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LETTERA CRITICA ( MITRAGLIA ORLANDO , 1884 )
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Primo . Che la poesia e la prosa presso di noi non siano oramai per poter rovinare più in basso , l ' ho provato con le mie Lettere Critiche . Imperciocché non i più sani principi dell ' arte , ma nemmeno la grammatica del Corticelli e del Puoti siano in onore . Ora sarebbe assunto di ingegno critico veramente grande il provare che non solo ora , ma sino dal principio del secolo tutta l ' arte precipita . Il canonico Balsimelli co ' suoi aurei dialoghetti ha provato a luce meridiana la miseria di quell ' Alessandro Manzoni che i nuovi barbari hanno messo sopra gli altari come vitello d ' oro da adorarsi in Israele , ed altro e più assai , camminando sulle sue gloriose pedate , posso provare io . Imperciocché io stesso , che d ' arte non mi impaccio , sento d ' esser capace di demolire certe fame usurpate che i satrapi del Fanfulla della Domenica e di altri giornali della stessa farina vogliono imporre ai poveri gonzi . Secondo . Chi più noto in Giudea di Giacomo Leopardi ? Ne hanno voluto fare un semidio , ma i suoi piedi di creta , solo a toccarli , si sbriciolano e lo fanno crollare . Imperciocché un mediocre buon senso basta per far vedere la povertà dell ' intreccio di quelle cantilene battezzate inni , e la inverisimiglianza dei caratteri de ' suoi personaggi . Consalvo che muore chiede un bacio ad Elvira ! Come ? Un moribondo può avere simili pensieri ? Sfido chicchessia a provarmelo . Ma , non volendo io rivedere tutte le poesie del Leopardi , mi contenterò di esporre agli onesti ed imparziali le mie sentenze senza pretensione intorno al più breve de ' suoi canti . Imperciocché , se non sono artista , forse e senza forse , posso dire anche il Baretti non lo fu , e pure con la sua Frusta come io con le mie Lettere Critiche , mostrò come il buon giudizio non fosse morto , fece giustizia delle vanità tronfie e prepotenti . Terzo . L ' Infinito ! Per Bacco ! Direte che sarà un poema . Ebbene , sono quindici versi , e per di più , sono sciolti ! I mezzi debbono essere adatti al fine . Ci voleva quindi un canto , non certo infinito , ma almeno tale che potesse abbracciare tutta la grandezza dell ' argomento . Quindici versi ! Ma perché non dieci , non cinque , non uno ? Anzi , perché non una sola parola Infinito ? E poi quale infinito ? Quello dei versi ? Come si fa a capirlo ? Comincia : Sempre caro mi fu quest ' ermo colle E questa siepe . E comincia con uno sproposito . La siepe e il colle sono due , quindi bisogna usare il plurale e dir furono . Bastava dare un ' occhiata al Puoti . Ma il Puoti è un asino , e il Fanfulla della Domenica un grande giornale , il sommo pontefice della nuova letteratura . Dunque si potrà dire io e Carlambrogio andò a Coccolìa ? Queste sono le belle novità grammaticali che ci vogliono dar da bere come se fossero roba di Dante , il quale , a dir vero , spropositi ne fece molti , come provò il povero Ricciardi . E sfido chicchessia a dire il contrario . Quarto . Tiriamo avanti . Sempre caro mi fu quest ' ermo colle E questa siepe , che da tanta parte Dell ' ultimo orizzonte il guardo esclude . Bello e fanfullesco quell ' ultimo attribuito all ' orizzonte ! C ' è dunque il primo ? C ' è il secondo ? Né mi vengano a dire che anche i Latini dicevano ultima all ' isola di Tule . Per essi era appunto l ' ultima , e al di là non credevano che ce ne fossero altre . Ma si dirà forse ultimo all ' orizzonte , perché lo sguardo non giunge più in là ? Per Bacco ! non sanno tutti che ciò dipende dalla sfericità della terra ? Dunque l ' attributo di ultimo , dato all ' orizzonte , è uno sproposito . E domando , poi , se è la siepe che esclude l ' orizzonte dal guardo , o il guardo che esclude la siepe ? Poh che pasticcio . Quinto : Ma sedendo e mirando , interminati Spazi di là da quella e sovrumani Silenzi e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo . Bella broda ! Sedendo e mirando assieme , come se fossero due operazioni che si compiono colle stesse parti del corpo ! Sedeva con gli occhi o mirava col sedere ? Spazi interminati ! ! Questa mo è ignoranza bella e buona ! Se lo spazio è interminato , non ha confini e quindi è infinito . Si può sentire sproposito maggiore in filosofia ? Silenzi sovrumani ! ! ! Ma chi ha mai sentito silenzi sovrumani ? Eccetto che gli spiriti non ce lo vengano a dire , non lo sapremo mai . Perché dunque il poeta adopera un aggettivo che non si può intendere da mente umana , quando vuol spiegare e rendere più evidente un ' idea ? Viene ultima la quiete pro fondissima , come se fosse un pozzo o un buco qualunque . La quiete non è né alta né bassa imperciocché non ha corpo o figura , e disse uno sproposito Virgilio quando disse altissima quiete . E per finire degnamente questa filza di spropositi , il poeta dice : ove per poco Il cor non si spaura . Spaurarsi sta qui per impaurirsi ! Il bianco pel nero , imperciocché , da che la lingua italiana è lingua italiana , anzi da che mondo è mondo , spaurarsi , per l ' esse privativa , vorrà dire smettere la paura , come sfamarsi è cavarsi la fame , sfangarsi togliersi il fango , spopolarsi è contrario di popolarsi e va ' dicendo . E poi qual ' è la nuova fisiologia che insegna che la paura si prova col cuore ? Per Bacco ! Sbaglio nell ' idea e sbaglio nella parola ! Sesto : E come il vento Odo stormir tra queste piante , io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando . E dagliela con questo silenzio infinito , che viceversa poi finisce subito per lo stormire del vento tra le piante ! E poi , perché allora la poesia è intitolata l ' infinito ? Bisognava dire l ' infinito silenzio . e mi sovvien l ' eterno ... Quale ? L ' eterno o eternità in genere , il Padre Eterno o l ' altro eterno Padre di Stradella ? Mistero ! ! E le morte stagioni ... Già ; morte con tutti i sacramenti ! e la presente E viva , e il suon di lei ... La presente chi ? La stagione ? Ma che suono ha una stagione ? E poi , che si ricordi le stagioni passate , si può capire , ma che si ricordi la stagione presente , in un uomo dotato di tanta memoria come il Leopardi , non si capisce . Così tra queste Immensità s ' annega il pensier mio ... Sudate o fuochi ! Un pensiero che s ' annega ! E poi l ' infinito che si contenta di diventare immensità . Poh , che broda ! E il naufragar m ' è dolce in questo mare . Tombola ! E qual mare ? L ' infinito ? il silenzio ? le stagioni ? Indovinala grillo ! E così si chiude questa tra le migliori poesie del Leopardi , con un seicentismo , una oscurità ed uno sproposito , imperciocché è sproposito il dire che naufragare sia dolce ! ! D ' infinito in questi versi non ci sono che la miseria e gli errori , persino di grammatica . Settimo . Mi si potrà obiettare il solito pictoribus atque poetis , e mi si obietta una sciocchezza . È lecito ai pittori ed ai poeti muoversi liberamente nel campo del verisimile e del corretto , non altrove . Il padre Bisso ha dato le regole della poesia , e dentro quelle , si voglia o non si voglia , bisogna stare . Imperciocché si dimentica che Orazio appunto quando concede la libertà ai poeti , due versi dopo vieta loro di fare dei mostri . E poi la poesia non deve proprio dir nulla né al cuore né alla mente ? Il Leopardi dice che s ' immagina l ' infinito e se ne compiace . Ebbene , che sugo c ' è ? Egli non bandisce qualche grande sentenza e nuova , come per esempio : Le liti sono sorelle delle febbri - Nessuno crede d ' esser brutto - La politica è una solenne impostura - Meglio dubitare che credere - L ' uomo sincero non gode favori - e va ' dicendo . Egli non alza la poesia sino alla satira civile e religiosa . Non è egli che avrebbe cantato , coll ' audacia superba dell ' anima grande e libera : Mentre avea Morfeo velate Le mie luci , in sogno ho visto In un trivio Gesù Cristo Che faceva alle sassate . Io gli dissi : Redentore , Così fatta occupazione Non vi fa gran fatto onore : Suvvia , abbiate educazione . E il resto . Questi sono i versi che occorrono all ' evo nostro , e debbono andarsi a riporre i Manzoni , i Leopardi , i Carducci e simili altre fame usurpate . La critica soltanto , la critica larga , serena e grande , non ispirata a sentimenti di bassa invidia , di bile impotente , di pedanteria miserabile e cretina ( i pedanti sono più molesti dei tafani ) , la critica , dico , ha l ' obbligo di rivedere tutte le false sentenze in letteratura . Si vedrebbe allora quanto siano pochi i grandi poeti e prosatori nostri . Due o tre , a dir molto , nel passato ; uno solo vivente , ma che vivrà molto , ad eterna confusione degli sciocchi e dei maligni . Imperciocché , per Bacco , sfido chicchessia a negarlo . La riverisco .
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Compagni ! La nuova forma che la commissione interna ha assunto nella vostra officina con la nomina dei commissari di reparto e le discussioni che hanno preceduto e accompagnato questa trasformazione non sono passate inavvertite nel campo operaio e padronale torinese . Da una parte si accingono a imitarvi le maestranze di altri stabilimenti della città e della provincia , dall ' altra i proprietari e i loro agenti diretti , gli organizzatori delle grandi imprese industriali , guardano a questo movimento con interesse crescente e si chiedono e chiedono a voi quale può essere lo scopo cui esso tende , quale il programma che la classe operaia torinese si propone di realizzare . Noi sappiamo che a determinare questo movimento il nostro giornale ha non poco contribuito . In esso la questione è stata esaminata da un punto di vista teorico e generale , non solo , ma sono stati raccolti ed esposti i risultati delle esperienze di altri paesi , per fornire gli elementi per lo studio delle applicazioni pratiche . Noi sappiamo però che l ' opera nostra ha avuto un valore in quanto essa ha soddisfatto un bisogno , ha favorito il concretarsi di un ' aspirazione che era latente nella coscienza delle masse lavoratrici . Per questo così rapidamente ci siamo intesi , per questo così sicuramente si è potuto passare dalla discussione alla realizzazione . Il bisogno , l ' aspirazione da cui trae la sua origine il movimento rinnovatore dell ' organizzazione operaia da voi iniziato , sono , crediamo noi , nelle cose stesse , sono una conseguenza diretta del punto cui è giunto , nel suo sviluppo , l ' organismo sociale ed economico basato sull ' appropriazione privata dei mezzi di scambio e di produzione . Oggigiorno l ' operaio dell ' officina e il contadino delle campagne , il minatore inglese e il mugik russo , i lavoratori tutti del mondo intero , in modo più o meno sicuro , sentono in modo più o meno diretto quella verità che gli uomini di studio avevano previsto , e di cui vengono acquistando certezza sempre maggiore , quando osservano gli eventi di questo periodo della storia dell ' umanità : siamo giunti al punto in cui la classe lavoratrice , se vuole non venir meno al compito di ricostruzione che è nei suoi fatti e nella sua volontà , deve incominciare a ordinarsi in modo positivo e adeguato al fine da raggiungere . E se è vero che la società nuova sarà basata sul lavoro e sul coordinamento delle energie dei produttori , i luoghi dove si lavora , dove i produttori vivono e operano in comune , saranno domani i centri dell ' organismo sociale e dovranno prendere il posto degli enti direttivi della società odierna . Come , nei primi tempi della lotta operaia , l ' organizzazione per mestiere era quella che meglio si prestava agli scopi di difesa , alle necessità delle battaglie per il miglioramento economico e disciplinare immediato , così oggi , che incominciano a delinearsi e sempre maggior consistenza vengono prendendo nelle menti degli operai gli scopi ricostruttivi , è necessario sorga accanto e in sostegno della prima , una organizzazione per fabbrica , vera scuola delle capacità ricostruttive dei lavoratori . La massa operaia deve prepararsi effettivamente all ' acquisto della completa padronanza di se stessa , e il primo passo su questa via sta nel suo più saldo disciplinarsi , nell ' officina , in modo autonomo , spontaneo e libero . Né si può negare che la disciplina che col nuovo sistema verrà instaurata condurrà a un miglioramento della produzione , ma questo non è altro che il verificarsi di una tesi del socialismo : quanto più le forze produttive umane , emancipandosi dalla schiavitù cui il capitalismo le vorrebbe per sempre condannate , prendono coscienza di sé , si liberano e liberamente si organizzano , tanto migliore tende a diventare il modo della loro utilizzazione : l ' uomo lavorerà sempre meglio dello schiavo . A coloro poi che obiettano che in questo modo si viene a collaborare con i nostri avversari , con i proprietari delle aziende , noi rispondiamo che invece questo è l ' unico mezzo di dominio , perché la classe operaia concepisce la possibilità di fare da sé e di fare bene : anzi , essa acquista di giorno in giorno più chiara la certezza di essere sola capace di salvare il mondo intiero dalla rovina e dalla desolazione . Perciò ogni azione che voi imprenderete , ogni battaglia che sarà data sotto la vostra guida sarà illuminata dalla luce del fine ultimo che è negli animi e nelle intenzioni di tutti voi . Un grandissimo valore acquisteranno quindi anche gli atti apparentemente di poca importanza nei quali si esplicherà il mandato a voi conferito . Eletti da una maestranza nella quale sono ancora numerosi gli elementi disorganizzati , vostra prima cura sarà certamente quella di farli entrare nelle file dell ' organizzazione , opera che del resto vi sarà facilitata dal fatto che essi troveranno in voi chi sarà sempre pronto a difenderli , a guidarli , ad avviarli alla vita della fabbrica . Voi mostrerete loro con l ' esempio che la forza dell ' operaio è tutta nell ' unione e nella solidarietà coi suoi compagni . Così pure a voi spetterà l ' invigilare affinché nei reparti vengano rispettate le regole di lavoro fissate dalle federazioni di mestiere e accettate nei concordati , poiché in questo campo anche una lieve deroga ai principi stabiliti può talora costituire una offesa grave ai diritti e alla personalità dell ' operaio , di cui voi sarete rigidi e tenaci difensori e custodi . E siccome in mezzo agli operai e al lavoro voi stessi vivrete di continuo , potrete essere in grado di conoscere le modificazioni imposte dal progresso tecnico della produzione e dalla progredita coscienza e capacità dei lavoratori stessi . In questo modo si verrà costituendo un costume di officina , germe primo della vera ed effettiva legislazione del lavoro , cioè delle leggi che i produttori elaboreranno e daranno a sé stessi . Noi siamo certi che l ' importanza di questo fatto non vi sfugge , che esso è evidente davanti alle menti di tutte le maestranze che con prontezza ed entusiasmo hanno compreso il valore e il significato dell ' opera che voi vi proponete di fare : si inizia l ' intervento attivo nel campo tecnico e in quello disciplinare , delle forze stesse del lavoro . Nel campo tecnico voi potrete da un lato compiere un utilissimo lavoro informativo , raccogliendo dati e materiali preziosi sia per le federazioni di mestiere che per gli enti centrali e direttive delle nuove organizzazioni di officina . Voi curerete inoltre che gli operai del reparto acquistino una sempre maggiore capacità , e farete sparire i meschini sentimenti di gelosia professionale che ancora li fanno essere divisi e discordi ; li allenerete così per il giorno in cui , dovendo lavorare non più per il padrone ma per sé , sarà loro necessario essere uniti e solidali , per accrescere la forza del grande esercito proletario , di cui essi sono le cellule prime . Perché non potreste far sorgere , nell ' officina stessa , appositi reparti di istruzione , vere scuole professionali , ove ogni operaio , sollevandosi dalla fatica che abbruttisce , possa aprire la mente alla conoscenza dei processi di produzione , e migliorare se stesso ? Certamente , per fare tutto ciò sarà necessaria della disciplina , ma la disciplina che voi richiederete alla massa operaia sarà ben diversa da quella che il padrone imponeva e pretendeva , forte del diritto di proprietà che costituisce a lui una posizione di privilegio . Voi sarete forti di un altro diritto , quello del lavoro che dopo essere stato per secoli strumento nelle mani dei suoi sfruttatori oggi vuole redimersi , vuole dirigersi da se stesso . Il vostro potere , opposto a quello dei padroni e dei suoi ufficiali , rappresenterà di fronte alle forze del passato , le libere forze dell ' avvenire , che attendono la loro ora , e la preparano , sapendo che essa sarà l ' ora della redenzione da ogni schiavitù . E così gli organi centrali che sorgeranno per ogni gruppo di reparti , per ogni gruppo di fabbriche , per ogni città , per ogni regione , fino ad un supremo Consiglio operaio nazionale , proseguiranno , allargheranno , intensificheranno l ' opera di controllo , di preparazione e di ordinamento della classe intiera a scopi di conquista e di governo . Il cammino non sarà breve , né facile , lo sappiamo : molte difficoltà sorgeranno e vi saranno opposte , e per superarle occorrerà fare uso di grande abilità , occorrerà forse talora fare appello alla forza della classe organizzata , occorrerà sempre essere animati e spinti all ' azione da una grande fede , ma quello che più importa , o compagni , è che gli operai , sotto la guida vostra e di coloro che vi imiteranno , acquistino la viva certezza di camminare ormai , sicuri della meta , sulla grande via dell ' avvenire .
LA CASA DI UN ARTISTA ( NAVARRO_DELLA_MIRAGLIA E. , 1884 )
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Come se la gloria di letterato non gli bastasse , il signor Edmondo di Goncourt rivendica per sé e per suo fratello il merito di avere introdotto in Francia il gusto degli oggetti giapponesi . Il merito sarebbe forse discutibile ; la rivendicazione non ha certo alcun fondamento serio . Il primo accenno sull ' arte e sulle industrie dell ' estremo Oriente , lo diedero all ' Europa , nel nono secolo , gli scritti dell ' arabo Ibn Uab . Nel secolo decimoterzo , Marco Polo eccitò maggiormente la curiosità del pubblico , con le sue stupefacenti narrazioni , confermate , nel secolo decimosesto , da Matteo Ricci , da Paiva de Andrade e da Mendoza . Alcuni vasi di porcellana , qualche ventaglio , diversi ninnoli si erano già veduti , sin da quel tempo , in Italia , in Ispagna ed altrove . La curiosità della Francia si svegliò un po ' tardi , nel secolo decimosettimo , forse dopo la pubblicazione del libro di un certo monaco Trigault : Viaggio dei Padri Gesuiti in Cina . Ma allora i Francesi ricchi furono assaliti da una specie di manìa , e molti si misero a raccogliere nelle loro case oggetti di ogni genere che chiamavano col nome complessivo di chinoiseries , perché le nozioni geografiche ed artistiche del tempo lasciavano a desiderare , e perché d ' altro canto l ' arte giapponese è stata lungamente ed è in gran parte ancora una servile imitazione dell ' arte cinese . Non bisogna però credere che questa confusione fra gli oggetti cinesi e giapponesi fosse assoluta e persistente . Diverse pubblicazioni fatte nel secolo decimottavo stabiliscono una distinzione chiarissima fra gli uni e gli altri . Nei cataloghi degli arredi appartenenti al signor Angran , al visconte di Fonspertuis , al signor Gaignat , alla marchesa di Pompadour , e al maresciallo di Richelieu ( 1747-1788 ) si citano specificatamente diversi vasi di porcellana giapponese antica o rara . Nel bellissimo ritratto che il pittore Latour fece della celebre amante di Luigi XV , si vede un vaso che i cataloghi chiamano indifferentemente ora del Giappone e poi della Cina . La confusione delle cose e dei nomi è molto cresciuta , d ' allora in poi . Oggidì , la parola chinoiseries comprende non solo tutti gli oggetti d ' arte che provengono dall ' estremo Oriente , ma anche tutti quelli che hanno una forma insolita o strana e fanno bella figura nei salotti , senza servire a nulla . Gautier , il poeta sognatore e fantastico , ha intitolato Chinoiseries una delle sue composizioni più leggiadre . Udite questi pochi versi che riporto nel loro testo originale , perché non mi paiono traducibili : Celle que j ' aime , à présent , est en Chine ; Elle demeure avec ses vieux parents , Dans une tour de porcelaine fine , Au fleuve Dune où sont les cormorans . Elle a deux yeux retroussés vers les tempes , Un pied petit à tenir dans la main , La teint plus claire que le cuivre des lampes , Les ongles longs et rougis de carmin . Gautier visse relativamente povero , per tutta la sua vita , e non gli fu mai concesso di possedere in realtà i mobili , i quadri , gli arazzi splendidi che vedeva spesso con l ' immaginazione . Però , i fratelli Goncourt debbono forse in gran parte a lui l ' amore per gli oggetti giapponesi . Egli ebbe sempre molta intimità con loro ; nei beati giorni della giovinezza sedette con frequenza alla loro tavola , in compagnia di Janin , di Miirger , di Beauvoir e di Gavarni , il quale sembra avesse la consuetudine di giungere ogni volta troppo tardi . Allora , i due fratelli dimoravano dentro Parigi , nella via Saint - Georges , in un quartierino da scapoli che , sebbene fosse elegante , non aveva nulla di straordinario . Però , la cucina ed i vini erano eccellenti ; la cuoca aveva un ' inclinazione dichiarata per le vivande esotiche il pudding , il kari , la coscaran , la pasta frolla che piacevano molto agli invitati , non solo per il sapore , ma anche per la novità e la curiosità dei nomi . Qualche volta , durante la quaresima , i padroni di casa facevano venire dalla Lorena la cuciniera di un vescovo , espertissima nell ' arte di manipolare il passato di gamberi , lo stufato di beccacce , le salse variamente colorite , tanto gradevoli al palato ed agli occhi . I pranzi e le cene furono continuati su più vasta scala e con maggiori raffinamenti , nel villino che i Goncourt comprarono ad Auteuil , quando la letteratura cominciò ad impinguare il loro modesto patrimonio . Il fratello superstite , Edmondo , riunisce ancora , intorno alla sua tavola , gli amici più diletti , fra i quali figurava , sino a poco tempo addietro , il povero De Nittis . La casa è una specie di museo , un museo davvero sui generis , senza quadri e con pochissime statuette . I Goncourt capirono di buon ' ora che la pittura e la scultura , vistose troppo , non erano adatte ai loro mezzi limitati , e si misero a radunare disegni , libri antichi , autografi , manoscritti , bronzi , tappeti , mobili rari , vasi di porcellana , avori , lacche , stoffe persiane o turche , oggetti cinesi e giapponesi di ogni genere , mille ninnoli , mille galanterie bizzarre . La collezione di disegni , quasi tutti appartenenti ai due ultimi secoli , è una delle più complete che vi siano in Francia . La collezione di oggetti giapponesi è straordinariamente variata e ricca . Ognuno può trasportarsi col pensiero al Giappone , può ricostruire da sé la vita e i costumi degli abitanti , sfogliando gli album dorati , guardando i paesaggi quasi dipinti per via di ricami , sulla seta dei fukusa e sulla garza dei kakemono . Spesso , i guadagni di un libro hanno servito a pagare in parte o in tutto gli arredi di una stanza : la magnifica tappezzeria che copre il soffitto della gran sala è dovuta alle prime edizioni di Germinie Lacerteux . Ma qualche volta diversi libri non sono bastati per comprare un oggetto solo . Vi hanno stoffe , bronzi , vasi di un prezzo elevatissimo . Al tempo dell ' Impero , una donna galante , la signora di Paiva , che aveva fatto fabbricare un sontuoso palazzo nel viale dei Campi Elisi , spese ottocentomila franchi nel parato di una sala . Il signor Edmondo di Goncourt che narra la cosa , nel suo libro La Maison d ' un artiste , dice che anch ' egli pagò cari certi tappeti di Caramania , fatti con una lana imperfettamente digrassata , sulla quale i colori prendono delle sfumature vellutate e cangianti , impossibili a trovarsi nei tappeti europei . Quest ' uomo d ' ingegno ha una passione cieca per gli oggetti rari o belli , e dà una grande importanza a cose che forse in fondo ne hanno pochissima . Non vi arrischiate a mettere in discussione la superiorità de ' suoi bronzi e delle sue porcellane su ' bronzi e sulle porcellane degli altri . Non gli parlate di collezioni giapponesi : nessuno può averne una più ricca e meglio assortita della sua ; egli possiede perfino la piccola sciabola ricurva con la quale l ' invitto daimio Nori Sane si tagliò il ventre davanti all ' imperatore , e la gabbiettina d ' oro col grillo ronzante ora morto che la penultima imperatrice soleva tenere appesa a capo del letto . Quanto al letto del signor di Goncourt , basterà dirvi soltanto questo : proviene dal castello di Rambouillet ed era destinato alla principessa di Lamballe , quando si recava a visitare il suocero . Gli altri mobili della camera non sono certo meno preziosi e non hanno origine meno degna , benché sia difficile provarlo . Le poltrone e la tavola a forma di mensola non lasciano proprio nulla a desiderare . Il cassettone , fatto a guisa di sarcofago , meriterebbe che lo avesse intagliato Gouthière . I quattro grandi vasi di porcellana , posati sul caminetto , appartennero alla marchesa di Pompadour , come forse il parato bellissimo , e il vassojo di Sassonia , e i bronzi , e tutte le altre cose sparpagliate intorno . In quell ' ambiente , al mattino , aprendo gli occhi , il signor Edmondo di Goncourt che non ama il tempo nostro , s ' immagina spesso di svegliarsi nel secolo decimottavo che ha studiato con tanto amore . E quando si è levato , passa nello stanzino da teletta , le cui pareti sono interamente coperte di porcellane e di pitture a guazzo , perché , mentre si pettina e si pulisce i denti , gli piace vedere « un pezzo di carta colorata o un coccio che splenda , fiammeggi e rifletta un po ' di luce tra i colori dei fiori » . Sarà una debolezza , ma egli non è il solo ad averne e questa non è la sola che abbia . Prima di mettersi a scrivere , qualunque cosa intenda scrivere , passa un ' ora nel salottino e nel gabinetto arredati di oggetti orientali . Uditelo : « Oggidì , è bizzarro , quando mi preparo a scrivere una pagina , una pagina qualunque , una pagina in cui non entra il menomo bric - à - brac per mettermi in vena , per scaldarmi , per far uscire lo stilista , dallo scrittore pigro e ricalcitrante allo strappamento doloroso dello stile , ho bisogno di passare un ' ora nel salottino e nel gabinetto dell ' Oriente . Occorre che io mi riempia gli occhi della patina dei bronzi , degli ori diversi delle lacche , degli irraggiamenti delle porcellane , dei lampi delle pietre dure , dei diaspri , dei vetri colorati , degli scintillamenti della seta dei fukusa e dei tappeti di Persia , e mercé questa contemplazione di scatti di colori , mercé questa visione eccitante , irritante per così dire , a poco a poco , e lo ripeto , senza che ciò abbia alcun rapporto col soggetto della mia composizione , sento il polso accelerarsi e dolcemente venire in me la dolce febbre del cervello , senza la quale non posso scrivere nulla che valga . Ma l ' eccitazione prodotta dal bibelot di luce ottenuta , e il momento arrivato di mettermi al lavoro , ho bisogno per scrivere , di trovarmi in una stanza che non ha nulla alle pareti , e che amerei tutta nuda e imbiancata colla calce » . Son forse questi eccitamenti artificiali che rendono lo stile del signor Edmondo di Goncourt così lambiccato e così contorto . Il suo povero fratello Giulio scendeva molto di rado nelle splendide sale del primo piano , e dormiva e lavorava in una cameretta da studente , al piano di sopra . Egli non aveva bisogno di alcun oggetto esterno , per scaldarsi di fantasia . Trovava i pensieri e le immagini dentro sé stesso . Ma forse appunto per questo , morì giovane .
CRONACHE DELL''ORDINE NUOVO' ( GRAMSCI ANTONIO , 1919 )
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L ' officina metallurgica Brevetti - Fiat - prima in Italia - ha costituito il Consiglio dei commissari di fabbrica . E ' la prima realizzazione concreta di una tesi sostenuta dall ' " Ordine Nuovo " ; l ' avvenimento , che ha colmato di entusiasmo e di fervore attivo gli animi di quei nostri compagni operai , appartiene quindi , un po ' , anche a noi . Rapidamente l ' esempio si moltiplicherà nelle officine torinesi : la massa operaia sente di aver iniziato l ' attuazione di una esperienza sindacale assolutamente nuova in Italia , di aver trovato la possibilità , coi suoi propri mezzi e i suoi propri fini di classe oppressa e sfruttata , di crearsi gli strumenti più idonei per determinare una perfetta coesione della classe lavoratrice , gli strumenti più idonei per realizzare , già fin d ' ora , l ' autogoverno della massa , di aver iniziato , come appunto disse un operaio della Brevetti , la marcia " nella " rivoluzione e non più verso la rivoluzione . La costituzione del Consiglio avvenne con una rapidità e una disciplina mirabili , sebbene si trattasse di una prima esperienza : prova di quanto i metodi proletari della delegazione di funzioni siano superiori in sé ai metodi parlamentari propri della borghesia . Le elezioni avvennero senza che si interrompesse il lavoro della produzione industriale , e anche per questo lato gli operai dimostrarono la superiorità dei loro sistemi sui sistemi borghesi : le lezioni borghesi sono una fiera di vanità , il trionfo della demagogia , della gazzarra , delle più basse passioni ; le elezioni d ' officina avvengono semplicemente come riflesso del lavoro , tra l ' immane ansare di tutto l ' apparato industriale di produzione , e gli operai , che non si staccano dall ' opera loro creatrice , conservano tutta la purezza del carattere , e il loro voto è anch ' esso una produzione , è anch ' esso un momento dell ' attività creatrice , perché riassumendo in pochi una funzione necessaria della vita sociale degli individui , determina un risparmio di energie , una concentrazione armonica e potente degli sforzi rivolti al fine di trionfare nella lotta di classe fino al raggiungimento dello scopo massimo : la liberazione del lavoro dalla schiavitù del capitale . Alla costituzione del Consiglio di fabbrica parteciparono tutti gli operai della Brevetti ( su circa 2000 operai si verificarono appena tre o quattro astensioni ) , organizzati e disorganizzati : i commissari risultarono tutti eletti fra gli organizzati ( eccetto uno che si è dimesso ) . Le elezioni avvennero per reparto , e , in ogni reparto , per lavorazione , in modo che ogni mestiere ha i suoi commissari capaci e competenti . Ricordiamo i loro nomi , i nomi dei primi deputati operai eletti direttamente dalla massa proletaria , coi suoi propri metodi , nel suo dominio specifico , il dominio del lavoro : REPARTO UTILENSERIA - Torneria : Pacotto ; Macchine : Baudino ; Aggiustatori : Micheletto ; Manutenzione : Aghemo . REPARTO TORNERIA - Griffa , Leone , Scicchetto , Norgia , Franco . REPARTO BRONZERIA - Torneria : Garello , Ghisio ; Frese : Fasce ; Trapani : Montano ; Torni assi : Bassi , De Prosperi , Canale . REPARTO PREPARAZIONE MONTAGGIO - Rettifiche : Orecchia ; Frese : Fracchia , Brusotto ; Trapani : Magnetti , Bodo ; taglio ruote : Tosatto . REPARTO CALDERAI - Regis , Graziano . REPARTO FONDERIA - Bertolone , Perone , Audino . LAVORAZIONI AGGIUNTE - Collaudo : Etipe ; Bolloneria : Baldo ; Sbavatori : Primo ; Alesatrici : Castagna ; Magazzino : Longhi .
RICORDI D'ARTE ( MILELLI D. , 1884 )
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E il Verga apparve , dal suo primo presentarsi con l ' Eva e con la storia di una Capinera , un ingegno originale e gagliardo . Il primo era un racconto scarso di belle qualità , esuberante d ' incoerenze e di contraddizioni , ma terribilmente bello d ' una bellezza piena di fascini e di malìe ; il secondo una storia gentile , malinconica , triste ; la storia d ' una Fanciulla , cui le fredde e malaugurate mura d ' un convento uccidevano il corpo giovine e bello , mentre le superstizioni e i pregiudizi le spegnevano l ' anima di vergine e di colomba : il primo scritto come tra le vampe d ' una febbre possente , sotto la tirannia d ' un flusso di sangue che allaga il cuore e turbina nel cervello , il secondo come dettato da un dolore intimo e segreto , come da un affetto intenso ma chiuso . E fu una meraviglia . Giovanni Verga si presentava al pubblico per due aspetti simpatici , ed il pubblico lo rimeritò di applausi schietti e sinceri . E venne la Nedda : un bozzetto di costumi scritto , a dir vero , con una fretta di stile straordinariamente nervoso ; un bozzetto in cui la vita siciliana e i caratteri e gli affetti roventi di quel popolo apparivano riprodotti con una efficacia indiscutibile . Giovanni Verga si era così indovinato . Ci era di sicuro in quel bozzetto un cozzo , anzi un arruffio d ' idee e di sentimenti strani e bizzarri ; ma , ad onta di questo , ei riusciva a pigliarvi tutta la mente e a commuovervi e a farvi balzare il cuore . Ei rovesciava su quelle pagine tutta la ricchezza di colori della sua tavolozza , mostrando di non avere alcun senso per questo di economia o di confine , cedendo il più delle volte alle dipinture dello strano di sotto alla ridda vertiginosa che le nuove idee facevano nel suo cervello . Il Verga è da natura disposto a lottare colle difficoltà , e le cerca e se ne compiace ; i moti meno impercettibili delle più intime fibre del cuore umano lo seducono , ed egli ci si ferma su cogli occhi e coll ' intelletto . Senza paure , senza dubbi , senza peritanze , egli colorisce e descrive tutto , dalle lagrime di Maria alle pazze allegrezze di Eva , dalla passione morbosa di Nata alla ingenuità campagnola di Nedda , e per tutto e per ciascuna cosa ha colori d ' una vivezza che alcuna volta fa male agli occhi , come una finestrata di luce improvvisa . E sentite questa che è appunto una pagina della Nedda : « Verso il mezzogiorno sedettero al rezzo per mangiare il loro pan nero e le loro cipolle bianche . Jano aveva anche del vino , del buon vino di Mascali , che regalava a Nedda senza risparmio ; e la povera ragazza , che non c ' era avvezza , si sentiva la lingua grossa e la testa assai pesante . Di tratto in tratto si guardavano e ridevano senza sapere perché . Se fossimo marito e moglie , si potrebbe tutti i giorni mangiare il pane e bere il vino insieme , disse Jano colla bocca piena : e Nedda chinò gli occhi , perché egli la guardava in un certo modo . Regnava il profondo silenzio del meriggio ; le più piccole foglie erano immobili ; le ombre erano rade ; ci era nell ' aria una calma , un tepore , un ronzìo d ' insetti che pesava voluttuosamente sulle palpebre . Ad un tratto , una corrente d ' aria fresca , che veniva dal mare , fece susurrare le cime più alte dei castagni . L ' annata sarà buona pel povero e pel ricco disse Jano e , se Dio vuole , alla mèsse un po ' di quattrini metterò da banda ... e se tu mi volessi bene ! ... e le porse il fiasco . No , non voglio più bere disse ella con le guance rosse . O perché ti fai rossa ? disse egli , ridendo . Non te lo voglio dire . Perché hai bevuto ? No . Perché mi vuoi bene ? Ella gli diede un pugno sull ' omero e si mise a ridere . Da lontano si udì il raglio d ' un asino che sentiva l ' erba fresca . » E , vedete , io ve lo aveva detto , eccolo qua tutto il Verga col suo fervido coraggio siciliano , che per la acuta voglia di non dar col muso in Arcadia , balza dal lato opposto in un altro difetto . E così sempre ed in tutto : così nell ' Eros , così nel Tigre reale , così nei Malavoglia , così nel Marito di Elena . Ed un altro , de ' caratteri dell ' ingegno del Verga , è questo : egli è un realista , ma non sempre sobrio , talune volte anzi o triviale o deforme ; egli insomma attenta ad ogni costo alla novità ; le lindure spalmate d ' olii e di pomate lo irritano , i rivoletti limacciosi d ' oro falso lo turbano e gli fanno rabbia , e , come Macbetto , potrebbe scrivere sul suo scudo : il bello è orribile , l ' orribile è bello . Cito a memoria le parole dell ' amico Molmenti . Ed ancora : difficilissima cosa trovare nei libri del Verga un ' idea che , serenamente calma , si faccia via tra il turbine delle strane fantasie e dei pensieri febbrili . Talune volte ti par quasi che egli si fermi a studiare per poscia ritrarre un carattere gentile ; ma non ci è dubbio , quella fermata dura poco , essa si stacca con un accento spiccato d ' interruzione dall ' assieme generale del lavoro del Verga che ha tutt ' altra indole e tutt ' altro carattere . Il Verga , in breve , educato alla scuola del Balzac , non lecca le piaghe , le brucia , non anatomizza soltanto , incide . E tutto questo , ch ' è il contenuto dell ' opera sua , piglia veste adatta nella posizione delle immagini , nella stranezza dei paragoni e nel giro di certi periodi , nel quale il concetto il più delle volte s ' annebbia senza alcuna grazia di luce . Tutt ' altra tempra d ' ingegno , tutto altro carattere , tutt ' altra lena di studi in Anton Giulio Barrili . Egli cominciò scrivendo le sue novelle , le quali per lungo tempo rimasero sconosciute fino a che un accorto editore , il Treves , indovinando il valore del novelliere ligure , non fe ' conoscere all ' Italia i belli e squisiti prodotti di lui . Tutto questo è toccato all ' editore , perché il novelliere , non vago troppo degli applausi del pubblico , continua anche oggi ad amare la sua arte con affetto insistente , caldo , profondo , ma estraneo affatto a certe concessioni che formano come il riparo allegro degli scrittorelli novellini ed inesperti . Il Barrili è notomista di passioni delicate e soavi ; egli è osservatore arguto di ogni finezza di sentimento ; e forse per questo piace meno di qualche altro , il quale , largheggiando co ' suoi lettori di stimolanti e di eccitanti , li prende e li affascina a forza di convulsioni inattese d ' ilarità nervose o di spaventi feroci . Il Barrili è ingegno sovranamente calmo ; la sua fantasia è nutrita di serenità ; egli sente gli affetti , ma nella loro piena limpidezza ; e ciò , vedete , non può garbare punto punto a coloro che nel romanzo cercano l ' intrigo e l ' inatteso o , per dir meglio , l ' effettaccio del teatro diurno . Il Barrili , in breve , professa l ' arte aristocratica e non cura gli applausi volgari della platea . I suoi racconti ei non solamente riempie di tutte le veneri adatte a farli piacevoli , ma sì ne studia le proporzioni , le tinte , i colori ; ne prevede gli effetti ; ne distribuisce con grande accortezza i congegni , e tutto ciò per far l ' arte che duri e non quella che si compiace del rumore effimero di una giornata e talune volte d ' un ' ora . Sempre nuovo , sempre inaspettato costui , ed oggi , veleggiando il mare incantevole delle patrie riviere , vi dipinge tutto quel paradiso di bellezza e vi ritrae tutta la energia dei marinai liguri nel Capitan Dodero ; domani vi rifarà Poe ed Hoffmann nella leggenda medievale del libro nero ; questa volta , in Val d ' Olivi creando un capolavoro di bellezza artistica , vi ritrae con squisita finezza di sentimento una passione alata , gentile , e , direi , voluttuosamente elegante ; quest ' altra , ritirandosi fra le cappe ed i tocchi degli incappucciati padri nostri del trecento , vi fa allegramente la storia dell ' arte navale di quel tempo nel Fra ' Gualberto : or vi pare che coi Rossi e i Neri voglia impigliarsi anch ' egli nella lotta delle parti politiche , ma già vi scappa , cacciandosi su su fino a Babilonia ad evocar Semiramide e le raggianti bellezze delle figlie dell ' Eufrate . Vario , insomma , costui , mutevole , instabile , irrequieto , ma adatto a tutto ; adatto a sviscerarvi una quistione archeologica come a fissarvi una data storica ; a colorire del più puro azzurro romantico una sua tela , come a deliziarvi del realismo più sobrio e più fine che immaginar si possa , e forse per tutto ciò rimanendo un artista nel vero senso della parola , un artista di quelli che veramente onorano un ' epoca ed un paese .
LA CONQUISTA DELLO STATO ( GRAMSCI ANTONIO , 1919 )
StampaPeriodica ,
La concentrazione capitalistica , determinata dal modo di produzione , produce una corrispondente concentrazione di masse umane lavoratrici . In questo fatto bisogna cercare l ' origine di tutte le tesi rivoluzionarie del marxismo , bisogna cercare le condizioni del costume nuovo proletario , dell ' ordine nuovo comunista destinato a sostituire il costume borghese , il disordine capitalistico generato dalla libera concorrenza e dalla lotta di classe . Nella sfera dell ' attività generale capitalistica , anche il lavoratore opera sul piano della libera concorrenza , è un individuo - cittadino . Ma le condizioni di partenza della lotta non sono uguali per tutti , nello stesso tempo : l ' esistenza della proprietà privata pone la minoranza sociale in condizioni di privilegio , rende impari la lotta . Il lavoratore è continuamente esposto ai rischi più micidiali : la sua vita stessa elementare , la sua cultura , la vita e l ' avvenire della sua famiglia sono esposti ai contraccolpi bruschi delle variazioni del mercato del lavoro . Il lavoratore tenta allora di uscire dalla sfera della concorrenza e dell ' individualismo . Il principio associativo e solidaristico diventa essenziale della classe lavoratrice , muta la psicologia e i costumi degli operai e contadini . Sorgono istituti e organi nei quali questo principio si incarna ; sulla base di essi si inizia il processo di sviluppo storico che conduce al comunismo dei mezzi di produzione e di scambio . L ' associazionismo può e deve essere assunto come il fatto essenziale della rivoluzione proletaria . Dipendentemente da questa tendenza storica sono sorti nel periodo precedente all ' attuale ( che possiamo chiamare periodo della I e II Internazionale o periodo di reclutamento ) e si sono sviluppati i Partiti socialisti e i sindacati professionali . Lo sviluppo di queste istituzioni proletarie e di tutto il movimento proletario in genere non fu però autonomo , non ubbidiva a leggi proprie immanenti nella vita e nella esperienza storica della classe lavoratrice sfruttata . Le leggi della storia erano dettate dalla classe proprietaria organizzata nello Stato . Lo Stato è sempre stato il protagonista della storia , perché nei suoi organi si accentra la potenza della classe proprietaria , nello Stato la classe proprietaria si disciplina e si compone in unità , sopra i dissidi e i cozzi della concorrenza , per mantenere intatta la condizione di privilegio nella fase suprema della concorrenza stessa : la lotta di classe per il potere , per la preminenza nella direzione e nel disciplinamento della società . In questo periodo il movimento proletario fu solo una funzione della libera concorrenza capitalistica . Le istituzioni proletarie dovettero assumere una forma non per legge interna , ma per legge esterna , sotto la pressione formidabile di avvenimenti e di coercizioni dipendenti dalla concorrenza capitalistica . Da ciò hanno tratto origine gli intimi conflitti , le deviazioni , i tentennamenti , i compromessi che caratterizzano tutto il periodo di vita del movimento proletario precedente all ' attuale , e che hanno culminato nella bancarotta della II Internazionale . Alcune correnti del movimento socialista e proletario avevano posto esplicitamente come fatto essenziale della rivoluzione l ' organizzazione operaia di mestiere , e su questa base fondavano la loro propaganda e la loro azione . Il movimento sindacalista parve , per un momento , essere il vero interprete del marxismo , vero interprete della verità . L ' errore del sindacalismo consiste in ciò : nell ' assumere come fatto permanente , come forma perenne dell ' associazionismo , il sindacato professionale nella forma e con le funzioni attuali , che sono imposte e non proposte , e quindi non possono avere una linea costante e prevedibile di sviluppo . Il sindacalismo , che si presentò come iniziatore di una tradizione liberista " spontaneista " , è stato in verità uno dei tanti camuffamenti dello spirito giacobino e astratto . Da ciò gli errori della corrente sindacalista , che non riuscì a sostituire il Partito socialista nel compito di educare alla rivoluzione la classe lavoratrice . Gli operai e i contadini sentivano che , per tutto il periodo in cui la classe proletaria e lo Stato democratico - parlamentare dettano le leggi della storia , ogni tentativo d ' evasione dalla sfera di queste leggi è inane e ridicolo . E ' certo che nella configurazione generale assunta dalla società colla produzione industriale , ogni uomo può attivamente partecipare alla vita e modificare l ' ambiente solo in quanto opera come individuo cittadino , membro dello Stato democratico - parlamentare . L ' esperienza liberale non è vana e non può essere superata se non dopo averla fatta . L ' apoliticismo degli apolitici fu solo una degenerazione della politica : negare e combattere lo Stato è fatto politico tanto quanto inserirsi nell ' attività generale storica che si unifica nel Parlamento e nei comuni , istituzioni popolari dello Stato . Varia la qualità del fatto politico : i sindacalisti lavorano fuori dalla realtà , e quindi la loro politica era fondamentalmente errata ; i socialisti parlamentaristi lavoravano nell ' intimo delle cose , potevano sbagliare ( commisero anzi molti e pesanti sbagli ) ma non errarono nel senso della loro azione e perciò trionfarono nella " concorrenza " ; le grandi masse , quelle che con il loro intervento modificano obiettivamente i rapporti sociali , si organizzarono intorno al Partito socialista . Nonostante tutti gli sbagli e le manchevolezze , il Partito riuscì , in ultima analisi , nella sua missione : far diventare qualcosa il proletariato che prima era nulla , dargli una consapevolezza , dare al movimento di liberazione un senso diritto e vitale che corrispondeva , nelle linee generali , al processo di sviluppo storico della società umana . Lo sbaglio più grave del movimento socialista è stato di natura simile a quello dei sindacalisti . Partecipando all ' attività generale della società umana nello Stato , i socialisti dimenticarono che la loro posizione doveva mantenersi essenzialmente di critica , di antitesi . Si lasciarono assorbire dalla realtà , non la dominarono . I comunisti marxisti devono caratterizzarsi per una psicologia che possiamo chiamare " maieutica " ( metodo di interrogare l ' interlocutore per aiutarlo a mettere in luce il suo pensiero ) . La loro azione non è di abbandono al corso degli avvenimenti determinati dalle leggi della concorrenza borghese , ma di aspettazione critica . La storia è un continuo farsi , è quindi essenzialmente imprevedibile . Ma ciò non significa che " tutto " sia imprevedibile nel farsi della storia , che cioè la storia sia dominio dell ' arbitrio e del capriccio irresponsabile . La storia è insieme libertà e necessità . Le istituzioni , nel cui sviluppo e nella cui attività la storia si incarna , sono sorte e si mantengono perché hanno un compito e una missione da realizzare . Sono sorte e si sono sviluppate determinate condizioni obiettive di produzione dei beni materiali e di consapevolezza spirituale degli uomini . Se queste condizioni obiettive , che per la loro natura meccanica sono commensurabili quasi matematicamente , mutano , muta anche la somma di rapporti che regolano e informano la società umana , muta il grado di consapevolezza degli uomini ; la configurazione sociale si trasforma , le istituzioni tradizionali si immiseriscono , sono adeguate al loro compito , diventano ingombranti e micidiali . Se nel farsi della storia l ' intelligenza fosse incapace a togliere un ritmo , a stabilire un processo , la vita della civiltà sarebbe impossibile : il genio politico si riconosce appunto da questa capacità di impadronirsi del maggior numero possibile di termini concreti necessari e sufficienti per fissare un processo di sviluppo e della capacità quindi di anticipare il futuro prossimo e remoto e sulla linea di questa intuizione impostare l ' attività di uno Stato , arrischiare la fortuna di un popolo . In questo senso Carlo Marx è stato di gran lunga il più grande dei geni politici contemporanei . I socialisti hanno , supinamente spesso , accertato la realtà storica prodotto dell ' iniziativa capitalistica ; sono caduti nell ' errore di psicologia degli economisti liberali : credere alla perpetuità delle istituzioni dello Stato democratico , alla loro fondamentale perfezione . Secondo loro la forma delle istituzioni democratiche può essere corretta , qua e là ritoccata , ma deve essere rispettata fondamentalmente . Un esempio di questa psicologia angustamente vanitosa è data dal giudizio minossico di Filippo Turati , secondo il quale il parlamento sta al Soviet come la città all ' orda barbarica . Da questa errata concezione del divenire storico , dalla pratica annosa del compromesso e da una tattica " cretinamente " parlamentarista , nasce la formula odierna sulla " conquista dello Stato " . Noi siamo persuasi , dopo le esperienze rivoluzionarie della Russia , dell ' Ungheria e della Germania , che lo Stato socialista non può incarnarsi nelle istituzioni dello Stato capitalista , ma è una creazione fondamentalmente nuova per rispetto ad esse , se non per rispetto alla storia del proletariato . Le istituzioni dello Stato capitalista sono organizzate ai fini della libera concorrenza : non basta mutare il personale per indirizzare in un altro senso la loro attività . Lo Stato socialista non è ancora il comunismo , cioè l ' instauramento di una pratica e di un costume economico solidaristico , ma è lo Stato di transizione che ha il compito di sopprimere la concorrenza con la soppressione della proprietà privata , delle classi , delle economie nazionali : questo compito non può essere attuato dalla democrazia parlamentare . La formula " conquista dello Stato " deve essere intesa in questo senso : creazione di un nuovo tipo di Stato , generato dalla esperienza associativa della classe proletaria , e sostituzione di esso allo Stato democratico - parlamentare . E qui ritorniamo al punto di partenza . Abbiamo detto che le istituzioni del movimento socialista e proletario del periodo precedente all ' attuale , non si sono sviluppate autonomamente , ma come risultato della configurazione generale della società umana dominata dalle leggi sovrane del capitalismo . La guerra ha capovolto la situazione strategica della lotta di classe . I capitalisti hanno perduto la preminenza ; la loro libertà è limitata ; il loro potere è annullato . La concentrazione capitalistica è arrivata al massimo sviluppo consentitole , realizzando il monopolio mondiale della produzione e degli scambi . La corrispondente concentrazione delle masse lavoratrici ha dato una potenza inaudita alla classe proletaria rivoluzionaria . Le istituzioni tradizionali del movimento sono diventate incapaci a contenere tanto rigoglio di vita rivoluzionaria . La loro stessa forma è inadeguata al disciplinamento delle forze inseritesi nel processo storico consapevole . Esse non sono morte . Nate come funzione della libera concorrenza , devono continuare a sussistere fino alla soppressione di ogni residuo di concorrenza , fino alla completa espressione delle classi e dei partiti , fino alla fusione delle dittature proletarie nazionali nell ' Internazionale comunista . Ma accanto ad esse devono sorgere e svilupparsi istituzioni di tipo nuovo , di tipo statale , che appunto sostituiranno le istituzioni private e pubbliche dello Stato democratico parlamentare . Istituzioni che sostituiscano la persona del capitalista nelle funzioni amministrative e nel potere industriale , e realizzino l ' autonomia del produttore nella fabbrica ; istituzioni capaci di assumere il potere direttivo di tutte le funzioni inerenti al complesso sistema di rapporti di produzione e di scambio che legano i reparti di una fabbrica tra di loro , costituendo l ' unità economica elementare , che legano le varie attività dell ' industria agricola , che per piani orizzontali e verticali devono costituire l ' armonioso edifizio della economia nazionale ed internazionale , liberato dalla tirannia ingombrante e parassitaria dei privati proprietari . Ma la spinta e l ' entusiasmo rivoluzionario sono stati più fervidi nel proletariato dell ' Europa occidentale . Ma ci pare che alla coscienza lucida ed esatta del fine non si accompagni una coscienza altrettanto lucida ed esatta dei mezzi idonei , nel momento attuale , al raggiungimento del fine stesso . Si è ormai radicata la convinzione nelle masse che lo Stato proletario è incarnato in un sistema di Consigli di operai , contadini e soldati . Non si è ancora formata una concezione tattica che assicuri obiettivamente la creazione di questo Stato . E ' necessario perciò creare fin d ' ora una rete di istituzioni proletarie , radicate nella coscienza delle grandi masse , sicura della disciplina e della fedeltà permanente delle grandi masse , nelle quali la classe degli operai e dei contadini , nella sua totalità , assuma una forma ricca di dinamismo e di possibilità di sviluppo . E ' certo che se oggi , nelle condizioni attuali di organizzazione proletaria , un movimento di masse si verificasse con carattere rivoluzionario , i risultati si consoliderebbero in una pura correzione formale dello Stato democratico , si risolverebbero in un aumento di potere della Camera dei deputati ( attraverso una assemblea costituente ) e nella assunzione al potere dei socialisti pasticcioni anticomunisti . L ' esperienza germanica e austriaca deve insegnare qualcosa . Le forze dello Stato democratico e della classe capitalistica sono ancora immense : non bisogna dissimularsi che il capitalismo si regge specialmente per l ' opera dei suoi sicofanti e dei suoi lacchè , e la semenza di tale genia non è certo sparita . La creazione dello Stato proletario non è , insomma , un atto taumaturgico : è anch ' essa un farsi , è un processo di sviluppo . Presuppone un lavoro preparatorio di sistemazione e di propaganda . Bisogna dare maggiori poteri alle istituzioni proletarie di fabbrica già esistenti , farne sorgere di simili nei villaggi , ottenere che gli uomini che le compongono siano dei comunisti consapevoli della missione rivoluzionaria che l ' istituzione deve assolvere . Altrimenti tutto il nostro entusiasmo , tutta la fede delle masse lavoratrici non riuscirà ad impedire che la rivoluzione si componga miseramente in un nuovo Parlamento di imbroglioni , di fatui e di irresponsabili , e che nuovi e più spaventosi sacrifizi siano resi necessari per l ' avvento dello Stato dei proletari .
LE STREGHE DI MILANO ( GIARELLI F. , 1885 )
StampaPeriodica ,
È l ' ultima novità che giunge dalla capitale lombarda . La penultima è il sequestro , ordinato dal Procuratore generale Municchi , d ' un giornale in cui era un articolo sui pozzi del petrolio naturale . Questo liquido minerale non ha più l ' ingresso libero nello storico palagio Clerici , dove il pubblico ministero ha stabilita la sua sede . Ciò susciterà le proteste dell ' ufficio minerario sedente in quella città . Ma non per questo il vocabolo sarà riabilitato . Aggiungasi quel po ' po ' di comunardismo che ha fatto inventare le petroliere del 1871 . Io scommetto che l ' illustre Municchi creda alle pétroleuses come ad un articolo di fede . Da ciò è agevole comprendere come di petrolio non si può parlare . E già molto se è permesso adoperarlo per accender la lucerna : ma se il prefato Procuratore . sostiene , o meriterebbe sostenere , che le vergini prudenti d ' una volta accendevano e tenevano benissimo accese le loro lampade per mezzo dell ' olio comune , e che , come allora facevasi , anche adesso far benissimo si potrebbe ... Quanto a me , ne dubito , poiché , se sono in gran parte passate di moda le vergini , sono state assolutamente abolite le lampade : comprese quelle portatili Edison , che non riescono ancora a conseguire il loro scopo ... Ma via ! Io non son mica pagato per fare nella Bizantina le parti del Portiano Lampedario . Non ci mancherebbe altro ! sono invece sulle mosse di parlarvi delle streghe milanesi . E un argomento coi fiocchi , e la sua attualità è ardente . Ficcatevelo bene in testa : il questore Sant ' Agostino ha giurato sui quattordicimila filetti argentei del berretto di Domenico Cappa maggiore delle guardie di pubblica sicurezza che , se gli dànno appena appena il tempo necessario , d ' ora innanzi la magia onnicolore , che a Milano , nel popolino , ha ancora un culto , sarà schiacciata e dispersa per sempre . Si ignora se l ' arcivescovo Calabiana fortificherà Sant ' Agostino dal lato della liturgia , dandogli per compagni tre o quattro esercizzatori del Duomo . Ma fra Arcivescovo e sant ' ... Agostino , andranno facilmente d ' accordo . E se le cose continuano di quest ' ambio , fra quattro o cinque anni , nella Vetra dei cittadini , vedremo rialzarsi i roghi per ardere le maliarde . Quel giorno , il duca Tommaso Scotti e il conte Barbiano di Belgiojoso morranno di consolazione : e l ' avvocato Brasca pronuncierà il loro elogio funebre , rammentando indubbiamente Don Carlos e il suo Toson de oro ... Poiché in fin delle fini una ragione bisogna farsela . La questura ha ragione : il diavolo ha troppe sacerdotesse nella sua buona città di Milano . Esse varcano a dozzine i secoli e si mantengono attraverso le età fresche e giovani come le sorelle della fata Alcina . Ciò dipende dal fatto , che Milano fu sempre la città più stregata d ' Italia . Milano ha una tradizione di maliarderia che risale fino al di sopra del Mille . Lo diceva un cimelio del museo Cavaleri , cui il Comune sdegnò comprare , e lo comprò invece Enrico Cernuschi , il quale lo fece trasportare a Parigi ... Fin sopra al Mille . Qui le maghe sottoponevansi ai satanici caproni nei boschi impenetrabili dell ' odierna Quadronno , dove un foltissimo bosco prestava le sue ombre al sabba romantico dopo averle prestate al sabba classico degli oracoli antichi . Qui appartiene ancora al pubblico la tradizione di Guglielmina la Boema , la celebre maliarda , riuscita a morire in odore di santità ; poi dopo sepolta esumata , giudicata , condannata alle fiamme ed arsa come convinta d ' eresia e di stregonesimo . Qui , a credere a quanto ne raccontano i cronisti luterani del secolo XVI e XVII , fra Carlo e Federico Borromeo , non lasciarono senza arrosto lo spiedo dell ' Inquisizione , e un po ' dappertutto , streghe giovani e vecchie ma specialmente vecchie vennero abbrustolite perché non volevano confessare « il modo speciale secondo cui lo spirito avverso et inimico di Dio le haveva possedute » . Qui , al tempo degli Spagnoli erano gremiti di maliarde , dicenti la buona ventura , i pressi di San Giovanni in Conca : sicché l ' eccellentissimo governatore Albuquerque , vi aveva fatta costruire una prigione , dove il Bargello le ficcava dentro , appena arrestatele in quei paraggi . Qui i conti di Daun e di Firmian ebbero il fegato di pubblicare nel secolo scorso degli editti contro le donne « le quali con la polvere bianca tiravano agli honesti il malocchio et la striatura » . Qui i Giacobini sudarono la camicia ... che non avevano , per demolire tutte le fiabe del sovranaturale , onde erano saturi gli avoli nostri . Qui , per dir tutto , eccoti la fede nelle streghe , che riprende il popolino : ed oggi , dopo il 21 , il 31 , il 48 , i1 59 , il 66 , i1 70 e il resto le streghe sovrabbondano a Milano , che è una bellezza : e se ci fosse qualche curioso il quale andasse un po ' più giù della prima pelle vedrebbe le viscere di quest ' alma metropoli formicolare delle mille ed una specie di streghe , ammodernate e salite all ' altezza dei tempi . Voi sapete : anche i negromanti non possono sottrarsi alle correnti dell ' età nuova . Solo che oggi hanno mutato nome . Ma questo è un incidente che non cambia la più piccola delle loro mansioni . Prima si chiamavano streghe . Oggi la scienza avendo fatta della strada rispondono al nome pietosamente ipnotico di « sonnambule » . Tutte « sonnambule » , dalla prima all ' ultima : e sono non meno di una cinquantina , e vi garantisco , che , non solo non sono sonnambule , perché dormono la loro brava notte come tanti ghiri , ma che altresì , essendo tutte orribilmente brutte non esiste fra esse e satanasso verun patto . Coll ' andar degli anni , Belzebù si è fatto difficile : le vecchie gli fanno orrore , ed ecco il perché egli tenta sempre di trarre in perdizione qualche giovine donnina , qualche vezzosa ragazza . S ' io fossi un distributore o un casellista paziente , potrei con estrema facilità sottoporvi un quadro statistico nel quale dividerei , classe per classe , le « sonnambule » milanesi . Vi parlerei delle donne che fanno il giuoco delle carte in quei sudici ed oscuri ripiani di Milano vecchia , in via Madonnina o in via San Carpoforo . Vi parlerei di quelle che fanno il giuoco del cappello e quello del pelo , entrambi ribelli ad ogni descrizione . Vi parlerei di quelle che sono la truce e sanguinosa provvidenza delle ragazze popolane e borghesi , le quali , dalle prime nausee e dai primi doloretti , comprendono di diventar mamme , prima di diventar mogli . Vi parlerei delle autentiche donne dell ' ovo , le pitonesse massime di questi tripodi clandestini , in uggia alla questura , ma potenti , riconosciuti ed interrogati dalla più gentile e più illuminata clientela di Milano ... Ma ringraziate il cielo che la stoffa della distintività non l ' ho , e , non avendola , vi è quindi risparmiato un grave supplizio . Piuttosto vi narrerò la mia grande visita ad una di queste streghe contemporanee : proprio a quella per la quale poco mancò che in un celeberrimo processo per supposizione d ' infanticidio , intervenisse il soprannaturale . Taccio il nome , perché mi ripugna danneggiare gli altri . Del resto , non aggiungo , non tolgo sillaba . Abita in Porta Garibaldi . Lei dice ancora Porta Comasina . Ce n ' è voluto per poter avere l ' accesso ! Ho dovuto dire quattro bugie filate . Ma ne scrivo anche tante ! Le porremo tutte insieme . Continuo . Vado su per una scala stretta e buia . Mi fermo al terzo . Nell ' uscio c ' è una guardiola di ottone e di cristallo . Busso . L ' uscio s ' apre per un palmo . Non oltre . Non lo permette la catenella frenatrice . Mi spiace , ma non posso dispensarmi dal riprodurre il dialogo in milanese , se no , perde tutto il suo odore di verità . Chi el cerca , in grazia ? La sura P ... E lu chi l 'è...? Mi sont mandaa in de lee dal sur Giovann . El gh ' à la majstaa ? Una mano fina e bianca esce dal vano dell ' uscio socchiuso . Ed io le tendo una mezza imaginetta della Madonna di Caravaggio . Me l ' aveva data come segno di riconoscimento , quel « signor Giovanni » che appunto mi aveva procurato l ' approccio alla strega . Due secondi d ' attesa . La catenella è tolta : l ' uscio è aperto : son dentro . Mi si rinchiude alle spalle . Via ! Lucifero è di buon gusto . La grassa sibilla , che mi sta innanzi , non dimostra i suoi cinquant ' anni . Conosco i vecchi impiegati celibi e maritati i quali farebbero ancora pazzie per una donna così ben conservata , anche senza il processo Cirio . Essa mi conduce in un secondo stambugio . Né corvi , né civette , né gatti . Sul tavolo due lucerne accese . In mezzo un gran bicchiere di acqua ... Lì presso un mazzo di tarocchi . Riprende il dialogo . Roba de amor neh ? Sì ! El voeur el gioeug piccol o el grand ? Semper el grand ! Ghe vorarà trij oeuv ! E poeu ? Se paga subet . Per lú , mandaa dal sur Giovann , ghe faroo on scunt ... Cià do liral ... El g ' ha on cavel de la soa morosa ? ... Va ben . Comenci el gioeug ! Prende il capello ( un biondo capello della mia bimba di sett ' anni ) e lo stende sopra un Secolo piegato sotto il bicchiere . Poi prende le carte . Estrae il Matto di tarocco , pone su il capello , e ne immerge un capo nell ' acqua ; poscia , abbandonandovelo , sciama : El va no giò ... L ' è segn che la ghe voeur ben , ma gh ' è on impediment . Sfoglia le carte . Il Tredici cade a destra del bicchiere . E lei borbotta : Adess capissi tutt coss ... L ' è maridada ! Lu el se pareggia di gran dispiasè ... Io scoppiavo internamente dall ' ilarità . La strega rompe tre uova : ne raccoglie i tre albumi in un tazzino e li precipita , benedicendoli , nell ' acqua del bicchiere . Alza il bicchiere all ' altezza delle due lucerne : El ved ? Guardo e non vedo altro che un grumo gelatinoso dell ' albume , che va in fondo al bicchiere . E la strega : L ' è fortunaa . Quella pontinna l ' è el mari de lee ch ' el va al Foppon ... I bollin vesin al véder voeren dí che lu e lee faran spòs , e se voraran tanto ben . Non ne potevo più . L ' ilarità mi asfissiava . Ringraziava e stava per uscirmene . Mi chiese « la mia buona grazia » . Si contentò d ' una lira perché « era io » ; ma mi assicurò che la signora Marchesa C ... non le dà mai meno di venti lire di mancia . Ma qui , chiesi , viene anche la Marchesa C ... ? Altreché ! Chi inscí ghe vegnen i primm damm de Milan ! Era è vangelo . Non solo le popolane che fanno sigari , ma anche non poche frequentatrici del second ' ordine dei palchi alla Scala salirono , salgono e saliranno quella scaletta buia e ripida . L ' amore , la gelosia , il sensualismo agiscono con troppa violenza sull ' apparato nervoso ed isterico di una bella creatura , perché essa possa sottrarsi alla onnipotenza del soprannaturale . Io non ho detto , e non posso dire , tutto quanto udii dalla mia strega a proposito delle stelle e delle orizzontali arrampicatisi fino a lei per acquietare l ' urlo dei sensi affamati , o i movimenti purissimi del cuore . Ma ho udite delle cose strane ho capito che « il filtro d ' amore » lo semplificano oggi le interessate , come lo semplificavano ai tempi dei tempi le Giulie e le Faustine , sulle cime dell ' Esquilino , negli antri della maga Licisca . Qualche cosa di orribile allora , come adesso . Il che prova come il mondo , la donna , i suoi accessi , i suoi eccessi e le sue impurità furono identici sempre ... Oggi il quarto d ' ora è , in Milano , della razzia delle streghe . Sarà al solito un fuoco di paglia . Le streghe terranno duro e la spunteranno orgogliose della loro superba clientela di signore le quali , la mattina , vanno a visitarle e poi , a pranzo , dànno ad intendere ai loro parenti venuti a trovarle dalla provincia che Milano è sempre la capitale morale .
LA RIFORMA DEL SENATO IN ITALIA ( PALMA LUIGI , 1882 )
StampaPeriodica ,
I . Deve il nostro Senato riformarsi , e in qual modo ? La questione non è del tutto nuova . Dacché , si può dire , re Carlo Alberto emanò lo Statuto , e si trattò di estenderlo alle nuove provincie del Lombardo Veneto e degli antichi Ducati , si vide la convenienza di fare il Senato , non più di nomina regia , ma in qualche guisa elettivo : e se la fortuna delle armi ci avesse arriso nel 1818 , senza dubbio sarebbe stato riformato in questo senso . Si possono ricordare , ed io lo farò più innanzi , i ragionamenti del conte di Cavour in proposito . Le sventure della nazione avendo allora reso impossibile il regno della Alta Italia , e quindi la revisione della Costituzione , anzi avendo reso indispensabile il raccoglimento per usare e fecondare le libertà che si avevano , la questione fu messa a tacere . Dal 1859 al 1876 l ' Italia doveva esser troppo preoccupata dall ' ardua impresa di elevare l ’ edifizio nazionale . I partiti dovevano avere in cima dei loro pensieri , prima la liberazione di Milano , di Venezia , di Roma , l ’ acquisto ed il consolidamento della indipendenza e dell ' unità della patria , poi il pareggio finanziario , per poter porre , come suoi dirsi , all ' ordine del giorno la revisione delle leggi costitutive dei nostri organi legislativi . Solo gli studiosi potevano allora prevedere che la questione non avrebbe potuto mancare di risorgere , e quindi porne chiaramente i termini e tentarne la soluzione . Ma dacché , liberata Roma , trasferita qui la capitale , e fatta accettare la grande mutazione dalle nazioni più retrive ed ostili , pareggiato in qualche modo il bilancio , la vecchia Destra , come chi abbia compito la sua giornata , dové consegnare il potere alla parte che s ' intitolò progressista ; era inevitabile che la nazione , o una parte notevole di essa e la più potente , non si accontentasse di voler votata l ' abolizione del macinato e del corso forzoso , ma volesse riformare i suoi ordini politici . Quindi il 1° aprile 1878 , discorrendo della democrazia in Europa in questa stessa rivista , io scriveva : « Anche noi cominciamo a sentire il gonfiarsi delle onde , i venti democratici han cominciato a spirare nella nostra società , ad agitarla , a smuoverla , se non a turbarla ; e la nave del nostro ordinamento politico e sociale ne sarà senza dubbio combattuta . Chi se ne affligge , chi se ne impaura , chi se ne rallegra . Certo , sieno qualunque le paure , gli odii , i pericoli , sarebbe veramente puerile il credere che la nostra società non abbia a sostenere i contrasti e gl ' influssi di una forza simile , che ha agitato tutte le passate società politiche e che agita tutte le moderne . Il vecchio demos , così attivo ed irrequieto sempre e dovunque , non se ne starà mogio ed inerte in Italia . » Quindi le successive proposte di riforma elettorale , riuscite , non ostante tutte le opposizioni ed apprensioni , all ' incognita di un suffragio universale di quelli che hanno la minima coltura della seconda elementare , ossia in realtà del semplice leggere e scrivere . Si voglia o no , piaccia o non piaccia , chi bada alla realtà delle cose non può non vedere che anche in Italia noi abbiamo già , se non nella mutazione dei termini dello statuto e nelle leggi , nel fatto , una grande alterazione democratica . Né ciò del resto è particolare a noi . Anche in Inghilterra , comunque vi abbondino grandi forze sociali e costituzionali moderatrici , la costituzione apparentemente è poco cambiata . Vi è sempre alla testa della nazione e dei suoi pubblici poteri la Corona ereditaria , che sancisce le leggi , che nomina e revoca i ministri , nomina i giudici , esercita il diritto di grazia , convoca e scioglie la Camera dei deputati , arricchisce la Camera dei Lordi dei migliori elementi che vengono man mano formandosi ed elevandosi nella nazione . Pure l ' effettivo potere regio è ben lungi dall ' essere lo stesso di quello che era , non diciamo quello dei re Normanni , dei Plantageneti , dei Tudors , degli Stuardi , ma dello stesso iniziatore della costituzione parlamentare , Guglielmo III , e poi dei quattro Giorgi e di Guglielmo IV . La Camera dei lordi non è mutata da ciò che è stata sempre in questi ultimi secoli , pure la sua potenza effettiva nello Stato è ben diversa da quella che era fino al 1832 , a fronte della prevalente Camera dei Comuni e del Gabinetto ; così ignoto alla vecchia Inghilterra e così sconosciuto nella legge scritta , e pure così eminente nello odierno organismo costituzionale . In Italia lo statuto è lo stesso di quello del 4 marzo 1848 , gli organi costituzionali sono costituiti allo stesso modo , pure la loro azione e le loro relazioni effettive sono diverse . Man mano , dopo il 1861 , dopo che lo Stato non fu più il vecchio Piemonte ma il regno d ' Italia fondato sui plebisciti , e più ancora negli ultimi anni del re Vittorio Emanuele , dopo il 1876 ; col venir su della nuova generazione non ammaestrata dai dolori dei rovesci del 1848 e 1849 , e che non ha affrontato le lotte virili per la ricostituzione della patria , riuscite fortunate più che per altro per virtù di senno politico nel governo interno ed esterno ; la potenza della Camera dei deputati , organo del demos , è divenuta di fatto sempre più potente nello Stato . In realtà la Corona , salvo il supremo diritto di interrogare la nazione appellandosi agli elettori , e salvo l ' esercizio di un ' influenza morale moderatrice del re , sul governo dello Stato da parte dei ministri , influenza preziosissima ma indeterminabile , pare oramai abbia a proprio ufficio di incoronare i vincitori nelle battaglie incruente che si combattono nell ' aula di Montecitorio , e peggio nei suoi corridoi o dietro le sue quinte ; ed anche quando la maggioranza si chiarisce poco capace di comporsi ad unità di animi , deve penosamente indovinarne il pensiero fra i viluppi e i contrasti dei suoi gruppi e dei suoi atomi , per conferire il potere effettivo del governo e dell ' amministrazione dello Stato a quelli che paiono predominare nella Camera per numero od altra forza politica . Chi volesse un ' altra azione personale più vigorosa da parte della Corona , salvo almeno casi straordinarii , la porrebbe malamente di fronte al demos , potente e oltrepotente . La magistratura a parole e lettera di statuto è inamovibile ; di fatto , sotto pretesto di responsabilità ministeriale per la buona amministrazione della giustizia , è esposta alla oltrepotenza della maggioranza della Camera dei deputati , operante mediante quello fra i suoi membri o aderenti , che ha i sigilli dello Stato . L ' amministrazione , di fatto e in vario modo , è sotto la dipendenza o per lo meno una grande influenza dei rappresentanti alla Camera popolare , e peggio sotto la perniciosa segreta inframmettezza dei singoli membri . Il Senato di nome è la prima Camera dello Stato , inferiore soltanto in potenza finanziaria a questa per il divieto dell ' iniziativa in fatto di leggi d ' imposta ; ma superiore per altre parti , per la qualità dei suoi membri di legislatori a vita , e per l ’ attribuzione come alta corte di giustizia di giudicare i ministri ; di fatto è divenuto , o va divenendo quasi una alta corte di registro dei voleri della Camera dei deputati . Ogni volta che questa approva un progetto di legge di qualche importanza politica , che si sospetta non vada a genio del Senato , si contesta la sua autorità , poggiante meramente su regi decreti , e si minaccia anche di annullarlo coll ' infornata di nuovi membri che ne spostino la maggioranza . Ha potuto in questi ultimi anni , pel nucleo di uomini eminenti ed indipendenti dalla maggioranza , forniti dalle precedenti nomine , votare indipendentemente dal Ministero , nella questione degli abusi dei ministri del culto ; ha potuto anche per due anni tutelare la finanza dello Stato contro l ' intempestiva abolizione del macinato ; ma ha dovuto subire la pressione del ministero nella questione dei punti franchi , di quella della Camera dei deputati nella così detta riforma del Consiglio superiore d ' istruzione pubblica , che sotto colore di renderlo elettivo ha accresciuto il potere arbitrario ed incompetente del ministro ; di fatto , quale vera indipendenza di giudizio ha potuto spiegare nella più importante legge costituzionale dello Stato , la elettorale ? Questo ieri ed oggi . Cosa sarà del nostro Senato , anche senza alcuna clamorosa infornata , man mano che i vecchi gloriosi elementi andranno scomparendo , e che i nuovi i quali ogni anno vi s ' introducono ne mutano la composizione ; e più ancora quando in luogo di una Camera dei deputati nominata , nominalmente da 600,000 elettori , di fatto da 360,000 votanti , o meglio dalla loro semplice maggioranza , si costituirà una Camera di deputati gloriantesi della nomina da parte , come dicono , della nazione reale ? Quale sarà la condizione effettiva del Senato , intendo la sua forza reale di prestigio , di valore sociale e politico , davanti a un tal nuovo corpo elettorale composto di milioni , davanti alla Camera ed al Gabinetto che ne risulteranno , davanti alla stessa Corona ? Come provvedere a queste nuove ineluttabili condizioni ? Non vi è da far nulla ? Io so bene che abbondano nel nostro paese , né solo fra i più conservatori di Destra , i paurosi cui sembra un attentato , una rivoluzione , il toccare menomamente alla presente costituzione del Senato ; non mancheranno nemmeno fra i così detti progressisti quelli che preferiranno un Senato senza prestigio e potere reale . Ma giova sperare sia grande il numero di coloro i quali guardando in faccia la realtà delle cose , e le necessità organiche di uno Stato libero , non si accontentino di un progresso , che consiste nello sviluppo eccessivo , nella sua Costituzione , di un solo organo della nazione ; quello rappresentante la moltitudine numerica , in cui debbono prevalere quelli che meno hanno e meno sanno , e sopratutto la più ciecamente accessibile alle mobili correnti del momento , che fanno velo all ' intelletto dei popoli meglio dotati . Si comprende bene perciò , che fra gli stessi senatori l ' illustre relatore della Commissione sulla riforma elettorale , il Lampertico , si sia fatto l ' organo di quelli che più non possono guardare la costituzione odierna del Senato cogli stessi occhi di questi anni scorsi ; e se non ha stimato di addivenire ad una positiva e determinata proposta di riforma , ha tuttavia ben rilevato il disquilibrio procedente dalla trasformazione più democratica della Camera dei deputati . Si comprende bene ancora come un altro cospicuo senatore , il marchese Alfieri , abbia testé , nella discussione della riforma elettorale , proposto apertamente al Senato stesso di indirizzare una petizione a S . M . il Re ; perché nelle presenti nuove condizioni , rivegga la sua regia prerogativa sulla nomina dei senatori . La proposta è stata per verità ritirata dall ' autore medesimo , ma il suo concetto non è di quelli che non abbiano a risorgere più vigorosamente . Il problema in verità presenta molte e gravi questioni , e principalmente queste : può la riforma conciliarsi col nostro Statuto , e col bisogno che abbiamo di conservazione dello Stato e dei nostri ordini costituzionali ? E posto che la riforma abbia a farsi , come farla ? Come annodarla al Senato esistente ? Io mi propongo di dire su ciò il mio modesto avviso . II . I molti avversarî di una riforma del Senato in Italia argomentano principalmente da questi motivi : dal toccarsi che con ciò si farebbe all ' arca del nostro statuto , e dal nessun bisogno che si ha , dicono , di una tal riforma in Italia , ove il nostro Senato ha provato e prova egregiamente ; viene quindi in campo la gran difficoltà di ordinarne uno migliore . Ebbene vediamole in faccia codeste non lievi ragioni . Io non sono di quelli pei quali possa aver poco valore la stabilità dello Statuto . È innegabile che una delle principali e più benefiche forze della nostra ricostituzione nazionale si è questo Statuto , sotto il quale , e per la cui virtù si son potute raccogliere , ordinare e rendere attive e fortunate tutte le forze vive della nazione , atte a formarla e a mantenerla ; che ormai ci regge da oltre trent ' anni , attraverso la fusione di tanti antichi Stati , attraverso tante vicende e la successione di diversi Re . Senza dubbio le migliori costituzioni non sono quelle che possano sembrar tali alla mente astratta degli architetti politici , ma quelle che sono nate dalle condizioni storiche di una nazione , e che abbiano preso salda radice nelle medesime . Che il nostro Senato non corrisponda alle idee astratte di certi filosofi politici è possibile ; ma esso è una delle parti precipue e non delle meno gloriose della nostra storia contemporanea ; venne costituito così dalla mente sovrana di re Carlo Alberto , consigliato da uomini eminenti e ricchi , si è visto a prova , di capacità pratica , come un organo adatto a completare la rappresentanza e l ' organismo politico della nazione ; tale da contemperare colla nomina regia fra certe alte categorie , e colla qualità vitalizia dei suoi membri , ciò che vi ha di troppo esclusivo e di mobile nella sua rappresentanza elettiva popolare . Il riformarlo rende inevitabile il toccare , non già ad una legge ordinaria , ma all ' organismo fondamentale della nazione , che occorre invece mantener saldo ; oggi specialmente che il demos vorrebbe rinnovar tutto , sotto pretesto di meglio assestarlo . E toccata una tal pietra , quale argine opporre ai perpetui invasori e sconvolgitori ? Tutto possiamo riformare , ma soltanto nell ' orbita dello Statuto , quando si tocca ai suoi articoli , alto là ; si entrerebbe in un recinto sacro , che è sommo dovere giuridico e bene politico mantenere inviolato e inviolabile . È poi esatto tuttociò ? Chi sono i veri conservatori , potremmo domandare , quelli che vogliono tutto mantenere immobile , anche ciò che , se non minaccia immediata rovina per vetustà o cattiva costruzione , pure non più consente colle altre parti dell ' edificio , più non risponde al suo fine ? Ogni storia , ogni speculazione politica fondata sui fatti , c ’ insegna quanto sia vana la pretesa di voler conservar tutto immobilmente . Tutto si rinnova intorno a noi , tutto si muove ; invecchiano gli uomini , si rinnovano le generazioni , si manifestano nuovi bisogni , nuove idee , crescono gli ammaestramenti della legislazione comparata ; ed è possibile mantenere sempre alla stessa guisa gli organi costituzionali che più non operino bene in certe condizioni ? Lo Statuto è stato dichiarato perpetuo ed irrevocabile , ma rispetto al volere del principe che lo aveva largito , come legge fondamentale dello Stato , in quanto si trasformava da monarchia assoluta a monarchia rappresentativa ; non già come forma , come modo preciso di essere di codesta monarchia . Questa ultima pretesa non è stata e non poteva essere scritta nello Statuto , perché contrasta alla natura delle cose , che è legge superiore , universale ed ineluttabile . Machiavelli , che se ne intendeva tanto , insegnò che quegli Stati sono meglio ordinati ed hanno più lunga vita « che mediante gli ordini suoi si possono spesso rinnovare , ovvero che per accidente , fuori di detto ordine vengano a rinnovazione ; ed è cosa più chiara che la luce , che non si rinnovando questi corpi non durano . » Quei legislatori che hanno avuto la fantasia di volere in certe condizioni restare immobili a ogni costo , non han potuto reggere davanti alla realtà delle cose e delle forze esigenti le inevitabili alterazioni ; e , o han dovuto cedere in qualsiasi modo , o sono stati violentemente soverchiati . Nessuna costituzione scritta ha potuto mai resistere all ' azione del tempo ; quelle che hanno retto sono quelle che in un modo o in un altro , sia espressamente , sia per via di larghissima interpretazione , hanno saputo adattarsi alle nuove condizioni delle rinnovantisi generazioni ; le quali non hanno meno delle precedenti , e in particolare di quella del momento storico in cui la costituzione stessa è nata , il diritto di adattarla ai loro bisogni . La costituzione insomma non può essere come qualche cosa di fisso e di inalterabile dalle successive generazioni di coloro cui deve servire ; è qualche cosa di vivente , che è perciò suscettibile di accrescimento , di sviluppo , di modificazioni . Una costituzione che non abbia a sentire gl ' influssi del tempo e delle nuove condizioni è cosa morta , da museo o da collezione storica , non già organismo vivo e operante ; appartiene alla paleontologia non alla fisiologia politica delle nazioni . S ' intende che noi parliamo di una possibilità di movimento ossia di emendamento od adattamento , di cui sia dimostrata la convenienza e la necessità , non già per accattare perniciosa popolarità , o per correr dietro a vani ideali di cervelli fantastici , malsani e irrequieti . E ancora fuori di dubbio che nel toccare alle costituzioni , Come si esprimeva il Sismondi , fa d ' uopo avvalersi della lima non già dell ' accetta . La questione vera si è dunque se vi sieno oggi in Italia tali nuove condizioni morali politiche e sociali , da doverci far rinunciare , per evitare dei mali maggiori , al bene astratto od ideale di mantenere più a lungo tal quale il nostro Statuto , in ciò che concerne la costituzione del Senato . Però si aggiunge : sta bene che non si può pretendere che le costituzioni siano eternamente aut sunt , ma qui abbiamo una costituzione , la quale non prescrive nulla intorno al modo di riformarsi ; posto dunque pure che lo si possa in principio , bisognerebbe almeno determinare previamente il modo come esercitare questo diritto di riforma , in quali limiti , con quali procedimenti e guarentigie . È vero : noi abbiamo sotto questo aspetto due tipi di costituzioni . Alcune si sono considerate come di ordine diverso dalle altre leggi e superiori , in guisa da richiedere modi diversi e più difficili per emendarsi . Tali sono , ad esempio , quella degli Stati Uniti di America , che richiede l ' approvazione , non solo dei due terzi delle Camere , ma anche la ratifica dei tre quarti degli Stati o delle loro convenzioni ; la belga , la quale esige che il bisogno della revisione del patto fondamentale sia dichiarato dal potere legislativo , quindi prescrive lo scioglimento di diritto delle due Camere , lo stabilimento , da parte delle nuove , di concerto col Re , dei punti della revisione , e la loro approvazione da ogni ramo del Parlamento nel numero dei due terzi dei suoi membri , e dei due terzi dei votanti . Più semplicemente , in questo stesso ordine di idee , le odierne costituzioni della Prussia , dell ' Impero germanico e dell ' Austria , salvo naturalmente la sanzione del sovrano , si accontentano della approvazione delle due Camere a due terzi dei voti . E a questa semplice guisa le abbiamo viste difatti modificarsi nel 1873 , ora in Prussia per ciò che concerne le condizioni delle chiese , ora nell ' Impero germanico sulla competenza di esso , ora in Austria per abolire la elezione dei deputati da parte delle diete dei vari regni o paesi , e per sostituirvi le elezioni dirette . Altri invece non hanno fatto differenza , e hanno detto che quando lo Stato ha stabilito gli organi della sua vita politica , e questi organi hanno nei modi ordinari riconosciuto la necessità o la convenienza di una riforma , questa è pienamente legittima . Tipo di questi ultimi la vecchia Roma e la moderna Inghilterra , che nei modi ordinari hanno per secoli sviluppato le loro costituzioni , le più ricche e gloriose del mondo antico e del moderno . A quale di questi tipi deve appartenere l ' Italia ? Per verità si potrebbe disputare se , anche in Italia , non ostante la mancanza dei potenti freni conservatori della società politica romana antica e della inglese moderna , non valga meglio il sistema di emendare i nostri articoli costituzionali , sia adattandone la interpretazione ai nuovi bisogni , sia correggendoli espressamente nella forma ordinaria ; anziché suscitando , non diciamo con apposite costituenti , ma con procedure ed elezioni particolari come nel Belgio , tutte le correnti rivoluzionarie . A ogni modo io non disconosco potersi preferire idealmente , come fa il Bonghi , il sistema prudente e più generale oggidì , di determinare , innanzi di avventurarsi a riformare gli statuti , il modo e le condizioni particolari come emendarli ; richiedendo , per esempio , la presenza dei due terzi dei membri in ogni Camera , e l ' approvazione dei due terzi dei votanti . Ma occorre non esagerare . Dove questo esercizio di un diritto fondamentale non sia determinato in un modo particolare , vuol dire forse che questo diritto non ci sia ? Ogni Stato ha tra i suoi precipui diritti quello di conservarsi e di perfezionarsi come tutti gli organismi viventi ; ed ove sia dimostrato abbisognare alla sua conservazione ed al suo perfezionamento una certa riforma , nulla importa che non esista una legge particolare come effettuarla o conseguirla ; il diritto e l ' organismo per provvedervi esiste sempre nel potere sovrano e quindi nei poteri legislativi dello Stato , in Italia , nella Camera dei deputati , nel Senato e nel Re , che sono appunto istituiti per provvedere secondo il bisogno agli ordini occorrenti allo Stato . In Italia insomma il tacersi nello Statuto del modo come riformarlo non vuol dire che questo diritto immanente in ogni Stato , sia scritto o no , non vi sia , ma che il così detto potere costituente è compenetrato nel legislativo ; per usare un ' espressione del Guizot , vuol dire che il potere dei dì di festa vi è identico a quello dei dì di lavoro . D ' altra parte è poi vero che lo Statuto in Italia sia rimasto affatto inalterato , né soltanto per la diversa azione relativa ed effettiva dei vari organi da esso costituiti ? Già prima ancora che si adunasse il primo Parlamento , l ' art . 77 che dichiarava la coccarda azzurra come la sola bandiera nazionale fu abrogato espressamente dallo stesso Re Carlo Alberto . Ma è forse scritto nello Statuto , ed è abbisognato , non diciamo una costituente ma una previa legge particolare sulle emendazioni di esso , per istituire le guarentigie della Santa Sede ; ossia per riconoscere al Sommo Pontefice i privilegi personali di sovrano , che secondo lo Statuto non possono appartenere che al solo capo della dinastia nazionale , esercitante le prerogative della Corona sotto la responsabilità dei suoi consiglieri e ministri davanti al Parlamento ? Sicuramente in Italia quando , per certi provvedimenti richiesti dal progresso e dai bisogni dello Stato , ci siamo trovati a fronte di certi articoli dello Statuto , la cui lettera poteva parere di fare ostacolo , i poteri competenti han preferito di interpretarli largamente e liberamente , in guisa da fare a meno della loro esplicita abolizione . Così segnatamente , cito un solo esempio , si è fatto ripetute volte rispetto all ' art . 1 che dichiara il cattolicismo la religione dello Stato , e gli altri culti ora esistenti semplicemente tollerati ; che per poterlo mantenere nello Statuto , davanti allo sviluppo della nostra coscienza giuridica , è bisognato intenderlo in modo da conciliarlo colla piena sovranità dello Stato e coll ' eguaglianza dei cittadini davanti la legge . Similmente , ove fosse dimostrata la convenienza di emendare lo Statuto in ciò che concerne la nomina dei senatori , da rendere elettivi , si potrebbe benissimo continuare a farli nominare dal Re , però in seguito alla designazione o presentazione dei corpi o collegi investiti di codesto potere . La vera questione dunque non è nella mancanza del diritto di emendare lo Statuto , diritto in sé incontestabile , e che potrebbe in questo caso del Senato continuarsi ad esercitare per via di adattamento senza abrogarne esplicitamente gli articoli ; non istà nemmeno nella mancanza di un ' apposita legge costituzionale che determini le condizioni e i modi delle emendazioni esplicite dello Statuto ; legge che si potrebbe facilmente introdurre , esigendo previamente per esse emendazioni , oltre la sanzione del sovrano , l ' approvazione dei due terzi della Camera e del Senato ; ma consiste nella ragione intrinseca di mutare o pur no l ' odierno modo di nominare i nostri senatori . Anche qui molti argomentano contro la riforma dalla prova del Senato medesimo , che dicono buonissima . È vero . Colla nomina regia , ben più facilmente di quello che avrebbe potuto farsi dalla volubile marea popolare , si è raccolto sempre in esso il meglio della nazione per altezza intellettuale e servigi resi al Re e alla patria , come per censo ; il modo più atto , aggiungono , per comporre un senato autorevole , per la qualità personale dei suoi membri , a fronte di una Camera di deputati fondata sulla quantità degli elettori . Esso talvolta ha potuto opporsi a certe risoluzioni della maggioranza della Camera , ma sempre quando erano poco mature , e incontravano soverchia resistenza nella nazione o in certe sue parti ; ma non è stato mai ostinato . Ha rigettato i progetti sul matrimonio civile e sul pareggiamento dei chierici nei doveri militari , ma li ha accolti quando la riforma si era chiarita matura ; così lo abbiam visto recentemente procedere nella abolizione del macinato . Nessun progresso è stato realmente da esso impedito , mentre l ' essere stato composto dalla nomina regia ha giovato al prestigio così prezioso della Corona , di cui non è lecito e non giova sfrondare le prerogative , oggi particolarmente che il demos si eleva tanto nella vita pubblica . D ' altro lato un Senato elettivo , in qualunque modo ciò si faccia , non solo isola il Re nello organismo della nazione , e dà una troppa ampia ed esclusiva parte alla elezione popolare negli organi legislativi dello Stato , ma finirà col riuscire una seconda edizione dell ' altra Camera . È un illusione il credere che i senati , in qualsiasi modo composti , possano mai riuscire atti a fronteggiare realmente le Camere dei deputati , organi rappresentativi diretti della nazione ; e se mai riuscissero così forti , si creerebbe un vero dualismo nello Stato , il quale renderebbe impossibile quella elasticità fra i poteri che occorre nella vita pubblica . Si crea non un organo di giusta moderazione della Camera dei deputati , ma una doppia rappresentanza , che nei contrasti rende impossibile o più difficile la loro composizione . Valga all ' uopo l ' esempio di quelle colonie inglesi nelle quali , essendo il Senato fatto elettivo , esso ha preteso , anche nelle materie finanziarie , agli stessi poteri dei deputati , come una seconda Camera popolare ; e si son resi così lunghi ed aspri i conflitti da far proporre autorevolmente in quella di Vittoria l ' abolizione della elezione popolare , e la sostituzione della nomina regia . Mantenendo insomma il Senato presente in Italia , non solo si continua il beneficio inestimabile di mantenere inviolate le basi dello Stato , lo Statuto e le prerogative della Corona , ma si mantiene un corpo , che colla sua origine indipendente dalle correnti della piazza e colla qualità vitalizia dei suoi autorevoli membri , offre un eccellente organo di conservazione dell ' ordinamento costituzionale , e altresì un organo d ' inapprezzabile saggezza politica . Se non che sta d ' altra parte che il Senato del tutto regio , come da noi , è stato provato in più di una nazione , eppure non solo cadde in Francia nel 1848 , e ristabilito nel 1852 ricadde malamente nel 1870 e più non risorse ; ma è stato abolito anche negli altri Stati che lo avevano adottato , come in Olanda e in Spagna . Oggi , tranne che in Italia , e se si vuole alcune colonie parlamentari inglesi come il Canadà , tutte le costituzioni delle varie monarchie di Europa e di America , come vedremo or ora , o hanno rigettato del tutto i senati regi , e han fatto eleggere i senati in vario modo dalla nazione , o li han fatti misti di elementi diversi , regi ed ereditari , di ufficio ed elettivi . Egli è vero essersi opposto che , se il Senato regio è caduto o è stato rigettato altrove , vorrà dire che non si adattava alle loro condizioni , ma non vorrà dire che non si debba adattare alle nostre . Però ciò non distrugge l ' importanza del fatto che è troppo generale per essere accidentale o arbitrario ; e inoltre è pienamente giustificato con ragioni che si applicano a tutti i paesi nel periodo di civiltà o di sviluppo politico odierno . Codeste ragioni , quando si trattava di rivedere lo Statuto di Re Carlo Alberto , vennero esposte con grande acume e giustezza da un uomo politico di mente sovrana , quale si chiari poi il conte di Cavour ; e le sue parole meritano di essere ricordata ancor oggi . Per ottenere , egli osservava , non l ' equilibrio dei poteri che è una vana metafora dei vecchi pubblicisti , ma lo svolgimento ordinato e progressivo degli Stati liberi : « è indispensabile dividere il potere legislativo fra due assemblee , nell ' una delle quali l ' elemento popolare , la forza motrice predomini , mentre nell ' altra l ' elemento conservatore , coordinatore , eserciti una larga influenza . Respingendo l ' idea dello equilibrio , vogliamo costituire la gran macchina politica in modo che lo impulso acceleratore sia combinato colla forza moderatrice ; vogliamo accanto alla molla che spinge , il pendolo che regola e rende il moto uniforme . Ma per ciò ottenere non basta scrivere nello Statuto che vi saranno due Camere ; bisogna far sì che quella il cui ufficio è di temperare l ' ardore dell ' altra , possegga una forza intrinseca tale da opporre un ' efficace resistenza alle passioni violente degl ' impeti popolari disordinati , alle fazioni incomposte e sovvertrici dell ' ordine . » Detto quindi essere impossibile conseguire questo scopo in Italia con una Camera ereditaria come in Inghilterra , rigettava del pari un Senato di nomina del Re . « Una Camera , osservava , scelta dal potere esecutivo , fra certe categorie dalla legge stabilite , sarà probabilmente un corpo politico rispettato per i suoi lumi , per la sua integrità , ma non eserciterà mai un ' influenza tale da potere contrabilanciare l ' azione della Camera popolare . L ' opinione pubblica , questa vera regina della società moderna , considererà i membri chiamati a comporla come i deputati del governo , quindi le loro deliberazioni non saranno mai reputate pienamente indipendenti e non avrà mai grande autorità ... Quindi essa sarà ridotta ad esercitare le funzioni di Consiglio di Stato perfezionato , cioè a migliorare la redazione delle leggi che escono imperfette dalla Camera popolare , ed a preparare gli argomenti che versano sui punti più difficili della legislazione . La Camera dei Pari francesi , dopo la rivoluzione di luglio , quantunque racchiudesse , oltre le antiche illustrazioni dell ' Impero , molti uomini distinti per meriti letterarii , scientifici e per glorie militari , non che varii dei primi magistrati e dei più abili amministratori del Regno , non fu mai un vero potere politico , piegò avanti a tutti i ministeri , né contrastò mai colle mutabili maggiorità della Camera dei deputati . » Finiva col propugnare il Senato elettivo , sebbene per verità non approfondisse la questione del modo di elezione più degno di preferenza , e lasciasse perciò molto a dir in proposito . Il difetto grave ed invincibile dei senati regi , come il nostro , non ostante l ' alto merito dei suoi membri , è difatti la mancanza del primo fondamento di un vero potere politico , l ' indipendenza e il prestigio . Si può comporlo come si voglia di persone indipendenti per condizione sociale , per carattere , per ufficii , e a vita ; ma avendo lo Statuto sancito che il loro numero è illimitato , cioè data al governo la così detta libertà dell ' infornata , e potendosi così sempre spostare la maggioranza del senato , non si ha un vero corpo politico libero e indipendente . E in verità ammesso il sistema non si può fare a meno di ciò , perocché altrimenti si darebbe a un solo organo un potere di sconoscere le esigenze dello Stato ; diritto che non hanno né la Camera dei Deputati che è dissolubile , né in certo modo lo stesso Re , le cui prerogative nel loro esercizio sono soggette a molteplici guarentigie costituzionali . Soprattutto l ' esperienza ha messo fuori di ogni ragionevole contestazione che le nomine regie non valgono oggidì a conferire quel prestigio che occorre a costituire i corpi politici , e a moderare le intemperanze delle maggioranze dominanti nella Camera dei deputati . Qualunque siano gli eletti , essi hanno sempre un peccato di origine , di essere non un potere proprio , ma una seconda edizione di un altro potere . L ' ultimo dei deputati ha una autorità effettiva e un potere politico incomparabile , perché dietro a lui ci stanno i 50 , i 100,000 , il cui collegio gli ha dato l ’ ufficio di rappresentarli ; i più illustri senatori non paiono che individui . Non sono quindi atti né a sostenere efficacemente la Corona , né a moderare l ' altra Camera , più di quello che questa medesima voglia concedere . L ' arco che non è capace di resistere non è capace nemmeno di appoggiare , e non può dare nessun appoggio efficace una assemblea da cui non può aspettarsi alcuna efficace resistenza . In Italia abbiamo già accennato che la nomina regia ha potuto valere a comporre un Senato composto di elementi degnissimi , e personalmente superiori alla più gran parte dei deputati , per capacità intellettuale e pratica , e per condizione sociale , ma essi sono senza comparazione alcuna scarsi di forza politica . Il Senato diviene così un più alto Consiglio di Stato , chiamato ad approvare le proposte del Governo e della Camera , raddrizzandole nelle parti secondarie . Le sue dotte discussioni son poco considerate , gli stessi ministri , nemmeno nella distribuzione del lavoro legislativo , e nelle presentazioni delle leggi , fatte in guisa che non sempre può studiarle ad agio e correggerle , non gli hanno avuto e non gli hanno quel riguardo che gli dovrebbero , perché non hanno a temerne ; e continuerà sempre più ad esser ridotto a votare le leggi più importanti poco più che pro forma , perché sanno che pieno di alti ufficiali pubblici ed uomini di senno , i quali debbono sentire la necessità e le convenienze della vita pubblica , non assumono la responsabilità , non votando certe leggi o modificandole , di porre ostacoli alla volontà della Camera dei deputati . Essi non han forza davanti al governo che può spostarne la maggioranza , né davanti al popolo che è stato estraneo alla composizione del Senato . I senatori stessi , nei casi gravi , quando si trattasse di correggere un ' intemperanza della Camera dei deputati , per lo meno esitano , perché sanno di esser deboli a fronte di essa , quasi quasi si direbbe che si sentano paralizzati dalla accusa di non essere legislatori che per decreti del potere esecutivo . E , ripetiamolo , questi mali lungi di poter andar scemando non potranno che crescere collo allargamento della base popolare della Camera dei deputati . Il demos , se ne persuadano bene gli oppositori , continuandosi come adesso , sarà sempre più esigente verso un tal Senato , e quindi senza freni costituzionali . Di nome noi avremo le due Camere , di fatto la Camera unica e oltrepotente ; tanto più oltrepotente in quanto gli elementi moderatori dello Stato , per il modo col quale vengono chiamati a comporre il Senato , sono fatti impotenti . Finalmente è ad osservare a quei che temono per la Corona e quindi per le forze conservative da una riforma del Senato , che esso in Italia non è regio che in apparenza . Tutti sanno che le nomine oramai son fatte in realtà dai ministri . Senza dubbio appartiene al Re la prerogativa di comporre il Senato , ma sappiamo ancora come questo diritto è astratto e potenziale ; di fatto , in una monarchia parlamentare come la nostra , non è possibile che il Senato non riesca una emanazione del ministero , cioè della maggioranza della Camera dei deputati ; senza che ciò per altro riesca a conferire al Senato quel prestigio , di cui avrebbe bisogno per il migliore adempimento delle sue funzioni . Il diritto del Re praticamente non può essere che l ' esercizio di una influenza , e di una persuasione sui ministri . La ragione è chiara . Oltre ai motivi che renderebbero impossibile a un ministero di sfuggire ogni responsabilità davanti al Parlamento nelle nomine dei senatori , motivi che non crediamo qui necessario di ricordare , basterebbe questa considerazione . Ove il Re volesse delle nomine sgradite al ministero , o ne rifiutasse le proposte senza riuscire a farlo rinunciare alle medesime , il che vuol dire alla loro politica ; non avrebbe altra via che accettare la loro dimissione , chiamare altri ministri e sciogliere la Camera . Ma ciò evidentemente non sarebbe possibile se non in certe condizioni politiche del paese ; bisogna ci sia in esso una tale ragionevole presunzione di appoggio , da potere avere una tal politica di resistenza l ' approvazione della maggioranza ; il che vuol dire essere questo un rimedio estremo cui appigliarsi in casi straordinari ed eccezionalmente gravi , non già nell ' esercizio ordinario della regia prerogativa . La questione dunque si è , non tra il sistema di nomina regia , e la elettiva della nazione , ma tra la nomina ministeriale cioè indiretta della maggioranza della Camera dei deputati , e quell ' altra qualsiasi del paese , in tutto o in parte , che si voglia sostituire . Quando si propugna oggidì la nomina , in tutto o in parte , dei senatori dalla nazione , in realtà non si sfronda la prerogativa della Corona , non si diminuisce il potere effettivo del Re , ma si limita il prepotere della maggioranza della Camera dei deputati , e del ministero che ne è la risultante . E oggi che la Camera dei deputati acquista un prestigio incomparabile mediante la sua elezione dai milioni della moltitudine , e che i nostri futuri ministri come capi di questa maggioranza saranno per necessità più alti e più forti nello organismo dello Stato ; non si toglie nulla al Re facendogli rinunciare alla firma della nomina dei senatori , specialmente se in parte , ma si tempera alquanto la oltrepotenza ministeriale ; si rende migliore la rappresentanza complessiva ed organica della nazione , dando anche al Senato una parte di quel prestigio che forma la grandezza dei deputati . IV . Però se non è malagevole il dimostrare che si ha diritto , convenienza e opportunità a riformare il nostro Senato , il difficile si è di riformarlo bene ; tale da farlo riuscire un eminente ed autorevole organo di saggezza legislativa e di conservazione degli ordini liberi dello Stato , senza riuscire , si noti ciò bene , antipatico od ostile al demos ; tale da essere popolare eppure non riuscire ad una seconda edizione della Camera dei deputati ; atto a moderarla senza porsele sistematicamente a fronte . Senza fare una completa rassegna , che sarebbe troppo lunga soverchia , di ciò che è stato fatto in proposito dagli altri legislatori , mi basta ricordare i tipi principali . I Belgi hanno ricorso al sistema più semplice , quello di fare eleggere i senatori dagli stessi elettori che eleggono la Camera dei deputati ; ristringendo solo , quanto all ' età e al censo , le condizioni della eleggibilità , prolungando la durata della funzione e il periodo di rinnovazione parziale ; il che dà al Senato un ' eguale base popolare , e riesce , senza porlo in opposizione alla Camera dei deputati , a comporlo di elementi più temperati , a modificarlo più lentamente , e quindi a mantenere in esso più facilmente una tradizione politica , e a renderlo meno accessibile agli sbalzi e ai capricci momentanei della marea democratica . E parrà forse il sistema più accettevole , ma ha il difetto di essere composto degli stessi elementi dell ' altra Camera , di avere gli stessi influssi , epperciò di poter riuscire difficilmente un corpo che valga a supplire alle deficienze di una Camera popolare rappresentante solo l ' elemento numerico della moltitudine . Si aggiunga che nel Belgio , ove l ’ elettorato è fondato puramente sul censo , questo difetto è solo latente ; ma il problema è tutt ' altro quando i deputati siano nominati a suffragio universale o quasi universale . Può allora appagare un tal sistema che fa nominare deputati e senatori dalla sola moltitudine , che per propria natura annega nella sua maggioranza di mero numero i vari elementi dello Stato , e quelli che più specialmente possono ben moderarlo ? Si capisce quindi come in Danimarca , in cui il Senato o Landsthing è ancora eletto dagli stessi elettori , abbiano cercato di contemperare ciò con alcuni senatori nominati dal Re ; e forse più ancora facendo nominare gli stessi senatori elettivi col sistema proporzionale del quoziente , la cui discussione mi condurrebbe troppo lungi e che non sarebbe ora opportuno ripigliare . Il sistema che abbia provato meglio di tutti è senza dubbio quello degli Stati Uniti di America , di far nominare il Senato non dagli stessi elettori , ma dalle legislature locali degli Stati che compongono la Federazione ; ed è riuscito , senza eccettuarne nemmeno la Camera dei Lordi e quella dei Magnati di Ungheria , comunque fondate su forze storiche sociali e politiche eccezionali , il solo Senato degli Stati moderni più autorevole e più forte della stessa Camera dei deputati . Ma è un sistema che nella sua precisa forma è troppo legato al complesso della Costituzione americana federale per potere essere adottato altrove . Nelle monarchie unitarie non potrebbe essere applicato che al modo dell ' Olanda nel 1848 , quando abolirono il Senato regio , e della Svezia nel 1865 , quando abolirono le vecchie Camere medioevali dei quattro Stati , e vi sostituirono una Camera dei deputati , e un Senato eletto dai Consigli provinciali . È parso che essendo questi eletti dal corpo elettorale comune , e componendosi perciò degli elementi più autorevoli delle provincie , dovessero mandare al Senato i migliori uomini dello Stato ; e questi avessero ampia e salda base nel suffragio pubblico senza riuscire organi immediati della moltitudine . Io ho proposto altra volta l ' imitazione di questo sistema come relativamente il migliore ; ma mi si è opposto principalmente che con ciò si cacciava la politica nei consigli provinciali , da cui converrebbe tenerli lontani . E debbo lealmente aggiungere che , riflettendoci sempre più , non solo questa ragione mi è parsa più grave di quello che prima non mi sembrasse ; ma ho osservato che al modo come riescono eletti od operano in molte provincie d ' Italia i Consigli provinciali , il sistema non potrebbe affidare . Da una parte essi sono i rappresentanti del demos , e il Senato eletto da loro non potrebbe rappresentare che lo stesso elemento ; dall ' altra si vede che uno dei gravi difetti della nostra vita pubblica si è la soverchia prevalenza in certe provincie delle deputazioni provinciali , e il cumulo nelle stesse persone di consiglieri o deputati provinciali , presidenti o consiglieri delle opere pie e delle altre amministrazioni pubbliche locali , senatori e deputati al Parlamento ; epperciò così oltrepotenti sui Prefetti e sul Governo da far considerare come precipuo fra i nostri problemi odierni , l ' indipendenza della giustizia e delle varie amministrazioni dai deputati e dalle ingerenze politiche . Il dare anche la nomina dei senatori ai soli consigli provinciali , rischierebbe di accrescere nelle provincie l ' oligarchia delle loro deputazioni e peggiorare la pubblica amministrazione . Per parte mia , lo dichiaro schiettamente , queste ragioni mi han fatto rinunciare alle proposte fatte precedentemente in proposito . Io non ho paura di essere accusato di aver mutato alquanto in questa parte di opinione . A che servirebbe il procedere negli anni , negli studi e nelle riflessioni , a che gioverebbe la pubblica discussione , se non dovesse trarsene lume ? I più hanno istituito dei senati misti svariatissimi . Il Brasile ha timidamente fatta proporre i senatori dalle provincie interne , e ne ha dato la scelta fra esse alla Corona ; ma è un sistema bastardo su cui non giova insistere , parendo manifesto cumulare malamente i difetti della nomina dei Consigli provinciali e della regia . In Austria la Camera dei Signori si è composta , oltre degli elementi di diritto , quali i principi della casa regnante , di membri ereditari e di membri a vita nominati dal sovrano . Nel regno di Rumania il Senato è composto di membri di diritto , e di altri eletti dai proprietari fondiari di un certo censo . La Prussia ha composto il suo Senato di 304; di cui 66 ereditari , 85 a vita , 4 per ragione di ufficio , 100 rappresentanti della gran proprietà , 11 di Università e fondazioni , 38 nominati dalle principali città . Tutti questi concetti , nella elaborazione dell ' odierna costituzione francese del 1875 , furono vagliati e rigettati in Francia , e si riuscì a comporre il presente Senato di 300 ; per un quarto , cioè di 75 , eletti a vita , dapprima dall ' Assemblea nazionale , i quali membri vengono poi di mano in mano sostituiti dal Senato stesso , vale a dire per cooptazione ; gli altri tre quarti sono nominati a tempo da speciali collegi elettorali dipartimentali , composti degli eletti dal suffragio universale a più gradi : cioè dei deputati al Corpo legislativo , dei consiglieri provinciali e circondariali , e di un delegato di ogni comune . Ora essendo i comuni in Francia sminuzzatissimi , il più miserabile comunello rurale si è così pareggiato alle grandi città in cui si agglomera il demos operaio , quali Parigi , Lione , Marsiglia , che sono perciò rimaste annullate nella elezione dei Senatori . In tal guisa codesto Senato , senza riuscire ostile alla repubblica , è riuscito moderatore , e così forte da poter frenare la Camera dei deputati ; tanto che il demos vorrebbe , se non abolirlo , modo radicale di superare certe difficoltà troppo caro ai Francesi , almeno trasformarlo , non sappiamo ancora in qual forma precisa . Finalmente il Senato più recentemente formato in Europa , quello della monarchia spagnuola , secondo la vigente costituzione del 1876 , si è composto di 360 membri ; dei quali 30 di diritto ( Principi reali , Grandi di Spagna , Capitani generali , Arcivescovi e Presidenti dei tribunali supremi ) e 150 nominati dalla Corona , a vita , tra certe alte categorie simili a quelle del nostro Statuto ; in tutto indipendenti dalla nomina pubblica 180; gli altri 180 , di 30 eletti da certe corporazioni eminenti dello Stato , quali le nove provincie ecclesiastiche , le sei accademie , le dieci università e le cinque società economiche ; e gli altri 150 eletti dai collegi speciali delle provincie , composti delle deputazioni provinciali , dei delegati e dei maggiori imposti di ogni comune . Il mondo civile contemporaneo ci offre dunque in proposito tutti i tipi e tutte le mescolanze possibili , fra cui scegliere ciò che meglio si adatterebbe alla nostra Italia . V . Scrivendo in Italia sulla riforma del Senato , fortunatamente si può fare a meno di insistere sul principio che di solito occorre previamente stabilire in argomento , cioè l ' utilità e la necessità di una seconda Camera in uno Stato che voglia mantenersi libero e bene ordinato . In Francia potrà ancora disputarsene contro i democratici superlativi ; da noi , che io sappia o ricordi , non vi è forse uomo o giornale di qualche conto che non l ’ ammetta . Vero è che poi , in pratica , da certuni si vorrebbe umilissimo servitore o registratore dei voleri della maggioranza della Camera dei deputati . È ammesso da tutti che il dare un solo organo alla formazione ed espressione della volontà nazionale , si è render codesta formazione ed espressione troppo subitanea , precipitosa , inconsiderata . L ' esperienza giornaliera insegna ai più sordi e ciechi che le leggi , quali vengono dalla Camera dei deputati , riescono troppo bisognose di correzioni per non reputare indispensabile un altro organo di riconsiderazione . E sebbene non sia così chiaro alla coscienza di tutti , è abbastanza sentito che una sola Camera popolare vorrebbe dire praticamente il dispotismo di una maggioranza , il maggior pericolo di una democrazia ; la quale appunto , se non vuole corrompersi come tante altre che ci ricorda la storia , ha d ' uopo , come insegnava lo stesso eminente filosofo del radicalismo inglese , lo Stuart Mill , che ordini un centro di resistenza verso il suo prepotere . Se non che non tutti convengono in ciò per gli stessi motivi , e occorre ben determinarli , perché secondo che prevalgono gli uni o gli altri , la composizione del Senato avrà a riuscire di uno o di un altro modo . Io non intendo qui di rifare una disputa puramente scientifica , ma è evidente che , se si volesse un Senato , come al tempo del dominio della scuola dei tre poteri , il Re , i Grandi ed il Popolo , il Senato dovrebbe costituirsi dei capi dell ' aristocrazia . La scienza odierna ha rigettato una tal teoria , e non è necessario combatterla qui . Noto soltanto che nemmeno il nostro presente Senato è una rappresentanza dell ' aristocrazia a fronte del Re e del popolo ; tutti sanno che da noi esso è un ' accolta di notabili , per ufficî : e per censo , scelti anzi a preferenza fra i più alti ufficiali pubblici . Nello stato odierno delle società politiche , almeno della italiana , l ' aristocrazia come classe sociale , intitolata giuridicamente ad una privilegiata costituzione , rappresentanza ed azione politica non esiste . Inutile disputare se sarebbe o pur no bene che vi sia certo non vi è , e non saprebbe esserci . Può concepirsi in Inghilterra , in Ungheria , e fino a un certo punto in Germania , in Austria in Russia , ove non è passato il livello della rivoluzione francese e del codice Napoleone , e ove non sono prevalenti i concetti della più democratica civiltà latina ; ma la società vi è ancora costituita gerarchicamente , e i nobili hanno grande potenza sociale prima di averla politica . In Italia nessuno può quindi pensare a riformare il Senato nel senso di farne una rappresentanza dell ' aristocrazia , o della maggior ricchezza fondiaria per contrapporlo alla Camera della moltitudine dei nulla o dei meno abbienti . Altri concepiscono il Senato come un potere a perfetto equilibrio della Camera dei deputati e della Corona . Nemmeno questo concetto è esatto , e lo abbiamo già visto colle parole di Cavour . Questo equilibrio non ha esistito mai , nemmeno nei popoli meglio equilibrati del mondo antico o moderno ; non nella vecchia Roma , ove nei migliori tempi della repubblica , per esempio al tempo di Annibale , prevaleva il Senato , il quale appunto per ciò poté opporre la sua virtù di resistenza al formidabile cartaginese ; non nella Inghilterra , ove secondo i tempi prevalsero il Re , i Lordi , e oggi i Comuni . Il Senato , nello stato attuale delle nazioni europee , in qualunque modo si costituisca , non equilibrerà mai effettivamente la Camera dei deputati , e nemmeno la potenza morale di una dinastia popolare o storica . E non è necessario un tale equilibrio , che è una creazione di vecchi ideologi politici . L ’ ufficio , la ragion di essere del Senato non solo non è quello di contrapporre alla rappresentanza del demos quella dei nobili o ricchi , e nemmeno di equilibrare perfettamente i poteri , ma quello di dare alla nazione e alla società una rappresentanza dei diversi elementi sociali più notevoli per qualità ; che giova avere nello Stato libero , e che non è possibile si abbiano in una Camera popolare ; e questa rappresentanza non è fatta a fine di contrapporsele , ma di completarla e migliorarla ; di costituire un altro organo della ragione razionale , che possa supplire alla deficienza inevitabile di quello della moltitudine semplicemente numerica ; atto non già ad annullare il volere maturamente considerato ed espresso del popolo ma a meglio elaborarlo e formarlo , dando in esso corpo , voce ed azione moderatrice a vari elementi degni di conto nella formazione della volontà della nazione . A quest ' uopo , per me , non reputando accettevole né il citato sistema belga di fare eleggere il Senato dagli stessi elettori della Camera dei deputati , né lo americano o meglio olandese e svedese di farlo eleggere dai Consigli provinciali ; tutto considerato , nelle nostre condizioni , il meglio mi parrebbe di costituirlo misto di vari elementi , la cui contemperanza meglio valga a fargli conseguire il suo fine . Oltre i principi della Casa reale , che in una monarchia non possono non essere Senatori di diritto , prima di tutto a me parrebbe che non sia il caso di abolire del tutto la nomina regia nella composizione del nostro Senato . So bene che il Re non può avere , in una monarchia parlamentare come la nostra , un potere affatto personale in proposito , e che di fatto sarebbe esercitata la nomina dal Ministero . Ma è sempre bene non escludere del tutto il Sovrano , che per propria natura , per il pubblico bene , partecipa a tutti i poteri dello Stato , dalla composizione del Senato . Il suo intervento può aver sempre una certa influenza moderatrice e complementare rispetto alla azione degli altri elementi , una forza morale preziosissima che giova tenere in riserva . Si avrebbe con ciò anche il vantaggio non dispregevole di annodare meglio il diritto esistente col nuovo , e di non andare colla scure nella costituzione degli organi politici . Il costruire ab imis fundamentis potrà valere nei terreni vergini di umane costruzioni , non già sui campi politici nei quali è per lo meno un ' illusione di cervelli fantastici quello di potere bene fabbricare a nuovo , e senza radici nelle istituzioni esistenti . La stessa azione del Ministero nelle nomine della Corona , in certi limiti , giova allo scopo , fornendo il modo di introdurvi dei cittadini più meritevoli , specie fra i più eminenti ufficiali pubblici , più ricchi di capacità legislativa , politica e pratica , riconosciuti da tutti come elemento preziosissimo di ogni Senato , e che possono tuttavia essere trascurati dal corpo elettorale qualsiasi che dovrebbe eleggere i Senatori . Un ' altra parte si potrebbe dare alla elezione del Senato stesso . La cooptazione , se come modo esclusivo di comporre un Senato non può essere sostenuto , perché creerebbe un Senato affatto indipendente dalla nazione e dalle correnti di esso , in certi limiti si giustifica pienamente . Il Senato è meglio di ogni altro interessato a chiamare nel suo seno gli uomini più eminenti della nazione , che fossero trascurati dalle intolleranze popolari e ministeriali ; e si può metter pegno , che come in tutti gli organismi , non fosse altro l ' istinto della propria conservazione , in vita e in potenza , gli farà scegliere le persone più adatte a dargli la maggiore autorità morale , sociale e politica ; le migliori nomine in complesso saranno le sue . Per il resto bisogna sempre affidarsi alla elezione nazionale . Qui sorge la questione più grave , quella degli elettori speciali del Senato . Il miglior concetto , astrattamente , parrebbe forse essere quello prevalente in Germania di fare eleggere il Senato moderatore dagli organismi , dalle corporazioni sociali , che possano essere considerati come i naturali elementi moderatori della società ; l ' alta aristocrazia , la Chiesa , la gran proprietà , e potrebbe aggiungersi la scienza , la magistratura , l ' alta industria e l ' alto commercio . Ma in Italia evidentemente , finché almeno il papato non avrà rinunciato a ogni pretesa di ristabilimento del potere temporale , la Chiesa è ostile al Regno d ' Italia , ed è assurdo il chiamarla a conservarlo e a svilupparlo ; l ' aristocrazia come classe politica non esiste , e i privilegi che si conferissero ai nobili di sangue parrebbero per lo meno un anacronismo . Resterebbero per verità altre istituzioni , altri elementi sociali più o meno organizzati o capaci di organizzazione e non ostili al demos , anzi la parte più eletta del popolo , epperciò degni di considerazione in proposito . Ma quanti e quali sono essi , e come proporzionare i Senatori fra loro ? Quanti bisognerebbe darne , per esempio , alla Magistratura , alle Università , alle Camere di Commercio , e così via seguendo ? Il sistema potrà essere seducente a primo aspetto , ma , in questa forma , mi pare aperto a troppe obbiezioni ed inapplicabile . Io credo il miglior sistema sarebbe in Italia di far nominare codesti Senatori elettivi da collegi speciali ; i cui elettori , come principio generale , si comporrebbero degli appartenenti alle categorie fra le quali il Senato odierno è scelto . Carattere precipuo di questi elettori senatoriali sarebbe perciò di essere degli elementi più elevati del popolo , non già per privilegio di nascita , ma per uffici popolari o pubblici , per altezza di scienza e per condizione economica o sociale . In complesso , salvo alcune aggiunte o modificazioni indispensabili nelle nostre condizioni odierne , i presenti nominabili al Senato si trasformerebbero in elettori senatoriali . Io non intendo di formulare un progetto di legge elettorale del Senato , ma noto che potrebbero essere elettori dei nuovi Senatori elettivi : I deputati al Parlamento , e quelli che hanno fatto parte delle precedenti legislature . I consiglieri provinciali attuali , e quelli che vennero eletti precedentemente a rappresentare le provincie . Quelli che sono stati ministri di Stato , ambasciatori e inviati straordinari . I presidenti e i consiglieri in attività di servizio o in riposo delle Corti di Cassazione e di Appello , del Consiglio di Stato , della Corte dei Conti e del Tribunale supremo di guerra , e i membri delle loro procure generali . I membri delle regie Accademie , i professori delle Università governative . I generali , e forse anche gli ufficiali superiori della armata di terra e di mare che sono eleggibili a deputati . I membri dei Consigli superiori dei ministeri , del pari eleggibili a deputati , costituiti per legge , come quello di pubblica istruzione , di sanità , dei lavori pubblici e delle miniere . I maggiori imposti delle provincie . I membri delle Camere di Commercio . I Sindaci delle principali città ; per esempio , dei capoluoghi di provincia o sedi di Corti di Appello . A questa guisa i collegi degli elettori senatoriali si comporrebbero del complesso dei cittadini più notevoli per fiducia pubblica attestata dalle elezioni , per uffici pubblici , per elevate professioni sociali , per scienza , per censo , industria o commercio ; i migliori elementi per comporre un Senato autorevole , fornito di prestigio e quindi di forza propria sociale e morale , atto a moderare la Camera dei deputati , senza porsele di fronte , si noti bene , come rappresentante di una classe speciale contro la maggioranza numerica del paese , prevalente nella Camera dei deputati . Senonché qui si presentano altre questioni : I senatori devono essere in numero illimitato o pur no , e in qual numero ? E debbono esserlo a vita , o a tempo ? E il Senato dev ' essere soggetto a dissoluzione da parte della Corona ? Alla prima questione non è difficile una soddisfacente risposta . Che i senatori per nomina regia siano in numero illimitato , si capisce e giustifica , per la ragione detta di tenere aperta la via all ' armonia tra gli organi legislativi della nazione . Ma posto che il Senato sia anche in parte elettivo , senza dubbio deve prevalere il principio del numero fisso . In Italia , nazione calcolata oggi di 28 milioni e mezzo di abitanti , in cui la Camera dei deputati è di 508 , un Senato di 300 , salvo s ' intende i Principi reali , mi pare non poter suscitare obbiezioni . Col sistema misto qui proposto , a me pare che la parte giusta da dare ad ognuno sarebbe questa : 150 sarebbero di elezione pubblica , 75 di nomina della Corona , 75 di nomina del Senato stesso . Si ricordi bene che i 75 di nomina della Corona realmente sarebbero fatti su proposta o accettazione del Ministero che emana dalla maggioranza della Camera ; perciò il Senato , o direttamente o indirettamente , sarebbe sempre rappresentativo della nazione . Meno agevole parrà a qualcuno la risposta al quesito se abbiano ad essere a vita o a tempo . Ma che quelli nominati dalla Corona o dal Senato stesso , come in Francia , abbiano a esserlo a vita , s ' intende facilmente da sé per renderli affatto indipendenti dal potere e dalla maggioranza , e per costituire un saldo centro di fermezza rispetto alle mobili correnti del giorno ; ma si potrebbe dubitare quanto agli elettivi dai collegi nazionali disegnati . Gioverebbe da una parte che tutti i senatori , corpo conservatore dello Stato , nel miglior senso , lo siano a vita , quindi indipendenti affatto dalle mobili correnti della piazza ; sta d ' altro lato ch ' è carattere fondamentale degli ufficii elettivi che lo siano a tempo ; sia per applicare il principio della responsabilità degli eletti davanti alla nazione , sia per aprire il Senato alle correnti vive di essa , e rendere più facile l ' armonia col paese e coll ' altra Camera . Tutto considerato mi parrebbe preferibile fare i senatori elettivi , a tempo , però al doppio della Camera dei deputati , cioè per 10 anni , rinnovabili per metà ogni cinque . Si sa che in generale se le Camere dei deputati si rinnovano integralmente , i senatori adempiono meglio alle loro funzioni rinnovandosi a periodi parziali . Cotesta parte elettiva del Senato potrebbe esser dichiarata suscettiva , di scioglimento da parte della Corona ; e ciò per le stesse ragioni che han conferito al sovrano codesta preziosa prerogativa rispetto alla Camera dei deputati , cioè per interrogare in certi casi la nazione , illuminarsi sui suoi veri sentimenti , e per aver modo di ristabilire coi verdetti di essa la turbata armonia fra gli organi legislativi ed esecutivi dello Stato . L ' eleggibilità dovrebbe essere retta dallo Statuto , cioè sarebbe ristretta fra i cittadini di almeno 40 anni , e fra le categorie attuali , cui si potrebbe aggiungerne una dimenticata , e pure degna di novero , e di fatti annoverata nella categoria degli eleggibili al presente Senato spagnuolo ; quella dei professori ordinarii di università , dopo un certo numero di anni , per esempio sette , come pei membri del Consiglio superiore di istruzione e delle regie Accademie , coi quali hanno maggiore analogia . VI . Difficoltà più grave è quella della ripartizione dei senatori fra le varie parti dello Stato , e la costituzione dei singoli Collegi senatoriali . L ' idea prima più semplice che si presenta a questo riguardo si è la elezione per provincia , ma non mi pare applicabile per una gran ragione , cioè per la troppo disuguale costituzione delle nostre provincie . L ' Italia essendo oggi calcolata di circa 28 milioni e mezzo di abitanti , e i nostri senatori elettivi dovendo essere 150 , in ragione di popolazione , che è sempre il criterio più equo , ne toccherebbe uno ad ogni circa 190,000 anime . E siccome le elezioni , salvo caso straordinario di dissoluzione e quindi di elezione generale , dovrebbero essere ogni cinque anni per metà , ne toccherebbe uno ogni circa 380,000 abitanti . Ora le nostre provincie sono 69 , e alcune di esse come Sondrio , Livorno , Porto Maurizio , hanno poco più di 100,000 abitanti , e altre come Milano , Torino , Napoli , Roma ne hanno incirca a un milione ; è evidente che non si potrebbero pareggiare fra loro nel numero dei senatori , come altrettanti Stati federati , eguali nel numero dei rappresentanti , non ostante ogni disparità loro per altri rispetti . A me parrebbe la difficoltà si possa agevolmente superare , ripartendo i senatori da eleggere , non fra le provincie , né egualmente , né disugualmente secondo la popolazione , e nemmeno per regioni storiche , il che susciterebbe le aspre questioni inerenti alla risurrezione delle nostre vecchie regioni politiche , ma per gruppi di provincie omogenee , di una giusta grandezza e proporzione . Essi gruppi o collegi senatoriali , nel disegno da me studiato potrebbero essere i seguenti : Il Piemonte occidentale ( provincie di Torino e di Cuneo ) che avrebbe in tutto 9 senatori ; Il Piemonte orientale ( provincie di Alessandria e di Novara ) che ne avrebbe 7; La Liguria ( Genova e Porto Maurizio ) che ne avrebbe 5; La Lombardia occidentale ( Milano , Como , Sondrio , Pavia ) senatori 11 ; La Lombardia orientale ( Brescia , Bergamo , Cremona , Mantova ) senatori 8 ; Il Veneto occidentale ( Verona , Vicenza , Padova , Rovigo ) senatori 7; Il Veneto orientale ( Venezia , Treviso , Belluno , Udine ) senatori 8 ; L ' Emilia occidentale ( Parma , Piacenza , Reggio d ' Emilia , Modena ) senatori 6; L ' Emilia orientale ( Bologna , Ferrara , Ravenna , Forlì ) senatori 6; La Toscana settentrionale ( Firenze , Arezzo , Lucca , Massa ) senatori 8; La Toscana meridionale ( Livorno , Pisa , Siena , Grosseto ) senatori 4; Le Marche ( Ancona , Pesaro , Macerata , Ascoli ) senatori 5; Il Lazio e l ’ Umbria ( Roma e Perugia ) senatori 8; Gli Abruzzi e Molise ( Aquila , Chieti , Teramo , Campobasso ) senatori 7 ; La Campania ( Napoli , Caserta , Benevento ) senatori 10 ; La Lucania ( Salerno , Avellino , Potenza ) senatori 8; Le Puglie ( Bari , Foggia , Lecce ) senatori 8 ; La Calabria ( Catanzaro , Cosenza , Reggio ) senatori 7 ; La Sicilia orientale ( Catania , Messina , Siracusa , Caltanisetta ) senatori 8; La Sicilia occidentale ( Palermo , Trapani , Girgenti ) senatori 6; La Sardegna ( Cagliari e Sassari ) senatori 4 . Con questo disegno tutta l ' Italia sarebbe divisa in 21 collegi senatoriali , ognuno composto delle provincie più omogenee per condizioni geografiche , demografiche , economiche , storiche e morali ; non troppo grandi né troppo piccoli , né troppo disuguali fra loro , almeno rispetto alla composizione delle provincie attuali , ed anche rispetto alla natura delle nostre regioni geografiche e storiche . Checché si faccia è evidente , per esempio , che la popolazione della Sardegna non potrà pareggiarsi alla Sicilia , né la Liguria al Piemonte o alla Lombardia . Tutti i collegi avrebbero ripartiti per modo i 150 senatori loro spettanti , da eleggerne regolarmente nel primo quinquennio la prima metà , e nel secondo gli altri 75 . Io sarei tentato qui a riprodurre le ragioni di giustizia , di equità e di sana politica , che dovrebbero far nominare ai detti singoli collegi senatoriali , i loro 2 , 3 , 4 , 5 o più senatori , non già a puro e semplice scrutinio di lista , ma con qualche metodo di rappresentanza proporzionale ; segnatamente con quello , se si vuole , più empirico ed imperfetto , ma più semplice e chiaro , cioè col sistema del così detto voto limitato . Basterebbe prescrivere che ogni votante , a seconda che nel suo collegio si debbano eleggere , poniamo l ' esempio più comune , due , tre , quattro o cinque senatori , abbia a scrivere soltanto nella sua scheda , rispettivamente , uno , due , o tre candidati . Ma se , per i noti pregiudizii contro un tale vero progresso negli ordini rappresentativi , non si volesse complicare con siffatta questione la riforma del Senato , questa potrebbe anche effettuarsi indipendentemente : vero è che riuscirebbe meno soddisfacente . D ' altra parte è chiaro che uno dei grandi argomenti contro lo scrutinio di lista comune , l ' impossibilità dell ' elettore di votare con cognizione di causa e con propria coscienza , qui non saprebbe applicarsi , essendo gli elettori un corpo dei migliori cittadini dello Stato per coltura , per censo ed uffici pubblici , e che per votare si raccoglierebbero , se non nel capoluogo di tutto il collegio , in quello della loro sezione provinciale . La difficoltà pratica più grave parrebbe a prima vista la coordinazione del nuovo sistema col vecchio ; imperocché nessuno , io spero , potendo mettere in dubbio il rispetto del diritto di senatori a vita dei senatori presenti , l ' aggiunta di troppi nuovi farebbe di soverchio crescere il numero del Senato . Pure pensandoci un po ' la difficoltà non è così grave . Oggi si sa che ogni anno la pallida mors , che aequo pede pulsat anche nelle magioni e nelle case dei senatori , falcia ogni anno la vita di trenta circa fra essi ; perciò facendo nominare per il primo quinquennio i 75 elettivi dai collegi elettorali delle provincie non si altererebbe di troppo il numero del Senato , e a ogni modo l ' alterazione scomparirebbe fra non molto . Non così sarebbe se si facessero nominare d ' un tratto anche gli altri 75 spettanti al Re e i 75 dal Senato stesso . Fintantoché i senatori a vita non siano naturalmente ridotti al numero di 150 , loro spettante normalmente , a me parrebbe che la difficoltà sarebbe ben superata , stabilendo che ogni 4 mancanze che avvengano fra gli attuali senatori ne vengano loro sostituiti 2 , 1 nominato dalla Corona . , l ' altro dal Senato . Quando in tal guisa tutti i senatori vitalizii fossero ridotti a meno di 150 , la Corona ed il Senato rispettivamente ne nominerebbero tanti , quanti servirebbero a completare il numero normale di membri loro attribuito dalla legge , cioè di 5 . In tal guisa il Senato sarebbe apertissimo alla giusta influenza delle elezioni nazionali , senza procedere a modo rivoluzionario , senza sconoscere la inapprezzabile continuità del diritto , e annodando perfettamente il vecchio col nuovo . Io non presumo di aver risolto perfettamente il problema , e in tutti i suoi particolari . Ho inteso soltanto di chiarire che una riforma del Senato in Italia non è un concetto rivoluzionario , antimonarchico o anticostituzionale ; ma invece bisognerebbe affrontarla nell ' interesse della conservazione dello Stato e della sua costituzione . Oggi in realtà non abbiamo che una sola Camera , dotata di un vero potere politico , e quindi la sua oltrepotenza ; la nomina dei senatori non è regia ma dei ministri , e per lo meno il restringerla non è scemare le prerogative effettive del Re , ma un limitare l ’ oltrepotenza , corrompitrice di sé medesima , della maggioranza pro tempore della Camera dei deputati . Di modo che , se non fosse la solita così detta logica democratica , la quale combatte certe istituzioni perché non conformi al suo ideale astratto , quelli che più potrebbero sostenere il Senato regio sarebbero appunto certi democratici ; i quali , non potendo abbatterlo , potrebbero amar meglio un Senato impotente , che pone lo Stato in piena balìa della maggioranza della Camera dei deputati e dei ministri che li rappresentano nei Consigli della Corona . D ' altra parte bisogna ancora richiamarsi in mente che certe riforme , come già l ' emancipazione dei cattolici , l ' abolizione delle leggi dei cereali e la riforma elettorale inglese , quando per qualsiasi ragione sono divenute inevitabili , l ’ arte e il merito degli uomini di Stato , particolarmente dei conservatori , si è , come è avvenuto in Inghilterra nei casi citati , di farle essi ; perché a ogni modo bisognando farle , sarebbero altrimenti fatte meno bene dagli avversari . Questo abbiam potuto veder anche in Italia colla riforma elettorale . Essa non è stata o voluta o potuta o saputa fare dai moderati , e invano poi opponendosi essi , e ben poco giovando il senno moderatore del Senato , è stata fatta dagli avversarii come tutti sappiamo . Per me son certo che la riforma del nostro Senato è inevitabile , sia perché come in tutti gli altri Stati a noi somiglianti , la sua composizione odierna ripugna allo spirito democratico che ha tanta prevalenza nella nostra civiltà ; sia , e questo è più grave , perché realmente , come è oggi costituito , nelle nostre condizioni presenti e più ancora nelle prossime future , non può ben adempiere al suo ufficio . La questione dunque si è sul modo come farla . Se fatta a tempo e da uomini savii potrà riuscir meglio , se fatta sotto la pressione democratica riuscirà peggio . Ecco tutto .
L'INNO AL CANAPE ( - , 1925 )
StampaPeriodica ,
Dal senatore Giovanni Gentile , che è l ' unico interprete autorizzato del pensiero di Farinacci , riceviamo la seguente lettera : Caro Becco Giallo , Da qualche tempo , sovraccarico di cure soloniche ed enciclopediche , ho trascurato di confortare con nuove prove la mia tesi storica , accolta con tanto favore da cotesto giornale , della diretta filiazione del fascismo dal Risorgimento italiano . Non si creda però che io l ' abbia abbandonata : anzi , a nuova conferma , mi si consenta di illustrare con testi del Risorgimento la recente proposta dell ' on . Farinacci , che si drizzino finalmente le forche nelle piazze d ' Italia . Il testo principale è un ' ode di Vittorio Zubriani , dal titolo " Inno al canape . " In coscienza , non potei sostenere che Farinacci ne fosse già a conoscenza quando lanciava la sua proposta ; ma i genii mistici di questa nostra età profondamente religiosa hanno chi la virtù profetica ( come Michelino Bianchi ) , chi la divinazione ( come Farinacci ) . Ed ecco , senz ' altri preamboli il nocciolo dell ' inno : Pugna il filantropo pei disumani e contro l ' uman genere , coi sofismi scalzando il patibolo pietra angolare del civil consorzio , baluardo dei Regni in pericolo , altar de la giustizia . Mannaia e canape , sommi argomenti , in piedi e in auge serbano leggi e costumi ... Si noti : mannaia e canape : invece il nostro Farinacci si accontenta del solo canape ; ma c ' è posto per gli ulteriori sviluppi della rivoluzione . E gustate questo impeto lirico , che sa d ' Imbriani , assai più che di Carducci , il poeta commosso della storia : O ferrei spiriti d ' un tempo ! o degni esempli ! o sante storie ! Carlo Quinto a le forche sberrettasi ... Ed ecco un gentile episodio : Vuotar le carceri solean d ' ospiti i papi , incoronandosi . Sisto impone che , invece , ne impicchino Quattro a Montecitorio e quattro al Popolo , mentre il rito in San Pietro si celebra : arra dei suoi propositi . Donde segue l ' ammaestramento : Quest ' egro popolo chirurgi vuol che trattin franco il bisturi ! Né quaterne , rinvilii , spettacoli ad ufo , imposte miti , alti salarii ama e brama al par d ' aspra giustizia , che il freni e che l ' emancipi . Prospera , o canape , ricchezza nostra ! incarirai ! Pronunzia del cancan demagogico il termine lo stesso apogeo suo ... Ilare semini canape il contadino , allegra l ' avola fili ; e tessa giuliva la giovane ; lavori lieto il funaiuol ; preparino , conscie braccia del fato , a ' colpevoli il capestro e il sudario . Ho trascelto gli squarci più espressivi ; ma chi desideri conoscere l ' ode integralmente , la troverà in " Studi letterari e bizzarrie satiriche " dell ' Imbriani , a cura di Benedetto Croce ( di quel Benedetto Croce che ora fa l ' antifascista , mentre ha preparato finanche i sacri testi dell ' era nuova ! ) . Giovanni Gentile
LA RIFORMA DEL SENATO ( BONGHI , 1887 )
StampaPeriodica ,
I . Fedele Lampertico , nel suo libro Lo Statuto e il Senato , cita parole scritte da me in questa stessa Rivista più di tre anni fa e non ne par contento . Io , dopo avere affermato che « né autorità regia , né Senato , né potere esecutivo mantenessero nessun loro diritto di rimpetto alla maggioranza della Camera dei deputati » aggiungeva rispetto al Senato , ch ' esso « rileggeva ed approvava le leggi che la Camera gli mandava , per cattive che fossero . » Il Lampertico annota : « Chiunque abbia letto questo studio il suo con animo imparziale avrà riconosciuto : 1° che non dissimili giudizi si sono portati sopra il Senato sin dai primissimi tempi dello Statuto ; 2° che se allora il Senato non li meritava , non li merita adesso ( pag . 110 ) . Ora , io ho letto con attenzione il pregevole studio del Lampertico , ma non v ' ho trovato punto dimostrato né il primo punto , né il secondo . V ' ho trovato , invece , provato che il Senato , non per colpa dei senatori principalmente , ma dei Ministeri , soprattutto dal 1876 in qua , non ha compiuto l ' ufficio suo , per modo che se ne dichiari contento esso stesso o possano chiamarsene contenti gli altri . Citerò di ricambio lui , e più largamente ch ' egli non ha fatto me : « Non dobbiamo dissimularci , scrive nella pagina seguente a quella da cui ho citato dianzi , che le leggi , bene spesso riducendosi per le cagioni generali , che già dicevamo , a grandi compromessi e transazioni d ' interessi vari , più volte è avvenuto , che quelli , i quali erano naturalmente propensi a darvi appoggio , insieme ad altri , che sono disposti a favorire il Governo , soverchiarono più volte ogni più legittima e discreta opposizione . » Così , dunque , a parer del Lampertico , si forma « di volta in volta » una maggioranza nel Senato ; e si vede questa « rendere impossibile al Senato l ' esercizio delle sue attribuzioni più incontrastate . » E s ' ha l ' effetto che « allora uomini d ' una autorità universalmente riconosciuta , e dagli Uffici del Senato chiamati a far parte dell ' Ufficio centrale , » rimangono « soli nella loro opposizione » e il Governo riesce a impedire al Senato « di rinviare all ' altra Camera persino leggi « la cui dizione » si riconosce erronea e in perfetta contraddizione « coi propri intendimenti . » ( pag . 211 ) . Non si crederebbe ; nelle parole mie censurate dal senatore , che doveva trovar confutate dallo studio di lui , non è detto nulla di altrettanto grave . Anzi il senatore ripete più in là « crudamente il vero . Quando il deputato va a deporre la pallottola nell ' urna , si conforta bene spesso nel pensiero , che alle imperfezioni della legge rimedierà la sapienza del Senato ; è l ' espressione dell ' uso . E molte volte questo è l ' augurio che ad alta voce non si peritano di esprimere gli stessi ministri . Viene la legge in Senato e si vuole cioè i ministri vogliono che la legge si approvi né più né meno come al Senato è venuta dalla Camera dei deputati . » E il Senato , s ' intende , cede . Io potrei citare molte altre testimonianze dello stesso genere ; ed avrò forse occasione di farlo più innanzi . Per ora mi fermo a queste . Che cosa vogliono dire ? Vogliono dire che il Senato , per la composizione sua per la composizione soprattutto di quella tanta parte del Senato , che davvero attende all ' ufficio non è in grado , a dirla altrimenti , d ' incutere ai ministri che non ne vogliono tener conto , il rispetto delle attribuzioni sue , e con un virile esercizio di queste , mantenere realmente osservato l ' articolo dello Statuto , che n ' è il fondamento , quell ' articolo 3 , che dichiara il potere legislativo collettivamente esercitato dal Re , dal Senato e dalla Camera dei deputati . Se la parte del Re non è rimasta grande , quella del Senato s ' è poco meno che obliterata . Si potrebbe rassomigliare a quelle membra dell ' organismo animale , che , poiché ci sono , s ' ha a dire , che a qualcosa servissero , ma ora servono poco meno che a nulla , anzi addirittura a nulla . Dicevo , che questo si può affermare con più precisione non di tutto il Senato , ma di quella parte di Senato che attende all ' ufficio . Giacché , dalle tabelle aggiunte al libro , di cui ho fatto mio testo , appare che i senatori , se non s ' è aggiunto qualcuno dopo chiusa la XV legislatura , sono oggi 315 , ed erano 319 nel 1880; ora la media dei presenti nelle adunanze pubbliche del Senato , è stata dal 1874 al 1886 di 21 per cento , e non mai più di 33 per cento , e persino di soli 14 per cento . Il che vuol dire , che se questa piccola minoranza di senatori attivi non sa , né può , per il modo in cui risulta composta , adempiere , a detta del senatore Lampertico , il dover suo , v ' ha poi una gran maggioranza di senatori che restano del tutto inoperosi nelle lor case , e non si curano per nulla dell ' ufficio conferito loro dal Re , e le più volte chiesto , implorato con grandi preghiere , commendatizie e scongiuri ; da questo molto maggior numero il titolo è tenuto in conto di una mera onorificenza , buona a dare influenza a chi n ' è insignito , a rendergli in più rispetti più comoda la vita , e soprattutto a fornirlo di biglietti , che permettano di viaggiare gratuitamente da un capo all ' altro d ' Italia . Bisogna , però , aggiungere , per essere schietti , che può essere , anzi certamente lo spettacolo di quello che il Senato è ridotto a fare , è causa , che il numero dei senatori renitenti cresca , giacché molti , non avendo in sé fiducia di potervi rimediare , si risolvono a non prendervi parte essi stessi . Di certo , il numero cresce ; dalla I alla VII legislatura la media della presenza fu di 52 , il massimo di 59 , il minimo di 46; dalla VIII alla XI la inedia di 26 , il massimo di 35 , il minimo di 20 . Ora se l ' aumentare del numero degli inerti ha altre ragioni , ha anche senza dubbio quella che dicevamo ; e ch ' è , certo , la più onorevole , se non la più scusabile di tutte . Adunque così , a detta del senatore Lampertico , sta il Senato : i pochi , che ci vengono , non possono far bene ; e i più non ci vengono . Davanti allo scadimento di un grande instituto pubblico , si sogliono produrre negli animi due opposte disposizioni . L ' una è : - taciamo ; ché la gente non se ne dovesse accorgere , e l ' instituto cadere del tutto ; l ' altra è : - parliamo ; perché coloro a cui preme , ci pensino ; e provvedano a cercar mezzi di restituirlo nel vigore di prima , o piuttosto in quello che gli spetterebbe per ragion di diritto e di utilità . La seconda disposizione è solo efficace e vince . Non può , quindi , non esser lodata a parer mio , l ' iniziativa del senatore Alfieri nella tornata del 16 dicembre 1881 , in cui egli presentò al Senato la mozione , che la Presidenza nominasse una Giunta di cinque senatori incaricata di redigere un indirizzo al Re , perché facesse oggetto d ' esame l ' esercizio della regia prerogativa rispetto al Senato e vi portasse tutti i perfezionamenti compatibili con lo spirito e possibilmente con la lettera dello Statuto . La mozione non ebbe per allora seguito ; poiché il regolamento , come suole , tanto la impedì che l ' uccise . Ma nella tornata del 31 marzo 1886 un senatore di molto minore autorità , l ' Alvisi , interrogò il Presidente del Consiglio e ministro dell ' interno , l ' onorevole Depretis , se non fosse venuta l ' ora di pronunciare nel programma per l ' elezioni una parola sulla possibile riforma del Senato ; e il Presidente rispose non essere egli avverso a priori , di proposito deliberalo , ad alcune riforme nell ' organismo dello Stato ma , doverne venire la proposta dallo stesso Corpo , in cui la riforma si dovesse fare . Le quali parole parvero , quindi , un invito a proporla ; e di fatti , molti senatori si disposero a consultarsene tra di sé e v ' invitarono altri con lettera a stampa dell'8 aprile . Nella riunione che tennero il giorno dopo , il senatore Cambray - Digny ebbe incarico di nominare una Commissione di sei senatori , la quale formulasse le precise proposte , che la riunione più larga avrebbe poi discusse e votate . Furon presentate tali proposte il 1° luglio di quest ' anno ; non sappiamo , che discussione se ne facesse ; ma la conclusione fu questa , che la Commissione ebbe molti ringraziamenti , ma non quello che sarebbe parso il migliore , l ' adozione di qualcuna delle conclusioni sue . La riunione , anzi , se ne cavò con uno di quegli ordini del giorno , come noi li chiamiamo malamente , che affermano molte generalità ragionevoli , ma non stringono nulla . A ogni modo s ' affermava di nuovo , che la riforma si dovesse fare , ma s ' affermava anche che non si sapeva in che dovesse consistere . Pure , dalla tornata del 21 giugno di quest ' anno si sarebbe aspettato di più . In questa allo stesso senatore Alvisi era parsa buona occasione a muovere la quistione di riforma la discussione del bilancio di spesa per il Ministero dell ' interno , e dai discorsi di parecchi senatori , che attenuarono , confermarono , continuarono le parole di lui , si sarebbe potuto arguire , che le idee fossero già più mature e sul tenore delle riforme e sul procedimento a seguire , che dall ' ordine del giorno votato poi nella riunione privata non appare . L ' onorevole ministro dell ' interno , ch ' era questa volta l ’ onorevole Crispi , si contenne , nelle dichiarazioni ch ' ebbe a fare , negli stessi termini adoperati più di un anno innanzi dal suo predecessore , che durava del resto presidente del Consiglio . E fu prudenza tanto più notevole , ch ' egli aveva già da privato scrittore combattuto la nomina regia dei senatori , e propugnata l ' elezione di essi per parte degli stessi elettori che eleggono i deputati , ma a doppio grado ed in appositi collegi elettorali , opinione che non si può credere né priva di ragioni , né eccessiva , perché , senza dire che ha illustri ed autorevoli esempii nel Belgio e altrove , è stata quella del conte di Cavour . Intanto la sessione ultima del Senato , nei suoi due periodi , dal 10 giugno 1886 al 13 marzo e del 18 aprile al 12 luglio 1887 non ha punto mostrato , che nessuna delle magagne del Senato mostrasse disposizione a risanare , sia di quelle , delle quali esso ha la colpa , sia di quelle , molto maggiori di gravità e di numero , delle quali ha colpa il Ministero . In questo intervallo di tempo sono stati presentati al Senato 179 progetti di legge ; ne ha piuttosto approvati che discussi 170 . Di questi soli 7 gli erano stati presentati in iniziativa , tutti , eccetto due , di poca importanza . E si badi che di questi sette appunto uno dei due che dicevo di maggiore importanza , trasmesso alla Camera , non è stato né riferito né discusso né votato da questa ; il che ha reso la fatica del Senato poco meno che vana . Certo quelli che il Senato non ha discusso , sono stati presentati in iniziativa ad esso e sono di grande importanza ; ma in quella stessa tornata del 21 giugno fu benissimo spiegato dai senatori al ministro dell ' interno , che pareva volesse farne loro censura , come non era stato per colpa del Senato , che almeno quattro di quei progetti di legge non s ' erano potuti discutere , bensì per colpa delle vicende e delle mutazioni dei Ministeri . Invece dalla Camera al Senato , nello stesso periodo sono stati trasmessi 163 progetti di legge ; e questi il Senato gli ha approvati tutti , senza modificazione di sorta , eccetto tre soli di assai piccola importanza con modificazioni di poco momento che la Camera ha accolto . Ora , non si possono fare che due supposti soli ; l ' uno che il Senato ha inghiottito si gran desinare di leggi , perché gli comparse uscito dalla cucina della Camera perfetto o quasi perfetto ; l ' altro che l ' ha fatto , perché , qualunque ne fosse il suo giudizio , la piccola assemblea che le ha votate , d ' un 80 senatori al più , e la molto più piccola che le ha discusse o per lo più sentite soltanto leggere , non ha avuto modo né lena di rigettarne , indugiarne , modificarne nessuna . Certo la seconda ipotesi n ' è la vera . Talora la votazione segreta di più d ' una di queste leggi è stata preceduta dalla votazione palese di qualche ordine del giorno , che manifestava gli scrupoli del Senato nell ' accettarla ; quantunque non ci sia rimedio meno razionale e meno efficace , e il Senato stesso l ' ha toccato con mano , e più d ' un senatore l ' ha avvertito che di quegli ordini del giorno il Ministero , che v ' assenti per trarsi d ' impaccio più presto , non aveva poi tenuto nessun conto . Adunque , le leggi il Senato le vota assai spesso , non perché buone , ma quantunque , allo stesso parer suo , cattive : e questo succede , perché i Ministeri voglion così , e nel Senato attivo non v ' è forza sufficiente oramai ad opporsi ad un volere qualunque del Ministero . E che questa forza vi manchi , non può essere se non l ' effetto d ' una causa sola ; la dipendenza , in cui sono dal Ministero troppi senatori , o perché impiegati in una o altra amministrazione o perché creature sue ; e forse d ' un altra : quella natural fiacchezza , che invade a mano a mano un ' Assemblea , la quale si sente venir meno il terreno su cui si regge . II . Il male è riconosciuto da troppe parti , perché non esista ; e mi paiono molto strani quei senatori , che da una parte lo confessano , e dall ' altra si lagnano che col parlare di riforme si confermi . Poniamo che sia stato poco prudente parlare di riforme : ciò non fa che non se ne sia parlato e non se ne parli ; e gli scongiuri non bastano a cessarne il discorso . Vero , che invocare una riforma intanto scema credito ; ma , per ricuperare il credito , una volta che la riforma si sia invocata , non v ' è altro modo che farla . Ora , che riforma dev ' essere ? Coloro i quali si occupano di riformare in parte o in tutto gli Stati , sogliono credere , che ciò che preme , è scuotere i congegni . Così a ' più i quali hanno trattato e trattano le questione della riforma del Senato in Italia , sembra che questa debba consistere nel mutare il modo di nomina dei senatori : e non già perché credono che così si avrebbero senatori migliori degli attuali , ma perché credono , che dal lor modo di nominarli verrebbe più forza e più sentimento di forza alla Camera di cui farebbero parte , di rimpetto a quella dei deputati . Vedremo , se in uno o in altro di tali congegni proposti vi sia la virtù , che se ne spera . A ogni modo , io non sono inclinato a credere , che la vita stia nello scheletro ; m ' è parso sempre che , eccetto casi di estrema corruttela e il presente , certo , è tutt ' altro che tale , la riforma efficace si compia , anziché col variare qualche giuntura di ossa , col muovere lo spirito del paese , intorno all ' istituto che n ' ha bisogno , e penetrarnelo e vivificarnelo . Ma qui è la principale difficoltà nostra . Lo spirito del paese , di certo esiste : ma come muoverlo ? Sarebbe , di certo , l ' ufficio della stampa politica . Ma la stampa , almeno la quotidiana , se togli uno o due giornali ma a due , dubito che non ci s ' arrivi non è libera in Italia . La stampa è libera rispetto alla legge ; ma è ligia e serva dei suoi bisogni , e degli uomini politici ai quali è addetta . Essa dovrebb ' essere la parola del paese a questi ; è la parola di questi al paese . Se deve parlare del Senato , non s ' eleva a giudicarne l ' azione , secondo conforme o no al carattere suo ; ma lo grida patriottico o il contrario , secondo piace o no , e giova o no al Ministero che il giornale porta in palma di mano . Sicché dalla stampa il paese in questo rispetto , come in tanti altri , non che essere diretto , è traviato ; e invece d ' unire influenze , atte a correggere e rinvigorire l ' instituto , n ' escono di quelle atte a guastarlo e indebolirlo peggio . Ciò che la stampa politica quotidiana non vuol fare , gli scrittori privati non possono fare . La mia esperienza mi prova che nessun libro o opuscolo , di materia soprattutto politica , è atto a richiamare sopra il soggetto che tratta , una larga e seria attenzione , e a eccitare intorno ad esso una discussione ardente e feconda . Il pubblico italiano mostra avere un piccolissimo gusto di tutto quanto concerne l ' organismo dei poteri pubblici . A ciascun italiano basta di ingegnarsi a cavare da quelli che ci sono , il maggior profitto che può per sé . Sicché , davvero , libri o opuscoli sul Senato , come se ne sono letti molti e ne vengono fuori , non riusciranno , neanche se fossero eccellenti , a creare intorno al Senato un ' atmosfera in cui si rinforzi e si ritemperi . Siamo dunque , costretti a cercare soprattutto i rimedii nel giro di disposizioni di legge o di provvedimenti di governo , sperando , per attuarli , in ministri , ai quali , inspirati da un alto concetto d ' interesse pubblico , piaccia d ' avere ai fianchi un Senato meno comodo che non sia il presente . Per ricercare quali queste disposizioni di legge o provvedimenti possono essere , bisogna prima fissare , che cosa oggi un Senato sia . Il primo movente della mozione dell ' Alfieri citata dianzi fu questo , che , come la Giunta , che riferiva sulla legge elettorale del gennaio aveva per la prima avvertito , si credette vi fosse un ' intima relazione tra l ' allargamento del suffragio politico , e una costituzione del Senato , che deve a questo una maggior forza dirimpetto a quella , che da un più diffuso suffragio veniva sulla Camera dei deputati . Io non credo che questa relazione ci sia . Nel Belgio il Senato è elettivo , e il suffragio è più ristretto che in qualunque altro Stato costituzionale . In Prussia il suffragio è universale e il Senato non è elettivo . Il vero è che più è esteso il suffragio , ond ' esce la Camera dei deputati , e più è difficile costituire un ' altra Camera , che le serva di freno e di contrappeso , o a uno qualsiasi degli altri fini , per cui si suol dire , che un ' altra Camera ci deve essere . In somma , più diventa democratica la Camera dei deputati , più è in grado di presumere ch ' essa rappresenti tutto il popolo e più ci si deve aspettare che non soffra contradizione al voler suo , una volta formato ed espresso . Se la Camera dei deputati ha vita da una indistinta totalità di elettori , da poco meno che tutta intera la cittadinanza raccolta nei collegi , non può avere un ' autorità che la pareggi , nessun ' Assemblea che si fondi sopra una parte di elettori , o sopra suffragi , attraverso i quali la volontà di elettori si manifesti meno immediatamente , liberamente , direttamente . Quest ' altra Assemblea che si pretende per soprappiù d ' essere un Senato , e superiore alla prima , parrà un ' oligarchia alla Camera eletta per il voto di tutti . Peggio se i membri di quest ' altra Assemblea devono avere prolificazioni di senno e di capacità , che i primi non hanno . Sarà questa una seconda cagione perché la democrazia orgogliosa della Camera dei deputati disdegni e non tolleri l ' aristocrazia paurosa della Camera , dei senatori . Dicevo paurosa ; e così sarebbe . Avremmo il Senato ; ma a un patto , che nessuno degli ufficii del Senato sarebbe adempiuto . Così in più d ' un paese monarchico si son viste e si vedranno rimanere le monarchie . Forse , l ' affermazione mia di dianzi che nessuna relazione vi sia tra l ' allargamento del suffragio e la costituzione del Senato va temperata così : che , cioè , quanto più s ' allarga il suffragio da cui è eletta la Camera dei deputati , tanto meno un Senato elettivo è possibile . Che cosa , oggi , è o può essere in realtà il Senato ? Se il principal contrassegno di un ' Assemblea politica è questo ch ' essa possa col voto suo disfare e rifare il Ministero , il Senato non è più tale o almeno non lo è nel grado in cui è tale la Camera dei deputati , non lo è che nel grado in cui è tale una Camera di deputati in un regime non parlamentare , ma meramente costituzionale , come , per esempio , il prussiano . Certo , né il Senato né la Camera dei deputati del Congresso degli Stati Uniti disfà o rifà un Ministero ; ma costà il potere esecutivo deriva immediatamente dal popolo , e sta di fianco al Congresso , non dietro di esso . Nel regime parlamentare , secondo il tipo inglese a cui si confà il nostro , l ' Assemblea , che non ha mai avuto , o , nella coscienza sua e del paese , ha smarrito il diritto d ' influire col suo voto nella composizione del Governo , non è politica quanto e come un ' Assemblea che conserva questo diritto . Ed è ammesso anche che un Senato non potrebbe alla lunga respingere una legge , che la Camera dei deputati volesse . Se il Re fosse anch ' egli contrario alla legge , potrebbe , quando trovi ministri che consentano con lui , sciogliere la Camera dei deputati , ma se gli elettori rimandassero la stessa , o ne mandassero una , che , rispetto alla legge , convenisse colla precedente , sarebbe , non incostituzionale , ma pericoloso persistere a rifiutarla , e non si dovrebbe , certo , se non in un estremo caso . L ' ufficio ordinario del Senato è di correggere le leggi che la Camera gli trasmette , e darle modo di ripensarci ; ovvero , di prepararle quelle , che , come bisognose di maggiore competenza e di più tranquilla e seria discussione , il Ministero gli commette , o inizia esso stesso . Tutti vedono e sentono , che uno dei principali difetti del sistema parlamentare è la grande incompetenza dei ministri , talora , e dei deputati , spesso , nell ' opera delle legislazioni : incompetenza grande , sì perché la pratica manca agli uni e agli altri , sì perché manca loro la tecnica di ciascuna materia legislativa , e sì ancora e soprattutto perché sono influiti da correnti di opinione politiche e passeggiere . Questa competenza spetta soprattutto a un Senato di averla , e di darne prova . Dico di darne prova ; giacché averla non basta . Se talora le Giunte ragionano con molta dottrina e di bilanci e di leggi , e poi le votazioni seguono , come se nessuna osservazione fosse stata fatta , è competenza che non serve . La competenza che serve , è quella che si mostra coi voti , ed è accompagnata dalla fiducia , che il voto conforme a coscienza è solo adatto a indicare . La fiducia deve essere tanta , che inspiri a ciascuno la risoluzione di compiere il dovere proprio , senza pensare con che e con quanto effetto lo faccia . Ora , a quest ' ufficio bisogna autorità di grado e di dottrina e indipendenza di posto e di carattere . Il senatore Lampertico , dottissimo , non cita nel suo libro e però , si direbbe che ignora un detto di Montalambert , che mi pare la migliore sentenza che sul soggetto presente si sia pronunciata : Pour que le Sénat soit quelque chose , il faut que chaque sénateur soit quelqu ' un . L ' autorità del Senato , a dirla altrimenti , non è che la somma delle autorità proprie dei singoli uomini che lo compongono . Nello studio del Lampertico , v ' hanno molte tabelle utili ; una sarebbe più utile di tutte ; quella dei nomi di senatori morti via via dal 1848 sinoggi confrontati coi nomi dei senatori che si sono andati surrogando loro via via . Si potrebbe facilmente giudicare se la somma dell ' autorità di questi secondi nomi è pari a quella dell ' autorità di quei primi . Se è pari , cerchiamo altre ragioni della necessità d ' una riforma del Senato ; se non è pari , questa basti . L ' autorità che deriva dai servigi resi allo Stato , dalla lunga esperienza , dall ' ingegno , dalla dottrina , è l ' ultima contro cui la democrazia ricalcitra , quantunque anche contro essa infine ricalcitri . Quest ' autorità , che non si scompagna mai o di rado da una pari dignità di condotta e da una grande indipendenza di carattere , è quella che bisogna soprattutto salvare nel Senato , se si vuoi mantenerne l ' utilità . Ora , nessun sistema elettivo è atto a mantenergliela . Noi vediamo , quanto un suffragio , diretto , immediato , largo è adatto a mantenerla alla Camera dei deputati . E non è chiaro a tutti ch ' essa ha molto più potere , che autorità ? Ch ' è assai più temuta che rispettata ? Un suffragio , comunque si combini , ristretto , a due gradi , con diverso collegio , non può alla prima e alla lunga , eleggere uomini , soprattutto onorevoli , per le qualità che dicevo . Sarà , prima o poi , corrotto da influenze diverse . Lascerà prima o poi per terra , le menti più elette del paese , le coscienze più fiere , più intemerate : e poiché elegge a tempo , lascierà i senatori , come sono i deputati , soggetti alla peggiore delle servitù , alla servitù degli elettori , a seguire quelli , che son presunti averlo scelto a guidare . Il Senato elettivo , comunque eletto , sarà una Camera dei deputati debole , senza nessuna della qualità che gli devono appartenere in proprio , e con tutte le cattive qualità , che in una Camera dei deputati non è possibile , che prima o poi non s ' insinuino . Il problema è questo : avere il Senato supremamente autorevole . Così , i ministri lo rispetterebbero : e lo rispetterebbe , eccetto in casi di gran commozione pubblica , la Camera . Così , i diritti e gli ufficii che lo Statuto gli assegna , li conserverebbe tutti ; e non rischierebbe , come rischia ora , di vederseli sottratti dalla Camera , più per opera dei ministri che per volontà di questa stessa ed esso impotente a difenderli . Di quello che l ' autorità sia e come si mantenga i Romani furono i maestri : che intesero meglio di ogni popolo antico come dovess ' essere costituito un corpo in cui l ' autorità , qualunque fossero le vicende del suo potere immediato , continuasse a risiedere . Due modi , almeno dacché si fu sviluppata la libertà popolare , vi furono per entrare nel Senato Romano , la più illustre delle assemblee che portarono questo e quella onde è stato trasmesso a ogni altra ; l ' uno esservi nominato dal censore , l ' altro , avere esercitato una magistratura che vi desse diritto . Il censore aveva obbligo di nominarvi i cittadini migliori ; e la nomina fatta ogni quinquennio , era a vita , purché uno non si rendesse indegno dell ' onore e dell ' ufficio , nel qual caso il censore stesso aveva ogni quinquennio il diritto di cacciarlo via . E questo diritto esisteva anche rispetto a quelli , che la magistratura ricoperta portava per sé stessa in Senato . Le quali due vie di pervenirvi restaron le sole , anche quando la repubblica si mutò in imperio ; giacché al principe , come tale , non appartenne altra facoltà in ciò , se non quella che gli veniva dall ' ufficio che rivestiva di censore . E certo , al Senato rimase tanta autorità , dirimpetto a ' Comizii popolari , che possiamo non ostante le molte differenze ragguagliare alla nostra assemblea elettiva , se poi dirimpetto agl ' imperatori e alle legioni , che tempi di corruttele e di abiezione tristissimi e dentro il corpo stesso e fuori non bastarono a levargli in tutto autorità e credito , anzi di tratto in tratto sin quasi agli ultimi anni dell ' impero sconquassato e cadente ne mostrò tanto , che par quasi incredibile e maraviglioso . Dov ' è la radice di un consesso così durevole ? In questo , che il diritto che veniva dalla magistratura ricoperta , era per sé cagione , che il senatore ascrivesse a sé il posto conseguito ; e il diritto che veniva dalla nomina del censore , suggellava agli occhi della cittadinanza il valore della persona che n ' era onorato . D ' altra parte , la libertà del censore nel nominare chi gli pareva , faceva , che in lui fosse grande la responsabilità e la sentisse tale ; e insieme , perché il censore , dopo quello e alcuni altri atti , cessava , l ' eletto per tal modo non si teneva legato a lui , non si credeva in obbligo né aveva modo di comportarsi come sua creatura . E infine la pratica degli affari doveva esser grande in uomini , che , posti così alto nella stima pubblica , non potevano rimanere nell ' ufficio se non continuando a meritarlo , e non vi erano giunti , se non dopo avere atteso per lunghi anni a ' pubblici affari o avere acquistato riputazione di poterlo fare , e a cui non era lecito di riporre la dignità nell ' ozio , e di trarre dall ' onore conferito loro dallo Stato il vantaggio di non adempirne i doveri . So quanta parte di questo esempio non è imitabile ; e so ancora , come , non ostante congegni così in genere buoni l ' instituzione ebbe pure periodi di gran debolezza o corruzione . Nessuna cosa umana e per nessun mezzo n ' è salva . Pure qualcosa di imitabile v ' è ; e quanto è tale , su nessuna costituzione di Senato s ' innesta meglio , che su quella che il nostro Statuto vuole . Tutti sanno quale questa costituzione sia : il Re nomina i senatori . L ' ufficio è vitalizio ; il numero non è limitato . Pure il diritto di nomina del Re è soggetto a due condizioni ; non può nominare persone che abbiano meno di quaranta anni ; non può nominare persone , che non appartengano a una o a più di ventuno categorie . Le categorie sono abbastanza larghe e numerose , perché al Re resti facoltà ampia di scelta ; eppure , basta che vi sieno , perché al Senato appartenga una revisione della nomina , e il giudizio se la nomina non esca fuori di esse . Sicché si può dire , che sino a un certo punto , si combina il diritto di nomina del Re con un diritto quasi di coortazione per parte del Senato . Le categorie formulate , com ' era naturale , in conformità dell ' ordinamento amministrativo dello Stato nel tempo che lo Statuto fu pubblicato e scritto , hanno ricevuto via via quella diversa applicazione , che le mutazioni dell ' ordinamento stesso hanno subito dal 1848 sinoggi . Se il Senato fosse lasciato più libero o avesse usato più della sua libertà avrebbe fatto il medesimo rispetto al § 21; cioè , via via che il sistema d ' imposta è mutato e le imposte sono cresciute , avrebbe accresciuta la quota d ' imposta , stata necessaria ad abilitare al Senato . Se l ’ Italia non possedesse in quelle ventuno categorie un trecento persone di riconosciuta e rispettata autorità , che raccolte insieme dessero per sé valore al consesso di cui fanno parte , sarebbe da disperare del paese . Ma l ' Italia le ha , di certo ; ciò che manca , è chi sappia e voglia trovarle . Il Re , dice lo Statuto , deve trovarle , e non v ' ha , senza dubbio , ufficio più degno , più proprio del Re in un regime parlamentare . Egli è il solo nello Stato , che , pure curando il buono indirizzo del suo governo , stia e si senta ed è sentito di sopra a ' partiti che l ' agitano ed aspirano a guidarlo . Egli è il solo , chiamatovi naturalmente a riguardare , sciolto da ogni ombra di parte , da ogni colore al perturbatore e ingannatore , il merito , la virtù dell ' ingegno e dell ' animo e premiarlo e adoperarlo . Dicevo , proprio ufficio del Senato essere oggi la revisione dell ' opera legislativa della Camera e il sindacato amministrativo del Governo , senza pretendere l ' efficacia politica di quella su questo . Come il Senato , quindi tanto meglio opera quanto più nell ' esercizio della sua funzione è lontano da ogni spirito di parte , così il Re è il più adatto a comporlo , perché è libero sostanzialmente da ogni spirito di parte egli stesso . Si può dire , che il Senato effettua nell ' opinione sua di revisione e di sindacato , così e sin dove gli spetta , il criterio stesso del Re nel comporlo . Ma se al Re s ' addice così bene , così appropriatamente , per le ragioni che dico , la nomina dei senatori , è naturale , ch ' egli si dovrebbe circondare d ' un Consiglio per farlo . Per quanta sia l ' attenzione d ' un principe a seguire il movimento intellettuale ed economico del paese , non è possibile , che ve ne ponga tanta da bastare lui solo a ricercare e trovare chi più vi si segnali . Quale dev ' essere questo Consiglio ? Oggi s ' è introdotta questa pratica nei paesi latini parlamentari son rimasti , del resto , solo due che unico consiglio del Re deva e possa essere il Consiglio dei ministri , quel Consiglio che il Re nomina e dimette ad arbitrio dei voti delle Camere , e che rappresenta la maggioranza di queste . Ora , questa dottrina è falsa ; e la consuetudine che n ' è nata , è causa , che il Re , che secondo lo Statuto , deve nominare i senatori , non ne nomina in realtà neanche uno , ma appone semplicemente la firma sua alla nomina che il ministro gli propone . Sicché questa prerogativa è stata affogata , ingoiata dal Gabinetto , come ogni altra . Non è parsa un ' eresia giorni sono , che il Re potesse non sanzionare una legge , e supremamente , audacemente incostituzionale fargliene richiesta ? Ai Re di Stati parlamentari fa comodo rinunciare praticamente all ' esercizio della prerogativa , rimettersene d ' ogni cosa a ' ministri ; ma giunge il giorno e talora all ' improvviso che le monarchie parlamentari , così spogliate di mano in mano d ' ogni lor propria iniziativa , naufragano . Noi abbiamo convertita la dottrina inglese , che il Re non può peccare , in quest ' altra che il Re non può fare , una dottrina che vale che il Re di quello che faccia , non risponde lui , ma altri il quale vi ha acconsentito , per lui , in quest ' altra , che il Re non ha nulla a fare , altro che ad applaudire o ad essere applaudito . Ma i Re che non possono fare , in breve o alla lunga si scopre che possono non essere ; e gli applausi cessano : e si ricordano di averne avuti , leggendo di quelli che in lor vece salutano altri . E quando così la prerogativa del Re di nominare i senatori è abbandonata in tutto al Ministero , succede , che la composizione del Senato muta affatto carattere . La nomina a un ' Assemblea , il cui carattere politico è così impallidito è fatta soprattutto per una ragione politica . Un motivo , che se non è in tutto illegittimo , è pure eccezionale , diventa il principale della scelta . Giacché si può dare , che , come in Inghilterra per il bill di riforma elettorale nel 1832 , il Re debba acconsentire di aggiungere al Senato tanti senatori , quanti occorrono perché passi una legge di una estrema necessità politica , alla quale il Senato , così com ' è , è avverso ; ma non può il motivo generale , perenne , quasi unico della nomina dei senatori , formare in Senato una maggioranza ligia al Ministero . Quando ciò succeda , l ' autorità del Senato , se anche non paia tutta spenta , subito , è in realtà spenta , e la morte almen morale segue davvicino la malattie . Ora , da quel motivo eccezionale diventato così prevalente e quasi assoluto , nascono tutti i mali del Senato , tutti quei mali a ' quali si cerca rimedio . Allora , i Ministeri nominano senatori non i deputati , che sono ancora operosi e accreditati nella Camera , ma quelli , per lo più , che gli elettori hanno rigettato e nel cui collegio sperano possa riuscire un amico loro ; ovvero gli svogliati d ' ogni lavoro o desiderosi di vita pubblica più comoda e più tranquilla , o più pieni di vanità o più insistenti a voler essere messi al sicuro ; in somma , passa alla Camera alta , lo scarto di quella che si dice bassa . Il medesimo più o meno ha luogo rispetto a tutte le amministrazioni dello Stato . I Ministeri , di solito , scelgono non i migliori , ma i più ligi ad esso . La nomina a senatore non è effetto , molte volte , d ' una concordia di opinioni tra il Ministero e l ' eletto , ma n ' è la causa . Chi è nominato , si crede vincolato a chi nomina . I senatori diventano i clienti dei ministri . Come , nelle più delle categorie , l ' entrata in Senato non dipende dall ' avere rivestito una magistratura , ma dalla scelta del ministro tra i molti che la rivestono , e , dall ' altra parte , in più d ' una di tali magistrature v ' è ancora luogo a promozione , il senatore si sente legato al Ministero , sì per il favore della scelta e sì per la speranza della promozione . È notorio che oramai , se un Ministero potesse temere un ' opposizione al Senato da mettergli a pericolo una legge che gli preme , gli basterebbe un giorno per chiamare in Roma dalle prefetture , dai tribunali , dalle cattedre , tanti senatori quanti gli occorrerebbero e più ancora per sopraffarla . Il peggio strazio è fatto delle categorie ultime ; giacché c ' è pure una virtù di rappresentanza e una efficacia d ' influenza nelle ricchezze ; mai Ministeri se ne servono per scegliere a senatori quelli , che , non avendo altro titolo , hanno almen quello di non essere troppo poveri . Ed è naturale , poi , che in un Senato composto così accada tutto quello , che il senatore Lampertico dice nelle parole citate da lui a principio di questo scritto . È meraviglioso , anzi , che non accada peggio . Un corpo politico non ha altra difesa dei propri diritti che in sé medesimo . I ministri possono tutti ripetere di volerli rispettare , promettere di rispettarli ; e dirlo di buona fede ; ma in realtà , se non vi sono sforzati , non lo fanno . Se non vi sono sforzati preferiscono accumulare leggi nella Camera dei deputati , e presentarle poi in un mucchio al Senato ; allargare le competenze della Camera dei deputati , e restringere quelle del Senato . Lasciando interpretato largamente l ' articolo 10 dello Statuto , che vuole presentati prima alla Camera dei deputati soli i progetti di legge che importano imposizione di tributi , approvazione di bilanci e dei conti dello Stato ; ottenere per votazione di bilancio stanziamenti di fondi , che si dovrebbero chiedere per legge , e così via via . È nella natura delle cose , tanto più che da simili abusi non potrebbe trattenere un Ministero se non sola una vera e profonda e sincera cognizione di quello che sia il regime parlamentare , e come si deve condurre , perché duri , cognizione che non ha avuto se non il Cavour , il quale l ’ ha praticata anche e poi il Minghetti che non l ' ha praticata sempre . O che si vuole ! Pensino i senatori , che prima d ' essere ministri , sono stati i più clamorosi contro la mala condotta dei Ministeri verso il Senato , diventati ministri non solo non fanno diversamente , ma fanno peggio . È , ripeto , nella natura delle cose . Le forze politiche tanto valgono , quanto mostrano di valere . Ed il patriottismo di ciascuno sta non nel lasciarsi sopraffare , come per ispirito partigiano si sente dire ora dagli uni , ora dagli altri , ma nell ' impedire d ' essere sopraffatti . Giacché , ove operino altrimenti , apparecchiano la distruzione delle istituzioni , che era lor obbligo di mantenere , e che s ' immaginavano , forse , colle lor mollezze di mantenere . Concludo . La riforma del Senato non s ' otterrà mediante nessuna modificazione più o men grave di articoli dello Statuto , né la richiede . Verrà , invece , naturalmente ed efficacemente da una più perfetta osservanza dello Statuto , che da molti anni in qua , soprattutto , non si vede . Verrà dal rinvigorimento della prerogativa regia , rinvigorimento , del resto , necessario non solo in questo . Verrà dalla diminuita ingerenza del Gabinetto , pericolosa sopratutto , perché si esercita sotto il coverchio della prerogativa , e si libera così da ogni censura . Verrà , in somma , dall ' autorità che per la qualità delle persone scelte a comporre il Senato , si raccoglierà in questo , se dev ' essere , di fatti , come è in parole il primo corpo dello Stato . E queste generalità qui mi bastano , né m ' occorre entrare nelle più minute quistioni circa il modo , in cui il Consiglio che aiuti il Re a nominare i senatori dev ' esser composto . Meglio un Consiglio di senatori stessi , uno per ciascuna categoria . Certi , a sentire proposto , augurato , previsto da me un rinvigorimento di prerogativa regia , avranno riso . Io non credo che hanno riso a ragione . Se io leggo bene nell ' avvenire non mi pare che le monarchie periranno , neanche le parlamentari , se si correggeno . Che se non si correggessero , delle due parti cui esse si compongono , monarchie e parlamenti , piuttosto i secondi periranno che le prime .