StampaPeriodica ,
Sempre
novità
,
alla
TV
,
sempre
idee
fresche
rampollano
,
zampillano
,
sgorgano
,
sprizzano
,
pullulano
,
esplodono
,
da
quei
cervelli
vulcanici
di
questo
ente
perpetuamente
spregiatore
d
'
ogni
via
già
da
esso
battuta
,
sempre
insoddisfatto
del
già
fatto
e
avido
di
battere
sentieri
nuovi
e
inusitati
,
per
quello
spirto
guerrier
ch
'
entro
gli
rugge
.
Ecco
che
adesso
,
quand
'
uno
meno
se
l
'
aspettava
,
to
'
,
chi
si
rivede
?
Perry
Mason
!
Anche
Perry
Mason
!
Il
Perry
numero
due
della
nostra
TV
.
Non
bastava
il
Perry
numero
uno
,
il
Perry
per
eccellenza
,
o
Perry
Como
che
dir
si
voglia
.
Si
vede
che
,
nell
'
ansia
di
battere
vie
nuove
e
inusitate
,
la
nostra
TV
è
rimasta
proprio
a
secco
se
ormai
richiama
in
servizio
tutti
i
Perry
vecchi
del
mestiere
.
Una
paurosa
ondata
di
Perry
,
muovendo
dalle
lontane
Americhe
,
si
abbatte
sui
nostri
teleschermi
,
un
'
area
depressa
di
Perry
incombe
sul
basso
Tirreno
,
si
profila
una
minacciosa
inflazione
di
Perry
,
la
nostra
TV
è
un
tripudio
,
un
'
orgia
di
Perry
.
E
,
data
la
statura
fisica
,
oltre
che
morale
,
di
questi
colossi
della
televisione
nordamericana
,
direi
che
la
nostra
TV
è
scesa
ai
Perry
corti
.
Quanto
al
Perry
II
,
si
tratta
,
come
tutti
sanno
,
d
'
una
serie
d
'
importanti
film
altamente
istruttivi
,
appartenenti
al
genere
giallo
,
o
poliziesco
.
Il
protagonista
non
è
propriamente
un
poliziotto
.
È
un
avvocato
.
Ma
uno
strano
tipo
di
avvocato
.
Non
è
precisato
se
sia
civilista
o
penalista
.
Si
direbbe
penalista
,
date
le
sue
predilezioni
per
le
indagini
criminali
e
la
sua
tendenza
ad
occuparsi
di
faccende
in
cui
ci
siano
cadaveri
,
colpi
di
pistola
,
pugnalate
,
veleni
fulminanti
.
Ma
potrebbe
essere
anche
civilista
,
perché
tali
indagini
egli
conduce
esclusivamente
in
veste
di
curatore
degli
interessi
di
qualcuno
,
di
solito
la
vittima
,
o
futura
vittima
.
Certo
è
che
non
deve
aver
mai
visto
un
'
aula
di
tribunale
.
Non
avrebbe
nemmeno
il
tempo
materiale
di
vederla
.
Va
dappertutto
,
meno
che
in
tribunale
.
Inoltre
,
cosa
insolita
per
un
avvocato
,
non
difende
mai
i
malviventi
.
Al
contrario
,
ha
giurato
odio
contro
essi
,
s
'
è
votato
al
loro
sterminio
.
E
lo
fa
non
soltanto
disinteressatamente
,
ma
direi
addirittura
contro
i
propri
interessi
,
in
quanto
spesso
deve
mandare
a
monte
grossi
affari
e
proficue
occupazioni
per
dedicarsi
alla
persecuzione
dei
delinquenti
.
In
verità
,
non
lo
fa
mai
con
troppo
entusiasmo
.
E
questo
è
un
altro
aspetto
caratteristico
della
sua
complessa
personalità
.
Lo
fa
sempre
di
contraggenio
.
Per
solito
vi
è
trascinato
,
diciamo
così
,
per
i
capelli
,
dalla
sua
segretaria
Stella
,
o
Bella
,
o
Della
;
non
ho
afferrato
bene
il
nome
.
Costei
conosce
il
debole
del
suo
principale
.
Sa
che
,
quando
arriva
la
telefonata
di
qualcuno
che
ha
bisogno
di
lui
,
Perry
dirà
subito
che
non
può
,
che
non
vuole
occuparsi
del
nuovo
caso
.
Anche
perché
i
casi
,
sempre
ingarbugliati
,
gli
capitano
invariabilmente
mentre
egli
,
avendo
deciso
di
andare
a
prendersi
qualche
giorno
di
meritato
riposo
sulle
spiagge
della
Florida
,
o
a
Parigi
,
sta
infilandosi
il
cappotto
per
correre
a
pigliar
l
'
aereo
.
Naturalmente
,
comincia
perciò
col
dire
:
"
Non
se
ne
parla
nemmeno
.
"
Anche
perché
,
malgrado
gli
capiti
sempre
questo
contrattempo
,
egli
si
ostina
a
comperare
i
biglietti
dell
'
aereo
prima
d
'
essersi
accertato
che
non
ci
siano
delitti
in
vista
.
E
invariabilmente
i
biglietti
vanno
perduti
,
perché
Della
,
o
Bella
,
o
Stella
,
lo
lascia
dire
;
poi
a
poco
a
poco
lo
convince
a
rinunziare
al
viaggio
e
ad
assumere
il
nuovo
incarico
.
Allora
,
molto
contrariato
,
il
bravo
Perry
si
ritoglie
il
cappotto
,
s
'
attacca
al
telefono
e
da
questo
momento
il
giallo
comincia
.
Ci
sono
poliziotti
che
deducono
,
altri
che
procedono
per
via
d
'
intuizioni
,
altri
che
si
buttano
a
indovinare
.
Perry
Mason
non
appartiene
a
nessuna
di
queste
scuole
.
Egli
,
come
già
avemmo
occasione
di
rilevare
,
riesce
a
scoprire
il
delitto
e
gli
autori
di
esso
con
un
metodo
tutto
suo
,
consistente
nel
lasciarsi
illuminare
dallo
Spirito
Santo
.
Difatti
,
non
risulta
chiaro
in
virtù
di
quali
elementi
egli
arrivi
alla
soluzione
dell
'
enigma
.
Si
abbandona
a
un
certo
numero
di
azioni
apparentemente
inconsulte
(
e
tali
sono
,
non
avendo
di
solito
alcun
legame
con
l
'
affare
di
cui
si
sta
occupando
)
;
a
un
certo
punto
,
là
!
,
non
si
sa
come
né
perché
,
scopre
tutto
.
Il
più
straordinario
è
,
poi
,
che
spesso
scopre
il
delitto
prima
che
esso
avvenga
.
Perché
la
sua
clientela
è
prevalentemente
composta
di
vecchie
signore
fatte
segno
a
ricatti
,
di
vecchi
signori
minacciati
di
morte
,
o
di
vecchi
avanzi
di
galera
che
in
tempi
lontani
si
macchiarono
di
qualche
misfatto
ai
danni
di
un
mascalzone
più
mascalzone
di
loro
,
che
ora
rispunta
all
'
orizzonte
,
deciso
a
far
pagare
il
fio
al
furfante
per
bene
.
In
tutti
questi
casi
Perry
Como
...
pardon
,
Perry
Mason
(
con
tutti
questi
Perry
si
finisce
col
perder
la
testa
)
interviene
e
riesce
ad
assicurare
alla
giustizia
il
colpevole
,
o
il
futuro
colpevole
...
se
il
delitto
non
è
stato
ancora
compiuto
.
Come
si
vede
,
abbiamo
in
Perry
un
prezioso
ausiliario
della
polizia
.
Malgrado
questo
,
inesplicabilmente
egli
si
ostina
ad
agire
tenendo
la
polizia
all
'
oscuro
della
propria
azione
,
e
spesso
mettendosi
addirittura
in
conflitto
con
essa
.
E
,
cosa
anche
più
sorprendente
,
la
polizia
è
seccatissima
di
questo
provvidenziale
aiuto
,
non
fa
che
metter
bastoni
fra
le
ruote
di
Perry
e
sovente
lo
minaccia
perfino
di
arresto
.
Ho
detto
"
la
polizia
"
,
ma
il
termine
non
è
del
tutto
esatto
.
Meglio
si
sarebbe
detto
"
il
tenente
Tragg
"
.
Perché
,
a
giudicare
da
questi
film
,
nel
paese
dove
agisce
il
Mason
,
e
che
pure
è
una
grande
e
popolosa
città
degli
Stati
Uniti
(
forse
addirittura
New
York
,
o
Chicago
)
,
anzi
nell
'
intiero
Stato
,
e
forse
nell
'
intiera
nazione
,
non
esiste
che
un
solo
poliziotto
,
il
citato
tenente
Tragg
della
Squadra
omicidi
.
Di
qualunque
specie
di
delitti
o
di
futuri
delitti
Perry
si
occupi
,
assassinio
o
rapina
,
furto
con
scasso
o
ricatto
,
diffamazione
o
truffa
;
a
qualunque
ora
del
giorno
o
della
notte
,
in
qualsiasi
stagione
,
direi
perfino
in
qualunque
località
della
Repubblica
stellata
,
Perry
Mason
si
trova
sempre
sulla
strada
,
ad
occuparsi
del
medesimo
affare
,
il
succitato
tenente
Tragg
.
Il
quale
,
tra
parentesi
,
è
un
disgraziato
che
non
ne
azzecca
una
.
Si
ostina
a
seguire
piste
sbagliate
,
formula
ipotesi
cretine
,
piglia
granchi
su
granchi
.
Dev
'
essere
anche
un
po
'
rimbambito
a
causa
dell
'
età
.
Difatti
,
nonostante
il
grado
di
tenente
,
è
un
vecchiotto
con
un
aspetto
di
contadino
,
più
che
d
'
uno
di
quegli
scientifici
deduttori
che
caratterizzano
la
polizia
americana
nei
drammi
gialli
;
sempre
con
un
vecchio
lobbia
sulla
nuca
,
non
capisce
niente
,
non
indovina
niente
,
arriva
sempre
in
ritardo
e
tutta
la
sua
azione
si
limita
,
in
sostanza
,
alla
formulazione
di
oscure
minacce
nei
riguardi
di
Perry
,
con
frasi
come
:
"
Badate
,
Perry
,
voi
state
tirando
un
po
'
troppo
la
corda
...
State
giocando
un
gioco
pericoloso
...
Vi
incriminerò
.
Vi
deferirò
alla
Corte
marziale
...
"
E
,
benché
abbia
continue
prove
che
Perry
è
un
suo
prezioso
alleato
,
l
'
imbecille
sospetta
sempre
che
il
provvidenziale
avvocato
sia
invece
in
combutta
coi
malviventi
ai
quali
sta
dando
la
caccia
.
Avvenuta
la
felice
conclusione
di
ognuno
di
questi
drammi
,
i
protagonisti
dimostrano
una
gran
fretta
di
farla
finita
,
col
darsi
la
reciproca
buonanotte
mediante
la
formula
abbreviata
:
"
Notte
,
Mason
"
,
"
Notte
,
Della
"
.
StampaPeriodica ,
Analogamente
all
'
aforisma
di
Wilde
"
è
l
'
arte
che
crea
la
natura
"
,
si
potrebbe
affermare
che
,
in
un
particolarissimo
senso
,
è
stata
la
critica
moderna
a
creare
l
'
arte
antica
.
E
per
noi
moderni
il
modo
con
il
quale
taluni
capolavori
erano
considerati
dai
loro
contemporanei
,
anche
se
uomini
di
genio
,
è
dei
più
estranei
e
talora
,
paragonato
al
nostro
,
è
addirittura
volgare
e
goffo
fino
all
'
incredibile
.
In
questi
ultimi
tempi
,
sotto
il
cattivo
ascendente
di
superficialissime
ideologie
e
di
vane
retoriche
,
si
è
verificato
nell
'
arte
moderna
italiana
il
fenomeno
,
tutto
opposto
,
di
un
gusto
pseudoclassico
e
pseudotradizionale
alludente
alla
lettera
dell
'
arte
antica
.
L
'
intenzione
,
si
capisce
,
sarebbe
stata
invece
quella
d
'
operare
l
'
inverosimile
innesto
dello
spirito
di
epoche
Passate
sulla
realtà
del
presente
.
Cotesto
per
Ugo
Ojetti
,
si
chiama
non
aver
paura
dell
'
antico
.
E
gli
esempi
che
egli
cita
di
un
così
formidabile
coraggio
estetico
sono
costituiti
o
da
ibride
e
cervellotiche
contaminazioni
fra
antico
e
moderno
,
sul
genere
delle
tempere
neo
-
pompeiane
del
pittore
Funi
e
delle
gelide
variazioni
dell
'
architetto
Muzio
su
motivi
secenteschi
,
ovvero
da
trasposizioni
,
pari
pari
,
in
altra
materia
di
forme
antiche
,
come
i
vetri
,
traducenti
forme
di
vasi
greci
di
terracotta
e
di
bronzo
,
del
Cappellin
il
quale
,
per
fortuna
sua
e
dell
'
arte
italiana
,
ha
al
suo
attivo
ben
altre
manifestazioni
.
Cotesto
è
il
tradizionalismo
dell
'
Ojetti
e
tale
è
la
"
modernità
"
di
cui
egli
si
appaga
;
ciò
che
d
'
altronde
è
coerentissimo
con
l
'
aver
egli
decretato
Ettore
Tito
decoratore
degno
del
Tiepolo
,
Galileo
Chini
restauratore
della
tradizione
aurea
della
pittura
italiana
,
Amos
Nattini
illustratore
michelangiolesco
,
Ferrazzi
istoriatore
degno
dei
nuovi
tempi
,
eccetera
.
Come
si
vede
,
nel
pensiero
e
nel
gusto
del
mentore
estetico
della
mediocrazia
italiana
la
continuità
è
ineccepibile
.
C
'
è
un
proverbio
toscano
che
dice
:
"
Acqua
fina
e
buon
mercato
ingannano
il
villano
"
.
Da
vent
'
anni
e
più
a
questa
parte
,
ne
'
paraggi
dell
'
arte
italiana
,
vi
è
sempre
stato
qualcosa
che
ha
ingannato
ed
illuso
le
nostalgie
greco
-
romane
e
rinascimentizie
di
Ugo
Ojetti
.
Ojetti
,
ad
esempio
,
crede
ancora
fermamente
che
le
colonne
siano
fra
gli
elementi
di
un
'
eloquenza
civico
-
architettonica
atti
ad
esprimere
,
in
ogni
tempo
,
solennità
,
magnanimità
,
eroismo
e
via
dicendo
;
e
mostra
di
non
sapere
,
o
di
non
ricordarsi
,
che
la
colonna
fu
in
origine
un
essenziale
elemento
tettonico
razionale
,
il
quale
attraverso
i
secoli
e
presso
i
diversi
popoli
subì
un
'
evoluzione
decorativa
.
Cotesta
evoluzione
ha
trovato
ormai
,
dopo
il
Barocco
,
il
suo
punto
morto
;
donde
la
necessità
,
sentita
dagli
architetti
moderni
-
e
non
c
'
è
bisogno
di
chiamarli
razionalisti
-
di
ricondurre
le
colonne
alla
loro
primitiva
funzionalità
,
secondo
un
gusto
di
semplicità
e
di
semplificazione
che
si
esprime
in
ogni
campo
dell
'
arte
contemporanea
e
che
è
quindi
una
realtà
storico
-
estetica
inoppugnabile
.
Chi
oggi
,
nell
'
epoca
dell
'
abito
di
foggia
"
inglese
"
,
dell
'
automobile
-
non
camuffabile
in
cocchio
o
in
berlina
-
dell
'
areoplano
,
continua
ad
impiegare
la
colonna
col
capitello
ionico
o
corinzio
e
col
suo
bravo
plinto
alla
base
,
in
modo
tettonicamente
pleonastico
,
nell
'
intento
di
trarne
effetti
"
oratorii
"
e
scenografici
,
non
può
essere
che
un
marcio
rètore
e
forse
anche
un
disonesto
cittadino
.
Ed
è
,
appunto
,
un
sintomo
di
quella
retorica
neo
-
classica
-
falsa
-
eroica
e
falsa
-
civica
-
che
da
cent
'
anni
affligge
e
deforma
bugiardamente
la
vita
italiana
,
la
fioritura
di
timpani
,
colonne
,
nicchie
,
edicole
,
ecc
.
,
verificatasi
in
questi
ultimi
anni
,
specialmente
a
Milano
.
StampaQuotidiana ,
Mosca
,
23
febbraio
-
Oggi
sono
sceso
nel
Mausoleo
ed
ho
visto
Stalin
,
l
'
uomo
di
cui
si
parla
.
Il
viso
è
fortemente
illuminato
da
un
fascio
di
luce
rossastra
e
calda
,
splendono
argentei
i
famosi
baffi
,
i
capelli
appaiono
ancora
folti
,
con
molti
fili
neri
misti
a
fili
grigi
.
Spicca
il
naso
aquilino
,
leggermente
annerito
intorno
alle
narici
.
L
'
uomo
che
cessò
di
vivere
il
5
marzo
1953
,
quasi
tre
anni
fa
,
non
sembra
morto
.
L
'
impressione
è
strana
;
Stalin
,
adagiato
com
'
è
dentro
una
scatola
di
cristallo
,
sembra
piuttosto
immerso
nel
sonno
,
un
sonno
profondo
e
monumentale
.
Il
realismo
di
questa
spoglia
è
possente
.
Il
pubblico
,
sfiorando
la
scatola
di
cristallo
,
può
veramente
scrutare
ogni
particolare
del
celebre
volto
.
Si
notano
perfettamente
le
pieghe
del
collo
,
le
rughe
della
fronte
,
le
linee
dell
'
espressione
,
i
forellini
e
le
asperità
della
pelle
,
le
increspature
delle
labbra
,
le
grinze
delle
palpebre
chiuse
.
Non
è
l
'
aspetto
di
un
uomo
morto
;
e
passata
la
prima
impressione
,
non
è
nemmeno
quello
di
un
uomo
dormiente
.
Ci
troviamo
di
fronte
a
un
fenomeno
nuovo
;
ad
un
uomo
,
per
dire
così
,
né
vivo
né
morto
.
Ogni
giorno
circa
settemila
persone
visitano
il
Mausoleo
.
È
un
edificio
di
marmo
rosso
cupo
,
costruito
in
margine
alla
Piazza
Rossa
,
a
poche
decine
di
metri
dalle
mura
rosse
del
Cremlino
.
La
fila
dei
visitatori
si
prolunga
per
alcuni
chilometri
,
e
chi
è
in
testa
non
può
mai
vederne
la
coda
.
Si
tratta
di
un
esercito
di
borghesi
,
o
meglio
,
di
gente
vestita
in
borghese
.
Si
mescolano
i
tipi
più
diversi
,
vecchi
contadini
con
gli
abiti
imbottiti
di
ovatta
e
i
valenchi
di
feltro
ai
piedi
,
donne
infagottate
,
il
capo
coperto
da
scialli
neri
,
giovanotti
con
cappotti
di
pelle
.
Si
notano
anche
molti
bambini
,
tenuti
in
braccio
e
avvolti
dentro
coperte
imbottite
.
La
colonna
cammina
lentamente
,
a
piccoli
passi
.
Si
tratta
d
'
una
andatura
che
verrà
mantenuta
durante
tutta
la
visita
.
Non
ci
si
può
,
infatti
,
soffermare
davanti
ai
sarcofaghi
di
Lenin
e
Stalin
,
che
appaiono
affiancati
nella
grande
sala
sotterranea
del
Mausoleo
.
I
curiosi
,
tentati
di
indugiare
,
vengono
severamente
invitati
a
filare
avanti
dai
militi
che
si
susseguono
a
pochi
passi
di
distanza
,
lungo
tutto
il
percorso
.
Si
entra
nella
tomba
attraverso
una
porta
di
bronzo
.
Agli
stipiti
stanno
due
soldati
di
guardia
,
con
il
fucile
a
pied
'
arm
,
la
cui
baionetta
è
splendente
.
Queste
sentinelle
appaiono
immobili
,
quasi
fossero
di
marmo
.
A
volte
il
gelo
incrosta
i
loro
visi
,
e
imbianca
le
ciglia
.
Varcando
la
porta
di
ingresso
,
si
passa
davanti
al
loro
naso
,
e
se
si
cerca
di
guardarli
,
i
loro
occhi
appaiono
come
invetrati
,
perduti
lontano
.
Si
scende
una
scala
di
marmo
nero
,
e
ci
accoglie
un
'
aria
tepida
,
che
ha
un
percettibile
odore
di
disinfettante
.
Di
quando
in
quando
vediamo
i
soldati
di
guardia
e
colpisce
la
loro
posizione
statuaria
e
assente
.
Finita
la
scala
si
volta
a
destra
,
si
oltrepassa
una
porta
di
bronzo
,
si
entra
nella
sala
dove
giacciono
le
spoglie
di
Lenin
e
di
Stalin
.
È
una
sala
nera
.
Un
debole
chiarore
scende
dal
soffitto
,
i
visitatori
diventano
ombre
tra
ombre
.
Si
scorgono
decine
di
soldati
,
immobili
e
rigidi
;
i
loro
volti
,
sfiorati
dalla
debole
luce
,
appaiono
di
un
pallore
cereo
,
hanno
il
colore
delle
piante
cresciute
nel
buio
.
D
'
un
tratto
il
volto
di
Lenin
,
illuminato
da
una
luce
violenta
e
rossastra
.
Anche
il
fondatore
del
Partito
comunista
sovietico
giace
dentro
una
scatola
di
cristallo
.
Appare
dalla
cintola
in
su
,
lo
nasconde
fino
al
ventre
un
panno
di
raso
nero
,
su
cui
spiccano
le
mani
.
L
'
aspetto
di
Lenin
,
al
contrario
di
quello
di
Stalin
,
è
,
per
dir
così
,
più
sfumato
.
I
suoi
resti
hanno
qualcosa
di
cereo
,
di
indistinto
che
veramente
non
ritengono
più
nulla
di
carnale
.
Si
capisce
subito
che
il
tempo
ha
lavorato
,
ha
compiuto
trasformazioni
sottili
;
ed
ha
infuso
nei
resti
umani
quel
tanto
di
astratto
e
simbolico
che
appartiene
ai
monumenti
.
Davanti
a
Lenin
non
si
prova
quel
senso
di
vago
sgomento
che
coglie
alla
vista
di
Stalin
,
così
terreno
,
così
fisico
.
Molti
giornali
di
Occidente
hanno
raccontato
che
i
sovietici
,
durante
la
guerra
scorsa
,
trasportarono
Lenin
in
un
sotterraneo
della
metropolitana
,
per
metterlo
al
riparo
dai
pericoli
delle
bombe
.
Le
spoglie
,
sembra
,
soffersero
qualche
danno
e
fu
necessario
poi
un
delicato
lavoro
di
restauro
.
È
certo
che
,
al
paragone
di
Lenin
,
Stalin
risulta
molto
più
reale
.
Le
mani
del
Voschz
,
del
«
capo
»
,
che
per
oltre
vent
'
anni
strinsero
fermamente
un
potere
assoluto
,
conservano
una
incredibile
freschezza
,
potrebbero
essere
le
mani
di
un
uomo
addormentato
.
Mentre
Lenin
indossa
una
giacca
scura
,
di
foggia
militaresca
,
e
priva
di
qualsiasi
ornamento
,
Stalin
veste
la
divisa
grigioverde
di
generalissimo
,
con
una
grande
stella
d
'
oro
su
ciascuna
spallina
,
due
stelle
rosse
appuntate
al
petto
,
che
lo
decorano
due
volte
«
eroe
dell
'
Unione
Sovietica
»
.
Nel
Mausoleo
si
respira
una
strana
aria
di
venerazione
.
I
visitatori
guardano
le
due
scatole
di
cristallo
con
occhi
affascinati
.
Il
silenzio
è
profondo
,
si
sente
soltanto
un
lieve
fruscio
di
piedi
e
un
lontano
ronzare
di
apparecchi
elettrici
.
Il
pensiero
spontaneamente
corre
ad
altre
scene
.
Si
ricorda
il
fervore
religioso
che
i
fedeli
della
Chiesa
ortodossa
svelano
davanti
alle
immagini
sacre
.
Qualcosa
del
rapimento
che
per
secoli
accompagnò
l
'
adorazione
delle
icone
russe
,
sembra
giungere
fin
qui
,
con
aspetti
naturalmente
diversi
.
Chi
osserva
i
volti
dei
sovietici
trascorrenti
davanti
alle
salme
di
Lenin
e
Stalin
,
può
immaginare
meglio
l
'
impressione
che
devono
aver
suscitato
le
parole
contro
il
«
culto
dell
'
individuo
»
,
pronunciate
nei
giorni
scorsi
nella
sala
grande
del
Cremlino
.
Il
genio
infallibile
e
quasi
sovrumano
,
esposto
come
Lenin
alla
venerazione
del
popolo
,
appare
avvolto
in
una
luce
di
tramonto
.
Un
tempo
i
visitatori
del
Mausoleo
trascorrevano
davanti
a
Stalin
senza
sentire
alcun
dubbio
.
Quali
pensieri
volgono
ora
nella
mente
di
questi
uomini
,
che
vedo
sfilare
con
occhi
assorti
ed
estatici
?
StampaQuotidiana ,
Il
cardinal
Martini
ha
chiesto
alla
rivista
dei
gesuiti
di
aiutare
il
mondo
cattolico
e
i
cittadini
in
generale
a
decifrare
la
politica
italiana
.
Se
non
ci
riescono
loro
,
grandi
interpreti
di
codici
medievali
e
tessitori
di
intrighi
celebri
nella
storia
,
nessun
altro
può
riuscirci
.
Io
ci
ho
rinunciato
da
tempo
.
Tanto
più
in
quanto
i
geroglifici
della
politica
italiana
non
sono
egizi
per
cui
servirebbe
un
archeologo
,
ma
specificamente
democristiani
.
I
governi
a
termine
,
balneari
o
natalizi
,
i
governi
bis
,
i
rimpasti
,
i
prontuari
per
la
ripartizione
dei
dicasteri
,
le
fluttuazioni
e
i
ricambi
delle
maggioranze
,
sono
una
tradizione
cinquantennale
,
un
abito
mentale
,
un
costume
,
una
particolarità
nazionale
che
la
giovane
sinistra
ha
ereditato
e
fatto
propria
senza
neanche
rendersene
conto
.
Prima
il
nuovo
Ulivo
o
prima
un
D
'
Alema
bis
?
Meno
Quercia
e
più
Asinello
?
Più
Pipì
o
meno
?
Mastella
o
Parisi
,
chi
tra
queste
due
eminenti
personalità
avrà
più
spicco
?
Scognamiglio
tornerà
al
Polo
?
Livia
Turco
e
Rosi
Bindi
si
dedicheranno
alla
famiglia
in
senso
stretto
?
Di
Pietro
farà
arrivare
i
treni
in
orario
?
Il
centro
-
sinistra
conserverà
il
trattino
di
congiunzione
o
farà
lo
strappo
?
Una
crisi
limpida
ed
entusiasmante
,
la
prima
volta
del
presidente
Ciampi
,
il
cui
esito
è
atteso
dalle
grandi
masse
con
la
stessa
apprensione
dell
'
estrazione
dell
'
Enalotto
.
Il
programma
è
top
secret
,
come
le
bombe
H
su
cui
resteremo
seduti
,
i
giornali
vanno
in
cerca
di
indiscrezioni
ma
l
'
unica
che
trovano
è
la
parità
scolastica
:
che
non
ha
bisogno
di
essere
decifrata
dai
gesuiti
.
Il
resto
lo
sta
redigendo
il
dott.
Fossa
.
Il
D
'
Alema
primo
è
durato
un
anno
,
il
D
'
Alema
secondo
sarebbe
meglio
che
non
nascesse
se
non
altro
per
ragioni
di
stile
.
Non
si
sa
neppure
chi
sia
il
padre
naturale
,
se
Massimo
o
Walter
(
oggi
gli
statisti
si
chiamano
per
nome
,
con
un
'
intimità
che
annuncia
micidiali
colpi
bassi
)
.
Se
è
così
che
vi
preparate
alle
elezioni
regionali
,
cari
amici
,
proclamando
per
inciso
che
non
c
'
è
trattino
tra
comunismo
e
libertà
,
Dio
non
ve
la
manderà
buona
.
Sarebbe
meglio
se
foste
voi
a
rompere
i
piatti
prima
di
farveli
rompere
sulla
testa
.
Ma
non
ne
siete
capaci
anche
perché
Boselletti
non
sarebbe
d
'
accordo
.
StampaPeriodica ,
A
Firenze
,
si
è
chiusa
la
Fiera
Nazionale
dell
'
Artigianato
.
Ugo
Ojetti
non
è
contento
,
e
lo
ha
detto
in
un
lungo
articolo
sul
"
Corriere
della
Sera
"
.
Da
qualche
tempo
,
Ojetti
è
l
'
uomo
più
incontentabile
che
esista
in
Italia
;
e
verrebbe
voglia
di
battergli
le
mani
,
se
tutte
le
sue
critiche
,
lettere
,
apposizioni
e
sentenze
avessero
un
motivo
preciso
,
un
obbietto
-
per
parlar
pulito
-
bene
individuato
.
Il
male
è
che
l
'
irrequietudine
di
Ojetti
rappresenta
piuttosto
il
disagio
di
chi
fra
il
vecchio
ed
il
nuovo
non
ha
forza
,
e
desiderio
,
di
decidersi
;
e
se
ne
sta
sulla
soglia
come
certi
pacieri
che
a
furia
di
mezze
parole
e
con
un
gran
dimenar
di
braccia
vorrebbero
mettere
d
'
accordo
quelli
che
stanno
dentro
e
quelli
che
stanno
fuori
,
le
ragioni
degli
uni
con
le
pretese
degli
altri
.
In
tanto
daffare
la
posizione
di
Ojetti
è
la
stessa
di
quei
ceti
italiani
,
intellettuali
e
sociali
,
che
sorpresi
dal
rumore
delle
novità
nel
bel
mezzo
di
un
ozio
che
era
profittevole
ed
adatto
alla
vita
provinciale
di
dieci
o
vent
'
anni
fa
,
da
una
parte
si
sforzano
di
conservare
un
atteggiamento
di
decoro
e
di
prosopopea
e
dall
'
altra
danno
una
mano
al
nuovo
,
ma
"
con
juicio
"
.
Questo
"
juicio
"
nel
caso
di
Ojetti
,
e
non
in
quello
dei
centomila
poltroni
che
infestano
l
'
arte
italiana
,
potrebbe
essere
preso
in
considerazione
se
fosse
soltanto
un
pretesto
critico
,
un
modo
di
frenare
le
impazienze
degli
improvvisatori
;
ma
quando
Ojetti
scende
in
lizza
,
si
mette
fra
i
contendenti
-
cioè
fra
quelli
che
praticano
l
'
arte
e
non
la
giudicano
soltanto
-
rende
un
cattivo
servizio
alla
critica
,
perché
le
toglie
la
possibilità
di
giudicare
con
serenità
e
la
riduce
ad
una
polemica
mediocre
,
ed
un
peggiore
servizio
all
'
arte
,
o
meglio
agli
artisti
,
perché
confonde
le
idee
,
confonde
le
mansioni
,
confonde
i
lettori
,
avendo
la
pretesa
di
dire
come
"
si
deve
fare
"
e
come
"
non
si
deve
fare
"
.
Questo
tipo
di
critico
estroso
ed
irrequieto
,
è
stato
messo
tante
volte
fuori
della
critica
,
perché
noi
dobbiamo
preoccuparci
di
dimostrare
ad
Ojetti
che
,
per
lo
meno
,
la
sua
lettera
a
Pavolini
sull
'
architettura
ed
il
suo
articolo
sull
'
artigianato
non
sono
né
critiche
,
né
belle
prose
:
perché
per
essere
le
une
mancano
di
metodo
,
e
per
essere
le
altre
sono
compilazioni
giornalistiche
di
un
uomo
che
a
furia
di
reggere
la
penna
crede
di
reggere
lo
scettro
del
buon
gusto
o
la
bacchetta
magica
dell
'
invenzione
.
Si
chiede
,
dunque
,
a
Ojetti
un
po
'
di
tregua
;
lo
si
vorrebbe
decidere
a
tornare
alle
"
Cose
viste
"
in
cui
può
narrare
con
bella
prosa
,
come
,
per
esempio
,
Tizio
ha
disegnato
un
volo
di
rondini
per
il
salotto
di
una
signora
,
o
come
Cajo
ha
inventato
-
per
parlare
all
'
antica
-
un
mobile
di
metallo
.
Ojetti
non
confonderebbe
così
lo
stile
di
Tizio
con
il
gusto
di
Cajo
,
e
non
concorrerebbe
a
rovinare
quel
poco
di
buona
volontà
che
è
rimasta
agli
artisti
e
agli
artigiani
d
'
Italia
,
pur
in
tempo
di
crisi
.
StampaQuotidiana ,
Tel
Aviv
,
8
novembre
-
I
carri
armati
i
semoventi
gli
affusti
dei
cannoni
gli
autocarri
,
insomma
tutti
i
mezzi
meccanici
degli
egiziani
,
sono
dipinti
di
giallo
,
quelli
israeliani
di
un
colore
bruno
verdastro
.
«
Il
nostro
problema
»
mi
ha
detto
sorridendo
un
alto
ufficiale
israeliano
«
è
ora
se
dipingere
in
bruno
tutto
il
materiale
catturato
o
se
faremo
più
presto
a
dipingere
in
giallo
anche
quello
nostro
.
»
Certamente
il
bottino
fatto
nel
Sinai
di
armi
e
di
munizioni
e
carri
di
recentissima
costruzione
,
russi
inglesi
cechi
,
supera
le
previsioni
anche
di
coloro
che
da
un
anno
osservavano
con
apprensione
il
grande
affluire
in
Egitto
di
materiale
bellico
.
Diversa
è
l
'
interpretazione
che
si
può
dare
a
tanta
abbondanza
di
mezzi
e
di
armi
nella
deserta
regione
del
Sinai
popolata
soltanto
da
sparsi
presidi
militari
,
se
sia
indice
veramente
di
intenzioni
aggressive
,
come
affermano
gli
israeliani
e
come
appare
anche
da
certe
parole
minacciose
di
Nasser
(
«
alla
prima
occasione
spazzeremo
via
Israele
dalla
faccia
della
terra
»
)
,
o
corrisponda
all
'
opportunità
di
preparare
materiale
bellico
ad
oriente
del
Canale
in
previsione
d
'
un
attacco
ad
esso
.
Gli
israeliani
hanno
certamente
condotto
una
rapida
campagna
con
buoni
piani
e
intelligente
azione
di
truppe
,
e
í
soldati
si
sono
dimostrati
bravi
a
servirsi
dei
nuovissimi
mezzi
di
guerra
che
innovano
radicalmente
la
tradizione
tattica
della
fanteria
,
ma
d
'
altro
canto
sono
stati
favoriti
dalla
rapida
stanchezza
di
combattere
degli
egiziani
,
colti
evidentemente
di
sorpresa
le
prime
ore
,
e
dopo
nemmeno
due
giorni
di
combattimento
trovatisi
privi
di
ogni
soccorso
aereo
.
Da
quest
'
affermazione
a
dire
che
non
si
sono
battuti
per
nulla
ci
corre
:
ad
El
Gafgafa
sulla
via
di
Ismailia
hanno
resistito
abilmente
,
e
hanno
respinto
tutti
gli
attacchi
frontali
e
c
'
è
voluto
un
aggiramento
per
farli
cadere
,
a
Abu
Ageila
hanno
combattuto
per
tre
giorni
.
L
'
energia
della
loro
resistenza
iniziale
è
dimostrata
dalle
perdite
subite
dagli
israeliani
,
centocinquanta
morti
(
non
è
stato
comunicato
il
numero
dei
feriti
)
:
sembra
una
cifra
da
poco
,
ma
se
si
fa
il
rapporto
fra
la
popolazione
di
Israele
-
un
milione
settecentomila
ebrei
,
la
minoranza
araba
è
esente
dal
reclutamento
-
e
quella
per
esempio
dell
'
Italia
,
sarebbe
come
se
noi
avessimo
perduto
nel
corso
di
una
sola
settimana
e
per
soli
quattro
giorni
di
battaglia
quattromila
uomini
,
perdite
considerevoli
in
così
breve
tempo
.
Ben
Gurion
ieri
alla
Camera
ha
detto
che
il
comando
militare
si
era
prefisso
di
ridurre
le
perdite
al
minimo
e
che
c
'
è
riuscito
:
contenti
loro
contenti
tutti
.
Ha
aggiunto
che
gli
egiziani
sono
stati
battuti
nonostante
l
'
eccellenza
delle
loro
armi
perché
ad
essi
è
mancato
lo
spirito
che
ha
animato
i
soldati
di
Israele
;
e
qui
ha
citato
il
profeta
Isaia
che
parla
degli
egiziani
smarriti
come
uomini
ebrei
per
volontà
dell
'
Onnipotente
che
ha
steso
la
mano
su
di
loro
,
e
fatti
simili
a
donne
incapaci
di
ogni
lavoro
.
Perché
Ben
Gurion
cita
a
ogni
piè
sospinto
i
testi
sacri
;
e
come
per
rivendicare
i
diritti
alla
navigazione
libera
nel
Mar
Rosso
risale
a
Salomone
e
ai
re
di
Giudea
fondatori
del
porto
di
Elath
,
così
fa
appello
alla
Bibbia
per
esaltare
il
valore
storico
e
nazionale
che
ha
il
monte
Sinai
nella
storia
di
Israele
come
quello
da
cui
Mosè
annunciò
al
suo
popolo
che
Iddio
lo
aveva
scelto
per
suo
popolo
eletto
e
gli
dette
i
libri
della
Legge
.
E
per
confermare
il
suo
dire
,
che
le
isolette
all
'
imboccatura
del
golfo
di
Akaba
fino
a
14
secoli
fa
erano
un
regno
ebraico
indipendente
,
ha
citato
il
passo
di
uno
storico
greco
nel
testo
originale
(
Ben
Gurion
fino
a
qualche
anno
fa
non
sapeva
il
greco
e
se
ne
rammaricava
,
e
si
mise
a
studiarlo
d
'
impegno
sino
a
che
poté
leggere
nell
'
originale
i
filosofi
greci
:
ora
mi
dicono
che
sta
studiando
nello
stesso
modo
l
'
italiano
per
poter
leggersi
Benedetto
Croce
e
Machiavelli
)
.
Ed
esprimendo
il
desiderio
che
il
dittatore
egiziano
si
acquieti
alla
sconfitta
ha
detto
che
spera
che
questi
non
obbligherà
gli
ebrei
a
violare
l
'
imposizione
fatta
loro
3300
anni
fa
-
quando
lasciarono
l
'
Egitto
-
di
non
ritornarvi
mai
più
.
Sarà
difficile
per
gli
uomini
politici
che
dovranno
trattare
di
pace
e
di
confini
argomentare
con
quest
'
uomo
per
cui
realtà
e
utopia
,
presente
e
avvenire
sono
una
sola
cosa
e
cita
i
testi
biblici
e
avvenimenti
di
tremila
anni
fa
come
fossero
documenti
e
trattati
di
cui
esista
copia
fotostatica
e
fa
appello
a
diritti
che
nascono
dalle
promesse
dei
profeti
.
Ma
certo
il
suo
atteggiamento
ispirato
e
grandioso
corrisponde
allo
stato
d
'
animo
del
Paese
.
Soprattutto
hanno
trovato
vasto
consenso
quei
passi
del
suo
discorso
nei
quali
ha
accusato
gli
Stati
Uniti
,
la
Russia
e
la
Gran
Bretagna
di
aver
lasciato
passare
senza
proteste
l
'
esclusione
delle
navi
di
Israele
dal
Canale
di
Suez
ordinata
dal
dittatore
egiziano
e
ha
rimproverato
alla
Gran
Bretagna
di
aver
colta
l
'
opportunità
della
battaglia
di
Israele
nel
Sinai
per
risolvere
a
proprio
vantaggio
la
questione
di
Suez
.
Queste
sue
parole
hanno
incoraggiato
la
stampa
ad
accusare
la
Gran
Bretagna
di
«
disonesta
politica
»
e
definire
«
ipocrita
e
ridicola
»
l
'
affermazione
del
governo
inglese
che
la
sua
azione
è
stata
ispirata
al
desiderio
di
separare
i
due
combattenti
e
agevolare
la
conclusione
della
pace
fra
essi
.
Ben
Gurion
ha
anche
ammonito
il
suo
popolo
che
ogni
pericolo
non
è
passato
e
deve
tenersi
pronto
per
ogni
evenienza
:
quasi
a
immediato
commento
di
queste
parole
sono
giunte
oggi
notizie
da
Bagdad
,
via
Londra
,
che
sono
accolte
con
un
certo
disagio
.
Dicono
le
notizie
che
la
Russia
avrebbe
chiesto
il
passaggio
per
le
sue
truppe
alla
Turchia
e
alla
Persia
:
la
Turchia
avrebbe
risposto
di
no
,
mentre
nulla
si
sa
qui
della
Persia
attraverso
la
quale
í
russi
potrebbero
passare
per
l
'
Irak
in
Siria
ove
,
secondo
altre
informazioni
,
esistono
disposizioni
favorevoli
per
la
Russia
e
prontezza
a
bene
accogliere
le
sue
truppe
.
Sono
finora
congetture
e
previsioni
più
apocalittiche
che
verisimili
:
ma
certo
viviamo
in
un
'
epoca
nella
quale
appaiono
più
probabili
le
cose
assurde
che
quelle
dettate
dalla
logica
e
dal
buon
senso
:
come
ne
abbiamo
già
avuto
esempio
in
queste
settimane
.
StampaQuotidiana ,
Speriamo
che
il
senatore
Andreotti
continui
a
scrivere
novelle
,
come
ha
detto
in
un
'
intervista
,
e
che
non
riprenda
a
tessere
le
sue
trame
oscure
.
Speriamo
ma
non
ci
crediamo
.
Assolto
due
volte
,
da
una
dubbia
accusa
di
omicidio
e
da
un
'
imputazione
di
complicità
mafiosa
politicamente
certa
,
questo
spiritoso
vecchio
può
ora
aspirare
alla
beatificazione
.
Come
un
padre
spirituale
della
patria
o
come
un
Belzebù
finalmente
riabilitato
dalla
giustizia
terrena
e
redento
da
quella
celeste
.
Le
sentenze
,
per
quanto
emesse
da
uomini
per
natura
fallaci
,
fanno
storia
.
I
procedimenti
giudiziari
contro
questo
eccellente
democristiano
sono
durati
sette
anni
,
anni
tormentosi
che
equivalgono
a
una
condanna
anche
per
un
imputato
con
sistema
nervoso
d
'
eccezione
.
Ottocentomila
pagine
processuali
(
800
000
)
che
non
significano
un
processo
accurato
ma
un
inestricabile
pasticcio
.
Processi
postumi
,
lontani
dai
reati
commessi
o
non
commessi
,
esposti
a
ogni
fluttuazione
del
clima
politico
.
Tale
è
il
nostro
sistema
politico
-
giudiziario
,
di
cui
non
è
male
(
biblicamente
)
che
anche
un
uomo
di
potere
abbia
fatto
esperienza
come
tanti
suoi
sudditi
.
Ma
ora
questo
esito
rimbalzerà
nel
peggior
modo
,
non
in
direzione
del
«
giusto
processo
»
ma
di
una
diffusa
impunità
per
qualsiasi
imputato
eminente
.
E
in
una
direzione
politica
ancora
peggiore
,
quella
di
una
glorificazione
del
cinquantennio
democristiano
che
non
solo
ha
difeso
la
libertà
dai
cosacchi
ma
è
immacolato
.
Una
strana
coppia
di
senatori
a
vita
,
Giulio
e
Francesco
,
ne
custodiscono
l
'
eredità
e
la
trasferiscono
nella
politica
corrente
.
Molti
ringraziano
Dio
e
ne
hanno
di
che
.
Dio
ha
anche
predisposto
l
'
assoluzione
in
contemporanea
del
divo
Giulio
e
della
diva
Ferrari
,
due
protagonisti
di
formula
uno
.
Sabato
23
ottobre
è
davvero
una
data
,
un
giorno
di
esultanza
nazionale
.
La
memoria
mi
riporta
inguaribilmente
all
'
Italia
del
dopoguerra
,
il
18
aprile
e
Bartali
.
Ma
io
parteggiavo
per
Coppi
ed
ero
fin
da
allora
colpevole
di
associazione
comunista
mafiosa
con
Girolamo
Li
Causi
,
noto
comandante
della
strage
di
Portella
della
Ginestra
.
StampaPeriodica ,
Prima
di
essere
definito
dai
teorici
posteriori
,
il
programma
della
nuova
architettura
è
così
semplice
che
una
sola
parola
-
funzionale
-
lo
contiene
con
perfetta
rispondenza
di
significato
.
Si
domanda
,
cioè
,
soltanto
una
aderenza
allo
scopo
pratico
,
alla
funzione
;
e
il
modo
di
tale
aderenza
non
è
fissato
da
alcun
procedimento
scientifico
o
razionale
.
Il
primo
programma
dell
'
architettura
funzionale
rimane
così
limitato
in
un
campo
semplicemente
pratico
,
e
come
tale
indifferente
a
qualsiasi
manifestazione
estetica
.
In
questa
stessa
indifferenza
è
la
piena
compatibilità
del
funzionalismo
con
tutti
i
possibili
atteggiamenti
estetici
.
Infatti
un
programma
,
come
informatore
di
ambiente
educativo
,
non
può
uscire
dal
suo
limite
di
insegnamento
pratico
o
tecnico
,
ché
,
se
pretendesse
di
stabilire
delle
nuove
norme
di
estetica
,
condurrebbe
verso
un
formalismo
convenzionale
.
La
mancanza
di
un
programma
estetico
nella
prima
manifestazione
polemica
del
funzionalismo
,
condannata
dai
più
come
la
peggiore
aridità
meccanica
,
costituisce
quindi
il
suo
più
grande
vantaggio
di
fronte
alla
tradizione
accademica
.
Il
funzionalismo
,
limitato
in
un
campo
pratico
,
viene
ad
essere
soltanto
un
contenuto
in
rapporto
alle
possibili
espressioni
,
e
si
comprende
che
in
quanto
tale
sia
limitato
da
contingenze
esteriori
.
Contingenze
esteriori
d
'
indole
pratica
-
sociali
,
morali
,
economiche
-
che
,
se
per
la
prima
volta
appaiono
sotto
il
nome
di
"
funzionalismo
"
,
non
sono
però
mai
state
estranee
al
contenuto
.
Anzi
si
potrebbe
dire
che
quasi
tutti
i
contenuti
sieno
derivati
da
esse
.
Un
tema
iconografico
per
esempio
-
un
soggetto
religioso
,
un
ritratto
,
ecc
.
-
limita
il
contenuto
tanto
quanto
una
esigenza
pratica
o
costruttiva
.
Ma
le
limitazioni
del
contenuto
non
limitano
l
'
espressione
,
poiché
il
contenuto
non
la
determina
,
ma
la
ispira
;
tanto
che
il
medesimo
contenuto
,
sia
pure
definito
,
lascia
sempre
luogo
ad
una
infinita
varietà
di
espressioni
.
La
ricerca
di
una
soluzione
che
corrisponda
al
problema
pratico
non
costringe
,
ma
esalta
la
fantasia
creativa
,
la
quale
,
quanto
più
si
tende
nello
sforzo
di
questa
ricerca
,
tanto
più
esprime
di
valore
intimo
:
il
problema
pratico
diventa
impulso
di
ispirazione
con
cui
l
'
artista
si
trova
in
immediato
contatto
.
Lo
svolgimento
progressivo
della
polemica
porta
quasi
di
necessità
a
una
definizione
più
teorica
.
I
banditori
non
sanno
contenersi
entro
i
limiti
del
primo
programma
,
e
sono
portati
a
formulare
dei
concetti
scientifici
e
dei
canoni
estetici
per
giustificare
la
prima
e
semplice
proclamazione
polemica
.
Il
programma
esce
dai
limiti
del
contenuto
,
e
cerca
di
riferirsi
anche
all
'
espressione
.
Il
razionalismo
si
sovrappone
al
funzionalismo
,
e
definisce
così
la
soluzione
del
problema
pratico
con
criteri
scientifici
i
quali
vengono
a
determinarla
quasi
con
una
necessità
di
svolgimento
che
non
lascia
più
luogo
a
una
libertà
di
scelta
.
Le
Corbusier
stabilisce
,
per
mezzo
dello
"
standard
"
,
una
specie
di
soluzione
progressiva
per
cui
si
giunge
al
"
tipo
"
attraverso
successive
eliminazioni
.
Il
tipo
,
come
la
soluzione
perfetta
e
necessaria
di
un
problema
pratico
raggiunta
con
una
collaborazione
collettiva
che
unifica
i
singoli
sforzi
,
non
lascia
alcun
margine
per
una
libertà
creativa
,
poiché
il
miglioramento
per
selezione
è
determinato
da
leggi
scientifiche
e
la
perfezione
raggiunta
unica
ed
esclusiva
.
Il
contenuto
-
che
era
la
prima
proposizione
del
problema
-
viene
a
determinare
l
'
espressione
-
che
è
la
soluzione
di
esso
.
Per
liberare
la
creazione
individuale
dal
determinismo
contenuto
nello
"
standard
"
,
Le
Corbusier
è
costretto
a
separarla
da
esso
come
un
'
attività
posteriore
ed
estranea
che
le
si
sovrappone
.
La
soluzione
del
problema
pratico
si
limita
,
quindi
,
per
lui
a
proporre
gli
elementi
anonimi
di
cui
l
'
artista
si
serve
come
di
un
alfabeto
.
Ma
un
'
espressione
che
si
sovrapponga
ad
elementi
già
fissati
in
un
limite
di
estrema
perfezione
non
può
aggiungere
ad
essi
nulla
più
che
una
veste
decorativa
o
formale
:
poiché
se
l
'
espressione
può
prescindere
dal
problema
pratico
ed
il
problema
pratico
può
prescindere
dall
'
espressione
,
quando
però
si
proponga
il
problema
pratico
come
contenuto
necessario
,
l
'
espressione
deriva
direttamente
dalla
particolare
soluzione
di
esso
e
non
da
un
'
attività
posteriore
ed
estranea
.
Il
pensiero
di
Le
Corbusier
a
questo
riguardo
,
interpretato
nelle
sue
più
logiche
conseguenze
,
oscilla
tra
un
razionalismo
scientifico
ed
un
estetismo
accademico
.
Un
altro
banditore
del
funzionalismo
,
Bruno
Taut
,
identifica
la
soluzione
del
problema
pratico
con
la
estetica
,
ponendo
tra
l
'
una
e
l
'
altra
un
legame
di
necessaria
conseguenza
.
Le
teorie
di
Taut
sono
abbastanza
semplici
per
potere
essere
riassunte
quasi
in
un
solo
punto
fondamentale
:
la
funzionalità
dell
'
arte
che
non
può
prescindere
da
un
contenuto
sociale
o
morale
o
pratico
;
tale
funzionalità
è
dedotta
non
solo
dall
'
osservazione
delle
necessità
presenti
,
ma
anche
dalla
storia
delle
civiltà
artistiche
passate
le
quali
dimostrano
sempre
un
'
aderenza
perfetta
tra
l
'
Arte
e
la
Pratica
.
La
concezione
architettonica
di
Taut
è
,
quindi
,
tutta
derivata
da
questo
principio
:
l
'
utilità
è
lo
scopo
primo
di
ogni
esigenza
costruttiva
;
ad
essa
devono
uniformarsi
il
materiale
e
lo
schema
;
la
bellezza
è
creata
soltanto
da
una
perfetta
aderenza
tra
lo
scopo
e
la
costruzione
-
ciò
che
è
utile
è
anche
bello
-
:
la
pianta
,
come
l
'
elemento
della
costruzione
che
più
si
riferisce
allo
scopo
,
domina
tutti
gli
svolgimenti
,
di
modo
che
nessun
particolare
può
essere
immaginato
indipendentemente
da
essa
.
Anche
la
casa
non
esiste
più
come
creazione
isolata
,
ma
come
parte
di
un
organismo
più
vasto
:
la
strada
,
la
città
.
La
stessa
esigenza
funzionale
conduce
Taut
a
negare
il
principio
della
casa
"
macchina
"
perché
la
costruzione
non
esprime
il
"
simbolo
"
di
una
realtà
estranea
-
la
macchina
-
,
ma
una
realtà
interiore
insita
nella
sua
particolare
funzione
.
Il
problema
pratico
si
identifica
per
lui
più
particolarmente
in
esigenze
sociali
,
economiche
e
politiche
,
per
cui
non
vi
può
essere
questione
di
preferenza
individuale
,
indipendente
da
tali
esigenze
.
In
questo
modo
,
Taut
per
non
separare
l
'
espressione
dal
contenuto
determina
tra
l
'
uno
e
l
'
altro
dei
rapporti
di
assoluta
necessità
.
Egli
lega
così
l
'
espressione
con
lo
stesso
determinismo
che
Le
Corbusier
,
sia
pure
con
un
artificio
,
aveva
cercato
di
limitare
a
una
prima
soluzione
del
contenuto
,
precedente
la
vera
espressione
estetica
.
In
questo
modo
viene
ad
allontanarsi
ancora
di
più
da
una
definizione
del
funzionalismo
che
sia
compatibile
con
una
coscienza
di
libertà
estetica
:
poiché
l
'
espressione
è
inscindibile
dal
contenuto
,
non
in
quanto
il
contenuto
la
determina
contenendola
già
in
sè
definita
,
ma
in
quanto
la
espressione
,
come
libera
interpretazione
di
esso
,
lo
riassume
in
una
sintesi
.
StampaQuotidiana ,
Esce
postumo
il
romanzo
di
uno
sconosciuto
,
Il
gattopardo
di
Giuseppe
Tomasi
di
Lampedusa
(
edizione
Feltrinelli
)
:
un
libro
per
molti
versi
più
che
notevole
,
un
libro
d
'
eccezione
nel
miglior
senso
della
parola
,
tale
da
costituire
non
soltanto
un
caso
ma
da
autorizzare
il
senso
di
una
rivelazione
,
soprattutto
se
si
tengono
presenti
le
condizioni
della
nostra
narrativa
.
Giuseppe
Tomasi
,
duca
di
Palma
e
principe
di
Lampedusa
-
questo
è
il
nome
intero
di
tutti
i
titoli
-
,
morto
a
Roma
l
'
anno
scorso
,
era
nato
a
Palermo
nel
1896
.
Grazie
alle
notizie
che
ci
fornisce
il
suo
profeta
,
Giorgio
Bassani
,
sappiamo
anche
che
il
Tomasi
a
vent
'
anni
dovette
interrompere
gli
studi
per
correre
al
fronte
e
da
allora
direttamente
(
egli
rimase
in
carriera
fino
al
1925
)
o
indirettamente
(
occupandosi
di
studi
militari
,
specialmente
di
Clausewitz
)
il
suo
mestiere
fu
quello
dell
'
ufficiale
.
Durante
il
fascismo
preferì
fare
dei
lunghi
viaggi
e
soggiorni
all
'
estero
,
inutile
aggiungere
che
nella
triste
guerra
del
'40
tornò
al
suo
posto
e
ancora
una
volta
indossò
la
divisa
.
Notizie
esteriori
che
riflettono
la
parte
morta
della
sua
carriera
,
il
lettore
potrà
invece
avere
l
'
immagine
sicura
del
Tomasi
non
perdendo
di
vista
il
protagonista
del
romanzo
,
il
principe
Fabrizio
Salina
.
Nello
stemma
gentilizio
-
il
gattopardo
-
non
è
difficile
scovare
il
ritratto
appena
velato
,
appena
romanzato
del
Tomasi
:
così
come
non
è
difficile
trovare
nell
'
impronta
del
felino
il
segno
dell
'
unghia
dello
scrittore
.
Sembra
-
lo
ha
confidato
la
vedova
che
il
Tomasi
abbia
per
molti
anni
vagheggiato
di
scrivere
un
romanzo
storico
sullo
sbarco
garibaldino
a
Marsala
,
centrato
su
un
suo
antenato
astronomo
.
E
non
c
'
è
dubbio
che
da
questa
lunga
incubazione
su
una
fragile
trama
e
più
attraverso
la
meditazione
sull
'
essenza
della
vita
il
Tomasi
sia
approdato
di
sorpresa
a
un
romanzo
scritto
di
getto
:
non
si
trattava
di
un
caso
ma
di
una
conclusione
,
di
un
frutto
maturato
naturalmente
e
lentamente
.
Il
romanzo
è
opera
singolare
per
il
rapporto
vitale
che
lo
anima
:
Il
gattopardo
obbedisce
alle
regole
classiche
del
genere
e
in
questo
senso
è
un
buon
esercizio
,
dove
invece
ci
colpisce
è
nella
parte
di
testamento
,
di
meditazione
oggettivata
.
Mentre
lo
scrittore
segue
i
fatti
,
trova
modo
di
inserire
senza
stridori
e
quasi
senza
umori
polemici
la
verità
strappata
al
lungo
colloquio
con
le
cose
.
Vediamone
un
momento
la
struttura
:
il
protagonista
Fabrizio
Salina
,
il
nipote
(
figlio
di
una
sorella
del
principe
)
Tancredi
Falconeri
e
dietro
di
loro
la
grossa
nobiltà
palermitana
sorpresa
dallo
sbarco
dei
garibaldini
,
pardon
dei
«
piemontesi
»
e
ancor
prima
dai
sentori
di
libertà
,
cioè
il
quadro
di
una
classe
con
tutto
il
carico
di
tradizioni
,
abusi
e
privilegi
e
di
fronte
la
classe
nuova
che
sorge
dalla
rovina
dell
'
altra
,
impersonata
da
don
Calogero
Sedara
,
padre
di
Angelica
.
Questi
quattro
personaggi
rappresentano
il
giuoco
di
passaggio
e
di
sostituzione
,
l
'
avvicendamento
delle
classi
al
potere
.
Il
romanzo
non
subisce
la
facile
polemica
delle
opposizioni
,
il
Tomasi
crede
alla
storia
che
si
fa
per
passi
,
soprattutto
per
accomodamenti
e
quindi
è
naturale
che
la
trama
sopporti
questa
concezione
:
Tancredi
sposerà
Angelica
,
diventerà
deputato
al
parlamento
italiano
,
otterrà
incarichi
diplomatici
.
Tutto
si
svolge
nel
giro
di
vent
'
anni
o
poco
più
,
conosciamo
il
principe
nel
1860
,
di
cinquant
'
anni
,
ancora
vigoroso
e
bello
come
un
dio
greco
e
lo
lasciamo
morente
sulla
terrazza
di
un
albergo
a
Palermo
nel
1883
:
il
libro
ha
un
'
appendice
(
inutile
come
altre
parti
del
romanzo
)
che
probabilmente
,
nell
'
intenzione
dell
'
autore
,
doveva
rendere
più
sensibile
l
'
usura
del
tempo
,
presentandoci
la
fine
dei
sogni
dei
personaggi
,
la
decadenza
della
famiglia
Salina
,
la
rovina
dei
sentimenti
(
per
esempio
,
la
condotta
di
Angelica
era
prevista
ma
il
Tomasi
ha
sentito
il
bisogno
di
sottolinearla
)
.
Una
trama
delle
più
semplici
ma
sufficiente
a
tradurre
l
'
idea
prima
del
Tomasi
,
per
cui
i
fatti
vanno
interpretati
e
corretti
,
non
potendo
modificarli
o
,
peggio
ancora
,
vincerli
.
Questa
lotta
segreta
che
accompagna
la
storia
privilegiata
di
Salina
costituisce
la
vera
musica
del
libro
.
Il
protagonista
fa
pensare
al
don
Cesare
della
Loi
del
Vailland
ma
quanto
quel
personaggio
sposava
e
subiva
l
'
ideologia
dello
scrittore
francese
,
altrettanto
questo
del
Tomasi
dimostra
di
possedere
un
'
autonomia
e
quella
libertà
che
nasce
dall
'
accordo
perfetto
fra
educazione
superiore
,
intelligenza
e
senso
del
limite
.
Il
principe
è
uno
scienziato
,
è
in
corrispondenza
con
Arago
,
è
premiato
in
Sorbona
:
cita
Baudelaire
letto
fra
le
pagine
a
Parigi
e
autori
letti
con
più
agio
nelle
sue
ville
,
vive
con
un
padre
spirituale
a
fianco
,
il
gesuita
Pirrone
,
è
un
buon
padre
di
famiglia
ma
cede
ancora
alle
tentazioni
della
carne
e
conosce
il
pericolo
delle
dilettazioni
insistite
.
Tutto
quello
che
ha
avuto
per
nascita
,
per
studio
,
per
osservazione
velata
della
realtà
lo
ha
portato
alla
fine
a
una
specie
di
filosofia
o
meglio
a
poter
interpretare
la
vita
nel
miglior
modo
possibile
,
senza
troppi
dolori
,
con
paziente
ironia
.
Fra
romanziere
e
personaggio
c
'
è
un
'
assoluta
identità
di
vedute
per
cui
il
lettore
trasferisce
liberamente
argomentazioni
e
giudizi
da
una
bocca
all
'
altra
,
finendo
per
stabilire
un
'
unica
visione
del
mondo
.
Si
misuri
quello
che
i
due
principi
dicono
della
Sicilia
e
dei
siciliani
,
non
si
tratta
di
impressioni
,
di
umori
,
sono
cose
sperimentate
e
sofferte
.
Esatta
l
'
individuazione
della
meccanica
del
machiavellismo
astratto
dei
siciliani
,
giusta
la
mozione
di
impenetrabilità
agli
affanni
altrui
e
della
pretesa
fierezza
che
è
soltanto
cecità
.
I
siciliani
giudicano
peccato
il
«
fare
»
,
non
hanno
desiderio
(
altro
che
volontà
)
di
migliorare
perché
si
credono
degli
dèi
,
uomini
diversi
e
superiori
.
Il
romanzo
corre
su
questo
filo
segreto
,
su
questa
obbedienza
rispettata
da
tutte
le
classi
di
quel
mondo
:
il
sogno
è
«
che
tutto
rimanga
com
'
è
»
,
che
non
sia
rotto
lo
stato
di
dormiveglia
,
di
sonno
.
Qui
il
Tomasi
non
teme
di
fare
un
salto
,
passando
dal
'60
all'80
,
poi
al
1910
e
quindi
al
fascismo
e
infine
alla
Sicilia
d
'
oggi
,
pur
così
attiva
,
americanizzata
,
la
Sicilia
del
petrolio
.
Il
colore
di
fondo
non
cambierà
mai
,
cambierà
solo
il
colore
delle
camicie
(
dal
rosso
garibaldino
al
nero
dei
fascisti
,
al
bianco
d
'
oggi
)
.
Chi
accusare
?
I
siciliani
perché
vogliono
passare
la
vita
in
dormiveglia
,
i
settentrionali
perché
li
hanno
ingannati
e
traditi
(
si
veda
la
pagina
altissima
sul
primo
plebiscito
)
?
Risponde
Tomasi
:
no
,
si
può
,
si
deve
accusare
soltanto
l
'
eternità
.
Strana
bestemmia
sapientemente
avvolta
nelle
carte
dei
compromessi
millenari
,
degli
accomodamenti
,
che
scoppia
in
un
mondo
ancora
composto
nel
rispetto
della
Chiesa
e
nella
fede
testimoniata
da
padre
Pirrone
.
È
un
mondo
senza
speranze
che
crolla
lentamente
,
mai
per
vie
dirette
(
non
ci
saranno
rivoluzioni
)
ma
attraverso
complicatissime
operazioni
di
usura
,
di
stanchezza
.
È
chiaro
che
questa
parte
di
sconforto
,
di
amarezza
,
questa
sensazione
di
«
più
»
ce
l
'
ha
aggiunta
il
Tomasi
:
il
nostro
tempo
ha
potuto
aggiungere
qualcosa
alla
pena
equilibrata
di
Salina
.
E
gli
uomini
?
Quale
giudizio
dare
?
Condannarli
,
assolverli
?
Risponde
qui
il
primo
principe
:
no
,
non
si
possono
condannare
,
a
volte
si
può
averne
disgusto
ma
subito
dopo
si
è
presi
da
compassione
.
Tutto
l
'
episodio
del
ballo
(
dove
il
richiamo
a
Proust
non
è
eccessivo
)
è
pervaso
da
questo
senso
di
umanità
,
di
misura
,
dalla
capacità
di
vedere
negli
altri
noi
stessi
,
dall
'
ultima
coscienza
che
non
lascia
nessuno
di
noi
vincitore
sull
'
altro
ma
tutti
ugualmente
schierati
nell
'
esercito
degli
sconfitti
,
nell
'
esercito
degli
uomini
.
Di
dove
derivava
Salina
questa
rara
scienza
?
Da
un
'
operazione
che
dovrebbe
essere
praticata
da
ogni
vero
uomo
e
che
il
nipote
Tancredi
chiamava
fra
l
'
ironico
e
il
pittoresco
«
corteggiare
la
morte
»
.
Quando
il
principe
morente
fa
il
bilancio
dei
suoi
settantatré
anni
,
ne
salva
tre
nel
porto
dell
'
amore
,
della
famiglia
e
delle
meditazioni
,
ma
tutto
il
resto
?
«
E
i
dolori
,
la
noia
,
quanti
erano
stati
?
Inutile
sforzarsi
a
contare
:
tutto
il
resto
:
settant
'
anni
»
.
Come
tutte
le
opere
di
peso
,
anche
il
romanzo
dell
'
isolato
Tomasi
deriva
il
suo
pregio
da
questo
costante
e
profondo
rapporto
con
la
morte
e
proprio
per
questa
ragione
tocca
un
altro
piano
.
Non
è
soltanto
una
prova
letteraria
curiosa
,
più
o
meno
riuscita
(
il
libro
ha
certo
i
suoi
difetti
,
non
tutto
è
necessario
e
spesso
ha
cadute
di
tono
,
di
gusto
)
,
il
romanzo
vale
come
testimonianza
di
vita
ben
spesa
,
se
si
spende
bene
il
tempo
a
cercare
di
capire
le
cose
nella
luce
della
poesia
e
in
quella
della
morte
.
Gli
stessi
riferimenti
letterari
che
si
possono
fare
(
De
Roberto
,
l
'
ultimo
Brancati
,
Proust
,
Montale
ecc
.
)
non
servono
,
caso
mai
aiutano
a
limitare
la
portata
del
romanziere
.
Il
Tomasi
si
è
servito
del
romanzo
per
confessare
la
sua
esperienza
umana
,
solo
questo
ma
questo
poco
o
tanto
(
ognuno
sceglie
secondo
i
suoi
gusti
)
l
'
ha
fatto
con
tanta
sicurezza
da
lasciarci
sorpresi
e
arricchiti
.
Di
quanti
romanzi
si
può
dire
altrettanto
?
StampaQuotidiana ,
Tutti
salvi
i
passeggeri
e
l
'
equipaggio
del
modernissimo
traghetto
greco
dov
'
è
scoppiato
un
incendio
mentre
navigava
verso
Ancona
.
Vero
.
Ma
nel
garage
del
traghetto
,
rintanati
dentro
i
camion
c
'
erano
I
2
(
o
13
,
o
18
)
clandestini
kurdo
-
iracheni
che
sono
morti
come
topi
,
perché
le
saracinesche
ad
alta
tecnologia
del
garage
si
sono
chiuse
automaticamente
per
circoscrivere
l
'
incendio
.
In
altri
tempi
erano
i
topi
in
senso
proprio
che
morivano
affogati
nelle
stive
se
non
facevano
in
tempo
ad
abbandonare
la
nave
.
Ora
sono
gli
emigranti
che
muoiono
asfissiati
anche
se
viaggiano
su
un
traghetto
d
'
avanguardia
invece
che
su
un
gommone
,
dove
muoiono
affogati
.
Meglio
gli
scafisti
,
in
fin
dei
conti
,
delle
compagnie
di
bandiera
.
Uomini
e
topi
era
un
romanzo
di
Steinbeck
,
adesso
è
una
tradizione
mediterranea
.
È
pittoresco
,
fantasioso
,
il
modo
di
morire
di
questi
emigranti
che
cercano
di
raggiungere
le
nostre
coste
per
sfuggire
alla
loro
condizione
miserabile
,
sperando
di
trovare
un
lavoro
nero
chissà
dove
,
di
pulire
i
nostri
cessi
o
di
spacciare
qualcosa
.
L
'
asfissia
o
l
'
annegamento
sono
solo
due
modi
,
ci
sono
quelli
che
muoiono
assiderati
nella
carlinga
di
un
aereo
o
attaccati
al
carrello
,
o
quelli
che
arrivano
dall
'
Est
per
via
terra
e
vengono
ritrovati
cadaveri
ai
bordi
delle
autostrade
.
Se
poi
arrivano
vivi
non
sono
benvenuti
,
mettono
paura
anche
quando
puliscono
i
parabrezza
.
Noi
non
abbiamo
scritto
«
tutti
salvi
»
,
sul
giornale
di
ieri
,
ma
«
moriranno
domani
»
.
Non
era
una
profezia
né
un
malaugurio
,
ma
un
triste
riferimento
alla
cadenza
quotidiana
di
questi
eventi
,
alla
tragedia
permanente
dell
'
immigrazione
in
questo
mondo
moderno
e
progredito
.
E
del
resto
ci
siamo
sbagliati
,
questi
ultimi
sono
morti
ieri
,
mentre
stampavamo
il
giornale
.
Una
coincidenza
.
Fino
al
1850
,
mi
pare
,
lo
schiavismo
era
legale
ed
era
parte
integrante
dell
'
economia
occidentale
,
soprattutto
del
capitalismo
americano
nascente
.
Allora
l
'
immigrazione
non
era
rifiutata
ma
imposta
,
i
negri
africani
venivano
strappati
a
forza
dalle
loro
terre
e
portati
in
catene
a
coltivare
il
cotone
e
a
tagliare
la
canna
da
zucchero
.
Ho
letto
che
tra
il
1800
e
il
185o
furono
importati
120
00o
schiavi
all
'
anno
,
e
i
morti
nella
traversata
sono
calcolati
in
due
milioni
.
Volete
mettere
con
12
(
o
13
)
kurdi
o
iracheni
e
qualche
altro
migliaio
in
ordine
sparso
?
È
proprio
cattivo
e
irriconoscente
,
questo
capitalismo
.
Non
i
capitalisti
e
neppure
i
negrieri
che
erano
gentiluomini
(
gli
olandesi
e
i
danesi
avevano
le
docce
nelle
stive
)
ma
il
meccanismo
.
Ha
trasferito
popolazioni
e
distrutto
etnie
alimentando
se
stesso
oltre
l
'
opulenza
,
oggi
non
vuole
più
gli
schiavi
tra
i
piedi
:
è
diventato
liberale
.