla tavola , appena staccata dall ' albero , e lui dice : " Mangia subito e non ti toccare " . Ha paura che faccia il figlio con una voglia di nespola o di ciliegia " . La zingara dice : " Avete mai mangiato terra e carbone , come fanno tante donne nella vostra condizione ? " La sposa ha una smorfia di disgusto . " A me , perché , le dovete dire certe cose ? " Le sembra che la donna voglia farle del male , la guarda mentre ha preso la scopa per spazzare , gliela strappa di mano , dice : " È tempo che ve ne andiate via " . Mentre dice questo i suoi occhi cadono sulla tovaglia che ella ha ripiegato accuratamente , sui bicchieri che ella ha lavato , sul pavimento spazzato a metà . La Crisolia la guarda supplichevole : " Avete veduto che so fare tutto come una donna civile ? " " Andate via perché se mio marito mi trova con una zingara mi sgrida " . La Crisolia si è avviata alla porta , e prima di uscire dice : " Non mi regalate nulla ? Vi ho servita " . Ma quella fa di no col capo . Allora si mette a supplicare : " Per l ' amore di quello che vi deve nascere , datemi qualche cosa , per non farmi tornare a mani vuote , o mi dicono che non lavoro " . La sposa prende la scopa , la brandisce , minaccia come si fa coi monelli . La Crisolia si precipita in cucina , dove ha veduto un pane , lo afferra , se lo mette sotto il grembiule , e via di corsa per le scale . La sposa si è affacciata alla finestra gridando : " Acchiappatela la zingara che mi ha derubata " . Ora si vede la Crisolia che l ' hanno afferrata chi per i capelli , chi per le orecchie , chi per la veste ; sente che vanno cercando una guardia , e non si può muovere . Il pane è caduto in terra , qualcuno lo raccatta , lo spolvera , lo bacia , perché il pane non si butta in terra . Una donna esclama : " Che miracolo , acchiappare una zingara che ha rubato ! Credo che sia la prima volta che succede " . CORONATA Ella si era messa al collo la medaglina della Madonna , legata con un nastro color giallo che le stava bene , sul petto , e commentava sottilmente il color ocra della sua pelle . Certo , con un nastro verde sarebbe stata meglio , come nell ' anno precedente , se ne ricordava . Ai nodi delle trecce i suoi capelli divenivano gialli ; verdi erano gli spicchi di stoffa che le gonfiavano il corpetto , stranamente celesti i suoi occhi . A guardarla , uno si ricordava del grano , dei campi d ' estate , perché come l ' estate ella era asciutta e abbondante . Improvvisamente si mise a dire che non voleva più andare al santuario , e tremava tutta d ' un tremito inconsulto . Il padre si mise a gridare : che non era modo quello , dopo avere ottenuto la grazia di guarire dalla malattia , di non mantenere il voto che aveva fatto . Doveva fare la strada a piedi , scalza , con un cero in mano , quattro ore di cammino per le montagne . Allora si mise a supplicare che non la costringessero , che si sarebbero accorti che aveva ragione lei a non volerci andare , che aveva fatto cattivi sogni e aveva peggiori presentimenti . Invece ci si aggiunse la signora Domenica , quella che aveva il bambino mutolo , e che voleva fosse lei , la Coronata , a tenerlo fra le braccia davanti all ' altare della Madonna che gli doveva , se voleva , ridare la parola . La Coronata si mise a piangere e si affacciava alla finestra come se aspettasse qualcuno . Passavano suonando pifferi e zampogne i pellegrini , che venivano di lontano , e scaricavano in piazza , in segno di gioia , fucili e pistole caricate a mitraglia . C ' era chi faceva la strada ballando , e chi improvvisava un balletto durante la sosta in piazza , c ' erano le donne coi lattanti caricati nelle ceste che portavano sulla testa , c ' era un gran chiasso che si aggiungeva allo strepito dell ' estate . Uno di quei pellegrini , con un cavallo infiocchettato come se lo portasse per voto , si mise a gridare verso di lei : " Viva la Madonna ! " e ballava furiosamente brandendo un fucile . La Coronata rientrò in casa tremando tutta come una gallina , scarruffata , e si mise a battere col piede nudo : " No , no , e no ! " " Turca , saracina , diavola , eretica ! " le strillavano intorno . Si avviarono , la madre si caricò sul capo la cesta dei viveri , la Coronata prese il cero pesante ornato di nastrini , si mise , sulle trecce , la coroncina di spine intrecciata di fiori di vitalba che sembravano uno stuolo d ' api che le svolassero intorno al viso caldo e maturo , e stava attenta a non pungersi . Si batteva la mano sul petto dicendo : " Madonna mia , che cosa mi sta per succedere ! " Ma nessuno le badava , e il padre la mandava avanti come una vitella . La gente del cavallo era già lontana e cantava a squarciagola . Il mutolo , che si passavano ora l ' una ora l ' altra portandolo in braccio , stava a guardare come tutti gridavano evviva , come agitavano le armi , e , era l ' alba , gli alberi in fiamme che avevano illuminato il cammino tutta la notte . " Oh , lui non sente niente , povero angelo ! " diceva la signora Domenica . Ma il mutolo aveva capito , e agitava le braccine come chi voglia dire qualche cosa . A una fonte della montagna la gente del cavallo si era fermata , mangiava e beveva , e chi non aveva da masticare cantava a squarciagola . Ma non cantavano niente di religioso , tanto che la signora Domenica si lagnava . " Guarda che razza d ' infedeli , che vanno cantando canzonacce alla festa ma perché ci vanno ? " Nessuno sapeva di dove fossero , ma la Coronata lo sapeva : dovevano essere i compratori di pelli e di cera che venivano dall ' altro versante , gente che vive in montagna la metà dell ' anno , e poi scende con le bestie cariche di merce . Come lo sapeva ? Ella si mise a ridire che voleva tornare indietro , che quella era una brutta giornata per lei , che la Madonna le perdonava se tornava a casa . Allora il padre le disse che era capace di persuaderla con le cattive , anche coi suoi diciotto anni quanti ne aveva . L ' alba era ormai schiarita , il sole tentava di penetrare nelle valli fresche e scure , cominciavano sulle vette più alte le cicale a cantare , mentre in basso la voce invernale dei torrenti strepitava come chi non vuole ascoltare . Poi cominciò il paesaggio delle baracche di felci , dove tenevano bottega per i pellegrini i vinai , presso le fonti limpide , e le strade di confluenza dove arrivavano dagli altri paesi le genti ubbriache di canti , di chiasso , di vino e i malati che levavano il viso emaciato dalle barelle , e gli ubbriachi che andavano pencolando sul ciglio delle strade come i muli . Si spalancarono gli abissi delle valli , le gole dei burroni , tra un coro assordante di grida , uno sventolio di cappelli e di fazzoletti , i pazzi colpi dei fucili : apparve il santuario bianco con la sua forma di vescovo mitrato , in fondo alla valle . La Coronata teneva il mutolo in braccio presso la balaustra dell ' altare , e diceva : " Grida , grida , chiama la Madonna " . Lo teneva stretto fra le braccia , gli premeva il capo contro il marmo freddo della ringhiera . Il bambino cacciava fuori urli indistinti , grondante di sudore , coi capelli ritti , la bocca aperta , bianco come la cera . Le candele dell ' altare si storce vano lentamente nel gran caldo di fiati e di sospiri della folla , e di colpo grondavano grosse lagrime di cera sulla tovaglia dell ' altare . La Madonna di pietra colorata , coperta di orecchini e di braccialetti , guardava coi suoi occhi neri dritto alla porta da cui irrompeva la gente , sebbene la chiesa fosse affollata . Ad ogni gruppo di persone che entrava , la folla compatta si contraeva come il corpo di un mostro che digerisca a fatica . Vi penetravano , come in un mistico ovile , le mucche e le capre infiocchettate che i pastori portavano in voto , e che dovevano giungere fino all ' altare . Le donne , attorno al mutolo , lo premevano da tutte le parti , gli gridavano ai sordi orecchi , gli mostravano , per fargli capire , come muovevano le labbra gialle nell ' atto di gridare : " La Madonna ! " . Altre donne , appassionate di quel fatto , si pigiavano intorno , si mettevano a battersi il petto col pugno , a gridare a squarciagola : " Fa ' il miracolo , Madonna santa ! " Pareva che si fosse stabilita una gara invidiosa a chi ottenesse il miracolo . Il mutolo , alto su tutta la folla , si era arrampicato sul marmo della balaustra , e gli pungevano gli occhi tutte quelle candele , le bocche aperte lo stordivano , e le mani intorno che lo reggevano parevano portarlo in alto , in alto , con gli angeli . Aveva capito , e ormai la voce gli usciva dalle labbra come in rantolo . Gli uomini , con fusi tra la folla , pallidi a sentirsi stretti fra le donne , si smarrivano . Di quando in quando , dal banco coperto di tela bianca , su cui i devoti gittavano orecchini e anelli in un impeto , fremendo e gridando : " Madonna bella ! " , il prete levava gli occhi al soffitto , come se vi vedesse volare quella voce divenuta articolata , e quella parola che avrebbe fatto saltare di urli la chiesa . Ma a un tratto la Coronata lasciò andare il ragazzo . Un uomo si era avvicinato a lei circondato da altri visi risoluti . Il mutolo si afflosciò sulla balaustrata , gridò , parve che gridasse distintamente : " Madonna mia ! Mamma mia ! " ; la folla si levò tumultuando e battendosi il petto , mentre un cavallo nero infiocchettato di rosso si faceva strada scalpitando e nitrendo , si avvicinava all ' altare , ed eccolo che invece di accosciarsi come era uso , si voltava verso la porta con una donna in groppa , e sotto i colpi di un giovane fosco , aveva infilato la porta , e via come un ' apparizione . La gente che ballava in piazza non vi aveva fatto caso lì per lì , fino a quando una donna non si precipitò dalla porta della chiesa , coi capelli sciolti , gridando : " Mi hanno rubata mia figlia ! " Altre grida coprirono quella voce : " Ha fatto il miracolo ! " Il cavallo era scomparso non si sa da qual parte del bosco intorno , e aveva mandato all ' aria un gruppo di persone intorno all ' indovina ben data , che rimase sola sulla piazza come se giocasse a moscacieca . Le madri in piazza misero fuori un gran vocio : " O Marianna , o Grazia , o Lucia ! " per assicurarsi che le figliole le vi fossero ancora . Un uomo , col fucile brandito , cominciò a chiedere che gli prestassero un mulo , un asino , per inseguire il ladro , e si videro un uomo e una donna vecchi che spronavano un asino ilare e trotterellante , dietro le tracce del cavallo nero . Le ragazze erano spaventate e sognanti , e sapevano di che paese fosse la ragazza rubata . Nel bosco fu un clamore e un domandare affannoso a chi veniva , se avevano veduta una donna in groppa a un cavallo infiocchettato e un giovane anche lui in groppa . Le voci erano contraddittorie , sembrava che le persone non capissero nulla , che cosa fosse una donna e un cavallo . Forse avevano paura che il ladro fosse un personaggio pericoloso , e indicavano vagamente la strada , in su , in giù , di qua , di là , a casaccio . La madre coi capelli sciolti andava invocando e supplicando tutti i santi . Gridava per le valli : " O Coronata , o Coronata ! Figliola ! " Ma le sue parole erano coperte dalla voce dei fiumi profondi che si cercavano per le valli , e i monti stessi non ripetevano né ampliavano quelle parole , ma facevano una vaga risonanza come se la stessa eco fosse ammutolita . Verso sera parve , in una conca deserta , che sul pendio d ' una montagna si accendesse un fuoco ; parve che nella macchia scura delicati colori di panni di donna risplendessero come un ' apparizione . Il padre si mise sparare all ' impazzata , fino a che si fece largo fra i rami d ' un albero una donna che si mise a parlare . Tutta la valle si mise a sentire , e ad ampliare quella voce che pareva sovrumana , la voce stessa di un ' eco che miracolosamente avesse imparato a inventare parole ; e diceva : " Io ve lo avevo detto che non volevo partire . Lo sapevo che sarebbe finita così , e ormai È inutile starci a pensare . Se qualcuno si muove gli sparo , perché questo è il mio marito , e lo amo " . La voce si spense , si risentì confusamente ripetere due tre volte qualche sillaba di quelle parole dagli echi assorti e lontani , con la loro voce burbera e ironica . Il padre era seduto su un sasso , col viso fra le mani , e sembrava morto in quell ' atto . La madre , coi grigi capelli sciolti , con le lagrime che le bagnavano il viso come un sudore disumano , disse volgendosi a qualcuno : " Ci avrà pensato , quel maledetto , a portarle qualche cosa da mangiare ? Se vi fosse qualcuno che le portasse una pentola e un poco di pasta . Io no , non li voglio più vedere . Per me sono morti " . TERESITA Il Ferro , con le mani dietro la schiena , camminava tutto il giorno su e giù per la stanza come un carcerato . Appariva a tratti alla finestra , dava un ' occhiata fuori , voltava bruscamente le spalle e riprendeva a camminare col suo passo cadenzato come il battito d ' un orologio . I ragazzi , quando lo vedevano , coi capelli bianchi ritti sulla fronte e gli occhi grigi , si nascondevano dietro il grosso macigno che era rotolato dall ' alto della montagna fin sotto alla sua finestra . Le donne di casa , la moglie e due figlie , stavano tutto il giorno in cucina , zitte e scalze , e di loro non si sentiva che qualche sospiro . Lo servivano , gli mettevano le scarpe inginocchiate ai suoi piedi , lo lasciavano mangiare solo , sempre attente che non echeggiasse la sua voce iraconda . Egli chiamava : " Signora Saveria ! " quando chiamava la moglie ; ella accorreva tremante e inchinata , e stava a sentire immobile i suoi ordini e la gragnuola delle sue frasi risentite . Egli aveva in uggia tutto il mondo , e bastava andare a chiedergli un consiglio per tornare umiliati e irritati dalle male parole . Ammetteva alla sua presenza soltanto il figlio più piccolo , quello che gli somigliava di più e che aveva destinato agli studi . Altri due figli più grandi , appena in età di saltare li fece pastori . Il figliolo privilegiato lo stava a guardare ore intere come andava su e giù , facendo a tratti qualche gesto quasi per togliersi di dosso un che di fastidioso . La mattina , chiuso nella sua stanza , sentiva rivivere tutta la casa : era come un fremito che s ' impossessava di tutto , coi vetri che tintinnavano , con le scope che strisciavano a lungo , come se fuori piovesse a scrosci più forti e men forti . Poi sentiva la voce della moglie che svegliava la bambina più piccola , Teresita , con la dolcezza di chi distoglie una persona amata da un ' illusione : era un gorgheggio , un richiamo , un discreto richiamo tra un bosco dove qualcuno si fosse smarrito o nascosto . Tutte le mattine egli notava , era una musica nuova , qualche cosa di bizzarro e di capriccioso che la madre sapeva inventare . Dopo aver fatto il trillo dell ' usignuolo , il miagolio del gatto e il tubare della voce materna , chiamava per nome la bambina : " Teresita , Teresita " , e la distoglieva così dal sonno , fino a che quella balzava su richiamata dal ricordo improvviso e urgente delle cose che aveva lasciate alla veglia . Poi non si udiva più nulla . La piccina faceva una grande fatica a orientarsi ; tutta la casa pendeva sul suo silenzio , e sulle sue prime parole roche , sul suo visino ancora impigliato , nel groviglio del sonno , a un sogno che l ' attraeva ancora come fosse ancora vero . Il padre , il Ferro , aspettava con un segreto piacere : ella si avvicinava alla sua porta , col passo strascicato e incerto , ed era come gli camminasse sul petto . Si vedeva , di sotto l ' interstizio della porta , l ' ombra della piccina assottigliarsi e allungarsi fra l ' alta luce che irrompeva da fuori , e sull ' altalena delle ombre convergenti in cui si trasmutava tutto quello che si moveva nella casa , ella avanzava finalmente , e diceva : " Papà , papà " . Egli la lasciava fare e taceva . Fino a che la piccina cominciava a picchiare , in ritmo sempre più alto come una frase musicale . Ta - - ta - - ta - - ta . Tatatatà . Poi batteva coi piccoli pugni , con la mano aperta , col ginocchio nudo . Il Ferro ascoltava e rideva fra sé e sé . Quella sofferenza e quell ' attesa gli davano un piacere infantile . Apriva la porta , l ' afferrava tra le braccia , se la faceva sedere accanto , sul letto , e le domandava : " Che cosa hai sognato ? Vuoi bene al tuo papà ? " Su questa domanda era solito insistere : " Vuoi bene al tuo papà ? Quanto gli vuoi bene ? Molto ? Quanto ? " " Quanto voglio bene al sole , alla luna " , ella rispondeva , " quanto agli occhi , quanto al pane , quanto al cielo " . Egli non si stancava di ascoltarla , e le faceva ripetere all ' infinito quelle proteste d ' amore , lui che non era abituato a sentirne . Poi si levava , i suoi occhi grigi ridiventavano protervi , la sua bocca riprendeva la piega amara del disprezzo . Teresita tornava piccola piccola con la mamma in cucina , e sapeva che non poteva più mostrarsi perché il padre l ' avrebbe sgridata . Egli voleva soltanto che lo svegliasse la mattina dicendogli che gli voleva bene . Quando la rivedeva vestita , con la treccina stretta al sommo del capo , col visino assorto delle bambine che aspettano qualche cosa , provava lo stesso sentimento che aveva verso le altre figliole una specie di animosità inconscia , come se quelle fossero sogni suoi finiti male . Poi maritò le più grandi mentre la Teresita era ancor piccola , e andava rimuginando a chi l ' avrebbe data : vi pensava , e sentiva che avrebbe odiato il marito di Teresita . Intanto ordinò ai figli più grandi che si trovassero lavoro fuori : uno lo arruolò fra le guardie di finanza , e quello strillava che voleva rimanere in paese a lavorare la terra ; l ' altro scappò di casa una notte e non si seppe più nulla di lui . Una fretta irragionevole lo prese di fronte alla vecchiaia , e non fu contento se non quando la casa fu vuota , quando tutti se ne furono andati chi di qua chi di là , e che però si ricordavano di lui e della sua durezza con una specie di tenero accoramento verso l ' infanzia passata fra tanta inutile severità . Tutti fuori di casa , e lui , solo , inquieto come un vecchio leone . Anche il figlio prediletto , appena avuta una professione , lo abbandonò perché si volle sposare . Questo fu per il vecchio il più gran dolore . Chi gli voleva bene , ormai ? Uscì di casa per ultima , data a un contadino ricco , la Teresita , divenuta una bella ragazza . Gliela diede con rabbia . Rimaser soli , nella casa , lui e la moglie , uno di qua e l ' altra di là , senza mai vedersi o quasi , perché egli seguitava a dormire solo e a mangiar solo . Il giorno dopo le nozze di Teresita , il Ferro aveva finito col vestirsi tardi , irritato e sorpreso di non vedere più , come al solito , la figlia . Alla moglie che lo stava calzando si mise a domandare : " Che ne è della Teresita e di suo marito ? Non viene a salutarmi ? Non vengono a baciarmi la mano per ringraziarmi di averli uniti ? Quel mascalzone crede di potersi dispensare dalle buone usanze ? Che cosa sono divenuto io ? Io sono capace di farlo arrestare . Non mi vuole più bene nessuno ; nessuno mi vuole più bene " . Non c ' era modo di fargli tenere fermo il piede per infilargli la scarpa . " Buono , buono " , diceva la moglie " verranno , verranno certo più tardi a salutarvi e a chiedervi la benedizione " . Arrivarono difatti che il sole era già alto . La Teresita si mise a picchiare disperatamente , ma il Ferro ordinò che non si aprisse , e diceva : " Snaturati ! È questa l ' ora di levarsi ? È questa l ' ora di venire a chiedermi la benedizione ? Non apro , non voglio aprire . Nessuno mi vuole più bene , Teresita " . Ma ebbe il coraggio di lagnarsi fino a che restò chiusa la porta . Quando si decise ad aprire , sedette solennemente su una sedia e vide avanzare lo sposo con la faccia storta e contrariata dietro le spalle di Teresita . Si misero in ginocchio ai suoi piedi ed egli li benedì non senza mettersi poi a leticare col genero : che lasciasse venire da lui tutte le mattine la Teresita a svegliarlo , altrimenti non si sarebbe più levato dal letto . Teresita era bellissima , con gli occhi chiari , e una dolce stanchezza nello sguardo . Egli sospettò che fosse felice e ne ebbe dispetto . Le domandò : " Sei contenta ? " Ella annuì con un gran cenno del capo . Allora egli divenne furibondo : " Dove me la porti questa figliola , mascalzone ! Tu non te la meritavi ; tu sei uno stupido : tu finirai in carcere " . Erano abituati alle sue parole grosse e non vi facevano caso . Tentarono di consolarlo , ed egli non chiedeva di meglio che d ' esser consolato , circondato di premure , sentirli discorrere di lui sottovoce ; domandarsi che cosa potevano somministrargli per calmarlo . Al primo bicchier d ' acqua rinvenne , e li vide che si scostavano lungo le pareti della stanza per lasciarlo passeggiare . Da allora , tutte le mattine Teresita si levava , in fretta e correva come sempre , alle sette , a svegliarlo . Egli risentiva la sua voce e il suo tocco , e questa volta fuori della porta di casa . La lasciava picchiare e si ravvoltolava nelle coperte . Ella cominciava a parlare per persuaderlo ad aprire , per potergli dire buon giorno , per dirgli che gli voleva bene e servirlo . Egli taceva , e gli veniva da ridere , contento , udendo che la voce di lei era sempre quella d ' un tempo , una tenera voce che usciva dal suo petto maturo come di sotto un velo . Alle volte si addormentava di nuovo per pochi minuti , ed era dolce dormire sapendosi vigilato . Sapeva che Teresita sedeva sullo scalino della porta ; di quando in quando metteva le labbra al buco della serratura e chiamava : " Papà , papà " . Quella voce arrivava a lui deformata dalla cavità attraverso cui passava , e lo faceva ridere , come se si trattasse d ' un gioco di ragazzi . Alla fine apriva , ed ella entrava umile e sottomessa . Venne l ' inverno , le strade del paese in pendio divennero torrenti , la neve sulle montagne brillava nuova . Una mattina il Ferro aspettava che Teresita picchiasse alla porta . Pareva che fosse il vento e non era : era lei che batteva e chiamava , come travolta dalla tempesta : " Papà , papà ! Aprite , sono io " . Egli fingeva di non udire , e sentiva la rabbia della pioggia che si allontanava e si avvicinava a seconda del vento , e il brontolio frettoloso del torrente che si rompeva davanti agli argini della porta . " Papà , papà ! " Egli pensava : " Se apro subito , per lei sarà troppo facile . Che picchi ancora . Se mi vuol bene starà sotto la pioggia e aspetterà " . Ella seguitava a battere , disperatamente , e si sentivano le sue nude mani bagnate contro la porta . " No , non aprite " , ammonì egli alla moglie . " Ve lo dico io quando dovete aprire " . Alla fine aprirono . Ella entrò vacillando , bianca come la cenere , col viso umido di pioggia , i piedi rossi . Sedette ai piedi del padre come un povero animale , e si mise a piangere poggiando la guancia alle sue ginocchia . Disse : " Lo sapete che ho fatto un bambino questa notte ? " Un filo di sangue le scorreva sulla caviglia nuda , sul piede nudo . " Ho sonno " , aggiunse , " e mi sento male . Mi avete fatto aspettare tanto , là fuori " . Egli si mise a carezzarle i capelli umidi , come quando era piccola . Ella stravolse gli occhi e disse in un soffio : " Non volevano lasciarmi , ma io per forza sono voluta venire . Sono saltata dal letto di nascosto , quando non mi vedeva nessuno " . Divenne smorta , pesante . Egli le carezzava i capelli e le diceva : " Sì , sì , lo so che vuoi bene al tuo papà " . Ma poi sentì che ella non si muoveva più , come se dormisse . Aveva l ' occhio azzurro spalancato e senza sguardo . Il Ferro allora si mise a gridare come un bambino spaventato , e la scoteva inutilmente : " Chi mi vuole più bene , ora , Teresita , chi mi vuole più bene ? " ROMANTICA La ragazza strillava che voleva giocare sempre col ragazzo con cui l ' avevano sorpresa dietro una fratta . Non era bello che alla sua età , già fatta , corresse pei campi come un puledro ; ma quella non si rassegnava a non essere più una bambina , e la si ritrovava dappertutto , dove i ragazzi si davano convegno . No , non poteva fare a meno di lui , perché lui sapeva raccontare tante cose cui nessuno pensa , voleva discorrere con lui notte e giorno , per tutta la vita . Il padre di questa ragazza era uno dell ' Alta Italia , trapiantatosi nel nostro paese dopo un lungo vagabondaggio attraverso l ' Italia meridionale . Doveva appartenere a una grande famiglia , almeno a quanto diceva il suo nome . Già molto giovane era fuggito per seguire Garibaldi , poi , invece di tornare a casa sua , si ridusse a vivere da noi . Questa prima parte della sua vita era un mistero . Poi , da una donna del luogo ebbe questa figliola , e tuttavia non la sposò . La figliola gli rassomigliava , e nessuno si stupiva che fosse tanto disposta a scorrazzare . Voleva stare insieme col ragazzo ? Che ci stesse . Cominciarono a giocare davanti alla porta di casa , e già tutti e due erano grandi , e s ' involavano qualche volta per i campi ; tornavano trafelati a mezzogiorno , col sentimento che di quest ' ora hanno gli animali domestici e i ragazzi . " Ah , che razza di fidanzati e di sposi ! " diceva la madre che era una povera schiava , sempre a badare all ' uova , ai conigli , alla capra , all ' erbetta , che non sedeva mai su una sedia , che dormiva presso il focolare nella stanza accanto a quella dell ' uomo . I due giovani si sposarono come per gioco ; il marito si mise a lavorare , ma giocavano insieme lo stesso quando avevano tempo , e non era difficile vederli la sera che si accapigliavano per due soldi che giocavano a battimuro . La figliola si presentò in casa una sera per domandare alla madre : " Che storia è questa della figliola non legittima ? È vero che io sono una di queste ? È una cosa di cui mi devo vergognare ? " La madre tremava . Ella seguitò : " Almeno spiegatemi quello che devo sapere " . Fu a questo punto che la ragazza divenne donna . Cominciò a frequentare la casa più spesso e ad aiutare la . madre . " Allora voi non siete sposata con lui ? " " Io ? oh , no ! Egli è di una grande famiglia , e non mi ha mai voluto dare il suo nome . Io mi chiamo sempre Padella " . " Ma vi ha voluto bene ? " " Non lo so , non lo so , io . Chi lo sa che cosa hanno in testa questi uomini ? Da trent ' anni non sa più nulla dei suoi e non cerca di sapere . Io non gli ho mai chiesto nulla . Parla tanto poco " . " Ma bene , ve ne ha voluto ? " " Non lo so . Non si vede più che sono stata bella ? Ma lo sono stata , e bene gliene ho voluto . Il destino ci ha messi insieme e ci siamo rimasti . Ora che tu non ci sei , siamo anche più lontani . Chi dice più una parola ? Egli pensa sempre , non si sa a che " . " E non vi ha mai fatto una carezza ? " La giovine seguitò a dire che col suo sposo era un ' altra faccenda , che erano felici , che anche nel sonno si cercavano senza volerlo . Qualche volta sognavano di giocare e si mettevano a leticare dormendo . La madre diceva : " Ragazzi ! " , ma teneva il viso coperto con le mani , ma pareva che ricordasse qualche cosa che le faceva male . " Io non ho mai saputo come siano queste cose . Quando venne lui così alto , con quegli occhi , con le sue maniere , me ne sono andata con lui . Che importa ? Mi ha trattata come un povero animale . Che importa ? Ah , vi volete bene ? Anche nel sonno ? " Cercava di sorridere . Il vecchio rincasava come al solito , alla solita ora . La figlia : " Che avete fatto di mia madre ? Perché , io non ho mai saputo nulla ? Perché , non siete stato buono con lei ? Perché mia madre non è stata felice ? Io , guardatemi , io sono felice " . Il vecchio guardò la sua donna come se si accorgesse di lei la prima volta , e gli sembrasse impossibile che ella fosse capace di soffrire per qualche cosa . La figlia aggiunse : " Anche lei è una povera creatura di Dio " . La donna , ad occhi asciutti ripeteva fiocamente : " Anch ' io sono una povera creatura di Dio " , come se dicesse a sé sola , ma la stesse ad ascoltare tutto il mondo i morti e i vivi , la gente lontana e il cielo , e divenuta grande lei che si era sempre considerata tanto piccola . " Tutta la vita in silenzio senza dire altro che le frasi d ' ogni giorno . Non abbiamo parlato mai , nessuno mi ha detto mai nulla , come si parla alle persone . Io qualche volta parlavo alle bestie , alle galline e ai conigli , ecco con chi parlavo " . Le disse queste cose o le pensò , e a distanza la sua vita non le parve altro che una lunga alternativa di lavoro e di sonni pesanti , le galline che covavano , i pulcini che saltavano nuovi come i ragazzi , la capra che doveva pascolare e che ella si trascinava dietro per i campi come fosse un cane . E da tutte queste cose dipendeva la loro vita . Per la prima volta ebbe l ' impressione di essere stata infelice senza averlo mai saputo , come succede ai bambini poveri , quando ricevono un poco di bene . Si accorgeva oscuramente come tutta lei stessa si fosse piegata e conformata a seconda dei bisogni e delle faccende quotidiane , e nel fondo della sua memoria non c ' era altro , quando non pensava , che il belare delle capre , il pigolio dei pulcini , le grida delle cicale che la stordivano quando andava a spigolare dietro le orme dei mietitori . Ora le sembrava che sarebbe morta se non le avessero detto una parola buona , ella che non vi aveva mai pensato . " Li sentite " , disse rivolta all ' uomo , " che si abbracciano nel sonno ? Che leticano nel sonno ? Quando si sono mai veduti degli sposi a questa maniera ? " Sorrise ? Voleva sorridere . " Ecco , ecco , dirò ... " cominciò l ' uomo . " Dirò " . Ma esitava . Si tuffò nel passato come in un mare , parlò come se confessasse . Egli non era mai riuscito a togliersi dal cuore una figura di donna che aveva amato , giovinetto , lassù , nella sua città . Questa donna , ora che lo confessava a qualcuno , si accorgeva di non amarla da un pezzo , non si ricordava che poco di come era fatta , si ricordava soltanto il suo nome , forse non amava più che quel nome . Come si chiamava ? Palmira . Non è un bel nome ? Forse non era neppure un bel nome . Ma gli era parso bellissimo , e quando se lo ricordava rivedeva il suo sguardo . Aveva gli occhi neri . Era bionda ? Sì , era bionda . Ma non m ' interrompete con queste domande . L ' aveva amata adolescente poi giovinetto , ed ella per lui era la sua terra . La sua terra era prospera , ricca , con monti e fiumi , boschi e fonti , con città popolose , donne amorose . Era partito volontario con Garibaldi ; tornò , la trovò fidanzata ; ripartì , voleva dimenticarla . Dove andare ? Allora si usava andarsene per dimenticare , e c ' era scritto anche nei romanzi . Aveva compiuto venti anni il giorno in cui passò lo Stretto di Messina col suo Generale . La gioventù non era per lui altro che questa terra , ora , la terra con gli aranceti che aveva davanti , e la veduta dell ' Aspromonte come un gigante che volta irritato le spalle . Non l ' avrebbe più riveduta , aveva fatto proposito . Forse , se non si fosse ostinato a rimanerne lontano , a rivedere quella donna sposata sarebbe guarito . Se ne accorgeva troppo tardi , ma quando se ne accorse non poteva più muoversi , coi suoi vestiti troppo disusati . Averla potuta rivedere , era sicuro che sarebbe guarito . Ora quella figura era scomparsa dalla sua memoria , e di lei non rimaneva che un nome , e il colore dell ' adolescenza . Dapprincipio questo sacrificio gli era piaciuto , e gli era piaciuto annullarsi in questo modo . L ' amava ancora ? Non era possibile . Gli era rimasto come un grande rancore , e la sorpresa di trovarsi alla fine della vita , sì , alla fine , senza accorgersene , per questo risentimento giovanile . Era come se fosse scivolato da una grande altezza e si ritrovasse nel fondo senza memoria del tragitto . E ora ? Ecco come si perde la vita , ecco come ci si dimentica di noi stessi . Egli diceva o borbottava queste cose , seduto , con le mani sulle ginocchia tremanti , come un accusato ; ma non lo capivano , se non quanto bastava per aver pietà dell ' amore . " E ora , andate a riposare . Questa è l ' ora vostra . Ecco la tazza del latte . Andate a dormire " . Ella come sempre gli accese il lume , gli preparò il tetto , gli tolse le scarpe . Ma questa sera , che aria nuova correva il mondo per lei ! Stranamente le ritornava con quest ' estate la memoria di molte estati lontane , e le luci dell ' orizzonte , dove il mare le teneva ancora , erano le luci della sua gioventù . Il mondo le si ripresentava nuovo e intatto , e non era mutato nulla , neppur lei , e i rumori spersi della strada , battere di porte , risate , pianto di bambini , calpestio , richiami , si svolgevano come una musica nota d ' un mondo che comincia per noi . Una impressione di felicità pioveva su tutte le cose . Perché era tanto libera e leggera oggi ? " Disgraziato " , diceva con la sua figliola , " disgraziato , povero infelice . Da noialtri è tutta un ' altra cosa : ama chi t ' ama e rispondi a chi ti chiama " . E a tutte le ragioni per cui riteneva quell ' uomo un essere privilegiato si aggiungeva anche questa . Ormai parlavano di Palmira spesso , come d ' un sogno comune , poiché non avevano altro in comune . Che si poteva dire di essersi amati , incontrarsi un giorno nel bosco , egli col fucile in ispalla , ella intenta a raccogliere ghiande ? Invece Palmira era lontana , era stata bionda , lo era ancora , poiché ella rimaneva giovane e amata nel ricordo . Si era sposata ? Nessuno lo sapeva . Egli non ne aveva avuto più notizie , ed era andato ramingo da paese a paese appunto perché ella ne perdesse le tracce . Forse si ricordava ancora di lui , e pensava che egli si era perduto per lei . O che non avesse creduto che si era trovato un amore migliore ? Fu in questa comunità di discorsi e di pensieri che la donna gli posò il capo sulle ginocchia , ed egli distrattamente le ravviava i capelli grigi . " Anch ' io sono stata bella , non è vero " Egli diceva : " Io non sono più quello di allora . Mi sembra di essere nato una seconda volta qui , e qualche volta mi sembra di sognare . E del resto , perché soffrire ? Chi si accorge che noi soffriamo ? " " Oh , io sono stata felice senza sapere nulla , contenta di servirvi . Ora che so , mi dispiace , ma prima chi pensava a queste cose ? Avevo altro da pensare " . Un giorno arrivò una lettera per il forestiero , cosa straordinaria , perché egli non ne riceveva mai . Doveva aver fatto una lunga strada perché era coperta di bolli , di indicazioni , di correzioni e d ' indirizzi . Sembrava che tutto quello che doveva dire lo portasse scritto sulla busta , e che dentro non vi fosse più nulla , come i pensieri vecchi che finiscono sempre con l ' affiorare e con l ' essere rivelati . Ma il forestiero non era là per riceverla ; non viveva più . Questa lettera rimase molti anni ancora nelle mani della sua donna , come un cimelio . La lettera che si era trascinata tanti anni sulle sue tracce rimaneva ancora chiusa come se non fosse stata scritta . Solo più tardi qualcuno l ' apri e la lesse . Diceva : " Spero che questa lettera arrivi a trovarti . Dove sei ? Non ti ricordi di me ? Rispondi . Ho paura che tu sia troppo lontano . Per carità , rispondimi . Ho da dirti cose decisive per la tua e la mia vita . Se non risponderai vuol dire che sei perduto per sempre . E io che farò ? Palmira " . E sotto la firma : " Vieni , vieni ! " . La calligrafia e l ' inchiostro avevano avuto il tempo d ' invecchiare e d ' ingiallire , la data era divenuta remota : trentacinque anni prima . Del resto , quello che l ' aprì , per caso , non vi capì nulla . LA SIGNORA FLAVIA Fu come se tra il grigio delle case fosse fiorito improvvisamente un giardino . La signora Flavia scendeva in istrada accompagnata dalla domestica che si teneva umilmente un passo indietro , gli occhi bassi sul petto abbondante . La signora , vestita di rosa , sembrava dovesse perdere l ' equilibrio da un momento all ' altro , non essendo abituata alle ineguaglianze della strada . A lei stessa pareva di prender terra dopo una malattia . Si sentiva addosso una gran pienezza , e il petto e i fianchi come se si muovessero troppo . Ma nessuno si accorgeva di queste cose . Piuttosto , sembrava più piccola di quanto di solito la immaginava chi l ' aveva intravista qualche volta alla finestra , o traversante le sue stanze sonore , più piccola , al modo stesso delle statue calate dal loro piedistallo . E allora a qualcuno sembrava più bella e più vicina , e il fatto stesso che era più tozza di quanto si pensava , e di quanto promettevano le sue gambe forti , era una di quelle imperfezioni da artefici popolari , che piacciono al popolo . Ma su quel corpo , si volgeva con un lieve tentennamento la testa piccola , le labbra forti , il naso ricurvo e brevissimo , la fronte diritta e quadrata , come se non vi potessero regnare altro che pensieri ordinati e chiari . Passò attraverso le strade come in processione . La gente si ricomponeva e ammutoliva . Si sentivano soltanto rotolare i ciottoli che urtava con le scarpette . Come per non turbarla , la salutavano a bassa voce . Invece saltò su con una voce sgangherata Serafino che disse : " Sono vostro servo ! " Ella si volse appena , senza guardarlo , e allora il Serafino si accorse di avere i piedi scalzi , e si ricordò di avere uno spacco dietro ai pantaloni . E contava diciassette anni . Si vergognò subito , sedette sul muricciolo , nascondendo un piede dietro l ' altro . La signora aveva rallentato il passo , e si levò la voce nasale della domestica la quale lo avvertì : " Prepara la cavalla bianca per domani mattina . La signora Flavia deve andare al giardino " . Serafino stava seduto sempre ; la donna lo redarguì : " E levati in piedi , quando ti trovi davanti alla signora " . La signora Flavia parve non aver udito . Solo , abbassando gli occhi , vide il dito grosso del piede di lui che si muoveva nervosamente . " Quanto zelo questi servi ! Non sanno che inventare per compiacere i padroni . È certo che se fosse stata lei , la signora , non vi avrebbe fatto caso " . Si era rintanato , e sul suo pagliericcio non riusciva a prender sonno . Egli aveva sentito parlare la signora , qualche sera , stando seduto sotto la finestra di lei , a prendere il fresco con la servitù : le finestre erano aperte , e la voce di lei scendeva lunga e assorta come la voce delle fontane nei boschi . Indovinava anche il sonoro passo di lei . Egli pensava sempre di avere un giorno un vestito nuovo per mostrarsi , ed era sicuro che allora lo avrebbe comandato : " Serafino , va ' a prendermi tre soldi di neve . Serafino , ha detto la signora di andare a comperare questo e questo " . Ma forse era proprio la domestica che non gli dava mai le commissioni , e perciò lui non lo comandavano mai . Egli immaginava che lo avrebbero mandato al paese vicino a portare i regali di Natale e di Pasqua ai parenti di lei ; poi immaginava che sarebbe tornato con un bigliettino di ringraziamento e lo avrebbero fatto passare per darlo personalmente alla signora Flavia . Ma siccome lui badava alla cavalla , queste commissioni le affidavano agli altri servi , quelli che avevano in custodia i muli e le asine . La signora andava a cavallo raramente , quando scendeva al mare pei bagni , e quando andava a trovare i parenti . E lui l ' indomani non avrebbe avuto un vestito nuovo da mettere . Se lo pagavano male non era certo colpa della signora . Era il marito Che gli lesinava i denari , e lui serviva per poter dire che era in casa loro , e pel rispetto che gliene veniva . Si rivoltolava nel lettuccio . Certo che questa gente ha dei vestiti inverosimili . Hai veduto che razza di stoffa portava indosso ? Una stoffa che sembrava pelle . Macché , più delicata della pelle . Aveva un odore di stoffa nuova che si sentiva a un miglio di distanza , come se passasse un mercante con la sua roba uscita fresca dalla fabbrica . Ella è bianchissima in viso . Si capisce , perché , sta sempre chiusa . Ha qualche efelide intorno agli occhi perché , è troppo bianca , troppo bianca , troppo . La sua bocca è un teatro . Che cos ' è un teatro ? Egli non lo ha mai veduto ; ma la bocca di lei è un teatro . A teatro non ci sono le dame vestite di bianco , i cavalieri lucenti , i paladini con le tuniche rosa , e il cavaliere Orlando con la sua spada d ' oro ? Quant ' è vero Dio che la sua bocca è un teatro . E poi le mani . Sembra che debbano a un certo punto allungarsi , e invece si fermano , vengono le unghie appannate , e sembrano le mani brevi delle bambine . I capelli sono ordinati . Si potrebbero contare uno per uno , sono capelli vivi , forti e densi come i giardini ombrosi . Tre soldi di neve , e la neve ha il colore un poco dorato delle sue mani . I suoi denti bianchi fanno venire la sete , come la neve . L ' orcio dell ' acqua è sulla finestra . Vi batte la luna e il sereno , è fresco e rugiadoso , emana un odore di fontana . Giunge di lontano l ' odore dal mirto che ha fatto le bacche rosse come i grani d ' una collana . La signora padrona è impenetrabile come una statua , e nessuno può immaginarsela mentre ride . Invece ride nella sua stanza , e gli angoli ne risuonano . Poi non ride più ; si allontana invero similmente , diviene piccola e triste come una foglia appassita . L ' alba è fredda e fa rabbrividire gli uomini nei loro letti . Non si sa che ora sia . Arriva la luce da lontano forse è la luce che viene dal mare , forse la luce della luna al tramonto . Si sente tossire nelle case basse . Si desta il mondo . Nel sonno la signora è scomparsa dietro una nuvola . Serafino non riesce più a ricordarsela , e gli sembra d ' averla perduta . Forse non è vero che domani deve accompagnarla sulla cavalla bianca . Bisogna levarsi presto per ricucire gli strappi ai pantaloni . Che stupido non averci pensato prima . Ma lui non ha la fidanzata . Il giorno avanza caldo , crucciato , fosco . Poi sembra che debba piovere , giunge a tratti l ' odore del bosco umido , a tratti giunge un odore gonfio di nuvole acquose , e le cime delle piante si mettono a tremare . Ma non piove , invece . Il sole si leva trionfante e asciuga il mondo , le ore cominciano a scandirsi grandi sulla terra . La cavalla ha una criniera lunga e sfrangiata , una criniera da bestia selvatica . Questa mattina sembra pallida , perché ha il muso color cenere , e la criniera sembra ingiallire alle sfrangiature . Questa cavalla è proprio una signorina . È mansueta , aspetta tranquillamente scalpitando come chi cambi posizione nell ' attesa . Ubbidisce alla voce . Improvvisamente , a una buffata di vento , nitrisce superba . Vuole correre , e si sente già il suo trotto attraverso i boschi e gli orti , per la ghiaia e per la terra molle , quando la terra sembra vuota sonora come un petto . La signora vi monta con disinvoltura , vi si accomoda seduta e prende le briglie . " Non volete che tenga io le briglie , e cammini avanti , ché non si adombri ? " No . Egli deve correre dietro la cavalla correre correre , parlarle a voce alta e a voce bassa , chiamarla con tutti i nomi che le ha dato quando erano soli , e la domava scagliandola selvaggia per la valle . Avanti , testarda avanti , colomba ; piano , bandiera , al passo , madama . Si traversa il bosco d ' ulivi , si traversano i ruscelli asciutti , le vallette folte di canne , dominate da un lungo respiro , e il lamento delle fonti che buttano goccia a goccia l ' acqua ricantandola su tutti i toni , e le gore d ' acqua stagnante col loro profumo sfatto e il canto fiacco di una ranocchia che vi è rimasta prigioniera . La signora respira liberamente non si regge più il petto ondeggiante con la mano . Per un poco egli le trotta accanto e le dice con voce mozza : " Se per caso avete bisogno , potete poggiare la mano alla mia testa " . E le offre la testa ricciuta e nera . Ella invece sorride mentre la cavalla la scuote su e giù , e la sua veste fa delle strane smorfie . Egli grida correndo avanti , per frenare il cavallo , ora che il bosco è basso , ed ella potrebbe urtare in qualche ramo : " Che brava cavallerizza che siete ! Questo animale è proprio un cristiano , una creatura come me e come voi , con licenza parlando " . Ella non risponde , e lievemente curva in avanti , di fianco , e le scarpette che ha appaiate da una parte sembrano due colombe pronte a volare . La cavalla nitrisce , le risponde un ' altra voce nel bosco ; qua e là si accendono nel verde cupo i melograni rossi come fiamme nella penombra . Spunta un altro cavallo al trotto . Il cavaliere tiene sulle ginocchia una donna e le stringe col pugno il petto per tenerla ferma ; ella è pallida di paura . Sono passati . " Non l ' avrà mica rubata , quella donna ! " grida Serafino correndo e saltando davanti alla cavalla . Finisce il bosco , sono arrivati in prossimità del fiume che fa sentire la sua voce volubile . Serafino si ferma davanti alla cavalla che si arresta impennandosi . La donna tira le briglie e fa col gomito l ' atto di chi trae la corda d ' un arco per iscoccarne la freccia . Ferma , c ' è il fiume . Qui crescono al fresco i granoturchi , stanno spropositate le zucche , gli alberelli da frutto stanno nani e gonfi di succhi ; qui crescono le erbe grasse sulla terra non dissodata e occupano come lumache vegetali il suolo , i melograni e gli aranci stanno forti e lucidi . La fornace della calce mette il suo color bianco e assetato in quell ' umidore " Andate piano , non la spronate , e se vuole , lasciatela bere . Non guardate l ' acqua , guardate sull ' altra riva , ma non l ' acqua . Fa girare la testa " . La voce di Serafino arriva rotta dal rumore della corrente che fa chiasso sui sassi , fischia e zufola fra le canne , brontola tra le macchie , s ' ingorga cupa qua e là verso la riva , mentre nel mezzo corre il filo della corrente come chi non abbia da perder tempo . Si sente come una lunga armonia da una riva all ' altra , le voci lontane divengono meravigliosamente vicine , spinte dal vento , rotte dalle sillabe dell ' acqua che variano i rumori all ' infinito come gli accordi di una musica . Sono grida di uccelli , e sembrano canti mutevoli , mentre si spande su tutto la voce estatica e misteriosa dei monti popolati di mandre . La cavalla ha saggiato la profondità dell ' acqua con passo prudente . Freme un poco . È in acqua . Serafino si è rimboccati i pantaloni e sta con l ' acqua alle ginocchia . La cavalla dà un balzo e si scrolla . Serafino con un salto è in groppa alla bestia e dice : " Scusatemi , ma l ' acqua è troppo profonda " . La cavalla si rafforza sulle zampe , ha allungato il collo per bere . Sembra ora che soffi alle nuvole specchiate nella corrente e se le beva , bruchi le erbe e i fiori della riva , lambisca le cime delle montagne che vi si riflettono . Fischia nel bosco un uccello , suona una zampogna in montagna , cantano i ranocchi negli stagni , e la corrente del fiume sembra che corra aerea sul mondo , carpisca questi rumori e li trascini nel suo gorgo come pagliuzze . Il collo dell ' animale si allunga , si allunga , diviene una china pericolosa , e l ' acqua intorno vi rumoreggia e si affolla invitando a scendere con le sue mille voci cattive . " Ferma ! " grida Serafino . Ma la signora ha allentate le briglie , a un tratto ha veduto intorno a sé il mondo girare , rovesciarsi sulla terra come imbuti le nuvole , lei essere scagliata nell ' acqua , come nella dimensione del cielo . La cavalla sembra , con l ' acqua alle ginocchia , un rottame di barca . Non succede nulla , nulla ! La signora Flavia si è fatta pallida , si è rovesciata all ' indietro . Serafino afferra le briglie , dà un grido alla cavalla che avanza tremando nell ' acqua , e sente ad ogni passo la certezza del fondo pietroso . Sembra che scivoli , e la corrente ora le gira intorno allegra e maligna . Invece ha raggiunto la riva , e freme per tutta la groppa mentre vi punta le zampe . D ' un salto Serafino è in terra , reggendo con le mani alte la dama svenuta , se la sente scivolare fra le braccia come un segreto , si accorge che stringe con la mano il seno di lei . Qui , alla piegatura del gomito , è un gran solletico . Ha paura di farle male , la vede afflosciarsi in terra come cosa morta . Stanno in una macchia d ' oleandri . Un ramo , soltanto a sfiorarla , le ha fatto arrossire la pelle sulla guancia . Distesa in terra , è come in una buca profonda : si vede il cielo e le nubi , si vede lontano il paese come se fosse diroccato e abbandonato . Sulla terra non c ' è più nessuno , nel cielo gli uccelli sembra debbano precipitare colpiti in volo . Il cavallo scalpita , poi si mette a cercare certi fiorellini azzurri che coglie coi grossi denti bianchi . Il fiume scorre calmo e placato , come se avesse scherzato , s ' insinua nella macchia e diviene lucido e segreto . Un insetto vi si è imbarcato su una pagliuzza e va lontano . Serafino chiama piano piano : " Signora , signora ! " Si mette a sedere ai suoi piedi come un cane , poi fa per toccarle una mano , fa per sbottonarle il corpetto . Tremando , riesce a sciogliere il primo bottone , ritrae le mani . " È tutto molle , molle , molle ! " pensa , all ' infinito . La chiama ancora con voce suadente come se avesse timore di destarla , e volesse assicurarsi davvero che non sente . Ella sospira , gonfia il petto col suo respiro , il suo soffio dipinge il cielo con una nuvoletta piccola piccola , le api le si addensano intorno con la loro musica . Una lucertola vibrante si agita fra l ' erba . INNOCENZA Verso primavera , Biasi , che lavorava alla strada provinciale , come manovale , andò a trovare sua madre . Era distante , ma contava di farcela in una giornata , a piedi . Invece , verso sera si trovò ancora al di qua delle montagne , sempre lungo il mare , tra le agavi e i pali del telegrafo che si confondevano . Allora su quella costa che vedeva distesa all ' infinito , si assegnò un punto dove fermarsi per la notte : le case sparse sul promontorio , sotto la lanterna del faro . Gli faceva piacere pensare che si sarebbe fermato là ; la lanterna già cominciava a tentennare tra accendersi e spegnersi , chiamando invano le navi che filavano illuminate al largo . Sotto la roccia del promontorio le case si acquattavano nella notte , e il bosco di aranci odorava a intermittenza . Quando Biasi vi arrivò , trovò che il droghiere teneva ancora aperto . A dormire sulla riva del mare faceva ancora freddo , e si vedevano le onde spalancate che minacciavano . Allora chiese al droghiere di permettergli che si sedesse . Gli accennarono , senza parole , di sì . Sedette , si appoggiò al banco , la testa gli si posò sulle braccia , si assopì . " Una candela . Un soldo di tabacco . Mezzo litro di vino . Una sigaretta . Chi è questo ? Un viandante . Il barone ha venduto l ' essenza a duecentocinquanta . Contate il resto " . Ecco le voci che Biasi sentiva nel sonno , e entrare e uscire , voci più gravi e femminili , e la vicinanza di qualcuno che tentava di ravvisarlo . Più tardi una voce gli disse all ' orecchio : " Si chiude ! " Si levò di scatto , vide una grossa farfalla che sbatteva dietro il banco , girando intorno al lumino acceso davanti all ' immagine d ' un santo , si trovò sulla strada stordito e intirizzito dal sonno . Il mare faceva un gran fracasso , e come se fosse incatenato , accanendosi contro la luna che lo faceva parere altissimo . Gli alberi si lasciavano incantare pallidi a quel 121rumore e chiarore . Sulla strada non c ' era nessuno . Sedette su un muricciolo davanti a una casipola , e vedeva in terra l ' ombra , netta come un ricamo , di un albero di gaggia che stava davanti alla porta . Ora la notte gli pareva una strana stagione d ' un sole senza più forza . Guardando meglio , si accorse che la porta della casipola era semiaperta e che qualcuno là dentro tossiva . Vi si accostò . Al suo scalpiccìo una voce disse : " Avanti ! " Egli diede una spinta alla porta ed entrò . Disse : " Buona sera . Veramente io non avevo bussato " . Sotto una lampada appesa al soffitto , una figura femminile stava seduta , avvolta in uno scialle che le copriva la testa , e lasciava intravedere soltanto due occhi neri e fissi , due occhi senza età , gli occhi delle donne del popolo . Egli disse subito il fatto suo : " Se mi lasciate dormire , magari in terra , e se permette il padrone . Io posso pagare . Sono in viaggio e vado a trovare mia madre . Sono un operaio " . La donna fece appena un cenno con la testa . Egli aggiunse : " Grazie , se è così mi metto a sedere " . I due occhi neri lo fissavano , e sembravano sorridere d ' un riso involontario . " Quanto è che vi devo ? " disse il giovane sedendosi , e faceva tintinnare i soldi in tasca . " Chiudete la porta " , disse la donna . " Chiudete col chiavistello " . Nell ' atto di levarsi per chiudere , ella poté misurarlo , agile , magro , con una testa ricciuta , un color vivo e bruciato in viso , dove la prima calugine della barba dava una sofferenza sproporzionata a quell ' età . Egli osservava in giro , guardava la coperta distesa a modo di tenda , e che copriva evidentemente un letto . Guardò interrogativamente la donna , e disse : " Allora siete sola ? " Ella accennò di sì ; il giovane rimase sovrappensiero : " Io sono un operaio " . Si mise a raccontare come lavoravano alla strada , e come avevano un caposquadra cattivo . A un certo punto non s ' intese più parlare . Si era addormentato penosamente , lottando per tenersi seduto . Poi si buttò istintivamente in terra come un animale ; l ' idea del cammino percorso gli era addosso , e lo affaticava ancora . Dormiva tenendo il viso contro il braccio piegato . La donna lo guardava e pensava al sonno pesante dei giovani , alle stanchezze felici e leggiere . Come se fosse lei a regalare quel riposo , pensava , e quasi diceva : " Dormi , dormi " . Il giovane , istintivamente teneva una mano nella tasca dei soldi . Si sentì bussare alla porta leggermente . La donna , in piedi sulla sedia , spense il lume , aspettò senza muoversi . Bussavano di nuovo , più forte , e una voce dietro la porta disse : " Apri , Vènera ! " Si sentiva anche il rumore d ' una comitiva , intorno , un suono di armonica subito soffocato , e risa trattenute . Uno si mise a cantare a squarciagola , accompagnato da un tamburello , mentre un altro dava calci alla porta a seconda del ritmo di quel canto . Quel canto diceva : " O fiore amaro , o pecora sperduta ! " Ridevano . Biasi sentiva tutto questo nel sonno , confusamente . Fuori della porta s ' inferocivano , mentre dalle case vicine , come da pollai , correva un lungo brontolare e tossire . " Apri , Vènera , altrimenti , guai a te " . La donna si mise a parlare dietro la porta : " Stasera non posso aprire , andate via , per carità tornate domani sera " . " Ora , ora ! " si misero a gridare . Ridevano , fischiavano , facevano schioccare baci . " Un momento , lasciatemi dire " replicava la donna . " Ho qui un cliente , quasi un ragazzo , che non sa niente . Siate buoni , lasciatemi stare , infelice ch ' io sono ; lasciate stare questa povera orfana " . Le risposero schiamazzando . " Non apro " , disse lei rabbiosamente . " Guai a te , Vènera " , le dicevano . Ma si dispersero . Soltanto uno tornò a supplicare , e chiamarla coi nomi più dolci , con una voce di ragazzo , e si mise a baciare la porta . " Ti brucerò la porta ! " minacciò alla fine . Ma poi non si sentì più nulla , e soltanto il respiro del mare che riempiva ormai la notte e passava sul mondo immerso nella luce fatata della luna . La mattina aveva un colore di festa . Il giovane vedeva la donna affaccendata davanti a un fornello , e questa volta aveva la testa avvolta in una pezzuola azzurra , annodata sotto il mento e il suo pallore diventava color grigio . Egli si trovava , non sapeva come , sul letto : la tenda era sollevata , il sole lucente aveva conficcate le sue lame negli interstizi e nelle fessure della porta e della finestra . Non si ricordava come era salito lassù , vestito com ' era . " E voi dove avete dormito ? " " C ' era posto anche per me " , rispose la donna . " Avete fatto tutto un sonno " ella aggiunse , " e dormivate come un bambino " . Un gatto si pose seduto sulla coda nel mezzo della stanza e lo guardava . Le pareti della stanza erano coperte qua e là da fogli di giornali illustrati ; una fotografia d ' uomo nel mezzo di un ventaglio formato da cartoline illustrate , sembrava trovarsi davanti a un tribunale e a una condanna . Il giovane vide , accanto a sé , l ' impronta di una testa sul cuscino , e sospettosamente , senza darlo a vedere , si frugò le tasche . Erano idee vaghe . Poi domandò : " Mi è sembrato che questa notte facessero chiasso " . " Già , suonavano e portavano serenate alle donne " . Ella gli porgeva il caffè in una tazzina dai fiori dorati , che evidentemente era usata di rado , e in qualche occasione . Sullo specchio opaco di quel liquido , come in un lago notturno , egli vide per un momento riflesso il suo occhio come un regno profondo . Poi cercava le scarpe . La donna gliele porse dopo averle lustrate con la cocca del grembiule , e questo atto gli ricordava sua madre . Quando si fu levato ella si mise a spazzolarlo . Egli sentiva andar su e giù quella spazzola , con un ' impressione d ' infanzia , e di quando in quando , tra un colpo e l ' altro , sentiva di urtare contro qualche cosa di morbido ; lei gli stava vicina a occhi bassi , battendo le ciglia per non esser guardata , mentre compiva diligentemente il suo lavoro . Di nuovo egli si mise la mano in tasca par darsi un contegno : " Come facciamo per questo alloggio ? " Ella rispose : " Volete sempre pagare . Niente , niente . Io sono sola e non ho bisogno di niente . È carità del prossimo " . Intanto aveva preso il pettine e gli ravviava dolcemente i capelli . Vedeva i riccioli stendersi e arrotolarsi di nuovo . " Avete l ' innamorata al paese ? " " No , non ne ho " . " Non avete una donna che amate ? " " Non ne ho . Ho da lavorare " , - - rispose serio e giudizioso . Rideva , poi , con due denti grossi come due mandorle . Ella era divenuta brusca , e col pettine gli tirava i capelli , da fargli male . Seguitava a servirlo , gli versò l ' acqua nel catino , e aspettava reggendogli l ' asciugatoio aperto fra le due mani . Egli disse asciugandosi : " Ora bisognerà che me ne vada " . " E avete da mangiare per la strada ? " " No , arrivo poco dopo mezzogiorno . Vi ringrazio . Voi siete proprio un angelo del Signore . Mi ricorderò di voi e vi verrò a trovare quando passo da queste parti " . Senza dir nulla , ella aveva aperto il fagotto del giovane , sciogliendo con le dita leste i nodi del fazzoletto , e toccava uno per uno gli oggetti avvolti là dentro , come per riordinarli . Poggiò poi una scaletta al muro , per raggiungere il soffitto dove due o tre reticelle appese chiudevano certe mele rosate . E stando lassù era divenuta loquace . " Ora vi do qualche cosa da masticare lungo il viaggio . Voi siete un ragazzo , si può dire , e i ragazzi hanno sempre bisogno di mangiare " . " Ragazzo " , fece egli punto sul vivo , " ragazzo non tanto . Ho diciotto anni , cosa credete ? " La vedeva di sotto in su , con le gonne raccolte fra le ginocchia , e il suo viso lo guardava dall ' alto , lontano come se si fosse involato . " Non tenete la scala " , ella disse arrossendo vergognosa che la guardasse così ; " scostatevi " . La scala tentennò a un suo movimento falso , ella fece un gesto di chi naufraga in aria , mentre i pomi cadevano in terra , riuscì appena ad aggrapparsi a un piuolo , e il giovane fece in tempo a raccoglierla fra le braccia . Si era slacciata la pezzuola turchina che le copriva la testa , venne fuori una chioma castana venata di biondo . Ella corse con le mani alle guance , se le copriva , e guardava fissa il giovane . " Vi siete fatta male ? " Lottando contro di lei le staccò le mani dalle guance , temendo che si fosse fatta male , e vide una cicatrice appena rimarginata , d ' una lunga ferita , di taglio che le sfregiava una guancia dall ' orecchio al mento , come accade di vedere tra le donne perdute , segnate così come da una condanna . Ella non accennava più a coprirsi , stava davanti a lui come una colpevole , e forse per darsi da fare , dopo un poco , riponeva ordinatamente nel fagotto le mele sparse per terra . Aveva finito . Egli le si accostò , le prese la testa fra le mani , la fissò , posò le labbra sulla cicatrice , la baciò forte come se chiamasse a testimoniare la luce del sole , e senza ripugnanza . " Siete buono " , mormorò la donna . Bussarono . Un giovane torvo e pallido , entrò . Aspettò che l ' ospite uscisse , lo squadrò mentre si allontanava , sbattè fragorosamente la porta . Il sole fuori era grandioso e il mare accecante . VOCESANA E PRIMANTE Vocesana e Primante erano nemici . Nel coro della chiesa , Vocesana era il tenore e Primante lo incalzava col controcanto . Le loro voci si levavano al Kyrie come colombe che prendono il volo nello stesso istante . Il canto di Vocesana toccava altezze vertiginose e pareva si dovesse spezzare contro le vetrate ; la voce di Primante si dibatteva sperduta e bassa . Abitavano due case vicine . Primante diceva le preghiere tutte le sere , a voce alta . Subito dopo si sentiva la sua voce iraconda per le stanze . Nei paesi i muri vedono e sentono . Vocesana era buon compagno , faceto , qualche volta caritatevole ; a lui piaceva solennizzare le feste : ammirava la terra e i suoi frutti , e quando ragionava del tempo , anziché riferirsi alle stagioni , prendeva per data le feste che nell ' anno sono varie e portano o maturano un frutto nuovo . Vocesana e Primante avevano pressappoco la stessa età . Avevano due figli maschi ognuno , e tutti e due pensavano di fare un prete del più grande , e del più piccolo un pastore che così non pesava e poi sarebbe stato beneficato dal fratello . Intanto i ragazzi crescevano . Ma mentre il figlio maggiore del Vocesana sembrava il figlio d ' un signore , con la pelle bianca e le vene azzurre alle tempie , come un predestinato , il figlio di Primante era bruno e ottuso . I due uomini frequentavano insieme un solo luogo : la chiesa . Là erano rivali . La loro contesa più aspra , quella che riassumeva tutte le altre contese , l ' avevano per Pasqua . Quando nella processione del Venerdì uno dei fedeli trascina la croce e un altro fa da sbirro , le lotte sono accanite . Tutti vorrebbero fare la parte del crocifero , col camice bianco e la stola , la corona di vitalba intrecciata di spine , che di quei giorni mettono le gemme lungo il livido tronco . Crocifero fu sempre Primante . L ' anno passato , poi , il vecchio parroco non vide la Pasqua . I fedeli , come disse un pastore , rimasero come capre senza campàno ; alcuni cessarono dalle devozioni perché il nuovo parroco era troppo giovane , sbrigava le cerimonie senza solennità , aveva una voce che non arrivava alla volta della chiesa , e pareva che il Cielo non lo udisse . I vecchi fedeli si diradavano , i giovani profittavano per prendere il loro posto nelle processioni , accanto al prete , a reggere i lembi del piviale . Accaddero cose mai viste . Nell ' ultimo Natale due zampognari vennero a lite , e il più vecchio , quello che aveva diritto di suonare a lato dell ' altar maggiore , ebbe l ' otre lacerata da un colpo di trincetto per mano del suo rivale . Vocesana e Primante apparvero nel coro soltanto per le feste solenni . Parvero più grigi del solito . Quando venne la Pasqua , la competizione risorse più accanita . I giovani si affollarono intorno alle cariche della Sacra Rappresentazione . Preparavano novità . Il figlio maggiore della Nidìaca che non lo vollero neppure per Giuda , si preparava a comparire in testa alla processione sotto una campana intrecciata di spine , lunga fino ai piedi . Tutti aspettavano di vederlo . ( In quella benedetta settimana che sulla terra non c ' è frutti , gli spini che circondano i campi verdeggiano , e non si scorge altro e sembra che non esista altro sulla terra ) . Vocesana e Primante tornarono alla lite del Crocifero e dello sbirro . Dopo una settimana di occhiate torve e d ' intrighi , si accordarono di affidarsi alla sorte . Uscì il nome di Vocesana . Era Giovedì . La sera , fino a notte , mentre i pastori alimentavano in piazza il fuoco di Caifasso , il paese risuonava di canti e di supplicazioni , e il canto di Vocesana era alto e acuto come il canto del gallo . La processione del Venerdì uscì dalla chiesa verso sera . Senza suono di campane , sparuta . Il sole era velato . Un po ' di vento sbatteva come vele le coperte che paravano i balconi . Uscì primo , reggendosi appena , l ' uomo con la cappa di spine fino ai piedi . Inciampò sulla scala . Una goccia di sangue gl ' imperlò il petto nudo . Appena fu sulla piazza , reggendosi a fatica , si aggiunse allo sbattimento delle coperte un gridio confuso di gente che chiedeva pietà ricordandosi dei suoi peccati . Parevano le voci sperse su una nave in pericolo . Dieci chierici uscirono reggendo il cero , piccoli , innocenti , coronati di vitalba fiorita . Il secco rumore del legno che sostituiva le campane legate crepitò sulla piazza . Apparve Vocesana vestito del camice bianco , con la stola rossa , curvo sotto il peso della croce . Essa recava tutti i simboli : il gallo vi cantava sulla sommità , le tenaglie e il martello , i chiodi e la lancia , e la spugna sulla canna s ' incrociavano come stemmi sacri . Vocesana appariva compunto e sofferente . La barba che non si era rasa da più giorni rendeva più scabro e più pallido del solito il suo volto su cui pendeva bianchissimo il sudario avvolto alle braccia della croce . I compagni della buonamorte che lo circondavano col cappuccio calato , parvero coperti d ' un casco d ' acciaio . La croce era pesante e si trascinava in terra lasciando un solco come un aratro senza governo . Primante apparve nel riquadro della porta a testa alta : brandiva una corda a doppio , tutta nodi . Sul primo scalino vibrò un colpo al Crocifero guardandosi intorno . Il corteo intonò il Miserere . Vocesana tentò di cantare , ma la voce , curvo com ' era , gli uscì soffocata e distante . Primante brandì la corda e gli vibrò due colpi sul fianco . Questo era il suo uffizio . Vocesana pensò che quel legno pesava . Al secondo colpo dello sbirro scivolò e cadde sui ginocchi . Tentando di risollevarsi urtò col capo contro il legno e una spina della corona gli si conficcò nella fronte . A stento e senza che nessuno lo sorreggesse , riuscì a rizzarsi in piedi , e traballando si raggiustò il peso sulla spalla , tra l ' omero e il collo . Levando il volto rigato di sudore che gli bruciava intorno agli occhi , guardò Primante , ma la figura di lui gli parve altissima , e i suoi occhi arrivarono a posarsi sulla mano che stringeva la corda , quella mano cosparsa di peli neri e folti come la zampa d ' un orso . Quella mano egli la conosceva . Aveva giocato , da ragazzo , con quella mano , e gli si ripresentava ancora come se la ricordava , con l ' anulare storto e il pollice corto . Primante non pareva badare a lui . La processione ebbe un attimo di sosta . Come tirando una corda cui fosse legata una bestia recalcitrante , Primante continuava a cantare , e giacché non gli bastava la voce , faceva risuonare il canto nel suo naso grosso . E col canto trascinava la processione e il Crocifero . Come se avesse letta questa parola su una casa abbandonata , che scorse levando gli occhi , Vocesana pensò alla vecchiaia . Aveva veduto sotto di sé il metro di terra su cui era caduto , coi sassi , i fuscelli , la sporcizia . La terra non l ' aveva veduta da vicino , col suo mondo e i suoi aspetti , da chissà quanti anni . Gli tornò alle narici l ' odor nuovo delle cose , com ' erano quando egli era ragazzo , e si ricordò che in quello stesso luogo dove aveva giocato tante volte , dove era caduto estenuato dai giochi , aveva veduta la terra allo stesso modo : un mondo microscopico dove i ciottoli buttavano l ' ombra d ' una montagna nana . E quello stesso luogo si ricordò spazzato dai balli del Maggio , quando tutti gli spiazzi del paese si macerano come i piedi delle ballerine . Levando gli occhi arsi vide intorno un nereggiare di popolo , e tra l ' afa della folla udì i canti e le grida , e ad ogni sferzata il rimbombo dei petti picchiati dalla pietà dei devoti . Ora stava presso la sua casa . Un pensiero comune e ridicolo , come un pensiero di ragazzo , gli traversò la mente : " Quest ' uomo picchia troppo forte " . Vide , e gli parve altissimo , il suo balcone parato con la coperta gialla che si era distesa sulle sue nozze , e una figura nera inginocchiata come un sacco rovesciato : sua moglie . Chissà dov ' erano i suoi ragazzi . I canti divennero altissimi , acuti , spaventevoli , come se si fossero aperte le porte del Purgatorio . Gli si annebbiarono gli occhi , e il sole parve precipitare spento nel mare . " Quest ' uomo picchia troppo forte " . La nausea lo assalì , un colpo sulla nuca lo gittò in terra . " Troppo forte , troppo forte " . Un solo pensiero gli rimase acceso nella mente , come la sola molecola viva di tutto il suo essere : sua moglie ancora inginocchiata come un sacco rovesciato . Buio . E in quel buio brancolava come in un mare , e brancolando non ritrovava né le braccia né le gambe . Pareva la coda mozza d ' una lucertola . Tutto il suo essere premeva verso quello spiraglio aperto nel suo pensiero : quella donna , barlume di luce nella tenebra . La tenebra si popolò di suoni ; dapprima i canti squillarono , poi divennero un rombo confuso , poi una successione di suoni sempre più acuti , come quando l ' organo cambia registro , e nella nota del fagotto il tremolo zampilla come una vena aperta con un colpo di spillo . La gente che lo attorniava gli parve che gli fosse addosso , diavoli d ' un regno visitato nei terrori dell ' infanzia . Quello spiraglio di luce si spense , ed egli non fu che una impressione , l ' impressione di agitarsi , più che con le membra , col pensiero in un mare denso e difficile . Parve che tutti fossero passati già su di lui . Sentì bruciare le gote e la bocca . Questo gli ridiede il senso di sé stesso . Pensò : " I miei denti " , e tentò di parlare , ma gli parve che gli avessero cancellata la bocca . Aprì gli occhi e rivide il metro di terra sotto di sé e adagiandovisi con tutto il corpo riprese il sentimento della sua vita . E in quell ' istante sentì sopra di sé la voce di Primante e la sferza che gli cadeva ancora sul viso . Riuscì a risollevarsi in piedi . La terra intorno a lui traballava convulsa . Il Crocifero si lanciò sullo sbirro . Sacrilegio inaudito . Primante si rovesciò su se stesso . Fu un gridare , un disperdersi , un battere di porte . Vocesana era rimasto sulla piazza solo . Da una finestra all ' altra si gridava . La sua casa gli parve deserta , e sul pianerottolo della scala esterna una donna chiamava , e avendo i capelli sciolti . Come se si fosse denudato , Vocesana ricompose il camice con una meticolosità assurda . Richiuse attonito il coltello . Non sapeva dove metterlo . Lo posò in terra come se lo avesse raccattato là . I monti intorno erano squallidi e deserti ; gli alberi parevano correre . La sera veloce cadeva . " Scappa , scappa ! " gridavano . All ' alba , fra due carabinieri , Vocesana ricomparve in paese . Tutta la terra era verde . Si stavano per sciogliere le campane , e la Ma donna vestita di nero correva pei campi esultanti , correva come un angelo e come l ' ombra d ' una nube in cerca del figlio risorto . Vocesana , coperto di lividure , sanguinante , legato , s ' imbatté nella Madonna vagante , ed ella non lo conosceva . TEMPORALE D ' AUTUNNO Si sentiva la pioggia risalire frettolosamente i fianchi della montagna , col suo rapido passo su per le foglie dei boschi . I viaggiatori , tirando e spingendo le cavalcature , guardavano la cima ancora sgombra e limpida . Ma intorno gli alberi si agitavano , tremavano le foglie , col fruscio d ' una folla aspettante . Scoccò un fulmine e frantumò il sole incerto in un pulviscolo luminoso . Dietro a questo splendettero le felci verdissime , i tronchi grigi e rossastri di certi alberi , e gli abeti diventavano chiari e gemmanti come alberi di palcoscenico . Si vedeva , dal fondo delle valli , la gente che si affrettava per i fianchi del monte , e i musi delle bestie nere tesi dietro una cavezza invisibile . Ma poi il sole si velò , la montagna si mise a vociare , mentre da ogni piega si buttava giù fragoroso un rivo d ' acqua torbida . L ' acqua si mise a scrosciare interminabile , frustata dai fulmini , ne era piena ogni accidenza della terra . La nuvola larga calata sulla montagna la stacciava furiosamente all ' ingiro , si allungava a sorvegliare il torrente che andava verso il mare , preso da una fretta disperata . Le prospettive false create dai baleni e dagli strappi improvvisi delle nubi simulavano regni lontani e profondi . I viandanti che dovevano risalire il versante , e che erano molti perché tornavano da una festa , non si videro più . Per fortuna ci sono le caverne e i ripari dei pastori erranti in montagna . Un viaggiatore che tirava nella tempesta una mula , apparve su un poggiolo del monte , in un fumoso splendore d ' incendio . Legò a un albero la bestia che si mise a odorare il cielo col muso a imbuto , compagno delle proboscidi lunghe delle nubi su lei . L ' uomo si cacciò in una capanna carponi . Ora sentiva la pioggia sullo strame del ricovero come se si fosse chetata , e anzi con un sentimento di piacevole monotonia . Chiuse la porta di assi imbottite di felci , ma in quel momento scorse nel fondo scuro una forma umana . " Che bella avventura , eh ? " Gracile gli rispose una voce di donna : " Eh già ! " Un vago profumo si sentì nella capanna . " Come ? Come ? Vi siete trovata sola in montagna , con questo tempo ? " " Non sono sola . Sono scappati gli animali che ci portavano me e mio padre ; ora li cercano , ma non so se ritroveranno questo punto o se abbiano riparato altrove . Quando piove non si capisce più niente in montagna " . Ella balbettava queste parole , accovacciata nel fondo , e si sentiva che era assalita da lunghi brividi . L ' uomo si tolse il mantello e gliel ' offrì . La donna tese una mano , lo prese , se lo accomodò addosso . L ' uomo si tirò su i risvolti della giacca . " Speriamo che non duri molto . Del resto è un temporale d ' autunno . Sono due anni che fa così dopo la festa . L ' anno passato ci perse la vita una donna con le sue creature " . " Poveretta ! " Si sentiva ora ostinarsi la pioggia e mutar suono poiché picchiava sul terreno divenuto molle ; così il mondo sembrava essersi rattrappito , e null ' altro che una pozza d ' acqua . Si allontanarono di gran carriera i tuoni e i lampi , come arrugginiti dall ' umidore . La donna guardava coi suoi occhi febbrili fuori del mantello . Calò la sera in un rapido spegnersi , venne la notte . Erano stati zitti , col pensiero teso al rumore dell ' acqua , poi questo fu un ritmo uguale e perpetuo ; allora poterono parlare . Ma quando l ' uomo disse : " Ci toccherà passare la notte qui dentro " , batteva i denti pel freddo . " E quella povera bestia là fuori ! " aggiunse . Le parole gli si allungavano fra i denti , e come una ruota in movimento non riusciva a fermarle . Allora la donna osservò dall ' angolo buio e caldo in cui stava : " Mi dispiace che abbiate a soffrire per me senza mantello " . Pareva che volesse dire di più , ma tacque . Nel buio egli la vedeva come un chiaro alone che immaginava caldo . Poi non vide più nulla , chiuse gli occhi , gli sembrò di galleggiare su un fiume , batteva i denti in un sonno pesante da cui non riusciva a destarsi malgrado ogni sforzo . Poi gli pareva di aggirarsi in una prigione oscura ; gli buttavano secchi d ' acqua sulle gambe ; intorno a lui ridevano , vedeva , da una finestra , danzare e suonare gente , perché , si trovava di nuovo nella festa . Riusciva a evadere dalla prigione , si ritrovava nella chiesa , il caldo della folla lo confortava , sentiva , un odore d ' incenso , stava bene . Questa impressione lo sciolse dal torpore come il gelo al fuoco . Riuscì ad aprire gli occhi , e allora capì che veramente stava caldo ; si trovò coperto da un lembo del mantello , si ricordò , della donna , allungò la mano e sentì un braccio di lei . Gli parve che ella facesse uno sforzo per non ritrarsi , e fingesse di dormire ; si scaldò come a un fuoco solare nella piega del suo braccio , nell ' incontro fra braccio e seno . Si ritrasse . Era cessata la pioggia , si era scatenato da tutti gli antri della montagna il vento , e pareva che i massi e le rocce , che hanno atteggiamenti umani , si lamentassero in coro nella notte in cui si credevano soli . L ' uomo domandò , come si fa coi dormienti , che sembra di interrogarli per carpir loro un segreto : " Dormite ? " Ella rispose di no . " Di dove siete ? " Ella disse il nome d ' un paese . " Anch ' io sono di là . Allora vi devo conoscere ; come vi chiamate ? " " Immacolata " . " Quale Immacolata ? " Ella scandì : " Immacolata Strano " . " Ah ! siete voi ! Io vi ho veduta quando eravate piccola , e poi soltanto intravista . Neanche questa notte vi vedo . Lo sapete che siamo nemici con la vostra famiglia ? Io sono Filippo Ligo " . La donna taceva . " Sono vent ' anni che le nostre famiglie non si parlano . Da quando noi eravamo ragazzi . Che brutta cosa , fra gente dello stesso paese , e quasi parenti , essere nemici così . Non è vero ? " " Io che ne so ? Io sono una donna " . " Ho sentito parlare molto di voi " . " Dove sarà andato mio padre ? " " Con questo vento è impossibile camminare " . " Avete per caso paura di me ? " " Io non ho paura di nessuno " . " Quando si è nemici " aggiunse l ' uomo " si pensa spesso al nemico . Non è vero ? Uno immagina quello che c ' è fra le mura proibite , come un altro mondo " . L ' uomo si ricordava ora di averla toccata , di averne sentito il tepore , con un ' impressione che gli durava come una risonanza . " Siete stata molto gentile , a coprirmi con un lembo del mantello . Credo che sarei morto di freddo . Forse ho dormito per molto tempo . Vi ringrazio " . Ella gli porse il mantello senza replicare . L ' uomo lo sentì fra le mani come una cosa viva ; caldo ancora di lei , d ' un tepore di sonno ; voleva rifiutarlo ma vi si avvolgeva intanto , fino a che gli riuscì di strapparselo di dosso rabbrividendo come uscito da un tiepido bagno . " Fate questo perché siamo nemici ? Tenetelo voi " . Senza volerlo sentì la sua scarpetta fra le mani . Era come se l ' attesa di qualche cosa lo sconvolgesse , e i suoi pensieri si buttavano verso di lei come i fiumi che corrono fatalmente verso il mare " Eppure " aggiunse " quante cose strane capitano al mondo ! " Gli pareva di soffocare , e improvvisamente , come un malato che sente di che ha bisogno per guarire . Batteva dentro di lui il sangue con un ritmo di martello sull ' incudine , e faceva un rumore assordante . Ora sentiva la notte come un profondo ribollire di elementi . Disse : " Ho fatto male a toccarvi , ma non volevo " . La donna si era chiusa in un silenzio di agguato . Come per tranquillarsi , l ' uomo cercò impaziente i fiammiferi , provò ad accenderne uno , bagnati com ' erano . Finalmente vi riuscì . Mentre aveva parlato , gli era parso che la sua voce fosse caduta nella voragine della notte , e non che con qualcuno parlasse , ma con un ' apparizione ; ora , al lume di quel fiammifero , vide gli occhi di lei cupi e gravi , ed ebbe l ' idea irragionevole che quella tenesse un pugnale sotto il giubbetto . Vederla in faccia lo calmò . Il vento cadeva come una vela floscia ; pensarono tutti e due : " Fra poco spunta l ' alba " . Quando ella carponi spalancò la porta , il mondo comparve in un colore cinereo , fra la disperazione degli alberi protesi verso oriente , in attesa della nuova luce . Le stelle ardevano ancora come le ultime braci d ' un fuoco . La donna si preparava a uscire , ma l ' uomo supplicava : " Non andate via . Aspettate ancora " . Ella sedette sulla soglia a torcersi le trecce umide e a riavvolgersele intorno alla testa . L ' uomo , accanto a lei fece : "Sentite..." e si trovarono vicini , si videro negli occhi , non si videro più , si baciavano lentamente col rumore della pioggia che sgronda dai tetti dopo il temporale . Ma per poco che si guardarono , si ritrovarono occhi disperati . Ella cominciò a dare pugni e graffi , l ' uomo rideva stupidamente . La vide correre all ' impazzata con le trecce sulle spalle , fermarsi su un ripiano del monte , alta contro il cielo , e guardarlo . Poi ridiscendeva lentamente : " Ma che devo fare ? Ma che devo fare ? Lasciatemi andar via " . Era divenuta umile e sottomessa . Ora si trovavano legati insieme da un laccio invisibile , volevano fuggirsi e si avvicinavano , eccoli uno accanto all ' altra uguali di statura , ridotti alla più elementare espressione del mondo : un uomo e una donna , e nient ' altro : uno attento all ' altro come se si fossero rubata reciprocamente qualche cosa . Ella disse rabbrividendo : " Se ci vede mio padre ... " Egli aprì le mani : " Vuoi andar via ? Sei ancora in tempo . Va ' " . Ma ella non fuggiva . " È destino " . Si torceva le mani : " Dove andiamo ? " " Sali " egli disse porgendole il braccio per aiutarla a saltargli in grembo , mentre stava a cavalcioni sulla mula . L ' animale risaliva faticosamente la montagna . Il sole lanciò un raggio caldo come un buon liquore . Le loro ombre larghe e rosee si ritagliavano nel colore dell ' alba , viaggiavano stampate sul terreno : sembrava che l ' avesse rubata ; l ' ambio della cavalcatura era monotono come una culla . " Tienti forte e non guardare perché ora si rasenta il precipizio " . Difatti esso si aprì col colore dei dirupi , e il ruscello che correva col suo trito chioccolare nel fondo . Egli , tenendola stretta , giocava con le dita sulla cintura di lei . " Dove andiamo ? Non andremo al paese , certo " . " No , cercheremo un posto lontano " . Non pensavano che si potevano lasciare . Sembrava che qualcuno alle loro spalle li scacciasse da un regno felice , incontro a un dolore sconosciuto , ma che finalmente questa era la felicità . Come per darle valore , ella osservò : " Se mio padre ci trova , ci ammazza " . CATA DORME A diciotto anni , con un mio compagno , per ragioni diverse , decidemmo di evadere dalla città dove ci avevano mandato a studiare , io perché troppo povero , lui perché di famiglia agiata , trovava meno comoda la città che il nostro borgo dove aveva servi e poderi . Scomparire dalla pensione , prendere un biglietto di terza classe , partire con lo stupore di trovare i treni alta stazione , quasi che ci fosse proibito durante l ' anno e ci fosse permesso salire soltanto a esami finiti , fu una cosa pazza più forte di noi . Infilammo a piedi poi la nostra strada , come un pensiero consueto , sentimmo la voce del fiume improvvisa e assidua fra i canneti . Sull ' albero abbattuto a guisa di ponte lo traversammo , ci ritrovammo in prossimità dei giardini , e ci venne l ' idea di cacciarci in uno di essi e di staccare qualche arancio dagli alberi . Stavano , questi , carichi e gonfi nella luce della lana , e quando li staccammo erano come vivi , impressione non provata da un pezzo . Sbucciandoli per istrada ci dicevamo : " Perbacco , queste sono le arance buone e non quelle che ci davano alla pensione " . " Ma insomma , che cosa diremo a chi ci vede tornare ora ? " " Io " , rispose il mio compagno , " dirò che non voglio stare in città perché si sta male , e si mangia male " . " Ma io non posso dire lo stesso perché non sono ricco " , replicai pensieroso . " Posso dire piuttosto che non posso più starci perché mi fa male , perché mi duole la testa , perché a questa vita dei libri non ci sono nato . Perché voglio fare il contadino e la terra mi piace di più " . Ci eravamo dette queste cose un centinaio di volte , e ce le ripetevamo per farci coraggio . Ma a mano a mano che rivedevo gli aspetti noti della mia terra mi mancava l ' animo e facevo uno sforzo a proseguire . A un certo punto suggerii : " Del resto potremmo fare una cosa : rimanere un poco per le campagne , andare a visitare i pastori , vedere gente nei giardini e negli orti , vivere di qua e di là , forse troveremo la fortuna . O magari , dopo esserci svagati , tornare in città " . " Io non voglio più tornare indietro " , disse il mio compagno ostinatamente . Erravamo di qua e di là , proprio come chi non vuole arrivare mai . Dagli orti i contadini si erano ritirati nelle loro case dell ' abitato e non c ' era anima viva intorno . Soltanto un gufo scandiva nell ' aria notturna le sue risposte a qualche interrogatore . Avevamo risalito il poggio , e il paese ci si parò davanti divenuto color d ' argento nella luce lunare . Siccome avevamo gli occhi esercitati , distinguemmo una casa di più , due case , e le nostre case e le nostre finestre , dove ci pareva distinguere l ' ombra della mamma , di quando ci salutava alla nostra partenza . Ecco dunque che ci veniva in mente la mamma . Forse pensavamo la stessa cosa perché andavamo mogi come cani picchiati . Ci sedemmo su un sasso come per riordinare i nostri pensieri . " La questione , è che mio padre mi picchierà . Io con lui non ci posso restare . Mi picchierà tutti i giorni . Se torno a casa così si metterà a ricordarmelo tutti i giorni mentre mangio , e la roba mi va di traverso . Poi mi picchia con tutte e due le mani , e io mi butto in terra sulle mani e sui piedi come un cane . Poi mi picchia con la cinghia di cuoio e mi fa molto male " . Già mi ero spaventato , e non sarei andato più avanti , se non fosse stato per seguire il mio compagno , secondo la parola data . " E poi , aggiunsi " , mia madre non mi difende più come una volta . " Prima mi difendeva sempre , ma ora è anche lei un poco invecchiata , e dà ragione sempre a mio padre , mentre prima non gliela dava mai . Devi figurarti che una volta mio padre mi ha sputato in faccia " . Ancora feci l ' atto di asciugarmi . Avevamo ripreso il cammino . Traversammo un campo verde , di un verde aereo , e io dissi teneramente : " Lo vedi il lino ? " Si vedevano i fiori azzurri , come grigi nella notte . Era il mese di marzo , chiaro e duro come il vetro . " Guido " , mi disse il mio compagno , " tu non hai coraggio " . " Io dico una cosa " , suggerii dopo un poco : " facciamo una sosta in casa della Cata e là decidiamo quello che si ha da fare . Te la ricordi la Cata ? " " Se me la ricordo ! " disse il mio compagno messo di buon umore . " Io credevo che tu non ci avessi mai fatto caso a lei " . " Chi non è stato innamorato della Cata ? " disse tranquillamente e naturalmente il mio compagno . " Tutti , credo , quelli della nostra età , e non soltanto quelli . C ' è chi ci è morto o è andato in carcere per lei . È la più bella donna di qui . E poi non invecchia mai . Io me la ricordo sempre allo stesso modo , con la stessa faccia . È piccola , è giovane , è lucente come una statuina di porcellana " . Da ragazzo io cercavo di sorprenderla sempre e di farle paura , e certe volte le cascavo davanti quando meno se l ' aspettava , saltando giù da un albero , sbucando da una fratta , e le gridavo : " Oh , Cata ! " . Ella rideva ; una volta riuscì ad acchiapparmi e mi baciò . Mi baciò sulla bocca . Io non aspettai neppure che si voltasse perché mi asciugai subito le labbra , anzi me le asciugai anche di dentro , come fosse una cosa disgustosa . Ella si mise a ridere come chi vede un infante assaporare un frutto nuovo per la prima volta , che non sa se gli piace . Mi ricordai poi sempre di questo fatto , quel bacio poi me lo sognai la notte . Uno deve saperle , certe cose , e allora io non sapevo niente . " Una buona idea . Se la Cata ci lascia stare con lei , e ci nasconde per qualche giorno . Si diffonde la voce che siamo scomparsi dalla città , ci cercheranno , e poi noi salteremo fuori e nessuno ci picchierà . Purché la Cata ci lasci " . Con questa donna in mezzo , tutto ci sembrava più facile ; noi saremmo vissuti nella casa al limitare del bosco per qualche giorno , e la nostra avventura prendeva subitamente un ' altra piega impensata . Io domandai : " Ci restiamo tutti e due ? " Il mio compagno rimase un poco sovrappensiero . Un piccolo pensiero che non ci dicevamo , che non riuscivamo neppure a formulare , si frappose in mezzo a noi . Io aggiunsi arrossendo : " Ma forse la Cata riderà di noi perché siamo ancora ragazzi . Gente forte e cattiva ci vuole per lei " . " O perché mai ? " Un cane si mise a uggiolare insistente , ci venne incontro , ci girava intorno . " Qui è la Cata " , dissi io . Mi misi a tossire perché mi batteva forte il cuore . Traversammo il campo seminato badando di non pestare il grano che nella luce lunare era come un ' acqua verde , arrivammo davanti alla sua porta . Era socchiusa , e ci parve naturale , come avevamo spesso pensato nelle nostre fantasticherie intorno a lei . L ' aprimmo con una spinta . La stanza era immersa nella penombra . Un lume ardeva posato in terra , accanto allo stipite della porta , e ne sottolineava gl ' interstizi . Sembrava che non vi fosse nessuno , e per un poco rimanemmo a guardare quello che era nel raggio del lume ; una grossa farfalla picchiava forte contro il soffitto . Fummo stupiti di notare , nella penombra , gli stessi oggetti che sono in tutte le case delle donne del popolo : un arcolaio con una matassa di lana viola , altre matasse di lana tinte da poco e stese ad asciugare , e , disposti lungo la parete , i mazzi gialli del granoturco . L ' orcio di creta , panciuto , mi parve avesse all ' imboccatura una traccia dorata , quella delle sue labbra che vi avevano tante volte bevuto . L ' ombra formava a un certo punto come una barriera , ed era un altro mondo in cui era audace guardare . Qua era un letto grande , disteso pazientemente , e su di esso una forma di donna , come un cammeo su una materia scabrosa , posava prona sul ventre , non del tutto spogliata , come se fosse caduta addormentata mentre si preparava ad andare a letto , in uno di quei colpi di sonno dell ' infanzia . Ci accorgemmo che camminavamo in punta di piedi , e ci soffiammo sorridendo : " Dorme " . Le nostre ombre proiettate dal lume basso si stamparono sulla parete , la luce arrivava al letto di striscio , con una diffusa trasparenza , come di un ' acqua luminosa , e quella parte nella stanza aveva una luce di acquario . Cata dormiva bocconi , con la fronte poggiata a un braccio , che era riuscita ad adattarsi mentre le prendeva il sonno , e con l ' altro braccio sulla schiena , legato al polso ancora un indumento , che evidentemente si stava togliendo , e che ora le faceva da velo . Era ancora con un piede nudo sul pavimento , di traverso sul letto . Ella occupava uno spazio grandissimo nella notte e nella nostra fantasia : volgendoci un poco a guardarci intorno , tutte le cose ci parevano nobilitate , artificiali quasi , simboli della vita di tutti i giorni ; i lini e le stoffe azzurre e rosa erano disposti ai suoi piedi come colori , e fuor di essi si svolgeva il lusso delle sue membra d ' avorio Noi eravamo abituati a considerare la sua bellezza come un viso perfetto su un informe di panni comuni , e ora ci pareva di sorprendere una nobiltà nascosta e vergognosa , nella finezza della linea delle sue spalle , nella posa del braccio , nel lusso dei fianchi . L ' ombra bruna della nuca , fra i capelli che vi si addensavano era la macchia del sole e degli inverni , e degli sguardi degli uomini . Il suo corpo disteso , il silenzio , la notte , la terra senza sospetto nel primo fermento della primavera , erano strani complici , ed ella somigliava nella sua architettura ai prati e ai monti distesi all ' infinito . Istintivamente chiudemmo la porta , e mormorammo quasi per non destarla : " Cata " . Ella avrebbe sollevato il viso , e coi suoi occhi simili a scarabei mi avrebbe guardato ridendo e dicendomi : " Oh , Giulio , come sei cresciuto ! " Mi avvicinavo in punta di piedi , ripetevo il suo nome presso la conchiglia piccola della sua orecchia . Le dissi , come per coprire uno spazio musicale : " Sei stanca ? " Il mio compagno guardava cupidamente , staccò qualche passo ; ma prima che egli si accostasse io mi chinai sul collo della dormiente . Vidi il mio compagno arretrare ; con un movimento istintivo mi portai la mano alle labbra : mi accorsi allora che la donna giaceva su un rivo di sangue , come se lo ascoltasse spicciare lento fuori del suo petto . La luna al tramonto ci accolse sulla strada in un crepuscolo di morte del mondo . Corremmo verso il fiume , io mi lavai le mani e il viso . " È scomparso ? " domandavo al mio compagno che mi scrutava . Non facemmo una parola di Cata , neppure per domandarci chi poteva averla uccisa . Ci pareva che fosse finita coi sogni della nostra infanzia , e che nel borgo natio , dopo la sua scomparsa , non fosse rimasto più nulla di bello . Più tardi , finita la notte , svegliandoci in una capanna : " Peccato " diceva il mio compagno , " peccato ! " " Che cosa ? " " Non aver conosciuto la Cata . Era bellissima " . Riprendemmo la strada dirigendoci verso i paesi della marina . VENTIQUATTR ' ORE Intorno alla città non crescevano l ' erbe che sono tanto buone per chi le ha mangiate da ragazzo ; per esempio il cardo selvatico dal sapore dolceamaro e fibroso ; era tutta un ' erba setolosa , ingiallita ancora dal gelo invernale a ciuffi radi . I tre amici si ricordavano di queste erbe , e non soltanto per averle mangiate da ragazzi , ma per averle trovate anche da soldati , nei riposi delle lunghe marce , in campagna . Tutto era cambiato in terra straniera . La terra intorno alla città bassa in pianura era sconvolta come in prossimità d ' una guerra , e le poche piante che qualcuno vi aveva messo , si vedeva , nei rettangoli di terra smossa , erano gelate e ridotte come vecchie cartacce . Erano tre compagni che andavano a cercar mondo , non sapevano perché : a un certo punto della loro vita si erano trovati su strade che non avevano mai immaginato in paesi non loro , e vi si aggiravano come in un labirinto . Nessuno di loro , credo , era nato per stare lontano dalla sua terra , e tutti e tre si volevano far coraggio ; ma tutti e tre avevano una ragione segreta che non si raccontavano . La ragione generica era quella di cercar fortuna : ma alle origini ve ne doveva essere una assai più profonda , che essi non si dicevano , ma che intuivano , perché a queste cose pensavano continuamente , ed era impossibile che stando insieme non lasciassero trapelare nulla . Di tutto , infatti , parlavano , meno che delle ragioni del loro vagabondare , quando , bene o male , al loro paese , bastava poco per vivere . I loro discorsi erano mal legati uno all ' altro : discorrevano , ma senza mai rispondersi , seguendo ognuno le sue idee , dicendo ognuno quello che gli cuoceva dentro . Abbastanza forte , quadrato , pallido e grigio il più grande di loro , il Ferro , non parlava che di donne . Le scovava dappertutto , le notava lui per primo , e i due compagni non facevano in tempo a posar gli occhi dove lui posava i suoi , ché altre egli ne suscitava soltanto a guardare . L ' altro , il Borriello invece , un giovane magro e scarno , pensava sempre a quello che avrebbe mangiato più volentieri , e descriveva qualche piatto del suo paese con compiacimento . Aveva le labbra molto rosse , il riso bianco , e il viso giovane segnato di molte rughe , specialmente attorno alla bocca . In mezzo a loro , più piccolo di statura , con le mani in tasca , col passo di chi ha camminato troppo nella sua vita , Mandorla , non diceva che rare parole . Ora l ' uno ora l ' altro degli amici gli metteva la mano sul braccio , e camminava un poco al passo con lui . Sebbene il più insignificante della compagnia , il Mandorla rappresentava un oggetto di disputa , perché come accade , ognuno dei due lo voleva amico per sé ; aveva gli occhi sempre un po ' gonfi e rossi : le lagrime gli venivano e gli tornavano indietro come al Borriello la saliva . Il suo pensiero fisso per quanto lo nascondesse , era sempre quello della moglie . " Capisci " , diceva , " che una donna , quando ti tradisce , tu te ne accorgi anche se nessuno ti ha detto nulla . Te ne accorgi da certe cose , per esempio ... " Gli altri due si guardavano malignamente di sopra la sua testa china . Poi uno , con una voce curiosa ma trattenuta , domandava " Per esempio ? " " Ti bacia in un altro modo , e si sente che c ' è qualche cosa di nuovo . Ella gioca come se tu non dovessi capire , e tu hai capito , invece ! E intanto non sai che cosa fare ; che cosa vuoi fare ? La vuoi uccidere ? " " Naturalmente . Ucciderla " . " Ma se l ' hai amata , come la uccidi ? Non ti riesce . Ti dici sempre : e questo domani non viene mai . E poi , io non potrei , perché , penserei sempre di averla uccisa . Tu l ' ammazzi , li stesa , e domandi qualche cosa e non ti può più rispondere . È impossibile " . Ora non poteva più parlare , e guardava in alto , come i bambini quando piangono , e per distrarli si dice loro di guardare l ' uccellino che vola . La città cominciava bassa e sterile , con le sue piazzette , le sue case modeste , i tranvai che vi sbucavano all ' improvviso come se vi arrivassero la prima volta , festosamente . Crepitavano i vetri illuminati delle fabbriche . Stranamente gli edifici enormi sembravano sprofondare in un umo antico , obliquandosi un poco . Gli autobus irrompevano con le loro forme nuove , verniciati di fresco , come se avessero sbagliata la strada , raccattando i passeggeri frettolosi per puro caso . Il Borriello si fermava a leggere , sulla soglia dei ristoranti , la carta delle pietanze . Il Ferro profitta va per dare un ' occhiata , attraverso i vetri , alle donne intente alle faccende , o a quelle che si affacciavano dall ' alto , al terzo e al quarto piano , a scuotere gli strofinacci , mentre il Mandorla , a capo chino , ripeteva : " Sbrighiamoci , sbrighiamoci , che stiamo a fare qui ? " " E che andiamo a fare in un altro posto ? Noi non abbiamo da far nulla né qui né più lontano " . Il Borriello si passava una mano sul labbro inferiore , come se avesse dimenticato qualche cosa nel fondo della memoria , poi si volgeva per domandare : " Ti piacciono i fegatini ? " Tutti e tre riprendevano la strada senza più parole ; solo il Ferro , davanti a una donna piuttosto piena , che passava con la rete della spesa , ripeteva : " Ecco una donna che farebbe per me " . Le strade , dopo il primo affollamento mattutino , diventavano improvvisamente deserte . I fischi delle sirene si destavano di botto , sotto i ponti di ferro delle metropolitane scoppi improvvisi facevano volgere il capo ai passanti e ponevano un punto fermo al movimento che poi riprendeva fluido e felice come dopo un pericolo . La città pareva assestarsi , e intonare i suoi rumori dopo la pausa del sonno : scoppi , scampanellate , fischi , urli di trombe , si rispondevano prima che il rombo della vita piena li riunisse in un solo accordo . Gli uomini guardavano inferociti dall ' alto delle vetture , tesi a quei rumori come cavalli alle frustate . Il Borriello si fermò davanti a un cartellone esposto nella vetrina di un venditore di tabacchi : " Quanto mi è antipatico questo tale . Non lo posso sopportare " . Era l ' immagine di un uomo che fumava con compiacimento un grossissimo sigaro : i baffi bene arricciati , i capelli biondi spartiti sulla fronte , e un vago sorriso di delizia : era l ' immagine di tutti gli uomini della città ridotti a una sola apparenza . Improvvisamente , passato un ponte di ferro su cui un treno fissava l ' immagine infantile d ' una partenza , la città si raccoglieva in un quartiere desolato . All ' asfalto lucido succedeva un acciottolato sconnesso , e i lampioni miseri del gaz ricordavano le notti paurose . Cominciò a soffiare un vento gelido mentre nubi grigie e ovattate si accumulavano pel cielo , e il sole le traversava da un punto all ' altro dell ' orizzonte , rapido , pareva , come una bomba . " E adesso ? " Adesso tornava alla mente di tutti e tre un proposito fatto qualche tempo prima , mai messo in esecuzione , e che li riprendeva tutte le volte che si ritrovavano insieme , e in una condizione come quella . Un uomo tardo e pensieroso , con una borsa sotto il braccio , li rasentò senza far caso a loro : portava larghi pantaloni a scacchi bianchi e neri , un tubino sulla testa che si ampliava sul collo e sulla nuca ; le scarpe grosse avevano una rappezzatura evidente , tutte e due dalla parte piena di ciascun piede . I tre amici si guardarono sorridendo vagamente , come se fossero delusi . " Io dico che certe volte sono proprio queste le persone che hanno i denari . Lo sai come fa la gente in questo paese , che quando va a lavorare non bada come è vestita " , diceva il Borriello . Il Ferro rispose con disprezzo : " Se noialtri aspettiamo che passi di qui la gente ricca , ci staremo un bel pezzo . Chi volete che passi da queste parti ? Bisogna andare dove sta la gente " . " Che ne sai , tu ? Invece io dico che proprio qui c ' è da fare , invece . E poi , perché devi andare a cercare i gran signori ? Quelli vanno in automobile , e acchiappali . Anche per fare queste cose ci vogliono dei denari , potersi presentare , potersi aggirare fra la gente . Chi vuoi invece che dia un soldo di credito a quello là ? " Il Borriello indicava il Mandorla il quale si volse appena con uno sguardo rassegnato , come dire che lo sapeva di essere oggetto di scherno , ma che anche lui aveva il cuore di un uomo . Ma poi non si tenne e disse : " Tu te la prendi con me perché sei un povero imbecille . In generale diventi insolente quando hai mangiato e sei a pancia piena . Invece , oggi ... " Il Borriello arrossì e si grattava la guancia come se avesse ricevuto uno schiaffo . " Eccone una " , disse il Ferro . Una donna veniva avanti , con una grossa borsa in mano , alta e rossa in faccia ; ciocche di capelli grigi le uscivano di sotto il cappello . Quando fu davanti a loro si fermò come presa da un ' idea , aprì la borsa , trasse un piccolo involto che si mise a scartare diligentemente , ne cavò delicatamente un panino e si mise a morderlo , guardandolo di quando in quando come se avesse paura di avergli fatto male . " Stiamo bene , ragazzi , questo è un quartiere di straccioni " . Il Borriello era divenuto improvvisamente triste e muto . Il Mandorla mormorò : " Ma se non lo abbiamo fatto mai di ... perché dobbiamo farlo adesso ? Aspettiamo fino a che non abbiamo trovato lavoro . Tanto non è mestiere nostro , questo " . Ma il Borriello volse di botto il capo verso i suoi compagni , tese il dito , e storcendo la bocca in segno d ' intesa annunziava che c ' era qualche cosa di nuovo . Un prete , abbastanza grave e solenne , di quelli che s ' incontrano nei paesi cattolici , sbucava fra un arco e l ' altro del ponte , reggendosi con la mano destra la sottana , sul ginocchio destro , con un gesto evidentemente abituale . Il suo abito nero di lustrino aveva dei riflessi d ' acciaio che in quella sudiceria di fumo e di polvere , pareva candore addirittura . Ma quello che dava un improvviso senso di lusso alla sua apparizione , erano i fiocchi di seta pavonazza che gli pendevano dal cappello , e , magnifica , come una nota d ' organo in una chiesa deserta , una croce d ' oro gli pendeva sul petto , legata a una catenella anch ' essa d ' oro , che gli scendeva di sugli omeri . " Caspita , un vescovo ! Ragazzi , è quello che ci voleva " . E il Ferro si parò davanti a tutti con la sua persona massiccia . Il prete , come se non guardassero lui , camminava assorto e dritto per la sua strada , e li avrebbe rasentati . Il Ferro mise la mano in tasca come se vi nascondesse un ' arma , e non si scosse a un ' occhiata che il prete gli diede di tralice , probabilmente senza vederlo . Ma in quella che il Ferro allungava un braccio , il Mandorla glielo afferrò gridando : " Fermo , fermo ! " Il prete sorpreso si fermò e guardò or l ' uno or l ' altro dei tre compagni ; il Ferro allungò una gomitata al Mandorla e si accostava al prete che lo guardò con gli occhi di chi capisce di correre un pericolo . Il Mandorla , che era caduto in terra , si mise a gridare come un forsennato : " Non lo toccare perché quello è uno del mio paese . Quello lo conosco , mi conosce , è monsignor Fratta " . Poi , sollevandosi , si mise a dire : " Scusate tanto , monsignore mio , se vi abbiamo fatto paura . Mi riconoscete ? Che state a fare da queste parti ? Guarda un po ' dove ci si ritrova . Vi ricordate di me ? " Il sacerdote mise avanti la mano aperta , con quel gesto familiare con cui i preti accolgono e tengono a distanza le persone , dicendo : " Tu sei ... " " Il Mandorla , sissignore ; come ve ne ricordate ! Come va al paese ? E mia moglie , l ' avete veduta ? Questo è un monsignore del mio paese . Questo lo proteggo io , e non si tocca . I paesani non si toccano . Non è mica un estraneo , lui . Lui è dei nostri . Dateci una benedizione per noialtri tre , monsignore caro , una benedizione per noialtri soli , e che la Madonna bella ci protegga " . Il prete , come davanti a una pratica solita , alzò il palmo della mano per benedirli . Il Mandorla gli volle assolutamente baciare l ' anello , e risentì quella mano morbida che una volta , alla cresima gli aveva sfiorate le guance . Gli altri due stavano ad ascoltare , con le mani nelle tasche , scambiandosi sguardi di delusione , ma alla fine si levarono la berretta e , sorpresi del loro stesso atto , si misero imbarazzati a grattarsi il ciuffo . " Figlioli " , disse il prete con l ' aria più candida del mondo , " figlioli miei , se avete bisogno di qualche cosa io sono qui . Intanto rimarrete a colazione con me oggi , in un luogo dove troverete molta gente delle nostre parti " . " Questi " , disse il Mandorla accennando ai due compagni , " non sono del nostro paese , ma di un paese vicino . Abbiamo fatto amicizia , ed eccoli qui . Chi lo avrebbe mai detto che ci saremmo incontrati in questo modo e da queste parti ? Perché noialtri , siamo qui a cercar lavoro , e non altro . Noialtri volevamo scherzare , questa mattina ; noialtri abbiamo un mestiere , e che il Signore ci aiuti . E voi , monsignore , come mai da queste parti ? " Il prete levò gli occhi al cielo : " Stiamo rifabbricando il Santuario della nostra Madonna , e io sono qui a vedere la gente a lei devota , che è tutta quella della nostra regione , se dà qualche cosa per i lavori , perché abbiamo anche in mente di costruire un asilo per i figlioli degli emigranti . Sono venuto , ho parlato , e parlerò . La Madonna gradisce anche quel poco che le possono dare i più poveri . E poi , per un ' opera come quella dell ' asilo ! Chi non vuol bene ai suoi figli ? " " E in questo quartiere ? Ma questo è il quartiere dei più poveri " . " Profitto per por tare le notizie dei loro cari a quelli della diocesi " . Avevano varcato il ponte e si trovavano in un quartiere squallido dove pareva che l ' inverno finisse più tardi che negli altri luoghi della città . Il Ferro , indicando su un marciapiede uno di quei disegni fatti col gesso su cui i ragazzi giocano saltando su un solo piede , disse : " Ecco il segno che è arrivata la primavera . I ragazzi cominciano a giocare per le strade " . Donne , affacciate alle finestre , avevano facce che pareva di aver conosciuto , perché il Borriello disse : " Sembra di stare al paese " . Poi , in un andito scuro il prete spinse una porta , vi lasciò passare i tre amici ed entrò stringendosi il cappello sul petto . Era uno stanzone sordo , rettangolare , che in fondo si allargava a forma d ' imbuto e prendeva luce da un cortile . Alcune tavole allineate e apparecchiate aspettavano i clienti , e su tutto si spandeva la luce e l ' odore discreto delle ore che precedono i pasti , quando un lieve brontolio di attesa fa la cucina attraverso la porta socchiusa . Un pavimento di legno verniciato compattamente di marrone , al muro un orologio che pareva storto , uno specchio per lungo nel fondo , e al cordone della lampada che pendeva nel mezzo , attorcigliato un lungo nastro bianco rosso e verde , di cui si pensava molto tardi che significasse una bandiera . A poco a poco , come se sorgessero da terra , alcuni uomini occuparono i tavolini , e un cameriere vi si aggirò , che era l ' immagine di due civiltà : sorrideva con una bocca anglosassone rilevata da due denti d ' oro , e guardava con due occhi da italiano . Fu il prete che si levò nel bel mezzo di quella folla intenta a mangiare senza quasi parole , e disse : " Figlioli miei , io vengo dai vostri paesi . C ' è nessuno qui che appartenga alla diocesi di ... ? " Si levarono di scatto una ventina di persone . " Al nostro paese " , aggiunse il prete , " il raccolto promette bene e le vigne pure . Pare che sia un ' annata straordinaria . Aspettano le notizie degli emigranti e vi pensano sempre . Noialtri preghiamo sempre per voi , che torniate sani e salvi e ricchi . Quest ' anno abbiamo avuta la festa del Santo patrono , il glorioso San Luca , che è riuscita più bella che negli altri anni . Abbiamo chiamata la banda provinciale a suonare in piazza , e abbiamo fatto i fuochi artificiali del maestro Carbone . Lo conoscete il maestro Carbone , quello che gli manca un braccio ? Figuratevi che ha fatto in cielo un disegno di fuoco che rappresentava il vapore che vi deve portare tutti al paese . Abbiamo avuto molti voti , e abbiamo veduto appesi fra le dita del Santo , con nastrini di tutti i colori , alcuni biglietti di banca americani , doni vostri , figlioli miei , e io sono qui per ringraziarvi " . Fu un sommovimento , un urlìo , una confusione che copri le parole del prete . Molti avevano lasciati i loro tavoli e si erano accostati per sentirlo meglio , mentre altri , che non erano della regione , rimanevano a guardarlo con la forchetta a mezz ' aria o chinavano il capo pensierosi . Fu un coro di domande e di esclamazioni cui il prete rispondeva attentamente , anzi alla fine tirò fuori una carta , e chiamando uno per uno quegli uomini , diceva : " Tua moglie sta bene . Il tuo ragazzo ha già messo l ' abito da pastore . Tuo padre , coi soldi che hai mandati , ha buttate le fondamenta della casa " . Con le stesse parole rassicurava ognuno , e ciascuno intendeva in quelle parole qualche cosa di diverso , per sé solo . Una porta nel fondo si aprì nel mezzo di questi discorsi , e apparve una donna la quale mosse appena un passo per appoggiarsi alla parete , con le mani dietro la schiena . Improvviso silenzio piombò sull ' adunata . Quelli che erano rimasti ai loro posti si curvarono sul piatto , mangiando affrettatamente , altri nascondeva il volto dietro la mano sinistra ; quelli che si erano accostati al prete si fecero più piccoli , e chi poté raggiunse la sedia libera che si trovò più vicina . Il prete stesso rimase col braccio a mezz ' aria , in un gesto appena abbozzato , corrugò le sopracciglia , puntò gli occhi verso la parete dove campeggiava il volto pallido della donna , in una strana aureola di buio , e disse : " Chi è ? " Non c ' era dubbio che tutto quel trambusto era accaduto per quella donna , la quale fissava gli occhi limpidi su tutta quella folla insieme e pareva guardare da tutte le parti . I tre amici che accompagnavano il prete erano rimasti in piedi accanto a lui , e soltanto quando qualcuno li tirò per la falda della giacca sedettero . " Ma insomma , che accade ? " disse la voce del Ferro . Il cameriere si accostò alla donna e le disse qualche cosa cui ella ubbidì , perché sedette a un tavolo con la testa fra le mani senza più guardare nessuno . Una ciocca di capelli nerissima le traversava la mano piccola e bruna su cui poggiava il capo . L ' assemblea riprese coraggio , ma i discorsi erano sommessi , con un brusio e un chiacchierio discreto in cui si indovinavano mille : chi è , e che cosa è successo . Il prete stesso sedette , come scampato a un pericolo di cui non si era reso conto , e gli fu spiegato di che cosa si trattava . Questa donna , venuta da un paese della Calabria , raminga dietro un suo amore , aveva rivelato una qualità che di sorpresa le tornava in alcuni periodi della sua vita , dicevano ad ogni mutamento di stagione : in tali momenti era presa dai brividi , si sconvolgeva tutta , si copriva di sudor diaccio , si morsicava le mani , i capelli le si levavano sul capo dritti come serpi , i suoi occhi divenivano di vetro ; indicava un uomo in mezzo alla folla , e diceva : " Quello ! " Che cosa accadeva ? La prima volta che fece questa designazione , al suo paese , dopo la fuga del suo amante , l ' uomo che ella aveva indicato morì entro le ventiquattr ' ore . Da allora , lo stesso fatto ebbe a ripetersi alcune volte , ma le dicerie degli uomini aumentavano inverosimilmente il numero di questi avvenimenti . Ella poi , abbandonata da tutti , naturalmente , aveva errato in diverse contrade , cacciata di paese in paese , e in ultimo si decise a passare il mare , per venire dove il suo amante aveva trovato rifugio . Il suo arrivo era stato segnalato nelle lettere di tutti gli emigranti , e dal paese partirono le più paurose raccomandazioni di guardarsi da lei . Ma nessuno aveva il coraggio di cacciarla quando si presentava in qualche luogo , temendo per se stesso , quasi che ella potesse disporre del destino , e come preferiva i luoghi frequentati da persone della sua stessa terra , vi appariva come un castigo , come la grandine nelle campagne e le folgori nei boschi . Era bellissima , di struttura perfetta , dalle spalle ben larghe alle braccia lunghe , al piede sottile e forte . La testa piccola , dal profilo diritto , inverosimilmente piccola e giusta su un corpo tanto complesso , era tutta fissata negli occhi grigi , che le lunghe ciglia circondavano d ' un ' ombra come d ' un velo , fra cui lo smalto bianco dell ' occhio balenava duro e sibillino . La pupilla sembrava staccarsi e roteare come un astro , e i capelli bui e compatti facevano risaltare la pelle dorata della fronte e del viso . Quando il prete ebbe sentite le cose che si dicevano di costei , e ad ogni frase la guardava come per accertarsi che fosse lei , fino a che non guardò più , si batté la mano sulla fronte esclamando : " Ma sì , me la ricordo , la conosco fin da piccola , quando veniva alla dottrina " . Anche gli altri tre amici la sapevano per fama , e si guardarono fra di loro come dire : " In che bel mondo siamo capitati " . Ma il cameriere che su un cenno del prete portò loro una pietanza , li distrasse , ed essi si misero a divorare a gara , tra occhiate di soddisfazione e di timore . Era chiaro che tutti si affrettavano a terminare il pasto senza volersene dar l ' aria , presi alle spalle da un nemico minaccioso , e di fronte il cibo che è così buono a chi ne ha poco . Brevi ondeggiamenti rispondevano ai più piccoli moti di quella donna , mentre verso la porta i tavoli si sgomberavano . Qualcuno che entrava in quel momento , inconscio del pericolo , si guardava attorno ed era guardato , come un attore distratto che nel colmo di un dramma traversi il palcoscenico credendo di aggirarsi ancora fra le quinte . La donna si volse a un tratto , forse richiamata dal silenzio improvviso che si era fatto , si fissò sul gruppo del prete e dei tre amici , disse qualche cosa in un linguaggio che parve a tutti una misteriosa accozzaglia di sillabe , puntò il dito . Il prete e i tre compagni , come colpiti da una fucilata a tradimento , portarono la mano al petto . " A chi ha detto ? " domandò qualcuno . Questa domanda parve tranquillare il prete e i suoi amici . La donna invece si stava accostando con lo sguardo fisso , la mano levata , e un vago sorriso che le storceva l ' angolo della bocca . Come se una bomba fosse scoppiata nel mezzo dell ' adunata , la sala si sgomberò mezza . Uno , tirando per un lembo della veste la donna , le domandò : " A chi avete detto ? " Ma non ebbe risposta . Nella confusione , il gruppo dei tre compagni col prete scomparve , la sala si vuotò in un baleno , si sentì il ticchettio dell ' orologio come se i fosse destato e cercasse di coprire con la sua voce quella solitudine e quel silenzio . La donna si passò la mano sulla fronte e tornò al suo tavolino , intenta a finire la sua pietanza . La luce della finestra la investì a un certo punto del suo tragitto , ed ella apparve enorme , con la sua ombra nera che toccava il soffitto ; la luce sottolineava i solchi che si era fatti con le unghie sulla guancia , paralleli come un tatuaggio . Nella strada la compagnia si disperse ; ma più in là , sull ' altro marciapiede , si formò un gruppo di curiosi intorno al prete e ai tre compagni . Molti passanti credettero trattarsi di persone che avessero rischiato di essere travolti da un automobile . Essi infatti avevano tirati fuori i fazzoletti , e asciugandosi il freddo sudore che li imperlava , pareva che nascondessero una macchia di sangue . Un uomo piccolo e gramo , con due sopracciglia nere e forti intorno agli occhietti socchiusi , domandò : " A chi ha detto di voialtri tre ? " Il Ferro si volse inviperito : " A chi vuoi che abbia detto ? La vuoi smettere , uccello di malaugurio ? La vuoi finire ? Vuoi che ti prenda a pugni ? " Lo aveva preso per i risvolti della giacca e lo scuoteva come un sacco vuoto . L ' altro non opponeva resistenza , solo si tirava un poco indietro , come per toccarlo il meno possibile ; poi , quando il Ferro lo lasciò , l ' omino si rassettò , si allontanò con un vago sorriso canzonatorio che era la sua vendetta . Il Ferro lo seguì con gli occhi fino a che non lo vide svoltare strada , e intanto brontolava che quello non era modo , che la gente a sentir parlare di disgrazie era presa da una curiosità ignobile , che insomma tutti andassero via , via , che li lasciassero soli , al loro destino , via , via , via ! Il gruppo dei curiosi si diradò , qualcuno con le mani nelle tasche rimase per un poco a osservare i quattro condannati dall ' altra parte del marciapiede , e riprese la sua strada soltanto dietro una minaccia del Ferro . Anche il prete scuoteva le mani a destra e a sinistra come per domandare che cosa volessero da lui . " È l ' una " , disse poi il prete guardando l ' orologio . Quando furono soli si guardarono . Il Mandorla era il solo che stava quieto , come se non fosse accaduto nulla , almeno all ' aspetto . Stava col naso fra i risvolti della giacca che si era tirata sul collo , contro il freddo che lo aveva preso più crudo e improvviso , e non fiatava innocente e tranquillo , avvezzo ai colpi della fortuna . Ognuno guardava il vicino come per leggergli in faccia che lui era il predestinato , e fproprio questi sguardi che seminarono in ognuno l ' incertezza e la diffidenza sul destino : si sentivano legati tutti e tre , ormai , fino a che il temuto avvenimento si compisse , e di quando in quando con un ' occhiata si convincevano di essere ciascuno al suo posto , ciascuno ancora in piedi , ciascuno che resisteva allo sforzo , come se la vita la tenessero fortemente in una lotta suprema , e chi avesse avuto meno muscoli avrebbe ceduto ; anche i colpettini di tosse del Mandorla dovevano essere mezzi per sentirsi vivo ; di quando in quando il prete soffiava più forte il suo respiro , come provando la macchina ancora efficiente dei suoi polmoni . Volsero or l ' uno or l ' altro gli occhi al cielo , dove le nuvole si sfrangiavano sotto un vento alto , fredde alla superficie e plumbee , luminose e calde come una coltre agli orli e di sotto . Il sole obliquamente illuminava i palazzi che fiancheggiavano la strada , ne faceva risaltare gli ornamenti , ne traeva i colori fuori dell ' umidità invernale , colori pallidi , cilestrino , verdino , giallino . C ' erano dunque ancora tante belle cose nel mondo ? Gli stessi colori sembrava loro di non averli mai veduti , e si accorgevano del mondo come di una cosa che si stesse inventando sotto i loro occhi . La stessa città , che in fondo era straniera a loro , si legava ai ricordi della loro infanzia e delle terre che amavano , attraverso i colori e la luce , come i temi fondamentali della vita . Si accorsero che gli alberi del viale , da freddi e stecchiti che li avevano veduti nell ' inverno , in quel giorno si ammorbidivano , le foglioline in cima ai rami non pungevano più il cielo che si svelava grande e sereno , fuor delle nubi che sgomberavano , sotto la spinta degli alberi sublimi . Un desiderio pazzo di movimento li aveva presi , e un autobus traballante li raccolse dal marciapiede . In faccia ad ognuno di quelli che stavano loro vicini si studiavano di leggere il destino , e nella testa di uno di loro sorse il pensiero : " Tutti questi non saranno , e l ' umanità non è altro che un carico di materia che viaggia vertiginosamente fino a che non si scarica in qualche luogo . E dov ' è questo luogo ? " Chi pensava così , forse tutti e tre , cercava dove fosse questo luogo , e si ricordava di averne veduto uno , rasentandolo con la ferrovia cittadina , in uno spazio soverchiato dalle case , con la trincea nera della ferrovia da una parte , dall ' altra le strade e le case , e dall ' alto delle finestre doveva apparire come una cava di lastre di pietra . Il muro di cinta con qualche croce spiccava nel cielo rosso di quella sera , e vi si sentiva il ricordo della campagna . " Là mi piacerebbe di stare , perché mi ricorda qualche cosa del mio paese . Ma forse non c ' è più posto " . L ' autobus li sbatteva uno contro l ' altro , ed essi non si volevano toccare . Si lasciavano invece , due di loro , spingere contro una donna , a sentire quella carne viva , quel senso di fragilità e di immortalità che è nelle donne assistite dalla gioventù . Tra il rombo del motore greve e nauseabondo , tutto il rumore della strada si frantumava come di tavole sbattute disordinatamente tra loro , o come un lontano applauso . Le fermate si inseguivano e si succedevano l ' una all ' altra , gente saliva e scendeva ; e il pensiero vano che accompagna chi sta nelle città , " forse non rivedrò più mai questa persona che mi sta accanto " , questo pensiero aveva ora per loro un senso di vero . Finì il viaggio , si aprì la campagna davanti a loro . Su un albero stecchito un uccello si mise a cantare piano piano , smise , come se sapesse di avere sbagliato ora e stagione . Il sole aveva scaldato lievemente la terra . Non si erano rivolta la parola fino a quell ' istante . " Non si sta bene , qui " , cominciò il Mandorla . " Guarda che campagna ! " Non era difatti una bella campagna . Quattro o cinque abeti magri erano raggruppati attorno a uno stagno , ed era quello il solo accidente della pianura che si stendeva a perdita d ' occhio , di un verde bruno uniforme . La città imminente volgeva alla pianura i suoi muri senza finestre . Più vicino , intorno a loro , un muretto crollato , una siepe di filo di ferro , una vecchia traccia d ' aiuola , con vecchie piante morte su cui aveva battuto il sole e poi il gelo , faceva un singolare giardino di fiori secchi , lontano nel tempo . " Da noialtri non è così la campagna . La primavera arriva dappertutto , da noialtri , e perfino i muriccioli mettono quel poco di musco che li adorna . C ' è un buon odore libero che viene dal mare . Si ha sete d ' acqua . L ' acqua spunta ai piedi dei monti e fa un rumore nuovo , specialmente se alla vena ci metti una foglia lunga per farla scorrere bene " . Lontano , sull ' orizzonte , una forma nera si mosse , rompendo l ' ombre dense che vi accumulava la sera in viaggio . " Che cosa è quello laggiù ? " Era , una immensa croce che si agitava sulla linea fra terra e cielo , roteando su sé stessa , ma rimanendo sempre allo stesso punto , e sul cielo e sulla pianura non v ' era altro : la stettero a guardare un pezzo , come saliva e declinava , ora dritta ora obliqua , disposti alle apparizioni meravigliose , fino a che il Ferro esclamò : " Ma se è un mulino ! " Un mulino . Tutti si misero a ridere , forte , dandosi dei colpi sulle spalle e sulle braccia . " Un mulino ! Guarda che razza di mulini ! E chi sa che cosa mi pareva ! " Ma il Mandorla era divenuto triste e assorto , e senza che nessuno sapesse come , aveva gli occhi gonfi di lagrime . " Via , via ! Questo non lo devi fare . Che cosa ti prende ora ? " " Io non avevo mai pensato da ragazzo , che nessuno mi volesse bene . Tu da ragazzo non pensavi che un giorno avresti trovato chi ti avrebbe amato molto ? Io non ho fatto male a nessuno , io sono innocente . Quasi mi dispiace di non aver fatto male , e di essere , ora , come un bambino . C ' è chi nasce così , che non può fare il male e non riceve il bene . Io ho sbagliata tutta la mia vita , e se mi dovessi confessare non saprei che cosa dire . Quando sono lontano da un luogo , so che cosa vi avrei potuto fare ; quando ci sto , non so più , e vorrei tornare là di dove sono partito . Io certe volte penso alle persone che ho incontrato nella mia vita . C ' era una ragazza che forse mi avrebbe voluto bene , ma io non sapevo che cosa dirle . Che cosa credi che fosse questa ragazza ? Io non mi ricordo più se fosse piccola o grande . e vorrei tornare indietro per vederla com ' era . Mi ricordo soltanto come mi guardava . Quando siamo sul posto , non sappiamo mai come sono le cose , e poi da lontano ce ne facciamo un ' idea tutta diversa . Come è la mia casa ? Io me la ricordo grande , e quando ci vado la trovo piccola . Anche mia moglie in casa mi sembra grande e quando la vedo per la strada la trovo piccola . E la strada dove giocavo ? Quando sono in un posto mi dico che me ne voglio ricordare e cerco di mettermi bene nella memoria come stanno le cose . Poi tutto è diverso nel ricordo . Mi sembra di aver sempre sognato . Certe volte mi domando se sono proprio io che vivo di qua e di là , che ieri ero in un posto e oggi in un altro . Certe mattine quando ho dormito poco , mi sembra di essermi lasciato a casa . Non vi succede anche a voi ? E intanto uno cammina , fa qualche cosa , e magari non sa se è sveglio o se è morto " . " Smettila , smettila ! " gridarono a una voce il Borriello e il Ferro cui questa parola era nella mente ma pronunziarla era stato come metterla loro davanti agli occhi . Ecco che intorno a questa parola i loro pensieri ondeggiavano pericolosamente , da un momento all ' altro perdevano l ' equilibrio . " Non vi succede a voialtri " , aggiunse il Mandorla " non vi succede , pensando a qualche cosa della vostra vita , che vi si intromettono persone che non ci hanno niente che fare ? A me in questo momento mi viene in testa uno che gli bruciarono la mula , al mio paese , per dispetto . Gliela bruciarono dando fuoco alla stalla , e lui poveraccio le voleva più bene che a sua moglie . Io lo vedo che passa davanti ai miei occhi , col suo passo incerto e incespicante di uomo che cammina troppo , e mi ricordo , curioso , la sua faccia come la vidi in diversi periodi della sua vita , me lo ricordo distintamente , perché gli vidi cambiare età , proprio cambiare età . Non è vero che è difficile notare questa cosa nelle persone che si vedono tutti i giorni ? Io mi domando se vale la pena di girare tanto , quando poi quello che vediamo è sempre la stessa cosa , quello che vedemmo nell ' infanzia . Io ho veduto come è fatto l ' elefante ; eppure quello che mi ricordo sempre sono le lucertole al sole d ' estate , quando si incantano su una pietra che brucia , e qui sotto la bocca , sul collo biancastro , batte loro qualche cosa come una vena . Io ho traversato il mare e ho vedute tante cose ; eppure mi ricordo precisamente soltanto l ' orto che facevamo da ragazzi , presso il ruscello , e l ' ombra che una piantina di cece appena nata faceva quando vi batteva il sole . Mai cipresso ha fatta tanta ombra come quella , nel mio ricordo " . " Io invece " , disse il Borriello , " mi ricordo soltanto delle donne . Le mani delle donne , per esempio , io me le ricordo una per una distintamente , più della loro fisionomia : quelle un poco fredde e inerti delle troppo giovani , e quelle vive delle donne fatte . Certe volte , quando mi sveglio , mi ricordo improvvisamente di tutte le donne che ho conosciuto ; mi si affacciano alla mente una per una , ognuna col suo nome , con la sua faccia , un poco più pallida , forse , del solito . Mi pare che mi dicano : Ecco siamo qui , quelle di cui non ti sei accorto mai , quella che poteva esser tua . Io sento un amore infinito per le donne , e soltanto quando sto con loro sono interamente vivo . Se ci pensate , è una cosa straordinaria , abbracciare un essere come noi , che ha la bocca e le mani , e intanto è del tutto diverso . Ci sono le donne che noi non avremo mai , quelle che appartengono a un ' altra razza , pare . Quelle alte , per me sono un mistero . Esse lo sanno che io sono d ' un ' altra razza e non mi guardano neppure . Se io ne conoscessi una di queste mi sembrerebbe di entrare in un altro mondo . Quelle alte hanno le gambe che non finiscono mai e sono lunghe come sospiri . Sembrano malate di vertigine . Parlo sul serio . Perché ridete ? Poi ci sono quelle con cui ci s ' intende subito , e vediamo che ce le portano via da tutte le parti , e se le portano via i treni e i tranvai sotto i nostri occhi , e noi vorremmo correr dietro a loro come ragazzi che chiedono l ' elemosina . Certe volte basta niente per entrare nella loro confidenza , e ci sentiamo quasi parenti . Quando un uomo dice una frase un po ' forte , che le allontana e le fa più piccole , si umiliano e diventano sottomesse . Allora mi piacciono e allora vorrei carezzarle . Da principio con le donne si fa a chi è più forte , e una donna non si fida se non sente che siamo noi i più forti . Le donne sono sempre infelici , credo , perché manca sempre a loro qualche cosa . In questi giorni , quando cominciò la primavera , tante donne camminavano per le strade della città come stordite . Credo che bastasse passare il braccio sotto il braccio delle ragazze per portarsele via . Era scirocco , e tutti parevano impazziti " . Discorsi come questi , se non proprio così , facevano nell ' ombra della sera gli amici , e il prete rideva di tratto in tratto e scrollava la testa . Il Ferro interruppe : " Che discorsi stupidi ! Comincia a far freddo e bisognerebbe muoversi . Noialtri non abbiamo denari , e ci penserà monsignore . Per questa sera ... " Il prete che se ne stava pensieroso da una parte con le mani distese sulle ginocchia , disse vagamente di sì . Si scosse anche lui quando gli altri si mossero , e di nuovo le strade li presero nel loro andirivieni . Si erano accesi i lumi e la sera vi contrastava debolmente . La notte poi , fra il cumulo delle case e degli uomini , nacque come dovesse esser perpetua . Non si erano accorti d ' essere male in arnese per il luogo in cui entravano , i tre compagni , col fazzoletto colorato intorno al collo ; sebbene la presenza del prete , con la croce un poco storta sul petto , desse alla comitiva un ' aria di fedeli parrocchiani scortati dal parroco . Essi entrarono risolutamente , e soltanto quando furono nel mezzo della sala si accorsero di avere sbagliato luogo , dalle luci impetuose che lo illuminavano , tra cui distinsero , come in un pulviscolo , alcune donne sedute in abiti da sera accanto ai loro uomini seri e neri . Presero posto subito a una tavola presso la porta , un poco abbagliati sotto gli sguardi dei più vicini che si scambiavano occhiate vaghe e interrogative . Con un aria esigente , un uomo sbarbato accuratamente e l ' abito a coda , si presentò al loro tavolo , e soltanto quando il prete ebbe ordinato : " Una bottiglia di vino " , abbozzò un inchino . I tre compagni parevano rimettersi da un gran freddo , e si ricomponevano senza riuscire a prendere un atteggiamento . Il prete batteva lievemente le dita sulla tavola volgendo gli occhi indifferenti in giro . " E mangiare , niente ? " disse il Borriello . " Potrebbe toccare a me di morire , e meglio sarebbe a pancia piena " . Si era azzardato a formulare questo pensiero ora che stava al caldo , che c ' era una bella luce , che si vedeva uomini e donne discorrere senza pensieri , e la vita pareva riprendere . Il Mandorla disse : " Abbiamo fatto molto bene a venire qua . Ci si sente meglio " . Fu portato da mangiare , e il Borriello ai primi bocconi disse : " Dite quel che volete , ma la vita è bella " . Pareva che quella sera e quelle ore non dovessero mai finire , e forse nessuno di loro si ricordava in quel momento di quanto era accaduto , né di quello che aspettavano , come se tutto fosse un ' illusione . Il prete disse a un certo momento , sovrappensiero : " Sia fatta la volontà di Dio " . Ma poi furono di quell ' umore dei ragazzi che hanno marinata la scuola , quando il pensiero di un castigo possibile , e la gioia di sentirsi liberi , li tengono in una piacevole ansia . Quel luogo , che in un ' altra occasione non avrebbero varcato , o che se avessero varcato avrebbero subito lasciato , non li metteva menomamente in soggezione , anzi li divertiva , ed essi guardavano quel mondo intorno con occhi disinteressati quasi non avessero nulla da perdere al confronto . Il prete , preso da una fretta inconsulta , disse : " Domattina devo andare a dir messa " , e guardò l ' orologio . " Sono appena le undici , c ' è tempo . Fino all ' alba abbiamo sette ore " . " Sette ore " , ripeté qualcuno , e quelle ore parvero lunghe e piccole nello stesso tempo . Il prete mostrava agli occhi di tutti e tre l ' orologio dove la lancetta piccola superava i minuti che le si frapponevano e su cui pareva dovesse storcersi e fermarsi . Il direttore del luogo si presentò nuovamente e con un sorriso convenzionale disse : " Domandano se qualcuno di loro sa cantare " . Un uomo si era messo davanti al pianoforte in fondo alla sala , e cercava con le dita i primi accordi sulla tastiera . Accorgendosi che il pianoforte rispondeva ancora , si volgeva Intorno quasi per chiedere aiuto . " Perché ? " domandò il prete . " Perché questi signori devono essere italiani , e qualcuno domanda se sanno cantare " . Fu il Mandorla che , col coraggio dei timidi , si levò e disse tranquillamente : " Io " . Aggiunse : " Io avevo una bella voce di contralto quando ero più giovane , e adesso vorrei provare " . Traversò la fila dei tavolini , raggiunse il pianoforte , e i suoi compagni lo videro lontano nel fondo , la sua ombra riflessa nel lucido legno nero : pareva che lo vedessero la prima volta , e così , da lontano , sentirono che in fondo gli volevano bene . " Povero Mandorla ! " disse il Borriello . " Perché : povero Mandorla ? " " È il più debole di tutti e il più triste . Che gli resta da fare ? " Una voce dal fondo si levò in quel momento , dietro gli accordi del pianoforte : il Mandorla cantava nascondendosi il volto ; la voce usciva battendo contro la cassa armonica dello strumento , era una voce appannata dapprima , come d ' uno che cantasse nel ricordo , o con una coltre sulla bocca a mano a mano divenne più chiara , gli spazi fra una frase e l ' altra si fecero meno stanchi , e la canzone , una vecchia canzone italiana , si levava intorpidita con le sue gale , i suoi sboffi di seta , il suo corpetto alto , le sue piume di struzzo . Il Mandorla conquistava lentamente i toni più alti come in una pericolosa ascensione , e fu appunto a una delle note più acute che passò un brivido sull ' uditorio , e lo stesso cantore , angosciato , non riusciva a rattenere le lagrime che gli scivolavano fra le dita come i grani di una collana di cui si sia rotto il filo . Da un tavolino , un uomo si levò traballante , pur senza lasciarsi cadere il monocolo dal cavo dell ' occhio e si mise a gridare : " Italia ! Italia ! Napoli ! Capri ! Firenze ! " . Non sapeva dir altro , ma avanzò verso il gruppo del prete con una bottiglia di vino spumante in mano e ne riempì i bicchieri dei tre amici del Mandorla . Una donna , nel fondo , rossa in viso e con gli occhi lucidi , agitava le mani dicendo qualche cosa d ' incomprensibile : poi coi uno scatto raggiunse una sedia presso il pianoforte e si mise ad ascoltare puntando gli occhi febbricitanti sul cantore . Il quale appariva pallido , di un pallore di perla , e trasfigurato . Il Borriello e il Ferro , che avevano vuotato di colpo i loro bicchieri , si accostarono anche loro al compagno e la voce del Mandorla si spartì come un ruscello che si perde qua e là in diversi rami , con rumori diversi , d ' argento , metallici e cupi : la voce del Ferro bassa e ronzante le volò intorno come un moscone , quella acuta del Borriello , sguaiata d ' una sguaiataggine popolare , acuta e sgangherata , ridicola e patetica , volò alta . Fu un coro mai sentito , con le picchiettature e gli strilli selvaggi che improvvisamente venivano alla memoria dei cantori dal loro paese , con le variazioni delle voci di testa e nasali , con gli oh oh oh ! e gli uh uh uh ! gettati alti , come essi buttavano alte le loro berrette che avevano prima agitato col braccio levato ; strilli , grida subitanee , urli rauchi , note alte e sicure come frecciate si inseguivano e non si trovavano mai , e in basso , singhiozzi e versacci e lazzi si alternavano , per bocca degli stessi cantori , come se volessero dileggiare gli appelli più patetici , con una volgarità antica e rudimentale che faceva sorridere tutto il gruppo dei cantori , e lo stesso prete rideva dal suo tavolino , come ritrovasse ora allegri amici perduti . Il canto finì in un coro di grida e di lazzi , in tronco , come se avesse spiccato il volo uscendo fuor della finestra e infrangendone i vetri . I tre cantori stettero zitti di colpo tremanti dietro la nota quasi rischiassero di esserne trascinati in alto , e si asciugavano le guance ; le loro maschere ritornarono alla prima immobilità : quella del Ferro buffa col moto delle labbra ghignanti in su , quella del Mandorla malinconica e funebre , quella del Borriello come colpita da una divina cretineria . L ' uditorio tacque per un poco . Poi , come se passasse una carrozza in mezzo alla sala , scrosciarono gli applausi . La donna , forse ubbriaca , si era accostata al Mandorla e gli domandava qualche cosa cui egli rispondeva tranquillamente senza guardarla . Vicini , il Borriello e il Ferro sentivano il profumo di lei buono come quello del pane caldo . Lo stesso individuo traballante di prima si accostò con tre bicchieri pieni , e i tre bevvero d ' un fiato guardando il mondo intorno a loro trasformato dai vapori del vino . Poi lo stesso individuo cavò fuori un libretto e vi appuntava qualche cosa ; dopo di che proclamò : " Domani sera , cantare da me , al Capitol , grande successo " . Disse queste parole in un gergo misto di francese e di spagnuolo , e nello stesso tempo si mise ad agitare sotto gli occhi dei tre compagni un lungo biglietto di banca . La donna che teneva il Mandorla per il braccio , gli faceva intendere quello che accadeva ; egli sentiva il braccio di lei leggero sul suo , con quell ' impressione di leggerezza ineffabile che dà il braccio d ' una donna , e la lieve lama delle sue unghie sul polso che ella stringeva distrattamente . L ' uomo mostrava ora un foglio bianco , su cui scriveva qualche cosa invitando i tre compagni a firmare . Dopo di che consegnava loro il denaro , sorrideva , e gridava : " Domani sera , domani sera ! " Salutava stando in piedi come se li vedesse infinitamente lontani , e il Ferro gli faceva , un cenno che significava : Tutti e tre ? " E nello stesso costume che indossate stasera " , si raccomandò l ' uomo . Il Borriello si era seduto al tavolino e leggeva con cura la lista delle pietanze , il Ferro , in mancanza di meglio , stava ad ascoltare attentamente quello che cercavano di dirsi la donna e il Mandorla , seduti vicini . Ella stava raccolta accanto a lui , con le mani congiunte sul tavolino , e si passava di quando in quando le dita intorno alla scollatura della veste . Così accosto il Mandorla sentiva che una gamba gli tremava sfiorando la veste di lei . Si parlavano piano piano , come se avessero timore di destarsi ; il Mandorla era intento a fare una inutile piega alla tovaglia bianca , il Ferro gli diceva all ' orecchio , in dialetto , perché ella non capisse : " Le piaci , ti vuole , e un capriccio , dille qualche cosa , se non ci riesci mi ci metto io . È graziosa , tanto graziosa " . Il Mandorla si abbandonava a quella voce , dimenticando di risponderle , e le credeva . Con un gesto distratto le toccò il braccio , si ritrasse subito , perché sentiva che se avesse continuato lo avrebbe assalito una dolce furia . Ella lo guardava . come chi abbia molto tempo davanti a sé , fino a che il Mandorla le disse : " Io questa sera ho bisogno di lei " . Lo disse con un tono di abbandono e di ferocia . La donna sorrise vagamente e rispose : " Perché ? " In quel momento il Borriello si accostò per dire : " Guarda che razza di destino : io ora ho i soldi , voglio mangiare , e non c ' è più niente da mangiare " . Era tardi , il locale si chiudeva , e i tre amici col prete uscirono per ultimi , dietro la donna che si rassettava il mantello indosso come se riordinasse i propri pensieri . Si destavano nella città i rumori dell ' alba , quando lo stesso movimento è come un sogno pesante . Il prete tremava dal freddo , e con un gesto meccanico si tolse la croce d ' oro e se la mise in tasca , non si sa perché . Il Borriello e il Ferro camminavano l ' uno accanto all ' altro , urtandosi di quando in quando e dicevano : " Che razza di sorte è la nostra ! Coi denari in tasca ora che non possiamo spenderli , che non c ' è più da mangiare non ci sono donne . E con del lavoro trovato , ora che non sappiamo se domani saremo vivi o morti " . Il Mandorla discorreva con la donna : " Perché non oggi ? Chissà domani se ci ritroveremo ! È tanto facile perdersi in questa città , e poi non si sa mai che può succedere " . Ma ella gli diede il suo indirizzo col numero del telefono , dicendo : " Domani " . Salì su un autobus che passava in quel momento , sorrise agitando una mano dietro i vetri , scomparve . La notte terminava con un lungo brivido , la prima luce saliva dall ' oriente come superstite da un paese lontano , e le nuvole nere le contrastavano il passo . Il Mandorla prese il biglietto della donna , ne fece una pallottola , lo buttò lontano . Il Ferro corse a raccattarlo , e alla luce di un lampione lesse questo nome : Jenny . " È un bel nome " , aggiunse , se lo ripose in tasca . Senza che si notasse nessun teapasso , il sole con le sue spade d ' oro disperse le nubi e illuminò debolmente le case come un lume troppo alto . I tre amici si trovavano seduti sulla soglia di una chiesa , aspettando che si aprisse , perché il prete voleva dire il suo offizio . " Mi pare , disse il Ferro , lambito da un raggio di sole , che non sia accaduto nulla a nessuno . Forse la profetessa si è sbagliata . Fino a che ora bisogna aspettare per esserne certi ? " " Ventiquattr ' ore . Ancora cinque ore " . " Restituiscimi quel biglietto coll ' indirizzo di Jenny " , disse il Mandorla , " è mio " .
IL ROMANZO IN ITALIA ( CESAREO GIOVANNI ALFREDO , 1884 )
StampaPeriodica ,
Io mi propongo di ragionare del romanzo in Italia ; e però bisogna che divida il mio lavoro in tre parti : lo studio de ' modi diversi onde codesta forma letteraria si sviluppò , tra noi , nel nostro secolo ; lo studio de ' caratteri che a mano a mano riveste , nel suo progresso continuo , per soddisfare a ' nuovi bisogni ; e lo studio de ' mezzi per i quali potrà conseguire la sua maturità intera e vigorosa e immortale . Il romanzo , comunque si manifestasse , fu sempre un prodotto veramente romantico . In Grecia è quasi sempre il racconto minuto d ' una ventura erotica , come nelle novelle milesie ; e fiorisce durante la decadenza alessandrina , che fu il peggior tempo del romanticismo ellenico : in Roma , pure serbando acuto il profumo della lascivia elegante , si trasmuta in satirico con Petronio ed Apuleio , e appare solamente quando l ' aureo secolo di Virgilio e di Catullo e d ' Orazio è passato da un pezzo , vale a dire nel peggior tempo del romanticismo romano . Brutti segni , codesti ; se non ci confortasse il pensiero che , in somma , la letteratura moderna essendo di sua natura romantica , questo figliuol prediletto del romanticismo può aver trovato il clima che conviene al suo pieno invigorimento , senz ' accusare , nella razza che lo mantiene , un languore irrimediabile e mortale . Dopo ciò s ' intende , per altro , come il romanticismo , vittorioso nella battaglia data su il principio di questo secolo , schiudesse i battenti della reggia letteraria al romanzo . Il quale , mentre da prima singhiozzava e ruggiva e farneticava di suicidio nell ' Ortis d ' Ugo Foscolo , irruppe allora a bandiere spiegate nel luogo che nessuno gli contrastava , recando seco da un lato la morale cattolica e dall ' altro il gusto della ricerca storica ; e fu il libro de ' Promessi sposi d ' Alessandro Manzoni . Ma il Manzoni , temperamento equilibrato quant ' altro mai , se tenne dal romanticismo in parecchi caratteri esteriori dell ' opera sua , fu più propriamente realista per la varia e viva verità de ' caratteri , per la logica umana della favola , per l ' evidenza pittorica del paesaggio , per l ' acuta sicurezza dell ' analisi psicologica , per l ' efficacia insuperabile del dialogo e del racconto . A tutto questo egli aggiunse uno scetticismo giocondamente osservatore , che pervade tutto il romanzo con un soffio d ' umorismo canzonatore e bonario . I discepoli del Manzoni non aggiunsero nulla , per dir vero , a quanto aveva fatto il maestro ; e gli rimasero molto a dietro per le qualità intrinseche dell ' ingegno : sì che il romanzo del D ' Azeglio o del Grossi o del Carcano fu certamente storico e cattolico , ma non punto realista . Il D ' Azeglio può piacere per avventura con l ' impeto giovanilmente cavalleresco di certi suoi personaggi troppo ideali ; e il Grossi può commuovere con la morte immeritata e pietosa della sua eroina ; e il Carcano può blandire con qualche lirica vaporosa e melodiosa interpolata fra un capitolo e l ' altro ; ma tutta codesta roba non ebbe , né poteva avere , importanza veruna per il successivo svolgimento del romanzo . Non parlo del Guerrazzi : pieno d ' amor di patria , impetuoso , eloquente , era troppo soggettivo e troppo bollente da poter trattare con fortuna un tal genere . In un romanzo autobiografico sarebbe riuscito a meraviglia ; nel romanzo storico , là dove non declama o descrive o rifà la storia , è freddo , artificioso , pesante . In tanto venne il '60 . Dopo il primo assetto del nuovo regno d ' Italia , si ricominciò a parlare di letteratura e , si capisce , anche del romanzo . Se non che il Manzoni pareva oramai troppo guelfo a un popolo che voleva strappare Roma dalle branche della Chiesa ; e , d ' altra parte , nella capitale morale d ' Italia , com ' era detta allora Milano , era fresca la memoria dei Francesi liberatori ; di modo che , per fare dispetto al papa e piacere a ' vicini d ' oltr ' Alpe ; i nostri letteratucoli si misero a scimmiottare il secondo romanticismo francese e la boemia , ne ' pensieri , nell ' opere e nelle parole . A parte le frasi : il romanticismo italiano , benché derivasse in principio dal romanticismo tedesco , aveva avuto un carattere suo di quasi preludio e incitamento e puntello alla rivoluzione politica . Ma , poi che dal '20 al '60 questo concetto era stato dichiarato per tutti i versi , e in tutte le guise , e col conseguimento dell ' unità e dell ' indipendenza e della libertà , il nostro romanticismo , in quanto era più propriamente italiano , cessava ; la letteratura romantica , dopo il '60 , si trovò senza scopo , e , incoraggiata da qualche esempio illustre , si rivolse ancora per aiuto alla Francia , la quale non era solo la nazione vicina e più affine di costumi , di tradizioni e di favella , ma teneva pure l ' imperio supremo del buon gusto , come della politica , in Europa . I nostri uomini più o meno intinti di lettere , dunque , s ' ubbriacarono di liquori come Alfredo De Musset ; lucidarono i racconti del Poe tradotti da Carlo Baudelaire ; predicarono il vangelo dell ' arte per l ' arte ; detestarono la morale ; amarono le donne brutte e perverse ; sognarono di morire in un ospizio di poveri , e misero in fuga i borghesi co ' loro paradossi di seconda e di terza mano . Tale fu la famosa scapigliatura lombarda : pativano tutti la clorosi dell ' ideale , e si chiamavano realisti ; imitavano l ' Hugo , il Gautier , il Baudelaire e il Dumas figlio , a casaccio , e si credevano originali . In mezzo a questo ambiente pubblicò Giovanni Verga l ' Eva , il romanzo che lo rese noto al pubblico de ' lettori . Eva appartiene a quella famiglia di creature eleganti , appassionate e incosciamente crudeli , che popolarono la letteratura dopo il secondo romanticismo francese e sovra tutto per opera di Alessandro Dumas figlio . L ' eroe del romanzo , Enrico Lanti , è un artista che ha continua la febbre dell ' amore e dell ' arte , e muore , alla fine , di tisi , la malattia di moda dopo la Signora delle camelie . L ' azione si svolge tutta in un ambiente fantastico di profumi e di luce , dove delle braccia candide e ignude si sporgono tra i veli rossi d ' un letto e i tappeti di Persia smorzano il rumore de ' passi , e ' l tè vapora i suoi caldi aromi dalle tazze fiorate di porcellana del Giappone , e le piante esotiche dalle foglie larghe e diffuse e dall ' effluvio penetrante s ' inclinano a specchiarsi negli alti specchi dalle cornici d ' ebano e d ' oro , e ‘ l chiaror della luna scivolando furtivo di notte nell ' alcova tranquilla , rischiara sovra un mucchio di trine la bella donna dalle labbra ancora stillanti di voluttà , che dorme in atto di dolce stanchezza , su ‘ l seno del suo pallido amante . La realtà , in somma , co ' suoi momenti solenni e co ' suoi momenti ridicoli , co ' suoi meriti e con le sue viltà , co ' suoi dolori e con le sue gioie , non è a fatto in quel libro . Quella ballerina , che ha le maniere ingenue e squisite d ' una principessa del sangue e ‘ l sentimento timido e profondo della Miranda dello Shakespeare fa ridere i vecchi frequentatori del palcoscenico ; quel pittore malinconico e ardente e cavalleresco né meno un ' educanda lo piglierebbe su ‘ l serio ; e nondimeno il romanzo piacque e piace anche adesso . Perché , a malgrado de ' difetti , è in esso un ' effusione tutta lirica e personale , ma potente a ogni modo , dell ' amore quale si prova e si desidera nell ' età degli entusiasmi vergini e cocenti , a vent ' anni . Ne ' romanzi della stessa maniera che ‘ l Verga fece di poi , manca codesto pregio , e restano interi i difetti : di qui la loro assoluta miseria . A un tratto , il Verga parve per un momento nauseato di questa sua produzione artificiale ; e , prendendo forse a modello i racconti regionali dell ' Auerbach e del Bret - Harte , scrisse la Nedda , una dipintura della vita campagnola della Sicilia . E , da che nessuna reminiscenza letteraria qui poteva intorbidargli la schietta visione della realtà , la rappresentazione fu vera , viva , immediata . Il cielo azzurro della Sicilia s ' incurva limpido sulla scena , solcato da una leggera flottiglia di nuvole bianche : su ‘ l prato erboso e scintillante di rugiada nel sole , i giovenchi miti posavano brucando i timi odorosi : dalle rupi intorno , i fichi d ' India torti e carnosi si sporgevano come a guardare : dietro gli ulivi cinerei , il mare Ionio lampeggiava e taceva . E Nedda , seduta in un canto , teneva fra ' denti una delle cocche del fazzoletto rosso che le copriva la testa , e volgeva i grandi occhi neri impregnati di lagrime aspettando invano che il suo fidanzato tornasse . In tanto , e quasi nello stesso tempo , un ' altra corrente , quella del romanzo di famiglia tedesco e inglese , si manifestava in Italia . Salvatore Farina aveva derivato da Carlo Dickens e da Giorgio Elliot una sua maniera onesta di rappresentare non male la vita domestica , incolorandola a ogni modo co ' riflessi azzurri del suo tranquillo ottimismo . A punto come il Verga si compiaceva d ' idealizzare la colpa elegante , il Farina si compiaceva d ' idealizzare l ' innocenza borghese . I suoi racconti , i quali per altro non mancano di finezza e qualche volta di verità , avevano il merito di poter andare per le mani delle spose e delle ragazze da bene : erano puri come l ' acqua di fonte . Per questo appunto il Farina s ' è fatto non solo in Italia , ma in molta parte anche d ' Europa , un pubblico di persone ammodo che lo legge e l ' ama e l ' ammira . Teneva bordone al Farina , Cesari Donati e qualche altro ; seguiva da presso al Verga , Luigi Capuana . Gli altri annaspavano incerti tra i pantani del romanzo storico , che nessuno più leggeva , e le nebbie della novella fantastica , che nessuno più capiva . Anche v ' era chi sarebbesi voluto provare a fare il romanzo d ' appendice , che in Francia fruttò e frutta di be ' quattrini al Du Terrail , al Montépin , al Boisgobey e ad altri ; ma , prima di tutto , quanti leggevano allora l ' appendice , in Italia ? Meno di quanti la leggano addesso , ch ' è tutto dire . Così che , quando il fracasso del naturalismo invadente giunse con l ' Assommoir dello Zola tra noi , il nostro romanzo aveva deviato a fatto dalla tradizione manzoniana ; e , o s ' inebriava de ' vapori acidi di sentimentalità isterica del Dumas figlio , o tubava sul giaciglio di piume di sentimentalità virtuosa del Dickens e dell ' Elliot , o cominciava a derivare , ch ' era men male , dalla novella regionale dell ' Auerbach e del Bret - Harte , l ' idea della novella regionale italiana . Di veramente italiano , dunque , restava nulla o assai poca cosa . II . Emilio Zola , dichiarando il suo nuovo metodo , primieramente moveva da questo principio : rappresentare , con la più cruda schiettezza , la vita , la realtà , la natura : donde quella sua denominazione , un po ' incerta a dir vero , di naturalismo . Ma , in quel tempo , troppa gente in Italia s ' era messa in testa di rinnovare la letteratura , e s ' era figurata di far del verismo lucidando male le morbose lascivie e le stravaganze calcolate e le collere intemperanti di quei romantici ambiziosi di Francia , che derivati , a quel modo per altro che i rigagnoli derivan da ' fiumi , da ' vecchi e dispersi scrittori del Cenacolo , fecero chiasso di molto , finché i parnassiani odierni non gli ebber cacciati di nido . A tutti costoro non parve vero di potersi raggruppare alla fine sotto un bandiera rivoluzionaria , e recante una parola non anche adoperata e a bastanza sonora , e sorretta da qualcuno che i pugni mostrava possenti , e sembrava incaponito nella sua idea , e urlava per dieci . Anch ' essi , in falsetto , gli tennero bordone ; e i nostri giornali furon pieni a un tratto di ragionamenti intorno il naturalismo ; e nel nome dello Zola arse più accanita la mischia . E non era anche finita , quando Luigi Capuana , uno tra i più destri e tra i meno indotti propagatori della nuova teoria , pubblicò , secondo il metodo sperimentale , un suo romanzo , dal nome dell ' eroina intitolato Giacinta , e dedicato allo Zola . Poco dopo pubblicò il Verga I Malavoglia , un altro romanzo sperimentale . In fine , Matilde Serao pubblicò il Cuore infermo e la Fantasia , romanzi sperimentali essi pure . Qual è dunque e in che propriamente consiste e che aggiunge di nuovo al romanzo il naturalismo ? Esso si propone l ' indagine accurata e fedele dell ' uomo odierno , senza preconcetti superbi , senza pudori ipocriti , senza idealità sentimentali ; e a conseguirla si vale de ' documenti umani , che sono lo somma dei fatti osservati ogni giorno e ordinati e messi da parte : pretende di sostituire alla fantasia ebbra e scapigliata , che passa e brilla e abbaglia ne ' racconti romantici , lo studio esatto e minuto del temperamento : ammonisce di semplificare l ' azione e d ' allargare , in vece , l ' analisi psicologica : impone la varia e animata e continua descrizione dell ' ambiente , ond ' è spesso regolato l ' arbitrio delle persone che vi si movon per entro : e , in fine , vorrebbe formarsi uno stile semplice e vigoroso a un tempo , senza sonagliere d ' antitesi , senza pennacchi di metafore , senza gualdrappe di frasi . Codesti romanzieri , dunque , s ' affidarono al metodo dello Zola , quasi a occhi chiusi , senza dubitare o discutere : e , mi rincresce di dirlo e vorrei anche ingannarmi , imbandiron della roba poco più che mediocre . Non parlo della Giacinta , ch ' è forse , fra tutti codesti tentativi sperimentali , il più imperfetto ; da che qualche pagina d ' analisi acuta e qualche scena di viva passione non bastano a compensare l ' irregolarità dell ' architettura , l ' impreparata singolarità delle situazioni , la prolissità disutile del racconto , l ' indeterminatezza de ' caratteri , l ' abuso della descrizione , l ' imperizia dello stile e la miserabile sciatteria della lingua . I Malavoglia sono scritti con tale un rigore di metodo sperimentale che , se la scuola stessa non fosse viziosa , codesto avrebbe a essere il romanzo più fortunato che sia mai venuto in luce . Né anche lo Zola era mai giunto a tanta semplicità estrema di favola ; a tanta scrupolosa e fedele oggettività d ' osservazione ; a tanta pittoresca efficacia nella sicura e non interrotta evocazione dell ' ambiente ; a tanta logica umana nello svolgimento di quelle umili vite di pescatori ; a tanta parsimonia di mezzi retorici . Certo , come studio sociale e locale e dialettale , poi che il Verga traduce a pena la rozza parlata dei suoi personaggi , quel libro è mirabile . Perché , dunque , fu accolto così freddamente dal pubblico e par troppo noioso anche a ' letterati di professione ? La ragione è semplice : perché , come vedremo , non è punto un romanzo . Non di meno , il Verga ha coscienza intera del suo romanzo : egli sa ciò che vuole , e , se v ' ha errore , gli è nel sistema , non a fatto nell ' esecuzione : e però si può disputare su la vitalità del suo romanzo , ma non si può contrastargli la fama d ' artista serio e potente . In vece la signorina Serao par che vada ognor brancolando per l ' oscura foresta del romanzo , senza trovare una via . Della teoria sperimentale ella non ha colto , a dir vero , se non a pena i caratteri esteriori , vale a dire il lusso della descrizione , la corrispondenza del fatto psicologico al fatto fisiologico nell ' individuo , la legge ereditaria , e ‘ l raggruppamento meccanico de ' particolari : del rimanente , l ' analisi del sentimento , o anche solo della sensazione , è ne ' suoi libri o superficiale o mal certa o arbitraria a dirittura ; i caratteri son talora innaturali , più spesso non a bastanza rilevati , quasi sempre incoerenti ; la lingua e lo stile conservano finora una così barbara indipendenza da ogni regola di proprietà , di purità , di convenienza , d ' efficacia e d ' eleganza , da riuscire intollerabili a chiunque abbia ancora una qualche pratica de ' buoni scrittori e un qualche rispetto della tradizione letteraria . Così che la signorina Serao tiene dal naturalismo in ciò ch ' esso ha di più inaccettabile e di più caduco ; e , ch ' è peggio , ella esagera anche un poco per conto suo . In fatti , la descrizione che lo Zola abusa , è vero , ma non di rado per uno scopo d ' effetto complessivo , nella prosa della signorina Serao sta oziosa e isolata a raffreddare l ' azione ; e l ' esposizione minuta de ' fatti esterni , che dallo Zola è ordinata , con abilità singolare , quale a mano a mano può riflettersi nell ' animo del personaggio che tien la scena , dalla signorina Serao è fatta senza criterio , con un ardore cieco e puerile ; e que ' preconcetti scientifici , che pur ne ' romanzi dello Zola accusano l ' empirismo , diventano più regolari , più costanti , più meccanici , e però più ridicoli nel Cuore infermo e nella Fantasia della signorina Serao . La quale ha , per altro , un merito sommo , che gli altri romanzieri sperimentali d ' Italia non hanno : sa ridestare gli affetti nell ' animo dei lettori . Ora , a parer mio , Emilio Zola è un romanziere vigoroso ; ma la teoria ch ' egli ha predicato è , per la più parte , inammissibile , perché contraria alle leggi più elementari dell ' estetica positiva . E singolare , in fatti , che ‘ l naturalismo , mentre si vanta di procedere dalla scienza odierna , ignori i risultati della psicologia sperimentale circa i piaceri estetici ; i quali nascono propriamente dal bisogno d ' esercitare per la riproduzione ideale dell ' emozione la forza nervosa sovrabbondante nell ' organismo ; e lo Spencer e ‘ l Sully e ‘ l Helmholtz e ‘ l Bain e ‘ l Friedländer concordano tutti su questo punto . E allora si può fermare la legge estetica , che tanto è più grande il piacere suscitato da un lavoro letterario , quanto più viva e piena e gagliarda è l ' emozione . E poi che i sentimenti più bassi e più elementari naturalmente commuovono un minor numero d ' elementi nervosi che i sentimenti più alti e più complessi , i quali si sviluppano e infatti nelle razze più elevate , è fuor di dubbio che ‘ l piacere estetico suscitato dalla riproduzione d ' un sentimento altruistico o egoaltruistico , quali la giustizia , la pietà , il dovere , la compassione e l ' amore , sarà , con uguale intensità di rappresentazione , assai maggiore che quello suscitato dalla riproduzione d ' un sentimento egoistico . E dove emozione non si desti , non è materia d ' arte . Qui a punto è ‘ l difetto capitale della teoria dello Zola . Egli pone come scopo al romanzo ciò che avrebbe a essere solo un mezzo di ridestare un ' emozione o un plesso d ' emozioni ; vale a dire l ' analisi progressiva d ' un temperamento sotto l ' azione d ' un ambiente . Ora questa è una ricerca propriamente scientifica , che non eccita punto gli elementi nervosi del nostro organismo , se non solo in quel caso che ‘ l protagonista trovi nell ' ambiente una ragione di lotta , donde scaturisca l ' emozione . Ma l ' analisi sola non basta ; né , come afferma lo Zola , la rappresentazione fedele di una vita ordinaria che si svolge senza scosse né strappi può esser mai sola il contenuto d ' un romanzo ; e , a punto per codesto difetto d ' azione , i Malavoglia del Verga , pur rimanendo uno studio accurato , sono un ' infelice opera d ' arte . Sono come un giovane bello e bianco e robusto , al quale non altro mancasse per far la delizia delle signore se non la vita . E poi che nella creazione letteraria i caratteri piglian contorno e sembianza propria e rilievo tra ‘ l caldo baglior del dramma , anche i caratteri , dove quello sia povero o manchi a fatto , rimangon freddi o vaghi o scoloriti , come a punto ne ' Malavoglia . Un eccesso di tutt ' i romanzieri sperimentali è la descrizione . Essi affermano che l ' azione dell ' ambiente è continua su ‘ l dramma umano ; e però , soggiungono , bisogna farla sentire a ogni passo . Quanto alla premessa , sta bene ; ma non mi persuade la conseguenza . In fatti , codesta azione , come osservò acutamente Enrico Panzacchi a proposito della Malombra d ' Antonio Fogazzaro , rimane le più volte inavvertita anche alla persona che la sopporta . E quando essa è inopportuna , s ' intende che , in vece d ' aguzzar l ' interesse , lo raffreddi d ' un tratto e provochi la stizza dei lettori , che a malincuore si sentono distratti dal dramma che li commoveva . Un pregiudizio espresso nel metodo sperimentale è la narrazione impersonale ; un pregiudizio sottinteso è la necessità di rappresentare la vita odierna . Io ripenso il primo , e mi domando che bel guadagno sarebbe per I Promessi Sposi , se l ' autore non fosse ognora presente con quel suo sorriso d ' arguzia serena , che versa in tutto il libro come una luce diffusa , dove ciascuna figura sorge viva e diritta , e si move per virtù propria , e non perde mai quella cèra o truce o pietosa o ridicola che la distingue . E spesso a punto una osservazione personale dell ' autore dà ‘ l tocco ultimo a un carattere , a una descrizione , a un movimento psicologico . Certo , io non nego che la tendenza soverchiamente soggettiva dell ' Hugo e del Guerrazzi possa aver nociuto ad alcuni de ' loro romanzi ; e credo che in certi casi d ' indifferenza oggettiva anche possa giovare all ' effetto ; ma la pretensione di bandire dalla narrazione quello ch ' è , per la più parte dei casi , lo strumento di rappresentazione più facile , efficace e sicuro , a me pare eccessiva ed assurda . Né la necessità di rappresentare la vita odierna è meno irragionevole . Quando l ' emozione venga suscitata così piena e gagliarda da vibrare nella più parte degli elementi nervosi ch ' essa percorre , sforzando il minor numero di questi elementi , che importa a noi se ‘ l dramma , onde scaturisce quell ' emozione , sia pagano o cristiano , antico o moderno , spagnuolo o russo o tedesco o papuasiano o malese ? Chi è rimasto mai freddo alla lettura dell ' Othello dello Shakespeare , se bene il moro di Venezia visse molti secoli a dietro ? E chi può legger senza lagrime l ' episodio della morticina ne ' Promessi Sposi del Manzoni , se bene il fatto si riferisce alla peste di Milano del milleseicento e tanti ? E perché quanto è stato possibile finora , diverrà , da ora innanzi , impossibile ? Le son cose che paion chiare come il giorno , nevvero ? E pure provate a farle intendere a certa gente : gli è come lavare la testa all ' asino , con rispetto parlando . Resta , in fine , a parlare della forma , sovra tutto nel dialogo . E qui pure il mezzo adoperato dal Verga per ottenere efficacia e naturalezza , senza mancare alle regole della lingua comune , mi sembra troppo imperfetto . Il Verga , in fatti , si contenta a tradurre quasi alla lettera la parlata de ' suoi contadini o de ' suoi pescatori di Sicilia , serbando il colorito e la giacitura della frase , il ricorso del periodo e anche il sapor brusco de ' modi di dire , quali veramente si trovano nel dialetto . Già , codesto pencolar faticoso tra la lingua e ‘ l dialetto io non vedo che risolva nulla ; e , più presto che infonder vita e calore al dialogo , mi pare che l ' irrigidisca in contorcimenti tanto più penosi quanto men facili . In oltre , sarebbe , a ogni modo , rimedio per un solo caso ; ma , o che farebbe egli ‘ l Verga , se avesse a porre in Francia o in Inghilterra o in Germania la scena d ' un suo romanzo ? E il patrimonio della lingua che cosa diverrebbe se ogni romanziere si credesse in diritto di rimpasticciarsi , per uso proprio , gl ' idiotismi della propria regione ? III . Ma tra il ribollimento della fungaia sperimentale , il romanzo italiano gittava finalmente le prime foglie e schiudeva i primi fiori e maturava i primi frutti . Tre romanzieri originali tentarono , con modi diversi , l ' impresa di liberare codesto genere letterario dalle pastoie dell ' imitazione francese ; e , chi più chi meno , fecero tutti una buona prova . Io dico d ' Anton Giulio Barrili , di Girolamo Rovetta e di Antonio Fogazzaro . Il Barrili cominciò veramente anche prima che il naturalismo recasse in Italia il suo grave bagaglio di tesi , di definizioni e di regole ; ma , progredendo , divenne più esperto , più franco , più amabile ; e ogni giorno guadagna terreno . Egli compensa il difetto di solidità de ' suoi lavori con una grazia , una snellezza , una semplicità che innamora . Certo , non ha quella tragica potenza di situazioni onde il lettore rimane anelante e perplesso : certo , non sa dare a ' suoi personaggi quello scultorio rilievo che li rende indimenticabili : certo , non descrive con quell ' animata efficacia di particolari sensibili la quale sembra quasi evocare il paesaggio , no ; ma il suo racconto si svolge vario d ' avventura in avventura , e non s ' indugia mai , e senza scoter mai troppo il lettore , sa tenerlo desto ed attento sino alla fine . Inoltre ha spesso il Barrili un ' invidiabile squisitezza di sentimento , una sottile giocondità d ' osservazione , una viva freschezza di fantasia , un ' ingegnosa novità di trovata , una ravvivatrice eleganza d ' erudizione . Gli è un gentiluomo colto ed arguto che si piace di dipanare , per sollazzo d ' una brigata di belle e intelligenti signore , una sua confusa matassa di fili d ' oro e di seta . Somiglia un poco a Vittorio Cherbuliez ; ma si vede bene che non ne deriva . E , in fine , è il solo , fra tutt ' i romanzieri d ' Italia , che sappia scrivere l ' italiano senza affettazione accademica e senza incuria volgare . Il Val d ' Olivi , la Sirena e il Come un sogno sono tre piccoli capilavori . La Malombra del Fogazzaro a me sembra il miglior romanzo che sia stato scritto in Italia dopo i Promessi Sposi . La lingua è un po ' sciamannata , se bene lo stile , tutto muscoli e nervi , è quasi sempre evidente ; il lusso inutile della descrizione è forse eccessivo ; lo scioglimento è troppo , nella forma , teatrale : sta bene . Ma che ricchezza di favola , che soffio rapido e ardente di dramma , che accento profondo di passione , che piena animazione di vita esteriore , che varia , intensa e vivente verità di caratteri ! Cesare d ' Ormengo , il gentiluomo democratico e altero ; Corrado Silla , il giovine vinto e spostato che s ' accascia , con amara fierezza di vittima , nella lotta per l ' esistenza ; Marina , cupa , ardente , fantastica , irrequieta e superba ; il signor Steinegge , burbero e mite ; Edith , pura , timida e affettuosa ; la vecchia contessa veneziana , e Nepo , il suo molle e impertinente figliuolo ; il vecchio curato , umile e buono ; tutte , in somma , codeste figure sono indimenticabili . Anche qui è l ' analisi psicologica ; forse troppo raffinata e malaticcia e sottile , ma sicura e profonda a ogni modo . Anche qui è l ' azione dell ' ambiente su ' personaggi , ma sovente con tale intima corrispondenza del sentimento alla natura esteriore , che quasi il lettore non s ' avvede dell ' artificio . Anche qui è l ' oggettività della rappresentazione ; ma non tale , peraltro , da impedire allo scrittore di godere e soffrire e vivere , insomma , con le sue creazioni , le quali appunto per questo , hanno palpiti e fremiti di vita reale . I romanzi del Rovetta prometton bene , quantunque i difetti sian gravi e numerosi . La lingua è in generale scorretta , e disuguale , incerto , angoloso lo stile ; i caratteri sono più , tosto accennati che sviluppati ; i tipi comici si mutano spesso in caricature ; la disposizione delle parti è non di rado viziosa ; l ' analisi psicologica è troppo breve e superficiale ; certi scatti di passione non sono a bastanza preparati , e abbondano le disutili lunghezze . Per altro , la commozione è sempre viva e continua : qualche carattere , come la Lalla della Mater dolorosa , è pensato e disegnato e condotto bene ; e uno schietto umor comico pervade que ' libri con una folla d ' osservazioni argute , di celie sottili , e di paragoni ridicoli . Tali sono le condizioni odierne del romanzo in Italia . Giova adesso cercare quali sono i modi , per i quali , rinfrancato e sicuro , potrà esso avventurarsi sempre più in alto su l ' erta dell ' avvenire . Il romanzo italiano dell ' avvenire sarà , prima d ' ogni altra cosa , scritto in lingua italiana ; e propriamente in quella lingua semplice , svelta , efficace , pura senza pedanteria , popolare senza smargiasseria , che fu adoperata dal Manzoni nel suo romanzo . Forse , qualche singolarità dialettale , qualche neologismo necessario , qualche solecismo d ' uso comune segnatamente nel dialogo , potrebbe anche venir tollerato ; ma il fondo avrebbe a esser poi sempre quello . I processi di stile per la descrizione , per il dialogo , per l ' emozione , dovranno tutti conferire alla rapidità , alla varietà , all ' evidenza della narrazione . Che ‘ l romanzo sia storico o fantastico , alla critica , veramente , non importa ; ma , tutto sommato , gli è meglio che esso sia la rappresentazione della nostra indole , della nostra vita , della nostra società . Così al romanziere riesce tanto facile l ' osservare , quanto difficile gli parrebbe il ricostruire ; e al lettore garba di più ‘ l sentir vibrare nel romanzo il suo proprio temperamento d ' uomo moderno , che l ' ammirare le avventure maravigliose , ma fredde , d ' un tempo più o meno remoto ; e per la storia della civiltà non è punto inutile il tramandare a ' nostri posteri il quadro largo e fedele de ' nostri costumi , delle nostre miserie e de ' nostri eroismi . Se e quando il romanzo ha da essere puramente oggettivo , giudicherà lo scrittore , poi che non le son cose che si possano stabilire , se non all ' opera ; certo , l ' azione non deve mai raffreddarsi , non che difettare ; certo , l ' emozione deve scoppiar sempre intensa e calda ; certo , la descrizione esteriore , non abbondante , ma caratteristica , deve alternare e riflettere e compire i movimenti dell ' animo . Ma il punto su ‘ l quale io voglio fermarmi e che parmi , fra tutti , il più importante , è la questione dell ' etica nel romanzo . Il romanzo italiano dell ' avvenire sarà spruzzato di pessimismo indifferente e ironico e amaro , come il romanzo sperimentale in Francia ? O sarà impregnato d ' ottimismo sollecito e intelligente e amoroso come il romanzo realista d ' Inghilterra ? I risultati della scienza positiva son questi : la volontà dell ' uomo è determinata da motivi , e non affatto libera ; l ' organismo debole è condannato , per elezione naturale , all ' infelicità e alla morte ; l ' ideale etico consiste nell ' aiuto reciproco e disinteressato , che diventando sorgente di piacere individuale promuove l ' infinite energie della specie e la rende più forte , più felice e più buona . Ora , a punto da questi risultati deriverà bell ' uomo dell ' avvenire la giocondità indulgente e tranquilla di chi s ' è assoggettato liberamente alle leggi della Natura , senza impeti e senza sdegni . « L ' edonica epicurea , » dice il Trezza in una nota del suo Epicuro , « è un modo dell ' etica , giacché non può generarsi fuori di lei e v ' è incidenza reciproca fra l ' una e l ' altra . L ' edonica rivela lo stato etico dell ' uomo giunto omai all ' intuizione serena delle leggi cosmiche riprodotte nel suo cervello e diventate abiti sani e facili della coscienza . Da questa rassegnazione austera della parte al tutto scaturisce la gioia profonda del sentirsi uno con sé stesso e con le cose . » E questa accade talvolta nella morale odierna , e accadrà più sovente nella morale dell ' avvenire : così che il valor etico del romanzo futuro sarà uno scetticismo sereno e bonario , con una punta leggera di canzonatura per i piccoli peccati ; con una malinconica e severa pietà per i grandi delitti ; con una simpatia dolce e generosa per quanto è meschino e volgare ; con una letizia piena d ' ammirazione e di rispetto per quanto è nobile e alto ; e , in fine , con un senso agile e benigno della misura che accolga e componga i tumulti della passione in un ' armonia piena e tranquilla . Così questo nuovo realismo veramente italiano , che sarebbe in somma la teoria dell ' edonismo applicata al romanzo , pur procedendo dal realismo del Manzoni , l ' oltrepasserebbe in cinque punti : l ' organica e viva e fedele modernità della favola ; lo studio dell ' azione che può venire esercitata dall ' ambiente su ‘ l dramma ; una maggiore larghezza dell ' analisi psicologica ; una ricchezza più varia di processi artistici , e , in fine una morale più logica , più elevata , più scientificamente giusta e consolante e anche umana . Poi che il nuovo romanzo italiano o sarà edonico , o non sarà mai .
StampaPeriodica ,
Noi siamo dell ' ingegno di Emilio Zola caldissimi ammiratori : e lo stimeremmo anche più se tanto non si stimasse egli stesso . È uno scrittore felicissimo , un osservatore acuto , nessuno lo nega ; che i suoi libri , com ' egli pretende , sieno destinati a riformare il mondo , è lecito porre in dubbio , ci pare . Che gli Héritiers Rabourdin e il Bouton de Rose riconducano , com ' egli afferma , la commedia alla profonda gaiezza del Molière , è una eresia che grida vendetta al cospetto di Dio . Lo Zola è un artista : quando si atteggia a profeta e impone alla repubblica di essere naturalista o di non essere , ci fa ridere : quando sdegnoso di chiamar le cose col loro nome più modesto e più semplice battezza il taccuino degli appunti : un archivio di documenti umani , e l ' osservare , com ' egli sa , gli uomini e le cose , una notomia quotidiana dell ' universo , ci fa pena : quando scarta con superbo dispregio l ' Hugo e la Sand , ci fa stizza . Quando si vanta innovatore , quasi egli avesse inventato non soltanto lo studio del vero ma il vero istesso , ci fa meraviglia . Ma più d ' ogni altra cosa ci spiace , lo diciamo netto e chiaro , il clamore ch ' egli tollera e forse desidera si faccia intorno al suo nome . Non ha ancor finito di scrivere un romanzo , e già le bozze del primo capitolo si mandano a tutti i giornali d ' Europa ; e si racconta del libro l ' argomento e lo schema ; e nei crocchi di Parigi si sussurra il nome vero dei personaggi : non quello del romanzo , quello dello stato civile . Detto ciò , ecco il sunto della Nana suo romanzo nuovo che a Parigi si stampa in appendice al Voltaire e in Italia nel Pungolo , del quale sunto una volta che è noto , non debbono essere defraudati i lettori di un foglio che tratta specialmente di letteratura . La protagonista del nuovo romanzo di Emilio Zola è nota a coloro che han letto l ' Assommoir ; l ' han vista bambina nella bottega di Gervasia quando aveva dodici anni . Un giorno d ' appetito Nana , che sa d ' esser bella , piglia l ' ambulo e se ne va in cerca di fortuna ; a una bella ragazza la fortuna serba sempre a Parigi molti favori ; e quando il romanzo comincia Nana ha già fatto un bel pezzo della strada che mena ad ottenerli . Dalle luride bettole dell ' antico quartiere latino , ai teatri de ' sobborghi , da questi ai cafés chantants , e così via via ella è giunta a farsi scritturare al teatro delle Variétés , e vi esordisce in un ' operetta intitolata la Blonde Vénus , scritta apposta per lei ; non perch ' ella dia prova del proprio ingegno non ne ha ; ma sì per porgerle occasione di mostrare al pubblico tutto quel che una donna può mostrare sopra il palcoscenico . L ' esito avanza il desiderio ; e quando il sipario cala , la fortuna di Nana è bell ' e fatta . A quello spettacolo , da tanto tempo e con ogni sorta di malizie annunziato dall ' impresario per più mesi , assiste quanto v ' è di più ricco e di più corrotto nel bel mondo parigino . Nana che non doveva , recitando o cantando , né commuovere , né divertire , ma solleticare , eccitare , irritare i sensi degli spettatori , raggiunge facilmente l ' intento . Il giorno dopo , al caffè Riche e da Bignon , nei circoli , sui baluardi non si parla che di Nana . Essa ha ottenuto il suo diploma : è un ' attrice stupida e ignorante , una cortigiana desiderata e famosa ; lasciate passare un mese e la ragazza cenciosa che strascicava seco , poco tempo innanzi , d ' una in un ' altra taverna , la propria fame e la propria vergogna , andrà al Bois de Boulogne nella solita victoria , così cara alle cocottes , pagherà duecento lire al mese di salario al proprio cuoco , e venticinquemila lire l ' anno di pigione al padrone di casa . Fra i molti spettatori , alla massima parte dei quali non è conceduto altro che il mirare e il bramare , è un ciambellano dell ' imperatore , marito d ' una donna bella e cortese , padre di bambini svegli , robusti , affettuosi ; costui s ' innamora di Nana . S ' innamora non è forse qui la parola che ci vuole ; il sentimento non c ' entra per nulla ; sono i sensi che si scatenano ; di guisa che quest ' uomo di alto lignaggio , culto , legato per vincoli di parentela o per antica amicizia alle più doviziose , alle più illustri famiglie della Francia , pur d ' avere un posto non nel cuore , ma nella camera di Nana , diviene lo schiavo suo , si sottopone a tutte le umiliazioni , si prostra nella più abietta delle servitù . Sa che Nana lo tradisce , sa che ella aiuta più d ' un figliuolo di famiglia a mangiare il patrimonio , eppure non ha la forza di lasciarla ; consente a non oltrepassare la porta della casa di lei che in certe date ore ; se non la trova in casa , l ' aspetta persuaso , convinto che ella intanto corre ad altri amori . Né basta : intanto che egli , il ciambellano , entra in casa di Nana , qualcun ' altro entra in casa sua . Ed egli finge di non avvedersene perché nulla lo distragga o lo disturbi , perché egli possa in pace pensare alla voluttà che lo aspetta , e gustarla tranquillo e tranquillo godere nel ricordarla . La cortigiana , nel cui petto si destano un giorno sentimenti di mite dolcezza , desideri di affetto e di pace , fu soggetto di parecchi tra drammi e romanzi : lasciamo stare il teatro indiano ; ma chi non ricorda la Dame aux camélias ? [...] . Anche Nana si innamora ; stanca di agitazioni , sazia di godimenti , fugge da Parigi con un giovinetto di vent ' anni , si veste di lana , diventa massaja . Ma a guastare l ' idillio , [ ... ] , sopraggiunge il fratello del giovinetto , per sottrarlo alle seduzioni che lo circondano e restituirlo alla famiglia che lo aspetta temendo e piangendo . E come avviene talvolta che chi va a soccorrere il naufrago , s ' annega egli stesso , così il nuovo venuto è sedotto alla sua volta . Nana cede : e il giovinetto atrocemente deluso , geloso per la facile vittoria del proprio fratello , si uccide . Nana non è scientemente cattiva ; fa il male per spensieratezza e per consuetudine ; e quando torna su sé stessa interroga la coscienza , riconosce la propria colpa e se ne duole ; salvo , s ' intende , a far peggio il giorno dopo . E della colpa sua , che è stata cagione di tanto grave sventura , si pente , e chiude , per far penitenza , l ' uscio in faccia a tutti gli adoratori . Il rinsavimento dura poco ; non avvezza a sopportare in santa pace la malinconia , cerca chi la distragga , chi la diverta : un istrione volgarmente faceto la fa ridere ? basta perch ' ella divenga sua , e consenta a ritornare sotto il braccio di lui in que ' caffè , in quelle bettole che già la videro pezzente , nota soltanto agli avventori pezzenti al pari di lei e ai delegati di pubblica sicurezza . Ma la bohème non ha durevoli attrattive per chi salì in più spirabil aere : Je n ' aime plus que ce qui est bon , dice Rodolfo a Marcello nel romanzo del Mürger Nana dopo un po ' di tempo esperta de ' lazzi dell ' istrioncello non sa più che farsi di lui e dell ' ambiente in cui egli vive non ne vuoi più sapere . E torna gloriosa e trionfante sopra la scena : più gloriosa e più trionfante di prima , perché una donna che possa vantarsi di aver mangiato delle diecine di milioni , ridotte alla miseria delle diecine di persone , e visto suicidarsi per i suoi begli occhi un adolescente pieno di candore e di speranze , non si trova a tutte le cantonate . E Parigi plaude al ritorno : e un autore in voga scrive una fiaba dov ' ella avrà la parte fatta apposta per lei , dove , muta , pubblicherà sul palco le venali forme irraggiate dalla luce elettrica [ ... ] ! Un banchiere le compra un palazzo : ella ci convita il bel mondo a feste , a balli , dei quali parlano ammirate le gazzette ; chi si rovina per lei , chi si uccide , chi uccide . Il vecchio Giove parrà oramai uno spilorcio : la pioggia d ' oro che Danae mirò , è un nulla rispetto a quella che cade ogni giorno attorno a Nana . Oh ! fortuna ! Oh ! gloria ! ... Lea e Maria Blond avevano detronizzato Gaga ; Nana , mostrandosi , aveva fatto dimenticare Lea e Maria Blond . Un ' altra cortigiana , bella del pari , sorgerà a deviare i desideri , a distrarre le bramosie . Sorge difatti , e una bella mattina Nana si sveglia senza un soldo , senza amanti , senza ammiratori . Tanta fu la ressa che le si fece dattorno quanto ora è l ' oblio in cui la pongono . Nessuna simpatia ha sopravvissuto alle molte e fiere passioni destate da lei . Povera , quando appunto credeva che i molti agi non dovessero aver fine , le annunziano un giorno che un suo bambino da lei messo in pensione a Batignolles e che andava a vedere di quando in quando a tempo avanzato , è preso dal vaiuolo . Ella , fatta dalla disgrazia e dalla povertà meno insensibile , corre a vegliarlo e soccombe al contagio della terribile malattia . Così divenuta famosa nel 1867 , Nana muore giovanissima nel 1870 , in quei giorni appunto nei quali si fanno i preparativi della guerra e la presunzione francese grida per le vie : A Berlino ! a Berlino ! Tale è lo schema del nuovo romanzo di Emilio Zola e somiglia allo schema di cento altri romanzi . E questo importa poco : chi ha letto i libri di lui , sa che il loro pregio maggiore è nei particolari dei quali non si può giudicare neanche dal più largo sunto che oggi ci offrono i giornali francesi e che noi abbiamo dovuto , per mancanza di spazio , restringere . Il Wolf , che degli scrittori del Figaro è il più competente in questa materia , e che ha letto il romanzo , afferma che mai lo Zola nella dipintura dei caratteri fu così vero , così scultorio : e che la descrizione de ' diversi ambienti traverso ai quali passa la protagonista di questo triste libro è degna di qualsivoglia grandissimo artista . Noi a questo facilmente crediamo : ma sorridiamo di coloro i quali vengono fuori a cantarci che il libro ha un ' altissima portata sociale , come quello nel quale la miseria che si vendica dell ' opulenza , è rappresentata in una ragazza plebea che porta il lutto , la ruina e la morte nelle case dei gaudenti e dei ricchi ! ... Quanta pompa di parole , mio Dio ! ... Trent ' anni fa la Musette di Enrico Mürger diceva : Non ha un figliuolo quel milionario ? Piglio l ' impegno di metterlo sulla paglia in un mese ! ... E nessuno pensava che l ' amante di Schaunard proponesse di compiere una vendetta sociale !
A PROPOSITO DI UN NUOVO POETA ( CHIARINI G. , 1880 )
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I . In questa gran piena di poesia che passa , passa , travolgendo forse con sé qualche cosa buona fra le molte cattive , brutte , noiose , ridicole , mi piace stendere oggi la mano ad un recente volumetto elzeviriano , e tentare di trarlo a riva . Più che seguitare ad esprimere ogni giorno i nostri superbi disdegni , il nostro disgusto profondo pei poeti novellini , più che esaurire il vocabolario dei medici per stigmatizzare questa naturale malattia dei giovanetti italiani , da qualche anno un po ' rincrudita ; mi pare convenga a noi che non siamo più giovani , e che perciò presumiamo d ' aver più giudizio , ragionare un po ' con questi bravi figliuoli , aver la pazienza di leggere i loro libri , e dir loro francamente la verità ; francamente sì , ma con amorevolezza . Tanto , dire ad Arno che non corra , è cosa perfettamente inutile : cerchiamo piuttosto , se si può , di regolare il corso delle acque . Il mio nuovo poeta è un giovinetto di sedici anni , che fa ora i suoi studi liceali nel collegio Cicognini di Prato ; si chiama Gabriele D ' Annunzio , e si presenta al pubblico nientemeno che con un intero volume di odi barbare . II . Una volta si disputò fra il Giordani e il Leopardi se i giovani debbano cominciare colla prosa o coi versi . Il Giordani sosteneva che si debba cominciare colla prosa . « La principal cosa , diceva lui , nello scrivere mi pare la proprietà sì dei concetti e sì delle espressioni . Questa proprietà è più difficile a mantenere nello stile che deve abbondar di modi figurati , come il poetico , che nel più semplice e naturale , com ' è il prosaico : e però stimo da premettere al tentar la poesia un lungo esercizio di prosare » . Ma il Leopardi che aveva allora diciotto anni , non si lasciava persuadere da questo discorso , e rispondeva : « Da che ho cominciato a conoscere un poco il bello , a me quel calore e quel desiderio ardentissimo di tradurre e far mio quello che leggo non han dato altri che i poeti , e quella smania violentissima di comporre non altri che la natura e le passioni ; ma in modo forte ed elevato , facendomi quasi ingigantire l ' animo in tutte le sue parti , e dire fra me : Questa è poesia ; e per esprimere quello che io sento ci voglion versi e non prosa ; e darmi a far versi » . E soggiungeva : « Quando io vedo la natura in questi luoghi che veramente sono ameni ( unica cosa buona che abbia la patria mia ) , e in questi tempi specialmente ( era la primavera ) , mi sento così trasportare fuori di me stesso , che mi parrebbe di far peccato mortale a non curarmene , e a lasciar passare questo ardore di gioventù e a voler divenire buon prosatore , e aspettare una ventina d ' anni per darmi alla poesia ; dopo i quali , primo , non vivrò , secondo , questi pensieri saranno iti , e la mente sarà più fredda , o certo meno calda che non è ora . Non voglio già dire che , secondo me , se la natura ti chiama alla poesia , tu abbia a seguitarla senza curarti di altro , anzi ho per certissimo ed evidentissimo che la poesia vuole infinito studio e fatica , e che l ' arte poetica è tanto profonda , che come più si va innanzi più si conosce che la perfezione sta in un luogo al quale da principio né pure si pensava . Solo mi pare che l ' arte non debba affogare la natura ; e quell ' andare per gradi e voler prima esser buon prosatore e poi poeta , mi pare che sia contro la natura , la quale anzi prima ti fa poeta , e poi col raffreddarsi dell ' età ti concede la maturità e posatezza necessaria alla prosa » . A queste ragioni pareva arrendersi il Giordani , e scrivendo al Leopardi gli diceva : « Negli studi credo che principalmente l ' uom debba seguire il proprio genio . E s ' ella più ama la poesia , bene sta . Dante adunque sia sempre nelle sue mani » . [ ... ] . Mi sia lecito frapporre l ' opinione mia ed aggiungere qualche osservazione all ' opinione ed alle osservazioni dei due scrittori da me citati . Il Leopardi ebbe certo ingegno straordinariamente grande ; ma non è vero che per le sue precoci attitudini alla poesia egli sia un ' eccezione . Quasi tutti i più grandi poeti di tutte le nazioni cominciarono dallo scrivere in versi , cominciarono a poetare da giovani . Lasciando stare gli antichi , mi basterà citare alcuni dei più moderni , il Byron , lo Shelley , i Browning marito e moglie , il Swinburne , Enrico Heine , Victor Hugo , Alfred de Musset . Io non dirò con un gran poeta inglese , che avrei potuto aggiungere a questi , il Wordsworth , che uno scrittore , che prima dei venticinque anni non ha fatto un buon poema , non lo farà mai più ; ma dico che i buoni poeti che cominciarono a poetare passata la prima gioventù sono rarissimi ; e non so se ci sia un solo grande poeta che , prima di mettersi a scrivere in versi , sia stato buon prosatore . Non basta : alcuni dei poeti da me citati scrissero pochissimo o niente di prosa ; e ci sono degli scrittori di poesia pregevoli assai e corretti , che in prosa scrivono molto men bene . Il Giordani , secondo me , considerava un po ' troppo la poesia come affare di lingua e di stile ; la considerava come un po ' troppo strettamente parente della prosa , come una specie di prosa resa più difficile dal verso , dalla rima , dal linguaggio figurato . Considerate puramente come arti , nessuno negherà che la poesia sia più difficile della prosa : ma non si può da questo ragionevolmente argomentare che lo scrivere in prosa sia il naturale e necessario avviamento alla poesia . Quando però il Leopardi contrapponeva , che anzi la prosa è più difficile della poesia , perché in quella l ' affettazione e lo stento si scoprono più facilmente che in questa ; perché « moltissime cose sono affettazione e stiracchiatura nella prosa e nella poesia no » ; e perché « anche quelle che in poesia sono veramente affettazioni , dall ' armonia e dal linguaggio poetico sono celate facilmente , tanto che appena si travedono » ; il Leopardi ( sia detto con la debita riverenza ) avea torto . L ' affettazione , lo stento , la stiracchiatura sono difetti così nella poesia come nella prosa . L ' affettazione è indizio d ' arte viziata , perché la natura ci porta a scrivere naturali , non affettati ; lo stento e la stiracchiatura derivano più spesso da difetto d ' attitudini naturali , che da mancanza d ' arte : ma la poesia macchiata di questi difetti , per quanto possano essere celati dall ' armonia e dal linguaggio poetico , sarà sempre una poesia imperfetta ; e tali difetti non saranno veramente celati se non alla gente di vista corta e di gusto poco sicuro . Rammentiamoci però che il Leopardi ragionava così a diciotto anni , quando cioè scriveva le prime canzoni , dove , fra lampi di bellissima poesia , le affettazioni e le stiracchiature non mancano e si vedono , dove non mancano e si vedono le figure e le frasi cavate dal vecchio arsenale poetico della letteratura italiana ; ma non avrebbe , credo , ragionato allo stesso modo qualche anno più tardi quando , compiuta la sua educazione poetica e acquistata la piena coscienza e indipendenza dell ' ingegno suo , scriveva il Canto di un pastore errante dell ' Asia , Amore e morte , il Pensiero dominante . IV . Il nodo della quistione per me sta qui , che la poesia è qualche cosa di molto distinto dalla prosa . Piuttosto che dire col Leopardi che la natura fa l ' uomo prima poeta e poi prosatore , in tesi generale io direi che la natura fa l ' uno prosatore , e l ' altro poeta ; o meglio che la natura dà a taluni facoltà di diventare scrittori di prosa , dà a pochissimi facoltà di diventare poeti . Ad essere poeta , vero poeta , si richiedono attitudini speciali , come , per modo d ' esempio , ad essere un gran compositore di musica . [ ... ] È poeta chi vede il mondo esteriore e i fatti dello spirito umano in un modo suo particolare , diverso da quello della comune degli uomini , e non pertanto rispondente al vero e al reale ; chi afferra le più lontane relazioni delle cose , che sfuggono ai più ; chi sente più profondamente , chi pensa più altamente degli altri ; chi a queste visioni , a questi sentimenti , a questi pensieri , sa trovare senza sforzo l ' espressione propria ed accomodata , la quale è , e deve essere , essenzialmente diversa da quella della prosa . Chi sente pensa e concepisce nel modo agli uomini più comune , quegli non è poeta . Ora non è chi non vegga come al vero poeta l ' esercizio dello scrivere più semplice e piano della prosa possa , invece che utile , tornare dannoso . Sarebbe come , a uno che avesse attitudine a diventare e volesse diventare un bravo cavallerizzo , consigliargli d ' aspettare l ' età matura prima di montare a cavallo e intanto esercitarsi a fare delle lunghe passeggiate a piedi . Ci sono , è vero , nei tempi moderni alcuni eccellenti poeti , che sono stati al tempo stesso anche eccellenti prosatori ; e molti di quelli che ai giorni nostri scrivono in versi , scrivono anche in prosa . Ma i primi , come appunto il Leopardi , sono rarissimi ; e gli uni e gli altri generalmente cominciarono collo scrivere in versi . [ ... ] . Aggiungi finalmente che nelle nazioni moderne , presso le quali si nota più particolarmente il fatto degli scrittori che sono a un tempo prosatori e poeti , il senso poetico è men forte e generale che presso gli antichi . Gli scrittori greci e romani erano quasi tutti o esclusivamente prosatori o esclusivamente poeti . Vivendo in più stretto commercio di noi con la natura , essi sentivano molto meglio di noi la differenza grande che la natura stessa ha posto fra il prosatore e il poeta . Non è senza ragione il dettato romano : poetae nascuntur , oratores fiunt . V . Veniamo ( ché mi par tempo ) ai nostri poeti novellini , pei quali ho fatto questa lunga chiacchierata intorno alla disputa fra il Leopardi e il Giordani . Lo Gnoli , indispettito anche lui di questa recrudescenza della malattia poetica elzeviriana de ' nostri giovinetti , propone , come rimedio , una legge per la quale sia impedito di pubblicare versi a chiunque non abbia prima con uno scritto in prosa dato saggio d ' aver fatto certi studi . Lo Gnoli ha ragione : i poeti primitivi non nascon più ; qualunque facoltà poetica uno abbia dalla natura , oggi non può esser poeta senza una sufficiente cultura letteraria , senza una lunga e seria educazione di quella facoltà . Chi si sente chiamato fortemente alla poesia , si eserciti pure in essa fino da giovane ; legga pure versi fin che vuole ; legga anzi quanto più può di versi ; legga i poeti antichi e i moderni ; legga anche gli stranieri , ma questi , quando potrà leggerli nelle loro lingue ; legga e traduca ; traduca prima dagli antichi , e poi dai moderni ; e scriva anche del suo , se gli pare ; scriva quanto gli pare e piace : ma prima di stampare , ci pensi bene due volte ; e quando ci avrà pensato bene , dia retta a me , finché dura la prima giovinezza non ne faccia niente . S ' egli ha veramente ingegno , come suppongo , che sugo e che piacere c ' è a pubblicare cose , delle quali forse un giorno dovrà vergognarsi e pentirsi ? Lo stampare il primo libro , o grosso o piccino che sia , specialmente di versi , dovrebbe considerarsi come un avvenimento grave e importante nella vita di un uomo ; ed invece oggi quasi non se ne fa caso . Lo scopo pel quale si pubblica un libro non dovrebbe mica esser quello di procurare ai critici il gusto , o la noia , di trovarci dentro gli errori a diecine . Io capisco , e compatisco , la impazienza dei giovani , il loro desiderio di prender parte alla vita , di attirare sopra di sé l ' attenzione della gente , di farsi avanti con qualche cosa , e dire : olà , badate a me , che ci sono anch ' io in questo mondo . L ' uomo , e sopratutto il giovine , ha bisogno di vivere : chi , per vivere , corre dietro ai denari , chi alle donne , chi alla gloria ; tutte vanità , dice il filosofo ; ma , fra tutte , quella di procacciarsi nome colle opere dell ' ingegno è certamente una delle più nobili . Bisognerebbe però che i giovani imparassero per tempo a frenare le loro impazienze , e si rammentassero del volgarissimo proverbio , che la gatta frettolosa fece i gattini ciechi ; bisognerebbe che a ciò li aiutassero gli educatori loro , i parenti , i maestri ; i quali invece sono spettatori indifferenti , se non consiglieri e complici , del loro peccato . Io ho parlato di giovani fortemente chiamati dalla natura alla poesia : ma , per dire la verità , di molti , della maggior parte , de ' nostri poeti nuovi , c ' è da dubitare grandemente se abbiano avuto mai nessuna chiamata , né forte né debole . Bisogna guardar bene di non ingannarsi intorno a ciò ; giacché l ' ingannarsi , giudicando dal numero di quelli che s ' ingannano , par molto facile . Leggere un libro di poesia moderna , che fa un po ' di chiasso , che va per le mani di tutti , che diventa di moda ; leggerlo , rileggerlo , e quasi impararlo a memoria ; e poi con la testa piena de ' concetti , delle immagini , delle frasi di quel libro , provarsi a rifare qualche cosa di simile , e trovare che la prova è forse men difficile di quel che si credeva , e darsi anche ad intendere d ' averla superata ; ciò non vuoi dire essere chiamati alla poesia ; ciò vuoi dire solamente saper copiare un po ' alla meglio , o alla peggio , quel che altri ha saputo fare . Chi sente dentro di sé quel desiderio ardentissimo , quella smania violentissima di comporre che diceva il Leopardi , quegli solo ha ragione di credere d ' essere dalla natura chiamato alla poesia . VI . Facciamo ora un po ' i conti col nostro poeta sedicenne . E giacché m ' è venuto fatto di prendere un po ' il tuono di padre predicatore , chiamiamolo a render conto de ' suoi peccati al nostro tribunale di penitenza . Il suo primo peccato e il più grosso è ( ho bisogno di dirlo ? ) quello d ' aver pubblicato i suoi versi ; peccato del quale io non saprei assolverlo , s ' egli non avesse per sé una grande scusa : tuttavia non lo assolvo senza dargli questa grossa penitenza , ch ' egli stia un anno intero senza leggere le poesie del Carducci e del Guerrini : legga Omero , Virgilio , Orazio , Dante e quanti altri poeti vuole , ma lasci stare que ' due . La grande scusa che il giovine poeta ha del suo fallo è , ch ' egli deve aver sentito dentro di sé quel desiderio ardentissimo , quella smania violenta , che sono prova quasi certa d ' esser chiamato alla poesia . Fra mezzo alle molte imitazioni e reminiscenze , questo , pare a me , si vede chiaro in tutti i componimenti del D ' Annunzio . Spesso e volentieri egli prende l ' intonazione dal Carducci , va per un poco sulle sue orme , poi piglia l ' andare da sé , e trova delle immagini felici , degli accenti veri , delle espressioni giuste , de ' suoni armoniosi . Ne giudichino i lettori . In una poesia intitolata Palude , che rammenta qua e là il Chiarone del Carducci , il poeta descrive i poveri mietitori che cacciati dalla fame scendono dai monti a lavorare nella maremma . Lasciano i vecchi adusti , le madri cadenti , le mogli , i bimbi che piangono tra le carezze e i baci : lascian le tenui case lassù fra le libere balze , lascian la lieta vista del cerulo mare , tra ' pini , e traggono , e traggono qui co la falce e col ronco a mille a mille per guadagnarsi un pane ! Quivi non dolce canto di lieto augello al tramonto rompe ' l silenzio lungo , rallegra i mesti cuori : i patrii stornelli non balzan quivi dal petto con i giocondi suoni d ' amore e di speranza . Qui tra l ' erbaccia densa , tra i pallidi fiori , su l ' acque le serpi strisciano , s ' attorcon sibilando , e , maligno qual serpe , da ' petti immiti trabocca l ' odio gigante : le bestemmie scoppiano ; mentre l ' augure vento tra l ' arse alberelle e le spiche Sorgete , o genti ! sembra talor che frema . Ho tagliato qua e là qualche cosa , perché anche in questa poesia , come in quasi tutte le altre , c ' è della esuberanza , difetto molto naturale e molto scusabile in tanta giovinezza dell ' autore . Ma questi versi , e molti altri di egual valore , che sono nel volume , attestano , pare a me , luminosamente attitudini alla poesia non comuni . Gli altri peccati del D ' Annunzio sono tutti conseguenza della sua giovinezza e della fretta . Io ho voluto , per lui e per gli altri giovani impazienti come lui , riferire , e mi piace ripetere quelle parole del Leopardi : « che la poesia vuole infinito studio e fatica , e che l ' arte poetica è tanto profonda , che come più si va innanzi , più si conosce che la perfezione sta in un luogo al quale da principio né pure si pensava . » Il nostro giovine poeta ha già il senso del ritmo e del periodo poetico ; in generale fa assai bene il verso e la strofa ; si sente che la frase gli si affaccia agile e numerosa alla mente insieme colla immagine : anche sa cercare , e trova non di rado felicemente la proprietà , l ' esattezza e l ' efficacia della espressione . Tuttavia io ho notato nel suo libro più d ' un verso sbagliato ; ho notato altre imperfezioni di metro e di ritmo non poche né piccole ; ho notato qualche improprietà , qualche superfluità , qualche debolezza di parola e di frase ; ho notato qualche cosa di peggio , una licenza come questa , Muta , invecchiata , pien di caligine è la natura ! licenza che è uno sproposito bello e buono . Ma , oltre questi , c ' è nel libro del D ' Annunzio un peccato più grosso , la ostentazione di sentimenti e desiderii , che mi piace non creder veri . La poesia intitolata Ora satanica è una cosa poeticamente e moralmente brutta . Un giovinetto di sedici anni , pieno d ' ingegno e di cuore , pieno d ' entusiasmo per le cose belle e per l ' arte , come è di certo il nostro poeta , deve desiderare qualche cosa di meglio che ridde infernali con strepiti e grida insensate , che seni d ' etère su cui passar le notti . Simili desiderii non possono essere che schiuma del suo cervello in un momento di poco sana ispirazione , o poco felice imitazione . Forse le etére da lui desiderate son donne tanto reali quanto la Musa , di cui sente sul labbro i fervidi baci , sul cui petto ricolmo passa sognando l ' ore felici : ma ciò non scusa , anzi aggrava la colpa del poeta . L ' età e lo studio purgheranno di questa e d ' ogni altra scoria la poesia del D ' Annunzio ; perch ' egli non è solamente un giovane d ' ingegno ; egli ama l ' arte e studia ; egli legge e studia e gusta i grandi poeti dell ' antichità classica ; egli ama e ammira e intende il più perfetto dei lirici latini , Orazio . E nel nome di Orazio mi piace , quasi per modo d ' augurio , prender congedo dal nostro giovine poeta e dai lettori . Sentano essi come gusta e sa rendere la poesia d ' Orazio questo giovinetto di sedici anni : O Fauno amante di fuggiasche ninfe , per le mie terre e per i campi aprichi placido incedi , e nel partire i molli parti rispetta , se per te cade sul morir de l ' anno mite un capretto , né a la tazza amica de l ' alma Diva il vino manca , e l ' ara d ' incensi fuma . Scherzan le greggi su l ' erboso campo quando il decembre co le feste torna : pieto pe ' prati il paèsan col bove oziando corre : e il lupo vaga tra l ' agnelle audaci : per te la selva agresti foglie sparge : gode il villan col piè la terra odiosa urtar tre volte . Non do , s ' intende , questa traduzione per una cosa perfetta : imperfezioni ce ne sono , e facilmente visibili ; alcune anche facilmente correggibili ; ma c ' è franchezza e scioltezza ; c ' è , quel che manca a molti traduttori de ' più solenni , l ' intonazione dell ' originale .
«TERESA» DI NEERA ( CHECCHI E. , 1886 )
StampaPeriodica ,
La prima apparizione dell ' eroe di questo romanzo , è addirittura magnifica , per quel che sia « messa in scena » : un attore da melodramma , voglioso dell ' applauso di « sortita » , non potrebbe desiderarne una migliore . Nel buio della notte , sull ' argine del Po minaccioso che ha già varcati gli ultimi segni della precedente inondazione , tra le fiaccole vaganti degli operai che lavorano febbrilmente alla difesa delle sponde , si vede scendere a precipizio una barca in balìa della corrente . In quella barca c ' è un uomo : l ' Orlandi : il giovanotto spensierato e generoso , che in un misero casolare abbandonato ha strappato da sicura morte un bambino . Modesto e ilare egli salta a terra , getta come un fagotto il bambino in un gruppo di donne , poi confuso nella folla aiuta gli altri nei lavori di arginatura . Ma le successive apparizioni dell ' Orlandi non corrispondono alle promesse . Il primo attore del dramma , apparso a un tratto nella folla come un Lohengrin della carità militante , si attenua assottigliandosi nelle modeste proporzioni dell ' attor giovane , dello studente un po ' scapato ( ma buono ) , dell ' innamorato quasi ingenuo , dell ' irrequieto cercatore di qualche cosa che possa provvedere alle prosaiche realità della vita . Quel suo stesso amore per la dolce protagonista del libro , per la Teresa che vediamo crescere a occhiate di pagina in pagina colorandosi a poco a poco di tutte le delicate sfumature d ' un carattere colto sul vivo , quell ' amore , dicevo , non ha mai né un vivace scoppio di sincerità , né un impeto di passione , né un tentativo d ' eroismo . Nasce a un tratto , con tutte le perigliose apparenze del capriccio , ma non scopriamo chiaramente , nel cuore dell ' Orlandi , la genesi progressiva di quell ' affetto , che vissuto per varii anni fra i contrasti d ' ogni maniera , si scoraggisce e s ' inalbera al primo brusco rifiuto paterno , finché languidamente si addormenta sopraffatto dalle ferree necessità della vita . È il difetto principale del libro . Questa mancata corrispondenza di disegno fra i due caratteri che dovrebbero dominare tutta l ' azione , dà al romanzo una tal quale disuguaglianza di contorni , che all ' interesse drammatico forse non nuoce , ma toglie un po ' dell ' evidenza e dell ' efficacia all ' opera d ' arte . Perché opera d ' arte ell ' è certamente . L ' acuto ingegno di Neera non ebbe mai forse , prima di questo racconto , vibrazioni d ' affetto così felici , tenerezze muliebri così indovinate , quadretti casalinghi di maggior attrattiva . Se il giovane Orlandi rimane in seconda linea del quadro fra le nebbie indeterminate del fondo , gli altri personaggi vivono quasi tutti d ' una vita reale , e spiccano distinti o per la paziente opera miniatrice dello scrittore , o per qualche suo tocco breve ed incisivo che imprime subito il movimento alle figure . La casa dell ' esattore dove una buona parte del romanzo si svolge , di quel terribile signor Caccia che fa tremare moglie e figliuoli col solo aggrottare delle sopracciglia , è descritta nella successione degli anni con magistrale franchezza e con artistica precisione , e noi penetriamo di stanza in stanza sicuri di non sbagliare , come fosse una casa che conosciamo e frequentiamo da un pezzo . Costì si annoda e si scioglie l ' intimo e doloroso dramma della povera Teresa : fanciulla d ' indole mite , ma anima anelante alle ineffabili tenerezze dell ' amore ; condannata all ' ergastolo delle più servili faccende domestiche , madre alle sorelline che la rimeritano dapprima con sgarbi , poi fatte grandi con feroci ironie alla sua gioventù e alla sua bellezza sfiorite ; vittima predestinata della cocciutaggine e della boria paterna , della nullità piagnucolosa della madre , delle strettezze sempre più incalzanti della famiglia . Ma quale angelica rassegnazione è la sua ! E come volentieri le perdoniamo le innocenti scappate all ' inferriata del pianterreno la notte , e la dolce estasi amorosa le poche volte che può incontrar sulla piazza , o nella chiesa , o all ' aperta campagna l ' anfibologico Orlandi ! Ignara per lungo tempo del male si espone volontaria ai pericoli , ma la sua innocenza la salva ; e quando rimasta orfana e sola , basta un cenno d ' Orlandi infermo a Milano perché lei corra a trovarlo , lei non più giovane , nutrita per tanti anni di dolori e di spasimi , con i capelli che incominciano a perdere i riflessi bruni , né l ' autrice crede opportuno di accompagnarla , sì che il romanzo rimane bruscamente interrotto , né il lettore ha bisogno di assistere all ' incontro , oramai tardivo , dei due amanti . Il fiore della speranza era caduto , ferito a morte dal gelo degli anni , e due anime soltanto più che due corpi si uniranno in quell ' oscura soffitta milanese , dove la miseria e i disinganni hanno cacciato il giovine , sognatore di tanti bei fantasmi di gloria . Regna una soave melanconia in tutte le pagine di questo romanzo , che ho raccontato semplicemente perché n ' è semplice la tela . Più che un seguito di fatti è la scrupolosa analisi d ' un carattere : ed è un carattere che balza fuori a poco a poco , temprato alla dura cote delle tante miserie dell ' umanità . C ' è qua e là come un ' eco lontana di taluno fra i capolavori del Balzac , e forse un grado di parentela remota esiste fra la Teresa dell ' autrice italiana e l ' Eugenia Grandet dell ' immortale scrittore francese . Ma una tal quale somiglianza del fondo non attenua in nulla la gagliarda originalità di Neera : insuperabile , parmi , in certe sue riflessioni sottili , che lumeggiano a tratti gli avvenimenti , e ritraggono con una pennellata una fisionomia morale ; lodevolissima per la stringata brevità delle descrizioni ; e incontrastabilmente vincitrice più volte nella battaglia fra l ' idea e la parola , che ella riesce a metter d ' accordo e mandare insieme a braccetto : quantunque ogni tanto quella parola suoni un po ' aspra se non disadorna all ' orecchio . Ma i grandi critici domanderanno : a quale scuola appartiene la nostra Neera ? quali sono i suoi ideali nell ' arte ? nel movimento letterario che affatica la presente generazione , in quale casella dobbiamo classificare l ' autrice di Teresa ? Per fortuna mi par venuto il tempo , in cui nessuno più ha voglia di aspettare a quelle domande una risposta . Da troppo lunghi anni il pubblico è infastidito dalle sonanti teoriche dei dottrinari , che non riuscirono finora a cavare un ragno da un buco , perché sia lecito ingannarlo ancora con il rimbombo delle nostre quisquilie accademiche . La sterile critica , per beneficio universale , è morta e sepolta , e di tanta sapienza d ' estetica prelibata e sottile , rimane traccia come della famosa biblioteca di Don Ferrante : qualche rimasuglio appena sui muricciòli . C ' è o non c ' è il potente anelito della vita in un libro , che vuol commuovere le fantasie e far palpitare le anime ? tutto il segreto è lì : il resto è pretta cabala di ciurmatori , caricature degli antichi auguri , i quali almeno strizzavano l ' occhio incontrandosi per la via : e questi altri invece si misurano serii e impettiti con un ' occhiata , disprezzandosi fraternamente . Nell ' ultimo romanzo della valorosa scrittrice lombarda la vena dell ' affetto sovrabbonda , la passione prorompe , la lotta dei sentimenti è vivacissima : ma i freni dell ' arte trattengono il soverchiare dell ' impeto , e tutto cammina tranquillamente come limpida acqua di fiume . Se talora parrà di scorgere un po ' di sconnessione nell ' andatura del racconto , dite pure che all ' autrice tremava per commozione la mano . Evocatrice di fantasmi effimeri , ella è colta per la prima alla pania del proprio inganno , e alle torture ineffabili di Teresa ella deve aver pianto di certo : perché nella ragazza infelice è raffigurata e scolpita tanta parte degli ignorati dolori umani .
LEOPARDI E FLAUBERT ( DE_ROBERTO FEDERICO , 1886 )
StampaPeriodica ,
Ogni ravvicinamento sembra , a prima vista , impossibile . Che cosa si può trovare di comune fra il mite cantore di Consalvo e delle Ricordanze e lo spietato storiografo di Madame Bovary ? tra il felice artefice dei versi più puri ed armoniosi , e lo scrittore incapace non solo di mettere insieme un alessandrino , ma pur di leggere con la giusta misura l ' altrui poesia ? tra il filosofo formulatore di astratte teorie , e il romanziere maneggiante la più viva realtà ? Tutto sembra diverso nei due grandi scrittori : l ' educazione , che fu quasi monastica nel poeta italiano , mentre quella del romanziere francese si compiva fra la scapigliatura della scolaresca parigina e le peregrinazioni attraverso lontani paesi ; il genere degli studi , principalmente letterari nel filologo recanatese , ma svariati , enciclopedici nell ' autore di Bouvard et Pécuchet ; la stessa costituzione fisica , debole , impressionabile ad ogni soffio d ' aria nel Leopardi ; vigorosa , pletorica nel Normanno robusto , rassomigliante a uno di quei condottieri Galli che sostennero l ' impeto degl ' invasori romani . Perfino le ragioni del tempo e del luogo , le condizioni morali e politiche dei paesi e dei periodi storici in cui vissero , sembrano concorrere a separarli più profondamente . Nondimeno , attraverso tante differenze di concezione e di forma , l ' impressione prodotta dalle loro opere è identica , ed essi sono due misantropi animati da una stessa ironia contro la vita . Sia qualsivoglia il significato della parola romanticismo applicata a designare una scuola letteraria , essa indica anche una situazione psicologica , non certo unicamente manifestatasi fra le generazioni che si sono successe nella prima metà del nostro secolo . Ma lo stato d ' animo ha preso il nome della scuola letteraria , perché la più gran parte delle opere che questa produsse contribuirono a diffonderlo e ad acuirlo . Una specie d ' ipertrofia dell ' imaginazione che si compiace nel creare miraggi magnifici ed inafferrabili , che è sempre in attesa di avvenimenti straordinari e di sentimenti sovrumani , al confronto dei quali ogni realtà diventa sciatta e meschina : tale è il predominante carattere di questa condizione di spirito , causa di disinganni continui e di uno scontento irrimediabile . Leopardi e Flaubert sono entrambi romantici , nel senso psicologico della parola . Da ragazzi , mostrano una eguale esuberanza d ' imaginazione ; il Leopardi aveva una grande attitudine a inventar fiabe e novelle che faceva durare settimane e settimane ; del Flaubert racconta Guy de Maupassant che , prima ancora d ' imparare a scrivere , componeva dei drammi , e li rappresentava lui solo , facendo la parte dei diversi personaggi ed improvvisando lunghi dialoghi . La loro educazione sentimentale si fa sui libri . Giovani , sono entrambi sdegnosi delle donne , e niente prova i sogni segreti , gl ' intimi vagheggiamenti d ' un introvabile ideale come questo movimento di ritrosie dinanzi al reale . E a misura che esperimentano la vita , tutti i tipi e tutti i concetti anticipatamente creati vengono distrutti e contradetti . « Mi dispiace scrive il Leopardi alla sorella di sentirti così travagliata dalla tua imaginazione . Non dirò già dalla imaginazione volendo inferire che tu abbia il torto , ma voglio intendere che di là vengono tutti i nostri mali ... » . Ed egli ha acquistato la certezza che « la felicità umana è un sogno » , che « il mondo non è bello , anzi non è sopportabile » se non veduto da lontano ; che « il piacere è un nome , non una cosa » ; che la virtù , la sensibilità , la grandezza d ' animo sarebbero le uniche consolazioni e i soli beni possibili , se non si perdessero interamente , vivendo nel mondo e nella società . Alle disillusioni , alla persuasione che tutto è male e dolore nel mondo , si aggiunge ben presto la personale esperienza del dolore . A venti anni , nel pieno rigoglio della gioventù , il Leopardi vede distrutta la sua salute , e la malattia , invincibile , proteiforme , non gli dà tregua finché lo uccide . Gustavo Flaubert aveva quasi la stessa età del Leopardi quando fu atterrato la prima volta da quel male che non doveva più lasciarlo e che lo fulminò a cinquantanove anni : l ' epilessia ... È lecito attribuire a uno scrittore i sentimenti che egli presta alle creature uscite dalla sua mente , sopratutto quando questi sentimenti si manifestano uniformi attraverso le diverse apparenze . Tale era il caso dei personaggi creati dal Flaubert . Emma Bovary va dietro a un sogno di felicità che non raggiunge né nel matrimonio né nella colpa ; Salammbô giunge ad impadronirsi del zaïmph , il mantello della Dea , ma non prova nulla della felicità sognata , e resta malinconica nel suo sogno realizzato ; Federico Moreau trova tutto insignificante e indegno al paragone dell ' ideale che la signora Arnoux gli ha messo nel cuore ; Bouvard e Pécuchet hanno un ' ardente sete del vero , lo cercano da per tutto e non lo trovano mai ... Fautore ardente della impersonalità nell ' arte , il Flaubert pretende di scomparire dietro le sue creazioni , di non frapporsi mai fra esse e il lettore . Egli non si accorge che l ' unica impersonalità conseguibile è puramente formale ; che nello stile , nella scelta degli effetti , nella stessa concezione d ' una opera la personalità dell ' autore lascia una indelebile impronta , che ne costituisce l ' interesse . La bramosia inquieta e indefinibile , lo sconforto lento e continuo , lo svanire d ' ogni sogno e d ' ogni speranza che sono nei personaggi del Flaubert , s ' incontrano in lui e sopraffanno lo slancio primitivo della sua natura . Egli diceva che l ' Education sentimentale , il più caratteristico dei suoi romanzi , avrebbe potuto chiamarsi Les fruits secs : titolo espressivo dell ' amara tristezza , della desolante malinconia che il romanziere ha spirato in quelle pagine . Un altro importante fattore di questo suo stato d ' animo è la sua sensibilità straordinaria . « Il est vrai scriveva alla Sand que je suis doué d ' une sensibilité absurde ; ce qui érafle les autres me déchire » . È necessario provare che d ' una sensibilità non meno squisita era dotato Giacomo Leopardi ? Queste due grandi anime vibravano tormentosamente ad ogni più leggiero tocco , ed erano esclusive e irrefrenabili nelle loro passioni . Quando si dice che entrambi vissero per le lettere non si ripete una esagerazione convenzionale , ma la più precisa verità . Il disprezzo del Leopardi pei recanatesi , pei romani , per tutti gl ' italiani del suo tempo si manifesta in frasi acri , spietate , che trovano riscontro nelle roventi espressioni con le quali il Flaubert colpisce i suoi contemporanei . L ' inerzia , la sciocchezza , la nullità della folla che li circonda li feriscono dolorosamente . « Certo che non voglio vivere tra la turba : la mediocrità mi fa una paura mortale » diceva al Giordani il povero Leopardi . Quanto al Flaubert , il suo orrore della mediocrità si manifestò in un modo molto strano : riproducendola inesorabilmente , in tutto ciò che essa ha di più insoffribile e di odioso . Il farmacista Homais , Bouvard e Pécuchet , quasi tutti i personaggi dell ' Education sentimentale , sono i campioni , immortali a forza d ' esser veri , della sciocchezza ridicola , della presuntuosa futilità . E la sciocchezza umana non si rivela soltanto nei giudizi comuni , ma nella storia del sapere . Con la Critica della ragione pura , Kant si studia di stabilire la possibilità della scienza ; Bouvard et Pécuchet ne fa disperare ... Certo , per chi guardi alla forma e alle altre circostanze esteriori , nessun ' opera del Leopardi è paragonabile a questa , che il Flaubert cominciò a scrivere nella piena maturità del suo ingegno ; ma agli occhi del psicologo , che dietro il fatto letterario considera la disposizione di spirito , un medesimo scetticismo ed altrettanta ironia , verso le orgogliose affermazioni umane , ispirava al giovane Leopardi la sua Storia degli errori popolari degli antichi e alcune delle sue Operette morali . Nel pellegrinaggio attraverso il passato , nella indagine curiosa e simpatica delle idee religiose e sociali delle scomparse civiltà , il Flaubert e il Leopardi offrono un ' altra rassomiglianza . « L ' immesse dégoût que me donnent mes contemporains me rejette sur le passé » scriveva l ' autore di Salammbô , della Tentation de Saint Antoine e di Hérodias . I soggetti preferiti dal Leopardi , in prosa e in verso , sono anch ' essi antichi , e i volgarizzamenti formano molta parte delle sue opere . Ma più significative sono forse in questo senso le falsificazioni dell ' Inno a Nettuno , e specialmente del Martirio dei santi Padri del Monte Sinai , dove più che la forma , è imitato e quasi evocato il sentimento antico . Fra le opere che la morte tolse al Flaubert di scrivere , una doveva prendere argomento dalla battaglia delle Termopili . L ' idea di narrare questa lotta immortale che non appartiene alla storia d ' una nazione , ma del mondo intero , lo gettava in una emozione violenta ; egli voleva farne un racconto patriottico , semplice e terribile , da leggere ai fanciulli di tutti i popoli . Il Leopardi cantò l ' impresa al cui ricordo non poteva tenere le lagrime , e se non a tutti i popoli , insegnò agl ' italiani , coi quali egli parlava , i miracoli dell ' amore di patria ... Ma il sogno , i fantasmi antichi e gloriosi , bastano forse a consolare della miseria presente ? La tristezza del Flaubert , invece di scemare , si accresce di giorno in giorno : « Ce sont comme des cataractes , des fleuves , des océans de tristesse qui déferlent sur moi . Il n ' est pas possible de souffrir davantage . Par moments j ' ai peur de devenir fou ... » . Quante frasi simili non si potrebbero trovare nell ' epistolario leopardiano ? La vita dei due grandi scrittori scorre vuota e monotona . « Je n ' ai besoin dice il Flaubert que d ' une chose ( et celle - là on ne se la donne pas ) c ' est d ' avoir un enthousiasme quelconque » : lamento che ricorda quello del Leopardi : « Ho bisogno d ' amore , amore , amore , fuoco , entusiasmo , vita ... » . Se la condizione umana è così disperata , l ' anima è essa immortale e possiamo riprometterci un compenso in una vita avvenire ? « L ' affirmative me paraît une outrecuidance de notre orgueil , une protestation de notre faiblesse contre l ' ordre éternel . » Né il Leopardi cerca di diminuire il peso dei suoi mali « par de frivoles espérances d ' une prétendue félicité future et inconnue . » Tutto quello che si può sperare di meglio è la tranquillità . « Je vous ai dit scrive il Leopardi que l ' art de ne pas souffrir est maintenant le seul que je tâche d ' apprendre , parce que j ' ai renoncé à l ' espérance de vivre . » E il Flaubert : « Non , je ne crois pas le bonheur possible , mais bien la tranquillité . » Ahimè ! questa tranquillità fu almeno conseguita dai due grandi immortali ? Stanco , abbattuto , solo , il Flaubert riassunse la sua misantropia in una frase : l ' éternelle misère de tout . Provato più acerbamente dalla sventura , accortosi della inutilità d ' ogni suo sforzo e del suo stesso dolore , il Leopardi disse a sé stesso : « ornai disprezza Te , la natura , il brutto Poter che , ascoso , a comun danno impera , E l ' infinita vanità del tutto » .
I SIMBOLISTI ( CORTESI DECIO , 1892 )
StampaPeriodica ,
Nel 1886 vide la luce in Parigi un giornale dallo strano titolo : Le Symboliste . Conteneva articoli scritti in una lingua bizzarra ed oscura , e versi anche più oscuri della prosa . Il mondo letterario se ne fece beffe , ed è rimasta proverbiale la descrizione del Boulevard des Italiens comparsa nel primo numero che a prima vista sembrava parlare di qualche paese incantato di fate , di qualche regione abitata da draghi paurosi , tanto gli epiteti strani , pretenziosi , luccicanti vi erano disseminati a piene mani . La sorpresa è grande quando il lettore s ' avvede che ha dinanzi agli occhi la descrizione d ' una delle vie più note di Parigi . E pure chi rilegga attentamente quella prosa , e quei versi a prima vista , lo concediamo , inintelligibili , sente a poco a poco sollevarsi da quelli un senso recondito ed arcano che tutti li anima , una musicalità nova che li percorre intensamente , e se l ' intelligenza non ne è soddisfatta , l ' animo si trova dinanzi ad emozioni speciali che sino ad ora l ' arte della parola non era stata capace di destare . « La nuance , la nuance seule , Nos ne voulons que la nuance , Et tout le reste n ' est que littérature . » In queste parole di Paolo Verlaine , uno dei più illustri rappresentanti della scuola , è racchiuso il Credo dell ' arte nova . Le lingue hanno avuto origine in un tempo nel quale tutto l ' insieme dei sentimenti che agitano l ' animo dell ' uomo moderno non esisteva . Il grande merito della parola è la precisione , essa non deve esprimere né più né meno di quello che lo scrittore ha nell ' animo nel momento che la stende sulla carta ; ora questo segno nato in epoche lontane dal nostro modo di sentire è interamente insufficiente a rappresentare le sfumature nove di sentimenti e di pensieri dei quali si è arricchita l ' umana coscienza nel suo storico svolgimento . Di qui è nato il bisogno prepotente della musica che dà forma a questo nuovo mondo che abbiamo in noi e lo trasforma in modo sensibile colla magia degli accordi . Ora la nuova scuola ha sentito profondamente questo dissidio tra la parola e il sentimento , e l ' ha attaccata bruscamente la parola come vecchio arnese disadatto allo scopo , e trasformandola col suo soffio potente , l ' ha sforzata a rendere , per quanto è possibile , l ' eco pallida di quel mondo che in terra non si traduce colle parole . Di qui il modo irriverente col quale sono state trattate , secondo i grammatici , le parole , poveri avanzi d ' un ' altra età ; esse non sono per i simbolisti che un segno suggestivo , mancandone un altro , per esprimere l ' Indefinibile ch ' è l ' anima d ' ogni arte vera . Un bizzarro accozzamento di sostantivi colorati con aggettivi musicali , una ricerca di sillabe che col loro suono facciano nascere nell ' animo del lettore sentimenti speciali , un ritmo nuovo che scompone il fare inamidato del vecchio alessandrino francese , tutto è ordinato a far vibrare nell ' animo del lettore quel non so che d ' arcano che provato una volta lascia tracce indimenticabili di sé , e fa stimare povera cosa ogni produzione artistica non atta a destarlo . Ci sono riusciti ? Qui è la questione . Questi tormentatori della parola non chiedono forse ad essa ciò che non potrà mai dare ? Ignorano che quest ' arte nuova che presentono sarà eternamente chiusa ai poeti , vecchi rappresentanti d ' un mondo che fu , e che già l ' animo umano ha rinvenuto la forma nuova nella quale versare il tesoro dei sentimenti suoi ? E che quest ' arte è la Musica ? Di certo c ' è qualcosa più della poesia , come s ' è intesa sino ad ora , in questo sonetto - principe ( chiamiamolo così ) del Tristan Corbière , una delle stelle della nuova scuola : HEURES . « Aumône au malandrin en chasse ! Mauvais œ il à l ' œ il assassin ! Fer contre fer au spadassin ! Mon âme n ' est pas en état de grâce ! Je suis le fou de Pampelune ; J ' ai peur du rire de la lune Cafarde avec son crépe noir ... Horreur ! tout est donc sous un éteignoir . J ' entends comme un bruit de crécelle ... C ' est la male heure qui m ' appelle . Dans le creux des nuits tombe un glas ... deux glas . J ' ai compté plus de quatorze heures ... L ' heure est une larme . Tu pleures , Mon c œ r ! Chante encore , va ! Ne compte pas . » Questi versi dicono più delle parole . C ' è dentro la musica della notte , gli squilli acuti delle campane , una speranza dolce alla chiusa . Come in un notturno di Chopin , è nel ritmo nervoso e agitato che l ' animo prova sensazioni nuove , indefinibili , e che l ' armonia soltanto è capace di destare . È celebre il sonetto di Arturo Rimbaud citato in tutti gli articoli sui simbolisti , e che sarebbe meraviglia non trovare qui . VOYELLES . « A noir , E blanc , I rouge , U vert , O bleu , voyelles Je dirai quelque jour vos naissances latentes , A , noir corset velu des mouches éclatantes Qui bombinent autour des puanteurs cruelles , Golfes d ' ombre ; E , candeurs des vapeurs et des tentes , Lances des glaciers fiers , rois blancs , frissons d ' ombelles , I , pourpres , sang craché , rire des lèvres belles Dans la colère ou les ivresses pénitentes , U , cycles , vibrements divins des mers virides , Paix des pâtis semés d ' animaux , paix des rides Que l ' alchimie imprime aux grands fronts studieux . O , suprême Clairon plein des strideurs étranges , Silences traversés des Mondes et des Anges ! O l ' Oméga , rayon violet de Ses Yeux ! » In questo sonetto , al dire degli amici del Rimbaud scritto per bizzarria , è dato alle vocali un colore , e non dubitiamo d ' affermare essere qui la teoria spinta fino alla caricatura ; ma il lettore , se ha gusto fine , vi troverà al certo qualcosa che lo colpisce . La fusione perfetta tra i colori , la musicalità dell ' animo , ( specie nell ' ultima terzina che ricorda una sinfonia di Beethoven ) e la magia del verso non è stata mai mandata ad effetto in modo sì originale e potente come nei versi trascritti . Un preludio di Enrico Regnier mi pare che contenga bellezze senza pari : « Parfums d ' algues , calme des soirs , chansons des rames Prestige évanoui dont s ' éveille l ' encor ! Et l ' arôme des mers roses où nous voguâmes A la bonne Fortune , et vers l ' Étoile d ' or ; Souvenirs exhalés des ardeurs langoureuses Qu ' une Floride en fleurs épand sous les soirs d ' or Où les clartés des Étoiles sont merveilleuses . » Nel primo verso si sente il ritmo cadenzato dei remi , e il fiotto delle onde che si rompono vicino alla barca , e negli ultimi è reso in modo squisito il sentimento della notte inebbriante e stellata . Né posso fare a meno , prima di chiudere colle citazioni , di trascrivere il principio d ' una poesia del Villiers de l ' Isle - Adam nella quale è rappresentata una forma speciale dell ' amore moderno , di quell ' amore divinizzato da Wagner che vive nella penombra dello stellato , che fugge la luna , il sole , e ogni luce che faccia risaltare i contorni del paesaggio , e che solo si bea dell ' indefinito nebbioso delle ore notturne , in mezzo agli umidi profumi del mare . « Au sortir de ce bal nous suivîmes les grêves Vers le toit d ' un exil , au hasard du chemin , Nous allions : une fleur se fanait dans sa main , C ' était par un minuit d ' étoiles et de rêves . Dans l ' ombre , autour des nous , tombaient des flots foncés Vers les lointains d ' opale et d ' or , sur l ' Atlantique L ' outre - mer épandait sa lumière mistique , Les algues parfumaient les espaces glacés . » Questo movimento artistico d ' importanza somma nel mondo moderno mette capo dunque alla dottrina professata dai suoi seguaci ed esposta dal Maurice nel suo libro : la Littérature de tout à l ' heure , libro che , al dire d ' un acuto critico , ricorda il Carlyle , che cioè l ' arte è la rappresentazione dell ' Inesprimibile per mezzo dei Simboli . I Simboli poi sono le idee , e le immagini le quali non hanno vita da sole , ma sono un mezzo per destare nell ' animo nostro Ciò che nel mondo non trova parole . Però , e qui è la parte debole della scuola simbolistica , per l ' Inesprimibile è qualcosa di allegro , di giojoso soltanto , è secondo il Maurice il sogno ridente della Verità bella . Quest ' estasi intellettuale , questo scomparimento dolce nell ' Infinito , è certo la Verità ultima , e la soluzione del problema del Mondo , ma ad un patto , che sia cioè conquistata da noi dopo aver partecipato ai dolori dei nostri simili . La gioja della contemplazione non ne è concessa come un premio , vale a dire quando la vittoria sopra noi stessi ci ha reso superiori , ma non insensibili alle pene dei sofferenti . Ciò di cui parlano i Simbolisti è la Religione , e questa porta con sé un insieme di doveri ai quali non si sfugge colla sola contemplazione artistica . L ' arte è un gradino per salire all ' Infinito , ma è il primo della scala ; sulla soglia delle sue porte c ' imbattiamo in qualcosa di più severo e di più dolce al tempo istesso : il Dovere . E l ' arte sino a che rimane arte ha un altro ufficio nel mondo , ed è quello di prepararci alla gioia del Di Là con lo spettacolo dei colori che ne circondano e renderci compassionevoli e buoni . Così hanno sentito l ' Arte il Manzoni ed il Wagner che sintetizzano il pensiero moderno . Ogni altro tentativo artistico che non si prefigga questo scopo è vano e colpevole !