StampaPeriodica ,
Pare
ormai
accertato
che
l
'
autore
della
bomba
di
Milano
,
per
effetto
della
quale
le
mutande
del
Re
sono
state
dichiarate
monumento
nazionale
,
sia
stato
Mario
Giampaoli
.
Teniamo
scommessa
che
se
si
proseguissero
le
indagini
si
scoprirebbe
che
il
mandante
è
Mussolini
.
Come
sempre
quando
c
'
è
da
compiere
un
delitto
.
Il
...
generale
Starace
,
incaricato
dell
'
inchiesta
al
Fascio
di
Milano
,
ha
fatto
mettere
in
galera
tutto
lo
stato
maggiore
di
Mario
Giampaoli
.
Lo
stesso
Giampaoli
è
agli
arresti
di
fortezza
.
Rubavano
tutti
.
Una
prossima
inchiesta
avrà
come
naturale
epilogo
l
'
arresto
di
tutto
lo
stato
maggiore
del
...
generale
Starace
.
Lo
stesso
Starace
andrà
agli
arresti
di
fortezza
.
Per
aver
rubato
.
L
'
incaricato
della
inchiesta
sulla
gestione
del
...
generale
Starace
sarà
a
sua
volta
arrestato
insieme
al
suo
stato
maggiore
.
Per
aver
rubato
.
Poi
verrà
il
turno
di
Arnaldo
Mussolini
.
E
finalmente
quello
del
"Duce."
Allora
tutti
ripeteranno
:
L
'
ho
sempre
detto
che
erano
volgari
delinquenti
,
briganti
di
strada
nuova
,
ladri
di
portafogli
.
Per
intanto
lo
dicono
di
Giampaoli
.
Il
...
generale
Starace
lo
ricordiamo
,
morto
di
fame
,
davanti
il
caffè
Aragno
,
alla
caccia
di
un
biglietto
di
cinque
lire
per
andare
a
colazione
.
Vestiva
con
i
calzoni
grigio
-
verde
,
residuo
del
pacco
vestiario
ed
esibiva
le
sue
medaglie
per
meglio
stoccare
i
passanti
.
Domandiamo
una
inchiesta
per
accertare
l
'
attuale
patrimonio
del
...
generale
Starace
.
E
quello
dei
suoi
parenti
più
stretti
.
Perché
come
Arnaldo
anche
il
...
generale
Starace
ruba
per
tutta
la
famiglia
.
Un
nuovo
ordinamento
costituirà
il
Partito
Fascista
in
tre
grandi
categorie
:
quelli
che
hanno
rubato
;
quelli
che
rubano
;
quelli
che
ruberanno
.
Arnaldo
a
quale
categoria
sarà
assegnato
?
A
tutte
e
tre
.
StampaPeriodica ,
1
.
Noi
vogliamo
l
'
organizzazione
graduale
della
società
in
associazioni
professionali
corporative
,
autonome
,
generale
ed
ufficiali
.
Tutti
i
cittadini
appartenenti
alla
stessa
professione
o
a
gruppi
di
professioni
analoghe
si
riuniscano
insieme
,
conservando
individualmente
la
loro
funzione
economica
(
padroni
o
imprenditori
,
operai
,
impiegati
,
apprendisti
,
disposti
in
gruppi
distinti
,
e
organicamente
collegati
per
mezzo
di
commissioni
miste
in
parti
eguali
o
proporzionali
)
per
trattare
insieme
e
regolare
i
rapporti
reciproci
e
tutelare
gli
interessi
comuni
.
Perciò
chiediamo
che
lo
Stato
e
tutti
gli
enti
pubblici
minori
favoriscano
in
tutti
i
modi
questa
tendenza
all
'
organizzazione
corporativa
,
specialmente
lasciando
piena
libertà
e
dando
il
riconoscimento
giuridico
alle
Unioni
professionali
che
sotto
l
'
azione
dell
'
iniziativa
privata
verranno
formandosi
.
2
.
Noi
vogliamo
la
rappresentanza
proporzionale
dei
partiti
nei
consigli
dei
comuni
e
della
nazione
,
come
forma
superiore
di
lealtà
politica
e
come
avviamento
alla
rappresentanza
proporzionale
degli
interessi
,
che
sarà
la
portata
dell
'
organizzazione
sociale
corporativa
.
3
.
Noi
vogliamo
il
referendum
e
il
diritto
d
'
iniziativa
popolare
.
4
.
Noi
vogliamo
un
largo
decentramento
amministrativo
come
avviamento
all
'
effettiva
autonomia
comunale
e
regionale
contemperata
colle
esigenze
strettamente
nazionali
dello
Stato
.
5
.
Noi
vogliamo
una
legislazione
efficacemente
protettrice
del
lavoro
:
la
limitazione
del
lavoro
notturno
e
del
lavoro
delle
donne
e
dei
fanciulli
;
il
riposo
festivo
obbligatorio
;
l
'
assicurazione
contro
gli
infortuni
,
per
le
malattie
e
la
vecchiaia
;
la
determinazione
della
giornata
massima
di
lavoro
e
del
minimum
di
salario
.
Noi
chiediamo
che
l
'
applicazione
pratica
di
queste
regole
generali
stabilite
dalla
legislazione
,
la
disciplina
effettiva
e
tecnica
del
lavoro
,
siano
affidate
ai
corpi
professionali
corporativi
.
6
.
Noi
vogliamo
una
seria
tutela
ed
un
efficace
sviluppo
delle
classi
e
degli
interessi
agricoli
;
della
piccola
proprietà
,
anche
con
la
creazione
di
beni
di
famiglia
,
di
monti
frumentari
,
ecc
.
,
delle
proprietà
collettive
e
specialmente
comunali
;
una
legislazione
razionale
sui
contratti
agrari
;
la
diffusione
dell
'
istruzione
agraria
;
l
'
istituzione
di
camere
d
'
agricoltura
e
di
un
probivirato
agricolo
.
7
.
Noi
vogliamo
una
seria
tutela
ed
un
efficace
sviluppo
delle
classi
e
degli
interessi
industriali
e
commerciali
;
dell
'
istruzione
professionale
popolare
;
delle
istituzioni
cooperative
di
produzione
,
di
consumo
,
di
credito
;
delle
associazioni
di
mutuo
soccorso
e
per
la
costruzione
di
case
operaie
.
Chiediamo
la
creazione
di
un
ministero
del
Lavoro
e
di
camere
professionali
,
nonché
lo
sviluppo
del
probivirato
industriale
.
Vogliamo
la
tutela
e
lo
sviluppo
della
Marina
mercantile
e
la
creazione
di
sbocchi
al
commercio
.
8
.
Noi
vogliamo
una
forte
diminuzione
progressiva
delle
spese
militari
e
degli
altri
oneri
pubblici
;
economie
in
tutti
i
servizi
improduttivi
della
burocrazia
amministrativa
.
9
.
Noi
vogliamo
una
riforma
tributaria
conforme
alle
esigenze
della
giustizia
distributiva
e
il
sollievo
all
'
attuale
esauriente
regime
fiscale
;
l
'
abolizione
dei
dazi
di
consumo
e
la
riduzione
dei
dazi
protettivi
nei
limiti
strettamente
richiesti
dai
bisogni
economici
nazionali
,
e
l
'
abolizione
o
lo
sgravio
delle
imposte
reali
;
l
'
istituzione
di
una
imposta
personale
moderatamente
progressiva
;
l
'
esenzione
da
imposte
del
minimum
d
'
esistenza
.
10
.
Noi
vogliamo
la
repressione
dell
'
usura
,
dei
giochi
di
borsa
e
delle
speculazioni
capitalistiche
improduttive
e
dannose
alla
società
;
la
riduzione
dell
'
interesse
legale
del
denaro
.
11
.
Noi
vogliamo
la
tutela
delle
libertà
civili
e
politiche
:
d
'
insegnamento
,
di
stampa
,
di
associazione
,
di
riunione
,
di
coalizione
;
la
libertà
e
l
'
allargamento
del
suffragio
;
lo
sviluppo
della
cultura
nazionale
e
dell
'
educazione
religiosa
e
civile
popolare
.
12
.
Noi
vogliamo
il
disarmo
generale
progressivo
,
la
fratellanza
dei
popoli
e
l
'
arbitrato
internazionale
.
Tutto
questo
noi
vogliamo
come
democratici
cristiani
,
perché
le
riforme
che
noi
domandiamo
corrispondono
insieme
alle
aspirazioni
di
una
vera
democrazia
e
ai
principi
sociali
del
cristianesimo
.
Democrazia
cristiana
vuol
dire
applicazione
integrale
del
cristianesimo
,
ossia
del
cattolicismo
,
a
tutta
la
vita
privata
e
pubblica
moderna
e
a
tutte
le
sue
forme
di
progresso
.
Come
democratici
cristiani
italiani
poi
vogliamo
che
cessi
l
'
antagonismo
esistente
fra
le
istituzioni
politiche
e
civili
del
nostro
paese
e
la
Chiesa
cattolica
e
il
pontificato
romano
,
che
sono
il
centro
storico
morale
e
politico
della
nazione
italiana
.
Noi
vogliamo
la
libertà
,
l
'
indipendenza
e
ogni
bene
civile
dell
'
Italia
unito
con
la
libertà
e
indipendenza
della
Chiesa
.
Noi
invochiamo
perciò
nella
coscienza
nazionale
una
trasformazione
che
la
conduca
a
vedere
la
propria
missione
e
la
garanzia
migliore
della
propria
grandezza
e
prosperità
avvenire
là
dove
essa
è
realmente
:
nel
farsi
centro
e
cooperatrice
col
pontificato
di
un
rinnovamento
universale
dell
'
umanità
in
senso
cristiano
e
in
senso
popolare
,
nel
promuovere
cioè
l
'
avvento
di
quella
democrazia
cristiana
internazionale
che
in
forza
di
impellenti
ascensioni
sociali
sarà
la
gloria
del
secolo
ventesimo
.
Finché
una
simile
trasformazione
dello
spirito
pubblico
italiano
non
sia
avviata
e
finché
duri
il
divieto
pontificio
dell
'
accesso
alle
urne
politiche
,
i
democratici
cristiani
italiani
,
organizzati
nell
'
astensione
politica
,
si
ripromettono
con
un
'
efficace
opera
estraparlamentare
di
promuovere
questa
nuova
coscienza
nel
paese
e
di
educare
ed
organizzare
il
popolo
per
la
propria
redenzione
morale
,
politica
ed
economica
e
pel
rinnovamento
di
tutta
la
vita
pubblica
moderna
.
StampaPeriodica ,
Dacché
è
cominciato
il
caos
agrario
nel
cremonese
,
c
'
è
spesso
accaduto
di
udire
degli
individui
,
che
ignorano
del
tutto
il
nostro
programma
,
dire
:
siamo
fascisti
!
Oh
sì
,
il
fascismo
agrario
!
Il
fascismo
vero
è
una
forza
spontanea
composta
di
persone
che
al
di
sopra
di
tutto
e
di
tutti
vogliono
il
benessere
della
nazione
e
della
collettività
.
Non
può
esistere
un
fascismo
d
'
occasione
composto
di
agrari
puri
...
E
accaduto
in
questi
giorni
che
gruppi
di
agrari
servendosi
del
nome
fascismo
si
son
presentati
nelle
cascine
a
reclamare
ciò
che
dai
popolari
era
stato
loro
tolto
.
Questo
atto
lo
troviamo
giusto
,
ma
preghiamo
gli
agrari
a
non
servirsi
del
nostro
nome
...
In
virtù
di
questo
postulato
i
fascisti
possono
intervenire
contro
la
violenza
,
ma
occorre
che
le
azioni
siano
guidate
dai
singoli
segretari
politici
...
Perciò
dichiariamo
agli
agrari
i
quali
hanno
delle
questioni
in
pendenza
che
non
potranno
usufruire
mai
del
nostro
intervento
come
paceri
nelle
due
parti
in
conflitto
e
come
giudici
in
caso
di
violenze
da
parte
delle
masse
miglioline
,
se
non
sono
iscritti
regolarmente
al
fascio
e
conosciuti
dal
segretario
politico
...
StampaPeriodica ,
Altro
nome
non
merita
l
'
accordo
tra
il
Papa
e
Mussolini
.
Entrambi
i
contraenti
sono
stati
evidentemente
indotti
all
'
intesa
da
passioni
e
da
appetiti
men
che
confessabili
.
Infatti
,
i
due
nuovi
associati
son
piuttosto
restii
ed
impacciati
nello
spiegare
a
fondo
il
loro
gesto
.
Il
Papa
(
che
è
divenuto
,
contro
ogni
consuetudine
ed
ogni
regola
,
loquace
)
non
sa
a
quali
argomenti
appigliarsi
,
alla
luce
del
secolo
ventesimo
,
per
ringoiarsi
,
col
minor
scandalo
,
le
tante
sue
passate
dimostrazioni
di
liberalismo
,
e
per
giustificare
la
nuovissima
sua
tenerezza
cristiana
verso
la
banda
di
ciurmadori
e
di
assassini
tanto
spesso
condannata
nei
suoi
sermoni
e
nelle
sue
epistole
.
Mussolini
stenta
a
dire
agli
italiani
che
toglie
allo
Stato
numerosi
e
ambitissimi
privilegi
per
cederli
graziosamente
alla
Chiesa
,
e
che
trae
dalle
tasche
loro
,
sì
misere
,
quasi
due
miliardi
,
per
farsi
concedere
dal
Papa
una
pubblica
patente
di
rispettabilità
.
Per
dissimulare
l
'
imbarazzo
suo
,
il
Pontefice
se
la
prende
con
le
dottrine
liberali
e
si
abbandona
a
"
gaffes
,
"
che
i
giornali
di
Europa
e
di
America
raccolgono
e
commentano
con
sogghignante
compiacenza
.
Mussolini
,
impenitente
venditore
di
fumo
,
si
affatica
a
lasciar
intendere
,
attraverso
la
solita
stampa
a
rime
obbligate
,
che
la
Chiesa
recherà
un
formidabile
concorso
alla
rapida
conquista
del
tanto
promesso
"
impero
fascista
.
"
Esaminato
sinteticamente
,
nella
sua
vera
essenza
il
"
pateracchio
laterano
"
non
è
che
il
resultato
mostruoso
di
due
rese
a
discrezione
:
Il
Papa
,
seguendo
l
'
esempio
di
molti
suoi
predecessori
,
che
vissero
peraltro
in
tempi
di
universale
barbarie
,
ha
rinunciato
ad
ogni
forma
di
ritegno
spirituale
e
politico
;
ha
calpestato
,
senza
arrossire
,
la
legge
di
Cristo
da
lui
stesso
tante
volte
proclamata
sublime
per
ottenere
da
un
ribaldo
,
macchiato
di
frode
e
di
sangue
,
beni
materiali
e
concessioni
giuridiche
,
a
spese
di
un
popolo
incatenato
e
dissanguato
;
-
Mussolini
,
da
quello
sbracato
avventuriero
che
è
,
ha
addirittura
abolito
,
in
favore
della
Chiesa
,
le
più
nobili
conquiste
morali
del
Risorgimento
,
in
fatto
di
libertà
di
coscienza
e
di
culto
,
e
ha
pagato
una
somma
enorme
e
non
dovuta
,
perché
l
'
indennità
concessa
al
Papato
dalla
legge
delle
guarantigie
era
prescrittibile
di
cinque
in
cinque
anni
.
Tutte
le
trombe
del
regime
squillano
in
patria
e
fuori
;
il
Papa
,
per
aumentar
lo
strepito
,
fa
intonar
tedeum
e
sbatacchiar
campane
.
Ma
il
gran
frastuono
non
basta
a
fugar
dalle
menti
nostrane
e
straniere
alcune
idee
semplici
come
queste
:
i
pateracchi
son
sempre
stati
connubi
di
dubbio
effetto
e
di
vita
breve
;
era
logico
che
chi
aveva
soffocata
ogni
altra
libertà
,
violentasse
anche
quella
di
coscienza
,
poiché
si
trattava
di
speculare
su
un
rumoroso
diversivo
;
il
Papa
,
data
la
lunga
tradizione
della
Chiesa
Romana
,
non
poteva
essere
insensibile
di
fronte
al
reprobo
che
andava
a
Canossa
,
non
col
saio
del
pellegrino
,
ma
con
gran
scorta
di
offerte
e
di
benefizi
.
Così
,
nella
farsa
tragica
del
popolo
italiano
,
accanto
al
re
imbelle
e
spergiuro
,
al
bieco
Cesare
da
Carnevale
,
ai
dignitari
lerci
di
sangue
e
di
vergogna
,
alla
innumerevole
schiera
dei
laidi
staffieri
e
sguatteri
del
regime
,
si
aggiunge
un
nuovo
personaggio
col
suo
degno
seguito
:
un
Papa
,
cui
la
compiacenza
del
caso
ha
risparmiato
il
nome
di
Simone
.
Ci
batteremo
il
petto
e
ci
copriremo
il
capo
di
cenere
per
questo
?
No
.
Abbiamo
sempre
creduto
che
l
'
ardua
riconquista
della
libertà
per
gli
italiani
deve
essere
totale
.
Dopo
la
Monarchia
,
la
Chiesa
si
allea
alla
tirannia
fascista
:
un
'
altra
recluta
nelle
file
del
delitto
e
del
disonore
.
Questa
coalizione
di
forze
reazionarie
e
sopraffatrici
è
stata
chiamata
anti
-
Risorgimento
;
non
basta
,
è
anti
-
Civiltà
universale
e
per
questo
più
rapidamente
destinata
al
disastro
e
all
'
ignominia
.
Ci
rammaricheremo
noi
se
il
Gran
Prete
,
per
più
di
trenta
denari
e
per
concessioni
che
il
tempo
si
affretterà
a
cancellare
,
ha
preso
con
loschi
compari
,
la
via
della
Rupe
Tarpea
?
E
non
gli
saremo
grati
per
aver
ancora
una
volta
e
speriamo
l
'
ultima
mostrato
agli
italiani
che
il
Papato
è
sempre
quello
della
bramosa
e
implacabile
lupa
dantesca
?
In
alto
i
cuori
!
Il
fascismo
ha
un
nuovo
alleato
:
un
altro
spergiuro
in
faccia
a
Dio
.
Al
Dio
dell
'
espiazione
e
della
vendetta
.
StampaPeriodica ,
Omnia
sunt
incerta
cum
a
jure
discessum
est
.
CICERONE
Tra
un
anno
si
celebrerà
in
Torino
,
con
una
solenne
esposizione
nazionale
,
il
cinquantesimo
anniversario
della
concessione
dello
Statuto
,
cioè
della
base
giuridica
e
storica
delle
nostre
istituzioni
rappresentative
.
È
ora
il
momento
di
raccogliersi
e
considerare
con
occhio
sereno
il
cammino
percorso
in
un
mezzo
secolo
di
storia
parlamentare
.
Con
quale
animo
la
nazione
considera
oggi
le
istituzioni
parlamentari
?
Lo
scoramento
innegabile
che
ha
invaso
l
'
universale
,
intorno
al
loro
merito
ed
al
loro
avvenire
,
devesi
veramente
attribuire
a
difetti
inerenti
allo
Statuto
,
nei
suoi
principi
fondamentali
,
oppure
alle
dottrine
accessorie
con
cui
si
sono
via
via
voluti
interpretare
ed
esplicare
tali
principi
,
alterandone
e
falsandone
a
poco
a
poco
i
concetti
direttivi
?
Senza
dubbio
alcuno
,
il
parlamentarismo
,
quale
si
esplica
in
Italia
,
è
ammalato
;
e
conviene
studiarne
le
condizioni
ed
approntare
i
rimedi
,
se
non
vogliamo
vedercelo
intisichire
nelle
mani
,
minato
dall
'
indifferenza
o
dal
disprezzo
della
nazione
.
Non
è
,
del
resto
,
solo
in
Italia
che
ciò
si
verifica
.
Il
Governo
parlamentare
è
messo
in
questione
in
tutto
il
continente
europeo
,
dovunque
con
questa
espressione
si
è
inteso
il
governo
del
Parlamento
.
Ogni
giorno
si
fa
più
viva
in
tutti
la
coscienza
della
fondamentale
verità
,
che
la
semplice
riunione
,
il
cumulo
degl
'
interessi
particolari
,
sia
pure
rappresentati
da
tanti
singoli
aggruppamenti
a
base
territoriale
(
collegi
elettorali
)
,
non
ci
dà
l
'
espressione
sincera
dell
'
interesse
generale
della
Nazione
,
né
ci
fornisce
gli
elementi
sufficienti
per
tutelarlo
e
garantirlo
.
Le
accuse
sostanziali
contro
il
parlamentarismo
,
intorno
a
cui
tanto
si
è
scritto
e
detto
in
questi
ultimi
anni
,
si
possono
condensare
in
poche
formole
comprensive
di
verità
generali
e
quasi
evidenti
.
L
'
interesse
generale
dello
Stato
non
è
identico
,
giorno
per
giorno
,
con
la
somma
di
tutti
gl
'
interessi
particolari
,
individualmente
e
soggettivamente
considerati
,
e
tanto
meno
lo
è
con
la
somma
di
un
aggregato
variabile
di
quegl
'
interessi
sufficiente
soltanto
a
costituire
una
maggioranza
fuggevole
di
una
metà
più
uno
delle
forze
politiche
che
li
rappresentano
.
In
un
Governo
fondato
quasi
totalmente
sull
'
elezione
manca
nella
alta
direzione
della
cosa
pubblica
la
rappresentanza
dell
'
interesse
collettivo
e
generale
.
Atto
per
atto
predominano
sempre
gli
aggregati
di
interessi
personali
o
locali
.
Né
si
può
tampoco
appoggiare
ogni
atto
di
governo
al
solo
principio
del
far
piacere
,
lì
per
lì
,
a
chi
ne
è
l
'
oggetto
,
o
dell
'
ottenere
la
preventiva
o
contemporanea
adesione
della
parte
interessata
.
Onde
l
'
elemento
elettivo
apparisce
meglio
adatto
a
determinare
l
'
indirizzo
generale
della
legislazione
e
a
sindacare
l
'
azione
del
Governo
,
che
non
a
governare
,
sia
direttamente
sia
per
delegazione
.
Accade
in
questi
tempi
pel
cosidetto
parlamentarismo
quel
che
accadde
con
il
Governo
assoluto
,
nel
periodo
in
cui
durava
ancora
e
già
l
'
opinione
universale
in
Europa
ne
contestava
la
legittimità
e
l
'
utilità
.
Potrebbe
venire
rovesciato
ad
un
tratto
,
e
nessuno
alzerebbe
un
dito
per
difenderlo
,
o
lo
rimpiangerebbe
estinto
.
Tutto
ciò
rappresenta
un
grave
pericolo
per
l
'
avvenire
della
civiltà
nostra
;
perché
,
mentre
il
parlamentarismo
è
in
pieno
discredito
,
non
vi
è
un
insieme
di
dottrine
che
indichi
,
col
consenso
generale
,
una
data
e
positiva
evoluzione
verso
altro
metodo
,
verso
altra
base
di
governo
liberale
e
ordinato
a
un
tempo
.
E
intanto
il
socialismo
si
organizza
minaccioso
da
un
lato
;
il
clericalismo
con
intenti
teocratici
dall
'
altro
;
despotismi
soffocanti
ogni
libertà
civile
e
morale
,
tanto
questo
che
quello
.
Da
un
canto
si
produce
negli
animi
,
per
timore
del
crescere
degli
elementi
sovversivi
o
per
desiderio
di
una
ferma
restaurazione
dell
'
ordine
e
della
disciplina
,
un
movimento
conservatore
,
quasi
reazionario
,
che
piega
sempre
più
verso
la
gerarchia
ecclesiastica
,
come
rappresentante
e
portavoce
di
una
legge
divina
di
moralità
sociale
da
contrapporsi
all
'
utilitarismo
individuale
.
Dall
'
altro
lato
si
accentua
un
movimento
socialista
,
che
traendo
forza
dal
malcontento
,
dall
'
attrito
nascente
per
la
intensa
concorrenza
individuale
,
e
dai
sentimenti
tanto
di
simpatia
umanitaria
quanto
di
desiderio
di
eguaglianza
oppure
di
invidia
democratica
,
lavora
a
idealizzare
e
intensificare
il
concetto
dello
Stato
,
supremo
rappresentante
della
collettività
,
che
deve
imporre
la
sua
ferrea
legge
di
utilità
propria
collettiva
ad
ogni
volontà
o
libertà
individuale
.
Non
possiamo
ignorare
queste
due
tendenze
,
che
spingono
sempre
più
verso
la
divisione
della
Nazione
in
due
grandi
partiti
estremi
,
con
minaccia
per
ogni
libertà
e
morale
e
intellettuale
e
politica
e
civile
.
La
parte
liberale
temperata
,
desiderosa
di
un
giusto
contemperamento
dell
'
elemento
di
Stato
con
l
'
elemento
individualista
,
è
paralizzata
dal
sentimento
dell
'
insuccesso
delle
principali
dottrine
da
lei
fin
qui
professate
e
decantate
e
del
completo
discredito
in
cui
sono
cadute
alcune
frasi
rettoriche
,
cui
essa
stessa
non
crede
più
,
ma
che
non
ha
il
coraggio
morale
di
sconfessare
.
E
nondimeno
io
spero
diceva
l
'
onorevole
Di
Rudinì
nel
suo
discorso
di
Palermo
della
primavera
1895
,
alla
vigilia
delle
elezioni
da
cui
prese
vita
la
presente
Camera
,
fortemente
spero
,
che
la
pubblica
opinione
illuminata
e
diretta
dai
nostri
statisti
,
potrà
convincersi
,
che
non
dobbiamo
menomare
o
sopprimere
le
nostre
istituzioni
rappresentative
,
ma
dobbiamo
piuttosto
richiamarle
ai
loro
princìpi
,
costringendo
Camera
e
Governo
nei
limiti
dei
loro
rispettivi
poteri
,
e
togliendo
soprattutto
al
Governo
i
mezzi
di
esercitare
illegittime
pressioni
e
indebite
influenze
sugli
eletti
e
sugli
elettori
.
Sono
perfettamente
d
'
accordo
con
l
'
onorevole
Di
Rudinì
nella
premessa
,
e
riguardo
alla
necessità
di
richiamare
le
nostre
istituzioni
ai
loro
princìpi
;
ma
trovo
insufficiente
ed
incompleto
il
rimedio
,
quando
egli
lo
fa
consistere
tutto
nel
meglio
delimitare
i
poteri
del
Governo
e
della
Camera
e
nel
ridurre
le
attribuzioni
dello
Stato
,
delegandone
alcune
funzioni
ai
Corpi
ed
alle
autorità
locali
,
e
non
contempla
come
ugualmente
necessaria
ed
urgente
la
rivendicazione
del
potere
esecutivo
alla
persona
del
Principe
,
intendendo
per
Governo
non
il
Ministero
considerato
in
sé
stesso
ma
solo
in
quanto
è
l
'
organo
responsabile
degli
atti
del
Principe
.
Sono
due
le
questioni
e
non
una
,
per
quanto
tra
loro
intimamente
connesse
.
Dalla
progressiva
usurpazione
del
potere
esecutivo
per
parte
della
Camera
elettiva
sono
derivate
non
solo
la
confusione
tra
le
funzioni
del
Governo
e
quelle
del
Parlamento
e
segnatamente
della
Camera
dei
deputati
e
la
deplorevole
ingerenza
del
Governo
nelle
elezioni
;
ma
ancora
la
effettiva
usurpazione
per
parte
del
Ministero
dei
poteri
di
esclusiva
spettanza
del
Principe
,
riducendo
questi
ad
una
parte
negativa
ed
inattiva
,
e
considerando
il
potere
esecutivo
come
legalmente
e
realmente
posseduto
dal
Ministero
,
non
dal
Re
.
L
'
esorbitare
della
Camera
elettiva
dalle
sue
funzioni
e
la
sua
invasione
dei
poteri
della
Corona
si
sono
effettuate
e
sono
state
rese
possibili
mediante
la
dottrina
che
faceva
dei
ministri
del
Re
i
ministri
della
Camera
,
cioè
li
sottoponeva
alla
diretta
dipendenza
delle
mutevoli
maggioranze
parlamentari
.
Non
potete
ora
togliere
efficacemente
gli
usurpati
poteri
alla
Camera
e
risanare
tutta
l
'
azione
del
meccanismo
parlamentare
,
finché
,
in
un
paese
come
il
nostro
,
dove
tanta
è
,
e
di
tanto
si
vuole
sempre
accrescere
l
'
azione
dello
Stato
,
non
liberate
in
parte
i
ministri
dalla
diretta
dipendenza
dalla
Camera
,
ridando
loro
realmente
il
vecchio
e
primitivo
carattere
di
ministri
del
Re
.
In
paesi
dove
l
'
azione
del
Governo
centrale
e
in
genere
l
'
azione
dello
Stato
sono
ridotte
al
minimo
,
pel
grande
svolgimento
non
solo
della
vita
locale
,
ma
dell
'
attività
e
della
indipendenza
individuale
,
e
dove
numerosi
e
potenti
organismi
a
base
storica
servono
di
freni
e
di
guide
al
funzionamento
delle
istituzioni
democratiche
,
la
dipendenza
formale
del
Ministero
dalla
Camera
elettiva
non
porta
necessariamente
a
conseguenze
gravi
,
col
viziare
tutto
l
'
ambiente
parlamentare
,
spingendo
il
Ministero
per
la
propria
difesa
e
salvezza
a
valersi
di
ogni
mezzo
per
legare
a
sé
ed
asservire
la
Camera
;
ma
dove
invece
,
come
da
noi
,
le
funzioni
dello
Stato
,
in
mezzo
alla
inerzia
ed
alla
neghittosità
generale
,
si
accrescono
ogni
giorno
più
,
e
tutto
si
attende
e
si
chiede
dal
Governo
centrale
,
gli
effetti
del
traviamento
dalle
norme
dello
Statuto
sono
disastrosi
,
anzi
fatali
pel
regolare
funzionamento
delle
istituzioni
rappresentative
.
Si
cerchi
pure
in
ogni
modo
di
riattivare
la
vita
locale
;
si
deleghino
pure
ai
Corpi
locali
quante
più
attribuzioni
di
Stato
riesca
di
togliere
al
Governo
centrale
senza
mettere
in
pericolo
la
salute
complessiva
dell
'
organismo
nazionale
;
sarà
tanto
di
guadagnato
.
Ma
checché
si
faccia
,
non
riuscirà
a
nessuno
oggi
in
Italia
di
ridurre
l
'
azione
del
Governo
alle
sole
funzioni
sognate
dagli
Spenceriani
.
Abbiamo
veduto
recentemente
gli
stessi
Ministeri
e
ministri
,
che
predicano
da
mane
a
sera
la
necessità
del
decentramento
,
percorrere
tutto
il
paese
promettendo
ad
ogni
città
o
regione
e
porti
e
strade
e
scuole
e
bonifiche
e
acquedotti
e
stazioni
.
La
stessa
legge
che
concedeva
anche
ai
Comuni
minori
l
'
elezione
del
sindaco
lasciava
larghe
le
facoltà
al
Governo
di
sciogliere
i
Consigli
comunali
,
senza
freno
né
controllo
.
Lo
Stato
,
si
grida
da
ogni
parte
,
deve
favorire
le
industrie
nascenti
,
proteggere
tutte
quelle
avviate
,
ancorché
valide
e
fiorenti
,
soccorrere
quelle
sofferenti
.
Lo
Stato
ora
,
ce
lo
hanno
detto
in
questi
giorni
a
Montecitorio
gli
stessi
alfieri
della
scuola
liberale
,
deve
contribuire
alla
Cassa
nazionale
per
la
vecchiaia
.
Lo
Stato
deve
,
si
proclama
dagli
individualisti
più
officiali
,
procurare
la
colonizzazione
interna
;
deve
costringere
i
proprietari
a
coltivare
i
loro
terreni
,
espropriando
gl
'
inetti
,
gl
'
impotenti
e
gl
'
infingardi
.
Lo
Stato
deve
perfino
,
così
dichiara
un
Ministero
sedicente
liberista
,
garantire
le
cartelle
fondiarie
di
Istituti
autonomi
pericolanti
,
e
gl
'
interessi
dei
prestiti
di
Comuni
scioperati
.
Comunque
sia
di
ciò
e
senza
spingersi
a
tali
pericolosi
eccessi
,
occorre
por
mente
,
anche
da
chi
più
si
preoccupi
dei
difetti
dell
'
accentramento
,
che
in
molti
casi
non
è
da
considerarsi
come
più
favorevole
alla
libertà
ed
allo
svolgimento
della
personalità
individuale
la
delegazione
delle
funzioni
proprie
dello
Stato
ad
una
autorità
locale
piuttostoché
al
Governo
centrale
,
e
che
anzi
,
date
le
nostre
condizioni
sociali
,
si
rischia
talvolta
di
rendere
più
facile
e
più
grave
l
'
oppressione
di
una
classe
sull
'
altra
,
oppure
le
tirannie
delle
consorterie
locali
,
facendo
così
mancare
l
'
autorità
sociale
al
suo
supremo
ufficio
.
Ad
ogni
modo
,
fintantoché
dureranno
in
Italia
condizioni
tali
che
rendano
inevitabile
una
larga
azione
dell
'
autorità
centrale
per
la
tutela
della
sicurezza
e
della
stessa
libertà
individuale
,
per
le
opere
pubbliche
,
per
l
'
istruzione
,
ecc
.
(
e
nessuno
di
noi
che
viviamo
ne
vedrà
la
fine
,
nemmeno
quelli
che
giungeranno
al
centenario
dello
Statuto
)
,
ogni
diretta
e
immediata
dipendenza
dalla
Camera
elettiva
,
del
potere
esecutivo
impersonato
nei
ministri
,
si
convertirà
in
un
continuo
tentativo
dei
Ministeri
di
coartare
la
volontà
della
Camera
mediante
la
multiforme
azione
del
Governo
nei
singoli
collegi
,
promettendo
favori
e
minacciando
dispetti
e
danni
.
Resosi
oggi
il
Ministero
(
non
parlo
di
questo
o
quel
Gabinetto
,
ma
dell
'
istituto
considerato
impersonalmente
)
quasi
indipendente
dal
Sovrano
,
ed
avendone
arrogate
a
sé
,
le
funzioni
reali
ed
effettive
nel
nome
della
rappresentanza
elettiva
,
ora
vorrebbe
rendersi
indipendente
dalla
Camera
,
col
togliere
a
questa
ogni
ingerenza
nel
potere
esecutivo
.
In
altre
parole
,
il
Gabinetto
,
che
si
è
valso
della
Camera
per
spossessare
realmente
dei
suoi
poteri
essenziali
il
Principe
,
oggi
invece
,
a
nome
dei
diritti
della
Corona
,
ossia
dei
diritti
di
quel
potere
esecutivo
che
lo
Statuto
vorrebbe
al
Principe
riservato
,
e
facendosi
forte
del
principio
della
divisione
dei
poteri
,
vorrebbe
trovar
modo
di
liberarsi
dalla
Camera
e
dalle
sue
fastidiose
esigenze
.
Praticamente
e
logicamente
non
si
può
raggiungere
la
meta
desiderata
dall
'
onorevole
Di
Rudinì
come
da
tutti
i
liberali
conservatori
,
se
non
che
rimontando
ai
princìpi
dello
Statuto
in
quanto
esso
proclama
che
i
ministri
ossia
le
persone
preposte
alla
direzione
delle
grandi
amministrazioni
dello
Stato
non
sono
,
né
collettivamente
considerati
né
singolarmente
,
i
ministri
della
Camera
,
e
tampoco
ministri
per
proprio
conto
con
diritti
e
titolo
proprio
,
ma
semplicemente
i
ministri
responsabili
dell
'
azione
del
Principe
.
Da
tale
ritorno
ai
princìpi
dello
Statuto
dipende
tutto
il
risanamento
della
nostra
vita
parlamentare
,
compresevi
tanto
la
liberazione
del
deputato
dalle
pressioni
degli
elettori
perché
giorno
per
giorno
s
'
intrometta
nell
'
amministrazione
della
cosa
pubblica
per
favorire
i
loro
interessi
personali
,
quanto
la
liberazione
dei
ministri
dalle
illecite
pressioni
ed
ingerenze
parlamentari
.
Rivendicate
al
Sovrano
i
suoi
diritti
,
e
facilmente
vi
riuscirà
delimitare
i
poteri
della
Camera
elettiva
,
rinfrancare
quelli
della
Camera
vitalizia
,
e
per
di
più
riattivare
la
vita
e
l
'
azione
di
entrambe
,
ritornandole
alle
loro
vere
funzioni
.
La
Camera
per
troppo
volersi
imporre
si
è
annullata
.
Ha
voluto
non
solo
legiferare
quasi
da
sola
,
ma
anche
governare
,
ed
ora
è
in
balìa
di
qualunque
uomo
possa
,
organizzando
una
consorteria
locale
,
riunendo
intorno
a
sé
la
deputazione
di
una
sola
grande
regione
,
maneggiando
le
turbolenze
di
piazza
,
o
con
qualunque
altro
mezzo
o
espediente
,
impadronirsi
del
potere
.
E
non
si
vuole
che
il
Principe
sia
autorizzato
a
resistere
,
ad
indicare
la
via
,
lui
personalmente
,
con
la
sua
coscienza
e
guardando
le
cose
dall
'
alto
,
salvo
il
libero
esame
e
l
'
aperto
e
pubblico
giudizio
degli
atti
del
suo
Governo
per
parte
del
Parlamento
.
La
Camera
,
lavorando
ad
asservire
sempre
più
il
potere
esecutivo
,
si
è
trovata
invece
asservita
al
Ministero
,
cioè
a
quel
gruppo
di
uomini
che
si
è
comunque
impadronito
del
potere
e
che
,
con
la
intimidazione
e
la
corruzione
elettorale
,
nelle
mille
sue
forme
,
dispone
a
suo
talento
della
maggioranza
.
La
Corona
ha
interessi
ben
più
larghi
e
permanenti
di
quel
che
non
abbiano
i
politicanti
che
via
via
si
succedono
nei
Ministeri
;
e
la
sua
rivendicazione
dei
poteri
e
degli
uffici
affidatile
dallo
Statuto
segnerebbe
la
liberazione
e
la
riabilitazione
della
Camera
,
e
in
genere
del
Parlamento
.
Imperocché
anche
il
Senato
,
nominato
veramente
e
non
solo
formalmente
dal
Principe
,
avrebbe
ben
altro
prestigio
ed
autorità
di
quanto
non
abbia
ora
,
che
rappresenta
soltanto
una
stratificazione
progressiva
d
'
infornate
di
colore
diverso
secondo
il
succedersi
delle
varie
fazioni
o
gruppi
al
Governo
o
le
mutevoli
vicende
dell
'
alchimia
parlamentare
.
La
Camera
elettiva
sarà
tanto
più
indipendente
e
riprenderà
tanto
più
seriamente
ed
efficacemente
la
sua
funzione
legislativa
e
l
'
esercizio
del
controllo
finanziario
,
quanto
più
presto
rinunzierà
a
pretendere
che
i
ministri
siano
una
emanazione
sua
e
da
lei
debbono
essere
effettivamente
designati
,
e
li
considererà
quali
ministri
del
Principe
,
cioè
quali
organi
responsabili
della
volontà
e
dell
'
azione
del
Sovrano
,
da
lui
solo
scelti
e
nominati
.
Con
ciò
si
ferirà
forse
alquanto
il
governo
cosidetto
di
Gabinetto
,
ma
s
'
instaurerà
una
seria
divisione
dei
poteri
negli
ordinamenti
rappresentativi
,
e
si
darà
alla
stessa
opinione
pubblica
ed
alla
volontà
nazionale
una
maggiore
libertà
di
movimento
e
di
azione
nel
determinare
l
'
indirizzo
della
legislazione
e
nel
sindacare
gli
atti
del
Governo
.
Ora
la
Camera
è
le
tante
volte
obbligata
,
in
forza
della
questione
cosidetta
politica
e
di
fiducia
che
si
pone
ad
ogni
istante
,
a
lasciar
passare
alla
cieca
provvedimenti
legislativi
che
essa
,
nella
sua
intima
coscienza
,
disapprova
in
tutto
o
in
parte
.
Tolta
la
diretta
e
fatale
dipendenza
del
Ministero
dall
'
appoggio
ininterrotto
della
maggioranza
della
Camera
,
questa
rimane
più
libera
di
preoccupazioni
d
'
altro
ordine
nell
'
esprimere
il
suo
giudizio
oggettivo
tanto
sulle
singole
proposte
in
materia
legislativa
,
quanto
sui
singoli
atti
del
Governo
,
inquantoché
ogni
disapprovazione
o
monito
della
Camera
non
segnerebbe
necessariamente
e
fatalmente
la
morte
politica
di
un
ministro
o
di
un
Gabinetto
,
non
suonerebbe
ritiro
della
fiducia
del
mandante
nel
mandatario
.
Oggi
la
costante
preoccupazione
politica
ed
il
timore
di
compromettere
per
una
questione
speciale
le
sorti
del
Gabinetto
e
l
'
equilibrio
generale
dei
partiti
o
dei
gruppi
parlamentari
,
spinge
troppo
spesso
la
Camera
a
trascurare
il
coscienzioso
disimpegno
della
sua
funzione
legislativa
.
La
maggioranza
dei
deputati
,
avendo
per
primo
interesse
e
conseguentemente
per
prima
sua
preoccupazione
la
salvezza
del
suo
Ministero
,
si
mostra
oggi
le
troppe
volte
disposta
a
lasciare
perfino
manomettere
i
diritti
e
le
prerogative
del
Parlamento
,
piuttostoché
,
con
un
voto
contrario
,
porre
a
rischio
la
vita
del
Gabinetto
e
il
proprio
predominio
nel
Governo
.
Ed
è
così
che
si
spiega
la
grande
docilità
con
cui
si
sono
viste
le
maggioranze
piegare
ripetutamente
il
capo
dinanzi
ai
decreti
-
legge
,
anche
quando
questi
compromettevano
,
in
tempi
e
condizioni
normali
,
questioni
di
alta
importanza
costituzionale
,
economica
e
finanziaria
.
Ricondotta
invece
l
'
azione
della
Camera
nella
cerchia
delle
sue
legittime
competenze
,
la
maggioranza
si
mostrerà
sempre
,
non
meno
della
minoranza
,
gelosa
di
mantenere
incolumi
i
diritti
collettivi
dell
'
istituto
cui
appartiene
.
La
mia
tesi
non
è
,
certo
,
che
le
sorti
del
Ministero
o
dei
singoli
ministri
non
debbano
e
non
possano
mai
in
alcun
modo
dipendere
dai
voti
della
Camera
,
ancorché
questi
voti
partano
da
una
vera
volontà
ponderata
e
costante
,
e
rivelino
un
serio
movimento
dell
'
opinione
pubblica
.
Così
come
oggi
,
mentre
una
siffatta
dipendenza
è
proclamata
fatale
e
necessaria
,
essa
non
si
è
sempre
tradotta
in
pratica
,
non
è
nemmeno
detto
che
ai
termini
del
nostro
Statuto
sia
esclusa
ogni
azione
della
rappresentanza
nazionale
elettiva
sulla
vita
del
Ministero
o
dei
ministri
.
Una
tale
azione
non
è
però
da
considerarsi
a
priori
come
sempre
egualmente
e
costituzionalmente
necessaria
.
S
'
intende
che
nessuna
legge
può
mai
essere
sanzionata
senza
l
'
approvazione
preventiva
della
Camera
;
e
mediante
la
votazione
dei
bilanci
non
è
esclusa
la
facoltà
nel
Parlamento
,
dove
si
tratti
di
un
vero
contrasto
costante
d
'
indirizzo
,
di
far
valere
la
sua
volontà
contro
un
determinato
Ministero
o
ministro
.
Il
sistema
monarchico
rappresentativo
,
come
ogni
altra
forma
di
governo
,
non
funziona
automaticamente
né
meccanicamente
,
e
richiede
nei
suoi
organi
una
prudente
e
costante
considerazione
delle
condizioni
di
fatto
in
cui
esplicano
la
propria
azione
.
E
per
fare
tutta
questa
riforma
,
non
occorre
né
alcun
ritocco
allo
Statuto
né
alcuna
legge
,
e
tampoco
alcun
colpo
di
scena
o
atto
di
energia
;
ma
basta
che
se
ne
persuada
la
coscienza
pubblica
.
Il
vizio
attuale
non
sta
nella
legge
;
trae
anzi
origine
dalla
violazione
della
legge
stessa
fondamentale
dello
Stato
.
È
strano
invero
il
fenomeno
che
si
è
venuto
svolgendo
e
determinando
nel
Regno
d
'
Italia
,
e
più
specialmente
durante
questo
ultimo
quarto
di
secolo
.
A
poco
a
poco
è
sorto
e
si
è
affermato
un
istituto
nuovo
,
non
contemplato
affatto
nello
Statuto
,
e
che
ogni
giorno
più
tende
a
costituirsi
come
un
potere
autonomo
,
fuori
della
legge
,
e
si
alimenta
e
s
'
impingua
di
tutte
quelle
funzioni
di
cui
apertamente
o
tacitamente
sta
spogliando
gli
altri
poteri
costituzionali
.
Questo
istituto
nuovo
,
ibrido
,
che
tende
a
sovrastare
ogni
giorno
più
a
tutti
gli
altri
poteri
,
è
quello
del
Ministero
,
considerato
nel
suo
complesso
,
ma
che
s
'
incarna
specialmente
nella
persona
del
presidente
del
Consiglio
.
Non
intendo
alludere
qui
alla
vecchia
questione
dei
ministri
-
cancellieri
e
dei
ministri
-
cardinali
o
gran
visir
,
cioè
ad
una
questione
che
riguarda
la
costituzione
interna
del
Ministero
e
la
opportunità
di
concentrarne
in
maggiore
o
minor
grado
la
rappresentanza
collettiva
in
una
o
più
persone
;
bensì
accenno
alla
questione
della
situazione
del
Ministero
considerato
come
istituto
a
sé
,
di
fronte
al
Sovrano
da
un
lato
ed
al
Parlamento
dall
'
altro
.
Ad
ogni
crisi
ministeriale
,
comunque
nata
,
tutti
gli
uomini
che
riuniscono
intorno
a
sé
qualche
influenza
politica
,
soli
o
aggruppati
,
si
adoperano
a
tutta
forza
per
impadronirsi
del
potere
,
ottenendo
l
'
incarico
dal
Sovrano
di
formare
il
Gabinetto
.
La
convinzione
generale
è
che
chiunque
,
tra
i
diversi
capigruppo
del
Parlamento
,
arrivi
comechessia
ad
avere
per
primo
l
'
incarico
di
comporre
il
Gabinetto
,
se
è
accorto
e
ardito
,
e
sopratutto
se
non
ha
l
'
ingenuità
di
volersi
mostrare
troppo
coerente
nei
princìpi
e
corretto
nei
mezzi
,
avrà
poi
sicuramente
la
maggioranza
dei
voti
alla
Camera
.
Quindi
nei
momenti
di
crisi
si
mette
in
moto
,
da
tutti
,
ogni
macchina
,
ogni
astuzia
,
ogni
pressione
perché
l
'
incarico
venga
dato
al
proprio
candidato
,
a
quello
cioè
da
cui
ciascuno
può
sperare
maggiori
vantaggi
.
Tutti
i
mezzi
sono
buoni
.
Si
minaccia
perfino
copertamente
o
apertamente
il
Sovrano
,
che
se
la
sua
scelta
cadrà
sopra
altri
,
si
susciteranno
disordini
e
tumulti
,
facendosi
forti
di
quel
misterioso
terrore
che
invade
gli
animi
di
tutti
in
Italia
,
come
una
reminiscenza
giacobina
,
di
fronte
ad
ogni
movimento
della
piazza
.
Avuto
l
'
ambìto
incarico
,
tutta
l
arte
sta
nel
far
presto
,
nel
mettere
insieme
una
diecina
di
ministri
,
non
importa
come
la
pensino
,
purché
lì
per
lì
con
la
semplice
somma
dei
loro
aderenti
rappresentino
un
numero
notevole
di
deputati
;
non
importa
nemmeno
che
questo
numero
costituisca
la
maggioranza
della
Camera
;
il
resto
che
manchi
si
otterrà
cammin
facendo
.
Del
programma
nessuno
si
cura
.
Fare
diverso
dai
predecessori
;
farsi
temere
e
far
sperare
a
molti
;
ecco
tutto
il
giuoco
.
Impadronitosi
del
ridotto
centrale
del
Governo
,
il
Ministero
nuovo
si
volge
minaccioso
contro
tutti
coloro
che
non
si
mettono
al
suo
seguito
.
Forte
del
possesso
dell
'
autorità
,
esso
è
pronto
a
sfidare
,
per
mantenersi
in
seggio
,
e
Camera
e
Senato
e
,
occorrendo
,
lo
stesso
Sovrano
;
quasi
rappresentasse
un
potere
costituzionale
autonomo
,
con
un
diritto
proprio
e
una
base
giuridica
a
sé
,
all
'
infuori
e
della
Corona
e
del
Parlamento
.
Ad
ogni
menomo
segno
che
la
Corona
possa
avere
una
volontà
propria
nelle
cose
di
governo
,
il
Ministero
s
'
inalbera
,
contestandogliene
il
diritto
.
Con
la
teoria
che
il
Re
regna
e
non
governa
,
si
nega
,
contro
e
la
lettera
e
lo
spirito
dello
Statuto
,
che
il
Principe
possa
avere
e
tanto
meno
manifestare
una
qualsiasi
volontà
diversa
da
quella
del
Ministero
,
finché
questo
possa
presentare
un
voto
favorevole
della
Camera
,
fosse
pure
la
maggioranza
di
un
solo
voto
,
e
con
qualunque
mezzo
ottenuta
.
Di
fronte
alla
Camera
,
che
mostri
velleità
di
ribellarsi
,
si
minaccia
continuamente
lo
scioglimento
,
con
elezioni
generali
sotto
alta
pressione
governativa
.
Non
si
ammette
quasi
più
che
il
Sovrano
possa
,
nel
caso
di
un
dissidio
tra
il
Ministero
e
la
Camera
,
negare
al
primo
lo
scioglimento
.
Ciò
non
si
sostiene
ancora
apertamente
;
ma
si
fa
dagli
amici
dichiarare
per
ogni
verso
,
che
,
in
caso
di
un
voto
sfavorevole
,
il
Ministero
non
presenterà
le
sue
dimissioni
.
Si
sussurrano
pei
corridoi
di
Montecitorio
le
confidenze
supposte
del
presidente
del
Consiglio
:
«
Io
,
checché
avvenga
,
non
me
ne
vado
.
La
vita
della
Camera
dipende
da
come
si
saprà
condurre
.
Se
avessi
un
voto
contrario
,
io
resto
al
mio
posto
,
e
non
presento
dimissioni
.
Se
il
Sovrano
non
mi
vuole
,
dovrà
revocarmi
con
decreto
suo
e
di
sua
iniziativa
»
.
E
magari
in
certi
momenti
si
aggiunge
:
«
Io
sono
pronto
a
ricorrere
a
qualunque
mezzo
.
Sono
pronto
anche
a
scendere
in
piazza
»
,
ecc
.
ecc
.
Intanto
si
pone
mano
(
senza
ammettere
mai
che
né
Sovrano
né
altri
in
ciò
possano
entrare
o
aver
che
osservare
)
ad
un
lavoro
di
cosiddetta
preparazione
delle
elezioni
generali
.
Si
mutano
prefetti
e
funzionari
d
'
ogni
grado
.
Si
revocano
quelli
che
si
suppongono
ligi
ai
passati
Ministeri
.
Si
terrorizzano
altri
;
e
specialmente
le
Amministrazioni
dei
Comuni
,
delle
Opere
pie
,
degl
'
Istituti
di
credito
,
ecc
.
Si
cerca
di
preparare
dappertutto
strumenti
politici
,
dicendo
tra
sé
e
sé
:
«
Vorremmo
vedere
,
nel
giorno
della
crisi
,
come
farebbe
altri
a
scomporre
rapidamente
tutto
questo
lavorìo
»
.
E
così
individualmente
s
'
intimoriscono
i
deputati
,
ognuno
dei
quali
vede
nel
proprio
collegio
tutta
una
macchina
montata
dal
Governo
in
attesa
delle
elezioni
,
sia
per
sostenerlo
,
sia
per
combatterlo
se
avversario
.
Quanto
al
Senato
,
il
sistema
è
più
semplice
.
Si
nomina
una
quarantina
o
magari
una
ottantina
di
senatori
amici
;
e
anche
qui
naturalmente
non
si
ammette
,
contrariamente
allo
Statuto
,
che
il
Principe
ci
abbia
che
vedere
.
E
per
la
stampa
,
il
preteso
quarto
potere
,
si
provvede
coi
danari
dello
Stato
,
o
con
pressioni
e
lusinghe
sugli
uomini
politici
o
sui
finanzieri
che
ne
abbiano
in
mano
le
fila
.
È
la
storia
del
cosiddetto
Vecchio
del
Mare
,
delle
Mille
e
una
notte
,
il
quale
montato
in
collo
a
Sindbad
il
marinaro
,
ne
fa
un
servitore
ed
uno
schiavo
,
minacciando
di
strangolarlo
ad
ogni
accenno
di
ribellione
.
Questi
non
può
sbarazzarsene
che
quando
,
un
giorno
,
il
vecchio
si
ubriaca
.
È
il
caso
che
si
verifica
anche
pei
Ministeri
.
È
soltanto
quando
s
'
inebriano
del
potere
,
che
il
Parlamento
riesce
a
levarseli
di
dosso
.
Dato
questo
sistema
,
della
continuità
nell
'
azione
del
Governo
,
della
conservazione
delle
buone
tradizioni
amministrative
,
della
coerenza
nei
programmi
,
non
vi
è
più
chi
si
preoccupi
.
I
nuovi
ministri
debbono
far
parlare
di
sé
;
avere
ciascuno
un
metodo
nuovo
;
rivoluzionare
quanto
è
stato
fatto
dai
predecessori
,
siavi
o
no
urgenza
o
bisogno
di
riforme
.
Preme
soprattutto
far
nuove
nomine
d
'
impiegati
,
cambiare
organici
,
ecc
.
La
burocrazia
rimane
l
'
unica
tutrice
della
tradizione
del
Governo
e
della
continuità
della
sua
azione
,
in
quanto
non
sia
anche
essa
travolta
o
sconvolta
dalla
corrente
della
politica
;
perché
anch
'
essa
,
contrariamente
a
quanto
dispone
lo
Statuto
,
non
vede
più
alcuna
difesa
sua
nell
'
azione
del
Sovrano
,
al
quale
non
si
ammette
quasi
il
diritto
di
rifiutarsi
a
movimenti
di
personale
,
revoche
,
nomine
,
traslochi
,
ecc
.
Se
si
concede
che
in
pratica
si
debba
avere
dai
ministri
un
po
'
di
riguardo
a
non
contrariare
troppo
qualche
singolo
desiderio
del
Sovrano
,
ciò
avviene
in
considerazione
della
elevata
dignità
della
sua
carica
,
o
per
timore
di
spingere
le
cose
all
'
estremo
,
ma
non
perché
si
ammetta
che
egli
possa
né
debba
regolarmente
ingerirsi
delle
questioni
di
amministrazione
,
e
ciò
ancorché
si
tratti
del
personale
dei
gradi
più
elevati
.
Orbene
,
tutto
questo
è
nettamente
contrario
a
quanto
prescrive
e
vuole
lo
Statuto
.
Esso
determina
espressamente
riguardo
ai
poteri
del
Principe
quanto
segue
:
«
Al
Re
solo
appartiene
il
potere
esecutivo
.
Egli
è
il
capo
supremo
dello
Stato
,
comanda
tutte
le
forze
di
terra
e
di
mare
,
dichiara
la
guerra
,
fa
i
trattati
di
pace
,
di
alleanza
,
ecc
.
»
(
art
.
5
)
.
«
Il
Re
nomina
a
tutte
le
cariche
dello
Stato
»
(
art
.
6
)
.
«
Il
Re
solo
sanziona
le
leggi
e
le
promulga
»
(
art
.
7
)
.
«
Il
Re
può
far
grazia
e
commutare
le
pene
»
(
art
.
8
)
.
«
La
proposizione
delle
leggi
apparterrà
al
Re
ed
a
ciascuna
delle
due
Camere
,
ecc
.
»
(
art
.
9
)
.
«
Il
Re
nomina
e
revoca
i
suoi
ministri
»
(
art
.
65
)
.
«
La
giustizia
emana
dal
Re
ed
è
amministrata
in
suo
nome
dai
giudici
che
egli
istituisce
»
(
art
.
68
)
.
«
Il
potere
legislativo
sarà
collettivamente
esercitato
dal
Re
e
da
due
Camere
:
il
Senato
e
quella
dei
Deputati
»
(
art
.
3
)
.
«
Il
Senato
è
composto
di
membri
nominati
a
vita
dal
Re
,
in
numero
,
ecc
.
»
(
art
.
33
)
.
«
Se
un
progetto
di
legge
è
stato
rigettato
da
uno
dei
tre
poteri
legislativi
,
non
potrà
essere
,
ecc
.
»
(
art
.
56
)
.
Quanto
ai
ministri
,
devesi
in
primo
luogo
notare
che
lo
Statuto
,
mentre
nomina
a
più
riprese
i
ministri
del
Re
,
non
fa
mai
parola
di
un
Ministero
,
o
Gabinetto
,
o
Consiglio
di
ministri
.
Riguardo
poi
alle
loro
funzioni
,
all
'
infuori
dell
'
articolo
già
citato
che
ne
attribuisce
la
nomina
e
la
revoca
al
Principe
e
di
un
altro
in
cui
si
prescrive
che
i
ministri
che
siano
deputati
o
senatori
possono
votare
nella
sola
Camera
cui
appartengono
e
si
dà
loro
facoltà
di
poter
sempre
entrare
e
prendere
la
parola
nelle
due
Camere
(
art
.
66
)
,
abbiamo
nello
Statuto
i
due
soli
articoli
seguenti
:
«
I
ministri
sono
responsabili
.
Le
leggi
e
gli
atti
del
Governo
non
hanno
vigore
se
non
sono
muniti
della
firma
di
:
un
ministro
»
(
art
.
67
)
.
«
La
Camera
dei
deputati
ha
il
diritto
di
accusare
i
ministri
del
Re
,
e
di
tradurli
dinanzi
all
'
alta
Corte
di
giustizia
»
(
art
.
47
)
,
cioè
al
Senato
convocato
con
decreto
del
Re
(
art
.
36
)
.
Il
Re
insomma
,
secondo
lo
Statuto
,
impersona
lo
Stato
in
tutti
gli
elementi
suoi
più
necessari
e
normali
,
e
nella
tutela
di
questi
elementi
ha
una
funzione
attiva
,
e
non
passiva
.
È
lui
che
rappresenta
la
tradizione
di
governo
,
la
continuità
nell
'
azione
dello
Stato
,
la
stabilità
dei
suoi
ordinamenti
;
in
una
parola
,
egli
sintetizza
l
'
interesse
generale
della
patria
tanto
nel
presente
che
nel
futuro
.
Ed
è
l
'
unico
istituto
a
cui
queste
funzioni
siano
,
nei
nostri
ordinamenti
,
affidate
.
Il
Principe
dinastico
raffigura
nella
nostra
Costituzione
l
'
elemento
continuo
,
permanente
dello
Stato
considerato
come
un
organismo
complessivo
,
di
fronte
agli
elementi
temporanei
,
mutevoli
,
contingenti
nello
spazio
e
nel
tempo
,
rappresentati
dagli
elementi
elettivi
.
Al
Sovrano
dunque
spettano
secondo
la
lettera
precisa
dello
Statuto
:
1
)
il
potere
esecutivo
;
2
)
una
parte
non
inferiore
a
quella
del
Parlamento
nel
potere
legislativo
,
avendo
egli
eguale
diritto
di
proposta
delle
leggi
,
ed
essendone
a
lui
solo
riservata
la
sanzione
.
Né
lo
spirito
dello
Statuto
può
ritenersi
diverso
dalla
lettera
delle
sue
disposizioni
testuali
.
Il
potere
esecutivo
,
dovendo
,
nella
sua
azione
di
governo
,
mantenersi
al
di
sopra
e
al
di
fuori
dei
partiti
e
non
dovendo
favorire
gl
'
interessi
della
maggioranza
piuttostoché
quelli
della
minoranza
,
o
degli
elettori
anziché
dei
non
elettori
,
ma
considerare
tutti
i
cittadini
allo
stesso
modo
,
tenendo
conto
del
solo
interesse
generale
dello
Stato
,
dev
'
essere
dipendente
da
chi
non
può
non
immedesimarsi
sempre
con
questo
interesse
generale
;
e
non
potrebbe
mai
essere
affidato
ad
un
istituto
che
fosse
la
emanazione
diretta
della
maggioranza
e
di
un
solo
partito
.
Che
se
invece
il
Governo
,
impersonato
nei
ministri
,
dipendesse
direttamente
dalla
maggioranza
parlamentare
,
anche
per
la
designazione
delle
persone
che
debbono
comporlo
,
l
'
intera
potestà
legislativa
verrebbe
inoltre
,
in
evidente
contraddizione
con
lo
spirito
dello
Statuto
,
assorbita
dalla
sola
Camera
elettiva
,
anzi
dalla
sola
maggioranza
dei
suoi
membri
;
inquantoché
le
leggi
verrebbero
,
in
tale
supposto
,
in
primo
luogo
proposte
dai
ministri
,
delegati
diretti
della
maggioranza
stessa
(
restando
ridotto
ad
una
vuota
formalità
il
decreto
reale
che
autorizza
la
presentazione
dei
disegni
di
legge
)
;
quindi
discusse
e
modificate
a
Montecitorio
dalla
maggioranza
dei
deputati
in
contraddittorio
coi
propri
suoi
delegati
;
ed
in
ultimo
riesaminate
,
per
la
finitura
e
polimentatura
soltanto
,
a
palazzo
Madama
,
la
cui
decisione
resterebbe
pure
in
balìa
dei
ministri
,
cioè
degli
organi
e
rappresentanti
diretti
della
maggioranza
elettiva
.
Onde
i
poteri
legislativi
resterebbero
effettivamente
ridotti
ad
uno
solo
,
invece
di
essere
tre
come
vuole
lo
Statuto
.
L
'
azione
del
Principato
si
deve
esplicare
più
specialmente
in
quell
'
ordine
di
questioni
che
deve
essere
mantenuto
fuori
del
giro
mutevole
dei
partiti
parlamentari
.
A
lui
più
propriamente
spetta
quanto
ha
attinenza
:
1
)
con
la
difesa
dello
Stato
,
e
la
conservazione
dello
spirito
e
della
forza
morale
dei
suoi
corpi
militari
;
2
)
con
la
politica
estera
;
3
)
con
la
giustizia
,
e
non
solo
con
quella
civile
e
penale
,
ma
anche
con
la
giustizia
amministrativa
,
come
pure
con
la
giustizia
sociale
,
con
quella
,
cioè
,
che
riguarda
i
rapporti
sociali
tra
le
diverse
classi
ed
ordini
di
cittadini
,
e
la
tutela
dei
deboli
;
4
)
con
l
'
alta
amministrazione
dello
Stato
.
Riassumendo
brevemente
i
concetti
fin
qui
accennati
,
mi
affretto
verso
la
conclusione
del
discorso
.
Due
grandi
forze
sociali
e
politiche
stanno
crescendo
ed
organizzandosi
in
Italia
,
e
tutte
due
con
tendenze
ed
aspirazioni
rivoluzionarie
di
fronte
alla
Monarchia
rappresentativa
e
liberale
.
Da
un
lato
il
socialismo
,
nel
nome
della
eguaglianza
,
vuole
soppressa
ogni
libertà
individuale
.
Perché
la
libera
concorrenza
,
troppo
esagerata
dai
dottrinari
della
scuola
economica
del
«
lasciar
fare
»
,
può
ostacolare
di
fatto
lo
svolgimento
della
personalità
umana
e
della
libertà
individuale
del
gran
numero
,
i
socialisti
sopprimono
addirittura
ogni
libertà
personale
,
con
l
'
organizzare
lo
Stato
unico
proprietario
dei
mezzi
di
produzione
ed
unico
ripartitore
dei
frutti
del
lavoro
,
e
tendono
di
fatto
al
despotismo
di
una
burocrazia
,
alla
tirannide
di
un
mandarinato
.
Dall
'
altro
lato
nel
nome
tanto
delle
idealità
più
elevate
del
consorzio
umano
quanto
dell
'
ordine
e
della
conservazione
delle
tradizioni
sociali
del
passato
,
sta
facendo
passi
da
gigante
l
'
organizzazione
clericale
,
che
tende
in
realtà
all
'
oscurantismo
più
intollerante
,
alla
soppressione
del
disordine
mediante
la
soppressione
del
progresso
e
di
ogni
movimento
dello
spirito
umano
,
nemica
com
'
è
della
libertà
di
coscienza
e
di
pensiero
.
Di
fronte
a
questi
pericoli
crescenti
lo
Stato
liberale
sta
ogni
giorno
più
demolendo
spensieratamente
le
proprie
difese
.
Togliesi
ogni
credito
,
ogni
prestigio
al
Parlamento
,
volendone
far
riposare
tutta
l
'
azione
sulla
necessità
di
un
conflitto
continuo
d
'
interessi
locali
e
personali
,
e
facendo
del
dissidio
e
della
lotta
le
condizioni
di
vita
e
di
funzionamento
del
governo
della
cosa
pubblica
.
E
allo
stesso
tempo
togliesi
credito
e
prestigio
al
Principato
,
che
dovrebbe
formare
la
spina
dorsale
dell
'
organismo
politico
,
che
dovrebbe
incarnare
l
'
idea
dello
Stato
difensore
,
non
soverchiatore
della
libertà
,
impersonando
l
'
interesse
generale
in
quanto
diventa
condizione
e
mezzo
di
tutela
dell
'
interesse
individuale
del
maggior
numero
e
del
libero
svolgimento
della
personalità
umana
.
Del
Principe
invece
si
vorrebbe
,
dai
nostri
dottrinari
,
fare
un
essere
quasi
ipnotizzato
,
che
dovesse
accettare
tutto
,
sottomettersi
a
tutto
,
non
avere
volontà
né
opinione
propria
,
ma
solo
designare
,
come
un
manometro
automatico
,
nei
momenti
di
crisi
,
quale
è
il
presidente
del
Consiglio
che
si
suppone
debba
e
possa
per
fas
ac
nefas
ottenere
la
maggioranza
dei
voti
dei
deputati
.
Non
si
può
pretendere
che
il
pubblico
abbia
da
considerare
per
novantanove
giorni
su
cento
la
persona
del
Principe
come
un
elemento
inattivo
,
che
non
deve
avere
e
tanto
meno
manifestare
opinioni
né
sentimenti
nell
'
indirizzo
della
cosa
pubblica
,
ma
deve
far
buon
viso
a
qualunque
Gabinetto
possa
strappare
il
consenso
della
Camera
,
e
poi
volere
che
il
centesimo
giorno
,
nei
momenti
più
difficili
e
di
crisi
,
quando
divampano
le
passioni
più
vive
,
quello
stesso
istituto
,
fino
allora
trascurato
e
senza
azione
reale
,
venga
isso
fatto
rispettato
e
venerato
da
tutti
,
come
il
grande
moderatore
dello
Stato
,
avente
chiara
e
sicura
coscienza
della
linea
da
seguire
nell
'
affidare
a
nuove
mani
il
potere
,
e
riscuota
la
cieca
fiducia
e
l
'
assentimento
dell
'
universale
.
Tutto
oggi
dovendo
dipendere
dalla
volontà
della
maggioranza
dei
mandatari
degli
elettori
,
ogni
studio
,
ogni
sforzo
degli
uomini
politici
,
di
coloro
che
di
fatto
hanno
in
mano
il
governo
,
si
riassume
nel
predisporre
gli
organi
dello
Stato
e
tutti
gl
'
istituti
politici
che
da
loro
possono
dipendere
,
in
guisa
da
poter
lusingare
o
costringere
il
responso
degli
elettori
a
seguire
la
via
da
essi
indicata
e
nel
vincolare
intanto
la
volontà
della
maggioranza
della
Camera
con
le
lusinghe
personali
e
con
le
minacce
di
schierare
contro
ogni
singolo
deputato
nel
suo
Collegio
tutta
la
batteria
delle
influenze
governative
ed
ufficiali
.
E
d
'
altro
canto
ogni
studio
,
ogni
sforzo
dei
singoli
deputati
si
concentra
nell
'
assicurarsi
la
rielezione
,
cioè
nel
soddisfare
lì
per
lì
in
qualsiasi
modo
il
maggior
numero
di
interessi
e
di
brame
dei
singoli
elettori
.
Onde
disprezzo
dell
'
elettore
pel
deputato
,
di
cui
si
serve
e
che
lo
serve
;
disprezzo
della
Nazione
pel
Governo
,
e
per
le
istituzioni
stesse
di
cui
esso
è
il
prodotto
visibile
.
Ogni
idealità
di
Stato
viene
a
mancare
;
ogni
tradizione
di
governo
rimane
interrotta
;
il
principio
dell
'
autorità
perde
ogni
prestigio
;
e
la
Nazione
si
disamora
sempre
più
degli
ordinamenti
che
la
reggono
,
condannando
tutto
e
tutti
in
massa
,
e
persone
,
e
istituti
,
e
princìpi
.
I
Governi
misti
,
complessi
,
composti
di
vari
istituti
autonomi
,
con
attribuzioni
proprie
e
distinte
,
presuppongono
,
per
la
regolare
loro
azione
,
che
ciascun
potere
,
ciascun
istituto
vigili
alla
conservazione
dei
propri
diritti
ed
alla
integrità
delle
funzioni
affidategli
.
In
Italia
invece
,
lo
ripeto
,
è
sorto
un
potere
nuovo
,
parassita
e
ibrido
,
dallo
Statuto
non
contemplato
,
il
quale
facendosi
strumento
e
sgabello
delle
pretese
dottrinarie
e
delle
crescenti
usurpazioni
della
Camera
dei
deputati
,
che
vorrebbe
arrogare
a
sé
sola
il
diritto
di
parlare
come
interprete
della
volontà
della
nazione
,
è
riuscito
col
dichiararsi
a
sua
volta
la
emanazione
legittima
e
autorizzata
della
rappresentanza
nazionale
,
ad
una
progressiva
ed
effettiva
usurpazione
di
quasi
tutte
le
funzioni
normali
della
Corona
,
facendone
altrettante
funzioni
direttamente
da
sé
dipendenti
,
e
tende
sempre
più
a
mettere
nell
'
ombra
il
Principe
;
mentre
al
tempo
stesso
ha
,
d
'
altro
canto
,
snaturate
o
distrutte
le
funzioni
proprie
della
Camera
elettiva
.
La
Camera
,
avendo
voluto
invadere
le
competenze
altrui
e
governare
,
è
venuta
invece
a
perdere
anche
di
fatto
l
'
esercizio
libero
delle
stesse
funzioni
legislative
,
attribuitele
dallo
Statuto
;
e
si
trova
,
ogni
giorno
più
,
mancipia
del
Ministero
.
Intanto
la
gran
massa
del
pubblico
,
impensierita
e
sfiduciata
,
si
dà
sempre
più
in
braccio
ai
rivoluzionari
e
ai
sognatori
promettitori
di
cure
miracolose
e
ai
ciurmatori
promettitori
dell
'
età
dell
'
oro
,
oppure
ai
clericali
promettitori
del
regno
di
Dio
mediante
il
governo
de
'
suoi
ministri
.
Forte
della
lettera
e
dello
spirito
dello
Statuto
,
la
Nazione
si
rivolge
al
Sovrano
e
gli
dice
:
«
Maestà
,
vigilate
a
mantenere
integre
le
funzioni
affidatevi
,
e
che
i
successivi
Ministeri
hanno
lasciato
che
Vi
fossero
usurpate
o
hanno
cercato
di
carpirvi
.
A
Voi
solo
spetta
il
potere
esecutivo
.
A
Voi
solo
spetta
la
nomina
o
la
revoca
dei
ministri
che
debbono
controfirmare
e
rispondere
dei
Vostri
atti
di
governo
.
La
Nazione
guarda
a
Voi
e
fida
in
Voi
,
sicura
da
un
lato
che
non
toccherete
ad
alcuna
libertà
e
non
ritirerete
mai
alcun
diritto
dal
Vostro
glorioso
avo
largito
o
delegato
ad
altri
;
ma
non
meno
desiderosa
dall
'
altro
che
conserviate
viva
ed
integra
l
'
istituzione
madre
,
che
ci
rappresenta
la
difesa
dell
'
interesse
generale
della
patria
.
Sire
,
vegliate
!
l
'
interesse
Vostro
è
sopratutto
interesse
nostro
,
interesse
di
tutti
,
interesse
dell
'
Italia
»
.
Non
meno
del
socialismo
,
il
Principato
liberale
contiene
il
concetto
elevato
e
preponderante
dello
Stato
,
all
'
infuori
di
ogni
elezione
di
classe
.
E
di
fronte
alla
Chiesa
invadente
,
rappresenta
,
oltre
la
ferma
difesa
della
moralità
sociale
,
la
libertà
della
coscienza
individuale
,
l
'
indipendenza
sicura
del
pensiero
;
garantisce
i
diritti
di
tutti
i
culti
,
di
tutte
le
opinioni
,
e
la
piena
esplicazione
delle
facoltà
individuali
pel
cittadino
,
in
tutte
le
funzioni
essenziali
della
vita
civile
;
assicura
la
tutela
degli
interessi
materiali
come
del
progresso
civile
della
nazione
.
Per
contrapporsi
al
socialismo
di
piazza
ed
al
clericalismo
oscurantista
il
Principato
nostro
,
che
s
'
immedesima
col
concetto
della
patria
nazionale
ed
impersona
insieme
il
principio
della
libertà
individuale
,
garantita
invece
che
soffocata
dall
'
azione
dello
Stato
,
ci
porge
una
idealità
atta
a
servire
di
punto
di
raccolta
,
di
nucleo
attorno
a
cui
stringerci
,
in
mezzo
al
rapido
avvicendarsi
degli
uomini
e
dei
gruppi
al
potere
,
ed
al
turbinio
delle
loro
momentanee
passioni
e
rancori
.
Vogliamo
noi
un
'
Italia
clericale
,
liberale
-
temperata
,
o
radicale
-
socialista
?
Tra
non
molto
bisognerà
scegliere
fra
le
tre
cose
.
Gli
elementi
liberali
temperati
,
col
loro
credo
troppo
individualista
per
la
lotta
quotidiana
,
si
trovano
nella
condirezione
dei
corpi
di
volontari
di
fronte
agli
eserciti
permanenti
dei
partiti
estremi
.
Questi
o
mediante
l
'
ordinamento
ecclesiastico
,
che
scende
fino
ai
parroci
e
si
vale
delle
mille
forme
di
associazione
e
di
confraternite
fra
loro
collegate
,
o
mediante
le
Società
operaie
,
di
mutuo
soccorso
,
di
consumo
,
di
produzione
,
e
pur
troppo
con
l
'
aiuto
non
infrequente
degli
impiegati
governativi
e
comunali
,
hanno
sempre
pronti
i
quadri
per
la
mobilitazione
in
guerra
.
Onde
spesso
vediamo
gli
eserciti
folla
dei
partiti
temperati
liberali
,
sgominati
dalle
schiere
,
più
ristrette
di
numero
,
ma
compatte
e
disciplinate
,
dei
loro
avversari
.
In
queste
condizioni
,
il
dividere
normalmente
e
stabilmente
il
partito
liberale
,
temperato
in
due
frazioni
che
combattendo
perpetuamente
tra
loro
s
'
indeboliscano
a
vicenda
e
si
annullino
,
equivale
a
metterlo
nella
impotenza
,
non
che
di
combattere
contro
le
altre
due
schiere
riunite
,
di
nemmeno
poter
avere
una
voce
predominante
negli
accordi
o
nelle
transazioni
che
facesse
con
l
'
una
o
con
l
'
altra
parte
.
Noi
siamo
,
anche
da
soli
,
i
più
forti
e
numerosi
,
o
per
meglio
dire
lo
saremmo
se
sapessimo
stare
uniti
ed
organizzarci
;
se
sapessimo
considerare
la
realtà
delle
cose
e
non
solo
pascerci
di
teorie
stereotipate
tolte
dai
libri
forestieri
;
se
sapessimo
mettere
da
banda
le
discordie
e
le
gare
personali
e
stringerci
compatti
intorno
alla
grande
idea
civile
e
liberale
rappresentata
dalla
monarchia
italiana
di
Casa
Savoia
;
se
sapessimo
scuotere
l
'
inerzia
che
ci
paralizza
,
la
mancanza
di
fede
e
di
coraggio
morale
;
se
sapessimo
essere
sinceri
nell
'
esprimere
la
nostra
volontà
e
virilmente
risoluti
nell
'
attuarla
.
Vorrei
che
la
mia
voce
potesse
chiamare
a
raccolta
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
,
liberali
e
conservatori
a
un
tempo
,
perché
si
organizzasse
un
grande
partito
che
,
per
combattere
efficacemente
il
socialismo
ed
il
clericalismo
,
si
proponga
come
programma
immediato
la
delimitazione
delle
funzioni
dei
vari
poteri
dello
Stato
,
e
lo
svolgimento
degli
uffici
della
Corona
,
restituendole
i
diritti
sanciti
dal
patto
fondamentale
votato
nei
plebisciti
che
costituirono
il
Regno
d
'
Italia
.
Non
intendo
affatto
spingere
ad
alcun
cesarismo
o
governo
autocratico
senza
freno
né
sindacato
,
né
ad
alcuna
forma
di
despotismo
o
di
governo
assoluto
.
Vogliamo
la
monarchia
liberale
e
rappresentativa
dello
Statuto
,
col
Monarca
principe
effettivo
ed
attivo
,
non
consegnato
bendato
nelle
mani
di
un
maire
du
palais
che
si
chiami
il
presidente
del
Consiglio
.
La
Camera
elettiva
e
il
Senato
vitalizio
debbono
cooperare
attivamente
alla
legislazione
,
ed
inoltre
sindacare
sempre
,
discutere
e
frenare
gli
atti
e
l
'
indirizzo
del
Governo
,
mediante
la
loro
azione
tanto
sui
ministri
responsabili
,
quanto
sulle
leggi
e
sui
bilanci
da
loro
presentati
.
Ma
essi
non
debbono
esercitare
,
né
direttamente
né
per
mezzo
di
uno
o
più
loro
delegati
,
il
potere
esecutivo
,
che
è
di
esclusiva
competenza
del
Principe
;
il
quale
a
sua
volta
,
come
ogni
altro
potere
o
persona
,
è
subordinato
alla
legge
,
nella
formazione
della
quale
concorre
anch
'
egli
,
col
diritto
di
proposta
e
col
diritto
di
sanzione
.
Non
ho
inteso
nel
presente
scritto
far
allusione
o
rivolgere
accuse
all
'
attuale
Ministero
,
più
che
muovere
rimproveri
a
quelli
passati
.
Ho
inteso
rilevare
ed
analizzare
una
trasformazione
che
si
è
andata
svolgendo
nelle
nostre
istituzioni
,
e
che
parmi
essere
stata
una
delle
principali
cause
della
loro
progressiva
decadenza
,
trasformazione
che
trova
la
sua
espressione
nella
formula
:
«
Il
Re
regna
e
non
governa
»
,
ed
è
in
aperta
contraddizione
con
quanto
lo
Statuto
vuole
e
la
Nazione
attende
,
per
la
conservazione
delle
istituzioni
libere
in
Italia
.
StampaPeriodica ,
Caro
Gobetti
,
Nessuna
osservazione
da
fare
.
Nego
tutto
.
Sono
antiliberale
,
antidemocratico
;
antisocialista
anticomunista
.
In
una
parola
,
antimoderno
.
In
questa
Italia
di
briganti
-
pazzi
,
vivo
con
la
tristezza
ostile
d
'
uno
straniero
che
non
ha
più
patria
.
Sono
dunque
da
voi
dissimilissimo
.
Voi
(
professori
)
cercate
di
catalogare
,
mentre
vi
travolgono
le
ondate
della
piena
,
io
(
poeta
)
disperatamente
spero
nell
'
auto
distruzione
dell
'
anarchia
e
nella
ricostruzione
d
'
una
piramide
,
con
al
vertice
il
Papa
e
alla
base
il
popolo
.
Ecco
il
mio
programma
!
Confrontalo
col
vostro
,
una
lirica
accanto
a
un
bilancio
.
Da
ciò
l
'
impossibilità
d
'
intenderci
.
Saluti
.
D
.
Giuliotti
.
StampaPeriodica ,
È
vita
nuova
o
resto
di
vita
vecchia
,
è
vita
che
ripiglia
o
strascico
di
vita
che
muore
,
questo
movimento
insolito
che
si
vede
nel
cattolicesimo
da
qualche
tempo
,
e
che
produce
manifestazioni
di
ogni
sorta
,
e
fa
pensierosi
i
governi
,
a
cui
non
piacciono
,
e
lusinga
quelli
a
cui
piacciono
?
Difficile
domanda
per
chi
voglia
cercare
la
risposta
nei
fatti
,
e
non
nelle
fantasie
o
nelle
passioni
proprie
.
Ciò
che
mi
pare
si
possa
dire
di
più
fondato
,
è
che
codesto
movimento
,
il
quale
non
è
solo
di
clero
,
ma
di
laicato
,
non
è
tutto
artificiale
,
se
anche
si
voglia
crederlo
artificiale
in
qualche
rispetto
,
e
ha
dalle
libertà
proprie
dello
Stato
moderno
agevolazioni
e
aiuti
che
nello
Stato
assoluto
gli
sarebbero
mancati
.
I
congressi
cattolici
sono
,
di
ciò
che
qui
affermo
,
una
riprova
.
Se
ne
sono
tenuti
più
d
'
uno
nel
mese
scorso
;
se
ne
terranno
nei
mesi
prossimi
,
e
da
per
tutto
dove
i
cattolici
sono
,
cioè
al
di
qua
e
al
di
là
dell
'
Atlantico
,
in
ogni
paese
civile
.
Essi
non
sono
né
concili
né
sinodi
.
Il
papa
li
benedice
;
i
vescovi
v
'
intervengono
;
ma
né
quello
,
e
talora
neanche
uno
di
questi
li
presiede
.
Vi
tengono
molto
maggiore
posto
i
laici
che
i
sacerdoti
,
quantunque
in
quelli
sia
grande
la
riverenza
per
questi
.
Persino
,
presenti
dei
vescovi
,
li
guida
a
volte
un
laico
.
E
si
guardi
a
qual
classe
sociale
questi
laici
appartengono
:
soprattutto
alla
più
elevata
e
più
agiata
.
Ma
non
vi
mancano
laici
d
'
altre
classi
:
professori
,
deputati
,
senatori
,
scrittori
,
in
ispecie
,
di
giornali
,
gente
,
in
somma
,
che
influisce
,
per
una
via
o
per
l
'
altra
,
nella
vita
pubblica
del
paese
o
vi
tien
posto
.
Che
cosa
,
dunque
,
voglion
dire
?
Questo
di
certo
:
che
in
ogni
Stato
il
laicato
cattolico
si
stringe
a
consiglio
,
e
,
in
condizioni
della
società
così
turbate
,
cerca
di
ridar
vigore
al
concetto
religioso
,
economico
,
civile
,
che
è
proprio
suo
,
e
che
non
abbandona
.
Difatti
nelle
discussioni
,
a
cui
i
congressi
danno
luogo
,
non
è
trascurata
nessuna
delle
questioni
,
che
oggi
dividono
le
società
nostre
.
Nessuno
dei
mezzi
coi
quali
si
possono
sviare
o
ravviare
,
è
lasciato
senza
particolare
considerazione
.
Le
sei
sezioni
del
congresso
di
Madrid
si
sono
occupate
di
questioni
sociali
l
'
una
,
di
questioni
scientifiche
l
'
altra
,
di
economia
politica
la
terza
,
di
opere
di
carità
la
quarta
,
di
opere
letterarie
la
quinta
,
delle
assemblee
e
delle
corporazioni
la
sesta
.
Gli
altri
congressi
hanno
fatto
,
su
per
giù
,
lo
stesso
.
Non
hanno
di
certo
percorso
men
largo
campo
.
Il
problema
è
questo
;
come
e
per
quali
modi
contendere
la
scuola
,
la
stampa
,
la
scienza
,
la
beneficenza
,
l
'
officina
,
la
bottega
,
a
influenze
e
tendenze
contrarie
alle
cristiane
e
cattoliche
,
come
e
per
quali
modi
rendersele
amiche
e
soggette
?
La
mira
è
precisa
e
precisa
la
dottrina
,
colla
quale
vi
si
indirizzano
.
Il
tentativo
è
vasto
.
Ristabilire
l
'
autorità
del
principio
cristiano
e
cattolico
,
rendendolo
adeguato
alla
soddisfazione
di
tutti
i
bisogni
delle
società
presenti
,
adattandolo
a
tutte
le
loro
condizioni
,
non
coll
'
alterarlo
o
menomarlo
,
ma
col
farle
penetrare
da
esso
.
Riusciranno
?
Certo
,
hanno
un
aiuto
in
ciò
,
che
i
partiti
avversi
sono
terribilmente
divisi
,
e
hanno
sollevata
tanta
polvere
che
sono
oramai
ben
molti
quelli
che
più
non
ci
vedono
e
si
stancano
di
seguire
.
Non
paiono
adatti
,
che
a
dissolvere
la
società
,
dopo
averla
gettata
sossopra
.
Niente
afferma
l
'
uno
,
che
non
neghi
l
'
altro
.
Nessuna
dottrina
è
cosi
assurda
che
non
trovi
patrocinio
.
Socialisti
,
comunisti
,
collettivisti
,
possibilisti
,
anarchici
,
radicali
,
repubblicani
,
massoni
,
progressisti
,
liberali
sono
solo
alcuni
pochi
dei
nomi
,
coi
quali
questi
partiti
si
designano
da
sé
o
sono
designati
da
altri
.
Tra
le
diverse
proposte
e
gli
opposti
concetti
tutto
barcolla
o
traballa
.
Ma
intanto
tra
classe
e
classe
l
'
ostilità
cresce
e
si
fa
più
aspra
.
Non
v
'
è
giorno
,
che
qua
o
là
non
si
senta
l
'
una
insorgere
contro
l
'
altra
;
e
l
'
una
difendere
quello
che
ha
,
l
'
altra
agognare
a
quello
che
non
ha
,
e
il
profitto
del
capitale
e
il
salario
dell
'
operaio
cercare
di
stremarsi
a
vicenda
.
E
la
pace
d
'
idee
e
di
fatti
,
che
manca
nel
seno
di
ciascuna
nazione
,
manca
altresì
tra
le
nazioni
;
sicché
tutte
s
'
armano
paurose
insieme
e
minacciose
,
e
si
guardano
pronte
a
dilacerarsi
senza
nessuna
speranza
che
la
guerra
d
'
oggi
,
comunque
riesca
,
spenga
i
semi
della
guerra
per
il
domani
;
e
i
popoli
miseramente
aggravati
d
'
imposte
,
che
crescono
sempre
e
oramai
non
più
in
proporzione
dell
'
aumento
della
ricchezza
privata
o
pubblica
;
e
i
governi
,
incerti
della
lor
via
,
e
soggetti
,
dove
più
dove
meno
al
potere
dei
partiti
politici
nelle
assemblee
,
partiti
anch
'
essi
estremamente
divisi
,
e
talora
estremamente
screditati
,
che
non
possono
più
comporre
maggioranze
stabili
per
reggerli
;
e
dalle
loro
combinazioni
passeggere
,
venir
fuori
una
legislazione
confusa
e
inadeguata
,
continuamente
mutabile
,
che
non
appena
è
fatta
,
eccita
da
ogni
parte
grida
e
biasimi
perché
sia
disfatta
;
e
se
ne
tenti
un
'
altra
.
Questo
non
è
,
di
certo
,
spettacolo
adatto
a
levare
ogni
speranza
a
chi
ne
aspetti
o
ne
voglia
uno
diverso
.
E
il
laicato
cattolico
che
si
raccoglie
nei
congressi
,
ne
vuole
appunto
uno
diverso
.
Ora
,
per
giudicare
se
un
diverso
spettacolo
è
possibile
,
bisognerebbe
studiare
più
addentro
che
non
si
può
qui
,
il
sistema
delle
idee
e
dei
mezzi
loro
.
Si
dovrà
e
si
potrà
fare
più
in
là
,
quando
gli
atti
di
questi
congressi
saranno
pubblicati
,
e
si
potranno
consultare
.
Ciò
,
che
intanto
è
bene
,
è
non
prenderli
a
beffa
.
Il
mondo
non
fila
così
diritto
,
che
si
possa
essere
in
tutto
sicuri
,
che
non
cercherà
mai
altra
rotta
.
E
del
laicato
cattolico
dei
paesi
civili
,
tutto
raggranellato
nelle
classi
superiori
,
e
con
molta
influenza
sulle
inferiori
,
non
si
può
addirittura
affermare
,
che
voglia
andare
indietro
,
solo
perché
vuole
andare
avanti
per
altra
via
,
e
che
qualunque
sia
la
via
,
in
cui
si
metterà
,
non
gli
debba
spuntare
.
Ma
noi
italiani
,
o
almeno
la
più
parte
di
noi
,
sogliamo
guardare
codesti
congressi
da
un
sol
punto
di
veduta
:
ed
è
dalla
relazione
loro
col
Vaticano
,
e
in
specie
con
la
questione
,
che
in
questa
parola
Vaticano
scorgiamo
sola
,
la
questione
del
ristabilimento
del
potere
temporale
.
E
,
senza
dubbio
,
i
congressi
che
si
sono
tenuti
sinora
,
e
quelli
che
si
terranno
,
manderanno
tutti
al
pontefice
indirizzi
,
in
cui
gli
augureranno
di
ridiventare
il
principe
,
e
prenderanno
tutti
risoluzioni
nel
senso
,
che
un
potere
temporale
è
necessario
alla
indipendenza
e
alla
libertà
del
capo
della
religione
,
in
cui
nome
si
riuniscono
.
Tra
le
tesi
proposte
agli
oratori
del
congresso
di
Madrid
,
v
'
erano
queste
:
«
Il
pontefice
romano
deve
possedere
il
potere
temporale
come
guarentigia
del
libero
esercizio
del
suo
ministero
apostolico
.
Non
v
'
è
prescrizione
contro
i
diritti
del
successore
di
San
Pietro
al
poter
temporale
.
I
cattolici
hanno
diritto
di
associarsi
alla
protesta
di
Leone
XIII
concernente
l
'
indipendenza
sovrana
di
cui
abbisogna
per
la
sua
dignità
e
per
il
bene
della
Chiesa
.
La
grandezza
del
pontificato
romano
,
e
benefici
procurati
da
esso
al
mondo
.
Mezzi
per
far
adottare
l
'
arbitrato
dei
pontefici
romani
,
come
modo
di
soluzione
dei
conflitti
internazionali
.
La
Chiesa
cattolica
è
una
società
perfetta
,
e
ha
diritto
,
per
la
sua
stessa
natura
,
all
'
indipendenza
dirimpetto
ai
poteri
della
terra
»
.
Non
tutte
queste
tesi
si
riferiscono
al
potere
temporale
dei
pontefici
,
ma
tutte
implicano
,
non
solo
un
concetto
elevato
della
Chiesa
,
ma
altresì
una
persuasione
dell
'
intima
sua
connessione
col
pontefice
e
della
intera
sua
soggezione
a
lui
,
quale
,
per
esempio
,
non
si
era
mai
vista
prima
della
rivoluzione
francese
del
principio
del
secolo
.
Che
la
Chiesa
cattolica
sia
una
società
perfetta
per
se
stessa
,
è
tesi
vecchia
:
ma
niente
obbligava
a
dimostrarlo
quando
Chiesa
e
Stato
camminavano
di
conserva
.
Che
il
pontefice
possa
diventare
l
'
arbitro
delle
questioni
internazionali
,
non
solo
quando
sia
invocato
tale
da
alcuni
Stati
,
ma
per
virtù
stessa
della
istituzione
che
governa
,
è
un
ideale
visto
più
in
sogno
che
in
veglia
,
e
che
se
aveva
modi
e
verosimiglianze
di
effettuarsi
nell
'
evo
medio
e
prima
della
Riforma
,
non
ne
ha
,
per
verità
,
nessuno
ora
,
né
in
nessun
avvenire
prevedibile
sin
da
ora
.
Che
il
pontificato
abbia
beneficato
il
mondo
in
alcuni
momenti
della
sua
storia
,
non
si
può
negare
,
da
chi
abbia
l
'
animo
calmo
e
chiaro
lo
sguardo
:
ma
è
difficile
altresì
sconoscere
,
che
non
tutta
la
sua
azione
è
stata
benefica
,
e
ch
'
esso
ha
avuto
periodi
di
decadenza
grande
e
largamente
perniciosa
.
Ma
le
altre
tre
tesi
hanno
per
proprio
oggetto
la
restaurazione
del
potere
temporale
;
e
non
sono
mancati
in
tutti
i
congressi
oratori
dotti
e
convinti
che
le
hanno
sostenute
,
con
applausi
,
come
oramai
ne
hanno
tutti
dalle
assemblee
che
lusingano
.
Ora
,
io
vorrei
chiedere
a
codesti
laici
cattolici
non
solo
ai
sacerdoti
coi
quali
si
accoppiano
,
se
mescolare
la
questione
del
potere
temporale
con
le
altre
alla
cui
soluzione
si
applicano
,
giova
,
nel
loro
parere
,
ad
avanzare
e
aiutare
la
soluzione
di
queste
altre
.
Vorrei
che
mi
rispondessero
con
la
mano
sulla
coscienza
.
Le
altre
questioni
sono
di
natura
sociale
o
politica
:
riguardano
l
'
esercizio
di
diritti
,
che
i
cattolici
vogliono
guarentiti
a
se
stessi
nell
'
ordinamento
dello
Stato
perché
la
loro
azione
si
possa
esplicare
tutta
.
Invece
,
questa
questione
del
ristabilimento
del
potere
temporale
è
di
natura
internazionale
,
non
già
nel
senso
che
debba
risolverla
un
accordo
tra
le
nazioni
,
ma
in
questo
,
che
,
se
altre
nazioni
se
ne
volessero
mischiare
,
nascerebbe
per
ciò
solo
un
conflitto
tra
esse
e
la
nazione
italiana
,
persuasa
,
che
la
questione
è
di
sua
sola
spettanza
.
Nelle
altre
questioni
che
i
congressi
agitano
,
si
tratta
di
disposizioni
interne
dei
lor
propri
Stati
;
in
questa
,
invece
,
del
potere
temporale
,
si
tratta
di
un
'
ingerenza
esterna
di
questi
Stati
.
Ora
,
dov
'
è
la
probabilità
,
che
i
governi
che
reggono
codesti
Stati
,
vogliano
o
possano
assumersela
?
Bisognerebbe
che
lor
giovasse
di
farlo
.
Ma
nella
presente
condizione
di
Europa
e
degl
'
interessi
che
uniscono
o
separano
le
potenze
,
che
utilità
avrebbero
i
governi
dell
'
Austria
,
della
Spagna
,
del
Portogallo
,
del
Belgio
a
intavolare
coll
'
Italia
negoziati
sul
potere
temporale
del
pontefice
,
il
cui
solo
accenno
sarebbe
un
'
offesa
?
E
poniamo
che
non
sarebbe
un
'
offesa
,
e
che
il
governo
italiano
volesse
pure
accettare
una
trattativa
di
tal
fatta
;
bisognerebbe
essere
ciechi
per
non
vedere
,
che
il
ministero
che
vi
si
compromettesse
,
non
troverebbe
ora
e
forse
oramai
modo
di
reggersi
.
Sicché
codesti
congressi
,
unendo
a
tutti
gli
altri
loro
fini
il
ristabilimento
del
potere
temporale
,
credo
che
si
allontanino
da
quelli
senza
avvicinarli
a
questo
.
Si
vede
che
io
voglio
essere
eccessivamente
imparziale
,
come
soglio
:
non
ho
affermato
più
di
quanto
oggi
posso
affermare
.
Non
ho
detto
,
che
ciò
,
che
i
laici
cattolici
si
propongono
e
desiderano
in
altri
soggetti
,
sia
tutto
bene
o
male
.
Non
mi
pare
,
a
dirla
schietta
,
neanche
probabile
,
che
sia
tutto
bene
o
male
;
per
discorrerne
con
fondamento
ho
affermato
con
molta
misura
che
bisognerebbe
averne
più
precisa
notizia
che
non
se
ne
trae
dai
giornali
.
Quello
che
io
asserisco
,
è
,
che
il
Vaticano
,
spingendo
i
congressi
devoti
a
esso
a
insistere
soprattutto
per
ciò
che
gli
garba
,
gli
preme
di
più
,
per
il
potere
temporale
,
scema
la
probabilità
di
riuscita
del
movimento
,
che
approva
e
provoca
,
in
ciò
che
ha
di
più
sostanziale
e
rilevante
,
anziché
l
'
accresca
.
Però
,
anche
in
questo
rispetto
,
ridere
non
è
il
meglio
.
Eccetto
ché
in
Italia
,
il
partito
cattolico
entra
nelle
assemblee
politiche
;
se
in
nessuna
di
quelle
in
cui
entra
,
è
già
maggioranza
,
in
nessuna
,
neanche
,
è
una
minoranza
spregevole
.
Ora
,
nella
gran
divisione
attuale
delle
parti
politiche
,
le
minoranze
sanno
d
'
avere
una
forza
assai
maggiore
di
quella
che
per
sé
porterebbe
il
loro
numero
.
Le
maggioranze
,
soprattutto
nelle
assemblee
colte
,
e
che
rappresentano
vivacemente
la
varia
coscienza
pubblica
,
non
si
formano
ora
altrimenti
,
che
mediante
la
unione
,
più
o
meno
durevole
,
di
due
o
più
minoranze
.
Ora
,
l
'
intento
del
laicato
cattolico
è
di
diventare
nelle
assemblee
politiche
una
minoranza
sempre
più
grossa
,
se
non
una
maggioranza
addirittura
;
e
di
pigliare
,
così
,
sempre
più
la
mano
sui
governi
.
L
'
esempio
della
Germania
,
del
paese
più
colto
d
'
Europa
,
non
prova
,
che
a
ciò
non
possa
riuscire
,
anzi
,
prova
il
contrario
.
Ma
anche
riuscitovi
,
anche
diventato
maggioranza
,
anche
diventato
governo
in
due
o
più
Stati
,
il
partito
cattolico
tenterebbe
di
ristabilire
il
potere
temporale
?
Ne
dubito
.
Come
succede
,
vedrebbe
,
arrivato
in
su
,
difficoltà
che
non
vedeva
d
'
in
giù
;
sentirebbe
,
avvertirebbe
,
peserebbe
interessi
,
che
non
sente
,
avverte
,
pesa
assai
meno
.
Forse
,
raggiungere
l
'
alto
grado
di
potenza
cui
mira
,
non
servirebbe
,
che
a
provargli
,
come
vi
sono
pur
cose
al
mondo
così
cadute
,
che
nessuna
potenza
le
rialza
.
E
se
riuscisse
a
modificare
nell
'
interno
degli
Stati
alcuni
ordinamenti
nel
modo
che
si
prefigge
,
queste
modificazioni
stesse
proverebbero
,
che
alla
più
attiva
circolazione
del
pensiero
cattolico
per
entro
le
società
attuali
il
potere
temporale
non
serve
,
anzi
nuoce
.
Ciò
ch
'
è
davvero
disaggradevole
,
non
è
già
l
'
azione
immediata
o
mediata
,
lontana
o
vicina
,
che
tali
congressi
,
colle
loro
risoluzioni
,
possono
esercitare
rispetto
a
codesto
potere
temporale
,
ma
l
'
aspettazione
o
la
speranza
,
ch
'
essi
creano
,
per
illusoria
che
sia
,
nel
pontefice
,
nella
curia
,
nel
clero
e
nel
laicato
italiano
.
Non
abbiamo
nessun
modo
di
misurare
quanta
sia
la
forza
dell
'
opinione
,
che
è
espressa
da
tutto
il
complesso
di
persone
e
di
influenze
,
che
si
raccolgono
sotto
questi
nomi
.
Sin
dove
possiamo
giudicare
dai
segni
che
ne
vediamo
,
non
par
smisurata
presso
di
noi
.
Ma
,
per
farne
retto
giudizio
,
dovremmo
affrontarla
nella
vita
pubblica
,
ed
essa
nella
lizza
della
vita
pubblica
non
vuol
discendere
.
Pure
,
nessuno
affermerebbe
,
che
forza
non
ne
abbia
,
o
sia
del
tutto
a
trascurare
quella
che
ha
,
come
molti
ostentano
di
credere
e
di
dire
.
Si
vede
che
nell
'
elezioni
municipali
è
tutt
'
altro
che
perdente
sempre
.
Qui
stesso
,
in
Roma
,
non
s
'
è
potuto
vincerla
,
che
,
associando
in
un
'
unione
forzata
,
poco
naturale
e
assai
labile
,
tutte
le
sfumature
dei
partiti
,
che
acconsentono
a
chiamarsi
,
con
diversissimo
senso
,
liberali
.
Ora
,
o
poca
,
o
molta
,
tutta
questa
forza
che
sogliamo
chiamare
clericale
,
è
tenuta
tutta
sollevata
di
speranza
e
di
aspettazione
,
come
dicevo
,
del
movimento
cattolico
dei
congressi
.
Il
che
,
se
non
ha
nessun
pericolo
,
mentre
ché
il
vento
come
fa
,
si
tace
,
potrebbe
diventare
sino
a
un
certo
punto
pericoloso
il
giorno
che
ricominciasse
a
soffiare
.
Pericoloso
,
in
due
modi
:
giacché
da
una
parte
,
quella
forza
clericale
scemerebbe
l
'
impulso
della
difesa
da
parte
dello
Stato
,
giacché
accascerebbe
,
in
una
certa
misura
,
lo
spirito
pubblico
,
e
lo
renderebbe
meno
volenteroso
e
meno
capace
di
slancio
;
dall
'
altra
,
il
sentimento
diffuso
,
che
appunto
questa
sia
l
'
azione
sua
,
aiuterebbe
i
partiti
estremi
a
soverchiare
,
e
non
solo
a
convincersi
ché
ne
sono
convinti
e
ne
hanno
già
voglia
ma
a
convincere
gli
altrì
che
occorrono
violenze
e
violenze
sempre
maggiori
a
comprimerla
.
Il
governo
finirebbe
di
perdere
quell
'
equilibrio
,
che
già
ha
smarrito
in
parte
.
E
noi
entreremmo
,
davvero
,
in
un
periodo
,
che
potremmo
chiamare
schiettamente
rivoluzionario
,
e
dal
quale
l
'
uscita
non
è
stata
mai
né
in
nessun
paese
chiara
,
né
certa
,
né
facile
.
Non
si
può
dubitare
,
che
il
laicato
cattolico
dei
congressi
stranieri
fa
conto
anche
su
questo
.
La
Chiesa
cattolica
non
si
sgomenta
dell
'
aspettare
.
Essa
conta
la
sua
esistenza
a
secoli
nel
passato
e
nell
'
avvenire
.
I
secoli
gli
valgono
per
anni
.
È
paziente
e
costante
come
la
giustizia
di
Dio
.
Questo
abbattimento
del
potere
temporale
che
dura
da
diciannove
anni
,
pare
a
essa
un
breve
episodio
della
sua
vita
sempiterna
.
Perciò
,
che
questo
movimento
cattolico
deva
approdare
qualche
decina
di
anni
,
prima
o
poi
,
gli
importa
poco
,
o
punto
.
Approderà
,
nel
parer
suo
,
e
gli
basta
.
Ora
,
se
per
approdare
gli
occorre
che
lo
Stato
d
'
Italia
si
disordini
,
che
il
governo
vi
abbandoni
ogni
indirizzo
moderato
di
condotta
,
che
i
partiti
estremi
spadroneggino
e
le
istituzioni
attuali
vadano
tutte
a
ruina
,
essa
non
perciò
muta
desideri
e
disegni
,
né
trema
per
sé
.
Essa
sta
,
n
'
è
assolutamente
sicura
,
come
terra
ferma
che
non
crolla
giammai
la
cima
per
soffiar
di
venti
.
Se
altri
,
più
deboli
,
ne
son
gettati
per
terra
,
o
che
le
preme
?
Perché
vi
si
sono
esposti
?
Non
si
può
,
quindi
,
credere
,
che
il
movimento
dei
congressi
cattolici
non
ci
faccia
danno
.
Ce
ne
fa
e
ce
ne
prepara
.
Gli
Stati
d
'
oltre
Alpi
sono
minacciati
da
un
solo
partito
:
il
radicale
o
socialista
.
I
congressi
cooperano
,
a
che
lo
Stato
italiano
sia
minacciato
da
due
,
dal
radicale
da
una
parte
e
dal
clericale
dall
'
altra
.
Il
clericale
esiste
altresì
in
Francia
;
ma
quivi
è
francese
;
esiste
altresì
in
Inghilterra
;
ma
quivi
è
poco
numeroso
,
se
si
vuol
restringerlo
ai
cattolici
,
ed
è
inglese
.
È
germanico
,
se
non
affatto
prussiano
,
in
Germania
;
è
austriaco
,
più
di
ogni
altro
,
in
Austria
.
Solo
in
Italia
il
partito
clericale
non
è
italiano
in
Italia
.
Che
cosa
si
può
fare
contro
un
partito
siffatto
?
Ci
erano
due
vie
:
conciliarlo
in
tutto
o
in
parte
,
ovvero
distruggerlo
.
Non
abbiamo
preso
nessuna
delle
due
vie
.
Del
resto
,
possiamo
dire
a
nostra
discolpa
,
che
né
l
'
una
né
l
'
altra
via
era
agevole
.
Durante
il
pontificato
di
Leone
XIII
è
stato
dubitato
più
volte
,
s
'
egli
avesse
nell
'
animo
suo
di
trovar
modo
d
'
accordo
col
governo
italiano
.
La
condizione
dell
'
accordo
era
,
s
'
intende
,
una
sola
;
rinunciare
al
potere
temporale
in
tutto
e
per
tutto
.
Poi
,
sopra
altri
punti
il
governo
o
almeno
un
partito
che
avrebbe
potuto
giungere
,
quando
che
sia
,
al
governo
sarebbe
sceso
a
patti
con
lui
.
Forse
,
rinunciando
a
questo
solo
dei
fini
del
congresso
,
il
cattolicesimo
avrebbe
raggiunto
in
Italia
alcuno
degli
altri
suoi
fini
.
Ma
o
che
Leone
XIII
,
come
parrebbe
,
abbia
inclinato
talora
a
una
simil
condotta
o
che
non
v
'
abbia
inclinato
mai
è
inutile
tormentarsi
il
cervello
a
congetturare
di
cose
,
che
infine
non
importa
sapere
è
certo
che
oggi
è
,
pare
,
ostinatissimo
nel
proposito
di
voler
recuperare
un
potere
temporale
.
Non
si
dice
più
né
quale
né
quanto
;
ma
un
potere
temporale
dev
'
essere
,
o
di
molto
territorio
o
di
poco
,
forse
di
tutto
.
L
'
idea
che
noi
abbiamo
combattuto
tanto
,
che
,
cioè
,
non
vi
sia
modo
di
guarentire
l
'
indipendenza
del
potere
spirituale
altrimenti
che
con
un
briciolo
di
temporale
,
s
'
è
radicata
sempre
più
nella
testa
del
pontefice
,
ha
trovato
sempre
maggiori
e
più
recise
espressioni
nella
sua
bocca
,
e
ha
finito
coll
'
atteggiarlo
in
tutto
a
guerra
verso
lo
Stato
nostro
.
I
temperamenti
ch
'
egli
aveva
usato
dapprima
,
sono
tutti
l
'
uno
dopo
l
'
altro
,
svaniti
.
S
'
intende
che
ora
i
congressi
cattolici
rinfocolano
questo
desiderio
del
temporale
e
lo
riconfermano
.
I
vescovi
che
avevano
esitato
a
proclamare
durante
la
vita
di
Pio
IX
la
necessità
assoluta
del
potere
temporale
,
sono
ora
oltrepassati
dal
laicato
cattolico
,
che
arditamente
,
altamente
la
proclama
.
Non
solo
in
diciannove
anni
non
abbiamo
fatto
un
passo
avanti
,
ma
ne
abbiamo
fatti
addietro
parecchio
.
A
nessuno
dotato
di
uno
spirito
sobrio
può
parere
questo
un
trionfo
.
Il
Regno
ha
fatto
la
triplice
alleanza
,
che
lo
guarentisce
da
ogni
velleità
di
favorire
il
papato
per
parte
dell
'
Austria
e
della
Germania
;
ma
dà
pretesto
e
stimolo
a
favorirlo
alla
Francia
e
alla
Russia
e
non
lo
leva
alla
Spagna
.
Il
papato
,
dalla
sua
parte
,
ha
chiamato
e
chiama
a
raccolta
tutti
i
suoi
fedeli
in
ogni
parte
del
mondo
;
li
raduna
a
congresso
;
s
'
intromette
,
non
impedito
,
nella
politica
interna
degli
Stati
;
è
invocato
arbitro
;
e
i
liberali
,
che
a
ragione
attribuiscono
gran
valore
alle
manifestazioni
della
opinione
pubblica
,
non
possono
addirittura
negare
ogni
valore
a
queste
,
se
non
vogliono
illudere
se
medesimi
.
L
'
opinione
cattolica
,
di
certo
,
non
può
raccogliere
un
esercito
,
e
noi
abbiamo
difesa
di
eserciti
,
a
cominciare
dal
nostro
.
Ma
di
due
forze
che
non
si
toccano
e
hanno
diversa
natura
,
nessuna
delle
due
è
in
grado
di
distruggere
l
'
altra
.
Quindi
,
checché
paia
,
noi
siamo
nell
'
interno
del
paese
in
stato
di
guerra
,
per
quanto
sia
guerra
diversa
da
ogni
altra
.
I
congressi
cattolici
affilano
e
moltiplicano
le
armi
atte
a
dare
vittoria
al
papato
.
Noi
avremmo
dovuto
spuntarle
queste
armi
e
diminuirle
in
Italia
,
dove
potevamo
.
C
'
era
un
sistema
,
e
l
'
ho
esposto
più
volte
.
Occorreva
molta
risoluzione
da
una
parte
,
e
molta
giustizia
e
remissione
dall
'
altra
.
La
risoluzione
andava
usata
nell
'
esercizio
dell
'
exequatur
e
del
placet
per
parte
dello
Stato
,
sicché
il
papa
non
potesse
empire
le
diocesi
di
vescovi
,
e
questi
empire
le
parrocchie
di
curati
nemici
all
'
Italia
:
la
giustizia
e
la
remissione
andavano
usate
nell
'
osservanza
perfetta
della
legge
delle
guarentigie
,
e
nell
'
astensione
da
ogni
atto
che
paresse
inteso
a
menomare
l
'
autorità
spirituale
del
pontefice
.
Nel
primo
modo
,
il
clero
ostile
non
sarebbe
cresciuto
;
per
il
secondo
,
almeno
una
parte
del
clero
attuale
,
non
offeso
nella
sua
coscienza
,
si
sarebbe
rassicurata
e
ravvicinata
.
Il
papa
non
ha
altra
potenza
,
infine
,
se
non
quella
che
gli
viene
dal
consenso
del
clero
e
del
laicato
cattolico
.
Adoperando
quei
due
modi
,
noi
avremmo
prodotta
una
scissura
dentro
questo
clero
e
questo
laicato
,
e
una
parte
almeno
di
essi
sarebbe
venuta
del
parere
nostro
,
che
una
conciliazione
si
sarebbe
potuta
pur
trovare
nell
'
abbandono
per
parte
del
papa
,
di
ogni
potere
temporale
,
mostrato
coi
fatti
inutile
,
e
nel
rispetto
scrupoloso
,
per
parte
dello
Stato
,
dell
'
autorità
spirituale
di
lui
.
Il
papa
non
ha
fatto
la
parte
sua
,
e
noi
facciamo
sempre
meno
la
parte
nostra
.
Può
parere
strano
,
ma
non
è
,
anzi
si
accorda
assai
bene
con
la
dolcezza
del
carattere
italiano
,
che
il
clero
nostro
,
quantunque
abbia
sentito
grave
la
mano
dello
Stato
sopra
di
esso
,
e
non
se
ne
possa
punto
lodare
,
sia
tra
i
cleri
cattolici
di
Europa
il
meno
intransigente
,
il
più
inclinato
a
intendersi
,
a
riconciliare
l
'
affetto
alla
patria
coll
'
affetto
alla
fede
.
Si
può
dire
il
medesimo
del
laicato
italiano
,
che
si
chiama
cattolico
,
e
si
dovrebbe
chiamare
clericale
:
però
,
in
minore
misura
.
Del
resto
,
se
si
vuole
essere
leali
,
bisogna
riconoscere
che
hanno
ragione
a
credere
che
non
se
ne
terrebbe
lor
conto
.
Di
fatti
in
Italia
si
sentono
voci
,
anche
autorevoli
,
che
invocano
pace
.
Dal
clero
stesso
vi
si
avverte
più
e
meglio
il
danno
,
che
il
dissidio
cagiona
alla
Chiesa
dove
più
le
duole
o
le
dovrebbe
dolere
;
nella
coscienza
religiosa
della
borghesia
e
delle
plebi
cattoliche
.
Da
chi
ha
fede
sincera
,
questo
danno
non
si
può
guardare
a
occhi
asciutti
,
e
senza
scotimento
di
cuore
.
Ma
sinora
il
Curci
,
il
Tosti
,
il
Bonomelli
,
lo
Stoppani
hanno
parlato
invano
.
Il
pontefice
,
indotto
o
spontaneo
,
ha
chiuso
loro
la
bocca
;
si
sono
dovuti
disdire
.
L
'
ultima
rimenata
è
toccata
al
Bonomelli
,
vescovo
di
Cremona
,
e
uno
dei
migliori
non
solo
vescovi
,
ma
uomini
d
'
Italia
.
Nessuno
aveva
circondato
di
più
cautele
il
consiglio
,
che
la
pretensione
del
potere
temporale
si
smettesse
;
l
'
opuscolo
suo
,
così
temperato
,
ha
ottenuto
come
ogni
altro
simile
,
una
solenne
condanna
;
egli
ha
dovuto
pubblicamente
sottomettersi
;
e
il
Papa
,
nel
lodarlo
della
sua
sottomissione
,
gli
ha
dichiarato
:
«
tu
intendi
quanto
importi
il
procurare
diligentemente
che
la
causa
del
pontificato
romano
non
sia
col
disputarne
ristretta
in
un
più
angusto
campo
.
Cioè
dire
,
bisogna
in
così
grave
affare
,
non
farne
giudizio
da
avvenimenti
mutabili
di
cose
,
ma
ripeterne
le
ragioni
di
più
alto
,
o
ponderarne
da
senno
,
che
cosa
la
giustizia
richieda
,
che
cosa
occorra
alla
sede
apostolica
per
il
divino
suo
ufficio
.
Giacché
,
come
spesso
abbiamo
detto
e
più
spesso
è
ancora
a
dire
,
nel
principato
civile
non
si
tratta
di
umana
cosa
,
ma
della
libertà
dei
doveri
e
dei
diritti
apostolici
;
la
quale
libertà
non
deve
essere
soggetta
alla
potestà
e
all
'
arbitrio
altrui
.
Perciò
i
nostri
predecessori
si
sono
sforzati
tutti
a
tutelare
l
'
incolumità
del
loro
principato
con
ogni
maggiore
studio
,
e
noi
stessi
ci
sforziamo
a
rivendicarla
con
eguale
perseveranza
,
apprezzando
di
quante
cose
stia
in
quel
principato
il
presidio
.
Con
questo
giudizio
si
deve
dirigere
l
'
opinione
:
questo
dev
'
essere
inculcato
negli
animi
,
soprattutto
essendo
cresciuto
presso
di
molti
,
lodevoli
nel
resto
,
il
favore
della
sentenza
più
libera
»
.
Questo
,
si
vede
,
è
parlar
chiaro
.
Ma
quale
è
l
'
effetto
di
codesto
parlare
chiaro
?
Evidentemente
l
'
effetto
è
,
che
in
Italia
scema
continuamente
di
credito
e
di
potenza
il
partito
che
avrebbe
voluto
,
pure
abbattendo
la
potestà
temporale
del
pontefice
,
rispettarne
la
spirituale
,
e
cresce
,
per
contrario
di
credito
e
di
potenza
quello
,
che
ha
sostenuto
e
sostiene
che
solo
col
distruggere
la
potestà
spirituale
si
acquista
la
sicurezza
e
la
guarentigia
della
distruzione
definitiva
della
temporale
.
Il
che
vuol
dire
che
la
questione
diventa
diversa
e
di
natura
rivoluzionaria
.
Il
conte
di
Cavour
,
al
cui
pensiero
la
legge
delle
guarentigie
si
è
conformata
sinché
si
poteva
nel
1870
e
si
poteva
meno
di
quando
viveva
lui
cercava
la
guarentigia
dell
'
indipendenza
del
potere
spirituale
del
pontefice
,
spogliato
del
potere
temporale
,
in
un
ordine
di
idee
che
,
non
che
sminuirlo
e
abbassarlo
,
lo
elevava
,
al
parere
di
lui
,
e
lo
aumentava
.
Era
un
alto
ed
equilibrato
ideale
il
suo
.
Niente
di
ciò
che
tutela
le
società
civili
nel
loro
andamento
morale
e
sociale
sarebbe
stato
turbato
.
L
'
Italia
,
riconciliata
col
suo
pontefice
,
non
avrebbe
più
visto
in
lui
il
nemico
insidioso
della
libertà
e
autonomia
propria
;
il
pontefice
non
più
colpevole
della
divisione
dell
'
Italia
,
avrebbe
dalla
sua
eterna
sede
di
Roma
raggiato
sul
mondo
intero
,
sicuro
oramai
dell
'
affetto
del
popolo
,
che
gli
era
più
vicino
e
più
unito
nella
credenza
religiosa
governata
da
lui
.
L
'
opposizione
ostinata
,
persistente
del
papato
ha
sciupato
oramai
quest
'
ideale
che
forse
aveva
del
fantastico
.
Ma
quanto
gli
ideali
abbiano
di
fantastico
non
si
può
sapere
se
non
alla
prova
.
E
non
si
può
dire
,
che
la
prova
sia
stata
fatta
davvero
;
e
certo
,
ciascuna
delle
due
parti
ci
ha
avuto
colpa
.
Ma
se
quell
'
ideale
è
via
via
abbandonato
,
è
chiaro
che
gliene
sottentra
un
altro
,
di
natura
,
come
dicevo
,
rivoluzionaria
.
E
rivoluzionaria
per
due
cagioni
:
l
'
una
perché
sovverte
o
vorrebbe
sovvertire
tutto
il
fatto
attuale
,
e
surrogare
al
cattolicesimo
non
sa
ben
che
,
forse
una
negazione
assoluta
,
anzi
certo
questa
nella
mente
di
molti
;
l
'
altra
,
perché
instrumento
di
questa
mutazione
radicale
non
possono
essere
se
non
partiti
rivoluzionari
,
vuol
dire
partiti
i
quali
per
diverse
cagioni
aspirano
a
capovolgere
tutte
le
condizioni
politiche
o
sociali
attuali
della
società
nostra
,
e
a
dargliene
altre
di
propria
scelta
e
invenzione
.
I
partiti
moderati
e
liberali
,
una
volta
che
il
fatto
di
natura
rivoluzionaria
comincerà
a
disegnarsi
,
si
arretreranno
.
Come
è
succeduto
sempre
,
e
sempre
succederà
,
la
massa
del
popolo
si
fermerà
incerta
;
e
quelli
che
amano
,
vogliono
la
rivoluzione
,
l
'
affretteranno
,
la
solleciteranno
sempre
di
più
.
L
'
autorità
spirituale
del
pontefice
sarà
,
nei
principi
almeno
,
fortemente
scossa
,
perirà
forse
nell
'
animo
di
molti
,
del
maggior
numero
se
vi
piace
;
ma
non
sarà
scossa
,
né
perirà
sola
.
E
se
per
risorgere
o
per
cessare
addirittura
,
non
si
giudica
con
criterio
umano
.
Questo
si
smarrisce
nel
complesso
dei
fenomeni
sociali
e
politici
diversi
,
che
da
simile
ruina
pullulerebbero
inaspettati
.
Quelli
,
che
credono
,
usando
solo
di
siffatto
criterio
,
di
poter
prevedere
un
effetto
o
l
'
opposto
,
in
realtà
ascoltano
il
lor
cuore
o
la
lor
fantasia
.
Sarebbe
una
di
quelle
grandi
esperienze
storiche
,
di
cui
nessuno
prevede
il
fine
,
se
non
quello
solo
,
che
lo
sa
,
Iddio
;
poiché
Iddio
,
a
chi
può
dire
una
cosa
,
a
chi
l
'
altra
;
ma
a
tutti
deve
parere
un
nome
adeguato
del
fato
stesso
della
storia
umana
.
Ora
,
l
'
inizio
di
fatti
rivoluzionari
della
natura
e
coll
'
intento
che
dico
,
se
ne
sono
visti
in
Italia
più
di
uno
;
ma
sinora
,
tenui
,
dubbiosi
e
di
piccola
importanza
.
Non
si
può
però
dire
,
che
sia
stato
tale
quello
che
s
'
è
visto
in
Roma
il
9
giugno
,
una
panegiri
popolare
che
è
parsa
una
risposta
ai
congressi
cattolici
.
Ora
per
prima
cosa
si
badi
che
né
il
laicato
cattolico
italiano
,
né
quello
d
'
oltre
monti
possono
essere
rimasti
dispiaciuti
o
meravigliati
di
tale
risposta
.
Fatti
di
questo
genere
,
esso
li
aspetta
e
li
desidera
,
e
più
son
grossi
e
spiccati
,
più
gli
vanno
a
genio
,
e
meglio
se
ne
augura
.
Può
forse
illudersi
,
ma
certo
lo
confortano
e
lo
confermano
nell
'
illusione
sua
.
Lo
sventurato
filosofo
di
Nola
,
a
cui
per
la
morte
crudele
,
iniqua
,
ingiusta
,
se
pur
troppo
legale
a
quei
tempi
,
si
erigeva
una
statua
,
non
ci
entrava
oramai
per
nulla
.
I
discorsi
che
prima
o
poi
sono
stati
provocati
in
onor
suo
,
l
'
avevano
affatto
levato
di
mezzo
;
n
'
avevano
bruciato
lo
spirito
,
a
nome
della
filosofia
di
ciascuno
degli
oratori
,
dopo
che
il
papato
,
circa
tre
secoli
fa
,
a
nome
della
teologia
ortodossa
,
ne
aveva
miseramente
bruciato
il
corpo
.
Ciò
,
di
cui
oramai
si
trattava
in
quel
giorno
,
era
di
mostrare
,
potente
,
in
questa
Roma
,
una
protesta
contro
l
'
autorità
spirituale
del
pontefice
.
La
rivendicazione
della
libertà
del
pensiero
non
ha
nessuna
necessità
di
essere
fatta
ora
,
perché
la
libertà
del
pensiero
è
conquistata
ormai
da
gran
tempo
,
e
nessuno
oggi
la
invoca
e
la
usa
più
del
papa
e
del
clero
per
sé
;
e
nessuno
è
morto
per
la
libertà
del
pensiero
,
ma
troppi
son
morti
ed
è
già
glorioso
per
il
pensiero
proprio
,
e
il
Bruno
è
uno
dei
molti
,
e
il
cristianesimo
e
il
cattolicesimo
stesso
hanno
avuto
di
tali
testimoni
testimoni
col
sangue
infiniti
.
Qualunque
fosse
in
principio
il
concetto
con
cui
fu
mosso
il
disegno
d
'
una
statua
a
Giordano
Bruno
in
Campo
di
Fiori
,
certo
,
a
mano
a
mano
s
'
era
mutato
.
Del
resto
,
si
poteva
prevedere
,
che
si
sarebbe
mutato
.
Gli
uomini
di
parte
liberale
e
moderata
,
che
vi
si
erano
associati
,
lo
fecero
con
una
speranza
che
si
chiarì
vana
via
via
;
e
ch
'
essi
,
del
resto
,
contribuirono
a
rendere
vana
,
facendo
il
peggio
che
si
può
in
un
movimento
di
tal
natura
:
compromettervisi
,
e
non
incaricarsene
.
Tutti
,
da
capi
invocati
,
ch
'
erano
stati
a
principio
,
son
diventati
pedissequi
superflui
;
e
non
so
se
le
dita
non
soverchino
a
contar
quelli
che
hanno
avuto
il
carattere
di
ricusarsi
pubblicamente
a
rimaner
tali
,
e
a
permettere
che
loro
interpreti
fossero
oratori
,
di
cui
o
non
s
'
intendeva
o
si
respingeva
il
pensiero
.
Troppi
hanno
temuto
la
contraddizione
apparente
che
gli
avrebbe
salvati
da
una
incoerenza
reale
;
e
hanno
preferito
questa
a
quella
.
Ma
,
checché
sia
di
ciò
,
e
dell
'
abituale
aberrazione
di
mente
dei
partiti
per
cui
si
ascrive
carattere
e
coraggio
a
chi
ne
manca
e
si
nega
a
chi
ha
e
ne
mostra
,
il
certo
è
che
la
dimostrazione
del
9
giugno
ebbe
parecchi
dei
tratti
,
che
son
propri
del
fatto
rivoluzionario
,
come
gli
ha
descritti
il
conte
di
Cavour
in
un
suo
articolo
giovanile
.
La
prima
mossa
venuta
da
pochi
e
quasi
ignoti
;
il
governo
incerto
,
e
prima
promotore
palese
,
poi
promotore
nascosto
,
ma
vergognoso
di
prendere
parte
pubblicamente
;
l
'
assemblea
dei
deputati
partecipe
,
sì
,
ma
nella
forma
meno
appariscente
;
associazioni
accorrenti
in
gran
numero
da
ogni
parte
,
massoniche
,
socialiste
,
repubblicane
,
radicali
,
persino
nichiliste
,
coi
loro
variopinti
vessilli
;
mescolati
inni
monarchici
a
inni
banditori
di
monarchie
distrutte
e
a
distruggere
:
grandi
paure
di
disordine
,
e
ordine
mantenuto
con
indulgenze
colpevoli
a
quelli
che
avrebbero
avuto
voglia
o
interesse
di
turbarlo
,
con
molto
apparecchio
di
truppe
,
e
soprattutto
,
con
accordi
segreti
;
la
gioventù
,
soprattutto
,
infiammata
,
e
molti
piegati
,
trascinati
,
persuasi
a
seguirla
a
dispetto
della
lor
coscienza
o
del
loro
migliore
giudizio
:
nessuna
resistenza
morale
,
quasi
da
nessuna
parte
,
preludio
di
pari
fiacchezza
in
circostanze
ancora
più
gravi
.
Se
la
giornata
del
9
giugno
è
potuta
a
molti
parere
non
buona
per
il
papato
né
temporale
né
spirituale
e
certo
ha
mostrato
come
facilmente
si
possano
radunare
in
Roma
forze
che
lo
combattano
o
abbattano
sono
ben
sordi
a
ogni
insegnamento
di
storia
,
o
forse
non
hanno
mai
letto
di
questa
nessuna
pagine
,
coloro
i
quali
immaginano
che
quella
giornata
sia
stata
buona
per
la
monarchia
.
Né
gli
applausi
c
'
illudano
.
Niente
si
dilegua
più
inopinatamente
e
facilmente
per
aria
.
E
ci
si
conta
che
si
dileguino
e
presto
.
Pochi
,
nei
moti
rivoluzionari
,
sanno
dove
vogliono
andare
;
e
quei
pochi
guidan
dei
ciechi
.
Per
fortuna
,
neanche
quei
capi
sanno
dove
in
realtà
approderanno
:
«
l
'
Italia
,
così
ha
deliberato
un
comune
,
ed
è
il
tono
di
molti
altri
che
hanno
mandato
delegati
alla
festa
ha
seppellito
per
sempre
i
dogmi
del
Vaticano
il
9
giugno
»
.
Non
so
di
quali
dogmi
intenda
.
A
ogni
modo
,
Dio
voglia
,
che
l
'
Italia
non
abbia
cominciato
quel
giorno
a
seppellire
qualcosa
di
più
.
E
non
ci
si
immagini
,
per
dirla
di
passaggio
,
che
l
'
ordine
,
con
cui
la
dimostrazione
procedette
,
ne
mostri
il
carattere
.
In
tali
cose
,
l
'
ordine
è
mantenuto
sempre
,
quando
nessuno
di
quelli
che
dissentono
,
per
paura
o
per
consiglio
,
non
vi
si
oppone
:
e
prova
soltanto
,
che
i
celebranti
di
tali
feste
hanno
oramai
la
coscienza
di
non
potere
essere
impediti
dal
farle
;
e
vera
o
falsa
che
sia
questa
coscienza
,
è
tale
l
'
impressione
che
ne
resta
al
pubblico
.
I
congressi
cattolici
hanno
in
parte
contributo
a
rendere
più
vigorosa
e
più
affollata
la
panegiri
del
9
giugno
;
e
questa
,
per
parte
sua
,
contribuirà
a
rendere
più
affollati
e
violenti
i
congressi
.
Così
le
cose
vanno
,
e
un
abuso
genera
l
'
altro
.
Sinora
non
si
vede
nulla
,
che
nello
Stato
nostro
o
nei
forestieri
possa
o
voglia
fermare
questo
doppio
avviamento
.
Nello
Stato
nostro
,
il
partito
moderato
,
a
cui
incomberebbe
di
farlo
,
è
interamente
disciolto
,
e
per
ora
non
fa
che
infiacchirsi
ogni
giorno
di
più
;
del
resto
,
esso
è
moderato
in
ogni
cosa
fuori
che
rispetto
alla
Chiesa
,
e
,
quando
si
eccettuino
pochi
,
la
maggior
parte
di
quelli
che
lo
compongono
,
non
le
son
meno
contrari
dei
radicali
;
credono
che
si
possa
essere
con
buon
successo
moderati
a
metà
.
S
'
intende
,
che
,
poiché
il
partito
moderato
è
così
,
il
governo
non
può
essere
,
per
miracolo
,
moderato
esso
.
D
'
altronde
,
si
è
già
creata
qui
in
Roma
una
situazione
nella
quale
la
legge
delle
guarentigie
non
si
rifarebbe
e
in
cui
certo
l
'
osservanza
ne
diventa
ogni
giorno
più
difficile
e
sgradevole
.
Potremo
durare
in
questo
stato
un
più
o
meno
lungo
tempo
,
ma
se
ne
può
già
prevedere
la
fine
.
Mutarlo
,
sicché
torni
quello
che
era
e
voleva
essere
,
può
ritenersi
desiderabile
;
ma
mi
par
poco
credibile
.
Andremo
avanti
,
per
esprimermi
colla
vuota
frase
che
usa
:
e
poi
?
Si
soffia
di
fuori
e
di
dentro
nel
fuoco
;
divamperà
;
e
poi
?
Un
triste
poi
a
parer
mio
,
qual
ch
'
esso
deva
essere
;
e
più
triste
ancora
la
via
,
che
ci
mena
.
Iddio
voglia
,
che
io
sia
cattivo
profeta
;
e
tante
nubi
,
che
ai
miei
occhi
par
che
s
'
addensino
,
le
sperda
un
raggio
di
luce
divina
.
StampaPeriodica ,
Accanto
e
sopra
alla
sua
grande
funzione
commerciale
e
industriale
,
Genova
non
ha
(
o
almeno
,
passa
per
non
avere
)
una
propria
funzione
intellettuale
e
direttiva
nella
politica
e
nella
cultura
italiana
.
Milano
,
Torino
,
Bologna
,
Firenze
:
centri
d
'
idee
,
creatori
di
movimento
,
iniziatori
ex
nihilo
di
vita
nuova
.
Genova
:
come
un
nautilo
dalle
splendide
iridescenze
,
ma
di
poche
forze
,
si
lascia
portare
.
Non
che
le
manchi
la
cultura
,
come
si
pensa
tante
volte
,
erroneamente
:
ma
la
cultura
pur
diffusa
,
è
individuale
,
atomistica
,
indebolita
dal
frazionamento
,
riunita
talvolta
in
collettività
ma
senza
superare
il
semplice
aggregamento
:
epperò
sente
gli
echi
e
rimanda
vibrando
le
onde
che
vengono
,
di
lontano
,
ma
non
ne
produce
essa
del
suo
.
Questa
condizione
,
diciamo
così
,
secondaria
c
'
è
tanto
per
la
cultura
che
per
la
politica
:
o
meglio
pare
ed
è
l
'
opinione
che
sia
così
.
E
per
la
cultura
in
sé
,
si
capisce
:
perché
essa
vuole
che
lo
spirito
le
si
dedichi
tutto
,
come
a
un
'
amata
che
non
si
trascura
,
sotto
pena
di
perderla
:
e
la
vita
febbrile
del
commercio
e
dell
'
industria
non
agevola
certo
questa
.
dedizione
,
la
impedisce
anzi
,
la
presenta
come
un
infrangere
i
doveri
,
sacri
o
forzati
,
della
pratica
.
A
parte
la
superficiale
cultura
femminile
,
vernice
che
si
stende
su
tutte
le
menti
per
la
solita
educazione
di
classe
borghese
:
a
parte
il
lavoro
delle
scuole
,
dell
'
Università
(
modesto
,
non
infruttuoso
,
ma
:
accademico
)
;
voi
sentite
qui
la
presenza
dei
germi
di
una
più
ricca
vita
dello
spirito
,
la
avvertite
nelle
poche
manifestazioni
che
se
ne
rilevano
(
qualche
mostra
d
'
arte
,
qualche
rivista
fine
e
signorile
)
,
la
ammirate
nei
modesti
uomini
d
'
ufficio
o
di
banca
o
di
fabbrica
;
ma
quei
germi
vivono
rachitici
,
stenti
,
in
una
sterile
fioritura
di
.
dilettantesimo
:
oppure
espandono
i
loro
polloni
fuori
,
in
altro
suolo
.
Tanto
che
l
'
uomo
di
cultura
,
quello
che
veramente
fa
il
progresso
come
suo
artefice
e
non
semplice
goditore
,
ha
l
'
impressione
di
essere
peregrino
in
sua
patria
,
e
il
suo
cuore
s
'
avviva
solo
di
consonanze
lontane
.
Ma
per
la
vita
politica
ripetere
semplicemente
lo
stesso
giudizio
è
falsità
,
o
almeno
esagerazione
,
che
guarda
solo
alle
esteriori
apparenze
,
non
al
nocciolo
interno
.
Noi
crediamo
anzi
che
in
questo
campo
si
troveranno
le
nuove
energie
che
attraverso
la
formazione
di
una
cultura
politica
muoveranno
a
ricostituire
e
avvivare
,
in
genere
,
la
cultura
.
Di
fronte
alla
calma
superiore
dello
spirito
il
genovese
rifiuta
,
un
po
'
apatico
,
di
turbarla
per
l
'
azione
culturale
:
Deus
nobis
haec
otia
fecit
,
il
dio
della
tenacia
ligure
,
creatore
di
ricchezze
nei
secoli
;
e
perché
non
goderli
in
pace
,
questi
ozi
?
Ma
il
turbinio
dei
fatti
,
oscuri
come
di
sabbia
e
polvere
,
lo
attrae
e
scuote
verso
l
'
attività
produttiva
e
organizzatrice
di
politica
cittadina
e
nazionale
.
Forse
perché
toccato
nell
'
interesse
,
intento
alla
conservazione
e
all
'
accrescimento
del
proprio
sé
economico
?
Non
forse
,
ma
certo
;
questo
è
il
primo
stimolo
,
il
più
vivo
,
il
più
lancinante
.
Un
'
opera
di
cultura
politica
che
anziché
procedere
dalla
pratica
all
'
idea
,
cerchi
d
'
instaurare
anzitutto
l
'
idea
,
quasi
come
un
'
educazione
astratta
e
formale
,
qui
muore
.
Ma
non
è
detto
che
da
quello
stimolo
non
si
assurga
a
più
alte
vette
:
e
il
realismo
politico
genovese
è
certo
superiore
a
quello
di
molte
altre
grandi
città
italiane
.
Tanto
che
i
movimenti
più
scapigliati
e
scapestrati
a
Genova
rinsaniscono
,
e
in
qualche
modo
,
per
l
'
inevitabile
reazione
dell
'
antico
tronco
su
cui
s
'
innestano
:
il
tronco
della
razza
.
Per
un
pezzo
,
fino
verso
il
1902-'903
,
la
politica
genovese
dopo
il
'70
si
riassunse
in
queste
poche
sigle
:
pseudoliberalismo
personale
e
plutocratico
:
blocco
clericale
,
più
o
meno
conservatore
,
rappresentato
dalla
Unione
Genovese
(
vecchia
nobiltà
e
bassa
borghesia
)
;
e
mazzinianesimo
socialdemocratico
,
rappresentante
della
vecchia
,
gloriosa
tradizione
rivoluzionaria
e
repubblicana
.
La
scarsezza
di
alto
slancio
economico
fino
allora
regnante
,
favoriva
,
se
non
il
fiorire
,
certo
il
consolidarsi
delle
due
prime
tendenze
,
dominanti
or
l
'
una
or
l
'
altra
e
più
spesso
tutt
'
e
due
,
come
alleate
;
la
terza
,
morti
i
duci
più
intelligenti
,
Cesare
Cabella
e
Giorgio
Doria
,
rimaneva
debole
e
incerta
sebbene
esteriormente
battagliera
:
ora
colorandosi
di
letteratura
,
ora
di
garibaldinismo
:
senza
nessuna
originalità
.
Ma
con
l
'
avanzare
del
nuovo
secolo
,
mentre
il
porto
s
'
ingrandiva
prosperoso
e
le
industrie
crescendo
e
allargandosi
procuravano
la
formazione
di
un
nuovo
e
più
compatto
proletariato
(
in
parte
d
'
importazione
,
é
vero
,
e
in
parte
disceso
dai
monti
,
dove
le
"
fascie
"
di
terra
non
bastavano
più
alle
numerose
proli
,
ma
tosto
fusa
in
salda
unità
)
,
si
generò
il
socialismo
ligure
e
la
nuova
democrazia
,
fresca
di
gioventù
e
di
intellettualità
.
Quello
ha
oramai
una
storia
gloriosa
:
questa
una
vita
non
grande
,
ma
seria
;
l
'
uno
e
l
'
altra
con
caratteri
peculiari
e
tipicamente
locali
.
I
cosiddetti
Giovani
Turchi
di
tre
lustri
fa
sono
oggi
ancora
,
per
quanto
usciti
di
gioventù
,
l
'
ala
sinistra
e
progressiva
dei
partiti
liberali
,
differenziandosi
nettamente
e
dai
liberali
-
democratici
e
dalla
democrazia
plutocratica
per
l
'
assimilazione
intelligente
delle
migliori
dottrine
socialiste
.
Ma
certo
la
nota
dominante
della
politica
genovese
è
costituita
e
segnata
nell
'
ultimo
ventennio
dal
socialismo
:
trionfante
con
l
'
elezione
di
Canepa
nel
1909
e
subito
dopo
con
un
'
Amministrazione
demo
-
socialista
:
padrone
del
porto
con
le
cooperative
:
in
prevalenza
riformiste
nel
periodo
immediatamente
anteriore
alla
guerra
,
poi
diviso
a
pari
forze
tra
riformismo
e
partito
ufficiale
.
Dal
socialismo
e
dai
neo
-
democratici
cominciò
fin
d
'
allora
a
venir
promossa
una
politica
fattiva
e
una
cultura
politica
.
La
guerra
,
che
fu
per
Genova
causa
di
grande
,
sebbene
in
parte
effimero
accrescimento
di
ricchezze
:
il
dopoguerra
co
'
suoi
problemi
e
i
suoi
nuovi
partiti
:
la
più
vigorosa
e
precisa
azione
personale
e
giornalistica
dei
dirigenti
:
tutto
fu
alimento
della
nuova
coscienza
politica
genovese
.
La
quale
,
per
quanto
sempre
più
viva
,
non
ha
però
ancora
superato
la
cerchia
locale
:
il
problema
nazionale
è
certo
da
essa
vissuto
in
ogni
sua
forma
,
e
tuttavia
soltanto
come
un
epifenomeno
.
Questa
attuazione
del
regionalismo
anche
da
chi
lo
nega
come
teoria
,
questo
insistente
particolarizzarsi
appunto
per
la
sua
insistenza
e
vivacità
non
può
essere
un
difetto
o
una
via
falsa
:
sarebbe
tale
se
rappresentasse
una
porta
chiusa
,
ma
come
momento
pedagogico
è
qualche
cosa
di
ben
necessario
.
E
bisogna
tenerne
il
massimo
conto
sia
per
capire
alcuni
movimenti
,
sia
per
giudicarne
altri
.
Ecco
il
partito
popolare
,
inseritosi
alla
bell
'
e
meglio
sul
vecchio
tronco
clerico
-
moderato
,
diviso
in
sinistra
progressiva
e
destra
conservatrice
,
ma
con
preponderanza
ormai
evidente
della
prima
.
Per
sapere
che
cosa
significhi
esso
in
Liguria
,
guardatelo
appunto
nella
sua
opera
di
partito
popolare
ligure
.
Organizzazione
dei
piccoli
agricoltori
ai
danni
dei
mercati
cittadini
:
movimento
di
fronda
contro
il
clero
intransigente
,
culminato
nella
partenza
dell
'
arcivescovo
Boggiani
:
azione
a
pieno
favore
degli
industriali
,
armatori
e
commercianti
contro
le
cooperative
operaie
e
il
proletariato
socialista
.
Non
avrei
mai
creduto
che
i
deputati
popolari
di
sinistra
,
con
tutte
le
loro
parvenze
democratiche
,
si
facessero
fino
a
tal
punto
i
paladini
del
capitalismo
.
Nihil
mirari
.
In
Genova
,
un
'
operosità
di
questa
fatta
è
certo
il
miglior
metodo
per
rifarsi
della
sonora
sconfitta
toccata
nelle
ultime
elezioni
amministrative
,
specialmente
accomunata
,
com
'
è
,
con
l
'
assunzione
di
tutti
i
compiti
è
uffici
cittadini
dell
'
antica
"
Unione
Genovese
"
e
la
propaganda
"
cattolica
"
in
seno
alla
gioventù
.
Ma
se
quest
'
ultima
può
significare
alcunché
quale
risveglio
di
cultura
e
di
religione
,
nella
sua
inevitabile
,
anzi
precipua
attività
politica
,
non
esce
dall
'
oscurità
.
Poiché
dal
centro
siamo
stati
rivolti
a
destra
,
seguiamo
pure
,
un
momento
,
la
Destra
.
Premetto
che
né
liberali
-
democratici
,
né
democratici
-
liberali
contano
valore
alcuno
al
loro
attivo
,
all
'
infuori
di
alcuni
"
nomi
"
e
delle
due
bandiere
:
Gruppo
Ansaldo
-
Gruppo
Ilva
che
di
neo
-
liberalismo
in
Liguria
non
si
parla
se
non
per
ischerzo
;
che
i
mazziniani
,
per
antibolscevismo
;
sono
a
Genova
(
non
nella
provincia
)
in
gran
parte
destri
anch
'
essi
;
che
il
Rinnovamento
non
si
vede
servire
ad
altro
se
non
a
scopi
personali
;
che
i
fascisti
,
sparite
per
repressione
governativa
le
efflorescenze
anarchiche
,
si
limitano
al
donchisciottismo
,
la
conclusione
è
che
la
Destra
,
con
tutti
i
non
-
destri
di
nome
che
le
fan
coda
di
fatto
;
avrà
dei
pesi
materiali
per
la
bilancia
politica
,
ma
nessuna
sostanza
ideale
.
Questo
perché
non
c
'
è
mai
stata
una
vera
tradizione
liberale
,
da
non
confondersi
con
il
liberalismo
di
tradizione
.
Rimane
la
Sinistra
,
quella
che
costituisce
il
nucleo
più
forte
della
presente
maggioranza
amministrativa
:
i
veri
democratici
,
che
sono
a
Genova
quello
che
cercano
altrove
di
essere
i
neo
-
liberali
.
E
si
parla
,
anzi
,
di
"
socialdemocrazia
"
:
ma
a
noi
pare
che
questa
Amministrazione
comunale
,
taglieggiatrice
dei
ricchi
e
labourista
e
grande
promotrice
di
opere
pubbliche
e
,
una
buona
volta
,
seriamente
preoccupata
del
problema
finanziario
:
questa
Amministrazione
che
vive
d
'
una
coscienza
moderna
della
vita
comunale
(
qualunque
giudizio
si
voglia
poi
dare
delle
sue
concrete
determinazioni
)
abbia
con
sè
qualcosa
di
più
degli
ideali
socialdemocratici
.
Sotto
qualche
esteriore
parvenza
di
"
antibolscevismo
"
e
le
frequenti
contese
con
la
minoranza
socialista
,
e
nonostante
gli
elementi
di
destra
che
frondeggiano
sempre
per
riacquistare
il
dominio
perduto
,
c
'
è
in
questi
uomini
di
Comune
un
forte
vantaggio
sui
loro
predecessori
vicini
e
lontani
.
Come
gruppo
politico
,
che
si
avvia
a
trascendere
il
problema
locale
,
hanno
una
grande
eredità
,
il
nome
di
Raimondo
e
le
idee
svolte
nel
primo
,
e
solo
buono
,
dei
due
anni
di
vita
(
agosto
'19
-
settembre
'21
)
della
sua
Azione
.
Raimondo
:
sotto
la
fredda
,
astratta
analisi
del
critico
nulla
più
che
un
avvocato
di
grido
,
felice
politicante
,
dalla
cultura
di
terza
e
quarta
mano
quindi
farraginosa
più
che
vasta
;
ma
come
uomo
vivente
,
nella
storia
del
suo
paese
,
una
personalità
.
Dirò
meglio
:
una
individualità
,
irradiatrice
di
nuova
vita
,
educatrice
di
un
verbo
novello
.
E
se
la
novità
di
questa
vita
e
di
questo
verbo
,
scrutati
bene
addentro
,
non
fu
poi
grande
(
americanismo
e
retorica
non
mancavano
,
infatti
)
,
grande
fu
il
calore
che
lo
agitava
,
e
fecondo
.
Accanto
,
i
"
Combattenti
"
.
Questi
,
vincitori
nelle
elezioni
politiche
del
'19
e
nelle
amministrative
del
'20
(
come
costituenti
la
metà
del
Blocco
)
,
hanno
perduto
un
po
'
delle
larghe
simpatie
onde
prima
godevano
per
la
sconfitta
nelle
elezioni
politiche
del
maggio
'21
:
ai
vinti
si
dà
sempre
torto
.
Ma
rappresentano
,
specie
ora
che
sono
avviati
a
interni
ed
esterni
rinnovamenti
,
una
forte
(
sebbene
ristretta
)
base
di
intellettualità
politica
e
di
nuovo
movimento
operaio
,
su
cui
potrà
sorgere
un
analogo
dei
partiti
Sardo
e
Molisano
d
'
azione
.
Importa
però
che
essi
lascino
il
combattentismo
,
che
fa
perdere
loro
aderenti
senza
permettere
l
'
acquisto
di
nuovi
,
e
pone
in
poco
sano
dissidio
la
sezione
centrale
,
organizzatrice
e
direttrice
,
con
le
sezioni
provinciali
,
fascisteggianti
.
Importerebbe
anche
una
politica
più
concreta
e
realistica
,
di
cui
hanno
dato
già
buoni
esempi
,
ma
non
sempre
dimostrano
sentir
l
'
esigenza
.
Certo
il
passato
di
questo
biennio
costituisce
un
appoggio
che
non
si
può
lasciar
andare
di
punto
in
bianco
:
ma
ci
auguriamo
che
non
venga
venerato
troppo
.
Altrimenti
il
capitale
delle
cooperative
di
combattenti
non
passerà
mai
le
150
o
200
mila
lire
,
a
cui
ora
é
arrivato
,
né
i
voti
cresceranno
,
né
avranno
maggior
forza
le
idee
.
Queste
rappresentano
la
transizione
più
diretta
verso
il
blocco
socialista
:
"
blocco
"
per
modo
di
dire
,
perché
gran
discordia
è
nel
campo
di
Agramante
.
Autonomi
,
ufficiali
,
comunisti
non
sono
stati
per
tutto
il
'21
nei
migliori
rapporti
reciproci
.
Il
famoso
patto
di
fusione
è
andato
per
aria
per
le
tenaci
riserve
che
nell
'
approvarlo
hanno
voluto
porvi
gli
autonomi
del
cooperativismo
.
La
imperiosa
esigenza
del
problema
locale
ha
oppresso
gli
slanci
verso
un
problema
più
vasto
.
E
tuttavia
,
con
tutto
il
loro
particolarismo
,
gli
autonomi
sono
un
forte
partito
,
hanno
un
grande
giornale
e
ora
anche
un
teatro
per
il
popolo
,
con
i
quali
curano
più
che
ogni
altro
la
cultura
delle
masse
;
una
banca
,
vaste
organizzazioni
,
élite
intellettuali
e
operaie
;
e
non
sono
da
confondere
con
il
volgare
riformismo
del
partito
di
questo
nome
,
ridotto
ormai
a
una
volgarissima
democrazia
sociale
:
a
un
programma
gradualista
essi
uniscono
infatti
una
prassi
eminentemente
rivoluzionaria
,
che
fuori
di
ogni
retorica
supera
forse
l
'
azione
degli
stessi
ufficiali
.
I
quali
tengono
invece
la
provincia
e
il
proletariato
più
basso
con
maggiore
rivoluzionarismo
estrinseco
ma
con
minor
fondatezza
di
programma
:
e
tuttavia
hanno
finalmente
dato
a
Genova
l
'
esempio
di
una
minoranza
consigliare
fattiva
e
criticamente
collaboratrice
della
maggioranza
.
Il
valore
di
alcuni
capi
(
Rossi
,
Baratono
,
Abbo
)
rimedia
a
quel
difetto
organico
troppo
evidente
.
Mediocre
invece
il
comunismo
,
salvo
per
la
sua
posizione
di
intransigenza
,
che
del
resto
è
condivisa
dagli
altri
partiti
estremi
.
A
Genova
anzi
,
propriamente
parlando
,
il
comunismo
è
troppo
in
minoranza
per
poter
essere
valutato
alla
loro
stregua
.
Ma
quello
che
importa
è
notare
come
la
netta
divisione
politica
dilacerante
l
'
Estrema
non
ne
intacchi
l
'
unità
sindacale
.
La
vecchia
Camera
del
Lavoro
vive
e
prospera
d
'
un
patto
d
'
unione
che
sembra
destinato
a
durare
in
perpetuo
anche
se
i
rinnovamenti
che
se
ne
fanno
sono
a
breve
scadenza
.
E
l
'
unità
non
è
semplicemente
aggregazione
e
somma
di
forze
,
ma
sintesi
organica
,
cui
nutriscono
le
lotte
e
le
cause
assunte
in
comune
.
Ché
anzi
come
sua
conseguenza
,
non
è
difficile
pensare
alla
possibilità
dell
'
auspicata
fusione
,
ora
che
già
vediamo
sedarsi
le
polemiche
;
di
una
fusione
che
eliminando
definitivamente
dagli
autonomi
ogni
residuo
di
riformismo
socialdemocratico
è
dai
socialisti
ufficiali
i
verbalismi
e
le
imprudenze
,
dia
alla
Liguria
un
suo
novello
proletariato
operato
e
ponga
le
basi
per
la
costituzione
di
un
proletariato
ligure
contadino
di
marca
sincera
.
Per
assurgere
,
una
volta
risolto
e
quindi
superato
il
problema
locale
;
a
una
funzione
nazionale
,
dove
gli
potranno
essere
ausiliari
guide
maestri
gli
intellettuali
che
cercano
anch
'
essi
per
conto
loro
un
'
educazione
politica
.
Solo
l
'
operaio
;
non
il
contadino
,
solo
lo
studioso
,
non
il
plutocrate
potranno
esser
gli
iniziatori
e
gli
autori
di
una
nuova
coscienza
politica
ligure
.
E
allora
avremo
anche
una
nostra
cultura
.
StampaPeriodica ,
I
Questa
fin
di
secolo
è
davvero
inaspettata
.
Chi
vorrà
figurare
il
secolo
decimonono
,
non
potrà
farlo
con
altra
immagine
che
quella
di
una
serpe
avvoltolata
sopra
se
medesima
,
che
con
la
bocca
si
morsichi
la
coda
;
tante
delle
cose
ch
'
esso
ha
detto
in
principio
rinnega
alla
fine
.
Chi
difatti
si
sarebbe
figurato
,
un
trenta
anni
fa
,
che
,
dopo
essersi
discorso
tanto
di
emancipazione
dei
giudei
,
e
averne
menato
vanto
,
come
di
grande
conquista
civile
,
desiderata
e
promossa
per
lungo
tempo
dai
filosofi
e
accettata
infine
dai
politici
,
supremamente
liberale
,
umana
,
santa
,
sarebbe
giunta
un
'
ora
in
cui
in
tutte
le
società
civili
d
'
Europa
molti
l
'
avrebbero
rimpianta
,
e
in
qualche
Stato
i
governi
,
non
trascinando
dietro
sé
l
'
opinione
che
si
chiama
pubblica
,
ma
trascinati
,
o
per
propria
risoluzione
o
da
motivi
che
son
parsi
loro
ragionevoli
,
sarebbero
ritornati
sull
'
antica
via
,
pentiti
di
averla
per
poco
abbandonata
?
Pure
è
così
;
e
noi
vecchi
,
ai
quali
brilla
tuttora
nella
mente
quell
'
ideale
di
giustizia
e
di
pace
che
ci
ha
innamorato
e
mosso
da
giovani
,
a
sentire
così
improvvise
grida
di
odio
e
di
guerra
,
restiamo
come
stupefatti
,
e
ci
domandiamo
che
sovvertimento
si
è
fatto
nelle
idee
umane
e
di
dove
è
nato
e
perché
,
e
se
le
società
,
in
cui
siamo
oramai
vissuti
,
son
destinate
a
girare
di
continuo
intorno
a
se
stesse
,
e
non
aver
nessun
avviamento
sicuro
a
meta
qualsiasi
,
e
ogni
idea
di
bene
che
lo
attragga
non
essere
infine
se
non
un
fantasma
vano
che
le
seduce
.
Come
noi
siamo
stati
giovani
,
altri
son
giovani
ora
;
ma
troppi
di
questi
hanno
sentimenti
affatto
contrari
ai
nostri
.
Quello
di
cui
noi
ci
commovevamo
,
essi
deridono
;
dove
a
noi
spunta
dagli
occhi
una
lacrima
,
s
'
atteggian
loro
le
labbra
a
sogghigno
.
Ci
par
d
'
essere
morti
,
o
che
più
non
si
viva
intorno
a
noi
.
Ma
,
forse
,
la
loro
è
malattia
passeggera
;
e
questa
ultima
speranza
ci
conforta
,
e
in
essa
speriamo
e
combattiamo
;
e
ancora
non
ci
si
spegne
nel
cuore
ogni
fiducia
di
una
vittoria
finale
,
che
ci
debba
,
che
ci
possa
,
dopo
nuovi
e
fieri
contrasti
,
sorridere
.
II
Dio
bono
!
Come
in
ogni
moto
umano
,
per
legittimi
e
desiderabili
che
siano
le
mire
e
gli
effetti
,
il
male
si
mescola
al
bene
!
E
come
non
v
'
ha
nulla
cui
possiamo
chiamar
bene
che
non
sia
in
parte
male
anche
,
nulla
che
giovi
per
modo
che
in
qualche
aspetto
e
misura
non
danneggi
anche
!
È
stato
salutare
il
moto
che
nella
ultima
metà
del
secolo
ha
ricomposto
l
'
Italia
e
la
Germania
a
nazione
,
ridata
una
vita
nazionale
all
'
Ungheria
,
e
ravvivato
lo
spirito
slavo
,
e
ricostituita
una
Bulgaria
.
Eppure
,
anche
politicamente
i
suoi
risultati
non
sono
stati
tutti
scevri
di
biasimo
e
di
dolori
;
e
i
mutamente
che
è
destinato
a
fare
,
non
sono
neanche
ora
al
termine
.
Ma
uno
è
certamente
cattivo
.
Sparsa
tra
le
nazioni
cristiane
ne
viveva
e
ne
vive
una
,
che
non
è
né
così
separata
da
ciascuna
che
le
sia
propriamente
forestiera
,
né
così
unita
che
in
nessun
aspetto
se
ne
distingua
.
Parte
una
inclinazione
sua
naturale
,
parte
un
corso
di
eventi
lungo
,
crudele
,
fatale
,
aveva
forzata
questa
nazione
a
rimanere
senza
territorio
proprio
e
vivere
,
senza
nessun
fondamento
o
ricognizione
di
diritto
pubblico
,
tra
le
altre
.
Però
quel
largo
sentimento
umano
,
che
ha
prevalso
nell
'
ultimo
terzo
del
secolo
scorso
,
e
nella
prima
metà
di
questo
,
aveva
giovato
a
sminuire
le
ripugnanze
,
che
le
nazioni
sentivano
ciascuna
verso
quella
parte
di
questa
nazione
estranea
,
che
s
'
era
infiltrata
nel
loro
seno
.
Ma
ecco
che
ora
il
sentimento
nazionale
,
rieccitato
,
rinvigorito
,
rieccita
,
rinvigorisce
quelle
ripugnanze
;
e
cotesta
nazione
giudaica
,
che
è
fuor
di
tutte
e
fuor
di
nessuna
,
che
fa
corpo
con
tutte
e
corpo
nonostante
da
sé
,
è
da
ogni
altra
risentita
straniera
,
e
ripresa
,
come
tale
,
a
odiare
.
Una
delle
modificazioni
principali
che
,
alla
fine
del
secolo
scorso
,
venne
introdotta
nell
'
ordinamento
sociale
,
fu
certamente
questa
:
che
il
lavoro
e
la
produzione
furon
lasciati
liberi
.
Ciascuno
avrebbe
dovuto
quindi
dinnanzi
fidare
sopra
di
sé
senza
guida
,
senza
consorzi
e
senza
freni
;
e
tutti
fare
a
chi
più
può
,
a
chi
meglio
può
.
Ora
,
questa
nazione
giudaica
che
,
per
un
rispetto
,
rimaneva
una
confraternita
in
mezzo
a
tutte
le
altre
che
si
discioglievano
una
confraternita
,
per
soprappiù
,
che
valicava
i
confini
di
ciascuna
delle
nazioni
in
mezzo
a
cui
dimorava
e
si
dava
la
mano
dall
'
una
all
'
altra
era
,
per
un
altro
rispetto
,
la
meglio
preparata
alla
lotta
pacifica
di
tutti
contro
tutti
,
proclamata
dalla
dissoluzione
degli
antichi
ordini
della
produzione
industriale
.
Secoli
di
angustie
tormentose
avevano
affilato
l
'
ingegno
di
quelli
che
la
componevano
.
Corporazioni
d
'
arti
,
dov
'
essa
non
potesse
penetrare
,
non
ne
esistettero
più
.
Costretta
a
forza
a
sostentare
la
vita
solo
con
miseri
e
scarsi
mestieri
,
aveva
acquistato
in
questi
un
'
abilità
senza
pari
;
minacciata
di
continuo
d
'
esser
derubata
del
suo
,
o
per
furore
di
popolo
o
per
astuzia
di
governi
bisognosi
,
s
'
era
abituata
ad
accumulare
insieme
e
nascondere
.
Non
poteva
,
per
cansare
l
'
invidia
,
vivere
se
non
poveramente
:
era
diventata
,
così
ricca
e
atta
a
prestar
denaro
,
a
quei
saggi
d
'
interesse
,
s
'
intende
,
che
suol
prestarsi
,
quando
manca
la
sicurezza
di
riaverlo
.
Così
tra
i
molti
altri
odi
,
se
n
'
era
procurato
uno
,
che
non
è
il
meno
ardente
,
per
parte
dei
suoi
vicini
,
l
'
odio
del
creditore
;
e
sarebbe
cresciuto
per
ciò
solo
,
che
nel
nuovo
avviamento
preso
dalla
produzione
e
del
lavoro
,
si
trovava
,
se
non
in
tutto
,
certo
principalmente
nelle
sue
mani
il
nerbo
di
ogni
riuscita
,
il
denaro
.
Perché
una
nazione
doveva
mantenere
nel
suo
grembo
,
nutrire
,
proteggere
del
diritto
comune
cotesti
concorrenti
,
che
non
le
appartenevano
per
ragioni
di
stirpe
,
e
che
d
'
altra
parte
erano
i
meglio
preparati
a
vincere
?
Qui
non
è
più
un
sentimento
nuovo
che
respinge
i
giudei
e
li
scaccia
,
come
gente
caduta
in
una
rete
non
sua
,
ma
un
interesse
;
tanto
vivace
quello
,
quanto
oculato
e
sospettoso
questo
.
Pure
tra
tante
influenze
mutate
a
suo
danno
,
una
si
doveva
credere
fosse
mutata
in
suo
favore
.
La
ragione
,
talora
unica
,
talora
principalissima
,
per
la
quale
quella
nazione
giudaica
era
stata
,
non
già
soprattutto
dispersa
tra
le
altre
,
ma
soprattutto
tenuta
serva
,
bistrattata
,
martoriata
era
stata
questa
:
essa
aveva
crocifisso
l
'
Iddio
delle
nazioni
presso
le
quali
viveva
.
Al
giudice
pagano
e
romano
,
che
le
ricusava
la
condanna
a
morte
e
ripugnava
a
pronunciarla
,
aveva
gridato
per
ottenerla
:
il
sangue
suo
ricada
sopra
noi
e
i
nostri
figlioli
.
Ed
era
ricaduto
sopra
essi
e
i
lor
figlioli
cotesto
sangue
,
terribilmente
ricaduto
.
L
'
Uomo
-
Dio
,
non
voluto
riconoscere
da
essa
per
il
messia
invocato
e
aspettato
,
era
stato
riconosciuto
tale
da
tutte
quante
le
nazioni
,
che
s
'
erano
ascritte
alla
fede
in
lui
,
ed
eran
tutte
quelle
,
presso
le
quali
i
giudei
,
in
maggior
o
in
minor
numero
,
avevan
preso
stanza
.
Anche
a
coloro
dai
quali
cotesto
ucciso
non
era
creduto
Iddio
,
l
'
innocenza
della
sua
vita
e
il
sublime
sacrificio
con
cui
l
'
aveva
chiusa
,
l
'
altezza
e
la
santità
della
dottrina
predicata
da
lui
,
rendevano
orrenda
la
morte
inflittagli
e
odiosi
quelli
che
l
'
avevano
inflitta
.
Vendicarla
sopra
gli
omicidi
pareva
obbligo
e
,
certo
,
diritto
.
Ma
via
via
erano
,
dove
prima
dove
dopo
,
sorti
sentimenti
diversi
che
temperavano
questo
.
La
fede
nella
divinità
della
persona
di
Gesù
Cristo
s
'
era
andata
attenuando
tra
le
classi
,
sia
per
ingegno
sia
per
grado
sociale
,
dirigenti
;
e
insieme
con
questa
attenuazione
della
fede
era
cresciuto
l
'
ardire
di
discutere
i
motivi
della
condanna
,
e
ricercare
le
ragioni
plausibili
per
le
quali
il
popolo
ebreo
da
una
parte
e
il
magistrato
romano
dall
'
altra
avevano
voluta
e
decretata
la
morte
.
Così
,
nella
difesa
della
potestà
civile
si
trovava
altresì
la
difesa
della
volontà
popolare
che
essa
questa
volta
aveva
secondata
.
Scemato
l
'
orrore
dell
'
omicidio
,
scemava
quello
degli
omicidi
,
e
s
'
allentava
la
spinta
a
punirli
,
a
coprirli
di
sprezzo
e
proseguirli
d
'
odio
.
Ma
,
se
così
fu
sul
principio
,
non
fu
così
più
tardi
.
Questo
Gesù
,
cui
s
'
era
tanto
creduto
,
cui
si
cominciava
credere
meno
,
era
stato
un
giudeo
anche
lui
;
via
via
che
la
guerra
al
cristianesimo
s
'
esacerbò
,
prima
in
qualche
parte
delle
classi
superiori
,
poi
in
qualche
parte
delle
masse
popolari
,
se
ne
volle
ai
giudei
d
'
avergli
dato
,
come
si
sia
,
origine
;
si
ricercò
quello
che
il
cristianesimo
e
il
giudaismo
avessero
di
comune
e
contro
questo
comune
si
appuntarono
gli
strali
.
I
giudei
,
che
avevano
tanto
patito
della
opposizione
in
cui
erano
sorti
e
vissuti
col
cristianesimo
,
patirono
altresì
delle
relazioni
che
avevano
con
esso
.
Non
tutti
quelli
,
che
per
quest
'
altra
ragione
cominciarono
ad
averli
dispetto
e
li
hanno
,
sanno
ricercare
,
sceverare
dentro
di
sé
il
perché
,
né
da
quanti
rivoli
nasca
la
passione
che
li
anima
.
E
nel
caso
di
quella
di
cui
parliamo
,
dall
'
aspetto
da
cui
ne
parliamo
,
l
'
analisi
è
davvero
difficile
,
dappoiché
le
fonti
,
che
l
'
alimentarono
e
l
'
alimentano
,
sono
davvero
molteplici
.
Chi
ne
vuole
ai
giudei
,
perché
di
mezzo
a
loro
è
venuto
su
il
cristianesimo
;
chi
asserisce
invece
che
il
giudaismo
ha
deturpato
,
ha
viziato
il
cristianesimo
ricacciandosegli
dentro
,
mentre
esso
aveva
chiaramente
professato
,
nascendo
,
di
volersene
distaccare
.
Ma
che
è
questo
giudaismo
,
che
,
comunque
si
volti
,
è
principio
di
male
?
Qui
la
scienza
ha
provvisto
in
fretta
una
risposta
.
I
giudei
sono
semiti
.
Basti
dir
questo
per
intendere
come
non
si
possano
assimilare
colle
nazioni
europee
,
presso
le
quali
si
sono
ricoverati
giacché
queste
sono
ariane
.
La
ragione
,
dunque
,
della
contraddizione
,
dell
'
ostilità
,
della
irreconciliabilità
è
antica
,
profonda
,
originaria
,
insanabile
,
si
nasconde
sino
nei
germi
racchiusi
da
Dio
nel
seno
delle
stirpi
,
ch
'
egli
distinse
,
separò
,
allontanò
in
principio
.
Le
altre
ragioni
di
riluttanza
rispettiva
fra
cotesti
giudei
e
i
francesi
,
gli
italiani
,
gli
inglesi
,
i
tedeschi
,
i
russi
,
possono
essere
vere
,
ma
sono
accidentali
o
sussidiarie
;
la
ragione
sostanziale
,
fontale
,
primigenia
,
la
scaturigine
è
questa
:
che
essi
sono
semiti
,
ariani
noi
.
L
'
antisemitismo
,
come
è
stato
chiamato
e
una
parola
trovata
è
così
grande
avviamento
,
bene
o
male
che
trovata
sia
,
alle
cose
l
'
antisemitismo
è
dovere
impreteribile
di
noi
ariani
contrastarlo
,
combatterlo
,
sterminarlo
,
qui
è
il
porro
unum
necessarium
,
è
il
mezzo
indispensabile
del
progresso
avvenire
della
civiltà
europea
,
il
solo
mezzo
di
risanarla
e
di
ravviarla
.
III
Vogliamo
,
dobbiamo
ripigliare
ciascuno
di
questi
motivi
,
esaminarli
,
discuterli
,
e
giudicare
se
e
quanto
abbiano
di
vero
?
Meglio
narrare
prima
,
come
oggi
,
in
un
grande
Stato
che
vuol
essere
civile
,
questa
miscela
triste
di
falsa
scienza
,
di
spietati
interessi
,
di
inumani
sentimenti
,
scoppi
e
operi
.
In
Russia
vive
un
numero
di
giudei
,
non
bene
accertato
,
ma
che
si
vuol
credere
ammonti
dai
quattro
ai
cinque
milioni
.
Sarebbe
come
se
in
Italia
ve
ne
fossero
poco
oltre
un
milione
.
Se
non
che
ab
antico
è
imposto
loro
l
'
obbligo
di
non
dimorare
se
non
in
una
parte
dell
'
immensa
superficie
dell
'
impero
.
Questa
parte
è
il
loro
recinto
,
un
largo
ghetto
.
Si
compone
dei
governi
di
Grodno
,
Kovno
,
Volinia
,
Podolia
,
Witebsk
e
Minsk
nella
Russia
occidentale
;
di
Varsavia
,
Radom
,
Lublin
,
Suwalky
,
Plotzk
,
Kalisch
,
Petrikow
,
Kjelz
e
Siedlitz
in
Polonia
;
della
Tauride
con
la
penisola
di
Crimea
,
Kherson
,
Jekaterinoslav
e
Bessarabia
nella
Russia
meridionale
o
nuova
;
in
complesso
di
ventun
governi
in
un
'
area
di
700.884
chilometri
,
di
cui
21.942.244
che
l
'
impero
ne
numera
,
e
con
una
popolazione
di
circa
14
milioni
tra
giudei
,
polacchi
,
lituani
,
lituini
,
tedeschi
,
tartari
,
caraiti
e
schmudgiaki
,
di
104
che
l
'
impero
ne
conta
.
Non
è
a
dire
che
nella
ristretta
cerchia
,
in
cui
devono
contenersi
,
i
giudei
siano
ora
o
fossero
mai
soggetti
al
diritto
comune
,
stessero
alla
pari
delle
altre
molte
varietà
di
popolazioni
colle
quali
convivono
.
Una
legislazione
speciale
rigida
e
capricciosa
è
stata
quella
che
li
ha
retti
;
e
,
come
a
tutte
le
cose
assurde
,
anche
a
questa
è
accaduto
di
dover
variare
spesso
,
e
,
per
consenso
tacito
di
quegli
stessi
che
ne
erano
gli
autori
,
non
è
stata
mai
osservata
a
lungo
.
Non
la
racconterò
;
ne
dirò
solo
l
'
ultimo
stadio
.
Si
può
dire
,
che
il
governo
russo
abbia
ripigliato
a
percorrerlo
nel
1882
,
con
quelle
che
son
dette
leggi
di
maggio
,
e
delle
quali
spetta
al
generale
Ignatieff
la
gloria
.
Per
esse
fu
vietato
agl
'
israeliti
di
risiedere
fuori
città
e
dei
borghi
,
eccetto
quelli
appartenenti
alle
colonie
agricole
fondate
dall
'
imperatore
Nicolò
nel
governo
di
Kherson
,
delle
quali
farò
cenno
più
in
là
.
Per
non
rischiare
che
gl
'
israeliti
diventassero
proprietari
di
terre
e
vi
risiedessero
,
fu
prescritto
che
i
contratti
,
coi
quali
avessero
comperato
,
ipotecato
o
preso
a
fitto
immobili
rurali
,
non
avrebbero
seguito
;
di
giunta
nessun
israelita
avrebbe
potuto
disporne
o
venire
nominato
fattore
.
Per
ultimo
,
nei
giorni
festivi
dei
cristiani
,
avrebbero
dovuto
far
festa
anch
'
essi
;
e
,
come
quelli
,
tener
chiusi
i
lor
magazzini
.
Quest
'
ultima
vessazione
par
piccola
;
ma
le
prime
due
importavano
che
,
persino
nell
'
angusta
cerchia
dov
'
era
loro
lecito
dimorare
,
avrebbero
dovuto
sgombrare
le
campagne
,
costretti
a
farsi
cittadini
e
ad
affollare
le
città
e
i
borghi
.
Pure
la
legge
si
contentava
di
non
essere
applicata
se
non
negli
undici
governi
russi
,
che
son
denominati
"
il
territorio
giudaico
"
,
non
nei
dieci
polacchi
.
Ma
non
tardò
a
parere
al
governo
di
aver
fatto
poco
;
e
nello
scorso
anno
questa
legislazione
,
ch
'
era
stata
detta
provvisoria
,
ebbe
carattere
definitivo
e
fu
coronata
con
altre
disposizioni
,
che
,
in
complesso
,
impongono
che
quindi
innanzi
nessun
giudeo
russo
si
stabilisca
nelle
campagne
,
in
nessuna
parte
del
paese
;
e
mentre
,
per
una
indulgenza
durata
molti
anni
,
erano
stati
lasciati
prender
dimora
e
acquistare
interessi
dove
lor
era
piaciuto
,
ora
debbano
tutti
sgombrare
via
via
;
e
radunarsi
pelle
città
e
nei
borghi
del
territorio
giudaico
.
Eccezioni
ve
ne
ha
poche
.
I
mercatanti
della
prima
ghilda
giacché
si
dividono
in
tre
,
secondo
la
quantità
del
lor
capitale
e
la
qualità
delle
operazioni
cui
si
dedicano
avrebbero
potuto
acquistar
immobili
fuori
delle
città
,
borghi
e
sobborghi
per
installarvi
fabbriche
e
altri
stabilimenti
industriali
,
quando
ne
avessero
avuta
licenza
dai
ministri
dell
'
interno
e
delle
finanze
,
e
la
superficie
del
terreno
non
oltrepassasse
un
po
'
più
di
mezzo
ettaro
.
Ancora
,
gl
'
israeliti
che
avessero
terminato
i
loro
studi
in
una
scuola
superiore
e
le
lor
famiglie
cioè
,
com
'
è
ben
dichiarato
,
il
capo
di
queste
,
la
sua
moglie
e
i
loro
figlioli
legittimi
tuttora
minorenni
sarebbero
stati
esenti
,
al
pari
di
cotesti
mercatanti
della
prima
ghilda
dai
divieti
di
non
poter
mutare
domicilio
da
una
in
altra
città
,
di
non
potere
neanche
andare
da
un
villaggio
in
un
altro
,
se
pure
i
due
villaggi
facessero
parte
di
uno
stesso
comune
,
di
non
potere
esercitare
nessun
ufficio
amministratìvo
o
comunale
pelle
campagne
,
di
non
poter
dimorare
in
luoghi
fuori
delle
città
e
dei
borghi
,
se
non
autorizzati
dietro
presentazione
d
'
un
passaporto
,
e
anche
così
di
non
potervi
rimanere
,
se
non
sino
a
che
fosse
compito
il
lavoro
,
per
il
quale
avessero
richiesto
la
licenza
:
divieti
che
avrebbero
legato
tutti
i
lor
connazionali
,
e
la
cui
rigida
osservanza
era
commessa
alla
vigilanza
e
alle
regole
del
ministero
dell
'
interno
.
Né
bastò
:
nell
'
aprile
di
quest
'
anno
,
quando
nel
1891
fu
nominato
governatore
generale
di
Mosca
il
granduca
Sergio
,
fu
dal
governo
imperiale
emanata
quest
'
ordinanza
a
modo
di
dono
:
«
a
principiar
da
oggi
cioè
dal
22
aprile
,
data
del
decreto
sarà
proibito
ai
macchinisti
,
ai
distillatori
,
ai
birrai
,
come
altresì
a
ogni
sorta
di
padroni
e
operai
giudei
di
venire
a
stabilirsi
nella
città
o
governo
di
Mosca
dal
territorio
del
lor
domicilio
legale
o
da
ogni
altra
parte
della
Russia
e
per
di
più
il
ministro
dell
'
interno
,
d
'
accordo
col
governatore
generale
di
Mosca
,
potrà
prendere
quelle
disposizioni
che
giudicherà
convenevoli
per
espellere
da
Mosca
i
macchinisti
,
i
distillatori
,
i
birrai
,
i
padroni
e
operai
giudei
che
vi
fossero
attualmente
stabiliti
,
e
ricondurli
nel
territori
del
domicilio
legale
»
.
Più
tardi
,
di
un
egual
beneficio
è
stata
onorata
Pietroburgo
.
Le
quali
disposizioni
pare
che
siano
la
revoca
in
genere
,
quanto
a
queste
due
città
,
di
una
concessione
che
gli
artigiani
di
valore
avevano
già
di
risiedervi
.
Ed
è
stata
poi
limitata
anche
rispetto
alle
altre
;
giacché
da
per
tutto
gli
artigiani
di
questa
qualità
,
che
,
fidando
su
quello
che
pareva
loro
un
diritto
,
erano
andati
a
porvi
dimora
,
sono
ora
dall
'
autorità
di
polizia
,
assoggettati
a
un
esame
,
dal
quale
non
escono
a
salvamento
se
gli
esaminatori
non
si
persuadono
che
la
loro
pratica
e
teorica
cognizione
dell
'
arte
è
perfetta
,
e
se
,
a
ogni
modo
,
non
hanno
abbastanza
commissioni
per
campare
la
vita
.
L
'
artigiano
giudeo
non
deve
,
quindi
,
sapere
soltanto
l
'
arte
per
essere
lasciato
dove
sta
,
ma
guarentire
all
'
autorìtà
gli
avventori
.
IV
O
che
è
dunque
?
Che
scalpori
sono
questi
?
Chi
s
'
ammazza
?
Chi
s
'
affama
?
O
non
sarà
padrone
un
governo
di
collocare
una
gente
estranea
al
suo
popolo
,
dove
gli
pare
che
a
questo
non
ne
venga
danno
,
poiché
è
persuaso
che
altrove
gliene
viene
danno
?
Certo
,
la
bolla
di
Paolo
IV
Cum
nimis
absurdum
del
14
luglio
1555
era
men
mite
di
questa
del
Cesare
russo
,
eccettoché
in
ciò
,
che
i
giudei
,
che
costringeva
a
vivere
dentro
un
recinto
chiuso
,
vi
si
dovevano
raccogliere
non
da
tutte
le
lontane
regioni
di
un
immenso
territorio
di
un
vastissimo
Stato
,
ma
dai
vari
rioni
di
una
città
.
Del
rimanente
non
li
dannava
a
morte
né
li
affamava
;
vietava
loro
di
possedere
beni
immobili
sì
rurali
che
urbani
,
e
li
obbligava
a
vendere
issofatto
quelli
che
possedevano
;
o
non
s
'
era
lor
vietato
ab
antico
?
E
non
avrebbero
potuto
costruire
sinagoghe
nuove
,
né
abbellire
le
vecchie
;
bisognava
che
si
contentassero
di
sinagoghe
mezzo
dirute
e
sudicie
in
cui
adunarsi
a
pregare
.
Bisognava
che
portassero
addosso
qualcosa
che
li
distinguesse
:
un
berretto
giallo
gli
uomini
,
un
fazzoletto
di
drappo
giallo
sul
capo
le
donne
.
Non
avrebbero
potuto
servirsi
di
nutrici
e
di
domestici
cristiani
.
Non
avrebbero
potuto
farsi
dare
del
"
signore
"
.
La
domenica
avrebbero
dovuto
far
festa
.
Occupazioni
ne
eran
loro
proibite
parecchie
:
non
affittaiuoli
,
non
gerenti
,
non
intraprenditori
,
non
coloni
,
non
cassieri
,
non
economi
,
non
intendenti
,
non
sensali
,
non
mezzani
di
matrimonio
,
non
ostetrici
:
nelle
case
dei
cristiani
non
esercitare
nessun
ufficio
,
non
entrare
in
trattative
di
affari
con
cristiani
,
non
lavorare
insieme
,
non
rivestire
nessun
ufficio
nelle
loro
case
,
non
commerciare
in
frumento
od
orzo
o
altri
commestibili
;
solo
lecito
a
essi
ars
strazzariae
seu
cenciariae
,
ut
vulgu
dicunt
,
cioè
comprare
e
vendere
roba
vecchia
;
fare
,
come
pur
fanno
,
i
ferravecchi
.
Persino
la
medicina
era
loro
interdetta
,
arte
in
cui
avevano
un
'
antica
reputazione
,
e
avean
servito
persino
vescovi
e
papi
.
E
nessuno
scongiuro
mancava
alla
bolla
,
e
in
eterno
i
suoi
divieti
,
i
suoi
comandi
sarebbero
durati
.
Ed
eran
dei
più
lievi
e
soavi
e
sopportabili
,
che
emanassero
da
autorità
di
governo
a
quei
tempi
:
giacché
i
pontefici
hanno
fama
meritata
d
'
essere
stati
coi
giudei
i
più
benevoli
dei
principi
,
il
che
non
crederebbe
nessuno
,
che
leggesse
solo
le
loro
bolle
,
e
non
le
comparasse
coi
decreti
degli
altri
.
Però
alla
bolla
di
Paolo
IV
,
pontefice
ardente
e
cocciuto
,
succedette
quello
che
a
siffatte
violenze
suole
accadere
:
persino
quelli
cui
è
commesso
l
'
eseguirle
cercano
e
trovano
modo
di
eluderle
.
V
V
'
ha
strazi
magari
anche
maggiori
che
non
sia
la
morte
.
Essere
cacciati
via
dove
si
è
abituati
a
vivere
;
di
dove
s
'
ha
modo
di
guadagnare
il
pane
ai
genitori
,
alla
moglie
,
ai
figlioli
,
a
sé
;
di
dove
v
'
ha
chi
ti
conosce
,
ti
sorride
,
ti
stima
;
cacciati
via
,
e
sotto
la
sferza
di
gendarmi
o
di
soldati
,
angariati
,
spremuti
,
rubati
da
ufficiali
di
polizia
,
menati
dove
tutto
è
nuovo
,
tutto
vi
respinge
,
dove
trovate
chiusa
ogni
strada
,
non
v
'
è
spazio
per
voi
,
e
stenterete
oggi
,
stenterete
domani
,
e
v
'
affogherà
una
miseria
sconsolata
,
continua
,
senza
luce
,
senza
speranza
.
Cacciati
via
;
e
forzati
a
lasciarvi
dietro
il
campo
,
la
casa
e
quanto
avete
al
mondo
:
o
di
vendere
a
precipizio
ogni
cosa
,
a
chi
,
appunto
,
per
spogliarvi
,
v
'
ha
assalito
di
calunnie
,
v
'
ha
perseguitato
di
accuse
,
v
'
ha
ricoperto
d
'
infamia
,
perché
si
generasse
una
opinione
siffatta
,
che
qualunque
torto
vi
si
infliggesse
,
paresse
lecito
,
lodevole
,
doveroso
l
'
infliggervelo
.
Che
crepacuore
non
deve
esser
questo
?
Che
morte
all
'
anima
prima
,
al
corpo
poi
?
Come
non
vi
dovete
rodere
dentro
a
vedervi
trattati
così
,
non
una
volta
,
ma
più
volte
nella
vita
?
A
essere
persuasi
,
che
se
vi
si
lascia
qualche
anno
di
pace
,
non
si
fa
,
se
non
perché
vi
prepariate
alla
prossima
rapina
e
la
facciate
fruttuosa
?
Con
quale
bestemmia
sul
labbro
non
darete
l
'
ultimo
fiato
?
Come
non
contrarrete
,
per
sfuggire
a
una
vicenda
così
triste
,
l
'
abitudine
dell
'
inchinarvi
disprezzando
,
del
fingere
e
del
mentire
?
Come
non
accumulerete
nell
'
animo
un
infinito
odio
verso
i
vostri
persecutori
?
Come
l
'
odio
non
sarà
tanto
più
velenoso
,
quanto
più
è
forzato
a
rimanere
nascosto
?
Come
non
concepirete
il
desiderio
di
annientarla
una
società
così
crudele
contro
di
voi
?
E
se
non
potete
annientarla
questa
società
tutta
quanta
,
almeno
tormentarvi
qualcuno
,
ridurvi
qualcuno
povero
,
arricchire
a
suo
danno
;
e
poiché
della
ricchezza
vi
manca
e
dovete
celare
ogni
altra
gioia
,
prenderne
almen
questa
,
il
vendicarvi
con
essa
di
prepotenti
,
che
non
potete
in
niente
altro
e
con
niente
altro
umiliare
,
vincere
,
calpestare
?
Pure
quelle
violenze
che
si
son
lette
nella
bolla
di
Paolo
IV
e
nelle
ordinanze
di
Alessandro
III
non
sono
le
maggiori
che
ai
giudei
si
son
fatte
durante
i
secoli
;
così
gravi
,
così
tormentose
come
pur
sono
,
si
può
considerarle
come
delle
minori
:
impallidiscono
al
paragone
delle
stragi
sommarie
,
delle
morti
fra
i
tormenti
,
dei
tormenti
non
smessi
prima
che
vi
sia
uscita
di
bocca
la
menzogna
che
s
'
aspetta
o
la
verità
cui
si
agogna
,
e
smessi
oggi
per
ricominciare
domani
,
fra
gli
insulti
,
i
dileggi
,
le
battiture
,
gli
oltraggi
,
ogni
sorta
di
minacce
e
di
vituperi
che
piagano
l
'
anima
e
curvano
la
persona
.
Chi
può
credere
,
che
una
gente
trattata
così
non
abbia
contratto
qualche
difetto
d
'
indole
?
Chi
vorrà
meravigliare
,
se
l
'
avesse
contratto
?
Perché
una
gente
,
cui
si
mostri
ogni
giorno
che
vi
sentite
separati
da
essa
,
non
dovrebbe
sentirsi
separata
da
voi
?
Perché
,
minacciata
ogni
giorno
e
impotente
contro
le
minacce
,
non
dovrebbe
avere
imparato
a
difendersene
con
ogni
arte
sottile
e
persino
subdola
?
Perché
,
forzata
a
rinunciare
a
tante
occupazioni
atte
a
sostentare
nobilmente
la
vita
,
non
avrebbe
dovuto
acquistare
l
'
abitudine
di
quelle
che
vi
paiono
sordide
?
I
cristiani
,
poiché
cristiani
sono
stati
,
hanno
essi
fatto
colle
loro
mani
poco
meno
che
tutto
quello
che
lor
dispiace
nei
giudei
;
e
dopo
averlo
fatto
,
non
è
loro
rimasto
come
l
'
hanno
inteso
assai
prima
e
assai
meglio
le
loro
nazioni
latine
che
non
le
tedesche
,
e
,
più
arretrate
,
le
slave
se
non
un
obbligo
:
disfarlo
.
E
così
sono
stati
e
saranno
cristiani
davvero
;
poiché
Cristo
,
morendo
,
ha
pronunciata
quella
parola
di
perdono
,
che
non
solo
attesta
la
bontà
dell
'
animo
suo
,
ma
l
'
altezza
della
sua
mente
;
non
solo
prova
che
era
infinita
nel
suo
cuore
la
pietà
verso
l
'
uomo
,
ma
infinita
altresì
la
sua
intelligenza
del
corso
delle
umane
e
delle
divine
cose
,
e
dell
'
ufficio
supremo
e
universalmente
salutare
che
la
sua
morte
vi
adempieva
.
Si
fanno
agli
israeliti
strane
censure
.
Si
dice
che
non
amino
fare
i
soldati
?
Perché
amerebbero
?
Vivere
tre
o
cinque
anni
in
mezzo
a
gente
che
ti
colma
d
'
ingiurie
e
ti
abbevera
di
disprezzo
,
e
,
scorsi
i
quali
,
tu
non
sarai
contento
di
pari
agli
altri
coi
quali
hai
convissuto
,
anzi
non
sarai
neanche
libero
di
andare
a
vivere
dove
ti
piaccia
nella
tua
patria
stessa
,
non
è
cosa
che
possa
gradire
a
nessuno
.
Del
resto
,
anche
il
paesano
russo
fa
il
poter
suo
per
esimersi
dal
servizio
militare
.
E
in
Italia
non
si
sente
che
il
giudeo
vi
sia
più
restio
d
'
altri
,
appunto
perché
non
è
più
messo
a
diversa
condizione
di
altri
.
Né
è
meno
strana
censura
l
'
altra
che
non
amino
di
coltivare
la
terra
.
Dio
buono
,
se
si
vieta
loro
di
acquistarla
o
di
abitarvi
!
Arnold
White
,
che
,
per
incarico
del
barone
Hirsch
,
è
andato
a
visitare
gli
ebrei
di
Russia
,
per
giudicare
se
e
quali
fossero
in
grado
di
emigrare
e
di
allogarsi
a
coloni
altrove
,
ed
è
stato
aiutato
nella
sua
ispezione
dal
governo
stesso
cui
piace
che
vadan
via
,
ha
visto
anche
quelle
colonie
fondate
,
come
ho
detto
dianzi
,
da
Nicolò
nel
governo
di
Kherson
per
consiglio
datogliene
da
Mosè
Montefiore
nel
1846
.
Ora
,
egli
attesta
che
la
popolazione
che
le
abita
è
attiva
,
in
buon
arnese
,
riarsa
dal
sole
,
forte
di
muscoli
,
insomma
contrassegnata
di
tutte
le
doti
proprie
d
'
una
gente
campagnola
della
più
alta
qualità
;
e
per
quanto
ha
sentito
dai
proprietari
russi
dei
dintorni
,
che
li
adoperano
,
non
ha
vizi
eccettoché
matrimoni
troppo
per
tempo
,
imprevidenti
e
fecondi
,
non
devano
essere
considerati
un
vizio
.
E
ve
n
'
ha
30.000
,
ed
educano
tutti
i
lor
figlioli
,
e
non
pare
che
nessuno
fallisca
,
giacché
v
'
ha
una
fame
e
una
sete
di
sapere
,
che
si
potrebbe
persin
dire
morbosa
.
È
vero
,
aggiunge
,
che
la
coltivazione
a
occhi
inglesi
non
pare
in
tutto
buona
e
aggiunge
il
perché
ma
sarebbero
capaci
di
migliorarla
,
ché
la
lor
condizione
morale
e
fisica
è
addirittura
mirabile
.
VI
All
'
adunanza
che
,
presieduta
dal
gonfaloniere
,
fu
tenuta
in
Londra
il
10
dicembre
dell
'
anno
scorso
,
un
duca
,
il
duca
di
Westminster
,
fu
quello
che
propose
una
risoluzione
,
e
un
vescovo
,
il
vescovo
di
Ripon
,
e
un
reverendo
gliela
appoggiarono
.
La
risoluzione
fu
questa
:
«
l
'
adunanza
deplora
profondamente
le
sofferenze
inflitte
di
nuovo
ai
giudei
di
Russia
,
per
effetto
di
leggi
e
di
disposizioni
rigorose
ed
eccezionali
;
e
ritiene
che
in
questi
dieci
ultimi
anni
del
XIX
secolo
la
libertà
religiosa
dovrebbe
essere
riconosciuta
,
come
un
principio
di
diritto
naturale
,
da
tutte
le
comunità
cristiane
»
.
Io
non
dubito
punto
che
,
se
non
tutti
i
sacerdoti
cattolici
approverebbero
la
seconda
parte
della
risoluzione
,
o
forse
non
l
'
approverebbero
se
non
pochi
,
tutti
accetterebbero
la
prima
.
Giacché
bisogna
dire
il
vero
:
non
soltanto
ora
,
ma
sempre
,
il
sacerdote
cattolico
,
e
in
Roma
e
fuori
,
non
è
mai
stato
il
più
fiero
nemico
dei
giudei
;
e
,
certo
,
in
guardia
sempre
che
non
prevalessero
e
signoreggiassero
le
società
cristiane
,
e
proclive
a
tenerli
segregati
e
da
parte
,
perché
la
lor
dottrina
e
i
lor
dinieghi
non
le
infestassero
,
non
ha
,
il
più
delle
volte
,
voluto
che
si
fosse
crudeli
contro
di
loro
.
Il
giudeo
ramingo
,
senza
patria
,
solo
in
mezzo
alla
folla
,
segnato
a
dito
,
gli
era
prova
una
prova
che
non
bisognava
cancellare
o
spegnere
della
vittoria
di
Cristo
.
Ma
se
il
sacerdote
chiuso
nei
cancelli
di
una
fede
rigida
non
ha
creduto
che
dai
giudei
potesse
trarre
altrimenti
che
così
una
prova
della
vittoria
di
Cristo
,
noi
,
cristiani
anche
,
dobbiamo
trarne
in
altro
modo
una
prova
ancor
più
lampante
.
Dobbiamo
mostrare
ai
giudei
che
questo
lor
compaesano
ha
accesa
nei
cuori
dei
suoi
fedeli
una
face
di
carità
,
che
liquefa
ogni
odio
e
attuta
ogni
dissenso
.
L
'
effetto
di
una
condotta
davvero
cristiana
verso
i
giudei
,
com
'
è
stata
l
'
emancipazione
proclamatane
in
Francia
alla
fine
del
secolo
scorso
,
non
si
può
ancora
vedere
tutto
;
è
scorso
troppo
poco
tempo
dacché
l
'
esempio
è
stato
seguito
altrove
;
e
del
resto
anche
cento
anni
sono
pochi
al
paragone
delle
cifre
a
due
migliaia
,
dacché
,
quando
più
,
quando
men
peggio
,
dove
più
,
dove
men
peggio
,
n
'
era
o
n
'
è
stata
seguita
un
'
altra
.
Come
noi
in
Italia
abbiam
fatto
cittadino
il
giudeo
,
e
come
s
'
è
fatto
oramai
in
così
gran
parte
dell
'
Europa
civile
,
così
si
faccia
nel
resto
degli
Stati
;
e
non
ve
ne
sia
più
nessuno
,
in
cui
,
tanto
negli
ordini
civili
che
nei
politici
,
si
metta
differenza
di
diritto
tra
lui
e
gli
altri
:
e
allora
andrebbe
cessando
a
mano
a
mano
,
insieme
con
alcune
particolarità
dell
'
indole
sua
,
quella
particolarità
di
sentimenti
,
che
nella
società
si
mantiene
tuttora
viva
verso
di
lui
.
La
mutazione
non
potrà
portare
intero
l
'
effetto
suo
,
se
non
ha
luogo
in
tutti
gli
Stati
d
'
Europa
.
Il
giudeo
non
si
sentirà
cittadino
del
tutto
in
nessun
Stato
,
se
tuttora
non
è
tale
in
qualcuno
.
Non
visitiamo
più
nei
figlioli
l
'
errore
dei
padri
;
lasciando
tutti
liberi
della
propria
coscienza
,
ravviveremo
tanto
più
la
nostra
quanto
più
rispetteremo
l
'
altrui
.
VII
Quelle
tre
tradizioni
di
ripugnanza
e
di
avversione
rinnovate
si
andranno
rimpiattando
sicché
non
s
'
estinguano
,
giacché
sono
ragioni
false
.
Il
giudeo
appare
un
elemento
riluttante
,
a
parte
,
a
sé
,
nella
nazione
in
cui
vive
,
perché
s
'
è
operato
verso
di
esso
per
secoli
,
come
appunto
si
doveva
perché
questo
effetto
seguisse
.
Quando
si
fosse
operato
al
contrario
,
e
da
secoli
invece
fosse
stato
considerato
,
come
si
fa
da
qualche
anno
negli
Stati
più
profondamente
e
veramente
inciviliti
,
quelle
punte
che
gli
rendono
aspri
i
contatti
coi
suoi
connazionali
,
si
sarebbero
smussate
.
Certo
avrebbe
continuato
a
fare
coi
suoi
un
consorzio
distinto
quanto
al
credo
religioso
che
professa
.
Ma
,
oltreché
questo
credo
non
è
in
tutto
opposto
a
quello
di
coloro
coi
quali
convive
,
anzi
si
regge
sullo
stesso
fondamento
,
e
l
'
israelita
è
l
'
antenato
del
cristiano
,
un
appartarsi
di
una
società
dal
rimanente
per
ragione
religiosa
,
non
è
,
nelle
presenti
condizioni
,
cosa
durevole
.
Nessuna
società
è
libera
oggi
da
dissensi
religiosi
,
persino
da
quello
supremo
che
è
il
negare
la
religione
stessa
.
Pareva
un
progresso
assicurato
e
fortunato
questo
,
della
pacifica
convivenza
in
comune
delle
diverse
credenze
,
col
diritto
riservato
a
ciascuna
di
meritare
meglio
dell
'
uman
genere
e
di
Dio
con
la
santità
della
vita
e
l
'
altezza
e
la
larghezza
del
pensiero
:
un
pensiero
assicurato
e
felice
questo
,
che
alle
diverse
credenze
chiede
soltanto
di
aggiungere
stimolo
all
'
intelletto
e
al
cuore
,
e
di
spegnere
nell
'
ardore
della
carità
ogni
lotta
,
ch
'
esacerbi
,
amareggi
,
mova
a
sdegno
e
inebbri
di
sangue
.
Giacché
,
oltre
questo
,
non
v
'
ha
altro
.
Il
giudeo
non
è
puro
semita
;
e
noi
abbiamo
del
semitismo
radicato
nelle
nostre
menti
così
profondo
,
che
nessuno
ne
lo
sradicherebbe
.
Chi
può
affermare
che
la
più
gran
parte
dei
giudei
che
ora
ci
sono
non
discenda
da
quei
proseliti
,
ch
'
essi
facevano
in
ciascuna
nazione
già
prima
che
nascesse
Cristo
,
e
continuarono
a
fare
dopo
lui
morto
?
Chi
può
dire
quanto
sangue
giudaico
scorra
in
vene
ariane
,
quanto
sangue
ariano
in
vene
giudaiche
?
Leggi
ecclesiastiche
e
civili
,
perché
ciò
non
succedesse
,
ne
sono
state
fatte
molte
e
ripetutamente
;
ma
,
appunto
perché
molte
e
ripetute
,
provano
che
la
cosa
succedeva
.
Anche
oggi
il
divieto
ecclesiastico
dura
,
se
il
civile
è
obliterato
;
ma
chi
ignora
,
che
soprattutto
nelle
alte
classi
i
matrimoni
tra
giudei
e
cristiani
,
se
non
sono
comuni
,
neanche
sono
insoliti
?
Ma
fosse
pure
altrimenti
,
e
i
giudei
fossero
rimasti
puri
semiti
:
che
perciò
?
Che
vuol
dire
essere
semita
?
So
che
una
scienza
frettolosa
ha
disegnato
del
semita
un
tipo
rigido
,
a
tratti
precisi
,
quanto
a
visi
,
linguaggio
,
carattere
morale
,
coscienza
religiosa
e
via
via
:
ma
so
anche
che
la
dipintura
non
regge
avanti
a
una
esatta
e
piena
cognizione
della
storia
.
Se
il
giudeo
è
andato
sviluppando
un
tipo
suo
ab
antico
,
l
'
ha
fatto
in
contrasto
coi
semiti
che
aveva
a
destra
e
a
manca
;
egli
è
stato
un
semita
sui
generis
,
che
,
dopo
avere
fatto
germogliare
e
crescere
dentro
di
sé
un
pensiero
religioso
e
morale
suo
proprio
,
l
'
ha
innestato
sopra
un
tronco
non
suo
.
D
'
altronde
semiti
e
ariani
sono
di
razza
caucasia
,
e
come
le
due
prime
sono
generalizzazioni
di
alcuni
solo
dei
fattori
di
una
razza
,
così
la
terza
è
la
generalizzazione
di
altri
.
Coteste
specie
o
generi
li
formiamo
come
possiamo
,
e
,
dopo
averli
formati
,
bisogna
andarci
attorno
con
le
forci
perché
non
prendano
maggior
posto
di
quanto
loro
spetta
.
Ma
non
fosse
così
,
e
si
dovesse
pure
loro
accordare
un
valore
assoluto
:
sono
cotesti
semiti
così
discosti
dagli
ariani
come
sono
i
magiari
?
Certo
no
;
ora
chi
distingue
i
magiari
da
ogni
altro
popolo
civile
di
Europa
per
modo
che
niente
di
europeo
si
possa
assimilare
da
loro
,
e
niente
di
loro
assimilare
da
ogni
altro
popolo
di
Europa
?
Coteste
son
lustre
,
che
,
per
parere
scientifiche
,
non
hanno
perciò
più
ragione
o
var
lore
di
fare
ostacolo
al
retto
e
al
vero
.
VIII
Leggevo
giorni
sono
questa
conversazione
:
«
questi
birbi
di
giude
vanno
riducendo
mendichi
in
questi
dintorni
tutti
i
cristiani
»
mi
assicurava
un
bottegaio
russo
in
una
città
del
recinto
.
«
Col
combinarsi
a
loro
danno
?
»
chiesi
.
«
No
»
.
«
Col
corromperli
?
»
«
No
,
ma
col
truffare
addirittura
e
malfare
»
fu
la
replica
enfatica
,
però
tale
che
mi
dette
più
curiosità
che
non
mi
facesse
sorpresa
;
sicché
io
chiesi
qualche
fatto
.
«
Fatti
?
Ma
se
non
rifiniscono
di
truffarci
e
frodarci
.
Non
fanno
altro
.
Guardate
.
Noi
facciamo
largo
commercio
di
uova
e
di
polli
e
comperiamo
tutto
quanto
ci
riesce
dai
contadini
che
li
portano
al
mercato
.
Orbé
,
questi
infernali
crocifissori
di
Cristo
escono
prima
di
giorno
forse
non
sono
neanche
andati
a
letto
tutta
la
notte
innanzi
,
e
vanno
incontro
ai
contadini
prima
che
siano
vicini
alla
città
.
E
quanto
v
'
è
a
comprare
,
tanto
comprano
,
e
i
contadini
glielo
vendono
a
miglior
mercato
perché
risparmiano
la
noia
e
la
spesa
di
venire
in
città
;
e
così
ci
tagliano
l
'
erba
sotto
ai
piedi
;
«
Bene
,
ripigliai
,
ma
perché
non
vi
levate
più
per
tempo
,
e
non
vi
fate
incontro
ai
contadini
un
po
'
più
lontano
dalla
città
?
»
La
domanda
fu
imprudente
;
m
'
accorsi
allo
sguardo
di
dispregio
,
con
cui
il
mio
interlocutore
mi
squadrò
:
intesi
che
dovevo
smettere
.
Le
lagnanze
dei
cristiani
mi
paion
tutte
dello
stesso
genere
.
Abbiamo
fatta
più
vigile
e
più
agile
una
gente
vigile
e
agile
per
natura
,
e
ci
duole
che
sia
tale
.
Non
si
ubriacano
:
e
poiché
i
cristiani
lo
fanno
,
danno
loro
da
bere
,
non
perché
l
'
ubriachezza
piaccia
loro
a
vedere
,
ma
perché
ne
cavan
denaro
.
Mettono
un
soldo
sopra
l
'
altro
e
risparmiano
:
e
lo
tirano
di
tasca
a
chi
ama
spendere
,
anziché
risparmiare
.
I
giudei
avranno
vizi
come
virtù
proprie
;
,
son
difficili
,
credo
,
sopra
essi
come
sopra
altri
i
giudizi
complessivi
,
e
sdruccioli
e
mendaci
;
v
'
hanno
giudei
,
come
v
'
hanno
cristiani
,
provvisti
di
tal
vizio
e
di
tal
virtù
,
e
altri
provvisti
di
tal
altra
virtù
e
di
tal
altro
vizio
.
A
ogni
modo
,
io
non
vedo
prova
,
che
di
ciò
di
cui
più
s
'
accusano
i
primi
,
non
si
possono
accusare
anche
i
secondi
.
Se
di
quelli
v
'
ha
molti
acri
al
lucro
,
v
'
ha
molti
acri
al
lucro
di
questi
.
Ho
conosciuto
giudei
eccellenti
,
come
cristiani
eccellenti
.
I
modi
tenuti
da
quelli
negli
affari
d
'
industria
e
di
banca
non
sono
diversi
dai
modi
tenuti
da
questi
.
E
v
'
ha
ricchi
divenuti
tali
per
via
non
retta
,
o
che
spendono
male
il
loro
denaro
tra
gli
uni
e
tra
gli
altri
.
Se
noi
togliamo
quelle
abitudini
e
quelle
attitudini
che
i
giudei
hanno
contratto
per
effetto
della
condizione
in
cui
son
rimasti
per
così
lungo
tempo
,
e
in
Russia
,
in
Rumenia
,
in
alcuni
paesi
musulmani
rimangono
ancora
,
a
me
non
riesce
di
scorgere
in
che
altro
i
giudei
in
complesso
siano
diversi
dai
cristiani
in
complesso
.
E
si
può
forse
affermare
che
un
piccolo
consorzio
,
com
'
essi
sono
,
di
gente
tanto
esercitata
dall
'
odio
altrui
,
tanto
spronata
al
guadagno
,
tanto
astretta
al
risparmio
,
tanto
attenta
a
guardarsi
da
ogni
parte
,
tanto
accanita
al
lavoro
,
esso
è
servito
di
stimolo
ai
consorzi
più
larghi
,
nel
cui
mezzo
ha
condotta
la
vita
,
e
ha
piuttosto
accresciuta
,
in
loro
,
anziché
diminuita
la
lena
a
combattere
le
battaglie
ogni
giorno
.
Ciò
che
importa
ora
è
ch
'
essa
si
senta
non
nemica
,
ma
amica
,
e
sia
sentita
non
nemica
,
ma
amica
.
Il
che
non
è
in
tutto
così
oggi
,
ma
sarà
domani
;
quando
come
in
Italia
,
così
altrove
se
ne
prenda
la
via
.
Li
faremo
migliori
verso
di
noi
,
se
diventeremo
migliori
di
loro
.
A
ogni
modo
,
io
non
credo
che
troverebbe
prove
davvero
convincenti
chi
affermasse
che
oggi
si
trovano
più
giudei
tra
i
partiti
intesi
a
sovvertire
gli
ordini
politici
o
sociali
attuali
,
che
tra
i
partiti
intesi
a
conservarli
.
Sarebbe
più
sicuro
affermare
e
facile
dimostrare
il
contrario
.
E
v
'
ha
qualcosa
nei
giudei
che
noi
ci
potremmo
appropriare
non
senza
frutto
;
giacché
,
come
n
'
è
esempio
un
nostro
uomo
di
Stato
,
anzi
ministro
,
la
lunga
loro
storia
che
si
divide
come
in
due
parti
,
ha
generato
nella
lor
mente
due
qualità
che
paiono
opposte
e
non
conciliabili
:
una
grande
idealità
e
una
praticità
non
minore
.
IX
A
ogni
modo
,
gli
strazi
dei
giudei
di
Russia
sono
ora
fuor
di
misura
.
Sperare
che
per
volontà
del
governo
siano
temperati
o
cessino
,
è
un
illudersi
.
Il
governo
si
è
indotto
a
infliggerli
da
un
complesso
di
pregiudizi
,
che
non
si
dissipano
presto
.
La
foga
della
persecuzione
non
sarà
spezzata
che
dall
'
impossibilità
di
menarla
al
fine
desiderato
.
Dopo
che
avrà
prodotto
infiniti
dolori
,
si
fermerà
prima
di
averlo
raggiunto
,
come
è
già
succeduto
altre
volte
;
ma
intanto
i
dolori
vi
sono
,
e
terribili
.
E
opera
civile
,
cristiana
l
'
alleviarli
.
Uno
scrittore
del
quale
nessuno
non
russo
può
vantare
maggiore
cognizione
della
Russia
,
ha
narrato
già
l
'
anno
scorso
,
quanta
e
che
forma
di
strazi
cade
sulle
spalle
dei
giudei
russi
:
«
Più
di
centomila
famiglie
,
scrive
,
forse
duecentomila
,
cioè
un
milione
di
persone
,
saranno
costrette
di
abbandonare
le
loro
case
e
i
loro
affari
per
emigrare
verso
le
province
del
recinto
ebraico
,
a
occidente
.
Là
,
alle
porte
della
città
della
Lituania
e
della
Piccola
Russia
,
che
dovranno
esser
loro
assegnate
per
residenza
,
questi
ottocento
,
novecento
o
più
mila
emigranti
incontreranno
altri
convogli
di
esuli
,
quasi
altrettanto
numerosi
,
i
giudei
espulsi
dalle
campagne
di
queste
stesse
province
,
per
essere
accantonati
nelle
città
»
.
Né
in
tutte
.
Kiev
,
la
città
santa
,
ha
il
privilegio
di
essere
chiusa
a
cotesti
"
cani
di
giudei
"
.
Altre
si
chiuderanno
da
sé
;
più
vivaci
vi
sono
i
commerci
,
più
ripugneranno
a
riceverli
.
Oltreché
i
giudei
non
possono
prendere
dimora
a
minor
distanza
di
50
verste
un
po
'
più
di
50
chilometri
dalla
frontiera
austriaca
;
il
divieto
si
estenderà
alla
frontiera
prussiana
;
anzi
si
sarebbe
prolungata
,
dicono
,
del
doppio
.
Così
si
sarebbe
ancora
ristretto
lo
spazio
in
cui
cotesta
gente
povera
,
della
quale
lo
stesso
scrittore
dice
di
non
averne
mai
vista
una
più
povera
al
mondo
,
si
deve
ammassare
.
Potrà
?
Certo
no
;
nello
sforzo
di
mutar
sede
deve
in
gran
parte
morire
.
E
n
'
è
morta
,
e
ne
muore
già
per
il
modo
in
cui
è
menata
ai
luoghi
in
cui
si
deve
restringere
.
Giacché
v
'
è
menata
,
a
modo
di
gregge
,
a
forza
e
a
tappe
;
e
i
racconti
dei
crudeli
trattamenti
e
delle
spoliazioni
frodolente
,
cui
sono
soggetti
per
strada
,
son
tali
che
n
'
empirei
più
pagine
,
con
non
minore
raccapriccio
dei
miei
lettori
che
non
sia
stato
a
leggerle
il
mio
.
Tanta
barbarie
s
'
annida
nell
'
uomo
che
si
chiama
civile
!
Forse
nell
'
uomo
,
per
civile
che
si
vanti
,
si
trova
a
grattarlo
,
il
barbaro
.
Era
naturale
che
in
tutta
quanta
l
'
Europa
cotesti
racconti
muovessero
a
compassione
e
a
sdegno
degli
uomini
,
o
giudei
o
cristiani
,
che
ne
sono
ancora
capaci
,
a
cui
l
'
interesse
o
la
vanità
non
chiude
la
bocca
avanti
alle
ingiustizie
umane
,
solo
perché
sono
potenti
quelli
che
le
commettono
.
In
ogni
parte
d
'
Europa
si
è
levato
un
grido
:
persino
gli
antisemitici
hanno
sentito
pietà
e
terrore
.
Non
volevano
questo
,
non
volevano
tanto
;
ché
le
persecuzioni
ai
nostri
giorni
hanno
questo
di
più
stupido
ancora
,
che
non
avessero
prima
:
l
'
effetto
che
producono
in
quelli
che
ne
sono
uditori
o
spettatori
,
è
tale
da
doverle
fermare
innanzi
che
abbiano
raggiunto
la
meta
prefissa
.
Cotesti
giudei
,
bisogna
che
in
maggior
o
minor
numero
escano
di
Russia
,
se
non
devono
soccombervi
tutti
.
Ma
dove
andranno
e
come
?
Chi
dà
loro
il
denaro
del
viaggio
?
Chi
quello
necessario
ai
primi
giorni
delle
nuove
dimore
?
Qui
è
il
campo
,
dove
si
deve
esercitare
la
carità
dei
giudei
e
dei
cristiani
insieme
;
e
unire
i
loro
sforzi
in
un
fine
comune
di
salvezza
e
di
redenzione
,
per
il
presente
e
per
l
'
avvenire
.
Giacché
solo
nell
'
opera
di
questa
carità
,
voluta
fortemente
,
fortemente
esercitata
,
d
'
una
carità
,
che
non
separa
,
ma
unisce
,
che
non
distingue
ma
accomuna
,
che
sotto
ogni
differenza
che
divide
uomo
da
uomo
,
sente
l
'
uomo
e
non
altro
che
questo
,
è
la
soluzione
definitiva
della
questione
giudaica
,
come
di
tante
altre
che
dilacerano
oggi
le
società
nostre
.
Il
precetto
non
è
tanto
cristiano
,
che
non
sia
anche
giudaico
.
StampaPeriodica ,
1
.
-
Il
libro
di
Adriano
Tilgher
(
La
crisi
mondiale
.
Bologna
,
Zanichelli
,
1921
)
,
appunto
perché
incontestabilmente
serio
e
maturato
,
offre
occasione
al
critico
sereno
per
segnalare
una
moda
ormai
dominante
negli
usi
del
dopo
guerra
che
bisogna
combattere
con
energia
,
anche
se
manifestamente
effimera
come
tutte
le
mode
.
Il
gusto
per
una
letteratura
sociale
apocalittica
e
visionaria
,
minacciosa
di
divini
fulmini
,
presaga
di
tragiche
decadenze
e
di
spaventosi
tramonti
ha
sostituito
,
senza
misura
,
l
'
esame
spassionato
dei
problemi
sociali
,
lo
studio
modesto
e
saggio
degli
elementi
della
storia
politica
contemporanea
,
l
'
indagine
sorretta
da
cultura
tecnica
precisa
e
volta
ad
obbietti
determinati
.
Le
smanie
di
una
dilettantesca
politica
estera
che
per
quattro
anni
concesse
ad
ognuno
i
più
fantastici
sogni
e
i
piani
più
assurdi
,
si
traducono
-
esausta
la
fantasia
-
in
stanche
visioni
sintetiche
del
più
banale
sociologismo
.
Le
individuali
preoccupazioni
,
le
torbide
crisi
dei
singoli
si
vengono
fotografando
in
costruzioni
obbiettive
artificiosamente
drammatiche
.
Nessuno
più
è
disposto
a
studiare
con
saggezza
i
problemi
singoli
dell
'
azione
e
della
cultura
politica
.
Bisogna
parlare
in
ogni
luogo
di
una
crisi
mondiale
,
del
crollo
di
un
'
epoca
,
della
morte
di
una
civiltà
:
risalire
dal
fatto
singolo
,
dal
sentimento
solitario
,
alla
descrizione
di
tutto
l
'
orbe
morale
e
sociale
.
L
'
epidemia
(
cui
non
è
estraneo
il
diffondersi
superficialissimo
di
una
pseudo
terminologia
marxista
)
è
irresistibile
:
noi
stessi
,
avversari
,
ne
diventiamo
le
vittime
se
invece
di
correre
rapidi
,
come
vorremmo
,
ai
problemi
di
tecnica
speciale
,
siamo
indotti
a
salire
parimenti
in
cattedra
per
opporci
all
'
apocalissi
.
2
.
-
Adriano
Tilgher
è
scrittore
efficace
e
serio
pensatore
.
Il
suo
pessimismo
ha
forti
spunti
di
profondità
;
individualmente
è
giustificabile
in
modo
perfetto
,
è
la
sua
forza
perché
lo
fa
pensoso
della
presente
realtà
,
estraneo
a
tutte
le
gioie
massicce
e
ai
pesanti
ottimismi
dei
cuori
allegri
e
felici
.
Egli
è
lo
storico
più
sicuro
della
presente
crisi
morale
e
culturale
.
Capace
di
risalire
alle
intime
ragioni
filosofiche
della
storia
,
perfettamente
informato
sulle
ultime
correnti
di
pensiero
,
acutissimo
nel
cogliere
le
relazioni
tra
i
fenomeni
letterari
,
politici
,
speculativi
,
nell
'
esaminarne
la
verace
sostanza
spirituale
sotto
le
incertezze
sentimentali
e
le
sfumature
più
generiche
ha
saputo
con
le
Voci
del
tempo
e
con
La
crisi
mondiale
preparare
per
i
posteri
una
valutazione
preventiva
notevolissima
della
nostra
cultura
e
dei
nostri
stati
d
'
animo
.
Fallisce
la
sua
critica
quando
in
questa
letteratura
,
necessariamente
monografica
e
talora
frammentaria
,
intervengono
preoccupazioni
costruttive
,
schemi
troppo
rigidi
,
pretese
politiche
.
Il
pessimismo
non
vale
più
.
Diventa
un
peso
morto
,
un
ostacolo
al
realismo
politico
.
I
programmi
che
nascono
da
stati
sentimentali
come
questo
del
Tilgher
che
s
'
è
descritto
,
sono
tutti
viziati
da
un
originario
intellettualismo
e
dalla
mancanza
di
un
'
esperienza
diretta
della
praxis
politica
.
Corrono
tutti
alla
politica
estera
per
liberarsi
dai
vincoli
della
realtà
,
non
sanno
scorgere
troppo
bene
le
connessioni
tra
storia
mondiale
e
storia
nazionale
per
amore
dell
'
impreciso
che
pomposamente
intitolano
:
visione
generale
.
3
.
-
Esiste
una
crisi
della
civiltà
capitalistica
che
in
qualche
modo
si
possa
pensare
risolta
e
conclusa
in
un
tramonto
del
capitalismo
prossimo
o
imminente
?
Bisogna
stare
attenti
e
non
confondere
i
termini
obbiettivi
della
storia
con
quelli
del
demagogismo
politico
e
,
quando
i
termini
,
per
molte
ragioni
,
sono
gli
stessi
,
tener
bene
separati
i
due
sensi
.
Il
tramonto
del
capitalismo
,
previsto
e
predicato
dal
Marx
,
è
un
mito
utilissimo
,
una
delle
più
forti
molle
della
storia
moderna
ma
sarebbe
ingenuo
discuterne
come
di
una
verità
scientifica
o
di
un
fatto
serio
.
Invero
la
storia
conosce
processi
,
esigenze
,
risoluzioni
di
esigenze
,
ma
ignora
i
subitanei
tramonti
,
le
aurore
nate
da
un
fiat
.
La
civiltà
capitalistica
preparata
dai
Comuni
,
sorta
decisamente
in
Inghilterra
,
affermatasi
negli
ultimi
decenni
,
in
forma
più
o
meno
progredita
,
in
tutto
il
mondo
civile
è
la
civiltà
del
risparmio
,
delle
intraprese
che
hanno
bisogno
per
vivere
di
un
capitale
mobile
.
I
paesi
più
arretrati
nella
civiltà
capitalistica
erano
appunto
negli
anni
scorsi
quelli
dei
sistemi
di
attività
e
di
produzione
anacronistici
:
la
Russia
,
incapace
di
liberarsi
dal
latifondo
,
l
'
Austria
-
Ungheria
che
teneva
al
potere
la
classe
dei
latifondisti
ungheresi
.
L
'
Italia
compensava
l
'
anacronismo
del
Mezzogiorno
sforzandosi
di
creare
attraverso
l
'
emigrazione
,
il
commercio
,
e
tentativi
industriali
addirittura
imprudenti
,
una
classe
capitalistica
.
La
logica
a
cui
obbedisce
questa
civiltà
è
,
come
osserva
il
Tilgher
,
l
'
attività
assoluta
che
ha
fede
soltanto
in
se
medesima
.
L
'
impulso
le
viene
dalla
superpopolazione
,
la
forza
consiste
nella
crescente
capacità
produttiva
e
nelle
inesauribili
invenzioni
tecniche
,
la
direzione
dello
svolgimento
è
data
dai
bisogni
sempre
nuovi
.
Allo
scoppiare
della
guerra
europea
questa
civiltà
era
appena
sul
nascere
.
La
borghesia
che
pare
rappresentarla
risale
alla
rivoluzione
francese
soltanto
di
nome
:
di
fatto
una
vera
borghesia
in
Italia
,
per
esempio
,
sta
appena
nascendo
,
a
fatica
.
La
civiltà
capitalistica
del
resto
è
al
disopra
delle
classi
,
vuole
l
'
opera
di
tutte
le
classi
che
vi
partecipano
e
la
creano
concordi
pur
lottando
tra
sé
inesorabili
,
ostili
sino
a
giurarsi
reciproca
sopraffazione
.
La
civiltà
capitalistica
è
una
realtà
obbiettiva
che
non
può
morire
per
un
peccato
d
'
orgoglio
:
l
'
umiltà
la
abbasserebbe
,
l
'
orgoglio
coincide
con
la
sua
legge
di
vita
.
La
guerra
europea
ne
è
stata
la
crisi
di
esuberanza
,
non
di
tramonto
,
e
il
Tilgher
stesso
è
costretto
a
confessarlo
quando
guarda
all
'
operosità
che
si
riprende
nell
'
impero
britannico
e
negli
Stati
Uniti
.
Non
si
dimentichi
che
appena
in
questi
anni
viene
sorgendo
un
capitalismo
russo
e
che
in
tutta
Europa
alla
momentanea
stasi
dell
'
industria
sta
sostituendosi
un
'
organizzazione
capitalistica
(
cultura
intensiva
)
della
proprietà
agraria
.
4
.
-
Le
difficoltà
e
le
oscurità
presenti
sono
una
crisi
momentanea
che
agevolmente
superiamo
pur
tra
incertezze
e
contraddizioni
.
E
certo
come
tutte
le
crisi
anche
questa
non
è
da
considerarsi
con
leggerezza
,
ma
vuole
gli
sforzi
operosi
dei
popoli
e
l
'
acume
politico
dei
governanti
.
Chi
la
studi
con
libertà
,
senza
desiderio
di
sintesi
frettolose
,
vi
scorge
forme
ed
aspetti
che
ne
agevolano
e
chiariscono
la
comprensione
.
Importa
inizialmente
distinguere
una
crisi
morale
,
una
crisi
economica
,
una
crisi
politica
.
La
crisi
morale
è
descritta
con
forza
decisiva
dal
Tilgher
e
alla
sua
visione
degli
stati
d
'
animo
dell
'
Italia
dopo
la
guerra
(
dal
sensualismo
allo
scetticismo
)
poco
resta
da
aggiungere
se
non
forse
una
più
precisa
determinazione
cronologica
che
limiti
quei
fatti
nel
loro
valore
di
documenti
di
psicologia
durante
le
aspettazioni
messianiche
dei
primi
mesi
dopo
la
vittoria
che
condussero
alle
crisi
del
dannunzianismo
e
del
fascismo
.
Oggi
dalle
preoccupazioni
colte
dal
Tilgher
siamo
liberi
,
e
i
residui
hanno
altrove
il
loro
centro
ideale
intorno
a
cui
possono
essere
valutati
.
La
crisi
economica
si
viene
superando
più
a
stento
,
dopo
lotte
operose
e
feroci
tra
i
vari
elementi
della
produzione
industriale
,
e
proprio
queste
lotte
hanno
potuto
suscitare
in
taluni
l
'
illusione
di
pericoli
mortali
,
il
pensiero
di
un
esaurimento
definitivo
.
Ma
l
'
intima
natura
della
civiltà
capitalistica
è
in
questa
ampiezza
di
lotta
;
sua
diretta
funzione
è
suscitare
con
fecondità
ideale
che
non
ha
posa
i
miti
e
i
programmi
che
la
fraintendono
e
la
negano
e
intanto
trascinano
per
forza
d
'
illusione
anche
le
forze
più
riluttanti
e
ribelli
a
collaborarvi
.
A
chi
sogna
palingenesi
socialistiche
il
capitalismo
moderno
oppone
insuperabili
esigenze
storiche
e
pratiche
:
gli
operai
,
diventati
coscienti
di
tutta
la
loro
forza
,
attraverso
le
rivendicazioni
di
programmi
inattuabili
ma
idealmente
intransigenti
e
nobili
,
cozzandovi
contro
si
fanno
capaci
di
soddisfarle
,
e
divengono
degni
prosecutori
del
compito
assoluto
che
il
capitalismo
inesorabile
pone
a
chi
vuol
guidare
la
storia
moderna
.
Cosi
la
crisi
economica
attraverso
una
vigorosa
dialettica
diventa
crisi
politica
:
si
chiariscono
i
termini
e
si
esprimono
in
forze
concrete
che
il
politico
concilia
e
svolge
secondo
la
propria
saggezza
.
Dall
'
incertezza
sentimentale
scaturiscono
ormai
valori
determinati
e
fatti
che
entrano
nella
storia
.
Questo
processo
,
non
mai
abbastanza
meditato
,
insegna
(
anche
a
noi
uomini
di
lotta
)
la
necessaria
serenità
,
che
al
di
sopra
di
pessimismi
e
ottimismi
è
il
solo
atteggiamento
realistico
dello
storico
e
del
politico
.
5
.
-
Ma
al
Tilgher
la
considerazione
degli
stati
d
'
animo
e
la
palingenetica
conclusione
suggeriscono
invece
esili
costruzioni
di
politica
generale
e
avventati
piani
di
politica
estera
.
Un
odio
indomabile
per
la
mentalità
anglosassone
gli
fa
scorgere
nell
'
Inghilterra
la
sola
responsabile
della
guerra
(
mentre
il
suo
realismo
filosofico
gli
insegna
agevolmente
che
non
esistono
responsabili
di
un
fatto
universale
come
la
guerra
europea
)
e
negli
Stati
Uniti
il
degno
complice
del
dopo
guerra
,
legati
tutti
e
due
per
gretto
calcolo
con
l
'
imperialismo
francese
.
Concetti
manifestamente
esclusivistici
anche
se
contengono
non
poca
verità
.
Contro
codeste
nazioni
capitalistiche
Tilgher
invoca
il
blocco
delle
nazioni
proletarie
dell
'
Europa
centrale
e
orientale
(
anche
vi
comprende
il
lontano
Giappone
!
)
e
chiede
l
'
esplicita
adesione
dell
'
Italia
.
In
questa
drammatica
visione
appena
superficialmente
interessante
,
il
Tilgher
dimentica
le
conclusioni
catastrofiche
e
vi
scorge
per
un
momento
,
schematizzata
la
storia
dei
nuovi
anni
.
Anzi
una
sua
osservazione
(
pag
.
102
)
sul
valore
finale
della
rivoluzione
che
dovrebbe
dare
una
patria
alle
plebi
che
non
l
'
avevano
è
davvero
potente
.
Ma
per
riuscire
valida
doveva
essere
la
sola
idea
o
l
'
idea
centrale
del
libro
;
non
un
solitario
,
dimenticato
frammento
di
cui
sembra
che
l
'
autore
ignori
il
significato
.
L
'
Italia
non
può
aderire
al
blocco
delle
nazioni
proletarie
,
perché
le
nazioni
proletarie
non
esistono
e
la
politica
si
fa
con
ben
altro
realismo
.
L
'
Italia
deve
aderire
,
non
politicamente
,
ma
economicamente
,
senza
pregiudiziali
esclusioni
all
'
Europa
(
e
all
'
America
)
operosa
dalla
quale
il
suo
sforzo
a
ricostruirsi
,
ad
affermarsi
,
a
salvarsi
finanziariamente
ed
economicamente
,
può
essere
aiutato
.
La
sua
deve
essere
una
politica
di
pace
:
benevola
verso
Germania
e
Russia
come
verso
Inghilterra
e
Stati
Uniti
.
Falliti
i
piani
giuridici
e
i
sogni
giusnaturalistici
del
wilsonismo
,
l
'
Europa
è
oggi
di
fatto
una
Società
delle
Nazioni
(
o
s
'
avvia
ad
esserlo
,
nonostante
la
Francia
)
;
una
collaborazione
per
vincere
la
miseria
;
per
superare
quattro
anni
di
lotta
dolorosa
e
necessaria
.
Perciò
la
polemica
del
Tilgher
contro
l
'
intemperanza
dei
nazionalisti
e
le
follie
dell
'
estetismo
politico
e
contro
il
pagano
giovandarchismo
è
pregevole
e
,
per
noi
,
interamente
accettabile
.
Tutto
il
libro
poi
ha
il
merito
di
far
meditare
sui
rapporti
tra
storia
internazionale
e
storia
nazionale
,
sebbene
le
interpretazioni
che
se
ne
danno
siano
poi
dal
punto
di
vista
nostro
da
respingersi
,
come
s
'
è
detto
.
La
guerra
coincise
nel
suo
valore
politico
con
profonde
crisi
di
formazione
nello
spirito
dei
vari
Stati
.
Crisi
di
Stati
,
più
che
di
Nazioni
:
l
'
ideologia
nazionale
è
inadeguata
alla
realtà
moderna
.
Le
lotte
e
le
contraddizioni
della
vita
nostra
si
fondano
su
due
esigenze
di
opposta
natura
che
contemporaneamente
si
affacciano
e
generano
soluzioni
antitetiche
le
quali
potranno
essere
conciliate
soltanto
in
una
fase
finale
che
sfugge
alla
visione
dei
pratici
dell
'
ora
.
L
'
opera
della
civiltà
moderna
esige
organi
superiori
in
cui
l
'
azione
del
singolo
sia
inquadrata
e
spontaneamente
si
organizzi
:
lo
Stato
moderno
è
diventato
il
termine
essenziale
della
vita
sociale
.
Ma
dall
'
interno
premono
esigenze
popolari
,
democratiche
,
che
negano
insieme
le
pretese
del
nazionalismo
e
le
invadenze
dello
Stato
burocratico
e
protezionista
.
Confusamente
questi
sentimenti
nella
loro
ampiezza
europea
ebbero
espressione
nel
mito
della
Società
delle
Nazioni
e
talvolta
persino
nelle
aspettazioni
bolsceviche
.
Nei
singoli
organismi
(
attraverso
quante
esperienze
si
vogliano
di
economia
associata
e
di
turatismo
dilapidatore
del
pubblico
erario
)
si
prepara
l
'
affermazione
dello
Stato
etico
come
Stato
liberale
e
il
trionfo
dell
'
iniziativa
nell
'
unità
.
(
Regime
parlamentare
reso
possibile
dall
'
autonomia
e
dal
decentramento
che
vi
si
connettono
necessariamente
,
come
propone
il
Tilgher
)
.
Anche
questa
è
una
forma
in
cui
s
'
esprime
l
'
esigenza
dell
'
operosa
pace
economica
a
cui
l
'
Europa
,
non
ancora
votata
al
tramonto
,
anela
.