StampaQuotidiana ,
Caro
amico
,
non
solo
capisco
la
sua
amarezza
e
il
suo
sdegno
,
ma
li
condivido
.
L
'
Università
italiana
è
in
pezzi
:
anzi
è
in
pezzi
la
scuola
italiana
,
a
tutti
i
livelli
.
Logico
che
,
quanto
più
si
sale
di
livello
,
tanto
più
siano
avvertibili
,
e
funeste
,
la
degradazione
dell
'
insegnamento
,
la
disorganizzazione
:
insomma
il
caos
demagogico
.
Non
voglio
dilungarmi
sulle
ragioni
specifiche
di
questa
o
quella
rivendicazione
,
agitazione
,
occupazione
.
Ce
n
'
è
sempre
.
Stia
pur
certo
che
,
se
non
cambia
il
clima
generale
della
scuola
italiana
,
rimosso
un
ostacolo
se
ne
presenterà
un
altro
,
all
'
infinito
,
in
una
spirale
progressiva
(
e
pseudo
progressista
)
che
porta
alla
paralisi
.
Prima
che
i
rivoluzionari
e
riformatori
si
mettessero
all
'
opera
,
l
'
Università
italiana
non
era
certo
perfetta
.
Peccava
di
accademismo
;
non
preparava
i
ragazzi
all
'
esercizio
delle
professioni
cui
aspiravano
;
dava
posto
eccessivo
,
nella
composizione
della
massa
studentesca
,
ai
figli
della
borghesia
;
era
dominata
da
«
baroni
»
che
a
volte
avevano
conquistato
il
loro
titolo
professorale
per
veri
meriti
,
ed
esercitavano
la
loro
missione
con
scrupolo
,
e
a
volte
erano
soltanto
pompose
e
arroganti
nullità
.
Pur
con
tutti
questi
grossi
difetti
,
l
'
Università
italiana
nel
suo
complesso
reggeva
,
dal
punto
di
vista
degli
studi
e
delle
ricerche
,
il
confronto
con
le
Università
estere
.
Alcuni
Atenei
,
e
alcune
facoltà
,
erano
di
altissimo
livello
.
Era
,
quella
,
una
Università
,
che
doveva
certamente
essere
migliorata
,
resa
più
efficiente
dal
punto
di
vista
tecnico
,
più
giusta
dal
punto
di
vista
sociale
,
e
più
severa
-
rilievo
che
riguarda
soprattutto
talune
sedi
-
dal
punto
di
vista
degli
studi
.
Se
si
fosse
agito
in
questo
senso
,
gli
studenti
di
modeste
condizioni
economiche
,
ma
bravi
-
come
immagino
sia
suo
figlio
-
avrebbero
potuto
ottenere
non
solo
la
gratuità
della
frequenza
,
ma
un
presalario
sufficiente
per
vivere
,
e
riservato
a
chi
meritasse
questo
sacrificio
della
collettività
.
Gli
svogliati
,
gli
eterni
fuori
corso
,
i
venditori
di
chiacchiere
demagogiche
,
anche
se
ricchi
e
privilegiati
economicamente
,
fuori
.
Ma
sull
'
onda
dell
'
ormai
mitico
'68
,
sotto
la
spinta
di
sciagurati
agitatori
,
come
Capanna
,
che
si
proclamavano
apostoli
degli
studenti
,
e
sono
stati
i
loro
peggiori
nemici
,
con
la
complicità
di
professori
malati
di
giovanilismo
spensierato
,
deboli
,
politicamente
ambiziosi
,
con
l
'
avallo
di
governanti
sprovveduti
e
populisti
,
si
è
proceduto
in
senso
opposto
:
Università
aperte
a
tutti
,
studi
declassati
,
lauree
a
portata
di
qualsiasi
somaro
,
gli
Atenei
trasformati
in
covi
di
una
rivoluzione
permanente
e
inconcludente
,
tanti
Lenin
in
sessantaquattresimo
associati
all
'
insegnamento
.
Questa
stravolta
riforma
,
culminata
nei
fasti
del
27
a
tutti
(
da
qualche
professore
vergognosamente
accettato
)
nelle
facoltà
di
architettura
,
ha
punito
,
caro
amico
,
proprio
le
famiglie
come
la
sua
.
I
giovani
intelligenti
e
diligenti
,
che
hanno
fretta
di
laurearsi
perché
un
padre
operaio
deve
scannarsi
per
mantenerli
agli
studi
,
sono
bloccati
dalle
lotte
continue
di
professori
politicizzati
e
di
compagni
«
rivoluzionari
»
con
Kawasaki
e
vacanze
alle
Seychelles
.
Quando
il
suo
ragazzo
entrerà
-
le
auguro
presto
-
nella
professione
riuscirà
probabilmente
,
perché
è
in
gamba
e
perché
ha
scelto
una
facoltà
che
ritengo
sia
tra
le
meno
affollate
.
Ma
altri
faticheranno
immensamente
trovandosi
a
competere
con
laureati
che
sono
bestie
:
ma
grazie
al
metodo
Capanna
hanno
completato
senza
fatica
i
corsi
,
e
sono
ammanigliati
,
e
hanno
famiglie
influenti
.
I
«
rivoluzionari
»
hanno
cioè
punito
proprio
i
figli
dei
proletari
,
che
asseriscono
vociando
di
voler
redimere
.
Se
tanti
studenti
in
gamba
che
sono
figli
di
povera
gente
non
potranno
essere
,
nella
vita
,
ciò
che
avrebbero
voluto
,
e
dovranno
ammainare
le
ali
delle
loro
legittime
aspirazioni
,
ne
rendano
grazie
ai
demagoghi
.
StampaPeriodica ,
La
situazione
natatoria
italiana
nei
confronti
internazionali
è
quale
risulta
dai
nostri
piazzamenti
ai
campionati
europei
di
Londra
:
pressoché
zero
nelle
prove
sia
di
nuoto
che
di
tuffi
;
due
risultati
incoraggianti
nella
pallanuoto
,
quali
il
5-3
ottenuto
sulla
squadra
inglese
e
il
2-I
su
quella
belga
;
nonché
il
3-4
conseguito
nei
confronti
della
squadra
olandese
.
E
ci
siamo
piazzati
,
al
quinto
posto
,
dinanzi
alla
Francia
.
Eppure
questa
situazione
di
inferiorità
denunziata
da
cifre
che
parrebbero
inoppugnabili
non
può
né
deve
uniformarsi
a
rigore
matematico
.
Essa
,
anzitutto
,
riflette
uno
stato
di
cose
ormai
sorpassato
.
I
nostri
rappresentanti
invitati
a
Londra
sono
ancora
l
'
espressione
d
'
uno
sport
allo
stato
empirico
,
frazionario
,
discontinuo
che
come
ovunque
del
resto
caratterizza
tutti
gli
inizi
.
Non
sono
questi
gli
elementi
che
possono
avere
assimilato
e
mai
assimileranno
la
quintessenza
della
tecnica
natatoria
più
perfezionata
quale
oggi
,
sotto
l
'
egida
federale
,
da
allenatori
valenti
si
insegna
nelle
nostre
piscine
,
ormai
non
più
rare
e
sperdute
come
per
il
passato
.
Magnifici
atleti
alcuni
,
non
possono
più
cancellare
dai
loro
muscoli
,
dalla
loro
mentalità
di
sforzo
e
di
lotta
quei
tali
errori
di
meccanica
natatoria
che
s
'
innestarono
sin
dall
'
inizio
della
carriera
.
A
compiuto
sviluppo
fisico
,
a
fissazione
ormai
inveterata
di
un
dato
automatismo
di
movimenti
non
è
più
possibile
tornare
indietro
,
e
,
cancellando
memoria
ed
abitudini
,
ricominciare
tutto
da
capo
,
riassorbendo
in
piena
verginità
di
sensazioni
e
di
cognizioni
,
i
canoni
della
tecnica
perfetta
,
le
rifiniture
dello
stile
impeccabile
,
superredditizio
.
Ciò
non
è
nelle
possibilità
umane
nel
senso
fisiologico
.
Annullarsi
per
entrare
in
un
clima
di
perfezione
?
Ciò
può
verificarsi
nei
campi
dello
spirito
.
Ma
sul
terreno
della
formazione
scheletrica
,
dallo
sviluppo
e
della
plastica
muscolare
,
della
tecnicità
inesorabile
del
movimento
di
traslazione
in
acqua
dai
riflessi
d
'
un
immediatezza
e
d
'
una
delicatezza
decisivi
agli
effetti
della
padronanza
e
della
velocità
nel
liquido
elemento
,
nessuna
radicale
trasformazione
è
possibile
.
Cosicché
dai
pur
magnifici
atleti
che
noi
possediamo
,
ma
non
più
giovanissimi
e
tanto
meno
neofiti
al
primo
contatto
con
l
'
acqua
delle
piscine
,
noi
non
possiamo
attenderci
né
pretendere
nulla
,
più
di
quello
che
finora
hanno
fatto
.
Coloro
che
finora
ci
hanno
reso
come
massimo
del
loro
rendimento
tempi
di
1'3
"
sui
cento
metri
stile
libero
,
non
scenderanno
mai
al
disotto
del
già
tanto
agognato
tra
noi
1'
netto
;
e
così
,
in
relazione
negli
altri
stili
e
sugli
altri
percorsi
.
Perché
non
mandare
allora
i
nostri
giovanissimi
?
Perché
siamo
in
processo
di
formazione
.
Sono
frutti
acerbi
che
attendono
con
le
dovute
cure
alla
loro
maturazione
.
E
faremo
in
tempo
a
presentare
i
nostri
prodotti
alla
Olimpiade
di
Helsinski
,
cioè
fra
un
anno
e
dieci
mesi
?
Qualcuno
forse
sì
.
Siamo
ottimisti
in
proposito
.
Ci
incoraggia
a
questo
ottimismo
,
non
eccessivo
,
ma
neanche
facile
,
il
fatto
che
attraverso
le
organizzazioni
della
Gil
e
del
Dopolavoro
miriadi
di
giovanissimi
,
di
ragazzi
e
di
bambini
dell
'
uno
e
dell
'
altro
sesso
,
si
dedicano
al
nuoto
in
tutti
gli
specchi
d
'
acqua
possibili
,
e
nelle
piscine
di
cui
il
numero
si
va
accrescendo
dovunque
.
E
tra
i
giovanissimi
i
progressi
sono
più
che
rapidi
.
Un
insegnamento
tecnico
razionale
,
che
eviti
gli
errori
di
un
empirismo
che
ci
ha
rovinato
magnifici
elementi
,
esercitato
a
profitto
di
ragazzi
digiuni
sino
a
ieri
di
nuoto
,
ma
dal
fisico
ben
predisposto
,
può
benissimo
darci
fra
un
paio
di
anni
qualche
elemento
da
Olimpiade
.
Anche
se
si
tratterà
di
un
sedicenne
.
Ed
a
proposito
di
giovanissimi
campioni
come
alle
volte
ci
parlano
taluni
risultati
dell
'
estero
vogliamo
rilevare
che
certi
risultati
apparentemente
sbalorditivi
quali
si
ottengono
in
Danimarca
,
in
Germania
,
negli
Stati
Uniti
sono
invece
il
prodotto
rigorosamente
logico
di
questi
fattori
:
1
)
il
grandissimo
numero
di
praticanti
le
piscine
;
2
)
la
giovanissima
età
della
maggior
parte
di
questi
praticanti
,
dei
quali
non
pochi
,
ad
appena
cinque
o
sei
anni
,
già
sfoggiano
una
perfezione
ammirabile
di
movimenti
;
3
)
l
'
insegnamento
veramente
razionale
e
scientifico
di
cui
sono
oggetto
gli
allievi
.
E
,
infine
,
l
'
ambiente
di
entusiasmo
e
di
passione
in
cui
tutti
questi
«
delfini
»
,
maschi
e
femmine
,
si
muovono
,
crescono
e
si
abituano
alle
gare
,
educando
,
temperando
ed
affinando
senso
agonistico
,
e
corazzando
il
loro
sistema
nervoso
contro
tutte
le
sorprese
,
di
gara
,
di
acqua
e
di
ambiente
.
Da
noi
non
è
ancora
così
.
Comincia
adesso
ad
essere
così
.
Ci
troviamo
in
forte
svantaggio
di
tempo
,
di
quantità
e
di
qualità
.
Ma
è
anche
uno
svantaggio
che
può
recuperarsi
rapidamente
,
secondo
le
ben
conosciute
doti
di
prontezza
e
di
elasticità
fisiologiche
e
psicologiche
della
razza
.
Già
un
esempio
palmare
in
argomento
lo
abbiamo
avuto
negli
stessi
recenti
campionati
europei
a
Londra
.
Dove
siamo
regolarmente
rimasti
eliminati
nelle
prove
di
percorso
a
cui
abbiamo
partecipato
;
e
nelle
prove
di
tuffi
abbiamo
conseguito
soltanto
un
settimo
posto
,
che
,
del
resto
,
dato
il
valore
dei
concorrenti
non
è
da
disprezzarsi
.
Però
,
nella
pallanuoto
,
anche
se
abbiamo
dovuto
registrare
un
pesante
9-0
inflittoci
dall
'
Ungheria
maestra
assoluta
del
giuoco
abbiamo
tuttavia
conseguito
tre
risultati
(
due
vittorie
ed
una
sconfitta
già
innanzi
citate
)
che
denunziano
non
indifferenti
possibilità
nostre
,
allo
stato
latente
è
vero
,
ma
che
altro
non
chiedono
che
di
essere
raccolte
,
concentrate
e
fuse
nel
dovuto
modello
e
strumento
di
battaglia
.
E
tali
onorevoli
risultati
non
sono
proprio
l
'
esponente
di
cognizioni
tecniche
e
di
abilità
di
manovra
apprese
negli
allenamenti
e
nelle
partite
in
casa
e
qualche
volta
rara
volta
fuori
casa
,
ma
lì
per
lì
,
sul
posto
,
sul
terreno
stesso
,
o
meglio
sull
'
acqua
,
della
competizione
di
campionato
.
Sono
andate
male
le
prime
uscite
,
ma
ci
si
è
ambientati
e
perfezionati
subito
,
e
si
sono
sfoggiati
numeri
e
punteggi
senza
dubbio
sorprendenti
.
C
'
è
da
scommettere
che
se
fosse
dato
di
ricominciare
da
capo
il
torneo
di
pallanuoto
,
il
«
sette
»
azzurro
giuocherebbe
senz
'
altro
un
ruolo
di
prim
'
ordine
.
E
allora
se
tanto
si
può
ottenere
in
sede
stessa
di
campionato
,
in
un
giuoco
è
vero
dove
oltre
la
velocità
,
hanno
loro
importanza
anche
il
guizzo
,
l
'
estro
,
l
'
intelligenza
agonistica
e
cioè
qualità
innate
degli
«
azzurri
»
,
qualche
cosa
di
effettivamente
buono
si
potrà
anche
ottenere
in
questi
due
anni
di
sempre
più
intensa
e
sempre
meglio
organizzata
attività
natatoria
.
Qualche
cosa
,
si
intende
,
rappresentata
da
qualche
prodotto
che
ad
Helsinski
possa
ottenere
piazzamenti
utili
ai
fini
di
un
punteggio
generale
,
eliminando
il
netto
passivo
che
per
noi
il
nuoto
ha
rappresentato
nelle
precedenti
Olimpiadi
.
E
-
dato
che
l
'
elemento
femminile
nel
nuoto
si
è
decisamente
confermato
più
precoce
di
quello
maschile
-
con
particolare
riferimento
alle
possibilità
delle
nostre
ondine
.
Cui
deve
pur
sorridere
la
eventualità
di
allori
olimpionici
vista
la
fortuna
che
essi
hanno
portato
a
tutte
le
ragazze
vincitrici
di
Giuochi
Olimpici
...
Fortuna
meritata
e
che
poco
ha
di
inferiore
ai
grandi
premi
che
si
possono
conseguire
nel
regno
dell
'
arte
,
della
scienza
,
tanto
più
che
non
sarà
mai
il
nuoto
,
positivamente
praticato
,
a
togliere
nulla
alla
cultura
:
con
in
più
la
prerogativa
di
aggiungere
molto
alla
bellezza
,
al
vigore
fisico
nonché
alla
capacità
procreativa
del
sesso
.
Ma
un
altro
argomento
prettamente
tecnico
che
strettamente
interessa
l
'
intera
questione
del
nuoto
in
Italia
,
come
sport
in
genere
e
come
titolo
qualitativo
delle
prestazioni
dei
suoi
praticanti
e
dei
suoi
campioni
in
particolare
,
un
altro
prezioso
fattore
di
successo
bisogna
curare
:
quello
della
assidua
,
pur
se
in
apparenza
temeraria
,
partecipazione
alle
gare
all
'
estero
,
anche
le
più
ardue
,
dove
convengono
i
campioni
della
più
eccelsa
classe
internazionale
.
È
accaduto
già
per
il
canottaggio
e
per
la
scherma
due
anni
or
sono
ne
scrivemmo
in
proposito
che
si
inviavano
i
nostri
esponenti
all
'
estero
solo
dopo
accurato
calcolo
di
nostre
probabilità
di
successo
.
L
'
esito
di
questi
calcoli
troppo
prudenziali
in
fatto
di
sport
,
fu
che
diradammo
via
via
le
nostre
presenze
fuori
casa
e
presto
ai
successi
,
nonostante
tutti
i
calcoli
,
seguirono
le
cosidette
sorprese
e
le
sconfitte
.
Bastò
che
cambiassimo
sistema
,
perché
dopo
un
certo
periodo
di
difficoltà
canottieri
e
schermidori
azzurri
tornassero
a
brillare
dell
'
antica
luce
.
E
certe
competizioni
internazionali
furono
inoltre
affrontate
con
elementi
giovanissimi
,
tratti
da
leve
recentissime
,
dopo
nemmeno
due
anni
di
insegnamento
e
di
tirocinio
...
Del
resto
è
arciprovato
che
si
apprende
assai
più
in
una
lezione
di
tecnica
e
di
combattimento
sportivo
ricevuta
sul
terreno
in
mezzo
a
grandi
campioni
che
in
anni
di
preparazione
casalinga
.
Così
deve
essere
nel
nuoto
.
I
nostri
pallanuotisti
hanno
imparato
più
nelle
loro
giornate
londinesi
che
in
anni
di
carriera
.
Per
i
nostri
nuotatori
e
tuffisti
è
stato
certamente
altrettanto
.
E
se
ormai
e
età
e
carriera
a
taluno
di
essi
non
consentiranno
più
miglioramenti
a
vista
,
consentiranno
però
spiegare
molte
cose
ai
loro
compagni
rimasti
in
Italia
.
Bisogna
andarli
a
cercare
certi
confronti
.
Sono
le
lezioni
più
efficaci
.
E
più
se
ne
ricevono
e
più
se
ne
farà
tesoro
.
L
'
elemento
per
trarne
profitto
non
ci
manca
davvero
.
Ma
classe
e
possibilità
naturali
resteranno
pressoché
inespresse
se
gli
atleti
non
vengono
lanciati
nel
più
vivo
della
giostra
.
Del
resto
il
pedaggio
del
noviziato
tutti
debbono
pagarlo
e
nessuno
può
non
riconoscere
che
il
nostro
nuoto
,
per
l
'
appunto
,
si
trova
in
tale
periodo
.
Ed
infine
le
sconfitte
sportive
(
quando
poi
si
sa
che
si
sta
lavorando
seriamente
per
migliorare
e
proprio
per
questo
si
affrontano
paragoni
anche
ardui
per
vedere
ed
imparare
)
non
compromettono
nessuna
reputazione
.
Ed
un
rilievo
ancora
,
importantissimo
:
nel
nuoto
gli
effetti
dell
'
emozione
,
dell
'
incertezza
nelle
proprie
risorse
,
dell
'
ambiente
diverso
se
non
avverso
,
in
connubio
col
freddo
si
sentono
assai
più
che
in
altri
sport
,
e
per
la
necessaria
assuefazione
è
condizione
fondamentale
essere
degli
assidui
delle
frigide
e
ardue
piscine
del
nord
Europa
,
dove
per
d
'
appunto
si
tiene
per
ora
accademia
di
eccellenza
.
In
tempo
più
breve
del
supponibile
,
stile
,
rendimento
,
disinvoltura
e
temperamento
dei
nostri
«
tritoni
»
e
delle
nostre
e
ondine
e
si
porteranno
al
livello
necessario
per
battersi
ad
armi
pari
con
maestri
e
dominatori
di
oggi
.
StampaQuotidiana ,
Il
Concilio
Vaticano
II
ha
dato
luogo
ad
una
letteratura
d
'
occasione
.
Direi
che
in
una
futura
storia
letteraria
italiana
questi
anni
saranno
considerati
una
svolta
:
il
ritorno
nel
filone
dei
libri
diffusi
,
quelli
che
formano
l
'
opinione
pubblica
,
di
argomenti
religiosi
,
dopo
un
lunghissimo
periodo
in
cui
letteratura
su
tali
argomenti
coincideva
con
libri
chiesastici
,
di
assoluta
ortodossia
,
riservati
ai
credenti
che
non
avevano
bisogno
di
essere
convinti
.
In
questa
letteratura
sul
Concilio
poco
posto
trovano
peraltro
i
raffronti
con
altri
momenti
di
grande
rilievo
nella
storia
della
Chiesa
.
Direi
così
,
senza
ricorrere
al
troppo
abusato
termine
di
crisi
:
la
storia
della
Chiesa
come
di
molte
altre
istituzioni
può
rappresentarsi
come
un
fiume
con
pendenze
disuguali
,
sicché
a
tratti
l
'
acqua
ristagna
,
a
tratti
assume
andamento
torrentizio
.
Avrei
desiderato
che
questi
libri
insistessero
di
più
nel
confronto
con
gli
altri
momenti
della
vita
della
Chiesa
,
dove
si
ebbe
analogo
ritmo
:
in
pochi
anni
modificate
molte
cose
che
erano
rimaste
immutate
per
secoli
.
Uno
di
questi
fu
certo
la
Controriforma
,
gli
anni
intorno
al
Concilio
di
Trento
(
tra
il
Sacco
di
Roma
ed
il
1580
,
all
'
incirca
)
:
che
terrei
ben
distinti
dal
periodo
stagnante
del
Seicento
,
sicché
non
parlerei
a
proposito
della
condanna
di
Galileo
di
clima
della
Controriforma
,
che
già
era
lontana
.
Ripensavo
a
ciò
visitando
in
questi
giorni
la
mostra
romana
(
alla
Sapienza
,
l
'
antica
Università
)
Aspetti
della
Riforma
cattolica
e
del
Concilio
di
Trento
:
una
mostra
allestita
dall
'
Archivio
di
Stato
,
con
l
'
opera
particolarmente
intensa
della
dr.
Edvige
Aleandri
Barletta
,
che
ne
ha
pubblicato
uno
splendido
catalogo
,
denso
di
richiami
e
di
note
critiche
,
con
capitoli
esplicativi
dei
singoli
tratti
del
Cinquecento
religioso
che
formano
di
per
sé
una
bella
monografia
.
Compaiono
i
santi
popolari
della
Controriforma
:
Filippo
Neri
,
Camillo
De
Lellis
nelle
varie
tappe
della
sua
vita
,
prima
della
fondazione
dei
ministri
degl
'
infermi
,
Gaetano
da
Thiene
,
Ignazio
di
Loyola
nelle
prime
difficoltà
romane
,
ed
i
due
generali
dei
Gesuiti
che
lo
seguono
.
Attraverso
i
documenti
passano
i
grandi
prelati
del
tempo
:
Gian
Pietro
Carafa
prima
dell
'
ascesa
al
pontificato
,
nel
periodo
preconciliare
Girolamo
Aleandro
e
Gaspare
Contarini
,
al
Concilio
Jacopo
Sadoleto
e
Reginaldo
Polo
.
L
'
opera
di
rinascita
cattolica
s
'
inizia
in
pieno
Rinascimento
.
Si
esplica
come
più
immediata
e
spontanea
manifestazione
attraverso
le
Confraternite
;
iniziativa
di
laici
,
che
attendono
oltre
che
alla
preghiera
ed
alla
meditazione
ad
opere
di
carità
,
sicché
da
esse
nascono
nuovi
ospedali
(
difficile
immaginare
gli
squallori
della
Roma
del
Rinascimento
sotto
altri
aspetti
splendida
,
e
le
visioni
di
piaghe
purulente
,
il
lezzo
d
'
infermi
mai
ripuliti
,
che
s
'
incontrava
ad
ogni
angolo
della
città
)
.
Sorge
così
anche
un
ospedale
per
i
pazzi
,
che
,
almeno
in
un
primo
periodo
,
usa
metodi
nuovi
e
più
umani
:
non
catene
,
non
percosse
.
Dalle
Confraternite
si
originano
pure
ricoveri
per
i
pellegrini
,
non
più
ristretti
a
quelli
di
una
sola
nazione
,
come
n
'
erano
sorti
nel
Medioevo
;
nasce
un
monastero
delle
Convertite
,
che
dà
tuttora
il
nome
ad
una
via
nel
cuore
di
Roma
,
accanto
a
quello
che
per
noi
è
sempre
il
Caffè
Aragno
.
Per
assicurarsi
che
siano
convertite
vere
,
spinte
da
spirito
religioso
e
non
dal
bisogno
,
lo
statuto
escluderà
le
inferme
,
le
vecchie
e
le
brutte
;
mentre
S
.
Ignazio
fonderà
un
rifugio
di
Santa
Marta
,
in
cui
tutte
le
donne
che
vogliano
mutare
vita
saranno
accolte
senza
discriminazioni
.
La
rinascita
cattolica
si
concreta
altresì
nella
creazione
di
nuovi
Ordini
che
,
al
pari
di
quello
dei
Gesuiti
,
cercano
di
porre
subito
rimedio
al
grande
male
del
tempo
,
i
chierici
che
cercano
benefici
e
prelature
,
con
lo
stabilire
che
i
loro
iscritti
non
potranno
conseguire
alcun
ufficio
né
onore
;
a
differenza
degli
Ordini
contemplativi
o
volti
agli
alti
studi
teologici
sorti
nei
secoli
precedenti
,
questi
nuovi
vogliono
attendere
alla
istruzione
dei
giovani
ed
alla
cura
degl
'
infermi
;
così
i
Teatini
,
i
Barnabiti
,
i
Fatebenefratelli
,
le
Orsoline
.
Insieme
si
hanno
le
"
riforme
"
dei
vecchi
Ordini
,
e
così
nascono
i
Cappuccini
,
i
Carmelitani
riformati
.
C
'
è
anche
l
'
opera
culturale
,
l
'
edizione
del
Catechismo
,
la
revisione
del
Breviario
,
e
sorge
in
Roma
la
Tipografia
Camerale
diretta
da
Paolo
Manuzio
.
La
riforma
,
se
si
vuole
conservare
il
vecchio
nome
,
del
nostro
secolo
avrebbe
certo
problemi
più
vari
,
prospettive
più
ampie
(
oggi
in
primo
piano
i
rapporti
tra
la
Chiesa
e
le
religioni
non
cristiane
,
il
modo
di
presentare
il
Cristianesimo
ai
popoli
afro
-
asiatici
)
,
ma
non
del
tutto
diverse
.
Se
anche
non
vediamo
più
per
le
strade
appestati
o
visi
sfigurati
da
orribili
piaghe
,
le
miserie
del
corpo
sono
presenti
come
allora
,
le
stesse
cure
materiali
non
sovrabbondano
e
non
dovunque
giungono
,
ed
i
conforti
che
possono
recarsi
attraverso
la
parola
,
per
le
vie
dello
spirito
,
a
chi
soffre
,
sono
i
medesimi
.
Il
problema
delle
donne
perdute
da
cercar
di
recuperare
è
vivo
come
nel
Cinquecento
.
Come
allora
,
una
ripresa
di
vita
cristiana
non
può
fare
affidamento
su
mezzi
estrinseci
,
ma
solo
sull
'
esempio
,
che
alla
sua
volta
presuppone
un
rifiorire
di
fede
,
una
capacità
di
rinuncia
,
di
vivere
i
princìpi
del
Cristianesimo
per
cui
occorre
sacrificare
quasi
tutti
i
propri
impulsi
,
le
proprie
tendenze
istintive
,
per
preoccuparsi
degli
altri
,
dei
compagni
di
via
,
anche
di
quelli
che
ispirano
piuttosto
avversione
che
simpatia
,
anche
di
quelli
che
sentiamo
più
lontani
da
noi
.
Il
pericolo
dello
sfarzo
,
delle
grandi
ricchezze
che
col
Rinascimento
avevano
dato
a
chi
le
possedeva
anche
le
gioie
dello
spirito
,
quadri
,
arazzi
,
splendidi
libri
,
oggi
si
è
tradotto
nel
pericolo
che
incombe
su
tutti
,
della
ricerca
della
casa
sempre
più
comoda
,
dei
sempre
nuovi
agi
.
Nessun
cristiano
confiderà
nello
spunto
anticomunista
del
"
da
noi
si
vive
meglio
"
fino
al
giorno
in
cui
meglio
non
significherà
:
con
più
amore
per
il
prossimo
,
più
capacità
di
rinuncia
,
più
attitudine
alla
meditazione
,
più
desiderio
di
purificarsi
.
È
continuato
e
continua
il
rinnovamento
degli
Ordini
religiosi
,
con
la
nuova
forma
degl
'
istituti
secolari
:
la
promessa
di
castità
,
povertà
ed
obbedienza
,
ma
non
l
'
abito
,
ma
la
vita
in
gran
parte
nel
secolo
,
in
attività
comuni
ai
laici
.
E
se
le
Confraternite
appaiono
istituzioni
isterilite
,
sono
sorte
molteplici
nuove
forme
del
laicato
,
che
muovono
in
direttive
non
troppo
diverse
dalle
Congregazioni
o
Confraternite
del
primo
Cinquecento
.
Se
le
strutture
politiche
ed
economiche
del
mondo
esteriore
sono
in
quattro
secoli
profondamente
mutate
,
nulla
è
cambiato
nell
'
essenza
dell
'
uomo
,
nei
suoi
problemi
fondamentali
,
nelle
sue
angosce
;
nessuna
risposta
è
stata
data
al
problema
fondamentale
:
donde
veniamo
,
dove
andiamo
.
Momenti
di
raccoglimento
e
di
ripresa
nella
vita
della
Cattolicità
,
di
cui
uno
per
l
'
Occidente
precipuo
fu
la
Controriforma
,
possono
essere
riconsiderati
,
in
attesa
dell
'
ultima
sessione
del
Vaticano
II
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Bertani
,
è
curioso
:
di
tutti
i
nostri
lettori
,
lei
è
l
'
unico
ad
aver
interpretato
quel
mio
articolo
come
una
presa
di
posizione
contro
le
centrali
elettronucleari
.
Non
è
così
,
e
tengo
a
ribadirlo
per
chiunque
possa
essere
caduto
nello
stesso
abbaglio
.
Se
ho
fatto
un
'
allusione
a
Hiroshima
,
cioè
all
'
uso
perverso
che
si
può
fare
dell
'
energia
nucleare
,
è
stato
solo
per
prevenire
la
propaganda
avversaria
che
certamente
si
varrà
di
questo
ingannevole
,
ma
suggestivo
argomento
per
impostare
il
suo
referendum
.
E
per
controbatterlo
ne
ho
portati
altri
tre
che
mi
sembrano
di
facile
comprensione
anche
per
il
lettore
più
digiuno
di
questa
materia
,
e
quindi
i
più
adatti
a
una
contro
-
propaganda
di
massa
:
1°
)
Il
fatto
di
non
avere
centrali
termonucleari
non
basterebbe
a
metterci
al
riparo
da
catastrofi
tipo
Hiroshima
perché
in
un
mondo
nuclearizzato
,
«
zone
di
rispetto
»
non
ne
esistono
.
2°
)
Le
installazioni
termonucleari
costruite
finora
(
e
sono
più
di
600
)
non
hanno
mai
dato
luogo
a
incidenti
,
e
si
dimostrano
anche
meno
inquinanti
di
tante
altre
.
3°
)
Lo
sviluppo
industriale
è
a
un
bivio
:
o
infila
la
strada
termonucleare
,
o
dovrà
rassegnarsi
a
restare
a
corto
,
di
qui
a
un
po
'
,
di
fonti
di
energia
perché
il
petrolio
non
è
inesauribile
e
costa
sempre
più
caro
.
Più
di
questo
,
caro
Bertani
,
che
dovevo
dire
?
Lei
forse
mi
rimprovera
di
non
avere
abbastanza
sottolineato
la
differenza
che
passa
fra
l
'
uso
bellico
e
distruttivo
,
e
quello
pacifico
e
costruttivo
,
dell
'
energia
nucleare
.
Ma
,
santo
Dio
,
questa
differenza
la
conoscono
tutti
ed
è
implicita
nel
discorso
.
Nessuno
dubita
,
nessuno
può
dubitare
che
l
'
Italia
voglia
le
centrali
per
lanciarsi
nella
gara
dell
'
armamento
atomico
:
d
'
imbecilli
nel
nostro
Paese
ce
ne
sono
tanti
,
ma
non
fino
al
punto
di
correr
dietro
a
simili
sogni
,
o
per
meglio
dire
incubi
.
Il
mio
ragionamento
era
questo
,
già
implicito
nel
titolo
dell
'
articolo
(
A
lume
di
candela
)
:
«
Decidiamoci
:
o
l
'
energia
termonucleare
,
o
il
ritorno
alla
candela
»
.
E
questo
,
lei
,
me
lo
chiama
un
argomento
contro
l
'
energia
termonucleare
?
StampaPeriodica ,
Quando
nei
primi
giorni
del
marzo
scorso
,
durante
le
regate
genovesi
,
ci
vedemmo
involata
la
bella
«
Coppa
Italia
»
,
pensammo
e
con
noi
tutti
gli
amatori
dello
sport
velico
se
non
fosse
giunto
il
momento
doloroso
dell
'
offuscamento
della
nostra
vittoria
olimpionica
.
Per
noi
non
potevano
infatti
valere
i
successi
ottenuti
nella
«
Duca
degli
Abruzzi
»
,
nella
«
Pozzani
»
,
nella
«
Direzione
R
.
Y
.
C
.
I
.
»
e
nelle
altre
competizioni
che
facendo
corona
alla
nostra
sconfitta
segnarono
altrettante
affermazioni
azzurre
.
Ma
ecco
che
per
ogni
sconfitta
lo
sport
italiano
leva
contro
dieci
vittorie
e
mentre
son
noti
i
provvedimenti
presi
dalla
R.F.I.V.
per
poter
tentare
la
riconquista
materiale
della
«
Coppa
»
involata
,
provvedimenti
cui
accenneremo
più
compiutamente
altra
volta
,
la
nostra
marina
velica
da
diporto
corre
sulle
acque
d
'
ogni
paese
per
vendicar
l
'
insuccesso
.
Si
potrà
dire
che
le
vittorie
del
«
Miranda
II
»
a
Mentone
,
a
Monaco
,
a
Juan
les
Pins
,
a
Cannes
non
possono
valere
il
riscatto
,
ma
ecco
la
serie
di
premi
collezionati
dal
«
Bona
»
nella
riviera
francese
ed
ancora
i
successi
a
ripetizione
di
Mario
Perretti
con
la
sua
fragile
stella
«
O
sole
mio
II
»
,
tutti
allori
strappati
in
acque
straniere
e
che
possono
in
un
qualche
modo
,
se
non
proprio
completamente
,
dolcificare
il
molto
amaro
trangugiato
dopo
le
regate
genovesi
del
marzo
ultimo
.
Quello
che
fa
più
piacere
tuttavia
è
il
constatare
come
i
nostri
velisti
,
lungi
dall
'
abbattersi
per
la
sconfitta
subita
nella
importantissima
competizione
,
sono
stati
in
questi
ultimi
tempi
d
'
una
attività
addirittura
eccezionale
.
Dal
napoletano
alla
riviera
Ligure
,
al
golfo
veneto
-
giuliano
è
stato
tutto
un
continuo
veleggiare
,
un
continuo
succedersi
di
regate
che
hanno
animato
senza
posa
gli
specchi
d
'
acqua
d
'
ogni
regione
.
A
Chioggia
poi
s
'
è
corsa
una
bella
interessantissima
regata
che
ha
raccolto
-
suddivise
in
tre
distinte
categorie
di
bragozzi
,
bragozzetti
e
battelli
a
pizzo
qualcosa
come
duecento
barche
da
pesca
che
han
finito
la
loro
gara
nel
veneziano
bacino
San
Marco
parato
a
festa
e
vivo
di
luminarie
.
Ma
a
noi
oltre
che
rilevare
l
'
attività
della
nostra
marina
interessa
molto
rievocare
quelle
che
sono
state
le
affermazioni
maggiori
delle
vele
azzurre
che
contano
oggi
fra
mezzo
a
loro
il
«
campione
europeo
delle
stelle
»
.
Straulino
infatti
,
l
'
abilissimo
tenente
di
vascello
Agostino
Straulino
dello
Sport
Velico
della
Regia
Marina
,
è
riuscito
-
con
la
sua
imbarcazione
di
completa
costruzione
italiana
a
conquistare
il
titolo
di
«
campione
europeo
delle
stelle
S
.
I
.
»
.
Il
titolo
,
che
fu
già
nostro
per
merito
di
Federico
Giannini
(
1934
)
e
Guido
Postiglione
(
1935
)
,
ritorna
ora
a
noi
dopo
che
la
Germania
lo
ha
posseduto
per
due
anni
consecutivi
grazie
alle
prodezze
di
Hütschler
prima
e
Bischoff
poi
.
La
vittoria
è
tanto
più
significativa
in
quanto
nella
specialità
essa
rimette
in
testa
la
nostra
marina
che
si
è
aggiudicata
il
titolo
in
tutto
tre
volte
contro
due
della
Germania
ed
una
ciascuna
della
Francia
e
della
Spagna
.
Che
Straulino
andasse
forte
del
resto
lo
si
sapeva
anche
fuori
d
'
Italia
giacché
nei
primi
giorni
di
luglio
,
durante
le
regate
di
Hankow
,
con
il
suo
«
Vega
II
»
era
riuscito
a
strappare
una
significativa
vittoria
classificandosi
nelle
quattro
prove
rispettivamente
terzo
,
primo
e
settimo
e
primo
ancora
risultando
perciò
vincitore
netto
davanti
alle
più
veloci
imbarcazioni
tedesche
e
norvegesi
tra
le
quali
ultime
era
il
«
Norna
»
del
principe
Olav
.
Il
successo
di
Kiel
,
venuto
a
breve
distanza
dall
'
alloro
di
Hankow
,
ha
riconfermato
in
pieno
perciò
la
indiscussa
superiorità
dell
'
italiano
su
tutti
i
piloti
europei
in
quanto
al
raduno
tedesco
erano
presenti
ben
18
barche
rappresentanti
sei
nazioni
.
Avendo
a
manovratore
il
sottotenente
di
vascello
Flaminio
Micheli
,
il
«
Polluce
»
guidato
da
Straulino
ha
iniziato
quietamente
con
un
terzo
posto
nella
prima
regata
dietro
all
'
olandese
Maas
ed
al
francese
De
Kerviller
e
precedendo
l
'
altro
pilota
italiano
Salata
.
Nella
seconda
prova
,
però
,
le
qualità
dei
nostri
piloti
sono
subito
rifulse
con
un
secondo
di
Salata
ed
un
terzo
di
Straulino
,
classifiche
portanti
in
testa
i
nostri
due
rappresentanti
alla
pari
col
francese
De
Kerviller
e
del
tedesco
Hütschler
,
già
campione
europeo
e
vincitore
della
seconda
prova
.
Sfavorevole
agli
azzurri
è
stata
invece
la
terza
prova
,
con
un
settimo
posto
di
Straulino
ed
un
ottavo
di
Salata
,
malgrado
essa
permettesse
ad
un
altro
italiano
Fago
di
mettersi
in
luce
piazzandosi
al
terzo
posto
.
Dopo
questa
prova
la
classifica
generale
portava
i
nostri
due
maggiori
velisti
rispettivamente
dietro
all
'
olandese
Maas
che
guidava
con
appena
un
punto
di
distacco
.
La
ripresa
piena
è
venuta
però
nella
quarta
prova
durante
la
quale
Straulino
con
un
secondo
posto
e
Salata
con
un
quarto
avevano
la
possibilità
di
passare
a
guidare
la
classifica
generale
.
Il
successo
italiano
era
pertanto
ormai
delineato
e
con
l
'
ultima
prova
Straulino
,
piazzatosi
al
terzo
posto
,
concludeva
vittoriosamente
il
campionato
europeo
.
Vittoria
netta
che
non
ammette
discussioni
e
che
da
sola
vale
a
ripagarci
delle
amarezze
primaverili
anche
perché
il
successo
di
Straulino
è
stato
completato
da
un
significativo
terzo
posto
di
Salata
.
Tra
i
nostri
due
rappresentanti
è
riuscito
ad
incunearsi
infatti
solo
l
'
olandese
Maas
mentre
i
tedeschi
,
già
dominatori
incontrastati
,
hanno
dovuto
accontentarsi
di
dividere
il
terzo
posto
di
Hütschler
con
il
nostro
Salata
piazzatosi
dietro
ai
due
Weiss
.
È
questa
la
vittoria
della
volontà
,
ma
è
anche
la
vittoria
della
scuola
giacché
la
nostra
è
stata
una
superiorità
non
certo
individuale
ma
una
superiorità
di
indirizzo
non
fosse
altro
anche
almeno
per
il
fatto
che
pure
nella
disputa
della
cc
IV
Coppa
Internazionale
delle
marine
da
guerra
»
,
ove
era
in
palio
tra
undici
nazioni
il
«
Premio
Hindemburg
»
offerto
da
Hitler
,
la
nostra
vela
anche
non
vincendo
si
è
affermata
in
modo
davvero
brillante
.
La
barca
italiana
infatti
,
con
a
bordo
la
coppia
Salata
-
Maggi
,
dopo
essersi
piazzata
tre
volte
al
secondo
posto
,
una
volta
al
quinto
ed
una
al
primo
,
ha
finito
per
risultare
seconda
dietro
alla
Germania
e
precedendo
nell
'
ordine
:
Inghilterra
,
Francia
,
Olanda
,
Svezia
e
barche
di
altre
cinque
marine
.
Sono
queste
le
affermazioni
dei
nostri
velisti
,
affermazioni
colte
contro
avversari
d
'
ogni
paese
e
correndo
sulle
acque
poco
conosciute
di
altre
marine
,
vittorie
che
hanno
quindi
il
crisma
della
volontà
tutta
fascista
che
anima
ormai
compiutamente
tutti
gli
atleti
italiani
.
Ed
è
per
questa
certezza
che
in
noi
la
riconquista
della
«
Coppa
Italia
»
è
più
di
una
speranza
,
per
voi
piloti
azzurri
l
'
imperativo
dev
'
esser
categorico
perché
accanto
alle
affermazioni
più
luminose
si
realizzi
la
grande
riconquista
.
StampaQuotidiana ,
Le
scene
di
Enrico
De
Montherlant
che
,
dopo
aver
a
lungo
appassionato
il
pubblico
francese
,
sono
ora
offerte
a
quello
italiano
,
rievocano
un
episodio
che
circa
trecento
anni
non
hanno
fatto
dimenticare
.
Analoghe
tragedie
della
fede
si
sono
più
volte
prodotte
;
questa
ebbe
la
ventura
di
svolgersi
nella
Francia
di
Corneille
e
di
Racine
,
in
quello
che
era
indubbiamente
il
cuore
della
nostra
civiltà
,
in
un
tempo
in
cui
l
'
Europa
era
raccolta
,
unita
,
ignara
che
altre
civiltà
potessero
darsi
,
orgogliosa
della
sua
.
I
personaggi
appartengono
a
quello
che
è
allora
il
ceto
che
emerge
,
la
nobiltà
.
Piccola
nobiltà
,
che
non
conosce
le
armi
né
i
grandi
uffici
politici
,
ma
si
raccoglie
nello
studio
:
di
solito
ci
si
presenta
con
l
'
abito
talare
o
con
la
toga
del
magistrato
o
con
quella
del
professore
.
È
un
terreno
che
si
rivela
oltremodo
fecondo
,
negli
ottantadue
anni
che
passano
tra
la
pubblicazione
degli
Essais
di
Montaigne
e
la
morte
di
Pascal
.
La
Francia
è
ancora
agitata
dalle
passioni
politiche
;
le
minorità
di
Luigi
XIII
e
di
Luigi
XIV
hanno
visto
scatenarsi
faziosità
,
particolarismi
,
che
si
riannodano
alle
non
lontanissime
guerre
di
religione
;
ma
la
tradizione
centralizzatrice
monarchica
è
ben
viva
;
ed
ha
in
fondo
per
sé
la
Francia
popolana
,
che
preferisce
il
re
all
'
aristocrazia
,
che
si
sente
protetta
dall
'
assolutismo
ed
è
pure
cementata
da
un
forte
spirito
nazionale
.
Luigi
XIV
non
diverrà
impopolare
quante
volte
mostrerà
il
pugno
duro
contro
i
grandi
o
contro
i
dissidenti
religiosi
;
la
sua
gloria
militare
riscatterà
ogni
colpa
dell
'
uomo
.
Nel
mondo
religioso
lavorano
insensibilmente
i
germi
del
rinascimento
,
lo
spirito
di
Rabelais
.
Ma
quello
è
un
cammino
nascosto
.
Visibile
invece
il
continuarsi
dell
'
opera
della
Controriforma
,
e
della
passione
che
hanno
accesa
le
controversie
religiose
,
connesse
soprattutto
al
calvinismo
,
il
lato
del
protestantesimo
meno
lontano
dai
latini
.
In
Francia
c
'
è
ancora
un
editto
di
Nantes
,
una
parte
non
indifferente
dell
'
aristocrazia
è
ancora
calvinista
(
se
pure
le
conversioni
,
necessarie
per
ottenere
il
favore
del
re
,
siano
frequenti
)
,
lo
spirito
di
proselitismo
è
vivo
.
Ed
in
tutta
la
Francia
colta
c
'
è
un
interessamento
per
le
questioni
teologiche
di
cui
in
nessun
momento
la
storia
italiana
registra
I
'
eguale
.
I
temi
essenziali
ed
eterni
del
cristianesimo
(
ed
a
ben
vedere
di
tutte
le
religioni
)
,
la
predestinazione
,
il
libero
arbitrio
,
perché
il
peso
del
peccato
originale
,
la
spinta
verso
il
male
,
sia
così
diversamente
distribuito
tra
gli
uomini
,
il
destino
dell
'
uomo
,
la
conciliazione
del
libero
arbitrio
con
la
prescienza
di
Dio
che
già
conosce
chi
si
salverà
e
chi
sarà
perduto
,
l
'
interpretazione
di
alcune
parole
del
Vangelo
,
"
molti
sono
i
chiamati
e
pochi
gli
eletti
"
;
la
questione
se
nell
'
operare
il
bene
vi
sia
una
parte
dell
'
uomo
accanto
alla
parte
di
Dio
-
che
è
un
aspetto
del
problema
del
libero
arbitrio
,
e
che
si
proietta
su
tutta
la
concezione
della
storia
e
sulla
valutazione
delle
civiltà
(
non
vi
sono
virtù
degli
infedeli
,
se
l
'
uomo
non
ha
nulla
da
dare
di
suo
,
e
se
Dio
è
presente
solo
in
una
religione
)
-
questi
temi
vengono
discussi
appassionatamente
in
tutta
la
Francia
,
come
nel
Belgio
,
come
nel
mondo
riformato
.
I
contemporanei
non
ne
hanno
chiara
coscienza
,
ma
si
tratta
in
realtà
di
fare
i
conti
con
lo
spirito
del
rinascimento
.
Una
concezione
che
troppo
abbassasse
l
'
uomo
,
che
facesse
in
seno
alla
religione
troppa
parte
all
'
elemento
imperscrutabile
alla
ragione
umana
,
respingerebbe
nella
indifferenza
molti
tiepidi
credenti
.
I
gesuiti
lavorano
per
una
concezione
che
lasciando
il
suo
posto
alla
grazia
di
Dio
la
renda
meno
misteriosa
,
assicuri
gli
uomini
ch
'
essi
hanno
sempre
tanta
forza
quanta
ne
occorre
per
impetrarla
,
e
che
la
grazia
non
viene
negata
a
chi
la
domanda
;
per
un
Dio
un
po
'
meno
imperscrutabile
e
che
appaia
giusto
al
giudizio
degli
uomini
.
Ma
il
fascino
del
mistero
,
dell
'
impenetrabile
,
è
forte
.
Vi
sono
credenti
cui
sembra
di
abbassar
Dio
se
egli
dimostri
chiara
la
sua
giustizia
agli
occhi
degli
uomini
,
e
li
esima
dal
dover
credere
in
lei
senza
poter
comprendere
.
La
posizione
dei
giansenisti
è
sostanzialmente
questa
;
e
sorge
su
un
terreno
dove
il
gallicismo
è
vecchia
pianta
,
dove
c
'
è
sempre
una
resistenza
da
vincere
per
obbedire
al
Papa
,
che
è
un
italiano
,
vescovo
di
Roma
.
Ma
questa
volta
è
il
re
a
spingere
il
papa
,
i
gallicani
non
possono
sperare
di
trovare
aiuto
nella
corona
.
Innocenzo
X
ha
condannato
cinque
proposizioni
relative
al
libero
arbitrio
come
estratte
dall
'
opera
postuma
di
Giansenio
vescovo
d
'
Ypres
.
Intorno
all
'
abbazia
cistercense
di
Port
-
Royal
(
poco
lungi
da
Versailles
)
si
è
radunato
un
cenacolo
di
teologi
e
di
uomini
di
Chiesa
dalla
vita
austera
,
tutti
inclini
al
rigorismo
,
tutti
avversari
dei
gesuiti
:
sono
tra
loro
Pascal
e
Racine
.
Nell
'
abbazia
hanno
gran
posto
religiose
della
famiglia
Arnauld
:
nobiltà
di
toga
,
di
cui
un
fratello
e
zio
è
dottore
di
Sorbona
.
Gli
appartenenti
a
questo
cenacolo
-
le
religiose
non
seguono
dibattiti
teologici
,
ma
sono
devote
ai
loro
direttori
spirituali
-
s
'
inchinano
alla
condanna
delle
cinque
proposizioni
dogmatiche
,
ma
negano
che
siano
contenute
nell
'
opera
di
Giansenio
:
si
tratterebbe
di
una
macchinazione
avversaria
.
Gli
spiriti
si
accendono
;
a
far
rispettare
la
disciplina
,
la
Chiesa
impone
la
firma
di
un
formulario
che
riconosce
che
le
cinque
proposizioni
sono
in
Giansenio
.
I
solitari
di
Port
-
Royal
,
le
religiose
,
rifiutano
di
sottoscrivere
.
Drammatico
contrasto
tra
l
'
obbedienza
e
quello
che
si
crede
omaggio
doveroso
alla
verità
.
Si
può
essere
in
grazia
e
disobbedire
?
Nelle
scene
di
Montherlant
l
'
arcivescovo
ammonisce
:
"
Nessuna
sofferenza
affrontata
ed
accettata
ha
valore
se
si
è
fuori
della
Chiesa
"
.
E
viene
da
ripensare
alla
tragedia
di
Savonarola
,
alle
parole
con
cui
afferma
di
poter
essere
separato
dalla
Chiesa
militante
,
non
dalla
trionfante
.
Episodio
che
segna
anche
un
punto
nella
storia
della
cattolicità
:
già
prima
del
dogma
della
infallibilità
questa
riconosceva
che
il
Papa
potesse
imporre
regole
di
fede
e
di
costume
.
Ma
qui
si
tratta
della
obbedienza
alle
affermazioni
sulle
questioni
di
fatto
:
ciò
che
per
il
cattolico
di
oggi
si
traduce
:
"
Sono
obbligato
a
credere
che
certe
dottrine
sono
erronee
;
ma
sono
anche
tenuto
a
credere
che
esse
siano
alla
base
dei
principii
di
un
dato
partito
,
dove
io
non
riesco
a
scorgerle
?
"
.
Ed
è
l
'
avvio
all
'
altro
obbligo
,
quello
di
comportarsi
in
un
dato
modo
,
particolarmente
in
politica
,
dove
le
singole
poste
possono
essere
materie
indifferenti
per
la
religione
e
la
morale
,
ma
si
tratta
di
far
trionfare
o
lasciar
perire
le
formazioni
su
cui
la
Chiesa
conta
per
il
trionfo
della
religione
.
Luigi
XIV
sente
che
lo
spirito
individualistico
,
la
pretesa
di
giudizio
individuale
del
cenacolo
di
Port
-
Royal
,
sono
in
opposizione
anche
all
'
assolutismo
monarchico
;
ha
asprezze
che
non
adotterebbe
Roma
,
sempre
più
mite
.
Le
suore
che
non
vogliono
piegarsi
sono
disperse
,
vengono
immesse
nel
monastero
suore
nemiche
,
foggiate
da
padri
spirituali
ostilissimi
agli
amici
di
Port
-
Royal
.
Il
dramma
di
Port
-
Royal
offrirà
a
tutti
gli
storici
di
poi
il
punto
di
partenza
per
una
di
quelle
vane
controversie
proprie
a
chi
vuole
introdurre
schemi
logici
e
continuità
causale
nella
storia
:
"
Per
le
preoccupazioni
,
per
le
ansie
che
li
agitano
,
per
la
loro
visione
della
Chiesa
,
una
Chiesa
assai
pretridentina
,
possono
ben
chiamarsi
i
giansenisti
gli
ultimi
uomini
del
Medio
Evo
;
ma
per
questo
rivendicato
diritto
al
libero
esame
,
per
questo
non
piegarsi
al
Papa
né
al
re
,
non
so
no
invece
gli
antesignani
del
liberalismo
,
il
primo
squillo
della
rivoluzione
?
"
.
Domande
vane
.
Meglio
guardare
uno
ad
uno
i
personaggi
che
non
conoscono
vecchiaia
:
i
tre
principali
Arnauld
:
la
Mère
Angelique
(
già
scomparsa
,
nei
giorni
rievocati
da
Montherlant
)
,
badessa
ad
undici
anni
,
che
a
diciassette
inizia
con
energia
la
riforma
della
regola
,
vincendo
ogni
legame
affettivo
;
la
Mère
Agnès
,
altra
badessa
;
il
grande
Antonio
,
prete
,
espulso
dalla
Sorbona
,
il
maggior
ispiratore
delle
"
Provinciali
"
di
Pascal
;
poi
,
la
sorella
di
Pascal
,
Jacqueline
,
maestra
delle
novizie
a
Port
-
Royal
,
che
firma
il
formulario
imposto
dal
re
,
ma
ne
è
schiantata
e
poco
appresso
muore
;
i
solitari
di
Port
-
Royal
:
di
molti
ci
restano
le
immagini
attraverso
le
tele
di
Filippo
di
Champaigne
:
visi
pallidi
,
austeri
,
dove
non
c
'
è
gioia
.
Forse
è
la
suggestione
che
viene
dalla
conoscenza
del
personaggio
,
ma
quei
volti
paiono
rivelare
uomini
la
cui
vita
non
ha
che
una
parola
,
il
dovere
,
un
amore
,
Dio
,
ma
senza
la
certezza
che
l
'
amore
sia
ricambiato
,
che
si
sia
nel
numero
degli
eletti
.
L
'
uomo
d
'
oggi
,
anche
il
cattolico
ortodosso
per
cui
i
giansenisti
furono
degli
erranti
,
non
può
pensare
che
esseri
così
purificati
da
ogni
traccia
di
appetiti
carnali
,
che
tanto
guardavano
al
cielo
,
non
abbiano
fatto
parte
del
raccolto
di
Dio
.
La
vendetta
di
Dio
sarà
stata
di
folgorarli
con
quella
misericordia
verso
gli
uomini
in
cui
non
avevano
abbastanza
creduto
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Banfi
,
vedo
che
lei
ha
abbastanza
ben
capito
la
differenza
,
per
quanto
refrattaria
ad
ogni
definizione
,
fra
nardones
e
leccobardi
.
Per
quanto
mi
riguarda
,
anch
'
io
credo
che
spetti
ai
lettori
,
non
a
me
,
stabilire
a
quale
categoria
appartengo
.
Lei
però
rischia
di
trarli
in
inganno
spacciando
per
leccobardismo
il
mio
invito
a
votare
Dc
«
con
schifo
,
con
rabbia
,
con
voltastomaco
»
ecc.
E
glielo
dimostro
con
un
esempio
.
Lei
,
vedo
,
elenca
Churchill
fra
i
nardones
,
e
ha
ragione
perché
ne
era
addirittura
un
archetipo
.
Ma
non
crede
lei
che
,
dopo
aver
passato
la
vita
a
combattere
il
comunismo
,
avesse
anche
lui
la
rabbia
,
lo
schifo
e
il
voltastomaco
quando
dovette
allearsi
con
Stalin
e
stringergli
la
mano
?
E
crede
che
questo
basti
a
trasformarlo
in
leccobardo
?
Con
ciò
non
voglio
mettermi
,
per
l
'
amordiddio
,
sul
piano
di
Churchill
.
Voglio
soltanto
dire
che
un
uomo
non
si
può
giudicarlo
dalle
azioni
che
compie
in
stato
di
necessità
.
Eppoi
,
non
creda
che
la
qualifica
di
leccobardo
mi
offenderebbe
.
Pericle
(
dico
Pericle
)
lo
era
.
Lo
era
Erasmo
.
E
molte
sono
le
volte
in
cui
un
leccobardo
-
p
.
es.
Federico
il
grande
di
Prussia
-
ha
fregato
i
nardones
.
Anche
fra
i
nostri
contemporanei
,
guardi
un
Giscard
d
'
Estaing
.
Più
leccobardo
di
lui
,
si
muore
.
Eppure
,
sebbene
non
ne
abbia
le
forze
,
riesce
a
tenersi
alla
pari
di
un
nardones
come
Schmidt
.
Dimenticavo
di
aggiungere
che
il
discorso
vale
anche
per
le
donne
.
Esse
passano
quasi
sempre
per
leccobarde
.
Ma
anche
fra
loro
ci
sono
le
nardones
.
Anzi
,
di
solito
succede
questo
:
che
uno
crede
di
sposare
una
leccobarda
,
e
poi
si
trova
in
casa
una
nardones
,
e
che
nardones
.
Prenda
la
signora
Anna
Bonomi
.
Ma
forse
l
'
esempio
è
scelto
male
:
la
signora
Bonomi
non
ha
mai
nemmeno
tentato
di
passare
per
leccobarda
.
StampaPeriodica ,
Il
21
Aprile
i
lavoratori
e
i
produttori
italiani
conosceranno
i
principi
costitutivi
della
Carta
del
Lavoro
.
Il
documento
,
come
è
stato
già
detto
,
non
ha
un
contenuto
giuridico
di
carattere
formale
,
ma
vuole
essere
,
all
'
infuori
della
legge
,
una
base
di
orientamento
di
tutta
la
vita
del
lavoro
.
La
Carta
del
Lavoro
si
presenta
perciò
con
un
aspetto
tutto
originale
e
con
un
carattere
spiccatamente
e
decisamente
rivoluzionario
.
Superamento
dei
Diritti
dell
'
Uomo
Poiché
il
Regime
fascista
compie
oggi
una
solenne
dichiarazione
di
diritti
,
vi
sarà
certamente
chi
vorrà
porre
l
'
atto
odierno
a
confronto
con
i
"
Diritti
dell
'
Uomo
"
e
tutte
le
conquiste
della
Rivoluzione
Francese
.
Vediamo
in
quale
luce
storica
si
presenta
la
Carta
del
Lavoro
nei
confronti
dei
Diritti
dell
'
Uomo
.
Essa
acquista
un
indubbio
e
deciso
significato
di
superamento
.
I
lavoratori
e
i
produttori
di
oggi
,
nel
nostro
e
negli
altri
paesi
,
prima
di
essere
cittadini
furono
uomini
e
come
uomini
furono
schiavi
.
Il
crollo
della
società
feudale
fu
una
grande
conquista
dello
spirito
umano
,
che
dette
forma
di
dignità
civile
alla
lotta
politica
e
affermò
il
concetto
della
Nazione
,
come
patrimonio
della
collettività
.
Negare
il
beneficio
di
quelle
conquiste
significherebbe
negare
la
storia
.
Ma
vediamo
in
quale
concetto
la
Carta
del
Lavoro
rappresenta
il
superamento
,
lo
svi
-
luppo
storico
e
non
l
'
antitesi
della
Rivoluzione
francese
.
Gli
"
immortali
principii
"
rappresentavano
soprattutto
una
affermazione
egualitaria
.
Oggi
la
Rivoluzione
Nera
compie
anche
un
'
affermazione
egualitaria
proclamando
la
parità
di
tutti
i
cittadini
come
produttori
e
come
lavoratori
.
Oggi
il
Fascismo
afferma
i
diritti
del
lavoro
e
la
supremazia
assoluta
della
Nazione
sui
cittadini
.
Né
l
'
uno
né
l
'
altro
concetto
sono
in
antitesi
alla
Rivoluzione
francese
,
in
quanto
né
alcuna
parità
dei
cittadini
come
lavoratori
potrebbe
esistere
se
non
si
riconoscesse
come
cosa
ovvia
l
'
uguaglianza
dei
cittadini
quali
uomini
,
né
potrebbe
esistere
supremazia
di
Nazione
dove
esisteva
una
supremazia
di
caste
.
Perciò
la
Carta
del
Lavoro
,
nel
suo
concetto
egualitario
e
nell
'
affermazione
dei
diritti
del
lavoro
,
non
è
una
antitesi
,
ma
un
superamento
dei
Diritti
dell
'
Uomo
...
StampaQuotidiana ,
Il
filosofo
serba
un
posto
onorevole
nella
storia
della
filosofia
italiana
dell
'
ottocento
,
senza
avere
troppo
pesato
sulle
maggiori
correnti
che
dominarono
tra
le
generazioni
successive
.
L
'
uomo
di
Chiesa
,
il
sacerdote
piissimo
,
il
fondatore
della
fiorente
Congregazione
,
è
più
vivo
che
mai
nel
cuore
dei
suoi
devoti
,
protesi
nella
speranza
che
s
'
inizi
la
causa
della
sua
beatificazione
,
e
che
lo
venerano
e
lo
invocano
come
santo
.
Chi
studia
l
'
ottocento
italiano
avverte
l
'
orma
profonda
che
vi
ha
segnato
Rosmini
.
Un
posto
a
sé
.
Tra
i
fedeli
dell
'
assolutismo
e
del
vecchio
mondo
prerivoluzionario
;
tra
i
molti
uomini
del
Risorgimento
che
continuano
a
vivere
nel
clima
della
rivoluzione
francese
e
di
cui
i
più
spirituali
muovono
dalla
Confessione
del
vicario
savoiardo
;
tra
i
puri
politici
,
che
credono
il
mondo
dell
'
avvenire
abbia
a
chiamarsi
diritto
ed
economia
,
e
la
religione
non
avere
più
posto
che
tra
le
pareti
domestiche
;
sta
isolato
il
patrizio
roveretano
.
La
sua
giovinezza
trascorre
tutta
nel
clima
della
Restaurazione
;
ma
è
la
Restaurazione
degli
Stati
austriaci
e
degli
ambienti
ecclesiastici
di
quegli
Stati
.
E
direi
che
per
comprendere
appieno
Rosmini
occorra
pure
ricordare
la
saggia
,
pia
reazione
all
'
illuminismo
,
che
l
'
episcopato
dell
'
Impero
aveva
compiuto
nella
seconda
metà
del
settecento
;
come
una
seconda
controriforma
,
nell
'
insegnamento
,
nella
predicazione
,
nel
costume
:
un
"
illuminismo
cattolico
"
eretto
contro
l
'
altro
.
Gli
scritti
di
Rosmini
-
in
cui
è
sempre
l
'
avversione
alla
rivoluzione
francese
ed
a
quanto
provenga
da
essa
,
ma
altresì
l
'
accentuazione
della
responsabilità
di
ogni
superiore
,
il
concetto
di
giustizia
sociale
,
l
'
esigenza
di
governi
rappresentativi
(
con
elettorato
ristretto
agli
abbienti
)
,
il
posto
dato
allo
spirito
nazionale
-
mi
pare
rivelino
fermenti
che
si
riannodano
al
settecento
austriaco
.
Anche
certe
sue
idee
in
tema
di
riforma
chiesastica
,
la
necessità
che
i
vescovi
si
tengano
sempre
a
contatto
ed
"
il
corpo
dei
vescovi
"
torni
ad
essere
quel
che
era
nei
primi
secoli
della
Chiesa
,
la
parte
da
dare
al
clero
ed
al
popolo
nella
loro
nomina
:
sono
idee
maturate
in
quello
che
aveva
cessato
di
essere
il
Sacro
Romano
Impero
allorché
Rosmini
era
fanciullo
,
e
dove
la
presa
di
coscienza
delle
nazionalità
s
'
iniziava
con
celere
ritmo
.
Rosmini
fu
uomo
del
suo
secolo
nelle
generose
aspirazioni
,
comuni
anche
ai
grandi
dell
'
altra
sponda
,
nel
fervente
senso
di
italianità
.
Sacerdote
non
solo
rispettosissimo
delle
Somme
Chiavi
,
ma
filialmente
devoto
ai
Pontefici
,
Pio
VII
e
Pio
VIII
,
Gregorio
XVI
e
Pio
IX
;
peraltro
,
sacerdote
del
periodo
anteriore
all
'
"
ultramontanismo
"
,
quando
la
pietà
si
chiamava
obbedienza
e
sottomissione
,
ma
non
si
dava
ancora
l
'
ideale
del
"
pensare
col
Papa
"
.
Comprese
che
in
Pio
IX
il
Pontefice
avrebbe
sempre
avuto
il
sopravvento
sul
principe
,
ed
avvertì
il
governo
piemontese
,
che
l
'
aveva
inviato
a
Roma
e
che
fu
tenace
nella
incomprensione
,
che
occorreva
giungere
a
Pio
IX
attraverso
un
Concordato
che
gli
desse
la
tranquillità
di
aver
operato
per
il
bene
della
Chiesa
,
che
occorreva
cercare
una
formula
di
Lega
italica
per
cui
non
fosse
il
Pontefice
a
muover
guerra
all
'
Austria
.
A
Gaeta
consigliò
Pio
IX
a
mantenere
la
costituzione
.
La
sua
inspiegabile
disgrazia
presso
il
Pontefice
,
la
non
adempiuta
promessa
della
porpora
,
non
lo
scossero
affatto
.
L
'
uomo
non
aveva
ombra
di
ambizione
;
era
tutto
al
servizio
di
Dio
.
L
'
ultima
tappa
di
Stresa
è
quella
che
lo
inserisce
più
profondamente
nella
vita
italiana
:
l
'
amicizia
con
Manzoni
,
con
Gustavo
di
Cavour
,
con
quel
giovane
esule
meridionale
ch
'
è
Ruggero
Bonghi
,
che
da
lui
non
riceve
la
fede
ma
l
'
inquietudine
religiosa
(
Croce
ha
ragione
,
Bonghi
fu
il
capostipite
dei
conciliatorelli
di
Stato
e
Chiesa
,
dei
semicredenti
che
cucinano
intrugli
di
cattolicesimo
e
di
filosofia
;
ma
non
è
men
vero
che
non
permise
alla
borghesia
liberale
del
tempo
di
re
Umberto
di
dimenticare
quali
grandi
luci
,
o
quali
grandi
ombre
,
per
chi
così
le
vedesse
,
fossero
Chiesa
e
Papato
)
.
Da
Stresa
muovono
i
rosminiani
,
che
non
sono
i
religiosi
dell
'
Istituto
della
Carità
,
e
non
sono
soltanto
i
filosofi
dell
'
"
essere
universale
"
,
ma
un
gruppo
ben
più
vasto
,
che
accoglie
anche
chi
non
ha
abito
filosofico
.
Cosa
rappresentassero
questi
rosminiani
,
che
annoverarono
Antonio
Stoppani
,
cui
fu
prossimo
Antonio
Fogazzaro
,
tra
cui
primeggiò
Michelangelo
Billia
,
così
vivo
nel
ricordo
dei
torinesi
della
mia
generazione
,
non
è
facilissimo
dire
in
poche
parole
.
Il
libro
del
Fiori
,
Il
figliastro
del
Manzoni
,
ne
descrive
giorno
per
giorno
le
opere
e
le
ansie
,
l
'
angoscia
per
gli
attacchi
dei
neo
-
tomisti
contro
le
dottrine
filosofiche
del
maestro
,
la
loro
passione
nell
'
inverno
1887-88
,
in
cui
appare
il
decreto
del
S
.
Offizio
che
condanna
quaranta
proposizioni
tratte
dalle
opere
di
Rosmini
.
Furono
i
conciliatoristi
,
gli
uomini
di
"
religione
e
patria
"
,
di
"
scienza
e
fede
"
:
con
preoccupazioni
contingenti
che
oggi
possono
parere
ingenue
(
abbiamo
appreso
quale
forte
tronco
sia
la
fede
religiosa
,
che
non
ha
a
temere
per
ogni
soffiare
di
vento
)
,
ma
con
ardore
,
e
con
animi
candidi
;
e
sempre
guardavano
al
sepolcro
di
Stresa
,
all
'
immagine
severa
del
loro
santo
-
che
tale
lo
consideravano
-
fissata
nel
marmo
dal
Vela
.
Grande
anno
fu
per
loro
il
1915
,
che
li
vide
in
attitudine
devota
verso
il
generale
Luigi
Cadorna
,
ch
'
era
nato
a
pochi
passi
da
Stresa
,
ch
'
era
sempre
stato
cattolico
a
viso
aperto
,
che
apparteneva
a
famiglia
dove
avevano
sempre
avuto
posto
le
preoccupazioni
religiose
(
lo
zio
Carlo
aveva
dissertato
sui
rapporti
tra
Chiesa
e
Stato
alla
luce
del
diritto
naturale
;
e
già
un
Cadorna
aveva
discusso
una
combattiva
tesi
alla
facoltà
teologica
di
Pavia
al
tempo
di
Giuseppe
II
)
.
Il
solco
rosminiano
incide
così
nel
profondo
la
storia
d
'
Italia
prendendo
le
mosse
lontano
,
nella
reazione
cattolica
all
'
illuminismo
del
tempo
di
Maria
Teresa
,
e
giungendo
al
pieno
inserimento
dei
cattolici
nella
vita
nazionale
.
La
non
lunghissima
vita
del
fondatore
sovrasta
al
moto
e
v
'
imprime
con
le
virtù
del
sacerdote
,
con
l
'
austerità
del
pensatore
,
un
incontrastato
marchio
di
nobiltà
.
StampaQuotidiana ,
Caro
senatore
,
il
suo
discorso
non
fa
una
grinza
.
Io
sono
perfettamente
d
'
accordo
con
lei
che
una
spesa
di
74
miliardi
,
e
anche
quella
di
270
prevista
per
il
'79
,
è
ben
poca
cosa
in
confronto
al
valore
dell
'
enorme
patrimonio
artistico
da
salvare
;
e
anzi
questo
giornale
è
sempre
stato
in
prima
linea
nel
reclamare
che
a
questa
difesa
siano
dati
mezzi
sempre
più
grandi
ed
efficienti
.
Ma
Ricossa
non
contestava
affatto
questa
tesi
.
Semplicemente
diceva
:
Prendiamo
il
più
modesto
di
tutti
i
nostri
bilanci
,
quello
per
i
Beni
culturali
,
74
miliardi
appena
.
Il
cittadino
è
in
grado
di
controllare
come
viene
amministrato
questo
stanziamento
,
e
se
esso
serve
di
più
a
mantenere
il
suddetto
patrimonio
o
coloro
che
vi
sovrintendono
?
No
.
E
allora
figuriamoci
quanto
è
in
grado
di
controllare
una
spesa
globale
di
64
mila
miliardi
,
qual
è
quella
dello
Stato
,
del
suo
Stato
.
Questo
,
diceva
Ricossa
.
Egli
ha
portato
l
'
esempio
del
bilancio
dei
Beni
culturali
perché
,
appunto
per
la
sua
modestia
,
era
quello
che
meglio
si
prestava
a
dimostrare
il
suo
assunto
che
trova
consenzienti
-
glielo
posso
garantire
-
tutti
i
lettori
.
Perché
tutti
i
lettori
-
anche
questo
le
posso
garantire
-
hanno
le
scatole
piene
di
questo
Stato
ciaccione
,
avido
e
dissipatore
,
che
vuol
fare
troppe
cose
e
le
fa
malissimo
,
a
cominciare
da
una
contabilità
talmente
ingarbugliata
che
nessuno
,
nemmeno
i
cosiddetti
uomini
di
Stato
e
la
loro
burocrazia
,
riescono
a
capirci
più
nulla
.
Lei
non
vorrà
negarmi
,
spero
,
che
l
'
enorme
prelievo
che
lo
Stato
fa
del
pubblico
denaro
viene
adibito
soprattutto
a
mantenere
coloro
che
lo
maneggiano
,
e
a
mantenerli
male
perché
sono
troppi
e
costretti
ad
operare
in
un
guazzabuglio
di
leggi
che
li
condanna
all
'
inefficienza
e
al
parassitismo
:
Non
so
se
i
Beni
culturali
facciano
eccezione
alla
regola
.
Ma
la
regola
è
quella
che
dice
Ricossa
:
uno
Stato
che
dovunque
mette
le
mani
combina
guai
e
per
ripararli
ha
sempre
più
bisogno
di
succhiare
quattrini
al
cittadino
senza
dargli
modo
di
controllare
come
li
usa
.
Per
difendersi
non
c
'
è
che
un
mezzo
:
ridurre
la
spesa
pubblica
,
che
significa
anche
ridurre
gl
'
interventi
dello
Stato
,
insomma
riprivatizzare
il
Paese
.
Ne
convenga
anche
lei
,
caro
senatore
.
Altrimenti
,
perde
i
voti
.
Lei
parla
di
contraddizione
,
caro
Lo
Cascio
,
e
ha
ragione
.
Ma
il
problema
va
posto
,
a
mio
avviso
,
in
termini
un
po
'
diversi
da
quelli
esposti
nella
sua
lettera
.
E
'
vero
:
il
mondo
politico
italiano
intrattiene
rapporti
assidui
con
gli
esponenti
di
quegli
stati
dell
'
Est
«
socialista
»
che
hanno
indubbie
connotazioni
totalitarie
.
Ciò
può
turbare
la
coscienza
dei
democratici
ma
è
difficilmente
evitabile
,
anche
se
certe
inutili
sbracature
e
indulgenze
sono
eccessive
.
L
'
impero
sovietico
è
una
realtà
.
Così
come
è
una
realtà
la
assoluta
prevalenza
numerica
,
nel
mondo
,
dei
regimi
dittatoriali
sui
regimi
democratici
.
Se
questi
ultimi
dovessero
chiudersi
in
se
stessi
,
rifiutando
ogni
contatto
con
gli
«
impuri
»
,
e
troncando
con
essi
rapporti
diplomatici
,
economici
,
culturali
,
si
arriverebbe
a
una
situazione
paradossale
:
alla
situazione
cioè
di
una
coalizione
della
libertà
che
rinuncerebbe
ad
influire
sulle
vicende
del
mondo
,
e
che
,
respingendoli
in
blocco
,
costringerebbe
gli
altri
,
i
non
liberi
,
ossia
,
ripetiamo
,
la
maggioranza
degli
stati
,
a
coalizzarsi
a
loro
volta
.
La
confusione
tra
morale
e
politica
produce
effetti
di
solito
negativi
,
a
volte
catastrofici
.
Se
ne
è
accorto
anche
Carter
,
che
giuoca
la
carta
cinese
contro
la
carta
russa
pur
sapendo
perfettamente
che
,
quanto
a
democrazia
,
se
Mosca
piange
Pechino
non
ride
.
Io
penso
,
insomma
,
che
la
politica
internazionale
di
un
Paese
debba
accettare
questi
compromessi
e
adattarsi
agli
incontri
,
ai
brindisi
,
ai
comunicati
finali
,
con
tutte
le
loro
ipocrisie
e
reticenze
.
La
contraddizione
,
secondo
me
,
sta
altrove
.
Sotto
la
spinta
dei
partiti
di
sinistra
e
della
loro
propaganda
la
politica
estera
italiana
pecca
di
duplicità
e
di
incoerenza
.
Se
la
ragion
di
stato
deve
prevalere
sulla
morale
internazionale
,
se
impone
di
colloquiare
con
i
totalitari
,
la
regola
deve
valere
per
tutti
:
per
la
Unione
Sovietica
come
per
il
Cile
,
per
l
'
Albania
come
per
la
Rhodesia
.
Invece
non
è
così
.
Non
si
vuole
che
sia
così
.
Pertini
,
Andreotti
e
Forlani
,
possono
tranquillamente
recarsi
in
visita
ufficiale
a
Mosca
,
ma
guai
se
si
azzardassero
a
visitare
Argentina
e
Cile
;
possono
ricevere
Gheddafi
,
ma
guai
se
accogliessero
a
Roma
Pinochet
.
Abbiamo
normali
rappresentanze
diplomatiche
perfino
nell
'
Uganda
di
Idi
Amin
,
ma
non
a
Santiago
del
Cile
.
Allora
qual
è
il
criterio
?
Vale
la
ragion
di
stato
,
che
consiglia
di
mantenere
canali
in
ogni
direzione
,
o
vale
la
morale
politica
,
che
consiglierebbe
di
negare
reciprocità
di
rapporti
a
chi
non
ha
le
carte
in
regola
con
la
democrazia
?
Non
si
sa
.
O
piuttosto
si
sa
benissimo
.
In
obbedienza
non
a
un
criterio
uniforme
,
ma
al
vociare
propagandistico
e
al
ricatto
parlamentare
,
si
usano
due
pesi
e
due
misure
.
I
totalitari
di
sinistra
sono
ritenuti
internazionalmente
più
frequentabili
di
quelli
di
destra
.
La
Farnesina
si
indigna
:
ma
con
juicio
.