StampaQuotidiana ,
Vivo
a
Milano
dal
1948;
avevo
allora
cinquantadue
anni
.
Perché
ho
scelto
Milano
a
preferenza
d
'
altre
città
?
Molti
amici
,
quando
vado
a
Roma
o
altrove
,
me
lo
chiedono
,
tra
stupiti
e
scandalizzati
.
E
la
mia
risposta
è
sempre
la
stessa
:
perché
a
Milano
ho
trovato
un
posto
di
lavoro
soddisfacente
.
Ma
gli
amici
non
si
arrendono
e
obiettano
:
che
ne
è
del
clima
o
meglio
dell
'
habitat
intellettuale
della
città
?
Non
è
forse
vero
che
l
'
incomunicazione
di
massa
ha
qui
toccato
uno
dei
suoi
vertici
?
E
a
questo
punto
la
mia
risposta
è
sempre
la
stessa
:
1°
)
l
'
incomunicazione
di
massa
può
essere
molto
favorevole
a
uno
scrittore
o
artista
che
non
sia
eterodiretto
,
che
non
dipenda
dagli
alti
e
bassi
della
moda
culturale
;
mentre
sarebbe
disastrosa
per
quei
titani
dell
'
aggiornamento
porno
-
sociologico
che
contestano
«
il
sistema
»
ritraendone
lauti
vantaggi
;
2°
)
anche
mettendo
da
parte
ciò
che
Milano
e
la
Lombardia
rappresentano
nella
vita
economica
del
nostro
Paese
,
anche
se
ci
scordiamo
per
un
momento
la
meravigliosa
stagione
del
romanticismo
lombardo
possiamo
tranquillamente
affermare
che
gli
anni
della
scapigliatura
e
del
primo
naturalismo
hanno
fatto
di
Milano
una
città
civilissima
e
culturalmente
importante
.
Sì
,
hanno
fatto
:
ma
ora
?
Io
posso
riferire
due
episodi
diversissimi
,
ma
forse
significativi
.
Nel
1926
incontrai
a
Milano
Italo
Svevo
,
di
cui
conoscevo
solo
l
'
opera
e
la
fotografia
.
Mi
feci
coraggio
,
mi
presentai
e
lo
condussi
subito
in
via
Borgospesso
,
al
«
Convegno
»
.
Vi
trovai
alcuni
scrittori
ben
lieti
di
rendere
omaggio
al
loro
più
anziano
collega
.
Enzo
Ferrieri
,
naturalmente
,
Carlo
Linati
,
Eugenio
Levi
,
Alessandro
Pellegrini
ed
altri
ancora
.
Qualche
mese
dopo
Svevo
tornò
al
«
Convegno
»
per
leggere
una
sua
conferenza
su
Joyce
:
fu
un
avvenimento
che
oggi
non
potrebbe
ripetersi
.
Secondo
episodio
,
trent
'
anni
dopo
.
Nel
1956
si
dette
alla
Scala
un
dramma
lirico
di
sir
William
Walton
,
Troilo
e
Cressida
.
Io
ero
il
traduttore
del
bellissimo
libretto
.
Musicalmente
,
la
partitura
era
elegantissima
,
la
parte
vocale
non
facile
.
Lo
feci
notare
a
Victor
de
Sabata
,
il
quale
sorrise
e
mi
disse
che
la
Scala
sapeva
il
fatto
suo
.
De
Sabata
,
grande
direttore
d
'
orchestra
,
era
notoriamente
incapace
di
mettere
insieme
un
cast
.
Il
risultato
fu
disastroso
:
l
'
opera
,
eseguita
da
artisti
di
terz
'
ordine
,
finì
tra
fischi
assordanti
.
Alla
fine
dello
spettacolo
né
il
Sovrintendente
,
né
il
De
Sabata
,
né
il
direttore
d
'
orchestra
si
fecero
vedere
dall
'
autore
.
Faceva
freddo
,
nevicava
.
Accompagnai
Walton
sguazzando
nella
neve
e
nelle
pozzanghere
.
Lui
era
tranquillo
,
io
pieno
di
vergogna
.
Nonostante
il
freddo
,
la
nebbia
e
lo
smog
Milano
ha
o
avrebbe
tutto
ciò
che
occorre
per
essere
un
'
importante
città
d
'
arte
e
di
cultura
.
Ha
molte
opere
d
'
arte
,
musei
,
biblioteche
(
eccellente
la
Biblioteca
comunale
)
,
alcune
università
;
possiede
due
grandi
orchestre
,
parecchie
istituzioni
musicali
,
è
sede
dei
maggiori
editori
italiani
,
i
suoi
giornali
e
rotocalchi
raggiungono
alte
tirature
.
Ogni
sera
vi
si
tengono
decine
di
conferenze
e
dibattiti
,
il
Piccolo
Teatro
ha
ottenuto
successi
internazionali
,
la
Scala
fa
quel
che
può
(
meno
di
quel
che
potrebbe
)
per
sopravvivere
,
la
direzione
locale
della
Rai
-
TV
compie
lodevoli
sforzi
,
ma
non
si
è
mai
riusciti
a
dare
alla
città
un
decente
museo
d
'
arte
moderna
.
Tuttavia
la
somma
di
simili
meriti
e
demeriti
è
ben
lontana
dal
dare
un
risultato
positivo
.
Non
mancano
le
apparecchiature
e
i
mezzi
,
è
invece
assente
la
volontà
di
coordinare
gli
strumenti
a
disposizione
e
di
dare
al
pubblico
,
anche
al
pubblico
dei
meno
abbienti
,
quei
«
servizi
»
ch
'
esso
avrebbe
il
diritto
di
pretendere
.
Che
Milano
sia
stata
sempre
una
città
sorda
all
'
intelligenza
non
può
dirsi
in
alcun
modo
.
Anche
senza
essere
un
longobardista
(
com
'
era
il
compianto
Bognetti
)
e
nemmeno
un
lombardista
(
com
'
è
il
valentissimo
Dante
Isella
)
io
so
quanto
Milano
abbia
contato
nella
storia
dell
'
intelligenza
italiana
.
Lo
so
per
averlo
letto
nei
libri
,
non
lo
so
affatto
per
mie
recenti
esperienze
personali
.
Tra
il
'25
e
il
'30
io
venivo
a
Milano
come
si
va
alla
Mecca
:
per
rendere
il
mio
tributo
a
una
città
d
'
eccezione
.
Ma
se
debbo
prescindere
dall
'
enorme
importanza
che
Milano
ha
nel
campo
dell
'
industria
e
dell
'
economia
,
io
amo
questa
città
per
l
'
innegabile
senso
civico
dei
suoi
abitanti
,
l
'
amo
perché
vivendoci
riesco
quasi
a
dimenticarmi
di
essere
in
Italia
(
e
non
è
dir
poco
)
,
l
'
amo
perché
qui
il
sottobosco
politico
e
pseudo
culturale
fa
poca
presa
,
l
'
amo
perché
i
miei
amici
A
B
C
...
Z
non
potrebbero
viverci
e
prosperare
,
l
'
amo
perché
qui
si
può
vivere
senza
vedere
nessuno
,
senza
essere
coinvolto
in
qualsiasi
indecoroso
intrallazzo
mondano
,
senza
vergognarmi
di
essere
al
mondo
,
l
'
amo
con
tutto
il
cuore
ma
non
riesco
ad
amarla
per
la
souplesse
,
l
'
agilità
e
l
'
acume
della
sua
intelligenza
.
Dipenderà
dai
cittadini
di
Milano
un
futuro
e
imprevedibile
mutamento
del
volto
,
del
carattere
della
città
?
Certamente
,
ma
non
dai
suoi
uomini
d
'
oggi
.
Milano
è
una
città
buona
,
ma
non
è
una
città
interessante
.
Gli
stranieri
vengono
qui
per
ragioni
d
'
affari
,
ma
ben
pochi
viaggiatori
sentimentali
(
nel
senso
reso
tradizionale
da
Sterne
)
vengono
a
stabilirvisi
.
Milano
potrà
dunque
,
anzi
dovrà
,
diventare
una
città
di
cultura
rinunziando
(
et
pour
cause
)
a
quanto
non
ha
di
congeniale
:
il
colore
locale
,
la
cattiva
reputazione
,
lo
scandalo
,
la
moda
.
Sarà
possibile
?
Tutto
dipenderà
dai
suoi
uomini
di
domani
.
Se
i
giovani
d
'
oggi
si
tagliassero
la
barba
e
imparassero
a
studiare
senza
far
credito
alle
molte
università
che
vi
sorgeranno
,
numerose
come
i
funghi
,
allora
Milano
potrebbe
acquistare
quella
dimensione
morale
e
culturale
che
altre
città
italiane
,
malgrado
l
'
infuriare
delle
discordie
politiche
,
hanno
saputo
in
qualche
modo
difendere
.
Ricordiamo
però
che
la
cultura
non
si
fabbrica
,
nasce
da
sé
quando
è
giunto
il
momento
propizio
.
E
il
momento
stesso
è
una
grazia
che
bisogna
meritare
.
StampaPeriodica ,
Fino
a
qualche
anno
addietro
,
in
quella
aristocratica
Via
Po
che
è
una
delle
più
caratteristiche
della
Roma
d
'
oggi
-
anche
perché
hanno
potuto
sbizzarrirsi
,
però
senza
insopportabili
eccessi
,
i
giovani
architetti
contemporanei
-
un
muro
di
cinta
-
dal
quale
un
enorme
ciuffo
di
palme
usciva
come
dai
margini
di
un
vaso
-
stava
a
segnare
una
area
fabbricabile
in
paziente
attesa
di
aumento
del
suo
prezzo
a
metro
quadrato
.
Tutt
'
intorno
si
costruiva
febbrilmente
a
preparare
le
dimore
signorili
dello
stupendo
quartiere
romano
limitato
da
due
ville
celebrate
:
la
Villa
Borghese
e
la
Villa
Albani
,
sull
'
area
ove
gli
sterri
delle
vaste
fondazioni
rivelavano
ogni
giorno
di
più
e
con
maggiore
sicurezza
,
l
'
esistenza
in
antico
di
una
necropoli
dei
pretoriani
.
Ma
l
'
area
rimaneva
ostinatamente
abbandonata
,
rivelando
appena
qualche
traccia
di
chi
l
'
aveva
avuta
in
proprietà
,
come
i
Torlonia
e
un
allevatore
di
cavalli
piemontese
,
il
vecchio
cav
.
Bertoni
,
il
cui
nome
resta
legato
all
'
inizio
dello
sviluppo
ippico
nella
capitale
.
Un
bel
giorno
,
il
muro
di
cinta
fu
chiuso
a
sua
volta
da
uno
steccato
che
,
insieme
alle
chiome
cupe
dei
lecci
superstiti
e
delle
palme
ondeggianti
,
celò
al
pubblico
per
un
paio
d
'
anni
ciò
che
si
faceva
là
dentro
.
Finché
apparve
il
...
ninnolo
di
Villa
Giorgina
.
Un
fortunato
quanto
intelligente
industriale
piemontese
,
il
comm
.
Isaia
Levi
-
cavaliere
del
lavoro
-
benemerito
anche
per
aver
disposto
a
sue
spese
il
razionale
e
magnifico
restauro
del
celebre
Palazzo
Madama
di
Torino
sede
del
primo
parlamento
italiano
-
incontratosi
con
un
giovane
architetto
di
noto
buon
gusto
,
gli
aveva
detto
semplicemente
:
-
Ho
acquistato
l
'
area
di
via
Po
per
costruirvi
una
villa
dedicata
alla
memoria
della
mia
figliuola
quindicenne
immaturamente
perduta
.
Faccia
lei
!
Fortuna
singolare
,
incarico
lusinghiero
,
ma
anche
denso
di
responsabilità
,
che
tuttavia
fu
accettato
senza
esitazione
,
anzi
con
piena
coscienza
di
assolverlo
,
dall
'
architetto
Clemente
Busiri
,
figliuolo
degnissimo
di
quel
Carlo
Busiri
che
diede
magnifiche
prove
del
suo
valore
,
specialmente
al
servizio
di
casate
principesche
come
la
Doria
Pamphilj
e
in
edifici
moderni
di
Roma
,
come
in
sapienti
ricostruzioni
seicentesche
.
Il
Busiri
si
propose
di
creare
sull
'
area
messa
a
disposizione
del
suo
talento
,
appunto
uno
di
quegli
ambienti
del
Seicento
,
una
di
quelle
caratteristiche
ville
romane
che
videro
soprattutto
il
fasto
del
tempo
papale
espresso
architettonicamente
dal
Vignola
,
dal
Borromini
e
dal
Bernini
.
Per
far
ciò
,
avendo
in
mente
fin
dal
principio
una
netta
visione
del
risultato
da
conseguire
,
l
'
architetto
si
diede
ad
una
ricerca
paziente
quanto
fortunata
di
un
cospicuo
materiale
antico
di
cui
avrebbe
con
discernimento
curato
a
suo
tempo
l
'
impiego
,
per
le
necessità
decorative
;
e
si
accinse
alla
sua
bella
fatica
con
fervido
entusiasmo
,
fiancheggiato
e
sorretto
dal
fiducioso
buon
gusto
dei
padroni
di
casa
i
quali
gli
ripetevano
ogni
tanto
il
fatidico
"
Faccia
lei
!
"
.
Oggi
la
Villa
Giorgina
è
una
deliziosa
realtà
che
allieta
col
sorriso
di
un
piccolo
ma
stupendo
parco
,
uno
dei
quartieri
più
eleganti
della
nuova
Roma
e
che
aduna
tra
le
sue
mura
una
quantità
cospicua
di
cose
belle
,
forse
destinate
altrimenti
ad
andare
purtroppo
disperse
.
StampaQuotidiana ,
Londra
,
1
.
giugno
-
Annotta
sulla
moltitudine
in
Trafalgar
Square
,
in
Hyde
Park
,
in
Park
Lane
,
la
moltitudine
che
dall
'
aurora
si
accampa
presso
le
transenne
delle
vie
,
coraggiosa
e
cocciuta
,
in
attesa
.
Sarà
una
notte
crudele
,
come
è
stato
crudele
il
giorno
.
Brevi
schiarite
nel
cielo
,
qualche
attimo
di
sole
,
poi
nuvole
,
un
vento
pazzo
,
un
turbinio
di
foglie
,
folate
di
polvere
,
e
gelo
,
e
pioggia
:
l
'
«
escursione
»
,
come
la
chiamano
i
meteorologi
,
il
saliscendi
della
temperatura
ha
oscillato
tra
i
5
e
i
23
gradi
sopra
zero
.
Le
previsioni
per
domani
,
nei
limiti
in
cui
è
possibile
prevedere
il
tempo
in
Inghilterra
,
sono
assolutamente
fosche
.
Credete
che
tutto
questo
abbia
ragione
della
perseveranza
britannica
?
Mistress
Zoe
Neame
,
di
73
anni
,
la
prima
a
mettersi
in
fila
col
suo
sgabello
pieghevole
sotto
la
statua
di
re
Carlo
in
eccellente
posizione
strategica
,
ha
dichiarato
:
«
Per
mesi
ho
avuto
cura
di
sottopormi
agli
acquazzoni
in
giardino
a
capo
scoperto
;
ho
assistito
a
diverse
partite
di
calcio
per
abituarmi
al
clamore
improvviso
.
Sono
sicura
che
passerò
una
notte
ideale
»
.
Da
un
certo
punto
di
vista
,
lo
spettacolo
della
folla
all
'
addiaccio
vale
molto
di
più
della
rutilante
kermesse
di
domani
.
Non
è
facile
immaginare
il
colpo
d
'
occhio
:
si
pensi
alle
grandi
arterie
del
West
End
,
ai
parchi
sterminati
che
le
fronteggiano
;
da
un
lato
,
lungo
la
linea
degli
edifici
solenni
,
le
tribune
color
d
'
oro
e
azzurro
,
folte
di
vessilli
,
sono
ancora
deserte
(
si
sono
prenotati
posti
fino
a
50
ghinee
,
quasi
centomila
lire
l
'
uno
:
l
'
afflusso
comincerà
domattina
)
;
dal
lato
opposto
,
dove
stanno
le
transenne
contro
il
verde
dei
boschi
,
il
camping
è
formicolante
come
in
una
città
devastata
dal
terremoto
.
Gli
uffici
statistici
assicurano
che
alle
dieci
di
stasera
un
milione
di
persone
«
giace
sotto
le
stelle
»
;
ho
visto
fra
loro
paralitici
appisolati
nei
carrozzini
con
un
plaid
sulle
ginocchia
,
e
un
crocchio
di
ragazze
vestite
tutte
allo
stesso
modo
con
tailleurs
tagliati
nella
stoffa
della
bandiera
.
L
'
Union
Jack
è
dovunque
,
a
segnalare
i
gruppi
all
'
addiaccio
.
Vi
sono
nella
folla
donne
sole
,
generalmente
in
calzoni
lunghi
(
qualcuna
in
short
)
,
sedute
o
sdraiate
su
coperte
,
serissime
in
viso
,
occupate
a
ingannare
il
tempo
ascoltando
le
radio
portatili
o
leggendo
romanzi
polizieschi
.
Vi
sono
anche
studenti
,
a
nuclei
di
due
o
tre
,
eccitati
dall
'
avventura
e
tuttavia
provvisti
dei
libri
di
latino
:
fra
tre
giorni
li
attende
l
'
esame
.
Ho
visto
malinconiche
pattuglie
di
negri
nella
ressa
,
rassegnati
a
dormire
su
un
giaciglio
di
carta
di
giornale
sotto
la
pioggia
,
e
vengono
dalla
languida
,
soffocante
Tobago
,
questa
torrida
perla
della
Corona
.
Il
nerbo
della
moltitudine
è
formato
da
gruppi
di
familiari
,
il
che
dà
suono
e
colore
alla
scena
di
insieme
.
Certe
famiglie
appaiono
petulanti
e
cospicue
:
sono
dominate
dai
nonni
,
includono
i
bambini
al
disotto
dei
cinque
anni
e
sono
riuscite
a
conquistare
posizioni
di
favore
,
colla
possibilità
di
montare
piccole
tende
addossate
ai
tronchi
d
'
albero
,
e
cucinette
da
campo
.
Altre
famiglie
(
ecco
qualcosa
che
verrebbe
definito
incredibile
in
qualsiasi
luogo
diverso
dall
'
Inghilterra
)
sono
teneramente
timide
:
le
costituiscono
marito
e
moglie
:
è
la
loro
luna
di
miele
.
La
sposa
calza
soprascarpe
di
gomma
contro
la
pioggia
,
lo
sposo
protegge
sotto
la
falda
dell
'
impermeabile
il
pacchetto
dei
sandwiches
confezionati
secondo
le
raccomandazioni
dei
giornali
,
«
leggeri
e
nutrienti
»
.
Per
la
prima
volta
nella
storia
inglese
sono
apparse
sulla
stampa
rubriche
culinarie
;
il
«
News
Chronicle
»
si
è
spinto
a
elencare
dieci
ricette
di
tramezzini
all
'
acciuga
.
«
Evitate
di
portarvi
dietro
l
'
ombrello
»
ha
consigliato
il
Coronation
Accomodation
Bureau
;
ed
effettivamente
non
ci
sono
ombrelli
.
La
folla
è
qui
,
sotto
l
'
intemperie
del
cielo
;
fuochi
brillano
nella
notte
;
i
più
giovani
cantano
in
coro
gli
antichi
motivi
sacri
o
,
volubilmente
,
Lilì
Marlene
;
i
bambini
dormono
in
grembo
alle
madri
;
robuste
voci
cuckney
si
levano
a
imprecare
;
i
venditori
di
programmi
hanno
esaurito
i
loro
fascicoli
,
né
ci
sono
più
coccarde
;
si
brinda
con
birra
nera
alla
«
nostra
piccola
regina
»
;
8500
tra
infermieri
,
barellieri
e
medici
stanno
sulla
soglia
delle
tende
di
soccorso
nel
fitto
dei
parchi
;
tutto
è
pronto
per
domani
;
la
folla
in
attesa
è
gaia
,
spartana
,
mal
vestita
e
selvaggia
,
«
civilissimamente
selvaggia
»
come
ha
detto
Bevan
.
Per
un
attimo
,
domani
,
nell
'
ininterrotto
clamore
,
ciascuno
della
folla
vedrà
il
sorriso
di
Elisabetta
dal
cocchio
di
favola
,
il
profilo
acuto
del
Principe
Consorte
:
questa
parrà
l
'
acme
della
cerimonia
,
sembrerà
raggiunto
lo
scopo
d
'
una
così
lunga
pazienza
:
e
la
«
realtà
»
dell
'
evento
sarà
stata
invece
l
'
attesa
stessa
,
la
folla
stessa
:
la
folla
padrona
di
sé
,
ilare
,
ostinata
,
libera
,
quella
medesima
folla
che
non
piegò
sotto
l
'
insidia
,
che
non
cedette
mai
,
che
si
nutrì
di
sangue
e
di
lagrime
per
pagarsi
«
il
lusso
di
un
mito
»
.
Il
giornale
comunista
«
Daily
Worker
»
ha
molta
fiducia
nella
credulità
dei
suoi
diecimila
lettori
quando
scrive
che
«
tutta
la
nostra
storia
prova
come
l
'
anima
del
popolo
inglese
sia
profondamente
repubblicana
»
;
la
verità
è
che
un
millennio
di
concordia
,
di
indipendenza
e
di
fede
,
solo
questa
esperienza
difficile
,
giustifica
tanto
amore
per
una
dinastia
incontaminata
.
Così
Londra
mareggiante
di
popolo
,
Londra
corale
va
verso
l
'
incoronazione
della
sua
Regina
.
La
cronaca
di
oggi
non
può
essere
,
appunto
,
se
non
corale
.
Ciò
che
stamane
«
faceva
»
ancora
notizia
,
l
'
arrivo
di
Merle
Oberon
o
di
Linda
Darnell
,
il
party
offerto
dal
magnate
hollywoodiano
Skouras
,
le
dodici
broches
di
zaffiri
sull
'
abito
di
damasco
di
Lady
Jane
Vane
-
Tempest
,
tutto
ciò
stasera
è
remoto
.
Stasera
due
milioni
e
mezzo
di
persone
hanno
invaso
Londra
dalla
provincia
,
su
6500
treni
speciali
.
Per
le
strade
non
si
circola
più
.
A
Piccadilly
Circus
,
gremito
come
un
alveare
,
folle
di
soldati
della
Guardia
Irlandese
,
anzacs
dai
visi
di
cuoio
baciano
sulla
bocca
le
ragazze
di
Londra
,
vestite
di
seta
leggera
;
i
torreggianti
cypays
della
Brigata
dell
'
Assam
,
dal
capo
avvolto
nei
turbanti
viola
,
guardano
con
i
neri
occhi
i
fuochi
d
'
artificio
nel
cielo
.
L
'
Impero
sembra
vivo
come
nei
giorni
della
Regina
Vittoria
;
«
le
prospettive
della
grande
sbornia
di
domani
notte
sono
esaltanti
»
scrive
un
foglio
conservatore
;
«
i
mercanti
di
birra
sono
persuasi
che
il
Governo
trarrà
dalla
tassa
sugli
alcoolici
,
in
un
giorno
solo
,
tre
milioni
di
sterline
:
aleggia
su
Londra
l
'
anima
di
Kipling
»
.
Povero
Kipling
.
Il
poeta
inglese
che
nella
circostanza
dell
'
incoronazione
riceve
dalla
Regina
l
'
Ordine
del
Merito
,
il
prezioso
e
patetico
Walter
de
la
Mare
,
è
particolarmente
apprezzato
dalla
critica
per
una
ode
che
comincia
:
«
Amo
la
solitudine
,
odio
l
'
abbominevole
folla
»
.
StampaQuotidiana ,
Non
sarà
indolore
accogliere
l
'
istanza
di
revisione
della
condanna
di
Sofri
,
Bompressi
e
Pietrostefani
presentata
dall
'
avvocato
Gamberini
alla
Corte
d
'
appello
di
Milano
.
Ma
sarebbe
ancor
meno
indolore
respingerla
.
Essa
compie
quel
salto
nella
lettura
del
rinvio
a
giudizio
che
andava
fatto
già
al
processo
di
prima
istanza
,
quando
i
carabinieri
ammisero
che
,
prima
di
presentare
il
Marino
alla
magistratura
milanese
,
lo
avevano
intrattenuto
nottetempo
per
oltre
due
settimane
.
Con
il
colonnello
Bonaventura
,
esperto
di
antiterrorismo
,
veniva
giù
da
Milano
a
Sarzana
apposta
.
I
conciliaboli
,
mai
verbalizzati
,
sarebbero
rimasti
segreti
se
un
modesto
prete
non
avesse
innocentemente
detto
in
aula
di
quel
via
vai
notturno
.
Poiché
la
tesi
accusatoria
si
fonda
soltanto
sulla
crediblità
di
Marino
,
l
'
Arma
teneva
a
non
far
sapere
che
tanto
spontaneo
e
improvviso
il
racconto
dell
'
uomo
non
era
:
si
sarebbe
potuto
pensare
che
era
stato
filtrato
,
se
non
addirittura
suggerito
.
Di
questa
menzogna
nessuno
chiese
davvero
conto
ai
carabinieri
.
E
qui
sta
la
seconda
enormità
.
Perché
i
casi
sono
due
:
o
la
procura
di
Milano
,
nelle
persone
del
dottor
Pomarici
e
poi
del
dottor
Lombardi
,
è
sotto
l
'
inganno
dei
carabinieri
quando
ne
avalla
la
versione
nel
rinvio
a
giudizio
,
oppure
sa
che
essa
è
falsa
ma
è
d
'
accordo
con
loro
nel
sottrarre
una
prova
fondamentale
sulla
credibilità
di
Marino
.
Nel
1988
o
l
'
Arma
o
la
procura
hanno
mentito
.
E
non
si
sono
mai
corretti
.
I
carabinieri
guidano
Marino
nel
bizzarro
riconoscimento
dell
'
appartamento
dove
avrebbe
preparato
l
'
attentato
,
o
lo
inducono
nei
loro
stessi
errori
sull
'
identikit
dell
'
omicida
.
Il
colonnello
Bonaventura
dichiara
che
per
lui
"
andava
da
sé
"
che
Lotta
Continua
avesse
ucciso
Calabresi
.
Da
bravo
sceriffo
,
li
deve
incastrare
con
le
buone
o
le
cattive
e
quando
le
cattive
vengono
alla
luce
neppur
sente
il
bisogno
di
difendersi
.
Né
si
correggono
i
giudici
,
soltanto
un
'
analoga
convinzione
e
idea
di
"
efficacia
"
spiega
come
tutte
le
corti
,
eccezion
fatta
per
la
Cassazione
nel
1992
,
abbiano
fatto
agevolmente
a
meno
di
riscontri
effettivi
,
abbiano
screditato
le
testimonianze
contro
l
'
accusa
e
largheggiato
con
le
altre
,
spingendosi
fino
a
stravolgere
le
dichiarazioni
,
o
far
dichiarare
un
defunto
,
per
non
parlare
della
calma
con
la
quale
accettano
la
distruzione
delle
prove
prima
del
processo
,
e
non
chiedono
esami
e
perizie
che
,
come
l
'
istanza
dimostra
,
si
potevano
ben
fare
.
L
'
istanza
di
revisione
chiama
finalmente
con
il
suo
nome
quel
che
somiglia
,
più
che
a
una
serie
di
sbagli
,
a
una
montatura
che
una
volta
partita
cresce
su
stessa
,
coinvolgendo
un
tribunale
dopo
l
'
altro
.
È
il
riordino
e
la
minuziosa
verifica
di
tutti
i
materiali
che
getta
una
luce
impressionante
anche
su
quel
che
sapevamo
.
Il
ricorso
porta
inoltre
elementi
nuovi
.
Non
molti
.
Uno
,
enorme
,
la
dichiarazione
di
una
persona
presente
all
'
attentato
che
inutilmente
dice
di
aver
riconosciuto
l
'
assassino
al
dottor
Allegra
della
questura
di
Milano
-
quello
dell
'
interrogatorio
a
Pinelli
-
e
dal
suo
ostinato
fingere
di
non
sentire
deriva
un
grande
spavento
,
durato
troppo
a
lungo
.
Altri
minori
,
ma
non
meno
ripugnanti
,
come
il
documento
d
'
un
tale
dei
Ros
di
Trapani
che
si
dice
convinto
,
in
comune
con
la
procura
di
Milano
,
che
Rostagno
sia
stato
fatto
ammazzare
da
Sofri
o
i
suoi
amici
,
sempre
per
celare
l
'
assassinio
di
Calabresi
.
Brutta
faccenda
,
fra
apparati
che
non
osano
smentirsi
.
In
che
paese
viviamo
?
si
chiede
Salvatore
Mannuzzu
a
proposito
del
testimone
azzittito
e
delle
prove
sparite
o
sostituite
.
Sì
,
in
che
paese
viviamo
?
Quale
idea
di
sé
e
dei
propri
diritti
e
doveri
regge
l
'
Arma
dei
carabinieri
e
le
corti
giudicanti
?
L
'
istanza
di
revisione
va
raccolta
,
non
solo
per
restituire
libertà
ai
tre
condannati
,
ma
per
restituire
a
noi
qualche
fiducia
nelle
istituzioni
della
giustizia
.
StampaPeriodica ,
Il
sistema
di
costruzione
adottato
a
Francoforte
sul
Meno
-
sistema
d
'
altronde
brevettato
-
risponde
alle
esigenze
normali
di
complessi
di
piccole
abitazioni
ed
ha
quindi
potuto
essere
utilizzato
con
efficacia
nella
costituzione
di
agglomerati
architettonici
di
uno
,
due
e
tre
piani
.
Onde
evitare
l
'
ingombro
della
città
e
,
per
mezzo
di
comunicazioni
rapide
,
procurare
all
'
impiegato
ed
all
'
operaio
la
possibilità
di
lavorare
in
centri
industriali
o
commerciali
pur
risiedendo
in
campagna
,
nei
dintorni
immediati
di
Francoforte
vennero
così
edificate
in
breve
tempo
parecchie
città
-
giardino
o
"
città
di
scorta
"
(
Trabantetnstädte
)
:
Praunheim
,
Ginnheim
,
Heddernheim
,
Niederrad
,
Oberrad
,
Ellerhof
,
ecc
.
Gli
effetti
dell
'
uniformità
,
spauracchio
di
vecchi
conservatori
refrattari
ad
oltranza
ad
ogni
innovazione
nel
campo
architettonico
,
non
appaiono
assolutamente
nelle
città
-
giardino
di
Francoforte
sul
Meno
,
ove
la
standardizzazione
non
motiva
case
in
serie
di
un
dato
ed
unico
tipo
,
ma
risiede
abilmente
nello
studio
di
un
procedimento
costruttivo
avente
per
fine
di
realizzare
i
più
varii
edifici
con
elementi
identici
,
normalizzati
.
In
quanto
all
'
estetica
che
può
valersi
anche
della
policromia
,
la
quale
in
certi
casi
accusa
armoniosamente
gruppi
o
parti
di
costruzioni
,
essa
trae
dai
principi
dell
'
architettura
meccanizzata
e
dalla
restrizione
voluta
delle
forme
e
degli
elementi
,
una
purezza
nei
volumi
,
una
sobrietà
nelle
linee
che
solo
possono
raggiungere
le
nuove
espressioni
dell
'
architettura
moderna
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
9
giugno
-
L
'
eccitazione
è
cominciata
ieri
sera
,
verso
le
otto
;
dieci
minuti
prima
,
circa
.
Sulla
terrazza
di
Palazzo
Wedekind
alcuni
uomini
furono
visti
indaffarati
ad
allestire
cartelli
di
segnalazione
,
di
quelli
usati
per
informare
i
passanti
dell
'
ordine
d
'
arrivo
in
una
tappa
del
Giro
d
'
Italia
.
Per
questo
,
almeno
,
la
redazione
del
giornale
che
ha
i
suoi
uffici
in
Palazzo
Wedekind
,
piazza
Colonna
,
li
aveva
adoperati
fino
a
pochi
giorni
or
sono
,
perché
la
balconata
della
terrazza
,
sovrastante
il
portico
di
Veio
,
è
perfettamente
visibile
da
tutta
la
piazza
,
da
sotto
la
galleria
,
da
largo
Chigi
,
e
da
un
tratto
del
Corso
.
Ma
ieri
sera
non
si
trattava
del
Giro
d
'
Italia
;
si
esponevano
i
primi
risultati
delle
elezioni
per
qualche
collegio
senatoriale
,
e
quelle
prime
,
sparute
cifre
,
ottennero
l
'
effetto
di
bloccare
tutto
il
traffico
.
Veniva
segnalata
,
come
prima
,
una
buona
affermazione
dei
fascisti
;
un
'
altra
relativamente
favorevole
ai
monarchici
,
mentre
pareva
che
i
comunisti
fossero
in
qualche
difficoltà
,
che
i
democratici
cristiani
non
avessero
ottenuto
il
risultato
che
si
poteva
attendere
;
per
i
«
minori
»
,
poi
,
quelle
cifre
sembravano
,
non
tanto
dico
sfavorevoli
,
ma
addirittura
inique
,
così
da
far
provare
uno
stringimento
di
cuore
.
Ed
era
peggio
,
ancora
,
il
fatto
che
quella
tabella
sventurata
accese
di
entusiasmo
la
folla
dei
passanti
.
A
sentire
gli
applausi
che
salivano
dalla
piazza
al
balcone
c
'
era
da
credere
che
Roma
fosse
tornata
ad
essere
la
Roma
dei
fascisti
che
si
piacevano
nelle
adunate
.
E
sembrava
di
essere
caduti
di
nuovo
indietro
,
nel
passato
,
fra
tanti
che
acclamavano
,
gridavano
,
spingendosi
,
pressandosi
sotto
il
balcone
.
Che
brutta
Roma
,
si
pensava
.
Ed
era
brutta
anche
perché
poco
lontano
,
dove
si
stampa
un
altro
giornale
,
a
Palazzo
Sciano
.
,
nello
stesso
momento
si
ripetevano
le
stesse
scene
;
e
uguali
ancora
in
via
IV
Novembre
,
presso
piazza
Venezia
,
sotto
i
balconi
di
altre
redazioni
.
In
breve
,
insomma
,
il
traffico
di
tutto
il
centro
della
città
restò
paralizzato
.
Mai
si
era
visto
ancora
,
neppure
nei
giorni
della
propaganda
elettorale
,
in
nessuna
piazza
,
un
così
largo
assembramento
,
che
si
poteva
anzi
prevedere
non
dovesse
disperdersi
,
perché
la
gente
rimaneva
ferma
,
gli
occhi
in
aria
,
immaginandosi
che
i
numeri
delle
tabelle
avessero
a
seguirsi
,
ad
integrarsi
rapidamente
,
avviarsi
verso
la
conclusione
di
un
definitivo
comunicato
sui
risultati
delle
elezioni
.
Telefonò
il
prefetto
ai
direttori
dei
giornali
,
che
per
piacere
ritirassero
i
cartelloni
esposti
:
«
Sapete
che
da
oggi
alle
14
sono
vietate
,
fino
a
nuovo
ordine
,
le
manifestazioni
politiche
di
ogni
genere
.
Faccio
osservare
che
le
vostre
tabelle
le
stanno
provocando
»
.
Le
tabelle
scomparvero
,
e
la
folla
,
trascorsa
una
mezz
'
ora
,
incominciò
ad
andarsene
delusa
.
«
Vedi
che
razza
di
libertà
!
»
protestava
una
donna
con
al
petto
il
distintivo
dei
neofascisti
.
E
se
anche
l
'
ingombro
per
le
strade
,
e
le
grida
,
e
gli
applausi
,
e
poi
quelle
proteste
,
erano
state
cose
di
brevissima
durata
,
pure
restavano
come
episodi
di
uno
sgradevole
significato
,
e
acquistavano
il
senso
-
per
chi
fosse
di
animo
apprensivo
-
di
un
triste
auspicio
.
Così
una
certa
ombrosa
melanconia
,
fatta
di
preoccupazioni
,
di
recriminazioni
,
e
in
qualche
modo
di
dispetto
,
si
diffondeva
per
le
strade
,
nei
ristoranti
,
nei
caffè
.
Forse
soltanto
i
giorni
dell
'
attesa
dei
risultati
del
referendum
erano
stati
tanto
ansiosi
.
Ai
giornalisti
di
servizio
in
sala
stampa
telefonavano
gli
amici
:
«
Ebbene
,
insomma
,
ma
è
possibile
che
non
sappiate
ancora
niente
?
Che
cosa
fanno
quelli
del
Viminale
?
Ma
,
perbacco
,
informatevi
!
»
.
Pareva
proprio
che
la
colpa
fosse
nostra
,
se
alle
dieci
,
alle
undici
,
non
si
era
in
grado
di
sapere
nulla
.
La
«
sala
stampa
»
occupa
quasi
tutto
un
piano
di
un
grande
palazzo
fra
il
corso
Umberto
e
piazza
San
Silvestro
.
Più
che
una
sala
è
una
serie
di
stanze
,
tutte
vaste
e
tutte
piene
di
tavoli
,
comunicanti
per
corridoi
che
sono
tutti
fiancheggiati
da
cabine
telefoniche
,
urbane
e
interurbane
.
Mai
come
ieri
quelle
cabine
sono
state
occupate
in
permanenza
,
mai
come
ieri
tanta
gente
faceva
ressa
tra
quei
tavoli
.
Perché
non
erano
soltanto
i
giornalisti
,
ma
anche
gli
amici
,
i
conoscenti
,
ed
un
buon
numero
di
sconosciuti
rappresentanti
della
gran
massa
degli
ansiosi
di
Roma
.
Venivano
dai
cinema
e
dai
teatri
;
ne
salirono
alcuni
da
un
caffè
sottostante
la
«
sala
stampa
»
che
è
frequentato
dai
fascisti
;
altri
arrivarono
da
più
lontano
,
dai
caffè
di
via
Veneto
che
sono
i
luoghi
di
convegno
dei
liberali
.
Era
l
'
una
di
notte
,
e
le
notizie
erano
cattive
.
Poi
dispiaceva
,
dava
un
fastidio
veramente
fisico
,
vedere
quelle
facce
di
fascisti
insuperbite
dal
successo
nelle
elezioni
a
Roma
;
vederle
da
vicino
,
e
quasi
attorno
ai
nostri
tavoli
,
o
sentire
le
voci
ridiventate
altezzose
come
un
tempo
che
rimbombavano
nei
corridoi
riuscendo
a
penetrare
fin
dentro
le
cabine
:
erano
cose
,
queste
,
che
quasi
trasformavano
in
tanti
fatti
personali
i
più
ampi
motivi
di
preoccupazione
politica
.
Si
sperava
nel
Nord
,
in
ogni
modo
:
nel
solido
Piemonte
,
nella
saggia
Lombardia
,
nella
prudenza
dei
veneti
,
nella
tenacia
democratica
dei
liguri
.
Resisteranno
?
Lo
sbandamento
degli
elettori
romani
sembrava
favorito
,
e
le
sue
conseguenze
aggravate
,
dalla
ventata
reazionaria
che
saliva
dal
Sud
,
afosa
come
lo
scirocco
,
minacciosa
di
pioggia
come
quella
che
cadeva
e
cadde
ancora
tutta
la
notte
sulla
città
.
Quella
pioggia
angosciosa
:
non
la
potremo
dimenticare
,
non
dissociarla
dal
ricordo
delle
corse
notturne
che
facemmo
tra
San
Silvestro
e
il
Viminale
,
sull
'
asfalto
nero
che
luccicava
-
un
po
'
sinistramente
nelle
nostre
impressioni
-
corse
inutili
,
vane
,
alla
ricerca
di
una
notizia
da
portare
in
ufficio
,
nella
speranza
di
un
indizio
sicuro
,
di
un
orientamento
cui
affidarsi
.
Scelba
era
andato
a
casa
,
i
funzionari
si
stringevano
nelle
spalle
,
nessuno
aveva
una
notizia
più
di
quelle
poche
che
tutti
avevano
,
che
arrivavano
a
tutti
su
striscette
di
carta
con
sigle
e
cifre
esasperanti
di
risultati
parziali
.
In
«
sala
stampa
»
per
due
ore
si
fecero
addizioni
.
Numeri
,
numeri
,
numeri
,
da
incolonnare
e
da
sommare
,
da
confrontare
e
valutare
:
si
perdeva
la
testa
,
si
chiedeva
il
soccorso
dei
visitatori
amici
:
«
Chi
è
ragioniere
tra
di
voi
?
C
'
è
un
matematico
in
aiuto
?
»
.
Il
cielo
,
fuori
,
si
schiariva
sotto
le
nubi
per
l
'
alba
che
sorgeva
.
I
giornali
del
mattino
ormai
«
chiudevano
»
le
ultime
edizioni
nelle
tipografie
di
tutta
Italia
;
noi
avevamo
fattolo
spoglio
dei
primi
cinque
milioni
di
voti
e
i
risultati
davano
un
vantaggio
,
piuttosto
stretto
,
ai
partiti
di
centro
nei
confronti
delle
opposizioni
sommate
insieme
.
Andavamo
a
dormire
,
e
per
le
strade
trovavamo
a
darci
il
cambio
,
come
primi
nel
risveglio
della
città
,
gli
spazzini
municipali
.
Sotto
le
loro
spatole
,
raschiati
dai
loro
arnesi
,
cadevano
dalle
facciate
delle
case
i
simboli
di
lista
e
le
effigi
dei
candidati
,
gli
inviti
al
voto
e
le
caricature
degli
avversari
,
gli
scudi
,
le
fiamme
,
le
falci
,
le
bandiere
,
le
foglie
,
le
corone
.
La
giornata
che
stava
cominciando
ci
avrebbe
forse
dato
la
notizia
.
La
«
notizia
»
per
antonomasia
,
quella
vera
,
la
sola
ormai
che
ci
premeva
dopo
tanto
affluire
,
tanto
incalzare
di
particelle
di
notizie
che
ci
avevano
ossessionati
nella
nottata
,
e
che
anche
il
mattino
,
continuando
inesorabili
,
ci
svegliarono
innanzi
tempo
,
telefonate
da
zelanti
e
premurosi
e
curiosissimi
amici
che
in
cambio
domandavano
pareri
:
«
Che
te
ne
sembra
?
Che
cosa
sai
dal
Nord
?
»
.
Verso
le
due
del
pomeriggio
sembrò
che
andasse
bene
.
Lo
aveva
detto
Scelba
uscendo
per
andare
a
colazione
,
e
promettendo
un
comunicato
,
esauriente
e
ufficiale
,
per
le
cinque
.
Ma
alle
cinque
non
c
'
era
,
al
Viminale
.
C
'
erano
invece
voci
allarmanti
:
la
forza
pubblica
-
la
polizia
e
i
reparti
dello
stesso
esercito
-
era
in
allarme
in
tutta
Italia
-
si
prevedeva
di
dover
presidiare
le
sezioni
dei
partiti
di
sinistra
,
le
sedi
dei
monarchici
e
del
MSI
.
«
E
che
si
dice
per
il
resto
?
»
«
I
dirigenti
democristiani
siedono
in
permanenza
a
Palazzo
del
Gesù
.
De
Gasperi
è
a
colloquio
col
generale
Ridgway
,
Scelba
ha
chiamato
a
rapporto
il
questore
Polito
.
»
Con
Polito
,
infatti
,
Scelba
entrò
nella
sala
dei
giornalisti
un
'
ora
e
un
quarto
dopo
l
'
appuntamento
che
ci
aveva
fissato
.
Fu
circondato
subito
,
e
davanti
alla
bocca
gli
furono
messi
ricevitori
di
telefono
ed
il
microfono
della
RAI
.
Agli
altri
capi
dei
fili
c
'
erano
l
'
apparecchio
di
registrazione
e
stenografi
in
ascolto
per
conto
di
giornali
e
di
agenzie
.
Scelba
disse
le
poche
parole
che
sappiamo
,
con
quella
voce
fredda
,
leggermente
nasale
,
che
egli
mantiene
inalterata
quali
che
siano
le
circostanze
.
Di
nuovo
ci
fu
solo
che
alcuni
giornalisti
lo
trovarono
più
pallido
del
solito
.
Comunque
,
il
senso
delle
sue
parole
era
un
rinvio
della
«
notizia
»
che
aspettavamo
.
Venne
la
sera
,
ed
eravamo
ancora
nell
'
attesa
.
Accendemmo
le
luci
.
Incombeva
la
notte
,
e
oramai
sapevamo
che
sarebbe
stata
un
'
altra
notte
ancora
come
quella
di
ieri
:
senza
speranza
della
notizia
,
e
col
timore
che
domani
non
sia
come
ci
eravamo
augurato
.
StampaQuotidiana ,
Alcune
sedicenti
avanguardie
si
stanno
sprecando
in
gesticolazioni
,
persuase
che
sono
i
simboli
a
fare
i
poteri
e
non
viceversa
.
La
soddisfazione
di
stare
sui
giornali
li
compensa
dalla
frustrazione
di
non
saper
che
fare
se
non
aspettare
un
appuntamento
di
qualche
vertice
per
essere
sicuri
di
esistere
.
C
'
è
qualcuno
disposto
a
sostenere
che
a
Genova
i
Black
bloc
hanno
messo
in
difficoltà
il
G8
?
Non
credo
.
Si
riuniranno
nelle
Montagne
Rocciose
o
non
avranno
bisogno
di
riunirsi
affatto
.
C
'
è
qualcuno
disposto
a
sostenere
che
spaccando
vetrine
e
provocando
tafferugli
hanno
reso
un
servizio
al
Genoa
Social
Forum
?
Non
credo
.
La
polizia
si
è
scatenata
,
Fini
e
Cossiga
le
hanno
garantito
ogni
appoggio
,
Berlusconi
sostituirà
i
muscoli
con
i
muscoli
.
Alcune
sedicenti
avanguardie
si
stanno
sprecando
in
gesticolazioni
,
persuase
che
sono
i
simboli
a
fare
i
poteri
e
non
viceversa
.
O
,
se
hanno
abbastanza
sale
in
zucca
per
sapere
come
funziona
,
la
soddisfazione
di
stare
sui
giornali
li
compensa
dalla
frustrazione
di
non
saper
che
fare
se
non
aspettare
un
appuntamento
di
qualche
vertice
per
essere
sicuri
di
esistere
.
Sarebbe
un
fenomeno
sociale
di
modesto
interesse
se
,
oltre
a
dare
pretesti
al
monopolio
statale
della
violenza
,
non
danneggiasse
l
'
estendersi
a
macchia
d
'
olio
di
gruppi
,
soggetti
,
genti
che
hanno
capito
che
cos
'
è
il
dominio
mondiale
del
capitale
e
del
mercato
,
ne
studiano
e
attaccano
i
meccanismi
,
destabilizzano
le
tradizionali
forze
politiche
,
hanno
già
spostato
in
Italia
il
più
importante
sindacato
,
fanno
e
comunicano
politica
in
tutto
il
pianeta
.
Sono
confluiti
a
Genova
come
a
Porto
Alegre
e
sono
il
solo
fenomeno
politico
grosso
e
nuovo
.
Che
di
essi
non
si
riesca
neanche
a
parlare
-
e
tantomeno
delle
tesi
che
hanno
sviluppato
a
Genova
,
oltre
che
nei
cortei
,
in
un
mese
di
riunioni
e
colloqui
dove
avveniva
un
vero
salto
di
coscienza
e
cultura
-
perché
la
scena
è
occupata
dall
'
immagine
della
polizia
che
picchia
e
dai
giovani
con
le
mani
alzati
,
e
perché
di
questo
scenario
si
sono
impadronite
per
le
loro
schermaglie
maggioranza
e
opposizione
a
Genova
assenti
,
è
già
un
paradosso
.
Ovvio
,
obbligatorio
,
ma
paradosso
.
Genova
non
era
un
appuntamento
per
il
diritto
di
manifestare
,
era
per
far
sentire
le
tesi
di
gruppi
che
lavorano
da
anni
,
si
sono
creati
un
enorme
ascolto
,
i
cui
argomenti
,
come
nel
caso
di
Attac
,
danno
il
mal
di
testa
ai
governi
,
che
non
solo
denunciano
ma
sono
e
fanno
,
e
invadono
territori
che
la
politica
politicante
aveva
bruciato
.
Gli
occorre
sfondare
l
'
egemonia
dei
luoghi
comuni
,
non
uno
schieramento
di
polizia
.
Gli
occorre
costruirsi
delle
sponde
,
non
venire
isolati
.
Susan
George
si
domandava
in
questi
giorni
come
il
movimento
potrà
manifestare
se
ogni
volta
sarà
parassitato
da
gruppi
che
,
se
va
bene
,
sfogano
nello
spaccar
vetrine
un
vero
disagio
esistenziale
o
pretendono
di
insegnare
ai
poveri
nonviolenti
come
stanno
veramente
le
cose
e
quel
che
bisognerebbe
fare
.
Susan
George
è
pessimista
,
ma
si
capisce
che
sia
preoccupata
.
Già
ieri
le
gazzette
hanno
premurosamente
offerto
uno
specchio
al
ragazzo
di
Napoli
che
dichiara
guerra
al
vertice
di
settembre
della
Nato
,
e
oggi
parleranno
del
documento
di
un
deficiente
che
minaccia
di
morte
De
Gennaro
.
Così
possono
fare
a
meno
di
scrivere
che
cosa
è
e
a
che
serve
lo
scudo
spaziale
di
Bush
del
quale
si
parlerà
a
Napoli
,
come
qualmente
l
'
Italia
sia
il
solo
paese
europeo
che
lo
sostiene
,
e
come
questo
succeda
anche
perché
è
passata
sotto
silenzio
l
'
adesione
di
D
'
Alema
alla
Nato
2
durante
la
guerra
del
Kosovo
.
Né
l
'
una
né
l
'
altra
sarebbero
andate
lisce
se
due
o
trecentomila
persone
invece
che
quattro
gatti
fossero
andate
in
tempo
,
un
po
'
più
informati
e
decisi
,
davanti
a
Palazzo
Chigi
.
Possibile
che
l
'
esperienza
non
insegni
niente
?
StampaPeriodica ,
Tutti
sanno
che
l
'
arte
d
'
oggi
in
genere
,
e
più
specialmente
quella
decorativa
,
tende
(
per
reazione
al
superdecorativismo
dello
stile
floreale
ed
ispirandosi
all
'
estetica
della
macchina
)
ad
una
estrema
semplificazione
,
ed
è
propensa
-
tanto
nell
'
arredo
quanto
nell
'
architettura
-
ad
affidare
il
valore
estetico
del
prodotto
alla
non
più
mascherata
evidenza
dei
valori
utilitari
.
Si
dice
cioè
:
ciò
che
risponde
a
un
'
esigenza
costruttiva
può
rispondere
altresì
a
un
'
esigenza
estetica
.
Ma
anche
qui
occorre
andare
molto
cauti
.
Se
infatti
un
architetto
,
portando
all
'
estremo
l
'
ideologia
corrente
,
ridurrà
,
come
ora
qualcuno
non
esiterebbe
a
fare
,
una
casa
a
un
cubo
sforacchiato
da
finestre
,
avrà
,
con
la
sua
iperbole
,
depauperato
il
concetto
architettonico
del
presupposto
stesso
di
creazione
artistica
per
ridurlo
a
sinonimo
di
un
concetto
di
pura
e
semplice
utilità
.
Avrà
cioè
alzato
dei
muri
,
ma
non
creato
arte
.
Così
se
viceversa
un
progettista
di
mobili
,
sempre
per
seguire
l
'
odierno
indirizzo
"
razionale
"
dell
'
architettura
e
della
decorazione
,
disegnando
una
poltrona
o
una
seggiola
ne
vedrà
le
gambe
ed
i
bracciuoli
in
funzione
soltanto
utilitaria
,
e
scambiando
questa
funzione
con
una
finalità
estetica
la
tradurrà
in
sagome
inutilmente
tozze
,
mostruosamente
goffe
e
pesanti
(
ed
è
cosa
che
si
vede
sfogliando
qualsiasi
rivista
d
'
arte
decorativa
)
,
non
soltanto
farà
opera
"
irrazionale
"
-
perché
assioma
"
razionalistico
"
è
che
l
'
oggetto
,
o
la
parte
di
esso
,
sia
assolutamente
adeguato
all
'
uso
-
ma
cadrà
nello
stesso
assurdo
dell
'
artista
barocco
,
il
quale
esagerava
,
ingigantiva
,
esasperava
fino
all
'
enfasi
il
motivo
decorativo
appunto
perché
il
decorativismo
,
come
finalità
suprema
dell
'
arte
,
era
proprio
dello
spirito
del
tempo
.
Basi
dunque
della
vitalità
di
ogni
forma
artistica
sono
anzitutto
l
'
equilibrio
e
l
'
armonia
;
e
quella
perfetta
misura
che
risulta
da
un
'
altrettanto
perfetta
comprensione
,
assimilazione
e
critica
degli
elementi
stilistici
caratteristici
di
una
epoca
,
che
,
tradotti
in
creazione
originale
d
'
arte
,
riescono
espressione
squisita
di
un
"
gusto
"
.
StampaQuotidiana ,
Siracusa
,
2
ottobre
-
Più
nessuno
chiama
la
piazza
Euripide
,
che
si
trova
nella
popolare
borgata
di
Santa
Lucia
,
con
il
vero
nome
.
Oggi
tutti
la
conoscono
come
piazza
dei
miracoli
.
È
una
piazza
a
forma
di
triangolo
isoscele
con
la
base
verso
un
terrapieno
della
ferrovia
e
da
molto
tempo
era
lasciata
in
abbandono
.
Soltanto
il
mese
scorso
il
comune
decise
di
sistemarla
ed
i
siracusani
affermano
:
«
Proprio
come
se
l
'
avesse
ordinato
la
Madonna
»
.
Dicono
così
perché
adesso
,
sopra
una
stele
,
verso
il
vertice
della
piazza
e
contro
la
facciata
di
una
casa
dipinta
di
rosa
,
hanno
esposto
quella
immagine
che
già
tutti
conoscono
come
la
«
Madonna
delle
Lacrime
»
.
Da
tre
settimane
,
giorno
e
notte
,
sulla
piazza
Euripide
c
'
è
gente
che
viene
a
supplicare
una
grazia
o
,
semplicemente
,
a
vedere
di
che
si
tratta
.
Ogni
giorno
la
media
dei
visitatori
è
di
circa
cinquemila
persone
e
va
sempre
crescendo
;
di
domenica
si
toccano
punte
di
ventimila
.
All
'
angolo
con
la
via
Timoleonte
funziona
un
posto
di
pronto
soccorso
.
Gli
agenti
della
polizia
regolano
l
'
afflusso
,
le
crocerossine
aiutano
gli
ammalati
e
gli
infermieri
trasportano
gli
invalidi
con
le
barelle
.
Da
tre
settimane
,
su
questa
piazza
,
passano
migliaia
di
fedeli
,
di
curiosi
e
vi
si
radunano
storpi
,
rachitici
,
deformi
,
paralitici
,
deficienti
e
ciechi
e
muti
e
sordi
.
Sotto
il
sole
ancora
forte
o
nelle
notti
ancora
tiepide
alcuni
urlano
le
loro
invocazioni
,
altri
le
mormorano
con
gli
occhi
pieni
di
pianto
.
Parecchi
stanno
ore
ed
ore
fermi
,
lo
sguardo
fisso
sulla
Madonna
,
in
attesa
paziente
.
Ogni
tanto
la
folla
si
agita
e
si
commuove
perché
all
'
improvviso
corre
l
'
annuncio
di
una
guarigione
miracolosa
e
tutti
vorrebbero
vedere
e
toccare
e
sentire
.
I
bambini
ammalati
,
per
lo
più
deformi
per
paralisi
o
scossi
da
singulti
nervosi
od
ignari
e
sprofondati
nella
smemoratezza
di
chi
sa
quale
malattia
,
vengono
aiutati
da
preti
e
da
inservienti
perché
possano
sfiorare
con
la
propria
mano
l
'
icona
della
Madonna
.
Ieri
notte
mi
è
capitato
di
vedere
un
gruppo
di
muti
.
Nella
luce
dei
riflettori
la
scena
era
drammatica
.
Gli
sventurati
alzando
le
braccia
verso
la
piccola
immagine
sacra
cercavano
di
mugolare
una
loro
invocazione
,
ma
era
soltanto
un
urlo
cupo
,
pareva
un
abbaiamento
confuso
e
straziante
.
Da
tutta
la
Sicilia
,
dall
'
Italia
meridionale
e
da
più
lontano
ancora
i
pellegrini
accorrono
.
Già
si
pensa
di
costruire
una
tendopoli
con
quattrocento
letti
;
già
l
'
Ente
del
Turismo
provvede
ad
aumentare
le
possibilità
di
alloggio
per
quei
visitatori
che
provenendo
sempre
da
più
lontano
dovranno
per
forza
restare
una
notte
in
città
.
Si
sono
organizzate
corse
speciali
di
treni
e
di
autobus
.
Centinaia
di
venditori
ambulanti
combinano
ottimi
affari
smerciando
cartoline
,
catenine
,
immagini
della
Madonna
di
Siracusa
.
I
negozi
,
i
terreni
intorno
alla
casa
dove
è
avvenuto
il
fatto
eccezionale
o
miracoloso
,
nel
giro
di
pochi
giorni
,
hanno
aumentato
di
dieci
volte
il
loro
valore
.
Alla
segreteria
del
Comitato
cittadino
,
che
si
è
pur
dovuto
costruire
per
imbrigliare
tante
attività
diverse
,
ogni
giorno
arrivano
centinaia
di
lettere
(
471
ieri
)
e
decine
di
telegrammi
.
Sono
lettere
e
telegrammi
che
invocano
una
grazia
o
che
ringraziano
per
averla
ricevuta
e
c
'
è
chi
manda
danaro
e
chi
manda
oggetti
d
'
oro
.
Ognuno
mette
l
'
indirizzo
che
suggerisce
la
fantasia
,
c
'
è
chi
scrive
«
Alla
famiglia
che
tiene
la
Madonna
che
piange
»
,
o
«
Alla
Signora
di
via
degli
Orti
»
(
la
strada
dove
avvenne
il
fatto
miracoloso
e
che
è
a
duecento
metri
dalla
piazza
)
ed
un
biglietto
,
giunto
dall
'
Olanda
,
era
inviato
«
Alla
Signorina
Mater
Dei
»
,
mescolando
così
il
latino
all
'
imperfetta
conoscenza
dell
'
italiano
.
A
tutti
si
risponde
con
una
circolare
che
dice
:
«
Egregio
signore
,
è
pervenuta
la
sua
lettera
.
Essa
è
stata
deposta
ai
piedi
della
Madonna
delle
Lacrime
ed
i
fedeli
astanti
sono
stati
invitati
a
pregare
per
le
sue
intenzioni
.
La
bambagia
che
ha
toccato
le
lacrime
è
purtroppo
esaurita
.
Le
inviamo
un
batuffolo
che
ha
toccato
il
quadretto
della
Madonna
.
Continui
a
pregare
con
fede
»
.
Tutta
questa
vicenda
,
che
oramai
ha
preso
proporzioni
difficilmente
immaginabili
,
ha
avuto
inizio
il
29
di
agosto
e
ne
rifarò
la
storia
come
se
si
trattasse
di
redigere
un
rapporto
burocratico
.
In
modo
certo
i
fatti
sono
soprannaturali
e
più
tardi
la
Congregazione
del
Sant
'
Uffizio
stabilirà
se
devono
essere
considerati
anche
miracolosi
.
Oggi
non
c
'
è
altro
da
fare
che
una
minuziosa
ricostruzione
ricorrendo
alle
testimonianze
dei
diversi
protagonisti
.
Comincerò
da
Antonina
Giusto
,
che
fu
la
prima
a
vedere
sgorgare
dagli
occhi
della
Madonna
«
il
liquido
che
ha
perfette
analogie
con
le
lacrime
umane
»
,
come
è
stabilito
in
una
dichiarazione
redatta
da
vari
dottori
chimici
.
Dopo
molte
trattative
,
protetto
dalla
polizia
e
sotto
lo
sguardo
di
centinaia
di
persone
che
avrebbero
voluto
fare
quel
che
io
stavo
facendo
,
sono
entrato
nella
piccola
casa
al
numero
11
di
via
degli
Orti
di
San
Giorgio
,
dove
è
avvenuto
il
fatto
eccezionale
:
una
immagine
della
Madonna
,
di
gesso
colorato
,
di
gusto
molto
popolare
,
fabbricata
in
serie
da
una
ditta
toscana
,
ha
pianto
per
quattro
giorni
.
E
dirò
subito
di
una
strana
coincidenza
.
Il
primo
di
settembre
una
commissione
di
medici
venne
a
prelevare
il
liquido
che
sgorgava
da
quegli
occhi
di
gesso
e
da
allora
la
«
lacrimazione
»
è
terminata
.
Dicono
i
fedeli
:
«
Ecco
,
la
prova
era
offerta
anche
agli
increduli
,
per
questo
la
Madonna
non
pianse
più
»
.
La
casa
nella
quale
entro
fa
parte
d
'
una
costruzione
molto
semplice
,
del
tutto
di
tipo
meridionale
.
È
ad
un
solo
piano
,
lunga
e
bassa
,
ogni
uscio
un
numero
perché
sono
disposti
in
fila
,
uno
dopo
l
'
altro
.
E
oggi
i
muri
sono
ricoperti
da
firme
,
non
c
'
è
più
un
centimetro
di
spazio
libero
.
Mi
trovo
nella
prima
stanza
,
allo
stesso
livello
della
strada
,
che
fa
da
cucina
e
da
salotto
per
ricevere
;
un
breve
corridoio
conduce
ad
un
'
altra
stanza
.
Tutto
l
'
appartamento
dei
coniugi
Jannuso
è
qui
e
la
seconda
camera
è
quella
da
letto
,
dove
avvenne
il
«
pianto
»
.
Lui
si
chiama
Antonio
e
fa
l
'
ortolano
.
Lo
dicono
iscritto
al
Partito
comunista
,
ma
nessuno
è
mai
riuscito
a
strappargli
una
risposta
precisa
.
Lei
si
chiama
Antonina
Giusto
e
la
incontro
seduta
vicino
al
letto
.
Siamo
in
un
locale
piccolo
e
buio
nel
quale
a
mala
pena
ci
si
può
muovere
.
La
signora
Antonina
mormora
:
«
Sono
ancora
tutta
confusa
»
e
poi
aggiunge
:
«
Quante
cose
sono
capitate
in
così
poco
tempo
»
.
Ha
appena
compiuto
venti
anni
,
si
è
sposata
nel
mese
di
marzo
ed
in
dicembre
sarà
madre
.
Sta
seduta
immobile
sulla
seggiola
,
i
capelli
nerissimi
fanno
cornice
al
volto
pallido
,
un
poco
trasognato
.
Con
una
sfumatura
di
rassegnazione
dice
:
«
Avrei
bisogno
di
passeggiare
,
ma
adesso
non
è
più
possibile
.
Tutti
vogliono
vedermi
,
risentire
la
storia
di
quanto
è
accaduto
»
.
Torniamo
al
marzo
di
quest
'
anno
.
Come
regalo
di
nozze
Antonina
riceve
dal
suo
futuro
cognato
una
Madonna
.
Si
tratta
di
una
lastra
di
vetrolite
nera
,
larga
25
ed
alta
35
centimetri
sulla
quale
è
applicata
una
immagine
della
Madonna
,
quel
che
si
potrebbe
dire
un
mezzobusto
.
Esso
è
alto
poco
più
di
una
spanna
,
l
'
originale
fu
eseguito
dallo
scultore
Amilcare
Santini
di
Cecina
e
la
riproduzione
in
serie
è
fatta
da
una
ditta
di
Bagni
di
Lucca
.
Il
volto
è
di
gesso
,
che
viene
dalle
cave
di
Brisighella
,
messo
prima
nello
stampo
di
gomma
e
poi
,
quando
è
asciutto
,
dipinto
con
colori
alla
nitrocellulosa
,
così
da
risultare
levigato
e
lucido
.
Antonina
appese
la
Madonna
al
capezzale
.
A
poco
a
poco
divenne
un
oggetto
come
molti
altri
,
così
abituale
da
non
farci
nemmeno
troppo
caso
.
Un
mese
più
tardi
,
alla
fine
di
aprile
,
ella
s
'
accorse
d
'
essere
in
attesa
d
'
un
figlio
e
cominciò
un
periodo
infelice
.
Specie
al
mutar
delle
lune
cadeva
in
brevi
svenimenti
,
soffriva
dolori
acuti
e
perdeva
per
parecchie
ore
la
vista
.
Venne
il
medico
e
disse
che
si
trattava
di
tossicosi
gravidica
.
Il
male
s
'
aggravò
,
i
dolori
aumentarono
e
,
nei
momenti
di
crisi
,
Antonina
si
sdraiava
sul
letto
,
ma
al
rovescio
,
mettendo
cioè
la
testa
in
fondo
,
al
posto
dei
piedi
.
Come
ho
detto
la
camera
è
piccola
.
Tra
il
cassettone
,
i
due
comodini
e
la
toilette
ingombrante
,
risultava
scomodo
a
sua
sorella
l
'
assisterla
.
Per
questo
lei
prendeva
quell
'
insolita
posizione
e
così
aveva
proprio
di
fronte
la
Madonna
appesa
al
capezzale
.
Confessa
che
una
volta
soltanto
si
rivolse
alla
immagine
sacra
invocando
aiuto
.
Il
29
di
agosto
sopravvenne
una
crisi
di
dolore
e
non
meravigliò
nessuno
.
Nelle
prime
ore
del
pomeriggio
Antonina
fu
assalita
dal
male
,
si
coricò
spasimando
,
la
sorella
l
'
assistette
.
Svenne
e
rimase
così
per
un
quarto
d
'
ora
.
Quando
tornò
in
sé
ricorda
che
la
sorella
le
chiese
concitata
:
«
Come
ti
senti
?
E
dimmi
,
mi
vedi
?
»
.
Antonina
aprì
gli
occhi
e
,
senza
volerlo
,
lo
sguardo
le
cadde
sulla
Madonna
che
aveva
di
fronte
.
Non
soltanto
vedeva
chiaramente
,
ma
anche
vedeva
qualche
cosa
che
la
sbigottì
.
Forse
doveva
sognare
od
essere
vittima
di
una
allucinazione
.
Vedeva
le
gote
della
Madonna
bagnate
,
proprio
come
se
piangesse
.
Abbracciando
la
sorella
,
le
disse
:
«
Guarda
la
Madonna
,
dimmi
che
cosa
vedi
»
.
Le
due
ragazze
(
la
sorella
può
avere
diciassette
anni
)
rimasero
interdette
.
Incredule
vollero
toccare
l
'
immagine
,
che
era
bagnata
e
l
'
asciugarono
.
Dopo
qualche
istante
il
liquido
ricomparve
,
cominciò
anzi
a
gocciolare
sul
cuscino
.
Impaurite
fuggirono
a
chiamare
alcune
vicine
di
casa
.
La
prima
ad
accorrere
fu
la
signora
Buracca
,
moglie
d
'
un
vigile
,
ed
ebbe
una
scossa
nervosa
così
forte
che
la
dovettero
ricoverare
all
'
ospedale
.
Accorsero
altre
donne
,
Tina
Catauro
,
Concettina
Nicotera
,
Milena
Agati
,
Serafina
Maisano
,
Adele
Prato
,
Grazia
Nocilla
.
Ognuna
tornò
via
gridando
al
miracolo
,
la
notizia
si
sparse
nella
borgata
,
raggiunse
la
città
.
La
notte
nessuno
dormì
.
Da
quella
immagine
di
gesso
sempre
cadevano
adagio
le
lacrime
e
non
valeva
asciugarle
.
Si
rinnovavano
.
Il
giorno
dopo
nella
piccola
strada
non
si
poteva
più
circolare
.
I
fedeli
,
i
curiosi
,
i
diffidenti
si
mescolavano
per
vedere
quanto
accadeva
nella
camera
di
Antonina
.
Lentamente
le
lacrime
continuavano
a
sgorgare
dagli
occhi
della
Madonna
e
tutti
volevano
asciugarle
,
chi
con
il
fazzoletto
,
altri
con
batuffoli
di
bambagia
.
La
folla
era
tale
da
compromettere
l
'
ordine
pubblico
ed
il
signor
Samperisi
,
commissario
di
polizia
della
borgata
,
dovette
intervenire
.
Per
conto
suo
avvertì
il
questore
di
quanto
stava
succedendo
;
ed
il
parroco
,
d
'
altra
parte
,
dovette
correre
dall
'
Arcivescovo
a
raccontare
anche
lui
quanto
stava
capitando
.
Passarono
due
giorni
.
Il
prodigio
inspiegabile
continuava
a
ripetersi
,
e
già
migliaia
di
persone
potevano
dire
d
'
essere
state
testimoni
oculari
.
Venne
il
primo
di
settembre
e
la
Curia
decise
di
intervenire
in
modo
palese
e
diretto
.
Si
rivolse
a
una
commissione
di
medici
,
formò
un
gruppo
di
osservatori
non
sospetti
ed
invitò
ad
esaminare
quanto
accadeva
.
Il
mattino
del
primo
settembre
,
alle
ore
dieci
e
mezzo
,
sette
persone
si
presentarono
nella
casa
di
via
degli
Orti
,
fecero
sgombrare
la
camera
,
cacciando
i
fedeli
ed
i
curiosi
.
Il
dottore
Michele
Cassola
,
che
capitanava
la
spedizione
,
disse
:
«
Siamo
venuti
a
vedere
di
che
si
tratta
»
.
Rimasero
chiusi
nella
stanza
due
ore
:
quel
che
fecero
,
quel
che
videro
e
quanto
annotarono
lo
dirò
in
un
altro
mio
scritto
.
StampaQuotidiana ,
L
'
uomo
alienato
,
anzi
reificato
come
si
dice
oggi
,
ridotto
a
cosa
e
non
più
individuo
,
è
veramente
infelice
per
la
condizione
in
cui
è
venuto
a
trovarsi
?
Il
problema
è
certamente
mal
posto
perché
dell
'
uomo
libero
,
non
condizionato
che
da
se
stesso
,
la
storia
non
offre
esempi
;
ma
se
vogliamo
ammettere
ch
'
esso
esista
e
sia
anzi
il
problema
d
'
oggi
si
deve
escludere
che
psicologi
sociologi
e
ah
nettali
specialisti
dell
'
uomo
-
uomo
e
dell
'
uomo
-
formica
siano
i
più
idonei
a
risolverlo
.
Gli
artisti
invece
hanno
qualcosa
da
dire
in
proposito
perché
la
loro
vocazione
-
e
più
nell
'
ultimo
secolo
,
da
quando
sono
sorti
verismo
,
naturalismo
e
altre
scuole
affini
-
sembra
essere
quella
di
denunciare
l
'
universale
infelicità
umana
.
Non
sono
però
concordi
nella
prognosi
e
tanto
meno
nella
diagnosi
.
L
'
infelicità
dell
'
uomo
è
costitutiva
,
originaria
oppure
è
l
'
effetto
dei
«
sistemi
»
sociali
sinora
sperimentati
?
Gli
artisti
così
detti
engagés
propendono
per
questa
seconda
ipotesi
ma
sanno
benissimo
che
l
'
utopia
della
città
Felice
non
fu
e
mai
sarà
attuabile
.
Altri
invece
accettano
l
'
infelicità
come
la
sola
possibile
fonte
di
ispirazione
.
L
'
arte
sarebbe
la
vita
di
chi
non
vive
.
E
difficile
immaginare
che
un
uomo
felice
,
un
uomo
«
riuscito
»
,
rinunci
alla
sua
presente
felicità
per
crearsi
una
soddisfazione
post
mortem
scrivendo
opere
letterarie
di
non
probabile
sopravvivenza
.
Non
mancano
,
sono
anzi
numerosi
,
gli
scrittori
che
pur
non
essendo
impegnati
nella
contestazione
socio
-
politica
sentono
il
bisogno
di
giustificare
il
no
da
essi
opposto
alla
vita
dell
'
uomo
d
'
oggi
.
Tra
questi
,
e
tra
i
più
giovani
,
particolarmente
interessante
è
Goffredo
Parise
.
Il
suo
no
non
è
a
senso
unico
:
nel
suo
ultimo
libro
Il
crematorio
di
Vienna
(
Feltrinelli
)
l
'
accusa
non
è
rivolta
alla
vita
intesa
come
istituzione
,
bensì
alla
civiltà
consumistica
,
che
è
la
sua
bestia
nera
,
non
certo
l
'
unica
.
Lo
sguardo
di
Parise
è
stato
sempre
quello
di
un
antropologo
che
abbia
il
capolavoro
di
Darwin
come
livre
de
chevet
.
Non
tanto
lo
interessa
l
'
uomo
come
animale
privilegiato
(
che
pensa
e
modifica
a
piacer
suo
o
distrugge
la
sua
vita
)
quanto
l
'
uomo
animalesco
tout
court
che
continua
a
mostrarsi
nell
'
attuale
uomo
civile
ed
economico
.
Non
so
se
Parise
si
faccia
illusioni
su
ciò
che
potrebbe
essere
l
'
uomo
allo
stato
di
natura
,
il
buon
selvaggio
.
In
ogni
modo
è
la
vita
primordiale
quella
che
attrae
la
sua
attenzione
;
ed
è
per
questo
che
in
un
libro
di
tinte
uniformi
,
volutamente
composto
sullo
schema
di
«
tema
e
variazioni
»
(
una
trentina
di
pezzi
numerati
senza
titoli
)
si
può
trovare
ad
apertura
di
pagina
una
frase
come
questa
:
O
pesci
!
,
in
amore
muto
e
natante
,
in
seminagione
stagionale
,
la
vostra
tecnocrazia
o
sistematica
riproduttiva
non
conosce
le
belle
regole
della
dialettica
:
fate
e
basta
.
Non
conoscete
,
beati
voi
,
la
didattica
delle
convenzioni
ideologiche
(...)
o
pesci
,
fate
,
guizzate
con
l
'
occhio
non
cosciente
,
privo
di
quel
miraggio
,
verso
non
tecnici
miraggi
:
il
vermetto
,
magari
traditore
,
la
libellula
,
il
pesce
femmina
,
gli
infiniti
e
gioiosi
misteri
di
quel
grande
Luna
Park
subacqueo
che
è
la
vita
ittica
,
ottusi
ai
ragionamenti
,
alla
presenza
,
alla
bella
presenza
con
cappello
grigio
,
guanti
grigi
,
soprabito
grigio
dei
marciatori
dall
'
universale
bella
presenza
,
delle
confezioni
,
dei
prodotti
di
bellezza
per
uomo
,
o
pesci
!
Non
dico
che
questo
sia
un
bellissimo
squarcio
di
prosa
;
ma
a
chi
non
conoscesse
Parise
potrebbe
servire
per
comprendere
tanti
altri
motivi
di
lui
.
Il
tema
che
prevale
nel
Crematorio
trovava
già
nel
Padrone
(
il
più
fortunato
romanzo
di
Parise
)
due
personaggi
ancora
individuabili
da
un
punto
di
vista
che
diremmo
vagamente
naturalistico
:
il
padrone
Max
,
pianta
carnivora
che
risucchia
un
suo
dipendente
:
il
quale
,
a
conti
fatti
,
accetta
una
situazione
a
lui
non
del
tutto
sfavorevole
.
Il
motivo
del
consumo
,
della
quasi
perfetta
simbiosi
tra
il
consumante
e
il
consumatore
e
il
consumato
,
dava
luogo
a
un
grottesco
di
forte
interesse
narrativo
.
Qui
invece
,
nel
Crematorio
,
i
personaggi
pure
restando
anonimi
(
portano
soltanto
un
nome
che
è
una
lettera
dell
'
alfabeto
)
vivono
in
ambienti
ben
definiti
,
hanno
caratteri
fisici
e
psicologici
accettabili
ma
perdono
alquanto
in
credibilità
.
Altro
è
trovarsi
nella
condizione
di
robot
,
altro
sapere
di
esserlo
.
Le
figure
di
questo
défilé
pensano
e
riflettono
sulla
loro
condizione
con
una
straordinaria
consapevolezza
,
ciò
che
nella
vita
quasi
mai
accade
.
Nella
vita
l
'
infelicità
non
è
di
entrare
nel
circolo
produttore
-
prodotto
ma
nell
'
uscirne
.
Non
è
psicologicamente
vero
che
l
'
uomo
desideri
la
libertà
:
è
vero
però
ch
'
egli
deve
illudersi
di
desiderarla
.
Solo
in
rari
esempi
la
paranoia
si
affaccia
nei
personaggi
monologanti
di
Parise
.
Tale
è
il
caso
dell
'
uomo
che
uccide
molte
persone
senza
alcun
proposito
criminale
,
ma
per
darsi
prova
della
propria
abilità
nel
tiro
a
segno
.
Ma
in
casi
analoghi
,
e
assai
meno
cruenti
,
il
tema
del
rapporto
tra
divoratore
e
divorato
è
quasi
nascosto
e
si
crea
allora
una
situazione
veramente
poetica
restando
nascosta
la
nuda
e
cruda
motivazione
.
Tale
la
storia
dell
'
innominato
signore
che
vede
in
bianco
e
nero
la
sua
casa
,
la
sua
famiglia
e
se
stesso
,
mentre
ogni
altro
«
esterno
»
conserva
vividi
colori
.
Si
ha
qui
il
tema
dell
'
usura
,
ben
diverso
da
quello
dell
'
uomo
strumentalizzato
.
Là
dove
,
invece
,
prevale
un
implacabile
j
'
accuse
,
una
requisitoria
contro
la
robottizzazione
dell
'
individuo
,
l
'
ossessiva
iterazione
del
motivo
perde
in
efficacia
e
lascia
alquanto
incredulo
il
lettore
-
consumatore
.
Perché
alla
fin
dei
conti
il
paradosso
di
Parise
e
di
tutti
gli
anticonsumisti
(
anch
'
io
ho
peccato
in
questo
senso
in
miei
vecchi
scritti
non
narrativi
)
è
ch
'
essi
stessi
sono
professionali
produttori
e
avidi
consumatori
di
merce
culturale
.
Si
tratta
di
una
contraddizione
di
fondo
presente
in
tutta
la
letteratura
d
'
oggi
.
Contraddizione
più
apparente
che
reale
perché
non
si
può
uccidere
,
artisticamente
,
la
vita
senza
una
forte
carica
di
amor
vitae
.
Questa
volontà
di
vivere
è
sempre
stata
presente
in
tutti
i
libri
di
Parise
e
nei
suoi
reportages
giornalistici
.
Nel
suo
ultimo
libro
essa
sembra
quasi
espunta
come
una
imperdonabile
debolezza
.
Ciò
non
toglie
che
quand
'
essa
trapela
Parise
riacquisti
tutta
la
sua
forza
.