StampaPeriodica ,
Chi
conosce
Venezia
solo
nel
quadro
,
ormai
oleografico
,
dei
rii
silenti
con
le
gondole
accoglienti
che
i
vogatori
discreti
conducono
sotto
il
chiaro
di
luna
di
tra
l
'
ombre
oblunghe
dei
vecchi
palazzi
patrizi
,
non
può
avere
idea
di
una
Venezia
vestita
a
nuovo
per
la
festa
dei
motori
.
Ma
anche
così
,
con
questo
suo
sfondo
vitale
per
quanto
meno
romantico
,
Venezia
è
pur
sempre
bella
,
vorremmo
anzi
dire
ch
'
essa
è
più
bella
per
quest
'
altra
malia
men
nota
che
ha
il
Bacino
in
fragore
.
I
vecchi
veneziani
che
vivono
solo
per
la
loro
città
dalla
vita
quieta
,
hanno
aperto
tanto
d
'
occhi
vedendo
sorgere
le
tribune
imponenti
sulla
nuova
Riva
dell
'
Impero
,
poi
loro
che
non
si
fermano
mai
a
leggere
i
manifesti
murali
-
han
visto
caracollare
sulle
acque
del
Bacino
alcuni
infernali
piccoli
scafi
che
borbottavano
una
strana
canzone
metallica
.
In
Canalazzo
intanto
son
finite
le
chiazze
oleose
perse
da
quei
piccoli
mostriciattoli
tonanti
,
chiazze
che
sono
andate
sin
nei
rii
più
nascosti
a
dar
notizia
di
vigilia
del
Gran
Premio
Motonautico
.
E
sulla
Riva
dell
'
Impero
,
al
sole
d
'
un
luglio
estroso
,
è
stato
levato
un
piccolo
pavese
di
bandiere
dei
Paesi
presenti
alle
prove
veneziane
,
alle
due
giornate
di
passione
sportiva
vissuta
nel
nome
della
Serenissima
.
Si
dice
passione
sportiva
perché
una
folla
enorme
di
spettatori
s
'
è
affollata
sulle
tribune
e
durante
il
sabato
e
durante
la
domenica
delle
gare
.
Tutta
Venezia
s
'
è
riversata
qui
,
dagli
ospiti
cosmopoliti
agli
sportivi
locali
;
solo
i
colombi
,
quei
vecchi
tranquilli
colombi
delle
Procuratie
si
sono
spaventati
a
tanto
rumore
e
si
sono
rannicchiati
sotto
i
volti
dei
palazzi
e
delle
chiese
istoriate
.
Ma
i
colombi
non
sono
abbisognati
per
riempire
le
tribune
affollate
d
'
un
pubblico
che
sapeva
perfettamente
il
valore
delle
competizioni
in
programma
.
Si
trattava
infatti
di
una
prova
per
il
campionato
mondiale
e
di
quattro
gare
per
il
campionato
italiano
.
Complesso
di
manifestazioni
quindi
di
sommo
interesse
essendo
di
scena
non
solo
fuoribordo
di
tre
diverse
classi
,
ma
pure
motoscafi
da
corsa
di
400
,
800
e
1.200
chili
.
E
'
specialmente
quest
'
ultima
categoria
quella
che
ha
portato
alla
ribalta
del
mondo
sportivo
la
gara
di
Venezia
in
quanto
la
competizione
a
carattere
intercontinentale
è
stata
,
tra
l
'
altro
,
dotata
anche
di
Coppe
del
Re
Imperatore
e
del
Duce
.
Tale
gara
di
motoscafi
da
corsa
da
1.200
chili
o
,
come
più
comunemente
si
dice
,
da
12
litri
è
stata
un
po
'
il
fulcro
della
riunione
veneziana
rivestendo
essa
il
carattere
di
prima
prova
per
il
campionato
mondiale
della
categoria
.
Valore
eccezionale
quindi
di
una
competizione
che
da
sola
ha
valso
a
richiamare
la
folla
cosmopolita
del
Lido
,
quella
sportiva
di
ogni
centro
della
Penisola
e
sovrattutto
un
temibilissimo
concorrente
d
'
oltre
Oceano
.
John
Rutherford
,
infatti
,
accogliendo
l
'
invito
del
suo
amico
conte
Theo
Rossi
,
ha
voluto
venir
a
correre
la
bella
avventura
sulle
acque
della
Laguna
movimentando
così
particolarmente
una
già
bellissima
riunione
,
anche
se
alla
resa
dei
conti
i
risultai
sono
stati
tutt
'
altro
che
pari
alle
previsioni
.
Diciamo
così
per
le
basse
medie
raggiunte
e
anche
perché
nelle
due
prove
è
mancata
completamente
la
lotta
,
non
solo
,
ma
in
entrambi
i
casi
si
è
finito
per
avere
una
semplice
corsa
ad
uno
.
Impossibilitati
ad
intervenire
i
due
francesi
,
Barrère
e
Piquerez
,
senza
notizie
del
tedesco
Mayenburg
,
hanno
preso
il
«
via
»
nella
prima
prova
del
Gran
Premio
Motonautico
di
Venezia
prova
del
campionato
mondiale
i
soli
Rutherford
,
Cattaneo
e
Rossi
.
Senonché
la
battaglia
a
tre
è
stata
brevissima
con
un
Cattaneo
costretto
al
ritiro
già
al
primo
giro
e
con
lo
«
Juno
»
immobilizzato
al
nono
.
Come
se
non
bastasse
tuttavia
il
risultato
si
è
ripetuto
nella
seconda
prova
,
questa
volta
però
ai
danni
di
Theo
Rossi
costretto
a
vedere
l
'
indisturbata
vittoria
dell
'
americano
.
Ha
vinto
il
migliore
?
Se
lo
son
chiesto
tanti
degli
spettatori
mentre
è
inutile
parlare
,
discutere
sulla
superiorità
di
uno
o
dell
'
altro
perché
sono
eloquenti
le
velocità
raggiunte
dai
due
diversi
scafi
.
Escluso
a
priori
l
'
«
Asso
»
che
seppur
accusante
velocità
superiore
non
ha
dimostrato
praticamente
il
suo
valore
,
l
'
«
Alagi
»
di
Rossi
ha
reso
a
ragion
veduta
molto
di
più
dello
«
Juno
»
se
non
altro
almeno
perchè
l
'
italiano
ha
realizzato
una
media
generale
di
99,923
ed
una
sul
giro
di
112,970
contro
93,732
e
100
dell
'
americano
.
Sarebbe
stato
tuttavia
interessante
vedere
,
in
confronto
diretto
e
completo
,
i
due
avversari
che
così
non
hanno
potuto
rendere
a
dovere
come
ebbe
a
dire
dopo
la
prima
prova
vittoriosa
-
al
gen
.
Vaccaro
il
conte
Rossi
:
u
Non
spingevo
perchè
mi
sentivo
troppo
solo
»
.
Allo
scafo
di
Rutherford
deve
del
resto
aver
nuociuto
,
come
ci
faceva
personalmente
osservare
poche
ore
avanti
della
gara
lo
stesso
conte
Ravizza
,
la
lunga
traversata
ed
il
celerissimo
trasporto
terrestre
(
un
giorno
da
Napoli
a
Venezia
)
senza
dare
possibilità
al
pilota
di
provare
il
motore
prima
della
competizione
.
Si
aggiunga
che
Rutherford
ha
corso
sempre
con
tanto
di
compressore
e
vedrete
poi
se
egli
non
doveva
venir
considerato
inizialmente
come
disponente
di
un
motore
inferiore
.
Di
contro
i
nostri
spettatori
hanno
potuto
rendersi
esatto
conto
della
stabilità
notevole
dello
scafo
americano
che
sembrava
non
subire
minimamente
le
influenze
...
sussultorie
del
movimentato
percorso
-
circuito
.
La
tendenza
alla
stabilità
nelle
costruzioni
americane
è
provata
del
resto
pure
dal
«
Baby
Juno
»
,
lo
scafo
con
il
quale
Maud
Rutherford
la
bionda
compagna
del
vincitore
della
Coppa
del
Duce
si
è
piazzata
al
secondo
posto
tra
i
motoscafi
da
corsa
400
e
800
chili
.
La
questione
si
può
basare
tutta
sul
sistema
italiano
che
sinora
ha
teso
sempre
ad
ottenere
barche
atte
a
correre
per
superare
primati
.
Oggi
pertanto
,
specie
nella
classe
dei
400
chili
,
abbiamo
degli
scafi
velocissimi
,
velocità
però
accresciuta
procurando
una
riduzione
di
dimensioni
a
tutto
detrimento
della
stabilità
dell
'
imbarcazione
.
Ecco
perché
tanto
indovinato
è
tale
indirizzo
per
quanto
si
riferisce
a
scafi
speciali
per
superare
,
su
basi
misurate
e
tranquille
,
primati
di
categoria
quanto
esso
è
errato
per
correre
in
circuito
dove
le
acque
mosse
richiedono
sufficienti
doti
di
stabilità
.
È
questo
il
caso
tipico
del
primatista
romano
Franco
Venturi
che
,
pur
dopo
la
magnifica
sua
prodezza
di
Sabaudia
(
km
.
83,230
sulle
24
miglia
)
,
malgrado
una
prova
eccellente
di
coraggio
ed
abilità
non
ha
saputo
resistere
al
treno
regolarissimo
imposto
da
Passarin
.
Ma
l
'
ennesimo
«
Mariella
»
,
questa
volta
vittorioso
,
senza
metter
da
parte
lo
scopo
primo
,
«
velocità
»
,
ha
donato
il
suo
bravo
peso
a
quell
'
altro
elemento
basilare
che
è
la
«
stabilità
»
.
È
merito
completo
di
Passarin
questo
di
aver
voluto
fare
una
imbarcazione
da
circuito
,
vale
a
dire
una
imbarcazione
che
,
ospitando
i
330
cavalli
di
un
motore
«
Alfa
Romeo
»
,
può
poggiare
sempre
su
criteri
razionali
di
costruzione
,
criteri
sinora
non
seguiti
per
alcun
altro
motoscafo
da
400
chili
.
Proprio
qui
,
cioè
nella
stabilità
ridotta
,
vanno
ricercate
le
ragioni
degli
incidenti
di
Moretti
,
Lapeyre
,
Roncoroni
e
Franco
Venturi
il
quale
ultimo
attuale
primatista
di
categoria
ha
fatto
per
breve
tempo
pensare
che
,
grazie
all
'
audacia
ed
alla
abilità
personali
,
la
vittoria
potesse
finire
in
...
Campidoglio
.
Se
la
poca
stabilità
ha
prodotto
tali
conseguenze
fra
i
motoscafi
,
vale
a
dire
tra
imbarcazioni
che
se
anche
più
veloci
possono
pur
sempre
contare
su
una
maggiore
superficie
di
immersione
e
di
galleggiamento
,
lasciamo
ai
lettori
pensare
ai
danni
subiti
dai
fuoribordo
che
,
passando
sulle
acque
scompigliate
dalle
scie
,
sembravano
in
qualche
momento
invasati
dalla
misteriosa
forza
che
produce
il
non
meno
famigerato
ballo
di
San
Vito
.
Dopo
una
gara
di
queste
fuoribordo
da
corsa
di
classe
«
C
»
vedemmo
infatti
una
sequenza
di
imbarcazioni
(
sei
o
sette
)
rimorchiate
da
una
gondola
,
senza
contare
i
concorrenti
attraccati
alle
«
briccole
»
o
naviganti
a
...
remi
,
spettacolo
curioso
di
un
raduno
di
motori
.
Salvo
questo
inconveniente
,
del
resto
la
gara
è
stata
ottima
sotto
ogni
rapporto
anche
perché
animata
dallo
splendido
inseguimento
di
Guerini
il
quale
però
ha
finito
per
rimanere
vittima
della
sua
stessa
generosa
condotta
di
gara
.
La
competizione
è
stata
pertanto
appannaggio
di
un
pilota
dalle
pretese
limitate
e
sfruttanti
la
situazione
creatasi
con
i
ritiri
di
Guerini
e
Pedrali
-
Noy
.
Si
tratta
tuttavia
d
'
un
buon
corridore
accorto
e
abile
,
il
cremonese
Sabatucci
che
ha
avuto
come
avversari
più
duri
da
piegare
il
consocio
Morosi
,
il
napoletano
Scalero
ed
altri
ancora
tra
cui
il
francese
Mayet
.
Gara
giudiziosa
quella
del
vincitore
,
malgrado
ciò
però
si
sono
registrati
dei
discreti
risultati
tecnici
,
in
primo
piano
il
giro
più
veloce
di
Guerini
(
km
.
67,331
)
.
Se
appassionante
,
agli
effetti
di
una
affermazione
dell
'
industria
e
dei
piloti
nazionali
,
è
stata
la
prova
dei
fuoribordo
di
classe
«
C
»
,
entusiasmante
addirittura
è
risultata
la
competizione
di
classe
«
A
»
,
dove
la
Luchini
ha
gareggiato
con
generosità
non
certo
inferiore
a
quella
di
Guerini
;
peccato
che
la
prova
sia
stata
tanto
bella
quanto
sfortunata
giacché
la
gentile
guidatrice
è
stata
costretta
a
ritirarsi
dopo
aver
guidato
per
parecchi
giri
.
Sfortuna
nera
,
«
pegola
»
come
dicono
i
triestini
e
lacrimuccie
femminili
perché
si
è
dovuto
dar
via
libera
a
quegli
altri
che
potevano
rincorrere
quella
chimera
pur
donna
che
è
la
«
vittoria
»
e
che
a
Venezia
ha
voluto
donarsi
solo
ai
cavalieri
dell
'
acqua
.
Il
rito
nuziale
(
!
)
della
categoria
è
stato
celebrato
per
Carlo
Toselli
,
un
pilota
che
non
si
è
peritato
di
superare
...
anticavallerescamente
ma
in
modo
sportivissimo
la
signorina
Lombardi
che
ha
vendicato
l
'
amica
Luchini
facendo
tirar
il
collo
al
vincitore
e
lasciandosi
dietro
la
poppa
molti
altri
uomini
.
Piccole
vendette
del
debole
sesso
che
conquista
ormai
tanto
spavaldamente
le
poltrone
sportive
che
un
tempo
eran
riserbate
solo
agli
uomini
.
In
tutte
le
gare
veneziane
(
nella
prima
prova
dei
12
litri
la
Rutherford
ha
corso
con
il
compagno
)
all
'
infuori
di
una
-
sono
state
presenti
le
donne
;
solo
nei
fuoribordo
da
corsa
di
classe
«
X
»
infatti
non
ci
sono
state
signorine
e
la
competizione
(
che
le
gentili
piloti
siano
come
la
famosa
coda
del
diavolo
?
)
è
stata
l
'
unica
ad
andar
via
senza
sussulti
anche
se
Sestini
ha
tentato
di
soffiar
forte
nel
fuoco
con
quei
suoi
80
km
.
sul
giro
.
La
gara
infatti
l
'
ha
vinta
comodamente
Augusto
Romani
regolante
senza
molta
difficoltà
Scalero
e
Forni
quando
ormai
gli
«
ossi
»
,
tipo
Casalini
,
Schiller
,
Segurini
,
erano
stati
liquidati
per
incidenti
o
bagni
involontari
.
Gara
piana
insomma
.
«
Ma
se
c
'
eravamo
noi
...
»
ha
detto
una
signorina
lasciandoci
la
conclusione
.
Sì
,
se
c
'
eran
le
donne
sarebbero
stati
dolori
perché
son
loro
che
hanno
un
diavolo
per
capello
(
o
per
cappello
?
)
e
si
buttan
nella
lotta
peggio
degli
uomini
anche
se
ora
,
mentre
qualche
ritardatario
continua
a
girare
in
bacino
col
fuori
bordo
tonante
,
anche
se
ora
ripetiamo
una
di
loro
è
seduta
sulle
tribune
,
intenta
a
passarsi
il
rossetto
sulle
labbra
arse
dalla
salsedine
.
Poco
lungi
,
quel
vecchietto
brontolone
che
non
legge
mai
i
manifesti
murali
e
che
ama
Venezia
quieta
è
ritornato
a
sedersi
sulla
panchina
della
Riva
dell
'
Impero
,
proprio
sotto
alle
tribune
quasi
vuote
.
Un
colombo
curioso
è
venuto
forse
a
vedere
se
è
finito
quell
'
inferno
di
motori
che
è
durato
due
giorni
e
che
non
ha
lasciato
dormire
un
attimo
l
'
acqua
del
Bacino
;
i
compagni
di
questo
ficcanaso
hanno
intanto
ripreso
i
loro
voli
intorno
all
'
angelo
del
«
campaniel
»
mentre
le
ragazze
d
'
ogni
paese
son
tornate
al
Lido
per
arrostire
quelle
loro
belle
schiene
al
sole
d
'
Italia
.
StampaQuotidiana ,
La
Corte
Costituzionale
non
ha
deciso
la
questione
se
l
'
articolo
5
del
Concordato
,
nella
norma
per
cui
"
i
sacerdoti
apostati
o
irretiti
da
censura
non
potranno
essere
assunti
né
conservati
in
un
insegnamento
,
in
un
ufficio
od
in
un
impiego
,
nei
quali
siano
a
contatto
immediato
col
pubblico
"
,
resti
in
vigore
sotto
l
'
impero
della
Costituzione
repubblicana
.
La
Corte
ha
ritenuto
che
la
questione
non
le
fosse
stata
sottoposta
da
un
organo
giurisdizionale
,
e
quindi
non
fosse
suscettibile
di
esame
secondo
la
sua
legge
fondamentale
.
Non
dubito
dell
'
esattezza
dell
'
applicazione
di
questa
,
compiuta
dall
'
altissimo
organo
;
ma
credo
pure
non
sia
irriverente
pensare
che
i
membri
della
Corte
siano
stati
lieti
di
non
dover
emettere
una
decisione
che
,
quale
fosse
,
sarebbe
dispiaciuta
ad
una
notevole
parte
degl
'
italiani
.
Per
molti
cattolici
tutto
ciò
che
possa
apparire
scalfittura
del
Concordato
sembra
menomazione
di
una
posizione
faticosamente
raggiunta
,
e
che
occorre
ad
ogni
costo
conservare
intatta
.
Ad
ogni
spirito
liberale
ripugna
invece
l
'
idea
di
una
degradazione
civica
inflitta
per
una
crisi
di
coscienza
,
per
un
mutamento
di
convincimenti
per
la
perdita
della
fede
;
e
si
rende
conto
della
puerilità
della
giustificazione
,
che
il
prete
è
tale
avendo
assunto
liberamente
uno
stato
che
non
si
può
dismettere
;
quasi
che
la
libertà
dei
convincimenti
potesse
essere
compatibile
col
divieto
di
mutarli
,
quasi
il
diritto
dello
Stato
potesse
riconoscere
impegni
con
cui
165
f
Arturo
Carlo
,
jemolo
alcuno
promettesse
che
non
muterà
mai
d
'
idea
o
di
partito
,
quasi
infine
che
pure
i
granduchi
russi
e
gli
arciduchi
austriaci
non
potessero
rinunciare
e
divenire
comuni
cittadini
.
Il
giurista
sa
l
'
innegabile
contrasto
tra
l
'
art.
5
del
Concordato
e
le
norme
della
Costituzione
che
garantiscono
la
libertà
di
pensiero
,
bandiscono
ogni
discriminazione
su
motivi
religiosi
,
sul
terreno
giuridico
chi
difende
il
vigore
dell
'
art.
5
parla
di
un
ordine
pubblico
concordatario
che
prevale
sull
'
ordine
pubblico
della
Costituzione
;
tesi
ostica
a
chiunque
senta
poco
o
molto
lo
Stato
.
C
'
è
una
via
d
'
uscita
,
tra
l
'
attaccamento
di
molti
cattolici
ad
ogni
clausola
del
Concordato
ed
il
sentire
liberale
:
comune
anche
a
molti
altri
cattolici
,
che
amerebbero
più
il
Concordato
se
non
recasse
quell
'
articolo
(
di
cui
poi
i
prefetti
hanno
ampliato
la
portata
,
facendone
derivare
anche
una
ineleggibilità
a
consigliere
comunale
,
che
non
è
ufficio
che
ponga
a
contatto
immediato
col
pubblico
)
?
Crederei
di
sì
.
Trattati
internazionali
,
concordati
,
leggi
,
restano
cosa
viva
fino
a
che
abbiano
una
rispondenza
nella
coscienza
nazionale
Si
può
curarne
la
vitalità
,
vigilando
su
questa
rispondenza
e
modificandoli
man
mano
;
si
può
avere
il
culto
del
documento
o
,
più
spesso
,
la
pigrizia
,
la
paura
,
di
rimettere
le
mani
in
un
lavoro
non
facile
,
di
muovere
acque
stagnanti
.
Nel
secondo
caso
,
talora
il
buon
volere
delle
parti
supplisce
;
la
modifica
,
l
'
adattamento
segue
in
fatto
(
sarebbe
così
possibile
una
disapplicazione
dell
'
art.
5
,
che
seguisse
d
'
accordo
tra
autorità
statali
ed
autorità
ecclesiastiche
,
convinte
queste
che
meglio
vale
non
sia
applicata
una
norma
che
può
rendere
impopolari
i
Patti
Lateranensi
)
.
Ma
talora
nulla
si
fa
;
ed
il
documento
si
dissecca
,
il
suo
contenuto
appare
sempre
più
remoto
dal
sentire
comune
;
al
momento
della
prova
,
la
pergamena
va
in
briciole
(
la
vicenda
della
Triplice
Alleanza
)
.
Chi
scrive
è
un
superstite
separatista
,
convinto
che
ogni
legame
giuridico
tra
Chiesa
e
Stato
nuoccia
ad
entrambi
;
soffrì
alla
stipulazione
del
Concordato
,
anche
per
ciò
che
in
quel
momento
significava
.
Ma
sa
pure
che
questa
fede
separatista
siamo
ormai
in
ben
pochi
ad
averla
;
che
i
più
degl
'
italiani
sentono
pochissimo
il
problema
dei
rapporti
tra
Stato
e
Chiesa
,
meno
che
un
secondario
problema
economico
.
Non
ignora
che
una
denuncia
del
Concordato
turberebbe
moltissimi
;
quasi
certamente
si
accompagnerebbe
ad
una
ripresa
di
quell
'
anticlericalismo
becero
e
povero
d
'
idee
che
fioriva
agli
inizi
del
secolo
,
ed
il
cui
ricordo
gli
è
odioso
.
Mi
augurerei
quindi
che
il
Concordato
non
restasse
imbalsamato
,
subisse
man
mano
modifiche
ed
adattamenti
.
Il
primo
potrebbe
essere
l
'
abrogazione
di
quella
parte
dell
'
art.
5
e
la
rinuncia
dello
Stato
a
quei
controlli
nelle
nomine
di
vescovi
e
di
parroci
che
il
Concordato
gli
dà
e
che
non
credo
usi
.
Nell
'
Italia
del
1929
era
consono
allo
spirito
del
regime
non
ammettere
problemi
di
coscienza
,
punire
ogni
sorta
di
eresia
(
quelle
politiche
anzitutto
)
,
ed
anche
coltivare
l
'
ideale
napoleonico
,
i
vescovi
prefetti
in
sottana
.
Nel
1962
tutto
questo
è
distaccato
dalla
realtà
,
è
in
contrasto
col
sentire
dei
cittadini
e
dei
credenti
.
Sarebbe
un
reale
successo
di
un
governo
democristiano
varare
una
tale
modifica
del
Concordato
,
che
,
conchiusa
d
'
accordo
tra
i
due
poteri
,
andrebbe
approvata
con
legge
ordinaria
.
Amerei
vedere
questo
atto
:
che
ricevesse
le
sanzioni
di
Giovanni
XXIII
,
il
Pontefice
più
aperto
,
più
comprensivo
,
più
fiducioso
nell
'
espansione
che
può
avere
la
religione
su
terreno
democratico
,
in
paesi
liberi
,
nelle
conquiste
che
può
ivi
realizzare
,
e
di
Segni
,
cattolico
praticante
da
sempre
(
presidente
della
Unione
dei
giuristi
cattolici
)
,
e
sempre
antifascista
,
senza
compromissioni
.
Al
rammarico
dei
fascisti
che
vedrebbero
modificata
quella
che
resta
la
struttura
più
intatta
del
regime
,
e
della
sparuta
minoranza
di
cattolici
che
ancor
crede
nella
efficacia
benefica
del
braccio
secolare
,
farebbe
riscontro
il
consenso
dell
'
enorme
maggioranza
degl
'
italiani
.
Confido
che
dalle
due
parti
non
si
disattenda
questa
possibilità
di
rinvigorire
una
struttura
cui
entrambe
tengono
.
StampaQuotidiana ,
Caro
dottor
Papandrea
,
per
quanto
riguarda
la
prima
domanda
,
esprimo
soltanto
una
mia
opinione
senza
mettere
la
mano
sul
fuoco
circa
la
sua
esattezza
.
Quelli
che
lei
chiama
i
partiti
minori
comunisti
sono
certamente
una
filiazione
del
Pci
,
ma
non
voluta
.
Da
quando
esistono
,
i
comunisti
hanno
sempre
e
inflessibilmente
seguito
la
regola
di
non
aver
mai
nessuno
più
a
sinistra
di
loro
(
la
sinistra
comunista
è
uno
dei
più
comici
miti
del
nostro
tempo
:
se
c
'
è
un
regime
retrivo
,
immobile
,
repressivo
e
mummificatore
della
società
,
è
quello
comunista
:
basta
guardare
i
Paesi
in
cui
vige
.
Ma
questo
è
un
altro
discorso
)
.
Dovunque
e
in
qualsiasi
momento
ne
spunta
un
embrione
,
i
comunisti
o
lo
soffocano
o
lo
riassorbono
.
E
dal
loro
punto
di
vista
hanno
ragione
:
il
partito
comunista
si
muove
come
un
reggimento
prussiano
che
non
tollera
il
disordine
,
nemmeno
quello
dei
franchi
tiratori
.
Questi
partiti
minori
,
mi
creda
,
fanno
più
confusione
che
voti
.
Sulla
seconda
domanda
,
mi
sento
più
sicuro
.
Intanto
ritengo
impossibile
,
o
almeno
altamente
improbabile
,
che
le
sinistre
raggiungano
la
maggioranza
assoluta
:
il
vento
non
soffia
più
in
quella
direzione
(
forse
un
pochino
grazie
anche
a
noi
)
.
Ma
anche
se
la
raggiungessero
,
non
credo
alla
loro
coalizione
sotto
la
leadership
comunista
.
All
'
interno
del
Psi
avverrebbe
probabilmente
una
spaccatura
.
Ma
anche
se
non
avvenisse
,
non
succederebbe
nulla
perché
ciò
che
escludo
in
maniera
tassativa
(
e
qui
la
mano
sul
fuoco
sono
pronto
a
metterla
)
è
che
i
radicali
-
i
quali
riporteranno
certamente
un
notevole
successo
-
ci
stiano
.
Conosco
bene
Pannella
,
lo
conosco
come
le
mie
tasche
.
Forse
non
so
del
tutto
che
cosa
vuole
.
Ma
so
con
assoluta
certezza
che
cosa
non
vuole
.
Potremo
ritrovarlo
dovunque
,
meno
che
dalla
parte
della
repressione
,
dove
sarebbe
costretto
a
mettersi
in
caso
di
un
'
alleanza
di
governo
coi
comunisti
.
Per
concludere
,
caro
Papandrea
,
la
mia
convinzione
è
questa
:
il
pericolo
del
potere
in
mano
al
Pci
non
viene
da
sinistra
.
Viene
soltanto
dalla
Dc
.
Ed
è
per
questo
che
,
siccome
non
possiamo
sperare
di
togliere
alla
Dc
il
suo
primato
,
dobbiamo
a
tutti
i
costi
,
schede
alla
mano
e
mano
alle
«
preferenze
»
,
mandare
in
parlamento
una
Dc
decisa
a
rifiutare
il
connubio
col
Pci
.
Se
vogliamo
,
possiamo
farlo
.
StampaQuotidiana ,
Abbiamo
visitato
con
piacere
l
'
ufficio
centrale
telefonico
impiantato
fra
noi
sotto
la
direzione
dell
'
egregio
cav
.
Salmeri
.
Son
veramente
da
vedersi
i
vari
apparati
ed
il
modo
come
funzionano
i
numerosi
fili
che
sono
sparsi
in
gran
parte
della
città
e
mettono
in
comunicazione
l
'
ufficio
centrale
e
i
vari
abbonati
.
È
un
vero
prodigio
della
scienza
.
Noi
crediamo
che
questa
rete
telefonica
sarà
maggiormente
estesa
essendo
grande
la
utilità
che
se
ne
può
ricavare
.
StampaPeriodica ,
...
Ma
occorreva
anche
un
Duce
magnifico
che
nella
sua
spregiudicatezza
di
italiano
moderno
volgesse
l
'
animo
a
qualcosa
di
eroico
,
ad
un
superamento
gravido
di
avvenire
,
accettasse
ogni
alito
di
vita
nuova
,
avesse
tutto
il
coraggio
della
concreta
attuazione
dello
stato
organico
e
della
nazione
corporativa
,
tanto
più
meritevole
in
quanto
la
sua
mentalità
e
la
sua
sensibilità
in
origine
non
furono
sindacalistiche
ma
piuttosto
blanquistiche
e
romantiche
,
ossia
,
nel
senso
estetico
-
dinamico
,
come
solo
la
politica
poteva
essere
rispettabile
.
Ma
Benito
Mussolini
è
insieme
un
uomo
di
azione
impareggiabile
ed
un
sensorio
squisito
,
uno
strumento
di
precisione
delicatissimo
,
uno
psicologo
delle
masse
in
-
superato
,
dotato
di
un
intuito
geniale
a
divinare
ed
occorrendo
a
seguire
(
che
è
forse
maggiore
virtù
)
tutti
gli
atteggiamenti
e
tutta
la
passione
del
popolo
italiano
,
e
ad
accogliere
ogni
dottrina
feconda
,
il
che
costituisce
proprio
la
qualità
opposta
alla
mummificazione
del
dottrinario
,
il
quale
non
può
scostarsi
dalla
sua
dottrina
,
che
si
fa
apriorismo
,
domma
infecondo
,
cecità
ed
incomprensione
.
Occorreva
infine
il
giurista
mistico
e
puro
,
un
Rocco
,
mente
giuridica
di
primo
ordine
,
che
travedesse
di
colpo
la
importanza
di
tutte
codeste
materie
caotiche
,
di
codesto
amalgama
ardente
in
fusione
a
fucinarlo
in
sostanza
di
diritto
,
a
dargli
corpo
ed
anima
,
forma
di
legge
e
di
ordina
-
mento
,
e
riducesse
a
comando
ed
a
sistema
quello
che
era
ancora
fiotto
di
idee
,
tendenza
storica
e
rinascita
di
un
pensiero
politico
originario
nella
stirpe
.
Tutto
questo
occorreva
,
e
tralasciamo
i
particolari
,
perché
il
miracolo
potesse
compiersi
,
e
lo
stato
corporativo
italiano
potesse
sorgere
,
ricco
di
una
sua
vita
autonoma
,
capace
di
un
'
indefinita
evoluzione
di
idee
e
di
fatti
sul
terreno
sperimentale
delle
formazioni
concrete
.
Perché
cadrebbe
in
grave
errore
chi
supponesse
che
tutto
fosse
oramai
definito
e
che
l
'
attuale
sistema
dovesse
rimanere
immobile
,
condannato
ad
un
autoammirazione
infeconda
.
Il
diritto
nello
stato
è
vita
,
è
movimento
,
è
specificazione
,
è
divenire
hegeliano
che
ha
già
trovato
un
suo
assetto
,
che
è
sintesi
,
ma
non
come
punto
di
arrivo
,
bensì
come
punto
di
partenza
per
le
ulteriori
evoluzioni
tendenti
a
sintesi
superiori
e
più
vaste
...
StampaQuotidiana ,
Come
il
cielo
di
primavera
talora
a
brevi
intervalli
passa
dal
sereno
al
grigio
cupo
,
così
è
tra
noi
di
quelli
che
si
sogliono
chiamare
rapporti
tra
società
civile
e
società
religiosa
.
Epoca
giovannea
continuata
dal
successore
;
fine
dell
'
era
costantiniana
;
apertura
;
rifiuto
da
parte
della
Chiesa
del
potere
politico
;
si
può
parlare
di
tutto
,
discutere
di
tutto
;
colloquio
tra
cattolici
e
protestanti
,
tra
credenti
e
laici
;
si
cerca
onestamente
di
vedere
ciò
che
può
esserci
di
buono
,
di
sano
,
nel
sentire
dell
'
avversario
.
È
il
cielo
sereno
.
Ma
poi
,
si
prospetti
un
disegno
di
legge
sul
divorzio
,
od
un
magistrato
affermi
in
una
sentenza
che
alla
base
del
diritto
statale
v
'
è
un
'
etica
,
un
buon
costume
senza
impronta
confessionale
,
ed
a
questo
soltanto
i
cittadini
sono
tenuti
a
conformarsi
;
ed
ecco
si
sente
subito
il
brontolio
del
tuono
.
Altro
che
epoca
giovannea
;
torniamo
indietro
di
centosedici
anni
.
1850
.
il
foro
privilegiato
per
gli
ecclesiastici
è
un
ricordo
remoto
nei
paesi
più
cattolici
,
la
Restaurazione
non
Io
ha
risuscitato
;
né
in
Francia
né
nel
Belgio
né
in
Austria
i
più
zelanti
degl
'
interessi
della
Chiesa
pensano
a
reclamarlo
.
Ma
quando
il
Piemonte
vuole
sopprimerlo
è
la
rottura
,
i
rapporti
fra
Stato
e
Chiesa
con
la
legge
Siccardi
si
guastano
irrimediabilmente
,
occorreranno
tre
quarti
di
secolo
perché
si
ricompongano
.
1966
:
quasi
tutti
gli
Stati
europei
hanno
il
divorzio
,
nessun
partito
cattolico
,
nessun
episcopato
pensa
nei
paesi
dove
esiste
a
porre
sul
tappeto
la
questione
della
sua
soppressione
,
accettano
che
il
precetto
della
indissolubilità
senza
eccezioni
sia
precetto
religioso
,
vincolante
i
credenti
come
ogni
comandamento
di
Dio
,
ma
senza
coercizione
statale
;
in
Italia
non
se
ne
deve
parlare
.
Intendiamoci
.
E
proprio
porsi
sul
terreno
teologico
-
un
precetto
assoluto
,
di
diritto
divino
;
obbligo
dello
Stato
di
conformare
le
sue
leggi
ad
un
tale
precetto
-
parlare
di
un
problema
del
divorzio
genericamente
.
Su
un
terreno
di
opportunità
umana
,
di
convenienza
politica
,
non
si
possono
considerare
che
singoli
modelli
di
legislazioni
che
consentano
il
divorzio
(
già
istituire
un
ufficio
del
pubblico
ministero
analogo
al
difensore
del
vincolo
nei
tribunali
ecclesiastici
,
volto
ad
evitare
inganni
,
darebbe
un
aspetto
a
sé
ad
una
legge
sul
divorzio
)
.
E
si
può
essere
in
massima
antidivorzisti
,
anche
per
ragioni
non
religiose
,
nel
senso
che
è
ben
possibile
ispirare
pure
una
morale
laica
al
concetto
del
sacrificio
,
all
'
austerità
del
soffrire
insieme
,
e
ritenere
così
che
l
'
infermità
di
mente
di
un
coniuge
non
sia
ragione
per
ridare
la
libertà
all
'
altro
.
Ma
si
finisce
sempre
di
giungere
a
qualche
caso
estremo
(
quello
di
chi
ha
sposato
una
straniera
,
e
questa
tornata
al
suo
paese
ha
ottenuto
il
divorzio
,
si
è
risposata
,
è
moglie
e
madre
rispettata
e
felice
,
mentre
il
marito
italiano
rimane
legato
)
,
in
cui
soltanto
l
'
argomento
religioso
,
la
forza
del
sacramento
,
la
volontà
imperscrutabile
di
Dio
,
può
giustificare
l
'
indissolubilità
.
Ed
il
punto
è
proprio
quello
se
lo
Stato
possa
imporre
anche
ai
non
credenti
la
soluzione
che
abbia
una
base
puramente
religiosa
.
Discorso
parallelo
può
farsi
sulla
questione
:
morale
cattolica
o
morale
della
società
civile
?
La
nostra
società
si
è
formata
nella
matrice
del
cattolicesimo
,
e
,
a
parte
conati
di
punte
estreme
che
non
hanno
mai
attecchito
,
non
c
'
è
divario
tra
credenti
e
non
credenti
intorno
alla
quasi
totalità
dei
precetti
morali
.
Quando
si
discute
sul
Codice
Penale
,
sul
mantenimento
o
no
di
certi
reati
;
o
quando
in
sede
disciplinare
si
vuole
accertare
se
il
comportamento
di
un
impiegato
sia
da
tacciare
come
immorale
,
non
si
avvertono
contrasti
tra
credenti
e
non
credenti
.
Grazie
a
Dio
,
direi
la
totalità
del
popolo
italiano
-
e
non
prenderei
troppo
sul
serio
le
divagazioni
di
adolescenti
-
sa
che
un
libero
amore
,
una
venere
vaga
,
è
il
ritorno
all
'
animalità
,
la
distruzione
delle
basi
stesse
della
società
.
I
divari
nascono
su
pochissimi
punti
di
sostanza
-
così
la
limitazione
delle
nascite
-
e
su
alcuni
criteri
di
condotta
politica
:
punibilità
dell
'
adulterio
,
o
mera
sanzione
civile
,
considerandolo
come
causa
di
separazione
?
Libertà
di
discutere
di
tutto
,
apertamente
,
o
riserbo
su
certi
problemi
,
non
scriverne
in
giornali
o
libri
che
possano
andare
per
le
mani
di
chiunque
?
Come
vietare
spettacoli
che
potrebbero
essere
eccitanti
dell
'
erotismo
(
ma
molti
daremmo
il
primo
posto
nella
nostra
preoccupazione
alla
eccitazione
alla
violenza
,
che
del
resto
è
sorella
carnale
dell
'
erotismo
)
?
È
qui
che
una
sentenza
ha
potuto
dire
-
e
siamo
moltissimi
,
anche
credenti
e
praticanti
,
a
consentire
-
che
per
il
magistrato
(
che
personalmente
può
essere
uomo
piissimo
)
non
ci
dev
'
essere
che
la
morale
desumibile
dal
complesso
dell
'
ordinamento
dello
Stato
.
Per
il
credente
non
ci
sono
morali
,
ce
n
'
è
una
sola
,
si
obietta
.
Sì
,
ci
sono
i
precetti
eterni
,
accolti
nei
testi
sacri
;
l
'
amore
per
gli
altri
;
il
sacrificio
;
il
superamento
di
tutti
gli
appetiti
carnali
,
dal
sesso
alla
gola
,
alla
brama
del
potere
e
delle
ricchezze
,
per
conseguire
la
libertà
dalle
passioni
;
cercare
la
verità
,
realizzare
la
giustizia
.
Ma
le
applicazioni
di
quella
precettistica
eterna
mutano
continuamente
nel
tempo
;
ma
i
dubbi
sull
'
attuazione
pratica
della
regola
,
sono
quotidiani
.
Strano
che
dei
credenti
non
si
domandino
se
sarebbe
necessaria
una
Chiesa
docente
,
ove
tutto
fosse
così
chiaro
e
semplice
come
a
volte
affermano
essere
;
non
riflettano
che
le
trite
accuse
anticlericali
all
'
opera
della
Chiesa
nei
secoli
dipendano
dall
'
incomprensione
di
ciò
ch
'
è
lo
spirito
,
il
diffuso
sentire
di
ogni
epoca
,
attraverso
cui
faticosamente
anche
i
santi
,
anche
gli
spiriti
più
illuminati
,
riescono
a
fare
penetrare
un
po
'
di
luce
.
Il
credente
sa
che
Dio
si
rivela
man
mano
agli
uomini
;
l
'
ottimismo
cristiano
è
nel
credere
che
gli
occhi
degli
uomini
si
stiano
aprendo
gradatamente
alla
luce
;
che
,
se
anche
le
azioni
non
seguano
immediatamente
,
il
senso
del
bene
e
del
male
vada
man
mano
affinandosi
.
Per
tornare
al
contrasto
tra
chi
ritiene
che
il
precetto
religioso
debba
dominare
la
legislazione
civile
e
chi
lo
vuole
imperativo
solo
per
i
credenti
:
se
dal
lato
cattolico
si
possono
rievocare
prese
di
posizione
analoghe
di
oltre
un
secolo
fa
,
manca
ogni
parallelo
dell
'
altro
lato
.
Qui
c
'
è
vero
distacco
.
All
'
inizio
del
secolo
anche
il
socialismo
accanto
alle
rivendicazioni
economiche
poneva
una
serie
di
premesse
ideologiche
:
molte
campagne
che
oggi
paiono
assurde
(
Oddino
Morgari
che
voleva
far
fischiare
lo
zar
,
un
disprezzo
becero
dei
valori
religiosi
)
,
l
'
antimilitarismo
,
le
campagne
contro
la
massoneria
e
contro
il
duello
,
condotte
accanto
alla
lotta
sindacale
.
Oggi
lo
sblocco
dei
fitti
ha
ben
maggiore
importanza
del
divorzio
e
della
obiezione
di
coscienza
.
Certo
è
così
per
i
più
;
ma
la
vera
democrazia
consiste
proprio
nel
seguire
i
più
?
La
Repubblica
sociale
di
Mussolini
fu
larga
di
Stato
e
Chiesa
promesse
ai
lavoratori
;
ma
trovò
una
generazione
di
operai
e
contadini
che
ancora
sentiva
esserci
qualcosa
di
più
importante
delle
conquiste
sindacali
.
Forse
ignoravano
persino
il
nome
di
Croce
,
ma
avrebbero
detto
con
lui
che
ascoltare
o
no
la
Messa
è
più
importante
che
conquistare
Parigi
.
StampaQuotidiana ,
Il
nostro
galateo
di
giornalisti
«
borghesi
»
c
'
impone
di
pubblicare
questa
lettera
,
ma
non
ci
vieta
una
succinta
replica
:
a
)
Non
vedo
che
differenza
faccia
la
data
di
quelle
dichiarazioni
:
non
c
'
era
bisogno
di
aspettare
la
prova
del
Giornale
per
sapere
quali
fossero
le
nostre
posizioni
:
sono
quelle
che
abbiamo
sempre
tenuto
.
130
b
)
Fra
i
giornalisti
della
mia
generazione
,
io
sono
conosciuto
(
s
'
informi
,
sig.
Capanna
,
s
'
informi
)
come
uno
dei
pochissimi
che
non
ebbero
mai
commercio
coi
gerarchi
.
Quelli
che
ho
conosciuto
,
li
ho
conosciuti
solo
dopo
la
Liberazione
.
Ma
anche
se
li
avessi
conosciuti
prima
,
non
me
ne
vergognerei
,
visto
che
di
carriera
politica
non
ne
ho
fatta
né
con
loro
né
dopo
di
loro
.
Nel
nostro
mestiere
(
e
io
non
ne
ho
mai
fatti
altri
)
,
i
gradi
li
conferiscono
i
lettori
.
c
)
E
'
falso
che
il
Giornale
taccia
le
iniziative
della
Regione
.
Le
registra
sempre
,
anche
quando
recano
la
firma
di
Mario
Capanna
.
E
nessuno
lo
sa
meglio
di
lui
,
che
è
in
continuo
contatto
coi
nostri
cronisti
,
a
chiedere
favori
quasi
sempre
esauditi
.
d
)
Grazie
per
la
qualifica
di
«
maestro
»
.
Se
io
lo
sia
in
senso
positivo
o
negativo
,
non
sta
a
lei
giudicarlo
.
Sarà
il
futuro
a
dire
chi
,
fra
lei
e
me
,
ha
servito
gl
'
interessi
dei
giovani
,
dei
lavoratori
ecc
.
,
e
chi
se
n
'
è
servito
per
arrampicarsi
più
su
.
e
)
Due
colonne
di
piombo
sono
troppe
.
Come
avrà
visto
,
non
le
concedo
nemmeno
a
me
stesso
.
Ma
se
lei
vuole
esporre
le
sue
ragioni
,
questo
giornale
è
pronto
ad
ospitarle
,
come
certamente
i
giornali
vostri
,
se
voi
aveste
vinto
,
non
avrebbero
fatto
con
le
nostre
.
Naturalmente
mi
riservo
di
contestarle
sul
presupposto
-
forse
errato
-
che
il
vate
della
contestazione
sia
tenuto
a
riconoscermene
il
diritto
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
guari
da
che
una
giovine
coppia
si
presentò
nell
'
albergo
...
Erano
due
novelli
sposi
,
che
venivano
a
passare
la
luna
di
miele
.
Siccome
le
stanze
eran
tutte
affittate
,
il
proprietario
,
uomo
di
risorse
.
aveva
fatto
levare
le
bagnarole
dalla
sua
gran
sala
da
bagno
e
ne
avea
fatto
una
camera
da
letto
molto
ben
messa
.
Questa
camera
toccò
ai
nuovi
maritati
.
Durante
la
notte
,
la
giovane
sposa
,
volendo
chiamare
una
delle
inservienti
,
cerca
con
la
mano
nell
'
oscurità
il
cordone
del
campanello
,
ed
allorché
crede
d
'
averlo
toccato
,
tira
con
forza
.
Disgraziatamente
si
era
sbagliata
,
giacché
avea
messa
la
mano
sulla
corda
di
una
doccia
al
di
sopra
della
sua
testa
.
Immediatamente
un
diluvio
di
acqua
ghiacciata
,
capace
di
raffreddare
lo
stesso
entusiasmo
di
due
giovani
sposi
,
cade
con
fracasso
spaventevole
sulla
testa
dei
medesimi
.
Si
può
facilmente
immaginare
il
comico
spettacolo
di
questi
due
sfortunati
agitantisi
nell
'
oscurità
.
Il
marito
spaventato
allunga
alla
sua
volta
il
braccio
e
s
'
impossessa
con
frenesia
dell
'
estremità
di
un
altro
cordone
pendente
dalla
sua
parte
e
lo
tira
col
massimo
furore
.
Per
tutta
risposta
un
diluvio
d
'
acqua
,
questa
volta
bollente
,
cade
a
rovesci
.
Degli
urli
escono
dalla
camera
dei
poveri
sposi
,
quando
i
domestici
accorrono
e
sfondano
la
porta
.
Veggono
la
sala
a
metà
piena
d
'
acqua
e
la
giovine
sposa
montata
come
una
scimmia
sulla
schiena
del
marito
,
che
grida
come
un
ossesso
,
mentre
il
povero
uomo
cercava
a
tentoni
la
porta
fra
le
tenebre
.
Quale
prima
notte
di
nozze
?
Oh
!
...
Qual
prima
notte
di
nozze
.
StampaQuotidiana ,
Come
si
giunse
dalla
opposizione
netta
,
irreducibile
,
disposta
ad
utilizzare
ogni
strumento
,
anche
a
benedire
eserciti
stranieri
che
intervenissero
a
ristabilire
il
vecchio
ordine
,
propria
ai
cattolici
politici
,
a
quelli
che
"
sentivano
col
Papa
"
,
negli
anni
dalla
unificazione
al
primo
decennio
circa
dopo
la
presa
di
Roma
;
come
si
giunse
da
questo
estremo
al
clima
di
alleanza
del
1929
,
alle
visite
dei
papi
al
Quirinale
?
Parlare
di
opera
del
tempo
,
non
è
rispondere
.
Sono
gli
uomini
a
far
sì
che
il
tempo
porti
dimenticanza
,
o
mantenga
inalterati
,
talvolta
inasprisca
i
rancori
.
Il
bruciore
della
Francia
per
la
sconfitta
del
1870-71
ed
il
desiderio
di
rivincita
eran
più
vivi
che
mai
dopo
quarant
'
anni
;
in
uno
spazio
di
tempo
di
gran
lunga
minore
l
'
Austria
aveva
quasi
perduto
il
ricordo
delle
sconfitte
del
1859
e
del
1866
.
De
Gaulle
ha
potuto
fare
accettare
alla
Francia
un
riavvicinamento
fattivo
alla
Germania
anche
dopo
gli
orrori
della
seconda
guerra
mondiale
.
Il
tempo
è
una
parola
;
gli
uomini
sono
la
realtà
.
I
punti
salienti
di
questa
traiettoria
che
si
svolge
in
un
secolo
circa
sono
evocati
nella
bella
raccolta
dei
suoi
articoli
che
Giovanni
Spadolini
ci
dà
col
titolo
Il
Tevere
più
largo
(
ed.
Morano
,
1967
)
,
preceduta
da
una
introduzione
,
la
cui
sintesi
è
questa
:
la
Chiesa
ha
potuto
accettare
come
un
fatto
provvidenziale
la
scomparsa
del
potere
temporale
;
si
è
operata
una
svolta
per
cui
i
cattolici
hanno
quasi
riscoperto
"
quei
valori
della
libertà
religiosa
,
e
del
pluralismo
democratico
,
che
tutta
la
tradizione
del
Sillabo
aveva
condannato
o
svalutato
o
comunque
offuscato
"
;
ma
non
si
può
parlare
di
conflitti
eliminati
per
sempre
.
Superato
un
clericalismo
di
tipo
reazionario
"
non
manca
talvolta
di
affacciarsi
all
'
orizzonte
con
burbanzoso
cipiglio
un
nuovo
clericalismo
,
di
opposto
segno
nell
'
apparenza
,
ma
gravido
di
eguali
pericoli
nella
sostanza
...
che
si
muove
nella
linea
strumentale
e
machiavellica
dell
'
articolo
7;
che
non
escluderebbe
di
salvare
domani
il
Concordato
...
col
concorso
determinante
del
partito
che
fu
di
Togliatti
"
;
e
la
prefazione
termina
esaltando
De
Gasperi
come
quegli
che
meglio
comprese
il
pericolo
di
questo
nuovo
clericalismo
.
I
capisaldi
della
evoluzione
che
Spadolini
evoca
sono
:
la
preoccupazione
di
Cavour
di
ricevere
in
punto
di
morte
i
sacramenti
;
la
corrispondenza
,
fattaci
conoscere
dal
padre
Pirri
,
tra
Vittorio
Emanuele
II
e
Pio
IX
,
da
cui
appare
l
'
opera
moderatrice
del
re
contro
ogni
intemperanza
anticlericale
dei
ministri
,
il
desiderio
costante
di
non
rompere
con
la
Chiesa
;
il
Sillabo
come
conseguenza
del
1859
,
momento
in
cui
la
S
.
Sede
perde
la
fiducia
nella
diplomazia
e
nelle
soluzioni
politiche
,
e
si
rende
conto
che
la
riconquista
da
operare
è
quella
delle
coscienze
.
Del
pari
il
Concilio
Vaticano
e
la
proclamazione
della
infallibilità
pontificia
esprimono
"
la
scissione
della
Chiesa
dal
mondo
,
in
vista
di
contrapporre
l
'
assolutezza
della
fede
alle
sconfitte
della
storia
"
;
e
dopo
il
20
settembre
Pio
IX
rifiuta
di
abbandonare
Roma
,
comprendendo
che
una
rinascita
cattolica
solo
da
qui
sarebbe
partita
;
rinascita
che
trova
come
avversario
non
tanto
gli
Stati
,
quanto
lo
"
spirito
borghese
"
,
cioè
la
fede
del
borghese
in
se
stesso
,
nella
sua
ragione
e
nel
suo
equilibrio
,
del
borghese
"
ai
cui
occhi
l
'
oro
si
santifica
,
il
lavoro
si
riscatta
,
il
commercio
si
purifica
"
.
E
pur
senza
dirlo
,
Spadolini
pare
contrapporre
a
questa
visuale
del
borghese
,
quella
del
cattolico
liberale
,
considerato
in
De
Sanctis
,
per
cui
"
il
peso
dei
valori
morali
ha
una
importanza
forse
superiore
a
quella
delle
esperienze
intellettuali
...
la
fermezza
dell
'
animo
sembra
più
importante
della
vastità
della
cultura
,
che
non
si
accompagni
all
'
integrità
della
coscienza
"
.
Leone
XIII
rappresenta
un
rinnovato
"
imperialismo
cattolico
"
col
rafforzamento
delle
missioni
,
l
'
allargamento
dell
'
attività
diplomatica
;
l
'
appoggio
a
determinate
forme
della
scienza
e
del
pensiero
moderni
,
e
soprattutto
l
'
iniziativa
sociale
,
la
fiducia
nella
democrazia
come
strumento
per
riaffermare
l
'
iniziativa
del
papato
nel
mondo
.
Il
periodo
giolittiano
rappresentò
"
la
conciliazione
silenziosa
"
;
e
di
questo
periodo
viene
ricordato
Romolo
Murri
,
le
cui
speranze
saranno
tutte
deluse
,
e
le
cui
parole
non
potevano
trovare
alcuna
eco
in
Giolitti
.
Pio
X
"
sentiva
in
modo
sovrumano
,
esclusivo
,
con
una
forza
di
ispirazione
degna
dei
Pontefici
del
Medio
Evo
,
la
preminenza
della
Chiesa
sulla
società
civile
"
;
fra
tutti
i
Pontefici
dell
'
età
moderna
,
fu
quello
"
che
più
fieramente
ribadirà
il
dovere
di
una
devozione
e
di
una
sudditanza
totale
,
senza
sottintesi
,
senza
riserve
,
al
magistero
pastorale
"
.
Benedetto
XV
,
pur
così
dissimile
,
era
sostanzialmente
sulla
stessa
linea
quando
condannava
la
guerra
"
come
la
conseguenza
diretta
della
stessa
visione
della
vita
che
dominava
il
mondo
moderno
,
fondata
come
era
sui
valori
della
lotta
,
dell
'
emulazione
,
della
selezione
e
della
concorrenza
"
.
È
rievocata
la
nascita
del
partito
popolare
,
e
belle
pagine
sono
dedicate
a
don
Sturzo
,
dandosi
tutto
il
suo
valore
a
quello
che
fu
il
lato
più
brillante
e
più
durevole
della
creazione
del
partito
popolare
,
averlo
fatto
nascere
disancorato
dalla
gerarchia
ecclesiastica
,
staccato
dall
'
Azione
cattolica
.
Ed
è
esaltato
De
Gasperi
,
considerato
cattolico
-
liberale
e
riformatore
sociale
.
Gli
ultimi
capitoli
sono
dedicati
al
nostro
decennio
:
indicano
ciò
che
abbia
rappresentato
,
per
chi
possegga
senso
storico
,
la
risposta
del
Nunzio
a
nome
del
Papa
Giovanni
XXIII
agli
auguri
fatti
pervenire
dal
segretario
del
partito
liberale
;
l
'
atteggiamento
di
Giovanni
XXIII
verso
i
paesi
di
oltre
-
cortina
e
le
ripercussioni
che
può
avere
avuto
sui
cattolici
italiani
,
come
ammissione
della
libertà
del
voto
cattolico
.
Affermano
che
il
pontificato
roncalliano
,
pur
nelle
sue
audacie
,
non
lascia
la
minima
traccia
d
'
innovazioni
sul
piano
dei
principii
:
né
nella
questione
sociale
,
né
sul
tema
della
pace
e
del
pacifismo
.
Ricordano
la
visita
di
Giovanni
XXIII
al
presidente
Segni
,
quella
di
Paolo
VI
al
presidente
Saragat
,
ed
il
discorso
di
questo
,
che
giustamente
fece
scaturire
i
principii
ispiratori
della
Costituzione
repubblicana
dal
tronco
dell
'
etica
cristiana
.
Sono
tutte
pagine
letterariamente
molto
belle
,
scritte
in
un
puro
italiano
che
ormai
è
raro
ritrovare
,
con
piena
conoscenza
dei
temi
,
vivacità
giovanile
e
calore
di
convinzione
.
Va
da
sé
che
non
concorderei
sempre
con
Spadolini
.
Accetto
la
sua
visione
dei
Pontefici
-
non
tutti
i
giudizi
particolari
;
non
escludo
com
'
egli
fa
che
Benedetto
XV
non
potesse
meglio
frenare
certi
empiti
di
nazionalismo
cattolico
,
e
credo
che
Pio
XII
,
pur
non
potendo
compiere
nulla
più
di
quanto
compì
in
favore
degli
ebrei
,
avrebbe
potuto
,
senza
inasprire
Hitler
,
scaldare
il
cuore
dei
cattolici
facendo
meglio
sentire
il
dolore
ch
'
egli
veramente
soffriva
per
la
persecuzione
e
che
ogni
credente
doveva
dividere
-
;
sottoscriverei
alle
pagine
su
Vittorio
Emanuele
II
e
su
Giolitti
.
Sono
molto
dubbioso
sul
sentimento
cattolico
di
Cavour
,
che
mi
appare
piuttosto
un
deista
,
che
vuoi
morire
da
cattolico
secondo
la
tradizione
dei
suoi
avi
,
e
soprattutto
per
il
male
che
verrebbe
all
'
Italia
da
una
sua
morte
che
permettesse
di
dirlo
empio
impenitente
.
Ritengo
De
Gasperi
un
grande
cattolico
,
che
rese
un
servizio
inestimabile
alla
Chiesa
contrastando
a
certe
tendenze
del
Pontefice
che
avrebbero
favorito
un
riformarsi
di
blocchi
anticlericali
;
un
intelligentissimo
cattolico
che
ebbe
chiara
l
'
idea
della
linea
di
condotta
da
seguire
per
ottenere
per
la
Chiesa
il
massimo
che
i
tempi
consentivano
(
credo
anche
che
nel
suo
intimo
,
se
non
ci
fosse
stata
una
decisa
volontà
pontificia
,
non
avrebbe
così
fermamente
voluto
l
'
art.
7
della
Costituzione
nei
suoi
attuali
termini
)
;
ma
non
scorgo
nella
sua
opera
quella
riaffermazione
vigorosa
dell
'
autorità
dello
Stato
,
della
dignità
e
sovranità
del
potere
centrale
,
che
scorge
Spadolini
.
Né
son
d
'
accordo
con
l
'
amico
Spadolini
quando
teme
che
un
certo
clericalismo
possa
vagheggiare
un
'
"
operazione
Sturzo
"
con
il
partito
comunista
.
Non
amo
gli
uomini
di
quel
clericalismo
,
ma
non
li
credo
né
scettici
né
privi
di
intelligenza
;
essi
sanno
che
i
comunisti
sono
tutt
'
oggi
,
malgrado
ogni
dialogo
,
gli
uomini
del
materialismo
;
che
a
differenza
dei
vecchi
liberali
non
concepiscono
in
seno
ai
loro
ranghi
-
se
non
proprio
all
'
ultimo
posto
tra
i
proseliti
-
chi
appartenga
ad
una
qualsiasi
religione
.
Perché
i
"
clericali
"
potessero
accettare
una
tale
alleanza
occorrerebbe
che
il
comunismo
fosse
così
lontano
dai
suoi
principi
dottrinali
,
quanto
il
liberalismo
del
1900
lo
era
dall
'
Illuminismo
e
dall
'
Enciclopedismo
,
sua
remota
matrice
.
Nulla
di
simile
sull
'
orizzonte
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Paolo
,
non
ti
dirò
che
alla
tua
età
non
si
ha
diritto
a
tanta
disperazione
,
perché
sarebbe
retorico
e
falso
:
è
proprio
a
vent
'
anni
invece
che
si
hanno
le
disperazioni
:
ci
sono
passato
anch
'
io
.
Ma
è
il
motivo
che
te
la
ispira
che
mi
sembra
sbagliato
dalle
fondamenta
.
Tu
mi
fai
un
discorso
intelligente
,
molto
acuto
,
che
dimostra
una
maturità
in
anticipo
sui
tuoi
anni
,
per
dimostrarmi
che
non
c
'
è
scampo
perché
il
Pci
arriverà
in
ogni
caso
al
potere
.
Io
non
ci
credo
.
Ma
ammettiamolo
pure
.
E
una
volta
arrivato
al
potere
,
che
cosa
ci
porta
?
Ci
porta
,
mi
dirai
,
la
sua
intolleranza
,
e
una
polizia
capace
di
praticarla
soffocando
ogni
voce
di
dissenso
.
Giusto
.
Questo
gli
basterà
a
mantenerlo
,
il
potere
,
per
dieci
o
vent
'
anni
,
che
io
non
vorrei
vivere
,
che
tu
non
vorresti
vivere
,
ma
che
nella
storia
di
un
popolo
non
contano
molto
.
E
poi
?
Poi
,
sarebbe
il
crollo
,
perché
il
comunismo
non
ha
più
nulla
da
dire
a
nessuno
,
nemmeno
ai
russi
.
Sta
in
piedi
grazie
alla
sua
armatura
di
ferro
,
ma
per
niente
altro
.
Guardati
intorno
,
caro
Paolo
.
Il
vero
motivo
per
cui
le
dittature
di
destra
fanno
meno
paura
di
quella
comunista
è
perché
non
hanno
un
vangelo
,
voglio
dire
una
vera
e
propria
ideologia
.
Nascono
da
emergenze
,
per
riempire
un
vuoto
di
potere
(
democrazia
italiana
1922
,
repubblica
di
Weimar
1932
)
,
ristabiliscono
un
ordine
purchessia
,
e
vi
si
mummificano
.
Infatti
durano
,
al
massimo
,
quanto
dura
il
dittatore
,
al
quale
non
riescono
a
dare
successori
come
si
è
visto
in
Spagna
e
Portogallo
.
Per
il
semplice
motivo
che
la
successione
presuppone
un
'
eredità
,
e
le
dittature
di
destra
sono
,
quanto
a
patrimonio
ideologico
,
nullatenenti
.
I
comunisti
,
un
vangelo
lo
hanno
,
o
meglio
lo
avevano
:
il
marxismo
.
Il
marxismo
è
un
sistema
,
diciamo
così
,
a
ciclo
completo
:
politico
,
economico
,
culturale
.
Ed
è
questo
patrimonio
che
,
consentendogli
la
continuità
da
una
generazione
all
'
altra
,
ce
lo
faceva
temere
come
un
fenomeno
irreversibile
.
Ma
ora
,
caro
Paolo
,
non
più
.
Il
marxismo
è
in
pieno
sfacelo
dovunque
,
ma
soprattutto
là
dove
si
è
realizzato
.
Si
sostiene
solo
con
la
violenza
,
che
ha
saputo
organizzare
come
mai
nessuno
;
ma
non
è
riuscito
a
sopprimere
il
capitalismo
perché
dopo
aver
distrutto
quello
privato
ha
dovuto
istaurarne
uno
di
Stato
che
si
rivela
dieci
volte
peggiore
,
anche
per
le
classi
lavoratrici
,
di
quello
privato
,
e
nel
campo
del
pensiero
le
uniche
sue
voci
vive
sono
quelle
del
dissenso
.
Ora
anche
l
'
ultima
illusione
,
quella
pacifista
dell
'
internazionalismo
proletario
,
è
caduta
:
proletari
vietnamiti
e
proletari
cambogiani
si
sbranano
su
uno
sfondo
sovrastato
dalla
guerra
fredda
fra
Russia
e
Cina
.
Di
tutte
le
soluzioni
proposte
dal
marxismo
,
non
ce
n
'
è
una
che
abbia
retto
e
regga
alla
prova
dei
fatti
.
Il
cosiddetto
«
revisionismo
»
,
in
atto
in
tutta
la
cultura
marxista
dell
'
Occidente
,
non
è
che
la
mascheratura
del
ripudio
di
quella
che
ancora
vent
'
anni
fa
(
fino
alla
rivolta
dell
'
Ungheria
)
poteva
apparire
come
una
grande
speranza
.
La
tua
disperazione
,
caro
Paolo
,
è
nulla
in
confronto
a
quella
che
devono
provare
i
marxisti
in
buona
fede
(
che
sono
pochi
:
i
più
sono
soltanto
degli
opportunisti
)
,
che
nel
marxismo
credevano
di
aver
trovato
una
risposta
ai
loro
perché
,
e
ora
sono
al
buio
.
Certo
,
il
comunismo
ha
ancora
la
forza
per
conquistare
l
'
Italia
,
e
magari
l
'
Europa
:
missili
e
carri
armati
per
questa
impresa
,
ne
ha
abbastanza
.
Ma
non
ha
che
quelli
.
Potrà
distruggere
tutto
,
ma
è
incapace
di
costruire
qualcosa
di
umanamente
valido
.
E
quindi
è
condannato
alla
sconfitta
finale
.
Puzza
già
di
morto
.
Caro
Paolo
,
non
posso
guarirti
dalla
disperazione
.
E
nemmeno
lo
voglio
.
La
disperazione
è
un
buon
concime
,
per
la
formazione
di
un
uomo
,
come
lo
intendo
io
.
Continua
a
macerartici
,
dentro
e
,
se
ti
fa
piacere
,
vieni
a
trovare
questa
nostra
famiglia
di
ex
-
disperati
,
che
nell
'
azione
hanno
trovato
la
loro
medicina
.