StampaQuotidiana ,
In
Francia
e
in
Germania
e
in
Spagna
non
si
raccapezzano
che
in
Italia
i
fascisti
siano
al
governo
.
Se
Balladur
avesse
un
uomo
di
Le
Pen
come
vice
primoministro
,
se
Kohl
avesse
chiamato
qualcuno
designato
dai
Republikaner
,
se
in
Spagna
Aznar
si
porterà
dietro
qualcosa
di
più
di
Manuel
Fraga
,
strilleremmo
come
aquile
.
È
per
l
'
Italia
che
gli
italiani
hanno
un
occhio
di
riguardo
,
si
offendono
,
si
perdonano
.
Sono
davvero
fascisti
quei
ministri
,
o
piuttosto
ex
fascisti
o
postfascisti
?
Davvero
Fini
si
prepara
a
liquidare
Berlusconi
e
far
scrivere
a
D
'
Onofrio
le
leggi
speciali
,
sciogliere
il
parlamento
,
internare
i
progressisti
,
buttare
in
acqua
gli
immigrati
,
preparare
le
liste
degli
ebrei
,
prenderne
i
beni
e
sterminarli
-
come
fecero
i
padri
,
Almirante
incluso
?
È
più
verosimile
che
punti
al
progetto
inseguito
fin
dagli
anni
cinquanta
,
dar
vita
a
un
partito
nazionalista
e
conservatore
che
giusto
mancava
in
Italia
a
destra
della
Democrazia
cristiana
.
È
la
tesi
di
Lucio
Colletti
.
Sennonché
gli
eventi
sono
precipitati
e
il
famoso
vuoto
è
stato
riempito
,
al
Nord
,
dalla
Lega
e
,
dalle
Alpi
alla
Sicilia
,
da
Berlusconi
;
l
'
urgenza
di
una
«
vera
»
destra
è
stata
esaudita
.
Al
Msi
-
An
toccherà
quindi
spiegare
che
razza
di
destra
è
.
Perché
c
'
è
di
tutto
.
Prendiamo
per
buono
quel
che
di
sé
dice
Fini
,
innocente
per
età
.
Ma
Rauti
?
Ma
la
galassia
di
sigle
e
siglette
,
avanguardie
nazionali
e
ordini
nuovi
più
o
meno
defunti
e
terze
posizioni
,
e
di
riviste
e
rivistine
fra
celtiche
e
mediterranee
,
ispirate
da
Julius
Evola
venendo
in
giù
fino
a
Marco
Tarchi
,
e
i
congressi
e
i
raduni
con
gente
di
Le
Pen
,
tipo
Pierre
Vial
,
i
ragazzi
di
Schoenhuber
,
i
nipotini
di
Nolte
,
gli
Alain
de
Bénoist
e
gli
Irving
?
Costoro
non
si
sentono
affatto
post
,
hanno
dietro
di
sé
non
nostalgie
ma
,
ahimè
,
idee
:
la
destra
«
rivoluzionaria
»
non
ne
è
sprovvista
affatto
.
Sarebbe
comodo
che
un
'
idea
tremenda
non
fosse
un
'
idea
.
La
tradizione
aristocratica
,
signorile
,
gestuale
,
eroicista
,
valoriale
contro
la
serialità
del
moderno
,
razzista
classica
o
differenzialista
(
quanto
soffrono
i
neri
a
Birmingham
)
dilaga
per
rivoli
nell
'
indifferentismo
debole
dell
'
oggi
.
È
interessante
vedere
che
farà
Fini
di
costoro
.
E
del
suo
partito
,
che
di
idee
ne
ha
poche
ma
tiene
aperte
le
sezioni
,
è
presente
sul
territorio
,
mena
le
mani
e
alimenta
la
fiamma
?
La
rete
militante
del
Msi
non
è
fredda
come
il
suo
segretario
,
è
attiva
e
vendicativa
,
Mussolini
è
il
suo
martire
e
i
suoi
militanti
stanno
ridendo
del
giuramento
che
prestano
i
loro
ministri
.
È
stata
legittimata
prima
da
Berlusconi
e
poi
dagli
elettori
del
«
polo
»
per
quel
che
è
,
non
per
quel
che
non
sarebbe
più
;
lo
zoccoletto
duro
che
per
anni
raramente
ha
superato
il
6
per
cento
e
raramente
è
sceso
sotto
il
3
,
si
è
triplicato
in
tre
mesi
.
Non
è
detto
che
Fini
voglia
e
possa
liberarsene
.
Per
non
parlare
delle
logge
e
del
Sisde
.
La
vera
domanda
è
se
dilagherà
o
no
.
Salvo
i
pestaggi
e
le
oscurità
delle
trame
negli
anni
settanta
,
l
'
Italia
ha
convissuto
con
quella
frangia
,
e
ha
persino
considerato
che
non
andava
soggetta
senza
eccezione
alla
legge
che
proibisce
la
ricostituzione
del
partito
fascista
e
punisce
l
'
apologia
del
fascismo
;
meglio
era
non
creare
dei
martiri
né
sprofondare
certi
umori
nella
clandestinità
.
Si
vedevano
,
quello
erano
,
quello
sarebbero
restati
.
Ragionamento
non
sciocco
,
finché
la
vaccinazione
antifascista
ha
mantenuto
immune
il
resto
del
paese
.
Ma
è
immune
ancora
?
Non
mi
conforta
la
tesi
che
nulla
sarebbe
cambiato
perché
oggi
hanno
votato
Msi
coloro
che
prima
votavano
Dc
.
Intanto
,
c
'
è
un
buon
mucchietto
di
giovani
che
votano
per
la
prima
volta
dopo
il
referendum
e
che
nel
giro
di
un
anno
sono
passati
dal
fervore
per
Mario
Segni
a
una
delle
tre
destre
,
scegliendo
quella
di
radice
fascista
.
E
poi
non
è
indifferente
che
non
andasse
da
sé
,
fino
a
un
anno
fa
,
votare
Msi
o
dare
del
tu
al
suo
segretario
in
tv
.
Era
un
bene
che
una
pregiudiziale
antifascista
fosse
nel
senso
comune
.
Ora
è
caduta
.
Perché
?
Non
basta
dire
che
la
corruzione
rivelata
da
Mani
pulite
ha
dato
spazio
a
un
partito
che
al
potere
non
era
mai
stato
e
dunque
non
era
corrotto
.
Non
solo
a
Roma
il
Msi
ha
fatto
esperienza
di
governo
.
Il
successo
di
Berlusconi
dimostra
quanto
fosse
ambiguo
un
certo
moralismo
considerato
popolare
:
tutti
sapevano
che
Berlusconi
è
nato
e
cresciuto
sui
favori
,
in
altri
paesi
impensabili
,
del
Caf
e
specie
dell
'
abominato
Craxi
,
ma
egli
non
ne
ha
pagato
alcun
prezzo
;
anzi
ha
fatto
strage
dei
voti
degli
integerrimi
lumbard
,
e
si
capisce
che
Bossi
soffochi
di
collera
.
La
spinta
non
è
stata
a
un
ingenuo
rinnovamento
,
è
stata
a
destra
.
E
a
destra
non
ha
trovato
più
dighe
.
Il
fascismo
era
tornato
frequentabile
.
Perché
poi
che
cos
'
era
mai
stato
?
I
fascisti
erano
un
po
'
bestie
,
ma
vuoi
mettere
con
i
nazisti
.
Quando
i
tedeschi
fanno
una
cosa
la
fanno
sul
serio
,
noi
a
metà
.
Prendiamo
l
'
antisemitismo
:
Renzo
De
Felice
ci
ha
spiegato
che
fino
al
1938
non
c
'
era
,
che
allora
Mussolini
è
stato
tirato
per
i
capelli
a
emanare
le
leggi
razziali
,
per
altro
«
blande
»
,
e
che
se
dal
1943
al
1945
ci
sono
stati
persecuzione
,
arresti
,
deportazioni
,
si
deve
all
'
occupazione
tedesca
.
Uno
sguardo
doppio
si
posa
da
sempre
sulla
Repubblica
sociale
italiana
:
per
gli
ideologi
del
Msi
è
un
modello
di
fascismo
rivoluzionario
,
depurato
dai
compromessi
borghesi
del
Mussolini
prima
edizione
,
per
l
'
opinione
corrente
non
è
stata
che
un
'
accolita
di
scagnozzi
,
collaborazionisti
che
non
ci
rappresentano
affatto
,
anzi
a
guardar
bene
non
erano
propriamente
italiani
.
Hanno
rastrellato
e
deportato
su
ordine
altrui
.
Possiamo
essere
servi
,
codardi
,
albertosordisti
,
certo
.
Ma
per
natura
non
feroci
.
Italiani
brava
gente
.
Poca
della
cultura
democratica
ha
fatto
i
conti
con
questo
cliché
,
recentemente
esplorato
da
David
Bidussa
.
È
una
bella
vergogna
che
soltanto
alcuni
intellettuali
ebrei
si
soffermino
su
questa
sorta
di
revisionismo
aborigeno
,
nutrito
di
un
'
idea
benevola
di
noi
stessi
.
Non
diamone
la
colpa
al
solo
De
Felice
.
Quell
'
animo
trascorre
,
dopo
Rossellini
,
su
tutto
il
cinema
neorealista
.
I
federali
facevano
ridere
.
Ridere
è
sano
e
dissacrante
.
Ma
qualche
volta
comodo
.
Abbiamo
volentieri
banalizzato
il
fascismo
.
E
parti
insospettabili
hanno
banalizzato
l
'
antifascismo
.
Quando
alcuni
nostri
grandi
vecchi
,
certo
non
indulgenti
verso
il
passato
,
hanno
proposto
di
togliere
di
mezzo
assieme
alla
pregiudiziale
anticomunista
anche
quella
antifascista
hanno
fatto
un
'
operazione
per
metà
revisionista
per
metà
illuminista
.
«
Revisionista
»
perché
inconfessatamente
assume
a
vera
radice
del
fascismo
quella
paura
del
comunismo
nella
quale
le
esitazioni
borghesi
troverebbero
,
bene
o
male
,
una
giustificazione
.
Non
a
caso
la
caduta
dell
'
antifascismo
si
propone
nel
1989
.
Leggo
in
questi
giorni
le
parole
di
un
ostinato
liberale
,
de
Viti
de
Marco
,
che
scriveva
ancora
nel
1929
:
«
Contro
il
caos
sorse
il
fascismo
,
organizzazione
privata
di
resistenza
,
segno
non
dubbio
di
vitalità
del
paese
»
.
E
persisteva
,
con
parole
che
oggi
fanno
particolare
impressione
:
«
Noi
avemmo
in
comune
col
fascismo
un
punto
di
partenza
,
la
critica
e
la
lotta
contro
il
vecchio
regime
»
,
che
era
appunto
il
«
parlamentarismo
degli
interessi
e
dei
privilegi
»
.
Era
giusto
allearsi
con
Mussolini
perché
soltanto
in
un
secondo
e
«
ben
distinto
momento
»
il
fascismo
riplasmava
lo
Stato
che
aveva
felicemente
ricostruito
a
sua
somiglianza
,
«
e
così
il
nostro
gruppo
fu
travolto
»
.
Da
riflettere
.
Illuminista
è
stata
invece
la
persuasione
che
la
modernità
e
in
particolare
il
mercato
garantiscono
,
per
le
necessità
della
concorrenza
,
il
gioco
democratico
.
Vedi
dove
si
ribalta
il
marxismo
volgare
,
ultimo
exploit
del
famoso
rapporto
struttura
-
sovrastruttura
.
Il
capitalismo
come
sistema
mondiale
renderebbe
inattuale
il
ritorno
d
'
una
barbarie
.
Dopo
Biagio
De
Giovanni
,
tutta
la
storia
del
Pds
è
stata
lastricata
da
questa
sciocchezza
.
Come
se
oggi
non
fossimo
in
presenza
di
un
processo
crescente
di
divisione
,
di
emarginazione
,
anche
nel
Nord
oltre
che
fra
Nord
e
Sud
;
come
se
i
fondamentalismi
nascessero
per
caso
in
questo
secolo
,
residuo
del
passato
invece
che
prodotto
del
presente
.
Così
Berlusconi
non
è
fascista
ma
gli
viene
naturale
di
fare
il
governo
con
il
Msi
.
Perché
no
?
I
suoi
elettori
non
gli
hanno
rimproverato
questa
alleanza
.
Né
gliela
rimprovera
la
sinistra
,
preferisce
accusarlo
di
aver
rifatto
il
vecchio
pentapartito
.
Tutti
suggeriscono
di
aspettare
e
vedere
.
Ma
il
fatto
è
già
avvenuto
:
l
'
Italia
non
è
fascista
,
ma
non
è
più
antifascista
.
Non
è
più
democratica
in
quel
senso
pieno
,
anche
vigile
,
che
questa
parola
ha
avuto
fino
a
poco
tempo
fa
,
è
fiacca
e
desiderosa
di
essere
governata
da
un
uomo
forte
.
Pare
composta
più
da
dipendenti
dell
'
azienda
Italia
che
da
cittadini
della
Repubblica
.
Poi
da
cosa
nasce
cosa
.
StampaPeriodica ,
Ho
sentito
dire
certe
volte
a
qualcheduno
:
mo
è
tiempo
di
libertà
,
potimmo
fare
quel
che
volimmo
.
Piano
,
piano
:
e
senti
a
me
:
ogni
cosa
tiene
lo
nome
suo
,
e
non
bisogna
confondere
na
cosa
coll
altra
.
Dispotismo
,
libertà
e
anarchia
ossia
disordine
sono
tre
cose
diverse
.
Dispotismo
significa
che
uno
non
pò
fare
nemmeno
quello
che
è
lecito
:
anarchia
significa
che
uno
pò
fare
anche
quello
che
non
è
lecito
:
libertà
significa
(
bada
buono
)
significa
che
uno
non
è
impedito
di
fare
quello
che
è
lecito
e
onesto
.
Questa
,
questa
è
la
libertà
,
non
altro
.
Lo
dispotismo
,
per
capriccio
o
per
secondo
fine
,
impedisce
ai
cittadini
di
fare
certe
cose
che
non
sono
proibite
dalla
legge
:
come
,
per
esempio
,
la
polizia
di
Borbone
proibiva
di
portare
la
barba
.
Ora
la
libertà
consiste
che
uno
può
fare
tutto
quello
che
non
è
proibito
dalla
legge
;
può
fare
,
non
già
tutto
quello
che
vuole
,
ma
tutto
quello
che
non
fa
male
agli
altri
,
giacché
la
legge
proibisce
di
far
male
agli
altri
.
Se
uno
potesse
fare
tutto
quello
che
li
pare
e
piace
,
allora
nissuno
starebbe
sicuro
a
casa
sua
,
capisci
?
Se
io
potessi
fare
quello
che
voglio
,
senza
che
nissuno
me
lo
potesse
impedire
,
allora
io
potarria
rubare
,
uccidere
,
truffare
,
ntaccare
l
onore
de
la
donna
altrui
senza
essere
punito
.
Ti
pare
libertà
questa
?
o
sarebbe
peggio
di
tutte
le
tirannie
?
Dunque
la
regola
è
questa
che
ti
po
guidare
sempre
:
e
tienila
a
mente
.
La
libertà
è
il
dritto
di
fare
,
senza
nessuno
impedimento
,
tutto
quello
che
non
è
proibito
dalle
leggi
e
non
fa
male
agli
altri
.
StampaPeriodica ,
Il
Leonardo
continua
,
con
questo
articolo
,
la
revisione
generale
delle
varie
forze
spirituali
che
si
contendono
oggi
il
dominio
.
Della
Massoneria
il
pubblico
,
sbattuto
fra
le
stomachevoli
apologie
dei
fratelli
e
i
calunniosi
attacchi
dei
clericali
,
non
sa
niente
di
certo
e
se
l
'
immagina
o
come
un
esercito
per
la
difesa
della
luce
o
come
un
coro
di
camurristi
bestemmiatori
.
Questo
sereno
scritto
di
persona
ben
informata
servirà
a
metter
molte
idee
a
posto
.
Dopo
aver
analizzato
nel
numero
di
aprile
il
Cattolicismo
,
è
bene
che
il
Leonardo
si
occupi
ora
di
quella
organizzazione
che
pretende
essere
la
grande
antagonista
del
Cattolicismo
.
Questa
organizzazione
è
la
Massoneria
...
Divenuta
in
Francia
al
tempo
dell
'
Enciclopedia
,
lo
spirito
organizzato
della
rivoluzione
francese
,
è
rimasta
da
allora
in
poi
la
nemica
irreconciliabile
della
Chiesa
,
e
d
'
allora
in
poi
si
atteggia
a
palladio
del
libero
pensiero
,
ad
antitesi
del
dogmatismo
,
e
si
proclama
baluardo
della
civiltà
,
fattore
di
progresso
intellettuale
etc
...
Corrispondono
i
fatti
a
questa
pretesa
?
...
Per
risolvere
questo
problema
invece
di
interrogare
i
frammassoni
è
molto
meglio
esaminare
la
natura
e
le
condizioni
di
questa
società
segreta
.
ORIGINE
E
NATURA
DELLA
MASSONERIA
Il
problema
delle
origini
della
Massoneria
non
è
dei
più
facili
.
Gli
autori
che
ne
hanno
trattato
si
trovano
d
'
accordo
solo
nel
fissare
l
'
origine
della
Massoneria
nella
forma
attuale
dalla
fondazione
della
Gran
Loggia
d
'
Inghilterra
(
1717
)
...
ma
questa
loggia
fu
fondata
da
quattro
logge
preesistenti
ed
associazioni
aventi
nome
e
carattere
di
liberi
muratori
(
free
-
masons
)
si
riscontrano
un
po
'
ovunque
fin
dai
primi
tempi
del
medioevo
...
Se
ha
un
valore
l
'
autorità
,
riconosciuta
e
convalidata
dai
Grandi
Orienti
,
dei
principali
e
più
eruditi
scrittori
dell
'
Oriente
,
il
Reghellini
,
il
Rossetti
,
il
Ragon
,
il
De
Castro
,
il
Mackenzie
;
e
se
non
si
vuole
disconoscere
la
testimonianza
che
emana
dai
rituali
dei
tre
primi
grandi
,
bisogna
ammettere
che
la
Massoneria
è
stata
primitivamente
una
società
segreta
mistica
-
occultistica
...
Ed
è
un
fatto
innegabile
che
i
rituali
compilati
dal
rosacroce
Eliah
Ashmole
nel
1648
,
ed
adottati
dalle
quattro
loggie
londinesi
,
ed
attualmente
in
vigore
,
sia
pure
riveduti
e
scorretti
,
in
tutta
la
Massoneria
,
sono
basati
sopra
i
misteri
egiziani
come
Jamblico
ce
li
ha
tramandati
e
sopra
i
misteri
cabalistici
;
e
così
pure
sono
evidentissime
le
tracce
di
cabala
,
di
manicheismo
,
di
gnosticismo
sparse
un
po
'
dappertutto
nei
simboli
e
nel
linguaggio
massonico
...
Subentrati
ai
cabalisti
ed
ai
mistici
i
materialisti
,
i
monisti
,
i
positivisti
,
i
socialisti
le
acque
limpide
dell
'
esoterismo
sono
state
intorbidate
,
ed
è
difficile
riconoscere
l
'
origine
di
quella
pozzanghera
che
è
l
'
odierna
Massoneria
...
Già
da
parecchio
tempo
la
Massoneria
sarebbe
quindi
solo
una
larva
,
una
scatola
vuota
,
se
non
esistessero
per
salvarne
l
'
onore
i
così
detti
riti
minori
...
I
più
importanti
di
questi
riti
,
gli
eletti
coheni
,
i
martinisti
,
gli
illuminati
,
il
rito
swedenborgiano
,
il
rito
egiziano
,
i
fratres
lucis
,
i
fratelli
africani
,
il
rito
della
Stretta
Osservanza
...
che
furono
fondati
od
inspirati
da
Martinez
de
Pasqually
,
Saint
-
Martin
,
Weishaupt
,
Willermorz
,
Swedenborg
,
Cagliostro
,
Mesmer
,
Eliphas
Levi
,
Schroeder
...
non
poterono
avere
mai
una
grande
diffusione
proprio
a
causa
della
loro
ortodossia
e
del
loro
superiore
livello
intellettuale
...
In
tali
condizioni
quale
può
essere
,
in
Italia
specialmente
,
la
funzione
avvenire
della
Massoneria
?
...
Tornare
all
'
antico
o
andare
alla
deriva
;
Tornare
a
studiare
e
diffondere
il
pensiero
massonico
genuino
,
oppure
sempre
più
ostinarsi
nella
esaltazione
di
un
amorfo
pensiero
pseudomassonico
rubacchiato
a
destra
ed
a
sinistra
,
all
'
Enciclopedia
,
a
Buchner
,
ad
Haeckel
ed
un
po
'
a
tutti
coloro
che
in
scienza
ed
in
filosofia
rappresentarono
e
rappresentano
la
ribellione
e
l
'
antagonismo
assoluto
del
pensiero
cristiano
.
Esaminiamole
ambedue
.
IL
RITORNO
ALL
'
ANTICO
Abolire
tutti
i
riti
,
rigettare
tutti
i
gradi
dal
4°
al
95°
,
attenersi
e
sopratutto
studiare
e
comprendere
il
simbolismo
dei
tre
gradi
di
apprendista
,
di
compagno
e
maestro
;
questo
era
il
mezzo
vagheggiato
dal
Ragon
ed
in
parte
da
lui
realizzato
colla
fondazione
della
loggia
dei
Trinosofi
...
Dopo
di
lui
Giuseppe
Mazzini
e
Alberto
Pike
credettero
di
poter
riuscire
nello
scopo
seguendo
la
strada
opposta
,
costituendo
cioè
un
rito
segreto
al
di
sopra
di
tutti
gli
altri
,
una
specie
di
Massoneria
nella
Massoneria
,
che
avrebbe
ridato
l
'
unità
alla
sbandata
famiglia
massonica
.
...
Nella
mente
dei
due
ideatori
il
rito
palladico
doveva
essere
il
custode
della
filosofia
massonica
;
ma
questa
opera
di
ricostruzione
doveva
fatalmente
naufragare
perché
la
precauzione
presa
di
accettare
nel
rito
solo
i
fratelli
possedenti
almeno
il
30°
grado
non
dava
che
un
affidamento
nominale
della
loro
attitudine
e
maturità
...
Ambizioni
irrefrenabili
e
vergognose
defezioni
mandarono
il
rito
in
frantumi
.
Falliti
così
questi
due
tentativi
di
unificazione
e
di
riforma
dell
'
intero
Ordine
massonico
,
la
missione
di
studiare
e
di
diffondere
la
filosofia
massonica
rimase
e
rimane
affidata
ai
riti
minori
.
In
Italia
vi
sono
stati
due
riti
che
hanno
tentato
di
compiere
tale
lavoro
:
il
rito
martinista
e
il
rito
di
Menphis
...
Il
rito
Martinista
che
costituisce
ormai
una
società
a
sé
deve
la
sua
origine
a
Saint
-
Martin
(
1743
-
1803
)
;
ma
nella
fisionomia
odierna
del
rito
il
misticismo
cristiano
del
teosofo
d
'
Amboise
è
stato
sostituito
dalla
cabala
e
dalla
magia
cerimoniale
di
alcuni
occultisti
francesi
,
il
Guaita
,
il
Sedir
,
il
Papus
inspirantisi
con
mediocre
successo
al
grande
Eliphas
Levi
...
Il
rito
menfitico
,
che
quanto
ad
origini
non
ha
nulla
da
invidiare
secondo
il
Ragon
ed
il
De
Castro
al
rito
scozzese
,
ha
avuto
qualche
piccola
loggia
a
Napoli
e
a
Catania
;
e
nel
1900
con
patente
costitutiva
del
Grande
Oriente
di
Egitto
si
stabiliva
come
Sovrano
Consiglio
Amministrativo
Generale
dell
'
Ordine
per
l
'
Italia
alla
Valle
di
Palermo
.
Questo
rito
era
il
solo
che
per
varie
ragioni
avrebbe
potuto
compiere
la
sua
missione
e
ristabilire
una
Massoneria
degna
del
nome
,
e
nel
1904
aveva
già
iniziato
tale
lavoro
con
la
fondazione
di
due
promettenti
loggie
a
Torino
e
a
Roma
;
ma
questioni
personali
scoppiate
nel
seno
del
Sovrano
Consiglio
lo
hanno
ucciso
senza
probabile
futura
risurrezione
.
...
Non
vi
è
dunque
in
Italia
in
questo
momento
una
sola
loggia
massonica
che
lavori
alla
Grande
Opera
ed
in
grado
di
capire
cosa
sia
veramente
la
ricostruzione
del
tempio
di
Salomone
...
L
'
ALTRA
LINEA
D
'
AZIONE
Perduto
così
e
rinnegato
il
pensiero
filosofico
originario
,
quale
è
il
nuovo
contenuto
ideale
assunto
alla
Massoneria
,
e
quale
la
pressione
di
cui
è
capace
tale
pensiero
neo
-
massonico
?
In
America
,
Inghilterra
e
Germania
la
Massoneria
è
rimasta
spiritualista
,
in
Italia
,
in
Francia
e
Spagna
,
grazie
alle
circostanze
storiche
,
ha
circoscritto
la
propria
azione
alla
lotta
contro
la
Chiesa
di
Roma
ed
ha
finito
per
assumere
per
forza
di
opposizione
una
attitudine
diametralmente
contraria
al
Cattolicismo
.
In
questo
modo
l
'
anticlericalismo
teoricamente
eclettico
si
è
trasformato
in
un
anticlericalismo
praticamente
materialista
,
e
la
Massoneria
presenta
ora
una
fisionomia
collettiva
scettico
-
materialista
...
Malgrado
...
il
fanatismo
anticlericale
,
l
'
etereogeneità
relativa
delle
credenze
dei
varii
elementi
costituenti
l
'
ambiente
massonico
,
e
la
mancanza
nella
scienza
e
nella
filosofia
contemporanea
di
stabilità
nell
'
indirizzo
materialista
hanno
impedito
alla
Massoneria
di
assumere
una
base
ideale
definita
,
e
di
sostituire
al
vecchio
sistema
esoterico
dimenticato
un
nuovo
sistema
preso
a
prestito
nel
mondo
profano
...
Ne
segue
che
,
non
potendo
avere
un
programma
positivo
,
la
Massoneria
è
inesorabilmente
obbligata
a
restringere
la
propria
azione
e
le
proprie
aspirazioni
ad
un
programma
puramente
negativo
,
vale
a
dire
ad
un
programma
anticlericale
puro
e
semplice
.
La
demolizione
del
Vaticano
,
non
più
la
edificazione
del
Tempio
,
è
lo
scopo
:
la
meta
aspirata
,
il
pensiero
ossessionante
,
il
ritornello
inevitabile
di
ogni
discorso
del
fratello
oratore
...
Per
attaccare
e
demolire
il
pensiero
cattolico
bisognerebbe
essere
meno
antiquati
,
più
colti
e
spregiudicati
dei
cattolici
;
i
frammassoni
pretendono
appunto
e
si
illudono
di
esserlo
,
ma
la
differenza
fra
preti
e
massoni
sta
più
nel
segno
che
nel
valore
assoluto
...
L
'
antipatia
dei
dogmi
religiosi
rende
i
massoni
vittime
inconsapevoli
dei
dogmi
pseudo
-
scientifici
,
ed
in
essi
non
sanno
districarsi
dalle
superstizioni
del
medioevo
senza
sprofondare
nei
più
vieti
pregiudizi
del
18°
e
I9°
secolo
.
Così
al
dogma
cattolico
della
Trinità
contrappongono
orgogliosamente
il
famoso
trinomio
"
libertà
,
eguaglianza
,
fratellanza
"
,
una
superfetazione
della
Enciclopedia
divenuta
pei
massoni
la
sintesi
del
loro
programma
;
senza
neppure
sospettare
che
la
trinità
religiosa
,
è
un
mistero
...
Mentre
invece
il
trinomio
massonico
,
questa
conquista
civile
del
pensiero
laico
,
è
semplicemente
una
assurdità
della
logica
,
perché
i
termini
.
del
trinomio
sono
repugnanti
fra
loro
!
...
Per
amore
di
sintesi
e
di
chiarezza
,
si
può
dire
che
ai
frammassoni
italiani
mancano
solamente
due
cose
per
essere
degli
autentici
liberi
pensatori
:
essere
liberi
ed
essere
pensatori
!
...
Firenze
,
2
ottobre
1906
.
ProsaGiuridica ,
Vittorio
Emanuele
III
per
Grazia
di
Dio
e
per
la
Volontà
della
Nazione
Re
d
'
Italia
e
di
Albania
Imperatore
d
'
Etiopia
Il
Senato
e
la
Camera
dei
fasci
e
delle
Corporazioni
,
a
mezzo
delle
loro
Commissioni
legislative
,
hanno
approvato
;
Noi
abbiamo
sanzionato
e
promulghiamo
quanto
segue
:
Art
.
1
.
Il
contributo
annuo
di
L
.
11.500
spettante
agli
asili
infantili
israelitici
a
norma
dell
'
art
.
11
della
legge
30
luglio
1896
,
n
.
343
,
cessa
con
effetto
dal
1°
luglio
1938-XVI
.
Art
.
2
.
La
presente
legge
entra
in
vigore
il
giorno
della
sua
pubblicazione
nella
Gazzetta
Ufficiale
del
Regno
.
Ordiniamo
che
la
presente
,
munita
del
sigillo
dello
Stato
,
sia
inserta
nella
Raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
del
Regno
d
'
Italia
,
mandando
a
chiunque
spetti
di
osservarla
e
di
farla
osservare
come
legge
dello
Stato
.
Dato
a
San
Rossore
,
addì
28
settembre
1940
-
XVIII
Vittorio
Emanuele
Mussolini
,
Di
Revel
Visto
il
Guardasigilli
:
Grandi
StampaPeriodica ,
Il
panettone
cominciò
a
diffondersi
fuori
di
Milano
dopo
il
1930
,
e
un
'
accorta
campagna
pubblicitaria
lo
lanciò
appunto
in
quegli
anni
,
che
erano
anni
di
autarchia
,
come
«
il
dolce
degli
italiani
»
,
uno
slogan
nazionalistico
a
cui
si
affiancava
l
'
altro
,
misticheggiante
,
del
bianco
natale
,
col
presepe
e
le
pecorelle
.
Motta
riuscì
a
far
questo
.
Riuscì
a
far
credere
agli
italiani
che
il
panettone
fosse
il
loro
dolce
(
tanto
vero
che
potevano
concederselo
solo
una
volta
l
'
anno
,
a
quel
prezzo
)
e
riuscì
anche
a
convincerli
che
esso
faceva
parte
di
una
tradizione
,
che
di
fatto
non
esisteva
.
E
il
panettone
,
un
dolce
inventato
nel
1919
e
lanciato
negli
anni
trenta
,
invase
il
mercato
bruciando
letteralmente
altri
dolci
,
che
avevano
davvero
una
loro
tradizione
:
si
pensi
al
panforte
senese
o
alla
cassata
siciliana
.
Quanto
a
Milano
,
Motta
si
trovava
veramente
di
fronte
a
un
dolce
tradizionale
:
si
parla
,
quanto
alle
origini
del
panettone
,
di
tempi
distanti
almeno
cinque
secoli
.
Solo
che
il
panettone
di
un
tempo
aveva
forma
,
aspetto
e
struttura
assai
umili
e
popolari
:
rotondo
,
ma
basso
e
poco
sfocato
,
pareva
né
più
né
meno
,
una
pagnotta
casalinga
.
Angelo
Motta
era
venuto
a
Milano
negli
anni
precedenti
la
Prima
guerra
mondiale
,
come
garzone
di
fornaio
;
nel
dopoguerra
si
era
già
fatto
un
forno
proprio
;
tutti
i
forni
di
allora
,
sotto
le
feste
di
Natale
,
facevano
il
panettone
,
e
di
solito
lo
regalavano
ai
clienti
più
affezionati
.
Motta
fiutò
le
possibilità
commerciali
di
questo
dolce
,
e
lo
rifece
di
sana
pianta
.
Ne
cambiò
la
forma
:
fece
cuocere
la
pasta
tenendola
stretta
in
una
specie
di
canestro
di
carta
spessa
,
in
modo
che
,
lievitando
si
sviluppasse
in
altezza
e
prendesse
quell
'
aspetto
lussuoso
e
troneggiante
,
che
ha
ancora
oggi
.
Lo
arricchì
di
uvetta
e
di
frammenti
di
candito
:
la
trovata
ebbe
successo
e
Motta
cominciò
ad
aprire
un
negozio
più
grande
,
poi
ad
acquistarne
un
altro
,
poi
un
altro
ancora
.
La
guerra
,
anzi
,
il
dopoguerra
,
gli
aveva
portato
fortuna
,
grazie
anche
alla
sua
innegabile
abilità
di
orientarsi
nella
confusione
del
mercato
nero
.
Intorno
al
'30
era
in
grado
di
affrontare
il
mercato
nazionale
.
Aveva
industrializzato
il
panettone
,
fino
ad
allora
prodotto
solo
artigianalmente
.
Molto
più
recente
è
la
scoperta
,
da
parte
di
Motta
,
di
un
'
altra
«
tradizione
»
italiana
:
quella
della
colomba
pasquale
,
un
prodotto
assai
simile
al
panettone
(
si
tratta
in
entrambi
i
casi
di
pasta
lievitata
)
.
Recentissimi
,
postbellici
,
sono
invece
i
gelati
da
passeggio
e
le
«
caramelle
col
buco
»
,
di
cui
Motta
ha
l
'
esclusiva
per
tutta
l
'
Europa
;
non
è
stato
possibile
inserire
gli
uni
e
le
altre
in
una
qualche
«
tradizione
italiana
»
e
oltretutto
non
sarebbe
nemmeno
stato
troppo
utile
;
in
tempo
di
inondante
americanismo
,
conveniva
meglio
di
parlare
di
ice
cream
e
di
life
savers
.
Motta
,
come
si
è
detto
,
ha
in
mano
il
complesso
più
grande
,
ma
non
ancora
il
monopolio
:
solo
a
Milano
esistono
95
imprese
a
carattere
industriale
,
con
oltre
6000
dipendenti
,
e
alcune
di
esse
hanno
un
peso
non
trascurabile
:
si
pensi
a
Besana
,
a
Frontini
,
a
Zaini
,
alla
Ligure
Lombarda
,
alla
Dulciora
e
soprattutto
ad
Alemagna
.
Alemagna
,
da
buon
secondo
,
ha
sempre
adottato
la
strategia
di
seguire
pedissequamente
Motta
in
ogni
innovazione
:
dopo
Motta
,
e
sul
suo
esempio
,
ha
lanciato
successivamente
il
panettone
,
la
colomba
,
il
gelato
da
passeggio
,
e
la
caramella
,
questa
volta
senza
buco
,
ma
pur
sempre
di
importazione
americana
:
si
chiama
charms
.
Alemagna
ha
in
Milano
cinque
negozi
,
ma
cerca
di
rifarsi
nella
qualità
e
nella
mole
.
Attualmente
,
per
ampliare
il
suo
negozio
in
Galleria
,
ha
comprato
il
Vittorio
Emanuele
,
il
vecchio
bar
degli
sportivi
milanesi
,
pagando
,
a
quanto
si
dice
,
250
milioni
solo
per
la
licenza
di
esercizio
.
Gli
arredamenti
di
Alemagna
passano
,
per
il
pubblico
medio
milanese
,
per
i
più
fastosi
ed
eleganti
,
non
senza
qualche
pretesa
culturale
.
Per
fare
un
esempio
:
ora
che
a
Milano
è
aperta
una
mostra
dell
'
arte
etrusca
,
Alemagna
ha
esposto
,
nelle
sue
vetrine
di
via
Manzoni
,
certe
torte
glassate
con
la
riproduzione
dell
'
Apollo
di
Vejo
e
di
dipinti
tarquinesi
.
Fece
un
certo
rumore
a
Milano
,
l
'
accesa
polemica
,
con
conseguenze
giuridiche
tuttora
in
corso
,
fra
Motta
e
Alemagna
a
proposito
del
premio
Oren
.
Fu
sotto
Natale
:
la
Oren
,
che
è
una
fantomatica
associazione
parigina
o
americana
,
scrisse
prima
a
Motta
e
poi
ad
Alemagna
offrendo
un
premio
mondiale
per
la
migliore
industria
dolciaria
.
Il
premio
consisteva
nell
'
attestato
di
questa
superiorità
assoluta
:
Motta
,
a
quanto
pare
,
fiutò
il
«
bidone
»
e
non
abboccò
;
Alemagna
invece
accettò
il
titolo
mondiale
e
ne
fece
ampio
uso
per
il
lancio
natalizio
.
Motta
allora
denunciò
sulla
stampa
il
fatto
e
citò
la
ditta
rivale
per
concorrenza
sleale
.
Ma
a
ben
guardare
,
se
c
'
è
una
lotta
dei
due
grandi
contro
la
produzione
minore
,
e
specialmente
contro
quella
artigianale
,
che
lentamente
è
costretta
a
vedere
ed
a
partire
,
tranne
che
su
questo
piano
minore
e
con
un
certo
piglio
sportivo
,
sul
piano
del
negozio
più
bello
e
del
titolo
mondiale
(
che
servono
soprattutto
alla
propaganda
)
,
Motta
e
Alemagna
finiscono
in
realtà
per
agire
,
se
non
in
perfetto
accordo
,
almeno
su
linee
parallele
:
non
esistono
per
il
momento
possibilità
di
creare
il
monopolio
assoluto
,
quindi
è
meglio
coesistere
e
tirare
a
campare
.
Basta
guardare
i
prezzi
dei
prodotti
.
È
difficile
calcolare
quali
siano
i
profitti
del
maggiore
complesso
di
produzione
dolciaria
milanese
.
Le
denunce
di
Motta
sono
cresciute
in
questa
misura
,
negli
ultimi
anni
:
22,23
milioni
nel
1949;
30,13
nel
'51;
52,62
nel
'52;
63
nel
'53
.
L
'
ultima
denuncia
recava
per
Motta
112
milioni
di
lire
.
Ma
tutti
sanno
che
cos
'
è
in
italiano
la
denuncia
dei
redditi
:
nel
1952
Motta
destinava
al
fondo
ammortamenti
d
'
azienda
704
milioni
.
Una
cifra
palesemente
sproporzionata
e
contestata
dal
fisco
.
Ma
anche
allora
Motta
se
la
cavò
,
girando
65,4
milioni
sotto
la
voce
«
fondo
di
riserva
straordinaria
»
.
L
'
anno
successivo
,
con
63
milioni
di
utili
denunciati
e
distribuiti
,
Motta
destinava
al
fondo
ammortamenti
407,2
milioni
,
girandone
poi
alla
riserva
straordinaria
65,7
.
Sempre
nel
'53
,
ha
investito
640
milioni
nell
'
impianto
di
nuovi
macchinari
,
seguendo
in
questo
caso
la
redditizia
tecnica
degli
auto
-
finanziamenti
.
Non
molto
diverso
è
il
comportamento
delle
altre
grandi
aziende
.
È
chiaro
che
la
politica
commerciale
dei
dolciari
milanesi
mira
a
realizzare
i
maggiori
utili
col
minore
sforzo
.
Non
impressionino
gli
80mila
quintali
di
paste
lievitate
prodotte
da
Motta
nel
1953
.
Nei
grossi
capannoni
di
viale
Corsica
21
Motta
ha
gli
impianti
più
moderni
e
più
potenti
d
'
Europa
.
Può
produrre
nelle
24
ore
1.200
quintali
di
panettone
,
il
che
significa
che
la
produzione
annua
potrebbe
essere
più
che
quadruplicata
rispetto
alla
media
attuale
,
se
si
utilizzassero
in
pieno
tutti
gli
impianti
.
In
realtà
,
la
produzione
piena
si
ha
soltanto
per
due
mesi
all
'
anno
,
a
Natale
e
a
Pasqua
,
quando
Motta
assume
dai
1.800
ai
2.000
lavoratori
stagionali
.
Il
panettone
potrebbe
entrare
sul
mercato
a
prezzo
fortemente
inferiore
se
con
la
utilizzazione
integrale
degli
impianti
si
arrivasse
a
una
produzione
di
massa
,
e
se
si
riducessero
insieme
le
notevoli
spese
della
confezione
.
In
questo
modo
cesserebbe
la
triste
condizione
degli
«
stagionali
»
e
il
panettone
,
non
più
dolce
«
tradizionalmente
natalizio
»
potrebbe
comparire
sulle
nostre
mense
almeno
una
volta
al
mese
.
Si
pensi
per
esempio
,
che
il
consumo
annuo
di
dolciumi
(
genere
voluttuario
e
perciò
soggetto
a
tasse
assai
gravose
)
è
in
Italia
,
di
chilogrammi
2,7
a
persona
,
quantità
irrisoria
rispetto
ai
28
chilogrammi
degli
inglesi
e
ai
35
degli
statunitensi
.
Come
si
è
detto
,
esistono
a
Milano
95
imprese
dolciarie
a
carattere
industriale
,
con
più
di
6000
operai
impiegati
,
oltre
ad
aziende
minori
,
a
carattere
artigianale
e
familiare
;
un
quinto
,
insomma
,
dell
'
intera
attrezzatura
nazionale
.
I
complessi
maggiori
sono
,
evidentemente
,
quelli
di
Motta
e
di
Alemagna
.
Il
primo
impiega
mille
operai
fissi
,
con
regolare
contratto
,
350-400
assunti
con
contratto
a
termine
,
rinnovabile
di
tre
mesi
in
tre
mesi
,
e
circa
2.000
stagionali
,
assunti
per
quaranta
giorni
a
Natale
o
a
Pasqua
:
in
maggioranza
si
tratta
di
donne
,
che
provengono
da
tutte
le
categorie
,
ma
soprattutto
casalinghe
.
Alemagna
impiega
500
operai
fissi
,
300
con
contratto
a
termine
e
1500
stagionali
.
Le
altre
imprese
hanno
maestranze
molto
inferiori
:
sui
450
alla
Dulciora
,
sui
200
alla
Zaini
e
alla
Ligure
Lombarda
,
poco
più
di
cento
alla
Befana
e
alla
Frontini
.
Sulla
divisione
fra
gli
operai
fissi
,
quelli
a
termine
e
gli
stagionali
,
fa
leva
soprattutto
il
padronato
:
i
lavoratori
che
hanno
un
vero
e
proprio
contratto
di
lavoro
formano
appena
un
quarto
dell
'
intera
maestranza
,
e
sono
perciò
un
gruppo
relativamente
privilegiato
,
rispetto
agli
altri
.
Quelli
con
contratto
a
termine
lavorano
sotto
la
continua
e
pressante
minaccia
di
non
vederselo
rinnovare
,
e
nella
vana
speranza
di
essere
assunti
come
stabili
;
gli
altri
,
gli
«
stagionali
»
sono
una
sottocategoria
raccogliticcia
,
una
specie
di
bracciantato
industriale
reclutato
per
le
«
faccende
»
natalizie
e
pasquali
.
La
vita
sindacale
è
sporadica
e
incerta
:
lo
stabilimento
di
Motta
solo
da
un
anno
ha
una
Commissione
Interna
,
composta
di
due
operai
aderenti
alla
CGIL
,
tre
alla
CISL
e
due
eletti
su
una
lista
«
indipendente
»
,
cioè
padronale
.
Solo
dal
1954
c
'
è
qualche
segno
di
ripresa
dopo
il
famoso
sciopero
di
75
giorni
nell
'
estate
del
'48
.
Gli
operai
erano
entrati
in
agitazione
per
protestare
contro
la
minaccia
di
duecento
licenziamenti
:
ebbero
la
peggio
e
Motta
,
per
rappresaglia
,
finì
con
licenziarne
ben
850
.
Fu
un
fatto
enorme
,
che
impressionò
anche
il
padronato
del
settore
:
dopo
di
allora
per
sei
mesi
non
ci
fu
più
un
licenziamento
nella
categoria
degli
alimentaristi
.
Del
resto
Motta
(
o
forse
per
lui
il
consigliere
delegato
,
dr.
Ferrante
)
si
è
sempre
distinto
per
la
particolare
durezza
della
sua
politica
aziendale
,
mentre
Alemagna
preferisce
ricorrere
ai
metodi
paternalistici
.
Sotto
le
feste
del
Natale
scorso
,
mentre
la
categoria
era
impegnata
nel
rinnovo
del
contratto
nazionale
di
lavoro
,
gli
operai
entrarono
in
agitazione
per
ottenere
un
miglioramento
salariale
.
Alemagna
ha
acconsentito
,
concedendo
spontaneamente
aumenti
orari
dalle
5
alle
25
lire
,
sia
ai
lavoratori
fissi
,
che
a
gran
parte
di
quelli
a
termine
;
ma
intanto
faceva
diffondere
la
voce
che
non
avrebbe
gradito
una
interruzione
del
lavoro
proprio
in
quel
periodo
di
punta
.
Motta
,
dal
canto
suo
,
fece
soltanto
promesse
.
I
suoi
metodi
sono
improntati
alla
più
rigorosa
sorveglianza
,
alla
persecuzione
e
alla
rappresaglia
,
specialmente
a
danno
degli
aderenti
alla
CGIL
,
i
quali
vengono
spesso
esclusi
da
eventuali
aumenti
e
migliorie
e
isolati
dagli
altri
operai
,
mentre
rapide
carriere
sono
aperte
ai
membri
della
Commissione
Interna
eletti
nelle
liste
della
cast
,
o
in
quelle
padronali
.
Un
notevole
numero
di
lavoratori
sono
impiegati
nel
settore
vendite
di
Motta
e
Alemagna
,
il
primo
ne
ha
alle
sue
dipendenze
circa
un
migliaio
inquadrati
in
un
complicato
sistema
di
qualifiche
:
barista
,
gelatiere
,
banconiere
,
cantiniere
,
caffettiere
,
spillatore
,
ecc.
un
complesso
di
quaranta
voci
che
corrispondono
ad
altrettante
gradazioni
di
stipendio
:
dalle
17.498
lire
mensili
dell
'
apprendista
inferiore
ai
sedici
anni
,
alle
66.631
del
direttore
di
categoria
A
.
Nel
settore
vendite
la
pressione
del
padronato
è
ancora
più
accentuata
.
Essa
si
fa
forte
proprio
di
questo
sminuzzamento
della
categoria
in
gruppi
minimi
che
è
facile
dividere
e
contrapporre
.
Il
direttore
di
un
bar
ha
alle
proprie
dipendenze
non
più
di
20
o
30
persone
,
delle
quali
sa
tutto
e
sulle
quali
può
esercitare
una
vigilanza
continua
e
diretta
.
Il
personale
di
una
bar
è
composto
quasi
completamente
da
ragazze
che
provengono
in
generale
dalla
piccola
borghesia
o
da
famiglie
operaie
esposte
quindi
,
in
una
città
come
Milano
,
alle
facili
sollecitazioni
dei
miti
dell
'
esistenza
in
una
società
«
moderna
»
.
Gelosie
,
rivalità
,
piccoli
ricatti
,
soprusi
;
difficile
che
in
un
ambiente
simile
nasca
la
solidarietà
,
e
di
conseguenza
il
personale
è
nettamente
scoperto
,
sprovveduto
,
esposto
alle
pressioni
padronali
.
Assai
scarsa
la
partecipazione
alla
vita
sindacale
:
qualche
iscritto
alla
CGIL
,
le
altre
organizzazioni
sono
del
tutto
assenti
.
Tanto
Motta
che
Alemagna
sono
stati
denunciati
dal
Sindacato
di
categoria
per
non
aver
applicato
la
legge
n
.
90
del
30/4/1954
,
la
quale
estende
ai
dipendenti
dei
pubblici
esercizi
il
godimento
delle
festività
infrasettimanali
.
La
denuncia
ha
avuto
i
suoi
effetti
e
le
due
grandi
ditte
stanno
pagando
sia
le
spettanze
arretrate
,
che
la
multa
per
inadempienza
.
Le
punizioni
al
personale
variano
dalla
multa
alla
sospensione
,
fino
al
licenziamento
in
tronco
.
Per
fare
un
esempio
:
una
commessa
colpevole
di
aver
mangiato
«
due
tartine
gelatinate
»
ha
avuto
tre
giorni
di
sospensione
.
Un
fattorino
che
si
è
mangiato
due
marrons
glacées
è
stato
licenziato
in
tronco
.
Sostengono
alcuni
che
il
Duomo
di
Milano
fu
costruito
con
la
prospettiva
che
dovesse
servire
,
un
giorno
,
a
far
da
sfondo
al
panettone
,
sui
cartelloni
pubblicitari
,
c
in
qualche
misura
questo
è
vero
.
La
produzione
dolciaria
milanese
,
che
non
impegna
più
di
seimila
lavoratori
,
può
forse
sembrare
poca
cosa
,
confrontata
coi
massicci
complessi
industriali
lombardi
.
Pure
essa
è
un
simbolo
compendioso
della
situazione
milanese
:
è
un
monopolio
giovane
in
formazione
.
StampaPeriodica ,
"
Una
presentazione
per
Mallet
-
Stevens
?
No
,
grazie
.
Preferisco
vedere
con
gli
occhi
miei
piuttosto
che
a
traverso
le
sue
parole
.
E
poi
se
la
cosa
non
mi
va
,
voglio
avere
il
diritto
di
criticarla
senza
peccare
di
scortesia
"
.
Così
m
'
incamminai
senza
impicci
verso
Auteil
per
visitarvi
le
costruzioni
di
Robert
Mallet
-
Stevens
,
architetto
dell
'
avvenire
.
A
una
svolta
di
vie
solitarie
,
i
chiari
blocchi
delle
costruzioni
nuovissime
appaiono
.
Due
di
qua
,
due
di
là
e
in
fondo
un
giro
geometrico
di
cemento
a
chiusura
,
la
Rue
Mallet
-
Stevens
non
può
dirsi
neppure
una
via
,
aperta
come
risulta
così
da
un
sol
lato
.
Corte
interna
,
passaggio
,
adito
,
vico
chiuso
,
di
lontano
il
suo
aspetto
è
tra
di
opificio
,
di
ospedale
,
di
magazzino
,
di
centrale
elettrica
,
di
corazzata
,
di
immense
cucine
economiche
con
allineati
quegli
alti
fornelli
di
bianco
ferro
smaltato
foderati
di
rosso
,
di
giallo
,
di
turchino
secondo
la
fantasia
dei
costruttori
e
i
cannoni
di
sfogo
verso
l
'
azzurro
.
Una
impressione
di
semplice
e
di
macchinoso
,
di
candido
e
di
possente
,
di
ermetico
e
di
perfetto
per
la
vita
cronometrica
di
esseri
tutto
cervello
.
Ed
insieme
l
'
impressione
di
un
immenso
giocattolo
con
quel
contrasto
vivace
di
colori
,
con
quei
cubini
sopra
cuboni
,
quei
giri
di
rampe
e
di
rampine
,
quegli
alberelli
addomesticati
nel
freddo
triangolo
di
cemento
e
quei
fili
d
'
erba
pettinati
,
distribuiti
in
ranghi
lungo
le
facciate
.
Perché
l
'
uomo
,
per
quanto
mostri
"
la
faccia
terribile
"
,
resta
pur
sempre
in
fondo
un
ragazzo
.
Ma
dove
andrà
a
giuocare
con
questi
balocchi
?
Il
cemento
armato
con
le
sue
diverse
leggi
di
resistenza
e
,
nel
sistema
dei
suoi
arditi
castelli
,
coi
suoi
numerosi
insospettati
punti
d
'
appoggio
,
dà
la
possibilità
di
inconsueti
equilibri
per
la
creazione
di
un
'
estetica
nuova
alla
quale
i
nostri
viziati
occhi
dovranno
pur
finire
ad
abituarsi
e
il
nostro
gusto
ad
appassionarsi
.
Il
senso
della
misura
,
la
sapienza
della
distribuzione
,
l
'
economia
degli
impieghi
intesi
al
massimo
rendimento
,
formano
i
cànoni
della
nuova
arte
di
edificare
alla
quale
la
tecnica
di
cento
arti
affini
presta
ogni
suo
ausilio
.
Tutto
ferriate
,
chiavistelli
,
bande
metalliche
(
homo
homini
lupus
)
non
è
certo
il
senso
di
sicurezza
che
manca
in
queste
case
dell
'
uomo
.
E
,
se
si
varca
la
soglia
,
non
sono
certo
le
comodità
materiali
che
scarseggiano
.
Dentro
,
la
vita
quotidiana
è
soccorsa
dalla
macchina
fino
all
'
inverosimile
.
Tutto
si
manovra
a
leve
,
tutto
marcia
a
comando
.
Semplicità
,
precisione
,
praticità
,
lo
sforzo
ridotto
al
minimo
,
i
servizi
ridotti
all
'
indispensabile
.
La
giuntura
perfetta
delle
pareti
,
l
'
assenza
per
quanto
è
possibile
di
spigoli
acuti
e
di
angoli
morti
,
il
sistema
razionale
delle
modanature
rendono
le
pulizie
del
mattino
quanto
mai
si
possa
desiderare
spedite
.
La
materia
degli
zoccoli
e
delle
volte
rende
l
'
impermeabilità
assoluta
:
l
'
abolizione
delle
antiche
tappezzerie
di
carta
o
di
stoffa
e
dei
complicati
drappeggi
alle
finestre
non
permette
l
'
accumolarsi
della
polvere
.
Così
privati
dei
loro
naturali
elementi
,
gli
insetti
di
qualsiasi
natura
sono
costretti
ad
andar
altrove
a
nidificare
.
Come
in
un
complicato
ordigno
di
precisione
,
una
chiave
sola
apre
e
chiude
tutte
le
innumerevoli
serrande
della
casa
.
Montapiatti
silenziosi
portano
il
pranzo
dalle
cucine
a
piacere
fin
sull
'
alto
delle
terrazze
:
antenne
di
radio
concentrano
su
quelle
terrazze
voci
e
canti
di
tutto
il
mondo
.
Una
manovella
:
finestre
,
porte
,
tende
abbassano
le
loro
lame
congiunte
.
Un
bottone
:
la
luce
esplode
.
E
ben
chiuso
nella
sua
inattaccabile
cassaforte
come
in
una
prigione
senza
scampi
,
l
'
uomo
nuovo
è
servito
.
Dove
s
'
andrà
a
far
l
'
amore
in
queste
case
?
dove
sono
gli
sporti
fioriti
dai
quali
sospirare
alla
luna
quando
i
vent
'
anni
cantano
le
loro
canzoni
nel
cuore
?
Dove
sono
le
finestrelle
che
"
lucevano
e
mo
'
non
lucono
"
,
i
vialetti
pei
quali
ci
s
'
avvicinava
col
palpito
in
gola
,
gli
androni
in
ombra
,
le
scale
discrete
che
sapevano
il
divino
sgomento
del
primo
incontro
?
Ah
,
già
.
Armamentario
di
vecchie
scene
romantiche
che
non
usano
più
.
E
anche
a
vent
'
anni
l
'
amore
non
si
fa
più
come
una
volta
.
Dicono
che
tutte
le
case
dell
'
avvenire
saranno
su
per
giù
così
.
L
'
hanno
profetizzato
nei
simposi
dell
'
inaugurazione
avvenuta
alcuni
mesi
fa
,
ministri
,
prefetti
,
consiglieri
comunali
e
il
Direttore
Generale
delle
Belle
Arti
.
Come
apparirà
una
città
intera
di
questa
fatta
?
E
come
resisterà
al
tempo
questo
sistema
di
costruzioni
,
al
tempo
che
insudicia
i
muri
e
attenua
la
vivacità
delle
tinte
?
Scienza
vecchia
come
il
mondo
dell
'
edificazione
della
casa
dell
'
uomo
,
è
questa
davvero
la
tua
ultima
parola
?
Poco
oltre
,
in
un
vastissimo
recinto
chiuso
,
l
'
antico
parco
dei
Montmorency
ha
spezzettato
in
viali
,
giardini
,
ville
e
villette
,
il
suo
verde
secolare
.
Un
guardiano
sorveglia
per
tutti
e
nelle
dolci
case
ognuno
vive
per
sé
.
Ebbene
,
per
la
più
semplice
e
la
più
riposta
di
queste
villette
all
'
antica
,
io
(
sia
detto
a
bassa
voce
tra
noi
)
darei
tutta
la
nuovissima
strada
costruita
e
nominata
da
Mallet
-
Stevens
,
architetto
dell
'
avvenire
.
StampaQuotidiana ,
Hiroshima
,
dicembre
.
-
Sono
a
Hiroshima
.
Respiro
l
'
aria
di
Hiroshima
.
Vedo
le
strade
di
Hiroshima
,
l
'
anello
di
monti
che
circonda
Hiroshima
.
Questi
bambini
che
passano
a
gruppi
,
silenziosi
,
sono
nati
a
Hiroshima
.
Questo
vecchio
che
siede
su
una
pietra
all
'
ombra
d
'
una
baracca
è
un
vecchio
di
Hiroshima
.
Ed
ecco
alcune
ragazze
sui
vent
'
anni
:
sono
ragazze
di
Hiroshima
.
Tranvai
di
colore
bleu
sudicio
vanno
barcollando
su
rotaie
sgangherate
:
sono
i
tranvai
di
Hiroshima
.
Al
mio
arrivo
,
quando
il
treno
si
è
fermato
sotto
la
pensilina
,
e
io
ho
letto
il
cartello
in
caratteri
giapponesi
e
in
caratteri
latini
«
Hiroshima
»
,
ho
registrato
in
me
una
vaga
sensazione
di
sogno
.
S
'
udiva
la
voce
stridula
e
lunga
d
'
un
ferroviere
cantare
alla
maniera
giapponese
,
con
una
certa
melodiosa
precipitazione
:
«
Hiroshima
!
...
Hiroshima
!
...
Hiroshima
!...»
.
Uscito
dalla
stazione
-
la
stazione
ricostruita
,
beninteso
,
poiché
quella
vecchia
fu
spazzata
via
a
suo
tempo
dallo
scoppio
-
,
ho
guardato
il
cielo
:
era
il
cielo
di
Hiroshima
,
quello
stesso
al
centro
del
quale
tre
anni
fa
brillò
l
'
apocalittica
luce
sprigionata
dalla
disintegrazione
dell
'
atomo
,
quello
stesso
nel
quale
si
svolse
il
primo
capitolo
della
nuova
Era
dell
'
umanità
,
l
'
Era
atomica
.
Sono
a
Hiroshima
,
nella
città
più
popolare
del
mondo
,
davanti
a
miserabili
rovine
più
popolari
delle
rovine
egizie
,
delle
rovine
greche
,
delle
rovine
romane
.
Lascio
viaggiare
l
'
occhio
attorno
con
una
certa
avidità
,
così
come
fanno
i
turisti
quando
si
trovano
finalmente
davanti
alle
Piramidi
,
davanti
al
Santo
Sepolcro
,
davanti
al
Partenone
,
eccetera
.
Attendo
da
uomini
e
cose
di
Hiroshima
un
segno
,
un
messaggio
che
mi
diano
la
misura
del
luogo
eccezionale
al
quale
mi
ha
condotto
il
mestiere
.
Mi
ronzano
all
'
orecchio
domande
pressanti
,
quasi
irritate
,
nelle
quali
riconosco
le
voci
di
mia
madre
,
di
mio
padre
,
dei
miei
amici
,
dei
lettori
del
mio
giornale
:
«
Davvero
sei
a
Hiroshima
?
...
Che
cosa
si
vede
a
Hiroshima
?
...
Com
'
è
fatta
Hiroshima
?
...
Ci
sono
ancora
uomini
vivi
a
Hiroshima
?
»
.
Passa
un
venditore
ambulante
,
passa
un
vecchio
tassì
a
gassogeno
,
passa
una
donna
con
un
fardello
sotto
il
braccio
.
Sono
cose
di
Hiroshima
,
gente
di
Hiroshima
,
aspetti
della
vita
come
se
ne
incontrano
in
tutte
le
città
del
mondo
.
Vorrei
fermare
quella
gente
,
domandare
:
«
Eravate
a
Hiroshima
il
giorno
dell
'
avvenimento
?
Come
vi
siete
salvati
dall
'
avvenimento
?
Che
colore
aveva
il
lampo
dell
'
esplosione
?
E
la
vostra
casa
?
E
i
vostri
parenti
?
»
.
Il
venditore
ambulante
va
,
il
vecchio
tassì
a
gassogeno
scompare
a
una
curva
,
la
donna
impicciolisce
nella
prospettiva
della
strada
col
suo
fardello
.
È
sbalorditivo
che
a
Hiroshima
avvengano
di
questi
fatti
banali
,
normali
.
Mi
fa
una
certa
tal
quale
impressione
essere
a
Hiroshima
,
una
impressione
che
mi
impedisce
di
scrivere
subito
freddamente
,
obbiettivamente
,
i
miei
articoli
informativi
:
«
La
bomba
scoppiò
alla
tale
ora
eccetera
eccetera
»
.
È
necessario
che
prenda
tempo
,
che
dia
libero
corso
all
'
emozione
prima
di
passare
all
'
informazione
.
È
necessario
che
prima
mi
dica
:
Ecco
,
fra
qualche
secolo
Hiroshima
sarà
per
i
nostri
posteri
quel
che
oggi
è
per
noi
Cartagine
,
o
forse
Troia
;
sarà
una
leggenda
remota
e
grandiosa
.
L
'
energia
atomica
trasferirà
gli
uomini
da
stella
a
stella
,
la
materia
sarà
il
polveroso
ricordo
d
'
un
passato
che
farà
sorridere
perfino
i
ragazzi
,
ma
si
dirà
:
"
Durante
una
certa
guerra
dei
tempi
antichi
,
nel
secolo
Ventesimo
,
la
prima
applicazione
dell
'
energia
atomica
avvenne
a
Hiroshima
...
"
.
Gli
scolari
interrogati
agli
esami
a
proposito
dei
gloriosi
inizi
dell
'
energia
atomica
,
risponderanno
ai
maestri
una
sola
parola
:
Hiroshima
.
Ed
io
sono
a
Hiroshima
,
tre
anni
dopo
l
'
avvenimento
davanti
alle
rovine
dell
'
avvenimento
,
in
mezzo
ai
sopravvissuti
dell
'
avvenimento
;
sono
dentro
questo
nucleo
pregnante
di
storia
e
di
favola
.
E
mi
dico
:
"
Hiroshima
è
l
'
angoscia
del
mondo
attuale
;
da
Mosca
a
Washington
,
dal
più
sperduto
paese
d
'
Arabia
alle
foreste
del
Brasile
,
una
parola
fa
tremare
il
mondo
:
Hiroshima
"
.
(
Io
sono
un
vecchio
viaggiatore
,
uno
di
quei
viaggiatori
che
di
paesi
e
contrade
ne
han
visti
fin
troppi
,
un
osservatore
smaliziato
,
sazio
,
pel
quale
l
'
atlante
geografico
ha
ormai
magra
attrattiva
.
Ma
come
potrei
gelidamente
parlare
di
Hiroshima
senza
avere
prima
confessato
che
l
'
essere
a
Hiroshima
mi
dà
un
poco
di
vertigine
?
)
Ed
ecco
cammino
per
Hiroshima
.
La
città
,
quel
che
noi
si
dice
città
,
non
mi
riesce
di
vederla
.
Vedo
strade
polverose
,
dai
selciati
sconnessi
,
o
addirittura
sterrate
,
vedo
baracche
di
legno
,
casupole
di
legno
,
botteghe
di
legno
;
e
qua
e
là
travi
di
legno
,
come
in
un
cantiere
,
e
come
in
un
cantiere
odo
per
l
'
aria
un
palpito
di
martelli
al
lavoro
.
E
mi
dico
:
"
Lavorano
,
rifabbricano
,
dopo
tre
anni
"
.
Scopro
tratto
tratto
dall
'
apertura
d
'
una
strada
una
brughiera
a
perdita
d
'
occhio
,
cosparsa
di
un
melanconico
tritume
di
macerie
,
non
le
macerie
concrete
e
pesanti
delle
nostre
città
bombardate
,
bensì
macerie
in
briciole
,
miserande
,
una
semina
squallida
di
detriti
fra
i
quali
verdeggia
talvolta
la
foglia
dell
'
insalata
e
del
cavolo
:
è
Hiroshima
.
Registro
un
'
atmosfera
piuttosto
di
catastrofe
celeste
che
non
di
guasto
di
guerra
,
qualcosa
come
dopo
un
fortunale
,
dopo
un
tifone
,
quando
ci
si
avvede
che
i
danni
non
sono
isolati
,
non
si
possono
numerare
uno
a
uno
,
non
si
possono
catalogare
poiché
sono
dovunque
,
uniformi
,
poiché
ogni
cosa
ha
avuto
il
suo
,
l
'
albero
,
la
casa
,
la
strada
,
la
fabbrica
,
la
terra
.
Guardo
Hiroshima
e
ricordo
certe
zone
della
periferia
delle
grandi
metropoli
,
dove
la
nota
dominante
è
appunto
costituita
dai
detriti
,
dalle
scorie
della
città
,
barattoli
di
latta
,
pezzi
di
casse
di
legno
,
ferraglia
minima
,
mattoni
frantumati
,
mazzi
di
fiori
marci
e
altro
.
Una
rovina
spicciola
e
petulante
,
non
proporzionale
alla
maestà
della
folgorante
deflagrazione
.
Non
un
cratere
,
non
una
buca
,
non
una
voragine
,
non
una
frana
.
Al
contrario
,
un
corrompimento
,
un
senso
di
andato
a
male
.
"
Amburgo
"
penso
"
può
essere
paragonata
a
un
uomo
che
abbia
subìto
grandiose
mutilazioni
,
braccia
,
gambe
,
occhi
;
Hiroshima
può
essere
paragonata
a
un
uomo
coperto
da
una
risipola
;
o
da
un
eczema
"
.
Cammino
,
cammino
per
Hiroshima
,
scavalco
ponti
dietro
ponti
.
"
Quanti
fiumi
a
Hiroshima
!
"
mi
dico
.
"
Non
ho
mai
visto
una
città
così
piena
di
fiumi
"
.
Sette
fiumi
bagnano
Hiroshima
,
fiumi
larghi
,
tranquilli
,
dall
'
acqua
verde
brillante
,
un
'
acqua
marina
piuttosto
che
un
'
acqua
fluviale
,
sono
i
sette
bracci
del
delta
del
fiume
Ota
,
e
dividono
la
città
in
sei
isole
.
"
Ecco
"
mi
dico
,
"
i
ponti
non
sono
saltati
all
'
aria
come
nelle
nostre
città
,
si
sono
solo
tremendamente
ingobbiti
,
distorti
,
ammaccati
.
"
La
solita
rovina
di
bassa
estrazione
,
deformante
,
come
per
una
terribile
artrite
,
che
li
ha
resi
inutilizzabili
sia
ai
veicoli
che
agli
uomini
.
Vedo
la
miseria
dei
ponti
ricostruiti
,
sui
quali
transitano
con
tetra
cautela
i
tranvai
:
non
ci
sono
se
non
le
rotaie
appoggiate
sullo
scheletro
delle
traverse
,
quasi
come
scale
a
pioli
messe
orizzontalmente
da
una
sponda
all
'
altra
,
la
pancia
delle
vetture
si
rispecchia
nella
corrente
.
Penso
:
"
Non
hanno
soldi
,
non
possono
ricostruire
,
rabberciano
"
.
I
selciati
,
i
marciapiedi
,
le
rare
mura
a
fondamenta
delle
pareti
delle
case
meno
piccine
,
sono
rabberciati
,
tutto
appare
rabberciato
,
a
Hiroshima
,
rammendato
,
riappiccicato
con
lo
sputo
.
"
Quando
sarà
completamente
ricostruita
"
penso
,
"
Hiroshima
apparirà
ancora
più
rovinata
.
"
Mi
avvedo
che
dove
è
passata
l
'
energia
atomica
rimane
qualcosa
di
profondamente
disgraziato
;
come
negli
uomini
guariti
dal
vaiolo
,
í
quali
restano
poi
butterati
al
pari
della
superficie
dei
ditali
.
Sono
a
Hiroshima
,
assaporo
le
prime
impressioni
,
esse
hanno
un
sapore
amaro
il
quale
mi
umilia
e
non
riesce
a
svegliarmi
nel
petto
neanche
il
senso
della
pietà
,
così
come
avviene
talora
davanti
a
certi
malati
sgradevoli
,
o
infetti
.
Mi
fermo
,
contemplo
senza
amore
la
città
che
ha
la
forma
di
un
piatto
rotondo
,
o
meglio
del
fondo
di
un
catino
i
cui
bordi
rialzati
sono
costituiti
dalla
catena
di
monti
che
la
coronano
torno
torno
.
Le
casette
di
legno
a
un
piano
non
prendono
rilievo
,
non
costituiscono
paesaggio
edilizio
;
la
città
appare
,
nonostante
quella
marea
di
casette
,
piallata
,
quasi
scopata
da
una
formidabile
raffica
di
vento
o
d
'
acqua
,
spianata
con
un
ferro
da
stiro
rovente
,
come
una
giacca
che
poi
sia
rimasta
bruciacchiata
.
Sulla
mortificata
planimetria
,
simili
a
massicce
carcasse
di
navi
a
galla
di
una
piatta
distesa
d
'
acque
,
vedo
improvvisamente
campeggiare
edifici
tarchiati
,
sgraziati
,
uno
qua
uno
là
,
solitari
,
inutili
,
e
dominare
la
paccottiglia
delle
casupole
e
dei
rottami
.
Sono
i
buildings
,
gli
edifici
di
cemento
armato
di
Hiroshima
,
gli
edifici
i
cui
muri
hanno
resistito
alla
bomba
atomica
,
smozzicati
,
sventrati
dalle
fiamme
e
dal
calore
,
ma
tuttavia
ben
piantati
al
suolo
.
Penso
:
"
Non
abbatte
gli
edifici
di
cemento
,
la
bomba
atomica
;
li
spella
,
li
corrode
,
li
biscotta
,
ma
non
riesce
a
buttarli
giù
come
la
bomba
dirompente
"
.
Quegli
edifici
spettrali
ritti
sul
tavoliere
di
triti
rottami
aumentano
la
sensazione
d
'
una
catastrofe
simile
a
una
peste
.
StampaQuotidiana ,
Non
conviene
dividersi
fra
chi
considera
l
'
attuale
governo
un
fascismo
bell
'
e
impiantato
e
chi
un
governo
di
centro
destra
,
in
grado
di
controllare
un
Msi
in
mutazione
.
La
prima
ipotesi
sospetta
la
seconda
di
smobilitare
gli
animi
,
e
forse
è
vero
:
ma
non
sono
ragionamenti
così
diversi
.
Più
interessante
è
intendersi
sulla
continuità
o
discontinuità
del
nuovo
governo
:
Berlusconi
non
sarebbe
che
un
Caf
muscoloso
,
Berlusconi
è
il
neoliberismo
finalmente
al
potere
.
In
ambedue
i
casi
l
'
aggiunta
d
'
un
partito
,
il
Msi
-
An
,
è
suppletiva
,
roba
da
usare
quando
occorre
menar
le
mani
o
frenare
i
federalismi
leghisti
.
Mario
Tronti
propende
per
la
continuità
,
e
non
certo
per
indulgenza
:
una
egemonia
di
destra
,
scrive
,
era
già
avvenuta
nel
corpo
sociale
e
nella
stessa
sinistra
,
oltre
che
essere
costitutiva
dei
vari
spezzoni
del
centro
.
Che
i
fascisti
stiano
ora
nella
maggioranza
è
un
problema
,
non
il
problema
.
L
'
ampiezza
del
condizionamento
dell
'
estrema
destra
nell
'
Italia
del
1994
-
e
di
estreme
ce
ne
sono
almeno
due
,
quella
del
Msi
e
quella
del
mélange
fra
integralismo
cattolico
e
fondamentalismi
etno
-
lavoristi
dei
lumbard
-
si
valuta
a
seconda
di
quel
che
Berlusconi
si
propone
di
fare
.
Ma
se
ha
un
senso
il
crollo
del
sistema
politico
avvenuto
tra
il
1992
e
il
1994
,
anche
grazie
a
quel
minamento
del
comune
sentire
democratico
che
Tronti
descrive
e
che
è
precipitato
nel
referendum
,
è
che
esso
segna
il
venire
a
fine
dell
'
antico
rapporto
fra
struttura
del
capitale
italiano
e
uno
Stato
che
,
dal
fascismo
in
poi
,
è
sempre
stato
non
solo
legato
ad
esso
,
ma
assieme
protettore
e
protetto
e
negoziatore
.
La
sfera
politica
e
quella
degli
apparati
,
strettamente
interconnessa
nell
'
impresa
pubblica
e
nel
credito
,
si
sono
reciprocamente
condizionate
come
due
soggetti
.
L
'
Italia
del
dopoguerra
è
stata
anzi
,
con
la
presenza
della
più
massiccia
sinistra
europea
,
un
esempio
interessante
di
relativa
«
autonomia
»
del
politico
,
e
perciò
ha
allargato
la
mano
pubblica
,
già
stabilita
dopo
gli
anni
trenta
,
e
ha
esteso
un
welfare
che
è
stato
anche
formativo
d
'
una
certa
idea
dei
diritti
.
La
caduta
della
sinistra
e
un
incerto
governo
del
politico
,
dopo
la
morte
di
Moro
e
nella
arroganza
di
Craxi
,
hanno
fatto
del
Caf
un
apparato
autoreferenziale
che
,
a
ristrutturazione
tecnologica
fatta
,
a
liberalizzazione
del
movimento
dei
capitali
avvenuta
,
a
mercato
mondiale
unificato
,
si
è
rivelato
per
la
prima
volta
soltanto
parassitario
.
Per
un
sistema
produttivo
ansante
e
obbligato
a
una
competitività
almeno
continentale
cui
era
impreparato
-
vecchia
l
'
automobile
,
non
più
specificamente
italiano
l
'
elettrodomestico
,
indietro
l
'
informatica
,
un
pasticcio
avventuristico
la
chimica
pubblica
e
privata
-
lo
scassato
e
ingordo
apparato
di
governo
e
sottogoverno
era
ormai
solo
un
ingombro
.
Con
la
privatizzazione
dell
'
impresa
pubblica
e
del
credito
,
e
con
l
'
attacco
massiccio
agli
apparati
pubblici
della
scuola
e
della
sanità
,
oltre
che
della
pubblica
amministrazione
in
senso
proprio
,
il
«
sistema
politico
»
è
ferito
a
morte
.
Con
la
partitocrazia
è
affondato
,
grazie
all
'
inerzia
della
sinistra
(
che
in
questo
è
apparsa
complice
)
,
lo
Stato
come
luogo
di
conflitto
e
contrattazione
.
Torna
ad
essere
essenzialmente
apparato
classico
di
repressione
-
esercito
,
polizie
,
funzioni
della
giustizia
.
La
discontinuità
non
è
piccola
.
È
grande
.
In
essa
si
ridelineerà
la
leadership
del
capitale
italiano
,
messa
in
questione
non
solo
dal
crollo
della
Montedison
e
dell
'
impresa
di
Stato
,
ma
dal
fiato
corto
della
Fiat
.
Mi
piacerebbe
tanto
che
gli
economisti
ci
dicessero
qualcosa
su
quel
che
va
succedendo
nella
rete
industriale
e
postindustriale
,
oltre
a
rilevare
,
come
vediamo
anche
noi
inesperti
,
che
la
piccola
e
media
azienda
tira
e
s
'
è
data
una
espressione
politica
.
Si
può
presumere
che
in
Berlusconi
si
delinei
un
primato
,
un
traino
dell
'
industria
della
comunicazione
?
O
no
?
Forse
il
primo
atto
essenziale
del
governo
sarà
nell
'
assetto
della
Stet
privatizzata
e
dei
gruppi
di
controllo
(
chissà
che
farà
Mediobanca
)
che
si
formeranno
in
essa
.
Nel
diluvio
in
cui
sprofondano
i
cosiddetti
ammortizzatori
sociali
non
sarà
il
Msi
a
tenere
il
timone
;
fungerà
da
repressore
,
fuorviante
o
magari
,
come
in
parte
è
già
avvenuto
,
assorbente
della
protesta
.
Certo
Berlusconi
non
governerà
come
il
Caf
,
nel
momento
in
cui
il
comando
politico
tende
a
liberare
il
comando
economico
.
L
'
obiettivo
è
prima
andare
,
con
le
buone
o
con
le
cattive
,
a
restaurare
una
costituzione
formale
e
materiale
prekeynesiana
,
poi
,
a
Stato
dimagrito
,
si
potrà
anche
ridiscorrere
di
democrazia
.
L
'
impatto
della
destra
si
vede
già
invece
nella
destrutturazione
dei
«
valori
»
del
paese
,
a
cominciare
da
una
certa
separazione
tra
Stato
e
Chiesa
,
propria
del
resto
dell
'
Europa
moderna
.
Prendiamo
la
scuola
:
non
si
capisce
a
che
serva
a
una
borghesia
competitiva
rinunciare
a
una
formazione
e
trasmissione
di
saperi
laica
e
moderna
,
e
finanziare
invece
tentativi
di
dominio
integrista
;
se
non
che
,
caduta
la
mediazione
della
Democrazia
cristiana
,
l
'
alleanza
di
Berlusconi
con
la
Chiesa
passa
oggi
tramite
la
destra
,
vedi
il
quartetto
D
'
Onofrio
-
Guidi
-
Zeffirelli
e
Squitieri
.
Perno
,
la
famiglia
.
Chi
dice
famiglia
,
dice
che
la
libertà
femminile
è
cosa
perversa
,
quando
non
assassina
.
È
stato
presentato
alla
Camera
,
prima
ancora
del
voto
del
governo
,
un
documento
strabiliante
che
forse
non
avrebbe
circolato
neppure
ai
tempi
dell
'
Opera
Nazionale
Maternità
e
Infanzia
,
cui
si
ispira
.
Al
centro
è
la
ragazza
madre
,
per
la
quale
si
sprecano
enfasi
e
commozione
in
sintonia
con
il
Movimento
per
la
vita
,
e
ad
essa
si
affiancano
spericolatamente
i
deboli
in
genere
:
donne
,
malati
di
Aids
,
handicappati
e
animali
.
Sic
.
Leggere
per
credere
.
Dire
famiglia
significa
anche
trasportare
i
diritti
del
cittadino
,
il
nato
o
la
nata
in
Italia
,
sui
«
genitori
»
,
cioè
su
una
tutela
che
decide
-
per
esempio
in
tema
di
istruzione
e
quindi
in
larga
parte
di
socializzazione
e
destino
professionale
,
perché
lo
stato
,
che
nella
scuola
pubblica
era
proprio
la
collettività
laica
,
si
ritira
.
Avanti
con
il
bonus
per
le
scuole
dei
preti
e
delle
aziende
,
che
di
quattrini
abbisognano
.
Qui
si
va
dritti
verso
le
encicliche
di
Woytila
e
gli
umori
del
cardinal
Biffi
.
Non
se
ne
preoccupa
la
Libreria
delle
donne
di
Milano
,
sedotta
dalla
luce
che
la
destra
sarebbe
finalmente
costretta
a
gettare
su
alcune
donne
.
Differentemente
dalla
sinistra
che
non
lo
faceva
.
Ma
davvero
?
È
un
pezzo
che
in
Europa
e
fuori
avanzano
delle
signore
,
portate
da
partiti
di
sinistra
o
più
raramente
di
destra
.
Signore
in
genere
fedeli
al
mandato
.
Non
trasgredienti
alcune
grandi
,
da
Golda
Meir
a
Indira
Ghandi
,
trasgrediente
per
eccesso
Margareth
Thatcher
,
fedele
al
padre
Benazir
Bhutto
,
al
liberismo
Corazon
Aquino
o
Violeta
Chamorro
-
le
prime
che
vengono
in
mente
.
Adesso
c
'
è
anche
Hillary
Clinton
.
Dal
1981
in
Francia
sono
legioni
le
ministre
e
c
'
è
stata
una
premier
,
Edith
Cresson
.
Dove
sta
la
differenza
tra
Franca
Falcucci
o
Rosa
Russo
Jervolino
,
Tina
Anselmi
o
Rosy
Bindi
e
Ombretta
Fumagalli
Carulli
o
Titti
Parenti
?
La
Anselmi
e
la
Bindi
si
sono
ribellate
a
ben
altro
che
a
un
intervento
di
Berlusconi
.
Com
'
è
che
non
si
sono
viste
?
Quanto
a
Pivetti
,
che
cosa
distingue
la
sua
ascesa
alla
presidenza
della
Camera
da
quella
di
Nilde
Jotti
,
se
non
dall
'
esservi
portata
sulle
spalle
di
Bossi
,
Fini
e
Berlusconi
invece
che
su
quelle
del
Pci
e
d
'
un
governo
che
aveva
rispetto
per
le
minoranze
?
Alcune
mie
amiche
hanno
voluto
vedere
nel
fatto
che
,
al
momento
della
sua
investitura
,
abbia
parlato
di
sé
al
maschile
,
una
micidiale
sortita
dell
'
inconscio
interpellato
dalla
differenza
.
Ma
no
,
era
solo
l
'
introduzione
nel
rito
laico
della
Camera
del
liturgico
:
quasi
vir
fatta
sum
.
Ora
sono
quasi
un
uomo
!
È
inquietante
il
capovolgersi
dell
'
immagine
che
avevano
alcuni
stilemi
della
Libreria
:
l
'
aspra
separatezza
,
la
diffidenza
verso
la
sfera
politica
e
le
istituzioni
perché
iscritte
nel
codice
«
neutro
di
lui
»
,
per
non
parlare
del
«
potere
»
,
ancora
un
mese
fa
esecrato
(
ultimo
numero
di
«
Critica
Marxista
»
)
ora
invocato
come
desiderio
femminile
(
ultimo
numero
del
«
Cerchio
quadrato
»
)
.
È
come
se
mutassero
di
senso
le
parole
che
mi
intrigavano
,
gerarchia
,
autorevolezza
,
affidamento
a
una
madre
reale
o
simbolica
,
disparità
,
o
la
critica
alla
democrazia
come
sinonimo
di
democratismo
(
sopra
la
legge
)
,
indifferenza
alle
paci
e
alle
guerre
,
ai
fascismi
e
agli
antifascismi
(
parzialità
)
,
alla
stessa
condizione
del
«
genere
»
(
basta
con
la
nostra
figura
di
dolenti
e
oppresse
)
o
alle
ingiustizie
(
finiamola
con
il
miserabilismo
)
.
È
l
'
insofferenza
,
anzi
la
negazione
delle
altre
-
specie
se
un
tempo
amate
,
come
la
Irigaray
o
la
Melandri
,
che
seguono
diversi
cammini
.
È
l
'
insistenza
su
un
discorso
analogico
-
simmetrico
a
quello
maschile
:
invece
del
patriarcato
una
genealogia
femminile
,
invece
della
legge
del
padre
l
'
ordine
simbolico
della
madre
.
Molto
mi
pareva
di
dover
concedere
a
un
pensiero
che
si
proponeva
un
'
ambizione
alta
,
ripensare
la
storia
e
il
presente
nell
'
ottica
della
sessuazione
,
una
critica
radicale
alla
mia
stessa
storia
e
al
pensiero
politico
cui
sono
formata
.
Diamoci
tempo
,
mi
dicevo
.
Ma
per
arrivare
a
Irene
Pivetti
?
Che
malinconia
.
StampaPeriodica ,
Il
movimento
riformatore
della
giovane
cultura
europea
si
è
dedicato
intensamente
allo
studio
ed
alla
risoluzione
dei
problemi
della
logica
,
della
praticità
,
della
igiene
e
dell
'
urbanismo
:
problemi
che
impongono
metodi
di
lavoro
assolutamente
diversi
da
quelli
fin
'
ora
in
uso
nella
costituzione
della
casa
e
della
città
.
Prima
di
essere
un
problema
estetico
,
l
'
architettura
è
un
problema
costruttivo
di
comodità
e
di
praticità
.
Come
la
macchina
adempie
le
funzioni
precise
per
le
quali
è
destinata
,
la
casa
deve
servire
,
con
lo
stesso
criterio
,
all
'
esistenza
razionale
dell
'
uomo
.
Noi
non
possiamo
assistere
,
indifferenti
,
alla
potenza
utilitaria
della
macchina
senza
voler
trasporre
,
nell
'
architettura
,
non
le
forme
proprie
della
macchina
,
ma
questa
virtù
utilitaria
che
concede
alla
macchina
maggior
valore
,
indipendentemente
dalla
sua
bellezza
.
I
sistemi
architettonici
originati
dai
nuovi
materiali
si
confanno
alle
esigenze
della
vita
moderna
e
dell
'
igiene
,
creano
l
'
industrializzazione
degli
elementi
standard
,
e
conducono
alla
riforma
della
pianta
della
casa
da
cui
deriva
direttamente
la
possibilità
di
realizzare
la
casa
-
minimum
.
L
'
ossatura
di
ferro
,
d
'
acciaio
,
o
di
cemento
armato
ci
consente
di
realizzare
metodi
di
lavoro
assolutamente
insospettati
prima
di
oggi
,
ed
è
divenuta
oramai
il
fondamento
di
ogni
costruzione
moderna
.
La
struttura
indipendente
,
statica
,
esige
la
standardizzazione
degli
elementi
della
casa
con
il
sistema
industriale
.
La
distribuzione
interna
dell
'
edificio
acquista
così
una
libertà
enorme
perché
la
pianta
interna
è
del
tutto
indipendente
dalla
struttura
stessa
dell
'
edificio
.
Sono
aboliti
i
muri
portanti
o
di
sostegno
,
e
sostituiti
dai
tramezzati
esterni
-
che
sono
le
nuove
facciate
-
e
dai
tramezzati
interni
,
i
quali
servono
alla
distribuzione
dei
varii
servizi
.
La
creazione
e
l
'
impiego
di
materiali
leggerissimi
da
riempimento
-
disposti
fra
i
pilastri
della
struttura
-
che
94non
gravano
più
col
loro
peso
sul
regime
statico
della
costruzione
,
sono
naturalmente
una
conseguenza
logica
di
questa
tecnica
nuova
.
La
razionalizzazione
e
la
standardizzazione
trascinano
inesorabilmente
l
'
architetto
verso
una
semplificazione
assoluta
dei
metodi
di
lavoro
nei
cantieri
e
nelle
officine
;
come
significano
per
i
costruttori
la
riduzione
dei
corpi
di
mestieri
,
l
'
impiego
di
una
mano
d
'
opera
meno
specializzata
inquadrata
da
elementi
di
forte
capacità
tecnica
;
e
attendono
dal
committente
una
revisione
delle
sue
esigenze
nel
senso
di
un
nuovo
adattamento
alle
odierne
condizioni
sociali
:
riduzione
dunque
di
certi
bisogni
individuali
oramai
pleonastici
e
nocivi
a
quelli
più
importanti
della
collettività
.
La
standardizzazione
esiste
già
nei
piccoli
accessori
della
casa
e
nel
formato
di
certe
pietre
artificiali
e
nei
mattoni
.
Ma
tutte
le
squadre
della
costruzione
:
muratori
,
carpentieri
,
fabbri
,
copritetti
,
continuano
a
lavorare
su
misura
,
in
casi
sempre
diversi
e
sempre
con
risultati
onerosi
.
Poiché
la
costruzione
della
casa
si
svolge
,
come
per
il
passato
,
all
'
aperto
e
quindi
alla
mercé
delle
stagioni
e
delle
intemperie
,
ne
deriva
dunque
che
le
squadre
addette
alla
costruzione
seguono
un
regime
di
lavoro
meno
produttivo
(
stasi
invernale
,
piogge
,
ecc
.
)
di
quello
delle
altre
industrie
.
Ne
nasce
la
necessità
di
sopprimere
,
al
massimo
,
il
numero
delle
squadre
di
mestieri
,
e
possibilmente
ridurlo
a
una
sola
:
quella
dei
montatori
.
Quando
si
sia
raggiunto
questo
,
vorrà
dire
che
la
costruzione
si
è
industrializzata
e
che
la
maggior
parte
degli
elementi
del
fabbricato
si
fa
in
officina
e
viene
trasportata
sul
posto
per
il
montaggio
.
È
questa
l
'
unica
soluzione
della
casa
a
secco
.
Tutta
la
minuteria
del
fabbricato
è
da
riesaminare
:
essa
è
troppo
rudimentale
,
poco
solida
,
poco
ingegnosa
.
La
costruzione
dei
treni
(
métros
,
sleeping
,
ecc
.
)
c
'
insegna
l
'
ottimo
modo
di
studiare
una
minuteria
moderna
perfetta
e
razionale
per
la
nuova
architettura
normalizzata
e
viva
.
Restano
dunque
da
costituire
industrie
specializzate
nella
fabbricazione
di
questi
elementi
essenziali
e
attivi
della
casa
moderna
.
La
tecnica
moderna
richiede
giustamente
la
costruzione
del
tetto
piano
.
Il
tetto
inclinato
non
è
più
infatti
una
necessità
costruttiva
ed
accenna
a
scomparire
del
tutto
.
L
'
acciaio
e
il
cemento
armato
forniscono
normalmente
e
logicamente
il
tetto
piano
,
che
soprattutto
nei
lavori
degli
architetti
razionali
Le
Corbusier
,
Lurçat
,
Mallet
-
Stevens
,
Bourgeois
,
Gropius
,
Van
Doesburg
,
Schmidt
,
May
,
ha
dato
risultati
molto
soddisfacenti
.
Ogni
soprastruttura
alla
maniera
dei
tetti
tradizionali
è
superflua
ed
inutile
;
senza
contare
che
le
soffitte
sono
del
tutto
inefficaci
,
e
troppo
costosa
la
manutenzione
del
tetto
comune
.
Il
tetto
piano
esiste
da
lungo
tempo
nei
paesi
caldi
.
Per
i
paesi
freddi
la
rigorosa
teoria
di
questa
copertura
richiede
lo
scolo
delle
acque
nell
'
interno
della
casa
.
La
tubatura
,
assolutamente
libera
,
è
così
sottratta
al
rischio
del
gelo
essendo
immersa
nell
'
atmosfera
riscaldata
della
casa
.
Per
proteggere
il
tetto
piano
da
una
eccessiva
dilatazione
conviene
inevitabilmente
istallarvi
un
giardino
pensile
.
Il
principio
dell
'
ossatura
statica
,
indipendente
,
concede
pure
la
possibilità
di
edificare
la
casa
su
palafitte
con
tutti
i
suoi
locali
assolutamente
protetti
e
distanti
dal
suolo
.
Le
necessità
del
tempo
ci
impongono
di
costruire
agglomerati
popolari
secondo
le
norme
del
buon
senso
,
le
nuove
conquiste
dell
'
architettura
più
avanzata
,
e
le
regole
dell
'
igiene
moderna
:
fornendo
all
'
operaio
e
all
'
impiegato
appartamenti
abitabili
,
completamente
equipaggiati
con
installazioni
sanitarie
,
mobili
,
impianto
di
riscaldamento
,
ecc
.
In
Italia
,
potrebbe
essere
creato
un
Istituto
per
lo
studio
dei
quartieri
popolari
razionali
.
Questo
Istituto
dovrebbe
anche
fissare
le
regioni
più
salubri
delle
città
o
i
dintorni
per
la
costruzione
delle
nuove
case
operaie
italiane
,
tenendo
conto
che
nei
quartieri
superpopolati
e
male
orientati
la
mortalità
sale
sino
al
50
per
mille
e
che
la
vita
media
di
un
uomo
è
di
50
anni
se
vive
razionalmente
,
al
largo
,
nella
pulizia
e
nell
'
ordine
,
di
30
,
se
vive
in
ambienti
ristretti
,
tra
le
immondizie
e
la
promiscuità
.
StampaQuotidiana ,
Il
Torino
non
c
'
è
più
.
Scomparso
,
bruciato
,
polverizzato
.
Una
squadra
che
muore
,
tutta
assieme
,
al
completo
,
con
tutti
i
titolari
,
colle
sue
riserve
,
col
suo
massaggiatore
,
coi
suoi
tecnici
,
coi
suoi
dirigenti
,
coi
suoi
commentatori
.
Come
uno
di
quei
plotoni
di
arditi
che
,
nella
guerra
,
uscivano
dalla
trincea
,
coi
loro
ufficiali
,
al
completo
,
e
non
ritornava
nessuno
,
al
completo
.
È
morto
in
azione
.
Tornava
da
una
delle
sue
solite
spedizioni
all
'
estero
,
dove
si
era
recato
in
rappresentanza
del
nome
dello
sport
italiano
.
Aveva
presa
la
via
del
cielo
per
tornare
più
presto
,
per
far
fronte
agli
impegni
di
campionato
.
Un
urto
terribile
,
uno
schianto
-
ai
piedi
di
una
chiesa
,
di
una
basilica
addirittura
-
una
gran
fiammata
.
E
poi
più
nulla
.
Il
silenzio
della
morte
.
Era
la
squadra
Campione
d
'
Italia
.
Era
,
quasi
al
completo
,
la
squadra
che
rappresentava
i
colori
del
nostro
Paese
nelle
competizioni
internazionali
.
Bacigalupo
,
Ballarin
,
Maroso
,
Grezar
,
Rigamonti
,
Castigliano
,
Menti
,
Loik
,
Gabetto
,
Mazzola
-
appello
in
ordine
di
squadra
di
dieci
azzurri
-
,
Bongiorni
,
italiano
d
'
origine
,
nazionale
di
Franchi
;
Schubert
,
nazionale
della
Cecoslovacchia
;
Martelli
,
Osso
la
,
Operto
,
Fadini
,
Ballarin
II
,
Grava
,
nazionali
di
riserva
o
dell
'
avvenire
.
Erano
con
loro
:
Cortina
,
il
massaggiatore
di
quest
'
anno
della
Nazionale
;
Erbstein
,
l
'
ungherese
;
l
'
allenatore
Lievesley
,
uno
dei
migliori
tecnici
che
avessimo
in
Italia
al
momento
attuale
;
Civalleri
ed
Agnisetta
,
dirigenti
della
vecchia
guardia
,
e
Cavallero
,
Tosatti
e
Casalbore
,
tre
giornalisti
,
tre
compagni
di
lavoro
.
Se
non
fosse
che
li
abbiamo
visti
noi
,
morti
,
aiutando
nelle
operazioni
ufficiali
di
identificazione
dei
cadaveri
,
ci
rifiuteremmo
di
credere
a
quanto
avvenuto
.
Giuocatori
che
erano
l
'
orgoglio
della
nostra
città
e
dell
'
Italia
sportiva
tutta
,
ragazzi
sani
,
pieni
di
salute
,
sprizzanti
energia
da
ogni
poro
,
uomini
che
erano
le
speranze
nostre
per
le
lotte
cogli
stranieri
,
ridotti
in
quelle
condizioni
!
A
farsi
forza
per
allontanare
il
pensiero
da
quella
spaventosa
visione
,
si
viene
presi
,
afferrati
da
un
senso
di
vuoto
.
Amici
,
famiglie
,
squadra
granata
,
squadra
nazionale
:
più
nulla
.
Per
Torino
che
amava
la
squadra
che
porta
il
suo
nome
come
sua
,
per
il
mondo
calcistico
tutto
,
è
una
tragedia
dalle
proporzioni
terribili
!
Menti
,
che
venivi
a
confidarti
con
me
ogni
tanto
,
Ballarin
che
tanta
paura
avevi
di
perdere
il
posto
in
Nazionale
dopo
la
partita
di
Zurigo
,
Rigamonti
che
t
'
ho
fatto
piangere
l
'
anno
scorso
a
Parigi
prima
della
partita
colla
Francia
,
Grezar
che
mi
corresti
dietro
la
settimana
scorsa
per
offrirmi
una
birra
e
per
chiedermi
se
in
realtà
anch
'
io
ti
ritenessi
diventato
«
vecio
»
.
Maroso
,
tu
il
vero
puro
sangue
dell
'
ultima
generazione
,
Valentino
Mazzola
che
facevi
i
capricci
,
mi
davi
dei
grattacapi
e
poi
mi
scrivevi
per
chiedermi
scusa
,
Loik
che
a
gare
finite
amavi
il
bicchiere
di
vino
buono
,
Voi
tutti
che
mi
foste
compagni
nelle
lotte
per
il
buon
nome
,
e
che
mi
rimproveraste
quando
Vi
lasciai
,
pochi
mesi
fa
,
ora
siete
Voi
a
lasciare
me
,
il
che
può
anche
essere
poco
,
a
lasciare
l
'
ambiente
e
la
vita
,
ed
è
tutto
.
Permettetemi
che
non
scriva
più
,
che
Vi
saluti
,
in
nome
di
tutto
il
grande
esercito
degli
sportivi
,
ritti
sull
'
attenti
,
in
silenzio
.
Dicevo
sovente
con
Voi
,
scherzando
,
che
io
ero
un
po
'
come
il
portinaio
di
San
Pietro
,
per
cui
cose
nuove
,
belle
o
brutte
,
in
senso
assoluto
più
non
esistono
.
Me
l
'
avete
procurata
Voi
,
colla
Vostra
scomparsa
collettiva
e
fulminea
,
la
sensazione
nuova
:
sotto
forma
di
uno
strazio
che
non
ha
nome
.