STILE ( PERSICO EDOARDO , 1930 )
StampaPeriodica ,
Un
ritratto
di
antenato
ed
una
fotografia
dei
nostri
giorni
,
una
stampa
ottocentesca
ed
una
circolare
industriale
stabiliscono
per
contrasto
definitivamente
l
'
esistenza
di
uno
stile
moderno
,
cioè
di
un
mezzo
di
espressione
che
corrisponde
allo
spirito
ideale
ed
ai
bisogni
pratici
di
un
mondo
nuovo
.
I
dubbi
e
le
esitazioni
di
molta
gente
di
fronte
a
questo
stile
moderno
sono
sconfitti
dovunque
:
in
casa
,
dove
ci
serviamo
di
oggetti
che
sarebbero
parsi
incomprensibili
a
nostro
nonno
;
in
strada
,
con
i
mezzi
di
trasporto
;
al
cinematografo
,
che
è
una
rappresentazione
nuova
del
nostro
mondo
morale
;
sui
campi
di
foot
-
ball
,
dove
i
giocatori
e
le
folle
si
aggruppano
secondo
nuove
armonie
.
La
creazione
di
uno
stile
non
è
mai
l
'
impegno
di
uno
sforzo
solitario
,
ma
la
collaborazione
vivente
di
tutta
un
'
epoca
.
L
'
impiegato
che
sale
al
mattino
in
un
tram
,
l
'
operaio
che
manovra
una
leva
,
la
signora
che
va
a
passeggio
,
l
'
elegantone
che
accende
una
sigaretta
creano
,
senza
volerlo
,
un
modo
di
esprimersi
;
cioè
,
un
modo
di
essere
.
Bisognerebbe
guardare
attentamente
,
non
solo
come
voleva
Leonardo
nelle
macchie
che
fa
l
'
umidità
sui
muri
o
nelle
nuvole
,
ma
al
gesto
istintivo
che
facciamo
per
raccattare
il
guanto
ad
una
signora
,
alla
linea
che
disegna
una
donna
quando
si
mette
il
cappello
.
Lo
stile
è
determinato
,
così
,
da
un
complesso
di
prove
:
si
tratta
,
in
seguito
,
di
promuovere
l
'
evidenza
allo
stato
di
creazione
.
Innalzare
l
'
apparenza
alla
sfera
della
poesia
.
Gli
aspetti
del
tempo
sono
una
specie
di
evocazione
segreta
e
lo
stile
nasce
piuttosto
per
l
'
improvvisa
adesione
ad
un
mistero
plastico
,
che
per
una
ricerca
specifica
.
La
più
piccola
traccia
di
ricerca
è
un
errore
:
una
linea
nel
gesto
di
una
figura
,
come
una
parola
in
un
discorso
annullano
per
sempre
lo
stile
.
Non
è
tanto
la
materia
,
o
la
volontà
,
che
determina
la
forma
;
ma
il
segreto
accordo
con
le
cose
come
esse
si
presentano
nella
realtà
:
si
tratta
per
lo
piú
,
di
uno
scambio
di
segni
convenzionali
.
È
soltanto
attraverso
questo
accordo
che
la
forma
può
suggellare
un
contenuto
vivo
,
perché
lo
stile
è
un
effetto
,
non
un
fine
.
Nelle
etichette
dei
profumi
,
l
'
alterigia
del
signore
d
'
Orsay
ci
è
indifferente
e
quasi
ostile
,
mentre
comprendiamo
benissimo
la
poesia
di
un
nudo
di
Archipenko
,
paragonandola
all
'
immagine
di
una
signora
al
ballo
;
o
il
valore
di
un
colore
di
Boccioni
se
pensiamo
ai
cancelli
di
un
opificio
,
o
alle
piastre
di
un
treno
veloce
.
StampaQuotidiana ,
Affermare
,
come
fanno
gli
Usa
,
che
non
ci
possono
essere
regole
è
una
maniera
di
legittimare
uno
stato
di
guerra
di
tutti
contro
tutti
,
o
della
guerra
del
più
forte
contro
chi
lo
è
meno
.
Ha
ragione
Luigi
Pintor
di
chiedersi
dove
va
a
parare
il
presidente
americano
Bush
ripetendo
che
il
peggio
della
guerra
deve
ancora
venire
.
Pensa
soltanto
che
l
'
Alleanza
del
Nord
,
da
lui
armata
e
finanziata
,
l
'
aviazione
e
le
forze
speciali
americane
e
inglesi
a
terra
e
in
Afghanistan
dovranno
affrontare
,
dopo
essersi
rapidamente
impadronite
del
territorio
,
una
sanguinosa
guerriglia
fra
montagne
e
grotte
,
come
accadde
all
'
Urss
dal
1979
al
1989
?
O
prevede
che
impadronirsi
di
bin
Laden
,
ora
assediato
anche
via
mare
perché
non
possa
riparare
fuori
dalla
regione
,
non
basterebbe
a
metter
fine
al
terrorismo
islamico
,
perché
al
Qaeda
non
è
una
banda
personale
e
la
cattura
del
suo
leader
-
preferibilmente
morto
,
dice
con
la
consueta
spigliatezza
Rumsfeld
-
ne
farebbe
un
martire
?
Oppure
intende
contrapporre
alla
natura
trasversale
della
Jihad
un
intervento
allargato
fuori
dei
confini
afghani
?
In
questi
giorni
diverse
voci
,
anche
dall
'
interno
dell
'
amministrazione
americana
,
accennano
a
una
possibile
offensiva
contro
l
'
Iraq
,
che
abbatterebbe
stavolta
Saddam
Hussein
e
forse
rassicurerebbe
Israele
,
poiché
gli
Stati
uniti
,
direttamente
o
per
interposta
Onu
,
certo
non
lascerebbero
per
un
pezzo
il
controllo
del
paese
.
Tanto
più
che
,
non
essendo
il
"
laico
"
Saddam
Hussein
una
delle
figure
più
amate
da
al
Qaeda
,
susciterebbe
minori
problemi
di
altri
con
il
fondamentalismo
islamico
.
Ma
certo
ne
susciterebbe
,
e
quindi
sarebbe
di
disturbo
per
i
governi
arabi
che
chiamiamo
"
moderati
"
,
perlopiù
corrotti
e
legati
a
filo
doppio
da
interessi
economici
e
finanziari
agli
Stati
uniti
.
Ma
non
solo
quelli
.
E
come
prenderebbe
questa
estensione
delle
operazioni
nella
regione
del
Golfo
,
la
coalizione
mondiale
che
Bush
è
riuscito
a
mettere
assieme
contro
il
terrorismo
?
Certo
è
che
un
eventuale
attacco
all
'
Iraq
incontrerebbe
forse
delle
difficoltà
politiche
,
ma
non
implicherebbe
nessuna
conseguenza
di
diritto
negli
Stati
uniti
e
forse
neanche
in
sede
Onu
.
Gli
Stati
uniti
hanno
messo
in
atto
il
14
settembre
un
dispositivo
che
,
come
in
caso
di
guerra
dichiarata
o
imminente
fra
due
stati
,
consente
al
loro
presidente
di
disporre
delle
forze
armate
fuori
del
loro
territorio
contro
qualsiasi
"
paese
,
gruppo
o
anche
persone
"
che
si
presume
possano
attuare
un
attentato
nel
territorio
degli
States
,
e
anche
contro
paesi
gruppi
o
persone
che
offrano
loro
rifugio
o
protezione
.
Non
è
un
dispositivo
inventato
per
l
'
occasione
,
risale
al
1973
(
quando
si
vollero
ridefinire
i
poteri
di
Nixon
)
,
e
tocca
agli
esperti
di
diritto
internazionale
dire
come
convivesse
con
la
Carta
delle
Nazioni
unite
in
tema
di
divieto
del
ricorso
alla
guerra
.
In
ogni
caso
nelle
sedute
del
12
e
28
settembre
le
Nazioni
unite
non
hanno
sollevato
problemi
sull
'
argomentazione
americana
,
accettando
per
buona
la
formula
generica
dell
'
autodifesa
.
E
infatti
gli
Stati
uniti
non
presentano
l
'
intervento
in
Afghanistan
come
una
"
azione
di
polizia
internazionale
"
,
per
cui
si
sarebbero
dovuti
limitare
ad
azioni
di
intelligence
dei
servizi
(
e
alla
licenza
di
uccidere
di
nuovo
rilasciata
loro
)
;
questo
termine
,
inventato
credo
da
Andreotti
durante
la
guerra
del
Golfo
,
è
una
definizione
europea
.
In
realtà
siamo
di
fronte
a
un
intervento
di
tutto
il
loro
sistema
militare
,
e
di
quello
che
gli
altri
paesi
della
coalizione
hanno
deciso
di
aggiungervi
,
in
una
guerra
dai
confini
vaghi
e
illimitati
.
Non
sembra
che
i
presidenti
degli
stati
aderenti
alla
coalizione
ne
siano
allarmati
.
Anzi
,
si
è
aperta
una
discussione
nella
quale
,
prendendo
atto
della
"
asimmetria
"
di
conflitti
che
non
oppongono
più
due
o
più
stati
,
ne
traggono
-
per
dirla
con
Habermas
-
la
constatazione
che
il
mondo
vive
una
sorta
di
guerra
civile
interna
,
ma
non
ne
derivano
la
conclusione
che
le
guerre
sono
più
illecite
che
mai
e
tutto
quel
che
serve
è
appunto
un
'
intelligence
e
una
magistratura
sovranazionale
,
ma
che
il
diritto
internazionale
concepito
dopo
il
1945
è
sostanzialmente
superato
o
-
vedi
il
supplemento
di
Le
Monde
del
17/18
scorso
-
"
de
-
formalizzato
"
.
Non
ci
sarebbero
più
regole
applicabili
.
E
'
una
parafrasi
,
straordinariamente
amplificata
,
della
discussione
che
di
solito
segue
gli
attentati
armati
all
'
interno
di
un
paese
:
siamo
tenuti
ad
applicare
le
regole
del
gioco
contro
chi
per
definizione
si
mette
fuori
di
esso
?
Può
appellarsi
allo
stato
di
diritto
chi
non
si
è
attenuto
allo
stato
di
diritto
?
Nei
conflitti
interni
,
gli
stati
si
sono
generalmente
dati
delle
leggi
di
emergenza
,
che
sappiamo
quanto
siano
difficili
da
estinguere
.
Ma
chi
ha
deciso
di
darsele
in
sede
internazionale
?
E
quali
?
Affermare
che
non
ci
possono
essere
regole
è
una
maniera
di
legittimare
uno
stato
di
guerra
di
tutti
contro
tutti
,
o
della
guerra
del
più
forte
contro
chi
lo
è
meno
.
Ma
di
questo
sarebbe
opportuno
quantomeno
informare
popoli
e
cittadini
,
in
modo
che
siano
coscienti
dell
'
impresa
nella
quale
sono
stati
coinvolti
,
prima
di
una
sua
catastrofica
deriva
.
StampaPeriodica ,
Non
è
ora
il
caso
di
illustrare
quale
sia
stata
l
'
importanza
teorica
del
futurismo
,
che
rappresenta
in
fondo
un
tentativo
di
evasione
dalle
estetiche
positiviste
dell
'
ottocento
;
ma
conviene
stabilire
che
nelle
idee
,
e
nei
progetti
di
Sant
'
Elia
sono
chiariti
i
principii
fondamentali
di
quella
che
sarà
,
in
Europa
,
a
distanza
di
anni
,
e
contro
l
'
avversione
di
un
mondo
a
cavallo
fra
due
epoche
,
la
nuova
architettura
.
Questi
principii
si
possono
sintetizzare
così
:
1
.
Abolizione
del
decorativismo
di
stili
sovrapposti
.
2
.
Razionalità
della
fabbrica
,
per
la
corrispondenza
dello
scopo
con
la
forma
.
3
.
Equilibrio
plastico
della
massa
con
la
pianta
.
4
.
Utilizzazione
dei
nuovi
materiali
costruttivi
.
L
'
architettura
europea
ha
talmente
fatto
suoi
questi
principii
,
che
non
la
si
potrebbe
pensare
contenuta
in
altre
regole
.
Ma
il
valore
di
Sant
'
Elia
non
è
,
in
fondo
,
nell
'
aver
intuito
e
disegnato
un
sistema
nuovo
di
costruzione
:
consiste
piuttosto
nel
modo
con
cui
ha
sentito
l
'
impostazione
del
problema
di
un
'
architettura
moderna
,
ed
il
fine
a
cui
essa
è
indirizzata
.
Come
in
tutti
i
precursori
,
in
lui
contano
piú
i
motivi
dell
'
azione
,
che
l
'
azione
stessa
.
Questo
progetto
di
Sant
'
Elia
è
un
'
anticipazione
dei
grattacieli
a
terrazze
,
nel
tempo
in
cui
gli
americani
costruivano
i
grattacieli
gotici
o
veneziani
di
Cass
.
Gilbert
;
o
quest
'
altro
è
una
sistemazione
prodigiosamente
"
moderna
"
di
una
città
nuova
,
pensata
nella
Milano
borghese
a
cui
parve
convenire
soltanto
lo
stile
della
nuova
stazione
:
ma
queste
,
e
tante
altre
anticipazioni
resterebbero
la
fatica
solitaria
e
melanconica
di
uno
sterile
sognatore
,
se
non
fossero
sorrette
e
giustificate
da
quello
spirito
nuovo
che
ha
creato
l
'
Europa
dei
nostri
giorni
.
La
polemica
di
Sant
'
Elia
contro
i
plagiarii
ed
i
pasticcieri
sottointende
principii
di
onestà
morale
e
di
dignità
dell
'
opera
d
'
arte
che
sono
identici
a
quelli
che
gli
architetti
moderni
oppongono
ai
costruttori
di
vecchio
stile
:
questa
opposizione
che
sembrerebbe
,
a
prima
vista
,
un
mero
fatto
di
tecnica
è
nel
suo
contenuto
maggiore
una
controversia
morale
nei
cui
termini
è
la
lotta
di
un
mondo
giovane
,
pieno
di
iniziative
e
di
volontà
,
contro
un
altro
che
scade
fatalmente
giorno
per
giorno
.
Le
case
nuove
per
gli
uomini
nuovi
:
non
è
una
formula
estetica
,
è
un
presupposto
morale
.
Sant
'
Elia
ha
posto
i
termini
di
questo
problema
con
una
intransigenza
che
giustifica
in
pieno
il
giudizio
che
certi
tedeschi
danno
sul
futurismo
,
considerandolo
come
una
scuola
essenzialmente
sociale
.
La
città
futurista
"
simile
ad
un
immenso
cantiere
tumultuante
,
agile
,
mobile
,
dinamico
in
ogni
sua
parte
"
presuppone
una
civiltà
di
produttori
,
educati
alla
disciplina
del
mondo
moderno
.
La
casa
"
senza
pittura
,
senza
scultura
"
,
è
già
,
in
progetto
,
l
'
abitazione
moderna
di
quelli
che
hanno
rinunziato
ai
piccoli
agi
ed
ai
piccoli
divertimenti
della
borghesia
ottocentesca
,
per
ritrovarsi
in
un
ambiente
parallelo
a
quello
che
determina
l
'
atmosfera
e
la
consuetudine
puritana
della
fabbrica
.
La
"
machine
à
habiter
"
di
Le
Corbusier
,
che
crea
i
piani
regolatori
delle
città
nuove
,
è
presentita
da
Sant
'
Elia
come
la
"
casa
futurista
simile
ad
una
macchina
gigantesca
"
,
nel
quadro
dell
'
Europa
moderna
.
Questo
è
la
maggior
originalità
di
Sant
'
Elia
:
il
coraggio
delle
idee
precise
,
e
il
rigore
di
restarvi
fedele
ad
ogni
costo
.
"
L
'
architettura
si
stacca
dalla
tradizione
.
Si
ricomincia
da
capo
per
forza
"
.
Perché
fra
le
estetiche
antiche
e
il
mondo
di
Sant
'
Elia
stanno
,
com
'
egli
dice
,
la
scoperta
di
nuove
leggi
naturali
,
e
nuovi
usi
scientifici
:
cioè
il
fondamento
moderno
dell
'
arte
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
17
ottobre
-
Avevamo
sperato
per
qualche
tempo
-
pazza
speranza
,
ma
viviamo
in
un
'
epoca
di
sorprese
e
di
meraviglie
-
che
la
televisione
in
Italia
non
si
avverasse
mai
,
e
restasse
limitata
agli
esperimenti
e
a
qualche
costosa
emissione
come
quelle
che
si
hanno
finora
nel
settentrione
della
penisola
.
In
generale
gli
italiani
sono
fin
troppo
solleciti
a
prendere
dagli
altri
popoli
le
novità
,
e
più
zelanti
di
quelli
nell
'
adottarle
.
È
noto
per
esempio
che
la
moda
parigina
,
destinata
soprattutto
alle
primitive
e
pompose
clienti
dell
'
America
del
Sud
,
e
guardata
con
sospetto
e
spesso
ignorata
dalle
eleganti
parigine
,
è
ciecamente
accettata
,
non
dico
dalle
italiane
,
ma
dalle
milanesi
,
che
subito
inalberano
le
novità
più
pacchiane
e
fiammanti
;
e
l
'
anno
che
Parigi
disse
pennacchi
,
erano
tutte
cimieri
e
gale
e
lattughe
e
pennoncelli
,
più
burbanzose
di
una
gallina
faraona
;
e
quest
'
anno
che
Dior
dice
gonne
corte
,
le
hanno
già
scorciate
di
un
palmo
.
Le
luci
al
neon
,
o
come
si
chiamano
,
che
in
America
hanno
un
campo
ben
limitato
,
officine
e
uffici
e
drugstores
e
insegne
della
pubblicità
,
da
noi
non
trovano
barriere
,
imperversano
dal
caffè
di
provincia
all
'
albergo
di
lusso
;
non
importa
che
facciano
spettrali
i
visi
,
diano
aspetto
di
carogna
alle
carni
,
uccidano
i
vivi
colori
delle
verdure
delle
frutta
della
pommarola
'
n
coppa
ai
vermicelli
,
non
c
'
è
trattoria
popolare
o
raffinata
che
non
le
abbia
,
abbiamo
letto
rabbrividendo
che
le
mettono
su
anche
nei
musei
vaticani
.
Della
radio
ci
siamo
fatti
una
tortura
appena
inventata
,
apparecchi
aperti
al
massimo
nell
'
appartamento
del
vicino
,
nel
caffè
,
nella
trattoria
;
in
America
una
società
di
autobus
fa
un
'
inchiesta
fra
i
suoi
clienti
se
gradiscano
la
radio
nelle
sue
carrozze
o
no
,
da
noi
senza
chiedere
il
parere
di
nessuno
si
fa
andare
la
radio
negli
autobus
di
gran
turismo
,
si
fanno
strillare
altoparlanti
sulle
piazze
,
sulle
spiagge
,
nelle
stazioni
;
son
soldi
buttati
via
prendere
la
vettura
letto
da
noi
,
ad
ogni
stazione
una
voce
rimbombante
vi
desta
,
vi
perpetua
l
'
ossessione
del
viaggio
con
le
calde
note
romanesche
della
stazione
di
Orte
,
e
le
acche
aspirate
di
Arezzo
e
di
Firenze
,
e
il
grasso
erre
petroniano
di
Bologna
.
E
guardate
come
si
diffonde
la
moda
sgarbata
e
villana
delle
radio
portatili
;
l
'
altra
sera
a
Capri
al
caffè
di
piazza
abbiam
dovuto
tutti
sorbirci
le
insulse
melodie
che
uscirono
per
ore
da
una
di
quelle
scatolette
,
che
avevano
collocata
sul
tavolino
una
fanciulla
vestita
da
odalisca
e
un
giovanotto
con
un
giubbone
di
cuoio
decorato
da
lunghe
frange
sulla
costata
delle
maniche
e
lungo
l
'
orlo
,
come
usano
,
anzi
come
usavano
,
i
cow
boys
del
Texas
.
Frettolosi
dunque
e
alacri
sono
gli
italiani
a
prender
su
le
invenzioni
e
i
nuovi
ritrovati
;
ragione
per
cui
,
considerato
che
nei
cinque
anni
da
che
la
televisione
trionfa
negli
altri
Paesi
da
noi
non
si
sono
avuti
che
timidi
esperimenti
,
c
'
era
la
speranza
,
ripeto
,
che
le
difficoltà
per
introdurla
da
noi
fossero
gravissime
,
invincibili
;
e
si
fosse
magari
scoperto
che
l
'
atmosfera
che
ci
avvolge
,
quella
che
ci
dà
così
tersi
cieli
,
così
limpide
luci
all
'
aurora
e
al
tramonto
,
che
imbeve
di
arcane
dolcezze
i
nostri
frutti
e
di
solare
vigore
i
vini
,
che
la
nostra
cristallina
atmosfera
fosse
inadatta
alle
onde
televisive
.
E
se
questo
non
fosse
,
che
almeno
quelle
difficoltà
tecniche
si
opponessero
a
lungo
,
almeno
per
quei
pochi
lustri
che
restano
alla
fine
della
nostra
vita
;
après
nous
le
déluge
,
o
addirittura
la
fin
del
mondo
che
si
annuncia
per
cento
segni
,
scatenata
da
noi
stessi
,
bambocci
incoscienti
che
ci
ostiniamo
a
giocare
con
i
fiammiferi
in
un
pagliaio
e
diamo
via
libera
a
neutroni
e
pulviscoli
radioattivi
senza
conoscerne
la
natura
,
e
potrebbero
essere
carichi
dei
più
mortali
veleni
.
E
mortali
o
no
,
certi
guasti
pare
abbiano
già
cominciato
a
farli
;
sia
perché
alterano
la
composizione
dell
'
atmosfera
saturandola
troppo
di
elementi
radioattivi
,
sia
perché
sottopongono
i
nostri
sensi
a
bombardamenti
di
particelle
che
non
gli
si
convengono
,
e
che
la
Provvidenza
aveva
saggiamente
imprigionato
dentro
l
'
atomo
,
nella
cassaforte
del
nucleo
.
Ma
noi
abbiamo
infranto
atomo
nucleo
e
cassaforte
;
ed
ecco
le
stagioni
alterare
il
loro
corso
,
imperversare
cicloni
e
tornados
e
terremoti
e
nubifragi
con
una
violenza
e
una
frequenza
mai
prima
veduta
;
basta
un
acquazzone
di
due
o
tre
ore
e
i
fiumi
traboccano
,
le
strade
si
spaccano
,
edifici
che
hanno
sfidato
i
secoli
si
abbattono
sotto
il
vento
del
temporale
quasi
trasportasse
qualche
ignota
terribile
forza
.
E
forse
quelle
onde
misteriose
avvelenano
anche
il
nostro
spirito
;
forse
si
deve
agli
scoppi
di
bombe
atomiche
nel
Nevada
,
in
Siberia
,
nel
deserto
australiano
se
troppe
menti
umane
si
sconvolgono
,
governanti
impazzano
,
guidatori
di
treni
e
di
aerei
smarriscono
d
'
improvviso
il
dominio
della
macchina
;
e
cittadini
integerrimi
fino
a
ieri
commettono
delitti
di
atrocità
mai
pensata
.
La
nostra
speranza
fu
vana
.
Avremo
la
televisione
in
Italia
,
l
'
abbiamo
già
,
assai
prima
della
fine
del
mondo
;
anzi
,
se
la
fine
del
mondo
avverrà
a
rate
,
e
la
nostra
nazione
sarà
fra
le
ultime
a
scomparire
,
potremo
goderci
sullo
schermo
la
visione
del
cataclisma
in
America
o
in
Australia
e
rallegrarci
per
breve
tempo
di
essere
i
fortunati
e
i
sopravvissuti
.
Fra
pochi
mesi
saranno
già
numerose
sugli
edifici
quelle
antenne
fatte
come
un
fusto
di
ombrello
:
ci
saranno
in
tutti
i
bar
quegli
schermi
con
su
la
danza
di
spettrali
figure
,
grige
in
una
nebbia
grigia
(
per
poco
tempo
,
il
David
Sarnoff
Research
Center
of
the
Radio
Corporation
of
America
ha
già
fatto
esperimenti
ben
riusciti
di
televisione
a
colori
)
.
Per
qualche
tempo
l
'
alto
costo
degli
apparecchi
terrà
immuni
le
famiglie
borghesi
e
operaie
da
questo
flagello
(
ma
vedrete
come
si
agiteranno
i
giornali
di
sinistra
perché
anche
al
popolo
sia
concesso
contagiarsi
di
questa
tabe
)
;
ma
è
inutile
illudersi
,
gli
apparecchi
verranno
a
buon
mercato
,
e
con
le
vendite
a
rate
accessibili
a
tutti
.
Se
in
questi
anni
l
'
Italia
è
rimasta
un
po
'
addietro
,
riprenderà
il
suo
posto
all
'
avanguardia
delle
nazioni
in
marcia
verso
il
progresso
;
un
progresso
all
'
ingiù
,
voglio
dire
,
una
società
di
analfabeti
,
di
conformisti
,
di
meccanizzati
,
in
cui
non
ci
sarà
più
posto
per
la
varietà
e
l
'
imprevisto
della
vita
,
per
la
libera
scelta
dell
'
attività
e
dello
svago
.
Che
verso
una
società
così
si
vada
,
è
indubitato
;
l
'
umanità
sarà
sempre
più
schiava
delle
macchine
,
e
dei
pochi
individui
che
abbiano
la
capacità
o
la
potenza
di
manovrarle
;
l
'
intelligenza
cederà
il
posto
all
'
istinto
,
i
sensi
si
ottunderanno
;
già
oggi
si
vende
in
America
una
macchina
chiamata
Comfort
Indicator
;
cioè
uno
strumento
che
vi
dice
se
siete
comodi
o
no
,
perché
il
costruttore
parte
dal
principio
che
la
macchina
può
saperlo
meglio
di
voi
.
L
'
anno
scorso
,
scrivendovi
dall
'
America
,
vi
ho
detto
che
mutamento
la
televisione
ha
portato
o
sta
portando
alla
vita
americana
.
Non
soltanto
la
crisi
del
cinematografo
,
o
una
nuova
violenta
forma
di
propaganda
politica
,
per
cui
ogni
famiglia
si
tiene
in
casa
sua
per
una
mezz
'
ora
intiera
,
e
più
volte
,
il
candidato
dell
'
uno
e
dell
'
altro
partito
,
lo
sente
e
lo
vede
parlare
come
lo
avesse
dirimpetto
,
noverandogli
i
foruncoletti
sulla
pelle
e
le
stille
di
sudore
sulla
fronte
.
Ma
la
televisione
non
ucciderà
soltanto
il
cinematografo
e
il
teatro
,
è
sulla
via
di
annullare
quelli
che
sono
stati
finora
i
rapporti
sociali
e
familiari
,
come
già
oggi
la
radio
e
il
cinematografo
hanno
ucciso
la
conversazione
.
Proclamano
i
costruttori
di
apparecchi
che
la
televisione
ha
ricostituito
il
focolare
domestico
,
le
famigliole
non
hanno
più
bisogno
di
uscire
e
disperdersi
per
questo
o
quello
spettacolo
perché
hanno
tutto
in
casa
,
si
godono
in
pigiama
e
pantofole
il
cinema
,
l
'
incontro
di
pugilato
,
la
lezione
politica
,
il
pettegolezzo
sociale
,
la
dimostrazione
dei
pregi
di
questo
o
quell
'
aggeggio
domestico
che
prima
andavano
a
farsi
fare
nel
grande
emporio
(
ve
l
'
ho
detto
,
gli
americani
hanno
una
mania
per
queste
cose
e
gli
piace
l
'
eloquenza
della
pubblicità
)
,
la
biancheria
intima
della
diva
,
la
sfilata
sulla
quinta
avenue
.
Ma
verrà
tempo
in
cui
tutti
vorranno
stare
a
casa
per
vedere
la
sfilata
e
nessuno
vorrà
scomodarsi
a
sfilare
;
occorrerà
stabilire
turni
,
dovrà
intervenire
la
polizia
per
decidere
chi
debba
dare
spettacolo
in
piazza
e
chi
possa
comodamente
assistervi
.
Ognuno
di
quei
focolari
domestici
sarà
chiuso
e
ostile
agli
estranei
;
non
si
cercheranno
più
contatti
con
gli
amici
ai
quali
piacciono
programmi
diversi
,
si
accetterà
a
malincuore
un
invito
a
casa
d
'
altri
perché
si
sa
che
hanno
altri
gusti
televisivi
.
Ci
si
duole
in
America
che
i
bambini
non
vogliono
più
uscire
per
giocare
all
'
aperto
;
passano
il
pomeriggio
immobili
davanti
alla
cassettina
delle
ombre
e
dei
suoni
,
quasi
ipnotizzati
da
visioni
grossolane
,
da
precetti
ovvi
,
da
verità
pubblicitarie
,
da
slogans
politici
,
da
battute
umoristiche
,
da
ritmi
ossessionanti
,
senza
scelta
,
senza
discriminazione
di
genitori
o
di
maestri
.
Perché
questo
è
l
'
aspetto
più
deprecabile
della
televisione
;
subdolo
strumento
di
dittatura
nel
campo
dello
spirito
e
della
coscienza
,
tanto
più
inavvertita
quanto
più
le
immagini
e
i
suoni
la
fanno
seducente
.
Già
oggi
gli
americani
si
imbevono
giornalmente
per
ore
e
ore
di
spettacoli
,
di
discorsi
,
di
visioni
,
scelte
dall
'
arbitrio
del
ristretto
ufficio
di
direzione
di
non
so
quante
società
di
trasmissione
,
senza
altra
libertà
che
quella
di
passare
da
un
programma
all
'
altro
;
una
lezione
di
anatomia
,
una
gara
di
corsa
,
una
lezione
universitaria
,
la
riunione
di
un
consiglio
di
amministrazione
,
un
concerto
o
le
fruste
arguzie
di
un
comico
,
un
comizio
o
un
delitto
,
un
parto
cesareo
o
gli
ultimi
istanti
di
un
noto
personaggio
.
E
poiché
,
come
appare
,
più
ancora
di
quanto
la
radio
ed
il
cinema
abbiano
fatto
finora
,
la
televisione
sta
sostituendo
ogni
altra
fonte
di
divertimento
,
di
curiosità
,
di
istruzione
,
o
per
lo
meno
sottrae
gran
tempo
alle
ore
che
possono
essere
destinate
ad
una
qualsiasi
attività
intellettuale
o
artistica
,
è
chiaro
che
quella
oligarchia
di
direttori
,
coi
loro
gusti
discutibili
,
le
loro
simpatie
politiche
,
gli
interessi
a
cui
sono
legati
,
finisce
con
l
'
«
imbottire
i
crani
»
,
come
si
diceva
una
volta
,
e
con
molta
maggiore
efficacia
di
quando
nacque
quella
frase
,
quando
l
'
«
imbottitura
»
era
fatta
solo
con
discorsi
in
piazza
,
e
senza
altoparlanti
.
In
America
,
almeno
,
le
società
trasmittenti
sono
molte
,
ed
in
concorrenza
fra
loro
.
Ma
in
Italia
,
secondo
il
nostro
sistema
-
eravamo
il
popolo
più
individualista
d
'
Europa
,
oggi
siamo
più
di
ogni
altro
schiavi
dei
monopoli
-
avremo
un
solo
ente
trasmittente
,
í
programmi
saranno
nell
'
arbitrio
di
quel
solo
ente
,
eventuali
visioni
di
società
straniere
dovranno
passare
al
suo
vaglio
.
Se
la
televisione
prenderà
in
Italia
la
voga
che
ha
preso
in
America
,
se
davvero
anche
da
noi
diverrà
l
'
unica
o
quasi
unica
fonte
di
passatempo
,
di
volgarizzazione
,
di
diffusione
di
concetti
politici
,
di
gusti
letterari
ed
artistici
,
di
celebrazione
di
questo
o
quel
principio
o
di
questo
o
quell
'
individuo
,
questa
sola
fonte
sarà
manipolata
,
dosata
,
conciata
secondo
la
scelta
,
l
'
estro
,
il
capriccio
,
i
preconcetti
,
le
storture
di
poche
persone
.
Paurosa
eventualità
,
siano
anche
quelle
poche
persone
le
più
intelligenti
,
le
più
eclettiche
,
le
più
liberali
di
tutta
la
nazione
.
StampaQuotidiana ,
Secondo
la
carta
costituzionale
,
e
il
nostro
modestissimo
parere
,
non
c
'
è
ragione
alcuna
per
entrare
in
guerra
,
salvo
che
il
paese
sia
attaccato
.
Cosa
che
non
è
.
E
qualche
agitazione
dei
giorni
scorsi
fra
i
Democratici
di
sinistra
faceva
supporre
che
nel
parlamento
si
delineasse
una
minoranza
di
qualche
spessore
contro
questo
folle
conflitto
.
Non
è
stato
così
.
Non
solo
maggioranza
e
,
chiamiamola
così
,
opposizione
hanno
votato
un
dispositivo
comune
,
ma
i
loro
discorsi
esprimevano
la
medesima
soddisfazione
:
siamo
riusciti
a
farci
invitare
da
Bush
,
ci
siamo
imposti
a
cena
da
Blair
,
Chirac
e
Schroeder
,
siamo
stati
ammessi
in
serie
A
e
questo
val
bene
una
guerra
.
In
tutto
35
voti
contro
alla
Camera
,
32
al
Senato
.
Chi
,
pur
pensando
da
un
pezzo
assai
male
dell
'
Ulivo
,
si
attendeva
almeno
un
dubbio
sull
'
efficacia
di
questa
spedizione
-
se
non
si
vada
alla
cieca
a
colpire
degli
innocenti
e
ad
alimentare
il
fondamentalismo
nazionalista
,
terreno
di
coltura
dei
talebani
,
o
almeno
l
'
ombra
di
un
caso
di
coscienza
,
perché
d
'
una
decisione
tremenda
si
tratta
-
si
era
sbagliato
.
E
anche
chi
,
giudicando
abbastanza
cinici
quei
gruppi
dirigenti
,
pensava
almeno
al
rapporto
di
scambio
sulla
Palestina
ha
sentito
invece
ripetere
dall
'
Ulivo
e
i
Ds
le
parole
,
non
so
se
più
stolte
o
offensive
,
di
Berlusconi
su
un
piano
Marshall
:
come
se
si
trattasse
di
sfamare
pezzenti
palestinesi
e
così
tutto
si
risolvesse
.
Una
guerra
è
tragica
,
il
livello
delle
nostre
Camere
è
stato
derisorio
.
I
nostri
rappresentanti
sembrano
non
sapere
di
che
parlano
.
Nulla
sanno
dell
'
Afghanistan
,
nulla
suppongono
sulle
radici
del
nuovo
e
temibile
fondamentalismo
,
nulla
propongono
su
come
limitare
le
derive
del
Jihad
o
Al
Qaeda
.
Nulla
di
bin
Laden
,
la
cui
storia
americana
preferiscono
tacere
e
del
quale
si
sono
lasciati
sequestrare
le
parole
più
recenti
come
gattini
ciechi
.
Non
hanno
registrato
che
,
la
guerra
non
essendo
cominciata
oggi
e
i
bombardamenti
sempre
più
fitti
non
avendo
ottenuto
nulla
,
gli
Usa
e
Blair
sono
già
impantanati
in
quel
territorio
miserabile
malgrado
la
magnitudine
dei
mezzi
,
anzi
non
sono
in
grado
di
usarli
tutti
(
e
l
'
Italia
corre
a
metterne
altri
)
.
Sono
,
deputati
e
senatori
,
i
soli
a
non
sapere
che
lo
stato
maggiore
di
Bush
è
in
allarme
,
è
diviso
,
e
un
uomo
d
'
arme
sperimentato
come
Powell
è
silenziato
.
Che
Bush
parla
d
'
una
guerra
a
tempi
e
confini
illimitati
perché
non
ne
vede
uno
sbocco
.
E
che
ogni
tanto
su
quel
confuso
vociare
plana
il
vocabolo
"
atomica
"
-
magari
una
bella
atomica
tattica
che
sbricioli
un
po
'
di
montagne
afghane
-
la
cui
utilizzazione
non
è
annunciata
ma
nemmeno
esclusa
.
Un
alleato
entrerebbe
nel
merito
,
un
vassallo
tace
e
acconsente
.
Chi
ha
veduto
quei
volti
fra
annoiati
e
imbarazzati
,
chi
ha
sentito
Fassino
e
Adornato
che
-
forse
perché
provenienti
dalla
stessa
covata
-
dicevano
le
stesse
cose
,
usavano
gli
stessi
argomenti
,
duettavano
,
ha
avuto
un
'
impressione
di
irrealtà
.
Non
un
'
eco
della
preoccupazione
che
si
sente
sottovoce
per
strada
.
Solo
uno
di
Rifondazione
,
uno
dei
Verdi
,
uno
del
Pcdi
ha
detto
qualche
verità
.
E
hanno
taciuto
coloro
che
avevano
dissentito
nel
gruppo
ds
:
che
cos
'
è
una
guerra
davanti
alla
disciplina
di
partito
,
e
quel
partito
?
Il
tutto
in
tempi
minimi
,
passaggio
obbligato
e
via
-
guerra
o
rogatorie
fa
lo
stesso
.
StampaPeriodica ,
Centinaia
di
milioni
si
sono
spesi
per
monumenti
ai
caduti
,
per
edifici
pubblici
,
per
scuole
,
per
l
'
arredamento
di
piroscafi
e
per
case
popolari
,
ma
ben
pochi
edifici
costruiti
hanno
aggiunto
una
sola
linea
a
quello
che
già
era
stato
fatto
dai
nostri
antenati
.
Tuttavia
,
mentre
il
campo
ufficiale
dell
'
architettura
rappresentativa
è
pienamente
dominato
da
tali
concetti
volutamente
e
rigorosamente
antiprogressisti
,
esiste
in
Italia
una
minoranza
di
pubblico
,
di
critici
e
d
'
artisti
che
,
a
costo
di
sembrar
iconoclasti
,
comprendono
,
difendono
e
propagandano
le
forme
moderne
.
Osteggiata
dai
quotidiani
,
scansata
dai
"
benpensanti
"
,
tollerata
tutt
'
al
più
come
fenomeno
"
futurista
"
(
sostituendo
con
questa
parola
il
vocabolo
"
pazzoide
"
)
,
questa
minoranza
ha
trovata
in
se
stessa
la
forza
di
operare
e
di
agire
.
Attiva
ed
entusiasta
,
ha
dato
il
meglio
all
'
Esposizione
di
Monza
,
ha
costruito
edifici
che
giornali
e
riviste
ed
esposizioni
estere
hanno
spontaneamente
illustrati
e
lodati
,
ha
fatto
sí
che
almeno
nelle
nostre
riviste
di
architettura
più
serie
non
sieno
ospitati
quei
lavori
che
non
hanno
alcun
rapporto
con
gli
ideali
della
vita
moderna
.
Ma
questo
basta
?
Viene
il
momento
in
cui
la
continua
polemica
stanca
e
avvilisce
.
Anche
l
'
uomo
più
sicuro
di
sé
vien
preso
dall
'
amarezza
quando
si
sente
qualificare
per
traditore
delle
tradizioni
.
L
'
architettura
non
vive
nei
progetti
:
essa
ha
bisogno
di
essere
realizzata
.
E
se
l
'
opinione
pubblica
è
aizzata
con
tanta
spavalderia
contro
questi
sforzi
,
ne
risulta
per
l
'
artista
uno
stato
di
insofferenza
,
di
disagio
,
di
ostilità
che
non
contribuiscono
certo
alla
serenità
e
alla
gioia
delle
sue
creazioni
.
Disagio
e
sofferenza
tanto
più
dannose
quando
si
osserva
come
,
fuori
dai
nostri
confini
,
dalla
Turchia
all
'
Olanda
,
dall
'
Albania
agli
Stati
Uniti
,
le
forme
della
modernità
vestono
ormai
tutta
l
'
architettura
ufficiale
in
corso
di
attuazione
.
Ma
tutto
questo
,
Eccellenza
,
sarebbe
facilmente
sopportabile
perché
la
fede
è
troppo
grande
per
fermarsi
di
fronte
a
queste
amarezze
,
se
non
avessi
ascoltato
da
un
direttore
di
un
grande
quotidiano
queste
testuali
parole
:
"
È
ordine
del
Governo
di
ostacolare
ogni
forma
di
architettura
novecentista
"
.
Io
non
posso
credere
a
tale
assurdità
.
La
mia
fede
fascista
si
ribella
al
pensiero
che
si
voglia
costringere
la
nostra
Nazione
a
diventare
il
museo
di
se
stessa
.
È
bene
od
è
riprovevole
propagandare
ed
eseguire
architettura
moderna
in
Italia
?
Se
è
male
lo
si
dica
chiaramente
e
si
chiudano
le
esposizioni
,
e
non
ci
si
inviti
più
con
le
"
nostre
opere
più
modernamente
significative
"
a
rappresentare
l
'
Italia
all
'
estero
.
Se
è
bene
,
si
dia
finalmente
un
lavoro
,
uno
solo
dei
cento
milioni
recentemente
stanziati
,
a
un
architetto
chiaramente
moderno
e
non
si
pretenda
che
l
'
architettura
nasca
dalle
scrivanie
dei
disegnatori
del
genio
civile
o
dalle
tarlate
fantasie
degli
archeologi
.
Sul
mio
gagliardetto
era
scritto
"
marciare
non
marcire
"
.
Vale
anche
in
architettura
?
StampaQuotidiana ,
Trieste
,
5
novembre
-
Il
sangue
è
corso
oggi
a
Trieste
.
Sotto
il
fuoco
delle
carabine
della
polizia
civile
,
due
triestini
sono
caduti
:
un
ragazzo
di
15
anni
,
Pietro
Addobbati
,
figlio
di
un
noto
medico
;
un
uomo
di
60
,
Antonio
Zavadil
,
cameriere
.
Decine
sono
i
feriti
e
parecchi
sembrano
gravi
;
centinaia
i
contusi
.
A
tarda
sera
ancora
continuano
tafferugli
,
mentre
echeggiano
le
grida
dei
dimostranti
,
le
sirene
della
polizia
e
delle
ambulanze
,
gli
scrosci
degli
idranti
.
Già
nel
pomeriggio
i
negozi
del
centro
erano
stati
chiusi
mentre
apparivano
tricolori
a
mezz
'
asta
con
un
fiocco
nero
.
Trieste
è
in
lutto
,
Trieste
è
in
fermento
come
non
mai
.
Sembrava
che
le
cose
fossero
andate
lisce
nelle
due
giornate
tanto
temute
dalla
polizia
del
3
e
del
4
novembre
.
C
'
era
stato
,
sì
,
due
giorni
fa
l
'
episodio
del
tricolore
tolto
a
forza
dalla
facciata
del
Comune
,
e
,
ieri
,
i
tafferugli
provocati
dal
comportamento
eccessivamente
«
energico
»
degli
agenti
;
ma
,
insomma
,
si
era
arrivati
senza
fatti
gravi
al
5
novembre
.
Anche
lo
sciopero
studentesco
di
stamane
sembrava
destinato
ad
esaurirsi
come
tutti
quelli
precedenti
.
I
ragazzi
delle
medie
passavano
a
gruppi
cantando
e
senza
dar
noia
a
nessuno
,
eccezion
fatta
per
qualche
fischio
all
'
indirizzo
della
polizia
civile
.
Un
contegno
freddo
degli
agenti
,
abituati
,
del
resto
,
a
ben
altri
vituperi
,
avrebbe
reso
la
giornata
d
'
oggi
eguale
a
tante
altre
:
gli
ordini
evidentemente
erano
stamane
diversi
,
e
diversi
i
nervi
.
In
tenuta
di
guerra
-
elmetto
,
candelotti
fumogeni
,
carabina
-
i
poliziotti
scorrazzavano
con
le
jeeps
coperte
dalla
rete
metallica
per
ripararsi
contro
i
sassi
,
con
le
motociclette
,
con
gl
'
idranti
.
Si
fosse
questo
complesso
formidabile
di
armati
limitato
a
disperdere
i
gruppi
di
manifestanti
,
non
avrebbe
fatto
che
eseguire
degli
ordini
.
Ma
impressionante
era
lo
spirito
che
li
animava
,
che
li
portava
ad
infierire
contro
chiunque
all
'
aspetto
potesse
sembrare
uno
studente
.
I
manganelli
si
sono
abbassati
a
tutto
spiano
finché
da
parte
dei
ragazzi
non
sono
cominciate
a
volare
le
pietre
:
dove
più
c
'
eran
sassi
,
più
la
polizia
si
trovava
di
fronte
a
gente
che
l
'
aspettava
a
piè
fermo
.
Davanti
alla
chiesa
di
S
.
Antonio
Nuovo
,
dove
termina
il
grande
canale
che
dal
porto
si
addentra
in
città
,
tutta
la
piazza
ha
il
selciato
all
'
aria
per
certi
lavori
del
Comune
.
Questo
,
e
il
fatto
che
la
polizia
ha
il
suo
quartier
generale
a
cinquanta
metri
nella
laterale
via
30
Ottobre
(
sulla
sinistra
di
chi
guarda
il
tempio
)
spiegano
perché
tutti
gli
innumerevoli
tafferugli
abbiano
avuto
qui
il
loro
epicentro
.
Verso
le
11
un
centinaio
di
studenti
,
davanti
ad
una
carica
a
fondo
degli
agenti
,
dopo
aver
reagito
a
sassate
(
veniva
colpito
a
un
braccio
anche
un
colonnello
americano
)
si
rifugiavano
sul
pronao
della
chiesa
credendosi
al
sicuro
.
Senza
un
attimo
di
esitazione
gli
attaccanti
,
protetti
dal
getto
degl
'
idranti
che
allagavano
l
'
interno
del
tempio
,
irrompevano
fino
all
'
altare
maggiore
picchiando
implacabilmente
tutti
coloro
che
trovavano
a
portata
di
mano
.
Esterrefatto
,
un
vecchio
sacerdote
che
,
caduto
in
ginocchio
,
implorava
la
fine
di
tanta
furia
,
si
sentiva
urtare
e
urlare
:
«
Zitto
tu
,
politicante
,
non
prete
»
.
Quando
la
polizia
si
è
allontanata
trascinando
con
sé
una
trentina
di
ragazzi
,
c
'
erano
sul
pavimento
vaste
chiazze
di
sangue
.
Appena
informato
dell
'
accaduto
,
il
vescovo
monsignor
Santin
dichiarava
sconsacrata
la
chiesa
e
indiceva
la
cerimonia
di
riconsacrazione
per
le
quattro
del
pomeriggio
.
Intanto
,
col
sopraggiungere
del
mezzogiorno
,
ogni
manifestazione
era
cessata
e
la
città
stava
riprendendo
il
suo
volto
normale
.
Il
rito
pomeridiano
voleva
essere
una
cancellazione
di
quanto
di
sacrilego
era
successo
,
un
segno
di
pacificazione
.
Davanti
a
S
.
Antonio
,
oggi
alle
quattro
,
più
che
ragazzi
c
'
erano
delle
donne
e
persone
anziane
in
attesa
che
le
porte
venissero
aperte
all
'
officiante
.
Noi
c
'
eravamo
per
puro
dovere
di
cronaca
,
non
perché
fosse
successo
niente
:
questo
ci
permette
ora
di
fornire
una
relazione
obiettiva
di
quanto
è
successo
.
Il
parroco
di
S
.
Antonio
,
mons
.
Giovanni
Grego
,
è
apparso
sul
pronao
,
preceduto
da
chierici
con
la
Croce
astata
e
circondato
da
sacerdoti
in
stola
bianca
.
La
folla
,
cinquecento
o
seicento
persone
,
aveva
appena
fatto
il
segno
della
Croce
quando
dalla
via
laterale
di
sinistra
-
via
Dante
-
è
avanzata
una
jeep
,
e
dalla
via
laterale
di
destra
-
via
30
Ottobre
,
dove
,
come
abbiam
detto
,
ha
sede
il
comando
della
polizia
-
un
gruppetto
di
agenti
.
Un
senso
di
irritazione
è
sorto
spontaneo
anche
in
chi
triestino
non
è
:
«
Perché
costoro
vengono
dopo
tutto
quello
che
è
successo
stamane
,
a
farsi
vedere
qui
dove
la
gente
è
riunita
per
pregare
?
»
.
Nei
triestini
(
notate
,
la
cosa
è
importante
,
perché
non
è
frequente
,
non
solo
nei
giovani
,
ma
in
tutti
gli
uomini
,
donne
e
vecchi
)
più
che
di
irritazione
il
senso
è
stato
di
risentimento
e
di
sdegno
.
All
'
apparire
della
polizia
si
ebbero
gli
stessi
effetti
dello
sfregamento
di
un
fiammifero
:
per
quanto
in
principio
le
persone
ai
margini
dell
'
assembramento
consigliassero
con
buoni
accenti
di
allontanarsi
,
tutti
hanno
avuto
netta
l
'
impressione
che
il
«
via
»
a
qualcosa
di
grave
era
stato
dato
e
che
niente
avrebbe
fermato
il
corso
delle
cose
.
Intendiamoci
,
tafferugli
,
zuffe
,
arresti
,
sì
:
ma
non
certo
spargimento
di
sangue
.
C
'
era
quella
Croce
come
garanzia
,
sull
'
alto
della
scalinata
;
c
'
erano
quei
sacerdoti
con
le
parole
di
pace
e
di
fede
.
Han
continuato
i
preti
imperturbabili
nelle
loro
lunghe
preghiere
.
Ma
la
folla
non
li
ascoltava
più
;
si
alzava
un
fischio
solo
contro
i
perturbatori
;
e
già
s
'
abbassavano
i
primi
pugni
.
Reagivano
violentemente
i
poliziotti
,
ma
davanti
alla
chiesa
i
ragazzi
non
davano
indietro
e
ponevano
mano
alle
pietre
.
Ed
erano
gli
agenti
ad
indietreggiare
,
a
ritirarsi
in
via
30
Ottobre
.
L
'
episodio
avrebbe
potuto
aver
termine
a
questo
punto
:
il
breve
corteggio
di
sacerdoti
scendeva
infatti
la
scalinata
ed
iniziava
il
rituale
giro
del
tempio
;
ma
gli
animi
erano
esasperati
e
i
due
gruppi
erano
lì
,
uno
di
fronte
all
'
altro
,
ad
una
cinquantina
di
metri
:
i
poliziotti
dalla
via
30
Ottobre
,
i
ragazzi
allo
sbocco
della
strada
nella
piazza
.
Nell
'
effettuare
la
loro
inoffensiva
sassaiola
,
i
«
muli
»
Si
guardavano
di
tanto
in
tanto
ai
fianchi
e
alle
spalle
,
temendo
di
sentirsi
arrivare
addosso
i
getti
d
'
acqua
degli
idranti
.
Invece
,
di
fronte
,
è
arrivato
del
piombo
e
della
morte
.
È
stata
una
cosa
così
improvvisa
ed
assurda
che
,
mentre
balzavamo
al
riparo
,
dietro
una
colonna
,
ci
sentivamo
ridicoli
.
Avevano
sparato
a
salve
,
si
capisce
.
E
quando
abbiam
guardato
vicino
a
noi
e
abbiam
visto
a
terra
,
immoto
,
il
corpo
di
un
ragazzo
quindicenne
con
una
chiazza
rossa
che
si
allargava
sempre
più
nella
polvere
,
siamo
rimasti
incerti
,
sbalorditi
,
atterriti
.
Non
avevano
sparato
a
salve
-
come
in
uso
da
parte
di
qualsiasi
per
quanto
barbaro
occupante
-
avevano
sparato
duecento
colpi
di
carabina
con
del
buon
piombo
:
non
in
aria
,
ma
tranquillamente
,
fermi
davanti
a
sé
.
Tanto
che
l
'
altro
morto
,
l
'
uomo
di
sessant
'
anni
,
è
stato
abbattuto
non
in
piazza
,
ma
al
di
là
,
lontano
,
mentre
attraversava
per
i
fatti
suoi
la
strada
.
E
così
,
molti
dei
feriti
da
arma
da
fuoco
.
Avessero
tirato
a
salve
o
per
aria
,
tutti
sarebbero
scappati
;
così
,
tutti
sono
rimasti
.
Il
giovane
Addobbati
era
caduto
fulminato
al
cuore
,
su
una
bandiera
:
il
tricolore
intriso
di
sangue
è
stato
issato
su
una
trave
.
E
di
colpo
centinaia
di
ragazzi
hanno
fatto
letteralmente
sparire
il
selciato
:
volavano
le
pietre
in
una
ondata
ininterrotta
,
come
in
una
battaglia
antica
,
mentre
allo
sbocco
di
via
30
Ottobre
sorgeva
una
barricata
.
Sfondata
una
baracca
di
sterratori
,
pali
aste
vanghe
e
picconi
passavano
di
mano
in
mano
.
Inutilmente
anche
con
gli
idranti
la
polizia
è
venuta
a
più
riprese
all
'
assalto
di
fronte
:
ha
dovuto
,
dopo
un
'
ora
,
decidersi
ad
infiltrarsi
sui
fianchi
,
minacciando
nuove
sparatorie
.
Anche
gli
ultimi
dei
più
accaniti
ragazzi
hanno
dovuto
rifugiarsi
nel
tempio
,
mentre
gli
agenti
accerchiavano
in
forze
l
'
edificio
.
Mons
.
Grego
,
che
non
aveva
mai
interrotto
il
rito
della
riconsacrazione
,
lo
concludeva
davanti
ad
una
folla
ansante
,
eccitata
.
La
voce
del
sacerdote
si
è
levata
quieta
contro
«
il
sacrilegio
commesso
in
mattinata
da
chi
l
'
ordine
doveva
proteggere
»
,
e
contro
«
lo
spettacolo
barbaro
di
persecuzioni
verso
chi
nutre
sentimenti
che
Dio
non
contrasta
»
,
auspicando
«
la
fine
delle
barbarie
,
per
l
'
amore
di
Nostro
Signore
»
.
Quando
i
primi
hanno
provato
ad
uscire
dal
tempio
si
sono
trovati
davanti
i
cordoni
della
polizia
che
arrestava
tutti
i
giovani
,
lasciando
passare
solo
le
persone
anziane
e
le
donne
.
Né
questo
atteggiamento
è
parso
sufficiente
a
quel
reparto
scelto
della
polizia
,
il
Nucleo
nobile
,
che
aveva
condotto
la
brillante
azione
bellica
di
poco
prima
:
tanto
che
perfino
tra
agenti
sono
sorte
contestazioni
.
Nella
confusione
generale
è
sopraggiunto
il
vescovo
mons
.
Santin
e
tutti
hanno
approfittato
del
momento
per
allontanarsi
.
Impegnata
in
forze
in
chiesa
,
la
polizia
non
aveva
potuto
occuparsi
del
resto
della
città
:
altri
gruppi
di
giovani
avevano
dato
l
'
assalto
a
locali
e
edifici
-
il
Regina
,
il
NAAFI
-
occupati
dagli
inglesi
.
È
stata
vista
bruciare
anche
qualche
macchina
e
qualche
motocicletta
.
Poi
,
verso
le
19
,
quasi
duemila
persone
si
sono
trovate
riunite
sul
Corso
verso
il
Municipio
,
dove
hanno
issato
il
tricolore
.
Si
era
poi
sparsa
la
voce
che
ci
fosse
un
terzo
morto
(
e
vi
era
stato
effettivamente
,
ma
per
sincope
,
al
rumore
degli
spari
;
si
tratta
di
tale
Mario
Lugnani
,
impiegato
della
Banca
Commerciale
)
e
il
furore
era
aumentato
.
Ma
di
pari
passo
era
aumentato
il
furore
della
polizia
per
replicare
con
cariche
a
piedi
e
in
motocicletta
.
Citiamo
un
esempio
solo
:
il
medico
della
Croce
Rossa
,
dottor
Sergio
Biagini
,
mentre
provvedeva
al
trasporto
di
un
dimostrante
contuso
in
piazza
unità
,
veniva
selvaggiamente
aggredito
a
colpi
di
calcio
di
fucile
da
un
poliziotto
e
riportava
a
sua
volta
ferite
guaribili
in
parecchi
giorni
.
Gli
agenti
avevano
così
evidentemente
perso
la
testa
che
ad
un
certo
momento
il
comando
militare
ha
deciso
di
far
uscire
reparti
americani
e
soprattutto
inglesi
in
assetto
di
guerra
.
Con
calma
anglosassone
i
soldati
si
sono
limitati
a
presidiare
i
punti
che
venivano
loro
affidati
,
incuranti
dei
tafferugli
che
continuavano
a
svolgersi
intorno
ad
essi
.
Alle
20
veniva
diffuso
dalla
radio
un
comunicato
del
generale
Winterton
con
la
singolare
-
diciamo
così
-
affermazione
che
,
«
davanti
ad
una
serie
di
attacchi
al
comando
di
polizia
,
gli
agenti
avevano
dovuto
reagire
con
una
salve
e
che
nell
'
incidente
si
erano
lamentati
due
morti
»
.
Secondo
il
comunicato
del
generale
i
feriti
sarebbero
25
,
di
cui
uno
grave
;
stando
alle
ultime
notizie
sono
,
invece
,
40
,
di
cui
9
(
tutti
di
arma
da
fuoco
)
gravi
;
si
è
dovuto
procedere
a
quattro
interventi
chirurgici
d
'
urgenza
.
Il
comunicato
ufficiale
depreca
poi
l
'
azione
di
elementi
irresponsabili
che
hanno
provocato
«
un
certo
numero
di
vittime
»
e
dà
pure
assicurazione
che
saranno
presi
gli
opportuni
provvedimenti
.
Anche
il
consigliere
politico
italiano
,
prof.
De
Castro
,
ha
trasmesso
per
radio
un
appello
alla
calma
«
per
evitare
incidenti
che
potrebbero
influire
sulla
situazione
internazionale
»
.
Mentre
trasmettiamo
la
situazione
si
è
tutt
'
altro
che
normalizzata
:
un
po
'
dappertutto
gruppi
di
giovani
e
di
poliziotti
si
fronteggiano
sorvegliandosi
a
vicenda
:
a
metà
della
centrale
via
Carducci
si
segnala
un
ammassamento
di
alcune
centinaia
di
persone
;
di
tanto
in
tanto
al
passaggio
degli
agenti
la
sassaiola
riprende
.
In
Comune
la
Giunta
si
è
riunita
d
'
urgenza
ed
ha
steso
la
seguente
dichiarazione
:
«
Di
fronte
alla
gravità
dei
fatti
di
oggi
,
si
deplora
la
carenza
di
responsabilità
,
si
protesta
contro
gli
eccessi
di
una
reazione
sproporzionata
alle
spontanee
manifestazioni
di
popolo
,
fino
alla
profanazione
di
un
luogo
sacro
;
si
chiede
una
immediata
rigorosa
inchiesta
per
l
'
accertamento
delle
responsabilità
dell
'
uso
delle
armi
,
e
la
punizione
dei
responsabili
.
La
Giunta
ritiene
inoltre
opportuno
che
la
polizia
rimanga
consegnata
in
caserma
e
che
la
tutela
dell
'
ordine
pubblico
sia
temporaneamente
affidata
alle
forze
militari
»
.
I
funerali
delle
vittime
avranno
luogo
(
la
data
non
è
sicura
:
ma
sembra
sabato
)
a
spese
del
Comune
;
la
seduta
straordinaria
del
Consiglio
sarà
domani
sera
dedicata
alla
commemorazione
ed
alla
protesta
.
I
partiti
triestini
hanno
chiesto
che
la
polizia
civile
passi
immediatamente
alle
dipendenze
del
direttore
per
gli
Interni
del
governo
militare
alleato
,
prefetto
Memmo
.
Intanto
all
'
Ospedale
Maggiore
si
veglia
per
salvare
i
feriti
più
gravi
:
per
uno
,
Paolo
Ferrari
,
di
20
anni
,
le
speranze
sono
tenuissime
.
Quando
il
dott.
Francesco
Addobbati
ha
sentito
oggi
nel
pomeriggio
che
c
'
era
stata
una
sparatoria
in
città
,
si
è
precipitato
all
'
ospedale
per
offrire
la
sua
opera
ed
ha
trovato
il
sindaco
e
i
medici
attorno
a
un
lettino
dove
era
steso
un
ragazzo
di
quindici
anni
con
una
coccarda
tricolore
sul
cuore
squarciato
:
era
suo
figlio
Pietro
che
così
ha
visto
per
l
'
ultima
volta
.
Sia
la
Camera
del
Lavoro
(
CISL
e
UIL
)
che
i
sindacati
unici
(
CGIL
)
hanno
proclamato
lo
sciopero
generale
per
domani
.
Già
stasera
si
è
cominciato
a
fermare
molte
vetture
tranviarie
.
A
mezzanotte
sono
entrati
in
sciopero
i
ferrovieri
.
Hanno
già
aderito
alla
sospensione
di
domani
gli
insegnanti
di
tutte
le
categorie
.
Davanti
a
S
.
Antonio
Nuovo
nei
punti
dove
Addobbati
e
Zavadil
sono
caduti
,
sono
sorti
stasera
dei
tumuli
infiorati
e
coperti
del
tricolore
,
accanto
ai
quali
i
triestini
veglieranno
per
tutta
la
notte
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
la
prima
volta
che
gli
Stati
Uniti
hanno
puntato
sulla
carta
sbagliata
,
come
con
l
'
Iraq
contro
l
'
Iran
.
E
tardi
si
accorgono
di
essere
stati
imprudenti
nel
dare
per
anni
una
copertura
alla
destra
israeliana
,
ormai
poco
docile
,
invece
che
far
rispettare
a
Israele
la
decisione
delle
Nazioni
Unite
per
il
rientro
nei
confini
del
1967
.
E
adesso
è
tutto
più
difficile
.
Non
ce
l
'
aspettavamo
.
Non
ci
aspettavamo
che
due
boeing
fossero
scagliati
contro
le
torri
gemelle
di
New
York
,
pieni
di
gente
da
far
morire
e
guidati
da
gente
decisa
a
morire
,
metafora
gigantesca
della
tecnica
che
si
autodistrugge
,
messa
in
atto
per
vulnerare
gli
Stati
Uniti
.
Non
ci
aspettavamo
,
scrive
ieri
Bernardo
Valli
,
che
bin
Laden
,
emaciato
e
visionario
,
mandasse
in
onda
appena
scattata
l
'
operazione
americana
sulla
sua
rete
tv
al
Jazeera
,
un
video
girato
in
anticipo
per
dire
che
con
l
'
attentato
alle
torri
era
iniziata
la
guerra
santa
contro
gli
Stati
Uniti
e
le
dirigenze
arabe
corrotte
,
aggiungendo
crudelmente
che
ora
l
'
Occidente
prova
quello
che
noi
proviamo
da
ottant
'
anni
.
Non
ce
lo
aspettavamo
che
un
fondamentalismo
,
roba
da
paesi
terzi
,
usasse
sapientemente
capitali
,
tecniche
di
comunicazione
,
reti
di
intelligence
,
servizi
e
infine
i
media
,
come
se
non
avessimo
predicato
a
destra
e
a
sinistra
che
la
tecnologia
cambiava
anche
possibilità
,
condizioni
e
perfino
soggetti
del
conflitto
.
E
ancora
,
non
ce
lo
aspettavamo
-
dicono
i
più
-
perché
non
siamo
mostri
e
bin
Laden
lo
è
.
Semplicissimo
,
perché
farla
lunga
,
è
un
terrorista
,
punto
,
distruggiamo
il
terrorista
,
punto
.
Altri
non
si
aspettavano
una
così
enorme
"
operazione
di
polizia
internazionale
"
-
una
guerra
che
pretende
di
non
esserlo
contro
una
guerra
che
non
lo
è
ma
pretende
di
esserlo
-
perché
chi
può
temere
una
banda
di
talebani
?
Altri
ancora
non
cessano
di
stupirsi
dell
'
insorgenza
fondamentalista
dopo
dieci
anni
che
intonano
il
lamento
funebre
sulla
fine
della
ragione
e
consegnano
l
'
etica
alle
religioni
.
Forse
è
il
momento
di
stupirsi
di
meno
e
interrogarsi
di
più
sulle
ferite
del
mondo
.
Sembra
averlo
fatto
più
dell
'
Europa
l
'
amministrazione
Bush
,
stretta
fra
la
necessità
conclamata
di
far
vendetta
e
il
ragionevole
timore
di
non
riuscire
a
infliggere
una
punizione
decisiva
all
'
ex
alleato
,
ora
nemico
,
dal
perimetro
incerto
,
dalla
collocazione
fluida
e
trasversale
,
con
troppi
punti
di
appoggio
e
troppi
focolai
.
Gli
Usa
hanno
cercato
il
massimo
delle
coperture
internazionali
-
in
Europa
le
hanno
avute
gratis
-
perché
non
escludono
affatto
che
bin
Laden
non
sia
facilmente
acchiappabile
e
se
anche
lo
fosse
non
sono
certi
che
quel
terrorismo
finirebbe
con
lui
;
secondo
,
perché
temono
che
i
bombardamenti
dell
'
Afghanistan
siano
di
scarso
valore
strategico
ma
,
colpendo
quella
sciagurata
popolazione
,
inneschino
una
ulteriore
ondata
antiamericana
,
mettendo
in
pericolo
le
deboli
e
non
amate
dirigenze
dei
paesi
arabi
che
definiamo
"
moderati
"
,
primo
il
Pakistan
;
terzo
,
perché
cominciano
a
chiedersi
se
al
miliardario
saudita
bin
Laden
non
prema
,
più
che
la
Palestina
e
i
luoghi
santi
,
un
rovesciamento
dei
poteri
e
delle
alleanze
internazionali
a
Ryad
,
chiave
per
il
possesso
del
petrolio
e
quindi
decisivo
per
pesare
sull
'
economia
mondiale
.
Non
è
la
prima
volta
che
gli
Stati
Uniti
hanno
puntato
sulla
carta
sbagliata
,
come
con
l
'
Iraq
contro
l
'
Iran
.
E
tardi
si
accorgono
di
essere
stati
imprudenti
nel
dare
per
anni
una
copertura
alla
destra
israeliana
,
ormai
poco
docile
,
invece
che
far
rispettare
a
Israele
la
decisione
delle
Nazioni
Unite
per
il
rientro
nei
confini
del
1967
:
nell
'
infinito
succedersi
di
negoziati
più
o
meno
fitti
e
di
autentici
fatti
compiuti
,
è
stato
indebolito
Arafat
ed
è
stata
alimentata
Hamas
.
Adesso
spegnere
l
'
incendio
è
ancora
più
difficile
sia
in
Israele
,
sia
fra
i
palestinesi
,
sia
in
tutta
la
regione
.
Il
tentativo
di
far
passare
la
rappresaglia
e
la
messa
in
guardia
del
mondo
arabo
per
un
sostegno
a
una
"
liberazione
"
dell
'
Afghanistan
dai
talebani
indica
l
'
ampiezza
della
preoccupazione
americana
.
Ma
non
è
detto
che
l
'
operazione
riesca
,
malgrado
l
'
aiuto
di
Putin
:
l
'
Afghanistan
è
immenso
,
impervio
,
è
una
trappola
,
i
talebani
sono
stati
addestrati
,
e
il
tempo
è
poco
prima
che
esplodano
altre
polveriere
.
E
anche
se
l
'
immensa
superiorità
delle
armi
riuscisse
a
vincere
a
Kabul
,
sarebbe
finita
?
Sgomenta
che
nessuna
riflessione
sui
nodi
avvelenati
del
mondo
arabo
venga
avanzata
in
Europa
.
Sgomenta
non
solo
che
per
l
'
Italia
parli
un
Berlusconi
,
che
perfino
Bush
preferisce
tener
fuori
,
ma
che
tutto
l
'
Ulivo
parli
come
il
premier
,
e
tutti
i
Ds
,
nessuna
mozione
esclusa
,
tutti
pronti
ad
andare
in
guerra
.
Domenica
un
popolo
marcerà
fra
Perugia
e
Assisi
,
ma
tolte
le
esili
forze
di
Rifondazione
comunista
,
Pdci
e
Verdi
,
chi
ne
tradurrà
in
politica
l
'
esigenza
di
fermare
le
armi
e
di
lavorare
almeno
per
spezzoni
alle
condizioni
della
pace
?
StampaPeriodica ,
Il
22
ottobre
si
ebbe
la
telefonata
d
'
avviso
;
e
la
sera
stessa
si
partì
,
Franco
Alfano
da
Torino
,
Ildebrando
Pizzetti
,
Alceo
Toni
,
Renzo
Rossi
ed
io
,
da
Milano
.
Se
qualcuno
incontrando
la
nostra
carovana
ci
avesse
chiesto
:
Quo
vaditis
?
,
-
Petimus
Romam
,
si
sarebbe
risposto
;
all
'
incirca
come
Cristo
a
San
Pietro
.
Perché
ci
si
sentiva
veramente
-
in
quanto
si
rappresentava
la
compagnia
di
credenti
più
trascurata
da
un
mondo
orribilmente
pagano
:
quella
dei
compositori
di
musica
-
come
dei
poveri
Cristi
;
e
si
andava
a
Roma
per
conquistare
,
fra
tanti
altari
,
un
santo
patrocinatore
alla
nostra
causa
.
Il
Presidente
aveva
fissato
l
'
udienza
per
le
11
del
giorno
23
.
Alle
10.30
ci
trovammo
nella
sala
d
'
aspetto
di
Palazzo
Chigi
.
Quando
siamo
entrati
,
al
grande
tavolo
di
lavoro
,
in
un
angolo
vicino
ad
una
finestra
,
era
il
Duce
;
in
piedi
,
un
po
'
chino
,
appoggiando
il
gomito
sinistro
sul
tavolo
e
la
fronte
alla
mano
;
e
sfogliava
i
quaderni
di
un
libro
ancora
intonso
.
Alceo
Toni
,
il
più
familiare
all
'
on
.
Mussolini
per
essere
stato
con
lui
al
Popolo
d
'
Italia
,
ha
fatto
le
presentazioni
.
E
Benito
Mussolini
,
che
al
nostro
apparire
si
era
drizzato
nella
persona
,
tendeva
ora
il
braccio
verso
ciascuno
di
noi
ripetendo
man
mano
i
cognomi
;
e
sorrideva
lievemente
,
e
ci
guardava
con
certi
occhi
che
pareva
volessero
fotografarci
.
Aveva
letto
il
nostro
rapporto
sulle
condizioni
e
le
necessità
dell
'
arte
lirica
in
Italia
;
era
informato
della
mostra
musicale
del
'900;
volle
sapere
perché
si
fosse
scelta
come
sede
per
la
prima
manifestazione
la
città
di
Bologna
;
chiese
,
sul
carattere
,
i
limiti
,
le
finalità
della
mostra
,
più
ampie
notizie
.
Le
sue
domande
erano
brevi
e
precise
;
dopo
averle
enunciate
,
il
Duce
alzava
il
capo
e
lo
rovesciava
un
po
'
indietro
,
spalancando
gli
occhi
neri
sull
'
interrogato
.
E
quando
parlava
,
la
sua
voce
era
pacata
e
dolce
,
e
il
tono
era
così
semplice
,
che
solo
da
una
certa
energia
della
pronuncia
e
dalla
convinzione
che
animava
le
parole
era
dato
riconoscere
l
'
impetuoso
tribuno
dominatore
di
folle
.
-
"
Sì
,
mi
piace
l
'
idea
di
questa
esposizione
auditiva
che
può
rappresentare
il
parallelo
delle
esposizioni
visive
di
pittura
e
scultura
.
È
una
specie
di
rassegna
delle
attuali
forze
musicali
italiane
,
che
volete
fare
.
È
molto
opportuna
.
Bisogna
risvegliare
l
'
interesse
del
pubblico
intorno
alla
musica
nuova
;
esso
,
ormai
,
non
ama
più
che
la
musica
verticale
:
intendo
quella
che
si
suona
nelle
strade
,
coi
piani
a
manovella
.
E
'
necessario
che
il
pubblico
apprezzi
ed
impari
ad
amare
anche
la
musica
che
non
sa
a
memoria
.
Ma
siccome
,
per
ciò
che
riguarda
la
divulgazione
,
la
musica
da
concerto
non
arriva
alle
grandi
folle
,
e
quella
da
teatro
sì
,
è
la
musica
da
teatro
che
bisogna
far
rinascere
prima
di
tutto
...
Queste
le
parole
,
quasi
testuali
,
di
Benito
Mussolini
ai
musicisti
italiani
:
parole
quanto
mai
confortanti
,
e
starei
per
dire
,
preziose
.
StampaQuotidiana ,
Trieste
,
5
ottobre
-
D
'
improvviso
,
quasi
magicamente
,
oggi
Trieste
si
è
tutta
vestita
di
tricolore
.
Fu
come
se
i
triestini
si
fossero
passata
tacitamente
la
voce
;
alle
11
di
questa
mattina
,
sotto
un
cielo
livido
,
percorso
da
un
freddo
vento
di
tramontana
,
la
città
ha
indossato
il
tricolore
,
senza
attendere
la
conferma
ufficiale
che
l
'
accordo
era
stato
raggiunto
.
Probabilmente
,
anche
se
l
'
accordo
non
fosse
stato
firmato
a
Londra
,
per
un
qualsiasi
ostacolo
sorto
all
'
ultimo
istante
la
città
avrebbe
ugualmente
pavesato
tutte
le
sue
case
con
le
migliaia
e
migliaia
di
bandiere
cucite
in
tutta
fretta
in
questi
ultimi
giorni
,
tanta
era
l
'
ansia
di
sfogare
alla
fine
il
desiderio
covato
per
quasi
dieci
anni
.
Dalle
11
di
stamane
,
quando
le
pietre
delle
case
sono
miracolosamente
fiorite
di
bandiere
,
Trieste
è
scesa
nelle
strade
ad
attendere
una
voce
che
confermasse
le
notizie
ormai
di
dominio
pubblico
,
ma
ancor
prive
del
crisma
ufficiale
.
Passarono
due
ore
,
durante
le
quali
i
triestini
continuarono
a
passeggiare
lentamente
lungo
le
strade
che
sfociano
come
tortuosi
fiumi
su
piazza
dell
'
Unità
.
Alle
13
la
grande
piazza
era
già
colma
di
folla
fino
a
straripare
sul
lungomare
.
Dai
palazzi
privati
,
come
dovunque
,
pendevano
drappi
tricolori
.
Soltanto
la
facciata
del
Municipio
rimaneva
sgombra
,
un
'
isola
nera
in
quel
cantante
garrir
di
bandiere
.
Alle
13
la
radio
diede
l
'
annuncio
che
l
'
accordo
era
stato
firmato
,
e
scoppiò
il
primo
applauso
,
subito
spento
dalla
voce
dell
'
annunciatore
,
che
pregava
di
rimanere
in
ascolto
perché
alle
14
il
generale
Winterton
avrebbe
rivolto
un
proclama
ai
triestini
.
Un
po
'
delusa
,
la
folla
abbandonò
la
piazza
,
ritornò
a
casa
,
ma
per
breve
tempo
.
Benché
nessuno
avesse
detto
nulla
,
per
una
di
quelle
intuizioni
che
guidano
sotterraneamente
certe
azioni
umane
,
i
triestini
ritornarono
in
piazza
dell
'
Unità
per
le
ore
14
,
puntualissimi
;
sapevano
che
l
'
ora
panica
della
loro
città
stava
per
scoccare
.
E
scoccò
,
infatti
,
puntualmente
alle
14
,
quando
una
voce
anonima
,
ampliata
dai
diffusori
,
gridò
:
«
Issate
le
bandiere
!
»
.
Per
un
momento
la
folla
fu
come
inghiottita
da
un
gorgo
di
silenzio
.
Si
udiva
il
saettar
veloce
dei
colombi
nel
cielo
grigio
,
mentre
sul
pennone
del
Palazzo
municipale
,
lentamente
,
per
la
prima
volta
dopo
dieci
anni
,
saliva
la
bandiera
italiana
.
Da
quel
silenzio
esplose
l
'
urlo
della
folla
:
«
Italia
!
Italia
!
»
,
e
la
eco
dilagò
per
strade
,
vie
,
corsi
,
ripetuta
dalla
moltitudine
che
non
aveva
trovato
posto
nella
piazza
.
Dai
diffusori
uscivano
le
note
dell
'
Inno
di
Mameli
,
e
la
folla
cantò
in
coro
,
un
canto
irrefrenabile
,
una
gioia
di
espandersi
alfine
senza
timore
nel
manifestare
i
propri
sentimenti
.
Sul
nereggiare
vasto
della
piazza
gremita
il
mare
appariva
come
un
nastro
grigio
su
cui
il
molo
Audace
era
,
solo
e
deserto
,
come
un
grande
ponte
proteso
ad
attendere
le
truppe
italiane
che
,
come
già
il
3
novembre
1918
,
quando
si
compì
il
secondo
Risorgimento
nostro
,
sarebbero
ancora
sbarcate
.
Sul
mare
,
come
in
un
fiabesco
scenario
,
sfilavano
bianche
imbarcazioni
con
gli
alti
pennoni
pavesati
di
tricolore
.
Alcuni
mortaretti
spararono
salve
di
colpi
.
I
canti
,
gli
evviva
,
le
grida
di
giubilo
erano
tutti
diretti
ai
balconi
del
Municipio
,
benché
si
sapesse
che
il
sindaco
Bartoli
,
ancora
degente
all
'
ospedale
per
un
intervento
chirurgico
ad
un
occhio
,
non
sarebbe
comparso
.
D
'
improvviso
la
folla
fece
dietrofront
,
si
rivolse
al
mare
.
Sui
due
alti
pennoni
rossi
,
terminanti
in
due
alabarde
dorate
,
salirono
lentamente
due
grandi
bandiere
:
il
tricolore
ed
il
rosso
drappo
alabardato
della
città
che
si
gonfiarono
nel
vento
.
Fu
questo
il
momento
culminante
della
giornata
triestina
.
Diede
l
'
esempio
il
ministro
Fracassi
,
che
si
voltò
ad
abbracciare
colui
che
gli
stava
più
accosto
,
e
tutti
i
triestini
lo
imitarono
:
tutti
si
abbracciavano
,
si
stringevano
forte
le
spalle
,
si
baciavano
.
E
tutti
piangevano
,
non
soltanto
le
donne
,
ma
anche
i
giovani
,
e
vecchi
signori
,
che
avevano
fino
allora
affettato
una
imperturbabile
serenità
pur
nell
'
esultanza
,
stringevano
fra
le
braccia
lo
sconosciuto
concittadino
,
piangevano
silenziosamente
.
E
su
quel
mare
di
folla
commossa
continuavano
a
piovere
le
note
degli
inni
,
alcuni
gravi
e
solenni
,
altri
scattanti
e
gioiosi
.
La
commozione
toccò
il
parossismo
quando
dai
diffusori
echeggiarono
le
note
del
Piave
.
Allora
la
folla
non
ebbe
più
ritegno
nell
'
esprimere
la
sua
ardente
gioia
,
ed
il
canto
del
fiume
sacro
alla
Patria
straripò
,
gonfio
dei
ricordi
che
destava
in
questa
città
due
volte
redenta
.
Nella
pausa
di
silenzio
che
seguì
,
l
'
assessore
anziano
Sciolis
lesse
il
messaggio
che
il
sindaco
Bartoli
aveva
scritto
per
i
suoi
concittadini
:
«
L
'
Italia
ritorna
»
incominciava
il
messaggio
,
e
ripeteva
,
come
un
Leitmotiv
,
la
frase
che
ogni
volta
destava
gli
irrefrenabili
applausi
della
folla
,
«
d
'
Italia
ritorna
»
.
Chi
è
lontano
non
può
rendersi
conto
esatto
di
ciò
che
significano
queste
parole
per
í
triestini
.
Forse
a
torto
può
anche
pensare
che
la
rettorica
patriottica
non
sia
stata
totalmente
assente
da
questa
manifestazione
.
Ma
tutto
ciò
che
hanno
fatto
oggi
i
triestini
era
così
schietto
,
spontaneo
,
vero
che
tutto
diventava
accettabile
.
In
mezzo
a
tanto
tripudio
non
si
è
verificato
alcun
incidente
.
Gli
agenti
della
polizia
militare
inglese
in
servizio
di
ordine
,
che
giravano
con
le
loro
camionette
per
le
vie
pavesate
di
bandiere
,
sorridevano
comprensivi
se
li
investiva
qualche
selva
di
fischi
che
partivano
da
gruppi
di
studenti
incolonnati
.
Alle
18.30
,
dopo
i
rituali
squilli
dell
'
«
attenti
»
,
in
piazza
dell
'
Unità
avvenne
l
'
ammainabandiera
,
e
fu
ancora
una
esplosione
gioiosa
dei
triestini
,
certi
che
quelle
bandiere
sarebbero
tornate
l
'
indomani
a
garrire
libere
nel
cielo
immenso
.
Questa
sera
non
si
sapeva
ancora
con
esattezza
dove
passerà
la
nuova
linea
di
demarcazione
.
Il
ministro
Fracassi
durante
una
conferenza
stampa
per
illustrare
ai
giornalisti
il
testo
dell
'
accordo
ha
confessato
di
non
conoscere
con
precisione
le
rettifiche
di
confine
,
apportate
all
'
attuale
linea
fra
le
due
zone
;
non
ha
ancora
ricevuto
da
Roma
la
carta
geografica
a
cui
il
testo
dell
'
accordo
fa
continuo
riferimento
.
È
però
certo
,
ormai
,
che
Crevatini
ed
Albaro
Vescovà
saranno
assegnati
alla
Jugoslavia
.
Le
genti
di
queste
piccole
frazioni
di
Muggia
stanno
vivendo
ore
di
ansia
.
«
Che
cosa
dobbiamo
fare
?
»
domandano
a
chi
si
ferma
a
parlare
con
loro
.
E
per
non
essere
presi
alla
sprovvista
,
temendo
di
dover
sgombrare
da
un
istante
all
'
altro
,
ammucchiano
le
masserizie
,
spogliano
persino
porte
e
finestre
degli
infissi
.
Il
ministro
Fracassi
ha
insistito
perché
si
renda
noto
a
questa
gente
che
secondo
l
'
articolo
8
dell
'
accordo
,
gli
abitanti
delle
due
Zone
che
vogliono
spostarsi
hanno
tempo
un
anno
intero
per
sistemare
convenientemente
le
loro
cose
,
senza
compiere
gesti
affrettati
che
si
risolverebbero
in
un
grave
danno
.
Le
stesse
cose
ha
ribadito
il
gen.
Winterton
in
un
proclama
alla
cittadinanza
.
Con
pacatezza
,
badando
al
sodo
della
questione
,
il
generale
inglese
ha
preferito
rassicurare
alcune
classi
di
cittadini
che
temevano
di
perdere
il
posto
con
il
mutamento
dell
'
amministrazione
.
Dopo
i
luttuosi
avvenimenti
del
4
novembre
scorso
,
si
era
diffusa
la
voce
che
molti
degli
attuali
seimila
agenti
della
polizia
civile
giuliana
sarebbero
stati
licenziati
con
il
passaggio
dell
'
amministrazione
della
«
Zona
A
»
all
'
Italia
;
il
gen.
Winterton
li
ha
tranquillizzati
:
il
Governo
italiano
ha
garantito
che
tutti
manterranno
il
loro
impiego
.
Domani
,
nelle
prime
ore
del
pomeriggio
,
il
comandante
alleato
riceverà
nel
castello
di
Duino
il
gen.
De
Renzi
,
designato
dal
Governo
italiano
per
concordare
il
trapasso
dei
poteri
.
Le
truppe
americane
-
come
è
stato
annunciato
oggi
-
saranno
evacuate
dalla
«
Zona
A
»
per
ferrovia
,
con
convogli
motorizzati
e
a
bordo
di
navi
temporaneamente
accantonate
a
Livorno
.
I
primi
movimenti
hanno
avuto
inizio
già
oggi
.
Agli
americani
,
nello
spazio
di
un
mese
,
faranno
seguito
gli
inglesi
.
A
notte
la
folla
continuava
a
camminare
per
le
strade
,
ad
ingrossare
i
cortei
,
a
sventolare
bandiere
,
a
cantare
instancabilmente
.
Nelle
ombre
della
sera
,
sotto
un
cielo
fattosi
chiaro
come
un
cristallo
,
le
luminarie
tricolori
avvampavano
da
balconi
e
finestre
,
illuminando
i
volti
accesi
delle
ragazze
che
in
colonna
,
a
gruppi
o
isolate
,
cantavano
:
«
O
Italia
,
o
Italia
del
mio
cuore
-
tu
ci
vieni
a
liberar
»
.
Anche
il
torrione
di
San
Giusto
è
stato
illuminato
.
La
grande
campana
di
Trieste
non
ha
suonato
per
la
giornata
solenne
,
ma
la
torre
anche
se
danneggiata
dal
tempo
era
accesa
come
un
faro
e
illuminava
col
riverbero
il
molo
Audace
,
a
cui
fra
pochi
giorni
attraccheranno
le
navi
che
porteranno
le
truppe
italiane
.