StampaQuotidiana ,
Qualcuno
si
meraviglia
che
in
questi
ultimi
tempi
,
e
non
solo
in
provincia
,
fermenti
e
tumultui
un
ansioso
bisogno
di
ricerca
religiosa
.
Ma
chi
ben
guardi
agli
ultimi
avvenimenti
politici
e
morali
della
nazione
,
non
può
stupirsi
se
,
dopo
la
ventata
lussuriosa
dell
'
immediato
dopo
-
guerra
,
risorge
a
poco
a
poco
negli
uomini
la
coscienza
dei
propri
doveri
,
ieri
oscurata
da
un
'
improvvisa
follia
.
Non
può
stupirsi
;
in
quanto
il
ritmo
stesso
della
vita
ha
preso
un
altro
corso
:
e
una
nuova
morale
a
poco
a
poco
s
'
è
imposta
all
'
antica
,
e
non
provvisoriamente
.
Troppo
rigurgito
di
istinti
c
'
era
stato
infatti
,
mentre
si
ritornava
,
dopo
quattro
anni
di
ansie
,
ad
uno
stato
di
tranquillità
,
perché
la
coscienza
non
ritrovasse
il
suo
equilibrio
:
sopratutto
in
coloro
che
erano
stati
in
trincea
e
davanti
alla
morte
più
di
una
volta
avevano
pensato
e
non
leggermente
ad
una
vita
avvenire
.
E
c
'
era
poi
la
provincia
:
dove
la
ventata
giunse
bensì
,
ma
non
sempre
con
effetti
attivi
,
reali
:
attutita
e
quasi
neutralizzata
dallo
stabile
focolare
antico
e
dalle
donne
rimaste
,
com
'
era
naturale
,
fedeli
e
religiose
.
Il
fenomeno
fascista
in
quel
che
ebbe
,
nel
suo
primo
comporsi
,
di
puro
,
nacque
più
che
nelle
città
nei
focolari
:
nei
quali
a
un
primo
momento
appunto
si
espresse
come
una
reazione
del
sangue
sano
contro
il
sangue
impuro
:
delle
forze
morali
contro
le
immorali
(
da
cui
provenivano
,
e
si
sentiva
,
tutti
i
disordini
)
.
*
*
*
Poi
,
s
'
intende
,
quando
già
il
fenomeno
non
che
a
verzicare
cominciava
addirittura
a
fiorire
,
vennero
i
libri
,
i
documenti
,
le
conversioni
,
gli
appelli
.
E
'
superfluo
ora
riepilogarli
o
rifarne
la
storia
;
poiché
è
certo
che
pochi
di
questi
documenti
risposero
veramente
ad
un
bisogno
:
nacquero
da
un
dramma
;
presero
vita
e
forma
da
un
combattimento
.
Si
aprirono
,
per
questo
,
con
maggiore
fiducia
quelli
che
ci
venivano
dalla
provincia
,
e
magari
da
nomi
ignotissimi
;
o
altri
di
nomi
noti
bensì
,
ma
di
notorietà
non
vasta
,
studiosi
più
che
letterati
.
Il
caso
di
Zanfrognini
e
di
Manacorda
è
tipico
.
Zanfrognini
è
un
provinciale
,
un
paesano
.
Nato
in
un
paese
del
Modenese
:
Staggia
;
e
dopo
avere
pubblicato
un
piccolo
volume
di
versi
,
nel
quale
non
sono
pochi
e
rari
i
segni
di
una
vera
inquietudine
spirituale
,
eccolo
chiuso
nel
suo
piccolo
mondo
casalingo
,
solo
con
sé
stesso
.
Passa
la
guerra
,
passa
il
dopo
-
guerra
:
ed
egli
non
si
stacca
dal
suo
circolo
di
pensiero
:
e
quantunque
gli
occhi
li
tenga
aperti
sul
mondo
,
sul
suo
dubbio
e
sulla
sua
speranza
,
segna
affannato
il
passo
per
quasi
dieci
anni
.
Ne
è
nato
un
libro
irto
di
contraddizioni
,
di
ritorni
,
di
abbandoni
improvvisi
e
di
pentimenti
;
ma
che
innegabilmente
rispecchia
in
tutti
i
suoi
momenti
un
dramma
vero
.
E
anche
dove
c
'
è
giuoco
dialettico
,
la
sofferenza
traspare
:
in
quanto
il
cervello
non
sempre
domina
il
sentimento
:
e
assai
spesso
sulla
scia
del
sofista
s
'
accampa
il
pellegrino
dolente
che
cammina
,
si
sforza
,
si
arrampica
e
di
rado
una
luce
gli
ravviva
la
strada
.
Si
è
letto
molto
presto
"
Itinerario
di
uno
spirito
che
si
cerca
"
(
Vincenzi
-
Modena
)
:
e
se
ne
è
scritto
;
ma
con
gli
anni
sarà
cercato
sempre
di
più
:
e
forse
discusso
ancora
.
Che
le
possibilità
di
Zanfrognini
siano
tutte
qui
dentro
,
non
direi
;
ma
è
certo
che
circola
in
queste
pagine
una
sostanziosa
amarezza
:
e
tutti
possiamo
riconoscerla
come
un
po
'
nostra
.
Dove
poi
essa
possa
sboccare
,
se
in
una
confessione
ortodossa
,
o
se
svilupparsi
o
meno
è
arduo
dire
.
Certo
,
un
libro
l
'
enunciati
come
questo
e
di
pensieri
rotti
non
lo
si
direbbe
suscettibile
di
sviluppi
almeno
lirici
:
e
se
mai
piuttosto
in
un
'
opera
affermativamente
decisa
,
e
magari
apologetica
.
Manacorda
invece
,
pure
sugli
stessi
tasti
,
trova
una
musica
più
larga
di
tono
e
d
'
estro
:
ed
è
più
conchiusivo
.
Non
so
se
maggiore
preparazione
;
ma
certo
c
'
è
in
Manacorda
assai
più
sapienza
.
Si
vede
dietro
il
suo
libro
"
Verso
una
nuova
mistica
"
(
Zanichelli
-
Bologna
)
l
'
uomo
che
ha
avute
e
sofferte
molte
esperienze
:
di
natura
intellettuale
sopratutto
.
Zanfrognini
è
ancora
e
sopratutto
ai
filosofi
greci
e
ai
cristiani
:
e
poco
si
sente
nutrito
di
filosofia
recentissima
:
ma
Manacorda
è
in
questo
senso
scaltrissimo
e
sa
bene
dove
appoggiare
i
suoi
piedi
.
Anzi
:
se
qualcosa
infirma
il
suo
libro
,
pur
così
bello
,
è
il
tono
polemico
:
di
cui
spesso
,
ed
è
peccato
,
egli
non
sa
fare
a
meno
.
Il
suo
dramma
non
è
infatti
,
come
quello
di
Zanfrognini
,
solitario
e
isolato
,
ma
incardinato
nel
dramma
di
tutti
:
perché
i
primi
germi
sopratutto
egli
li
deve
alle
trincee
di
lassù
.
La
nuova
mistica
di
Manacorda
nasce
insomma
contemporanea
alla
nuova
morale
del
reduce
:
e
come
questa
ha
radici
profonde
nell
'
umanità
di
tutti
noi
.
Si
segua
o
no
,
domani
,
questa
visione
nuova
che
Manacorda
esprime
,
di
una
vita
religiosa
avvenire
(
la
quale
presume
insieme
una
nuova
morale
ed
una
nuova
estetica
)
il
libro
ha
per
se
stesso
un
grande
valore
spirituale
:
e
rivela
un
pensatore
e
poeta
di
altissimo
ingegno
.
Pensatore
,
in
quanto
è
ordinato
,
severo
,
sobrio
e
a
momenti
(
non
si
dimentichino
le
numerose
annotazioni
)
perfino
didattico
;
poeta
,
in
quanto
sa
trovare
,
e
tipici
,
momenti
di
vero
abbandono
:
come
nelle
"
Meditazioni
ad
alcune
sante
verità
"
che
conchiudono
mirabilmente
l
'
opera
.
*
*
*
Segni
;
ma
non
sono
i
soli
.
Chi
guardi
un
poco
in
giro
e
non
si
fermi
solo
ai
libri
strettamente
mistici
,
come
quelli
di
Zanfrognini
e
Manacorda
,
trova
infatti
anche
in
opere
che
non
affrontano
decise
il
problema
religioso
,
la
stessa
inquietudine
.
E
sono
magari
libri
di
critica
:
o
raccolte
di
articoli
appena
.
Si
aggiunga
che
certe
riviste
ieri
lette
da
un
pubblico
ristretto
,
hanno
visto
allargarsi
la
loro
zona
,
grazie
appunto
al
bisogno
che
il
pubblico
colto
dimostrava
:
più
che
di
una
nuova
scienza
,
di
un
punto
di
rilievo
facile
,
sicuro
e
perfino
atavico
.
Lasciamo
andare
le
conversioni
rumorose
,
chiassose
:
o
i
pamphlets
,
tipo
L
'
ora
di
Barabba
e
il
Dizionario
dell
'
uomo
selvatico
;
ma
guardate
,
per
esempio
,
certi
scrittori
,
come
l
'
Arcari
e
il
Piccoli
:
che
si
sentono
portati
e
quasi
trascinati
,
dopo
esperienze
puramente
critiche
e
filosofiche
,
l
'
uno
ad
un
romanzo
di
dibattito
religioso
,
l
'
altro
,
invece
,
sensuale
:
ed
entrambi
tuttavia
trapelanti
una
stessa
inquietudine
della
vita
e
dei
suoi
svolgimenti
fisici
,
morali
e
religiosi
.
Ma
questa
che
potrebbe
sembrare
una
deviazione
e
quasi
un
salto
nel
buio
è
invece
,
se
pur
così
diverso
nei
due
,
un
atto
verso
la
propria
purificazione
e
il
proprio
ritrovamento
.
Infatti
né
l
'
inquietudine
di
Arcari
,
né
quella
di
Piccoli
si
sentono
attraverso
quei
libri
,
placare
,
quantunque
il
Cielo
senza
Dio
(
Treves
)
e
Aliarda
(
Vallecchi
)
siano
in
fondo
due
romanzi
morali
.
Dove
ritroveremo
Arcari
,
non
sappiamo
ancora
;
ma
Piccoli
è
già
avviato
a
nuove
esperienze
:
e
il
suo
bellissimo
Itinerario
leopardiano
(
Treves
)
nel
quale
attraverso
Leopardi
lo
si
sente
ancora
cercare
sé
stesso
;
e
la
sua
eccellente
traduzione
del
Libro
della
mia
vita
di
Santa
Teresa
sono
due
sintomi
evidenti
che
la
sua
ricerca
continua
ancora
.
Fenomeni
;
segni
.
E
che
si
dirà
di
Prezzolini
che
con
il
suo
recente
Io
credo
(
Gobetti
,
Torino
)
va
a
radunare
tutti
i
suoi
dibattiti
di
ieri
,
a
coordinarli
,
per
cercare
anche
lui
un
centro
fermo
,
una
base
,
un
punto
di
appoggio
?
E
non
c
'
è
uomo
più
scaltrito
di
lui
:
carattere
e
temperamento
passato
ormai
attraverso
esperienze
filosofiche
innumerevoli
e
non
senza
spine
e
dramma
.
Si
dirà
che
tutti
costoro
,
per
quanto
dotati
e
abili
,
ancora
non
conchiudono
:
e
da
tante
pagine
agili
,
ricche
e
spesso
commosse
,
confessioni
vere
e
proprie
non
vengono
fuori
.
Ma
bisogna
dar
tempo
al
tempo
;
e
che
si
maturino
anche
i
fenomeni
recenti
della
nuova
riscossa
politica
:
i
quali
,
oggi
come
oggi
,
lasciano
perplessi
gli
uomini
di
pensiero
:
quando
non
addirittura
scontenti
.
Ma
forse
non
è
lontano
il
giorno
in
cui
una
luce
più
viva
tutti
ci
illumini
:
e
il
volto
mistico
della
nuova
generazione
trapeli
senza
maschera
.
StampaQuotidiana ,
Alla
politica
imperialista
,
egocentrica
,
dispotica
che
Bismarck
inaugurava
nell
'
Impero
da
lui
creato
venne
ad
opporsi
un
nuovo
partito
,
che
si
sottraeva
all
'
orbita
da
lui
tracciata
,
piazzandosi
nella
vita
nazionale
con
un
programma
autonomo
di
rivendicazioni
democratiche
e
sociali
:
il
Centro
,
capeggiato
da
Windthorst
.
Bismarck
che
non
ammetteva
ostacoli
e
si
vantava
di
saperli
spazzare
,
andando
sino
in
fondo
,
come
coi
Francesi
,
come
coi
Polacchi
,
volse
tutte
le
forze
a
sbarazzarsi
di
questi
antagonisti
,
e
volendo
stroncarli
alla
radice
,
chiamati
a
raccolta
nazionalisti
e
liberali
,
concentrò
i
fulmini
sulla
Chiesa
Romana
.
Poiché
questa
non
si
prestava
a
liberarlo
da
questi
cattolici
,
raccoltisi
in
partito
indipendente
,
scatenò
,
per
causa
di
Windthorst
,
la
grande
persecuzione
liberticida
contro
clero
e
Chiesa
che
si
disse
"
Kulturkampf
"
.
Nella
lunga
schermaglia
seguitane
tra
Bismarck
e
S
.
Sede
,
la
posta
che
egli
sempre
chiedeva
era
Windthorst
,
e
per
esso
il
Centro
.
"
Sbarazzatemi
di
quest
'
uomo
-
egli
chiedeva
a
tutti
i
fiduciari
del
Papa
-
e
io
abrogherò
il
Kulturkampf
"
.
Naturalmente
,
malgrado
lo
scatenamento
di
vessazioni
e
di
ingiurie
,
alle
quali
tutti
i
clienti
dei
dittatori
sono
particolarmente
portati
,
né
Pio
IX
,
né
Leone
XIII
sconfessarono
mai
né
il
Centro
né
il
suo
capo
;
e
si
limitarono
a
far
rispondere
che
il
Vaticano
non
si
immischiava
nella
politica
interna
degli
Stati
.
Ciò
esasperava
il
Cancelliere
di
ferro
il
quale
intonava
per
la
sua
troupe
coribantica
il
motivo
calunnioso
:
"
I
cattolici
del
Centro
sono
i
Guelfi
contro
l
'
Impero
,
sono
spie
francesi
,
gregge
senza
patria
,
alleati
di
socialisti
:
il
vescovo
Ketteler
è
un
demagogo
,
Windthorst
è
anti
-
cristiano
.
.
.
"
.
-
Tutto
questo
,
-
rimbeccava
il
piccolo
Guelfo
-
perché
non
siamo
deputati
.
.
.
bismarckiani
!
-
Due
cose
-
asseriva
Bismarck
,
-
mi
conservano
,
due
cose
mi
abbelliscono
la
vita
:
l
'
amore
di
mia
moglie
e
l
'
odio
di
Windthorst
.
Odio
che
accendeva
folgori
grandiloquenti
,
le
quali
non
turbavano
il
Leader
cattolico
;
alle
concioni
passionali
e
contraddittorie
del
Cancelliere
,
egli
opponeva
la
sua
dialettica
caustica
e
precisa
;
spietato
,
ironico
,
cavalleresco
,
col
suo
filo
di
voce
,
trivellava
le
costruzioni
retoriche
dell
'
antagonista
pomposo
e
ne
logorava
col
ridicolo
e
con
la
logica
sfavillante
i
sofismi
.
Intransigente
e
tranquillo
sopportò
tutte
le
arti
con
cui
il
Cancelliere
tentò
disfarsene
:
le
carezze
per
staccarlo
dal
Centro
,
le
manovre
per
metterlo
contro
il
Centro
,
i
ricatti
contro
la
S
.
Sede
,
le
interpretazioni
arbitrarie
di
documenti
pontifici
per
contrapporlo
al
Papa
;
pressioni
su
nunzi
apostolici
;
travisamenti
,
acrobazie
,
menzogne
montate
dalla
stampa
imperiale
.
Il
corpo
mingherlino
serrava
un
'
anima
consapevole
di
potere
presto
o
tardi
sottomettere
il
colosso
.
David
e
Golia
:
ma
,
in
attesa
di
colpirlo
in
pieno
,
se
lo
tirava
dietro
,
facendogli
ripercorrere
a
ritroso
tutta
la
via
del
"
Kulturkampf
"
.
*
*
*
Molto
tempo
nell
'
edificare
la
civiltà
si
perde
per
l
'
ignoranza
della
storia
.
Ah
,
se
i
nostri
denigratori
,
tra
un
insulto
e
un
'
insolenza
,
in
cui
tutta
si
documenta
la
nobiltà
spirituale
onde
sono
afflitti
,
studiassero
un
pochino
!
...
Bene
spesso
nelle
discussioni
parlamentari
su
progetti
di
legge
,
come
quelli
contro
il
socialismo
,
poiché
Windthorst
si
rifiutava
di
assecondare
le
mire
reazionarie
del
Cancelliere
,
questi
,
abilmente
,
per
molto
tempo
-
sino
a
quando
il
sistema
non
fu
.
.
.
denicotinizzato
dall
'
abuso
-
mescolava
nelle
questioni
politiche
l
'
elemento
religioso
,
onde
suscitare
imbarazzi
alla
coscienza
cattolica
dei
deputati
del
Centro
.
Senonché
,
mentre
A
.
Reichensperger
,
di
fronte
alla
minaccia
di
recrudescenze
antireligiose
stabiliva
:
"
Accada
quel
che
potrà
:
noi
dobbiamo
essere
anzitutto
coerenti
"
.
Windthorst
precisava
l
'
aconfessionalità
del
Centro
;
e
nel
1880
,
alla
vigilia
della
discussione
di
emendamenti
alle
Leggi
di
Maggio
-
fondamentali
del
"
Kulturkampf
"
-
fissava
con
la
Curia
alcuni
accordi
,
di
cui
il
primo
diceva
:
"
Nelle
questioni
puramente
politiche
il
Centro
è
affatto
libero
e
indipendente
dalla
S
.
Sede
"
.
E
stette
sulla
breccia
,
sino
alla
vittoria
,
per
vent
'
anni
,
sostenendo
contro
la
dittatura
una
politica
di
libertà
,
di
riforme
,
di
autonomie
.
Con
che
ironia
faceva
constatare
ai
liberali
come
la
difesa
della
libertà
fosse
lasciata
tutta
e
soltanto
agli
"
oscurantisti
romani
"
,
e
come
rideva
quando
i
cattolici
conservatori
-
cattolici
di
Stato
-
alleati
naturali
del
più
forte
,
lo
chiamavano
demagogo
!
Aveva
la
coscienza
d
'
una
missione
:
sovvertire
il
principio
pagano
hegeliano
d
'
infeudamento
della
Chiesa
nello
Stato
e
di
prussianizzazione
del
cattolicismo
.
Sereno
quanto
più
roco
grandinava
sulla
piccola
persona
lo
scroscio
dei
vilipendi
,
caricature
e
tutte
le
espressioni
,
onde
la
mediocrità
si
vendica
di
chi
osa
sormontarla
;
ironicamente
sprezzante
contro
la
ciurma
dei
reggipenne
del
Cancelliere
,
sciamata
poi
con
la
caduta
di
costui
;
pur
quando
obbligava
l
'
avversario
alle
prime
concessioni
,
dopo
nove
anni
di
lotte
,
e
quando
le
transazioni
potevano
risparmiare
ai
cattolici
prigione
ed
esilio
,
rimase
inflessibile
sul
postulato
:
abrogazione
intera
assoluta
delle
Leggi
di
Maggio
.
Sotto
la
pressione
di
quella
intransigenza
Bismarck
allacciava
disperatamente
trattative
con
la
S
.
Sede
e
...
cedeva
;
e
intanto
nelle
successive
elezioni
il
suo
partito
segnava
decimazioni
e
il
Centro
una
progressione
irrefrenabile
,
non
avendo
il
dittatore
,
benché
...
Bismarck
,
pensato
mai
a
un
sistema
"
totalitario
"
.
Stratega
formidabile
,
pregava
il
Cardinale
Jacobini
che
a
Roma
non
si
allarmassero
pel
vigore
con
cui
attaccava
il
Cancelliere
,
poiché
,
diceva
,
costui
non
cede
che
alla
paura
.
"
Con
una
periodicità
tenace
-
scrive
Gossau
-
metteva
in
linea
i
suoi
argomenti
,
poi
li
menava
all
'
assalto
,
tutti
insieme
,
sempre
gli
stessi
,
ma
sempre
agili
,
rinfrescati
,
gagliardi
,
contro
l
'
edificio
già
traballante
delle
Leggi
di
Maggio
"
.
E
intanto
che
scardinava
le
leggi
,
obbligava
Bismarck
ad
avvicinarsi
carezzevole
e
a
lanciare
ponti
al
Centro
che
per
tanti
anni
,
scomodando
storia
e
teologia
,
aveva
qualificato
nemico
dell
'
Impero
.
Nil
sub
sole
novi
...
Vedo
in
quegli
anni
pullulare
,
sotto
il
fermento
del
Centro
,
una
generazione
-
ahi
,
non
spontanea
!
-
di
sorrisi
cortigianeschi
alla
Chiesa
romana
,
già
oppugnata
fragorosamente
in
nome
della
Kultur
.
Che
nemesi
sentiva
nella
sua
alacre
anima
Windthorst
!
I
nemici
di
Roma
si
profondevano
in
salamelecchi
verso
il
Papa
e
verso
i
principi
della
Chiesa
,
così
come
i
figli
d
'
Aretino
in
Italia
,
bastardi
dell
'
ateo
Maurras
di
Francia
,
oggi
,
tra
un
'
alcova
e
una
roulette
,
gratificano
noi
cattolici
di
lezioni
catechetiche
!
...
I
giornalisti
di
Bismarck
-
udite
!
udite
!
-
"
si
facevano
vedere
in
giro
con
rosarii
i
cui
grani
erano
grossi
come
nocciole
"
:
e
ciò
per
mostrare
come
il
cattolicismo
fosse
contro
il
P
.
P
.
I
pardon
!
,
contro
il
Centro
.
Bismarck
,
di
fronte
all
'
ostinazione
di
questo
contro
il
settennato
,
iniziò
una
campagna
elettorale
sfruttando
il
nome
di
Leone
XIII
contro
Windthorst
,
cui
la
Kölnische
Zeitung
(
organo
competente
come
alcuni
giornali
di
Roma
!
)
definiva
"
l
'
antipapa
guelfo
"
;
mentre
gli
aristocratici
renani
e
slesiani
(
nil
sub
sole
...
)
tentavano
"
in
pieno
accordo
con
gli
scritti
pontificali
"
(
!
)
di
fondare
,
contro
il
centro
,
un
partito
cattolico
conservatore
!
Non
riuscirono
,
naturalmente
.
Fu
quella
una
campagna
elettorale
tremenda
,
simile
alla
campagna
che
...
avremo
in
Italia
,
in
cui
Bismarck
con
abilità
satanica
si
adoperò
a
mettere
in
piedi
-
lui
!
-
un
'
antitesi
tra
il
Centro
e
la
S
.
Sede
.
Ma
i
cattolici
,
sgombrati
degli
elementi
più
retrivi
e
pavidi
,
non
si
lasciarono
fuorviare
.
Windthorst
,
benché
malato
e
contro
il
divieto
del
medico
,
si
gettò
nella
mischia
con
una
vigoria
impetuosa
:
e
l
'
ultima
battaglia
elettorale
fu
la
sua
massima
vittoria
.
"
Vinto
dalla
Chiesa
a
cui
aveva
ceduto
per
isolare
da
essa
il
Centro
,
Bismarck
aveva
creduto
almeno
di
poter
vincere
Windthorst
"
.
Fu
un
disastro
.
Egli
dovette
venire
a
patti
col
piccolo
Guelfo
.
Questi
,
in
un
colloquio
drammatico
,
gli
chiese
nettamente
:
ritorno
dei
Gesuiti
,
ristabilimento
dello
statu
quo
di
prima
del
1870
.
Bismarck
cedette
e
intanto
domandò
chi
volesse
per
successore
:
(
da
uomo
intelligente
,
direbbe
Labriola
,
si
preoccupava
della
successione
)
.
Windthorst
fece
il
nome
di
Caprivi
.
Poche
ore
dopo
Guglielmo
II
congedava
il
gran
cancelliere
e
gli
sostituiva
Caprivi
.
L
'
imperatore
raccoglieva
il
programma
sociale
del
Centro
a
favore
degli
operai
,
vantandosi
d
'
essere
d
'
accordo
con
Leone
XIII
.
A
chi
tornava
a
chiamarlo
socialista
,
Windthorst
rispondeva
:
"
Ma
allora
il
Dio
del
Sinai
fu
il
primo
dei
socialisti
?
"
.
Un
anno
dopo
la
caduta
dell
'
avversario
di
tutta
la
sua
vita
politica
,
Windthorst
moriva
.
Ebbe
onori
imperiali
al
suo
funebre
.
E
si
disse
:
"
Windthorst
è
morto
e
vive
;
Bismarck
vive
ed
è
morto
!
"
.
"
Bismarck
-
conclude
Gossau
-
aveva
iniziato
il
Kulturkampf
,
per
sbarazzarsi
del
piccolo
Guelfo
;
e
il
Kulturkampf
invece
ingigantì
la
sua
potenza
;
mirando
a
sopprimere
il
Centro
,
non
riuscì
che
a
moltiplicarne
le
ragioni
di
esistenza
"
sì
che
nato
debole
ed
eterogeneo
"
il
Centro
-
constatava
un
avversario
-
sotto
il
martello
bismarckiano
si
è
forgiato
in
un
blocco
solido
,
vigoroso
,
omogeneo
"
.
Il
che
,
mi
pare
,
si
ripete
ed
ha
la
sua
conferma
nelle
persecuzioni
che
si
stanno
abbattendo
sul
Partito
Popolare
,
che
è
il
Centro
italiano
.
.
.
Che
peccato
non
sapere
la
storia
!
StampaPeriodica ,
Per
avere
un
concetto
esatto
del
sistema
estetico
di
Wagner
bisogna
leggere
i
suoi
scritti
critici
,
pubblicati
,
per
la
più
parte
,
durante
il
suo
soggiorno
a
Parigi
,
nella
Neue
Zeitschrift
für
Musik
,
nella
Dresdener
Abendzeitung
,
nella
Gazette
Musicale
e
nel
Journal
du
monde
élégant
.
L
'
opera
d
'
arte
dell
'
avvenire
dedicata
a
Feuerbach
,
Una
visita
a
Beethoven
,
I
capricci
estetici
,
Della
sinfonia
,
Il
musicista
straniero
a
Parigi
,
I
divertimenti
a
Parigi
,
Notizie
dal
paese
delle
arti
e
delle
scienze
,
Il
giudaismo
nella
musica
,
Ueber
das
Dirigiren
,
Opera
e
dramma
,
sono
scritti
pieni
d
'
originalità
,
di
umorismo
terribile
.
L
'
immaginazione
esaltata
,
nervosa
fino
al
parossismo
,
il
cuore
ulcerato
,
l
'
acume
analitico
del
giovine
bohémien
vi
si
manifestano
potentemente
.
Vi
si
trova
in
germe
il
suo
sistema
d
'
arte
mistico
sensuale
.
L
'
Edda
,
le
leggende
popolari
del
Reno
,
Shakespeare
,
Walter
Scott
,
Byron
,
Goethe
,
Bürger
,
Hoffmann
colpiscono
,
soggiogano
la
sua
fantasia
.
In
estetica
,
in
metafisica
egli
deriva
da
Schelling
,
da
Hegel
,
dallo
Strauss
e
da
Arturo
Schopenhauer
;
in
musica
procede
da
Glück
,
da
Weber
,
da
Beethoven
e
da
Berlioz
.
Schelling
aveva
fatto
dell
'
arte
un
sesto
senso
che
doveva
mettere
in
comunicazione
l
'
anima
dell
'
uomo
con
l
'
anima
universale
.
Schopenhauer
aveva
detto
:
Quando
il
bello
si
rivela
all
'
uomo
,
la
volontà
s
'
addormenta
.
Riccardo
Wagner
concepì
l
'
arte
della
musica
universale
,
come
il
mezzo
più
elevato
per
avvolgere
l
'
uomo
nella
fantasticheria
nebulosa
e
calma
dell
'
infinito
,
gettando
,
come
dice
lui
,
con
un
giro
di
parole
romanticamente
barocco
,
sul
letto
del
dramma
musicale
il
torrente
della
sinfonia
tedesca
.
Wagner
ha
genio
drammatico
.
Fin
da
fanciullo
s
'
era
invaghito
dell
'
arte
greca
.
Il
suo
professore
,
il
dottor
Sillig
,
vedendo
l
'
ammirazione
ch
'
egli
sentiva
per
l
'
Odissea
,
di
cui
ebbe
a
tradurre
due
canti
,
pensava
di
farne
un
filologo
.
È
curioso
il
vedere
come
Wagner
si
stimi
grandissimo
poeta
.
Egli
giunse
a
dire
che
la
grande
arte
drammatica
universale
morta
con
Eschilo
e
Sofocle
rivive
in
lui
,
e
ch
'
egli
fa
rifiorire
il
genio
della
tragedia
e
della
musica
greca
nei
miti
popolari
delle
leggende
.
Poi
combatte
le
belle
forme
,
le
odiate
Welsches
,
e
le
abbandona
al
materialismo
empirico
dell
'
arte
francese
.
Poi
predica
la
libera
gioia
di
tutte
le
forze
vive
della
natura
,
la
libera
espansione
delle
anime
nel
regno
dell
'
armonia
,
il
libero
amore
,
la
deificazione
di
tutte
le
forze
,
l
'
estasi
ed
il
grande
annientamento
.
Poi
attacca
a
fondo
il
cristianesimo
,
condanna
il
modo
di
verseggiare
tedesco
imitato
dai
Greci
e
dai
Latini
,
perché
soffoca
il
pensiero
per
la
forma
e
rimette
in
onore
i
ritmi
nazionali
delle
leggende
.
Poi
vuol
castrare
la
musica
,
affermando
che
lo
scopo
dell
'
opera
deve
esser
quello
d
'
esprimere
una
idea
drammatica
,
e
che
in
musica
è
un
mezzo
per
riuscire
a
ciò
più
fortemente
e
più
completamente
.
Poi
sogna
che
la
questione
sociale
sarà
sciolta
solo
quando
sia
aperto
gratuitamente
al
popolo
un
grande
teatro
con
repertorio
fisso
d
'
opere
musicali
,
«
teatro
che
sia
tempio
di
civiltà
,
ove
l
'
uomo
si
innalzi
e
si
perfezioni
vedendo
e
udendo
tutte
le
potenze
della
forza
vitale
contribuire
alla
lotta
incivilitrice
»
.
Infine
,
per
iscusarsi
dell
'
inverosimile
misticismo
,
ond
'
è
avviluppata
la
sua
fantasia
,
proclama
che
il
solo
elemento
drammatico
-
lirico
corrispondente
alle
esigenze
dell
'
opera
musicale
è
il
mito
,
perché
ha
la
proprietà
di
concentrare
in
una
forma
ideale
ma
evidente
gl
'
istinti
generali
della
natura
umana
,
perché
il
mito
soltanto
può
condurre
lo
spirito
a
quella
chiaroveggenza
che
gli
può
far
discoprire
nuove
e
imprevedute
serie
di
fenomeni
.
Eh
!
via
,
in
cotesta
olla
podrida
le
stravaganze
e
le
contraddizioni
s
'
acciuffano
pei
capelli
.
Egli
è
convinto
che
la
danza
,
la
musica
e
la
poesia
fuse
e
riunite
insieme
siano
la
sola
e
vera
arte
vivente
;
ma
che
divise
,
isolate
,
il
loro
valore
estetico
sia
infinitamente
minore
.
Il
suo
ideale
artistico
è
quello
che
,
nello
scritto
Una
visita
a
Beethoven
,
pone
sulle
labbra
del
grande
maestro
:
«
Se
io
scrivessi
uno
spartito
,
nessuno
vorrebbe
udirlo
.
Io
non
v
'
innesterei
né
arie
,
né
duetti
,
né
terzetti
,
né
nulla
di
tutto
quel
bagaglio
convenzionale
di
cui
si
servono
tutti
oggidì
per
fabbricare
un
'
opera
.
Ciò
che
io
scriverei
,
irriterebbe
il
pubblico
ed
anche
gli
artisti
medesimi
.
Essi
non
apprezzano
che
il
falso
e
il
vuoto
musicale
,
dissimulati
dai
ritmi
brillanti
,
dall
'
orpello
che
li
riveste
.
Chi
facesse
un
dramma
lirico
,
degno
veramente
di
questo
titolo
,
passerebbe
per
un
pazzo
,
e
lo
sarebbe
invero
se
esponesse
il
suo
lavoro
alla
critica
del
pubblico
piuttosto
ché
serbarlo
per
la
propria
soddisfazione
.
Per
comporre
un
'
opera
simile
bisognerebbe
entrarvi
dentro
con
l
'
anima
,
come
ha
fatto
Shakespeare
nei
suoi
drammi
.
Quando
si
consente
ad
adattare
al
timbro
della
voce
d
'
un
istrione
dei
miserabili
pasticcini
musicali
,
destinati
solo
a
procacciargli
gli
applausi
frenetici
di
una
frivola
platea
,
si
diventa
degni
d
'
essere
classificati
fra
i
droghieri
,
i
parrucchieri
,
o
i
fabbricanti
di
busti
,
ma
non
è
lecito
aspirare
al
titolo
di
compositore
.
Il
suono
degl
'
istrumenti
preesisteva
nel
mondo
primitivo
,
senza
che
fosse
precisato
il
significato
loro
,
come
organo
della
natura
creata
,
assai
prima
che
vi
fossero
degli
uomini
sulla
terra
per
raccogliere
coteste
vaghe
armonie
.
Ma
il
genio
della
voce
umana
è
diverso
.
Questa
è
l
'
interprete
diretta
del
cuore
e
ne
traduce
le
sensazioni
individuali
.
Il
suo
dominio
è
limitato
;
le
sue
manifestazioni
sono
sempre
chiare
e
precise
.
Ebbene
,
fondete
cotesti
due
elementi
,
riproducete
i
sentimenti
vaghi
e
brutali
della
natura
col
linguaggio
degl
'
istrumenti
,
in
opposizione
alle
idee
positive
dell
'
anima
rappresentate
dalla
voce
umana
,
e
questa
eserciterà
una
influenza
luminosa
sul
conflitto
dei
primi
,
regolando
il
loro
slancio
.
»
Nella
prefazione
ai
suoi
poemi
d
'
opera
(
i
nostri
libretti
)
egli
dichiara
la
necessità
d
'
una
eguale
compenetrazione
della
musica
e
della
poesia
per
modo
che
la
melodia
sia
costruita
poeticamente
e
la
poesia
sia
costruita
musicalmente
.
«
Io
vorrei
,
dice
Wagner
,
caratterizzare
la
grande
melodia
che
abbraccia
tutta
l
'
opera
drammatica
,
e
però
tengo
conto
della
impressione
ch
'
essa
deve
produrre
.
I
particolari
infinitamente
variati
ch
'
essa
presenta
debbono
scoprirsi
agli
occhi
non
solo
del
dotto
ma
anche
del
volgo
profano
.
La
natura
meno
coltivata
deve
poterli
afferrare
,
dal
momento
che
essa
sia
giunta
al
raccoglimento
necessario
.
La
melodia
dell
'
opera
drammatica
deve
produrre
sulle
anime
un
effetto
simile
a
quello
che
una
foresta
,
al
cader
del
sole
,
produce
sul
viandante
smarrito
per
via
.
Questi
si
abbandona
man
mano
al
raccoglimento
:
le
sue
facoltà
,
disciolte
dai
rumori
della
città
,
si
tendono
ed
acquistano
una
nuova
forza
di
percezione
.
Dotato
,
per
così
dire
,
d
'
un
nuovo
senso
,
il
suo
orecchio
diviene
sempre
più
penetrante
e
distingue
con
nettezza
sempre
crescente
le
voci
diverse
che
s
'
alzano
intorno
a
lui
dalla
foresta
.
Le
voci
s
'
intrecciano
,
s
'
ingrossano
;
i
suoni
divengono
sempre
più
rimbombanti
,
sempre
più
distinti
fra
loro
,
di
modo
che
il
viandante
giunge
a
comprendere
nella
loro
infinita
varietà
che
man
mano
si
allarga
e
si
rischiara
,
una
melodia
unica
,
la
grande
melodia
della
foresta
.
Egli
è
come
se
in
una
bella
notte
d
'
estate
l
'
azzurro
profondo
del
firmamento
avesse
attirati
i
suoi
sguardi
.
Più
egli
si
abbandonerà
all
'
estasi
dello
spettacolo
inenarrabile
,
e
più
le
schiere
delle
stelle
della
volta
celeste
si
riveleranno
agli
occhi
suoi
distinte
,
chiare
,
scintillanti
,
innumerevoli
.
La
melodia
della
foresta
lascerà
nel
viandante
un
'
eco
perenne
:
ma
gli
sarà
impossibile
di
ridirla
.
Per
intenderla
novamente
egli
dovrà
ritornare
nella
foresta
,
nell
'
ora
del
tramonto
;
egli
dovrà
preparare
il
suo
spirito
a
gustarne
la
dolce
nozione
.
Egli
sarebbe
pazzo
se
volesse
stringere
nella
mano
uno
dei
graziosi
cantori
della
foresta
,
portarselo
in
camera
e
insegnargli
un
frammento
della
grande
sinfonia
della
natura
!
Che
potrebbe
egli
udire
,
in
tal
caso
se
non
che
una
melodia
da
ballo
all
'
italiana
?
»
Secondo
lui
,
non
c
'
è
che
una
sola
forma
d
'
arte
,
non
c
'
è
che
una
sola
arte
.
«
L
'
arte
,
egli
scrive
,
è
l
'
espressione
spontanea
ed
assoluta
della
natura
umana
primitiva
,
tal
quale
essa
si
dimostra
prima
di
ricevere
l
'
impronta
dell
'
educazione
che
la
falsa
e
la
disvia
,
inoculando
nella
mente
umana
delle
idee
artificiali
.
L
'
arte
fu
cosiffatta
nella
tragedia
greca
,
sublime
manifestazione
di
una
razza
che
si
svolgeva
nella
piena
libertà
,
seguendo
la
legge
degl
'
istinti
,
non
adorando
che
le
forze
della
natura
personificate
negli
dei
.
Poscia
l
'
antica
Roma
,
il
cristianesimo
e
l
'
industrialità
moderna
hanno
soffocata
l
'
arte
distornando
l
'
animo
dell
'
uomo
dalla
contemplazione
delle
forze
vive
della
natura
,
la
prima
col
suo
praticismo
,
con
l
'
imitazione
,
con
la
febbre
prepotente
di
dominio
politico
,
il
secondo
col
suo
disprezzo
del
mondo
e
della
carne
;
la
terza
con
la
sete
degl
'
illeciti
guadagni
,
con
la
bassezza
dei
calcoli
materiali
.
Sopraggiunga
adunque
una
rivoluzione
che
rovesci
il
patibolo
che
si
chiama
società
,
spazzi
via
tutti
i
pregiudizi
che
acciecano
e
degradano
l
'
uomo
e
lo
riconduca
allo
stato
felice
della
natura
.
Allora
egli
potrà
di
nuovo
comprendere
ed
amare
l
'
arte
,
non
per
freddo
calcolo
,
ma
come
un
bisogno
dell
'
essere
perfetto
.
»
Finisco
,
riproducendo
due
pensieri
suoi
.
Quando
egli
mise
in
iscena
il
Vascello
fantasma
a
Berlino
,
la
Gazzetta
musicale
di
Vienna
osservò
:
Wagner
come
scrittore
avrebbe
potuto
riuscire
,
ma
come
compositore
di
musica
non
è
riuscito
di
certo
.
Egli
,
leggendo
il
giornale
,
uscì
a
dire
:
I
musicisti
m
'
accordano
del
talento
letterario
:
i
poeti
del
talento
musicale
.
Ci
sono
musicisti
e
poeti
ai
quali
io
non
accordo
alcun
talento
.
A
Berlino
,
dopo
un
concerto
composto
di
frammenti
dei
Niebelungen
,
in
un
gran
banchetto
che
gli
fu
offerto
all
'
Hôtel
de
Rome
,
pronunziò
un
discorso
-
programma
,
che
si
chiudeva
così
:
«
Il
popolo
tedesco
non
domanda
all
'
arte
sua
che
la
verità
soltanto
,
e
poco
si
cura
delle
belle
forme
(Welsches).È
troppo
sapiente
per
non
guardare
in
fondo
alle
cose
.
Come
al
tempo
della
grande
Riforma
seppe
purificare
la
sua
religione
dalle
pompe
corrompitrici
del
culto
romano
,
così
esso
deve
ora
sbarazzare
la
sua
arte
nazionale
dalle
forme
.
»
Questi
è
Riccardo
Wagner
,
il
filosofo
,
il
poeta
,
il
drammaturgo
,
il
musicista
che
lascerà
così
gigantesca
impronta
di
sé
nell
'
arte
della
scena
:
questa
la
sfinge
bizzarra
,
meravigliosa
,
che
costringe
alla
parte
d
'
Edipo
il
pubblico
d
'
Europa
coi
voli
altissimi
della
fantasia
.
StampaPeriodica ,
I
Non
si
può
negare
che
la
novella
in
Italia
ricominci
a
fiorire
:
dal
Piemonte
,
dalla
Lombardia
,
dalla
Liguria
,
dal
Veneto
,
dalla
Toscana
,
e
specialmente
dal
reame
di
Napoli
e
da
terra
d
'
Abruzzi
e
dalle
Calabrie
e
dalla
Sicilia
,
non
che
dalla
Marca
d
'
Ancona
e
dalle
altre
Marche
e
dalle
Romagne
,
fioccano
le
novelle
e
i
novellatori
si
levano
sempre
più
numerosi
e
fecondi
.
Ben
vengano
i
novellatori
e
le
novelle
buone
,
e
così
ritorni
il
buon
tempo
antico
,
quando
nelle
corti
e
nelle
case
del
popolo
e
nelle
campagne
italiane
si
novellava
tra
lo
strepito
dell
'
arme
,
tra
lo
strepito
dei
telai
,
tra
lo
strepito
della
trebbiatura
.
Nella
novella
allora
si
cementava
il
gaio
e
salubre
realismo
borghese
,
e
la
prosa
rispecchiava
nella
sua
onda
chiara
,
nella
sua
onda
larga
,
piena
di
gorghi
profondi
e
di
vortici
voluttuosi
,
i
casi
della
vita
.
I
casi
uditi
qua
e
là
,
per
le
piazze
o
pei
campi
o
per
le
corti
dei
signori
,
in
terra
di
cristiani
o
in
terra
di
infedeli
,
nei
paesi
d
'
Europa
o
nei
paesi
d
'
oltremare
,
sgorgavano
dalle
labbra
del
Gonnella
tra
lo
scoppio
delle
arguzie
mordenti
,
poi
fluivano
e
si
suggellavano
perennemente
nella
prosa
secca
e
salata
del
Sacchetti
o
nella
prosa
piena
di
musica
e
di
libidine
del
Boccacci
.
Fu
un
movimento
che
incominciò
in
Italia
,
e
dall
'
Italia
andò
via
via
dilagando
per
l
'
Europa
;
fu
anzi
la
sola
forma
di
arte
letteraria
onde
l
'
Italia
possa
vantare
,
se
non
la
maternità
,
certo
l
'
adozione
prima
dall
'
Oriente
.
Tutte
le
altre
forme
dell
'
arte
,
l
'
epica
la
lirica
il
dramma
il
romanzo
,
vennero
dalla
Francia
,
dalla
Linguadoca
,
dalla
Spagna
e
sino
dalla
Germania
:
la
novella
dall
'
Italia
passò
in
Francia
,
e
fece
qualche
fuggitiva
apparizione
in
Ispagna
e
in
Germania
.
Avete
letto
mai
vecchie
novelle
francesi
?
Sapete
la
prosa
della
regina
di
Navarra
,
di
Bonaventura
Des
Périers
,
di
Agrippa
d
'
Aubigné
,
e
di
tutti
quanti
i
novellatori
che
fiorirono
ed
ebbero
fama
durante
il
regno
dei
quattro
ultimi
Valois
?
Allora
l
'
imitazione
italiana
era
universale
;
con
Caterina
de
'
Medici
non
solamente
le
mode
di
Toscana
,
non
solamente
l
'
untume
della
politica
fiorentina
,
ma
tutte
quante
le
fogge
e
le
inclinazioni
e
le
raffinatezze
dell
'
arte
italiana
si
erano
accampate
nel
parco
di
Fontainebleau
e
intorno
al
Castelletto
:
era
naturale
che
anche
le
novelle
di
messer
Giovanni
,
mezzo
fiorentino
e
mezzo
parigino
,
trovassero
a
Parigi
ospiti
cortesi
e
briganti
insaziabili
.
Il
primo
esempio
lo
diede
una
bella
e
pia
e
galante
regina
:
i
briganti
di
poi
non
furono
sazi
mai
.
A
poco
a
poco
la
prevalenza
italiana
scadde
,
e
l
'
egemonia
dell
'
arte
si
attendò
in
terra
di
barbari
:
il
maresciallo
d
'
Ancre
fu
ucciso
con
una
pistolettata
sotto
gli
occhi
di
Caterina
de
'
Medici
,
e
il
Malherbe
cacciò
a
forza
il
Petrarca
dai
confini
della
poesia
francese
;
ma
a
dispetto
del
Malherbe
la
novella
italiana
restò
abbarbicata
alle
terre
di
Sua
Maestà
Cristianissima
,
e
non
si
poté
svellere
mai
;
e
tutti
i
novellatori
che
ebbero
fama
in
Francia
dovettero
alimentarsi
di
quella
antica
polpa
nutriente
:
cito
,
ad
esempio
,
i
due
nomi
maggiori
:
il
Lafontaine
e
il
Balzac
.
Il
primo
rifece
in
versi
le
migliori
novelle
italiane
,
l
'
altro
rifece
in
vecchia
prosa
i
migliori
racconti
francesi
,
che
derivavano
da
fonte
italiana
.
Occorre
citare
altri
nomi
,
ed
è
necessario
tirare
in
ballo
Alfredo
De
Musset
?
Lasciamo
correre
:
tanto
,
se
i
lettori
non
son
convinti
ancora
,
vuol
dire
ch
'
essi
son
più
duri
di
quei
frati
bizantini
del
monte
Athos
,
i
quali
,
mentre
le
mura
di
Bisanzio
crollavano
agli
assalti
dei
barbareschi
,
si
contemplavano
la
pancia
illustrata
dal
tramonto
del
sole
,
e
non
sapevano
persuadersi
che
quella
fosse
luce
increata
.
Ritorni
pure
dicevo
dunque
con
desiderio
questa
età
dell
'
oro
per
la
novella
italiana
,
e
i
novellatori
siano
i
ben
venuti
,
da
qualunque
parte
d
'
Italia
essi
si
levino
.
Ma
non
ci
lasciamo
pigliar
la
mano
dall
'
entusiasmo
,
e
non
incominciamo
troppo
presto
ad
urlare
che
l
'
età
dell
'
oro
è
ritornata
.
Facciamo
i
conti
di
cassa
con
assai
di
calma
e
poco
di
carità
fraterna
.
II
Prima
di
tutto
,
così
in
tesi
generale
,
si
può
dire
che
noi
facciamo
appunto
quel
che
facevano
i
francesi
di
Caterina
de
'
Medici
:
ci
appostiamo
con
le
pistole
alla
cintura
e
lo
stiletto
tra
i
denti
ai
valichi
delle
Alpi
,
aspettando
al
passaggio
le
balle
dei
romanzi
francesi
.
La
differenza
sta
in
questo
,
che
allora
noi
eravamo
i
ricattati
,
ed
ora
siamo
i
ricattatori
.
E
sta
bene
:
non
io
certo
mi
dorrò
di
questa
santa
rappresaglia
;
e
primo
e
più
forte
griderei
al
sacco
,
se
il
brigantaggio
potesse
giovare
allo
sviluppo
dell
'
arte
.
In
arte
,
come
in
tutte
quante
le
cose
della
vita
,
è
necessario
un
movimento
continuo
d
'
importazione
e
di
esportazione
:
se
gli
ultimi
cittadini
della
repubblica
romana
non
avessero
studiato
nei
ginnasi
greci
,
l
'
arte
latina
già
decadente
con
la
lingua
latina
non
avrebbe
preso
quel
nuovo
slancio
miracoloso
che
la
spinse
tanto
innanzi
;
e
,
senza
le
influenze
provenzali
,
chissà
quanto
più
avrebbe
stentato
la
nostra
letteratura
a
liberarsi
dalle
pastoie
dialettali
.
La
circolazione
dei
criterii
e
dei
prodotti
artistici
e
il
libero
scambio
del
pensiero
sono
dunque
due
necessità
della
vita
umana
,
come
la
circolazione
monetaria
e
il
libero
scambio
delle
merci
;
ma
perché
l
'
equilibrio
duri
,
tutte
le
parti
interessate
debbono
accettare
e
attuare
francamente
questi
due
canoni
del
commercio
moderno
.
Se
una
parte
si
rinserra
in
sé
stessa
,
e
nega
di
accettare
quel
che
può
venirle
dalle
altre
,
l
'
equilibrio
è
rotto
.
Questo
a
punto
ha
fatto
la
Francia
dopo
il
trenta
:
si
è
rinserrata
in
un
egoismo
letterario
superbo
,
ignorante
,
intollerante
,
e
non
vive
che
di
sé
stessa
e
per
sé
stessa
,
e
ha
chiuse
tutte
le
vie
al
commercio
d
'
importazione
.
L
'
equilibrio
dunque
è
rotto
,
e
tra
questa
e
le
altre
parti
d
'
Europa
non
vi
può
essere
circolazione
né
scambio
di
prodotti
e
di
criterii
artistici
,
perché
la
Francia
non
ne
accetta
quando
non
portino
marca
di
fabbrica
nazionale
.
Sarebbe
stato
utile
provvedere
sin
da
principio
,
e
bloccare
tutti
i
porti
francesi
per
impedire
l
'
esportazione
;
ma
questo
,
o
per
mancanza
o
per
inesperienza
,
non
si
fece
,
e
tutta
quanta
l
'
Europa
,
eccetto
l
'
lnghilterra
e
,
in
parte
,
la
Germania
,
fu
invasa
dall
'
esportazione
francese
:
noi
,
naturalmente
,
ne
abbiamo
avuto
sino
al
collo
,
anzi
ci
siamo
adoperati
con
le
mani
e
coi
piedi
perché
l
'
alluvione
fosse
più
larga
e
più
lunga
.
Che
cosa
ne
è
seguito
?
Permettetemi
di
farvi
un
piccolo
quadro
della
nostra
novellistica
costituzionale
.
La
novella
moderna
in
Italia
è
nata
intorno
al
66
,
con
la
casa
Treves
che
la
tenne
al
battesimo
e
che
non
la
volle
più
fare
uscire
di
tutela
.
Nacque
dunque
intorno
al
66
,
e
fu
quella
infelice
e
vituperevole
cosa
che
poteva
essere
,
dopo
la
rotta
di
Custoza
e
il
vituperio
di
Lissa
.
Con
l
'
Affondatore
parve
che
tutte
le
forze
e
tutte
le
speranze
della
nova
Italia
sprofondassero
nei
gorghi
dell
'
Adriatico
:
Caterina
Percoto
seguitava
a
raccontare
storielle
friulane
semplici
,
oneste
,
sonnolente
,
secondo
i
desiderii
del
buon
Tommaséo
;
e
Paolo
Tedeschi
filava
novelline
pallide
alla
maniera
germanica
,
continuando
il
Dall
'
Ongaro
.
La
novella
era
dunque
tuttavia
sotto
il
dominio
politico
e
letterario
dell
'
Austria
,
e
fu
a
punto
un
editore
irredento
che
la
fece
emigrare
a
Milano
,
fu
il
Treves
.
Una
delle
delizie
della
mia
infanzia
,
tra
i
romanzi
di
Walter
Scott
e
i
molti
pellegrinaggi
sui
tetti
,
furono
certi
libriccini
con
la
copertina
color
marrone
chiaro
che
il
Treves
timidamente
sparpagliava
da
Milano
:
di
questi
libriccini
,
che
mi
stornarono
dai
Fatti
d
'
Enea
e
da
una
vecchia
traduzione
in
prosa
dell
'
Iliade
,
non
rammento
né
i
titoli
né
gli
argomenti
;
rammento
bensì
la
copertina
color
marrone
chiaro
,
e
anche
mi
pare
che
fossero
raccontini
originali
e
tradotti
dal
tedesco
:
si
vede
che
il
Treves
aveva
ancora
qualche
fede
nella
letteratura
tedesca
.
Ma
la
fede
cadde
presto
,
e
il
mestierante
Treves
non
tardò
ad
avvedersi
che
se
voleva
far
fortuna
bisognava
gittarsi
alla
Francia
:
fu
così
che
sorse
in
Milano
quel
maledetto
laboratorio
chimico
di
romanticismo
mezzo
manzoniano
e
mezzo
francese
,
che
assorbì
e
lambiccò
e
volatilizzò
tutte
le
forze
letterarie
dell
'
Italia
,
e
che
tuttavia
tra
le
macerie
si
affatica
a
questa
bestiale
opera
di
assorbimento
,
di
lambiccamento
,
e
di
volatilizzamento
.
Perché
in
Milano
dal
Treves
e
dagli
altri
emuli
suoi
si
incontrarono
e
si
diedero
la
mano
in
un
connubio
mostruoso
,
non
libero
di
ribellioni
e
di
battaglie
,
i
vecchi
avanzi
del
romanticismo
,
e
i
giovani
codini
manzoniani
,
e
parecchi
spiriti
rivoluzionari
che
in
un
altro
ambiente
,
con
altra
compagnia
e
con
altri
studi
,
avrebbero
potuto
fare
un
'
opera
utile
assai
al
disgelo
dell
'
Italia
letteraria
.
Questo
parrà
un
paradosso
e
leverà
molti
a
rumore
,
ma
è
un
fatto
incontestabile
che
intorno
al
cadavere
del
Manzoni
Paolo
Ferrari
e
Giuseppe
Rovani
si
accordarono
in
una
miracolosa
comunione
di
entusiasmo
e
di
propositi
;
che
il
Tarchetti
morì
,
in
casa
di
Salvatore
Farina
,
meschino
e
rugiadoso
e
troppo
fortunato
manzoniano
;
che
il
Praga
più
di
una
volta
si
trovò
a
bere
in
compagnia
di
Camillo
Boito
.
Nella
capitale
morale
d
'
Italia
s
'
incontrarono
il
Bonghi
,
il
Cantù
,
il
De
Amicis
,
il
Bersezio
,
il
Barrili
,
Cesare
Donati
,
Leone
Fortis
,
Pompeo
Gherardo
Molmenti
,
il
Capranica
,
il
Caccianiga
,
il
Bettòli
e
altri
mercanti
di
letteratura
d
'
ogni
colore
,
i
quali
pigliarono
la
cosa
dal
lato
pratico
e
mossero
da
questo
criterio
:
scrivere
libri
facilmente
e
sicuramente
vendibili
:
il
criterio
a
punto
onde
muovono
gl
'
impresari
dei
teatri
di
boulevard
e
i
direttori
dei
giornali
a
un
soldo
nella
vecchia
e
buona
città
di
Parigi
.
Ognuno
,
secondo
la
natura
e
la
misura
dell
'
ingegno
suo
,
si
mise
a
speculare
sulle
debolezze
,
sui
vizi
,
sulla
sensibilità
,
sulla
vigliaccheria
del
pubblico
;
e
i
libri
loro
si
venderono
con
più
o
meno
di
fortuna
:
così
Edmondo
De
Amicis
,
dopo
avere
per
un
pezzo
portato
in
processione
sopra
un
piatto
i
suoi
occhi
di
bersagliere
lacrimanti
come
due
fontane
,
cambiò
tattica
di
botto
e
si
gittò
a
viaggiare
,
alla
moda
francese
;
così
gli
altri
piantarono
il
romanzo
storico
crollante
da
tutte
le
parti
,
e
si
gittàrono
in
una
cloaca
di
romanticismo
borghese
,
senza
un
indirizzo
chiaro
,
senza
discernimento
,
senza
criteri
sicuri
,
andando
a
tentoni
,
correndo
da
un
modello
all
'
altro
,
punzecchiati
spronati
flagellati
dal
pensiero
goloso
e
invidioso
della
Francia
,
ove
gli
esemplari
dei
libri
si
vendono
a
migliaia
.
Dato
un
tale
ambiente
d
'
ignoranza
di
pecoraggine
e
di
affarismo
,
era
naturale
che
tutti
i
cattivi
istinti
venissero
a
galla
gorgogliando
,
e
che
la
mediocrità
si
facesse
innanzi
fra
gli
applausi
:
era
naturale
che
Pompeo
Gherardo
Molmenti
si
spiccasse
da
Venezia
facendo
salamelecchi
,
e
sparpagliando
raccontini
tisici
dissanguati
,
e
sbuffi
d
'
una
erudizione
bolsa
e
contrabbandiera
sulle
turbe
acclamanti
.
La
rocca
lombarda
pareva
un
'
acropoli
inespugnabile
,
e
Leone
Fortis
sui
merli
sonava
a
raccolta
pavoneggiandosi
nelle
sue
vecchie
penne
di
pappagallo
.
Delle
femmine
che
gittarono
le
loro
gonnelle
in
mezzo
a
questo
vituperio
della
prosa
italiana
non
voglio
parlare
,
perché
noi
bizantini
facciamo
professione
di
cavalleria
.
Dico
solamente
che
di
quanti
parteciparono
a
questo
vituperio
,
uno
solo
mostrò
ingegno
vero
e
sano
,
e
fu
il
Verga
,
al
quale
in
seguito
si
levarono
ai
fianchi
un
altro
siciliano
e
una
napolitana
,
Luigi
Capuana
e
Matilde
Serao
:
di
questi
tre
il
più
forte
è
il
Capuana
.
Il
Verga
ha
più
calore
di
fantasia
e
più
potenza
di
colore
,
la
Serao
ha
più
finezza
di
sentimento
e
di
nervi
femminili
;
ma
il
Capuana
ha
per
sé
due
buone
qualità
,
che
gli
dànno
il
vantaggio
sopra
tutti
i
suoi
competitori
:
la
sicurezza
dell
'
osservazione
,
e
la
coltura
.
Un
segno
comune
di
tutti
i
nostri
novellatori
mascolini
e
femminini
è
l
'
ignoranza
.
Nessuno
di
loro
,
tranne
il
Capuana
,
ha
capito
che
nel
nostro
paese
,
ove
la
novella
e
il
romanzo
non
hanno
tradizioni
fresche
,
è
necessario
uno
studio
serio
,
ordinato
e
largo
di
tutte
le
letterature
moderne
,
e
della
nostra
novellistica
antica
:
tutti
,
tranne
il
Capuana
,
stanno
appostati
ai
valichi
delle
Alpi
con
le
pistole
alla
cintura
e
lo
stiletto
fra
i
denti
aspettando
al
passo
gli
ultimi
romanzi
francesi
;
tutti
sono
,
chi
più
chi
meno
,
nelle
condizioni
di
Leone
Fortis
,
il
quale
dopo
avere
per
tanti
anni
predicato
alle
turbe
il
verbo
della
letteratura
francese
,
credeva
in
ultimo
nella
sua
grassa
e
vacua
ingenuità
che
in
Francia
s
'
ignorasse
il
sonetto
.
Credete
che
esageri
?
E
bene
,
che
cosa
ha
fatto
il
Verga
prima
dei
Malavoglia
?
Quale
altra
cosa
ha
fatto
se
non
rimpastare
in
quattro
o
cinque
o
sei
romanzi
la
Signora
dalle
Camelie
?
E
si
accorse
egli
che
in
Francia
fosse
esistito
un
Onorato
di
Balzac
,
che
in
Francia
esistesse
un
Emilio
Zola
prima
che
il
plauso
della
folla
gli
gittasse
sotto
il
naso
l
'
Assommoir
?
E
la
signorina
Serao
non
gitta
ella
nelle
sue
novelle
e
ne
'
suoi
romanzi
,
senza
misura
e
senza
pietà
,
come
uno
scolaretto
che
ha
fatto
troppe
e
troppo
maldigeste
letture
,
il
realismo
nervoso
del
Daudet
,
e
quello
plastico
e
colorito
del
Flaubert
,
e
quello
solido
e
meccanico
dello
Zola
,
insieme
al
romanticismo
convalescente
del
Dumas
figlio
e
al
romanticismo
tisico
di
Ottavio
Feuillet
?
E
non
è
vero
forse
che
nessuno
dei
nostri
novellatori
si
è
mai
fatto
una
questione
di
lingua
e
di
stile
;
ma
ognuno
italianizza
il
proprio
dialetto
,
con
non
poche
fioriture
francesi
?
Ora
tutto
questo
non
può
continuare
.
Leone
Fortis
aveva
già
cantato
il
miserere
alla
lirica
italiana
;
e
la
lirica
in
Italia
è
risorta
per
opera
di
un
poeta
che
si
fortificò
e
si
nutrì
lungamente
e
copiosamente
di
filologia
romanza
.
Io
credo
che
noi
avremo
dei
romanzi
e
delle
novelle
esemplari
,
quando
i
nostri
novellatori
avvenire
saranno
degli
eruditi
come
il
Boccacci
.
Non
monta
che
sappiano
il
latino
e
il
greco
come
il
Boccacci
;
ma
è
necessario
che
sappiano
bene
il
francese
e
la
letteratura
francese
,
l
'
inglese
e
la
letteratura
inglese
,
il
tedesco
e
la
letteratura
tedesca
,
il
russo
e
la
letteratura
russa
,
l
'
italiano
e
la
letteratura
italiana
.
E
se
anche
sapessero
il
sanscrito
,
e
potessero
leggere
il
Panciatantra
,
non
ci
perderebbero
nulla
,
perché
fu
dall
'
altipiano
dell
'
Iran
che
scaturì
l
'
Oceano
dei
fiumi
delle
novelle
.
III
Questi
ed
altri
pensieri
mi
ronzavano
nella
mente
leggendo
i
Racconti
Calabresi
di
Nicola
Misasi
,
il
quale
,
non
trovando
nel
nostro
paese
tradizioni
novellistiche
fresche
,
e
non
avendo
sufficiente
esperienza
delle
tradizioni
straniere
,
ha
fatto
una
lodevole
opera
di
prudenza
:
si
è
rinserrato
nella
sua
semplice
e
ruvida
scorza
di
montanaro
.
Glie
ne
è
seguito
del
bene
e
del
male
.
Certo
non
si
può
dire
ch
'
egli
abbia
subito
influenze
esterne
,
e
i
suoi
racconti
non
paiono
tradotti
dalla
cronaca
d
'
un
giornale
parigino
come
i
bozzetti
del
mite
e
pingue
Navarro
della
Miraglia
,
ma
rassomigliano
un
poco
ai
fauni
antichi
che
balzavano
ispidi
e
vellosi
dal
cortice
degli
alberi
,
e
hanno
un
sapore
selvoso
di
rapsodia
primitiva
e
di
cronaca
medievale
.
Egli
li
narra
come
li
narrano
i
contadini
e
gli
atti
di
accusa
dei
processi
briganteschi
,
con
poche
preoccupazioni
d
'
arte
,
con
molto
amore
della
verità
storica
e
topografica
.
Nel
paesaggio
è
secco
,
breve
e
poco
colorito
;
i
particolari
gli
sfuggono
;
egli
pone
un
'
ossatura
solida
sopra
un
fondo
ben
disegnato
,
ecco
tutto
.
E
questo
mi
piace
;
perché
ogni
tanto
da
questa
prosa
grezza
mi
balzano
in
faccia
le
asprezze
efficaci
della
verità
,
e
un
getto
di
passione
viva
,
e
uno
scoppio
di
grida
umane
.
L
'
analisi
non
c
'
è
:
il
Misasi
non
ha
saputo
frugare
nell
'
anima
dei
suoi
briganti
;
ma
li
ha
disegnati
con
una
ruvidezza
di
tocco
franca
e
pittoresca
,
ma
li
ha
disseminati
con
un
movimento
vivace
per
i
boschi
della
Sila
;
e
basta
.
I
suoi
racconti
sono
troppo
esteriori
,
ma
hanno
tutti
i
vantaggi
dell
'
esteriorità
:
sono
plastici
,
sono
drammatici
,
sono
vivi
;
i
suoi
racconti
sono
troppo
selvatici
,
ma
hanno
tutti
i
vantaggi
della
barbarie
:
sono
freschi
,
sono
robusti
,
sono
sani
.
Del
resto
il
Misasi
,
quando
vuole
,
sa
anche
addentrare
nel
cuore
umano
gli
aculei
dell
'
analisi
:
i
lettori
della
Bizantina
possono
dire
con
quanta
sottigliezza
,
con
quanto
fortunato
acume
egli
abbia
sfruttata
l
'
anima
delle
monache
.
Io
dunque
,
dolente
di
non
potermi
fermare
più
a
lungo
con
lui
per
essermi
troppo
fermato
con
gli
altri
,
gli
do
un
consiglio
:
impari
bene
il
tedesco
,
il
russo
,
l
'
inglese
e
lo
spagnuolo
,
e
studii
,
studii
con
un
metodo
severo
tutte
queste
letterature
;
poi
consacri
molto
tempo
e
molte
fatiche
e
molto
ingegno
ai
nostri
novellatori
,
dal
Boccacci
al
Machiavelli
;
poi
se
gli
pare
opportuno
,
legga
anche
il
Panciatantra
.
Farà
qualcosa
di
meglio
che
non
abbiano
fatto
quelli
della
lega
lombarda
stipendiati
da
Casa
Treves
.
StampaPeriodica ,
Pare
un
paradosso
strano
,
e
pure
è
una
verità
appurata
e
provata
con
molte
studiose
ricerche
,
che
i
popoli
latini
,
e
più
il
popolo
d
'
Italia
,
hanno
pochissima
potenza
di
creazione
fantastica
.
Tutta
la
nuova
materia
d
'
arte
,
che
fu
accumulata
dopo
il
crollo
della
vita
pagana
,
o
venne
dall
'
Oriente
con
molta
varietà
d
'
importazione
,
o
fu
una
produzione
indigena
della
razza
sassone
e
della
razza
celtica
;
la
razza
latina
non
concorse
al
gran
cumulo
di
materiale
se
non
con
qualche
tradizione
classica
e
con
qualche
getto
di
lirica
d
'
amore
.
Così
,
mentre
i
monaci
pellegrini
recavano
dalle
terre
d
'
Oltremare
coi
frantumi
del
Santo
Sepolcro
e
coi
ramoscelli
d
'
olivo
dell
'
orto
di
Getsemani
le
fantasie
maturate
al
sole
del
Cattai
o
dei
piani
del
Gange
;
mentre
dai
boschi
armoricani
e
dalle
paludi
bretone
e
dalle
torbaie
della
Turingia
e
della
Pannonia
il
canto
epico
sonava
accordato
sul
ritmo
gregoriano
;
mentre
nelle
valli
pireneiche
tra
la
crescenza
odorosa
degli
oleandri
la
nova
lirica
si
metteva
a
fiorire
con
un
tumulto
d
'
amore
melodioso
,
l
'
Italia
badava
a
innestare
i
rampolli
cristiani
sul
vecchio
tronco
gentile
,
e
si
trasmutava
e
si
rifondeva
cristianamente
le
sembianze
di
Virgilio
.
Nocquero
le
tradizioni
e
le
presunzioni
patrie
,
o
fu
un
difetto
dell
'
intelligenza
nostra
?
Non
so
.
Certo
la
lingua
italiana
germogliò
ultima
dal
carcame
fecondatore
della
romanità
;
certo
il
popolo
d
'
Italia
non
conferì
al
patrimonio
epico
lirico
e
drammatico
fondato
dagli
altri
popoli
d
'
Europa
.
Noi
non
fummo
altro
mai
che
manipolatori
del
materiale
altrui
,
e
quasi
amministratori
del
patrimonio
altrui
.
Guardate
alla
storia
della
nostra
epica
e
della
nostra
lirica
e
della
nostra
grammatica
,
da
Sordello
Mantovano
che
poetò
in
lingua
d
'
oc
sino
al
signor
Parodi
e
al
signor
Guaido
che
scrivono
drammi
e
romanzi
in
lingua
francese
,
e
ditemi
se
fu
mai
popolo
così
sterile
di
fantasia
come
il
popolo
italiano
.
Né
questa
sterilità
è
solamente
negli
scrittori
o
solamente
nel
popolo
;
ma
il
popolo
e
gli
scrittori
si
accordano
meravigliosamente
in
una
deficienza
strana
delle
facoltà
imaginative
.
Pio
Rajna
mostrò
già
con
documenti
e
con
prove
sicure
come
il
più
fantasioso
de
'
nostri
poeti
,
l
'
Ariosto
,
nulla
o
presso
che
nulla
traesse
dall
'
attività
procreatrice
della
sua
mente
,
ma
solo
con
una
sintesi
miracolosa
raccozzasse
e
fondesse
una
mole
immensa
di
favole
di
cavalleria
penetrate
in
Italia
coi
romanzi
francesi
,
coi
poemi
inglesi
,
con
le
canzoni
di
gesta
e
coi
frammenti
epici
tedeschi
;
Alessandro
D
'
Ancona
ha
provato
come
il
materiale
della
lirica
popolare
sia
tutto
o
presso
che
tutto
d
'
importazione
straniera
;
e
se
Domenico
Comparetti
avesse
seguitato
i
suoi
studi
di
novellistica
comparata
,
facilmente
avrebbe
potuto
dimostrare
che
nella
selva
folta
di
novelle
popolari
che
copre
tutta
l
'
Europa
non
c
'
è
un
solo
virgulto
italiota
.
Guardate
ai
novellieri
italiani
:
la
materia
ch
'
essi
foggiarono
con
tanta
maestria
d
'
arte
da
fare
della
novella
una
forma
veramente
italiana
,
venne
d
'
Oriente
nelle
emanazioni
del
buddhismo
o
fu
qua
e
là
raccattata
per
le
terre
d
'
Europa
.
Quando
i
novellatori
vollero
attingere
alla
larga
fonte
del
popolo
,
la
trovarono
tutta
scrosciante
e
zampillante
di
acque
forastiere
;
così
accadde
che
nella
prosa
narrativa
l
'
elemento
indigeno
entrasse
in
una
misura
scarsa
assai
,
e
l
'
elemento
popolare
non
tardasse
a
cadere
in
discredito
.
Così
vedendo
ora
che
un
novellatore
italiano
della
scuola
sperimentale
si
è
messo
con
proposito
deliberato
a
formare
novelle
popolari
con
materia
tratta
tutta
dalla
sua
mente
,
e
con
fortuna
grande
,
io
mi
sarei
aspettato
un
più
largo
plauso
dagl
'
Italiani
.
Se
non
che
,
gl
'
Italiani
l
'
importanza
e
le
difficoltà
di
certe
cose
non
le
intendono
.
II
Dice
il
Capuana
nella
prefazione
del
suo
libro
che
,
avendo
scritto
una
delle
sue
novelle
per
un
caro
bimbo
che
gli
chiedeva
una
bella
fiaba
,
pensò
di
costruirne
altre
a
diletto
de
'
suoi
nipotini
;
poi
,
leggendole
,
lo
prendeva
una
gran
soggezione
di
quei
cari
diavoletti
che
gli
sedevano
a
torno
,
e
stavano
tutt
'
occhi
e
tutt
'
orecchi
ad
ascoltare
.
Certo
,
l
'
autorità
fanciullesca
in
fatto
di
storie
imaginose
è
grande
;
ma
non
bisogna
poi
esagerarne
il
peso
,
come
fa
il
Nencioni
.
Io
non
ho
dato
da
leggere
ai
ragazzi
il
libro
del
Capuana
,
ma
so
che
il
gusto
infantile
è
facilmente
appagabile
.
Io
pure
sono
stato
un
bimbo
curioso
e
desideroso
di
fanfaluche
strane
,
come
tutti
i
bimbi
di
questo
mondo
,
e
avendo
avuto
poche
narratrici
,
mi
erano
di
un
diletto
indicibile
le
Mille
e
una
notte
udite
leggere
la
sera
accanto
al
fuoco
.
Tutti
sanno
come
in
questo
suo
rifacimento
dall
'
arabo
il
signor
Galland
impegolasse
gli
studiosi
artifizi
orientali
di
molta
pomata
francese
;
e
pure
la
storia
di
Aladino
,
raccontata
con
una
prosa
sciatta
e
pretensiosa
insieme
,
faceva
fremere
di
godimento
e
di
paura
il
mio
spirito
bambinesco
.
Anche
una
vecchia
traduzione
in
prosa
dell
'
Iliade
popolò
la
mia
mente
di
fantasie
meravigliose
e
mi
scosse
forte
i
nervi
tra
il
settimo
e
l
'
ottavo
anno
;
e
pure
la
narrazione
era
fatta
più
penosa
dall
'
ortografia
arcaica
.
Leggete
a
un
bambino
le
fanfaluche
meno
bambinesche
,
le
favole
di
Esopo
tradotte
per
uno
da
Siena
,
il
Novellino
,
i
Fatti
d
'
Enea
,
e
lo
spirito
suo
penderà
dalle
vostre
labbra
come
quel
di
Saul
pendeva
dagli
arpeggiamenti
di
David
.
La
cosa
dunque
va
considerata
più
dall
'
alto
,
e
a
me
pare
che
la
prima
questione
che
il
libro
del
Capuana
debba
suscitare
,
sia
questa
:
il
gran
materiale
narrativo
e
cantativo
che
alimenta
l
'
intelligenza
di
tutti
i
popoli
d
'
Europa
è
esso
malleabile
e
foggiabile
alle
molteplici
forme
dell
'
arte
?
Io
dico
di
sì
;
e
chiunque
guardi
alla
storia
delle
letterature
antiche
e
delle
letterature
moderne
dovrà
accordarsi
meco
.
Non
è
forse
appurato
che
la
letteratura
italiana
non
fu
già
fabbricata
toscanamente
sui
modelli
provenzali
alla
corte
sveva
di
Palermo
,
ma
venne
via
via
crescendo
e
avvantaggiandosi
,
come
in
tutte
le
terre
d
'
Italia
dialetti
germogliati
dal
terriccio
latino
misto
di
concime
barbarico
si
mettevano
a
fiorire
?
E
non
è
forse
noto
all
'
universale
che
l
'
Ariosto
,
e
poi
i
poeti
che
intorno
a
Lorenzo
il
magnifico
portarono
per
Firenze
la
licenza
allegra
del
carnasciale
,
attinsero
dal
popolo
materia
nova
e
più
fresca
?
Se
non
che
,
questi
e
molti
altri
che
io
per
brevità
dimentico
,
rinnovarono
e
rinfrescarono
alle
chiare
fonti
popolari
l
'
epica
un
po
'
passita
nelle
mani
troppo
dotte
del
Boccacci
,
e
la
lirica
stroppiata
dai
petrarcheggianti
;
ma
nessuno
si
messe
per
esercizio
d
'
arte
ad
imitare
le
rozze
forme
popolaresche
.
In
Italia
,
no
:
ma
in
Germania
e
in
Inghilterra
e
in
Francia
si
tentò
questo
più
volte
con
varia
fortuna
;
e
a
me
pare
che
la
questione
si
possa
più
chiaramente
formulare
così
:
le
imitazioni
delle
forme
popolari
nella
selvatichezza
naturale
sono
solamente
un
esercizio
atto
a
dilettare
i
bambini
,
o
possono
essere
vere
e
proprie
fogge
dell
'
arte
?
Di
nuovo
,
io
dico
di
sì
.
Ecco
:
da
qualche
tempo
l
'
arte
sente
il
bisogno
di
tuffarsi
alle
fonti
della
vita
;
e
dal
Balzac
in
poi
il
romanzo
ha
deviato
dalla
sua
antica
forma
narrativa
per
diventare
un
vero
e
pieno
studio
fisiologico
e
psicologico
dell
'
uomo
.
A
questa
deviazione
della
prosa
narrativa
il
Balzac
conferì
più
di
tutti
studiando
i
segni
esteriori
e
gli
effetti
visibili
dei
sentimenti
interni
,
la
Sand
analizzando
con
una
sottigliezza
femminile
tutte
quante
le
crespe
e
gli
avvolgimenti
dello
spirito
,
gli
ultimi
romanzieri
naturalisti
proseguendo
certe
leggi
della
vita
appurate
dalla
scienza
.
Tutte
queste
vie
menano
,
più
o
meno
brevemente
,
alla
verità
;
ma
non
alla
verità
assoluta
:
ci
è
sempre
come
una
piccola
nuvola
vaporosa
,
che
offusca
l
'
evidenza
della
rappresentazione
.
Nel
Balzac
è
lo
stile
troppo
martoriato
e
qua
e
là
gonfio
o
colorito
soverchiamente
o
contorto
;
nella
Sand
è
la
tabe
sentimentale
che
s
'
appiglia
e
corrode
l
'
analisi
più
sottile
;
nello
Zola
è
il
rigore
della
tesi
scientifica
e
il
calore
eccessivo
dello
stile
.
Manca
a
tutti
quella
serenità
plastica
e
semplice
della
concezione
e
dello
stile
,
che
il
Flaubert
ebbe
per
un
momento
in
Madame
Bovary
,
e
che
tutta
quanta
la
letteratura
popolare
possiede
naturalmente
.
Qualche
anno
a
dietro
,
trascrivendo
io
novelle
popolari
della
campagna
romana
,
provavo
un
vero
godimento
estetico
ascoltando
sulla
bocca
di
una
serva
in
una
prosa
semplice
,
limpida
,
efficace
,
le
fantasie
più
pazze
mescolate
di
osservazioni
acute
o
profonde
,
corrette
e
regolate
da
un
criterio
sano
e
retto
della
vita
.
E
trascrivendo
in
fretta
o
rileggendo
dopo
avere
trascritto
,
mi
nascevano
nella
mente
dei
pensieri
e
dei
raffronti
in
folla
.
Per
esempio
,
ripensavo
al
Bertoldo
e
al
Bertoldino
di
Giulio
Cesare
Croce
;
e
non
sapevo
capacitarmi
come
di
là
non
avesse
preso
le
mosse
qualche
opera
di
prosa
,
come
dai
leggendarii
e
dai
frantumi
epici
si
mossero
tante
opere
di
poesia
:
non
trovavo
,
nella
prosa
italiana
,
la
rispondenza
del
Morgante
e
dei
due
Orlandi
.
Ora
questo
,
che
nel
secolo
XV
era
possibile
,
ma
non
più
nei
secoli
che
seguirono
,
di
nuovo
è
possibile
e
utile
e
forse
anche
necessario
oggi
.
Avete
mai
badato
alla
famigliarità
,
con
la
quale
il
popolo
tratta
i
re
e
le
regine
?
E
questi
re
e
queste
regine
delle
novelle
popolaresche
non
vi
sembrano
essi
dei
sovrani
costituzionali
?
Rammentate
il
buon
re
Alboino
di
Giulio
Cesare
Croce
e
il
buon
re
Pantagruel
di
Rabelais
?
Ebbene
,
l
'
ideale
del
re
costituzionale
è
questo
:
come
vedete
,
prima
assai
dell'89
il
popolo
lo
aveva
pienamente
intuito
e
rappresentato
.
Così
il
popolo
ha
pienamente
intuito
e
rappresentato
tutta
quella
parte
della
vita
che
gli
è
stata
accessibile
.
E
bene
,
perché
i
novellatori
sperimentali
non
imparano
anche
dal
popolo
,
ma
se
ne
stanno
contenti
alle
teoriche
darwiniane
?
Da
cinquant
'
anni
le
trascrizioni
di
racconti
popolari
pullulano
da
tutte
le
parti
,
e
la
demopsicologia
è
quasi
diventata
una
scienza
a
parte
.
E
bene
,
fate
che
dal
dominio
della
scienza
tutto
questo
gran
materiale
passi
nel
dominio
dell
'
arte
.
Scartate
tutte
le
scorie
fantastiche
:
resterà
una
selva
folta
di
osservazioni
e
d
'
insegnamenti
.
E
non
isdegnate
d
'
imparare
dalla
vostra
serva
,
poiché
fu
una
moltitudine
miserabile
di
servi
che
,
crollata
la
carcassa
romana
,
fondò
una
vita
nuova
una
lingua
nuova
una
metrica
nuova
,
e
ritrovò
le
prime
nuove
forme
dell
'
arte
.
III
Ora
,
se
bene
l
'
angustia
dello
spazio
non
mi
consenta
di
mostrare
con
la
larghezza
necessaria
la
verità
della
mia
tesi
,
credo
che
i
lettori
convengano
meco
in
questo
:
che
il
tentativo
del
Capuana
sia
una
cosa
più
seria
assai
di
quello
ch
'
egli
nella
sua
modestia
volesse
dare
a
divedere
.
In
quanto
alla
prova
in
sé
,
ho
detto
che
è
fortunata
,
e
anche
in
questo
chiunque
ha
qualche
pratica
di
novelle
popolari
si
accorderà
meco
.
Il
Capuana
non
ha
rimpastato
delle
favole
già
diffuse
,
ma
ne
ha
costruite
di
nuove
con
gli
elementi
che
entrano
in
tutti
i
prodotti
della
fantasia
popolare
:
elementi
,
come
ho
già
accennato
e
come
facilmente
pare
,
non
indigeni
,
ma
d
'
importazione
forestiera
.
Lasciando
dunque
da
parte
l
'
elemento
fantastico
e
mitologico
,
che
è
ciò
che
più
move
lo
spirito
bambinesco
,
e
guardando
solamente
alla
manipolazione
e
alla
intuizione
dei
criteri
e
delle
forme
e
dello
stile
popolari
,
io
dico
che
queste
fiabe
mi
paiono
una
cosa
perfetta
.
Il
Capuana
ha
saputo
cogliere
mirabilmente
quel
sano
e
giocondo
ottimismo
,
quella
tranquilla
aspirazione
al
benessere
,
quel
placido
e
sicuro
senso
della
vita
che
sono
i
caratteri
più
chiari
delle
produzioni
letterarie
del
popolo
.
Di
più
,
egli
mostra
di
essersi
assimilato
,
con
la
semplicità
rustica
e
ingenua
della
narrazione
,
con
la
fusione
naturale
del
dialogo
e
del
racconto
,
lo
stile
popolaresco
.
Per
me
,
io
non
esito
ad
affermare
che
questo
,
dopo
la
Giacinta
,
mi
pare
il
miglior
libro
del
Capuana
;
e
trovo
in
esso
confortata
un
'
asserzione
mia
di
tre
mesi
a
dietro
,
che
di
tutti
i
nostri
novellatori
,
il
Capuana
sia
quegli
che
ha
un
concetto
più
sano
e
più
alto
,
e
quasi
una
religione
dell
'
arte
.
StampaQuotidiana ,
Dopo
avere
detto
dei
redditi
che
occorre
denunciare
ai
fini
della
imposta
complementare
sul
reddito
,
è
più
simpatico
,
per
il
contribuente
,
dire
delle
detrazioni
che
si
possono
fare
dal
totale
dei
redditi
.
Bisogna
innanzi
tutto
distinguere
due
specie
differenti
di
detrazioni
:
quelle
che
si
possono
sintetizzare
nelle
parole
detrazioni
per
spese
e
annualità
passive
e
quelle
che
si
dicono
per
carichi
di
famiglia
.
Il
contribuente
,
il
quale
tenga
sotto
gli
occhi
il
modulo
di
dichiarazione
,
scriverà
le
prime
a
pagina
4
,
le
seconde
a
pagina
5
.
Importa
tener
ben
separate
le
due
specie
di
detrazione
;
ed
il
perché
cercherò
di
spiegarlo
con
un
esempio
:
Tizio
Caio
9000
7000
Totale
dei
redditi
Detrazioni
della
prima
specie
(
spese
ed
annualità
3100
1000
passive
)
Reddito
netto
5900
6000
Detrazioni
della
seconda
specie
(
carichi
di
famiglia
)
3300
Reddito
imponibile
5900
2700
Ambo
i
contribuenti
sono
esenti
,
ma
per
ragioni
diverse
.
Tizio
è
scapolo
od
ammogliato
senza
prole
;
non
ha
persone
a
carico
e
non
ha
quindi
diritto
ad
alcuna
detrazione
della
seconda
specie
.
Però
,
pur
avendo
9000
lire
di
reddito
,
ha
debiti
e
paga
imposte
diverse
per
3100
lire
all
'
anno
(
detrazioni
della
prima
specie
)
.
Il
suo
reddito
netto
,
risultando
di
sole
lire
5900
,
non
è
tassabile
.
Chiamasi
reddito
netto
quello
che
risulta
dalla
somma
dei
vari
redditi
detratte
le
spese
ed
annualità
passive
.
Se
il
reddito
netto
non
raggiunge
almeno
le
6000
lire
(
per
esempio
è
di
sole
5999
lire
)
,
il
contribuente
è
esente
.
Può
darsi
che
il
netto
raggiunga
le
6000
lire
e
tuttavia
il
contribuente
sia
ugualmente
esente
.
È
il
caso
di
Caio
,
il
quale
,
fortuna
o
disgrazia
volle
fosse
fornito
di
numerosa
figliuolanza
ed
avesse
genitori
e
sorelle
a
carico
.
In
totale
egli
può
dimostrare
di
avere
undici
persone
a
carico
.
Ha
quindi
diritto
a
detrarre
dal
netto
un
ventesimo
di
questo
per
ogni
persona
a
carico
;
epperciò
,
undici
ventesimi
di
6000
ossia
3300
lire
.
Detraendo
questa
,
si
ottiene
in
lire
2700
il
reddito
imponibile
.
Il
reddito
"
imponibile
"
sarebbe
quasi
un
reddito
"
ultra
netto
"
,
ottenuto
deducendo
dal
reddito
già
netto
le
detrazioni
per
carichi
di
famiglia
.
Perché
,
dirà
il
lettore
,
fare
queste
detrazioni
una
dopo
l
'
altra
e
non
insieme
?
Perché
in
tal
modo
il
contribuente
ha
maggiori
probabilità
di
essere
esente
.
Gode
dell
'
esenzione
senz
'
altro
se
,
come
nel
caso
di
Tizio
,
il
reddito
semplicemente
netto
non
raggiunge
le
lire
6000
.
In
tal
caso
non
è
più
necessario
di
preoccuparsi
se
vi
siano
o
non
vi
siano
carichi
di
famiglia
.
Se
poi
il
netto
raggiunge
o
supera
le
6000
lire
,
c
'
è
caso
di
poter
godere
ugualmente
dell
'
esenzione
,
se
le
persone
a
carico
sono
molte
.
Caio
,
ad
esempio
,
che
ne
ha
undici
,
è
esente
,
perché
sono
immuni
coloro
il
cui
reddito
ultranetto
od
imponibile
non
raggiunge
le
lire
3000
.
Due
sono
adunque
le
ragioni
dell
'
esenzione
:
non
avere
un
reddito
netto
di
lire
6000
,
o
non
avere
un
reddito
imponibile
di
lire
3000
.
Basta
una
sola
di
queste
due
condizioni
per
essere
esente
.
Spiegato
così
il
meccanismo
generale
delle
detrazioni
,
comincio
a
dire
delle
detrazioni
della
prima
specie
dette
per
spese
ed
annualità
passive
.
"
Spesa
"
è
una
parola
che
tutti
capiscono
e
che
si
capirà
meglio
aggiungendo
che
essa
comprende
anche
le
imposte
e
tasse
.
Si
può
cominciare
a
dire
che
il
contribuente
,
dovendo
essere
tassato
sul
suo
reddito
netto
,
ha
diritto
di
detrarre
tutte
le
"
spese
"
che
riducano
il
reddito
medesimo
:
quando
si
dice
tutte
si
vuol
dire
davvero
tutte
,
nessuna
esclusa
.
Per
ciò
,
ad
esempio
,
si
porteranno
in
deduzione
tutte
le
altre
imposte
e
tasse
già
pagate
dal
contribuente
.
L
'
imposta
"
complementare
"
sul
reddito
,
come
dice
la
parola
stessa
"
complementare
"
,
è
un
'
imposta
aggiunta
a
tutte
le
altre
imposte
e
tasse
esistenti
e
vuole
colpire
il
reddito
già
depurato
da
esse
.
Altrimenti
sarebbe
un
'
imposta
sull
'
imposta
.
Dopo
aver
detto
che
si
detraggono
tutte
le
spese
ed
imposte
,
bisogna
subito
fare
alcune
avvertenze
:
1
)
Fa
d
'
uopo
che
si
tratti
di
una
spesa
vera
e
propria
.
È
spesa
quella
somma
che
si
è
dovuto
erogare
per
ottenere
il
reddito
.
Il
negoziante
che
deve
spendere
10000
lire
per
l
'
affitto
del
negozio
sopporta
una
vera
spesa
perché
,
senza
di
essa
,
non
avrebbe
potuto
ottenere
il
reddito
;
ma
se
lo
stesso
negoziante
paga
poi
10000
lire
per
l
'
affitto
del
suo
appartamento
privato
,
questa
non
è
più
una
spesa
nel
senso
finanziario
.
È
una
erogazione
del
reddito
già
ottenuto
.
Se
potesse
dedursi
,
come
spesa
,
la
pigione
,
perché
non
il
vitto
e
i
vestiti
e
il
teatro
e
i
viaggi
,
ecc
.
ecc
.
?
Tutti
i
redditi
si
ridurrebbero
a
zero
;
o
almeno
al
fisco
rimarrebbe
solo
da
tassare
il
risparmio
.
Ma
chi
confesserebbe
ancora
di
aver
fatto
un
risparmio
,
se
bastasse
dire
di
avere
speso
il
reddito
per
non
pagare
l
'
imposta
?
Sia
dunque
ben
chiaro
che
le
spese
sono
tutte
e
sole
quelle
sostenute
allo
scopo
di
ottenere
il
reddito
,
escluse
quelle
che
si
fanno
per
spenderlo
,
quando
lo
si
sia
già
ottenuto
.
Nove
decimi
di
contribuenti
,
quando
per
la
prima
volta
sono
chiamati
all
'
ufficio
delle
imposte
,
cadono
a
questo
proposito
in
equivoco
.
All
'
agente
-
chiamiamolo
ancora
così
,
sebbene
oggi
il
suo
vero
nome
sia
"
procuratore
alle
imposte
"
-
il
quale
gli
afferma
che
il
suo
reddito
è
,
ad
esempio
,
di
6000
lire
,
il
contribuente
replica
,
indignato
,
che
si
tratta
di
un
'
enormità
,
che
egli
non
si
è
mai
sognato
di
avere
un
tal
reddito
;
ed
eccolo
a
snocciolare
la
filza
delle
sue
"
spese
"
:
5000
lire
per
l
'
alloggio
,
l000
lire
al
mese
alla
moglie
per
la
casa
,
totale
12000
lire
all
'
anno
;
e
poi
medici
e
medicine
,
vestiti
,
carbone
,
qualche
piccola
scampagnata
.
Egli
non
se
la
può
cavare
con
meno
di
20
000
lire
all
'
anno
di
spesa
,
a
farla
stretta
stretta
.
Come
può
l
'
agente
asseverare
che
gli
restino
6000
lire
all
'
anno
di
reddito
?
L
'
agente
,
che
lo
aspettava
al
solito
notissimo
varco
,
non
ha
più
che
da
prendere
atto
della
confessione
spontanea
del
contribuente
:
se
questi
confessa
di
spendere
20000
lire
,
ciò
vuol
dire
che
le
aveva
guadagnate
.
Guardi
,
il
contribuente
,
come
egli
era
stato
prudente
e
onesto
nel
fissargli
un
reddito
di
sole
6000
lire
!
Complimenti
per
il
successo
del
negozio
,
che
gli
dà
20000
lire
all
'
anno
.
È
probabile
che
,
chi
è
cascato
una
volta
nell
'
equivoco
del
significato
della
parola
"
spesa
"
non
ci
caschi
una
seconda
.
Ma
è
un
equivoco
frequentissimo
per
i
principianti
.
2
)
Fa
d
'
uopo
che
la
spesa
non
sia
già
stata
detratta
.
Nelle
detrazioni
,
come
nei
redditi
,
non
bisogna
fare
il
bis
in
idem
.
Se
il
contribuente
,
negoziante
,
ha
già
detratto
il
fitto
del
negozio
quando
ha
concordato
il
reddito
commerciale
da
tassarsi
con
l
'
imposta
di
ricchezza
mobile
,
ed
ha
fissato
in
lire
30000
il
reddito
netto
del
negozio
,
non
potrà
dalle
30000
lire
dedurne
nuovamente
il
fitto
,
quando
compila
la
denuncia
per
la
complementare
.
Giova
osservare
che
i
redditi
singoli
già
tassati
dall
'
imposta
terreni
,
fabbricati
e
ricchezza
mobile
sono
già
netti
dalle
proprie
spese
di
produzione
;
ed
essendo
già
netti
,
bisogna
denunciarli
tali
e
quali
,
senza
purificarli
ulteriormente
.
Si
devono
e
possono
invece
detrarre
le
imposte
,
per
esempio
quella
di
ricchezza
mobile
,
pagate
su
quel
reddito
.
3
)
Finalmente
è
necessario
che
le
spese
ed
imposte
si
riferiscano
ai
redditi
denunciati
.
Riferendomi
all
'
articolo
precedente
,
dirò
che
nei
casi
in
cui
si
deve
denunciare
il
reddito
per
il
1925
,
bisognerà
detrarre
altresì
le
spese
e
tasse
pagabili
nello
stesso
anno
1925
,
e
non
quelle
pagate
nel
1924
.
Se
si
devono
invece
denunciare
i
redditi
del
1924
,
bisognerà
detrarre
le
imposte
pagate
nello
stesso
1924
.
Se
non
si
conoscono
ancora
tutte
le
imposte
pagabili
nel
1925
,
Si
faccia
riserva
di
rettifica
od
aggiunta
.
Alla
regola
dell
'
anno
,
fa
eccezione
soltanto
l
'
imposta
sul
patrimonio
.
In
via
di
legalità
pura
,
questa
non
si
sarebbe
dovuta
detrarre
affatto
,
perché
essa
non
si
riferisce
né
ai
redditi
del
1924
né
a
quelli
del
1925;
ma
al
patrimonio
esistente
al
1°
gennaio
1920
,
di
cui
avrebbe
dovuto
costituire
una
amputazione
per
una
volta
tanto
,
sia
pure
ripartibile
,
per
comodità
di
pagamento
,
in
dieci
o
venti
annualità
.
Altro
è
,
però
,
la
legalità
stretta
ed
altro
è
l
'
equità
.
Il
legislatore
volle
,
riflettendo
che
in
realtà
l
'
imposta
patrimoniale
è
pagata
sul
reddito
,
equamente
riconoscere
il
diritto
alla
detrazione
anche
di
essa
.
Il
contribuente
detragga
quindi
l
'
imposta
patrimoniale
,
la
quale
essendo
costante
,
non
importa
sia
quella
del
1924
o
del
1925
.
Se
la
tassazione
è
ancora
provvisoria
,
detraggasi
la
cifra
provvisoria
,
salvo
a
chiedere
un
supplemento
di
detrazione
quando
si
conosca
la
valutazione
definitiva
.
Il
contribuente
,
il
quale
abbia
effettuato
il
riscatto
della
patrimoniale
,
conserva
il
diritto
di
detrarre
per
tutto
il
resto
del
ventennio
o
del
decennio
l
'
importo
di
essa
,
che
avrebbe
dovuto
pagare
,
se
non
avesse
effettuato
il
riscatto
.
Badisi
,
non
l
'
importo
pagato
a
titolo
di
riscatto
,
ma
quello
che
avrebbe
pagato
se
il
riscatto
non
fosse
avvenuto
.
Chi
abbia
effettuato
(
non
semplicemente
richiesto
)
il
riscatto
entro
il
31
dicembre
1925
ha
inoltre
un
secondo
vantaggio
:
di
potere
detrarre
per
i
tre
anni
1925
,
1926
e
1927
dal
suo
reddito
complessivo
una
somma
corrispondente
al
2%
del
patrimonio
riscattato
.
Sono
due
vantaggi
cospicui
(
detrazione
dell
'
imposta
che
si
sarebbe
pagata
e
detrazione
del
2%
)
,
i
quali
dovrebbero
indurre
molti
contribuenti
ad
effettuare
il
riscatto
.
StampaPeriodica ,
Io
le
sono
,
marchesa
,
tenuto
assai
del
divertimento
,
altro
non
fosse
che
per
averlo
goduto
con
lei
,
ma
veda
,
per
carità
,
di
non
dare
del
mago
al
bossolottajo
Hermann
!
Bel
mago
!
un
sorridente
grassoccio
in
cravatta
bianca
e
marsina
,
servito
da
una
livrèa
di
scena
,
in
mezzo
a
un
teatro
affollato
e
illuminato
a
giorno
,
senza
apparecchi
,
senza
neppure
bacchetta
!
Ah
,
cara
lei
;
perché
essere
ingrati
ai
nostri
antichi
Merlini
e
Sabini
con
le
lor
barbe
e
i
lor
berrettoni
appuntati
e
i
lor
zimarroni
neri
con
su
cuciti
in
panno
rosso
i
soli
,
le
stelle
,
e
gli
spicchi
di
luna
?
perché
fare
torto
ai
loro
nascondigli
,
torri
sempre
in
rovina
,
con
certi
tenebrosi
stanzoni
rischiarati
soltanto
dalla
verdògnola
luce
degli
occhi
di
un
gatto
che
ingrossava
la
coda
e
soffiava
al
nostro
apparire
,
stanzoni
in
cui
,
oltre
un
puzzo
di
zolfo
,
un
borbottìo
di
caldaroni
dalle
orrende
misture
e
un
lamento
di
strigi
,
èrano
e
gufi
inchiodati
e
coccodrilli
e
basilischi
impagliati
e
cani
arrabbiati
appesi
alle
travi
,
e
ampolle
e
rospi
e
pignatte
e
diàvoli
che
arrampicàvano
su
e
giù
per
la
cappa
e
si
rannicchiàvan
ghignando
tra
le
gambe
dei
tavoli
?
...
Quelli
,
o
marchesa
,
èran
maghi
!
Almeno
,
ci
facèvan
paura
.
Ma
,
ahimè
!
la
uniformità
,
di
giorno
in
giorno
,
uggiosamente
si
accredita
.
La
ferrovia
vuol
la
pianura
.
Scompàjono
i
dialetti
,
le
foggie
,
i
misteri
;
scompàjono
le
divisioni
e
suddivisioni
nella
filosofia
,
scompàjono
i
confini
,
e
,
bastasse
il
volere
,
scomparirebbero
le
stagioni
.
Ecco
,
nell
'
arte
,
che
la
scultura
fa
da
pittura
,
la
pittura
da
mùsica
e
la
mùsica
da
matematica
,
mentre
la
letteratura
arieggia
l
'
analfabetismo
,
ché
gli
scrittori
del
giorno
temon
perfino
di
parere
d
'
ingegno
.
E
una
orrìbile
noja
e
la
somma
.
Tutte
poi
quelle
alte
e
basse
livrèe
,
che
,
palesando
con
chi
s
'
avea
a
trattare
,
mettevanci
tosto
a
nostro
agio
,
tutti
que
'
segni
,
che
,
a
primo
aspetto
,
ci
dàvano
il
grado
dell
'
officiale
moralità
di
ciascuno
,
dalla
poetica
laurea
alla
croce
di
cavaliere
,
dal
marchio
d
'
infamia
alle
gialle
o
rosse
bindella
delle
trecche
d
'
amore
,
vanno
,
uno
dietro
dell
'
altro
,
ad
aumentar
la
pastura
ai
topi
dell
'
Antiquaria
.
E
al
teatrino
dei
nostri
bimbi
,
e
al
tresette
,
è
al
tarocco
,
che
noi
dobbiamo
ricòrrere
,
quando
ancora
vogliamo
rallegrarci
la
vista
in
que
'
variopinti
vestiti
,
in
quelle
corone
di
talco
,
in
que
'
scettri
,
in
que
'
manti
,
senza
cui
,
addìo
re
e
regine
!
sembrano
carne
,
come
la
nostra
,
soriana
.
E
ne
viene
?
ne
viene
,
che
tu
,
col
cappello
tra
mani
,
credi
parlare
a
un
padrone
,
ed
è
un
servo
:
dai
del
tu
a
chi
di
servo
ti
ha
l
'
aria
;
è
un
padrone
.
Presti
danaro
ad
un
pòvero
,
perché
lo
reputi
ricco
;
non
aduli
ad
un
ricco
,
reputandolo
pòvero
.
Così
,
la
donna
che
è
di
uno
e
la
donna
di
tutti
si
baràttano
i
modi
;
anzi
,
le
donne
,
a
quanto
dìcono
loro
,
stanno
per
diventare
uòmini
.
Ognuno
nasconde
i
ferri
del
suo
mestiere
.
La
plebèa
araldica
delle
insegne
,
che
,
me
fanciullo
,
era
il
mio
spasso
,
va
a
ròtoli
con
la
nobiliare
delle
armi
.
La
barbierìa
,
a
don
Chisciotte
ingratìssima
,
ha
perduto
i
suòi
piatti
e
s
'
e
cangiata
in
uno
scipito
salon
;
il
caffè
cangiò
in
farmacia
;
mentre
il
fornajo
,
che
già
faceva
la
cosa
più
buona
del
mondo
,
volle
far
meglio
e
fe
'
peggio
,
togliendo
al
pasticciere
la
mano
,
sicché
costùi
trovossi
obbligato
a
gettarsi
nella
chincaglieria
e
ora
vende
i
confetti
per
amor
della
scatola
.
E
intanto
il
bugiardo
,
onestamente
,
chiàmasi
gazzettiere
,
e
il
ladro
,
speculatore
alla
Borsa
...
Senza
i
preti
e
i
soldati
a
mantenerci
un
po
'
ancora
nei
ranghi
,
dio
sa
che
babele
!
che
generale
miscuglio
!
E
voi
,
dove
mai
ve
la
siete
fumata
,
o
dottoroni
bisnonni
,
vecchi
sempre
,
dalla
tabaccosa
espressione
,
fonte
già
tanta
di
buon
umore
ai
Montaigne
,
ai
Maggi
,
ai
Molière
,
voi
che
,
annunciati
dal
serviziale
e
seguiti
dalla
lancetta
,
scendevate
da
portantine
color
verde
-
bottiglia
per
salire
da
noi
con
un
passo
pesante
che
paréa
di
mulo
e
una
tòrbida
cera
quasi
per
spaventare
la
malattia
,
mentre
non
spaventava
che
l
'
ammalato
,
e
facevate
le
vostre
divinazioni
stando
alla
porta
della
stanza
da
letto
,
tenebrosa
e
attufata
,
interrogando
gli
astri
e
le
orine
,
con
certi
termini
strani
e
citazioni
mezzo
in
linguaggio
greco
,
mezzo
in
ebreo
,
perché
,
piuttosto
che
andare
a
cercare
,
vi
si
credesse
sulla
parola
;
poi
partivate
,
lasciando
le
tracce
della
vostra
mano
rampina
su
certe
lunghe
ricette
,
lunghe
come
la
fame
da
voi
mantenuta
negli
infelici
clienti
?
e
dove
sono
iti
i
vostri
amplìssimi
studi
a
tramontana
,
dalle
vetriere
incartate
,
e
le
cataste
di
libraccioni
,
non
mai
vecchi
abbastanza
,
gialli
come
la
faccia
di
un
giapponese
,
e
i
gessi
,
verniciati
di
marmo
,
di
Galeno
e
d
'
Ippòcrate
,
e
i
lùcidi
crani
con
su
disegnata
la
città
degli
affetti
,
le
sue
piazze
e
contrade
,
e
i
poltrononi
di
pelle
dura
e
sdrucciolevolíssima
,
i
palandrani
color
tabacco
-
di
-
frate
,
le
berrette
a
ricami
e
col
fiocco
,
gli
occhiali
o
d
'
oro
o
di
osso
,
le
canne
d
'
India
dall
'
aureo
pomo
,
e
le
tabacchiere
tempestate
di
gemme
,
dono
di
qualche
grande
di
Spagna
o
di
una
dama
della
croce
stellata
?
...
Ahimè
!
voi
cedeste
a
dei
dottorini
,
senza
né
gravità
né
velluto
alle
unghie
,
abbigliati
con
gusto
e
ben
pettinati
,
che
fùmano
sìgari
e
ùsano
di
occhialetto
,
che
dottamente
annòjano
poco
,
ma
chiàcchierano
anche
di
cappellini
,
che
spesso
sanno
sonare
delle
polche
e
dei
valzi
,
e
,
all
'
occorrenza
,
ballarli
,
che
se
coltìvano
fiori
,
non
è
per
stillarne
le
quintessenze
,
ma
per
ornarsene
l
'
àbito
!
cedeste
a
studioli
,
che
si
direbbero
meglio
abbigliatòi
,
dalle
finestre
aperte
,
dalle
minuzierìe
eleganti
,
con
scranne
in
cui
si
siede
comodamente
,
con
quadri
che
non
ti
guàstano
il
desinare
,
con
scientìfici
libri
,
non
mai
nuovi
abbastanza
,
frammisti
a
romanzi
,
a
gazzette
e
ad
un
profumo
nell
'
aria
,
che
,
insieme
alla
donna
,
ti
ricorda
la
vìpera
!
Ma
non
sia
detto
con
questo
,
che
l
'
erudita
ciarlatanerìa
abbia
lasciato
i
mortali
:
oh
non
pensiàmolo
manco
!
Poiché
la
somma
dei
vizi
,
come
delle
virtù
,
è
tuttora
qual
'
era
negli
eròici
tempi
:
l
'
uomo
,
dagli
abiti
in
fuori
,
è
sempre
stato
quel
desso
.
Non
è
l
'
inganno
che
muta
,
è
il
gergo
.
Una
volta
,
per
farsi
valere
,
la
Scienza
dovèa
essere
greve
,
tediosa
,
con
le
cigne
e
le
staffe
e
circonfusa
di
un
certo
qual
reverendo
odore
di
vetustà
;
oggi
,
essa
deve
prodursi
in
scarpini
,
procèdere
gaja
,
spirar
la
freschezza
dell
'
appena
sfornato
.
Giovava
,
una
volta
,
se
simulata
;
or
giova
dissimulata
.
Quando
il
vecchio
dottore
volea
adoprare
paroloni
dell
'
arte
o
bizzarri
,
li
proferiva
lentissimamente
,
solennemente
,
perché
si
capisse
ch
'
ei
li
capiva
,
per
farne
sentire
tutta
la
difficoltà
;
il
medico
odierno
li
lascia
invece
sfuggire
come
se
a
caso
,
senza
che
appaja
ch
'
ei
dia
loro
importanza
,
quasi
già
noti
a
chiunque
.
Quegli
ostentava
di
avere
tanto
studiato
e
tanti
anni
(
ché
i
vecchi
sistemi
di
apprendere
èrano
come
i
sentieri
di
un
giardino
all
'
inglese
,
più
fatti
per
allungare
che
non
per
scorciare
il
cammino
)
e
di
avere
spogliato
,
lui
solo
,
in
privilegi
e
diplomi
,
un
gregge
di
pècore
,
e
di
possedere
una
biblioteca
di
scienza
inimica
dell
'
aria
e
di
fruire
della
illuminazione
di
tutti
i
torchioni
-
a
-
otto
-
stoppini
europei
;
questi
vorrebbe
invece
parere
di
non
èsser
mai
stato
a
scuola
,
neppure
.
L
'
uno
insomma
pompeggiava
in
da
-
più
,
l
'
altro
in
da
-
meno
,
ma
in
ambo
i
casi
per
guadagnarci
nel
credito
.
E
se
l
'
uno
abbigliava
le
proprie
stivalerìe
di
latino
e
di
greco
,
affibbiàndole
anzi
ai
nomoni
di
Celso
,
Magno
,
Oribasio
,
Avicenna
e
Averroè
;
l
'
altro
,
furando
a
costoro
le
migliori
pensate
,
ce
le
traduce
e
le
spaccia
per
sue
.
Ma
,
se
con
meno
dottrina
e
con
più
leggiadria
,
si
accoppa
scientificamente
ora
,
né
più
né
meno
di
allora
.
Gli
è
una
medesima
storia
,
stampata
,
anziché
nell
'
accadèmico
in
-
folio
,
nel
casalingo
trentaduèsimo
.
Oggi
,
in
cui
non
si
ha
più
a
trattare
con
gente
che
dalle
fasce
passa
alla
sferza
e
dalla
sferza
alla
fede
,
anche
l
'
inganno
dovette
modificarsi
,
e
si
fece
...
più
semplice
ossia
perfezionò
.
StampaPeriodica ,
Oggi
com
'
oggi
la
letteratura
femminile
in
Italia
fiorisce
.
Se
siano
tutte
rose
,
non
saprei
dire
:
certo
è
che
forse
neanche
il
Cinquecento
,
così
popolato
di
rimatrici
e
di
gentildonne
erudite
,
può
vantarla
così
varia
,
così
spregiudicata
,
così
abbondante
.
È
vero
che
poche
ora
(
diciamo
poche
per
cortesia
)
saprebbero
scrivere
epigrammi
greci
come
Olimpia
Morato
,
o
reggere
a
disquisizioni
teologiche
come
Giulia
Gonzaga
la
bellissima
,
e
Vittoria
Colonna
:
ma
è
anche
vero
che
le
nostre
sanno
per
compenso
il
francese
;
e
come
lo
sanno
!
Agli
uomini
che
sapessero
il
francese
e
non
sapessero
il
greco
,
che
leggessero
Mendès
e
Barbey
d
'
Aurevilly
riservandosi
di
guardare
dall
'
alto
in
basso
la
letteratura
classica
,
non
importerebbe
poi
gran
che
:
ma
scrivere
è
un
altro
paio
di
maniche
.
Questa
usurpazione
,
per
parte
delle
donne
,
nei
loro
diritti
,
costretti
come
sono
a
passarci
sopra
per
non
parere
villani
o
di
poco
spirito
,
questa
usurpazione
non
la
mandano
giù
.
E
,
sebbene
in
versi
,
quando
devono
celebrare
una
donna
che
inganna
ricamando
rime
le
ore
d
'
aspettativa
,
cavan
sùbito
fuori
del
cassettone
rettorico
Saffo
e
Corinna
;
se
ne
vendicano
poi
nella
prosa
,
nella
vil
prosa
,
protestando
e
giurando
di
esecrare
le
donne
che
scrivono
quasi
da
quanto
quelle
che
votano
.
E
,
in
prosa
e
in
versi
,
hanno
torto
.
Già
,
s
'
e
mai
trovato
un
uomo
che
,
di
fronte
a
una
donna
in
qualunque
argomento
e
in
qualunque
caso
,
avesse
ragione
?
Qui
poi
,
torto
doppio
:
di
critici
e
d
'
uomini
.
Come
siamo
fatti
,
come
pensiamo
,
come
amiamo
,
come
viviamo
noi
,
noi
uomini
,
(
non
se
n
'
abbiano
a
male
i
novellieri
sperimentali
)
lo
sappiamo
fin
troppo
;
tanto
per
le
letterature
di
tutti
i
tempi
e
di
tutti
i
luoghi
,
fan
sangue
le
membra
dilaniate
,
s
'
incrociano
le
ramificazioni
convulse
delle
vene
e
dei
nervi
nell
'
anatomia
dell
'
anima
nostra
maschile
;
qual
e
oramai
il
cameriere
di
caffé
che
,
fra
il
posare
e
l
'
alzar
delle
tazze
,
non
si
permetta
ogni
tanto
un
briciolo
d
'
analisi
psicologica
?
Ma
come
sia
fatta
e
come
viva
la
donna
,
noi
non
lo
sappiamo
se
non
di
seconda
mano
e
per
congettura
;
e
per
lo
più
,
la
immaginiamo
e
la
rappresentiamo
come
un
uomo
senza
persona
,
imbiancato
dallo
zolfo
dell
'
ignoranza
,
purificato
per
le
acque
chiare
dell
'
indeterminatezza
.
Ma
la
natura
e
la
vita
,
crediamo
forse
che
non
si
possano
vedere
,
sentire
,
rappresentare
,
se
non
come
le
vediamo
,
le
sentiamo
,
le
rappresentiamo
noi
?
O
crediamo
che
l
'
arte
non
possa
scapitare
,
se
gli
stessi
fantasmi
che
visitano
l
'
anima
nostra
,
passando
per
un
'
anima
femminile
si
colorano
e
si
atteggiano
diversamente
?
Ancora
,
e
peggio
:
se
le
donne
oramai
tutte
date
allo
scrivere
non
avessero
dimenticato
di
leggere
,
avrebbero
nella
lotta
dell
'
amore
troppo
vantaggio
sopra
di
noi
.
Con
tutta
questa
letteratura
psicologica
,
noi
uomini
abbiamo
messo
e
mettiamo
di
continuo
le
carte
in
tavola
;
la
donna
le
tiene
ancora
raccolte
nel
misterioso
ventaglio
,
sicura
di
sé
perché
conosce
il
vostro
giuoco
,
sicura
di
voi
perché
voi
non
conoscete
il
suo
.
È
nell
'
interesse
nostro
,
fratelli
,
che
le
parti
si
mutino
:
giù
le
carte
,
signore
.
È
vero
che
una
scrittrice
,
la
marchesa
Colombi
,
ha
detto
recentemente
che
le
donne
non
imparano
a
conoscere
l
'
abbandono
se
non
quando
si
trovano
abbandonate
.
Ah
!
marchesa
,
marchesa
,
marchesa
!
Eppure
le
misericordie
per
i
colpi
di
grazia
è
da
un
pezzo
che
non
usano
più
.
La
contessa
Lara
,
o
signore
,
vi
dà
il
buon
esempio
.
Questo
suo
canzoniere
,
come
rivelazione
d
'
un
'
anima
femminile
,
come
documento
umano
,
direi
,
se
la
frase
oramai
non
fosse
inzaccherata
di
volgarità
,
e
veramente
prezioso
.
Intendiamoci
:
da
questi
fogli
,
che
la
contessa
congedandoli
chiama
tersi
(
e
l
'
editore
Sommaruga
ha
fatto
tutto
il
possibile
perché
si
pensasse
alla
verità
dell
'
aggettivo
,
non
alla
necessità
della
rima
)
da
questi
fogli
non
è
che
l
'
arte
non
occhieggi
profumata
e
capricciosa
,
facendo
sorrisi
e
riverenze
piene
di
grazia
e
di
canzonatura
:
la
testolina
bionda
emergente
da
un
cerchio
di
pellicce
e
di
velluto
ha
mosse
sùbite
e
vive
,
e
al
muoversi
s
'
accompagna
il
riso
degli
occhi
neri
folgoranti
fra
i
capelli
aggrovigliati
come
fior
di
vitalba
e
il
serpeggiare
delle
anella
bionde
che
scendono
come
giacinti
sul
collo
di
latte
.
Non
è
dunque
che
in
questi
versi
manchi
l
'
arte
:
ce
n
'
è
anzi
anche
troppa
.
Qualche
volta
,
per
esempio
,
i
drammi
e
le
figure
della
vita
reale
,
della
vita
borghese
,
vorrebbero
un
po
'
più
di
vivezza
nella
frase
anche
a
scàpito
della
martellatura
e
della
brunitura
del
vaso
,
un
po
'
più
di
precisione
rapida
nel
tocco
,
anche
a
scapito
della
lingua
poetica
eletta
e
dell
'
audacia
felice
di
stile
.
A
questo
proposito
,
anzi
,
ci
sarebbe
molto
da
dire
:
si
potrebbe
,
per
esempio
,
da
questo
libro
di
versi
d
'
una
signora
risalire
alle
ragioni
per
le
quali
l
'
arte
della
rima
,
da
noi
,
s
'
è
mostrata
sempre
disadatta
o
restia
a
rendere
il
vero
di
tutti
i
giorni
,
il
vero
del
salotto
e
dell
'
alcova
,
del
teatro
e
della
festa
da
ballo
,
della
passeggiata
ai
Colli
e
dei
bagni
a
Livorno
e
a
Castellammare
:
il
vero
,
insomma
,
di
questa
piccola
vita
borghese
che
ha
per
fondo
la
carta
di
Francia
e
il
velluto
;
dalla
finestra
,
sì
,
si
vede
un
po
'
di
verde
e
di
mare
e
di
cielo
,
ma
i
vetri
sono
chiusi
per
paura
dei
raffreddori
.
Tutto
questo
e
altro
potrei
ricercare
e
considerare
e
osservare
;
ma
io
,
in
questo
libro
,
non
ho
cercato
l
'
arte
,
lo
confesso
,
ho
cercato
la
donna
.
E
la
donna
c
'
è
:
intelligente
,
troppo
intelligente
,
anzi
,
se
vogliamo
dar
ragione
al
Fontana
,
gloria
,
musa
,
angelo
,
idea
,
se
vogliamo
dar
retta
al
ribelle
spirito
che
ha
mille
volte
meno
spirito
del
Fontana
;
ma
,
in
tutto
e
sopra
tutto
,
donna
.
Donna
anche
nella
sincerità
delle
sue
confessioni
;
e
forse
potrebbe
anch
'
essere
che
,
tanto
per
mutare
,
come
parve
ad
un
suo
amico
ch
'
ella
pregando
si
divertisse
a
canzonare
i
santi
,
così
scrivendo
si
divertisse
a
canzonare
i
lettori
.
Le
carte
ella
le
mette
in
tavola
,
è
vero
,
ma
le
mescola
e
le
scambia
con
un
'
agilità
che
sarebbe
meravigliosa
quando
non
fosse
femminile
,
di
modo
che
raccapezzar
le
fila
dei
drammi
che
si
svolgono
per
entro
il
profumo
di
queste
risa
,
di
questi
baci
,
di
questi
sospiri
fatti
armonia
,
non
riesce
davvero
la
cosa
più
semplice
che
si
possa
pensare
.
Tuttavia
,
a
chi
sappia
guardar
bene
,
tra
la
folla
degli
intermezzi
,
fra
il
vario
muovere
delle
figurine
illuminate
dalla
luce
piena
della
passione
o
contorcentisi
grottesche
allo
squillo
argentino
del
riso
della
loro
signora
,
tre
drammi
principalmente
si
distinguono
diversi
di
carattere
e
di
scioglimento
.
Far
l
'
analisi
di
tutti
,
non
sarebbe
né
gentile
né
giusto
;
comprino
i
curiosi
il
libro
e
tentino
di
farla
da
sé
.
Ma
ce
n
'
è
uno
fra
gli
altri
,
che
finisce
allegramente
in
una
risata
;
cioè
:
in
una
risata
dei
lettori
e
in
un
sorriso
maligno
di
chi
determina
la
catastrofe
.
Protagonista
è
quel
ribelle
spirito
che
appare
sempre
accompagnato
dai
profumi
di
zagare
del
suo
dolce
paese
amato
dal
sole
,
e
inghirlandato
dai
pampini
secchi
della
sua
retorica
,
non
saprei
se
più
accademica
o
romantica
,
arcadica
sempre
.
Egli
le
scrive
da
lontano
:
E
nevica
anche
in
questo
del
sol
dolce
paese
,
cadon
le
rose
,
tremano
le
zagàre
da
l
'
insolito
gel
colte
ed
offese
.
E
seguita
raccontando
d
'
una
sua
passeggiata
nei
campi
in
cerca
di
solitudine
,
e
d
'
un
sogno
fatto
passeggiando
,
a
occhi
aperti
.
Gli
pareva
d
'
essere
con
lei
in
una
slitta
e
di
scivolare
su
quel
gran
piano
di
neve
,
lieve
lieve
come
se
la
slitta
volasse
;
egli
le
cingeva
col
braccio
la
vita
e
il
sangue
gli
batteva
ardente
nelle
arterie
,
quando
...
quando
sparve
il
sogno
,
ed
egli
non
seppe
far
altro
che
piangere
.
Ella
scrolla
la
sua
testina
incredula
Con
un
sorriso
di
bambino
scaltra
;
E
data
al
fuoco
l
'
amorosa
lettera
,
Stende
la
mano
per
aprirne
un
'
altra
.
Benissimo
!
a
tutto
quel
ghiaccio
non
c
'
era
altro
rimedio
che
il
fuoco
.
E
poi
,
era
ghiaccio
artificiale
:
non
è
vero
,
contessa
?
StampaPeriodica ,
È
strano
come
i
pregiudizi
s
'
impongano
anche
a
coloro
che
credono
di
non
averne
.
Per
non
dire
altro
,
la
questione
suscitata
da
Emilio
Zola
circa
il
romanzo
sperimentale
ha
fatto
veder
chiaro
che
molti
ingegni
,
i
quali
si
credono
e
si
proclamano
liberi
,
hanno
invece
la
ferrea
palla
e
la
catena
attaccata
come
i
galeotti
.
Stranissimo
poi
è
che
certe
teorie
trovino
appunto
i
nemici
più
fieri
là
dove
dovrebbero
trovare
dei
naturali
alleati
;
dico
nel
campo
dei
repubblicani
,
od
almeno
tra
coloro
che
,
senza
militare
attivamente
nelle
schiere
repubblicane
,
vanno
un
po
'
più
avanti
che
non
sia
lecito
ad
un
sostenitore
del
presente
disordine
di
cose
.
Per
giudicare
la
loro
avversione
alla
letteratura
che
cerca
di
sostituire
lo
studio
della
verità
alla
fecondità
della
immaginazione
,
ripetono
quel
che
hanno
ripetuto
gli
scrittori
di
teorie
politiche
ed
i
seguaci
di
Nicolò
Machiavelli
,
cioè
che
la
repubblica
non
può
esistere
che
basata
sulla
virtù
;
ed
aggiungono
che
la
letteratura
sperimentale
,
essendo
necessariamente
immorale
,
deve
essere
respinta
da
ogni
convinto
e
sincero
repubblicano
.
La
repubblica
deve
essere
basata
sulla
virtù
?
Questa
affermazione
mi
è
sempre
sembrata
una
di
quelle
magnifiche
sciocchezze
che
proferiva
l
'
egregio
signor
Prudhomme
,
il
faceto
e
maestoso
personaggio
inventato
da
Enrico
Monnier
.
Ma
quale
virtù
?
Fate
solo
questa
innocente
domanda
,
quale
virtù
?
e
la
magnifica
frase
cade
in
rovina
.
Delle
virtù
ce
ne
sono
di
millanta
tipi
.
C
'
è
,
per
esempio
,
la
virtù
secondo
i
cattolici
.
Vorremo
essere
virtuosi
a
quel
modo
e
tendere
la
guancia
sinistra
a
chi
schiaffeggiò
la
destra
?
Bella
repubblica
sarà
quella
che
si
fonda
su
quella
virtù
!
Direte
che
la
virtù
cattolica
non
è
virtù
,
e
sia
.
Ma
quale
sarà
dunque
questa
benedettissima
qualità
che
deve
servire
di
fondamento
a
questa
benedettissima
repubblica
?
C
'
è
per
voi
un
assoluto
,
una
morale
superiore
alle
evoluzioni
civili
e
sociali
?
E
se
c
'
è
,
qual
'
è
?
Non
basta
ripetere
i
due
o
tre
assiomi
del
diritto
romano
,
del
decalogo
o
della
dichiarazione
dei
diritti
dell
'
uomo
.
La
condotta
è
qualche
cosa
di
troppo
complesso
perché
due
o
tre
massime
sante
possano
valere
a
darci
una
norma
sicura
nelle
mille
contingenze
della
vita
.
E
stringendo
le
cose
,
e
venendo
alla
conclusione
,
bisogna
confessare
che
questa
virtù
necessaria
alla
solidità
della
repubblica
è
la
virtù
repubblicana
.
La
quale
,
ch
'
io
sappia
,
non
ha
mai
imposto
la
esclusione
del
romanzo
sperimentale
come
pericolosa
agli
ordini
civili
,
perché
,
tra
le
altre
cose
,
ha
bisogno
ancora
di
essere
messa
al
mondo
,
povera
virtù
,
di
crescere
e
di
farsi
capire
.
Non
lanciamo
dunque
anatemi
in
nome
di
un
vangelo
che
non
è
stato
ancora
scritto
.
Ma
,
si
dice
,
il
romanzo
sperimentale
è
la
stessa
cosa
della
pornografia
,
e
quindi
ecc
.
ecc
.
Adagio
!
Chi
ve
lo
ha
detto
?
Per
me
,
intanto
,
in
questa
affermazione
trovo
o
una
ignoranza
crassa
o
una
malafede
cattolica
.
Io
non
capisco
e
non
capirò
mai
che
si
dica
,
per
esempio
,
che
la
lirica
è
la
laudazione
di
madonna
Laura
,
perché
il
Petrarca
nel
suo
canzoniere
ha
lodato
madonna
Laura
.
C
'
è
un
romanzo
realista
che
rasenta
il
pornografico
?
Ammettiamolo
,
benché
i
romanzi
dello
Zola
non
siano
per
me
in
quel
caso
.
E
che
per
ciò
?
Direte
che
le
novelle
sono
di
necessità
pornografiche
perché
il
Boccaccio
è
di
manica
larga
?
Eppure
ci
sono
le
novelle
del
padre
Cesari
che
seccherebbero
il
mare
a
forza
di
pudicizia
.
Qui
si
confonde
una
questione
di
metodo
con
una
questione
di
tendenza
;
qui
si
giudica
tutto
il
poema
cavalleresco
dal
solo
canto
di
Fiammetta
.
Siamo
in
buona
fede
,
se
è
possibile
.
Quando
mai
i
difensori
del
romanzo
sperimentale
affermarono
che
si
debba
esser
pornografi
?
Quando
mai
fu
dimostrato
che
non
si
possa
fare
un
romanzo
sperimentale
,
realista
,
che
sia
morale
?
Perché
dunque
queste
sentenze
a
priori
,
che
si
sentono
tutti
i
giorni
schizzar
fuori
dalle
caste
bocche
dei
critici
pudibondi
contro
questo
povero
sperimentalismo
?
Eppure
,
qual
è
il
canone
primo
degli
sperimentalisti
nell
'
arte
?
Essi
vi
dicono
:
fino
ad
ora
per
essere
buon
romanziere
bisognava
essere
uomo
di
grande
fantasia
,
di
imaginazione
feconda
.
Ora
queste
facoltà
sono
stimabili
,
eccellenti
,
ma
non
è
per
mezzo
loro
che
ci
avvicineremo
alla
verità
.
Le
altre
arti
hanno
cominciato
da
un
pezzo
a
studiare
dal
vero
,
e
il
romanzo
non
fa
parte
anch
'
esso
dell
'
arte
rappresentativa
?
L
'
imaginazione
è
una
bella
qualità
,
ma
l
'
ideale
del
romanzo
sarà
dunque
quello
di
Giulio
Verne
?
L
'
imaginazione
non
deve
essere
esclusa
,
s
'
intende
.
Dice
il
chimico
che
sperimenta
:
come
si
comporterà
il
tale
metallo
immerso
nell
'
acido
tale
?
E
il
romanziere
:
come
si
comporta
il
carattere
tale
quando
si
trova
nella
tale
circostanza
?
Come
si
vede
,
la
fantasia
non
è
esclusa
,
poiché
a
lei
spetta
di
cercare
l
'
occasione
,
di
trovare
la
circostanza
nella
quale
mettere
a
sperimento
un
carattere
.
Ma
il
carattere
,
l
'
occasione
e
le
relazioni
intermedie
non
spettano
più
alla
fantasia
,
che
deve
limitarsi
a
metterle
in
presenza
tra
loro
.
Devono
essere
desunte
dal
vero
,
e
non
può
essere
lecito
,
in
questa
forma
letteraria
,
d
'
inventare
carattere
e
modo
di
condursi
di
una
persona
imaginaria
in
faccia
ad
avvenimenti
inventati
.
Si
tratta
insomma
di
mettere
la
fantasia
al
posto
che
le
spetta
.
Non
si
faccia
la
storia
nuda
e
cruda
,
ma
non
si
facciano
nemmeno
i
racconti
delle
fate
.
Che
cosa
ci
sia
di
scandaloso
e
di
pornografico
in
queste
massime
,
davvero
non
saprei
vedere
.
Ma
è
necessario
,
pure
,
per
la
letteratura
virtuosa
,
che
il
protagonista
sia
un
eroe
,
la
donna
un
angelo
,
il
tiranno
un
mostro
d
'
iniquità
,
e
così
via
.
È
il
sistema
del
teatro
a
soggetto
,
dove
il
carattere
d
'
Arlecchino
,
di
Pantalone
e
di
Brighella
era
già
fatto
e
stabilito
.
Invece
,
nella
verità
,
non
si
è
che
in
rarissime
eccezioni
completamente
virtuosi
o
completamente
birbanti
.
In
generale
,
si
vive
oscillando
tra
le
azioni
indifferenti
;
e
quando
succede
qualche
avvenimento
critico
dove
bisogna
decidersi
o
per
la
soluzione
retta
o
per
la
curva
,
pochissimi
sono
quelli
che
non
abbiano
un
quarto
d
'
ora
,
un
minuto
di
esitazione
.
Perché
dunque
gli
eroi
dovranno
sempiternamente
essere
l
'
eccezione
?
Perché
dunque
non
staremo
un
poco
alla
verità
,
lasciando
in
pace
i
tipi
imaginari
platonicamente
preferiti
?
E
pornografia
,
questa
?
Chi
è
senza
peccato
tiri
la
prima
pietra
,
diceva
quello
.
Il
giusto
cade
sette
volte
al
giorno
,
diceva
quell
'
altro
.
E
ci
ostineremo
a
imaginare
eroi
che
non
peccano
e
non
cadono
mai
?
In
questo
caso
i
romanzi
diventano
pericolosi
come
se
fossero
pornografici
.
Una
gentile
signora
,
dice
il
Mérimée
,
se
non
sbaglio
,
visitando
lo
studio
di
un
illustre
scultore
,
guardava
le
Veneri
e
le
altre
splendide
nudità
marmoree
con
occhio
poco
benigno
,
e
disse
finalmente
che
gli
uomini
fanno
male
a
guardare
e
tenere
in
casa
simili
statue
.
La
loro
imaginazione
si
sregola
,
si
guasta
,
e
pretendono
poi
dalle
povere
donne
quel
che
non
possono
avere
,
una
bellezza
che
si
avvicini
alla
perfezione
.
La
signora
diceva
bene
.
Facciamo
un
po
'
degli
eroi
meno
meravigliosi
,
perché
le
ragazze
,
queste
ragazze
che
stanno
tanto
a
cuore
ai
critici
virtuosi
,
non
si
guastino
la
testa
.
StampaPeriodica ,
Guadagna
più
di
me
!
Residuo
ultimo
di
tutte
le
analisi
che
possiamo
tentare
sulla
stragrande
maggioranza
degli
appartenenti
ai
ceti
medii
urbani
-
impiegati
di
Stato
o
privati
,
professionisti
,
piccoli
reddituari
-
è
questo
:
l
'
odio
verso
l
'
operaio
,
verso
l
'
uomo
che
porta
la
casacca
,
verso
l
'
uomo
che
lavora
negli
impianti
industriali
o
nelle
manifatture
.
Questo
odio
è
la
vera
scaturigine
di
quell
'
alone
di
simpatia
che
anche
nei
ceti
medii
urbani
,
persiste
attorno
al
fascismo
.
Si
è
detto
che
la
magistratura
-
categoria
che
rappresenta
tipicamente
i
medii
ceti
italiani
-
è
irriducibilmente
filofascista
;
non
si
è
stati
esatti
nell
'
espressione
.
La
magistratura
è
irriducibilmente
antioperaia
.
Chiedete
agli
avvocati
come
se
la
passino
ora
i
ferrovieri
,
imputati
di
reati
comuni
,
dinanzi
ai
tribunali
.
L
'
altro
giorno
assistetti
per
caso
a
un
episodio
giudiziario
spaventevole
:
"
spaventevole
"
,
non
si
può
dire
diversamente
.
Andava
una
causetta
per
furto
:
imputato
,
un
operaio
meccanico
.
Finite
le
deposizioni
e
la
requisitoria
,
il
Presidente
chiede
all
'
imputato
:
"
Ma
insomma
,
all
'
epoca
del
furto
,
quanto
guadagnavate
,
voi
?
"
"
Quaranta
lire
"
,
"
Quaranta
lire
"
,
replica
il
giudice
agro
agro
.
"
Quaranta
lire
...
Più
di
me
!
"
.
E
rivolto
al
Pubblico
Ministero
,
amaramente
:
"
Più
di
lei
"
.
E
all
'
avvocato
difensore
:
"
Mi
raccomando
,
avvocato
:
sia
breve
"
.
L
'
avvocato
era
troppo
esperto
per
non
essere
breve
,
quando
la
causa
era
già
spacciata
.
L
'
imputato
,
si
capisce
,
ebbe
il
suo
bravo
massimo
della
pena
.
"
Guadagnava
quaranta
lire
al
giorno
!..."
"
Allora
,
quella
lì
portava
le
calze
di
seta
!
"
"
Li
ho
veduti
io
dal
fiorista
,
dal
fruttarolo
:
un
operaio
,
un
giorno
,
comprò
le
rose
a
quattro
lire
l
'
una
"
.
L
'
elenco
delle
imputazioni
fatte
alla
classe
operaia
si
esaurisce
in
queste
formule
.
Il
"
guadagnava
più
di
me
"
è
il
sigillo
definitivo
di
una
condanna
che
l
'
avvocato
,
il
professore
,
l
'
impiegato
infliggono
all
'
operaio
.
L
'
Italia
,
che
nella
storia
dello
sviluppo
del
capitalismo
moderno
-
che
è
poi
la
storia
della
civilizzazione
moderna
-
non
presentò
finora
nessun
carattere
interessante
e
proprio
ora
vi
fa
la
sua
comparsa
con
questa
sollevazione
passionale
e
violenta
che
travolge
precisamente
quelle
categorie
,
donde
uscivano
le
capacità
tecniche
,
le
iniziative
intraprenditrici
,
le
categorie
insomma
che
passavano
per
essere
le
portatrici
dello
spirito
capitalistico
;
con
questa
sollevazione
che
procede
rapidissimamente
con
la
convulsione
della
leggenda
(
"
le
100
lire
al
giorno
degli
scaricatori
del
porto
"
:
orrore
e
abominazione
!
!
!
)
e
con
il
contagio
dell
'
adesione
dei
giovani
(
studenti
)
e
delle
donne
(
impiegate
,
donne
di
casa
,
grandi
dame
)
.
Il
fascismo
é
il
movimento
attivo
di
quest
'
odio
:
tutta
la
sua
vitalità
,
cui
tanti
non
vollero
credere
,
tutta
la
sua
buona
fede
,
che
alla
maggioranza
dei
suoi
militanti
è
stolto
negare
,
hanno
in
questo
odio
il
loro
alimento
.
La
definizione
di
questo
odio
non
è
facile
.
I
professori
dell
'
abbaco
marxista
se
la
cavano
con
la
formuletta
dell
'
"
odio
di
classe
"
:
consentitemi
di
non
usarla
.
Il
fenomeno
è
un
riflesso
,
sì
,
dello
sviluppo
capitalistico
,
di
cui
-
in
margine
-
risente
il
nostro
paese
:
ma
non
me
la
sento
di
attribuire
ai
ceti
medii
italiani
la
patente
di
"
classe
borghese
"
,
e
soprattutto
non
credo
che
una
"
classe
borghese
"
come
esiste
davvero
in
Inghilterra
o
in
Germania
,
possa
"
odiare
"
l
'
operaio
.
Del
resto
,
un
esame
un
po
'
più
preciso
di
questo
odio
dei
ceti
medii
ci
persuaderà
che
esso
ha
dei
caratteri
addirittura
arcaici
.
Per
trovare
apparizioni
collettive
che
gli
si
possano
paragonare
,
bisogna
camminare
indietro
nella
storia
fin
quando
il
primo
telaio
non
era
stato
inventato
,
o
lontano
nel
mondo
fino
ai
paesi
in
cui
il
grano
si
macina
con
una
pietra
confricata
sull
'
altra
.
Alla
radice
di
questo
odio
c
'
è
il
rancore
per
i
grossi
salarii
goduti
dall
'
operaio
,
o
supposti
goduti
dall
'
operaio
.
Dunque
:
avidità
di
guadagno
,
auri
sacra
fames
.
Werner
Sombart
nelle
sue
osservazioni
sullo
incipiente
sviluppo
capitalistico
in
Italia
,
notava
che
un
grave
ostacolo
era
rappresentato
dalla
poca
coscienziosità
dei
lavoratori
e
dalla
disordinata
cupidigia
degli
imprenditori
:
due
magagne
gemelle
,
due
forme
dell
'
avidità
di
guadagno
,
diversissima
dall
'
impulso
al
lucro
capitalistico
razionale
.
L
'
avidità
di
guadagno
del
cocchiere
o
del
barcaiolo
napoletano
,
o
di
qualunque
culi
asiatico
che
faccia
un
mestiere
simile
,
si
dimostra
straordinariamente
più
penetrante
,
e
soprattutto
,
più
spregiudicata
di
quella
di
un
cocchiere
inglese
:
il
che
non
vuole
affatto
dire
che
il
cocchiere
o
il
barcaiuolo
napoletano
abbiano
una
maggiore
predisposizione
a
diventare
buoni
imprenditori
o
fortunati
capitalisti
.
I
nostri
armatori
della
marineria
a
vela
di
Camogli
o
di
Sorrento
erano
arditissima
gente
che
avrebbe
potuto
ripetere
il
motto
di
quell
'
antico
capitano
di
mare
olandese
:
"
Se
c
'
è
del
guadagno
andrei
attraverso
l
'
Inferno
,
purché
Belzebù
non
mi
bruci
le
vele
"
:
ma
nessuno
,
che
abbia
un
'
idea
dell
'
odierna
industria
degli
armamenti
,
proporrebbe
gli
armatori
camoglini
,
audaci
abenteuer
-
kapitalisten
,
ad
esempio
di
una
razionale
intrapresa
marittima
.
Le
parole
sacramentali
con
cui
il
capitano
iniziava
il
solito
rapporto
all
'
armatore
:
"
economia
e
sollecitudine
sono
state
le
due
massime
che
condussero
a
buon
fine
il
presente
viaggio
"
farebbero
un
po
'
ridere
adesso
:
l
'
economia
e
la
sollecitudine
restano
sempre
qualità
eccellenti
per
gli
affari
,
ma
l
'
armatore
moderno
sa
che
i
dividendi
della
anonima
dipendono
,
poniamo
,
dal
mercato
dei
noli
assai
più
che
dalle
tonnellate
di
carbone
sparagnate
dal
capitano
;
e
-
se
è
davvero
un
armatore
moderno
-
sul
mercato
dei
noli
concentra
metodicamente
,
razionalmente
,
tutta
la
sua
attenzione
,
e
rinuncia
a
taglieggiare
l
'
equipaggio
.
Ebbene
:
i
ceti
medii
italiani
hanno
,
confrontati
con
le
classi
borghesi
straniere
,
la
mentalità
del
barcaiolo
napoletano
o
dell
'
armatore
camoglino
.
La
stessa
disordinata
avidità
di
guadagno
:
la
stessa
deficienza
di
spirito
capitalistico
,
inteso
come
impulso
al
lucro
razionale
.
Di
qui
,
l
'
astio
e
l
'
invidia
contro
i
grossi
salarii
degli
operai
:
chi
guadagna
meno
è
incapace
di
concepire
tutto
l
'
ingranaggio
capitalistico
,
è
incapace
di
immaginare
che
ci
possano
essere
degli
imprenditori
i
quali
se
ne
fregano
di
pagare
largamente
l
'
operaio
,
perché
essi
stessi
larghissimamente
e
razionalmente
lucrano
.
Il
salario
dell
'
operaio
è
staccato
dal
complesso
del
fenomeno
capitalistico
,
che
i
ceti
medii
non
comprendono
,
e
,
allora
,
naturalmente
,
appare
una
mostruosità
.
...
Eppure
io
ho
i
miei
studi
!
Ma
i
grossi
salari
non
suscitarono
soltanto
invidia
:
suscitarono
una
vera
indignazione
moralistica
,
come
se
fosse
sconvolto
l
'
ordine
delle
cose
umane
o
divine
.
Questa
indignazione
è
il
secondo
aspetto
dell
'
odio
dei
ceti
medii
.
Essa
ha
la
sua
formula
di
rito
nel
lamento
,
che
nel
dopoguerra
,
echeggia
a
complemento
dell
'
altra
:
"
Guadagna
più
di
me
-
eppure
,
io
,
ho
i
miei
studi
!
!
!
"
.
In
questa
esclamazione
che
abbiamo
sentito
ripetere
tante
volte
,
ci
sono
sottintesi
due
concetti
tradizionali
:
1
.
-
Che
gli
"
studii
"
diano
una
specie
di
"
legittima
aspettativa
"
a
decorosi
guadagni
;
2
.
-
Che
la
dignità
delle
categorie
che
hanno
compiuto
gli
studii
sia
offesa
,
da
un
rialzo
di
mercedi
a
chi
non
ha
"
studii
"
.
La
"
legittima
aspettativa
"
che
sorge
dall
'
aver
fatto
"
studii
"
è
perfettamente
paragonabile
all
'
attesa
della
prebenda
che
sorge
nel
bramino
indiano
che
ha
letto
il
sacro
libro
dei
Veda
-
ed
è
così
a
posto
,
materialmente
,
nella
vita
.
C
'
è
un
rituale
da
seguire
,
per
arrivare
a
godere
della
prebenda
:
e
l
'
esecuzione
del
rituale
assicura
la
prebenda
.
In
nessun
popolo
dell
'
Europa
occidentale
,
come
nell
'
italiano
,
c
'
è
,
in
fondo
,
una
riluttanza
cosi
singolare
a
cambiare
mestiere
o
professione
.
La
morale
professionale
consiste
,
prima
di
tutto
,
a
rimanere
nella
professione
per
cui
si
sono
fatti
gli
"
studii
"
;
secondariamente
,
a
veder
riconosciute
le
proprie
capacità
dall
'
autorità
politica
,
per
mezzo
di
onorificenze
,
o
di
prebende
(
noblesse
de
robe
nella
Francia
del
'700
,
e
curiali
nel
Regno
di
Napoli
:
ecco
gli
antenati
diretti
)
.
Spingendo
all
'
estremo
questa
morale
professionale
,
si
arriva
alle
condizioni
dell
'
India
,
dove
lo
sviluppo
capitalistico
é
impedito
,
non
dal
disprezzo
fra
le
caste
,
ma
dalla
disistima
che
suscita
ogni
lesione
del
rituale
;
cioè
dalla
indignazione
derivante
da
ogni
innovazione
tecnica
o
economica
,
che
consenta
una
rapida
formula
materiale
a
chi
invece
deve
avere
fortuna
secondo
le
vie
tradizionali
.
Pensandoci
bene
,
vediamo
che
l
'
ideale
dell
'
operaio
,
come
se
lo
immaginano
i
medii
ceti
italiani
,
corrisponde
perfettamente
all
'
operaio
indiano
come
lo
adoperano
gli
industriali
inglesi
delle
Indie
:
un
lavoratore
d
'
occasione
,
un
perpetuo
avventizio
.
Poca
paga
,
e
scarso
rendimento
.
Appena
si
ha
tanto
in
saccoccia
da
fare
una
vita
meno
peggio
al
villaggio
,
ci
si
ritorna
:
l
'
industriale
rimpiazzerà
con
un
altro
.
(
Questo
,
nel
linguaggio
ufficioso
degli
elogiatori
delle
virtù
della
stirpe
,
si
chiama
anche
l
'
attaccamento
dei
lavoratori
italiani
alla
patria
lontana
)
.
Ecco
l
'
operaio
di
cui
si
è
sicuri
che
non
offenderà
mai
la
dignità
delle
categorie
che
,
per
guadagnare
,
hanno
fatto
i
loro
"
studii
"
:
che
cioè
possiederà
quella
speciale
forma
di
disciplina
sociale
che
sta
a
cuore
ai
professionisti
,
agli
impiegati
ai
giudici
,
a
coloro
insomma
che
hanno
letto
il
sacro
libro
dei
Veda
all
'
Università
o
al
Liceo
o
all
'
Istituto
tecnico
.
Naturalmente
,
questo
paragone
dei
ceti
medi
italiani
con
le
categorie
prebendarie
dell
'
India
non
esaurisce
la
configurazione
dei
ceti
medii
italiani
.
Ma
bisogna
ricordare
questo
estremo
opposto
alla
civilizzazione
capitalistica
,
che
è
l
'
India
,
per
rendere
evidente
non
una
inesistente
affinità
di
due
gruppi
sociali
(
ceti
medii
italiani
e
caste
dotte
governanti
indiane
)
ma
tutta
la
lontananza
del
gruppo
che
ci
interessa
(
ceti
medii
italiani
)
da
una
classe
"
borghese
"
europea
.
L
'
odio
contro
l
'
operaio
ha
,
dunque
,
un
carattere
precapitalistico
con
delle
venature
o
da
mercanti
,
o
da
curiali
.
Il
movimento
fascista
,
che
ne
trae
origine
,
ne
rimane
viziato
da
una
formidabile
contraddizione
rispetto
alla
civilizzazione
capitalistica
.
Reazione
inglese
.
Il
genuino
stato
d
'
animo
di
una
"
classe
borghese
"
verso
il
proletariato
,
specialmente
in
periodi
di
crisi
,
in
periodi
in
cui
la
disoccupazione
spinge
alla
superficie
visibile
della
società
le
miserie
profonde
,
non
è
l
'
odio
,
come
oggi
lo
nutrono
i
ceti
medii
italiani
:
ma
il
disprezzo
.
È
il
disprezzo
verso
il
povero
,
soprattutto
,
ma
in
genere
verso
l
'
operaio
,
che
noi
troviamo
là
dove
una
classe
borghese
si
è
saldamente
costituita
,
come
in
Inghilterra
fin
dalla
prima
metà
del
secolo
scorso
.
La
"
respectability
"
borghese
implicava
un
disprezzo
verso
gli
appartenenti
alle
classi
bisognose
,
che
,
più
o
meno
,
versavano
in
strettezze
:
tutti
i
grandi
stranieri
che
scrivono
e
testimoniano
sull
'
Inghilterra
del
1830-60
(
Herzen
,
Engels
,
Fontane
,
Ledru
Rollin
)
restano
impressionati
dallo
scherno
che
circonda
la
povertà
,
dalla
assoluta
incapacità
dei
borghesi
inglesi
di
credere
che
sotto
la
casacca
dell
'
operaio
possa
battere
un
cuore
di
vero
gentleman
.
La
"
umanità
"
dei
rapporti
verso
il
prossimo
è
pressoché
soffocata
:
basterebbe
ricordare
tutti
gli
avvilimenti
che
la
filantropia
borghese
ha
imposto
nei
paesi
più
progrediti
,
ai
beneficati
:
basterebbe
ricordare
che
,
fino
a
qualche
anno
fa
,
i
ragazzi
degli
orfanotrofi
di
Amsterdam
erano
condotti
alle
funzioni
religiose
vestiti
con
un
giubbino
metà
nero
e
metà
rosso
o
metà
verde
e
metà
rosso
:
qualche
cosa
di
molto
analogo
alla
toilette
dei
burattini
e
dei
forzati
.
Si
disprezza
il
povero
,
ma
non
lo
si
odia
.
Questo
rapporto
sentimentale
del
borghese
verso
il
povero
sorge
dal
profondo
della
rivoluzione
religiosa
protestante
,
per
cui
l
'
amore
del
prossimo
si
manifesta
in
prima
linea
con
l
'
adempimento
del
lavoro
professionale
,
cioè
con
il
disimpegno
integrale
ed
esauriente
del
lavoro
di
ciascuno
,
sia
salariato
od
imprenditore
:
diretto
alla
trasformazione
razionale
del
mondo
,
cioè
alla
conquista
capitalistica
del
mondo
.
Finché
l
'
operaio
è
strumento
mal
pagato
e
mal
vestito
,
il
borghese
lo
disprezza
:
quando
,
per
qualsiasi
congiuntura
,
l
'
operaio
è
pagato
bene
,
non
è
più
il
"
povero
"
,
lo
rispetta
.
Questa
concezione
brutale
e
spregiudicata
dei
rapporti
fra
ricco
e
povero
è
il
segreto
della
sanità
anglosassone
,
è
il
segreto
della
sicurezza
con
cui
i
popoli
anglosassoni
procedono
per
ignes
,
attraverso
il
fuoco
della
civilizzazione
capitalistica
,
senza
la
formidabile
palla
al
piede
costituita
dall
'
odio
borghese
verso
le
categorie
operaie
.
Da
ciò
deriva
la
squisita
sensibilità
sociale
,
la
estrema
sicurezza
dei
mezzi
e
la
precisa
determinazione
degli
obiettivi
,
che
è
propria
dei
grandi
movimenti
reazionari
inglesi
.
In
Inghilterra
,
dove
esistono
veramente
uno
sviluppo
capitalistico
e
una
classe
borghese
,
non
si
perde
il
tempo
a
bastonare
l
'
operaio
,
si
procede
a
colpire
l
'
industria
.
La
violenza
ad
personam
appare
,
com
'
è
,
un
espediente
inutile
:
si
ricorre
alla
filantropia
.
In
una
società
fondata
sullo
sviluppo
capitalistico
,
sull
'
impulso
di
lucro
razionale
dell
'
imprenditore
,
la
reazione
non
e
mai
stata
cieca
:
ha
sempre
marciato
con
passo
sicuro
,
dritta
alla
méta
.
"
Reazione
,
"
in
senso
proprio
è
questo
:
"
colpire
quello
sviluppo
e
quell
'
impulso
,
colpirli
in
nome
della
tradizione
,
in
nome
della
pietà
avìta
,
in
nome
della
religione
,
delle
convenienze
,
della
filantropia
:
ma
colpirli
,
paralizzarli
"
.
Questa
è
reazione
nel
suo
significato
proprio
.
In
Inghilterra
,
il
suo
tentativo
classico
si
ebbe
verso
il
1850
:
quando
la
filantropia
conservatrice
riuscì
ad
imporre
il
Ten
Hours
Act
(
Atto
delle
dieci
ore
di
lavoro
)
.
Non
erano
i
rappresentanti
dei
lavoratorori
che
davano
questo
primo
involontario
avviamento
alla
legislazione
sociale
:
erano
i
gran
signori
,
i
Tory
,
era
Lord
Shaftesbury
,
il
tipo
ideale
dell
'
artistocrate
,
secondo
Emerson
:
era
Dickens
,
l
'
uomo
che
rimpianse
sempre
la
old
merry
England
,
la
vecchia
allegra
Inghilterra
di
Mr
.
Pickwik
.
Il
movimento
reazionario
di
Shaftesbury
e
di
Dickens
era
tipicamente
reazionario
per
questo
:
con
la
protezione
filantropica
degli
operai
,
volevano
colpire
a
morte
lo
sviluppo
industriale
del
loro
paese
,
volevano
rimandare
alle
campagne
le
masse
inurbate
volevano
mortificare
l
'
iniziativa
degli
imprenditori
,
volevano
liquidare
l
'
industria
inglese
.
Con
quel
fiuto
fine
,
che
solo
la
esperienza
di
una
grande
aristocrazia
può
dare
,
Shaftesbury
comprese
che
sviluppo
ìndustriale
voleva
dire
,
prima
o
poi
,
attacco
socialista
:
e
reazionario
dei
più
geniali
e
potenti
che
siano
comparsi
nella
storia
inglese
,
non
pensò
mica
di
far
bastonare
o
di
far
mitragliare
gli
operai
,
anche
allora
sovversivi
,
ma
mirò
alla
paralisi
della
macchina
capitalistica
,
in
nome
della
pietà
umana
,
come
Dickens
,
nel
suo
grande
romanzo
Hard
Times
vi
mirò
in
nome
della
bellezza
e
della
piacevolezza
della
vita
di
un
tempo
.
Se
a
Shaftesbury
,
se
a
Dickens
,
se
a
qualcheduno
dei
tanti
ricchi
inglesi
che
li
seguirono
avessero
proposto
di
agire
materialmente
contro
gli
operai
,
così
avrebbero
risposto
:
"
A
che
cosa
serve
!
"
.
Perché
da
inglesi
reazionari
sì
,
ma
inglesi
,
avevano
vivo
il
senso
del
disprezzo
verso
il
povero
,
ma
mancava
completamente
in
essi
l
'
odio
per
il
povero
.
Reazione
italiana
.
Ritorniamo
ai
ceti
medii
italiani
.
L
'
astio
contro
la
classe
operaia
dà
luogo
ad
una
reazione
spicciola
,
irritante
,
isterica
,
che
non
può
condurre
al
colpo
di
Stato
-
ma
il
colpo
di
Stato
non
vuol
dire
niente
,
non
risolve
niente
.
L
'
odio
contro
la
classe
operaia
è
,
in
realtà
,
una
ribellione
contro
il
regime
di
sviluppo
industriale
importato
in
Italia
da
trenta
anni
,
e
a
cui
la
borghesia
italiana
si
è
dimostrata
impreparata
e
immatura
-
ma
ribellarsi
contro
le
vere
vittime
della
grande
produzione
,
i
salariati
,
è
stolto
e
vile
.
Se
i
medi
ceti
italiani
,
per
ragioni
tradizionali
,
per
una
loro
mentalità
precapitalistica
,
bottegaia
e
prebendale
,
non
possono
tollerare
la
presenza
e
lo
sviluppo
di
una
classe
operaia
,
la
conseguenza
logica
e
coraggiosa
veramente
e
virilmente
reazionaria
,
non
è
che
una
:
far
tabula
rasa
con
la
grande
industria
italiana
,
risospingere
l
'
Italia
indietro
com
'
era
prima
del
decennio
1890-900
,
rinunciare
ad
una
produzione
industriale
per
il
grande
mercato
internazionale
e
per
il
mercato
interno
.
Se
i
ceti
medii
italiani
si
sentono
a
disagio
nel
macchinismo
della
produzione
manifatturiera
fino
a
trovare
la
presenza
sola
di
un
operaio
"
provocante
"
e
"
indisponente
"
,
non
è
con
la
classe
operaia
che
devono
prendersela
,
ma
con
chi
l
'
ha
evocata
sulla
scena
,
con
chi
la
adopera
come
strumento
.
Bisogna
mirare
all
'
evocatore
nascosto
del
malefizio
,
alla
ristrettissima
categoria
di
veri
capitalisti
-
intimamente
antifascisti
-
che
spinti
dalla
febbre
del
lucro
capitalistico
si
preparano
a
ricreare
stasera
,
domani
,
dopodomani
,
sempre
,
quegli
aggruppamenti
operai
che
i
fascisti
hanno
"
conquistato
"
,
quelle
organizzazioni
operaie
che
i
fascisti
hanno
stamane
disperso
.
La
ribellione
e
il
colpo
di
stato
devono
innestarsi
su
qualche
cosa
di
più
potente
,
un
programma
di
politica
anti
-
industriale
,
di
cui
i
pochi
e
solitarii
liberisti
intransigenti
italiani
hanno
già
da
tempo
preparato
il
programma
minimo
.
Questa
sarebbe
"
reazione
"
nel
significato
in
cui
l
'
esperimentò
l
'
Inghilterra
e
gli
altri
paesi
con
uno
sviluppo
capitalistico
autonomo
e
vivace
,
non
di
importazione
:
con
una
classe
borghese
ben
preparata
;
e
quindi
con
dei
reazionari
lungimiranti
e
sicuri
di
sé
,
come
si
conviene
ai
paesi
forti
e
serii
.
Ma
i
nostri
ceti
medii
,
i
quali
si
esauriscono
nell
'
"
odio
"
verso
il
salariato
,
dimostrano
per
ciò
stesso
di
non
costituire
una
classe
borghese
fortemente
e
seriamente
reazionaria
.
Prendendosela
con
gli
operai
e
basta
,
essi
dimostrano
semplicemente
la
loro
immaturità
a
vivere
in
un
paese
avviato
coartatamente
alla
grande
produzione
industriale
,
e
la
loro
impotenza
a
trasformarlo
:
cioè
dimostrano
la
loro
intima
infelicità
.
Il
fascismo
,
espressione
politica
di
quei
ceti
medii
ne
riflette
tutta
la
crisi
:
bastona
gli
operai
,
e
va
in
brodo
di
giuggiole
dinanzi
alle
declamazioni
sull
'
espansione
industriale
della
Terza
Italia
,
e
simili
temi
retorici
.
La
sua
reazione
è
superficiale
,
torbida
,
convulsionaria
:
ma
non
attinge
dalla
profondità
della
tradizione
,
non
sa
ammantarsi
e
non
sa
valersi
di
tutte
le
infelicità
che
un
affrettato
e
imposto
sviluppo
industriale
ha
accumulato
in
Italia
,
come
espedienti
validissimi
per
i
reazionari
veri
che
non
sono
venuti
.
Il
fascismo
fa
le
passeggiate
militari
nelle
città
industriali
e
rispetta
venerabondo
la
grande
industria
.
La
reazione
è
così
troncata
,
e
compare
in
tutta
la
sua
povertà
e
in
tutta
la
sua
sterilità
.
I
ceti
medii
italiani
,
di
fronte
alla
grande
industria
,
si
attengono
ancora
all
'
ideale
della
"
vita
temperata
"
e
dello
"
stato
pacifico
"
di
due
secoli
fa
,
a
questa
intima
tendenza
antiindustriale
non
può
venir
fuori
,
perché
è
sotto
una
doppia
crosta
,
robustissima
,
costituita
:
1
.
da
una
moda
letteraria
e
accademica
per
l
'
"
espansione
industriale
"
,
per
la
"
valorizzazione
del
lavoro
italiano
"
,
per
lo
"
sviluppo
delle
nostre
energie
latenti
"
,
ed
altre
cose
del
genere
;
2
.
dal
fatto
(
indiscutibile
)
che
la
grande
industria
,
quale
è
stata
trapiantata
in
Italia
presenta
dei
caratteri
di
Abenteuer
-
Kapitalismus
,
di
pirateria
che
piacciono
molto
,
e
piacciono
molto
precisamente
,
e
impongono
soggezione
,
perché
i
ceti
medii
italiani
non
sono
una
"
classe
borghese
"
abituata
ad
aver
da
fare
con
dei
veri
imprenditori
,
e
a
diffidare
degli
avventurieri
,
dei
falampi
,
del
"
projectistes
"
.
Dilettantismo
industrialoide
.
Sull
'
efficacia
della
moda
letteraria
ognuno
può
accertarsi
direttamente
.
La
"
Lega
Navale
"
,
la
"
Lega
Italiana
"
e
tutta
le
associazioni
minori
,
per
esempio
,
ne
offrono
prove
infinite
.
I
bollettini
della
"
Lega
Navale
"
sono
una
miniera
di
documenti
sullo
stato
d
'
animo
dei
ceti
medii
.
Società
anonime
cooperative
con
azioni
da
200
lire
ciascuna
...
per
dare
incremento
allo
sviluppo
dell
'
Italia
sul
mare
;
centinaia
di
ordini
del
giorno
votati
da
studenti
,
impiegati
,
avvocati
,
per
dirimere
conflitti
marinari
...
e
salvare
la
marina
;
preoccupazioni
e
batticuori
di
ragionieri
lombardi
perché
si
varino
"
molte
navi
"
affinché
l
'
Italia
sia
"
grande
sul
mare
"
:
tutta
roba
inutile
ed
innocentissima
,
di
cui
i
veri
pochi
uomini
d
'
affari
che
si
occupano
della
marina
sono
i
primi
a
ridere
.
Il
recente
congresso
della
Lega
Italiana
a
Roma
è
stato
una
vera
tornata
accademica
,
e
quella
che
vi
partecipò
è
tutta
gente
che
vuole
"
valorizzare
"
,
"
sviluppare
"
,
"
espandere
"
:
ma
le
sue
idee
della
attività
nazionale
trovano
il
loro
perfetto
interprete
in
V
.
E
.
Orlando
,
che
si
fa
loro
a
narrare
e
a
proporre
l
'
esempio
dell
'
espansione
commerciale
di
Firenze
,
ai
tempi
gloriosissimi
-
e
barattieri
-
dell
'
arte
della
lana
...
quando
ancora
non
esisteva
nè
un
imprenditore
nè
un
salariato
nel
significato
moderno
dei
due
termini
!
La
Lega
Italiana
dovrebbe
rimanere
celebre
nelle
cronache
dell
'
industrialismo
accademico
,
per
gli
ordini
del
giorno
vibratissimi
votati
durante
la
Conferenza
di
Genova
,
quando
le
menti
dei
suoi
soci
furono
percosse
dallo
spavento
...
di
restare
-
orrore
!
-
senza
petrolio
.
Fu
allora
che
la
presidenza
mandò
a
Schanzer
telegrammi
lancinanti
:
e
fu
allora
-
se
le
mie
informazioni
sono
esatte
-
che
il
ministro
Schanzer
chiedeva
disperato
al
comm
.
Francesco
Giannini
:
"
Se
non
riusciamo
ad
avere
almeno
una
lettera
di
Lloyd
George
,
come
farò
à
presentarmi
al
Parlamento
?
Che
cosa
mi
dirà
tutta
questa
gente
,
per
il
petrolio
?
"
.
Il
petrolio
del
Caucaso
,
il
carbone
di
Eraclea
,
e
in
genere
le
"
materie
prime
"
:
ecco
le
ondate
che
percorrono
,
ad
intervalli
variabili
,
la
superficie
di
tutta
una
folla
di
oneste
persone
,
che
se
ne
avessero
i
mezzi
si
guarderebbero
bene
di
impegnarsi
nell
'
industria
dell
'
armamento
e
in
concessioni
petrolifere
.
-
Gente
che
non
è
mai
stata
una
volta
in
aeroplano
,
nè
in
un
campo
di
aviazione
,
sarà
fieramente
allarmata
dalla
notizia
che
taluni
provvedimenti
o
negligenze
del
Governo
compromettono
"
l
'
avvenire
aereo
della
nazione
"
:
e
una
"
lega
aerea
"
interverrà
d
'
urgenza
ad
agire
"
perché
l
'
Italia
abbia
libero
il
suo
cielo
"
.
-
La
Leonardo
da
Vinci
deve
essere
riattata
"
per
dimostrare
la
valentia
dell
'
ingegneria
italiana
"
:
e
,
per
tacer
del
Senato
,
negli
stessi
collegi
professionali
si
trovano
dei
teorici
che
ne
fanno
,
disinteressatamente
,
un
punto
di
onore
.
-
Le
fiere
campionarie
messe
su
da
un
"
projectiste
"
d
'
ingegno
,
come
Umberto
Notari
,
diventano
spedizioni
di
argonauti
che
vanno
a
portare
il
vello
d
'
oro
delle
industrie
italiane
:
e
si
passa
per
cervelli
gretti
e
privi
di
iniziativa
se
si
arriva
a
mettere
in
dubbio
che
turchi
e
lapponi
aspettino
proprio
la
Trinacria
per
comprare
la
roba
in
Italia
.
-
Vecchi
relitti
di
propaganda
futurista
,
antichi
orecchiamenti
di
"
dinamismo
"
,
scarti
della
poesia
della
macchina
e
dell
'
officina
,
tutto
ritorna
a
galla
,
tutto
fa
brodo
:
e
così
qualunque
forma
della
attività
industriale
si
presta
a
questa
esaltazione
letteraria
,
perpetrata
nella
massima
buona
fede
,
cui
la
folla
degli
innocenti
amatori
della
"
vita
temperata
"
arriva
attraverso
schemi
reclamistici
e
metafore
slombate
:
e
l
'
industrialismo
accademico
dei
medii
ceti
italiani
trova
tutto
degno
di
patriottica
attenzione
,
dal
"
carbon
bianco
"
...
al
sughero
di
Sardegna
.
;
Questo
dilettantismo
industrialoide
dei
medii
ceti
è
la
massima
forma
di
interessamento
permessa
da
tradizioni
curiali
e
prebendali
,
da
una
cultura
pseudo
-
umanistica
che
sola
,
apre
l
'
ingresso
nella
carriera
agli
uffici
e
ai
"
posti
"
,
e
insieme
stampiglia
socialmente
i
suoi
adepti
con
la
qualifica
di
"
persona
che
ha
fatto
i
suoi
studi
"
,
persona
per
bene
cioè
che
ha
diritto
ad
avere
un
trattamento
decoroso
in
modo
da
poter
mantenere
la
distanza
rispetto
alla
"
bassa
gente
"
.
Abenteuer
-
Kapitalismus
Ma
la
grande
industria
impone
soggezione
ai
medii
ceti
perché
è
trivellatrice
.
L
'
assalto
all
'
erario
,
che
in
altri
paesi
produrrebbe
larghi
movimenti
di
opinione
pubblica
,
qui
finisce
per
produrre
una
larga
ammirazione
per
gli
Abenteuer
-
kapitalismus
che
lo
conducono
con
fortuna
.
Si
trova
che
sono
"
furbi
"
,
"
accidenti
"
,
"
sacramenti
"
-
o
,
addirittura
,
si
trova
che
sono
valentissimi
imprenditori
:
il
che
è
assolutamente
falso
.
Nel
carattere
composito
dell
'
imprenditore
moderno
(
in
cui
si
riuniscono
i
tratti
distintivi
del
conquistatore
del
commerciante
)
il
pubblico
italiano
è
sempre
disposto
ad
apprezzare
i
tratti
del
conquistatore
più
degli
altri
:
e
siccome
quasi
tutte
le
grandi
figure
dell
'
industria
italiana
hanno
avuto
precisamente
più
l
'
audacia
del
colpo
di
mano
protezionistico
che
la
saggezza
dell
'
organizzatore
,
i
medii
ceti
italiani
sono
sicuri
che
anche
l
'
Italia
ha
prodotto
una
classe
industriale
di
primo
ordine
:
e
chi
ne
dubita
è
"
antipatriotta
"
.
Il
trucco
protezionistico
è
considerato
come
un
mezzo
affatto
naturale
di
far
progredire
una
industria
:
non
si
pensa
,
non
si
è
capaci
di
pensare
che
,
di
fronte
alle
genuine
capacità
dell
'
imprendimento
moderno
,
questo
modo
di
avvantaggiarsi
denota
,
oltre
a
tutto
,
una
speciale
forma
di
pigrizia
,
una
tendenza
alla
prebenda
:
e
nella
classifica
dei
mezzi
di
arricchire
,
potrebbe
stare
assai
bene
vicino
a
quei
tre
famosi
,
che
erano
indicati
nei
libricini
del
Rinascimento
:
1
.
-
La
cerca
di
tesori
;
2
.
-
L
'
accalappiamento
di
eredità
;
3
.
-
La
clientela
:
rendersi
persona
grata
presso
qualche
ricco
cittadino
,
allo
scopo
di
ricevere
una
parte
delle
sue
ricchezze
.
Gli
industriali
italiani
si
rendono
persone
grate
presso
lo
Stato
,
e
ricevono
delle
sovvenzioni
e
delle
tariffe
protettive
.
I
medii
ceti
italiani
ammirano
questa
audacia
venturiera
,
e
non
sospettano
neppure
che
essa
non
è
affatto
"
capitalistica
"
,
e
che
quegli
uomini
sono
assai
più
vicini
allo
"
speculante
"
e
al
"
condottiero
"
del
'900
che
ad
un
intraprenditore
inglese
o
americano
.
Ad
accentuare
,
nei
medii
ceti
italiani
,
questa
stortura
di
discernimento
,
si
è
aggiunta
l
'
orticaria
militaresca
,
per
cui
la
"
conquista
di
nuovi
mercati
"
è
concepita
mitologicamente
come
una
specie
di
conseguenza
obbligatoria
delle
vittorie
guerresche
.
L
'
"
amore
di
terra
lontana
"
sospira
in
tutte
le
relazioni
dei
Consigli
di
amministrazione
,
e
diventa
addirittura
appassionato
nei
discorsi
di
coloro
-
e
sono
legione
-
i
quali
credono
che
poiché
gli
italiani
hanno
vinto
sul
Piave
,
in
Colombia
,
in
Arabia
e
alla
Nuova
Guinea
non
aspettino
altro
che
di
essere
"
conquistati
"
,
"
penetrati
"
dalla
produzione
italiana
!
E
per
chiarire
questo
stato
d
'
animo
,
basterà
una
citazione
.
Scriveva
tempo
fa
l
'
on
.
Meuccio
Ruini
,
ex
ministro
delle
Colonie
,
a
proposito
delle
Colonie
Portoghesi
:
"
Vi
furono
due
anni
fa
,
iniziative
di
gruppi
industriali
e
bancari
italiani
per
un
accordo
col
Portogallo
per
lo
sfruttamento
dell
'
Angola
,
che
offre
grandissime
risorse
agricole
e
,
sovra
tutto
,
di
materie
prime
industriali
.
Gli
studi
ed
i
primi
passi
non
ebbero
seguito
,
anche
perché
il
Governo
italiano
non
si
mostrò
entusiasta
dell
'
idea
.
Senza
voler
esaltare
manie
imperialistiche
,
certo
è
che
sarebbe
stato
opportuno
per
l
'
Italia
-
che
non
ha
alcuna
finestra
sull
'
Atlantico
-
una
penetrazione
nell
'
Angola
"
.
In
queste
poche
righe
,
c
'
è
tutto
:
le
"
materie
prime
"
,
"
la
finestra
sull
'
Atlantico
"
la
"
penetrazione
"
.
La
mitologia
è
al
completo
:
ed
è
un
ministro
di
ieri
e
di
domani
che
parla
!
"
Sarebbe
stata
opportuna
una
penetrazione
nell
'
Angola
...
"
Chissà
perché
poi
nell
'
Angola
?
Forse
perché
l
'
Angola
è
del
Portogallo
,
e
-
senza
voler
esaltare
manie
imperialistiche
-
si
crede
che
sia
facile
"
conquistare
nuovi
mercati
"
,
"
penetrare
"
,
"
espandersi
"
,
quando
si
ha
da
fare
col
Portogallo
....
Angola
..
materie
prime
....
finestra
sull
'
Atlantico
...
Possibilissimo
che
di
qui
a
due
mesi
il
caucciù
di
Angola
apparisca
indispensabile
all
'
Italia
come
il
petrolio
del
Caucaso
e
il
carbone
di
Eraclea
.
È
possibilissimo
che
qualcheduno
proponga
di
saltar
addosso
...
al
Portogallo
,
che
qualche
ministro
lanci
là
,
alla
platea
,
le
frasi
aspettate
sui
"
vitali
interessi
"
,
e
che
si
faccia
la
gesta
d
'
oltremare
.
Sicuro
:
noi
siamo
sempre
in
procinto
di
partire
per
una
gesta
di
oltremare
.
I
medii
ceti
italiani
hanno
dell
'
espansione
industriale
di
un
paese
l
'
identica
idea
che
ne
avevano
i
pisani
o
i
genovesi
del
'300
:
qualche
cosa
di
composito
fra
i
trucchi
dei
mercanti
,
la
guerra
di
corsari
,
la
ripartizione
della
masserizia
predata
.
Conclusione
.
I
ceti
medii
italiani
impreparati
a
sopportare
lo
sforzo
e
la
tensione
,
imposti
dall
'
attuale
stadio
di
sviluppo
capitalistico
,
se
la
pigliano
con
la
classe
operaia
.
Non
riescono
,
però
,
ad
essere
risolutamente
anti
-
industriali
,
cioè
ad
essere
intimamente
reazionari
,
appunto
perché
non
sono
una
classe
borghese
moderna
:
e
perché
,
quindi
,
sentono
vivamente
l
'
influenza
di
un
industrialismo
da
letterati
e
da
condottieri
.
Perciò
il
loro
destino
è
stato
e
sarà
in
questa
alternativa
:
O
soffrire
umiliazioni
e
privazioni
nei
periodi
di
più
fittizia
attività
industriale
,
durante
le
riprese
che
si
fanno
sentire
nella
artificiale
grande
industria
italiana
,
come
riflesso
e
contraccolpo
delle
grandi
"
corse
all
'
oro
"
internazionali
;
O
vendicarsi
contro
gli
operai
,
"
sfogarsi
"
,
nei
periodi
di
grande
crisi
.
Il
fascismo
urbano
,
il
fascismo
delle
regioni
industriali
è
l
'
espressione
di
questa
persistente
e
fatale
infelicità
.