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Caro amico ( Montanelli Indro , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Caro amico , non solo capisco la sua amarezza e il suo sdegno , ma li condivido . L ' Università italiana è in pezzi : anzi è in pezzi la scuola italiana , a tutti i livelli . Logico che , quanto più si sale di livello , tanto più siano avvertibili , e funeste , la degradazione dell ' insegnamento , la disorganizzazione : insomma il caos demagogico . Non voglio dilungarmi sulle ragioni specifiche di questa o quella rivendicazione , agitazione , occupazione . Ce n ' è sempre . Stia pur certo che , se non cambia il clima generale della scuola italiana , rimosso un ostacolo se ne presenterà un altro , all ' infinito , in una spirale progressiva ( e pseudo progressista ) che porta alla paralisi . Prima che i rivoluzionari e riformatori si mettessero all ' opera , l ' Università italiana non era certo perfetta . Peccava di accademismo ; non preparava i ragazzi all ' esercizio delle professioni cui aspiravano ; dava posto eccessivo , nella composizione della massa studentesca , ai figli della borghesia ; era dominata da « baroni » che a volte avevano conquistato il loro titolo professorale per veri meriti , ed esercitavano la loro missione con scrupolo , e a volte erano soltanto pompose e arroganti nullità . Pur con tutti questi grossi difetti , l ' Università italiana nel suo complesso reggeva , dal punto di vista degli studi e delle ricerche , il confronto con le Università estere . Alcuni Atenei , e alcune facoltà , erano di altissimo livello . Era , quella , una Università , che doveva certamente essere migliorata , resa più efficiente dal punto di vista tecnico , più giusta dal punto di vista sociale , e più severa - rilievo che riguarda soprattutto talune sedi - dal punto di vista degli studi . Se si fosse agito in questo senso , gli studenti di modeste condizioni economiche , ma bravi - come immagino sia suo figlio - avrebbero potuto ottenere non solo la gratuità della frequenza , ma un presalario sufficiente per vivere , e riservato a chi meritasse questo sacrificio della collettività . Gli svogliati , gli eterni fuori corso , i venditori di chiacchiere demagogiche , anche se ricchi e privilegiati economicamente , fuori . Ma sull ' onda dell ' ormai mitico '68 , sotto la spinta di sciagurati agitatori , come Capanna , che si proclamavano apostoli degli studenti , e sono stati i loro peggiori nemici , con la complicità di professori malati di giovanilismo spensierato , deboli , politicamente ambiziosi , con l ' avallo di governanti sprovveduti e populisti , si è proceduto in senso opposto : Università aperte a tutti , studi declassati , lauree a portata di qualsiasi somaro , gli Atenei trasformati in covi di una rivoluzione permanente e inconcludente , tanti Lenin in sessantaquattresimo associati all ' insegnamento . Questa stravolta riforma , culminata nei fasti del 27 a tutti ( da qualche professore vergognosamente accettato ) nelle facoltà di architettura , ha punito , caro amico , proprio le famiglie come la sua . I giovani intelligenti e diligenti , che hanno fretta di laurearsi perché un padre operaio deve scannarsi per mantenerli agli studi , sono bloccati dalle lotte continue di professori politicizzati e di compagni « rivoluzionari » con Kawasaki e vacanze alle Seychelles . Quando il suo ragazzo entrerà - le auguro presto - nella professione riuscirà probabilmente , perché è in gamba e perché ha scelto una facoltà che ritengo sia tra le meno affollate . Ma altri faticheranno immensamente trovandosi a competere con laureati che sono bestie : ma grazie al metodo Capanna hanno completato senza fatica i corsi , e sono ammanigliati , e hanno famiglie influenti . I « rivoluzionari » hanno cioè punito proprio i figli dei proletari , che asseriscono vociando di voler redimere . Se tanti studenti in gamba che sono figli di povera gente non potranno essere , nella vita , ciò che avrebbero voluto , e dovranno ammainare le ali delle loro legittime aspirazioni , ne rendano grazie ai demagoghi .
StampaPeriodica ,
La situazione natatoria italiana nei confronti internazionali è quale risulta dai nostri piazzamenti ai campionati europei di Londra : pressoché zero nelle prove sia di nuoto che di tuffi ; due risultati incoraggianti nella pallanuoto , quali il 5-3 ottenuto sulla squadra inglese e il 2-I su quella belga ; nonché il 3-4 conseguito nei confronti della squadra olandese . E ci siamo piazzati , al quinto posto , dinanzi alla Francia . Eppure questa situazione di inferiorità denunziata da cifre che parrebbero inoppugnabili non può né deve uniformarsi a rigore matematico . Essa , anzitutto , riflette uno stato di cose ormai sorpassato . I nostri rappresentanti invitati a Londra sono ancora l ' espressione d ' uno sport allo stato empirico , frazionario , discontinuo che come ovunque del resto caratterizza tutti gli inizi . Non sono questi gli elementi che possono avere assimilato e mai assimileranno la quintessenza della tecnica natatoria più perfezionata quale oggi , sotto l ' egida federale , da allenatori valenti si insegna nelle nostre piscine , ormai non più rare e sperdute come per il passato . Magnifici atleti alcuni , non possono più cancellare dai loro muscoli , dalla loro mentalità di sforzo e di lotta quei tali errori di meccanica natatoria che s ' innestarono sin dall ' inizio della carriera . A compiuto sviluppo fisico , a fissazione ormai inveterata di un dato automatismo di movimenti non è più possibile tornare indietro , e , cancellando memoria ed abitudini , ricominciare tutto da capo , riassorbendo in piena verginità di sensazioni e di cognizioni , i canoni della tecnica perfetta , le rifiniture dello stile impeccabile , superredditizio . Ciò non è nelle possibilità umane nel senso fisiologico . Annullarsi per entrare in un clima di perfezione ? Ciò può verificarsi nei campi dello spirito . Ma sul terreno della formazione scheletrica , dallo sviluppo e della plastica muscolare , della tecnicità inesorabile del movimento di traslazione in acqua dai riflessi d ' un immediatezza e d ' una delicatezza decisivi agli effetti della padronanza e della velocità nel liquido elemento , nessuna radicale trasformazione è possibile . Cosicché dai pur magnifici atleti che noi possediamo , ma non più giovanissimi e tanto meno neofiti al primo contatto con l ' acqua delle piscine , noi non possiamo attenderci né pretendere nulla , più di quello che finora hanno fatto . Coloro che finora ci hanno reso come massimo del loro rendimento tempi di 1'3 " sui cento metri stile libero , non scenderanno mai al disotto del già tanto agognato tra noi 1' netto ; e così , in relazione negli altri stili e sugli altri percorsi . Perché non mandare allora i nostri giovanissimi ? Perché siamo in processo di formazione . Sono frutti acerbi che attendono con le dovute cure alla loro maturazione . E faremo in tempo a presentare i nostri prodotti alla Olimpiade di Helsinski , cioè fra un anno e dieci mesi ? Qualcuno forse sì . Siamo ottimisti in proposito . Ci incoraggia a questo ottimismo , non eccessivo , ma neanche facile , il fatto che attraverso le organizzazioni della Gil e del Dopolavoro miriadi di giovanissimi , di ragazzi e di bambini dell ' uno e dell ' altro sesso , si dedicano al nuoto in tutti gli specchi d ' acqua possibili , e nelle piscine di cui il numero si va accrescendo dovunque . E tra i giovanissimi i progressi sono più che rapidi . Un insegnamento tecnico razionale , che eviti gli errori di un empirismo che ci ha rovinato magnifici elementi , esercitato a profitto di ragazzi digiuni sino a ieri di nuoto , ma dal fisico ben predisposto , può benissimo darci fra un paio di anni qualche elemento da Olimpiade . Anche se si tratterà di un sedicenne . Ed a proposito di giovanissimi campioni come alle volte ci parlano taluni risultati dell ' estero vogliamo rilevare che certi risultati apparentemente sbalorditivi quali si ottengono in Danimarca , in Germania , negli Stati Uniti sono invece il prodotto rigorosamente logico di questi fattori : 1 ) il grandissimo numero di praticanti le piscine ; 2 ) la giovanissima età della maggior parte di questi praticanti , dei quali non pochi , ad appena cinque o sei anni , già sfoggiano una perfezione ammirabile di movimenti ; 3 ) l ' insegnamento veramente razionale e scientifico di cui sono oggetto gli allievi . E , infine , l ' ambiente di entusiasmo e di passione in cui tutti questi « delfini » , maschi e femmine , si muovono , crescono e si abituano alle gare , educando , temperando ed affinando senso agonistico , e corazzando il loro sistema nervoso contro tutte le sorprese , di gara , di acqua e di ambiente . Da noi non è ancora così . Comincia adesso ad essere così . Ci troviamo in forte svantaggio di tempo , di quantità e di qualità . Ma è anche uno svantaggio che può recuperarsi rapidamente , secondo le ben conosciute doti di prontezza e di elasticità fisiologiche e psicologiche della razza . Già un esempio palmare in argomento lo abbiamo avuto negli stessi recenti campionati europei a Londra . Dove siamo regolarmente rimasti eliminati nelle prove di percorso a cui abbiamo partecipato ; e nelle prove di tuffi abbiamo conseguito soltanto un settimo posto , che , del resto , dato il valore dei concorrenti non è da disprezzarsi . Però , nella pallanuoto , anche se abbiamo dovuto registrare un pesante 9-0 inflittoci dall ' Ungheria maestra assoluta del giuoco abbiamo tuttavia conseguito tre risultati ( due vittorie ed una sconfitta già innanzi citate ) che denunziano non indifferenti possibilità nostre , allo stato latente è vero , ma che altro non chiedono che di essere raccolte , concentrate e fuse nel dovuto modello e strumento di battaglia . E tali onorevoli risultati non sono proprio l ' esponente di cognizioni tecniche e di abilità di manovra apprese negli allenamenti e nelle partite in casa e qualche volta rara volta fuori casa , ma lì per lì , sul posto , sul terreno stesso , o meglio sull ' acqua , della competizione di campionato . Sono andate male le prime uscite , ma ci si è ambientati e perfezionati subito , e si sono sfoggiati numeri e punteggi senza dubbio sorprendenti . C ' è da scommettere che se fosse dato di ricominciare da capo il torneo di pallanuoto , il « sette » azzurro giuocherebbe senz ' altro un ruolo di prim ' ordine . E allora se tanto si può ottenere in sede stessa di campionato , in un giuoco è vero dove oltre la velocità , hanno loro importanza anche il guizzo , l ' estro , l ' intelligenza agonistica e cioè qualità innate degli « azzurri » , qualche cosa di effettivamente buono si potrà anche ottenere in questi due anni di sempre più intensa e sempre meglio organizzata attività natatoria . Qualche cosa , si intende , rappresentata da qualche prodotto che ad Helsinski possa ottenere piazzamenti utili ai fini di un punteggio generale , eliminando il netto passivo che per noi il nuoto ha rappresentato nelle precedenti Olimpiadi . E - dato che l ' elemento femminile nel nuoto si è decisamente confermato più precoce di quello maschile - con particolare riferimento alle possibilità delle nostre ondine . Cui deve pur sorridere la eventualità di allori olimpionici vista la fortuna che essi hanno portato a tutte le ragazze vincitrici di Giuochi Olimpici ... Fortuna meritata e che poco ha di inferiore ai grandi premi che si possono conseguire nel regno dell ' arte , della scienza , tanto più che non sarà mai il nuoto , positivamente praticato , a togliere nulla alla cultura : con in più la prerogativa di aggiungere molto alla bellezza , al vigore fisico nonché alla capacità procreativa del sesso . Ma un altro argomento prettamente tecnico che strettamente interessa l ' intera questione del nuoto in Italia , come sport in genere e come titolo qualitativo delle prestazioni dei suoi praticanti e dei suoi campioni in particolare , un altro prezioso fattore di successo bisogna curare : quello della assidua , pur se in apparenza temeraria , partecipazione alle gare all ' estero , anche le più ardue , dove convengono i campioni della più eccelsa classe internazionale . È accaduto già per il canottaggio e per la scherma due anni or sono ne scrivemmo in proposito che si inviavano i nostri esponenti all ' estero solo dopo accurato calcolo di nostre probabilità di successo . L ' esito di questi calcoli troppo prudenziali in fatto di sport , fu che diradammo via via le nostre presenze fuori casa e presto ai successi , nonostante tutti i calcoli , seguirono le cosidette sorprese e le sconfitte . Bastò che cambiassimo sistema , perché dopo un certo periodo di difficoltà canottieri e schermidori azzurri tornassero a brillare dell ' antica luce . E certe competizioni internazionali furono inoltre affrontate con elementi giovanissimi , tratti da leve recentissime , dopo nemmeno due anni di insegnamento e di tirocinio ... Del resto è arciprovato che si apprende assai più in una lezione di tecnica e di combattimento sportivo ricevuta sul terreno in mezzo a grandi campioni che in anni di preparazione casalinga . Così deve essere nel nuoto . I nostri pallanuotisti hanno imparato più nelle loro giornate londinesi che in anni di carriera . Per i nostri nuotatori e tuffisti è stato certamente altrettanto . E se ormai e età e carriera a taluno di essi non consentiranno più miglioramenti a vista , consentiranno però spiegare molte cose ai loro compagni rimasti in Italia . Bisogna andarli a cercare certi confronti . Sono le lezioni più efficaci . E più se ne ricevono e più se ne farà tesoro . L ' elemento per trarne profitto non ci manca davvero . Ma classe e possibilità naturali resteranno pressoché inespresse se gli atleti non vengono lanciati nel più vivo della giostra . Del resto il pedaggio del noviziato tutti debbono pagarlo e nessuno può non riconoscere che il nostro nuoto , per l ' appunto , si trova in tale periodo . Ed infine le sconfitte sportive ( quando poi si sa che si sta lavorando seriamente per migliorare e proprio per questo si affrontano paragoni anche ardui per vedere ed imparare ) non compromettono nessuna reputazione . Ed un rilievo ancora , importantissimo : nel nuoto gli effetti dell ' emozione , dell ' incertezza nelle proprie risorse , dell ' ambiente diverso se non avverso , in connubio col freddo si sentono assai più che in altri sport , e per la necessaria assuefazione è condizione fondamentale essere degli assidui delle frigide e ardue piscine del nord Europa , dove per d ' appunto si tiene per ora accademia di eccellenza . In tempo più breve del supponibile , stile , rendimento , disinvoltura e temperamento dei nostri « tritoni » e delle nostre e ondine e si porteranno al livello necessario per battersi ad armi pari con maestri e dominatori di oggi .
La Controriforma e l'attuale Concilio ( Jemolo Arturo Carlo , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Il Concilio Vaticano II ha dato luogo ad una letteratura d ' occasione . Direi che in una futura storia letteraria italiana questi anni saranno considerati una svolta : il ritorno nel filone dei libri diffusi , quelli che formano l ' opinione pubblica , di argomenti religiosi , dopo un lunghissimo periodo in cui letteratura su tali argomenti coincideva con libri chiesastici , di assoluta ortodossia , riservati ai credenti che non avevano bisogno di essere convinti . In questa letteratura sul Concilio poco posto trovano peraltro i raffronti con altri momenti di grande rilievo nella storia della Chiesa . Direi così , senza ricorrere al troppo abusato termine di crisi : la storia della Chiesa come di molte altre istituzioni può rappresentarsi come un fiume con pendenze disuguali , sicché a tratti l ' acqua ristagna , a tratti assume andamento torrentizio . Avrei desiderato che questi libri insistessero di più nel confronto con gli altri momenti della vita della Chiesa , dove si ebbe analogo ritmo : in pochi anni modificate molte cose che erano rimaste immutate per secoli . Uno di questi fu certo la Controriforma , gli anni intorno al Concilio di Trento ( tra il Sacco di Roma ed il 1580 , all ' incirca ) : che terrei ben distinti dal periodo stagnante del Seicento , sicché non parlerei a proposito della condanna di Galileo di clima della Controriforma , che già era lontana . Ripensavo a ciò visitando in questi giorni la mostra romana ( alla Sapienza , l ' antica Università ) Aspetti della Riforma cattolica e del Concilio di Trento : una mostra allestita dall ' Archivio di Stato , con l ' opera particolarmente intensa della dr. Edvige Aleandri Barletta , che ne ha pubblicato uno splendido catalogo , denso di richiami e di note critiche , con capitoli esplicativi dei singoli tratti del Cinquecento religioso che formano di per sé una bella monografia . Compaiono i santi popolari della Controriforma : Filippo Neri , Camillo De Lellis nelle varie tappe della sua vita , prima della fondazione dei ministri degl ' infermi , Gaetano da Thiene , Ignazio di Loyola nelle prime difficoltà romane , ed i due generali dei Gesuiti che lo seguono . Attraverso i documenti passano i grandi prelati del tempo : Gian Pietro Carafa prima dell ' ascesa al pontificato , nel periodo preconciliare Girolamo Aleandro e Gaspare Contarini , al Concilio Jacopo Sadoleto e Reginaldo Polo . L ' opera di rinascita cattolica s ' inizia in pieno Rinascimento . Si esplica come più immediata e spontanea manifestazione attraverso le Confraternite ; iniziativa di laici , che attendono oltre che alla preghiera ed alla meditazione ad opere di carità , sicché da esse nascono nuovi ospedali ( difficile immaginare gli squallori della Roma del Rinascimento sotto altri aspetti splendida , e le visioni di piaghe purulente , il lezzo d ' infermi mai ripuliti , che s ' incontrava ad ogni angolo della città ) . Sorge così anche un ospedale per i pazzi , che , almeno in un primo periodo , usa metodi nuovi e più umani : non catene , non percosse . Dalle Confraternite si originano pure ricoveri per i pellegrini , non più ristretti a quelli di una sola nazione , come n ' erano sorti nel Medioevo ; nasce un monastero delle Convertite , che dà tuttora il nome ad una via nel cuore di Roma , accanto a quello che per noi è sempre il Caffè Aragno . Per assicurarsi che siano convertite vere , spinte da spirito religioso e non dal bisogno , lo statuto escluderà le inferme , le vecchie e le brutte ; mentre S . Ignazio fonderà un rifugio di Santa Marta , in cui tutte le donne che vogliano mutare vita saranno accolte senza discriminazioni . La rinascita cattolica si concreta altresì nella creazione di nuovi Ordini che , al pari di quello dei Gesuiti , cercano di porre subito rimedio al grande male del tempo , i chierici che cercano benefici e prelature , con lo stabilire che i loro iscritti non potranno conseguire alcun ufficio né onore ; a differenza degli Ordini contemplativi o volti agli alti studi teologici sorti nei secoli precedenti , questi nuovi vogliono attendere alla istruzione dei giovani ed alla cura degl ' infermi ; così i Teatini , i Barnabiti , i Fatebenefratelli , le Orsoline . Insieme si hanno le " riforme " dei vecchi Ordini , e così nascono i Cappuccini , i Carmelitani riformati . C ' è anche l ' opera culturale , l ' edizione del Catechismo , la revisione del Breviario , e sorge in Roma la Tipografia Camerale diretta da Paolo Manuzio . La riforma , se si vuole conservare il vecchio nome , del nostro secolo avrebbe certo problemi più vari , prospettive più ampie ( oggi in primo piano i rapporti tra la Chiesa e le religioni non cristiane , il modo di presentare il Cristianesimo ai popoli afro - asiatici ) , ma non del tutto diverse . Se anche non vediamo più per le strade appestati o visi sfigurati da orribili piaghe , le miserie del corpo sono presenti come allora , le stesse cure materiali non sovrabbondano e non dovunque giungono , ed i conforti che possono recarsi attraverso la parola , per le vie dello spirito , a chi soffre , sono i medesimi . Il problema delle donne perdute da cercar di recuperare è vivo come nel Cinquecento . Come allora , una ripresa di vita cristiana non può fare affidamento su mezzi estrinseci , ma solo sull ' esempio , che alla sua volta presuppone un rifiorire di fede , una capacità di rinuncia , di vivere i princìpi del Cristianesimo per cui occorre sacrificare quasi tutti i propri impulsi , le proprie tendenze istintive , per preoccuparsi degli altri , dei compagni di via , anche di quelli che ispirano piuttosto avversione che simpatia , anche di quelli che sentiamo più lontani da noi . Il pericolo dello sfarzo , delle grandi ricchezze che col Rinascimento avevano dato a chi le possedeva anche le gioie dello spirito , quadri , arazzi , splendidi libri , oggi si è tradotto nel pericolo che incombe su tutti , della ricerca della casa sempre più comoda , dei sempre nuovi agi . Nessun cristiano confiderà nello spunto anticomunista del " da noi si vive meglio " fino al giorno in cui meglio non significherà : con più amore per il prossimo , più capacità di rinuncia , più attitudine alla meditazione , più desiderio di purificarsi . È continuato e continua il rinnovamento degli Ordini religiosi , con la nuova forma degl ' istituti secolari : la promessa di castità , povertà ed obbedienza , ma non l ' abito , ma la vita in gran parte nel secolo , in attività comuni ai laici . E se le Confraternite appaiono istituzioni isterilite , sono sorte molteplici nuove forme del laicato , che muovono in direttive non troppo diverse dalle Congregazioni o Confraternite del primo Cinquecento . Se le strutture politiche ed economiche del mondo esteriore sono in quattro secoli profondamente mutate , nulla è cambiato nell ' essenza dell ' uomo , nei suoi problemi fondamentali , nelle sue angosce ; nessuna risposta è stata data al problema fondamentale : donde veniamo , dove andiamo . Momenti di raccoglimento e di ripresa nella vita della Cattolicità , di cui uno per l ' Occidente precipuo fu la Controriforma , possono essere riconsiderati , in attesa dell ' ultima sessione del Vaticano II .
Caro Bertani ( Montanelli Indro , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Caro Bertani , è curioso : di tutti i nostri lettori , lei è l ' unico ad aver interpretato quel mio articolo come una presa di posizione contro le centrali elettronucleari . Non è così , e tengo a ribadirlo per chiunque possa essere caduto nello stesso abbaglio . Se ho fatto un ' allusione a Hiroshima , cioè all ' uso perverso che si può fare dell ' energia nucleare , è stato solo per prevenire la propaganda avversaria che certamente si varrà di questo ingannevole , ma suggestivo argomento per impostare il suo referendum . E per controbatterlo ne ho portati altri tre che mi sembrano di facile comprensione anche per il lettore più digiuno di questa materia , e quindi i più adatti a una contro - propaganda di massa : 1° ) Il fatto di non avere centrali termonucleari non basterebbe a metterci al riparo da catastrofi tipo Hiroshima perché in un mondo nuclearizzato , « zone di rispetto » non ne esistono . 2° ) Le installazioni termonucleari costruite finora ( e sono più di 600 ) non hanno mai dato luogo a incidenti , e si dimostrano anche meno inquinanti di tante altre . 3° ) Lo sviluppo industriale è a un bivio : o infila la strada termonucleare , o dovrà rassegnarsi a restare a corto , di qui a un po ' , di fonti di energia perché il petrolio non è inesauribile e costa sempre più caro . Più di questo , caro Bertani , che dovevo dire ? Lei forse mi rimprovera di non avere abbastanza sottolineato la differenza che passa fra l ' uso bellico e distruttivo , e quello pacifico e costruttivo , dell ' energia nucleare . Ma , santo Dio , questa differenza la conoscono tutti ed è implicita nel discorso . Nessuno dubita , nessuno può dubitare che l ' Italia voglia le centrali per lanciarsi nella gara dell ' armamento atomico : d ' imbecilli nel nostro Paese ce ne sono tanti , ma non fino al punto di correr dietro a simili sogni , o per meglio dire incubi . Il mio ragionamento era questo , già implicito nel titolo dell ' articolo ( A lume di candela ) : « Decidiamoci : o l ' energia termonucleare , o il ritorno alla candela » . E questo , lei , me lo chiama un argomento contro l ' energia termonucleare ?
VELE AZZURRE SU TUTTI I MARI ( BOSCOLO-ANZOLETTI A. , 1938 )
StampaPeriodica ,
Quando nei primi giorni del marzo scorso , durante le regate genovesi , ci vedemmo involata la bella « Coppa Italia » , pensammo e con noi tutti gli amatori dello sport velico se non fosse giunto il momento doloroso dell ' offuscamento della nostra vittoria olimpionica . Per noi non potevano infatti valere i successi ottenuti nella « Duca degli Abruzzi » , nella « Pozzani » , nella « Direzione R . Y . C . I . » e nelle altre competizioni che facendo corona alla nostra sconfitta segnarono altrettante affermazioni azzurre . Ma ecco che per ogni sconfitta lo sport italiano leva contro dieci vittorie e mentre son noti i provvedimenti presi dalla R.F.I.V. per poter tentare la riconquista materiale della « Coppa » involata , provvedimenti cui accenneremo più compiutamente altra volta , la nostra marina velica da diporto corre sulle acque d ' ogni paese per vendicar l ' insuccesso . Si potrà dire che le vittorie del « Miranda II » a Mentone , a Monaco , a Juan les Pins , a Cannes non possono valere il riscatto , ma ecco la serie di premi collezionati dal « Bona » nella riviera francese ed ancora i successi a ripetizione di Mario Perretti con la sua fragile stella « O sole mio II » , tutti allori strappati in acque straniere e che possono in un qualche modo , se non proprio completamente , dolcificare il molto amaro trangugiato dopo le regate genovesi del marzo ultimo . Quello che fa più piacere tuttavia è il constatare come i nostri velisti , lungi dall ' abbattersi per la sconfitta subita nella importantissima competizione , sono stati in questi ultimi tempi d ' una attività addirittura eccezionale . Dal napoletano alla riviera Ligure , al golfo veneto - giuliano è stato tutto un continuo veleggiare , un continuo succedersi di regate che hanno animato senza posa gli specchi d ' acqua d ' ogni regione . A Chioggia poi s ' è corsa una bella interessantissima regata che ha raccolto - suddivise in tre distinte categorie di bragozzi , bragozzetti e battelli a pizzo qualcosa come duecento barche da pesca che han finito la loro gara nel veneziano bacino San Marco parato a festa e vivo di luminarie . Ma a noi oltre che rilevare l ' attività della nostra marina interessa molto rievocare quelle che sono state le affermazioni maggiori delle vele azzurre che contano oggi fra mezzo a loro il « campione europeo delle stelle » . Straulino infatti , l ' abilissimo tenente di vascello Agostino Straulino dello Sport Velico della Regia Marina , è riuscito - con la sua imbarcazione di completa costruzione italiana a conquistare il titolo di « campione europeo delle stelle S . I . » . Il titolo , che fu già nostro per merito di Federico Giannini ( 1934 ) e Guido Postiglione ( 1935 ) , ritorna ora a noi dopo che la Germania lo ha posseduto per due anni consecutivi grazie alle prodezze di Hütschler prima e Bischoff poi . La vittoria è tanto più significativa in quanto nella specialità essa rimette in testa la nostra marina che si è aggiudicata il titolo in tutto tre volte contro due della Germania ed una ciascuna della Francia e della Spagna . Che Straulino andasse forte del resto lo si sapeva anche fuori d ' Italia giacché nei primi giorni di luglio , durante le regate di Hankow , con il suo « Vega II » era riuscito a strappare una significativa vittoria classificandosi nelle quattro prove rispettivamente terzo , primo e settimo e primo ancora risultando perciò vincitore netto davanti alle più veloci imbarcazioni tedesche e norvegesi tra le quali ultime era il « Norna » del principe Olav . Il successo di Kiel , venuto a breve distanza dall ' alloro di Hankow , ha riconfermato in pieno perciò la indiscussa superiorità dell ' italiano su tutti i piloti europei in quanto al raduno tedesco erano presenti ben 18 barche rappresentanti sei nazioni . Avendo a manovratore il sottotenente di vascello Flaminio Micheli , il « Polluce » guidato da Straulino ha iniziato quietamente con un terzo posto nella prima regata dietro all ' olandese Maas ed al francese De Kerviller e precedendo l ' altro pilota italiano Salata . Nella seconda prova , però , le qualità dei nostri piloti sono subito rifulse con un secondo di Salata ed un terzo di Straulino , classifiche portanti in testa i nostri due rappresentanti alla pari col francese De Kerviller e del tedesco Hütschler , già campione europeo e vincitore della seconda prova . Sfavorevole agli azzurri è stata invece la terza prova , con un settimo posto di Straulino ed un ottavo di Salata , malgrado essa permettesse ad un altro italiano Fago di mettersi in luce piazzandosi al terzo posto . Dopo questa prova la classifica generale portava i nostri due maggiori velisti rispettivamente dietro all ' olandese Maas che guidava con appena un punto di distacco . La ripresa piena è venuta però nella quarta prova durante la quale Straulino con un secondo posto e Salata con un quarto avevano la possibilità di passare a guidare la classifica generale . Il successo italiano era pertanto ormai delineato e con l ' ultima prova Straulino , piazzatosi al terzo posto , concludeva vittoriosamente il campionato europeo . Vittoria netta che non ammette discussioni e che da sola vale a ripagarci delle amarezze primaverili anche perché il successo di Straulino è stato completato da un significativo terzo posto di Salata . Tra i nostri due rappresentanti è riuscito ad incunearsi infatti solo l ' olandese Maas mentre i tedeschi , già dominatori incontrastati , hanno dovuto accontentarsi di dividere il terzo posto di Hütschler con il nostro Salata piazzatosi dietro ai due Weiss . È questa la vittoria della volontà , ma è anche la vittoria della scuola giacché la nostra è stata una superiorità non certo individuale ma una superiorità di indirizzo non fosse altro anche almeno per il fatto che pure nella disputa della cc IV Coppa Internazionale delle marine da guerra » , ove era in palio tra undici nazioni il « Premio Hindemburg » offerto da Hitler , la nostra vela anche non vincendo si è affermata in modo davvero brillante . La barca italiana infatti , con a bordo la coppia Salata - Maggi , dopo essersi piazzata tre volte al secondo posto , una volta al quinto ed una al primo , ha finito per risultare seconda dietro alla Germania e precedendo nell ' ordine : Inghilterra , Francia , Olanda , Svezia e barche di altre cinque marine . Sono queste le affermazioni dei nostri velisti , affermazioni colte contro avversari d ' ogni paese e correndo sulle acque poco conosciute di altre marine , vittorie che hanno quindi il crisma della volontà tutta fascista che anima ormai compiutamente tutti gli atleti italiani . Ed è per questa certezza che in noi la riconquista della « Coppa Italia » è più di una speranza , per voi piloti azzurri l ' imperativo dev ' esser categorico perché accanto alle affermazioni più luminose si realizzi la grande riconquista .
Port-Royal ( Jemolo Arturo Carlo , 1957 )
StampaQuotidiana ,
Le scene di Enrico De Montherlant che , dopo aver a lungo appassionato il pubblico francese , sono ora offerte a quello italiano , rievocano un episodio che circa trecento anni non hanno fatto dimenticare . Analoghe tragedie della fede si sono più volte prodotte ; questa ebbe la ventura di svolgersi nella Francia di Corneille e di Racine , in quello che era indubbiamente il cuore della nostra civiltà , in un tempo in cui l ' Europa era raccolta , unita , ignara che altre civiltà potessero darsi , orgogliosa della sua . I personaggi appartengono a quello che è allora il ceto che emerge , la nobiltà . Piccola nobiltà , che non conosce le armi né i grandi uffici politici , ma si raccoglie nello studio : di solito ci si presenta con l ' abito talare o con la toga del magistrato o con quella del professore . È un terreno che si rivela oltremodo fecondo , negli ottantadue anni che passano tra la pubblicazione degli Essais di Montaigne e la morte di Pascal . La Francia è ancora agitata dalle passioni politiche ; le minorità di Luigi XIII e di Luigi XIV hanno visto scatenarsi faziosità , particolarismi , che si riannodano alle non lontanissime guerre di religione ; ma la tradizione centralizzatrice monarchica è ben viva ; ed ha in fondo per sé la Francia popolana , che preferisce il re all ' aristocrazia , che si sente protetta dall ' assolutismo ed è pure cementata da un forte spirito nazionale . Luigi XIV non diverrà impopolare quante volte mostrerà il pugno duro contro i grandi o contro i dissidenti religiosi ; la sua gloria militare riscatterà ogni colpa dell ' uomo . Nel mondo religioso lavorano insensibilmente i germi del rinascimento , lo spirito di Rabelais . Ma quello è un cammino nascosto . Visibile invece il continuarsi dell ' opera della Controriforma , e della passione che hanno accesa le controversie religiose , connesse soprattutto al calvinismo , il lato del protestantesimo meno lontano dai latini . In Francia c ' è ancora un editto di Nantes , una parte non indifferente dell ' aristocrazia è ancora calvinista ( se pure le conversioni , necessarie per ottenere il favore del re , siano frequenti ) , lo spirito di proselitismo è vivo . Ed in tutta la Francia colta c ' è un interessamento per le questioni teologiche di cui in nessun momento la storia italiana registra I ' eguale . I temi essenziali ed eterni del cristianesimo ( ed a ben vedere di tutte le religioni ) , la predestinazione , il libero arbitrio , perché il peso del peccato originale , la spinta verso il male , sia così diversamente distribuito tra gli uomini , il destino dell ' uomo , la conciliazione del libero arbitrio con la prescienza di Dio che già conosce chi si salverà e chi sarà perduto , l ' interpretazione di alcune parole del Vangelo , " molti sono i chiamati e pochi gli eletti " ; la questione se nell ' operare il bene vi sia una parte dell ' uomo accanto alla parte di Dio - che è un aspetto del problema del libero arbitrio , e che si proietta su tutta la concezione della storia e sulla valutazione delle civiltà ( non vi sono virtù degli infedeli , se l ' uomo non ha nulla da dare di suo , e se Dio è presente solo in una religione ) - questi temi vengono discussi appassionatamente in tutta la Francia , come nel Belgio , come nel mondo riformato . I contemporanei non ne hanno chiara coscienza , ma si tratta in realtà di fare i conti con lo spirito del rinascimento . Una concezione che troppo abbassasse l ' uomo , che facesse in seno alla religione troppa parte all ' elemento imperscrutabile alla ragione umana , respingerebbe nella indifferenza molti tiepidi credenti . I gesuiti lavorano per una concezione che lasciando il suo posto alla grazia di Dio la renda meno misteriosa , assicuri gli uomini ch ' essi hanno sempre tanta forza quanta ne occorre per impetrarla , e che la grazia non viene negata a chi la domanda ; per un Dio un po ' meno imperscrutabile e che appaia giusto al giudizio degli uomini . Ma il fascino del mistero , dell ' impenetrabile , è forte . Vi sono credenti cui sembra di abbassar Dio se egli dimostri chiara la sua giustizia agli occhi degli uomini , e li esima dal dover credere in lei senza poter comprendere . La posizione dei giansenisti è sostanzialmente questa ; e sorge su un terreno dove il gallicismo è vecchia pianta , dove c ' è sempre una resistenza da vincere per obbedire al Papa , che è un italiano , vescovo di Roma . Ma questa volta è il re a spingere il papa , i gallicani non possono sperare di trovare aiuto nella corona . Innocenzo X ha condannato cinque proposizioni relative al libero arbitrio come estratte dall ' opera postuma di Giansenio vescovo d ' Ypres . Intorno all ' abbazia cistercense di Port - Royal ( poco lungi da Versailles ) si è radunato un cenacolo di teologi e di uomini di Chiesa dalla vita austera , tutti inclini al rigorismo , tutti avversari dei gesuiti : sono tra loro Pascal e Racine . Nell ' abbazia hanno gran posto religiose della famiglia Arnauld : nobiltà di toga , di cui un fratello e zio è dottore di Sorbona . Gli appartenenti a questo cenacolo - le religiose non seguono dibattiti teologici , ma sono devote ai loro direttori spirituali - s ' inchinano alla condanna delle cinque proposizioni dogmatiche , ma negano che siano contenute nell ' opera di Giansenio : si tratterebbe di una macchinazione avversaria . Gli spiriti si accendono ; a far rispettare la disciplina , la Chiesa impone la firma di un formulario che riconosce che le cinque proposizioni sono in Giansenio . I solitari di Port - Royal , le religiose , rifiutano di sottoscrivere . Drammatico contrasto tra l ' obbedienza e quello che si crede omaggio doveroso alla verità . Si può essere in grazia e disobbedire ? Nelle scene di Montherlant l ' arcivescovo ammonisce : " Nessuna sofferenza affrontata ed accettata ha valore se si è fuori della Chiesa " . E viene da ripensare alla tragedia di Savonarola , alle parole con cui afferma di poter essere separato dalla Chiesa militante , non dalla trionfante . Episodio che segna anche un punto nella storia della cattolicità : già prima del dogma della infallibilità questa riconosceva che il Papa potesse imporre regole di fede e di costume . Ma qui si tratta della obbedienza alle affermazioni sulle questioni di fatto : ciò che per il cattolico di oggi si traduce : " Sono obbligato a credere che certe dottrine sono erronee ; ma sono anche tenuto a credere che esse siano alla base dei principii di un dato partito , dove io non riesco a scorgerle ? " . Ed è l ' avvio all ' altro obbligo , quello di comportarsi in un dato modo , particolarmente in politica , dove le singole poste possono essere materie indifferenti per la religione e la morale , ma si tratta di far trionfare o lasciar perire le formazioni su cui la Chiesa conta per il trionfo della religione . Luigi XIV sente che lo spirito individualistico , la pretesa di giudizio individuale del cenacolo di Port - Royal , sono in opposizione anche all ' assolutismo monarchico ; ha asprezze che non adotterebbe Roma , sempre più mite . Le suore che non vogliono piegarsi sono disperse , vengono immesse nel monastero suore nemiche , foggiate da padri spirituali ostilissimi agli amici di Port - Royal . Il dramma di Port - Royal offrirà a tutti gli storici di poi il punto di partenza per una di quelle vane controversie proprie a chi vuole introdurre schemi logici e continuità causale nella storia : " Per le preoccupazioni , per le ansie che li agitano , per la loro visione della Chiesa , una Chiesa assai pretridentina , possono ben chiamarsi i giansenisti gli ultimi uomini del Medio Evo ; ma per questo rivendicato diritto al libero esame , per questo non piegarsi al Papa né al re , non so no invece gli antesignani del liberalismo , il primo squillo della rivoluzione ? " . Domande vane . Meglio guardare uno ad uno i personaggi che non conoscono vecchiaia : i tre principali Arnauld : la Mère Angelique ( già scomparsa , nei giorni rievocati da Montherlant ) , badessa ad undici anni , che a diciassette inizia con energia la riforma della regola , vincendo ogni legame affettivo ; la Mère Agnès , altra badessa ; il grande Antonio , prete , espulso dalla Sorbona , il maggior ispiratore delle " Provinciali " di Pascal ; poi , la sorella di Pascal , Jacqueline , maestra delle novizie a Port - Royal , che firma il formulario imposto dal re , ma ne è schiantata e poco appresso muore ; i solitari di Port - Royal : di molti ci restano le immagini attraverso le tele di Filippo di Champaigne : visi pallidi , austeri , dove non c ' è gioia . Forse è la suggestione che viene dalla conoscenza del personaggio , ma quei volti paiono rivelare uomini la cui vita non ha che una parola , il dovere , un amore , Dio , ma senza la certezza che l ' amore sia ricambiato , che si sia nel numero degli eletti . L ' uomo d ' oggi , anche il cattolico ortodosso per cui i giansenisti furono degli erranti , non può pensare che esseri così purificati da ogni traccia di appetiti carnali , che tanto guardavano al cielo , non abbiano fatto parte del raccolto di Dio . La vendetta di Dio sarà stata di folgorarli con quella misericordia verso gli uomini in cui non avevano abbastanza creduto .
Caro Banfi ( Montanelli Indro , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Caro Banfi , vedo che lei ha abbastanza ben capito la differenza , per quanto refrattaria ad ogni definizione , fra nardones e leccobardi . Per quanto mi riguarda , anch ' io credo che spetti ai lettori , non a me , stabilire a quale categoria appartengo . Lei però rischia di trarli in inganno spacciando per leccobardismo il mio invito a votare Dc « con schifo , con rabbia , con voltastomaco » ecc. E glielo dimostro con un esempio . Lei , vedo , elenca Churchill fra i nardones , e ha ragione perché ne era addirittura un archetipo . Ma non crede lei che , dopo aver passato la vita a combattere il comunismo , avesse anche lui la rabbia , lo schifo e il voltastomaco quando dovette allearsi con Stalin e stringergli la mano ? E crede che questo basti a trasformarlo in leccobardo ? Con ciò non voglio mettermi , per l ' amordiddio , sul piano di Churchill . Voglio soltanto dire che un uomo non si può giudicarlo dalle azioni che compie in stato di necessità . Eppoi , non creda che la qualifica di leccobardo mi offenderebbe . Pericle ( dico Pericle ) lo era . Lo era Erasmo . E molte sono le volte in cui un leccobardo - p . es. Federico il grande di Prussia - ha fregato i nardones . Anche fra i nostri contemporanei , guardi un Giscard d ' Estaing . Più leccobardo di lui , si muore . Eppure , sebbene non ne abbia le forze , riesce a tenersi alla pari di un nardones come Schmidt . Dimenticavo di aggiungere che il discorso vale anche per le donne . Esse passano quasi sempre per leccobarde . Ma anche fra loro ci sono le nardones . Anzi , di solito succede questo : che uno crede di sposare una leccobarda , e poi si trova in casa una nardones , e che nardones . Prenda la signora Anna Bonomi . Ma forse l ' esempio è scelto male : la signora Bonomi non ha mai nemmeno tentato di passare per leccobarda .
StampaPeriodica ,
Il 21 Aprile i lavoratori e i produttori italiani conosceranno i principi costitutivi della Carta del Lavoro . Il documento , come è stato già detto , non ha un contenuto giuridico di carattere formale , ma vuole essere , all ' infuori della legge , una base di orientamento di tutta la vita del lavoro . La Carta del Lavoro si presenta perciò con un aspetto tutto originale e con un carattere spiccatamente e decisamente rivoluzionario . Superamento dei Diritti dell ' Uomo Poiché il Regime fascista compie oggi una solenne dichiarazione di diritti , vi sarà certamente chi vorrà porre l ' atto odierno a confronto con i " Diritti dell ' Uomo " e tutte le conquiste della Rivoluzione Francese . Vediamo in quale luce storica si presenta la Carta del Lavoro nei confronti dei Diritti dell ' Uomo . Essa acquista un indubbio e deciso significato di superamento . I lavoratori e i produttori di oggi , nel nostro e negli altri paesi , prima di essere cittadini furono uomini e come uomini furono schiavi . Il crollo della società feudale fu una grande conquista dello spirito umano , che dette forma di dignità civile alla lotta politica e affermò il concetto della Nazione , come patrimonio della collettività . Negare il beneficio di quelle conquiste significherebbe negare la storia . Ma vediamo in quale concetto la Carta del Lavoro rappresenta il superamento , lo svi - luppo storico e non l ' antitesi della Rivoluzione francese . Gli " immortali principii " rappresentavano soprattutto una affermazione egualitaria . Oggi la Rivoluzione Nera compie anche un ' affermazione egualitaria proclamando la parità di tutti i cittadini come produttori e come lavoratori . Oggi il Fascismo afferma i diritti del lavoro e la supremazia assoluta della Nazione sui cittadini . Né l ' uno né l ' altro concetto sono in antitesi alla Rivoluzione francese , in quanto né alcuna parità dei cittadini come lavoratori potrebbe esistere se non si riconoscesse come cosa ovvia l ' uguaglianza dei cittadini quali uomini , né potrebbe esistere supremazia di Nazione dove esisteva una supremazia di caste . Perciò la Carta del Lavoro , nel suo concetto egualitario e nell ' affermazione dei diritti del lavoro , non è una antitesi , ma un superamento dei Diritti dell ' Uomo ...
Rosmini, 1'«illuminismo cattolico» ( Jemolo Arturo Carlo , 1955 )
StampaQuotidiana ,
Il filosofo serba un posto onorevole nella storia della filosofia italiana dell ' ottocento , senza avere troppo pesato sulle maggiori correnti che dominarono tra le generazioni successive . L ' uomo di Chiesa , il sacerdote piissimo , il fondatore della fiorente Congregazione , è più vivo che mai nel cuore dei suoi devoti , protesi nella speranza che s ' inizi la causa della sua beatificazione , e che lo venerano e lo invocano come santo . Chi studia l ' ottocento italiano avverte l ' orma profonda che vi ha segnato Rosmini . Un posto a sé . Tra i fedeli dell ' assolutismo e del vecchio mondo prerivoluzionario ; tra i molti uomini del Risorgimento che continuano a vivere nel clima della rivoluzione francese e di cui i più spirituali muovono dalla Confessione del vicario savoiardo ; tra i puri politici , che credono il mondo dell ' avvenire abbia a chiamarsi diritto ed economia , e la religione non avere più posto che tra le pareti domestiche ; sta isolato il patrizio roveretano . La sua giovinezza trascorre tutta nel clima della Restaurazione ; ma è la Restaurazione degli Stati austriaci e degli ambienti ecclesiastici di quegli Stati . E direi che per comprendere appieno Rosmini occorra pure ricordare la saggia , pia reazione all ' illuminismo , che l ' episcopato dell ' Impero aveva compiuto nella seconda metà del settecento ; come una seconda controriforma , nell ' insegnamento , nella predicazione , nel costume : un " illuminismo cattolico " eretto contro l ' altro . Gli scritti di Rosmini - in cui è sempre l ' avversione alla rivoluzione francese ed a quanto provenga da essa , ma altresì l ' accentuazione della responsabilità di ogni superiore , il concetto di giustizia sociale , l ' esigenza di governi rappresentativi ( con elettorato ristretto agli abbienti ) , il posto dato allo spirito nazionale - mi pare rivelino fermenti che si riannodano al settecento austriaco . Anche certe sue idee in tema di riforma chiesastica , la necessità che i vescovi si tengano sempre a contatto ed " il corpo dei vescovi " torni ad essere quel che era nei primi secoli della Chiesa , la parte da dare al clero ed al popolo nella loro nomina : sono idee maturate in quello che aveva cessato di essere il Sacro Romano Impero allorché Rosmini era fanciullo , e dove la presa di coscienza delle nazionalità s ' iniziava con celere ritmo . Rosmini fu uomo del suo secolo nelle generose aspirazioni , comuni anche ai grandi dell ' altra sponda , nel fervente senso di italianità . Sacerdote non solo rispettosissimo delle Somme Chiavi , ma filialmente devoto ai Pontefici , Pio VII e Pio VIII , Gregorio XVI e Pio IX ; peraltro , sacerdote del periodo anteriore all ' " ultramontanismo " , quando la pietà si chiamava obbedienza e sottomissione , ma non si dava ancora l ' ideale del " pensare col Papa " . Comprese che in Pio IX il Pontefice avrebbe sempre avuto il sopravvento sul principe , ed avvertì il governo piemontese , che l ' aveva inviato a Roma e che fu tenace nella incomprensione , che occorreva giungere a Pio IX attraverso un Concordato che gli desse la tranquillità di aver operato per il bene della Chiesa , che occorreva cercare una formula di Lega italica per cui non fosse il Pontefice a muover guerra all ' Austria . A Gaeta consigliò Pio IX a mantenere la costituzione . La sua inspiegabile disgrazia presso il Pontefice , la non adempiuta promessa della porpora , non lo scossero affatto . L ' uomo non aveva ombra di ambizione ; era tutto al servizio di Dio . L ' ultima tappa di Stresa è quella che lo inserisce più profondamente nella vita italiana : l ' amicizia con Manzoni , con Gustavo di Cavour , con quel giovane esule meridionale ch ' è Ruggero Bonghi , che da lui non riceve la fede ma l ' inquietudine religiosa ( Croce ha ragione , Bonghi fu il capostipite dei conciliatorelli di Stato e Chiesa , dei semicredenti che cucinano intrugli di cattolicesimo e di filosofia ; ma non è men vero che non permise alla borghesia liberale del tempo di re Umberto di dimenticare quali grandi luci , o quali grandi ombre , per chi così le vedesse , fossero Chiesa e Papato ) . Da Stresa muovono i rosminiani , che non sono i religiosi dell ' Istituto della Carità , e non sono soltanto i filosofi dell ' " essere universale " , ma un gruppo ben più vasto , che accoglie anche chi non ha abito filosofico . Cosa rappresentassero questi rosminiani , che annoverarono Antonio Stoppani , cui fu prossimo Antonio Fogazzaro , tra cui primeggiò Michelangelo Billia , così vivo nel ricordo dei torinesi della mia generazione , non è facilissimo dire in poche parole . Il libro del Fiori , Il figliastro del Manzoni , ne descrive giorno per giorno le opere e le ansie , l ' angoscia per gli attacchi dei neo - tomisti contro le dottrine filosofiche del maestro , la loro passione nell ' inverno 1887-88 , in cui appare il decreto del S . Offizio che condanna quaranta proposizioni tratte dalle opere di Rosmini . Furono i conciliatoristi , gli uomini di " religione e patria " , di " scienza e fede " : con preoccupazioni contingenti che oggi possono parere ingenue ( abbiamo appreso quale forte tronco sia la fede religiosa , che non ha a temere per ogni soffiare di vento ) , ma con ardore , e con animi candidi ; e sempre guardavano al sepolcro di Stresa , all ' immagine severa del loro santo - che tale lo consideravano - fissata nel marmo dal Vela . Grande anno fu per loro il 1915 , che li vide in attitudine devota verso il generale Luigi Cadorna , ch ' era nato a pochi passi da Stresa , ch ' era sempre stato cattolico a viso aperto , che apparteneva a famiglia dove avevano sempre avuto posto le preoccupazioni religiose ( lo zio Carlo aveva dissertato sui rapporti tra Chiesa e Stato alla luce del diritto naturale ; e già un Cadorna aveva discusso una combattiva tesi alla facoltà teologica di Pavia al tempo di Giuseppe II ) . Il solco rosminiano incide così nel profondo la storia d ' Italia prendendo le mosse lontano , nella reazione cattolica all ' illuminismo del tempo di Maria Teresa , e giungendo al pieno inserimento dei cattolici nella vita nazionale . La non lunghissima vita del fondatore sovrasta al moto e v ' imprime con le virtù del sacerdote , con l ' austerità del pensatore , un incontrastato marchio di nobiltà .
Caro senatore ( Montanelli Indro , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Caro senatore , il suo discorso non fa una grinza . Io sono perfettamente d ' accordo con lei che una spesa di 74 miliardi , e anche quella di 270 prevista per il '79 , è ben poca cosa in confronto al valore dell ' enorme patrimonio artistico da salvare ; e anzi questo giornale è sempre stato in prima linea nel reclamare che a questa difesa siano dati mezzi sempre più grandi ed efficienti . Ma Ricossa non contestava affatto questa tesi . Semplicemente diceva : Prendiamo il più modesto di tutti i nostri bilanci , quello per i Beni culturali , 74 miliardi appena . Il cittadino è in grado di controllare come viene amministrato questo stanziamento , e se esso serve di più a mantenere il suddetto patrimonio o coloro che vi sovrintendono ? No . E allora figuriamoci quanto è in grado di controllare una spesa globale di 64 mila miliardi , qual è quella dello Stato , del suo Stato . Questo , diceva Ricossa . Egli ha portato l ' esempio del bilancio dei Beni culturali perché , appunto per la sua modestia , era quello che meglio si prestava a dimostrare il suo assunto che trova consenzienti - glielo posso garantire - tutti i lettori . Perché tutti i lettori - anche questo le posso garantire - hanno le scatole piene di questo Stato ciaccione , avido e dissipatore , che vuol fare troppe cose e le fa malissimo , a cominciare da una contabilità talmente ingarbugliata che nessuno , nemmeno i cosiddetti uomini di Stato e la loro burocrazia , riescono a capirci più nulla . Lei non vorrà negarmi , spero , che l ' enorme prelievo che lo Stato fa del pubblico denaro viene adibito soprattutto a mantenere coloro che lo maneggiano , e a mantenerli male perché sono troppi e costretti ad operare in un guazzabuglio di leggi che li condanna all ' inefficienza e al parassitismo : Non so se i Beni culturali facciano eccezione alla regola . Ma la regola è quella che dice Ricossa : uno Stato che dovunque mette le mani combina guai e per ripararli ha sempre più bisogno di succhiare quattrini al cittadino senza dargli modo di controllare come li usa . Per difendersi non c ' è che un mezzo : ridurre la spesa pubblica , che significa anche ridurre gl ' interventi dello Stato , insomma riprivatizzare il Paese . Ne convenga anche lei , caro senatore . Altrimenti , perde i voti . Lei parla di contraddizione , caro Lo Cascio , e ha ragione . Ma il problema va posto , a mio avviso , in termini un po ' diversi da quelli esposti nella sua lettera . E ' vero : il mondo politico italiano intrattiene rapporti assidui con gli esponenti di quegli stati dell ' Est « socialista » che hanno indubbie connotazioni totalitarie . Ciò può turbare la coscienza dei democratici ma è difficilmente evitabile , anche se certe inutili sbracature e indulgenze sono eccessive . L ' impero sovietico è una realtà . Così come è una realtà la assoluta prevalenza numerica , nel mondo , dei regimi dittatoriali sui regimi democratici . Se questi ultimi dovessero chiudersi in se stessi , rifiutando ogni contatto con gli « impuri » , e troncando con essi rapporti diplomatici , economici , culturali , si arriverebbe a una situazione paradossale : alla situazione cioè di una coalizione della libertà che rinuncerebbe ad influire sulle vicende del mondo , e che , respingendoli in blocco , costringerebbe gli altri , i non liberi , ossia , ripetiamo , la maggioranza degli stati , a coalizzarsi a loro volta . La confusione tra morale e politica produce effetti di solito negativi , a volte catastrofici . Se ne è accorto anche Carter , che giuoca la carta cinese contro la carta russa pur sapendo perfettamente che , quanto a democrazia , se Mosca piange Pechino non ride . Io penso , insomma , che la politica internazionale di un Paese debba accettare questi compromessi e adattarsi agli incontri , ai brindisi , ai comunicati finali , con tutte le loro ipocrisie e reticenze . La contraddizione , secondo me , sta altrove . Sotto la spinta dei partiti di sinistra e della loro propaganda la politica estera italiana pecca di duplicità e di incoerenza . Se la ragion di stato deve prevalere sulla morale internazionale , se impone di colloquiare con i totalitari , la regola deve valere per tutti : per la Unione Sovietica come per il Cile , per l ' Albania come per la Rhodesia . Invece non è così . Non si vuole che sia così . Pertini , Andreotti e Forlani , possono tranquillamente recarsi in visita ufficiale a Mosca , ma guai se si azzardassero a visitare Argentina e Cile ; possono ricevere Gheddafi , ma guai se accogliessero a Roma Pinochet . Abbiamo normali rappresentanze diplomatiche perfino nell ' Uganda di Idi Amin , ma non a Santiago del Cile . Allora qual è il criterio ? Vale la ragion di stato , che consiglia di mantenere canali in ogni direzione , o vale la morale politica , che consiglierebbe di negare reciprocità di rapporti a chi non ha le carte in regola con la democrazia ? Non si sa . O piuttosto si sa benissimo . In obbedienza non a un criterio uniforme , ma al vociare propagandistico e al ricatto parlamentare , si usano due pesi e due misure . I totalitari di sinistra sono ritenuti internazionalmente più frequentabili di quelli di destra . La Farnesina si indigna : ma con juicio .