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Vivere a Milano ( Montale Eugenio , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Vivo a Milano dal 1948; avevo allora cinquantadue anni . Perché ho scelto Milano a preferenza d ' altre città ? Molti amici , quando vado a Roma o altrove , me lo chiedono , tra stupiti e scandalizzati . E la mia risposta è sempre la stessa : perché a Milano ho trovato un posto di lavoro soddisfacente . Ma gli amici non si arrendono e obiettano : che ne è del clima o meglio dell ' habitat intellettuale della città ? Non è forse vero che l ' incomunicazione di massa ha qui toccato uno dei suoi vertici ? E a questo punto la mia risposta è sempre la stessa : 1° ) l ' incomunicazione di massa può essere molto favorevole a uno scrittore o artista che non sia eterodiretto , che non dipenda dagli alti e bassi della moda culturale ; mentre sarebbe disastrosa per quei titani dell ' aggiornamento porno - sociologico che contestano « il sistema » ritraendone lauti vantaggi ; 2° ) anche mettendo da parte ciò che Milano e la Lombardia rappresentano nella vita economica del nostro Paese , anche se ci scordiamo per un momento la meravigliosa stagione del romanticismo lombardo possiamo tranquillamente affermare che gli anni della scapigliatura e del primo naturalismo hanno fatto di Milano una città civilissima e culturalmente importante . Sì , hanno fatto : ma ora ? Io posso riferire due episodi diversissimi , ma forse significativi . Nel 1926 incontrai a Milano Italo Svevo , di cui conoscevo solo l ' opera e la fotografia . Mi feci coraggio , mi presentai e lo condussi subito in via Borgospesso , al « Convegno » . Vi trovai alcuni scrittori ben lieti di rendere omaggio al loro più anziano collega . Enzo Ferrieri , naturalmente , Carlo Linati , Eugenio Levi , Alessandro Pellegrini ed altri ancora . Qualche mese dopo Svevo tornò al « Convegno » per leggere una sua conferenza su Joyce : fu un avvenimento che oggi non potrebbe ripetersi . Secondo episodio , trent ' anni dopo . Nel 1956 si dette alla Scala un dramma lirico di sir William Walton , Troilo e Cressida . Io ero il traduttore del bellissimo libretto . Musicalmente , la partitura era elegantissima , la parte vocale non facile . Lo feci notare a Victor de Sabata , il quale sorrise e mi disse che la Scala sapeva il fatto suo . De Sabata , grande direttore d ' orchestra , era notoriamente incapace di mettere insieme un cast . Il risultato fu disastroso : l ' opera , eseguita da artisti di terz ' ordine , finì tra fischi assordanti . Alla fine dello spettacolo né il Sovrintendente , né il De Sabata , né il direttore d ' orchestra si fecero vedere dall ' autore . Faceva freddo , nevicava . Accompagnai Walton sguazzando nella neve e nelle pozzanghere . Lui era tranquillo , io pieno di vergogna . Nonostante il freddo , la nebbia e lo smog Milano ha o avrebbe tutto ciò che occorre per essere un ' importante città d ' arte e di cultura . Ha molte opere d ' arte , musei , biblioteche ( eccellente la Biblioteca comunale ) , alcune università ; possiede due grandi orchestre , parecchie istituzioni musicali , è sede dei maggiori editori italiani , i suoi giornali e rotocalchi raggiungono alte tirature . Ogni sera vi si tengono decine di conferenze e dibattiti , il Piccolo Teatro ha ottenuto successi internazionali , la Scala fa quel che può ( meno di quel che potrebbe ) per sopravvivere , la direzione locale della Rai - TV compie lodevoli sforzi , ma non si è mai riusciti a dare alla città un decente museo d ' arte moderna . Tuttavia la somma di simili meriti e demeriti è ben lontana dal dare un risultato positivo . Non mancano le apparecchiature e i mezzi , è invece assente la volontà di coordinare gli strumenti a disposizione e di dare al pubblico , anche al pubblico dei meno abbienti , quei « servizi » ch ' esso avrebbe il diritto di pretendere . Che Milano sia stata sempre una città sorda all ' intelligenza non può dirsi in alcun modo . Anche senza essere un longobardista ( com ' era il compianto Bognetti ) e nemmeno un lombardista ( com ' è il valentissimo Dante Isella ) io so quanto Milano abbia contato nella storia dell ' intelligenza italiana . Lo so per averlo letto nei libri , non lo so affatto per mie recenti esperienze personali . Tra il '25 e il '30 io venivo a Milano come si va alla Mecca : per rendere il mio tributo a una città d ' eccezione . Ma se debbo prescindere dall ' enorme importanza che Milano ha nel campo dell ' industria e dell ' economia , io amo questa città per l ' innegabile senso civico dei suoi abitanti , l ' amo perché vivendoci riesco quasi a dimenticarmi di essere in Italia ( e non è dir poco ) , l ' amo perché qui il sottobosco politico e pseudo culturale fa poca presa , l ' amo perché i miei amici A B C ... Z non potrebbero viverci e prosperare , l ' amo perché qui si può vivere senza vedere nessuno , senza essere coinvolto in qualsiasi indecoroso intrallazzo mondano , senza vergognarmi di essere al mondo , l ' amo con tutto il cuore ma non riesco ad amarla per la souplesse , l ' agilità e l ' acume della sua intelligenza . Dipenderà dai cittadini di Milano un futuro e imprevedibile mutamento del volto , del carattere della città ? Certamente , ma non dai suoi uomini d ' oggi . Milano è una città buona , ma non è una città interessante . Gli stranieri vengono qui per ragioni d ' affari , ma ben pochi viaggiatori sentimentali ( nel senso reso tradizionale da Sterne ) vengono a stabilirvisi . Milano potrà dunque , anzi dovrà , diventare una città di cultura rinunziando ( et pour cause ) a quanto non ha di congeniale : il colore locale , la cattiva reputazione , lo scandalo , la moda . Sarà possibile ? Tutto dipenderà dai suoi uomini di domani . Se i giovani d ' oggi si tagliassero la barba e imparassero a studiare senza far credito alle molte università che vi sorgeranno , numerose come i funghi , allora Milano potrebbe acquistare quella dimensione morale e culturale che altre città italiane , malgrado l ' infuriare delle discordie politiche , hanno saputo in qualche modo difendere . Ricordiamo però che la cultura non si fabbrica , nasce da sé quando è giunto il momento propizio . E il momento stesso è una grazia che bisogna meritare .
VILLA GIORGINA ( MONTANI CARLO , 1929 )
StampaPeriodica ,
Fino a qualche anno addietro , in quella aristocratica Via Po che è una delle più caratteristiche della Roma d ' oggi - anche perché hanno potuto sbizzarrirsi , però senza insopportabili eccessi , i giovani architetti contemporanei - un muro di cinta - dal quale un enorme ciuffo di palme usciva come dai margini di un vaso - stava a segnare una area fabbricabile in paziente attesa di aumento del suo prezzo a metro quadrato . Tutt ' intorno si costruiva febbrilmente a preparare le dimore signorili dello stupendo quartiere romano limitato da due ville celebrate : la Villa Borghese e la Villa Albani , sull ' area ove gli sterri delle vaste fondazioni rivelavano ogni giorno di più e con maggiore sicurezza , l ' esistenza in antico di una necropoli dei pretoriani . Ma l ' area rimaneva ostinatamente abbandonata , rivelando appena qualche traccia di chi l ' aveva avuta in proprietà , come i Torlonia e un allevatore di cavalli piemontese , il vecchio cav . Bertoni , il cui nome resta legato all ' inizio dello sviluppo ippico nella capitale . Un bel giorno , il muro di cinta fu chiuso a sua volta da uno steccato che , insieme alle chiome cupe dei lecci superstiti e delle palme ondeggianti , celò al pubblico per un paio d ' anni ciò che si faceva là dentro . Finché apparve il ... ninnolo di Villa Giorgina . Un fortunato quanto intelligente industriale piemontese , il comm . Isaia Levi - cavaliere del lavoro - benemerito anche per aver disposto a sue spese il razionale e magnifico restauro del celebre Palazzo Madama di Torino sede del primo parlamento italiano - incontratosi con un giovane architetto di noto buon gusto , gli aveva detto semplicemente : - Ho acquistato l ' area di via Po per costruirvi una villa dedicata alla memoria della mia figliuola quindicenne immaturamente perduta . Faccia lei ! Fortuna singolare , incarico lusinghiero , ma anche denso di responsabilità , che tuttavia fu accettato senza esitazione , anzi con piena coscienza di assolverlo , dall ' architetto Clemente Busiri , figliuolo degnissimo di quel Carlo Busiri che diede magnifiche prove del suo valore , specialmente al servizio di casate principesche come la Doria Pamphilj e in edifici moderni di Roma , come in sapienti ricostruzioni seicentesche . Il Busiri si propose di creare sull ' area messa a disposizione del suo talento , appunto uno di quegli ambienti del Seicento , una di quelle caratteristiche ville romane che videro soprattutto il fasto del tempo papale espresso architettonicamente dal Vignola , dal Borromini e dal Bernini . Per far ciò , avendo in mente fin dal principio una netta visione del risultato da conseguire , l ' architetto si diede ad una ricerca paziente quanto fortunata di un cospicuo materiale antico di cui avrebbe con discernimento curato a suo tempo l ' impiego , per le necessità decorative ; e si accinse alla sua bella fatica con fervido entusiasmo , fiancheggiato e sorretto dal fiducioso buon gusto dei padroni di casa i quali gli ripetevano ogni tanto il fatidico " Faccia lei ! " . Oggi la Villa Giorgina è una deliziosa realtà che allieta col sorriso di un piccolo ma stupendo parco , uno dei quartieri più eleganti della nuova Roma e che aduna tra le sue mura una quantità cospicua di cose belle , forse destinate altrimenti ad andare purtroppo disperse .
StampaQuotidiana ,
Londra , 1 . giugno - Annotta sulla moltitudine in Trafalgar Square , in Hyde Park , in Park Lane , la moltitudine che dall ' aurora si accampa presso le transenne delle vie , coraggiosa e cocciuta , in attesa . Sarà una notte crudele , come è stato crudele il giorno . Brevi schiarite nel cielo , qualche attimo di sole , poi nuvole , un vento pazzo , un turbinio di foglie , folate di polvere , e gelo , e pioggia : l ' « escursione » , come la chiamano i meteorologi , il saliscendi della temperatura ha oscillato tra i 5 e i 23 gradi sopra zero . Le previsioni per domani , nei limiti in cui è possibile prevedere il tempo in Inghilterra , sono assolutamente fosche . Credete che tutto questo abbia ragione della perseveranza britannica ? Mistress Zoe Neame , di 73 anni , la prima a mettersi in fila col suo sgabello pieghevole sotto la statua di re Carlo in eccellente posizione strategica , ha dichiarato : « Per mesi ho avuto cura di sottopormi agli acquazzoni in giardino a capo scoperto ; ho assistito a diverse partite di calcio per abituarmi al clamore improvviso . Sono sicura che passerò una notte ideale » . Da un certo punto di vista , lo spettacolo della folla all ' addiaccio vale molto di più della rutilante kermesse di domani . Non è facile immaginare il colpo d ' occhio : si pensi alle grandi arterie del West End , ai parchi sterminati che le fronteggiano ; da un lato , lungo la linea degli edifici solenni , le tribune color d ' oro e azzurro , folte di vessilli , sono ancora deserte ( si sono prenotati posti fino a 50 ghinee , quasi centomila lire l ' uno : l ' afflusso comincerà domattina ) ; dal lato opposto , dove stanno le transenne contro il verde dei boschi , il camping è formicolante come in una città devastata dal terremoto . Gli uffici statistici assicurano che alle dieci di stasera un milione di persone « giace sotto le stelle » ; ho visto fra loro paralitici appisolati nei carrozzini con un plaid sulle ginocchia , e un crocchio di ragazze vestite tutte allo stesso modo con tailleurs tagliati nella stoffa della bandiera . L ' Union Jack è dovunque , a segnalare i gruppi all ' addiaccio . Vi sono nella folla donne sole , generalmente in calzoni lunghi ( qualcuna in short ) , sedute o sdraiate su coperte , serissime in viso , occupate a ingannare il tempo ascoltando le radio portatili o leggendo romanzi polizieschi . Vi sono anche studenti , a nuclei di due o tre , eccitati dall ' avventura e tuttavia provvisti dei libri di latino : fra tre giorni li attende l ' esame . Ho visto malinconiche pattuglie di negri nella ressa , rassegnati a dormire su un giaciglio di carta di giornale sotto la pioggia , e vengono dalla languida , soffocante Tobago , questa torrida perla della Corona . Il nerbo della moltitudine è formato da gruppi di familiari , il che dà suono e colore alla scena di insieme . Certe famiglie appaiono petulanti e cospicue : sono dominate dai nonni , includono i bambini al disotto dei cinque anni e sono riuscite a conquistare posizioni di favore , colla possibilità di montare piccole tende addossate ai tronchi d ' albero , e cucinette da campo . Altre famiglie ( ecco qualcosa che verrebbe definito incredibile in qualsiasi luogo diverso dall ' Inghilterra ) sono teneramente timide : le costituiscono marito e moglie : è la loro luna di miele . La sposa calza soprascarpe di gomma contro la pioggia , lo sposo protegge sotto la falda dell ' impermeabile il pacchetto dei sandwiches confezionati secondo le raccomandazioni dei giornali , « leggeri e nutrienti » . Per la prima volta nella storia inglese sono apparse sulla stampa rubriche culinarie ; il « News Chronicle » si è spinto a elencare dieci ricette di tramezzini all ' acciuga . « Evitate di portarvi dietro l ' ombrello » ha consigliato il Coronation Accomodation Bureau ; ed effettivamente non ci sono ombrelli . La folla è qui , sotto l ' intemperie del cielo ; fuochi brillano nella notte ; i più giovani cantano in coro gli antichi motivi sacri o , volubilmente , Lilì Marlene ; i bambini dormono in grembo alle madri ; robuste voci cuckney si levano a imprecare ; i venditori di programmi hanno esaurito i loro fascicoli , né ci sono più coccarde ; si brinda con birra nera alla « nostra piccola regina » ; 8500 tra infermieri , barellieri e medici stanno sulla soglia delle tende di soccorso nel fitto dei parchi ; tutto è pronto per domani ; la folla in attesa è gaia , spartana , mal vestita e selvaggia , « civilissimamente selvaggia » come ha detto Bevan . Per un attimo , domani , nell ' ininterrotto clamore , ciascuno della folla vedrà il sorriso di Elisabetta dal cocchio di favola , il profilo acuto del Principe Consorte : questa parrà l ' acme della cerimonia , sembrerà raggiunto lo scopo d ' una così lunga pazienza : e la « realtà » dell ' evento sarà stata invece l ' attesa stessa , la folla stessa : la folla padrona di sé , ilare , ostinata , libera , quella medesima folla che non piegò sotto l ' insidia , che non cedette mai , che si nutrì di sangue e di lagrime per pagarsi « il lusso di un mito » . Il giornale comunista « Daily Worker » ha molta fiducia nella credulità dei suoi diecimila lettori quando scrive che « tutta la nostra storia prova come l ' anima del popolo inglese sia profondamente repubblicana » ; la verità è che un millennio di concordia , di indipendenza e di fede , solo questa esperienza difficile , giustifica tanto amore per una dinastia incontaminata . Così Londra mareggiante di popolo , Londra corale va verso l ' incoronazione della sua Regina . La cronaca di oggi non può essere , appunto , se non corale . Ciò che stamane « faceva » ancora notizia , l ' arrivo di Merle Oberon o di Linda Darnell , il party offerto dal magnate hollywoodiano Skouras , le dodici broches di zaffiri sull ' abito di damasco di Lady Jane Vane - Tempest , tutto ciò stasera è remoto . Stasera due milioni e mezzo di persone hanno invaso Londra dalla provincia , su 6500 treni speciali . Per le strade non si circola più . A Piccadilly Circus , gremito come un alveare , folle di soldati della Guardia Irlandese , anzacs dai visi di cuoio baciano sulla bocca le ragazze di Londra , vestite di seta leggera ; i torreggianti cypays della Brigata dell ' Assam , dal capo avvolto nei turbanti viola , guardano con i neri occhi i fuochi d ' artificio nel cielo . L ' Impero sembra vivo come nei giorni della Regina Vittoria ; « le prospettive della grande sbornia di domani notte sono esaltanti » scrive un foglio conservatore ; « i mercanti di birra sono persuasi che il Governo trarrà dalla tassa sugli alcoolici , in un giorno solo , tre milioni di sterline : aleggia su Londra l ' anima di Kipling » . Povero Kipling . Il poeta inglese che nella circostanza dell ' incoronazione riceve dalla Regina l ' Ordine del Merito , il prezioso e patetico Walter de la Mare , è particolarmente apprezzato dalla critica per una ode che comincia : « Amo la solitudine , odio l ' abbominevole folla » .
La revisione ( Rossanda Rossana , 1997 )
StampaQuotidiana ,
Non sarà indolore accogliere l ' istanza di revisione della condanna di Sofri , Bompressi e Pietrostefani presentata dall ' avvocato Gamberini alla Corte d ' appello di Milano . Ma sarebbe ancor meno indolore respingerla . Essa compie quel salto nella lettura del rinvio a giudizio che andava fatto già al processo di prima istanza , quando i carabinieri ammisero che , prima di presentare il Marino alla magistratura milanese , lo avevano intrattenuto nottetempo per oltre due settimane . Con il colonnello Bonaventura , esperto di antiterrorismo , veniva giù da Milano a Sarzana apposta . I conciliaboli , mai verbalizzati , sarebbero rimasti segreti se un modesto prete non avesse innocentemente detto in aula di quel via vai notturno . Poiché la tesi accusatoria si fonda soltanto sulla crediblità di Marino , l ' Arma teneva a non far sapere che tanto spontaneo e improvviso il racconto dell ' uomo non era : si sarebbe potuto pensare che era stato filtrato , se non addirittura suggerito . Di questa menzogna nessuno chiese davvero conto ai carabinieri . E qui sta la seconda enormità . Perché i casi sono due : o la procura di Milano , nelle persone del dottor Pomarici e poi del dottor Lombardi , è sotto l ' inganno dei carabinieri quando ne avalla la versione nel rinvio a giudizio , oppure sa che essa è falsa ma è d ' accordo con loro nel sottrarre una prova fondamentale sulla credibilità di Marino . Nel 1988 o l ' Arma o la procura hanno mentito . E non si sono mai corretti . I carabinieri guidano Marino nel bizzarro riconoscimento dell ' appartamento dove avrebbe preparato l ' attentato , o lo inducono nei loro stessi errori sull ' identikit dell ' omicida . Il colonnello Bonaventura dichiara che per lui " andava da sé " che Lotta Continua avesse ucciso Calabresi . Da bravo sceriffo , li deve incastrare con le buone o le cattive e quando le cattive vengono alla luce neppur sente il bisogno di difendersi . Né si correggono i giudici , soltanto un ' analoga convinzione e idea di " efficacia " spiega come tutte le corti , eccezion fatta per la Cassazione nel 1992 , abbiano fatto agevolmente a meno di riscontri effettivi , abbiano screditato le testimonianze contro l ' accusa e largheggiato con le altre , spingendosi fino a stravolgere le dichiarazioni , o far dichiarare un defunto , per non parlare della calma con la quale accettano la distruzione delle prove prima del processo , e non chiedono esami e perizie che , come l ' istanza dimostra , si potevano ben fare . L ' istanza di revisione chiama finalmente con il suo nome quel che somiglia , più che a una serie di sbagli , a una montatura che una volta partita cresce su stessa , coinvolgendo un tribunale dopo l ' altro . È il riordino e la minuziosa verifica di tutti i materiali che getta una luce impressionante anche su quel che sapevamo . Il ricorso porta inoltre elementi nuovi . Non molti . Uno , enorme , la dichiarazione di una persona presente all ' attentato che inutilmente dice di aver riconosciuto l ' assassino al dottor Allegra della questura di Milano - quello dell ' interrogatorio a Pinelli - e dal suo ostinato fingere di non sentire deriva un grande spavento , durato troppo a lungo . Altri minori , ma non meno ripugnanti , come il documento d ' un tale dei Ros di Trapani che si dice convinto , in comune con la procura di Milano , che Rostagno sia stato fatto ammazzare da Sofri o i suoi amici , sempre per celare l ' assassinio di Calabresi . Brutta faccenda , fra apparati che non osano smentirsi . In che paese viviamo ? si chiede Salvatore Mannuzzu a proposito del testimone azzittito e delle prove sparite o sostituite . Sì , in che paese viviamo ? Quale idea di sé e dei propri diritti e doveri regge l ' Arma dei carabinieri e le corti giudicanti ? L ' istanza di revisione va raccolta , non solo per restituire libertà ai tre condannati , ma per restituire a noi qualche fiducia nelle istituzioni della giustizia .
PROBLEMI DELLE CITTA'-GIARDINO ( SARTORIS ALBERTO , 1930 )
StampaPeriodica ,
Il sistema di costruzione adottato a Francoforte sul Meno - sistema d ' altronde brevettato - risponde alle esigenze normali di complessi di piccole abitazioni ed ha quindi potuto essere utilizzato con efficacia nella costituzione di agglomerati architettonici di uno , due e tre piani . Onde evitare l ' ingombro della città e , per mezzo di comunicazioni rapide , procurare all ' impiegato ed all ' operaio la possibilità di lavorare in centri industriali o commerciali pur risiedendo in campagna , nei dintorni immediati di Francoforte vennero così edificate in breve tempo parecchie città - giardino o " città di scorta " ( Trabantetnstädte ) : Praunheim , Ginnheim , Heddernheim , Niederrad , Oberrad , Ellerhof , ecc . Gli effetti dell ' uniformità , spauracchio di vecchi conservatori refrattari ad oltranza ad ogni innovazione nel campo architettonico , non appaiono assolutamente nelle città - giardino di Francoforte sul Meno , ove la standardizzazione non motiva case in serie di un dato ed unico tipo , ma risiede abilmente nello studio di un procedimento costruttivo avente per fine di realizzare i più varii edifici con elementi identici , normalizzati . In quanto all ' estetica che può valersi anche della policromia , la quale in certi casi accusa armoniosamente gruppi o parti di costruzioni , essa trae dai principi dell ' architettura meccanizzata e dalla restrizione voluta delle forme e degli elementi , una purezza nei volumi , una sobrietà nelle linee che solo possono raggiungere le nuove espressioni dell ' architettura moderna .
StampaQuotidiana ,
Roma , 9 giugno - L ' eccitazione è cominciata ieri sera , verso le otto ; dieci minuti prima , circa . Sulla terrazza di Palazzo Wedekind alcuni uomini furono visti indaffarati ad allestire cartelli di segnalazione , di quelli usati per informare i passanti dell ' ordine d ' arrivo in una tappa del Giro d ' Italia . Per questo , almeno , la redazione del giornale che ha i suoi uffici in Palazzo Wedekind , piazza Colonna , li aveva adoperati fino a pochi giorni or sono , perché la balconata della terrazza , sovrastante il portico di Veio , è perfettamente visibile da tutta la piazza , da sotto la galleria , da largo Chigi , e da un tratto del Corso . Ma ieri sera non si trattava del Giro d ' Italia ; si esponevano i primi risultati delle elezioni per qualche collegio senatoriale , e quelle prime , sparute cifre , ottennero l ' effetto di bloccare tutto il traffico . Veniva segnalata , come prima , una buona affermazione dei fascisti ; un ' altra relativamente favorevole ai monarchici , mentre pareva che i comunisti fossero in qualche difficoltà , che i democratici cristiani non avessero ottenuto il risultato che si poteva attendere ; per i « minori » , poi , quelle cifre sembravano , non tanto dico sfavorevoli , ma addirittura inique , così da far provare uno stringimento di cuore . Ed era peggio , ancora , il fatto che quella tabella sventurata accese di entusiasmo la folla dei passanti . A sentire gli applausi che salivano dalla piazza al balcone c ' era da credere che Roma fosse tornata ad essere la Roma dei fascisti che si piacevano nelle adunate . E sembrava di essere caduti di nuovo indietro , nel passato , fra tanti che acclamavano , gridavano , spingendosi , pressandosi sotto il balcone . Che brutta Roma , si pensava . Ed era brutta anche perché poco lontano , dove si stampa un altro giornale , a Palazzo Sciano . , nello stesso momento si ripetevano le stesse scene ; e uguali ancora in via IV Novembre , presso piazza Venezia , sotto i balconi di altre redazioni . In breve , insomma , il traffico di tutto il centro della città restò paralizzato . Mai si era visto ancora , neppure nei giorni della propaganda elettorale , in nessuna piazza , un così largo assembramento , che si poteva anzi prevedere non dovesse disperdersi , perché la gente rimaneva ferma , gli occhi in aria , immaginandosi che i numeri delle tabelle avessero a seguirsi , ad integrarsi rapidamente , avviarsi verso la conclusione di un definitivo comunicato sui risultati delle elezioni . Telefonò il prefetto ai direttori dei giornali , che per piacere ritirassero i cartelloni esposti : « Sapete che da oggi alle 14 sono vietate , fino a nuovo ordine , le manifestazioni politiche di ogni genere . Faccio osservare che le vostre tabelle le stanno provocando » . Le tabelle scomparvero , e la folla , trascorsa una mezz ' ora , incominciò ad andarsene delusa . « Vedi che razza di libertà ! » protestava una donna con al petto il distintivo dei neofascisti . E se anche l ' ingombro per le strade , e le grida , e gli applausi , e poi quelle proteste , erano state cose di brevissima durata , pure restavano come episodi di uno sgradevole significato , e acquistavano il senso - per chi fosse di animo apprensivo - di un triste auspicio . Così una certa ombrosa melanconia , fatta di preoccupazioni , di recriminazioni , e in qualche modo di dispetto , si diffondeva per le strade , nei ristoranti , nei caffè . Forse soltanto i giorni dell ' attesa dei risultati del referendum erano stati tanto ansiosi . Ai giornalisti di servizio in sala stampa telefonavano gli amici : « Ebbene , insomma , ma è possibile che non sappiate ancora niente ? Che cosa fanno quelli del Viminale ? Ma , perbacco , informatevi ! » . Pareva proprio che la colpa fosse nostra , se alle dieci , alle undici , non si era in grado di sapere nulla . La « sala stampa » occupa quasi tutto un piano di un grande palazzo fra il corso Umberto e piazza San Silvestro . Più che una sala è una serie di stanze , tutte vaste e tutte piene di tavoli , comunicanti per corridoi che sono tutti fiancheggiati da cabine telefoniche , urbane e interurbane . Mai come ieri quelle cabine sono state occupate in permanenza , mai come ieri tanta gente faceva ressa tra quei tavoli . Perché non erano soltanto i giornalisti , ma anche gli amici , i conoscenti , ed un buon numero di sconosciuti rappresentanti della gran massa degli ansiosi di Roma . Venivano dai cinema e dai teatri ; ne salirono alcuni da un caffè sottostante la « sala stampa » che è frequentato dai fascisti ; altri arrivarono da più lontano , dai caffè di via Veneto che sono i luoghi di convegno dei liberali . Era l ' una di notte , e le notizie erano cattive . Poi dispiaceva , dava un fastidio veramente fisico , vedere quelle facce di fascisti insuperbite dal successo nelle elezioni a Roma ; vederle da vicino , e quasi attorno ai nostri tavoli , o sentire le voci ridiventate altezzose come un tempo che rimbombavano nei corridoi riuscendo a penetrare fin dentro le cabine : erano cose , queste , che quasi trasformavano in tanti fatti personali i più ampi motivi di preoccupazione politica . Si sperava nel Nord , in ogni modo : nel solido Piemonte , nella saggia Lombardia , nella prudenza dei veneti , nella tenacia democratica dei liguri . Resisteranno ? Lo sbandamento degli elettori romani sembrava favorito , e le sue conseguenze aggravate , dalla ventata reazionaria che saliva dal Sud , afosa come lo scirocco , minacciosa di pioggia come quella che cadeva e cadde ancora tutta la notte sulla città . Quella pioggia angosciosa : non la potremo dimenticare , non dissociarla dal ricordo delle corse notturne che facemmo tra San Silvestro e il Viminale , sull ' asfalto nero che luccicava - un po ' sinistramente nelle nostre impressioni - corse inutili , vane , alla ricerca di una notizia da portare in ufficio , nella speranza di un indizio sicuro , di un orientamento cui affidarsi . Scelba era andato a casa , i funzionari si stringevano nelle spalle , nessuno aveva una notizia più di quelle poche che tutti avevano , che arrivavano a tutti su striscette di carta con sigle e cifre esasperanti di risultati parziali . In « sala stampa » per due ore si fecero addizioni . Numeri , numeri , numeri , da incolonnare e da sommare , da confrontare e valutare : si perdeva la testa , si chiedeva il soccorso dei visitatori amici : « Chi è ragioniere tra di voi ? C ' è un matematico in aiuto ? » . Il cielo , fuori , si schiariva sotto le nubi per l ' alba che sorgeva . I giornali del mattino ormai « chiudevano » le ultime edizioni nelle tipografie di tutta Italia ; noi avevamo fattolo spoglio dei primi cinque milioni di voti e i risultati davano un vantaggio , piuttosto stretto , ai partiti di centro nei confronti delle opposizioni sommate insieme . Andavamo a dormire , e per le strade trovavamo a darci il cambio , come primi nel risveglio della città , gli spazzini municipali . Sotto le loro spatole , raschiati dai loro arnesi , cadevano dalle facciate delle case i simboli di lista e le effigi dei candidati , gli inviti al voto e le caricature degli avversari , gli scudi , le fiamme , le falci , le bandiere , le foglie , le corone . La giornata che stava cominciando ci avrebbe forse dato la notizia . La « notizia » per antonomasia , quella vera , la sola ormai che ci premeva dopo tanto affluire , tanto incalzare di particelle di notizie che ci avevano ossessionati nella nottata , e che anche il mattino , continuando inesorabili , ci svegliarono innanzi tempo , telefonate da zelanti e premurosi e curiosissimi amici che in cambio domandavano pareri : « Che te ne sembra ? Che cosa sai dal Nord ? » . Verso le due del pomeriggio sembrò che andasse bene . Lo aveva detto Scelba uscendo per andare a colazione , e promettendo un comunicato , esauriente e ufficiale , per le cinque . Ma alle cinque non c ' era , al Viminale . C ' erano invece voci allarmanti : la forza pubblica - la polizia e i reparti dello stesso esercito - era in allarme in tutta Italia - si prevedeva di dover presidiare le sezioni dei partiti di sinistra , le sedi dei monarchici e del MSI . « E che si dice per il resto ? » « I dirigenti democristiani siedono in permanenza a Palazzo del Gesù . De Gasperi è a colloquio col generale Ridgway , Scelba ha chiamato a rapporto il questore Polito . » Con Polito , infatti , Scelba entrò nella sala dei giornalisti un ' ora e un quarto dopo l ' appuntamento che ci aveva fissato . Fu circondato subito , e davanti alla bocca gli furono messi ricevitori di telefono ed il microfono della RAI . Agli altri capi dei fili c ' erano l ' apparecchio di registrazione e stenografi in ascolto per conto di giornali e di agenzie . Scelba disse le poche parole che sappiamo , con quella voce fredda , leggermente nasale , che egli mantiene inalterata quali che siano le circostanze . Di nuovo ci fu solo che alcuni giornalisti lo trovarono più pallido del solito . Comunque , il senso delle sue parole era un rinvio della « notizia » che aspettavamo . Venne la sera , ed eravamo ancora nell ' attesa . Accendemmo le luci . Incombeva la notte , e oramai sapevamo che sarebbe stata un ' altra notte ancora come quella di ieri : senza speranza della notizia , e col timore che domani non sia come ci eravamo augurato .
Trappole ( Rossanda Rossana , 2001 )
StampaQuotidiana ,
Alcune sedicenti avanguardie si stanno sprecando in gesticolazioni , persuase che sono i simboli a fare i poteri e non viceversa . La soddisfazione di stare sui giornali li compensa dalla frustrazione di non saper che fare se non aspettare un appuntamento di qualche vertice per essere sicuri di esistere . C ' è qualcuno disposto a sostenere che a Genova i Black bloc hanno messo in difficoltà il G8 ? Non credo . Si riuniranno nelle Montagne Rocciose o non avranno bisogno di riunirsi affatto . C ' è qualcuno disposto a sostenere che spaccando vetrine e provocando tafferugli hanno reso un servizio al Genoa Social Forum ? Non credo . La polizia si è scatenata , Fini e Cossiga le hanno garantito ogni appoggio , Berlusconi sostituirà i muscoli con i muscoli . Alcune sedicenti avanguardie si stanno sprecando in gesticolazioni , persuase che sono i simboli a fare i poteri e non viceversa . O , se hanno abbastanza sale in zucca per sapere come funziona , la soddisfazione di stare sui giornali li compensa dalla frustrazione di non saper che fare se non aspettare un appuntamento di qualche vertice per essere sicuri di esistere . Sarebbe un fenomeno sociale di modesto interesse se , oltre a dare pretesti al monopolio statale della violenza , non danneggiasse l ' estendersi a macchia d ' olio di gruppi , soggetti , genti che hanno capito che cos ' è il dominio mondiale del capitale e del mercato , ne studiano e attaccano i meccanismi , destabilizzano le tradizionali forze politiche , hanno già spostato in Italia il più importante sindacato , fanno e comunicano politica in tutto il pianeta . Sono confluiti a Genova come a Porto Alegre e sono il solo fenomeno politico grosso e nuovo . Che di essi non si riesca neanche a parlare - e tantomeno delle tesi che hanno sviluppato a Genova , oltre che nei cortei , in un mese di riunioni e colloqui dove avveniva un vero salto di coscienza e cultura - perché la scena è occupata dall ' immagine della polizia che picchia e dai giovani con le mani alzati , e perché di questo scenario si sono impadronite per le loro schermaglie maggioranza e opposizione a Genova assenti , è già un paradosso . Ovvio , obbligatorio , ma paradosso . Genova non era un appuntamento per il diritto di manifestare , era per far sentire le tesi di gruppi che lavorano da anni , si sono creati un enorme ascolto , i cui argomenti , come nel caso di Attac , danno il mal di testa ai governi , che non solo denunciano ma sono e fanno , e invadono territori che la politica politicante aveva bruciato . Gli occorre sfondare l ' egemonia dei luoghi comuni , non uno schieramento di polizia . Gli occorre costruirsi delle sponde , non venire isolati . Susan George si domandava in questi giorni come il movimento potrà manifestare se ogni volta sarà parassitato da gruppi che , se va bene , sfogano nello spaccar vetrine un vero disagio esistenziale o pretendono di insegnare ai poveri nonviolenti come stanno veramente le cose e quel che bisognerebbe fare . Susan George è pessimista , ma si capisce che sia preoccupata . Già ieri le gazzette hanno premurosamente offerto uno specchio al ragazzo di Napoli che dichiara guerra al vertice di settembre della Nato , e oggi parleranno del documento di un deficiente che minaccia di morte De Gennaro . Così possono fare a meno di scrivere che cosa è e a che serve lo scudo spaziale di Bush del quale si parlerà a Napoli , come qualmente l ' Italia sia il solo paese europeo che lo sostiene , e come questo succeda anche perché è passata sotto silenzio l ' adesione di D ' Alema alla Nato 2 durante la guerra del Kosovo . Né l ' una né l ' altra sarebbero andate lisce se due o trecentomila persone invece che quattro gatti fossero andate in tempo , un po ' più informati e decisi , davanti a Palazzo Chigi . Possibile che l ' esperienza non insegni niente ?
GUSTO E DEFORMAZIONE ( BERNARDI MARZIANO , 1930 )
StampaPeriodica ,
Tutti sanno che l ' arte d ' oggi in genere , e più specialmente quella decorativa , tende ( per reazione al superdecorativismo dello stile floreale ed ispirandosi all ' estetica della macchina ) ad una estrema semplificazione , ed è propensa - tanto nell ' arredo quanto nell ' architettura - ad affidare il valore estetico del prodotto alla non più mascherata evidenza dei valori utilitari . Si dice cioè : ciò che risponde a un ' esigenza costruttiva può rispondere altresì a un ' esigenza estetica . Ma anche qui occorre andare molto cauti . Se infatti un architetto , portando all ' estremo l ' ideologia corrente , ridurrà , come ora qualcuno non esiterebbe a fare , una casa a un cubo sforacchiato da finestre , avrà , con la sua iperbole , depauperato il concetto architettonico del presupposto stesso di creazione artistica per ridurlo a sinonimo di un concetto di pura e semplice utilità . Avrà cioè alzato dei muri , ma non creato arte . Così se viceversa un progettista di mobili , sempre per seguire l ' odierno indirizzo " razionale " dell ' architettura e della decorazione , disegnando una poltrona o una seggiola ne vedrà le gambe ed i bracciuoli in funzione soltanto utilitaria , e scambiando questa funzione con una finalità estetica la tradurrà in sagome inutilmente tozze , mostruosamente goffe e pesanti ( ed è cosa che si vede sfogliando qualsiasi rivista d ' arte decorativa ) , non soltanto farà opera " irrazionale " - perché assioma " razionalistico " è che l ' oggetto , o la parte di esso , sia assolutamente adeguato all ' uso - ma cadrà nello stesso assurdo dell ' artista barocco , il quale esagerava , ingigantiva , esasperava fino all ' enfasi il motivo decorativo appunto perché il decorativismo , come finalità suprema dell ' arte , era proprio dello spirito del tempo . Basi dunque della vitalità di ogni forma artistica sono anzitutto l ' equilibrio e l ' armonia ; e quella perfetta misura che risulta da un ' altrettanto perfetta comprensione , assimilazione e critica degli elementi stilistici caratteristici di una epoca , che , tradotti in creazione originale d ' arte , riescono espressione squisita di un " gusto " .
StampaQuotidiana ,
Siracusa , 2 ottobre - Più nessuno chiama la piazza Euripide , che si trova nella popolare borgata di Santa Lucia , con il vero nome . Oggi tutti la conoscono come piazza dei miracoli . È una piazza a forma di triangolo isoscele con la base verso un terrapieno della ferrovia e da molto tempo era lasciata in abbandono . Soltanto il mese scorso il comune decise di sistemarla ed i siracusani affermano : « Proprio come se l ' avesse ordinato la Madonna » . Dicono così perché adesso , sopra una stele , verso il vertice della piazza e contro la facciata di una casa dipinta di rosa , hanno esposto quella immagine che già tutti conoscono come la « Madonna delle Lacrime » . Da tre settimane , giorno e notte , sulla piazza Euripide c ' è gente che viene a supplicare una grazia o , semplicemente , a vedere di che si tratta . Ogni giorno la media dei visitatori è di circa cinquemila persone e va sempre crescendo ; di domenica si toccano punte di ventimila . All ' angolo con la via Timoleonte funziona un posto di pronto soccorso . Gli agenti della polizia regolano l ' afflusso , le crocerossine aiutano gli ammalati e gli infermieri trasportano gli invalidi con le barelle . Da tre settimane , su questa piazza , passano migliaia di fedeli , di curiosi e vi si radunano storpi , rachitici , deformi , paralitici , deficienti e ciechi e muti e sordi . Sotto il sole ancora forte o nelle notti ancora tiepide alcuni urlano le loro invocazioni , altri le mormorano con gli occhi pieni di pianto . Parecchi stanno ore ed ore fermi , lo sguardo fisso sulla Madonna , in attesa paziente . Ogni tanto la folla si agita e si commuove perché all ' improvviso corre l ' annuncio di una guarigione miracolosa e tutti vorrebbero vedere e toccare e sentire . I bambini ammalati , per lo più deformi per paralisi o scossi da singulti nervosi od ignari e sprofondati nella smemoratezza di chi sa quale malattia , vengono aiutati da preti e da inservienti perché possano sfiorare con la propria mano l ' icona della Madonna . Ieri notte mi è capitato di vedere un gruppo di muti . Nella luce dei riflettori la scena era drammatica . Gli sventurati alzando le braccia verso la piccola immagine sacra cercavano di mugolare una loro invocazione , ma era soltanto un urlo cupo , pareva un abbaiamento confuso e straziante . Da tutta la Sicilia , dall ' Italia meridionale e da più lontano ancora i pellegrini accorrono . Già si pensa di costruire una tendopoli con quattrocento letti ; già l ' Ente del Turismo provvede ad aumentare le possibilità di alloggio per quei visitatori che provenendo sempre da più lontano dovranno per forza restare una notte in città . Si sono organizzate corse speciali di treni e di autobus . Centinaia di venditori ambulanti combinano ottimi affari smerciando cartoline , catenine , immagini della Madonna di Siracusa . I negozi , i terreni intorno alla casa dove è avvenuto il fatto eccezionale o miracoloso , nel giro di pochi giorni , hanno aumentato di dieci volte il loro valore . Alla segreteria del Comitato cittadino , che si è pur dovuto costruire per imbrigliare tante attività diverse , ogni giorno arrivano centinaia di lettere ( 471 ieri ) e decine di telegrammi . Sono lettere e telegrammi che invocano una grazia o che ringraziano per averla ricevuta e c ' è chi manda danaro e chi manda oggetti d ' oro . Ognuno mette l ' indirizzo che suggerisce la fantasia , c ' è chi scrive « Alla famiglia che tiene la Madonna che piange » , o « Alla Signora di via degli Orti » ( la strada dove avvenne il fatto miracoloso e che è a duecento metri dalla piazza ) ed un biglietto , giunto dall ' Olanda , era inviato « Alla Signorina Mater Dei » , mescolando così il latino all ' imperfetta conoscenza dell ' italiano . A tutti si risponde con una circolare che dice : « Egregio signore , è pervenuta la sua lettera . Essa è stata deposta ai piedi della Madonna delle Lacrime ed i fedeli astanti sono stati invitati a pregare per le sue intenzioni . La bambagia che ha toccato le lacrime è purtroppo esaurita . Le inviamo un batuffolo che ha toccato il quadretto della Madonna . Continui a pregare con fede » . Tutta questa vicenda , che oramai ha preso proporzioni difficilmente immaginabili , ha avuto inizio il 29 di agosto e ne rifarò la storia come se si trattasse di redigere un rapporto burocratico . In modo certo i fatti sono soprannaturali e più tardi la Congregazione del Sant ' Uffizio stabilirà se devono essere considerati anche miracolosi . Oggi non c ' è altro da fare che una minuziosa ricostruzione ricorrendo alle testimonianze dei diversi protagonisti . Comincerò da Antonina Giusto , che fu la prima a vedere sgorgare dagli occhi della Madonna « il liquido che ha perfette analogie con le lacrime umane » , come è stabilito in una dichiarazione redatta da vari dottori chimici . Dopo molte trattative , protetto dalla polizia e sotto lo sguardo di centinaia di persone che avrebbero voluto fare quel che io stavo facendo , sono entrato nella piccola casa al numero 11 di via degli Orti di San Giorgio , dove è avvenuto il fatto eccezionale : una immagine della Madonna , di gesso colorato , di gusto molto popolare , fabbricata in serie da una ditta toscana , ha pianto per quattro giorni . E dirò subito di una strana coincidenza . Il primo di settembre una commissione di medici venne a prelevare il liquido che sgorgava da quegli occhi di gesso e da allora la « lacrimazione » è terminata . Dicono i fedeli : « Ecco , la prova era offerta anche agli increduli , per questo la Madonna non pianse più » . La casa nella quale entro fa parte d ' una costruzione molto semplice , del tutto di tipo meridionale . È ad un solo piano , lunga e bassa , ogni uscio un numero perché sono disposti in fila , uno dopo l ' altro . E oggi i muri sono ricoperti da firme , non c ' è più un centimetro di spazio libero . Mi trovo nella prima stanza , allo stesso livello della strada , che fa da cucina e da salotto per ricevere ; un breve corridoio conduce ad un ' altra stanza . Tutto l ' appartamento dei coniugi Jannuso è qui e la seconda camera è quella da letto , dove avvenne il « pianto » . Lui si chiama Antonio e fa l ' ortolano . Lo dicono iscritto al Partito comunista , ma nessuno è mai riuscito a strappargli una risposta precisa . Lei si chiama Antonina Giusto e la incontro seduta vicino al letto . Siamo in un locale piccolo e buio nel quale a mala pena ci si può muovere . La signora Antonina mormora : « Sono ancora tutta confusa » e poi aggiunge : « Quante cose sono capitate in così poco tempo » . Ha appena compiuto venti anni , si è sposata nel mese di marzo ed in dicembre sarà madre . Sta seduta immobile sulla seggiola , i capelli nerissimi fanno cornice al volto pallido , un poco trasognato . Con una sfumatura di rassegnazione dice : « Avrei bisogno di passeggiare , ma adesso non è più possibile . Tutti vogliono vedermi , risentire la storia di quanto è accaduto » . Torniamo al marzo di quest ' anno . Come regalo di nozze Antonina riceve dal suo futuro cognato una Madonna . Si tratta di una lastra di vetrolite nera , larga 25 ed alta 35 centimetri sulla quale è applicata una immagine della Madonna , quel che si potrebbe dire un mezzobusto . Esso è alto poco più di una spanna , l ' originale fu eseguito dallo scultore Amilcare Santini di Cecina e la riproduzione in serie è fatta da una ditta di Bagni di Lucca . Il volto è di gesso , che viene dalle cave di Brisighella , messo prima nello stampo di gomma e poi , quando è asciutto , dipinto con colori alla nitrocellulosa , così da risultare levigato e lucido . Antonina appese la Madonna al capezzale . A poco a poco divenne un oggetto come molti altri , così abituale da non farci nemmeno troppo caso . Un mese più tardi , alla fine di aprile , ella s ' accorse d ' essere in attesa d ' un figlio e cominciò un periodo infelice . Specie al mutar delle lune cadeva in brevi svenimenti , soffriva dolori acuti e perdeva per parecchie ore la vista . Venne il medico e disse che si trattava di tossicosi gravidica . Il male s ' aggravò , i dolori aumentarono e , nei momenti di crisi , Antonina si sdraiava sul letto , ma al rovescio , mettendo cioè la testa in fondo , al posto dei piedi . Come ho detto la camera è piccola . Tra il cassettone , i due comodini e la toilette ingombrante , risultava scomodo a sua sorella l ' assisterla . Per questo lei prendeva quell ' insolita posizione e così aveva proprio di fronte la Madonna appesa al capezzale . Confessa che una volta soltanto si rivolse alla immagine sacra invocando aiuto . Il 29 di agosto sopravvenne una crisi di dolore e non meravigliò nessuno . Nelle prime ore del pomeriggio Antonina fu assalita dal male , si coricò spasimando , la sorella l ' assistette . Svenne e rimase così per un quarto d ' ora . Quando tornò in sé ricorda che la sorella le chiese concitata : « Come ti senti ? E dimmi , mi vedi ? » . Antonina aprì gli occhi e , senza volerlo , lo sguardo le cadde sulla Madonna che aveva di fronte . Non soltanto vedeva chiaramente , ma anche vedeva qualche cosa che la sbigottì . Forse doveva sognare od essere vittima di una allucinazione . Vedeva le gote della Madonna bagnate , proprio come se piangesse . Abbracciando la sorella , le disse : « Guarda la Madonna , dimmi che cosa vedi » . Le due ragazze ( la sorella può avere diciassette anni ) rimasero interdette . Incredule vollero toccare l ' immagine , che era bagnata e l ' asciugarono . Dopo qualche istante il liquido ricomparve , cominciò anzi a gocciolare sul cuscino . Impaurite fuggirono a chiamare alcune vicine di casa . La prima ad accorrere fu la signora Buracca , moglie d ' un vigile , ed ebbe una scossa nervosa così forte che la dovettero ricoverare all ' ospedale . Accorsero altre donne , Tina Catauro , Concettina Nicotera , Milena Agati , Serafina Maisano , Adele Prato , Grazia Nocilla . Ognuna tornò via gridando al miracolo , la notizia si sparse nella borgata , raggiunse la città . La notte nessuno dormì . Da quella immagine di gesso sempre cadevano adagio le lacrime e non valeva asciugarle . Si rinnovavano . Il giorno dopo nella piccola strada non si poteva più circolare . I fedeli , i curiosi , i diffidenti si mescolavano per vedere quanto accadeva nella camera di Antonina . Lentamente le lacrime continuavano a sgorgare dagli occhi della Madonna e tutti volevano asciugarle , chi con il fazzoletto , altri con batuffoli di bambagia . La folla era tale da compromettere l ' ordine pubblico ed il signor Samperisi , commissario di polizia della borgata , dovette intervenire . Per conto suo avvertì il questore di quanto stava succedendo ; ed il parroco , d ' altra parte , dovette correre dall ' Arcivescovo a raccontare anche lui quanto stava capitando . Passarono due giorni . Il prodigio inspiegabile continuava a ripetersi , e già migliaia di persone potevano dire d ' essere state testimoni oculari . Venne il primo di settembre e la Curia decise di intervenire in modo palese e diretto . Si rivolse a una commissione di medici , formò un gruppo di osservatori non sospetti ed invitò ad esaminare quanto accadeva . Il mattino del primo settembre , alle ore dieci e mezzo , sette persone si presentarono nella casa di via degli Orti , fecero sgombrare la camera , cacciando i fedeli ed i curiosi . Il dottore Michele Cassola , che capitanava la spedizione , disse : « Siamo venuti a vedere di che si tratta » . Rimasero chiusi nella stanza due ore : quel che fecero , quel che videro e quanto annotarono lo dirò in un altro mio scritto .
Il crematorio di Vienna ( Montale Eugenio , 1970 )
StampaQuotidiana ,
L ' uomo alienato , anzi reificato come si dice oggi , ridotto a cosa e non più individuo , è veramente infelice per la condizione in cui è venuto a trovarsi ? Il problema è certamente mal posto perché dell ' uomo libero , non condizionato che da se stesso , la storia non offre esempi ; ma se vogliamo ammettere ch ' esso esista e sia anzi il problema d ' oggi si deve escludere che psicologi sociologi e ah nettali specialisti dell ' uomo - uomo e dell ' uomo - formica siano i più idonei a risolverlo . Gli artisti invece hanno qualcosa da dire in proposito perché la loro vocazione - e più nell ' ultimo secolo , da quando sono sorti verismo , naturalismo e altre scuole affini - sembra essere quella di denunciare l ' universale infelicità umana . Non sono però concordi nella prognosi e tanto meno nella diagnosi . L ' infelicità dell ' uomo è costitutiva , originaria oppure è l ' effetto dei « sistemi » sociali sinora sperimentati ? Gli artisti così detti engagés propendono per questa seconda ipotesi ma sanno benissimo che l ' utopia della città Felice non fu e mai sarà attuabile . Altri invece accettano l ' infelicità come la sola possibile fonte di ispirazione . L ' arte sarebbe la vita di chi non vive . E difficile immaginare che un uomo felice , un uomo « riuscito » , rinunci alla sua presente felicità per crearsi una soddisfazione post mortem scrivendo opere letterarie di non probabile sopravvivenza . Non mancano , sono anzi numerosi , gli scrittori che pur non essendo impegnati nella contestazione socio - politica sentono il bisogno di giustificare il no da essi opposto alla vita dell ' uomo d ' oggi . Tra questi , e tra i più giovani , particolarmente interessante è Goffredo Parise . Il suo no non è a senso unico : nel suo ultimo libro Il crematorio di Vienna ( Feltrinelli ) l ' accusa non è rivolta alla vita intesa come istituzione , bensì alla civiltà consumistica , che è la sua bestia nera , non certo l ' unica . Lo sguardo di Parise è stato sempre quello di un antropologo che abbia il capolavoro di Darwin come livre de chevet . Non tanto lo interessa l ' uomo come animale privilegiato ( che pensa e modifica a piacer suo o distrugge la sua vita ) quanto l ' uomo animalesco tout court che continua a mostrarsi nell ' attuale uomo civile ed economico . Non so se Parise si faccia illusioni su ciò che potrebbe essere l ' uomo allo stato di natura , il buon selvaggio . In ogni modo è la vita primordiale quella che attrae la sua attenzione ; ed è per questo che in un libro di tinte uniformi , volutamente composto sullo schema di « tema e variazioni » ( una trentina di pezzi numerati senza titoli ) si può trovare ad apertura di pagina una frase come questa : O pesci ! , in amore muto e natante , in seminagione stagionale , la vostra tecnocrazia o sistematica riproduttiva non conosce le belle regole della dialettica : fate e basta . Non conoscete , beati voi , la didattica delle convenzioni ideologiche (...) o pesci , fate , guizzate con l ' occhio non cosciente , privo di quel miraggio , verso non tecnici miraggi : il vermetto , magari traditore , la libellula , il pesce femmina , gli infiniti e gioiosi misteri di quel grande Luna Park subacqueo che è la vita ittica , ottusi ai ragionamenti , alla presenza , alla bella presenza con cappello grigio , guanti grigi , soprabito grigio dei marciatori dall ' universale bella presenza , delle confezioni , dei prodotti di bellezza per uomo , o pesci ! Non dico che questo sia un bellissimo squarcio di prosa ; ma a chi non conoscesse Parise potrebbe servire per comprendere tanti altri motivi di lui . Il tema che prevale nel Crematorio trovava già nel Padrone ( il più fortunato romanzo di Parise ) due personaggi ancora individuabili da un punto di vista che diremmo vagamente naturalistico : il padrone Max , pianta carnivora che risucchia un suo dipendente : il quale , a conti fatti , accetta una situazione a lui non del tutto sfavorevole . Il motivo del consumo , della quasi perfetta simbiosi tra il consumante e il consumatore e il consumato , dava luogo a un grottesco di forte interesse narrativo . Qui invece , nel Crematorio , i personaggi pure restando anonimi ( portano soltanto un nome che è una lettera dell ' alfabeto ) vivono in ambienti ben definiti , hanno caratteri fisici e psicologici accettabili ma perdono alquanto in credibilità . Altro è trovarsi nella condizione di robot , altro sapere di esserlo . Le figure di questo défilé pensano e riflettono sulla loro condizione con una straordinaria consapevolezza , ciò che nella vita quasi mai accade . Nella vita l ' infelicità non è di entrare nel circolo produttore - prodotto ma nell ' uscirne . Non è psicologicamente vero che l ' uomo desideri la libertà : è vero però ch ' egli deve illudersi di desiderarla . Solo in rari esempi la paranoia si affaccia nei personaggi monologanti di Parise . Tale è il caso dell ' uomo che uccide molte persone senza alcun proposito criminale , ma per darsi prova della propria abilità nel tiro a segno . Ma in casi analoghi , e assai meno cruenti , il tema del rapporto tra divoratore e divorato è quasi nascosto e si crea allora una situazione veramente poetica restando nascosta la nuda e cruda motivazione . Tale la storia dell ' innominato signore che vede in bianco e nero la sua casa , la sua famiglia e se stesso , mentre ogni altro « esterno » conserva vividi colori . Si ha qui il tema dell ' usura , ben diverso da quello dell ' uomo strumentalizzato . Là dove , invece , prevale un implacabile j ' accuse , una requisitoria contro la robottizzazione dell ' individuo , l ' ossessiva iterazione del motivo perde in efficacia e lascia alquanto incredulo il lettore - consumatore . Perché alla fin dei conti il paradosso di Parise e di tutti gli anticonsumisti ( anch ' io ho peccato in questo senso in miei vecchi scritti non narrativi ) è ch ' essi stessi sono professionali produttori e avidi consumatori di merce culturale . Si tratta di una contraddizione di fondo presente in tutta la letteratura d ' oggi . Contraddizione più apparente che reale perché non si può uccidere , artisticamente , la vita senza una forte carica di amor vitae . Questa volontà di vivere è sempre stata presente in tutti i libri di Parise e nei suoi reportages giornalistici . Nel suo ultimo libro essa sembra quasi espunta come una imperdonabile debolezza . Ciò non toglie che quand ' essa trapela Parise riacquisti tutta la sua forza .