Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
Italiani brava gente ( Rossanda Rossana , 1994 )
StampaQuotidiana ,
In Francia e in Germania e in Spagna non si raccapezzano che in Italia i fascisti siano al governo . Se Balladur avesse un uomo di Le Pen come vice primoministro , se Kohl avesse chiamato qualcuno designato dai Republikaner , se in Spagna Aznar si porterà dietro qualcosa di più di Manuel Fraga , strilleremmo come aquile . È per l ' Italia che gli italiani hanno un occhio di riguardo , si offendono , si perdonano . Sono davvero fascisti quei ministri , o piuttosto ex fascisti o postfascisti ? Davvero Fini si prepara a liquidare Berlusconi e far scrivere a D ' Onofrio le leggi speciali , sciogliere il parlamento , internare i progressisti , buttare in acqua gli immigrati , preparare le liste degli ebrei , prenderne i beni e sterminarli - come fecero i padri , Almirante incluso ? È più verosimile che punti al progetto inseguito fin dagli anni cinquanta , dar vita a un partito nazionalista e conservatore che giusto mancava in Italia a destra della Democrazia cristiana . È la tesi di Lucio Colletti . Sennonché gli eventi sono precipitati e il famoso vuoto è stato riempito , al Nord , dalla Lega e , dalle Alpi alla Sicilia , da Berlusconi ; l ' urgenza di una « vera » destra è stata esaudita . Al Msi - An toccherà quindi spiegare che razza di destra è . Perché c ' è di tutto . Prendiamo per buono quel che di sé dice Fini , innocente per età . Ma Rauti ? Ma la galassia di sigle e siglette , avanguardie nazionali e ordini nuovi più o meno defunti e terze posizioni , e di riviste e rivistine fra celtiche e mediterranee , ispirate da Julius Evola venendo in giù fino a Marco Tarchi , e i congressi e i raduni con gente di Le Pen , tipo Pierre Vial , i ragazzi di Schoenhuber , i nipotini di Nolte , gli Alain de Bénoist e gli Irving ? Costoro non si sentono affatto post , hanno dietro di sé non nostalgie ma , ahimè , idee : la destra « rivoluzionaria » non ne è sprovvista affatto . Sarebbe comodo che un ' idea tremenda non fosse un ' idea . La tradizione aristocratica , signorile , gestuale , eroicista , valoriale contro la serialità del moderno , razzista classica o differenzialista ( quanto soffrono i neri a Birmingham ) dilaga per rivoli nell ' indifferentismo debole dell ' oggi . È interessante vedere che farà Fini di costoro . E del suo partito , che di idee ne ha poche ma tiene aperte le sezioni , è presente sul territorio , mena le mani e alimenta la fiamma ? La rete militante del Msi non è fredda come il suo segretario , è attiva e vendicativa , Mussolini è il suo martire e i suoi militanti stanno ridendo del giuramento che prestano i loro ministri . È stata legittimata prima da Berlusconi e poi dagli elettori del « polo » per quel che è , non per quel che non sarebbe più ; lo zoccoletto duro che per anni raramente ha superato il 6 per cento e raramente è sceso sotto il 3 , si è triplicato in tre mesi . Non è detto che Fini voglia e possa liberarsene . Per non parlare delle logge e del Sisde . La vera domanda è se dilagherà o no . Salvo i pestaggi e le oscurità delle trame negli anni settanta , l ' Italia ha convissuto con quella frangia , e ha persino considerato che non andava soggetta senza eccezione alla legge che proibisce la ricostituzione del partito fascista e punisce l ' apologia del fascismo ; meglio era non creare dei martiri né sprofondare certi umori nella clandestinità . Si vedevano , quello erano , quello sarebbero restati . Ragionamento non sciocco , finché la vaccinazione antifascista ha mantenuto immune il resto del paese . Ma è immune ancora ? Non mi conforta la tesi che nulla sarebbe cambiato perché oggi hanno votato Msi coloro che prima votavano Dc . Intanto , c ' è un buon mucchietto di giovani che votano per la prima volta dopo il referendum e che nel giro di un anno sono passati dal fervore per Mario Segni a una delle tre destre , scegliendo quella di radice fascista . E poi non è indifferente che non andasse da sé , fino a un anno fa , votare Msi o dare del tu al suo segretario in tv . Era un bene che una pregiudiziale antifascista fosse nel senso comune . Ora è caduta . Perché ? Non basta dire che la corruzione rivelata da Mani pulite ha dato spazio a un partito che al potere non era mai stato e dunque non era corrotto . Non solo a Roma il Msi ha fatto esperienza di governo . Il successo di Berlusconi dimostra quanto fosse ambiguo un certo moralismo considerato popolare : tutti sapevano che Berlusconi è nato e cresciuto sui favori , in altri paesi impensabili , del Caf e specie dell ' abominato Craxi , ma egli non ne ha pagato alcun prezzo ; anzi ha fatto strage dei voti degli integerrimi lumbard , e si capisce che Bossi soffochi di collera . La spinta non è stata a un ingenuo rinnovamento , è stata a destra . E a destra non ha trovato più dighe . Il fascismo era tornato frequentabile . Perché poi che cos ' era mai stato ? I fascisti erano un po ' bestie , ma vuoi mettere con i nazisti . Quando i tedeschi fanno una cosa la fanno sul serio , noi a metà . Prendiamo l ' antisemitismo : Renzo De Felice ci ha spiegato che fino al 1938 non c ' era , che allora Mussolini è stato tirato per i capelli a emanare le leggi razziali , per altro « blande » , e che se dal 1943 al 1945 ci sono stati persecuzione , arresti , deportazioni , si deve all ' occupazione tedesca . Uno sguardo doppio si posa da sempre sulla Repubblica sociale italiana : per gli ideologi del Msi è un modello di fascismo rivoluzionario , depurato dai compromessi borghesi del Mussolini prima edizione , per l ' opinione corrente non è stata che un ' accolita di scagnozzi , collaborazionisti che non ci rappresentano affatto , anzi a guardar bene non erano propriamente italiani . Hanno rastrellato e deportato su ordine altrui . Possiamo essere servi , codardi , albertosordisti , certo . Ma per natura non feroci . Italiani brava gente . Poca della cultura democratica ha fatto i conti con questo cliché , recentemente esplorato da David Bidussa . È una bella vergogna che soltanto alcuni intellettuali ebrei si soffermino su questa sorta di revisionismo aborigeno , nutrito di un ' idea benevola di noi stessi . Non diamone la colpa al solo De Felice . Quell ' animo trascorre , dopo Rossellini , su tutto il cinema neorealista . I federali facevano ridere . Ridere è sano e dissacrante . Ma qualche volta comodo . Abbiamo volentieri banalizzato il fascismo . E parti insospettabili hanno banalizzato l ' antifascismo . Quando alcuni nostri grandi vecchi , certo non indulgenti verso il passato , hanno proposto di togliere di mezzo assieme alla pregiudiziale anticomunista anche quella antifascista hanno fatto un ' operazione per metà revisionista per metà illuminista . « Revisionista » perché inconfessatamente assume a vera radice del fascismo quella paura del comunismo nella quale le esitazioni borghesi troverebbero , bene o male , una giustificazione . Non a caso la caduta dell ' antifascismo si propone nel 1989 . Leggo in questi giorni le parole di un ostinato liberale , de Viti de Marco , che scriveva ancora nel 1929 : « Contro il caos sorse il fascismo , organizzazione privata di resistenza , segno non dubbio di vitalità del paese » . E persisteva , con parole che oggi fanno particolare impressione : « Noi avemmo in comune col fascismo un punto di partenza , la critica e la lotta contro il vecchio regime » , che era appunto il « parlamentarismo degli interessi e dei privilegi » . Era giusto allearsi con Mussolini perché soltanto in un secondo e « ben distinto momento » il fascismo riplasmava lo Stato che aveva felicemente ricostruito a sua somiglianza , « e così il nostro gruppo fu travolto » . Da riflettere . Illuminista è stata invece la persuasione che la modernità e in particolare il mercato garantiscono , per le necessità della concorrenza , il gioco democratico . Vedi dove si ribalta il marxismo volgare , ultimo exploit del famoso rapporto struttura - sovrastruttura . Il capitalismo come sistema mondiale renderebbe inattuale il ritorno d ' una barbarie . Dopo Biagio De Giovanni , tutta la storia del Pds è stata lastricata da questa sciocchezza . Come se oggi non fossimo in presenza di un processo crescente di divisione , di emarginazione , anche nel Nord oltre che fra Nord e Sud ; come se i fondamentalismi nascessero per caso in questo secolo , residuo del passato invece che prodotto del presente . Così Berlusconi non è fascista ma gli viene naturale di fare il governo con il Msi . Perché no ? I suoi elettori non gli hanno rimproverato questa alleanza . Né gliela rimprovera la sinistra , preferisce accusarlo di aver rifatto il vecchio pentapartito . Tutti suggeriscono di aspettare e vedere . Ma il fatto è già avvenuto : l ' Italia non è fascista , ma non è più antifascista . Non è più democratica in quel senso pieno , anche vigile , che questa parola ha avuto fino a poco tempo fa , è fiacca e desiderosa di essere governata da un uomo forte . Pare composta più da dipendenti dell ' azienda Italia che da cittadini della Repubblica . Poi da cosa nasce cosa .
LA LIBERTÀ ( - , 1861 )
StampaPeriodica ,
Ho sentito dire certe volte a qualcheduno : mo è tiempo di libertà , potimmo fare quel che volimmo . Piano , piano : e senti a me : ogni cosa tiene lo nome suo , e non bisogna confondere ’ na cosa coll ’ altra . Dispotismo , libertà e anarchia ossia disordine sono tre cose diverse . Dispotismo significa che uno non pò fare nemmeno quello che è lecito : anarchia significa che uno pò fare anche quello che non è lecito : libertà significa ( bada buono ) significa che uno non è impedito di fare quello che è lecito e onesto . Questa , questa è la libertà , non altro . Lo dispotismo , per capriccio o per secondo fine , impedisce ai cittadini di fare certe cose che non sono proibite dalla legge : come , per esempio , la polizia di Borbone proibiva di portare la barba . Ora la libertà consiste che uno può fare tutto quello che non è proibito dalla legge ; può fare , non già tutto quello che vuole , ma tutto quello che non fa male agli altri , giacché la legge proibisce di far male agli altri . Se uno potesse fare tutto quello che li pare e piace , allora nissuno starebbe sicuro a casa sua , capisci ? Se io potessi fare quello che voglio , senza che nissuno me lo potesse impedire , allora io potarria rubare , uccidere , truffare , ’ ntaccare l ’ onore de la donna altrui senza essere punito . Ti pare libertà questa ? o sarebbe peggio di tutte le tirannie ? Dunque la regola è questa che ti po ’ guidare sempre : e tienila a mente . La libertà è il dritto di fare , senza nessuno impedimento , tutto quello che non è proibito dalle leggi e non fa male agli altri .
LA MASSONERIA COME FATTORE INTELLETTUALE ( IL_FRATELLO_TERRIBILE , 1906 )
StampaPeriodica ,
Il Leonardo continua , con questo articolo , la revisione generale delle varie forze spirituali che si contendono oggi il dominio . Della Massoneria il pubblico , sbattuto fra le stomachevoli apologie dei fratelli e i calunniosi attacchi dei clericali , non sa niente di certo e se l ' immagina o come un esercito per la difesa della luce o come un coro di camurristi bestemmiatori . Questo sereno scritto di persona ben informata servirà a metter molte idee a posto . Dopo aver analizzato nel numero di aprile il Cattolicismo , è bene che il Leonardo si occupi ora di quella organizzazione che pretende essere la grande antagonista del Cattolicismo . Questa organizzazione è la Massoneria ... Divenuta in Francia al tempo dell ' Enciclopedia , lo spirito organizzato della rivoluzione francese , è rimasta da allora in poi la nemica irreconciliabile della Chiesa , e d ' allora in poi si atteggia a palladio del libero pensiero , ad antitesi del dogmatismo , e si proclama baluardo della civiltà , fattore di progresso intellettuale etc ... Corrispondono i fatti a questa pretesa ? ... Per risolvere questo problema invece di interrogare i frammassoni è molto meglio esaminare la natura e le condizioni di questa società segreta . ORIGINE E NATURA DELLA MASSONERIA Il problema delle origini della Massoneria non è dei più facili . Gli autori che ne hanno trattato si trovano d ' accordo solo nel fissare l ' origine della Massoneria nella forma attuale dalla fondazione della Gran Loggia d ' Inghilterra ( 1717 ) ... ma questa loggia fu fondata da quattro logge preesistenti ed associazioni aventi nome e carattere di liberi muratori ( free - masons ) si riscontrano un po ' ovunque fin dai primi tempi del medioevo ... Se ha un valore l ' autorità , riconosciuta e convalidata dai Grandi Orienti , dei principali e più eruditi scrittori dell ' Oriente , il Reghellini , il Rossetti , il Ragon , il De Castro , il Mackenzie ; e se non si vuole disconoscere la testimonianza che emana dai rituali dei tre primi grandi , bisogna ammettere che la Massoneria è stata primitivamente una società segreta mistica - occultistica ... Ed è un fatto innegabile che i rituali compilati dal rosacroce Eliah Ashmole nel 1648 , ed adottati dalle quattro loggie londinesi , ed attualmente in vigore , sia pure riveduti e scorretti , in tutta la Massoneria , sono basati sopra i misteri egiziani come Jamblico ce li ha tramandati e sopra i misteri cabalistici ; e così pure sono evidentissime le tracce di cabala , di manicheismo , di gnosticismo sparse un po ' dappertutto nei simboli e nel linguaggio massonico ... Subentrati ai cabalisti ed ai mistici i materialisti , i monisti , i positivisti , i socialisti le acque limpide dell ' esoterismo sono state intorbidate , ed è difficile riconoscere l ' origine di quella pozzanghera che è l ' odierna Massoneria ... Già da parecchio tempo la Massoneria sarebbe quindi solo una larva , una scatola vuota , se non esistessero per salvarne l ' onore i così detti riti minori ... I più importanti di questi riti , gli eletti coheni , i martinisti , gli illuminati , il rito swedenborgiano , il rito egiziano , i fratres lucis , i fratelli africani , il rito della Stretta Osservanza ... che furono fondati od inspirati da Martinez de Pasqually , Saint - Martin , Weishaupt , Willermorz , Swedenborg , Cagliostro , Mesmer , Eliphas Levi , Schroeder ... non poterono avere mai una grande diffusione proprio a causa della loro ortodossia e del loro superiore livello intellettuale ... In tali condizioni quale può essere , in Italia specialmente , la funzione avvenire della Massoneria ? ... Tornare all ' antico o andare alla deriva ; Tornare a studiare e diffondere il pensiero massonico genuino , oppure sempre più ostinarsi nella esaltazione di un amorfo pensiero pseudomassonico rubacchiato a destra ed a sinistra , all ' Enciclopedia , a Buchner , ad Haeckel ed un po ' a tutti coloro che in scienza ed in filosofia rappresentarono e rappresentano la ribellione e l ' antagonismo assoluto del pensiero cristiano . Esaminiamole ambedue . IL RITORNO ALL ' ANTICO Abolire tutti i riti , rigettare tutti i gradi dal 4° al 95° , attenersi e sopratutto studiare e comprendere il simbolismo dei tre gradi di apprendista , di compagno e maestro ; questo era il mezzo vagheggiato dal Ragon ed in parte da lui realizzato colla fondazione della loggia dei Trinosofi ... Dopo di lui Giuseppe Mazzini e Alberto Pike credettero di poter riuscire nello scopo seguendo la strada opposta , costituendo cioè un rito segreto al di sopra di tutti gli altri , una specie di Massoneria nella Massoneria , che avrebbe ridato l ' unità alla sbandata famiglia massonica . ... Nella mente dei due ideatori il rito palladico doveva essere il custode della filosofia massonica ; ma questa opera di ricostruzione doveva fatalmente naufragare perché la precauzione presa di accettare nel rito solo i fratelli possedenti almeno il 30° grado non dava che un affidamento nominale della loro attitudine e maturità ... Ambizioni irrefrenabili e vergognose defezioni mandarono il rito in frantumi . Falliti così questi due tentativi di unificazione e di riforma dell ' intero Ordine massonico , la missione di studiare e di diffondere la filosofia massonica rimase e rimane affidata ai riti minori . In Italia vi sono stati due riti che hanno tentato di compiere tale lavoro : il rito martinista e il rito di Menphis ... Il rito Martinista che costituisce ormai una società a sé deve la sua origine a Saint - Martin ( 1743 - 1803 ) ; ma nella fisionomia odierna del rito il misticismo cristiano del teosofo d ' Amboise è stato sostituito dalla cabala e dalla magia cerimoniale di alcuni occultisti francesi , il Guaita , il Sedir , il Papus inspirantisi con mediocre successo al grande Eliphas Levi ... Il rito menfitico , che quanto ad origini non ha nulla da invidiare secondo il Ragon ed il De Castro al rito scozzese , ha avuto qualche piccola loggia a Napoli e a Catania ; e nel 1900 con patente costitutiva del Grande Oriente di Egitto si stabiliva come Sovrano Consiglio Amministrativo Generale dell ' Ordine per l ' Italia alla Valle di Palermo . Questo rito era il solo che per varie ragioni avrebbe potuto compiere la sua missione e ristabilire una Massoneria degna del nome , e nel 1904 aveva già iniziato tale lavoro con la fondazione di due promettenti loggie a Torino e a Roma ; ma questioni personali scoppiate nel seno del Sovrano Consiglio lo hanno ucciso senza probabile futura risurrezione . ... Non vi è dunque in Italia in questo momento una sola loggia massonica che lavori alla Grande Opera ed in grado di capire cosa sia veramente la ricostruzione del tempio di Salomone ... L ' ALTRA LINEA D ' AZIONE Perduto così e rinnegato il pensiero filosofico originario , quale è il nuovo contenuto ideale assunto alla Massoneria , e quale la pressione di cui è capace tale pensiero neo - massonico ? In America , Inghilterra e Germania la Massoneria è rimasta spiritualista , in Italia , in Francia e Spagna , grazie alle circostanze storiche , ha circoscritto la propria azione alla lotta contro la Chiesa di Roma ed ha finito per assumere per forza di opposizione una attitudine diametralmente contraria al Cattolicismo . In questo modo l ' anticlericalismo teoricamente eclettico si è trasformato in un anticlericalismo praticamente materialista , e la Massoneria presenta ora una fisionomia collettiva scettico - materialista ... Malgrado ... il fanatismo anticlericale , l ' etereogeneità relativa delle credenze dei varii elementi costituenti l ' ambiente massonico , e la mancanza nella scienza e nella filosofia contemporanea di stabilità nell ' indirizzo materialista hanno impedito alla Massoneria di assumere una base ideale definita , e di sostituire al vecchio sistema esoterico dimenticato un nuovo sistema preso a prestito nel mondo profano ... Ne segue che , non potendo avere un programma positivo , la Massoneria è inesorabilmente obbligata a restringere la propria azione e le proprie aspirazioni ad un programma puramente negativo , vale a dire ad un programma anticlericale puro e semplice . La demolizione del Vaticano , non più la edificazione del Tempio , è lo scopo : la meta aspirata , il pensiero ossessionante , il ritornello inevitabile di ogni discorso del fratello oratore ... Per attaccare e demolire il pensiero cattolico bisognerebbe essere meno antiquati , più colti e spregiudicati dei cattolici ; i frammassoni pretendono appunto e si illudono di esserlo , ma la differenza fra preti e massoni sta più nel segno che nel valore assoluto ... L ' antipatia dei dogmi religiosi rende i massoni vittime inconsapevoli dei dogmi pseudo - scientifici , ed in essi non sanno districarsi dalle superstizioni del medioevo senza sprofondare nei più vieti pregiudizi del 18° e I9° secolo . Così al dogma cattolico della Trinità contrappongono orgogliosamente il famoso trinomio " libertà , eguaglianza , fratellanza " , una superfetazione della Enciclopedia divenuta pei massoni la sintesi del loro programma ; senza neppure sospettare che la trinità religiosa , è un mistero ... Mentre invece il trinomio massonico , questa conquista civile del pensiero laico , è semplicemente una assurdità della logica , perché i termini . del trinomio sono repugnanti fra loro ! ... Per amore di sintesi e di chiarezza , si può dire che ai frammassoni italiani mancano solamente due cose per essere degli autentici liberi pensatori : essere liberi ed essere pensatori ! ... Firenze , 2 ottobre 1906 .
ProsaGiuridica ,
Vittorio Emanuele III per Grazia di Dio e per la Volontà della Nazione Re d ' Italia e di Albania Imperatore d ' Etiopia Il Senato e la Camera dei fasci e delle Corporazioni , a mezzo delle loro Commissioni legislative , hanno approvato ; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue : Art . 1 . Il contributo annuo di L . 11.500 spettante agli asili infantili israelitici a norma dell ' art . 11 della legge 30 luglio 1896 , n . 343 , cessa con effetto dal 1° luglio 1938-XVI . Art . 2 . La presente legge entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno . Ordiniamo che la presente , munita del sigillo dello Stato , sia inserta nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d ' Italia , mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato . Dato a San Rossore , addì 28 settembre 1940 - XVIII Vittorio Emanuele Mussolini , Di Revel Visto il Guardasigilli : Grandi
IL MONOPOLIO DOLCE ( Bianciardi Luciano , 1955 )
StampaPeriodica ,
Il panettone cominciò a diffondersi fuori di Milano dopo il 1930 , e un ' accorta campagna pubblicitaria lo lanciò appunto in quegli anni , che erano anni di autarchia , come « il dolce degli italiani » , uno slogan nazionalistico a cui si affiancava l ' altro , misticheggiante , del bianco natale , col presepe e le pecorelle . Motta riuscì a far questo . Riuscì a far credere agli italiani che il panettone fosse il loro dolce ( tanto vero che potevano concederselo solo una volta l ' anno , a quel prezzo ) e riuscì anche a convincerli che esso faceva parte di una tradizione , che di fatto non esisteva . E il panettone , un dolce inventato nel 1919 e lanciato negli anni trenta , invase il mercato bruciando letteralmente altri dolci , che avevano davvero una loro tradizione : si pensi al panforte senese o alla cassata siciliana . Quanto a Milano , Motta si trovava veramente di fronte a un dolce tradizionale : si parla , quanto alle origini del panettone , di tempi distanti almeno cinque secoli . Solo che il panettone di un tempo aveva forma , aspetto e struttura assai umili e popolari : rotondo , ma basso e poco sfocato , pareva né più né meno , una pagnotta casalinga . Angelo Motta era venuto a Milano negli anni precedenti la Prima guerra mondiale , come garzone di fornaio ; nel dopoguerra si era già fatto un forno proprio ; tutti i forni di allora , sotto le feste di Natale , facevano il panettone , e di solito lo regalavano ai clienti più affezionati . Motta fiutò le possibilità commerciali di questo dolce , e lo rifece di sana pianta . Ne cambiò la forma : fece cuocere la pasta tenendola stretta in una specie di canestro di carta spessa , in modo che , lievitando si sviluppasse in altezza e prendesse quell ' aspetto lussuoso e troneggiante , che ha ancora oggi . Lo arricchì di uvetta e di frammenti di candito : la trovata ebbe successo e Motta cominciò ad aprire un negozio più grande , poi ad acquistarne un altro , poi un altro ancora . La guerra , anzi , il dopoguerra , gli aveva portato fortuna , grazie anche alla sua innegabile abilità di orientarsi nella confusione del mercato nero . Intorno al '30 era in grado di affrontare il mercato nazionale . Aveva industrializzato il panettone , fino ad allora prodotto solo artigianalmente . Molto più recente è la scoperta , da parte di Motta , di un ' altra « tradizione » italiana : quella della colomba pasquale , un prodotto assai simile al panettone ( si tratta in entrambi i casi di pasta lievitata ) . Recentissimi , postbellici , sono invece i gelati da passeggio e le « caramelle col buco » , di cui Motta ha l ' esclusiva per tutta l ' Europa ; non è stato possibile inserire gli uni e le altre in una qualche « tradizione italiana » e oltretutto non sarebbe nemmeno stato troppo utile ; in tempo di inondante americanismo , conveniva meglio di parlare di ice cream e di life savers . Motta , come si è detto , ha in mano il complesso più grande , ma non ancora il monopolio : solo a Milano esistono 95 imprese a carattere industriale , con oltre 6000 dipendenti , e alcune di esse hanno un peso non trascurabile : si pensi a Besana , a Frontini , a Zaini , alla Ligure Lombarda , alla Dulciora e soprattutto ad Alemagna . Alemagna , da buon secondo , ha sempre adottato la strategia di seguire pedissequamente Motta in ogni innovazione : dopo Motta , e sul suo esempio , ha lanciato successivamente il panettone , la colomba , il gelato da passeggio , e la caramella , questa volta senza buco , ma pur sempre di importazione americana : si chiama charms . Alemagna ha in Milano cinque negozi , ma cerca di rifarsi nella qualità e nella mole . Attualmente , per ampliare il suo negozio in Galleria , ha comprato il Vittorio Emanuele , il vecchio bar degli sportivi milanesi , pagando , a quanto si dice , 250 milioni solo per la licenza di esercizio . Gli arredamenti di Alemagna passano , per il pubblico medio milanese , per i più fastosi ed eleganti , non senza qualche pretesa culturale . Per fare un esempio : ora che a Milano è aperta una mostra dell ' arte etrusca , Alemagna ha esposto , nelle sue vetrine di via Manzoni , certe torte glassate con la riproduzione dell ' Apollo di Vejo e di dipinti tarquinesi . Fece un certo rumore a Milano , l ' accesa polemica , con conseguenze giuridiche tuttora in corso , fra Motta e Alemagna a proposito del premio Oren . Fu sotto Natale : la Oren , che è una fantomatica associazione parigina o americana , scrisse prima a Motta e poi ad Alemagna offrendo un premio mondiale per la migliore industria dolciaria . Il premio consisteva nell ' attestato di questa superiorità assoluta : Motta , a quanto pare , fiutò il « bidone » e non abboccò ; Alemagna invece accettò il titolo mondiale e ne fece ampio uso per il lancio natalizio . Motta allora denunciò sulla stampa il fatto e citò la ditta rivale per concorrenza sleale . Ma a ben guardare , se c ' è una lotta dei due grandi contro la produzione minore , e specialmente contro quella artigianale , che lentamente è costretta a vedere ed a partire , tranne che su questo piano minore e con un certo piglio sportivo , sul piano del negozio più bello e del titolo mondiale ( che servono soprattutto alla propaganda ) , Motta e Alemagna finiscono in realtà per agire , se non in perfetto accordo , almeno su linee parallele : non esistono per il momento possibilità di creare il monopolio assoluto , quindi è meglio coesistere e tirare a campare . Basta guardare i prezzi dei prodotti . È difficile calcolare quali siano i profitti del maggiore complesso di produzione dolciaria milanese . Le denunce di Motta sono cresciute in questa misura , negli ultimi anni : 22,23 milioni nel 1949; 30,13 nel '51; 52,62 nel '52; 63 nel '53 . L ' ultima denuncia recava per Motta 112 milioni di lire . Ma tutti sanno che cos ' è in italiano la denuncia dei redditi : nel 1952 Motta destinava al fondo ammortamenti d ' azienda 704 milioni . Una cifra palesemente sproporzionata e contestata dal fisco . Ma anche allora Motta se la cavò , girando 65,4 milioni sotto la voce « fondo di riserva straordinaria » . L ' anno successivo , con 63 milioni di utili denunciati e distribuiti , Motta destinava al fondo ammortamenti 407,2 milioni , girandone poi alla riserva straordinaria 65,7 . Sempre nel '53 , ha investito 640 milioni nell ' impianto di nuovi macchinari , seguendo in questo caso la redditizia tecnica degli auto - finanziamenti . Non molto diverso è il comportamento delle altre grandi aziende . È chiaro che la politica commerciale dei dolciari milanesi mira a realizzare i maggiori utili col minore sforzo . Non impressionino gli 80mila quintali di paste lievitate prodotte da Motta nel 1953 . Nei grossi capannoni di viale Corsica 21 Motta ha gli impianti più moderni e più potenti d ' Europa . Può produrre nelle 24 ore 1.200 quintali di panettone , il che significa che la produzione annua potrebbe essere più che quadruplicata rispetto alla media attuale , se si utilizzassero in pieno tutti gli impianti . In realtà , la produzione piena si ha soltanto per due mesi all ' anno , a Natale e a Pasqua , quando Motta assume dai 1.800 ai 2.000 lavoratori stagionali . Il panettone potrebbe entrare sul mercato a prezzo fortemente inferiore se con la utilizzazione integrale degli impianti si arrivasse a una produzione di massa , e se si riducessero insieme le notevoli spese della confezione . In questo modo cesserebbe la triste condizione degli « stagionali » e il panettone , non più dolce « tradizionalmente natalizio » potrebbe comparire sulle nostre mense almeno una volta al mese . Si pensi per esempio , che il consumo annuo di dolciumi ( genere voluttuario e perciò soggetto a tasse assai gravose ) è in Italia , di chilogrammi 2,7 a persona , quantità irrisoria rispetto ai 28 chilogrammi degli inglesi e ai 35 degli statunitensi . Come si è detto , esistono a Milano 95 imprese dolciarie a carattere industriale , con più di 6000 operai impiegati , oltre ad aziende minori , a carattere artigianale e familiare ; un quinto , insomma , dell ' intera attrezzatura nazionale . I complessi maggiori sono , evidentemente , quelli di Motta e di Alemagna . Il primo impiega mille operai fissi , con regolare contratto , 350-400 assunti con contratto a termine , rinnovabile di tre mesi in tre mesi , e circa 2.000 stagionali , assunti per quaranta giorni a Natale o a Pasqua : in maggioranza si tratta di donne , che provengono da tutte le categorie , ma soprattutto casalinghe . Alemagna impiega 500 operai fissi , 300 con contratto a termine e 1500 stagionali . Le altre imprese hanno maestranze molto inferiori : sui 450 alla Dulciora , sui 200 alla Zaini e alla Ligure Lombarda , poco più di cento alla Befana e alla Frontini . Sulla divisione fra gli operai fissi , quelli a termine e gli stagionali , fa leva soprattutto il padronato : i lavoratori che hanno un vero e proprio contratto di lavoro formano appena un quarto dell ' intera maestranza , e sono perciò un gruppo relativamente privilegiato , rispetto agli altri . Quelli con contratto a termine lavorano sotto la continua e pressante minaccia di non vederselo rinnovare , e nella vana speranza di essere assunti come stabili ; gli altri , gli « stagionali » sono una sottocategoria raccogliticcia , una specie di bracciantato industriale reclutato per le « faccende » natalizie e pasquali . La vita sindacale è sporadica e incerta : lo stabilimento di Motta solo da un anno ha una Commissione Interna , composta di due operai aderenti alla CGIL , tre alla CISL e due eletti su una lista « indipendente » , cioè padronale . Solo dal 1954 c ' è qualche segno di ripresa dopo il famoso sciopero di 75 giorni nell ' estate del '48 . Gli operai erano entrati in agitazione per protestare contro la minaccia di duecento licenziamenti : ebbero la peggio e Motta , per rappresaglia , finì con licenziarne ben 850 . Fu un fatto enorme , che impressionò anche il padronato del settore : dopo di allora per sei mesi non ci fu più un licenziamento nella categoria degli alimentaristi . Del resto Motta ( o forse per lui il consigliere delegato , dr. Ferrante ) si è sempre distinto per la particolare durezza della sua politica aziendale , mentre Alemagna preferisce ricorrere ai metodi paternalistici . Sotto le feste del Natale scorso , mentre la categoria era impegnata nel rinnovo del contratto nazionale di lavoro , gli operai entrarono in agitazione per ottenere un miglioramento salariale . Alemagna ha acconsentito , concedendo spontaneamente aumenti orari dalle 5 alle 25 lire , sia ai lavoratori fissi , che a gran parte di quelli a termine ; ma intanto faceva diffondere la voce che non avrebbe gradito una interruzione del lavoro proprio in quel periodo di punta . Motta , dal canto suo , fece soltanto promesse . I suoi metodi sono improntati alla più rigorosa sorveglianza , alla persecuzione e alla rappresaglia , specialmente a danno degli aderenti alla CGIL , i quali vengono spesso esclusi da eventuali aumenti e migliorie e isolati dagli altri operai , mentre rapide carriere sono aperte ai membri della Commissione Interna eletti nelle liste della cast , o in quelle padronali . Un notevole numero di lavoratori sono impiegati nel settore vendite di Motta e Alemagna , il primo ne ha alle sue dipendenze circa un migliaio inquadrati in un complicato sistema di qualifiche : barista , gelatiere , banconiere , cantiniere , caffettiere , spillatore , ecc. un complesso di quaranta voci che corrispondono ad altrettante gradazioni di stipendio : dalle 17.498 lire mensili dell ' apprendista inferiore ai sedici anni , alle 66.631 del direttore di categoria A . Nel settore vendite la pressione del padronato è ancora più accentuata . Essa si fa forte proprio di questo sminuzzamento della categoria in gruppi minimi che è facile dividere e contrapporre . Il direttore di un bar ha alle proprie dipendenze non più di 20 o 30 persone , delle quali sa tutto e sulle quali può esercitare una vigilanza continua e diretta . Il personale di una bar è composto quasi completamente da ragazze che provengono in generale dalla piccola borghesia o da famiglie operaie esposte quindi , in una città come Milano , alle facili sollecitazioni dei miti dell ' esistenza in una società « moderna » . Gelosie , rivalità , piccoli ricatti , soprusi ; difficile che in un ambiente simile nasca la solidarietà , e di conseguenza il personale è nettamente scoperto , sprovveduto , esposto alle pressioni padronali . Assai scarsa la partecipazione alla vita sindacale : qualche iscritto alla CGIL , le altre organizzazioni sono del tutto assenti . Tanto Motta che Alemagna sono stati denunciati dal Sindacato di categoria per non aver applicato la legge n . 90 del 30/4/1954 , la quale estende ai dipendenti dei pubblici esercizi il godimento delle festività infrasettimanali . La denuncia ha avuto i suoi effetti e le due grandi ditte stanno pagando sia le spettanze arretrate , che la multa per inadempienza . Le punizioni al personale variano dalla multa alla sospensione , fino al licenziamento in tronco . Per fare un esempio : una commessa colpevole di aver mangiato « due tartine gelatinate » ha avuto tre giorni di sospensione . Un fattorino che si è mangiato due marrons glacées è stato licenziato in tronco . Sostengono alcuni che il Duomo di Milano fu costruito con la prospettiva che dovesse servire , un giorno , a far da sfondo al panettone , sui cartelloni pubblicitari , c in qualche misura questo è vero . La produzione dolciaria milanese , che non impegna più di seimila lavoratori , può forse sembrare poca cosa , confrontata coi massicci complessi industriali lombardi . Pure essa è un simbolo compendioso della situazione milanese : è un monopolio giovane in formazione .
CASE DELL'AVVENIRE. LETTERA DA PARIGI ( MARZOCCHI ALBERTO , 1928 )
StampaPeriodica ,
" Una presentazione per Mallet - Stevens ? No , grazie . Preferisco vedere con gli occhi miei piuttosto che a traverso le sue parole . E poi se la cosa non mi va , voglio avere il diritto di criticarla senza peccare di scortesia " . Così m ' incamminai senza impicci verso Auteil per visitarvi le costruzioni di Robert Mallet - Stevens , architetto dell ' avvenire . A una svolta di vie solitarie , i chiari blocchi delle costruzioni nuovissime appaiono . Due di qua , due di là e in fondo un giro geometrico di cemento a chiusura , la Rue Mallet - Stevens non può dirsi neppure una via , aperta come risulta così da un sol lato . Corte interna , passaggio , adito , vico chiuso , di lontano il suo aspetto è tra di opificio , di ospedale , di magazzino , di centrale elettrica , di corazzata , di immense cucine economiche con allineati quegli alti fornelli di bianco ferro smaltato foderati di rosso , di giallo , di turchino secondo la fantasia dei costruttori e i cannoni di sfogo verso l ' azzurro . Una impressione di semplice e di macchinoso , di candido e di possente , di ermetico e di perfetto per la vita cronometrica di esseri tutto cervello . Ed insieme l ' impressione di un immenso giocattolo con quel contrasto vivace di colori , con quei cubini sopra cuboni , quei giri di rampe e di rampine , quegli alberelli addomesticati nel freddo triangolo di cemento e quei fili d ' erba pettinati , distribuiti in ranghi lungo le facciate . Perché l ' uomo , per quanto mostri " la faccia terribile " , resta pur sempre in fondo un ragazzo . Ma dove andrà a giuocare con questi balocchi ? Il cemento armato con le sue diverse leggi di resistenza e , nel sistema dei suoi arditi castelli , coi suoi numerosi insospettati punti d ' appoggio , dà la possibilità di inconsueti equilibri per la creazione di un ' estetica nuova alla quale i nostri viziati occhi dovranno pur finire ad abituarsi e il nostro gusto ad appassionarsi . Il senso della misura , la sapienza della distribuzione , l ' economia degli impieghi intesi al massimo rendimento , formano i cànoni della nuova arte di edificare alla quale la tecnica di cento arti affini presta ogni suo ausilio . Tutto ferriate , chiavistelli , bande metalliche ( homo homini lupus ) non è certo il senso di sicurezza che manca in queste case dell ' uomo . E , se si varca la soglia , non sono certo le comodità materiali che scarseggiano . Dentro , la vita quotidiana è soccorsa dalla macchina fino all ' inverosimile . Tutto si manovra a leve , tutto marcia a comando . Semplicità , precisione , praticità , lo sforzo ridotto al minimo , i servizi ridotti all ' indispensabile . La giuntura perfetta delle pareti , l ' assenza per quanto è possibile di spigoli acuti e di angoli morti , il sistema razionale delle modanature rendono le pulizie del mattino quanto mai si possa desiderare spedite . La materia degli zoccoli e delle volte rende l ' impermeabilità assoluta : l ' abolizione delle antiche tappezzerie di carta o di stoffa e dei complicati drappeggi alle finestre non permette l ' accumolarsi della polvere . Così privati dei loro naturali elementi , gli insetti di qualsiasi natura sono costretti ad andar altrove a nidificare . Come in un complicato ordigno di precisione , una chiave sola apre e chiude tutte le innumerevoli serrande della casa . Montapiatti silenziosi portano il pranzo dalle cucine a piacere fin sull ' alto delle terrazze : antenne di radio concentrano su quelle terrazze voci e canti di tutto il mondo . Una manovella : finestre , porte , tende abbassano le loro lame congiunte . Un bottone : la luce esplode . E ben chiuso nella sua inattaccabile cassaforte come in una prigione senza scampi , l ' uomo nuovo è servito . Dove s ' andrà a far l ' amore in queste case ? dove sono gli sporti fioriti dai quali sospirare alla luna quando i vent ' anni cantano le loro canzoni nel cuore ? Dove sono le finestrelle che " lucevano e mo ' non lucono " , i vialetti pei quali ci s ' avvicinava col palpito in gola , gli androni in ombra , le scale discrete che sapevano il divino sgomento del primo incontro ? Ah , già . Armamentario di vecchie scene romantiche che non usano più . E anche a vent ' anni l ' amore non si fa più come una volta . Dicono che tutte le case dell ' avvenire saranno su per giù così . L ' hanno profetizzato nei simposi dell ' inaugurazione avvenuta alcuni mesi fa , ministri , prefetti , consiglieri comunali e il Direttore Generale delle Belle Arti . Come apparirà una città intera di questa fatta ? E come resisterà al tempo questo sistema di costruzioni , al tempo che insudicia i muri e attenua la vivacità delle tinte ? Scienza vecchia come il mondo dell ' edificazione della casa dell ' uomo , è questa davvero la tua ultima parola ? Poco oltre , in un vastissimo recinto chiuso , l ' antico parco dei Montmorency ha spezzettato in viali , giardini , ville e villette , il suo verde secolare . Un guardiano sorveglia per tutti e nelle dolci case ognuno vive per sé . Ebbene , per la più semplice e la più riposta di queste villette all ' antica , io ( sia detto a bassa voce tra noi ) darei tutta la nuovissima strada costruita e nominata da Mallet - Stevens , architetto dell ' avvenire .
Hiroshima angoscia del mondo ( Lilli Virgilio , 1948 )
StampaQuotidiana ,
Hiroshima , dicembre . - Sono a Hiroshima . Respiro l ' aria di Hiroshima . Vedo le strade di Hiroshima , l ' anello di monti che circonda Hiroshima . Questi bambini che passano a gruppi , silenziosi , sono nati a Hiroshima . Questo vecchio che siede su una pietra all ' ombra d ' una baracca è un vecchio di Hiroshima . Ed ecco alcune ragazze sui vent ' anni : sono ragazze di Hiroshima . Tranvai di colore bleu sudicio vanno barcollando su rotaie sgangherate : sono i tranvai di Hiroshima . Al mio arrivo , quando il treno si è fermato sotto la pensilina , e io ho letto il cartello in caratteri giapponesi e in caratteri latini « Hiroshima » , ho registrato in me una vaga sensazione di sogno . S ' udiva la voce stridula e lunga d ' un ferroviere cantare alla maniera giapponese , con una certa melodiosa precipitazione : « Hiroshima ! ... Hiroshima ! ... Hiroshima !...» . Uscito dalla stazione - la stazione ricostruita , beninteso , poiché quella vecchia fu spazzata via a suo tempo dallo scoppio - , ho guardato il cielo : era il cielo di Hiroshima , quello stesso al centro del quale tre anni fa brillò l ' apocalittica luce sprigionata dalla disintegrazione dell ' atomo , quello stesso nel quale si svolse il primo capitolo della nuova Era dell ' umanità , l ' Era atomica . Sono a Hiroshima , nella città più popolare del mondo , davanti a miserabili rovine più popolari delle rovine egizie , delle rovine greche , delle rovine romane . Lascio viaggiare l ' occhio attorno con una certa avidità , così come fanno i turisti quando si trovano finalmente davanti alle Piramidi , davanti al Santo Sepolcro , davanti al Partenone , eccetera . Attendo da uomini e cose di Hiroshima un segno , un messaggio che mi diano la misura del luogo eccezionale al quale mi ha condotto il mestiere . Mi ronzano all ' orecchio domande pressanti , quasi irritate , nelle quali riconosco le voci di mia madre , di mio padre , dei miei amici , dei lettori del mio giornale : « Davvero sei a Hiroshima ? ... Che cosa si vede a Hiroshima ? ... Com ' è fatta Hiroshima ? ... Ci sono ancora uomini vivi a Hiroshima ? » . Passa un venditore ambulante , passa un vecchio tassì a gassogeno , passa una donna con un fardello sotto il braccio . Sono cose di Hiroshima , gente di Hiroshima , aspetti della vita come se ne incontrano in tutte le città del mondo . Vorrei fermare quella gente , domandare : « Eravate a Hiroshima il giorno dell ' avvenimento ? Come vi siete salvati dall ' avvenimento ? Che colore aveva il lampo dell ' esplosione ? E la vostra casa ? E i vostri parenti ? » . Il venditore ambulante va , il vecchio tassì a gassogeno scompare a una curva , la donna impicciolisce nella prospettiva della strada col suo fardello . È sbalorditivo che a Hiroshima avvengano di questi fatti banali , normali . Mi fa una certa tal quale impressione essere a Hiroshima , una impressione che mi impedisce di scrivere subito freddamente , obbiettivamente , i miei articoli informativi : « La bomba scoppiò alla tale ora eccetera eccetera » . È necessario che prenda tempo , che dia libero corso all ' emozione prima di passare all ' informazione . È necessario che prima mi dica : Ecco , fra qualche secolo Hiroshima sarà per i nostri posteri quel che oggi è per noi Cartagine , o forse Troia ; sarà una leggenda remota e grandiosa . L ' energia atomica trasferirà gli uomini da stella a stella , la materia sarà il polveroso ricordo d ' un passato che farà sorridere perfino i ragazzi , ma si dirà : " Durante una certa guerra dei tempi antichi , nel secolo Ventesimo , la prima applicazione dell ' energia atomica avvenne a Hiroshima ... " . Gli scolari interrogati agli esami a proposito dei gloriosi inizi dell ' energia atomica , risponderanno ai maestri una sola parola : Hiroshima . Ed io sono a Hiroshima , tre anni dopo l ' avvenimento davanti alle rovine dell ' avvenimento , in mezzo ai sopravvissuti dell ' avvenimento ; sono dentro questo nucleo pregnante di storia e di favola . E mi dico : " Hiroshima è l ' angoscia del mondo attuale ; da Mosca a Washington , dal più sperduto paese d ' Arabia alle foreste del Brasile , una parola fa tremare il mondo : Hiroshima " . ( Io sono un vecchio viaggiatore , uno di quei viaggiatori che di paesi e contrade ne han visti fin troppi , un osservatore smaliziato , sazio , pel quale l ' atlante geografico ha ormai magra attrattiva . Ma come potrei gelidamente parlare di Hiroshima senza avere prima confessato che l ' essere a Hiroshima mi dà un poco di vertigine ? ) Ed ecco cammino per Hiroshima . La città , quel che noi si dice città , non mi riesce di vederla . Vedo strade polverose , dai selciati sconnessi , o addirittura sterrate , vedo baracche di legno , casupole di legno , botteghe di legno ; e qua e là travi di legno , come in un cantiere , e come in un cantiere odo per l ' aria un palpito di martelli al lavoro . E mi dico : " Lavorano , rifabbricano , dopo tre anni " . Scopro tratto tratto dall ' apertura d ' una strada una brughiera a perdita d ' occhio , cosparsa di un melanconico tritume di macerie , non le macerie concrete e pesanti delle nostre città bombardate , bensì macerie in briciole , miserande , una semina squallida di detriti fra i quali verdeggia talvolta la foglia dell ' insalata e del cavolo : è Hiroshima . Registro un ' atmosfera piuttosto di catastrofe celeste che non di guasto di guerra , qualcosa come dopo un fortunale , dopo un tifone , quando ci si avvede che i danni non sono isolati , non si possono numerare uno a uno , non si possono catalogare poiché sono dovunque , uniformi , poiché ogni cosa ha avuto il suo , l ' albero , la casa , la strada , la fabbrica , la terra . Guardo Hiroshima e ricordo certe zone della periferia delle grandi metropoli , dove la nota dominante è appunto costituita dai detriti , dalle scorie della città , barattoli di latta , pezzi di casse di legno , ferraglia minima , mattoni frantumati , mazzi di fiori marci e altro . Una rovina spicciola e petulante , non proporzionale alla maestà della folgorante deflagrazione . Non un cratere , non una buca , non una voragine , non una frana . Al contrario , un corrompimento , un senso di andato a male . " Amburgo " penso " può essere paragonata a un uomo che abbia subìto grandiose mutilazioni , braccia , gambe , occhi ; Hiroshima può essere paragonata a un uomo coperto da una risipola ; o da un eczema " . Cammino , cammino per Hiroshima , scavalco ponti dietro ponti . " Quanti fiumi a Hiroshima ! " mi dico . " Non ho mai visto una città così piena di fiumi " . Sette fiumi bagnano Hiroshima , fiumi larghi , tranquilli , dall ' acqua verde brillante , un ' acqua marina piuttosto che un ' acqua fluviale , sono i sette bracci del delta del fiume Ota , e dividono la città in sei isole . " Ecco " mi dico , " i ponti non sono saltati all ' aria come nelle nostre città , si sono solo tremendamente ingobbiti , distorti , ammaccati . " La solita rovina di bassa estrazione , deformante , come per una terribile artrite , che li ha resi inutilizzabili sia ai veicoli che agli uomini . Vedo la miseria dei ponti ricostruiti , sui quali transitano con tetra cautela i tranvai : non ci sono se non le rotaie appoggiate sullo scheletro delle traverse , quasi come scale a pioli messe orizzontalmente da una sponda all ' altra , la pancia delle vetture si rispecchia nella corrente . Penso : " Non hanno soldi , non possono ricostruire , rabberciano " . I selciati , i marciapiedi , le rare mura a fondamenta delle pareti delle case meno piccine , sono rabberciati , tutto appare rabberciato , a Hiroshima , rammendato , riappiccicato con lo sputo . " Quando sarà completamente ricostruita " penso , " Hiroshima apparirà ancora più rovinata . " Mi avvedo che dove è passata l ' energia atomica rimane qualcosa di profondamente disgraziato ; come negli uomini guariti dal vaiolo , í quali restano poi butterati al pari della superficie dei ditali . Sono a Hiroshima , assaporo le prime impressioni , esse hanno un sapore amaro il quale mi umilia e non riesce a svegliarmi nel petto neanche il senso della pietà , così come avviene talora davanti a certi malati sgradevoli , o infetti . Mi fermo , contemplo senza amore la città che ha la forma di un piatto rotondo , o meglio del fondo di un catino i cui bordi rialzati sono costituiti dalla catena di monti che la coronano torno torno . Le casette di legno a un piano non prendono rilievo , non costituiscono paesaggio edilizio ; la città appare , nonostante quella marea di casette , piallata , quasi scopata da una formidabile raffica di vento o d ' acqua , spianata con un ferro da stiro rovente , come una giacca che poi sia rimasta bruciacchiata . Sulla mortificata planimetria , simili a massicce carcasse di navi a galla di una piatta distesa d ' acque , vedo improvvisamente campeggiare edifici tarchiati , sgraziati , uno qua uno là , solitari , inutili , e dominare la paccottiglia delle casupole e dei rottami . Sono i buildings , gli edifici di cemento armato di Hiroshima , gli edifici i cui muri hanno resistito alla bomba atomica , smozzicati , sventrati dalle fiamme e dal calore , ma tuttavia ben piantati al suolo . Penso : " Non abbatte gli edifici di cemento , la bomba atomica ; li spella , li corrode , li biscotta , ma non riesce a buttarli giù come la bomba dirompente " . Quegli edifici spettrali ritti sul tavoliere di triti rottami aumentano la sensazione d ' una catastrofe simile a una peste .
Keynes addio ( Rossanda Rossana , 1994 )
StampaQuotidiana ,
Non conviene dividersi fra chi considera l ' attuale governo un fascismo bell ' e impiantato e chi un governo di centro destra , in grado di controllare un Msi in mutazione . La prima ipotesi sospetta la seconda di smobilitare gli animi , e forse è vero : ma non sono ragionamenti così diversi . Più interessante è intendersi sulla continuità o discontinuità del nuovo governo : Berlusconi non sarebbe che un Caf muscoloso , Berlusconi è il neoliberismo finalmente al potere . In ambedue i casi l ' aggiunta d ' un partito , il Msi - An , è suppletiva , roba da usare quando occorre menar le mani o frenare i federalismi leghisti . Mario Tronti propende per la continuità , e non certo per indulgenza : una egemonia di destra , scrive , era già avvenuta nel corpo sociale e nella stessa sinistra , oltre che essere costitutiva dei vari spezzoni del centro . Che i fascisti stiano ora nella maggioranza è un problema , non il problema . L ' ampiezza del condizionamento dell ' estrema destra nell ' Italia del 1994 - e di estreme ce ne sono almeno due , quella del Msi e quella del mélange fra integralismo cattolico e fondamentalismi etno - lavoristi dei lumbard - si valuta a seconda di quel che Berlusconi si propone di fare . Ma se ha un senso il crollo del sistema politico avvenuto tra il 1992 e il 1994 , anche grazie a quel minamento del comune sentire democratico che Tronti descrive e che è precipitato nel referendum , è che esso segna il venire a fine dell ' antico rapporto fra struttura del capitale italiano e uno Stato che , dal fascismo in poi , è sempre stato non solo legato ad esso , ma assieme protettore e protetto e negoziatore . La sfera politica e quella degli apparati , strettamente interconnessa nell ' impresa pubblica e nel credito , si sono reciprocamente condizionate come due soggetti . L ' Italia del dopoguerra è stata anzi , con la presenza della più massiccia sinistra europea , un esempio interessante di relativa « autonomia » del politico , e perciò ha allargato la mano pubblica , già stabilita dopo gli anni trenta , e ha esteso un welfare che è stato anche formativo d ' una certa idea dei diritti . La caduta della sinistra e un incerto governo del politico , dopo la morte di Moro e nella arroganza di Craxi , hanno fatto del Caf un apparato autoreferenziale che , a ristrutturazione tecnologica fatta , a liberalizzazione del movimento dei capitali avvenuta , a mercato mondiale unificato , si è rivelato per la prima volta soltanto parassitario . Per un sistema produttivo ansante e obbligato a una competitività almeno continentale cui era impreparato - vecchia l ' automobile , non più specificamente italiano l ' elettrodomestico , indietro l ' informatica , un pasticcio avventuristico la chimica pubblica e privata - lo scassato e ingordo apparato di governo e sottogoverno era ormai solo un ingombro . Con la privatizzazione dell ' impresa pubblica e del credito , e con l ' attacco massiccio agli apparati pubblici della scuola e della sanità , oltre che della pubblica amministrazione in senso proprio , il « sistema politico » è ferito a morte . Con la partitocrazia è affondato , grazie all ' inerzia della sinistra ( che in questo è apparsa complice ) , lo Stato come luogo di conflitto e contrattazione . Torna ad essere essenzialmente apparato classico di repressione - esercito , polizie , funzioni della giustizia . La discontinuità non è piccola . È grande . In essa si ridelineerà la leadership del capitale italiano , messa in questione non solo dal crollo della Montedison e dell ' impresa di Stato , ma dal fiato corto della Fiat . Mi piacerebbe tanto che gli economisti ci dicessero qualcosa su quel che va succedendo nella rete industriale e postindustriale , oltre a rilevare , come vediamo anche noi inesperti , che la piccola e media azienda tira e s ' è data una espressione politica . Si può presumere che in Berlusconi si delinei un primato , un traino dell ' industria della comunicazione ? O no ? Forse il primo atto essenziale del governo sarà nell ' assetto della Stet privatizzata e dei gruppi di controllo ( chissà che farà Mediobanca ) che si formeranno in essa . Nel diluvio in cui sprofondano i cosiddetti ammortizzatori sociali non sarà il Msi a tenere il timone ; fungerà da repressore , fuorviante o magari , come in parte è già avvenuto , assorbente della protesta . Certo Berlusconi non governerà come il Caf , nel momento in cui il comando politico tende a liberare il comando economico . L ' obiettivo è prima andare , con le buone o con le cattive , a restaurare una costituzione formale e materiale prekeynesiana , poi , a Stato dimagrito , si potrà anche ridiscorrere di democrazia . L ' impatto della destra si vede già invece nella destrutturazione dei « valori » del paese , a cominciare da una certa separazione tra Stato e Chiesa , propria del resto dell ' Europa moderna . Prendiamo la scuola : non si capisce a che serva a una borghesia competitiva rinunciare a una formazione e trasmissione di saperi laica e moderna , e finanziare invece tentativi di dominio integrista ; se non che , caduta la mediazione della Democrazia cristiana , l ' alleanza di Berlusconi con la Chiesa passa oggi tramite la destra , vedi il quartetto D ' Onofrio - Guidi - Zeffirelli e Squitieri . Perno , la famiglia . Chi dice famiglia , dice che la libertà femminile è cosa perversa , quando non assassina . È stato presentato alla Camera , prima ancora del voto del governo , un documento strabiliante che forse non avrebbe circolato neppure ai tempi dell ' Opera Nazionale Maternità e Infanzia , cui si ispira . Al centro è la ragazza madre , per la quale si sprecano enfasi e commozione in sintonia con il Movimento per la vita , e ad essa si affiancano spericolatamente i deboli in genere : donne , malati di Aids , handicappati e animali . Sic . Leggere per credere . Dire famiglia significa anche trasportare i diritti del cittadino , il nato o la nata in Italia , sui « genitori » , cioè su una tutela che decide - per esempio in tema di istruzione e quindi in larga parte di socializzazione e destino professionale , perché lo stato , che nella scuola pubblica era proprio la collettività laica , si ritira . Avanti con il bonus per le scuole dei preti e delle aziende , che di quattrini abbisognano . Qui si va dritti verso le encicliche di Woytila e gli umori del cardinal Biffi . Non se ne preoccupa la Libreria delle donne di Milano , sedotta dalla luce che la destra sarebbe finalmente costretta a gettare su alcune donne . Differentemente dalla sinistra che non lo faceva . Ma davvero ? È un pezzo che in Europa e fuori avanzano delle signore , portate da partiti di sinistra o più raramente di destra . Signore in genere fedeli al mandato . Non trasgredienti alcune grandi , da Golda Meir a Indira Ghandi , trasgrediente per eccesso Margareth Thatcher , fedele al padre Benazir Bhutto , al liberismo Corazon Aquino o Violeta Chamorro - le prime che vengono in mente . Adesso c ' è anche Hillary Clinton . Dal 1981 in Francia sono legioni le ministre e c ' è stata una premier , Edith Cresson . Dove sta la differenza tra Franca Falcucci o Rosa Russo Jervolino , Tina Anselmi o Rosy Bindi e Ombretta Fumagalli Carulli o Titti Parenti ? La Anselmi e la Bindi si sono ribellate a ben altro che a un intervento di Berlusconi . Com ' è che non si sono viste ? Quanto a Pivetti , che cosa distingue la sua ascesa alla presidenza della Camera da quella di Nilde Jotti , se non dall ' esservi portata sulle spalle di Bossi , Fini e Berlusconi invece che su quelle del Pci e d ' un governo che aveva rispetto per le minoranze ? Alcune mie amiche hanno voluto vedere nel fatto che , al momento della sua investitura , abbia parlato di sé al maschile , una micidiale sortita dell ' inconscio interpellato dalla differenza . Ma no , era solo l ' introduzione nel rito laico della Camera del liturgico : quasi vir fatta sum . Ora sono quasi un uomo ! È inquietante il capovolgersi dell ' immagine che avevano alcuni stilemi della Libreria : l ' aspra separatezza , la diffidenza verso la sfera politica e le istituzioni perché iscritte nel codice « neutro di lui » , per non parlare del « potere » , ancora un mese fa esecrato ( ultimo numero di « Critica Marxista » ) ora invocato come desiderio femminile ( ultimo numero del « Cerchio quadrato » ) . È come se mutassero di senso le parole che mi intrigavano , gerarchia , autorevolezza , affidamento a una madre reale o simbolica , disparità , o la critica alla democrazia come sinonimo di democratismo ( sopra la legge ) , indifferenza alle paci e alle guerre , ai fascismi e agli antifascismi ( parzialità ) , alla stessa condizione del « genere » ( basta con la nostra figura di dolenti e oppresse ) o alle ingiustizie ( finiamola con il miserabilismo ) . È l ' insofferenza , anzi la negazione delle altre - specie se un tempo amate , come la Irigaray o la Melandri , che seguono diversi cammini . È l ' insistenza su un discorso analogico - simmetrico a quello maschile : invece del patriarcato una genealogia femminile , invece della legge del padre l ' ordine simbolico della madre . Molto mi pareva di dover concedere a un pensiero che si proponeva un ' ambizione alta , ripensare la storia e il presente nell ' ottica della sessuazione , una critica radicale alla mia stessa storia e al pensiero politico cui sono formata . Diamoci tempo , mi dicevo . Ma per arrivare a Irene Pivetti ? Che malinconia .
GLI ELEMENTI DELLA NUOVA ARCHITETTURA ( SARTORIS ALBERTO , 1929 )
StampaPeriodica ,
Il movimento riformatore della giovane cultura europea si è dedicato intensamente allo studio ed alla risoluzione dei problemi della logica , della praticità , della igiene e dell ' urbanismo : problemi che impongono metodi di lavoro assolutamente diversi da quelli fin ' ora in uso nella costituzione della casa e della città . Prima di essere un problema estetico , l ' architettura è un problema costruttivo di comodità e di praticità . Come la macchina adempie le funzioni precise per le quali è destinata , la casa deve servire , con lo stesso criterio , all ' esistenza razionale dell ' uomo . Noi non possiamo assistere , indifferenti , alla potenza utilitaria della macchina senza voler trasporre , nell ' architettura , non le forme proprie della macchina , ma questa virtù utilitaria che concede alla macchina maggior valore , indipendentemente dalla sua bellezza . I sistemi architettonici originati dai nuovi materiali si confanno alle esigenze della vita moderna e dell ' igiene , creano l ' industrializzazione degli elementi standard , e conducono alla riforma della pianta della casa da cui deriva direttamente la possibilità di realizzare la casa - minimum . L ' ossatura di ferro , d ' acciaio , o di cemento armato ci consente di realizzare metodi di lavoro assolutamente insospettati prima di oggi , ed è divenuta oramai il fondamento di ogni costruzione moderna . La struttura indipendente , statica , esige la standardizzazione degli elementi della casa con il sistema industriale . La distribuzione interna dell ' edificio acquista così una libertà enorme perché la pianta interna è del tutto indipendente dalla struttura stessa dell ' edificio . Sono aboliti i muri portanti o di sostegno , e sostituiti dai tramezzati esterni - che sono le nuove facciate - e dai tramezzati interni , i quali servono alla distribuzione dei varii servizi . La creazione e l ' impiego di materiali leggerissimi da riempimento - disposti fra i pilastri della struttura - che 94non gravano più col loro peso sul regime statico della costruzione , sono naturalmente una conseguenza logica di questa tecnica nuova . La razionalizzazione e la standardizzazione trascinano inesorabilmente l ' architetto verso una semplificazione assoluta dei metodi di lavoro nei cantieri e nelle officine ; come significano per i costruttori la riduzione dei corpi di mestieri , l ' impiego di una mano d ' opera meno specializzata inquadrata da elementi di forte capacità tecnica ; e attendono dal committente una revisione delle sue esigenze nel senso di un nuovo adattamento alle odierne condizioni sociali : riduzione dunque di certi bisogni individuali oramai pleonastici e nocivi a quelli più importanti della collettività . La standardizzazione esiste già nei piccoli accessori della casa e nel formato di certe pietre artificiali e nei mattoni . Ma tutte le squadre della costruzione : muratori , carpentieri , fabbri , copritetti , continuano a lavorare su misura , in casi sempre diversi e sempre con risultati onerosi . Poiché la costruzione della casa si svolge , come per il passato , all ' aperto e quindi alla mercé delle stagioni e delle intemperie , ne deriva dunque che le squadre addette alla costruzione seguono un regime di lavoro meno produttivo ( stasi invernale , piogge , ecc . ) di quello delle altre industrie . Ne nasce la necessità di sopprimere , al massimo , il numero delle squadre di mestieri , e possibilmente ridurlo a una sola : quella dei montatori . Quando si sia raggiunto questo , vorrà dire che la costruzione si è industrializzata e che la maggior parte degli elementi del fabbricato si fa in officina e viene trasportata sul posto per il montaggio . È questa l ' unica soluzione della casa a secco . Tutta la minuteria del fabbricato è da riesaminare : essa è troppo rudimentale , poco solida , poco ingegnosa . La costruzione dei treni ( métros , sleeping , ecc . ) c ' insegna l ' ottimo modo di studiare una minuteria moderna perfetta e razionale per la nuova architettura normalizzata e viva . Restano dunque da costituire industrie specializzate nella fabbricazione di questi elementi essenziali e attivi della casa moderna . La tecnica moderna richiede giustamente la costruzione del tetto piano . Il tetto inclinato non è più infatti una necessità costruttiva ed accenna a scomparire del tutto . L ' acciaio e il cemento armato forniscono normalmente e logicamente il tetto piano , che soprattutto nei lavori degli architetti razionali Le Corbusier , Lurçat , Mallet - Stevens , Bourgeois , Gropius , Van Doesburg , Schmidt , May , ha dato risultati molto soddisfacenti . Ogni soprastruttura alla maniera dei tetti tradizionali è superflua ed inutile ; senza contare che le soffitte sono del tutto inefficaci , e troppo costosa la manutenzione del tetto comune . Il tetto piano esiste da lungo tempo nei paesi caldi . Per i paesi freddi la rigorosa teoria di questa copertura richiede lo scolo delle acque nell ' interno della casa . La tubatura , assolutamente libera , è così sottratta al rischio del gelo essendo immersa nell ' atmosfera riscaldata della casa . Per proteggere il tetto piano da una eccessiva dilatazione conviene inevitabilmente istallarvi un giardino pensile . Il principio dell ' ossatura statica , indipendente , concede pure la possibilità di edificare la casa su palafitte con tutti i suoi locali assolutamente protetti e distanti dal suolo . Le necessità del tempo ci impongono di costruire agglomerati popolari secondo le norme del buon senso , le nuove conquiste dell ' architettura più avanzata , e le regole dell ' igiene moderna : fornendo all ' operaio e all ' impiegato appartamenti abitabili , completamente equipaggiati con installazioni sanitarie , mobili , impianto di riscaldamento , ecc . In Italia , potrebbe essere creato un Istituto per lo studio dei quartieri popolari razionali . Questo Istituto dovrebbe anche fissare le regioni più salubri delle città o i dintorni per la costruzione delle nuove case operaie italiane , tenendo conto che nei quartieri superpopolati e male orientati la mortalità sale sino al 50 per mille e che la vita media di un uomo è di 50 anni se vive razionalmente , al largo , nella pulizia e nell ' ordine , di 30 , se vive in ambienti ristretti , tra le immondizie e la promiscuità .
Il Torino non c'è più ( Pozzo Vittorio , 1949 )
StampaQuotidiana ,
Il Torino non c ' è più . Scomparso , bruciato , polverizzato . Una squadra che muore , tutta assieme , al completo , con tutti i titolari , colle sue riserve , col suo massaggiatore , coi suoi tecnici , coi suoi dirigenti , coi suoi commentatori . Come uno di quei plotoni di arditi che , nella guerra , uscivano dalla trincea , coi loro ufficiali , al completo , e non ritornava nessuno , al completo . È morto in azione . Tornava da una delle sue solite spedizioni all ' estero , dove si era recato in rappresentanza del nome dello sport italiano . Aveva presa la via del cielo per tornare più presto , per far fronte agli impegni di campionato . Un urto terribile , uno schianto - ai piedi di una chiesa , di una basilica addirittura - una gran fiammata . E poi più nulla . Il silenzio della morte . Era la squadra Campione d ' Italia . Era , quasi al completo , la squadra che rappresentava i colori del nostro Paese nelle competizioni internazionali . Bacigalupo , Ballarin , Maroso , Grezar , Rigamonti , Castigliano , Menti , Loik , Gabetto , Mazzola - appello in ordine di squadra di dieci azzurri - , Bongiorni , italiano d ' origine , nazionale di Franchi ; Schubert , nazionale della Cecoslovacchia ; Martelli , Osso la , Operto , Fadini , Ballarin II , Grava , nazionali di riserva o dell ' avvenire . Erano con loro : Cortina , il massaggiatore di quest ' anno della Nazionale ; Erbstein , l ' ungherese ; l ' allenatore Lievesley , uno dei migliori tecnici che avessimo in Italia al momento attuale ; Civalleri ed Agnisetta , dirigenti della vecchia guardia , e Cavallero , Tosatti e Casalbore , tre giornalisti , tre compagni di lavoro . Se non fosse che li abbiamo visti noi , morti , aiutando nelle operazioni ufficiali di identificazione dei cadaveri , ci rifiuteremmo di credere a quanto avvenuto . Giuocatori che erano l ' orgoglio della nostra città e dell ' Italia sportiva tutta , ragazzi sani , pieni di salute , sprizzanti energia da ogni poro , uomini che erano le speranze nostre per le lotte cogli stranieri , ridotti in quelle condizioni ! A farsi forza per allontanare il pensiero da quella spaventosa visione , si viene presi , afferrati da un senso di vuoto . Amici , famiglie , squadra granata , squadra nazionale : più nulla . Per Torino che amava la squadra che porta il suo nome come sua , per il mondo calcistico tutto , è una tragedia dalle proporzioni terribili ! Menti , che venivi a confidarti con me ogni tanto , Ballarin che tanta paura avevi di perdere il posto in Nazionale dopo la partita di Zurigo , Rigamonti che t ' ho fatto piangere l ' anno scorso a Parigi prima della partita colla Francia , Grezar che mi corresti dietro la settimana scorsa per offrirmi una birra e per chiedermi se in realtà anch ' io ti ritenessi diventato « vecio » . Maroso , tu il vero puro sangue dell ' ultima generazione , Valentino Mazzola che facevi i capricci , mi davi dei grattacapi e poi mi scrivevi per chiedermi scusa , Loik che a gare finite amavi il bicchiere di vino buono , Voi tutti che mi foste compagni nelle lotte per il buon nome , e che mi rimproveraste quando Vi lasciai , pochi mesi fa , ora siete Voi a lasciare me , il che può anche essere poco , a lasciare l ' ambiente e la vita , ed è tutto . Permettetemi che non scriva più , che Vi saluti , in nome di tutto il grande esercito degli sportivi , ritti sull ' attenti , in silenzio . Dicevo sovente con Voi , scherzando , che io ero un po ' come il portinaio di San Pietro , per cui cose nuove , belle o brutte , in senso assoluto più non esistono . Me l ' avete procurata Voi , colla Vostra scomparsa collettiva e fulminea , la sensazione nuova : sotto forma di uno strazio che non ha nome .