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LA SITUAZIONE BALCANICA ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
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Il colpo di stato militare operatosi in Iugoslavia ha sostanzialmente modificato la posizione del problema politico e militare nel settore balcanico . * * * Politicamente , anzitutto , la reazione del popolo iugoslavo all ' adesione del suo Governo al patto tripartito è stata immediata e diretta ; il popolo iugoslavo , senza sottoporsi a considerazioni di opportunità politica , senza riflettere a possibili effetti militari della sua reazione , ha manifestato subito , intuitivamente , la sua opinione e ha fatto tutto quello che era stato in suo potere per attuarla negli istituti politici . L ’ atto del popolo iugoslavo è quindi estremamente significativo dal punto di vista politico perché mostra che quei sentimenti , affermati , ormai , da lunghissimi anni , da questo medesimo popolo , non erano semplici illusioni , nella mente degli uomini di Stato democratici , ma realtà concrete , che oggi si affermano nella pratica . La Iugoslavia è uno Stato di sedici milioni di cittadini . È , cioè , uno Stato , la cui massa popolare , unita alle nasse della Turchia e della ( h - cela , forma un compatto blocco di quaranta milioni di uomini . L ’ altra importante . conseguenza politica del colpo di stato iugoslavo è quel ritorno a concezioni di solidarietà balcanica da cui sembrava , con l ' adesione al patto tripartito , che la Iugoslavia si fosse definitivamente allontanata . Per quanto meno visibile , per quanto producente effetti meno immediati , questa seconda conseguenza può divenire di gran lunga più importante di tutte le altre : può , cioè , permettere ai Balcani di ritrovare la coscienza unitaria , da cui le mene naziste di questi ultimi anni li avevano allontanati . La Iugoslavia , insieme con la Turchia , è infatti una delle principali potenze balcanico - danubiane . Il fiero rifiuto del popolo iugoslavo di sottoporsi al dominio hitleriano può essere uno sprone ad altri popoli che , certamente , come quello iugoslavo . sono ostili alla sottomissione allo straniero . Militarmente , poi , per quanto non sia possibile fondare eccessive speranze su una resistenza militare ad oltranza contro la penetrazione germanica , dell ' esercito iugoslavo , conviene tuttavia , tenere sempre presente la fiera reazione che il popolo iugoslavo ha saputo opporre ad Hitler . Durante la guerra di Spagna , i repubblicani spagnuoli , privi di armi ; privi di vettovagliamento , privi di qualsiasi aiuto concreto dall ' estero , hanno combattuto da leoni durante tre anni contro le potenze totalitarie , solo perché , in quella lotta , tutto il popolo spagnuolo era schierato da una parte per lottare contro l ' oppressione straniera e l ' ingiustizia interna . Le reazioni popolari sono capaci di generare i più grandi eserciti del mondo . Quando una causa è giusta gli uomini combattono da leoni . Così , per quanto scarseggino attualmente gli elementi di giudizio intorno ad una resistenza militare dell ' esercito iugoslavo contro un ' eventuale invasione nazista , rimane pertanto un elemento concreto eli valutazione da cui non si può prescindere : questo elemento è costituito dall ' indomito coraggio del popolo iugoslavo . * * * Comunque venga giudicata la situazione nei suoi aspetti positivi non va dimenticato , nel giudicare gli effetti del colpo di Stato iugoslavo , che sull ' adesione della Iugoslavia al patto tripartito la Germania hitleriana fondava le più grandi speranze . Quali erano le mire di Hitler quando la sua diplomazia tanto si affannò per ottenere l ' adesione iugoslava ? Queste mire potevano essere di due categorie : anzitutto , permettere alle truppe tedesche di attraversare il territorio iugoslavo allo scopo di attaccare la Grecia alla spalle , per l ' unica sua frontiera non montuosa ; oppure , e ciò è più probabile , proteggere semplicemente il passaggio delle truppe tedesche attraverso l ' Ungheria e la Bulgaria contro un attacco laterale proveniente da una Iugoslavia ostile . Sembra improbabile che Hitler abbia deciso di attaccare la Grecia alle spalle e di ottenere perciò la complicità iugoslava . Infatti , finora , la Germania non ha nemmeno rotto le relazioni diplomatiche con la Grecia , e poi , Hitler non ha veramente nessun interesse a conquistare la Grecia , se non quello di potere , attraverso la strada di Salonicco , giungere più facilmente ai Dardanelli . La Grecia , in sé per sé , non presenta per Hitler nessun interesse , poiché non conduce a nessuna via terrestre eli comunicazione con il Vicino Oriente . È dunque una semplice illusione mantenuta dalla propaganda fascista , quella che consiste nel credere che Hitler ci voglia aiutare a conquistare la Grecia . Egli non sprecherà nemmeno un nomo per far vincere , ad altri , guerre che non presentino per lui un interesse politico o militare immediato . È molto più probabile . invece , che Hitler , il quale ha aspettato fino ad oggi per chiedere alla Iugoslavia la sua adesione al patto tripartito , abbia voluto con questa adesione ottenere una garanzia di non essere attaccato alle spalle da truppe . provenienti dal territorio iugoslavo . Infatti l ' unica preoccupazione di Hitler nella sua guerra balcanica , oltre quella di rifornirsi in derrate agricole , è quella di giungere ai Dardanelli . Tutta la sua diplomazia ha teso finora a quello . Il suo migliore agente diplomatico , von Papen , che aveva reso così utili servizi alla Germania guglielmina durante la guerra scorsa , come capo del servizio di sabotaggio negli Stati Uniti , è oggi Ambasciatore di Germania ad Ankara . Quale sarebbe il valore di una conquista hitleriana dei Dardanelli ? Esso sarebbe duplice . Sullo scacchiere militare , i Dardanelli aprono la via a tutto il Vicino Oriente . Sul piano politico , invece , i Dardanelli rimangono oggi l ’ unica porta che la Russia sovietica abbia per passare da Oriente ad Occidente . La Russia , infatti , incontra oggi , su tutte le sue frontiere occidentali , l ’ ombra hitleriana : basta guardare una carta d ' Europa in cui vengano segnati i territori dominati o controllati da Hitler , per vedere che , dall ' estremo nord norvegese . , Hitler taglia la strada dell ' Occidente alla Russia fino ai Dardanelli l ' unico paese , l ' unico territorio per cui la Russia possa ancora passare per rimanere in contatto con l ' Occidente è la Turchia . Il giorno in cui Hitler avesse occupato i Dardanelli , la Russia sovietica non avrebbe più nessuna via d ' accesso all ' Occidente europeo . Essa sarebbe costretta , per ragioni geografiche imprescindibili , a diventare realmente e materialmente una potenza asiatica . Il colpo di stato iugoslavo allontana forse per sempre tutte queste possibilità . Per capirne l ' importanza era dunque necessario esaminare i calcoli che Hitler aveva probabilmente fondato su una adesione della Iugoslavia al patto tripartito . Oggi che la Iugoslavia non permette più ad Hitler di fare quello che vuole sul proprio territorio , tutti questi piani sono svaniti . Inoltre , l ' avversario è ormai in guardia tanto sul terreno politico quanto su quello militare .
NAZIONALISMO FRANCESE ( VITTORELLI, PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
La mattina del 30 marzo , unità della Marina Britannica da guerra sono state attaccate da un cacciatorpediniere francese , dalle batterie costiere dell ' Africa del Nord e da due bombardieri francesi . Tale attacco è avvenuto quando , sull ' ingiunzione delle unità britanniche , ad un convoglio mercantile francese , di fermarsi per subire la visita regolamentare , il caccia francese che scortava queste navi mercantili , invece di obbedire a questo ordine , aprì il fuoco . Questo incidente , e soprattutto l ' intervento nella zuffa di alcuni bombardieri francesi , fa rinascere tristi ricordi e ci costringe ad amare considerazioni . Durante la battaglia di Francia non apparve mai nessun comunicato dell ' Aeronautica francese intorno ad una partecipazione importante di velivoli francesi da combattimento nella lotta Regolarmente , invece . la R.A.F. diramava bollettini intorno alle operazioni a cui avevano partecipato velivoli britannici . Oggi , l ' aviazione francese , a guerra ultimata , ha ritrovato abbastanza fiato per bombardare unità della flotta della Nazione ex alleata . Questo conflitto non è semplicemente di natura militare , non deriva soltanto dall ' imposizione all ' attuale governo francese di imperative norme di condotta da parte del Governo del Reich . Questo atteggiamento risale a cause molto remote , cause che hanno turbato e viziato tutta la vita politica francese . * * * Gli uomini che governano oggi la Plancia , quelli che hanno preferito un armistizio umiliante ad una lotta ad oltranza , sono vecchie figure del parlamentarismo francese tradizionale . Sono quelli che , negli ultimi anni del secolo scorso , giustificavano per passione nazionale - perlomeno pretendevano che tale fosse - il falso giudiziario commesso dagli uffici del Ministero della Guerra nell ' affare Dreyfus . Sono gli stessi che , nel 1919 , a Versailles , imposero ai rappresentanti degli altri Stati alleati , le condizioni umilianti di pace per la Germania di Weimar . Sono gli stessi che , durante vent ' anni , ispiratisi ad un falso orgoglio nazionale e ad interessi di classe , hanno diretto la politica estera francese in un senso antieuropeo . Sono gli stessi che hanno sempre ostacolato l ' opera della Società delle Nazioni , che hanno ostacolato l ' amicizia con gli altri popoli europei , sono gli stessi che hanno sempre criticato la politica pacifista di Briand e le alleanze con i vari popoli dell ' Furopa centrale ed orientale . Sono gli stessi , infine , che hanno sempre appoggiato tutti i tentativi di disgregazione dell ' Europa effettuati dal nazismo a scapito di tutte le nazioni europee , ivi compresa anche la Francia . Sono questi stessi dirigenti che hanno oggi sottoscritto volontariamente alle condizioni di armistizio e al regime di controllo politico che Hitler ha dettato loro allo scopo di disgregare il loro paese . L ' accettazione della divisione della Francia in due zone , l ' accettazione di discutere il problema della consegna dei rifugiati politici che avevano chiesto e ottenuto dalla Francia ospitale che precedette questa , il diritto d ' asilo , sono atti degradanti per gli attuali dirigenti della Francia . Questi dirigenti - conviene ripeterlo incessantemente - i quali oggi vendono il loro paese allo straniero , che oggi violano le norme più sacrosante dell ' umanità , che oggi non temono di voltare contro quelli che avevano avuto fiducia in loro e li avevano aiutati a difendere il loro territorio i propri cannoni diventati improvvisamente feroci , non sono altro che i rappresentanti più puri della destra nazionalista . Una volta per sempre , l ' atteggiamento degli attuali dirigenti francesi , che può andare avvicinato a quello di tanti altri , serva d ' esempio a tutti quanti . Anche da noi , venti anni fa , si è prodotta una reazione nazionalista . Anche da noi si è voluto far credere che l ' atteggiamento della maggioranza del popolo italiano , dopo la guerra scorsa , era un atteggiamento antinazionale . Eppure , i nazionalisti da noi , oggi uniti al partito fascista , i quali avevano sempre segnalato il pericolo germanico come la piovra che avvinceva l ' Italia , non hanno esitato oggi a consegnare gli uomini , le risorse e i punti strategici del territorio nazionale . al nemico ereditario . Questa , del nazionalismo italiano , non è una contraddizione politica ; è la dimostrazione più evidente che il nazionalismo nostro , come quello staniero , è semplicemente una maschera di interessi di casta , incorporati oggi con quelli della nostra plutogerarchia , opposti a quelli di tutto il popolo italiano . Smascherando il nostro nazionalismo , come tutti i nazionalismi stranieri , noi contribuiamo a smascherare i nemici delle masse popolari italiane e quelli delle masse popolari di tutta l ' Europa .
ITALIA E GERMANIA ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Si può credere , a prima vista , che la nostra politica decisamente antihitleriana sia determinata da motivi sentimentali o da motivi di politica internazionale . Ci si potrà forse dire che questa nostra politica costituisca un semplice contributo alla guerra degli inglesi contro i Tedeschi . Ciò non corrisponderebbe alla verità . Vorremmo per l ' avvenite e l ' indipendenza dell ' Italia , che tali fossero i motivi che ispirano il nostro atteggiamento : vorremmo , cioè , che nessuna infiltrazione tedesca fosse venuta a spingerci in questo senso . Poiché , in tale caso , l ' attuale politica estera dell ' Italia non sarebbe un fenomeno così irrimediabile . invece , vi sono profondi motivi a fondamento di questa nostra politica : vi sono motivi che non possono lasciare indifferente nessun italiano . Questi motivi non sono più semplicemente motivi di politica estera : sono motivi , anzitutto , di politica interna . economica e sociale . Noi non intendiamo condurre questa lotta alla leggera , non l ' abbiamo impresa senza fortissime ragioni , superiori a qualsiasi considerazione . di falso amor proprio o di falso orgoglio nazionale . Le persone che scrivono in queste pagine non hanno mai fatto il mestiere di politicanti . Esse vengono da tutti i settori della vita italiana e sono costretti , oggi , allo scopo di permettere a se stesse e agli altri Italiani di proseguire una vita dignitosa , di imprendere una lotta a morte contro il regime hitleriano . Quelli che scrivono in queste pagine non superano generalmente i venticinque o trenta anni : sono , cioè , esponenti della nuovissima generazione italiana , che sa che nessuna vita sarà impossibile per essa , come per la nuova generazione delle altre nazioni europee , se non dal momento in cui quella casta di arrivisti , che ha alimentato il nazismo hitleriano e la nostra plutogerarchia , in uomini e fondi , non sarà definitivamente scomparsa dalla nostra vita civile . Assumiamo un atteggiamento battagliero perché . siamo costretti alla lotta ; e come siamo costretti noi , crediamo lo siano pure tutti quelli che oggi ci leggono ; poiché si tratta , non solo della sorte nostra personale , ma anche di tutti quelli che ci sono cari , cioè di tutti quelli che sono rimasti in Italia . A coloro che non capissero ancora l ' importanza dalla posta , la gravità della lotta , noi vogliamo fornire la massima documentazione possibile intorno alla necessità di entrare in azione . Mentre siamo , infatti . dalle circostanze , confinati qui in Africa , nell ' impossibilità di recare un contributo diretto alla nostra vita nazionale , questa vita nazionale viene in questo momento deturpata e compromessa dalle mene dei nostri plutogerarchi . Questa vita nazionale , dal momento in cui ne siamo stati divelti da questa guerra , viene trasformata a poco a poco in modo irriconoscibile . Viene trasformata , questa volta , non più ad opera di tirannelli nazionali , ma dai nazisti tedeschi . In una serie di articoli , ci proponiamo di documentare la disgregazione ad opera del nazismo hitleriano , della vita delle nostre classi lavoratrici . Disgregazione che , nel settore lavorativo , si attua mediante un invio sempre maggiore di lavoratori italiani in Germania e una conseguente riduzione del nostro ritmo produttivo nazionale . Il primo fenomeno ci pone , così , sullo stesso piano delle nazioni che , avendo perduto la guerra contro la Germania , sono costrette ora a contribuire , con l ' invio di lavoratori forzati , allo sforzo bellico del Reich . Siamo posti , cioè , sullo stesso piano della Francia , della Polonia , della Cecoslovacchia e di tutte le altre nazioni il cui territorio è occupato attualmente dalle truppe tedesche . Anche in questo , del resto , ci troviamo nelle medesime condizioni , in quanto i punti strategici più importanti del nostro territorio nazionale sono stati recentemente occupati da truppe naziste . Nessuna differenza perciò tra l ' Italia alleata della Germania e le nazioni sconfitte da questa . La seconda conseguenza di questa sottomissione della nostra vita economica agli scopi bellici tedeschi è una profonda trasformazione della nostra struttura economica e sociale . Trasformazione la quale influisce irrimediabilmente , anzitutto sul nostro presente sforzo bellico ; inoltre , sul futuro assetto economico e sociale dell ' Italia . Proprio nel momento in cui l ' Italia ha più bisogno di tutti i suoi figli per adempiere l ' ingente sforzo a cui il Governo fascista l ' ha oggi sottoposta , questo medesimo Governo , responsabile della nostra entrata in guerra e della nostra impreparazione a sostenerla , ci priva , per il suo atteggiamento servile nei confronti di Hitler , dei mezzi indispensabili a colmare le lacune della nostra efficienza bellica . Lo stesso Governo che ci ha fatto entrare in guerra nel giugno scorso senza necessità immediate e soprattutto senza la possibilità materiale di sostenere lo sforzo bellico non ha ancora capito che dovevamo , a qualsiasi costo , riprendere il tempo perduto per colpa sua e intensificare il ritmo produttivo nazionale . Invece di questo , esso invia ora le forze vive della nazione , quelle che ci sono indispensabili in tempo di guerra come in tempo di pace , in Germania hitleriana , per permettere ad Hitler di vincere la sua guerra . Queste forze lavoratrici , che vengono ora inviate in Germania diminuiscono il nostro potenziale umano per quel che riguarda il futuro assetto economico e sociale dell ' ltalia . Non è possibile ridurre impunemente , senza attenderne conseguenze perniciosissime , il numero dei lavoratori di un paese . L ’ Italia , priva dei suoi migliori operai , priva , cioè , di quelle forze che più hanno contribuito e contribuiscono tuttora a fare della nostra nazione una grande nazione , va perdendo la possibilità materiale di mantenere il suo posto in Europa . La parte migliore della nazione italiana è oggi costretta a ingigantire la Germania e ridurre proporzionalmente l ' Italia ad una entità politica minore . Queste sono le ragioni per cui crediamo che tutti debbano partecipare a questa nostra lotta , condividendo le nostre opinioni . Nessun Italiano , che sia cosciente delle necessità nazionali , può disinteressarsi di chiesta progressiva disgregazione dell ' Italia , ad opera dei suoi dirigenti attuali , in favore della Germania hitleriana . Se non vogliamo che l ' Italia e i suoi lavoratori costituiscano uno dei principali strumenti che avranno contribuito alla creazione del nuovo Impero hitleriano , dobbiamo , con tutti i mezzi , impedire che l ' opera svolta dai nostri dirigenti venga impunemente proseguita . Nei prossimi numeri pubblicheremo una serie di articoli che verranno a documentare con maggior precisione e con dati inconfutabili quello che oggi abbiamo affermato .
LA NUOVA GUERRA NAZISTA ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
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Domenica delle Palme , 6 aprile 1941 , alle ore 5 e 30 del mattino le forze naziste hanno sferrato l ' attacco contro la Iugoslavia e la Grecia partendo dalle basi da loro stabilite nei territori precedentemente occupati della Romania e della Bulgaria . Lo scacco diplomatico di Hitler nei Balcani Questa nuova aggressione . del Governo hitleriano contro due popoli europei segna , anzitutto , una sconfitta precedentemente subita da questo medesimo Governo sul piano diplomatico . La necessità in cui si trova oggi Hitler di attaccare militarmente la Iugoslavia e la Grecia viene infatti ad indicare che tutti gli sforzi compiuti dalla sua diplomazia , allo scopo di ottenere lai complicità di questi paesi , sono clamorosamente falliti . L ’ atteggiamento della Iugoslavia , soprattutto , è fra i più significativi : questo paese , infatti , dopo aver aderito , ad opera dei ministri , che lo avevano tradito , al patto tripartito , ha saputo , con magnifico slancio , operare quel rivolgimento politico interno , veramente animato da forze popolari , che ha staccato la Iugoslavia da quella vergognosa complicità . Questo scacco , che un popolo libero ha saputo far subite a Hitler , confessato ormai nel modo più aperto con la dichiarazione di guerra della Germania alla Iugoslavia , è in se stesso di gran lunga più importante nella storia europea di quello che non possano essere gli eventi militari di questo nuovo teatro di operazioni militari . La rivoluzione jugoslava - poiché il colpo di Stato di Belgrado supera di gran lunga , nella politica balcanica , la portata di un semplice rivolgimento di circoli governativi - è rivoluzione non solo nazionale ma anche europea . II " no " che la nazione jugoslava in blocco ha opposto alle pretese di Hitler , ha significato veramente europeo . Non bisogna dimenticare che l ' atteggiamento di fermezza dei popolo Jugoslavo e del suo Governo ha avuto conseguenze immediate in tutti gli Stati balcanici : in Ungheria , anzitutto , il drammatico suicidio del Primo Ministro , come Teleki , ha mostrato che anche in quel paese le forze popolari non possono sempre essere ridotte al silenzio ; in Bulgaria , i nazisti sono stati costretti a rafforzare il loro sistema di sorveglianza poliziesca . Inoltre , l ' atteggiamento jugoslavo non ha mancato fin dall ' inizio di suscitare il più vivo plauso di tutti gli ambienti internazionali e soprattutto la simpatia di tutte le grandi potenze , dagli Stati Uniti e l ' impero Britannico alla Russia sovietica . Il patto russo - jugoslavo Due ore prima , anzi , che le truppe naziste iniziassero la loro aggressione contro il territorio jugoslavo , veniva firmato a Mosca il patto russo - jugoslavo di amicizia e non aggressione , per cui veniva stipulato , ai termini dell ' articolo 2 , che " se una delle parti contraenti è vittima di una aggressione , ad opera di una Terza potenza , l ' altra si impegna ad osservare una politica di amicizia " . La portata del nuovo patto concluso quasi in previsione di una aggressione nazista contro la Iugoslavia è stata sottolineata in tutti gli ambienti ; la " Pravda " di Mosca l ' ha subito definito come un " avvenimento storico della più grande importanza " ; il Sig . Sumnerwelles , sottosegretario di stato agli affari esteri degli Stati uniti ha dichiarato , riferendosi a questo patto , che esso " è assai più importante di un semplice accordo di amicizia e di non aggressione " . L ' Italia costretta a partecipare alla nuova guerra nazista In queste condizioni , è avvenuta l ' aggressione nazista contro la Iugoslavia e la Grecia la quale non ha mancato di produrre effetti in tutti i campi . Dal punto di vista italiano , anzitutto , va rilevato che in tutti questi ultimi giorni , spinta da una pressione popolare interna , la nostra diplomazia si era adoperata ad evitare l ' estensione del conflitto europeo al teatro di guerra balcanico . In Italia , l ' opinione pubblica si è preoccupata fin dall ' inizio della tensione germano - jugoslava e dei riflessi che un eventuale conflitto tra queste due potenze avrebbe potato provocare sulla situazione delle nostre forze annate in Albania . Inoltre , a tutti è apparso che una guerra contro la Iugoslavia ci farà subire la guerra in un ottavo fronte , che , per la prima volta , porterà le operazioni militari su un fronte di guerra metropolitano . Una guerra italo - jugoslava , infatti , crea un fronte di guerra alla nostra frontiera metropolitana orientale , che va dal Tarvisio , a nord , fino a Fiume . L ’ esperimento greco ha già dimostrato che in operazioni balcaniche , chi ha avuto la peggio , di solito , siamo sempre stati noi . Per la prima volta , perciò , dalla fine dell ' altra guerra , l ' Italia viene ora minacciata direttamente sulla frontiera metropolitana . La Venezia Giulia diventa , così , teatro di operazioni belliche . Prima ancora che il Governo fascista avesse fatto conoscere la sua posizione intorno ad una eventuale partecipazione alla guerra dichiarala dalla Germania alla Iugoslavia , veniva riferita la costernazione con cui la popolazione italiana aveva accolto questa nuova guerra . Ed è probabilmente per l ' opposizione popolare , che il Governo fascista non è stato in grado , al momento in cui Hitler dava l ' ordine alle sue truppe di entrare in Iugoslavia , di compiere una manovra solidale con quelle dell ’ alleata dell ’ Asse . Va rilevato , infatti , che il nostro intervento nella guerra contro la Iugoslavia è un atto assolutamente accessorio a quello nazista . Il popolo italiano ha fatto tutto quello che era materialmente possibile fare per evitare questa guerra , ma il Governo fascista , obbedendo alle pressioni di Berlino , non ha tenuto conto della volontà popolare . Dopo un ' esitazione che ha durato poco più di una mezza giornata , il pomeriggio di domenica veniva diramato un comunicato secondo cui il Governo fascista aveva deciso di " agire in stretta collaborazione con la Germania con tutte le sue forze di terra , di mare e dell ’ aria " . E una nota della Stefani recava che il Governo fascista aveva " deciso di appoggiare la Germania con tutte le sue forze di terra di mare e dell ' aria " . È chiaro dunque che la guerra contro la Iugoslavia è una guerra voluta da Hitler e che , ancora una volta , questa guerra è sfata imposta dal Governo nazista al popolo italiano , per mezzo del Governo fascista , diventato , così , in modo inequivocabile , vero e proprio strumento nelle mani dei nazisti .
CONGIURA DEL SILENZIO ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Il " Foglio di disposizioni " del segretario del partito ha ricordato recentemente i termini dell ' articolo 8 del regio decreto n.o. 765 del 16 giugno 1940 secondo il quale . : " agli abbonali alle radio audizioni circolari e comunque ai possessori di apparati radio riceventi è fado divieto di far uso degli apparecchi di radioaudzioni per ascoltare le stazioni di radiodiffusione e di radiocomunicazione nemiche o neutrali o per propagarne le notizie comunque ricevute " . E siccome non bastava ricordare l ' esistenza di questo divieto legislativo poiché , probabilmente , nessuno ne aveva tenuto conto in Italia - giacché l ' amore per la verità è più forte della paura degli sbirri - lo stesso " Foglio di disposizioni " ha fatto notare che " oltre che dalla lettera dalla legge , l ' ascoltazione delle trasmissioni radiofoniche nemiche è vietata ai fascisti anche e soprattutto dal senso della dignità e del dovere che deve guidare ogni iscritto al partito " . E ha invitato i Federali e gli squadristi a " vigilare a individuare quanti non dimostrano di possedere una sensibilità adeguata al momento attuale " , e ad " agire a loro carico con severità esemplare " . E , siccome . ciò non era ancora sufficiente , il ministero della coltura popolare ha impartito l ' ordine a tutta la stampa di pubblicare una nota che sottolineasse l ' esistenza del provvedimento , la gravità delle sanzioni da esso predisposte . insieme con la necessità , per tutti , di sottoporsi ad esso e la necessità , soprattutto per gli squadristi , di farlo rispettare . Come si vede la questione è spinosa e per essere stata posta all ' ordine dei giorno con una pubblicità così clamorosa vuol dire che il fenomeno dell ’ ascoltazione radiofoniche straniere , specie di quelle antifasciste , è fenomeno assai diffuso nei paesi nostri . Da rilevarsi , infatti , che esisteva già un provvedimento legislativo e che - cosa assolutamente insolita - le autorità politiche fasciste sono state costrette a ricordarne l ' esistenza , confessando , così , apertamente , che il provvedimento stesso non era stato mai rispettato . Da rilevarsi pure che queste medesime autorità non esitano , sapendo che anche questo richiamo sarà inefficace , a fare un appello pubblico agli squadristi , allo scopo di renderlo più effettivo . Conviene rilevare , infine , che , oltre tutto ciò , anche la stampa è stata anch ’ essa scatenata per spaventare ancora di più la gente . Abbondano , però , ancora , i processi dinanzi alle corti di giustizia contro la folta schiera dei trasgressori a questa norma . E anche qui si nota la poca saldezza interna del regime . Dopo aver notato che nessuno , in Italia , obbedisce più alle norme che vietano ai cittadini di conoscere la verità , con qualsiasi mezzo questa verità possa venire conosciuta , notiamo pure che le sentenze dei tribunali contro i trasgressori del Decreto suindicato sono tutte lievissime . Dunque , anche la nostra giustizia comincia ad essere più umana , più comprensiva del bisogno di ogni individuo di non venire soffocato dalla pesante cappa di piombo della censura . È il giudice che , spesso , sarà anche egli un fervido ascoltatore delle radio straniere , comprendendo , perché egli stesso ne risente , il bisogno , in un momento come questo , di essere informati nel modo più preciso degli avvenimenti internazionali , perdona e spesso assolve ; e quando condanna la condanna è lieve cd è accompagnata dai benefici di legge . Ancora una volta conviene domandarsi : che cosa significa tutto ciò ? Noi non abbiamo mai agito con partito preso contro nessuno , ma siamo sempre stati mossi dallo scrupolo di assicurare alla nostra generazione , come a quella che ci ha preceduta , una vita dignitosa nel nostro paese . Da vent ’ anni siamo stati educati in un clima che ignora il ragionamento logico , che ignora l ' etica spregiudicata . La gente , all ' estero , crede che la gioventù italiana sia una gioventù militarizzata , imbevuta di dogmi totalitari , credulona di fronte a tutti i miti messi avanti dal regime e , specie , dal nazismo . il vero mito , però , è quello sparso all ' estero : la gioventù italiana , forse perché ha potuto notare a tempo gli errori dei suoi anziani , è più realistica , è più convinta della necessità di un ragionamento logico e di una elica spregiudicata di quello che non sia mai stata nessuna generazione italiana nel passato . Non è vero che vent ' anni di regime ci abbiano fatto dimenticare i motivi fondamentali dell ’ umanità . Non è vero , non perché il regime ci abbia permesso di scorgerli , ma perché , appunto , avendoci esso negato il diritto di conoscerli , siamo stati tentati in tutti gli atti della nostra vita di cercare questi motivi di umanità più di qualsiasi generazione nel passato , ci siamo preoccupati di essere coscienti dei nostri motivi di vivere ; più di ogni alta generazione nel passato , distaccati dall ' artificialità , dall ' esteriore nullità della vita pubblica , ci siamo rinchiusi nella nostra vita individuale . E da questa , quindi , grazie ai nostri contatti naturali che avevamo con i nostri compagni , siamo passati ad una comprensione più intima , più profonda e più umana della vita sociale . È questa una coscienza rinnovata , originale , per la prima volta , nella storia d ' Italia , di quello che è la realtà italiana , [ che ] ci ha permesso di distruggere tutti i miti messi su dal romanticismo fino al fascismo . Abbiamo capito , coscienti finalmente di quello che vogliamo , come , e soprattutto , di quello che ci manca , che il fascismo , ultimo tentativo di rinnovamento del romanticismo , ultimo albore di sentimentalismo , in un campo da cui questo dovrebbe essere bandito - il campo politico - è patentemente insufficiente per dirigere la vita italiana nel tumultuoso corso della storia contemporanea . Dal momento in cui abbiamo compreso che questo sentimentalismo di apparato , tenuto su con grande fracasso dal regime , ci nascondeva i motivi reali della vita politica , ci siamo sentiti più forti , perché coscienti della nostra debolezza . Oggi , forse , in apparenza , non rappresentiamo ancora niente nella vita italiana ; non rappresentiamo , conte si sarebbe detto , con mito sentimentale , che una speranza . E così noi non avremmo mai voluto essere qualificati , perché non viviamo di speranze . Rappresentiamo , però , una forza , piccola , se vogliamo , perché non ancora pienamente cosciente della sua potenza ma esistente lo stesso : rappresentiamo l ' unica forza della vita politica italiana . Pienamente aderenti alla realtà politica e sociale dei nostri tempi , abbiamo potuto convincerci che le miserie del popolo non vanno risanate con grandi parole ; né vanno risanate con magistrature del lavoro , con corporazioni , con grandi sindacati misti . Ci siamo anche convinti che non si edifica una nuova realtà politica e sociale con la dittatura : se un popolo vuoi diventare grande , grande veramente di civiltà e non di parole , esso deve costruirsi da sé , con istituti politici popolari , aderenti alle masse , la sua grandezza . Questo , ormai , lo sentono tutti ; e il fatto di ascoltare le radio straniere , come quello di borbottare , come quello di riunirsi in cenacoli che discutono di tutti i problemi senza lasciarsi intimorire dalla presenza per le strade di squadristi attempati all ' agguato , è semplicemente un singolo episodio del generale bisogno che tutti risentono di conoscere la verità e di discuterla . Non è vero , come vuol far credere la nostra propaganda , che andiamo a cercare la verità all ' estero : quello che dice la radio straniera non è ancora la verità , è il documento che ci permetterà di stabilirla realisticamente , senza false illusioni , senza false speranze , sapendo quello che succede nel mondo , quello che si dice di noi , quello che il mondo aspetta da noi . La congiura del silenzio . La congiura del silenzio che il regine fa intorno a queste forze non basta , quindi , a farle ignorare : tutti sanno che esistono , tutti sono coscienti che esse , un giorno . verranno alla luce , tutti sono convinti che l ' Italia non è morta , perché in questi vent ' anni di stasi politica si è formata , in reazione a questa medesima pigrizia spirituale morale , una generazione desiderosa di un vita più umana .
PRESTIGIO DELL’ITALIA ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
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Da quando è salito al potere , il Governo fascista ha giustificato il maggior numero dei provvedimenti da esso presi con il pretesto che questi rinsaldavano il prestigio dell ' Italia . Ragionando ora a mente fredda , e cioè . da politici , non da esteti , conviene esaminare più da vicino questa giustificazione della politica che ci ha fatto perdere qualsiasi prestigio agli occhi del mondo civile . Il prestigio dell ' Italia come se l ' Italia , dopo mille anni di storia , dopo un ' eredità come quella romana , avesse ancora bisogno di rifarsi un prestigio . Il prestigio è conficcato fin nelle radici del nostro suolo , fin nel midollo delle nostre ossa ; il nostro prestigio lo ritroviamo nella storia , e nella dignitosa continuazione di questa , esso viene mantenuto . Oggi , quello che ci fa perdere il prestigio è proprio il poco rispetto che si ha da noi per la storia . E ancora una volta , sarebbe necessario richiamare gli italiani alla storia . E ancora una volta , ispirandosi a questo motto , l ' Italia continuerà ad essere quello che merita . * * * Sotto il pretesto di ristabilire il prestigio della nostra nazione , il Governo fascista ne ha abolito tutti gli istituti tradizionali ed ha impedito che a questi il popolo recasse le necessarie trasformazioni per renderli più consoni alle nuove realtà che si erano venute creando dopo l ' ultima guerra . Per ristabilire il prestigio dell ' Italia , ancora , sono stati soffocati quei movimenti senza i quali , oggi , le nostre forze popolari sono state private dei loro diritti più essenziali ; sono state rese passive di fronte agli avvenimenti che ci travolgono . Il prestigio dell ' Italia ha anche dettato quella politica estera che , dal 1935 ad oggi , ha fatto subire sei guerre in sei anni . Nel ’35 , il nostro " prestigio " esigeva la guerra d ' Etiopia : tutto passava dopo la conquista dell ' impero ; non era permesso di ragionare d ’ altro che di colonizzazione demografica , di ricchezze naturali dell ’ Etiopia , del popolamento futuro del territorio conquistato . E così , si dimenticava la crisi economica non ancora superata , si dimenticava ancora che gli stipendi e i salari erano stati amputati , che una vita dignitosa diventava sempre più difficile , magari impossibile per la maggior parte della nostra popolazione . Si dimenticava che il nostro ritmo produttivo si era ridotto e che aumentava soltanto per preparare gli strumenti atti all ' uccisione di altri uomini . Poi , quando la guerra d ' Etiopia fu finita , venne quella di Spagna : venne , cioè , quella lunghissima , micidiale , guerra civile in cui prepotentemente il Governo fascista fece schierare i nostri legionari contro il popolo spagnolo . Ancora una volta , non si parlò più d ' altro che di guerra di Spagna , di aviazione legionaria , di rossi e di neri , di barbarie inesistenti , di amicizie eterne rinsaldate dal regime . E , ancora una volta , si dimenticò che dopo la conquista dell ’ Impero non era avvenuta la colonizzazione : che , dopo aver soddisfatto l ' ultima delle nostre rivendicazioni , dopo averci fatto credere che ormai per l ' Italia le guerre erano finite , altre guerre si tramavano , altre amicizie si rompevano , altri Stati ci preparavamo ad aggredire . Poi , anche la guerra di Spagna , a poco a poco , non fu più una maschera sufficiente per quello che succedeva all ' interno ; non permise più , cioè , al regime , di nascondersi dietro l ' intervento legionario di Spagna , per giustificare quello che succedeva all ' interno . Il prestigio del fascismo - poiché l ’ Italia , il suo prestigio , non l ' ha mai perduto - andava scemando . Venne quindi la conquista dell ' Albania : anche questa , come sempre , per rinsaldare il prestigio dell ' Italia . In che modo l ' esistenza di uno Stato albanese , apparentemente indipendente , che , in realtà , obbediva a tutti gli ordini di Mussolini , poteva nuocere al prestigio dell ' Italia ? Quale pericolo costituiva per noi l ' Albania ? Nessuno . Eppure , il 7 aprile 1938 , i nostri stormi aerei , la nostra flotta , le nostre truppe erano mandati oltremare per compiere una spedizione destinata ad " abbattere l ' orgoglio albanese " e " rinsaldare , come sempre , il prestigio dell ' Italia " . Da allora , questo prestigio , nella politica fascista , è passato in secondo piano . L ' anno 1938 è quello in cui Hitler si lanciò sulla medesima via delle guerre destinate anch ' esse a ristabilire un prestigio : quello della Germania ; e i vincoli stabiliti dal Conte Ciano con la Germania hitleriana non permettono più al Governo fascista di giustificare i suoi atti col pretesto del " prestigio dell ' Italia " . Poiché sarebbe assurdo e paradossale il fondare un predominio egemonico sull ' Europa essendo in due . " L ' offuscato prestigio della Germania " , che Hitler tenta di ristabilire , da Monaco in poi , impedisce a Mussolini di continuare eternamente a difendere il prestigio dell ' Italia . Però , se sino ad oggi , il prestigio dell ' Italia sul piano internazionale non era mai sfato contestato da nessuno , poiché era realmente inconfutabile , se la difesa del prestigio dell ' Italia era rimasta un puro pretesto , buono semplicemente per giustificare gli atti della politica fascista , ora , un problema del prestigio dell ' Italia si è posto . L ' Italia . nonostante tutto , fino ad oggi , era rimasta una potenza autonoma ed indipendente . Da quando il Governo fascista ha consegnato il nostro Paese alla Germania hitleriana , è diventata necessaria una reale difesa del suo prestigio . Oggi il Governo fascista non difende , né può più pretendere di difendere il prestigio dell ' Italia : esso giustifica tutti i suoi atti , tutte le sue azioni , con gli aleatori vantaggi che ci deriveranno dalla potenza germanica . Dopo i nostri insuccessi in Africa e in Europa , il Duce ha deciso egli stesso nel suo discorso che ormai la teoria politica del fascismo sarà quella dell ' Italia partecipe e beneficiaria delle vittorie tedesche . Dal 23 febbraio , giorno in cui il Dose ha pronunciato il suo ultimo discorso , tutti i nostri plutogerarchi ripetono all ' unisono che la vittoria della Germania è vittoria dell ' asse . Da quel momento è sparito il prestigio dell ' Italia , nella politica fascista : è nato invece " il prestigio dell ' asse " , il prestigio , cioè della Germania hitleriana , alle cui sorti il Governo fascista ha voluto assimilare quelle dell ' Italia . * * * Se , prima , gli italiani semplicemente potevano opporsi solo sul piano interno al regime fascista , e approvare o respingere tale regime , oggi si pone , invece , veramente , un problema di prestigio nazionale . Per la prima volta nella nostra storia siamo costretti a considerare come vittorie nostre quelle di un ' altra nazione , ad accogliere come successi nazionali quelli di un ’ altra potenza straniera . Fino ad oggi , nemmeno con la dominazione spagnuola o austriaca , nessuno ci aveva costretto a considerare le vittorie della Spagna o dell ' Austria - Ungheria come vittorie nostre . Sentivamo che il nostro prestigio rimaneva intatto a condizione di non perdere mai la nostra peculiare originalità nazionale . Oggi , invece , con questa politica , il passo dell ' oca è diventato passo romano , il berretto nazista è diventato berretto fascista , il Führer della Germania hitleriana è diventato il nostro Führer . Oggi , per la prima volta , tutti gli Italiani hanno il dovere di difendere il prestigio dell ' Italia ; il quale , dal Governo che ancora ha sede a Roma , è stato offuscato come mai fino ad oggi nella nostra storia . Italiani , ritornale alla storia : la storia dell ' Italia esige che siano messi fuori i barbari !
PROCESSO APERTO ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
È quello del fronte interno : il fronte interno , creazione di questa guerra , è un fronte rimasto ignoto fino a ieri , è un fronte che si volta contro il Governo al potere , perché questo non ha saputo tenere sufficiente conto delle necessità interne . Il fronte interno viene a ricordarci che in tutte queste guerre il fattore popolo , il fattore politico interno è stato trascurato ; viene a ricordarci che tutte queste guerre sono state fatte per farci dimenticare quello che succedeva all ' interno . Ritorniamo un po ' con il ricordo ai giorni della nostra guerra d ' Etiopia , a quei giorni in cui sembrava che finalmente una strada fosse aperta all ' espansione materiale e spirituale dell ' Italia ; ritorniamo a quei giorni in cui . dimenticando la crisi che dominava all ' interno , pensavamo fosse possibile attenuarla o addirittura sopprimerla con mezzi eterni . Quanto si sono sbagliati tutti quelli che credevano , quella volta come oggi , che i problemi interni di una nazione possano venire risolti attraverso fattori esterni : quanto si sbagliano tutti quelli che pensano che sia possibile far nascere una civiltà nazionale dalla conquista di un impero . Un impero si conquista quando si ha una civiltà da esportare . E anche . in quel caso il giudizio in merito alla moralità di questa conquista non è pienamente risolto . La civiltà si crea all ' interno e il rinunciare a crearla è manifestare apertamente la propria incapacità a fare opera di civiltà . Come si crea una civiltà " ? Con le grandi spedizioni militari , oppure con opere di governo e di amministrazione civile ? La storia del nostro paese ci insegna che la civiltà è creata da opere di governo , da opere di amministrazione politica e civile , di coltura e di educazione . La civiltà della prima e della seconda Roma non è civiltà di conquista , anche se l ' osservatore poco attento della storia di Roma possa credere così , ma è civiltà politica , religiosa , spirituale . La prima Roma non si segnala all ' attenzione del mondo come Roma conquistatrice , come Roma imperiale ; si segnala come Roma repubblicana , come governo perfetto dell ' antichità , come diritto delle genti . Quello che rimane oggi di Roma antica è il diritto , è il nome che si dà agli istituti politici . Nell ' arte militare i nomi non sono romani ; sono presi in prestito a tutte la genti , a tutte le orde conquistatrici . La seconda Roma si segnala anch ’ essa , non per aver conquistato il mondo con le armi , ma per averlo conquistato con la fede e la saggezza , per averlo conquistato con la coltura e l ' educazione . La terza Roma , quella che voleva Mazzini , nascerà con un processo interno all ' Italia , per un processo di espansione che non si concentrerà sul mondo esterno ma anzitutto su noi stessi Italiani . Gli italiani diventeranno di nuovo Romani , il giorno in cui sentiranno che per essere il centro del mondo bisogna esserne il centro civile ; ridiventeranno Romani quando avranno capito che oggi il mondo non si conquista più con la forza ma con la saggezza . In un periodo di mistica follia come quello che attraversiamo , il segreto della conquista risiede nella saggezza , risiede nel ritorno alla pace . Se saremo capaci di dare al mondo questo esempio di saggezza , sopprimendo da noi quei germi di conflitto e di follia che esistono altrove , il mondo ritornerà a rispettarci e ad ammirarci come ammirò Roma e l ' Italia , quando erano il centro spirituale del mondo . Quest ’ opera non la si compie , partendo alla conquista di un impero nero , ma ritornando su noi stessi , ridiventando nazione , essendo popolo cosciente dei propri destini , deciso a fare da sé il proprio avvenire civile . Se il fascismo , dopo aver constatato che l ' esperienza sindacale e corporativa era insufficiente per dare una nuova civiltà all ' Italia , ha inizialo il suo tentativo di conquista del mondo , noi , avendo constatato il fallimento di questo tentativo , vogliamo rifare l ' Italia da dentro . Perciò , pretendiamo fermamente che soltanto sul piano della politica interna , si faccia l ' Italia ; perciò , in tutte le nostre manifestazioni , conferiamo la massima importanza al fattore nazione , al fattore popolo . Oggi , abbiamo immense possibilità da sfruttare all ' interno , abbiamo un ordine . nuovo da costruire , abbiamo da edificare un ' Italia giovine , in cui vengano soppressi tutti i residui di decadenza . Siamo decisamente contrari al decadentismo perché questo , facendo credere al popolo che una nazione , da sola , sia incapace di vivere , lo spinge nella cieca speranza della conquista di un ideale migliore attraverso la conquista di nuovi territori . Domani , tutti ormai ne sono coscienti , non saremo noi soli a voler l ' ordine nuovo , sarà il mondo intero . Perché il mondo intero è in crisi : la conquista di nuovi territori , perciò , non risanerà nessuna piaga . E ' finita l ' era delle grandi scoperte : tutti i territori della terra sono oggi abitati anche se abitati in modo poco coerente e sfruttati male . Non si può ignorare l ' esistenza di popoli che vivono su questi territori e non serve a niente volerli conquistare . Per conquistare con profitto , sarebbe necessario confessare coraggiosamente e cinicamente la propria decisione di distruggere i popoli che abitano in territori da noi conquistati . Questo , nessun italiano , e crediamo pure , nessun Tedesco , lo vuol fare . Quello che invece possiamo dare a questi popoli è la nostra civiltà e la nostra nuova concezione del mondo : prima di darla , però , dobbiamo possederla noi stessi , dobbiamo applicarla a noi stessi . Se vogliamo veramente che l ' era delle conquiste brutali , delle guerre . interminabili e periodiche , degli imperialismi assetati di conquista venga a cessare , dobbiamo , coraggiosamente porre , anzitutto , noi stessi , il problema su nuove basi , dobbiamo farci centri di irradiazione di una nuova civiltà , dobbiamo essere una civiltà in atto . Questo è il processo aperto dell ' Italia : quello di un nuovo ordine interno . Quando il fascismo , dopo la scorsa guerra , ha posto il problema di un ordine nuovo in Italia , aveva capito quale era il problema centrale del nostro paese . Ma non è stato capace di risolverlo . Perciò , più che contro il fascismo , noi vogliamo essere al di là del fascismo . Noi vogliamo risolvere quel processo lasciato aperto dal fascismo . Questo processo storico , del nuovo ordine interno , è quello che travaglia l ' Europa dall ' inizio di questo secolo : è veramente il problema di questo secolo . Come il secolo decimottavo è stato quello che ha condotto a concetti di libertà , uguaglianza e fratellanza , come il decimonono è stato quello della liberazione delle nazionalità oppresse , il ventesimo sarà quello del nuovo ordine politico economico e sociale , e soprattutto spirituale delle nazioni liberate . L ' Italia , insieme con la Germania , nazione giovane , nazione liberata dal processo storico della nazionalità , deve essere cosciente più di qualsiasi altra dei doveri che le spettano verso se stessa e verso il mondo . Noi dobbiamo affrontare questo problema con la coscienza che è un problema difficile da risolvere , che richiederà forse generazioni se non secoli per essere sistemato definitivamente . Abbiamo però il privilegio di esseri i primi a porlo e l ' orgoglio di venire ricordati domani come i precursori se non i fondatori di questo ordine nuovo . Questo ordine nuovo , che coinvolge la sistemazione tanto spirituale quanto materiale del nostro popolo su basi nuove deve incitarci al lavoro serio , sistematico e sereno . Deve incitarci a superare quelle meschine lotte interne che oggi travagliano il nostro paese . Dobbiamo capire che l ' ordine nuovo si fonda alla base , che si fonda profondamente solo a condizione di mettere radici nell ' essere più nascosto del nostro popolo . E quando le avrà messe fiorirà da solo . Il Comune libero e autonomo , il Sindacato dei Lavoratori cosciente dei propri doveri tecnici , una nuova Spiritualità sono gli elementi basilari di quest ' ordine . Questi elementi , noi oggi opponiamo ai vecchi decrepiti elementi esaltati dal Duce nel suo discorso : RAZZA , NAZIONE , STATO . Alle forze centrifughe costituite da questi elementi noi opponiamo le nostre forze centripete . Noi dobbiamo opporre a quegli elementi che evadono dal popolo e conducono il governo lontano da esso , elementi nuovi che , emananti dal popolo , saranno incapaci di allontanarcene . Lo Stato , la razza , la nazione . sono elementi astratti , non contemplano nessuno dei problemi essenziali del nostro popolo come di qualsiasi altro . Bisogna avere la modestia di ridurre la superficie dell ' istituto pubblico : dallo Stato bisogna tornare al Comune , dalla Nazione all ' Ente professionale , dalla Razza a una reale e concreta Spiritualità , che amplifichi l ' umanità del popolo e non la diminuisca , che renda l ' uomo fratello dell ' uomo e non nemico .
GIOVANNI BOINE ( GOBETTI PIERO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
In Giovanni Boine può avvertirsi una preoccupazione centrale di eticità che egli venne chiudendo duramente in sè stesso . Invero le sue simpatie per la religione non erano in fondo che una forma di culto della personalità , rimasto l ' elemento fondamentale e quasi il segno di una ricca spiritualità nei migliori dei vociani , come reazione deliberata al pericolo degli schematismi filosofici . Boine cominciò col Rinnovamento e si pose in termini di cultura il problema della religione come problema di tradizione e di storia . Ma nonostante tutti gli sforzi , rimane già in questo preludio il peso di una preoccupazione personale , quasi fisica , che vuol trovare l ' unità nelle frammentarie esasperate espressioni di se stesso . La polemica col Croce lo individua perfettamente nel suo bisogno di valori individuali , di esperienze intime e nell ' esaltazione , che il Croce canzonò crudelmente , della propria oscurità e incompletezza contro l ' altrui sistemazione . C ' era nel Boine , nella sua sconsolata solitudine una paura del rigorismo filosofico che gli faceva esaltare nella religione la possibilità di una storia più umana . Egli si trovava psicologicamente assai più vicino agli sforzi fogazzariani di quel che non immaginasse e della stessa natura immorale era quel suo pensare la fede con torturante voluttà , come annientamento ognora sentito della libertà per opera dell ' imposizione e quell ' intendere l ' inconoscibile in funzione del pensiero , come un ' eterna allontanantesi e risorgente illusione . Ma , conscio dell ' immoralità di certe conciliazioni , Boine voleva qualche cosa di più ferrigno che la filosofia dolce della leggenda e del rito e delle sentimentali emozioni . Si separò dal Rinnovamento perché non ne condivideva le intenzioni pratiche , di rinnovamento ecclesiastico , perché gli ripugnava l ' agire per gli altri , tutto chiuso e incerto di sé stesso , e sentiva il bisogno di negare almeno in loro quell ' ambiguità di fiacche coscienze e di estetica religiosità che avvertiva latente in sé . Gli ripugnava l ' apostolato come la semplicità romantica . Educato alla rudezza di mistici , aveva bisogno di aspirare almeno alla verità , di ribellarsi alle angosciose incertezze e all ' impotenza intima . Accostatosi alla Voce , scrisse l ' Esperienza religiosa che è come la prova del fuoco della sua incapacità di decidersi tra religione e filosofia . Di questo dissidio parve che egli si accontentasse aspramente senza decidersi al dilemma né sperare conciliazioni . Cerca sconsolatamente il vero Dio sapendo di non trovarlo . Le sue doti di speculazione non bastavano per sollevarlo alla razionale certezza . Incapace di dedizione e di amore , non poteva credere . Da queste insoddisfazioni e da questi difetti nasce la sua disposizione all ' arte , qualcosa di non spontaneo , di duro , di acerbo , ma con tentativi e conquiste improvvise di profondità . Ci sono certi caratteri di letteratura ascetica e di racconti di edificazione ( a parte gli intenti ) , un certo pudore nell ' affrontare la materia e una scontentezza costante di uscire da sé per obbiettivare ciò che non era ancora certo e sereno . Aveva bisogno di esperienze per nascondere un po ' il suo egoismo e la sua tortura . ( E perciò scrisse addirittura di questioni politiche , di coltivazione degli ulivi in Liguria , di decentramento , ecc . ) . L ' arte sua recava il vizio di origine di una filosofia non chiara . Il nucleo ne era robusto ma non specifico , e interrotto . Di qui la frammentarietà e la sterilità delle ricerche metriche , delle assonanze , del periodo musicale che lasciano un senso di aridità . E ' un ' anima in pena . Certi cupi abbandoni ricordano Slataper , ma vi manca il maestro di vita , la consolazione dell ' espandersi : era condannato a un perpetuo irrigidimento . Nel Peccato c ' è lo sforzo costruttivo più profondo e complesso . Ma se si ricercano esigenze d ' arte bisogna convenire che il tentativo pecca di troppe lungaggini , e lo stile urta per quel monologare insistente , complicato di parentesi che non sono mai un limpido chiarimento , ma sovrapposizioni critiche esasperate o spunti ironici di pessimo gusto o divagazioni scomposte che egli vuol accumulare perché gli effetti siano più intensi , incapace di un dominio reale e sereno . Non si vince un senso di oppressione . " L ' intenzione generale , dice egli stesso in Plausi e botte , era di rappresentare quel lirico intrecciarsi di molto pensiero sulla scarsezza di pochi fatti ; quel continuo sconfinare della poca cronistoria esteriore nella contraddittoria , nella dolorosa , angosciata complessità del pensare che è la vita di molti e la mia ; intenzione di esprimere in complessità , una compresenza di cose diverse nella brevità dell ' attimo , dentro una apparente povertà di vita " . Ma i risultati di questo sintetismo convulso condannano le intenzioni , per l ' infecondità della fantasia e l ' assenza di buon gusto : incalzano le preoccupazioni e i ripensamenti per la smania non già di chiarire ma di concettualizzare . I Frantumi segnano il logico svolgimento di questa violenta disciplina , di questa repressa frammentarietà . Abolite le parentesi , abbiamo prosa ritmica , tenui spunti lirici , impressioni , notazioni ; ma sono l ' esperienza naturale , tormentata e ancora gretta , non trasfigurata . Il meglio in fatto di risulta ti lirici è nelle Prosette quasi serene , dove troviamo un Boine elegiaco , idillico , con una commozione raccolta e melodica . Questa malinconia non è molto lontana da Gozzano , da Corazzini , da Palazzeschi , ma c ' è un senso di incertezza e di predisposizione all ' armonia più umile e ritrosa , quasi un pudore contenuto ; benché l ' oggettivazione non si liberi da certi riferimenti non belli in cui riappaiono i limiti chiusi dell ' uomo , attraverso certi freddi e leziosi concettini . Pesava su di lui una condanna irrimediabile . Al suo orgoglio , alla sua solitudine è negata la confidenza del creare . Era , come dice Papini , della " razza triste dei solitari , con pruriti di apostolo , con brividi di santità , con estenuazioni di misticismo " . Ossia il suo tormento non riusciva a sollevarsi dalle forme inferiori , da sofferenze quasi fisiche . Tormenti , non ancora pensieri . Certe sue ricerche di complessità , certe finzioni di costruttività lirica sono dolorosamente tragiche , perché assistiamo al loro sfarsi , nolente il poeta , come se egli avesse disposti tutti i materiali e accarezzate fantasie già approssimative e adatte , ma un male oscuro e un ' impotenza finalmente avvertita ne sconvolgessero la sintesi sperata . La sua tesi sull ' arte identica con la filosofia , l ' importanza che egli si ostinava ad attribuire al contenuto esprimevano una dura esigenza personale , un ' aspra confessione . La sua filosofia non poteva avere se non un valore di esperienza , a tutti gli sforzi degli altri il suo sforzo rimaneva estraneo ; egli doveva accontentarsi della sua storia e della sua teoria . In tutto questo c ' è qualcosa di patologico . Le sue critiche ( Plausi e botte ) sono ciò che vi può essere di meno critico , prive di aderenze a problemi di gusto , per quanto anch ' egli avesse letto i suoi classici e fatte le sue notazioni di stile . Acre sempre , compatto , senza possibilità di sfumature o di signorile acutezza , negato a ogni versatilità , egli conserva come un odio cieco per la letteratura , intesa la letteratura non soltanto come estetismo , ma genericamente come sicurezza formale . Vuole delle crisi d ' anima , vuole la sua crisi d ' anima . E lo trovate in eterna polemica per ragioni di severità etica ; incontentabile verso sé stesso , sfoga con gli altri la sua sofferenza e volubilità . Nei suoi plausi e nelle sue botte manca non soltanto una continuità e consistenza di giudizio , ma anche ogni ideale assiduo e ogni attitudine a comprendere un ' esperienza etica . Ed è vano cercare una linea di svolgimento e di progresso . Abbandonato alle sue irrequietudini non riusciva a salvarsi dai suoi vizi , anzi li veniva facendo sempre più esclusivi e vividi . Riesce a scrivere le sue pagine migliori quando è costretto ad abbandonare finalmente la chiusa contemplazione di sé stesso per comunicare con gli altri , per esempio nella Ferita non chiusa . Il suo stile rivela impreviste risorse polemiche e una certa virtù tra comica e satirica tanto più efficace in quanto sa di chiuso e di lontananza . Certo si tratta più di impressione e di effetto pittoresco che di approfondimenti stilistici sicuri , ma il saggio Di certe pagine mistiche per esempio è pensato con rara efficacia . Nella polemica con Prezzolini ci sono dei tratti irosi , quasi di livore , in cui tuttavia il suo odio per la pratica riesce ad esprimersi , la sua angustia provinciale a teorizzarsi , attraverso il fraintendimento della tesi centrale dell ' idealismo militante . Tra molte lungaggini di pedanteria filosofica e di ritorsioni polemiche spunta fuori un bel ritratto di Prezzolini , dettato limpidamente dal furore . Anche le sue complessità stilistiche , le sue parentesi si possono qui tollerare meglio perché corrispondono ora alla vivacità polemica , ora alla reale abbondanza delle cose che ha da dire e al movimento del discorso . Ma soltanto in un ' operetta minore , nei Discorsi militari il Boine è riuscito ad andar diritto allo scopo che si era prefisso mettendo una maschera tra pedante e tra retorica al suo discorrere scapigliato . Il suo rigorismo trovava un valido modello nel Regolamento di disciplina che s ' era proposto d ' imitare e d ' esporre . I dubbi sono repressi dall ' intonazione didascalica . Tutto il discorso ha un aspetto di ordine e di obiettività che non si sarebbe sospettato . Qui si vede come l ' ingegno del Boine fosse più ricco di quel che egli non lo volle e suscettibile se non di una disciplina totale , nata dall ' interno , almeno di una certa dignità versatile . Ma la sua è la storia dolorante di una fibra che non poteva reggere alla fatica di dare una composizione ai tormenti intimi ; le sue attitudini erano incapaci di concentrarsi ; la sua fantasia rifuggiva dalle figurazioni riposate . Non si può leggere Boine senza provare la disperata commozione di un destino incompiuto , di una volontà eroica cui mancarono i muscoli .
SETTE MORTI ( VAINA_DE_PAVA EUGENIO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Otto anni or sono , nello scorcio del torrido luglio , cadeva sopra un ' anonima quota del massiccio del Monte Nero il nostro Eugenio Vaina de Pava , sottotenente negli Alpini del Val Toce . Il caduto era un interventista e un intervenuto della primissima ora ed al servizio della Patria sacrificava con la vita i più dolci e santi affetti , le promesse del fervidissimo ingegno e della vasta cultura , il vanto di un nome onorato ed illustre . Nei giorni che precedettero la sua morte eroica , egli veniva scrivendo in un taccuino il diario delle sue vibranti esperienze di guerra : la pagina che qui sotto riproduciamo fa parte di quel taccuino , da cui gli amici devotamente staccarono e pubblicarono le più belle cose . Qui il giovane eroe fissa e precisa con quale spirito di amore e di ascetismo crociato i giovani volontari cristiani si votarono al sacrificio supremo per la nostra Italia . Ed è opportuno che questa parola torni ad ammonire oggi d ' oltre tomba , specie per coloro che van falsificando nello spirito pubblico , con concezioni mitiche o nazionalistiche , il significato profondamente umano della guerra che per noi fu specialmente espiazione . Il monito supremo dei nostri eroici caduti risuona tutt ' ora sulla nostra dilacerata umanità come un grido di misericordia e di perdono.Sono rimasti nel nostro primo attacco all ' imboccatura del canalone , fulminati dalla mitraglia . L ' attacco passò oltre rombando , rompendosi , ondeggiando , piantandoci fino a sera in una improvvisata trincea . Io ebbi l ' ordine di trattenermi , con un stormo di feriti che solo la notte si sarebbero potuti sgombrare , sotto rocce arroventate dal sole , contro rocce scheggiate dallo shrapnel senza posa , all ' imboccatura del canalone della morte . I feriti tacevano serrando le labbra ; tante tante ore ; eravamo veramente soli , io e loro , i sette morti del nostro primo attacco . Mi chinai strisciando per l ' ultimo dovere di capo , li palpai ansante , sollevai l ' orribile peso , l ' orribile rigidità , staccai la piastrina di riconoscimento dalle giubbe , ritirai le cartucce , l ' armi , il portafoglio , l ' orologio , le carte personali . Attorno ai morti aleggiava un mondo invisibile del quale soltanto ora io raccoglievo la voce . Diceva una mamma fra i suoi cari spropositi di vecchia contadina : " Mi piace di sentire che sei così aperto e leale e ti vanti di essere alpino e vuoi andare avanti finché puoi , perché vincano gli Italiani . Ricordati però di non arrabbiarti mai e di non bestemmiare , di dire ogni sera un ' Ave Maria e di portare questa medaglina che madre vecchia ti affida " . Narrava una moglie tutti i fatterelli di casa e del vicinato , i piccoli dolori , gli incidenti , le gioie , consolava e benediceva , poi cedeva la penna al figliuolo grandicello e questi scarabocchiava al babbo un lungo racconto di gita presso i nonni , di giornata chiassosa trascorsa con altri cuginetti sulle rive del Lago Maggiore . Dietro la terza di quelle ombre era un piccolo mistero , forse una tragedia ignorata . La donna si scusa quasi di essersi recata dai suoi parenti e di aver loro lasciato per qualche tempo la bambina : " ma io son troppo fiera , sai , - soggiungeva - son troppo piena di rivolta e alla prima parola amara non avrei risposto nulla e sarei venuta via . Ma son diventati molto buoni ora , e parlan di te con gran gentilezza " . Tutte le penombre della vita risaltavano più spiccate attorno a quei cadaveri cui già circondava un ronzio crescente di mosconi d ' oro . Io non potevo più seppellire quei cadaveri , come non potevo sfuggire al quesito personale che m ' inchiodava più della mitraglia e del sole all ' imboccatura del canalone della morte : Non son essi un poco le mie vittime ? Non li venivo io , per il mio vacuo sogno , lentamente assassinando da dieci mesi ? Non sono stato io a spezzare colle mie mani , col mio pensiero , con tutto il mio sforzo di questi ultimi tempi tante soavi trame di vita , a disseccare tante fonti di attività umile e buona per non so che manìa morbosa di grandezza ? La mia opera mi stava davanti imponendomi il mio supremo esame di coscienza : ho passato anch ' io , è ben vero , la loro medesima tempesta ; ho sfidato anch ' io , con animo forse più cosciente del loro , la morte che passava ; potevo bene io essere al posto di costui che si è aggrappato al mio piede ad un tratto , ha detto ahi . . . ahi . . . come per una piccola puntura di spillo , quasi sotto voce , ha cominciato a scivolare , ha rotolato , è rimasto colla bocca aperta , la testa all ' ingiù , le braccia in croce . Ho cercato di pagar di persona , quanto era possibile , le mie affermazioni , questo era pur vero ; ma era ancor poco davanti a quella conclusione enormemente muta , davanti ai quattordici occhi sbarrati , alle sette bocche aperte , dove vi entravano le formiche . Morire ? Volevo allora sinceramente morire ? E sarebbe bastato ? O vivere ancora ed agire ? Passava in me un pallido riflesso di quella divina agonia che solamente un Dio poté sopportare , in una notte mortale , sopra una montagna terrestre , gravato di tutto l ' affanno umano . Il sole disparve dietro i calcari roventi di monte Kozliak e di Pleca : tremò la stella polare sull ' anonima quota di duemilacinquantadue , sbrecciato baluardo dell ' Austria ; sbocciò Cassiopea la sua M simbolica entro il canalone della morte sul fosco violaceo Rudeci Rob , sull ' aguzzo profilo del Moznik , contro cui avevamo gettato l ' onda dei battaglioni alpini che vi si era rappresa , aggrappata disperatamente a mezza costa , in attesa dell ' ultimo slancio . Il timo odorava acutissimo in mezzo a quel nero , sparso di tenui sospiri : la neve s ' adeguava alle rocce , in una sola sfumatura indistinta . Che pace nelle cose , che stanchezza mortale nelle nostre ginocchia ! Uno strido di allocco insistente . Qualche grillo , trepidando , arrischiava a filare la sua esile nota . Vedevo e non vedevo i sette cadaveri . Ero nelle loro case adesso : bocche bramose attorno una gran tavola , fronti chine sul rosario ; fatti e pensieri semplici come l ' eternità . Anche la loro morte rientrava in un ritmo infinito . Qualche cosa di più grande di me , di loro , del mondo stesso la riassorbiva con una grande serenità . Io ero giustificato ; la mia vita sullo stesso piano della morte , come domani , la mia morte per altre vite , per il trionfo di altri ideali , sopra uno stesso piano provvidenzialmente ascendente . Sovratutto io sentivo il legame che unisce le universe cose nel cuore dei cuori , onde la vita fluisce sempre più abbondante : " Ell ' è ne l ' umanità piena infinita , e trasfigurerà anche la morte " . Mortificato e pieno della mia superbia , nella mia tenerezza , nella parte caduca , nel mio stesso sogno , accettavo la parola del Profeta : " La guerra è penitenza . Chi l ' ha meritata deve a qualunque costo soffrirla , suggendone l ' amaro sino alla feccia " . Dal male , almeno nell ' intimo nostro , la nostra e ( quel che sembra più arduo ) anche quella degli altri , colla confidente sommessione ad una divina necessità . I sette morti erano composti in pace ; l ' iride tricolore apertasi la sera innanzi sulla montagna nemica era forse l ' arco del loro trionfale ingresso nella Pace . Iride tricolore di Italia , sotto cui vogliamo abbracciare tutte le giustizie , avviarci per una strada terrena alla Città senza tempo , tu benedicesti per sempre il Vallone della morte coi tuoi santi presagii .
ETERNO FEMMININO REGALE ( CARDUCCI GIOSUÈ , 1882 )
StampaPeriodica ,
A Ravenna , dove io era il 6 giugno , per la inaugurazione del monumento al Farini , rappresentando la Deputazione storica romagnola instituita già dal dittatore , rividi , per la prima volta da che ministro , Benedetto Cairoli . O , a dir meglio , egli primo vide me ; e per la sala affollata di deputati , di senatori , di generali , mi corse incontro con quella sua bella faccia serena come un maggio di Lombardia , e mi abbracciò e mi strinse forte le mani guardandomi in viso , e mi batté su le spalle ; e tràttomi in disparte , e chiamati a sé gli onorevoli Baccarini e Zanardelli , tutti tre mi furono a dosso a mezza spada perché mi rendessi alla croce del merito civile di Savoia . Io risposi : ci pensassero su dell ' altro , e vedrebbero che sì per me sì per loro il meglio sarebbe non ne far nulla . La sera al tardi rividi gli onorevoli Baccarini e Zanardelli in un ritrovo di progressisti a cena . Con i progressisti di Ravenna si può anche andare a cena , senza pericolo che vi appioppino su le spalle un macigno di discorso politico o vi facciano scattare in faccia qualche macchinetta elettorale . E lì in mezzo a tutti quei progressisti , di colore anzi che no acceso , e taluno anche , se volete , repubblicano a larga cintura , il Zanardelli con quel suo fare tra dinoccolato e nervoso , cominciò a movere il discorso su la grande penetrazione d ' ingegno e la squisita coltura di S.M. la Regina . E poi , con un atto di testuggine ritraendo il collo per entro le spalle quasi per non parere d ' esser lui , seguitò della molta stima in che ella aveva i versi del Carducci e specialmente le odi barbare . A questo , riallungando il collo e volgendo in qua e in là la testa fine e la fronte irrequieta , come un baco da seta che vada al bosco ( chiedo perdòno all ' autore della riforma elettorale , a cui sono con molta stima affezionato : ma per la fedeltà della descrizione mi abbisognano questi paragoni ) , prese a raccontare come la Regina ricevendolo a udienza lo salutasse coi versi , Lieta del fato Brescia raccolsemi , Brescia la forte , Brescia la ferrea , Brescia leonessa d ' Italia , ecc . e poi rifacendosi da capo gli dicesse a mente tutta l ' ode . E qui mi guardava con que ' suoi occhi sbadatamente interrogatori . Io sorridevo . E il ministro seguitava come la Regina conchiudesse Ah sì , il ... è da vero il primo dei nostri poeti viventi ( qui il ministro è proprio mallevadore lui di tutto ) . Al che egli rispose con democratica cortigianeria Non so se a tal giudizio rimarrebbero contenti altri , ma non io oserò contraddire alla Maestà Vostra . Poi si passò ad altro ; ma su l ' uscire egli mi disse così sottovoce In somma la Regina vorrebbe che voi aveste la croce del merito civile . La mattina di poi , avviandomi con alcuni amici alla Pineta , ci scontrammo nelle carrozze che traevano i ministri alla stazione . E Benedetto Cairoli allungando e agitando le braccia tra i molti saluti mi gridò Dunque è fatto ; e il rumore delle ruote trascorrenti si portò il resto e mi tolse il rispondere . Io non ci pensava già più , quando di lì a un mese mi venne il decreto di nomina con gli statuti dell ' ordine , ove è fermato l ' obbligo di giurare fedeltà al re e ai successori , ponendo , inginocchiato , la mano destra su gli evangeli , tra due testimoni , dinanzi al ministro dell ' interno , che ha da firmare il verbale del giuramento . Rinunziai ; dico vero , con dispiacere ; co ' dispiacere di dover apparire , non essendo , sconoscente a chi mi tenne non indegno d ' una nobile onorificenza , fatta più insigne dall ' assentimento , che richiedesi a conferirla , degl ' illustri signori sedenti nel consiglio dell ' Ordine . Sì che , quando il rettore dell ' Università , un giorno prima che i Reali d ' Italia arrivassero a Bologna , chiamatomi a sé , cominciò a sollecitarmi che andassi anch ' io alla visita di ossequio , tanto più che la Regina aveva mostrato desiderio di vedermi , ecc . ecc . , l ' egregio rettore e amico senator Magni non ebbe a spendere parole molte . Che la Regina volesse proprio veder me , mi parve un tiro degli amici ministeriali per battermi nel debole ed espugnarmi . Ma io , che tante regine aveva cercate e osservate e studiate nella storia nell ' epopea e nel dramma , era ben io curioso di vedere una regina viva e vera e compiacentesi della poesia e delle arti . Intanto i Reali vennero . Erano di quelle giornate quali il novembre non ne dà , credo , che a Bologna . Fango in terra e fango in cielo : stillanti , grondanti , chiazzati in tetra umidità i tetti , le case , i muri : cinereo e grigio tutto : e dalla monotona deformità delle nubi filtrava un ' acquerugiola lenta , fredda , ostinata , che non si vedeva e immollava l ' anima , che non si sentiva ed empieva le contrade di una poltiglia mobile e appiccicaticcia , lubrica e attaccaticcia e impacciante , come eloquenza parlamentare : erano di quelle giornate che vien voglia di dar delle pedate alla gente in cui uno si abbatte , pensando Guarda quest ' altro fango che anche si move . In quel brutto vespero dunque del 4 novembre la confusione dell ' ingresso per via Galliera fu strana . Il popolo avea rotte e turbate le file e mescolati i colori officiali : erano aiuole di bianco e di turchino , di rosso e di nero , e sprazzi e barbagli d ' oro e d ' argento dagli elmi dai galloni dalle decorazioni dai gioielli per mezzo una gran massa oscura , una materia uniforme , che moveva moveva mugghiando e trasportando con sé cavalli e carrozze , e ufficiali e signore , e , al di sopra , le selve delle bandiere crollantisi e barcollanti quasi a un vento invisibile . Io era tra la folla che si pigiava innanzi dai portici ; e in quella confusione la figura della Regina mi passò davanti come un che bianco e biondo , come una imagine romantica in mezzo una descrizione verista , potente se volete , ma che non finisce mai ed annoia . La sera , nella piazza di San Petronio e nella attigua del Nettuno , lo spazio era , al paragone , più libero e l ' uomo poteva girare . E quando , ondeggiante per la fòsca storica piazza la variazione dei bengàla , uno dei finestroni di quel palazzo di mattone s ' aprì , e chiamati dagli applausi il Re e la Regina comparvero al verone , e dietro loro lo splendore della sala impallidiva in faccia alla gran tenebra e al fantastico alternare e mescolare dei tre colori , verde , candido , rosso ; quei due giovani , allora , risalutanti con effusione di gentilezza il popolo salutante , da quel luogo ove i legati pontificii s ' affacciavano a spargere le benedizioni per la morte e le maledizioni e le impiccagioni e le taglie e tutti i danni e i disonori della servitù e della viltà su la vita e su l ' Italia , doverono , io lo sento , toccare il cuore ai credenti di fede nelle sorti della monarchia unite alle sorti della patria . Io guardai la Regina , spiccante mite in bianco , bionda e gemmata , tra quel buio rotto ma non vinto da quelli strani bagliori o da quel rumore fluttuante . E una fantasia mi assalì , non ella fosse per avventura una delle Ore che attorniano il carro di Febo trionfante per l ' erte del cielo , e che attratta da un mago nordico nella notte del medio evo e imprigionata in quel castello di preti si affacciasse a vedere se anche venisse il momento di slanciarsi a volo dietro il carro del dio risalente . Ma la torre intanto del Potestà in quell ' emisfero di tenebre superiore si coronava di luce ; e io che ho pratica grande con quei monumenti , e ne so , massime di notte , tutti i segreti , vidi Enzo re di Sardegna ritto in piedi tra ' merli , senza spada e senz ' elmo , appoggiata la sinistra su lo scudo con l ' aquila nera dell ' impero e la destra su ‘ l petto ; e salutava e sorrideva , biondo anch ' egli e mestamente sereno . San Petronio taceva ; se non che quando un insolente riflesso di bengàla osava spingersi a quell ' ardua sua fronte ciclopica , cui questa grande intelligenza borghese vorrebbe appiccicare la maschera bianca d ' una facciata , pareva corrugarsi di dispetto : il vecchio gigante ingrugnato pensava ancora al suo piccolo comune trionfatore di re e di duchi , e non conosceva o non volea riconoscere . Gli entusiasmi andarono crescendo e vampeggiando più accesi il giorno appresso . Ai fuochi d ' artifizio e di frasi della gente per bene e sennata io non credo e non bado o rispondo con motti . Ma l ' entusiasmo degli artieri , dei lavoranti , dei facchini , l ' entusiasmo delle donne e dei ragazzi , mi trascina , mi eleva , m ' inumidisce qualche volta gli occhi . Ecco , io dico , questa parte men ragionevole e men culta , affermano , della razza umana , della razza in cui il primo e naturale reciproco saluto tra due individui che si riscontrino nella selva primitiva o nella selva civile è Io ti voglio mangiare o Io ti voglio ingannare ; questa parte men ragionevole e men culta di un popolo , il quale da molti e molti secoli credé ( le eccezioni confermano ) e crede che oltre e sopra la fisica tutto al mondo è impostura e ciarlataneria , che bisogna per altro mantenere pur con la forza per amore delle armonie sociali ; ecco , questa parte della razza feroce , questa classe del popolo scettico , si espande ancora spontanea ad amare e credere e godere qualche cosa fuori di sé , che a lei non giova ; l ' ideale . Perché , non mi si esca fuori con la servilità , con la viltà , con l ' ignoranza e con simili frasi fatte . Quei facchini , quei ragazzi , quelle donne , che sperano o che si ripromettono da que ' due giovani per sé ? D ' esser fatti ministri , come voi , repubblicani e papalini e borbonici dell ' altr ' ieri ? Di avere una prefettura o un posto di canattiere , uno spaccio di tabacco o una cattedra d ' economia ? No . La monarchia fu ed è un gran fatto storico , e rimane per molta gente una idealità realizzata : e il popolo acclama in que ' due giovani a punto una idealità realizzata . Di due sorte re ha la gente ariana : il conning germanico , quello che è forte ; il rex latino , quello che regge : nel primo , che vien da Dio , il popolo adora chi l ' ha fatto forte , Dio : nel secondo , che procede dall ' elezione , il popolo vede e riconosce la forma e il fine del reggimento , la legge e la patria . Ecco tutto . Altre idealità dovranno realizzarsi : va bene . O , più tosto , altre realità avverranno , che idealizzarsi non devono : va benissimo ; e vedremo . Queste cose io filosofo peripatetico andavo rimuginando sotto i portici del Pavaglione tra la folla . E mi fermai al negozio Zanichelli . Dove indi a poco entrò un signore , vecchio oltre gli ottanta , e dimandò volgendosi attorno Ma dove sono i repubblicani ? In Italia repubblicani non ce ne può essere ; o , se ce n ' è , non sono italiani . Io guardai quel vecchio signore ; poi volgendomi a un giovine dissi : Ecco , io son uno ; e al di là delle Alpi credono che io sia italiano . E la mattina di poi andai ad ossequiare i Reali d ' Italia . La mia bambina piccola mi disse Salutami la Regina . Ella ha nome Libertà ; e l ' augurio fu buono . Aspettando nell ' anticamera la nostra volta ( l ' anticamera era divisa in due spartimenti , in uno gli ufficiali , nell ' altro gli abiti neri ) io pensava meco stesso come io sapessi benissimo che fosse un re . Il re è un uomo allevato , vestito , decorato , stipendiato , nominato e salutato in una maniera convenuta , al quale anche si presta da alcuni o da molti leale e onorata obbedienza come da altri si fanno vili e perfide adulazioni . Ma in fondo il re è un essere governato , il quale dee moversi a posta di questo e di quello e cedere a esigenze e imperii anche impersonali . Sua Maestà è il più governato dei sudditi di Sua Maestà . Io per me non vorrei esser re , né meno per proclamar la repubblica . Ma il mondo quale ce lo siamo fatti o lo concepiamo e lo percepiamo noi è tutto fittizio : il discendente di Prometeo , animale plastico e artistico per eccellenza , fa suoi idoli diversi , e li vagheggia e adora o li vitupera e batte , perché rapito all ' ammirazione o all ' odio della sua idea nella imagine figurata dimentica che è opera sua , o perché l ' ha fatta a posta per isfogarci sopra i suoi capricci . E seguitavo discorrendo tra me e me . Io non ho per casa Savoia le antipatie , per esempio , della democrazia lombarda , suggellate in pagine di fuoco da Carlo Cattaneo . Degli Estensi non ce ne sono più e furon tutti mediocri : i Medici anche finirono come doveva finire una famiglia di banchieri illustrata dalla porpora e non dalla corazza : né la corazza deterse i Farnesi dalla macchia originale d ' esser figli di preti . Dunque , se il popolo italiano , persuaso non si potesse unificare la patria senza la monarchia , chiamò i Savoia , che colpa ne hanno essi , amico Alberto Mario ? L ' ambizione storica e politica della dinastia sarebbesi probabilmente limitata all ' Italia superiore : noi , noi stessi , Giuseppe Mazzini a capo , la tirammo nell ' Italia centrale : il Generale Garibaldi le conquistò il mezzogiorno e la conquistò al mezzogiorno . Ora , grazie a quella tendenza plastica dell ' animale umano a realizzare personalmente le sue idealità per poterle efficacemente adorare o vituperare a sua posta , il capo della famiglia di Savoia rappresenta l ' Italia e lo stato . Dunque viva l ' Italia ! Valletti , alzate la portiera , e passiamo a inchinare il Re . E la Regina ancora , l ' eterno femminino . Ella stava diritta e ferma in mezzo la sala ; e il Re , da parte , verso una finestra , passava , parlando accalorato e con forti strette di mano a tutti , di cerchio in cerchio . Benedetto Cairoli , raccolto nel suo giubbone di ministro , s ' era riparato in un canto ; e di lì , tal volta passando la mano destra sui mustacchi memori di una castanea sincerità e su la bocca sorridente , come per accarezzarsi , tale altra appoggiando il gomito sinistro a una colonna , mandava intorno intorno lo sguardo scintillante di contentezza . Diffuso era per gli occhi e per le gene di benigna letizia , in atto pio , quale a tenero padre si conviene . E avea ragione . Cotesto superstite d ' una famiglia di cittadini morti tutti per la patria ; cotesto cittadino che aveva il solo , assai curioso per un soldato , titolo di dottore ; cotesto uomo che camminando zoppica un po ' sempre e si appoggia volentieri al braccio di chi lo avvicina , Benedetto , in fine , come noi lo chiamiamo ; in quei giorni sorreggeva egli e portava e presentava agli entusiasmi del popolo d ' Italia la più antica famiglia reale d ' Europa , due giovani , cui la morte improvvisa del padre , forte ed esperto nocchiero , avea slanciato d ' un tratto nel difficile mareggio del regno e della popolarità . La Regina intanto , senza darsene l ' aria e non essendo nella sala né men l ' apparenza del trono , troneggiava ella da vero in mezzo . Tra quelli abiti neri a coda , come si dice , di rondine , e quelle cravatte bianche , ridicole insegne d ' eguaglianza sotto cui l ' invidia cinica del terzo stato accomunò l ' eroe al cameriere , ella sorgeva con una rara purezza di linee e di pòse nell ' atteggiamento e con una eleganza semplice e veramente superiore sì dell ' adornamento gemmato sì del vestito ( color tortora , parmi ) largamente cadente . In tutti gli atti , e nei cenni , e nel mover raro dei passi e della persona , e nel piegar della testa , e nelle inflessioni della voce e nelle parole , mostrava una bontà dignitosa ; ma non rideva né sorrideva mai . Riguardava a lungo , con gli occhi modestamente quieti , ma fissi ; e la bionda dolcezza del sangue sassone pareva temperare non so che , non dirò rigido , e non vorrei dire imperioso , che domina alla radice della fronte ; e tra ciglio e ciglio un corusco fulgore di aquiletta balenava su quella pietà di colomba . Delle soavità di colomba , de ' sorrisi più rosei , ella , la discendente degli Amidei e di Vitichindo , è cortese al popolo : in palazzo è regina . E se io le dissi Signora , non è vero che mi correggessi Volevo dire Maestà , non sono avvezzo a parlare con le regine . Cotesto è un madrigale ignorante . Come al Re nel vocativo si dice Sire , così alla Maestà della Regina d ' Italia si dice Signora , come Senora a quella di Spagna e Madame a quella di Francia quando ce n ' era . Cortigiani delle gazzette , imparate almeno le prime creanze del servaggio . Tali le impressioni e le ricordanze che di Sua Maestà la Regina d ' Italia io riportai e conservai da palazzo . Dove gentiluomini tutti croci e colonnelli tutti oro mi furono d ' intorno con grandi carezze , e mi lisciavano il pelo come a una belva oramai addomesticata 23 dec . 1881