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ANNIVERSARIO ( - , 1927 )
StampaPeriodica ,
Per la quinta volta l ' Italia è disonorata dalla celebrazione fascista . I giornali dei paesi civili rilevano la coincidenza tra le feste di Roma e quelle bolsceviche di Leningrado . Ma se le due manifestazioni si equivalgono nello spirito politico che le informa , perché entrambi i regimi rinnegano la libertà e il dominio legale delle maggioranze , una differenza sostanziale passa tra una rivoluzione che , come quella russa , conquistò ai servi della gleba i diritti dell ' uomo , e si affermò , pur tra sanguinose aberrazioni , contro il principio autocratico , ed una tragica carnevalata che , come la marcia su Roma in sleeping car , tramutò , con l ' acquiescenza del Capo dello Stato , il più torbido demagogo dell ' estremismo rosso nel tiranno di un popolo e prostituì i poteri pubblici , la dignità nazionale , la Costituzione giurata , il Parlamento , il sacrificio della guerra e la vittoria , all ' ambiziosa criminalità di una minoranza armata obbediente ad un solo programma : dominare . Non è la conquista del potere da parte di una classe contro un ' altra ; non è una ascensione politica e sociale che esige ed offre i suoi martiri a consacrare le innovatrici verità dei suoi apostoli ; ma è la usurpazione del governo , compiuta e mantenuta da una banda di avventurieri e di scherani che hanno imposto la propria violenza a coloro stessi che si illudevano , garantendone l ' impunità , di goderne i vantaggi ; è uno spaventoso regresso nel passato , per cui dalle legislazioni esecrate degli Absburgo e dei Borboni risorge il ghigno del delatore e del boia . Non è l ' attuazione organica di un programma , di cui si possano subire le leggi in quanto se ne vedano e se ne approvino liberamente le finalità ; ma è la negazione e la contraddizione di tutti i programmi politici ed economici il trionfo dell ' improvvisazione , della frode del pazzo orgoglio nazionalistico , dell ' ignoranza brutale , dell ' iperbole e della fiera paesana . Dietro un ' impalcatura da circo , geme il popolo italiano , prigioniero nella sua patria ; e le carceri rigurgitano di detenuti politici ; e nelle isole , nuovi deportati prendono il posto lasciato vacante dai morti per maltrattamenti e sofferenze ; e nelle case devastate , donne e bambini piangono i mariti ed i padri assassinati o aspettano , ostaggi di un esercito di occupazione , il ritorno degli esuli . Assassinii , incendii , saccheggi , tribunali eccezionali , soppressione di tutte le libertà elementari ; ecco il bilancio del quinquennio fascista ! E le vittime dell ' enorme infamia , tutti coloro che sono stati colpiti nelle idee , negli affetti , negli interessi legittimi trentanove milioni di italiani contro un baldanzoso e protervo manipolo di assassini in camicia nera si domandano , nell ' angoscia che prepara la reazione : Perché ? E l ' Europa civile , che considera l ' Italia fascista come una permanente minaccia alla sua pace e nega l ' onore dei suoi contatti diretti a quella oscena parodia napoleonica , che crede di assicurarsi la gloria militare inalberando una piuma di struzzo sul berretto di una milizia , la quale non conobbe altra guerra che quella civile , e passando in rivista , dall ' alto del docile cavallo , le schiere dei " balilla " ; l ' Europa che dovunque scoppi un incidente internazionale , ivi scorge il fascismo e trova munizioni italiane in possesso dei comitagi bulgari e attribuisce l ' assassinio di Cena Beg a una diretta suggestione del fascismo , che di questi delitti ha lunga pratica all ' interno ed all ' estero , ripete la domanda : Perché ? Perché un popolo , che ha fatto e superato una guerra atroce , deve esser posto in condizioni di così grave inferiorità politica , ed umana , dinnanzi a tutti i popoli , anche ai meno evoluti , di Europa ? Che gli ha dato il fascismo , in compenso delle schiantate libertà ? Umiliazioni e miseria ! Mentre il fascismo ostenta le sue parate , la crisi finanziaria e morale d ' Italia si fa più diffusa e profonda . Per superarla , bisogna spezzare il giogo e rovesciare la tirannide . Liberarsi è risorgere ! Il fascismo non deve celebrare il suo sesto anniversario .
LA DONNA E IL SACERDOZIO DELLA STAMPA ( BECCARI GUALBERTA ALAIDE , 1877 )
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La stampa periodica o giornaliera dovrebbe essere una amica capace di venirci a illuminare a consigliare a correggere , sotto veste di appagare la nostra brama di apprendere le notizie politiche del giorno ; di conoscere le nuove importanti scoperte della scienza , di sapere quali dottrine nuove i filosofi i moralisti i pedagogisti , abbiano cavato dalle antiche , a guida norma inspirazione delle presenti e future generazioni ; un ' onesta curiosità , che potrebbe esserci feconda di molto bene , quando venisse onestamente soddisfatta . Ma di un ' istituzione proficua s ' è abusato e oltrepassandone i limiti ed esagerandone il bisogno , s ' è dato vita a una quantità straordinaria di giornali e periodici , da procurarne ai lettori un ' indigestione , tanto più seria e di tristi conseguenze , in quanto si diffusero pagine che contenevano nonché lumi ammonimenti consigli saggi , opportuni , valevoli , un veleno sottile sottile , corrompitore dell ' anima . In siffatto modo libertà venne insultata e costretta a velarsi la faccia e in sua vece sorse licenza , che , impunemente vestita del gran peplo della dea , che guida i popoli a ' loro destini , felice della maschera che agli ingenui o ignoranti la nasconde , si compiace spargere fra il popolo , avido di luce , di verità , la parola mentita della sua fede di corruzione : né il mal gioco accenna avere un termine , ché continua tuttavia , riempiendo di dolore chi vorrebbe che il giornalismo , compreso della sua missione , la compisse quale un apostolato . Ma perché mai di una cosa che potrebbe riuscire tanto benefica e ch ' è , come dissi , una necessità de ' tempi , come mai se ne fece uno strumento di dissolvimento morale ? Quando si potesse avere un giornalismo che tendesse allo scopo , che il giornalismo onesto dovrebbe prefiggersi , come ci sarebbe facile rifare l ' uomo , dar vita vigorosa al suo pensiero , educare il suo sentimento , indirizzarlo per quella via che a libertà vera conduce ; invece , il giornalismo che Italia a suo disdoro può in oggi vantare , salvo le belle , splendide eccezioni , è tutto vanamente ciarliero , pecca di pretenzioso , è spesso pettegolo , litigioso , presto alla polemica personale , allo insulto , alla calunnia e diffonditore sotto forma di cronaca amena , d ' immoralità ; ché si fa eco di processi scandalosi , ché registra ogni sorta di delitti , con una leggerezza colpevole ; ché narra le cose più sozze , più abbominevoli , più nefande , con un buon umore indecente , o con un sorriso beffardo ; ché nelle appendici , ammanisce i più scapigliati romanzi della scuola francese ; e i lettori non educati a serietà , non avvezzi alla riflessione , al discernimento , ci si abituano a letture tanto pericolose ; e ne hanno scuola , ripeto , di corruzione ; ci si abituano , poi che ben lo si sa , che per la natura dell ' uomo il male come il bene è quistione d ' abitudine , e a forza di leggere di latrocini , di omicidi , di suicidi e via di seguito , narrati con tanta superficialità , l ' uomo incolto , non trova in fine la colpa così orribile , anzi spesso la trova rivestita di una certa luce , sia pure luce sinistra , circondata di una specie di aureola , che potrebbe attrarlo se incauto ; anche il tristo nell ' esserlo ci mette il suo amor proprio . A questo brutto stato di cose si siamo ridotti , perché dimenticossi che la stampa è un sacerdozio , e la si assunse quale un mestiere (...) .
POLEMICA SUL 'MANIFESTO' ( BURZIO FILIPPO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Caro Gobetti , il programma de La Rivoluzione Liberale mi sembra organico , e bene inquadrato nella realtà , se l ' esigenza , alla cui soddisfazione si propone di contribuire , si riassuma nella formazione di una coscienza politica in Italia . Riferirsi , per la comprensione dei problemi attuali , al Risorgimento , e promuovere la revisione dei suoi valori , è impostazione fondamentale . Il " Manifesto " fa più che enunciare una intenzione : propone senz ' altro uno schema d ' interpretazione del Risorgimento , al quale in parte aderisco . Lo sforzo sintetico per cui problemi ed eventi disparati sono organizzati in una unità , è fecondo ed illuminante , anche quando , per avventura , sembri che la forza logica violenti un poco il reale . Così qualche riserva mi pare di dover fare circa la svalutazione che la tendenza cavouriano - giolittiana , o monarchico - piemontese , subisce nel suo schema di fronte alla ideologia della Destra hegeliana . Ciò non solo per l ' impotenza realizzatrice di questa rispetto a quella , sul che siamo d ' accordo , ma proprio per ragioni teoretiche . Mi sembra , cioè , che lo sforzo dell ' idealismo , di esaurire nella concezione etica dello Stato tutte le esigenze , anche quella cui Religione e Chiesa rispondono ; a modo loro , sia più eroica volontà sistematica che concretezza : dovrà , se mai , operare come , in Francia ( oltre a peculiarità . di razza ) , una secolare tradizione unitaria . È ciò che mi fa pure esprimere qualche dubbio , non sulla desiderabilità , sulla imminente possibilità di una vasta partecipazione del popolo alla vita ideale dello Stato : quanto alle forze nuove che starebbero operando in tal senso , partito comunista e partito sardo di azione , sarà il caso di sopravvalutarle ? Così , finalmente , la conciliazione affermata , nel concetto " liberale " dell ' idealismo con l ' empirio - individualismo economico all ' inglese , mi sembra richieda maggiori sviluppi dimostrativi . Sono punti che nello schema di un Manifesto potevano solo essere accennati : seguirò gli ulteriori svolgimenti del suo pensiero con la più cordiale attenzione . Suo aff.mo F . Burzio
IL 'MAFALDA' ( - , 1927 )
StampaPeriodica ,
La catastrofe del " Mafalda " rivela e descrive più di mille altri episodi , meno appariscenti , il perfetto clima fascista di tragica buffoneria e di perversa corruzione . Le autorità fasciste permettono ( e non senza compensi ) al fascistissimo on . Biancardi , direttore della N . G . I . , di trasportare migliaia di passeggeri su piroscafi che costruiti molti anni fa per le linee del Sud America sono stati sconquassati nei viaggi compiuti attraverso il tempestosissimo Atlantico settentrionale nei viaggi per e da New York . Non solo ma per la medesime ragioni si ottiene il nulla osta di partenza ad un piroscafo che ha le macchine in istato pietoso e i canotti di salvataggio che fanno acqua come panieri . E non basta : quando si spezza il palo dell ' elica e l ' acqua comincia ad invadere la nave , il povero comandante , che dipende dal fascistissimo on . Biancardi e subisce il clima del regime , si guarda bene dal lanciare immediatamente il segnale di richiesta di soccorso . Fascisticamente deve giungere coi suoi mezzi alla riva . Se no , che dirà il " duce " ? Non è forse obbligatorio vivere pericolosamente ? Che importa se vanno a fondo mille - trecento persone , purché si salvi il prestigio della marina mercantile che " l ' inviato di Dio " blandisce e predilige ? Cosi il tempo passa ; la costa non si raggiunge ; la nave si sbanda ; si chiede aiuto , ma è tardi per salvare tutti . La gerarchia e la disciplina ( apparenti ) , onore e vanto dell ' Italia mussoliniana , dileguano . La nave diviene preda della più tragica confusione ... Le barche di salvataggio che fanno acqua e son sovraccariche vanno a picco . È il disastro . Se , per caso , non vi fossero stati sette piroscafi in quelle acque , milletrecento persone sarebbero state inghiottite dal risucchio o divorate dai pescicani . Non mancano naturalmente episodi di gentilezza ed eroiche prove di spirito di sacrificio . È la grande e immortale anima umanamente italiana , che pur vivendo e spasimando sotto le rovine e le ceneri del fascismo , si rivela in atti di generoso coraggio e di sublime abnegazione . Così il sacrificio di tutti gli ufficiali superiori della nave è esempio magnifico che onora una marina ed un popolo . Ma , subito dopo la catastrofe , lo spirito fascista riprende il sopravvento . Comincia la ridda delle notizie false . ( È leggerezza ? È losca speculazione ? È prepotente incompatibilità mentale e morale rispetto a tutte le cose serie [ anche tragiche ] , a tutte le cose vere ? ) La sciagura è ridotta al minimo ; i morti sono un ' invenzione straniera ; quasi il " Mafalda " risale a galla . Poi la verità si fa strada . Perfino i fascisti parlano . Si comincia ad accusare la compagnia , il capitano ecc . ecc . No , no . Siate onesti se potete giornalisti italiani ; accusate il fascismo e voi stessi . Il fascismo è il padrone che servite umilmente ; ignobilmente ; gli armatori e i loro associati vi pagano gli immeritati stipendi , che intascate con gioia . Perché protestate per questo episodio ? Non capite , o ciechi volontari , che il " Mafalda " è soltanto un terribile simbolo ? In mano ai fascisti inetti , corruttori , ladri , bugiardi , dementi , sanguinari , una nave infinitamente più grande , una nave formidabile e gloriosa ondeggia alla deriva e fa acqua già . Ed ogni ritardo è fatale . Sciagurati , pensate alla partita , perché il " Mafalda " non è che il simbolo dell ' Italia .
LA DONNA QUAL'È - LA DONNA POLITICAMENTE UNA NULLITÀ ( MALLIANI_TRAVERSARI MARIA , 1878 )
StampaPeriodica ,
La posizione sociale della donna , a giudicare dalle apparenze , è dignitosa ; dico a giudicare dalle apparenze , perché non posso chiamar dignitosa la posizione di una classe di persone e questa è la regola e non l ' eccezione nei paesi occidentali la quale con un solo articolo del Codice , è tenuta alla cieca ubbidienza e sottomissione verso chi ha cooperato a dettare quell ' articolo ; ben pochi sono i Codici europei che non contengono l ' ingiunzione esplicita , che la moglie deve ubbedienza al marito : solo nella revisione legislativa del 1865 , l ' atto di ubbidienza venne soppresso nel Codice italiano . L ' esclusione poi della donna da ogni legislazione , e la sua impotenza riguardo alle istituzioni nazionali , che non sono se non istituzioni a cui la donna non ha prestato il suo concorso , fanno sì che la vita morale dei popoli si risente assai della mancanza della influenza femminile ; l ' assenza completa dell ' influenza di donne oneste ed intelligenti nello Stato , deve riguardarsi come un abuso non lieve , e non poche istituzioni avrebbero un aspetto ben diverso , se si fossero consultate anche le loro opinioni e sentimenti . È cosa innegabile che l ' ingiustizia reca danno a quello che la commette non meno che a quello che la subisce , demoralizzando sì l ' uno che l ' altro (...) . Il desiderio dell ' Europeo incivilito , di voler continuare le tradizioni antiche , riguardo alla donna tradizioni che per conto suo egli ha rinnegate , dichiarando che nessuno ha il diritto di arrogarsi un potere illimitato sulla sorte altrui e di volerla segregata da tutti quegli interessi , che più importano al cittadino ; di volerla tenere estranea a tutto ciò che si chiama politica , ossia arte e scienza di governare un popolo , e ciò che solo tocca alle masse di farsi governare da uomini di Stato scelti bene ; ed infine , la sua brama di disporre , egli solo , senza il concorso di lei , dei mezzi per influenzare le leggi , dalle quali gli individui e la comunità vengono retti , possono essere in parte inconsci , e conseguenza di pregiudizi , di spensieratezza , di indifferenza , ma non sono certamente segni di uno spirito liberale , disinteressato ed equo . La circostanza inoltre , che anche nella donna europea l ' uomo si ostina a voler vedere null ' altro che la generatrice e la governante di casa , e per tale motivo persiste a negarle la facoltà e l ' opportunità di lavorare efficacemente al perfezionamento del suo essere intellettuale e morale , ridonda a danno di tutti , sebbene i pregiudizi impediscano agli indifferenti di accorgersene ; soltanto quando si avrà permesso alla voce femminile di prender parte alle decisioni che riguardano il suo sesso , di accennare agli inconvenienti e alle sofferenze che pesano su di esso , e che l ' altro sesso non può comprendere , perché , non le sente , gli uomini potranno parlare di libertà civile , di autonomia individuale e di rispetto alla personalità umana , senza essere tacciati d ' ipocrisia .
ADERIRE ALLA STORIA? ( FORMENTINI UBALDO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Ho letto con l ' attenzione che gli è dovuta il Manifesto de La Rivoluzione Liberale e non mi dispiace dire che cosa ne penso , o meglio che cosa mi ha fatto pensare . Premetto subito che sono , in tesi , diffidentissimo di questi sunti storici introducenti a una dichiarazione di politica militante , perciò mi occorre premettere un breve ragionamento su codesto precetto dell ' " aderire alla storia " . Carlo Marx , osservando i casi di vari popoli e di vari periodi , trovò che sotto molteplici e mutevoli forme , si svolge in realtà continuamente una lotta fra capitalisti e lavoratori . Mi si passi questa traduzione semplicista e volgare della teoria storica marxista . È per chiarezza . Ora uno che nei panni di Marx , avesse voluto " aderire alla storia " partendo da uguali premesse , avrebbe potuto dire e predicare , per esempio , che la storicità e l ' immanenza del dissidio delle classi erano accettabili come verità formatrici di una coscienza generale eliminante i danni , le sciagure , le dispersioni di forza e di volontà causate dall ' inutile contrasto umano a una legge eterna , e cosi via , organizzando una pratica di rassegnazione . Invece Marx ha ideato al contrario di seppellire la Storia , generando un ' attività soprafattrice della dialettica delle classi . Ora quale è la giusta conseguenza pratica di quella veduta storica , quella di Marx , o l ' altra del supposto antagonista ? La conclusione è che l ' antistoria di Marx é diventata storia con questo frutto , sempre stando a quella visione : - che , frammezzo alla lotta bruta delle classi in sé , oggi ci occorre considerare , in più , una nuova forza , la cui direzione è appunto quella di negare le classi . Di fronte al problema di questo più , di esercitare cioè un ' azione politica positiva in sequenza a certi fatti storici osservati , siamo e saremo sempre a quel punto : la Storia giustifica ugualmente soluzioni discordi e opposte , perché è essa sempre una contraddizione insoluta , o meglio , non giustifica nulla . Così è , venendo al caso nostro , che tutta la questione sta nel tratto fra il primo comma e gli altri due dell ' epigrafe del " Manifesto " . In che modo e perché , " una visione integrale e vigorosa del nostro Risorgimento " ci porta a " lottare contro l ' astrattismo dei demagoghi e dei falsi realisti " , e fin qui passi , ma poi a " inverare le formule empirico - individualiste del liberismo classico all ' inglese e affermare una coscienza moderna dello Stato " ? O non potrebbe la Storia , visto che il nostro processo politico non è stato che lo svolgersi di un riformismo tendente al socialismo di Stato , consigliarci di perfezionare l ' esperimento di questo socialismo di Stato , e educarci a divenir coscienti dei suoi mezzi , dei suoi fini e delle sue possibilità ? Per esempio , proprio in relazione al compito così limpidamente proposto nel " Manifesto " di creare l ' unità nazionale , non c ' è nessuna ragione di giudicare inefficace un procedimento socialistico ( nazionalizzazione ) . Non è questo , per caso , uno degli aspetti dell ' attuale esperienza russa ? Ma quando ci si decide per una condotta liberale o socialista , fra la speculazione storica e la speculazione pratica , sempre , sensibilmente o no , si introduce un altro giudizio : questo è bene , questo è male . Un giudizio etico , il quale , il più delle volte , ha già dominato e sottomesso al suo talento anche il giudizio storico che lo precede . Detto questo non si crederà che io dica per complimento che la dimostrazione storica della " incapacità dell ' Italia a costituirsi in organismo unitario " letta sul " Manifesto " mi piace , voglio dire , mi persuade . Possiamo andar giù , d ' accordo , salvo particolari sui quali per mio conto non ho alla mano elementi soggettivi di giudizio , fino al punto in cui dalla rappresentazione storica si passa a far previsioni per l ' avvenire . Che la storia serva oltre che ad appagare un ' esigenza assoluta del conoscere , anche a far previsioni , è giusto : solo e proprio per questo aspetto , essa è una scienza . Ora si dice nel " Manifesto " , che questo socialismo di Stato che il liberalismo ha ereditato dal Piemonte e ha svolto , uccidendo se stesso , nel nuovo regno , è un movimento effimero : rappresenta una transazione che bisogna superare . Che significa bisogna ? Un imperativo etico , o vale come dire che a una data temperatura , bisogna che un dato metallo fonda ? Tengo il secondo significato e dico che le forze di libertà scoperte dall ' autore del " Manifesto " , anche a giudicare dai bruchi le farfalle non mi sembrano concludenti per affermare una contraddizione immediata al prevalere del socialismo di Stato . Io non stimo ( materialisticamente ) del movimento operaio altra forza che quella delle organizzazioni . Ora , osserviamo . L ' esperimento socialistico si è svolto fin qui attraverso una serie di compromessi fra gli istituti di diritto pubblico e privato esistenti e i fini che lo Stato , più o meno consapevolmente , si proponeva . Ha proceduto attraverso il dissidio intimo fra una morale politica essenzialmente individualistica e la morale propria delle organizzazioni di classe . La fase iniziatasi dopo la guerra , non ancora in pieno svolgimento , è quella appunto in cui bisogna demolire i vecchi istituti giuridici per fondarne altri , propri della rivoluzione che si sta compiendo , e insieme bisogna sostituire alla vecchia morale politica una nuova morale . Se si fa una stima approssimativa del tempo occorrente a questo lavoro , nulla ci persuade della sua brevità , cosicché la previsione piú sicura è che il prossimo periodo storico della vita italiana sia ancora occupato da un processo socialista - burocratico rappresentante la concertazione giuridico - politica del movimento rivoluzionario di classe . Certamente questo moto , che noi giudichiamo svolgentesi in linea retta verso le realizzazioni di un socialismo burocratico , genera incessantemente anche dei processi contrari . Cioè svolge intimamente un processo dialettico . E nello stesso tempo altri elementi fuori dell ' organizzazione di classe e contro di essa , producono a loro volta altre soluzioni antitetiche . Da questa dialettica interna e esterna del movimento sindacale nasce quella che il Gobetti ha definito la Rivoluzione Liberale . Perciò , io credo di essere preciso nell ' interpretare questo novissimo dittico , quando considero quelle tali forze " di libertà " , come forze che , in un primo momento imprecisabile nella sua durata , devono comportarsi rivoluzionariamente in senso proprio o negativo e non in senso positivo e costruttore . In sostanza esse attendono l ' esperimento compiuto dal socialismo di Stato per superarlo , e non lo favoriscono se non per scavargli la fossa . Per rendermi chiaro , piglierò un esempio della storia stessa del socialismo , ricordando il momento quando il socialismo in paesi a costituzione borghese arretrata ( come per esempio il nostro ) , comprese la necessità di affrettare il processo formativo della borghesia , e vi cooperò , più o meno in coscienza , solo per affrettarne la catastrofe . Che questa rivoluzione liberale , la quale si svolge , secondo il già detto , per moti diversi e nemici , possa trovare una guida pratica che ne determini più o meno chiaramente l ' azione immediata , non mi sembra possibile ora ; solo è possibile alla scienza scoprire i lontani rapporti di moto e la composizione di quei fattori . Dico dunque che il momento pratico della " Rivoluzione liberale " è , secondo le mie previsioni , ancora lontano e lascio a questo aggettivo tutta la sua indeterminatezza . Cercando invece di determinare speculativamente la fisionomia probabile di questa rivoluzione , credo che essa finirà per riprendere gli stessi motivi del liberalismo classico , nell ' economia e nel diritto . E ciò sarà quando le nostre scuole liberali , sentiranno di non poter più operare come elementi conservatori dell ' economia e dello Stato attuale , ma di dover agire come elementi rivoluzionari ( questo , mi pare , é il punto del nostro dissenso coi nostri grandi maestri liberali ) ; allora , l ' evoluzione ideologica dei nuovi istituti liberali procederà rapidissima e sorgeranno chiari gli schemi della nuova società , che la rivoluzione porterà al trionfo . Certamente l ' esperimento socialistico non sarà avvenuto invano , nessuno vorrà cancellarlo come uno sgorbio dalla storia ; la rivoluzione avrà , come il " Manifesto " dice , una " coscienza moderna dello Stato " o meglio la sua coscienza dello Stato , cioè semplicemente diventerà , da negativa , positiva . Dopo aver fatte le mie previsioni eccomi al punto di decidermi per un ' azione pratica . Il passaggio è stretto e difficile . La maggior parte degli uomini fortunatamente arriva all ' azione per vie del tutto diverse da quella che noi abbiamo qui battuta , ed è inutile tentare una classificazione anche sommaria di questi motivi . Per uno che viene di biblioteca , supposto che egli possa dominare tutte le determinazioni subiettive che lo influiscono , è indifferente scegliere una qualsiasi delle pratiche di cui ha conosciuto l ' esistenza e l ' andamento . Questi sarebbe , dal punto di vista della preparazione spirituale alla politica attiva , il politico perfetto ( machiavellico ) . Egli sa che tanto operando in A , come in B , lavorerà sempre per il risultato C . Sceglierà la sua via con lo stesso criterio con cui un attore sceglie la sua parte in un dramma di cui conosce lo svolgimento e la fine . Soltanto , come appunto sarebbe cattivo commediante , quegli che sulla scena si inspirasse alla logica finale del dramma anziché alla logica della sua parte , il politico che ha scelto A , parlerà e agirà secondo A , non secondo C . In pratica gli converrà nascondere questo C : oppure attribuirlo solo ad A , o anche , fingendolo un risultato nefasto , attribuirlo all ' azione B , per persuadere il maggior numero ad agire in A . E in questi e in simili schemi si potrebbero tradurre moltissime discussioni che si fanno nei congressi dei partiti . Dunque io ( soggetto astratto ) potrei , senza frode , decidermi tanto ad operare per la rivoluzione prossima probabile del socialismo di Stato , diciamo per il collaborazionismo , quanto dar mano ad anticipare quella rivoluzione di cui abbiamo discorso e che ora dorme con la prima nella medesima culla . Il soggetto concreto confessa che i suoi sentimenti e le sue simpatie spirituali lo inclinano fortemente alla seconda decisione , mentre il suo intelletto realistico lo richiamerebbe alla prima . In fine conclude per rimanersene nella sua specola ; per ritornare cioè a quella pura e semplice problemistica dei primordi dell ' " Unità " , inutilmente abbandonata che aspetta senza fretta la sua sintesi . Generosa è 1'impazienza dei giovani che pretende sintesi affrettate e provvisorie ; generosa non solo , ma tal volta anche fecondamente creatrice come dimostra il brano pressoché autobiografico messo dall ' autore in capo al " Manifesto " . Credo però che anche un certo ascetismo politico , se è secondo genio , giovi a formare , in un Paese dove non c ' è , una classe dirigente . E sotto questo aspetto , mi pare , rientriamo , con l ' autore medesimo , a braccetto , nella praxis .
LA MACCHIA ( - , 1927 )
StampaPeriodica ,
I giornali fascisti han pubblicato che la bandiera porterà , vicino allo stemma sabaudo , l ' emblema del littorio . Così il fascio umilia a se stesso , anche sul vessillo nazionale , lo scudo crociato . Fino a ieri , il tricolore rappresentava il simbolo dell ' unità : domani se la notizia fosse vera consacrerebbe la divisione profonda degli italiani , la tirannide di una banda armata , il brigantesco trionfo di una minoranza violenta e rapinatrice , che , dinnanzi alla storia , vuol porre il suo insanguinato sigillo di parte all ' ombra dello stemma reale , quasi a suprema testimonianza di un solidale destino . Il fascismo ha tolto la patria ai migliori italiani : ora , aggiungendo all ' iniquità la profanazione , oserebbe insozzare la bandiera e , di fronte al mondo civile , degradarla a insegna di una fazione : come nel Medioevo . Incontaminate rimangono secondo le informazioni della stampa fascista le bandiere dei reggimenti . La tirannide ha compreso che l ' esercito non avrebbe tollerato l ' oltraggio . Il fascio appartiene alla milizia nera , accozzaglia di banditi , sorta dal delitto e pel delitto : non può dunque appartenere all ' esercito , che , di sopra alle divisioni politiche , raccoglie tutti i figli del popolo e che , nei paesi civili , è il presidio della libertà , della dignità e dell ' unità nazionali . L ' esercito ha innalzato e difeso le sue bandiere nelle guerre contro il nemico esterno : non può consentire ch ' esse siano disonorate dall ' emblema della guerra civile .
StampaPeriodica ,
L ' importanza dunque del programma democratico è qui : che invece di curare i mali sociali con risorse individuali , e fermandosi agli individui , si propone di risalire alla causa principale de ' mali , cioè all ' ordinamento economico moderno , e , per evoluzione , di farlo su basi più eque e più giuste ; e ciò con il concorso di tutte le risorse sociali , col concorso del potere pubblico . Ma poiché nessuna influenza potrà mai esercitare su tale potere la classe operaia , fino a tanto che rimarrà disgregata , polverizzata come si trova ora ; perciò innanzi tutto i democratici cristiani si propongono di riorganizzarla per arti e mestieri , associazioni professionali , corporazioni , adatte , s ' intende , ai bisogni sociali moderni . Nessuno ignora la più bella pagina popolare della Chiesa cattolica nel medio evo , a rispetto appunto delle corporazioni d ' arti e mestieri . La Chiesa cattolica , checché ne dicano egregi contraddittori , rioccupandosi del problema sociale e schierandosi con gli umili , non introduce punto una novità . Essa riprende semplicemente l ' antica sua tradizione popolare , interrotta per la Riforma , ma non cessata mai : la critica storica moderna prova a esuberanza questa verità . Il concetto stesso della Redenzione abbraccia di preferenza gli umili , la cui abbiezione nel paganesimo , con la schiavitù , aveva raggiunto l ' ultimo segno dell ' umana degradazione ; sta a provarlo tutto lo svolgimento storico della Chiesa primitiva , che , dagli apostoli a ' Padri , a ' dottori altamente rivendica la personalità giuridica e la libertà dello schiavo . Paolo che scrive a Filemone chiamando col dolce nome di fratello lo schiavo Onesino ! Linguaggio inaudito , rivoluzionario si direbbe oggi , che fa sorridere di sprezzo i ricchi e i potenti , i quali con disdegno respingono la religione del Cristo , che chiamano religione di schiavi . Ma Onesino più tardi – esempio sublime d ' ascensione degli umili nella Chiesa di Cristo – fu elevato alla dignità di ministro e poi di vescovo ! E che tal concetto democratico della Chiesa novella avessero tutti , a quel tempo , gli stessi suoi nemici , oltre alle facili e note citazioni di scrittori pagani , sta il fatto di avere scoperto un Crocefisso con la testa d ' asino e con ai piedi la scritta : « Aniceto ( un altro schiavo ) adora il suo Dio ! » Occorre più oltre dimostrare l ' origine e lo spirito democratico della Chiesa ? Occorre forse ripetere come il suo Divin Fondatore , che pur poteva nascere in qualsiasi condizione sociale , preferì nascere da poveri operai ? che abbracciò il lavoro manuale per nobilitarlo , per santificarlo ; condannando per sempre ogni distinzione tra lavoro servile e lavoro libero ? che il lavoro elevava a dovere di giustizia sociale a cui non è lecito sottrarsi senza colpa , a meno di incapacità fisica o di imbecillità , a segno che giustamente San Paolo , spiegando il pensiero del Maestro , nella seconda lettera ai Tessalonicesi , esce nella nota frase : « chi non lavora , non mangi » ? ! Che , più tardi , mette per condizione di salvezza il farsi piccino , il considerarsi degli ultimi ; e stabilisce la funzione sociale di ogni privilegio , d ' ogni potere , l ' essere cioè utile agli altri , servo a tutti . Gli è di fatti col farsi servo a tutti che si potrà essere maggiore nel regno suo . Il quale regno non è già promesso a ' ricchi , a ' gaudenti ; costoro han ricevuto la loro mercede , se nelle ricchezze , se negli onori , se nei godimenti han posto il loro cuore , ed oh ! quanto è difficile non metterlo ! Di qui il pericolo de la ricchezza : « più facile che un cammello passi per la cruna d ' un ago , che un ricco per la porta del cielo ! » Mentre è poi così largamente promesso agli umili , ai poveri , a quelli che piangono , a quelli che hanno fame e sete della giustizia , a quelli che soffrono per la giustizia . Né si contenta Gesù di serbare a questi umili le migliori promesse per l ' altra vita , ma gli onora anco in questa , elevandoli di preferenza alla dignità di suoi discepoli , di continuatori della grande opera di sociale redenzione . Sicché d ' allora si vide – spettacolo commovente ! – gli umili essere i primi ad accendersi alla parola del Divino Maestro , ad abbandonare con prontezza ogni cosa , fino il padre morto , da seppellire , per seguirlo ... Apriamo il Vangelo . Quale spirito democratico ad ogni pagina ! Apriamo gli atti apostolici , le lettere degli apostoli : uno lo spirito , uno il linguaggio ! « Non vogliate tenere la fede del glorioso signor nostro Gesù Cristo e insieme l ' accettazione delle persone . Imperocché se entrerà nelle vostre adunanze un uomo che ha l ' anello d ' oro , vestito splendidamente ed entrerà anche un povero in sordida veste , e vi rivolgete a colui ch ' è vestito splendidamente e gli direte : siedi tu qui con tuo comodo ; al povero poi direte : tu sta ritto costì , ovvero , siedi sotto la panchetta dei miei piedi ; non venite voi a far distinzione dentro voi stessi , e diventate giudici d ' iniquo pensare ? ... Non ha egli Dio eletti i poveri in questo mondo ricchi di fede ed eredi del regno promesso da Dio a coloro che lo amano ? Ma voi avete disonorato il povero . Non sono eglino i ricchi che vi opprimono con prepotenze ? » Ecco perché la Chiesa di Gesù Cristo , forte dei principi suoi progressivi , non temé mai di dar mano al movimento ascensionale degli umili , anzi se ne fece in ogni tempo promotrice . Ma Ella anche in ogni tempo trovò contraddittori ed avversari nel suo seno ; trovò per tutto di quei falsi zelanti , e di quei pusilli , che facendo gli scandalizzati , oggi ancora le attraversano il cammino ; ma , potente per l ' idea , Ella andrà avanti e vincerà . L ' ascensione degli umili , da Lei solennemente proclamata , non è già parzialità verso una classe , ma stretta , rigorosa giustizia che tutte le altre classi devono rendere agli umili , i quali senza colpa loro si trovano oggi dall ' altre classi staccati , « ridotti in una condizione indegna , portanti in gioco poco men che servile , con isfregio all ' umana dignità e all ' opera stessa di redenzione » . Opera la cui continuazione essendo un diritto e un dovere della Chiesa , Ella esorta , comanda tutti , a preti e a laici , di cooperar con Lei a salvare il popolo , e per mezzo del popolo la società . Come s ' è risposto all ' appello ? Riassumendo . Chi sono , che vogliono i democratici cristiani ? Sono anzitutto cattolici , apostolici , romani . E vogliono , persuasi che con le sole opere di carità non si curano i mali sociali e lo prova l ' esperienza degli ultimi cinquant ' anni , ne ' quali l ' opere di carità moltiplicate , non hanno impedito la formazione o l ' accrescimento del proletariato , che , proprio in tal periodo di tempo , ha preso proporzioni spaventevoli ; e persuasi pure che nell ' economia cristiana la giustizia va avanti alla carità , vogliono appunto secondo giustizia , che la condizione economica e morale della classe operaia sia sollevata ; rivendicati i giusti diritti del lavoro di fronte a ' privilegi del capitale ; protetto l ' operaio , come è protetto qualsiasi professionista : com ' è protetto l ' avvocato , l ' ingegnere , il medico , il farmacista ; ciascuno de ' quali , mercé la semplice presentazione di un diploma , può ricorrere alla legge per far tutelare i suoi diritti professionali , dacché per ciascuna professione vige una legislazione speciale minuziosa a tutela appunto di tali diritti ; mentre solo per la classe operaia non c ' è alcuna seria difesa , né contro gli abusi del capitale , né contro la concorrenza de ' guastamestieri , che danneggia gli interessi delle singole arti screditandole . E questo miglioramento economico e morale , questa ascensione della classe operaia , i democratici cristiani si propongono di raggiungerla , come ne ' secoli migliori di libertà popolari e di grandezza della Chiesa , per mezzo della classe operaia stessa ; non già messa su , aizzata , ma educata , resa cosciente de ' propri diritti e insieme de ' propri doveri , germe e misura de ' diritti . E per questo vogliono , secondando lo spirito moderno d ' associazione , riunire , associare il popolo per classi ; e tra queste classi promuovere in tutt ' i modi e con tutti i mezzi possibili la cooperazione , per sollevarne al più presto la condizione economica ; persuasi che con l ' uomo stretto dal bisogno , con l ' uomo che patisce la fame non si ragiona ; e che è uno sconoscere la natura e un far opera di discredito e vana l ' occuparsi solo del problema religioso , mettendo in terza e quarta linea quello economico ; citando magari a sproposito , come abbiam sentito noi stessi , le parole del Vangelo : « Cercate prima il regno dei Cieli ecc . » ; che si riferiscono evidentemente a chi troppo si preoccupa dei beni di questa terra , a chi brama d ' alzarsi troppo in su ( Luca , XII ) ; e non già a chi , lavorando , patisce la fame , a chi gli vien frodata o ritardata la mercede , sino a diventar preda dell ' usura : il pianto di queste vittime , secondo una espressione appunto del Vangelo , grida vendetta in cielo ! Ché poi il far così sia anche opera di discredito per la Chiesa e vana per il popolo , sta a provarlo il fatto che , mentre dal '60 in qua , da noi , il clero non ha cessato di predicare , di dir messa , di confessare , ma tappato in chiesa o in sacrestia , senza punto occuparsi degli interessi materiali del popolo , specie della classe operaia , vivendo estraneo alla vita e al pensiero moderno ; le classi elevate prima , e poi tutta la gran massa del popolo , si sono andate allontanando dalla Chiesa , e il consueto esercizio del sacerdotale ministero s ' è mostrato impotente a impedire la scristianizzazione della società , mercé la scristianizzazione lenta e progressiva della famiglia e della scuola ; da cui la scristianizzazione de ' principali istituti sociali . Non è egli chiaro dunque , e lo diceva alto e forte il grande vescovo sociale Ketteler , che il metodo sin qua seguito il metodo , dacché la dottrina è eterna dev ' essere rinnovato ? Che deve adattarsi ai tempi ? Che , per riprendere l ' antico contatto , urge impadronirsi del pensiero moderno , e parlar di nuovo il linguaggio del popolo ? Come ciò , senza conoscerne a fondo le aspirazioni e i bisogni , senza interessarsi della sua sorte economica ? Il toglier l ' operaio da quella precarietà di vita , da quella miseria , ch ' è vera occasione prossima di peccato ( occasio proxima peccandi ) , avanti di predicare il Vangelo è dovere stretto del ministero della Chiesa diceva il Ketteler - a somiglianza appunto del Divin Maestro che , avanti di predicare , aveva cura de ' corpi , pensava a sfamare quella turba , per la quale sentiva tanta compassione : misereor super turbam ! Che ingiungeva a ' suoi discepoli di guarire le infermità , di curare i corpi , avanti di principiare la cura delle anime . Ebbene la miseria , la fame , non è la porta maestra di tutte le infermità , di tutte le colpe , di tutti i delitti ? ... Per questo i democratici cristiani , preti e laici , mentre con la parola e con la stampa lavorano alla diffusione delle idee , alla popolarizzazione del programma loro positivo , per formare la coscienza popolare , danno ancora sollecita mano alla fondazione di quante opere economiche possono in qualche modo recar sollievo , anche in via precaria , alla classe operaia ; né risparmiano il loro concorso a quante opere di carità , specie di carità , preventiva , si propongono di sollevare le miserie o lenire i dolori dell ' umana società ; combattendo quella beneficenza passeggera o teatrale , negazione dello spirito cristiano , che , alimentando nelle masse popolari l ' imprevidenza , le induce alla simulazione , con detrimento del carattere e le inclina all ' ozio , da cui ogni morale depravazione e il decadimento fisico . Ma , ripeto , i democratici cristiani , avendo l ' occhio alla radice de ' mali , mirano di preferenza all ' attuazione pratica e progressiva del programma loro sociale , a principiare da quello minimo ne ' comuni . Coll ' introdurre per esempio ne ' comuni una proporzionale rappresentanza d ' interessi empirici , spesso partigiani , personali o di camarille , subentri una rappresentanza d ' interessi reali e definiti . Rappresentanza di classe che , a suo tempo , dal comune dovrà passare al parlamento . Dipoi con una riforma tributaria in senso progressivo , con abolizione delle quote minime , cioè d ' ogni tassa su redditi rispondenti ad un minimum d ' esistenza , e abolizione del dazio consumo . Mercé la municipalizzazione di sindacati professionali ed agricoli , e camere di lavoro e agricole , e l ' istituto probiviri , e via via . Mercé la municipalizzazione de ' principali servizi pubblici , i quali , sull ' esperienza di comuni esteri , specie americani , da oneri gravissimi , dovranno diventare progressivamente cespiti considerevoli . E , infine , mercé clausole aggiunte ai capitolati d ' appalto iniziare una seria protezione del lavoro sulle basi più ovvie ; cioè assicurazione degli operai per parte degli appaltatori , fissazione della giornata massima di lavoro e di un minimum di salario , riposo festivo obbligatorio , limitazione del lavoro delle donne e de ' fanciulli e limitazione del numero d ' operai forestieri .
POLITICA E STORIA: POLEMICA SUL MANIFESTO ( ANSALDO GIOVANNI , 1922 )
StampaPeriodica ,
Caro Gobetti , Eccoti qualche osservazione sul tuo tormentato e tormentatore " Manifesto " . Tu poni perfettamente come compito della Rivoluzione Liberale la spiegazione di questi tre fenomeni della vita italiana : " 1 ) mancanza di una classe dirigente come classe politica ; 2 ) mancanza di una vita economica moderna ossia di una classe tecnica progredita ( lavoro qualificato , intraprenditori , risparmiatori ) 3 ) mancanza di una coscienza e di un diretto esercizio della libertà " Mio caro amico , ti dirò subito che non credo sia possibile arrivare a tanto , seguendo il tenue filo delle avventure hegeliane e delle peripezie antisensiste dei signori Luigi Ornato , Giovanni Maria Bertini e Santorre di Santarosa . Permetti che , in queste mie osservazioni , mi valga dei risultati degli studi di autori che qui convien nominare per vendicarli delle spogliazioni che essi soffrono da una ristretta cerchia di iniziati , che non li nomina mai per paura che anche gli altri se li facciano venire dal libraio . Mi baso sopratutto su : Sombart , Der Bourgeois , Monaco e Lipsia 1913; Max Weber , Gesammelte Aufsätze zur Religions soziologie , Tufinga 1921; Troeltsch , Soziallehren der chrislichen Kirchen , Berlino 1917 . La vostra posizione di protesta contro l ' Italia giolittiana o nittiana , contro il socialismo di Serrati e le cooperative di Vergnanini somiglia molto alla passionale opposizione puritana contro il sistema sociale che si era formato in Inghilterra sotto gli Stuardi : lega di malaffare fra Stato , Chiesa anglicana e monopolisti , per far prosperare le imprese di un capitalismo mercantile coloniale statalmente privilegiato . Il puritanesimo vi contrapponeva le tendenze ad un profitto capitalistico razionale e legale , raggiunto in forza della propria energia e iniziativa . I puritani ( Prynne , Parker ) rigettavano ogni contatto " con i cortigiani e i facitori di progetti " , fautori di monopolii parassitarii , come con una classe di persone eticamente sospette ; il nostro amico E . Corbino tratta precisamente su questo tono i socialisti , che " facitori di progetti " sono già fin d ' ora , e " cortigiani " diventeranno ben presto . Questa analogia di posizioni fa capire che , in fondo , iI compito di Rivoluzione Liberale mira alla spiegazione della mancanza prima e profonda nel nostro paese : quella dello " spirito capitalistico " . Definizioni dello spirito capitalistico non ce ne sono . Raccomandabilissimo , per mia esperienza personale , lo studio di due libri : La Vita di Beniamino Franklin e Robison Crusoè : né dirai che questa volta faccio delle citazioni peregrine . Lo spirito capitalista è facilmente percepibile quando l ' ascesi protestante si è impadronita del vecchio concetto ( - che il lavoro , anche per misera mercede , è meritorio agli occhi di Dio - ) e lo ha approfondito , anzi trasformato , fino a creare l ' impulso al lavoro come vocazione (ingl.: state ; ted . Beruf ) , fino a far considerare il lavoro come l ' eccellente , anzi l ' unico mezzo , per diventare sicuri dello stato di grazia : quando l ' ascesi protestante - divenuta vera ascesi laica - legalizzò d ' altra parte lo sfruttamento della specifica volonterosità al lavoro , chiarificando come " vocazione " , l ' ansia di guadagno dell ' imprenditore . È evidente poi , quanto l ' esclusivo sforzo di raggiungere il regno di Dio con l ' adempimento del dovere al lavoro ( inteso come vocazione ) dovesse promuovere la " produttività " , nel senso capitalistico della parola : è dimostrato come quella concezione dello " Stato di grazia " che poteva essere garantito non da qualunque espediente magico sacramentale , o dalla assoluzione della confessione , o dell ' adempimento di pratiche propiziatorie , ma soltanto dal mantenimento di uno speciale stile di vita pietistica , dovesse condurre a quella metodica razionale della vita pratica , che è il segreto dei grandi intraprenditori e delle grandi aziende . Si è spesso - e Sombart lo ha dichiarato in tratti particolarmente felici - indicato come motivo fondamentale dell ' economia moderna il " razionalismo economico " . Senza dubbio , se con questa espressione s ' intende l ' allargamento della produttività del lavoro mediante l ' ingranaggio del processo di produzione , combinato da un punto di vista scientifico . Ma questo processo di razionalizzazione sul terreno tecnico presuppone uno stile di vita pietistico - ascetica , e condiziona una parte importante degli " ideali " della moderna società borghese : il lavoro per una razionale distribuzione di beni materiali all ' umanità . Sotto Vanderlip , americano inquirente sui mali europei , è agevole scoprire Vanderlip razionalizzatore di una azienda bancaria ; raschiate ancora , troverete il gregario di una setta protestante che cerca di seguire un qualsiasi sistema di ascesi laica . Usando uno schema grossolano , possiamo dire , per esempio , di Beniamino Franklin : a ) Prima abbiamo lo stile di vita pietistico - ascetica , notissima in quelle storielle che a noi sembrano incredibili e ridicole , dell ' Almanacco del povero Riccardo , ecc . b ) Poi abbiamo la razionalizzazione della sua vita di produttore , da apprendista tipografo diventa padrone , inventa il parafulmine , ecc . c ) Infine abbiamo la razionalizzazione della sua vita politica : leggere la descrizione dei suoi sforzi in servizio degli Improvements comunali di Filadelfia , per capire come il lavoro per la distribuzione dei beni materiali , per la " prosperità " della città natale , ecc . penda sempre dinanzi agli occhi di chi è già passato attraverso ai due stadii o momenti precedenti . Questa è la fioritura completa dello spirito capitalistico , che , come vediamo tipicamente in Franklin e in tutta la società americana dei suoi tempi , ci dà perfettamente quello che la Rivoluzione Liberale cerca invano in Italia : classe tecnica progredita , coscienza e diretto esercizio della libertà . Ora , in Italia , non esiste e non è esistito mai lo " spirito capitalistico " come fenomeno di masse . Esiste quello che il Sombart chiama Paria - kapitalismus ( la cupidigia del barcaiolo napoletano o dell ' aranciaro , la parsimonia dell ' emigrante tanto ridicolamente vantata , tutti aspetti dell ' auri sacra fames che è vecchia quanto il mondo , e non ha niente da fare con lo spirito capitalistico ) . Esiste quello che lo stesso Sombart , e altri , chiamarono Abenteurer - kapitalismus ( il persistente parassitismo siderurgico , i casi Bondi , Perrone , ecc . rientrane in questa categoria ) . Non ci fu mai altro . Perché ? La risposta del materialismo storico ingenuo spiega subito , si sa : " Tale spirito capitalistico un rispecchiamento , una soprastruttura di situazioni economiche : non si è avuto in Italia , perché queste situazioni sono mancate " . Balle . Basta ricordare che nel paese natale di Beniamino Franklin ( Massachussets ) lo " spirito capitalistico " esistette ben prima dello " sviluppo capitalistico " : che nelle colonie che poi formarono gli Stati meridionali dell ' Unione , questo spirito capitalistico rimase molto meno sviluppato , quantunque là sorgessero le prime intraprese d ' affari su grande - ma non razionale - scala : che lo spirito capitalistico si preparò , insomma , alle più grandi esplosioni nelle Colonie di New - England , in mezzo a una popolazione di piccoli borghesi , di artigiani , di yeomen e di predicatori . Il ritornello incalza : perché ? Perché , dai Comuni , in cui , come tu dici , " sorsero gli elementi della vita economica moderna " non derivò anche lo spirito che questi elementi unifica e conduce alla battaglia ? Perché Machiavelli , che " professa una religiosità della pratica come spontaneità di iniziativa e di economia " rimane un isolato ? Perché , quando , sotto la superficiale influenza di Cavour e del periodo libero - scambista , parve che un più intenso sbocciare di imprese animate , da spirito capitalistico dovesse segnare l ' inizio del nuovo Regno , ci fu una vera rivolta della opinione pubblica , un vero riaccendersi di disprezzo mandarinesco verso gli uomini dell ' industria e questa rivolta si concretò nell ' accentramento burocratico ? Perché , mio caro , tu stesso , che con tanta minuzia studii , non dico l ' embrione , ma il feto della classe dirigente in Italia , arrivato al Santarosa " in cui l ' espressione dell ' esigenza religiosa si confondeva nell ' ossequio alla Chiesa " , trovi ciò assolutamente ovvio , " perché il Cristianesimo , iniziale ardore di sentimento , momento ideale naturalmente anarchico , eretico , atto che supera tutti i fatti , affermazione violenta di spiritualità contro tutti i dati , non può avere vita e compimento reale se non realizza l ' ardore in organismo , se non sostituisce alla purezza astratta dell ' aspirazione l ' ordine solido della praticità " ? Perché - io credo - il cattolicesimo , il cattolicismo della Chiesa romana assoluta negazione di ogni metodica di vita borghese , assoluta soffocatrice dell ' ascesi protestante , ci ha afferrati e non ci molla più . Io non so se , come tu dici , il cattolicesimo ha ucciso l ' idea liberale : perché l ' idea liberale è per me una espressione alquanto vaga e imprecisa ma esso ha forse ucciso in Italia ogni possibilità di ascesi laica . Ha , con la sua mole di Chiesa , cioè di universale fidecommesso per scopi ultraterreni , abbracciante i giusti e i reprobi , ucciso tutte le possibilità di svolgimento della setta , intesa come comunità di coloro che personalmente si sentono in stato di grazia , credenti ed eletti , e di costoro soltanto : e cosi , con questo primo schiacciamento , ha tolto di mezzo ogni classe dirigente come classe politica ; perché la setta ( religiosa ) ne è il presupposto . La Chiesa Romana ha incarnato in noi quell ' orrore verso l ' irrimediabile banausismo , volgarità e monotonia della attività pretina specializzata , e con questo ha tolto di mezzo le possibilità di avere la classe tecnica progredita . La Chiesa Romana ci ha evitate le angoscie del dubbio sull ' essere o no predestinati alla grazia , degni o indegni di appartenere alla " Ecclesia pura " : ma " la coscienza e il diretto esercizio della libertà " sono sorte proprio e soltanto da quelle angoscie . Insomma io credo che il cattolicismo della Chiesa Romana ci abbia privati dello " spirito capitalistico " ; e - insieme - di tutto ciò di cui Rivoluzione Liberale si propone di spiegare la mancanza , e che manca , perché è mancato quello spirito capitalistico stesso . Il più bello però è questo : che tu , con la tua rivista , non solo vuoi spiegare perché tutta questa roba manca : ma vuoi contribuire a fabbricarla . Io credo invece che la vittoria del cattolicismo sia definitiva , nel senso chiarito : che cioè lo " spirito capitalistico " non sorgerà - come afflato di massa - nel nostro paese . Tu dici : Data la loro affermazione di un principio idealistico o , se meglio piace , volontaristico , che fa risiedere la funzione dello Stato nelle libere attività popolari , affermantisi attraverso un processo di individuale differenziazione , Mazzini e Marx sono i più grandi liberali del mondo moderno . Giusto : appunto per questo il marxismo e il mazzinianismo sono fratelli ... nella tomba . Tu dici : Coerenti ad una visione marxista , o , meglio , italianamente marxista sono rimasti alcuni comunisti ( non il Partito Comunista ) , che agitando il mito di Lenin vedono nella Rivoluzione il cimento della capacità politica delle classi lavoratrici , della loro attitudine a creare lo Stato . Giusto : tu hai pronunciato la condanna di ogni attività pratica dei tuoi amici comunisti . Gira e rigira biondina , in Italia - altro che marxismo ! - non c ' è che del " poverismo " : indicando provvisoriamente col termine di poverismo il complesso delle tendenze e delle dottrine contrarie allo spirito capitalistico . Prima di tutto , al solito , il sistema poveristico della Chiesa Romana , cui ancora si volge con nostalgia il ricordo e l ' affetto degli italiani : né so tenermi dal trascrivere una paginetta del Veuillot , dove i suoi caratteri sono scolpiti con una efficacia che non mi stanco di ammirare : " A l ' osteria , le déjeuner couta dix - sept sous . C ' est une des grâces de Rome , de pouvoir déjeuner où l ' on veut , au prix que l ' on veut . Toute porte est ouverte à toute honnête homme . On a le droit d ' être pauvre , la pauvreté est de bonne humeur . Le droit d ' être pauvre , la bonne humeur de la pauvreté ! Le monde finira par n ' avoir même plus l ' idée de ces deux grands biens ; et alors il y aura des pleurs et de grincement de dents . Rome , Rome , doux pays de la pauverté honorée et libre ? Le docteur B * * , excellent prêtre , partit de Paris son breviaire sous le bras , il entra dans Rome sans autre fortune qu ' un sac de nuit ... qui contenait un plan d ' études . A vingt sous par jour , l ' honoraire de sa messe , il est logé , nourri , libre , content ; il est entouré de consideration , et il fait un beau livre " . L ' Italia , mio caro , in cui vi sentite come esiliati , è questa , è sempre questa . Per cambiarla pare che tu faccia assegnamento sui nuclei iniziali dei due partiti rivoluzionari , quello degli operai e quello dei contadini . Tu li chiami rivoluzionari : spiegati . Forse sono rivoluzionari i loro capi , le loro élites , i giovani che più o meno conosciamo , tizio o caio , e che assumono verso l ' Italia d ' oggi , l ' atteggiamento di protesta puritana ? Ma perché i capi e le élites mettano in moto le masse hanno bisogno di un vecchio ingrediente : il paradiso . E non mica qualche paradiso laico , come sempre ce ne hanno descritto gli utopisti . Per battere la Chiesa , completamente provvista con tre paradisi , quello di Adamo ed Eva , quello " poverista " in cui Venillot e il suo amico R * * si trovavano così bene , e quello lassù , bisogna che i capi e le élites dispongano di un paradiso come ne disponevano i Calvinisti , i Mennoniti , i Quaccheri . Vuoi tu rimandarci ai Circoli di Coltura Religiosa ? Ah , mon bon , pas si bête que ça ! Il coraggio di mascherarsi da protestante l ' ha soltanto il nostro amico Prezzolini ! O forse tu vuoi dire che " l ' ardore e l ' iniziativa degli operai saranno - da certe nuove circostanze economiche , - potenziati a un nuovo completo impeto rivoluzionario ? Ebbene allora io ti chiedo quale espediente rivoluzionario mai varrà a cancellare il marchio anticapitalistico impressoci dalla Chiesa di Roma , a far sorgere quello spirito capitalistico che i Comuni , il Rinascimento e il Risorgimento non sono riusciti a far sorgere : io ti domando come eviterai che la rivoluzione delle masse operaie e contadine ricada nel vecchio solco del poverismo cattolico , non sia semplicemente e rovinosamente un pazzo tentativo di ritorno al tempo in cui con venti soldi al giorno l ' uomo era alloggiato , nutrito , libero , e ... scriveva ancora dei bei libri ? Valgono insomma , non contro cotesti nuclei iniziali che sono stimabili , ma contro una loro ipotetica azione politica , le identiche obiezioni che valgono contro " la demagogia ridicola di Bombacci e di Misiano " . Essi non riescono a risolvere il problema ; quale io lo vedo : e cioè : " Come è possibile che una nazione , destituita di spirito capitalistico come la nostra , possa mettere in piedi una disciplina sociale valida ad affermarsi di fronte alle nazioni , che la loro disciplina sociale traggono da quello spirito capitalistico ? Come è possibile che l ' Italia non diventi una colonia - o non lo resti ? " Per chiudere con un filo di speranza , dopo questa domanda che pare disperata , faccio due righe di inventario . 1° Non siamo soli a dover risolvere questo problema , nel mondo . Questo problema è posto , in termini press ' a poco identici , ai popoli slavi e alla civilizzazione cinese . Ecco due enormi aggruppamenti dell ' umanità destituiti come noi , più di noi forse , di spirito capitalistico : eppure ben risoluti , mi pare , a non diventare colonie anglosassoni . Siamo in buona compagnia . 2° È innegabile che un inizio di cristallizazione , un inizio di speciale disciplina sociale si svolge attorno al cosiddetto " socialismo " di cui tu ti affretti troppo a dichiarare l ' impotenza . Non comprendo , a dir vero , l ' interpretazione missiroliana del fenomeno socialista . Lo intendo invece come una forma di poverismo laico , che però manifesta la sua originalità in questo : nella costituzione di una classe dirigente destituita , si capisce , di spirito capitalistico , ma reclutata in base ad un certo rituale , e munita delle conoscenze tecniche necessarie per far vivere una azienda . L ' epiteto di " mandarini " e di " bonzi " lanciato contro gli organizzatori per offenderli mette bene in rilievo un aspetto di questa originalità : l ' epiteto poi può essere trovato offensivo solo dagli ingenui . Se e come questa originalità possa svolgersi : se e come questa singolare classe dirigente possa essere paragonata a quelle che , in Russia ( funzionari bolscevichi ) e in Cina ( funzionari confuciani ) , cercano di difendersi contro gli assalti delle classi dirigenti derivate dalle sétte ascetico - laiche e sorrette da intenso spirito capitalistico : e , finalmente , quali siano i rapporti ideologici di essa verso la Chiesa Romana e la sua attività : tutte queste cose sono forse di un grande interesse : ma per non cadere nel vago dilettantismo , hanno bisogno di essere documentate con raffronti e citazioni lunghissime . Perciò chiudo . Tuo Giovanni Ansaldo .
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La tendenza degli individui appartenenti ad una data classe di riunirsi in corporazioni si manifestò in tutti i tempi , massime in quelli dove la protezione dell ' individuo da parte dello Stato era minima , anzi irrisoria . Così le università delle arti e dei mestieri nel medio evo costituivano una potente compagine di membri legati tra loro da vincoli indissolubili di fratellanza . Nei tempi moderni , scomparse le antiche istituzioni , esse rinacquero sotto altra forma , nelle maestranze , nelle confraternite e nei collegi . Mutate le circostanze , erano mutati anche i bisogni , e la protezione che la confraternita esercitava sull ' individuo si riduceva ad opere di beneficenza in caso di infermità o di disgrazia ed a privilegi spirituali . Per la prima volta vi erano beni mobili ed immobili donati da più benefattori ed accresciuti continuamente con l ' accumulazione delle rendite ; per i secondi , poi , vescovi e pontefici largivano lettere e brevi . Ai nostri giorni , con l ' indemaniamento che il governo ha decretato per le proprietà dei pii sodalizi , questi hanno perduto la loro base , il loro sostegno , e , sotto un certo aspetto , la stessa ragion d ' essere . Così le confraternite hanno conservato solamente il loro programma religioso , ed hanno cessato di esercitare in vantaggio dei singoli membri la protezione e la beneficenza . Da una parte però il dissidio – riacceso – tra la Chiesa e lo Stato e la lotta combattuta dalla rivoluzione contro la religione cattolica ha fatto rinascere più vivo nei cattolici il bisogno di riunirsi , di federarsi , con ideali più alti , con forme nuove per la difesa dei comuni interessi , non più di classe , per ora , ma religiosi . Così , a fianco delle confraternite agonizzanti , sorsero le associazioni , i circoli , i comitati parrocchiali , istituzioni feconde di energia e di pensiero . Dall ' altra parte la tendenza a riunirsi per difendere gl ' interessi del lavoro divenne una vera necessità , e tutto quello slancio che i cattolici adoperarono a fondare le nuove associazioni fu impiegato ugualmente dalle classi lavoratrici per istituire le società di mutuo soccorso , le fratellanze operaie , le leghe di resistenza ed infine le Camere del lavoro . Così furono sdoppiati e divisi i due scopi delle istituzioni antiche « religione e lavoro » , e si delinearono due campi d ' azione , diversi nei principi , e molte volte opposti nei mezzi . In Italia la storia delle Camere del lavoro è breve e semplice . Furono in principio le associazioni operaie che ebbero l ' idea di riunirsi , sull ' esempio di altre nazioni , in un nuovo vincolo di fratellanza per mezzo delle Camere del lavoro . Il Cabrini e il Gnocchi - Viani furono i promotori ed i sostenitori della nuova istituzione . Sorsero , è vero , sotto auspici nettamente socialisti , ma tuttavia il loro programma escludeva la politica , e teoricamente lasciavano aperto l ' adito ai rappresentanti di qualunque partito . In principio non vi fu un municipio che , richiesto , ricusasse il suo appoggio . Nell ' anno 1893 le Camere di commercio , interpellate dal governo sulle riforme che esse credessero di introdurre nel loro ordinamento , risposero tutte proponendo l ' ammissione di una data rappresentanza operaia ; la maggioranza di esse la voleva inclusa nelle Camere di commercio , la minoranza la voleva lasciata alle Camere del lavoro . Lo stesso governo mise a disposizione del Comitato per l ' esposizione agraria del 1894 qualche medaglia per quelle Camere del lavoro che si fossero distinte . Questo favore però fu di breve durata . Dopo il 1894 il governo mutò radicalmente indirizzo e si mise sulla via della reazione . La prima vittima fu la Camera del lavoro di Terni , dove il comune , per divieto assoluto del governo , negò il sussidio alla nascente istituzione . La ragione è facile ad intendersi : la popolazione operaia di Terni è composta per nove decimi dai lavoratori dell ' acciaieria governativa , e sono quindi dipendenti direttamente dallo Stato , il quale non aveva piacere che i suoi salariati si sottraessero in tal modo alla patria potestà e cercassero di difendere i loro interessi nella tanto temuta solidarietà operaia . Contemporaneamente scoppiavano i tumulti della Sicilia e della Lunigiana , i quali naturalmente moltiplicarono ed inacerbirono le conseguenze della reazione . Società di mutuo soccorso , leghe di resistenza , fasci operai e Camere di lavoro , per tutti ci fu un decreto di scioglimento . Il governo , per mezzo dei prefetti , o fece cancellare dai bilanci comunali sussidi già stanziati per le Camere di lavoro , o fece pressione sopra sindaci e giunte perché non li deliberassero . Gli operai cercarono naturalmente di resistere , e dove la resistenza era inutile , protestarono ; essi però non furono soli , ma anche parecchi municipi opposero resistenza alle pressioni governative . Il governo allora si rivolse al consiglio di Stato , domandando se i comuni avessero la facoltà di concorrere con sussidi allo sviluppo delle Camere del lavoro ; il consiglio di Stato , come era da aspettarselo , emise parere contrario . Con tutto questo gli operai fecero ancora qualche tentativo qua e là , al quale seguirono nuovi decreti di scioglimenti , deferimenti e processi . Fra questi non mancarono gli episodi comici . A Roma il prefetto sciolse la Camera del lavoro e la deferì all ' autorità giudiziaria , la quale dichiarò che nell ' operato di essa non vi era reato . Allora la Camera riprese ad esercitare le sue funzioni ed il municipio le ristabilì il sussidio di 6000 lire , non tenendo in alcun conto il parere del consiglio di Stato . Inoltre la commissione governativa per l ' inchiesta ferroviaria sente la necessità di inviare il proprio questionario ad alcune Camere del lavoro , e nei suoi interrogatori ascolta dei rappresentanti di esse . Una commissione governativa che si rivolge ad una istituzione non riconosciuta giuridicamente , anzi aspramente combattuta ed avversata dallo stesso governo ! A Cremona il consiglio comunale viene sciolto per avere stanziato nel bilancio un sussidio alla Camera del lavoro , ed il regio commissario , naturalmente , cancella lo stanziamento . Si elegge il nuovo consiglio , il quale torna ad iscrivere il sussidio , e la prefettura lo annulla . Contemporaneamente nella stessa provincia di Cremona sorgono delle agitazioni di contadini per controversie circa alcuni patti colonici . La Camera del lavoro propone la costituzione di un collegio di arbitri composto di elementi misti , ossia di proprietari e di contadini , per studiare e comporre la controversia . L ' autorità si oppone fidando in una naturale soluzione della vertenza ; ma poi , vedendo la cosa andare in lungo e temendo tristi conseguenze , finisce con l ' aderire alla proposta della Camera ed istituisce il collegio degli arbitri . E i probiviri agrari non erano stati ammessi dal parlamento ; ed il prefetto che li istituiva era quello stesso che aveva fatto cancellare dal bilancio municipale il sussidio due volte deliberato ! Un fatto più comico avvenne in Napoli , dove il municipio fu obbediente alle ingiunzioni governative e tolse il sussidio . Siccome però il municipio era in maggioranza cattolico , e la Camera del lavoro era presieduta da un monarchico , la prefettura – con una coerenza fenomenale – regalò duemila lire alla Camera del lavoro . Tutto questo prova fino all ' evidenza che oramai così come sono costituite e volute dalla classe operaia , le Camere del lavoro sono un mezzo di propaganda socialista , e sotto questo aspetto il governo se ne impensierisce e le combatte . Eppure vedemmo poc ' anzi che da principio l ' istituzione fu tutt ' altro che socialista . Come va dunque che in così breve tempo abbiano assunto una forma così battagliera , malgrado che in tutti gli statuti di esse sia ripetuto che la politica è assolutamente estranea alle Camere del lavoro ? Come è che nella sommossa del 1893 in Parigi , ed in quelle dell ' anno seguente in Sicilia esse furono così fortemente compromesse ? La ragione principale , se non l ' unica , credo consista nell ' ostracismo dato ai padroni ed agli imprenditori , dalle Borse del lavoro . Un ' associazione di questo genere , composta di soli operai , è impossibile che non divenga strumento di propaganda socialista . Coll ' introdurre in esse anche l ' altro elemento , oltre al rendere più remoto questo pericolo , si verrebbe a dar loro una garanzia immensamente maggiore di pratica utilità . Ed infatti , se uno degli scopi principali delle Camere del lavoro è quello di comporre e di appianare le controversie tra salariati e padroni per mezzo di collegi di arbitri , come sarà possibile che i padroni e gl ' imprenditori si decidano ad invocare un arbitrato composto di una parte sola ? Come potranno i governi concedere autorità giuridica ai sindacati operai , se questi non saranno costituiti di elementi misti ? Per quanto si voglia riconoscere che il lavoro sia immensamente più nobile del capitale , e che questo sia solo uno strumento a servizio del lavoro , sarà pure necessario che nella lotta dell ' uno contro l ' altro , per comporre pacificamente i dissidi , facciano sentire la loro voce ambedue . Anche nelle Camere di commercio , istituzione oramai generale presso tutti i popoli civili , intervengono ogni genere di industriali : tanto quelli che attendono al piccolo scambio della merce da essi stessi elaborata , quanto i grandi proprietari di vastissime case commerciali , o i direttori di banche . Nei comizi agrari sono iscritti tanto i grandi come i mezzani e i piccoli proprietari , non solo , ma anche i più modesti affittuari . Tra questi e quelli vi è appunto il rapporto del lavoro al capitale . Perché dunque le Camere del lavoro dovrebbero avere questa nuova forma unilaterale , e perciò stesso meno autorevole nelle controversie e meno pratica nei risultati ? In mezzo ad una agitazione così vasta i cattolici non rimasero inoperosi , ma cercarono subito di studiare il fenomeno per rendersi conte della situazione . Anche in questa come in tutte le altre questioni dove è libero il campo della discussione , i pareri furono divisi . Alcuni pensarono che le Camere dovessero senz ' altro essere combattute dai cattolici perché socialiste ; altri credevano che col tempo si sarebbe potuto riuscire ad avere delle Camere perfettamente neutre , in modo che anche agli operai cattolici fosse lecito appartenervi ; altri , finalmente , sostenevano che si dovesse senz ' altro far nostra tale iniziativa e dare subito opera all ' istituzione di una Camera del lavoro cattolica . Queste , più o meno delineate , erano le tre opinioni che si agitavano nel nostro campo cinque o sei anni or sono e che ogni tanto ritornano fuori quando si tratta di istituire qualche opera in vantaggio degli operai . Ora , quanto a combattere le Camere del lavoro perché socialiste , e a negar loro il sussidio in quei municipi che risultassero in maggioranza cattolici , io rispondo che prima di combattere bisogna andare bene adagio , ed essere proprio sicuri che l ' istituzione non sia suscettibile di miglioramento alcuno e debba senz ' altro condannarsi . Il miglior partito in questi casi è rimanere passivi , quando non si ha il coraggio e l ' abnegazione d ' intraprendere un apostolato attivo . Chi sa quante di quelle opere che ora sono un ' arma potente in mano dei nostri avversari avrebbero potuto essere un mezzo utilissimo di propaganda per noi , solo che non ci fossimo tanto affrettati a condannarle e a dichiararcene estranei ! Le Camere del lavoro escludono dai loro statuti la politica ; ebbene , questo avrebbe dovuto bastarci per lasciarvi entrare anche i nostri operai i quali avrebbero potuto costituire un freno ed un controllo nel tempo , stesso , adoperandosi a far rispettare il principio statutario circa l ' esclusione della politica . In questo modo si sarebbero ottenuti due grandi vantaggi ; primieramente le Camere così costituite avrebbero corso meno rischio di divenire socialiste , ed in secondo luogo noi avremmo avuto una palestra utilissima per i nostri operai i quali , trovandosi a contatto di compagni appartenenti ai vari partiti politici , si sarebbero esercitati nella discussione e nella lotta , e difendendo i propri interessi professionali nel seno delle Camere del lavoro , si sarebbero venuti preparando a rappresentare il proprio paese nel seno delle assemblee comunali , e riparare così alla deficienza di rappresentanza operaia che ora si nota tanto frequentemente nei municipi delle grandi città . Molti vedono con timore gli operai cattolici vicino ai socialisti , e per impedire qualunque contatto con essi vagheggiano una separazione ed un isolamento completo come unica garanzia di preservazione ; ora , quanto ciò sia contrario ai principî di propaganda e di apostolato che debbono informare qualunque azione o religiosa , o sociale , o politica , è chiaro abbastanza : un partito che si raccoglie nell ' isolamento per timore di perdere i suoi aggregati ed ingrossare così le file dei suoi avversari , bisogna che si rassegni a morire . Oltre a questo ognuno vede che di fatto è impossibile evitare allo operaio cattolico dei contatti con i compagni socialisti , poiché se questi non gli saranno vicini alle assemblee , lo saranno nel lavoro : non è certo possibile – e data anche la possibilità non sarebbe desiderabile – che vi sia una separazione anche nel lavoro ; occorrerebbe per questo avere delle squadre di operai cattolici sotto la guida di mastri cattolici , addetti ad opere ancor esse cattoliche ... Il ridicolo emerge da sé ; neppure nei paesi protestanti esiste questa separazione , essa dunque deve ancor meno esservi da noi . I contatti nel seno di un ' assemblea sono poi molto meno pericolosi che nel lavoro , questo affratella , mentre la discussione divide : è ben raro che in un comizio o in una radunanza qualsiasi i vari gruppi modifichino le loro idee per adattarle a quelle degli altri ( i parlamenti informino ) . Dato ancora che il sistema di isolamento e di separazione completa fosse teoricamente preferibile , esso riuscirebbe inattuabile in pratica . Anche nell ' educazione domestica s ' incontrano i due sistemi diversi ; alcuni genitori cercano di evitare ai loro figli ogni specie di contatto per tutelarne l ' innocenza , altri li abituano fin da fanciulli a conoscere il mondo perché da grandi possano discernere meglio il bene e il male . Questo secondo sistema , malgrado gl ' inconvenienti che può arrecare , riesce preferibile in confronto dell ' altro , il quale , oltre agli altri difetti , ha quello gravissimo di non essere attuabile mai . Si eviteranno cattivi contatti nella casa , magari anche nella scuola , ma non potranno mai evitarsi nell ' università , nei circoli , nelle conversazioni . Così avviene dell ' operaio ; si troverà vicino ad operai cattolici nel seno di un ' associazione o d ' un comitato , ma avrà mille occasioni di incontrarsi con avversari nel lavoro , negli spettacoli , nelle taverne . E non sono forse anche troppi i dualismi che i nostri avversari ci hanno creati , perché dobbiamo formarne dei nuovi da noi stessi ? Di fronte dunque a questa nuova forma d ' associazione il meglio che possa farsi da noi cattolici non è – secondo me – l ' astensione ma l ' intervento . Noi certo aspiriamo ad un sistema diverso di organizzazione operaia , sistema di gran lunga preferibile ma di più difficile attuazione ; le Camere del lavoro potrebbero servire di passaggio all ' altra forma da noi vagheggiata , quella cioè di corporazioni miste . Che il lavoro vi sia per tutti , ch ' esso venga onestamente pattuito e giustamente compensato , questo deve essere il nostro desiderio . Per raggiungere tale scopo lo stesso Sommo pontefice cominciò fino dal 1884 ad additarci il cammino da seguire con l ' enciclica Humanus genus , e quindi nel 1891 con quel capolavoro di sociologia che è l ' altra enciclica Rerum novarum ci tracciò un vero e completo programma d ' azione . Leone XIII ci richiama alla mente le storiche istituzioni che in Roma fiorirono tanto nei secoli scorsi , quali le università e le corporazioni d ' arti e mestieri , e c ' insegna che l ' unica via per ottenere dei risultati pratici è appunto questa , migliorata e adattata alle condizioni dei tempi nuovi . Quasi tutti gli studiosi di scienze sociali sostengono la stessa tesi ; il Toniolo e il Soderini , per non parlare di altri , sono del medesimo avviso . Il Toniolo , in un suo scritto su questo argomento , dopo avere sostenuto il principio delle Corporazioni in confronto delle Camere o Borse del lavoro , conclude : « Datemi un circolo numeroso di persone addette allo stesso ordine di produzione , aprite un ritrovo comune , ove queste quotidianamente si uniscano ad agitare tutte le questioni che collettivamente le riguardano , pronuncino in assemblea i loro voti e le loro deliberazioni per i provvedimenti di comune vantaggio , eleggano al vertice un seggio presidenziale che rappresenti giuridicamente l ' ente corporativo e ne eseguisca i voleri , e la corporazione senza altre istituzioni coordinate potrà sussistere , e il popolo , anzi , fra quelle riunioni destinate a prendere la difesa dei suoi interessi nelle quotidiane contingenze della vita , porrà tutta la sua mente ed il suo cuore . Ecco l ' ambiente animato e fecondo del sodalizio . » Per raggiungere questo scopo noi abbiamo ancora altre forme di passaggio da utilizzare . Oltre a tante società di mutuo soccorso , noi abbiamo una istituzione che fu chiamata appunto dal Gnocchi - Viani la Camera del lavoro dei cattolici . Questa istituzione è il segretariato del popolo . A guardare superficialmente sembrerebbe che esso non avesse nulla di comune con le Camere , perché la forma è ben diversa : non si tratta di operai riuniti in sodalizio per difendere i loro interessi , ma si tratta invece di uomini di buona volontà riuniti da un vincolo di amore e di carità fraterna in sollievo dei bisognosi . Indirizzare l ' operaio alla ricerca del lavoro e proteggerlo contro la cupidigia dei sensali , appianare le divergenze con i padroni , aiutarlo nella corrispondenza , nelle pratiche dei suoi affari , abituarlo a tenere in ordine la piccola amministrazione della sua famiglia – questi sono gli scopi che si propone il segretariato del popolo . Quando questi intenti si fossero realmente ottenuti , e quando si fosse potuto provvedere a dei locali vasti per ritrovo comune di operai e padroni , al fine di potervi stringere i rispettivi contratti , credo che si sarebbe ottenuto molto . Questa sarebbe una forma di protezione per l ' individuo , mentre le corporazioni sarebbero una difesa per la classe . Non bisogna dimenticare che il segretariato è più un rimedio che un cibo ( e di sole medicine non si vive ) ; esso conforta l ' operaio nella disoccupazione e nella miseria , ma non può arrivare fino a difendere tutti i diritti della sua classe . Anzi i segretariati sono come una forma transitoria e , direi quasi , di beneficenza , e noi dobbiamo sperare che un giorno non vi sia più bisogno di adoperare la beneficenza , ma solamente di esercitare la giustizia . Intanto quello che si ottiene per mezzo dei segretariati è il contatto delle classi agiate con i nullatenenti , è l ' esempio continuo di carità che noi offriamo alle classi diseredate , per mezzo di essi noi possiamo diffondere la buona stampa tenendo a disposizione degli operai giornali ed opuscoli popolari di propaganda cattolica . Come – in questo – ci sono maestri i socialisti ! Servendosi dunque di queste varie istituzioni come forme di passaggio noi potremo giungere a riunire gli operai in corporazioni , riconoscendo ciascuno i propri doveri e , soprattutto , non esagerando i propri diritti . A questo deve tendere la nostra azione , al raggiungimento di questo scopo debbono convergere le nostre attività . In mezzo al crescere minaccioso del pauperismo moderno , in mezzo al triste spettacolo che ci offrono tanti disoccupati e tanti oppressi , noi non dobbiamo dimenticare pertanto che , oltre al corpo , anche lo spirito ha bisogno del suo pane ; e sotto questo aspetto può dirsi che il pauperismo morale sia ancora più tremendo , più desolante . Sovvenendo l ' operaio nella disoccupazione ed aiutandolo a tutelare i suoi sacri diritti , noi compiremo un ' opera eminentemente cristiana e coopereremo con un valido contributo ad un graduale miglioramento nell ' organizzazione sociale .