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IL VOLTO MISTICO ( PUCCINI MARIO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Qualcuno si meraviglia che in questi ultimi tempi , e non solo in provincia , fermenti e tumultui un ansioso bisogno di ricerca religiosa . Ma chi ben guardi agli ultimi avvenimenti politici e morali della nazione , non può stupirsi se , dopo la ventata lussuriosa dell ' immediato dopo - guerra , risorge a poco a poco negli uomini la coscienza dei propri doveri , ieri oscurata da un ' improvvisa follia . Non può stupirsi ; in quanto il ritmo stesso della vita ha preso un altro corso : e una nuova morale a poco a poco s ' è imposta all ' antica , e non provvisoriamente . Troppo rigurgito di istinti c ' era stato infatti , mentre si ritornava , dopo quattro anni di ansie , ad uno stato di tranquillità , perché la coscienza non ritrovasse il suo equilibrio : sopratutto in coloro che erano stati in trincea e davanti alla morte più di una volta avevano pensato e non leggermente ad una vita avvenire . E c ' era poi la provincia : dove la ventata giunse bensì , ma non sempre con effetti attivi , reali : attutita e quasi neutralizzata dallo stabile focolare antico e dalle donne rimaste , com ' era naturale , fedeli e religiose . Il fenomeno fascista in quel che ebbe , nel suo primo comporsi , di puro , nacque più che nelle città nei focolari : nei quali a un primo momento appunto si espresse come una reazione del sangue sano contro il sangue impuro : delle forze morali contro le immorali ( da cui provenivano , e si sentiva , tutti i disordini ) . * * * Poi , s ' intende , quando già il fenomeno non che a verzicare cominciava addirittura a fiorire , vennero i libri , i documenti , le conversioni , gli appelli . E ' superfluo ora riepilogarli o rifarne la storia ; poiché è certo che pochi di questi documenti risposero veramente ad un bisogno : nacquero da un dramma ; presero vita e forma da un combattimento . Si aprirono , per questo , con maggiore fiducia quelli che ci venivano dalla provincia , e magari da nomi ignotissimi ; o altri di nomi noti bensì , ma di notorietà non vasta , studiosi più che letterati . Il caso di Zanfrognini e di Manacorda è tipico . Zanfrognini è un provinciale , un paesano . Nato in un paese del Modenese : Staggia ; e dopo avere pubblicato un piccolo volume di versi , nel quale non sono pochi e rari i segni di una vera inquietudine spirituale , eccolo chiuso nel suo piccolo mondo casalingo , solo con sé stesso . Passa la guerra , passa il dopo - guerra : ed egli non si stacca dal suo circolo di pensiero : e quantunque gli occhi li tenga aperti sul mondo , sul suo dubbio e sulla sua speranza , segna affannato il passo per quasi dieci anni . Ne è nato un libro irto di contraddizioni , di ritorni , di abbandoni improvvisi e di pentimenti ; ma che innegabilmente rispecchia in tutti i suoi momenti un dramma vero . E anche dove c ' è giuoco dialettico , la sofferenza traspare : in quanto il cervello non sempre domina il sentimento : e assai spesso sulla scia del sofista s ' accampa il pellegrino dolente che cammina , si sforza , si arrampica e di rado una luce gli ravviva la strada . Si è letto molto presto " Itinerario di uno spirito che si cerca " ( Vincenzi - Modena ) : e se ne è scritto ; ma con gli anni sarà cercato sempre di più : e forse discusso ancora . Che le possibilità di Zanfrognini siano tutte qui dentro , non direi ; ma è certo che circola in queste pagine una sostanziosa amarezza : e tutti possiamo riconoscerla come un po ' nostra . Dove poi essa possa sboccare , se in una confessione ortodossa , o se svilupparsi o meno è arduo dire . Certo , un libro l ' enunciati come questo e di pensieri rotti non lo si direbbe suscettibile di sviluppi almeno lirici : e se mai piuttosto in un ' opera affermativamente decisa , e magari apologetica . Manacorda invece , pure sugli stessi tasti , trova una musica più larga di tono e d ' estro : ed è più conchiusivo . Non so se maggiore preparazione ; ma certo c ' è in Manacorda assai più sapienza . Si vede dietro il suo libro " Verso una nuova mistica " ( Zanichelli - Bologna ) l ' uomo che ha avute e sofferte molte esperienze : di natura intellettuale sopratutto . Zanfrognini è ancora e sopratutto ai filosofi greci e ai cristiani : e poco si sente nutrito di filosofia recentissima : ma Manacorda è in questo senso scaltrissimo e sa bene dove appoggiare i suoi piedi . Anzi : se qualcosa infirma il suo libro , pur così bello , è il tono polemico : di cui spesso , ed è peccato , egli non sa fare a meno . Il suo dramma non è infatti , come quello di Zanfrognini , solitario e isolato , ma incardinato nel dramma di tutti : perché i primi germi sopratutto egli li deve alle trincee di lassù . La nuova mistica di Manacorda nasce insomma contemporanea alla nuova morale del reduce : e come questa ha radici profonde nell ' umanità di tutti noi . Si segua o no , domani , questa visione nuova che Manacorda esprime , di una vita religiosa avvenire ( la quale presume insieme una nuova morale ed una nuova estetica ) il libro ha per se stesso un grande valore spirituale : e rivela un pensatore e poeta di altissimo ingegno . Pensatore , in quanto è ordinato , severo , sobrio e a momenti ( non si dimentichino le numerose annotazioni ) perfino didattico ; poeta , in quanto sa trovare , e tipici , momenti di vero abbandono : come nelle " Meditazioni ad alcune sante verità " che conchiudono mirabilmente l ' opera . * * * Segni ; ma non sono i soli . Chi guardi un poco in giro e non si fermi solo ai libri strettamente mistici , come quelli di Zanfrognini e Manacorda , trova infatti anche in opere che non affrontano decise il problema religioso , la stessa inquietudine . E sono magari libri di critica : o raccolte di articoli appena . Si aggiunga che certe riviste ieri lette da un pubblico ristretto , hanno visto allargarsi la loro zona , grazie appunto al bisogno che il pubblico colto dimostrava : più che di una nuova scienza , di un punto di rilievo facile , sicuro e perfino atavico . Lasciamo andare le conversioni rumorose , chiassose : o i pamphlets , tipo L ' ora di Barabba e il Dizionario dell ' uomo selvatico ; ma guardate , per esempio , certi scrittori , come l ' Arcari e il Piccoli : che si sentono portati e quasi trascinati , dopo esperienze puramente critiche e filosofiche , l ' uno ad un romanzo di dibattito religioso , l ' altro , invece , sensuale : ed entrambi tuttavia trapelanti una stessa inquietudine della vita e dei suoi svolgimenti fisici , morali e religiosi . Ma questa che potrebbe sembrare una deviazione e quasi un salto nel buio è invece , se pur così diverso nei due , un atto verso la propria purificazione e il proprio ritrovamento . Infatti né l ' inquietudine di Arcari , né quella di Piccoli si sentono attraverso quei libri , placare , quantunque il Cielo senza Dio ( Treves ) e Aliarda ( Vallecchi ) siano in fondo due romanzi morali . Dove ritroveremo Arcari , non sappiamo ancora ; ma Piccoli è già avviato a nuove esperienze : e il suo bellissimo Itinerario leopardiano ( Treves ) nel quale attraverso Leopardi lo si sente ancora cercare sé stesso ; e la sua eccellente traduzione del Libro della mia vita di Santa Teresa sono due sintomi evidenti che la sua ricerca continua ancora . Fenomeni ; segni . E che si dirà di Prezzolini che con il suo recente Io credo ( Gobetti , Torino ) va a radunare tutti i suoi dibattiti di ieri , a coordinarli , per cercare anche lui un centro fermo , una base , un punto di appoggio ? E non c ' è uomo più scaltrito di lui : carattere e temperamento passato ormai attraverso esperienze filosofiche innumerevoli e non senza spine e dramma . Si dirà che tutti costoro , per quanto dotati e abili , ancora non conchiudono : e da tante pagine agili , ricche e spesso commosse , confessioni vere e proprie non vengono fuori . Ma bisogna dar tempo al tempo ; e che si maturino anche i fenomeni recenti della nuova riscossa politica : i quali , oggi come oggi , lasciano perplessi gli uomini di pensiero : quando non addirittura scontenti . Ma forse non è lontano il giorno in cui una luce più viva tutti ci illumini : e il volto mistico della nuova generazione trapeli senza maschera .
RICORSI ED ANALOGIE DI STORIA POLITICA ( GIORDANI IGINO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Alla politica imperialista , egocentrica , dispotica che Bismarck inaugurava nell ' Impero da lui creato venne ad opporsi un nuovo partito , che si sottraeva all ' orbita da lui tracciata , piazzandosi nella vita nazionale con un programma autonomo di rivendicazioni democratiche e sociali : il Centro , capeggiato da Windthorst . Bismarck che non ammetteva ostacoli e si vantava di saperli spazzare , andando sino in fondo , come coi Francesi , come coi Polacchi , volse tutte le forze a sbarazzarsi di questi antagonisti , e volendo stroncarli alla radice , chiamati a raccolta nazionalisti e liberali , concentrò i fulmini sulla Chiesa Romana . Poiché questa non si prestava a liberarlo da questi cattolici , raccoltisi in partito indipendente , scatenò , per causa di Windthorst , la grande persecuzione liberticida contro clero e Chiesa che si disse " Kulturkampf " . Nella lunga schermaglia seguitane tra Bismarck e S . Sede , la posta che egli sempre chiedeva era Windthorst , e per esso il Centro . " Sbarazzatemi di quest ' uomo - egli chiedeva a tutti i fiduciari del Papa - e io abrogherò il Kulturkampf " . Naturalmente , malgrado lo scatenamento di vessazioni e di ingiurie , alle quali tutti i clienti dei dittatori sono particolarmente portati , né Pio IX , né Leone XIII sconfessarono mai né il Centro né il suo capo ; e si limitarono a far rispondere che il Vaticano non si immischiava nella politica interna degli Stati . Ciò esasperava il Cancelliere di ferro il quale intonava per la sua troupe coribantica il motivo calunnioso : " I cattolici del Centro sono i Guelfi contro l ' Impero , sono spie francesi , gregge senza patria , alleati di socialisti : il vescovo Ketteler è un demagogo , Windthorst è anti - cristiano . . . " . - Tutto questo , - rimbeccava il piccolo Guelfo - perché non siamo deputati . . . bismarckiani ! - Due cose - asseriva Bismarck , - mi conservano , due cose mi abbelliscono la vita : l ' amore di mia moglie e l ' odio di Windthorst . Odio che accendeva folgori grandiloquenti , le quali non turbavano il Leader cattolico ; alle concioni passionali e contraddittorie del Cancelliere , egli opponeva la sua dialettica caustica e precisa ; spietato , ironico , cavalleresco , col suo filo di voce , trivellava le costruzioni retoriche dell ' antagonista pomposo e ne logorava col ridicolo e con la logica sfavillante i sofismi . Intransigente e tranquillo sopportò tutte le arti con cui il Cancelliere tentò disfarsene : le carezze per staccarlo dal Centro , le manovre per metterlo contro il Centro , i ricatti contro la S . Sede , le interpretazioni arbitrarie di documenti pontifici per contrapporlo al Papa ; pressioni su nunzi apostolici ; travisamenti , acrobazie , menzogne montate dalla stampa imperiale . Il corpo mingherlino serrava un ' anima consapevole di potere presto o tardi sottomettere il colosso . David e Golia : ma , in attesa di colpirlo in pieno , se lo tirava dietro , facendogli ripercorrere a ritroso tutta la via del " Kulturkampf " . * * * Molto tempo nell ' edificare la civiltà si perde per l ' ignoranza della storia . Ah , se i nostri denigratori , tra un insulto e un ' insolenza , in cui tutta si documenta la nobiltà spirituale onde sono afflitti , studiassero un pochino ! ... Bene spesso nelle discussioni parlamentari su progetti di legge , come quelli contro il socialismo , poiché Windthorst si rifiutava di assecondare le mire reazionarie del Cancelliere , questi , abilmente , per molto tempo - sino a quando il sistema non fu . . . denicotinizzato dall ' abuso - mescolava nelle questioni politiche l ' elemento religioso , onde suscitare imbarazzi alla coscienza cattolica dei deputati del Centro . Senonché , mentre A . Reichensperger , di fronte alla minaccia di recrudescenze antireligiose stabiliva : " Accada quel che potrà : noi dobbiamo essere anzitutto coerenti " . Windthorst precisava l ' aconfessionalità del Centro ; e nel 1880 , alla vigilia della discussione di emendamenti alle Leggi di Maggio - fondamentali del " Kulturkampf " - fissava con la Curia alcuni accordi , di cui il primo diceva : " Nelle questioni puramente politiche il Centro è affatto libero e indipendente dalla S . Sede " . E stette sulla breccia , sino alla vittoria , per vent ' anni , sostenendo contro la dittatura una politica di libertà , di riforme , di autonomie . Con che ironia faceva constatare ai liberali come la difesa della libertà fosse lasciata tutta e soltanto agli " oscurantisti romani " , e come rideva quando i cattolici conservatori - cattolici di Stato - alleati naturali del più forte , lo chiamavano demagogo ! Aveva la coscienza d ' una missione : sovvertire il principio pagano hegeliano d ' infeudamento della Chiesa nello Stato e di prussianizzazione del cattolicismo . Sereno quanto più roco grandinava sulla piccola persona lo scroscio dei vilipendi , caricature e tutte le espressioni , onde la mediocrità si vendica di chi osa sormontarla ; ironicamente sprezzante contro la ciurma dei reggipenne del Cancelliere , sciamata poi con la caduta di costui ; pur quando obbligava l ' avversario alle prime concessioni , dopo nove anni di lotte , e quando le transazioni potevano risparmiare ai cattolici prigione ed esilio , rimase inflessibile sul postulato : abrogazione intera assoluta delle Leggi di Maggio . Sotto la pressione di quella intransigenza Bismarck allacciava disperatamente trattative con la S . Sede e ... cedeva ; e intanto nelle successive elezioni il suo partito segnava decimazioni e il Centro una progressione irrefrenabile , non avendo il dittatore , benché ... Bismarck , pensato mai a un sistema " totalitario " . Stratega formidabile , pregava il Cardinale Jacobini che a Roma non si allarmassero pel vigore con cui attaccava il Cancelliere , poiché , diceva , costui non cede che alla paura . " Con una periodicità tenace - scrive Gossau - metteva in linea i suoi argomenti , poi li menava all ' assalto , tutti insieme , sempre gli stessi , ma sempre agili , rinfrescati , gagliardi , contro l ' edificio già traballante delle Leggi di Maggio " . E intanto che scardinava le leggi , obbligava Bismarck ad avvicinarsi carezzevole e a lanciare ponti al Centro che per tanti anni , scomodando storia e teologia , aveva qualificato nemico dell ' Impero . Nil sub sole novi ... Vedo in quegli anni pullulare , sotto il fermento del Centro , una generazione - ahi , non spontanea ! - di sorrisi cortigianeschi alla Chiesa romana , già oppugnata fragorosamente in nome della Kultur . Che nemesi sentiva nella sua alacre anima Windthorst ! I nemici di Roma si profondevano in salamelecchi verso il Papa e verso i principi della Chiesa , così come i figli d ' Aretino in Italia , bastardi dell ' ateo Maurras di Francia , oggi , tra un ' alcova e una roulette , gratificano noi cattolici di lezioni catechetiche ! ... I giornalisti di Bismarck - udite ! udite ! - " si facevano vedere in giro con rosarii i cui grani erano grossi come nocciole " : e ciò per mostrare come il cattolicismo fosse contro il P . P . I pardon ! , contro il Centro . Bismarck , di fronte all ' ostinazione di questo contro il settennato , iniziò una campagna elettorale sfruttando il nome di Leone XIII contro Windthorst , cui la Kölnische Zeitung ( organo competente come alcuni giornali di Roma ! ) definiva " l ' antipapa guelfo " ; mentre gli aristocratici renani e slesiani ( nil sub sole ... ) tentavano " in pieno accordo con gli scritti pontificali " ( ! ) di fondare , contro il centro , un partito cattolico conservatore ! Non riuscirono , naturalmente . Fu quella una campagna elettorale tremenda , simile alla campagna che ... avremo in Italia , in cui Bismarck con abilità satanica si adoperò a mettere in piedi - lui ! - un ' antitesi tra il Centro e la S . Sede . Ma i cattolici , sgombrati degli elementi più retrivi e pavidi , non si lasciarono fuorviare . Windthorst , benché malato e contro il divieto del medico , si gettò nella mischia con una vigoria impetuosa : e l ' ultima battaglia elettorale fu la sua massima vittoria . " Vinto dalla Chiesa a cui aveva ceduto per isolare da essa il Centro , Bismarck aveva creduto almeno di poter vincere Windthorst " . Fu un disastro . Egli dovette venire a patti col piccolo Guelfo . Questi , in un colloquio drammatico , gli chiese nettamente : ritorno dei Gesuiti , ristabilimento dello statu quo di prima del 1870 . Bismarck cedette e intanto domandò chi volesse per successore : ( da uomo intelligente , direbbe Labriola , si preoccupava della successione ) . Windthorst fece il nome di Caprivi . Poche ore dopo Guglielmo II congedava il gran cancelliere e gli sostituiva Caprivi . L ' imperatore raccoglieva il programma sociale del Centro a favore degli operai , vantandosi d ' essere d ' accordo con Leone XIII . A chi tornava a chiamarlo socialista , Windthorst rispondeva : " Ma allora il Dio del Sinai fu il primo dei socialisti ? " . Un anno dopo la caduta dell ' avversario di tutta la sua vita politica , Windthorst moriva . Ebbe onori imperiali al suo funebre . E si disse : " Windthorst è morto e vive ; Bismarck vive ed è morto ! " . " Bismarck - conclude Gossau - aveva iniziato il Kulturkampf , per sbarazzarsi del piccolo Guelfo ; e il Kulturkampf invece ingigantì la sua potenza ; mirando a sopprimere il Centro , non riuscì che a moltiplicarne le ragioni di esistenza " sì che nato debole ed eterogeneo " il Centro - constatava un avversario - sotto il martello bismarckiano si è forgiato in un blocco solido , vigoroso , omogeneo " . Il che , mi pare , si ripete ed ha la sua conferma nelle persecuzioni che si stanno abbattendo sul Partito Popolare , che è il Centro italiano . . . Che peccato non sapere la storia !
IL SISTEMA ESTETICO DI RICCARDO WAGNER ( ANTONELLI CURZIO , 1882 )
StampaPeriodica ,
Per avere un concetto esatto del sistema estetico di Wagner bisogna leggere i suoi scritti critici , pubblicati , per la più parte , durante il suo soggiorno a Parigi , nella Neue Zeitschrift für Musik , nella Dresdener Abendzeitung , nella Gazette Musicale e nel Journal du monde élégant . L ' opera d ' arte dell ' avvenire dedicata a Feuerbach , Una visita a Beethoven , I capricci estetici , Della sinfonia , Il musicista straniero a Parigi , I divertimenti a Parigi , Notizie dal paese delle arti e delle scienze , Il giudaismo nella musica , Ueber das Dirigiren , Opera e dramma , sono scritti pieni d ' originalità , di umorismo terribile . L ' immaginazione esaltata , nervosa fino al parossismo , il cuore ulcerato , l ' acume analitico del giovine bohémien vi si manifestano potentemente . Vi si trova in germe il suo sistema d ' arte mistico sensuale . L ' Edda , le leggende popolari del Reno , Shakespeare , Walter Scott , Byron , Goethe , Bürger , Hoffmann colpiscono , soggiogano la sua fantasia . In estetica , in metafisica egli deriva da Schelling , da Hegel , dallo Strauss e da Arturo Schopenhauer ; in musica procede da Glück , da Weber , da Beethoven e da Berlioz . Schelling aveva fatto dell ' arte un sesto senso che doveva mettere in comunicazione l ' anima dell ' uomo con l ' anima universale . Schopenhauer aveva detto : Quando il bello si rivela all ' uomo , la volontà s ' addormenta . Riccardo Wagner concepì l ' arte della musica universale , come il mezzo più elevato per avvolgere l ' uomo nella fantasticheria nebulosa e calma dell ' infinito , gettando , come dice lui , con un giro di parole romanticamente barocco , sul letto del dramma musicale il torrente della sinfonia tedesca . Wagner ha genio drammatico . Fin da fanciullo s ' era invaghito dell ' arte greca . Il suo professore , il dottor Sillig , vedendo l ' ammirazione ch ' egli sentiva per l ' Odissea , di cui ebbe a tradurre due canti , pensava di farne un filologo . È curioso il vedere come Wagner si stimi grandissimo poeta . Egli giunse a dire che la grande arte drammatica universale morta con Eschilo e Sofocle rivive in lui , e ch ' egli fa rifiorire il genio della tragedia e della musica greca nei miti popolari delle leggende . Poi combatte le belle forme , le odiate Welsches , e le abbandona al materialismo empirico dell ' arte francese . Poi predica la libera gioia di tutte le forze vive della natura , la libera espansione delle anime nel regno dell ' armonia , il libero amore , la deificazione di tutte le forze , l ' estasi ed il grande annientamento . Poi attacca a fondo il cristianesimo , condanna il modo di verseggiare tedesco imitato dai Greci e dai Latini , perché soffoca il pensiero per la forma e rimette in onore i ritmi nazionali delle leggende . Poi vuol castrare la musica , affermando che lo scopo dell ' opera deve esser quello d ' esprimere una idea drammatica , e che in musica è un mezzo per riuscire a ciò più fortemente e più completamente . Poi sogna che la questione sociale sarà sciolta solo quando sia aperto gratuitamente al popolo un grande teatro con repertorio fisso d ' opere musicali , « teatro che sia tempio di civiltà , ove l ' uomo si innalzi e si perfezioni vedendo e udendo tutte le potenze della forza vitale contribuire alla lotta incivilitrice » . Infine , per iscusarsi dell ' inverosimile misticismo , ond ' è avviluppata la sua fantasia , proclama che il solo elemento drammatico - lirico corrispondente alle esigenze dell ' opera musicale è il mito , perché ha la proprietà di concentrare in una forma ideale ma evidente gl ' istinti generali della natura umana , perché il mito soltanto può condurre lo spirito a quella chiaroveggenza che gli può far discoprire nuove e imprevedute serie di fenomeni . Eh ! via , in cotesta olla podrida le stravaganze e le contraddizioni s ' acciuffano pei capelli . Egli è convinto che la danza , la musica e la poesia fuse e riunite insieme siano la sola e vera arte vivente ; ma che divise , isolate , il loro valore estetico sia infinitamente minore . Il suo ideale artistico è quello che , nello scritto Una visita a Beethoven , pone sulle labbra del grande maestro : « Se io scrivessi uno spartito , nessuno vorrebbe udirlo . Io non v ' innesterei né arie , né duetti , né terzetti , né nulla di tutto quel bagaglio convenzionale di cui si servono tutti oggidì per fabbricare un ' opera . Ciò che io scriverei , irriterebbe il pubblico ed anche gli artisti medesimi . Essi non apprezzano che il falso e il vuoto musicale , dissimulati dai ritmi brillanti , dall ' orpello che li riveste . Chi facesse un dramma lirico , degno veramente di questo titolo , passerebbe per un pazzo , e lo sarebbe invero se esponesse il suo lavoro alla critica del pubblico piuttosto ché serbarlo per la propria soddisfazione . Per comporre un ' opera simile bisognerebbe entrarvi dentro con l ' anima , come ha fatto Shakespeare nei suoi drammi . Quando si consente ad adattare al timbro della voce d ' un istrione dei miserabili pasticcini musicali , destinati solo a procacciargli gli applausi frenetici di una frivola platea , si diventa degni d ' essere classificati fra i droghieri , i parrucchieri , o i fabbricanti di busti , ma non è lecito aspirare al titolo di compositore . Il suono degl ' istrumenti preesisteva nel mondo primitivo , senza che fosse precisato il significato loro , come organo della natura creata , assai prima che vi fossero degli uomini sulla terra per raccogliere coteste vaghe armonie . Ma il genio della voce umana è diverso . Questa è l ' interprete diretta del cuore e ne traduce le sensazioni individuali . Il suo dominio è limitato ; le sue manifestazioni sono sempre chiare e precise . Ebbene , fondete cotesti due elementi , riproducete i sentimenti vaghi e brutali della natura col linguaggio degl ' istrumenti , in opposizione alle idee positive dell ' anima rappresentate dalla voce umana , e questa eserciterà una influenza luminosa sul conflitto dei primi , regolando il loro slancio . » Nella prefazione ai suoi poemi d ' opera ( i nostri libretti ) egli dichiara la necessità d ' una eguale compenetrazione della musica e della poesia per modo che la melodia sia costruita poeticamente e la poesia sia costruita musicalmente . « Io vorrei , dice Wagner , caratterizzare la grande melodia che abbraccia tutta l ' opera drammatica , e però tengo conto della impressione ch ' essa deve produrre . I particolari infinitamente variati ch ' essa presenta debbono scoprirsi agli occhi non solo del dotto ma anche del volgo profano . La natura meno coltivata deve poterli afferrare , dal momento che essa sia giunta al raccoglimento necessario . La melodia dell ' opera drammatica deve produrre sulle anime un effetto simile a quello che una foresta , al cader del sole , produce sul viandante smarrito per via . Questi si abbandona man mano al raccoglimento : le sue facoltà , disciolte dai rumori della città , si tendono ed acquistano una nuova forza di percezione . Dotato , per così dire , d ' un nuovo senso , il suo orecchio diviene sempre più penetrante e distingue con nettezza sempre crescente le voci diverse che s ' alzano intorno a lui dalla foresta . Le voci s ' intrecciano , s ' ingrossano ; i suoni divengono sempre più rimbombanti , sempre più distinti fra loro , di modo che il viandante giunge a comprendere nella loro infinita varietà che man mano si allarga e si rischiara , una melodia unica , la grande melodia della foresta . Egli è come se in una bella notte d ' estate l ' azzurro profondo del firmamento avesse attirati i suoi sguardi . Più egli si abbandonerà all ' estasi dello spettacolo inenarrabile , e più le schiere delle stelle della volta celeste si riveleranno agli occhi suoi distinte , chiare , scintillanti , innumerevoli . La melodia della foresta lascerà nel viandante un ' eco perenne : ma gli sarà impossibile di ridirla . Per intenderla novamente egli dovrà ritornare nella foresta , nell ' ora del tramonto ; egli dovrà preparare il suo spirito a gustarne la dolce nozione . Egli sarebbe pazzo se volesse stringere nella mano uno dei graziosi cantori della foresta , portarselo in camera e insegnargli un frammento della grande sinfonia della natura ! Che potrebbe egli udire , in tal caso se non che una melodia da ballo all ' italiana ? » Secondo lui , non c ' è che una sola forma d ' arte , non c ' è che una sola arte . « L ' arte , egli scrive , è l ' espressione spontanea ed assoluta della natura umana primitiva , tal quale essa si dimostra prima di ricevere l ' impronta dell ' educazione che la falsa e la disvia , inoculando nella mente umana delle idee artificiali . L ' arte fu cosiffatta nella tragedia greca , sublime manifestazione di una razza che si svolgeva nella piena libertà , seguendo la legge degl ' istinti , non adorando che le forze della natura personificate negli dei . Poscia l ' antica Roma , il cristianesimo e l ' industrialità moderna hanno soffocata l ' arte distornando l ' animo dell ' uomo dalla contemplazione delle forze vive della natura , la prima col suo praticismo , con l ' imitazione , con la febbre prepotente di dominio politico , il secondo col suo disprezzo del mondo e della carne ; la terza con la sete degl ' illeciti guadagni , con la bassezza dei calcoli materiali . Sopraggiunga adunque una rivoluzione che rovesci il patibolo che si chiama società , spazzi via tutti i pregiudizi che acciecano e degradano l ' uomo e lo riconduca allo stato felice della natura . Allora egli potrà di nuovo comprendere ed amare l ' arte , non per freddo calcolo , ma come un bisogno dell ' essere perfetto . » Finisco , riproducendo due pensieri suoi . Quando egli mise in iscena il Vascello fantasma a Berlino , la Gazzetta musicale di Vienna osservò : Wagner come scrittore avrebbe potuto riuscire , ma come compositore di musica non è riuscito di certo . Egli , leggendo il giornale , uscì a dire : I musicisti m ' accordano del talento letterario : i poeti del talento musicale . Ci sono musicisti e poeti ai quali io non accordo alcun talento . A Berlino , dopo un concerto composto di frammenti dei Niebelungen , in un gran banchetto che gli fu offerto all ' Hôtel de Rome , pronunziò un discorso - programma , che si chiudeva così : « Il popolo tedesco non domanda all ' arte sua che la verità soltanto , e poco si cura delle belle forme (Welsches).È troppo sapiente per non guardare in fondo alle cose . Come al tempo della grande Riforma seppe purificare la sua religione dalle pompe corrompitrici del culto romano , così esso deve ora sbarazzare la sua arte nazionale dalle forme . » Questi è Riccardo Wagner , il filosofo , il poeta , il drammaturgo , il musicista che lascerà così gigantesca impronta di sé nell ' arte della scena : questa la sfinge bizzarra , meravigliosa , che costringe alla parte d ' Edipo il pubblico d ' Europa coi voli altissimi della fantasia .
NOVELLE NUOVE ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1882 )
StampaPeriodica ,
I Non si può negare che la novella in Italia ricominci a fiorire : dal Piemonte , dalla Lombardia , dalla Liguria , dal Veneto , dalla Toscana , e specialmente dal reame di Napoli e da terra d ' Abruzzi e dalle Calabrie e dalla Sicilia , non che dalla Marca d ' Ancona e dalle altre Marche e dalle Romagne , fioccano le novelle e i novellatori si levano sempre più numerosi e fecondi . Ben vengano i novellatori e le novelle buone , e così ritorni il buon tempo antico , quando nelle corti e nelle case del popolo e nelle campagne italiane si novellava tra lo strepito dell ' arme , tra lo strepito dei telai , tra lo strepito della trebbiatura . Nella novella allora si cementava il gaio e salubre realismo borghese , e la prosa rispecchiava nella sua onda chiara , nella sua onda larga , piena di gorghi profondi e di vortici voluttuosi , i casi della vita . I casi uditi qua e là , per le piazze o pei campi o per le corti dei signori , in terra di cristiani o in terra di infedeli , nei paesi d ' Europa o nei paesi d ' oltremare , sgorgavano dalle labbra del Gonnella tra lo scoppio delle arguzie mordenti , poi fluivano e si suggellavano perennemente nella prosa secca e salata del Sacchetti o nella prosa piena di musica e di libidine del Boccacci . Fu un movimento che incominciò in Italia , e dall ' Italia andò via via dilagando per l ' Europa ; fu anzi la sola forma di arte letteraria onde l ' Italia possa vantare , se non la maternità , certo l ' adozione prima dall ' Oriente . Tutte le altre forme dell ' arte , l ' epica la lirica il dramma il romanzo , vennero dalla Francia , dalla Linguadoca , dalla Spagna e sino dalla Germania : la novella dall ' Italia passò in Francia , e fece qualche fuggitiva apparizione in Ispagna e in Germania . Avete letto mai vecchie novelle francesi ? Sapete la prosa della regina di Navarra , di Bonaventura Des Périers , di Agrippa d ' Aubigné , e di tutti quanti i novellatori che fiorirono ed ebbero fama durante il regno dei quattro ultimi Valois ? Allora l ' imitazione italiana era universale ; con Caterina de ' Medici non solamente le mode di Toscana , non solamente l ' untume della politica fiorentina , ma tutte quante le fogge e le inclinazioni e le raffinatezze dell ' arte italiana si erano accampate nel parco di Fontainebleau e intorno al Castelletto : era naturale che anche le novelle di messer Giovanni , mezzo fiorentino e mezzo parigino , trovassero a Parigi ospiti cortesi e briganti insaziabili . Il primo esempio lo diede una bella e pia e galante regina : i briganti di poi non furono sazi mai . A poco a poco la prevalenza italiana scadde , e l ' egemonia dell ' arte si attendò in terra di barbari : il maresciallo d ' Ancre fu ucciso con una pistolettata sotto gli occhi di Caterina de ' Medici , e il Malherbe cacciò a forza il Petrarca dai confini della poesia francese ; ma a dispetto del Malherbe la novella italiana restò abbarbicata alle terre di Sua Maestà Cristianissima , e non si poté svellere mai ; e tutti i novellatori che ebbero fama in Francia dovettero alimentarsi di quella antica polpa nutriente : cito , ad esempio , i due nomi maggiori : il Lafontaine e il Balzac . Il primo rifece in versi le migliori novelle italiane , l ' altro rifece in vecchia prosa i migliori racconti francesi , che derivavano da fonte italiana . Occorre citare altri nomi , ed è necessario tirare in ballo Alfredo De Musset ? Lasciamo correre : tanto , se i lettori non son convinti ancora , vuol dire ch ' essi son più duri di quei frati bizantini del monte Athos , i quali , mentre le mura di Bisanzio crollavano agli assalti dei barbareschi , si contemplavano la pancia illustrata dal tramonto del sole , e non sapevano persuadersi che quella fosse luce increata . Ritorni pure dicevo dunque con desiderio questa età dell ' oro per la novella italiana , e i novellatori siano i ben venuti , da qualunque parte d ' Italia essi si levino . Ma non ci lasciamo pigliar la mano dall ' entusiasmo , e non incominciamo troppo presto ad urlare che l ' età dell ' oro è ritornata . Facciamo i conti di cassa con assai di calma e poco di carità fraterna . II Prima di tutto , così in tesi generale , si può dire che noi facciamo appunto quel che facevano i francesi di Caterina de ' Medici : ci appostiamo con le pistole alla cintura e lo stiletto tra i denti ai valichi delle Alpi , aspettando al passaggio le balle dei romanzi francesi . La differenza sta in questo , che allora noi eravamo i ricattati , ed ora siamo i ricattatori . E sta bene : non io certo mi dorrò di questa santa rappresaglia ; e primo e più forte griderei al sacco , se il brigantaggio potesse giovare allo sviluppo dell ' arte . In arte , come in tutte quante le cose della vita , è necessario un movimento continuo d ' importazione e di esportazione : se gli ultimi cittadini della repubblica romana non avessero studiato nei ginnasi greci , l ' arte latina già decadente con la lingua latina non avrebbe preso quel nuovo slancio miracoloso che la spinse tanto innanzi ; e , senza le influenze provenzali , chissà quanto più avrebbe stentato la nostra letteratura a liberarsi dalle pastoie dialettali . La circolazione dei criterii e dei prodotti artistici e il libero scambio del pensiero sono dunque due necessità della vita umana , come la circolazione monetaria e il libero scambio delle merci ; ma perché l ' equilibrio duri , tutte le parti interessate debbono accettare e attuare francamente questi due canoni del commercio moderno . Se una parte si rinserra in sé stessa , e nega di accettare quel che può venirle dalle altre , l ' equilibrio è rotto . Questo a punto ha fatto la Francia dopo il trenta : si è rinserrata in un egoismo letterario superbo , ignorante , intollerante , e non vive che di sé stessa e per sé stessa , e ha chiuse tutte le vie al commercio d ' importazione . L ' equilibrio dunque è rotto , e tra questa e le altre parti d ' Europa non vi può essere circolazione né scambio di prodotti e di criterii artistici , perché la Francia non ne accetta quando non portino marca di fabbrica nazionale . Sarebbe stato utile provvedere sin da principio , e bloccare tutti i porti francesi per impedire l ' esportazione ; ma questo , o per mancanza o per inesperienza , non si fece , e tutta quanta l ' Europa , eccetto l ' lnghilterra e , in parte , la Germania , fu invasa dall ' esportazione francese : noi , naturalmente , ne abbiamo avuto sino al collo , anzi ci siamo adoperati con le mani e coi piedi perché l ' alluvione fosse più larga e più lunga . Che cosa ne è seguito ? Permettetemi di farvi un piccolo quadro della nostra novellistica costituzionale . La novella moderna in Italia è nata intorno al 66 , con la casa Treves che la tenne al battesimo e che non la volle più fare uscire di tutela . Nacque dunque intorno al 66 , e fu quella infelice e vituperevole cosa che poteva essere , dopo la rotta di Custoza e il vituperio di Lissa . Con l ' Affondatore parve che tutte le forze e tutte le speranze della nova Italia sprofondassero nei gorghi dell ' Adriatico : Caterina Percoto seguitava a raccontare storielle friulane semplici , oneste , sonnolente , secondo i desiderii del buon Tommaséo ; e Paolo Tedeschi filava novelline pallide alla maniera germanica , continuando il Dall ' Ongaro . La novella era dunque tuttavia sotto il dominio politico e letterario dell ' Austria , e fu a punto un editore irredento che la fece emigrare a Milano , fu il Treves . Una delle delizie della mia infanzia , tra i romanzi di Walter Scott e i molti pellegrinaggi sui tetti , furono certi libriccini con la copertina color marrone chiaro che il Treves timidamente sparpagliava da Milano : di questi libriccini , che mi stornarono dai Fatti d ' Enea e da una vecchia traduzione in prosa dell ' Iliade , non rammento né i titoli né gli argomenti ; rammento bensì la copertina color marrone chiaro , e anche mi pare che fossero raccontini originali e tradotti dal tedesco : si vede che il Treves aveva ancora qualche fede nella letteratura tedesca . Ma la fede cadde presto , e il mestierante Treves non tardò ad avvedersi che se voleva far fortuna bisognava gittarsi alla Francia : fu così che sorse in Milano quel maledetto laboratorio chimico di romanticismo mezzo manzoniano e mezzo francese , che assorbì e lambiccò e volatilizzò tutte le forze letterarie dell ' Italia , e che tuttavia tra le macerie si affatica a questa bestiale opera di assorbimento , di lambiccamento , e di volatilizzamento . Perché in Milano dal Treves e dagli altri emuli suoi si incontrarono e si diedero la mano in un connubio mostruoso , non libero di ribellioni e di battaglie , i vecchi avanzi del romanticismo , e i giovani codini manzoniani , e parecchi spiriti rivoluzionari che in un altro ambiente , con altra compagnia e con altri studi , avrebbero potuto fare un ' opera utile assai al disgelo dell ' Italia letteraria . Questo parrà un paradosso e leverà molti a rumore , ma è un fatto incontestabile che intorno al cadavere del Manzoni Paolo Ferrari e Giuseppe Rovani si accordarono in una miracolosa comunione di entusiasmo e di propositi ; che il Tarchetti morì , in casa di Salvatore Farina , meschino e rugiadoso e troppo fortunato manzoniano ; che il Praga più di una volta si trovò a bere in compagnia di Camillo Boito . Nella capitale morale d ' Italia s ' incontrarono il Bonghi , il Cantù , il De Amicis , il Bersezio , il Barrili , Cesare Donati , Leone Fortis , Pompeo Gherardo Molmenti , il Capranica , il Caccianiga , il Bettòli e altri mercanti di letteratura d ' ogni colore , i quali pigliarono la cosa dal lato pratico e mossero da questo criterio : scrivere libri facilmente e sicuramente vendibili : il criterio a punto onde muovono gl ' impresari dei teatri di boulevard e i direttori dei giornali a un soldo nella vecchia e buona città di Parigi . Ognuno , secondo la natura e la misura dell ' ingegno suo , si mise a speculare sulle debolezze , sui vizi , sulla sensibilità , sulla vigliaccheria del pubblico ; e i libri loro si venderono con più o meno di fortuna : così Edmondo De Amicis , dopo avere per un pezzo portato in processione sopra un piatto i suoi occhi di bersagliere lacrimanti come due fontane , cambiò tattica di botto e si gittò a viaggiare , alla moda francese ; così gli altri piantarono il romanzo storico crollante da tutte le parti , e si gittàrono in una cloaca di romanticismo borghese , senza un indirizzo chiaro , senza discernimento , senza criteri sicuri , andando a tentoni , correndo da un modello all ' altro , punzecchiati spronati flagellati dal pensiero goloso e invidioso della Francia , ove gli esemplari dei libri si vendono a migliaia . Dato un tale ambiente d ' ignoranza di pecoraggine e di affarismo , era naturale che tutti i cattivi istinti venissero a galla gorgogliando , e che la mediocrità si facesse innanzi fra gli applausi : era naturale che Pompeo Gherardo Molmenti si spiccasse da Venezia facendo salamelecchi , e sparpagliando raccontini tisici dissanguati , e sbuffi d ' una erudizione bolsa e contrabbandiera sulle turbe acclamanti . La rocca lombarda pareva un ' acropoli inespugnabile , e Leone Fortis sui merli sonava a raccolta pavoneggiandosi nelle sue vecchie penne di pappagallo . Delle femmine che gittarono le loro gonnelle in mezzo a questo vituperio della prosa italiana non voglio parlare , perché noi bizantini facciamo professione di cavalleria . Dico solamente che di quanti parteciparono a questo vituperio , uno solo mostrò ingegno vero e sano , e fu il Verga , al quale in seguito si levarono ai fianchi un altro siciliano e una napolitana , Luigi Capuana e Matilde Serao : di questi tre il più forte è il Capuana . Il Verga ha più calore di fantasia e più potenza di colore , la Serao ha più finezza di sentimento e di nervi femminili ; ma il Capuana ha per sé due buone qualità , che gli dànno il vantaggio sopra tutti i suoi competitori : la sicurezza dell ' osservazione , e la coltura . Un segno comune di tutti i nostri novellatori mascolini e femminini è l ' ignoranza . Nessuno di loro , tranne il Capuana , ha capito che nel nostro paese , ove la novella e il romanzo non hanno tradizioni fresche , è necessario uno studio serio , ordinato e largo di tutte le letterature moderne , e della nostra novellistica antica : tutti , tranne il Capuana , stanno appostati ai valichi delle Alpi con le pistole alla cintura e lo stiletto fra i denti aspettando al passo gli ultimi romanzi francesi ; tutti sono , chi più chi meno , nelle condizioni di Leone Fortis , il quale dopo avere per tanti anni predicato alle turbe il verbo della letteratura francese , credeva in ultimo nella sua grassa e vacua ingenuità che in Francia s ' ignorasse il sonetto . Credete che esageri ? E bene , che cosa ha fatto il Verga prima dei Malavoglia ? Quale altra cosa ha fatto se non rimpastare in quattro o cinque o sei romanzi la Signora dalle Camelie ? E si accorse egli che in Francia fosse esistito un Onorato di Balzac , che in Francia esistesse un Emilio Zola prima che il plauso della folla gli gittasse sotto il naso l ' Assommoir ? E la signorina Serao non gitta ella nelle sue novelle e ne ' suoi romanzi , senza misura e senza pietà , come uno scolaretto che ha fatto troppe e troppo maldigeste letture , il realismo nervoso del Daudet , e quello plastico e colorito del Flaubert , e quello solido e meccanico dello Zola , insieme al romanticismo convalescente del Dumas figlio e al romanticismo tisico di Ottavio Feuillet ? E non è vero forse che nessuno dei nostri novellatori si è mai fatto una questione di lingua e di stile ; ma ognuno italianizza il proprio dialetto , con non poche fioriture francesi ? Ora tutto questo non può continuare . Leone Fortis aveva già cantato il miserere alla lirica italiana ; e la lirica in Italia è risorta per opera di un poeta che si fortificò e si nutrì lungamente e copiosamente di filologia romanza . Io credo che noi avremo dei romanzi e delle novelle esemplari , quando i nostri novellatori avvenire saranno degli eruditi come il Boccacci . Non monta che sappiano il latino e il greco come il Boccacci ; ma è necessario che sappiano bene il francese e la letteratura francese , l ' inglese e la letteratura inglese , il tedesco e la letteratura tedesca , il russo e la letteratura russa , l ' italiano e la letteratura italiana . E se anche sapessero il sanscrito , e potessero leggere il Panciatantra , non ci perderebbero nulla , perché fu dall ' altipiano dell ' Iran che scaturì l ' Oceano dei fiumi delle novelle . III Questi ed altri pensieri mi ronzavano nella mente leggendo i Racconti Calabresi di Nicola Misasi , il quale , non trovando nel nostro paese tradizioni novellistiche fresche , e non avendo sufficiente esperienza delle tradizioni straniere , ha fatto una lodevole opera di prudenza : si è rinserrato nella sua semplice e ruvida scorza di montanaro . Glie ne è seguito del bene e del male . Certo non si può dire ch ' egli abbia subito influenze esterne , e i suoi racconti non paiono tradotti dalla cronaca d ' un giornale parigino come i bozzetti del mite e pingue Navarro della Miraglia , ma rassomigliano un poco ai fauni antichi che balzavano ispidi e vellosi dal cortice degli alberi , e hanno un sapore selvoso di rapsodia primitiva e di cronaca medievale . Egli li narra come li narrano i contadini e gli atti di accusa dei processi briganteschi , con poche preoccupazioni d ' arte , con molto amore della verità storica e topografica . Nel paesaggio è secco , breve e poco colorito ; i particolari gli sfuggono ; egli pone un ' ossatura solida sopra un fondo ben disegnato , ecco tutto . E questo mi piace ; perché ogni tanto da questa prosa grezza mi balzano in faccia le asprezze efficaci della verità , e un getto di passione viva , e uno scoppio di grida umane . L ' analisi non c ' è : il Misasi non ha saputo frugare nell ' anima dei suoi briganti ; ma li ha disegnati con una ruvidezza di tocco franca e pittoresca , ma li ha disseminati con un movimento vivace per i boschi della Sila ; e basta . I suoi racconti sono troppo esteriori , ma hanno tutti i vantaggi dell ' esteriorità : sono plastici , sono drammatici , sono vivi ; i suoi racconti sono troppo selvatici , ma hanno tutti i vantaggi della barbarie : sono freschi , sono robusti , sono sani . Del resto il Misasi , quando vuole , sa anche addentrare nel cuore umano gli aculei dell ' analisi : i lettori della Bizantina possono dire con quanta sottigliezza , con quanto fortunato acume egli abbia sfruttata l ' anima delle monache . Io dunque , dolente di non potermi fermare più a lungo con lui per essermi troppo fermato con gli altri , gli do un consiglio : impari bene il tedesco , il russo , l ' inglese e lo spagnuolo , e studii , studii con un metodo severo tutte queste letterature ; poi consacri molto tempo e molte fatiche e molto ingegno ai nostri novellatori , dal Boccacci al Machiavelli ; poi se gli pare opportuno , legga anche il Panciatantra . Farà qualcosa di meglio che non abbiano fatto quelli della lega lombarda stipendiati da Casa Treves .
C'ERA UNA VOLTA ... ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1882 )
StampaPeriodica ,
Pare un paradosso strano , e pure è una verità appurata e provata con molte studiose ricerche , che i popoli latini , e più il popolo d ' Italia , hanno pochissima potenza di creazione fantastica . Tutta la nuova materia d ' arte , che fu accumulata dopo il crollo della vita pagana , o venne dall ' Oriente con molta varietà d ' importazione , o fu una produzione indigena della razza sassone e della razza celtica ; la razza latina non concorse al gran cumulo di materiale se non con qualche tradizione classica e con qualche getto di lirica d ' amore . Così , mentre i monaci pellegrini recavano dalle terre d ' Oltremare coi frantumi del Santo Sepolcro e coi ramoscelli d ' olivo dell ' orto di Getsemani le fantasie maturate al sole del Cattai o dei piani del Gange ; mentre dai boschi armoricani e dalle paludi bretone e dalle torbaie della Turingia e della Pannonia il canto epico sonava accordato sul ritmo gregoriano ; mentre nelle valli pireneiche tra la crescenza odorosa degli oleandri la nova lirica si metteva a fiorire con un tumulto d ' amore melodioso , l ' Italia badava a innestare i rampolli cristiani sul vecchio tronco gentile , e si trasmutava e si rifondeva cristianamente le sembianze di Virgilio . Nocquero le tradizioni e le presunzioni patrie , o fu un difetto dell ' intelligenza nostra ? Non so . Certo la lingua italiana germogliò ultima dal carcame fecondatore della romanità ; certo il popolo d ' Italia non conferì al patrimonio epico lirico e drammatico fondato dagli altri popoli d ' Europa . Noi non fummo altro mai che manipolatori del materiale altrui , e quasi amministratori del patrimonio altrui . Guardate alla storia della nostra epica e della nostra lirica e della nostra grammatica , da Sordello Mantovano che poetò in lingua d ' oc sino al signor Parodi e al signor Guaido che scrivono drammi e romanzi in lingua francese , e ditemi se fu mai popolo così sterile di fantasia come il popolo italiano . Né questa sterilità è solamente negli scrittori o solamente nel popolo ; ma il popolo e gli scrittori si accordano meravigliosamente in una deficienza strana delle facoltà imaginative . Pio Rajna mostrò già con documenti e con prove sicure come il più fantasioso de ' nostri poeti , l ' Ariosto , nulla o presso che nulla traesse dall ' attività procreatrice della sua mente , ma solo con una sintesi miracolosa raccozzasse e fondesse una mole immensa di favole di cavalleria penetrate in Italia coi romanzi francesi , coi poemi inglesi , con le canzoni di gesta e coi frammenti epici tedeschi ; Alessandro D ' Ancona ha provato come il materiale della lirica popolare sia tutto o presso che tutto d ' importazione straniera ; e se Domenico Comparetti avesse seguitato i suoi studi di novellistica comparata , facilmente avrebbe potuto dimostrare che nella selva folta di novelle popolari che copre tutta l ' Europa non c ' è un solo virgulto italiota . Guardate ai novellieri italiani : la materia ch ' essi foggiarono con tanta maestria d ' arte da fare della novella una forma veramente italiana , venne d ' Oriente nelle emanazioni del buddhismo o fu qua e là raccattata per le terre d ' Europa . Quando i novellatori vollero attingere alla larga fonte del popolo , la trovarono tutta scrosciante e zampillante di acque forastiere ; così accadde che nella prosa narrativa l ' elemento indigeno entrasse in una misura scarsa assai , e l ' elemento popolare non tardasse a cadere in discredito . Così vedendo ora che un novellatore italiano della scuola sperimentale si è messo con proposito deliberato a formare novelle popolari con materia tratta tutta dalla sua mente , e con fortuna grande , io mi sarei aspettato un più largo plauso dagl ' Italiani . Se non che , gl ' Italiani l ' importanza e le difficoltà di certe cose non le intendono . II Dice il Capuana nella prefazione del suo libro che , avendo scritto una delle sue novelle per un caro bimbo che gli chiedeva una bella fiaba , pensò di costruirne altre a diletto de ' suoi nipotini ; poi , leggendole , lo prendeva una gran soggezione di quei cari diavoletti che gli sedevano a torno , e stavano tutt ' occhi e tutt ' orecchi ad ascoltare . Certo , l ' autorità fanciullesca in fatto di storie imaginose è grande ; ma non bisogna poi esagerarne il peso , come fa il Nencioni . Io non ho dato da leggere ai ragazzi il libro del Capuana , ma so che il gusto infantile è facilmente appagabile . Io pure sono stato un bimbo curioso e desideroso di fanfaluche strane , come tutti i bimbi di questo mondo , e avendo avuto poche narratrici , mi erano di un diletto indicibile le Mille e una notte udite leggere la sera accanto al fuoco . Tutti sanno come in questo suo rifacimento dall ' arabo il signor Galland impegolasse gli studiosi artifizi orientali di molta pomata francese ; e pure la storia di Aladino , raccontata con una prosa sciatta e pretensiosa insieme , faceva fremere di godimento e di paura il mio spirito bambinesco . Anche una vecchia traduzione in prosa dell ' Iliade popolò la mia mente di fantasie meravigliose e mi scosse forte i nervi tra il settimo e l ' ottavo anno ; e pure la narrazione era fatta più penosa dall ' ortografia arcaica . Leggete a un bambino le fanfaluche meno bambinesche , le favole di Esopo tradotte per uno da Siena , il Novellino , i Fatti d ' Enea , e lo spirito suo penderà dalle vostre labbra come quel di Saul pendeva dagli arpeggiamenti di David . La cosa dunque va considerata più dall ' alto , e a me pare che la prima questione che il libro del Capuana debba suscitare , sia questa : il gran materiale narrativo e cantativo che alimenta l ' intelligenza di tutti i popoli d ' Europa è esso malleabile e foggiabile alle molteplici forme dell ' arte ? Io dico di sì ; e chiunque guardi alla storia delle letterature antiche e delle letterature moderne dovrà accordarsi meco . Non è forse appurato che la letteratura italiana non fu già fabbricata toscanamente sui modelli provenzali alla corte sveva di Palermo , ma venne via via crescendo e avvantaggiandosi , come in tutte le terre d ' Italia dialetti germogliati dal terriccio latino misto di concime barbarico si mettevano a fiorire ? E non è forse noto all ' universale che l ' Ariosto , e poi i poeti che intorno a Lorenzo il magnifico portarono per Firenze la licenza allegra del carnasciale , attinsero dal popolo materia nova e più fresca ? Se non che , questi e molti altri che io per brevità dimentico , rinnovarono e rinfrescarono alle chiare fonti popolari l ' epica un po ' passita nelle mani troppo dotte del Boccacci , e la lirica stroppiata dai petrarcheggianti ; ma nessuno si messe per esercizio d ' arte ad imitare le rozze forme popolaresche . In Italia , no : ma in Germania e in Inghilterra e in Francia si tentò questo più volte con varia fortuna ; e a me pare che la questione si possa più chiaramente formulare così : le imitazioni delle forme popolari nella selvatichezza naturale sono solamente un esercizio atto a dilettare i bambini , o possono essere vere e proprie fogge dell ' arte ? Di nuovo , io dico di sì . Ecco : da qualche tempo l ' arte sente il bisogno di tuffarsi alle fonti della vita ; e dal Balzac in poi il romanzo ha deviato dalla sua antica forma narrativa per diventare un vero e pieno studio fisiologico e psicologico dell ' uomo . A questa deviazione della prosa narrativa il Balzac conferì più di tutti studiando i segni esteriori e gli effetti visibili dei sentimenti interni , la Sand analizzando con una sottigliezza femminile tutte quante le crespe e gli avvolgimenti dello spirito , gli ultimi romanzieri naturalisti proseguendo certe leggi della vita appurate dalla scienza . Tutte queste vie menano , più o meno brevemente , alla verità ; ma non alla verità assoluta : ci è sempre come una piccola nuvola vaporosa , che offusca l ' evidenza della rappresentazione . Nel Balzac è lo stile troppo martoriato e qua e là gonfio o colorito soverchiamente o contorto ; nella Sand è la tabe sentimentale che s ' appiglia e corrode l ' analisi più sottile ; nello Zola è il rigore della tesi scientifica e il calore eccessivo dello stile . Manca a tutti quella serenità plastica e semplice della concezione e dello stile , che il Flaubert ebbe per un momento in Madame Bovary , e che tutta quanta la letteratura popolare possiede naturalmente . Qualche anno a dietro , trascrivendo io novelle popolari della campagna romana , provavo un vero godimento estetico ascoltando sulla bocca di una serva in una prosa semplice , limpida , efficace , le fantasie più pazze mescolate di osservazioni acute o profonde , corrette e regolate da un criterio sano e retto della vita . E trascrivendo in fretta o rileggendo dopo avere trascritto , mi nascevano nella mente dei pensieri e dei raffronti in folla . Per esempio , ripensavo al Bertoldo e al Bertoldino di Giulio Cesare Croce ; e non sapevo capacitarmi come di là non avesse preso le mosse qualche opera di prosa , come dai leggendarii e dai frantumi epici si mossero tante opere di poesia : non trovavo , nella prosa italiana , la rispondenza del Morgante e dei due Orlandi . Ora questo , che nel secolo XV era possibile , ma non più nei secoli che seguirono , di nuovo è possibile e utile e forse anche necessario oggi . Avete mai badato alla famigliarità , con la quale il popolo tratta i re e le regine ? E questi re e queste regine delle novelle popolaresche non vi sembrano essi dei sovrani costituzionali ? Rammentate il buon re Alboino di Giulio Cesare Croce e il buon re Pantagruel di Rabelais ? Ebbene , l ' ideale del re costituzionale è questo : come vedete , prima assai dell'89 il popolo lo aveva pienamente intuito e rappresentato . Così il popolo ha pienamente intuito e rappresentato tutta quella parte della vita che gli è stata accessibile . E bene , perché i novellatori sperimentali non imparano anche dal popolo , ma se ne stanno contenti alle teoriche darwiniane ? Da cinquant ' anni le trascrizioni di racconti popolari pullulano da tutte le parti , e la demopsicologia è quasi diventata una scienza a parte . E bene , fate che dal dominio della scienza tutto questo gran materiale passi nel dominio dell ' arte . Scartate tutte le scorie fantastiche : resterà una selva folta di osservazioni e d ' insegnamenti . E non isdegnate d ' imparare dalla vostra serva , poiché fu una moltitudine miserabile di servi che , crollata la carcassa romana , fondò una vita nuova una lingua nuova una metrica nuova , e ritrovò le prime nuove forme dell ' arte . III Ora , se bene l ' angustia dello spazio non mi consenta di mostrare con la larghezza necessaria la verità della mia tesi , credo che i lettori convengano meco in questo : che il tentativo del Capuana sia una cosa più seria assai di quello ch ' egli nella sua modestia volesse dare a divedere . In quanto alla prova in sé , ho detto che è fortunata , e anche in questo chiunque ha qualche pratica di novelle popolari si accorderà meco . Il Capuana non ha rimpastato delle favole già diffuse , ma ne ha costruite di nuove con gli elementi che entrano in tutti i prodotti della fantasia popolare : elementi , come ho già accennato e come facilmente pare , non indigeni , ma d ' importazione forestiera . Lasciando dunque da parte l ' elemento fantastico e mitologico , che è ciò che più move lo spirito bambinesco , e guardando solamente alla manipolazione e alla intuizione dei criteri e delle forme e dello stile popolari , io dico che queste fiabe mi paiono una cosa perfetta . Il Capuana ha saputo cogliere mirabilmente quel sano e giocondo ottimismo , quella tranquilla aspirazione al benessere , quel placido e sicuro senso della vita che sono i caratteri più chiari delle produzioni letterarie del popolo . Di più , egli mostra di essersi assimilato , con la semplicità rustica e ingenua della narrazione , con la fusione naturale del dialogo e del racconto , lo stile popolaresco . Per me , io non esito ad affermare che questo , dopo la Giacinta , mi pare il miglior libro del Capuana ; e trovo in esso confortata un ' asserzione mia di tre mesi a dietro , che di tutti i nostri novellatori , il Capuana sia quegli che ha un concetto più sano e più alto , e quasi una religione dell ' arte .
StampaQuotidiana ,
Dopo avere detto dei redditi che occorre denunciare ai fini della imposta complementare sul reddito , è più simpatico , per il contribuente , dire delle detrazioni che si possono fare dal totale dei redditi . Bisogna innanzi tutto distinguere due specie differenti di detrazioni : quelle che si possono sintetizzare nelle parole detrazioni per spese e annualità passive e quelle che si dicono per carichi di famiglia . Il contribuente , il quale tenga sotto gli occhi il modulo di dichiarazione , scriverà le prime a pagina 4 , le seconde a pagina 5 . Importa tener ben separate le due specie di detrazione ; ed il perché cercherò di spiegarlo con un esempio : Tizio Caio 9000 7000 Totale dei redditi Detrazioni della prima specie ( spese ed annualità 3100 1000 passive ) Reddito netto 5900 6000 Detrazioni della seconda specie ( carichi di famiglia ) 3300 Reddito imponibile 5900 2700 Ambo i contribuenti sono esenti , ma per ragioni diverse . Tizio è scapolo od ammogliato senza prole ; non ha persone a carico e non ha quindi diritto ad alcuna detrazione della seconda specie . Però , pur avendo 9000 lire di reddito , ha debiti e paga imposte diverse per 3100 lire all ' anno ( detrazioni della prima specie ) . Il suo reddito netto , risultando di sole lire 5900 , non è tassabile . Chiamasi reddito netto quello che risulta dalla somma dei vari redditi detratte le spese ed annualità passive . Se il reddito netto non raggiunge almeno le 6000 lire ( per esempio è di sole 5999 lire ) , il contribuente è esente . Può darsi che il netto raggiunga le 6000 lire e tuttavia il contribuente sia ugualmente esente . È il caso di Caio , il quale , fortuna o disgrazia volle fosse fornito di numerosa figliuolanza ed avesse genitori e sorelle a carico . In totale egli può dimostrare di avere undici persone a carico . Ha quindi diritto a detrarre dal netto un ventesimo di questo per ogni persona a carico ; epperciò , undici ventesimi di 6000 ossia 3300 lire . Detraendo questa , si ottiene in lire 2700 il reddito imponibile . Il reddito " imponibile " sarebbe quasi un reddito " ultra netto " , ottenuto deducendo dal reddito già netto le detrazioni per carichi di famiglia . Perché , dirà il lettore , fare queste detrazioni una dopo l ' altra e non insieme ? Perché in tal modo il contribuente ha maggiori probabilità di essere esente . Gode dell ' esenzione senz ' altro se , come nel caso di Tizio , il reddito semplicemente netto non raggiunge le lire 6000 . In tal caso non è più necessario di preoccuparsi se vi siano o non vi siano carichi di famiglia . Se poi il netto raggiunge o supera le 6000 lire , c ' è caso di poter godere ugualmente dell ' esenzione , se le persone a carico sono molte . Caio , ad esempio , che ne ha undici , è esente , perché sono immuni coloro il cui reddito ultranetto od imponibile non raggiunge le lire 3000 . Due sono adunque le ragioni dell ' esenzione : non avere un reddito netto di lire 6000 , o non avere un reddito imponibile di lire 3000 . Basta una sola di queste due condizioni per essere esente . Spiegato così il meccanismo generale delle detrazioni , comincio a dire delle detrazioni della prima specie dette per spese ed annualità passive . " Spesa " è una parola che tutti capiscono e che si capirà meglio aggiungendo che essa comprende anche le imposte e tasse . Si può cominciare a dire che il contribuente , dovendo essere tassato sul suo reddito netto , ha diritto di detrarre tutte le " spese " che riducano il reddito medesimo : quando si dice tutte si vuol dire davvero tutte , nessuna esclusa . Per ciò , ad esempio , si porteranno in deduzione tutte le altre imposte e tasse già pagate dal contribuente . L ' imposta " complementare " sul reddito , come dice la parola stessa " complementare " , è un ' imposta aggiunta a tutte le altre imposte e tasse esistenti e vuole colpire il reddito già depurato da esse . Altrimenti sarebbe un ' imposta sull ' imposta . Dopo aver detto che si detraggono tutte le spese ed imposte , bisogna subito fare alcune avvertenze : 1 ) Fa d ' uopo che si tratti di una spesa vera e propria . È spesa quella somma che si è dovuto erogare per ottenere il reddito . Il negoziante che deve spendere 10000 lire per l ' affitto del negozio sopporta una vera spesa perché , senza di essa , non avrebbe potuto ottenere il reddito ; ma se lo stesso negoziante paga poi 10000 lire per l ' affitto del suo appartamento privato , questa non è più una spesa nel senso finanziario . È una erogazione del reddito già ottenuto . Se potesse dedursi , come spesa , la pigione , perché non il vitto e i vestiti e il teatro e i viaggi , ecc . ecc . ? Tutti i redditi si ridurrebbero a zero ; o almeno al fisco rimarrebbe solo da tassare il risparmio . Ma chi confesserebbe ancora di aver fatto un risparmio , se bastasse dire di avere speso il reddito per non pagare l ' imposta ? Sia dunque ben chiaro che le spese sono tutte e sole quelle sostenute allo scopo di ottenere il reddito , escluse quelle che si fanno per spenderlo , quando lo si sia già ottenuto . Nove decimi di contribuenti , quando per la prima volta sono chiamati all ' ufficio delle imposte , cadono a questo proposito in equivoco . All ' agente - chiamiamolo ancora così , sebbene oggi il suo vero nome sia " procuratore alle imposte " - il quale gli afferma che il suo reddito è , ad esempio , di 6000 lire , il contribuente replica , indignato , che si tratta di un ' enormità , che egli non si è mai sognato di avere un tal reddito ; ed eccolo a snocciolare la filza delle sue " spese " : 5000 lire per l ' alloggio , l000 lire al mese alla moglie per la casa , totale 12000 lire all ' anno ; e poi medici e medicine , vestiti , carbone , qualche piccola scampagnata . Egli non se la può cavare con meno di 20 000 lire all ' anno di spesa , a farla stretta stretta . Come può l ' agente asseverare che gli restino 6000 lire all ' anno di reddito ? L ' agente , che lo aspettava al solito notissimo varco , non ha più che da prendere atto della confessione spontanea del contribuente : se questi confessa di spendere 20000 lire , ciò vuol dire che le aveva guadagnate . Guardi , il contribuente , come egli era stato prudente e onesto nel fissargli un reddito di sole 6000 lire ! Complimenti per il successo del negozio , che gli dà 20000 lire all ' anno . È probabile che , chi è cascato una volta nell ' equivoco del significato della parola " spesa " non ci caschi una seconda . Ma è un equivoco frequentissimo per i principianti . 2 ) Fa d ' uopo che la spesa non sia già stata detratta . Nelle detrazioni , come nei redditi , non bisogna fare il bis in idem . Se il contribuente , negoziante , ha già detratto il fitto del negozio quando ha concordato il reddito commerciale da tassarsi con l ' imposta di ricchezza mobile , ed ha fissato in lire 30000 il reddito netto del negozio , non potrà dalle 30000 lire dedurne nuovamente il fitto , quando compila la denuncia per la complementare . Giova osservare che i redditi singoli già tassati dall ' imposta terreni , fabbricati e ricchezza mobile sono già netti dalle proprie spese di produzione ; ed essendo già netti , bisogna denunciarli tali e quali , senza purificarli ulteriormente . Si devono e possono invece detrarre le imposte , per esempio quella di ricchezza mobile , pagate su quel reddito . 3 ) Finalmente è necessario che le spese ed imposte si riferiscano ai redditi denunciati . Riferendomi all ' articolo precedente , dirò che nei casi in cui si deve denunciare il reddito per il 1925 , bisognerà detrarre altresì le spese e tasse pagabili nello stesso anno 1925 , e non quelle pagate nel 1924 . Se si devono invece denunciare i redditi del 1924 , bisognerà detrarre le imposte pagate nello stesso 1924 . Se non si conoscono ancora tutte le imposte pagabili nel 1925 , Si faccia riserva di rettifica od aggiunta . Alla regola dell ' anno , fa eccezione soltanto l ' imposta sul patrimonio . In via di legalità pura , questa non si sarebbe dovuta detrarre affatto , perché essa non si riferisce né ai redditi del 1924 né a quelli del 1925; ma al patrimonio esistente al 1° gennaio 1920 , di cui avrebbe dovuto costituire una amputazione per una volta tanto , sia pure ripartibile , per comodità di pagamento , in dieci o venti annualità . Altro è , però , la legalità stretta ed altro è l ' equità . Il legislatore volle , riflettendo che in realtà l ' imposta patrimoniale è pagata sul reddito , equamente riconoscere il diritto alla detrazione anche di essa . Il contribuente detragga quindi l ' imposta patrimoniale , la quale essendo costante , non importa sia quella del 1924 o del 1925 . Se la tassazione è ancora provvisoria , detraggasi la cifra provvisoria , salvo a chiedere un supplemento di detrazione quando si conosca la valutazione definitiva . Il contribuente , il quale abbia effettuato il riscatto della patrimoniale , conserva il diritto di detrarre per tutto il resto del ventennio o del decennio l ' importo di essa , che avrebbe dovuto pagare , se non avesse effettuato il riscatto . Badisi , non l ' importo pagato a titolo di riscatto , ma quello che avrebbe pagato se il riscatto non fosse avvenuto . Chi abbia effettuato ( non semplicemente richiesto ) il riscatto entro il 31 dicembre 1925 ha inoltre un secondo vantaggio : di potere detrarre per i tre anni 1925 , 1926 e 1927 dal suo reddito complessivo una somma corrispondente al 2% del patrimonio riscattato . Sono due vantaggi cospicui ( detrazione dell ' imposta che si sarebbe pagata e detrazione del 2% ) , i quali dovrebbero indurre molti contribuenti ad effettuare il riscatto .
NUOVA E ANTICA IMPOSTURA ( DOSSI CARLO , 1883 )
StampaPeriodica ,
Io le sono , marchesa , tenuto assai del divertimento , altro non fosse che per averlo goduto con lei , ma veda , per carità , di non dare del mago al bossolottajo Hermann ! Bel mago ! un sorridente grassoccio in cravatta bianca e marsina , servito da una livrèa di scena , in mezzo a un teatro affollato e illuminato a giorno , senza apparecchi , senza neppure bacchetta ! Ah , cara lei ; perché essere ingrati ai nostri antichi Merlini e Sabini con le lor barbe e i lor berrettoni appuntati e i lor zimarroni neri con su cuciti in panno rosso i soli , le stelle , e gli spicchi di luna ? perché fare torto ai loro nascondigli , torri sempre in rovina , con certi tenebrosi stanzoni rischiarati soltanto dalla verdògnola luce degli occhi di un gatto che ingrossava la coda e soffiava al nostro apparire , stanzoni in cui , oltre un puzzo di zolfo , un borbottìo di caldaroni dalle orrende misture e un lamento di strigi , èrano e gufi inchiodati e coccodrilli e basilischi impagliati e cani arrabbiati appesi alle travi , e ampolle e rospi e pignatte e diàvoli che arrampicàvano su e giù per la cappa e si rannicchiàvan ghignando tra le gambe dei tavoli ? ... Quelli , o marchesa , èran maghi ! Almeno , ci facèvan paura . Ma , ahimè ! la uniformità , di giorno in giorno , uggiosamente si accredita . La ferrovia vuol la pianura . Scompàjono i dialetti , le foggie , i misteri ; scompàjono le divisioni e suddivisioni nella filosofia , scompàjono i confini , e , bastasse il volere , scomparirebbero le stagioni . Ecco , nell ' arte , che la scultura fa da pittura , la pittura da mùsica e la mùsica da matematica , mentre la letteratura arieggia l ' analfabetismo , ché gli scrittori del giorno temon perfino di parere d ' ingegno . E una orrìbile noja e la somma . Tutte poi quelle alte e basse livrèe , che , palesando con chi s ' avea a trattare , mettevanci tosto a nostro agio , tutti que ' segni , che , a primo aspetto , ci dàvano il grado dell ' officiale moralità di ciascuno , dalla poetica laurea alla croce di cavaliere , dal marchio d ' infamia alle gialle o rosse bindella delle trecche d ' amore , vanno , uno dietro dell ' altro , ad aumentar la pastura ai topi dell ' Antiquaria . E al teatrino dei nostri bimbi , e al tresette , è al tarocco , che noi dobbiamo ricòrrere , quando ancora vogliamo rallegrarci la vista in que ' variopinti vestiti , in quelle corone di talco , in que ' scettri , in que ' manti , senza cui , addìo re e regine ! sembrano carne , come la nostra , soriana . E ne viene ? ne viene , che tu , col cappello tra mani , credi parlare a un padrone , ed è un servo : dai del tu a chi di servo ti ha l ' aria ; è un padrone . Presti danaro ad un pòvero , perché lo reputi ricco ; non aduli ad un ricco , reputandolo pòvero . Così , la donna che è di uno e la donna di tutti si baràttano i modi ; anzi , le donne , a quanto dìcono loro , stanno per diventare uòmini . Ognuno nasconde i ferri del suo mestiere . La plebèa araldica delle insegne , che , me fanciullo , era il mio spasso , va a ròtoli con la nobiliare delle armi . La barbierìa , a don Chisciotte ingratìssima , ha perduto i suòi piatti e s ' e cangiata in uno scipito salon ; il caffè cangiò in farmacia ; mentre il fornajo , che già faceva la cosa più buona del mondo , volle far meglio e fe ' peggio , togliendo al pasticciere la mano , sicché costùi trovossi obbligato a gettarsi nella chincaglieria e ora vende i confetti per amor della scatola . E intanto il bugiardo , onestamente , chiàmasi gazzettiere , e il ladro , speculatore alla Borsa ... Senza i preti e i soldati a mantenerci un po ' ancora nei ranghi , dio sa che babele ! che generale miscuglio ! E voi , dove mai ve la siete fumata , o dottoroni bisnonni , vecchi sempre , dalla tabaccosa espressione , fonte già tanta di buon umore ai Montaigne , ai Maggi , ai Molière , voi che , annunciati dal serviziale e seguiti dalla lancetta , scendevate da portantine color verde - bottiglia per salire da noi con un passo pesante che paréa di mulo e una tòrbida cera quasi per spaventare la malattia , mentre non spaventava che l ' ammalato , e facevate le vostre divinazioni stando alla porta della stanza da letto , tenebrosa e attufata , interrogando gli astri e le orine , con certi termini strani e citazioni mezzo in linguaggio greco , mezzo in ebreo , perché , piuttosto che andare a cercare , vi si credesse sulla parola ; poi partivate , lasciando le tracce della vostra mano rampina su certe lunghe ricette , lunghe come la fame da voi mantenuta negli infelici clienti ? e dove sono iti i vostri amplìssimi studi a tramontana , dalle vetriere incartate , e le cataste di libraccioni , non mai vecchi abbastanza , gialli come la faccia di un giapponese , e i gessi , verniciati di marmo , di Galeno e d ' Ippòcrate , e i lùcidi crani con su disegnata la città degli affetti , le sue piazze e contrade , e i poltrononi di pelle dura e sdrucciolevolíssima , i palandrani color tabacco - di - frate , le berrette a ricami e col fiocco , gli occhiali o d ' oro o di osso , le canne d ' India dall ' aureo pomo , e le tabacchiere tempestate di gemme , dono di qualche grande di Spagna o di una dama della croce stellata ? ... Ahimè ! voi cedeste a dei dottorini , senza né gravità né velluto alle unghie , abbigliati con gusto e ben pettinati , che fùmano sìgari e ùsano di occhialetto , che dottamente annòjano poco , ma chiàcchierano anche di cappellini , che spesso sanno sonare delle polche e dei valzi , e , all ' occorrenza , ballarli , che se coltìvano fiori , non è per stillarne le quintessenze , ma per ornarsene l ' àbito ! cedeste a studioli , che si direbbero meglio abbigliatòi , dalle finestre aperte , dalle minuzierìe eleganti , con scranne in cui si siede comodamente , con quadri che non ti guàstano il desinare , con scientìfici libri , non mai nuovi abbastanza , frammisti a romanzi , a gazzette e ad un profumo nell ' aria , che , insieme alla donna , ti ricorda la vìpera ! Ma non sia detto con questo , che l ' erudita ciarlatanerìa abbia lasciato i mortali : oh non pensiàmolo manco ! Poiché la somma dei vizi , come delle virtù , è tuttora qual ' era negli eròici tempi : l ' uomo , dagli abiti in fuori , è sempre stato quel desso . Non è l ' inganno che muta , è il gergo . Una volta , per farsi valere , la Scienza dovèa essere greve , tediosa , con le cigne e le staffe e circonfusa di un certo qual reverendo odore di vetustà ; oggi , essa deve prodursi in scarpini , procèdere gaja , spirar la freschezza dell ' appena sfornato . Giovava , una volta , se simulata ; or giova dissimulata . Quando il vecchio dottore volea adoprare paroloni dell ' arte o bizzarri , li proferiva lentissimamente , solennemente , perché si capisse ch ' ei li capiva , per farne sentire tutta la difficoltà ; il medico odierno li lascia invece sfuggire come se a caso , senza che appaja ch ' ei dia loro importanza , quasi già noti a chiunque . Quegli ostentava di avere tanto studiato e tanti anni ( ché i vecchi sistemi di apprendere èrano come i sentieri di un giardino all ' inglese , più fatti per allungare che non per scorciare il cammino ) e di avere spogliato , lui solo , in privilegi e diplomi , un gregge di pècore , e di possedere una biblioteca di scienza inimica dell ' aria e di fruire della illuminazione di tutti i torchioni - a - otto - stoppini europei ; questi vorrebbe invece parere di non èsser mai stato a scuola , neppure . L ' uno insomma pompeggiava in da - più , l ' altro in da - meno , ma in ambo i casi per guadagnarci nel credito . E se l ' uno abbigliava le proprie stivalerìe di latino e di greco , affibbiàndole anzi ai nomoni di Celso , Magno , Oribasio , Avicenna e Averroè ; l ' altro , furando a costoro le migliori pensate , ce le traduce e le spaccia per sue . Ma , se con meno dottrina e con più leggiadria , si accoppa scientificamente ora , né più né meno di allora . Gli è una medesima storia , stampata , anziché nell ' accadèmico in - folio , nel casalingo trentaduèsimo . Oggi , in cui non si ha più a trattare con gente che dalle fasce passa alla sferza e dalla sferza alla fede , anche l ' inganno dovette modificarsi , e si fece ... più semplice ossia perfezionò .
IL CANZONIERE D'UNA CONTESSA ( SALVADORI GIULIO , 1883 )
StampaPeriodica ,
Oggi com ' oggi la letteratura femminile in Italia fiorisce . Se siano tutte rose , non saprei dire : certo è che forse neanche il Cinquecento , così popolato di rimatrici e di gentildonne erudite , può vantarla così varia , così spregiudicata , così abbondante . È vero che poche ora ( diciamo poche per cortesia ) saprebbero scrivere epigrammi greci come Olimpia Morato , o reggere a disquisizioni teologiche come Giulia Gonzaga la bellissima , e Vittoria Colonna : ma è anche vero che le nostre sanno per compenso il francese ; e come lo sanno ! Agli uomini che sapessero il francese e non sapessero il greco , che leggessero Mendès e Barbey d ' Aurevilly riservandosi di guardare dall ' alto in basso la letteratura classica , non importerebbe poi gran che : ma scrivere è un altro paio di maniche . Questa usurpazione , per parte delle donne , nei loro diritti , costretti come sono a passarci sopra per non parere villani o di poco spirito , questa usurpazione non la mandano giù . E , sebbene in versi , quando devono celebrare una donna che inganna ricamando rime le ore d ' aspettativa , cavan sùbito fuori del cassettone rettorico Saffo e Corinna ; se ne vendicano poi nella prosa , nella vil prosa , protestando e giurando di esecrare le donne che scrivono quasi da quanto quelle che votano . E , in prosa e in versi , hanno torto . Già , s ' e mai trovato un uomo che , di fronte a una donna in qualunque argomento e in qualunque caso , avesse ragione ? Qui poi , torto doppio : di critici e d ' uomini . Come siamo fatti , come pensiamo , come amiamo , come viviamo noi , noi uomini , ( non se n ' abbiano a male i novellieri sperimentali ) lo sappiamo fin troppo ; tanto per le letterature di tutti i tempi e di tutti i luoghi , fan sangue le membra dilaniate , s ' incrociano le ramificazioni convulse delle vene e dei nervi nell ' anatomia dell ' anima nostra maschile ; qual e oramai il cameriere di caffé che , fra il posare e l ' alzar delle tazze , non si permetta ogni tanto un briciolo d ' analisi psicologica ? Ma come sia fatta e come viva la donna , noi non lo sappiamo se non di seconda mano e per congettura ; e per lo più , la immaginiamo e la rappresentiamo come un uomo senza persona , imbiancato dallo zolfo dell ' ignoranza , purificato per le acque chiare dell ' indeterminatezza . Ma la natura e la vita , crediamo forse che non si possano vedere , sentire , rappresentare , se non come le vediamo , le sentiamo , le rappresentiamo noi ? O crediamo che l ' arte non possa scapitare , se gli stessi fantasmi che visitano l ' anima nostra , passando per un ' anima femminile si colorano e si atteggiano diversamente ? Ancora , e peggio : se le donne oramai tutte date allo scrivere non avessero dimenticato di leggere , avrebbero nella lotta dell ' amore troppo vantaggio sopra di noi . Con tutta questa letteratura psicologica , noi uomini abbiamo messo e mettiamo di continuo le carte in tavola ; la donna le tiene ancora raccolte nel misterioso ventaglio , sicura di sé perché conosce il vostro giuoco , sicura di voi perché voi non conoscete il suo . È nell ' interesse nostro , fratelli , che le parti si mutino : giù le carte , signore . È vero che una scrittrice , la marchesa Colombi , ha detto recentemente che le donne non imparano a conoscere l ' abbandono se non quando si trovano abbandonate . Ah ! marchesa , marchesa , marchesa ! Eppure le misericordie per i colpi di grazia è da un pezzo che non usano più . La contessa Lara , o signore , vi dà il buon esempio . Questo suo canzoniere , come rivelazione d ' un ' anima femminile , come documento umano , direi , se la frase oramai non fosse inzaccherata di volgarità , e veramente prezioso . Intendiamoci : da questi fogli , che la contessa congedandoli chiama tersi ( e l ' editore Sommaruga ha fatto tutto il possibile perché si pensasse alla verità dell ' aggettivo , non alla necessità della rima ) da questi fogli non è che l ' arte non occhieggi profumata e capricciosa , facendo sorrisi e riverenze piene di grazia e di canzonatura : la testolina bionda emergente da un cerchio di pellicce e di velluto ha mosse sùbite e vive , e al muoversi s ' accompagna il riso degli occhi neri folgoranti fra i capelli aggrovigliati come fior di vitalba e il serpeggiare delle anella bionde che scendono come giacinti sul collo di latte . Non è dunque che in questi versi manchi l ' arte : ce n ' è anzi anche troppa . Qualche volta , per esempio , i drammi e le figure della vita reale , della vita borghese , vorrebbero un po ' più di vivezza nella frase anche a scàpito della martellatura e della brunitura del vaso , un po ' più di precisione rapida nel tocco , anche a scapito della lingua poetica eletta e dell ' audacia felice di stile . A questo proposito , anzi , ci sarebbe molto da dire : si potrebbe , per esempio , da questo libro di versi d ' una signora risalire alle ragioni per le quali l ' arte della rima , da noi , s ' è mostrata sempre disadatta o restia a rendere il vero di tutti i giorni , il vero del salotto e dell ' alcova , del teatro e della festa da ballo , della passeggiata ai Colli e dei bagni a Livorno e a Castellammare : il vero , insomma , di questa piccola vita borghese che ha per fondo la carta di Francia e il velluto ; dalla finestra , sì , si vede un po ' di verde e di mare e di cielo , ma i vetri sono chiusi per paura dei raffreddori . Tutto questo e altro potrei ricercare e considerare e osservare ; ma io , in questo libro , non ho cercato l ' arte , lo confesso , ho cercato la donna . E la donna c ' è : intelligente , troppo intelligente , anzi , se vogliamo dar ragione al Fontana , gloria , musa , angelo , idea , se vogliamo dar retta al ribelle spirito che ha mille volte meno spirito del Fontana ; ma , in tutto e sopra tutto , donna . Donna anche nella sincerità delle sue confessioni ; e forse potrebbe anch ' essere che , tanto per mutare , come parve ad un suo amico ch ' ella pregando si divertisse a canzonare i santi , così scrivendo si divertisse a canzonare i lettori . Le carte ella le mette in tavola , è vero , ma le mescola e le scambia con un ' agilità che sarebbe meravigliosa quando non fosse femminile , di modo che raccapezzar le fila dei drammi che si svolgono per entro il profumo di queste risa , di questi baci , di questi sospiri fatti armonia , non riesce davvero la cosa più semplice che si possa pensare . Tuttavia , a chi sappia guardar bene , tra la folla degli intermezzi , fra il vario muovere delle figurine illuminate dalla luce piena della passione o contorcentisi grottesche allo squillo argentino del riso della loro signora , tre drammi principalmente si distinguono diversi di carattere e di scioglimento . Far l ' analisi di tutti , non sarebbe né gentile né giusto ; comprino i curiosi il libro e tentino di farla da sé . Ma ce n ' è uno fra gli altri , che finisce allegramente in una risata ; cioè : in una risata dei lettori e in un sorriso maligno di chi determina la catastrofe . Protagonista è quel ribelle spirito che appare sempre accompagnato dai profumi di zagare del suo dolce paese amato dal sole , e inghirlandato dai pampini secchi della sua retorica , non saprei se più accademica o romantica , arcadica sempre . Egli le scrive da lontano : E nevica anche in questo del sol dolce paese , cadon le rose , tremano le zagàre da l ' insolito gel colte ed offese . E seguita raccontando d ' una sua passeggiata nei campi in cerca di solitudine , e d ' un sogno fatto passeggiando , a occhi aperti . Gli pareva d ' essere con lei in una slitta e di scivolare su quel gran piano di neve , lieve lieve come se la slitta volasse ; egli le cingeva col braccio la vita e il sangue gli batteva ardente nelle arterie , quando ... quando sparve il sogno , ed egli non seppe far altro che piangere . Ella scrolla la sua testina incredula Con un sorriso di bambino scaltra ; E data al fuoco l ' amorosa lettera , Stende la mano per aprirne un ' altra . Benissimo ! a tutto quel ghiaccio non c ' era altro rimedio che il fuoco . E poi , era ghiaccio artificiale : non è vero , contessa ?
IL ROMANZO SPERIMENTALE ( GUERRINI O. , 1883 )
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È strano come i pregiudizi s ' impongano anche a coloro che credono di non averne . Per non dire altro , la questione suscitata da Emilio Zola circa il romanzo sperimentale ha fatto veder chiaro che molti ingegni , i quali si credono e si proclamano liberi , hanno invece la ferrea palla e la catena attaccata come i galeotti . Stranissimo poi è che certe teorie trovino appunto i nemici più fieri là dove dovrebbero trovare dei naturali alleati ; dico nel campo dei repubblicani , od almeno tra coloro che , senza militare attivamente nelle schiere repubblicane , vanno un po ' più avanti che non sia lecito ad un sostenitore del presente disordine di cose . Per giudicare la loro avversione alla letteratura che cerca di sostituire lo studio della verità alla fecondità della immaginazione , ripetono quel che hanno ripetuto gli scrittori di teorie politiche ed i seguaci di Nicolò Machiavelli , cioè che la repubblica non può esistere che basata sulla virtù ; ed aggiungono che la letteratura sperimentale , essendo necessariamente immorale , deve essere respinta da ogni convinto e sincero repubblicano . La repubblica deve essere basata sulla virtù ? Questa affermazione mi è sempre sembrata una di quelle magnifiche sciocchezze che proferiva l ' egregio signor Prudhomme , il faceto e maestoso personaggio inventato da Enrico Monnier . Ma quale virtù ? Fate solo questa innocente domanda , quale virtù ? e la magnifica frase cade in rovina . Delle virtù ce ne sono di millanta tipi . C ' è , per esempio , la virtù secondo i cattolici . Vorremo essere virtuosi a quel modo e tendere la guancia sinistra a chi schiaffeggiò la destra ? Bella repubblica sarà quella che si fonda su quella virtù ! Direte che la virtù cattolica non è virtù , e sia . Ma quale sarà dunque questa benedettissima qualità che deve servire di fondamento a questa benedettissima repubblica ? C ' è per voi un assoluto , una morale superiore alle evoluzioni civili e sociali ? E se c ' è , qual ' è ? Non basta ripetere i due o tre assiomi del diritto romano , del decalogo o della dichiarazione dei diritti dell ' uomo . La condotta è qualche cosa di troppo complesso perché due o tre massime sante possano valere a darci una norma sicura nelle mille contingenze della vita . E stringendo le cose , e venendo alla conclusione , bisogna confessare che questa virtù necessaria alla solidità della repubblica è la virtù repubblicana . La quale , ch ' io sappia , non ha mai imposto la esclusione del romanzo sperimentale come pericolosa agli ordini civili , perché , tra le altre cose , ha bisogno ancora di essere messa al mondo , povera virtù , di crescere e di farsi capire . Non lanciamo dunque anatemi in nome di un vangelo che non è stato ancora scritto . Ma , si dice , il romanzo sperimentale è la stessa cosa della pornografia , e quindi ecc . ecc . Adagio ! Chi ve lo ha detto ? Per me , intanto , in questa affermazione trovo o una ignoranza crassa o una malafede cattolica . Io non capisco e non capirò mai che si dica , per esempio , che la lirica è la laudazione di madonna Laura , perché il Petrarca nel suo canzoniere ha lodato madonna Laura . C ' è un romanzo realista che rasenta il pornografico ? Ammettiamolo , benché i romanzi dello Zola non siano per me in quel caso . E che per ciò ? Direte che le novelle sono di necessità pornografiche perché il Boccaccio è di manica larga ? Eppure ci sono le novelle del padre Cesari che seccherebbero il mare a forza di pudicizia . Qui si confonde una questione di metodo con una questione di tendenza ; qui si giudica tutto il poema cavalleresco dal solo canto di Fiammetta . Siamo in buona fede , se è possibile . Quando mai i difensori del romanzo sperimentale affermarono che si debba esser pornografi ? Quando mai fu dimostrato che non si possa fare un romanzo sperimentale , realista , che sia morale ? Perché dunque queste sentenze a priori , che si sentono tutti i giorni schizzar fuori dalle caste bocche dei critici pudibondi contro questo povero sperimentalismo ? Eppure , qual è il canone primo degli sperimentalisti nell ' arte ? Essi vi dicono : fino ad ora per essere buon romanziere bisognava essere uomo di grande fantasia , di imaginazione feconda . Ora queste facoltà sono stimabili , eccellenti , ma non è per mezzo loro che ci avvicineremo alla verità . Le altre arti hanno cominciato da un pezzo a studiare dal vero , e il romanzo non fa parte anch ' esso dell ' arte rappresentativa ? L ' imaginazione è una bella qualità , ma l ' ideale del romanzo sarà dunque quello di Giulio Verne ? L ' imaginazione non deve essere esclusa , s ' intende . Dice il chimico che sperimenta : come si comporterà il tale metallo immerso nell ' acido tale ? E il romanziere : come si comporta il carattere tale quando si trova nella tale circostanza ? Come si vede , la fantasia non è esclusa , poiché a lei spetta di cercare l ' occasione , di trovare la circostanza nella quale mettere a sperimento un carattere . Ma il carattere , l ' occasione e le relazioni intermedie non spettano più alla fantasia , che deve limitarsi a metterle in presenza tra loro . Devono essere desunte dal vero , e non può essere lecito , in questa forma letteraria , d ' inventare carattere e modo di condursi di una persona imaginaria in faccia ad avvenimenti inventati . Si tratta insomma di mettere la fantasia al posto che le spetta . Non si faccia la storia nuda e cruda , ma non si facciano nemmeno i racconti delle fate . Che cosa ci sia di scandaloso e di pornografico in queste massime , davvero non saprei vedere . Ma è necessario , pure , per la letteratura virtuosa , che il protagonista sia un eroe , la donna un angelo , il tiranno un mostro d ' iniquità , e così via . È il sistema del teatro a soggetto , dove il carattere d ' Arlecchino , di Pantalone e di Brighella era già fatto e stabilito . Invece , nella verità , non si è che in rarissime eccezioni completamente virtuosi o completamente birbanti . In generale , si vive oscillando tra le azioni indifferenti ; e quando succede qualche avvenimento critico dove bisogna decidersi o per la soluzione retta o per la curva , pochissimi sono quelli che non abbiano un quarto d ' ora , un minuto di esitazione . Perché dunque gli eroi dovranno sempiternamente essere l ' eccezione ? Perché dunque non staremo un poco alla verità , lasciando in pace i tipi imaginari platonicamente preferiti ? E pornografia , questa ? Chi è senza peccato tiri la prima pietra , diceva quello . Il giusto cade sette volte al giorno , diceva quell ' altro . E ci ostineremo a imaginare eroi che non peccano e non cadono mai ? In questo caso i romanzi diventano pericolosi come se fossero pornografici . Una gentile signora , dice il Mérimée , se non sbaglio , visitando lo studio di un illustre scultore , guardava le Veneri e le altre splendide nudità marmoree con occhio poco benigno , e disse finalmente che gli uomini fanno male a guardare e tenere in casa simili statue . La loro imaginazione si sregola , si guasta , e pretendono poi dalle povere donne quel che non possono avere , una bellezza che si avvicini alla perfezione . La signora diceva bene . Facciamo un po ' degli eroi meno meravigliosi , perché le ragazze , queste ragazze che stanno tanto a cuore ai critici virtuosi , non si guastino la testa .
CETI MEDI E OPERAI ( ANSALDO GIOVANNI , 1922 )
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Guadagna più di me ! Residuo ultimo di tutte le analisi che possiamo tentare sulla stragrande maggioranza degli appartenenti ai ceti medii urbani - impiegati di Stato o privati , professionisti , piccoli reddituari - è questo : l ' odio verso l ' operaio , verso l ' uomo che porta la casacca , verso l ' uomo che lavora negli impianti industriali o nelle manifatture . Questo odio è la vera scaturigine di quell ' alone di simpatia che anche nei ceti medii urbani , persiste attorno al fascismo . Si è detto che la magistratura - categoria che rappresenta tipicamente i medii ceti italiani - è irriducibilmente filofascista ; non si è stati esatti nell ' espressione . La magistratura è irriducibilmente antioperaia . Chiedete agli avvocati come se la passino ora i ferrovieri , imputati di reati comuni , dinanzi ai tribunali . L ' altro giorno assistetti per caso a un episodio giudiziario spaventevole : " spaventevole " , non si può dire diversamente . Andava una causetta per furto : imputato , un operaio meccanico . Finite le deposizioni e la requisitoria , il Presidente chiede all ' imputato : " Ma insomma , all ' epoca del furto , quanto guadagnavate , voi ? " " Quaranta lire " , " Quaranta lire " , replica il giudice agro agro . " Quaranta lire ... Più di me ! " . E rivolto al Pubblico Ministero , amaramente : " Più di lei " . E all ' avvocato difensore : " Mi raccomando , avvocato : sia breve " . L ' avvocato era troppo esperto per non essere breve , quando la causa era già spacciata . L ' imputato , si capisce , ebbe il suo bravo massimo della pena . " Guadagnava quaranta lire al giorno !..." " Allora , quella lì portava le calze di seta ! " " Li ho veduti io dal fiorista , dal fruttarolo : un operaio , un giorno , comprò le rose a quattro lire l ' una " . L ' elenco delle imputazioni fatte alla classe operaia si esaurisce in queste formule . Il " guadagnava più di me " è il sigillo definitivo di una condanna che l ' avvocato , il professore , l ' impiegato infliggono all ' operaio . L ' Italia , che nella storia dello sviluppo del capitalismo moderno - che è poi la storia della civilizzazione moderna - non presentò finora nessun carattere interessante e proprio ora vi fa la sua comparsa con questa sollevazione passionale e violenta che travolge precisamente quelle categorie , donde uscivano le capacità tecniche , le iniziative intraprenditrici , le categorie insomma che passavano per essere le portatrici dello spirito capitalistico ; con questa sollevazione che procede rapidissimamente con la convulsione della leggenda ( " le 100 lire al giorno degli scaricatori del porto " : orrore e abominazione ! ! ! ) e con il contagio dell ' adesione dei giovani ( studenti ) e delle donne ( impiegate , donne di casa , grandi dame ) . Il fascismo é il movimento attivo di quest ' odio : tutta la sua vitalità , cui tanti non vollero credere , tutta la sua buona fede , che alla maggioranza dei suoi militanti è stolto negare , hanno in questo odio il loro alimento . La definizione di questo odio non è facile . I professori dell ' abbaco marxista se la cavano con la formuletta dell ' " odio di classe " : consentitemi di non usarla . Il fenomeno è un riflesso , sì , dello sviluppo capitalistico , di cui - in margine - risente il nostro paese : ma non me la sento di attribuire ai ceti medii italiani la patente di " classe borghese " , e soprattutto non credo che una " classe borghese " come esiste davvero in Inghilterra o in Germania , possa " odiare " l ' operaio . Del resto , un esame un po ' più preciso di questo odio dei ceti medii ci persuaderà che esso ha dei caratteri addirittura arcaici . Per trovare apparizioni collettive che gli si possano paragonare , bisogna camminare indietro nella storia fin quando il primo telaio non era stato inventato , o lontano nel mondo fino ai paesi in cui il grano si macina con una pietra confricata sull ' altra . Alla radice di questo odio c ' è il rancore per i grossi salarii goduti dall ' operaio , o supposti goduti dall ' operaio . Dunque : avidità di guadagno , auri sacra fames . Werner Sombart nelle sue osservazioni sullo incipiente sviluppo capitalistico in Italia , notava che un grave ostacolo era rappresentato dalla poca coscienziosità dei lavoratori e dalla disordinata cupidigia degli imprenditori : due magagne gemelle , due forme dell ' avidità di guadagno , diversissima dall ' impulso al lucro capitalistico razionale . L ' avidità di guadagno del cocchiere o del barcaiolo napoletano , o di qualunque culi asiatico che faccia un mestiere simile , si dimostra straordinariamente più penetrante , e soprattutto , più spregiudicata di quella di un cocchiere inglese : il che non vuole affatto dire che il cocchiere o il barcaiuolo napoletano abbiano una maggiore predisposizione a diventare buoni imprenditori o fortunati capitalisti . I nostri armatori della marineria a vela di Camogli o di Sorrento erano arditissima gente che avrebbe potuto ripetere il motto di quell ' antico capitano di mare olandese : " Se c ' è del guadagno andrei attraverso l ' Inferno , purché Belzebù non mi bruci le vele " : ma nessuno , che abbia un ' idea dell ' odierna industria degli armamenti , proporrebbe gli armatori camoglini , audaci abenteuer - kapitalisten , ad esempio di una razionale intrapresa marittima . Le parole sacramentali con cui il capitano iniziava il solito rapporto all ' armatore : " economia e sollecitudine sono state le due massime che condussero a buon fine il presente viaggio " farebbero un po ' ridere adesso : l ' economia e la sollecitudine restano sempre qualità eccellenti per gli affari , ma l ' armatore moderno sa che i dividendi della anonima dipendono , poniamo , dal mercato dei noli assai più che dalle tonnellate di carbone sparagnate dal capitano ; e - se è davvero un armatore moderno - sul mercato dei noli concentra metodicamente , razionalmente , tutta la sua attenzione , e rinuncia a taglieggiare l ' equipaggio . Ebbene : i ceti medii italiani hanno , confrontati con le classi borghesi straniere , la mentalità del barcaiolo napoletano o dell ' armatore camoglino . La stessa disordinata avidità di guadagno : la stessa deficienza di spirito capitalistico , inteso come impulso al lucro razionale . Di qui , l ' astio e l ' invidia contro i grossi salarii degli operai : chi guadagna meno è incapace di concepire tutto l ' ingranaggio capitalistico , è incapace di immaginare che ci possano essere degli imprenditori i quali se ne fregano di pagare largamente l ' operaio , perché essi stessi larghissimamente e razionalmente lucrano . Il salario dell ' operaio è staccato dal complesso del fenomeno capitalistico , che i ceti medii non comprendono , e , allora , naturalmente , appare una mostruosità . ... Eppure io ho i miei studi ! Ma i grossi salari non suscitarono soltanto invidia : suscitarono una vera indignazione moralistica , come se fosse sconvolto l ' ordine delle cose umane o divine . Questa indignazione è il secondo aspetto dell ' odio dei ceti medii . Essa ha la sua formula di rito nel lamento , che nel dopoguerra , echeggia a complemento dell ' altra : " Guadagna più di me - eppure , io , ho i miei studi ! ! ! " . In questa esclamazione che abbiamo sentito ripetere tante volte , ci sono sottintesi due concetti tradizionali : 1 . - Che gli " studii " diano una specie di " legittima aspettativa " a decorosi guadagni ; 2 . - Che la dignità delle categorie che hanno compiuto gli studii sia offesa , da un rialzo di mercedi a chi non ha " studii " . La " legittima aspettativa " che sorge dall ' aver fatto " studii " è perfettamente paragonabile all ' attesa della prebenda che sorge nel bramino indiano che ha letto il sacro libro dei Veda - ed è così a posto , materialmente , nella vita . C ' è un rituale da seguire , per arrivare a godere della prebenda : e l ' esecuzione del rituale assicura la prebenda . In nessun popolo dell ' Europa occidentale , come nell ' italiano , c ' è , in fondo , una riluttanza cosi singolare a cambiare mestiere o professione . La morale professionale consiste , prima di tutto , a rimanere nella professione per cui si sono fatti gli " studii " ; secondariamente , a veder riconosciute le proprie capacità dall ' autorità politica , per mezzo di onorificenze , o di prebende ( noblesse de robe nella Francia del '700 , e curiali nel Regno di Napoli : ecco gli antenati diretti ) . Spingendo all ' estremo questa morale professionale , si arriva alle condizioni dell ' India , dove lo sviluppo capitalistico é impedito , non dal disprezzo fra le caste , ma dalla disistima che suscita ogni lesione del rituale ; cioè dalla indignazione derivante da ogni innovazione tecnica o economica , che consenta una rapida formula materiale a chi invece deve avere fortuna secondo le vie tradizionali . Pensandoci bene , vediamo che l ' ideale dell ' operaio , come se lo immaginano i medii ceti italiani , corrisponde perfettamente all ' operaio indiano come lo adoperano gli industriali inglesi delle Indie : un lavoratore d ' occasione , un perpetuo avventizio . Poca paga , e scarso rendimento . Appena si ha tanto in saccoccia da fare una vita meno peggio al villaggio , ci si ritorna : l ' industriale rimpiazzerà con un altro . ( Questo , nel linguaggio ufficioso degli elogiatori delle virtù della stirpe , si chiama anche l ' attaccamento dei lavoratori italiani alla patria lontana ) . Ecco l ' operaio di cui si è sicuri che non offenderà mai la dignità delle categorie che , per guadagnare , hanno fatto i loro " studii " : che cioè possiederà quella speciale forma di disciplina sociale che sta a cuore ai professionisti , agli impiegati ai giudici , a coloro insomma che hanno letto il sacro libro dei Veda all ' Università o al Liceo o all ' Istituto tecnico . Naturalmente , questo paragone dei ceti medi italiani con le categorie prebendarie dell ' India non esaurisce la configurazione dei ceti medii italiani . Ma bisogna ricordare questo estremo opposto alla civilizzazione capitalistica , che è l ' India , per rendere evidente non una inesistente affinità di due gruppi sociali ( ceti medii italiani e caste dotte governanti indiane ) ma tutta la lontananza del gruppo che ci interessa ( ceti medii italiani ) da una classe " borghese " europea . L ' odio contro l ' operaio ha , dunque , un carattere precapitalistico con delle venature o da mercanti , o da curiali . Il movimento fascista , che ne trae origine , ne rimane viziato da una formidabile contraddizione rispetto alla civilizzazione capitalistica . Reazione inglese . Il genuino stato d ' animo di una " classe borghese " verso il proletariato , specialmente in periodi di crisi , in periodi in cui la disoccupazione spinge alla superficie visibile della società le miserie profonde , non è l ' odio , come oggi lo nutrono i ceti medii italiani : ma il disprezzo . È il disprezzo verso il povero , soprattutto , ma in genere verso l ' operaio , che noi troviamo là dove una classe borghese si è saldamente costituita , come in Inghilterra fin dalla prima metà del secolo scorso . La " respectability " borghese implicava un disprezzo verso gli appartenenti alle classi bisognose , che , più o meno , versavano in strettezze : tutti i grandi stranieri che scrivono e testimoniano sull ' Inghilterra del 1830-60 ( Herzen , Engels , Fontane , Ledru Rollin ) restano impressionati dallo scherno che circonda la povertà , dalla assoluta incapacità dei borghesi inglesi di credere che sotto la casacca dell ' operaio possa battere un cuore di vero gentleman . La " umanità " dei rapporti verso il prossimo è pressoché soffocata : basterebbe ricordare tutti gli avvilimenti che la filantropia borghese ha imposto nei paesi più progrediti , ai beneficati : basterebbe ricordare che , fino a qualche anno fa , i ragazzi degli orfanotrofi di Amsterdam erano condotti alle funzioni religiose vestiti con un giubbino metà nero e metà rosso o metà verde e metà rosso : qualche cosa di molto analogo alla toilette dei burattini e dei forzati . Si disprezza il povero , ma non lo si odia . Questo rapporto sentimentale del borghese verso il povero sorge dal profondo della rivoluzione religiosa protestante , per cui l ' amore del prossimo si manifesta in prima linea con l ' adempimento del lavoro professionale , cioè con il disimpegno integrale ed esauriente del lavoro di ciascuno , sia salariato od imprenditore : diretto alla trasformazione razionale del mondo , cioè alla conquista capitalistica del mondo . Finché l ' operaio è strumento mal pagato e mal vestito , il borghese lo disprezza : quando , per qualsiasi congiuntura , l ' operaio è pagato bene , non è più il " povero " , lo rispetta . Questa concezione brutale e spregiudicata dei rapporti fra ricco e povero è il segreto della sanità anglosassone , è il segreto della sicurezza con cui i popoli anglosassoni procedono per ignes , attraverso il fuoco della civilizzazione capitalistica , senza la formidabile palla al piede costituita dall ' odio borghese verso le categorie operaie . Da ciò deriva la squisita sensibilità sociale , la estrema sicurezza dei mezzi e la precisa determinazione degli obiettivi , che è propria dei grandi movimenti reazionari inglesi . In Inghilterra , dove esistono veramente uno sviluppo capitalistico e una classe borghese , non si perde il tempo a bastonare l ' operaio , si procede a colpire l ' industria . La violenza ad personam appare , com ' è , un espediente inutile : si ricorre alla filantropia . In una società fondata sullo sviluppo capitalistico , sull ' impulso di lucro razionale dell ' imprenditore , la reazione non e mai stata cieca : ha sempre marciato con passo sicuro , dritta alla méta . " Reazione , " in senso proprio è questo : " colpire quello sviluppo e quell ' impulso , colpirli in nome della tradizione , in nome della pietà avìta , in nome della religione , delle convenienze , della filantropia : ma colpirli , paralizzarli " . Questa è reazione nel suo significato proprio . In Inghilterra , il suo tentativo classico si ebbe verso il 1850 : quando la filantropia conservatrice riuscì ad imporre il Ten Hours Act ( Atto delle dieci ore di lavoro ) . Non erano i rappresentanti dei lavoratorori che davano questo primo involontario avviamento alla legislazione sociale : erano i gran signori , i Tory , era Lord Shaftesbury , il tipo ideale dell ' artistocrate , secondo Emerson : era Dickens , l ' uomo che rimpianse sempre la old merry England , la vecchia allegra Inghilterra di Mr . Pickwik . Il movimento reazionario di Shaftesbury e di Dickens era tipicamente reazionario per questo : con la protezione filantropica degli operai , volevano colpire a morte lo sviluppo industriale del loro paese , volevano rimandare alle campagne le masse inurbate volevano mortificare l ' iniziativa degli imprenditori , volevano liquidare l ' industria inglese . Con quel fiuto fine , che solo la esperienza di una grande aristocrazia può dare , Shaftesbury comprese che sviluppo ìndustriale voleva dire , prima o poi , attacco socialista : e reazionario dei più geniali e potenti che siano comparsi nella storia inglese , non pensò mica di far bastonare o di far mitragliare gli operai , anche allora sovversivi , ma mirò alla paralisi della macchina capitalistica , in nome della pietà umana , come Dickens , nel suo grande romanzo Hard Times vi mirò in nome della bellezza e della piacevolezza della vita di un tempo . Se a Shaftesbury , se a Dickens , se a qualcheduno dei tanti ricchi inglesi che li seguirono avessero proposto di agire materialmente contro gli operai , così avrebbero risposto : " A che cosa serve ! " . Perché da inglesi reazionari sì , ma inglesi , avevano vivo il senso del disprezzo verso il povero , ma mancava completamente in essi l ' odio per il povero . Reazione italiana . Ritorniamo ai ceti medii italiani . L ' astio contro la classe operaia dà luogo ad una reazione spicciola , irritante , isterica , che non può condurre al colpo di Stato - ma il colpo di Stato non vuol dire niente , non risolve niente . L ' odio contro la classe operaia è , in realtà , una ribellione contro il regime di sviluppo industriale importato in Italia da trenta anni , e a cui la borghesia italiana si è dimostrata impreparata e immatura - ma ribellarsi contro le vere vittime della grande produzione , i salariati , è stolto e vile . Se i medi ceti italiani , per ragioni tradizionali , per una loro mentalità precapitalistica , bottegaia e prebendale , non possono tollerare la presenza e lo sviluppo di una classe operaia , la conseguenza logica e coraggiosa veramente e virilmente reazionaria , non è che una : far tabula rasa con la grande industria italiana , risospingere l ' Italia indietro com ' era prima del decennio 1890-900 , rinunciare ad una produzione industriale per il grande mercato internazionale e per il mercato interno . Se i ceti medii italiani si sentono a disagio nel macchinismo della produzione manifatturiera fino a trovare la presenza sola di un operaio " provocante " e " indisponente " , non è con la classe operaia che devono prendersela , ma con chi l ' ha evocata sulla scena , con chi la adopera come strumento . Bisogna mirare all ' evocatore nascosto del malefizio , alla ristrettissima categoria di veri capitalisti - intimamente antifascisti - che spinti dalla febbre del lucro capitalistico si preparano a ricreare stasera , domani , dopodomani , sempre , quegli aggruppamenti operai che i fascisti hanno " conquistato " , quelle organizzazioni operaie che i fascisti hanno stamane disperso . La ribellione e il colpo di stato devono innestarsi su qualche cosa di più potente , un programma di politica anti - industriale , di cui i pochi e solitarii liberisti intransigenti italiani hanno già da tempo preparato il programma minimo . Questa sarebbe " reazione " nel significato in cui l ' esperimentò l ' Inghilterra e gli altri paesi con uno sviluppo capitalistico autonomo e vivace , non di importazione : con una classe borghese ben preparata ; e quindi con dei reazionari lungimiranti e sicuri di sé , come si conviene ai paesi forti e serii . Ma i nostri ceti medii , i quali si esauriscono nell ' " odio " verso il salariato , dimostrano per ciò stesso di non costituire una classe borghese fortemente e seriamente reazionaria . Prendendosela con gli operai e basta , essi dimostrano semplicemente la loro immaturità a vivere in un paese avviato coartatamente alla grande produzione industriale , e la loro impotenza a trasformarlo : cioè dimostrano la loro intima infelicità . Il fascismo , espressione politica di quei ceti medii ne riflette tutta la crisi : bastona gli operai , e va in brodo di giuggiole dinanzi alle declamazioni sull ' espansione industriale della Terza Italia , e simili temi retorici . La sua reazione è superficiale , torbida , convulsionaria : ma non attinge dalla profondità della tradizione , non sa ammantarsi e non sa valersi di tutte le infelicità che un affrettato e imposto sviluppo industriale ha accumulato in Italia , come espedienti validissimi per i reazionari veri che non sono venuti . Il fascismo fa le passeggiate militari nelle città industriali e rispetta venerabondo la grande industria . La reazione è così troncata , e compare in tutta la sua povertà e in tutta la sua sterilità . I ceti medii italiani , di fronte alla grande industria , si attengono ancora all ' ideale della " vita temperata " e dello " stato pacifico " di due secoli fa , a questa intima tendenza antiindustriale non può venir fuori , perché è sotto una doppia crosta , robustissima , costituita : 1 . da una moda letteraria e accademica per l ' " espansione industriale " , per la " valorizzazione del lavoro italiano " , per lo " sviluppo delle nostre energie latenti " , ed altre cose del genere ; 2 . dal fatto ( indiscutibile ) che la grande industria , quale è stata trapiantata in Italia presenta dei caratteri di Abenteuer - Kapitalismus , di pirateria che piacciono molto , e piacciono molto precisamente , e impongono soggezione , perché i ceti medii italiani non sono una " classe borghese " abituata ad aver da fare con dei veri imprenditori , e a diffidare degli avventurieri , dei falampi , del " projectistes " . Dilettantismo industrialoide . Sull ' efficacia della moda letteraria ognuno può accertarsi direttamente . La " Lega Navale " , la " Lega Italiana " e tutta le associazioni minori , per esempio , ne offrono prove infinite . I bollettini della " Lega Navale " sono una miniera di documenti sullo stato d ' animo dei ceti medii . Società anonime cooperative con azioni da 200 lire ciascuna ... per dare incremento allo sviluppo dell ' Italia sul mare ; centinaia di ordini del giorno votati da studenti , impiegati , avvocati , per dirimere conflitti marinari ... e salvare la marina ; preoccupazioni e batticuori di ragionieri lombardi perché si varino " molte navi " affinché l ' Italia sia " grande sul mare " : tutta roba inutile ed innocentissima , di cui i veri pochi uomini d ' affari che si occupano della marina sono i primi a ridere . Il recente congresso della Lega Italiana a Roma è stato una vera tornata accademica , e quella che vi partecipò è tutta gente che vuole " valorizzare " , " sviluppare " , " espandere " : ma le sue idee della attività nazionale trovano il loro perfetto interprete in V . E . Orlando , che si fa loro a narrare e a proporre l ' esempio dell ' espansione commerciale di Firenze , ai tempi gloriosissimi - e barattieri - dell ' arte della lana ... quando ancora non esisteva nè un imprenditore nè un salariato nel significato moderno dei due termini ! La Lega Italiana dovrebbe rimanere celebre nelle cronache dell ' industrialismo accademico , per gli ordini del giorno vibratissimi votati durante la Conferenza di Genova , quando le menti dei suoi soci furono percosse dallo spavento ... di restare - orrore ! - senza petrolio . Fu allora che la presidenza mandò a Schanzer telegrammi lancinanti : e fu allora - se le mie informazioni sono esatte - che il ministro Schanzer chiedeva disperato al comm . Francesco Giannini : " Se non riusciamo ad avere almeno una lettera di Lloyd George , come farò à presentarmi al Parlamento ? Che cosa mi dirà tutta questa gente , per il petrolio ? " . Il petrolio del Caucaso , il carbone di Eraclea , e in genere le " materie prime " : ecco le ondate che percorrono , ad intervalli variabili , la superficie di tutta una folla di oneste persone , che se ne avessero i mezzi si guarderebbero bene di impegnarsi nell ' industria dell ' armamento e in concessioni petrolifere . - Gente che non è mai stata una volta in aeroplano , nè in un campo di aviazione , sarà fieramente allarmata dalla notizia che taluni provvedimenti o negligenze del Governo compromettono " l ' avvenire aereo della nazione " : e una " lega aerea " interverrà d ' urgenza ad agire " perché l ' Italia abbia libero il suo cielo " . - La Leonardo da Vinci deve essere riattata " per dimostrare la valentia dell ' ingegneria italiana " : e , per tacer del Senato , negli stessi collegi professionali si trovano dei teorici che ne fanno , disinteressatamente , un punto di onore . - Le fiere campionarie messe su da un " projectiste " d ' ingegno , come Umberto Notari , diventano spedizioni di argonauti che vanno a portare il vello d ' oro delle industrie italiane : e si passa per cervelli gretti e privi di iniziativa se si arriva a mettere in dubbio che turchi e lapponi aspettino proprio la Trinacria per comprare la roba in Italia . - Vecchi relitti di propaganda futurista , antichi orecchiamenti di " dinamismo " , scarti della poesia della macchina e dell ' officina , tutto ritorna a galla , tutto fa brodo : e così qualunque forma della attività industriale si presta a questa esaltazione letteraria , perpetrata nella massima buona fede , cui la folla degli innocenti amatori della " vita temperata " arriva attraverso schemi reclamistici e metafore slombate : e l ' industrialismo accademico dei medii ceti italiani trova tutto degno di patriottica attenzione , dal " carbon bianco " ... al sughero di Sardegna . ; Questo dilettantismo industrialoide dei medii ceti è la massima forma di interessamento permessa da tradizioni curiali e prebendali , da una cultura pseudo - umanistica che sola , apre l ' ingresso nella carriera agli uffici e ai " posti " , e insieme stampiglia socialmente i suoi adepti con la qualifica di " persona che ha fatto i suoi studi " , persona per bene cioè che ha diritto ad avere un trattamento decoroso in modo da poter mantenere la distanza rispetto alla " bassa gente " . Abenteuer - Kapitalismus Ma la grande industria impone soggezione ai medii ceti perché è trivellatrice . L ' assalto all ' erario , che in altri paesi produrrebbe larghi movimenti di opinione pubblica , qui finisce per produrre una larga ammirazione per gli Abenteuer - kapitalismus che lo conducono con fortuna . Si trova che sono " furbi " , " accidenti " , " sacramenti " - o , addirittura , si trova che sono valentissimi imprenditori : il che è assolutamente falso . Nel carattere composito dell ' imprenditore moderno ( in cui si riuniscono i tratti distintivi del conquistatore del commerciante ) il pubblico italiano è sempre disposto ad apprezzare i tratti del conquistatore più degli altri : e siccome quasi tutte le grandi figure dell ' industria italiana hanno avuto precisamente più l ' audacia del colpo di mano protezionistico che la saggezza dell ' organizzatore , i medii ceti italiani sono sicuri che anche l ' Italia ha prodotto una classe industriale di primo ordine : e chi ne dubita è " antipatriotta " . Il trucco protezionistico è considerato come un mezzo affatto naturale di far progredire una industria : non si pensa , non si è capaci di pensare che , di fronte alle genuine capacità dell ' imprendimento moderno , questo modo di avvantaggiarsi denota , oltre a tutto , una speciale forma di pigrizia , una tendenza alla prebenda : e nella classifica dei mezzi di arricchire , potrebbe stare assai bene vicino a quei tre famosi , che erano indicati nei libricini del Rinascimento : 1 . - La cerca di tesori ; 2 . - L ' accalappiamento di eredità ; 3 . - La clientela : rendersi persona grata presso qualche ricco cittadino , allo scopo di ricevere una parte delle sue ricchezze . Gli industriali italiani si rendono persone grate presso lo Stato , e ricevono delle sovvenzioni e delle tariffe protettive . I medii ceti italiani ammirano questa audacia venturiera , e non sospettano neppure che essa non è affatto " capitalistica " , e che quegli uomini sono assai più vicini allo " speculante " e al " condottiero " del '900 che ad un intraprenditore inglese o americano . Ad accentuare , nei medii ceti italiani , questa stortura di discernimento , si è aggiunta l ' orticaria militaresca , per cui la " conquista di nuovi mercati " è concepita mitologicamente come una specie di conseguenza obbligatoria delle vittorie guerresche . L ' " amore di terra lontana " sospira in tutte le relazioni dei Consigli di amministrazione , e diventa addirittura appassionato nei discorsi di coloro - e sono legione - i quali credono che poiché gli italiani hanno vinto sul Piave , in Colombia , in Arabia e alla Nuova Guinea non aspettino altro che di essere " conquistati " , " penetrati " dalla produzione italiana ! E per chiarire questo stato d ' animo , basterà una citazione . Scriveva tempo fa l ' on . Meuccio Ruini , ex ministro delle Colonie , a proposito delle Colonie Portoghesi : " Vi furono due anni fa , iniziative di gruppi industriali e bancari italiani per un accordo col Portogallo per lo sfruttamento dell ' Angola , che offre grandissime risorse agricole e , sovra tutto , di materie prime industriali . Gli studi ed i primi passi non ebbero seguito , anche perché il Governo italiano non si mostrò entusiasta dell ' idea . Senza voler esaltare manie imperialistiche , certo è che sarebbe stato opportuno per l ' Italia - che non ha alcuna finestra sull ' Atlantico - una penetrazione nell ' Angola " . In queste poche righe , c ' è tutto : le " materie prime " , " la finestra sull ' Atlantico " la " penetrazione " . La mitologia è al completo : ed è un ministro di ieri e di domani che parla ! " Sarebbe stata opportuna una penetrazione nell ' Angola ... " Chissà perché poi nell ' Angola ? Forse perché l ' Angola è del Portogallo , e - senza voler esaltare manie imperialistiche - si crede che sia facile " conquistare nuovi mercati " , " penetrare " , " espandersi " , quando si ha da fare col Portogallo .... Angola .. materie prime .... finestra sull ' Atlantico ... Possibilissimo che di qui a due mesi il caucciù di Angola apparisca indispensabile all ' Italia come il petrolio del Caucaso e il carbone di Eraclea . È possibilissimo che qualcheduno proponga di saltar addosso ... al Portogallo , che qualche ministro lanci là , alla platea , le frasi aspettate sui " vitali interessi " , e che si faccia la gesta d ' oltremare . Sicuro : noi siamo sempre in procinto di partire per una gesta di oltremare . I medii ceti italiani hanno dell ' espansione industriale di un paese l ' identica idea che ne avevano i pisani o i genovesi del '300 : qualche cosa di composito fra i trucchi dei mercanti , la guerra di corsari , la ripartizione della masserizia predata . Conclusione . I ceti medii italiani impreparati a sopportare lo sforzo e la tensione , imposti dall ' attuale stadio di sviluppo capitalistico , se la pigliano con la classe operaia . Non riescono , però , ad essere risolutamente anti - industriali , cioè ad essere intimamente reazionari , appunto perché non sono una classe borghese moderna : e perché , quindi , sentono vivamente l ' influenza di un industrialismo da letterati e da condottieri . Perciò il loro destino è stato e sarà in questa alternativa : O soffrire umiliazioni e privazioni nei periodi di più fittizia attività industriale , durante le riprese che si fanno sentire nella artificiale grande industria italiana , come riflesso e contraccolpo delle grandi " corse all ' oro " internazionali ; O vendicarsi contro gli operai , " sfogarsi " , nei periodi di grande crisi . Il fascismo urbano , il fascismo delle regioni industriali è l ' espressione di questa persistente e fatale infelicità .