SENSO ( BOITO CAMILLO , 1883 )
Narrativa ,
ÿþVade
retro
,
Satana
1
Il
prete
aveva
i
gomiti
poggiati
sul
davanzale
;
stava
immobile
,
con
lo
sguardo
fisso
.
Era
la
prima
volta
in
dieci
anni
che
vedeva
dalla
canonica
del
villaggio
(
il
più
alto
villaggio
del
Trentino
)
la
tempesta
sotto
i
suoi
piedi
,
intanto
che
il
sole
,
un
sole
pallido
,
quasi
intimorito
,
brillava
sulle
case
del
paesello
e
sulle
cime
delle
montagne
circostanti
.
Il
giovine
prete
,
a
intervalli
,
tossiva
.
Il
suo
collo
scoperto
era
candido
e
magro
;
la
sua
bella
faccia
affilata
in
quel
momento
sembrava
impassibile
.
Eppure
,
studiando
bene
i
lineamenti
del
volto
,
si
avrebbe
potuto
indovinare
il
di
dentro
:
tra
le
narici
e
gli
angoli
delle
labbra
pallide
nascevano
due
solchi
dritti
;
la
fronte
alta
ed
aperta
aveva
una
ruga
profonda
,
che
contrastava
con
la
espressione
dolce
,
quasi
infantile
degli
occhi
d
'
un
colore
celeste
d
'
oltremare
,
simile
a
quello
dell
'
acqua
nel
Lago
di
Garda
.
L
'
arteria
del
collo
batteva
forte
;
le
mani
delicate
si
stringevano
febbrilmente
;
i
capelli
biondi
,
cacciati
indietro
dal
vento
,
coprivano
la
chierica
.
E
intanto
le
nubi
si
agglomeravano
,
s
'
aggomitolavano
,
quali
onde
di
una
burrasca
fantastica
.
Era
un
lago
,
che
,
riempiendo
tutta
l
'
ampia
vallata
,
urtava
contro
la
corona
dei
monti
,
come
se
volesse
rovesciarne
le
roccie
,
i
boschi
,
i
ghiacciai
per
inghiottire
ogni
cosa
nel
proprio
fondo
,
nero
più
d
'
una
tomba
.
Si
vedeva
quel
fondo
a
intervalli
qua
e
là
secondo
gli
scherzi
del
turbine
,
quando
nei
flutti
delle
nubi
s
'
apriva
uno
squarcio
;
e
allora
l
'
occhio
piombava
dentro
nella
valle
,
dove
lampeggiavano
i
fulmini
,
mentre
sul
dorso
ai
mucchi
bianchi
dei
densi
vapori
le
saette
sembravano
appena
scintille
.
Uno
dei
buchi
tenebrosi
lasciò
indovinare
il
villaggio
di
Cogo
;
poi
quel
baratro
si
chiuse
,
e
se
n
'
aperse
un
altro
di
lontano
,
che
mostrò
per
un
istante
la
torre
del
castello
di
Sanna
.
E
il
prete
guardava
sospirando
,
sempre
coi
pugni
stretti
.
Sul
davanzale
aveva
lasciato
aperto
il
Breviario
,
che
il
vento
si
divertiva
a
scartabellare
.
Ma
il
vecchio
Menico
,
il
quale
stava
da
un
po
'
di
tempo
borbottando
dietro
il
curato
,
prese
il
libro
con
un
certo
suo
gesto
dispettoso
,
lo
chiuse
e
lo
depose
sulla
scrivania
.
Poi
,
raccogliendo
le
carte
,
che
il
vento
aveva
sparpagliate
sul
suolo
,
disse
ad
alta
voce
:
-
Un
bel
gusto
davvero
,
pigliarsi
un
raffreddore
!
Senza
niente
sul
capo
,
senza
un
fazzoletto
al
collo
-
.
E
aggiunse
un
po
'
più
basso
:
-
La
è
da
matto
,
proprio
da
matto
-
.
Uscì
di
camera
sbattendo
l
'
imposta
;
ma
poco
dopo
rientrò
,
andò
a
pigliare
sul
letto
il
calottino
del
padrone
e
,
alzandosi
in
punta
di
piedi
,
glielo
mise
sulla
chierica
.
Il
prete
si
voltò
irritato
e
,
agguantato
il
calottino
,
lo
buttò
in
terra
dinanzi
a
Menico
,
gridando
:
-
Ho
caldo
,
vattene
via
.
Tornò
a
guardare
le
nuvole
;
ma
non
erano
scorsi
due
minuti
che
si
voltò
di
nuovo
,
cercando
con
gli
occhi
Menico
.
Non
c
'
era
;
andò
in
cucina
,
non
c
'
era
;
andò
nel
piano
superiore
,
una
specie
di
soffitta
mezzo
aperta
all
'
acqua
ed
alla
neve
,
non
c
'
era
.
Lo
trovò
a
'
piedi
della
stretta
e
scricchiolante
scala
di
legno
,
che
dal
piano
,
per
così
dire
,
nobile
dell
'
edificio
scendeva
esternamente
al
sagrato
della
chiesa
,
dove
cinque
o
sei
contadini
,
ragionando
sulla
novità
del
temporale
,
guardavano
ancora
con
tanto
d
'
occhi
alla
valle
,
in
cui
le
folgori
avevano
cessato
di
scoppiare
,
i
lampi
avevano
smesso
di
balenare
,
e
le
nubi
s
'
andavano
via
via
diradando
.
Il
prete
si
accostò
al
vecchio
e
,
nello
stendergli
la
mano
,
gli
disse
in
modo
che
i
contadini
potessero
udire
:
-
Menico
,
perdonami
-
.
Il
vecchio
girò
il
viso
dall
'
altro
lato
,
alzando
le
spalle
e
tenendo
le
mani
in
tasca
.
Era
piccolo
,
magro
,
sparuto
;
aveva
la
barba
meno
grigia
che
bianca
,
rasa
la
settimana
innanzi
,
irta
come
spilli
,
ma
le
folte
sopracciglia
,
sugli
occhietti
piccoli
,
erano
ancora
d
'
un
nero
d
'
inchiostro
.
Il
sacerdote
piegò
il
corpo
alto
ed
esile
,
e
,
umilmente
,
con
voce
tranquilla
,
dolce
,
ripeteva
:
-
Menico
,
ti
prego
di
scusarmi
-
.
I
contadini
ridevano
sotto
i
baffi
.
A
un
tratto
il
vecchio
,
afferrata
la
mano
del
padrone
,
senza
lasciare
a
questi
il
tempo
di
ritrarla
,
gliela
baciò
più
volte
;
e
gli
occhietti
piccoli
erano
lustri
di
lagrime
.
Il
prete
,
ritornato
nella
sua
camera
,
aveva
ripreso
il
Breviario
.
Lette
appena
due
facce
,
seguendo
,
come
vuole
la
Chiesa
,
con
gli
occhi
intenti
lo
scritto
e
pronunciando
sottovoce
ogni
sillaba
,
chiuse
sconfortato
il
volume
.
-
Non
posso
-
mormorò
-
non
posso
.
L
'
Officio
si
deve
recitare
con
attenzione
e
devozione
:
Officium
recitandum
est
attente
et
devote
...
Or
io
sento
in
tutte
le
membra
una
inquietudine
di
cui
non
so
capire
il
perché
,
come
se
migliaia
di
formiche
girassero
e
rigirassero
sulla
mia
pelle
.
Cerco
di
fissare
la
mente
all
'
un
pensiero
od
all
'
altro
,
e
la
mente
scappa
dove
le
garba
,
compiacendosi
in
cento
nuove
immagini
strane
e
puerili
.
Sarà
forse
l
'
aria
,
così
carica
oggi
d
'
elettricità
.
Forse
la
mia
consueta
febbriciattola
va
peggiorando
-
.
Si
pose
all
'
inginocchiatoio
,
davanti
ad
un
Crocifisso
allampanato
.
Vi
stette
qualche
minuto
con
le
mani
giunte
,
il
capo
chino
,
bisbigliando
preghiere
:
poi
,
alzatosi
di
botto
,
disse
:
-
Oratio
sine
attentione
interna
non
est
oratio
.
In
quel
mentre
,
spalancando
l
'
uscio
,
comparve
il
cane
del
curato
,
un
bel
cane
da
caccia
,
e
si
mise
a
saltellare
intorno
al
caro
padrone
.
Questi
lo
accarezzò
distrattamente
,
e
ripeteva
tra
sé
,
intanto
che
con
il
pugno
serrato
continuava
a
picchiarsi
forte
il
petto
indolenzito
:
-
Il
sacerdote
dovrebb
'
essere
sempre
come
il
sole
sereno
di
poco
fa
:
dovrebbe
contemplare
la
tempesta
dall
'
alto
,
quieto
,
puro
,
intangibile
.
Entrò
,
senza
bussare
,
il
medico
dei
tre
villaggi
della
Val
Castra
,
bene
sbarbato
e
vestito
appuntino
:
-
Buon
giorno
,
signor
curato
.
Presto
,
levi
di
dosso
quella
giacchetta
,
metta
il
collarino
,
infili
la
sua
vesta
più
bella
,
e
venga
con
me
.
Il
demonio
la
vuole
,
reverendo
;
ma
che
caro
demonio
.
M
'
ha
detto
in
furia
queste
precise
parole
:
«
Corra
subito
,
mio
caro
dottore
(
ha
proprio
detto
mio
caro
dottore
)
,
corra
subito
dal
signor
curato
;
gli
racconti
il
mio
male
,
aggiunga
che
ho
bisogno
di
sentire
la
voce
del
cielo
,
che
sono
una
pecorella
pronta
a
rientrare
all
'
ovile
»
.
E
ripeteva
:
«
Voglio
il
curato
,
voglio
Don
Giuseppe
»
.
Il
prete
diventò
bianco
e
grave
.
-
È
in
pericolo
di
morte
?
-
chiese
.
Il
dottore
uscì
in
uno
scoppio
di
riso
:
-
Ci
vuol
sotterrare
tutti
,
reverendo
.
È
uno
scherzo
di
nervi
:
roba
di
donne
galanti
.
Non
ho
potuto
neanche
toccarle
il
polso
.
Mi
ha
cacciato
qui
senza
lasciarmi
tempo
di
fiatare
:
e
noti
che
venivo
dritto
,
sotto
le
nubi
e
i
fulmini
,
da
Ledizzo
,
e
sull
'
asino
.
Manco
male
che
avevo
l
'
ombrello
e
il
pastrano
.
Insomma
,
Don
Giuseppe
,
si
va
o
non
si
va
?
-
Non
vengo
-
,
rispose
il
prete
,
a
cui
la
fronte
e
le
gote
erano
diventate
rosse
infiammate
;
e
,
alzando
i
pugni
,
con
voce
da
far
tremare
le
muraglie
,
soggiunse
:
-
Quella
donna
e
i
suoi
drudi
sono
l
'
infamia
,
e
saranno
l
'
ultima
rovina
di
questa
valle
.
Dio
li
maledica
!
Il
dottore
,
scandolezzato
,
guardò
l
'
altro
negli
occhi
,
mormorando
:
-
Signor
curato
,
la
carità
cristiana
!
-
La
carità
cristiana
?
Io
mangio
polenta
e
cacio
,
qualche
volta
un
po
'
di
carne
di
maiale
,
mentre
il
mio
corpo
fragile
,
estenuato
,
roso
,
com
'
ella
sa
,
dottore
,
da
una
malattia
che
aspetta
ma
non
risparmia
,
avrebbe
bisogno
d
'
altri
sostentamenti
.
Io
vivo
in
mezzo
al
sudiciume
di
questo
paese
,
alle
miserie
di
questi
montanari
,
a
'
quali
ho
dato
quel
poco
che
ho
guadagnato
in
dieci
anni
.
La
sera
negli
otto
mesi
d
'
inverno
mi
faccio
piccolo
per
insegnare
ai
bimbi
del
villaggio
;
non
c
'
è
fanciullo
o
ragazza
dai
sette
anni
in
su
che
non
sappia
leggere
e
scrivere
e
distinguere
il
bene
dal
male
.
Al
vescovo
,
che
mi
voleva
parroco
nella
pianura
,
ho
risposto
:
«
Monsignore
,
amo
oramai
la
solitudine
e
la
neve
,
le
privazioni
e
l
'
ingratitudine
»
.
Amo
infatti
queste
grandezze
della
natura
selvaggia
,
nelle
quali
il
mio
corpo
è
rimasto
puro
e
sono
vissuto
fino
ad
ora
in
una
cara
povertà
di
spirito
.
Ho
dovuto
abbandonare
da
un
po
'
di
tempo
il
mio
più
vivo
conforto
mondano
,
la
caccia
,
e
rinunciare
alle
lunghe
passeggiate
solitarie
su
per
i
dorsi
dei
monti
.
La
mia
pelle
già
ruvida
e
bruna
-
e
il
prete
guardava
pietosamente
le
proprie
mani
-
è
diventata
morbida
e
bianca
,
come
quella
di
una
donna
galante
.
Dicono
che
,
così
magro
e
così
smorto
,
sembro
ringiovanito
:
ho
trent
'
anni
e
ne
mostro
venti
:
torno
fanciullo
.
Chi
mi
ridà
la
salute
e
la
forza
?
-
Il
dottore
sorrise
,
e
il
prete
continuò
:
-
Un
giorno
a
Trento
il
vicario
del
vescovo
mi
dice
con
ironia
:
«
Ella
,
reverendo
,
è
un
montanaro
d
'
Arcadia
»
.
I
miei
parrocchiani
,
salvo
pochi
,
mi
guardano
di
traverso
.
La
carità
cristiana
!
Ecco
che
in
questo
paese
,
il
più
alto
e
il
più
povero
del
Trentino
,
dove
gli
uomini
sono
attivi
,
sobrii
,
leali
,
e
le
donne
non
hanno
altra
bellezza
che
la
loro
virtù
,
viene
a
piantarsi
una
masnada
di
truffatori
e
sgualdrine
.
Inventano
delle
miniere
;
gridano
a
tutti
i
venti
che
nel
nostro
suolo
la
natura
ha
deposto
i
suoi
tesori
di
ferro
;
le
Gazzette
del
Tirolo
,
della
Germania
,
sono
piene
di
annunzii
e
di
lodi
sulla
famosa
Compagnia
siderurgica
della
valle
di
Castra
;
cinquemila
azioni
da
cinquecento
lire
ciascuna
,
interessi
,
dividendi
,
almeno
il
cento
per
cento
!
Troveranno
i
gonzi
,
intascheranno
i
milioni
,
una
parte
almeno
,
e
scapperanno
,
lasciando
alle
nostre
montagne
due
grotte
di
più
,
due
buchi
.
Ma
intanto
si
pianta
qui
,
per
alcune
settimane
,
in
un
palazzo
improvvisato
,
il
capo
dell
'
impresa
con
la
sua
ganza
;
e
servi
e
operai
e
donnacce
riempiono
il
villaggio
di
scandali
;
s
'
aprono
bettole
,
si
balla
tutta
notte
,
ci
si
ubbriaca
e
peggio
.
Alle
miniere
,
alle
ferrovie
ci
pensa
pincone
.
Tre
famiglie
del
paese
hanno
già
venduto
le
loro
giovenche
per
barattarle
con
le
mirifiche
azioni
siderurgiche
:
altre
seguiranno
l
'
esempio
.
Alla
rovina
materiale
si
rimedierà
,
ma
l
'
abiezione
morale
sarà
senza
riparo
.
Due
delle
più
ingenue
paesanelle
,
l
'
una
di
diciotto
,
l
'
altra
di
sedici
anni
,
la
Giulia
di
Pietro
...
La
voce
del
prete
,
rauca
e
fiera
,
s
'
interruppe
di
botto
.
Era
stato
un
torrente
di
parole
:
sembrava
che
non
dovesse
fermarsi
più
;
non
aveva
tossito
neanche
una
volta
.
L
'
indignazione
bolliva
da
un
pezzo
in
quello
spirito
ingenuo
,
ed
era
scoppiata
;
ma
dopo
l
'
ultima
frase
Don
Giuseppe
rimase
improvvisamente
impacciato
,
mortificato
.
Guardò
in
volto
il
dottore
per
ispiare
se
questi
avesse
potuto
intendere
il
senso
del
periodo
appena
incominciato
;
e
si
confortò
un
poco
,
vedendo
che
teneva
la
testa
bassa
,
come
sbalordito
dalla
foga
del
lungo
sermone
.
Il
curato
girò
gli
occhi
ad
un
angolo
della
stanza
,
li
fissò
un
istante
sul
Crocifisso
,
che
gli
parve
più
sanguinolento
,
più
addolorato
del
solito
,
e
recitò
un
'
orazione
interna
,
breve
,
ma
fervidissima
.
Un
sordo
,
esercitato
a
leggere
sulle
labbra
,
avrebbe
colto
dai
moti
convulsi
di
quelle
del
prete
alcune
voci
spezzate
:
Strictissima
obligatio
...
inviolabiliter
...
sigillum
confessionis
.
Frattanto
il
dottore
sorrideva
,
pensando
alla
rusticità
del
curato
.
Aveva
compiuto
egli
i
suoi
studi
di
scienza
medica
niente
meno
che
a
Vienna
,
e
in
quegli
otto
mesi
n
'
aveva
proprio
viste
di
belline
.
Le
raccontava
,
adombrate
appena
di
un
velo
,
persino
a
sua
moglie
.
Sì
,
signori
,
per
allargarsi
la
mente
,
per
non
lasciarsi
afferrare
dalle
idee
storte
e
sentimentali
,
per
acquistare
l
'
esperienza
del
mondo
,
per
imparare
i
modi
garbati
,
è
necessario
vivere
,
almeno
un
certo
tempo
,
nella
capitale
.
Fra
le
montagne
non
si
possono
educare
che
gli
orsi
.
Povero
curato
,
il
suo
massimo
viaggio
era
stato
quello
di
Trento
!
-
Don
Giuseppe
,
mi
permetta
di
parlarle
schietto
:
ella
,
scusi
,
mi
sembra
un
tantino
pessimista
-
.
Dette
queste
parole
quasi
per
tentare
il
terreno
,
il
medico
ristette
,
aspettando
una
risposta
.
La
risposta
non
venne
:
Don
Giuseppe
aveva
assunto
un
'
attitudine
raccolta
e
placida
.
Fattosi
coraggio
,
il
dottore
continuò
:
-
Può
darsi
,
non
lo
nego
,
che
le
cose
previste
da
lei
,
reverendo
,
sieno
tutte
vangelo
,
e
che
una
brutta
catastrofe
sovrasti
alla
povera
valle
;
ma
potrebbe
anche
darsi
,
chi
lo
sa
?
che
le
faccende
andassero
lisce
.
Lavorano
negli
scavi
,
hanno
fatto
gli
assaggi
;
né
sarebbe
impossibile
che
il
metallo
sbucasse
fuori
,
tanto
più
che
si
trovano
nei
nostri
monti
le
tracce
di
molte
vecchie
ferriere
.
Se
l
'
impresa
andasse
bene
,
quanta
ricchezza
non
ne
verrebbe
egli
a
tutti
i
luoghi
qui
intorno
?
Dall
'
altra
parte
questo
signor
banchiere
e
barone
,
avviato
l
'
affare
e
toltosi
il
ghiribizzo
della
vita
montanina
,
andrà
via
con
il
suo
codazzo
,
lasciando
i
veri
lavoratori
,
gli
onesti
operai
;
e
tutto
rientrerà
nell
'
ordine
consueto
,
con
qualche
soldo
e
qualche
comodità
di
più
,
che
ce
n
'
è
di
bisogno
.
-
Dio
voglia
!
-
Era
un
Dio
voglia
buttato
là
tanto
per
mutare
discorso
.
Il
curato
chiese
infatti
senza
interruzione
al
dottore
:
-
Mi
dica
un
po
'
,
come
sta
oggi
la
signora
Carlina
?
-
Non
c
'
è
male
,
grazie
.
Mangia
poco
,
quasi
niente
,
sebbene
io
la
faccia
sgambettare
dietro
di
me
il
più
possibile
.
-
E
di
umore
?
-
Così
così
.
Quando
esco
la
mattina
o
dopo
il
desinare
per
le
mie
passeggiate
mediche
,
potrei
dire
per
i
miei
viaggi
quotidiani
,
m
'
abbraccia
e
si
mette
a
piangere
.
Qualche
volta
,
confesso
,
perdo
un
po
'
la
pazienza
.
-
Tolleri
,
dottore
.
È
una
bambina
,
e
le
vuol
tanto
bene
.
Dirò
di
più
,
veda
di
trattarla
con
infinita
indulgenza
,
con
ogni
sorta
di
amorevolezze
e
di
cure
.
La
tenga
come
una
pianticella
tenera
,
delicata
e
sottile
,
trapiantata
da
tre
mesi
soltanto
,
e
che
vuole
essere
irrorata
d
'
affetto
.
-
In
fondo
non
è
mai
malata
.
Qualche
dolor
di
capo
,
nient
'
altro
;
ma
non
ingrassa
.
E
poi
è
tanto
rustica
:
vorrebbe
stare
sempre
sola
o
con
me
.
Detesta
la
gente
nuova
;
anzi
,
a
dirgliela
,
Don
Giuseppe
,
sono
impacciato
.
La
bella
baronessa
vuole
vedere
mia
moglie
a
ogni
costo
.
Appena
entro
nella
sua
camera
grida
:
«
E
la
sposina
?
»
.
-
Per
amor
della
Vergine
Maria
non
gliela
conduca
.
Profanare
il
candore
,
il
pudore
della
giovinetta
semplice
,
della
colomba
di
diciott
'
anni
con
l
'
alito
della
donna
infame
!
-
Reverendo
,
ella
dice
bene
;
ma
io
ho
pur
bisogno
di
tutti
.
Nato
in
questa
valle
,
non
ho
intenzione
di
morirvi
.
Per
guadagnarmi
da
vivere
devo
fare
sulle
scorciatoie
dei
monti
tre
o
quattro
ore
di
cammino
ogni
giorno
al
rischio
di
cadere
in
un
precipizio
,
di
gelare
l
'
inverno
in
mezzo
alla
neve
o
di
crepare
giovine
d
'
un
vizio
di
cuore
.
Risparmio
il
mulo
ed
il
ciuco
,
tiranneggio
me
e
anche
un
poco
mia
moglie
per
mettere
da
parte
qualche
danaro
,
che
mi
permetta
di
piantarmi
in
una
città
,
dov
'
io
possa
fare
il
medico
davvero
.
Cavar
sangue
,
strappar
denti
,
aggiustar
ossa
a
questi
villani
non
è
poi
un
mestiere
decente
per
chi
ha
studiato
nella
capitale
e
s
'
è
assuefatto
a
nobili
desiderii
.
-
La
nobiltà
del
desiderio
consiste
,
dottore
,
nella
volontà
del
bene
;
e
il
bene
è
tanto
più
difficile
a
farsi
,
ma
tanto
più
meritorio
quanto
è
più
basso
e
,
aggiungerò
,
più
schifoso
l
'
oggetto
a
cui
si
rivolge
.
-
Ella
parla
d
'
oro
,
signor
curato
.
Ammiro
la
virtù
sublime
,
ma
tutti
non
hanno
,
neanche
secondo
il
Vangelo
,
l
'
obbligo
di
esser
santi
.
Si
può
vivere
da
galantuomini
,
si
può
beneficare
il
prossimo
anche
nelle
città
,
ed
io
mi
sento
nato
per
la
vita
civile
.
Ora
veda
,
Don
Giuseppe
,
quella
signora
,
chiamiamola
baronessa
o
altrimenti
,
mi
dà
quattro
fiorini
per
visita
e
mi
chiama
quasi
ogni
giorno
.
Il
mio
salvadanaio
ne
gongola
.
-
Dottore
,
la
signora
Carlina
non
approverebbe
questi
sentimenti
.
-
E
avrebbe
torto
.
Posso
io
rifiutare
a
colui
che
invoca
il
mio
ministero
l
'
aiuto
della
mia
scienza
?
Non
ci
sono
altri
medici
nella
valle
;
occorrerebbero
sette
ore
od
otto
per
averne
uno
:
intanto
il
malato
rischia
di
crepar
come
un
cane
.
È
poi
lecito
il
distinguere
un
contadino
da
un
signore
,
una
donna
onesta
da
una
bagascia
,
o
non
si
devono
soccorrere
tutti
ugualmente
?
Mi
dica
lei
,
Don
Giuseppe
,
se
un
peccatore
,
se
una
peccatrice
implorasse
,
anche
senza
sentirsi
in
punto
di
morte
,
una
parola
dal
ministro
di
Dio
,
una
parola
che
potesse
confortare
,
migliorare
,
illuminare
un
'
anima
sviata
,
avrebb
'
ella
il
diritto
di
dir
di
no
?
Stendere
la
mano
al
prossimo
smarrito
o
perverso
,
aiutarlo
a
ritrovare
la
via
diritta
,
non
è
forse
il
primo
,
il
più
sacro
dovere
del
pastor
buono
?
Queste
ultime
parole
vennero
pronunciate
con
molta
enfasi
dal
dottore
,
il
quale
teneva
i
suoi
occhi
furbi
fissi
negli
occhi
ingenui
del
prete
.
Seguì
un
silenzio
,
in
cui
si
potevano
udire
i
canti
e
le
risa
della
gente
del
villaggio
raccolta
nella
piazzetta
della
fontana
.
Il
curato
meditava
.
Fece
un
gesto
risoluto
,
andò
a
pigliare
il
collarino
nell
'
armadio
,
se
lo
affibbiò
senza
guardarsi
nello
specchietto
che
,
appeso
ad
un
chiodo
sul
telaio
della
finestra
,
gli
serviva
per
radersi
la
barba
,
e
infilò
la
sua
veste
nera
,
l
'
unica
che
avesse
;
poi
disse
:
-
Andiamo
.
In
quel
punto
al
baccano
sempre
crescente
dei
villani
s
'
unì
un
gran
frastuono
di
trombe
,
di
corni
,
di
cornette
e
d
'
altri
strumenti
d
'
ottone
,
i
quali
stonavano
e
scroccavano
maledettamente
;
e
,
fuori
del
paese
,
sul
dorso
del
monte
,
rispondevano
gli
spari
dei
mortaletti
.
Era
una
festa
solenne
:
avevano
fatto
venire
la
banda
musicale
dal
capoluogo
del
circondario
,
niente
meno
;
ed
il
Capo
-
comune
presiedeva
alla
cerimonia
.
Si
trattava
anzi
di
una
vera
marcia
trionfale
.
Gli
eroi
erano
due
ragazzi
in
sui
dodici
anni
,
l
'
uno
bruno
,
l
'
altro
biondo
,
incoronati
di
fiori
selvatici
,
e
tirati
in
uno
di
quei
veicoli
,
i
quali
servono
in
montagna
a
trasportare
il
letame
,
ed
hanno
,
curvi
come
sono
al
dinanzi
,
un
certo
aspetto
d
'
antica
biga
romana
.
Il
carro
,
tutto
a
ghirlande
e
a
festoni
,
era
tirato
da
due
maestosi
buoi
bianchi
,
ma
i
due
fanciulli
,
anziché
mostrare
la
baldanza
de
'
conquistatori
,
mostravano
una
gran
paura
di
essere
sbalzati
a
terra
,
quando
le
ruote
o
si
alzavano
sugli
enormi
sassi
,
di
cui
sono
sparse
le
tortuose
,
strette
ed
erte
vie
del
paesello
,
o
si
sprofondavano
nelle
buche
di
pantano
,
da
cui
schizzava
intorno
la
melma
.
I
due
monelli
guardavano
in
giro
,
confusi
di
tanto
chiasso
,
desiderosi
d
'
una
cosa
soltanto
,
di
saltar
giù
dal
carro
trionfale
per
unirsi
a
'
loro
compagni
e
dimenarsi
liberamente
e
gridare
anch
'
essi
:
Viva
,
viva
!
La
cagione
della
loro
gran
gloria
era
spiegata
da
Menico
ad
un
vecchio
,
venditore
ambulante
di
quegli
enormi
ombrelloni
rossi
e
azzurri
,
i
quali
mettono
nella
malinconia
del
paesaggio
,
quando
piove
,
una
pennellata
allegra
.
Il
caso
dunque
era
stato
questo
:
i
due
ragazzi
,
nel
principio
della
passata
primavera
,
andavano
a
raccogliere
sul
monte
della
Malga
,
quello
che
manda
la
più
lunga
ombra
nella
Val
della
Castra
,
le
radici
di
una
certa
erba
medicinale
.
È
uno
dei
piccoli
guadagni
dei
montanari
,
i
quali
per
un
grosso
peso
di
arnica
,
di
genziana
,
di
aconito
,
di
lichene
,
o
che
so
io
,
racimolati
sulle
roccie
,
alla
cima
dei
dirupi
,
col
rischio
di
rompersi
il
cranio
nella
voragine
,
pigliano
qualche
soldo
.
La
neve
al
basso
si
andava
squagliando
,
ma
i
due
fanciulli
,
raspandola
via
via
,
senza
pensare
ad
altro
,
salivano
sempre
più
in
un
luogo
che
da
otto
mesi
non
vedeva
anima
nata
.
All
'
improvviso
,
sotto
ad
un
pino
,
che
il
vento
aveva
gettato
a
terra
e
che
su
quel
lenzuolo
candido
con
il
suo
tronco
ed
i
suoi
rami
secchi
pareva
uno
scheletro
,
odono
un
fruscìo
.
Tendono
le
orecchie
;
il
fruscìo
si
rinnova
;
s
'
avvicinano
,
ed
ecco
che
sbuca
una
bestia
bruna
,
simile
ad
un
cane
non
grande
.
La
bestia
scappa
e
va
a
nascondersi
di
nuovo
in
una
macchia
di
arbusti
;
ed
i
fanciulli
dietro
.
Avevano
due
bastoni
,
e
si
mettono
a
picchiare
con
tutta
la
forza
di
cui
erano
capaci
,
l
'
uno
di
qua
,
l
'
altro
di
là
della
macchia
di
arbusti
,
la
quale
,
sebbene
priva
di
foglie
,
era
folta
.
Volevano
acchiappare
il
cane
.
La
bestia
,
in
fatti
,
spaurita
,
irritata
,
esce
fuori
,
ma
,
invece
di
fuggire
,
avventandosi
alle
braccia
di
uno
dei
fanciulli
,
le
addenta
e
ne
fa
uscire
il
sangue
,
che
arrossa
la
neve
;
ma
il
fanciullo
,
niente
paura
,
quanto
più
si
sente
mordere
tanto
più
tiene
saldo
.
Ed
ecco
l
'
altro
che
in
buon
punto
dà
con
la
mazza
un
forte
colpo
sulla
testa
dell
'
animale
,
ed
un
secondo
colpo
,
e
l
'
accoppa
.
Il
ferito
,
più
allegro
che
mai
,
tiene
per
un
poco
le
braccia
nella
neve
,
poi
,
con
il
compagno
,
scende
giù
a
sbalzi
portando
la
sua
preda
.
Erano
incerti
se
fosse
un
cane
o
una
volpe
.
Ma
,
prima
di
entrare
nel
villaggio
,
incontrano
un
vecchio
di
ottant
'
anni
,
alto
,
di
corpo
asciutto
,
dritto
ancora
come
un
fuso
,
svelto
ancora
come
un
cavriolo
,
che
andava
a
passeggiare
con
la
sua
carabina
ad
armacollo
.
La
fama
di
codesto
vecchio
esce
dalla
Val
della
Castra
:
Trento
stessa
lo
conosce
.
Nella
sua
vita
ha
ucciso
venti
orsi
;
l
'
ultimo
,
dopo
sbagliato
il
colpo
del
fucile
,
l
'
uccise
abbracciandolo
,
e
l
'
uomo
cacciava
all
'
orso
il
coltello
nel
ventre
,
e
poi
,
sempre
in
un
amplesso
,
arrotolarono
un
pezzo
sulla
china
del
monte
,
finché
l
'
orso
morì
,
e
l
'
uomo
di
ottant
'
anni
s
'
alzò
dritto
e
placido
.
Ora
quel
vecchio
chiamò
i
fanciulli
,
che
gli
passavano
innanzi
,
e
disse
:
-
Figliuoli
,
dove
avete
pescato
questa
bestiola
?
-
I
ragazzi
risposero
:
-
L
'
abbiamo
uccisa
noi
;
ma
è
una
volpe
od
un
cane
?
-
È
un
'
orsacchiotta
,
fortunati
figliuoli
:
fortunati
che
non
avete
trovato
la
sua
madre
,
e
fortunati
che
vi
beccate
trentasette
fiorini
belli
d
'
argento
.
Fate
l
'
istanza
al
Capitano
-
.
Dette
queste
parole
ripigliò
il
cammino
,
guardando
i
ghiacciai
sul
cucuzzolo
delle
montagne
.
Menico
mostrò
all
'
ombrellaio
,
tra
la
folla
,
un
montanaro
che
soverchiava
gli
altri
di
quasi
tutto
il
capo
,
e
che
guardava
con
serietà
i
due
piccoli
trionfatori
:
era
il
vecchio
degli
orsi
.
Per
farla
breve
,
i
ragazzi
avevano
potuto
dopo
qualche
mese
riscuotere
i
trentasette
fiorini
,
che
il
Governo
dà
quale
premio
per
l
'
uccisione
di
un
'
orsa
;
e
la
festa
era
fatta
a
commemorazione
e
a
rallegramento
del
caso
.
Bisogna
aggiungere
,
per
amore
di
verità
,
che
era
stata
anche
pensata
da
qualche
cervello
ingegnoso
per
avere
una
nuova
scusa
di
ballar
con
la
banda
tutta
notte
nell
'
osteria
e
di
scialacquare
in
istravizii
e
bordelli
;
e
,
perché
il
curato
lo
sapeva
bene
,
non
aveva
voluto
ingerirsi
né
con
la
sua
chiesa
,
né
con
la
sua
persona
in
così
fatta
commedia
.
Dall
'
altro
canto
la
caccia
dell
'
orso
aveva
lasciato
nell
'
animo
del
prete
un
rimorso
non
piccolo
.
S
'
era
imbattuto
un
inverno
anch
'
egli
fra
le
nevi
in
un
orsacchino
da
poppa
;
aveva
pigliato
l
'
orsacchino
e
,
picchiandolo
un
poco
,
l
'
aveva
fatto
guaire
,
perché
l
'
orsa
,
che
non
poteva
essere
lontana
,
lo
udisse
.
Venne
in
fatti
,
e
precipitò
furibonda
,
mentre
il
prete
mirava
attento
e
colpiva
giusto
.
L
'
orsa
,
ferita
a
morte
,
si
trascinò
accanto
al
suo
piccino
,
che
continuava
a
guaire
,
e
lo
leccava
in
atto
d
'
infinito
amore
.
Il
prete
tornò
a
casa
pensieroso
,
lasciando
nel
bosco
la
madre
morta
e
l
'
orsacchino
libero
.
La
sera
scartabellò
i
volumi
della
sua
piccola
libreria
per
conoscere
se
l
'
inganno
è
innocente
quando
si
volga
contro
le
bestie
feroci
;
ma
non
gli
riescì
di
raccapezzar
nulla
che
facesse
al
suo
caso
:
solo
nel
secondo
volume
del
Gury
,
Compendium
Theologiae
moralis
,
trovò
che
al
sacerdote
è
lecita
la
caccia
non
clamorosa
cum
sclopeto
et
uno
cane
.
Non
trovò
altro
;
ma
non
poté
mai
dimenticare
la
generosa
,
e
sviscerata
passione
di
quella
madre
morente
,
e
,
ripensandovi
,
sentiva
nel
cuore
uno
stringimento
.
Ripeté
ancora
al
dottore
:
-
Andiamo
-
ed
uscirono
,
allontanandosi
dal
frastuono
del
villaggio
in
festa
.
2
La
villa
del
barone
banchiere
era
sorta
all
'
improvviso
.
A
un
tiro
di
schioppo
fuori
del
paese
si
vedeva
dianzi
una
casa
costrutta
in
sasso
e
in
cemento
,
miracolo
in
quel
villaggio
fatto
tutto
di
legno
.
Era
stata
alzata
dieci
anni
addietro
da
un
brav
'
uomo
,
il
quale
,
essendo
andato
per
mezzo
secolo
a
lavorare
giù
per
l
'
Italia
da
calderaio
,
e
avendo
raggruzzolato
molte
migliaia
di
lire
,
voleva
godersele
con
la
famiglia
in
santa
pace
nell
'
aria
pura
e
nelle
lunghe
nevi
del
suo
caro
luogo
natale
.
Non
l
'
avesse
pensato
mai
!
Il
dì
che
fu
messa
la
prima
pietra
,
ecco
gli
muore
la
figliuola
;
appena
finito
il
solaio
del
primo
piano
,
ecco
gli
si
ammazza
giù
per
una
rupe
il
figliuolo
;
appena
compiuto
il
tetto
,
passa
a
miglior
vita
la
moglie
.
Il
misero
signorotto
,
solo
,
disperato
,
pieno
di
acciacchi
e
di
paure
,
camminò
un
anno
nelle
stanze
vuote
,
meditando
con
desiderio
ineffabile
al
tempo
della
sua
miseria
,
quando
la
moglie
ed
i
figli
,
sani
e
robusti
,
mangiavano
polenta
asciutta
,
ed
egli
martellava
quindici
ore
della
giornata
su
caldaie
e
padelle
.
Morì
di
settant
'
anni
lasciando
la
sua
casa
al
Comune
,
il
quale
vi
teneva
il
fieno
,
giacché
,
un
poco
per
cagione
dell
'
uso
di
abitare
in
isconquassate
catapecchie
di
legno
,
un
poco
per
l
'
idea
che
quell
'
edificio
fosse
stregato
e
recasse
sventura
,
nessuno
offriva
un
quattrino
per
andarvi
a
prendere
alloggio
.
I
vetri
delle
finestre
non
c
'
erano
più
,
le
imposte
cominciavano
a
sconnettersi
;
ma
il
palazzotto
così
bianco
e
alto
e
regolare
,
con
la
sua
bella
cornice
e
i
suoi
balconi
sporgenti
,
rallegrava
la
vista
,
in
mezzo
alle
capanne
ed
ai
tugurii
neri
della
valle
.
S
'
aggiunga
ch
'
era
piantato
in
uno
dei
più
bei
siti
:
sul
contrafforte
del
monte
,
dove
i
paeselli
della
vallata
di
qua
e
di
là
si
vedono
tutti
,
e
l
'
occhio
si
spinge
sino
al
piano
verde
ed
al
castello
di
Sanna
;
e
di
dietro
l
'
ombreggiava
una
folta
macchia
di
larici
antichi
,
mentre
dinanzi
lo
rallegrava
una
prateria
quasi
orizzontale
,
piena
di
grandi
arbusti
di
sambuco
rosso
,
con
i
suoi
grappoli
che
sembravano
coralli
infiammati
,
e
ricca
di
fiori
color
di
rosa
,
dondolanti
sui
gambi
altissimi
,
di
fiori
gialli
,
violetti
,
bianchi
,
da
farne
la
più
gentile
e
variopinta
corona
per
una
vergine
sposa
.
La
casa
del
calderaio
,
già
bella
,
era
diventata
un
incanto
.
Sulla
fronte
,
nel
piano
terreno
,
sporgeva
una
nuova
loggia
,
chiusa
durante
le
ore
del
sole
da
tende
che
parevano
di
splendido
drappo
persiano
;
nei
fianchi
uscivano
fuori
due
nuove
ali
in
forma
di
padiglione
,
da
cui
quattro
gradinate
esterne
scendevano
alla
prateria
trasformata
in
giardino
,
dove
non
mancavano
le
zolle
simmetriche
,
l
'
ampia
vasca
circolare
con
l
'
acqua
limpida
e
i
pesci
d
'
oro
,
né
i
sedili
dondolanti
sparsi
nei
luoghi
più
misteriosi
ed
ombrati
.
Nel
lato
posteriore
dell
'
edificio
un
nuovo
portico
riparava
le
cavalcature
mentre
aspettavano
i
cavalieri
;
la
cucina
,
la
scuderia
de
'
muli
,
l
'
abitazione
dei
servi
ed
altri
luoghi
di
basso
uso
avevano
trovato
posto
in
una
specie
di
casa
rustica
,
unita
alla
palazzina
per
mezzo
di
una
lunga
tettoia
,
la
quale
veniva
tutta
nascosta
da
piante
arrampicanti
e
da
arboscelli
trapiantati
.
Queste
nuove
fabbriche
erano
di
legno
,
alzate
su
in
fretta
e
destinate
alla
vita
di
tre
mesi
:
non
importava
che
le
prossime
nevi
ed
i
geli
le
sfasciassero
tutte
.
Ai
lavori
aveva
presieduto
il
vero
scopritore
,
o
,
per
meglio
dire
,
inventore
delle
miniere
,
un
farabutto
matricolato
,
al
paragone
del
quale
il
presidente
della
Società
siderurgica
,
il
barone
banchiere
,
poteva
dirsi
una
perla
.
Lo
chiamavano
Gregorio
Viorz
,
e
si
bucinava
che
fosse
stato
due
volte
in
carcere
per
truffa
;
gli
attribuivano
anche
un
veneficio
,
commesso
per
interesse
,
ma
le
prove
mancavano
e
la
giustizia
non
se
n
'
era
impacciata
.
Comunque
sia
,
ad
Innsbruck
,
sua
città
natale
,
n
'
aveva
fatte
tante
,
che
non
poteva
più
rimettervi
il
piede
.
Dio
l
'
aveva
dotato
,
per
disgrazia
degli
uomini
,
di
un
ingegno
feracissimo
e
di
un
'
attività
senza
pari
;
tanto
che
con
la
metà
della
fatica
e
del
cervello
,
ch
'
egli
impiegava
nelle
vie
torte
e
buie
,
avrebbe
potuto
lungo
la
strada
dritta
rendersi
ricco
e
stimato
e
sicuro
della
propria
fortuna
.
Ma
dall
'
animo
perverso
nascono
inevitabilmente
certe
debolezze
fatali
,
le
quali
sciupano
tutto
;
e
il
Viorz
ne
aveva
due
.
Prima
:
assottigliava
troppo
,
sicché
,
studiando
nelle
imprese
tutti
i
pericoli
e
industriandosi
di
mettere
a
tutti
un
anticipato
rimedio
,
creava
spesso
le
difficoltà
nell
'
atto
in
cui
voleva
prevenirle
.
Seconda
:
man
mano
che
si
avvicinava
il
momento
di
raccogliere
il
frutto
delle
sue
iniquità
,
la
gioia
e
l
'
orgoglio
del
buon
successo
gli
scemavano
la
calma
,
lo
inebbriavano
,
e
la
prima
cautela
volpina
si
trasformava
,
nella
lotta
contro
gli
ultimi
intoppi
,
in
violenza
brutale
.
Un
così
fatto
personaggio
non
poteva
dare
il
suo
nome
a
nessun
affare
d
'
industria
o
di
banca
;
anzi
si
doveva
tenere
avvolto
,
almeno
sul
principio
,
in
un
prudente
mistero
.
Aveva
dunque
bisogno
di
qualcuno
da
mettere
in
mostra
:
un
galantuomo
no
,
perché
non
si
sarebbe
prestato
a
simili
birbonate
;
un
noto
birbante
no
,
perché
avrebbe
,
invece
di
adescarla
,
fatto
scappare
la
gente
.
Ci
voleva
,
per
esempio
,
un
signore
che
si
fosse
mangiato
il
patrimonio
:
vizioso
e
in
urgente
necessità
di
quattrini
;
d
'
intelletto
bastevole
per
capire
e
secondare
le
finezze
dell
'
impresa
,
ma
di
poca
inventiva
,
perché
non
gli
saltasse
un
giorno
il
ghiribizzo
di
fare
da
sé
;
di
bei
modi
signorili
,
con
un
bel
nome
e
un
titolo
sonoro
.
A
tutte
le
indicate
qualità
bisognava
unirne
un
'
ultima
:
quella
di
non
essere
punto
conosciuto
nella
classe
degli
uomini
di
banca
,
o
,
meglio
,
di
esservi
conosciuto
favorevolmente
.
Questa
prerogativa
s
'
univa
alle
altre
nel
barone
di
Steinach
.
Era
piuttosto
un
uomo
scettico
e
leggiero
,
che
propriamente
perverso
.
L
'
uso
della
società
galante
di
Vienna
e
di
Parigi
l
'
aveva
rotto
ad
ogni
vizio
,
senza
fargli
perdere
il
garbo
delle
maniere
aristocratiche
ed
una
certa
sensibilità
di
natura
.
S
'
era
impacciato
tre
o
quattro
volte
in
affari
grossi
e
romorosi
,
ma
,
puntualmente
,
con
indifferenza
,
aveva
pagato
le
perdite
,
rimettendoci
sino
all
'
ultimo
soldo
.
Allora
,
dopo
avere
conosciuto
Gregorio
Viorz
,
che
non
lo
perdette
mai
più
di
vista
e
che
lo
richiamò
in
gran
fretta
,
qualche
anno
appresso
,
appena
avuta
la
prima
ispirazione
della
Compagnia
siderurgica
,
andò
a
Monaco
al
giuoco
,
facendosi
prestare
la
posta
,
e
guadagnò
;
e
con
quel
guadagno
,
piantatosi
a
Parigi
,
cominciò
la
vita
del
cavaliere
d
'
industria
.
In
un
modo
o
in
un
altro
se
la
campava
,
sempre
abbigliato
,
benché
con
un
'
ombra
di
gofferia
teutonica
,
secondo
l
'
ultima
voga
,
in
un
quartierino
di
nobile
apparenza
e
pieno
di
gingilli
artistici
,
dove
regnava
questa
o
quella
signora
,
bruna
,
bionda
,
fulva
o
rossa
,
ch
'
egli
ripescava
qua
o
là
e
rimutava
,
al
più
,
ogni
sei
mesi
.
Così
era
giunto
al
sessantesimo
anno
,
robusto
ancora
e
pieno
di
vita
,
che
pareva
un
miracolo
pensando
a
'
suoi
vizi
e
disordini
;
né
l
'
età
si
manifestava
in
lui
altrimenti
che
in
due
cose
:
nella
rotondità
del
ventre
,
che
con
il
suo
consueto
panciotto
bianco
diventava
anche
più
maestoso
,
e
nel
serbare
com
'
egli
faceva
presso
di
sé
da
un
anno
l
'
ultima
baronessa
,
rossa
di
capelli
,
senza
provare
nessun
desiderio
di
sostituirne
una
nuova
.
Il
curato
non
aveva
aperto
bocca
nel
cammino
da
casa
sua
alla
villa
,
sebbene
il
dottore
lo
andasse
stuzzicando
.
Pareva
distratto
;
guardava
le
nubi
strane
,
che
imbiancavano
una
parte
del
cielo
.
Un
domestico
,
in
livrea
turchina
con
la
pistagna
color
cremisi
e
i
gran
bottoni
dorati
,
fece
entrare
i
due
visitatori
nella
sala
,
dove
il
barone
faceva
il
chilo
col
resto
della
compagnia
,
pregandoli
di
aspettare
che
la
signora
baronessa
li
potesse
ricevere
.
Il
barone
,
che
fumava
il
sigaro
immerso
in
una
larga
poltrona
,
s
'
alzò
,
andò
incontro
al
prete
,
e
,
stringendogli
la
mano
,
gli
disse
un
mondo
di
belle
cose
.
Aveva
bisogno
di
vederlo
,
conosceva
le
sue
virtù
,
desiderava
aiutare
i
poveri
del
paese
,
sapeva
che
la
baronessa
ne
'
primi
dì
del
suo
soggiorno
in
villa
era
stata
alla
canonica
a
portare
delle
elemosine
;
egli
voleva
fare
qualcosa
di
più
durevole
,
cento
idee
di
carità
gli
frullavano
nel
cervello
,
ma
per
metterle
in
atto
attendeva
il
consiglio
del
savio
e
sant
'
uomo
,
che
lo
guidasse
,
che
gl
'
insegnasse
a
fare
il
bene
utilmente
.
Quei
modi
cortesi
,
quel
sorriso
aperto
,
sopra
tutto
quelle
liberali
profferte
,
mettevano
il
povero
prete
in
un
terribile
impaccio
.
Già
rinasceva
nella
sua
mente
la
solita
tenzone
:
posso
io
respingere
il
danaro
del
diavolo
?
Posso
io
togliere
a
'
poverelli
i
soccorsi
di
cui
hanno
tanto
bisogno
?
Non
devo
io
anzi
sollecitare
codeste
larghezze
,
qualunque
sia
la
lor
causa
,
lasciando
a
Dio
di
entrare
nell
'
anima
dei
peccatori
?
Il
barone
continuava
a
discorrere
in
piedi
,
davanti
alla
finestra
,
da
cui
si
scorgeva
tutta
intiera
la
valle
e
si
vedeva
in
fondo
ad
essa
il
torrente
,
sinuoso
e
lucido
,
come
un
nastro
d
'
argento
puro
,
svolazzante
al
sole
.
Intanto
gli
ospiti
del
barone
chiacchieravano
intorno
ad
una
tavola
rotonda
piena
di
libri
e
giornali
,
nell
'
angolo
opposto
della
sala
.
A
un
tratto
il
maestro
di
pianoforte
della
baronessa
,
un
giovinetto
piccolo
,
con
gli
occhiali
sul
naso
a
ballotta
,
allievo
poco
fortunato
del
Conservatorio
di
Dresda
,
tolta
la
fascia
ad
uno
dei
giornali
illustrati
,
guardando
la
prima
pagina
,
esclama
:
-
Oh
bello
,
magnifico
stupendo
davvero
!
-
Poi
,
fatta
vedere
l
'
incisione
agli
altri
,
che
s
'
accordano
negli
ah
e
negli
oh
ammirativi
,
sbalza
accanto
al
barone
per
mostrargli
niente
meno
che
la
veduta
della
sua
villa
.
C
'
era
la
loggia
con
i
panneggiamenti
;
c
'
erano
i
padiglioni
con
le
quattro
gradinate
,
ma
con
l
'
aggiunta
,
per
verità
,
di
due
cupole
e
di
due
Fortune
sulla
cima
,
rimaste
,
pare
,
nella
fantasia
dell
'
architetto
restauratore
;
c
'
erano
le
fontane
con
nuovi
getti
d
'
acqua
:
insomma
una
reggia
.
Si
leggeva
sotto
:
Residenza
del
direttore
della
Compagnia
siderurgica
nella
valle
di
Castra
.
Il
barone
,
dopo
avere
gettato
uno
sguardo
sul
disegno
,
mormorò
tra
se
stesso
:
-
Astuzie
di
quella
volpe
del
Viorz
-
e
restituì
il
foglio
al
maestro
di
cembalo
,
il
quale
si
mise
a
leggere
l
'
articolo
che
accompagnava
e
spiegava
l
'
incisione
.
Era
un
inno
alla
nuova
impresa
:
le
miniere
gonfie
di
metallo
;
le
ferriere
vulcani
;
e
già
le
braccia
non
bastavano
più
al
lavoro
,
e
le
richieste
del
commercio
soverchiavano
venti
volte
la
produzione
dell
'
industria
;
bisognava
praticare
dei
nuovi
squarci
nei
fianchi
del
monte
miracoloso
,
moltiplicare
le
fucine
,
emettere
nuove
azioni
alla
banca
.
Seguivano
la
parte
artistica
e
la
parte
sentimentale
:
le
descrizioni
del
palazzo
e
del
giardino
;
le
beneficenze
del
direttore
,
vera
provvidenza
,
vero
Messia
della
valle
:
asili
d
'
infanzia
fondati
e
già
frequentati
da
trecento
bimbi
,
che
,
oltre
all
'
insegnamento
,
vi
ricevevano
gratis
la
colazione
e
il
desinare
;
nuove
strade
in
lavoro
;
farmacie
aperte
,
eccetera
,
eccetera
:
una
rigenerazione
.
Il
maestro
di
pianoforte
leggeva
ad
alta
voce
,
con
enfasi
,
facendo
spiccare
le
più
belle
frasi
;
né
badava
punto
al
barone
,
il
quale
,
interrompendo
il
suo
ragionamento
col
prete
,
gridava
:
-
Basta
,
basta
;
leggerete
poi
-
.
Ma
il
prete
non
porgeva
più
nessuna
attenzione
alle
lusinghe
dell
'
altro
;
tendeva
invece
le
orecchie
per
udir
la
lettura
,
avvicinandosi
anzi
passo
passo
alla
tavola
tonda
.
A
un
certo
punto
,
senz
'
aspettare
la
fine
,
strappò
dalle
mani
del
leggitore
il
foglio
e
lo
stracciò
in
più
brani
,
ripetendo
:
-
Sono
tutte
menzogne
,
tutte
menzogne
.
Il
barone
uscì
dalla
stanza
,
il
medico
scomparve
.
Ci
fu
un
mezzo
minuto
di
silenzio
e
d
'
immobilità
generale
;
poi
si
vide
alzarsi
un
ufficiale
dei
cacciatori
,
che
stava
accanto
al
maestro
di
pianoforte
.
S
'
accostò
al
prete
e
,
dopo
un
formidabile
ruggito
d
'
ira
,
gridò
:
-
Ringrazii
la
sua
chierica
ed
il
suo
collare
se
questo
braccio
...
-
e
alzava
il
braccio
in
atto
di
minaccia
.
In
quel
momento
il
servo
in
livrea
turchina
con
le
mostre
cremisi
e
i
gran
bottoni
dorati
entrò
e
annunziò
dall
'
uscio
:
-
La
signora
baronessa
prega
il
reverendo
signor
curato
di
passare
nella
sua
camera
.
Il
curato
piegò
la
testa
in
atto
di
saluto
e
,
lentamente
,
uscì
dalla
sala
.
3
Aperto
l
'
uscio
della
camera
e
fatto
un
profondo
inchino
,
il
servo
si
ritirò
,
lasciando
il
prete
solo
con
la
donna
.
Nel
primo
istante
non
la
vide
,
perché
la
camera
sembrava
un
grazioso
incendio
,
e
gli
occhi
restavano
abbacinati
.
Le
tappezzerie
,
i
canapè
,
le
poltrone
,
tutto
era
di
stoffa
rossa
,
d
'
un
rosso
roseo
brillante
,
con
certi
disegni
gialli
sinuosi
,
come
a
fiamma
;
e
il
sole
del
tramonto
,
caldo
,
vivo
,
d
'
oro
,
entrava
dalle
due
finestre
spalancate
,
gettando
sul
rosso
e
sul
giallo
della
stanza
certi
lumi
incandescenti
e
certi
lustri
,
che
somigliavano
a
fuochi
e
a
scintille
.
Un
odore
di
essenze
,
acuto
,
inebbriante
,
si
effondeva
dalla
toletta
a
trine
e
a
ricami
,
dove
,
sotto
al
baldacchino
,
tenuto
in
aria
volando
da
un
putto
alato
,
luccicavano
dinanzi
alla
cornice
dello
specchio
,
tutta
a
fiori
di
vetro
,
innumerevoli
vasetti
di
metallo
bianco
e
pettiniere
e
saponiere
e
ampollette
di
cristallo
terso
e
ninnoli
d
'
ogni
maniera
.
Il
prete
,
entrando
,
si
sentì
una
vampa
alla
testa
:
avrebbe
voluto
fuggire
.
La
donna
lo
chiamò
con
voce
soave
come
un
liuto
lontano
.
Era
sdraiata
sopra
un
sofà
nel
solo
angolo
ombroso
della
stanza
,
lungo
il
lato
delle
finestre
,
in
fondo
,
lì
dove
le
pieghe
delle
ampie
tende
scemavano
sui
fianchi
la
luce
e
lasciavano
come
una
insenatura
fra
il
parato
ed
il
muro
.
-
Si
metta
qui
,
signor
curato
,
qui
accanto
,
in
questo
seggiolone
.
Mi
sento
così
debole
,
che
appena
appena
posso
parlar
sottovoce
.
Il
prete
rispose
ruvido
:
-
Scusi
,
ho
fretta
.
Sono
venuto
perché
il
medico
mi
aveva
detto
ch
'
ella
era
malata
e
aveva
bisogno
di
me
.
Posso
servirla
in
qualcosa
?
-
Sono
malata
,
e
come
!
Ma
quel
dottore
sventato
non
capisce
nulla
.
Ella
.
signor
curato
,
dotto
e
santo
com
'
è
,
può
dirmi
una
parola
,
che
mi
conforti
,
che
mi
rianimi
e
,
col
ridonarmi
la
fede
in
me
stessa
e
nelle
cose
del
mondo
,
tornarmi
forse
la
salute
del
corpo
.
Il
mio
male
sta
qui
-
.
Si
toccò
il
seno
.
Era
coperta
d
'
una
vesta
a
fiorami
,
che
lasciava
vedere
tutto
il
collo
,
una
parte
del
petto
candido
e
il
principio
delle
spalle
rotonde
,
sulle
quali
cadevano
,
sciolti
,
i
suoi
capelli
increspati
,
d
'
un
biondo
rossigno
.
Principiavano
bassi
,
in
riccioletti
matti
.
Il
naso
appiccicato
alla
fronte
,
quasi
senza
incavo
,
con
un
piano
vigoroso
e
largo
;
le
narici
gonfie
,
da
cui
la
donna
sbuffava
alle
volte
al
pari
d
'
una
cavalla
araba
;
le
labbra
tumide
,
le
gote
piene
,
e
il
mento
rientrante
davano
a
quel
viso
un
non
so
che
di
pecorino
e
lascivo
.
Il
cinabro
della
bocca
era
anzi
un
poco
troppo
vivace
,
il
roseo
delle
guance
un
poco
troppo
sfumato
,
e
la
forma
delle
brune
sopracciglia
un
poco
troppo
sottilmente
arcuata
per
poter
credere
che
l
'
arte
non
ci
entrasse
in
nulla
.
E
sotto
gli
occhi
cerulei
stava
un
lividetto
,
che
li
faceva
sembrare
più
grandi
.
Era
bella
insomma
alla
sua
maniera
e
carnale
.
Il
prete
rimaneva
in
piedi
.
Ella
si
alzò
con
fatica
,
andò
verso
di
lui
,
lo
prese
per
mano
e
,
condottolo
due
passi
innanzi
,
lo
fece
sedere
nel
seggiolone
.
Poi
,
guardandolo
fisso
,
come
se
ella
si
destasse
in
quel
punto
,
stirò
le
braccia
,
che
le
maniche
larghe
lasciarono
vedere
quasi
fino
alle
ascelle
;
e
il
petto
si
arrotondò
fieramente
.
Tornò
a
buttarsi
sul
sofà
,
lasciando
cadere
a
terra
dal
piede
destro
la
pantofola
ricamata
.
Gli
occhi
cerulei
erano
diventati
di
bragia
.
La
voce
non
aveva
più
la
stanchezza
e
la
dolcezza
di
prima
.
Vi
dominava
un
timbro
secco
,
strozzato
,
rabbioso
,
quando
disse
al
prete
interrottamente
:
-
Mi
dica
un
po
'
,
Don
Giuseppe
,
perché
mi
sfugge
?
Perché
non
vuole
vedermi
più
?
Quand
'
io
passo
nel
villaggio
a
cavallo
della
mia
mula
,
perché
mi
chiude
in
faccia
le
imposte
della
sua
casa
?
Dopo
avermi
ricevuta
in
principio
quattro
volte
nella
canonica
,
perché
ha
ora
dato
l
'
ordine
di
non
lasciarmi
entrare
,
nemmeno
quando
io
reco
il
denaro
dei
poveri
?
Non
posso
metter
piede
in
sagrestia
;
è
molto
che
non
mi
caccino
,
come
un
cane
,
fuori
di
chiesa
.
Mi
si
rimandano
i
doni
che
faccio
al
tempio
.
Con
qual
diritto
?
Chi
può
mai
rifiutare
le
offerte
che
si
porgono
a
Dio
?
-
Sbalzò
in
piedi
e
si
piantò
di
contro
il
prete
,
domandando
:
-
L
'
odio
,
signor
curato
,
è
forse
una
virtù
cristiana
?
Il
curato
affermò
pacatamente
,
ma
con
la
voce
che
tremolava
:
-
L
'
odio
del
male
è
una
virtù
cristiana
.
-
Virtù
cristiana
,
reverendo
,
è
l
'
amore
.
Me
lo
insegnarono
da
fanciulla
,
quando
andava
in
chiesa
alla
dottrina
;
me
lo
hanno
ripetuto
al
confessionale
.
Poi
,
divenuta
donna
,
vidi
che
l
'
amor
vero
mi
rialzava
l
'
anima
,
mi
purificava
lo
spirito
,
mi
avvicinava
al
cielo
.
L
'
amor
vero
passò
,
e
,
giuro
,
senza
mia
colpa
.
Allora
,
abbandonata
,
povera
,
gettata
in
una
società
piena
di
seduzioni
e
di
corruzioni
,
cascai
nella
finzione
dell
'
amore
.
Ma
la
finzione
dell
'
amore
,
non
è
amore
,
è
odio
;
è
l
'
odio
anzi
più
vile
,
abbietto
,
pauroso
,
straziante
che
si
possa
provare
.
Quest
'
odio
m
'
uccide
.
Il
cuore
intanto
arde
,
e
cerca
da
molti
anni
invano
il
refrigerio
di
un
affetto
violento
e
sincero
.
Ho
bisogno
dell
'
amore
che
brucia
.
Il
prete
,
afferrando
con
un
supremo
sforzo
di
volontà
i
pensieri
,
che
svanivano
dalla
sua
testa
,
mormorò
:
-
Calmatevi
,
poverina
,
mettete
in
pace
la
fantasia
eccitata
dalle
sventure
e
dalle
colpe
della
vostra
vita
.
Fate
di
desiderare
una
sola
cosa
,
il
bene
.
Uscite
da
queste
sozzure
d
'
inganni
e
di
vizii
,
in
cui
si
trascina
e
imbratta
la
vostra
esistenza
.
Tornate
sola
e
povera
,
ma
pentita
e
buona
.
Allora
tutti
vi
dovranno
amare
,
perché
,
amando
voi
,
ameranno
la
virtù
.
-
Anche
voi
,
Don
Giuseppe
,
mi
amerete
anche
voi
?
E
gli
prese
la
mano
,
e
la
strinse
,
e
il
prete
s
'
avvicinò
.
La
donna
continuava
sommessamente
:
-
Don
Giuseppe
,
guidatemi
.
Insegnatemi
la
via
,
conducetemi
dove
vi
piace
.
Sarò
la
vostra
schiava
.
Sarò
,
se
vorrete
,
la
vostra
santa
.
Il
vostro
cuore
dev
'
essere
grande
e
nobile
,
deve
specchiare
il
cielo
,
come
i
vostri
occhi
.
Mi
piacete
perché
siete
bello
,
perché
siete
candido
,
perché
indovino
che
non
avete
mai
amato
,
perché
voglio
essere
il
vostro
primo
peccato
,
il
vostro
primo
rimorso
.
Datemi
il
vostro
amore
,
Don
Giuseppe
,
il
vostro
amore
.
La
donna
,
arrovesciata
sul
sofà
,
teneva
sempre
con
le
due
mani
la
mano
del
prete
,
il
quale
tremava
dalla
testa
ai
piedi
.
Il
sole
era
tramontato
;
la
camera
diventava
buia
.
Ma
,
mentre
la
femmina
ripeteva
le
ultime
parole
,
sembrò
al
curato
che
d
'
improvviso
un
soffio
fresco
gli
passasse
sul
fronte
;
e
di
repente
gli
comparve
davanti
la
figura
tetra
e
sanguinosa
del
suo
Cristo
dell
'
inginocchiatoio
,
solo
che
il
volto
,
anziché
piegato
e
morto
,
era
vivo
e
guardava
minaccioso
e
fierissimo
.
Il
prete
scattò
e
,
prima
che
la
donna
potesse
pronunziare
una
sillaba
,
era
uscito
dalla
stanza
.
Quando
il
servo
con
la
livrea
turchina
e
con
le
mostre
cremisi
vide
scappare
il
prete
dalla
villa
,
quasi
correndo
,
senza
voltarsi
,
come
se
dietro
le
spalle
lo
minacciasse
il
demonio
,
sorrise
maliziosamente
,
ponendosi
l
'
indice
della
mano
destra
sulla
punta
del
naso
.
4
Il
prete
girò
,
senza
saperlo
,
a
sinistra
,
dove
la
strada
sale
e
s
'
interna
nella
montagna
;
passò
a
'
piedi
della
chiesetta
di
San
Rocco
,
posta
sul
vertice
di
una
rupe
acuta
,
e
camminò
verso
il
prato
così
detto
del
Lago
.
Incontrava
parecchi
di
quei
carri
alpini
che
,
formati
delle
sole
ruote
dinanzi
e
di
due
lunghissime
stanghe
,
le
quali
si
trascinano
per
terra
con
la
loro
estremità
posteriore
,
servono
a
portare
il
carico
voluminoso
di
una
erba
appena
tagliata
,
olezzante
d
'
ogni
grato
profumo
e
tempestata
de
'
fiorellini
d
'
ogni
allegro
colore
.
I
poveri
buoi
,
scendendo
lenti
e
gravi
dall
'
erta
ripidissima
,
puntavano
vigorosamente
le
zampe
tra
i
sassi
enormi
,
docili
alla
parola
delle
montanine
che
li
guidavano
,
maestosi
e
rassegnati
,
con
l
'
occhio
umido
,
un
poco
inquieto
e
assai
mesto
.
Le
donne
salutavano
,
ma
il
curato
non
rispondeva
.
Una
volta
rischiò
di
rimanere
schiacciato
sotto
a
un
carro
,
che
non
aveva
scansato
in
tempo
.
Lasciò
la
strada
;
andò
su
per
i
sentieri
,
su
per
le
roccie
nude
.
La
notte
era
diventata
scura
,
e
il
prete
andava
senza
sapere
dove
mettesse
i
piedi
.
Si
trovò
a
un
tratto
sulla
riva
dell
'
alto
lago
,
uno
scolo
de
'
ghiacciai
,
dove
finalmente
il
rumore
di
due
torrentelli
,
che
precipitavano
dalle
cime
e
si
frangevano
tra
i
sassi
,
e
il
vento
rigido
delle
gole
,
e
la
tosse
,
che
gli
spezzava
il
petto
,
richiamarono
in
sé
il
curato
,
il
quale
cadde
con
le
ginocchia
a
terra
e
,
giungendo
le
mani
e
fissando
gli
occhi
nella
vòlta
tutta
nera
del
cielo
,
ringraziò
con
una
lunga
preghiera
il
figliuolo
di
Dio
.
In
Menico
frattanto
crescevano
le
ansie
.
L
'
orologio
della
canonica
aveva
suonato
la
mezza
dopo
le
dodici
,
e
il
padrone
non
ritornava
.
Il
vecchietto
aveva
visto
spegnersi
i
lumi
nella
villa
del
barone
e
sapeva
bene
che
non
c
'
erano
moribondi
nel
paese
:
dove
diamine
quella
testa
sventata
era
dunque
andato
a
passar
la
notte
?
Non
s
'
attentava
di
allontanarsi
troppo
di
casa
;
guardava
dalle
finestre
,
ma
non
vedeva
altro
che
tenebre
fitte
.
Se
non
fosse
stato
il
servo
di
un
sacerdote
si
sarebbe
sfogato
assai
volentieri
con
qualche
grossa
bestemmia
.
Tendeva
le
orecchie
,
un
cane
aveva
abbaiato
,
nulla
;
si
sentiva
un
calpestio
lontano
,
ascoltava
,
nulla
.
-
O
il
reverendo
l
'
avrà
da
fare
con
me
.
Starsene
via
tutta
notte
senza
neanche
avvisare
!
Siamo
cani
?
E
poi
,
col
rischio
di
pigliarsi
un
nuovo
malanno
in
tali
disordini
da
scomunicati
,
e
con
quella
maledettissima
tosse
,
che
non
lo
lascia
mai
stare
.
Figurarsi
,
sono
ore
queste
da
gironzare
per
le
strade
e
da
tenere
alzati
i
galantuomini
?
Gliele
voglio
cantare
secche
,
ma
secche
.
Farebbe
perdere
la
pazienza
a
san
Luigi
Gonzaga
-
.
Tornava
a
guardare
nell
'
oscurità
e
ad
origliare
;
niente
.
Alla
fine
gli
parve
di
udire
in
su
,
distante
,
il
passo
di
un
uomo
;
era
un
uomo
,
certo
,
che
scendeva
dalla
montagna
;
il
passo
s
'
affrettava
,
rintronava
;
i
cani
abbaiavano
:
era
il
passo
del
curato
.
Allora
il
piccolo
vecchio
si
pose
dinanzi
alla
porta
con
il
muso
arcigno
e
gli
occhi
da
cui
schizzavano
scintille
di
rabbia
;
aveva
i
pugni
piantati
sulle
anche
in
atto
di
sfida
,
come
se
volesse
impedire
al
prete
l
'
ingresso
della
canonica
,
e
già
schiudeva
le
labbra
per
cominciare
la
ramanzina
quando
,
vista
la
faccia
del
padrone
,
ammutolì
e
lo
lasciò
passare
.
Borbottava
tra
i
denti
o
per
meglio
dire
tra
le
gengive
:
-
Dio
santo
,
che
mutria
!
E
come
ha
conciato
i
panni
!
Mi
ci
vorrà
un
mese
a
ricucirli
e
a
rimetterli
un
po
'
in
assetto
.
Bella
carità
cristiana
.
Il
curato
passò
il
resto
della
notte
all
'
inginocchiatoio
,
davanti
al
Crocifisso
,
che
lo
aveva
salvato
.
L
'
alba
fece
parere
più
livido
,
più
macilento
,
più
contorto
e
più
sanguinoso
quel
Cristo
in
croce
,
con
la
sua
testa
china
incoronata
di
spine
.
All
'
aurora
principiò
il
concerto
delle
campane
.
Le
suonava
Menico
,
facendosi
aiutare
durante
i
suoi
servigii
di
sagrestia
e
di
chiesa
,
o
quando
si
sentiva
le
braccia
stanche
,
da
un
ragazzotto
,
che
per
solito
era
uno
dei
due
monelli
trionfatori
del
giorno
innanzi
,
e
propriamente
quello
bruno
,
il
quale
della
metà
dei
trentasette
fiorini
guadagnati
per
l
'
uccisione
dell
'
orsacchiotta
non
aveva
visto
il
becco
di
un
soldo
,
tanto
i
suoi
parenti
erano
stati
lesti
a
mangiarli
tutti
ed
a
berli
.
Era
la
domenica
,
e
la
messa
del
curato
doveva
principiare
alle
dieci
.
Verso
le
otto
un
contadino
,
che
veniva
dalla
valle
,
consegnò
a
Menico
una
lettera
per
il
suo
padrone
.
L
'
indirizzo
,
scritto
in
calligrafia
sottile
,
snella
,
elegante
,
palesava
una
mano
di
donna
.
Il
prete
pigliò
la
lettera
,
la
guardò
;
le
dita
gli
bruciavano
,
le
mani
gli
tremavano
;
una
visione
terribilmente
allettevole
di
donna
mezza
nuda
gli
passò
nella
fantasia
,
e
gli
parve
di
udire
nelle
orecchie
l
'
eco
seducente
e
paurosa
di
una
voce
che
bisbigliasse
:
Datemi
il
vostro
amore
,
Don
Giuseppe
,
il
vostro
amore
!
-
Il
curato
voleva
ad
ogni
costo
sapere
chi
avesse
mandata
la
lettera
:
ma
il
contadino
doveva
essere
già
lontano
,
né
Menico
aveva
avvertito
da
che
parte
fosse
andato
via
.
-
Del
resto
,
-
osservò
il
vecchietto
,
alzando
le
spalle
,
-
apra
e
vedrà
chi
scrive
-
.
Il
prete
stracciò
in
fatti
la
busta
e
spiegò
i
fogli
,
ch
'
erano
parecchi
,
con
un
gesto
d
'
angoscia
;
ma
tosto
si
rasserenò
,
si
mise
a
sedere
e
a
leggere
.
La
lettera
era
della
signora
Carlina
,
la
moglie
del
dottore
.
«
Reverendo
signor
curato
,
Ho
bisogno
di
tutta
la
pazienza
,
di
tutta
la
indulgenza
del
suo
cuore
.
Il
mio
buon
Don
Giuseppe
si
è
mostrato
in
questi
mesi
tanto
dolce
verso
di
me
,
ch
'
io
non
esito
ad
aprirgli
la
mia
anima
intera
,
con
le
sue
tristezze
,
i
suoi
dubbii
e
le
sue
paure
.
Mi
pare
anche
di
non
agire
come
dovrei
;
ed
ella
mi
rimproveri
o
mi
conforti
,
ma
sopra
tutto
mi
consigli
,
giacché
la
mia
esperienza
è
così
piccola
e
la
mia
natura
,
pur
troppo
,
così
timida
,
ch
'
io
non
solo
non
so
risolvermi
a
operare
,
ma
spesso
non
distinguo
bene
quale
sia
il
cammino
da
scegliere
.
Mi
compatisca
,
signor
curato
.
Ho
diciott
'
anni
compiuti
:
dovrei
essere
quasi
una
matrona
:
però
sino
a
tre
mesi
addietro
,
sino
al
giorno
del
mio
matrimonio
,
io
era
vissuta
come
una
bambina
,
fra
mio
padre
,
ottimo
uomo
,
ma
severissimo
,
e
mia
madre
,
donna
tutta
di
casa
.
Non
si
vedeva
nessuno
,
io
non
aveva
passione
per
la
lettura
;
ricamava
,
teneva
i
libri
di
cucina
volentieri
,
mettendo
nell
'
arte
della
cuoca
,
massime
ne
'
piattini
dolci
(
bisogna
,
Don
Giuseppe
,
ch
'
ella
venga
ad
assaggiarne
uno
il
primo
giorno
che
avrà
tempo
.
S
'
intenda
con
Amilcare
)
,
mettendoci
,
confesso
,
un
poco
d
'
ambizione
.
Del
resto
dicevano
che
la
mia
salute
era
delicata
.
Ella
,
signor
curato
,
mi
guarda
qualche
volta
in
faccia
con
un
cert
'
occhio
compassionevole
,
come
se
dicesse
:
poveraccia
,
è
tanto
magra
,
tanto
pallida
!
Amilcare
mi
ha
,
come
dice
lui
,
ascoltata
più
volte
:
non
ha
trovato
,
dice
lui
,
neanche
l
'
ombra
del
male
.
Fatto
sta
che
io
non
sono
mai
obbligata
a
rimanere
a
letto
,
e
che
posso
dichiararmi
sul
serio
una
grande
camminatrice
,
una
vera
alpinista
.
Anzi
,
a
questo
proposito
,
vorrei
ch
'
ella
persuadesse
Amilcare
a
farmi
camminare
meno
.
Quand
'
egli
va
nelle
montagne
alla
visita
de
'
suoi
malati
,
vuole
,
quasi
ogni
volta
,
ch
'
io
lo
accompagni
;
ieri
mi
condusse
con
quel
sole
,
verso
le
due
,
sino
a
Masine
dalle
scorciatoie
dei
viottoli
;
un
'
ora
e
mezzo
di
salita
,
e
che
salita
,
e
che
sassi
!
Giunta
nel
paese
,
mi
cacciai
a
sedere
in
un
angolo
della
chiesa
,
una
chiesa
umida
e
melanconica
,
dove
mi
toccò
attendere
due
orette
buone
che
Amilcare
avesse
finito
di
dar
ricette
e
di
cavar
sangue
,
e
intanto
mi
sentiva
tutta
intirizzita
da
un
'
aria
fredda
gelata
.
Non
ho
coraggio
di
dir
di
no
.
Amilcare
osserva
giustamente
che
il
camminare
desta
l
'
appetito
,
e
che
io
,
avendo
bisogno
di
rinvigorirmi
,
devo
mangiare
,
carne
sopra
tutto
,
e
bere
almeno
un
bicchiere
di
vino
;
ma
il
vino
proprio
mi
ripugna
,
non
lo
dico
per
affettazione
,
e
la
stanchezza
mi
toglie
anche
quella
poca
voglia
di
mangiare
che
aveva
dianzi
.
Signor
curato
,
ella
non
ignora
come
fu
il
caso
delle
mie
nozze
.
Amilcare
è
il
mio
solo
cugino
;
era
,
si
può
dire
,
il
solo
giovinotto
che
,
ne
'
mesi
d
'
autunno
,
frequentasse
la
nostra
casa
;
e
poi
buono
,
bello
,
di
bei
modi
cortesi
,
e
con
una
vivacità
di
parlare
tutta
sua
;
studiava
molto
;
a
Vienna
si
faceva
onore
;
era
diventato
dottore
,
e
poi
medico
condotto
in
questa
valle
.
In
somma
,
quanti
sogni
io
andava
mulinando
nel
mio
cervello
!
Stava
desta
la
notte
per
poter
continuare
le
belle
fantasie
,
parendomi
che
la
intera
giornata
non
bastasse
a
tante
care
e
interminabili
meditazioni
.
Mio
padre
si
mostrava
poco
contento
;
gli
piaceva
poco
ch
'
io
dovessi
sposare
un
medico
;
diceva
che
i
medici
sono
tutti
materialisti
,
parola
ch
'
io
non
capiva
bene
,
ma
che
non
mi
piaceva
affatto
;
e
mi
dipingeva
la
vita
di
questa
valle
come
una
specie
di
sepoltura
:
otto
mesi
d
'
inverno
,
la
neve
alta
sei
piedi
,
tredici
gradi
di
freddo
,
impossibile
a
una
donna
l
'
uscir
di
casa
,
le
ansie
per
il
marito
,
un
mondo
di
guai
.
Ed
io
pensavo
all
'
opposto
dentro
di
me
;
l
'
inverno
sarà
il
mio
paradiso
;
due
stanzette
ben
calde
,
fiori
accanto
alle
stufe
,
i
miei
ricami
,
la
mia
cucinetta
,
qualche
lettera
alla
mamma
,
e
poi
,
anzi
prima
di
tutto
,
sopra
tutto
,
il
mio
Amilcare
sempre
indulgente
,
sempre
grazioso
,
sempre
allegro
,
e
che
lunghi
discorsi
,
e
come
sarà
contento
di
tornare
nella
sua
casina
,
presso
la
sua
Carluccia
,
che
gli
vorrà
tanto
bene
!
Scusi
,
signor
curato
:
sono
una
vera
sciocca
.
Dunque
ci
siamo
sposati
;
il
viaggetto
di
nozze
,
un
incanto
;
il
primo
mese
in
questa
valle
una
delizia
.
A
dirgliela
però
Amilcare
fumava
un
poco
troppo
anche
in
principio
,
e
mi
appestava
la
camera
.
Io
non
diceva
niente
;
ma
qualche
volta
mi
mancava
il
respiro
,
mi
sentiva
un
tantino
di
mal
di
stomaco
.
Cose
da
nulla
.
Il
mio
sposo
mi
amava
;
discorreva
sempre
del
futuro
,
quando
ci
pianteremo
in
una
città
,
e
il
suo
nome
diventerà
celebre
,
e
guadagnerà
tanti
quattrini
,
e
gli
pioveranno
addosso
tanti
onori
,
e
darà
delle
grandi
feste
,
nelle
quali
io
dovrò
essere
acconciata
da
vera
regina
.
Quest
'
ultima
parte
non
mi
andava
a
'
versi
;
ho
sempre
avuta
poca
inclinazione
a
figurar
nella
gente
.
Certe
piccolezze
mi
davano
già
ombra
,
m
'
offendevano
un
poco
;
aveva
torto
.
Il
male
è
cominciato
quasi
ad
un
tratto
,
quando
venne
ad
abitare
nella
villa
accanto
a
lei
,
signor
curato
,
quella
donna
che
dicono
la
baronessa
,
e
quando
,
fino
dal
primo
giorno
del
suo
arrivo
,
mandò
in
gran
furia
a
chiamar
mio
marito
.
Da
quel
momento
non
è
stato
più
lui
.
Ha
cento
fumi
per
la
testa
;
pare
che
si
vergogni
di
me
;
e
non
ostante
mi
sforza
a
seguirlo
nelle
sue
camminate
sui
monti
,
ma
non
mi
guarda
,
non
mi
parla
,
non
m
'
aiuta
nemmeno
a
salire
un
'
erta
o
a
passare
un
'
acqua
.
Anche
in
casa
,
se
gli
parlo
,
mi
risponde
sì
o
no
,
o
non
risponde
affatto
;
ogni
sua
parola
,
quando
finalmente
la
dice
,
è
un
rimprovero
o
,
che
mi
duole
ancora
più
,
un
sarcasmo
:
non
so
più
né
vestirmi
,
né
pettinarmi
,
né
quasi
mettere
alla
bocca
il
cucchiaio
,
né
adoperare
la
forchetta
e
il
coltello
.
La
casa
gli
sembra
piccola
;
non
gli
piace
né
il
desinare
né
la
cena
,
per
quanto
io
mi
lambicchi
nell
'
indovinare
i
suoi
gusti
e
nel
condire
e
cuocere
le
vivande
.
È
andato
quattro
volte
a
cenare
all
'
osteria
con
i
carrettieri
,
ed
anche
le
altre
sere
,
quando
non
è
alla
villa
o
non
esce
per
i
suoi
malati
,
va
a
bere
la
genziana
,
e
ne
beve
(
mi
vergogno
)
più
di
un
bicchierino
di
certo
.
Allora
poi
!
Mio
signor
curato
,
mio
buon
Don
Giuseppe
,
mi
aiuti
:
io
ci
perdo
la
testa
e
ci
muoio
.
A
mio
padre
,
alla
mamma
non
posso
dir
nulla
;
ella
,
Don
Giuseppe
,
è
la
sola
persona
sulla
terra
che
mi
sappia
compatire
e
soccorrere
.
E
divento
anche
cattiva
.
M
'
affatico
a
stargli
intorno
con
le
carezze
,
con
le
dolcezze
;
mi
respinge
,
ed
io
torno
più
mansueta
che
mai
;
ma
qualche
volta
non
posso
;
sento
nascermi
dentro
come
uno
spirito
fiero
di
ribellione
,
nuovissimo
,
incomprensibile
,
e
ch
'
è
pure
tanto
contrario
alla
pieghevolezza
della
mia
natura
.
Provo
una
sensazione
che
non
aveva
provata
mai
:
un
'
agrezza
,
un
'
amarezza
profonda
.
Oramai
conosco
il
sapore
del
fiele
.
Comprendo
tante
cose
di
cui
prima
non
capiva
nulla
:
un
mondo
brutto
mi
si
apre
dinanzi
.
Mi
sono
guardata
bene
nello
specchio
.
Sì
,
sono
magra
;
sì
,
sono
pallida
;
ma
i
miei
occhi
mi
paiono
neri
e
grandi
,
la
mia
fronte
,
la
mia
bocca
,
tutti
i
miei
lineamenti
sono
regolari
,
e
il
mio
corpo
non
è
poi
uno
scheletro
.
Non
ostante
,
al
mio
marito
di
tre
mesi
,
al
mio
sposo
non
piaccio
più
.
Cita
le
bellezze
tonde
della
baronessa
.
Le
ho
viste
io
quelle
sfacciate
bellezze
:
è
passata
tre
volte
sotto
le
mie
finestre
,
seguìta
da
corteggiatori
e
da
servi
,
sulla
sua
mula
bianca
.
Le
ho
piantato
gli
occhi
in
faccia
e
la
ho
studiata
bene
:
sulle
guance
ha
il
rossetto
,
sulle
labbra
la
polvere
di
corallo
,
e
le
sue
magnifiche
sopracciglia
sono
tracciate
col
pennello
.
Falsa
al
di
fuori
come
dev
'
essere
bugiarda
al
di
dentro
.
E
mi
ha
rubata
la
stima
,
mi
ha
rubata
l
'
affezione
di
Amilcare
!
Ora
,
un
'
ultima
parola
,
signor
curato
.
Amilcare
vuole
che
io
vada
a
visitar
la
sua
ganza
.
Ho
detto
di
no
,
ed
egli
insiste
,
ed
io
,
caschi
il
mondo
,
non
voglio
.
Ho
ragione
?
Ho
torto
?
Don
Giuseppe
,
mi
pigli
per
la
mano
.
Ella
che
vede
le
cose
di
questo
mondo
dall
'
altezza
della
sua
santa
pace
;
m
'
insegni
a
uscire
dalle
bassezze
di
questi
miei
nuovi
sospetti
e
dalle
viltà
di
queste
mie
nuove
angoscie
.
In
un
mese
come
è
mutata
La
sua
disgraziatissima
CARLINA
»
.
Il
prete
aveva
letto
la
lettera
attentamente
,
sospirando
in
principio
,
fremendo
alla
fine
.
-
Povera
santa
!
-
esclamò
;
e
scrisse
questo
polizzino
con
la
sua
scrittura
larga
e
affrettata
:
«
Verrò
domani
.
Discorreremo
,
e
vedrà
che
i
suoi
dubbii
non
sono
giusti
.
Pazienza
,
indulgenza
,
dolcezza
:
ecco
i
rimedii
.
Preghi
la
Santissima
Vergine
Maria
,
che
conosce
le
debolezze
e
le
ambascie
dei
mortali
.
A
rivederci
domani
»
.
Menico
aveva
annunziato
da
un
po
'
di
tempo
,
che
una
donna
,
la
Pina
del
Rosso
,
ed
il
vecchio
padre
di
lei
chiedevano
di
parlare
al
reverendo
signor
curato
.
Entrarono
con
gli
occhi
pieni
di
lagrime
;
e
la
donna
,
singhiozzando
,
raccontò
che
il
suo
marito
voleva
vendere
le
giovenche
,
tutte
,
una
ventina
,
l
'
unica
loro
ricchezza
,
per
impiegare
il
denaro
nella
impresa
delle
ferriere
:
-
Deve
condurre
le
bestie
doman
l
'
altro
al
mercato
di
Malè
,
e
ci
andranno
con
le
loro
mandre
altri
cinque
o
sei
di
questi
indemoniati
.
Daranno
via
il
bestiame
per
niente
:
e
poi
a
tali
imprese
,
che
il
diavolo
se
le
porti
,
io
non
ci
credo
.
Sono
trufferie
;
lo
dice
anche
mio
padre
,
che
sa
il
vivere
del
mondo
-
.
E
il
povero
vecchio
mezzo
paralitico
accennava
di
sì
,
crollando
mestamente
il
capo
.
-
Non
glielo
avessi
mai
detto
al
mio
uomo
!
S
'
è
infuriato
,
mi
ha
picchiata
;
veda
queste
lividure
-
e
mostrava
le
spalle
maculate
.
-
Ma
io
insisteva
,
e
lui
giù
botte
da
orbo
.
Non
ho
potuto
rimuoverlo
di
un
ette
.
Ci
salvi
lei
,
signor
curato
;
scriva
a
Trento
,
scriva
all
'
imperatore
;
impedisca
la
distruzione
del
villaggio
,
per
carità
.
Il
prete
s
'
era
alzato
e
,
ascoltando
la
donna
,
camminava
su
e
giù
per
la
stanza
,
in
preda
ad
un
'
agitazione
vivissima
.
Ripeteva
:
-
Infami
-
.
Poi
disse
ad
alta
voce
:
Parlerò
al
Capocomune
,
m
'
intenderò
con
lui
,
e
qualcosa
,
se
Dio
ci
aiuta
,
riusciremo
a
fare
.
-
Il
Capocomune
!
Un
bel
soccorso
!
-
ripigliò
la
donna
.
-
È
lui
che
ha
fatto
impazzir
la
gente
;
è
lui
che
suggerisce
a
tutti
di
barattare
il
bestiame
,
il
quale
dà
tanti
pensieri
,
come
dice
,
e
così
poco
profitto
,
con
quei
fogli
di
carta
che
fruttano
del
bell
'
oro
solo
a
guardarli
.
L
'
ho
sentito
io
con
le
mie
orecchie
,
signor
curato
.
Povero
il
nostro
armento
!
E
poi
(
la
ho
da
dire
?
)
a
quelli
che
rispondevano
che
Don
Giuseppe
non
crede
a
così
fatti
miracoli
,
il
Capocomune
replicava
:
«
Ah
sì
!
Quel
...
(
la
taccio
per
rispetto
)
quel
...
lo
caccieremo
via
,
e
presto
.
È
ora
di
finirla
con
quel
...
Non
vede
più
là
del
naso
e
pretende
d
'
insegnare
alla
gente
»
.
Poi
,
sottovoce
,
aggiungeva
:
«
Sappiate
che
durerà
poco
,
una
settimana
al
più
;
lo
so
io
,
e
basta
»
.
Il
prete
continuava
a
camminare
,
invaso
dall
'
ira
:
-
Ebbene
,
andrò
domani
dal
capitano
a
Malè
,
chiamerò
il
signor
giudice
,
farò
processare
tutta
questa
canaglia
-
.
Ma
Menico
,
dalla
soglia
della
camera
,
diceva
:
-
Signor
curato
,
sono
quasi
le
dieci
:
venga
a
vestirsi
per
la
messa
-
.
Dovette
avvicinarsi
al
padrone
e
ripeterglielo
più
volte
,
tanto
il
prete
era
fuori
di
sé
.
Don
Giuseppe
cercò
di
ricomporsi
un
poco
,
salutò
la
donna
e
il
vecchio
contadino
,
uscì
dalla
canonica
e
,
traversando
il
sagrato
,
entrò
dalla
porticina
esterna
in
sagrestia
,
intanto
che
il
ragazzotto
uccisore
dell
'
orsa
suonava
a
distesa
l
'
ultima
chiamata
.
Mentre
Menico
s
'
affaccendava
nell
'
aiutare
il
padrone
a
vestirsi
,
questi
premeva
violentemente
il
petto
con
la
mano
lì
dove
il
cuore
pulsa
,
come
se
avesse
voluto
impedirgli
di
battere
,
e
bisbigliava
le
preci
.
Mosse
all
'
altare
con
gli
occhi
a
terra
,
senza
veder
nessuno
;
s
'
inchinò
dinanzi
ai
gradini
,
poi
andò
a
baciare
la
tavola
consacrata
;
e
nello
stesso
tempo
ch
'
egli
pronunciava
le
parole
rituali
faceva
nell
'
interno
queste
giaculatorie
:
-
Io
sono
indegno
di
avvicinarmi
all
'
ara
dove
stanno
le
reliquie
dei
Santi
;
io
sono
indegno
di
essere
ammesso
al
divin
desco
dove
s
'
imbandisce
il
Santo
dei
Santi
.
Fate
,
oh
Signore
,
ch
'
io
non
vi
porga
un
bacio
simile
a
quello
di
Giuda
.
Ah
,
Signore
,
salvatemi
da
tanta
nefandità
purificando
il
mio
spirito
...
Oramus
te
Domine
...
Kyrie
eleison
...
Oh
,
dolce
Signore
,
quanti
beni
avete
dato
agli
uomini
,
e
come
questi
vi
restituiscono
il
male
.
Eccovi
in
faccia
il
più
ingrato
,
il
più
colpevole
di
tutti
.
Perdonatemi
,
Signore
;
compatite
alla
mia
miseria
;
abbiate
pietà
di
me
...
Gloria
in
excelsis
Deo
...
Il
prete
,
sempre
con
gli
occhi
a
terra
,
si
voltò
verso
il
popolo
;
e
mentre
con
la
bocca
leggeva
l
'
Epistola
dalla
parte
destra
dell
'
altare
,
mormorava
dentro
:
-
Agnello
senza
colpa
,
che
avete
voluto
essere
calunniato
,
deriso
,
offeso
per
compiere
gli
oracoli
della
Scrittura
,
fate
ch
'
io
possa
imitare
la
vostra
innocenza
negli
atti
e
la
vostra
pazienza
nelle
afflizioni
-
.
Tornò
alla
sinistra
e
cominciò
la
lettura
del
Vangelo
:
-
Munda
cor
meum
...
Verbo
grazioso
nella
dolcezza
e
nell
'
umiltà
,
fate
che
la
dolcezza
e
l
'
umiltà
non
abbandonino
mai
il
mio
cuore
...
Credo
in
unum
Deum
...
Il
prete
scopre
il
calice
,
lo
ricopre
,
si
purifica
le
mani
a
lato
dell
'
altare
,
mostra
il
volto
a
'
credenti
,
e
,
sempre
con
lo
sguardo
basso
,
dice
:
-
Orates
frates
-
.
Alza
poi
l
'
ostia
,
come
immagine
di
Gesù
alzato
sulla
croce
,
e
,
consacrato
il
vino
,
solleva
il
calice
.
-
Oh
sangue
prezioso
,
sgorga
insino
a
me
quale
nuovo
battesimo
.
Oh
se
potessi
versare
il
mio
sangue
tutto
per
te
,
il
mio
sangue
fino
all
'
ultima
stilla
...
per
omnia
saecula
...
Il
prete
spezza
in
due
parti
l
'
ostia
santa
,
a
similitudine
dell
'
anima
di
Gesù
che
si
stacca
dal
corpo
;
mette
una
parte
dell
'
ostia
nel
calice
e
la
consuma
picchiandosi
il
petto
:
-
Domine
non
sum
dignus
...
-
Indi
riceve
il
sangue
prezioso
nel
calice
,
e
,
dopo
essersi
comunicato
,
procede
alle
abluzioni
:
-
Dominus
vobiscum
...
Nella
ineffabile
gioia
di
vedervi
salire
al
cielo
,
oh
Salvatore
del
mondo
,
sento
la
contentezza
di
possedervi
ancora
qui
in
terra
;
la
mia
fede
vi
adora
sul
trono
del
vostro
amore
nell
'
Eucarestia
,
in
quello
stesso
modo
che
vi
adora
sul
trono
della
vostra
gloria
in
Paradiso
...
Nel
dire
:
-
Ite
Missa
est
-
il
sacerdote
alzò
gli
occhi
e
vide
dinanzi
alla
folla
,
seduta
nella
prima
linea
di
panche
,
Olimpia
,
la
baronessa
,
accanto
al
maestrino
di
pianoforte
.
Il
collo
di
neve
ed
il
principio
del
seno
candido
,
spiccavano
nella
mezza
oscurità
del
tempio
.
Ella
sorrideva
colle
sue
labbra
tumide
e
rosse
,
fissando
gli
occhi
negli
occhi
di
Don
Giuseppe
,
lasciva
e
sfacciata
.
Il
prete
sentì
un
velo
calargli
sulle
palpebre
;
non
ci
vide
più
;
traballò
;
il
sangue
gli
corse
tutto
al
cuore
.
Un
istante
dopo
gli
corse
tutto
al
cervello
,
e
allora
non
poté
più
frenarsi
,
e
cominciò
sui
gradini
stessi
dell
'
altare
,
con
la
voce
tonante
,
con
il
gesto
del
Cristo
nel
Giudizio
di
Michelangelo
,
una
predica
furibonda
.
-
Via
dalla
casa
del
Signore
i
perversi
e
gli
ipocriti
.
Fuori
i
profanatori
dal
tempio
.
Voglio
impugnare
lo
scudiscio
di
Gesù
per
cacciare
lontano
questi
corruttori
delle
anime
,
questi
ingannatori
delle
coscienze
,
questi
avidi
succhiatori
del
danaro
del
povero
.
E
voi
,
gente
illusa
,
non
vedete
,
orbi
che
siete
,
quale
precipizio
vi
si
apre
sotto
ai
piedi
?
Rovinate
il
paese
,
gettate
nella
miseria
i
vostri
figliuoli
,
la
vostra
moglie
,
i
vostri
vecchi
per
correre
dietro
all
'
inganno
.
Aprite
gli
occhi
,
figliuoli
.
Credete
a
me
,
che
da
dieci
anni
sono
con
tutto
il
cuore
vostro
padre
e
fratello
,
credete
a
me
,
che
piuttosto
di
lasciare
questa
cara
montagna
morirei
cento
volte
.
Ed
io
vi
scongiuro
,
come
pregavo
momenti
fa
il
Signore
,
padrone
di
tutte
quante
le
cose
:
ravvedetevi
,
tornare
ai
vostri
costumi
onesti
e
semplici
,
alla
cura
dei
vostri
armenti
,
all
'
amore
di
chi
vi
ama
davvero
.
Avrete
la
pace
in
terra
,
e
la
gioia
in
cielo
.
Rammentatevi
i
comandamenti
di
Dio
.
Nel
sesto
i
Canoni
penitenziali
gridano
anatema
contro
la
femmina
che
si
imbelletta
per
piacere
agli
uomini
;
nel
settimo
e
nel
nono
gridano
anatema
contro
colui
che
ruba
con
la
violenza
,
con
la
frode
,
o
con
le
false
lusinghe
.
Fuggite
i
peccatori
.
Dio
v
'
aiuti
e
vi
ispiri
.
5
Il
prete
,
poiché
si
fu
sfogato
,
rientrò
nella
sua
camera
livido
in
volto
,
salvo
due
cerchi
rosei
nel
mezzo
delle
gote
,
con
la
gola
arsa
,
con
il
petto
divorato
da
fiamme
interne
,
tossendo
,
sputando
nel
fazzoletto
larghe
chiazze
di
sangue
,
ma
abbastanza
calmo
,
mentre
al
di
fuori
invece
la
tempesta
s
'
andava
addensando
contro
di
lui
.
In
chiesa
,
nell
'
udire
la
voce
terribile
rintronar
sotto
le
vòlte
,
nessuno
aveva
ardito
di
fiatare
;
ma
poi
,
finita
la
predica
,
uscendo
all
'
aperto
,
fu
un
bisbiglio
,
un
interrogarsi
,
un
esclamare
,
uno
scandalizzarsi
quasi
generale
.
Chi
non
aveva
bene
afferrato
il
senso
delle
parole
se
le
faceva
spiegar
dal
compagno
.
La
baronessa
era
sparita
;
il
Capocomune
era
corso
a
dar
l
'
ordine
che
sellassero
il
mulo
,
intendendo
volare
a
Trento
per
ottenere
,
diceva
,
che
i
pazzi
furiosi
venissero
finalmente
mandati
al
manicomio
.
Il
dì
seguente
,
appena
giorno
,
non
ostante
la
febbre
,
il
curato
scese
a
piedi
nella
valle
,
e
poi
da
Cogo
,
montato
sopra
una
carretta
di
contadini
,
andò
a
Malè
per
vedere
il
Capitano
,
il
quale
,
ascoltate
le
parole
del
prete
con
qualche
impazienza
,
gli
disse
che
le
sue
proprie
informazioni
risultavano
differenti
;
non
c
'
erano
pericoli
;
non
c
'
era
un
perché
di
pigliarsela
tanto
calda
;
queste
cose
,
del
resto
,
riguardare
l
'
autorità
civile
,
non
l
'
ecclesiastica
;
stesse
quieto
dunque
e
tornasse
a
casa
.
Nel
ritorno
il
prete
,
avvilito
,
sfinito
,
si
fermò
dalla
signora
Carlina
,
che
era
sola
.
Si
rammentò
della
lettera
ricevuta
il
dì
innanzi
,
e
principiò
con
savie
ragioni
a
tentare
di
confortarla
;
ma
,
mentre
parlava
,
le
lagrime
gli
rigavano
le
guance
,
ed
ansava
.
La
buona
giovane
con
bel
garbo
lo
fece
tacere
,
lo
sforzò
dolcemente
a
pigliare
un
poco
di
brodo
,
un
mezzo
bicchier
di
vino
e
due
bocconcini
di
una
certa
torta
ch
'
ella
aveva
preparata
con
le
sue
bianche
mani
.
Il
prete
si
calmò
;
ascoltava
la
voce
tranquilla
,
soave
della
poverina
,
la
quale
aveva
dimenticato
i
suoi
proprii
dolori
per
alleviare
quelli
del
suo
caro
curato
.
Non
voleva
lasciarlo
andare
,
lo
pregava
a
mani
giunte
che
non
si
rimettesse
in
cammino
;
ma
il
prete
,
sospirando
,
ripeteva
:
-
Compirò
il
mio
dovere
.
Nell
'
uscire
da
quella
casa
si
sentì
più
robusto
,
più
leggero
e
più
puro
.
Prima
di
avviarsi
all
'
erta
della
sua
montagna
volle
tornare
indietro
una
ventina
di
passi
per
inginocchiarsi
ad
una
cappelletta
.
Un
lumino
rischiarava
l
'
immagine
della
Santa
,
la
quale
,
certo
,
non
era
stata
dipinta
né
dal
Beato
Angelico
,
né
da
Raffaello
da
Urbino
.
I
capelli
,
fatti
a
linee
ondulate
mezze
giallognole
e
mezze
rossigne
,
le
cadevano
sulle
spalle
,
ed
erano
circondati
da
una
grande
aureola
a
raggi
,
simile
alle
ruote
di
un
carro
;
aveva
le
guance
porporine
;
aveva
la
bocca
a
forma
di
sgraffa
orizzontale
d
'
un
bel
colore
vermiglio
;
e
le
sopracciglia
dovevano
essere
state
tracciate
con
le
seste
,
prendendo
a
centro
le
pupille
azzurre
,
tanto
il
loro
semicerchio
appariva
netto
e
preciso
.
Ma
quando
il
prete
,
nel
fervore
della
sua
orazione
,
alzò
gli
occhi
a
quella
figura
,
gli
parve
che
fosse
uno
scherzo
del
diavolo
.
Credé
di
vedere
un
'
atroce
caricatura
di
Olimpia
,
e
subito
sentì
il
cuore
martellargli
orribilmente
,
e
si
alzò
disperato
.
Mille
idee
ribollivano
nel
suo
cervello
;
ma
ce
n
'
era
una
piccola
,
la
quale
si
metteva
innanzi
a
ogni
tratto
,
ed
era
questa
:
-
La
donna
infame
ha
sì
o
no
le
labbra
,
le
gote
e
le
sopracciglia
dipinte
?
La
signora
Carlina
aveva
visto
bene
,
o
l
'
innocente
gelosia
le
aveva
forse
offuscato
il
giudizio
?
-
E
al
sospetto
che
fossero
finzioni
,
il
prete
sentiva
un
certo
vago
rammarico
.
Poi
si
vergognava
di
quegli
indegni
pensieri
,
s
'
affaticava
a
ritrovare
il
filo
della
preghiera
interrotta
;
ma
quanto
più
raccoglieva
le
sue
forze
per
cacciar
via
l
'
immagine
della
donna
oscena
,
tanto
più
quell
'
immagine
viva
,
imperiosa
,
seducente
,
supremamemte
bella
,
gli
si
piantava
ostinatamente
in
faccia
.
Il
dì
seguente
alle
cinque
del
mattino
il
curato
stava
seduto
nel
confessionario
ad
ascoltare
e
a
perdonare
i
peccati
monotoni
delle
paesane
.
Era
il
dì
di
San
Rocco
,
e
le
donne
timorate
,
prima
di
unirsi
con
la
candela
alla
processione
,
che
,
verso
le
quattro
della
sera
,
doveva
avere
luogo
tra
la
chiesa
del
villaggio
e
l
'
oratorio
del
Santo
,
volevano
mettere
la
coscienza
in
pace
.
Ad
ogni
assoluzione
il
prete
ripeteva
dentro
di
sé
,
compunto
e
devoto
,
i
versetti
del
cinquantesimo
Salmo
,
e
,
per
vincere
la
stanchezza
e
la
noia
,
riandava
nella
memoria
i
capitali
precetti
sul
ben
confessare
,
massime
quelli
dati
da
sant
'
Alfonso
dei
Liguori
,
il
quale
insegnò
a
rimanere
sempre
nel
giusto
mezzo
,
non
declinando
neque
ad
dexteram
rigorismi
,
neque
ad
sinistram
laxitatis
.
Una
ventina
di
penitenti
aveva
già
ricevuto
l
'
Ego
te
absolvo
quando
il
prete
sentì
un
olezzo
come
di
viole
,
soavissimo
,
e
vide
dai
bucherelli
della
fitta
grata
un
'
ombra
tutta
nera
.
In
quell
'
incavo
buio
del
confessionario
non
si
potevano
scorgere
i
lineamenti
del
volto
,
ch
'
erano
,
per
di
più
,
ricoperti
di
un
velo
nero
a
ricami
.
Il
sacerdote
principiò
in
tono
pieno
di
benevolenza
:
-
Ringraziamo
il
Signore
,
figliuola
mia
,
che
vi
ha
condotta
quest
'
oggi
al
tribunale
della
penitenza
.
Non
temete
:
io
non
sono
altro
che
il
vicario
del
suo
amore
,
vicarius
amoris
Christi
.
Dio
vuole
consolarvi
:
fate
dunque
cuore
;
io
vi
aiuterò
.
Qualunque
cosa
vi
sia
succeduta
,
col
soccorso
divino
rimedieremo
a
tutto
.
Dite
dunque
con
santa
confidenza
.
-
Padre
,
sono
io
.
Il
prete
scattò
e
fece
per
uscire
dal
confessionario
;
ma
poi
,
credendo
che
fosse
una
tentazione
del
demonio
,
strinse
la
croce
che
gli
pendeva
dal
collo
e
mormorò
una
preghiera
.
-
Padre
,
sono
io
,
-
ripeteva
la
voce
dell
'
ombra
nera
,
-
e
voglio
che
mi
ascoltiate
.
Il
prete
rimase
a
sedere
,
pensando
che
non
è
lecito
respingere
un
penitente
,
e
balbettò
,
mentre
grosse
stille
di
sudore
gli
gocciolavano
dalla
fronte
:
-
Siete
pentita
?
Propriamente
pentita
?
Sapete
che
cosa
è
la
contrizione
?
È
l
'
odio
del
peccato
commesso
con
la
ferma
volontà
di
emendarsi
.
-
Don
Giuseppe
,
vengo
a
salvarvi
.
-
Si
tratta
di
me
soltanto
?
-
Di
voi
solo
.
-
Allora
questo
non
è
il
luogo
.
Scrivetemi
.
-
Non
posso
.
Quel
che
vi
dirò
deve
rimanere
segreto
.
-
Sotto
suggello
di
confessione
?
-
Sotto
suggello
di
confessione
.
-
Vi
avverto
allora
che
non
dovete
pronunciare
nomi
di
colpevoli
o
complici
:
i
Concilii
hanno
riprovato
formalmente
queste
delazioni
.
-
Dirò
una
cosa
;
tacerò
i
nomi
.
Don
Giuseppe
,
siete
un
ostacolo
;
vogliono
torvi
di
mezzo
.
-
Lotterò
.
-
Don
Giuseppe
,
vogliono
farvi
morire
.
-
Mi
difenderò
.
-
Vi
avveleneranno
domani
.
Badate
all
'
ampolla
del
vino
.
Chiudete
la
sagrestia
;
mutate
il
vino
;
spezzate
l
'
ampolla
:
salvatevi
.
Addio
-
.
E
l
'
ombra
nera
scomparve
dalla
chiesa
,
mentre
il
sole
cominciava
a
indorare
la
cima
del
campanile
.
Il
curato
ripigliò
le
sue
confessioni
con
la
stessa
pazienza
,
con
la
identica
dolcezza
di
prima
.
Tutto
il
giorno
fu
affaccendato
nella
processione
,
nelle
visite
dei
preti
della
valle
,
ai
quali
dovette
offrire
del
vino
,
quello
ben
leggiero
e
acidetto
che
aveva
,
ed
in
molti
altri
uffici
ed
impicci
.
Diede
le
disposizioni
per
la
cerimonia
della
mattina
seguente
,
giacché
la
immagine
di
San
Rocco
,
ch
'
era
stata
solennemente
portata
dall
'
oratorio
alla
chiesa
del
villaggio
,
doveva
venire
di
nuovo
riportata
al
suo
luogo
,
e
,
salutato
Menico
,
si
rinchiuse
alla
fine
nella
propria
camera
più
morto
che
vivo
,
benché
la
febbre
fosse
diminuita
e
la
tosse
gli
avesse
lasciato
un
po
'
di
tregua
.
Subito
dopo
la
rivelazione
di
Olimpia
il
prete
era
diventato
un
altr
'
uomo
.
Le
incertezze
,
le
angoscie
,
il
malcontento
di
sé
,
le
lotte
basse
,
che
doveva
combattere
contro
la
propria
immaginazione
,
la
guerra
spietata
,
che
doveva
muovere
a
'
propri
sensi
,
il
dubbio
di
essere
già
caduto
,
per
causa
delle
sue
debolezze
,
in
qualche
grave
peccato
:
tutto
ciò
lo
aveva
incurvato
della
persona
e
prostrato
di
spirito
.
Si
era
tosto
raddrizzato
e
animato
;
aveva
tosto
assunto
un
'
aria
lieta
,
quasi
baldanzosa
.
-
Morirò
-
ripeteva
-
morirò
sull
'
altare
.
Uscirò
da
questo
sozzo
involucro
di
carne
;
diventerò
puro
spirito
.
Non
più
contrasti
,
non
più
rimorsi
,
la
quiete
dell
'
eternità
.
Ma
,
durante
il
giorno
,
gli
erano
nati
degli
scrupoli
.
Poteva
egli
bere
senz
'
altro
?
Non
aveva
egli
l
'
obbligo
di
serbarsi
alle
miserie
mortali
per
amor
del
prossimo
?
Il
segreto
della
confessione
doveva
spingersi
fino
a
danneggiare
se
stesso
,
quando
il
salvarsi
non
poteva
creare
sospetti
verso
nessuno
?
Cercò
nelle
decisioni
dei
Concilii
,
nel
Rituale
romano
;
guardò
il
Tractatus
de
Sacramento
Poenitentiae
;
consultò
gli
scritti
del
cardinale
di
Lugo
,
del
Coninck
sulla
Confessione
;
esaminò
le
opere
di
san
Tommaso
.
In
nessun
luogo
all
'
inviolabilità
del
sigillo
erano
ammesse
eccezioni
.
Il
prete
anzi
,
con
sommo
sconforto
,
rinvenne
un
caso
identico
al
suo
,
quello
del
beato
padre
del
Buffalo
,
fondatore
dei
Missionarii
del
Prezioso
Sangue
,
il
quale
,
avvertito
che
il
vino
delle
ampolle
era
avvelenato
,
andò
ugualmente
a
celebrare
la
messa
,
si
servì
di
quelle
ampolle
,
di
quel
vino
e
morì
.
Bisogna
,
in
una
parola
,
che
il
sacerdote
ignori
,
anche
per
sé
,
a
qualunque
costo
,
sempre
,
ciò
che
ha
udito
nel
confessionario
.
Messo
bene
in
sodo
questo
punto
essenziale
,
e
ringraziato
con
caldissima
effusione
il
Cristo
dell
'
inginocchiatoio
,
il
curato
si
pose
a
letto
,
dove
trovò
,
dopo
tante
tempeste
,
un
sonno
lungo
e
placido
.
Menico
dovette
scuotere
più
volte
il
corpo
delicato
del
prete
prima
che
questi
riescisse
a
destarsi
bene
.
Buon
pro
le
faccia
,
signor
curato
,
-
disse
il
vecchio
bisbetico
.
-
È
ora
di
alzarsi
.
Non
sente
che
suonano
per
la
messa
?
-
Vengo
,
vengo
,
buon
Menico
-
.
E
in
venti
minuti
era
già
parato
in
sagrestia
,
e
ripeteva
,
beato
,
il
Veni
Creator
.
Entrò
in
chiesa
come
se
entrasse
in
Paradiso
;
aveva
gli
occhi
esultanti
;
il
suo
incesso
non
era
mai
stato
così
maestoso
;
la
sua
persona
non
era
mai
stata
così
superba
;
sembrava
ch
'
egli
,
raggiando
,
salisse
i
gradini
del
trono
di
Dio
.
Introibo
ad
altare
...
Introibo
ad
altare
...
e
Menico
,
che
doveva
risponder
messa
,
non
capitava
.
Finalmente
entrò
dalla
porticina
della
sagrestia
,
recando
sul
piccolo
vassoio
le
due
ampolle
di
vetro
,
e
s
'
affrettò
verso
l
'
altare
.
Ma
,
mentre
passava
,
un
'
ombra
vestita
di
nero
,
col
velo
che
le
copriva
la
faccia
,
s
'
alzò
,
e
come
se
volesse
precipitosamente
uscire
di
chiesa
,
diede
di
cozzo
al
vecchietto
piccolo
,
sicché
vassoio
e
ampolle
andarono
per
terra
.
Si
sentì
un
gran
fracasso
,
e
le
ampolle
si
ruppero
in
cento
pezzi
.
Il
vino
e
l
'
acqua
formarono
due
rigagnoletti
.
Non
si
può
dire
la
confusione
che
ne
nacque
.
Chi
è
stato
,
chi
non
è
stato
?
Una
donna
.
È
fuggita
.
L
'
ha
fatto
apposta
?
E
quello
sciocco
di
Menico
!
Ora
come
si
farà
?
Non
si
dirà
più
la
messa
.
Bisognerà
riconsacrare
la
chiesa
.
È
una
minaccia
del
cielo
.
-
Andate
a
pigliare
le
boccette
nell
'
oratorio
di
San
Rocco
.
Questo
consiglio
fu
immediatamente
seguito
,
e
,
dopo
un
quarto
d
'
ora
,
la
messa
poté
ricominciare
.
Dopo
la
messa
ebbe
luogo
la
processione
,
con
i
relativi
stendardi
,
le
solite
bambine
vestite
da
angioletti
,
i
soliti
incappati
di
rosso
e
di
verde
,
ed
i
consueti
brontolii
.
La
statua
di
San
Rocco
,
in
legno
colorito
,
con
il
suo
cappellone
a
larghe
tese
,
la
conchiglia
del
pellegrino
e
la
mano
che
mostra
le
piaghe
della
gamba
,
fu
rimessa
nella
nicchia
dell
'
oratorio
,
e
la
cerimonia
ebbe
fine
.
Il
curato
aveva
estremo
bisogno
di
rimanere
solo
.
Entrando
nella
canonica
,
vide
in
piedi
vicino
alla
finestra
dell
'
andito
due
persone
,
che
lo
dovevano
certo
aspettare
.
Erano
il
Capocomune
ed
un
ecclesiastico
,
appena
giunti
da
Trento
.
Li
pregò
di
mettersi
a
sedere
;
ma
l
'
ecclesiastico
,
in
attitudine
umile
e
compunta
,
porse
al
curato
una
grande
lettera
,
suggellata
con
le
armi
di
Monsignor
Vescovo
.
Il
curato
,
lette
le
prime
righe
,
impallidì
e
chiese
licenza
di
ritirarsi
per
un
momento
nella
sua
camera
.
Appoggiò
al
muro
le
spalle
e
continuò
a
leggere
,
poi
cadde
sulle
ginocchia
di
contro
al
Cristo
sanguinoso
e
pregò
alcuni
minuti
.
La
lettera
sospendeva
il
prete
dalle
sue
funzioni
di
curato
,
gli
ordinava
di
consegnare
immediatamente
la
chiesa
con
tutti
gli
oggetti
sacri
,
e
la
canonica
con
tutto
ciò
che
non
fosse
di
proprietà
sua
personale
,
all
'
ecclesiastico
esibitore
del
foglio
,
d
'
accordo
,
per
ciò
che
potesse
riferirsi
alla
potestà
civile
,
con
il
signor
Capocomune
.
Quanto
alle
ragioni
di
una
ordinanza
tanto
severa
era
detto
poco
.
Si
citava
questo
precetto
:
Parochus
debet
,
in
quantum
potest
,
cum
debita
prudentia
scandala
de
medio
tollere
;
ora
,
non
solamente
il
curato
aveva
mancato
di
prudenza
nel
cercare
di
togliere
via
gli
scandali
,
ma
ne
aveva
fatto
nascere
di
nuovi
e
gravissimi
,
senza
volersi
fermare
alla
sua
condotta
sospetta
,
o
per
lo
meno
incauta
anche
rispetto
alla
morale
.
Perduta
oramai
ogni
autorità
nella
parrocchia
,
doveva
lasciar
ad
altri
il
suo
ufficio
.
-
Firmato
:
GIOVANNI
Vescovo
.
L
'
ordine
era
perentorio
;
bisognava
ubbidire
.
Chiamò
Menico
,
pregandolo
di
fare
senza
indugio
un
involto
della
sua
poca
biancheria
,
della
veste
talare
,
di
un
paio
di
scarpe
,
di
tre
o
quattro
volumi
teologici
:
nient
'
altro
.
Si
mise
in
tasca
i
ritratti
in
dagherrotipo
del
padre
e
della
madre
defunti
,
ed
uscì
nell
'
andito
,
dicendo
:
-
Sono
pronto
.
Principiamo
,
se
credono
,
dalla
sagrestia
.
L
'
ecclesiastico
così
subito
non
voleva
;
facesse
il
comodo
suo
;
v
'
era
tempo
;
desiderava
anzi
mostrargli
la
propria
costernazione
;
bramava
che
si
sapesse
come
non
avrebbe
accettato
senza
il
vincolo
della
santa
ubbidienza
.
Don
Giuseppe
insistette
,
e
si
principiò
la
consegna
oggetto
per
oggetto
.
La
faccenda
non
avrebbe
dovuto
riuscire
lunga
,
tanto
la
chiesa
era
povera
e
l
'
armadio
della
sagrestia
piccolo
;
ma
il
nuovo
curato
voleva
esaminare
tutto
appuntino
,
e
con
voce
untuosa
,
con
accento
mellifluo
notava
:
-
O
Dio
,
com
'
è
sudicio
!
Santa
Vergine
Maria
,
com
'
è
stracciato
!
Ne
manca
un
pezzo
!
V
'
è
una
macchia
d
'
olio
!
Che
pitoccheria
!
Che
indecenza
!
-
Vi
fu
un
istante
in
cui
Don
Giuseppe
guardò
nel
viso
il
pretino
soave
,
poi
disse
con
la
frase
rotta
e
rapida
dell
'
impazienza
:
-
Reverendo
,
la
parrocchia
è
tanto
misera
!
Ho
dato
per
la
chiesa
tutto
quel
poco
che
avevo
,
tutto
fino
all
'
ultimo
centesimo
:
non
ho
saputo
far
meglio
.
Compatisca
-
.
L
'
altro
diventò
ancora
più
zuccherino
e
ostinato
.
Nominava
in
latino
gli
oggetti
e
li
esaminava
uno
ad
uno
meticolosamente
:
Purificatorium
lineum
...
è
tutto
sfilacciato
!
Mappa
triplex
ex
lino
vel
cannabe
confecta
...
vi
sono
due
buchi
,
anzi
tre
,
anzi
quattro
!
Calix
et
patena
...
di
ottone
,
e
quante
ammaccature
!
Missale
cum
puvillo
...
non
c
'
è
un
foglio
che
abbia
l
'
angolo
intiero
!
Paramenta
albi
,
rubri
,
viridis
,
violacei
et
nigri
coloris
...
oh
che
colori
sbiaditi
,
non
si
distinguono
più
l
'
uno
dall
'
altro
!
Bursa
,
velum
,
manutergium
...
roba
da
buttar
via
!
Ampullae
vitreae
...
-
Le
ampolle
non
c
'
erano
;
e
qui
la
faccia
del
novello
pastore
assunse
una
espressione
tra
lo
scandalizzato
,
il
disgustato
e
il
pietoso
,
chinando
il
capo
a
sinistra
e
giugnendo
le
mani
all
'
altezza
della
bocca
.
Nella
canonica
Don
Giuseppe
disse
:
-
Lascio
tutto
,
eccetto
,
se
permettono
,
questo
fardello
-
,
e
mostrava
la
roba
che
c
'
era
dentro
.
Continuò
lesto
,
come
se
le
parole
gli
bruciassero
le
labbra
:
-
Prego
il
signor
Capocomune
di
accettare
in
mia
memoria
questo
fucile
da
caccia
;
prego
il
reverendo
signor
curato
di
distribuire
ai
poveri
del
paese
un
poco
di
danaro
,
a
giudizio
suo
,
in
compenso
di
questi
mobili
,
di
tutti
questi
oggetti
,
che
sono
mia
proprietà
e
che
abbandono
alla
canonica
-
.
L
'
ecclesiastico
,
grave
e
contegnoso
,
dopo
avere
ben
guardato
in
ogni
angolo
della
stanza
,
assentì
col
capo
.
La
voce
di
Don
Giuseppe
ripigliò
fioca
,
strozzata
dal
dolore
:
-
Mi
faccia
poi
una
grazia
,
reverendo
:
ai
miei
...
scusi
,
ai
suoi
buoni
parrocchiani
rechi
l
'
ultimo
addio
del
povero
pastore
senza
gregge
.
Li
ho
tanto
amati
,
e
devo
partire
,
dopo
dieci
anni
,
senza
salutarli
con
una
sola
parola
d
'
affetto
,
e
nell
'
andarmene
sento
l
'
anima
straziata
ed
il
corpo
disfatto
,
e
mi
restano
pochi
giorni
di
vita
,
ma
in
questi
pochi
giorni
pregherò
per
essi
come
il
padre
prega
per
i
suoi
cari
figliuoli
-
.
Le
lagrime
spuntarono
negli
occhi
di
quel
disgraziato
.
Dalla
via
che
conduce
tosto
fuori
del
paese
,
il
prete
,
in
compagnia
di
Menico
,
s
'
avviò
rapido
giù
per
la
china
;
ma
,
dopo
un
centinaio
di
passi
,
si
fermò
come
avesse
scordato
una
cosa
di
suprema
importanza
.
Stette
un
poco
a
pensare
,
poi
,
dandosi
coraggio
,
tornò
indietro
e
bussò
alla
canonica
.
Quando
il
nuovo
curato
se
lo
vide
ancora
davanti
,
non
poté
trattenere
un
moto
di
dispetto
;
e
Don
Giuseppe
,
confuso
,
pauroso
,
bisbigliò
:
-
Perdoni
,
reverendo
;
un
minuto
solo
;
abbia
pietà
del
misero
prete
,
ch
'
ella
non
vedrà
mai
più
.
Il
suo
cuore
sia
generoso
,
senta
,
non
s
'
adiri
,
mi
faccia
un
dono
,
il
più
gran
dono
ch
'
io
possa
ricevere
in
questo
mondo
-
.
L
'
altro
aveva
negli
occhi
l
'
impazienza
,
lo
sprezzo
,
l
'
avarizia
,
ma
sulle
labbra
il
suo
perpetuo
sorriso
.
Don
Giuseppe
continuò
,
sempre
dalla
porta
,
timidamente
,
umilmente
,
al
modo
di
uno
che
implori
l
'
elemosina
:
-
Nella
camera
v
'
è
un
Cristo
in
croce
,
il
solo
conforto
mio
,
e
lo
ho
pregato
sempre
,
e
sempre
mi
ha
aiutato
,
e
sempre
mi
ha
salvato
dalle
tentazioni
della
carne
.
Senza
quel
Cristo
non
potrei
più
vivere
,
né
morire
.
Reverendo
,
abbia
compassione
di
me
,
mi
regali
quel
Cristo
.
Il
nuovo
curato
si
avvicinò
all
'
inginocchiatoio
e
guardò
la
figura
:
l
'
intaglio
era
grossolano
,
la
dipintura
goffa
,
con
il
rosso
grumoso
del
sangue
,
che
sprizzava
dalla
fronte
incoronata
di
spine
e
sgorgava
dalle
ampie
ferite
del
costato
;
e
le
membra
da
cadavere
si
contorcevano
tutte
;
e
la
lunga
e
magra
e
livida
faccia
metteva
disgusto
e
terrore
.
Il
degno
sacerdote
staccò
dalla
parete
il
Cristo
e
lo
porse
a
Don
Giuseppe
,
dicendo
:
-
L
'
immagine
del
Figliuolo
di
Dio
mi
piace
più
benigna
e
più
bella
.
La
religione
non
dev
'
essere
uno
spauracchio
da
bimbi
e
da
perversi
;
e
le
anime
dolci
,
come
la
mia
,
anelano
la
dolcezza
.
Prenda
e
vada
con
Dio
.
Menico
aspettava
fuori
del
villaggio
,
tenendo
in
mano
il
fardello
,
e
insistette
per
portare
anche
il
Cristo
,
ma
Don
Giuseppe
non
volle
.
Le
aveva
involto
in
uno
straccio
di
tela
verde
,
ma
lo
teneva
sotto
l
'
ascella
cautamente
,
come
fosse
stato
di
vetro
;
era
in
fatti
di
legno
tanto
tarlato
e
di
pezzi
così
male
incollati
insieme
che
certo
,
cadendo
in
terra
,
non
sarebbe
rimasto
intiero
.
Padrone
e
servo
si
guardavano
sovente
,
senza
pronunciare
una
sillaba
.
Cominciava
a
imbrunire
e
la
strada
era
deserta
.
Il
prete
sentiva
una
spossatezza
simile
a
quella
che
segue
le
grandi
febbri
,
e
aveva
la
fronte
bagnata
di
sudore
;
si
mise
a
sedere
sopra
un
sasso
,
quasi
in
terra
,
nascondendo
la
faccia
nelle
palme
delle
scarne
mani
e
posando
i
gomiti
sulle
ginocchia
;
pianse
;
poi
,
rialzando
la
testa
e
guardando
Menico
,
disse
:
-
Eppure
,
Menico
,
io
non
sono
colpevole
.
Non
ho
fatto
,
ch
'
io
sappia
,
niente
di
male
.
Ho
resistito
al
demonio
;
l
'
ho
vinto
.
Ho
amato
i
miei
parrocchiani
.
-
E
tornò
a
nascondere
il
volto
ed
a
piangere
.
Menico
si
fece
coraggio
,
e
chiese
finalmente
quel
che
voleva
domandare
da
un
pezzo
:
-
Signor
padrone
,
dove
intende
di
andare
?
-
Fino
a
Cogo
,
per
questa
sera
.
-
Ma
poi
?
-
Non
lo
so
.
-
E
allora
?
-
Mi
affido
alla
Provvidenza
.
-
La
Provvidenza
,
va
bene
;
ma
,
scusi
,
signor
padrone
,
ha
danari
in
tasca
?
-
No
.
-
Già
non
ne
poteva
avere
.
Li
consegnava
tutti
a
me
,
che
facevo
le
spese
.
Ma
se
non
me
ne
ricordavo
io
...
-
e
porse
al
padrone
un
vecchio
portamonete
,
soggiungendo
:
-
Vi
sono
cento
lire
.
-
Cento
lire
,
in
che
modo
?
Io
non
posso
averti
consegnato
tanto
.
-
Sì
,
signor
padrone
.
-
Dimmi
la
verità
.
-
Ebbene
,
c
'
è
dentro
qualche
cosa
de
'
miei
risparmi
.
-
Tutti
,
rispondi
il
vero
.
E
vuoi
restare
senza
nulla
?
-
Ho
bisogno
di
poco
.
-
Sei
un
cuor
d
'
oro
;
ma
non
voglio
.
Accetterò
venti
lire
.
-
Sessanta
per
lo
meno
.
-
No
,
venti
.
-
Eccone
venti
sole
,
-
e
Menico
diceva
una
bugia
.
Ne
aveva
lasciate
sessanta
.
-
Ora
va
,
Menico
;
è
vicina
la
notte
;
pare
che
voglia
far
temporale
;
dammi
il
fardello
e
torna
al
villaggio
.
Il
vecchietto
non
voleva
a
nessun
patto
;
intendeva
scendere
almeno
sino
a
Cogo
e
passarvi
la
notte
:
il
dì
seguente
il
cielo
avrebbe
provvisto
.
Ma
in
realtà
Menico
,
già
stracco
motto
,
camminava
zoppicando
e
inciampando
in
tutti
i
sassi
della
via
,
sicché
per
forza
si
dovette
fermare
.
Allora
il
prete
,
dando
un
bacio
sulla
fronte
al
vecchio
che
piangeva
,
gli
disse
addio
.
Nemmeno
il
cane
da
caccia
,
il
quale
aveva
seguito
il
suo
padrone
saltellandogli
intorno
,
voleva
tornare
indietro
;
e
Don
Giuseppe
,
mentre
lo
accarezzava
,
esaminò
nella
propria
coscienza
se
gli
fosse
lecito
d
'
ora
in
poi
ricevere
un
qualche
conforto
dal
gaio
affetto
della
bestia
fedele
,
ma
concluse
dentro
di
sé
vergognandosi
del
desiderio
profano
e
mormorando
:
-
Per
me
la
terra
non
deve
più
avere
nessuna
consolazione
-
.
Il
cane
,
legato
ad
una
funicella
e
tirato
da
Menico
,
si
contentò
di
rifare
con
la
coda
fra
le
gambe
il
cammino
alle
calcagna
del
vecchio
,
il
quale
andava
a
passi
di
lumaca
;
e
la
bestia
,
inquieta
,
insospettita
,
mandava
degli
ululati
lunghi
,
strazianti
,
che
si
diffondevano
come
voci
di
triste
presagio
nel
silenzio
delle
montagne
.
Quando
il
prete
non
poté
più
vederlo
,
Menico
si
sdraiò
sull
'
erba
,
brontolando
:
-
Gliel
'
ho
fatta
.
Egli
crede
che
io
ritorni
al
villaggio
;
invece
mi
riposo
un
'
oretta
,
e
poi
scendo
a
Cogo
a
raggiungerlo
,
e
sarà
bravo
chi
mi
potrà
staccare
da
lui
-
.
Di
tratto
in
tratto
ripeteva
:
-
O
che
caso
,
o
che
brutto
caso
!
6
Il
prete
restò
solo
.
La
via
piegava
in
quel
luogo
,
entrando
a
ghirigoro
in
un
'
altra
vallata
stretta
,
dalla
quale
non
si
poteva
più
scorgere
il
villaggio
alpino
.
Don
Giuseppe
si
voltò
per
guardare
la
sua
chiesa
,
il
suo
monte
,
e
fissare
gli
occhi
ancora
una
volta
sui
ghiacciai
della
cima
,
che
staccavano
biancastri
sulle
nubi
nella
luce
d
'
un
crepuscolo
grigio
e
monotono
.
Il
pover
'
uomo
non
tossiva
,
non
sentiva
nessun
bruciore
nel
petto
,
non
aveva
quella
febbriciattola
e
quelle
subitanee
accensioni
da
cui
era
tormentato
quasi
continuamente
:
ringraziò
il
cielo
,
che
gli
dava
un
'
ora
di
salute
il
giorno
in
cui
gli
aveva
tolto
ogni
altra
cosa
mortale
.
Solo
provava
uno
sfinimento
di
tutte
le
membra
,
il
quale
non
era
privo
di
una
certa
dolcezza
,
e
metteva
l
'
animo
in
uno
stato
di
vaga
e
come
sognante
ebrietà
.
Passando
dal
paesello
di
Ledizzo
,
alzò
gli
occhi
alle
finestre
della
casa
dove
abitava
la
signora
Carlina
.
Ella
che
guardava
appunto
nella
via
,
aspettando
il
dottore
,
vide
negli
ultimi
bagliori
della
sera
camminare
lentamente
il
suo
buon
Don
Giuseppe
,
e
lo
salutò
,
e
tutta
allegra
lo
pregò
di
salire
.
Al
prete
infelice
la
voce
purissima
di
quella
ingenua
creatura
parve
scendesse
dalle
alture
del
cielo
.
-
È
l
'
angelo
buono
-
mormorò
,
e
questo
pensiero
gli
richiamò
nella
fantasia
con
la
rapidità
del
fulmine
l
'
angelo
cattivo
,
il
demonio
terribilmente
bello
:
allora
,
scoperto
dal
drappo
verde
sdruscito
il
volto
sanguinoso
del
Cristo
che
teneva
sotto
l
'
ascella
,
gli
impresse
un
bacio
disperato
,
come
se
invocasse
da
quel
legno
la
propria
salvezza
.
Ma
la
signora
Carlina
insisteva
:
-
Venga
su
,
venga
,
signor
curato
;
ho
tante
cose
da
dirle
-
.
Il
prete
non
rispose
,
e
tirò
di
lungo
;
ma
,
dopo
venti
passi
,
mentre
stava
di
fianco
alla
cappelletta
,
ove
s
'
era
fermato
due
giorni
addietro
,
non
potendo
più
reggersi
sulle
gambe
,
sentendosi
vacillare
e
mancare
,
vi
entrò
.
Al
chiarore
incerto
del
lumino
,
l
'
immagine
goffa
della
santa
gli
tornò
a
sembrare
il
ritratto
infernale
di
Olimpia
.
Trascorse
una
mezz
'
ora
.
La
signora
Carlina
,
che
aveva
visto
il
prete
entrare
nella
cappella
,
dalla
quale
si
spandeva
in
un
breve
spazio
di
via
un
fioco
barlume
,
non
vedendolo
uscire
,
impensierita
cominciando
a
insospettirsi
di
qualcosa
,
scese
con
la
fantesca
e
andò
ella
stessa
a
vedere
.
Don
Giuseppe
,
accasciato
in
un
angolo
,
non
dava
segno
di
vita
:
le
braccia
penzoloni
,
il
capo
reclinato
all
'
indietro
,
gli
occhi
spenti
,
la
bocca
da
morto
.
Fu
chiesto
aiuto
,
e
il
corpo
del
povero
prete
venne
sollevato
,
portato
piano
piano
alla
casa
del
dottore
e
adagiato
sul
letto
nella
camera
della
signora
Carlina
,
la
quale
aveva
mandato
a
chiamare
in
gran
furia
il
marito
lì
dove
poteva
essere
a
quell
'
ora
,
dalla
baronessa
,
nelle
osterie
.
Ella
con
dita
leggiere
,
trattenendo
il
respiro
,
slacciò
il
goletto
del
prete
,
gli
sbottonò
la
sottoveste
,
e
pose
la
mano
sinistra
sul
petto
nudo
,
spiando
le
pulsazioni
.
Le
parve
di
sentire
che
il
cuore
battesse
;
allora
,
buttatasi
con
le
ginocchia
a
terra
,
ripeté
più
volte
:
-
Il
mio
buon
Don
Giuseppe
,
oh
Dio
di
misericordia
,
salvatemi
il
mio
buon
Don
Giuseppe
!
-
Poi
tornava
subito
a
sentire
se
proprio
il
cuore
batteva
.
Il
prete
mandò
un
sospiro
così
lieve
che
non
avrebbe
mosso
la
fiamma
di
un
cerino
;
ma
la
giovine
donna
che
se
n
'
accorse
e
sulle
labbra
della
quale
spuntava
il
bel
sorriso
della
speranza
,
avvicinò
una
guancia
alle
labbra
livide
dell
'
infermo
per
accertarsi
se
ne
uscisse
davvero
un
poco
di
fiato
.
L
'
infermo
respirava
,
e
aprì
gli
occhi
trasognati
,
ma
le
membra
restarono
irrigidite
.
La
prima
cosa
ch
'
egli
domandò
e
che
la
signora
Carlina
comprese
più
dal
moto
della
bocca
che
non
dal
suono
della
parola
,
fu
questa
:
-
Il
mio
Cristo
,
il
mio
Crocifisso
-
.
Lo
avevano
trovato
infatti
,
adagiato
accuratamente
sopra
il
fardello
nell
'
oratorio
,
e
lo
avevano
recato
in
camera
.
La
signora
Carlina
,
alzandosi
in
punta
di
piedi
,
mise
la
estremità
del
braccio
inferiore
della
croce
sul
cassettone
e
appoggiò
il
Cristo
alla
parete
,
dritto
,
in
faccia
alla
testiera
del
letto
,
sicché
il
prete
,
senza
muovere
il
capo
,
lo
potesse
guardare
.
La
croce
spiccava
negra
sulla
tinta
chiara
e
tersa
del
muro
,
in
mezzo
a
due
litografie
colorate
,
chiuse
tra
filetti
d
'
oro
,
l
'
una
delle
quali
figurava
Paolo
e
Virginia
al
guado
,
l
'
altra
la
morte
della
fanciulla
e
l
'
amante
che
se
ne
dispera
.
Il
Cristo
sanguinoso
e
sconquassato
sembrava
più
terribile
che
mai
nella
pulitezza
linda
e
leggiadra
della
camera
,
dove
non
c
'
era
una
macchia
od
un
granello
di
polvere
:
le
tende
di
bucato
a
bei
fiorami
inamidate
,
i
parati
del
letto
bianchi
a
disegni
di
rilievo
e
a
merletti
usciti
dalle
dita
sapienti
della
padrona
di
casa
,
e
ricami
a
lane
di
ogni
colore
sulle
poltrone
e
sulle
seggiole
,
e
fiocchi
e
nappe
e
passamani
condotti
da
lei
pensando
,
sognando
un
paradiso
ingenuo
,
modesto
,
virtuoso
,
nel
quale
vagava
da
un
po
'
di
tempo
questo
desiderio
indistinto
,
che
il
suo
Amilcare
somigliasse
al
suo
buon
Don
Giuseppe
.
Don
Giuseppe
,
che
non
fissava
più
il
Cristo
,
aveva
mutato
faccia
:
sembrava
spaventato
e
nello
stesso
tempo
attratto
da
una
visione
;
sbarrava
gli
occhi
verso
il
soffitto
per
vedere
meglio
,
e
apriva
la
bocca
sporgendo
le
labbra
come
per
aspirare
qualcosa
.
Bisbigliava
con
la
voce
esile
,
ma
ora
piena
di
terrori
,
ora
piena
di
esaltamenti
:
-
Vade
retro
,
Satana
.
Lucifero
.
Bella
,
bionda
e
infame
,
la
tua
mano
è
una
tenaglia
rovente
.
Nascondi
il
piede
ed
il
seno
.
Taci
...
Don
Giuseppe
il
tuo
amore
,
voglio
il
tuo
amore
;
sono
la
tua
schiava
;
un
bacio
...
Indietro
,
Lucifero
.
No
,
vieni
,
vieni
,
tentatrice
,
in
mezzo
alle
fiamme
;
ti
abbraccio
.
Dammi
le
labbra
,
lasciamele
succhiare
;
voglio
vedere
se
le
hai
colorite
di
rosso
.
Guardami
con
i
tuoi
occhi
celesti
;
lasciami
esaminare
quei
lividori
lì
sotto
se
sono
l
'
opera
del
pennello
o
l
'
opera
della
lussuria
.
Sozza
e
santa
,
i
tuoi
capelli
brillano
di
raggi
d
'
oro
,
più
lucenti
d
'
un
'
aureola
,
più
splendenti
di
un
nimbo
.
Copriti
,
per
carità
.
Non
posso
fissare
gli
occhi
nel
tuo
collo
,
nel
tuo
petto
:
come
i
ghiacciai
sugli
alti
vertici
delle
mie
montagne
quando
il
sole
di
mezzodì
li
illumina
in
un
caldo
giorno
di
estate
,
il
tuo
collo
ed
il
tuo
petto
mi
accecano
.
Ahi
,
non
istringermi
tanto
con
quelle
tue
braccia
morbide
e
rosee
,
che
mi
fai
male
.
Sì
,
stringi
,
soffocami
,
stritolami
,
fa
'
presto
:
vedi
le
fiamme
che
guizzano
intorno
a
noi
e
già
ci
ardono
i
piedi
,
le
gambe
,
il
cuore
,
la
testa
...
La
signora
Carlina
ascoltava
con
l
'
orecchio
teso
;
aveva
le
guance
rosse
di
vergogna
e
gli
occhi
pieni
di
lagrime
.
Ripeteva
:
-
Anche
lui
,
anche
lui
!
-
e
si
copriva
la
faccia
con
le
due
mani
.
A
troncare
il
vaneggiamento
che
le
straziava
l
'
anima
,
alzò
il
capo
del
prete
,
volgendolo
dalla
parte
del
Crocifisso
,
e
gridò
:
-
Guardi
,
Don
Giuseppe
,
il
suo
Cristo
-
.
Gli
occhi
del
delirante
caddero
sulla
croce
,
e
a
poco
a
poco
una
influenza
benefica
agì
dentro
di
lui
;
si
andò
calmando
;
le
labbra
cominciarono
a
biascicar
preghiere
;
il
viso
bianco
si
rasserenava
,
riprendeva
la
sua
tranquilla
,
dolce
,
innocente
,
quasi
eterea
espressione
;
e
la
signora
Carlina
,
riconfortata
,
esclamava
:
-
Così
siete
bello
,
mio
buon
Don
Giuseppe
:
adesso
il
cielo
vi
si
specchia
nel
volto
-
;
e
il
prete
respirava
più
libero
,
e
già
poteva
stringere
con
la
propria
mano
la
mano
della
ingenua
infermiera
.
Lenta
lenta
,
ella
avvicinò
la
sua
bocca
pura
alla
fronte
pura
di
lui
.
Don
Giuseppe
non
se
n
'
accorse
:
guardava
sorridente
il
suo
Cristo
.
In
quell
'
istante
s
'
udì
un
gran
fracasso
alla
porta
di
casa
,
poi
un
passo
incerto
e
pesante
fece
scricchiolare
la
scala
di
legno
,
e
il
dottore
,
ubbriaco
,
entrò
nella
camera
sbattendo
violentemente
sugli
stipiti
l
'
imposta
dell
'
uscio
.
A
quell
'
urto
i
mobili
oscillarono
.
Allora
il
Cristo
,
perduto
l
'
equilibrio
,
precipitò
a
terra
,
rompendosi
in
tanti
pezzi
.
La
testa
rotolò
in
un
angolo
della
stanza
;
le
braccia
,
le
gambe
,
il
torso
,
si
sparsero
qua
e
là
;
il
rosso
del
sangue
pareva
sgorgasse
dalle
membra
squartate
.
Il
prete
,
avendo
seguito
con
lo
sguardo
quella
distruzione
,
invaso
da
uno
spavento
infernale
,
stravolto
,
contraffatto
,
orribile
a
vedersi
,
mandò
un
urlo
che
gli
spezzò
il
petto
.
Quando
il
medico
,
fetente
di
acquavite
,
s
'
avvicinò
al
letto
,
Don
Giuseppe
era
morto
.
Macchia
grigia
Questa
macchia
grigia
,
ch
'
io
vedo
dentro
ai
miei
occhi
,
può
essere
la
cosa
più
comune
della
vostra
scienza
oculistica
;
ma
mi
dà
gran
fastidio
,
e
vorrei
guarire
.
Esaminerete
con
i
vostri
ordigni
eleganti
,
quando
verrò
costà
fra
una
quindicina
di
giorni
,
cornea
,
pupilla
,
retina
e
il
resto
.
Intanto
,
giacché
la
vostra
amicizia
mi
sollecita
,
vi
descriverò
,
come
posso
,
il
mio
nuovo
malanno
.
In
mezzo
alla
molta
luce
ho
la
vista
da
lupo
cerviere
.
Il
giorno
nelle
vie
,
la
sera
in
teatro
distinguo
,
cento
passi
lontano
,
il
neo
sulla
guancia
di
una
bella
donna
.
Leggo
per
dieci
ore
di
fila
,
senza
stancarmi
,
il
più
minuto
caratterino
inglese
.
Non
ho
mai
avuto
bisogno
di
occhiali
;
posso
anzi
imbrancarmi
fra
quegli
animali
di
sì
altera
vista
,
che
,
come
dice
il
Petrarca
,
incontro
al
sol
pur
si
difende
.
Non
ho
mai
tanto
amato
il
sole
,
quanto
lo
amo
da
due
mesi
a
questa
parte
:
appena
comincia
l
'
aurora
,
spalanco
le
finestre
e
lo
benedico
.
Odio
le
tenebre
.
La
sera
,
di
mano
in
mano
che
cresce
l
'
oscurità
,
si
fa
più
intensa
di
contro
a
me
,
proprio
nel
punto
dove
fisso
gli
occhi
,
una
macchia
color
cenere
,
mutabile
,
informe
.
Durante
il
crepuscolo
o
mentre
splende
la
luna
,
è
pallidissima
,
quasi
impercettibile
;
ma
nella
notte
diventa
enorme
.
Ora
è
senza
moto
,
sicché
,
guardando
il
cielo
nero
,
sembra
uno
squarcio
chiaro
a
lembi
irregolari
,
come
la
carta
dei
cerchi
da
saltimbanco
quando
v
'
è
passato
in
mezzo
il
corpo
di
pagliaccio
;
e
si
crederebbe
di
vedere
,
attraverso
a
quel
buco
,
un
altro
brutto
cielo
di
là
dalle
stelle
.
Ora
s
'
agita
,
s
'
alza
,
s
'
abbassa
,
s
'
allarga
,
s
'
allunga
,
caccia
fuori
de
'
tentacoli
da
polipo
,
delle
corna
da
lumaca
,
delle
zampe
da
rospo
,
diventa
mostruosa
,
gira
a
destra
,
poi
rigira
a
sinistra
,
e
va
intorno
così
delle
ore
furiosamente
innanzi
al
mio
sguardo
.
Ho
accennato
a
queste
immagini
tanto
per
procurare
di
farmi
intendere
;
ma
veramente
non
c
'
è
ombra
di
forma
.
In
un
mese
,
dacché
devo
godermi
un
tale
spettacolo
,
non
ho
mai
potuto
afferrare
una
figura
determinata
.
Quando
mi
sembra
di
trovare
certe
analogie
con
certi
animali
,
con
qualche
oggetto
,
sia
pure
fantastico
,
con
qualche
cosa
insomma
di
definibile
,
ecco
che
quel
disegno
in
un
attimo
si
contorce
e
si
rimuta
indecifrabilmente
.
È
una
cosa
laida
,
una
cosa
volgare
.
Se
si
potesse
annasarla
,
puzzerebbe
.
Sembra
una
larga
pillacchera
di
fango
;
sembra
una
chiazza
animata
,
una
lacerazione
purulenta
che
viva
.
È
un
orrore
.
Non
dico
di
vederla
sempre
.
La
vedo
tutte
le
notti
,
ma
più
o
meno
a
lungo
,
secondo
la
disposizione
,
non
so
se
del
mio
animo
o
del
mio
corpo
.
Spesso
,
Dio
volendo
,
appena
comparsa
sparisce
.
Il
terribile
è
che
mi
compare
davanti
all
'
improvviso
,
mentre
sto
pensando
a
tutt
'
altro
.
Stringevo
al
barlume
di
una
lucerna
morente
la
mano
di
una
cara
fanciulla
,
dicendole
quel
che
non
si
racconta
neanche
a
voi
altri
medici
,
ed
ecco
a
un
tratto
la
macchia
che
le
sporca
il
seno
.
Mi
sentii
inorridire
.
Anche
di
giorno
s
'
io
entro
,
mettete
,
in
una
chiesa
buia
,
rischio
di
trovare
quella
sudiceria
sotto
l
'
ombra
fitta
dell
'
organo
,
sui
vecchi
dipinti
affumicati
,
nel
finestrello
nero
del
confessionario
.
La
paura
di
vederla
me
la
fa
scorgere
più
presto
.
La
notte
non
guardo
mai
impunemente
l
'
acqua
di
un
fiume
o
del
mare
.
Andai
giorni
addietro
a
Genova
.
Era
una
bella
sera
,
un
resto
d
'
estate
.
La
vòlta
del
cielo
tutta
serena
,
tutta
di
una
tinta
appena
digradata
da
ponente
a
levante
con
un
po
'
di
giallo
,
un
po
'
di
verde
,
un
poco
di
paonazzo
,
mostrava
nondimeno
,
quasi
sull
'
orizzonte
,
una
zona
isolata
di
nubi
dense
.
Una
striscia
sottilissima
,
limpidissima
d
'
aria
brillava
tra
le
nubi
ed
il
mare
.
Il
sole
,
che
era
rimasto
nascosto
un
poco
di
tempo
,
da
quelle
nubi
,
scendeva
dal
loro
lembo
inferiore
per
tuffarsi
nelle
onde
quiete
.
Prima
il
suo
oro
,
quando
non
si
vedeva
di
esso
che
il
segmento
di
sotto
,
parve
una
lumiera
sospesa
alle
nuvole
;
poi
il
cerchio
infiammato
toccò
con
la
circonferenza
per
un
minuto
nuvole
e
mare
;
poi
si
cacciò
pian
piano
nell
'
acqua
,
mostrando
nel
segmento
di
sopra
il
fuoco
incandescente
di
una
immane
bocca
da
forno
.
Avevo
desinato
bene
con
qualche
mio
vecchio
amico
.
Si
pigliò
un
battello
e
si
vogò
al
largo
.
Dopo
lo
splendore
del
tramonto
il
crepuscolo
fu
di
una
dolcezza
ineffabile
.
Cantavamo
a
mezza
voce
,
sognando
.
Annottava
.
L
'
acqua
d
'
un
verde
scuro
scintillava
,
luccicava
.
All
'
improvviso
vidi
lontan
lontano
nuotare
la
mia
macchia
grigia
;
e
ritrassi
paurosamente
lo
sguardo
entro
il
battello
,
e
la
mia
macchia
mi
seguì
tra
le
forcole
e
i
remi
,
e
,
gelato
di
ribrezzo
,
mi
ricondusse
,
compagna
lurida
,
a
terra
.
Certo
(
dottore
mio
,
non
ridete
)
è
offesa
la
retina
:
v
'
è
qualche
punto
cieco
,
un
piccolo
spazio
paralizzato
,
uno
scotoma
insomma
.
Ho
letto
come
sulla
retina
,
nell
'
occhio
dei
condannati
a
morte
,
s
'
è
trovato
,
dopo
recisa
la
testa
,
il
ritratto
degli
ultimi
oggetti
,
in
cui
i
disgraziati
avevano
ficcato
lo
sguardo
.
La
retina
dunque
,
non
solo
rimane
fuggevolmente
dipinta
:
in
certi
casi
resta
veramente
scolpita
.
Notate
poi
che
,
quando
chiudo
gli
occhi
per
dormire
,
io
sento
la
mia
macchia
dentro
di
me
.
E
allora
è
un
supplizio
diverso
.
La
macchia
non
si
aggira
più
intorno
a
se
stessa
,
ma
cammina
,
corre
.
Corre
in
su
,
e
nel
correre
tira
in
su
la
pupilla
;
sicché
mi
pare
che
il
globo
dell
'
occhio
debba
rovesciarsi
,
arrotolando
dentro
nell
'
orbita
.
Poi
corre
in
giù
,
poi
corre
dalle
parti
,
e
il
globo
dell
'
occhio
la
segue
,
e
i
legamenti
quasi
si
schiantano
,
ed
io
dopo
un
poco
mi
sento
dolere
,
proprio
effettivamente
dolere
gli
occhi
.
La
mattina
,
anche
dopo
dormito
,
gli
ho
indolenziti
e
un
po
'
gonfi
.
Voi
altri
medici
avete
la
virtù
di
essere
curiosi
;
volete
penetrare
nelle
cause
,
rimontare
al
seme
.
Vi
dirò
dunque
in
quali
circostanze
mi
si
è
manifestata
la
malattia
,
che
dovete
guarire
.
E
,
abbiate
pazienza
,
lo
dirò
nei
più
indifferenti
particolari
,
giacché
so
come
da
una
di
quelle
inezie
,
le
quali
sfuggono
all
'
attenzione
dei
profani
,
voi
scienziati
potete
cavare
la
scintilla
,
che
rischiara
poi
le
verità
più
riposte
.
*
*
*
Il
dì
24
dello
scorso
ottobre
,
sul
far
della
sera
,
passavo
dal
Ponte
dei
Re
accanto
a
Garbe
per
andare
sino
a
Vestone
,
mia
passeggiata
consueta
del
dopo
pranzo
,
come
quella
della
mattina
era
verso
Vobarno
,
quando
non
preferivo
arrampicarmi
sulla
schiena
dei
monti
,
o
fare
qualche
viaggetto
,
sempre
pedestre
,
a
Bagolino
,
a
Gardone
,
in
Tirolo
.
Di
due
mesi
e
mezzo
passati
nella
Val
Sabbia
,
le
prime
due
settimane
furono
tutte
calme
,
altre
due
tutte
fuoco
,
e
il
rimanente
tristezze
e
terrori
.
Alle
bellezze
della
natura
,
che
tutti
corrono
a
vedere
e
che
tutti
ammirano
,
avevo
preferito
la
vallata
modesta
,
povera
,
dove
i
monti
hanno
già
un
certo
aspetto
selvaggio
,
e
dove
non
c
'
è
il
pericolo
di
vedere
mai
la
persona
allampanata
di
un
Inglese
,
e
neanche
la
barba
nera
di
un
alpinista
italiano
.
Mangiavo
le
belle
trote
rosee
del
lago
d
'
Idro
,
gamberi
saporiti
,
funghi
,
uccelli
,
cacini
di
capra
,
molte
ova
,
molta
polenta
.
V
'
è
ad
Idro
un
alberguccio
con
due
stanzine
ariose
,
pulite
.
Chi
non
ha
rimorsi
vive
colà
nella
quiete
del
paradiso
,
senza
giornali
,
senza
botteghe
da
caffè
,
senza
pettegolezzi
,
guardando
lo
specchio
del
lago
,
le
giovanotte
che
vogano
,
la
Rocca
d
'
Anfo
sull
'
altra
sponda
,
esercitando
più
le
gambe
che
il
cervello
,
abbrutendosi
anzi
a
poco
a
poco
nella
cara
,
nella
beata
libertà
del
non
pensare
a
nulla
e
del
non
far
proprio
niente
.
Quando
il
cielo
è
popolato
di
nubi
,
spinte
a
gran
corsa
dal
vento
,
l
'
aspetto
di
quel
paese
riesce
mutabile
all
'
infinito
.
I
monti
che
si
accavalcano
,
le
rupi
che
portano
muraglie
ruinate
di
castelli
o
chiesette
con
il
loro
campanile
bianco
,
i
colli
bassi
coronati
di
pini
,
cangiano
di
figura
ad
ogni
minuto
.
Ora
le
nuvole
mettono
in
ombra
il
dinanzi
del
quadro
,
e
il
sole
brilla
nel
fondo
;
ora
il
sole
splende
sul
dinanzi
,
e
il
fondo
rimane
buio
;
ora
invece
questa
parte
o
quella
del
centro
stacca
nera
in
mezzo
alla
luce
o
luminosa
in
mezzo
all
'
oscurità
,
e
s
'
accendono
e
si
spengono
ad
ogni
tratto
innumerevoli
sprazzi
di
colori
vari
e
vivissimi
.
Bisogna
salire
sul
monte
roccioso
,
che
sta
di
contro
alla
chiesetta
di
San
Gottardo
,
dall
'
altra
parte
del
Chiese
.
Il
monte
,
verso
il
fiume
,
scende
a
perpendicolo
.
A
destra
si
vede
sulla
bizzarra
collina
la
chiesa
di
Sabbio
,
alta
e
sottile
;
a
sinistra
si
scopre
da
lontano
la
Rocca
di
Nozza
,
della
quale
non
rimane
che
qualche
pezzo
di
muro
cadente
;
sotto
a
'
piedi
s
'
apre
il
vuoto
profondo
.
Ci
si
tiene
con
le
mani
agli
arbusti
,
e
si
guarda
in
giù
.
Il
Chiese
corre
in
arco
,
rompendo
le
onde
rapidissime
ai
sassi
enormi
,
di
cui
è
sparso
il
suo
letto
.
Garbe
abbasso
,
un
poco
a
dritta
,
e
più
in
là
,
già
ben
alto
sulla
montagna
,
il
campanile
di
Provaglio
.
Quasi
a
piombo
,
benché
dall
'
altra
parte
della
strettissima
valle
,
che
si
strozza
in
quel
punto
,
lasciando
appena
appena
luogo
al
fiume
ed
alla
strada
postale
,
si
vede
dall
'
alto
in
basso
la
chiesetta
di
San
Gottardo
,
di
cui
la
torre
scorcia
tanto
che
diventa
nana
,
e
gli
archi
del
piccolo
portico
sembrano
schiacciati
.
La
prima
volta
poco
mancò
che
non
mi
venisse
il
capogiro
.
Volevo
andare
più
alto
,
lì
dove
la
rupe
nuda
,
quasi
verticale
,
concede
appena
il
posto
per
mettere
il
piede
tra
le
sue
strette
fessure
.
Guardai
indietro
.
Il
monte
,
che
mi
stava
alle
spalle
,
tutto
ombroso
,
spiccava
sull
'
aria
celestina
.
Saranno
state
le
cinque
di
sera
,
due
settimane
dopo
il
mio
arrivo
a
Garbe
.
Il
sole
cominciava
a
scendere
dietro
il
giogo
della
montagna
;
un
vento
fresco
soffiava
dalla
gola
della
vallata
,
e
bisognava
tenere
il
cappello
perché
non
piombasse
nel
precipizio
,
quando
uno
sbuffo
impetuoso
,
mentre
coglievo
con
le
due
mani
non
so
che
strane
foglie
,
lo
fece
arrotolare
un
tratto
,
poi
andare
a
balzelloni
dall
'
una
all
'
altra
sporgenza
delle
acutissime
roccie
.
Gli
dissi
addio
,
e
continuavo
a
capo
nudo
le
mie
osservazioni
estetiche
sulle
piante
,
allorché
,
passati
appena
dieci
minuti
,
mi
comparve
innanzi
all
'
improvviso
una
montanara
,
la
quale
,
un
poco
imbarazzata
e
con
rustico
garbo
,
mi
porse
il
disgraziato
cappello
.
La
ringraziai
di
cuore
,
e
la
guardai
in
viso
.
Poteva
avere
dai
sedici
ai
diciassette
anni
:
abbronzita
,
ma
sotto
la
tinta
del
sole
s
'
indovinava
l
'
incarnato
fresco
;
nella
bocca
piccola
splendevano
i
denti
,
ammirabili
di
regolarità
e
di
bianchezza
;
negli
occhi
v
'
era
un
certo
che
di
selvatico
e
di
curioso
,
una
timidità
un
poco
impertinente
.
-
Bella
giovane
,
siete
di
Garbe
?
-
Signor
no
.
Sono
di
Idro
.
-
E
vi
fermate
qua
?
-
Parto
domani
con
mio
padre
,
che
è
lì
tra
i
cespugli
insieme
con
le
nostre
capre
.
Lo
vede
?
Guardi
bene
,
lì
in
fondo
-
e
m
'
indicava
il
luogo
,
ma
io
distinguevo
appena
di
lontano
un
uomo
che
aveva
la
barba
bianca
.
-
E
ad
Idro
dove
state
?
-
Fuori
del
paese
circa
due
miglia
,
sulla
via
che
conduce
al
monte
Pinello
.
-
E
che
nome
avete
,
bella
fanciulla
?
-
Teresa
,
a
'
suoi
comandi
,
signore
.
Si
continuò
a
discorrere
.
Io
la
tempestavo
di
interrogazioni
,
guardandola
negli
occhi
,
i
quali
ora
vagavano
di
qua
e
di
là
impacciati
dal
mio
sguardo
,
ora
mi
si
ficcavano
in
volto
,
anzi
addirittura
nel
cuore
.
Ad
uno
sposo
non
aveva
pensato
mai
:
non
sapeva
,
e
lo
giurava
ridendo
e
spalancando
gli
occhi
sinceri
,
che
cosa
fosse
amore
.
Ella
non
aveva
nessuno
al
mondo
,
salvo
il
padre
,
che
l
'
adorava
,
s
'
intende
,
e
non
l
'
aveva
mai
lasciata
un
giorno
dacché
era
nata
;
ma
il
buon
vecchio
doveva
andare
appunto
allora
per
quindici
dì
a
Gardegno
a
far
valere
i
proprii
diritti
sulla
successione
di
un
fratello
,
morto
con
molto
ben
di
Dio
e
senza
figliuoli
.
Il
vecchio
,
già
caporale
sotto
l
'
Austria
,
leggeva
e
scriveva
come
un
notaio
,
era
uomo
di
conto
e
per
giunta
più
agile
,
più
vigoroso
,
più
coraggioso
di
un
giovanotto
di
vent
'
anni
.
La
fanciulla
,
nell
'
assenza
del
padre
,
rimaneva
ad
Idro
,
affidata
ad
una
santola
di
settant
'
anni
.
Dottore
,
ve
lo
immaginate
,
andai
per
quindici
giorni
ad
abitare
il
pulito
e
solitario
alberguccio
di
Idro
.
Tutte
le
mattine
e
tutte
le
sere
salivo
lungo
la
stradicciuola
erta
,
torta
,
sparsa
di
sassi
acuti
,
che
conduce
a
monte
Pinello
,
e
mi
fermavo
alla
casa
della
montanara
gentile
.
Due
giorni
disse
di
no
;
poi
non
ci
fu
angolo
erboso
di
quella
scoscesa
china
su
cui
non
ci
si
adagiasse
a
discorrere
,
di
giorno
cercando
l
'
ombra
più
cupa
sulle
sponde
di
un
torrentello
,
entro
una
grotta
naturale
,
negli
ampi
interstizii
dei
massi
enormi
precipitati
Dio
sa
quando
dalle
creste
del
monte
;
di
sera
,
durante
le
prime
ore
della
notte
,
cercando
una
zolla
morbida
sotto
il
cielo
stellato
.
La
Teresa
,
certo
,
non
somigliava
alle
ragazze
di
città
:
la
sua
pelle
era
ruvida
,
la
sua
passione
quasi
ferina
.
Nei
primi
giorni
amava
tre
cose
:
il
suo
padre
,
le
sue
capre
e
me
;
dopo
una
settimana
non
parlava
più
del
padre
,
non
badava
più
alle
capre
,
mi
aspettava
sull
'
uscio
del
casolare
a
cominciare
dall
'
alba
,
spesso
mi
veniva
incontro
sino
ad
Idro
,
mi
trascinava
,
mi
violentava
,
mi
buttava
in
terra
come
se
volesse
sbranarmi
.
Certe
volte
dal
suo
corpo
esalava
un
odore
acre
e
inebbriante
di
erbe
selvatiche
,
certe
volte
un
puzzo
di
capra
nauseabondo
,
e
non
di
rado
un
fetore
di
strame
,
che
ammorbava
.
Insomma
invocavo
tra
me
il
ritorno
del
vecchio
.
Il
giorno
innanzi
al
suo
arrivo
cercai
di
preparare
Teresa
alla
mia
partenza
:
le
dissi
che
dovevo
andare
a
Brescia
e
a
Milano
,
ma
mi
affrettai
a
soggiungere
che
sarei
tornato
presto
,
dopo
due
settimane
al
più
,
forse
dopo
una
.
Ella
non
piangeva
:
tremava
tutta
,
ed
era
diventata
del
colore
del
piombo
.
Ripeteva
con
voce
strozzata
:
-
Lo
so
che
non
torni
più
,
lo
so
che
non
torni
-
.
Io
promettevo
,
giuravo
,
ma
ella
mi
continuava
a
guardare
con
gli
occhi
senza
lagrime
,
e
,
fatta
veggente
dalla
passione
,
insisteva
:
-
Non
torni
più
;
lo
sento
qui
nel
cuore
che
non
torni
più
-
.
Non
potei
cavarle
altre
parole
.
Invece
di
andare
a
Brescia
o
a
Milano
,
tornai
a
Garbe
.
Avevo
l
'
anima
rósa
dal
rimorso
:
tante
volte
mi
sentivo
spinto
dalla
coscienza
a
correre
ad
Idro
,
alla
capanna
di
Teresa
;
poi
gli
abbracciamenti
suoi
,
furiosi
e
disperati
,
mi
facevano
paura
,
e
non
di
meno
io
non
potevo
pensare
ad
altro
che
a
lei
.
Non
sapevo
se
l
'
amassi
,
benché
l
'
immagine
sua
mi
stesse
scolpita
sempre
davanti
.
Finalmente
,
dopo
una
trentina
di
giorni
,
la
coscienza
vinse
,
forse
anche
la
curiosità
.
Andai
ad
Idro
,
e
,
traversando
i
magri
prati
,
arrampicandomi
sulle
roccie
,
risalendo
il
letto
di
un
torrente
asciutto
,
mi
trovai
di
contro
al
casolare
dall
'
altra
parte
della
stradicciuola
;
gli
alberi
ed
i
cespugli
mi
nascondevano
.
La
fanciulla
stava
sull
'
uscio
,
immobile
,
esposta
senza
riparo
ai
raggi
del
sole
.
Nel
primo
istante
non
la
riconobbi
:
la
carnagione
era
diventata
d
'
un
rosso
cupo
,
i
capelli
le
cadevano
sulla
fronte
e
sulle
spalle
a
ciocche
sconvolte
,
il
viso
appariva
stranamente
smagrito
e
allungato
,
il
labbro
inferiore
pendeva
in
giù
,
gli
occhi
spenti
fissavano
innanzi
senza
vedere
:
non
so
perché
,
credetti
di
essere
in
faccia
a
un
cadavere
bruciato
.
In
quell
'
istante
una
voce
d
'
uomo
chiamò
dall
'
interno
del
casolare
così
sinistra
e
soffocata
che
pareva
uscisse
da
un
sepolcro
:
-
Teresa
,
Teresa
-
.
La
fanciulla
non
diede
segno
di
avere
udito
,
e
la
voce
continuava
tetra
e
straziante
:
-
Teresa
,
Teresa
.
Scappai
;
corsi
a
Brescia
,
ma
il
rumore
della
città
mi
riescì
insopportabile
:
tornai
a
Garbe
,
dove
,
a
forza
di
ripetere
a
me
stesso
,
che
il
tempo
rimedia
a
tutti
i
mali
,
anche
agli
strazii
della
passione
e
dell
'
abbandono
,
trovai
qualche
momento
di
pace
.
Non
ostante
,
dormivo
poco
,
tormentato
com
'
ero
da
sogni
orribili
e
da
inquietudini
febbrili
;
mangiavo
pochissimo
;
camminavo
molto
,
sperando
nella
stanchezza
.
*
*
*
Vi
dicevo
dunque
,
dottore
,
che
il
dì
24
dello
scorso
ottobre
passavo
sul
far
della
sera
dal
Ponte
dei
Re
accanto
a
Garbe
.
Un
uomo
,
appoggiando
i
gomiti
sul
parapetto
e
il
mento
sulle
palme
,
guardava
molto
attentamente
l
'
acqua
del
fiume
.
Uscivano
tra
le
sue
dita
delle
ciocche
di
barba
bianchissima
;
la
faccia
,
mezzo
nascosta
dal
cappello
tirato
sulla
fronte
,
non
si
vedeva
bene
.
Non
era
vestito
propriamente
né
da
contadino
,
né
da
operaio
:
portava
una
casacca
e
de
'
larghi
calzoni
d
'
un
colore
chiaro
grigiastro
.
Passai
accanto
al
vecchio
;
non
si
mosse
;
continuò
a
fissare
l
'
acqua
vicino
alla
pila
del
ponte
,
dove
,
stringendosi
per
attraversare
le
due
arcate
,
gorgoglia
impetuosamente
.
Guardai
abbasso
anch
'
io
,
credendo
che
vi
fosse
qualcosa
di
curioso
a
vedere
;
non
avvertii
niente
di
strano
,
ma
quel
gioco
di
onde
,
a
cui
non
avevo
mai
badato
,
mi
piacque
.
È
una
lotta
formidabile
tra
l
'
acqua
che
corre
e
i
sassi
colossali
che
tentano
di
sbarrarle
la
via
.
E
le
onde
,
incalzate
da
quelle
che
sono
dietro
,
e
queste
cacciate
innanzi
dalle
altre
più
lontane
,
a
cominciare
dai
rigagnoli
nascenti
nelle
nubi
,
quanta
fatica
,
quanta
astuzia
devono
adoperare
,
e
come
s
'
affannano
a
spuntarla
di
proseguire
il
loro
cammino
!
Lo
spettacolo
del
contrasto
fatale
tra
il
moto
e
l
'
immobilità
,
eterno
e
d
'
ogni
attimo
,
mette
nell
'
anima
un
timido
scoramento
,
e
nello
stesso
tempo
fa
sorridere
di
un
così
cieco
impeto
nell
'
operare
e
di
una
così
orba
caparbietà
nel
resistere
.
C
'
è
dei
momenti
,
in
cui
le
forze
opposte
della
natura
somigliano
a
fanciulli
mal
educati
,
l
'
uno
dei
quali
gridi
voglio
,
e
l
'
altro
,
pestando
i
piedi
,
ripeta
non
voglio
.
E
su
quei
massi
,
i
quali
spuntano
fuori
dal
letto
,
che
non
è
un
letto
di
pace
,
vegetano
,
seminati
dal
vento
in
un
pugno
di
terra
deposta
colà
dallo
stesso
vento
a
un
granello
alla
volta
,
de
'
virgulti
di
salici
,
degli
arboscelli
di
pioppo
,
i
quali
canzonano
,
deboli
e
flessuosi
,
la
furia
che
li
circonda
.
La
natura
,
come
la
vita
,
è
una
catena
di
vani
sogghigni
.
Se
il
masso
non
solleva
molto
la
testa
,
l
'
acqua
gli
corre
su
,
e
scende
poi
in
cascate
gaie
,
cercando
il
piano
più
basso
:
è
un
cristallo
terso
,
curvo
,
regolare
,
una
campana
lucida
,
un
ombrello
trasparente
,
con
qualche
filetto
opaco
di
vetro
di
Murano
;
e
si
frange
poi
a
'
piedi
in
ispruzzi
d
'
infinite
perlette
bianche
,
di
quelle
che
le
Muranelle
infilano
le
sere
d
'
estate
,
sedute
sul
gradino
della
porta
di
casa
,
ciarlando
di
Tita
e
di
Nane
.
L
'
onda
è
avveduta
:
sceglie
per
solito
il
cammino
migliore
.
Ma
qualche
volta
si
trova
chiusa
tra
i
sassi
,
e
allora
,
non
potendo
aspettare
,
scatta
in
uno
sprazzo
e
via
;
tal
'
altra
si
caccia
distrattamente
in
un
laberinto
,
e
gira
e
rigira
e
,
se
vuole
uscirne
,
le
conviene
tornare
indietro
;
finalmente
accade
che
ella
si
smarrisca
in
uno
spazio
dove
il
caso
ha
messo
un
insormontabile
sostegno
di
pietre
,
e
allora
si
ferma
impaurita
,
perde
la
bussola
,
s
'
accascia
e
da
turbine
diventa
specchio
.
E
sotto
all
'
acqua
,
che
riflette
in
iride
la
tinta
del
cielo
o
che
si
trasforma
in
ispuma
d
'
argento
,
v
'
ha
il
vario
e
brioso
colore
dei
sassi
,
giallo
,
rosso
,
bianco
,
verde
di
muschi
e
di
licheni
.
La
gran
battaglia
si
concentrava
alla
pila
del
ponte
.
Le
onde
combattevano
le
onde
,
che
cozzavano
insieme
,
si
spezzavano
,
si
frantumavano
,
s
'
accavalcavano
,
s
'
ammonticchiavano
,
diventavano
matte
di
furor
bellicoso
,
mandavano
bava
in
vece
di
sangue
,
e
gocciole
e
stille
sino
al
parapetto
del
ponte
,
con
un
romore
,
con
un
frastuono
da
far
tremare
un
eroe
.
Il
vecchio
guardava
sempre
impassibile
.
Andai
per
la
mia
strada
,
senza
curarmi
di
lui
,
passo
passo
fino
a
Nozza
.
Il
cielo
nuvoloso
,
minaccioso
,
principiava
a
oscurarsi
,
e
soffiava
un
vento
assai
fresco
dalle
alte
montagne
.
Rinunciai
a
proseguire
la
passeggiata
,
e
tornai
indietro
.
Al
Ponte
dei
Re
c
'
era
sempre
il
vecchio
,
nello
stesso
posto
,
nella
stessa
attitudine
di
prima
.
Guardava
sempre
a
'
piedi
della
pila
.
La
cosa
mi
parve
bizzarra
;
mi
avvicinai
al
vecchio
e
gli
dissi
:
-
Buon
uomo
,
scusate
-
.
Non
si
mosse
.
Continuai
:
-
Scusate
se
vi
disturbo
;
ma
il
cielo
è
negro
,
minaccia
il
temporale
e
non
è
lontana
la
notte
.
Se
abitate
discosto
,
dovreste
incamminarvi
.
Il
vecchio
si
rizzò
lento
lento
,
mi
guardò
in
viso
come
trasognato
,
e
,
senza
aprir
bocca
,
tornò
ad
appoggiarsi
al
parapetto
e
a
contemplare
il
fiume
.
Io
insistetti
:
-
Avete
bisogno
di
nulla
?
-
No
-
,
rispose
senza
voltarsi
.
Gli
diedi
la
buona
notte
e
m
'
avviai
verso
Garbe
.
Fatti
cento
passi
mi
voltai
.
Non
so
se
fosse
curiosità
o
compassione
:
nella
faccia
di
quel
vecchio
bianco
credevo
di
avere
letto
un
dolore
profondo
,
una
sinistra
melanconia
.
Pallido
,
con
gli
occhi
infossati
,
con
le
labbra
nericcie
,
mi
aveva
fatto
pietà
e
terrore
.
Mi
trovai
al
suo
fianco
,
portato
da
una
forza
quasi
involontaria
,
e
gli
dissi
interrottamente
,
aspettando
una
risposta
che
non
veniva
:
-
Scusate
di
nuovo
.
Ditemi
se
posso
giovarvi
in
qualcosa
.
Vi
sentite
poco
bene
?
Vi
offro
una
stanza
a
Garbe
per
questa
notte
.
Mi
sembrate
forestiero
.
È
accaduto
anche
a
me
fuor
di
paese
di
trovarmi
senza
danaro
:
ne
avete
forse
bisogno
?
Dopo
queste
ultime
parole
il
vecchio
si
voltò
gravemente
,
tentando
di
muovere
le
labbra
a
un
sorriso
.
-
Grazie
,
non
mi
occorre
nulla
-
,
rispose
.
Poi
,
messa
la
mano
nella
tasca
dei
calzoni
,
ne
cavò
il
pugno
serrato
e
,
alzatolo
sopra
il
parapetto
,
l
'
aperse
.
Il
vento
fece
volar
via
nel
fiume
,
sparpagliati
qua
e
là
,
forse
una
ventina
di
piccoli
biglietti
.
Mentre
io
,
irritato
,
stavo
per
rimproverarlo
,
balbettò
con
voce
strozzata
:
-
Ho
sete
.
-
Scendete
a
bere
nel
fiume
-
,
esclamai
duramente
.
Il
vecchio
s
'
incamminò
alla
rampa
scoscesa
,
che
va
giù
a
lato
di
una
testata
del
ponte
;
ma
,
giunto
lì
,
vacillò
sulle
gambe
mal
ferme
.
Corsi
ad
aiutarlo
e
,
sostenendolo
per
l
'
ascella
,
lo
condussi
al
fiume
.
Riempii
io
stesso
il
suo
cappello
di
acqua
.
Bevette
a
brevi
sorsi
.
-
Non
vi
rimettete
subito
il
cappello
bagnato
in
testa
,
che
non
vi
faccia
male
.
Abitate
lontano
?
-
No
.
-
Ma
non
siete
di
questo
paese
?
-
No
.
-
E
dove
state
di
casa
?
Vi
accompagnerò
.
-
Non
importa
.
Sto
vicino
.
-
V
'
accompagnerò
ad
ogni
modo
.
Il
vecchio
mi
guardò
dritto
negli
occhi
,
e
con
accento
risoluto
disse
:
-
Non
voglio
.
Poi
,
meno
seccamente
,
aggiunse
quasi
con
ripugnanza
:
-
Aspetto
qualcuno
.
-
Un
figlio
forse
?
-
Non
ho
figli
.
-
Un
parente
?
-
Non
ho
parenti
.
-
Un
amico
?
-
Non
ho
amici
.
-
Chi
dunque
?
Pensò
un
poco
e
rispose
:
-
Il
destino
.
S
'
appoggiò
di
nuovo
al
parapetto
del
ponte
e
tornò
a
guardare
l
'
acqua
di
sotto
.
-
Perdonate
alla
mia
insistenza
.
Di
che
paese
siete
?
-
Di
un
paese
dove
si
muor
di
dolore
.
-
E
andate
?
-
In
un
paese
che
non
conosco
.
Queste
risposte
misteriose
fecero
nascere
nel
mio
cervello
uno
sciocco
sospetto
.
Esclamai
con
espansione
:
-
Se
dovete
rimanere
nascosto
,
se
la
giustizia
vi
cerca
,
giuro
che
non
vi
tradirò
.
Il
vecchio
s
'
alzò
dritto
in
piedi
,
e
rispose
alteramente
:
-
Non
ho
nulla
da
nascondere
agli
uomini
-
.
Poi
,
mormorando
tra
sé
:
-
La
mia
coscienza
è
pura
.
-
Gli
uomini
vi
hanno
ingannato
forse
,
vi
hanno
fatto
del
male
?
Avete
trovato
al
mondo
molti
nemici
?
-
De
'
nemici
?
Ne
ho
avuto
uno
solo
.
Quest
'
ultima
frase
venne
pronunciata
dal
vecchio
con
voce
così
cupa
,
il
suo
occhio
era
così
bieco
,
ch
'
io
mi
sentii
gelare
.
Gli
dissi
:
-
Vi
lascio
dunque
,
e
Dio
vi
benedica
.
-
Dio
,
Dio
!
-
sentii
ripetere
parecchie
volte
;
e
la
voce
sepolcrale
del
vecchio
si
perdeva
nel
muggito
del
Chiese
.
*
*
*
Non
intendevo
di
abbandonare
il
pover
'
uomo
.
In
quattro
salti
fui
a
Garbe
con
l
'
intenzione
di
parlare
al
sindaco
,
medico
valente
e
cuor
d
'
oro
,
e
di
condurre
meco
due
contadini
,
i
quali
facessero
la
guardia
,
foss
'
anche
per
tutta
la
notte
,
al
vecchio
strano
.
Trovai
il
sindaco
sotto
il
portone
della
sua
casa
,
una
casa
antica
,
murata
da
un
suo
antenato
,
gentiluomo
francese
,
fuggito
dalla
strage
di
San
Bartolomeo
.
Il
sindaco
discorreva
con
il
segretario
comunale
e
con
l
'
oste
di
Sabbio
,
due
tipi
curiosi
.
Questi
con
la
faccia
tonda
,
grasso
,
grosso
,
il
pizzo
lungo
e
folto
sotto
a
due
gran
baffi
neri
,
le
sopracciglia
spaventose
,
la
voce
tonante
,
un
cappello
in
testa
di
larghe
tese
,
a
cui
non
manca
altro
che
la
piuma
per
potersi
dire
spagnuolo
;
famigliare
con
tutti
,
spavaldo
,
buon
diavolo
,
mette
la
mano
in
atto
di
protezione
sulla
spalla
dell
'
avvocato
,
del
farmacista
,
del
signor
cavaliere
,
e
apre
volentieri
la
larga
bocca
al
riso
sguaiato
,
mentre
dice
una
barzelletta
sporca
;
una
specie
d
'
idalgo
,
che
versa
maestosamente
il
vino
dal
boccale
nel
bicchiere
de
'
suoi
avventori
,
che
tiene
il
pugno
al
fianco
,
maravigliato
di
non
trovarvi
la
spada
,
e
s
'
è
mangiato
in
qualche
mese
per
darsi
il
gusto
di
parere
un
negoziante
in
grosso
il
poco
suo
patrimonio
,
e
spera
di
portare
le
ossa
in
una
grande
città
degna
di
lui
,
lontano
dalle
piccolezze
montanare
,
dove
si
sente
proprio
fuori
di
posto
.
L
'
altro
,
il
segretario
comunale
,
sottile
e
lungo
come
il
campanile
di
Garbe
:
veste
da
contadino
,
con
la
giacchetta
e
i
calzoni
di
quella
certa
stoffa
lustra
color
cannella
sudicio
,
ma
tiene
la
giacchetta
buttata
sulle
spalle
,
mostrando
la
camicia
,
che
non
pare
sempre
di
bucato
,
e
le
braccia
,
e
il
petto
nudi
,
assai
più
scuri
dell
'
abito
;
ha
letto
Dante
,
scrive
da
letterato
fino
,
sa
a
mente
tutte
le
innumerevoli
ordinanze
,
tutte
le
infinite
circolari
prefettizie
indirizzate
al
Comune
,
che
è
cosa
miracolosa
;
cita
versi
e
proverbii
latini
;
non
ha
casa
;
l
'
inverno
dorme
sulla
tavola
nuda
del
Consiglio
comunale
,
con
una
busta
dell
'
archivio
per
origliere
e
per
coperta
il
tappeto
verde
:
l
'
estate
dorme
sotto
il
piccolo
portico
di
quella
chiesa
di
San
Gottardo
,
della
quale
ho
parlato
indietro
,
poggiando
il
capo
allo
scalino
di
granito
,
lungo
disteso
sulle
lastre
sconnesse
del
pavimento
,
godendosi
il
vento
fresco
,
che
soffia
senza
interruzione
dalla
stretta
gola
dei
monti
;
vive
di
pane
e
di
cipolle
,
di
polenta
e
cacio
pecorino
,
ma
si
compensa
con
qualche
bicchieretto
di
acquavite
,
e
,
quando
ne
ha
bevuto
un
tantino
più
del
bisogno
,
vuole
abbracciare
tutti
,
l
'
ostessa
,
il
reverendo
parroco
,
il
sindaco
,
persino
i
carabinieri
in
pattuglia
.
Questi
signori
,
e
tre
contadini
,
che
ero
andato
a
scovare
nella
bettola
vicina
,
s
'
avviarono
meco
al
ponte
.
Si
passò
dalla
chiesa
di
San
Gottardo
,
palazzo
d
'
estate
del
segretario
;
ma
,
quando
fui
lì
,
non
mi
potei
trattenere
:
lasciai
che
il
vecchio
sindaco
procedesse
con
il
suo
passo
,
che
egli
,
poveretto
,
cercava
di
affrettare
,
ma
che
mi
sembrava
ancora
troppo
lento
,
e
corsi
innanzi
.
Andai
su
e
giù
per
il
ponte
,
precipitai
abbasso
dalla
rampa
del
fiume
,
guardai
di
qua
e
di
là
in
quel
buio
della
brutta
notte
che
era
già
principiata
:
non
si
vedeva
un
'
anima
.
Gli
altri
mi
raggiunsero
ansanti
.
In
un
batter
d
'
occhio
diedi
le
mie
istruzioni
.
Il
sindaco
doveva
fermarsi
sul
ponte
;
l
'
idalgo
doveva
perlustrare
un
mezzo
chilometro
della
strada
di
Nozza
;
il
segretario
doveva
rimontare
il
corso
del
Chiese
lungo
un
viottolo
a
sinistra
;
i
tre
contadini
dovevano
salire
i
meno
erti
sentieri
delle
montagne
.
Quanto
alle
vie
più
scoscese
non
era
neanche
da
pensare
che
il
misero
vecchio
avesse
potuto
tentarle
.
Quartiere
generale
:
il
ponte
.
Io
m
'
ero
serbato
le
capanne
dei
carbonai
,
di
là
dal
Chiese
.
In
quindici
minuti
salii
alla
prima
casupola
.
Tutti
dormivano
;
picchiai
forte
;
nessuno
rispose
;
tornai
a
picchiare
con
tanta
violenza
che
i
colpi
rimbombarono
nella
valle
,
e
udii
finalmente
delle
voci
e
delle
imprecazioni
.
Dopo
un
poco
di
tempo
s
'
aperse
il
finestrello
e
vidi
una
testa
nera
,
nella
quale
brillavano
due
occhi
da
gatto
.
-
Sapete
niente
di
un
vecchio
con
la
barba
bianca
,
lunga
,
mezzo
malato
,
vestito
di
panno
chiaro
,
un
forestiere
che
vagava
stasera
presso
il
Ponte
dei
Re
?
-
Andate
all
'
inferno
.
-
Domandatene
,
di
grazia
,
ai
vostri
compagni
.
-
Andate
all
'
inferno
voi
e
il
vecchio
-
e
chiuse
la
finestra
.
Dopo
un
quarto
d
'
ora
avevo
già
rifatto
il
cammino
,
ed
ero
salito
da
un
'
altra
parte
ad
un
'
altra
capanna
.
Il
mio
bastone
nell
'
urtare
sul
legno
del
piccolo
uscio
destò
quattro
o
cinque
echi
sulle
cime
dei
monti
.
-
Chi
è
là
?
-
Un
amico
.
-
Il
nome
?
-
Un
amico
.
-
Non
apro
.
-
Venite
alla
finestra
.
-
Non
mi
muovo
.
-
Avete
visto
un
vecchio
?
-
Non
ho
visto
nessuno
.
-
Un
vecchio
vestito
di
chiaro
,
con
la
barba
lunga
e
bianca
,
infermo
.
-
Non
ho
visto
nessuno
.
-
Passeggiava
stasera
sul
Ponte
dei
Re
e
nelle
strade
vicine
.
-
Non
ho
visto
nessuno
,
vi
dico
-
e
tornò
a
russare
.
Tre
quarti
d
'
ora
dopo
eravamo
tutti
sul
ponte
.
Non
s
'
era
trovato
niente
,
non
s
'
era
saputo
niente
.
Neppure
i
due
carabinieri
di
Vestone
,
che
l
'
idalgo
aveva
incontrati
sulla
via
e
aveva
condotti
seco
,
ci
poterono
aiutare
in
nulla
.
Il
sindaco
giudicò
allora
,
che
noi
dovevamo
andare
a
dormire
.
Era
,
infatti
,
la
sola
cosa
ragionevole
che
ci
restasse
da
fare
.
Vi
ho
detto
,
caro
dottore
,
come
il
mio
sindaco
sia
una
perla
d
'
uomo
.
Ha
un
modo
suo
proprio
di
curare
la
difterite
,
in
grazia
del
quale
salva
realmente
tutti
i
bambini
del
Comune
.
Parla
de
'
suoi
rimedi
con
entusiasmo
giovanile
:
non
fallano
;
ad
una
infiammazione
ci
vuole
il
salasso
,
anzi
ogni
malanno
guasta
il
sangue
,
ed
il
sangue
corrotto
va
tolto
via
,
perché
se
ne
formi
del
sano
.
Ora
vive
senza
troppe
angustie
,
badando
a
'
suoi
pochi
campi
;
ma
fu
trent
'
anni
medico
condotto
,
e
quando
ricorda
le
fatiche
lunghe
e
mal
compensate
,
il
sollione
,
la
neve
,
il
gelo
,
i
turbini
sulle
montagne
,
lo
fa
con
tanta
dolcezza
,
che
pare
quasi
un
rimpianto
.
Discorre
de
'
suoi
malati
volentieri
,
con
modestia
affettuosa
,
e
,
se
può
dire
di
averli
strappati
alla
morte
,
due
lagrime
di
compiacenza
gli
scendono
sulle
gote
.
Ha
la
barba
grigia
,
i
capelli
appena
brizzolati
,
i
denti
candidissimi
,
gli
occhi
celestini
,
la
fronte
da
uomo
intelligente
e
virtuoso
.
Piglia
tabacco
e
lo
offre
.
Dichiara
ogni
anno
che
non
vuole
più
essere
sindaco
;
poi
ci
ricasca
.
Non
sa
dire
di
no
:
tutti
,
anche
i
cattivi
,
lo
rispettano
e
gli
vogliono
bene
.
Non
l
'
ho
mai
sentito
pronunciare
su
nessuno
,
fosse
il
più
grande
scellerato
,
una
parola
severa
,
aspra
o
pungente
:
non
trova
in
quella
sua
anima
mite
un
accento
sgarbato
nemmeno
per
l
'
omeopatia
,
ch
'
è
tutto
dire
.
Narra
molto
naturalmente
i
casi
semplici
della
sua
vita
,
quando
,
studente
all
'
Università
di
Padova
e
ricco
di
una
sola
svanzica
al
giorno
,
si
faceva
dare
all
'
osteria
il
riso
stantìo
per
pagarlo
un
soldo
meno
,
e
ossi
di
manzo
scarnati
,
e
culi
di
salame
:
non
beveva
mai
vino
.
Un
dì
,
avendo
visto
nella
Piazza
dei
Signori
un
giuocatore
di
bussolotti
,
gli
si
fece
amico
,
andò
a
desinare
con
lui
più
volte
,
finché
imparò
il
segreto
della
magia
,
pensando
che
se
la
medicina
falliva
,
quest
'
altra
arte
lo
avrebbe
potuto
soccorrere
.
Racconta
una
interminabile
filza
di
storielle
,
parte
da
stare
allegri
,
parte
da
spaventare
.
*
*
*
Bisogna
ch
'
io
entri
finalmente
nel
cuore
del
mio
racconto
.
Vi
siete
accorto
che
mi
ripugna
;
infatti
nello
scorrere
gli
sgorbii
buttati
sulla
carta
conosco
di
avere
fatto
come
colui
,
al
quale
duole
un
dente
e
va
per
farselo
strappare
.
Esce
lesto
,
quasi
correndo
;
ma
,
di
mano
in
mano
che
si
avvicina
alla
casa
del
dentista
,
rallenta
i
passi
,
finché
,
giunto
alla
porta
,
si
ferma
perplesso
,
chiedendo
a
sé
medesimo
:
-
Il
dente
ora
mi
duole
o
non
mi
duole
?
-
E
così
torna
indietro
un
buon
tratto
di
via
;
e
ogni
inezia
gli
serve
per
tirare
in
lungo
,
un
avviso
sulla
cantonata
,
un
cane
che
abbaia
.
Poi
si
vergogna
,
e
sale
fino
all
'
uscio
,
e
quando
,
risoluto
,
ha
già
in
mano
il
cordone
del
campanello
,
domanda
a
se
stesso
di
nuovo
:
-
Me
lo
devo
far
cavare
sì
o
no
?
Insomma
,
coraggio
.
Quella
sera
,
dopo
avere
dato
a
'
tre
contadini
i
soldi
per
bere
qualche
boccale
,
dopo
avere
salutato
il
sindaco
,
che
rientrava
in
casa
,
il
segretario
,
che
andava
ad
augurare
la
felice
notte
all
'
acquavitaia
,
e
l
'
idalgo
,
che
,
canterellando
con
la
sua
voce
di
basso
,
tornava
a
Sabbio
,
io
non
mi
sentii
nessuna
voglia
di
dormire
,
e
neanche
di
scrivere
,
di
leggere
o
di
discorrere
.
Avevo
un
gran
peso
alla
testa
,
e
provavo
il
bisogno
di
aspirare
,
di
cacciar
negli
ultimi
meati
dei
polmoni
l
'
aria
frizzante
.
C
'
era
stata
,
sere
addietro
,
nell
'
osteria
una
interminabile
discussione
intorno
a
questo
punto
;
se
,
tra
Vestone
e
Vobarno
,
le
trote
si
peschino
più
facilmente
sul
far
della
sera
,
la
mattina
di
buon
'
ora
,
la
notte
con
la
luna
o
la
notte
buia
.
Un
pescatore
giurava
che
nell
'
oscurità
profonda
ne
acchiappava
un
subisso
.
Presa
la
canna
e
un
lanternino
andai
a
piantarmi
dall
'
altra
banda
del
Chiese
,
dove
certi
enormi
massi
formano
una
specie
di
diga
.
Mi
pareva
di
quando
in
quando
di
sentire
abboccar
l
'
amo
,
e
tiravo
su
;
niente
.
Stufo
,
mi
posi
a
sedere
sopra
una
pietra
e
a
guardare
intorno
.
Non
si
vedeva
un
bel
nulla
.
Nero
il
cielo
,
nera
la
terra
:
non
una
stella
,
non
un
lume
.
Garve
,
nascosta
da
un
gruppo
di
alberi
,
a
quell
'
ora
dormiva
.
Sul
dorso
del
monte
,
lì
nel
sito
ove
doveva
essere
Provaglio
,
apparve
un
luccichìo
,
forse
una
candela
accesa
al
capezzale
di
un
moribondo
.
Era
un
sepolcro
di
tenebre
,
ma
un
sepolcro
pieno
di
frastuoni
.
Il
Chiese
,
battendo
contro
i
sassi
,
faceva
una
musica
da
assordare
:
c
'
erano
dentro
tutti
i
toni
,
tutti
gli
accordi
,
e
il
vento
v
'
aggiungeva
le
estreme
note
acute
.
A
un
poco
per
volta
si
finiva
ad
assuefare
gli
occhi
all
'
oscurità
e
a
distinguere
qualche
cosa
:
i
grossi
rospi
schifosi
,
per
esempio
,
che
sbalzavano
di
traverso
accanto
a
me
,
la
spuma
bianca
,
anche
il
verde
cupo
dell
'
acqua
.
Avevo
ripreso
la
canna
per
ritentare
la
sorte
,
quando
vidi
correre
a
precipizio
con
le
onde
e
fermarsi
alla
diga
una
massa
grande
,
biancastra
.
Non
capivo
che
cosa
fosse
,
e
pure
un
brivido
mi
corse
dalla
testa
ai
piedi
.
Presi
il
lanternino
,
che
avevo
lasciato
sul
sentiero
;
ma
,
mentre
mi
avvicinavo
col
lume
a
quell
'
oggetto
grigio
,
l
'
acqua
,
che
gli
aveva
fatto
intorno
un
gran
lavorìo
,
lo
sollevò
e
lo
portò
a
venti
passi
lontano
,
dove
diede
di
cozzo
in
una
gran
pietra
che
usciva
dal
fiume
.
L
'
attenzione
intensa
mi
aguzzava
la
vista
.
Aiutato
dal
pallido
chiarore
della
lanterna
tentai
di
guadare
il
piccolo
tratto
,
mettendo
i
piedi
sulle
teste
dei
sassi
:
non
mi
riuscì
.
Stetti
immobile
,
con
gli
occhi
fissi
.
Le
onde
percuotevano
la
massa
informe
,
schizzando
bava
,
come
se
fossero
adirate
,
e
le
giravano
intorno
,
formando
un
vortice
rapidissimo
:
il
Chiese
s
'
ostinava
rabbiosamente
nel
volere
trascinar
via
la
sua
preda
.
La
spuntò
.
L
'
oggetto
strano
fece
il
giro
del
sasso
e
ripigliò
il
suo
cammino
,
rovesciato
in
gran
furia
dal
fiume
.
Allora
principiò
una
lotta
terribile
tra
me
,
che
volevo
conoscere
il
mistero
di
quella
cosa
biancastra
,
e
il
fiume
che
me
lo
voleva
nascondere
.
Conoscevo
a
passo
a
passo
i
viottoli
della
sponda
:
in
un
solo
luogo
la
roccia
,
che
si
alza
quasi
verticale
per
un
centinaio
di
metri
,
obbliga
a
salire
e
a
discendere
;
il
resto
della
via
,
fino
a
Sabbio
,
è
piano
.
Ma
quella
salita
e
sopra
tutto
quella
discesa
non
erano
senza
pericolo
nelle
viuzze
strette
,
fiancheggiate
da
un
burrone
,
la
notte
.
Le
piogge
dei
giorni
precedenti
avevano
fatto
franare
in
un
punto
la
terra
del
viottolo
,
e
bisognava
sbalzare
sul
precipizio
.
Saltai
senza
pensarci
,
non
sapendo
dove
avrei
messo
i
piedi
,
e
mi
trovai
dall
'
altra
parte
sano
e
salvo
,
ma
col
lumino
spento
.
Continuai
la
strada
da
capre
nel
buio
,
intoppando
negli
sterpi
,
chiuso
tra
gli
arbusti
spinosi
,
scivolando
giù
dalla
china
sui
ciottoli
tondi
,
che
rotolavano
al
piano
.
Finalmente
giunsi
di
nuovo
alla
riva
del
fiume
.
Ma
,
dov
'
era
andata
la
massa
grigia
?
Era
corsa
innanzi
senza
intoppi
,
o
gli
ostacoli
,
di
cui
è
pieno
il
Chiese
,
l
'
avevano
trattenuta
?
Aspettai
un
pezzo
senza
batter
le
palpebre
,
con
gli
occhi
inariditi
che
mi
bruciavano
.
Alla
fine
passò
nella
corrente
,
in
un
attimo
.
Ripresi
a
correre
anch
'
io
su
quel
margine
,
dove
nascono
i
salici
sottili
e
le
larghe
foglie
delle
ninfee
.
Più
su
il
prato
è
verde
,
smaltato
di
fiori
,
e
ai
pioppi
si
mischiano
i
pini
,
gli
olmi
,
qualche
piccola
quercia
.
Lì
m
'
ero
posto
a
sedere
tante
volte
sopra
un
tronco
abbattuto
,
studiando
le
formiche
,
ammirando
gl
'
insetti
gialli
d
'
oro
,
rossi
di
rubino
,
verdi
di
smeraldo
,
leggendo
un
bel
libro
o
fantasticando
alle
cose
gaie
nella
vacuità
della
vita
.
Poco
lontano
,
dove
il
viottolo
costeggia
un
campo
di
magre
pannocchie
,
m
'
ero
sdraiato
una
mattina
a
guardare
per
un
'
ora
di
seguito
tre
giovani
donne
,
che
raccoglievano
le
noci
,
le
quali
,
scosse
da
un
ragazzo
sull
'
albero
,
cadevano
nel
fiume
,
e
le
tre
donne
,
ridendo
,
mostravano
le
grosse
gambe
fin
sopra
il
ginocchio
,
con
le
gonne
legate
ai
fianchi
.
La
macchia
grigia
era
andata
ad
arenarsi
sopra
un
banco
di
ghiaia
,
accanto
alla
riva
.
Mi
tolsi
le
scarpe
e
le
calze
,
mi
arrotolai
i
calzoni
alle
cosce
,
e
camminai
tra
le
onde
.
Non
mi
reggevo
in
piedi
.
Il
fiume
mi
tirava
giù
con
una
violenza
invincibile
.
Sentii
la
piccolezza
dell
'
uomo
in
faccia
alla
volontà
delle
cose
insensate
.
In
quell
'
istante
il
Chiese
dovette
chiamare
in
aiuto
tutte
le
forze
de
'
suoi
abissi
:
coperse
il
banco
di
ghiaia
con
un
'
ondata
impetuosa
e
,
avvoltolando
l
'
orrido
oggetto
biancastro
,
lo
portò
via
inesorabilmente
.
Mi
sentii
vinto
.
Rientrando
nella
mia
camera
di
Garbe
ero
inzuppato
d
'
acqua
e
di
sudore
,
sfinito
;
avevo
gli
occhi
gonfi
,
la
testa
in
fiamme
;
i
polsi
martellavano
.
Non
potei
chiudere
occhio
.
Appena
giorno
mi
alzai
barcollando
,
e
sulla
sinistra
del
Chiese
,
lungo
la
via
postale
,
andai
a
Sabbio
.
Ora
le
mie
membra
erano
tutte
ghiacciate
,
ora
dovevo
asciugarmi
la
fronte
.
A
Sabbio
,
dove
spesso
andavo
a
far
colazione
,
l
'
idalgo
e
la
sua
moglie
ostessa
m
'
accolsero
con
un
mondo
di
cortesie
,
chiedendomi
venti
volte
se
stavo
male
.
-
Non
è
niente
,
-
rispondevo
,
-
l
'
aria
fresca
,
la
passeggiata
e
la
colazione
mi
rimetteranno
-
.
Non
mangiai
nulla
.
Guardavo
come
in
sogno
il
largo
portico
adorno
di
ragnateli
,
le
chioccie
che
venivano
a
beccheggiare
i
minuzzoli
di
polenta
per
portarli
a
'
pulcini
,
la
chiesa
della
Madonna
,
la
quale
,
alta
com
'
è
sul
colle
e
posta
lì
proprio
accanto
,
pareva
piantata
sopra
i
tetti
dell
'
osteria
.
Mentre
io
stavo
immerso
in
queste
visioni
,
entra
uno
dei
figliuoli
dell
'
ostessa
,
Pierino
,
bel
ragazzotto
di
sette
anni
,
saltando
,
e
si
mette
a
gridare
:
-
Mamma
,
l
'
ho
visto
,
sai
?
-
Chi
?
-
L
'
uomo
che
hanno
trovato
nel
fiume
stamattina
.
-
È
bello
?
-
No
,
è
tanto
brutto
.
Domandalo
alla
Nina
.
La
Nina
era
entrata
insieme
col
fratello
,
ma
s
'
era
tosto
rincantucciata
in
un
angolo
del
portico
,
con
le
mani
giunte
,
mormorando
qualcosa
sotto
voce
.
Si
sentiva
a
intervalli
la
parola
Requiem
,
flebile
,
soffocata
.
-
È
giovine
o
vecchio
?
-
ripigliò
la
madre
.
La
Nina
non
rispose
.
Rispose
Pierino
:
-
È
vecchio
,
ha
la
barba
bianca
,
lunga
lunga
.
Ha
gli
occhi
stralunati
.
-
Dov
'
è
?
Voglio
vederlo
-
gridai
scattando
in
piedi
.
L
'
ostessa
mi
sbirciò
,
e
bisbigliando
:
-
Dio
,
che
gusti
!
-
ordinò
a
Pierino
di
accompagnarmi
.
In
quattro
salti
fui
alla
chiesa
,
quella
del
paese
basso
.
In
una
stanza
umida
annessa
alla
sagrestia
avevano
esposto
il
corpo
dell
'
annegato
.
La
stanza
era
piena
zeppa
di
contadini
.
Uno
diceva
:
-
Chi
lo
deve
conoscere
?
Si
vede
bene
da
'
panni
che
non
è
del
paese
.
Un
altro
soggiungeva
:
-
Io
dico
che
è
tedesco
.
-
No
,
è
di
Milano
.
-
Indosso
non
gli
hanno
trovato
niente
?
-
chiedeva
un
giovinotto
.
-
Niente
:
né
una
carta
,
né
un
soldo
.
-
Si
sarà
affogato
per
la
miseria
.
-
Io
dico
che
è
cascato
nel
fiume
.
-
Io
dico
che
ve
l
'
hanno
gettato
.
-
L
'
occhio
è
da
demonio
.
-
Con
quella
bocca
aperta
sembra
che
ci
voglia
mangiare
vivi
.
Una
bambina
si
nascondeva
,
tremando
,
dietro
al
corpo
del
padre
,
e
ripeteva
:
-
Ho
paura
,
ho
paura
;
andiamo
via
.
Il
padre
intanto
esaminava
da
vicino
l
'
abito
dell
'
annegato
,
lo
toccava
e
sentenziava
:
-
Bel
fustagno
!
Dev
'
essergli
costato
caro
.
M
'
ero
cacciato
innanzi
tra
la
folla
.
Il
vecchio
del
Ponte
dei
Re
fissava
gli
occhi
nel
mio
volto
,
sinistri
,
minacciosi
.
Sentivo
in
quello
sguardo
immobile
un
supremo
rimprovero
.
Alle
orecchie
mi
ronzava
un
soffio
da
tomba
,
che
diceva
:
-
Tu
mi
hai
lasciato
morire
:
sii
maledetto
.
Tu
potevi
salvarmi
,
tu
mi
hai
lasciato
morire
:
sii
maledetto
.
Tu
avevi
indovinato
quel
che
io
stavo
per
compiere
,
tu
mi
hai
lasciato
morire
:
sii
maledetto
.
Il
soffitto
della
stanza
mi
crollava
sul
capo
;
la
folla
mi
stritolava
.
Credevo
di
essere
nell
'
inferno
,
in
mezzo
ai
diavoli
,
giudicato
dalla
voce
cavernosa
e
dagli
occhi
implacabili
di
un
cadavere
grigio
.
Entrò
un
contadino
,
che
avevo
visto
a
Idro
.
Guardando
l
'
annegato
,
esclamò
:
-
Povero
vecchio
,
le
voleva
tanto
bene
!
Due
giorni
soli
ha
potuto
vivere
dopo
morta
la
sua
Teresa
!
*
*
*
Mi
posero
a
letto
con
una
febbre
da
cavallo
.
Le
impressioni
di
quella
mattina
,
le
fatiche
della
sera
precedente
,
i
rimorsi
,
produssero
il
loro
effetto
:
avevo
delle
allucinazioni
spaventose
.
Gli
occhi
infiammati
mi
dolevano
assai
.
Il
mio
buon
sindaco
veniva
a
visitarmi
due
volte
al
giorno
,
e
mi
stava
accanto
delle
lunghe
ore
,
porgendomi
egli
stesso
le
medicine
e
raccontandomi
piano
,
quando
gli
sembravo
un
po
'
quieto
,
qualche
storiella
,
che
non
mi
faceva
sorridere
.
D
'
allora
in
poi
la
febbre
s
'
è
mitigata
,
ma
,
ad
onta
del
chinino
,
non
m
'
ha
voluto
lasciare
.
I
medici
dicono
che
è
di
quelle
periodiche
,
le
quali
si
pigliano
facilmente
con
l
'
umidità
e
con
gli
strapazzi
.
Io
la
sopporto
in
pace
;
ma
non
posso
tollerare
in
nessun
modo
questa
maledetta
macchia
negli
occhi
.
Appena
uscito
dai
vaneggiamenti
,
me
la
son
vista
dinanzi
,
e
continuo
a
vederla
,
come
vi
ho
descritto
,
ostinata
,
abbominevole
...
Ecco
,
anche
in
questo
momento
uno
spettro
scialbo
e
confuso
mi
balla
di
contro
,
ecco
che
insudicia
il
foglio
bianco
.
Il
sole
è
già
tramontato
,
e
la
scrivania
rimane
in
una
penombra
,
che
mi
basta
a
gettare
sulla
carta
in
furia
queste
parole
,
ma
che
non
mi
lascerebbe
rileggerle
.
Volevo
finire
prima
di
accendere
il
lume
,
e
la
macchia
si
giova
della
mezza
oscurità
per
lacerarmi
il
cervello
...
La
macchia
cresce
,
la
macchia
-
cosa
nuova
!
-
prende
una
forma
d
'
uomo
Le
spuntano
le
braccia
,
le
spuntano
le
gambe
,
le
nasce
il
capo
.
È
il
mio
vecchio
,
il
mio
terribile
vecchio
!
Parto
stasera
;
vi
consegnerò
io
stesso
domani
questo
manoscritto
.
O
guarisco
o
mi
strappo
gli
occhi
.
Il
collare
di
Budda
Gioacchino
aveva
certo
qualcosa
nella
fantasia
,
che
gli
dava
fastidio
.
Si
metteva
a
sedere
,
piantando
i
gomiti
sulla
tavola
e
posando
le
guance
scarne
sulle
mani
stecchite
,
e
abbassava
le
palpebre
come
se
volesse
meditare
lungamente
su
qualche
grave
sciagura
;
ma
,
dopo
un
minuto
,
balzava
in
piedi
,
andava
allo
specchio
appannato
e
piccolo
che
era
posto
sul
cassettone
,
contemplava
la
sua
triste
imagine
con
lo
sguardo
stralunato
,
e
vedendosi
più
giallo
del
solito
(
non
aveva
chiuso
occhio
in
tutta
la
notte
)
sentiva
un
brivido
scorrergli
dalla
testa
ai
piedi
.
Allora
si
tastava
il
polso
e
gli
pareva
di
aver
la
febbre
.
La
finestra
era
spalancata
,
ma
,
benché
non
fossero
ancora
le
sette
della
mattina
,
faceva
un
caldo
d
'
inferno
.
Il
sole
di
luglio
dardeggiava
una
luce
spietata
,
che
,
seguendo
in
quel
momento
la
direzione
della
stradicciuola
larga
un
metro
o
poco
più
,
andava
a
battere
sul
lastrico
,
diventato
una
striscia
di
fuoco
bianco
;
sicché
,
quando
l
'
inquieto
giovine
s
'
affacciò
alla
finestra
,
gli
parve
di
accecare
.
A
poco
a
poco
,
assuefattosi
alla
luce
,
fermò
lo
sguardo
all
'
estremità
della
calle
,
sul
ponte
storto
e
su
quel
caro
verde
dei
rii
veneziani
,
che
riposa
la
vista
.
Gioacchino
trovò
infatti
un
istante
di
requie
nel
bel
colore
di
smeraldo
oscillante
.
Giù
nella
calle
,
all
'
ombra
di
una
tenda
rossa
a
rappezzi
,
stava
seduto
Zaccaria
,
nella
bottega
del
quale
si
vedeva
un
paio
di
scarpe
rotte
esposte
accanto
ad
un
bacile
lustro
di
rame
,
tutto
figure
a
sbalzo
,
simile
ai
piatti
enormi
che
brillano
nel
negozio
ambulante
di
Zamaria
dalle
fritole
;
accanto
ad
un
paio
di
calzoni
rattoppati
e
ad
uno
spiedo
arrugginito
stava
una
spada
ad
elsa
dorata
,
eredità
d
'
un
consigliere
aulico
dell
'
Austria
,
ed
una
tabacchiera
con
certi
amorini
allegri
,
miniati
un
secolo
fa
da
un
pittore
francese
.
Gioacchino
dal
suo
quarto
piano
chiamò
:
-
Zaccaria
-
.
Zaccaria
alzò
le
due
punte
della
barba
grigia
.
Il
giovine
gli
chiese
con
voce
rauca
:
-
C
'
è
stato
nessuno
?
-
L
'
altro
si
contentò
di
stringersi
nelle
spalle
,
e
tornò
a
guardare
per
terra
.
Il
giovine
,
rientrato
nella
penombra
della
sua
camera
,
s
'
era
messo
a
guardare
una
specie
di
pesante
monile
di
metallo
bianco
,
largo
quattro
dita
,
sul
quale
stavano
incise
in
carattere
gotico
le
tre
lettere
F
.
A
.
Q
.
e
con
una
pezzuola
lo
andava
ripulendo
.
Gli
venne
una
idea
,
che
lo
rallegrò
:
la
collana
poteva
essere
d
'
argento
.
Si
vestì
in
fretta
.
Il
goletto
,
i
polsini
posticci
,
bianchi
di
bucato
,
erano
appiccati
ad
una
camicia
un
po
'
sudicia
;
ma
il
vestito
nero
pareva
nuovo
e
fatto
apposta
per
il
corpo
allampanato
del
nostro
Gioacchino
.
Solo
i
calzoni
leggeri
lasciavano
sconciamente
intravvedere
,
appena
sotto
alle
ginocchia
,
le
trombe
degli
stivali
.
Certo
quegli
stivali
,
ereditati
da
uno
zio
,
erano
larghi
per
le
gambe
magre
,
e
nei
calori
dell
'
estate
dovevano
dare
gran
noia
.
Insomma
Gioacchino
uscì
tenendo
in
mano
il
monile
,
e
a
cento
passi
dalla
sua
casa
entrò
in
una
botteguccia
piccola
,
bassa
,
che
aveva
nella
vetrina
qualche
orologio
d
'
ottone
,
qualche
enorme
cipolla
d
'
argento
,
cinque
o
sei
catenelle
d
'
acciaio
e
alcune
paia
di
orecchini
d
'
oro
sospetto
.
Mettendo
il
piede
sulla
soglia
non
ci
vide
più
nulla
:
bujo
pesto
.
Ma
un
po
'
alla
volta
cominciò
a
distinguere
le
cose
.
In
un
angolo
,
dove
entrava
un
tantino
di
luce
di
riflesso
pallida
,
stava
un
vecchio
con
gli
occhiali
sul
naso
,
che
guardava
,
attraverso
ad
una
lente
grossissima
,
la
carcassa
di
un
orologio
sconquassato
.
-
Oh
,
signor
Gioacchino
!
È
un
pezzo
che
non
la
si
vede
.
C
'
è
qualcosa
da
comprare
?
-
No
,
ho
bisogno
di
un
favore
.
-
Eccomi
pronto
,
purché
non
sieno
denari
.
Potrebbero
strapparmi
sette
denti
,
come
per
cavar
soldi
fece
a
un
ebreo
quel
re
d
'
Inghilterra
,
e
all
'
ottavo
non
troverei
una
lira
.
È
vero
che
non
ne
ho
sette
tra
tutte
due
le
mascelle
;
e
d
'
altra
parte
lei
,
signor
Gioacchino
,
n
'
ha
tanti
da
prestarne
a
tutti
,
e
denti
e
quattrini
.
In
che
cosa
posso
servirla
?
-
Veda
questa
roba
.
Il
vecchio
diede
un
'
occhiata
all
'
oggetto
di
metallo
,
e
disse
tosto
:
-
È
argento
,
argento
massiccio
e
puro
.
-
Quanto
potrebbe
valere
?
-
Lo
vuol
vendere
?
-
No
,
glie
l
'
ho
detto
.
-
Allora
pesiamo
.
Trenta
lire
,
piuttosto
meno
che
più
.
L
'
ha
trovato
,
questo
collare
?
-
Sì
.
Pensavo
bene
io
che
non
fosse
il
collare
d
'
un
suo
cane
.
I
cani
-
e
guardava
sardonicamente
agli
spropositati
stivaloni
del
giovinotto
-
i
cani
le
piacciono
poco
,
mi
pare
,
come
alla
buon
'
anima
di
suo
zio
.
Mentre
l
'
orefice
e
orologiaio
,
ridendo
a
squassi
,
borbottava
queste
ultime
parole
,
passava
un
monello
,
che
gridava
con
voce
argentina
:
-
L
'
«
Adriatico
»
,
l
'
«
Adriatico
»
,
col
gran
fatto
accaduto
...
Gioacchino
disse
un
grazie
rapido
al
vecchio
,
e
corse
dietro
al
monello
per
comperare
il
giornale
,
poi
se
lo
portò
su
in
camera
,
salendo
a
tre
a
tre
gli
scalini
alti
delle
branche
strettissime
.
Cercò
alla
fine
della
terza
pagina
,
e
trovò
in
carattere
grosso
l
'
avviso
,
che
tutti
i
fogli
del
giorno
innanzi
avevano
già
pubblicato
:
«
Chi
avesse
smarrito
un
collare
da
cane
con
tre
iniziali
,
la
prima
delle
quali
F
,
è
pregato
di
recarsi
a
ricuperarlo
il
più
presto
possibile
alla
bottega
portante
l
'
insegna
dello
Scudo
d
'
oro
,
in
calle
della
Forca
,
numero
512
.
Il
collare
verrà
consegnato
sulla
indicazione
delle
altre
due
lettere
,
senza
esigere
nessuna
mancia
»
.
V
'
erano
tre
o
quattro
errori
tipografici
;
ma
,
insomma
,
il
testo
appariva
chiaro
.
Suonarono
le
otto
.
Il
giovine
tornò
ad
uscire
in
gran
fretta
,
spinse
forte
l
'
uscio
due
o
tre
volte
per
essere
ben
certo
che
fosse
serrato
,
e
,
passando
vicino
alla
bottega
dello
Scudo
d
'
oro
,
disse
a
Zaccaria
,
il
quale
stava
ancora
seduto
sotto
la
tenda
rossa
:
-
Siamo
intesi
:
se
viene
qualcuno
a
chiedere
il
collare
,
mandatelo
al
cassiere
della
Banca
di
Sicurtà
commerciale
.
Va
bene
?
-
Ho
capito
,
ho
capito
.
Me
la
ricantò
ieri
cento
volte
la
solfa
.
-
Dunque
mi
fido
.
E
Zaccaria
,
nell
'
ombra
della
calletta
angusta
,
dove
il
sole
non
batteva
più
,
mormorò
tra
i
denti
,
sbirciando
Gioacchino
,
che
saliva
il
ponte
quasi
di
corsa
:
-
È
curiosa
!
Che
smania
di
restituire
la
roba
gli
è
venuta
d
'
un
tratto
.
Anche
questa
s
'
ha
da
vedere
!
-
Gioacchino
dal
canto
suo
pensava
:
-
È
d
'
argento
,
correranno
a
pigliarlo
.
*
*
*
Bisogna
sapere
che
Gioacchino
non
era
punto
avaro
;
ma
l
'
antiquario
dello
Scudo
d
'
oro
non
aveva
torto
:
quella
smania
riesciva
stravagante
.
Il
giovine
,
come
vedremo
,
spendeva
tutto
quello
che
guadagnava
.
La
sua
camera
non
si
poteva
dir
sudicia
,
benché
la
moglie
borbottona
di
Zaccaria
non
togliesse
la
polvere
dal
cassettone
,
dallo
specchio
,
dalle
quattro
scranne
,
dalla
poltrona
zoppa
e
dalla
tavola
tarlata
se
non
una
volta
ogni
due
settimane
.
Codesti
mobili
erano
assoluta
proprietà
di
Gioacchino
,
il
quale
pagava
cinque
lire
al
mese
la
stanza
vuota
,
e
dava
mensualmente
per
il
servizio
della
degna
sposa
di
Zaccaria
una
lira
:
molto
più
di
quello
che
si
meritasse
.
Ora
mettiamo
il
mangiare
,
il
vestire
,
i
divertimenti
,
e
giungeremo
alle
tre
lire
al
giorno
,
né
più
né
meno
.
Gioacchino
aveva
ereditato
dallo
zio
,
un
sant
'
uomo
,
centomila
lire
o
giù
di
lì
,
e
gli
affari
della
cassa
alla
Banca
di
Sicurtà
gli
avevano
dato
nell
'
ultimo
bilancio
un
frutto
netto
di
diecimila
lire
,
che
doveva
crescere
del
doppio
l
'
anno
seguente
;
ma
questo
non
era
guadagno
proprio
suo
,
era
guadagno
del
denaro
suo
:
bisogna
distinguere
.
Gioacchino
,
fra
le
altre
virtù
,
aveva
quella
della
modestia
:
valutava
poco
l
'
opera
propria
;
e
il
lavoro
di
tredici
ore
,
dalle
otto
della
mattina
alle
sei
e
dalle
otto
della
sera
alle
undici
,
gli
era
sembrato
,
dopo
molti
e
profondi
calcoli
,
degno
di
tre
lire
al
giorno
soltanto
.
L
'
entrata
dunque
e
l
'
uscita
si
pareggiavano
.
Anzi
,
di
quando
in
quando
gli
veniva
il
sospetto
di
essere
un
cervello
sventato
;
e
allora
resecava
un
po
'
sulle
spese
,
sicché
del
proprio
guadagno
effettivo
aveva
messo
da
parte
un
centinaio
di
lire
,
più
qualche
centesimo
,
destinate
in
casi
straordinarii
a
certi
matti
dispendii
.
Non
è
male
che
un
giovine
previdente
si
prepari
così
un
fondo
di
cassa
disponibile
agli
ultimi
estremi
per
una
qualche
pazzia
.
Il
momento
della
pazzia
,
una
vera
ed
improvvisa
pazzia
,
era
venuto
.
Sulle
donne
Gioacchino
aveva
delle
idee
molto
sentimentali
.
Non
gli
piacevano
quelle
che
si
fanno
pagare
;
ma
dall
'
altra
parte
a
quelle
che
non
si
fanno
pagare
non
sembra
che
Gioacchino
piacesse
troppo
.
Con
le
ragazze
ci
sono
gl
'
impegni
e
spesso
le
noie
de
'
fratelli
o
del
padre
;
quanto
alle
donne
maritate
,
la
moralità
sua
lo
salvava
dal
pensarvi
,
e
anche
un
poco
la
paura
dei
mariti
bisbetici
.
Così
dunque
il
nostro
giovine
,
con
la
sua
faccia
d
'
un
pallore
giallastro
,
gli
occhietti
bigi
,
le
labbra
grosse
violacee
,
il
pizzo
rado
,
le
guance
infossate
,
la
testa
quasi
pelata
,
magro
come
uno
stecchino
,
viveva
in
una
castità
molto
impaziente
.
Una
sera
,
alle
sei
e
mezzo
,
in
Merceria
di
San
Salvatore
,
mentre
usciva
dalla
sua
Cassa
,
ecco
si
imbatte
in
una
fanciulla
ammirabile
.
Alta
,
snella
,
con
certi
occhioni
neri
da
far
venire
la
pelle
d
'
oca
,
e
i
capelli
corvini
,
e
la
carnagione
(
si
vedeva
un
poco
più
giù
del
collo
)
d
'
un
bruno
caldo
,
infiammato
,
che
sembrava
un
riflesso
d
'
incendio
.
Gioacchino
sentì
nel
cuore
un
gran
colpo
,
e
,
fatti
due
passi
,
voltò
la
testa
.
In
quel
punto
voltava
il
capo
anche
la
bella
giovane
,
saettando
con
gli
occhioni
neri
.
Gioacchino
incerto
,
tremante
,
quando
la
ragazza
fu
lontana
ebbe
il
coraggio
di
seguirla
.
Alla
svolta
di
una
calle
od
alla
discesa
di
un
ponte
,
se
la
perdeva
di
vista
,
affrettava
il
passo
,
correva
;
poi
,
scopertala
,
si
fermava
di
botto
,
e
s
'
ella
stava
un
minuto
a
guardare
dinanzi
alla
mostra
d
'
una
bottega
,
egli
andava
a
rifugiarsi
vergognosamente
in
un
sottoportico
buio
.
Si
studiava
di
camminare
come
se
non
fosse
fatto
suo
,
fischiettando
,
guardando
in
aria
.
Passava
dalla
paura
all
'
ardire
:
tre
o
quattro
volte
gli
venne
l
'
impeto
di
accostarsi
alla
fanciulla
;
faceva
due
passi
,
e
l
'
animo
gli
mancava
.
Così
passarono
da
San
Bartolomeo
,
poi
dal
ponte
dell
'
Olio
,
poi
dalla
salizzada
di
San
Giovanni
Grisostomo
,
e
finalmente
dal
campo
de
'
Santi
Apostoli
,
dove
la
fanciulla
incontrò
una
vecchia
vestita
di
nero
,
con
il
cappellino
a
fiori
color
di
rosa
.
Il
sole
,
splendente
ancora
nella
vasta
piazza
,
bruciava
.
Svoltato
l
'
angolo
della
calle
del
Pistor
,
nel
ramo
delle
Zotte
,
in
fondo
al
quale
si
vedeva
brillare
il
verde
dell
'
acqua
e
passare
il
felse
di
una
gondola
nera
,
la
fanciulla
e
la
vecchia
sparirono
.
Per
farla
breve
,
cinque
giorni
dopo
,
la
vecchia
piccola
,
grassa
,
grinzosa
,
dal
cappellino
ornato
di
rose
,
aveva
già
con
infinite
astuzie
cavato
quaranta
lire
dal
salvadanaio
disponibile
del
nostro
giovine
cauto
.
Irene
era
propriamente
la
Dea
della
seduzione
.
Quando
stava
ritta
il
suo
mento
ovale
soverchiava
in
altezza
il
cocuzzolo
mezzo
pelato
di
Gioacchino
,
ma
si
piegava
con
tanta
grazia
!
Nello
slanciarsi
,
nell
'
incurvarsi
,
nell
'
ondeggiare
aveva
della
pantera
;
aveva
del
serpente
nell
'
attorcigliarsi
,
nell
'
aggomitolarsi
,
nello
strisciare
.
E
poi
era
tanto
allegra
.
Il
suo
labbro
superiore
rimaneva
naturalmente
alzato
,
massime
alle
estremità
in
una
curva
adorabile
,
che
faceva
pensare
a
non
so
che
di
canino
,
e
che
lasciava
sempre
vedere
i
denti
bianchissimi
.
Gl
'
incisivi
dovevano
essere
arrotati
come
lame
di
coltello
,
ed
i
canini
erano
certo
puntuti
come
pugnali
.
Il
riso
le
stava
tanto
bene
:
gli
occhi
scintillavano
e
mandava
un
fremito
di
gaiezza
,
che
pareva
selvaggio
.
Gioacchino
aveva
perso
la
testa
.
Andava
in
calle
delle
Zotte
subito
dopo
il
desinare
e
vi
restava
fino
alle
sette
e
tre
quarti
,
l
'
ora
di
tornare
alla
Cassa
.
Vi
sarebbe
andato
anche
di
giorno
se
avesse
potuto
scappare
,
non
foss
'
altro
per
dieci
minuti
,
dalla
Banca
di
Sicurtà
;
vi
sarebbe
tornato
la
sera
tardi
,
se
la
fanciulla
e
la
vecchia
mamma
non
glielo
avessero
proibito
,
dicendo
che
andavano
sempre
a
dormire
innanzi
i
polli
,
e
che
non
intendevano
mettere
a
repentaglio
nel
vicinato
il
loro
nome
di
donne
oneste
.
Fatto
sta
che
il
settimo
giorno
,
a
contare
dal
primo
incontro
,
la
vecchia
strappò
al
giovinotto
ancora
trentacinque
lire
.
Ma
Irene
gli
voleva
tanto
bene
,
gli
si
buttava
addosso
con
tanto
furore
,
che
era
un
incanto
!
Aveva
anzi
il
caro
costume
di
morsecchiare
;
e
Gioacchino
,
la
sera
,
spogliandosi
,
guardava
con
infinita
compiacenza
le
lividure
delle
proprie
carni
.
Un
dopo
pranzo
(
si
conoscevano
da
nove
giorni
)
la
fanciulla
era
più
gaia
e
Gioacchino
anche
più
acceso
del
solito
.
Irene
gridò
improvvisamente
:
-
Voglio
mostrarti
d
'
un
colpo
tutto
quanto
il
mio
amore
-
e
si
avventò
contro
di
lui
e
,
afferrandolo
per
le
spalle
,
lo
girò
,
e
sotto
alla
nuca
gli
diede
un
gran
morso
con
que
'
suoi
denti
taglienti
e
puntuti
.
-
Sangue
,
sangue
!
-
ripeteva
sghignazzando
.
E
Gioacchino
,
benché
gli
facesse
un
poco
male
,
e
sopra
tutto
gli
rincrescesse
che
il
goletto
e
la
cravatta
avessero
ad
imbrattarsi
,
rideva
anche
lui
con
quella
sua
faccia
sparuta
e
squallida
,
e
si
asciugava
la
ferita
con
la
pezzuola
.
Erano
quasi
le
otto
.
Uscì
felice
,
toccandosi
a
brevi
intervalli
col
fazzoletto
la
nuca
,
dove
le
gocce
di
sangue
si
rinnovavano
ad
ogni
tratto
;
ma
,
poiché
il
sangue
non
voleva
stagnare
,
entrò
in
una
farmacia
a
farsi
mettere
sulla
ferita
un
pezzetto
di
cerotto
giallo
.
Di
notte
sentì
un
pizzicore
,
che
lo
tenne
svegliato
.
La
sera
seguente
Gioacchino
spasimava
d
'
amore
,
benché
durante
la
giornata
si
fosse
sentito
in
tutte
le
membra
una
spossatezza
grandissima
.
All
'
ora
consueta
la
vecchia
lo
aspettava
sulla
porta
di
strada
.
Quando
Gioacchino
la
vide
bisbigliò
:
-
Ci
siamo
!
-
La
vecchia
infatti
lo
tirò
nella
cucina
,
dove
due
pentole
,
un
candelotto
,
cinque
o
sei
tondi
e
qualche
posata
arrugginita
ornavano
la
credenza
.
Principiò
le
lamentazioni
.
Irene
non
ne
sapeva
nulla
,
poveretta
!
ma
certi
impegni
urgentissimi
,
gli
ultimi
creditori
impertinenti
da
far
tacere
;
bastavano
trenta
lire
;
era
tanto
buono
,
tanto
gentile
;
non
l
'
avrebbe
seccato
mai
più
,
lo
giurava
sulla
immagine
di
Santa
Brigida
.
Gioacchino
teneva
duro
.
Allora
la
vecchia
,
piantandosi
le
mani
ai
fianchi
,
smessa
la
studiata
dolcezza
del
volto
grinzoso
e
la
mellifluità
della
voce
fessa
,
continuò
ringhiando
.
Irene
dipendeva
da
lei
;
non
c
'
è
amore
che
tenga
;
gli
avrebbe
dato
un
calcio
da
quella
parte
,
e
poi
chiusa
la
porta
in
faccia
in
saecula
saeculorum
,
una
bella
faccia
davvero
!
Se
voleva
continuare
a
veder
la
ragazza
doveva
contribuire
anche
lui
alle
spese
di
casa
;
e
poi
una
ragazza
tutta
per
lui
,
così
pura
,
così
innocente
;
infine
si
trattava
di
poche
lire
;
era
una
spilorceria
,
una
sordidezza
;
o
con
chi
credeva
di
aver
da
fare
?
le
persone
si
devono
apprezzare
per
quel
che
meritano
,
e
lei
e
la
figliuola
volevano
essere
tenute
in
conto
di
donne
dabbene
;
l
'
aveva
intesa
sì
o
no
?
Gioacchino
diede
le
ultime
venticinque
lire
.
Oramai
dei
risparmi
sull
'
onorario
,
che
aveva
concesso
a
sé
medesimo
,
gli
restava
qualche
misero
soldo
;
ma
il
giovine
si
sentiva
tanti
bollori
addosso
,
che
l
'
intaccare
all
'
occorrenza
d
'
un
altro
centinaio
di
lire
le
ventimila
,
che
il
suo
danaro
doveva
in
quell
'
anno
fruttargli
,
non
gli
appariva
la
cosa
più
atroce
di
questa
terra
mortale
.
Irene
stava
sdraiata
sull
'
ottomana
.
Faceva
un
caldo
grave
umido
,
soffocante
.
Era
vestita
d
'
una
sottana
piuttosto
corta
e
d
'
un
casacchino
,
dal
quale
s
'
erano
strappati
quasi
tutti
i
bottoni
.
Gioacchino
,
vedendola
,
si
rasserenò
:
i
suoi
occhietti
si
spalancarono
,
il
viso
smorto
pigliò
un
bel
colore
rosato
.
Bisbigliò
nell
'
orecchio
della
fanciulla
la
eterna
parola
:
-
Mi
vuoi
bene
?
L
'
altra
rispose
a
voce
alta
,
ridendo
:
-
T
'
adoro
.
-
Ami
me
solo
?
Pensi
sempre
a
me
?
Io
,
vedi
,
darei
tutto
il
mio
sangue
per
la
mia
cara
Irene
.
E
le
rimproverò
dolcemente
il
morso
della
sera
innanzi
,
dicendole
che
ancora
la
nuca
gli
pizzicava
forte
.
Aveva
messo
il
capo
sulle
ginocchia
di
lei
.
Immerso
in
una
specie
di
sopore
beato
,
guardava
,
senza
pensare
,
alla
polvere
densa
,
che
da
più
mesi
non
era
stata
disturbata
sotto
ai
pochi
mobili
sconquassati
,
alle
sporcizie
del
pavimento
,
delle
quali
si
sarebbe
scandalezzata
persino
la
degna
sposa
di
Zaccaria
,
ed
alle
tendine
delle
finestre
rabescate
di
lordura
.
Dal
canale
quasi
asciutto
saliva
un
fetore
acre
.
Qualcosa
di
bianchiccio
,
di
lustro
,
dietro
ad
una
delle
gambette
storte
dell
'
armadio
,
fermò
lo
sguardo
di
Gioacchino
.
-
Guarda
,
che
cosa
c
'
è
lì
sotto
?
-
chiese
ad
Irene
,
e
senz
'
aspettar
la
risposta
andò
a
pigliare
l
'
oggetto
.
Era
un
collare
col
suo
fermaglio
e
le
tre
lettere
F
.
A
.
Q
.
La
faccia
di
Gioacchino
diventò
livida
.
-
Un
cane
,
c
'
è
stato
un
cane
in
questa
casa
.
Rispondi
.
Irene
rideva
,
mostrando
i
denti
.
-
C
'
è
stato
un
cane
e
ha
perduto
il
collare
?
Quando
?
-
Ieri
mattina
.
-
Ieri
?
-
Sì
,
ieri
;
-
e
la
donna
ci
pensò
un
attimo
,
poi
soggiunse
:
-
Entrò
dall
'
uscio
della
scala
,
che
la
mamma
con
questi
caldi
tiene
sempre
aperto
.
Ma
io
non
ho
paura
dei
cani
.
Anzi
guarda
-
e
mostrò
alla
polpa
della
gamba
destra
due
ferite
vicine
,
lunghe
,
parallele
,
non
ancora
rimarginate
.
-
È
stato
il
cane
?
-
gridò
Gioacchino
con
gli
occhi
fuori
dalla
testa
.
-
Sì
,
il
cane
.
Non
me
ne
rammentavo
quasi
più
.
-
E
non
hai
fatto
bruciare
la
piaga
?
-
Fossi
matta
!
Perché
mi
restasse
il
segno
tutta
la
vita
.
-
E
il
cane
dov
'
è
?
-
Lo
so
io
!
Non
l
'
avevo
mai
visto
.
È
scappato
,
e
buon
viaggio
.
-
Scappato
subito
?
-
Subito
,
e
tanto
in
furia
che
pareva
arrabbiato
.
-
Arrabbiato
,
arrabbiato
!
-
e
si
toccava
la
morsicatura
della
nuca
,
che
da
un
minuto
gli
bruciava
la
carne
come
un
tizzone
ardente
.
Mise
in
tasca
il
collare
e
scappò
,
precipitando
giù
dalle
scale
,
correndo
nelle
calli
,
sui
ponti
,
lungo
le
fondamenta
,
dando
degli
spintoni
a
tutti
quelli
che
incontrava
,
finché
giunse
all
'
Ospedale
maggiore
,
dove
chiese
del
chirurgo
di
guardia
.
Voleva
farsi
medicare
col
ferro
e
col
fuoco
;
ma
il
chirurgo
disse
che
non
si
poteva
tentare
più
nulla
,
giacché
la
piaga
era
bell
'
e
cicatrizzata
.
Del
resto
,
saputo
il
caso
,
affermò
dottrinariamente
che
la
rabbia
non
si
trasfonde
da
uomo
ad
uomo
,
eccitò
Gioacchino
a
dormire
quindi
i
suoi
sonni
tranquilli
,
e
gli
voltò
le
spalle
.
Gioacchino
pensava
:
-
Menzogna
,
inganno
pietoso
.
Voglio
sapere
la
verità
ad
ogni
costo
-
e
nel
correre
verso
casa
,
passando
innanzi
alla
Farmacia
di
Santa
Fosca
,
di
cui
conosceva
il
principale
,
vi
entrò
difilato
.
Giunto
al
banco
starnutò
.
L
'
aria
impregnata
degli
odori
di
droghe
,
di
olii
,
di
mantecche
e
di
elettuarii
,
gli
punzecchiava
le
papille
del
naso
.
La
Farmacia
di
Santa
Fosca
è
celebre
.
Delle
sue
pillole
miracolose
si
occupò
più
volte
niente
meno
che
il
Gran
Consiglio
della
Repubblica
di
Venezia
.
La
sala
,
piuttosto
vasta
,
appare
molto
solenne
;
un
resto
,
perfettamente
conservato
,
dell
'
arte
barocca
:
grandi
armadii
tutt
'
intorno
in
legno
massiccio
,
a
pilastri
,
a
cornicioni
,
a
timpani
,
con
riquadri
arzigogolati
e
volute
gobbe
;
sulla
porta
di
mezzo
,
in
faccia
all
'
ingresso
,
il
busto
di
un
vecchio
sapiente
,
in
atto
di
consultare
un
librone
enorme
di
farmacopea
;
sulla
porta
a
destra
il
busto
d
'
un
giovine
,
che
tiene
una
storta
,
e
sulla
porta
a
sinistra
quello
di
un
altro
giovine
,
che
pesta
nel
mortaio
;
all
'
alto
dei
frontespizii
certe
figure
allegoriche
di
donne
sdraiate
e
dorate
;
qua
e
là
delfini
e
caducei
.
Il
soppalco
a
travi
regolari
,
dipinti
in
fiorami
gialli
,
non
ha
una
ragnatela
;
nelle
scansie
i
vetri
di
maiolica
,
bianchi
con
gli
ornati
di
fogliami
celesti
e
le
iscrizioni
a
lettere
gotiche
nere
,
i
più
grossi
e
panciuti
nel
palchetto
più
alto
,
in
mezzo
i
mezzani
e
sotto
i
piccoli
,
stanno
schierati
l
'
uno
accanto
all
'
altro
con
una
regolarità
,
dove
s
'
indovina
la
mano
avvezza
agli
scrupoli
d
'
oncia
.
Se
la
discorrevano
insieme
nella
stanza
vicina
,
intorno
alla
tavola
tonda
,
quattro
medici
,
mentre
,
dietro
al
banco
,
lo
speziale
attendeva
a
pesare
e
ad
incartare
non
si
sa
quali
polveri
bianche
.
Gioacchino
,
vergognandosi
di
parlare
di
sé
,
principiò
a
narrare
allo
speziale
il
caso
di
un
amico
suo
,
che
era
stato
morsicato
da
una
donna
,
la
quale
alla
sua
volta
era
stata
morsicata
da
un
cane
,
probabilmente
rabbioso
.
Nell
'
andare
innanzi
,
infervoratosi
nei
particolari
della
storia
,
alzò
a
poco
a
poco
la
voce
,
sicché
i
medici
,
dall
'
uscio
aperto
,
si
posero
ad
ascoltare
.
Il
punto
sul
quale
Gioacchino
voleva
essere
illuminato
era
questo
:
-
L
'
idrofobia
si
può
trasmettere
dall
'
uomo
all
'
uomo
?
-
Il
farmacista
non
sapeva
che
cosa
rispondere
;
ma
intanto
entrò
una
vecchietta
a
chiedere
tre
once
di
olio
di
ricino
,
e
il
farmacista
,
conducendo
Gioacchino
nella
stanza
attigua
,
espose
ai
medici
la
domanda
di
lui
,
mentre
la
vecchietta
gli
tirava
la
falda
dell
'
abito
perché
si
sbrigasse
a
darle
quel
purgante
,
il
quale
doveva
servire
a
guarir
dalla
colica
la
sua
nuora
,
un
bel
pezzo
di
giovinotta
,
che
aveva
mangiato
,
essendo
giorno
di
magro
,
un
subisso
di
baccalà
.
I
quattro
medici
,
i
quali
stavano
aspettando
invano
di
essere
chiamati
da
qualche
cliente
,
e
intanto
non
sapevano
come
ingannare
il
tempo
,
giudicarono
la
quistione
bella
,
ma
molto
intricata
.
Uno
,
il
più
vecchio
,
si
rammentava
di
avere
letto
nello
«
Sperimentale
»
di
un
caso
d
'
idrofobia
comunicata
ad
un
fanciullo
dalla
morsicatura
di
una
ragazza
,
innanzi
che
le
si
manifestasse
la
rabbia
.
Gioacchino
allibì
.
Vero
è
che
la
notizia
fu
poi
smentita
nello
stesso
periodico
.
Gioacchino
respirò
.
Frattanto
il
secondo
dottore
,
sbarbato
,
con
i
capelli
biondi
e
lunghi
e
gli
occhiali
sul
naso
,
era
andato
a
frugare
nella
libreria
,
che
pigliava
tre
lati
della
stanza
(
la
più
ricca
libreria
delle
farmacie
di
Venezia
)
e
ne
aveva
cavato
il
fascicolo
del
giugno
1880
del
«
Giornale
internazionale
delle
scienze
mediche
»
.
Interrompendo
senz
'
altro
i
discorsi
dei
colleghi
si
mise
a
leggere
lentamente
,
gravemente
alla
pagina
488
questo
articoletto
:
«
Sulla
trasmissibilità
della
Rabbia
»
,
pel
dottor
Raynaud
.
Fino
ad
ora
si
teneva
per
indiscutibile
che
l
'
uomo
rabido
non
sia
atto
a
trasmettere
ad
altri
la
malattia
;
oggi
pare
che
tale
questione
sia
entrata
in
una
fase
tutt
'
altro
che
rassicurante
.
Da
alcune
esperienze
è
lecito
dedurre
che
il
virus
rabido
dell
'
uomo
è
contagioso
.
L
'
inoculazione
fatta
nei
conigli
della
saliva
o
del
detrito
della
glandula
salivale
di
un
uomo
affetto
da
rabbia
,
per
morso
riportato
da
animale
sospetto
,
diede
luogo
ai
sintomi
rabidi
,
indi
alla
morte
.
Da
ciò
si
deduce
la
trasmissione
della
rabbia
non
solo
dall
'
uomo
agli
animali
,
ma
eziandio
da
uomo
ad
uomo
;
e
,
ciò
ammesso
,
si
comprende
come
bisogna
guardarsi
con
scrupolosa
attenzione
così
dai
morsi
degli
infermi
affetti
da
rabbia
,
come
anche
dalla
loro
saliva
e
dagli
oggetti
che
ne
fossero
imbrattati
,
specialmente
nel
caso
che
nelle
mani
esista
qualche
taglio
o
scalfittura
o
piaga
»
.
Gioacchino
era
diventato
verde
e
immobile
come
un
cadavere
:
soltanto
le
sue
labbra
tremavano
;
ma
i
medici
,
incaloriti
nella
questione
,
non
gli
badavano
affatto
.
Uno
di
essi
,
il
più
giovane
de
'
quattro
,
piccoletto
,
gobbetto
,
tutto
malizia
negli
occhi
e
nella
bocca
,
osservò
:
-
L
'
articolo
non
vuol
dir
nulla
.
Gli
uomini
,
è
vero
,
somigliano
ai
conigli
nell
'
animo
,
ma
non
si
possono
confondere
con
i
conigli
nel
fisico
.
Io
in
questa
materia
la
so
lunga
,
pur
troppo
!
La
mia
tesi
di
laurea
ebbe
a
tema
l
'
idrofobia
:
ho
dovuto
consultare
un
monte
di
libri
,
e
sono
stato
aiutato
dal
professore
Lussana
,
che
ha
compiuto
delle
belle
esperienze
.
Vi
ricordate
certo
di
quel
povero
dottore
Agostino
Marin
,
medico
condotto
di
Cervarese
Santa
Croce
,
tanto
buono
,
tanto
amato
da
tutti
,
il
quale
,
morsicato
da
un
cane
,
sentendosi
dopo
tre
mesi
i
primi
sintomi
dell
'
idrofobia
,
montò
in
carrettella
e
,
guidando
da
sé
,
si
recò
all
'
Ospedale
di
Padova
,
dove
al
medico
di
guardia
disse
quietamente
:
-
Vengo
a
finire
qui
,
per
non
funestare
con
l
'
orrendo
spettacolo
della
mia
morte
la
mia
moglie
ed
i
miei
figliuoli
,
che
amo
tanto
-
.
Morì
in
fatti
qualche
giorno
appresso
;
e
il
Lussana
,
avendo
avuto
un
poco
di
sangue
di
quel
disgraziato
,
lo
iniettò
nella
vena
femorale
di
due
cani
.
Uno
de
'
cani
poco
dopo
morì
,
l
'
altro
fu
ucciso
:
era
stata
comunicata
a
tutti
e
due
la
così
detta
idrofobia
lipemaniaca
o
taciturna
.
Il
medico
biondo
interruppe
:
-
O
dunque
,
se
ai
conigli
e
ai
cani
,
con
la
saliva
e
col
sangue
la
rabbia
si
trasmette
,
perché
non
s
'
ha
a
trasmettere
all
'
uomo
?
-
Caro
dottore
,
o
perché
i
cavalli
,
i
ciuchi
ed
i
buoi
vanno
soggetti
a
malattie
diverse
da
quelle
della
bestia
umana
?
Non
ci
sono
forse
dei
veleni
che
accoppano
certi
dati
animali
,
non
facendo
agli
altri
né
caldo
né
freddo
?
L
'
Hertwigx
dichiara
che
solo
il
quinto
degli
uomini
addentati
direttamente
da
cani
idrofobi
s
'
ammala
;
e
il
Giraud
,
il
Bezard
,
il
Parvisse
,
il
Gauhier
,
il
Vaughan
...
-
Basta
,
per
carità
!
-
gridò
lo
speziale
dal
suo
banco
.
-
...
Il
Giraud
,
il
Babington
praticarono
l
'
innesto
senza
ottenere
mai
ombra
d
'
idrofobia
.
Nessuno
dei
coraggiosi
dissettori
che
,
studiando
i
cadaveri
di
idrofobi
,
s
'
erano
fatti
alle
mani
o
tagli
o
graffiature
,
ebbe
a
soffrire
nulla
,
salvo
uno
,
pare
,
se
si
deve
credere
all
'
Andry
.
-
La
conclusione
è
questa
-
notò
il
medico
vecchio
-
che
non
sappiamo
nulla
;
ma
non
vorrei
,
lo
confesso
,
neanche
a
ricoprirmi
d
'
oro
,
sperimentare
nella
mia
carne
i
denti
di
un
uomo
idrofobo
.
Gioacchino
era
caduto
sopra
una
seggiola
:
tendeva
l
'
orecchio
,
ma
non
respirava
più
.
Si
fece
coraggio
,
e
chiese
,
balbettando
,
al
medico
gobbetto
,
che
gli
stava
accanto
:
-
La
rabbia
,
scusi
,
negli
uomini
e
nei
cani
si
può
sempre
riconoscere
dalle
loro
furie
,
dagli
ululati
,
dalla
bava
,
da
qualche
altro
segno
sicuro
?
Il
novello
Esculapio
,
lietissimo
di
poter
sciorinare
la
sua
sapienza
,
rispose
:
-
No
.
La
rabbia
non
si
manifesta
con
accessi
di
furore
,
anzi
è
una
malattia
,
a
prima
giunta
,
di
apparenza
benigna
;
ma
fino
dal
principio
la
saliva
riesce
virulenta
,
cioè
contiene
il
germe
inoculabile
;
ed
il
cane
,
o
anche
l
'
uomo
,
senza
fallo
,
è
allora
più
pericoloso
per
le
carezze
della
sua
lingua
,
che
non
per
la
tendenza
a
mordere
.
La
copia
della
bava
non
appare
un
indizio
costante
:
talvolta
la
gola
resta
umida
,
talvolta
secca
.
In
una
varietà
particolare
,
che
si
denomina
rabbia
muta
,
la
mascella
inferiore
si
discosta
assai
dalla
superiore
,
e
si
vede
sino
al
fondo
la
gola
nera
.
Sovente
il
cane
cammina
con
il
passo
vacillante
,
con
la
coda
rilassata
,
con
la
testa
china
e
gli
occhi
spalancati
e
la
lingua
pendente
fuori
della
bocca
,
lunga
,
azzurrastra
.
Alza
il
capo
per
mordere
,
e
poi
subito
ripiglia
il
suo
fatale
cammino
.
-
E
nei
rimedii
-
chiese
il
medico
vecchio
,
il
quale
non
aveva
più
voglia
di
tenere
dietro
ai
progressi
dubbiosi
della
sua
scienza
-
dopo
il
vano
tentativo
del
curaro
,
hanno
inventato
altro
?
-
La
tracheotomia
-
rispose
il
gobbetto
.
-
La
tracheotomia
-
brontolò
con
un
soffio
di
voce
Gioacchino
.
-
Che
cosa
è
?
-
È
un
taglio
lungo
la
trachea
-
e
il
medico
mostrava
la
gola
più
giù
del
colletto
.
-
Il
pathos
eminens
dell
'
idrofobia
consiste
in
uno
spasmo
laringo
-
faringeo
;
non
potendo
dunque
respirare
di
su
,
si
spacca
la
gola
e
si
respira
più
sotto
.
Gioacchino
inorridiva
,
ma
il
medico
,
senza
guardarlo
,
continuava
:
-
Vero
è
che
alla
stretta
dei
conti
si
muore
ugualmente
,
strozzati
,
epilettici
,
furiosi
,
con
la
bava
e
il
sangue
alla
bocca
,
ballando
come
nel
delirium
tremens
il
più
orribile
e
infernale
dei
can
-
can
.
Il
dottore
biondo
,
quello
con
gli
occhiali
,
mentre
i
colleghi
suoi
ragionavano
,
non
aveva
fatto
altro
che
togliere
dalla
libreria
dei
volumi
e
scartabellarli
e
ammonticchiarli
sulla
tavola
.
Sfogliandone
uno
,
dopo
avere
scorso
una
mezza
pagina
,
si
pose
a
ridere
,
dicendo
:
-
Sentite
,
amici
,
niente
meno
che
l
'
Encyclopêdie
,
quella
del
Diderot
e
del
d
'
Alembert
,
quella
che
ha
illuminato
il
mondo
.
Ecco
l
'
articolo
Rage
.
Rabbia
dunque
ce
n
'
è
di
sette
sorte
:
quattro
hanno
rimedio
:
per
le
altre
v
'
ha
un
riparo
soltanto
:
tuer
le
chien
enragé
.
E
delle
medicine
questa
è
amena
:
«
Pigliate
il
peso
di
sei
scudi
di
sugo
d
'
assenzio
,
il
peso
di
due
scudi
di
polvere
d
'
aloe
,
il
peso
di
due
scudi
di
corno
di
cervo
bruciato
,
due
dramme
di
agarico
e
il
peso
di
sei
scudi
di
vino
bianco
:
mêlez
le
tout
ensemble
,
et
les
faites
avaler
»
.
Qui
scoppiò
una
lunga
risata
;
ma
il
dottore
biondo
continuava
imperterrito
:
-
Farmaco
per
impedire
che
la
rabbia
si
manifesti
:
«
Pigliate
del
latte
di
vacca
appena
munto
,
mettetegli
in
fusione
della
pimpinella
selvatica
,
e
fatene
bere
tutte
le
mattine
per
nove
giorni
»
.
Lo
speziale
,
messo
in
curiosità
dalle
risa
dei
dottori
,
era
andato
ad
ascoltare
.
-
Ha
inteso
?
-
disse
a
Gioacchino
-
basta
bere
per
nove
mattine
il
latte
con
la
pimpinella
.
Ma
il
quarto
medico
,
il
quale
non
aveva
mai
aperto
bocca
,
e
pareva
che
sonnecchiasse
,
si
alzò
e
,
preso
in
disparte
Gioacchino
,
gli
bisbigliò
con
molta
solennità
in
un
orecchio
:
-
Lasci
sbraitare
questi
signori
.
Il
fatto
è
questo
,
che
la
trasmissione
dell
'
idrofobia
da
uomo
ad
uomo
è
cosa
oramai
certissima
.
Se
dunque
il
cane
era
idrofobo
,
l
'
amico
è
spacciato
.
Il
punto
sta
qui
:
sapere
se
il
cane
era
idrofobo
;
e
,
poiché
i
cani
idrofobi
non
guariscono
mai
,
sapere
se
il
cane
è
vivo
e
sano
.
Se
il
suo
amico
o
lei
o
qualche
conoscente
avessero
bisogno
di
un
medico
,
eccole
il
mio
biglietto
da
visita
.
Gioacchino
uscì
sbalordito
,
mezzo
tramortito
,
barcollando
sulle
magre
gambe
.
Sapere
se
il
cane
è
vivo
!
Gioacchino
si
rammentò
del
collare
che
aveva
in
tasca
.
Gli
venne
una
grande
idea
:
corse
la
sera
stessa
agli
uffici
de
'
giornali
che
si
pubblicano
la
mattina
,
e
la
mattina
seguente
,
per
tempo
,
agli
uffici
de
'
giornali
che
si
pubblicano
la
sera
;
e
fece
stampare
l
'
avviso
che
conosciamo
.
*
*
*
Lo
abbiamo
lasciato
che
andava
alla
sua
Cassa
,
dove
giunse
in
ritardo
,
ruminando
nel
cervello
cento
storie
terribili
di
cani
arrabbiati
,
d
'
uomini
morti
negli
spasimi
più
tremendi
,
quando
meno
se
l
'
aspettavano
,
molte
settimane
,
molti
mesi
,
molti
anni
dopo
morsicati
.
Vivere
in
tante
ambasce
!
meglio
buttarsi
subito
nel
canale
con
una
pietra
al
collo
.
E
contava
i
biglietti
di
banca
con
la
sicurezza
meccanica
della
consuetudine
lunga
;
e
pensava
intanto
al
suo
povero
zio
,
che
,
vedendo
un
cane
,
allibiva
,
sgattaiolava
lungo
i
muri
,
si
rannicchiava
ne
'
canti
;
al
suo
povero
zio
,
quel
sant
'
uomo
,
che
,
dopo
avere
mangiato
pane
e
cipolle
tutta
la
vita
,
gli
aveva
lasciato
centomila
lire
,
facendogli
giurare
solennemente
di
portare
sempre
gli
stivali
sino
alle
ginocchia
,
poiché
i
cani
hanno
l
'
usanza
di
addentare
alle
polpe
.
Si
presentò
allo
sportello
della
Cassa
la
testa
unta
di
Zaccaria
,
e
in
atto
di
mistero
disse
:
-
C
'
è
quel
signore
.
-
Chi
?
-
Quello
del
collare
.
Gioacchino
scattò
,
e
gli
passò
sulla
fronte
un
lampo
di
gioia
.
Il
proprietario
del
collare
era
un
bel
giovinotto
,
alto
e
robusto
,
tenente
di
fanteria
marina
,
il
quale
,
dette
le
due
lettere
che
l
'
avviso
chiedeva
e
ringraziato
il
cassiere
,
dichiarò
di
voler
pagare
,
non
foss
'
altro
,
le
spese
delle
pubblicazioni
;
ma
Gioacchino
non
rispondeva
.
Guardava
intorno
,
cercando
il
cane
:
-
E
il
cane
dov
'
è
?
-
Il
cane
è
scappato
.
-
Quando
?
-
Ier
l
'
altro
.
Gioacchino
si
sentì
gelare
,
e
,
come
parlasse
a
sé
medesimo
,
con
un
accento
di
strazio
mortale
,
bisbigliò
:
-
Il
giorno
in
cui
ha
morsicato
Irene
!
-
Appunto
.
È
un
cane
mansueto
come
un
agnello
;
ma
non
bisogna
tirargli
le
orecchie
.
Irene
gliele
tirò
,
ed
egli
dentro
coi
denti
nelle
polpe
.
Allora
gliene
diedi
tante
e
tante
,
che
scappò
giù
dalle
scale
,
e
non
l
'
ho
più
veduto
.
Ma
tornerà
,
ne
son
certo
;
mi
capiterà
tra
i
piedi
o
al
caffè
,
o
in
qualche
casa
dove
ho
per
costume
di
andare
.
Non
è
la
prima
volta
che
mi
fa
questi
scherzi
.
-
Era
sano
?
-
Come
un
pesce
,
ma
con
questi
calori
non
si
sa
mai
.
Gioacchino
,
alzando
gli
occhi
e
guardando
il
volto
rotondo
e
gioviale
del
tenente
,
chiese
tremando
:
-
Ella
conosce
Irene
?
L
'
altro
si
mise
a
ridere
,
come
se
volesse
dire
:
e
chi
non
la
conosce
?
-
Scusi
,
ci
andò
ier
l
'
altro
per
caso
?
-
Sono
tre
mesi
che
ci
vado
tre
o
quattro
volte
la
settimana
e
le
ho
condotto
quasi
tutti
gli
ufficiali
del
battaglione
.
-
Irene
in
calle
delle
Zotte
,
numero
120
,
quella
ragazza
che
abita
con
la
madre
?
-
Una
bella
madre
davvero
!
-
Ma
insomma
,
Irene
...
?
-
Non
lo
sapeva
?
Allora
soltanto
il
bel
giovine
s
'
avvide
che
il
disgraziato
cassiere
non
si
sentiva
bene
,
e
,
poiché
Gioacchino
pregava
di
essere
lasciato
solo
,
il
tenente
,
senza
darsi
la
briga
di
capire
codesto
imbroglio
,
se
ne
andò
via
,
intendendosela
con
l
'
antiquario
dello
Scudo
d
'
oro
,
perché
,
quando
a
quel
matto
del
cassiere
fosse
piaciuto
,
gli
portasse
a
casa
il
collare
.
Zaccaria
s
'
inchinò
tanto
che
toccò
quasi
il
suolo
con
le
due
punte
della
barba
grigia
.
-
E
mi
costa
cento
lire
!
-
ripeteva
Gioacchino
,
e
,
mentre
contava
i
danari
allo
sportello
,
andava
ripensando
alla
pietra
da
legarsi
al
collo
e
al
canale
ove
affogarsi
.
Poi
esclamava
:
-
Voglio
vendicarmi
;
voglio
uccidere
la
vecchia
prima
e
la
giovane
poi
-
.
E
tremava
di
paura
.
Alle
sette
di
sera
,
senza
sapere
quel
che
si
facesse
,
entrò
nel
chiassuolo
delle
Zotte
.
La
porta
era
aperta
,
salì
e
sul
pianerottolo
si
fermò
un
istante
:
gli
pareva
di
sentirsi
strozzare
,
non
poteva
più
inghiottir
la
saliva
,
aveva
il
granchio
alle
mani
,
il
cuore
con
i
suoi
gran
colpi
voleva
spezzargli
il
petto
.
-
Ci
siamo
-
pensò
-
mi
restano
poche
ore
di
vita
-
.
Mise
il
piede
sulla
soglia
della
camera
d
'
Irene
.
Irene
,
sdraiata
come
al
solito
sull
'
ottomana
,
scherzava
con
un
cane
.
Gioacchino
si
voltò
per
fuggire
,
ma
Irene
gli
gridò
:
-
Vieni
,
vieni
,
guarda
com
'
è
grazioso
.
Poi
,
parlando
al
cane
:
-
Non
mi
morderai
più
,
non
è
vero
?
Era
il
cane
che
Gioacchino
cercava
,
sano
,
allegro
,
saltellante
.
Gioacchino
,
trasformato
,
cavò
di
tasca
il
collare
e
s
'
avvicinò
alla
bestia
,
la
quale
,
sentendo
l
'
odore
della
roba
sua
,
sbalzò
ai
piedi
del
giovinotto
,
e
ballandogli
intorno
abbaiava
di
gioia
.
Gioacchino
affibbiò
al
cane
il
collare
,
poi
con
un
ginocchio
a
terra
,
si
pose
ad
accarezzare
il
suo
pelo
nero
,
vellutato
,
morbido
;
e
il
cane
s
'
avvoltolava
,
e
con
la
pancia
all
'
aria
dimenava
le
zampe
.
Irene
rideva
a
crepapelle
.
A
un
tratto
Gioacchino
s
'
alzò
dignitosamente
,
e
cercando
di
dare
alla
sua
fisonomia
squallida
,
a
'
suoi
occhietti
piccoli
e
spenti
una
espressione
terribile
,
disse
con
la
sua
voce
stridula
:
-
Signora
,
vi
lascio
al
tenente
di
fanteria
marina
ed
al
suo
battaglione
;
vi
lascio
al
padrone
di
questa
bestia
.
So
tutto
,
tutto
-
e
s
'
avviò
risoluto
all
'
uscio
.
L
'
ilarità
di
Irene
non
ebbe
più
freno
;
si
sganasciava
,
e
,
battendo
le
mani
,
gridava
al
cane
:
-
Acchiappa
,
Budda
,
acchiappa
il
ladro
,
acchiappalo
-
e
incitava
il
cane
col
gesto
.
Budda
,
ringhiando
,
corse
giù
per
le
scale
dietro
a
Gioacchino
;
ma
questi
era
stato
più
lesto
e
aveva
chiuso
la
porta
.
La
vecchia
infame
gettò
dalla
finestra
sul
cappello
del
giovine
,
mentre
usciva
,
una
buccia
di
limone
.
*
*
*
Il
nostro
cassiere
tornò
alla
sua
vita
di
prima
,
regolare
e
monotona
;
non
s
'
attentò
più
di
seguire
nelle
vie
le
belle
brune
;
si
rimise
a
'
risparmii
,
e
comperò
un
paio
di
stivaloni
nuovi
,
per
proteggere
anche
le
ginocchia
.
Santuario
1
Era
l
'
ultimo
giorno
dell
'
anno
,
un
anno
pieno
di
malinconie
e
di
fastidii
.
Avevo
pagato
il
conto
all
'
oste
dei
Tre
Turchi
,
e
m
'
ero
acconciato
nella
carrettella
,
che
doveva
condurmi
al
Santuario
:
una
salita
di
settecento
metri
,
a
dir
poco
.
Il
sole
cadente
picchiettava
di
ombrette
e
di
scintille
il
fango
della
strada
,
il
quale
,
schizzando
a
destra
e
a
sinistra
,
pareva
borbottasse
pettegolo
contro
le
ruote
,
che
ne
disturbavano
la
quiete
molle
.
Su
quella
mota
nerastra
,
tormentata
a
lunghi
intervalli
dai
pesanti
carri
delle
ferriere
vicine
,
si
distendevano
ampie
striscie
o
s
'
alzavano
grandi
cumuli
di
neve
,
chiazzata
qua
e
là
di
brutte
macchie
di
melma
e
bruna
al
paragone
dei
lenzuoli
candidi
,
che
coprivano
i
campi
ondeggiati
,
divisi
da
fossatelli
,
e
i
tetti
dei
casolari
e
delle
villette
sparse
sulle
alture
.
Di
mano
in
mano
che
si
andava
in
su
,
il
fango
scompariva
per
lasciare
posto
anche
sulla
strada
alla
neve
,
solcata
da
poche
linee
profonde
;
e
,
un
'
ora
prima
di
giungere
al
Santuario
,
i
due
cavalli
,
sbuffando
,
sudando
,
tendendo
faticosamente
i
muscoli
,
cacciando
le
gambe
nella
neve
fino
alle
ginocchia
,
riuscivano
a
malapena
a
tirare
il
legnetto
,
di
cui
le
ruote
si
sprofondavano
quasi
fino
all
'
asse
.
La
temperatura
,
ch
'
era
stata
assai
mite
,
essendosi
fatta
freddissima
,
principiavo
a
sentirmi
i
piedi
gelati
e
le
mani
intirizzite
.
Battevo
i
denti
quando
,
verso
le
sette
,
al
buio
,
si
giunse
nel
primo
cortile
dell
'
ospizio
.
Le
gradinate
magnifiche
erano
scomparse
;
qualche
pezzo
di
balaustro
,
le
cimase
,
i
vasi
barocchi
,
non
si
vedeva
altro
.
Le
immense
ali
dell
'
edificio
s
'
alzavano
tetre
,
e
gli
archi
aperti
del
vasto
atrio
,
in
quella
luce
notturna
della
neve
,
azzurrognola
e
pallidissima
,
sembravano
l
'
ingresso
d
'
un
cimitero
fantastico
.
Il
vento
cacciava
sotto
all
'
atrio
un
pulviscolo
ghiacciato
,
sottile
,
turbinante
,
che
si
faceva
strada
fra
il
collo
e
la
pistagna
della
pelliccia
,
fra
le
maniche
e
i
polsi
.
Un
uomo
mi
venne
incontro
con
la
lanterna
;
e
mentre
io
gli
chiedevo
del
signor
rettore
dell
'
ospizio
,
e
lo
pregavo
di
condurmi
subito
al
fuoco
,
ecco
che
s
'
avanza
a
un
tratto
fra
lui
e
me
una
testina
bionda
di
donna
:
e
le
sue
labbra
sorridevano
,
ma
fissò
gli
occhi
ne
'
miei
con
uno
sguardo
così
audace
e
lungo
che
io
rimasi
turbato
.
Quella
sfacciataggine
non
s
'
accordava
coi
lineamenti
soavi
del
volto
,
né
coll
'
abito
della
bella
persona
.
Aveva
il
capo
chiuso
in
una
specie
di
cuffia
bianca
e
il
vestito
di
colore
azzurro
;
un
grembiule
candido
le
si
annodava
alla
vita
sottile
e
contornava
i
fianchi
e
si
alzava
a
coprire
la
curva
del
petto
,
sulla
quale
scendeva
,
appesa
ad
una
fettuccia
di
velluto
nero
,
una
croce
d
'
argento
.
Mentre
io
guardavo
la
strana
fanciulla
dalla
testa
ai
piedi
,
ella
,
immobile
,
impassibile
,
continuava
a
fissarmi
.
In
quello
sguardo
dritto
e
fiero
c
'
era
qualcosa
di
tanto
singolare
,
ch
'
io
,
che
già
tremavo
dal
freddo
,
mi
sentii
rabbrividire
.
Il
servo
,
nel
vedere
la
donna
,
non
si
scompose
,
ma
le
disse
dolcemente
:
-
Signora
,
piglierà
un
raffreddore
;
venga
con
me
-
e
,
pregandomi
di
aspettarlo
due
minuti
,
la
accompagnò
lungo
il
lato
destro
del
portico
.
Ella
lo
seguì
sommessa
,
senza
voltare
il
capo
.
La
lanterna
che
,
ad
intervalli
regolari
,
spariva
per
un
istante
dietro
alle
colonne
delle
logge
,
allontanandosi
e
diventando
sempre
più
smorta
,
s
'
andò
a
perdere
in
una
vasta
ombra
,
che
mi
parve
quella
d
'
una
chiesa
.
E
mi
sembrò
che
dall
'
ombra
cupa
uscisse
un
suono
flebile
e
dolce
.
Quando
il
servo
tornò
,
gli
domandai
:
-
Cantano
in
chiesa
?
-
Le
Figlie
di
Gesù
pregano
la
Madonna
.
-
E
pellegrini
ce
n
'
è
?
-
Neanche
uno
.
Con
questo
tempo
!
bisognerebbe
essere
matti
.
Volevo
chiedergli
qualcosa
della
fanciulla
bizzarra
,
ma
mi
trattenni
.
Il
buon
uomo
,
zoppicando
un
poco
,
mi
rischiarava
i
gradini
dello
scalone
.
2
La
stanza
del
rettore
era
un
paradisetto
.
Faceva
caldo
.
Nel
camino
brillava
un
gran
fuoco
,
e
dinanzi
ad
esso
un
uomo
lungo
e
stecchito
,
una
specie
di
Don
Chisciotte
prete
,
si
stava
scaldando
la
schiena
con
le
mani
dietro
.
Appena
mi
vide
entrare
,
innanzi
di
aprire
la
lettera
ch
'
io
gli
presentavo
,
mi
chiese
se
avessi
fame
,
se
avessi
freddo
,
se
fossi
stanco
,
se
volessi
bere
;
e
senz
'
attendere
la
risposta
,
andò
alla
credenza
a
cavarne
una
bottiglia
,
mi
fece
sedere
nella
poltrona
accanto
al
fuoco
,
e
chiamò
il
servo
,
ordinandogli
di
preparare
la
cena
.
Bevetti
il
vermouth
,
due
bicchieri
,
e
il
rettore
voleva
farmi
bere
il
terzo
a
ogni
costo
.
Lieto
come
una
pasqua
,
mi
pigliava
per
le
mani
,
mi
picchiava
famigliarmente
sulle
ginocchia
,
sorrideva
con
un
certo
ghigno
bonario
tutto
cuore
,
e
diceva
:
-
Ci
ho
proprio
gusto
:
mi
rincresceva
davvero
di
finire
l
'
anno
solo
come
un
eremita
.
Sia
benedetto
il
cielo
:
ho
trovato
un
compagno
.
Pasquale
,
un
'
altra
brancata
di
fascine
,
un
altro
ceppo
ben
secco
.
Bada
all
'
arrosto
,
che
non
s
'
abbrustolisca
troppo
.
E
andava
su
e
giù
per
la
stanza
con
le
sue
gambe
interminabili
,
facendo
svolazzare
la
veste
;
poi
si
tornava
a
piantare
ritto
innanzi
al
camino
,
e
allora
l
'
ombra
oscillante
de
'
suoi
stinchi
,
proiettata
dalla
fiamma
,
si
distendeva
sul
pavimento
,
e
il
torso
si
sbatacchiava
sulla
parete
opposta
,
e
il
collo
e
il
capo
tracciavano
la
loro
forma
allungata
sul
soffitto
,
sicché
la
figura
nera
appariva
spezzata
in
tre
lati
,
e
si
muoveva
ora
di
qua
ora
di
là
,
come
un
pulcinella
di
legno
dislogato
da
un
ragazzo
impaziente
.
Alla
fine
il
rettore
lesse
la
lettera
di
presentazione
,
e
gli
Oh
!
e
gli
Ah
!
non
terminavano
più
.
-
Oh
,
ah
,
il
figliuolo
del
mio
caro
Gigi
!
È
proprio
lei
?
Sa
che
da
trent
'
anni
...
che
cosa
dico
?
da
quarant
'
anni
...
sicuro
,
fu
nel
...
non
mi
rammento
bene
...
ma
in
somma
sono
passati
quarant
'
anni
almeno
dacché
vidi
per
l
'
ultima
volta
il
mio
buon
Gigi
.
E
non
sapevo
che
avesse
preso
moglie
,
ed
ignoravo
che
avesse
un
rampollo
così
grande
e
grosso
,
scusi
,
come
lei
.
È
succeduto
quel
che
succede
sempre
quando
ci
si
vuol
bene
davvero
:
non
ci
si
scrive
mai
.
Ma
,
lo
creda
,
pensavo
sempre
all
'
amico
del
Liceo
e
del
Ginnasio
,
e
chiedevo
a
me
stesso
:
Gigi
sarà
vivo
,
sarà
sano
?
Egli
ignora
forse
ch
'
io
sono
canonico
,
ed
io
ignoro
...
A
proposito
,
a
che
professione
s
'
è
mai
dato
suo
padre
?
Mi
pareva
che
avesse
poca
voglia
di
sgobbare
a
quei
tempi
.
E
dove
s
'
è
piantato
?
A
Venezia
?
Ho
sempre
avuto
un
gran
prurito
di
andarci
;
ma
poi
,
seminario
,
noviziato
,
canonicato
,
rettorato
,
il
diavolo
che
mi
...
E
lei
da
qual
parte
del
mondo
mi
capita
qua
?
Oh
!
Ah
!
Vedi
bel
caso
.
Bene
,
benone
,
arcibenissimo
.
Pasquale
,
un
'
altra
brancata
di
fascine
,
e
la
cena
presto
,
e
il
Grignolino
del
1870
,
intendi
bene
?
Non
pareva
una
cena
da
mille
metri
sul
livello
del
mare
,
né
da
Siberia
.
Si
mangiava
,
si
beveva
allegramente
.
-
Pasquale
,
un
'
altra
bottiglia
.
Il
Barbera
del
1860
.
-
Grazie
,
ho
bevuto
abbastanza
.
-
Via
,
via
,
l
'
ultima
sera
dell
'
anno
!
E
per
il
figliuolo
del
mio
più
vecchio
amico
!
E
sta
bene
Gigi
?
Sarà
diventato
grasso
,
mi
figuro
,
e
grigio
.
Porta
la
barba
intiera
o
il
pizzo
o
i
soli
baffi
o
ha
la
faccia
pelata
come
me
?
Quarant
'
anni
fa
era
una
buona
pelle
quando
ci
si
metteva
.
Una
certa
servotta
,
la
Santina
:
aveva
le
mani
e
le
guance
rosse
,
e
i
capelli
crespi
.
Una
sera
...
Dio
me
lo
perdoni
...
E
si
turava
con
le
due
mani
la
bocca
enorme
,
e
sghignazzava
.
Il
naso
lungo
e
adunco
,
gli
occhi
piccoli
e
biancastri
,
il
mento
aguzzo
e
sporgente
,
la
fronte
schiacciata
e
bassa
,
tutto
era
in
moto
in
quel
volto
,
su
quel
collo
interminabile
,
su
quella
interminabile
persona
scarnita
;
e
dimenava
le
braccia
come
un
mulino
a
vento
.
-
Pasquale
,
Pasquale
,
una
bottiglia
di
Barolo
,
di
quello
che
Sua
Eminenza
bevette
l
'
ultima
volta
,
ma
bada
di
non
sbagliare
,
del
più
vecchio
,
c
'
è
scritto
l
'
anno
1850
,
e
non
iscuotere
la
bottiglia
,
portala
adagio
adagio
come
se
fosse
una
reliquia
.
-
Grazie
,
non
posso
,
ho
bevuto
troppo
.
-
L
'
ultimo
dì
dell
'
anno
,
mi
canzona
!
E
com
'
è
stata
ch
'
è
venuto
qui
a
passare
l
'
ultima
notte
?
-
Ero
ai
Tre
Turchi
...
Pasquale
annunziò
una
deputazione
.
La
deputazione
si
componeva
di
un
solo
vecchietto
bianco
e
curvo
,
che
,
in
nome
dei
cinque
o
sei
sacerdoti
,
i
quali
vivono
rannicchiati
nelle
loro
camerette
dell
'
ospizio
anche
gli
eterni
mesi
dell
'
inverno
,
era
venuto
ad
augurare
il
buon
anno
al
signor
rettore
.
Borbottata
con
impaccio
infantile
qualche
parola
,
il
pretucolo
se
ne
andò
via
,
spaurito
del
suo
gaio
e
inquietissimo
superiore
,
del
forestiero
nuovo
,
e
forse
degli
avanzi
della
cena
sardanapalesca
.
-
Ero
ai
Tre
Turchi
da
due
giorni
per
certi
affari
urgenti
di
mio
padre
,
un
fallimento
improvviso
;
e
dovendo
partire
domani
sera
...
Pasquale
annunziò
un
'
altra
deputazione
.
Entrarono
due
donne
.
L
'
una
si
avanzò
placidamente
verso
il
rettore
,
che
prese
un
aspetto
compunto
,
abbassando
gli
occhi
e
giungendo
le
mani
all
'
altezza
del
petto
;
l
'
altra
rimase
all
'
uscio
e
mi
piantò
gli
occhi
addosso
.
Era
la
fanciulla
bionda
,
che
avevo
vista
nell
'
atrio
.
A
un
tratto
si
staccò
dalla
soglia
,
e
con
tre
o
quattro
passi
leggeri
e
lenti
mi
venne
accanto
;
e
sempre
mi
guardava
fisso
,
come
se
volesse
frugarmi
dentro
nell
'
anima
o
ricercare
un
segreto
nelle
mie
viscere
profonde
.
Sentivo
sulla
mia
faccia
il
suo
alito
.
La
sua
compagna
,
che
aveva
finito
il
proprio
discorsetto
,
la
chiamò
due
volte
,
e
alla
fine
,
presala
dolcemente
per
un
braccio
,
la
condusse
fuori
.
Io
restai
sopraffatto
da
un
senso
arcano
,
che
somigliava
alla
paura
.
Anche
il
rettore
era
rimasto
un
poco
sopra
pensiero
.
Ci
sedemmo
al
fuoco
.
Desideravo
sapere
qualcosa
della
ragazza
bionda
;
ma
il
canonico
,
rientrato
già
nel
torrente
de
'
suoi
ricordi
giovanili
,
non
lasciava
posto
a
intromettervi
una
parola
,
e
s
'
io
tentavo
di
opporre
un
intoppo
alla
sua
straripante
eloquenza
,
egli
lo
spazzava
via
senza
neanche
darsene
per
inteso
.
A
un
certo
punto
,
giovandomi
astutamente
di
una
pausa
,
dissi
:
-
Reverendo
,
mi
cavi
una
curiosità
.
Chi
è
mai
quella
fanciulla
bionda
,
ch
'
è
venuta
dianzi
?
Il
prete
alzò
lo
sguardo
al
soffitto
.
-
Ha
certi
occhi
,
che
attraggono
e
che
spaventano
.
È
una
suora
?
-
Fece
segno
di
no
,
e
tacque
.
-
L
'
ho
vista
nell
'
atrio
sola
,
in
mezzo
alla
neve
.
È
qui
da
un
pezzo
?
-
Da
tre
settimane
.
Ci
vorrebbe
un
miracolo
,
e
lo
invoco
con
tutta
la
forza
dell
'
anima
mia
.
E
cominciò
allora
a
parlare
dei
miracoli
della
immagine
santa
.
L
'
estate
scorsa
,
mentre
c
'
erano
al
Santuario
quattromila
persone
,
un
contadino
ricuperò
la
favella
,
perduta
da
quindici
anni
;
un
falegname
paralitico
si
rizzò
in
piedi
,
lesto
come
un
daino
;
una
donna
,
la
quale
s
'
era
fratturata
una
gamba
,
in
due
giorni
guarì
.
Dai
prodigi
contemporanei
risalì
via
via
agli
antichissimi
,
e
nel
discorrerne
assumeva
una
espressione
ispirata
,
tanta
era
la
schietta
fede
che
traluceva
da
quegli
occhi
piccini
.
Ma
interruppe
la
litania
per
dire
:
-
Già
si
sa
,
ella
,
caro
signor
mio
,
è
un
poco
incredulo
.
Debolezza
dei
tempi
!
Nella
mia
gioventù
anch
'
io
avevo
,
come
il
buon
Gigi
,
il
cervello
storto
;
ma
s
'
ella
rimanesse
alcuni
mesi
su
questo
monte
,
in
mezzo
alle
nubi
,
accanto
alla
effigie
dipinta
da
san
Luca
,
e
fosse
testimonio
delle
effusioni
di
mille
e
mille
disgraziati
,
che
dalle
valli
,
dai
paesi
lontani
salgono
a
piedi
a
invocare
l
'
aiuto
del
cielo
,
e
vedesse
le
lagrime
e
udisse
i
sospiri
,
e
notasse
poi
la
espressione
giuliva
dei
loro
volti
;
s
'
ella
sapesse
le
consolazioni
,
le
santificazioni
segrete
,
e
come
la
fede
rammollisce
il
macigno
,
purifica
le
lordure
,
rialza
e
nobilita
l
'
abbiezione
più
vile
,
ella
,
stupito
dai
miracoli
operati
sui
cuori
,
crederebbe
agevolmente
agli
altri
materiali
ed
esterni
.
Salvare
un
'
anima
è
cosa
mille
volte
più
ardua
che
racconciare
una
gamba
o
ridare
il
moto
ai
nervi
e
ai
muscoli
di
membra
intorpidite
.
Vedesse
i
voti
di
cui
è
piena
la
chiesa
!
Se
non
fosse
questo
freddo
,
vorrei
condurvela
subito
.
-
Magari
!
-
Andiamo
dunque
.
3
Mi
gettai
la
pelliccia
sulle
spalle
,
ed
uscii
dalla
stanza
col
rettore
,
il
quale
correva
innanzi
svelto
,
senza
neanche
aspettare
che
il
servo
gli
facesse
lume
.
S
'
andò
in
fondo
alla
loggia
lunghissima
,
e
poi
si
scese
da
una
scaletta
a
chiocciola
,
rispondente
alla
sagrestia
.
Il
prete
andò
a
prendere
in
un
angolo
un
grosso
cero
,
e
lo
accese
alla
lanterna
di
Pasquale
.
Qua
e
là
nelle
cappelle
luccicavano
i
lumini
delle
lampade
.
Il
tempio
era
deserto
,
il
silenzio
sepolcrale
.
Innanzi
alla
immagine
del
Tabernacolo
solenne
ardevano
due
candele
;
ma
la
figura
non
si
vedeva
affatto
,
solo
scintillavano
su
di
essa
le
pietre
preziose
e
brillavano
gli
ori
,
posti
,
s
'
indovinava
,
in
forma
di
diadema
,
di
pendenti
,
di
monili
,
di
spilloni
,
di
catenelle
,
di
braccialetti
,
e
ammonticchiati
alla
base
.
Poiché
il
rettore
ebbe
detto
,
in
tre
minuti
al
più
,
fervorosissimamente
,
le
sue
giaculatorie
,
si
principiò
in
fretta
la
visita
dei
voti
:
quadri
grandi
,
mezzani
e
piccoli
,
innumerevoli
,
nei
quali
appena
si
distinguevano
al
fioco
lume
le
pietose
istorie
di
bimbi
malati
in
cuna
,
di
operai
precipitati
dal
tetto
,
di
viandanti
assassinati
,
di
carrozze
rovesciate
,
di
case
fulminate
,
di
navi
naufragate
,
di
terribili
massacri
in
battaglia
;
cuori
d
'
argento
con
la
loro
fiamma
;
corone
,
croci
,
grucce
,
stampelle
;
ghirlande
e
mazzi
di
fiori
artificiali
;
nastri
di
seta
con
frange
inargentate
;
bambole
e
altri
ninnoli
da
ragazzi
:
in
somma
,
una
farragine
di
roba
,
che
copriva
dall
'
alto
al
basso
le
pareti
delle
navi
e
del
presbiterio
,
le
facce
dei
pilastri
e
i
fusti
delle
colonne
.
Il
vento
,
soffiando
,
scuoteva
i
vetri
delle
finestre
,
e
vi
schiacciava
sopra
violentemente
i
larghi
fiocchi
di
neve
;
ma
nella
chiesa
si
sentiva
un
tepore
grave
e
umido
,
con
un
odore
stagnante
,
nauseabondo
d
'
incenso
.
Nell
'
uscire
si
passò
a
lato
di
un
confessionale
,
dove
,
ritto
,
al
posto
del
confessore
,
stava
immerso
nell
'
oscurità
un
fantasima
.
Era
la
fanciulla
bionda
,
immobile
come
una
morta
.
Il
rettore
le
parlò
sottovoce
,
poi
la
affidò
a
Pasquale
,
che
la
menò
pian
piano
al
fondo
del
portico
,
dove
l
'
aveva
condotta
quando
la
incontrammo
nell
'
atrio
.
Il
rettore
bisbigliava
:
-
Poveretta
,
poveretta
!
Il
momento
mi
parve
buono
per
tornare
alle
domande
;
ma
il
prete
si
contentò
di
rispondere
:
-
Non
fa
male
a
nessuno
;
gira
da
sé
dappertutto
,
quieta
,
trasognata
.
Non
dorme
quasi
mai
.
Il
medico
dice
che
bisogna
lasciarla
fare
tutto
quel
che
le
garba
.
Dio
la
protegga
!
La
tristezza
non
s
'
addiceva
al
corpo
,
alla
faccia
,
alla
voce
del
reverendo
:
aveva
bisogno
di
agitare
le
braccia
,
di
scattare
,
di
ciarlare
,
di
ridere
.
Quando
pigliava
un
'
aria
addolorata
,
il
lungo
naso
mutava
contorno
,
il
profilo
non
era
più
lo
stesso
,
e
,
se
non
fosse
stato
il
corpo
a
pertica
e
il
collo
da
struzzo
,
tali
da
farlo
riconoscere
tra
un
milione
di
preti
,
la
mestizia
avrebbe
potuto
servirgli
di
maschera
.
Il
cordoglio
,
del
resto
,
lo
annebbiava
per
poco
.
Un
sospiro
da
mantice
,
uno
sguardo
al
cielo
,
una
scrollatina
di
testa
,
ed
ecco
era
tornata
,
come
per
incanto
,
la
bontà
chiassosa
ed
arzilla
dell
'
uomo
ingenuo
.
Si
bevette
un
altro
bicchiere
,
si
parlò
ancora
una
mezz
'
oretta
,
o
,
per
meglio
dire
,
egli
parlava
ed
io
fantasticavo
;
poi
,
alle
undici
,
m
'
accompagnò
in
camera
:
niente
meno
che
la
camera
destinata
a
monsignor
vescovo
,
quando
,
ogni
cinque
anni
,
si
reca
a
visitare
il
Santuario
.
-
Buona
notte
.
-
Buona
notte
,
e
veda
di
principiare
bene
il
nuovo
anno
con
una
santa
dormita
.
Io
domattina
non
potrò
venire
a
salutarla
:
devo
uscire
per
tempo
.
Si
figuri
che
morì
iersera
il
barbiere
,
un
ciarlone
,
un
burlone
,
che
Dio
l
'
abbia
in
gloria
;
ma
un
fior
di
galantuomo
,
e
gli
volevo
bene
come
a
un
fratello
-
e
il
prete
sospirò
,
mandando
dai
denti
,
che
aveva
radi
e
cavallini
,
un
fischietto
acuto
.
-
Pasquale
verrà
a
portarle
il
caffè
;
faremo
colazione
assieme
un
'
ora
prima
ch
'
ella
parta
,
giacché
vuole
proprio
partire
;
intanto
dorma
tranquillo
,
e
felice
notte
.
-
Felice
notte
.
4
La
camera
,
assai
grande
,
era
posta
in
un
angolo
dell
'
immenso
edificio
;
aveva
due
finestre
piccole
,
dalle
quali
si
vedeva
giù
nella
notte
una
zona
biancastra
e
poi
uno
spazio
nero
,
che
si
confondeva
con
le
tenebre
fitte
del
cielo
.
Continuava
a
nevicare
,
e
tirava
vento
.
Il
letto
alto
e
larghissimo
aveva
l
'
ampio
padiglione
di
damasco
cremisi
a
fiorami
gialli
,
con
quattro
angioletti
dorati
sulle
aste
torte
;
la
coperta
,
che
scendeva
sino
a
terra
,
era
di
raso
giallo
con
disegni
verdi
,
orlata
di
pizzo
bianco
.
Accanto
al
letto
stava
l
'
inginocchiatoio
,
e
sull
'
inginocchiatoio
spiccava
dal
parato
del
muro
un
crocifisso
d
'
ebano
.
Una
delle
pareti
era
ornata
di
un
quadro
assai
bello
,
che
figurava
un
santo
col
bambino
Gesù
;
nelle
altre
si
vedevano
in
piccole
cornici
alquante
riproduzioni
della
sacra
Immagine
,
qua
ricamata
a
fili
di
seta
rossa
in
raso
bianco
,
lì
eseguita
a
bucherelli
e
ritagli
in
cartoncino
,
o
modellata
in
cera
tramezzo
a
nuvole
di
cherubini
e
a
ghirlande
di
frutta
e
fiori
.
Nella
camera
reverendissima
stonava
la
scatola
di
cerini
,
che
Pasquale
aveva
lasciato
,
dove
dall
'
una
parte
si
vedeva
un
caporale
,
che
fa
la
sua
brava
dichiarazione
alla
cuoca
,
e
dall
'
altra
una
silfide
molto
scollacciata
e
sbracciata
.
Mi
sdraiai
nel
seggiolone
,
e
m
'
occupai
un
pezzo
a
guardare
le
scintille
del
fuoco
,
che
scoppiettava
.
Non
volevo
andare
a
letto
prima
che
l
'
orologio
segnasse
le
dodici
.
Nell
'
animo
pieno
di
una
vaga
afflizione
mi
sentii
nascere
il
desiderio
acuto
dei
miei
parenti
,
de
'
miei
amici
,
che
avevo
lasciato
pochi
giorni
addietro
,
ma
che
avrei
voluto
vedere
in
quell
'
ora
appunto
,
nella
quale
l
'
anno
vecchio
spirava
e
il
novello
vedeva
la
luce
.
Poi
dicevo
tra
me
:
-
Sono
ubbie
.
Non
ci
ho
pensato
fino
a
questo
momento
,
ed
ora
perché
ci
penso
?
Che
differenza
c
'
è
egli
tra
l
'
una
e
l
'
altra
mezzanotte
?
Non
sono
forse
tutti
uguali
i
giorni
dell
'
anno
?
-
E
non
ostante
provavo
dentro
un
certo
stringimento
:
mi
pareva
di
essere
rimasto
a
un
tratto
solo
in
questo
mondo
,
e
sentivo
un
vuoto
nuovo
nella
mia
vita
,
un
nuovo
e
lacerante
distacco
dagli
affetti
mortali
.
Pensavo
ad
altre
prime
notti
dell
'
anno
:
alle
speranze
,
che
si
spingevano
audaci
nei
campi
allettatori
dell
'
avvenire
,
ai
rinnovamenti
del
cuore
umano
,
che
,
pure
invecchiando
,
crede
di
ringiovanirsi
;
e
fra
tutte
quelle
notti
,
ce
n
'
era
una
,
una
,
che
mi
tornava
con
tenace
insistenza
nella
memoria
,
come
il
ricordo
straziante
d
'
una
gran
gioia
irremissibilmente
perduta
.
Il
minuto
in
cui
un
anno
si
connette
ad
un
altro
è
una
pietra
miliare
nell
'
esistenza
dell
'
uomo
,
o
è
la
cifra
d
'
un
numero
,
che
si
muta
?
Guardavo
la
lancetta
ed
ascoltavo
il
tic
tac
del
mio
oriuolo
nel
silenzio
profondo
.
Non
si
sentì
neanche
un
rintocco
,
neanche
un
botto
di
campana
in
quell
'
ora
in
cui
la
immaginazione
dei
poeti
e
dei
bambini
evoca
le
streghe
e
gli
spettri
.
Mezzanotte
era
passata
da
un
po
'
di
tempo
,
quando
udii
un
fruscìo
,
come
di
persona
che
si
muovesse
fuori
,
ed
un
bisbiglio
,
come
di
voce
che
parlasse
sommessa
.
Tesi
l
'
orecchio
:
il
romore
continuava
.
Pigliai
allora
la
candela
,
e
,
spalancando
l
'
uscio
della
camera
,
guardai
nella
vasta
,
ricca
e
freddissima
sala
,
che
la
precedeva
.
I
grandi
ritratti
appesi
alle
pareti
,
nel
lume
pallido
sembravano
vivi
.
Forse
quei
personaggi
che
,
dopo
visitato
il
Santuario
,
avevano
mandato
in
larghe
cornici
dorate
le
loro
gravi
immagini
,
conversavano
insieme
:
erano
dame
in
abito
da
corte
,
magistrati
in
divisa
,
marescialli
in
uniformi
,
principi
,
due
re
,
tre
regine
.
La
porta
della
sala
dava
sulla
loggia
:
nella
loggia
,
sullo
scalone
non
c
'
era
un
'
anima
.
-
Oh
sta
a
vedere
che
ho
da
far
con
gli
spiriti
!
-
brontolai
fra
me
stesso
.
Rientrai
nella
camera
risoluto
a
lasciare
che
si
sbizzarrissero
a
loro
posta
,
e
,
non
avendo
sonno
,
mi
sdraiai
daccapo
nel
seggiolone
.
Il
fuoco
s
'
andava
spegnendo
,
e
la
candela
mi
lasciava
quasi
al
buio
.
Buttai
nel
camino
un
fascio
di
legne
grosse
.
Ma
ecco
che
il
bisbiglio
ed
il
fruscìo
vanno
crescendo
,
e
in
un
angolo
della
camera
s
'
apre
un
uscio
a
muro
,
ch
'
io
non
avevo
visto
,
ed
entra
col
lume
in
mano
,
parlando
tra
sé
a
frasi
lente
e
brevi
,
la
bella
bionda
.
Mi
sentii
pietrificare
.
La
donna
,
che
doveva
essere
ben
pratica
di
quella
stanza
come
dell
'
intiero
ospizio
,
dove
,
tutto
essendo
affidato
all
'
onestà
e
alla
decenza
,
gli
usci
mancavano
di
serrature
,
andò
dritta
alla
parete
sulla
quale
stava
appeso
il
quadro
,
e
,
posata
innanzi
ad
esso
,
sopra
un
tavolino
,
la
lampada
con
cui
era
venuta
,
si
mise
a
guardarlo
fissamente
con
quel
suo
occhio
che
trapassava
gli
oggetti
.
La
tela
rappresentava
un
santo
giovane
,
di
volto
pallido
,
delicato
,
soave
;
aveva
la
barba
alla
nazarena
,
i
capelli
neri
,
lo
sguardo
tenero
e
le
labbra
socchiuse
,
come
se
pronunciasse
flebilmente
una
parola
d
'
affetto
.
Accanto
,
sopra
un
altare
,
in
mezzo
a
festoni
di
allegri
fiori
,
si
vedeva
il
Bambino
,
tutto
nudo
,
che
,
alzando
i
braccini
e
facendo
atto
di
saltare
,
pareva
volesse
uscir
di
botto
dalla
cornice
per
gettarsi
nelle
braccia
di
chi
lo
stava
guardando
.
Era
roseo
,
era
paffutello
,
era
gaio
,
vispo
,
gentile
,
carezzevole
:
un
amorino
da
mangiar
di
baci
.
La
bella
bionda
guardava
ora
il
santo
,
ora
il
bambino
.
Al
santo
diceva
:
-
Ti
ricordi
,
Giovanni
,
la
mattina
in
cui
ci
siamo
sposati
?
La
mamma
non
voleva
,
il
babbo
non
voleva
;
facevano
tanti
discorsi
,
che
non
capivo
.
Io
credeva
soltanto
a
te
.
Che
lieta
mattina
!
Mi
stringevi
la
mano
,
e
mi
dicevi
una
parola
...
Ripetila
,
te
ne
scongiuro
.
La
indovino
dalla
tua
bocca
.
Eravamo
in
paradiso
,
seduti
l
'
uno
accanto
all
'
altra
sotto
un
baldacchino
,
in
mezzo
a
un
prato
fiorito
,
e
le
fanciulle
e
i
giovinetti
ci
venivano
intorno
a
cantare
,
a
suonare
,
a
ballare
;
ci
facevano
una
riverenza
,
e
noi
salivamo
nel
nostro
trono
un
gradino
più
in
su
,
poi
un
altro
gradino
e
un
altro
gradino
ancora
:
era
la
scala
di
Giacobbe
.
Quando
fummo
arrivati
al
più
alto
di
tutti
i
cieli
,
mentre
ti
davo
un
bacio
,
una
mano
di
ferro
mi
buttò
giù
d
'
un
colpo
,
e
allora
precipitai
dalle
nuvole
a
capo
fitto
,
e
scendevo
,
scendevo
sempre
,
e
il
viaggio
non
terminava
mai
.
Era
un
sogno
.
Ti
ho
ritrovato
;
eppure
non
somigli
a
quello
di
prima
.
Prima
mi
parlavi
,
mi
baciavi
,
mi
stringevi
fra
le
tue
braccia
;
eravamo
in
festa
tutta
la
settimana
;
ora
sì
,
mi
vuoi
bene
,
non
dico
di
no
,
ma
sei
tutto
misteri
.
Vuoi
che
aspetti
?
Sempre
aspettare
,
sempre
.
Domani
,
doman
l
'
altro
,
non
ti
risolvi
mai
.
T
'
amo
tanto
,
che
mi
contento
di
guardarti
,
Giovanni
,
Giovanni
.
Aveva
un
sorriso
pieno
di
lagrime
;
la
sua
voce
insinuante
,
rispettosa
,
timida
,
avrebbe
rammollito
una
rupe
.
Continuò
a
guardare
e
tacque
per
un
istante
;
poi
,
mutando
espressione
,
si
volse
al
putto
:
-
Bambino
mio
,
anche
tu
mi
dici
di
attendere
.
Domani
,
doman
l
'
altro
!
Sei
cattivo
.
La
tua
mamma
t
'
adora
,
luce
degli
occhi
miei
,
sangue
del
mio
sangue
,
carino
,
diavolino
mio
;
e
tu
mi
stendi
le
manine
care
e
ti
rivolgi
verso
di
me
,
ma
non
t
'
affretti
a
ricadere
sul
seno
che
t
'
ha
nutrito
.
Non
ingannarmi
,
monello
.
Dormivi
in
una
cuna
ornata
di
brillanti
,
e
gli
angioletti
ti
cantavano
la
ninna
nanna
,
e
le
farfalle
con
le
loro
ali
di
tutti
quanti
i
colori
ti
svolazzavano
intorno
;
ma
un
dì
sei
scomparso
,
non
t
'
ho
trovato
più
,
sparito
sotto
un
monte
di
fiori
,
sotto
un
manto
ricamato
d
'
oro
e
d
'
argento
,
in
mezzo
ai
ceri
,
ai
bimbi
,
ai
canti
...
Ora
che
sei
tornato
,
perché
non
mi
balzi
in
grembo
?
Non
l
'
ami
più
questo
petto
?
-
e
si
sbottonava
dinanzi
il
vestito
azzurro
,
e
mostrava
al
figliuolo
il
seno
ignudo
,
mentre
la
immagine
dipinta
del
fanciullo
continuava
a
sogguardarla
e
a
ridere
.
Un
forte
scoppiettìo
del
fuoco
,
che
in
quel
silenzio
da
tomba
sembrò
un
fracasso
diabolico
,
le
fece
voltare
il
capo
,
e
mi
vide
.
Mi
cacciai
nel
fondo
della
poltrona
,
cercando
di
farmi
piccino
,
di
schiacciarmi
nella
spalliera
imbottita
,
tanto
da
sfuggire
all
'
occhio
tranquillo
e
tremendo
.
Mi
si
avvicinò
piano
piano
,
senza
curarsi
di
allacciare
l
'
abito
;
mi
porse
le
mani
piccole
e
bianche
,
facendo
segno
che
le
dessi
le
mie
:
gliele
diedi
;
allora
ella
,
stringendomele
,
mi
tirò
a
sé
lentamente
,
ma
vigorosamente
,
sicché
mi
alzai
ritto
di
contro
a
lei
,
confuso
e
tremante
.
Mi
prese
il
capo
fra
le
mani
,
e
si
pose
ad
esaminarmi
.
-
I
tuoi
capelli
,
-
bisbigliava
,
-
sono
mutati
.
Mi
sembrano
meno
neri
.
Ti
sei
fatto
radere
la
barba
-
e
passava
le
mani
delicate
intorno
alle
mie
guance
ed
al
mento
.
-
I
tuoi
occhi
non
brillano
più
del
loro
fuoco
divoratore
.
Ma
io
,
Giovanni
,
t
'
amo
tanto
,
tanto
!
Aggrottava
le
ciglia
come
se
tentasse
di
pensare
.
Avvicinò
le
sue
labbra
alle
mie
;
io
mi
ritrassi
;
ma
ella
,
che
mi
stringeva
sempre
il
capo
fra
le
mani
,
trattenendomi
,
pose
la
sua
sulla
mia
bocca
.
Le
labbra
erano
di
ghiaccio
,
e
il
respiro
di
quella
larva
di
donna
pareva
un
lievo
soffio
gelato
.
Mormorò
:
-
Dimmi
che
mi
ami
.
Non
sono
sempre
la
tua
sposa
,
la
tua
cara
,
la
tua
bella
?
Nello
studiarmi
di
retrocedere
quasi
insensibilmente
e
nel
tentare
di
svincolarmi
da
quella
stretta
rigida
,
caddi
sulla
poltrona
.
La
giovine
si
mise
a
sedere
sulle
mie
ginocchia
,
circondandomi
il
collo
con
il
braccio
sinistro
,
mentre
con
l
'
altra
mano
m
'
accarezzava
il
volto
.
-
Senti
,
ho
freddo
,
-
diceva
.
-
Vieni
,
vieni
a
scaldarmi
-
,
e
mi
sussurrava
nell
'
orecchio
delle
parole
,
ch
'
io
non
volevo
intendere
.
Intanto
il
fuoco
illuminava
di
luce
rossa
e
oscillante
quei
lunghi
capelli
d
'
oro
,
la
faccia
gentile
,
il
collo
,
i
seni
nudi
e
turgidi
.
Sentivo
offuscarmi
il
cervello
,
come
se
il
vecchio
vino
bevuto
alla
cena
mi
portasse
di
colpo
tutti
i
suoi
fumi
alla
testa
.
Non
riescivo
a
liberarmi
dal
peso
e
dall
'
abbraccio
di
lei
,
che
mi
fissava
sempre
con
il
suo
sguardo
di
donna
innamorata
in
un
mondo
vano
di
spettri
,
e
nella
quale
i
segni
della
passione
terrena
prendevano
l
'
aspetto
innocente
e
agghiacciante
di
una
fatalità
tutta
inconscia
.
Ripeteva
:
-
Vieni
a
scaldarmi
,
vieni
,
-
e
m
'
obbligava
a
porle
una
mano
sul
petto
e
a
baciarla
.
Dagli
alari
cadde
sul
pavimento
un
tizzone
acceso
,
che
rotolò
fino
ai
piedi
della
donna
.
La
sollevai
di
sbalzo
e
mi
precipitai
per
rimettere
con
le
molle
nel
focolare
il
legno
ardente
,
profittando
poi
subito
della
confusione
per
fuggire
nella
gran
sala
attigua
,
senza
che
la
giovane
se
n
'
avvedesse
.
Ascoltai
all
'
uscio
:
non
si
sentiva
più
nulla
.
Dopo
qualche
minuto
,
inquieto
di
quello
stesso
silenzio
,
socchiudendo
l
'
imposta
,
guardai
nella
camera
.
La
bionda
stava
di
nuovo
immobile
rimpetto
al
quadro
,
contemplandolo
.
Non
parlava
,
non
sorrideva
.
Finalmente
,
sottovoce
,
ma
con
accento
di
fiducia
sublime
,
ripeté
più
volte
:
-
Tornerò
domani
,
tornerò
domani
-
,
e
,
ripreso
il
lume
,
senza
guardare
intorno
,
lenta
,
grave
,
se
n
'
andò
via
dall
'
uscio
dond
'
era
entrata
.
5
Quel
dolore
,
svanito
nelle
memorie
e
nelle
speranze
,
mi
aveva
straziato
l
'
anima
.
M
'
accorsi
di
essere
assiderato
,
e
andai
a
letto
,
dove
,
tremando
dal
freddo
tutta
la
notte
,
non
mi
riuscì
di
chiudere
occhio
neanche
un
minuto
.
Alle
nove
uscivo
dal
Santuario
per
arrampicarmi
sul
monte
.
Nel
passare
dall
'
atrio
scansai
Pasquale
,
che
dianzi
,
portandomi
il
caffè
,
con
la
gamba
destra
zoppicante
e
col
muso
ingrugnato
,
non
aveva
neanche
avuto
la
degnazione
di
darmi
il
buon
giorno
.
Vedendomi
andare
in
fretta
,
mi
chiamò
:
-
Scusi
,
signore
,
se
incontrasse
suor
Maria
la
rimandi
all
'
ospizio
.
-
Suor
Maria
,
chi
è
?
La
chiamiamo
così
tanto
per
intenderci
.
È
la
signora
bionda
,
vestita
con
l
'
abito
delle
Figlie
di
Gesù
,
ch
'
ella
vide
qui
ieri
a
sera
.
-
È
uscita
?
-
Pur
troppo
.
Non
la
ho
trovata
né
in
chiesa
,
né
in
nessun
altro
luogo
.
Un
contadino
dice
di
aver
incontrato
alle
sette
circa
una
Figlia
di
Gesù
sulla
strada
delle
cappelle
.
È
la
prima
volta
in
tre
settimane
che
suor
Maria
s
'
allontana
così
dall
'
ospizio
.
Dio
voglia
che
non
le
accada
una
disgrazia
su
queste
rupi
,
con
questa
neve
.
Lo
predicavo
io
che
lasciarla
così
sola
e
libera
era
un
'
imprudenza
-
.
Due
grosse
lagrime
scendevano
sulle
ruvide
guance
di
Pasquale
,
e
sospirava
forte
.
-
Sentite
,
Pasquale
,
non
ha
parenti
quella
poveretta
?
-
Ha
padre
e
madre
;
ma
non
vogliono
veder
la
figliuola
,
perché
si
maritò
senza
il
loro
consenso
:
gente
cattiva
,
malvista
da
tutto
il
paese
.
-
E
il
marito
?
-
Un
poco
di
buono
.
Le
mangiò
quel
po
'
di
dote
,
e
un
bel
giorno
se
ne
scappò
via
,
in
America
,
pare
,
piantandola
senza
un
soldo
,
con
un
bambino
di
cinque
mesi
.
-
E
il
bambino
?
-
Tre
giorni
dopo
fuggito
il
padre
,
morì
.
Allora
la
disgraziata
...
-
e
Pasquale
agitò
due
volte
la
mano
destra
innanzi
alla
fronte
,
poi
continuò
:
-
Il
nostro
rettore
,
sant
'
uomo
,
ch
'
era
il
suo
confessore
e
non
voleva
fosse
consegnata
ai
cattivi
genitori
,
la
fece
venire
qui
,
affidandola
alle
Figlie
di
Gesù
.
Per
carità
,
signore
,
veda
se
può
trovarla
sulla
china
del
monte
,
verso
le
cappelle
.
Io
non
mi
posso
muovere
.
-
State
quieto
,
buon
uomo
,
cercherò
,
dappertutto
.
Ma
tornerà
senza
dubbio
da
sé
.
-
Dio
lo
voglia
.
Ho
un
brutto
presentimento
.
Mi
fermai
fuori
della
cancellata
un
poco
a
studiare
le
orme
.
Cercavo
quelle
di
due
piedi
piccoli
,
e
mi
parve
di
trovarle
.
La
neve
alta
,
non
essendo
gelata
alla
superficie
,
serbava
le
impronte
.
Scintillava
come
se
fosse
tutta
cosparsa
di
brillantini
;
raddolciva
gli
avvallamenti
del
terreno
,
i
precipizii
,
i
burroni
,
ma
li
mascherava
,
e
le
tortuosità
della
viuzza
erta
,
che
,
tagliata
nel
masso
,
conduceva
su
su
alle
cappelle
,
s
'
indovinava
appena
.
Non
solo
aveva
smesso
di
nevicare
,
ma
il
cielo
,
in
gran
parte
sereno
,
con
quel
contrasto
del
bianco
della
terra
,
che
abbagliava
gli
occhi
,
appariva
d
'
un
colore
turchino
splendido
.
Camminavo
seguendo
le
peste
leggiere
,
le
quali
ora
,
per
un
buon
tratto
,
si
seguivano
regolarmente
,
ora
si
smarrivano
di
qua
o
di
là
per
rientrare
poco
dopo
sulla
linea
torta
della
via
,
e
nello
stesso
tempo
guardavo
in
basso
alla
valle
,
alla
pianura
.
Sulla
pianura
stava
,
immobile
,
una
massa
non
interrotta
,
lunghissima
di
nubi
dense
,
che
si
vedevano
dall
'
alto
al
basso
.
Illuminate
dal
vivo
sole
parevano
candide
sul
dorso
,
d
'
un
candore
argenteo
,
e
coperte
come
di
ondulazioni
,
di
vette
,
di
punte
strane
,
che
le
facevano
somigliare
a
catene
di
monti
nevosi
,
e
sembrava
di
potervi
camminare
sopra
;
ma
di
giù
erano
brune
,
tenebrose
,
fracide
di
folgori
e
di
tempeste
,
e
mettevano
in
un
'
ombra
triste
e
nera
i
paeselli
e
i
campi
della
vallata
lontana
.
Sotto
a
quella
coltre
,
a
quella
cappa
plumbea
doveva
farci
notte
.
Le
traccie
si
perdevano
.
A
destra
,
dalla
parte
del
mezzodì
,
il
monte
alzandosi
a
picco
sopra
la
strada
,
serbava
in
essa
la
neve
tanto
ghiacciata
,
lustra
,
sdrucciolevole
,
che
non
si
poteva
reggersi
in
piedi
.
Poco
appresso
le
pedate
ricomparivano
.
Giunto
a
'
piedi
della
prima
cappella
,
m
'
arrampicai
più
lesto
:
guardai
dentro
,
non
v
'
era
nessuno
,
ma
si
vedeva
sul
suolo
il
segno
della
neve
portata
di
fresco
dalle
scarpe
d
'
una
persona
,
la
quale
era
andata
fino
al
cancello
,
che
divide
la
parte
destinata
ai
preganti
dalla
parte
destinata
alle
immagini
.
La
scena
rappresentava
in
molte
figure
grandi
al
naturale
,
eseguite
in
terra
cotta
e
dipinte
a
briosi
colori
,
la
Natività
di
nostro
Signore
;
personaggi
sacri
e
personaggi
profani
,
animali
e
prospettive
,
tutto
sembrava
il
vero
tale
e
quale
,
un
vero
che
stupiva
e
che
disgustava
.
Tornai
a
camminare
con
l
'
animo
sempre
più
inquieto
e
con
ansia
sempre
più
affannata
.
Mi
asciugavo
la
fronte
,
da
cui
gocciolava
il
sudore
;
sbottonavo
la
pelliccia
;
le
ginocchia
mi
tremavano
;
dovetti
fermarmi
un
istante
a
riprender
fiato
.
In
quel
mentre
si
distendeva
giù
,
dal
Santuario
verso
il
piccolo
cimitero
,
l
'
accompagnamento
funebre
del
barbiere
.
Innanzi
alla
bara
,
portata
da
quattro
contadini
,
camminavano
il
sagrestano
col
crocifisso
,
il
rettore
,
più
dritto
,
più
lungo
,
più
magro
della
sera
innanzi
e
occupato
a
tenere
in
freno
le
sue
gambe
interminabili
ed
impazienti
,
e
due
preti
vecchi
,
i
quali
stropicciavano
i
piedi
sulla
neve
,
temendo
di
scivolare
a
ogni
passo
.
Dietro
alla
bara
venivano
sei
Figlie
di
Gesù
,
delle
quali
le
voci
limpide
,
soavemente
accordate
insieme
,
destavano
gli
echi
lenti
della
montagna
.
Dieci
o
dodici
persone
chiudevano
il
breve
corteo
,
che
andava
strisciando
come
un
serpe
le
curve
della
strada
stretta
.
Intanto
io
giungevo
alla
seconda
cappella
,
poi
alla
terza
,
alla
quarta
.
Le
orme
si
fermavano
alla
porta
di
questa
ultima
.
Esclamai
con
gioia
:
-
È
salva
-
,
e
mi
precipitai
nell
'
interno
dell
'
oratorio
.
Chiamavo
:
-
Suor
Maria
,
suor
Maria
.
Tutto
era
sossopra
.
Una
parte
del
cancello
,
scassinata
a
forza
,
stava
rovesciata
sul
pavimento
;
le
figure
in
terra
cotta
rappresentavano
la
Strage
degli
Innocenti
.
Tutti
i
bimbi
erano
stati
strappati
dalle
branche
dei
carnefici
,
e
deposti
regolarmente
l
'
uno
accanto
all
'
altro
sul
gradino
del
parapetto
.
Ai
manigoldi
mancavano
la
testa
,
le
mani
o
le
braccia
,
e
codeste
membra
si
vedevano
sparse
sul
suolo
.
Erode
,
circondato
dai
grandi
satrapi
e
dalle
sue
cortigiane
,
guardava
impassibile
dall
'
alto
del
trono
alla
bizzarra
punizione
dei
proprii
sgherri
;
e
costoro
,
in
attitudini
furiosamente
crudeli
,
mutilati
a
quel
modo
,
apparivano
anche
più
spaventosi
,
mentre
le
donne
discinte
,
disperate
,
continuavano
a
trascinarsi
alle
loro
ginocchia
,
implorando
pietà
.
Mi
cacciai
per
entro
alla
confusione
.
Fra
quelle
sculture
,
che
parevano
la
verità
viva
,
fra
quelle
madri
nel
parossismo
del
dolore
,
fra
quei
fanciulli
squartati
,
vidi
finalmente
una
figura
di
donna
stesa
a
terra
con
le
mani
insanguinate
,
con
le
vesti
a
brandelli
,
coi
capelli
biondi
,
ed
un
sorriso
angelico
sulle
labbra
bianche
,
e
nel
volto
una
espressione
di
beatitudine
soprannaturale
.
Stringeva
al
petto
uno
dei
putti
di
terra
cotta
,
roseo
e
ricciuto
.
Era
gelata
,
il
suo
cuore
non
batteva
più
,
viveva
unicamente
nel
suo
sorriso
.
La
coprii
con
la
mia
pelliccia
,
e
corsi
fuori
per
cercare
aiuto
.
Passava
giù
nella
strada
del
cimitero
,
quasi
a
piombo
,
il
funerale
del
barbiere
.
Mi
posi
a
gridare
con
tutta
la
forza
de
'
miei
polmoni
:
-
Signor
rettore
,
signor
rettore
,
suor
Maria
è
moribonda
qui
nella
cappella
;
non
c
'
è
un
minuto
da
perdere
;
venga
,
per
carità
,
venga
subito
-
.
Il
rettore
diede
uno
sbalzo
,
piantò
lì
la
bara
,
e
principiò
a
salire
con
quelle
sue
gambe
a
pertica
,
saltando
sulla
neve
,
facendo
passi
da
gigante
,
aiutandosi
con
le
ginocchia
,
con
le
mani
,
affrontando
senza
esitare
gli
ostacoli
,
non
curando
i
pericoli
,
volando
.
Quando
giunse
all
'
oratorio
,
la
bella
bionda
,
ch
'
era
morta
,
sorrideva
ancora
.
Quattr
'
ore
al
lido
Schizzo
dal
vero
.
L
'
acqua
era
tiepida
,
il
mare
uno
specchio
.
Nuotando
ora
lesto
,
ora
tardo
,
m
'
ero
allontanato
bene
dalla
riva
,
sicché
la
barca
di
salvamento
mi
veniva
dietro
,
e
i
barcaiuoli
gridavano
che
gli
Avvisi
proibiscono
di
scostarsi
troppo
dai
Bagni
.
Uomo
avvisato
,
mezzo
salvato
.
Vedendo
che
non
davo
retta
alla
legge
,
i
barcaiuoli
se
ne
tornarono
indietro
,
e
mi
lasciarono
solo
.
Nell
'
acqua
profonda
sentivo
di
quando
in
quando
una
corrente
fresca
,
e
mi
scorreva
sulla
pelle
un
leggiero
brivido
;
poi
tornavo
nel
tepore
quieto
e
beato
.
Quella
libertà
delle
membra
in
mezzo
a
quella
immensità
di
mare
è
un
conforto
ineffabile
,
un
'
allegria
sublime
.
Non
un
'
onda
,
non
una
voce
.
L
'
edificio
dei
Bagni
era
diventato
piccino
.
Mi
pareva
di
entrare
nell
'
infinito
.
Cacciavo
sotto
il
capo
con
gli
occhi
aperti
per
vedere
il
verde
diafano
,
di
una
gradazione
così
delicata
,
così
gentile
,
che
avrei
voluto
sprofondarmici
dentro
,
sicuro
di
trovare
al
fondo
del
colore
smeraldino
una
sirena
bionda
.
Bevevo
l
'
acqua
salata
.
Tornavo
fuori
con
la
testa
,
quando
mi
mancava
tutta
l
'
aria
nel
petto
,
e
aspiravo
in
furia
,
e
sbuffavo
,
e
in
ogni
boccata
d
'
aria
c
'
era
qualche
goccia
di
sale
.
Ma
l
'
istante
in
cui
si
esce
dall
'
incanto
del
gorgo
è
terribile
.
Non
si
vede
più
nulla
:
sembra
di
entrare
,
asfitici
,
nelle
tenebre
della
morte
.
I
capelli
si
appiccicano
sugli
occhi
,
l
'
acqua
che
sgocciola
dal
fronte
impedisce
alle
palpebre
di
aprirsi
.
Si
respira
con
ansia
,
ma
si
è
ciechi
,
d
'
una
cecità
spaventosa
,
che
dura
meno
di
un
minuto
secondo
.
Quand
'
ero
un
po
'
stanco
,
facevo
il
morto
.
Mi
coricavo
sul
mare
come
sopra
il
più
morbido
dei
cuscini
,
immobile
,
con
le
braccia
aperte
e
con
le
gambe
unite
.
Il
mare
mi
dondolava
placidamente
,
cantandomi
la
ninna
nanna
.
Sull
'
orizzonte
non
vedevo
dinanzi
a
me
altro
che
le
punte
de
'
miei
piedi
;
ma
di
contro
al
mio
viso
si
apriva
la
grandezza
dei
cieli
.
Guardavo
le
nubi
in
faccia
.
Come
nelle
carrozze
della
ferrovia
accade
spesso
di
credere
che
si
vada
in
direzione
opposta
a
quella
nella
quale
corre
il
treno
,
e
si
sbalza
,
e
si
guarda
esterrefatti
;
così
a
me
sembrò
per
un
istante
di
essere
in
piedi
,
e
di
vedere
l
'
abisso
azzurro
al
di
sopra
e
al
di
sotto
.
Mi
pareva
di
stare
appoggiato
ad
una
parete
verticale
interminabile
,
nel
mezzo
ad
una
immensità
vertiginosa
di
colori
strani
.
Lo
splendore
del
tramonto
prendeva
figura
come
di
fuoco
diffuso
,
di
oro
liquefatto
,
di
vapore
celeste
misteriosissimo
,
di
brune
macchie
minacciose
e
di
bizzarri
luccicori
d
'
argento
:
l
'
atmosfera
del
sole
vista
nel
sole
non
può
essere
diversa
.
Ma
una
ondetta
,
passandomi
sul
fronte
,
mi
richiamava
alla
realtà
;
e
allora
io
mi
gustavo
di
nuovo
la
dolcezza
di
quel
giaciglio
soffice
e
fresco
.
E
di
botto
mi
rivoltavo
,
e
coi
remi
delle
braccia
e
delle
gambe
,
andando
rapido
,
ma
in
giusta
simmetria
e
senza
fatica
,
vogavo
un
pezzo
;
poi
sbattevo
le
mani
e
i
piedi
sull
'
acqua
,
alzando
una
spuma
candida
di
perlette
,
che
subito
si
scioglieva
nell
'
ampio
verde
.
Il
verde
nel
mare
è
di
una
varietà
,
che
gl
'
impasti
dei
più
raffinati
colori
e
le
più
sottili
velature
non
possono
imitare
neanche
di
lontano
.
Non
parlo
delle
spiagge
e
dei
mari
diversi
;
lo
stesso
mare
,
la
stessa
spiaggia
nella
stessa
stagione
non
ha
mai
la
stessa
tinta
l
'
un
giorno
e
l
'
altro
.
Ad
ogni
moto
dell
'
acqua
corrisponde
una
gradazione
differente
di
verde
,
di
azzurro
,
di
tinte
neutre
,
e
i
moti
dell
'
acqua
sono
innumerevoli
,
dalla
impassibile
calma
ai
furori
ciechi
della
tempesta
.
Anche
senza
andare
fino
allo
spavento
dei
cavalloni
,
il
nuotatore
lo
sa
.
Conosce
le
ondette
piccole
,
che
,
come
il
passo
rapido
e
breve
di
una
crestaina
,
si
seguono
l
'
una
all
'
altra
senza
romore
:
sono
verdoline
con
un
pizzico
di
giallo
.
Conosce
le
ondette
larghe
,
lente
,
ancora
graziose
e
leggermente
azzurrognole
,
indizio
di
una
bufera
lontana
.
E
poi
le
onde
maestose
,
quasi
direi
di
stile
classico
,
nelle
quali
il
nuotatore
si
lascia
calare
all
'
avvallamento
e
portare
al
colmo
con
il
viso
e
con
i
capelli
asciutti
,
basta
premere
le
mani
e
incurvare
la
persona
in
forma
di
sirena
,
mentre
il
flutto
s
'
innalza
;
e
dall
'
alto
si
vedono
le
creste
regolari
,
allineate
delle
altre
onde
,
che
sembrano
i
solchi
di
un
immenso
campo
;
e
nel
basso
si
crede
di
essere
caduti
al
fondo
di
un
fosso
,
tanto
i
marosi
,
che
chiudono
la
vista
,
somigliano
a
sponde
erbose
e
ripide
.
In
mare
il
tempo
s
'
allunga
.
L
'
allegria
o
la
tristezza
,
l
'
ardire
o
la
paura
fermano
l
'
attimo
;
e
si
pensa
in
un
minuto
più
e
meglio
di
quel
che
in
terra
si
penserebbe
in
un
'
ora
.
E
un
altro
dì
ci
sono
le
onde
pettegole
,
che
scherzano
intorno
sgarbate
,
vi
spruzzano
,
ciarlando
,
la
loro
saliva
in
volto
,
non
vi
lasciano
respirare
,
vi
tirano
di
qua
,
vi
premono
di
là
,
vi
gridano
nelle
orecchie
con
un
fracasso
assordante
ed
impertinente
,
come
le
donne
delle
Baruffe
chioggiotte
.
Ma
Dio
vi
salvi
dalle
onde
matte
,
uscite
dai
manicomii
del
gorgo
,
coperte
della
loro
densa
bava
bianca
,
nelle
quali
,
a
un
tratto
,
vi
sentite
sommerso
,
arrovesciato
,
travolto
,
e
quando
finalmente
mettete
fuori
la
testa
,
un
'
altra
onda
vi
si
sbatte
in
faccia
e
vi
spezza
il
respiro
;
poi
,
diventato
sospettoso
,
guardate
in
giro
con
tanto
d
'
occhi
,
e
vi
apprestate
a
ricevere
degnamente
sul
petto
una
ondata
minacciosa
,
che
vedete
precipitarsi
contro
di
voi
,
e
già
quasi
vi
seppellisce
,
ma
ecco
invece
che
si
spiana
e
si
risolve
in
nulla
;
gli
assalti
vi
vengono
vigliaccamente
dai
fianchi
e
dalle
spalle
,
senz
'
ordine
,
senza
ragione
;
vi
stancate
,
vi
spossate
,
cominciate
a
disperare
;
date
quasi
un
addio
alla
terra
,
e
toccate
dopo
sovrumani
sforzi
la
riva
,
uscendo
da
quell
'
acqua
sciaguattata
da
tutti
i
venti
,
nera
,
orlata
di
certe
frange
e
certi
fiocchi
d
'
argento
sudicio
,
che
le
dànno
aspetto
di
uno
sconfinato
drappo
funereo
.
Eppure
nel
mare
quieto
o
nel
mare
agitato
l
'
uomo
si
sente
pieno
di
vigoria
.
La
sua
buona
vanità
gli
fa
credere
o
di
dominar
la
natura
,
o
di
essere
tanto
grande
,
che
Dio
,
per
ischiacciarlo
,
debba
scatenargli
contro
tutte
le
furie
degli
abissi
.
Svaniscono
le
noie
mortali
,
il
cuore
si
ritempra
,
si
fa
provvisione
di
coraggio
e
di
forza
.
Un
'
ora
in
mare
è
un
'
ora
bene
impiegata
:
in
quella
salsedine
c
'
è
un
po
'
di
ferro
per
l
'
anima
.
Uscendo
dall
'
acqua
si
diventa
Greci
.
Dopo
essere
saliti
le
lunghe
scale
di
legno
,
dove
sui
gradini
viscidi
s
'
arrischia
di
sdrucciolare
e
le
alghe
fanno
talvolta
dei
brevi
taglietti
ai
piedi
,
si
entra
nel
proprio
camerino
e
si
avvolge
il
corpo
nudo
in
un
ampio
lenzuolo
;
poi
si
esce
così
drappeggiati
sul
ballatoio
,
che
guarda
il
mare
.
Alcuni
bagnanti
stanno
ancora
in
acqua
presso
la
riva
,
tenendosi
-
disgraziati
!
-
alle
corde
,
e
piantati
sull
'
arena
,
dove
passeggiano
i
granchi
.
L
'
immobilità
li
intirizzisce
,
li
raggricchia
:
paiono
ranocchie
umane
.
E
quant
'
è
difficile
trovare
il
corpo
bello
di
un
uomo
!
Nella
donna
la
bellezza
delle
membra
è
men
rara
:
basta
l
'
armonia
delle
parti
,
una
certa
rotondità
gentile
,
una
certa
bianchezza
trasparente
e
rosea
,
e
forse
il
desiderio
ci
fa
meno
difficili
.
Ma
nell
'
uomo
la
vigoria
sana
deve
accoppiarsi
alla
snellezza
morbida
;
le
membra
sciolte
,
giuste
,
né
troppo
asciutte
,
né
pesanti
di
polpa
;
una
espressione
generale
di
ardire
elegante
.
Gli
antichi
volevano
la
grazia
persino
sui
campi
di
battaglia
.
In
Tessaglia
la
iscrizione
di
una
statua
diceva
:
Ad
Elatione
,
che
ben
ballò
la
battaglia
,
questa
statua
il
popolo
.
La
sproporzione
,
da
noi
moderni
tollerata
con
indifferenza
,
era
insopportabile
agli
antichi
.
Un
dì
ad
un
mimo
tarchiato
e
grasso
il
pubblico
vociò
ridendo
:
Non
isfondare
il
palco
;
un
altro
dì
ad
un
mimo
pallido
e
mingherlino
mandò
ironicamente
questo
saluto
:
Fa
di
star
sano
,
e
un
'
altra
volta
ad
uno
di
troppo
alta
statura
,
figurante
Capaneo
che
si
avventa
alle
mura
di
Tebe
,
gridò
indispettito
:
Scavalca
il
muro
,
non
hai
bisogno
di
scale
.
Sul
ballatoio
,
verso
il
mare
,
si
atteggiavano
dunque
dieci
o
dodici
uomini
panneggiati
di
bianco
.
Avevano
messo
sul
capo
l
'
asciugamano
in
forma
di
Palliolum
,
e
si
avvolgevano
il
corpo
con
il
lenzuolo
a
modo
di
Pallium
,
nelle
diverse
fogge
,
che
piacevano
meglio
a
quella
naturale
affettazione
,
da
cui
l
'
uomo
coperto
di
un
gran
manto
non
si
sa
quasi
mai
liberare
.
I
Greci
avevano
venti
modi
di
acconciarsi
il
pallio
:
affibbiato
sul
petto
,
affibbiato
alle
spalle
,
senza
ripiegatura
,
addoppiato
,
con
le
mani
nascoste
,
con
un
braccio
fuori
dalla
spaccatura
di
destra
,
con
un
lembo
sopra
una
spalla
corto
,
con
un
lembo
sopra
una
spalla
lungo
,
stretto
alle
anche
con
pieghettine
trite
,
ondeggiante
in
gonfi
svolazzi
o
libero
di
cadere
in
larghi
piani
ed
in
ampie
curve
.
Ogni
maniera
aveva
il
suo
proprio
nome
,
conveniente
ai
zerbinotti
,
ai
filosofi
,
ai
viaggiatori
,
ad
ogni
classe
di
persone
.
Tacito
si
lagnava
già
delle
vesticciuole
misere
degli
oratori
romani
,
e
che
le
portassero
male
.
Figuratevi
noi
la
bella
figura
che
facciamo
,
usciti
dall
'
acqua
,
in
quei
pallii
bagnati
e
appiccicaticci
!
L
'
aria
salata
e
la
ginnastica
del
nuoto
mettono
in
corpo
una
gran
fame
.
Andai
sul
terrazzo
de
'
Bagni
,
e
ordinai
da
pranzare
.
L
'
edificio
,
che
si
distende
in
una
lunghissima
linea
retta
,
è
tutto
di
legno
e
piantato
su
alte
palafitte
,
le
quali
lasciano
sfogo
ai
marosi
quando
il
mare
è
grosso
,
e
quando
è
tranquillo
rompono
a
'
loro
piedi
le
onde
placide
,
che
pure
mandano
romore
a
intervalli
misurato
e
grave
,
quasi
battute
sorde
di
un
maestro
di
cappella
.
Il
coro
,
l
'
armonia
di
quell
'
ora
non
si
può
descrivere
.
Tutto
si
fonde
in
un
accordo
pieno
e
gaio
,
profondo
e
vago
:
arpa
eolia
dell
'
infinito
.
Il
sole
baciava
quasi
l
'
orizzonte
,
e
scendeva
dalla
parte
opposta
al
mare
,
dietro
al
Lido
,
dietro
alla
laguna
,
dietro
a
Venezia
.
I
suoi
raggi
orizzontali
non
toccavano
più
la
superficie
della
marina
,
che
era
diventata
scura
e
azzurrastra
;
ma
andavano
a
ferire
dritti
due
vele
lontane
di
due
barche
da
pescatori
,
facendole
brillare
d
'
un
colore
giallo
dorato
,
fiammelle
fantastiche
.
Il
piano
immenso
del
mare
nudo
;
non
uno
scoglio
,
non
una
lingua
di
terra
per
quanto
l
'
occhio
cercasse
:
pareva
di
navigare
sopra
un
vascello
fatato
nell
'
Oceano
a
mille
miglia
da
terra
.
E
le
due
vele
splendevano
;
e
il
cielo
pigliava
una
tinta
brunetta
ancora
cilestra
,
qua
e
là
rallegrata
da
qualche
nuvola
mezza
in
ombra
e
mezza
in
luce
,
la
quale
vagava
lenta
e
a
poco
a
poco
s
'
impiccoliva
e
svaniva
.
L
'
appetito
mi
faceva
parere
squisite
le
vivande
,
e
la
salsedine
,
che
mi
restava
in
bocca
,
dava
al
vino
una
dolcezza
inebbriante
.
Il
ventre
si
confortava
,
e
gli
occhi
s
'
incantavano
;
e
questi
e
quello
mi
riempivano
l
'
anima
di
una
felicità
solenne
,
la
quale
porta
il
riso
sulle
labbra
e
le
lagrime
sul
ciglio
.
V
'
era
poca
gente
.
La
banda
cominciò
a
suonare
.
A
sinistra
,
intorno
ad
una
tavola
,
stava
un
gruppo
d
'
Inglesi
.
Una
delle
signore
,
vestita
di
seta
cruda
con
grandi
nastri
rossi
sull
'
abito
e
sul
cappello
,
parlava
allegra
,
faceva
mille
graziose
smorfiette
col
viso
strano
e
piacente
.
L
'
altra
alta
di
statura
,
snella
,
flessuosa
,
con
il
collo
un
po
'
lungo
,
come
le
Diane
antiche
,
il
volto
regolare
,
delicato
,
d
'
un
rosa
pallido
,
gli
occhi
di
un
fine
azzurro
marino
,
le
mani
troppo
affilate
,
ma
nobilissime
e
dello
stesso
candore
di
quel
po
'
di
pelle
,
che
il
modesto
squarcio
dell
'
abito
lasciava
vedere
sotto
la
gola
.
Si
alzava
di
tratto
in
tratto
per
correre
dietro
ad
un
bambino
di
due
anni
,
biondo
,
paffuto
,
il
quale
alla
sua
volta
correva
dietro
ad
un
grosso
cane
nero
-
un
bel
cane
,
che
nuotava
meglio
di
me
,
e
che
mentre
facevo
il
mio
bagno
in
alto
mare
,
era
venuto
a
salutarmi
con
molta
grazia
.
La
signora
vestiva
di
seta
colore
perlino
,
col
cappello
a
larghe
tese
della
medesima
stoffa
;
e
mi
ricordo
che
il
tono
neutro
e
chiarissimo
faceva
,
come
dicono
i
pittori
,
un
buco
sul
cielo
,
pareva
cioè
più
lontano
del
fondo
.
Ma
da
questo
errore
di
tavolozza
veniva
nella
gentile
persona
un
non
so
che
di
aereo
,
un
non
so
che
di
ammaliante
.
Non
era
una
donna
:
era
una
fata
.
E
il
putto
continuava
a
scapparle
ad
ogni
momento
,
e
voleva
vedere
tutto
,
toccare
tutto
;
sghignazzava
di
un
riso
da
angioletto
,
pestava
i
piedi
e
batteva
le
mani
;
si
metteva
a
sedere
sulle
ginocchia
della
gente
,
e
la
mamma
andava
allora
a
pigliarlo
,
dicendogli
qualche
parola
con
una
severità
tutta
soave
,
e
carezzandogli
con
la
mano
sottile
i
lunghi
ricci
d
'
oro
.
Ella
era
la
regina
del
terrazzo
:
una
regina
dolce
,
sicura
di
sé
,
com
'
è
sicura
l
'
innocenza
,
e
disinvolta
,
com
'
è
disinvolto
il
pudore
.
Codesta
madre
pareva
il
simbolo
della
verginità
:
credetti
in
quel
momento
al
mistero
della
Immacolata
Concezione
.
Ma
la
soave
creatura
principesca
stava
in
compagnia
di
un
signore
,
che
sembrava
vecchio
se
si
badava
a
'
suoi
capelli
grigi
e
alla
sua
barba
mezza
bianca
,
ma
che
sembrava
giovine
se
si
guardava
ai
lineamenti
e
all
'
espressione
del
volto
.
Era
il
padre
,
era
il
marito
?
Questo
problema
mi
torturò
il
cervello
per
una
buona
mezz
'
ora
.
Più
lontani
,
sparsi
a
gruppi
di
due
,
di
tre
,
di
quattro
o
solitarii
,
stavano
degli
altri
forestieri
e
qualche
raro
veneziano
,
la
più
parte
immobili
,
ascoltando
la
musica
,
guardando
in
giro
,
o
discorrendo
sotto
voce
senza
gesticolare
.
Il
mare
tranquillo
innamora
e
sgomenta
.
Quei
flutti
,
che
si
frangono
perennemente
alla
riva
e
mandano
sempre
l
'
identico
suono
;
quell
'
aria
quieta
e
fresca
,
che
si
aspira
con
lunga
voluttà
;
quell
'
orizzonte
sconfinato
,
che
pare
nello
stesso
tempo
una
linea
retta
infinita
ed
un
cerchio
infinito
:
tutto
contribuisce
a
produrre
l
'
impressione
maestosa
di
un
tempio
enorme
,
in
cui
ci
si
toglie
reverenti
il
cappello
e
ci
si
sprofonda
nella
propria
coscienza
.
Non
ho
mai
visto
nessuno
,
per
quanto
fosse
povero
di
fantasia
,
d
'
ingegno
e
di
cuore
,
il
quale
nel
mettere
i
piedi
sulla
soglia
di
una
cattedrale
bisantina
o
gotica
non
si
sentisse
invaso
da
un
arcano
senso
di
rispetto
,
e
non
interrompesse
le
parole
che
stava
pronunciando
;
ma
la
vera
chiesa
di
Dio
è
l
'
immensità
.
Lo
stato
naturale
dell
'
uomo
in
faccia
al
mare
è
il
silenzio
.
Quei
gruppi
di
persone
staccavano
bizzarramente
sul
campo
del
cielo
,
il
quale
diventava
sempre
più
fosco
:
erano
tinte
intiere
,
senza
ombreggiatura
,
che
non
trovavano
nel
tono
del
fondo
nessuna
maniera
di
fusione
;
e
già
i
colori
perdevano
la
loro
vivacità
nell
'
oscurarsi
crescente
della
sera
,
mentre
il
contorno
si
distingueva
tuttavia
preciso
e
un
po
'
secco
.
A
destra
si
muoveva
una
macchia
nera
di
camerieri
,
i
quali
,
non
sapendo
che
cosa
fare
,
discorrevano
tra
loro
.
Io
intanto
,
assottigliando
quanto
più
potevo
la
vista
,
fissavo
ancora
quelle
due
vele
lontane
,
le
quali
,
da
fiammeggianti
che
erano
quando
il
sole
mandava
loro
gli
ultimi
suoi
raggi
,
diventarono
grigie
,
e
poi
via
via
più
scure
,
finché
si
dipinsero
nere
sull
'
aria
già
lugubre
,
e
a
poco
a
poco
mi
sfuggivano
dallo
sguardo
.
Già
si
riducevano
ad
una
pennellata
quasi
impercettibile
.
Un
minuto
dopo
non
si
discernevano
più
.
Mi
rincrebbe
.
In
ogni
veduta
v
'
è
un
punto
,
al
quale
l
'
occhio
si
ferma
con
tenace
predilezione
;
e
quando
sparisce
ci
si
sente
come
strappare
qualcosa
,
e
si
piglia
quel
caso
semplice
e
inevitabile
per
un
segno
di
cattivo
augurio
.
In
faccia
al
mare
l
'
animo
si
riempie
di
pregiudizii
.
I
camerieri
accendevano
le
lampade
.
Il
cielo
si
era
lentamente
annuvolato
:
non
brillava
neanche
una
fetta
di
luna
,
non
luccicava
neanche
una
stella
.
L
'
aria
e
il
mare
si
confondevano
nel
buio
.
Solo
a
guardare
giù
dal
parapetto
del
terrazzo
si
scopriva
a
intervalli
un
po
'
del
bianco
della
spuma
sulle
onde
,
le
quali
mandavano
più
forte
,
più
frequente
e
quasi
minaccioso
il
loro
muggito
.
Uscii
dallo
Stabilimento
e
,
traversando
a
piedi
il
breve
spazio
che
divide
il
mare
dalla
laguna
,
sospirai
per
la
prima
volta
:
avrei
voluto
sentire
sul
mio
braccio
il
peso
leggiero
di
un
altro
braccio
,
e
udire
accanto
,
dopo
il
fruscìo
del
mare
,
quello
di
un
vestito
di
donna
.
Il
vaporetto
mandò
il
suo
fischio
,
e
si
partì
per
Venezia
.
La
notte
era
nera
,
la
laguna
era
cupa
.
Non
si
vedeva
altro
che
il
fanale
rosso
di
un
piccolo
vapore
,
che
veniva
,
sbuffando
,
incontro
a
noi
,
e
lontano
i
lumi
della
città
,
che
parevano
una
costellazione
piombata
in
terra
e
mezzo
spenta
.
Si
passò
la
punta
del
Giardino
,
poi
si
costeggiò
la
Riva
degli
Schiavoni
.
Il
campanile
di
San
Marco
usciva
dai
palazzi
che
lo
circondavano
e
,
illuminato
dai
fanali
della
Piazza
,
si
alzava
gigante
,
sfumandosi
nella
oscurità
verso
la
cima
e
cacciando
la
sua
punta
nelle
tenebre
delle
nubi
.
La
luce
della
Piazza
mi
abbagliò
.
I
musaici
della
chiesa
avevano
sull
'
orlo
delle
striscie
scintillanti
.
Le
finestre
spalancate
delle
Procuratìe
Vecchie
lasciavano
vedere
le
allegre
sale
illuminate
.
La
loggia
del
Palazzo
Ducale
si
perdeva
in
un
'
ombra
opaca
.
Mezz
'
ora
dopo
,
la
mia
madonnina
inglese
,
sorridente
,
svelta
,
correva
dietro
al
suo
putto
biondo
fra
le
seggiole
del
Caffè
Florian
.
Meno
di
un
giorno
La
stavo
aspettando
alla
stazione
di
Treviglio
.
Ell
'
aveva
passato
il
mese
di
settembre
ad
Iseo
,
in
villa
,
presso
la
sua
famiglia
,
e
doveva
partire
quel
giorno
,
sola
,
per
Milano
.
Avevamo
combinato
che
ella
scrivesse
a
Milano
annunziando
il
suo
arrivo
pel
dì
seguente
con
la
prima
corsa
.
Si
doveva
stare
in
compagnia
quell
'
intervallo
di
quindici
ore
:
un
saggio
del
paradiso
.
Mi
sentivo
dentro
le
furie
indiavolate
dell
'
impazienza
e
le
prostrazioni
delle
speranze
troppo
ripensate
.
Ora
stavo
rannicchiato
sulla
panca
della
sala
d
'
aspetto
,
ora
camminavo
a
gran
passi
nel
piazzale
della
stazione
,
dove
tre
o
quattro
cocchieri
di
birocci
sbraitavano
insieme
.
Tutt
'
a
un
tratto
mi
fermavo
e
giravo
gli
occhi
verso
Treviglio
,
pauroso
di
vedere
avvicinarsi
qualcuno
che
mi
conoscesse
,
che
conoscesse
lei
.
Studiavo
l
'
orario
delle
ferrovie
,
alla
pagina
26
,
Venezia
-
Milano
;
il
treno
doveva
giungere
alle
quattro
ore
e
quarantasette
minuti
.
Lo
sapevo
bene
,
ma
tornavo
a
leggere
quei
numeri
con
occhio
intento
,
quasi
che
ad
ogni
poco
m
'
uscissero
dalla
memoria
.
Guardavo
l
'
oriuolo
.
Questa
frase
del
Re
Giovanni
:
Veglio
su
voi
come
il
minuto
su
l
'
ora
,
mi
passò
nel
cervello
.
L
'
idea
dell
'
eternità
,
che
non
si
afferra
meditando
alla
lunga
serie
dei
secoli
,
diventa
chiara
seguendo
il
cammino
lento
della
lancetta
dei
minuti
.
Il
polso
batte
disuguale
,
rapido
;
una
irritazione
convulsa
invade
tutte
le
membra
;
si
sente
l
'
attimo
che
,
impassibile
,
crea
l
'
infinito
:
e
la
caduta
di
questa
stilla
di
tempo
nel
mare
senza
sponde
pare
meschina
e
immensa
,
ridicola
e
spaventosa
come
il
picchiettare
del
tarlo
nelle
veglie
di
una
lunga
notte
.
Aprivo
spesso
la
cassa
dell
'
orologio
per
contemplarne
il
fondo
.
Vi
stava
un
bel
ritratto
di
lei
.
Seguendo
i
delicati
contorni
del
mento
,
della
guancia
,
del
fronte
,
dei
capelli
,
avevo
ritagliata
tempo
addietro
quella
fotografia
con
attentissima
cura
,
per
incollarla
sopra
un
cerchio
di
cartoncino
celeste
,
corrispondente
appunto
alla
misura
del
tondo
dell
'
orologio
.
Il
ritratto
dal
suo
sicuro
nascondiglio
ogni
tanto
mi
sorrideva
;
e
avevo
mezzo
guastata
la
molla
della
custodia
.
La
testa
occupava
quasi
tutto
lo
spazio
,
sicché
il
candido
collo
scoperto
,
scendendo
giù
sino
al
lembo
,
non
lasciava
posto
neanche
al
principio
del
goletto
dell
'
abito
.
Sul
volume
dei
capelli
castani
spiccava
piccolo
,
fine
,
elegantissimo
l
'
orecchio
.
Ella
sapeva
di
averlo
bello
:
non
portava
orecchini
.
il
fronte
era
bassetto
,
e
la
distanza
tra
il
naso
e
la
bocca
lunghetta
;
le
narici
si
alzavano
in
su
un
tantino
,
dando
alla
regolarità
perfetta
del
naso
una
cert
'
aria
procace
:
ma
gli
occhi
cerulei
e
la
bocca
sottile
e
il
mento
piccolo
mischiavano
in
quel
caro
volto
una
gentile
melanconia
all
'
apparenza
sensuale
delle
altre
parti
.
Gli
occhi
,
gli
occhi
erano
tremendi
!
Sembravano
cerulei
,
ma
in
certi
momenti
diventavano
come
neri
:
erano
grandi
,
e
giravano
lenti
,
e
avevano
alle
volte
uno
sguardo
,
che
pareva
insieme
fisso
e
vago
,
scrutatore
e
distratto
.
Dopo
un
lungo
bacio
io
le
stringevo
le
mani
,
e
me
le
piantavo
dinanzi
fissandola
nelle
pupille
:
ella
mi
contemplava
serena
,
senza
batter
palpebra
.
Mi
sentivo
allora
invaso
dall
'
ardore
della
passione
e
insieme
da
un
misterioso
senso
di
paura
;
il
cuore
mi
si
serrava
,
e
le
chiedevo
:
-
Pensi
a
me
,
Matilde
?
Era
un
pezzo
che
non
la
vedevo
sola
,
senza
timori
.
Ci
avevamo
scritto
spesso
delle
lunghe
lettere
,
ma
la
penna
riesciva
tarda
,
ghiacciata
,
impotente
a
esprimere
il
pensiero
:
avevo
un
terribile
bisogno
di
dirle
a
voce
tante
cose
e
di
farle
tante
domande
.
Il
treno
era
in
ritardo
di
due
minuti
:
già
cominciavo
ad
agitarmi
in
un
mar
di
spaventi
,
quando
squillò
la
campanella
della
stazione
.
Si
principiava
a
sentire
il
rombo
della
macchina
lontana
,
e
cresceva
,
cresceva
,
finché
comparve
la
locomotiva
fumante
,
che
io
vedevo
con
ansia
ingigantirsi
via
via
,
pigra
alla
mia
impazienza
,
mentre
udivo
la
nota
del
fischio
sempre
più
acuta
e
stridente
.
Il
convoglio
allentò
la
corsa
.
Prima
che
si
fermasse
avevo
ricercato
ad
una
ad
una
con
rapidissimo
sguardo
le
finestrelle
dei
vagoni
.
Niente
.
Il
cuore
mi
batteva
impetuoso
;
un
dubbio
acre
mi
nasceva
nel
petto
,
e
mormoravo
:
-
Se
avesse
avuto
paura
,
se
non
m
'
amasse
abbastanza
per
affrontare
tanti
pericoli
!
Il
conduttore
aprì
finalmente
gli
sportelli
,
gridando
:
-
Treviglio
-
.
Da
una
carrozza
di
prima
classe
sbalzò
a
terra
snella
,
sicura
,
una
donna
,
coperta
il
volto
da
un
fittissimo
velo
nero
.
Un
istante
dopo
,
la
sua
mano
serrava
forte
la
mia
,
e
la
sua
voce
soave
diceva
:
-
Quanto
sono
felice
!
-
La
trassi
,
senza
parlare
,
beato
,
ad
una
timonella
,
che
avevo
fermata
dianzi
;
la
feci
salire
,
me
la
misi
accanto
e
gridai
al
cocchiere
:
-
A
Caravaggio
.
-
Al
Santuario
?
-
No
,
all
'
albergo
del
Pellegrino
.
Guardai
la
mia
compagna
lungamente
.
Ella
,
appena
la
carrozzetta
fu
posta
in
moto
,
sollevò
il
velo
per
sorridermi
.
-
Come
sei
bella
!
-
le
dissi
.
-
Ti
sembro
bella
davvero
?
Ho
voluto
essere
bella
per
te
,
per
queste
nostre
quindici
ore
di
paradiso
.
-
Ti
sta
bene
quest
'
abito
.
È
anche
troppo
attillato
.
-
Lo
feci
fare
a
Milano
prima
di
partire
,
e
in
campagna
non
lo
mettevo
mai
senza
mandarti
un
sospiro
di
desiderio
.
Ho
tanto
patito
,
sai
,
di
non
poterti
vedere
questo
eterno
mese
.
-
E
t
'
hanno
detto
bella
anche
in
campagna
,
non
è
vero
?
-
Non
lo
so
.
Mi
basta
sentirlo
dire
da
te
.
-
Eppure
,
sii
schietta
,
te
l
'
hanno
detto
.
-
O
Dio
,
avresti
voluto
che
paressi
proprio
la
befana
?
-
Vorrei
,
confesso
,
che
non
ti
dessi
tanta
briga
di
piacere
alla
gente
.
-
Sai
che
non
m
'
importa
di
piacere
ad
altri
che
a
te
,
a
te
solo
,
a
te
che
sei
un
cattivo
egoista
.
Se
ti
dicessero
che
sono
brutta
o
che
mi
vesto
senza
garbo
dorrebbe
pure
alla
tua
vanità
.
-
Certo
.
-
E
vorresti
che
fossi
tanto
stupida
da
non
avvedermi
che
non
sembro
né
goffa
,
né
brutta
?
-
Te
n
'
avvedi
e
te
ne
compiaci
.
-
Dunque
sono
una
civetta
-
,
e
ritirò
la
sua
mano
dalla
mia
.
-
Perdonami
,
Matilde
.
Io
sono
,
lo
sai
,
una
bestia
fastidiosissima
.
Tu
invece
sei
la
più
buona
,
la
più
angelica
creatura
di
questo
mondo
.
Perdonami
:
ti
amo
tanto
!
Ella
continuava
a
guardare
i
campi
,
stringendo
le
labbra
in
atto
dispettoso
e
svincolandosi
dal
mio
braccio
,
che
voleva
circondarle
il
busto
.
A
un
tratto
mi
guardò
in
faccia
;
aveva
gli
occhi
umidi
.
Mormorò
:
-
Sei
pure
cattivo
,
cattivo
oggi
,
nei
primi
momenti
che
siamo
soli
,
dopo
averlo
tanto
desiderato
,
mentre
metto
in
pericolo
il
mio
onore
per
te
,
forse
la
mia
vita
.
La
nube
,
che
mi
aveva
oscurato
per
un
istante
il
cervello
,
svanì
;
un
'
allegria
nuova
,
divina
,
mi
invase
tutto
,
e
certo
il
mio
volto
dovette
trasfigurarsi
perché
Matilde
esclamò
raggiante
di
gioia
:
-
Così
mi
piaci
,
così
sono
beata
!
I
ciottoli
del
paesucolo
di
Caravaggio
ci
risvegliarono
alla
vita
;
ma
quando
la
timonella
si
fu
fermata
all
'
albergo
del
Pellegrino
,
mettendo
il
piede
a
terra
e
aiutando
la
mia
compagna
a
scendere
,
mi
parve
di
barcollare
.
Ella
mi
disse
infatti
con
un
riso
pieno
di
compiacenza
:
-
Sei
ubriaco
,
bada
di
non
cadere
.
Due
servi
e
la
padrona
,
vecchietta
,
grassoccia
e
sorridente
,
ci
vennero
incontro
,
e
chi
toglieva
lo
scialle
e
la
sacchetta
alla
mia
compagna
,
chi
mi
liberava
dalla
spolverina
e
dall
'
ombrello
,
solleciti
,
premurosi
:
s
'
indovinava
che
l
'
albergo
era
vuoto
.
-
Vorremmo
desinare
,
ma
bene
e
presto
-
dissi
alla
padrona
.
Il
cuoco
,
che
con
il
suo
grembiule
quasi
bianco
s
'
era
affacciato
all
'
uscio
della
cucina
,
corse
ai
fornelli
.
-
Si
trattengono
la
notte
?
-
chiese
la
vecchietta
con
voce
insinuante
.
-
Sì
,
mi
raccomando
la
pulitezza
.
-
Non
dubiti
.
La
biancheria
è
tutta
di
tela
fina
,
candida
come
il
latte
.
Precedetti
Matilde
nella
vasta
sala
da
pranzo
.
Una
immensa
tavola
pigliava
tutta
la
sua
lunghezza
.
Alle
pareti
ornate
di
grandi
fiorami
gialli
su
fondo
verde
,
dipinti
a
stampo
,
pendevano
otto
quadretti
,
con
certe
litografie
miniate
,
rappresentanti
otto
miracoli
della
Madonna
di
Caravaggio
.
Il
soffitto
era
inghirlandato
di
ragnatele
.
Dalle
due
finestre
,
che
guardavano
in
una
stradicciuola
stretta
,
si
vedeva
in
faccia
una
casa
antica
,
con
la
muraglia
di
mattoni
bruni
e
il
cornicione
gotico
;
non
aveva
imposte
né
vetri
,
e
dentro
era
buia
buia
:
sembrava
il
palazzo
degli
spiriti
.
L
'
uscio
della
sala
s
'
apriva
in
un
lunghissimo
corridoio
,
occupato
anch
'
esso
da
due
interminabili
tavole
di
legno
greggio
,
portate
da
cavalletti
e
chiazzate
di
macchie
pavonazze
.
I
pellegrini
,
che
vanno
la
settimana
della
Madonna
a
far
voti
al
Santuario
,
promettono
tutto
,
salvo
l
'
astinenza
;
e
l
'
albergo
nei
dì
di
sagra
(
mi
diceva
il
servitore
mentre
in
un
angolo
dell
'
ampia
tavola
stava
apparecchiando
due
posate
)
è
così
pieno
zeppo
di
penitenti
,
uomini
e
donne
,
che
un
cantuccio
non
vi
rimane
vuoto
.
Il
giuoco
della
mora
s
'
alterna
alle
salmodie
;
e
queste
e
quello
asciugano
la
gola
.
Mentre
Matilde
entrava
,
portavano
la
minestra
.
Eravamo
allegri
,
mangiavamo
,
discorrevamo
della
nostra
gioia
,
di
cento
cose
.
Di
tratto
in
tratto
per
altro
si
sospirava
,
si
taceva
un
pezzetto
e
ci
si
stringeva
le
mani
.
-
Due
ore
e
mezzo
son
già
passate
!
-
mormorò
Matilde
;
ma
poi
subito
:
-
E
via
!
Ce
ne
restano
dodici
e
mezzo
-
e
tornò
tutta
gaia
.
Dopo
il
desinare
ci
si
avviò
lentamente
al
Santuario
,
girando
intorno
alla
cittaduzza
.
Cominciava
a
imbrunire
.
I
raggi
della
luna
vincevano
già
la
luce
del
crepuscolo
quando
entrammo
nel
grande
viale
,
che
,
lungo
un
miglio
,
fiancheggiato
da
antichi
pini
,
mena
dritto
alla
chiesa
.
La
strada
larghissima
era
,
mezz
'
ora
dopo
,
regolarmente
listata
dalle
ombre
nere
degli
alberi
,
i
quali
,
neri
anch
'
essi
,
andavano
rimpicciolendosi
via
via
alla
vista
e
convergendo
in
angolo
sotto
la
cupola
del
tempio
,
che
a
quella
distanza
,
involta
nei
vapori
della
notte
,
pareva
enorme
.
Spiccavano
dall
'
una
parte
e
dall
'
altra
a
brevi
intervalli
,
candidi
sulla
tinta
fosca
del
terreno
,
i
sedili
di
marmo
bianco
.
Matilde
,
poggiata
la
mano
sulla
mia
spalla
,
mentre
io
la
circondavo
col
braccio
alla
cintura
,
camminava
tacendo
.
Io
ero
immerso
in
una
contemplazione
indeterminata
:
il
mio
cuore
si
scioglieva
,
si
evaporava
nella
beatitudine
:
sentivo
come
le
molecole
volanti
della
mia
anima
diffondersi
e
sparpagliarsi
in
una
immensa
parte
di
terra
,
in
una
immensa
parte
di
cielo
.
Il
mio
pensiero
non
afferrava
più
nulla
:
invadeva
tutto
.
Guardavamo
a
'
nostri
piedi
le
ombre
.
Di
quando
in
quando
alzavamo
gli
occhi
per
fissarci
in
viso
teneramente
:
e
le
nostre
labbra
si
toccavano
.
Ci
trovammo
a
un
tratto
in
una
grande
ombra
opaca
,
e
udimmo
nello
stesso
tempo
un
salmeggiare
sommesso
di
voci
femminili
.
Alla
sinistra
del
viale
s
'
alzava
una
chiesetta
:
aveva
il
portico
sostenuto
da
esili
colonnine
e
coperto
da
una
larga
tettoia
di
legno
.
La
porta
spalancata
mandava
un
chiarore
fioco
fioco
.
Entrammo
.
Un
frate
solenne
con
la
barba
d
'
argento
leggeva
le
litanie
al
lume
di
un
cerino
aggomitolato
,
che
teneva
nella
mano
tremante
,
e
ad
ogni
versetto
una
dozzina
di
contadine
inginocchiate
rispondevano
cantando
.
Nelle
tenebre
della
chiesa
il
moccolo
del
frate
mandava
un
barlume
oscillante
sulle
teste
immobili
delle
donne
,
e
faceva
intravedere
non
so
che
bizzarre
e
lugubri
forme
.
Pareva
che
nello
sfondo
della
nave
s
'
aprisse
una
lunga
serie
di
pesanti
arcate
,
e
in
fondo
luccicassero
pallidi
due
stoppini
;
pareva
che
le
muraglie
fossero
dipinte
a
bieche
figure
di
santi
,
di
dannati
e
di
mostri
;
pareva
che
il
negro
soffitto
di
grosse
travature
si
trasformasse
nella
cupa
scala
delle
regioni
de
'
fantasimi
.
Dalla
stretta
finestra
di
una
cappella
entrava
un
raggio
di
luna
smorto
.
Le
litanie
correvano
più
spedite
e
le
voci
sembravano
crescere
ed
echeggiare
,
quando
in
un
istante
le
donne
si
alzarono
e
il
frate
spense
il
cerino
.
Tutto
entrò
nella
oscurità
,
eccetto
dove
la
luna
mandava
sul
pavimento
della
cappella
la
lista
sottile
di
luce
.
Alcune
ombre
ci
passarono
innanzi
senza
vederci
.
Rimanemmo
soli
in
quel
triste
silenzio
.
La
chiesetta
era
diventata
d
'
una
vastità
smisurata
.
Matilde
s
'
avvinghiò
al
mio
corpo
,
ed
io
sentii
sulla
mia
guancia
un
morso
divino
.
-
Mi
amerai
sempre
?
-
chiesi
a
Matilde
con
un
soffio
di
voce
.
-
Finch
'
io
vivrò
,
sempre
sempre
.
-
Me
lo
giuri
?
-
Sì
,
te
lo
giuro
.
Su
tutto
ciò
che
ho
di
più
sacro
,
in
questo
luogo
,
sulla
tua
vita
stessa
,
te
lo
giuro
.
E
tu
m
'
amerai
sempre
?
-
Oh
sì
,
sempre
,
lo
sai
-
.
Poi
soggiunsi
,
esitando
un
poco
:
-
Giurami
che
non
hai
amato
altri
che
me
.
-
Non
ho
bisogno
di
giurartelo
,
caro
.
-
Giuramelo
,
te
ne
supplico
.
-
Conosci
tutta
la
mia
vita
,
cattivo
:
tutta
,
meglio
di
me
,
perché
io
te
la
ho
svelata
intiera
,
e
tu
ci
ripensi
,
mentre
oramai
io
me
la
sono
scordata
.
La
mia
memoria
non
mi
serve
che
per
te
solo
.
-
Ti
scongiuro
,
giuramelo
-
replicai
con
un
fremito
.
-
Puoi
tu
pensare
che
io
abbia
provato
per
nessuno
ciò
che
provo
per
te
?
Non
si
può
amare
che
una
volta
,
una
volta
sola
come
io
t
'
amo
.
A
poco
a
poco
s
'
era
avvicinata
alla
porta
.
Mi
trascinò
per
la
mano
,
dicendomi
:
-
Usciamo
.
Avevamo
fatto
quaranta
passi
sulla
strada
,
quando
s
'
udì
cigolare
le
imposte
della
porta
della
chiesetta
.
Si
continuò
la
via
verso
il
Santuario
.
Non
passava
un
'
anima
.
Ci
fermammo
qualche
minuto
nel
vasto
piazzale
del
tempio
,
circondato
dai
lunghi
portici
di
mattoni
,
che
al
lume
della
luna
parevano
neri
.
Le
parole
di
Matilde
,
invece
di
confortarmi
,
mi
avevano
messo
sossopra
.
Il
cuore
mi
picchiava
dentro
con
battiti
furiosi
e
disuguali
;
avevo
la
gola
arida
:
un
fantasima
mi
camminava
a
lato
,
e
mi
guardava
,
sogghignando
con
una
certa
smorfia
di
canzonatura
spietata
,
come
se
dicesse
:
-
L
'
ho
colto
io
il
fiore
di
quell
'
affetto
.
Contentati
dei
resti
.
La
voce
non
voleva
uscirmi
dalla
strozza
.
Tacqui
un
pezzo
.
Matilde
mi
spiava
di
quando
in
quando
con
una
occhiata
rapida
,
senza
aprir
bocca
.
Non
volevo
toccare
lì
dove
proprio
mi
doleva
;
mi
vergognavo
verso
di
lei
,
verso
me
stesso
;
temevo
,
sfogandomi
,
d
'
infuriare
ciecamente
;
sentivo
una
profonda
ripugnanza
a
funestare
con
acerbi
e
vani
discorsi
quelle
ore
,
le
quali
dovevano
essere
tutte
destinate
alla
gioia
;
e
poi
ripetevo
a
me
stesso
,
senza
riescire
affatto
a
persuadermi
della
buona
e
semplice
ragione
:
-
Che
colpa
ne
ha
lei
?
In
fondo
,
è
suo
marito
.
Alla
fine
,
non
mi
potendo
trattenere
,
dissi
con
accento
rotto
e
strozzato
,
tanto
per
dire
qualcosa
di
diverso
da
ciò
che
mi
stava
fisso
nel
cervello
:
-
Senti
,
Matilde
,
se
io
morissi
o
se
ti
abbandonassi
,
e
se
tuo
marito
fosse
morto
,
torneresti
a
maritarti
?
Non
rispose
.
Irritato
da
quel
silenzio
,
insistetti
:
-
Ti
prego
,
dimmelo
.
Matilde
sospirò
e
tacque
ancora
;
ma
io
,
ch
'
ero
entrato
in
quella
nuova
ostinazione
,
ripetei
:
-
Dimmelo
,
te
ne
prego
.
Ella
rispose
un
po
'
infastidita
:
-
No
,
no
,
non
tornerei
a
maritarmi
.
-
Avresti
torto
.
Già
se
io
ti
abbandonassi
,
quali
obblighi
serberesti
verso
di
me
?
E
se
morissi
,
perché
dovresti
sacrificarti
nell
'
inutile
culto
d
'
una
memoria
?
Aggiungi
i
casi
della
vita
:
restare
senz
'
aiuto
con
i
figliuoli
;
le
difficoltà
dell
'
educarli
,
del
dirigerli
;
le
strettezze
economiche
.
E
perché
non
potresti
,
fra
cinque
,
fra
dieci
anni
,
sbolliti
i
fumi
della
fantasia
,
incontrarti
con
un
uomo
attempato
,
onesto
,
ricco
,
che
ti
amasse
e
al
quale
tu
volessi
bene
?
-
Sarà
sempre
impossibile
.
-
Perché
?
-
ribattevo
con
tenacità
acre
e
noiosa
.
-
Non
foss
'
altro
perché
non
potrei
rimaritarmi
senza
svelare
al
secondo
marito
di
avere
tradito
il
primo
.
-
Certe
cose
,
si
dicono
?
Mi
fissò
negli
occhi
con
uno
sguardo
,
che
mi
fece
arrossire
;
ma
io
continuavo
a
tasteggiare
,
a
stuzzicare
.
-
C
'
è
dei
galantuomini
ai
quali
il
passato
non
preme
.
La
sincerità
può
accordarsi
con
l
'
utile
.
Nuovo
silenzio
lungo
,
durante
il
quale
si
sentivano
gracidare
in
coro
le
ranocchie
dei
fossati
.
Ripigliai
:
-
È
singolare
!
Può
darsi
dunque
,
presto
o
tardi
,
che
ti
accada
di
innamorarti
d
'
un
altro
.
Io
avevo
l
'
illusione
che
la
tua
vita
fosse
indissolubilmente
legata
alla
mia
.
Aspettai
in
vano
una
risposta
,
che
avevo
onta
di
sollecitare
,
tanto
le
mie
proprie
parole
mi
sembravano
sciocche
e
vili
.
La
bile
mi
suggerì
:
-
Strano
!
Unisci
la
passione
dell
'
oggi
,
profonda
,
infrenabile
,
per
quanto
affermi
...
-
E
il
fatto
lo
mostra
,
mi
pare
.
-
...
la
unisci
con
una
certa
cautela
pratica
per
l
'
avvenire
.
-
Non
ho
detto
di
volermi
rimaritare
.
Già
mio
marito
vive
,
e
tu
mi
ami
,
e
io
t
'
amo
tanto
,
e
te
lo
provo
.
Non
ci
affatichiamo
a
tormentarci
senza
un
perché
.
Si
avventò
per
darmi
un
bacio
.
La
respinsi
.
-
Senti
,
giurami
che
non
ti
rimariteresti
in
nessun
caso
,
mai
.
-
Giuro
per
il
passato
,
quando
so
di
giurare
il
vero
,
ma
per
l
'
avvenire
,
benché
certa
,
non
posso
.
-
Bella
certezza
!
Conosco
dei
giuocatori
di
lotto
che
sono
sicuri
di
non
vincere
;
ma
la
polizza
non
la
buttano
via
.
Tu
non
vuoi
lacerare
la
polizza
del
futuro
.
Del
resto
,
adesso
a
giurare
sarebbe
tardi
.
Sono
cose
d
'
impeto
,
d
'
istinto
:
il
male
sta
nel
doverci
pensare
.
-
Abbi
pazienza
,
caro
.
Quando
vuoi
ch
'
io
giuri
sulla
tua
vita
io
non
posso
mai
farlo
senza
riandare
in
me
stessa
tutte
le
azioni
,
tutti
i
pensieri
,
tutti
i
sentimenti
,
che
si
riferiscono
al
giuramento
.
Un
giuramento
solenne
e
tremendo
non
isvanisce
:
dura
per
sempre
.
Mi
accosto
ad
esso
come
ad
un
altare
,
con
la
coscienza
sicura
,
ma
con
la
mente
turbata
.
Voglio
che
,
insieme
con
il
cuore
,
risponda
il
giudizio
.
Mi
credi
?
Ti
contenti
della
mia
promessa
?
-
Credo
che
ora
il
solo
pensare
ad
un
nuovo
legame
debba
sembrarti
cosa
abbominevole
;
ma
poi
,
quando
la
nostra
relazione
dovesse
,
nell
'
un
modo
o
nell
'
altro
,
finire
,
quando
tu
fossi
libera
...
-
Mai
,
mai
,
non
potrei
amarti
come
ti
amo
se
questo
affetto
non
dovesse
riempirmi
l
'
anima
sino
all
'
ultimo
istante
della
vita
.
-
Oggi
ti
ripugna
il
pensiero
,
lo
vedo
:
ma
non
credi
il
fatto
assolutamente
impossibile
.
-
Sì
,
lo
credo
impossibile
.
-
E
se
lo
credi
impossibile
,
perché
non
giuri
?
M
'
ero
allontanato
un
poco
da
Matilde
;
mi
asciugavo
con
la
mano
il
sudore
dalla
fronte
;
avevo
sulle
labbra
un
'
amarezza
che
voleva
schizzar
fuori
.
Matilde
mi
si
avvinghiò
stretta
stretta
,
gridando
:
-
Sì
giuro
,
giuro
sulla
mia
vita
.
-
Sulla
mia
,
giuralo
.
-
Sì
.
-
Dillo
.
-
Sì
,
sulla
tua
vita
lo
giuro
.
Il
mio
spirito
,
confuso
,
pentito
,
vergognoso
,
tornò
in
meno
di
un
quarto
d
'
ora
beato
d
'
una
beatitudine
tutta
fuoco
e
tutta
fiamme
.
Matilde
si
sentiva
stanca
.
Tornando
all
'
albergo
s
'
appoggiò
forte
al
mio
braccio
.
La
camera
grande
,
bassa
,
fredda
,
era
quasi
vuota
.
Il
letto
alto
,
con
una
coperta
rossa
scarlatta
,
il
cassettone
ornato
di
due
mazzi
di
fiori
artificiali
sotto
le
polverose
campane
di
vetro
,
qualche
seggiola
impagliata
,
una
tavola
su
cui
stava
confusamente
la
nostra
roba
:
ecco
tutto
.
Guardai
se
gli
scuretti
delle
finestre
erano
chiusi
,
ed
origliai
agli
usci
laterali
per
sentire
se
le
camere
vicine
fossero
abitate
.
Tutto
taceva
.
L
'
orologio
del
corridoio
aveva
suonato
da
un
po
'
di
tempo
le
dodici
quando
s
'
udì
un
gran
fracasso
:
qualcuno
entrava
nella
camera
a
destra
,
e
dalle
fessure
della
porta
si
vide
una
striscia
di
luce
.
Due
stivaloni
furono
gettati
sul
pavimento
,
un
corpo
si
buttò
sul
letto
,
e
,
dopo
qualche
minuto
,
principiò
un
russare
profondo
,
continuo
.
La
mattina
seguente
io
provavo
un
certo
inesplicabile
stringimento
al
cuore
.
Nel
cielo
d
'
un
bell
'
azzurro
dolce
veleggiavano
poche
nuvolette
dorate
;
ma
la
luce
del
giorno
mi
sembrò
melanconica
.
Doveva
esserci
nel
mio
sorriso
qualche
cosa
di
strano
,
perché
Matilde
,
pallida
,
mi
chiese
due
volte
:
-
Che
cos
'
hai
?
Ti
senti
poco
bene
?
Le
pigliavo
la
mano
bisbigliando
:
-
Non
ho
nulla
.
Ti
amo
tanto
!
Quando
la
vidi
entrare
in
vagone
e
,
con
i
begli
occhi
pieni
di
lagrime
sempre
fissi
su
di
me
,
allontanarsi
nel
lungo
treno
e
sparire
,
mi
sentii
come
alleggerito
di
un
peso
.
Avevo
l
'
animo
vuoto
,
ma
il
respiro
più
libero
.
Il
demonio
muto
1
Nipote
mio
,
ho
compiuto
quest
'
oggi
i
miei
novant
'
anni
,
e
ho
fatto
il
mio
testamento
.
Lascio
quasi
tutti
i
miei
soldi
,
circa
un
centinaio
di
mila
lire
,
a
tua
sorella
Maria
,
che
ha
sette
figliuoli
ed
è
vedova
,
con
il
patto
di
passare
tremila
lire
l
'
anno
alla
mia
buona
Menica
,
la
quale
è
troppo
vecchia
e
stanca
per
attendere
agli
affari
.
Vero
è
che
la
mia
buona
Menica
mi
fa
arrabbiare
tutte
le
sante
sere
.
Non
vuole
andare
a
letto
prima
di
me
,
per
quanto
io
la
preghi
e
scongiuri
;
e
mentre
scrivo
al
lume
di
questa
lucerna
e
ne
smoccolo
i
lucignoli
,
ecco
lì
la
tua
zia
,
dall
'
altra
parte
di
questa
tavola
,
che
dorme
col
gatto
nero
sulle
ginocchia
.
Da
mezzo
secolo
si
fa
la
stessa
vita
placida
e
dolce
e
tanto
rapida
che
le
settimane
volano
come
giorni
;
e
la
mia
cara
vecchietta
tutta
linda
,
con
la
sua
cuffia
bianca
inamidata
,
quando
si
sveglia
e
,
alzando
il
capo
,
fissa
a
un
tratto
gli
occhi
ne
'
miei
,
e
mi
chiama
:
-
Carlo
!
-
mi
fa
ribollire
nelle
vene
un
sangue
da
giovinotto
.
Per
conto
tuo
non
hai
bisogno
di
nulla
.
Sei
solo
,
agiato
e
non
avido
.
Ma
sai
che
,
sebbene
io
non
ti
veda
troppo
di
rado
in
queste
montagne
,
pure
ho
sempre
sentito
un
grande
affetto
per
te
,
e
lo
meriti
;
e
mi
rincrescerebbe
che
,
quando
sarò
volato
via
da
questa
terra
,
tu
non
avessi
nessuna
occasione
di
rammentarti
dell
'
antico
parente
.
Da
parecchi
giorni
vado
dunque
intorno
in
questa
casa
mezzo
diroccata
per
trovare
un
oggetto
che
possa
non
dispiacerti
.
Ma
ogni
cosa
è
logora
,
sbeccucciata
,
sbiadita
,
sconnessa
:
corrisponde
insomma
ai
capelli
canuti
ed
alle
rughe
dei
padroni
.
Da
trent
'
anni
non
sono
neanche
più
andato
a
Brescia
:
si
può
dire
ch
'
io
non
abbia
più
comperato
nulla
.
Le
cose
più
belle
in
questo
polveroso
palazzo
,
dove
le
finestre
mostrano
ancora
i
loro
vetri
tondi
,
ondulati
dal
centro
alla
periferia
,
come
fa
un
sasso
quando
si
butta
nell
'
acqua
,
dove
i
pavimenti
paiono
un
mare
in
burrasca
,
sono
le
cose
più
vecchie
.
Sai
che
ho
quattro
di
quelle
casse
di
legno
intagliato
,
che
si
mettevano
a
'
piedi
del
letto
degli
sposi
,
tutte
a
putti
che
giuocano
,
ad
amorini
alati
,
a
ninfe
nude
;
e
vi
stanno
gli
antichi
stemmi
della
nostra
famiglia
.
Poi
ho
dei
seggioloni
enormi
a
grossi
fogliami
nei
bracciuoli
e
nella
spalliera
,
che
punzecchiano
le
mani
e
la
schiena
,
e
certe
lettiere
spropositate
a
colonne
ed
a
timpani
,
che
paiono
monumenti
sepolcrali
.
Poi
ho
quegli
otto
grandissimi
ritratti
nelle
loro
massicce
cornici
d
'
un
oro
diventato
nero
:
memoria
dei
nostri
augusti
antenati
,
che
Dio
li
abbia
in
gloria
:
quei
ritratti
che
,
quando
da
bambino
venivi
qui
a
passare
i
mesi
delle
vacanze
,
ora
ti
facevano
ridere
ed
ora
ti
mettevano
paura
.
La
dama
,
ti
ricordi
?
con
il
guardinfante
verdone
e
con
una
piramide
rossa
per
acconciatura
,
che
pare
una
bottiglia
sigillata
;
il
cavaliero
con
il
grande
cappellaccio
alla
spagnuola
,
il
tabarro
bruno
,
la
mano
sull
'
elsa
e
l
'
occhio
truce
,
e
poi
il
Beato
Antonio
,
il
santo
Missionario
,
il
grande
onore
della
Val
Trompia
,
che
ti
faceva
scappar
via
.
È
pallido
come
un
fantasma
,
magro
stecchito
,
con
gli
occhi
infossati
e
un
sorriso
sulle
labbra
da
far
ghiacciare
il
sangue
.
In
mano
ha
due
cilicii
spaventosi
,
l
'
uno
a
scudiscio
pieno
di
terribili
punte
,
l
'
altro
a
ruote
dentate
.
Mi
raccontava
Giovanni
(
sai
?
devo
avertene
parlato
,
il
servitore
che
in
gioventù
assisteva
il
Beato
Antonio
,
quand
'
era
infermo
,
e
da
vecchio
aveva
cura
di
me
e
mi
conduceva
alla
scuola
)
Giovanni
mi
raccontava
,
ed
io
tremavo
di
spavento
,
che
una
mattina
,
essendo
entrato
all
'
improvviso
nella
nuda
camera
del
Santo
,
vide
in
un
angolo
una
camicia
,
che
stava
in
piedi
da
sé
sola
e
ch
'
era
di
color
pavonazzo
.
Guarda
,
tocca
:
il
sangue
,
di
cui
appariva
inzuppata
,
raggrumandosi
e
indurando
,
aveva
ridotto
la
tela
rigida
come
un
legno
.
Don
Antonio
aveva
le
mani
così
scarne
e
le
dita
così
slogate
,
che
con
le
unghie
poteva
toccar
l
'
avambraccio
.
Era
un
miracolo
di
eloquenza
,
un
miracolo
di
abnegazione
.
Parlava
a
dodici
a
quattordicimila
persone
,
che
correvano
a
udirlo
dalle
valli
,
dai
monti
lontani
,
e
si
faceva
sentire
da
tutti
.
Eppure
,
se
tu
vai
a
Brescia
,
puoi
vedere
nella
chiesa
di
San
Filippo
,
appesa
all
'
altare
del
Santo
,
una
lingua
d
'
argento
,
voto
di
Don
Antonio
,
quando
per
intercessione
di
Filippo
Neri
guarì
dalla
balbuzie
.
A
Roma
,
poco
prima
di
morire
,
predicando
nella
chiesa
del
Gesù
,
fece
piangere
il
Papa
.
Aveva
per
consuetudine
,
ne
'
siti
dove
egli
andava
,
di
parlare
contro
i
vizii
che
più
dominavano
in
paese
.
A
Desenzano
tuonò
contro
l
'
ubbriachezza
.
Il
dì
dopo
tutte
le
osterie
,
tutte
quante
le
bettole
erano
chiuse
,
e
l
'
Autorità
dovette
farne
aprire
alcune
per
forza
a
servizio
dei
forestieri
.
All
'
ultimo
sermone
non
voleva
altro
che
i
miserabili
:
era
la
predica
sulla
Povertà
.
Dopo
avere
mostrato
la
vanità
delle
ricchezze
,
dopo
avere
eccitato
gli
animi
al
disprezzo
degli
agi
,
chiamava
ad
uno
ad
uno
i
suoi
ascoltatori
,
e
divideva
con
essi
tutto
intiero
il
guadagno
del
Quaresimale
e
i
pochi
panni
che
gli
restavano
.
Senti
questa
.
Giovanni
stava
dietro
al
pulpito
,
mentre
Don
Antonio
predicava
un
dì
sull
'
Inferno
.
Dopo
una
pausa
,
il
Beato
Antonio
con
voce
rimbombante
grida
:
-
Pentitevi
,
figliuoli
,
tornate
nella
via
della
virtù
;
giacché
per
voi
,
o
perversi
,
che
continuate
a
vivere
nel
peccato
,
che
state
duri
nel
vizio
,
i
sepolcri
-
e
gridava
sempre
più
alto
,
come
ispirato
dal
cielo
-
i
sepolcri
si
spalancheranno
,
e
,
precipitando
sulle
ossa
degli
antichi
scheletri
,
nella
notte
e
nel
gelo
,
sarete
a
poco
a
poco
rosicchiati
vivi
dai
vermi
-
.
Allora
Giovanni
udì
come
un
fruscìo
,
un
muoversi
improvviso
,
ma
sordo
,
lamenti
soffocati
,
singhiozzi
repressi
.
Guarda
dal
parapetto
del
pulpito
,
e
vede
,
cosa
strana
!
nella
chiesa
,
la
quale
prima
era
così
zeppa
di
gente
,
che
una
presa
di
tabacco
-
diceva
Giovanni
tabaccone
-
non
avrebbe
potuto
cadere
in
terra
,
vede
il
pavimento
nudo
in
larghi
spazii
,
vede
scoperte
di
popolo
tutte
le
grandi
lapidi
delle
tombe
.
La
gente
,
spaventata
dalle
parole
del
Missionario
,
s
'
era
ritirata
dai
sepolcri
,
e
,
sempre
in
ginocchio
,
piangendo
e
picchiandosi
il
petto
,
si
pigiava
,
si
schiacciava
,
si
accatastava
a
gruppi
,
e
implorava
sotto
voce
il
perdono
di
Dio
.
Di
questi
ritratti
neri
e
di
questi
mobili
tarlati
tu
non
sapresti
che
cosa
fare
.
Qui
invece
stanno
bene
,
così
impietriti
al
loro
posto
.
Dopo
tanti
anni
che
le
pareti
,
le
masserizie
,
i
quadri
si
guardano
,
e
forse
nel
loro
linguaggio
si
parlano
sommessamente
,
lo
strappare
qualcosa
parrebbe
un
'
amputazione
,
sarebbe
una
crudeltà
.
Quando
i
figliuoli
di
tua
sorella
,
diventati
forti
giovinotti
,
vorranno
passare
alcune
settimane
cacciando
sui
monti
,
uccellando
nelle
valli
o
pescando
le
trote
rosee
nel
lago
d
'
Idro
o
nel
Chiese
,
troveranno
intatta
l
'
antichità
di
questo
palazzaccio
.
Si
scalderanno
al
fuoco
del
caminone
di
marmo
giallo
,
in
cui
dodici
uomini
possono
stare
comodamente
seduti
;
guarderanno
i
soffitti
a
travature
sagomate
e
dipinte
,
e
cammineranno
su
e
giù
nella
galleria
dove
,
tra
gli
stucchi
sgretolati
,
il
vento
gavazza
.
Tu
sentissi
che
musiche
sa
comporre
il
vento
in
queste
gole
alpestri
e
in
queste
muraglie
rovinose
:
sono
tripudii
o
spaventi
,
fischii
lieti
e
trilli
e
scale
e
accordi
sonori
e
poi
il
finimondo
,
e
sempre
continua
il
pedale
,
come
dicono
gli
organisti
,
del
romore
sinistro
,
che
le
acque
del
Chiese
fanno
nel
loro
letto
sassoso
ed
erto
.
2
Ho
trovato
,
nipote
mio
,
quel
che
ti
devo
lasciare
.
È
una
cosa
che
mi
salvò
quasi
la
vita
.
Prima
che
tu
nascessi
,
i
medici
di
Brescia
e
di
Milano
mi
avevano
spacciato
.
Una
maledetta
malattia
nervosa
del
ventricolo
s
'
era
ostinata
a
volermi
spingere
al
mondo
di
là
,
ed
ero
ridotto
,
per
tutto
pasto
,
a
nutrirmi
di
pezzettini
di
cacio
lodigiano
che
tenevo
in
bocca
,
e
di
cui
a
poco
a
poco
succhiavo
la
sostanza
.
Pigliai
questo
malanno
,
il
primo
e
l
'
ultimo
della
mia
vita
,
cacciando
nelle
valli
,
quando
,
dopo
avere
mal
dormito
qualche
ora
in
un
casolare
,
alle
tre
della
notte
mi
alzavo
,
camminavo
fino
alle
sei
in
cerca
del
miglior
sito
della
palude
,
con
il
freschetto
del
dicembre
o
del
gennaio
ed
una
sottile
umidità
che
entrava
nelle
ossa
,
e
poi
dall
'
alba
al
tramonto
mi
piantavo
immobile
nell
'
acqua
e
nella
nebbia
ad
aspettare
una
folaga
,
la
quale
molto
spesso
non
voleva
mostrarsi
.
Mi
scordavo
di
mangiare
.
Bevevo
,
io
che
sono
sempre
stato
mezzo
astemio
,
de
'
larghi
sorsi
di
acquavite
.
Vedi
bestia
che
è
l
'
uomo
!
Amando
le
montagne
e
le
balze
,
cacciarsi
con
tanta
fatica
e
con
sì
misero
fine
dentro
ai
pantani
!
Tornavo
a
casa
,
dopo
qualche
giorno
,
affranto
,
sfinito
.
La
Menica
mi
dava
brodi
,
petti
di
pollo
,
latte
di
gallina
,
vino
vecchio
e
il
suo
sorriso
tutta
bontà
;
ma
io
non
avevo
fame
e
digerivo
male
.
Pensa
che
malinconia
m
'
era
venuta
addosso
!
Non
potevo
uscire
di
camera
:
andavo
dal
letto
al
lettuccio
.
Se
per
caso
giravo
gli
occhi
allo
specchio
,
vedendo
un
coso
allampanato
con
le
guance
smunte
,
gli
occhi
spenti
,
il
quale
non
somigliava
affatto
al
mio
signor
io
,
non
sapevo
vincere
l
'
ombra
di
un
tristissimo
sorriso
,
che
mi
correva
sulle
labbra
e
si
trasmutava
tosto
in
due
lagrime
lente
.
Da
quindici
giorni
,
all
'
aprirsi
della
primavera
,
mangiavo
,
non
ostante
,
un
pochino
di
più
,
dicevo
qualche
parola
volentieri
,
cavavo
qualche
accordo
flebile
con
meno
stento
dalla
mia
amata
chitarra
,
la
quale
mi
stava
accanto
sul
sofà
o
sul
letto
.
Quand
'
ecco
a
un
tratto
,
una
sera
,
mi
sento
esinanire
.
La
Menica
si
spaventa
.
Era
un
gran
pezzo
ch
'
ella
non
dormiva
sotto
le
coltri
,
non
andava
nel
brolo
a
respirare
una
boccata
d
'
aria
,
non
faceva
altro
che
starmi
intorno
sollecita
,
sempre
attenta
ad
un
'
allegria
fiduciosa
e
serena
,
che
non
le
veniva
dal
cuore
,
ma
che
ella
simulava
virtuosamente
per
il
suo
povero
infermo
.
Ell
'
aveva
pensato
fino
allora
al
mio
corpo
:
pensò
in
quel
punto
alla
mia
anima
.
Mezz
'
ora
dopo
entrò
il
curato
e
,
sottovoce
,
mi
chiese
s
'
io
volessi
confessarmi
.
Gli
occhi
della
Menica
m
'
imploravano
.
La
camera
era
buia
,
silenziosa
,
sepolcrale
.
Mi
confessai
a
spizzico
,
quasi
senza
fiato
;
ma
non
fu
cosa
lunga
,
poiché
non
credo
in
mia
vita
di
avere
mai
desiderato
male
a
nessuno
.
Toccai
la
mano
alla
mia
buona
infermiera
,
che
mi
ringraziò
con
effusione
angelica
e
mi
baciò
sulla
fronte
.
Mi
sentivo
sollevato
.
Il
prete
stava
sempre
in
piedi
a
sinistra
del
letto
,
duro
duro
,
brontolando
le
sue
preghiere
.
Negl
'
infermi
le
impressioni
son
rapide
come
il
lampo
.
Guardai
fisso
il
volto
del
prete
,
e
nell
'
osservarlo
provai
dentro
un
irrefrenabile
impeto
di
riso
.
Bisogna
che
tu
sappia
come
quel
curato
,
uomo
di
mezza
età
,
rubicondo
,
tarchiato
,
panciuto
,
ottimo
di
cuore
,
ma
un
po
'
beone
e
mangiatore
insaziabile
,
era
il
più
gioviale
matto
di
questa
terra
.
Cantava
certe
canzonette
da
fare
sbellicare
dalle
risa
,
faceva
certi
giuochi
di
prestigio
con
i
bussolotti
da
maravigliare
un
mago
,
scriveva
sonetti
buffoneschi
,
imitava
con
la
sola
varietà
dei
fischi
la
predica
del
Vescovo
biascicone
e
con
la
sola
varietà
delle
inflessioni
di
voce
tutte
le
lingue
,
compresa
la
turca
;
faceva
dietro
una
tela
bianca
le
ombre
chinesi
con
le
mani
,
figurando
cigni
,
lepri
,
porci
,
elefanti
,
gatti
e
una
pantomima
di
burattini
,
in
cui
Arlecchino
era
innamorato
di
Rosaura
e
bastonava
Pantalone
;
finalmente
con
la
faccia
rappresentava
il
temporale
,
agitando
ora
lenti
,
ora
impetuosi
tutti
i
muscoli
delle
gote
,
del
naso
,
della
bocca
,
del
fronte
,
persino
le
orecchie
,
così
che
pareva
proprio
di
vedere
i
primi
lampi
,
di
sentire
il
rombo
dei
primi
tuoni
,
e
poi
via
via
crescere
la
tempesta
e
scrosciare
la
pioggia
e
scoppiare
le
folgori
,
finché
un
po
'
alla
volta
,
con
qualche
ritorno
di
vento
e
d
'
acqua
,
la
bufera
si
dileguava
e
,
rinata
la
calma
,
tornava
a
splendere
la
viva
luce
del
giorno
.
Tu
avessi
visto
come
a
questo
punto
il
viso
del
prete
sbocciava
,
come
s
'
irradiava
,
come
brillava
:
era
il
sole
tale
e
quale
.
Il
gaio
curato
veniva
,
prima
della
mia
malattia
,
tutte
le
domeniche
a
desinare
da
noi
,
e
di
quando
in
quando
,
bevuta
una
bottiglia
di
quel
vecchio
,
ci
dava
lo
spettacolo
esilarante
del
suo
temporale
.
Ora
,
al
vedere
il
muso
tondo
,
comicamente
solenne
,
a
cui
neanche
l
'
aspetto
della
morte
avrebbe
potuto
cancellare
l
'
impronta
della
giovialità
,
borbottare
le
orazioni
fra
i
denti
agitando
le
labbra
,
battendo
le
ciglia
ed
increspando
la
fronte
,
mi
tornò
alla
memoria
il
temporale
,
e
scoppiai
in
una
fragorosa
e
interminabile
risata
.
Il
prete
,
che
era
lesto
di
cervello
,
capì
in
un
attimo
la
ragione
delle
mie
risa
e
,
scordando
il
suo
ministero
,
non
potendosi
più
tenere
cominciò
a
sghignazzare
a
crepapelle
.
La
Menica
e
la
serva
,
che
erano
presenti
,
ci
credettero
impazziti
;
ma
,
giacché
il
riso
è
contagioso
ed
il
prete
riesciva
tanto
bizzarro
nei
suoi
contorcimenti
,
si
misero
a
ridere
anch
'
esse
.
La
solennità
dell
'
olio
santo
s
'
era
trasformata
così
in
una
farsetta
da
carnevale
.
Allora
io
pigliai
da
lato
la
mia
chitarra
e
cominciai
gli
accordi
,
e
il
prete
intonò
una
canzone
delle
sue
più
sguaiate
;
ed
egli
cantava
con
pazza
gioia
ed
io
accompagnavo
con
tanto
felice
ardore
,
che
mi
pareva
di
essere
il
dio
della
contentezza
.
Ma
la
saggia
Menica
mi
fece
smettere
per
forza
,
e
mandò
via
il
curato
bislacco
,
che
si
sentiva
ridere
ancora
sulle
scale
e
in
istrada
di
questo
suo
penitente
mezzo
morto
,
resuscitato
.
Il
dì
seguente
mi
svegliai
con
un
rabbioso
appetito
.
Due
giorni
dopo
giravo
tutta
la
casa
;
quattro
giorni
appresso
andavo
nel
brolo
e
nel
paese
,
e
,
passata
una
settimana
,
mi
arrampicavo
sui
monti
e
avrei
mangiato
i
gusci
delle
ostriche
.
La
mia
guarigione
fu
cominciata
dalle
smorfie
del
prete
,
ma
fu
compiuta
dalla
chitarra
.
Tu
non
puoi
pensare
quale
beatitudine
fosse
la
mia
nel
potere
di
nuovo
agitare
fieramente
le
corde
di
quello
strumento
,
che
amo
sin
da
fanciullo
,
e
che
mi
è
sempre
stato
una
grande
consolazione
nelle
traversìe
della
vita
giovanile
e
ne
'
piccoli
fastidii
della
vecchiaia
.
Tu
mi
hai
sentito
suonare
.
Sono
un
buon
chitarrista
,
non
è
vero
?
Ho
le
mie
ambizioncelle
anch
'
io
,
caro
nipote
.
Quando
andavo
sotto
il
balcone
della
Menica
,
settant
'
anni
addietro
,
e
suonavo
dolce
dolce
un
minuetto
del
Monteverde
,
la
gente
stava
ad
ascoltarmi
a
bocca
aperta
,
e
il
cuore
batteva
forte
alla
mia
fidanzata
,
che
mi
scoccava
dalle
imposte
socchiuse
delle
occhiate
assassine
.
Adesso
ancora
mi
diverto
a
cercare
nelle
antiche
melodie
le
antiche
memorie
.
Vado
nella
cappella
del
palazzo
,
che
è
,
come
tu
sai
,
all
'
angolo
della
galleria
,
ed
ha
l
'
altare
tutto
di
legno
ad
angeli
paffuti
e
a
cartocci
barocchi
,
i
quali
mostrano
ne
'
luoghi
più
riposti
i
segni
delle
scomparse
dorature
:
e
vi
sono
i
vetri
a
figure
colorate
,
qua
e
là
rotti
e
restaurati
con
pezzi
di
vetri
bianchi
,
sicché
ad
un
Santo
manca
la
testa
,
all
'
altro
un
braccio
o
una
gamba
:
e
non
ostante
la
chiesetta
ha
qualcosa
di
severo
e
di
sacro
nella
sua
mezza
oscurità
.
Non
c
'
è
neanche
un
quadro
;
le
pareti
son
nude
;
solo
da
una
parte
si
vede
appesa
ad
un
chiodo
la
mia
chitarra
,
che
è
quasi
una
reliquia
.
Stacco
lo
strumento
,
e
,
salendo
dallo
scalone
interno
,
quello
scalone
lungo
e
diritto
,
che
ha
i
suoi
dugento
gradini
tutti
sconnessi
,
vado
pian
piano
nel
giardino
alto
,
da
cui
si
domina
il
villaggio
e
la
valle
,
e
mi
metto
a
sedere
sui
graticci
,
i
quali
,
servendo
solo
per
i
bachi
da
seta
,
restano
quasi
tutto
l
'
anno
accatastati
nel
padiglione
delle
feste
.
Questo
magazzino
,
gioia
dei
topi
e
dei
ragni
,
era
una
piccola
reggia
tre
secoli
addietro
.
I
nostri
antenati
vi
godevano
le
loro
orgie
,
che
non
invidio
:
donne
,
balli
,
buffoni
,
cene
,
le
quali
non
terminavano
prima
dell
'
alba
e
lasciavano
uomini
e
femmine
arrotolati
per
terra
.
Col
vino
scorreva
qualche
volta
il
sangue
.
I
muri
portano
ancora
,
quasi
cancellati
dal
tempo
,
i
nomi
ed
i
motti
di
qualcuno
dei
violenti
e
gaudenti
cavalieri
.
V
'
è
,
tra
le
altre
,
sotto
al
disegno
rozzo
di
un
cuore
trafitto
,
l
'
impresa
:
Dopo
il
bacio
il
pugnale
.
Così
,
seduto
al
fresco
ne
'
bei
giorni
d
'
estate
,
strappo
alle
corde
i
miei
vecchi
ricordi
in
questi
ultimi
anni
,
che
sono
i
più
tranquilli
e
i
più
lieti
della
mia
vita
.
Lascio
morire
flebilmente
le
armonie
sotto
la
vòlta
della
sala
,
seguendo
attentissimo
con
l
'
orecchio
le
ultime
oscillazioni
,
che
si
dileguano
nel
brontolìo
lontano
del
Chiese
.
Poi
,
sentendomi
ringalluzzito
,
picchio
forte
su
tutte
quante
le
corde
e
comincio
un
allegro
amoroso
,
una
gavotta
saltellante
;
ma
pur
troppo
la
mia
mano
sinistra
ha
perduto
un
poco
di
agilità
,
e
la
mia
destra
è
scemata
un
poco
di
vigore
.
Oggi
son
più
valente
negli
adagi
,
nelle
ariette
patetiche
:
ai
vecchi
s
'
addice
meglio
il
rimpianto
.
La
mia
chitarra
ha
cinque
corde
doppie
;
sale
dal
la
al
mi
,
due
ottave
e
mezzo
.
È
uno
strumento
ammirabile
per
la
sonorità
e
l
'
eleganza
.
La
rosa
,
intagliata
a
minuti
intrecci
e
trafori
di
cerchi
,
di
triangoli
,
di
foglioline
,
pare
un
'
opera
in
filigrana
.
Il
manico
,
intarsiato
di
avorio
e
di
ebano
con
dei
filetti
d
'
oro
,
rappresenta
una
caccia
in
figure
alte
un
'
oncia
:
cavalcatori
,
dame
,
falconieri
,
con
cani
,
cavrioli
,
lepri
,
cignali
e
ogni
sorta
di
selvaggina
.
Al
basso
della
cassa
armonica
s
'
ammira
poi
una
figuretta
d
'
argento
,
un
Apollo
sdraiato
che
suona
la
cetra
,
cosa
che
più
graziosa
al
mondo
non
si
potrebbe
vedere
.
Oltre
a
ciò
,
accomodate
in
vago
ornamento
,
stanno
un
centinaio
di
perle
,
alcune
assai
grosse
,
e
così
bene
incastonate
,
che
sette
soltanto
si
sono
rotte
o
perdute
.
Insomma
questa
chitarra
magnifica
desidero
,
dopo
la
mia
morte
,
lasciarla
al
mio
caro
nipote
.
Fors
'
è
un
'
ubbia
dello
zio
quasi
rimbambito
,
ma
non
vorrei
che
la
chitarra
uscisse
dalla
nostra
famiglia
.
C
'
è
sotto
una
storiella
.
Te
la
racconterò
,
prima
perché
giova
che
tu
la
sappia
,
e
poi
per
amore
di
me
medesimo
.
Non
posso
dormire
,
come
accade
ai
vecchioni
,
più
di
due
o
tre
ore
la
notte
,
e
ho
gli
occhi
sani
,
e
non
cavo
troppo
gusto
a
leggere
libri
per
cagione
della
memoria
,
che
mi
serve
benissimo
nelle
cose
lontane
,
ma
pochissimo
nelle
vicine
,
sicché
alla
fine
di
un
volume
rischio
di
non
rammentarmi
il
principio
.
Bisogna
dunque
ch
'
io
metta
un
poco
di
nero
sul
bianco
per
occupar
la
sera
in
qualcosa
,
mentre
la
Menica
,
tenendo
in
grembo
il
suo
micio
,
pisola
nel
seggiolone
.
3
Ti
scrivo
di
giorno
all
'
ombra
dell
'
antico
padiglione
e
all
'
aria
aperta
,
nel
giardino
ora
tutto
intralciato
e
spinoso
,
che
sta
innanzi
al
padiglione
ed
è
protetto
da
balaustri
spezzati
e
da
pilastri
,
su
cui
piantano
de
'
mozziconi
di
Ercoli
,
di
Diane
e
di
Veneri
!
La
roccia
scende
a
perpendicolo
dietro
il
palazzo
,
del
quale
da
questa
altura
si
dominano
i
tetti
vicini
;
più
giù
,
a
sinistra
,
si
vede
la
piazza
del
paese
,
e
più
giù
ancora
il
ponte
ed
una
lunga
e
sinuosa
striscia
di
fiume
.
È
un
'
afa
,
che
non
si
può
respirare
.
Me
ne
sto
qui
da
un
pezzo
a
guardare
le
montagne
ed
il
cielo
.
Le
curve
ripide
e
rotte
del
monte
di
San
Gottardo
alla
destra
e
dell
'
altro
,
che
gli
sorge
di
contro
,
pare
si
tocchino
a
'
piedi
,
tanto
è
stretta
la
spaccatura
del
Chiese
.
In
mezzo
a
quelle
due
chine
brulle
d
'
un
colore
cupo
rossastro
si
vede
quasi
orizzontalmente
il
dorso
celestino
di
un
monte
lontanissimo
.
Le
nubi
s
'
erano
squarciate
e
,
sul
largo
campo
azzurro
,
da
quell
'
angolo
basso
saliva
saliva
una
nuvola
bianca
,
illuminata
dal
sole
.
Prima
sembrò
una
corona
d
'
argento
posta
sul
culmine
del
monte
lontano
;
poi
si
espanse
,
invase
una
gran
parte
del
cielo
.
Pigliò
figura
di
un
toro
immane
,
che
si
avanzasse
con
la
sua
testa
cornuta
.
Le
corna
venivano
sino
alla
metà
della
vòlta
celeste
;
una
gamba
poggiava
sopra
uno
dei
monti
,
l
'
altra
sull
'
altro
.
Poi
,
in
un
minuto
,
il
toro
mutò
apparenza
:
la
testa
da
grossa
che
era
si
allungò
,
diventò
il
grugno
di
un
porco
,
le
corna
si
accorciarono
in
orecchie
,
le
gambe
si
restrinsero
a
zampini
,
e
la
figura
,
che
prima
era
maestosa
,
diventò
grottesca
.
Poi
la
nuvola
grande
si
sciolse
in
diverse
nuvolette
candide
:
qua
e
là
de
'
gruppi
di
punti
argentei
si
raccoglievano
come
in
tanti
palloncini
aereostatici
,
i
quali
vagavano
un
pezzo
innanzi
di
ridursi
al
nulla
.
L
'
aria
è
restata
d
'
un
celeste
purissimo
,
su
cui
le
due
montagne
vicine
tagliano
scure
,
e
l
'
ultimo
monte
appena
stacca
in
quasi
impercettibile
sfumatura
.
Intanto
il
Chiese
,
ingrossato
dalle
ultime
piogge
,
mugghia
più
iracondo
che
mai
.
Le
case
,
brune
,
ancora
bagnate
,
hanno
de
'
bizzarri
scintillamenti
,
e
gli
alberi
sono
lustri
.
Giù
nelle
strade
fangose
le
capre
passano
,
accompagnate
da
fanciulli
,
che
portano
sul
capo
immense
frasche
fronzute
di
castagno
o
di
quercia
,
sotto
alle
quali
restano
curvati
e
nascosti
.
Son
piante
che
camminano
;
e
quando
diciotto
o
venti
di
quei
ragazzi
scendono
così
dai
sentieri
delle
montagne
l
'
un
dietro
all
'
altro
,
pare
che
un
pezzo
di
bosco
si
muova
,
e
si
pensa
-
non
mi
rammento
bene
,
ma
qualcosa
mi
resta
nella
memoria
di
spaventoso
-
a
quel
re
,
a
cui
,
dopo
la
profezia
di
certe
orribili
streghe
,
venne
incontro
così
una
foresta
minacciante
e
vendicatrice
.
Dalla
parte
di
San
Gottardo
sai
che
si
va
a
Bagolino
,
costeggiando
il
melanconico
Lago
d
'
Idro
,
passando
dalle
mura
merlate
della
Rocca
d
'
Anfo
e
camminando
un
pezzo
sulla
stupenda
strada
,
che
lascia
ben
basso
il
Caffaro
,
e
dai
parapetti
della
quale
si
vedono
i
precipizii
vertiginosi
,
dove
nella
cupezza
del
fondo
le
acque
del
torrente
,
col
rimbalzare
da
un
masso
all
'
altro
,
col
piombare
in
cascate
,
col
frangersi
alle
roccie
,
mostrano
il
luccichìo
della
loro
spuma
.
In
quelle
orridezze
si
rovesciano
spesso
uomini
e
cavalli
e
,
senza
che
la
loro
caduta
mandi
il
più
lieve
romore
,
vanno
a
seppellirsi
nella
gran
fossa
del
monte
.
La
via
bellissima
è
sparsa
di
panporcini
e
di
croci
.
O
quante
volte
son
passato
su
quella
strada
cantando
,
con
il
mio
fucile
a
pietra
sulla
spalla
,
la
fiaschetta
piena
di
polvere
,
la
ventriera
fasciata
alla
vita
e
ben
provvista
di
palle
e
pallini
,
e
la
carniera
ad
armacollo
!
Avevo
con
me
Lampo
e
Bigio
,
oppure
Livia
e
Toti
.
Non
c
'
è
una
svolta
ch
'
io
non
ricordi
,
né
una
cappelletta
,
né
una
pietra
migliaria
.
A
Nozza
,
avendo
pigliato
una
scorciatoia
,
trovai
sul
viottolo
rasente
al
Chiese
due
vipere
,
ed
una
ne
uccisi
coi
tacchi
de
'
miei
grossi
stivali
.
A
Vestone
il
povero
Lampo
ebbe
un
formidabile
calcio
da
un
ciuco
,
e
continuò
poi
a
guaire
tutta
la
giornata
.
Ad
Anfo
c
'
era
un
'
ostessa
gobbetta
e
zoppa
,
la
quale
mi
dava
il
vino
bianco
e
le
tinche
fritte
.
Facevo
centro
a
Bagolino
,
ma
poi
,
partendo
all
'
alba
e
spesso
non
tornando
la
sera
,
correvo
lontano
a
cacciare
i
camosci
sulle
balze
e
le
starne
nei
boschi
.
La
prima
volta
che
salii
solo
alla
cittaduzza
alpestre
,
e
avevo
allora
,
che
ero
giovane
,
un
'
aria
baldanzosa
ed
una
gran
barba
nera
,
un
vecchietto
mi
venne
incontro
e
,
togliendosi
rispettosamente
il
cappello
e
sorridendo
con
malizia
,
mi
fece
segno
di
seguirlo
.
Dopo
avermi
condotto
,
senz
'
aprir
bocca
,
un
trecento
passi
all
'
in
su
e
all
'
in
giù
per
quelle
viuzze
sudicie
e
strette
,
il
vecchietto
si
ferma
e
alzando
il
braccio
mi
mostra
coll
'
indice
una
lapide
antica
infissa
nella
rovinosa
muraglia
di
una
casa
.
Vi
leggo
a
stento
questi
bei
versi
:
Oggi
non
è
il
tempo
Né
la
stagione
Di
stare
in
questo
loco
Chi
non
sta
a
ragione
.
Prima
che
avessi
agio
di
pigliarmela
col
sardonico
vecchietto
e
chiedergli
la
causa
della
sua
minaccia
,
egli
se
l
'
era
prudentemente
svignata
.
Lo
cercai
tutt
'
in
giro
senza
poterlo
trovare
.
Desinai
all
'
osteria
del
Pavone
,
e
poi
,
essendo
domenica
e
non
avendo
sentito
messa
,
m
'
arrampicai
sulle
interminabili
gradinate
della
chiesa
ed
entrai
a
pregare
.
Il
sole
mandava
i
suoi
raggi
quasi
orizzontalmente
dalle
finestre
della
facciata
sino
all
'
altar
maggiore
,
gettando
su
questo
la
luce
infiammata
del
tramonto
e
facendo
scintillare
la
custodia
dorata
del
ciborio
.
La
chiesa
era
deserta
.
Solo
si
sentiva
un
leggiero
picchio
a
intervalli
regolari
ora
di
qua
ora
di
là
.
Una
vecchia
,
tanto
curva
che
il
suo
mento
giungeva
appena
all
'
altezza
delle
panche
,
passava
abbastanza
lesta
da
un
altare
all
'
altro
,
mettendo
innanzi
ad
ogni
passo
il
suo
bastoncino
,
su
cui
poggiava
il
peso
del
corpo
cadente
.
Mentre
uscivo
,
ell
'
era
accanto
alla
pila
dell
'
acqua
santa
,
le
diedi
qualche
soldo
:
mi
ringraziò
tremolando
.
Il
sole
scendeva
in
quel
punto
dietro
le
montagne
.
Non
sapendo
come
passare
il
tempo
,
mi
posi
a
sedere
sul
parapetto
del
portico
e
guardai
intorno
le
chine
verdi
;
ma
nell
'
abbassare
lo
sguardo
,
sopra
un
quadratello
di
marmo
bianco
,
incassato
nelle
lastre
scure
del
pavimento
,
mi
parve
di
vedere
il
nome
della
nostra
famiglia
.
Sentii
punzecchiarmi
dalla
curiosità
e
guardai
bene
.
Potei
leggere
,
oltre
al
casato
,
Don
Antonio
,
e
l
'
anno
MDCCLXX
;
ma
il
testo
,
tra
l
'
essere
logoro
dallo
stropiccìo
de
'
piedi
e
l
'
essere
scritto
in
latino
,
non
mi
entrava
nel
cervello
.
Stavo
così
lambiccandomi
da
dieci
minuti
,
quand
'
odo
dietro
di
me
una
voce
fessa
e
biascicante
,
la
quale
brontola
,
come
se
ripetesse
una
lezione
imparata
a
memoria
:
«
Sul
sagrato
di
questa
chiesa
Don
Antonio
,
maestro
di
virtù
,
fece
ardere
in
benefica
pira
gli
strumenti
del
peccato
,
e
scacciò
il
Demonio
muto
dal
cuore
dei
penitenti
»
.
Non
capii
nulla
neanche
nella
traduzione
,
e
,
vincendo
il
ribrezzo
che
la
vecchia
mi
metteva
addosso
,
le
chiesi
s
'
ella
poteva
spiegarmi
il
mistero
dell
'
epigrafe
.
Mi
pigliò
per
il
braccio
con
la
sua
mano
adunca
,
che
pareva
un
artiglio
,
e
mi
trascinò
sul
piazzale
,
nel
mezzo
,
tra
il
portico
della
chiesa
e
le
gradinate
della
roccia
,
le
quali
scendono
al
paese
;
poi
,
sempre
tenendosi
al
mio
braccio
,
fece
il
segno
con
la
punta
del
suo
bastoncino
di
un
largo
circolo
intorno
a
noi
,
e
disse
:
-
Qui
,
proprio
qui
.
Era
un
gran
fuoco
.
Pareva
un
incendio
.
I
ragazzi
avevano
portato
le
fascine
secche
;
gli
uomini
avevano
accomodato
le
legne
in
una
immensa
catasta
;
le
donne
con
le
mani
giunte
,
inginocchiate
,
pregavano
.
Poi
una
si
alza
e
,
togliendosi
i
pendenti
dalle
orecchie
,
li
getta
nelle
fiamme
;
e
,
dopo
questa
,
tutte
,
ad
una
ad
una
,
o
un
monile
,
o
un
braccialetto
,
od
uno
spillone
,
o
quel
che
hanno
di
prezioso
e
di
bello
gettano
nel
fuoco
.
Le
litanie
si
sollevano
al
cielo
:
lo
scoppiettare
e
lo
stridere
del
rogo
pare
un
inferno
.
Si
avanzano
gli
uomini
come
spiritati
.
È
notte
,
e
le
fiamme
,
tingendo
la
chiesa
e
le
case
di
un
rosso
sanguigno
,
dànno
ai
devoti
l
'
aspetto
di
demonii
.
Ecco
che
volano
sul
fuoco
mandolini
,
flauti
,
tamburini
,
tiorbe
.
Due
alzano
una
spinetta
,
e
giù
sulle
brace
.
Quante
chitarre
!
Una
,
fra
le
altre
,
di
avorio
,
di
ebano
,
d
'
oro
,
di
perle
!
Che
bellezza
!
...
Mi
sentii
serrare
il
braccio
più
forte
.
La
vecchia
s
'
era
interrotta
,
tremava
in
tutte
le
membra
,
e
sulle
guance
grinzose
e
terrose
sgocciolava
qualche
lagrima
.
Si
percuoteva
il
petto
col
pomo
del
bastoncino
.
Durò
un
pezzo
a
rimettersi
,
e
poi
alzò
sopra
di
me
gli
occhi
così
stravolti
,
che
ne
ebbi
paura
.
Certo
,
era
matta
.
Continuò
,
facendo
da
sé
sola
dieci
passi
indietro
e
picchiando
tre
volte
col
bastoncino
in
terra
:
-
Qui
stava
il
Santo
,
immobile
,
maestoso
.
Guardava
in
alto
.
Qualche
volta
faceva
un
gesto
con
la
mano
,
e
allora
quelli
che
gli
erano
vicini
gridavano
:
Silenzio
.
E
tutti
tacevano
,
e
si
sentiva
,
accompagnata
dal
romore
della
legna
ardente
,
la
voce
di
lui
,
che
gridava
:
«
Distruggete
,
fratelli
,
disperdete
gli
strumenti
del
vizio
.
Quegl
'
infami
oggetti
sono
del
diavolo
.
Regalateli
a
me
,
ch
'
io
li
dono
a
Dio
.
Non
più
balli
,
non
più
suoni
,
non
più
gioielli
.
Via
gli
eccitamenti
alla
corruzione
,
le
tentazioni
al
peccato
.
Vivete
,
pensando
solamente
alla
morte
ed
al
cielo
»
.
E
di
quando
in
quando
si
sentiva
la
stessa
voce
,
che
dominava
il
turbinoso
frastuono
del
popolo
,
ripetere
:
«
Distruggete
,
fratelli
,
disperdete
gli
strumenti
del
vizio
»
.
Mi
sembrò
che
i
pochi
capelli
bianchi
della
vecchia
le
si
rizzassero
sul
cranio
.
Dopo
una
pausa
ripigliò
:
-
Io
era
giovane
allora
,
bella
,
sana
,
ricca
,
empia
.
Mi
scaldavo
le
mani
alla
catasta
e
ridevo
.
Puoi
pensare
,
nipote
mio
,
se
queste
parole
della
strega
avevano
solleticato
la
mia
voglia
di
sapere
ogni
cosa
,
e
se
io
la
tempestassi
d
'
interrogazioni
.
Ma
ella
non
rispondeva
più
niente
.
Pareva
che
fantasticasse
a
qualcosa
di
là
dal
mondo
.
Finalmente
,
infastidita
dalla
mia
insistenza
,
mi
chiese
con
ira
:
-
Chi
è
lei
che
m
'
interroga
?
Che
cosa
importa
a
lei
di
queste
storie
di
mezzo
secolo
addietro
?
Non
può
lasciarmi
quieta
nelle
mie
memorie
e
ne
'
miei
rimorsi
?
Cercai
di
placarla
,
e
per
iscusare
la
importunità
le
dissi
il
mio
casato
e
ch
'
io
ero
pronipote
del
Beato
Antonio
.
-
Nipote
!
-
gridò
,
spalancando
gli
occhi
cisposi
.
-
Figlio
del
figlio
d
'
un
suo
fratello
.
-
Figlio
del
figlio
d
'
un
suo
fratello
-
mormorava
la
vecchia
fra
le
gengive
,
come
se
studiasse
questo
grado
di
parentela
.
Mi
guardò
nel
volto
con
attenzione
minutissima
,
e
invasa
da
una
crescente
contentezza
:
-
È
lui
-
esclamò
-
lui
stesso
.
Ecco
il
naso
aquilino
,
il
fronte
alto
,
le
labbra
sottili
,
le
folte
sopracciglia
,
gli
occhi
neri
.
È
lui
,
lui
,
proprio
lui
!
Nel
sottopormi
a
questo
esame
la
vecchia
decrepita
s
'
accostava
al
mio
viso
,
vicino
vicino
,
giacché
il
crepuscolo
cominciava
a
imbrunire
.
Sentivo
l
'
acre
respiro
di
quel
cadavere
ischeletrito
.
-
Lo
stesso
sguardo
-
continuava
-
e
la
stessa
voce
!
È
lui
,
proprio
lui
-
.
E
intanto
si
faceva
il
segno
della
croce
,
e
mi
baciava
il
lembo
della
cacciatora
.
-
Avrei
dato
-
ripigliò
-
tutta
la
poca
vita
che
mi
resta
per
trovare
un
discendente
del
Santo
.
Ora
posso
morire
in
pace
.
Restituirò
al
nipote
ciò
che
ho
rubato
all
'
avo
.
Venga
con
me
fino
al
mio
casolare
,
là
sulla
montagna
.
Non
c
'
è
tempo
da
perdere
.
Potrei
morire
da
un
momento
all
'
altro
-
e
s
'
incamminò
.
Già
cominciava
a
far
buio
.
Il
cielo
,
che
s
'
era
tornato
a
coprire
di
nubi
,
diventava
nero
.
Scendemmo
dietro
la
chiesa
un
centinaio
di
passi
;
poi
,
entrati
in
una
viuzza
,
si
principiò
a
salire
.
La
vecchia
ansava
.
La
strada
era
formata
di
sassi
puntuti
e
sconnessi
,
con
pozzanghere
ad
ogni
tratto
e
qualche
torrentello
.
Incespicavo
negli
sterpi
.
Dei
tronchi
d
'
albero
disseccati
sbarravano
il
sentiero
.
Udivo
de
'
fruscii
:
vidi
la
coda
di
un
lungo
serpe
nero
guizzare
in
una
buca
.
La
vecchia
andava
a
piccoli
sbalzi
,
picchiando
sempre
con
il
suo
bastoncino
,
e
voltandosi
indietro
a
guardarmi
.
Ad
una
svolta
si
fermò
e
si
mise
a
sedere
in
terra
.
Sembrava
una
pallottola
.
-
Ero
dunque
giovane
-
disse
-
e
bella
.
Avevo
sposato
Angelo
il
Moro
,
il
sicario
.
Egli
viaggiava
per
le
sue
faccende
,
e
quando
tornava
,
dopo
tre
o
quattro
mesi
,
mi
portava
tanto
oro
,
ch
'
io
duravo
fatica
a
spenderlo
tutto
in
vesti
,
in
balli
,
in
orgie
.
Angelo
mi
regalava
i
gioielli
rapiti
alle
dame
.
Una
volta
mi
portò
una
chitarra
,
una
maraviglia
,
rubata
a
una
duchessa
di
Milano
.
Io
,
che
mi
divertivo
a
suonare
quello
strumento
,
ne
fui
beata
;
ma
l
'
amante
mio
,
che
amavo
ancora
più
della
chitarra
,
me
la
chiese
,
e
gliela
diedi
.
L
'
infame
mi
tradì
poco
dopo
.
Da
quel
fagotto
schiacciato
al
suolo
continuava
a
uscire
una
voce
rauca
:
-
Ero
alta
di
corpo
,
snella
;
avevo
gli
occhi
bruni
ed
i
capelli
biondi
.
Ballavo
dal
tramonto
all
'
alba
,
nuotavo
nel
lago
d
'
Idro
,
facevo
all
'
amore
.
Una
sera
,
sentendo
che
il
Beato
Antonio
,
di
cui
parlavano
le
valli
e
i
monti
,
ma
che
io
non
avevo
ancora
veduto
,
ordinava
di
bruciare
gli
strumenti
da
musica
e
gli
ornamenti
delle
donne
,
volli
goder
lo
spettacolo
.
Alcuni
de
'
miei
corteggiatori
s
'
erano
convertiti
alla
fede
del
Santo
,
altri
non
si
attentarono
ad
accompagnarmi
,
uno
solo
venne
con
me
travestito
per
non
farsi
conoscere
.
Quella
sera
sentivo
dentro
un
diavolo
:
ero
ubbriaca
di
peccato
.
A
un
tratto
vidi
il
mio
amante
traditore
accanto
a
me
,
il
quale
stava
per
gettare
nel
fuoco
la
mia
chitarra
.
Sentii
ribollirmi
il
sangue
.
Nel
baccano
e
nella
confusione
,
appena
la
chitarra
fu
sul
rogo
,
io
,
al
rischio
di
bruciarmi
le
vesti
,
mi
scagliai
sulle
fiamme
e
la
trassi
fuori
intatta
.
Qualche
giorno
appresso
Angelo
fu
appiccato
in
Brescia
.
Mi
ammalai
:
restai
povera
e
sola
.
La
megera
si
alzò
,
e
continuò
il
cammino
.
Era
notte
scura
;
non
vedevo
dove
mettessi
i
piedi
;
sdrucciolavo
;
tre
o
quattro
volte
fui
lì
lì
per
cadere
.
Il
nome
del
Moro
mi
rammentava
i
raccapricci
d
'
infanzia
,
quando
il
mio
vecchio
servo
Giovanni
raccontava
le
prodezze
del
famoso
assassino
,
il
quale
,
per
esperimentare
la
curiosità
d
'
una
sua
fidanzata
,
le
aveva
lasciato
in
deposito
un
paniere
coperto
di
foglie
fresche
,
proibendole
di
guardarvi
dentro
,
e
dopo
un
'
ora
torna
e
trova
la
ragazza
in
deliquio
,
perché
ella
aveva
trovato
nel
paniere
una
testa
d
'
uomo
tagliata
.
La
vecchia
continuava
interrottamente
,
fermandosi
ad
ogni
venti
passi
:
-
Mi
nacque
a
poco
a
poco
nel
cuore
una
cosa
nuova
,
il
rimorso
.
Entrai
qualche
volta
in
chiesa
;
ascoltai
qualche
messa
.
Passato
un
anno
,
tornò
a
Bagolino
il
Beato
Antonio
.
M
'
acconciai
per
il
primo
sermone
accanto
al
pulpito
,
e
vidi
il
Santo
pallido
,
smunto
,
salire
faticosamente
i
gradini
.
Annunziò
con
voce
fioca
l
'
argomento
della
predica
:
Il
Demonio
muto
.
La
sua
parola
era
lenta
,
quasi
stentata
,
ma
tanto
semplice
,
tanto
chiara
,
che
nasceva
negli
ascoltatori
una
certa
maraviglia
di
non
avere
pensato
prima
da
sé
a
così
naturali
discorsi
.
«
Nell
'
animo
nostro
(
egli
diceva
)
noi
nascondiamo
quasi
sempre
,
spesso
senza
volerlo
,
qualche
volta
senza
saperlo
,
la
memoria
o
il
desiderio
di
un
peccato
.
Come
non
lo
confessiamo
al
prete
,
così
non
lo
confessiamo
a
noi
stessi
.
E
pure
quel
punto
,
quella
piccola
ulcera
venefica
un
po
'
alla
volta
s
'
allarga
,
si
estende
e
incancrenisce
via
via
l
'
anima
intera
.
Ci
credevamo
giusti
,
ci
troviamo
iniqui
»
.
E
il
Santo
veniva
agli
esempii
:
la
moglie
,
che
dal
grato
ricordo
di
una
stretta
di
mano
scivola
alla
infedeltà
;
il
negoziante
,
che
dalla
prima
menzogna
sul
prezzo
di
una
merce
scende
al
fallimento
bugiardo
;
il
servo
,
che
ruba
prima
un
soldo
sulla
spesa
,
e
poi
,
vedendo
come
la
padrona
non
se
n
'
accorge
,
ne
ruba
due
,
dieci
,
venti
,
e
finisce
col
rubare
nella
borsa
e
nello
scrigno
;
il
giovinotto
,
che
dal
primo
stravizio
precipita
all
'
ubbriachezza
:
e
così
per
ognuno
quasi
degli
ascoltatori
c
'
era
una
parola
che
lo
toccava
dentro
.
«
Nella
più
remota
e
angusta
cameretta
del
cuore
alloggia
il
Demonio
muto
.
Egli
se
ne
sta
lì
accovacciato
,
arrotolato
,
silenzioso
;
ma
poi
,
quando
gli
pare
che
l
'
uomo
sia
più
distratto
o
più
fiacco
,
stende
le
membra
,
s
'
adagia
,
s
'
impadronisce
di
una
stanza
,
dell
'
altra
,
e
riesce
ad
occupare
tutta
quanta
la
casa
della
nostra
coscienza
.
La
nostra
coscienza
diventa
allora
un
inferno
.
Tutto
sta
dunque
nel
guardarci
dentro
e
nel
trovare
il
nostro
mortale
nemico
,
quand
'
egli
è
ancora
quasi
impercettibile
:
tutto
sta
nel
cacciare
via
subito
il
piccolo
Demonio
muto
»
.
Ma
il
Santo
cangiava
voce
.
Da
dolce
e
insinuante
ch
'
era
in
principio
,
diventava
aspra
,
violenta
,
terribile
.
Parlava
sul
Demonio
muto
delle
coscienze
già
infami
:
delle
donne
empie
,
degli
uomini
perversi
,
che
occultano
un
peccato
obbrobrioso
.
Terminò
tuonando
,
sicché
la
chiesa
rimbombava
:
«
Furti
,
assassinii
,
inganni
,
sacrilegii
,
lordure
d
'
ogni
specie
,
venite
fuori
dal
petto
di
voi
che
m
'
ascoltate
,
entrate
nelle
mie
orecchie
;
e
salga
il
vostro
rimorso
e
il
vostro
pentimento
a
Dio
.
Dio
è
misericordioso
!
»
.
Il
popolo
si
gettava
per
terra
e
,
piangendo
,
gridava
:
«
Pietà
,
pietà
!
»
.
La
vecchia
,
già
stanca
,
sedeva
nel
mezzo
della
strada
,
e
ormai
l
'
oscurità
era
così
fitta
,
ch
'
io
appena
distinguevo
il
corpiciattolo
bruno
.
Sembrava
che
la
voce
uscisse
da
sotto
terra
.
Cominciai
a
sentirmi
de
'
brividi
nelle
membra
,
poiché
tirava
un
vento
fresco
,
il
quale
faceva
stormire
le
foglie
e
produceva
dei
fischi
e
come
degli
ululati
lamentevoli
e
strani
.
Neanche
un
lume
lontano
;
neanche
una
stella
.
Il
suono
fesso
delle
parole
della
vecchia
che
ricominciava
:
-
Uscii
dalla
chiesa
,
convertita
e
spaventata
.
Tornai
a
casa
correndo
.
Mi
prese
una
febbre
,
che
per
dieci
giorni
tenne
il
mio
corpo
in
orridi
vaneggiamenti
.
Non
ero
guarita
,
quando
una
mattina
scappai
dal
sito
dove
abitavo
,
distante
un
'
ora
,
e
,
portando
con
me
la
chitarra
,
che
avevo
rubata
al
rogo
del
Santo
,
andai
a
Bagolino
per
confessarmi
.
Il
Beato
Antonio
era
già
andato
a
Gardone
,
assai
malato
anch
'
esso
,
quasi
morente
.
Presi
una
carrettella
,
e
,
sempre
col
mio
strumento
maledetto
,
partii
.
Il
giorno
appresso
ero
in
val
Trompia
,
a
Gardone
.
Corsi
tosto
alla
chiesa
,
e
la
vidi
tutta
parata
di
nero
,
tutta
a
ceri
ardenti
.
L
'
infinito
popolo
singhiozzava
e
pregava
;
i
sacerdoti
cantavano
a
morto
.
Nel
mezzo
,
sopra
un
immenso
catafalco
,
seduto
in
un
trono
maestoso
,
vestito
degli
abiti
sacri
,
col
calice
in
mano
,
stava
il
Santo
,
più
livido
che
mai
.
Era
immobile
.
Aveva
gli
occhi
aperti
e
fissi
.
Pareva
che
guardasse
.
Il
cadavere
,
certo
,
mi
malediva
.
La
vecchia
riprese
a
camminare
assai
lenta
.
Io
le
andavo
dietro
senza
vedere
più
nulla
.
-
Siamo
lontani
?
-
le
domandai
.
Non
rispose
.
Si
continuò
a
salire
la
montagna
.
La
vecchia
era
diventata
taciturna
,
ma
sentivo
sempre
il
picchio
del
suo
bastoncino
sui
sassi
.
Finalmente
si
giunse
dinanzi
ad
un
casolare
.
La
vecchia
spinse
l
'
uscio
ed
entrò
.
Cercò
qualcosa
,
e
poi
,
battendo
con
l
'
acciarino
,
fece
uscire
dalla
pietra
qualche
scintilla
;
accese
l
'
esca
e
un
lumino
,
il
quale
rischiarava
assai
male
la
miserabile
stanza
.
Un
po
'
di
strame
in
un
angolo
,
una
panca
,
una
ciotola
;
il
tetto
nascosto
dai
ragnateli
;
il
pavimento
di
mota
lubrica
;
i
muri
di
sassi
tutti
sconnessi
e
cadenti
.
La
strega
,
gettandosi
per
terra
,
levò
le
foglie
muffite
del
suo
giaciglio
e
cominciò
a
raschiare
con
le
unghie
il
terreno
.
Dopo
un
quarto
d
'
ora
mi
fece
segno
di
accostarmele
,
e
vidi
il
coperchio
di
una
cassa
;
aiutai
la
vecchia
a
levarlo
,
ed
apparve
la
famosa
chitarra
con
le
sue
corde
spezzate
.
Alla
luce
del
lumino
fumoso
le
perle
sembravano
scintillette
scialbe
e
l
'
argento
del
piccolo
Apollo
brillava
appena
.
La
vecchia
mi
porse
lo
strumento
con
un
sorriso
che
le
contorceva
la
bocca
,
e
disse
tra
sé
:
-
Morirò
più
quieta
.
Salutai
la
povera
donna
,
ed
uscii
dal
casolare
,
dove
il
tanfo
cominciava
a
nausearmi
.
Solo
,
nelle
tenebre
più
nere
,
con
la
chitarra
sotto
il
braccio
e
senza
rammentarmi
il
cammino
,
puoi
pensare
,
nipote
mio
,
se
mi
sentissi
lieto
.
Mi
guidarono
le
punte
dei
grossi
sassi
della
via
,
martoriandomi
i
piedi
.
Dio
volendo
,
a
mezzanotte
bussai
alla
porta
dell
'
Albergo
,
dove
tutti
dormivano
;
e
,
andato
a
letto
,
sognai
tutta
notte
lemuri
,
fantasmi
,
diavoli
,
megere
e
streghe
.
Sei
mesi
dopo
tornai
a
Bagolino
per
le
mie
caccie
,
e
volli
andare
a
salutar
la
mia
vecchia
.
Trovai
con
grande
stento
il
casolare
.
Era
deserto
.
Domandai
notizie
di
essa
ai
contadini
della
montagna
ed
allo
scaccino
della
chiesa
.
Era
sparita
da
un
pezzo
,
proprio
come
una
strega
.
Nessuno
ne
ha
saputo
più
nulla
.
4
Oggi
è
stata
una
magnifica
festa
,
di
quelle
che
lasciano
il
cuore
più
sereno
e
più
alto
.
Si
cominciò
ier
sera
con
i
fuochi
sulle
montagne
.
Tu
avessi
visto
com
'
era
bello
quell
'
improvviso
accendersi
,
quell
'
alternarsi
di
qua
,
di
là
,
delle
fiamme
d
'
allegria
,
alla
distanza
di
più
miglia
,
dall
'
una
e
dall
'
altra
parte
della
valle
;
e
come
pareva
che
le
cime
dei
monti
si
rispondessero
nel
gaio
linguaggio
di
fuoco
!
Le
campane
suonavano
ora
a
distesa
,
ora
a
rapidi
rintocchi
,
ed
ora
con
una
certa
ingenua
pretensione
d
'
imitare
qualche
arietta
popolare
,
senza
colpa
del
campanaro
se
tre
note
su
sette
dovevano
restar
nel
battaglio
.
Verso
le
otto
,
che
era
ben
buio
,
andai
con
la
mia
Menica
nel
mezzo
del
ponte
,
a
godermi
per
una
mezz
'
oretta
questo
spettacolo
;
e
il
Chiese
,
riflettendo
i
fuochi
delle
alture
,
pareva
se
la
godesse
anche
lui
.
Stamane
poi
all
'
alba
è
stato
un
scoppio
di
gioia
.
Mortaletti
da
tutte
le
parti
,
come
cannonate
d
'
una
finta
battaglia
;
la
banda
musicale
di
Salò
,
che
soffiava
e
batteva
a
tutto
andare
;
il
popolo
,
che
riempiva
le
piazze
e
le
vie
,
ilare
,
chiassoso
,
vestito
da
festa
,
con
fazzoletti
da
collo
e
scialli
d
'
un
rosso
scarlatto
.
M
'
è
venuto
il
ghiribizzo
di
andare
incontro
anch
'
io
al
nuovo
Curato
,
che
faceva
il
suo
ingresso
trionfale
.
Appena
mi
ha
visto
è
sceso
dalla
carrozzetta
,
dove
stava
con
il
Sindaco
.
Ha
voluto
per
forza
che
mi
appoggiassi
al
suo
braccio
,
e
così
a
piedi
siamo
andati
insieme
fino
al
piazzale
della
chiesa
,
in
mezzo
a
due
fitte
ale
di
popolo
,
che
salutava
rispettosamente
.
Il
curato
rispondeva
ai
saluti
con
pronta
affabilità
.
Ha
i
bei
capelli
folti
tutti
d
'
argento
,
che
gli
circondano
il
capo
come
un
'
aureola
;
gli
occhi
azzurri
limpidi
,
d
'
una
soavità
da
fanciulla
;
i
denti
bianchissimi
e
perfetti
.
Veste
pulito
,
quasi
accurato
.
Parla
con
una
dolcezza
semplice
,
profonda
,
affettuosa
,
che
affascina
.
È
,
dicono
,
il
più
virtuoso
prete
della
diocesi
di
Brescia
:
dà
tutto
ai
poveri
:
mangia
polenta
,
cacio
,
latte
soltanto
;
ma
nasconde
la
sua
carità
e
la
sua
povertà
volontaria
sotto
un
aspetto
di
persona
studiosa
e
gentile
.
Mi
ha
detto
:
-
So
ch
'
ella
,
signor
Carlo
,
è
il
più
vecchio
e
più
savio
uomo
di
questi
monti
.
Permetterà
ch
'
io
venga
a
discorrere
spesso
con
lei
e
che
mi
chiami
suo
amico
.
Il
maestro
di
scuola
si
è
avanzato
per
leggere
,
balbettando
,
la
sua
poesia
;
una
fanciulletta
dell
'
Asilo
ha
recitato
lesta
il
suo
discorsino
;
i
preti
della
Parrocchia
hanno
presentato
al
nuovo
pastore
,
con
una
lunga
orazione
latina
,
le
chiavi
della
chiesa
,
portate
sopra
un
cuscino
di
seta
bianca
a
frangie
ed
a
nappe
d
'
oro
.
Ed
è
cominciata
la
processione
:
stendardi
rossi
con
la
Madonna
dipinta
in
mezzo
,
banderuole
,
croci
,
torchi
,
baldacchini
;
fanciulle
inghirlandate
di
fiori
e
tutte
vestite
di
bianco
,
le
quali
portavano
in
mano
con
gran
compunzione
quale
un
Agnello
di
carta
,
quale
un
Bambino
Gesù
in
fasce
,
quale
una
Vergine
incoronata
;
ragazzi
con
mitrie
o
con
turbanti
,
e
dietro
una
coda
interminabile
di
donne
e
d
'
uomini
,
la
quale
,
vista
un
poco
dall
'
alto
,
sembrava
tutta
d
'
un
pezzo
,
e
pareva
che
così
lunga
lunga
si
muovesse
flessuosamente
secondo
l
'
avvallarsi
,
il
girare
o
il
rialzarsi
della
strada
.
A
stare
accanto
alla
chiesa
e
appartati
,
come
abbiamo
fatto
la
mia
buona
Menica
ed
io
,
che
siamo
troppo
vecchi
per
cacciarci
nella
folla
,
si
sentiva
l
'
organo
suonare
un
'
allegra
marcia
con
tutti
i
pedali
e
campanelli
e
tamburi
e
piatti
,
poi
le
campane
suonavano
sul
nostro
capo
,
poi
scoppiavano
i
mortaletti
,
che
era
un
frastuono
da
diventare
sordi
;
ma
quando
per
caso
,
in
certi
momenti
,
tutti
questi
romori
cessavano
,
s
'
udiva
,
già
lontano
,
il
salmeggiare
basso
dei
sacerdoti
della
processione
e
l
'
armonia
vaga
,
lunga
,
angelica
della
risposta
delle
donne
.
*
*
*
La
vecchiaia
è
orrenda
.
Non
ci
sono
lagrime
negli
occhi
,
non
ci
sono
singhiozzi
nel
petto
.
La
disperazione
non
si
espande
nella
pietà
degli
altri
,
non
si
getta
al
di
fuori
con
le
parole
,
con
i
gesti
,
con
le
grida
.
Lo
strazio
è
solitario
.
Si
guarda
al
proprio
dolore
tranquilli
,
con
le
ciglia
asciutte
.
È
una
calma
bieca
;
è
una
freddezza
spaventosa
.
Par
di
uscire
da
se
stessi
,
e
di
aggirarsi
nel
nulla
.
Non
si
pensa
,
non
si
sente
:
si
vive
in
una
tomba
.
La
mia
Menica
è
morta
.
Dieci
giorni
sono
,
mercoledì
sera
,
si
sentiva
un
po
'
stanca
,
e
s
'
addormentò
,
come
al
solito
,
nella
sua
poltrona
.
Io
leggevo
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
il
micio
nero
sbalza
in
terra
e
miagola
come
impaurito
.
Non
gli
bado
.
Alle
dieci
mi
alzo
,
e
mormoro
nell
'
orecchio
della
Menica
:
-
Mia
buona
,
è
l
'
ora
di
andare
a
letto
-
.
Non
risponde
.
Le
metto
,
così
per
giuoco
,
le
due
mani
sul
fronte
.
Lo
sento
di
ghiaccio
.
Era
morta
.
Beata
lei
,
che
è
morta
com
'
era
vissuta
,
nella
sua
santa
placidezza
!
*
*
*
La
casa
è
deserta
,
le
montagne
sono
bianche
di
neve
,
e
gela
.
A
desinare
,
così
solo
,
non
mangio
più
.
La
sera
non
c
'
è
nessuno
che
mi
dia
con
affetto
la
buona
notte
,
e
la
mattina
mi
vesto
nella
camera
vuota
,
intristito
dal
silenzio
fatale
.
La
ragazza
,
che
mi
serve
da
pochi
mesi
,
mi
guarda
con
occhio
indifferente
,
annoiato
.
Pensa
forse
che
i
vecchi
stanno
meglio
nella
bara
.
Ha
ragione
.
Ho
un
solo
conforto
,
il
Curato
.
È
un
santo
uomo
.
Parliamo
di
religione
,
e
la
mia
vecchia
fede
si
ravviva
.
Ieri
mi
diceva
:
-
Signor
Carlo
,
si
prepari
alla
felicità
del
Paradiso
.
Si
stacchi
dalle
cose
di
questa
terra
.
Pensi
a
Dio
.
Non
ho
rimorsi
,
eppure
un
certo
stringimento
di
cuore
mi
dice
forse
che
c
'
è
una
macchia
nella
mia
vita
.
Quando
sono
seduto
al
fuoco
nell
'
interno
del
gran
camino
della
sala
,
e
vedo
sulla
parete
di
contro
il
ritratto
del
Beato
Antonio
,
smorto
,
severo
,
minaccioso
,
mi
sembra
ch
'
egli
apra
le
labbra
ed
alzi
la
mano
per
rimproverarmi
qualcosa
.
Che
cosa
?
Non
ho
mai
fatto
male
apposta
a
nessuno
.
Ho
amato
i
miei
genitori
,
i
miei
parenti
,
la
mia
Menica
.
Ho
seguito
la
dottrina
e
i
riti
della
Chiesa
.
E
non
ostante
,
gli
occhi
dipinti
del
ritratto
di
Don
Antonio
,
che
sono
vivi
,
mi
scrutano
dentro
nelle
viscere
,
mi
strappano
fuori
un
non
so
che
dall
'
anima
.
È
uno
scavo
nella
coscienza
.
Forse
il
mio
Demonio
muto
.
Chi
lo
sa
?
Forse
quell
'
oggetto
di
profano
piacere
,
che
io
vagheggiavo
,
e
che
può
avermi
distolto
spesso
dalla
contemplazione
di
Dio
!
Sì
,
quel
maledetto
strumento
,
rubato
da
un
sicario
e
destinato
al
rogo
,
poi
di
nuovo
rubato
da
una
femmina
iniqua
.
Certo
,
a
quello
sguardo
,
che
scintilla
fuor
della
tela
,
ci
deve
essere
una
profonda
cagione
.
Don
Antonio
,
bisogna
ch
'
io
ti
plachi
.
Interrogai
il
Curato
.
Perdonami
,
nipote
mio
:
ho
già
provvisto
a
te
nel
codicillo
del
testamento
,
ma
ritiro
il
dono
,
che
ti
avevo
fatto
.
Il
buon
prete
mi
consiglia
di
distruggere
quella
mia
vecchia
gioia
mondana
,
che
oggi
mi
è
occasione
di
rimorsi
e
di
paure
.
*
*
*
Ieri
sera
nevicava
,
tirava
vento
,
si
sentivano
certe
voci
lugubri
a
tutte
le
finestre
ad
a
tutti
gli
usci
.
Non
avevo
dormito
da
una
settimana
.
Andai
nella
cappella
a
staccar
la
chitarra
e
la
potrai
nella
sala
.
Al
lume
del
fuoco
le
perlette
e
l
'
oro
brillavano
,
e
la
figuretta
di
Apollo
sorrideva
.
Il
demonio
mi
tentò
e
toccai
le
corde
.
Un
suono
rauco
e
terribile
uscì
dallo
strumento
scordato
.
Allora
feci
aggiungere
molta
legna
sul
fuoco
,
e
quando
la
vampa
toccò
la
cappa
altissima
del
camino
,
fatto
un
supremo
sforzo
,
gettai
la
chitarra
sul
rogo
,
seguendola
attentamente
con
gli
occhi
.
Le
corde
si
contorsero
come
serpi
,
mandando
un
sibilo
di
dolore
;
il
legno
sottile
della
cassa
armonica
diventò
nero
,
si
spaccò
in
più
luoghi
,
e
,
senza
infiammarsi
,
si
ridusse
a
carbone
;
le
perlette
sparirono
;
il
manico
durò
un
gran
pezzo
a
bruciare
,
e
le
figurette
della
caccia
,
staccandosi
ad
una
ad
una
,
caddero
nelle
brace
.
Chiamai
la
serva
,
che
gettasse
dell
'
altra
legna
sul
fuoco
.
Tutto
fu
consumato
.
Nell
'
uscire
dalla
sala
,
passando
innanzi
al
ritratto
di
Don
Antonio
,
mentre
le
ultime
brace
ardenti
lo
irradiavano
di
una
luce
oscillante
e
sanguigna
,
credetti
che
lo
sguardo
del
Santo
mi
seguisse
ancora
tenace
,
torvo
,
implacabile
.
Gelai
tutto
e
svenni
.
Mando
un
addio
a
te
,
a
tua
sorella
ed
ai
suoi
figliuoli
;
e
mi
dolgo
che
siate
troppo
lontani
,
perch
'
io
vi
possa
vedere
mai
più
.
Sono
alzato
e
ti
scrivo
dal
tavolino
;
ma
sento
dentro
di
me
come
un
presentimento
felice
.
Ho
chiamato
per
questa
sera
il
mio
buon
Curato
.
Mi
confesserà
e
mi
darà
l
'
olio
santo
.
Senso
Dallo
scartafaccio
segreto
della
contessa
Livia
.
Ieri
nel
mio
salotto
giallo
,
mentre
l
'
avvocatino
Gino
,
con
la
voce
rauca
della
passione
lungamente
repressa
,
mi
susurrava
nell
'
orecchio
:
-
Contessa
,
abbia
compassione
di
me
:
mi
cacci
via
,
ordini
ai
servi
di
non
lasciarmi
più
entrare
;
ma
,
in
nome
di
Dio
,
mi
tolga
da
una
incertezza
mortale
,
mi
dica
se
posso
o
se
non
posso
sperare
-
;
mentre
il
povero
giovane
mi
si
gettava
ai
piedi
,
io
,
ritta
,
impassibile
,
mi
guardavo
nello
specchio
.
Esaminava
il
mio
volto
per
trovarmi
una
ruga
.
La
mia
fronte
,
su
cui
scherzano
i
riccioletti
,
è
liscia
e
tersa
come
quella
di
una
bimba
;
a
'
lati
delle
mie
ampie
narici
,
al
di
sopra
delle
mie
labbra
un
po
'
grosse
e
rosse
,
non
si
vede
una
grinza
.
Non
ho
mai
scoperto
un
filo
bianco
ne
'
lunghi
capelli
,
i
quali
,
sciolti
,
cadono
in
belle
onde
lucide
,
neri
più
dell
'
inchiostro
,
sulle
mie
spalle
candide
.
Trentanove
anni
!
...
tremo
nello
scrivere
questa
orribile
cifra
.
Diedi
un
colpetto
leggiero
con
le
mie
dita
affusolate
sulla
mano
calda
dell
'
avvocatino
,
la
quale
brancolava
verso
di
me
,
e
m
'
avviai
per
uscire
;
ma
,
spinta
da
non
so
quale
sentimento
(
certo
un
sentimento
lodevole
di
compassione
e
di
amicizia
)
,
voltandomi
sulla
soglia
,
bisbigliai
,
credo
,
questa
parola
:
-
Sperate
.
Ho
bisogno
di
mortificare
la
vanità
.
Alla
inquietudine
,
che
rode
la
mia
anima
e
che
lascia
quasi
intatto
il
mio
corpo
,
s
'
alterna
la
presunzione
della
mia
bellezza
:
né
trovo
altro
conforto
che
questo
solo
,
il
mio
specchio
.
Troverò
,
spero
,
un
altro
conforto
nello
scrivere
i
miei
casi
di
sedici
anni
addietro
,
ai
quali
vado
ripensando
con
acre
voluttà
.
Lo
scartafaccio
,
chiuso
a
tre
chiavi
nel
mio
scrigno
segreto
,
non
potrà
essere
visto
da
occhio
umano
,
e
,
appena
compiuto
,
lo
getterò
sul
fuoco
,
disperdendone
le
ceneri
;
ma
il
confidare
alla
carta
i
vecchi
ricordi
deve
servire
a
mitigarne
l
'
acerbità
e
la
tenacia
.
Mi
resta
scolpita
in
mente
ogni
azione
,
ogni
parola
e
sopra
tutto
ogni
vergogna
di
quell
'
affannoso
periodo
del
mio
passato
;
e
tento
sempre
e
ricerco
le
lacerazioni
della
piaga
non
rimarginata
;
né
so
bene
se
ciò
ch
'
io
provo
sia
,
in
fondo
,
dolore
o
solletico
.
O
che
gioia
,
confidarsi
unicamente
a
sé
,
liberi
da
scrupoli
,
da
ipocrisie
,
da
reticenze
,
rispettando
nella
memoria
la
verità
anche
in
ciò
che
le
stupide
affettazioni
sociali
rendono
più
difficile
a
proclamare
,
le
proprie
bassezze
!
Ho
letto
di
santi
anacoreti
,
i
quali
vivevano
in
mezzo
ai
vermi
ed
alle
putrefazioni
(
quelle
,
certo
,
erano
lordure
)
,
ma
credevano
di
alzarsi
tanto
più
in
su
quanto
più
si
avvoltolavano
nel
fango
.
Così
il
mio
spirito
nell
'
umiliarsi
si
esalta
.
Sono
altera
di
sentirmi
affatto
diversa
dalle
altre
donne
:
il
mio
sguardo
non
teme
nessuno
spettacolo
;
c
'
è
nella
mia
debolezza
una
forza
audace
;
somiglio
alle
Romane
antiche
,
a
quelle
che
giravano
il
pollice
verso
terra
,
a
quelle
di
cui
tocca
il
Parini
in
una
ode
...
non
mi
rammento
bene
,
ma
so
che
quando
la
lessi
mi
sembrava
proprio
che
il
poeta
alludesse
a
me
.
Se
non
fosse
dall
'
una
parte
la
febbre
delle
vive
ricordanze
,
dall
'
altra
lo
spavento
della
vecchiaia
,
dovrei
essere
una
donna
felice
.
Mio
marito
,
vecchio
,
acciaccoso
,
pieno
di
fiducia
in
me
,
mi
lascia
spendere
quanto
voglio
e
fare
quel
che
mi
piace
;
sono
una
delle
prime
dame
di
Trento
:
corteggiatori
non
mi
mancano
,
e
la
cara
invidia
delle
mie
buone
amiche
,
invece
di
scemare
,
si
rinfocola
sempre
più
.
Di
venti
anni
ero
,
naturalmente
,
più
bella
.
Non
che
le
fattezze
del
mio
volto
sieno
mutate
,
o
che
il
mio
corpo
sembri
meno
svelto
e
flessuoso
;
ma
negli
occhi
miei
c
'
era
una
fiamma
,
che
ora
pur
troppo
si
va
smorzando
.
Il
nero
stesso
delle
pupille
mi
pare
,
a
guardarlo
bene
,
un
poco
meno
intenso
.
Dicono
che
il
sommo
della
filosofia
consista
nel
conoscere
se
stessi
:
io
mi
studio
con
tanta
trepidazione
da
tanti
anni
,
ora
per
ora
,
minuto
per
minuto
,
che
credo
di
conoscermi
a
fondo
e
di
potermi
proclamare
una
filosofessa
perfetta
.
Direi
di
avere
toccato
il
colmo
della
mia
bellezza
(
c
'
è
sempre
nel
fiorire
della
donna
un
periodo
breve
di
suprema
espansione
)
quando
avevo
di
poco
varcato
i
ventidue
anni
,
a
Venezia
.
Era
il
luglio
dell
'
anno
1865
.
Maritata
da
pochi
giorni
,
facevo
il
viaggio
di
nozze
.
Per
mio
marito
,
che
avrebbe
potuto
essere
mio
nonno
,
sentivo
una
indifferenza
mista
di
pietà
e
disprezzo
:
portava
i
suoi
sessantadue
anni
e
l
'
ampia
pancia
con
apparente
energia
;
si
tingeva
i
radi
capelli
e
i
folti
baffi
con
un
unguento
puzzolente
,
il
quale
lasciava
sui
guanciali
delle
larghe
macchie
giallastre
.
Del
rimanente
,
buon
uomo
,
pieno
,
alla
sua
maniera
,
di
attenzioni
per
la
giovine
sposa
,
inclinato
alla
crapula
,
bestemmiatore
all
'
occorrenza
,
fumatore
instancabile
,
aristocratico
burbanzoso
,
violento
verso
i
timidi
e
pauroso
in
faccia
ai
violenti
,
raccontatore
vivace
di
storielle
lubriche
,
che
ripeteva
a
ogni
tratto
,
né
avaro
,
né
scialacquatore
.
Si
pavoneggiava
nel
tenermi
al
suo
braccio
,
ma
guardava
le
donnette
facili
,
che
passeggiavano
accanto
a
noi
nella
piazza
di
San
Marco
,
con
un
sorriso
d
'
intelligenza
lasciva
;
ed
io
da
un
lato
n
'
avevo
gusto
,
giacché
l
'
avrei
cacciato
volontieri
in
braccio
di
chicchessia
pure
di
liberarmene
,
dall
'
altro
ne
sentivo
dispetto
.
Lo
avevo
pigliato
spontaneamente
,
anzi
lo
avevo
proprio
voluto
io
.
I
miei
erano
contrarii
ad
un
matrimonio
così
male
assortito
;
né
,
bisogna
dire
la
verità
,
il
pover
'
uomo
ardiva
di
chiedere
la
mia
mano
.
Ma
io
mi
sentivo
stufa
della
mia
qualità
di
zitella
:
volevo
avere
carrozze
mie
,
brillanti
,
abiti
di
velluto
,
un
titolo
,
e
sopra
tutto
,
la
mia
libertà
.
Ce
ne
vollero
delle
occhiate
per
accendere
il
cuore
nel
gran
ventre
del
conte
;
ma
,
una
volta
acceso
,
non
provò
pace
finché
non
m
'
ebbe
,
né
badò
alla
piccola
dote
,
né
pensò
all
'
avvenire
.
Io
,
innanzi
al
prete
,
risposi
un
Sì
fermo
e
sonoro
.
Ero
contenta
di
quello
che
avevo
fatto
,
ed
oggi
,
dopo
tanti
anni
,
non
ne
sono
pentita
.
In
fondo
,
non
mi
pareva
di
dovermene
pentire
neanche
in
quei
giorni
in
cui
,
aperta
l
'
anima
quasi
d
'
un
tratto
,
mi
sfogavo
nel
parossismo
di
una
prima
passione
cieca
.
Sino
ai
ventidue
anni
passati
il
mio
cuore
era
rimasto
chiuso
.
Le
mie
amiche
,
deboli
in
faccia
alle
lusinghe
dell
'
amore
sentimentale
,
m
'
invidiavano
e
mi
rispettavano
:
nella
mia
freddezza
,
nella
mia
sdegnosa
noncuranza
delle
parole
tenere
e
delle
occhiate
languide
vedevano
una
preminenza
di
raziocinio
e
di
forza
.
A
sedici
anni
avevo
assodata
già
la
mia
fama
scherzando
con
l
'
affetto
di
un
bel
giovane
del
mio
paese
e
disprezzandolo
poi
,
sicché
il
misero
tentò
di
uccidersi
e
,
guarito
,
scappò
da
Trento
in
Piemonte
,
e
si
arruolò
volontario
,
e
in
una
delle
battaglie
del
'59
,
non
mi
ricordo
quale
,
morì
.
Ero
troppo
giovane
allora
per
sentirne
rimorso
;
e
dall
'
altra
parte
i
miei
genitori
e
parenti
e
conoscenti
,
tutti
affezionati
al
governo
dell
'
Austria
,
che
servivano
fedelmente
quali
militari
e
impiegati
,
non
avevano
trovata
altra
orazione
funebre
in
onore
del
povero
esaltato
se
non
questa
:
-
Gli
sta
bene
.
A
Venezia
rinascevo
.
La
mia
bellezza
sbocciava
intiera
.
Negli
occhi
degli
uomini
brillava
,
quando
mi
guardavano
,
un
lampo
di
desiderio
;
sentivo
le
fiamme
degli
sguardi
rivolti
sulla
mia
persona
anche
senza
vederli
.
Persino
le
donne
mi
fissavano
in
volto
,
poi
mi
ricercavano
giù
giù
sino
ai
piedi
,
ammirando
.
Sorridevo
come
un
regina
,
come
una
dea
.
Diventavo
,
nella
contentezza
della
mia
vanità
,
buona
,
indulgente
,
famigliare
,
spensierata
,
spiritosa
:
la
grandezza
del
mio
trionfo
mi
faceva
quasi
apparire
modesta
.
Mio
marito
,
ch
'
era
stato
uno
dei
rappresentanti
della
nobiltà
tirolese
nella
dieta
di
Innsbruck
,
fu
invitato
con
me
ai
pranzi
ed
alle
conversazioni
del
Luogotenente
imperiale
.
Quando
entravo
nella
sala
con
le
braccia
nude
,
con
il
collo
e
un
poco
del
seno
scoperti
,
con
un
abito
di
velo
e
trine
a
lunghissima
coda
,
e
un
grande
fiore
di
rubini
a
foglie
di
smeraldi
sul
capo
,
sentivo
un
fremito
correre
tutt
'
intorno
.
Un
rossore
di
compiacenza
mi
coloriva
il
viso
;
facevo
qualche
passo
lento
,
solenne
e
semplice
,
senza
guardare
nessuno
;
e
,
mentre
la
padrona
di
casa
mi
veniva
incontro
e
m
'
invitava
a
sederle
accanto
,
agitavo
il
ventaglio
innanzi
alla
mia
faccia
,
come
per
nascondermi
pudicamente
agli
occhi
della
gente
stupita
.
Ai
freschi
,
alle
serenate
non
mancavo
mai
.
In
piazza
di
San
Marco
al
caffè
Quadri
avevo
intorno
un
nuvolo
di
satelliti
:
ero
il
sole
di
un
nuovo
sistema
planetario
:
ridevo
,
scherzavo
,
canzonavo
chi
voleva
pigliarmi
con
i
sospiri
o
con
i
versi
,
mi
mostravo
una
fortezza
inespugnata
,
ma
non
mi
affaticavo
poi
troppo
,
per
non
iscoraggire
nessuno
,
a
sembrare
proprio
inespugnabile
.
La
mia
corte
si
componeva
in
massima
parte
di
ufficialetti
e
d
'
impiegati
tirolesi
piuttosto
scipiti
e
assai
tronfii
,
tanto
che
i
più
dilettevoli
erano
i
più
scapati
,
quelli
che
avevano
nella
scostumatezza
acquistato
non
foss
'
altro
l
'
audacia
petulante
delle
proprie
sciocchezze
.
Tra
questi
ne
conobbi
uno
,
il
quale
usciva
dal
mazzo
per
due
ragioni
.
Alla
dissolutezza
sbadata
,
univa
,
per
quanto
i
suoi
stessi
amici
affermavano
,
una
così
cinica
immoralità
di
principii
,
che
niente
gli
pareva
rispettabile
in
questo
mondo
,
salvo
il
codice
penale
e
il
regolamento
militare
.
Oltre
a
ciò
era
veramente
bellissimo
e
straordinariamente
vigoroso
:
un
misto
di
Adone
e
di
Alcide
.
Bianco
e
roseo
,
con
i
capelli
biondi
ricciuti
,
il
mento
privo
di
barba
,
le
orecchie
tanto
minute
che
sembravano
quelle
di
una
fanciulla
,
gli
occhi
grandi
e
inquieti
di
colore
celeste
:
in
tutto
il
volto
una
espressione
ora
dolce
,
ora
violenta
,
ma
di
una
violenza
o
dolcezza
mitigata
dai
segni
di
un
'
ironia
continua
,
quasi
crudele
.
La
testa
piantata
superbamente
sul
collo
robusto
;
le
spalle
non
erano
quadre
e
massiccie
,
ma
scendevano
giù
con
grazia
;
il
corpo
muscoloso
,
stretto
nella
divisa
bianca
dell
'
ufficiale
austriaco
,
s
'
indovinava
tutto
,
e
rammentava
le
statue
romane
dei
gladiatori
.
Questo
tenente
di
linea
,
il
quale
aveva
solo
ventiquattro
anni
,
due
più
di
me
,
era
riuscito
a
divorarsi
la
ricca
sostanza
paterna
,
e
continuando
sempre
a
giuocare
,
a
pagar
donne
,
a
scialarla
da
signore
,
nessuno
oramai
sapeva
come
vivesse
;
ma
nessuno
lo
vinceva
nel
nuoto
,
nella
ginnastica
,
nella
forza
del
braccio
.
Non
aveva
mai
avuto
occasione
di
trovarsi
in
guerra
;
non
amava
i
duelli
,
anzi
due
ufficialetti
mi
raccontarono
una
sera
,
che
,
piuttosto
che
battersi
,
aveva
più
volte
ingoiato
atrocissimi
insulti
.
Forte
,
bello
,
perverso
,
vile
,
mi
piacque
.
Non
glielo
lasciavo
intendere
,
perché
mi
compiacevo
nell
'
irritare
e
tormentare
quell
'
Ercole
.
Venezia
,
che
non
avevo
mai
vista
e
che
avevo
tanto
desiderato
di
vedere
,
mi
parlava
più
ai
sensi
che
all
'
anima
;
i
suoi
monumenti
,
dei
quali
non
conoscevo
la
storia
e
non
intendevo
la
bellezza
,
m
'
importavano
meno
dell
'
acqua
verde
,
del
cielo
stellato
,
della
luna
d
'
argento
,
dei
tramonti
d
'
oro
,
e
sopra
tutto
della
gondola
nera
,
in
cui
,
sdraiata
,
mi
lasciavo
andare
ai
più
voluttuosi
capricci
della
immaginazione
.
Nei
calori
gravi
del
luglio
,
dopo
una
giornata
di
fuoco
,
il
ventolino
fresco
mi
accarezzava
la
fronte
andando
in
barca
tra
la
Piazzetta
e
l
'
isola
di
Sant
'
Elena
o
,
più
lontano
,
verso
Santa
Elisabetta
e
San
Nicolò
del
Lido
:
quello
zeffiro
,
impregnato
dell
'
acre
profumo
salso
,
rianimandomi
le
membra
e
lo
spirito
,
pareva
che
bisbigliasse
nelle
mie
orecchie
i
misteri
fervidi
dell
'
amor
vero
.
Cacciavo
nell
'
acqua
sino
al
gomito
il
braccio
nudo
,
bagnando
il
merletto
che
ornava
la
corta
manica
;
e
guardavo
poi
cadere
una
ad
una
dalle
mie
unghie
le
gocciole
somiglianti
a
brillantini
purissimi
.
Una
sera
tolsi
dal
dito
un
anello
,
dono
di
mio
marito
,
dove
splendeva
un
grosso
diamante
,
e
lo
gettai
lontano
dalla
barca
in
laguna
:
mi
parve
di
avere
sposato
il
mare
.
La
moglie
del
Luogotenente
volle
condurmi
un
giorno
a
vedere
la
galleria
dell
'
Accademia
di
belle
arti
:
non
ci
capii
quasi
nulla
.
Poi
con
i
viaggi
,
con
la
conversazione
dei
pittori
(
uno
,
bello
come
Raffaello
Sanzio
,
voleva
ad
ogni
costo
insegnarmi
a
dipingere
)
qualche
cosa
ho
imparato
;
ma
allora
,
benché
non
sapessi
niente
,
quell
'
allegrezza
di
colori
,
quella
sonorità
di
rossi
,
di
gialli
,
di
verdi
e
di
azzurri
e
di
bianchi
,
quella
musica
dipinta
con
tanto
ardore
di
amor
sensuale
non
mi
sembrò
un
'
arte
,
mi
sembrò
una
faccia
della
natura
veneziana
;
e
le
canzoni
,
che
avevo
udito
cantare
dal
popolo
sboccato
,
mi
tornavano
nella
memoria
innanzi
alla
dorata
Assunta
di
Tiziano
,
alla
Cena
pomposa
di
Paolo
,
alle
figure
carnose
,
carnali
e
lucenti
del
Bonifacio
.
Mio
marito
fumava
,
russava
,
diceva
male
del
Piemonte
,
comperava
cosmetici
:
io
avevo
bisogno
di
amare
.
Ora
ecco
in
qual
modo
principiò
la
mia
terribile
passione
per
l
'
Alcide
,
per
l
'
Adone
in
assisa
bianca
,
il
quale
si
chiamava
con
un
nome
che
non
m
'
andava
a
'
versi
-
Remigio
.
Costumavo
tutte
le
mattine
di
recarmi
al
bagno
galleggiante
di
Rima
,
posto
fra
il
giardinetto
del
Palazzo
Reale
e
la
punta
della
Dogana
.
Avevo
preso
per
un
'
ora
,
dalle
sette
alle
otto
,
una
Sirena
,
cioè
una
delle
due
vasche
per
donne
,
grande
quanto
bastava
per
nuotarvi
qualche
poco
,
e
la
mia
cameriera
veniva
a
spogliarmi
e
a
vestirmi
;
ma
,
siccome
nessun
altro
poteva
entrare
,
così
non
mi
davo
la
briga
di
mettermi
l
'
abito
da
bagno
.
La
vasca
,
chiusa
intorno
da
pareti
di
legno
e
coperta
da
una
tenda
cenerognola
a
larghe
zone
rosse
,
aveva
il
fondo
di
assi
accomodato
a
tale
profondità
sott
'
acqua
che
alle
signore
di
piccola
statura
rimanesse
fuori
la
testa
.
A
me
restavano
fuori
le
spalle
intiere
.
Oh
la
bella
acqua
smeraldina
,
ma
limpida
,
sotto
alla
quale
vedevo
ondeggiare
vagamente
le
mie
forme
sino
ai
piedi
sottili
!
e
qualche
pesce
piccoletto
e
argentino
mi
guizzava
intorno
.
Nuotavo
quant
'
era
lunga
la
Sirena
;
battevo
l
'
acqua
con
le
mani
aperte
,
finché
la
spuma
candida
coprisse
il
verde
diafano
;
mi
sdraiavo
supina
,
lasciando
che
si
bagnassero
i
miei
lunghi
capelli
e
tentando
di
rimanere
per
un
istante
a
galla
,
immobile
;
spruzzavo
la
cameriera
,
che
fuggiva
lontana
;
ridevo
come
una
bimba
.
Molte
larghe
aperture
,
appena
sotto
il
livello
dell
'
acqua
,
lasciavano
entrare
e
passare
l
'
acqua
liberamente
,
e
le
pareti
,
mal
commesse
,
permettevano
,
attraverso
le
fessure
,
di
vedere
,
applicandovi
l
'
occhio
,
qualche
cosa
al
di
fuori
-
il
campanile
rosso
di
San
Giorgio
,
una
linea
di
laguna
,
dove
fuggivano
leste
le
barche
,
una
fetta
sottile
del
Bagno
militare
,
che
galleggiava
a
piccola
distanza
della
mia
Sirena
.
Sapevo
che
tutte
le
mattine
,
alle
sette
,
il
tenente
Remigio
vi
andava
a
nuotare
.
In
acqua
era
un
eroe
:
saltava
dall
'
alto
a
capo
fitto
,
ripescava
una
bottiglia
sul
fondo
,
usciva
dal
recinto
attraversando
di
sotto
lo
spazio
dei
camerini
.
Avrei
dato
non
so
che
cosa
per
poterlo
vedere
,
tanto
m
'
attraevano
l
'
agilità
e
la
forza
.
Una
mattina
,
mentre
guardavo
sulla
mia
coscia
destra
una
macchietta
livida
,
forse
una
contusione
leggiera
,
che
deturpava
un
poco
la
bianchezza
rosea
della
pelle
,
udii
fuori
un
romore
come
di
persona
,
la
quale
nuotasse
rapidamente
.
L
'
acqua
si
agitò
,
la
ondulazione
fresca
mi
fece
correre
un
brivido
per
le
membra
,
e
da
uno
dei
larghi
fori
tra
il
suolo
e
le
pareti
entrò
improvviso
nella
Sirena
un
uomo
.
Non
gridai
,
non
ebbi
paura
.
Mi
parve
fatto
di
marmo
,
tanto
era
candido
e
bello
;
ma
il
suo
ampio
torace
si
agitava
per
il
respiro
profondo
,
e
i
suoi
occhi
celesti
brillavano
,
e
dai
capelli
biondi
cadevano
le
gocciole
come
pioggia
di
lucenti
perle
.
Ritto
in
piedi
,
mezzo
velato
dall
'
acqua
ancora
tremolante
,
alzò
le
braccia
muscolose
e
morbide
:
pareva
che
ringraziasse
i
numi
e
dicesse
:
-
Finalmente
!
Così
principiò
la
nostra
relazione
;
e
d
'
allora
in
poi
lo
vidi
ogni
giorno
o
al
passeggio
,
o
al
caffè
,
o
al
ristorante
,
dove
mio
marito
,
che
aveva
preso
a
volergli
bene
,
lo
invitava
sovente
.
Lo
vedevo
anche
in
segreto
,
anzi
via
via
i
nostri
colloqui
misteriosi
diventarono
a
dirittura
quotidiani
.
Spesso
si
stava
insieme
una
o
due
ore
da
solo
a
sola
,
mentre
il
conte
dormiva
tra
la
colazione
ed
il
pranzo
o
andava
a
gironzare
per
la
città
,
poi
si
passavano
due
o
tre
ore
in
compagnia
pubblicamente
,
dandoci
di
sfuggita
qualche
stretta
di
mano
.
Talvolta
egli
premeva
di
soppiatto
con
il
suo
piede
il
mio
,
e
non
di
rado
mi
faceva
tanto
male
che
diventavo
tutta
rossa
in
volto
;
ma
quello
stesso
dolore
mi
piaceva
.
Non
ero
mai
parsa
tanto
bella
alla
gente
e
a
me
stessa
,
mai
tanto
sana
e
allegra
e
contenta
di
me
,
della
vita
,
di
tutto
e
di
tutti
.
La
seggiola
di
paglia
su
cui
mi
adagiavo
in
Piazza
San
Marco
diventava
un
trono
;
credevo
che
la
banda
militare
,
la
quale
suonava
i
valzer
degli
Strauss
e
le
melodie
del
Meyerbeer
innanzi
alle
Procuratìe
vecchie
,
indirizzasse
la
sua
musica
soltanto
a
me
,
e
mi
sembrava
che
il
cielo
azzurro
e
i
monumenti
antichi
godessero
della
mia
contentezza
.
Il
luogo
dei
nostri
ritrovi
non
era
sempre
il
medesimo
.
Alle
volte
Remigio
in
una
gondola
chiusa
mi
aspettava
alla
riva
sudicia
di
una
lunga
calletta
buia
,
che
riesciva
ad
un
canale
stretto
,
fiancheggiato
di
casupole
tanto
gobbe
e
storpie
da
parere
crollanti
,
e
alle
finestre
delle
quali
pendevano
cenci
di
ogni
colore
;
alle
volte
,
lasciata
la
prudenza
,
si
entrava
in
barca
da
qualche
luogo
frequentato
della
città
,
persino
dal
Molo
innanzi
alla
Piazzetta
.
Coperta
il
viso
d
'
un
denso
velo
nero
,
andavo
da
lui
in
una
casa
accanto
alla
caserma
di
San
Sepolcro
,
incontrando
nell
'
ombra
fitta
delle
scale
tortuose
ufficiali
e
soldati
,
che
non
mi
lasciavano
passare
senza
porgermi
un
segno
della
loro
galanteria
.
In
quella
casa
,
dove
il
sole
non
batteva
mai
,
il
tanfo
della
umidità
si
univa
al
puzzo
nauseabondo
del
fumo
di
tabacco
,
stagnante
nelle
camere
non
ventilate
.
*
*
*
Questo
avvocatino
Gino
mi
secca
.
Guarda
con
certi
occhi
stralunati
,
che
spesso
mi
fanno
ridere
,
ma
qualche
volta
mi
fanno
gelare
;
dice
che
non
può
più
vivere
senza
la
carità
d
'
una
mia
parola
d
'
affetto
;
implora
,
piange
,
singhiozza
;
mi
va
ripetendo
:
-
Contessa
,
si
ricorda
quel
giorno
in
cui
lì
sull
'
uscio
,
voltandosi
,
mi
disse
con
la
voce
di
un
angelo
:
Sperate
?
-
ed
insiste
,
e
torna
ad
invocare
pietà
,
a
singhiozzare
ed
a
piangere
.
Non
ne
posso
più
.
Giorni
sono
gli
lasciai
la
mano
:
la
baciò
più
volte
così
forte
che
mi
restarono
per
un
poco
delle
macchie
livide
sulla
pelle
.
Insomma
,
sono
stufa
.
Ieri
,
persa
la
pazienza
,
gli
gridai
che
mi
lasciasse
in
pace
,
che
non
si
attentasse
mai
più
di
rimettere
il
piede
in
casa
mia
,
e
che
se
avesse
ardito
ancora
di
comparirmi
innanzi
,
l
'
avrei
fatto
cacciare
dai
servi
e
avrei
raccontato
ogni
cosa
al
conte
.
L
'
avvocatino
impallidì
per
modo
che
i
suoi
occhi
neri
parvero
due
buchi
in
una
faccia
di
gesso
;
s
'
alzò
dal
canapè
barcollando
ed
uscì
senza
guardarmi
.
Tornerà
,
tornerà
,
scommetto
.
Ma
è
un
gran
dire
che
a
commuovermi
l
'
anima
non
ci
sia
altro
verso
che
il
rammentarmi
d
'
un
uomo
,
nel
quale
,
ad
onta
della
mia
furibonda
passione
,
vedevo
intiera
la
bassezza
infame
.
*
*
*
Remigio
ogni
tanto
mi
domandava
danaro
.
In
principio
la
pigliava
un
poco
larga
:
era
un
debito
di
giuoco
;
era
un
pranzo
che
doveva
offrire
ai
compagni
per
non
so
quale
occasione
:
avrebbe
restituito
la
somma
pochi
giorni
appresso
.
Finì
col
chiedere
senza
pretesti
ora
cento
fiorini
,
ora
dugento
;
una
volta
mi
chiese
mille
lire
.
Io
davo
,
e
mi
faceva
piacere
di
dare
.
Avevo
dei
risparmii
miei
,
poi
mio
marito
largheggiava
con
me
,
anzi
era
lieto
quando
gli
domandavo
qualcosa
;
ma
venne
un
momento
in
cui
gli
parve
che
spendessi
troppo
.
Mi
offesi
,
mi
adirai
tempestosamente
;
egli
,
bonone
per
solito
e
pieghevole
,
tenne
duro
una
giornata
intiera
.
Quella
giornata
appunto
Remigio
aveva
bisogno
urgente
,
immediato
di
dugentocinquanta
fiorini
:
mi
accarezzava
,
mi
diceva
tante
cose
belle
e
con
una
voce
così
ardente
d
'
amore
,
che
mi
sentii
beata
di
potergli
donare
uno
spillone
di
brillanti
,
il
quale
costava
,
se
mi
rammento
bene
,
quaranta
napoleoni
d
'
oro
.
Il
dì
seguente
Remigio
mancò
all
'
appuntamento
.
Dopo
avere
passeggiato
su
e
giù
per
certe
callette
al
di
là
del
Ponte
di
Rialto
una
ora
buona
,
sicché
la
gente
mi
guardava
con
curiosità
e
con
malizia
,
ed
i
motti
scherzosi
mi
scoppiettavano
intorno
,
alla
fine
,
con
le
guance
infiammate
dalla
vergogna
e
gli
occhi
pieni
di
lagrime
d
'
ira
,
disperando
oramai
d
'
incontrare
l
'
amante
,
fantasticando
Dio
sa
che
sventure
,
corsi
a
casa
sua
trafelata
,
quasi
fuori
di
senno
.
La
sua
ordinanza
,
che
stava
lucidando
la
sciabola
,
mi
disse
come
il
tenente
dal
giorno
innanzi
non
si
fosse
veduto
.
-
Tutta
la
notte
fuori
?
-
domandai
,
non
avendo
capito
bene
.
Il
soldato
,
zufolando
,
fece
di
sì
con
la
testa
.
-
In
nome
di
Dio
,
correte
,
informatevi
di
lui
:
gli
sarà
seguita
qualche
disgrazia
:
ferito
forse
,
ucciso
!
Il
soldato
alzò
le
spalle
ghignando
.
-
Ma
,
rispondete
,
dov
'
è
il
povero
padrone
?
-
e
avevo
afferrato
per
le
braccia
il
soldato
mentre
continuava
a
ridere
,
e
lo
scuotevo
forte
.
Avvicinò
il
suo
mustacchio
al
mio
viso
;
mi
gettai
indietro
,
ma
ripetevo
:
-
Per
carità
,
rispondete
.
Brontolò
finalmente
:
-
A
cena
con
la
Gigia
,
o
la
Cate
,
o
la
Nana
,
o
con
tutte
e
tre
in
compagnia
.
Altro
che
disgrazie
!
Compresi
allora
che
il
tenente
Remigio
era
la
mia
vita
.
Il
sangue
mi
si
gelò
,
caddi
quasi
priva
di
sensi
sul
letto
nella
camera
buia
,
e
s
'
egli
non
fosse
apparso
in
quell
'
istante
all
'
uscio
,
il
cuore
in
un
parossismo
di
sospetti
e
di
rabbia
mi
si
sarebbe
spezzato
.
Ero
gelosa
fino
alla
pazzia
;
avrei
potuto
diventare
all
'
occasione
gelosa
fino
al
delitto
.
Mi
piaceva
in
quell
'
uomo
la
stessa
viltà
.
Quando
esclamava
:
-
Ti
giuro
,
Livia
,
non
amerò
e
non
abbraccierò
mai
altra
donna
che
te
-
io
gli
credevo
;
e
,
mentre
egli
mi
stava
innanzi
ginocchioni
,
lo
guardavo
adorando
,
come
fosse
un
Dio
.
Se
mi
avessero
chiesto
:
-
Vuoi
che
Remigio
diventi
Leonida
?
-
avrei
risposto
:
-
No
-
.
Che
cosa
mi
doveva
importare
dell
'
eroe
?
Anzi
la
perfetta
virtù
mi
sarebbe
parsa
scipita
e
sprezzabile
al
paragone
de
'
suoi
vizii
;
la
sua
mancanza
di
fede
,
di
onestà
,
di
delicatezza
,
di
ritegno
mi
sembrava
il
segno
di
una
vigoria
arcana
,
ma
potente
,
sotto
alla
quale
ero
lieta
,
ero
orgogliosa
di
piegarmi
da
schiava
.
Quanto
più
il
suo
cuore
appariva
basso
,
tanto
più
il
suo
corpo
splendeva
bello
.
Due
sole
volte
e
per
un
solo
istante
l
'
avrei
bramato
diverso
.
Passavamo
un
giorno
lungo
una
fondamenta
che
guarda
la
cinta
dell
'
Arsenale
.
La
mattina
era
allegra
d
'
un
sole
abbagliante
;
alla
sinistra
spiccavano
sull
'
aria
turchina
gli
alti
fumaiuoli
a
campana
capovolta
e
le
cornici
candide
e
i
tetti
rossi
,
mentre
sulla
destra
correva
il
lungo
muraglione
dei
Cantieri
,
severo
e
chiuso
.
Gli
occhi
abbacinati
riposavano
in
certe
ombre
cupe
,
lì
dove
si
affondava
un
sottoportico
o
si
stringeva
una
calle
;
e
l
'
acqua
brillava
di
tutti
i
verdi
,
rifletteva
tutti
i
colori
,
si
perdeva
qua
e
là
in
buchi
e
striscie
di
un
nero
denso
.
Correvano
e
saltavano
sulla
fondamenta
,
la
quale
dalla
parte
del
canale
non
aveva
nessun
riparo
,
dieci
o
dodici
monelli
,
vociando
a
squarciagola
.
Ve
n
'
erano
di
piccini
e
di
grandetti
.
Uno
dei
piccoli
,
quasi
nudo
,
grassotto
,
con
i
riccioletti
biondi
,
che
gli
coronavano
la
faccia
rosea
e
paffutella
,
faceva
un
chiasso
da
indemoniato
,
dando
scappellotti
,
pizzicando
i
compagni
e
poi
scappando
via
come
un
fulmine
.
Mi
fermai
a
guardare
,
mentre
Remigio
mi
raccontava
le
sue
grandezze
passate
.
A
un
tratto
quel
diavoletto
di
bimbo
,
non
potendo
in
una
corsa
precipitosa
fermare
il
piede
al
ciglio
della
fondamenta
,
volò
nel
canale
.
S
'
udì
uno
strido
ed
un
tonfo
,
poi
subito
intronarono
l
'
aria
le
grida
di
tutti
quanti
i
ragazzi
e
di
tutte
quante
le
donne
,
le
quali
prima
se
la
discorrevano
nella
via
o
guardavano
dalla
finestra
;
ma
in
quel
clamore
dominava
lo
strillo
acuto
,
disperato
,
straziante
della
giovine
madre
,
che
,
slanciatasi
ai
piedi
di
Remigio
,
unico
uomo
presente
a
quella
scena
,
urlava
:
-
Me
lo
salvi
,
per
carità
,
me
lo
salvi
!
-
Remigio
,
freddo
,
ghiacciato
,
rispose
alla
donna
:
-
Non
so
nuotare
-
.
Intanto
uno
dei
fanciulli
più
grandi
s
'
era
buttato
in
acqua
,
aveva
pigliato
per
i
ricci
biondi
il
piccino
e
lo
aveva
tirato
a
riva
.
Fu
un
attimo
.
Lo
stridìo
si
mutò
in
applauso
frenetico
;
donne
e
ragazzi
piangevano
di
gioia
;
la
gente
correva
da
tutte
le
parti
a
vedere
,
e
il
putto
biondo
guardava
intorno
con
i
suoi
occhioni
celesti
,
maravigliato
di
tanto
baccano
.
Remigio
con
uno
strappo
violento
mi
cavò
dalla
folla
.
L
'
altra
volta
che
un
poco
il
mio
amante
mi
spiacque
fu
per
questa
cagione
.
S
'
era
fatto
udire
nel
caffè
Quadri
,
ciarlando
in
tedesco
a
voce
alta
con
alcuni
impiegati
tirolesi
,
a
dir
male
dei
Veneziani
.
Un
signore
,
che
stava
in
un
canto
,
s
'
alzò
di
sbalzo
,
e
piantandosi
di
contro
a
lui
,
che
era
in
uniforme
,
gridò
:
-
Vigliacco
d
'
un
militare
-
e
gli
buttò
in
faccia
tre
o
quattro
de
'
suoi
biglietti
da
visita
.
Ne
nacque
un
parapiglia
.
Il
dì
seguente
i
padrini
dovevano
combinare
il
duello
;
ma
Remigio
,
avendo
notato
che
il
suo
avversario
era
piccolo
,
mingherlino
e
gracilissimo
,
rifiutò
la
pistola
,
rifiutò
la
spada
,
e
,
benché
la
scelta
delle
armi
spettasse
allo
sfidato
,
volle
ad
ogni
costo
la
sciabola
,
sicuro
com
'
egli
era
della
forza
del
proprio
braccio
.
Il
Veneziano
si
piegò
alla
prepotenza
;
ma
,
prima
del
duello
,
era
già
in
carcere
,
ed
a
Remigio
veniva
trasmesso
l
'
ordine
di
andare
immediatamente
ad
una
nuova
destinazione
in
Croazia
.
Quando
seppi
la
cosa
mi
disperai
:
senza
quell
'
uomo
io
non
potevo
vivere
.
Tanto
feci
presso
la
moglie
del
Luogotenente
,
e
tanto
si
adoperò
mio
marito
,
sollecitato
da
me
,
presso
il
Governatore
ed
i
Generali
,
che
Remigio
ottenne
di
venire
mandato
a
Trento
,
dove
io
ed
il
conte
dovevamo
tornare
appunto
in
quei
giorni
.
Tutto
fino
allora
era
andato
a
seconda
della
mia
cieca
passione
.
*
*
*
Da
tre
mesi
non
vedo
questo
mio
scartafaccio
.
Non
mi
sono
attentata
di
portarlo
in
viaggio
,
e
mi
doleva
,
confesso
,
di
averlo
lasciato
a
Trento
.
Riandando
nella
memoria
i
casi
di
tanti
anni
or
sono
,
il
cuore
torna
a
palpitare
e
sento
un
'
aura
calda
di
gioventù
,
che
mi
spira
d
'
intorno
.
Il
manoscritto
è
rimasto
serrato
a
tripla
chiave
nel
mio
scrigno
segreto
,
dietro
all
'
alcova
della
mia
camera
;
e
stava
chiuso
con
cinque
suggelli
in
una
grande
busta
,
su
cui
,
prima
di
partire
,
avevo
scritto
a
grossi
caratteri
:
«
Affido
all
'
onore
di
mio
marito
il
segreto
di
queste
carte
,
ch
'
egli
,
dopo
la
mia
morte
,
brucierà
senza
dissuggellarle
»
.
Me
ne
andai
tranquillissima
:
ero
certa
che
il
conte
,
anche
sospettando
,
avrebbe
religiosamente
adempiuto
la
volontà
di
sua
moglie
.
Ho
avuto
adess
'
adesso
dalla
cameriera
una
notizia
,
che
mi
ha
disgustata
:
l
'
avvocatino
Gino
prende
moglie
.
Ecco
la
costanza
degli
uomini
,
ecco
la
saldezza
delle
passioni
!
-
Contessa
Livia
,
muoio
,
mi
uccido
;
la
sua
immagine
sparirà
dal
mio
petto
con
l
'
ultima
goccia
del
mio
sangue
;
mi
calpesti
come
uno
schiavo
,
ma
mi
permetta
di
adorarla
come
una
Dea
-
.
Frasi
da
melodramma
.
Pochi
mesi
,
e
tutto
svanisce
.
Amore
,
furore
,
giuramenti
,
lagrime
,
singhiozzi
,
non
c
'
è
più
nulla
!
Schifosa
natura
umana
.
E
a
vedere
quegli
occhi
neri
in
quella
faccia
smorta
si
sarebbe
detto
che
vi
lampeggiasse
la
sincerità
profonda
dell
'
anima
appassionata
.
Come
balbettavano
le
labbra
e
pulsavano
le
arterie
e
tremavano
le
mani
e
la
persona
tutta
strisciava
umile
sotto
a
'
miei
piedi
.
L
'
avvocatino
scrofoloso
e
miserabile
meritò
davvero
il
calcio
che
ricevette
da
me
.
Bifolco
.
E
chi
sposa
?
Una
scioccherella
di
diciotto
anni
,
che
i
suoi
parenti
non
hanno
voluto
condurre
in
casa
mia
,
perché
la
contessa
Livia
,
si
sa
,
è
donna
troppo
galante
;
una
scipita
con
due
mele
ingranate
per
guance
,
le
mani
corte
,
grasse
e
rosse
,
i
piedi
da
stalliere
,
e
un
'
aria
impertinentina
da
santarella
,
che
consola
.
E
l
'
uomo
il
quale
piglia
una
tale
bamboccia
ha
osato
amarmi
e
dirmelo
!
Sento
le
brace
sul
viso
...
*
*
*
Il
mio
ufficiale
di
sedici
anni
addietro
,
se
non
era
un
grand
'
uomo
,
era
almeno
un
vero
uomo
.
Mi
stringeva
alla
vita
in
modo
da
stritolarmi
,
e
mi
mordeva
le
spalle
facendomele
sanguinare
.
Cominciavano
a
diffondersi
delle
vaghe
voci
di
guerra
,
poi
le
solite
notizie
contradditorie
e
le
consuete
smentite
:
armano
,
non
armano
,
sì
,
no
;
intanto
un
certo
movimento
insieme
febbrile
e
misterioso
si
propagava
dai
militari
ai
civili
,
i
treni
della
ferrovia
principiavano
a
ritardare
,
a
portare
giù
nuovi
soldati
e
cavalli
e
carriaggi
e
cannoni
,
mentre
i
giornali
non
ismettevano
di
negare
pur
l
'
ombra
dell
'
armamento
.
Io
,
senza
badare
agli
occhi
miei
,
credevo
ai
giornali
,
tanto
il
pensiero
di
una
guerra
mi
spaventava
.
Temevo
per
la
vita
dell
'
amante
;
ma
temevo
anche
più
il
distacco
lungo
,
inevitabile
,
che
avrebbe
dovuto
seguire
tra
noi
due
.
A
Remigio
,
in
fatti
,
l
'
ultimo
dì
di
marzo
fu
ordinato
di
recarsi
a
Verona
.
Ottenne
,
innanzi
di
partire
,
due
giorni
di
permesso
,
che
passammo
insieme
,
senza
lasciarci
mai
un
minuto
,
nella
misera
camera
di
un
'
osteria
sul
laghetto
di
Cavedine
;
ed
egli
mi
giurava
di
venire
presto
a
vedermi
,
ed
io
gli
giuravo
di
andare
a
Verona
quando
non
avesse
potuto
muoversi
di
lì
.
Nel
dargli
l
'
ultimo
abbraccio
gli
gettai
nella
tasca
un
borsellino
con
cinquanta
marenghi
.
Il
conte
,
ritornando
dalla
campagna
,
mi
trovò
,
dieci
o
dodici
giorni
dopo
la
partenza
di
Remigio
,
smagrita
e
pallida
.
Soffrivo
in
realtà
moltissimo
.
Di
quando
in
quando
sentivo
delle
accensioni
alla
testa
e
mi
venivano
dei
capogiri
,
tanto
che
tre
o
quattro
volte
,
barcollando
,
dovetti
appoggiarmi
alla
parete
o
ad
un
mobile
per
non
cadere
.
I
medici
,
che
mio
marito
,
premuroso
ed
inquieto
,
volle
consultare
,
ripetevano
,
stringendosi
nelle
spalle
:
-
Affare
di
nervi
-
;
mi
raccomandarono
di
far
moto
,
di
mangiare
,
di
dormire
e
di
stare
allegra
.
Eravamo
alla
metà
dell
'
aprile
ed
oramai
gli
apprestamenti
si
facevano
senza
maschera
:
militari
d
'
ogni
sorta
ingombravano
le
vie
;
marciavano
i
battaglioni
al
suono
delle
bande
e
dei
tamburi
;
volavano
sui
loro
cavalli
gli
aiutanti
di
campo
;
i
vecchi
generali
,
un
po
'
curvi
sulla
sella
,
passavano
al
trotto
seguiti
dallo
Stato
maggiore
,
baldo
,
brillante
,
caracollante
.
Quei
preparativi
mi
riempivano
di
paure
fantastiche
.
L
'
Italia
voleva
passare
a
fil
di
spada
tutti
quanti
gli
Austriaci
;
Garibaldi
,
con
le
sue
orde
di
demonii
rossi
,
voleva
scannare
tutti
quelli
che
gli
sarebbero
capitati
in
mano
:
si
presagiva
un
'
ecatombe
.
Avevo
le
furie
in
corpo
:
da
Verona
in
sei
settimane
m
'
erano
capitate
quattro
lettere
sole
.
La
posta
si
può
dire
che
non
esistesse
più
;
bisognava
consegnare
,
pregando
e
pagando
,
i
fogli
a
qualcuno
che
,
disposto
ad
affrontare
gli
ostacoli
e
gli
interminabili
ritardi
del
viaggio
,
avesse
necessità
e
ardire
di
recarsi
da
un
luogo
all
'
altro
.
Io
,
non
potendo
più
vivere
nelle
angoscie
,
in
cui
mi
teneva
notte
e
giorno
il
silenzio
o
volontario
o
innocente
di
Remigio
,
m
'
ero
risoluta
di
tentare
il
viaggio
;
ma
come
fare
senza
che
mio
marito
ne
sapesse
nulla
?
come
fare
io
donna
e
sola
e
giovane
e
bella
in
mezzo
alla
brutalità
dei
soldati
,
resi
più
audaci
dalla
disciplina
allentata
e
dal
pensiero
degli
stessi
pericoli
a
cui
andavano
incontro
?
Una
mattina
,
all
'
alba
,
dopo
una
eterna
notte
di
smanie
,
m
'
ero
addormentata
,
quando
a
un
tratto
un
romore
mi
sveglia
;
apro
gli
occhi
e
mi
vedo
accanto
Remigio
.
Mi
parve
un
sogno
.
L
'
aurora
illuminava
già
di
luce
lieve
e
rossastra
la
camera
;
scesi
con
un
balzo
dal
letto
per
chiudere
le
tende
dell
'
alcova
,
e
si
cominciò
sotto
voce
a
discorrere
.
Ero
inquieta
;
il
conte
,
che
dormiva
a
due
stanze
d
'
intervallo
,
poteva
sentire
,
poteva
venire
;
i
domestici
potevano
avere
visto
il
mio
amante
entrare
furtivamente
a
quell
'
ora
.
Egli
mi
rassicurò
con
poche
parole
impazienti
:
aveva
picchiato
,
come
altre
volte
,
ai
vetri
della
finestra
terrena
,
dove
la
cameriera
dormiva
;
ella
pian
piano
gli
aveva
aperto
il
portone
,
ed
era
entrato
senza
che
nessuno
sospettasse
di
nulla
.
Della
cameriera
m
'
importava
poco
,
giacché
sapeva
ogni
cosa
;
ma
il
peggio
stava
nell
'
uscire
:
bisognava
spicciarsi
.
Tornai
a
sbalzare
dal
letto
;
andai
ad
origliare
all
'
uscio
della
stanza
di
mio
marito
:
russava
.
-
Ti
fermi
a
Trento
,
non
è
vero
?
-
Sei
matta
.
-
Qualche
giorno
almeno
?
-
È
impossibile
.
-
Uno
?
-
Parto
fra
un
'
ora
.
Rimasi
accasciata
;
il
mio
cuore
,
pieno
un
minuto
prima
di
gaie
speranze
,
si
riempì
d
'
affanni
e
di
paure
.
-
E
non
tentare
di
trattenermi
.
In
tempo
di
guerra
non
si
scherza
.
-
Guerra
maledetta
!
-
Maledetta
sì
.
Dovrà
essere
terribile
,
a
quanto
pare
.
-
Senti
,
non
potresti
fuggire
,
non
potresti
nasconderti
?
Ti
aiuterò
.
Non
voglio
che
la
tua
vita
sia
messa
in
pericolo
.
-
Fanciullaggini
.
Mi
scoprirebbero
,
mi
piglierebbero
,
e
sarei
fucilato
per
disertore
.
-
Fucilato
!
-
Ho
bisogno
di
te
.
-
La
mia
vita
,
tutto
.
-
No
.
Duemilacinquecento
fiorini
.
-
Dio
,
come
faccio
?
-
Vuoi
salvarmi
?
-
Ad
ogni
costo
.
-
Senti
dunque
.
Con
duemilacinquecento
fiorini
i
due
medici
dell
'
ospedale
e
i
due
della
brigata
mi
fanno
un
certificato
di
malattia
,
e
vengono
a
visitarmi
ogni
tanto
per
confermare
presso
il
Comando
una
mia
infermità
qualunque
,
la
quale
mi
renda
inabile
affatto
al
servizio
.
Non
perdo
il
mio
grado
,
non
perdo
il
mio
soldo
,
scanso
ogni
pericolo
e
rimango
a
casa
tranquillo
,
zoppicando
un
poco
,
è
vero
,
per
una
sciatica
maligna
o
per
una
lesione
all
'
osso
della
gamba
,
ma
quieto
e
beato
.
Troverò
qualche
impiegatuzzo
con
cui
giuocare
a
briscola
;
berrò
,
mangierò
,
farò
le
lunghe
dormite
;
avrò
la
noia
di
stare
a
casa
nel
giorno
,
ma
la
notte
,
sempre
zoppicando
un
poco
per
prudenza
,
mi
potrò
sfogare
.
Ti
piace
?
-
Mi
piacerebbe
,
se
tu
fossi
a
Trento
.
Verrei
da
te
ogni
giorno
,
due
volte
al
giorno
.
Già
quando
ti
credono
malato
,
stare
a
Verona
o
a
Trento
non
è
lo
stesso
?
-
No
,
i
regolamenti
vogliono
che
il
militare
malato
stia
nella
sede
del
Comando
,
sotto
la
continua
e
coscienziosa
vigilanza
dei
medici
.
Ma
,
appena
finita
la
guerra
,
tornerò
qua
.
La
guerra
sarà
fiera
,
ma
breve
.
-
Mi
amerai
sempre
,
mi
sarai
sempre
fedele
,
non
guarderai
nessun
'
altra
donna
?
Me
lo
giuri
?
-
Sì
,
sì
,
te
lo
giuro
;
ma
l
'
ora
passa
,
e
i
duemilacinquecento
fiorini
mi
occorrono
.
-
Subito
?
-
Sicuro
,
devo
portarli
con
me
.
-
Ma
nello
scrignetto
credo
di
avere
appena
una
cinquantina
di
napoleoni
d
'
oro
.
Tengo
sempre
poco
denaro
.
-
Insomma
,
trovali
.
-
Come
vuoi
ch
'
io
li
trovi
?
Posso
chiederli
a
mio
marito
a
quest
'
ora
,
così
,
con
quale
pretesto
,
per
darli
a
chi
?
-
L
'
amore
si
conosce
dai
sacrifizii
.
Non
mi
ami
.
-
Non
ti
amo
?
io
che
ti
darei
volentieri
tutto
il
mio
sangue
.
-
Queste
sono
parole
.
Se
non
hai
denaro
,
dammi
i
gioielli
.
Non
risposi
e
mi
sentii
impallidire
.
Accortosi
della
impressione
che
mi
avevano
fatto
le
sue
ultime
parole
,
Remigio
mi
serrò
tra
le
braccia
di
ferro
,
e
mutato
tono
,
ripeté
più
volte
:
-
Sai
che
ti
amo
infinitamente
,
Livia
mia
,
e
ti
amerò
finché
avrò
un
soffio
di
vita
;
ma
questa
vita
salvamela
,
te
ne
scongiuro
,
salvala
per
te
,
se
mi
vuoi
bene
.
Mi
prendeva
le
mani
,
e
le
baciava
.
Ero
già
vinta
.
Andai
alla
scrivania
a
prendere
le
tre
piccole
chiavi
dello
scrignetto
:
temevo
di
far
romore
;
camminavo
in
punta
di
piedi
,
benché
avessi
i
piedi
nudi
.
Remigio
mi
accompagnò
nel
gabinetto
dietro
l
'
alcova
;
serrai
l
'
uscio
,
perché
il
conte
non
potesse
udire
,
ed
aperto
lo
scrigno
con
qualche
difficoltà
,
tanto
ero
agitata
,
ne
trassi
un
fornimento
intiero
di
brillanti
,
mormorando
:
-
Ecco
,
prendi
.
Costò
quasi
dodicimila
lire
.
Troverai
da
venderlo
?
Remigio
mi
tolse
di
mano
l
'
astuccio
;
guardò
i
gioielli
e
disse
:
-
Usurai
ce
n
'
è
dappertutto
.
-
Sarebbe
un
peccato
il
darlo
via
per
poco
.
Cerca
modo
di
poterlo
ricuperare
.
Mi
piangeva
il
cuore
.
Il
diadema
specialmente
mi
stava
tanto
bene
.
-
E
i
denari
me
li
dai
?
-
chiese
Remigio
,
-
mi
farebbero
comodo
.
Cercai
nello
scrigno
i
napoleoni
d
'
oro
,
che
avevo
messi
in
un
mucchietto
,
e
,
senza
contarli
,
glieli
diedi
.
Mi
baciò
e
,
frettolosamente
,
fece
per
uscire
.
Lo
trattenni
.
Con
un
atto
d
'
impazienza
mi
respinse
,
dicendo
:
-
Se
ti
preme
la
mia
vita
,
lasciami
andare
.
-
Fa
piano
,
non
senti
che
gli
stivali
scricchiolano
?
E
poi
,
aspetta
.
Voglio
vedere
se
c
'
è
la
cameriera
;
bisogna
ch
'
ella
venga
ad
accompagnarti
.
La
cameriera
,
infatti
,
attendeva
in
una
stanza
vicina
.
-
Mi
scriverai
subito
?
-
Sì
.
-
Ogni
due
giorni
?
Volevo
dare
un
ultimo
bacio
all
'
amante
mio
,
che
amavo
tanto
:
era
già
sparito
.
Aperte
le
invetriate
,
guardai
nella
via
.
Il
sole
indorava
le
alte
cime
dei
monti
.
Innanzi
al
portone
stavano
discorrendo
fra
loro
il
mozzo
di
stalla
ed
il
guattero
.
Alzarono
gli
occhi
e
mi
videro
;
poi
videro
uscire
dal
palazzo
Remigio
,
che
camminava
in
fretta
con
le
tasche
dell
'
abito
rigonfie
.
Tornai
a
letto
e
piansi
tutto
il
giorno
:
l
'
energia
della
mia
natura
era
fiaccata
.
Il
medico
la
mattina
appresso
trovò
che
bruciavo
e
che
avevo
una
gran
febbre
;
ordinò
il
chinino
,
che
non
presi
:
avrei
voluto
morire
.
Una
settimana
intiera
dopo
la
visita
di
Remigio
la
cameriera
mi
portò
con
la
sua
solita
placidezza
una
lettera
,
che
,
appena
vista
,
le
strappai
di
mano
rabbiosamente
:
avevo
indovinato
,
era
di
lui
,
la
prima
dopo
la
sua
partenza
,
e
mi
posi
a
leggerla
con
sì
furiosa
avidità
che
,
giunta
alla
fine
,
dovetti
ricominciare
:
non
ne
avevo
capito
nulla
.
Me
la
ricordo
ancora
oggi
parola
per
parola
,
tante
volte
la
lessi
e
tante
volte
i
casi
terribili
,
che
la
seguirono
,
me
ne
fecero
risovvenire
:
«
Livia
adorata
,
M
'
hai
salvato
la
vita
.
Ho
venduto
l
'
astuccio
a
un
Salomone
qualunque
,
per
poco
,
a
dire
il
vero
,
ma
in
queste
circostanze
di
trambusti
e
di
spaventi
non
si
poteva
esigere
di
più
,
duemila
fiorini
,
i
quali
sono
bastati
a
riempire
la
vorace
pancia
dei
medici
.
Prima
di
dovermi
ammalare
ho
trovato
una
bella
stanza
verso
l
'
Adige
in
via
Santo
Stefano
al
numero
147
(
scrivimi
a
questo
indirizzo
)
,
grande
,
pulita
,
con
una
anticamera
tutta
per
me
,
da
cui
si
esce
direttamente
sulla
scala
;
mi
sono
provvisto
di
tabacco
,
di
rum
,
di
carte
da
giuoco
e
di
tutti
i
volumi
di
Paolo
di
Koch
e
di
Alessandro
Dumas
.
Non
manco
di
compagnia
piacevole
,
tutti
maschi
(
non
ti
agitare
)
,
tutti
scrocconi
,
e
se
non
fosse
che
devo
parere
zoppo
e
che
di
giorno
non
posso
uscire
di
casa
,
mi
direi
l
'
uomo
più
felice
del
mondo
.
Certo
,
mi
manca
una
cosa
,
la
tua
persona
,
cara
Livia
,
che
adoro
e
che
vorrei
avere
il
dì
e
la
notte
fra
le
mie
braccia
.
Dunque
non
ti
dar
pensiero
di
nulla
.
Io
leggerò
le
notizie
della
guerra
fumando
;
e
quanti
più
Italiani
e
Austriaci
se
ne
andranno
all
'
inferno
tanto
più
ci
avrò
gusto
.
Amami
sempre
come
io
t
'
amo
;
appena
la
guerra
sarà
finita
e
questi
cani
di
dottori
,
i
quali
mi
costano
un
occhio
della
testa
,
m
'
avranno
lasciato
in
pace
,
correrà
ad
abbracciarti
,
più
ardente
che
mai
,
il
tuo
REMIGIO
»
.
La
lettera
mi
lasciò
sconcertata
e
disgustata
,
così
mi
parve
volgare
;
ma
poi
,
nel
tornarvi
su
,
a
poco
a
poco
mi
persuasi
che
il
tono
in
cui
era
scritta
fosse
affettatamente
leggiero
e
gaio
,
e
che
l
'
amante
avesse
fatto
un
crudele
,
ma
nobilissimo
sforzo
nel
contenere
l
'
impeto
del
suo
cuore
,
tanto
per
non
gettare
nuova
esca
nella
mia
passione
,
che
era
già
un
incendio
,
e
per
quietarmi
un
poco
l
'
animo
,
ch
'
egli
sapeva
terribilmente
ansioso
.
Ristudiai
la
lettera
in
ogni
frase
,
in
ogni
sillaba
.
Avevo
bruciate
tutte
le
altre
quasi
appena
ricevute
;
serbai
questa
in
un
taschino
del
portamonete
,
per
cavarnela
spesso
quando
ero
sola
,
dopo
avere
serrato
a
chiave
gli
usci
della
stanza
.
Tutto
mi
confermava
nella
mia
credenza
benevola
:
quelle
espressioni
d
'
affetto
mi
apparivano
tanto
più
potenti
quanto
più
erano
rapide
,
e
quei
periodi
grossolani
e
cinici
mi
si
presentavano
alla
fantasia
sublimi
di
generoso
sacrifizio
.
Avevo
tanto
bisogno
di
credere
che
la
mia
smania
trovasse
una
scusa
nella
smania
dell
'
altro
;
e
la
viltà
di
lui
mi
riempiva
il
seno
d
'
entusiasmo
,
purché
io
credessi
di
esserne
la
cagione
.
Ma
il
mio
cervello
galoppante
non
si
fermava
qui
.
Chi
sa
,
pensavo
tra
me
,
chi
sa
che
questa
lettera
sia
tutta
un
magnanimo
inganno
!
Forse
egli
è
già
partito
per
il
campo
,
forse
egli
sta
di
contro
al
nemico
;
ma
,
più
curante
di
me
che
di
lui
,
non
volendo
farmi
morire
negli
sbigottimenti
e
nei
terrori
,
m
'
addormenta
con
la
menzogna
pietosa
.
Appena
un
tale
pensiero
si
fece
adito
nel
mio
spirito
,
me
ne
sentii
tutta
invasa
.
Le
insonnie
,
l
'
avversione
al
mangiare
,
i
disturbi
fisici
contribuivano
ad
una
vera
esaltazione
mentale
.
Vivevo
quasi
nella
solitudine
.
Già
la
mia
società
s
'
era
andata
via
via
restringendo
,
poiché
le
famiglie
nobili
trentine
,
avverse
alle
opinioni
politiche
del
conte
,
avevano
da
un
pezzo
lasciato
con
bel
garbo
lui
e
me
affatto
in
disparte
;
i
giovani
,
frementi
d
'
italianismo
,
ci
sfuggivano
senza
riguardi
e
ci
odiavano
;
gl
'
impiegati
del
paese
,
non
sapendo
come
la
guerra
sarebbe
andata
a
finire
,
per
non
rischiare
di
compromettersi
né
in
un
modo
né
in
un
altro
,
oramai
si
astenevano
dal
mettere
piede
in
casa
nostra
:
vedevamo
,
in
somma
,
qualche
nobile
austriacante
,
spiantato
e
parassita
,
qualche
alto
funzionario
tirolese
,
duro
,
testardo
,
puzzolente
di
birra
e
di
cattivo
tabacco
.
I
militari
non
trovavano
più
l
'
agio
né
la
voglia
di
occuparsi
di
me
.
La
mia
relazione
col
tenente
Remigio
,
conosciuta
da
tutti
,
eccetto
che
da
mio
marito
,
aveva
accresciuto
il
mio
isolamento
,
il
quale
,
del
resto
,
m
'
era
gradito
,
anzi
necessario
nello
stato
d
'
animo
in
cui
da
un
po
'
di
tempo
vivevo
.
Remigio
,
dopo
la
lettera
famosa
,
non
aveva
più
scritto
.
Sognavo
per
lui
de
'
pericoli
,
che
mi
apparivano
tanto
più
orrendi
quanto
più
erano
incerti
.
Avrei
potuto
sopportare
forse
la
sicurezza
dei
rischi
d
'
una
battaglia
;
ma
il
non
sapere
se
il
mio
amante
andasse
alla
guerra
o
no
,
era
un
dubbio
che
mi
faceva
impazzire
.
Scrissi
a
Verona
ad
un
generale
che
conoscevo
,
a
due
colonnelli
,
poi
a
qualcuno
di
quegli
ufficialetti
,
i
quali
mi
avevano
tanto
corteggiato
a
Venezia
:
nessuno
rispose
.
Tempestavo
Remigio
di
lettere
;
niente
.
Intanto
le
ostilità
principiarono
:
la
vita
civile
era
soppressa
;
la
ferrovia
,
le
strade
non
servivano
ad
altro
che
ai
carriaggi
delle
munizioni
,
delle
ambulanze
,
delle
proviande
,
agli
squadroni
di
cavalleria
,
che
passavano
in
mezzo
a
nuvoli
di
polvere
,
alle
batterie
,
che
facevano
tremare
le
case
,
ai
reggimenti
di
fanteria
,
che
si
svolgevano
l
'
uno
dopo
l
'
altro
interminabili
,
sinuosi
,
striscianti
come
un
verme
,
il
quale
volesse
abbracciare
nelle
sue
enormi
spire
tutta
quanta
la
terra
.
Una
mattina
calda
,
affannosa
,
il
26
del
giugno
,
capitarono
le
prime
notizie
di
una
battaglia
orribile
:
l
'
Austria
era
disfatta
,
diecimila
morti
,
ventimila
feriti
,
le
bandiere
perdute
,
Verona
ancora
nostra
,
ma
vicina
a
cedere
,
come
le
altre
fortezze
,
all
'
impeto
infernale
degli
Italiani
.
Mio
marito
era
in
villa
,
e
doveva
starci
una
settimana
.
Suonai
con
furia
;
la
cameriera
non
veniva
;
tornai
a
suonare
;
si
presentò
all
'
uscio
il
domestico
.
-
Dormite
tutti
?
maledetti
poltroni
.
Fammi
venire
subito
il
cocchiere
,
ma
subito
,
intendi
?
Qualche
minuto
dopo
entrò
Giacomo
sbigottito
,
abbottonandosi
la
livrea
.
-
Da
qui
a
Verona
quante
miglia
ci
sono
?
Stette
un
poco
a
pensare
.
-
Dunque
?
-
ripresi
stizzita
.
Giacomo
faceva
i
suoi
conti
:
-
Da
qui
a
Roveredo
circa
quattordici
;
da
Roveredo
a
Verona
dovrebbero
essere
...
non
saprei
...
ci
si
mette
con
due
buoni
cavalli
dieci
ore
,
poco
più
,
poco
meno
,
senza
contare
le
fermate
.
-
Ci
sei
mai
stato
con
i
cavalli
da
Trento
a
Verona
?
-
No
,
signora
contessa
;
andai
da
Roveredo
a
Verona
.
-
Fa
lo
stesso
.
Da
qui
a
Roveredo
so
bene
anch
'
io
che
occorrono
due
ore
.
-
Due
ore
e
mezzo
,
scusi
,
signora
contessa
.
-
Dunque
due
e
dieci
fanno
dodici
in
tutto
.
-
Mettiamo
tredici
,
signora
contessa
,
e
di
buon
trotto
.
-
Quanti
cavalli
ha
preso
con
sé
il
padrone
?
-
La
sua
solita
cavallina
morella
.
-
Ne
restano
quattro
in
scuderia
.
-
Sì
,
signora
padrona
:
Fanny
,
Candida
,
Lampo
e
lo
stallone
.
-
Potresti
attaccarli
tutti
quattro
?
-
Insieme
?
-
Sì
,
insieme
.
Giacomo
sorrise
con
una
cert
'
aria
di
benevola
compassione
:
-
Scusi
,
signora
contessa
,
non
è
possibile
.
Lo
stallone
...
-
Ebbene
,
attacca
gli
altri
tre
.
-
Lampo
ha
una
sciancatura
,
povero
Lampo
,
non
può
neanche
trascinarsi
al
passo
.
-
Attacca
dunque
come
al
solito
Fanny
e
Candida
,
in
nome
di
Dio
-
gridai
,
pestando
i
piedi
,
e
soggiunsi
:
-
Domattina
alle
quattro
.
-
Sarà
servita
,
signora
padrona
;
e
,
scusi
,
per
regolarmi
nella
biada
da
portar
via
,
dove
si
va
?
-
A
Verona
.
-
A
Verona
,
misericordia
!
In
quanti
giorni
?
-
Dalla
mattina
alla
sera
.
-
Signora
padrona
,
scusi
,
ma
questo
proprio
non
si
può
.
-
Ed
io
lo
voglio
,
hai
capito
?
-
replicai
con
accento
così
imperioso
che
il
pover
'
uomo
trovò
appena
il
coraggio
di
balbettare
:
-
Abbia
compassione
di
me
.
Accopperemo
le
due
cavalle
,
e
il
padrone
mi
caccerà
sulla
strada
.
-
La
responsabilità
è
mia
.
Obbedisci
e
non
pensare
ad
altro
-
e
gli
diedi
quattro
marenghi
.
-
Ti
darò
il
doppio
quando
saremo
tornati
,
ad
un
patto
per
altro
,
che
tu
non
dica
niente
a
nessuno
.
-
Per
questo
non
c
'
è
pericolo
;
ma
gl
'
ingombri
della
strada
,
carri
,
i
cannoni
,
le
prepotenze
dei
soldati
,
le
seccature
dei
gendarmi
?
-
Ci
penso
io
.
Giacomo
piegò
il
capo
,
rassegnato
,
ma
non
persuaso
.
-
A
che
ora
giungeremo
a
Verona
?
-
Quando
vorrà
il
cielo
,
signora
padrona
;
e
sarà
un
miracolo
se
ci
arriveremo
vivi
,
lei
,
signora
padrona
,
io
e
le
due
povere
bestie
.
Per
me
poco
importa
,
ma
per
lei
e
per
le
bestie
!
-
Bene
,
alle
quattro
dunque
,
e
silenzio
.
Se
taci
avrai
quello
che
ti
ho
promesso
,
se
parli
ti
licenzio
sui
due
piedi
e
senza
salario
.
Hai
inteso
?
Bada
che
tutti
,
anche
la
cameriera
,
devono
credere
che
andiamo
a
San
Michele
,
dalla
marchesa
Giulia
.
Giacomo
,
rannuvolato
,
s
'
inchinò
ed
uscì
dalla
stanza
.
All
'
alba
ero
in
carrozza
,
e
via
.
Avevo
chiuso
le
tendine
degli
sportelli
,
e
guardavo
da
un
angolo
ai
fantaccini
trafelati
e
polverosi
,
i
quali
credendo
che
nel
cocchio
stesse
un
qualche
gran
personaggio
,
si
schieravano
lungo
i
fossati
;
alcuni
facevano
il
saluto
militare
.
Di
quando
in
quando
bisognava
rallentare
la
corsa
con
mio
fiero
dispetto
,
o
a
dirittura
fermarsi
alcuni
minuti
per
aspettare
che
i
pesanti
e
cigolanti
carri
avessero
lasciato
libero
il
passo
:
le
cose
per
altro
andavano
assai
meglio
di
quello
che
avesse
predetto
Giacomo
.
Una
pattuglia
di
gendarmi
a
cavallo
fermò
la
carrozza
,
ma
il
sergente
,
vedendo
che
c
'
era
dentro
una
signora
,
si
contentò
di
gridare
cavallerescamente
:
-
Buon
viaggio
-
.
Più
giù
di
Roveredo
,
a
Pieve
,
ci
si
trattenne
a
rinfrescare
un
poco
;
poi
a
Borghetto
,
staccate
le
giumente
,
che
non
ne
potevano
più
,
passammo
tre
ore
buone
,
che
mi
parvero
tre
anni
,
rannicchiata
com
'
ero
nella
carrozza
,
udendo
i
lamenti
e
le
bestemmie
dei
soldati
,
i
quali
si
lasciavano
cascare
in
terra
a
squadre
per
pochi
istanti
vicino
all
'
osteria
,
sotto
la
scarsa
ombra
degli
alberi
magri
,
e
mangiavano
un
tozzo
di
pagnotta
e
bevevano
un
sorso
d
'
acqua
.
Avrò
chiamato
dieci
volte
Giacomo
,
il
quale
veniva
allo
sportello
con
tanto
di
grugno
,
sforzandosi
di
parere
composto
,
e
si
toglieva
il
cappello
,
e
ripeteva
:
-
Signora
contessa
,
ancora
dieci
minuti
-
.
Si
ripigliò
,
quando
Dio
volle
,
il
cammino
.
L
'
Adige
,
che
costeggiavamo
,
era
quasi
asciutto
,
i
campi
sembravano
arsi
,
la
strada
brillava
d
'
un
candore
abbagliante
,
non
si
vedeva
una
macchia
nel
cielo
azzurro
,
le
pareti
della
carrozza
bruciavano
,
e
in
quell
'
afa
grave
,
in
quella
densa
polvere
,
io
mi
sentivo
soffocare
.
La
fronte
mi
gocciolava
e
battevo
i
piedi
per
l
'
impazienza
.
Non
badai
alla
Chiusa
:
ascoltavo
lo
scoppiettìo
della
frusta
di
Giacomo
.
A
Pescantina
si
tornò
a
rinfrescare
:
le
buone
bestie
camminavano
a
stento
,
e
a
giungere
a
Verona
ci
volevano
ancora
dieci
lunghe
miglia
.
Il
sole
era
scomparso
in
un
nimbo
di
fuoco
.
Sempre
carri
e
soldati
,
ronde
di
gendarmi
,
polvere
,
e
a
momenti
un
frastuono
assordante
e
uno
stridore
acuto
di
ferramenta
,
a
momenti
un
mormorio
confuso
e
pauroso
,
nel
quale
si
distinguevano
gemiti
e
imprecazioni
e
le
strofe
di
qualche
canzonaccia
oscena
,
cantata
da
voci
strozzate
.
Fino
ad
ora
eravamo
scesi
con
la
corrente
degli
uomini
e
dei
veicoli
,
ora
ci
s
'
incontrava
in
qualche
vettura
d
'
ambulanza
,
in
qualche
compagnia
pedestre
di
militari
leggermente
feriti
,
col
braccio
al
collo
,
una
fasciatura
alla
testa
,
verdi
in
volto
,
curvi
,
zoppicanti
,
laceri
.
E
Remigio
,
Remigio
!
Gridavo
a
Giacomo
di
battere
le
bestie
col
manico
della
frusta
.
Cominciava
a
far
notte
.
S
'
arrivò
alle
mura
di
Verona
verso
le
nove
;
e
tanto
era
il
timor
panico
,
tanto
il
trambusto
,
che
nessuno
badò
alla
carrozza
,
e
si
poté
giungere
all
'
albergo
della
Torre
di
Londra
senz
'
altri
intoppi
.
Non
c
'
era
più
una
camera
,
non
c
'
era
un
buco
dove
poter
dormire
,
né
in
quell
'
albergo
,
né
,
per
quanto
mi
assicurarono
,
in
nessuna
altra
locanda
della
città
:
tutto
era
stato
requisito
per
gli
ufficiali
.
I
cavalli
,
morti
di
stanchezza
,
vennero
legati
nel
cortile
;
Giacomo
doveva
attendere
ad
essi
;
io
finalmente
sbalzai
a
terra
.
Mi
feci
accompagnare
a
piedi
da
un
ragazzaccio
nella
via
Santo
Stefano
al
numero
147
.
Si
dovette
camminare
più
volte
su
e
giù
nella
strada
,
guardando
all
'
alto
delle
porte
,
innanzi
di
distinguere
nel
barlume
dei
rari
fanali
il
numero
della
casa
.
Se
Remigio
c
'
era
,
volevo
fargli
una
improvvisata
:
le
mie
membra
tremavano
tutte
d
'
impazienza
e
di
desiderio
,
ma
poteva
essere
a
letto
,
poteva
stare
in
compagnia
di
qualcuno
,
e
,
sebbene
volessi
ad
ogni
costo
vederlo
subito
,
pure
mi
sembrò
di
dover
mandare
il
ragazzo
avanti
in
esplorazione
.
Era
furbo
e
capì
al
volo
:
doveva
suonare
,
chiedere
del
tenente
per
una
faccenda
urgentissima
,
insistere
perché
gli
aprissero
,
salire
,
dirgli
una
fandonia
qualunque
,
per
esempio
che
un
signore
,
del
quale
s
'
era
scordato
il
nome
e
che
alloggiava
all
'
albergo
della
Torre
di
Londra
,
bramava
,
senza
ritardo
,
avere
notizie
della
sua
salute
.
Il
fanciullo
nel
venir
fuori
aveva
da
lasciare
aperti
l
'
uscio
del
quartiere
e
la
porta
di
strada
.
Io
mi
nascosi
sul
fianco
della
casa
,
in
un
chiassuolo
tra
la
via
ed
il
fiume
.
Il
fanciullo
suonò
.
S
'
udì
una
voce
rabbiosa
dall
'
ultimo
piano
:
-
Chi
è
?
-
Sta
qui
il
tenente
Remigio
Ruz
?
-
L
'
altro
campanello
,
quello
di
mezzo
:
alla
malora
.
Il
fanciullo
suonò
all
'
altro
campanello
.
Passò
un
minuto
,
che
mi
sembrò
interminabile
,
e
nessuno
comparve
;
il
ragazzo
tornò
a
suonare
;
allora
dal
secondo
piano
una
voce
di
donna
chiese
:
-
Chi
è
?
-
Sta
qui
il
tenente
Remigio
Ruz
?
-
Sì
,
ma
non
riceve
nessuno
.
-
Ho
bisogno
di
parlargli
.
-
Domattina
dopo
le
nove
.
-
No
,
questa
sera
.
Hanno
paura
dei
ladri
?
Passò
un
altro
minuto
e
finalmente
la
porta
si
aprì
.
Remigio
c
'
era
!
la
gioia
mi
spezzava
il
cuore
:
mi
si
offuscò
la
vista
e
,
non
potendo
reggermi
sulle
gambe
,
m
'
appoggiai
alla
muraglia
.
Poco
dopo
il
fanciullo
tornò
:
s
'
era
fatto
mandare
al
diavolo
,
ma
aveva
potuto
lasciare
l
'
uscio
e
la
porta
socchiusi
.
Mi
tornarono
le
forze
,
diedi
qualche
moneta
all
'
astuto
monello
,
e
,
strisciando
,
entrai
nella
casa
.
Avevo
previsto
che
mi
sarebbero
occorsi
i
fiammiferi
;
al
pianerottolo
del
secondo
piano
v
'
erano
due
usci
,
sopra
uno
dei
quali
stava
appiccato
il
biglietto
da
visita
di
Remigio
;
spinsi
l
'
imposta
,
che
cedette
,
ed
entrai
senza
romore
in
una
stanza
quasi
buia
.
Toccavo
la
cima
delle
mie
speranze
,
sentivo
già
le
braccia
dell
'
amante
mio
,
per
il
quale
avrei
dato
senza
esitare
tutto
quello
ch
'
io
avevo
e
la
mia
vita
insieme
,
schiacciarmi
impetuosamente
sopra
il
suo
largo
torace
,
sentivo
i
suoi
denti
incidere
la
mia
pelle
,
e
pregustavo
un
mondo
inenarrabile
di
allegrezze
furiose
.
La
consolazione
mi
fiaccava
:
dovetti
sedermi
sopra
una
seggiola
,
che
stava
accanto
all
'
ingresso
.
Udivo
e
vedevo
come
se
fossi
immersa
in
un
sogno
:
avevo
perso
il
senso
della
realtà
.
Ma
qualcuno
lì
d
'
appresso
rideva
rideva
:
era
un
riso
di
donna
stridulo
,
sguaiato
,
sgangherato
,
che
a
poco
a
poco
mi
destò
.
Ascoltai
,
mi
rizzai
e
,
trattenendo
il
respiro
,
m
'
avvicinai
ad
un
uscio
spalancato
,
dal
quale
si
vedeva
in
una
vasta
camera
illuminata
.
Io
stavo
nell
'
ombra
,
né
mi
si
poteva
scorgere
.
Oh
,
perché
in
quel
punto
Dio
non
mi
accecò
!
V
'
era
una
tavola
,
co
'
resti
d
'
una
cena
;
v
'
era
,
dietro
alla
tavola
,
un
largo
canapè
verde
su
cui
Remigio
,
sdraiato
,
faceva
per
gioco
il
solletico
sotto
l
'
ascella
ad
una
ragazza
,
la
quale
sghignazzava
,
si
sbellicava
,
si
dimenava
,
si
contorceva
tutta
,
sforzandosi
invano
di
svincolarsi
dalle
mani
dell
'
uomo
,
che
le
dava
baci
sulle
braccia
,
sul
collo
,
sulla
nuca
,
dove
capitava
.
Io
non
mi
potevo
più
muovere
;
ero
inchiodata
al
mio
posto
,
con
gli
occhi
fissi
,
le
orecchie
tese
,
la
gola
arsa
.
L
'
uomo
,
stufo
della
burla
,
afferrò
alla
vita
la
ragazza
,
mettendosela
a
sedere
sulle
ginocchia
.
Allora
cominciarono
i
discorsi
,
interrotti
spesso
da
scherzi
e
da
carezze
.
Sentivo
le
parole
,
il
senso
mi
sfuggiva
.
A
un
tratto
la
donna
pronunciò
il
mio
nome
.
-
Mostrami
i
ritratti
della
contessa
Livia
.
-
Li
hai
visti
tante
volte
.
-
Mostrameli
,
te
ne
prego
.
L
'
uomo
,
rimanendo
disteso
sul
canapè
,
alzò
un
lembo
della
tovaglia
,
aperse
il
cassetto
della
tavola
e
ne
cavò
delle
carte
.
La
ragazza
,
diventata
seria
,
cercò
fra
quelle
i
ritratti
e
li
guardò
lungamente
,
poi
:
-
È
bella
la
contessa
Livia
?
-
Lo
vedi
.
-
Non
mi
capisci
:
voglio
sapere
se
ti
par
più
bella
di
me
.
-
Nessuna
donna
mi
può
parer
più
bella
di
te
.
-
Vedi
,
in
questa
fotografia
il
vestito
da
ballo
lascia
scoperte
le
braccia
intiere
e
le
spalle
giù
giù
-
e
la
fanciulla
s
'
accomodava
la
camicia
,
confrontando
con
il
ritratto
:
-
Guarda
,
ti
sembro
più
bella
?
L
'
uomo
la
baciò
in
mezzo
al
petto
,
esclamando
:
-
Mille
volte
più
bella
.
La
fanciulla
,
accanto
alla
lucerna
,
fissando
negli
occhi
l
'
uomo
,
che
sorrideva
,
pigliò
ad
uno
ad
uno
i
quattro
ritratti
,
e
lenta
lenta
li
lacerò
ciascuno
in
quattro
pezzi
;
e
lasciava
cadere
quei
brani
sulla
tavola
in
mezzo
ai
tondi
e
ai
bicchieri
.
L
'
uomo
continuava
a
sorridere
.
-
Ma
tu
,
cattivo
,
le
dici
pure
di
volerle
bene
.
-
Sai
che
glielo
dico
il
meno
possibile
;
ma
ho
bisogno
di
lei
,
e
non
saremmo
qui
insieme
,
cara
,
se
non
m
'
avesse
dato
il
danaro
che
sai
.
Quei
maledetti
medici
me
l
'
hanno
fatta
pagar
salata
la
vita
.
-
Quanto
t
'
è
rimasto
?
-
Cinquecento
fiorini
,
che
sono
già
in
parte
sfumati
.
Bisogna
scrivere
a
Trento
alla
cassa
:
ogni
parola
dolce
,
un
marengo
.
-
Eppure
-
disse
la
donna
con
gli
occhi
pieni
di
lagrime
-
eppure
mi
pesa
.
L
'
uomo
se
la
tirò
vicina
vicina
sul
canapè
verde
,
mormorando
:
-
Lagrime
non
ne
voglio
.
In
quel
punto
il
cuore
mi
si
rivoltolò
dentro
:
l
'
amore
era
diventato
esecrazione
.
Mi
trovai
nella
strada
.
Andavo
senza
sapere
dove
;
mi
passavano
accanto
nella
oscurità
,
urtandomi
,
gruppi
di
soldati
,
barelle
,
da
cui
venivano
gemiti
lunghi
o
strilli
di
dolore
,
qualche
cittadino
frettoloso
,
qualche
contadino
spaurito
;
nessuno
badava
a
me
,
che
scivolavo
lungo
i
muri
delle
case
ed
ero
vestita
tutta
di
nero
con
un
fitto
velo
sul
volto
.
Riescii
ad
un
largo
viale
piantato
di
alberi
cupi
,
dove
il
fiume
,
corrente
alla
mia
destra
,
rinfrescava
un
poco
l
'
aria
affannosa
.
L
'
acqua
si
perdeva
quasi
nelle
tenebre
;
ma
non
mi
venne
,
neanche
per
un
attimo
,
la
tentazione
del
suicidio
.
Era
già
nato
in
me
,
senza
ch
'
io
neppure
me
ne
fossi
avveduta
,
un
pensiero
bieco
,
ancora
indeterminato
,
ancora
annebbiato
,
il
quale
m
'
invadeva
adagio
adagio
l
'
anima
intiera
e
la
mente
,
il
pensiero
della
vendetta
.
Avevo
offerto
tutto
a
quell
'
uomo
,
ero
vissuta
per
lui
,
senza
di
lui
m
'
ero
sentita
morire
,
con
lui
ero
salita
in
cielo
;
ed
il
suo
cuore
,
i
suoi
baci
egli
li
dava
ad
un
'
altra
!
La
scena
a
cui
avevo
assistito
,
mi
si
dipingeva
tutta
dinanzi
;
vedevo
ancora
sotto
a
'
miei
occhi
quelle
lascivie
.
Infame
!
Corro
per
lui
,
superando
ogni
ostacolo
,
sprezzando
ogni
pericolo
,
gettando
nel
fango
il
mio
nome
:
corro
ad
aiutarlo
,
corro
a
confortarlo
,
e
lo
trovo
sano
,
più
bello
che
mai
e
nelle
braccia
di
una
donna
!
E
lui
,
che
mi
deve
tutto
,
e
la
sua
ganza
,
calpestano
insieme
la
mia
dignità
ed
il
mio
affetto
e
mi
scherniscono
e
mi
vituperano
.
E
sono
io
che
pago
le
loro
orgie
;
e
quella
donna
bionda
si
vanta
,
nuda
,
di
essere
più
bella
di
me
;
e
lui
,
lui
(
m
'
era
serbato
questo
supremo
obbrobrio
)
la
proclama
lui
stesso
più
bella
!
Tante
emozioni
m
'
avevano
affranto
:
l
'
ira
,
che
bolliva
dentro
di
me
,
aveva
messo
in
tutto
il
mio
corpo
una
febbre
ardente
,
che
mi
faceva
tremare
le
gambe
.
Non
sapevo
dove
fossi
;
non
volevo
,
né
potevo
farmi
accompagnare
da
un
passante
fino
all
'
albergo
per
chiudermi
di
nuovo
nella
carrozza
;
mi
posi
a
sedere
sulla
sponda
del
fiume
,
fissando
gli
occhi
nel
cielo
nero
.
Non
trovavo
requie
;
rientrai
nelle
vie
della
città
;
impazzivo
;
cascavo
di
fatica
;
da
diciotto
ore
non
avevo
mangiato
.
Mi
trovai
per
caso
di
contro
ad
una
modesta
bottega
da
caffè
,
e
,
dopo
avere
più
volte
girato
innanzi
alla
vetrina
,
parendomi
che
non
ci
fosse
nessuno
,
andai
a
pormi
nel
canto
più
lontano
e
scuro
,
ordinando
qualcosa
.
Nell
'
angolo
opposto
,
sdraiati
sullo
stesso
sofà
rosso
,
che
circondava
la
sala
vasta
,
bassa
,
umida
e
mezza
buia
,
stavano
due
militari
,
fumando
e
sbadigliando
.
Poco
dopo
entrarono
due
altri
ufficiali
;
un
giovinetto
,
che
poteva
avere
diciannove
anni
,
lungo
,
smilzo
,
con
i
baffetti
sottili
,
ed
un
uomo
sui
quaranta
,
tozzo
,
pesante
,
con
il
muso
pavonazzo
a
bitorzoli
ed
a
bernoccoli
,
le
larghe
sopracciglia
nere
come
il
carbone
e
due
mustacchi
sotto
il
naso
grosso
così
folti
ed
irti
che
parevano
setole
;
aveva
in
bocca
una
pipa
boema
,
corta
nel
cannello
,
ma
enorme
nel
camino
,
dalla
quale
uscivano
ampie
nubi
di
fumo
,
che
andavano
l
'
una
dopo
l
'
altra
ad
annerire
il
soppalco
.
Il
giovinetto
andò
dritto
a
salutare
gli
ufficiali
nell
'
angolo
.
Sentii
che
diceva
:
-
Ne
ho
visti
morire
quaranta
in
due
ore
nella
sala
delle
operazioni
sotto
i
ferri
dei
chirurghi
,
i
quali
buttavano
via
braccia
e
gambe
come
se
giuocassero
al
pallone
,
e
trapanavano
e
aggiustavano
teste
...
-
Bisognerebbe
che
aggiustassero
quelle
dei
nostri
generali
-
brontolò
il
Boemo
,
ghignando
.
Nessuno
badava
a
me
.
Entrò
,
sola
,
una
ragazza
,
pareva
una
crestaia
,
e
si
pose
a
sedere
a
lato
dell
'
ufficialetto
magro
,
chiedendogli
ad
alta
voce
:
-
Me
lo
paghi
un
caffè
?
Dopo
alcuni
discorsi
,
ai
quali
non
posi
attenzione
,
uno
dei
militari
sdraiati
disse
alla
ragazza
,
senza
muoversi
:
-
Sai
,
Costanza
,
ho
visto
il
tuo
tenente
Remigio
-
Quando
?
-
chiese
la
femmina
.
-
Oggi
.
Sono
andato
da
lui
.
Era
insieme
con
Giustina
.
La
conosci
Giustina
?
-
Sì
,
quella
biondona
,
che
ha
tre
denti
rimessi
.
-
Non
me
ne
sono
accorto
.
-
Guardala
bene
.
E
come
sta
Remigio
?
-
Qualche
doloretto
alla
gamba
,
che
lo
fa
guaire
ogni
tanto
,
e
zoppica
un
poco
,
ecco
tutto
.
È
stata
proprio
una
malattia
provvidenziale
quella
.
Gli
altri
arrischiano
la
pelle
,
si
logorano
nelle
fatiche
,
nei
calori
d
'
inferno
,
nella
fame
,
in
tutte
le
maledizioni
di
questa
guerra
,
e
lui
mangia
,
beve
e
sta
allegro
e
trova
chi
lo
mantiene
.
-
Chi
vuoi
che
lo
mantenga
quel
buon
mobile
?
-
Una
signora
.
-
Una
vecchia
bavosa
.
-
No
,
mia
cara
,
una
signora
bella
,
giovane
e
,
per
giunta
,
milionaria
e
contessa
e
innamorata
matta
di
lui
.
-
E
paga
le
bellezze
del
tenente
?
-
Gli
dà
del
danaro
,
e
molto
.
-
Povera
sciocca
!
-
Remigio
la
chiama
la
sua
Messalina
.
Non
me
ne
ha
detto
il
casato
,
ma
mi
ha
confidato
ch
'
è
di
Trento
e
che
ha
nome
Livia
.
C
'
è
nessuno
qui
che
sia
pratico
di
Trento
?
L
'
ufficialetto
smilzo
disse
:
-
M
'
informerò
io
e
vi
riferirò
ogni
cosa
domani
a
sera
,
se
saremo
a
Verona
.
Contessa
Silvia
,
non
è
vero
?
-
Contessa
Livia
,
Livia
,
ricordatelo
bene
-
gridò
l
'
ufficiale
sdraiato
.
Costanza
riprese
:
-
Ma
Remigio
è
malato
per
davvero
?
-
Oh
per
questo
poi
sì
.
Capisci
bene
che
non
la
si
dà
a
bere
a
quattro
medici
:
uno
del
reggimento
di
Remigio
,
un
altro
scelto
dal
generale
in
un
altro
reggimento
e
due
dell
'
ospedale
militare
.
Ogni
tre
giorni
vanno
a
visitarlo
;
palpano
la
gamba
-
e
picchiano
e
tirano
e
lo
fanno
strillare
.
Una
volta
svenne
.
Ora
sta
meglio
.
-
Finita
la
guerra
,
guarita
la
gamba
insistette
la
Costanza
.
-
Non
lo
dite
neanche
per
ischerzo
-
osservò
il
secondo
ufficiale
sdraiato
,
il
quale
fino
allora
non
aveva
fatto
sentir
la
sua
voce
.
-
Sai
che
per
il
solo
sospetto
di
un
inganno
il
tenente
ed
i
medici
verrebbero
fucilati
in
ventiquattt
'
ore
,
l
'
uno
come
disertore
dal
campo
di
battaglia
,
gli
altri
come
complici
e
manutengoli
?
-
E
se
la
meriterebbero
,
per
Dio
-
esclamò
ruggendo
il
Boemo
senza
cavarsi
la
pipa
di
bocca
.
L
'
ufficialetto
aggiunse
:
-
Il
generale
Hauptmann
non
aspetterebbe
neanche
ventiquattr
'
ore
.
A
queste
parole
l
'
idea
,
che
già
mi
stava
in
nebbia
nel
cervello
,
splendette
di
vivissima
luce
;
avevo
trovato
,
avevo
risoluto
.
-
Il
generale
Hauptmann
!
-
ripetevo
tra
me
.
Le
vampe
,
che
mi
salivano
al
capo
,
m
'
obbligarono
a
togliere
del
tutto
il
velo
dalla
faccia
;
bruciavo
:
chiamai
perché
mi
portassero
dell
'
acqua
.
Gli
ufficiali
,
che
allora
s
'
accorsero
di
me
,
mi
furono
tutti
attorno
.
-
O
la
bella
donna
!
-
Ha
bisogno
di
qualcosa
?
-
Vuole
un
bicchierino
di
Marsala
?
-
Possiamo
tenerle
compagnia
?
-
Aspetta
qualcuno
?
-
Occhi
stupendi
!
-
Labbra
da
baci
!
-
L
'
ufficialetto
magro
mi
si
era
cacciato
accanto
sul
sofà
:
essendo
il
più
giovane
voleva
mostrarsi
il
più
ardito
.
Mi
svincolai
dalle
sue
mani
e
cercai
di
alzarmi
per
fuggire
,
ma
due
altri
mi
trattenevano
;
il
Boemo
sudicio
guardava
e
fumava
.
Mi
rivolsi
a
lui
gridando
:
-
Signore
,
sono
una
gentildonna
,
m
'
aiuti
e
mi
accompagni
a
casa
,
alla
Torre
di
Londra
-
.
Il
Boemo
si
fece
largo
,
dando
degli
spintoni
di
qua
e
di
là
e
mandando
quasi
con
le
gambe
all
'
aria
l
'
ufficialetto
novello
;
poi
,
duro
,
serio
,
mettendo
in
tasca
la
pipa
,
m
'
offerse
il
braccio
.
Uscii
con
lui
.
Durante
la
via
,
che
non
era
lunga
,
mi
disse
poche
e
rispettose
parole
.
Io
gli
chiesi
chi
fosse
il
generale
Hauptmann
,
dove
avesse
il
suo
uffizio
e
altre
notizie
,
le
quali
mi
premevano
per
le
mie
buone
ragioni
.
Seppi
come
il
generale
del
Comando
stesse
in
Castel
San
Pietro
.
Il
portone
dell
'
albergo
rimaneva
spalancato
,
benché
il
tocco
dopo
mezzanotte
fosse
suonato
da
un
pezzo
:
c
'
era
un
grande
andirivieni
di
militari
e
di
borghesi
.
Ringraziai
l
'
ufficiale
,
che
puzzava
di
maledetto
tabacco
,
e
m
'
accomodai
alla
meglio
sui
cuscini
della
mia
carrozza
,
posta
in
un
angolo
del
cortile
.
Stracca
morta
com
'
ero
,
m
'
assopii
tosto
;
ma
mi
destò
in
sussulto
il
picchiare
forte
di
una
mano
sullo
sportello
.
La
voce
rauca
e
volgare
del
Boemo
ripeteva
:
-
Sono
io
,
signora
contessa
,
io
che
vorrei
dirle
,
col
debito
ossequio
,
una
sola
parola
.
Abbassai
il
cristallo
,
e
l
'
ufficiale
mi
porse
qualcosa
:
era
il
mio
portamonete
,
dimenticato
sulla
tavola
della
bottega
da
caffè
,
mentre
stavo
per
pagare
e
successe
il
tafferuglio
.
Lo
avevano
trovato
e
riportato
i
tre
compagni
di
lui
,
il
quale
disse
con
gravità
solenne
:
-
Non
manca
né
una
carta
,
né
un
soldo
.
-
Ma
le
carte
sono
state
lette
?
-
e
pensavo
alla
lettera
di
Remigio
,
l
'
unica
serbata
da
me
e
che
non
avrei
voluto
per
cosa
al
mondo
vedermi
uscire
di
mano
.
-
No
,
signora
contessa
.
Sono
stati
visti
i
suoi
biglietti
da
visita
e
il
ritratto
del
tenente
Remigio
:
niente
altro
,
lo
dichiaro
sul
mio
onore
.
La
mattina
seguente
,
prima
delle
nove
,
mi
feci
condurre
nella
mia
carrozza
al
Comando
della
fortezza
.
L
'
erta
mi
pareva
interminabile
:
gridavo
a
Giacomo
di
frustare
i
cavalli
.
Una
folla
di
militari
d
'
ogni
colore
,
di
feriti
,
di
popolani
,
ingombrava
il
piazzale
innanzi
al
Castello
;
ma
giunsi
senza
ostacoli
all
'
anticamera
degli
uffizii
,
dove
un
vecchio
invalido
pigliò
il
mio
biglietto
da
visita
.
Dopo
qualche
minuto
ritornò
,
dicendomi
che
il
generale
Hauptmann
mi
pregava
di
passare
nel
suo
quartiere
privato
,
e
che
appena
sbrigati
certi
affari
urgentissimi
,
sarebbe
venuto
a
presentarmi
il
suo
omaggio
.
Fui
condotta
attraverso
logge
,
corridoi
e
terrazze
in
una
sala
,
che
dominava
dalle
tre
larghe
finestre
la
città
intiera
.
L
'
Adige
,
interrotto
da
'
suoi
ponti
,
si
torceva
in
una
S
,
avente
la
prima
delle
sue
pancie
a
'
piedi
del
monticello
su
cui
sorge
Castel
San
Pietro
,
e
la
seconda
a
'
piedi
di
un
altro
bruno
castello
merlato
;
e
sorgevano
dalle
case
i
culmini
e
le
torri
delle
vecchie
basiliche
;
e
in
un
largo
spazio
si
vedeva
l
'
ovale
enorme
dell
'
Arena
antica
.
Il
sole
mattutino
rallegrava
l
'
abitato
ed
i
colli
,
e
dall
'
una
parte
indorava
le
montagne
,
dall
'
altra
gettava
una
luce
placida
sulla
interminabile
pianura
verde
,
sparsa
di
villaggi
bianchi
,
di
case
,
di
chiese
,
di
campanili
.
Entrarono
nella
sala
con
fracasso
di
risa
e
salti
due
bimbe
,
le
quali
avevano
il
volto
color
di
rosa
e
i
capelli
biondi
paglierini
.
Vedendomi
,
di
primo
botto
rimasero
impacciate
,
ma
poi
subito
si
fecero
coraggio
e
mi
vennero
accanto
.
La
più
grandicella
disse
:
-
Signora
,
s
'
accomodi
.
Vuole
che
vada
a
chiamare
la
mamma
?
-
No
,
fanciulla
mia
,
aspetto
il
tuo
babbo
.
-
Il
babbo
non
l
'
abbiamo
ancora
visto
stamane
.
Ha
tanto
da
fare
.
-
Lo
voglio
vedere
io
il
babbo
-
gridò
la
più
piccina
.
-
Gli
voglio
tanto
bene
io
al
babbo
.
In
quella
entrò
il
generale
,
e
le
bimbe
gli
corsero
incontro
,
gli
si
avviticchiarono
alle
gambe
,
tentavano
di
saltargli
sulle
spalle
;
egli
prendeva
l
'
una
e
l
'
alzava
e
le
dava
un
bacio
,
poi
prendeva
l
'
altra
;
e
le
due
pazzerelle
ridevano
,
e
negli
occhi
del
generale
spuntavano
due
lagrime
di
tenerezza
beate
.
Si
volse
a
me
,
dicendo
:
-
Scusi
,
signora
;
s
'
ella
ha
figliuoli
mi
compatirà
-
.
Si
mise
a
sedere
in
faccia
a
me
,
e
soggiunse
:
-
Conosco
di
nome
il
signor
conte
,
e
sarei
lieto
se
potessi
servire
in
qualcosa
la
signora
contessa
.
Feci
un
cenno
al
generale
perché
allontanasse
le
bambine
,
ed
egli
disse
loro
con
voce
piena
di
dolcezza
:
-
Andate
,
figliuole
mie
,
andate
,
dobbiamo
parlare
con
la
signora
.
Le
bambine
fecero
un
passo
verso
di
me
come
per
darmi
un
bacio
;
voltai
la
testa
;
se
ne
andarono
finalmente
un
poco
mortificate
.
-
Generale
-
mormorai
-
vengo
a
compiere
un
dovere
di
suddita
fedele
.
-
La
signora
contessa
è
tedesca
?
-
No
,
sono
trentina
.
-
Ah
,
va
bene
-
esclamò
,
guardandomi
con
una
cert
'
aria
di
stupore
e
d
'
impazienza
.
-
Legga
-
e
gli
porsi
in
atto
risoluto
la
lettera
di
Remigio
,
quella
che
avevo
ritrovata
nel
taschino
del
portamonete
.
Il
generale
,
dopo
avere
letto
:
-
Non
capisco
;
la
lettera
è
indirizzata
a
lei
?
-
Sì
,
generale
.
-
Dunque
l
'
uomo
che
scrive
è
il
suo
amante
.
Non
risposi
.
Il
generale
cavò
di
tasca
un
sigaro
e
lo
accese
,
s
'
alzò
da
sedere
e
si
pose
a
camminare
su
e
giù
per
la
sala
;
tutt
'
a
un
tratto
mi
si
piantò
innanzi
e
,
ficcandomi
gli
occhi
in
volto
,
disse
:
-
Dunque
,
ho
fretta
,
si
sbrighi
.
-
La
lettera
è
di
Remigio
Ruz
,
luogotenente
del
terzo
reggimento
granatieri
.
-
E
poi
?
-
La
lettera
parla
chiaro
.
S
'
è
fatto
credere
malato
,
pagando
i
quattro
medici
-
e
aggiunsi
con
l
'
accento
rapido
dell
'
odio
:
-
È
disertore
dal
campo
di
battaglia
.
-
Ho
inteso
.
Il
tenente
era
l
'
amante
suo
e
l
'
ha
piantata
.
Ella
si
vendica
facendolo
fucilare
,
e
insieme
con
lui
facendo
fucilare
i
medici
.
È
vero
?
-
Dei
medici
non
m
'
importa
.
Il
generale
stette
un
poco
meditabondo
con
le
ciglia
aggrottate
,
poi
mi
stese
la
lettera
,
che
gli
avevo
data
:
-
Signora
,
ci
pensi
:
la
delazione
è
un
'
infamia
e
l
'
opera
sua
è
un
assassinio
.
-
Signor
generale
-
esclamai
,
alzando
il
viso
e
guardandolo
altera
-
compia
il
suo
dovere
.
La
sera
,
verso
le
nove
,
un
soldato
portò
all
'
albergo
della
Torre
di
Londra
,
dove
finalmente
mi
avevano
trovato
una
camera
,
un
biglietto
,
che
diceva
così
:
«
Domattina
alle
quattro
e
mezzo
precise
verranno
fucilati
nel
secondo
cortile
di
Castel
San
Pietro
il
tenente
Remigio
Ruz
ed
il
medico
del
suo
reggimento
.
Questo
foglio
servirà
per
assistere
alla
esecuzione
.
Il
sottoscritto
chiede
scusa
alla
signora
contessa
di
non
poterle
offrire
anche
lo
spettacolo
della
fucilazione
degli
altri
medici
,
i
quali
,
per
ragioni
che
qui
è
inutile
riferire
,
vennero
rimandati
ad
un
altro
Consiglio
di
guerra
.
GENERALE
HAUPTMANN
»
.
Alle
tre
e
mezzo
nella
notte
buia
uscivo
a
piedi
dall
'
albergo
,
accompagnata
da
Giacomo
.
Al
basso
del
colle
di
Castel
San
Pietro
gli
ordinai
che
mi
lasciasse
,
e
cominciai
sola
a
salire
la
strada
erta
;
avevo
caldo
,
soffocavo
;
non
volevo
togliermi
il
velo
dalla
faccia
,
bensì
,
sciolti
i
primi
bottoni
dell
'
abito
,
rivoltai
i
lembi
dello
scollo
al
di
dentro
;
quel
po
'
d
'
aria
sul
seno
mi
faceva
respirare
meglio
.
Le
stelle
impallidivano
,
si
diffondeva
intorno
un
albore
giallastro
.
Seguii
de
'
soldati
,
che
girando
il
fianco
del
Castello
,
entrarono
in
un
cortile
chiuso
dagli
alti
e
cupi
muri
di
cinta
.
Vi
stavano
già
schierate
due
squadre
di
granatieri
,
immobili
.
Nessuno
badava
a
me
in
quel
brulichìo
silenzioso
di
militari
e
in
quelle
mezze
tenebre
.
Si
sentivano
le
campane
suonare
giù
nella
città
,
dalla
quale
salivano
mille
romori
confusi
.
Cigolò
una
porta
bassa
del
Castello
,
e
ne
uscirono
due
uomini
con
le
mani
legate
dietro
la
schiena
;
l
'
uno
magro
,
bruno
,
camminava
innanzi
ritto
,
sicuro
,
con
la
fronte
alta
;
l
'
altro
,
fiancheggiato
da
due
soldati
,
che
lo
reggevano
con
molta
fatica
alle
ascelle
,
si
strascinava
singhiozzando
.
Non
so
che
cosa
seguisse
;
leggevano
,
credo
;
poi
udii
un
gran
frastuono
,
e
vidi
il
giovane
bruno
cadere
,
e
nello
stesso
punto
mi
accorsi
che
Remigio
era
nudo
fino
alla
cintura
,
e
quelle
braccia
,
quelle
spalle
,
quel
collo
,
tutte
quelle
membra
,
che
avevo
tanto
amato
,
m
'
abbagliarono
.
Mi
volò
nella
fantasia
l
'
immagine
del
mio
amante
,
quando
a
Venezia
,
nella
Sirena
,
pieno
di
ardore
e
di
gioia
,
m
'
aveva
stretta
per
la
prima
volta
fra
le
sue
braccia
d
'
acciaio
.
Un
secondo
frastuono
mi
scosse
:
sul
torace
ancora
palpitante
e
bianco
più
del
marmo
s
'
era
slanciata
una
donna
bionda
,
cui
schizzavano
addosso
i
zampilli
di
sangue
.
Alla
vista
di
quella
femmina
turpe
si
ridestò
in
me
tutto
lo
sdegno
,
e
con
lo
sdegno
la
dignità
e
la
forza
.
Avevo
la
coscienza
del
mio
diritto
,
m
'
avviai
per
uscire
,
tranquilla
nell
'
orgoglio
di
un
difficile
dovere
compiuto
.
Alla
soglia
del
cancello
mi
sentii
strappare
il
velo
dal
volto
;
mi
girai
e
vidi
innanzi
a
me
il
grugno
sporco
dell
'
ufficiale
Boemo
.
Cavò
dalla
bocca
enorme
il
cannello
della
sua
pipa
,
e
,
avvicinando
al
mio
viso
il
suo
mustacchio
,
mi
sputò
sulla
guancia
...
*
*
*
L
'
avevo
detto
io
che
l
'
avvocatino
Gino
sarebbe
tornato
.
Bastò
una
riga
:
Venite
,
faremo
la
pace
,
perché
capitasse
a
precipizio
.
Ha
piantato
quella
bamboccia
della
sua
sposa
una
settimana
innanzi
al
giorno
destinato
pel
matrimonio
;
e
va
ripetendo
ogni
tanto
,
stringendomi
quasi
con
la
vigoria
del
tenente
Remigio
:
-
Livia
,
sei
un
angelo
!
Miscellanea ,
MILANO
PERCORSA
IN
OMNIBUS
Guida
per
chi
vuol
visitare
con
poco
dispendio
di
tempo
e
denaro
,
tutto
quanto
di
più
rimarchevole
offre
questa
città
COMPILATA
DA
GAETANO
BRIGOLA
ED
ILLUSTRATA
DA
NOTIZIE
STORICHE
ED
ARTISTICHE
DA
FELICE
VENOSTA
AL
LETTORE
.
Le
ferrovie
,
recando
facilità
ed
economia
di
tempo
nel
viaggiare
,
fecero
sentire
il
bisogno
di
Guide
delle
varie
città
,
che
in
poche
pagine
offrissero
non
solo
la
descrizione
storica
ed
artistica
di
esse
,
ma
le
presentassero
benanco
sotto
l
'
aspetto
del
loro
soggiorno
e
della
loro
indole
;
in
modo
che
il
viaggiatore
potesse
in
pochi
giorni
farsi
un
concetto
giusto
del
paese
visitato
.
Le
Guide
,
che
sino
ad
oggi
esistettero
,
non
si
prestavano
a
quest
'
ufficio
,
e
,
limitandosi
alla
descrizione
artistica
,
lasciavano
al
viaggiatore
il
cómpito
di
formare
un
apprezzamento
,
che
il
più
delle
volte
non
era
ragionato
,
vuoi
per
la
troppa
rapida
corsa
fatta
in
luogo
,
vuoi
per
inscienza
degli
usi
e
dei
costumi
di
esso
.
Questo
bisogno
fece
nascere
nel
sottoscritto
l
'
idea
di
compilare
all
'
uopo
una
nuova
Guida
di
Milano
,
resa
tanto
più
necessaria
in
quanto
che
,
dopo
la
emancipazione
dallo
straniero
,
1'
attività
e
l
'
indole
de
'
suoi
abitanti
la
portarono
a
floridezza
e
comodità
tali
da
poter
rivaleggiare
colle
più
grandi
metropoli
d
'
Europa
.
Il
limite
tracciatoci
però
e
la
novità
di
molte
cose
descritte
potranno
forse
aver
fatto
cadere
il
compilatore
in
alcune
inesattezze
alle
quali
potrà
in
seguito
rimediare
se
il
favore
del
pubblico
lo
incoraggerà
a
fare
una
seconda
edizione
.
Milano
,
maggio
1871
.
G
.
B
.
CENNO
STORICO
.
Circa
seicento
anni
prima
dell
'
êra
volgare
una
moltitudine
di
gente
,
composta
di
guerrieri
,
di
donne
e
di
fanciulli
,
spinta
dalla
scarsezza
dei
viveri
a
mutare
paese
,
colla
guida
di
Belloveso
,
uscì
dalla
Gallia
,
in
oggi
Francia
,
e
,
valicate
le
Alpi
,
giunse
nell
'
Insubria
.
Combattuti
e
vinti
i
popoli
che
l
'
abitavano
,
Belloveso
si
stabilì
nella
terra
chiusa
tra
i
due
fiumi
Ticino
ed
Adda
,
e
gettò
le
fondamenta
d
'
un
villaggio
chiamandolo
Milano
.
L
'
origine
di
questa
parola
si
cercò
di
spiegare
in
molte
maniere
;
e
noi
,
senza
partecipare
in
tutto
alla
smania
,
che
in
oggi
è
rinata
in
alcuni
,
di
cercare
cioè
ogni
derivazione
nel
celtico
,
non
peritiamo
ad
ammettere
che
il
nome
Milano
sorse
dall
'
idioma
dei
Celti
,
e
cioè
da
Med
e
Lan
,
o
la
terra
ubertosa
.
Le
vecchie
leggende
dei
duci
Medo
ed
Olano
,
del
in
medio
amnium
,
del
in
medio
lanae
e
simili
non
sono
più
ammissibili
dalla
buona
critica
filologica
.
A
poco
a
poco
Milano
si
aumentò
in
numero
degli
abitanti
e
degli
edifici
;
e
il
meschino
villaggio
divenne
col
progresso
del
tempo
città
.
vasta
e
popolosa
.
-
-
Scorsi
erano
quattrocento
anni
dalla
fondazione
di
essa
città
,
quando
i
Romani
,
varcati
gli
Appennini
,
e
passato
il
Po
in
prima
sotto
il
comando
del
console
Flaminio
,
poi
di
Marcello
suo
successore
,
dal
223
al
225
prima
dell
'
éra
volgare
,
con
segnalate
vittorie
si
resero
padroni
di
tutta
l
'
Insubria
fino
alle
Alpi
;
e
fu
vera
conquista
opima
per
la
ubertà
della
terra
acquistata
.
I
Romani
chiamarono
il
paese
vinto
Gallia
Cisalpina
,
ossia
al
di
qua
delle
Alpi
,
e
lo
dissero
altresì
Gallia
Togata
,
perchè
gli
abitanti
,
deposto
il
rozzo
saio
gallico
,
avevano
adottata
la
toga
romana
.
Milano
sotto
il
regime
dei
nuovi
dominatori
migliorò
d
'
assai
.
L
'
asciugamento
di
molte
paludi
rese
1'
aria
più
salubre
e
più
fertili
i
terreni
che
la
circondavano
.
Il
popolo
imparò
quelle
arti
e
quei
mestieri
che
dirozzano
e
che
sono
necessari
alla
vita
.
La
città
crebbe
,
e
,
già
aggregato
di
meschini
casolari
di
legno
,
si
andò
abbellendo
di
edifici
di
pietra
.
Gli
imperatori
romani
vi
ebbero
lunga
stanza
,
per
la
sua
col
-
locazione
opportuna
ad
operazioni
militari
contro
i
popoli
del
Settentrione
,
i
quali
erano
una
minaccia
perenne
per
la
Gallia
Cisalpina
.
Massimiano
Erculeo
abbattè
la
siepe
che
serviva
di
prima
cerchia
alla
città
celtica
,
che
ci
viene
ricordata
dal
nome
della
Via
Andegari
,
AndeGar
,
che
corrisponde
al
nostro
idioma
a
siepe
di
biancospini
,
ed
eresse
solide
mura
che
gira
-
vano
per
due
miglia
con
nove
porte
.
La
porta
Romana
aprivasi
a
S
.
Vittorello
,
presso
la
Via
Unione
;
l
'
Erculea
alla
Maddalena
,
presso
Sant
'
Eufemia
;
la
Giovia
a
San
Vicenzino
,
presso
il
Foro
Bonaparte
;
la
Ticinese
,
o
Marzia
,
al
Carrobbio
;
la
Comasina
a
San
Marcellino
;
la
Nuova
alla
Croce
Rossa
;
la
Tosa
a
San
Zeno
;
1'
Argentea
od
Orientale
,
presso
San
Babila
,
e
la
Vercellina
presso
la
chiesa
di
Santa
Maria
alla
Porta
.
Sotto
Costantino
,
Milano
toccò
l
'
apice
del
suo
splendore
;
avvegnachè
avendo
quell
'
imperatore
divisa
1'
Italia
in
due
regioni
,
Milano
fu
dichiarata
metropoli
della
settentrionale
,
che
comprendeva
sette
provincie
dalle
Alpi
fino
alla
Istria
,
e
destinata
a
residenza
di
un
governatore
col
titolo
di
Vicario
dell
'
Italia
.
Le
mura
romane
durarono
fino
al
nono
secolo
,
allorchè
l
'
arcivescovo
Ansperto
ne
operò
il
ristauro
e
l
'
ampliamento
,
fra
le
porte
Ticinese
e
Vercellina
,
costruendo
un
nuovo
muro
che
dal
Carrobbio
seguiva
le
Vie
del
Circo
e
del
Cappuccio
,
e
girava
poi
a
destra
per
ricongiunger
-
si
all
'
antica
cerchia
in
vicinanza
della
Porta
Vercellina
.
Per
tre
secoli
rimasero
ognora
come
le
aveva
ampliate
Ansperto
;
quando
il
Comune
di
Milano
entrò
in
lotta
con
Federico
Barbarossa
.
A
premunire
la
città
contro
quell
'
imperatore
,
i
Milanesi
pensarono
,
fin
dal
1156
,
di
cingerla
di
un
valido
fossato
,
e
precisamente
quello
per
cui
ora
scorre
il
Naviglio
.
Della
terra
cavata
nel
fare
la
fossa
,
se
ne
formarono
nel
1167
i
bastioni
nel
luogo
che
fino
ai
nostri
giorni
conservò
il
nome
di
Terraggio
.
Nella
prima
metà
del
secolo
XIV
(
1330-38
)
,
Azzone
Visconti
rafforzò
i
Terraggi
con
un
muro
,
mantenendo
però
inalterato
il
circuito
della
città
,
che
continuò
dove
si
trova
il
Naviglio
interno
,
ed
aveva
gli
ingressi
ai
ponti
,
che
descrissero
fino
all
'
anno
1866
,
colla
denominazione
di
Borghi
,
la
parte
di
città
al
di
là
del
fossato
.
Allorchè
nel
seco
-
lo
XV
fu
costruito
il
Naviglio
della
Martesana
,
il
fossato
fu
ristretto
,
e
la
metà
interna
di
esso
fu
convertita
poi
ad
uso
di
magazzeni
di
pietre
o
di
legnami
,
chiamati
col
nome
di
sciostra
o
claustra
,
perchè
rinchiusi
fra
il
muro
di
Azzone
e
la
fossa
.
L
'
antica
larghezza
di
questa
fossa
può
facilmente
anch
'
oggi
comprendersi
nel
sito
degli
Archi
di
Porta
Nuova
,
misurando
Io
spazio
che
è
fra
le
torri
e
la
riva
esterna
del
canale
rimasta
inalterata
.
Il
terzo
ed
ultimo
ingrandimento
fu
decretato
da
Ferrante
Gonzaga
;
governatore
del
bucato
di
Milano
per
1'
imperatore
Carlo
V
.
Le
mura
spagnuole
,
oggi
accessibili
alle
carrozze
,
e
convertite
ad
uso
di
pubblico
passeggio
,
furono
incominciate
nell
'
anno
1546
,
presso
la
distrutta
chiesa
di
S
.
Dionigi
.
Milano
,
dopo
i
Romani
,
venne
mano
mano
governata
dai
Goti
,
dai
Longobardi
,
dai
Franchi
,
dai
Re
d
'
Italia
e
dagli
Imperatori
di
Germania
.
Dopo
la
guerra
dei
Valvassori
,
si
costituì
in
Repubblica
(
1044
)
.
Soccombuta
questa
forma
di
governo
,
ebbe
a
signori
i
Torriani
,
i
Visconti
;
indi
si
formò
di
nuovo
in
Repubblica
,
detta
di
Sant
'
Ambrogio
.
Si
diede
poscia
agli
Sforza
;
indi
cadde
in
potere
dei
Francesi
,
degli
Spagnuoli
,
degli
Austriaci
,
dei
Gallo
-
Sardi
e
di
nuovo
degli
Austriaci
.
Nello
scorcio
del
se
-
colo
passato
,
1797
,
fu
centro
della
Repubblica
Cisalpina
,
che
nel
1802
si
tramutò
in
Repubblica
Italiana
.
Nel
1805
,
creato
il
Regno
d
'
Italia
,
ne
divenne
la
metropoli
.
Nel
1815
Milano
,
ritornata
sotto
l
'
austriaca
dominazione
,
fu
sede
del
regno
Lombardo
-
Veneto
.
Nel
marzo
1848
,
cacciati
gli
Austriaci
,
si
formò
dai
cittadini
un
governo
provvisorio
;
ma
nell
'
agosto
di
quello
stesso
anno
ricadde
in
possesso
degli
Austriaci
,
che
la
governarono
fino
al
4
giugno
1859
.
Fu
allora
unita
aI
regno
sabaudo
,
e
nel
1861
divenne
parte
del
nuovo
Regno
d
'
Italia
.
Nel
volgere
di
secoli
e
di
mutamenti
di
dominazioni
,
di
guerre
e
di
morie
,
ebbe
Milano
a
subire
molte
vicende
,
e
giorni
di
ristrettezze
e
di
sciagure
;
ma
la
ricchezza
del
suolo
e
la
industria
de
'
suoi
abitatori
sempre
la
fecero
risorgere
,
e
ne
tennero
alta
la
rinomanza
.
Ora
essa
è
riputata
la
seconda
metropoli
della
gran
madre
,
l
'
Italia
.
Marzo
1371
.
FELICE
VENOSTA
.
AVVERTENZA
.
La
Stazione
principale
della
Società
Anonima
degli
Omnibus
è
in
Piazza
del
Duomo
con
apposita
sala
d
'
aspetto
,
ove
si
può
lasciare
in
deposito
i
propri
effetti
.
L
'
Impresa
degli
Omnibus
Antonio
Vismara
ha
la
propria
Stazione
alla
Porta
Ticinese
.
L
'
Impresa
Michele
Lissoni
ha
la
stazione
in
Piazza
Fontana
,
ove
ha
pur
sede
l
'
Impresa
Gaetano
Lissoni
.
TARIFFE
DEGLI
OMNIBUS
.
Per
una
corsa
tra
la
Piazza
del
Duomo
ed
una
delle
Porte
della
città
indicate
o
viceversa
L
.
10
Per
una
corsa
degli
Oumibue
in
servizio
delle
ferrovie
tra
la
Piazza
del
Duomo
e
la
Stazione
Centrale
,
o
quella
di
Vigevano
L
25
Per
un
bagaglio
della
dimensione
non
maggiore
di
centimetri
60
L
25
Per
ogni
bagaglio
di
maggior
dimensione
L
50
LINEE
PERCORSE
DALLE
VETTURE
OMMIBUS
DELLA
SOCIETA
'
ANONIMA
(
Veggasi
la
pianta
della
Città
in
fine
della
Guida
)
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PORTA
VENEZIA
Linea
A
Colore
Rosso
:
Piazza
del
Duomo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
,
Corso
Venezia
alla
Porta
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PORTA
NUOVA
.
Linea
B
Colore
Azzurro
:
1
.
Piazza
del
Duomo
,
via
Carlo
Alberto
,
via
S
.
Margherita
,
Piazza
del
Teatro
alla
Scala
,
via
del
Giardino
,
via
Fate
-
bene
-
fratelli
,
Corso
di
Porta
Nuova
,
alla
Porta
.
2
.
Piazza
del
Duomo
,
via
S
.
Radegonda
,
Piazza
S
.
Fedele
,
via
delle
Case
Rotte
,
Piazza
del
Teatro
alla
Scala
,
via
di
S
.
Giuseppe
,
via
di
Brera
,
via
Solferino
,
via
Castelfidardo
alla
Porta
Nuova
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
BARRIERA
PRINC
.
e
UMBERTO
.
Linea
C
Colore
Terraceo
:
Piazza
del
Duomo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
,
via
Monte
Napoleone
,
via
del
Giardino
,
Piazza
Cavour
,
via
Principe
Umberto
alla
Barriera
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PORTA
TENAGLIA
.
Linea
D
Colore
Violaceo
:
Piazza
del
Duomo
,
via
S
.
Radegonda
,
Piazza
S
.
Fedele
,
via
delle
Case
rotte
,
Piazza
del
Teatro
alla
Scala
,
via
di
S
.
Giuseppe
,
via
dell
'
Orso
,
Ponte
Vetero
,
Corso
Garibaldi
,
via
dell
'
Anfiteatro
,
via
Legnano
alla
Porta
Tenaglia
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PORTA
MAGENTA
.
Linea
E
Colore
Giallo
:
Piazza
del
Duomo
,
via
Carlo
Alberto
,
Piazza
Mercanti
,
via
Fustagnari
,
Cordusio
,
via
di
S
.
Maria
Segreta
,
via
dei
Meravigli
,
via
di
S
.
Maria
alla
Porta
,
Corso
Magenta
alla
Porta
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PIAZZA
DI
SAN
VITTORE
.
Linea
F
Colore
Verde
:
Piazza
del
Duomo
,
via
Torino
,
via
Spadari
,
via
Armorari
,
via
Boschetto
,
Cinque
Vie
,
via
di
S
.
Maria
Podone
,
via
S
.
Orsola
,
via
del
Cappuccio
,
via
S
.
Valeria
,
Piazza
di
S
.
Ambrogio
,
via
S
.
Vittore
alla
Piazza
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PORTA
ROMANA
.
Linea
G
Colore
Arancio
:
Piazza
del
Duomo
,
via
dei
Cappellari
,
via
dei
Rastrelli
,
via
Larga
,
via
Velasca
,
Corso
di
Porta
Romana
alla
Porta
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PORTA
VITTORIA
.
Linea
H
Colore
Ceruleo
:
Piazza
del
Duomo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
,
via
del
Palazzo
di
Giustizia
(
quanto
prima
si
chiamerà
Beccaria
)
,
via
di
S
.
Zeno
,
Verziere
,
via
di
S
.
Pietro
in
Gessate
,
Corso
di
Porta
Vittoria
alla
Porta
.
DALLA
PORTA
TICINESE
ALLA
PORTA
GARIBALDI
.
Linea
I
Colore
Rosa
:
Corso
di
Porta
Ticinese
,
Carrobbio
,
via
Torino
,
Piazza
del
Duomo
,
via
Carlo
Alberto
,
Piazza
dei
Mercanti
,
via
dei
Fustagnari
,
Cordusio
,
via
Broletto
,
Ponte
Vetero
,
Corso
Garibaldi
alla
Porta
.
NB
.
Le
Imprese
degli
Omnibus
Antonio
Vismara
,
Michele
e
Gaetano
Lissoni
,
accennate
di
sopra
,
percorrono
linee
già
intrecciate
dalla
Società
principale
,
che
è
l
'
Anonima
.
Linea
A
.
(
Colore
rosso
Porta
Venezia
)
.
MONUMENTI
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Palazzo
di
Corte
(
Si
può
visitare
nelle
ore
del
giorno
)
.
Arcivescovado
.
Piazza
Fontana
.
Palazzo
del
Duomo
.
Galleria
Vittorio
Emanuele
.
Uomo
di
Pietra
.
Galleria
De
Cristoforis
.
Colonna
di
San
Babila
.
Palazzo
di
Prefettura
.
Regio
Conservatorio
.
Reale
Collegio
delle
fanciulle
.
Seminario
.
Palazzo
delle
Assisie
.
Serbelloni
.
Ciani
.
Saporiti
.
Barriera
.
Lazzaretto
.
Giardini
Pubblici
.
Museo
Civico
.
Villa
Reale
(
Si
può
visitare
nelle
ore
del
giorno
)
.
CHIESE
.
Metropolitana
e
sue
ricchezze
.
Di
Campo
Santo
.
Di
San
Carlo
.
Di
San
Babila
.
Della
Passione
.
TEATRI
.
Santa
Radegonda
.
Teatro
milanese
.
ALBERGHI
ANCHE
CON
SERVIZIO
DI
TAVOLA
(
*
)
Agnello
.
Ancora
.
Roma
.
Europa
.
Francia
.
Ville
(
De
la
)
(
Solo
pranzo
alla
sera
)
.
Leone
.
Biscione
(
Piazza
Fontana
)
.
(
*
)
Cucina
pronta
a
tutte
le
ore
.
Pranzo
alla
carta
ed
a
prezzo
fisso
,
od
a
piacere
.
PIAZZA
DEL
DUOMO
.
La
nuova
Piazza
del
Duomo
è
in
corso
di
esecuzione
su
disegno
dell
'
architetto
comm
.
Giuseppe
Mengoni
da
Bologna
.
I
lavori
vennero
cominciati
nel
marzo
1870
.
Metropolitana
.
Fra
i
più
celebri
e
rinomati
edifici
,
non
solo
d
'
Italia
,
ma
benanco
d
'
Europa
,
è
la
nostra
Cattedrale
.
Questa
insigne
chiesa
ebbe
principio
l
'
anno
1386
al
15
marzo
;
venne
innalzata
sulle
rovine
della
antica
chiesa
di
Santa
Maria
Maggiore
,
o
Duomo
jemale
,
nel
luogo
ove
era
già
il
tempio
pagano
a
Minerva
.
Le
fondamenta
di
essa
furono
fatte
gettare
da
Gian
Galezzo
Visconti
,
signore
di
Milano
,
allo
scopo
di
costruire
un
monumento
che
,
nella
sua
magnificenza
e
gigantesca
mole
,
attestasse
la
grandezza
del
suo
potere
.
Per
la
costruzione
assegnò
vistose
rendite
,
e
donò
la
copiosissima
cava
di
marmi
bianchi
di
Gandoglia
,
che
trovasi
presso
il
Lago
Maggiore
.
Ignorasi
tuttodì
quale
ne
sia
stato
l
'
architetto
;
ovvi
però
chi
ne
attribuisce
il
disegno
al
tedesco
Enrico
Gamodia
,
e
chi
allo
svizzero
Marco
da
Campione
.
Il
nostro
Omodeo
nel
1490
innalzava
la
massima
aguglia
.
Il
Pellegrini
,
e
quindi
il
Richini
o
Cerano
disarmonizzarono
collo
stile
greco
-
romano
il
carattere
gotico
del
tempio
nella
facciata
,
che
fu
compiuta
soltanto
nel
1810
per
ordine
di
Napoleone
I
dal
Pollak
e
dall
'
Amati
.
L
'
interno
è
a
croce
latina
,
di
-
viso
in
cinque
navate
da
52
piloni
sorreggenti
la
volta
.
La
lunghezza
dalla
porta
d
'
ingresso
allo
sfondo
del
coro
è
di
metri
148;
la
larghezza
nella
croce
di
87
,
e
l
'
altezza
alla
statua
della
Madonna
di
108
.
Dal
piano
al
sommo
della
massima
cupola
si
ascende
per
328
gradini
(
*
)
.
E
bello
dall
'
alto
mirare
la
sottoposta
marmorea
mole
,
stupenda
per
le
116
guglie
piramideggianti
,
per
le
4000
e
più
statue
,
poi
trafori
,
balaustrate
e
terrazzi
,
lavori
di
più
se
-
coli
;
ed
intorno
l
'
animato
spettacolo
della
lombarda
metropoli
;
e
più
lungi
1'
ubertoso
agro
(
*
)
Si
può
salire
sul
Duomo
mediante
pagamento
di
una
tassa
di
centesimi
25
per
ogni
persona
da
mezz
'
ora
dopo
1'Ave
Maria
del
mattino
ad
un
'
ora
prima
di
quella
della
sera
.
Una
disposizione
dell
'
Autorità
non
permette
che
si
abbia
a
salire
da
soli
.
milanese
,
dove
la
celebre
Abbazia
di
Chiaravalle
,
e
più
remota
la
maestosa
Certosa
di
Pavia
,
e
il
memorabile
campo
di
battaglia
di
Magenta
,
e
gli
ameni
colli
della
Brianza
colla
Rotonda
del
Cagnola
,
e
infine
la
catena
dei
monti
che
trasportano
il
pensiero
fra
le
delizie
dei
laghi
di
Como
e
di
Lecco
.
Nell
'
interno
del
Duomo
,
dove
la
luce
penetra
attraverso
le
vetriate
dipinte
,
quali
da
artisti
del
500
,
quali
dai
contemporanei
Bertini
,
spiccano
i
monumenti
eretti
all
'
arcivescovo
Ariberto
,
l
'
inventore
del
Carroccio
;
a
Gian
Giacomo
de
'
Medici
,
che
vuolsi
disegno
del
Michelangelo
con
statue
di
bronzo
di
Leone
Leoni
;
al
Vimercate
e
al
Caracciolo
,
del
Bambaja
,
autore
dell
'
altare
della
presentazione
;
a
Ottone
Giovanni
Visconti
;
all
'
arcivescovo
Arcimboldi
;
inoltre
ammiransi
1'
urna
di
porfido
del
Battistero
,
le
statue
di
Martino
V
e
di
Pio
IV
de
'
Medici
,
quella
di
San
Bartolomeo
dell
'
Agrati
,
i
bassorilievi
del
capocroce
allo
svolto
,
e
le
statue
del
Bussola
,
la
Madonna
dell
'
albero
del
Buzzi
,
denominata
dal
ricco
candelabro
che
sta
dinanzi
all
'
altare
;
i
pulpiti
rivestiti
di
rame
stonati
da
Andrea
Pelizzone
e
sostenuti
ciascuno
da
quattro
cariatidi
`
di
bronzo
;
gli
intagli
degli
stalli
del
coro
,
della
cantoria
;
il
tabernacolo
all
'
altare
maggiore
,
opera
dei
Solari
lombardi
e
dono
di
Pio
IV
;
infine
nella
segrestia
meridionale
il
Tesoro
,
e
nella
cripta
o
cappella
sotterranea
,
la
preziosa
urna
ove
riposa
la
salma
dell
'
arcivescovo
S
.
Carlo
.
Nel
principio
del
Duomo
ovvi
una
meridiana
eseguita
nella
seconda
metà
.
del
secolo
passato
sotto
la
direzione
dell
'
illustre
astronomo
Boscovich
,
la
cui
perfezione
subì
qualche
pregiudizio
in
occasione
in
cui
si
rifece
il
pavimento
.
Palazzo
Reale
.
L
'
area
ove
ora
sorge
questo
edificio
era
anticamente
Il
Broletto
,
o
sede
del
-
'
autorità
cittadina
.
Trasferito
il
Municipio
nel
1228
in
Piazza
Mercanti
,
Matteo
I
Visconti
converse
quel
luogo
in
palazzo
ducale
;
Azzone
nel
1336
lo
ornò
;
Galeazzo
II
lo
rifabbricò
,
e
Francesco
Sforza
lo
abbellì
.
Il
palazzo
era
al
di
fuori
cinto
da
portici
,
rinforzati
da
quattro
torrioni
,
e
per
una
via
sopra
i
tetti
comunicava
col
privato
palazzo
del
Visconti
a
S
.
Giovanni
in
Conca
.
Logorato
dagli
anni
,
fu
nel
1662
modificato
,
per
ordine
del
governatore
Don
Luigi
de
Gusman
Ponza
di
Leon
,
dall
'
architetto
Ambrogio
Pessina
con
due
grandi
portici
laterali
,
sui
quali
erano
dipinti
in
medaglie
i
ritratti
dei
governatori
di
Milano
.
L
'
arciduca
Ferdinando
lo
fece
rifabbricare
tra
gli
anni
1772
al
1778
,
come
è
al
presente
dall
'
architetto
Giuseppe
Piermarini
da
Foligno
,
scolaro
di
Luigi
Vanvitelli
napoletano
(
*
)
.
Il
palazzo
è
grandioso
,
e
le
stanze
sono
addobbate
con
lusso
,
adorne
di
bei
damaschi
,
di
stucchi
e
di
pitture
di
Giocondo
Albertolli
,
Knoller
,
Traballesi
,
Hayez
,
Palagi
;
ma
sopratutto
di
Andrea
Appiani
.
Magnifica
è
la
gran
sala
delle
Cariatidi
.
Nel
1796
vi
furono
posti
gli
uffici
della
Re
-
pubblica
Cisalpina
.
Nella
maggior
sala
il
giorno
9
luglio
1797
vi
si
diede
il
gran
pranzo
(
*
)
Fu
la
prima
opera
del
Piermarini
in
Milano
.
patriottico
ai
deputati
di
tutti
i
comuni
di
Lombardia
,
destinati
a
dare
il
loro
voto
a
nome
del
popolo
per
la
creazione
della
Repubblica
Cisalpina
.
Soggiacque
dopo
il
1799
a
varie
desti
-
nazioni
;
finchè
vi
fu
insediata
il
24
giugno
1802
la
sede
del
governo
della
Repubblica
Italiana
.
Creato
il
Regno
d
'
Italia
servì
di
abitazione
al
Vice
-
Re
,
principe
Eugenio
di
Beauharnais
;
come
poi
lo
fu
dal
1818
al
1848
pel
Vice
-
Re
austriaco
,
l
'
arciduca
Rainieri
.
Oggi
è
di
proprietà
del
Re
.
Al
.
palazzo
reale
è
unita
una
chiesa
dedicata
a
San
Gottardo
,
pur
fatta
erigere
da
Azzone
,
la
quale
conserva
tuttodì
della
sua
antica
costruzione
in
terra
cotta
e
dello
stile
del
XIV
secolo
,
il
poscoro
e
il
campanile
,
il
più
bello
della
città
,
e
dove
fu
posto
nel
1336
dal
Visconti
il
primo
orologio
a
batteria
che
suonasse
in
Italia
.
Fu
in
diverse
epoche
rimodernata
:
vi
sono
pitture
di
Knoller
e
Traballesi
.
Sulla
soglia
di
questo
tempio
,
la
mattina
del
16
maggio
1412
,
veniva
pugnalato
il
duca
Giovanni
Maria
Visconti
,
il
quale
,
a
soli
20
anni
,
si
era
già
mostrato
uno
dei
più
atroci
tiranni
.
Arcivescovado
.
Il
primitivo
edificio
fu
di
-
strutto
da
Attila
,
e
rialzato
quindi
nel
573
dal
metropolita
Lorenzo
II
;
atterrato
ancora
dal
Barbarossa
,
venne
ricostruito
nel
1178
,
dopo
il
trionfo
di
Legnano
,
dall
'
arcivescovo
Galdino
,
e
reso
più
agiato
da
Giovanni
Visconti
,
e
più
ancora
nell
'
anno
1494
da
Guido
Antonio
Arcimboldi
.
.
Nel
1565
San
Carlo
Borromeo
lo
compì
per
opera
del
Pellegrini
,
il
quale
architetto
ideò
il
magnifico
cortile
con
portici
dorici
sotto
,
e
jonî
sopra
e
la
porta
bugnata
verso
la
via
delle
Ore
,
e
1'
altra
verso
il
Duomo
.
Del
Pellegrini
è
anche
la
bella
scuderia
di
forma
decagona
a
tre
piani
.
Il
cortile
verso
la
Piazza
Fontana
è
opera
di
Fabio
Mangone
,
fatta
eseguire
dal
cardinale
Federico
Borromeo
.
Nel
1797
vennero
sloggiati
i
preti
,
e
vi
fu
insediato
mi
Consiglio
militare
francese
,
unitamente
alle
carceri
pei
detenuti
francesi
e
cisalpini
,
e
verso
la
fine
del
1798
vi
risiedette
il
Comitato
di
Polizia
.
Dal
1799
in
avanti
ritornò
esclusiva
sede
degli
arcivescovi
.
Nel
cortile
del
Pellegrini
veggonsi
ora
due
magnifiche
statue
colossali
,
il
Mosè
di
A
.
Tandardini
e
l
'
Aronne
di
G
.
Stilizza
.
Nelle
stanze
Arcivescovili
vi
è
una
Galleria
di
quadri
fondata
dai
cardinali
Monti
e
Pozzobonelli
.
Piazza
Fontana
.
A
questa
Piazza
si
diede
il
nome
di
Fontana
,
allorchè
nel
1780
venne
abbellita
e
lastricata
,
ponendovisi
nel
mezzo
la
fontana
di
granito
rosso
,
ridotto
a
lucido
,
disegno
di
Piermarini
,
con
due
bellissime
Sirene
di
marmo
bianco
di
Carrara
,
opera
di
Giuseppe
Franchi
carrarese
,
celebre
professore
di
scultura
nell
'
Accademia
di
Belle
Arti
.
L
'
acqua
per
l
'
alimento
della
fontana
si
trae
dal
canale
Seveso
,
che
scorre
di
sotto
la
città
,
per
mezzo
di
una
ruota
mossa
continuamente
dalle
acque
medesime
del
Seveso
.
Questo
luogo
era
il
Viridarium
degli
antichi
,
e
,
se
si
deve
credere
al
Fiamma
,
vi
era
un
vasto
giardino
,
nel
mezzo
del
quale
i
Gentili
veneravano
la
statua
della
dea
Februa
,
quale
oracolo
a
cui
ricorrevano
per
le
predizioni
sopra
l
'
esito
della
guerra
.
Nell
'
anno
1864
,
idi
primavera
,
fa
abbellita
da
verdi
zolle
ed
alberi
e
sedili
a
cura
del
Municipio
.
Palazzo
della
fabbrica
del
Duomo
.
A
tergo
della
Metropolitana
ovvi
il
palazzo
sede
dell
'
Amministrazione
della
fabbrica
del
Duomo
.
Venne
eretto
su
disegno
dell
'
architetto
Pietro
Pestagalli
dopo
1'
anno
1845
.
La
facciata
a
colonne
ne
è
grandiosa
.
Nell
'
interno
del
palazzo
trovasi
la
piccola
chiesa
dell
'
Annunziata
,
detta
di
Campo
Santo
,
perchè
nel
medio
evo
in
questo
luogo
eravi
un
cimitero
.
Sull
'
altare
si
vede
un
basso
rilievo
di
marmo
di
fabbrica
che
doveva
essere
posto
ad
ornamento
della
porta
settentrionale
della
Metropolitana
.
In
questa
Piazza
si
esponeva
nel
medio
evo
,
in
tempo
di
pace
,
il
famoso
Carroccio
.
Teatro
Santa
Radegonda
.
Qui
presso
,
nella
via
omonima
,
è
il
teatro
di
Santa
Radegonda
costruito
nel
1850
,
sull
'
area
di
una
sala
che
serviva
a
pubblici
trattenimenti
,
con
disegno
dell
'
architetto
Giacomo
Moraglia
.
Ivi
era
l
'
antica
chiesa
di
Santa
Radegonda
,
demolita
nel
1783
,
nel
cui
spazio
veniva
eretto
verso
il
1803
un
teatro
per
marionette
dalla
signora
Anastasia
Franzini
,
vedova
Barbini
in
società
con
Carlo
Re
,
e
quindi
convertito
dalla
sola
Barbini
in
teatro
per
opera
o
commedia
circa
l
'
anno
1810;
e
il
vecchio
teatro
durò
a
tale
uso
per
alcuni
anni
soltanto
.
Galleria
Vittorio
Emanuele
.
I
lavori
di
questa
Galleria
,
unica
al
mondo
,
vennero
solennemente
iniziati
il
7
marzo
1865
,
avendovi
posta
la
prima
pietra
re
Vittorio
Emanuele
.
L
'
architetto
ne
fu
il
comm
.
Giuseppe
Mengoni
.
La
costruzione
durò
due
anni
e
mezzo
circa
.
Fu
aperta
al
pubblico
il
15
settembre
1867
.
Misura
metri
195
di
lunghezza
;
metri
14
,
50
di
larghezza
;
all
'
ottagono
la
larghezza
è
di
metri
39
.
La
superficie
totale
dei
fabbricati
è
di
metri
quadrati
8600
.
L
'
altezza
dei
fabbricati
è
di
metri
26;
quella
dal
piano
alla
sommità
dei
vetri
nelle
braccia
intorno
all
'
ottagono
è
di
metri
32
,
e
di
metri
50
l
'
altezza
della
cupola
dell
'
ottagono
.
Gli
archi
maggiori
verso
le
Piazze
del
Duomo
e
della
Scala
hanno
una
luce
di
metri
24
per
metri
12
,
21;
quelli
d
'
ingresso
verso
le
vie
Silvio
Pellico
e
Berchet
metri
23
per
metri
12
.
Venticinque
statue
d
'
illustri
italiani
,
eseguite
da
artisti
milanesi
,
adornano
gli
ingressi
e
l
'
ottagono
.
Quattro
affreschi
veggonsi
negli
scompartimenti
della
volta
dell
'
ottagono
,
larghi
metri
15
,
alti
7
,
50;
e
furono
eseguiti
:
L
'
Europa
,
dal
Petrasanta
;
L
'
Asia
,
dal
Giuliano
;
L
'
Africa
,
dal
Tagliano
;
L
'
America
,
dal
Casnedi
.
Gli
stessi
egregi
artisti
eseguirono
nei
pennacchi
dei
due
grandi
archi
laterali
quattro
figure
;
sono
all
'
arco
verso
la
via
Silvio
Pellico
:
La
Scienza
,
del
Pagliano
,
e
L
'
Industria
,
del
Pietrasanta
.
All
'
arco
verso
la
via
Berchet
:
L
'
Arte
,
del
Canedi
,
e
L
'
Agricoltura
,
del
Pagliano
.
In
questa
Galleria
vi
sono
magnifici
negozi
,
e
i
due
più
eleganti
caffè
di
Milano
(
*
)
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
A
PORTA
VENEZIA
.
Teatro
milanese
.
Questo
teatro
venne
fondato
dal
dottor
Carlo
Righetti
nell
'
anno
1869
per
rappresentazioni
in
dialetto
milanese
ed
operette
buffe
;
è
sotto
gli
auspici
di
un
'
Accademia
,
il
cui
presidente
è
il
Sindaco
di
Milano
,
e
conta
fra
i
soci
onorari
illustrazioni
dell
'
arte
cittadina
.
Il
locale
fu
ridotto
in
forma
di
teatro
a
spese
del
fondatore
su
disegno
dell
'
architetto
Carlo
Vismara
;
è
molto
elegante
;
possiede
pitture
pregevoli
,
fra
le
quali
due
quadri
del
Domenico
Induno
.
Pur
bello
è
il
telone
,
rappresentante
Meneghino
che
cede
il
primato
alla
giovane
Commedia
milanese
.
L
'
Uomo
di
Pietra
.
Sul
Corso
Vittorio
Emanuele
,
all
'
altezza
del
primo
piano
della
casa
N
.
29
,
evvi
incastrata
al
muro
un
'
antica
statua
molto
digradata
dal
tempo
,
che
il
popolo
designa
col
nome
di
Uomo
di
Pietra
,
e
che
rappresenta
(
*
)
Sulla
prima
pietra
della
Galleria
sta
incisa
la
seguente
epigrafe
:
VITTORIO
EMANUELE
RE
D
'
ITALIA
POSE
7
MARZO
1865
AUSPICE
IL
RE
.
MAGNANIMO
DITE
RIVENDICAVA
L
'
ITALIA
A
LIBERTA
'
MILANO
INIZIA
LE
GRANDI
IMPRESE
DEI
.
LAVORO
E
DELL
'
ARTE
CHE
NELLA
LIBERTA
'
HANNO
VITA
RIGOGLIOSA
E
FECONDA
.
una
persona
togata
.
Varie
sono
le
opinioni
intorno
a
questa
statua
;
alcuni
la
vogliono
attribuire
a
Cicerone
,
per
essere
scritta
ai
piedi
una
sentenza
di
questo
oratore
;
altri
a
Mario
,
od
a
Cesare
,
ed
altri
ad
Adelmano
Menclozio
,
creato
arcivescovo
di
Milano
l
'
anno
948
,
per
la
vicinanza
della
di
lui
casa
di
abitazione
,
e
per
avere
esso
fatta
in
quel
luogo
fabbricare
una
chiesa
,
demolita
nel
1787
.
Più
probabile
è
l
'
asserto
del
Grazioli
che
la
vuole
di
qualche
console
romano
,
che
,
benemerito
di
Milano
,
ha
con
-
seguito
l
'
onore
della
statua
.
Chiesa
di
S
.
Carlo
.
Sull
'
area
dell
'
antica
chiesa
di
Santa
Maria
dei
Servi
o
del
Sacco
,
che
da
ultimo
era
stata
ridotta
dalla
gotica
forma
dal
Pellegrini
,
si
gettavano
le
fondamenta
nell
'
anno
1838
della
chiesa
attuale
di
S
.
Carlo
,
che
fu
terminata
nel
1851
.
Costò
circa
3,000,000
di
lire
.
Il
disegno
,
non
troppo
felice
,
è
dell
'
Amati
.
Dicontro
alla
chiesa
evvi
il
grande
Albergo
della
Ville
,
fabbricato
non
sono
molti
anni
.
Galleria
De
-
Cristoforis
.
Vicino
alla
chiesa
di
San
Carlo
vi
è
la
Galleria
De
-
Cristoforis
.
Venne
incominciata
nell
'
anno
1830
,
ed
inaugurata
nel
1832
con
una
sfarzosa
festa
da
ballo
in
costume
,
data
dall
'
arciduca
vicere
Rainieri
.
L
'
elegante
disegno
è
dell
'
architetto
Andrea
Pizzala
;
fu
costruita
sull
'
area
di
antico
palazzo
appartente
al
duca
Serbelloni
.
Leone
di
Porta
Venezia
.
Il
leone
su
di
una
colonna
,
che
vedesi
a
destra
nel
principio
del
Corso
di
Porta
Venezia
risale
al
1502
,
e
fu
eseguito
a
spese
della
città
per
volere
del
prefetto
Catiliano
Cotta
.
La
colonna
venne
eretta
soltanto
nel
1626
da
Carlo
Francesco
Serbelloni
.
Varie
sono
le
asserzioni
degli
storici
su
questo
monumento
;
alcuni
opinano
sia
testimonio
della
vittoria
riportata
da
Francesco
I
Sforza
sui
Veneti
a
Caravaggio
;
altri
lo
stemma
della
Porta
Orientale
,
che
era
uno
stendardo
bianco
con
lione
nero
.
Chiesa
di
San
Babila
.
Sulle
rovine
dell
'
antico
tempio
del
Sole
venne
innalzata
la
chiesa
di
San
Babila
.
Subì
una
totale
riforma
nel
1588
,
e
fu
anco
a
'
nostri
giorni
rimodernata
.
La
chiesa
era
anticamente
fuori
delle
mura
della
città
,
le
quali
seguivano
la
linea
delle
due
vi
-
cine
vie
del
Monte
Napoleone
e
Durini
.
Palazzo
di
Prefettura
.
Nella
vicina
via
di
Monforte
,
che
si
trova
a
destra
della
chiesa
di
San
Babila
,
evvi
il
palazzo
della
Regia
Prefettura
,
residenza
pure
del
Prefetto
.
Il
disegno
di
questo
palazzo
è
di
Giovanni
Battista
Diotti
,
che
ne
era
proprietario
.
In
una
delle
sue
sale
possiede
pitture
dell
'
Appiani
.
L
'
attuale
facciata
venne
costruita
dipoi
con
disegno
dell
'
architetto
Pietro
Gilardoni
,
e
terminata
nel
1818
.
Innanzi
a
questo
edificio
,
già
sede
dei
governatori
austriaci
,
cominciò
la
gloriosa
lotta
delle
cinque
giornate
del
marzo
1848
,
che
finì
colla
cacciata
degli
Austriaci
dalla
città
.
Chiesa
di
Santa
Maria
della
Passione
.
La
chiesa
di
Santa
Maria
della
Passione
,
che
trovasi
nella
vicina
via
del
Conservatorio
,
fu
fatta
innalzare
,
in
forma
di
croce
greca
,
da
Daniele
Birago
,
arcivescovo
di
Mitilene
(
in
partibus
)
nel
1485
,
e
donata
ai
padri
lateranensi
.
Il
celebre
scultore
Cristoforo
Solari
,
detto
il
Gobbo
,
eresse
nel
1530
la
grandiosa
sua
cupola
.
Nel
1692
venne
ridotto
il
tempio
a
croce
latina
.
-
-
La
stravagante
facciata
fu
disegnata
dall
'
architetto
Rusnati
.
Questa
chiesa
ha
peregrine
pitture
di
Bernardino
Luini
,
di
Daniele
Crespi
,
di
Giulio
Campi
,
di
Cesare
Procaccini
,
di
Enea
Salmeggia
,
di
Gaudenzio
Ferrari
,
ecc
.
Degno
di
ammirazione
è
il
bellissimo
monumento
a
Daniele
Birago
,
opera
del
celebre
Andrea
Fusina
,
che
lo
eseguì
nel
1495
.
Regio
Conservatorio
.
Presso
la
chiesa
della
Passione
vi
è
il
Regio
Conservatorio
di
Musica
,
il
cui
edificio
,
già
convento
dei
padri
lateranensi
,
non
offre
nulla
di
rimarchevole
.
Il
Conservatorio
fu
istituito
nel
1808
a
spese
del
governo
.
Dell
'
antico
refettorio
si
formò
una
elegante
sala
con
palco
ad
uso
di
teatro
,
testè
rimodernata
,
che
serve
per
accademie
vocali
ed
istrumentali
.
Nel
1868
venne
in
esso
creata
una
biblioteca
musicale
.
Reale
Collegio
delle
Fanciulle
.
Nella
via
della
Passione
,
vicinissima
al
Conservatorio
,
è
il
Reale
Collegio
delle
Fanciulle
.
Fu
esso
fon
-
dato
da
Napoleone
I
,
con
decreto
18
settembre
1808
,
e
riformato
nel
1861;
quivi
venne
da
altra
sede
trasportato
soltanto
nell
'
anno
1864
.
Vi
sono
stabiliti
24
posti
gratuiti
a
vantaggio
di
fanciulle
di
famiglie
civili
,
i
cui
genitori
abbiano
reso
notevoli
servigi
allo
Stato
.
Il
disegno
del
grandioso
edificio
è
dell
'
architetto
Besia
;
esso
era
prima
proprietà
_
del
conte
Archinti
.
Ritornando
sul
Corso
Venezia
per
la
via
della
Passione
,
e
quindi
lungo
il
Naviglio
,
troviamo
il
Seminario
.
Il
Seminario
Maggiore
fu
fatto
erigere
sull
'
area
di
una
casa
di
Umiliati
nel
1570
da
San
Carlo
Borromeo
,
su
disegno
di
Giuseppe
Meda
,
uomo
di
genio
intraprendente
e
perseverante
.
La
Porta
che
dal
Corso
mette
all
'
edificio
fu
aggiunta
,
circa
un
secolo
dopo
,
dall
'
arcivescovo
Alfonso
Litta
su
disegno
di
Richini
,
fiancheggiato
da
maestose
cariatidi
,
rappresentanti
la
Pietà
e
la
Sapienza
.
Il
grandioso
ed
imponente
cortile
è
degno
di
ammirazione
per
la
sua
vastità
e
bellezza
;
ha
due
ordini
architravati
l
'
uno
sopra
l
'
altro
con
colonne
maestose
binate
,
dorico
il
primo
,
jonico
il
secondo
.
Nel
1798
furono
i
seminaristi
traslocati
altrove
,
per
porre
in
quell
'
edificio
i
prigionieri
tedeschi
;
quindi
nel
1799
i
giovani
requisiti
per
le
milizie
della
Cisalpina
.
Nel
ritorno
degli
Imperiali
fu
rimesso
in
pristino
.
Nel
1859
servì
per
qualche
tempo
di
ospedale
militare
pei
sol
-
dati
feriti
,
austriaci
e
francesi
.
Casa
Castiglioni
.
Di
contro
al
Seminario
evvi
la
casa
bramantesca
ora
del
sig
.
Silvestri
,
e
già
di
proprietà
Stampa
-
Castiglioni
,
ed
in
origine
dei
marchesi
Pirovano
,
indi
degli
Scaccabarozzi
.
Questa
casa
,
in
oggi
molto
rovinata
ed
informe
,
si
annovera
solo
per
essere
stata
una
delle
prime
fabbriche
del
Bramante
,
e
di
sua
mano
dipinta
.
Ove
è
il
ponte
sorgevano
gli
Archi
o
Por
-
toni
di
Porta
Orientale
,
costruiti
di
viva
pietra
sulla
forma
delle
antiche
porte
romane
dopo
la
desolazione
di
Federico
Barbarossa
nel
1171
.
Su
di
essi
vedevasi
scolpita
una
scrofa
in
atto
di
allattare
i
suoi
piccoli
parti
.
Vennero
demoliti
nel
1819
(
*
)
.
Palazzo
delle
Assisie
.
Poco
discosto
dal
ponte
,
volgendo
a
sinistra
,
lungo
la
via
del
Senato
,
è
il
palazzo
sede
ora
della
Corte
d
'
Assisie
.
In
questo
luogo
sorgeva
anticamente
un
monastero
di
Umiliate
.
San
Carlo
Borromeo
nell
'
anno
1579
lo
fece
demolire
,
ed
affidò
l
'
incarico
all
'
architetto
Fabio
Mangone
di
costruirgli
un
nuovo
fabbricato
,
ove
istituì
un
Collegio
detto
elvetico
,
venendovi
educati
i
chierici
svizeri
.
Concorse
all
'
opera
anche
il
cardinale
Federico
Borromeo
.
L
'
edificio
è
de
'
pii
vasti
e
ben
architettati
che
si
conoscano
in
Italia
.
I
suoi
ampi
cortili
sono
adorni
di
doppio
porticato
dorico
e
jonico
,
con
colonne
di
granito
.
La
facciata
,
alquanto
barocca
,
è
del
Richini
.
Nel
1786
1'
edificio
fu
convertito
in
sede
del
governo
.
Nel
1797
fu
destinato
per
le
riunioni
del
Gran
Consiglio
dei
Juniori
della
Repubblica
Cisalpina
;
indi
per
sede
del
Ministero
della
guerra
della
Repubblica
Italiana
.
Sotto
il
Regno
italico
vi
aveva
residenza
il
Corpo
Legislativo
,
il
Senato
ed
il
Ministero
della
guerra
.
Nel
1817
il
governo
austriaco
vi
poneva
gli
Uffici
della
Contabilità
dello
Stato
,
la
quale
venne
abolita
,
con
poco
senno
,
nel
1864
.
(
*
)
Tre
erano
le
porte
costruite
sulla
forma
delle
romane
,
e
cioè
la
Orientale
,
la
Romana
,
demolita
nel
1782
.
e
gli
Archi
di
Porta
Nuova
.
Ritornando
al
ponte
di
Porta
Venezia
devonsi
rimarcare
:
Palazzo
Busca
.
Appena
passato
il
ponte
,
a
man
dritta
,
è
l
'
imponente
palazzo
del
defunto
Antonio
Busca
.
Apparteneva
già
alla
famiglia
Serbelloni
.
Lo
fece
innalzare
Giovanni
Galeazzo
Serbelloni
,
di
poi
consultore
della
Re
-
pubblica
Italiana
,
su
disegno
del
valente
architetto
Simone
Cantoni
;
venne
terminato
soltanto
nell
'
anno
1795
.
Magnifica
ne
è
specialmente
la
facciata
;
nel
mezzo
di
questa
si
vede
un
bellissimo
pezzo
architettonico
con
colonne
isolate
che
forma
una
loggia
maestosa
,
decorata
di
un
grande
bassorilievo
di
stucco
dello
scultore
Donato
Carabelli
,
rappresentante
alcuni
fatti
della
storia
di
Milano
del
tempo
di
Federico
Barbarossa
.
In
una
sala
del
primo
piano
vi
è
un
dipinto
del
Traballasi
,
Giunone
che
cerca
sedurre
Eolo
perchè
sommerga
il
naviglio
trojano
.
Sulla
facciata
di
questo
palazzo
,
verso
il
ponte
,
vi
è
una
lapide
che
ricorda
avere
ivi
preso
stanza
Napoleone
Bonaparte
,
entrato
la
prima
volta
in
Milano
,
il
15
maggio
1796
.
Il
giorno
8
giugno
1859
vi
abitò
il
re
Vittorio
Emanuele
.
Di
contro
al
palazzo
Busca
è
la
chiesa
di
San
Pietro
Celestino
;
possiede
buone
pitture
dello
Storer
e
del
Procaccini
,
ecc
.
Casa
Ciani
.
Poco
lungi
,
a
sinistra
,
vi
è
la
casa
del
barone
Ciani
,
sorprendente
per
decorazioni
in
terra
cotta
;
ha
bassorilievi
ed
iscrizioni
riferentisi
ai
gloriosi
fatti
delle
guerre
combattutesi
per
la
indipendenza
italiana
negli
anni
1859
e
1860
.
Palazzo
Saporiti
.
Nell
'
area
del
soppresso
convento
dei
cappuccini
a
Porta
Orientale
(
1810
)
,
citato
nei
Promessi
Sposi
del
Manzoni
,
un
signor
Belloni
,
arricchitosi
coi
giuochi
che
si
tenevano
nel
teatro
alla
Scala
,
su
disegno
dell
'
ingegnere
architetto
Giusti
,
verso
il
1811
,
faceva
innalzare
questo
palazzo
,
comperato
quindi
dalla
fa
-
miglia
dei
marchesi
Saporiti
.
Maestosa
ne
è
l
'
architettura
,
con
grandioso
colonnato
d
'
ordine
jonico
,
ricca
di
un
bassorilievo
di
Pompeo
Marchesi
e
di
varie
statue
di
divinità
,
in
parte
lavorate
dallo
stesso
Marchesi
ed
in
parte
da
Grazioso
Rusca
.
In
questo
tratto
di
Corso
è
pur
degno
di
essere
osservato
il
palazzo
Ponti
,
già
appartenente
alla
famiglia
Bovara
,
e
quindi
a
quella
dei
Camozzi
di
Bergamo
,
e
testè
al
Busca
.
L
'
elegante
disegno
di
esso
è
dell
'
architetto
Fe
-
lice
Soave
.
Fu
abitazione
degli
ambascia
-
tori
della
prima
Repubblica
Francese
.
Porta
Venezia
.
Questa
porta
si
chiamò
sino
al
1862
Orientale
,
anche
Lenza
,
per
corruzione
di
lingua
.
I
Romani
l
'
appellavano
Argentea
,
vuolsi
perchè
da
quivi
entravano
le
ricchezze
del
paese
.
Alcuni
storici
affermano
fosse
dedicata
al
Sole
,
perché
da
questa
parte
nasce
ad
illuminare
la
città
.
L
'
antica
porta
fu
demolita
nel
1784
,
e
in
quell
'
anno
venne
incominciata
la
nuova
su
disegno
del
Piermarini
;
i
lavori
non
terminarono
che
nel
1795
.
Nel
1827
l
'
Amministrazione
della
città
,
volendo
nuovamente
rifabbricarla
,
ne
affidò
il
lavoro
all
'
architetto
Rodolfo
Vantini
di
Brescia
,
che
lo
compì
nel
1831
.
L
'
esecuzione
di
questa
porta
o
barriera
,
con
colonne
,
statue
e
bassorilievi
,
è
molto
commendevole
.
La
Concordia
e
la
Giustizia
sono
di
Pompeo
Marchesi
;
1'
Eternità
e
la
Fedeltà
,
del
Monti
di
Ravenna
;
Cerere
e
Vulcano
,
di
Gandolfi
;
Minerva
e
Mercurio
,
di
Cacciatori
;
i
bassorilievi
di
Busca
,
Somaini
,
Sangiorgio
,
ecc
.
Il
Lazzaretto
.
Appena
fuori
di
Porta
Venezia
,
a
sinistra
,
è
situato
il
Lazzaretto
,
stato
eretto
su
disegno
di
Lazzaro
Palazzi
nel
1489
da
Lodovico
Sforza
,
detto
il
Moro
,
ad
insinuazione
di
Antonio
Bembo
,
dopo
la
pestilenza
dell
'
anno
1461
,
per
la
più
comoda
cura
e
separazione
delle
persone
sane
dalle
infette
.
Il
cardinale
Ascanio
Sforza
,
fratello
del
duca
,
contribuì
alla
generosa
impresa
.
Il
terreno
aveva
appartenuto
al
conte
Galeotto
Bevilacqua
,
che
ne
aveva
fatto
dono
all
'
Ospedale
Maggiore
.
-
-
La
fabbrica
nel
1507
fu
ridotta
come
al
presente
da
Luigi
XII
re
di
Francia
,
in
quell
'
epoca
signore
di
Milano
.
San
Carlo
,
su
disegno
del
Pellegrini
fece
erigere
nel
centro
una
bella
cappella
di
figura
ottagona
con
otto
arcate
aperte
,
affinchè
gli
ammalati
potesser
dalle
loro
celle
vedere
la
celebrazione
degli
uffici
divini
.
Dal
1785
in
poi
servì
1'
edificio
a
differenti
usi
.
Il
giorno
9
luglio
1797
si
celebrò
nel
Lazzaretto
la
generale
Federazione
di
tutti
i
capi
dei
diversi
dipartimenti
della
Repubblica
Cisalpina
;
venne
allora
denominato
Campo
di
Marte
,
innalzandovisi
la
statua
della
Libertà
,
che
venne
dal
popolo
spezzata
il
28
aprile
1799
,
all
'
entrare
dell
'
esercito
austro
-
russo
.
Manzoni
,
ne
'
suoi
Promessi
Sposi
,
descrive
sovranamente
questo
luogo
.
Dicontro
al
Lazzaretto
vi
è
la
R
.
Scuola
superiore
di
medicina
veterinaria
,
con
annesso
ospedale
per
cura
degli
animali
domestici
infermi
.
Poco
discosto
vi
è
pure
uno
stabilimento
per
lezioni
di
nuoto
,
detto
Bagno
di
Diana
,
che
fu
architettato
da
Andrea
Pizzala
.
Il
bello
stradone
,
che
si
presenta
dicontro
alla
porta
,
venne
decretato
da
Napoleone
I
.
Chiamasi
di
Loreto
;
esso
continua
sempre
così
maestoso
sino
alla
Reale
Villa
di
Monza
.
Giardini
Pubblici
.
Rientrando
in
città
per
la
Porta
Venezia
,
a
destra
,
si
presenta
il
magnifico
bastione
omonimo
.
Questo
tratto
di
bastione
,
tutto
alberato
a
doppio
ordine
di
ippocastani
,
con
comodi
marcia
-
piedi
,
che
si
estende
sino
a
Porta
Nuova
,
è
il
passeggio
preferito
dalla
popolazione
.
Qui
hanno
luogo
i
corsi
pei
quali
la
nostra
città
ha
rinomanza
.
A
destra
di
esso
godesi
la
veduta
degli
ameni
colli
briantei
,
e
dei
monti
comaschi
e
bergamaschi
fino
alle
grandi
Alpi
.
A
sinistra
presentansi
i
Giardini
Pubblici
.
Al
vecchio
Giardino
,
che
trovasi
tra
il
bastione
e
il
Corso
Venezia
,
si
scende
per
una
magnifica
gradinata
.
Esso
venne
ideato
dal
Piermarini
,
e
fu
incominciato
l
'
anno
1785
per
ordine
di
Giuseppe
II
nell
'
area
ove
già
sorgevano
i
monasteri
di
San
Dionigio
,
che
ricordava
l
'
arcivescovo
Ariberto
,
demolito
nel
1770
,
e
delle
Carcanine
,
demolito
nel
1775
.
E
disegnato
,
secondo
l
'
antico
gusto
francese
,
a
viali
regolari
con
un
folto
boschetto
,
fiancheggiante
il
giardino
della
Villa
Reale
.
Nel
mezzo
sorge
un
fabbricato
quadrato
ed
isolato
,
già
disegno
dello
stesso
Piermarini
.
Da
molti
anni
era
in
rovina
per
avvenutovi
incendio
.
Ora
,
a
cura
di
una
società
,
fu
ristaurato
ed
abbellito
sotto
la
direzione
dell
'
ingegnere
architetto
Giuseppe
Balzaretti
.
Nell
'
interno
questo
edificio
ha
un
'
elegante
sala
,
sorprendente
per
la
sua
ampiezza
;
essa
serve
per
concerti
musicali
,
feste
da
ballo
,
esposizioni
,
accade
-
mie
,
ecc
.
Fu
inaugurato
il
22
febbrajo
1871
.
Il
nuovo
giardino
,
incominciato
nel
1856
su
disegno
dell
'
ingegnere
Balzaretti
nell
'
area
principalmente
della
estesissima
ortaglia
già
di
proprietà
Dugnani
,
venne
aperto
al
pubblico
nel
1861;
esso
desta
l
'
ammirazione
di
tutti
per
la
bellezza
del
suo
disegno
;
è
a
viali
tortuosi
,
ad
ondulazioni
di
terreno
che
innalzasi
bruscamente
al
di
là
del
rivolo
che
lo
attraversa
in
senso
diagonale
.
Una
parte
di
questo
passeggio
è
ridotta
a
giardino
zoologico
.
Dal
bastione
vi
si
accede
da
un
ponte
di
ferro
;
ha
pure
parecchi
ingressi
dalla
via
Palestro
,
Piazza
Cavour
e
via
Manin
.
Nell
'
altipiano
evvi
un
elegante
caffè
assai
frequentato
nella
estiva
stagione
.
Questo
giardino
possiede
parecchie
statue
,
due
delle
quali
del
Pattinati
,
l
'
una
rappresentante
L
'
Italia
e
l
'
altra
Carlo
Porta
,
il
gran
poeta
milanese
.
Dal
nuovo
giardino
pubblico
si
può
accedere
al
Museo
Civico
(
*
)
.
Il
Museo
pervenne
al
Municipio
nel
1838
per
l
'
acquisto
da
esso
fatto
delle
ricche
raccolte
d
'
oggetti
naturali
,
di
proprietà
del
nobile
Giuseppe
De
Cristoforis
e
del
professore
Giorgio
Jan
;
ampliato
in
seguito
sempre
più
con
nuovi
acquisti
e
privati
doni
.
(
*
)
E
visibile
pubblicamente
nei
giorni
di
domenica
e
di
giovedì
,
dalle
ore
10
della
mattina
alle
4
pomeridiane
nell
'
estate
,
e
dalle
11
antimeridiane
e
3
pomeridiane
nell
'
inverno
;
negli
altri
giorni
devesi
ritirare
permesso
o
dei
Municipio
o
del
direttore
del
Museo
.
Venne
nell
'
attuale
edificio
trasferito
nel
1864
dalla
via
del
Circo
,
ed
ordinato
dai
professori
Jan
e
Cornalia
.
Racchiude
collezioni
di
ogni
ramo
di
zoologia
,
di
botanica
,
di
mineralogia
,
di
geologia
,
di
etnografia
ed
altre
istruttive
curiosità
.
Il
palazzo
apparteneva
alla
famiglia
Dugnani
sopra
nominata
,
e
conserva
ancora
vari
affreschi
del
Porta
di
Milano
,
e
del
'
I
'
iepolo
di
Venezia
.
In
esso
fu
per
qualche
tempo
il
Reale
collegio
delle
Fanciulle
.
Sotto
al
porticato
vi
è
un
gruppo
in
gesso
del
Marchesi
rappesentante
Ercole
che
libera
Alceste
.
Nella
via
Palestro
,
che
lambe
il
nuovo
giardino
pubblico
verso
la
città
,
evvi
la
Villa
Reale
.
Questo
palazzo
venne
eretto
su
elegante
e
sontuoso
disegno
dell
'
architetto
Leopoldo
Pollack
per
ordine
del
generale
Lodovico
Belgiojoso
;
fu
terminato
nel
1793
.
L
'
interno
e
l
'
esterno
dell
'
edifizio
annunziano
il
buon
gusto
dell
'
architetto
.
Sotto
il
regno
Italico
venne
in
possesso
del
governo
.
Vi
abitarono
principi
e
sovrani
;
nel
1859
Napoleone
III
,
vittorioso
sui
campi
di
Magenta
.
Ora
è
proprietà
del
principe
ereditario
Umberto
di
Piemonte
.
La
più
bella
facciata
di
esso
è
quella
verso
il
giardino
.
Grazioso
Rusca
,
Francesco
Carabelli
e
Bartolomeo
Ribossi
scolpirono
le
statue
che
adornano
in
alto
il
palazzo
.
Le
medaglie
all
'
interno
con
figure
a
basso
rilievo
di
stucco
,
rappresentanti
vari
fatti
storici
e
favolosi
,
di
cui
forni
i
soggetti
il
Panini
,
sono
di
Donato
Carabelli
,
di
Angelo
Pizzi
,
di
Carlo
Pozzi
e
di
Andrea
Casareggio
.
Nell
'
interno
ammirasi
una
grande
medaglia
di
Andrea
Appiani
,
che
rappresenta
il
Parnasso
,
ultima
opera
di
quel
pittore
,
e
affreschi
di
Bernardino
Luini
,
trasportativi
su
tavola
dal
casale
della
Pelucca
presso
Monza
.
Linea
B
(
N
.
1
.
Colore
azzurro
Porta
Nuova
)
.
Per
la
via
Carlo
Alberto
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Il
palazzo
della
Ragione
.
Loggia
degli
Osii
.
Palazzo
delle
Scuole
Palatine
,
ora
degli
Uffici
delle
Ipoteche
.
Collegio
dei
Giureconsulti
.
Questura
.
Archi
di
Porta
Nuova
.
Liceo
Panini
.
Convitto
nazionale
Longone
.
Ospedale
Fate
-
bene
-
fratelli
.
Istituto
dei
Ciechi
.
Casa
di
Salute
.
Fabbrica
dei
Tabacchi
.
Ospedale
Fate
-
bene
-
sorelle
.
Porta
Nuova
.
CHIESE
.
San
Francesco
da
Paola
.
Sant
'
Angelo
.
TEATRI
.
Teatro
Re
(
vecchio
)
.
La
Scala
.
Filo
-
drammatico
.
ALBERGHI
,
ECC
.
Milano
.
Annunciata
con
bagni
.
Aquila
.
Angioli
.
Gallo
.
Piazza
Mercanti
.
La
Piazza
Mercanti
,
così
detta
dalla
riunione
che
vi
facevano
i
mercanti
in
consiglio
in
occasione
di
qualche
loro
affare
,
è
un
vasto
quadrato
nel
centro
della
città
.
Nel
suo
mezzo
,
sopra
archi
tutti
aperti
,
s
'
innalza
l
'
archivio
notarile
,
insediatovi
il
1
ottobre
1775
.
Questo
edificio
,
isolato
e
grandioso
,
venne
eretto
nel
1233
da
Oldrado
da
Tresseno
di
Lodi
,
podestà
di
Milano
,
e
fu
chiamato
della
Ragione
,
come
quello
che
era
destinato
a
sede
del
Consiglio
generale
dei
cittadini
.
Riconoscente
Milano
al
podestà
fecegli
scolpire
una
statua
equestre
a
mezzo
rilievo
,
posta
nella
fronte
meridionale
del
palazzo
stesso
.
Dalla
parte
settentrionale
vedesi
inserita
in
un
pilastro
una
scrofa
pelosa
,
che
si
credette
fino
ai
giorni
nostri
avesse
dato
il
nome
a
Milano
.
La
bellissima
architettura
del
secolo
XIII
venne
deturpata
nel
1775
,
e
le
ampie
finestre
furono
chiuse
.
Ora
si
pensa
di
ripristinarla
,
e
venne
all
'
uopo
dalla
Regia
Accade
-
mia
di
Belle
Arti
aperto
un
concorso
.
Una
delle
finestre
verso
mezzodì
venne
nel
1870
scoperta
quale
modello
.
Di
contro
alla
statua
di
Oldrado
,
è
la
Loggia
degli
Osii
,
così
chiamata
da
una
famiglia
antica
ivi
esistente
,
fu
costruita
in
epoche
diverse
.
La
parte
più
antica
è
del
1316
,
e
la
si
deve
a
Matteo
Visconti
:
vuolsi
terminato
1'
edificio
da
Galeazzo
Il
.
E
di
marmo
bianco
e
nero
,
arricchita
da
stemmi
della
città
e
delle
sei
porte
,
ed
altri
dei
Visconti
e
degli
Sforza
.
Dal
suo
pulpito
,
detto
dal
volgo
parlera
,
si
leggevano
le
sentenze
di
morte
e
gli
atti
pubblici
;
qui
i
consoli
ed
i
podestà
parla
-
vano
al
popolo
.
Ora
è
sede
della
Camera
di
Commercio
.
Nel
palazzo
attiguo
stavano
le
Scuole
Palatine
,
nelle
quali
insegnarono
,
secondo
la
tradizione
,
Virgilio
,
Plinio
Secondo
,
Sant
'
Agostino
,
Emanuele
Crisolara
,
Demetrio
Calcondila
,
venuto
da
Costantinopoli
per
la
lingua
greca
,
Francesco
Filelfo
,
Giorgio
Merula
,
Pietro
Candido
Decembrio
,
ecc
.
Le
scuole
vennero
poi
riunite
al
Ginnasio
di
Brera
.
Il
palazzo
stesso
servì
,
in
sullo
scorcio
del
passato
secolo
e
in
sul
principio
del
presente
,
ad
uffici
dei
Tribunali
di
Prima
Istanza
ed
Appello
;
ora
è
sede
dello
Ufficio
delle
Ipoteche
.
Questa
parte
di
Piazza
,
precisamente
quella
fra
gli
edifici
descritti
,
era
pur
destinata
alla
esecuzione
delle
sentenze
di
morte
,
particolarmente
dei
nobili
(
*
)
.
Fu
qui
che
vennero
giustiziati
Francesco
,
Margherita
ed
altri
della
famiglia
Pusterla
.
Il
lato
settentrionale
della
Piazza
è
fiancheggiato
dalla
maestosa
e
ricca
fabbrica
dell
'
antico
Collegio
de
'
Giureconsulti
,
conti
e
cavalieri
,
chiuso
nel
1796
.
Fu
fatta
costruire
da
Pio
IV
de
'
Medici
con
disegno
di
Vincenzo
Seregni
.
E
formata
da
portici
arcuati
,
sostenuti
da
binate
colonne
doriche
,
poste
sopra
a
piedestalli
.
Il
secondo
ordine
ha
i
pilastri
ad
uso
di
termini
con
capitello
fonico
.
La
statua
in
marmo
di
Sant
'
Ambrogio
è
mediocre
lavoro
di
L
.
Scorzini
.
Nel
mezzo
sta
la
torre
,
dicesi
innalzata
da
Napo
della
Torre
l
'
anno
1272;
era
presso
il
Broletto
Nuovo
,
o
Municipio
,
stato
trasferito
,
come
abbiamo
veduto
,
in
questa
Piazza
nel
1228
,
ove
era
un
edificio
della
famiglia
Faroldi
.
Al
tempo
di
Fabrizio
Bossi
,
vicario
di
provvigione
,
fu
collocato
sulla
torre
1'
orologio
e
la
campana
del
pubblico
.
-
-
Ove
è
la
torre
da
duecento
anni
,
in
una
nicchia
,
inalzavasi
la
statua
d
'
ottima
scultura
rappresentante
Filippo
II
,
re
di
Spagna
.
La
statua
alla
venuta
dei
francesi
nel
1796
era
stata
rovesciata
,
e
mozza
del
capo
.
Lo
scultore
Carabelli
si
esibì
a
sostituirvi
quello
di
Bruto
.
(
*
)
Il
duplice
supplizio
della
decapitazione
o
della
forca
non
avevano
in
Milano
un
luogo
esclusivo
,
specialmente
pei
plebei
.
La
decapitazione
d
'
ordinario
si
eseguiva
a
mezzo
il
Corso
di
Porta
Tosa
(
ora
Verziere
)
;
il
patibolo
si
erigeva
al
prato
delle
forche
fuori
di
Porta
Vigentina
,
alla
Vetra
;
o
in
altri
siti
secondo
il
delitto
che
era
stato
perpetrato
.
Venne
la
statua
riformata
il
9
luglio
1797
,
giorno
primo
della
libertà
Cisalpina
,
ponendovi
ai
piedi
questa
iscrizione
:
ALL
'
IPOCRISIA
DI
FILIPPO
II
SUCCEDA
LA
VIRTU
'
DI
MARCO
GIUNIO
BRUTO
.
CITTADINI
SPECCHIATEVI
NEL
VOSTRO
PRIMO
PROCONSOLE
.
ANNO
V
REPUBBLICANO
XXI
MESSIDORO
.
Questa
statua
fu
levata
all
'
entrare
dei
coalizzati
(
28
aprile
1799
)
,
e
dal
popolo
deturpata
.
Il
collegio
dei
Giureconsulti
servì
in
seguito
per
gli
Uffici
della
Congregazione
Centrale
,
dell
'
I
-
spettorato
delle
Scuole
ecc
.
;
ora
è
occupato
dal
Comando
Superiore
della
Guardia
Nazionale
,
ed
in
parte
dalla
Borsa
.
Su
questa
Piazza
vedesi
un
pozzo
;
nel
1767
venne
ricostrutto
con
eleganza
dal
conte
Nicola
Visconti
prefetto
della
città
.
Al
N
.
19
sono
gli
Uffici
del
Telegrafo
.
Nella
vicina
via
Carlo
Alberto
vanno
sorgendo
grandiosi
edifici
,
fra
cui
citiamo
quelli
dei
fratelli
Conconi
,
disegno
dell
'
architetto
Jodani
,
dei
signori
Galli
e
Rosa
,
disegno
dell
'
architetto
Maurizio
Garavaglia
,
e
dei
fratelli
Cesati
e
fratelli
Bianchi
,
entrambi
disegno
dell
'
architetto
Bigatti
.
Presso
la
Piazza
Mercanti
,
in
fondo
alla
via
Ugo
Foscolo
,
evvi
il
Teatro
Re
(
vecchio
)
.
In
quell
'
area
sorgeva
ancora
nel
1811
1'
antica
chiesa
di
San
Salvatore
in
Xenodochio
,
fondata
nel
787
dall
'
arciprete
Dateo
col
primo
brefotrofio
sulle
rovine
di
una
grandiosa
fabbrica
romana
,
detta
il
Campidoglio
e
dedicata
a
Giove
.
L
'
Ospizio
dei
fanciulli
esposti
di
Dateo
era
ancora
in
prospere
condizioni
nell
'
undecimo
secolo
.
Nel
1811
la
chiesa
di
S
.
Salvatore
venne
comparata
all
'
asta
bandita
dalla
Prefettura
del
Monte
Napoleone
da
un
ex
-
calzolajo
Carlo
Re
,
il
quale
vi
fece
erigere
l
'
attuale
teatro
sul
disegno
del
Canonica
,
che
venne
inaugurato
sulla
fine
del
1513
.
Questo
teatro
sta
per
essere
demolito
.
Nella
via
Santa
Margherita
trovansi
gli
uffici
della
Regia
Questura
.
Ove
è
la
R
.
Questura
esisteva
l
'
antico
e
vasto
monastero
di
Santa
Maria
di
Giasone
,
detto
quindi
di
Santa
Margherita
.
-
-
Il
disegno
dell
'
attuale
fabbricato
è
dell
'
ingegnere
architetto
Giusti
.
Durante
la
dominazione
austriaca
quivi
erano
le
carceri
,
ora
demolite
,
pei
reati
politici
.
E
noto
quanto
Silvio
Panico
,
che
vi
fu
rinchiuso
,
scrisse
sulle
medesime
.
Teatro
alla
Scala
.
Incendiatosi
,
la
mattina
del
25
febbrajo
1776
,
entrante
la
quaresima
secondo
il
rito
ambrosiano
,
il
teatro
nel
palazzo
ducale
,
che
era
stato
eretto
nel
1717
sull
'
area
di
altro
pure
consumato
dalle
fiamme
il
5
gennaio
1708
,
si
pensò
con
autorizzazione
di
Maria
Teresa
di
innalzarne
uno
immediatamente
fuori
dal
suddetto
palazzo
,
in
località
più
comoda
al
pubblico
.
Il
teatro
incendiato
era
proprietà
dei
palchettisti
,
perchè
nel
1717
costruito
a
loro
spese
,
avendo
l
'
erario
fornito
soltanto
l
'
area
ed
i
muri
di
cinta
;
spettava
quindi
ai
medesimi
la
spesa
del
nuovo
se
non
volevano
perdere
i
di
-
ritti
dei
palchi
,
rappresentanti
un
capitale
di
oltre
tre
milioni
.
Perciò
scelsero
tra
loro
dodici
cavalieri
,
delegati
a
rappresentarli
,
e
trattare
col
governo
e
cogli
appaltatori
circa
i
lavori
.
L
'
imperatrice
,
annuente
al
desiderio
del
figlio
che
si
erigessero
due
teatri
,
fu
scelto
pel
primo
1'
area
dove
sorgeva
la
chiesa
di
Santa
Maria
della
Scala
,
pel
secondo
1'
area
delle
Scuole
Canobbiane
.
Si
stipulò
un
contratto
solenne
tra
la
R
.
Camera
e
la
società
dei
palchettisti
,
Ia
quale
obbligossi
a
far
edificare
i
due
nuovi
teatri
sui
disegni
di
Piermarini
,
che
nel
luglio
dello
stesso
1776
li
compì
.
In
corrisponsione
la
R
.
Camera
assunse
l
'
obbligo
di
tenere
aperto
il
teatro
nel
carnevale
e
nell
'
autunno
con
spettacoli
d
'
opere
in
musica
e
balli
,
assegnando
ai
proprietari
oltre
il
canone
dei
palchi
,
l
'
affitto
di
vari
locali
,
ed
il
ricavo
dell
'
appalto
dei
pubblici
giuochi
,
contemplato
però
il
caso
di
generale
soppressione
dei
medesimi
.
In
meno
di
due
anni
la
fabbrica
della
Scala
venne
ultimata
dai
fratelli
Fè
,
Marliani
e
Nosetti
appaltatori
,
e
il
3
agosto
1778
se
ne
fece
la
solenne
apertura
col
dramma
in
musica
Europa
riconosciuta
del
maestro
Salieri
.
Il
Panini
ebbe
a
porgere
1'
argomento
per
la
esecuzione
del
sipario
.
Venne
poi
a
subire
dei
ristauri
e
delle
rimodernature
nel
1807
,
1814
,
1830
,
1865
e
1870
.
-
-
La
platea
ha
metri
24
,
84
in
lungo
,
e
22
,
01
in
largo
,
e
la
recingono
sovrimponendosi
cinque
ordini
di
palchi
,
sommanti
a
194
,
coronati
da
una
galleria
aperta
.
Contiene
circa
4000
spetta
-
tori
.
È
provveduto
di
ampie
sale
per
ridotto
,
di
un
caffè
.
Ha
annessa
una
scuola
da
ballo
.
La
Piazza
,
che
ha
nome
da
questo
teatro
,
nel
prossimo
anno
verrà
arricchita
di
un
grandioso
monumento
a
Leonardo
da
Vinci
,
opera
dello
scultore
cav
.
Pietro
Magni
;
sarà
collocato
nel
mezzo
del
giardino
fatto
costruire
nel
1SG0
dal
Municipio
.
Teatro
Filodrammatico
.
Ove
esistevano
la
chiesa
ed
il
monastero
dei
santi
Cosma
e
Damiano
,
sorge
un
elegantissimo
teatro
di
declamazione
eretto
nel
1798
da
una
società
di
cittadini
costituita
in
Accademia
.
Il
disegno
originario
è
del
Piermarini
;
ma
fu
costruito
con
modificazioni
dagli
architetti
Pollai
:
e
Canonica
;
manca
tuttora
al
compimento
la
facciata
.
Ha
quattro
ordini
di
logge
non
interrotte
da
alcuna
separazione
,
e
può
contenere
800
persone
sedute
.
Possiede
un
lodatissimo
sipario
rappresentante
la
Scuola
d
'
Atene
,
opera
di
Andrea
Appiani
,
del
quale
è
pure
la
bella
medaglia
nella
vôlta
.
V
'
hanno
anche
ornati
pregevoli
di
Gaetano
Vaccani
.
Si
accede
al
teatro
mediante
biglietto
gratuito
rilasciato
dai
soci
.
Sulle
scene
di
questi
dilettanti
comparvero
Vincenzo
Monti
,
Carlo
Porta
,
la
Pasta
,
ecc
.
Nella
via
Filodrammatici
devesi
osservare
una
bella
porta
scolpita
in
marmo
con
bassorilievo
e
tre
ritratti
,
fra
i
quali
quello
di
Francesco
Sforza
.
Lungo
la
vicina
via
del
Giardino
,
che
è
d
'
uopo
riprendere
per
recarsi
alla
Porta
Nuova
,
vi
sono
parecchi
edifici
degni
di
osservazione
;
la
Banca
Nazionale
,
già
casa
Greppi
,
disegno
del
Canonica
;
qui
abitò
re
Carlo
Alberto
il
5
agosto
1848
,
ove
poco
mancò
rimanesse
ucciso
da
una
mano
di
alcuni
cittadini
,
frementi
per
la
perdita
della
guerra
intrapresa
da
lui
contro
gli
Austriaci
;
il
palazzo
Loria
,
compiutosi
nello
scorso
anno
1870
su
disegno
dell
'
architetto
Luigi
Clerichetti
:
ha
un
magnifico
cortile
;
il
palazzo
Traversi
,
già
Anguissola
disegno
del
Canonica
;
il
palazzo
Poldi
-
Pezzoli
,
disegno
dell
'
architetto
Cantoni
.
In
quest
'
ultimo
palazzo
sono
raccolti
molti
oggetti
d
'
arte
;
ammirasi
all
'
esterno
1'
ultimo
lavoro
dello
scultore
Bartolini
,
gruppo
in
marmo
rappresentante
Astianatte
,
gettato
dall
'
alto
del
-
le
mura
di
Troia
da
Perseo
per
comando
di
Ulisse
.
V
'
hanno
pure
il
palazzo
Melzi
,
disegno
dell
'
architetto
Giocondo
Albertolli
,
e
il
palazzo
d
'
Adda
,
disegno
dell
'
architetto
Arganini
.
La
chiesa
di
San
Francesco
da
Paola
che
vedesi
nella
stessa
via
del
Giardino
non
presenta
nulla
di
rimarchevole
.
Allo
sbocco
della
Croce
Rossa
vi
è
l
'
Albergo
Milano
.
Archi
di
Porta
Nuova
.
In
fine
della
via
del
Giardino
evvi
un
avanzo
di
monumento
antico
,
vogliamo
dire
gli
Archi
,
o
Portoni
chiamati
di
Porta
Nuova
.
Essi
rammentano
una
delle
porte
costrutte
dalla
Lega
Lombarda
nel
1171
sulla
forma
delle
antiche
porte
romane
a
due
archi
,
e
coi
marmi
estratti
dalle
mure
della
città
erette
da
Massimiano
;
e
perché
tutta
la
costruzione
fosse
romana
,
si
levarono
dall
'
antica
cerchia
persino
le
decorazioni
e
le
iscrizioni
,
e
si
trasferirono
sulle
nuove
porte
.
La
storia
di
questo
monumento
si
lega
fino
ai
nostri
giorni
colla
storia
della
libertà
di
Milano
.
Nel
marzo
1848
ha
degnamente
fatto
la
sua
parte
nella
rivoluzione
delle
cinque
giornate
.
Tra
il
1861
e
il
1862
furono
ristaurati
a
spese
del
Comune
;
e
il
18
marzo
1862
vi
vennero
col
-
locate
le
seguenti
epigrafi
dettate
dal
dottor
Tullo
Massarani
:
DA
QUESTI
AVANZI
DELLA
CERCHIA
ANTICA
MILANO
DOPO
SETTE
SECOLI
RINNOVÒ
LE
BATTAGLIE
DELLA
LEGA
LOMBARDA
MDCCCXLVIII
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
LIBERA
RESTAURANDO
GLI
ARCHI
VETUSTI
MILANO
RIBENEDICE
LE
MEMORIE
CITTADINE
NEL
NOME
D
'
ITALIA
MDCCCLXII
.
Liceo
Panini
e
Convitto
nazionale
Longone
.
Passati
gli
Archi
,
volgendo
a
sinistra
,
trovasi
la
via
Fate
-
bene
-
fratelli
.
Evvi
in
essa
da
visitare
il
P
.
Liceo
Panini
,
il
quale
possiede
due
copiosi
ed
ordinati
gabinetti
di
fisica
e
di
storia
naturale
,
una
biblioteca
ed
una
raccolta
di
carte
geografiche
.
Nell
'
edificio
stesso
è
insediato
il
Convitto
nazionale
Longone
,
riformato
con
decreto
reale
24
settembre
del
1861
.
Era
prima
Collegio
sotto
la
direzione
dei
Padri
Barnabiti
.
Venne
fondato
-43-
nel
1573
da
S
.
Carlo
in
una
casa
degli
Umiliati
,
sotto
il
titolo
di
Collegio
di
Santa
Maria
,
per
l
'
ammaestramento
della
nobile
gioventù
,
ma
povera
;
fu
in
seguito
detto
Collegio
Longone
,
perchè
uno
di
questa
famiglia
,
Pier
Antonio
Longone
,
ne
accrebbe
le
entrate
con
lascito
15
luglio
1613
.
Chiuso
,
fu
nel
1820
riaperto
sotto
la
direzione
,
come
si
è
detto
,
dei
Barnabiti
.
In
esso
vi
sono
dieci
posti
interamente
gratuiti
,
e
venti
a
metà
.
A
pochi
passi
abbiamo
1'
Ospedale
Fate
-
bene
-
fratelli
.
Nel
1588
venuti
in
Milano
i
frati
ospitalieri
di
S
.
Giovanni
di
Dio
,
detti
Fate
-
bene
-
fratelli
,
fondarono
questo
nosocomio
in
parte
di
locali
di
proprietà
degli
Umiliati
.
La
prima
pietra
fu
posta
dall
'
arcivescovo
Gaspare
Visconti
.
Era
detto
in
origine
Ospedale
de
'
Convalescenti
di
S
.
Giovanni
Evangelista
;
poi
di
Santa
Maria
d
'
AraCoeli
dalla
unitavi
chiesa
;
in
fine
nel
1634
assunse
l
'
attua
-
le
denominazione
(
*
)
.
A
quest
'
Ospedale
molti
benefattori
lasciarono
ricche
dotazioni
per
accrescerlo
e
mantenerlo
.
Con
tali
mezzi
nel
1825
venne
innalzato
1'
attuale
edificio
su
disegno
dell
'
architetto
Pietro
Gilardoni
.
Ha
un
grandioso
atrio
;
al
piede
della
grande
scala
scorgesi
la
colossale
statua
marmorea
di
San
Giovanni
di
Dio
,
uscita
dallo
scarpello
del
professore
Pompeo
Marchesi
.
In
questo
stabilimento
non
si
ricevono
che
uomini
,
esclusi
gli
affetti
da
malattie
croniche
e
veneree
.
Con
decreto
9
marzo
1870
esso
veniva
sottoposto
ad
una
Commissione
amministratrice
laica
.
(
*
)
Dal
costume
seguito
dal
fondatore
dell
'
ordine
,
ne
primordi
del
suo
spedale
,
di
portarsi
in
giro
per
la
città
,
anche
di
notte
,
a
questuare
pe
'
suoi
poveri
col
grido
Fate
-
bene
,
o
fratelli
,
a
voi
stessi
,
ne
venne
il
nomignolo
dato
a
que
'
padrii
.
Istituto
dei
Ciechi
.
Non
lungi
da
quest
'
ospedale
evvi
1'
Istituto
dei
Ciechi
,
fondato
il
7
maggio
1839
da
Michele
Barozzi
,
e
quivi
stabilmente
insediato
il
1°
dicembre
1855
,
trasportatovi
dal
locale
della
Pia
Casa
d
'
Industria
di
S
.
Marco
.
E
assai
rinomato
pel
sistema
di
educazione
impartiti
a
quegli
infelici
.
Chiesa
di
Sant
'
Angelo
.
Seguendo
pel
Corso
di
Porta
Nuova
devesi
visitare
la
chiesa
di
Sant
'
Angelo
,
già
officiata
dai
Minori
Osservanti
.
E
una
costruzione
imponente
cominciata
nel
1552;
ne
pose
la
prima
pietra
1'
arcivescovo
Arcimboldi
.
La
facciata
ha
due
ordini
;
uno
dorico
,
1'
altro
jonico
,
ed
è
ornata
di
varie
statue
.
L
'
interno
è
grandioso
,
in
una
sola
navata
,
che
si
allarga
nel
presbiterio
.
L
'
architetto
ne
fu
Vincenzo
Seregni
.
Benchè
questa
chiesa
sia
stata
soggetta
a
diverse
vicende
,
pure
vi
si
sono
conservati
molti
preziosi
freschi
,
e
varie
pitture
degne
di
essere
ammirate
,
fra
le
quali
quelle
del
Procaccini
,
del
Barabino
,
del
Semini
,
del
Lomazzi
,
del
Fiammenghino
,
del
Legnani
,
del
Caravaggino
,
del
Suardi
,
del
Morazzone
,
ecc
.
Casa
di
Salute
.
Questa
Casa
,
per
la
cura
di
individui
d
'
ogni
età
,
sesso
e
condizione
,
affetti
da
qualsiasi
malattia
medica
,
chirurgica
ed
ostetrica
,
mediante
pensione
da
determinarsi
a
norma
dei
casi
e
delle
esigenze
,
ora
esercita
da
una
Società
anonima
,
ricostituita
con
istrumento
15
aprile
1866
,
a
rogito
del
notaio
Migliavacca
,
devesi
ad
un
legato
di
Lire
50
mila
di
Leopoldo
Bevagna
,
primo
agosto
1826
,
il
quale
lasciava
appunto
due
terzi
del
di
lui
patrimonio
all
'
erezione
di
un
ospedale
in
Milano
pel
ricovero
di
ammalati
in
pensione
.
Fu
aperto
nel
1835
.
Fabbrica
dei
Tabacchi
.
Presso
Sant
'
Angelo
,
in
principio
del
secondo
tronco
della
via
Moscova
,
evvi
pure
la
Fabbrica
dei
Tabacchi
.
Essa
fu
eseguita
su
disegno
dell
'
architetto
Canonica
,
e
per
la
medesima
si
occupò
tutto
il
vasto
convento
dei
Carmelitani
Scalzi
,
che
era
stato
eretto
nel
1622
sotto
il
governatore
Mendozza
.
Secondo
il
Torri
,
ove
era
quel
monastero
sorgeva
la
casa
della
famosa
Guglielmina
Boema
.
Nel
1801
parte
del
convento
servì
di
Ospedale
Militare
per
le
guardie
del
generale
Brune
.
Quasi
dicontro
a
questa
fabbrica
evvi
la
caserma
dei
Carabinieri
.
Ospedale
Fate
-
bene
-
sorelle
.
Questo
Pio
Stabilimento
ebbe
il
suo
principio
nel
1814
circa
nel
Borgo
degli
Ortolani
,
nel
locale
del
già
soppresso
convento
e
chiesa
di
Sant
'
Ambrogio
ad
Nemus
.
L
'
ex
-
religiosa
,
madre
Giovanna
Lomeni
ne
fu
la
promotrice
;
mercè
le
cure
della
con
-
tessa
Laura
Visconti
Ciceri
,
ebbe
poi
tale
sviluppo
da
meritare
a
questa
dama
1'
onore
di
fondatrice
.
Il
Pio
Istituto
andò
poi
sempre
prosperando
per
continue
beneficenze
;
onde
si
pensò
a
dargli
nuova
sede
,
e
nel
1841
si
principiò
l
'
attuale
elegante
e
maestoso
locale
su
disegno
dell
'
architetto
Giulio
Aluisetti
,
Questo
spedale
è
destinato
a
ricovero
delle
malattie
acute
.
Con
Decreto
30
agosto
1863
l
'
Amministrazione
di
esso
fu
concentrata
nel
Consiglio
degli
Istituti
Spedalieri
.
Di
contro
all
'
ospedale
è
da
visitare
la
rinomata
fabbrica
di
carrozze
del
signor
cav
.
Cesare
Sala
.
Porta
Nuova
.
L
'
antichissima
Porta
era
de
-
dicata
a
Saturno
.
L
'
attuale
edificio
venne
eretto
nel
1810
,
tutto
di
pietra
arenaria
,
d
'
ordine
corintio
,
con
casini
laterali
d
'
ordine
dorico
;
il
di
-
segno
ne
è
gentile
ed
elegante
,
e
devesi
al
poeta
prof
.
cav
.
Giuseppe
Zanoia
.
Linea
B
.
(
N
.
2
.
Colore
azzurro
Porta
Nuova
)
.
Per
la
via
santa
Radegonda
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Palazzo
del
Censo
.
Marino
.
Belgiojoso
.
Casa
Manzoni
Leone
-
Leoni
.
Monte
di
Pietà
.
Cassa
di
Risparmio
.
Comando
Militare
.
Accademia
di
Belle
Arti
,
ecc
.
Casa
d
'
Industria
.
Bagno
Pubblico
di
Castelfidardo
.
CHIESE
.
San
Raffaele
.
San
Fedele
.
San
Giovanni
alle
Case
Rotte
.
San
Marco
.
TEATRI
.
Della
Commedia
(
In
costruzione
)
.
ALBERGHI
E
TRATTORIE
.
Popolo
.
Corona
d
'
Italia
.
Bella
Venezia
.
Borsa
.
Chiesa
di
San
Raffaele
.
La
chiesa
di
San
Raffaele
riconosce
la
sua
erezione
dal
re
Berengario
;
in
seguito
fu
ricostrutta
con
disegno
del
Pellegrini
:
la
grandiosa
facciata
non
è
ancora
finita
.
Contiene
qualche
buona
pittura
del
Figini
,
del
Nuvolone
,
del
Fiammenghino
,
ecc
.
Chiesa
di
San
Fedele
.
Nella
Piazza
omonima
vi
è
il
bellissimo
tempio
di
San
Fedele
,
eretto
sull
'
area
dell
'
antichissima
chiesa
di
Santa
Maria
in
Solariolo
.
Il
Pellegrini
,
che
ne
fu
l
'
autore
,
ha
in
esso
spiegato
il
suo
genio
.
-
-
Quell
'
architetto
,
essendo
stato
chiamato
in
Ispagna
,
lasciò
a
Martino
Bassi
di
condurre
a
termine
il
grandioso
edificio
.
San
Carlo
,
che
lo
fondò
nel
1566
,
volle
consacrarlo
il
24
giugno
1569
con
molta
solennità
.
I
Gesuiti
,
venuti
a
Milano
nel
1563
,
entrarono
in
possesso
di
San
Fedele
nel
1569
.
Aboliti
i
Gesuiti
nel
1773
,
vi
subentrarono
i
Canonici
della
Cappella
Regia
di
Santa
Maria
della
Scala
,
chiesa
stata
chiusa
il
5
agosto
1776
per
fabbricare
,
come
abbiamo
veduto
,
il
teatro
grande
.
Soppressi
parimenti
questi
canonici
,
continuò
sino
ai
nostri
giorni
ad
essere
altra
delle
parrocchiali
della
città
,
conservando
il
titolo
di
Regia
Cappella
.
Era
in
essa
che
si
facevano
i
funerali
aulici
.
L
'
altare
maggiore
di
questa
insigne
chiesa
,
composto
di
fini
marmi
,
di
sculture
e
di
ricca
doratura
,
è
disegno
dell
'
architetto
Pietro
Pestagalli
.
Si
contengono
in
essa
chiesa
pitture
di
Bernardino
Campi
,
del
Cerano
,
del
Preterazzano
,
l
'
allievo
del
Tiziano
,
dei
fratelli
Santagostino
.
E
pure
da
ammirarsi
un
bel
dipinto
a
fresco
rappresentante
la
Vergine
,
quivi
trasportato
dalla
chiesa
di
Santa
Maria
della
Scala
.
Palazzo
del
Censo
ed
Archivio
.
Il
palazzo
della
Direzione
del
Censo
era
già
la
casa
o
il
Collegio
dei
Gesuiti
.
Venne
rifabbricato
sul
di
-
segno
dell
'
architetto
Pietro
Pestagalli
,
dal
quale
pur
furono
disegnate
e
dirette
tutte
le
interne
costruzioni
.
La
facciata
con
porta
di
pietra
è
d
'
ordine
dorico
.
In
una
parte
del
Collegio
suddetto
trovansi
gli
Archivi
governativi
,
nei
quali
furono
pure
compenetrate
tutte
le
carte
pubbliche
che
erano
nell
'
antico
Archivio
del
Castello
.
Fra
i
più
curiosi
documenti
sono
le
gride
e
le
ordinanze
della
città
di
Milano
dal
1446
al
1450
dei
signori
capitanei
et
defensores
libertatis
.
Teatro
della
Commedia
.
Di
contro
al
tempio
di
San
Fedele
sta
ora
sorgendo
un
teatro
per
la
commedia
su
disegno
dell
'
architetto
Scala
di
Udine
.
Le
proporzioni
di
questo
teatro
sa
-
ranno
approssimativamente
eguali
a
quelle
della
Fenice
di
Venezia
.
La
platea
misurerà
,
ai
due
assi
principali
,
metri
13
,
50
per
ciascuno
;
il
palco
scenico
avrà
una
profondità
di
metri
A
.
La
fronte
verso
la
Piazza
avrà
un
'
estensione
lineare
di
48
metri
.
L
'
ingresso
ed
il
passaggio
dei
cocchi
sarà
verso
la
via
Berchet
.
Qui
sorgeva
la
casa
eretta
nel
IV
secolo
dai
marchesi
Imbonati
,
la
quale
nel
1829
passò
in
terza
proprietà
a
Massimo
d
'
Azeglio
.
Fu
ivi
che
questo
illustre
italiano
eseguì
dal
1830
al
1844
le
migliori
opere
del
suo
pennello
,
e
scrisse
i
romanzi
storici
Ettore
Fieramosca
,
pubblicato
nel
1833
,
e
Nicolò
de
'
Lapi
,
pubblicato
nel
1841
.
Nella
Piazza
di
San
Fedele
evvi
1'
albergo
della
Bella
Venezia
.
Nel
mezzo
di
essa
sorgeva
la
casa
Sannazzari
,
edificata
in
sullo
scorcio
del
passato
secolo
dall
'
architetto
Piermarini
,
la
quale
conteneva
ricchi
musei
d
'
opere
d
'
arte
,
e
una
rara
raccolta
di
uccelli
,
preparati
dal
Volpini
.
Verso
il
1813
divenne
proprietà
del
ministro
Prina
,
e
fu
quivi
che
esso
fu
barbaramente
ucciso
il
20
aprile
1814
.
In
quell
'
occasione
,
saccheggiata
e
guasta
,
la
casa
fu
poscia
del
tutto
demolita
per
dare
agio
maggiore
alla
chiesa
.
Palazzo
del
Marino
.
Tomaso
Marini
,
genovese
,
venne
a
Milano
verso
il
1525
,
e
avendo
presi
,
unitamente
ad
un
suo
concittadino
Grimaldi
,
tutti
gli
appalti
e
dazi
della
città
,
ammassò
in
pochi
anni
una
ricchezza
sorprendente
.
Divenuto
signore
,
ed
in
seguito
duca
di
Terranuova
,
pensò
a
formarsi
una
magnifica
abitazione
,
dove
si
tenevano
le
Finanze
,
dandone
l
'
incarico
all
'
architetto
Galeazzo
Alessi
,
perugino
,
che
nel
1555
disegnò
questo
palazzo
isolato
con
profusione
grandissima
di
ornamenti
.
L
'
edificio
non
venne
terminato
,
vuolsi
dalla
tradizione
popolare
,
perchè
il
Fisco
andò
al
possesso
di
tutto
il
patrimonio
del
Marini
,
accusato
di
aver
ucciso
per
gelosia
la
propria
moglie
nella
sua
villa
di
Gaggiano
.
Pare
piuttosto
che
la
confisca
provenisse
dai
debiti
verso
lo
Stato
,
cagionati
dalla
matta
amministrazione
di
quell
'
uomo
.
Nel
1682
fu
venduto
per
ottanta
-
mila
lire
agli
Omodei
;
quella
famiglia
lo
rivendette
a
Maria
Teresa
.
Dopo
aver
servito
a
parecchi
usi
,
specialmente
per
Uffici
dipendenti
dalla
R
.
Finanza
,
vi
si
insediava
nel
1861
il
Municipio
,
che
ne
diveniva
proprietario
.
La
facciata
verso
la
Piazza
di
San
Fedele
è
la
sola
compiuta
;
essa
è
di
tre
ordini
di
architettura
,
dorico
,
jonico
e
composito
:
è
veramente
imponente
.
Magnifico
è
anche
il
cortile
.
Vi
si
conserva
una
gran
sala
con
pitture
di
Giovanni
da
Monte
e
di
Ottavio
Semini
,
del
quale
ultimo
è
la
medaglia
della
vôlta
,
Psiche
condotta
al
cospetto
di
Giove
.
L
'
affresco
del
da
Monte
,
il
Ratto
delle
Sabine
,
andò
perduto
.
Chiesa
di
San
Giovanni
.
-
-
Presso
il
palazzo
del
Marino
evvi
la
chiesa
di
San
Giovanni
alle
Case
Rotte
,
disegno
di
Francesco
Richini
,
costruita
sull
'
area
dell
'
antica
chiesa
di
Sant
'
Anastasia
,
consumata
dal
fuoco
nel
1728
.
Non
presenta
senta
nulla
di
rimarchevole
,
eccetto
due
dipinti
,
1'
uno
del
Giudici
,
e
del
Del
Cairo
l
'
altro
.
Palazzo
Comunale
.
-
-
Limitrofo
alla
chiesa
evvi
un
palazzo
,
ora
pur
proprietà
del
Municipio
e
sede
di
Uffici
civici
.
In
questa
linea
erano
le
case
di
Guido
della
Torre
,
capitano
perpetuo
del
popolo
,
guaste
nell
'
anno
1311
dalla
fazione
Ghibellina
;
e
perciò
tanto
la
chiesa
di
San
Giovanni
come
questo
palazzo
diconsi
alle
Case
Rotte
da
quelle
rovine
.
Palazzo
Leoni
.
Nella
via
degli
Omenoni
evvi
la
casa
Besana
,
già
di
Leone
-
Leoni
,
aretino
,
famoso
scultore
ed
architetto
del
secolo
XVI
,
il
quale
la
ornò
di
varie
sculture
di
sua
mano
.
Le
cariatidi
,
scolpite
dal
Vairone
,
tengono
molto
della
scuola
di
Michelangelo
.
Palazzo
Belgiojoso
.
Qui
presso
è
la
Piazza
Belgiojoso
nella
quale
è
degno
di
osservazione
il
palazzo
principesco
di
quella
famiglia
,
eretto
nel
1777
su
disegno
dell
'
architetto
Piermarini
.
Contiene
nell
'
interno
pitture
di
Martino
Knoller
e
Albertolli
,
e
stucchi
di
Gerli
.
In
questo
palazzo
abitò
il
maresciallo
Brune
.
In
angolo
alla
piazza
Belgiojoso
e
la
via
del
Morone
è
la
casa
di
Alessandro
Manzoni
.
Monte
di
Pietà
.
Il
Monte
di
Pietà
,
destinato
a
provvedere
con
pronte
sovvenzioni
in
denaro
ai
pressanti
bisogni
dell
'
indigenza
,
ed
a
sottrarre
la
medesima
dalle
rovinoso
estorsioni
dell
'
usura
,
venne
fondato
dalla
liberalità
dei
cittadini
,
eccitata
dalle
prediche
del
francescano
Domenico
Ponzone
nell
'
anno
1490
,
con
approvazione
e
con
sussidi
di
Lodovico
Maria
Sforza
,
detto
il
Moro
,
settimo
duca
di
Milano
.
La
primitiva
sede
era
in
via
Santa
Maria
Segreta
.
Venne
sempre
più
arricchito
con
altre
pie
disposizioni
,
non
che
colle
generose
elargizioni
di
Maria
Teresa
e
di
Giuseppe
II
.
Nel
1783
fu
trasferito
ove
trovasi
al
presente
,
in
edificio
eretto
dall
'
architetto
Piermarini
nell
'
area
sulla
quale
surgevano
i
soppressi
conventi
di
monache
dell
'
ordine
di
Sant
'
Agostino
e
di
Santa
Chiara
.
Nel
1796
,
per
varie
vicende
,
essendosi
quasi
annientato
,
fu
chiuso
;
e
quindi
nel
1804
riaperto
.
Il
20
giugno
1810
ebbe
un
nuovo
regolamento
,
e
venne
infine
riordinato
,
secondo
il
bisogno
dei
tempi
progrediti
,
in
questi
ultimi
anni
.
Palazzo
della
Cassa
di
Risparmio
.
Nell
'
area
,
ove
esisteva
in
via
Monte
di
Pietà
il
palazzo
disegno
del
Piermarini
,
da
ultimo
sede
dell
'
Intendenza
Militare
,
eretto
ove
già
erano
il
convento
e
la
chiesa
delle
monache
cappuccine
di
Santa
Barbara
soppresse
nel
1782
,
a
spese
dell
'
Amministrazione
della
Cassa
di
Risparmio
si
è
innalzato
un
grandioso
palazzo
isolato
,
di
-
segno
dell
'
architetto
Balzaretti
,
imitazione
del
palazzo
Strozzi
di
Firenze
.
Sarà
la
sede
della
Cassa
di
Risparmio
.
Comando
Militare
.
In
via
di
Brera
è
il
Comando
Militare
;
era
già
palazzo
appartenente
alla
famiglia
Cusani
.
E
di
stile
barocco
,
architettato
dal
Ruggeri
,
che
vi
aveva
finto
alla
base
una
montagna
su
cui
posasse
lo
Stiliobate
;
ora
i
rocchi
ne
furono
scarpellati
.
Il
Piermarini
disegnò
la
facciata
verso
il
giardino
.
Degne
di
essere
osservate
sono
le
stanze
,
ricche
di
stucchi
e
di
pitture
.
Palazzo
di
belle
arti
,
o
di
Brera
.
Già
casa
degli
Umiliati
,
indi
dei
Gesuiti
;
attualmente
vi
hanno
sede
i
principali
rami
delle
scienze
e
delle
arti
.
Questo
palazzo
è
uno
dei
più
grandiosi
ed
imponenti
edifici
della
città
nostra
.
-
Il
disegno
originale
devesi
all
'
architetto
Francesco
Richini
;
il
Piermarini
vi
aggiunse
la
maestosa
porta
con
colonne
doriche
,
dando
termine
alla
facciata
.
Nella
magnifica
corte
quadrangolare
,
circondata
da
doppio
ordine
di
portici
sostenuti
da
doppie
colonne
,
vedonsi
le
statue
di
uomini
distinti
per
dottrina
,
e
quella
in
bronzo
di
Napoleone
I
al
centro
,
dovuta
al
Canova
.
Grandioso
è
lo
scalone
a
doppie
andate
colle
statue
di
Beccaria
e
di
Parini
.
Il
palazzo
contiene
:
L
'
Istituto
lombardo
di
scienze
,
lettere
ed
arti
,
sorto
l
'
anno
1802
,
la
cui
missione
è
di
raccogliere
le
utili
scoperte
e
di
eccitare
al
perfezionamento
di
tutti
gli
studi
;
componesi
di
due
classi
di
scienze
matematiche
e
naturali
,
cioè
,
di
lettere
,
scienze
morali
e
politiche
.
L
'
Accademia
di
Belle
Arti
,
fondata
da
Maria
Teresa
nel
1776
,
progressivamente
ordinata
ed
ampliata
,
e
pur
da
ultimo
con
decreto
reale
3
settembre
1859
.
Conta
attualmente
un
Corpo
accademico
composto
di
venti
accademici
oltre
il
Presidente
ed
i
professori
delle
varie
scuole
con
voto
deliberativo
,
che
formano
il
Consiglio
;
e
di
un
numero
indeterminato
di
soci
onorari
senza
voto
.
La
Biblioteca
,
istituita
nel
1770
da
Maria
Teresa
,
possiede
tal
numero
di
manoscritti
e
tale
quantità
di
opere
di
vario
genere
e
rare
edizioni
e
manoscritti
e
corali
da
potersi
ritenere
fra
le
distinte
d
'
Italia
.
Venne
formata
colla
libreria
dei
Gesuiti
e
della
famiglia
Pertusati
,
coi
libri
di
Haller
,
colla
ricca
collezione
donata
dal
cardinale
Durini
e
dal
conte
di
Firmiam
,
ecc
.
,
ecc
.
Il
Gabinetto
numismatico
contiene
tutte
le
classificazioni
appartenenti
alla
numismatica
antica
e
moderna
,
e
possiede
una
biblioteca
propria
di
opere
relative
alla
scienza
.
Venne
fondata
nel
1803
.
L
'
Osservatorio
astronomico
innalzato
dai
Gesuiti
nell
'
anno
1766
,
sotto
la
direzione
del
padre
Boscovich
.
Il
Gabinetto
tecnologico
,
ricco
di
una
collezione
di
macchine
,
modelli
e
disegni
,
destinato
specialmente
all
'
istruzione
degli
artieri
.
Il
Museo
patrio
d
'
archeologia
,
istituito
nel
1862
per
la
raccolta
e
conservazione
dei
monumenti
patri
dello
Stato
,
del
Municipio
e
di
quelli
offerti
dai
privati
.
La
Cimelioteca
,
in
cui
sono
raccolti
cimelii
scientifici
,
manoscritti
,
ecc
.
di
Alessandro
Volta
.
L
'
Ateneo
,
composto
di
60
membri
effettivi
domiciliati
in
Milano
e
di
un
numero
illimitato
di
soci
corrispondenti
nazionali
e
stranieri
.
La
Pinacoteca
(
*
)
,
nei
cui
corridoi
a
mano
manca
sono
raccolti
gli
affreschi
di
Bernardino
Luini
e
della
sua
scuola
,
e
nelle
sale
quadri
di
G
.
C
.
Procaccini
,
del
Tiziano
,
del
Salmeggia
,
di
Wan
-
Dik
,
di
Paride
Bordone
,
del
Guercino
,
di
Rubens
,
del
Domenichino
,
dell
'
Albano
,
di
Gaudenzio
Ferrari
,
dei
Caraccio
,
di
Daniele
Crespi
,
dei
Campi
,
di
Benvenuto
da
Garofolo
,
del
Tintoretto
,
di
Paolo
Veronese
,
del
Moretto
,
di
Giacomo
Palma
,
di
Stefano
di
Ferrara
,
di
Carlo
Crivelli
,
del
Mantegna
,
di
Bellino
Gentile
,
di
Nicola
Pisano
,
di
Bernardino
Marchesi
,
del
Cima
da
Conegliano
,
di
Giovanni
Sanzio
padre
di
Rafaello
,
di
Van
-
Thielen
,
del
Morillo
,
di
Guido
,
di
G
.
B
.
Moroni
,
di
Lorenzo
Costa
,
del
Francia
,
di
Vittore
Carpaccio
,
di
Cesare
da
Sesto
,
di
Rafaello
,
e
moltissimi
altri
di
tutte
le
scuole
,
e
dei
primi
tempi
della
pittura
,
di
cui
puossi
trovare
particolareggiato
cenno
nelle
apposite
guide
.
A
destra
le
sale
che
servono
all
'
esposizione
degli
annuali
concorsi
di
pittura
,
di
scultura
ed
architettura
,
e
contengono
oltre
due
copie
del
Cenacolo
,
i
quadri
che
riportarono
il
primo
premio
ai
concorsi
generali
.
In
questo
palazzo
abitarono
1'
abate
Giuseppe
Panini
e
l
'
astronomo
Barnaba
Oriani
.
Il
primo
morì
il
15
agosto
1799
,
ed
il
secondo
il
12
novembre
1832
,
come
lo
indicano
le
due
iscrizioni
poste
sulla
facciata
del
palazzo
verso
la
Piazzetta
.
(
*
)
Vi
si
può
accedere
tutti
i
giorni
dal
5
novembre
al
20
aprile
dalle
ore
9
antimeridiane
alle
3
pomeridiane
:
dal
21
aprile
al
4
novembre
dalle
ore
9
alle
4
.
Chiesa
di
San
Marco
.
-
-
Nella
Piazza
omonima
sorge
il
tempio
di
San
Marco
.
Venne
nell
'
area
di
antichissima
chiesa
ricostruito
nel
1254
in
istile
gotico
con
fregi
in
cotto
,
finestre
a
sesto
acuto
;
soltanto
la
facciata
presenta
ancora
l
'
idea
di
sua
origine
vetusta
.
Vuolsi
rifabbricato
per
voto
dei
milanesi
,
e
dedicato
a
San
Marco
in
riconoscenza
di
servigi
ricevuti
dai
Veneziani
.
L
'
interno
è
.
decoroso
,
di
forma
moderna
con
tre
navi
,
ed
è
.
a
croce
latina
;
fu
rimodernato
nel
secolo
XVI
.
Possiede
pitture
del
G
.
P
.
Lomazzo
,
del
Conca
,
di
A
.
Campi
,
di
G
.
C
.
Procaccini
,
del
Cerano
,
del
Genovesino
,
ecc
.
;
e
diversi
monumenti
sepolcrali
,
segnatamente
quello
di
Lanfranco
Settala
,
primo
generale
degli
Agostiniani
,
morto
nel
1264
,
e
vuolsi
lavoro
di
Balduccio
da
Pisa
.
Casa
d
'
Industria
.
L
'
annesso
vasto
monastero
degli
Agostiniani
,
padri
soppressi
nel
1797
,
servì
di
caserma
militare
prima
e
dopo
la
Re
-
pubblica
Cisalpina
,
ora
ai
soldati
francesi
,
ora
ai
Polacchi
,
ora
ai
Cisalpini
e
Italiani
.
-1127
luglio
1815
vi
venne
aperto
dal
governo
la
Pia
Casa
d
'
Industria
e
Ricovero
pei
poveri
,
e
nel
1868
,
per
cura
del
Municipio
,
anche
il
Ricovero
di
Mendicità
.
Bagni
pubblici
.
Stabilimento
in
costruzione
in
via
Castelfidardo
.
Racchiude
vasche
comuni
pei
nuoto
non
troppo
felicemente
ideate
.
Linea
C
.
(
Colore
terraceo
.
Barriera
Principe
Umberto
)
.
MONUMENTI
.
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Monumento
Cavour
.
Istituto
tecnico
superiore
.
Palazzo
Taverna
.
Palazzo
Melzi
d
'
Eril
.
della
R
.
Zecca
.
Regia
Casa
di
Pena
.
Barriera
.
Stazione
Centrale
.
CHIESE
.
San
Bartolomeo
.
ALBERGHI
.
Cavour
.
Manin
.
Firenze
.
Percorrendo
la
linea
dalla
Piazza
del
Duomo
alla
barriera
Principe
Umberto
devesi
fare
attenzione
al
palazzo
in
angolo
tra
la
via
Monte
Napoleone
e
la
via
Sant
'
Andrea
.
Era
quivi
l
'
antica
casa
Marliani
,
di
architettura
bramantesca
,
ridotta
alla
moderna
costruzione
dall
'
architetto
Piermarini
.
Fu
sede
questo
palazzo
del
Monte
Camerale
di
Santa
Teresa
,
specie
di
Debito
Pubblico
,
istituito
da
Maria
Teresa
con
un
primo
decreto
18
dicembre
1755
;
quindi
del
Monte
Napoleone
,
fondato
nel
1804
da
Bonaparte
allo
scopo
di
consolidare
e
redimere
il
debito
.
Dopo
il
1814
,
gli
Austriaci
vi
insediarono
il
Monte
Lombardo
-
Veneto
,
che
,
nel
1864
,
il
governo
italiano
tramutò
in
Debito
Pubblico
.
Di
contro
a
questo
palazzo
è
la
casa
portante
il
num
.
23
,
di
proprietà
della
famiglia
Verri
,
ed
ove
abitarono
Pietro
Verri
,
lo
storico
ed
economista
,
ed
i
suoi
fratelli
Alessandro
,
autore
delle
Notti
Romane
,
e
Carlo
,
scrittore
in
agronomia
.
È
rimarchevole
anche
la
casa
Vidiserti
n
.
37;
ivi
il
18
marzo
1848
si
raccolsero
i
capi
della
insurrezione
di
Milano
contro
gli
Austriaci
.
Apposite
iscrizioni
indicano
poi
ove
abitarono
e
morirono
gli
scrittori
e
poeti
Carlo
Porta
e
Tomaso
Grossi
.
Nella
vicina
via
dei
Bigli
è
l
'
antico
palazzo
dei
conti
Taverna
,
ora
del
sig
.
Andrea
Ponti
,
che
si
vuole
architettura
dalla
scuola
del
Bramante
;
la
facciata
venne
restaurata
non
sono
molti
anni
.
Ammirabili
le
pitture
nel
cortile
;
esse
appartengono
alla
scuola
del
Luini
.
Nella
vicina
casa
,
pure
Taverna
,
mentre
il
popolo
milanese
combatteva
nelle
cinque
giornate
del
marzo
1848
,
il
Comitato
centrale
dell
'
insurrezione
respingeva
l
'
armistizio
offerto
dal
generale
Radetzki
,
e
si
costituiva
in
Governo
Provvisorio
.
La
famiglia
Taverna
ha
un
bel
palazzo
anche
nella
via
Monte
Napoleone
.
Piazza
Cavour
.
Così
chiamata
pel
monumento
innalzato
dal
Municipio
di
Milano
al
grande
ministro
Camillo
Benso
conte
di
Cavour
,
che
vedesi
nel
mezzo
di
essa
Piazza
.
La
inaugurazione
del
monumento
avvenne
la
prima
domenica
di
giugno
dell
'
anno
1865
.
La
statua
di
Cavour
fu
modellata
da
Edoardo
Tabacchi
,
quella
di
Clio
,
che
le
sta
ai
piedi
in
atto
di
scrivere
,
da
Antonio
Tantardini
.
La
fusione
in
bronzo
delle
medesime
fu
eseguita
dal
Papi
di
Firenze
.
In
Piazza
Cavour
abbiamo
di
rimarchevole
1'
Istituto
Tecnico
Superiore
.
Creato
colla
legge
13
novembre
1859
,
ebbe
principio
di
attuazione
pel
reale
decreto
13
novembre
1862
.
L
'
edificio
attuale
,
ricostruito
con
moderna
architettura
sotto
il
Regno
Italico
con
disegno
dell
'
architetto
Pietro
Pestagalli
,
servì
a
parecchi
usi
,
che
non
è
ufficio
nostro
qui
rammentare
.
Dalla
Piazza
Cavour
si
può
anche
avere
accesso
al
Civico
Museo
,
un
cui
ingresso
trovasi
nella
via
Manin
.
In
questa
Piazza
vi
è
da
visitare
Io
studio
dello
scultore
cav
.
Pietro
Magni
,
il
quale
sta
eseguendo
il
gran
monumento
a
Leonardo
da
Vinci
,
che
dovrà
sorgere
nel
mezzo
di
Piazza
della
Scala
.
Intorno
al
piedestallo
del
medesimo
,
saranno
le
statue
degli
scolari
del
fondatore
della
scuola
lombarda
:
Salaino
,
Boltrafiio
,
Marco
d
'
Oggionno
e
Cesare
da
Sesto
.
Abbiamo
pur
quivi
l
'
Albergo
Cavour
.
Percorrendo
la
via
Manin
è
degno
di
osservazione
il
palazzo
ducale
Melzi
di
Eril
,
che
fu
abitazione
di
Francesco
Melzi
d
'
Eril
,
vice
-
presidente
della
Repubblica
Italiana
,
e
vi
morì
il
16
gennaio
1816
nella
età
di
63
anni
.
In
questa
via
è
1'
albergo
Manin
con
eccellente
servizio
di
trattoria
alla
carta
e
a
pasto
.
Volgendo
nella
via
Moscova
devesi
visitare
la
Regia
Zecca
.
Questo
stabilimento
monetario
è
stato
eretto
nel
1778
,
ed
è
in
moltissima
considerazione
,
tanto
per
la
quantità
,
delle
macchine
che
servono
alla
fabbricazione
delle
monete
,
quanto
per
l
'
ottimo
sistema
che
si
è
introdotto
,
e
per
la
scelta
degli
artefici
ed
operatori
d
'
ogni
genere
.
Fu
in
questo
stesso
stabilimento
che
si
illustrarono
il
cav
.
Morosi
e
il
bolognese
Luigi
Manfredini
.
Prima
dell
'
anno
1778
la
Zecca
era
situata
nella
via
omonima
presso
San
Sepolcro
,
e
vi
ò
riconosciuta
in
quel
luogo
fin
dal
872
,
Poco
lontano
dalla
Zecca
vi
è
la
nuova
chiesa
di
San
Bartolomeo
,
cominciata
nel
1867
.
Il
disegno
è
dell
'
architetto
Maurizio
Garavaglia
,
il
quale
nell
'
interno
si
attenne
alla
demolita
chiesa
di
Santa
Marta
,
che
era
nella
Piazza
omonima
,
ed
architettata
da
Francesco
Richini
.
Nella
via
Principe
Umberto
sono
degne
di
osservazione
le
case
Maciacchini
,
architettura
toscana
dello
stesso
Maciacchini
,
e
Calegari
,
architettura
del
Jodani
.
In
angolo
a
questa
via
e
quella
Parini
vi
è
l
'
albergo
Firenze
.
Trovandosi
in
questa
località
devesi
visitare
la
Regia
Casa
di
Pena
,
che
sorge
in
via
Giuseppe
Parini
.
Essa
è
il
primo
edificio
in
Italia
,
eretto
fin
dal
1762
per
uso
carceri
a
forma
penitenziaria
;
architetto
ne
fu
Francesco
Croce
;
ma
non
fu
terminato
.
Ebbe
gli
elogi
del
benefico
Howard
,
e
destò
1'
ammirazione
di
nostrali
e
forestieri
.
Barriera
Principe
Umberto
.
Questa
barriera
venne
inaugurata
nell
'
autunno
1865
.
Fu
eseguita
su
disegno
dell
'
architetto
Balzaretti
,
del
quale
sono
pure
i
casini
laterali
,
non
che
gli
spazi
a
giardino
tanto
ai
lati
,
quanto
lungo
la
via
Panini
,
e
fuori
città
,
per
accedere
alla
stazione
ferroviaria
.
Il
re
di
Portogallo
,
Luigi
Filippo
Maria
,
fu
il
primo
a
passarvi
.
Stazione
Centrale
.
La
stazione
centrale
venne
inaugurata
il
5
maggio
1864
.
Elevasi
quasi
a
livello
del
bastione
a
245
metri
fuori
della
città
;
ha
una
forma
planimetrica
rettangolare
,
col
maggior
lato
di
metri
233
œ
di
lunghezza
,
e
poco
meno
di
78
di
larghezza
:
due
fronti
,
l
'
una
verso
la
città
,
l
'
altra
verso
la
campagna
,
insieme
collegate
da
una
gran
galleria
coperta
di
40
metri
e
mezzo
di
larghezza
.
Nella
fronte
verso
la
città
,
trovasi
l
ingresso
e
l
'
ordinamento
del
servizio
pubblico
,
nella
fronte
verso
la
campagna
gli
uffici
della
locale
Direzione
.
Il
servizio
per
le
partenze
è
posto
a
sinistra
di
chi
accede
alla
stazione
,
ed
il
caffè
,
squisitamente
provveduto
d
'
ogni
genere
di
trattoria
e
bottiglieria
,
è
all
'
estremo
di
questo
lato
.
Alla
parte
opposta
sta
invece
il
servizio
degli
arrivi
,
e
la
loggia
reale
con
molta
ricchezza
costruita
.
Nelle
sale
vi
sono
affreschi
grandiosi
dei
pittori
Gerolamo
Induno
ed
Eleuterio
Paliano
.
Linea
D
.
(
Colore
violaceo
Porta
Tenaglia
)
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Foro
Bonaparte
.
Castello
.
Piazza
d
'
Armi
.
Arena
.
Arco
del
Sempione
.
Il
Tivoli
.
L
'
Eco
della
Simonetta
.
CHIESE
.
Santa
Maria
della
Consolazione
.
TEATRI
.
Circhi
pel
popolo
.
ALBERGHI
(
*
)
.
Foro
Bonaparte
.
Sull
'
area
delle
demolite
fortificazioni
del
Castello
,
dal
lato
di
mezzodì
,
dall
'
architetto
Canonica
disponevasi
a
pubblico
passeggio
la
Piazza
denominata
quindi
Foro
Bonaparte
,
con
svariati
campi
e
zolle
,
e
ben
disposti
viali
ornati
d
'
alberi
che
gli
Austriaci
,
me
-
mori
delle
cinque
giornate
del
marzo
1848
,
al
loro
ritorno
nell
'
agosto
di
quello
stesso
anno
,
fecero
abbattere
.
L
'
attuale
ordinamento
del
Foro
Bonaparte
devesi
alla
Giunta
Municipale
,
che
dal
1864
vi
continua
a
fare
abbellimenti
,
su
disegno
dell
'
ingegnere
architetto
cav
.
Agostino
Nazari
.
Castello
.
Il
Castello
,
detto
anticamente
la
Fortezza
di
Porta
Giovia
,
venne
innalzato
nel
1358
da
Galeazzo
II
Visconti
,
con
architettura
militare
di
quei
tempi
.
La
fabbrica
fu
terminata
nel
1368
.
Essa
doveva
tenere
in
freno
gli
amatissimi
sudditi
.
Morto
Galeazzo
,
ad
istanza
dei
cittadini
,
venne
demolito
.
Se
non
che
succeduto
il
figlio
di
lui
Giovanni
Galeazzo
conte
di
Virtù
,
dopo
l
'
usurpazione
dello
Stato
(
*
)
In
questa
linea
non
vi
sono
che
alberghi
ed
osterie
secondarie
.
Milanese
,
non
tardò
a
farne
rifabbricare
un
altro
di
maggiore
robustezza
,
e
vi
fissò
poi
la
sua
stanza
,
e
qui
nasceva
il
di
lui
figlio
secondogenito
Filippo
Maria
,
in
cui
dovevasi
spegnere
la
linea
dominatrice
dei
Visconti
.
Così
stette
fino
al
1447
,
quando
,
morto
quest
'
ultimo
duca
,
i
Milanesi
,
proclamata
1'
Aurea
libertà
ambrosiana
,
credettero
necessario
spianare
quel
forte
per
togliersene
di
dosso
la
soggezione
.
Ma
anche
questa
volta
si
trovò
subito
chi
lo
rifacesse
,
e
fu
Francesco
Sforza
,
quando
con
nessun
diritto
,
ma
colla
più
efficace
delle
ragioni
,
la
spada
,
acquistò
Milano
,
e
ne
corroborò
tutti
i
punti
.
La
nuova
fortezza
sorse
in
forma
di
un
gran
quadrato
con
alte
mura
cinte
da
fossato
,
e
con
vigorosi
torrioni
agli
angoli
rivolti
verso
la
città
,
e
di
tale
altezza
elle
le
palle
ad
un
bisogno
potessero
da
essi
volare
in
mezzo
della
città
,
stessa
.
Le
diede
vie
coperte
,
oscure
prigioni
,
cameroni
pei
militi
,
stanze
col
trabocchetto
,
ingressi
muniti
di
alte
torri
con
grande
cortile
interno
quadrilungo
,
con
rocchetto
centrale
per
tenere
,
quando
bisognasse
,
in
freno
lo
stesso
Castello
,
e
per
racchiudervi
il
tesoro
.
In
questo
quadrato
era
compreso
il
palazzo
ducale
,
di
cui
si
ponno
mirare
gli
avanzi
.
Un
fulmine
,
scoppiato
ai
28
giugno
1521
nella
polveriera
,
mandava
in
conquasso
grande
parte
dell
'
edificio
,
che
fu
ristaurato
sotto
i
regni
di
Carlo
V
e
Filippo
II
,
e
ridotto
nelle
più
recenti
regole
militari
,
coronato
di
sei
baluardi
,
cortine
,
fossi
,
strade
coperte
,
mura
fortissime
,
ecc
.
Salvo
alcuni
miglioramenti
fatti
nel
1734
durò
la
fortezza
in
quello
stato
sino
al
1500
.
Sostenne
otto
assedi
.
Con
legge
30
nevoso
,
anno
nono
repubblicano
,
fu
decretata
dal
Governo
Cisalpino
la
demolizione
della
fortezza
e
1'
erezione
del
Foro
Bonaparte
,
nel
quale
dovevano
essere
raccolti
stabilimenti
per
le
assemblee
del
popolo
,
per
le
arti
,
per
le
scienze
,
pel
commercio
e
pel
soldato
emerito
,
ed
innalzato
,
nel
luogo
il
più
insigne
,
un
grandioso
monumento
,
che
tramandasse
alla
posterità
le
gloriose
gesta
degli
eserciti
francesi
in
Italia
.
Il
progetto
relativo
al
Foro
Bonaparte
era
dall
'
architetto
Giovanni
Antolini
presentato
al
Governo
il
25
frimale
del
suddetto
anno
.
La
prima
pietra
fu
posta
con
gran
solennità
il
30
aprile
1801
,
presso
lo
sbocco
della
via
Cusani
.
Ma
caduta
la
Repubblica
Cisalpina
non
si
pensò
più
alla
costruzione
del
Foro
Bonaparte
.
Il
Castello
,
rimasto
dall
'
antica
fortezza
,
venne
ad
avere
parecchie
migliorie
,
la
più
importante
,
verso
la
Piazza
d
'
anni
,
devesi
all
'
ingegnere
militare
colonnello
Rossi
sotto
il
Regno
italico
.
I
due
torrioni
di
solide
bugne
agli
angoli
verso
la
città
,
furono
mozzati
dal
popolo
nel
1548
.
Nel
1862
l
'
attuale
Governo
demolì
alcune
opere
forti
fiancheggianti
quei
torrioni
,
e
vi
costrusse
da
un
lato
l
'
elegante
edificio
gotico
che
serve
a
scuola
di
equitazione
.
Chiesa
di
Santa
Maria
.
La
chiesa
di
Santa
Maria
della
Consolazione
,
detta
del
Castello
,
già
convento
degli
Agostiniani
,
soppressi
nel
1769
,
fu
fondata
,
secondo
alcuni
,
dal
duca
Galeazzo
Maria
Visconti
,
e
giusta
l
'
opinione
di
altri
,
da
Giovanni
Galeazzo
.
Fu
dappoi
,
con
disegno
dell
'
architetto
Gio
.
Battista
Chiappa
,
rimodernata
.
Contiene
pitture
di
Camillo
Procaccini
,
di
Daniele
Crespi
,
di
Gaudenzio
Ferrari
e
di
altri
.
Piazza
d
'
Armi
.
Lo
spazio
dal
lato
di
tra
-
montana
del
Castello
nell
'
anno
1806
venne
ridotto
a
piazza
per
militari
esercizi
,
d
'
onde
la
denominazione
di
Piazza
d
'
armi
.
Ha
la
lunghezza
di
metri
549.93
,
la
larghezza
di
metri
654
.
43
.
Qui
presso
evvi
il
bersaglio
militare
,
della
Guardia
nazionale
e
della
Società
dei
Carabinieri
milanesi
.
In
questa
Piazza
,
specialmente
durante
il
primo
Regno
d
'
Italia
,
si
sono
fatte
di
molte
feste
popolari
.
L
'
Arena
.
Questo
grandioso
edificio
ò
uno
dei
più
insigni
che
si
eressero
sotto
il
Governo
italico
per
accrescere
il
decoro
e
lo
splendore
della
città
di
Milano
,
che
mancava
di
un
monumento
di
questo
genere
.
Esso
ha
la
forma
di
un
elissi
col
maggior
asse
di
240
metri
sopra
120;
venne
disegnato
dall
'
architetto
Canonica
ad
imitazione
del
Circo
di
Caracalla
,
e
può
conte
-
nere
30,000
spettatori
.
Fu
incominciato
nel
1805
,
e
alla
sua
costruzione
si
impiegarono
le
pietre
del
demolito
castello
,
ed
alla
fronte
delle
carceri
gli
avanzi
del
castello
di
Trezzo
.
Imponente
è
il
Pulvinare
,
posto
verso
il
mezzogiorno
,
non
che
la
porta
principale
.
Serve
ai
pubblici
spettacoli
di
corse
di
cavalli
e
di
bighe
,
ed
ai
giuochi
ginnastici
e
pirotecnici
,
ed
è
atto
altresì
a
divertimenti
di
naumachia
,
avendovi
il
comodo
di
riempire
tutta
l
'
Arena
col
rigagnolo
scorrente
tra
il
podio
e
l
'
Arena
stessa
.
Nell
'
inverno
serve
al
divertimento
del
pattinaggio
.
Venne
il
giorno
17
dicembre
1807
inaugurato
con
un
grande
spettacolo
di
naumachia
,
presente
1'
imperatore
Napoleone
.
Arco
del
Sempione
.
L
'
architetto
Luigi
Caguola
,
avendo
per
le
nozze
del
vicerè
Eugenio
,
nel
1806
,
alzato
a
Porta
Orientale
un
arco
di
legno
e
tela
con
stile
classico
e
pretto
,
il
Consiglio
Municipale
decretò
fosse
eseguito
di
marmo
bianco
a
capo
della
strada
del
Sempione
,
adoperandovi
i
200
mila
franchi
che
Napoleone
aveva
assegnati
alla
città
per
spese
di
ornamento
pubblico
.
L
'
autunno
del
1807
se
ne
gettarono
le
fondamenta
,
e
al
1814
erasi
all
'
imposta
delle
due
arcate
minori
.
Il
19
aprile
di
quell
'
anno
se
ne
sospendevano
i
lavori
per
la
caduta
del
Regno
d
'
Italia
.
Francesco
I
,
per
istanza
della
Congregazione
centrale
,
che
implorò
di
impiegare
nella
costruzione
i
crediti
che
le
provincie
avevano
per
somministrazioni
fatte
agli
eserciti
Austriaci
,
supplendo
nel
resto
lo
Stato
,
autorizzò
il
proseguimento
di
quei
lavori
,
che
,
ripigliati
nel
1816
,
terminarono
nel
1838
.
Dovevano
fregiarlo
la
statua
della
Vittoria
,
in
ricordo
della
battaglia
di
Jena
,
e
i
fasti
napoleonici
.
Il
Governo
austriaco
volle
che
portasse
la
statua
della
Pace
,
e
i
fatti
che
precedettero
quella
pace
sciagurata
.
Il
monumento
componesi
di
un
arco
grandissimo
fiancheggiato
da
due
minori
,
il
tutto
sormontato
da
un
attico
.
E
adorno
di
colonne
monoliti
di
marmo
di
Crevola
,
e
lo
fregiano
molti
bassorilievi
di
G
.
Monti
,
di
Cacciatori
,
di
C
.
Pacetti
,
di
C
.
Monti
,
di
Rusca
,
di
Acquisti
,
di
Perabò
,
di
Marchesi
,
di
Somaini
,
ed
ornamenti
e
statue
di
squisito
lavoro
.
La
sestiga
colossale
,
modellata
da
A
.
Sangiorgio
,
venne
fusa
in
bronzo
dal
Manfredini
,
come
pure
le
quattro
Fame
modellate
dal
Putti
bolognese
.
I
due
casini
laterali
di
granito
rosso
sono
di
maestosa
semplicità
dorica
.
L
'
arco
è
praticabile
nell
'
interno
;
comoda
scala
conduce
alla
sommità
,
dalla
quale
si
gode
la
vista
di
stupendi
panorami
,
e
si
porno
ammirare
da
presso
la
sestiga
e
le
statue
.
La
spesa
.
per
salire
è
tenuissirna
.
Sotto
questo
monumento
,
il
giorno
8
giugno
1859
,
entravano
l
'
imperatore
Napoleone
III
e
re
Vittorio
Emanuele
,
vincitori
nei
campi
di
Palestro
e
di
Magenta
.
A
perpetuare
sì
felice
avvenimento
vennero
,
il
18
marzo
1860
,
cancellate
al
sommo
dell
'
Arco
le
impronte
servili
,
e
poste
le
seguenti
epigrafi
:
(
verso
la
campagna
)
ENTRANDO
CON
L
'
ARMI
GLORIOSE
NAPOLEONE
III
E
VITTORIO
EMANUELE
II
LIBERATORI
MILANO
ESULTANTE
CANCELLÒ
DA
QUESTI
MARMI
LE
IMPRONTE
SERVILI
E
VI
SCRISSE
L
'
INDIPENDENZA
D
'
ITALIA
MDCCCLIX
(
verso
la
città
)
ALLE
SPERANZE
DEL
REGNO
ITALICO
AUSPICE
NAPOLEONE
I
I
MILANESI
DEDICARONO
L
'
ANNO
MDCCCVII
E
FRANCATI
DA
SERVITÙ
FELICEMENTE
RESTITUIRONO
MDCCCLIX
Questo
Arco
doveva
formare
il
principio
della
magnifica
strada
,
che
congiungeva
Milano
colla
sommità
del
Sempione
,
opera
delle
più
dispendiose
e
difficili
che
siensi
intraprese
sotto
il
Governo
italico
.
La
lunghezza
della
strada
da
Gabio
,
confine
in
allora
del
Regno
,
sino
a
Soma
è
di
metri
106
,
586
.
Da
Soma
a
Milano
,
continuata
dal
Governo
austriaco
,
metri
51,000
.
Il
Tivoli
.
Di
fianco
all
'
Arena
avvi
uno
spazio
di
terreno
che
la
Giunta
Municipale
sta
ordinando
per
luogo
di
sollazzi
popolari
,
denominandolo
il
Tivoli
.
La
Porta
Tenaglia
,
che
è
qui
presso
,
è
una
delle
più
vecchie
,
e
reclama
dal
Municipio
urgente
ricostruzione
.
Non
molto
lungi
fuori
di
questa
Porta
,
evvi
un
palazzo
denominato
la
Simonetta
,
da
un
già
suo
proprietario
,
celebre
per
la
singolarità
di
un
Eco
che
,
allo
scoppio
di
un
'
arme
da
fuoco
,
al
getto
di
un
grido
,
si
fa
udire
in
un
angolo
del
cortile
,
aperto
da
un
lato
,
e
viene
ripetuto
distintamente
più
di
trenta
volte
,
finchè
,
scemando
,
di
mano
in
mano
si
perde
.
Crediamo
abbia
il
primato
sull
'
Eco
del
Battisterio
di
Pisa
.
Ciò
che
di
questo
fabbricato
rimane
,
dimostra
bastantemente
quello
che
doveva
essere
di
magnifico
a
'
suoi
tempi
.
Sulla
costruzione
di
esso
,
la
malignità
,
che
non
ha
sempre
torto
,
disse
che
fu
eretto
dagli
appaltatori
dei
bastioni
,
e
regalato
poi
a
don
Ferrante
Gonzaga
per
gratitudine
di
avere
questo
governatore
chiuso
gli
occhi
sul
prezzo
e
sul
modo
onde
quell
'
opera
fu
eseguita
.
Per
avere
accesso
nel
palazzo
si
deve
pagare
una
tassa
di
centesimi
50
.
Linea
E
.
(
Colore
giallo
.
Porta
Magenta
)
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Palazzo
del
Bollo
.
Litta
.
Orfanotrofio
femminile
.
CHIESE
.
Santa
Maria
Segreta
.
San
Nazaro
Pietra
Santa
.
Santa
Maria
alla
Porta
.
Monastero
Maggiore
.
Le
Grazie
.
ALBERGHI
.
Beccaccia
.
Nella
linea
dalla
Piazza
del
Duomo
alla
Porta
Magenta
havvi
il
palazzo
,
sede
degli
uffici
del
Bollo
e
di
altri
delle
regie
Finanze
,
eretto
al
Bocchetto
,
ove
esisteva
il
monastero
colla
chiesa
di
Sant
'
Ulderico
,
vescovo
di
Augusta
,
soppresso
nel
1787
:
offre
poco
di
rimarchevole
.
Si
disse
questa
località
del
Bocchetto
da
uno
sbocco
di
condotto
d
'
acqua
o
piscina
,
costruito
ivi
presso
.
Chiesa
di
Santa
Maria
Segreta
.
Di
questo
tempio
si
fa
menzione
fin
dal
secolo
XI
come
fondato
da
donna
di
famiglia
cospicua
.
Nel
seco
-
lo
XVIII
fu
ridotto
alla
odierna
forma
su
disegno
dell
'
architetto
Giulio
Galliori
.
In
materia
d
'
arte
,
nella
chiesa
,
altro
non
si
ravvisa
di
interessante
che
un
quadro
del
Panfilo
rappresentante
la
Vergine
col
Bambino
,
e
l
'
altare
maggiore
,
costrutto
di
fini
marmi
e
di
bronzi
dorati
su
disegno
del
prof
.
Giuseppe
Levati
.
Chiesa
di
San
Nazaro
Pietrasanta
.
E
questa
chiesuola
molto
elegante
:
l
'
altare
maggiore
è
dell
'
architetto
Zanoja
;
possiede
pitture
di
Cesare
Procaccini
,
Aurelio
Luini
,
Ridolfo
Cunio
,
scolare
del
Cerano
.
Questo
tempio
fu
detto
di
Pietra
santa
,
secondo
una
tradizione
,
da
un
cippo
di
marmo
africano
,
sul
quale
inginocchiossi
il
vescovo
Ambrogio
,
implorando
la
sconfitta
degli
Ariani
.
Santa
Maria
alla
Porta
.
Questa
chiesa
fu
così
detta
perché
già
presso
la
porta
Giovia
e
le
mura
fabbricate
dall
'
imperatore
Massimiano
Erculeo
;
lo
che
dimostra
la
sua
antichità
.
La
vecchia
chiesa
fu
rifabbricata
nel
1652
su
disegno
di
Francesco
Richini
per
ordine
di
Benedetto
Aresi
.
Sulla
bella
facciata
,
restaurata
alcuni
anni
or
sono
,
vedesi
un
basso
rilievo
in
marmo
rappresentante
l
'
incoronazione
della
Madonna
,
eseguito
da
Carlo
Simonetta
.
Nell
'
interno
vi
è
una
statua
del
Simonetta
stesso
,
e
parecchie
pitture
di
Marco
d
'
Oggionno
,
di
Camillo
Procaccini
,
del
Lomazzo
.
Monastero
Maggiore
.
Molti
pretendono
che
in
origine
qui
fosse
il
tempio
di
Giove
,
e
che
le
quattro
belle
colonne
di
porfido
che
sostengono
la
tribuna
dell
'
altare
maggiore
in
Sant
'
Ambrogio
si
trovassero
in
quell
'
edificio
.
Diverse
sono
le
opinioni
sopra
1'
epoca
della
fondazione
del
monastero
:
alcuni
l
'
attribuiscono
a
San
Martino
nel
IV
secolo
;
tutti
però
si
accordano
nell
'
ammetterlo
ampliato
da
Ottone
imperatore
nel
X
secolo
.
La
chiesa
,
già
dedicata
alla
Madonna
,
venne
nel
secolo
XII
intitolata
a
San
Maurizio
.
Fu
già
quell
'
edificio
,
sino
al
1799
,
chiostro
di
Benedettine
,
e
venne
chiamato
Maggiore
,
sia
per
copia
di
privilegi
che
per
numero
di
monache
.
Si
pretende
che
Barbarossa
,
prescrivendo
il
diroccamento
di
Milano
,
ordinasse
di
rispettare
il
Monastero
Maggiore
,
la
basilica
di
Sant
'
Ambrogio
e
la
cattedrale
.
La
chiesa
attuale
col
monastero
(
ora
sede
di
scuole
comunali
)
fu
costrutta
col
disegno
dell
'
architetto
Giovan
Giacomo
Dolcebono
,
pavese
,
scolaro
di
Bramante
.
La
facciata
è
tutta
di
marmo
,
condotta
con
isquisito
gusto
dal
milanese
Francesco
Pirovano
.
L
'
interno
della
chiesa
è
una
vera
galleria
di
Scuola
Lombarda
;
vi
primeggiano
affreschi
di
Bernardino
Luini
,
di
Calisto
Piazza
da
Lodi
,
di
Pietro
Gnocchi
,
di
Lomazzo
,
Ferrari
,
e
di
-
pinti
di
Antonio
Campi
.
In
questa
chiesa
leggonsi
due
iscrizioni
sepolcrali
,
le
quali
ricordano
d
'
essere
stati
ivi
sepolti
,
nell
'
anno
1532
,
Alessandro
Bentivoglio
,
signore
di
Bologna
,
scacciato
da
papa
Giulio
II
,
e
nel
1545
Ginevra
Bentivoglio
,
moglie
di
Giovanni
Carretto
marchese
di
Finale
.
Il
fianco
di
levante
della
chiesa
venne
deturpato
nei
secoli
decorsi
coll
'
addossamento
di
case
;
rimasto
di
nuovo
scoperto
per
I
'
apertura
della
via
Bernardino
Luini
,
si
va
a
ristaurare
in
pietra
e
-
laterizi
su
disegno
del
pittore
Angelo
Colla
.
Nello
stesso
fianco
di
levante
,
presso
la
via
Ansporto
,
scorgesi
una
torre
quadrata
a
diversi
piani
,
innalzata
ai
tempi
di
Massimiano
:.una
porta
a
lato
della
medesima
,
con
colonne
di
marmo
antico
isolate
,
deve
aver
servito
di
comunicazione
al
Circo
romano
,
che
esisteva
nella
vicinanza
.
Presso
questa
torre
avvene
altra
rotonda
,
divisa
in
tre
piani
,
e
che
vedesi
da
tergo
al
tempio
.
E
opera
,
coll
'
unito
avanzo
di
antiche
mura
,
dell
'
arcivescovo
Ansperto
,
il
quale
l
'
avrebbe
fatta
costruire
a
difesa
del
monastero
.
La
parte
terrena
si
crede
aver
servito
di
carcere
ad
alcuni
martiri
milanesi
,
fra
cui
Gervaso
,
Protaso
,
Vittore
,
Naborre
e
Felice
.
Palazzo
Litta
.
Questo
palazzo
fu
fatto
in
-
cominciare
dal
conte
Bartolomeo
Arese
,
presi
-
dente
del
Senato
al
tempo
di
Filippo
IV
di
Spagna
,
sul
disegno
di
Francesco
Richini
,
e
terminato
in
seguito
dai
successori
di
lui
.
Presenta
una
facciata
maestosa
e
ricca
di
marmi
;
l
'
in
-
terno
è
decorato
di
grandiosi
vestiboli
e
portici
in
giro
sostenuti
da
colonne
;
lo
scalone
magni
-
fico
di
marmo
,
che
vi
fu
aggiunto
posteriormente
,
è
opera
di
Carlo
Giuseppe
Merli
.
E
ricco
pure
di
sontuose
stanze
,
di
un
bel
giardino
e
annessa
cavallerizza
.
Morto
l
'
Arese
,
passò
il
palazzo
al
conte
Giulio
Visconti
,
nipote
suo
,
ed
ultimo
vicerè
di
Napoli
per
Carlo
VI
;
da
questi
pervenne
per
eredità
alla
famiglia
Litta
-
Visconti
-
Arese
.
Orfanotrofio
femminile
.
Nel
Corso
Magenta
evvi
anche
l
'
Orfanotrofio
femminile
.
Fino
dal
decimosesto
secolo
si
pensò
a
sopprimere
in
Milano
la
mendicità
,
ed
in
questo
luogo
,
denominato
di
Santa
Maria
della
Stella
,
già
convento
di
Benedettine
,
stabilì
San
Carlo
Borromeo
uno
specale
pei
mendicanti
.
Creato
arcivescovo
di
Milano
,
il
cardinale
Federico
Borromeo
fece
costruire
da
Fabio
Mangone
solida
e
semplice
fabbrica
per
applicarla
al
ricovero
degli
orfani
d
'
ambo
i
sessi
,
la
quale
venne
poi
destinata
a
beneficio
delle
sole
femmine
.
Le
orfane
si
ammettono
dai
7
ai
12
anni
,
senz
'
obbligo
di
speciale
corredo
;
devono
appartenere
a
famiglie
povere
di
Milano
,
aventi
costì
il
decennale
domicilio
;
sono
preferite
quelle
che
hanno
perduti
entrambi
i
genitori
.
Alcune
piazze
sono
di
patronato
privato
.
Il
fabbricato
venne
ristaurato
or
non
sono
molti
anni
.
Chiesa
di
Santa
Maria
delle
Grazie
.
Questa
chiesa
fu
fabbricata
nel
luogo
ove
esisteva
-
no
i
quartieri
delle
milizie
del
duca
Francesco
I
Sforza
,
sotto
il
comando
del
generale
conte
Gaspare
Vimercati
,
il
quale
,
nel
1463
,
donò
ai
Domenicani
il
fondo
ed
unitovi
santuario
con
effigie
della
Madonna
molto
in
venerazione
,
a
patto
che
fabbricassero
un
tempio
grandioso
ed
un
convento
.
Lodovico
il
Moro
e
Beatrice
sua
moglie
,
nel
1492
,
presero
ad
ingrandire
la
chiesa
medesima
in
forma
di
croce
latina
;
ma
per
le
vicende
di
lui
rimase
l
'
opera
imperfetta
.
I
fini
lavori
di
cotto
,
gli
stemmi
,
le
medaglie
e
gli
emblemi
che
veggonsi
esteriormente
nella
parte
del
coro
,
dimostrano
quanto
Lodovico
si
studiasse
di
renderla
elegante
.
La
facciata
è
semplice
,
di
gotica
architettura
,
e
non
presenta
di
osservabile
che
il
piccolo
pronao
alla
porta
maggiore
,
ornato
di
medaglie
e
sostenuto
da
due
colonne
del
miglior
gusto
del
rimanente
.
L
'
interno
della
chiesa
è
a
tre
navi
di
gotica
architettura
sino
al
presbiterio
;
la
grandiosa
cupola
,
l
'
ampio
coro
e
le
cappelle
semicircolari
nei
lati
sono
disegno
del
Bramante
,
al
quale
Lodovico
ordinò
la
costruzione
tanto
di
quelle
opere
,
quanto
della
grandiosa
sacrestia
e
del
chiostro
contiguo
.
Questo
tempio
contiene
pregevoli
pitture
di
P
.
d
'
Adda
,
Gaudenzio
Ferrari
,
Francesco
Vicentini
,
Gio
.
Batt
.
Secchi
,
Semini
,
G
.
Nuvolone
,
B
.
Zenale
,
ecc
.
ecc
.
Nel
refettorio
del
monastero
esiste
ancora
la
famosa
pittura
di
Leonardo
da
Vinci
,
Il
Cenacolo
.
E
soverchio
descrivere
questa
meraviglia
dell
'
arte
,
da
tutta
Europa
conosciuta
,
e
la
quale
Francesco
I
di
Francia
,
nel
1520
,
avrebbe
voluto
trasportare
a
Parigi
.
Deperita
quella
pittura
,
venne
mirabilmente
restaurata
da
F
.
Barezzi
nel
1856
(
*
)
.
In
questo
stesso
refettorio
trovasi
altro
dipinto
a
fresco
,
La
Crocifissione
,
con
moltissime
figure
e
colla
veduta
di
Gerusalemme
,
lavoro
eseguito
da
Giovanni
Donato
Montorfano
milanese
nell
'
anno
1495
.
Mentre
Leonardo
da
Vinci
dipingeva
quel
Cenacolo
abitavasene
nella
vicina
casa
al
numero
67
,
contraddistinta
in
oggi
al
di
fuori
da
medaglie
scolpite
da
Pompeo
Marchesi
,
ed
ivi
in
una
sala
terrena
eseguiva
i
quattordici
ritratti
sforzeschi
.
Nel
convento
di
questa
chiesa
era
stabilito
il
Tribunale
di
Sant
'
Ufficio
,
trasportatovi
nel
1559
da
Sant
'
Eustorgio
,
e
vi
esistette
fino
alla
totale
sua.abolizione
avvenuta
nel
1769
.
I
monaci
furono
soppressi
il
7
marzo
1797
,
e
l
'
edificio
mutato
in
caserma
.
(
*
)
Nel
palazzo
di
Brera
evvi
una
copia
di
quest
'
opera
rara
,
fatta
dal
pittore
Giuseppe
Bossi
per
allogazione
del
Governo
Italico
.
Poco
distante
dalla
Piazza
delle
Grazie
eravi
la
Casa
di
Correzione
,
stata
innalzata
verso
il
1764
,
quando
si
cessò
di
vendere
ai
Veneziani
i
condannati
alle
,
galere
,
che
venivano
poi
spediti
in
Levante
.
Furono
in
seguito
i
condannati
concentrati
nell
'
edificio
in
via
Appiani
.
Porta
Magenta
.
Questa
porta
era
dedicata
a
Venere
,
forse
per
l
'
amenità
e
piacevolezza
del
luogo
.
Era
già
chiamata
Vercellina
,
perchè
da
essa
si
va
direttamente
a
Vercelli
;
indi
Magenta
in
memoria
della
battaglia
combattuta
in
quel
borgo
il
4
giugno
1859
,
che
portò
la
libertà
a
Milano
.
Dalla
porta
stessa
entrò
nel
1805
Napoleone
I
,
che
veniva
a
Milano
a
cingere
la
celebre
corona
ferrea
.
Nella
casa
al
numero
9
,
nel
Corso
Magenta
,
nacque
nel
1598
il
matematico
Bonaventura
Cavalieri
;
in
quella
al
numero
66
visse
,
e
morì
nel
1851
,
Francesco
Cherubini
,
e
al
numero
67
Giovanni
Gherardini
.
Lapidi
apposite
sulle
facciate
di
queste
case
ricordano
tali
fatti
.
Linea
F
.
(
Colore
verde
Dalla
piazza
del
Duomo
alla
Piazza
di
San
Vittore
)
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Biblioteca
Ambrosiana
.
Monumento
a
Federico
Borromeo
.
Palazzo
Borromeo
.
Caserma
San
Francesco
.
Ospedale
militare
.
Pusterla
di
Sant
'
Ambrogio
(
avanzi
)
.
Macello
pubblico
.
Ospedale
Fate
-
bene
-
fratelli
.
CHIESE
.
San
Sepolcro
.
Santa
Maria
Podone
.
Sant
'
Ambrogio
.
San
Vittore
.
ALBERGHI
.
(
In
questa
linea
non
vi
sono
che
alberghi
e
trattorie
di
secondo
ordine
)
.
Biblioteca
Ambrosiana
.
La
Biblioteca
Ambrosiana
fu
fondata
e
dotata
nell
'
anno
1602
dal
cardinale
Federico
Borromeo
.
All
'
uopo
fece
dall
'
architetto
Fabio
Mangone
,
presso
San
Sepolcro
,
costruire
apposito
edificio
,
la
cui
facciata
,
di
ordine
dorico
,
è
piccola
,
ma
graziosa
;
nel
fregio
,
a
caratteri
di
bronzo
,
leggesi
:
biblioteca
Ambrosiana
.
Venne
aperta
ad
uso
pubblico
nell
'
anno
1609
,
e
detta
Ambrosiana
,
in
memoria
del
vescovo
Ambrogio
,
protettore
di
Milano
.
Il
cardinale
Federico
,
a
renderla
una
delle
prime
d
'
Italia
,
spedì
a
sue
spese
in
varie
parti
di
Oriente
e
di
Occidente
uomini
dotti
per
raccogliere
libri
,
manoscritti
,
stampe
,
quadri
,
sculture
ed
oggetti
di
scienza
e
di
rarità
;
e
ne
fecero
buona
mèsse
,
che
andò
sempre
più
accrescendosi
col
progresso
degli
anni
per
donazioni
e
per
lasciti
.
Circa
120
mila
sono
i
volumi
,
e
15
mila
le
opere
manoscritte
di
questa
Biblioteca
,
come
pure
molti
le
pitture
,
le
sculture
,
i
disegni
,
i
cartoni
e
le
svariate
rarità
della
storia
naturale
,
delle
scienze
e
delle
arti
.
In
essa
sono
pure
riposti
una
parte
del
museo
Settala
ed
il
medagliere
Castiglioni
;
una
bella
raccolta
di
oggetti
antichi
nazionali
e
stranieri
,
come
bronzi
,
avori
,
minerali
,
armi
,
frecce
,
ecc
.
ecc
.
Vi
si
vedono
parecchie
iscrizioni
romane
del
medio
evo
,
alcuni
monumenti
,
fra
cui
gli
avanzi
di
quello
di
Gastone
da
Foix
,
eseguito
dal
valente
Bambaia
,
modelli
di
plastica
,
ecc
.
Fra
le
cose
rarissime
vi
sono
:
Le
Antichità
giudaiche
di
Giuseppe
Ebreo
,
tradotte
in
latino
da
Ruffino
,
su
papiro
del
V
secolo
;
un
Virgilio
,
con
note
del
Petrarca
relative
alla
sua
Laura
;
la
Cronaca
dei
Papi
,
di
Martino
Polacco
;
un
Dante
in
pergamena
;
un
volume
di
Leonardo
da
Vinci
;
il
Codice
Atlantico
dei
dodici
che
esistevano
,
rimasti
a
Parigi
;
alcune
lettere
del
cardinale
Bembo
a
Lucrezia
Borgia
,
con
una
ciocca
dei
capelli
della
medesima
.
Primeggiano
pure
l
'
originale
della
Scuola
d
'
Atene
di
Raffaello
,
il
cui
affresco
eseguì
a
Roma
nel
Vaticano
;
un
affresco
di
B
.
Luini
,
rappresentante
Gesù
coronato
di
spine
,
con
varie
persone
in
ginocchio
,
che
si
credono
ritratti
dei
deputati
del
Pio
Luogo
di
Santa
Corona
,
cui
apparteneva
questo
locale
ed
ove
ebbe
la
sua
prima
origine
(
*
)
.
(
*
)
Il
Luogo
Pio
di
Santa
Corona
,
fu
fondato
dal
domenicano
del
convento
della
Rosa
,
Stefano
Seregni
,
nel
1497
,
o
si
disse
di
Santa
Corona
,
in
memoria
delle
spine
del
Redentore
.
Unito
nel
1786
all
'
Ospedale
Maggiore
,
somministra
tuttavia
a
circa
trentamila
poveri
della
città
soccorso
di
medici
,
chirurghi
,
levatrici
e
medicinali
.
Vi
sono
peregrini
lavori
del
Luini
,
del
Durero
,
dei
Caracci
,
del
Vinci
,
del
Procaccini
,
del
Correggio
,
del
Tiziano
,
del
Giorgione
,
di
Palma
il
Vecchio
,
di
Andrea
del
Sarto
,
di
Michelangelo
,
di
Reni
,
del
Guercino
,
di
Giulio
Romano
,
di
Bruguel
,
di
Rubens
,
ecc
.
,
ecc
.
Ad
un
membro
della
famiglia
Borromeo
,
e
già
al
proposto
degli
Oblati
,
spetta
la
prerogativa
di
Conservatore
perpetuo
della
Biblioteca
,
mentre
gli
altri
Conservatori
sono
quinquennali
.
I
bibliotecari
formano
un
Collegio
di
dottori
,
più
o
meno
di
numero
secondo
1'
opportunità
.
In
Piazza
di
San
Sepolcro
,
avanti
la
facciata
del
Mangone
,
venne
nel
1865
eretta
,
a
spese
di
alcuni
cittadini
,
la
statua
in
marmo
di
Federico
Borromeo
,
eseguita
dallo
scultore
Corti
;
nel
piedestallo
sono
incise
iscrizioni
allusive
al
fondatore
della
Ambrosiana
,
tolte
dal
libro
i
Promessi
Sposi
di
Manzoni
.
Qui
presso
,
nella
via
omonima
,
era
l
'
antichissima
Zecca
di
Milano
.
Chiesa
di
San
Sepolcro
.
Questa
chiesa
è
antichissima
.
Venne
innalzata
nell
'
anno
1030
ad
onore
della
Trinità
da
un
ricco
zecchiero
,
tale
Benedetto
Rozzone
di
Cortesella
.
Se
non
che
un
pronipote
di
Rozzone
,
reduce
dopo
il
1099
da
Terra
Santa
,
pur
per
desiderio
mostratogli
,
dall
'
arcivescovo
in
Costantinopoli
,
pose
mano
a
riedificare
la
chiesa
a
somiglianza
di
quella
del
Santo
Sepolcro
di
Gerusalemme
,
assumendo
il
titolo
di
San
Sepolcro
.
Nel
1578
fu
donata
da
San
Carlo
agli
Oblati
da
esso
istituiti
,
e
nel
1618
Federico
Borromeo
riabbellì
la
chiesa
,
non
rimanendovi
della
sua
prima
origine
che
le
due
ineguali
torri
.
Sulla
porta
evvi
un
bell
affresco
del
Bramantino
,
rappresentante
Cristo
morto
in
seno
alla
Madre
,
con
San
Giovanni
e
la
Maddalena
,
opera
molto
lodata
dal
Vasari
e
dal
Lomazzo
.
Nell
'
interno
della
chiesa
vi
sono
quadri
di
Carlo
Magatti
e
di
Francesco
Nuvolone
;
nella
sagrestia
trovasi
una
raccolta
di
varie
pitture
,
fra
cui
alcune
del
Luini
.
Curiose
,
ma
malfatte
,
sono
le
statue
in
plastica
che
rappresentano
due
fatti
di
Gesù
Cristo
;
al
contrario
si
stimano
assai
quelle
dello
Scurolo
,
rappresentanti
un
fatto
della
Vergine
,
opera
del
celebre
Caradosso
Foppa
.
In
questo
Scurolo
,
che
pur
possiede
due
affreschi
del
Luiui
,
veniva
a
meditare
San
Carlo
.
Chiesa
di
Santa
Maria
Podone
.
Si
pretende
da
alcuni
che
il
fondatore
di
questa
chiesa
sia
stato
un
tal
Werulfo
,
detto
Podone
,
soldato
di
Carlo
Magno
nel
872;
altri
però
ne
attribuiscono
la
fondazione
nel
834
all
'
arcivescovo
Angilberto
Pusterla
,
lo
stesso
che
fece
fabbricare
il
famoso
paliotto
che
vedremo
nella
basilica
di
Sant
'
Ambrogio
.
Nel
semicircolo
sopra
la
porta
d
'
ingresso
,
scorgesi
in
un
basso
rilievo
di
marmo
,
intagliata
insieme
colla
Vergine
ed
il
Bambino
,
l
'
effigie
del
conte
Vitaliano
Borromeo
,
il
quale
,
nel
1440
,
a
proprie
spese
,
fece
riparare
la
chiesa
,
dotandola
di
molte
ricche
suppellettili
e
di
un
capitolo
di
canonici
,
stato
soppresso
;
nel
1625
il
cardinale
Federico
la
fece
ridurre
a
più
moderna
architettura
da
Fabio
Mangone
tomi
facciata
d
'
ordine
composito
,
decorata
con
pronao
.
I
Borromei
vi
collocarono
i
sepolcri
di
famiglia
,
come
chiesa
di
loro
juspatronato
.
Il
conte
Giberto
fece
ricostruire
l
'
antica
cappella
a
destra
con
pitture
ed
ornati
del
Sanquirico
onde
riporvi
il
corpo
di
San
Renato
,
dato
in
dono
alla
nobile
famiglia
da
Leone
XII
.
In
questa
chiesa
vi
è
una
buona
pittura
di
Cristoforo
Franchi
.
La
statua
di
rame
,
colla
testa
e
mani
di
getto
in
bronzo
,
rappresentante
San
Carlo
,
che
sta
nella
Piazza
,
fu
fatta
eseguire
da
Federico
Borromeo
nel
1624
su
modello
di
Dionigi
Bussola
;
essa
trovavisi
prima
al
Cordusio
.
Venne
donata
a
Giberto
Borromeo
da
Giuseppe
II
nel
1786
.
Palazzo
Borromeo
.
Di
contro
a
Santa
Maria
Podone
è
il
palazzo
della
cospicua
famiglia
Borromeo
,
il
quale
conserva
ancora
la
sua
antichissima
forma
gotica
.
In
una
sala
a
pian
terterreno
evvi
un
magnifico
affresco
dell
'
antica
scuola
lombarda
,
sconosciuto
in
Milano
,
ma
ricordato
e
fattone
il
disegno
nella
storia
della
Pittura
Italiana
del
Rosini
.
Il
palazzo
contiene
altre
pitture
,
e
si
conserva
la
camera
abitata
da
San
Carlo
,
ivi
nato
.
Caserma
di
San
Francesco
.
Ove
è
la
caserma
,
detta
di
San
Francesco
,
esisteva
una
bella
chiesa
dei
Minori
Conventuali
,
la
più
grande
dopo
il
Duomo
,
fabbricata
sull
'
area
dell
'
antichissima
Basilica
Naboriana
(
*
)
verso
(
*
)
La
Basilica
Naboriana
,
innalzata
fin
dal
primo
secolo
da
un
tal
Filippo
Oldano
nei
suoi
orti
per
seppellirvi
i
martiri
,
vuolsi
la
prima
chiesa
di
Milano
.
l
'
anno
1256
,
epoca
in
cui
andò
la
basilica
in
possesso
di
que
'
padri
.
In
San
Francesco
avevano
i
Corio
i
loro
sepolcri
,
e
vi
erano
raccolte
le
spoglie
di
Bernardino
Corio
,
di
Raimondo
Torriani
,
di
Frate
Buonvicino
da
Riva
,
poeta
anteriore
a
Dante
,
e
quella
di
Francesco
Carmagnola
,
e
molte
opere
d
'
arte
.
Disacrata
la
chiesa
,
e
soppressi
i
frati
,
nel
1798
,
venne
l
'
edificio
convertito
in
Ospedale
militare
;
quindi
vi
si
posero
provvisoriamente
gli
Orfanelli
.
Il
Governo
Italico
pensò
di
erigere
in
quel
luogo
una
grandiosa
caserma
,
dando
incarico
del
di
-
segno
all
'
ingegnere
militare
,
colonnello
Rossi
.
Ricollocati
gli
Orfanelli
in
San
Pietro
in
Gessate
,
se
ne
cominciarono
nel
1813
i
lavori
,
che
durarono
parecchi
anni
per
le
vicende
politiche
,
e
non
si
terminarono
che
nel
1851
.
Può
la
caserma
contenere
più
di
2000
soldati
di
fanteria
.
Ospedale
militare
.
Nel
vasto
monastero
dei
Cistercensi
è
stabilito
,
sin
dal
20
agosto
1798
,
l
'
Ospedale
militare
.
La
fabbrica
è
disegno
del
Bramante
,
e
fu
incominciata
nel
1499
per
ordine
del
cardinale
Ascanio
Sforza
.
Essa
consiste
in
due
grandiosi
cortili
con
portici
,
che
li
circondano
,
divisi
da
un
lungo
corridoio
.
Non
avvi
niente
di
più
magnifico
di
questi
cortili
,
dorico
l
'
uno
,
jonico
l
'
altro
,
con
colonne
appoggiate
sopra
un
continuato
basamento
a
guisa
di
parapetto
.
L
'
interno
dell
'
antico
refettorio
pure
presenta
grandiosità
e
magnificenza
.
Di
prospetto
all
'
ingresso
vedesi
la
bell
'
opera
dipinta
a
fresco
nel
1545
da
Calisto
Piazza
,
lo
scolare
del
Tiziano
,
divisa
in
tre
parti
,
che
rappresenta
le
nozze
di
Cana
in
Galilea
.
Dello
stesso
pittore
sono
pure
gli
Apostoli
dipinti
nelle
lunette
della
vòlta
.
All
'
ingresso
dello
scalone
vedesi
il
ritratto
del
duca
Lodovico
il
Moro
.
Sotto
il
Governo
Italico
era
questo
ospedale
molto
in
grido
.
Basilica
di
Sant
'
Ambrogio
.
La
basilica
Ambrosiana
fu
fondata
nel
387
dal
vescovo
Ambrogio
,
ove
già
era
il
palazzo
imperiale
coll
'
annesso
giardino
.
L
'
atrio
esteriore
,
eretto
nel
872
dall
'
arcivescovo
Ansperto
Confalonieri
,
e
tipo
dell
'
architettura
più
antica
che
si
conservi
dopo
i
Romani
,
è
cinto
da
portici
;
esso
è
un
vero
museo
d
'
iscrizioni
e
di
tombe
antiche
:
il
visitatore
legge
su
quelle
pareti
le
memorie
di
tante
passate
generazioni
.
-
-
Le
imposte
di
ci
-
presso
della
porta
di
mezzo
hanno
intagli
del
IX
secolo
.
-
-
L
'
interno
è
diviso
in
tre
navate
colla
tribuna
,
la
cripta
,
le
cancellate
,
l
'
ambone
.
Sorretta
da
quattro
colonne
di
porfido
,
quelle
delle
quali
abbiamo
accennato
parlando
di
San
Maurizio
,
è
la
tribuna
dell
'
altare
maggiore
,
sotto
il
quale
si
rinvenne
nel
1834
un
magnifico
avello
di
porfido
,
che
forse
racchiuse
le
ceneri
di
Sant
'
Ambrogio
.
Veri
capolavori
sono
i
mosaici
del
coro
,
il
sarcofago
sotto
il
pulpito
e
il
famoso
paliotto
dell
'
altare
maggiore
,
di
massiccio
argento
e
pietre
preziose
,
donato
nel
835
da
Angilberto
Pusterla
,
ed
eseguito
da
Wolvino
,
orefice
,
colla
spesa
,
che
immensa
doveva
essere
a
quei
tempi
,
di
ottantamila
fiorini
d
'
oro
.
Contiene
inoltre
questo
tempio
di
belle
pitture
di
Ambrogio
Borgognone
,
del
Lanzani
,
del
Tiepolo
,
del
Porta
,
del
Lanino
,
del
Ferrari
,
del
Procaccini
,
ecc
.
Nel
1002
1'
arcivescovo
Arnolfo
vi
fece
collo
-
care
,
su
di
una
colonna
,
il
serpente
di
bronzo
,
che
tuttodì
si
vede
,
che
egli
aveva
portato
da
Costantinopoli
;
vuolsi
lo
stesso
che
innalzò
Mosè
nel
deserto
a
terrore
degli
Israeliti
.
La
basilica
Ambrosiana
,
dove
incoronavansi
i
re
d
'
Italia
,
è
celebre
nella
storia
;
e
l
'
archivio
capitolare
conserva
preziose
pergamene
'
e
codici
,
fra
cui
un
messale
con
belle
miniature
del
1395
,
dono
di
Gian
Galeazzo
,
e
diversi
diplomi
dei
secoli
VIII
e
IX
.
Anticamente
erano
due
chiese
,
separate
da
muro
con
tre
porte
,
dalle
quali
si
passava
nella
parte
della
primitiva
basilica
di
Fausta
.
Esse
vennero
riunite
nel
1507
,
e
si
formò
una
sola
chiesa
.
Fu
la
basilica
piú
volte
ristaurata
;
la
prima
,
nel
1197
,
dall
'
arcivescovo
Uberto
.
Da
qualche
anno
importantissimi
lavori
vi
si
stanno
facendo
dal
Governo
sotto
la
direzione
di
una
Commissione
.
Molti
illustri
vennero
in
Sant
'
Ambrogio
sepolti
,
fra
cui
Domenico
Pagani
,
il
cronista
Pietro
Candido
Decembrio
,
il
latinista
Marcantonio
;
Miraggio
,
il
guerriero
Pietrasanta
,
ecc
.
Molte
favole
corsero
intorno
all
'
isolata
colonna
,
che
è
sulla
Piazza
omonima
;
alcuni
vollero
fosse
reliquia
d
'
antico
palazzo
,
detto
Ambrosiano
.
Questo
è
certo
che
fino
al
1500
il
podestà
di
Milano
,
nel
dì
in
cui
entrava
in
carica
,
prestava
su
quella
colonna
il
giuramento
di
mantenere
integri
gli
statuti
della
città
.
Vicino
alla
basilica
di
Sant
'
Ambrogio
,
verso
la
via
Lanzone
,
sorge
1'
oratorio
di
Sant
'
Agostino
.
Il
Torre
vuole
che
in
esso
questo
santo
abbia
ricevuto
le
acque
battesimali
dal
vescovo
Ambrogio
;
ma
è
più
facile
il
credere
che
fosse
uno
dei
due
battisteri
che
erano
in
que
'
tempi
in
Milano
per
dare
l
'
acqua
lustrale
ai
primi
cristiani
.
Di
contro
all
'
atrio
di
Ansperto
vedesi
la
chiesuola
di
San
Sigismondo
,
presso
la
quale
abitò
,
dall
'
anno
1353
al
1355
,
Francesco
Petrarca
.
Prendendo
la
via
per
andare
a
San
Vittore
,
giunti
al
ponte
,
dove
il
Naviglio
disvolta
alla
Porta
Ticinese
,
scorgesi
una
torre
che
conserva
ancora
tutti
i
caratteri
di
opera
fortilizia
.
Essa
è
avanzo
della
pusterla
di
Sant
'
Ambrogio
,
eretta
l
'
anno
1171
.
Fu
a
questa
porta
che
Gian
Galeazzo
Visconti
fece
,
il
0
maggio
1385
,
a
tradimento
,
prigioniero
lo
zio
Barnabò
coi
figli
di
lui
Rodolfo
e
Lodovico
.
Macello
pubblico
.
In
vicinanza
di
questa
torre
presentasi
la
nuova
via
Olona
,
in
fondo
alla
quale
è
il
Pubblico
macello
.
Ha
questo
edificio
forma
rettangolare
,
e
la
superficie
complessiva
di
oltre
37,000
metri
.
La
fronte
principale
prospetta
la
via
di
San
Calocero
.
All
'
ingiro
si
trovano
,
oltre
i
locali
per
1'
amministrazione
,
per
la
Questura
e
per
la
Finanza
,
le
stalle
di
deposito
per
le
bestie
,
i
magazzeni
,
il
macello
di
ovini
e
le
tripperie
.
Al
centro
il
parco
col
padiglione
per
1'
esazione
delle
tasse
;
a
ponente
il
macello
dei
suini
,
i
porcili
,
il
locale
delle
macchine
per
l
'
innalzamento
delle
acque
al
serbatojo
e
per
lo
sviluppo
del
vapore
.
Le
celle
macellatorie
per
le
bestie
mastre
e
soriane
costituiscono
quattro
corpi
di
fabbricati
isolati
fra
loro
e
suddivisi
da
strade
coperte
.
Le
celle
macellatorie
sono
di
varia
dimensione
ed
assegnate
a
seconda
dell
'
importanza
de
'
macellai
.
L
'
acqua
viene
distribuita
ad
ogni
singolo
locale
mediante
tubi
sotterranei
.
Fu
costrutto
nell
'
anno
1862
su
disegno
dell
'
ingegnere
civico
cav
.
Agostino
Nazari
per
cura
del
Municipio
,
a
spese
di
una
Società
privata
.
Basilica
di
San
Vittore
.
Questa
chiesa
,
che
dicesi
eretta
sull
'
area
di
un
tempio
di
Marte
,
è
di
antica
fondazione
;
ebbe
la
sua
origine
nel
114
da
Porzio
,
figlio
di
quel
Filippo
Oldano
,
noto
per
la
basilica
Naboriana
,
innalzata
da
lui
,
come
abbiamo
accennato
parlando
della
caserma
di
San
Francesco
,
ne
'
propri
orti
.
Da
esso
Porzio
la
nuova
basilica
fu
detta
Porziana
.
Essendovi
poi
stato
nel
303
posto
il
corpo
di
San
Vittore
,
venne
da
quel
tempo
detta
di
San
Vittore
al
corpo
.
Divenuta
l
'
antica
chiesa
cadente
dal
tempo
,
fu
nel
990
riparata
dall
'
arcivescovo
Arnolfo
;
ed
in
essa
furono
insediati
i
Benedettini
neri
,
che
vi
stettero
alcuni
secoli
;
indi
passò
in
Abbadia
,
e
finalmente
nel
1507
agli
Olivetani
,
i
quali
nel
1560
posero
la
prima
pietra
dell
'
attuale
bellissima
chiesa
,
costruita
su
disegno
di
Galeazzo
Alessi
.
E
tutta
ornata
di
stucchi
,
di
fregi
,
di
cornici
allumate
ad
oro
finissimo
con
nicchie
,
e
conserva
pitture
dei
Proeaccini
,
del
Crespi
,
del
Salmeggia
,
del
Nuvolone
,
del
Moncalvo
,
ecc
.
Finissimi
sono
gli
intagli
degli
stalli
del
coro
.
Fu
sulle
soglie
di
questa
basilica
che
il
vescovo
Ambrogio
cacciò
l
'
imperatore
Teodosio
,
perchè
macchiato
del
sangue
dei
Tessalonicesi
.
Il
monastero
di
San
Vittore
,
progetto
di
Giuseppe
Antonio
Castelli
di
Monza
,
riuscì
uno
dei
più
belli
di
Milano
.
Nel
1797
servì
di
ospedale
militare
;
quindi
,
senza
interruzione
,
di
caserma
di
cavalleria
.
Ospedale
Fate
-
bene
-
fratelli
.
Di
rimarchevole
non
abbiamo
altro
in
questo
giro
che
l
'
ospedale
succursale
dei
Fate
-
bene
-
fratelli
,
eretto
su
disegno
di
Nicola
Dordoni
,
ed
aperto
nel
26
agosto
1860
.
Quivi
era
il
vecchio
convento
di
monache
Cappuccine
,
sotto
la
protezione
di
Santa
Maria
di
Loreto
,
fondato
nel
1620
dalla
famiglia
Secchi
.
L
'
ordine
sovrano
militare
Gerosolimitano
mantiene
in
quest
'
ospitale
19
letti
.
Si
ammira
nella
chiesa
una
cappella
che
riproduce
esattamente
la
Santa
Casa
di
Loreto
.
Nella
via
di
San
Vittore
ovvi
il
Pio
Istituto
del
Buon
Pastore
per
le
povere
figlie
traviate
,
iniziato
privatamente
pochi
anni
or
sono
da
al
-
cune
pie
giovani
.
Linea
G
.
(
Colore
arancio
.
Dalla
Piazza
del
Duomo
alla
Porta
Romana
)
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Regia
Posta
delle
lettere
.
Palazzo
Annoni
.
Scuole
Comunali
,
Palazzo
Della
Somaglia
.
Scuola
Superiore
d
'
Agricoltura
(
*
)
.
Ospedale
Maggiore
ed
annessi
Pii
Istituti
.
Riformatorio
della
Gioventù
.
Collegio
Convitto
Calchi
-
Taeggi
.
Civica
Palestra
.
Porta
Romana
.
Fabbrica
del
gas
(
*
)
.
CHIESE
,
Sant
'
Eufemia
(
*
)
.
San
Paolo
(
*
)
.
San
Celso
(
*
)
.
San
Nazaro
.
San
Calimero
.
Santa
Maria
del
Paradiso
.
TEATRI
.
Canobbiana
Carcano
.
ALBERGHI
,
ECC
.
Reale
.
San
Marco
.
Tre
Svizzeri
.
Pensione
Svizzera
.
Reichmann
.
Due
Spade
.
(
*
)
Per
visitare
gli
edifici
segnati
con
asterisco
,
si
può
,
per
maggiore
comodità
.
,
abbandonare
la
linea
di
Porta
Romana
e
prendere
1'
omnibus
dell
'
impresa
Lissoni
con
stazione
in
Piazza
Fontana
,
linea
al
suburbio
di
Porta
.
Ticinese
.
Regia
Posta
delle
lettere
.
In
fondo
al
primo
tratto
della
via
Rastrelli
evvi
la
Regia
Posta
delle
lettere
.
La
facciata
dell
'
edificio
è
di
buona
architettura
,
disegnata
e
diretta
da
Leopoldo
Pollach
.
Vi
si
ammira
una
regolarità
ben
intesa
delle
parti
,
e
termina
con
un
elegante
frontone
.
Bella
è
la
sala
della
impostazione
e
distribuzione
delle
lettere
,
lavoro
della
locale
Direzione
del
Genio
Civile
,
eseguita
nell
'
anno
1862
.
E
sin
dal
1788
che
in
questo
luogo
si
trovano
gli
uffici
della
Posta
:
prima
erano
nella
demolita
via
dei
Profumieri
,
presso
Piazza
Mercanti
.
La
posta
delle
lettere
era
stata
introdotta
dai
Torriani
;
se
ne
pagava
tenuissima
tassa
;
ma
nè
pronta
la
spedizione
,
nè
esatto
il
riscontro
.
Teatro
della
Canobbiana
.
Parlando
del
Teatro
alla
Scala
,
tenemmo
pur
parola
del
Teatro
della
Canobbiana
.
Sappiamo
dunque
che
il
disegno
anche
di
questo
è
del
Piermarini
.
Esso
fu
inaugurato
nell
'
estate
del
1779
.
Pei
lavori
si
impiegò
maggior
tempo
di
quello
voluto
per
la
Scala
,
stante
le
gravi
difficoltà
incontrate
per
l
'
acqua
che
vi
scorre
al
disotto
.
-
Hla
cinque
ordini
di
logge
,
compreso
il
loggione
,
e
può
contenere
2200
spettatori
.
L
'
interno
è
stato
rinnovato
nell
'
autunno
del
1870
.
La
sua
facciata
è
bella
e
regolare
.
Per
mezzo
di
due
archi
,
gettati
sulla
via
dei
Rastrelli
,
il
teatro
comunica
col
palazzo
di
Corte
.
Trovandosi
in
questo
punto
devesi
ammirare
la
parte
del
palazzo
Reale
prospicente
la
via
Larga
:
la
bella
facciata
è
dell
'
architetto
Tazzini
.
Nella
casa
al
numero
1
,
nella
vicina
via
Pantano
,
vedesi
l
'
iscrizione
che
ricorda
la
nascita
di
Gaetana
Agnesi
,
illustre
nelle
matematiche
,
ivi
avvenuta
il
16
maggio
1718
.
Palazzo
Annoni
.
Il
palazzo
Annoni
venne
eretto
nel
1631
su
disegno
di
Francesco
Richini
con
magnifica
facciata
.
L
'
interno
è
sontuosa
-
mente
decorato
,
ed
è
fornito
d
'
una
collezione
di
pitture
originali
di
Rubens
,
di
Cesare
Magno
da
Sesto
,
di
Wandick
e
di
altri
insigni
autori
.
L
'
albergo
Reichmann
,
che
è
di
contro
al
palazzo
Annoni
,
era
già
abitazione
del
generale
conte
Domenico
Pino
,
illustre
nelle
guerre
del
primo
impero
.
Poco
lungi
da
questo
luogo
,
verso
la
via
Unione
,
vedesi
una
casa
di
moderna
costruzione
,
la
cui
facciata
innesta
assai
bene
le
teste
dei
Visconti
colle
teste
di
cani
a
fregio
delle
soprapporte
e
dei
balconi
.
In
quest
'
area
era
il
palazzo
fatto
erigere
da
Luchino
Visconti
;
veniva
soprannominato
la
Casa
dei
Cani
,
essendo
ivi
che
i
Visconti
tenevano
rinchiusi
quei
cinque
mila
cani
,
i
quali
furono
cagione
di
molti
dolori
.
Era
questo
poi
l
'
edificio
che
comunicava
col
palazzo
ducale
,
come
abbiamo
veduto
parlando
del
reale
palazzo
.
Vicino
a
questa
casa
esiste
tuttora
la
soppressa
chiesa
di
San
Giovanni
in
Conca
con
facciata
che
mostra
la
sua
antichità
anteriore
al
secolo
XII
.
In
essa
era
la
statua
equestre
di
Barnabò
Visconti
,
che
vedesi
nel
museo
archeologico
.
Fu
in
questa
chiesa
che
il
feroce
Barnabò
aveva
fatto
collocare
il
cada
-
vere
di
sua
moglie
Regina
degli
Scaligeri
.
Dell
'
alta
torre
di
San
Giovanni
,
l
'
eruditissimo
dottor
fisico
Pietro
Moscati
trasse
profitto
per
formarvi
un
Osservatorio
astronomico
dei
più
accreditati
.
Lasciato
in
dono
al
Vicerè
Raineri
,
questi
lo
aggregava
ad
uso
del
Liceo
Beccaria
.
La
casa
vicina
,
che
nell
'
ornato
della
porta
ha
i
ritratti
in
marmo
di
Traiano
e
di
Tito
,
era
l
'
antico
palazzo
degli
Sforza
-
Visconti
,
edificato
sull
'
area
di
quello
di
Barnabò
.
Scuole
Comunali
.
Grandioso
edificio
eretto
a
spese
del
Comune
di
Milano
su
disegno
dell
'
ingegnere
architetto
Agostino
Nazari
.
In
esso
sono
collocate
parecchie
scuole
comunali
.
Venne
terminato
nell
'
anno
1867
.
Palazzo
della
Somaglia
.
I1
palazzo
della
Somaglia
,
già
Mellerio
,
è
dell
'
architetto
Simone
Cantoni
.
Nell
'
interno
vi
sono
buone
pitture
,
e
tra
queste
una
Madonna
di
Sassoferrato
.
Adorna
questo
edificio
anche
una
bella
scultura
del
Fabris
,
rappresentante
Astianatte
cd
Andromaca
.
Il
generale
Massena
,
entrando
in
Milano
il
14
maggio
1796
coll
'
antiguardia
dell
'
esercito
repubblicano
francese
,
prendeva
stanza
in
questo
palazzo
.
Per
visitare
i
monumenti
che
sono
lungo
il
corso
San
Celso
è
d
'
uopo
percorrere
la
via
Rugabella
.
In
questa
via
era
la
casa
dei
Borromei
,
venduta
non
sono
moltissimi
anni
ai
signori
Valerio
e
Carpani
,
che
la
rifabbricarono
.
In
essa
nacque
il
cardinale
Federico
Borromeo
,
e
visse
e
morì
,
durante
la
lunga
vedovanza
,
la
contessa
Clelia
Borromeo
,
valente
nelle
matematiche
non
meno
della
contemporanea
Agnesi
.
Abitò
pure
in
questa
via
Gian
Giacomo
Trivulzio
,
maresciallo
di
Francia
.
Altra
casa
storica
è
quella
ove
ebbe
culla
Nicolò
Sfondrato
,
che
fu
poi
papa
col
nome
di
Gregorio
XIV
.
In
fondo
alla
via
Rugabella
sorge
una
colonna
;
essa
fa
innalzata
nel
1613
,
e
detta
di
San
Senatore
.
Rappresenta
Sant
'
Elena
coronata
che
tiene
fra
le
braccia
la
croce
.
Chiesa
di
Sant
'
Eufemia
.
La
chiesa
di
Sant
'
Eufemia
è
antichissima
;
fu
fondata
verso
il
478
da
San
Senatore
,
vescovo
di
Milano
,
presso
la
casa
di
sua
abitazione
.
Venne
rifabbricata
nel
XIV
secolo
sulle
basi
dell
'
antica
,
e
ridotta
dalla
gotica
forma
all
'
ordine
corintio
sul
principio
del
XVII
.
La
facciata
ha
un
bel
pronao
d
'
ordine
fonico
;
grande
ne
è
il
pregio
per
la
sua
elegante
semplicità
;
il
restante
al
di
sopra
è
di
ordine
composito
.
Possiede
la
chiesa
pitture
del
Tiziano
,
di
Marco
da
Oggiono
,
la
più
stimabile
di
questo
pittore
su
tavola
,
rappresentante
Sant
'
Eufemia
,
e
di
altri
.
Nell
'
anno
1870
si
intrapresero
lavori
su
disegno
dell
'
architetto
Enrico
Terzaghi
per
la
rivendicazione
dell
'
antica
gotica
forma
.
Chiesa
di
San
Paolo
.
Del
vasto
monastero
di
Agostiniane
,
dette
Angeliche
,
sotto
il
titolo
di
San
Paolo
,
non
rimane
che
la
sola
chiesa
.
La
contessa
di
Guastalla
Lodovica
Torelli
fu
la
fon
-
datrice
di
questo
stabilimento
,
eretto
nel
1531
.
La
elegante
facciata
della
chiesa
fu
eseguita
su
di
-
segno
di
Giovan
Battista
Crespi
,
detto
il
Cerano
,
celebre
pittore
non
meno
elle
valente
architetto
.
Essa
è
ricca
d
'
ornamenti
giudiziosamente
distribuiti
.
I
bassorilievi
furono
dal
Cerano
medesimo
inventati
,
e
scolpiti
da
Gaspare
Vismara
,
dal
Lasagna
,
da
Andrea
Biffi
,
ecc
.
L
'
interno
del
tempio
,
ad
una
sola
nave
di
ordine
corintio
,
fu
saviamente
architettato
da
Galeazzo
Alessi
,
il
quale
disegnò
anche
il
fianco
del
medesimo
dalla
parte
di
Sant
'
Eufemia
.
Contiene
la
chiesa
pitture
dei
fratelli
Vincenzo
,
Giulio
ed
Antonio
Campi
e
del
Salmeggia
.
L
'
importanza
dei
capi
d
'
arte
che
vi
sono
raccolti
fece
sì
che
la
chiesa
di
San
Paolo
,
come
il
Monastero
Maggiore
,
venisse
conservata
nella
soppressione
generale
.
Chiesa
di
Santa
,
Maria
presso
San
Colse
.
Il
tempio
della
Madonna
presso
San
Celso
è
il
più
illustre
dei
nostri
santuari
per
la
sua
architettura
e
ricchezza
dei
capolavori
che
vi
si
veggono
.
E
antica
tradizione
che
Sant
'
Ambrogio
,
avendo
trovato
i
corpi
dei
Santi
Nazaro
e
Celso
,
facesse
erigere
in
quel
luogo
,
a
perpetuarne
la
memoria
,
un
pilastro
,
e
vi
volesse
dipinta
l
'
immagine
della
Vergine
col
figlio
,
che
tuttodì
si
venera
dai
fedeli
.
Il
pilastro
rimase
esposto
fino
all
'
anno
992
,
tempo
in
cui
Landolfo
fece
fabbricare
la
chiesa
e
monastero
di
San
Celso
.
Filippo
Maria
Visconti
,
nel
1429
,
fece
circondare
con
una
piccola
chiesa
quell
'
immagine
;
poi
,
crescendo
la
venerazione
del
santuario
,
Giovanni
Galeazzo
Maria
Sforza
,
nipote
di
Lodovico
il
Moro
,
pensò
di
edificare
la
chiesa
attuale
che
ebbe
principio
nel
1491
.
-
Il
disegno
di
questo
sontuoso
edificio
,
del
vestibolo
,
che
gli
sta
davanti
,
è
del
Bramante
.
La
facciata
,
costrutta
posteriormente
,
è
disegno
di
Galeazzo
Alessi
,
con
bassorilievi
e
sculture
,
quali
dello
Stoldo
fiorentino
,
quali
del
milanese
Annibale
Fontana
.
L
'
interno
mostra
una
dovizia
di
dipinti
di
Cesare
Procaccini
,
Gaudenzio
Ferrari
,
Paris
Bordone
,
A
.
Campi
,
Carlo
da
Urbino
,
Calisto
da
Lodi
,
Moretto
da
Brescia
e
Andrea
Appiani
,
di
cui
sono
anche
i
bellissimi
affreschi
della
cupola
.
L
'
Assunta
nella
sontuosa
cappella
della
Madonna
è
del
Fontana
.
L
'
altare
di
questa
cappella
e
quello
dell
'
altare
maggiore
sono
preziosi
.
Galeazzo
Alessi
disegnò
pure
gli
stalli
del
coro
,
che
furono
eseguiti
da
Paolo
Banza
milanese
.
Nell
'
attigua
chiesa
di
San
Celso
vedonsi
parecchi
avanzi
antichi
.
Scuola
Superiore
di
Agricoltura
.
(
Locale
di
San
Luca
)
.
Questa
scuola
,
istituita
per
iniziativa
della
Provincia
di
Milano
con
Reale
Decreto
10
aprile
1870
,
venne
aperta
il
2
gennaio
1871
col
concorso
del
Governo
,
della
Provincia
e
del
Municipio
;
ed
è
unica
finora
in
Italia
.
Il
locale
ove
essa
si
trova
ci
richiama
molte
memorie
patrie
.
Quivi
era
un
ospedale
per
gli
esposti
in
sostituzione
dello
Xenodochio
,
fondato
,
come
abbiamo
veduto
,
da
Dateo
in
San
Salvatore
:
era
chiamato
Ospedale
di
San
Celso
.
L
'
arcivescovo
Galdino
nel
1168
lo
ringrandì
col
patrimonio
del
consorzio
dei
poveri
.
E
qui
dall
'
ospedale
del
Brolio
si
trasferivano
gli
esposti
,
allorchè
pervenivano
ai
due
anni
;
disposizione
conservatasi
per
alcuni
secoli
.
Questo
ospedale
fu
anche
molto
favorito
da
Barnabò
Visconti
.
Riunito
il
Brefotrofio
nell
'
Ospedale
Maggiore
,
l
'
edificio
venne
nel
1750
comperato
dai
monaci
di
Sant
'
Ambrogio
,
e
nel
1765
convertito
in
un
bellissimo
monastero
di
Cistercensi
con
vago
e
comodo
locale
,
e
con
chiesa
dedicata
a
San
Luca
.
Soppressi
questi
frati
nel
1798
,
servì
di
ospedale
ai
soldati
francesi
,
tedeschi
e
cisalpini
,
e
quindi
di
quartiere
alle
milizie
veterane
cisalpine
.
Un
cartello
fu
posto
al
sommo
della
porta
così
espresso
:
AI
VETERANI
ED
INVALIDI
NAZIONALI
ONORE
E
RIPOSO
ANNO
IX
.
Nel
1801
,
il
generale
Pietro
Theulié
,
morto
il
19
giugno
1807
sotto
Colberg
,
in
allora
ministro
della
guerra
,
concepì
il
disegno
di
raccogliere
in
San
Luca
i
figli
dei
soldati
orfani
e
bisognosi
.
L
'
Istituto
di
beneficenza
fu
aperto
nell
'
anno
1802
,
e
durò
fino
al
1839
,
contenendo
oltre
250
alunni
gratuiti
,
e
50
a
pensione
.
Trasportato
altrove
l
'
Istituto
,
fu
qui
posta
una
casa
di
cadetti
,
che
cessò
il
22
marzo
1848
.
Servito
1'
edificio
a
diversi
usi
militari
,
nel
1859
di
ospedale
pei
soldati
feriti
francesi
ed
au
-
striaci
,
venivavi
nel
1861
insediato
un
Collegio
militare
,
che
nel
1869
fu
concentrato
in
quello
di
Napoli
.
Fuori
della
vicina
Porta
,
chiamata
Lodovica
da
Lodovico
il
Moro
,
che
è
una
delle
informi
di
Milano
,
trovansi
,
a
destra
,
le
officine
della
Impresa
del
gas
per
la
illuminazione
pubblica
e
privata
della
città
.
Ritornando
sul
Corso
di
Porta
Romana
per
le
vie
di
Sant
'
Eufemia
e
delle
Capre
si
trova
,
di
contro
a
quell
ultima
via
,
la
Chiesa
di
San
Nazaro
.
Questa
basilica
fu
edificata
nell
'
anno
382
da
Sant
'
Ambrogio
ad
onore
degli
Apostoli
;
quindi
detta
Nazariana
pel
corpo
di
S
.
Nazaro
in
essa
trasportato
.
Vuolsi
che
quivi
fosse
un
antico
teatro
,
e
che
la
chiesa
sortavi
venisse
pavimentata
con
marmi
africani
da
Sirena
,
moglie
di
Stilicone
.
Guasta
dal
fuoco
nel
1075
,
fu
ristaurata
con
archi
assai
tesi
,
ma
robusti
.
Forma
vestibolo
alla
chiesa
il
grandioso
edificio
sepolcrale
,
con
cappella
dedicata
alla
Vergine
.
Assunta
,
costrutto
nel
1518
dal
maresciallo
Gian
Giacomo
Trivulzio
,
soprannomato
il
Magno
,
che
,
vivo
,
volle
prepararsi
il
soggiorno
della
morte
..
.
La
facciata
di
questo
vestibolo
è
di
figura
quadrata
;
è
ornata
di
pilastri
dorici
con
base
attica
e
capitelli
un
poco
liberi
;
il
secondo
ordine
superiore
è
fonico
moderno
,
con
finestre
quadrate
,
tramezzate
da
colonnette
doriche
.
Il
vestibolo
ha
tre
porte
,
le
quali
danno
accesso
all
'
interno
,
di
figura
ottagona
,
semplice
e
conveniente
al
carattere
dell
'
edificio
.
San
Carlo
,
in
esecuzione
alle
deliberazioni
del
Concilio
Tridentino
,
fece
trasportare
le
ossa
del
Trivulzio
nel
deposito
sotterraneo
.
Dal
vestibolo
si
passa
al
tempio
,
stato
più
volte
ristaurato
e
rimodernato
.
E
in
una
sola
nave
in
forma
di
croce
latina
.
In
esso
vi
sono
di
pregevoli
pitture
di
Vitale
Sala
,
di
Carlo
Cane
,
di
Bernardino
Lanino
,
di
Gaudenzio
Ferrari
.
Il
14
dicembre
1870
furono
scoperti
nel
presbitero
alcuni
grandiosi
affreschi
,
altamente
lodati
,
del
pittore
Giuseppe
Ugolini
,
il
quale
,
in
costume
del
400
dell
'
éra
volgare
,
vi
effigiò
due
santi
arcivescovi
,
fra
i
molti
seppelliti
sotto
quell
'
altare
maggiore
;
essi
fiancheggiano
un
gran
dipinto
di
una
ventina
circa
di
figure
al
naturale
rappresentanti
San
Paolo
apostolo
che
nell
'
atrio
dell
'
areopago
d
'
Atene
predica
e
fa
conoscere
agli
Ateniesi
non
l
'
Ignoto
,
ma
il
vero
Dio
risorto
.
Vi
si
vede
Dionigi
l
'
areopagista
,
e
la
celebre
Damaride
,
convertita
da
quell
'
apostolo
.
Nella
cappella
di
San
Martoriano
,
architettata
,
come
quella
al
lato
del
Vangelo
,
da
Carlo
Ruzzi
nel
1653
,
è
sepolto
il
celebre
Manfredo
Settala
,
uomo
istrutto
e
raccoglitore
di
un
prezioso
museo
di
cose
naturali
,
che
vedemmo
in
parte
nella
Biblioteca
Ambrosiana
.
Altri
illustri
uomini
sono
in
San
Nazaro
sepolti
,
fra
cui
Venanzio
Oldrado
,
Clicerio
Landriano
,
Lazzaro
Beccardo
,
il
canonico
Torri
,
Carlo
Maggi
,
Domenico
Balestrieri
,
ecc
.
A
destra
dell
'
altare
maggiore
è
la
chiesuola
di
Santa
Caterina
alla
Ruota
,
di
stile
bramantesco
,
e
della
stessa
scuola
vuolsi
il
vestibolo
sopra
descritto
.
Essa
è
di
forma
rettangola
e
semplicissima
.
Vi
sono
pregevoli
dipinti
del
Lanino
,
e
pitture
su
vetri
,
sullo
stile
di
Alberto
Durero
,
che
si
credono
eseguite
da
Luca
d
'
Olanda
.
A
manca
di
San
Nazaro
sta
la
canonica
,
che
tra
i
suoi
fasti
vanta
il
soggiorno
fattovi
da
San
Domenico
.
Ospedale
Maggiore
ed
annessi
.
Prima
di
proseguire
pel
corso
di
Porta
Romana
è
d
'
uopo
visitare
l
'
Ospedale
Maggiore
.
Questo
stabilimento
di
pubblica
beneficenza
si
deve
alla
generosità
di
Francesco
Sforza
,
duca
di
Milano
,
e
della
moglie
di
lui
Bianca
Maria
Visconti
.
Per
la
costruzione
dell
'
ospedale
lo
Sforza
dava
un
proprio
palazzo
con
orto
e
una
rôcca
ai
deputati
della
città
,
e
ne
poneva
egli
stesso
con
grande
solennità
la
prima
pietra
il
4
aprile
1456;
.
e
con
Bianca
e
col
popolo
chiese
ed
ottenne
da
Pio
II
,
con
bolla
9
dicembre
145S
,
di
concentrare
nel
nuovo
ospedale
i
patrimoni
di
sette
piccoli
ancora
esistenti
;
epperò
fu
detto
Maggiore
.
Il
quale
avvenimento
venne
festeggiato
come
una
grande
ventura
:
un
'
epigrafe
e
due
quadri
,
tuttora
esistenti
presso
il
Luogo
Pio
,
ne
perpetuano
la
memoria
.
Si
vuole
che
nel
1460
fosse
già
l
'
ospedale
aperto
.
Antonio
Filarete
;
detto
l
'
Averulino
,
ne
fu
l
'
architetto
.
Lo
stile
è
gotico
.
La
fabbrica
primitiva
forma
un
quadrato
perfetto
con
quattro
cortili
,
con
portici
inferiori
e
superiori
.
Nel
centro
delle
crociere
l
'
architetto
collocò
una
cupola
,
formata
non
solo
ad
ornamento
,
ma
anche
per
una
più
copiosa
illuminazione
e
maggiore
aria
;
ed
in
questo
centro
pose
un
altare
isolato
a
comodo
degli
ammalati
.
A
fianco
di
essa
fabbrica
scorre
un
emissario
del
Naviglio
,
che
serve
agli
opportuni
usi
dell
'
ospedale
.
Del
Bramante
è
il
portico
che
si
presenta
a
destra
entrando
nel
gran
cortile
di
mezzo
,
stato
aggiunto
posteriormente
alla
fabbrica
di
Filerete
,
che
non
fu
terminata
in
un
sol
tempo
.
La
parte
di
mezzo
,
che
prospetta
la
via
Paletta
,
fu
edificata
in
conseguenza
al
testamento
18
maggio
1621
di
Giovanni
Pietro
Carcano
,
il
quale
lasciava
al
grande
Ospedale
l
'
usufrutto
della
metà
del
suo
ingentissimo
patrimonio
per
sedici
anni
,
che
salì
alla
somma
di
330,000
scudi
d
'
oro
,
equivalenti
all
'
incirca
a
quattro
milioni
di
lire
italiane
.
Quel
denaro
servì
appunto
all
'
ampliamento
del
fabbricato
dello
Sforza
.
Il
nuovo
edificio
venne
terminato
verso
l
'
anno
1642
.
Il
concetto
è
di
Fabio
Mangone
e
Francesco
Richini
,
i
quali
si
servirono
del
portico
esteriore
disegnato
dal
Bramante
fino
all
'
altezza
del
parapetto
,
cambiando
sotto
le
colonne
;
e
da
quella
disposizione
concepirono
l
'
idea
delle
altre
tre
parti
,
e
formarono
per
tal
modo
l
'
elegante
disegno
di
questo
maestoso
cortile
,
sorprendente
per
la
sua
vastità
,
per
la
ricchezza
delle
sculture
e
pei
doppi
portici
che
lo
circondano
,
con
colonne
d
'
ordine
jonico
moderno
al
piano
terreno
e
composito
al
superiore
.
Di
fronte
al
magnifico
ingresso
della
porta
maggiore
è
la
chiesa
di
buona
forma
,
ed
in
essa
si
ammirano
un
quadro
dell
'
Assunta
del
Guercino
,
e
due
altri
del
secolo
XV
della
Scuola
lombarda
,
che
rappresentano
le
cerimonie
dell
'
innalzamento
dell
ospedale
.
Nel
sotterraneo
di
questa
chiesa
sono
sepolti
parecchi
dei
caduti
nella
rivoluzione
milanese
del
marzo
1848
.
L
'
ala
sinistra
dell
'
ospedale
,
cioè
quella
verso
la
Porta
Vittoria
,
fu
eretta
in
sullo
spirare
dello
scorso
secolo
col
denaro
del
notaio
causidico
Giuseppe
Macchi
,
il
quale
,
dopo
una
vita
più
gretta
e
misera
che
mai
per
spilorcia
avarizia
,
lasciava
nel
1797
all
'
ospedale
un
assai
pingue
patrimonio
.
L
'
architetto
fu
l
'
ingegnere
Castelli
.
Si
conservano
in
quest
'
ospedale
i
ritratti
dei
benefattori
,
fra
i
quali
del
Tiziano
,
del
Procacciai
,
Traballesi
,
Hayez
,
ecc
.
,
ecc
.
,
che
nel
loro
assieme
rappresentano
la
storia
della
pittura
lombarda
dalla
fondazione
del
nosocomio
a
noi
.
Essi
,
ogni
biennio
,
vengono
esposti
alla
pubblica
vista
sotto
i
portici
del
grande
cortile
,
e
precisamente
nel
giorno
25
marzo
;
e
in
questo
anno
(
1871
)
appunto
se
ne
fa
l
'
esposizione
.
All
'
Ospedale
Maggiore
sono
riuniti
il
Luogo
Pio
di
Santa
Corona
,
di
cui
tenemmo
parola
,
descrivendo
la
Biblioteca
Ambrosiana
;
non
che
l
'
ospizio
degli
Esposti
e
delle
Partorienti
;
il
locale
di
Sant
'
Antonino
,
per
le
deliranti
e
le
pazze
;
di
San
Michele
ai
nuovi
sepolcri
per
le
croniche
,
ecc
.
Palazzo
Venini
.
Nella
vicina
via
di
Chiaravalle
evvi
il
palazzo
Venini
,
il
quale
è
di
elegante
architettura
:
fu
ristaurato
non
sono
molti
anni
.
Palazzo
Greppi
.
-
-
In
via
Sant
'
Antonio
,
dicontro
alla
chiesa
omonima
,
vi
è
il
palazzo
Greppi
,
il
cui
architetto
fu
il
Piermarini
.
Vi
hanno
nell
'
interno
di
esso
grandiose
sale
;
una
di
queste
,
d
'
ordine
corintio
,
fu
ornata
dall
'
Albertolli
,
dal
Franchi
,
da
M
.
Knoller
,
ed
altre
vennero
affrescate
da
Calani
,
Traballesi
,
Appiani
.
Chiesa
di
Sant
'
Antonio
.
La
chiesa
di
Sant
'
Antonio
rimonta
al
secolo
XIV
,
venne
ricostruita
nel
XVII
su
disegno
di
Francesco
Richini
:
è
in
una
sola
nave
d
'
ordine
corintio
.
Conserva
tuttavia
dell
'
antico
il
campanile
,
il
più
bel
lavoro
gotico
di
Milano
dopo
quello
di
San
Gottardo
e
di
Sant
'
Eustorgio
.
Per
ammirare
questo
campanile
è
d
'
uopo
recarsi
nella
via
Bergamini
.
L
'
interno
ha
buoni
dipinti
dei
fratelli
Carloni
,
del
Moncalvo
,
di
A
.
Figini
,
di
C
.
Procaccini
,
di
Del
Cairo
,
del
Bernardino
Campi
,
di
F
.
Gallizia
,
di
E
.
Salmoggia
,
di
Carlo
Cani
,
di
A
.
Caracci
,
di
Palma
il
giovane
,
ecc
.
Ritornando
sul
Corso
di
Porta
Romana
devonsi
ammirare
sulla
facciata
della
casa
,
a
destra
,
portante
il
numero
54
,
alcuni
avanzi
antichi
,
che
già
appartenevano
alla
porta
clic
venne
eretta
colà
nell
'
anno
1171
dai
Consoli
milanesi
a
memorare
il
fatto
avventuroso
del
ristabilimento
dei
cittadini
nella
patria
,
succeduto
il
27
aprile
1167
per
opera
dei
confederati
lombardi
,
guidati
da
un
frate
Jacopo
.
La
porta
fu
di
-
strutta
per
ordine
dell
'
imperatore
Leopoldo
II
nell
'
anno
1791
.
In
pari
tempo
si
demolì
la
torretta
colle
carceri
ch
'
era
lì
presso
,
innalzata
da
Luchino
Visconti
,
la
quale
tenne
pur
rinchiusa
Margherita
Pusterla
.
Chiesa
di
San
Calimero
.
La
chiesa
di
San
Calimero
,
che
trovasi
a
destra
non
lungi
dal
ponte
di
Porta
Romana
,
vuolsi
fabbricata
nel
secolo
XII
nell
'
area
ove
esisteva
mi
tempio
di
Apollo
,
la
statua
del
quale
fu
distrutta
dallo
stesso
San
Calimero
.
L
'
interno
del
tempio
fu
rifatto
dal
Richini
.
Nello
scurolo
vedesi
il
pozzo
ove
,
secondo
la
tradizione
,
fu
gettato
il
corpo
di
Calimero
.
Di
rimarchevole
in
questo
tempio
non
vi
è
che
una
pittura
di
Carlo
Cane
,
e
una
memoria
del
Tempesta
,
celebre
pittore
di
paesi
e
di
marmi
,
ivi
sepolto
.
Vicino
a
San
Calimero
è
il
collegio
di
Santa
Sofia
delle
Salesiane
.
Riformatorio
della
Gioventù
.
In
fondo
alla
via
San
Calimero
evvi
il
Riformatorio
del
-
la
Gioventù
,
già
Pia
Casa
di
Patronato
pei
carcerati
e
liberati
dal
carcere
.
Scopo
della
istituzione
,
approvata
dal
Governo
con
decreto
4
aprile
1854
,
per
iniziativa
del
sacerdote
Giovanni
Spagliardi
,
è
di
visitare
i
carcerati
per
confortarli
alla
rassegnazione
,
migliorarli
con
assidue
istruzioni
,
e
indurli
a
ravvedimento
;
di
prestare
assistenza
e
sussidio
ai
liberati
dal
carcere
che
danno
speranza
di
emenda
,
accogliendo
in
apposito
ospizio
quelli
fra
essi
che
per
le
loro
particolari
circostanze
richiedono
questo
speciale
patrocinio
;
di
provvedere
di
stabile
alloggio
i
detti
individui
quando
offrano
sufficiente
guarentigia
di
buona
condotta
e
si
possano
credere
stabilmente
emendati
.
Nello
scorso
anno
1870
venne
il
Riformatorio
sottoposto
ad
un
nuovo
Statuto
.
Il
progetto
di
questo
edificio
è
dell
'
architetto
Enrico
Terzaghi
.
Allungandosi
per
la
via
Quadronno
,
a
destra
uscendo
dal
Riformatorio
,
allo
sbocco
presentasi
il
Civico
collegio
Calchi
-
Taeggi
.
Il
collegio
Calchi
-
Taeggi
dipende
dal
Municipio
per
Reale
decreto
19
settembre
1861
.
Trovasi
quivi
fino
dall
'
anno
1795
.
Esso
è
l
'
unione
del
Collegio
Calchi
,
fondato
verso
il
1500
da
Bartolomeo
Calchi
in
via
Borgonovo
,
e
del
collegio
Taeggi
,
fondato
nel
1559
dal
conte
palatino
Ambrogio
Taeggi
nel
convento
di
San
Simone
.
L
'
unione
avvenne
per
decreto
di
Leopoldo
del
20
giugno
1792
.
Questo
Istituto
serve
per
gli
studi
ginnasiali
,
tecnici
e
liceali
,
di
lingua
,
ecc
.
E
regolato
da
civici
amministratori
,
e
diretto
da
un
rettore
,
da
un
censore
di
disciplina
,
ecc
.
Ha
otto
piazze
gratuite
e
venti
a
metà
pensione
.
L
'
edificio
fu
rimodernato
con
disegno
dell
'
architetto
Giacomo
Moraglia
.
Chiesa
di
Santa
Maria
del
Paradiso
.
La
chiesa
di
Santa
Maria
del
Paradiso
possiede
quadri
di
Francesco
Fabbrica
,
di
Camillo
Procaccini
,
di
Domenico
Pellegrini
;
nella
vò1ta
Ferdinando
Porta
dipinse
l
'
Assunta
.
Nelle
vicinanze
evvi
l
'
altra
chiesa
di
San
Pietro
dei
Pellegrini
;
Barnabò
Visconti
aveva
unito
ad
essa
uno
spedale
pel
ricovero
dei
poveri
pellegrini
,
i
quali
venivano
per
due
giorni
alloggiati
ed
alimentati
.
Teatro
Carcano
.
Il
teatro
Carcano
,
così
chiamato
dal
nome
del
proprietario
,
fu
eretto
su
disegno
del
Canonica
nel
1805
,
ove
antica
-
mente
esisteva
la
chiesa
coll
'
ospedale
di
San
Lazzaro
,
convertito
nel
1498
in
convento
di
monache
domenicane
,
soppresse
nel
1799
.
Il
teatro
è
armonico
,
però
non
troppo
elegante
.
Agli
amatori
di
fiori
consigliamo
una
visita
al
giardino
di
casa
Pertusati
,
che
è
rimpetto
al
teatro
.
Ha
una
pregevole
raccolta
botanica
.
Civica
Palestra
.
Poco
lungi
dal
teatro
Carcano
,
a
destra
,
è
la
Civica
Palestra
,
eretta
su
disegno
dell
'
ingegnere
architetto
Agostino
Nazari
,
ed
inaugurata
or
sono
pochi
anni
.
Serve
agli
esercizi
ginnici
degli
allievi
,
specialmente
delle
scuole
comunali
.
Porta
Romana
.
L
'
antichissima
Porta
Romana
era
dedicata
ad
Apollo
.
L
'
attuale
fu
fatta
costruire
dai
Milanesi
nell
'
anno
1598
su
disegno
di
Martino
Bassi
pel
ricevimento
di
Margherita
d
'
Austria
,
destinata
sposa
a
Filippo
III
di
Spagna
.
E
di
ordine
dorico
bugnato
,
ed
era
già
fortificata
.
Venne
ristaurata
nel
1794
.
Entrarono
per
essa
parecchi
principi
e
sovrani
,
e
il
generale
Bonaparte
,
vincitore
degli
Austriaci
,
nel
giorno
14
maggio
1796
.
In
quell
'
occasione
vi
venne
posta
la
seguente
iscrizione
:
ALLA
VALOROSA
ARMATA
FRANCESE
DAL
SUPREMO
GENERALE
BONAPARTE
GUIDATA
AL
TRIONFO
CHE
NEL
GIORNO
14
MAGGIO
1796
PER
QUESTA
VIA
PORTO
'
LA
LIBERTA
'
ALL
'
INSUBRIA
IL
POLOLO
MILANESE
MEMORE
E
RICONOSCENTE
.
Questa
epigrafe
fu
tolta
al
ritorno
degli
Austriaci
.
Linea
H
.
(
Dalla
Piazza
del
Duomo
alla
Porta
Vittoria
)
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
:
Monumento
a
Beccaria
.
Palazzo
di
Giustizia
.
Colonna
di
Porta
Vittoria
.
Luogo
Pio
Trivulzio
.
Palazzo
Sormani
.
Collegio
della
Guastalla
.
Riformatorio
della
Pace
.
Edificio
di
San
Michele
ai
nuovi
sepolcri
,
Orfanotrofio
maschile
.
Porta
Vittoria
.
CHIESE
.
Santo
Stefano
.
San
Bernardino
.
San
Barnaba
.
Santa
Prassede
.
San
Pietro
in
Gessate
.
TEATRI
,
Gerolamo
.
ALBERGHI
ECC
,
Passarella
.
Monumento
a
Cesare
Beccaria
.
Nel
mezzo
della
nuova
Piazza
dedicata
a
Cesare
Beccaria
sorge
un
monumento
a
quel
grande
filantropo
nostro
concittadino
.
La
solenne
inaugurazione
di
esso
ebbe
luogo
il
giorno
19
marzo
1871
.
E
lavoro
peregrino
dello
scultore
Giuseppe
Grandi
.
La
statua
del
Beccaria
posa
su
ampio
piedestallo
rettangolare
di
granito
;
i
quattro
lati
di
questo
presentano
due
bassorilievi
in
bronzo
,
la
Civiltà
ed
il
Tempo
,
che
stende
un
velo
sugli
emblemi
del
barbarismo
,
e
due
iscrizioni
.
La
prima
di
queste
suona
così
....
Italiani
e
Stranieri
eressero
,
augurando
che
il
voto
13
marzo
1865
della
Camera
dei
Deputati
per
l
'
ABOLIZIONE
DELLA
PENA
DI
MORTE
sia
tradotto
in
legge
.
E
l
'
altra
il
seguente
brano
dello
stesso
Beccaria
:
....
Se
dimostrerò
non
essere
la
pena
di
morte
nè
utile
,
nè
necessaria
,
avrò
vinto
la
causa
dell
'
umanità
.
Attorno
alla
base
della
statua
vi
è
scolpito
:
Cesare
Beccaria
nato
in
Milano
il
15
marzo
1738
Morto
il
28
novembre
1794
Inaugurato
il
19
marzo
1871
.
Palazzo
di
Giustizia
.
Il
palazzo
di
Giustizia
,
ora
del
Tribunale
Civile
e
Correzionale
,
è
di
un
'
imponente
e
ben
intesa
architettura
,
in
-
dicante
il
carattere
del
luogo
;
il
cortile
,
a
doppio
porticato
,
è
pur
grazioso
.
Venne
questo
edificio
fatto
innalzare
nell
'
anno
1605
su
disegno
di
Vincenzo
Seregni
,
per
ordine
di
Pietro
Enrico
Azevedo
,
conte
di
Fuentes
,
governatore
di
Milano
per
Filippo
III
di
Spagna
,
come
lo
indicavano
due
epigrafi
latine
tolte
nel
1796
.
Allorchè
si
demolirono
le
prigioni
del
Podestà
alla
Piazza
dei
Mercanti
,
queste
carceri
furono
dilatate
e
fortificate
con
una
cinta
soda
e
massiccia
di
muro
.
Nel
1796
si
levarono
le
tredici
armi
rappresentanti
gli
stemmi
di
diversi
fiscali
,
capitani
e
vicari
di
giustizia
,
ed
al
luogo
delle
accennate
epigrafi
,
venne
sostituito
l
'
assioma
del
celebre
Gaetano
Filangeri
,
che
è
il
seguente
:
LO
SPAVENTO
DEL
MALVAGIO
DEVE
ESSERE
COMBINATO
COLLA
SICUREZZA
DELL
'
INNOCENTE
Nell
'
anno
1815
dagli
Austriaci
era
fatto
scomparire
sotto
uno
strato
di
calcina
;
e
non
fu
che
nel
marzo
1871
che
,
mercè
l
'
iniziativa
di
un
capo
della
magistratura
milanese
,
rivisse
.
Superiormente
alla
porta
vedesi
un
terrazzo
donde
pubblicavansi
i
bandi
e
le
sentenze
.
Teatro
Gerolamo
.
In
sostituzione
di
demolito
teatro
,
disegno
del
Canonica
,
veniva
,
nell
'
anno
1868
,
costruito
l
'
attuale
su
disegno
dell
'
architetto
Ambrogio
Spinella
.
Fu
inaugurato
nel
1869
.
Il
teatro
è
elegante
:
conserva
un
bel
telone
dipinto
dal
Vacca
,
rappresentante
la
caduta
di
Ippolito
.
Serve
a
spettacoli
di
burattini
colla
maschera
di
Gerolamo
,
protagonista
monferrino
.
Può
anche
servire
per
attori
.
Chiesa
di
Santo
Stefano
.
La
chiesa
di
Santo
Stefano
è
antichissima
,
ed
era
prima
detta
di
San
Zaccaria
.
La
fondazione
viene
attribuita
all
'
arcivescovo
San
Martiniano
,
il
quale
vi
fu
seppellito
nel
433
.
Il
primitivo
tempio
venne
distrutto
nel
1075
da
un
forte
incendio
;
rifatto
,
ma
non
colla
vaghezza
e
maestà
del
precedente
,
l
'
arcivescovo
Visconti
volle
che
fosse
ricostruito
su
disegno
di
Aurelio
Trezzi
.
Federico
Borromeo
lo
fece
perfezionare
nel
1596
.
Contiene
l
'
interno
di
buone
pitture
di
G
.
Cesare
Procacciai
,
di
Federico
Bianchi
,
di
Camillo
Procaccini
,
di
Del
Cairo
,
del
Fiammenghini
,
di
Francesco
Casella
,
ecc
.
Girolamo
Quadrio
,
nel
1642
,
alzò
1'
attuale
campanile
di
bella
forma
archi
-
tettonica
.
Il
26
dicembre
1476
,
all
'
ingresso
di
questa
chiesa
,
fu
assassinato
il
duca
Galeazzo
Maria
Sforza
per
opera
dell
'
Olgiati
,
del
Visconti
e
del
Lampugnani
.
La
Piazza
di
Santo
Stefano
serve
al
mercato
del
pesce
,
selvaggiume
,
pollame
,
ecc
.
Chiesa
di
San
Bernardino
.
Presso
Santo
Stefano
trovasi
la
chiesa
di
San
Bernardino
,
eretta
nel
1696
.
Superiormente
all
'
atrio
di
essa
evvi
un
particolare
oratorio
,
ove
esistono
giovanili
lavori
di
Andrea
Appiani
.
Giovanni
V
,
re
di
Portogallo
,
fece
levare
il
disegno
di
questa
chiesa
per
erigerne
altra
a
Lisbona
.
Attiguo
vi
è
un
Ossario
,
in
cui
vedesi
una
bizzarra
decorazione
di
ossa
e
di
teschi
umani
,
che
il
volgo
crede
dei
cristiani
morti
dagli
Ariani
al
tempo
di
Sane
Ambrogio
;
ma
noi
non
dubitiamo
a
supporre
vengano
dall
'
ospedale
del
Brolio
,
detto
(
li
San
Giobbe
.
E
un
ornamento
che
dovrebbe
ormai
scomparire
.
Colonna
di
Porta
Vittoria
.
Dalla
via
di
San
Bernardino
,
recandosi
al
Verziere
,
o
mercato
delle
erbe
,
trovasi
una
colonna
di
granito
.
Essa
venne
fatta
erigere
nel
1576
da
San
Carlo
,
su
disegno
del
Pellegrini
,
in
onore
di
San
Martiniano
.
La
statua
del
Redentore
è
del
Vismara
.
Questa
colonna
è
ora
sacra
alla
libertà
di
Milano
.
Attorno
al
piedestallo
di
essa
,
su
lapidi
di
bronzo
,
collocate
il
18
marzo
1861
a
cura
del
Municipio
,
trovansi
incisi
i
nomi
dei
morti
nella
gloriosa
rivoluzione
del
marzo
1818
.
Evvi
pure
la
seguente
epigrafe
:
CITTADINI
ONORATE
LA
MEMORIA
DEI
VOSTRI
CHE
A
18
MARZO
1848
SI
LEVARONO
NEL
NOME
D
'
ITALIA
E
TRIONFATA
L
'
AUSTRIACA
TENACIA
COLLA
VIRTU
'
DEL
VOLERE
QUESTE
VIE
RIBATTEZZARONO
PRIME
COL
SANGUE
E
COLLA
VITTORIA
MDCCCLX
.
Ai
22
marzo
il
popolo
trae
quivi
a
deporre
corone
e
fiori
.
Luogo
Pio
Trivulzi
.
Il
Pio
Albergo
Trivulzi
trovasi
nella
vicina
via
della
Signora
.
Questo
istituto
di
beneficenza
lo
si
deve
al
principe
Tolomeo
Trivulzi
,
il
quale
,
con
testamento
23
agosto
1766
,
ordinò
si
convertisse
il
suo
palazzo
in
casa
di
rifugio
poi
vecchi
d
'
ambo
i
sessi
nativi
di
Milano
o
domiciliativi
da
dieci
anni
almeno
,
resi
inetti
,
per
età
settuagenaria
,
a
procurarsi
col
lavoro
la
sussistenza
.
L
'
ospizio
fa
aperto
il
1°
gennaio
1771
,
e
venne
poscia
ampliato
con
altre
elargizioni
.
Ora
vi
sono
ricoverati
oltre
400
vecchi
fra
maschi
e
femmine
.
In
quest
'
ospizio
morì
,
il
9
gennaio
1799
,
1'
illustre
Gaetana
Agnesi
,
e
vi
fu
il
21
marzo
1812
trasportata
la
salma
del
principe
Trivulzi
,
che
era
nella
chiesa
de
'
Cappuccini
a
Porta
Orientale
.
Palazzo
Sormani
.
Passato
il
ponte
di
Porta
Vittoria
,
a
destra
voltando
,
vedesi
il
palazzo
Sormani
.
Esso
fu
eretto
su
disegno
licenzioso
,
ed
apparteneva
alla
famiglia
patrizia
Monti
.
Quivi
nacque
Cesare
Monti
,
che
fu
arcivescovo
di
Milano
,
non
che
il
fratello
di
lui
,
Marco
Antonio
,
presidente
del
Magistrato
di
Sanità
,
e
benemerito
per
savio
provvidenze
e
per
civile
coraggio
durante
la
peste
1630
.
Estinta
la
fa
-
miglia
Monti
passò
il
palazzo
all
'
Andreani
,
e
quindi
,
estinta
pur
questa
,
alla
Sormani
.
Collegio
della
Guastalla
.
Nel
parlare
della
chiesa
di
San
Paolo
,
abbiamo
accennato
alla
contessa
della
Guastalla
Lodovica
Torelli
.
E
alla
stessa
che
devesi
questo
collegio
,
fondato
nell
'
anno
1557
,
per
l
'
educazione
civile
e
religiosa
di
donzelle
milanesi
nobili
e
povere
.
Esso
è
il
più
antico
di
questa
specie
.
Chiesa
di
San
Barnaba
.
La
chiesa
di
San
Barnaba
,
eretta
prima
del
secolo
XII
,
venne
ricostruita
nel
1545
su
disegno
di
Giacomo
Antonio
Morigia
.
E
di
ordine
corintio
con
tre
altari
da
ciascun
lato
,
comodo
presbiterio
e
coro
.
Vi
sono
buone
pitture
di
Aurelio
Luini
,
Carlo
Urbino
,
del
Lomazzo
,
di
C
.
Procaccini
,
ecc
.
Poco
discosto
da
San
Barnaba
,
verso
la
Porta
Romana
,
eravi
un
chiostro
di
Templari
;
ivi
prese
alloggio
Barbarossa
sì
nel
primo
che
nel
secondo
assedio
di
Milano
.
Riformatorio
alla
Pace
.
Questo
Riformatorio
,
regolato
come
quello
di
cui
abbiamo
parlato
,
era
già
Istituto
di
Santa
Maria
della
Pace
pei
giovanetti
traviati
,
fondato
dal
religioso
comasco
Paolo
Marchiondi
,
ed
aperto
nel
1841
.
La
chiesa
è
di
gotica
architettura
;
fu
fondata
nel
1466
da
un
tal
Amadeo
,
cavaliere
portoghese
,
frate
francescano
,
che
andava
per
la
città
gridando
pace
,
pace
,
onde
far
cessare
i
dissidi
tra
'
Milanesi
;
e
perciò
detta
della
Pace
.
Il
duca
Galeazzo
Maria
Sforza
ed
altri
somministrarono
di
poi
i
soccorsi
per
terminarla
.
Vi
sono
in
essa
pitture
,
pur
troppo
in
deperimento
,
del
Luini
,
del
Semini
,
di
Marco
d
'
Oggionno
;
una
copia
della
Cena
di
Leonardo
,
fatta
dal
Lomazzo
.
Presso
questo
luogo
evvi
una
caserma
di
soldati
di
fanteria
:
era
quel
fabbricato
già
convento
di
monache
agostiniane
,
dette
di
San
Filippo
.
Fu
in
esso
che
Napoleone
I
fondò
,
nel
1810
,
il
reale
Collegio
delle
Fanciulle
.
Edificio
di
San
Michele
.
In
fondo
alla
via
,
presso
il
bastione
a
destra
,
presentasi
un
edificio
di
forma
quasi
circolare
:
è
desso
San
Michele
ai
nuovi
sepolcri
,
succursale
dell
'
Ospedale
Maggiore
.
Questo
fabbricato
risale
al
1698
,
eretto
su
disegno
dell
'
ingegnere
Attilio
Arigone
.
Consiste
in
una
chiesa
a
croce
greca
,
con
cupola
nel
centro
,
la
quale
oggidì
forma
soltanto
il
corpo
di
mezzo
dell
'
edificio
.
Fu
innalzato
per
la
tumulazione
dei
cadaveri
dell
'
ospedale
.
In
seguito
si
formò
il
magnifico
portico
all
'
in
-
torno
della
chiesa
,
nel
quale
si
pose
un
continuato
numero
di
sepolcri
più
alti
da
terra
,
a
fine
di
preservarli
dall
'
acqua
sorgente
.
Il
disegno
di
questo
porticato
è
dell
'
architetto
Francesco
Croce
,
perfezionato
nell
'
anno
1731
.
Cessò
quivi
la
tumulazione
in
conseguenza
della
legge
di
Giuseppe
II
,
che
prescriveva
la
sepoltura
dei
cadaveri
fuori
città
.
Sotto
il
Regno
Italico
si
pensava
di
convertire
quest
'
edificio
in
Panteon
per
gli
uomini
illustri
.
Chiesa
di
Santa
Prassede
.
Questa
chiesa
fu
fondata
da
San
Carlo
nell
'
anno
1579
con
ritiro
per
le
Cappuccine
;
nel
1782
vi
subentrarono
le
Benedettine
di
Santa
Radegonda
,
secolarizzate
dalla
Repubblica
Cisalpina
.
La
chiesa
conserva
tuttodì
due
bellissimi
quadri
,
uno
di
Simone
Preterazzano
,
l
'
altro
di
G
.
Cesare
Procaccini
.
Il
convento
,
che
eravi
annesso
,
fu
convertito
sotto
il
Regno
Italico
in
caserma
di
soldati
,
e
tuttodì
serve
a
tale
uso
.
Chiesa
di
San
Pietro
in
Gessate
.
Da
una
nobile
famiglia
di
Gessate
,
o
Glassiate
,
si
vuole
fondata
questa
chiesa
nel
1344
con
monastero
di
Umiliati
,
nel
quale
chiostro
,
nel
1436
,
succedettero
i
Maurini
,
in
ultimo
i
Somaschi
.
La
chiesa
è
in
tre
navi
,
di
gotica
architettura
,
alquanto
sformata
nei
tempi
posteriori
.
Il
coro
fu
innalzato
nell
'
anno
1450
,
di
poi
ingrandito
nel
1640
.
V
'
hanno
in
questo
tempio
pitture
del
Luini
,
del
Crespi
,
del
Caravaggino
,
del
Lanzani
,
del
Moncalvo
,
dello
Zenale
,
del
Civerchio
,
del
Vajani
e
del
Buttinoni
.
La
Madonna
col
Bambino
si
crede
del
Bramante
.
Nell
'
ultima
cappella
è
pur
degno
di
osservazione
il
monumento
della
famiglia
Griffi
.
Orfanotrofio
Maschile
.
Il
convento
di
San
Pietro
in
Gessate
coi
grandi
chiostri
,
attribuiti
al
Bramante
,
per
decreto
22
giugno
1772
,
venne
da
Maria
Teresa
donato
all
'
Orfanotrofio
Maschile
,
fondato
in
via
Crocifisso
nel
1533
da
Girolamo
Miani
.
Il
patrimonio
di
quest
'
Istituto
,
che
può
calcolarsi
a
tre
milioni
,
è
frutto
di
doni
e
di
lasciti
di
molti
benefattori
.
I
ricoverati
sono
in
numero
di
250
circa
.
Vi
si
accettano
dagli
anni
sette
ai
dieci
,
e
vi
rimangono
sino
ai
diciotto
;
vengono
istruiti
nelle
materie
proprie
delle
classi
elementari
,
nel
disegno
;
ed
avviati
nelle
arti
meccaniche
;
alcuni
,
i
più
idonei
,
vi
apprendono
anche
la
musica
istrumeutale
,
la
ginnastica
e
i
militari
esercizi
.
Ai
tempi
della
Repubblica
Cisalpina
questi
orfani
vennero
soldatescamente
disciplinati
:
formarono
un
battaglione
,
che
fu
denominato
Battaglione
della
Speranza
.
Nelle
cinque
giornate
del
marzo
1848
gli
orfanelli
prestarono
pure
un
grande
servizio
alla
patria
;
parte
di
essi
stettero
alle
barricate
,
parte
servirono
alla
trasmissione
degli
ordini
dei
capi
della
insurrezione
da
un
punto
all
'
altera
del
-
la
città
..
Porta
Vittoria
.
-
-
La
Porta
Vittoria
,
così
denominata
in
memoria
della
vittoria
riportata
nel
1848
dai
Milanesi
sulle
soldatesche
austriache
,
chiamavasi
prima
Tosa
.
L
'
origine
di
questo
nome
non
è
dagli
storici
ben
definita
.
Il
più
probabile
è
che
possa
derivare
da
Tusca
,
perchè
in
antiche
carte
viene
chiamata
Tusa
e
non
Tosa
.
Dalla
cittadinanza
si
fanno
voti
perchè
il
Municipio
abbia
a
ricostruire
questa
Porta
e
renderla
degna
del
gran
fatto
al
quale
è
stata
dedicata
.
Fuori
la
città
,
non
molto
lungi
,
evvi
l
'
ospedale
dei
pazzi
,
detto
la
Senavra
.
Il
locale
era
altre
volte
convento
di
Gesuiti
.
Linea
I
.
(
Colore
rosa
.
Dalla
Porta
Ticinese
alla
Porta
Garibaldi
)
.
(
1
.
Dalla
Piazza
del
Duomo
alla
P
.
a
Ticinese
)
.
MONUMENTI
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Ginnasio
e
Liceo
Beccaria
.
Palazzo
Trivulzi
.
Congregazione
di
Carità
.
Istituto
Tecnico
.
Colonne
di
San
Lorenzo
.
Arco
di
Porta
Ticinese
.
Barriera
.
Bagni
pubblici
.
Stazione
Milano
-
Vigevano
.
La
Conca
in
via
Arena
.
Istituti
dei
Sordo
-
Muti
.
Casa
d
'
Industria
.
CHIESE
.
San
Satiro
.
Santa
Maria
Beltrade
.
San
Sebastiano
.
Sant
'
Alessandro
.
San
Michele
alla
Chiusa
.
San
Giorgio
in
Palazzo
.
San
Sisto
.
San
Lorenzo
.
Sant
'
Eustorgio
.
Santa
Maria
della
Vittoria
.
San
Calocero
.
TEATRI
.
Re
(
nuovo
)
.
ALBERGHI
.
Cappello
.
Falcone
.
Pozzo
.
Gran
Bretagna
.
Gran
Parigi
.
D
'
Italia
.
Chiesa
di
Santa
Maria
presso
San
Satiro
.
-
-
La
chiesa
di
Santa
Maria
presso
San
Satiro
affermasi
innalzata
nell
'
anno
869
dall
'
arcivescovo
Ansperto
Confalonieri
,
ove
era
una
sua
casa
eretta
sull
'
area
di
un
tempio
romano
,
e
che
de
-
dicò
a
San
Satiro
.
Un
fatto
singolare
diede
il
nome
di
Santa
Maria
alla
chiesa
,
ed
origine
all
'
edificazione
dell
'
attuale
,
chè
mal
si
attribuisce
al
Bramante
,
e
molto
meno
al
Suardi
,
suo
scolaro
.
Prima
della
venuta
in
Milano
del
Bramante
la
chiesa
era
già
in
costruzione
.
Non
tornerà
discaro
sapere
il
fatto
accennato
.
Nel
1242
,
un
tal
Masazio
,
uscendo
furioso
da
una
casa
da
giuoco
,
ove
aveva
perduto
tutto
il
suo
avere
,
si
fece
a
passare
per
la
via
del
Falcone
.
Ivi
vedendo
l
'
immagine
della
Madonna
,
che
era
sul
muro
esterno
della
chiesa
di
San
Satiro
,
cieco
d
'
ira
,
le
scagliò
una
coltellata
,
che
colse
nel
collo
il
Bambino
.
Narra
la
tradizione
che
dal
quadro
stillasse
sangue
.
La
voce
dell
'
avvenuto
,
propagatasi
tosto
,
fuvvi
gran
ressa
alla
via
del
Falcone
;
la
Madonna
venne
posta
nella
chiesa
,
e
da
quel
giorno
la
divozione
andò
crescendo
.
La
chiesa
è
formata
di
tre
navi
,
in
figura
di
croce
mozza
,
non
essendovi
,
cagione
l
'
attigua
pubblica
via
,
spazio
pel
coro
;
onde
l
'
architetto
vi
surrogò
una
prospettiva
a
'
rilievo
di
mirabile
effetto
;
opera
assai
lodata
dal
Vasari
e
da
altri
.
Dell
'
antichissimo
tempio
evvi
un
avanzo
nella
cappella
della
crociera
a
sinistra
,
verso
la
via
del
Falcone
,
con
quattro
colonne
di
materia
,
dimensione
e
capitelli
differenti
,
raccolti
da
edifici
anteriori
,
come
allora
si
soleva
.
In
questa
cappella
vi
è
anche
un
bel
lavoro
in
plastica
del
Caradosso
Foppa
.
La
sagrestia
è
un
tempietto
ottagono
del
Bramante
,
somma
,
mente
lodato
dal
Vasari
e
dal
Milizia
.
Fu
assai
bene
ristaurato
nel
1857
.
Vi
sono
in
questa
chiesa
pitture
del
Boltraffio
,
del
Borgognone
,
del
Bramantino
,
di
Gaetano
Vaccani
,
ecc
.
-
-
Quanto
prima
si
darà
mano
alla
costruzione
della
facciata
del
tempio
,
ancora
in
rustico
,
su
disegno
dell
'
ingegnere
architetto
Giuseppe
Vandoni
.
Chiesa
di
Santa
Maria
Beltrade
.
La
chiesa
di
Santa
Maria
Beltrade
fu
fondata
da
una
contessa
Beltrado
nell
'
anno
836
,
e
ristaurata
nel
1717
,
e
da
ultimo
,
da
Giacomo
Moraglia
,
nel
1855
con
buoni
affreschi
.
Una
rozza
scultura
,
che
prima
vedevasi
sulla
porta
maggiore
,
ora
da
un
canto
,
rappresenta
l
'
immagine
che
chiamavasi
Idea
;
essa
era
il
simbolo
di
una
processione
che
sino
all
'
anno
1586
soleva
farsi
nel
giorno
della
Purificazione
da
questa
chiesa
alla
Metropolitana
.
Chiesa
di
San
Sebastiano
.
La
chiesa
di
San
Sebastiano
,
di
proprietà
del
Comune
,
è
opera
del
Pellegrini
,
e
devesi
la
sua
erezione
al
voto
fatto
dai
Milanesi
durante
la
peste
dell
'
anno
1576
.
La
prima
pietra
fu
posta
da
San
Carlo
.
E
di
forma
circolare
,
ed
una
delle
più
belle
che
vanti
Milano
.
Magnifica
è
la
parte
esterna
,
ornata
di
lesene
binate
,
d
'
ordine
dorico
,
con
cornice
elegantemente
lavorata
;
l
'
ordine
jonico
si
vede
superiormente
all
'
attico
praticabile
.
La
cupola
torreggia
sopra
questo
secondo
ordine
.
Tre
porte
,
una
maggiore
ornata
con
colonne
,
e
due
laterali
più
semplici
,
danno
ingresso
all
'
interno
,
il
quale
corrisponde
alla
bellezza
esterna
per
la
sua
semplicità
ed
eleganza
;
un
ordine
di
lesene
disposte
in
giro
divide
le
cappelle
arcuate
;
il
coro
è
di
figura
ottagona
con
cupola
circolare
.
Vi
sono
in
questa
chiesa
pregevoli
pitture
:
il
San
Sebastiano
è
del
Bramante
.
Sotto
la
Repubblica
Cisalpina
essa
servì
di
Circolo
costituzionale
.
E
generalmente
reclamato
che
quest
'
edificio
venga
isolato
,
colla
demolizione
delle
catapecchie
addossatevi
negli
ultimi
tempi
della
dominazione
spagnuola
.
Chiesa
di
Sant
'
Alessandro
.
La
chiesa
di
Sant
'
Alessandro
,
detta
in
Zebedia
,
vuolsi
eretta
sull
'
area
di
una
prigione
chiamata
appunto
Zebedia
,
nella
quale
l
'
alfiere
della
legione
tebea
,
Alessandro
,
fu
detenuto
.
La
facciata
dell
'
antico
tempio
era
verso
San
Giovanni
in
Conca
.
L
'
attuale
edificio
venne
elevato
nell
'
anno
1602
con
tanta
solennità
che
si
coniarono
persino
medaglie
commemorative
.
L
'
architetto
ne
fu
Lorenzo
Binaghi
,
barnabita
.
Esso
ha
la
forma
di
una
croce
greca
con
magnifica
cupola
,
sostenuta
da
otto
colonne
di
granito
rosso
lucido
.
La
facciata
,
con
due
campanili
e
bella
scalinata
,
sarebbe
stata
più
grandiosa
se
avesse
avuto
un
second
'
ordine
:
così
appare
tozza
.
Questo
tempio
,
restaurato
non
sono
molti
anni
,
è
ricco
nell
'
interno
di
fregi
e
stucchi
,
e
vi
meritano
particolare
osservazione
l
'
altare
maggiore
,
il
pulpito
e
due
confessionali
,
incastonati
in
pietre
dure
,
gli
intagli
dell
'
organo
,
vari
dipinti
del
Crespi
,
del
Procaccini
,
del
Campi
,
del
Fiamminghino
,
dello
Scaramuccia
,
del
Moncalvo
,
del
Guadagnini
,
dello
Scuri
,
ecc
.
,
non
che
il
monumento
al
matematico
Paolo
Frisi
,
il
cui
ritratto
è
del
celebre
Franchi
.
Liceo
e
Ginnasio
Beccarla
.
Al
lato
destro
della
chiesa
di
Sant
'
Alessandro
,
uscendo
,
trovansi
pubbliche
scuole
,
altre
volte
Arcimbolde
,
da
monsignor
Giovanni
Battista
Arcimboldi
,
il
quale
nel
1609
fondava
due
cattedre
di
logica
e
morale
appunto
presso
i
Barnabiti
di
Sant
'
Alessandro
.
Soppressa
la
Congregazione
di
questi
padri
,
vi
fu
stabilito
dal
Governo
un
Liceo
ed
un
Ginnasio
pubblico
,
diretti
da
professori
secolari
Il
liceo
Beccaria
possiede
un
gabinetto
di
fisica
,
eretto
fino
dall
'
anno
1787
,
una
raccolta
di
animali
,
ed
una
collezione
mineralogica
,
che
ebbe
origine
nel
1773
,
e
resa
quindi
molto
ricca
dal
celebre
naturalista
,
ex
-
barnabita
,
Ermenegildo
Pini
,
mercè
le
sue
fatiche
,
i
suoi
viaggi
e
le
sue
corrispondenze
coi
più
celebrati
naturalisti
.
Palazzo
Trivulzi
.
Nella
Piazza
di
Sant
'
Alessandro
,
dicontro
la
chiesa
,
vedesi
il
palazzo
Trivulzi
;
esso
è
di
una
soda
costruzione
,
e
ragguardevole
per
le
cose
rare
e
preziose
che
vi
si
contengono
,
fra
cui
una
ricca
libreria
ed
un
,
museo
di
pregevolissime
antichità
,
formato
in
gran
parte
dal
filologo
abate
don
Carlo
Trivulzi
,
morto
nel
1789
,
dal
fratello
di
lui
Giorgio
,
morto
nel
1802
,
e
continuato
dai
discendenti
della
famiglia
,
la
quale
cortesemente
ne
permette
la
visita
al
forestiero
.
Congregazione
di
Carità
.
La
Congregazione
di
Carità
ha
la
propria
sede
in
via
Olmetto
,
nella
già
casa
Archinti
,
la
quale
conserva
pregevoli
pitture
del
Lanzani
,
del
Tiepolo
,
del
Piazzetta
e
del
Bigori
.
Chiesa
di
San
Michele
alla
Chiusa
.
La
chiesa
di
San
Michele
alla
Chiusa
,
che
trovasi
qui
presso
,
ritiene
il
suo
nome
dalla
chiusa
,
posta
nel
1171
ad
un
acquidotto
a
trattenere
le
acque
che
da
essa
poi
uscivano
poco
lungi
dalla
città
.
Sono
due
chiese
riunite
verso
il
1750
;
contengono
qualche
buon
dipinto
.
Nel
portico
del
piccolo
cortile
si
osserva
1'
antico
metodo
,
detto
Graffito
,
introdottosi
in
Italia
nel
principio
del
XVI
secolo
,
col
quale
si
ornavano
e
si
abbellivano
le
case
nel
loro
esterno
.
Chiesa
di
San
Giorgio
in
palazzo
.
La
chiesa
di
San
Giorgio
credesi
eretta
nel
750
da
San
Natale
,
arcivescovo
di
Milano
,
sull
'
area
ov
'
era
un
tempio
di
Mercurio
.
L
'
aggiunto
di
Palazzo
,
che
ancora
essa
ritiene
,
si
vuole
derivato
da
un
palazzo
imperiale
edificato
da
Trajano
o
da
Massimiano
.
Nel
1600
fu
l
'
edificio
abbellito
da
Federico
Borromeo
.
L
'
attuale
facciata
di
granito
è
disegno
di
Bernardino
Ferrari
.
Vi
sono
in
questa
chiesa
da
ammirarsi
un
San
Gerolamo
,
opera
celebre
di
Gaudenzio
Ferrari
,
la
Deposizione
,
di
Bernardino
Luini
.
Nella
casa
Stampa
-
Soncino
,
presso
S
.
Giorgio
,
sorge
,
monumento
particolare
,
una
torre
a
sei
piani
,
con
terrazzi
accessibili
,
alta
metri
42
24
,
sulla
cui
sommità
sono
le
colonne
col
plus
ultra
,
stemma
di
Carlo
V
,
al
cui
onore
fu
eretta
.
Chiesa
di
San
Sisto
-
-
La
chiesa
di
San
Sisto
si
pretende
essere
fondata
da
Desiderio
,
ultimo
re
dei
Longobardi
nell
'
anno
770;
fu
rifabbricata
da
Federico
Borromeo
:
vi
sono
pitture
del
Pietra
.
Istituto
Tecnico
.
Nell
'
area
,
ove
sorgeva
il
convento
di
monache
agostiniane
,
fondato
da
Simone
da
Casale
nel
1345
,
venne
eretto
,
nella
prima
metà
di
questo
secolo
,
un
edificio
ad
uso
scuole
ginnasiali
su
disegno
del
conte
Gian
Luca
della
Somaglia
.
Soppresse
queste
scuole
,
sostituendole
con
quelle
tecniche
,
dal
Comune
si
rifabbricò
ed
ingrandì
l
'
edificio
,
con
progetto
dell
'
ingegnere
A
.
Nazari
,
comprendendovi
anche
la
già
chiesa
di
Santa
Marta
,
che
era
una
delle
più
belle
opere
del
Richini
.
L
'
Istituto
tecnico
impartisce
l
'
istruzione
a
circa
180
alunni
.
Presso
il
Carrobbio
,
nella
via
San
Simone
,
evvi
un
teatro
adatto
a
rappresentazioni
drammatiche
.
Chiesa
e
colonne
di
San
Lorenzo
.
Le
sedici
colonne
,
che
veggonsi
lungo
il
Corso
di
Porta
Ticinese
,
e
che
sono
parallele
alla
pubblica
strada
,
formano
il
monumento
romano
più
grandioso
che
conservi
ancora
Milano
.
Esse
sono
di
marmo
bianco
scanalate
,
d
'
ordine
corintio
,
e
composte
di
quattro
pezzi
ciascuna
,
compreso
il
capitello
e
la
base
,
che
ha
unita
una
piccola
porzione
di
colonna
.
Una
giusta
ed
uniforme
distanza
si
osserva
nel
loro
scomparto
;
la
base
è
atticurga
;
posano
esse
a
perfetto
livello
sopra
un
rozzo
zoccolo
di
pietra
.
Da
ciascuna
parte
hanno
per
termine
un
pilastro
innalzato
in
tempi
posteriori
.
Gli
architravi
sono
alti
due
terzi
del
diametro
delle
colonne
con
tre
fasce
,
come
debbe
avere
il
corintio
.
Nella
soffitta
,
fra
capitello
e
capitello
,
avvi
un
riquadro
decente
-
mente
intagliato
.
Queste
colonne
da
alcuni
credonsi
una
parte
delle
Terme
Erculee
,
costruite
da
Massimiano
;
altri
opinano
del
tempio
di
Ercole
,
pure
eretto
da
quell
'
imperatore
.
L
'
iscrizione
romana
,
che
vedesi
sul
pilastro
verso
la
città
.
ad
onore
di
Lucio
Vero
,
non
deve
avere
nessuna
relazione
colle
colonne
,
nè
coll
'
edificio
:
questa
lapide
fu
ritrovata
e
dissotterrata
1'
anno
1505
vicino
al
colonnato
.
Da
questi
avanzi
antichi
si
ha
accesso
in
un
cortile
,
intorno
al
quale
sono
poste
le
abitazioni
altre
volte
canonicali
,
fatte
costruire
da
Federico
Borromeo
;
è
il
sagrato
di
una
delle
più
vaste
e
più
belle
chiese
di
Milano
,
quella
cioè
di
San
Lorenzo
.
Questo
tempio
fu
eretto
fin
dai
tempi
di
Sant
'
Ambrogio
sulle
rovine
di
opera
romana
.
Fu
distrutto
da
un
incendio
nel
1071
,
poi
ricostrutto
;
rovinato
di
nuovo
nell
'
anno
1573
,
venne
infine
riedificato
per
ordine
di
San
Carlo
su
disegno
di
Martino
Bassi
,
che
imitò
San
Vitale
di
Ravenna
.
Il
corpo
dell
'
edificio
è
composto
di
un
ottagono
formato
da
quattro
archi
grandi
e
da
quattro
minori
.
L
'
ordine
principale
è
dorico
con
lesene
.
I
lavori
terminarono
verso
il
1593
.
In
questa
chiesa
vi
sono
buone
pitture
di
Ercole
Procaccini
,
Aurelio
Luini
,
Giambattista
della
Cerva
,
Carlo
Urbino
,
dello
Storer
,
ecc
.
Alla
sinistra
,
verso
la
Vetra
,
evvi
una
chiesetta
ottangolare
,
la
quale
ha
servito
di
primitivo
tempio
dedicato
a
San
Genesio
,
ed
ora
a
Sant
'
Aquilino
martire
,
con
un
vestibolo
che
ha
comunicazione
colla
strada
.
Questa
cappella
dicesi
eretta
da
Galla
Placidia
,
figlia
di
Teodosio
,
e
vi
si
vede
l
'
urna
sepolcrale
della
medesima
e
di
Ataulfo
,
marito
di
lei
.
Posteriormente
vi
fu
aggiunta
la
cupola
con
un
lucernario
.
La
porta
di
questa
cappella
è
adorna
di
ricche
sculture
;
negli
absidi
si
vedono
mosaici
del
nono
secolo
,
guasti
però
dai
ristauratori
.
Nella
chiesa
è
pur
rimarchevole
il
mausoleo
di
Giovanni
Conti
,
eretto
nel
secolo
XVI
da
Gaspare
Visconti
,
non
che
l
'
altro
dell
'
antica
famiglia
Robiano
.
Uscendo
in
istrada
dalla
cappella
di
Sant
'
Aquilino
a
destra
trovasi
la
Piazza
della
Vetra
.
Questo
luogo
,
pochi
anni
or
sono
,
offriva
un
misero
spettacolo
.
Da
una
parte
scoperta
correva
la
gora
,
e
all
'
intorno
erano
povere
case
,
con
terrazze
di
legno
,
occupate
le
più
dai
conciapelli
.
Da
antico
deturpava
inoltre
questa
Piazza
la
forca
,
trasferita
nel
1814
altrove
.
Le
catapecchie
dall
'
anno
1829
vennero
scomparendo
mano
mano
,
e
moderni
edifici
vi
vanno
sorgendo
;
le
acque
furono
coperte
;
e
il
Comune
,
nel
1863
,
vi
erigeva
un
Mercato
per
gli
erbaggi
e
le
frutta
,
e
nell
'
anno
1866
altro
pei
latticini
;
entrambi
su
disegno
dell
'
architetto
Enrico
Terzaghi
.
Dicontro
la
Vetra
,
verso
il
Corso
di
Porta
Ticinese
,
è
la
via
Gian
Giacomo
Mora
,
nome
dell
'
infelice
barbiere
,
che
ivi
aveva
la
bottega
e
l
'
abitazione
,
i
cui
casi
miserissimi
sono
sovranamente
descritti
da
Alessandro
Manzoni
nel
suo
libro
:
Processo
degli
Untori
nel
1630
.
E
qui
appunto
,
ove
ora
è
la
casa
al
numero
1
,
sorgeva
la
Colonna
infame
,
stata
posta
sulle
rovine
della
casa
e
bottega
del
Mora
.
La
colonna
,
testimonio
di
barbarie
,
venne
fatta
togliere
da
Pietro
Verri
,
il
1°
settembre
1778
per
consiglio
di
Cesare
Beccaria
.
123
-
Arco
di
Porta
Ticinese
.
Proseguendo
pel
Corso
trovasi
il
ponte
attraversante
il
Naviglio
,
costruito
pochi
anni
sono
,
in
istile
lombardo
,
su
disegno
dell
'
ingegnere
Emilio
Bignami
.
Questo
ponte
conserva
l
'
arco
e
parte
della
torre
di
cui
erano
munite
le
porte
dei
Visconti
.
Nel
1863
vennero
questi
avanzi
dell
'
antichità
,
modello
dei
primordi
dell
'
architettura
gotico
-
lombarda
,
ristaurati
da
inesperto
architetto
;
sicché
le
torri
furono
guaste
.
Teatro
Re
.
Questo
teatro
venne
fatto
costruire
da
un
Giovanni
Re
nel
1864
,
e
fu
inaugurato
nel
settembre
di
quell
'
anno
.
Il
disegno
è
dell
'
architetto
Concorreggi
;
riuscì
difettoso
.
Può
contenere
circa
1200
persone
.
Chiesa
di
Sant
'
Enstorgio
.
La
chiesa
di
Sant
'
Eustorgio
si
annovera
tra
le
più
antiche
di
Milano
,
e
si
riguarda
come
uno
dei
primi
edifici
cristiani
.
Essa
è
una
delle
meraviglie
dell
'
arte
lombarda
.
Fu
fondata
nel
320
dallo
stesso
Eustorgio
,
che
la
dedicò
ai
Re
Magi
,
le
reliquie
dei
quali
vennero
appunto
a
lui
regalate
dall
'
imperatore
di
Costantinopoli
,
ed
ivi
sepolte
(
*
)
;
quindi
prese
il
nome
di
Sant
'
Eustorgio
in
onore
dello
stesso
vescovo
,
per
essere
ivi
stato
tumulato
.
Nei
primi
tempi
la
chiesa
trovavasi
ben
lontana
dalla
città
;
la
fronte
era
verso
la
via
di
Santa
Croce
con
due
archi
che
le
servivano
di
portico
.
Fu
rimodernata
nell
'
anno
1278
da
Ottone
Visconti
coll
'
opera
di
Tosano
,
detto
il
Lombardino
,
e
quindi
da
Francesco
Richini
,
il
quale
guastò
la
bella
architettura
lombarda
.
(
*
)
Il
sarcofago
è
ora
vuoto
di
quelle
reliquie
,
le
quali
,
poste
in
San
Giorgio
per
salvarle
dalle
mani
del
Barbarossa
,
furono
quindi
nel
1162
trasportate
in
Germania
.
Da
qualche
anno
,
sotto
la
direzione
degli
architetti
Enrico
Terzaghi
e
Giovanni
Brocca
,
si
sono
intrapresi
da
quella
Fabbriceria
lavori
di
ripristino
dell
'
architettura
antica
.
Il
fianco
meridionale
della
chiesa
e
la
facciata
sono
stati
egregiamente
compiuti
,
ed
anche
l
'
interno
è
a
buon
punto
di
avanzamento
.
Il
campanile
,
assai
ragguardevole
per
l
'
altezza
e
per
la
bella
costruzione
,
fu
ultimato
nel
1309
,
e
vi
venne
posto
il
primo
quadrante
che
dinotasse
le
ore
.
Il
pulpito
di
pietra
,
che
si
vede
posto
nell
'
angolo
della
facciata
servì
a
Pietro
da
Verona
per
iscagliare
i
suoi
fulmini
contro
gli
eretici
.
Nell
'
interno
sonovi
magni
-
fiche
opere
di
architettura
,
fra
cui
del
Bramante
e
del
Michelozzo
Michelozzi
,
-
lo
scolaro
del
Donatello
e
il
seguace
del
Brunelleschi
,
il
primo
che
da
noi
incominciò
a
scostarsi
dallo
stile
gotico
,
-
consistenti
specialmente
nelle
cappelle
fatte
erigere
a
destra
dai
Visconti
,
una
delle
quali
ha
bellissima
arca
dovuta
a
Gian
Giacomo
Balduccio
da
Pisa
.
Molte
pitture
peregrine
pur
vi
sono
del
Borgognone
,
del
Bramantino
,
del
Fiammenghini
,
del
Fratazzi
,
dello
Storer
,
dei
fratelli
Procaccini
,
del
Civerchio
,
del
Figini
,
ecc
.
In
Sant
'
Eustorgio
sono
sepolti
alcuni
uomini
illustri
,
fra
cui
il
grecista
Emanuele
Crisolara
e
gli
storici
Gaspare
Bugati
e
Giorgio
Merula
.
Del
convento
annesso
,
ora
caserma
di
soldati
,
entrarono
nel
1220
in
possesso
i
Domenicani
.
Vi
ebbe
per
qualche
tempo
sede
il
Tribunale
dell
'
Inquisizione
.
Porta
Ticinese
.
Anticamente
la
Porta
Ticinese
era
situata
dove
ora
è
il
Carrobbio
,
e
chiamavasi
Marzia
,
perchè
dedicata
a
Marte
.
La
terza
Porta
,
quella
costruita
al
tempo
degli
Spagnuoli
,
era
ancora
nel
1800
un
informe
fabbricato
.
Quando
Napoleone
Bonaparte
,
vinta
la
battaglia
di
Marengo
,
ritornò
per
questa
Porta
in
Milano
coll
'
esercito
francese
,
dando
nuova
esistenza
alla
Repubblica
Cisalpina
,
si
pensò
di
rammemorare
il
fatto
in
uno
alla
gloriosa
giornata
campale
con
un
monumento
.
Il
16
giugno
dell
'
anno
1801
il
Governo
e
le
autorità
francesi
,
con
solenne
pompa
,
recaronsi
alla
Porta
Ticinese
,
e
posero
la
prima
pietra
d
'
un
nuovo
edificio
.
Il
progetto
però
non
fu
eseguito
per
allora
.
Rivisse
soltanto
verso
il
1810;
e
con
soscrizioni
private
,
ma
vuolsi
superiormente
eccitate
,
si
diede
mano
nel
1812
alla
costruzione
del
severo
Portico
isolato
che
tuttodì
esiste
.
Il
disegno
è
del
marchese
Cagnola
,
il
quale
prese
ad
imitare
quegli
onorari
che
si
facevano
in
Roma
.
E
di
grandioso
effetto
;
raggiunto
dall
'
architetto
con
pochissimi
mezzi
.
Ai
lati
dell
'
Arco
trovansi
due
vistosi
e
sodi
fabbricati
a
bugnato
,
per
uso
degli
agenti
daziari
.
Per
la
Porta
Ticinese
facevano
il
solenne
ingresso
i
principi
,
gli
arcivescovi
,
i
governatori
nostri
ed
i
monarchi
che
venivano
a
visitare
Milano
,
usanza
derivata
dai
tempi
in
cui
Pavia
era
residenza
dei
re
longobardi
.
Fuori
di
questa
Porta
veggonsi
i
meravigliosi
lavori
fatti
per
1'
unione
delle
acque
dell
'
Adda
con
quelle
del
Ticino
,
ed
il
canale
detto
il
Naviglio
di
Pavia
.
Più
innanzi
ne
parleremo
.
Presso
la
Porta
stessa
,
a
sinistra
,
lungo
la
via
di
circonvallazione
alla
Porta
Lodovica
è
lo
Stabilimento
nazionale
pei
bagni
,
costruito
dall
'
ingegnere
cav
.
Sfondrini
.
E
grandioso
,
e
con
vasche
da
nuoto
eleganti
.
Prendendo
la
via
a
destra
,
e
seguendo
la
strada
di
circonvallazione
alla
Porta
Magenta
,
trovasi
,
alla
sinistra
,
la
nuova
Stazione
succursale
per
la
linea
Milano
-
Vigevano
,
inaugurata
nel
novembre
1869;
stazione
che
fra
non
molto
tempo
sarà
posta
in
diretta
comunicazione
coll
'
interno
di
Milano
,
andandosi
a
dar
mano
ai
lavori
per
l
'
apertura
di
una
nuova
Porta
,
che
si
chiamerà
dalla
città
di
Genova
.
Ritornando
in
città
per
la
Porta
Ticinese
devesi
visitare
la
via
della
Conca
,
che
è
presso
il
bastione
a
sinistra
.
Quivi
trovasi
la
magnifica
conca
,
eseguita
nella
prima
metà
del
decimoquinto
secolo
per
opera
degli
ingegneri
ducali
Filippo
da
Modena
e
Fioravanti
da
Bologna
,
durante
la
signoria
di
Filippo
Maria
Visconti
,
allo
scopo
non
solo
di
procurare
il
vantaggio
a
Milano
coll
'
introdurvi
acqua
navigabile
,
ma
eziandio
per
congiungere
le
acque
dell
'
Adda
,
o
Martesana
,
con
quelle
del
Ticino
,
o
Naviglio
Grande
,
come
sopra
si
è
accennato
.
Si
vede
quindi
che
le
conche
sono
ingegnose
opere
idrauliche
,
le
quali
,
succedendosi
in
vari
punti
,
portano
due
acque
ad
unirsi
,
malgrado
la
diversità
dei
loro
livelli
.
Nel
1497
,
per
ordine
di
Lodovico
il
Moro
,
Leonardo
da
Vinci
non
rese
che
regolare
questa
conca
per
alzarsi
dal
Naviglio
grande
fino
alla
fossa
di
fortificazione
.
In
quell
'
anno
,
1497
,
il
duca
Lodovico
faceva
eseguire
il
monumento
che
vedesi
presso
la
conca
,
il
quale
rammenta
e
come
egli
avesse
alla
fabbrica
del
duomo
ridonato
il
diritto
del
dazio
sulle
navi
che
passavano
per
di
là
,
e
la
morte
della
diletta
di
lui
sposa
Beatrice
d
'
Este
.
Santa
Maria
della
Vittoria
.
Allungandosi
per
la
via
Arena
,
verso
la
città
,
trovasi
la
chiesa
di
Santa
Maria
della
Vittoria
,
così
chiamata
da
una
vittoria
non
lungi
da
quel
luogo
,
allora
fuori
mura
,
riportata
dai
Milanesi
contro
gli
Imperiali
,
comandati
da
Lodovico
il
Bavaro
.
La
chiesa
fu
eretta
nel
1339
,
e
di
nuovo
fabbricata
nel
1669
dal
cardinale
Omodei
,
con
disegno
del
Mangone
.
L
'
Omodei
vi
pose
i
sepolcri
di
sua
famiglia
in
forma
di
piramidi
con
erme
in
bronzo
.
L
'
interno
del
tempio
è
di
buona
e
grandiosa
architettura
,
di
forma
quadrata
,
con
quattro
archi
,
sui
quali
si
innalza
una
maestosa
cupola
.
L
'
ordine
è
fonico
composito
.
Si
ammirano
in
essa
pitture
di
Camillo
Procaccini
,
di
Giacinto
Brandi
,
di
Giovanni
Ghisolfi
,
di
Antonio
Raggi
,
del
Fiammenghini
,
ecc
.
Chiesa
di
San
Calocero
.
Percorrendo
la
strada
a
sinistra
,
lungo
il
Naviglio
,
trovasi
nella
via
omonima
,
la
chiesa
di
San
Calocero
.
Essa
venne
innalzata
da
San
Carlo
nel
1565
,
e
ciò
,
vuole
una
volgare
tradizione
,
per
una
immagine
della
Madonna
dipinta
su
d
'
un
muro
,
che
fu
veduta
piangere
alla
vista
dei
mali
che
i
Francesi
facevano
soffrire
nel
1500
ai
Milanesi
.
Altra
tradizione
narra
poi
che
San
Calocero
istruisse
ivi
nella
fede
San
Secondo
,
e
lo
facesse
battezzare
dai
Santi
Faustino
e
Giovita
,
sgorgando
al
sacro
uso
una
fonte
che
tuttodì
quivi
si
riguarda
.
Annessa
a
San
Calocero
è
la
casa
dei
padri
delle
Missioni
nelle
parti
degli
infedeli
.
Di
contro
evvi
la
soppressa
chiesa
di
San
Vincenzo
al
Prato
,
di
gotica
architettura
,
il
cui
primitivo
edificio
era
stato
nel
550
eretto
sull
'
area
di
un
tempio
dedicato
a
Giove
.
Istituto
dei
Sordo
-
muti
.
Nella
vicina
via
di
San
Vincenzo
,
e
precisamente
nel
convento
già
dei
Padri
Cistercensi
,
soppresso
nel
secolo
scorso
,
venne
nel
1830
posto
l
'
Istituto
pei
sordo
-
muti
,
iniziato
in
Milano
nel
1805
da
Antonio
Heyraud
di
Lione
,
sotto
la
protezione
del
Governo
italico
.
Sessanta
sono
i
ricoverati
;
v
'
hanno
24
piazze
gratuite
,
16
per
maschi
e
8
per
femmine
,
a
carico
del
Governo
.
Coi
legati
conseguiti
dappoi
e
cogli
avanzi
dell
'
Istituto
si
sono
costituite
alcune
pensioni
semigratuite
sì
pei
maschi
che
per
le
femmine
,
a
norma
dei
casi
.
Ottima
è
1'
istruzione
che
si
impartisce
a
quegli
infelici
,
i
quali
,
uscendo
ai
ventidue
anni
dall
'
Istituto
,
ponno
procurarsi
una
vita
meno
dolorosa
.
Annesso
all
'
Istituto
principale
avvene
altro
pei
sordo
-
muti
poveri
di
campagna
,
sorto
nell
anno
1853
.
Ha
un
patrimonio
proprio
,
formato
da
lasciti
di
benefattori
,
colla
cui
rendita
e
col
frutto
di
assegni
mantiene
circa
120
sordo
-
muti
d
'
ambo
i
sessi
.
129
Casa
d
'
Industria
.
Ove
era
l
'
ospedale
di
San
Vincenzo
de
'
Pazzi
,
nell
'
anno
1786
aprivasi
una
Casa
di
lavoro
volontario
pei
poveri
della
città
.
Essa
venne
riformata
colla
denominazione
di
Casa
d
'
Industria
,
nel
1808
,
nel
qual
tempo
si
proibiva
la
mendicità
nel
Dipartimento
dell
'
Olona
.
Mentre
in
quella
di
San
Marco
si
accettano
i
soli
uomini
,
quivi
le
sole
donne
.
Per
chi
,
percorrendo
la
linea
di
San
Vittore
,
non
avesse
visitato
il
Macello
pubblico
,
potrà
recarvisi
da
questo
lato
.
In
principio
della
via
di
San
Vincenzo
,
per
ritornare
nel
centro
della
città
,
al
ponte
sul
Naviglio
,
vedesi
l
'
Arco
già
della
pusterla
Fabbrica
;
esso
,
come
quello
di
Porta
Ticinese
,
ci
dà
un
saggio
dei
primordi
dell
'
architettura
lombardo
-
gotica
.
Linea
I
.
(
Colore
rosa
.
Dalla
Porta
Ticinese
alla
Porta
Garibaldi
)
.
(2.--Dalla
Piazza
del
Duomo
alla
P
.
Garibaldi
)
.
MONUMENTI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Palazzo
Broletto
.
Clerici
.
Mercato
.
Forni
militari
.
Porta
Garibaldi
.
Cimitero
maggiore
.
CHIESE
.
San
Protaso
.
San
Tomaso
.
Santa
Maria
del
Carmine
.
San
Simpliciano
.
Santa
Maria
Incoronata
.
TEATRI
.
Fossati
.
ALBERGHI
.
Madonna
del
Monte
.
Torre
di
Londra
.
Palazzo
Carmagnola
o
del
Broletto
.
Il
palazzo
,
detto
tuttodì
del
Broletto
,
fu
ricostruito
nel
1410
circa
dal
noto
capitano
Francesco
Busone
di
Carmagnola
,
il
quale
lo
abitò
dal
1413
al
1424
,
come
lo
indica
l
'
apposita
lapide
,
e
fu
quivi
che
condusse
la
propria
sposa
Antonietta
Visconti
,
parente
del
duca
di
Milano
Filippo
Maria
.
Passato
il
Carmagnola
,
per
disgusti
col
Ducato
,
al
servizio
della
Repubblica
Veneta
e
dichiarato
ribelle
,
dispose
,
con
testamento
8
settembre
1429
,
che
questo
palazzo
toccasse
come
quota
ereditaria
alle
sue
figlie
Luchina
,
maritata
al
conte
Luigi
Dal
Verme
,
ed
Antonia
,
maritata
al
dottor
in
legge
Garnerio
di
Castilione
i
ma
il
9
marzo
1464
,
per
contratto
fra
le
due
sorelle
,
passò
in
unica
proprietà
della
contessa
Luchina
.
Per
varie
vicende
subite
dai
Dal
Verme
l
'
edificio
venne
ad
appartenere
al
Governo
spagnuolo
,
e
Filippo
III
,
nel
1605
,
lo
donava
alla
città
di
Milano
,
che
vi
collocò
il
mercato
dei
grani
.
Nell
'
anno
1714
vi
fu
trasportato
il
Banco
di
Sant
'
Ambrogio
,
specie
di
Monte
Mercantile
;
nel
1770
,
sotto
la
direzione
dello
storico
Giulini
,
vi
si
pose
l
'
Archivio
civico
,
e
finalmente
,
nel
1786
,
vi
presero
stanza
gli
uffici
del
Comune
,
che
sino
dal
1228
trovavansi
in
Piazza
Mercanti
,
dandogli
appunto
il
nome
di
Broletto
,
e
vi
rimasero
fino
all
'
anno
1861
.
Consiste
esso
in
un
ampio
caseggiato
,
diviso
in
due
cortili
con
portici
nell
'
intorno
,
e
con
porte
di
prospetto
che
mettono
alle
vie
del
Broletto
e
Giulini
.
Di
antico
pur
conserva
qualche
finestrone
ed
alcune
sale
con
buoni
dipinti
.
Ora
è
sede
dell
'
Intendenza
di
Finanza
.
Trovandosi
in
questo
punto
si
può
visitare
il
Palazzo
Clerici
.
Questo
palazzo
,
sede
della
Gran
Carte
d
'
Appello
,
non
che
del
Tribunale
di
Commercio
,
che
è
posto
nella
via
omonima
,
apparteneva
alla
nobile
famiglia
Clerici
.
Il
capostipite
di
questa
famiglia
,
venuto
in
Milano
da
Domaso
,
divenne
straricco
,
commerciando
in
società
con
quel
Pietro
Carcano
,
quasi
secondo
fondatore
dell
'
Ospedale
Maggiore
.
Il
palazzo
,
quantunque
barocco
,
è
tuttavia
grandioso
:
vi
si
vede
una
magnifica
sala
con
stucchi
dorati
,
ed
una
bellissima
pittura
a
fresco
nella
vólta
,
di
Gio
.
Battista
Tiepolo
.
Chiesa
di
San
Protaso
.
Poco
lungi
dal
palazzo
Clerici
trovasi
la
chiesa
di
San
Protaso
,
detta
ad
Monacos
,
aggiunto
derivatole
dall
'
esservi
stati
fin
dal
800
i
Benedettini
.
Eretta
poi
in
parrocchia
,
il
diritto
di
nomina
spettava
ai
monaci
di
San
Simpliciano
.
Fu
l
'
antica
chiesa
ricostruita
con
disegno
del
Pellegrini
,
e
restaurata
nel
1852
.
Vi
sono
in
questo
tempio
pitture
del
Fiammenghini
,
del
Nuvolone
,
di
Daniele
Crespi
,
del
Cunio
,
del
Cerano
,
di
Camillo
Procaccini
.
Chiesa
di
San
Tomaso
.
La
chiesa
di
San
Tomaso
in
Terra
Mala
è
d
'
incerta
origine
.
Secondo
una
tradizione
l
'
aggiunto
di
terra
mala
o
amara
le
deriva
da
questo
fatto
.
,
Essendo
morto
un
povero
,
e
non
volendo
il
parroco
di
San
Tomaso
dargli
sepoltura
,
se
prima
la
moglie
non
gli
pagasse
il
dovuto
;
la
donna
,
disperata
di
non
avere
,
nè
trovare
il
denaro
,
diede
in
alti
lamenti
.
Passò
in
quel
mentre
il
duca
Giovan
-
Maria
Visconti
,
il
quale
,
udito
il
motivo
di
quelle
strida
,
comandò
che
il
parroco
non
solo
desse
sepoltura
gratis
al
morto
,
ma
fosse
,
che
è
peggio
,
seppellito
insieme
;
e
non
vi
fu
prece
peroratrice
,
nè
pianto
capace
a
far
muovere
il
duca
.
Vuolsi
che
il
parroco
,
calandosi
nella
fossa
,
andasse
altamente
sciamando
:
Quanto
è
amara
questa
terra
.
La
chiesa
ha
un
bellissimo
pronao
,
e
pitture
di
Cesare
Procaccini
,
di
Aurelio
Luini
,
di
Rodolfo
Cunio
.
L
'
altare
maggiore
è
disegno
dell
'
architetto
cav
.
Zanoja
.
Chiesa
di
Santa
Maria
del
Carmine
.
La
chiesa
di
Santa
Maria
del
Carmine
fu
eretta
dai
padri
Carmelitani
nel
1268
.
Se
non
che
essa
,
dominata
dal
vicino
castello
,
ne
fu
molto
guasta
.
Rifatta
in
forma
più
grande
a
tre
navi
,
le
si
diede
l
'
architettura
gotica
.
L
'
ornato
esterno
della
porta
,
che
tuttodì
si
conserva
,
vuolsi
di
-
segno
di
F
.
Richini
.
La
chiesa
fu
rimodernata
nel
1840
.
Vi
sono
pitture
di
Cesare
Procaccini
,
di
Filippo
Abbiati
,
di
Stefano
Maria
Legnani
,
di
Bernardino
Luini
,
del
Montalto
;
sculture
del
Volpi
.
Vi
si
ammirano
inoltre
un
Battistero
gotico
-
moderno
ed
alcuni
monumenti
.
Nella
parte
del
Foro
Bonaparte
,
che
trovasi
a
sinistra
di
chi
si
reca
al
Corso
Garibaldi
,
lambente
la
strada
,
si
sta
erigendo
,
a
cura
del
Municipio
,
un
Mercato
per
gli
erbaggi
,
su
disegno
dell
'
ingegnere
architetto
Agostino
Nazari
.
Teatro
Fossati
.
Il
teatro
Fossati
venne
eretto
dalla
famiglia
omonima
nell
'
anno
1859
,
su
elegante
disegno
dell
'
architetto
Fermo
Zuccari
.
L
'
interno
è
in
legno
;
può
contenere
circa
2500
spettatori
.
Esso
ha
due
facciate
,
una
prospicente
il
Foro
Bonaparte
,
ì
'
altra
il
Corso
Garibaldi
.
Vi
si
danno
variati
spettacoli
.
Chiesa
di
San
Simpliciano
.
La
chiesa
di
San
Simpliciano
,
di
gotica
costruzione
,
è
una
delle
quattro
basiliche
che
anticamente
esiste
-
vano
fuori
della
città
,
e
si
vuole
fondata
dal
vescovo
Ambrogio
sotto
il
titolo
di
Santa
Maria
.
Essendovi
seppellito
nell
'
anno
400
Simpliciano
,
prese
il
nome
di
questo
santo
.
L
'
interno
della
chiesa
è
costrutto
in
tre
navi
in
forma
di
croce
latina
con
cupola
.
Contiene
di
belle
pitture
di
Ambrogio
Borgognone
,
-
che
eseguì
mirabilmente
nell
'
abside
del
coro
l
'
affresco
la
Coronazione
della
Madonna
,
-
di
Francesco
Terzi
,
di
Camillo
Procaccini
,
di
Antonio
Fratazzi
,
di
Aurelio
Luini
,
ecc
.
La
facciata
venne
compiuta
soltanto
nel
novembre
del
1870
su
disegno
dell
'
architetto
Carlo
Macciachini
,
il
quale
le
conservò
assai
lodevolmente
il
carattere
del
XIII
secolo
.
Il
bellissimo
chiostro
,
che
era
annesso
alla
chiesa
di
San
Simpliciano
,
architettato
dal
Bramante
e
finito
dal
Seregni
nel
1563
,
fu
convertito
dall
'
arciduca
Ferdinando
a
quartiere
pei
soldati
.
Sotto
il
Governo
Italico
venne
rimodernato
con
disegno
del
colonnello
Rossi
.
Forni
militari
.
Proseguendo
la
via
per
alla
Porta
Garibaldi
,
trovansi
a
destra
,
nella
via
Moscova
,
i
Forni
militari
,
stati
costruiti
verso
il
1828
dal
Governo
austriaco
,
il
quale
si
serviva
dell
'
area
e
di
una
parte
dei
fondamenti
che
erano
stati
preparati
dal
cessato
Governo
italiano
per
la
principale
caserma
militare
di
cavalleria
.
Chiesa
di
Santa
Maria
Incoronata
.
La
chiesa
di
Santa
Maria
Incoronata
fu
eretta
nel
1451
dal
duca
Francesco
Sforza
;
e
nel
1460
Bianca
Maria
,
moglie
di
lui
,
ne
fabbricò
altra
unita
alla
prima
,
che
dedicò
a
San
Nicola
da
Tolentino
,
volendo
colle
due
fabbriche
formare
simbolo
della
sua
unione
col
duca
.
La
facciata
è
eguale
e
semplice
,
di
forma
pure
eguale
è
l
'
interno
con
due
presbiteri
e
due
altari
maggiori
.
L
'
architettura
gotica
fu
guasta
nel
1654
.
Vi
sono
bei
monumenti
della
famiglia
Bossi
,
di
Giovanni
Tolentino
e
di
Gabriele
di
Cotignola
,
arcivescovo
di
Milano
,
fratello
germano
di
Francesco
Sforza
.
V
'
hanno
pregevoli
pitture
di
Luigi
Scaramuccia
,
di
Ercole
Procaccini
e
del
Montalto
.
Il
convento
,
che
era
annesso
a
questa
chiesa
,
fu
convertito
in
caserma
pei
soldati
.
Porta
Garibaldi
.
La
Porta
Garibaldi
,
già
Comasina
,
è
una
delle
principali
di
Milano
.
Essa
era
nei
primi
tempi
al
Ponte
Vetero
e
dedicata
alla
Luna
.
La
Porta
che
qui
si
trovava
,
costruita
dal
Governo
spagnuolo
,
venne
demolita
,
e
su
disegno
dell
'
architetto
Giacomo
Moraglia
,
dai
negozianti
della
città
eretta
l
'
attuale
fra
gli
anni
1826
e
1828
.
E
un
arco
ornato
alla
dorica
,
sormontato
da
quattro
colossi
del
Perabò
,
rappresentanti
i
fiumi
primari
di
Lombardia
:
il
Po
,
il
Ticino
,
l
'
Adda
e
l
'
Olona
.
Nel
1860
la
Rappresentanza
cittadina
la
intitolava
a
Garibaldi
a
rammentare
le
vittorie
comensi
.
Nell
'
attico
superiore
,
cancellata
l
'
impronta
servile
,
venne
posta
la
seguente
epigrafe
:
QUI
SULL
'
ORME
DEL
NOME
NEMICO
IL
FERRO
DELL
'
ITALICA
GIOVENTU
'
INCISE
LE
VITTORIE
COMENSI
MDCCCLIX
ai
lati
:
VARESE
.
SAN
FERMO
.
Prima
di
terminare
il
giro
di
Milano
non
si
deve
tralasciare
di
visitare
il
Cimitero
monumentale
.
Il
Cimitero
monumentale
trovasi
fuora
la
Porta
Garibaldi
,
a
sinistra
,
tra
la
strada
comunale
di
Bovisio
e
la
ferrovia
.
I
lavori
di
questa
grandiosa
necropoli
vennero
iniziati
nell
'
anno
1863
su
disegno
dell
'
architetto
Carlo
Macciachini
.
Eseguitasi
la
generale
fondazione
della
parte
anteriore
,
tratte
a
compimento
e
la
metà
degli
spalti
circostanti
e
il
giardino
rialzato
dal
lato
di
ponente
,
colle
sottoposte
gallerie
,
la
Giunta
Municipale
pensò
di
farne
l
'
inaugurazione
solenne
il
2
novembre
1866
.
I
lavori
continuano
annualmente
;
e
appunto
in
oggi
si
stanno
ponendo
le
fondamenta
della
gran
cripta
od
ossario
,
e
quanto
prima
si
getteranno
quelle
del
Famedio
,
che
raccoglierà
la
memoria
degli
illustri
cittadini
.
Il
Cimitero
è
già
ricco
di
pregevoli
monumenti
dovuti
ad
artisti
milanesi
,
fra
i
quali
Tantardini
,
Pandiani
,
Miglioretti
,
Strazza
,
Spertini
,
Crippa
,
Buzzi
-
Giberto
,
Corti
,
ecc
.
Lo
stile
di
esso
è
lombardo
della
seconda
metà
del
.
XIII
secolo
.
La
Piazza
del
Duomo
,
la
Galleria
Vittorio
Emanuele
,
il
Cimitero
monumentale
e
il
Macello
pubblico
sono
le
maggiori
opere
edili
iniziate
dal
Comune
in
questo
decennio
di
libertà
.
137
Notizie
indispensabili
od
utili
al
viaggiatore
(
*
)
.
Chiunque
visiti
Milano
dimentica
presto
i
comodi
e
gli
agi
del
suo
domicilio
,
trovando
negli
alberghi
e
nelle
locande
alloggio
e
trattamento
confacente
alla
sua
condizione
qualunque
essa
siasi
.
In
nessun
albergo
si
penuria
di
mezzi
accessori
.
Buone
vetture
,
legni
di
piazza
e
destri
servitori
sono
al
minimo
cenno
a
vostra
disposizione
.
Il
banchiere
,
il
negoziante
,
l
'
amico
,
cui
siete
raccomandato
,
vi
servono
di
guida
.
Le
Autorità
di
qualunque
grado
sono
accessibili
in
ispecie
al
forestiere
;
anche
mancando
di
protezioni
e
di
raccomandazioni
non
avete
nulla
a
temere
nel
disimpegno
dei
vostri
affari
.
Il
Sindaco
riceve
in
udienza
particolare
ogni
settimana
;
per
essere
ammessi
a
queste
udienze
bisogna
farsi
inscrivere
in
apposito
registro
.
Per
affari
d
'
urgenza
riceve
tutti
i
giorni
.
Le
risposte
alle
suppliche
od
ai
reclami
che
si
presentano
al
protocollo
generale
si
ricevono
per
mezzo
della
divisione
a
cui
l
'
affare
appartiene
.
Al
Prefetto
si
ricorre
,
sia
direttamente
,
sia
col
mezzo
delle
Autorità
locali
,
per
tutto
ciò
che
concerne
l
'
amministrazione
politica
.
L
'
esito
delle
suppliche
e
delle
dimande
o
reclami
contro
le
decisioni
delle
Autorità
subalterne
si
conosce
o
col
mezzo
della
Prefettura
stessa
o
delle
Autorità
locali
da
cui
il
ricorso
è
partito
.
Il
Prefetto
dà
udienza
in
determinati
giorni
della
settimana
.
(
*
)
Non
permettendoci
il
limitato
spazio
di
questa
Guida
di
dare
un
elenco
generale
di
ogni
ramo
di
commercio
e
d
'
industria
,
ci
limitiamo
ad
additare
al
viaggiatore
alcuno
di
essi
fra
i
pii
.
accreditati
.
Se
fa
bisogno
di
rinvenire
persone
di
cui
si
ignori
il
domicilio
,
se
ne
fa
ricerca
all
'
Ufficio
del
Ruolo
di
popolazione
(
Anagrafe
)
,
esistente
al
Municipio
,
via
Case
Rotte
,
al
numero
4
.
Qualunque
reclamo
che
il
forestiero
abbia
per
avventura
a
fare
contro
il
servizio
delle
vetture
da
nolo
,
od
ogni
altro
riflettente
la
sicurezza
pubblica
,
notificazioni
di
smarrimenti
,
ecc
.
,
un
ufficio
di
Sorveglianza
urbana
è
posto
nel
Palazzo
del
Marino
ad
accoglierlo
.
Il
forestiero
può
rivolgersi
anche
agli
Agenti
urbani
.
Ecco
intanto
alcuni
dei
principali
indirizzi
che
crediamo
segnalare
al
viaggiatore
per
gli
emergenti
suoi
bisogni
.
Alberghi
(
*
)
.
*
Agnello
-
*
Ancora
-
*
Angioli
-
*
Aquila
-
*
Beccaccia
-
Bella
Venezia
-
*
Biscione
-
*
Borsa
-
*
Cappello
-
Cavour
-
Città
(
Ville
)
-
*
Corona
d
'
Italia
-
*
Due
Spade
-
*
Europa
-
*
Falcone
-
*
Firenze
-
*
Francia
-
*
Gallo
-
Gran
Brettagna
-
*
Leone
-
*
Madonna
del
Monte
-
*
Milano
-
*
Passarella
-
Pensione
Svizzera
-
*
Ponzone
-
*
Popolo
-
*
Pozzo
-
Reale
-
Reichman
-
*
Roma
-
San
Marco
-
*
San
Michele
-
*
Torre
di
Londra
-
Tre
Svizzeri
.
Antiquari
.
-
-
Arrigoni
,
Corso
Venezia
n
.
6
.
-
Baslini
,
Corso
Venezia
n
.
12
.
-
Franchi
Ulisse
,
via
del
Pesce
n
.
2
.
Sanquirico
Antonio
,
Galleria
De
Cristoforis
n
.
43
,
ecc
.
(
*
)
Gli
alberghi
contrassegnati
coll
'
asterisco
hanno
trattoria
in
casa
,
pronta
ad
ogni
ora
del
giorno
.
Con
tre
,
quattro
o
cinque
lire
al
maximum
si
può
avere
in
tutti
questi
alberghi
un
buon
pranzo
.
Articoli
da
Viaggio
.
Bouffier
Pietro
di
Giovanni
,
via
Torino
n
.
14
.
-
Ghezzi
Enrico
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
18
.
-
Münster
Fratelli
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
28
,
ecc
.
Bagni
particolari
.
Bagni
con
gabinetti
separati
e
acque
calde
.
Bagni
dell
'
ex
Ville
,
via
Pasquirolo
n
.
11
.
del
Giardinetto
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
17
.
Reali
,
via
Pantano
n
.
2
e
via
Larga
n
.
33
.
di
proprietà
di
Clotilde
vedova
Jodani
,
via
Tre
Alberghi
n
.
24
.
dell
'
Annunciata
,
via
omonima
n
.
11
.
Russi
ed
Orientali
,
anche
per
cura
idropatica
,
via
Sala
n
.
7
.
Bagni
pubblici
:
con
vasche
grandi
e
maestri
di
nuoto
.
Bagno
di
Diana
,
fuori
di
Porta
Venezia
.
Bagno
in
via
Castelfidardo
.
Bagno
Nazionale
,
anche
con
gabinetti
separati
e
doccia
,
fuori
di
Porta
Ticinese
.
Bagno
del
Ticino
,
fuori
di
Porta
Ticinese
.
Banche
e
Banchieri
.
Banca
Franco
-
Italiana
,
via
San
Pietro
all
'
Orto
n
.
8
.
-
Banca
Nazionale
,
via
Giardino
n
.
6
.
-
Banca
popolare
,
Piazza
Mercanti
.
-
Banca
del
Popolo
,
via
Brera
n
.
19
.
-
Banca
Lombarda
,
via
Giardino
n
.
7
.
-
Belinzaghi
commendatore
Giulio
,
via
Andegari
n
.
14
.
Brot
cav
.
Carlo
Francesco
,
via
Giardino
n
.
14
.
-
Campagnoni
Francesco
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
n
.
8
e
10
.
-
Cavajani
Oneto
e
Comp
.
,
via
Giardino
n
.
5
.
-
Mazzoni
e
Campi
,
via
Bigli
n
.
15
.
-
Mylius
Enrico
e
Comp
.
,
via
Clerici
n
.
6
.
-
Pisa
Zaccaria
,
via
Meravigli
n
.
11
.
-
Spagliardi
Giuseppe
ed
Antonio
e
Comp
.
,
via
Cusani
n
.
5
.
-
Ulrich
e
Comp
.
,
via
Bigli
n
.
21
.
-
Warchex
vedova
,
Garavaglia
e
Comp
.
,
via
Oriani
n
.
1
.
-
Weill
-
Schott
figli
e
Comp
.
,
via
Pietro
Verri
n
.
7
,
ecc
.
Biblioteche
pubbliche
.
Biblioteca
Nazionale
di
Brera
,
via
Brera
n
.
28
,
aperta
dalle
ore
9
antimeridiane
alle
5
pomeridiane
,
meno
i
giorni
festivi
,
le
ferie
del
carnovale
,
della
Pasqua
,
e
le
autunnali
dal
15
settembre
al
4
novembre
.
Ambrosiana
,
San
Sepolcro
n
.
1
.
Pei
forestieri
è
aperta
tutto
l
'
anno
dalle
ore
10
antimeridiane
alle
3
pomeridiane
;
nei
dì
festivi
da
un
'
ora
alle
3
pomeridiane
.
Popolare
,
via
Circo
n
.
4
,
aperta
dalle
ore
7
alle
9
pomeridiane
;
nei
dì
festivi
dalle
ore
2
pomerid
.
alle
4
.
Per
ogni
volume
che
si
estrae
dalla
Biblioteca
Popolare
si
pagano
cent
.
5
per
la
durata
di
venticinque
giorni
;
scorsi
i
quali
,
se
il
libro
non
viene
riconsegnato
alla
Biblioteca
,
si
paga
di
nuovo
una
tassa
e
una
sopratassa
di
cent
.
5
per
ogni
mese
o
frazione
di
mese
.
Per
ritirare
il
libro
bisogna
far
constare
di
sè
a
chi
sepraintende
alla
distribuzione
.
Biblioteche
private
.
Belgiojoso
fu
principe
Emilio
,
piazza
Belgiojoso
n
.
2
.
Borromeo
Arese
conte
Vitaliano
,
piazza
Borromeo
n
.
7
.
Bruschetti
ing
.
Giuseppe
,
corso
Porta
Romana
,
n
.
66
.
(
Archivio
storico
di
architettura
civile
,
idraulica
e
militare
,
già
proprietà
del
fu
ingegnere
F
.
B
.
Ferrari
,
Cavagna
Sangiuliani
conte
cav
.
Antonio
(
Raccolta
di
storie
municipali
italiane
e
illustrazioni
patrie
)
,
via
Pietro
Verri
n
.
18
.
Cavaleri
avv
.
Michele
,
Corso
Magenta
,
n
.
86
.
D
'
Adda
marchese
Girolamo
,
via
Gesù
n
.
12
.
Rocca
Saporiti
conte
Apollinare
,
marchese
della
Sforzesca
,
Corso
Venezia
n
.
56
.
Trivulzio
marchese
Gian
Giacomo
,
Piazza
di
Sant
'
Alessandro
n
.
4
.
Bijoutieri
,
Orefici
,
Orologiai
.
Bigatti
fratelli
,
negozianti
in
gioje
,
fabbricatori
di
giojellerie
,
bijouterie
e
argenterie
,
via
Giardino
7
.
-
Carenzio
e
Confalonieri
,
giojellieri
e
bijoutieri
,
Piazza
del
Duomo
n
.
27
.
-
Conti
Annibale
,
orefice
e
giojelliere
,
via
orefici
n
.
28
.
-
Grisetti
Eugenio
,
orefice
e
giojelliere
,
via
Tomaso
Grossi
n
.
9
.
-
Sartirana
G
.
,
orefice
e
orologiaio
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
26
.
-
Terruggia
Pietro
,
orefice
e
giojelliere
,
via
Orefici
n
.
38
,
ecc
.
Broughams
.
-
Stazioni
principali
.
-
Piazze
:
Duomo
-
Fontana
-
Mercanti
-
Santa
Marta
-
Scala
-
San
Sepolcro
-
Cavour
.
Vie
:
Giardino
-
Brera
-
Bottonuto
-
San
Giuseppe
-
Corso
Venezia
-
Corso
di
Porta
Romana
-
Corso
Magenta
-
Ponte
Vetero
,
ecc
.
Tariffe
:
Per
una
corsa
che
non
oltrepassi
la
mezz
'
ora
si
paga
di
giorno
Lir
.
1
.
e
di
notte
Lir
.
1
.
25
.
Fino
ad
un
'
ora
intiera
Lir
.
1
.
50
di
giorno
e
Lir
.
1
.
75
di
notte
.
Per
ogni
mezz
'
ora
successiva
Cent
.
75
di
giorno
e
Lir
.
1
di
notte
.
La
mezz
'
ora
incominciata
si
considera
come
completa
.
Per
ogni
bagaglio
od
oggetto
che
non
stia
nell
'
interno
si
paga
Cent
.
25
sia
di
giorno
che
di
notte
.
Caffè
e
Pasticcerie
principali
.
Caffè
(
*
)
.
Caffè
Cova
,
via
San
Giuseppe
-
Caffè
Biffi
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Caffè
Gnocchi
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Caffè
Gnocchi
,
al
Foro
Bonaparte
-
Caffè
Martini
,
Piazza
della
Scala
-
Caffè
Merlo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
-
Caffè
dell
'
Europa
,
Corso
Vittorio
Emanuele
-
Caffè
dell
'
Accademia
,
Piazza
della
Scala
-
Caffè
Maldifassi
,
via
Principe
Umberto
-
Caffè
del
Rinascimento
,
Corso
Venezia
-
Caffè
del
Risorgimento
,
Corso
Magenta
-
Caffè
del
Duomo
,
in
Piazza
del
Duomo
(
*
*
)
-
Caffè
ai
Giardini
Pubblici
-
Caffè
Moresco
,
via
Solferino
.
Pasticcieri
od
Offellieri
.
Biffi
,
Piazza
del
Duomo
n
.
33
-
Lazzaroni
,
Corso
Venezia
n
.
1-
Dell
'
Acqua
,
via
Santa
Margherita
n
.
4
,
e
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Puricelli
,
via
Monte
Napoleone
n
.
45
-
Cova
,
via
Giardino
n
.
1
-
Baj
Fratelli
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
4
-
Castiglioni
Luigi
,
via
Tre
Alberghi
n
.
2
-
Lorioli
Carlo
,
via
Brera
n
.
2
,
ecc
.
Calzolai
da
donna
.
Beltrami
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
17
-
Brivio
,
Corso
Venezia
n
.
4
-
Dupin
,
via
della
Passarella
n
.
26
-
Bianchi
,
via
Tre
Alberghi
n
.
14
,
ecc
.
(
*
)
Tutti
questi
caffè
dalle
ore
10
antimeridiane
alle
2
pomeridiane
servono
il
déjeuné
alla
forchetta
.
(
*
*
)
Questo
caffè
è
provveduto
di
una
grande
quantità
di
giornali
.
Calzolai
da
uomo
.
Borioli
Alessandro
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Mejani
Carlo
,
via
Lupetta
n
.
1
-
Mosconi
Domenico
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
31
-
Mûnster
fratelli
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
28
,
e
Galleria
Vittorio
Emanuele
(
calzature
specialmente
di
Vienna
)
-
Veronesi
,
Corso
Venezia
n
.
11
,
ecc
.
Cambia
valute
.
Casati
Ignazio
,
via
Santa
Margherita
-
Grisi
Francesco
e
Comp
.
,
Piazza
Mercanti
-
Mazzucchelli
Luigi
,
Cordusio
-
Prada
Celestino
,
Piazza
del
Duomo
n
.
20
-
Strada
Luigi
,
via
Giardino
n
.
4
,
ecc
.
Cappellai
.
Bergamo
Giuseppe
,
Piazza
del
Duomo
n
.
35
-
Chiesa
Antonio
,
Piazza
del
Duomo
n
.
27
-
De
Marchi
-
Gherini
Ambrogio
,
via
delle
Asole
n
.
2
-
Insom
Domenico
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
3
-
Mariani
Gaetano
,
Cordusio
-
Migliavacca
Giovanni
,
Corso
Vittorio
Emanuele
-
Ponzone
Antonio
(
Ditta
)
,
via
Santa
Margherita
n
.
4
,
ecc
.
Cartolai
,
oggetti
di
cancelleria
.
Maglia
Antonio
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
n
.
20
-
Crivelli
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
36
-
Ripamonti
-
Carpano
Antonio
,
Galleria
De
Cristoforis
n
.
18
-
De
Grandi
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
29
-
Ferrario
Luigi
,
via
Armorari
n
.
3
-
Bontà
(
Ditta
)
,
via
Pantano
n
.
9
-
Orgneri
Michele
,
via
San
Giuseppe
n
.
12
,
ecc
.
Chincaglieria
,
Bronzi
,
Bijouteria
di
lusso
,
Grande
novità
.
Baglia
Carlo
,
Piazza
del
Duomo
n
.
43
.
-
Brioschi
Fratelli
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
4
.
-
Pirotta
e
Caprotti
,
Galleria
De
Cristoforis
.
-
Galli
e
Bonnefoy
,
al
Gran
Mercurio
,
Corso
Vittorio
Emanuele
,
n
.
15
.
-
Grande
Emporio
d
'
ogni
genere
d
'
addobbi
in
pendole
,
bronzi
,
lampade
,
porcellana
e
cristalleria
,
macchine
per
usi
domestici
,
bijouterie
ed
articoli
da
viaggio
.
Si
spedisce
gratis
il
catalogo
dei
vari
articoli
a
chi
ne
fa
domanda
per
lettera
.
Consoli
.
Austria
-
Ungheria
.
Cantoni
Eugenio
,
console
generale
,
via
Meravigli
n
.
15
.
-
Belgio
.
Belinzaghi
Giulio
,
console
generale
,
via
Andegari
n
.
14
.
-
Bolivia
.
Brambilla
Pietro
,
vice
-
console
,
via
Torino
n
.
51
.
-
Brasile
.
Mazzone
cav
.
Carlo
,
vice
-
console
,
via
Solferino
n
.
20
.
-
Chili
.
Brivio
marchese
Giacomo
,
console
,
via
Olmetto
n
.
17
.
-
Confederazione
Argentina
Juan
F
.
Pelanda
.
-
Confederazione
Svizzera
.
Vonwiller
Oscar
,
console
,
via
Broletto
n
.
37
.
-
Francia
.
Bouillat
cav
.
Edoardo
,
console
,
via
Sant
'
Andrea
n
.
8
.
-
Germania
del
Nord
e
Granducato
di
Baden
.
Mack
Davide
,
console
,
via
Bassano
Porrone
n
.
2
.
-
Grecia
.
Ralli
cav
.
Giacomo
,
console
,
via
San
Simone
n
.
8
.
-
Inghilterra
.
Kelly
Thomas
William
,
vice
-
console
,
nell
'
Albergo
Reale
,
via
Tre
Alberghi
.
-
Messico
.
Brocca
dott
.
Giovanni
,
console
,
corso
Vittorio
Emanuele
n
.
21
.
-
Monaco
(
Principato
di
)
.
Cavriani
nobile
Ippolito
,
console
,
via
Olmetto
n
.
7
.
-
Paraguay
.
Visconti
di
Modrone
conte
Guido
,
vice
-
console
,
via
Cerva
n
.
28
.
-
Portogallo
.
De
Souza
Holstein
cav
.
Federico
Filippo
,
console
,
Piazza
San
Sepolcro
n
.
11
.
-
San
Marino
.
Antona
-
Traversi
avv
.
Giovanni
,
console
,
via
Giardino
n
.
10
.
-
Spagna
.
Brocca
commendatore
Luigi
,
console
,
corso
Vittorio
Emanuele
n
.
21
.
Stati
Uniti
d
'
America
.
Clark
William
,
via
Monforte
.
-
Turchia
.
J
.
Dominian
effendi
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
20
.
Dentisti
e
Pedicuri
.
Ballerio
Isidoro
,
dentista
,
via
Rastrelli
n
.
16
-
Banfi
Girolamo
,
dentista
,
via
Palazzo
Reale
n
.
3
-
Bauer
Adolfo
,
dentista
,
via
San
Dalmazio
n
.
5
.
-
Briziano
Pompeo
,
pedicure
,
via
Pattari
n
.
3
.
Buzenac
Luigi
,
dentista
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
24
-
Clément
Arbib
,
dentista
,
via
San
Protaso
n
.
3
-
Winderling
L
.
Noé1
-
e
G
.
Noél
,
dentista
,
via
Borgospesso
n
.
21
-
De
Ambrosis
Giovanni
,
pedicure
,
via
Falcone
n
.
1
,
ecc
.
Editori
di
musica
.
Ricordi
Tito
,
via
Omenoni
n
.
1
,
ed
ottagono
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Lucca
Francesco
,
via
San
Paolo
n
.
10
,
e
via
Santa
Radegonda
n
.
5
-
Canti
Giovanni
,
via
Giardino
n
.
1
,
e
via
Meravigli
n
.
11
,
ecc
.
Facchini
e
Fattorini
.
La
società
dei
Facchini
,
con
brevetto
municipale
,
e
quella
de
'
Fattorini
di
Piazza
,
prestano
un
lodevole
servizio
di
scorta
e
trasporto
di
effetti
per
indicazione
da
uno
ad
altro
punto
della
città
,
ricapito
lettere
,
gruppi
,
circolari
,
ecc
.
Le
due
Società
si
distinguono
in
fra
esse
dal
berretto
;
hanno
stazioni
nelle
Piazze
e
grandi
vie
;
la
stazione
principale
è
in
Piazza
Mercanti
.
Tariffa
della
Società
dei
Facchini
.
Per
servizio
di
scorta
e
per
indicazione
da
uno
ad
altro
punto
della
città
senza
interruzioni
o
fermate
L
.
25
Per
ogni
ora
L
50
Per
ricapito
di
lettere
,
gruppi
,
fatture
e
di
tutto
quanto
può
contenersi
nella
borsa
,
per
ciascun
capo
L
20
Trasporto
di
bagagli
,
casse
,
bauli
e
simili
,
in
qualunque
direzione
nell
'
interno
della
città
del
peso
di
kilogr
.
1
a
30
L
30
fino
a
kilogr
.
50
L
50
fino
ad
un
quintale
L
70
Pel
trasporto
nei
sobborghi
,
in
aumento
per
ogni
tassa
L
15
Tariffa
della
Società
dei
Fattorini
di
Piazza
.
Per
servizio
di
scorta
e
per
indicazione
da
uno
ad
altro
punto
della
città
senza
interruzioni
o
fermate
L
.
30
Per
ogni
ora
L
60
Per
ricapito
di
lettere
,
gruppi
,
fatture
e
di
tutto
quanto
può
contenersi
nella
borsa
,
per
ciascun
pezzo
L
20
Trasporto
di
bagagli
,
casse
,
bauli
e
simili
,
in
qualunque
direzione
nell
'
interno
della
città
del
peso
dikilogr
.
1
a
30
L
.
30
fino
a
kilogr
.
50
L
50
fino
ad
un
quintaleL
70
Pel
trasporto
nei
sobborghi
,
in
aumento
per
ogni
tassa
L
20
Farmacie
.
Biraghi
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
5
-
Brera
(
di
)
,
via
Fiori
Oscuri
n
.
15
-
De
Ponti
Donnino
,
alle
Cinque
Vie
n
.
22
-
Foglia
Antonio
,
Corso
di
Porta
Romana
n
.
22
-
Franzini
,
via
Santa
Margherita
n
.
12
-
Garofoletti
Alberto
,
via
Santa
Maria
alla
Porta
n
.
1
-
Migliavacca
Gio
.
Battista
,
via
Monte
Napoleone
n
.
1
-
Porati
,
Corso
di
Porta
Ticinese
-
Pozzi
Giuseppe
,
Corso
Venezia
n
.
41
-
Riva
Palazzi
,
Piazza
della
Scala
-
Stagnoli
,
via
Bigli
n
.
28
-
Zambelletti
Lodovico
,
piazza
San
Carlo
n
.
5
.
Farmacie
omeopatiche
.
Biraghi
Carlo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
3
-
Franzini
,
via
Santa
Margherita
n
.
12
-
Garofoletti
Alberto
,
via
Santa
Maria
alla
Porta
n
.
1
-
Pozzi
Giuseppe
,
Corso
Venezia
n
.
41
.
Fotografi
.
Calzolari
Figlio
,
successore
a
Duroni
Alessandro
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
13
-
Deroche
ed
Heyland
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
15
-
Ganzini
Giovanni
Battista
,
via
Unione
n
.
10
-
Montabone
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
22
-
Pagliano
Leonida
,
via
Monforte
n
.
3
-
Rossi
Giulio
(
sistema
Crozat
)
,
via
Bigli
n
.
7
-
Triestina
,
Corso
Venezia
n
.
77
.
Gabinetti
di
decenza
.
Due
sono
i
Gabinetti
di
decenza
in
Milano
con
assai
proprie
ritirate
per
uomini
e
signore
,
l
'
uno
in
via
Pasquirolo
,
l
'
altro
al
nuovo
Giardino
Pubblico
,
sotto
l
'
edificio
del
caffè
.
-
Il
prezzo
d
'
accesso
è
di
cent
.
10
.
-
Nel
primo
,
a
convenienti
prezzi
,
si
può
anche
avere
profumerie
.
-
In
esso
da
appositi
incaricati
si
ricevono
in
deposito
effetti
da
viaggio
,
e
si
fa
ripulitura
d
'
abiti
e
di
scarpe
.
-
Pel
deposito
di
effetti
pagansi
cent
.
10
.
-
Pella
pulitura
di
abiti
e
scarpe
cent
.
10
.
Giornali
politici
.
La
Lombardia
,
giornale
ufficiale
della
Provincia
di
Milano
-
La
Perseveranza
-
La
Gazzetta
di
Milano
-
Il
Secolo
-
Il
Pungolo
-
Il
Corriere
di
Milano
-
Il
Sole
,
anche
commerciale
-
L
'
Unità
Italiana
-
Il
Gazzettino
Rosa
.
-
-
Questi
giornali
si
ponilo
comperare
presso
le
apposite
edicole
,
poste
nei
principali
centri
di
Milano
.
Istituti
e
Collegi
principali
d
'
Educazione
.
Convitto
Nazionale
Longoni
,
Corso
ginnasiale
-
Iiceale
e
tecnica
superiore
,
via
Fatebene
-
fratelli
n
.
11
.
Civico
Collegio
-
Ginnasio
-
Liceo
Calchi
Taeggi
,
via
Porta
Vigentina
n
.
17
.
Istituto
Dolci
,
premiato
più
volte
dalla
Società
Pedagogica
italiana
.
È
provveduto
d
'
un
scelto
Corpo
di
professori
per
l
'
insegnamento
elementare
,
ginnasiale
,
liceale
tecnico
,
militare
,
amministrativo
e
commerciale
,
ecc
.
Lo
stabilimento
è
arricchito
di
copiosa
suppellettile
,
in
libreria
,
macchine
,
musei
,
ecc
.
per
lo
studio
della
geometria
,
fisica
,
storia
naturale
,
geografia
,
chimica
,
meccanica
,
ecc
.
Ha
unito
un
Convitto
regolato
sulle
norme
dei
migliori
della
Svizzera
e
della
Germania
.
L
'
Istituto
,
che
raccomandiamo
specialmente
,
e
che
può
essere
visitato
in
ogni
tempo
,
è
posto
in
vasto
locale
,
con
giardino
,
cortile
e
portici
,
Corso
di
Porta
Ticinese
n
.
83
.
Collegio
di
preparazione
agli
Istituti
militari
con
annesso
Corso
tecnico
.
E
molto
in
credito
,
diretto
essendo
da
professori
addetti
al
già
Collegio
militare
che
esisteva
in
Milano
.
Trovasi
in
via
Camminadella
n
.
22
.
Collegio
reale
delle
fanciulle
con
24
posti
gratuiti
,
via
Passione
n
.
12
.
Liceo
privato
De
Angeli
,
via
Zebedia
n
.
1
.
Istituto
privato
Boselli
per
l
'
istruzione
elementare
e
ginnasiale
,
via
San
Giuseppe
n
.
4
.
Istituto
privato
Pietrasanta
,
per
Corsi
ginnasiali
,
elementari
,
tecnici
e
commercio
.
Possiede
un
museo
di
Storia
Naturale
e
Mineralogia
,
via
San
Paolo
n
.
10
.
Istituto
privato
Stampa
.
Insegnamento
diurno
e
serale
del
Corso
elementare
,
di
ragioneria
,
amministrazione
e
commercio
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
,
scala
n
.
15
.
Vi
è
annesso
un
ufficio
approvato
per
interpretazioni
e
traduzioni
in
qualunque
lingua
.
Insegnamenti
speciali
.
Reale
Conservatorio
di
Musica
.
Istruzione
in
ogni
ramo
di
materia
musicale
,
via
Conservatorio
n
.
12
.
Accademia
de
'
Filodrammatici
.
Scuola
di
declamazione
,
via
Filodrammatici
n
.
1
.
Reale
Istituto
Sordo
-
muti
per
l
'
istruzione
de
-
gli
stessi
,
via
San
Vincenzo
n
.
7
.
Istituto
dei
Ciechi
,
corso
Porta
Nuova
n
.
5
.
Collegio
Tipografico
fondato
dal
tipografo
-
editore
signor
Francesco
Pagnoni
,
inaugurato
il
14
maggio
1871
,
via
Ancona
n
.
3
.
Scopo
di
questo
Collegio
è
la
professione
e
la
educazione
perfezionata
dell
'
Arte
Tipografica
,
Fonderia
,
Stereotipia
,
Galvanoplastica
,
Legatoria
ed
Arti
affini
.
Non
si
accettano
giovinetti
se
non
di
madri
vedove
e
bisognose
.
La
durata
di
permanenza
per
l
'
istruzione
ed
educazione
agli
Allievi
professionisti
non
deve
oltrepassare
gli
anni
sei
;
scorsi
i
quali
ognuno
dovrà
provvedersi
il
proprio
sostentamento
procacciandosi
onorato
lavoro
nelle
altrui
officine
.
Scuola
civica
di
Musica
,
Piazza
Mercanti
,
n
.
4
.
Scuola
di
Cauto
per
adolescenti
,
piazza
del
Duomo
n
.
16
.
Scuola
di
Ballo
e
Canto
,
annessa
al
R
.
Teatro
della
Scala
.
Civica
Palestra
ginnastica
,
Corso
di
Porta
Romana
n
.
108
.
Scuole
di
nuoto
presso
i
Bagni
Pubblici
,
di
Diana
,
Castelfidardo
,
Nazionale
,
Ticino
,
ecc
.
Scuola
Orfeonica
femminile
,
Corso
Magenta
,
locale
del
Monastero
Maggiore
pel
canto
corale
da
impartirsi
alle
fanciulle
,
fondato
dal
maestro
Cr
.
Varisco
.
Librerie
italiane
e
straniere
.
Brigola
Gaetano
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
26
-
Bolchesi
Domenico
,
Galleria
De
Cristoforis
-
Dumolard
fratelli
(
libreria
francese
)
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
21
-
Hoepl
,
successore
a
Laengner
Teodoro
(
libreria
tedesca
)
,
Galleria
De
Cristoforis
n
.
59
-
Agnelli
Giacomo
,
via
Santa
Margherita
n
.
2
,
specialmente
per
libri
scolastici
ed
educativi
,
-
Carrara
Paolo
,
via
Santa
Margherita
n
.
5
-
Paravia
Cr
.
Batt
.
,
Galleria
De
Cristoforis
.
Libri
antichi
.
-
Barbini
Carlo
,
via
Chiaravalle
n
.
9
,
editore
anche
della
Biblioteca
Ebdomadaria
-
Galleria
Teatrale
-
Repertorio
del
Teatro
Milanese
e
Poliantea
Drammatica
-
Branca
Carlo
,
via
Monte
Napoleone
n
.
23
-
Schieppati
Gaetano
,
via
San
Pietro
all
'
Orto
n
.
17
-
Frisiani
Carlo
,
via
San
Paolo
n
.
11
.
-
Vergani
Pietro
,
via
Sant
'
Antonio
n
.
20
.
Mercanti
in
stoffe
,
seterie
e
snoda
.
Landi
Mafessoni
e
Pollenghi
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
22
-
Vernazzi
Fulvio
e
Comp
.
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
28
-
Ronchi
e
Dell
'
Orto
,
ottagono
della
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Cozzi
Aliprandi
,
successori
a
Panseri
,
piazza
del
Duomo
-
Osnago
,
Eredi
,
via
Santa
Radegonda
n
.
5
-
Manfredi
,
Zanardi
e
Comp
.
,
via
Rastrelli
n
.
24
-
Rossignol
G
.
,
via
Torino
,
ecc
.
Modiste
e
Sarte
.
Lebrun
-
Ferrandi
Giuseppina
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
5
-
Chaillon
Enrichetta
,
via
Pattari
n
.
2
-
Corti
,
sorelle
,
via
Passarella
n
.
2
-
Nessi
Elena
.
via
San
Paolo
n
.
5
-
Vigorelli
Induno
,
Corso
Vittorio
Emanuele
-
Jeannette
Landi
,
via
Borgogna
n
.
2
.
Musei
.
Museo
Cavaleri
,
dal
suo
fondatore
,
l
'
egregio
avvocato
Michele
Cavaleri
,
inaugura
-
tosi
nel
marzo
1871
.
Trovasi
al
Corso
Magenta
n
.
86
.
Museo
Molinari
,
del
suo
fondatore
,
il
popolano
Francesco
Molinari
,
inauguratosi
il
29
settembre
1870
.
Trovasi
in
via
Maddalena
n
.
17
.
Museo
Civico
,
nel
palazzo
Comunale
de
'
Giardini
Pubblici
.
Museo
Patrio
di
Archeologia
,
nel
palazzo
di
Belle
Arti
via
Brera
.
Museo
Ambrosiano
,
presso
la
Biblioteca
Abrosiana
,
Piazza
della
Rosa
n
.
2
,
ed
altri
in
case
private
.
Numismatica
.
Avvi
un
gabinetto
di
numismatica
nel
palazzo
di
Belle
Arti
in
via
Brera
-
altro
nella
Biblioteca
Ambrosiana
-
altro
nel
palazzo
Municipale
del
Marino
,
proveniente
al
Comune
da
eredità
del
defunto
conte
Carlo
Taverna
.
Parecchi
altri
Gabinetti
di
numismatica
sono
in
case
private
.
Oggetti
chirurgici
,
Cinti
,
ecc
.
Baldinelli
Ferdinando
,
via
Pattari
n
.
7
-
Gennari
P
.
Enrico
,
via
Ospedale
n
.
14
-
Repossi
Flaminio
,
via
Torino
24
-
Sighinolfi
,
via
Santa
Maria
Segreta
n
.
1
.
Orario
ferroviario
,
vedi
pag
.
III
Ottici
.
Duroni
Antonio
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Brenta
Fratelli
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
12
-
Quercetti
Fortunato
,
Piazza
del
Duomo
n
.
35
-
Albini
Luigi
,
via
Santa
Margherita
,
n
.
7
.
Pinacoteche
.
Nel
palazzo
di
Belle
Arti
in
via
Brera
.
-
Nella
Biblioteca
Ambrosiana
,
Piazza
della
Rosa
n
.
2
.
Una
raccolta
di
quadri
ed
altri
oggetti
d
'
arte
sono
giornalmente
visibili
nella
Esposizione
permanente
in
via
Palermo
n
.
1
.
Si
fanno
esposizioni
di
Belle
Arti
nella
Gran
Sala
ai
vecchi
Giardini
Pubblici
.
Vi
sono
molte
altre
Gallerie
private
di
quadri
,
ecc
.
Posta
delle
lettere
.
L
'
ufficio
delle
Regie
Poste
è
in
via
Rastrelli
num
.
20
.
Esso
è
aperto
dalle
ore
8
della
mattina
alle
10
della
sera
per
la
distribuzione
,
raccomandazione
ed
assicurazione
delle
lettere
,
giornali
e
vendita
francobolli
;
pel
rilascio
e
pagamento
di
vaglia
dalle
ore
8
della
mattina
alle
4
pomeridiane
.
La
levata
delle
lettere
dalle
buche
sussidiarie
ha
luogo
cinque
volte
al
giorno
,
cioè
:
alle
ore
7
e
30
e
10
mattina
,
ed
alle
2
e
30
,
4
e
15
e
8
pomeridiane
.
Quelle
site
nei
quartieri
di
Porta
Vittoria
,
Porta
Venezia
,
Porta
Nuova
e
Porta
Garibaldi
sono
levate
mezz
'
ora
più
tardi
.
E
fatta
eccezione
per
le
buche
-
poste
in
via
Broletto
,
via
Armorari
,
Piazza
Mercanti
e
Piazza
della
Scala
,
per
le
quali
viene
stabilita
una
levata
straordinaria
alle
12
meridiane
.
Le
lettere
della
città
fra
la
città
e
sobborghi
dovranno
essere
impostate
nell
'
apposita
buca
presso
l
'
ufficio
centrale
.
Giornali
,
stampe
e
campioni
non
potranno
impostarsi
nelle
buche
succursali
della
città
.
Le
lettere
che
si
vogliono
raccomandare
od
assicurare
,
i
giornali
,
le
opere
periodiche
devono
essere
presentate
agli
uffici
appositi
un
'
ora
prima
del
tempo
stabilito
per
l
'
impostazione
delle
corrispondenze
ordinarie
.
Le
lettere
contenenti
valori
devono
assoggettarsi
almeno
alla
formalità
della
raccomandazione
,
non
rispondendo
l
'
Amministrazione
,
in
caso
diverso
,
del
non
avvenutone
ricapito
.
Regia
Questura
.
La
Direzione
centrale
è
in
via
Santa
Margherita
num
.
18
,
ed
è
sede
della
Questura
.
V
'
hanno
sei
Sezioni
distribuite
per
la
città
:
la
prima
.
,
via
Pontaccio
n
.
19
-
la
seconda
,
via
Santa
Margherita
n
.
10
-
la
terza
,
via
Cerva
n
.
14
-
la
quarta
Corso
di
Porta
Romana
n
.
98
-
la
quinta
,
via
San
Simone
n
.
12
-
la
sesta
,
via
Terraggio
n
.
4
.
Restaurants
.
Borsa
,
via
San
Giuseppe
n
.
2
Pranzo
da
franchi
4
in
avanti
a
tutte
le
ore
.
Manin
,
via
Manin
n
.
7
-
Rebecchino
,
via
Rebecchino
n
.
7
-
Ristoro
,
via
Aquila
n
.
6
-
Annunciata
,
via
Annunciata
n
.
11
-
Firenze
,
via
Principe
Umberto
n
.
29
-
Trattoria
Galli
nella
Galleria
Vittorio
Emanuele
,
ecc
.
La
maggior
parte
degli
Alberghi
e
Caffè
primari
danno
pranzi
e
déjeunés
alla
carta
e
a
prezzo
fisso
.
Fra
questi
citiamo
come
principali
:
L
'
albergo
Milano
-
di
Francia
-
Roma
-
del
Leone
-
della
Passarella
-
del
Bissone
-
e
del
Falcone
.
Quando
vogliasi
uscire
dalle
porte
della
città
per
godere
della
vista
della
campagna
,
nei
suburbi
vi
sono
parecchie
trattorie
molto
frequentate
dai
Milanesi
,
specialmente
nella
stagione
estiva
,
le
quali
offrono
pranzi
succosi
:
le
più
in
grido
sono
:
l
'
Isola
Bella
,
il
Giardino
d
'
Italia
,
l
'
Isola
Botta
,
la
Magna
,
I
Promessi
Sposi
,
Loreto
,
la
Noce
,
ecc
.
Sarti
da
uomo
.
Marzio
Carlo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
26
-
Prandoni
,
via
Farine
n
.
10
-
Tonelli
,
via
Carlo
Alberto
n
.
1
.
-
Segramora
Alessandro
,
via
Pattari
n
.
3
-
Segramora
Giacomo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
32
-
Lampugnani
Giuseppe
,
Piazza
del
Duomo
n
.
22
,
ecc
.
Sorveglianza
Urbana
.
La
Sorveglianza
Urbana
ha
pure
sei
Mandamenti
,
ai
quali
il
forestiere
potrà
rivolgersi
per
quanto
gli
verrà
ad
occorrere
per
illustrazioni
o
per
reclami
dipendenti
da
servizi
di
spettanza
civica
.
Il
primo
Mandamento
è
posto
in
via
San
Simpliciano
n
.
5
-
il
secondo
via
Case
Rotte
n
.
4
-
il
terzo
via
Durini
n
.
19
-
il
quarto
via
Sant
'
Eufemia
n
.
14
-
il
quinto
Piazza
Vetra
n
.
9
-
il
sesto
via
Terraggio
n
.
2
.
Telegrafo
.
L
'
Ufficio
telegrafico
è
situato
in
Piazza
Mercanti
n
.
19
.
Esso
è
aperto
giorno
e
notte
senza
interruzione
.
La
tariffa
dei
prezzi
dei
dispacci
è
esposta
nell
'
ufficio
stesso
.
Nella
sala
d
'
accesso
vi
sono
le
module
per
l
'
invio
dei
dispacci
,
non
che
l
'
occorrente
per
iscriverli
.
Uffici
d
'
indizio
.
Per
ricerca
di
alloggi
,
persone
di
servizio
,
impiegati
,
ecc
.
:
Amadori
Marino
,
via
Tre
Alberghi
n
.
28
-
Gavazzeni
Carlo
,
via
San
Raffaele
n
.
1
.
-
Bertolazzi
Giuseppe
,
Piazza
Duomo
n
.
41
-
Bestetti
Ambrogio
Luigi
,
Verziere
n
.
5
-
Bonfico
Giuseppe
,
via
San
Vito
n
.
18
-
Camisasca
Francesco
,
via
San
Giuseppe
n
.
13
-
De
Vecchi
Giuseppe
,
via
San
Raffaele
n
.
10
.
Vedute
di
Milano
,
Stampe
,
Fotografie
,
Guide
,
ecc
.
Artaria
Ferdinando
e
Figli
,
via
Santa
Margherita
-
Pozzi
Pompeo
,
Galleria
De
Cristoforis
-
Ronchi
Luigi
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
22
-
Vallardi
Antonio
,
via
Santa
Margherita
,
ecc
.
Guide
,
Dizionari
in
tutte
le
lingue
,
Dialoghi
,
ecc
.
,
Brigola
Gaetano
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
26
.
Divertimenti
.
Sotto
questo
titolo
esponiamo
al
lettore
quanto
la
città
di
Milano
offre
al
viaggiatore
in
materia
di
Spettacoli
teatrali
diurni
e
serali
,
Concerti
,
Passeggi
,
Società
di
Riunione
,
Balli
,
Equitazione
,
Velocipedi
,
Scherma
,
Ginnastica
,
Pattinaggio
,
Bersaglio
,
Salita
al
Duomo
,
Gite
piacevoli
ai
dintorni
di
Milano
,
ecc
.
Quando
il
forestiere
,
dopo
visitati
i
monumenti
della
Città
,
voglia
conoscerne
i
passa
-
tempi
,
dovrà
innanzi
tutto
recarsi
al
Teatro
alla
Scala
,
il
quale
offre
il
primo
spettacolo
che
si
possa
godere
in
Italia
d
'
opera
seria
e
di
ballo
,
con
attori
di
canto
,
ballerini
e
mimi
di
cartello
,
e
con
decorazioni
sceniche
che
invano
cercherebbonsi
in
altre
città
anche
principali
.
Non
dovrà
in
seguito
dimenticare
i
Teatri
secondari
,
come
la
Canobbiana
,
il
Carcano
,
il
Vecchio
Re
,
Santa
Radegonda
,
il
Milanese
(
*
)
,
il
Politeama
Milanese
,
nel
quale
ultimo
,
nelle
stagioni
principalmente
di
estate
ed
autunno
,
si
danno
opere
e
balli
con
abili
artisti
.
Per
la
commedia
italiana
o
francese
è
raccomandabile
il
Vecchio
Teatro
Re
,
il
quale
sarà
nel
1872
surrogato
dal
Teatro
della
Commedia
,
che
si
sta
costruendo
in
Piazza
San
Fedele
.
Al
Fossati
ed
al
Nuovo
Teatro
Re
si
danno
operette
buffe
,
balletti
e
commedie
.
Questi
ultimi
(
*
)
Non
ometta
il
viaggiatore
la
visita
al
Teatro
Milanese
,
ove
vi
si
recita
la
Commedia
in
dialetto
,
che
dipinge
al
vivo
i
costumi
della
città
.
teatri
sono
frequentatissimi
dal
popolo
dei
quartieri
operai
,
e
vi
è
permesso
anche
il
fumare
.
Seguono
i
teatri
diurni
:
il
Padiglione
nazionale
,
i
Circhi
al
Nuovo
Tivoli
,
e
la
Commenda
,
ecc
.
Quando
nella
sosta
che
un
forestiere
fa
in
Milano
,
egli
vegga
annunciato
uno
spettacolo
nell
'
Arena
,
non
deve
tralasciare
di
recarvisi
,
onde
godere
del
magnifico
colpo
d
'
occhio
che
offre
quell
'
edificio
,
particolarmente
dal
Pulvinare
se
,
specialmente
,
siavi
concorso
di
spettatori
.
Eccovi
intanto
i
prezzi
ordinari
d
'
entrata
ai
teatri
di
Milano
.
Teatro
R
.
alla
Scala
L
.
3
50
In
prime
sere
di
spettacolo
o
di
Veglione
(
*
)
L
5
R
.
della
Canobbiana
L
1
25
Quando
vi
si
fa
musica
L
2
Carcano
L
1
50
Re
(
vecchio
)
L
1
50
Milanese
L
1
50
Politeama
Milanese
(
*
*
)
L
1
00
Fossati
L
80
Re
(
nuovo
)
L
80
Santa
Radegonda
L
1
25
A
seconda
degli
spettacoli
.
L
1
50
(
*
)
Un
Gabinetto
di
decenza
per
signore
,
custodito
da
apposita
donna
,
trovasi
tra
la
seconda
e
terza
fila
a
sinistra
del
R
.
Teatro
alla
Scala
.
La
tariffa
è
di
cent
.
10
.
(
*
*
)
Varia
il
prezzo
poi
a
seconda
dei
posti
.
Il
teatro
fu
inaugurato
il
4
maggio
1871
.
Architetto
ne
fu
il
signor
Carlo
Naymiller
.
Commenda
(spettac.i
diurni
)
L
.
80
Fiando
,
detto
Gerolamo
(
marionette
)
L
.
50
Prandi
(
marionette
)
L
50
Filodrammatici
,
vi
si
ha
accesso
con
biglietto
d
'
invito
emesso
dalla
Presidenza
,
o
dato
da
un
socio
.
San
Simone
,
occupato
dalla
Società
di
dilettanti
Gustavo
Modena
.
Vi
si
può
entrare
con
biglietto
come
nel
teatro
dell
'
Accademia
dei
Filodrammatici
.
In
altra
sera
,
anzichò
rinchiudersi
nei
teatri
,
si
può
godere
ottimi
concerti
nei
caffè
Gnocchi
e
Biffi
nella
Galleria
Vittorio
Emanuele
.
Si
danno
concerti
assai
di
frequente
nel
Salone
ai
vecchi
Giardini
Pubblici
,
nella
gran
sala
del
R
.
Conservatorio
.
Nelle
sere
d
'
estate
si
fa
musica
nel
giardino
dei
caffè
Cova
in
via
San
Giuseppe
,
in
quello
del
Rinascimento
al
Corso
Venezia
,
e
Gnocchi
al
Foro
Bonaparte
;
al
caffè
Maldifassi
,
in
via
Principe
Umberto
,
ogni
giovedì
e
domenica
,
come
anche
al
caffe
Garibaldi
in
Piazza
Fontana
,
ed
in
altre
sale
di
caffè
secondari
.
Pure
in
estate
,
ogni
giorno
di
festa
,
vi
è
musica
e
gran
passeggio
ai
Giardini
Pubblici
Vecchi
dalle
ore
due
alle
quattro
pomeridiane
;
dalle
ore
sei
alle
otto
di
sera
ai
Nuovi
Giardini
.
In
questi
geniali
ritrovi
il
gentil
sesso
milanese
fa
pompa
di
bellezza
e
d
'
eleganza
.
Dalle
ore
3
alle
4
pomeridiane
,
nei
giorni
di
martedì
e
giovedì
,
il
corpo
di
musica
della
Guardia
Nazionale
eseguisce
concerti
in
Piazza
della
Scala
.
Ogni
giorno
,
dalle
ore
2
alle
5
pomeridiane
,
passeggio
dalla
Piazza
del
Duomo
,
lungo
i
Corsi
Vittorio
Emanuele
e
Venezia
,
e
bastioni
dalla
Porta
Venezia
alla
Nuova
.
Particolarmente
nei
dì
festivi
vi
si
ammirano
numerosi
ed
eleganti
cocchi
.
Nei
più
caldi
giorni
dell
'
estate
il
corso
delle
carrozze
sui
bastioni
si
fa
dalle
ore
7
alle
9
pomeridiane
.
Luogo
di
passatempo
pel
cittadino
e
il
forestiero
,
offrono
pure
e
la
Galleria
Vittorio
Emanuele
,
il
Foro
Bonaparte
,
special
-
mente
nell
'
estate
,
ove
sonvi
vari
divertimenti
,
ed
il
Tivoli
,
dove
si
eseguisce
musica
ogni
giovedì
e
domenica
;
vi
hanno
in
esso
caffè
,
liquoristi
ed
altri
esercenti
pel
popolo
;
un
circolo
per
cavalli
o
comiche
compagnie
per
chi
ama
gli
spettacoli
a
poco
prezzo
;
giostre
,
saltimbanchi
,
suonatori
ambulanti
,
ecc
.
Ogni
forestiere
che
soggiorni
a
Milano
per
alcuni
giorni
può
,
presentato
da
un
socio
,
frequentare
i
concerti
della
Società
del
Quartetto
,
e
le
riunioni
serali
delle
Società
Patriottica
,
dell
'
Unione
,
degli
Artisti
,
del
Durino
e
del
Giardino
.
In
quest
'
ultima
vi
sono
assai
splendide
sale
,
nelle
quali
nel
carnevale
si
danno
bellissime
feste
da
ballo
;
possiede
essa
di
molti
giornali
,
ed
una
buona
raccolta
di
libri
.
Anche
alla
Società
degli
Artisti
e
del
Durino
si
danno
frequentemente
concerti
,
feste
da
ballo
,
alle
quali
il
forestiero
è
ammesso
munito
di
viglietto
procurato
da
un
socio
.
Sono
celebratissimi
i
Risotti
masqué
,
che
una
volta
l
'
anno
dà
la
Società
degli
Artisti
,
per
le
spiritose
mascherate
,
parodie
e
la
vivacità
più
bizzarra
che
mai
.
Amate
il
ballo
,
1'
equitazione
,
il
velocipede
,
la
scherma
,
la
ginnastica
o
il
bersaglio
,
ecc
.
?
,
vi
hanno
luoghi
di
riunione
anche
per
ciò
con
ottimi
maestri
.
Ne
diamo
un
saggio
.
Maestri
e
maestre
da
ballo
.
Angiolini
Silvia
,
via
Durini
n
.
34
-
Casati
,
conjugi
,
Giovanni
e
Wouthier
Margherita
,
via
Santa
Margherita
n
.
22
-
Della
Croce
Achille
,
via
Bagutta
n
.
8
-
Della
Croce
Carlo
,
via
Soncino
Merati
n
.
8
,
ecc
.
Maestri
di
equitazione
.
Beretta
Angelo
,
vicolo
Tignoni
n
.
14
-
Bergomi
Saule
,
Corso
Venezia
78
-
Mangiagalli
Alessandro
,
Corso
Venezia
n
.
78
.
Società
del
Veloce
Club
.
Ogni
socio
paga
annualmente
L
.
50
,
ed
è
obbligato
per
un
triennio
.
I
ragazzi
dai
sette
ai
quattordici
anni
pagano
la
metà
,
e
sono
obbligati
solamente
per
un
anno
.
Scopo
dell
'
Istituzione
è
quella
di
diffondere
questo
nobile
e
salutare
esercizio
ginnastico
.
La
Società
ha
una
scuola
nel
locale
presso
Porta
Tenaglia
,
il
cui
terreno
è
adattato
con
salite
,
ostacoli
,
ecc
.
,
pel
perfezionamento
del
dilettante
.
Stabilisce
gare
di
velocità
,
gite
di
piacere
.
E
in
comunicazione
colle
altre
Società
principali
di
velocisti
.
Maestri
di
scherma
.
Citterio
Fortunato
,
via
San
Vito
n
.
22
-
Carmine
Luigi
,
vicolo
Rasivi
-
Cerri
Giuseppe
,
via
Passarella
n
.
8
-
Galli
Giovanni
,
Corso
Venezia
n
.
31
,
e
Galli
Enrico
,
via
San
Zeno
n
.
9
,
ecc
.
Maestri
di
ginnastica
.
Bardelli
Luigi
,
Corso
Magenta
n
.
45
-
Martinelli
Paolo
,
via
Gesù
n
.
23
-
Lomazzi
Ippolito
,
via
Guastalla
n
.
13
-
Ronchi
Giovanni
,
via
Armorari
n
.
12
-
Zibecchi
Luigi
,
via
Stampa
11
.
Una
Società
di
Ginnastica
ha
sede
presso
la
Civica
Palestra
a
Porta
Romana
,
col
precipuo
scopo
di
generalizzare
l
'
igienico
esercizio
.
Anche
la
Giunta
Municipale
ha
nominata
una
Commissione
all
'
uopo
.
Pattinaggio
.
Nella
stagione
invernale
l
'
Arena
è
allagata
e
ridotta
ad
uso
degli
amatori
del
Pattinaggio
.
Qui
convengono
i
più
esperti
sdrucciolatori
sul
ghiaccio
,
e
la
spaziosa
piazza
presenta
un
incantevole
colpo
d
'
occhio
.
Un
'
apposita
Società
si
è
formata
per
rendere
più
agevole
e
più
divertente
quest
'
esercizio
ginnastico
.
La
Società
è
retta
da
una
Commissione
di
cinque
membri
.
Ogni
socio
è
vincolato
al
pag
-
mento
della
sua
quota
per
anni
tre
consecutivi
,
e
salvo
il
diffidamento
in
iscritto
tre
mesi
prima
della
scadenza
del
suo
triennio
,
e
perciò
prima
del
mese
di
settembre
,
s
'
intenderà
vincolato
per
un
altro
triennio
successivo
.
La
quota
di
ogni
socio
è
fissata
in
lire
15
annue
;
pei
soci
che
non
raggiungono
l
'
età
di
quindici
anni
la
quota
annuale
è
di
lire
7
.
50
.
Sono
esclusi
dal
vincolo
triennale
gli
ufficiali
della
guarnigione
,
gli
impiegati
ed
i
forastieri
non
aventi
domicilio
stabile
in
Milano
.
Nessuno
può
pattinare
nel
recinto
della
Società
non
essendo
socio
;
ai
soli
forastieri
di
passaggio
in
Milano
è
permesso
di
pattinare
,
mediante
il
contributo
di
lire
2
ogni
volta
approfitteranno
del
permesso
,
quando
però
siano
presentati
da
tre
soci
ed
ammessi
dalla
Commissione
.
Bersaglio
al
Lazzaretto
fuori
di
Porta
Venezia
.
Tiro
di
Carabina
e
di
Pistola
.
Si
fanno
spesso
partite
di
gara
con
premi
analoghi
.
Tassa
per
ogni
colpo
di
Carabina
L
.
06
ogni
100
L
5
ogni
colpo
di
Pistola
L
03
con
figurina
di
gessoL
08
con
cartone
L
08
Alla
Piazza
Castello
,
vicino
al
bastione
di
Porta
Magenta
,
evvi
il
Bersaglio
Municipale
.
Esso
è
amministrato
,
ad
esempio
delle
istituzioni
simili
,
da
una
speciale
Commissione
civica
di
sette
membri
,
sotto
la
presidenza
del
Sindaco
,
col
precipuo
incarico
di
promuovere
lo
sviluppo
dell
'
esercizio
del
tiro
a
segno
con
premi
,
incoraggiamenti
,
ecc
.
Serve
anche
ad
uso
della
Società
dei
carabinieri
Milanesi
,
il
cui
circolo
è
Corso
Magenta
n
.
34
.
Tariffa
pel
Tiro
a
segno
nel
Bersaglio
Municipale
N
.
1
Ettogrammo
polvere
di
fucileria
.
.
L.-30
N
10
Palle
bersaglio
L
-15
N
100
Id
.
id
L
1
25
N
1
Scatola
di
250
capsule
rigate
L
-50
N
1
id
.
id
.
lisce
L
-
40
N
10
Cartucce
arma
retrocarica
L
-
60
N
10
»
per
fucili
lisci
L
-
55
N
.
1
Gramma
pezzuole
L
.
-
20
N
1
Cartone
L
-
06
N
1
Marca
per
colpo
di
carabina
con
arma
e
munizione
del
Bersaglio
L
-
05
N
10
Marche
per
colpo
di
qualunque
arma
privata
con
munizione
propria
L
-
15
N
1
Marca
per
colpo
di
fucile
liscio
o
rigato
con
arma
del
Bersaglio
e
munizioni
proprie
L
-
02
N
1
Marca
per
colpo
di
pistola
con
arma
e
munizione
del
Bersaglio
L
-
03
N
10
Marche
per
colpo
di
pistola
con
arma
e
munizione
propria
L
10
Avvertenze
.
I
Tiratori
con
arma
e
munizioni
proprie
possono
acquistare
una
marca
personale
per
trenta
giorni
continui
al
prezzo
di
lire
3
.
Il
diritto
che
accorda
tale
marca
viene
sospeso
nei
giorni
di
partita
.
Le
munizioni
acquistate
al
Bersaglio
debbono
essere
consumate
nel
luogo
e
non
possono
asportarsi
dallo
stesso
.
La
polvere
non
viene
accordata
in
quantità
maggiore
di
un
ettogramo
.
Salita
al
Duomo
.
Il
forastiero
,
prima
della
sua
partenza
da
Milano
,
non
deve
dispensarsi
dalla
salita
al
Duomo
da
noi
citata
a
pag
.
14
,
Gite
di
piacere
noi
dintorni
di
Milano
.
Al
forestiere
,
che
abbia
tempo
di
fermarsi
in
Milano
,
consigliamo
di
visitare
i
suoi
dintorni
.
In
alcuni
di
essi
vi
si
può
recare
col
mezzo
della
164
ferrovia
;
ma
val
meglio
prendere
apposita
vettura
,
e
per
ciò
proponiamo
la
Società
Anonima
degli
omnibus
per
1'
ottimo
servizio
.
Ne
diamo
1'
apposita
tariffa
.
Vetture
per
servizio
di
città
.
Durata
del
Servizio
A
2
cavalli
Ad
1
cavallo
Per
ore
due
L
.
Ogni
ora
successiva
Andata
e
ritorno
dal
teatro
.
Un
servitore
8
2
4
2
5
1
3
2
Si
fanno
abbonamenti
settimanali
e
mensili
,
sia
per
la
passeggiata
del
Corso
,
sia
per
il
Teatro
,
a
prezzi
da
convenirsi
.
Non
competono
mancie
al
personale
.
Vetture
per
servizio
di
campagna
.
Percorrenza
Con
cocchiere
Con
postigl
.
e
Fino
a
chilometri
40
fra
andata
e
ritorno
Ogni
chilometro
in
più
All
'
uomo
per
vitto
e
mancia
15
30
2
18
50
4
Foraggio
a
carico
dei
committenti
.
Sconto
del
10
per
100
nei
giorni
feriali
e
di
ordinario
concorso
pei
soli
servizi
con
cocchiere
.
I
principali
luoghi
da
visitarsi
sono
:
L
'
Abbazia
di
Chiaravalle
,
fuori
di
Porta
Romana
,
innalzata
nel
1135
da
San
Bernardo
per
desiderio
dei
Milanesi
.
La
Cascina
Linterna
,
fuori
di
Porta
Magenta
,
ove
è
la
villa
abitata
da
Francesco
Petrarca
.
La
Certosa
di
Garignano
,
fuori
di
Porta
Sempione
,
fondata
dall
'
arcivescovo
Giovanni
Visconti
.
Vi
sono
le
migliori
opere
di
Daniele
Crespi
.
La
Chiesa
di
Saronno
,
una
delle
più
belle
e
ricche
chiese
di
Lombardia
.
La
Certosa
di
Pavia
,
il
più
bel
tempio
del
-
l
'
Alta
Italia
dopo
il
Duomo
di
Milano
ed
il
San
Marco
di
Venezia
.
Fu
innalzato
nel
1396
da
Galeazzo
Visconti
.
Il
Santuario
di
Rho
,
assai
rinomato
.
Nelle
vicinanze
vi
è
la
principesca
villa
di
Lainate
.
Cinisello
,
per
la
villa
Ghirlanda
-
Silva
,
ricca
di
pitture
,
di
oggetti
d
'
arte
e
di
libri
preziosi
,
sopratutto
del
XV
secolo
.
Monza
,
per
la
sua
Cattedrale
,
la
chiesa
di
Santa
Maria
in
Strada
,
il
più
ricco
lavoro
gotico
in
mattoni
del
Milanese
,
ristaurato
egregiamente
nel
1870
dall
'
architetto
Carlo
Macciachini
,
e
la
sontuosa
Villa
Reale
co
'
suoi
giardini
e
il
Parco
.
Desio
,
ove
evvi
la
bella
villa
Traversi
-
Antona
.
Como
,
per
la
Cattedrale
cominciata
nel
1396
,
le
chiese
di
San
Fedele
,
del
Crocifisso
,
di
Sant
'
Abbondio
e
San
Carpoforo
;
la
Biblioteca
Comunale
,
il
Palazzo
del
Comune
,
il
Palazzo
Giovio
,
ecc
.
Il
lago
di
Como
,
ove
natura
ed
arte
hanno
intrecciati
tutti
i
loro
tesori
.
Vaprio
,
per
la
villa
Castelbarco
,
detta
Monastirolo
,
e
il
palazzo
Melzi
.
Evvi
in
Vaprio
una
grande
manifattura
di
velluti
di
cotone
e
di
cotonerie
,
ora
del
duca
Visconti
di
Modrone
,
una
grandiosa
fabbrica
di
carta
con
macchine
inglesi
,
della
ditta
Binda
e
Comp
.
Non
sarà
male
impiegata
anche
una
gita
al
Santuario
di
Caravaggio
,
ai
dintorni
di
Varese
,
ricchi
di
ville
amenissime
,
non
che
al
suo
Santuario
la
Madonna
del
Monte
,
a
Magenta
,
che
diede
il
nome
alla
battaglia
combattuta
il
4
giugno
1859
,
e
vinta
dai
Francesi
contro
gli
Austriaci
;
alla
Brianza
amenissima
per
vedute
e
luoghi
incantevoli
,
al
Lago
Maggiore
,
ecc
.
,
e
per
ciò
il
viaggiatore
può
ricorrere
alle
Guide
analoghe
.
FINE