Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
StampaPeriodica ,
La Vita italiana in un breve articoletto , intitolato « Ruggero Bonghi e Grazia Deledda » paragona il metodo narrativo della gentile scrittrice sarda al metodo , niente altro , di Turghèneff . Non mi sembra esatto il paragone , nemmeno se condizionato e parziale . I personaggi di Turghèneff sono agitati , è vero , dalle passioni che dominano il cuore umano , batta esso negli ampi , villosi petti selvaggi o pulsi stanco sotto i risvolti serici dello smoking di un dandy londinese , ma la fisionomia speciale della razza slava , così felina , impetuosa ed invadente , è tratteggiata con tocchi precisi dalla mano maestra del romanziere russo . Leggete Fumo , una satira sanguinosa ed atroce con cui si marchia a fuoco l ' alta società moscovita , leggete il Padre e figli dove gl ' intendimenti e le aspirazioni del passato e dell ' avvenire sono messi a riscontro , leggete Acqua di primavera dove il protagonista , preso fra l ' amore soave di una fanciulla e la passione divorante di una donna , cede agl ' impeti del giovane sangue e spezza il proprio avvenire e infrange il proprio sogno ; voi troverete che i tipi di Turghèneff , uomini e donne , sono russi , sempre russi , niente altro che russi , laddove Annina , Sebastiano , Zonario , tutti i personaggi di Anime Oneste potrebbero , senza pregiudizio di sorta , essere nati e cresciuti a Napoli come a Firenze , a Sassari come a Milano . Non diciamo dunque che il romanzo nuovo di Grazia Deledda sia un romanzo sardo e che della cara e forte isola riproduca il carattere . Qualche descrizione di paesaggio , qualche schizzo di costume non bastano a darci il colorito locale di una regione , a farci vivere in un ambiente speciale o a sintetizzare gli elementi costituenti lo speciale organismo di tutta una razza la quale abbia come la sarda , per la natura del suolo , per ragioni geografiche e filologiche , un suggello di così spiccata originalità . Se fosse proprio necessario paragonare a qualche altro libro il libro di Grazia Deledda , vorrei porlo a riscontro dei romanzi di Erckmann Chatrian , tanto in Anime oneste l ' idillio campeggia sul dramma . A proposito di ciò l ' autrice merita di essere molto lodata . Se non mi pare che Anime oneste formino un libro bello , certo formano un libro leggiadrissimo e buono : leggiadrissimo pel profumo di femminilità emanante da ogni pagina , buono per la serenità degl ' intendimenti , per la rettitudine dei personaggi , per lo spirito di sacrificio da cui la protagonista è animata , per l ' amore austero e calmo di Sebastiano verso la terra , inspiratrice augusta di forti opere e di forti pensieri . E poiché il Fanfulla domenicale si va acquistando bella fama di pedanteria , io consiglierò pure la giovane autrice ad affilare pazientemente la penna prima di cimentarsi ad un altro libro . Lo studio assiduo e pedestre della grammatica , l ' analisi della proposizione e del periodo , non sono esercizi divertenti , capisco bene , ma se un pianista tormenta tutti i giorni la tastiera con arpeggi ed accordi per avere docile la mano all ' interpretazione di Bach e di Beethoven , perché dunque lo scrittore non dovrà sottostare ad un bagno giornaliero di grammatica o di filologia per ottenere la parola agile nell ' afferrare il pensiero , trasparente nel riprodurne precisi i contorni ? Quando la tessitura di un periodo non è rigidamente costrutta sopra regole bene determinate , vuol dire che la preparazione manca o è insufficiente , e l ' ingegno , sia pur caldo e vivo , non può , senza l ' ausilio di una tenace preparazione , produrre l ' opera sfidatrice del tempo . Grazia Deledda non abbia fretta ed ascenda lentamente , serenamente l ' erta scoscesa del sapere . Che importa se il passo è tardo ? Ad ogni piè sospinto ella vedrà spiegarsele intorno l ' orizzonte , sentirà più ritemprante e pura circolare l ' aria sulla sua fronte , ammirerà più fulgente irraggiare il sole sopra eccelse vette inesplorate . La critica , senza fretta , guarderà aspettando .
ROMANZI D'AMORE ( SERAO MATILDE , 1884 )
StampaPeriodica ,
Riprendendo Sapho di Daudet , l ' impressione fattami dalla seconda lettura è stata assai diversa dalla prima . Le prime letture , per chi vive nel giornalismo e di giornalismo e deve dar notizia delle feste da ballo , come dei libri nuovi , sono fastidiose sempre , spesso tormentose . Si sanno da prima , l ' argomento del libro , i nomi dei personaggi , gli intendimenti dell ' autore . Si sa che vi dev ' essere il tal capitolo interessante , la tal descrizione piccante , il tal pregio e il tal difetto ; e si scorre il volume distrattamente , cercando il capitolo , la descrizione , la pagina , per vedere se veramente è così , per confrontare , per ricavarne quel tanto che al pubblico interessa di sapere . Ma la seconda lettura è tutta a beneficio nostro : noi dimentichiamo il pubblico , dimentichiamo i giornali , dimentichiamo la estenuante pena dello scrivere , e ci tuffiamo nella consolante dolcezza del leggere . E leggiamo pagina per pagina , amorosamente , lentissimamente , fermandoci a ripensare mentalmente i pensieri stampati dello scrittore , facendo nella solitudine del nostro spirito una critica più sentimentale che letteraria , più tosto un ' amplificazione immaginosa che un commento analitico . E poi , ora , l ' autunno è vicino . Cessati i calori fieri , non cominciate le brezze fredde , l ' aria ha una tepidezza amorosa che conforta a sognare . Il mare tranquillo col mutar dell ' ora , muta colore , la collina dolcissima prende a volte un ideal profilo di donna dormente , da tutte le parti vengono canti : i canti delle donne che battono il lino alla riva del fiume s ' incontrano nel vento coi canti delle donne che abbacchiano le ulive sulla cima del colle . E questo demonio del Daudet , questo stregone meridionale dalla gioventù imperitura , pone sempre nella sua florida prosa un filtro fatale . Scriva il Nabab o Jack , Fromont et Risler o Numa Roumestan , sempre il suo periodo ha un ' onda musicale che pare una nenia di contadine , sempre i suoi libri hanno un profumo di nostalgia campestre , simile al vivo odore dello spiganardo , che fiorisce qui , al confine dell ' orto e del litorale . Poi , i romanzi d ' amore anche i più sciocchi , anche i più brutti , hanno un fascino a cui la desiosa anima femminile non resiste . Date a una dolce signora un salotto elegante , ove la seta tessuta da mani giapponesi e il legno scolpito da antiche mani fiorentine e la porcellana e il bronzo s ' accordino armoniosamente ; oppure datele un cantuccio di questa pineta baciata dal mare , ove l ' odore di mirto del parterre si unisce con l ' odore di resina degli alberi e un lungo romanzo d ' amore : Clarissa Harlowe . Da prima , una dolce noia di quella prosa presbiteriana le farà abbassare il libro e levar gli occhi alla vòlta della stanza o del bosco ; poi , il passo della cameriera nell ' anticamera o il canto d ' una gazza tra il fogliame la riscoteranno , e ripiglierà la lettura . E un miracolo accade : l ' arida prosa del romanziere inglese , vanamente inaffiata dal the , d ' improvviso si anima e fiorisce ; una freschezza primaverile , una vivacità , un calore emanano dalle più intime pagine del libro : la passione della povera Clarissa , così tenera , così mite , così soavemente materiata d ' amore , si ripercote nell ' anima della lettrice , e pare che quel vecchio romanzo irrigidito si sciolga dalla morte , come un ' acqua gelata al primo sole di marzo . Pei critici , dunque , la passione d ' amore nei romanzi deve essere argomento di diffidenza . Essa è troppo capziosa , è troppo ingannatrice , è troppo affascinante . Qual ' è quell ' anima incallita nella critica che possa resistere al filtro della passione ? Voi andate per fare una discussione fredda e sapiente di quel cadaverino di carta stampata che si chiama libro , e alla prima incisione , scoprite tra le carni flaccide e i tendini irrigiditi , un cuore che pulsa ancora . Accostate l ' orecchio per misurare quelle ultime vibrazioni della vita , e da quel muscolo sanguigno si propaga un calore così ardente e così dolce , che vi penetra e vi conquide . Il vostro cuore critico comincia a palpitare all ' unisono con quel cuore romanzesco , una corrente magnetica si stabilisce fra loro , e il cadavere , come galvanizzato da una elettricità simpatica , rivive ai vostri occhi . Guai ai critici che si appressano ai romanzi d ' amore con leggerezza d ' animo ! Accade ad essi ciò che accadeva ai baldi cavalieri delle leggende antiche , quando approdavano spensieratamente all ' isola di qualche maga ingannatrice . La passione , dal libro si espande al lettore : a poco a poco si svegliano nella sua memoria dei ricordi , rinascono nei nervi delle sensazioni , si rilevano nello spirito dei dolci fantasmi : il lettore rumina con l ' immaginazione il romanzo come fosse un ' avventura sua propria , e una trasfusione accade , una comunione si fa , il critico svanisce nel sognatore . Così , sia pure il libro misero , sconclusionato , sgrammaticato , tutti i suoi peccati svaniscono per l ' indulgenza plenaria dell ' amore . Proprio , ai romanzi ove molto si ama , tutto si perdona . Da qualche tempo e , se occorre precisare il tempo , da Balzac in poi , il romanzo ha rinunciato a questo sicuro mezzo di trionfo . Il Balzac ebbe altre passioni e infuse nella prosa un diverso calore . La sua potente anima borghese non si appagava della tenerezza d ' amore : a lui piacquero il movimento del commercio e delle banche , il tumulto dei mercati , l ' agitazione dei sentimenti umani tanto più gagliardi quanto men puri . Egli dunque , con la sua potente mano abbatté per sempre il dramma della passione , e all ' accompagnamento dei baci e dei sospiri sostituì un ' altra musica : il rumore secco del denaro contato . Ma prima di lui , il romanzo si era , per un secolo , abbeverato e inebriato d ' amore . Prima di lui il romanzo non aveva pretensioni d ' impersonalità , era anzi deliberatamente personale e subbiettivo , come la lirica . Il romanziere creava una creatura fantastica a sua imagine e somiglianza , le infondeva la sua anima , ne faceva un interprete della sua passione presente o un simbolo della sua passione passata . Manon Lescaut , Corinna , Werther , Adolfo , più che fantasmi vivificati dall ' arte , sono personificazioni sentimentali non periture , finché non perisca l ' amore . Il romanzo amoroso produce l ' effetto di una confidenza : leggendo vi par di udire dalla bocca dell ' autore il racconto di una sua propria passione : non ci è più , fra lo scrittore e il lettore , intermediario il libro , ma vi è un ' intimità diretta e immediata , e vi pare a volte che dalle pagine si levi la voce del grande innamorato . A questo si deve la popolarità immensa che il romanzo ha acquistato , specie fra le donne . Sapete voi quante ingenue fanciulle a cui un vago desiderio d ' amore faceva vibrare i nervi delicati , piansero per la sventura di Ellenore , come per le pene di un ' amica adorata ? Sapete quanti giovani pazzi d ' amore si uccisero per imitazione di Werther ? La trasfusione del romanziere nell ' eroe del romanzo era così piena e così immediata , che quel fantasma diventava veramente una persona viva , nella quale i lettori si specchiavano e finivano per ritrovare una vaga immagine di sé medesimi . La passione è qualcosa di così potente , di così anormale , di così diverso dalle piccolezze volgari della vita , che è difficile determinarla , misurarla , controllarla . Dove comincia la passione , e dove finisce ? Quali sono le sue manifestazioni , le sue fasi , dov ' è la verità nella passione ? Tutto è vero e tutto è falso , dalle lettere dei soldati adorabili per le innocenze grammaticali , alle canzoni dei poeti , detestabili per la retorica , dalla morte della crestaina che si asfissia col carbone in una soffitta , alla morte del yachtman che si fa pomposamente saltare in aria con la navicella graziosa che fu già veicolo dell ' amore . La passione è l ' impreveduto e l ' imprevedibile : v ' imbarcate spensieratamente per un ' avventura , che vi pare un capriccio di poca importanza , e d ' improvviso un vento furioso v ' investe e vi spinge contro una scogliera scoscesa , in cima alla quale ride l ' azzurro ideale di una felicità sovrumana , e sotto spesso sta la morte . Così nei libri di passione . Quale è la verità o la falsità nel romanzo d ' amore ? È falso il Werther ? Ma se ogni giorno qualche Werther sconosciuto si fa saltare le cervella ai piedi di una Carlotta volgare ! Ma se Goethe versò in quel libro tanta sincerità di passione , che ne ammalò veramente , e dové fuggire in Italia , perché il sole gli dissipasse dallo spirito il fantasma del morto ! Il fatto è che il romanzo della passione è per sé stesso una grande e bellissima falsità : il fatto è che esso non è un romanzo , è il commento sentimentale di una passione . Infatti il romanziere dell ' amore è colpito da quel medesimo divino egoismo , che è il peccato e la consolazione degli innamorati . Tutti i romanzi d ' amore sono a due soli personaggi , come tutti gli amori . Che importa del resto del mondo al romanziere , e che importa agli amanti ? Questi credono di essere soli sopra la terra : il romanziere crede non esistano altri eroi romanzeschi , oltre quei due . Quel potente isolatore , che è l ' amore , invade il libro : l ' uomo e la donna si aggirano , tra la prosa calda e colorita , circonfusi e velati da un fluido divino . Che cosa può fare la critica ? Questi romanzi non si giudicano , si amano . Così , rileggendo Sapho , pel mio privato diletto , io sento più che mai crescere in me la ammirazione simpatica per questo ammaliante Daudet , che di tutti i romanzieri contemporanei , è il più intimamente e organicamente artista . Tutto ciò che il mio cervello critico pensò della Sapho , alla prima lettura , è dolcemente annientato da ciò che i miei nervi femminili sentono alla seconda . Svolgendo le pagine di questo libro , si avanzano nella mite serenità dell ' aria , fra l ' Adriatico verde e il cielo turchino , tutte le belle creature d ' amore , a cui il romanzo moderno ha dato vita . Pensose , silenziose , coi grandi occhi sognanti aperti a una luce lontana , si avanzano sul litorale popolato di girasoli , prendono per mano questa loro ultima sorella modellata dal Daudet , scompaiono sulla collina .
LA FEMMINILITÀ NEL ROMANZO ( PERODI EMMA , 1886 )
StampaPeriodica ,
Mi è sempre successo la stessa cosa : quando ho preso in mano un romanzo , firmato con un nome o un pseudonimo maschile a me ignoti , mi è bastato di leggerne una ventina di pagine , anche dieci soltanto , per sapere che quel nome o quel pseudonimo maschile celavano un nome di donna . Il quadro che abbraccia l ' occhio maschile è più largo e più complesso . Per lui tutto ha interesse , tutto è degno di nota , di osservazione . La vita sociale , la natura , tutte le passioni egli le analizza , s ' immedesima in esse e le incarna nei suoi personaggi . L ' occhio femminile pare quasi che sorvoli sull ' agitarsi della vita sociale , che non veda le scene della natura , che fra tutte le passioni non ne comprenda che una sola , una sola ne esamini , ne analizzi , viva in essa e per essa : l ' amore . « Le pene del giovane Werther » è , per esempio , un romanzo a base esclusiva d ' amore , senza intreccio : è la storia della passione di un ' anima esaltata . Ma nelle lettere ardenti del giovane innamorato sono esposti tutti i dubbj che agitano le menti maschili . L ' amore non lo assorbisce interamente , l ' amore lo spinge ad osservare ed a pensare . Egli indaga i segreti della natura , scruta le profondità del cuore umano e finisce per suicidarsi , dominato dal sentimento della piccolezza , della meschinità umana dinanzi all ' immensa grandezza della natura . Per affermare il principio che la scelta fra la morte e la vita è una delle poche prerogative di cui goda l ' uomo , stanco dell ' esistenza ; per provare che la morte volontaria « essendo la suprema manifestazione della forza , non può esser debolezza » , Werther si tira il colpo di pistola che lo rende cadavere . Nelle sue lettere a Wilhelm l ' amore è come il ritornello finale , la rima sua obbligata , ma la mente di Goethe spazia nei grandi cicli del pensiero umano , cerca di scrutare la mente divina , e s ' estasia e s ' inginocchia dinanzi alla natura , che è il vero e solo amore del grande poeta tedesco . E come del Goethe , si può dire lo stesso del Flaubert , del Balzac , per non citarne altri . Madame Bovary , che è pure lo studio profondo di un tipo femminile , forma nell ' insieme un quadro complessivo della vita e dei costumi dei piccoli paesi . Le passioni , le abitudini , le inezie della meschina esistenza di provincia , sono analizzate e usufruite dall ' autore per aggruppare intorno alla protagonista del romanzo un numero sufficiente di persone che renda completo il quadro . E l ' eroina stessa non ha nessuno dei difetti delle creazioni femminili ; non è punto incompleta come le donne create dalle donne , che ruminano sempre il sentimento . È fatta di carne , d ' ossa , d ' ambizione , di vanità , di vizio , come una donna vera . Balzac , che è certo la mente maschile più vasta , ha infrante le barriere del romanzo , ha abbracciato tutta la società francese del suo tempo , di Parigi come della provincia , del villaggio come dei monti , e aggregando e disgregando i tipi da lui creati , ce li mostra sotto diversi aspetti , alle prese con le diverse passioni . Nessuno meglio di lui ha conosciuto ed apprezzato i caratteri femminili . Egli si compiace nel descriverli , li fa emergere sui tipi maschili , li dota di forza e nello stesso tempo di una debolezza affascinante , pone nelle dita bianche delle sue donne molti dei fili che fanno muovere i personaggi della « Commedia umana » , ma per analizzarle non le chiama in un cantuccio appartato della vita , non le fa parlare sempre e poi sempre d ' amore , non le costringe a scrivere un giornale in cui sieno notate tutte le minime alternative del sentimento , come nel giornale di bordo di un ufficiale di rotta sono notati tutti i cambiamenti di vento . Le donne di Balzac amano , ma vivono pure , si muovono , e l ' amore non produce in esse , come nelle donne create dalle donne , il curioso fenomeno di sospendere la vita , di cristallizzarla . Prendete invece in mano il romanzo scritto da una donna , e voi troverete che l ' eroina non fa altro , proprio altro che analizzare il suo amore , e su quel motivo fare una quantità di variazioni . Neppure alcuni romanzi della Sand sfuggono a questo difetto , e molte di quelle stupende pagine di prosa francese non contengono altro che l ' analisi continua , ripetuta cento volte , di un sentimento che domina completamente l ' eroina , e le fa trascurare tutto , la rende insensibile ad ogni altra passione , ad ogni altro sentimento , meno a quello materno , che è un altro amore o meglio un ' altra forma di passione . La sola Eliot forma eccezione , e la sua mente femminile ha tutte le qualità delle menti maschili , senza che le manchino quelle delicatezze di sentimento , quelle finezze d ' intuizione che sono proprie delle donne . Se realmente la donna nella vita fosse così completamente assorbita dall ' amore , fosse così inaccessibile ad ogni cosa estranea a quel sentimento , e non avesse altra molla , altro movente alle sue azioni , io chinerei la testa e direi che gli uomini non capiscono le donne , che mancano della finezza necessaria per giudicarle , che le loro creazioni sono una calunnia continua del carattere femminile , e riconoscerei che per descrivere la donna ci vuole la penna di una donna . Ma avviene precisamente il contrario , e se devo dire il vero , mi pare che le donne romanziere non facciano altro che calunniare il loro sesso quando si mettono a descriverlo , e che esse non capiscano né punto né poco la donna , che non è niente affatto un essere così incompleto come esse lo fanno . C ' è un periodo della vita della donna in cui veramente essa non è occupata d ' altro che dell ' amore , ma quello è un periodo transitorio , un periodo in cui essa è ancora crisalide . Allora ella si crea nella mente un ideale d ' amore e non ama l ' uomo ; ama la sua creazione , ama l ' amore . Ma generalmente quel periodo è brevissimo . Destata da quella inerzia dalla calda primavera della vita , ella diventa farfalla , e sulle sue ali delicate si vedono ben presto le impronte di tutte le passioni umane . Infatti gettiamo uno sguardo nella vita vera , guardiamo un momento le donne che ci circondano . Alcune le vedete divorate dall ' ambizione . Esse sono ambiziose per sé , per il marito , per i figli e torturano l ' intelligenza per spingerli sulla via degli onori , delle ricchezze ; altre sono divorate dalla sete di dominio ; dominano sulla famiglia , sui loro amici , dominano su tutti quanti le avvicinano , ora con mezzi diretti , ora con mezzi indiretti , pur di dominare ; altre poi le vedete odiare , con maggior forza di un uomo , altre finalmente le vedete , divorate dalla sete del denaro . Perché dunque esse devono , nei romanzi femminili , soltanto amare e amare ipocritamente ? È vero che l ' amore è la più dolce e la più confacente alla figura femminile fra tutte le passioni umane , ma neppure l ' amore descritto dalle donne , non è il vero amore , l ' amore complesso . È quasi sempre un amore che permette moltissimo di ragionare , e converte l ' eroina del romanzo in una macchinetta a tesi , che parla molto , scrive molto e ama poco . Così è la duchessa di Saverdun di Forsan , nel romanzo La duchesse Ghislaine . Una donna incompleta , che ragiona continuamente , che non vive altro che per parlare del suo amore , e non ama altro che per parlarne con sé stessa ; una fredda madonna gotica gettata a caso nei salons parigini , che non capisce quando è tempo di amare davvero , e diventa colpevole quando della sua colpa l ' amante non può essergliene più grato , perché in lui anche il desiderio è spento dalla freddezza della duchessa . Questa donna che è in continuo colloquio con sé stessa , non la vediamo mai vivere davvero . Accanto a lei non c ' è altro che Maurice , perché lei possa amarlo , Fresneau per innamorarsi di lei , e madame di Pavanes per ingelosirla e Aurélie per dissuaderla dall ' amare Maurice . L ' ambiente manca tanto che la scena potrebbe succedere a Pekino come a Parigi , senza che per questo fosse necessario cambiare altro che i nomi della città e dei castelli dove i personaggi vanno sempre insieme , a compagnie , come i soldati che cambiano di guarnigione . La duchessa Ghislaine insieme con i figli e con l ' amica sua Aurélie , abita una villa a poca distanza da un paese di bagni . Le due signore non prendono parte ai divertimenti , non ricevono quasi nessuno . Maurice , giovanissimo di età , è ammesso senza diffidenza nella intimità della duchessa , e se ne innamora , ma la timidezza propria dell ' età sua e la proverbiale austerità di costumi di Ghislaine lo trattengono dal rivelarle la sua passione . Maurice è richiamato a Parigi improvvisamente , la duchessa vi torna pure qualche mese dopo ed egli non osa andarla a visitare . Aurélie ve lo conduce per sorpresa , la duchessa lo accoglie con piacere e da quel giorno lo riceve sempre , alle ore in cui non riceve altri , lo fa restare dopo che gli invitati sono partiti , incoraggia l ' amore del giovane . Ma quando la passione di Maurice diventa esigente , lo respinge , ed egli per vendicarsi si mette sotto la bandiera della signora di Pavanes , che è più che una coquette . Maurice ha un duello , e la causa apparente della sfida è la signora di Pavanes , ma la causa vera è Ghislaine . La duchessa , impietosita da Fresneau , che le narra come Maurice si sia battuto per lei , s ' intenerisce per il ferito e lo vuol vedere ed è pronta ad accordar tutto ; ma prima che Maurice giunga ella è informata della parte che ha avuto nel duello la signora di Pavanes , si lascia ingannare dalle apparenze e lo respinge una seconda volta . Maurice parte , va in diplomazia , e nella capitale nordica dove è destinato , s ' innamora di una signorina e le promette di sposarla . Maurice ritorna a Parigi e la duchessa , indispettita dal contegno freddo , quasi insultante di lui , cerca di rianimare l ' antica passione , tenta tutti i mezzi , anche l ' ultimo , umilia il suo orgoglio , sagrifica la sua virtù , ma l ' amore di Maurice è morto ed egli parte . La duchessa assalita da una malattia di languore , va a morire a Cannes nelle braccia della fidanzata di Maurice . Come si vede , la tela del romanzo è tenuissima : avvenimenti pochi , e quei pochi ormai vecchi , come l ' eterno duello , dissertazioni sull ' amore moltissime e frequenti anche le discussioni d ' amore . La duchessa Ghislaine non è neppure madre in questo libro , non è altro che amante ed amante incompleta . Molti dei difetti del romanzo sono inerenti al sesso dell ' autrice , la quale sotto il nome di Forsan non può nascondere la chioma femminile . I pregi sono una grande finezza di analisi , molta cura dei particolari e uno stile facile ed elegante . Quella duchessa Ghislaine così infelice , così abbandonata , farà piangere di commozione molte signore , che hanno vagheggiato di somigliarle ; ma se esse si spogliassero di quella ipocrisia , che la donna più sincera è difficile che abbandoni neppure quando è sola con sé stessa , dovrebbero dire : quella figura non è vera , quella donna non vive , non è stata mai viva , non ci somiglia .
FEMMINILE PLURALE ( NEERA , 1886 )
StampaPeriodica ,
Intorno a questo soggetto della donna , soggetto così umile e così grandioso , così individuale eppure così complesso , hanno lavorato tutti gli ingegni , in tutte le arti , in tutti i tempi . L ' uomo , nella creazione , può essere una accidentalità ; ma dato l ' uomo , la donna vi diventa una necessità . Vi sono state a rigor di favola , ( e la favola non è altro che la maschera del vero ) donne che vissero sole , sulla riva del Termodonte ; ma di uomini senza donne né la storia né la favola parlano , anzi , quando alcuni popoli credettero di non averne a sufficienza , mossero a rapire le donne del vicino . Eppure , accettando il principio indiscutibile dell ' importanza e della necessità della donna , non si può fare a meno di restare sbalorditi contemplando per quali vie differenti e sotto quali diversi aspetti la donna si impose . Nei tempi antichi essa è una figura sbiadita , che non aveva , si può dire , poteri riconosciuti . L ' uomo allo stato di barbarie , forte della superiorità fisica , la relegava nel secondo posto , come vediamo praticare anche oggi , via via che si discendono gli strati sociali . Ma è appunto strano che da quest ' umile posto ella abbia saputo inalzarsi fin dove è giunta . Le religioni ebraiche e musulmane , rispettando la donna come sposa e come madre , scrissero tuttavia per lei nella Bibbia e nel Corano dei paragrafi ingiuriosi e le crearono esclusioni insultanti , fra cui , primissima nella religione musulmana , quella di non poter partecipare al culto di un Essere supremo , e nella religione ebraica , la dichiarazione di impurità . In Grecia , tra le raffinatezze di una civiltà lussuosa , l ' arte , sorgendo dai limbi informi , modellò i primi capolavori sotto l ' ispirazione della donna . Da animale domestico , ella salì al grado di cortigiana ; fu adulata e incensata . Il paganesimo trovò in lei la più perfetta espressione del suo culto , e Aspasia , scuotendo i braccialetti d ' oro sul capo inebriato di Pericle , annunciò ridendo che il tempo delle catene era passato . Ma il cristianesimo , primo , rialzò veramente la donna per cui se vediamo ancora le cristiane superare di numero i cristiani , è una quistione di riconoscenza che va rispettata . Coll ' apoteosi di Maria il cristianesimo ha redenta la donna , ben più che la passione di Cristo non abbia redenti gli uomini . Passando dalla forma all ' idea , dal talamo all ' altare , la donna cristiana ha rivelato l ' infinito potere femminile . In vista di quella méta raggiante , le martiri e le sante partirono dalle sdegnate case , ingrossando le file che divennero legioni , e popolarono gli aspri sentieri della conquista nuova . Inalzando il grido della rivolta , si chiamarono figlie di Dio , e vollero la libertà ; si chiamarono sorelle di quelli che soffrono , e vollero il sacrificio ; si chiamarono compagne dei forti , e vollero la lotta . La religione cristiana svolse tutta l ' idealità della donna . Disse : Tu sei la parte migliore dell ' uomo , rialzati dal vile posto di concubina e assorgi alla gloria della famiglia ; tu , madre dell ' uman genere , siine anche l ' educatrice . Si vide allora ciò che non si era visto mai ; le turbe prostrate davanti all ' immagine di una vergine ; i sacerdoti , sotto le mitrie sfolgoranti di gemme , baciare l ' umile lembo della veste di Maria . Maria è la bellezza , è la purità , è la maternità , è il dolore il dolore sopratutto , questa aureola della donna talché , in nessuna fase della sua vita , la madre di Cristo appare così toccante come quando sostiene sulle braccia il figliuolo morto . Ma in Maria così sublime , così bella , manca l ' amore . Dalla solinga cameretta di Nazareth dove l ' angelo annuncia la volontà di Dio , al presepio di Betlemme dove essa ha il suo compimento , il dovere solo parla a Maria ; si cerca invano una fiamma d ' amore in questa sposa che non è stata amante . L ' amore piange e si trascina sul Golgota nelle splendide forme della Magdalena , ma è l ' amore di una peccatrice : la madonna non ama . La madonna non ama , e la donna vuole amare . Uscita dalla sua abbiezione , pareggiata all ' uomo da poi che Gesù Cristo ne impose il culto ai fedeli , ella sentì il bisogno di affermare la propria individualità che la religione sanzionava . Ella , che aveva piegata la testa , vide giunto il momento di rialzarla ; dopo aver conquistato col dolore , volle regnare nella gioia . E venne il Medio Evo . Quelle turbe , su cui il cristianesimo aveva soffiato il concetto d ' una idealità elevata , erano preparate all ' accettazione del motto che fu per tanti secoli la forza delle nazioni civili : Dio , il re , la donna . Dal fondo delle borgate , dai vecchi castelli , il fiore della gioventù civile accorse sotto il nobile vessillo . Né conviene giudicare il trionfo della donna nel Medio Evo perché la vediamo giudice nei tornei ed arbitra delle Corti d ' amore ; o perché i menestrelli cantavano patetiche romanze davanti ai veroni illuminati dalla luna . Sfrondiamo pure la leggenda dei fiori che vi ricamò sopra la fantasia , resta sempre il nome della donna invocato come egida dell ' onore , messo accanto ai nomi di Dio e del re . Che fosse castellana , dittatrice di sensi gentili , o monaca consigliera di sante abnegazioni , l ' influenza della donna nel Medio Evo è grande . Temperò i costumi rozzi e violenti , pose nel cuore dell ' uomo altri desiderii che non fossero quelli di stragi e di sangue . Ricompensando i prodi col suo sorriso , elevò l ' amore all ' altezza di virtù ; così dalla stessa fonte che l ' aveva resa oggetto di bassa considerazione , ella seppe far raggiare la sua maggior gloria . Coll ' amore poggiato in alto la donna fu regina . Ma la parabola , toccato il vertice , decade . Scosso sui cardini il potente colosso del cristianesimo , anche l ' astro della donna si vela . Chi ha attentato al potere divino , non indietreggerà davanti alla donna . Le sottigliezze di una filosofia ribelle , i costumi , di troppo rozzi che erano , divenuti eccessivamente raffinati , sviato il senso della divinità , posto in ridicolo l ' ideale , cresciuta la smania dei godimenti diventata generale per la facilità di procurarseli , l ' uomo non credette più all ' amore e con la fede nell ' amore cessa l ' alto potere femminino . La donna , spoglia di idealità , ritorna d ' onde era partita semplice strumento di piacere . Mai come adesso , forse , la donna è stata nei sensi dell ' uomo , ma non è più nel suo cuore . Essa lo domina violentemente , ancora , più ancora d ' una volta , eppure l ' uomo le sfugge quando non si spezza ne ' suoi lacci ! Noi vediamo donne dappertutto . Non si pubblica un libro , uno spartito , un programma , che non abbiano nel frontispizio una procace figura femminile , quasi sempre nuda . Le vetrine dei cartolai riboccano di fotografie di donne . La fortuna dei teatri riposa sulle donne . I giornali più serii dedicano al bel sesso cronachette della moda e registrano i trionfi delle professional beauties . Infine , ogni uomo ha nel taschino la scatola dei fiammiferi con due tipi di donna , la bionda e la bruna ; ma in tanta abbondanza di donne , la donna si perde . L ' amore è morto : gridano : viva l ' amore ! È morto in Psiche , risorge in Afrodite . Lo scettico ghigna , il materialista applaude , lo spiritualista geme ; il filosofo , sereno , aspetta e se questo filosofo è una donna , spera .
LA LOTTA DI SESSO ( OJETTI UGO , 1899 )
StampaPeriodica ,
Sed toleranda fames , non tolerandus amor . CLAUDIANO V ' è anche una questione sessuale e v ' è anche un diritto all ' amore . Chiedo alle mie lettrici di fare uno sforzo di logica e assurgere dai ricordi e dai desiderii personalissimi alla concezione dell ' Amore e del Diritto con le iniziali maiuscole ; altrimenti la paura del dover amare corrispondente a quel diritto d ' amare potrebbe apparir loro orribilmente disgustosa . E chiedo loro anche di considerare che quel diritto all ' amore lo si pretenderebbe non solo per gli uomini ma anche per le donne . Ed è prudente , qui per qui , non spaventarne alcuna ponendo un qualunque limite d ' età . Poniamo che quel diritto ci accompagni fino alla morte come il sole , simile al diritto sul pane , sul lavoro e su la incolumità personale . Mario Morasso , ingegno vertiginosamente originale , pronto a spiccar dal più piccolo scoglio della realtà salti parabolici nel mare delle ipotesi , autore di libri constellati di idee la metà delle quali amo per la loro fecondità e la metà detesto per la loro inutile ferocia , quattro anni fa per il primo nella Riforma sociale propose la Questione sessuale . Fra i due istinti essenziali dell ' uomo conservazione dell ' individuo e conservazione della specie non si può stabilire una gerarchia ; anzi a vederli praticamente e obbiettivamente nell ' uomo attuale , l ' istinto d ' amore , per quanto represso e nascosto , appare più forte del primo , cioè v ' è chi si uccide perché non può soddisfarlo . Ora perché la legge riconosce nell ' uomo solo il diritto di vivere ma non quello d ' amare , e con maggior precisione perché la legge concede all ' uomo la dirimente della legittima difesa solo nel caso di attacco diretto alla persona fisica , quando egli mostra spesso di pregiare qualcosa ancor più della sua esistenza , cioè il suo amore ? Un sociologo che è anche un critico d ' arte modernissimo e acuto scrive ora tutt ' un bel volume su questa Lotta di sesso , studiando cioè gli ostacoli che all ' istinto d ' amore derivano nella donna e nell ' uomo rispettivamente dall ' uomo e dalla donna desiderata , e proseguendo così l ' opera iniziata col suo libro sui Reati sessuali dove egli studiava gli ostacoli posti dalla legge . Pare ormai provato dagli embriologi che l ' uomo e la donna non siano che due parti individue d ' uno stesso elemento , o meglio le due parti d ' una cellula spaccata crudelmente in due ; e per questo essi cerchino naturalmente di riunirsi per ricreare quell ' entità perduta . E poiché lo stato di separazione è fatalmente più lungo di quello di comunione , l ' amore diventa sinonimo di dolore , cioè di permanente contrarietà a un istinto , di lunga insoddisfazione d ' un desiderio . E tutto ( a udir i commenti dei sociologi ai suddetti embriologi , perché nella realtà mi pare che si vada innanzi abbastanza comodamente ) , si infrappone a quella tale operazione matematica della ricostituzione dell ' unità : la società , le sue leggi , le sue abitudini , i suoi pregiudizii , la differenza di sensibilità nell ' uomo e nella donna , la religione , il pudore , e pare impossibile perfino certa letteratura . E quel dolore diventa così angoscioso che nello spasimo verso la felicità gli amanti finiscono a desiderar la confusione dei loro esseri , la dissoluzione e la morte , pur di non tornar a penare . « La propria diffinizione del perfetto amore dell ' uomo et della donna , è la conversione dell ' amante nell ' amato con desiderio che si converta l ' amato nell ' amante » , diceva Leone Ebreo nel 1535 , e pochi anni prima nei Dialoghi di Sperone Speroni ; né allora , ch ' io mi sappia , erano in alcuna università cattedre di embriologia e di psichiatria , né Lombroso aveva ancòra scritto quel suo geniale volume su l ' Amore nel suicidio e nel delitto . Ora in questa ingannevole lotta tra uomo e donna una lotta che assomiglia all ' accavallarsi furioso dell ' onde su la superficie del mare , mentre a dieci metri di profondità tutto è quiete e beato il Viazzi molto perspicuamente distingue tre epoche . Primitivamente in quello che una volta si chiamava lo stato di natura , la donna ha un dominio assoluto e spaventoso su la vita dell ' uomo . In tutto il regno animale , il maschio dopo l ' amore cessa di vivere molto prima della femmina anche perché volendo adornarsi e abbellirsi per attirarla perde forza e agilità mentre il pericolo di essere scoperto dai suoi nemici aumenta in proporzione di quelli ornamenti . Anche oggi , sebbene il maschio si impennacchi meno e spesso si contenti per attirar la donna di gonfiarsi e rimbecillirsi un poco , chi esamina le statistiche delle popolazioni europee vede che la mortalità tra i diciotto e i ventisei anni è di molto maggiore fra noi uomini che fra le donne : ciò che forse muterà quando gli uffici di statistica saranno tenuti dalle donne . Per fortuna in tutto , tranne che nell ' amore , l ' uomo è il forte e la donna è il debole . E l ' uomo , avendo più e più chiara la percezione delle necessità della conservazione individuale nell ' asprezza della vita primitiva e volendo d ' altro canto mantenersi contro gli altri la compagna scelta dal suo desiderio e offrendole perciò di difenderle la vita e spesso anche di trovarle il cibo , finisce a prendere su lei una prevalenza , di abitudine più che di istinto . E questa è la seconda fase . Nella terza , poiché perdura quello stato di coscienza ma declina l ' urgenza nei bisogni elementari della vita , la donna si rialza dall ' affievolimento e riconquista pian piano , obliquamente se non dirittamente , il perduto dominio . Oggi pare che siamo in queste condizioni ; dei due periodi passati restano due condizioni di fatto , la frequenza delle percosse maritali e il contratto ora tacito ora esplicito per cui , se la donna tiene l ' uomo per forza d ' amore , l ' uomo tiene la donna per forza di pane . Familia ha la stessa etimologia di famulus , schiavo , da fames , fame . Fedeltà canina , osserverà qualche sentimentale : ma i sociologi hanno il cuore duro e lasciano il sentimento a sbadigliare in anticamera . È divertente seguire questo lento e abile ritorno della donna al potere . Pian piano le antiche norme legislative non posano più su le condizioni economiche e morali che le determinarono ; così che esse hanno una forza breve e intermittente nei ristretti limiti delle singole applicazioni giudiziarie ; ma la vita vera soverchia le dighe e corre pel suo verso liberamente . Quelle leggi , dice bene il Viazzi , ormai più che altro rappresentano l ' inanità della parola , incerta nella sua rigidezza , di fronte al continuo divenire della realtà . La donna ha saputo sfruttare le sue vere inferiorità fisiche e la sua inferiorità legale con una finezza cui purtroppo non si può dare che il sommo ed unico aggettivo di femminile . La sua penetrazione psicologica , la celerità sua a definire i sentimenti e i pensieri altrui dai minimi segni esteriori , quella miopia intellettuale descritta dallo Schopenhauer per cui nelle cose vicine la donna discerne analiticamente piccolezze a primo tratto ignote agli uomini ma le cose lontane le sfuggono , la aiutano in questo lavorìo . D ' altra parte , questa finezza di percezione intellettiva per la deficiente delicatezza non ha nessuna forza d ' obbiettivazione morale , nessuna eco patetica . Ella vede più presto e più dell ' uomo , ma sente meno . Da questa condizione piacevole per la lotta , deriva poi che ella meno delicata ha tutte le probabilità di essere stimata di più perché l ' uomo soffrendo delle ostentate sofferenze di lei si frenerà e tacerà , ed ella soffrendo poco per sé e meno per l ' altro sarà liberissima a tutte le svariate contorsioni e a tutte le garrule petulanze che Balzac chiamava la « forza della raganella » e che per l ' osservatore scettico sono deliziose a vedersi e a udirsi , ma per lo spettatore commovibile sono altrettanti segni visibili della pretesa feroce tirannia dell ' uomo . La conclusione è che , nel fatto , quello che soffre più pel cosiddetto martirio è il povero carnefice . « Nei migliori rappresentanti del momento economico attuale , cioè nelle famiglie della borghesia agiata , troppo spesso la donna appare come un essere che mangia , beve , si fa vestire e svestire , accompagnare a teatro , ai balli e alle corse , e che obbliga il marito a un sopralavoro rappresentato da altrettante vesti o gioielli o piume o che so io , destinati ad ecclissare le rivali , vendendo , in sostanza , o cedendo a prezzi esorbitanti il monopolio reale o putativo di una merce che né per lei né per altri ha un costo qualsiasi . Cosa siffattamente entrata nelle abitudini che uguali pretese sono da un lato accampate e dall ' altro subìte nei rapporti fra padri e figlie alle quali bisogna pure che sia fornito tutto il necessario apparecchio di gale per l ' adescamento del marito , vale a dire della futura vittima » . E ben venga , dopo ciò , il Feminismo che ormai come tanti altri ismi contemporanei significa tante cose da non significar più nulla , da essere una targhetta sopra un recipiente nel quale ognuno imbottiglia il proprio vino senza far complimenti . Ma a chi volesse perder tempo a studiar il feminismo raccomanderei subito un ' osservazione e un libro . E l ' osservazione già fatta da Georges Pellissier è che quasi tutti gli scrittori detti feministi ostentano un gran disprezzo per la donna o , se non l ' ostentano , lo tradiscono senza accorgersene perfino nei loro omaggi più zuccherosi . E il libro che ha l ' intonazione delle recenti Battaglie per un ' idea di Neera gentilmente antimuliebri è Le rôle de la femme di Anna Lamperière , pubblicato a Parigi pochi mesi fa . Un altro libro anche deve esser letto per farsi un ' idea del bene e del male che gli italiani che scrivono pensano o almeno dicono di pensare sulla donna ; ed è la dotta e pur piacevolissima Inchiesta sulla donna condotta con abile imparzialità da Guglielmo Gambarotta . Le risposte ve ne ha di Lombroso , di Ferri , di Sergi , di Mantegazza , di Novicow , di Réclus , di Heyse , di Negri , di Brunetière , di Richet , di Rod , di Neera , di Pilo , di Butti , di Guyot , di Merlino , di Bruno Sperani , di Paola Lombroso , di Ouida , di Nordan veramente sarebbero subordinate , meno quelle delle scrittrici , all ' ultima domanda : « La donna vostra , quando avesse diritti eguali ai vostri , potrebbe sembrarvi meno seducente ? » . È vero che , in coscienza , le donne che si conoscono meno son quelle che si sono amate o che si amano . Io non sia detto per vantarmene ma solo per onestà in fondo a un articolo su la lotta di sesso non ho moglie .
I VINTI (I MALAVOGLIA) ( L'ANGELO I. , 1881 )
StampaPeriodica ,
Finalmente abbiamo un romanziere . Questo romanziere è Giovanni Verga : ma non più il Verga dell ' Eva , della Storia d ' una capinera , e neanche della Vita dei campi ; bensì un Verga di seconda maniera , o più tosto di terza , il quale ci si erge dinanzi , a un tratto , armato di tutt ' altre armi , con altro stile , altri concetti , altro ideale quasi viaggiatore che torni improvviso da una terra non esplorata ancora prima di lui , e che , per appagare la curiosità dei dolci amici , cui disse addio al partire , non trovi di meglio che mettere loro sott ' occhio il suo diario , dicendo : « Leggete . Questo vid ' io » . Finalmente abbiamo un romanziere . Non dico : un romanzo mica perché i Malavoglia non meritino assai più del nome modestissimo di racconto che dà loro l ' autore nella sua prefazione ma perché i Malavoglia non sono che un sotto - titolo , cioè il primo volume di un ciclo romanzesco dal titolo I Vinti , a voler giudicare il quale con fondamento e giustizia , pare a me necessario attendere , se non la serie intera degli altri vinti , almeno un secondo volume o un terzo . Io non voglio qui cercare se il romanzo ciclico sia cosa bella o nuova o utile , in arte ; né spargere la lagrimetta d ' obbligo sulle misere condizioni del romanzo da noi , rispetto alle altre nazioni ; né spiare , per rapportare agli sfaccendati maligni della platea grossa , quanto sangue di papà Balzac scorra nelle vene di Flaubert e dei Goncourt , quanto di questi in quelle di Emilio Zola , e men che meno , quanto ne sia filtrato , di tutti costoro , nelle vene del gentile e forte scrittore siciliano . Che il ciclo stia al romanzo , più o meno , come alla commedia la tesi , parmi : se più ardua o men giovevole questa , di quello , non so . So che l ' arte per l ' arte ( domando mille perdoni ) , mi sdegna : e io amo quanti strappano a Natura Dea un sospiro che la dimostri viva , né sempre quella , un grido che sia umano ; e amo anche chi scrive : Io soffro , ma amo assai più chi mi dice : Osserva , quanti dolori ! « Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi , nelle più umili condizioni , le prime irrequietudini pel benessere ; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliola vissuta sino allora relativamente felice , la vaga bramosia dell ' ignoto , l ' accorgersi che non si sta bene , o che si potrebbe star meglio » . Ciò sono , con le parole medesime dell ' autore e salvo un piccolo strappo alla sintassi i Malavoglia . In questi , non è ancora che la lotta pe ' bisogni materiali . Soddisfatti i quali , la « ricerca del meglio » diviene avidità di ricchezze , e s ' incarnerà in un tipo borghese , Mastro don Gesualdo , incorniciato nel quadro ancora ristretto di una piccola città di provincia , ma del quale i colori cominceranno ad essere più vivaci , e il disegno a farsi più ampio e variato . Poi diventerà vanità aristocratica nella Duchessa di Leyra , e ambizione nell ' Onorevole Scipioni , per arrivare all ' Uomo di lusso , il quale riunisce tutte codeste bramosie , tutte codeste vanità , tutte codeste ambizioni , per comprenderle e soffrirne , se le sente nel sangue , e ne è consunto . Tutti costoro « sono altrettanti vinti che la corrente ha deposti sulla riva , dopo averli travolti e annegati , ciascuno colle stimmate del suo peccato , che avrebbero dovuto essere lo sfolgorare della sua virtù . Ciascuno , dal più umile al più elevato , ha avuto la sua parte nella lotta per l ' esistenza , pel benessere , per l ' ambizione ... » « Chi osserva questo spettacolo » conchiude l ' autore « non ha il diritto di giudicarlo ; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori dal campo della lotta per studiarlo senza passione , e rendere la scena nettamente , coi colori adatti , tale da dare la rappresentazione della realtà come è stata , o come avrebbe dovuto essere » . Non sogno neanche di riassumere questo meraviglioso racconto , dove la splendida semplicità della forma è agguagliata soltanto da una potenza d ' osservazione e da una finezza di sentimento a cui il Verga non ci aveva ancora assuefatti . Parlano , soffrono , imprecano per lo scrittore , i suoi personaggi : egli non li presenta punto ; si presentano da loro stessi , con le loro virtù ignorate e sublimi , come co ' loro vizi ; e si disegnano nel quadro della loro misera vita , e tramontano , e passano , non come ombre vane , o come attori su la manchevole scena , ma come persone vere e vive . Luigi Capuana , che disse da pari suo di questo nuovo romanzo del Verga , dopo notato che « certi eccessi di forma minuta , certe sproporzioni di parti potevano forse evitarsi senza che l ' evidenza della rappresentazione dovesse soffrirne , e con profitto del libro e dei lettori » , aggiunge queste parole : « Ma mi pare di vedere il Verga che , dal fondo della sua coscienza d ' artista , modestamente mi fa osservare : Forse no » . Parole più savie ancora , che gentili ; ed io , per me , francamente , leverei anche il forse . Eziandio a costo di trovarmi , col mio giudizio , opposto per diametro , al ch . dottor Renier del Preludio ; pel quale , il massimo difetto di questi Malavoglia è la forma che « se non arriva alla barbarie dell ' Eva , è per altro una forma sciolta ( ? ) , sbilenca , monotona , illogica » : e nulla , per lui , è « « più monotono e pesante che il ritorno continuo di quei medesimi concetti , di quei medesimi proverbi in persone diverse » ; ché « la personalità » egli nota « ha un certo sviluppo » , né « una società di pescatori siciliani è da mettersi a paragone con una tribù di Cafrii o di Polinesiani » ... « Ma questo non ci mis ' io ! » potrebbe qui sclamare con tutta ragione Giovanni Verga . Io so che , se volessi fare un tantino il pedante , ben poco troverei da riprendere in queste 460 pagine , per la ragione - probabilissimamente , che ben poca è pure la mia competenza e , sovra tutto , che io pedante non sono . Troverei , per esempio , che alcuni proverbi - per quanto saggezza di popolo - bastava benissimo citarli una volta , o due , che repubblicano o coniglio , liberale o birba , prete e vittima , sindaco o bestia , sono combinazioni infinitamente meno comuni di quello ch ' è diventato di moda voler far credere , che l ' eroismo della Mena , come la subita rassegnazione di compare Alfio , sono un po ' inverosimili ; che la brutta fine della Lia riesce più inesplicabile ancora , massime ch ' è accennata appena e con soverchio mistero . Né mi verrebbe scritto , ad esempio : « Ci avrebbe voluto l ' argano » ( pag . 9 ) ; « gran sbalordimento » ( ivi ) ; « si doveva ajutarsi » ( 13 ) ; « ce la dareste » per gliela ( 24 ) ; « sentite a me » ( 38 , 153 e altrove ) ; « ve lo dico io cos ' è ! Cosa volete ! Ecco cos ' è » in una parlata di quattro linee ; « La Mena si sentiva il cuore che gli sbatteva e gli voleva scappare dal petto » ( 62 ) ; « se dassero retta a voi » ( 78 ) ; « la poveretta , sgomenta da quelle attenzioni insolite , li guardava in faccia sbigottita » . Eviterei l ' onde con l ' infinito , anzi con due ( « Onde spiattellare » , « onde poter spadroneggiare » ecc . ) ; e , da ultimo , abuserei meno di quel collocamento un po ' strano del che nelle frasi seguenti : « Col pretesto del suo fuso , che lo teneva sempre in aria perché ... » ; « il primo che glielo disse fu il Mosca , dinanzi al rastrello dell ' orto , che tornava allora da Aci Castello » ; « e vedendo Luca lì davanti , che gli avevano messo il giubbone del babbo , e gli arrivava alle calcagna ... » ; « e se il Mosca ci aveva qualcheduna per la testa , era piuttosto comare Mena di padron ' Ntoni , che la vedeva ogni giorno » ; « come quando era morto Bastianazzo , che nessuno ci pensava più » .
FEDERALISMO ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Un telegramma da Londra annuncia la creazione di commissioni miste polono - cecoslovacche , allo scopo di gettale le basi di una confederazione futura fra i due Stati dell ’ Europa Orientale . Questa notizia , del progetto di fusione federale tra i due Stati nati a Versailles e in continua lite fra loro durante gli ultimi venti anni scorsi , getta una luce nuova sul problema dell ' Europa di domani . Ostacoli insormontabili , inimicizie tradizionali , costituzione politica e sociale diversa , tutto sparisce oggi dinanzi alla necessità di unione di tutti i popoli d ’ Europa dopo questa guerra . Questa guerra . infatti , sembra l ' ultimo episodio di quel processo di formazione delle nazionalità e di fusione in una unità superiore , iniziatosi il secolo scorso . Si è potuto constatare che il semplice riconoscimento ad ogni nazione del diritto di costituirsi ad unità statale non è stato sufficiente per fare scomparite le cause di conflitto fra le nazioni europee . Si è visto , infatti , che il riconoscere ad una nazione il diritto di possedere un determinato territorio e di formare insieme con questo uno Stato , ha forse soddisfatto gli uni ma ne ha scontentati tanti altri . La formazione e la disgregazione delle nazioni europee , negli ultimi dieci secoli , cioè dopo che è avvenuta la fusione tra l ' elemento indigeno europeo e l ' elemento germanico o slavo invadente , hanno mescolato a tal punto nazionalità , razze , religioni e culture che non si può più oggi ricorrere all ' esclusivo concetto di nazione per gettare le fondamenta di un normale e pacifico ordine internazionale europeo . I1 numero delle nazioni d ’ Europa è infatti grandissimo e non è sempre facile , anzi , - lo hanno potuto constatare i tecnici che si sono riuniti a Versailles nel 1919 - il concedere ad una nazione il territorio nazionale a cui essa legittimamente può aspirare . Salvo per quelle nazioni che hanno conquistato la propria indipendenza e si sono erette a unità statali da almeno cinque secoli , tutte le altre nazioni si sono disperse attraverso il territorio europeo e non è oggi possibile dare a ciascuna di loro una parte di questo territorio . Il concetto di nazionalità essendo insufficiente , sarà così necessario ricorrere a concetti più vasti e profondi , che permettono , su una base più umana , su una base più politica e sociale di fondare la più concreta unità europea . Se , tuttavia , non è oggi possibile dividere l ' Europa in tanti territori nazionali che soddisfino ciascuno Stato nazionale , non bisogna tuttavia disconoscere diversità profonde , che talvolta oppongono e dividono le nazioni europee : non bisogna . cioè , mischiare in una astratta unità destinata a sgretolarsi , popoli così diversi come quelli dell ' Europa centrale e orientale e dell ' Europa atlantica . Gli accordi fra la Polonia e la Cecoslovacchia si situano appunto su questo piano di unificazione concreta dell ' Europa : come non è possibile dividere la storia in periodi cronologici fissi , così è ancora meno possibile dividere l ' Europa in territori internamente chiusi alla penetrazione degli altri popoli . La progettata fusione polono - cecoslovacca tende appunto , per due popoli così simili per lingua , cultura , tradizioni di lotta per l ' indipendenza , come quello polacco e quello ceco , a cementare quell ' inizio di unità federale europea , in quella parte dell ' Europa orientale . Il principio federalistico presenta appunto questo vantaggio : di unire popoli diversi , senza distruggere la loro originalità . L ' unità tra questi popoli . come tra tutti gli altri popoli europei non può venire attuata , infatti , con la creazione di organismi tendenti astrattamente a riunirli tutti . Essa viene invece ottimamente preparata grazie alla creazione di unità internazionali limitate , tra popoli più vicini , tra loro , e aventi interessi più urgenti da regolare insieme . Una unità federale tra la Polonia e la Cecoslovacchia può costituire un nucleo attorno al quale vengano ad aggregarsi anche gli Stati del sud : un nucleo , cioè , che impedisca , in avvenire , quelle lotte fratricide , che hanno già visto ergersi , nella scorsa guerra , l ' uno contro l ' altro , due popoli fratelli come quello bulgaro e quello serbo . Importante sul piano locale , questa fusione è anche importante sul piano europeo : è , infatti , una presa di posizione di principio , che può essere di esempio ad altri popoli europei , che oggi sono avversari . Perfino gli Stati Uniti , che poi costituiscono oggi , in realtà , se non in apparenza , una unità statale perfettamente omogenea , hanno dovuto combattere la sanguinosissima guerra di Secessione , prima di unirsi definitivamente . Anche l ' Europa combatte oggi la sua Guerra di Secessione . Anche l ' Europa conosce due campi avversi come gli Stati Uniti nel 1864 : coloro i quali vogliono sopprimere la schiavitù e quelli che invece la vogliono creare . Non bisogna credere che i Governi i quali oggi pretendono di fondare un nuovo ordine europeo , su una base gerarchica di tipo feudale , siano appoggiati dalle masse popolari . Nessuno ignora , infatti , che una gerarchia di popoli avrebbe come conseguenza , sul piano interno , perfino dei popoli dominatori , una gerarchia di classi e di individui . Questa è la realtà profonda e concreta del problema politico europeo . Questo problema non è semplicemente un problema di ordine internazionale ; abbiamo veduto che le nazioni oggi tendono a fondersi sempre di più in una unità superiore ; abbiamo veduto che diventa indispensabile all ' Europa , per conoscere un periodo di lavoro e di pace , superare quelle barriere che dividono le sue moltiplici nazionalità . L ' unità , perciò avrà come conseguenza di porre il problema politico sulla sua vera base , di politica interna e sociale . Oggi , tutte le oppressioni interne di popolo si giustificano con i vari nazionalismi ; quelli che hanno interesse a mantenere queste barriere nazionali sona i reazionari di tutti i paesi . Non possiamo non rallegrarci profondamente , dunque , della formazione di unità che facciano scomparire definitivamente le barriere meschine e grette tra popolo e popolo , che derivavano da misere aspirazioni territoriali . La scomparsa di queste frontiere e la formazione di unità federali superiori pungono il problema politico sotto una luce nuda e cruda : la luce , non di vaghe e sentimentali aspirazioni imperialistiche , ma della dominazione - che si chiami gerarchica o in altro modo - di tutto il popolo da parte di una classe ristrettissima di dirigenti . Questo è il problema europeo come è problema nostro . Perciò , se vogliamo anche noi risolvere tutti i problemi interni che ci assillano . dobbiamo porci su un piano più umano , e cioè , su un piano europeo . Dobbiamo , in questo modo , dimenticare inimicizie create , giorno per giorno , dai nostri dirigenti , allo scopo di giustificare le loro misure oppressive e ingiuste di politica interna , per capire che queste inimicizie riposano su fondamenta inesistenti ; per capire che noi non abbiamo né ragione né interesse a collaborare a una guerra , in cui l ' unico , reale , scopo bellico , è quello di sgretolare l ' Europa in una infinitesimale molteplicità di piccole o piccolissime unità nazionali . Sottrarci a quest ' opera , voluta e impostaci dai nostri dirigenti attuali , costituisce , per noi , un dovere di uomini , di Europei e di Italiani .
TACERE! ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Una nota del Segretario del Partito sottolinea aspramente " la necessità di osservare un rigoroso riserbo sugli argomenti che interessano direttamente o indirettamente la difesa del paese , anche nei suoi aspetti produttivi ed economici " , la quale , dice la nota , " diviene in un tempo di guerra un dovere assoluto che si riassume in una categorica consegna : TACERE " . Questa nota si rivolge soprattutto contro " i discorsi in apparenza futili " , " le affermazioni insignificanti " , " le notizie banali ” ; essa condanna quelli che la nota qualifica " i chiacchieroni incorreggibili " , " i fantastici raccoglitori e amplificatori di voci ” , e finalmente " la non mai abbastanza deprecata categoria dei ben informati " . Contro questi atti , conto queste persone , il Segretario del Partito lancia ora alla riscossa gli squadristi affinché essi intervengano dappertutto ed impartiscano , conclude la nota , " salutari lezioni " . La campagna fascista contro le unanimi proteste del popolo continua così a svolgersi con ritmo accelerato ; sembrava che dopo diciotto anni di rigidissima disciplina del silenzio , non fosse più necessario di ripetere la consegna salutare per qualsiasi cittadino che non vuole avete noie con la Questura di osservare il più perfetto silenzio intorno agli avvenimenti politici del giorno . Questo salutare atteggiamento di prudenza , che per troppo tempo da noi si è osservato , sembra essere oggi superato dagli avvenimenti . I quali diventano così gravi per il nostro paese , che nessuno può più tacere , anche se ciò gli deve costare una lezione da parte degli squadristi , anche se ciò significherà per lui il ritiro della tessera e quindi l ' impossibilità di lavorare o addirittura il confino o il Tribunale speciale . La serie degli spauracchi con cui il Governo ci ha fatto sempre tacere diventa ora insufficiente di fronte all ' incalzare della situazione interna e militare dell ' Italia . Questi spauracchi , i quali hanno avuto sfortunatamente una reale e tristissima esistenza , non spaventano più nessuno . Essi potevano forse servire in tempo di pace quando gli interessi lesi dalla popolazione si limitavano a volta a volta a singoli individui o a singole classi sociali o politiche . Essi sono diventati nettamente insufficienti di fronte agli interessi solidali di tutti i cittadini e di tulle le classi della nazione , colpiti in pieno dalla guerra attuale . Quelli che si lagnano oggi della politica del nostro Governo non sono singoli borbottatori cospargitori di voci ; non sono chiacchieroni incorreggibili o persone bene informate . Sono tutti quanti . Sono quelli che nei caffè , quando ascoltavano il bollettino delle forze armate , nei primi giorni dei nostri rovesci in Albania , borbottavano commentando sarcasticamente o in modo critico l ' annuncio delle prime ritirate delle nostre truppe . E i frequentatori dei caffè non si limitano a pochi individui . Essi sono i borghesi che vanno a prendere l ' aperitivo all ' ora del comunicato prima di tornare a casa ; sono gli operai , che nell ' ora del riposo vanno a fare quella chiacchierata che nelle officine è proibita , insieme con gli amici ; sono i contadini che la sera , tornando a casa si soffermano nei caffè del villaggio prima di andare a raggiungere la loro famigliola . Chiacchierare , raccontare barzellette , commentare pacificamente gli ultimi avvenimenti del giorno , accettare di buona fede lutto quello che dice il Governo - perché il nostro popolo è di natura docile e crede a quello che i dirigenti gli vogliono far credere - ; lupe queste sono necessità imprescindibili per tutte le categorie degli italiani . " Tutte queste sono necessità dettate dal bisogno che risente ciascuno di noi in Italia , non potendo partecipare più direttamente alla vita pubblica , di sfogarsi almeno con gli amici nelle ore di riposo . Questo legittimo sfogo , che oggi supera i limiti della semplice chiacchiera per raggiungere quelli della coscienza di una nuova necessità di azione più diretta , più immediata , magari rivoluzionaria , diventa un reale pericolo per la pacifica e incontestata continuazione del regime . Quando il Segretario del Partito vuole costringere gli Italiani a tacere , quando l ' osservare il più perfetto silenzio diventa una consegna politica che si vuole fare rispettare con l ' intervento delle squadre di azione , ciò significa che il popolo italiano ha qualcosa da dire . E quello che deve dire non è gradito ai nostri dirigenti . Se infatti i nostri dirigenti fossero al coperto , se essi non avessero da temere nessuna reazione delle masse popolari , se non giungessero perfino a temere per la salvezza della propria pelle , non si troverebbero oggi nella vile e abbietta necessità di mandare gli squadristi per le piazze pubbliche a fare lacere gli Italiani . I nostri dirigenti protetti dalle loro squadre d ' azione sono diventati una razza separata in seno alla nazione italiana . Essi non sono più italiani , non hanno più nessun interesse comune con noi . Liberarsi dalla loro ridicola e oppressiva dominazione , diventa un compito di cui ogni italiano è sempre più chiaramente cosciente . Non è più risentito come un doloroso dovere ma come un compito gradito a ciascun italiano , perché egli è cosciente che , non appena adempiuto questo compito , potrà di nuovo parlare liberamente e rendere a se stesso e alla nazione intera quella vita libera , quel diritto di parlare e quella originalità politica e sociale senza i quali la fibra nazionale morrebbe ineluttabilmente .
LA GUERRA D'ETIOPIA ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Dopo lunghe settimane di strenua resistenza , Cheren è caduta in mano al nemico . Le nostre truppe , ha detto il corrispondente militare di Reuter , hanno combattuto a Cheren come non avevano mai combattuto finora nella nostra storia nazionale . Questo omaggio reso alle truppe italiane da una autorevole voce inglese mostra chiaramente il significato di questa lotta . Lotta che può , finché rimane sul piano umano , presentare episodi gloriosi , ma che , trasportata sul piano politico , diventa un inutile spargimento di sangue . * * * In questo punto della nostra seconda guerra d ’ Etiopia , conviene domandarsi : era dunque savio cominciare la prima , valeva dunque la pena attirarsi l ' inimicizia di 52 nazioni che votarono contro di noi le sanzioni economiche per dovere poi , poco più di un lustro dopo , per necessità non inerenti a una politica propriamente nazionale , perdere quello che si era così faticosamente guadagnato ? Prescindendo da considerazioni intrinseche alla prima guerra d ' Etiopia , conviene attualmente porre il seguente quesito : pur supponendo che la prima guerra d ' Etiopia fosse giustificata , non era logico avere una politica estera capace di farci conservare questa conquista e ricavarne i frutti ? Invece di avere una politica estera pacifica alle frontiere del nostro impero coloniale . senza nessuna necessità propriamente . nazionale , per rispettare , cioè , un ' alleanza odiosa a tutto il popolo italiano , siamo entrati in guerra . proprio contro quell ' impero . che stringeva il nostro in una morsa . Dal punto di vista strategico africano , avremmo potuto dichiarare la guerra al Perù , alla Cina o a qualsiasi altro Stato senza nessun pregiudizio : ma vi era un solo dato che , prescindendo da ragioni sentimentali e di amicizia tradizionale , avevamo non solo il dovere ma anche il preciso interesse di non attaccare : questo Stato è l ' Impero britannico . Eccone , ora , il risultato : come diceva il commentatore fascista di Radio Roaa , alcuni mesi fa , il nostro impero africano viene ora sbocconcellato a poco a poco dall ' Inghilterra . * * * Questo fatto richiama alla nostra attenzione un problema che si è troppo voluto considerare da noi come un fatto compiuto : la prima guerra d ' Etiopia . La facilità con cui , nonostante la formale opposizione della Società delle Nazioni , abbiamo conquistato l ' Impero d ' Etiopia , ci ha fatto spesso dimenticare il giudizio degli altri intorno a questa conquista . Il Governo fascista ha sempre affermato che questa conquista veniva impresa per permetterci di avere finalmente un posto al sole : poi , quando questo posto al sole l ' abbiamo avuto , quando , cioè le condizioni per inviare una massa di centinaia di migliaia di coloni sono state attuate , allora il Governo si è ricordato che sotto il sole cocente d ' Etiopia faceva troppo caldo . E invece di quel mezzo milione di coloni all ' anno , che avremmo potuto mandare in Etiopia , allo scopo di colmare , in questo modo , l ' incremento naturale della nostra popolazione , sono partite quelle poche centinaia di rurali disoccupati a cui si è mostrato che non vi era scelta che quella di andare a lavorare in Etiopia o di morire sui campi di battaglia di Spagna . Oggi , la conquista compiuta , appare chiaramente che i vantaggi promessici con la conquista dell ' impero erano illusori . Oggi , quella conquista , che la politica estera del nostro Governo non ci ha permesso di difendere contro la Nemesi storica del ritorno del Negus in Etiopia , con le sue truppe e i suoi ras , ci fa capire che l ' Etiopia è stato un peso effettivo nella politica italiana . Ci accorgiamo , cioè , che , dal momento in cui si è iniziata la guerra d ' Etiopia , siamo stati costretti ad intervenire tutte le guerre che si facevano nel mondo : ci accorgiamo ancora che abbiamo dovuto sempre per quell ' atto fatale e per l ' inimicizia da esso suscitata contro di noi fra tutti i popoli del mondo , allearci con i Governi più retrogradi e più oppressivi del mondo . Ci accorgiamo , infine , che da quando è cominciata la guerra d ' Etiopia , da quando , cioè . abbiamo tolto l ' indipendenza al popolo abissino , il popolo italiano ha sofferto di una crisi economica e sociale sempre più acuta . Dalla guerra d ' Etiopia in poi , nessuna classe sociale è stata più risparmiata . Contro tutte le classi della nazione italiana si è elevata , in questi anni dolorosi della nostra storia , una famelica plutogerarchia le cui ambizioni e la cui sete di potere politico cd economico non è stata frenata da nessun sacrificio da imporsi al resto della Nazione . Dal punto di vista interno , perciò . che è quello che massimamente ci preoccupa , dalla guerra d ' Etiopia in poi , tutto è andato a catafascio . * * * Ecco quello che ci ricorda la caduta di Cheren . Questa caduta ha , dunque , un valore non solo militare ma soprattutto politico e sentimentale . Cheren ci ricorda l ' inutilità della prima guerra d ' Etiopia . Cheren ci ricorda i sacrifici causati da questa gialla e le penose e tragiche conseguenze da essa arrecate alla nostra situazione politica , interna ed internazionale . Cheren ci ricorda che la conquista dell ' Etiopia era un sacrificio troppo grande da imporsi al popolo italiano , che non giustificava la soppressione dell ' indipendenza , neanche di un paese barbaro africano . Quando venne proclamato l ' Impero , Carlo Rosselli scrisse che quello era il momento per gli Italiani di proclamarsi : contro l ' Impero per la Nazione . Quella voce , in quel momento . rimase senza eco . Oggi , nel momento in cui l ' Impero va in rovina , non ci lasciamo abbattere da questo tragico fato . Ricordiamoci che la Nazione sempre esiste e che nulla è perduto per l ' Italia finché abbiamo fole nelle virtù del nostro popolo .
È L'UOMO UN ESSERE LOGICO? ( ARDIGÒ ROBERTO , 1881 )
StampaPeriodica ,
Se guardiamo una città , troviamo vivervi l ' una insieme all ' altra molte istituzioni e varie e disparate e perfino anche in contrasto fra di loro . Per modo d ' esempio , un ' industria di manifatture e un conservatorio di musica , il carnevale e la settimana santa , una chiesa dove si professa la fede nei miracoli , e una scuola di scienze dove il soprannaturale è dichiarato assurdo . Queste istituzioni corrispondono ai bisogni dei cittadini , che le crearono appunto allo scopo di soddisfarli . Non però tutte ad un tratto ; ma successivamente e ad una ad una : cioè a dire in tempi diversi e , o per occasioni date dal caso , o per condizioni sociali più o meno stabili che le reclamavano . Tanto che , sopravvivendo , esse rimangono la testimonianza viva delle epoche anche da lungo tempo tramontate e delle cose anche del tutto scomparse ; e sopratutto del contrasto fra le condizioni materiali e morali di una età e quelle di un ' altra . Le dette istituzioni però , sopravvivendo ai tempi che le produssero , mutandosi in seguito le circostanze a poco a poco , non si conservano poi colla vigoria e colla forma del primo loro nascere e fiorire . Il moltiplicarsi delle istituzioni dà origine alla tendenza e all ' opera di conciliarle fra di loro e di armonizzarle nell ' unità del corpo sociale : il sorgere delle istituzioni nuove è accompagnato dallo sforzo di sopprimere e di eliminare le vecchie che sono con esse in opposizione . Se non che il detto lavoro , sia di coordinamento sia di sostituzione , si compie sempre solo parzialmente . E ciò dipende sopratutto : primo , dal grado elevatissimo di resistenza che hanno acquistato le istituzioni vecchie colle abitudini secolari indotte onde si sono incastrate profondissimamente nella vita del popolo foggiandola a loro immagine e somiglianza ; secondo , dalla forza limitata delle istituzioni nuove volgenti ad orientazione contraria l ' organismo sociale ; terzo , dalle difficoltà delle distanze per cui lo sforzo riordinatore decresce rapidissimamente estendendosi dalla sfera in cui nasce a quelle più e più rimote alle quali si porta successivamente ; quarto , dalla lunghezza del tempo occorrente alla trasformazione degli ordini sociali ricomponibili vitalmente solo per via dei loro elementi minimi ad uno ad uno . Da ciò quindi il fatto notato sopra delle istituzioni , non solo varie , ma disparate anzi opposte e pugnanti fra loro , in una stessa città ; e malgrado la connessione strettissima delle sue parti e l ' unità della vita in cui si fondono , costituendone una vera e propria individualità . Essendo naturale il fatto in discorso , nessuna meraviglia che se ne trovi l ' analogia in tutte le altre unità della natura . Più in grande nelle maggiori , come ad esempio nel mondo vegetale ; più in piccolo nelle minori , come ad esempio nel mondo delle idee di un uomo solo . Il mondo vegetale è costituito attualmente di produzioni di moltissime specie , e di più ordini , e differentissimi gli uni dagli altri . E anche qui le diversità sono la testimonianza durevole dei tempi precorsi e delle circostanze d ' ogni maniera che influirono a trasformare i tipi e le grandezze delle flore dei periodi precedenti . La forza trasformatrice degli organismi fitologici valse a modificare , di età in età , di regione in regione , le forme anteriori dei vegetali delle specie svariate preesistenti in modo da produrvi un certo carattere di consonanza per ogni età e per ogni regione , ma non a sopprimere interamente le distinzioni essenziali proprie delle specie medesime . E valse a creare gli ordini nuovi più recenti , ma non ad eliminare del tutto i vecchi contrastanti colle esigenze degli ambienti mutati . La forza accumulata nei germi delle specie primitive dal lavoro della più antica vegetazione resistette tanto o quanto agli impedimenti delle condizioni telluriche divenute sfavorevoli e alle influenze degli ambienti mutati , e bastò a conservare fino ad oggi dei rappresentanti delle piante delle prime età , quantunque di gran lunga più rari e impiccoliti . E lo stesso nel mondo delle idee di un uomo solo . La psiche umana è la unità più compatta che possiamo immaginare ; e tuttavia gli elementi che la costituiscono presentano la stessa molteplicità varia , incoerente , discorde , contrastante che rilevammo nelle istituzioni di una stessa città , e nelle specie e negli ordini del mondo vegetale ; e per le ragioni medesime . Sicché la verità della espressione L ' uomo è un essere logico è molto , ma molto , relativa . Si immagina volgarmente e si sentenzia nella filosofia tradizionale comune che le cognizioni umane escono da una sostanza semplicissimamente unica e quindi modellate tutte sul suo stampo logico sempre uguale a sé stesso ; sicché debbano necessariamente e consentire tra loro assolutamente e subordinarsi alla perfine infallibilmente , da sfera a sfera , ad una sola ragione suprema di tutte . Ma lo stampo unico è una chimera . E la coerenza logica delle idee di un uomo è una supposizione falsa contraddetta apertissimamente dal fatto . I dati della cognizione di un uomo cadono nella sua coscienza a poco a poco , in tempi diversi , per vie disparate , in modi vari , con direzioni opposte . E vi si incontrano a caso , come i detriti e gli oggetti d ' ogni sorta trascinati dagli affluenti nel fondo di un grande fiume da plaghe opposte e lontanissime . Anzi , siccome il massiccio fondamentale della psiche individua è lo stesso patrimonio comune delle cognizioni tradizionali della società nella quale si forma , e questo patrimonio è la sovrapposizione storica dei trovati disformi e discordanti delle età passate , così la coscienza può paragonarsi alla roccia geologica costituita di una serie di stratificazioni affatto diverse l ' una dall ' altra . La logica non precede le cognizioni , ma le segue . Le cognizioni quindi si accampano nella mente prima che sia intervenuta nessuna ragione dialettica di principii che ne decretino l ' accesso e l ' ordine e il modo di dipendenza da tutte le altre prima accettate ; e vi possono restare senza e malgrado questa ragione . Quante idee , se facciamo un poco di esame di coscienza , noi possediamo che non ci siamo ancora mai domandati in che rapporto stiano e come si debbano conciliare con quelli che chiamiamo i nostri principii ; ovvero che solo in progresso di tempo accordammo con essi , magari anche con un accordo puramente provvisorio e mutabile ad ogni lieve occasione ! La logica non è la causa , ma l ' effetto delle cognizioni già possedute . Come il fermento non è la causa ma l ' effetto delle miscele fermentabili . Le idee si orientano le une verso le altre e si aggruppano intellettualmente nelle generalità e nei sistemi dipendenti per l ' incontro accidentale che se ne dà nella mente , secondo le ragioni delle loro attinenze naturali e delle disposizioni del pensante , sia generali sia del momento , e della vivezza colla quale gli appariscono . Ma la forza organizzatrice così sorta , essendo sempre limitata , si esaurisce in una quantità proporzionata di lavoro , che non arriva mai , di gran lunga , a smuovere l ' intera massa dei dati della cognizione , e si limita anzi ai più superficiali ; verificandosi anche nel mondo del pensiero la legge del mondo fisico , nel quale la resistenza alla scomposizione cresce portandosi verso le formazioni così dette elementari , fino a diventare una resistenza assoluta relativamente alle forze attualmente disponibili . Non solo ; ma la forza stessa agisce con intermittenza e a sbalzi , e rifacendo e disfacendo e con energia incostante il lavoro fatto innanzi ; e sopratutto poi stabilendosi come dei fochi molteplici , diversi , e tra loro pugnanti di ordinamento logico , in modo che la mente riesce sempre , oltre che ad essere solo affatto incompletamente logica dove lo è , ad avere poi anche più logiche opposte nello stesso tempo . E insomma non è l ' uomo che domini il suo pensiero , ma è il pensiero , che la natura gli insinua suo malgrado , che domina lui . Perché poi il lavoro logico , che si trova già fatto nella mente di un individuo , e che dicemmo derivare dalla stessa virtù nativa delle idee che vi si riscontrano , solo in piccolissima parte è un prodotto individuale : nella parte immensamente maggiore è un prodotto collettivo ; e quindi nell ' individuo è importazione dal di fuori . La logica comune del pensiero di un europeo del secolo decimonono è l ' accumulamento dei lavori logici di tutti i precedenti fissatisi nel patrimonio cogitativo generale e imposto ad esso indeclinabilmente dalla eredità fisiologica , dalla educazione , dalla lingua , dalle istituzioni , dall ' arte , dalla convivenza . Cioè a dire , è quel massiccio fondamentale della coscienza del quale parlammo sopra . E siccome un uomo , oltreché alla società in generale , appartiene ad una sua classe speciale , e la sua educazione l ' ha compiuta sotto l ' influenza di una qualche istituzione particolare della città , mettiamo della chiesa , della milizia , del teatro , e via dicendo , così le sue idee , oltre l ' assetto fondamentale comune a tutti , hanno poi una varietà forzata di orientazione determinata dalla suddetta specialità di educazione subìta . Sotto l ' impero ineluttabile delle dette logiche imposte resta poi un piccolo campo di libertà logica individuale . Ed è in questo campo che si maturano i tipi logici individuali . I quali , se più rilevati , fanno risaltare fra le ordinarie le individualità straordinarie , cioè gli uomini eccentrici e i sapienti . Il lavoro logico dell ' eccentrico è una anormalità non vitale destinata a svanire con esso ; quello del sapiente è una formazione nuova progressiva durevole nella lotta per la esistenza e gli sopravvive , e s ' innesta nel grande organismo logico che sarà ereditato dai posteri . Ma fosse l ' uomo coerente con sé stesso almeno nella logica piena di incoerenze impostagli dal di fuori ! Nemmeno questo . La regola di ragionare nell ' uomo ha le sue fasi , come la luna . In lui si alternano le logiche più contraddittorie coll ' alternarsi delle condizioni del vivere e del sentire . I Tedeschi designano l ' anima con un nome derivante da una parola che anticamente significava il mare . E con ragione , essendo l ' anima mobile , varia , tempestosa al pari di esso . Ancor meglio però si potrebbe assomigliare l ' essere instabile , mutevolissimo e burrascoso dell ' anima umana all ' atmosfera e ai relativi fenomeni meteorologici , per l ' incessante succedervi della luce e delle tenebre , del caldo e del freddo , della calma , della serenità , del vento , della pioggia e della gragnuola . Anche nel sogno colle sue immagini or liete or tristi il sentimento ondeggia fra il piacevole e il doloroso . Assai più vivamente e rapidamente sale e discende il termometro della passione nella veglia pel contatto continuo e variato delle cose reali ora gradite or disgustose . Assai curioso è il fenomeno per chi arriva a notarlo e a seguirlo ne ' suoi momenti fuggevolissimi , come avviene per esempio in chi sta giocando mettiamo al bigliardo . Ad ogni colpo di stecca , ad ogni corsa di biglia il cuore passa rapidamente e vivamente , colle gradazioni più variate , dal timore alla speranza , dalla soddisfazione allo sconforto , dalla gioia allo sdegno , riproducendosi nell ' adulto il fatto del bambino che passa in un attimo dal pianto al sorriso per la sola vista improvvisa di un giocattolo o di una ciambella . Or bene , cambiandosi così lo stato del sentimento , che si dice cieco , si cambia del pari la ragione del vero e del falso , del giusto e dell ' ingiusto nella logica dell ' intelletto , al quale pure si attribuisce il vedere . Chi non l ' ha provato , chi non l ' ha visto , chi ne dubita ? La benevolenza ha la sua logica ; una contraria ne ha la malevolenza . Il dispetto ragiona in un modo , in un altro la compiacenza . La logica dell ' amore è di cappotto il rovescio di quella dell ' odio . E così via per tutti i mille registri di quello strumento curiosissimo che è il cuore umano . Mantova , 2 agosto 1881