StampaPeriodica ,
Il
bilancio
che
s
'
usa
fare
a
chiusura
di
un
periodo
di
lavoro
questa
volta
non
risulta
in
attivo
per
gli
italiani
.
I
Campionati
d
'
Europa
,
banco
di
prova
severo
ove
si
misura
con
un
metro
assai
pratico
,
quello
dei
risultati
,
il
progresso
tecnico
e
qualitativo
delle
Nazioni
europee
,
messesi
d
'
impegno
per
contenere
la
supremazia
americana
e
frenare
l
'
invadente
progresso
dei
giapponesi
,
ci
han
rimandati
a
casa
senza
un
titolo
che
appaghi
la
nostra
ambizione
e
che
premi
i
nostri
atleti
.
Teoricamente
le
cose
sono
andate
male
:
la
vittoria
è
il
segno
che
esprime
una
superiorità
di
metodo
,
di
volontà
.
Questa
vittoria
noi
non
l
'
abbiamo
,
eppure
non
ci
sentiamo
per
nulla
inferiori
a
chi
nell
'
indice
numerico
dei
primi
posti
ci
sopravanza
ma
non
ci
eguaglia
nel
totale
.
All
'
infuori
del
conteggio
delle
vittorie
vi
è
da
guardare
anche
a
qualche
altra
cosa
e
cioè
alla
quantità
dei
risultati
complessivi
e
alla
loro
qualità
.
Ci
possiamo
noi
sentire
inferiori
ad
esempio
alla
Francia
che
si
onora
di
un
titolo
europeo
colto
con
un
atleta
d
'
eccezione
e
non
figura
poi
in
nessun
altro
dei
posti
d
'
onore
?
Rispetto
ai
primi
campionati
d
'
Europa
,
quelli
di
Torino
del
1934
,
l
'
Italia
nella
classifica
per
Nazioni
mantiene
il
suo
posto
pur
avendo
sceso
un
gradino
.
Quarta
allora
e
quinta
oggi
,
ma
con
questa
differenza
:
che
a
Torino
l
'
Inghilterra
era
assente
ed
in
questo
tempo
s
'
è
presentata
alla
ribalta
del
mondo
atletico
una
Svezia
che
già
nel
1935
a
Berlino
nell
'
incontro
a
cinque
fra
Germania
,
Italia
,
Ungheria
,
Svezia
e
Giappone
,
aveva
dimostrato
di
essere
in
progresso
,
un
progresso
poi
confermato
alle
Olimpiadi
del
'36
e
sanzionato
otto
giorni
prima
di
questi
campionati
d
'
Europa
a
Stoccolma
dove
la
squadra
svedese
,
a
programma
completo
,
perdeva
di
fronte
alla
strapotente
Germania
con
un
distacco
di
soli
otto
punti
.
Non
c
'
è
davvero
da
spargere
cenere
e
lacrime
sui
risultati
di
Parigi
,
c
'
è
invece
da
consolarsi
per
quanto
i
nostri
ragazzi
hanno
saputo
fare
:
i
nostri
ragazzi
di
vent
'
anni
,
quelli
dell
'
ultima
leva
,
quelli
ai
quali
affideremo
la
maglia
azzurra
per
le
Olimpiadi
.
I
campionati
d
'
Europa
vanno
presi
per
quel
che
sono
:
una
interessante
rassegna
,
un
confronto
pieno
di
utilità
,
un
ponte
di
passaggio
fra
una
Olimpiade
e
l
'
altra
.
Non
si
deve
svalutarne
il
contenuto
,
ma
neppure
innalzarli
al
di
sopra
della
loro
giusta
misura
.
Siamo
partiti
per
Parigi
non
avendo
che
sei
uomini
di
punta
:
Mariani
,
Lanzi
,
Beccali
,
Beviacqua
,
Maffei
,
Oberveger
;
gli
altri
24
(
ad
eccezione
di
due
o
tre
anziani
per
i
quali
i
campionati
rappresentavano
forse
l
'
ultima
soddisfazione
e
l
'
ultimo
premio
)
costituivano
la
schiera
dei
giovani
dai
quali
non
si
attendevano
miracoli
perché
in
materia
di
atletica
i
miracoli
non
esistono
,
ma
si
voleva
che
prendessero
lievito
di
passione
ed
acquistassero
esperienza
d
'
arte
e
di
tecnica
.
Ed
i
giovani
non
han
deluso
:
taluni
di
essi
ci
hanno
dimostrato
,
raggiungendo
quote
insperate
,
che
forse
siamo
più
avanti
di
quello
che
non
ci
si
immaginava
.
Lasciamo
quindi
da
parte
i
piagnistei
e
abbandoniamo
a
se
stesse
le
prefiche
dagli
occhi
ottusi
e
abbiamo
fiducia
piena
in
questa
gioventù
che
sotto
i
segni
del
Littorio
esprime
pienezza
di
vita
e
ardore
di
fede
.
Che
cosa
han
fatto
i
nostri
sei
moschettieri
?
Sarà
bene
dire
avanti
quel
che
essi
potevano
fare
.
Gli
unici
che
a
nostro
avviso
avevano
piena
possibilità
di
vincere
erano
Lanzi
,
Maffei
,
Oberveger
:
tempi
e
misure
parlavano
in
loro
favore
.
Più
aspro
il
compito
di
Mariani
,
difficilissimo
quello
di
Beccali
,
impossibile
la
vittoria
di
Beviacqua
chiuso
sulla
carta
da
almeno
quattro
uomini
.
Alla
prova
pratica
noi
abbiamo
perduto
tre
titoli
che
potevano
benissimo
venire
all
'
Italia
:
quello
dei
m
.
100
,
quello
del
salto
in
lungo
,
quello
del
disco
.
Il
bilancio
degli
azzurri
è
il
seguente
:
Quattro
secondi
posti
:
m
.
100
Mariani
,
m
.
10.000
Beviacqua
,
disco
Oberveger
,
salto
in
lungo
Maffei
.
Due
terzi
posti
:
Lanzi
m
.
800
,
Beccali
m
.
1500
.
Un
quarto
posto
:
staffetta
4
x
100
,
avuta
a
Milano
,
otto
giorni
dopo
le
gare
di
Parigi
,
nella
grande
riunione
internazionale
che
ha
avuto
il
potere
di
raccogliere
all
'
Arena
24.000
persone
,
un
primato
anche
questo
.
Oberveger
e
Maffei
si
sono
presi
una
netta
rivincita
,
il
primo
lasciando
a
netta
distanza
Schöreder
e
con
una
misura
(
metri
50,25
)
assai
superiore
a
quella
del
tedesco
nel
campionato
d
'
Europa
,
il
secondo
ha
inchiodato
Leichum
al
posto
d
'
onore
e
se
il
risultato
tecnico
non
è
stato
altrettanto
brillante
come
quello
di
Parigi
la
colpa
è
della
pedana
troppo
molle
per
la
pioggia
che
la
vigilia
aveva
quasi
devastato
lo
stadio
milanese
.
Oltre
queste
rivincite
,
anelate
ed
ottenute
,
altre
due
erano
in
palio
a
Milano
:
negli
800
metri
fra
Harbig
e
Lanzi
,
nei
150
fra
Wooderson
e
Beccali
.
A
Parigi
la
gara
di
Lanzi
è
stata
una
gara
non
incomprensibile
nello
svolgimento
ma
nel
risultato
.
Assente
Wooderson
sembrava
che
finalmente
l
'
azzurro
avrebbe
dovuto
aver
via
libera
per
una
grande
affermazione
per
quanto
la
minaccia
di
Harbig
non
fosse
sconosciuta
.
Lanzi
era
già
andato
sotto
agli
1'51
"
il
che
non
era
riuscito
a
Harbig
,
Lanzi
era
il
secondo
campione
olimpionico
e
soltanto
l
'
inglese
quest
'
anno
era
riuscito
a
realizzare
un
tempo
migliore
del
suo
:
il
primato
del
mondo
!
Un
passaporto
in
regola
quindi
ed
invece
un
risultato
non
conforme
a
quel
che
Lanzi
può
fare
.
Si
è
detto
che
egli
ha
sbagliato
tattica
,
ci
diceva
Lovelok
che
Lanzi
si
era
«
suicidato
»
col
passare
i
400
metri
in
53
"
3/I0
.
Nessun
suicidio
,
nessun
sbaglio
di
tattica
:
un
errore
invece
scontato
a
caro
prezzo
.
Fattosi
chiudere
in
partenza
,
obbligato
a
navigare
quasi
nelle
posizioni
di
coda
per
cento
metri
,
Lanzi
è
scattato
all
'
uscita
della
prima
curva
per
poter
passare
in
testa
e
fare
l
'
andatura
.
La
gara
doveva
esser
da
lui
condotta
a
forte
andatura
,
egli
doveva
gareggiare
sul
tempo
per
sfiancare
Harbig
ben
sapendo
quanto
forte
sia
lo
spunto
finale
del
tedesco
e
come
egli
manchi
invece
di
questa
punta
di
velocità
.
Quindi
non
sbagliò
di
tattica
ma
invece
fu
errore
lo
scatto
fatto
in
modo
sì
repentino
per
portarsi
in
testa
,
scatto
che
lo
ha
poi
«
imballato
»
in
modo
da
fargli
risentire
lo
sforzo
prematuro
nel
finale
quando
non
ha
potuto
reagire
neppure
al
francese
che
alla
corda
lo
sorpassava
.
Nulla
da
dire
quindi
sulla
sconfitta
ma
sul
modo
come
essa
è
venuta
è
giusto
discuterne
.
Si
aggiunga
che
quest
'
anno
Lanzi
non
è
mai
stato
nella
pienezza
della
forma
,
che
è
apparso
troppo
pesante
nel
passo
per
una
gara
sì
veloce
e
questo
è
dovuto
anche
al
fatto
di
un
non
completo
allenamento
.
Lanzi
è
di
quegli
atleti
che
hanno
bisogno
di
molto
lavoro
non
solo
in
vista
di
una
gara
,
ma
per
tutta
l
'
intera
stagione
e
non
va
dimenticato
che
proprio
nel
pieno
della
preparazione
ha
dovuto
troncare
ogni
cosa
a
causa
di
un
grave
lutto
famigliare
.
A
Milano
s
'
è
avuta
la
prova
che
Lanzi
non
si
era
e
suicidato
e
con
la
tattica
di
Parigi
,
qui
la
condotta
di
gara
fu
tutta
a
favore
dell
'
azzurro
,
il
quale
tentò
a
200
metri
di
sorprendere
Harbig
con
uno
scatto
deciso
ma
la
velocità
finale
del
tedesco
neutralizzò
l
'
attacco
e
gli
consentì
di
vincere
come
a
Parigi
con
la
sola
variante
che
a
Milano
il
tempo
ottenuto
fu
peggiore
di
quello
del
campionato
europeo
.
Di
altro
tipo
la
sconfitta
di
Beccali
scontata
in
partenza
per
l
'
intervento
di
Wooderson
.
Il
nostro
atleta
sapeva
già
quanta
difficoltà
presentava
la
gara
ed
è
da
ammirare
il
fatto
che
egli
abbia
voluto
essere
presente
lo
stesso
,
egli
campione
olimpionico
,
primatista
mondiale
e
che
a
trentun
anno
è
ancora
un
esempio
di
passione
e
di
fede
.
Beccali
meritava
il
secondo
posto
e
se
lo
sarebbe
aggiudicato
senza
l
'
incidente
capitatogli
all
'
imbocco
del
rettilineo
d
'
arrivo
mentre
tentava
di
sorpassare
Hartikka
all
'
esterno
e
veniva
arrestato
nella
sua
azione
dal
belga
Mostert
che
poi
doveva
tagliare
il
traguardo
nella
scia
del
vincitore
.
Appunto
per
questo
tanto
più
ingiusti
ci
sono
apparsi
quei
fischi
isolati
che
hanno
accolto
Beccali
quando
è
salito
sul
podio
per
la
premiazione
in
quanto
Beccali
è
stato
campione
di
atletica
e
sarà
sempre
un
campione
di
lealtà
.
Milano
ha
confermato
che
Wooderson
è
imbattibile
e
che
Beccali
resta
ancora
il
nostro
elemento
migliore
.
Ma
c
'
è
stata
una
gara
che
ci
ha
ripagati
ad
usura
di
tante
speranze
svanite
e
di
tante
sfortune
:
quella
dei
10
chilometri
di
corsa
per
merito
di
quel
prodigioso
ragazzo
che
si
chiama
Beviacqua
.
Una
gran
fiamma
ci
ha
scaldato
il
cuore
nel
seguire
l
'
impari
duello
fra
il
gigantesco
finlandese
Salminen
,
campione
e
primatista
mondiale
,
e
il
nostro
piccolo
rappresentante
.
Il
campionato
d
'
Europa
si
può
ben
definire
il
campionato
del
mondo
che
né
l
'
America
e
forse
neppure
il
Giappone
hanno
oggi
uomini
da
poter
opporre
ai
migliori
specialisti
del
vecchio
continente
.
C
'
è
stato
sì
a
Berlino
quel
Murakoso
che
seppe
tener
testa
ai
finlandesi
,
ma
neppur
lui
è
riuscito
a
fare
quel
che
ha
fatto
Beviacqua
,
cioè
a
impegnare
a
fondo
Salminen
che
in
cuor
suo
per
un
attimo
deve
aver
dubitato
di
poter
restare
in
piedi
sul
suo
piedistallo
di
gloria
.
C
'
erano
in
campo
Syring
,
Szilagyi
,
Tillman
,
oltre
al
finlandese
,
cioè
gli
uomini
realmente
i
migliori
del
mondo
e
contro
costoro
,
solo
,
tenace
,
prepotente
s
'
è
battuto
l
'
azzurro
strappando
,
è
la
parola
esatta
,
l
'
applauso
alla
folla
parigina
,
a
questa
folla
che
si
infiamma
se
un
francese
riesce
a
spuntarla
per
salvarsi
dall
'
ultimo
posto
,
ma
che
resta
quasi
indifferente
in
ogni
altra
occasione
.
Dieci
chilometri
,
una
corsa
estenuante
dove
sembrerebbe
che
la
sola
potenza
della
forza
potesse
aver
ragione
ed
invece
è
stata
il
trionfo
della
logica
e
dell
'
intelligenza
espresse
da
un
italiano
.
Questo
secondo
posto
vale
per
noi
più
di
una
vittoria
,
esso
ci
ripaga
di
quel
che
abbiamo
sofferto
in
altre
gare
,
del
disappunto
per
altre
mancate
affermazioni
magari
più
onorifiche
ma
che
non
avrebbero
espressa
con
tanta
eloquenza
la
volontà
fiera
della
razza
italiana
.
Ma
oltre
a
queste
sei
gare
nelle
quali
noi
allineavamo
gli
nomini
migliori
ve
n
'
era
una
che
ci
stava
particolarmente
a
cuore
:
quella
della
staffetta
4
x
100
.
Vi
era
da
difendere
il
secondo
posto
di
Berlino
che
ci
faceva
virtualmente
i
migliori
d
'
Europa
,
un
prestigio
quindi
da
salvaguardare
,
un
titolo
da
consolidare
.
Non
ci
siamo
riusciti
e
per
colpa
nostra
.
Il
quartetto
del
'36
,
già
privato
di
Ragni
,
ha
mostrato
che
ha
bisogno
di
altre
sostituzioni
,
come
del
resto
la
prova
supplementare
dell'11
settembre
a
Milano
,
ha
confermato
.
Malissimo
anche
i
cambi
nella
4
per
400
e
in
questa
specialità
è
necessario
lavorare
parecchio
per
rinfittire
le
schiere
poiché
manchiamo
di
uomini
che
abbiano
nelle
gambe
tempi
da
competizioni
internazionali
.
Dorascenzi
è
in
questa
specialità
una
nostra
speranza
e
Missoni
con
un
cauto
lavoro
potrà
esser
riportato
alla
forma
dimostrata
lo
scorso
anno
.
Son
due
ragazzi
di
venti
anni
ed
hanno
tempo
per
assodare
le
ossa
.
Capitato
nella
più
dura
delle
semifinali
dei
400
ostacoli
l
'
universitario
Russo
,
pur
finendo
al
terzo
posto
e
rimanendo
escluso
dalla
finale
,
s
'
è
messo
in
luce
per
l
'
ottimo
stile
sull
'
ostacolo
e
per
il
tempo
realizzato
che
fu
migliore
degli
altri
due
secondi
arrivati
nelle
altre
semifinali
.
I
tempi
della
finale
confermano
questo
giudizio
.
Del
resto
in
fatto
di
stile
tutti
i
nostri
si
son
dimostrati
fra
i
migliori
e
molti
di
questi
giovani
non
hanno
potuto
realizzare
di
più
un
po
'
per
mancanza
di
esperienza
in
gare
importanti
un
po
'
appunto
perché
non
sono
giunti
ancora
nella
piena
loro
maturità
fisica
.
Ricorderemo
così
De
Maestri
,
giovane
fascista
,
classificato
quinto
nella
marcia
dei
50
chilometri
,
Migliaccio
settimo
nei
3000
ostacoli
,
Daelli
uno
dei
migliori
nella
staffetta
4
x
100
,
il
lanciatore
di
peso
Profeti
classificatosi
settimo
,
ed
infine
l
'
altra
grande
nostra
speranza
:
un
altro
giovane
fascista
:
Consolini
.
Il
veronese
che
da
soli
15
mesi
lancia
il
disco
è
ormai
un
elemento
di
massima
sicurezza
sui
48
metri
ed
il
quinto
posto
di
Parigi
è
la
conferma
che
moltissimo
ci
si
può
attendere
da
lui
quando
avrà
completamente
assimilato
lo
stile
di
lancio
.
Ma
l
'
elenco
dei
giovani
non
è
chiuso
:
ecco
Turco
,
altro
universitario
,
al
quinto
posto
nel
salto
triplo
con
la
bella
misura
di
M
.
14,64
che
ha
preceduto
l
'
altro
universitario
Bini
recente
primatista
italiano
,
ecco
Romeo
che
vinta
la
crisi
morale
che
lo
ha
colpito
nel
periodo
di
preparazione
,
ha
saltato
con
l
'
asta
m
.
4
cioè
quanto
il
secondo
classificato
e
che
è
elemento
da
poter
arrivare
con
facilità
ai
4,10
,
ed
ecco
De
Florentis
questo
non
più
giovanissimo
ma
neppure
da
considerare
un
anziano
,
che
alla
sua
prima
prova
sulla
maratona
ci
ha
rassicurati
sulla
tenuta
,
della
distanza
giungendo
in
buone
condizioni
di
freschezza
ed
in
un
tempo
davvero
non
disprezzabile
.
Che
a
Parigi
sia
scaturito
il
maratoneta
per
l
'
Olimpiade
del
1940
?
Lippi
,
Gobbato
,
Balbusso
gli
anzianoni
della
compagnia
,
meritano
una
parola
di
schietto
elogio
più
che
per
i
risultati
conseguiti
per
la
disciplina
,
la
volontà
e
lo
spirito
di
sacrificio
dimostrati
.
StampaQuotidiana ,
Alcuni
processi
contro
note
personalità
della
scienza
e
della
politica
hanno
interessato
l
'
opinione
pubblica
,
per
le
figure
degli
imputati
,
per
i
problemi
che
sollevavano
.
Nell
'
arringa
al
processo
dei
dirigenti
l
'
Istituto
di
Sanità
,
il
Pubblico
Ministero
mi
fece
l
'
onore
di
citarmi
,
polemizzando
con
quanto
avevo
sostenuto
in
un
convegno
svoltosi
su
quei
problemi
.
Premetto
che
ritengo
questi
processi
siano
stati
nell
'
insieme
benefici
.
Come
tutte
le
cose
umane
,
hanno
anche
avuto
effetti
non
buoni
:
incoraggiamento
alla
inerzia
della
burocrazia
,
alla
paura
delle
responsabilità
;
qualche
istituto
ha
in
pratica
arrestato
la
sua
attività
;
ricatti
d
'
impiegati
di
enti
pubblici
che
minacciano
se
non
siano
promossi
di
mandare
memoriali
«
all
'
autorità
competente
»
.
Ma
scuotere
le
acque
,
incutere
un
salutare
timore
,
avvertire
che
non
si
deve
spendere
il
danaro
pubblico
a
cuor
leggero
,
è
in
sé
un
bene
.
Dove
si
può
dissentire
con
certe
tesi
dell
'
accusa
e
di
alcuni
giudici
?
Dove
si
scorge
una
ragione
di
preoccupazione
?
Non
certo
quando
si
proclama
che
nessun
merito
scientifico
rende
perdonabile
il
mal
fare
;
le
benemerenze
passate
potranno
giustificare
provvedimenti
di
clemenza
,
ma
non
debbono
arrestare
il
magistrato
.
Più
in
alto
si
è
nella
scala
sociale
,
più
si
deve
avere
sensibilità
in
tema
di
lecito
e
d
'
illecito
.
E
nessuno
,
fosse
anche
la
più
alta
personalità
mondiale
della
cultura
,
deve
aver
compensi
per
un
'
opera
che
non
abbia
svolta
.
Chi
si
è
appropriato
del
pubblico
danaro
,
o
ne
ha
fatto
godere
parenti
ed
amici
senza
ch
'
essi
nulla
dessero
in
compenso
allo
Stato
od
alla
res
publica
,
è
sicuramente
colpevole
.
Si
insegnava
un
tempo
che
la
sanzione
penale
colpisce
i
più
gravi
tra
gl
'
illeciti
morali
.
Oggi
la
dottrina
dà
definizioni
meno
semplici
del
dolo
penale
;
peraltro
resta
sempre
nella
coscienza
comune
questa
idea
,
che
il
carcere
possa
punire
soltanto
un
grave
mal
fare
;
piuttosto
vittima
che
reo
chi
sul
terreno
morale
appare
impeccabile
.
Anche
il
reato
colposo
implica
una
imprudenza
,
e
giustamente
oggi
i
sacerdoti
accentuano
il
peccato
di
porre
a
repentaglio
la
vita
dei
nostri
simili
.
Reato
colposo
,
ma
non
infamante
,
secondo
la
vecchia
nozione
,
quello
commesso
per
omissione
.
Ed
omissione
può
essere
anche
il
non
sorvegliare
i
propri
dipendenti
.
Qui
però
si
avverte
il
difetto
di
un
sistema
,
che
non
scevera
compiti
degli
uomini
di
scienza
e
compiti
amministrativi
,
che
dà
responsabilità
di
maneggio
di
miliardi
a
direttori
d
'
istituti
scientifici
,
rettori
di
università
,
e
sia
pure
di
minori
somme
a
direttori
di
scavi
o
di
pinacoteche
,
i
quali
,
illustri
uomini
di
studio
,
possono
ben
essere
ignari
di
contabilità
,
Quanto
desiderabile
che
per
tutto
quel
ch
'
è
amministrazione
,
erogazione
di
fondi
ci
sia
il
funzionario
,
solo
responsabile
,
responsabile
anche
di
ammonire
l
'
uomo
di
studio
del
valore
delle
attestazioni
e
dichiarazioni
,
in
base
a
cui
chiede
sia
effettuata
una
certa
spesa
.
Ma
il
dissenso
con
l
'
opinione
della
pubblica
accusa
si
dà
quando
questa
vuole
elevare
a
dolo
penale
l
'
avere
ampliato
i
compiti
di
un
istituto
-
ad
esempio
,
averne
fatto
da
istituto
di
applicazioni
scientifiche
istituto
di
ricerca
pura
-
o
ritenere
estranee
a
quei
compiti
certe
spese
(
sempre
che
sia
certo
che
furono
effettuate
,
e
che
l
'
asserito
responsabile
non
profittò
)
.
Per
questo
ho
espresso
quella
voce
contraria
dopo
la
sentenza
Ippolito
.
Dissenso
perché
tutto
continuamente
muta
ed
evolve
e
non
c
'
è
scrittore
di
diritto
che
non
conosca
come
in
tutti
i
tempi
gl
'
istituti
sono
mutati
,
nei
fini
e
nelle
strutture
,
assai
prima
che
mutassero
le
leggi
.
(
Non
farei
quindi
neppure
appello
alla
paralisi
legislativa
attuale
;
trattasi
di
un
fenomeno
costante
,
in
ogni
regime
)
.
Dissenso
non
perché
non
sia
vero
che
molto
pubblico
danaro
è
speso
male
(
dalla
costruzione
di
strade
inutili
,
alle
biblioteche
d
'
istituti
universitari
che
acquistano
libri
che
nessuno
legge
o
doppioni
,
a
certi
uffici
di
dirigenti
ammobiliati
con
lusso
soverchio
,
alle
pubblicazioni
infinite
che
vanno
al
macero
intonse
:
anni
fa
mi
capitò
sott
'
occhio
persino
l
'
edizione
in
arabo
d
'
un
opuscolo
che
un
ente
di
riforma
aveva
fatto
diramare
ad
illustrare
la
propria
opera
)
.
Ma
perché
nella
struttura
dello
Stato
è
pericoloso
introdurre
il
principio
fisiologico
delle
funzioni
vicarie
(
quando
un
organo
non
agisce
,
subentra
provvidenzialmente
un
altro
organo
a
supplirlo
)
,
e
per
ciò
che
gli
istituti
di
controllo
sono
inefficienti
,
fare
scendere
sullo
sperperatore
la
più
grave
sanzione
penale
.
Dissenso
perché
se
ci
si
pone
su
questa
via
si
colpisce
a
caso
,
uno
su
mille
.
Non
c
'
è
ente
,
non
ufficio
,
che
non
potrebbe
essere
perseguito
.
Non
credo
esista
un
Comune
che
non
faccia
qualche
spesa
che
è
fuori
del
quadro
della
legge
comunale
;
non
mi
consta
siaci
nella
legge
di
reclutamento
alcuna
disposizione
,
la
quale
stabilisca
che
gli
avvisi
di
ammissione
a
corsi
per
la
nomina
a
carabiniere
o
sergente
od
ufficiale
non
siano
più
quali
furono
per
oltre
sessant
'
anni
dalla
unificazione
,
i
comuni
manifesti
delle
pubbliche
autorità
,
ma
opere
d
'
arte
,
affidate
ad
artisti
di
fama
;
e
si
potrebbe
incriminare
ogni
preside
che
stampi
un
opuscolino
od
un
ricordo
a
celebrare
il
cinquantenario
della
sua
scuola
,
perché
nessuna
norma
di
legge
prevede
una
tale
spesa
.
Non
si
può
neppure
tentare
di
scoprire
tutti
coloro
che
fanno
spese
non
previste
dalla
legge
organica
;
sì
colpirà
dove
ci
sia
la
denuncia
.
Ora
in
tutti
i
governi
con
pluralità
di
partiti
è
stato
compito
delle
prefetture
invalidare
come
estranei
ai
fini
d
'
istituto
certi
provvedimenti
delle
amministrazioni
avverse
al
governo
,
chiamando
responsabile
chi
li
aveva
adottati
,
mentre
si
approvavano
quelli
delle
amministrazioni
amiche
.
Ma
la
fama
di
imparzialità
delle
prefetture
non
se
n
'
è
accresciuta
.
Non
vorrei
vedere
i
tribunali
prendere
il
loro
posto
.
Evoluzione
d
'
istituti
nel
silenzio
della
legge
;
i
magistrati
che
la
negano
la
stanno
attuando
.
Ho
sott
'
occhio
la
requisitoria
del
Pubblico
Ministero
al
processo
della
Sanità
:
che
termina
con
un
quadro
di
quelle
che
dovrebbero
essere
le
riforme
da
introdurre
nei
vertici
dell
'
amministrazione
,
nei
maggiori
organi
dello
Stato
.
Ottimo
argomento
per
una
di
quelle
che
avrei
auspicato
fossero
discussioni
del
Parlamento
(
gli
ultimi
mesi
hanno
dato
argomenti
,
come
gli
scioperi
dei
pubblici
impiegati
,
il
prepotere
dell
'
alta
burocrazia
,
quasi
casta
sacerdotale
dell
'
antico
Egitto
,
i
rapporti
tra
Corte
Costituzionale
e
Cassazione
,
questi
giudizi
di
responsabilità
,
che
in
altri
tempi
avrebbero
formato
oggetto
di
discussioni
memorande
,
quelle
che
si
ricordano
ancora
dopo
un
secolo
,
e
si
raccolgono
in
volumi
come
l
'
antologia
Il
Parlamento
nella
storia
d
'
Italia
di
Giampiero
Carocci
)
.
Ma
di
fronte
ad
un
Parlamento
che
non
ama
affrontare
questi
temi
,
né
cura
la
ripercussione
sulla
opinione
pubblica
della
proposta
,
concorde
,
di
aumento
delle
indennità
,
avviene
che
entri
in
gioco
una
«
funzione
vicaria
»
e
la
magistratura
si
sostituisca
.
E
tuttavia
...
l
'
arringa
del
Pubblico
Ministero
in
quel
processo
ricorda
che
non
fu
concessa
autorizzazione
a
procedere
contro
i
deputati
implicati
nello
scandalo
dell
'
Ingic
,
ritenendosi
non
punibile
chi
attinga
danaro
da
un
ente
pubblico
per
i
partiti
o
spese
elettorali
;
e
dice
tale
tesi
assurdità
giuridica
.
Se
in
un
articolo
avessi
dovuto
scrivere
di
quel
disgustoso
episodio
avrei
usato
espressione
più
drastica
,
a
rischio
di
commettere
reato
di
vilipendio
;
ma
mi
ha
impressionato
sentire
in
un
'
arringa
di
P
.
M
.
quel
giudizio
su
un
voto
del
Parlamento
.
Stiamo
assistendo
ad
una
evoluzione
d
'
istituti
costituzionali
imprevista
e
di
cui
non
vediamo
l
'
esito
.
Con
tutto
il
rispetto
per
i
magistrati
come
uomini
,
mi
preoccupa
quest
'
assunzione
di
poteri
da
parte
di
un
«
ordine
autonomo
»
,
non
soggetto
né
direttamente
né
indirettamente
a
quella
ch
'
è
la
volontà
,
l
'
opinione
popolare
.
StampaQuotidiana ,
Caro
amico
(
visto
che
lei
mi
considera
tale
)
,
se
l
'
allusione
sul
modo
in
cui
vivono
certi
giornali
è
rivolta
al
nostro
,
la
invito
senz
'
altro
a
fare
un
sopralluogo
da
noi
,
pagandole
anche
biglietto
e
diaria
,
e
in
compagnia
di
uno
stuolo
di
avvocati
e
commercialisti
per
controllare
,
fatture
alla
mano
,
quanto
e
da
dove
introiamo
,
quanto
e
come
spendiamo
.
Si
accorgerebbe
che
,
come
rigore
amministrativo
,
e
non
soltanto
amministrativo
,
abbiamo
lezioni
da
dare
,
non
da
prendere
,
specie
dai
Comuni
e
dalle
Province
.
Per
quanto
concerne
la
sua
attività
di
consigliere
provinciale
,
lei
ha
tutto
il
diritto
di
credere
che
in
essa
rientri
anche
la
politica
estera
nazionale
;
io
ho
quello
di
pensare
e
di
scrivere
che
gli
elettori
eleggono
un
consigliere
provinciale
perché
s
'
interessi
delle
cose
della
provincia
,
non
della
Rhodesia
e
dello
Zimbabwe
,
delle
quali
può
benissimo
occuparsi
quando
parla
con
gli
amici
al
caffè
,
non
quando
siede
nel
consiglio
provinciale
.
Chi
di
noi
due
abbia
ragione
,
lasciamolo
giudicare
ai
lettori
.
Quanto
alla
Dc
,
lei
fa
benissimo
,
come
militante
e
gerarca
,
a
difenderla
.
Ma
non
può
dire
che
chi
vota
per
essa
perde
,
dopo
aver
depositato
la
scheda
nell
'
urna
,
qualsiasi
diritto
,
compreso
quello
di
avvertire
certi
puzzi
e
di
turarsi
il
naso
.
Noi
,
lo
sappiamo
benissimo
,
non
possiamo
impedirvi
di
puzzare
;
ma
voi
non
potete
impedirci
di
sentire
il
puzzo
e
di
dire
che
lo
sentiamo
.
Resta
la
questione
dei
butteri
,
di
cui
lei
si
aderge
a
difensore
.
Ma
contro
chi
?
Io
sono
un
vecchio
amico
dei
butteri
coi
quali
ho
convissuto
intere
estati
,
quando
mio
nonno
mi
conduceva
a
caccia
a
Capalbio
e
dintorni
.
Magari
ce
ne
fossero
ancora
,
perché
erano
gran
gente
.
Ma
dove
fossero
la
Rhodesia
e
lo
Zimbabwe
non
lo
sapevano
,
né
credo
che
lo
sappiano
oggi
,
se
ce
n
'
è
ancora
qualcuno
.
Ecco
tutto
,
caro
amico
.
StampaPeriodica ,
La
partecipazione
italiana
ai
primi
Campionati
d
'
Europa
femminili
,
tenuta
in
limiti
modesti
per
l
'
assenza
della
Valla
e
la
dubbia
presenza
in
gara
della
Testoni
,
si
è
in
definitiva
risolta
con
una
assai
lusinghiera
classifica
collettiva
e
con
brillanti
risultati
delle
nostre
atlete
.
A
voler
fare
un
confronto
con
quello
che
han
fatto
a
Parigi
i
maschi
sono
ancora
una
volta
le
donne
ad
avere
la
meglio
così
come
avvenne
alle
Olimpiadi
di
Berlino
.
Un
titolo
europeo
ed
un
primato
mondiale
eguagliato
(
Testoni
:
corsa
m
.
80
ostacoli
)
,
un
terzo
posto
(
staffetta
4
x
100
)
,
un
sesto
(
Gabric
:
lancio
del
disco
)
,
due
noni
posti
(
Pento
:
salto
in
lungo
;
Piccinini
:
getto
del
peso
)
costituiscono
per
la
ridotta
pattuglia
delle
nostre
otto
atlete
un
bilancio
davvero
ottimo
e
che
le
colloca
al
quarto
posto
,
a
pari
merito
con
l
'
Inghilterra
,
nella
classifica
per
Nazioni
dietro
alla
Germania
,
Polonia
e
Olanda
.
Quando
si
pensi
che
la
Polonia
deve
tutto
alla
Walasiewicz
vincitrice
dei
100
e
200
piani
,
seconda
nel
salto
in
lungo
,
sesta
nel
giavellotto
,
e
per
merito
esclusivamente
della
quale
la
Polonia
si
è
classificata
al
secondo
posto
nella
staffetta
4
x
100
,
vi
è
da
esser
davvero
soddisfatti
di
quello
che
a
Vienna
s
'
è
ottenuto
.
Infatti
ad
eccezione
della
Testoni
e
della
Gabric
per
le
altre
sei
ragazze
si
trattava
di
scendere
per
la
prima
volta
a
confronti
di
tanta
importanza
e
non
vi
era
perciò
da
aver
pretese
maggiori
.
La
Testoni
per
la
quale
erano
le
nostre
maggiori
preoccupazioni
ci
ha
data
invece
la
grande
gioia
di
vincere
e
di
ottenere
un
risultato
tecnico
eccezionale
.
Sono
oggi
in
quattro
le
atlete
a
dividersi
l
'
onore
del
primato
mondiale
sui
m
.
80
ostacoli
e
fra
queste
due
italiane
:
Valla
(
Berlino
)
e
Testoni
(
Vienna
)
.
A
quando
la
bella
per
il
nuovo
primato
?
L
'
azzurra
partita
per
Vienna
,
più
come
accompagnatrice
che
come
gareggiante
,
fu
sottoposta
la
vigilia
dei
campionati
ad
una
prova
durante
l
'
allenamento
compiuto
dalla
intera
squadra
e
dopo
della
quale
,
constatata
la
buona
efficienza
fisica
,
ne
venne
decisa
la
partecipazione
.
Accoppiata
in
batteria
con
quella
Galius
che
era
la
grande
favorita
,
la
Testoni
vinceva
agevolmente
ed
in
finale
essa
grazie
al
suo
stile
perfetto
ed
al
suo
finale
velocissimo
trionfava
in
maniera
nettissima
.
Un
vivo
elogio
va
pure
alle
ragazze
del
quartetto
della
staffetta
4
x
100
(
la
Testoni
appunto
per
le
sue
precarie
condizioni
fisiche
che
per
quindici
giorni
l
'
avevano
obbligata
ad
interrompere
l
'
allenamento
,
non
vi
partecipava
)
che
fino
all
'
ultima
frazione
erano
riuscite
a
conservare
il
secondo
posto
che
poi
perdevano
malgrado
la
tenace
difesa
dell
'
Alfero
contro
il
«
fenomeno
»
Walariewicz
.
La
Germania
è
stata
la
grande
trionfatrice
:
su
nove
gare
essa
ne
ha
vinte
sei
,
due
vittorie
sono
andate
alla
Polonia
,
una
all
'
Italia
.
In
talune
prove
le
tedesche
si
sono
accaparrate
i
primi
tre
posti
(
disco
e
giavellotto
)
nel
peso
il
primo
e
secondo
.
In
quattro
prove
individuali
la
Germania
ha
collocate
in
finale
tutte
le
sue
rappresentanti
ed
un
paio
nelle
altre
due
.
Inoltre
la
tedesca
Ratjen
ha
migliorato
il
primato
mondiale
del
salto
in
alto
portandolo
a
m
.
1.70
.
Un
complesso
formidabile
e
che
conferma
anche
in
questo
campo
la
superiorità
europea
della
Germania
.
Alle
atlete
italiane
spetta
un
altro
primato
:
quello
della
grazia
e
della
femminilità
.
E
fra
tanti
«
fenomeni
»
donneschi
che
si
son
veduti
a
Vienna
è
questo
un
titolo
che
a
noi
fa
particolarmente
piacere
.
StampaQuotidiana ,
Pubblico
insieme
queste
due
lettere
perché
mi
pare
ch
'
esse
formino
un
perfetto
pendant
,
a
conferma
di
quanto
dicevo
nell
'
articolo
(
è
il
caso
di
dirlo
)
incriminato
.
Per
coloro
che
non
lo
avessero
letto
,
o
non
lo
ricordassero
,
ne
riassumerò
brevemente
la
tesi
.
Non
capisco
,
dicevo
,
perché
il
contrasto
fra
Stato
e
Chiesa
sull
'
aborto
faccia
scandalo
.
Essi
parlano
a
due
diversi
interlocutori
:
l
'
uno
al
cittadino
,
l
'
altra
al
credente
.
Quando
l
'
uno
concede
come
diritto
ciò
che
l
'
altra
proibisce
come
peccato
,
sta
ad
ognuno
di
noi
decidere
secondo
coscienza
il
da
farsi
.
Nessuno
è
condannato
all
'
aborto
.
È
una
facoltà
.
Lo
Stato
non
poteva
non
regolarla
,
visti
i
pericoli
e
le
ingiustizie
della
pratica
clandestina
.
La
Chiesa
non
può
non
condannare
questa
pratica
.
Non
è
la
prima
volta
,
e
non
è
questo
il
solo
caso
in
cui
norma
civile
e
norma
religiosa
discordano
.
La
grande
conquista
dello
Stato
di
diritto
è
di
porre
il
cittadino
nella
condizione
di
scegliere
fra
l
'
una
e
l
'
altra
.
Ora
il
sig.
Tornaquinci
mi
dice
addio
perché
non
trova
questa
posizione
abbastanza
laica
,
il
sig.
Strampelli
mi
dice
addio
perché
non
trova
questa
posizione
abbastanza
cattolica
.
Sembra
che
dicano
cose
antitetiche
.
E
invece
dicono
la
stessa
cosa
.
Dicono
cioè
che
non
vogliono
esser
loro
a
scegliere
.
Secondo
l
'
uno
questo
compito
spetta
allo
Stato
,
secondo
l
'
altro
alla
Chiesa
,
senza
rendersi
conto
che
uno
Stato
che
proibisse
alla
Chiesa
d
'
interloquire
su
un
problema
morale
come
questo
sarebbe
uno
Stato
totalitario
,
così
come
una
Chiesa
che
proibisse
allo
Stato
di
regolare
un
problema
come
questo
,
che
è
anche
civile
,
sarebbe
una
teocrazia
.
Per
quanto
mi
dispiaccia
perderli
(
e
mi
dispiace
moltissimo
)
,
debbo
riconoscere
che
il
nostro
giornale
non
è
fatto
per
questi
lettori
.
Noi
ci
rivolgiamo
a
quelli
che
,
fra
un
imperativo
civile
e
un
imperativo
religioso
,
accettano
di
assumersi
la
responsabilità
di
una
scelta
,
anche
quando
è
angosciosa
come
nel
caso
dell
'
aborto
.
In
quanti
siamo
?
Non
lo
so
.
Certo
,
una
minoranza
.
Ma
una
minoranza
di
uomini
,
qualifica
che
spetta
solo
a
coloro
che
hanno
una
coscienza
,
e
non
sono
disposti
a
portarla
all
'
ammasso
pur
sapendo
di
avere
in
essa
il
tribunale
più
difficile
cui
rispondere
.
Anche
in
pochi
,
è
preferibile
restare
tra
noi
.
StampaQuotidiana ,
Forse
è
perfino
un
sollievo
,
una
volta
arrivati
qui
,
nella
saletta
bianca
delle
guardie
carcerarie
,
superata
la
trafila
dei
controlli
e
i
metal
detector
e
le
pesanti
porte
d
'
acciaio
foderate
di
vetro
antiproiettile
,
una
volta
passato
il
visibilissimo
confine
tra
"
fuori
"
e
"
dentro
"
,
sentirli
parlare
dei
detenuti
e
del
carcere
,
delle
sue
follie
e
umiliazioni
,
della
lotta
dei
detenuti
e
dello
sciopero
della
fame
che
si
estende
,
da
Roma
-
Rebibbia
a
Pisa
oggi
,
e
domani
forse
dovunque
.
Adriano
Sofri
,
ironico
e
diretto
,
e
Giorgio
Pietrostefani
che
borbotta
e
ride
,
e
Ovidio
Bompressi
affilato
e
il
collo
magro
che
balla
dentro
il
colletto
abbottonato
di
una
camicia
bianca
;
non
parlano
di
sé
,
anzi
sì
,
parlano
di
tre
detenuti
e
di
altri
cinquantamila
,
come
persone
che
non
riescono
più
a
sopportare
la
stupidità
feroce
della
vita
carceraria
,
dove
"
il
tempo
si
sbriciola
-
dice
Adriano
Sofri
-
e
non
è
affatto
vero
che
qui
per
lo
meno
hai
tempo
per
leggere
e
scrivere
,
ci
sono
le
mille
incombenze
inutili
,
i
'
rapporti
'
,
ovvero
quando
ti
rimproverano
per
cose
futili
,
e
gli
altri
che
ti
vengono
a
parlare
,
non
hai
idea
di
quanti
mi
scrivano
dalle
carceri
,
e
hai
soprattutto
il
tempo
di
osservare
le
miserie
,
la
povertà
della
maggior
parte
dei
detenuti
,
la
mancanza
di
tutto
"
.
E
'
per
questo
,
contro
questo
,
che
per
il
momento
digiunano
.
Hanno
cominciato
domenica
scorsa
,
prendono
solo
caffè
,
tè
,
e
acqua
,
moltissima
acqua
:
"
così
puoi
resistere
a
lungo
"
,
dice
Adriano
,
poi
si
volta
verso
Ovidio
,
mentre
Tano
D
'
Amico
fa
loro
la
foto
che
serve
,
tutti
e
tre
insieme
,
la
foto
che
manca
,
e
scherzano
su
quanto
sei
alto
tu
e
quanto
basso
io
,
e
dice
al
suo
compagno
,
come
meravigliato
:
"
Ma
lo
sai
che
sono
già
dimagrito
tre
chili
?
Almeno
,
è
quel
che
dice
la
bilancia
"
.
Qui
,
nel
carcere
,
sei
"
una
persona
espulsa
per
giusta
causa
dalla
società
-
spiega
meticoloso
Ovidio
Bompressi
-
o
almeno
così
pensa
l
'
opinione
,
e
sei
perciò
una
parte
distaccata
e
disseccata
"
.
Lento
,
lo
ripete
,
come
una
formula
cui
ha
pensato
a
lungo
:
"
Una
parte
distaccata
e
disseccata
"
.
"
E
'
la
massima
degradazione
dell
'
individuo
"
,
aggiunge
.
Adriano
dice
:
"
Siamo
stati
quasi
felici
-
si
capisce
che
c
'
è
un
po
'
d
'
ironia
-
quando
abbiamo
saputo
dello
sciopero
della
fame
a
Rebibbia
.
Ecco
che
partecipiamo
di
qualcosa
più
vasta
di
noi
,
e
abbiamo
iniziato
uno
sciopero
della
fame
che
probabilmente
avremmo
fatto
comunque
.
Ma
ora
siamo
vincolati
a
questo
movimento
,
di
cui
,
sia
chiaro
,
non
vogliamo
diventare
esponenti
;
siamo
tre
detenuti
tra
altri
,
che
si
ribellano
a
una
vergogna
,
il
carcere
,
che
mortifica
la
dignità
umana
"
.
Poveri
,
malati
,
soli
.
Ma
la
separazione
,
tra
qui
e
l
'
altrove
,
è
tale
,
che
parole
come
queste
possono
suonare
retoriche
.
Come
dice
Ovidio
,
se
sei
dentro
è
per
qualche
ragione
,
così
pensa
la
gente
.
E
i
poveri
,
i
malati
,
i
soli
che
sono
in
cella
sono
perciò
più
poveri
,
più
malati
e
più
soli
.
Bisogna
farsi
raccontare
i
particolari
,
per
capire
.
E
i
tre
te
li
raccontano
pazientemente
.
Il
carcere
passa
una
tazza
di
"
caffè
"
la
mattina
,
un
primo
caldo
e
un
pezzetto
di
formaggio
a
mezzogiorno
,
un
secondo
caldo
la
sera
;
un
rotolo
di
carta
igienica
,
una
saponetta
e
alcuni
sacchetti
per
i
rifiuti
ogni
mese
.
Ed
è
tutto
.
Chi
non
ha
i
soldi
per
il
"
sopravvitto
"
e
per
comprarsi
dentifricio
e
detersivi
per
la
cella
,
scarpe
e
maglioni
,
le
sigarette
,
insomma
per
tutto
il
resto
,
cioè
quasi
tutto
,
ne
resta
privo
.
E
se
i
detenuti
sono
,
come
a
Pisa
e
dappertutto
,
per
il
40
per
cento
immigrati
,
nella
grande
maggioranza
poveracci
o
tossicodipendenti
,
insomma
senza
un
soldo
,
la
conseguenza
sarà
,
come
racconta
Ovidio
,
una
grandinata
di
microconflitti
tra
detenuti
poveri
,
e
tra
i
poveri
e
quelli
che
hanno
qualcosa
.
"
Dice
:
gli
immigrati
non
portano
le
scarpe
.
Per
forza
-
è
Adriano
che
parla
-
non
le
hanno
,
semplicemente
non
le
hanno
"
.
E
la
seconda
conseguenza
sarà
che
"
questo
è
un
posto
di
ospedalizzati
coatti
,
qui
siamo
tutti
malati
,
più
o
meno
,
uno
su
tre
ha
l
'
epatite
C
e
per
fortuna
che
in
questo
carcere
-
dice
ancora
Adriano
-
ancora
somministrano
l
'
interferone
,
l
'
unica
terapia
conosciuta
per
quel
tipo
di
malattia
"
.
In
poche
e
terribili
parole
,
la
situazione
è
questa
:
negli
ultimi
anni
la
"
popolazione
carceraria
"
,
cioè
questo
lazzaretto
di
abbandonati
,
ha
tracimato
oltre
ogni
argine
,
"
perché
soprattutto
con
la
custodia
cautelare
-
dice
Pietro
-
si
mette
dentro
gente
per
reati
di
ogni
tipo
e
là
-
gira
la
testa
in
una
qualche
direzione
-
al
giudiziario
,
si
tagliano
tutti
i
giorni
,
mentre
qui
al
penale
,
dove
sono
quelli
condannati
in
via
definitiva
,
è
un
po
'
più
tranquillo
"
.
"
Si
tagliano
"
significa
autolesionismo
:
per
essere
notati
,
ascoltati
,
per
non
"
essere
partiti
"
,
come
si
dice
in
gergo
,
un
terribile
transitivo
che
sta
per
essere
trasferiti
,
nelle
celle
di
punizione
o
in
un
altro
carcere
,
ad
ogni
piccola
"
mancanza
"
.
E
mentre
le
carceri
scoppiano
,
cioè
,
come
dice
pacato
e
preciso
Ovidio
,
"
funzionano
da
discarica
sociale
,
in
cui
finisce
tutto
quel
che
la
disoccupazione
,
la
povertà
,
la
crisi
dello
stato
sociale
provoca
,
in
Italia
e
in
tutto
l
'
Occidente
"
,
il
governo
,
appunto
,
taglia
i
bilanci
.
"
Meno
30
per
cento
l
'
anno
scorso
,
meno
15
quest
'
anno
-
enumera
Adriano
-
quasi
la
metà
in
meno
in
due
anni
.
E
il
primo
settore
ad
essere
tagliato
è
la
sanità
,
ecco
perché
a
Rebibbia
digiunano
i
malati
di
Aids
,
tanto
sono
lì
non
perché
li
curino
,
ma
per
impedirgli
di
morire
fuori
dal
carcere
.
E
infatti
il
personale
sanitario
è
in
agitazione
"
.
E
gli
educatori
,
tre
per
295
detenuti
a
Pisa
;
e
gli
agenti
di
custodia
,
che
,
"
poveracci
-
dice
Pietro
-
hanno
alloggi
quasi
peggio
delle
nostre
celle
"
,
e
comunque
sono
sempre
pochi
,
pochi
.
Dopo
tangentopoli
.
Allora
,
che
si
può
fare
?
Secondo
Adriano
,
"
solo
un
brusco
calo
del
numero
dei
detenuti
,
dieci
o
quindicimila
in
meno
d
'
un
colpo
,
può
far
ripartire
il
sistema
carcerario
in
una
direzione
diversa
.
Ma
non
mi
pare
che
questo
sarebbe
l
'
effetto
della
legge
Simeone
di
cui
si
parla
in
questi
giorni
.
E
d
'
altra
parte
,
dopo
tangentopoli
è
una
bestemmia
anche
solo
parlare
di
amnistia
,
per
la
quale
oggi
ci
vogliono
almeno
i
due
terzi
dei
voti
del
parlamento
,
come
nemmeno
per
una
riforma
costituzionale
.
Come
se
in
galera
ci
fossero
loro
,
i
grandi
corrotti
,
e
non
questi
poveretti
,
a
cui
è
stata
tolta
anche
questa
concessione
,
questa
grazia
periodica
.
D
'
Ambrosio
(
magistrato
milanese
,
ndr
.
)
ha
avuto
una
buona
battuta
:
ha
detto
che
se
si
fa
l
'
amnistia
verrebbero
da
tutta
Europa
,
qui
in
Italia
.
E
be
'
,
a
parte
che
le
pene
,
da
noi
,
sono
molto
più
alte
che
nel
resto
d
'
Europa
,
e
per
esempio
in
Francia
un
reato
come
quello
che
ci
ha
condotti
qui
è
prescritto
dopo
15
anni
,
e
noi
siamo
dentro
dopo
25
,
a
parte
questo
,
che
io
sappia
,
sono
accorsi
da
tutta
Europa
solo
Giorgio
Pietrostefani
e
Toni
Negri
"
.
Ovidio
aggiunge
che
sì
,
i
progetti
di
legge
servirebbero
,
come
servirebbero
regolamenti
meno
assurdi
di
quelli
che
proibiscono
i
libri
rilegati
e
le
giacche
(
mi
guarda
e
dice
:
"
Lo
sai
che
avevo
una
giacca
come
la
tua
?
Che
nostalgia
"
)
e
i
cappotti
,
e
se
li
concedono
è
a
seconda
della
personalità
e
del
tipo
di
reato
,
col
risultato
,
dice
Adriano
,
"
che
magari
me
ne
andrò
in
giro
con
un
bel
cappotto
di
castorino
,
in
mezzo
a
gente
che
trema
per
il
freddo
"
,
ecco
,
se
il
governo
facesse
il
molto
che
può
fare
e
il
parlamento
si
sbrigasse
,
certo
sarebbe
un
bene
.
Ma
il
problema
della
separazione
,
dell
'
essere
"
distaccati
e
disseccati
"
,
lo
si
può
medicare
solo
se
le
associazioni
,
il
volontariato
,
cioè
il
modo
che
la
società
inventa
per
difendersi
,
si
allarga
anche
al
carcere
.
E
racconta
:
"
Attraverso
il
vescovo
di
Massa
e
persone
legate
alla
Caritas
abbiamo
creato
,
caso
unico
in
Italia
,
un
fondo
cassa
per
i
detenuti
poveri
,
e
a
ciascuno
diamo
da
trenta
a
cinquantamila
lire
al
giorno
;
si
è
sparsa
la
voce
e
molti
hanno
mandato
soldi
,
oggi
abbiamo
quattro
milioni
,
ma
non
bastano
"
.
(
Questo
,
di
conseguenza
,
è
un
appello
:
chi
vuole
mandare
soldi
,
li
può
indirizzare
a
Athe
Gracci
,
via
tosco
-
romagnola
77
,
Pontedera
;
per
informazioni
invece
si
può
telefonare
al
cercere
di
Pisa
e
chiedere
della
dottoressa
Truscello
)
.
Il
colloquio
è
già
molto
lungo
,
Tano
chiede
di
mettersi
qui
e
là
per
fare
le
foto
,
Pietro
comincia
a
elencare
aneddoti
sugli
anni
settanta
milanesi
in
cui
lui
compare
sempre
nella
parte
del
cattivo
,
e
ci
ride
sopra
.
Pende
una
domanda
:
e
voi
?
Proprio
voi
tre
?
"
Se
avessi
un
'
idea
di
quel
che
faremo
quando
il
digiuno
di
protesta
nelle
carceri
si
fermerà
,
te
lo
direi
,
onestamente
te
lo
direi
"
,
risponde
Adriano
.
Quel
che
è
sicuro
è
che
tra
la
metà
e
la
fine
di
novembre
sarà
depositata
la
richiesta
di
revisione
del
processo
,
"
e
lì
vogliamo
arrivarci
in
piedi
"
,
aggiunge
.
Ma
nove
mesi
sono
passati
,
da
quando
si
sono
consegnati
,
e
loro
sono
grati
per
tutto
quello
che
si
è
fatto
,
le
160
mila
firme
,
l
'
assemblea
di
oggi
a
Roma
,
"
ma
uscire
di
qui
-
dice
Ovidio
-
uscire
in
ogni
modo
,
è
un
obbligo
verso
noi
stessi
,
ed
è
un
gesto
di
rispetto
verso
il
diritto
come
dovrebbe
essere
"
.
"
E
'
chiaro
-
conclude
Adriano
-
che
andremo
fino
in
fondo
in
tempi
molto
brevi
"
.
Cade
un
silenzio
,
anche
le
Laika
di
Tano
tacciono
.
Adriano
chiede
dello
stato
di
salute
del
manifesto
,
ha
sul
tavolo
la
copia
con
la
lettera
aperta
di
Rossana
Rossanda
al
presidente
della
repubblica
.
Non
buono
,
rispondo
,
stato
di
salute
non
buono
.
Si
apre
la
porta
,
i
tre
si
alzano
,
ci
salutiamo
.
Quando
è
sulla
soglia
,
Adriano
si
gira
e
mi
dice
:
"
Resistete
"
.
StampaQuotidiana ,
Norberto
Bobbio
è
tornato
nell
'
ultimo
numero
di
«
l
'
Espresso
»
a
ragionare
sull
'
impossibilità
del
fascismo
.
È
una
esperienza
storica
conclusa
,
non
si
può
ripetere
.
Anche
a
sospettare
che
Fini
nasconda
le
più
fosche
intenzioni
,
non
ci
sono
le
condizioni
perché
le
metta
in
atto
.
Qualche
tempo
fa
Leonardo
Paggi
aggiungeva
che
è
il
contesto
internazionale
a
rendere
impensabile
un
fascismo
italiano
.
Sono
considerazioni
giuste
.
Meno
persuasivo
è
concluderne
,
come
già
aveva
fatto
Lucio
Colletti
,
e
ieri
gli
si
sono
affiancati
Nilde
Jotti
e
Augusto
Barbera
,
che
perciò
Alleanza
nazionale
è
una
forza
democratica
,
buon
materiale
di
costruzione
della
seconda
Repubblica
.
Qualche
tempo
fa
anche
Eugenio
Scalfari
,
della
cui
severità
verso
il
Polo
della
libertà
non
si
può
dubitare
,
ascriveva
fra
i
non
molti
meriti
di
Berlusconi
l
'
avere
«
sdoganato
»
Fini
.
Ed
è
di
pochi
giorni
fa
l
'
assoluzione
del
«
New
York
Times
»
.
Fascismo
non
è
.
E
allora
che
cosa
è
?
Conviene
chiederselo
,
nel
momento
in
cui
Alleanza
nazionale
si
delinea
come
la
struttura
più
consistente
del
Polo
berlusconiano
,
capace
di
raddoppiare
nel
giro
di
un
anno
i
massimi
storici
di
voto
del
Msi
,
penetrando
anche
nel
nord
dove
questo
era
stato
men
che
marginale
.
Non
basta
dire
che
Alleanza
nazionale
è
in
qualche
misura
«
radicata
nel
territorio
»
:
fino
a
sei
mesi
fa
questo
pareva
un
limite
,
un
segno
del
vecchio
modo
d
'
essere
politico
,
destinato
a
essere
travolto
dal
messaggio
mediatico
e
del
resto
perché
An
ha
retto
dove
insediamenti
semisecolari
nel
territorio
sono
crollati
?
Ammesso
che
abbia
digerito
ogni
nostalgia
e
si
indirizzi
verso
spazi
diversi
dal
passato
,
di
che
cosa
li
riempie
?
Che
cosa
vuole
?
In
che
cosa
si
identificano
coloro
che
la
votano
?
Si
fa
presto
a
dire
che
se
non
è
il
fascismo
che
abbiamo
conosciuto
,
vuoi
dire
che
è
democrazia
;
che
si
fonda
sul
consenso
elettorale
e
tanto
ci
garantisce
.
Anche
Hitler
s
'
era
fondato
sul
consenso
elettorale
,
anche
Perón
.
Non
basta
:
il
più
proceduralista
dei
politologi
sa
che
democrazia
non
è
soltanto
andare
a
votare
,
è
una
certa
idea
degli
orizzonti
e
limiti
della
comunità
politica
.
Qui
il
profilo
del
partito
di
Fini
è
assai
sfuggente
.
Il
suo
non
è
un
progetto
liberale
,
il
germoglio
della
famosa
destra
civilizzata
;
non
è
che
,
sepolto
Mussolini
,
prenda
per
riferimento
Einaudi
o
Malagodi
o
La
Malf
a
,
e
tanto
meno
Kelsen
;
sarà
se
mai
Cari
Schmitt
.
Non
nasconde
l
'
avversione
per
il
liberismo
federalista
della
Lega
:
e
per
questo
l
'
ha
erosa
a
Brescia
.
Bossi
strilla
che
Fini
è
statalista
,
dunque
un
residuato
della
prima
Repubblica
,
che
era
appunto
centralista
,
burocratica
e
spartitoria
.
Ma
Bossi
confonde
:
lo
statalisimo
di
Fini
non
è
burocratico
e
spartitorio
,
è
totalitario
.
E
in
questo
si
separa
dal
plebiscitarismo
di
Berlusconi
,
per
il
quale
lo
Stato
ha
da
essere
quel
minimo
che
garantisce
all
'
impresa
di
far
quel
che
più
le
serve
.
Per
Fini
lo
Stato
è
lo
Stato
,
ordinatore
delle
gerarchie
,
garante
del
grande
capitale
e
delle
plebi
.
Per
Berlusconi
l
'
Italia
è
un
'
azienda
,
per
Fini
un
destino
.
L
'
ideale
dell
'
uno
è
un
borghese
approssimativo
e
gaudente
,
mollemente
democratico
,
senza
altri
orizzonti
che
quelli
del
bilancio
,
quello
dell
'
altro
è
l
'
italiano
,
che
finalmente
realizza
se
stesso
,
si
distingue
dagli
altri
,
non
perdona
nulla
all
'
immigrato
,
preferisce
che
non
ci
sia
.
È
vero
che
in
altri
tempi
ha
esagerato
con
gli
ebrei
,
sicuro
,
gli
va
chiesto
perdono
,
ma
fermo
restando
che
sono
«
altro
»
.
Il
suo
nazionalismo
è
prudente
,
frena
Tremaglia
,
ma
chiede
alla
Slovenia
di
mettersi
in
ginocchio
per
essersi
liberata
dagli
ustascia
amici
degli
italiani
.
E
pesca
nelle
acque
non
limpide
degli
«
italiani
all
'
estero
»
.
Si
potrebbe
continuare
.
Sta
di
fatto
che
An
funge
da
guardia
pretoriana
al
presidente
che
l
'
ha
sdoganata
,
ma
non
cela
l
'
ambizione
di
mangiarsi
Forza
Italia
dalla
testa
alla
coda
,
o
per
fusione
o
per
sottrazione
di
voti
.
E
già
ora
influisce
sui
suoi
equilibri
interni
,
mentre
Forza
Italia
non
intacca
minimamente
i
suoi
.
Tra
Fini
e
Berlusconi
le
parti
previste
dal
signore
di
Arcore
,
quale
sarebbe
stata
la
corda
e
quale
l
'
impiccato
,
si
sono
invertite
.
Il
loro
vero
cemento
è
l
'
avversione
per
la
sinistra
-
che
per
Berlusconi
rappresenta
il
classico
elemento
di
disturbo
d
'
una
forza
di
lavoro
ancora
vagamente
organizzata
,
di
cui
vanno
ridotte
pretese
e
libertà
di
manovra
,
per
Fini
l
'
avversario
storico
,
ideologico
,
la
tentazione
mai
abbastanza
sradicata
d
'
una
società
di
uguali
.
Fini
sopporta
più
facilmente
la
violenza
dei
naziskin
-
sono
un
fenomeno
sociale
,
dice
-
che
un
popolo
che
si
faccia
con
calma
soggetto
di
autodeterminazione
.
Meglio
un
pizzico
di
sovversivismo
,
sale
della
società
serialiazzata
.
Sono
lineamenti
riconoscibili
.
Dubito
che
appartengano
alla
democrazia
.
Un
Terzo
Reich
non
è
in
vista
,
ma
sta
ridisegnandosi
nella
società
un
volto
che
speravamo
perduto
.
Beniamino
Placido
scriveva
qualche
tempo
fa
che
i
fascismi
saranno
superati
,
ma
il
fascismo
risponde
a
una
pulsione
alla
sopraffazione
,
da
tener
d
'
occhio
perché
ha
radici
nel
lato
oscuro
che
sta
in
tutti
.
Condivido
.
Ma
c
'
è
dell
'
altro
:
essendo
una
pulsione
umana
,
troppo
umana
,
non
effimera
,
cerca
e
produce
ideologie
forti
.
Di
quella
forza
che
sarebbe
nelle
origini
,
nel
sangue
,
nel
sacro
,
nell
'
indeclinabile
-
e
prefigura
comunità
di
eletti
,
rifiutando
la
massificazione
.
Se
il
fascismo
lusinga
certe
rozzezze
è
perché
la
plebe
vuol
essere
guidata
e
foraggiata
come
il
cavallo
dal
padrone
,
ma
il
signore
non
ha
altre
regole
che
quelle
che
si
impone
.
E
trova
iscritte
in
qualche
eternità
.
È
comprensibile
che
di
fronte
a
una
infinita
problematicità
del
senso
,
affascini
il
suggerimento
che
da
qualche
parte
c
'
è
un
segno
,
per
tutti
ma
visibile
soltanto
agli
eletti
,
rassicurante
e
non
omologante
.
Si
tratta
di
discernerlo
e
seguirlo
per
coloro
che
sanno
leggere
.
Non
soli
ma
esoterici
.
Curioso
come
questa
tentazione
sia
stata
anch
'
essa
sdoganata
dalla
postmodernità
stanca
di
responsabilizzazioni
totali
.
Nessun
automatismo
lega
il
fascino
del
segno
alla
pratica
dei
fascismi
,
ma
non
c
'
è
fascismo
senza
il
segno
-
un
ordine
simbolico
signorile
,
iscritto
prima
dei
tempi
.
Questo
segno
affascina
.
Hermann
Hesse
non
è
stato
nazista
,
anzi
con
il
nazismo
ha
avuto
dei
guai
.
Ma
è
dallo
stesso
humus
germanico
che
è
nato
Siddharta
,
un
libro
che
da
anni
non
esce
dalle
classifiche
,
uno
dei
più
letti
dalla
generazione
giovane
.
Non
avrà
la
stessa
fortuna
,
forse
,
il
suo
romanzo
più
bello
,
Demian
,
da
poco
uscito
da
Marsilio
,
storia
d
'
un
contemporaneo
figlio
di
Caino
:
anche
lui
porta
un
segno
,
ed
è
tanto
più
splendente
dei
figli
di
Abele
.
Niente
è
semplice
.
L
'
anno
scorso
un
liceo
francese
ha
imposto
alle
studentesse
di
religione
musulmana
di
venire
a
scuola
senza
il
velo
.
Al
rifiuto
delle
famiglie
,
le
ha
espulse
.
Quest
'
anno
i
foulards
si
sono
moltiplicati
,
forse
anche
per
quella
interdizione
,
e
piovono
provvedimenti
analoghi
.
L
'
anno
scorso
la
reazione
di
Sos
-
racisme
era
stata
aspra
:
vergogna
,
lo
stato
calpesta
un
segno
di
identità
.
Quest
'
anno
,
Sos
-
racisme
ha
capovolto
la
linea
:
è
bene
che
la
scuola
sia
laica
,
il
laicismo
implica
che
non
vi
si
faccia
proselitismo
per
nessuna
fede
o
religione
che
non
sia
quella
della
repubblica
,
cioè
una
metodologia
di
convivenza
.
Se
i
musulmani
impongono
il
chador
,
i
cattolici
potrebbero
reintrodurre
il
crocefisso
,
storicamente
estromesso
.
Sono
seguite
divisioni
e
inasprimenti
delle
comunità
musulmane
:
per
l
'
appunto
,
se
accettassimo
l
'
ideologia
della
laicità
ci
assimileremmo
a
un
'
idea
di
comunità
che
non
è
la
nostra
.
Sos
-
racisme
replica
:
non
fatevi
assimilare
ma
accettate
che
il
paese
dove
andate
difenda
spazi
per
così
dire
agnostici
,
se
no
come
si
convive
?
E
chi
vuoi
convivere
,
risponde
a
voce
più
bassa
il
fondamentalismo
:
le
ragazze
portino
d
'
ora
in
poi
il
chador
non
come
segno
di
appartenenza
,
ma
come
segno
di
militanza
.
E
le
donne
in
questione
?
Le
femministe
esitano
fra
la
difesa
delle
differenze
e
l
'
universalismo
della
libertà
femminile
di
Taslima
Nasreen
.
Le
ragazze
che
vanno
a
scuola
non
parlano
,
o
non
sono
interrogate
o
non
gli
è
permesso
.
Il
padre
e
la
madre
impongono
il
foulard
,
che
nasconde
i
capelli
,
la
fronte
,
la
parte
inferiore
del
viso
,
il
collo
,
la
scuola
impone
di
toglierlo
.
Se
tengono
il
foulard
la
scuola
le
esclude
.
Se
lo
tolgono
,
sono
escluse
dalla
famiglia
e
dalla
comunità
.
Quelle
che
l
'
avevano
tolto
per
propria
scelta
già
da
tempo
sono
oggi
incastrate
tra
fedeltà
o
tradimento
della
loro
gente
e
fedeltà
o
tradimento
di
una
idea
di
sé
che
credevano
di
aver
conquistato
.
Da
una
trappola
all
'
altra
.
StampaPeriodica ,
Fra
tutti
quelli
che
formano
la
intera
popolazione
,
o
nazione
o
società
come
vuoi
chiamarla
,
si
è
stabilita
na
distinzione
di
tre
classi
,
nobili
,
mezzo
ceto
e
basso
ceto
.
Ma
questa
distinzione
è
cosa
troppo
vecchia
,
e
la
fecero
l
avarizia
,
la
superbia
e
l
apparenza
;
l
avarizia
che
altro
Dio
non
ha
,
fuori
del
denaro
,
e
per
essa
chi
è
più
ricco
è
lo
migliore
:
la
superbia
,
che
perché
l
antenati
sono
stati
qualche
gran
cosa
,
crede
che
gli
altri
l
hanno
a
stimare
pure
na
gran
cosa
,
come
se
uno
non
avesse
a
essere
stimato
per
quello
che
è
,
ma
per
quello
che
furono
l
antenati
suoi
;
e
finalmente
l
apparenza
,
perché
tutti
quanti
vogliamo
giudicare
con
gli
occhi
della
fronte
e
non
con
quelli
della
ragione
.
Questa
distinzione
dunque
non
mi
piace
:
e
persuaditi
che
per
legge
nessuno
è
figlio
della
gallina
bianca
.
Non
credere
che
lo
nobile
e
lo
signore
avessero
qualche
dritto
sopra
di
te
,
popolo
basso
,
no
.
Essi
hanno
tanto
dritto
sopra
di
te
,
quanto
dritto
hai
tu
sopra
di
loro
;
ma
senti
però
,
e
mettici
anche
questo
,
che
essi
hanno
tanti
obblighi
verso
di
te
,
quanti
obblighi
hai
tu
verso
di
loro
.
Senti
,
e
tieni
a
mente
questo
:
Iddio
nella
sua
infinita
sapienza
e
misericordia
non
ha
dato
a
nessun
uomo
dritto
sopra
un
altro
uomo
;
ma
non
ha
fatto
tutti
l
uomene
uguali
.
Rifletti
dunque
bene
,
popolo
basso
,
e
non
avvilirti
tanto
,
credendoti
per
obbligo
condannato
a
stare
sempre
sotto
.
Alza
la
testa
:
e
senza
pretendere
di
uscire
a
forza
dalla
condizione
nella
quale
Iddio
ti
ha
posto
e
ti
vuole
,
dí
senza
paura
:
Io
per
l
animo
che
tengo
e
per
il
cuore
che
mi
sento
,
sono
eguale
a
tutti
li
più
gran
signori
che
ci
stanno
sopra
la
terra
:
e
tra
me
e
li
gran
signori
non
c
è
altra
differenza
che
quella
che
nasce
dall
uso
che
facciamo
di
quest
anima
e
di
questo
cuore
:
la
buona
gente
,
nobile
o
snobile
,
ricca
o
povera
ha
da
stare
naturalmente
sopra
:
la
gente
cattiva
nobile
o
snobile
,
ricca
o
povera
,
ha
da
stare
naturalmente
sotto
.
"
Finora
tu
,
popolo
basso
,
sei
stato
l
ultimo
,
non
per
la
condizione
tua
,
no
,
ma
per
i
tuoi
difetti
:
mo
,
alza
la
testa
,
e
fatti
uguale
agli
altri
,
non
per
la
condizione
,
ma
per
la
virtù
.
I
tuoi
difetti
sono
stati
prodotti
dal
passato
dispotismo
:
ora
,
se
tu
vuoi
,
la
libertà
t
innalzerà
,
perché
ti
saprà
educare
.
Impara
e
ti
farai
sentire
e
rispettare
:
e
nobili
e
ceto
medio
si
leveranno
il
cappello
in
faccia
a
la
virtù
del
popolano
.
Fino
a
mo
sei
stato
temuto
come
la
tigre
,
come
la
peste
,
come
il
cane
affamato
:
da
oggi
nnanzi
t
avrai
a
far
temere
come
si
teme
la
spada
de
la
giustizia
.
A
lo
cane
affamato
o
li
si
tira
na
pietra
n
fronte
o
li
si
getta
un
pezzo
di
pane
per
farlo
star
quieto
:
in
faccia
a
lo
giudice
uno
o
s
ha
da
difendere
con
buone
ragioni
,
o
ha
da
essere
condannato
.
Ma
lo
giudice
(
tienilo
a
mente
buono
)
lo
giudice
ha
da
avere
con
sé
la
giustizia
e
la
legge
,
e
non
la
superbia
e
lo
capriccio
.
StampaPeriodica ,
Gli
uomini
dei
secoli
XVIII
e
XIX
hanno
vissuto
la
crisi
dell
'
attività
teorica
.
Gli
uomini
del
secolo
XX
vivranno
la
crisi
dell
'
attività
pratica
...
La
crisi
dell
'
attività
teorica
,
o
romanticismo
,
può
essere
,
molto
sommariamente
divisa
,
in
due
grandi
periodi
.
1
)
La
sostituzione
di
idoli
nuovi
e
mobili
,
agli
idoli
vecchi
e
fissi
del
periodo
classico
.
2
)
La
distruzione
degli
idoli
.
Il
primo
periodo
comincia
storicamente
nella
seconda
metà
del
secolo
XVIII
in
Francia
ed
in
Germania
,
ed
idealmente
con
l
'
indirizzo
critico
e
adogmatico
della
scuola
inglese
e
di
Kant
;
in
arte
l
'
inizio
del
periodo
è
caratterizzato
dal
ritorno
alla
natura
,
considerata
come
miniera
inesauribile
di
ispirazione
e
di
imitazione
,
da
contrapporsi
al
libro
,
al
canone
,
alla
tradizione
,
alla
misura
...
Caratteri
suoi
generali
sono
la
reazione
al
dogma
in
religione
,
in
filosofia
,
e
in
morale
,
e
la
tendenza
a
sostituire
i
motivi
interni
ai
motivi
esterni
nella
azione
.
L
'
Olimpo
che
esso
distrugge
all
'
esterno
,
sotto
forma
di
tradizioni
e
di
credenze
religiose
,
e
di
sanzioni
ultraterrestri
,
viene
quindi
risuscitato
all
'
interno
sotto
forma
di
"
principi
generali
"
di
"
leggi
naturali
"
di
"
imperativi
categorici
"
di
"
criteri
utilitari
"
etc
....
Lo
scuotimento
e
la
distruzione
dei
vecchi
ideali
rigidi
e
fissi
ha
portato
,
attraverso
una
febbre
di
mobilità
e
di
liberazione
,
ad
altri
ideali
egualmente
rigidi
e
fissi
;
alla
religione
s
'
è
sostituita
la
scienza
,
alla
Chiesa
lo
Stato
;
ma
gli
argini
della
vita
appariscono
ben
tracciati
come
prima
ed
il
senso
della
corrente
non
può
essere
dubbio
per
l
'
uomo
equilibrato
che
guarda
le
cose
con
gli
occhi
del
suo
tempo
.
Intanto
mentre
l
'
umanità
effettua
in
se
stessa
questa
prima
cristallizzazione
del
romanticismo
,
una
altra
corrente
romantica
si
inizia
;
ma
questa
volta
il
movimento
è
destinato
a
restare
nelle
zone
più
profonde
della
coscienza
,
e
l
'
eco
che
l
'
arte
ne
porterà
al
di
fuori
giungerà
solo
ai
pochi
,
risvegliando
il
consenso
e
la
partecipazione
del
minor
numero
...
Ho
detto
più
sopra
che
questo
secondo
periodo
può
dirsi
della
distruzione
degli
idoli
.
Infatti
come
prima
la
critica
aveva
detronizzato
Dei
,
eroi
,
santi
,
ed
in
generale
tutti
i
tipi
concreti
ed
individuati
di
idealità
,
sostituendo
ad
essi
dei
tipi
astratti
che
ieri
soltanto
conquistarono
il
predominio
,
così
ora
la
critica
si
rivolge
contro
questi
stessi
tipi
astratti
che
ieri
soltanto
conquistarono
il
predominio
:
leggi
scientifiche
,
imperativi
morali
,
principi
intellettuali
universali
,
assiomi
,
postulati
e
fatti
...
L
'arte...,
ed
in
generale
tutte
le
attività
spontanee
ed
irriflesse
salgono
nella
scala
dei
valori
,
finché
giunti
all
'
estremo
limite
di
questo
sentiero
noi
troviamo
che
la
conoscenza
intellettuale
viene
riconosciuta
soltanto
quale
lato
interno
di
un
'
azione
,
nata
quindi
dall
'
azione
,
legata
strettamente
alla
necessità
d
'
agire
,
sicché
il
vecchio
tipo
del
sistema
intellettuale
sorto
indipendentemente
dalle
esigenze
pratiche
,
ispirato
dalla
contemplazione
teoretica
e
disinteressata
del
mondo
,
viene
ripudiato
e
condannato
a
sparire
,
e
tutta
la
filosofia
si
riduce
ad
uno
studio
di
mezzi
d
'
azione
,
ad
una
ricerca
di
movimenti
e
di
giustificazioni
,
ad
una
affermazione
di
finalità
dedotte
dall
'
apprezzamento
delle
utilità
individuali
;
e
in
altre
parole
:
la
filosofia
viene
ridotta
ad
una
teoria
filosofica
dell
'
impossibilità
della
filosofia
.
La
strada
della
critica
è
così
percorsa
fino
allo
estremo
.
Le
credenze
dogmatiche
sulle
realtà
,
esterne
o
interne
vengono
soppresse
.
Le
autorizzazioni
assolute
ad
agire
in
un
certo
modo
,
o
in
vista
di
certi
fini
,
spariscono
.
Né
per
questo
,
le
sensazioni
relative
acquistano
-
come
nel
dogmatismo
positivista
-
un
maggior
valore
;
poiché
questa
"
relatività
"
è
macchiata
anch
'
essa
dal
peccato
originale
di
una
critica
insufficiente
...
Quest
'
opera
è
stata
l
'
estrema
credenza
che
ha
riempito
la
vita
degli
ultimi
intellettualisti
;
per
noi
essa
è
il
frutto
di
cenere
che
ci
colma
la
bocca
...
GLI
ABITI
SONO
DELL
'
UOMO
Esaminiamo
attentamente
la
nostra
posizione
.
Se
supponiamo
che
la
domanda
:
"
Che
cosa
credete
?
"
sia
rivolta
a
noi
e
in
pari
tempo
a
un
uomo
di
quattro
secoli
fa
,
sentiamo
subito
a
che
punto
siamo
arrivati
.
A
quella
domanda
l
'
uomo
di
quattro
secoli
fa
,
avrebbe
risposto
recitando
il
suo
credo
dogmatico
-
cattolico
o
protestante
-
e
raffigurando
nelle
parole
un
mondo
spirituale
,
altrettanto
certo
e
completo
quanto
quello
materiale
.
Noi
invece
saremmo
costretti
a
rispondere
in
questi
termini
:
"
Crediamo
che
le
credenze
individuali
rappresentano
non
già
le
realtà
affermate
nel
loro
contenuto
,
-
sulla
cui
esistenza
esse
non
dicono
nulla
-
ma
bensì
la
costituzione
emozionale
e
volitiva
dell
'
individuo
,
.
sottostante
e
fissata
nel
temperamento
intellettuale
...
In
realtà
non
si
crede
,
se
la
credenza
non
ci
fa
fede
di
una
realtà
che
va
oltre
l
'
individuo
.
Dire
io
credo
ed
aggiungere
che
però
le
credenze
rispecchiano
soltanto
la
nostra
natura
intima
,
significa
soltanto
dire
con
poca
chiarezza
"
io
non
credo
"
...
Veniamo
ora
all
'
azione
...
L
'
uomo
di
quattro
secoli
fa
avrebbe
,
in
teoria
,
apprezzato
poco
l
'
azione
materiale
in
confronto
ai
fini
spirituali
della
vita
e
cioè
degli
ideali
.
L
'
azione
è
un
mezzo
;
il
suo
valore
e
la
sua
utilità
stanno
soltanto
nelle
sue
giustificazioni
assolute
,
vale
a
dire
nelle
credenze
che
costituiscono
la
fede
individuale
.
Per
l
'
uomo
nuovissimo
,
liberato
da
tutti
i
dogmi
,
il
criterio
di
giudizio
è
radicalmente
invertito
.
L
'
azione
ha
valore
per
sé
stessa
,
indipendentemente
dalle
proprie
giustificazioni
-
le
credenze
,
-
nonché
reggerla
e
nobilitarla
,
sono
il
suo
risultato
,
e
non
sussistono
senza
di
essa
.
Ma
nella
pratica
dell
'
azione
le
cose
stanno
ben
diversamente
.
L
'
uomo
di
quattro
secoli
fa
agisce
intensamente
,
con
entusiasmo
e
con
sicurezza
;
egli
che
solleva
idealmente
la
credenza
al
di
sopra
dell
'
atto
,
è
invece
l
'
uomo
pratico
e
attivo
per
eccellenza
.
I
resultati
dei
suoi
sforzi
,
guardati
con
occhi
del
ventesimo
secolo
,
sono
incalcolabili
.
L
'
uomo
attuale
invece
,
che
deifica
l
'
azione
,
è
assolutamente
incapace
del
più
piccolo
movimento
...
Come
mai
la
marcia
verso
la
ricchezza
dell
'
anima
ha
condotto
invece
alla
povertà
ed
all
'
inanizione
?
Chi
guarda
bene
addentro
al
periodo
romantico
vede
subito
che
il
suo
carattere
principale
e
distintivo
sta
nella
contraddizione
.
Il
classicismo
era
caratterizzato
dalla
proporzione
,
dall
'
armonia
della
logica
,
e
dalla
conseguenza
;
questi
caratteri
si
riscontravano
in
teoria
nelle
costruzioni
sillogistiche
e
dogmatiche
e
in
pratica
nella
sicurezza
dell
'
azione
,
tendente
al
limite
estremo
dei
vari
formalismi
e
delle
varie
ipocrisie
della
condotta
(
civismi
,
farisaismi
,
etc
.
)
.
Il
romanticismo
covò
invece
nel
suo
seno
mille
antitesi
,
e
fu
esso
stesso
tutta
una
grande
antitesi
,
che
condusse
nei
suoi
resultati
ad
infinite
situazioni
contraddittorie
,
superate
soltanto
con
l
'
annientamento
degli
elementi
stessi
delle
opposizioni
...
Il
periodo
post
-
romantico
ha
sviluppato
fino
alle
ultime
conseguenze
tutte
le
antitesi
senza
curarsi
dei
resultati
pratici
,
e
così
è
giunto
alla
completa
dissenzione
dello
spirito
ed
al
massimo
disseccamento
della
vita
umana
...
I
romantici
cominciarono
col
sostituire
gli
ideali
individuali
agli
ideali
generali
e
dogmatici
.
La
sorgente
dell
'
ideale
fu
ricercata
nell
'
io
-
al
di
dentro
invece
che
al
di
fuori
-
e
parve
così
per
molti
anni
che
la
massa
dell
'
idealità
umana
fosse
aumentata
a
dismisura
per
questa
via
,
poiché
ad
ogni
centro
individuale
sembrò
scaturire
un
imperativo
capace
di
imprimere
la
sua
nota
fondamentale
su
tutta
una
vita
umana
.
I
vecchi
dogmi
sui
quali
si
plasmavano
in
passato
le
vite
degli
uomini
parvero
qualche
cosa
di
esteriore
sovrapposta
all
'
individuo
;
portata
da
lui
come
si
portano
gli
abiti
e
perciò
furono
respinti
...
Invece
l
'
ideale
interno
e
personale
,
rappresentava
la
spontaneità
contrapposta
all
'
abitudine
,
il
cuore
contrapposto
all
'
intelletto
,
l
'
anima
contrapposta
all
'
abito
.
La
critica
della
ragion
pratica
,
innalzata
sulla
tabula
rasa
della
ragione
teorica
,
fu
l
'
espressione
generica
ed
intellettuale
dell
'
idealità
romantica
.
Fichte
le
diede
un
corpo
metafisico
,
e
Napoleone
,
il
solo
romantico
dell
'
azione
,
la
visse
.
I
poeti
riempirono
del
suo
profumo
una
delle
epoche
più
fortunate
della
letteratura
.
Però
questa
formula
dell
'
ideale
personale
ed
intimo
che
sembrava
l
'
estremo
limite
dell
'
attività
teorica
,
e
la
vetta
eccelsa
da
cui
l
'
aquila
avrebbe
spiccato
il
gran
volo
verso
le
stelle
,
rappresentava
invece
soltanto
un
termine
intermedio
,
da
superare
.
Quando
l
'
individuo
,
da
esecutore
passivo
di
una
Legge
eterna
predeterminata
,
fu
trasformato
in
creatore
della
propria
legge
e
riconosciuto
quale
sorgente
prima
delle
sanzioni
morali
,
l
'
indagine
successiva
si
portò
sulle
radici
psicologiche
più
profonde
dell
'
idealità
e
delle
credenze
,
sulla
genesi
della
scienza
(
credenza
collettiva
)
,
e
sui
rapporti
di
precedenza
fra
la
credenza
e
l
'
azione
.
Era
un
passo
in
avanti
sullo
stesso
cammino
.
Kant
aveva
distinto
e
dichiarato
irriducibile
il
formale
ed
il
materiale
,
il
classico
ed
il
romantico
.
Ora
si
trattava
di
ricercare
quale
dei
due
doveva
considerarsi
come
termine
primo
ed
originario
di
fronte
all
'
altro
.
Naturalmente
i
post
-
romantici
diedero
la
preferenza
al
materiale
,
al
particolare
,
al
sentimento
ed
all
'
azione
:
quindi
negli
stessi
ideali
individuali
,
che
parevano
il
fiore
più
spontaneo
e
più
puro
dell
'
era
romantica
,
si
passò
a
distinguere
l
'
elemento
classico
da
quello
romantico
,
riducendo
quest
'
ultimo
al
solo
fattore
dell
'
azione
.
Si
diventò
consapevoli
dell
'
arbitrarietà
delle
proprie
credenze
e
della
loro
dipendenza
dalla
volontà
ingiustificata
,
e
dall
'
azione
libera
da
motivi
.
Ma
allora
a
che
cosa
si
riducevano
gli
ideali
individuali
?
Ad
abiti
,
né
più
né
meno
,
che
i
vecchi
ideali
rigidi
dell
'
epoca
classica
.
L
'
uomo
volle
spogliare
i
suoi
abiti
e
ridursi
a
volontà
nuda
.
Senonché
giunto
a
questo
punto
-
ed
è
il
punto
in
cui
noi
ci
troviamo
attualmente
-
l
'
uomo
si
è
accorto
d
'
essersi
spogliato
della
sua
stessa
umanità
,
e
d
'
essersi
ridotto
ad
un
fantasma
nebbioso
,
ad
una
vuota
chimera
priva
di
realtà
concreta
...
La
tesi
hegeliana
è
rimasta
storicamente
e
idealmente
provata
;
l
'
uomo
,
per
difetto
di
ideale
,
ha
cessato
di
essere
reale
.
È
apparso
che
se
gli
ideali
sono
gli
abiti
,
gli
abiti
sono
l
'
uomo
.
L
'
uomo
,
che
non
cerca
sé
stesso
,
s
'
è
spinto
oltre
sé
stesso
,
col
pretesto
di
ritrovarsi
(
altra
antitesi
romantica
)
.
Ma
al
di
là
degli
abiti
ci
può
essere
Dio
,
se
sappiamo
trovarlo
;
l
'
uomo
non
v
'
è
di
certo
.
IL
BIVIO
Riflettiamo
un
istante
sulle
vie
da
seguire
che
si
presentano
all
'
uomo
attuale
.
Egli
si
trova
dunque
a
questo
punto
:
che
conosce
il
carattere
relativo
delle
proprie
credenze
e
la
loro
subordinazione
alla
volontà
ed
all
'
azione
.
D
'
altra
parte
per
esistere
(
e
l
'
esistenza
non
gli
sembra
facoltativa
)
egli
non
può
fare
a
meno
di
agire
;
e
per
agire
deve
credere
a
qualche
cosa
...
È
chiaro
che
due
vie
si
aprono
dinanzi
a
lui
:
quella
della
persistenza
nell
'
attuale
ordine
di
vedute
,
e
quella
di
una
rinnegazione
volontaria
della
teoria
volontarista
delle
credenze
e
di
un
conseguente
ritorno
alla
filosofia
.
Prendendo
la
prima
via
egli
ha
il
vantaggio
di
condurre
fino
alle
estreme
conseguenze
il
più
straordinario
esperimento
metafisico
che
sia
stato
mai
tentato
,
toccando
quando
che
sia
il
fondo
stesso
delle
cose
.
Prendendo
la
seconda
via
egli
può
farsi
guidare
da
due
diversi
motivi
:
o
egli
riconosce
di
avere
errato
in
qualche
.
punto
della
sua
teoria
volontarista
della
credenza
,
in
modo
da
dover
procedere
ad
una
revisione
della
propria
analisi
,
oppure
,
senza
riconoscere
niente
,
si
riabbandona
volontariamente
all
'
impulso
che
lo
trasporta
di
nuovo
dalla
riva
della
morte
alla
riva
della
vita
,
dalla
sponda
post
-
romantica
alla
sponda
classica
...
FASE
VEDANTINA
La
prima
strada
ci
conduce
ad
una
fase
metafisica
che
già
fu
vissuta
dall
'
India
antica
che
trovò
la
sua
espressione
intellettuale
nel
sistema
vedanta
.
Per
uno
strano
ricorso
storico
,
l
'
attività
speculativa
degli
Aryas
ritorna
al
suo
punto
di
partenza
,
e
risuscita
per
vie
imprevedute
una
delle
più
grandiose
avventure
spirituali
del
passato
.
La
filosofia
vedanta
enuncia
chiaramente
che
la
esistenza
del
mondo
è
relativa
alla
nostra
credenza
in
essa
.
Manas
la
mentalità
concreta
ed
induttiva
dove
le
tracce
delle
percezioni
si
raccolgono
,
si
aggrovigliano
e
si
trasformano
in
semi
di
credenze
,
Manas
è
il
Deus
-
ex
-
machina
di
questa
enorme
fantasmagoria
cosmica
.
Noi
siamo
immersi
nel
sogno
,
e
rimaniamo
in
tale
stato
solo
perché
non
sappiamo
di
essere
sognati
.
Il
sistema
vedanta
è
un
raggio
della
ragione
spirituale
,
un
punto
sveglio
di
questo
torbido
caos
sognante
.
Quando
questo
punto
si
avviva
in
una
coscienza
individuale
,
l
'
illuminazione
completa
segue
presto
;
la
fede
nella
realtà
del
mondo
viene
a
mancare
,
e
l
'
individuo
constata
la
propria
non
-
esistenza
come
quella
delle
cose
che
lo
circondano
e
delle
loro
distinzioni
,
e
si
perde
quindi
nel
non
-
essere
per
ritrovarsi
poi
in
modo
a
-
cosmico
quale
l
'
unico
Brahman
,
che
non
è
né
uno
,
né
molteplice
,
o
è
ambedue
queste
cose
a
un
tempo
...
Lasciando
da
parte
l
'
architettura
del
sistema
-
che
non
ci
riguarda
in
questo
momento
-
rileviamo
subito
che
il
tratto
caratteristico
di
questo
modo
di
pensiero
è
l
'
importanza
attribuita
alla
credenza
come
creatrice
del
mondo
esterno
.
Ma
questa
credenza
è
per
i
vedantini
arbitraria
,
ingiustificata
,
dovuta
alla
ignoranza
,
alla
Maya
.
Non
diciamo
noi
con
altre
parole
la
stessa
cosa
allorché
,
togliendo
alle
credenze
il
loro
valore
intimo
,
lamentiamo
soltanto
come
epifenomeni
della
volontà
e
dell
'
azione
?
La
filosofia
delle
scienze
del
Le
Roy
,
del
Mach
e
quella
dei
contingentisti
,
rappresentano
il
passo
più
avanzato
su
questa
via
della
riduzione
del
mondo
alle
nostre
credenze
,
e
della
conseguente
distruzione
del
mondo
con
l
'
indebolimento
delle
credenze
stesse
.
La
verità
intellettuale
viene
considerata
come
qualche
cosa
che
si
evolve
e
si
va
costituendo
.
Il
pensiero
non
si
adatta
alle
cose
,
ma
invece
adatta
le
cose
a
sé
stesso
;
le
leggi
non
sono
un
'
imposizione
dell
'
oggetto
al
soggetto
,
ma
rappresentano
soltanto
un
elemento
utilitario
d
'
ordine
che
noi
poniamo
nelle
cose
per
nostro
vantaggio
e
così
via
di
seguito
.
La
filosofia
delle
scienze
non
rispetta
nemmeno
il
fatto
-
e
tenta
di
ridurre
il
particolare
esterno
al
particolare
interno
,
il
fisico
al
psicologico
-
altro
fenomeno
di
quell
'
analisi
interna
del
romanticismo
che
conduce
all
'
inanizione
dell
'
ideale
.
Noi
siamo
portati
a
ritenere
che
la
chiave
delle
cose
sia
da
ricercare
nella
nostra
costituzione
psicologica
.
D
'
altra
parte
gli
occultisti
,
i
maghi
,
i
new
thinkers
,
ecc
.
ci
consigliano
di
sostituire
i
mezzi
interni
ai
mezzi
esterni
,
se
vogliamo
esercitare
un
'
influenza
nel
mondo
.
Essi
ci
assicurano
che
gli
aggruppamenti
dei
fenomeni
esterni
sono
come
sorretti
da
corrispondenti
gruppi
psicologici
sui
quali
noi
possiamo
avere
un
'
azione
diretta
.
È
possibile
in
una
parola
mutare
i
fatti
operando
sulle
loro
radici
.
Per
esempio
,
una
malattia
è
il
prodotto
della
nostra
credenza
di
esser
malati
.
Io
non
vedo
perché
so
che
il
mio
occhio
non
vede
.
Certi
isterici
non
hanno
certi
organi
e
non
possono
servirsene
sebbene
materialmente
li
posseggano
,
perché
credono
di
non
averli
.
I
due
casi
sembrano
diversi
;
ma
per
gli
oculisti
il
loro
carattere
è
identico
.
Ma
se
si
cambia
l
'
idea
sottostante
al
fatto
,
questo
viene
a
cambiare
immediatamente
.
Così
,
se
io
cieco
,
penso
con
grande
sicurezza
:
"
io
voglio
vedere
,
io
vedo
"
,
il
mio
organo
visivo
tornerà
a
funzionare
sull
'
istante
.
Generalizzando
,
si
può
ritenere
su
questa
via
,
che
tutto
il
mondo
esterno
riposa
nella
nostra
credenza
nella
sua
esistenza
,
e
che
se
noi
diciamo
a
noi
stessi
:
"
il
mondo
esterno
non
esiste
"
ci
risveglieremo
immediatamente
dal
lungo
sogno
di
Maya
.
Ecco
dunque
che
sorge
dinanzi
a
noi
la
suprema
tentazione
:
quella
di
essere
i
distruttori
dell
'
Universo
.
Dopo
aver
distrutto
tutti
gli
elementi
non
resta
altro
da
distruggere
che
la
totalità
.
La
fase
vedantina
ci
attira
naturalmente
,
ed
in
un
certo
senso
esercita
su
di
noi
un
fascino
magnetico
,
al
quale
ci
è
difficile
resistere
...
L
'
elemento
dogmatico
brillerebbe
oggi
come
la
stella
della
salute
sulle
esauste
sorgenti
della
vita
.
E
intanto
,
poiché
esso
non
appare
,
il
miraggio
vedantino
e
orientale
ci
attira
con
la
maggiore
intensità
,
e
noi
ci
accorgiamo
di
aver
percorso
in
soli
centocinquanta
l
'
intervallo
ideale
che
separa
Roma
da
Benares
,
Gregorio
VII
da
San
Karacharya
,
il
Cattolicismo
dal
Vedantismo
.
Perché
questa
via
che
ci
seduce
noi
non
la
percorriamo
?
RITORNO
SULLA
FILOSOFIA
Veniamo
dunque
all
'
altra
via
:
il
ritorno
sulla
filosofia
.
Dico
ritorno
sulla
filosofia
e
non
alla
filosofia
.
Non
intendo
con
questo
escludere
che
si
possa
anche
ritornare
alla
filosofia
,
come
fornitrice
di
qualche
sistemazione
cosmica
che
ci
renda
una
fede
qualunque
:
intendo
soltanto
che
per
il
momento
la
questione
da
esaminare
è
se
si
abbia
avuto
ragione
di
escludere
totalmente
l
'
elemento
generale
della
nostra
vita
.
Abbiamo
noi
avuto
ragione
sempre
ed
in
tutti
i
casi
nella
grande
crociata
contro
l
'
intellettualismo
e
contro
l
'
ontologismo
in
tutte
le
forme
in
cui
è
stata
combattuta
?
Non
intendo
suggerire
risposta
alcuna
:
pongo
soltanto
il
problema
.
Tutta
la
storia
dell
'
antitesi
romantica
fra
le
idealità
e
la
realtà
,
già
superata
nel
sistema
hegeliano
(
che
per
questo
lato
si
trova
a
livello
del
momento
attuale
)
,
ha
troppo
l
'
aria
di
uno
sviluppo
necessario
,
rassomiglia
troppo
ad
uno
di
quegli
scherzi
di
stile
che
la
storia
ci
presenta
spesso
quando
uomini
e
sistemi
sembrano
essersi
data
la
consegna
di
sviluppare
fino
all
'
estremo
limite
possibile
certe
linee
ideali
.
Quelli
che
vengono
dopo
s
'
accorgono
sempre
che
tutto
quanto
è
avvenuto
rappresentava
soltanto
la
dimostrazione
di
un
teorema
enunciato
precedentemente
.
Nel
caso
attuale
la
nostra
ricerca
potrebbe
esprimersi
con
queste
parole
:
"
qual
'
è
il
teorema
che
è
stato
dimostrato
dalla
storia
della
critica
e
del
romanticismo
?
"
.
DUBBIO
POST
-
CRITICO
Il
teorema
potrà
esistere
o
no
:
ma
questo
è
indifferente
per
il
nostro
stato
d
'
animo
attuale
.
Esso
è
riempito
oggi
da
quello
che
potremmo
chiamare
il
dubbio
post
-
critico
-
dubbio
totale
e
universale
poiché
investe
la
stessa
speculazione
che
lo
ha
prodotto
crollando
i
saldi
edifici
dogmatici
del
passato
-
e
forse
apre
l
'
anima
a
qualche
cosa
che
è
al
di
là
del
dogma
e
del
dubbio
...
Il
nostro
dubbio
post
-
critico
segue
la
nostra
sorpresa
.
Ci
siamo
tuffati
nella
realtà
per
afferrarla
tutta
e
ci
siamo
trovati
privi
di
realtà
.
Il
risultato
era
imprevisto
:
c
'
era
dunque
qualche
elemento
del
quale
non
avevamo
tenuto
conto
.
Qual
'
è
questo
elemento
?
Ecco
il
prossimo
lavoro
che
ci
attende
.
È
soltanto
dopo
aver
compiuto
questo
lavoro
che
noi
potremo
decidere
definitivamente
fra
la
scelta
radicale
della
via
della
non
-
credenza
,
e
la
scelta
sincera
e
sicura
del
ritorno
all
'
era
dogmatica
.
Ma
forse
da
qualche
osservatorio
dell
'
anima
,
lontano
dalle
due
strade
,
si
incomincia
a
presentire
la
luce
di
una
stella
non
mai
apparsa
.
ProsaGiuridica ,
Vittorio
Emanuele
III
per
Grazia
di
Dio
e
per
la
Volontà
della
Nazione
Re
d
'
Italia
Imperatore
d
'
Etiopia
Veduto
il
testo
unico
delle
leggi
e
delle
norme
giuridiche
sulla
istruzione
elementare
,
post
-
elementare
e
sulle
opere
di
integrazione
,
approvato
con
il
R
.
decreto
5
febbraio
1928
-
VI
,
n
.
577
,
e
successive
modificazioni
;
Veduto
l
'
art
.
3
,
n
.
2
,
della
legge
31
gennaio
1926
-
IV
,
n
.
100;
Riconosciuta
la
necessità
assoluta
ed
urgente
di
dare
uno
speciale
ordinamento
alla
istruzione
elementare
dei
fanciulli
di
razza
ebraica
;
Udito
il
Consiglio
dei
Ministri
;
Sulla
proposta
del
nostro
Ministro
Sottosegretario
di
Stato
per
l
'
educazione
nazionale
,
di
concerto
con
quello
per
le
finanze
;
Abbiamo
decretato
e
decretiamo
:
Art
.
1
.
Per
i
fanciulli
di
razza
ebraica
sono
istituite
a
spese
dello
Stato
speciali
sezioni
di
scuola
elementare
nelle
località
in
cui
il
numero
di
essi
non
sia
inferiore
a
dieci
.
I
relativi
insegnanti
potranno
essere
di
razza
ebraica
.
Art
.
2
.
Le
comunità
possono
aprire
,
con
l
'
autorizzazione
del
Ministero
per
l
'
educazione
nazionale
,
scuole
elementari
,
con
effetti
legali
,
per
i
fanciulli
di
razza
ebraica
.
Per
gli
scrutini
e
per
gli
esami
nelle
dette
scuole
il
Regio
provveditore
agli
studi
nomina
un
commissario
.
Nelle
scuole
elementari
di
cui
ai
comma
precedenti
,
sono
svolti
i
programmi
stabiliti
per
le
scuole
di
Stato
;
salvo
per
ciò
che
concerne
l
'
insegnamento
della
religione
cattolica
.
Art
.
3
.
Nelle
scuole
elementari
per
i
fanciulli
di
razza
ebraica
sono
adottati
i
libri
di
testo
di
Stati
,
con
opportuni
arrangiamenti
,
approvati
dal
Ministero
dell
'
educazione
nazionale
.
Le
spese
relative
sono
a
carico
delle
comunità
israelitiche
.
Art
.
4
.
Il
presente
decreto
,
che
andrà
in
vigore
il
giorno
della
sua
pubblicazione
nella
Gazzetta
Ufficiale
del
Regno
,
sarà
presentato
al
Parlamento
per
la
conversione
in
legge
.
Il
Ministro
proponente
,
è
autorizzato
alla
presentazione
del
relativo
disegno
di
legge
.
Ordiniamo
che
il
presente
decreto
,
munito
del
sigillo
dello
Stato
,
sia
inserto
nella
raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
del
Regno
d
'
Italia
,
mandando
a
chiunque
spetti
di
osservarlo
e
di
farlo
osservare
.
Dato
a
San
Rossore
,
addì
23
settembre
1938
-
Anno
XVI
Vittorio
Emanuele
Mussolini
,
Bottai
,
Di
Revel
Visto
il
Guardasigilli
:
Solmi