StampaQuotidiana ,
Se
scrivessi
di
avere
visto
negli
ultimi
quindici
anni
riaccendersi
il
contrasto
religioso
che
percorre
la
seconda
metà
del
'600
e
gran
parte
del
'700
tra
giansenisti
e
gesuiti
,
tra
fautori
del
rigorismo
morale
ed
assertori
dell
'
indulgenza
,
tra
sostenitori
della
porta
stretta
,
della
salvezza
dei
pochi
,
dell
'
essere
l
'
umanità
massa
dannata
,
e
chi
asserisce
che
la
Redenzione
consente
la
salvezza
di
tutti
:
ogni
lettore
penserebbe
che
sia
uscito
di
senno
.
I
più
indulgenti
accennerebbero
alla
deformazione
dell
'
uomo
di
studio
,
che
crede
di
vedere
il
mondo
riflesso
nel
piccolissimo
settore
su
cui
si
è
affisso
.
Ed
in
effetto
chiunque
sa
che
viviamo
in
un
mondo
in
cui
le
preoccupazioni
religiose
hanno
scarso
posto
,
e
solo
strette
cerchie
le
condividono
.
Se
ci
si
limita
però
a
queste
,
è
tuttavia
agevole
cogliere
che
la
posizione
di
quelli
che
si
chiamano
conservatori
rispecchia
l
'
atteggiamento
dei
giansenisti
di
tre
secoli
or
sono
:
gli
uomini
si
debbono
piegare
alla
legge
di
Dio
,
se
pure
la
trovino
dura
o
sembri
loro
irragionevole
;
e
non
possono
pretendere
sia
invece
tale
legge
a
piegarsi
alle
loro
esigenze
;
la
natura
umana
è
sostanzialmente
cattiva
,
ed
occorre
il
principio
di
autorità
per
tenerla
a
freno
;
le
passioni
vanno
rattenute
:
nulla
di
più
deleterio
del
lasciar
credere
che
il
peccato
universalmente
praticato
cessi
di
esser
tale
.
Quelli
che
sembrano
innovatori
non
pretendono
certo
ad
un
'
abrogazione
di
leggi
divine
per
volontà
umana
,
ma
ritengono
che
solo
poche
norme
fondamentali
siano
dettate
per
gli
uomini
di
ogni
tempo
e
luogo
,
ed
il
precetto
,
veramente
immutabile
,
di
carità
ed
amore
vada
tradotto
in
regole
di
condotta
diverse
secondo
i
tempi
.
E
così
che
certa
precettistica
,
che
una
volta
raggiungeva
un
fine
di
bene
,
abbia
ad
essere
abbandonata
se
si
constata
che
ottiene
oggi
un
risultato
antitetico
;
la
regola
sempre
valida
,
di
cercare
di
trarre
alla
verità
,
alla
buona
condotta
di
vita
,
i
fratelli
,
implica
metodi
di
attuazione
differenti
secondo
i
tempi
;
nello
stesso
modo
che
i
genitori
si
comportano
diversamente
verso
i
figli
a
seconda
della
loro
età
,
dei
caratteri
,
delle
crisi
che
attraversano
.
Contrasto
che
non
assume
le
note
acute
di
quello
già
ricordato
di
altri
secoli
;
ma
che
sussiste
;
ed
in
cui
sono
del
pari
rispettabili
le
posizioni
delle
due
parti
.
Non
vorrei
dispiacere
al
padre
Ernesto
Balducci
dicendogli
che
queste
considerazioni
mi
venivano
innanzi
man
mano
che
leggevo
il
suo
libro
così
bello
,
così
ricco
,
Papa
Giovanni
,
uscito
in
questi
giorni
:
che
lo
leggevo
con
vivo
consenso
.
Non
vorrei
dispiacergli
,
in
quanto
egli
ha
scritto
in
testa
al
libro
:
"
Papa
Giovanni
non
è
stato
per
me
un
pretesto
per
dire
altre
cose
...
è
così
facile
partire
da
lui
per
sviluppare
un
discorso
tutto
nostro
,
di
cui
egli
non
avrebbe
mai
accettato
la
paternità
"
;
e
potrebbe
apparire
che
io
voglia
contrastargli
.
Ma
chi
ha
vena
di
storico
non
può
non
inquadrare
;
e
l
'
uomo
più
religioso
avverte
che
nulla
si
opera
per
salti
,
che
anche
gli
eventi
che
sono
frutto
immediato
della
grazia
di
Dio
,
persino
i
miracoli
,
hanno
una
preparazione
storica
:
quella
che
porta
gli
uomini
a
comprenderli
.
Nulla
di
eterodosso
nel
dire
che
l
'
avvento
del
Messia
fu
preceduto
da
almeno
tre
secoli
che
portarono
una
spiritualizzazione
dell
'
ebraismo
,
l
'
attitudine
a
divenire
da
religione
di
un
popolo
religione
universale
,
e
,
nel
mondo
pagano
,
fecero
lievitare
l
'
idea
di
un
Dio
unico
,
dietro
lo
schermo
di
dei
troppo
simili
ad
uomini
.
Papa
Giovanni
non
poteva
nascere
nel
medioevo
;
e
se
un
neo
c
'
è
nel
libro
del
Balducci
,
è
di
lasciare
in
ombra
che
ci
furono
non
pochi
che
pur
tacendo
,
perché
in
posizioni
religiose
o
politiche
che
non
consentivano
la
critica
ad
un
Papa
,
ritennero
dannosa
la
sua
mansuetudine
,
ed
hanno
rialzato
alquanto
la
testa
dopo
la
sua
scomparsa
.
D
'
altronde
anche
padre
Balducci
,
pure
proponendosi
di
guardare
la
mirabile
vita
ed
indole
di
Angelo
Roncalli
,
e
volendo
evitare
ogni
inquadratura
storica
,
deve
ricordare
quella
che
sarebbe
stata
la
caratteristica
del
suo
pontificato
:
il
mondo
moderno
si
era
organizzato
secondo
valori
nuovi
,
"
che
la
Chiesa
misurava
più
nelle
loro
energie
di
divergenza
dalla
fede
che
nella
loro
virtualità
di
convergenza
"
;
la
teologia
sviluppava
"
un
certo
tipo
di
formulazione
,
che
ben
rispondeva
all
'
intenzionalità
polemica
che
guidava
la
Chiesa
,
ma
rendeva
sempre
meno
accessibile
all
'
uomo
laicizzato
il
patrimonio
dell
'
insegnamento
cattolico
"
;
papa
Giovanni
ha
compreso
"
che
l
'
opera
della
Chiesa
non
può
esaurirsi
nella
polemica
"
,
che
gli
errori
persistono
,
ma
hanno
perduto
gran
parte
dell
'
antica
pertinacia
e
soprattutto
la
presunzione
di
porsi
come
alternativa
alla
verità
di
Cristo
;
onde
la
Chiesa
può
piuttosto
che
arrestarsi
nella
polemica
,
"
attendere
a
riproporre
la
verità
cattolica
entro
una
formulazione
più
adatta
all
'
intelligenza
moderna
"
.
Mi
pare
quindi
si
possa
ben
dire
che
il
papato
di
Giovanni
XXIII
,
pur
essendo
la
rivelazione
di
un
uomo
che
alla
profondissima
fede
univa
la
scintilla
del
genio
,
s
'
inquadra
in
un
'
epoca
;
ha
nella
storia
la
sua
preparazione
;
sbocca
nel
riconoscere
che
molti
valori
fino
allora
oppugnati
non
sono
inconciliabili
con
la
Chiesa
,
che
questa
deve
proseguire
il
suo
cammino
,
anziché
spendere
il
meglio
delle
sue
forze
in
vecchie
polemiche
.
La
preparazione
consiste
da
una
parte
in
movimenti
interni
alla
Chiesa
,
ma
avversati
o
condannati
dalla
S
.
Sede
,
che
sono
le
varie
sinistre
cattoliche
,
e
soprattutto
i
gruppi
francesi
che
vogliono
il
colloquio
con
tutti
,
anche
e
soprattutto
con
il
mondo
comunista
,
e
(
a
ragione
od
a
torto
,
non
importa
)
sono
tratti
a
vedere
negli
atteggiamenti
antireligiosi
od
anticristiani
del
mondo
d
'
oltre
cortina
od
afroasiatico
non
connotazioni
incancellabili
,
ma
reazioni
a
posizioni
tradizionali
cattoliche
.
Per
un
'
altra
parte
questa
preparazione
si
ha
nel
pontificato
di
Pio
XII
,
in
lati
che
sfuggono
all
'
attenzione
degli
studiosi
laici
:
la
rottura
dell
'
immobilismo
,
anche
a
rischio
di
dare
scandalo
,
con
le
innovazioni
liturgiche
(
la
Messa
pomeridiana
che
trova
ancor
oggi
ripugnanze
in
chi
non
sa
disgiungere
liturgia
e
tradizione
)
e
l
'
accettazione
,
in
tema
di
interpretazione
della
parte
più
antica
,
ma
essenziale
,
del
Vecchio
Testamento
,
di
tesi
che
sarebbero
state
sicuramente
condannate
al
tempo
della
campagna
antimodernista
.
Naturalmente
non
era
questa
che
preparazione
:
che
avrebbe
pur
potuto
costituire
una
via
senza
uscita
se
non
fosse
sopravvenuto
Angelo
Roncalli
.
E
bene
nel
libro
di
padre
Balducci
si
accentua
che
con
l
'
elezione
al
pontificato
parve
nascere
un
altro
uomo
;
nunzio
in
Francia
era
stato
ritenuto
un
integralista
;
né
nunzio
né
patriarca
aveva
neppure
accennato
agli
ardimenti
che
ebbe
pontefice
.
Padre
Balducci
spiega
ciò
con
il
profondo
senso
chiesastico
,
la
completa
obbedienza
del
prelato
;
fino
a
che
in
posizione
subordinata
,
sole
sue
direttive
quelle
del
papa
regnante
;
soltanto
dopo
salito
al
soglio
pontificio
poté
imprimere
alla
Chiesa
un
impulso
diverso
da
quello
datovi
dai
suoi
predecessori
.
Pure
felicemente
il
libro
ricorda
come
nell
'
opera
di
Giovanni
XXIII
tutto
seguisse
alla
insegna
della
semplicità
:
"
Le
decisioni
più
geniali
egli
le
ha
prese
come
se
fossero
normali
provvedimenti
,
dissimulando
la
loro
effettiva
grandiosità
con
sorriso
casalingo
e
con
linguaggio
festivo
...
ha
detto
con
parole
povere
,
cose
grandi
"
.
E
pur
questo
,
del
mutato
tono
,
del
rendersi
conto
che
oggi
i
popoli
non
sono
più
portati
alla
riverenza
dallo
stile
e
dalle
forme
esteriori
,
è
stato
un
adeguamento
ai
tempi
;
ma
altresì
un
aderire
alla
posizione
ottimistica
,
che
non
giudica
gli
uomini
incapaci
a
comprendere
quel
che
può
esservi
di
grande
in
un
messaggio
,
ad
esserne
toccati
,
se
non
attraverso
la
magniloquenza
.
Un
credere
nei
fratelli
.
StampaQuotidiana ,
Un
amico
palermitano
mi
ha
mandato
una
cartolina
con
una
veduta
della
sua
città
in
cui
spicca
il
convitto
Don
Bosco
,
soffocato
in
mezzo
a
tanti
altri
edifici
.
Un
tempo
-
un
tempo
che
ho
fatto
in
tempo
a
conoscere
-
,
al
posto
di
quella
mareggiata
di
cemento
,
c
'
era
uno
stupendo
parco
.
Al
centro
del
parco
c
'
era
una
stupenda
villa
,
la
villa
Ranchibile
,
e
al
centro
della
villa
c
'
era
uno
dei
più
bizzarri
personaggi
che
si
potessero
incontrare
nella
pur
bizzarrissima
Sicilia
:
il
principe
di
Maletto
.
Non
l
'
ho
conosciuto
:
è
morto
,
credo
,
prima
ch
'
io
nascessi
.
Ma
ho
avuto
come
compagno
d
'
arme
,
proprio
lì
a
Palermo
,
un
suo
nipote
,
che
me
ne
raccontò
le
avventure
,
del
resto
note
a
tutta
la
città
.
Erano
avventure
sedentarie
perché
il
principe
non
si
mosse
mai
dalla
sua
casa
,
anzi
dalla
sua
biblioteca
.
Solitario
e
misantropo
,
afflitto
da
una
sorta
di
agorafobia
,
il
mondo
esterno
se
l
'
era
ricostruito
sui
libri
che
divorava
insaziabilmente
.
A
un
certo
punto
sprofondò
in
quelli
sulle
Crociate
,
e
tanto
vi
s
'
immerse
e
compenetrò
che
alla
fine
concepì
il
disegno
di
farne
una
per
conto
suo
,
ma
dal
vero
,
cioè
tutta
a
piedi
e
in
costume
dell
'
epoca
:
lungo
saio
di
tela
grezza
con
la
croce
bianca
disegnata
sul
petto
,
cappuccio
,
spada
e
scudo
.
Il
sarto
non
si
meravigliò
molto
quando
il
principe
gli
fece
quell
'
ordinativo
per
sé
e
per
Alfio
,
il
suo
cuoco
,
da
cui
naturalmente
egli
si
sarebbe
fatto
accompagnare
come
i
Cavalieri
dell
'
epoca
dai
loro
famigli
:
era
abituato
alle
stranezze
di
quel
suo
cliente
.
A
meravigliarsi
,
quando
il
principe
gli
comunicò
la
sua
decisione
,
fu
Alfio
,
al
quale
parve
incredibile
che
il
suo
padrone
si
fosse
deciso
a
mettere
il
naso
fuori
di
casa
.
«
Voscienza
perdoni
»
disse
.
«
Ma
quanto
ci
vuole
per
arrivare
a
Gerusalemme
?
»
«
A
una
media
di
venticinque
chilometri
al
giorno
,
duemilacinquecentosettantasei
giorni
,
compresi
quelli
di
riposo
per
la
domenica
e
le
feste
consacrate
»
rispose
il
principe
squadernando
sotto
gli
occhi
atterriti
del
cuoco
la
carta
geografica
su
cui
aveva
disegnato
tutto
l
'
itinerario
.
«
E
come
lascio
la
famiglia
per
tutto
questo
tempo
?
»
balbettò
il
poveretto
quando
ebbe
ripreso
fiato
«
e
pure
a
voscienza
la
pasta
con
le
sarde
come
ce
la
faccio
?
»
«
Me
la
farai
,
me
la
farai
:
il
Signore
non
ci
abbandonerà
proprio
quando
andiamo
in
pellegrinaggio
al
suo
Santo
Sepolcro
»
rispose
placidamente
il
principe
.
E
per
un
paio
di
settimane
tenne
il
poveruomo
nell
'
angoscia
di
quella
partenza
,
citandogli
l
'
esempio
dei
servitori
del
Medio
Evo
che
non
muovevano
obiezioni
,
anzi
seguivano
con
entusiasmo
il
loro
signore
quando
li
conduceva
in
Terrasanta
.
Poi
,
una
bella
mattina
,
gli
annunciò
che
il
pellegrinaggio
lo
avrebbero
fatto
senza
muoversi
di
lì
,
dentro
il
parco
,
e
quindi
non
si
preoccupasse
della
pasta
con
le
sarde
:
l
'
avrebbero
mangiata
come
sempre
,
cucinata
come
sempre
,
se
non
dalle
mani
del
cuoco
,
da
quelle
della
moglie
del
cuoco
.
Il
principe
aveva
studiato
mesi
e
mesi
per
calcolare
quanti
giri
del
parco
occorrevano
per
coprire
idealmente
la
distanza
fra
Palermo
e
Gerusalemme
.
Suo
nipote
me
lo
disse
,
ma
non
me
lo
ricordo
.
Comunque
,
erano
diecine
di
migliaia
.
E
gli
sembrava
che
il
Signore
potesse
contentarsene
,
anche
se
li
faceva
intorno
alla
villa
.
I
due
crociati
partirono
all
'
alba
di
un
giorno
di
primavera
,
presente
il
parroco
che
gli
diede
la
benedizione
.
Il
principe
era
stato
molto
incerto
se
noleggiare
,
per
ragioni
di
verisimiglianza
,
un
cavallo
.
Ma
poi
ci
aveva
rinunziato
per
non
attribuirsi
-
aveva
detto
-
un
trattamento
di
favore
rispetto
ad
Alfio
,
in
realtà
perché
non
aveva
mai
cavalcato
e
aveva
paura
di
cascare
.
Consentì
però
ad
Alfio
di
comprare
un
mulo
per
caricarvi
il
bagaglio
perché
il
principe
,
sempre
per
ragioni
di
verisimiglianza
,
lo
voleva
sia
pur
ridotto
,
ma
completo
.
C
'
erano
la
tunica
e
i
calzari
di
ricambio
,
le
pezze
da
piedi
,
le
fiasche
d
'
acqua
per
l
'
attraversamento
dei
deserti
,
il
libro
dei
salmi
e
gl
'
itinerari
con
le
date
perché
,
come
aveva
spiegato
ad
Alfio
,
bisognava
essere
puntuali
agli
appuntamenti
con
Goffredo
di
Buglione
,
Tancredi
e
gli
altri
comandanti
di
colonna
.
Il
primo
giorno
camminarono
sette
ore
,
quattro
al
mattino
,
tre
al
pomeriggio
,
con
siesta
sotto
un
leccio
al
centro
del
parco
,
dove
la
moglie
di
Alfio
li
raggiunse
con
la
pasta
alle
sarde
.
Alfio
la
trovò
scotta
,
ma
il
principe
lo
redarguì
severamente
:
i
veri
crociati
,
disse
,
non
avevano
mangiato
per
anni
che
orzo
e
fave
,
quando
li
trovavano
.
Per
cui
,
dopo
il
pasto
,
gli
ordinò
un
certo
numero
di
pateravegloria
di
ringraziamento
al
Signore
per
la
manna
che
gli
aveva
dato
.
Quando
calò
il
sole
,
drizzarono
una
specie
di
tenda
,
di
cui
il
principe
aveva
studiato
e
fatto
copiare
il
modello
sull
'
iconografia
medievale
,
ci
misero
a
dormire
il
mulo
,
e
ritornarono
in
villa
,
ma
senza
smettere
la
loro
divisa
di
crociati
.
Prima
di
andare
a
letto
pregarono
che
il
Signore
gli
desse
la
forza
di
arrivare
fino
al
suo
Santo
Sepolcro
.
L
'
indomani
ricominciarono
,
sempre
al
canto
del
gallo
e
con
la
benedizione
del
parroco
(
il
quale
però
disse
che
d
'
allora
in
poi
sarebbe
venuto
una
volta
la
settimana
:
bastava
)
.
D
'
estate
cambiarono
orario
:
partivano
addirittura
al
buio
,
e
alle
dieci
si
fermavano
,
per
lasciare
che
la
calura
si
sfogasse
,
facendo
sosta
e
siesta
presso
una
fontanella
che
,
secondo
il
principe
,
era
quella
del
Clitunno
,
dove
,
secondo
i
suoi
calcoli
,
erano
arrivati
.
Alfio
si
arrampicava
su
un
muretto
,
metteva
una
mano
a
visiera
sugli
occhi
,
e
scrutava
l
'
orizzonte
.
«
Vedi
nessuno
?
»
gli
chiedeva
il
principe
.
«Nessuno.»
«
Sono
in
ritardo
»
diceva
il
principe
con
disappunto
,
e
si
rimetteva
a
consultare
le
carte
con
gli
orari
.
Oppure
Alfio
diceva
:
«
C
'
è
gente
»
.
«
Sono
i
nostri
»
gli
faceva
eco
il
principe
.
«
Dio
sia
lodato
.
»
Riprendevano
a
camminare
al
tramonto
,
e
quando
si
accendevano
le
luci
della
città
,
il
principe
annunciava
:
«
E
Lubiana
»
.
Camminarono
anni
,
e
il
loro
passo
si
faceva
sempre
più
stanco
perché
diventavano
vecchi
.
Alfio
chiese
una
riduzione
di
orario
,
ma
inutilmente
.
«
Qua
non
arriviamo
più
»
brontolava
.
«
Dobbiamo
arrivare
,
e
per
questo
dobbiamo
camminare
:
il
Signore
ce
ne
darà
la
forza
.
Così
diceva
Goffredo
,
e
così
dobbiamo
dire
noi
.
»
«
E
picchì
?
»
chiedeva
Alfio
.
«
Chi
è
questo
Goffredo
?
»
Ma
il
principe
non
lo
ascoltava
.
«
Perché
avremmo
vissuto
»
diceva
«
se
non
per
vedere
il
Santo
Sepolcro
?
»
«
Mio
padre
e
mio
nonno
hanno
vissuto
»
rispondeva
Alfio
.
«
E
che
,
il
Santo
Sepolcro
hanno
visto
?
Bagheria
hanno
visto
.
»
Il
mulo
morì
,
bisognò
rimpiazzarlo
.
Morì
anche
il
parroco
,
e
il
suo
giovane
sostituto
si
rifiutò
di
venire
a
dare
la
benedizione
ai
pellegrini
.
Infine
morì
anche
una
sorella
del
principe
,
che
stava
all
'
altro
capo
della
città
.
Ma
il
principe
non
poté
andarla
a
vedere
,
e
nemmeno
partecipare
ai
suoi
funerali
,
perché
in
quel
momento
era
in
vista
di
Costantinopoli
.
Le
ultime
tappe
furono
penose
perché
il
principe
soffriva
di
prostata
,
e
ogni
poco
doveva
fermarsi
.
Ma
l
'
approssimarsi
di
Gerusalemme
moltiplicava
le
sue
forze
.
E
l
'
arrivo
fu
epico
.
Il
principe
fece
l
'
ultimo
chilometro
quasi
di
corsa
,
recitò
a
fiato
mozzo
il
Tasso
:
«
Ecco
apparir
Gerusalem
si
vede
-
ecco
additar
Gerusalem
si
scorge
-
,
ecco
da
mille
voci
unitamente
-
Gerusalemme
salutar
si
sente
»
,
e
cadde
in
ginocchio
.
Anche
Alfio
era
contento
:
contento
di
aver
finito
quella
sgambata
.
I
giorni
successivi
i
due
crociati
fecero
il
giro
dei
Luoghi
Santi
,
raccogliendosi
in
preghiera
su
ognuno
di
essi
.
Caricarono
il
mulo
di
reliquie
.
Poi
il
principe
annunciò
:
«
E
ora
intraprendiamo
la
strada
del
ritorno
»
.
Alfio
lo
fissò
,
capì
le
sue
intenzioni
,
si
sfilò
di
dosso
tunica
e
cappuccio
e
,
indicando
con
la
mano
la
villa
,
rispose
:
«
A
Gerusalemme
sugnu
e
a
Gerusalemme
sto
»
.
Stavolta
però
il
principe
gli
dette
ragione
.
Anche
lui
rimase
a
Gerusalemme
,
e
due
anni
dopo
ci
morì
.
Le
sue
ultime
parole
furono
:
«
Dite
al
Conte
Goffredo
...
»
.
StampaPeriodica ,
Della
dispersione
dell
esercito
meridionale
,
dei
modi
come
eseguita
,
e
della
guisa
con
che
la
intristirono
quelli
stessi
che
ne
avrebbero
dovuto
lenire
la
crudescenza
ne
tratterò
altra
volta
:
che
io
non
mi
dimentico
d
essere
stato
io
stesso
un
garibaldino
nella
mia
evangelica
capacità
,
e
non
mi
vergogno
di
avere
appartenuto
all
armata
liberatrice
dell
Italia
meridionale
,
e
di
avere
servito
all
immenso
Garibaldi
;
e
ciò
per
meritare
i
sorrisi
ed
i
ciondoli
dei
novellamente
arrivati
.
Mio
tema
presente
è
la
mostruosa
ingratitudine
di
che
furono
pagati
i
feriti
dell
esercito
meridionale
.
Dico
dunque
che
i
prodi
dell
eroico
Garibaldi
battezzati
sui
campi
nel
sangue
delle
loro
ferite
,
e
consacrati
in
ospedali
dai
crismi
del
dolore
e
della
infermità
,
alle
mani
del
nuovo
governo
furono
e
sono
trattati
peggio
che
cani
.
E
sì
che
ragion
volea
di
carezzarli
alla
Beniamino
.
Imperocché
se
il
Governo
Farini
e
il
Ministero
Fanti
non
ne
sentiano
l
inclinazione
da
natura
,
la
doveano
almeno
simular
per
politica
:
ché
in
questo
caso
l
essere
inumani
per
calcolo
era
lo
stesso
che
scapitarne
il
cento
per
uno
.
Quando
si
rifletta
che
all
esercito
garibaldino
soltanto
si
deve
l
affrancamento
delle
due
Sicilie
,
il
loro
voto
per
Vittorio
Emmanuele
,
e
l
annessione
loro
alle
altre
provincie
d
Italia
:
la
gratitudine
italiana
si
cangia
in
dovere
,
quella
dei
nuovi
signori
in
obbligo
di
giustizia
e
di
coscienza
.
Sareste
voi
qui
,
se
non
era
per
Garibaldi
ed
i
suoi
?
Vi
conveniva
dunque
essere
loro
grati
,
almeno
per
prudenza
.
Non
ne
avreste
sanguinato
al
cuor
di
corame
,
intantoché
vi
sareste
buscata
riputazione
non
vostra
di
onesti
.
Ma
voi
avete
preferito
al
plauso
immeritato
la
svergognata
rinomanza
d
ingrati
;
e
di
essere
trombettati
al
mondo
intiero
per
francamente
e
generosamente
inumani
.
Di
che
io
vi
lodo
,
sbugiardeggiando
così
la
vostra
fama
che
sapete
mentire
,
e
provandovi
a
questo
popolo
di
affetti
meridionali
,
nell
eroico
coraggio
della
crudeltà
.
Una
volta
che
in
massima
fu
determinato
di
finirla
coll
esercito
garibaldino
,
non
fuvvi
maniera
di
tristizia
che
si
risparmiasse
ai
suoi
malati
,
ai
suoi
feriti
.
Parlerò
di
due
principali
,
né
con
altro
scopo
che
fruttino
ai
loro
autori
l
infamia
che
le
seconda
.
Conoscendosi
in
pratica
che
nulla
tanto
giova
al
pronto
ristabilimento
dei
convalescenti
,
quanto
il
cangiar
di
locale
,
di
aria
,
di
trattamento
,
erasi
fino
da
sotto
il
dittatore
stabilito
di
formare
a
tant
uopo
un
adatto
valetudinario
:
e
si
decretò
la
Conocchia
,
siccome
il
luogo
più
conveniente
per
ospitar
tal
fatta
di
pazienti
.
E
dal
dirlo
al
farlo
,
fu
in
questo
caso
un
solo
atto
:
ché
in
corto
di
giorni
quella
gesuitica
spelonca
,
già
predata
e
guasta
da
suoi
ruffianeschi
loiolei
,
fu
trasmutata
in
bellissimo
ospizio
per
ricevere
i
convalescenti
.
E
ripeto
bellissimo
ospizio
,
dacché
niuno
degli
ospedali
della
metropoli
avrebbe
potuto
competere
col
nuovo
valetudinario
a
semplicità
,
mondezza
,
sufficienza
e
bontà
di
fornitura
e
di
stoviglie
.
Qual
aria
,
qual
vista
,
quale
salute
vi
si
goda
,
io
nol
dirò
ai
Napolitani
,
per
non
parere
di
portar
nottole
ad
Atene
.
Or
bene
,
quando
il
direttore
di
quel
provvido
ospizio
con
reiterate
istanze
dimandò
al
ministero
i
convalescenti
dell
esercito
meridionale
,
per
restituirli
a
sanezza
;
gli
fu
reiteratamente
risposto
,
che
i
garibaldini
non
dovevano
avere
convalescenza
,
che
nei
casi
più
speciali
la
farebbero
nei
loro
ospedali
,
che
del
resto
dovevano
il
più
presto
che
possibile
sgomberare
da
Napoli
.
Ed
ecco
gli
uomini
che
sono
al
comando
di
piazza
,
all
intendenza
militare
,
al
Ministero
della
guerra
,
alla
luogotenenza
per
le
fatiche
,
le
infermità
,
le
ferite
dei
garibaldini
,
che
niegano
a
questi
otto
giorni
di
opportuna
convalescenza
,
rubando
ad
essi
,
per
quanto
è
da
loro
,
l
aria
,
l
aria
balsamica
di
questa
Napoli
che
di
loro
egoismo
ci
vennero
a
contaminare
!
Per
tal
crudele
misura
,
molti
si
viddero
forzati
a
rimpatriare
con
anche
le
aperte
ferite
,
benché
li
aspettassero
nel
loro
tragitto
per
alle
patrie
,
il
duro
pancato
di
una
terza
classe
,
e
la
negazione
di
ogni
cibo
.
Ed
intanto
la
Conocchia
che
costò
già
allo
Stato
non
poche
migliaia
per
ridurla
a
comodi
,
anzi
pure
alle
delizie
di
valetudinario
italiano
,
in
oggi
rimane
al
tutto
oziosa
ed
inutile
:
nell
atto
che
cento
e
cento
lingue
dì
e
notte
bestemmiano
negli
infetti
ospedali
il
duro
stato
di
quei
che
non
più
infermi
non
sono
tuttavia
sani
;
maledicendo
coi
dialetti
di
venti
italiche
provincie
alla
barbara
parsimonia
dei
vecchi
e
nuovi
divoratori
.
E
che
!
Hanno
dunque
i
Gesuiti
ancora
tanta
pecunia
in
Napoli
,
che
come
già
in
novembre
il
senile
comando
della
Guardia
Nazionale
presso
la
femminesca
pro
-
dittatura
poté
conservare
ai
mascherati
loioleschi
la
chiesa
del
Gesù
Nuovo
,
ora
lo
squarquoio
ispettorato
degli
ospedali
militari
possa
presso
la
sconsigliata
luogotenenza
preservare
agli
erranti
Tartuffi
la
loro
piacevole
casineggiatura
della
Conocchia
?
Oh
quando
finirà
mai
questa
tristissima
razza
di
Gesuiti
,
e
di
gesuitanti
?
Che
accadde
in
seguito
di
questa
bizzarria
di
crudeltà
?
I
feriti
garibaldini
dei
differenti
ospedali
(
eccetto
i
pochi
casi
non
rimovibili
)
furono
accalcati
nelle
sale
dei
Santi
Apostoli
,
già
piene
a
ribocco
per
rigurgito
degli
ammalati
.
Da
ciò
la
condizione
di
questi
bravi
è
divenuta
delle
più
miserande
.
Si
badi
bene
a
questa
verità
;
che
il
locale
dei
Santi
Apostoli
è
dei
tanti
il
meno
adattato
per
essere
ospedal
militare
:
e
non
fu
tollerabile
nell
autunno
che
per
la
bontà
della
stagione
,
e
le
gentili
maniere
e
la
caritatevole
energia
del
suo
nuovo
comandante
.
Oggidì
le
quattro
sale
,
ossia
i
quattro
corridoi
ove
sono
ammontichiati
i
feriti
presentano
un
aspetto
di
tristizia
che
ti
serra
al
cuore
,
perché
umidi
,
perché
freddi
,
perché
mefitici
,
perché
irrespirabili
.
È
forse
per
piacere
ai
nuovi
signori
che
colà
entro
tutto
debba
camminare
alla
peggio
?
Il
lerciume
dei
letti
è
cosa
intolleranda
.
La
mancanza
di
ventilazione
ributta
il
visitatore
che
a
quei
canili
volesse
ministrare
il
sollievo
o
la
consolazione
.
Il
cibo
mette
colmo
alle
miserie
di
colà
entro
.
Caduti
i
liberatori
di
Napoli
sotto
le
cure
di
un
nuovo
capo
medico
,
che
sarà
certamente
delle
antiche
risme
borboniche
,
il
cibo
dei
feriti
è
stato
pressocché
livellato
a
quello
dell
albergo
dei
poveri
.
So
che
si
griderà
alla
esagerazione
,
so
che
chi
cerca
pretesti
per
iscusarsi
dalla
carità
vorrà
non
credere
al
mio
detto
,
so
che
il
governo
e
ì
suoi
mirmidoni
troveranno
una
colluvie
di
panegiristi
per
laudarne
l
umanità
a
fior
fiore
di
Borboniani
e
di
carnefici
:
ma
ciò
nulla
manco
i
fatti
saranno
pur
sempre
quali
io
qui
li
narro
.
Si
è
tolta
anche
ai
più
dilicati
e
necessitosi
(
ne
hanno
in
quell
ospedale
alcuni
compassionevolissimi
casi
)
la
porzione
di
pollo
;
per
sostituirvi
l
impossibile
bue
.
Come
,
pollo
ai
garibaldini
?
Pollo
agli
uomini
che
hanno
procurato
alle
mense
della
luogotenenza
,
e
del
ministero
le
pernici
e
i
fagiani
,
insaporandole
delle
cacciagioni
e
delle
selvaggine
le
più
prelibate
?
Ohibò
,
ohibò
!
Bue
,
bue
,
e
sempre
bue
:
anzi
perché
non
ci
prendano
il
verso
,
adusandosi
così
alle
delizie
di
ospedale
da
non
più
volerlo
abbandonare
,
il
capo
medico
ha
stimato
prudente
che
il
bue
sia
della
peggior
qualità
,
a
tale
da
rassembrar
piuttosto
ad
un
ciarpame
di
ciabattino
,
anziché
ad
un
boccone
per
uomini
.
E
giacché
per
nove
decimi
quei
garibaldini
sono
delle
provincie
settentrionali
,
ove
si
costuma
più
che
altro
il
riso
per
minestra
,
la
loro
minestra
sarà
per
borbonica
prescrizione
pasta
,
pasta
,
e
sempre
pasta
.
E
se
a
modo
di
medicina
a
qualcuno
si
consentirà
la
minestra
di
riso
:
il
cuoco
la
condisca
a
intingolo
di
cimici
,
che
di
meglio
non
meritano
i
garibaldini
!
E
questi
sono
fatti
:
né
il
comandante
ci
può
rimediare
,
avendo
in
preciso
i
nuovi
suoi
ordini
.
Ma
Garibaldi
in
sullo
esular
per
Caprera
,
non
lasciò
forse
un
capo
che
facesse
le
veci
di
padre
a
questi
infelici
?
Dove
è
questo
padre
,
che
fa
?
Io
non
lo
cercherò
certamente
nell
autore
dei
nauseosi
proclami
che
quando
a
quando
deturpano
i
muri
di
Napoli
,
invitando
i
prodi
dell
esercito
meridionale
all
ordine
,
alla
quiete
che
ei
neppur
sognano
disturbare
.
Queste
puerili
scempiaggini
non
mi
rivelerebbero
già
il
padre
di
gloriose
reliquie
,
ma
il
lurido
cicaraio
che
con
lanternino
in
mano
fruga
gli
angoli
delle
regie
sale
per
pizzicarvi
un
cencio
di
ricamo
,
o
un
rimasuglio
di
croce
!
Invece
io
lo
vorrei
trovare
in
questi
pestilenti
corridoi
dei
Santi
Apostoli
per
veder
da
se
stesso
tanta
miseria
,
tanta
ingiustizia
tanta
perversità
:
e
reclamare
un
termine
a
nome
della
gratitudine
e
della
umanità
.
Quand
anche
non
fossero
fratelli
quei
che
tanto
vi
soffrono
,
quand
anche
non
fossero
Italiani
:
il
pensiero
che
è
ad
essi
,
ad
essi
,
ad
essi
soltanto
che
il
governo
costituzionale
di
Vittorio
Emmanuele
va
debitore
della
sua
proclamazione
e
del
suo
installamento
,
dovrebbe
più
che
bastare
per
ottenere
loro
alfine
un
qualche
riguardo
dalla
gratitudine
governativa
.
StampaPeriodica ,
Confesso
pubblicamente
la
mia
decadenza
senza
scusarmene
:
da
solitario
creatore
e
distruttore
di
miti
vo
diventando
propagandista
e
apostolo
delle
genti
.
Vado
verso
gli
uomini
.
Salgo
o
scendo
?
Non
so
né
voglio
sapere
.
Non
posso
disobbedire
alla
voce
che
mi
spinge
verso
coloro
che
io
disprezzai
con
gagliarde
risa
e
turbai
con
parole
oscure
..
Sento
-
come
un
mazziniano
degli
antichi
giorni
-
ch
'
io
posso
avere
una
missione
nel
mio
paese
e
che
debbo
far
di
tutto
perché
l
'
Italia
diventi
meno
sorda
,
meno
cieca
,
meno
vile
.
Sarò
chiamato
una
volta
di
più
Don
Chisciotte
.
Ma
da
chi
?
Dalla
tribù
dei
Sancio
Pancia
.
Le
sorti
d
'
Italia
son
quelle
del
mondo
Mazzini
,
Scritti
,
VII
,
181
Il
mio
programma
rispetto
all
'
Italia
è
tanto
semplice
che
ai
soliti
molti
sembrerà
assurdo
:
Io
voglio
che
alcune
centinaia
di
giovani
italiani
perdano
certe
qualità
e
ne
acquistino
certe
altre
...
Il
mio
scopo
è
dunque
ben
preciso
:
non
si
tratta
di
un
moto
politico
o
religioso
,
ma
puramente
spirituale
e
interno
...
Mi
bastano
pochi
uomini
che
sappiano
e
sentano
ciò
ch
'
io
voglio
.
Col
loro
contagio
essi
cambieranno
l
'
aria
morale
di
un
paese
,
e
il
contagio
di
questo
paese
potrà
cambiare
il
mondo
.
Nella
cultura
,
come
nella
politica
,
i
meno
tirano
i
più
.
Basta
volere
con
forza
e
agire
con
ostinazione
e
a
tutto
si
arriva
...
La
mia
è
...
una
campagna
"
morale
"
(
nel
senso
non
kantiano
della
parola
)
ma
bisogna
risolversi
a
usare
per
la
propaganda
"
morale
"
anche
quei
mezzi
che
oggi
si
adoperano
soltanto
per
le
campagne
elettorali
e
per
la
propaganda
delle
chiese
e
dei
partiti
...
Quelli
che
hanno
compreso
lo
spirito
di
questa
mia
campagna
vorranno
conoscere
subito
quali
sono
i
mutamenti
spirituali
ch
'
io
medito
.
Eccoli
:
Bisogna
fare
qualcosa
d
'
importante
Far
sentire
prima
di
tutto
che
non
val
la
pena
di
continuare
la
vita
mediocre
e
abituale
che
conducono
la
maggior
parte
degli
uomini
...
Far
sentire
la
necessità
di
fare
qualcosa
d
'
importante
perché
la
nostra
vita
abbia
un
senso
e
qualche
bellezza
...
Per
noialtri
giovani
italiani
del
secolo
XX
quale
può
essere
la
cosa
importante
da
compiere
?
Un
nuovo
rinascimento
ideale
dell
'
Italia
.
Far
dell
'
Italia
un
grande
centro
di
cultura
,
e
di
alcuni
italiani
i
generali
di
nuove
conquiste
dello
spirito
.
Ridare
alla
Italia
il
primato
intellettuale
poiché
non
può
riavere
né
quello
politico
né
quello
economico
.
Roma
ha
sempre
avuto
una
missione
universale
e
dominatrice
.
In
lei
sedettero
l
'
Imperatore
e
il
Papa
a
dominare
e
organizzare
il
mondo
.
Oggi
,
a
Roma
,
l
'
Impero
è
rappresentato
da
un
buon
padre
di
famiglia
,
numismatico
e
automobilista
,
ed
il
Papato
da
un
buon
curato
di
campagna
,
ignorante
ed
esitante
...
La
terza
Roma
ideale
deve
nascere
dalla
nostra
volontà
e
dalla
nostra
opera
e
se
i
miei
compagni
non
cominciano
col
sentir
fortemente
questa
necessità
possono
lasciarmi
senz
'
altro
.
Osate
esser
pazzi
!
Abbiate
del
coraggio
,
dell
'
audacia
,
della
temerarietà
e
della
pazzia
...
L
'
Italia
è
vile
:
da
molti
anni
,
subito
dopo
che
ebbe
rimessi
insieme
i
suoi
pezzi
,
si
è
data
alla
"
politica
del
raccoglimento
"
.
Che
cosa
abbia
raccolto
da
questo
raccoglimento
non
si
vede
bene
,
ma
è
chiaro
che
il
popolo
italiano
s
'
è
dato
alla
umiltà
,
alla
modestia
,
alla
paura
,
alla
rassegnazione
con
una
buona
volontà
spaventosa
...
In
politica
ci
siamo
fatti
sconfiggere
per
timidezza
;
negli
affari
abbiamo
ottenuto
il
pareggio
a
forza
di
economie
esagerate
;
nella
vita
comune
abbiamo
un
timore
inverosimile
del
grandioso
,
del
pazzamente
ed
assurdamente
grandioso
,
e
un
rispetto
beghinesco
degli
scopi
misurati
e
degli
ideali
a
breve
scadenza
.
Ma
bisogna
che
tutto
ciò
cambi
e
che
l
'
amore
del
rischio
,
della
ventura
,
dello
sbaraglio
,
della
carica
a
fondo
,
dei
sogni
enormi
e
dei
programmi
eterni
entri
nell
'
anima
di
una
parte
dei
giovani
d
'
Italia
.
Solo
a
questo
patto
noi
potremo
fondare
la
nuova
civiltà
italica
;
il
secondo
Rinascimento
degli
spiriti
.
Ogni
rettorica
deve
morire
Un
'
altra
qualità
degli
italiani
ch
'
io
voglio
fare
sparire
è
l
'
amore
esagerato
delle
parole
inutili
...
La
rettorica
-
cioè
la
non
sincerità
e
lo
sfoggio
inutile
-
è
sempre
viva
dappertutto
.
Confrontate
un
discorso
o
una
lettera
di
un
anglosassone
con
quella
di
un
italiano
e
vedrete
quante
più
parole
più
bugie
ci
sono
in
quel
che
scrive
quest
'
ultimo
...
E
ci
fosse
soltanto
la
rettorica
delle
immagini
!
C
'
è
purtroppo
,
anche
la
rettorica
dei
concetti
ed
è
,
quasi
sempre
la
filosofia
.
Ci
sono
di
quelli
che
si
divertono
seriamente
a
combinare
insieme
delle
frasi
senza
significato
,
ma
ben
congegnate
e
piene
di
parole
grandi
e
grosse
,
col
pretesto
di
risolvere
problemi
che
non
esistono
...
Poche
parole
,
precise
,
chiare
,
sincere
e
che
dicano
qualche
cosa
;
ecco
ciò
ch
'
io
tendo
di
ottenere
da
me
e
dagli
altri
.
Scegliamo
di
essere
semplici
ed
energici
villani
,
invece
che
ipocriti
e
cascanti
parolai
.
Cerchiamo
i
problemi
terribili
!
Noi
conosciamo
poco
la
nostra
anima
e
non
pensiamo
abbastanza
a
noi
stessi
,
non
al
me
piccoletto
che
cerca
l
'
impiego
o
la
moglie
,
ma
al
grande
me
che
non
è
più
di
questa
casa
e
di
questa
città
,
ma
pensa
e
ripensa
al
mondo
ed
al
suo
significato
,
alla
vita
e
al
suo
fine
.
Noi
dobbiamo
scoprire
noi
stessi
e
quando
ci
saremo
scoperti
potremo
forse
cambiare
la
nostra
direzione
.
Per
far
ciò
il
coraggio
,
e
un
grande
coraggio
,
è
necessario
.
Scendendo
in
noi
stessi
ci
troviamo
dinanzi
a
problemi
che
possono
farci
inorridire
più
di
un
rettile
o
di
un
abisso
.
Guai
a
chi
non
ha
forte
il
cuore
contro
le
paure
di
se
stesso
!
Riflettendo
a
noi
stessi
e
al
nostro
destino
,
siamo
forzati
a
riflettere
al
mondo
e
al
destino
del
mondo
.
Vi
sono
alcuni
problemi
ai
quali
gli
uomini
temono
di
accostarsi
.
Vi
sono
veramente
dei
morti
?
Il
mondo
sarà
annientato
o
qualche
immaginabile
forma
di
esistenza
succederà
alla
nostra
?
Potremo
noi
rifare
il
mondo
oppure
dobbiamo
continuare
ad
essere
degli
animaletti
obbedienti
e
rassegnati
?
Questi
problemi
o
non
si
pongono
o
si
cerca
di
scordarli
.
Enigmi
troppo
grandi
?
Domande
troppo
pazze
?
Tentazioni
troppo
paurose
?
A
noi
giovani
Italiani
liberati
dalla
viltà
e
innamorati
dei
"
folli
voli
"
,
questi
problemi
non
debbono
far
paura
.
Dobbiamo
,
anzi
,
trovarne
ancora
altri
e
suscitare
nei
nostri
compagni
di
vita
il
bisogno
di
averli
sempre
dinanzi
e
di
risolverli
.
Soltanto
volgendo
la
mente
verso
di
essi
potremo
temprare
una
nuova
anima
e
preparare
una
nuova
vita
.
ProsaGiuridica ,
Vittorio
Emanuele
III
per
Grazia
di
Dio
e
per
la
Volontà
della
Nazione
Re
d
'
Italia
Imperatore
d
'
Etiopia
Visto
l
'
art
.
3
,
n
.
2
,
della
legge
31
gennaio
1926-IV
,
n
.
100;
Ritenuta
la
necessità
assoluta
ed
urgente
di
dettare
disposizioni
per
la
difesa
della
razza
nella
scuola
italiana
;
Udito
il
Consiglio
dei
Ministri
;
Sulla
proposta
del
Nostro
Ministro
Segretario
di
Stato
per
l
'
educazione
nazionale
,
di
concerto
con
quello
per
le
finanze
;
Abbiamo
decretato
e
decretiamo
;
Art
.
1
.
All
'
ufficio
di
insegnante
nelle
scuole
statali
o
parastatali
di
qualsiasi
ordine
e
grado
e
nelle
scuole
non
governative
,
ai
cui
studi
sia
riconosciuto
effetto
legale
,
non
potranno
essere
ammesse
persone
di
razza
ebraica
,
anche
se
siano
state
comprese
in
graduatorie
di
concorso
anteriormente
al
presente
decreto
;
nè
potranno
essere
ammesse
all
'
assistentato
universitario
,
nè
al
conseguimento
dell
'
abilitazione
alla
libera
docenza
.
Art
.
2
.
Alle
scuole
di
qualsiasi
ordine
e
grado
,
ai
cui
studi
sia
riconosciuto
effetto
legale
,
non
potranno
essere
iscritti
alunni
di
razza
ebraica
.
Art
.
3
.
A
datare
dal
16
ottobre
1938-XVI
tutti
gli
insegnanti
di
razza
ebraica
che
appartengano
ai
ruoli
per
le
scuole
di
cui
al
precedente
art
.
1
,
saranno
sospesi
dal
servizio
;
sono
a
tal
fine
equiparati
al
personale
insegnante
i
presidi
e
direttori
delle
scuole
anzidette
,
gli
aiuti
e
assistenti
universitari
,
il
personale
di
vigilanza
delle
scuole
elementari
.
Analogamente
i
liberi
docenti
di
razza
ebraica
saranno
sospesi
dall
'
esercizio
della
libera
docenza
.
Art
.
4
.
I
membri
di
razza
ebraica
delle
Accademie
,
degli
Istituti
e
delle
Associazioni
di
scienze
,
lettere
ed
arti
,
cesseranno
di
far
parte
delle
dette
istituzioni
a
datare
dal
16
ottobre
1938-XVI
.
Art
.
5
.
In
deroga
al
precedente
art
.
2
potranno
in
via
transitoria
essere
ammessi
a
proseguire
gli
studi
universitari
studenti
di
razza
ebraica
,
già
iscritti
a
istituti
di
istruzione
superiore
nei
passati
anni
accademici
.
Art
.
6
.
Agli
effetti
del
presente
decreto
-
legge
è
considerato
di
razza
ebraica
colui
che
è
nato
da
genitori
entrambi
di
razza
ebraica
,
anche
se
egli
professi
religione
diversa
da
quella
ebraica
.
Art
.
7
.
Il
presente
decreto
-
legge
,
che
entrerà
in
vigore
alla
data
della
sua
pubblicazione
nella
Gazzetta
Ufficiale
del
Regno
,
sarà
presentato
al
Parlamento
per
la
sua
conversione
in
legge
.
Il
Ministro
per
l
'
educazione
nazionale
è
autorizzato
a
presentare
il
relativo
disegno
di
legge
.
Ordiniamo
che
il
presente
decreto
,
munito
del
sigillo
dello
Stato
,
sia
inserto
nella
raccolta
delle
leggi
e
dei
decreti
del
Regno
d
'
Italia
,
mandando
a
chiunque
spetti
di
osservarlo
e
di
farlo
osservare
.
Dato
a
San
Rossore
,
addì
5
settembre
1938
-
Anno
XVI
Vittorio
Emanuele
Mussolini
,
Bottai
,
Di
Revel
Visto
il
Guardasigilli
:
Solmi
StampaPeriodica ,
Eravamo
tutti
contenti
ed
orgogliosi
,
quando
Mino
fu
chiamato
a
Milano
:
ed
in
verità
fa
sempre
piacere
che
per
un
lavoro
importante
,
com
'
era
quello
,
avessero
scelto
proprio
uno
di
noi
,
della
provincia
,
la
provincia
che
tante
energie
ha
dato
alla
città
,
alla
nazione
,
senza
nulla
ricevere
o
chiedere
in
cambio
.
Così
,
appunto
,
diceva
Mino
,
ogni
volta
che
la
discussione
(
e
capitava
spesso
)
cadeva
su
questo
punto
.
Poi
ci
dispiacque
,
perché
il
vuoto
era
incolmabile
.
Ora
chi
avrebbe
ricevuto
gli
intellettuali
,
quelli
di
Firenze
o
di
Roma
,
quando
venivano
per
una
conferenza
,
per
esempio
?
Chi
ci
avrebbe
organizzato
,
in
poche
parole
,
la
vita
culturale
?
Mino
era
stato
un
personaggio
,
in
città
,
fin
dagli
anni
del
ginnasio
;
al
liceo
addirittura
riuscì
a
fondare
una
rivista
,
con
un
bel
nome
etrusco
sulla
copertina
,
che
faceva
un
bell
'
effetto
.
Una
volta
,
ricordo
,
non
avevo
i
soldi
per
comprare
il
numero
due
,
della
rivista
.
Andai
alla
redazione
,
che
era
in
casa
di
un
certo
Bianchi
,
chiesi
se
me
la
prestavano
,
ma
loro
dissero
che
non
avevano
tempo
da
perdere
con
i
ragazzi
(
avevano
tutti
tre
o
quattro
anni
più
di
me
)
e
che
me
ne
andassi
.
Mino
,
invece
,
il
giorno
dopo
mi
fermò
e
mi
disse
:
«
Scusa
,
per
ieri
sera
,
sai
,
e
passa
da
me
,
verso
le
quattro
.
Vedremo
se
si
può
fare
qualcosa
»
.
Così
tutti
gli
volevano
bene
,
anche
perché
era
serio
,
opportuno
,
attento
a
quel
che
diceva
;
mai
apriva
bocca
a
caso
.
Il
sindaco
lo
stimava
,
e
si
faceva
scrivere
da
lui
i
manifesti
di
maggior
impegno
,
quelli
per
la
festa
degli
alberi
,
per
esempio
.
Il
federale
anche
,
sebbene
non
fosse
ignoto
a
nessuno
l
'
antifascismo
dottrinario
di
Mino
.
«
È
un
bravo
ragazzo
»
,
diceva
il
federale
,
«
e
poi
,
culturalmente
,
è
un
valore
.
Bisogna
lasciarli
un
po
'
stare
questi
intellettuali
.
»
Così
era
ovvio
che
,
morendo
il
vecchio
prete
bibliotecario
,
il
posto
,
una
volta
laureato
,
toccava
a
lui
;
ed
anche
qui
Mino
si
distinse
,
le
riviste
specializzate
gli
chiedevano
la
collaborazione
,
ai
congressi
non
mancava
mai
e
prendeva
ogni
volta
la
parola
,
preciso
,
puntuale
,
breve
.
Ed
intanto
preparava
il
saggio
.
E
poi
partì
per
Milano
.
Ed
era
naturale
:
gente
come
lui
non
può
restare
qui
,
e
poi
lassù
si
sarebbe
fatto
una
posizione
,
certamente
.
«
Faglielo
vedere
,
tu
»
,
gli
dicemmo
alla
stazione
,
«
che
gente
nasce
in
provincia
.
»
Ogni
tanto
vedo
Mino
,
ed
ormai
son
passati
cinque
o
sei
anni
da
quando
se
ne
andò
.
Ogni
volta
lo
trovo
più
pingue
,
stempiato
,
ma
in
fondo
è
sempre
lo
stesso
.
Lo
incontro
,
di
solito
,
negli
atri
degli
alberghi
dove
si
tengono
conferenze
culturali
,
dibattiti
,
convegni
,
premi
letterari
.
Mi
riconosce
subito
,
e
mi
viene
incontro
,
sorridente
,
con
la
mano
tesa
:
«
Ciao
,
caro
»
,
mi
dice
sempre
,
«
come
va
?
Cosa
fai
di
bello
?
E
laggiù
da
voi
cosa
fate
?
»
.
Io
gli
spiego
tutto
per
filo
e
per
segno
,
e
lui
mi
sta
ad
ascoltare
,
assentendo
col
capo
.
E
quando
mi
lascia
mi
stringe
ancora
la
mano
:
«
Ciao
,
caro
,
scusami
ma
ho
da
fare
.
Ci
vediamo
dopo
.
E
scrivimi
qualche
volta
»
.
Io
gli
scrivo
,
infatti
,
lunghe
lettere
dove
gli
racconto
quel
che
succede
in
provincia
,
e
gli
chiedo
consigli
,
per
una
iniziativa
,
o
gli
propongo
di
venire
a
fare
qualche
conferenza
,
su
Graham
Greene
,
per
esempio
,
o
su
Moravia
.
E
lui
risponde
sempre
.
Scusandosi
perché
è
tanto
occupato
,
ha
da
fare
.
Prepara
il
saggio
.
Di
lui
sento
parlar
bene
da
tutti
:
«
È
un
giovane
critico
su
cui
possiamo
contare
.
Prenderà
il
posto
di
Pancrazi
»
.
L
'
ho
ritrovato
quest
'
estate
in
un
albergo
balneare
,
dove
assegnavano
un
premio
:
era
nella
giuria
.
Mi
venne
incontro
lui
,
anche
questa
volta
,
sorridente
e
con
la
mano
tesa
:
«
Ciao
,
caro
,
come
va
?
Tua
moglie
?
Avete
bambini
?
E
cosa
fate
,
laggiù
da
voi
?
»
.
Io
gli
rispondevo
puntualmente
:
sto
bene
,
anche
lei
sta
bene
,
sì
ne
abbiamo
uno
di
cinque
anni
.
E
laggiù
,
si
sa
,
la
solita
vita
,
la
provincia
;
almeno
fosse
tornato
lui
,
qualche
volta
,
a
farci
una
bella
conferenza
su
Moravia
o
su
Graham
Greene
.
«
Eh
,
caro
,
cosa
vuoi
farci
,
gli
impegni
,
il
lavoro
.
Anzi
,
scusami
,
ho
da
fare
,
ci
vediamo
dopo
»
.
Rimasi
lì
tre
giorni
,
e
lo
vedevo
sempre
affaccendato
per
l
'
atrio
dell
'
albergo
,
guardandosi
attorno
,
sorridente
.
Prima
di
partire
mi
chiamò
:
era
con
Diego
V
.
«
Permetti
,
Diego
»
disse
,
«
ti
presento
questo
giovane
,
un
bravo
giovane
,
un
certo
...
»
e
dopo
una
breve
pausa
disse
il
mio
nome
.
Mi
fece
anche
un
sacco
di
elogi
,
ed
io
un
po
'
,
per
la
verità
,
mi
vergognavo
e
tenevo
gli
occhi
bassi
.
«
È
un
bravo
giovane
,
che
vive
in
provincia
,
ha
fatto
molto
bene
,
laggiù
.
»
E
continuava
gli
elogi
.
«
Eh
,
caro
Diego
,
noi
spesso
abbiamo
il
torto
di
ignorarlo
,
un
grosso
torto
,
ma
in
provincia
si
fanno
tante
cose
belle
,
veramente
»
.
StampaQuotidiana ,
L
'
ultima
sessione
del
Concilio
non
si
apre
nel
clima
di
grandi
speranze
che
in
molti
-
non
in
chi
da
anni
segue
attentamente
la
vita
della
Chiesa
-
ne
avevano
accompagnato
gli
inizi
.
Non
ci
saranno
ritorni
di
fratelli
separati
;
probabilmente
usciranno
attenuati
od
edulcorati
i
testi
su
cui
più
si
appuntava
l
'
attenzione
generale
,
quello
in
tema
di
libertà
religiosa
,
l
'
altro
che
avrebbe
dovuto
togliere
all
'
antisemitismo
ogni
arma
suscettibile
di
passare
come
di
marca
cattolica
.
Attraverso
la
già
pubblicata
costituzione
dogmatica
"
De
Ecclesia
"
sappiamo
che
,
con
tutte
le
parole
di
alto
rispetto
per
la
dignità
dei
vescovi
,
nulla
è
mutato
alle
posizioni
poste
dal
primo
Concilio
Vaticano
;
viene
ribadito
che
il
corpo
dei
vescovi
ha
potere
solo
quando
agisce
con
il
Papa
,
che
quanto
questi
dispone
ha
valore
immediato
,
non
per
il
consenso
della
Chiesa
(
e
che
non
si
sia
mosso
alcun
passo
verso
un
episcopalismo
,
non
è
ragione
di
rammarico
per
chi
teme
la
debolezza
degli
episcopati
nazionali
di
fronte
al
potere
politico
od
alle
passioni
popolari
)
.
La
medesima
Costituzione
parla
di
una
dignità
e
di
un
apostolato
dei
laici
,
ma
in
nulla
modifica
la
posizione
loro
fatta
dal
vecchio
diritto
canonico
.
Non
sembra
probabile
che
si
abbia
qualche
novità
sensazionale
:
diaconi
coniugati
od
una
norma
generale
che
autorizzi
il
sacerdote
a
ritornare
al
secolo
ed
a
contrarre
matrimonio
quando
non
si
senta
più
pari
al
suo
compito
.
Quel
che
invece
sicuramente
rimarrà
,
sarà
il
clima
di
distensione
nei
rapporti
con
le
altre
confessioni
ed
altresì
con
quanti
,
pure
dichiarando
di
non
avere
la
fede
,
non
siano
oppositori
della
Chiesa
,
non
cerchino
di
distruggere
la
fede
altrui
.
La
prevalenza
dei
latini
sui
cattolici
di
rito
e
tradizione
orientale
trova
termine
;
si
ammette
nella
Costituzione
dedicata
alla
Chiesa
d
'
oriente
che
siano
possibili
matrimoni
tra
cattolici
ed
acattolici
con
la
semplice
presenza
di
un
sacerdote
,
ma
senza
seguire
il
rito
dei
cattolici
;
si
ammette
,
sia
pure
eccezionalmente
,
la
possibilità
di
funzioni
sacre
celebrate
insieme
con
gli
appartenenti
a
Chiese
separate
da
Roma
.
Il
decreto
sull
'
ecumenismo
,
pieno
di
rispetto
per
le
Chiese
sedicenti
ortodosse
,
è
pur
riguardoso
nei
pochi
paragrafi
destinati
ai
protestanti
;
naturalmente
parte
dal
principio
che
la
Chiesa
soltanto
ha
la
pienezza
della
verità
;
onde
riprova
certo
irenismo
che
per
venire
incontro
ai
separati
danneggerebbe
la
purezza
della
dottrina
cattolica
cd
oscurerebbe
il
suo
senso
genuino
.
Nella
Costituzione
sulla
Chiesa
,
quel
che
è
detto
della
Vergine
non
allarga
ulteriormente
il
fossato
che
separa
dai
protestanti
.
Fuori
delle
Costituzioni
e
del
diritto
scritto
,
pare
certo
che
il
clima
è
molto
mutato
,
e
probabilmente
senza
ritorni
,
da
quello
ch
'
era
ancora
trent
'
anni
or
sono
;
non
c
'
è
più
l
'
orrore
per
il
sacerdote
che
ha
dismesso
l
'
abito
e
si
è
sposato
;
oggi
il
vescovo
benefico
,
veramente
paterno
,
è
più
considerato
di
quello
grande
costruttore
di
seminari
e
di
chiese
per
cui
riusciva
a
trovare
fondi
,
grande
manipolatore
di
elezioni
.
Delusione
per
l
'
evoluzione
seguita
dal
giorno
dell
'
apertura
del
Concilio
?
In
certi
ambienti
,
più
d
'
oltr
'
Alpe
che
italiani
,
sicuramente
sì
.
Ma
sarebbe
scambiare
la
minor
parte
con
la
massa
dei
cattolici
parlare
di
delusione
senz
'
altro
.
Invero
oggi
più
che
mai
lo
schieramento
cattolico
è
così
vasto
e
con
tale
diversità
di
posizioni
,
che
resta
impossibile
valutare
in
termini
generali
.
Ci
sono
quelli
che
vorrebbero
tornare
alla
purezza
evangelica
,
alla
Chiesa
povera
,
e
quelli
attaccati
più
che
mai
al
clima
costantiniano
,
ai
concordati
,
allo
Stato
che
paga
le
congrue
,
al
braccio
secolare
.
Ci
sono
quelli
cui
il
catechismo
,
certe
dottrine
tradizionali
,
certe
devozioni
sembrano
scorie
morte
;
certe
credenze
,
che
non
costituiscono
articolo
di
fede
ma
che
sarebbe
irrispettoso
dichiarare
superstizione
,
offendono
.
Altri
,
invece
,
si
trovano
a
loro
agio
nelle
vecchie
forme
;
c
'
è
una
massa
che
non
vive
nel
clima
del
tomismo
né
in
quello
del
Vangelo
,
bensì
nell
'
altro
dei
santi
miracolosi
,
delle
rivelazioni
di
S
.
Margherita
Alacoque
o
della
Vergine
di
Fatima
,
che
ignora
tutto
del
Vecchio
e
del
Nuovo
Testamento
,
per
cui
la
grande
figura
del
Cristo
è
al
più
il
S
.
Cuore
.
L
'
uomo
di
fede
sa
che
Dio
gradirà
i
più
umili
omaggi
,
che
probabilmente
più
di
un
semplice
dell
'
ultima
schiera
passerà
dinanzi
a
quelli
che
hanno
cercato
l
'
acqua
più
pura
della
Rivelazione
.
Ma
quali
problemi
si
presentano
ai
reggitori
.
Se
siamo
in
un
certo
numero
a
ringraziare
Dio
di
averci
fatto
vivere
gli
anni
di
Giovanni
XXIII
,
molti
ne
furono
scandalizzati
(
circolò
alla
sua
morte
la
frase
che
sarebbero
occorsi
quarant
'
anni
per
riparare
al
male
che
aveva
fatto
in
quattro
)
;
parecchi
sono
rimasti
turbati
dalle
novità
liturgiche
succedutesi
da
Pio
XII
a
Paolo
VI
.
E
c
'
è
un
dato
conturbante
.
Contro
tutte
le
previsioni
che
il
mondo
colto
,
la
classe
politica
formulava
cento
anni
or
sono
,
l
'
ascendente
morale
,
la
potenza
della
Chiesa
è
andata
costantemente
crescendo
,
senza
interruzioni
.
Lo
scandalo
dato
alla
cultura
dalla
formulazione
dei
decreti
antimodernisti
non
ha
nemmeno
rallentato
quest
'
ascesa
.
Nei
paesi
già
rigorosamente
protestanti
,
Olanda
,
molti
Cantoni
svizzeri
,
Ginevra
anzitutto
,
l
'
avanzata
cattolica
è
impressionante
;
gli
Stati
Uniti
hanno
potuto
avere
un
presidente
cattolico
,
la
posizione
dell
'
attuale
presidente
non
è
stata
nemmeno
scalfita
dalla
conversione
di
una
sua
figlia
al
cattolicesimo
.
Conversioni
in
senso
opposto
non
se
ne
danno
(
nessun
rilievo
certi
movimenti
di
umili
;
ondate
che
si
dissolvono
nell
'
ambito
di
una
generazione
)
.
Di
fronte
a
quest
'
ascesa
costante
si
comprendono
le
esitazioni
all
'
idea
di
mutamenti
profondi
.
Quando
mai
si
abbandona
una
direttiva
nel
momento
che
segna
i
maggiori
successi
?
E
tuttavia
un
profondo
istinto
,
che
trova
nella
ragione
argomenti
di
conforto
,
ci
dice
che
questo
successo
non
è
in
profondità
,
non
è
caratterizzato
da
un
ritorno
degli
uomini
alla
preoccupazione
del
volere
di
Dio
,
al
bene
.
I
sacerdoti
più
a
contatto
con
le
coscienze
non
hanno
la
tonalità
ottimistica
di
quelli
che
vivono
nel
clima
costantiniano
,
che
stipulano
concordati
.
Malgrado
certo
ottimismo
di
comando
l
'
umanità
ha
preoccupazioni
come
non
mai
.
Si
eviterà
l
'
urto
delle
razze
?
Si
otterranno
tanti
beni
da
soddisfare
la
popolazione
del
mondo
sempre
in
aumento
?
Si
potranno
abbassare
le
muraglie
che
dividono
paesi
poveri
e
ricchi
,
o
la
difesa
del
proprio
benessere
non
renderà
sempre
più
aspri
e
crudeli
,
fino
a
far
risorgere
mostruosità
che
speriamo
debellate
per
sempre
?
La
Chiesa
non
può
senza
rinnegare
il
suo
ecumenismo
rassegnarsi
a
restare
spettatrice
,
sia
pure
orante
,
in
quella
che
sarà
la
vicenda
,
speriamo
non
tragica
,
dei
prossimi
cento
anni
.
Non
può
non
esserle
d
'
incitamento
il
ricordo
di
quel
che
fu
,
all
'
incirca
tredici
secoli
or
sono
,
il
suo
compito
nella
fusione
di
popoli
già
plasmati
dalla
civiltà
greco
-
romana
e
di
barbari
.
Ma
tutti
avvertiamo
che
ad
espletare
questo
compito
di
patrocinare
fusioni
,
di
mitigare
egoismi
e
ferocie
,
non
saranno
idonei
quanti
credono
che
la
fede
sbocchi
dall
'
apprendere
il
catechismo
,
quanti
sono
attaccati
alle
leggende
ed
alle
pie
devozioni
,
quanti
vivono
sotto
l
'
incubo
della
eresia
,
e
neppure
quanti
,
legati
al
clima
costantiniano
,
reclamano
privilegi
per
la
Chiesa
.
Solo
uomini
de
]
clima
giovanneo
,
capaci
come
il
Redentore
di
guardare
oltre
le
dottrine
nel
cuore
dei
fratelli
,
con
tesori
di
comprensione
e
di
amore
che
rompono
ogni
argine
teologico
,
con
il
coraggio
che
consente
di
camminare
sulle
acque
,
potranno
essere
atti
a
tanto
.
StampaQuotidiana ,
Mentre
scrivo
(
sono
le
ore
15
del
16
aprile
)
non
so
ancora
se
gli
astronauti
dell
'
Apollo
13
riusciranno
ad
ammarare
felicemente
...
in
mare
,
ciò
che
sarebbe
fatto
assai
raro
perché
di
solito
il
verbo
ammarare
(
io
preferisco
la
forma
amarrare
)
significa
il
raggiungimento
della
terraferma
dal
mare
.
L
'
infelice
esito
del
tredicesimo
ludo
apollineo
non
porrà
certo
fine
ai
viaggi
spaziali
,
anzi
sarà
considerato
come
una
«
sfida
»
che
bisogna
accettare
perché
l
'
onore
della
scienza
non
tollera
smentite
.
Il
«
mirabil
mostro
»
(
cfr.
Vincenzo
Monti
,
ode
Al
Signor
di
Montgolfier
)
sarà
certo
sostituito
da
un
altro
che
porterà
un
numero
meno
infausto
e
raggiungerà
i
previsti
obiettivi
.
Ma
messe
a
parte
eventuali
congratulazioni
o
condoglianze
-
e
facciamo
i
debiti
scongiuri
-
quel
che
vorrei
sottolineare
è
il
carattere
illogico
,
irrazionale
,
di
simili
tentativi
.
Sembra
un
paradosso
:
le
imprese
dell
'
uomo
,
le
conquiste
della
tecnica
sono
da
un
lato
il
trionfo
della
mente
umana
,
dall
'
altro
il
fatto
evidente
che
la
scienza
«
non
pensa
»
e
non
lo
può
costituzionalmente
.
Se
la
scienza
pensasse
si
troverebbe
di
fronte
all
'
opzione
tra
il
bene
e
il
male
,
tra
l
'
utile
e
l
'
inutile
,
tra
la
felicità
e
l
'
infelicità
:
e
dovrebbe
trarne
le
debite
conseguenze
.
Ma
questo
non
avviene
né
risulta
che
sia
mai
avvenuto
.
La
scienza
non
opta
perché
non
conosce
:
la
scienza
agisce
,
confronta
,
trova
(
e
talvolta
trova
cose
utilissime
)
,
ma
la
sorte
dell
'
uomo
le
è
del
tutto
indifferente
.
In
questo
la
scienza
è
un
prolungamento
della
natura
.
E
opinione
assai
diffusa
che
l
'
ingegno
dell
'
uomo
vinca
e
domini
gli
ostacoli
dell
'
avversa
natura
,
ma
non
è
così
.
Natura
e
scienza
rivelano
la
loro
profonda
affinità
per
il
fatto
ch
'
esse
sono
le
sole
e
invincibili
nemiche
dell
'
uomo
.
E
'
molto
strano
(
anche
se
comprensibile
)
che
sorgano
società
per
la
protezione
della
natura
.
Io
stesso
inorridisco
per
la
scomparsa
degli
alberi
,
per
l
'
insania
dei
parlamentari
che
permettono
il
barbaro
aucupio
con
le
reti
;
io
stesso
mi
commuovo
pensando
che
Venezia
sarà
,
un
giorno
,
visitata
solo
da
coraggiosi
sommozzatori
.
Ma
questo
non
toglie
nulla
all
'
evidenza
che
la
natura
può
fare
a
meno
dell
'
uomo
e
che
l
'
uomo
ha
qualche
giustificazione
quando
tenta
,
con
sporadici
successi
,
di
sopprimerla
.
Avversa
la
natura
,
neutra
o
agnostica
la
scienza
,
che
cosa
resta
all
'
uomo
?
Certamente
il
pensiero
,
non
il
pensiero
che
crea
il
mondo
e
la
storia
(
idealismo
,
marxismo
ecc
.
)
,
ma
il
pensiero
che
l
'
ignoranza
è
una
forma
del
tutto
oscura
ed
embrionale
della
conoscenza
.
La
sola
autentica
,
in
ogni
modo
.
Tutto
il
resto
è
vanità
;
è
astronautica
,
è
riforma
della
scuola
,
riforma
del
clero
,
riforma
della
burocrazia
(
figuriamoci
!
)
,
riforma
delle
riforme
,
di
tutto
ciò
che
aiuta
a
vivere
perché
con
la
verità
non
è
neppure
concepibile
la
vita
.
(
Postilla
.
E
la
vita
stessa
sarebbe
dunque
inutile
?
No
assolutamente
,
perché
io
credo
che
la
vita
sia
una
cosa
meravigliosa
.
)
StampaQuotidiana ,
Talora
i
contemporanei
non
hanno
coscienza
di
vivere
anni
che
la
storia
considererà
come
periodo
(
l
'
importanza
vitale
per
un
paese
od
una
istituzione
,
se
non
per
tutta
una
civiltà
(
ed
a
volte
invece
sembrano
di
somma
importanza
eventi
che
tra
non
molto
appariranno
di
nessun
rilievo
)
.
Ho
l
'
impressione
che
stiasi
verificando
(
con
il
ritmo
accelerato
,
la
condensazione
nel
tempo
,
che
distingue
il
nostro
secolo
rispetto
ai
precedenti
)
una
nuova
riforma
cattolica
,
di
non
minore
rilievo
di
quelle
del
sec.
XI
e
della
seconda
metà
del
Cinquecento
.
Mi
parrebbe
ingiusto
non
ricordare
che
la
prima
scossa
all
'
immobilismo
venne
da
Pio
XII
;
quello
di
Giovanni
XXIII
fu
il
periodo
eroico
,
Paolo
VI
lo
continua
e
ne
segnerà
,
pensiamo
,
le
realizzazioni
.
Molti
avevamo
avuto
il
torto
di
scorgere
il
Concilio
come
teso
verso
una
unione
delle
Chiese
,
e
non
irragionevolmente
,
guardando
questa
mèta
,
eravamo
piuttosto
scettici
;
pensavamo
che
già
un
grande
passo
si
era
compiuto
smussando
tutte
le
asprezze
,
non
parlando
più
di
eretici
e
scismatici
,
ma
di
fratelli
separati
,
e
che
altro
non
si
poteva
ora
ottenere
.
Chi
aveva
occhi
spassionati
si
accorgeva
,
sì
,
che
appariva
nella
Chiesa
un
rigoglio
di
riacquistata
giovinezza
,
quale
ahimè
non
si
nota
negli
organismi
statali
;
nuove
leve
di
chierici
volenterosi
fino
all
'
entusiasmo
,
qualche
raro
fenomeno
di
turbolenza
chiaramente
originata
da
troppo
amore
(
i
volontari
che
muovono
all
'
attacco
prima
del
tempo
)
.
Ma
non
ci
eravamo
resi
conto
-
ed
occorre
riconoscere
che
per
questo
l
'
Italia
non
era
l
'
osservatorio
più
adatto
-
che
il
tempo
era
maturo
per
qualcosa
di
ben
più
importante
che
non
la
riunione
a
Roma
di
qualche
Chiesa
orientale
:
per
una
grande
revisione
delle
posizioni
del
cattolicesimo
,
una
depurazione
dalle
incrostazioni
ben
più
radicale
di
quella
che
costantemente
ma
lentamente
segue
,
un
adeguamento
intelligente
al
compito
di
riconquista
di
un
mondo
che
molte
generazioni
di
uomini
di
chiesa
si
limitavano
a
condannare
.
Giovedì
scorso
,
dopo
il
voto
sulla
collegialità
dell
'
episcopato
,
il
giornale
Le
Monde
scriveva
:
"
Il
Vaticano
II
ha
provato
il
proprio
vigore
,
la
propria
intuizione
di
un
'
epoca
caratterizzata
ad
un
tempo
dal
bisogno
di
decentramento
e
di
libertà
e
dalla
sua
nostalgia
di
convergenza
.
Il
Vaticano
II
ha
realmente
completato
il
Vaticano
I
senza
soluzione
di
continuità
con
il
passato
,
senza
scosse
inutili
,
senza
respingere
quelli
che
erano
più
propensi
a
guardare
il
passato
che
l
'
avvenire
"
.
Senza
attendere
i
testi
definitivi
,
che
potranno
anche
contenere
qualche
attenuazione
,
qualche
concessione
ai
vescovi
italiani
e
spagnoli
che
rispecchiano
masse
di
fedeli
timorose
di
sentir
pronunciare
parole
nuove
,
mi
pare
definitiva
e
senza
possibilità
di
ritorno
l
'
ammissione
del
pieno
rispetto
che
merita
l
'
uomo
che
opera
secondo
i
suoi
convincimenti
,
che
cerca
la
verità
anche
se
giunga
a
conclusioni
antitetiche
a
quelle
della
Chiesa
;
il
togliere
ogni
appoggio
in
testi
ecclesiastici
all
'
antisemitismo
:
proclamare
che
i
vescovi
,
indipendentemente
dall
'
essere
preposti
ad
una
sede
,
formano
il
corpo
che
esprime
il
sentire
della
Chiesa
;
riconoscere
che
il
laico
può
essere
qualcosa
di
più
del
destinatario
della
missione
di
questa
,
un
missionario
egli
pure
,
un
insegnante
,
un
partecipe
attivo
del
culto
;
fermo
il
celibato
del
clero
,
non
considerare
più
un
reietto
,
un
colpevole
il
sacerdote
che
sveste
l
'
abito
;
non
umiliare
nella
forma
stessa
della
celebrazione
il
matrimonio
misto
.
Ancora
:
se
storicamente
il
cristianesimo
è
nato
dall
'
innesto
di
un
germoglio
ebraico
su
un
ceppo
greco
-
romano
,
questa
origine
non
è
una
prigione
;
l
'
avere
versato
la
sua
dottrina
immutabile
in
forme
tratte
dalla
filosofia
greca
non
preclude
che
quella
dottrina
possa
essere
domani
portata
in
nuove
forme
,
con
un
diverso
linguaggio
,
ai
popoli
asiatici
ed
africani
.
(
Ma
il
succo
,
i
Vangeli
,
non
sono
legati
ad
alcuna
filosofia
,
valgono
per
tutti
gli
uomini
,
penetrano
nel
cuore
del
negro
come
del
bianco
)
.
Forse
non
sarà
soddisfatta
l
'
aspirazione
a
certe
pronunce
in
tema
di
rapporti
tra
il
fedele
e
lo
Stato
:
fermo
l
'
orrore
per
la
guerra
,
ripetuto
con
la
più
alta
parola
che
nulla
di
buono
si
crea
con
la
violenza
e
con
il
terrore
,
non
si
giungerà
alla
condanna
di
certe
armi
,
non
si
rinnegherà
,
pur
tenendolo
in
sordina
,
il
secolare
concetto
della
guerra
giusta
(
considerata
comunque
come
guerra
strettamente
difensiva
)
;
non
ci
sarà
pronuncia
della
liceità
dell
'
obiezione
di
coscienza
,
che
pure
discende
direttamente
dalle
affermazioni
sulla
libertà
di
credere
e
sulla
dignità
dell
'
uomo
.
Probabilmente
non
si
stabilirà
neppure
che
al
rapporto
di
collaborazione
tra
pontefice
e
vescovi
,
alla
riconosciuta
libertà
di
parola
e
di
consiglio
di
questi
,
debba
corrispondere
nell
'
interno
delle
diocesi
analogo
rapporto
tra
vescovo
e
sacerdoti
.
Ma
in
compenso
anche
fuori
dalle
pronunce
conciliari
c
'
è
il
rifiuto
di
ogni
solidarietà
tra
la
Chiesa
e
determinate
strutture
economiche
;
c
'
è
la
rivendicazione
del
primato
,
che
viene
dal
Sermone
della
montagna
,
al
povero
e
all
'
umile
;
c
'
è
il
riconoscimento
che
se
la
Chiesa
corpo
mistico
non
può
macchiare
il
proprio
abito
,
la
Chiesa
storica
ha
nei
secoli
mancato
attraverso
i
suoi
ministri
nella
mitezza
,
nella
carità
,
nel
non
applicare
l
'
insegnamento
di
Cristo
,
anzitutto
con
le
guerre
di
religione
,
con
la
persecuzione
dei
dissidenti
;
c
'
è
l
'
ammissione
che
anche
quelle
dottrine
che
dominano
il
mondo
contemporaneo
e
che
storicamente
si
sono
formate
spesso
in
antitesi
alla
Chiesa
,
possono
avere
elementi
di
verità
,
soprattutto
spunti
pratici
suscettibili
di
essere
produttivi
di
bene
:
con
questo
mondo
è
necessario
il
colloquio
.
Tutta
una
visuale
che
sarebbe
stata
inconcepibile
non
solo
al
tempo
di
Pio
X
,
ma
ancora
all
'
inizio
della
seconda
guerra
mondiale
.
Non
mi
sembra
quindi
ardito
supporre
che
nella
storia
della
Chiesa
il
Vaticano
II
,
ma
soprattutto
il
fervore
di
spiriti
che
lo
accompagna
,
possano
apparire
più
importanti
del
Concilio
di
Trento
,
forse
anche
della
Controriforma
.
Ci
saranno
certo
resistenze
,
riluttanze
;
due
secoli
non
bastarono
perché
certi
abusi
condannati
dal
Concilio
di
Trento
fossero
in
effetto
sradicati
.
Ma
il
cammino
compiuto
è
irreversibile
;
in
pochi
anni
si
è
percorsa
più
strada
che
nei
due
secoli
precedenti
.
Naturalmente
occorrerà
un
'
opera
di
penetrazione
,
anzitutto
ridare
tranquillità
ai
cattolici
che
questo
vento
impetuoso
ha
turbato
(
ce
ne
sono
non
pochi
,
accanto
ai
moltissimi
che
ne
sono
rinvigoriti
ed
ai
molti
che
,
virtualmente
fuori
fino
ad
ieri
,
rientrano
ora
)
.
Mi
sembrano
giuste
-
non
un
semplice
voto
,
ma
una
ragionevole
previsione
-
le
parole
che
Padre
Balducci
scrive
nella
prefazione
alla
traduzione
italiana
dell
'
opera
del
P
.
P
.
R
.
Bernard
,
Le
mystère
de
Jésus
(
Mantova
,
"
L
'
Arco
"
)
:
"
Nei
prossimi
anni
la
Chiesa
dovrà
mettere
in
opera
,
in
conformità
alle
decisioni
conciliari
,
una
vasta
e
profonda
revisione
delle
sue
strutture
,
dei
suoi
metodi
e
del
suo
comportamento
;
dai
catechismi
,
in
cui
la
mirabile
unità
del
Cristo
vivo
si
frantuma
in
formule
arcaiche
e
intellettualistiche
,
ai
testi
di
teologia
,
dove
la
preoccupazione
del
sistema
di
tipo
razionale
pregiudica
l
'
umile
aderenza
al
mistero
,
che
è
il
suo
vero
oggetto
;
dal
culto
religioso
,
in
cui
la
millenaria
vegetazione
devozionale
fa
lo
schermo
al
volto
dell
'
unico
Mediatore
,
alla
precettistica
morale
,
in
cui
troppo
spesso
le
formule
dell
'
Etica
a
Nicomaco
prendono
il
posto
del
Discorso
della
montagna
"
.
StampaQuotidiana ,
Il
celebre
giornalista
che
ha
inventato
i
due
neologismi
è
(
tanto
per
cambiare
)
Longanesi
che
una
sera
,
sorprendendo
me
e
Ansaldo
in
trattoria
a
discutere
su
certe
tipologie
umane
,
tagliò
la
questione
con
una
delle
sue
solite
perentorie
battute
:
«
Tutte
baggianate
.
Gli
uomini
si
dividono
in
due
categorie
:
i
nardones
e
i
leccobardi
»
.
Sono
sicuro
che
inventò
quelle
parole
lì
per
lì
perché
non
seppe
darci
nessuna
spiegazione
della
loro
etimologia
(
solo
in
seguito
risultò
che
nardones
gli
era
rimasto
nell
'
orecchio
dai
suoi
tempi
di
Napoli
dove
c
'
è
un
vicolo
,
una
volta
famoso
per
i
suoi
bordelli
,
che
s
'
intitola
così
)
,
ma
in
compenso
cominciò
subito
a
chiarirci
il
concetto
con
riferimenti
storici
concreti
.
«
Per
esempio
-
disse
-
Churchill
era
un
nardones
,
Eden
un
leccobardo
;
Stalin
era
un
nardones
,
Trotzki
un
leccobardo
;
Cesare
era
un
nardones
,
Augusto
un
leccobardo
.
Mussolini
e
Franco
erano
nardones
;
mentre
Hitler
no
,
era
un
leccobardo
Gli
avventori
delle
tavole
accanto
avevano
smesso
di
mangiare
e
di
parlare
fra
loro
per
ascoltare
Longanesi
che
,
come
al
solito
,
declamava
.
E
piano
piano
,
senza
conoscerci
né
conoscersi
tra
loro
,
cominciarono
a
partecipare
al
giuoco
di
quella
contrapposizione
,
facendo
domande
e
accendendo
discussioni
.
«
E
oggi
?
»
chiedevano
.
«
Oggi
-
pontificava
Longanesi
-
,
assistiamo
a
un
fenomeno
di
leccobardizzazione
collettiva
:
la
democrazia
cristiana
.
C
'
erano
tre
nardones
soli
in
quel
partito
:
Don
Sturzo
,
De
Gasperi
e
Scelba
,
e
appunto
per
questo
sono
stati
eliminati
.
Ma
anche
all
'
estero
i
nardones
sono
pochi
:
Mao
,
Tito
,
De
Gaulle
,
Salazar
...
No
,
mi
sbaglio
:
Salazar
è
leccobardo
.
»
Fu
un
contagio
.
Accorsero
anche
dai
tavoli
più
lontani
,
la
discussione
diventò
generale
,
durò
accesissima
fino
alle
due
del
mattino
.
E
se
lei
,
caro
Fiorelli
,
si
prova
a
riaprirla
coi
suoi
amici
,
al
caffè
o
al
circolo
,
vedrà
che
ottiene
lo
stesso
effetto
.
Ci
cascano
tutti
,
tutti
ci
si
divertono
.
Ma
attenzione
:
che
nessuno
tenti
di
spiegare
quei
due
termini
e
di
dargli
un
significato
preciso
.
Granzotto
,
che
ci
si
è
provato
,
ha
fatto
fiasco
:
per
fare
un
nardones
ci
vuol
altro
che
la
calma
,
la
serenità
eccetera
:
Petrarca
era
calmo
e
sereno
,
eppure
era
un
leccobardo
.
E
per
fare
un
leccobardo
non
bastano
la
magrezza
e
la
bile
:
Dante
possedeva
al
massimo
sia
l
'
una
che
l
'
altra
,
eppure
era
un
nardones
.
No
,
né
all
'
uno
né
all
'
altro
archetipo
si
possono
attribuire
connotati
definiti
.
Contentatevi
delle
esemplificazioni
,
e
soprattutto
sfuggite
alla
tentazione
di
stabilire
,
fra
i
due
termini
,
una
gerarchia
.
Nardonismo
non
è
affatto
sinonimo
di
grandezza
,
come
leccobardismo
non
è
affatto
sinonimo
di
meschinità
.
Fra
i
nardones
ci
sono
molti
grandi
,
ma
c
'
è
anche
,
per
esempio
,
Starace
ch
'
era
solo
un
bravo
e
onesto
coglione
.
Mentre
fra
i
leccobardi
c
'
è
un
Roosevelt
,
canaglia
sì
,
ma
di
non
comuni
dimensioni
,
molto
più
grosso
di
Johnson
che
era
nardones
(
come
Truman
e
Nixon
)
.
Fra
i
contemporanei
,
i
due
leccobardi
più
esemplari
sono
stati
Paolo
VI
e
Moro
.
Wojtyla
è
certamente
nardones
.
Su
Andreotti
,
sono
incerto
:
a
volte
mi
sembra
un
leccobardo
travestito
da
nardones
,
a
volte
un
nardones
travestito
da
leccobardo
:
comunque
,
un
travestito
.
Caro
Fiorelli
,
dia
retta
a
me
.
Stasera
stessa
apra
coi
suoi
amici
questa
discussione
.
Vedrà
:
ci
rimarrete
appiccicati
fino
all
'
alba
,
come
successe
a
noi
e
continua
ogni
tanto
a
succederci
.
Perché
Longanesi
aveva
ragione
:
le
due
categorie
umane
son
quelle
.
E
sebbene
io
non
sia
riuscito
a
spiegargliene
la
differenza
,
sono
sicuro
che
lei
l
'
ha
capita
.