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Un Papa ottimista ( Jemolo Arturo Carlo , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Se scrivessi di avere visto negli ultimi quindici anni riaccendersi il contrasto religioso che percorre la seconda metà del '600 e gran parte del '700 tra giansenisti e gesuiti , tra fautori del rigorismo morale ed assertori dell ' indulgenza , tra sostenitori della porta stretta , della salvezza dei pochi , dell ' essere l ' umanità massa dannata , e chi asserisce che la Redenzione consente la salvezza di tutti : ogni lettore penserebbe che sia uscito di senno . I più indulgenti accennerebbero alla deformazione dell ' uomo di studio , che crede di vedere il mondo riflesso nel piccolissimo settore su cui si è affisso . Ed in effetto chiunque sa che viviamo in un mondo in cui le preoccupazioni religiose hanno scarso posto , e solo strette cerchie le condividono . Se ci si limita però a queste , è tuttavia agevole cogliere che la posizione di quelli che si chiamano conservatori rispecchia l ' atteggiamento dei giansenisti di tre secoli or sono : gli uomini si debbono piegare alla legge di Dio , se pure la trovino dura o sembri loro irragionevole ; e non possono pretendere sia invece tale legge a piegarsi alle loro esigenze ; la natura umana è sostanzialmente cattiva , ed occorre il principio di autorità per tenerla a freno ; le passioni vanno rattenute : nulla di più deleterio del lasciar credere che il peccato universalmente praticato cessi di esser tale . Quelli che sembrano innovatori non pretendono certo ad un ' abrogazione di leggi divine per volontà umana , ma ritengono che solo poche norme fondamentali siano dettate per gli uomini di ogni tempo e luogo , ed il precetto , veramente immutabile , di carità ed amore vada tradotto in regole di condotta diverse secondo i tempi . E così che certa precettistica , che una volta raggiungeva un fine di bene , abbia ad essere abbandonata se si constata che ottiene oggi un risultato antitetico ; la regola sempre valida , di cercare di trarre alla verità , alla buona condotta di vita , i fratelli , implica metodi di attuazione differenti secondo i tempi ; nello stesso modo che i genitori si comportano diversamente verso i figli a seconda della loro età , dei caratteri , delle crisi che attraversano . Contrasto che non assume le note acute di quello già ricordato di altri secoli ; ma che sussiste ; ed in cui sono del pari rispettabili le posizioni delle due parti . Non vorrei dispiacere al padre Ernesto Balducci dicendogli che queste considerazioni mi venivano innanzi man mano che leggevo il suo libro così bello , così ricco , Papa Giovanni , uscito in questi giorni : che lo leggevo con vivo consenso . Non vorrei dispiacergli , in quanto egli ha scritto in testa al libro : " Papa Giovanni non è stato per me un pretesto per dire altre cose ... è così facile partire da lui per sviluppare un discorso tutto nostro , di cui egli non avrebbe mai accettato la paternità " ; e potrebbe apparire che io voglia contrastargli . Ma chi ha vena di storico non può non inquadrare ; e l ' uomo più religioso avverte che nulla si opera per salti , che anche gli eventi che sono frutto immediato della grazia di Dio , persino i miracoli , hanno una preparazione storica : quella che porta gli uomini a comprenderli . Nulla di eterodosso nel dire che l ' avvento del Messia fu preceduto da almeno tre secoli che portarono una spiritualizzazione dell ' ebraismo , l ' attitudine a divenire da religione di un popolo religione universale , e , nel mondo pagano , fecero lievitare l ' idea di un Dio unico , dietro lo schermo di dei troppo simili ad uomini . Papa Giovanni non poteva nascere nel medioevo ; e se un neo c ' è nel libro del Balducci , è di lasciare in ombra che ci furono non pochi che pur tacendo , perché in posizioni religiose o politiche che non consentivano la critica ad un Papa , ritennero dannosa la sua mansuetudine , ed hanno rialzato alquanto la testa dopo la sua scomparsa . D ' altronde anche padre Balducci , pure proponendosi di guardare la mirabile vita ed indole di Angelo Roncalli , e volendo evitare ogni inquadratura storica , deve ricordare quella che sarebbe stata la caratteristica del suo pontificato : il mondo moderno si era organizzato secondo valori nuovi , " che la Chiesa misurava più nelle loro energie di divergenza dalla fede che nella loro virtualità di convergenza " ; la teologia sviluppava " un certo tipo di formulazione , che ben rispondeva all ' intenzionalità polemica che guidava la Chiesa , ma rendeva sempre meno accessibile all ' uomo laicizzato il patrimonio dell ' insegnamento cattolico " ; papa Giovanni ha compreso " che l ' opera della Chiesa non può esaurirsi nella polemica " , che gli errori persistono , ma hanno perduto gran parte dell ' antica pertinacia e soprattutto la presunzione di porsi come alternativa alla verità di Cristo ; onde la Chiesa può piuttosto che arrestarsi nella polemica , " attendere a riproporre la verità cattolica entro una formulazione più adatta all ' intelligenza moderna " . Mi pare quindi si possa ben dire che il papato di Giovanni XXIII , pur essendo la rivelazione di un uomo che alla profondissima fede univa la scintilla del genio , s ' inquadra in un ' epoca ; ha nella storia la sua preparazione ; sbocca nel riconoscere che molti valori fino allora oppugnati non sono inconciliabili con la Chiesa , che questa deve proseguire il suo cammino , anziché spendere il meglio delle sue forze in vecchie polemiche . La preparazione consiste da una parte in movimenti interni alla Chiesa , ma avversati o condannati dalla S . Sede , che sono le varie sinistre cattoliche , e soprattutto i gruppi francesi che vogliono il colloquio con tutti , anche e soprattutto con il mondo comunista , e ( a ragione od a torto , non importa ) sono tratti a vedere negli atteggiamenti antireligiosi od anticristiani del mondo d ' oltre cortina od afroasiatico non connotazioni incancellabili , ma reazioni a posizioni tradizionali cattoliche . Per un ' altra parte questa preparazione si ha nel pontificato di Pio XII , in lati che sfuggono all ' attenzione degli studiosi laici : la rottura dell ' immobilismo , anche a rischio di dare scandalo , con le innovazioni liturgiche ( la Messa pomeridiana che trova ancor oggi ripugnanze in chi non sa disgiungere liturgia e tradizione ) e l ' accettazione , in tema di interpretazione della parte più antica , ma essenziale , del Vecchio Testamento , di tesi che sarebbero state sicuramente condannate al tempo della campagna antimodernista . Naturalmente non era questa che preparazione : che avrebbe pur potuto costituire una via senza uscita se non fosse sopravvenuto Angelo Roncalli . E bene nel libro di padre Balducci si accentua che con l ' elezione al pontificato parve nascere un altro uomo ; nunzio in Francia era stato ritenuto un integralista ; né nunzio né patriarca aveva neppure accennato agli ardimenti che ebbe pontefice . Padre Balducci spiega ciò con il profondo senso chiesastico , la completa obbedienza del prelato ; fino a che in posizione subordinata , sole sue direttive quelle del papa regnante ; soltanto dopo salito al soglio pontificio poté imprimere alla Chiesa un impulso diverso da quello datovi dai suoi predecessori . Pure felicemente il libro ricorda come nell ' opera di Giovanni XXIII tutto seguisse alla insegna della semplicità : " Le decisioni più geniali egli le ha prese come se fossero normali provvedimenti , dissimulando la loro effettiva grandiosità con sorriso casalingo e con linguaggio festivo ... ha detto con parole povere , cose grandi " . E pur questo , del mutato tono , del rendersi conto che oggi i popoli non sono più portati alla riverenza dallo stile e dalle forme esteriori , è stato un adeguamento ai tempi ; ma altresì un aderire alla posizione ottimistica , che non giudica gli uomini incapaci a comprendere quel che può esservi di grande in un messaggio , ad esserne toccati , se non attraverso la magniloquenza . Un credere nei fratelli .
Il «crociato siculo» ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Un amico palermitano mi ha mandato una cartolina con una veduta della sua città in cui spicca il convitto Don Bosco , soffocato in mezzo a tanti altri edifici . Un tempo - un tempo che ho fatto in tempo a conoscere - , al posto di quella mareggiata di cemento , c ' era uno stupendo parco . Al centro del parco c ' era una stupenda villa , la villa Ranchibile , e al centro della villa c ' era uno dei più bizzarri personaggi che si potessero incontrare nella pur bizzarrissima Sicilia : il principe di Maletto . Non l ' ho conosciuto : è morto , credo , prima ch ' io nascessi . Ma ho avuto come compagno d ' arme , proprio lì a Palermo , un suo nipote , che me ne raccontò le avventure , del resto note a tutta la città . Erano avventure sedentarie perché il principe non si mosse mai dalla sua casa , anzi dalla sua biblioteca . Solitario e misantropo , afflitto da una sorta di agorafobia , il mondo esterno se l ' era ricostruito sui libri che divorava insaziabilmente . A un certo punto sprofondò in quelli sulle Crociate , e tanto vi s ' immerse e compenetrò che alla fine concepì il disegno di farne una per conto suo , ma dal vero , cioè tutta a piedi e in costume dell ' epoca : lungo saio di tela grezza con la croce bianca disegnata sul petto , cappuccio , spada e scudo . Il sarto non si meravigliò molto quando il principe gli fece quell ' ordinativo per sé e per Alfio , il suo cuoco , da cui naturalmente egli si sarebbe fatto accompagnare come i Cavalieri dell ' epoca dai loro famigli : era abituato alle stranezze di quel suo cliente . A meravigliarsi , quando il principe gli comunicò la sua decisione , fu Alfio , al quale parve incredibile che il suo padrone si fosse deciso a mettere il naso fuori di casa . « Voscienza perdoni » disse . « Ma quanto ci vuole per arrivare a Gerusalemme ? » « A una media di venticinque chilometri al giorno , duemilacinquecentosettantasei giorni , compresi quelli di riposo per la domenica e le feste consacrate » rispose il principe squadernando sotto gli occhi atterriti del cuoco la carta geografica su cui aveva disegnato tutto l ' itinerario . « E come lascio la famiglia per tutto questo tempo ? » balbettò il poveretto quando ebbe ripreso fiato « e pure a voscienza la pasta con le sarde come ce la faccio ? » « Me la farai , me la farai : il Signore non ci abbandonerà proprio quando andiamo in pellegrinaggio al suo Santo Sepolcro » rispose placidamente il principe . E per un paio di settimane tenne il poveruomo nell ' angoscia di quella partenza , citandogli l ' esempio dei servitori del Medio Evo che non muovevano obiezioni , anzi seguivano con entusiasmo il loro signore quando li conduceva in Terrasanta . Poi , una bella mattina , gli annunciò che il pellegrinaggio lo avrebbero fatto senza muoversi di lì , dentro il parco , e quindi non si preoccupasse della pasta con le sarde : l ' avrebbero mangiata come sempre , cucinata come sempre , se non dalle mani del cuoco , da quelle della moglie del cuoco . Il principe aveva studiato mesi e mesi per calcolare quanti giri del parco occorrevano per coprire idealmente la distanza fra Palermo e Gerusalemme . Suo nipote me lo disse , ma non me lo ricordo . Comunque , erano diecine di migliaia . E gli sembrava che il Signore potesse contentarsene , anche se li faceva intorno alla villa . I due crociati partirono all ' alba di un giorno di primavera , presente il parroco che gli diede la benedizione . Il principe era stato molto incerto se noleggiare , per ragioni di verisimiglianza , un cavallo . Ma poi ci aveva rinunziato per non attribuirsi - aveva detto - un trattamento di favore rispetto ad Alfio , in realtà perché non aveva mai cavalcato e aveva paura di cascare . Consentì però ad Alfio di comprare un mulo per caricarvi il bagaglio perché il principe , sempre per ragioni di verisimiglianza , lo voleva sia pur ridotto , ma completo . C ' erano la tunica e i calzari di ricambio , le pezze da piedi , le fiasche d ' acqua per l ' attraversamento dei deserti , il libro dei salmi e gl ' itinerari con le date perché , come aveva spiegato ad Alfio , bisognava essere puntuali agli appuntamenti con Goffredo di Buglione , Tancredi e gli altri comandanti di colonna . Il primo giorno camminarono sette ore , quattro al mattino , tre al pomeriggio , con siesta sotto un leccio al centro del parco , dove la moglie di Alfio li raggiunse con la pasta alle sarde . Alfio la trovò scotta , ma il principe lo redarguì severamente : i veri crociati , disse , non avevano mangiato per anni che orzo e fave , quando li trovavano . Per cui , dopo il pasto , gli ordinò un certo numero di pateravegloria di ringraziamento al Signore per la manna che gli aveva dato . Quando calò il sole , drizzarono una specie di tenda , di cui il principe aveva studiato e fatto copiare il modello sull ' iconografia medievale , ci misero a dormire il mulo , e ritornarono in villa , ma senza smettere la loro divisa di crociati . Prima di andare a letto pregarono che il Signore gli desse la forza di arrivare fino al suo Santo Sepolcro . L ' indomani ricominciarono , sempre al canto del gallo e con la benedizione del parroco ( il quale però disse che d ' allora in poi sarebbe venuto una volta la settimana : bastava ) . D ' estate cambiarono orario : partivano addirittura al buio , e alle dieci si fermavano , per lasciare che la calura si sfogasse , facendo sosta e siesta presso una fontanella che , secondo il principe , era quella del Clitunno , dove , secondo i suoi calcoli , erano arrivati . Alfio si arrampicava su un muretto , metteva una mano a visiera sugli occhi , e scrutava l ' orizzonte . « Vedi nessuno ? » gli chiedeva il principe . «Nessuno.» « Sono in ritardo » diceva il principe con disappunto , e si rimetteva a consultare le carte con gli orari . Oppure Alfio diceva : « C ' è gente » . « Sono i nostri » gli faceva eco il principe . « Dio sia lodato . » Riprendevano a camminare al tramonto , e quando si accendevano le luci della città , il principe annunciava : « E Lubiana » . Camminarono anni , e il loro passo si faceva sempre più stanco perché diventavano vecchi . Alfio chiese una riduzione di orario , ma inutilmente . « Qua non arriviamo più » brontolava . « Dobbiamo arrivare , e per questo dobbiamo camminare : il Signore ce ne darà la forza . Così diceva Goffredo , e così dobbiamo dire noi . » « E picchì ? » chiedeva Alfio . « Chi è questo Goffredo ? » Ma il principe non lo ascoltava . « Perché avremmo vissuto » diceva « se non per vedere il Santo Sepolcro ? » « Mio padre e mio nonno hanno vissuto » rispondeva Alfio . « E che , il Santo Sepolcro hanno visto ? Bagheria hanno visto . » Il mulo morì , bisognò rimpiazzarlo . Morì anche il parroco , e il suo giovane sostituto si rifiutò di venire a dare la benedizione ai pellegrini . Infine morì anche una sorella del principe , che stava all ' altro capo della città . Ma il principe non poté andarla a vedere , e nemmeno partecipare ai suoi funerali , perché in quel momento era in vista di Costantinopoli . Le ultime tappe furono penose perché il principe soffriva di prostata , e ogni poco doveva fermarsi . Ma l ' approssimarsi di Gerusalemme moltiplicava le sue forze . E l ' arrivo fu epico . Il principe fece l ' ultimo chilometro quasi di corsa , recitò a fiato mozzo il Tasso : « Ecco apparir Gerusalem si vede - ecco additar Gerusalem si scorge - , ecco da mille voci unitamente - Gerusalemme salutar si sente » , e cadde in ginocchio . Anche Alfio era contento : contento di aver finito quella sgambata . I giorni successivi i due crociati fecero il giro dei Luoghi Santi , raccogliendosi in preghiera su ognuno di essi . Caricarono il mulo di reliquie . Poi il principe annunciò : « E ora intraprendiamo la strada del ritorno » . Alfio lo fissò , capì le sue intenzioni , si sfilò di dosso tunica e cappuccio e , indicando con la mano la villa , rispose : « A Gerusalemme sugnu e a Gerusalemme sto » . Stavolta però il principe gli dette ragione . Anche lui rimase a Gerusalemme , e due anni dopo ci morì . Le sue ultime parole furono : « Dite al Conte Goffredo ... » .
StampaPeriodica ,
Della dispersione dell ’ esercito meridionale , dei modi come eseguita , e della guisa con che la intristirono quelli stessi che ne avrebbero dovuto lenire la crudescenza ne tratterò altra volta : che io non mi dimentico d ’ essere stato io stesso un garibaldino nella mia evangelica capacità , e non mi vergogno di avere appartenuto all ’ armata liberatrice dell ’ Italia meridionale , e di avere servito all ’ immenso Garibaldi ; e ciò per meritare i sorrisi ed i ciondoli dei novellamente arrivati . Mio tema presente è la mostruosa ingratitudine di che furono pagati i feriti dell ’ esercito meridionale . Dico dunque che i prodi dell ’ eroico Garibaldi battezzati sui campi nel sangue delle loro ferite , e consacrati in ospedali dai crismi del dolore e della infermità , alle mani del nuovo governo furono e sono trattati peggio che cani . E sì che ragion volea di carezzarli alla Beniamino . Imperocché se il Governo Farini e il Ministero Fanti non ne sentiano l ’ inclinazione da natura , la doveano almeno simular per politica : ché in questo caso l ’ essere inumani per calcolo era lo stesso che scapitarne il cento per uno . Quando si rifletta che all ’ esercito garibaldino soltanto si deve l ’ affrancamento delle due Sicilie , il loro voto per Vittorio Emmanuele , e l ’ annessione loro alle altre provincie d ’ Italia : la gratitudine italiana si cangia in dovere , quella dei nuovi signori in obbligo di giustizia e di coscienza . Sareste voi qui , se non era per Garibaldi ed i suoi ? Vi conveniva dunque essere loro grati , almeno per prudenza . Non ne avreste sanguinato al cuor di corame , intantoché vi sareste buscata riputazione non vostra di onesti . Ma voi avete preferito al plauso immeritato la svergognata rinomanza d ’ ingrati ; e di essere trombettati al mondo intiero per francamente e generosamente inumani . Di che io vi lodo , sbugiardeggiando così la vostra fama che sapete mentire , e provandovi a questo popolo di affetti meridionali , nell ’ eroico coraggio della crudeltà . Una volta che in massima fu determinato di finirla coll ’ esercito garibaldino , non fuvvi maniera di tristizia che si risparmiasse ai suoi malati , ai suoi feriti . Parlerò di due principali , né con altro scopo che fruttino ai loro autori l ’ infamia che le seconda . Conoscendosi in pratica che nulla tanto giova al pronto ristabilimento dei convalescenti , quanto il cangiar di locale , di aria , di trattamento , erasi fino da sotto il dittatore stabilito di formare a tant ’ uopo un adatto valetudinario : e si decretò la Conocchia , siccome il luogo più conveniente per ospitar tal fatta di pazienti . E dal dirlo al farlo , fu in questo caso un solo atto : ché in corto di giorni quella gesuitica spelonca , già predata e guasta da ’ suoi ruffianeschi loiolei , fu trasmutata in bellissimo ospizio per ricevere i convalescenti . E ripeto bellissimo ospizio , dacché niuno degli ospedali della metropoli avrebbe potuto competere col nuovo valetudinario a semplicità , mondezza , sufficienza e bontà di fornitura e di stoviglie . Qual ’ aria , qual vista , quale salute vi si goda , io nol dirò ai Napolitani , per non parere di portar nottole ad Atene . Or bene , quando il direttore di quel provvido ospizio con reiterate istanze dimandò al ministero i convalescenti dell ’ esercito meridionale , per restituirli a sanezza ; gli fu reiteratamente risposto , che i garibaldini non dovevano avere convalescenza , che nei casi più speciali la farebbero nei loro ospedali , che del resto dovevano il più presto che possibile sgomberare da Napoli . Ed ecco gli uomini che sono al comando di piazza , all ’ intendenza militare , al Ministero della guerra , alla luogotenenza per le fatiche , le infermità , le ferite dei garibaldini , che niegano a questi otto giorni di opportuna convalescenza , rubando ad essi , per quanto è da loro , l ’ aria , l ’ aria balsamica di questa Napoli che di loro egoismo ci vennero a contaminare ! Per tal crudele misura , molti si viddero forzati a rimpatriare con anche le aperte ferite , benché li aspettassero nel loro tragitto per alle patrie , il duro pancato di una terza classe , e la negazione di ogni cibo . Ed intanto la Conocchia che costò già allo Stato non poche migliaia per ridurla a ’ comodi , anzi pure alle delizie di valetudinario italiano , in oggi rimane al tutto oziosa ed inutile : nell ’ atto che cento e cento lingue dì e notte bestemmiano negli infetti ospedali il duro stato di quei che non più infermi non sono tuttavia sani ; maledicendo coi dialetti di venti italiche provincie alla barbara parsimonia dei vecchi e nuovi divoratori . E che ! Hanno dunque i Gesuiti ancora tanta pecunia in Napoli , che come già in novembre il senile comando della Guardia Nazionale presso la femminesca pro - dittatura poté conservare ai mascherati loioleschi la chiesa del Gesù Nuovo , ora lo squarquoio ispettorato degli ospedali militari possa presso la sconsigliata luogotenenza preservare agli erranti Tartuffi la loro piacevole casineggiatura della Conocchia ? Oh quando finirà mai questa tristissima razza di Gesuiti , e di gesuitanti ? Che accadde in seguito di questa bizzarria di crudeltà ? I feriti garibaldini dei differenti ospedali ( eccetto i pochi casi non rimovibili ) furono accalcati nelle sale dei Santi Apostoli , già piene a ribocco per rigurgito degli ammalati . Da ciò la condizione di questi bravi è divenuta delle più miserande . Si badi bene a questa verità ; che il locale dei Santi Apostoli è dei tanti il meno adattato per essere ospedal militare : e non fu tollerabile nell ’ autunno che per la bontà della stagione , e le gentili maniere e la caritatevole energia del suo nuovo comandante . Oggidì le quattro sale , ossia i quattro corridoi ove sono ammontichiati i feriti presentano un aspetto di tristizia che ti serra al cuore , perché umidi , perché freddi , perché mefitici , perché irrespirabili . È forse per piacere ai nuovi signori che colà entro tutto debba camminare alla peggio ? Il lerciume dei letti è cosa intolleranda . La mancanza di ventilazione ributta il visitatore che a quei canili volesse ministrare il sollievo o la consolazione . Il cibo mette colmo alle miserie di colà entro . Caduti i liberatori di Napoli sotto le cure di un nuovo capo medico , che sarà certamente delle antiche risme borboniche , il cibo dei feriti è stato pressocché livellato a quello dell ’ albergo dei poveri . So che si griderà alla esagerazione , so che chi cerca pretesti per iscusarsi dalla carità vorrà non credere al mio detto , so che il governo e ì suoi mirmidoni troveranno una colluvie di panegiristi per laudarne l ’ umanità a fior fiore di Borboniani e di carnefici : ma ciò nulla manco i fatti saranno pur sempre quali io qui li narro . Si è tolta anche ai più dilicati e necessitosi ( ne hanno in quell ’ ospedale alcuni compassionevolissimi casi ) la porzione di pollo ; per sostituirvi l ’ impossibile bue . Come , pollo ai garibaldini ? Pollo agli uomini che hanno procurato alle mense della luogotenenza , e del ministero le pernici e i fagiani , insaporandole delle cacciagioni e delle selvaggine le più prelibate ? Ohibò , ohibò ! Bue , bue , e sempre bue : anzi perché non ci prendano il verso , adusandosi così alle delizie di ospedale da non più volerlo abbandonare , il capo medico ha stimato prudente che il bue sia della peggior qualità , a tale da rassembrar piuttosto ad un ciarpame di ciabattino , anziché ad un boccone per uomini . E giacché per nove decimi quei garibaldini sono delle provincie settentrionali , ove si costuma più che altro il riso per minestra , la loro minestra sarà per borbonica prescrizione pasta , pasta , e sempre pasta . E se a modo di medicina a qualcuno si consentirà la minestra di riso : il cuoco la condisca a intingolo di cimici , che di meglio non meritano i garibaldini ! E questi sono fatti : né il comandante ci può rimediare , avendo in preciso i nuovi suoi ordini . Ma Garibaldi in sullo esular per Caprera , non lasciò forse un capo che facesse le veci di padre a questi infelici ? Dove è questo padre , che fa ? Io non lo cercherò certamente nell ’ autore dei nauseosi proclami che quando a quando deturpano i muri di Napoli , invitando i prodi dell ’ esercito meridionale all ’ ordine , alla quiete che ei neppur sognano disturbare . Queste puerili scempiaggini non mi rivelerebbero già il padre di gloriose reliquie , ma il lurido cicaraio che con lanternino in mano fruga gli angoli delle regie sale per pizzicarvi un cencio di ricamo , o un rimasuglio di croce ! Invece io lo vorrei trovare in questi pestilenti corridoi dei Santi Apostoli per veder da se stesso tanta miseria , tanta ingiustizia tanta perversità : e reclamare un termine a nome della gratitudine e della umanità . Quand ’ anche non fossero fratelli quei che tanto vi soffrono , quand ’ anche non fossero Italiani : il pensiero che è ad essi , ad essi , ad essi soltanto che il governo costituzionale di Vittorio Emmanuele va debitore della sua proclamazione e del suo installamento , dovrebbe più che bastare per ottenere loro alfine un qualche riguardo dalla gratitudine governativa .
CAMPAGNA PER IL FORZATO RISVEGLIO ( GIAN FALCO , 1906 )
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Confesso pubblicamente la mia decadenza senza scusarmene : da solitario creatore e distruttore di miti vo diventando propagandista e apostolo delle genti . Vado verso gli uomini . Salgo o scendo ? Non so né voglio sapere . Non posso disobbedire alla voce che mi spinge verso coloro che io disprezzai con gagliarde risa e turbai con parole oscure .. Sento - come un mazziniano degli antichi giorni - ch ' io posso avere una missione nel mio paese e che debbo far di tutto perché l ' Italia diventi meno sorda , meno cieca , meno vile . Sarò chiamato una volta di più Don Chisciotte . Ma da chi ? Dalla tribù dei Sancio Pancia . Le sorti d ' Italia son quelle del mondo Mazzini , Scritti , VII , 181 Il mio programma rispetto all ' Italia è tanto semplice che ai soliti molti sembrerà assurdo : Io voglio che alcune centinaia di giovani italiani perdano certe qualità e ne acquistino certe altre ... Il mio scopo è dunque ben preciso : non si tratta di un moto politico o religioso , ma puramente spirituale e interno ... Mi bastano pochi uomini che sappiano e sentano ciò ch ' io voglio . Col loro contagio essi cambieranno l ' aria morale di un paese , e il contagio di questo paese potrà cambiare il mondo . Nella cultura , come nella politica , i meno tirano i più . Basta volere con forza e agire con ostinazione e a tutto si arriva ... La mia è ... una campagna " morale " ( nel senso non kantiano della parola ) ma bisogna risolversi a usare per la propaganda " morale " anche quei mezzi che oggi si adoperano soltanto per le campagne elettorali e per la propaganda delle chiese e dei partiti ... Quelli che hanno compreso lo spirito di questa mia campagna vorranno conoscere subito quali sono i mutamenti spirituali ch ' io medito . Eccoli : Bisogna fare qualcosa d ' importante Far sentire prima di tutto che non val la pena di continuare la vita mediocre e abituale che conducono la maggior parte degli uomini ... Far sentire la necessità di fare qualcosa d ' importante perché la nostra vita abbia un senso e qualche bellezza ... Per noialtri giovani italiani del secolo XX quale può essere la cosa importante da compiere ? Un nuovo rinascimento ideale dell ' Italia . Far dell ' Italia un grande centro di cultura , e di alcuni italiani i generali di nuove conquiste dello spirito . Ridare alla Italia il primato intellettuale poiché non può riavere né quello politico né quello economico . Roma ha sempre avuto una missione universale e dominatrice . In lei sedettero l ' Imperatore e il Papa a dominare e organizzare il mondo . Oggi , a Roma , l ' Impero è rappresentato da un buon padre di famiglia , numismatico e automobilista , ed il Papato da un buon curato di campagna , ignorante ed esitante ... La terza Roma ideale deve nascere dalla nostra volontà e dalla nostra opera e se i miei compagni non cominciano col sentir fortemente questa necessità possono lasciarmi senz ' altro . Osate esser pazzi ! Abbiate del coraggio , dell ' audacia , della temerarietà e della pazzia ... L ' Italia è vile : da molti anni , subito dopo che ebbe rimessi insieme i suoi pezzi , si è data alla " politica del raccoglimento " . Che cosa abbia raccolto da questo raccoglimento non si vede bene , ma è chiaro che il popolo italiano s ' è dato alla umiltà , alla modestia , alla paura , alla rassegnazione con una buona volontà spaventosa ... In politica ci siamo fatti sconfiggere per timidezza ; negli affari abbiamo ottenuto il pareggio a forza di economie esagerate ; nella vita comune abbiamo un timore inverosimile del grandioso , del pazzamente ed assurdamente grandioso , e un rispetto beghinesco degli scopi misurati e degli ideali a breve scadenza . Ma bisogna che tutto ciò cambi e che l ' amore del rischio , della ventura , dello sbaraglio , della carica a fondo , dei sogni enormi e dei programmi eterni entri nell ' anima di una parte dei giovani d ' Italia . Solo a questo patto noi potremo fondare la nuova civiltà italica ; il secondo Rinascimento degli spiriti . Ogni rettorica deve morire Un ' altra qualità degli italiani ch ' io voglio fare sparire è l ' amore esagerato delle parole inutili ... La rettorica - cioè la non sincerità e lo sfoggio inutile - è sempre viva dappertutto . Confrontate un discorso o una lettera di un anglosassone con quella di un italiano e vedrete quante più parole più bugie ci sono in quel che scrive quest ' ultimo ... E ci fosse soltanto la rettorica delle immagini ! C ' è purtroppo , anche la rettorica dei concetti ed è , quasi sempre la filosofia . Ci sono di quelli che si divertono seriamente a combinare insieme delle frasi senza significato , ma ben congegnate e piene di parole grandi e grosse , col pretesto di risolvere problemi che non esistono ... Poche parole , precise , chiare , sincere e che dicano qualche cosa ; ecco ciò ch ' io tendo di ottenere da me e dagli altri . Scegliamo di essere semplici ed energici villani , invece che ipocriti e cascanti parolai . Cerchiamo i problemi terribili ! Noi conosciamo poco la nostra anima e non pensiamo abbastanza a noi stessi , non al me piccoletto che cerca l ' impiego o la moglie , ma al grande me che non è più di questa casa e di questa città , ma pensa e ripensa al mondo ed al suo significato , alla vita e al suo fine . Noi dobbiamo scoprire noi stessi e quando ci saremo scoperti potremo forse cambiare la nostra direzione . Per far ciò il coraggio , e un grande coraggio , è necessario . Scendendo in noi stessi ci troviamo dinanzi a problemi che possono farci inorridire più di un rettile o di un abisso . Guai a chi non ha forte il cuore contro le paure di se stesso ! Riflettendo a noi stessi e al nostro destino , siamo forzati a riflettere al mondo e al destino del mondo . Vi sono alcuni problemi ai quali gli uomini temono di accostarsi . Vi sono veramente dei morti ? Il mondo sarà annientato o qualche immaginabile forma di esistenza succederà alla nostra ? Potremo noi rifare il mondo oppure dobbiamo continuare ad essere degli animaletti obbedienti e rassegnati ? Questi problemi o non si pongono o si cerca di scordarli . Enigmi troppo grandi ? Domande troppo pazze ? Tentazioni troppo paurose ? A noi giovani Italiani liberati dalla viltà e innamorati dei " folli voli " , questi problemi non debbono far paura . Dobbiamo , anzi , trovarne ancora altri e suscitare nei nostri compagni di vita il bisogno di averli sempre dinanzi e di risolverli . Soltanto volgendo la mente verso di essi potremo temprare una nuova anima e preparare una nuova vita .
ProsaGiuridica ,
Vittorio Emanuele III per Grazia di Dio e per la Volontà della Nazione Re d ' Italia Imperatore d ' Etiopia Visto l ' art . 3 , n . 2 , della legge 31 gennaio 1926-IV , n . 100; Ritenuta la necessità assoluta ed urgente di dettare disposizioni per la difesa della razza nella scuola italiana ; Udito il Consiglio dei Ministri ; Sulla proposta del Nostro Ministro Segretario di Stato per l ' educazione nazionale , di concerto con quello per le finanze ; Abbiamo decretato e decretiamo ; Art . 1 . All ' ufficio di insegnante nelle scuole statali o parastatali di qualsiasi ordine e grado e nelle scuole non governative , ai cui studi sia riconosciuto effetto legale , non potranno essere ammesse persone di razza ebraica , anche se siano state comprese in graduatorie di concorso anteriormente al presente decreto ; nè potranno essere ammesse all ' assistentato universitario , nè al conseguimento dell ' abilitazione alla libera docenza . Art . 2 . Alle scuole di qualsiasi ordine e grado , ai cui studi sia riconosciuto effetto legale , non potranno essere iscritti alunni di razza ebraica . Art . 3 . A datare dal 16 ottobre 1938-XVI tutti gli insegnanti di razza ebraica che appartengano ai ruoli per le scuole di cui al precedente art . 1 , saranno sospesi dal servizio ; sono a tal fine equiparati al personale insegnante i presidi e direttori delle scuole anzidette , gli aiuti e assistenti universitari , il personale di vigilanza delle scuole elementari . Analogamente i liberi docenti di razza ebraica saranno sospesi dall ' esercizio della libera docenza . Art . 4 . I membri di razza ebraica delle Accademie , degli Istituti e delle Associazioni di scienze , lettere ed arti , cesseranno di far parte delle dette istituzioni a datare dal 16 ottobre 1938-XVI . Art . 5 . In deroga al precedente art . 2 potranno in via transitoria essere ammessi a proseguire gli studi universitari studenti di razza ebraica , già iscritti a istituti di istruzione superiore nei passati anni accademici . Art . 6 . Agli effetti del presente decreto - legge è considerato di razza ebraica colui che è nato da genitori entrambi di razza ebraica , anche se egli professi religione diversa da quella ebraica . Art . 7 . Il presente decreto - legge , che entrerà in vigore alla data della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno , sarà presentato al Parlamento per la sua conversione in legge . Il Ministro per l ' educazione nazionale è autorizzato a presentare il relativo disegno di legge . Ordiniamo che il presente decreto , munito del sigillo dello Stato , sia inserto nella raccolta delle leggi e dei decreti del Regno d ' Italia , mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare . Dato a San Rossore , addì 5 settembre 1938 - Anno XVI Vittorio Emanuele Mussolini , Bottai , Di Revel Visto il Guardasigilli : Solmi
UN AMICO AUTOREVOLE ( Bianciardi Luciano , 1954 )
StampaPeriodica ,
Eravamo tutti contenti ed orgogliosi , quando Mino fu chiamato a Milano : ed in verità fa sempre piacere che per un lavoro importante , com ' era quello , avessero scelto proprio uno di noi , della provincia , la provincia che tante energie ha dato alla città , alla nazione , senza nulla ricevere o chiedere in cambio . Così , appunto , diceva Mino , ogni volta che la discussione ( e capitava spesso ) cadeva su questo punto . Poi ci dispiacque , perché il vuoto era incolmabile . Ora chi avrebbe ricevuto gli intellettuali , quelli di Firenze o di Roma , quando venivano per una conferenza , per esempio ? Chi ci avrebbe organizzato , in poche parole , la vita culturale ? Mino era stato un personaggio , in città , fin dagli anni del ginnasio ; al liceo addirittura riuscì a fondare una rivista , con un bel nome etrusco sulla copertina , che faceva un bell ' effetto . Una volta , ricordo , non avevo i soldi per comprare il numero due , della rivista . Andai alla redazione , che era in casa di un certo Bianchi , chiesi se me la prestavano , ma loro dissero che non avevano tempo da perdere con i ragazzi ( avevano tutti tre o quattro anni più di me ) e che me ne andassi . Mino , invece , il giorno dopo mi fermò e mi disse : « Scusa , per ieri sera , sai , e passa da me , verso le quattro . Vedremo se si può fare qualcosa » . Così tutti gli volevano bene , anche perché era serio , opportuno , attento a quel che diceva ; mai apriva bocca a caso . Il sindaco lo stimava , e si faceva scrivere da lui i manifesti di maggior impegno , quelli per la festa degli alberi , per esempio . Il federale anche , sebbene non fosse ignoto a nessuno l ' antifascismo dottrinario di Mino . « È un bravo ragazzo » , diceva il federale , « e poi , culturalmente , è un valore . Bisogna lasciarli un po ' stare questi intellettuali . » Così era ovvio che , morendo il vecchio prete bibliotecario , il posto , una volta laureato , toccava a lui ; ed anche qui Mino si distinse , le riviste specializzate gli chiedevano la collaborazione , ai congressi non mancava mai e prendeva ogni volta la parola , preciso , puntuale , breve . Ed intanto preparava il saggio . E poi partì per Milano . Ed era naturale : gente come lui non può restare qui , e poi lassù si sarebbe fatto una posizione , certamente . « Faglielo vedere , tu » , gli dicemmo alla stazione , « che gente nasce in provincia . » Ogni tanto vedo Mino , ed ormai son passati cinque o sei anni da quando se ne andò . Ogni volta lo trovo più pingue , stempiato , ma in fondo è sempre lo stesso . Lo incontro , di solito , negli atri degli alberghi dove si tengono conferenze culturali , dibattiti , convegni , premi letterari . Mi riconosce subito , e mi viene incontro , sorridente , con la mano tesa : « Ciao , caro » , mi dice sempre , « come va ? Cosa fai di bello ? E laggiù da voi cosa fate ? » . Io gli spiego tutto per filo e per segno , e lui mi sta ad ascoltare , assentendo col capo . E quando mi lascia mi stringe ancora la mano : « Ciao , caro , scusami ma ho da fare . Ci vediamo dopo . E scrivimi qualche volta » . Io gli scrivo , infatti , lunghe lettere dove gli racconto quel che succede in provincia , e gli chiedo consigli , per una iniziativa , o gli propongo di venire a fare qualche conferenza , su Graham Greene , per esempio , o su Moravia . E lui risponde sempre . Scusandosi perché è tanto occupato , ha da fare . Prepara il saggio . Di lui sento parlar bene da tutti : « È un giovane critico su cui possiamo contare . Prenderà il posto di Pancrazi » . L ' ho ritrovato quest ' estate in un albergo balneare , dove assegnavano un premio : era nella giuria . Mi venne incontro lui , anche questa volta , sorridente e con la mano tesa : « Ciao , caro , come va ? Tua moglie ? Avete bambini ? E cosa fate , laggiù da voi ? » . Io gli rispondevo puntualmente : sto bene , anche lei sta bene , sì ne abbiamo uno di cinque anni . E laggiù , si sa , la solita vita , la provincia ; almeno fosse tornato lui , qualche volta , a farci una bella conferenza su Moravia o su Graham Greene . « Eh , caro , cosa vuoi farci , gli impegni , il lavoro . Anzi , scusami , ho da fare , ci vediamo dopo » . Rimasi lì tre giorni , e lo vedevo sempre affaccendato per l ' atrio dell ' albergo , guardandosi attorno , sorridente . Prima di partire mi chiamò : era con Diego V . « Permetti , Diego » disse , « ti presento questo giovane , un bravo giovane , un certo ... » e dopo una breve pausa disse il mio nome . Mi fece anche un sacco di elogi , ed io un po ' , per la verità , mi vergognavo e tenevo gli occhi bassi . « È un bravo giovane , che vive in provincia , ha fatto molto bene , laggiù . » E continuava gli elogi . « Eh , caro Diego , noi spesso abbiamo il torto di ignorarlo , un grosso torto , ma in provincia si fanno tante cose belle , veramente » .
Si riapre il Concilio ( Jemolo Arturo Carlo , 1965 )
StampaQuotidiana ,
L ' ultima sessione del Concilio non si apre nel clima di grandi speranze che in molti - non in chi da anni segue attentamente la vita della Chiesa - ne avevano accompagnato gli inizi . Non ci saranno ritorni di fratelli separati ; probabilmente usciranno attenuati od edulcorati i testi su cui più si appuntava l ' attenzione generale , quello in tema di libertà religiosa , l ' altro che avrebbe dovuto togliere all ' antisemitismo ogni arma suscettibile di passare come di marca cattolica . Attraverso la già pubblicata costituzione dogmatica " De Ecclesia " sappiamo che , con tutte le parole di alto rispetto per la dignità dei vescovi , nulla è mutato alle posizioni poste dal primo Concilio Vaticano ; viene ribadito che il corpo dei vescovi ha potere solo quando agisce con il Papa , che quanto questi dispone ha valore immediato , non per il consenso della Chiesa ( e che non si sia mosso alcun passo verso un episcopalismo , non è ragione di rammarico per chi teme la debolezza degli episcopati nazionali di fronte al potere politico od alle passioni popolari ) . La medesima Costituzione parla di una dignità e di un apostolato dei laici , ma in nulla modifica la posizione loro fatta dal vecchio diritto canonico . Non sembra probabile che si abbia qualche novità sensazionale : diaconi coniugati od una norma generale che autorizzi il sacerdote a ritornare al secolo ed a contrarre matrimonio quando non si senta più pari al suo compito . Quel che invece sicuramente rimarrà , sarà il clima di distensione nei rapporti con le altre confessioni ed altresì con quanti , pure dichiarando di non avere la fede , non siano oppositori della Chiesa , non cerchino di distruggere la fede altrui . La prevalenza dei latini sui cattolici di rito e tradizione orientale trova termine ; si ammette nella Costituzione dedicata alla Chiesa d ' oriente che siano possibili matrimoni tra cattolici ed acattolici con la semplice presenza di un sacerdote , ma senza seguire il rito dei cattolici ; si ammette , sia pure eccezionalmente , la possibilità di funzioni sacre celebrate insieme con gli appartenenti a Chiese separate da Roma . Il decreto sull ' ecumenismo , pieno di rispetto per le Chiese sedicenti ortodosse , è pur riguardoso nei pochi paragrafi destinati ai protestanti ; naturalmente parte dal principio che la Chiesa soltanto ha la pienezza della verità ; onde riprova certo irenismo che per venire incontro ai separati danneggerebbe la purezza della dottrina cattolica cd oscurerebbe il suo senso genuino . Nella Costituzione sulla Chiesa , quel che è detto della Vergine non allarga ulteriormente il fossato che separa dai protestanti . Fuori delle Costituzioni e del diritto scritto , pare certo che il clima è molto mutato , e probabilmente senza ritorni , da quello ch ' era ancora trent ' anni or sono ; non c ' è più l ' orrore per il sacerdote che ha dismesso l ' abito e si è sposato ; oggi il vescovo benefico , veramente paterno , è più considerato di quello grande costruttore di seminari e di chiese per cui riusciva a trovare fondi , grande manipolatore di elezioni . Delusione per l ' evoluzione seguita dal giorno dell ' apertura del Concilio ? In certi ambienti , più d ' oltr ' Alpe che italiani , sicuramente sì . Ma sarebbe scambiare la minor parte con la massa dei cattolici parlare di delusione senz ' altro . Invero oggi più che mai lo schieramento cattolico è così vasto e con tale diversità di posizioni , che resta impossibile valutare in termini generali . Ci sono quelli che vorrebbero tornare alla purezza evangelica , alla Chiesa povera , e quelli attaccati più che mai al clima costantiniano , ai concordati , allo Stato che paga le congrue , al braccio secolare . Ci sono quelli cui il catechismo , certe dottrine tradizionali , certe devozioni sembrano scorie morte ; certe credenze , che non costituiscono articolo di fede ma che sarebbe irrispettoso dichiarare superstizione , offendono . Altri , invece , si trovano a loro agio nelle vecchie forme ; c ' è una massa che non vive nel clima del tomismo né in quello del Vangelo , bensì nell ' altro dei santi miracolosi , delle rivelazioni di S . Margherita Alacoque o della Vergine di Fatima , che ignora tutto del Vecchio e del Nuovo Testamento , per cui la grande figura del Cristo è al più il S . Cuore . L ' uomo di fede sa che Dio gradirà i più umili omaggi , che probabilmente più di un semplice dell ' ultima schiera passerà dinanzi a quelli che hanno cercato l ' acqua più pura della Rivelazione . Ma quali problemi si presentano ai reggitori . Se siamo in un certo numero a ringraziare Dio di averci fatto vivere gli anni di Giovanni XXIII , molti ne furono scandalizzati ( circolò alla sua morte la frase che sarebbero occorsi quarant ' anni per riparare al male che aveva fatto in quattro ) ; parecchi sono rimasti turbati dalle novità liturgiche succedutesi da Pio XII a Paolo VI . E c ' è un dato conturbante . Contro tutte le previsioni che il mondo colto , la classe politica formulava cento anni or sono , l ' ascendente morale , la potenza della Chiesa è andata costantemente crescendo , senza interruzioni . Lo scandalo dato alla cultura dalla formulazione dei decreti antimodernisti non ha nemmeno rallentato quest ' ascesa . Nei paesi già rigorosamente protestanti , Olanda , molti Cantoni svizzeri , Ginevra anzitutto , l ' avanzata cattolica è impressionante ; gli Stati Uniti hanno potuto avere un presidente cattolico , la posizione dell ' attuale presidente non è stata nemmeno scalfita dalla conversione di una sua figlia al cattolicesimo . Conversioni in senso opposto non se ne danno ( nessun rilievo certi movimenti di umili ; ondate che si dissolvono nell ' ambito di una generazione ) . Di fronte a quest ' ascesa costante si comprendono le esitazioni all ' idea di mutamenti profondi . Quando mai si abbandona una direttiva nel momento che segna i maggiori successi ? E tuttavia un profondo istinto , che trova nella ragione argomenti di conforto , ci dice che questo successo non è in profondità , non è caratterizzato da un ritorno degli uomini alla preoccupazione del volere di Dio , al bene . I sacerdoti più a contatto con le coscienze non hanno la tonalità ottimistica di quelli che vivono nel clima costantiniano , che stipulano concordati . Malgrado certo ottimismo di comando l ' umanità ha preoccupazioni come non mai . Si eviterà l ' urto delle razze ? Si otterranno tanti beni da soddisfare la popolazione del mondo sempre in aumento ? Si potranno abbassare le muraglie che dividono paesi poveri e ricchi , o la difesa del proprio benessere non renderà sempre più aspri e crudeli , fino a far risorgere mostruosità che speriamo debellate per sempre ? La Chiesa non può senza rinnegare il suo ecumenismo rassegnarsi a restare spettatrice , sia pure orante , in quella che sarà la vicenda , speriamo non tragica , dei prossimi cento anni . Non può non esserle d ' incitamento il ricordo di quel che fu , all ' incirca tredici secoli or sono , il suo compito nella fusione di popoli già plasmati dalla civiltà greco - romana e di barbari . Ma tutti avvertiamo che ad espletare questo compito di patrocinare fusioni , di mitigare egoismi e ferocie , non saranno idonei quanti credono che la fede sbocchi dall ' apprendere il catechismo , quanti sono attaccati alle leggende ed alle pie devozioni , quanti vivono sotto l ' incubo della eresia , e neppure quanti , legati al clima costantiniano , reclamano privilegi per la Chiesa . Solo uomini de ] clima giovanneo , capaci come il Redentore di guardare oltre le dottrine nel cuore dei fratelli , con tesori di comprensione e di amore che rompono ogni argine teologico , con il coraggio che consente di camminare sulle acque , potranno essere atti a tanto .
Naufraghi del cielo ( Montale Eugenio , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Mentre scrivo ( sono le ore 15 del 16 aprile ) non so ancora se gli astronauti dell ' Apollo 13 riusciranno ad ammarare felicemente ... in mare , ciò che sarebbe fatto assai raro perché di solito il verbo ammarare ( io preferisco la forma amarrare ) significa il raggiungimento della terraferma dal mare . L ' infelice esito del tredicesimo ludo apollineo non porrà certo fine ai viaggi spaziali , anzi sarà considerato come una « sfida » che bisogna accettare perché l ' onore della scienza non tollera smentite . Il « mirabil mostro » ( cfr. Vincenzo Monti , ode Al Signor di Montgolfier ) sarà certo sostituito da un altro che porterà un numero meno infausto e raggiungerà i previsti obiettivi . Ma messe a parte eventuali congratulazioni o condoglianze - e facciamo i debiti scongiuri - quel che vorrei sottolineare è il carattere illogico , irrazionale , di simili tentativi . Sembra un paradosso : le imprese dell ' uomo , le conquiste della tecnica sono da un lato il trionfo della mente umana , dall ' altro il fatto evidente che la scienza « non pensa » e non lo può costituzionalmente . Se la scienza pensasse si troverebbe di fronte all ' opzione tra il bene e il male , tra l ' utile e l ' inutile , tra la felicità e l ' infelicità : e dovrebbe trarne le debite conseguenze . Ma questo non avviene né risulta che sia mai avvenuto . La scienza non opta perché non conosce : la scienza agisce , confronta , trova ( e talvolta trova cose utilissime ) , ma la sorte dell ' uomo le è del tutto indifferente . In questo la scienza è un prolungamento della natura . E opinione assai diffusa che l ' ingegno dell ' uomo vinca e domini gli ostacoli dell ' avversa natura , ma non è così . Natura e scienza rivelano la loro profonda affinità per il fatto ch ' esse sono le sole e invincibili nemiche dell ' uomo . E ' molto strano ( anche se comprensibile ) che sorgano società per la protezione della natura . Io stesso inorridisco per la scomparsa degli alberi , per l ' insania dei parlamentari che permettono il barbaro aucupio con le reti ; io stesso mi commuovo pensando che Venezia sarà , un giorno , visitata solo da coraggiosi sommozzatori . Ma questo non toglie nulla all ' evidenza che la natura può fare a meno dell ' uomo e che l ' uomo ha qualche giustificazione quando tenta , con sporadici successi , di sopprimerla . Avversa la natura , neutra o agnostica la scienza , che cosa resta all ' uomo ? Certamente il pensiero , non il pensiero che crea il mondo e la storia ( idealismo , marxismo ecc . ) , ma il pensiero che l ' ignoranza è una forma del tutto oscura ed embrionale della conoscenza . La sola autentica , in ogni modo . Tutto il resto è vanità ; è astronautica , è riforma della scuola , riforma del clero , riforma della burocrazia ( figuriamoci ! ) , riforma delle riforme , di tutto ciò che aiuta a vivere perché con la verità non è neppure concepibile la vita . ( Postilla . E la vita stessa sarebbe dunque inutile ? No assolutamente , perché io credo che la vita sia una cosa meravigliosa . )
Il volto nuovo della Chiesa ( Jemolo Arturo Carlo , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Talora i contemporanei non hanno coscienza di vivere anni che la storia considererà come periodo ( l ' importanza vitale per un paese od una istituzione , se non per tutta una civiltà ( ed a volte invece sembrano di somma importanza eventi che tra non molto appariranno di nessun rilievo ) . Ho l ' impressione che stiasi verificando ( con il ritmo accelerato , la condensazione nel tempo , che distingue il nostro secolo rispetto ai precedenti ) una nuova riforma cattolica , di non minore rilievo di quelle del sec. XI e della seconda metà del Cinquecento . Mi parrebbe ingiusto non ricordare che la prima scossa all ' immobilismo venne da Pio XII ; quello di Giovanni XXIII fu il periodo eroico , Paolo VI lo continua e ne segnerà , pensiamo , le realizzazioni . Molti avevamo avuto il torto di scorgere il Concilio come teso verso una unione delle Chiese , e non irragionevolmente , guardando questa mèta , eravamo piuttosto scettici ; pensavamo che già un grande passo si era compiuto smussando tutte le asprezze , non parlando più di eretici e scismatici , ma di fratelli separati , e che altro non si poteva ora ottenere . Chi aveva occhi spassionati si accorgeva , sì , che appariva nella Chiesa un rigoglio di riacquistata giovinezza , quale ahimè non si nota negli organismi statali ; nuove leve di chierici volenterosi fino all ' entusiasmo , qualche raro fenomeno di turbolenza chiaramente originata da troppo amore ( i volontari che muovono all ' attacco prima del tempo ) . Ma non ci eravamo resi conto - ed occorre riconoscere che per questo l ' Italia non era l ' osservatorio più adatto - che il tempo era maturo per qualcosa di ben più importante che non la riunione a Roma di qualche Chiesa orientale : per una grande revisione delle posizioni del cattolicesimo , una depurazione dalle incrostazioni ben più radicale di quella che costantemente ma lentamente segue , un adeguamento intelligente al compito di riconquista di un mondo che molte generazioni di uomini di chiesa si limitavano a condannare . Giovedì scorso , dopo il voto sulla collegialità dell ' episcopato , il giornale Le Monde scriveva : " Il Vaticano II ha provato il proprio vigore , la propria intuizione di un ' epoca caratterizzata ad un tempo dal bisogno di decentramento e di libertà e dalla sua nostalgia di convergenza . Il Vaticano II ha realmente completato il Vaticano I senza soluzione di continuità con il passato , senza scosse inutili , senza respingere quelli che erano più propensi a guardare il passato che l ' avvenire " . Senza attendere i testi definitivi , che potranno anche contenere qualche attenuazione , qualche concessione ai vescovi italiani e spagnoli che rispecchiano masse di fedeli timorose di sentir pronunciare parole nuove , mi pare definitiva e senza possibilità di ritorno l ' ammissione del pieno rispetto che merita l ' uomo che opera secondo i suoi convincimenti , che cerca la verità anche se giunga a conclusioni antitetiche a quelle della Chiesa ; il togliere ogni appoggio in testi ecclesiastici all ' antisemitismo : proclamare che i vescovi , indipendentemente dall ' essere preposti ad una sede , formano il corpo che esprime il sentire della Chiesa ; riconoscere che il laico può essere qualcosa di più del destinatario della missione di questa , un missionario egli pure , un insegnante , un partecipe attivo del culto ; fermo il celibato del clero , non considerare più un reietto , un colpevole il sacerdote che sveste l ' abito ; non umiliare nella forma stessa della celebrazione il matrimonio misto . Ancora : se storicamente il cristianesimo è nato dall ' innesto di un germoglio ebraico su un ceppo greco - romano , questa origine non è una prigione ; l ' avere versato la sua dottrina immutabile in forme tratte dalla filosofia greca non preclude che quella dottrina possa essere domani portata in nuove forme , con un diverso linguaggio , ai popoli asiatici ed africani . ( Ma il succo , i Vangeli , non sono legati ad alcuna filosofia , valgono per tutti gli uomini , penetrano nel cuore del negro come del bianco ) . Forse non sarà soddisfatta l ' aspirazione a certe pronunce in tema di rapporti tra il fedele e lo Stato : fermo l ' orrore per la guerra , ripetuto con la più alta parola che nulla di buono si crea con la violenza e con il terrore , non si giungerà alla condanna di certe armi , non si rinnegherà , pur tenendolo in sordina , il secolare concetto della guerra giusta ( considerata comunque come guerra strettamente difensiva ) ; non ci sarà pronuncia della liceità dell ' obiezione di coscienza , che pure discende direttamente dalle affermazioni sulla libertà di credere e sulla dignità dell ' uomo . Probabilmente non si stabilirà neppure che al rapporto di collaborazione tra pontefice e vescovi , alla riconosciuta libertà di parola e di consiglio di questi , debba corrispondere nell ' interno delle diocesi analogo rapporto tra vescovo e sacerdoti . Ma in compenso anche fuori dalle pronunce conciliari c ' è il rifiuto di ogni solidarietà tra la Chiesa e determinate strutture economiche ; c ' è la rivendicazione del primato , che viene dal Sermone della montagna , al povero e all ' umile ; c ' è il riconoscimento che se la Chiesa corpo mistico non può macchiare il proprio abito , la Chiesa storica ha nei secoli mancato attraverso i suoi ministri nella mitezza , nella carità , nel non applicare l ' insegnamento di Cristo , anzitutto con le guerre di religione , con la persecuzione dei dissidenti ; c ' è l ' ammissione che anche quelle dottrine che dominano il mondo contemporaneo e che storicamente si sono formate spesso in antitesi alla Chiesa , possono avere elementi di verità , soprattutto spunti pratici suscettibili di essere produttivi di bene : con questo mondo è necessario il colloquio . Tutta una visuale che sarebbe stata inconcepibile non solo al tempo di Pio X , ma ancora all ' inizio della seconda guerra mondiale . Non mi sembra quindi ardito supporre che nella storia della Chiesa il Vaticano II , ma soprattutto il fervore di spiriti che lo accompagna , possano apparire più importanti del Concilio di Trento , forse anche della Controriforma . Ci saranno certo resistenze , riluttanze ; due secoli non bastarono perché certi abusi condannati dal Concilio di Trento fossero in effetto sradicati . Ma il cammino compiuto è irreversibile ; in pochi anni si è percorsa più strada che nei due secoli precedenti . Naturalmente occorrerà un ' opera di penetrazione , anzitutto ridare tranquillità ai cattolici che questo vento impetuoso ha turbato ( ce ne sono non pochi , accanto ai moltissimi che ne sono rinvigoriti ed ai molti che , virtualmente fuori fino ad ieri , rientrano ora ) . Mi sembrano giuste - non un semplice voto , ma una ragionevole previsione - le parole che Padre Balducci scrive nella prefazione alla traduzione italiana dell ' opera del P . P . R . Bernard , Le mystère de Jésus ( Mantova , " L ' Arco " ) : " Nei prossimi anni la Chiesa dovrà mettere in opera , in conformità alle decisioni conciliari , una vasta e profonda revisione delle sue strutture , dei suoi metodi e del suo comportamento ; dai catechismi , in cui la mirabile unità del Cristo vivo si frantuma in formule arcaiche e intellettualistiche , ai testi di teologia , dove la preoccupazione del sistema di tipo razionale pregiudica l ' umile aderenza al mistero , che è il suo vero oggetto ; dal culto religioso , in cui la millenaria vegetazione devozionale fa lo schermo al volto dell ' unico Mediatore , alla precettistica morale , in cui troppo spesso le formule dell ' Etica a Nicomaco prendono il posto del Discorso della montagna " .
Caro Fiorelli ( Montanelli Indro , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Il celebre giornalista che ha inventato i due neologismi è ( tanto per cambiare ) Longanesi che una sera , sorprendendo me e Ansaldo in trattoria a discutere su certe tipologie umane , tagliò la questione con una delle sue solite perentorie battute : « Tutte baggianate . Gli uomini si dividono in due categorie : i nardones e i leccobardi » . Sono sicuro che inventò quelle parole lì per lì perché non seppe darci nessuna spiegazione della loro etimologia ( solo in seguito risultò che nardones gli era rimasto nell ' orecchio dai suoi tempi di Napoli dove c ' è un vicolo , una volta famoso per i suoi bordelli , che s ' intitola così ) , ma in compenso cominciò subito a chiarirci il concetto con riferimenti storici concreti . « Per esempio - disse - Churchill era un nardones , Eden un leccobardo ; Stalin era un nardones , Trotzki un leccobardo ; Cesare era un nardones , Augusto un leccobardo . Mussolini e Franco erano nardones ; mentre Hitler no , era un leccobardo Gli avventori delle tavole accanto avevano smesso di mangiare e di parlare fra loro per ascoltare Longanesi che , come al solito , declamava . E piano piano , senza conoscerci né conoscersi tra loro , cominciarono a partecipare al giuoco di quella contrapposizione , facendo domande e accendendo discussioni . « E oggi ? » chiedevano . « Oggi - pontificava Longanesi - , assistiamo a un fenomeno di leccobardizzazione collettiva : la democrazia cristiana . C ' erano tre nardones soli in quel partito : Don Sturzo , De Gasperi e Scelba , e appunto per questo sono stati eliminati . Ma anche all ' estero i nardones sono pochi : Mao , Tito , De Gaulle , Salazar ... No , mi sbaglio : Salazar è leccobardo . » Fu un contagio . Accorsero anche dai tavoli più lontani , la discussione diventò generale , durò accesissima fino alle due del mattino . E se lei , caro Fiorelli , si prova a riaprirla coi suoi amici , al caffè o al circolo , vedrà che ottiene lo stesso effetto . Ci cascano tutti , tutti ci si divertono . Ma attenzione : che nessuno tenti di spiegare quei due termini e di dargli un significato preciso . Granzotto , che ci si è provato , ha fatto fiasco : per fare un nardones ci vuol altro che la calma , la serenità eccetera : Petrarca era calmo e sereno , eppure era un leccobardo . E per fare un leccobardo non bastano la magrezza e la bile : Dante possedeva al massimo sia l ' una che l ' altra , eppure era un nardones . No , né all ' uno né all ' altro archetipo si possono attribuire connotati definiti . Contentatevi delle esemplificazioni , e soprattutto sfuggite alla tentazione di stabilire , fra i due termini , una gerarchia . Nardonismo non è affatto sinonimo di grandezza , come leccobardismo non è affatto sinonimo di meschinità . Fra i nardones ci sono molti grandi , ma c ' è anche , per esempio , Starace ch ' era solo un bravo e onesto coglione . Mentre fra i leccobardi c ' è un Roosevelt , canaglia sì , ma di non comuni dimensioni , molto più grosso di Johnson che era nardones ( come Truman e Nixon ) . Fra i contemporanei , i due leccobardi più esemplari sono stati Paolo VI e Moro . Wojtyla è certamente nardones . Su Andreotti , sono incerto : a volte mi sembra un leccobardo travestito da nardones , a volte un nardones travestito da leccobardo : comunque , un travestito . Caro Fiorelli , dia retta a me . Stasera stessa apra coi suoi amici questa discussione . Vedrà : ci rimarrete appiccicati fino all ' alba , come successe a noi e continua ogni tanto a succederci . Perché Longanesi aveva ragione : le due categorie umane son quelle . E sebbene io non sia riuscito a spiegargliene la differenza , sono sicuro che lei l ' ha capita .