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SFOTTÒ ( - , 1929 )
StampaPeriodica ,
Pare ormai accertato che l ' autore della bomba di Milano , per effetto della quale le mutande del Re sono state dichiarate monumento nazionale , sia stato Mario Giampaoli . Teniamo scommessa che se si proseguissero le indagini si scoprirebbe che il mandante è Mussolini . Come sempre quando c ' è da compiere un delitto . Il ... generale Starace , incaricato dell ' inchiesta al Fascio di Milano , ha fatto mettere in galera tutto lo stato maggiore di Mario Giampaoli . Lo stesso Giampaoli è agli arresti di fortezza . Rubavano tutti . Una prossima inchiesta avrà come naturale epilogo l ' arresto di tutto lo stato maggiore del ... generale Starace . Lo stesso Starace andrà agli arresti di fortezza . Per aver rubato . L ' incaricato della inchiesta sulla gestione del ... generale Starace sarà a sua volta arrestato insieme al suo stato maggiore . Per aver rubato . Poi verrà il turno di Arnaldo Mussolini . E finalmente quello del "Duce." Allora tutti ripeteranno : L ' ho sempre detto che erano volgari delinquenti , briganti di strada nuova , ladri di portafogli . Per intanto lo dicono di Giampaoli . Il ... generale Starace lo ricordiamo , morto di fame , davanti il caffè Aragno , alla caccia di un biglietto di cinque lire per andare a colazione . Vestiva con i calzoni grigio - verde , residuo del pacco vestiario ed esibiva le sue medaglie per meglio stoccare i passanti . Domandiamo una inchiesta per accertare l ' attuale patrimonio del ... generale Starace . E quello dei suoi parenti più stretti . Perché come Arnaldo anche il ... generale Starace ruba per tutta la famiglia . Un nuovo ordinamento costituirà il Partito Fascista in tre grandi categorie : quelli che hanno rubato ; quelli che rubano ; quelli che ruberanno . Arnaldo a quale categoria sarà assegnato ? A tutte e tre .
StampaPeriodica ,
1 . Noi vogliamo l ' organizzazione graduale della società in associazioni professionali corporative , autonome , generale ed ufficiali . Tutti i cittadini appartenenti alla stessa professione o a gruppi di professioni analoghe si riuniscano insieme , conservando individualmente la loro funzione economica ( padroni o imprenditori , operai , impiegati , apprendisti , disposti in gruppi distinti , e organicamente collegati per mezzo di commissioni miste in parti eguali o proporzionali ) per trattare insieme e regolare i rapporti reciproci e tutelare gli interessi comuni . Perciò chiediamo che lo Stato e tutti gli enti pubblici minori favoriscano in tutti i modi questa tendenza all ' organizzazione corporativa , specialmente lasciando piena libertà e dando il riconoscimento giuridico alle Unioni professionali che sotto l ' azione dell ' iniziativa privata verranno formandosi . 2 . Noi vogliamo la rappresentanza proporzionale dei partiti nei consigli dei comuni e della nazione , come forma superiore di lealtà politica e come avviamento alla rappresentanza proporzionale degli interessi , che sarà la portata dell ' organizzazione sociale corporativa . 3 . Noi vogliamo il referendum e il diritto d ' iniziativa popolare . 4 . Noi vogliamo un largo decentramento amministrativo come avviamento all ' effettiva autonomia comunale e regionale contemperata colle esigenze strettamente nazionali dello Stato . 5 . Noi vogliamo una legislazione efficacemente protettrice del lavoro : la limitazione del lavoro notturno e del lavoro delle donne e dei fanciulli ; il riposo festivo obbligatorio ; l ' assicurazione contro gli infortuni , per le malattie e la vecchiaia ; la determinazione della giornata massima di lavoro e del minimum di salario . Noi chiediamo che l ' applicazione pratica di queste regole generali stabilite dalla legislazione , la disciplina effettiva e tecnica del lavoro , siano affidate ai corpi professionali corporativi . 6 . Noi vogliamo una seria tutela ed un efficace sviluppo delle classi e degli interessi agricoli ; della piccola proprietà , anche con la creazione di beni di famiglia , di monti frumentari , ecc . , delle proprietà collettive e specialmente comunali ; una legislazione razionale sui contratti agrari ; la diffusione dell ' istruzione agraria ; l ' istituzione di camere d ' agricoltura e di un probivirato agricolo . 7 . Noi vogliamo una seria tutela ed un efficace sviluppo delle classi e degli interessi industriali e commerciali ; dell ' istruzione professionale popolare ; delle istituzioni cooperative di produzione , di consumo , di credito ; delle associazioni di mutuo soccorso e per la costruzione di case operaie . Chiediamo la creazione di un ministero del Lavoro e di camere professionali , nonché lo sviluppo del probivirato industriale . Vogliamo la tutela e lo sviluppo della Marina mercantile e la creazione di sbocchi al commercio . 8 . Noi vogliamo una forte diminuzione progressiva delle spese militari e degli altri oneri pubblici ; economie in tutti i servizi improduttivi della burocrazia amministrativa . 9 . Noi vogliamo una riforma tributaria conforme alle esigenze della giustizia distributiva e il sollievo all ' attuale esauriente regime fiscale ; l ' abolizione dei dazi di consumo e la riduzione dei dazi protettivi nei limiti strettamente richiesti dai bisogni economici nazionali , e l ' abolizione o lo sgravio delle imposte reali ; l ' istituzione di una imposta personale moderatamente progressiva ; l ' esenzione da imposte del minimum d ' esistenza . 10 . Noi vogliamo la repressione dell ' usura , dei giochi di borsa e delle speculazioni capitalistiche improduttive e dannose alla società ; la riduzione dell ' interesse legale del denaro . 11 . Noi vogliamo la tutela delle libertà civili e politiche : d ' insegnamento , di stampa , di associazione , di riunione , di coalizione ; la libertà e l ' allargamento del suffragio ; lo sviluppo della cultura nazionale e dell ' educazione religiosa e civile popolare . 12 . Noi vogliamo il disarmo generale progressivo , la fratellanza dei popoli e l ' arbitrato internazionale . Tutto questo noi vogliamo come democratici cristiani , perché le riforme che noi domandiamo corrispondono insieme alle aspirazioni di una vera democrazia e ai principi sociali del cristianesimo . Democrazia cristiana vuol dire applicazione integrale del cristianesimo , ossia del cattolicismo , a tutta la vita privata e pubblica moderna e a tutte le sue forme di progresso . Come democratici cristiani italiani poi vogliamo che cessi l ' antagonismo esistente fra le istituzioni politiche e civili del nostro paese e la Chiesa cattolica e il pontificato romano , che sono il centro storico – morale e politico – della nazione italiana . Noi vogliamo la libertà , l ' indipendenza e ogni bene civile dell ' Italia unito con la libertà e indipendenza della Chiesa . Noi invochiamo perciò nella coscienza nazionale una trasformazione che la conduca a vedere la propria missione e la garanzia migliore della propria grandezza e prosperità avvenire là dove essa è realmente : nel farsi centro e cooperatrice col pontificato di un rinnovamento universale dell ' umanità in senso cristiano e in senso popolare , nel promuovere cioè l ' avvento di quella democrazia cristiana internazionale che in forza di impellenti ascensioni sociali sarà la gloria del secolo ventesimo . Finché una simile trasformazione dello spirito pubblico italiano non sia avviata e finché duri il divieto pontificio dell ' accesso alle urne politiche , i democratici cristiani italiani , organizzati nell ' astensione politica , si ripromettono con un ' efficace opera estraparlamentare di promuovere questa nuova coscienza nel paese e di educare ed organizzare il popolo per la propria redenzione morale , politica ed economica e pel rinnovamento di tutta la vita pubblica moderna .
IL VERO FASCISMO ( - , 1921 )
StampaPeriodica ,
Dacché è cominciato il caos agrario nel cremonese , c ' è spesso accaduto di udire degli individui , che ignorano del tutto il nostro programma , dire : siamo fascisti ! Oh sì , il fascismo agrario ! Il fascismo vero è una forza spontanea composta di persone che al di sopra di tutto e di tutti vogliono il benessere della nazione e della collettività . Non può esistere un fascismo d ' occasione composto di agrari puri ... E accaduto in questi giorni che gruppi di agrari servendosi del nome fascismo si son presentati nelle cascine a reclamare ciò che dai popolari era stato loro tolto . Questo atto lo troviamo giusto , ma preghiamo gli agrari a non servirsi del nostro nome ... In virtù di questo postulato i fascisti possono intervenire contro la violenza , ma occorre che le azioni siano guidate dai singoli segretari politici ... Perciò dichiariamo agli agrari i quali hanno delle questioni in pendenza che non potranno usufruire mai del nostro intervento come paceri nelle due parti in conflitto e come giudici in caso di violenze da parte delle masse miglioline , se non sono iscritti regolarmente al fascio e conosciuti dal segretario politico ...
IL PATERACCHIO ( - , 1929 )
StampaPeriodica ,
Altro nome non merita l ' accordo tra il Papa e Mussolini . Entrambi i contraenti sono stati evidentemente indotti all ' intesa da passioni e da appetiti men che confessabili . Infatti , i due nuovi associati son piuttosto restii ed impacciati nello spiegare a fondo il loro gesto . Il Papa ( che è divenuto , contro ogni consuetudine ed ogni regola , loquace ) non sa a quali argomenti appigliarsi , alla luce del secolo ventesimo , per ringoiarsi , col minor scandalo , le tante sue passate dimostrazioni di liberalismo , e per giustificare la nuovissima sua tenerezza cristiana verso la banda di ciurmadori e di assassini tanto spesso condannata nei suoi sermoni e nelle sue epistole . Mussolini stenta a dire agli italiani che toglie allo Stato numerosi e ambitissimi privilegi per cederli graziosamente alla Chiesa , e che trae dalle tasche loro , sì misere , quasi due miliardi , per farsi concedere dal Papa una pubblica patente di rispettabilità . Per dissimulare l ' imbarazzo suo , il Pontefice se la prende con le dottrine liberali e si abbandona a " gaffes , " che i giornali di Europa e di America raccolgono e commentano con sogghignante compiacenza . Mussolini , impenitente venditore di fumo , si affatica a lasciar intendere , attraverso la solita stampa a rime obbligate , che la Chiesa recherà un formidabile concorso alla rapida conquista del tanto promesso " impero fascista . " Esaminato sinteticamente , nella sua vera essenza il " pateracchio laterano " non è che il resultato mostruoso di due rese a discrezione : Il Papa , seguendo l ' esempio di molti suoi predecessori , che vissero peraltro in tempi di universale barbarie , ha rinunciato ad ogni forma di ritegno spirituale e politico ; ha calpestato , senza arrossire , la legge di Cristo da lui stesso tante volte proclamata sublime per ottenere da un ribaldo , macchiato di frode e di sangue , beni materiali e concessioni giuridiche , a spese di un popolo incatenato e dissanguato ; - Mussolini , da quello sbracato avventuriero che è , ha addirittura abolito , in favore della Chiesa , le più nobili conquiste morali del Risorgimento , in fatto di libertà di coscienza e di culto , e ha pagato una somma enorme e non dovuta , perché l ' indennità concessa al Papato dalla legge delle guarantigie era prescrittibile di cinque in cinque anni . Tutte le trombe del regime squillano in patria e fuori ; il Papa , per aumentar lo strepito , fa intonar tedeum e sbatacchiar campane . Ma il gran frastuono non basta a fugar dalle menti nostrane e straniere alcune idee semplici come queste : i pateracchi son sempre stati connubi di dubbio effetto e di vita breve ; era logico che chi aveva soffocata ogni altra libertà , violentasse anche quella di coscienza , poiché si trattava di speculare su un rumoroso diversivo ; il Papa , data la lunga tradizione della Chiesa Romana , non poteva essere insensibile di fronte al reprobo che andava a Canossa , non col saio del pellegrino , ma con gran scorta di offerte e di benefizi . Così , nella farsa tragica del popolo italiano , accanto al re imbelle e spergiuro , al bieco Cesare da Carnevale , ai dignitari lerci di sangue e di vergogna , alla innumerevole schiera dei laidi staffieri e sguatteri del regime , si aggiunge un nuovo personaggio col suo degno seguito : un Papa , cui la compiacenza del caso ha risparmiato il nome di Simone . Ci batteremo il petto e ci copriremo il capo di cenere per questo ? No . Abbiamo sempre creduto che l ' ardua riconquista della libertà per gli italiani deve essere totale . Dopo la Monarchia , la Chiesa si allea alla tirannia fascista : un ' altra recluta nelle file del delitto e del disonore . Questa coalizione di forze reazionarie e sopraffatrici è stata chiamata anti - Risorgimento ; non basta , è anti - Civiltà universale e per questo più rapidamente destinata al disastro e all ' ignominia . Ci rammaricheremo noi se il Gran Prete , per più di trenta denari e per concessioni che il tempo si affretterà a cancellare , ha preso con loschi compari , la via della Rupe Tarpea ? E non gli saremo grati per aver ancora una volta e speriamo l ' ultima mostrato agli italiani che il Papato è sempre quello della bramosa e implacabile lupa dantesca ? In alto i cuori ! Il fascismo ha un nuovo alleato : un altro spergiuro in faccia a Dio . Al Dio dell ' espiazione e della vendetta .
TORNIAMO ALLO STATUTO ( UN DEPUTATO , 1897 )
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Omnia sunt incerta cum a jure discessum est . CICERONE Tra un anno si celebrerà in Torino , con una solenne esposizione nazionale , il cinquantesimo anniversario della concessione dello Statuto , cioè della base giuridica e storica delle nostre istituzioni rappresentative . È ora il momento di raccogliersi e considerare con occhio sereno il cammino percorso in un mezzo secolo di storia parlamentare . Con quale animo la nazione considera oggi le istituzioni parlamentari ? Lo scoramento innegabile che ha invaso l ' universale , intorno al loro merito ed al loro avvenire , devesi veramente attribuire a difetti inerenti allo Statuto , nei suoi principi fondamentali , oppure alle dottrine accessorie con cui si sono via via voluti interpretare ed esplicare tali principi , alterandone e falsandone a poco a poco i concetti direttivi ? Senza dubbio alcuno , il parlamentarismo , quale si esplica in Italia , è ammalato ; e conviene studiarne le condizioni ed approntare i rimedi , se non vogliamo vedercelo intisichire nelle mani , minato dall ' indifferenza o dal disprezzo della nazione . Non è , del resto , solo in Italia che ciò si verifica . Il Governo parlamentare è messo in questione in tutto il continente europeo , dovunque con questa espressione si è inteso il governo del Parlamento . Ogni giorno si fa più viva in tutti la coscienza della fondamentale verità , che la semplice riunione , il cumulo degl ' interessi particolari , sia pure rappresentati da tanti singoli aggruppamenti a base territoriale ( collegi elettorali ) , non ci dà l ' espressione sincera dell ' interesse generale della Nazione , né ci fornisce gli elementi sufficienti per tutelarlo e garantirlo . Le accuse sostanziali contro il parlamentarismo , intorno a cui tanto si è scritto e detto in questi ultimi anni , si possono condensare in poche formole comprensive di verità generali e quasi evidenti . L ' interesse generale dello Stato non è identico , giorno per giorno , con la somma di tutti gl ' interessi particolari , individualmente e soggettivamente considerati , e tanto meno lo è con la somma di un aggregato variabile di quegl ' interessi sufficiente soltanto a costituire una maggioranza fuggevole di una metà più uno delle forze politiche che li rappresentano . In un Governo fondato quasi totalmente sull ' elezione manca nella alta direzione della cosa pubblica la rappresentanza dell ' interesse collettivo e generale . Atto per atto predominano sempre gli aggregati di interessi personali o locali . Né si può tampoco appoggiare ogni atto di governo al solo principio del far piacere , lì per lì , a chi ne è l ' oggetto , o dell ' ottenere la preventiva o contemporanea adesione della parte interessata . Onde l ' elemento elettivo apparisce meglio adatto a determinare l ' indirizzo generale della legislazione e a sindacare l ' azione del Governo , che non a governare , sia direttamente sia per delegazione . Accade in questi tempi pel cosidetto parlamentarismo quel che accadde con il Governo assoluto , nel periodo in cui durava ancora e già l ' opinione universale in Europa ne contestava la legittimità e l ' utilità . Potrebbe venire rovesciato ad un tratto , e nessuno alzerebbe un dito per difenderlo , o lo rimpiangerebbe estinto . Tutto ciò rappresenta un grave pericolo per l ' avvenire della civiltà nostra ; perché , mentre il parlamentarismo è in pieno discredito , non vi è un insieme di dottrine che indichi , col consenso generale , una data e positiva evoluzione verso altro metodo , verso altra base di governo liberale e ordinato a un tempo . E intanto il socialismo si organizza minaccioso da un lato ; il clericalismo con intenti teocratici dall ' altro ; despotismi soffocanti ogni libertà civile e morale , tanto questo che quello . Da un canto si produce negli animi , per timore del crescere degli elementi sovversivi o per desiderio di una ferma restaurazione dell ' ordine e della disciplina , un movimento conservatore , quasi reazionario , che piega sempre più verso la gerarchia ecclesiastica , come rappresentante e portavoce di una legge divina di moralità sociale da contrapporsi all ' utilitarismo individuale . Dall ' altro lato si accentua un movimento socialista , che traendo forza dal malcontento , dall ' attrito nascente per la intensa concorrenza individuale , e dai sentimenti tanto di simpatia umanitaria quanto di desiderio di eguaglianza oppure di invidia democratica , lavora a idealizzare e intensificare il concetto dello Stato , supremo rappresentante della collettività , che deve imporre la sua ferrea legge di utilità propria collettiva ad ogni volontà o libertà individuale . Non possiamo ignorare queste due tendenze , che spingono sempre più verso la divisione della Nazione in due grandi partiti estremi , con minaccia per ogni libertà e morale e intellettuale e politica e civile . La parte liberale temperata , desiderosa di un giusto contemperamento dell ' elemento di Stato con l ' elemento individualista , è paralizzata dal sentimento dell ' insuccesso delle principali dottrine da lei fin qui professate e decantate e del completo discredito in cui sono cadute alcune frasi rettoriche , cui essa stessa non crede più , ma che non ha il coraggio morale di sconfessare . E nondimeno io spero diceva l ' onorevole Di Rudinì nel suo discorso di Palermo della primavera 1895 , alla vigilia delle elezioni da cui prese vita la presente Camera , fortemente spero , che la pubblica opinione illuminata e diretta dai nostri statisti , potrà convincersi , che non dobbiamo menomare o sopprimere le nostre istituzioni rappresentative , ma dobbiamo piuttosto richiamarle ai loro princìpi , costringendo Camera e Governo nei limiti dei loro rispettivi poteri , e togliendo soprattutto al Governo i mezzi di esercitare illegittime pressioni e indebite influenze sugli eletti e sugli elettori . Sono perfettamente d ' accordo con l ' onorevole Di Rudinì nella premessa , e riguardo alla necessità di richiamare le nostre istituzioni ai loro princìpi ; ma trovo insufficiente ed incompleto il rimedio , quando egli lo fa consistere tutto nel meglio delimitare i poteri del Governo e della Camera e nel ridurre le attribuzioni dello Stato , delegandone alcune funzioni ai Corpi ed alle autorità locali , e non contempla come ugualmente necessaria ed urgente la rivendicazione del potere esecutivo alla persona del Principe , intendendo per Governo non il Ministero considerato in sé stesso ma solo in quanto è l ' organo responsabile degli atti del Principe . Sono due le questioni e non una , per quanto tra loro intimamente connesse . Dalla progressiva usurpazione del potere esecutivo per parte della Camera elettiva sono derivate non solo la confusione tra le funzioni del Governo e quelle del Parlamento e segnatamente della Camera dei deputati e la deplorevole ingerenza del Governo nelle elezioni ; ma ancora la effettiva usurpazione per parte del Ministero dei poteri di esclusiva spettanza del Principe , riducendo questi ad una parte negativa ed inattiva , e considerando il potere esecutivo come legalmente e realmente posseduto dal Ministero , non dal Re . L ' esorbitare della Camera elettiva dalle sue funzioni e la sua invasione dei poteri della Corona si sono effettuate e sono state rese possibili mediante la dottrina che faceva dei ministri del Re i ministri della Camera , cioè li sottoponeva alla diretta dipendenza delle mutevoli maggioranze parlamentari . Non potete ora togliere efficacemente gli usurpati poteri alla Camera e risanare tutta l ' azione del meccanismo parlamentare , finché , in un paese come il nostro , dove tanta è , e di tanto si vuole sempre accrescere l ' azione dello Stato , non liberate in parte i ministri dalla diretta dipendenza dalla Camera , ridando loro realmente il vecchio e primitivo carattere di ministri del Re . In paesi dove l ' azione del Governo centrale e in genere l ' azione dello Stato sono ridotte al minimo , pel grande svolgimento non solo della vita locale , ma dell ' attività e della indipendenza individuale , e dove numerosi e potenti organismi a base storica servono di freni e di guide al funzionamento delle istituzioni democratiche , la dipendenza formale del Ministero dalla Camera elettiva non porta necessariamente a conseguenze gravi , col viziare tutto l ' ambiente parlamentare , spingendo il Ministero per la propria difesa e salvezza a valersi di ogni mezzo per legare a sé ed asservire la Camera ; ma dove invece , come da noi , le funzioni dello Stato , in mezzo alla inerzia ed alla neghittosità generale , si accrescono ogni giorno più , e tutto si attende e si chiede dal Governo centrale , gli effetti del traviamento dalle norme dello Statuto sono disastrosi , anzi fatali pel regolare funzionamento delle istituzioni rappresentative . Si cerchi pure in ogni modo di riattivare la vita locale ; si deleghino pure ai Corpi locali quante più attribuzioni di Stato riesca di togliere al Governo centrale senza mettere in pericolo la salute complessiva dell ' organismo nazionale ; sarà tanto di guadagnato . Ma checché si faccia , non riuscirà a nessuno oggi in Italia di ridurre l ' azione del Governo alle sole funzioni sognate dagli Spenceriani . Abbiamo veduto recentemente gli stessi Ministeri e ministri , che predicano da mane a sera la necessità del decentramento , percorrere tutto il paese promettendo ad ogni città o regione e porti e strade e scuole e bonifiche e acquedotti e stazioni . La stessa legge che concedeva anche ai Comuni minori l ' elezione del sindaco lasciava larghe le facoltà al Governo di sciogliere i Consigli comunali , senza freno né controllo . Lo Stato , si grida da ogni parte , deve favorire le industrie nascenti , proteggere tutte quelle avviate , ancorché valide e fiorenti , soccorrere quelle sofferenti . Lo Stato ora , ce lo hanno detto in questi giorni a Montecitorio gli stessi alfieri della scuola liberale , deve contribuire alla Cassa nazionale per la vecchiaia . Lo Stato deve , si proclama dagli individualisti più officiali , procurare la colonizzazione interna ; deve costringere i proprietari a coltivare i loro terreni , espropriando gl ' inetti , gl ' impotenti e gl ' infingardi . Lo Stato deve perfino , così dichiara un Ministero sedicente liberista , garantire le cartelle fondiarie di Istituti autonomi pericolanti , e gl ' interessi dei prestiti di Comuni scioperati . Comunque sia di ciò e senza spingersi a tali pericolosi eccessi , occorre por mente , anche da chi più si preoccupi dei difetti dell ' accentramento , che in molti casi non è da considerarsi come più favorevole alla libertà ed allo svolgimento della personalità individuale la delegazione delle funzioni proprie dello Stato ad una autorità locale piuttostoché al Governo centrale , e che anzi , date le nostre condizioni sociali , si rischia talvolta di rendere più facile e più grave l ' oppressione di una classe sull ' altra , oppure le tirannie delle consorterie locali , facendo così mancare l ' autorità sociale al suo supremo ufficio . Ad ogni modo , fintantoché dureranno in Italia condizioni tali che rendano inevitabile una larga azione dell ' autorità centrale per la tutela della sicurezza e della stessa libertà individuale , per le opere pubbliche , per l ' istruzione , ecc . ( e nessuno di noi che viviamo ne vedrà la fine , nemmeno quelli che giungeranno al centenario dello Statuto ) , ogni diretta e immediata dipendenza dalla Camera elettiva , del potere esecutivo impersonato nei ministri , si convertirà in un continuo tentativo dei Ministeri di coartare la volontà della Camera mediante la multiforme azione del Governo nei singoli collegi , promettendo favori e minacciando dispetti e danni . Resosi oggi il Ministero ( non parlo di questo o quel Gabinetto , ma dell ' istituto considerato impersonalmente ) quasi indipendente dal Sovrano , ed avendone arrogate a sé , le funzioni reali ed effettive nel nome della rappresentanza elettiva , ora vorrebbe rendersi indipendente dalla Camera , col togliere a questa ogni ingerenza nel potere esecutivo . In altre parole , il Gabinetto , che si è valso della Camera per spossessare realmente dei suoi poteri essenziali il Principe , oggi invece , a nome dei diritti della Corona , ossia dei diritti di quel potere esecutivo che lo Statuto vorrebbe al Principe riservato , e facendosi forte del principio della divisione dei poteri , vorrebbe trovar modo di liberarsi dalla Camera e dalle sue fastidiose esigenze . Praticamente e logicamente non si può raggiungere la meta desiderata dall ' onorevole Di Rudinì come da tutti i liberali conservatori , se non che rimontando ai princìpi dello Statuto in quanto esso proclama che i ministri ossia le persone preposte alla direzione delle grandi amministrazioni dello Stato non sono , né collettivamente considerati né singolarmente , i ministri della Camera , e tampoco ministri per proprio conto con diritti e titolo proprio , ma semplicemente i ministri responsabili dell ' azione del Principe . Da tale ritorno ai princìpi dello Statuto dipende tutto il risanamento della nostra vita parlamentare , compresevi tanto la liberazione del deputato dalle pressioni degli elettori perché giorno per giorno s ' intrometta nell ' amministrazione della cosa pubblica per favorire i loro interessi personali , quanto la liberazione dei ministri dalle illecite pressioni ed ingerenze parlamentari . Rivendicate al Sovrano i suoi diritti , e facilmente vi riuscirà delimitare i poteri della Camera elettiva , rinfrancare quelli della Camera vitalizia , e per di più riattivare la vita e l ' azione di entrambe , ritornandole alle loro vere funzioni . La Camera per troppo volersi imporre si è annullata . Ha voluto non solo legiferare quasi da sola , ma anche governare , ed ora è in balìa di qualunque uomo possa , organizzando una consorteria locale , riunendo intorno a sé la deputazione di una sola grande regione , maneggiando le turbolenze di piazza , o con qualunque altro mezzo o espediente , impadronirsi del potere . E non si vuole che il Principe sia autorizzato a resistere , ad indicare la via , lui personalmente , con la sua coscienza e guardando le cose dall ' alto , salvo il libero esame e l ' aperto e pubblico giudizio degli atti del suo Governo per parte del Parlamento . La Camera , lavorando ad asservire sempre più il potere esecutivo , si è trovata invece asservita al Ministero , cioè a quel gruppo di uomini che si è comunque impadronito del potere e che , con la intimidazione e la corruzione elettorale , nelle mille sue forme , dispone a suo talento della maggioranza . La Corona ha interessi ben più larghi e permanenti di quel che non abbiano i politicanti che via via si succedono nei Ministeri ; e la sua rivendicazione dei poteri e degli uffici affidatile dallo Statuto segnerebbe la liberazione e la riabilitazione della Camera , e in genere del Parlamento . Imperocché anche il Senato , nominato veramente e non solo formalmente dal Principe , avrebbe ben altro prestigio ed autorità di quanto non abbia ora , che rappresenta soltanto una stratificazione progressiva d ' infornate di colore diverso secondo il succedersi delle varie fazioni o gruppi al Governo o le mutevoli vicende dell ' alchimia parlamentare . La Camera elettiva sarà tanto più indipendente e riprenderà tanto più seriamente ed efficacemente la sua funzione legislativa e l ' esercizio del controllo finanziario , quanto più presto rinunzierà a pretendere che i ministri siano una emanazione sua e da lei debbono essere effettivamente designati , e li considererà quali ministri del Principe , cioè quali organi responsabili della volontà e dell ' azione del Sovrano , da lui solo scelti e nominati . Con ciò si ferirà forse alquanto il governo cosidetto di Gabinetto , ma s ' instaurerà una seria divisione dei poteri negli ordinamenti rappresentativi , e si darà alla stessa opinione pubblica ed alla volontà nazionale una maggiore libertà di movimento e di azione nel determinare l ' indirizzo della legislazione e nel sindacare gli atti del Governo . Ora la Camera è le tante volte obbligata , in forza della questione cosidetta politica e di fiducia che si pone ad ogni istante , a lasciar passare alla cieca provvedimenti legislativi che essa , nella sua intima coscienza , disapprova in tutto o in parte . Tolta la diretta e fatale dipendenza del Ministero dall ' appoggio ininterrotto della maggioranza della Camera , questa rimane più libera di preoccupazioni d ' altro ordine nell ' esprimere il suo giudizio oggettivo tanto sulle singole proposte in materia legislativa , quanto sui singoli atti del Governo , inquantoché ogni disapprovazione o monito della Camera non segnerebbe necessariamente e fatalmente la morte politica di un ministro o di un Gabinetto , non suonerebbe ritiro della fiducia del mandante nel mandatario . Oggi la costante preoccupazione politica ed il timore di compromettere per una questione speciale le sorti del Gabinetto e l ' equilibrio generale dei partiti o dei gruppi parlamentari , spinge troppo spesso la Camera a trascurare il coscienzioso disimpegno della sua funzione legislativa . La maggioranza dei deputati , avendo per primo interesse e conseguentemente per prima sua preoccupazione la salvezza del suo Ministero , si mostra oggi le troppe volte disposta a lasciare perfino manomettere i diritti e le prerogative del Parlamento , piuttostoché , con un voto contrario , porre a rischio la vita del Gabinetto e il proprio predominio nel Governo . Ed è così che si spiega la grande docilità con cui si sono viste le maggioranze piegare ripetutamente il capo dinanzi ai decreti - legge , anche quando questi compromettevano , in tempi e condizioni normali , questioni di alta importanza costituzionale , economica e finanziaria . Ricondotta invece l ' azione della Camera nella cerchia delle sue legittime competenze , la maggioranza si mostrerà sempre , non meno della minoranza , gelosa di mantenere incolumi i diritti collettivi dell ' istituto cui appartiene . La mia tesi non è , certo , che le sorti del Ministero o dei singoli ministri non debbano e non possano mai in alcun modo dipendere dai voti della Camera , ancorché questi voti partano da una vera volontà ponderata e costante , e rivelino un serio movimento dell ' opinione pubblica . Così come oggi , mentre una siffatta dipendenza è proclamata fatale e necessaria , essa non si è sempre tradotta in pratica , non è nemmeno detto che ai termini del nostro Statuto sia esclusa ogni azione della rappresentanza nazionale elettiva sulla vita del Ministero o dei ministri . Una tale azione non è però da considerarsi a priori come sempre egualmente e costituzionalmente necessaria . S ' intende che nessuna legge può mai essere sanzionata senza l ' approvazione preventiva della Camera ; e mediante la votazione dei bilanci non è esclusa la facoltà nel Parlamento , dove si tratti di un vero contrasto costante d ' indirizzo , di far valere la sua volontà contro un determinato Ministero o ministro . Il sistema monarchico rappresentativo , come ogni altra forma di governo , non funziona automaticamente né meccanicamente , e richiede nei suoi organi una prudente e costante considerazione delle condizioni di fatto in cui esplicano la propria azione . E per fare tutta questa riforma , non occorre né alcun ritocco allo Statuto né alcuna legge , e tampoco alcun colpo di scena o atto di energia ; ma basta che se ne persuada la coscienza pubblica . Il vizio attuale non sta nella legge ; trae anzi origine dalla violazione della legge stessa fondamentale dello Stato . È strano invero il fenomeno che si è venuto svolgendo e determinando nel Regno d ' Italia , e più specialmente durante questo ultimo quarto di secolo . A poco a poco è sorto e si è affermato un istituto nuovo , non contemplato affatto nello Statuto , e che ogni giorno più tende a costituirsi come un potere autonomo , fuori della legge , e si alimenta e s ' impingua di tutte quelle funzioni di cui apertamente o tacitamente sta spogliando gli altri poteri costituzionali . Questo istituto nuovo , ibrido , che tende a sovrastare ogni giorno più a tutti gli altri poteri , è quello del Ministero , considerato nel suo complesso , ma che s ' incarna specialmente nella persona del presidente del Consiglio . Non intendo alludere qui alla vecchia questione dei ministri - cancellieri e dei ministri - cardinali o gran visir , cioè ad una questione che riguarda la costituzione interna del Ministero e la opportunità di concentrarne in maggiore o minor grado la rappresentanza collettiva in una o più persone ; bensì accenno alla questione della situazione del Ministero considerato come istituto a sé , di fronte al Sovrano da un lato ed al Parlamento dall ' altro . Ad ogni crisi ministeriale , comunque nata , tutti gli uomini che riuniscono intorno a sé qualche influenza politica , soli o aggruppati , si adoperano a tutta forza per impadronirsi del potere , ottenendo l ' incarico dal Sovrano di formare il Gabinetto . La convinzione generale è che chiunque , tra i diversi capigruppo del Parlamento , arrivi comechessia ad avere per primo l ' incarico di comporre il Gabinetto , se è accorto e ardito , e sopratutto se non ha l ' ingenuità di volersi mostrare troppo coerente nei princìpi e corretto nei mezzi , avrà poi sicuramente la maggioranza dei voti alla Camera . Quindi nei momenti di crisi si mette in moto , da tutti , ogni macchina , ogni astuzia , ogni pressione perché l ' incarico venga dato al proprio candidato , a quello cioè da cui ciascuno può sperare maggiori vantaggi . Tutti i mezzi sono buoni . Si minaccia perfino copertamente o apertamente il Sovrano , che se la sua scelta cadrà sopra altri , si susciteranno disordini e tumulti , facendosi forti di quel misterioso terrore che invade gli animi di tutti in Italia , come una reminiscenza giacobina , di fronte ad ogni movimento della piazza . Avuto l ' ambìto incarico , tutta l ’ arte sta nel far presto , nel mettere insieme una diecina di ministri , non importa come la pensino , purché lì per lì con la semplice somma dei loro aderenti rappresentino un numero notevole di deputati ; non importa nemmeno che questo numero costituisca la maggioranza della Camera ; il resto che manchi si otterrà cammin facendo . Del programma nessuno si cura . Fare diverso dai predecessori ; farsi temere e far sperare a molti ; ecco tutto il giuoco . Impadronitosi del ridotto centrale del Governo , il Ministero nuovo si volge minaccioso contro tutti coloro che non si mettono al suo seguito . Forte del possesso dell ' autorità , esso è pronto a sfidare , per mantenersi in seggio , e Camera e Senato e , occorrendo , lo stesso Sovrano ; quasi rappresentasse un potere costituzionale autonomo , con un diritto proprio e una base giuridica a sé , all ' infuori e della Corona e del Parlamento . Ad ogni menomo segno che la Corona possa avere una volontà propria nelle cose di governo , il Ministero s ' inalbera , contestandogliene il diritto . Con la teoria che il Re regna e non governa , si nega , contro e la lettera e lo spirito dello Statuto , che il Principe possa avere e tanto meno manifestare una qualsiasi volontà diversa da quella del Ministero , finché questo possa presentare un voto favorevole della Camera , fosse pure la maggioranza di un solo voto , e con qualunque mezzo ottenuta . Di fronte alla Camera , che mostri velleità di ribellarsi , si minaccia continuamente lo scioglimento , con elezioni generali sotto alta pressione governativa . Non si ammette quasi più che il Sovrano possa , nel caso di un dissidio tra il Ministero e la Camera , negare al primo lo scioglimento . Ciò non si sostiene ancora apertamente ; ma si fa dagli amici dichiarare per ogni verso , che , in caso di un voto sfavorevole , il Ministero non presenterà le sue dimissioni . Si sussurrano pei corridoi di Montecitorio le confidenze supposte del presidente del Consiglio : « Io , checché avvenga , non me ne vado . La vita della Camera dipende da come si saprà condurre . Se avessi un voto contrario , io resto al mio posto , e non presento dimissioni . Se il Sovrano non mi vuole , dovrà revocarmi con decreto suo e di sua iniziativa » . E magari in certi momenti si aggiunge : « Io sono pronto a ricorrere a qualunque mezzo . Sono pronto anche a scendere in piazza » , ecc . ecc . Intanto si pone mano ( senza ammettere mai che né Sovrano né altri in ciò possano entrare o aver che osservare ) ad un lavoro di cosiddetta preparazione delle elezioni generali . Si mutano prefetti e funzionari d ' ogni grado . Si revocano quelli che si suppongono ligi ai passati Ministeri . Si terrorizzano altri ; e specialmente le Amministrazioni dei Comuni , delle Opere pie , degl ' Istituti di credito , ecc . Si cerca di preparare dappertutto strumenti politici , dicendo tra sé e sé : « Vorremmo vedere , nel giorno della crisi , come farebbe altri a scomporre rapidamente tutto questo lavorìo » . E così individualmente s ' intimoriscono i deputati , ognuno dei quali vede nel proprio collegio tutta una macchina montata dal Governo in attesa delle elezioni , sia per sostenerlo , sia per combatterlo se avversario . Quanto al Senato , il sistema è più semplice . Si nomina una quarantina o magari una ottantina di senatori amici ; e anche qui naturalmente non si ammette , contrariamente allo Statuto , che il Principe ci abbia che vedere . E per la stampa , il preteso quarto potere , si provvede coi danari dello Stato , o con pressioni e lusinghe sugli uomini politici o sui finanzieri che ne abbiano in mano le fila . È la storia del cosiddetto Vecchio del Mare , delle Mille e una notte , il quale montato in collo a Sindbad il marinaro , ne fa un servitore ed uno schiavo , minacciando di strangolarlo ad ogni accenno di ribellione . Questi non può sbarazzarsene che quando , un giorno , il vecchio si ubriaca . È il caso che si verifica anche pei Ministeri . È soltanto quando s ' inebriano del potere , che il Parlamento riesce a levarseli di dosso . Dato questo sistema , della continuità nell ' azione del Governo , della conservazione delle buone tradizioni amministrative , della coerenza nei programmi , non vi è più chi si preoccupi . I nuovi ministri debbono far parlare di sé ; avere ciascuno un metodo nuovo ; rivoluzionare quanto è stato fatto dai predecessori , siavi o no urgenza o bisogno di riforme . Preme soprattutto far nuove nomine d ' impiegati , cambiare organici , ecc . La burocrazia rimane l ' unica tutrice della tradizione del Governo e della continuità della sua azione , in quanto non sia anche essa travolta o sconvolta dalla corrente della politica ; perché anch ' essa , contrariamente a quanto dispone lo Statuto , non vede più alcuna difesa sua nell ' azione del Sovrano , al quale non si ammette quasi il diritto di rifiutarsi a movimenti di personale , revoche , nomine , traslochi , ecc . Se si concede che in pratica si debba avere dai ministri un po ' di riguardo a non contrariare troppo qualche singolo desiderio del Sovrano , ciò avviene in considerazione della elevata dignità della sua carica , o per timore di spingere le cose all ' estremo , ma non perché si ammetta che egli possa né debba regolarmente ingerirsi delle questioni di amministrazione , e ciò ancorché si tratti del personale dei gradi più elevati . Orbene , tutto questo è nettamente contrario a quanto prescrive e vuole lo Statuto . Esso determina espressamente riguardo ai poteri del Principe quanto segue : « Al Re solo appartiene il potere esecutivo . Egli è il capo supremo dello Stato , comanda tutte le forze di terra e di mare , dichiara la guerra , fa i trattati di pace , di alleanza , ecc . » ( art . 5 ) . « Il Re nomina a tutte le cariche dello Stato » ( art . 6 ) . « Il Re solo sanziona le leggi e le promulga » ( art . 7 ) . « Il Re può far grazia e commutare le pene » ( art . 8 ) . « La proposizione delle leggi apparterrà al Re ed a ciascuna delle due Camere , ecc . » ( art . 9 ) . « Il Re nomina e revoca i suoi ministri » ( art . 65 ) . « La giustizia emana dal Re ed è amministrata in suo nome dai giudici che egli istituisce » ( art . 68 ) . « Il potere legislativo sarà collettivamente esercitato dal Re e da due Camere : il Senato e quella dei Deputati » ( art . 3 ) . « Il Senato è composto di membri nominati a vita dal Re , in numero , ecc . » ( art . 33 ) . « Se un progetto di legge è stato rigettato da uno dei tre poteri legislativi , non potrà essere , ecc . » ( art . 56 ) . Quanto ai ministri , devesi in primo luogo notare che lo Statuto , mentre nomina a più riprese i ministri del Re , non fa mai parola di un Ministero , o Gabinetto , o Consiglio di ministri . Riguardo poi alle loro funzioni , all ' infuori dell ' articolo già citato che ne attribuisce la nomina e la revoca al Principe e di un altro in cui si prescrive che i ministri che siano deputati o senatori possono votare nella sola Camera cui appartengono e si dà loro facoltà di poter sempre entrare e prendere la parola nelle due Camere ( art . 66 ) , abbiamo nello Statuto i due soli articoli seguenti : « I ministri sono responsabili . Le leggi e gli atti del Governo non hanno vigore se non sono muniti della firma di : un ministro » ( art . 67 ) . « La Camera dei deputati ha il diritto di accusare i ministri del Re , e di tradurli dinanzi all ' alta Corte di giustizia » ( art . 47 ) , cioè al Senato convocato con decreto del Re ( art . 36 ) . Il Re insomma , secondo lo Statuto , impersona lo Stato in tutti gli elementi suoi più necessari e normali , e nella tutela di questi elementi ha una funzione attiva , e non passiva . È lui che rappresenta la tradizione di governo , la continuità nell ' azione dello Stato , la stabilità dei suoi ordinamenti ; in una parola , egli sintetizza l ' interesse generale della patria tanto nel presente che nel futuro . Ed è l ' unico istituto a cui queste funzioni siano , nei nostri ordinamenti , affidate . Il Principe dinastico raffigura nella nostra Costituzione l ' elemento continuo , permanente dello Stato considerato come un organismo complessivo , di fronte agli elementi temporanei , mutevoli , contingenti nello spazio e nel tempo , rappresentati dagli elementi elettivi . Al Sovrano dunque spettano secondo la lettera precisa dello Statuto : 1 ) il potere esecutivo ; 2 ) una parte non inferiore a quella del Parlamento nel potere legislativo , avendo egli eguale diritto di proposta delle leggi , ed essendone a lui solo riservata la sanzione . Né lo spirito dello Statuto può ritenersi diverso dalla lettera delle sue disposizioni testuali . Il potere esecutivo , dovendo , nella sua azione di governo , mantenersi al di sopra e al di fuori dei partiti e non dovendo favorire gl ' interessi della maggioranza piuttostoché quelli della minoranza , o degli elettori anziché dei non elettori , ma considerare tutti i cittadini allo stesso modo , tenendo conto del solo interesse generale dello Stato , dev ' essere dipendente da chi non può non immedesimarsi sempre con questo interesse generale ; e non potrebbe mai essere affidato ad un istituto che fosse la emanazione diretta della maggioranza e di un solo partito . Che se invece il Governo , impersonato nei ministri , dipendesse direttamente dalla maggioranza parlamentare , anche per la designazione delle persone che debbono comporlo , l ' intera potestà legislativa verrebbe inoltre , in evidente contraddizione con lo spirito dello Statuto , assorbita dalla sola Camera elettiva , anzi dalla sola maggioranza dei suoi membri ; inquantoché le leggi verrebbero , in tale supposto , in primo luogo proposte dai ministri , delegati diretti della maggioranza stessa ( restando ridotto ad una vuota formalità il decreto reale che autorizza la presentazione dei disegni di legge ) ; quindi discusse e modificate a Montecitorio dalla maggioranza dei deputati in contraddittorio coi propri suoi delegati ; ed in ultimo riesaminate , per la finitura e polimentatura soltanto , a palazzo Madama , la cui decisione resterebbe pure in balìa dei ministri , cioè degli organi e rappresentanti diretti della maggioranza elettiva . Onde i poteri legislativi resterebbero effettivamente ridotti ad uno solo , invece di essere tre come vuole lo Statuto . L ' azione del Principato si deve esplicare più specialmente in quell ' ordine di questioni che deve essere mantenuto fuori del giro mutevole dei partiti parlamentari . A lui più propriamente spetta quanto ha attinenza : 1 ) con la difesa dello Stato , e la conservazione dello spirito e della forza morale dei suoi corpi militari ; 2 ) con la politica estera ; 3 ) con la giustizia , e non solo con quella civile e penale , ma anche con la giustizia amministrativa , come pure con la giustizia sociale , con quella , cioè , che riguarda i rapporti sociali tra le diverse classi ed ordini di cittadini , e la tutela dei deboli ; 4 ) con l ' alta amministrazione dello Stato . Riassumendo brevemente i concetti fin qui accennati , mi affretto verso la conclusione del discorso . Due grandi forze sociali e politiche stanno crescendo ed organizzandosi in Italia , e tutte due con tendenze ed aspirazioni rivoluzionarie di fronte alla Monarchia rappresentativa e liberale . Da un lato il socialismo , nel nome della eguaglianza , vuole soppressa ogni libertà individuale . Perché la libera concorrenza , troppo esagerata dai dottrinari della scuola economica del « lasciar fare » , può ostacolare di fatto lo svolgimento della personalità umana e della libertà individuale del gran numero , i socialisti sopprimono addirittura ogni libertà personale , con l ' organizzare lo Stato unico proprietario dei mezzi di produzione ed unico ripartitore dei frutti del lavoro , e tendono di fatto al despotismo di una burocrazia , alla tirannide di un mandarinato . Dall ' altro lato nel nome tanto delle idealità più elevate del consorzio umano quanto dell ' ordine e della conservazione delle tradizioni sociali del passato , sta facendo passi da gigante l ' organizzazione clericale , che tende in realtà all ' oscurantismo più intollerante , alla soppressione del disordine mediante la soppressione del progresso e di ogni movimento dello spirito umano , nemica com ' è della libertà di coscienza e di pensiero . Di fronte a questi pericoli crescenti lo Stato liberale sta ogni giorno più demolendo spensieratamente le proprie difese . Togliesi ogni credito , ogni prestigio al Parlamento , volendone far riposare tutta l ' azione sulla necessità di un conflitto continuo d ' interessi locali e personali , e facendo del dissidio e della lotta le condizioni di vita e di funzionamento del governo della cosa pubblica . E allo stesso tempo togliesi credito e prestigio al Principato , che dovrebbe formare la spina dorsale dell ' organismo politico , che dovrebbe incarnare l ' idea dello Stato difensore , non soverchiatore della libertà , impersonando l ' interesse generale in quanto diventa condizione e mezzo di tutela dell ' interesse individuale del maggior numero e del libero svolgimento della personalità umana . Del Principe invece si vorrebbe , dai nostri dottrinari , fare un essere quasi ipnotizzato , che dovesse accettare tutto , sottomettersi a tutto , non avere volontà né opinione propria , ma solo designare , come un manometro automatico , nei momenti di crisi , quale è il presidente del Consiglio che si suppone debba e possa per fas ac nefas ottenere la maggioranza dei voti dei deputati . Non si può pretendere che il pubblico abbia da considerare per novantanove giorni su cento la persona del Principe come un elemento inattivo , che non deve avere e tanto meno manifestare opinioni né sentimenti nell ' indirizzo della cosa pubblica , ma deve far buon viso a qualunque Gabinetto possa strappare il consenso della Camera , e poi volere che il centesimo giorno , nei momenti più difficili e di crisi , quando divampano le passioni più vive , quello stesso istituto , fino allora trascurato e senza azione reale , venga isso fatto rispettato e venerato da tutti , come il grande moderatore dello Stato , avente chiara e sicura coscienza della linea da seguire nell ' affidare a nuove mani il potere , e riscuota la cieca fiducia e l ' assentimento dell ' universale . Tutto oggi dovendo dipendere dalla volontà della maggioranza dei mandatari degli elettori , ogni studio , ogni sforzo degli uomini politici , di coloro che di fatto hanno in mano il governo , si riassume nel predisporre gli organi dello Stato e tutti gl ' istituti politici che da loro possono dipendere , in guisa da poter lusingare o costringere il responso degli elettori a seguire la via da essi indicata e nel vincolare intanto la volontà della maggioranza della Camera con le lusinghe personali e con le minacce di schierare contro ogni singolo deputato nel suo Collegio tutta la batteria delle influenze governative ed ufficiali . E d ' altro canto ogni studio , ogni sforzo dei singoli deputati si concentra nell ' assicurarsi la rielezione , cioè nel soddisfare lì per lì in qualsiasi modo il maggior numero di interessi e di brame dei singoli elettori . Onde disprezzo dell ' elettore pel deputato , di cui si serve e che lo serve ; disprezzo della Nazione pel Governo , e per le istituzioni stesse di cui esso è il prodotto visibile . Ogni idealità di Stato viene a mancare ; ogni tradizione di governo rimane interrotta ; il principio dell ' autorità perde ogni prestigio ; e la Nazione si disamora sempre più degli ordinamenti che la reggono , condannando tutto e tutti in massa , e persone , e istituti , e princìpi . I Governi misti , complessi , composti di vari istituti autonomi , con attribuzioni proprie e distinte , presuppongono , per la regolare loro azione , che ciascun potere , ciascun istituto vigili alla conservazione dei propri diritti ed alla integrità delle funzioni affidategli . In Italia invece , lo ripeto , è sorto un potere nuovo , parassita e ibrido , dallo Statuto non contemplato , il quale facendosi strumento e sgabello delle pretese dottrinarie e delle crescenti usurpazioni della Camera dei deputati , che vorrebbe arrogare a sé sola il diritto di parlare come interprete della volontà della nazione , è riuscito col dichiararsi a sua volta la emanazione legittima e autorizzata della rappresentanza nazionale , ad una progressiva ed effettiva usurpazione di quasi tutte le funzioni normali della Corona , facendone altrettante funzioni direttamente da sé dipendenti , e tende sempre più a mettere nell ' ombra il Principe ; mentre al tempo stesso ha , d ' altro canto , snaturate o distrutte le funzioni proprie della Camera elettiva . La Camera , avendo voluto invadere le competenze altrui e governare , è venuta invece a perdere anche di fatto l ' esercizio libero delle stesse funzioni legislative , attribuitele dallo Statuto ; e si trova , ogni giorno più , mancipia del Ministero . Intanto la gran massa del pubblico , impensierita e sfiduciata , si dà sempre più in braccio ai rivoluzionari e ai sognatori promettitori di cure miracolose e ai ciurmatori promettitori dell ' età dell ' oro , oppure ai clericali promettitori del regno di Dio mediante il governo de ' suoi ministri . Forte della lettera e dello spirito dello Statuto , la Nazione si rivolge al Sovrano e gli dice : « Maestà , vigilate a mantenere integre le funzioni affidatevi , e che i successivi Ministeri hanno lasciato che Vi fossero usurpate o hanno cercato di carpirvi . A Voi solo spetta il potere esecutivo . A Voi solo spetta la nomina o la revoca dei ministri che debbono controfirmare e rispondere dei Vostri atti di governo . La Nazione guarda a Voi e fida in Voi , sicura da un lato che non toccherete ad alcuna libertà e non ritirerete mai alcun diritto dal Vostro glorioso avo largito o delegato ad altri ; ma non meno desiderosa dall ' altro che conserviate viva ed integra l ' istituzione madre , che ci rappresenta la difesa dell ' interesse generale della patria . Sire , vegliate ! l ' interesse Vostro è sopratutto interesse nostro , interesse di tutti , interesse dell ' Italia » . Non meno del socialismo , il Principato liberale contiene il concetto elevato e preponderante dello Stato , all ' infuori di ogni elezione di classe . E di fronte alla Chiesa invadente , rappresenta , oltre la ferma difesa della moralità sociale , la libertà della coscienza individuale , l ' indipendenza sicura del pensiero ; garantisce i diritti di tutti i culti , di tutte le opinioni , e la piena esplicazione delle facoltà individuali pel cittadino , in tutte le funzioni essenziali della vita civile ; assicura la tutela degli interessi materiali come del progresso civile della nazione . Per contrapporsi al socialismo di piazza ed al clericalismo oscurantista il Principato nostro , che s ' immedesima col concetto della patria nazionale ed impersona insieme il principio della libertà individuale , garantita invece che soffocata dall ' azione dello Stato , ci porge una idealità atta a servire di punto di raccolta , di nucleo attorno a cui stringerci , in mezzo al rapido avvicendarsi degli uomini e dei gruppi al potere , ed al turbinio delle loro momentanee passioni e rancori . Vogliamo noi un ' Italia clericale , liberale - temperata , o radicale - socialista ? Tra non molto bisognerà scegliere fra le tre cose . Gli elementi liberali temperati , col loro credo troppo individualista per la lotta quotidiana , si trovano nella condirezione dei corpi di volontari di fronte agli eserciti permanenti dei partiti estremi . Questi o mediante l ' ordinamento ecclesiastico , che scende fino ai parroci e si vale delle mille forme di associazione e di confraternite fra loro collegate , o mediante le Società operaie , di mutuo soccorso , di consumo , di produzione , e pur troppo con l ' aiuto non infrequente degli impiegati governativi e comunali , hanno sempre pronti i quadri per la mobilitazione in guerra . Onde spesso vediamo gli eserciti folla dei partiti temperati liberali , sgominati dalle schiere , più ristrette di numero , ma compatte e disciplinate , dei loro avversari . In queste condizioni , il dividere normalmente e stabilmente il partito liberale , temperato in due frazioni che combattendo perpetuamente tra loro s ' indeboliscano a vicenda e si annullino , equivale a metterlo nella impotenza , non che di combattere contro le altre due schiere riunite , di nemmeno poter avere una voce predominante negli accordi o nelle transazioni che facesse con l ' una o con l ' altra parte . Noi siamo , anche da soli , i più forti e numerosi , o per meglio dire lo saremmo se sapessimo stare uniti ed organizzarci ; se sapessimo considerare la realtà delle cose e non solo pascerci di teorie stereotipate tolte dai libri forestieri ; se sapessimo mettere da banda le discordie e le gare personali e stringerci compatti intorno alla grande idea civile e liberale rappresentata dalla monarchia italiana di Casa Savoia ; se sapessimo scuotere l ' inerzia che ci paralizza , la mancanza di fede e di coraggio morale ; se sapessimo essere sinceri nell ' esprimere la nostra volontà e virilmente risoluti nell ' attuarla . Vorrei che la mia voce potesse chiamare a raccolta tutti gli uomini di buona volontà , liberali e conservatori a un tempo , perché si organizzasse un grande partito che , per combattere efficacemente il socialismo ed il clericalismo , si proponga come programma immediato la delimitazione delle funzioni dei vari poteri dello Stato , e lo svolgimento degli uffici della Corona , restituendole i diritti sanciti dal patto fondamentale votato nei plebisciti che costituirono il Regno d ' Italia . Non intendo affatto spingere ad alcun cesarismo o governo autocratico senza freno né sindacato , né ad alcuna forma di despotismo o di governo assoluto . Vogliamo la monarchia liberale e rappresentativa dello Statuto , col Monarca principe effettivo ed attivo , non consegnato bendato nelle mani di un maire du palais che si chiami il presidente del Consiglio . La Camera elettiva e il Senato vitalizio debbono cooperare attivamente alla legislazione , ed inoltre sindacare sempre , discutere e frenare gli atti e l ' indirizzo del Governo , mediante la loro azione tanto sui ministri responsabili , quanto sulle leggi e sui bilanci da loro presentati . Ma essi non debbono esercitare , né direttamente né per mezzo di uno o più loro delegati , il potere esecutivo , che è di esclusiva competenza del Principe ; il quale a sua volta , come ogni altro potere o persona , è subordinato alla legge , nella formazione della quale concorre anch ' egli , col diritto di proposta e col diritto di sanzione . Non ho inteso nel presente scritto far allusione o rivolgere accuse all ' attuale Ministero , più che muovere rimproveri a quelli passati . Ho inteso rilevare ed analizzare una trasformazione che si è andata svolgendo nelle nostre istituzioni , e che parmi essere stata una delle principali cause della loro progressiva decadenza , trasformazione che trova la sua espressione nella formula : « Il Re regna e non governa » , ed è in aperta contraddizione con quanto lo Statuto vuole e la Nazione attende , per la conservazione delle istituzioni libere in Italia .
POLITICA E STORIA ( GIULIOTTI DOMENICO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Caro Gobetti , Nessuna osservazione da fare . Nego tutto . Sono antiliberale , antidemocratico ; antisocialista anticomunista . In una parola , antimoderno . In questa Italia di briganti - pazzi , vivo con la tristezza ostile d ' uno straniero che non ha più patria . Sono dunque da voi dissimilissimo . Voi ( professori ) cercate di catalogare , mentre vi travolgono le ondate della piena , io ( poeta ) disperatamente spero nell ' auto distruzione dell ' anarchia e nella ricostruzione d ' una piramide , con al vertice il Papa e alla base il popolo . Ecco il mio programma ! Confrontalo col vostro , una lirica accanto a un bilancio . Da ciò l ' impossibilità d ' intenderci . Saluti . D . Giuliotti .
I CONGRESSI CATTOLICI ( BONGHI RUGGIERO , 1889 )
StampaPeriodica ,
È vita nuova o resto di vita vecchia , è vita che ripiglia o strascico di vita che muore , questo movimento insolito che si vede nel cattolicesimo da qualche tempo , e che produce manifestazioni di ogni sorta , e fa pensierosi i governi , a cui non piacciono , e lusinga quelli a cui piacciono ? Difficile domanda per chi voglia cercare la risposta nei fatti , e non nelle fantasie o nelle passioni proprie . Ciò che mi pare si possa dire di più fondato , è che codesto movimento , il quale non è solo di clero , ma di laicato , non è tutto artificiale , se anche si voglia crederlo artificiale in qualche rispetto , e ha dalle libertà proprie dello Stato moderno agevolazioni e aiuti che nello Stato assoluto gli sarebbero mancati . I congressi cattolici sono , di ciò che qui affermo , una riprova . Se ne sono tenuti più d ' uno nel mese scorso ; se ne terranno nei mesi prossimi , e da per tutto dove i cattolici sono , cioè al di qua e al di là dell ' Atlantico , in ogni paese civile . Essi non sono né concili né sinodi . Il papa li benedice ; i vescovi v ' intervengono ; ma né quello , e talora neanche uno di questi li presiede . Vi tengono molto maggiore posto i laici che i sacerdoti , quantunque in quelli sia grande la riverenza per questi . Persino , presenti dei vescovi , li guida a volte un laico . E si guardi a qual classe sociale questi laici appartengono : soprattutto alla più elevata e più agiata . Ma non vi mancano laici d ' altre classi : professori , deputati , senatori , scrittori , in ispecie , di giornali , gente , in somma , che influisce , per una via o per l ' altra , nella vita pubblica del paese o vi tien posto . Che cosa , dunque , voglion dire ? Questo di certo : che in ogni Stato il laicato cattolico si stringe a consiglio , e , in condizioni della società così turbate , cerca di ridar vigore al concetto religioso , economico , civile , che è proprio suo , e che non abbandona . Difatti nelle discussioni , a cui i congressi danno luogo , non è trascurata nessuna delle questioni , che oggi dividono le società nostre . Nessuno dei mezzi coi quali si possono sviare o ravviare , è lasciato senza particolare considerazione . Le sei sezioni del congresso di Madrid si sono occupate di questioni sociali l ' una , di questioni scientifiche l ' altra , di economia politica la terza , di opere di carità la quarta , di opere letterarie la quinta , delle assemblee e delle corporazioni la sesta . Gli altri congressi hanno fatto , su per giù , lo stesso . Non hanno di certo percorso men largo campo . Il problema è questo ; come e per quali modi contendere la scuola , la stampa , la scienza , la beneficenza , l ' officina , la bottega , a influenze e tendenze contrarie alle cristiane e cattoliche , come e per quali modi rendersele amiche e soggette ? La mira è precisa e precisa la dottrina , colla quale vi si indirizzano . Il tentativo è vasto . Ristabilire l ' autorità del principio cristiano e cattolico , rendendolo adeguato alla soddisfazione di tutti i bisogni delle società presenti , adattandolo a tutte le loro condizioni , non coll ' alterarlo o menomarlo , ma col farle penetrare da esso . Riusciranno ? Certo , hanno un aiuto in ciò , che i partiti avversi sono terribilmente divisi , e hanno sollevata tanta polvere che sono oramai ben molti quelli che più non ci vedono e si stancano di seguire . Non paiono adatti , che a dissolvere la società , dopo averla gettata sossopra . Niente afferma l ' uno , che non neghi l ' altro . Nessuna dottrina è cosi assurda che non trovi patrocinio . Socialisti , comunisti , collettivisti , possibilisti , anarchici , radicali , repubblicani , massoni , progressisti , liberali sono solo alcuni pochi dei nomi , coi quali questi partiti si designano da sé o sono designati da altri . Tra le diverse proposte e gli opposti concetti tutto barcolla o traballa . Ma intanto tra classe e classe l ' ostilità cresce e si fa più aspra . Non v ' è giorno , che qua o là non si senta l ' una insorgere contro l ' altra ; e l ' una difendere quello che ha , l ' altra agognare a quello che non ha , e il profitto del capitale e il salario dell ' operaio cercare di stremarsi a vicenda . E la pace d ' idee e di fatti , che manca nel seno di ciascuna nazione , manca altresì tra le nazioni ; sicché tutte s ' armano paurose insieme e minacciose , e si guardano pronte a dilacerarsi senza nessuna speranza che la guerra d ' oggi , comunque riesca , spenga i semi della guerra per il domani ; e i popoli miseramente aggravati d ' imposte , che crescono sempre e oramai non più in proporzione dell ' aumento della ricchezza privata o pubblica ; e i governi , incerti della lor via , e soggetti , dove più dove meno al potere dei partiti politici nelle assemblee , partiti anch ' essi estremamente divisi , e talora estremamente screditati , che non possono più comporre maggioranze stabili per reggerli ; e dalle loro combinazioni passeggere , venir fuori una legislazione confusa e inadeguata , continuamente mutabile , che non appena è fatta , eccita da ogni parte grida e biasimi perché sia disfatta ; e se ne tenti un ' altra . Questo non è , di certo , spettacolo adatto a levare ogni speranza a chi ne aspetti o ne voglia uno diverso . E il laicato cattolico che si raccoglie nei congressi , ne vuole appunto uno diverso . Ora , per giudicare se un diverso spettacolo è possibile , bisognerebbe studiare più addentro che non si può qui , il sistema delle idee e dei mezzi loro . Si dovrà e si potrà fare più in là , quando gli atti di questi congressi saranno pubblicati , e si potranno consultare . Ciò , che intanto è bene , è non prenderli a beffa . Il mondo non fila così diritto , che si possa essere in tutto sicuri , che non cercherà mai altra rotta . E del laicato cattolico dei paesi civili , tutto raggranellato nelle classi superiori , e con molta influenza sulle inferiori , non si può addirittura affermare , che voglia andare indietro , solo perché vuole andare avanti per altra via , e che qualunque sia la via , in cui si metterà , non gli debba spuntare . Ma noi italiani , o almeno la più parte di noi , sogliamo guardare codesti congressi da un sol punto di veduta : ed è dalla relazione loro col Vaticano , e in specie con la questione , che in questa parola Vaticano scorgiamo sola , la questione del ristabilimento del potere temporale . E , senza dubbio , i congressi che si sono tenuti sinora , e quelli che si terranno , manderanno tutti al pontefice indirizzi , in cui gli augureranno di ridiventare il principe , e prenderanno tutti risoluzioni nel senso , che un potere temporale è necessario alla indipendenza e alla libertà del capo della religione , in cui nome si riuniscono . Tra le tesi proposte agli oratori del congresso di Madrid , v ' erano queste : « Il pontefice romano deve possedere il potere temporale come guarentigia del libero esercizio del suo ministero apostolico . – Non v ' è prescrizione contro i diritti del successore di San Pietro al poter temporale . – I cattolici hanno diritto di associarsi alla protesta di Leone XIII concernente l ' indipendenza sovrana di cui abbisogna per la sua dignità e per il bene della Chiesa . – La grandezza del pontificato romano , e benefici procurati da esso al mondo . Mezzi per far adottare l ' arbitrato dei pontefici romani , come modo di soluzione dei conflitti internazionali . La Chiesa cattolica è una società perfetta , e ha diritto , per la sua stessa natura , all ' indipendenza dirimpetto ai poteri della terra » . Non tutte queste tesi si riferiscono al potere temporale dei pontefici , ma tutte implicano , non solo un concetto elevato della Chiesa , ma altresì una persuasione dell ' intima sua connessione col pontefice e della intera sua soggezione a lui , quale , per esempio , non si era mai vista prima della rivoluzione francese del principio del secolo . Che la Chiesa cattolica sia una società perfetta per se stessa , è tesi vecchia : ma niente obbligava a dimostrarlo quando Chiesa e Stato camminavano di conserva . Che il pontefice possa diventare l ' arbitro delle questioni internazionali , non solo quando sia invocato tale da alcuni Stati , ma per virtù stessa della istituzione che governa , è un ideale visto più in sogno che in veglia , e che se aveva modi e verosimiglianze di effettuarsi nell ' evo medio e prima della Riforma , non ne ha , per verità , nessuno ora , né in nessun avvenire prevedibile sin da ora . Che il pontificato abbia beneficato il mondo in alcuni momenti della sua storia , non si può negare , da chi abbia l ' animo calmo e chiaro lo sguardo : ma è difficile altresì sconoscere , che non tutta la sua azione è stata benefica , e ch ' esso ha avuto periodi di decadenza grande e largamente perniciosa . Ma le altre tre tesi hanno per proprio oggetto la restaurazione del potere temporale ; e non sono mancati in tutti i congressi oratori dotti e convinti che le hanno sostenute , con applausi , come oramai ne hanno tutti dalle assemblee che lusingano . Ora , io vorrei chiedere a codesti laici cattolici – non solo ai sacerdoti coi quali si accoppiano – , se mescolare la questione del potere temporale con le altre alla cui soluzione si applicano , giova , nel loro parere , ad avanzare e aiutare la soluzione di queste altre . Vorrei che mi rispondessero con la mano sulla coscienza . Le altre questioni sono di natura sociale o politica : riguardano l ' esercizio di diritti , che i cattolici vogliono guarentiti a se stessi nell ' ordinamento dello Stato perché la loro azione si possa esplicare tutta . Invece , questa questione del ristabilimento del potere temporale è di natura internazionale , non già nel senso che debba risolverla un accordo tra le nazioni , ma in questo , che , se altre nazioni se ne volessero mischiare , nascerebbe per ciò solo un conflitto tra esse e la nazione italiana , persuasa , che la questione è di sua sola spettanza . Nelle altre questioni che i congressi agitano , si tratta di disposizioni interne dei lor propri Stati ; in questa , invece , del potere temporale , si tratta di un ' ingerenza esterna di questi Stati . Ora , dov ' è la probabilità , che i governi che reggono codesti Stati , vogliano o possano assumersela ? Bisognerebbe che lor giovasse di farlo . Ma nella presente condizione di Europa e degl ' interessi che uniscono o separano le potenze , che utilità avrebbero i governi dell ' Austria , della Spagna , del Portogallo , del Belgio a intavolare coll ' Italia negoziati sul potere temporale del pontefice , il cui solo accenno sarebbe un ' offesa ? E poniamo che non sarebbe un ' offesa , e che il governo italiano volesse pure accettare una trattativa di tal fatta ; bisognerebbe essere ciechi per non vedere , che il ministero che vi si compromettesse , non troverebbe ora – e forse oramai – modo di reggersi . Sicché codesti congressi , unendo a tutti gli altri loro fini il ristabilimento del potere temporale , credo che si allontanino da quelli senza avvicinarli a questo . Si vede che io voglio essere eccessivamente imparziale , come soglio : non ho affermato più di quanto oggi posso affermare . Non ho detto , che ciò , che i laici cattolici si propongono e desiderano in altri soggetti , sia tutto bene o male . Non mi pare , a dirla schietta , neanche probabile , che sia tutto bene o male ; per discorrerne con fondamento ho affermato con molta misura che bisognerebbe averne più precisa notizia che non se ne trae dai giornali . Quello che io asserisco , è , che il Vaticano , spingendo i congressi devoti a esso a insistere soprattutto per ciò che gli garba , gli preme di più , per il potere temporale , scema la probabilità di riuscita del movimento , che approva e provoca , in ciò che ha di più sostanziale e rilevante , anziché l ' accresca . Però , anche in questo rispetto , ridere non è il meglio . Eccetto ché in Italia , il partito cattolico entra nelle assemblee politiche ; se in nessuna di quelle in cui entra , è già maggioranza , in nessuna , neanche , è una minoranza spregevole . Ora , nella gran divisione attuale delle parti politiche , le minoranze sanno d ' avere una forza assai maggiore di quella che per sé porterebbe il loro numero . Le maggioranze , soprattutto nelle assemblee colte , e che rappresentano vivacemente la varia coscienza pubblica , non si formano ora altrimenti , che mediante la unione , più o meno durevole , di due o più minoranze . Ora , l ' intento del laicato cattolico è di diventare nelle assemblee politiche una minoranza sempre più grossa , se non una maggioranza addirittura ; e di pigliare , così , sempre più la mano sui governi . L ' esempio della Germania , del paese più colto d ' Europa , non prova , che a ciò non possa riuscire , anzi , prova il contrario . Ma anche riuscitovi , anche diventato maggioranza , anche diventato governo in due o più Stati , il partito cattolico tenterebbe di ristabilire il potere temporale ? Ne dubito . Come succede , vedrebbe , arrivato in su , difficoltà che non vedeva d ' in giù ; sentirebbe , avvertirebbe , peserebbe interessi , che non sente , avverte , pesa assai meno . Forse , raggiungere l ' alto grado di potenza cui mira , non servirebbe , che a provargli , come vi sono pur cose al mondo così cadute , che nessuna potenza le rialza . E se riuscisse a modificare nell ' interno degli Stati alcuni ordinamenti nel modo che si prefigge , queste modificazioni stesse proverebbero , che alla più attiva circolazione del pensiero cattolico per entro le società attuali il potere temporale non serve , anzi nuoce . Ciò ch ' è davvero disaggradevole , non è già l ' azione immediata o mediata , lontana o vicina , che tali congressi , colle loro risoluzioni , possono esercitare rispetto a codesto potere temporale , ma l ' aspettazione o la speranza , ch ' essi creano , per illusoria che sia , nel pontefice , nella curia , nel clero e nel laicato italiano . Non abbiamo nessun modo di misurare quanta sia la forza dell ' opinione , che è espressa da tutto il complesso di persone e di influenze , che si raccolgono sotto questi nomi . Sin dove possiamo giudicare dai segni che ne vediamo , non par smisurata presso di noi . Ma , per farne retto giudizio , dovremmo affrontarla nella vita pubblica , ed essa nella lizza della vita pubblica non vuol discendere . Pure , nessuno affermerebbe , che forza non ne abbia , o sia del tutto a trascurare quella che ha , come molti ostentano di credere e di dire . Si vede che nell ' elezioni municipali è tutt ' altro che perdente sempre . Qui stesso , in Roma , non s ' è potuto vincerla , che , associando in un ' unione forzata , poco naturale e assai labile , tutte le sfumature dei partiti , che acconsentono a chiamarsi , con diversissimo senso , liberali . Ora , o poca , o molta , tutta questa forza che sogliamo chiamare clericale , è tenuta tutta sollevata di speranza e di aspettazione , come dicevo , del movimento cattolico dei congressi . Il che , se non ha nessun pericolo , mentre ché il vento come fa , si tace , potrebbe diventare sino a un certo punto pericoloso il giorno che ricominciasse a soffiare . Pericoloso , in due modi : giacché da una parte , quella forza clericale scemerebbe l ' impulso della difesa da parte dello Stato , giacché accascerebbe , in una certa misura , lo spirito pubblico , e lo renderebbe meno volenteroso e meno capace di slancio ; dall ' altra , il sentimento diffuso , che appunto questa sia l ' azione sua , aiuterebbe i partiti estremi a soverchiare , e non solo a convincersi – ché ne sono convinti e ne hanno già voglia – ma a convincere gli altrì che occorrono violenze e violenze sempre maggiori a comprimerla . Il governo finirebbe di perdere quell ' equilibrio , che già ha smarrito in parte . E noi entreremmo , davvero , in un periodo , che potremmo chiamare schiettamente rivoluzionario , e dal quale l ' uscita non è stata mai né in nessun paese chiara , né certa , né facile . Non si può dubitare , che il laicato cattolico dei congressi stranieri fa conto anche su questo . La Chiesa cattolica non si sgomenta dell ' aspettare . Essa conta la sua esistenza a secoli nel passato e nell ' avvenire . I secoli gli valgono per anni . È paziente e costante come la giustizia di Dio . Questo abbattimento del potere temporale che dura da diciannove anni , pare a essa un breve episodio della sua vita sempiterna . Perciò , che questo movimento cattolico deva approdare qualche decina di anni , prima o poi , gli importa poco , o punto . Approderà , nel parer suo , e gli basta . Ora , se per approdare gli occorre che lo Stato d ' Italia si disordini , che il governo vi abbandoni ogni indirizzo moderato di condotta , che i partiti estremi spadroneggino e le istituzioni attuali vadano tutte a ruina , essa non perciò muta desideri e disegni , né trema per sé . Essa sta , n ' è assolutamente sicura , come terra ferma che non crolla giammai la cima per soffiar di venti . Se altri , più deboli , ne son gettati per terra , o che le preme ? Perché vi si sono esposti ? Non si può , quindi , credere , che il movimento dei congressi cattolici non ci faccia danno . Ce ne fa e ce ne prepara . Gli Stati d ' oltre Alpi sono minacciati da un solo partito : il radicale o socialista . I congressi cooperano , a che lo Stato italiano sia minacciato da due , dal radicale da una parte e dal clericale dall ' altra . Il clericale esiste altresì in Francia ; ma quivi è francese ; esiste altresì in Inghilterra ; ma quivi è poco numeroso , se si vuol restringerlo ai cattolici , ed è inglese . È germanico , se non affatto prussiano , in Germania ; è austriaco , più di ogni altro , in Austria . Solo in Italia il partito clericale non è italiano in Italia . Che cosa si può fare contro un partito siffatto ? Ci erano due vie : conciliarlo in tutto o in parte , ovvero distruggerlo . Non abbiamo preso nessuna delle due vie . Del resto , possiamo dire a nostra discolpa , che né l ' una né l ' altra via era agevole . Durante il pontificato di Leone XIII è stato dubitato più volte , s ' egli avesse nell ' animo suo di trovar modo d ' accordo col governo italiano . La condizione dell ' accordo era , s ' intende , una sola ; rinunciare al potere temporale in tutto e per tutto . Poi , sopra altri punti il governo o almeno un partito che avrebbe potuto giungere , quando che sia , al governo – sarebbe sceso a patti con lui . Forse , rinunciando a questo solo dei fini del congresso , il cattolicesimo avrebbe raggiunto in Italia alcuno degli altri suoi fini . Ma o che Leone XIII , come parrebbe , abbia inclinato talora a una simil condotta o che non v ' abbia inclinato mai – è inutile tormentarsi il cervello a congetturare di cose , che infine non importa sapere – è certo che oggi è , pare , ostinatissimo nel proposito di voler recuperare un potere temporale . Non si dice più né quale né quanto ; ma un potere temporale dev ' essere , o di molto territorio o di poco , forse di tutto . L ' idea che noi abbiamo combattuto tanto , – che , cioè , non vi sia modo di guarentire l ' indipendenza del potere spirituale altrimenti che con un briciolo di temporale , – s ' è radicata sempre più nella testa del pontefice , ha trovato sempre maggiori e più recise espressioni nella sua bocca , e ha finito coll ' atteggiarlo in tutto a guerra verso lo Stato nostro . I temperamenti ch ' egli aveva usato dapprima , sono tutti l ' uno dopo l ' altro , svaniti . S ' intende che ora i congressi cattolici rinfocolano questo desiderio del temporale e lo riconfermano . I vescovi che avevano esitato a proclamare durante la vita di Pio IX la necessità assoluta del potere temporale , sono ora oltrepassati dal laicato cattolico , che arditamente , altamente la proclama . Non solo in diciannove anni non abbiamo fatto un passo avanti , ma ne abbiamo fatti addietro parecchio . A nessuno dotato di uno spirito sobrio può parere questo un trionfo . Il Regno ha fatto la triplice alleanza , che lo guarentisce da ogni velleità di favorire il papato per parte dell ' Austria e della Germania ; ma dà pretesto e stimolo a favorirlo alla Francia e alla Russia e non lo leva alla Spagna . Il papato , dalla sua parte , ha chiamato e chiama a raccolta tutti i suoi fedeli in ogni parte del mondo ; li raduna a congresso ; s ' intromette , non impedito , nella politica interna degli Stati ; è invocato arbitro ; e i liberali , che a ragione attribuiscono gran valore alle manifestazioni della opinione pubblica , non possono addirittura negare ogni valore a queste , se non vogliono illudere se medesimi . L ' opinione cattolica , di certo , non può raccogliere un esercito , e noi abbiamo difesa di eserciti , a cominciare dal nostro . Ma di due forze che non si toccano e hanno diversa natura , nessuna delle due è in grado di distruggere l ' altra . Quindi , checché paia , noi siamo nell ' interno del paese in stato di guerra , per quanto sia guerra diversa da ogni altra . I congressi cattolici affilano e moltiplicano le armi atte a dare vittoria al papato . Noi avremmo dovuto spuntarle queste armi e diminuirle in Italia , dove potevamo . C ' era un sistema , e l ' ho esposto più volte . Occorreva molta risoluzione da una parte , e molta giustizia e remissione dall ' altra . La risoluzione andava usata nell ' esercizio dell ' exequatur e del placet per parte dello Stato , sicché il papa non potesse empire le diocesi di vescovi , e questi empire le parrocchie di curati nemici all ' Italia : la giustizia e la remissione andavano usate nell ' osservanza perfetta della legge delle guarentigie , e nell ' astensione da ogni atto che paresse inteso a menomare l ' autorità spirituale del pontefice . Nel primo modo , il clero ostile non sarebbe cresciuto ; per il secondo , almeno una parte del clero attuale , non offeso nella sua coscienza , si sarebbe rassicurata e ravvicinata . Il papa non ha altra potenza , infine , se non quella che gli viene dal consenso del clero e del laicato cattolico . Adoperando quei due modi , noi avremmo prodotta una scissura dentro questo clero e questo laicato , e una parte almeno di essi sarebbe venuta del parere nostro , che una conciliazione si sarebbe potuta pur trovare nell ' abbandono per parte del papa , di ogni potere temporale , mostrato coi fatti inutile , e nel rispetto scrupoloso , per parte dello Stato , dell ' autorità spirituale di lui . Il papa non ha fatto la parte sua , e noi facciamo sempre meno la parte nostra . Può parere strano , ma non è , anzi si accorda assai bene con la dolcezza del carattere italiano , che il clero nostro , quantunque abbia sentito grave la mano dello Stato sopra di esso , e non se ne possa punto lodare , sia tra i cleri cattolici di Europa il meno intransigente , il più inclinato a intendersi , a riconciliare l ' affetto alla patria coll ' affetto alla fede . Si può dire il medesimo del laicato italiano , che si chiama cattolico , e si dovrebbe chiamare clericale : però , in minore misura . Del resto , se si vuole essere leali , bisogna riconoscere che hanno ragione a credere che non se ne terrebbe lor conto . Di fatti in Italia si sentono voci , anche autorevoli , che invocano pace . Dal clero stesso vi si avverte più e meglio il danno , che il dissidio cagiona alla Chiesa dove più le duole o le dovrebbe dolere ; nella coscienza religiosa della borghesia e delle plebi cattoliche . Da chi ha fede sincera , questo danno non si può guardare a occhi asciutti , e senza scotimento di cuore . Ma sinora il Curci , il Tosti , il Bonomelli , lo Stoppani hanno parlato invano . Il pontefice , indotto o spontaneo , ha chiuso loro la bocca ; si sono dovuti disdire . L ' ultima rimenata è toccata al Bonomelli , vescovo di Cremona , e uno dei migliori non solo vescovi , ma uomini d ' Italia . Nessuno aveva circondato di più cautele il consiglio , che la pretensione del potere temporale si smettesse ; l ' opuscolo suo , così temperato , ha ottenuto come ogni altro simile , una solenne condanna ; egli ha dovuto pubblicamente sottomettersi ; e il Papa , nel lodarlo della sua sottomissione , gli ha dichiarato : « tu intendi quanto importi il procurare diligentemente che la causa del pontificato romano non sia col disputarne ristretta in un più angusto campo . Cioè dire , bisogna in così grave affare , non farne giudizio da avvenimenti mutabili di cose , ma ripeterne le ragioni di più alto , o ponderarne da senno , che cosa la giustizia richieda , che cosa occorra alla sede apostolica per il divino suo ufficio . Giacché , come spesso abbiamo detto e più spesso è ancora a dire , nel principato civile non si tratta di umana cosa , ma della libertà dei doveri e dei diritti apostolici ; la quale libertà non deve essere soggetta alla potestà e all ' arbitrio altrui . Perciò i nostri predecessori si sono sforzati tutti a tutelare l ' incolumità del loro principato con ogni maggiore studio , e noi stessi ci sforziamo a rivendicarla con eguale perseveranza , apprezzando di quante cose stia in quel principato il presidio . Con questo giudizio si deve dirigere l ' opinione : questo dev ' essere inculcato negli animi , soprattutto essendo cresciuto presso di molti , lodevoli nel resto , il favore della sentenza più libera » . Questo , si vede , è parlar chiaro . Ma quale è l ' effetto di codesto parlare chiaro ? Evidentemente l ' effetto è , che in Italia scema continuamente di credito e di potenza il partito che avrebbe voluto , pure abbattendo la potestà temporale del pontefice , rispettarne la spirituale , e cresce , per contrario di credito e di potenza quello , che ha sostenuto e sostiene che solo col distruggere la potestà spirituale si acquista la sicurezza e la guarentigia della distruzione definitiva della temporale . Il che vuol dire che la questione diventa diversa e di natura rivoluzionaria . Il conte di Cavour , al cui pensiero la legge delle guarentigie si è conformata sinché si poteva nel 1870 e si poteva meno di quando viveva lui cercava la guarentigia dell ' indipendenza del potere spirituale del pontefice , spogliato del potere temporale , in un ordine di idee che , non che sminuirlo e abbassarlo , lo elevava , al parere di lui , e lo aumentava . Era un alto ed equilibrato ideale il suo . Niente di ciò che tutela le società civili nel loro andamento morale e sociale sarebbe stato turbato . L ' Italia , riconciliata col suo pontefice , non avrebbe più visto in lui il nemico insidioso della libertà e autonomia propria ; il pontefice non più colpevole della divisione dell ' Italia , avrebbe dalla sua eterna sede di Roma raggiato sul mondo intero , sicuro oramai dell ' affetto del popolo , che gli era più vicino e più unito nella credenza religiosa governata da lui . L ' opposizione ostinata , persistente del papato ha sciupato oramai quest ' ideale che forse aveva del fantastico . Ma quanto gli ideali abbiano di fantastico non si può sapere se non alla prova . E non si può dire , che la prova sia stata fatta davvero ; e certo , ciascuna delle due parti ci ha avuto colpa . Ma se quell ' ideale è via via abbandonato , è chiaro che gliene sottentra un altro , di natura , come dicevo , rivoluzionaria . E rivoluzionaria per due cagioni : l ' una perché sovverte o vorrebbe sovvertire tutto il fatto attuale , e surrogare al cattolicesimo non sa ben che , forse una negazione assoluta , anzi certo questa nella mente di molti ; l ' altra , perché instrumento di questa mutazione radicale non possono essere se non partiti rivoluzionari , vuol dire partiti i quali per diverse cagioni aspirano a capovolgere tutte le condizioni politiche o sociali attuali della società nostra , e a dargliene altre di propria scelta e invenzione . I partiti moderati e liberali , una volta che il fatto di natura rivoluzionaria comincerà a disegnarsi , si arretreranno . Come è succeduto sempre , e sempre succederà , la massa del popolo si fermerà incerta ; e quelli che amano , vogliono la rivoluzione , l ' affretteranno , la solleciteranno sempre di più . L ' autorità spirituale del pontefice sarà , nei principi almeno , fortemente scossa , perirà forse nell ' animo di molti , del maggior numero se vi piace ; ma non sarà scossa , né perirà sola . E se per risorgere o per cessare addirittura , non si giudica con criterio umano . Questo si smarrisce nel complesso dei fenomeni sociali e politici diversi , che da simile ruina pullulerebbero inaspettati . Quelli , che credono , usando solo di siffatto criterio , di poter prevedere un effetto o l ' opposto , in realtà ascoltano il lor cuore o la lor fantasia . Sarebbe una di quelle grandi esperienze storiche , di cui nessuno prevede il fine , se non quello solo , che lo sa , Iddio ; poiché Iddio , a chi può dire una cosa , a chi l ' altra ; ma a tutti deve parere un nome adeguato del fato stesso della storia umana . Ora , l ' inizio di fatti rivoluzionari della natura e coll ' intento che dico , se ne sono visti in Italia più di uno ; ma sinora , tenui , dubbiosi e di piccola importanza . Non si può però dire , che sia stato tale quello che s ' è visto in Roma il 9 giugno , una panegiri popolare che è parsa una risposta ai congressi cattolici . Ora per prima cosa si badi che né il laicato cattolico italiano , né quello d ' oltre monti possono essere rimasti dispiaciuti o meravigliati di tale risposta . Fatti di questo genere , esso li aspetta e li desidera , e più son grossi e spiccati , più gli vanno a genio , e meglio se ne augura . Può forse illudersi , ma certo lo confortano e lo confermano nell ' illusione sua . Lo sventurato filosofo di Nola , a cui per la morte crudele , iniqua , ingiusta , se pur troppo legale a quei tempi , si erigeva una statua , non ci entrava oramai per nulla . I discorsi che prima o poi sono stati provocati in onor suo , l ' avevano affatto levato di mezzo ; n ' avevano bruciato lo spirito , a nome della filosofia di ciascuno degli oratori , dopo che il papato , circa tre secoli fa , a nome della teologia ortodossa , ne aveva miseramente bruciato il corpo . Ciò , di cui oramai si trattava in quel giorno , era di mostrare , potente , in questa Roma , una protesta contro l ' autorità spirituale del pontefice . La rivendicazione della libertà del pensiero non ha nessuna necessità di essere fatta ora , perché la libertà del pensiero è conquistata ormai da gran tempo , e nessuno oggi la invoca e la usa più del papa e del clero per sé ; e nessuno è morto per la libertà del pensiero , ma troppi son morti – ed è già glorioso – per il pensiero proprio , e il Bruno è uno dei molti , e il cristianesimo e il cattolicesimo stesso hanno avuto di tali testimoni – testimoni col sangue – infiniti . Qualunque fosse in principio il concetto con cui fu mosso il disegno d ' una statua a Giordano Bruno in Campo di Fiori , certo , a mano a mano s ' era mutato . Del resto , si poteva prevedere , che si sarebbe mutato . Gli uomini di parte liberale e moderata , che vi si erano associati , lo fecero con una speranza che si chiarì vana via via ; e ch ' essi , del resto , contribuirono a rendere vana , facendo il peggio che si può in un movimento di tal natura : compromettervisi , e non incaricarsene . Tutti , da capi invocati , ch ' erano stati a principio , son diventati pedissequi superflui ; e non so se le dita non soverchino a contar quelli che hanno avuto il carattere di ricusarsi pubblicamente a rimaner tali , e a permettere che loro interpreti fossero oratori , di cui o non s ' intendeva o si respingeva il pensiero . Troppi hanno temuto la contraddizione apparente che gli avrebbe salvati da una incoerenza reale ; e hanno preferito questa a quella . Ma , checché sia di ciò , e dell ' abituale aberrazione di mente dei partiti per cui si ascrive carattere e coraggio a chi ne manca e si nega a chi ha e ne mostra , il certo è che la dimostrazione del 9 giugno ebbe parecchi dei tratti , che son propri del fatto rivoluzionario , come gli ha descritti il conte di Cavour in un suo articolo giovanile . La prima mossa venuta da pochi e quasi ignoti ; il governo incerto , e prima promotore palese , poi promotore nascosto , ma vergognoso di prendere parte pubblicamente ; l ' assemblea dei deputati partecipe , sì , ma nella forma meno appariscente ; associazioni accorrenti in gran numero da ogni parte , massoniche , socialiste , repubblicane , radicali , persino nichiliste , coi loro variopinti vessilli ; mescolati inni monarchici a inni banditori di monarchie distrutte e a distruggere : grandi paure di disordine , e ordine mantenuto con indulgenze colpevoli a quelli che avrebbero avuto voglia o interesse di turbarlo , con molto apparecchio di truppe , e soprattutto , con accordi segreti ; la gioventù , soprattutto , infiammata , e molti piegati , trascinati , persuasi a seguirla a dispetto della lor coscienza o del loro migliore giudizio : nessuna resistenza morale , quasi da nessuna parte , preludio di pari fiacchezza in circostanze ancora più gravi . Se la giornata del 9 giugno è potuta a molti parere non buona per il papato né temporale né spirituale – e certo ha mostrato come facilmente si possano radunare in Roma forze che lo combattano o abbattano – sono ben sordi a ogni insegnamento di storia , o forse non hanno mai letto di questa nessuna pagine , coloro i quali immaginano che quella giornata sia stata buona per la monarchia . Né gli applausi c ' illudano . Niente si dilegua più inopinatamente e facilmente per aria . E ci si conta che si dileguino e presto . Pochi , nei moti rivoluzionari , sanno dove vogliono andare ; e quei pochi guidan dei ciechi . Per fortuna , neanche quei capi sanno dove in realtà approderanno : « l ' Italia , – così ha deliberato un comune , ed è il tono di molti altri che hanno mandato delegati alla festa – ha seppellito per sempre i dogmi del Vaticano il 9 giugno » . Non so di quali dogmi intenda . A ogni modo , Dio voglia , che l ' Italia non abbia cominciato quel giorno a seppellire qualcosa di più . E non ci si immagini , per dirla di passaggio , che l ' ordine , con cui la dimostrazione procedette , ne mostri il carattere . In tali cose , l ' ordine è mantenuto sempre , quando nessuno di quelli che dissentono , per paura o per consiglio , non vi si oppone : e prova soltanto , che i celebranti di tali feste hanno oramai la coscienza di non potere essere impediti dal farle ; e vera o falsa che sia questa coscienza , è tale l ' impressione che ne resta al pubblico . I congressi cattolici hanno in parte contributo a rendere più vigorosa e più affollata la panegiri del 9 giugno ; e questa , per parte sua , contribuirà a rendere più affollati e violenti i congressi . Così le cose vanno , e un abuso genera l ' altro . Sinora non si vede nulla , che nello Stato nostro o nei forestieri possa o voglia fermare questo doppio avviamento . Nello Stato nostro , il partito moderato , a cui incomberebbe di farlo , è interamente disciolto , e per ora non fa che infiacchirsi ogni giorno di più ; del resto , esso è moderato in ogni cosa fuori che rispetto alla Chiesa , e , quando si eccettuino pochi , la maggior parte di quelli che lo compongono , non le son meno contrari dei radicali ; credono che si possa essere con buon successo moderati a metà . S ' intende , che , poiché il partito moderato è così , il governo non può essere , per miracolo , moderato esso . D ' altronde , si è già creata qui in Roma una situazione nella quale la legge delle guarentigie non si rifarebbe e in cui certo l ' osservanza ne diventa ogni giorno più difficile e sgradevole . Potremo durare in questo stato un più o meno lungo tempo , ma se ne può già prevedere la fine . Mutarlo , sicché torni quello che era e voleva essere , può ritenersi desiderabile ; ma mi par poco credibile . Andremo avanti , per esprimermi colla vuota frase che usa : e poi ? Si soffia di fuori e di dentro nel fuoco ; divamperà ; e poi ? Un triste poi a parer mio , qual ch ' esso deva essere ; e più triste ancora la via , che ci mena . Iddio voglia , che io sia cattivo profeta ; e tante nubi , che ai miei occhi par che s ' addensino , le sperda un raggio di luce divina .
CULTURA POLITICA A GENOVA ( CARAMELLA SANTINO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Accanto e sopra alla sua grande funzione commerciale e industriale , Genova non ha ( o almeno , passa per non avere ) una propria funzione intellettuale e direttiva nella politica e nella cultura italiana . Milano , Torino , Bologna , Firenze : centri d ' idee , creatori di movimento , iniziatori ex nihilo di vita nuova . Genova : come un nautilo dalle splendide iridescenze , ma di poche forze , si lascia portare . Non che le manchi la cultura , come si pensa tante volte , erroneamente : ma la cultura pur diffusa , è individuale , atomistica , indebolita dal frazionamento , riunita talvolta in collettività ma senza superare il semplice aggregamento : epperò sente gli echi e rimanda vibrando le onde che vengono , di lontano , ma non ne produce essa del suo . Questa condizione , diciamo così , secondaria c ' è tanto per la cultura che per la politica : o meglio pare ed è l ' opinione che sia così . E per la cultura in sé , si capisce : perché essa vuole che lo spirito le si dedichi tutto , come a un ' amata che non si trascura , sotto pena di perderla : e la vita febbrile del commercio e dell ' industria non agevola certo questa . dedizione , la impedisce anzi , la presenta come un infrangere i doveri , sacri o forzati , della pratica . A parte la superficiale cultura femminile , vernice che si stende su tutte le menti per la solita educazione di classe borghese : a parte il lavoro delle scuole , dell ' Università ( modesto , non infruttuoso , ma : accademico ) ; voi sentite qui la presenza dei germi di una più ricca vita dello spirito , la avvertite nelle poche manifestazioni che se ne rilevano ( qualche mostra d ' arte , qualche rivista fine e signorile ) , la ammirate nei modesti uomini d ' ufficio o di banca o di fabbrica ; ma quei germi vivono rachitici , stenti , in una sterile fioritura di . dilettantesimo : oppure espandono i loro polloni fuori , in altro suolo . Tanto che l ' uomo di cultura , quello che veramente fa il progresso come suo artefice e non semplice goditore , ha l ' impressione di essere peregrino in sua patria , e il suo cuore s ' avviva solo di consonanze lontane . Ma per la vita politica ripetere semplicemente lo stesso giudizio è falsità , o almeno esagerazione , che guarda solo alle esteriori apparenze , non al nocciolo interno . Noi crediamo anzi che in questo campo si troveranno le nuove energie che attraverso la formazione di una cultura politica muoveranno a ricostituire e avvivare , in genere , la cultura . Di fronte alla calma superiore dello spirito il genovese rifiuta , un po ' apatico , di turbarla per l ' azione culturale : Deus nobis haec otia fecit , il dio della tenacia ligure , creatore di ricchezze nei secoli ; e perché non goderli in pace , questi ozi ? Ma il turbinio dei fatti , oscuri come di sabbia e polvere , lo attrae e scuote verso l ' attività produttiva e organizzatrice di politica cittadina e nazionale . Forse perché toccato nell ' interesse , intento alla conservazione e all ' accrescimento del proprio sé economico ? Non forse , ma certo ; questo è il primo stimolo , il più vivo , il più lancinante . Un ' opera di cultura politica che anziché procedere dalla pratica all ' idea , cerchi d ' instaurare anzitutto l ' idea , quasi come un ' educazione astratta e formale , qui muore . Ma non è detto che da quello stimolo non si assurga a più alte vette : e il realismo politico genovese è certo superiore a quello di molte altre grandi città italiane . Tanto che i movimenti più scapigliati e scapestrati a Genova rinsaniscono , e in qualche modo , per l ' inevitabile reazione dell ' antico tronco su cui s ' innestano : il tronco della razza . Per un pezzo , fino verso il 1902-'903 , la politica genovese dopo il '70 si riassunse in queste poche sigle : pseudoliberalismo personale e plutocratico : blocco clericale , più o meno conservatore , rappresentato dalla Unione Genovese ( vecchia nobiltà e bassa borghesia ) ; e mazzinianesimo socialdemocratico , rappresentante della vecchia , gloriosa tradizione rivoluzionaria e repubblicana . La scarsezza di alto slancio economico fino allora regnante , favoriva , se non il fiorire , certo il consolidarsi delle due prime tendenze , dominanti or l ' una or l ' altra e più spesso tutt ' e due , come alleate ; la terza , morti i duci più intelligenti , Cesare Cabella e Giorgio Doria , rimaneva debole e incerta sebbene esteriormente battagliera : ora colorandosi di letteratura , ora di garibaldinismo : senza nessuna originalità . Ma con l ' avanzare del nuovo secolo , mentre il porto s ' ingrandiva prosperoso e le industrie crescendo e allargandosi procuravano la formazione di un nuovo e più compatto proletariato ( in parte d ' importazione , é vero , e in parte disceso dai monti , dove le " fascie " di terra non bastavano più alle numerose proli , ma tosto fusa in salda unità ) , si generò il socialismo ligure e la nuova democrazia , fresca di gioventù e di intellettualità . Quello ha oramai una storia gloriosa : questa una vita non grande , ma seria ; l ' uno e l ' altra con caratteri peculiari e tipicamente locali . I cosiddetti Giovani Turchi di tre lustri fa sono oggi ancora , per quanto usciti di gioventù , l ' ala sinistra e progressiva dei partiti liberali , differenziandosi nettamente e dai liberali - democratici e dalla democrazia plutocratica per l ' assimilazione intelligente delle migliori dottrine socialiste . Ma certo la nota dominante della politica genovese è costituita e segnata nell ' ultimo ventennio dal socialismo : trionfante con l ' elezione di Canepa nel 1909 e subito dopo con un ' Amministrazione demo - socialista : padrone del porto con le cooperative : in prevalenza riformiste nel periodo immediatamente anteriore alla guerra , poi diviso a pari forze tra riformismo e partito ufficiale . Dal socialismo e dai neo - democratici cominciò fin d ' allora a venir promossa una politica fattiva e una cultura politica . La guerra , che fu per Genova causa di grande , sebbene in parte effimero accrescimento di ricchezze : il dopoguerra co ' suoi problemi e i suoi nuovi partiti : la più vigorosa e precisa azione personale e giornalistica dei dirigenti : tutto fu alimento della nuova coscienza politica genovese . La quale , per quanto sempre più viva , non ha però ancora superato la cerchia locale : il problema nazionale è certo da essa vissuto in ogni sua forma , e tuttavia soltanto come un epifenomeno . Questa attuazione del regionalismo anche da chi lo nega come teoria , questo insistente particolarizzarsi appunto per la sua insistenza e vivacità non può essere un difetto o una via falsa : sarebbe tale se rappresentasse una porta chiusa , ma come momento pedagogico è qualche cosa di ben necessario . E bisogna tenerne il massimo conto sia per capire alcuni movimenti , sia per giudicarne altri . Ecco il partito popolare , inseritosi alla bell ' e meglio sul vecchio tronco clerico - moderato , diviso in sinistra progressiva e destra conservatrice , ma con preponderanza ormai evidente della prima . Per sapere che cosa significhi esso in Liguria , guardatelo appunto nella sua opera di partito popolare ligure . Organizzazione dei piccoli agricoltori ai danni dei mercati cittadini : movimento di fronda contro il clero intransigente , culminato nella partenza dell ' arcivescovo Boggiani : azione a pieno favore degli industriali , armatori e commercianti contro le cooperative operaie e il proletariato socialista . Non avrei mai creduto che i deputati popolari di sinistra , con tutte le loro parvenze democratiche , si facessero fino a tal punto i paladini del capitalismo . Nihil mirari . In Genova , un ' operosità di questa fatta è certo il miglior metodo per rifarsi della sonora sconfitta toccata nelle ultime elezioni amministrative , specialmente accomunata , com ' è , con l ' assunzione di tutti i compiti è uffici cittadini dell ' antica " Unione Genovese " e la propaganda " cattolica " in seno alla gioventù . Ma se quest ' ultima può significare alcunché quale risveglio di cultura e di religione , nella sua inevitabile , anzi precipua attività politica , non esce dall ' oscurità . Poiché dal centro siamo stati rivolti a destra , seguiamo pure , un momento , la Destra . Premetto che né liberali - democratici , né democratici - liberali contano valore alcuno al loro attivo , all ' infuori di alcuni " nomi " e delle due bandiere : Gruppo Ansaldo - Gruppo Ilva che di neo - liberalismo in Liguria non si parla se non per ischerzo ; che i mazziniani , per antibolscevismo ; sono a Genova ( non nella provincia ) in gran parte destri anch ' essi ; che il Rinnovamento non si vede servire ad altro se non a scopi personali ; che i fascisti , sparite per repressione governativa le efflorescenze anarchiche , si limitano al donchisciottismo , la conclusione è che la Destra , con tutti i non - destri di nome che le fan coda di fatto ; avrà dei pesi materiali per la bilancia politica , ma nessuna sostanza ideale . Questo perché non c ' è mai stata una vera tradizione liberale , da non confondersi con il liberalismo di tradizione . Rimane la Sinistra , quella che costituisce il nucleo più forte della presente maggioranza amministrativa : i veri democratici , che sono a Genova quello che cercano altrove di essere i neo - liberali . E si parla , anzi , di " socialdemocrazia " : ma a noi pare che questa Amministrazione comunale , taglieggiatrice dei ricchi e labourista e grande promotrice di opere pubbliche e , una buona volta , seriamente preoccupata del problema finanziario : questa Amministrazione che vive d ' una coscienza moderna della vita comunale ( qualunque giudizio si voglia poi dare delle sue concrete determinazioni ) abbia con sè qualcosa di più degli ideali socialdemocratici . Sotto qualche esteriore parvenza di " antibolscevismo " e le frequenti contese con la minoranza socialista , e nonostante gli elementi di destra che frondeggiano sempre per riacquistare il dominio perduto , c ' è in questi uomini di Comune un forte vantaggio sui loro predecessori vicini e lontani . Come gruppo politico , che si avvia a trascendere il problema locale , hanno una grande eredità , il nome di Raimondo e le idee svolte nel primo , e solo buono , dei due anni di vita ( agosto '19 - settembre '21 ) della sua Azione . Raimondo : sotto la fredda , astratta analisi del critico nulla più che un avvocato di grido , felice politicante , dalla cultura di terza e quarta mano quindi farraginosa più che vasta ; ma come uomo vivente , nella storia del suo paese , una personalità . Dirò meglio : una individualità , irradiatrice di nuova vita , educatrice di un verbo novello . E se la novità di questa vita e di questo verbo , scrutati bene addentro , non fu poi grande ( americanismo e retorica non mancavano , infatti ) , grande fu il calore che lo agitava , e fecondo . Accanto , i " Combattenti " . Questi , vincitori nelle elezioni politiche del '19 e nelle amministrative del '20 ( come costituenti la metà del Blocco ) , hanno perduto un po ' delle larghe simpatie onde prima godevano per la sconfitta nelle elezioni politiche del maggio '21 : ai vinti si dà sempre torto . Ma rappresentano , specie ora che sono avviati a interni ed esterni rinnovamenti , una forte ( sebbene ristretta ) base di intellettualità politica e di nuovo movimento operaio , su cui potrà sorgere un analogo dei partiti Sardo e Molisano d ' azione . Importa però che essi lascino il combattentismo , che fa perdere loro aderenti senza permettere l ' acquisto di nuovi , e pone in poco sano dissidio la sezione centrale , organizzatrice e direttrice , con le sezioni provinciali , fascisteggianti . Importerebbe anche una politica più concreta e realistica , di cui hanno dato già buoni esempi , ma non sempre dimostrano sentir l ' esigenza . Certo il passato di questo biennio costituisce un appoggio che non si può lasciar andare di punto in bianco : ma ci auguriamo che non venga venerato troppo . Altrimenti il capitale delle cooperative di combattenti non passerà mai le 150 o 200 mila lire , a cui ora é arrivato , né i voti cresceranno , né avranno maggior forza le idee . Queste rappresentano la transizione più diretta verso il blocco socialista : " blocco " per modo di dire , perché gran discordia è nel campo di Agramante . Autonomi , ufficiali , comunisti non sono stati per tutto il '21 nei migliori rapporti reciproci . Il famoso patto di fusione è andato per aria per le tenaci riserve che nell ' approvarlo hanno voluto porvi gli autonomi del cooperativismo . La imperiosa esigenza del problema locale ha oppresso gli slanci verso un problema più vasto . E tuttavia , con tutto il loro particolarismo , gli autonomi sono un forte partito , hanno un grande giornale e ora anche un teatro per il popolo , con i quali curano più che ogni altro la cultura delle masse ; una banca , vaste organizzazioni , élite intellettuali e operaie ; e non sono da confondere con il volgare riformismo del partito di questo nome , ridotto ormai a una volgarissima democrazia sociale : a un programma gradualista essi uniscono infatti una prassi eminentemente rivoluzionaria , che fuori di ogni retorica supera forse l ' azione degli stessi ufficiali . I quali tengono invece la provincia e il proletariato più basso con maggiore rivoluzionarismo estrinseco ma con minor fondatezza di programma : e tuttavia hanno finalmente dato a Genova l ' esempio di una minoranza consigliare fattiva e criticamente collaboratrice della maggioranza . Il valore di alcuni capi ( Rossi , Baratono , Abbo ) rimedia a quel difetto organico troppo evidente . Mediocre invece il comunismo , salvo per la sua posizione di intransigenza , che del resto è condivisa dagli altri partiti estremi . A Genova anzi , propriamente parlando , il comunismo è troppo in minoranza per poter essere valutato alla loro stregua . Ma quello che importa è notare come la netta divisione politica dilacerante l ' Estrema non ne intacchi l ' unità sindacale . La vecchia Camera del Lavoro vive e prospera d ' un patto d ' unione che sembra destinato a durare in perpetuo anche se i rinnovamenti che se ne fanno sono a breve scadenza . E l ' unità non è semplicemente aggregazione e somma di forze , ma sintesi organica , cui nutriscono le lotte e le cause assunte in comune . Ché anzi come sua conseguenza , non è difficile pensare alla possibilità dell ' auspicata fusione , ora che già vediamo sedarsi le polemiche ; di una fusione che eliminando definitivamente dagli autonomi ogni residuo di riformismo socialdemocratico è dai socialisti ufficiali i verbalismi e le imprudenze , dia alla Liguria un suo novello proletariato operato e ponga le basi per la costituzione di un proletariato ligure contadino di marca sincera . Per assurgere , una volta risolto e quindi superato il problema locale ; a una funzione nazionale , dove gli potranno essere ausiliari guide maestri gli intellettuali che cercano anch ' essi per conto loro un ' educazione politica . Solo l ' operaio ; non il contadino , solo lo studioso , non il plutocrate potranno esser gli iniziatori e gli autori di una nuova coscienza politica ligure . E allora avremo anche una nostra cultura .
LA CACCIA AI GIUDEI ( BONGHI RUGGIERO , 1891 )
StampaPeriodica ,
I Questa fin di secolo è davvero inaspettata . Chi vorrà figurare il secolo decimonono , non potrà farlo con altra immagine che quella di una serpe avvoltolata sopra se medesima , che con la bocca si morsichi la coda ; tante delle cose ch ' esso ha detto in principio rinnega alla fine . Chi difatti si sarebbe figurato , un trenta anni fa , che , dopo essersi discorso tanto di emancipazione dei giudei , e averne menato vanto , come di grande conquista civile , desiderata e promossa per lungo tempo dai filosofi e accettata infine dai politici , supremamente liberale , umana , santa , sarebbe giunta un ' ora in cui in tutte le società civili d ' Europa molti l ' avrebbero rimpianta , e in qualche Stato i governi , non trascinando dietro sé l ' opinione che si chiama pubblica , ma trascinati , o per propria risoluzione o da motivi che son parsi loro ragionevoli , sarebbero ritornati sull ' antica via , pentiti di averla per poco abbandonata ? Pure è così ; e noi vecchi , ai quali brilla tuttora nella mente quell ' ideale di giustizia e di pace che ci ha innamorato e mosso da giovani , a sentire così improvvise grida di odio e di guerra , restiamo come stupefatti , e ci domandiamo che sovvertimento si è fatto nelle idee umane e di dove è nato e perché , e se le società , in cui siamo oramai vissuti , son destinate a girare di continuo intorno a se stesse , e non aver nessun avviamento sicuro a meta qualsiasi , e ogni idea di bene che lo attragga non essere infine se non un fantasma vano che le seduce . Come noi siamo stati giovani , altri son giovani ora ; ma troppi di questi hanno sentimenti affatto contrari ai nostri . Quello di cui noi ci commovevamo , essi deridono ; dove a noi spunta dagli occhi una lacrima , s ' atteggian loro le labbra a sogghigno . Ci par d ' essere morti , o che più non si viva intorno a noi . Ma , forse , la loro è malattia passeggera ; e questa ultima speranza ci conforta , e in essa speriamo e combattiamo ; e ancora non ci si spegne nel cuore ogni fiducia di una vittoria finale , che ci debba , che ci possa , dopo nuovi e fieri contrasti , sorridere . II Dio bono ! Come in ogni moto umano , per legittimi e desiderabili che siano le mire e gli effetti , il male si mescola al bene ! E come non v ' ha nulla cui possiamo chiamar bene che non sia in parte male anche , nulla che giovi per modo che in qualche aspetto e misura non danneggi anche ! È stato salutare il moto che nella ultima metà del secolo ha ricomposto l ' Italia e la Germania a nazione , ridata una vita nazionale all ' Ungheria , e ravvivato lo spirito slavo , e ricostituita una Bulgaria . Eppure , anche politicamente i suoi risultati non sono stati tutti scevri di biasimo e di dolori ; e i mutamente che è destinato a fare , non sono neanche ora al termine . Ma uno è certamente cattivo . Sparsa tra le nazioni cristiane ne viveva e ne vive una , che non è né così separata da ciascuna che le sia propriamente forestiera , né così unita che in nessun aspetto se ne distingua . Parte una inclinazione sua naturale , parte un corso di eventi lungo , crudele , fatale , aveva forzata questa nazione a rimanere senza territorio proprio e vivere , senza nessun fondamento o ricognizione di diritto pubblico , tra le altre . Però quel largo sentimento umano , che ha prevalso nell ' ultimo terzo del secolo scorso , e nella prima metà di questo , aveva giovato a sminuire le ripugnanze , che le nazioni sentivano ciascuna verso quella parte di questa nazione estranea , che s ' era infiltrata nel loro seno . Ma ecco che ora il sentimento nazionale , rieccitato , rinvigorito , rieccita , rinvigorisce quelle ripugnanze ; e cotesta nazione giudaica , che è fuor di tutte e fuor di nessuna , che fa corpo con tutte e corpo nonostante da sé , è da ogni altra risentita straniera , e ripresa , come tale , a odiare . Una delle modificazioni principali che , alla fine del secolo scorso , venne introdotta nell ' ordinamento sociale , fu certamente questa : che il lavoro e la produzione furon lasciati liberi . Ciascuno avrebbe dovuto quindi dinnanzi fidare sopra di sé senza guida , senza consorzi e senza freni ; e tutti fare a chi più può , a chi meglio può . Ora , questa nazione giudaica che , per un rispetto , rimaneva una confraternita in mezzo a tutte le altre che si discioglievano – una confraternita , per soprappiù , che valicava i confini di ciascuna delle nazioni in mezzo a cui dimorava e si dava la mano dall ' una all ' altra – era , per un altro rispetto , la meglio preparata alla lotta pacifica di tutti contro tutti , proclamata dalla dissoluzione degli antichi ordini della produzione industriale . Secoli di angustie tormentose avevano affilato l ' ingegno di quelli che la componevano . Corporazioni d ' arti , dov ' essa non potesse penetrare , non ne esistettero più . Costretta a forza a sostentare la vita solo con miseri e scarsi mestieri , aveva acquistato in questi un ' abilità senza pari ; minacciata di continuo d ' esser derubata del suo , o per furore di popolo o per astuzia di governi bisognosi , s ' era abituata ad accumulare insieme e nascondere . Non poteva , per cansare l ' invidia , vivere se non poveramente : era diventata , così ricca e atta a prestar denaro , a quei saggi d ' interesse , s ' intende , che suol prestarsi , quando manca la sicurezza di riaverlo . Così tra i molti altri odi , se n ' era procurato uno , che non è il meno ardente , per parte dei suoi vicini , l ' odio del creditore ; e sarebbe cresciuto per ciò solo , che nel nuovo avviamento preso dalla produzione e del lavoro , si trovava , se non in tutto , certo principalmente nelle sue mani il nerbo di ogni riuscita , il denaro . Perché una nazione doveva mantenere nel suo grembo , nutrire , proteggere del diritto comune cotesti concorrenti , che non le appartenevano per ragioni di stirpe , e che d ' altra parte erano i meglio preparati a vincere ? Qui non è più un sentimento nuovo che respinge i giudei e li scaccia , come gente caduta in una rete non sua , ma un interesse ; tanto vivace quello , quanto oculato e sospettoso questo . Pure tra tante influenze mutate a suo danno , una si doveva credere fosse mutata in suo favore . La ragione , talora unica , talora principalissima , per la quale quella nazione giudaica era stata , non già soprattutto dispersa tra le altre , ma soprattutto tenuta serva , bistrattata , martoriata era stata questa : essa aveva crocifisso l ' Iddio delle nazioni presso le quali viveva . Al giudice pagano e romano , che le ricusava la condanna a morte e ripugnava a pronunciarla , aveva gridato per ottenerla : il sangue suo ricada sopra noi e i nostri figlioli . Ed era ricaduto sopra essi e i lor figlioli cotesto sangue , terribilmente ricaduto . L ' Uomo - Dio , non voluto riconoscere da essa per il messia invocato e aspettato , era stato riconosciuto tale da tutte quante le nazioni , che s ' erano ascritte alla fede in lui , ed eran tutte quelle , presso le quali i giudei , in maggior o in minor numero , avevan preso stanza . Anche a coloro dai quali cotesto ucciso non era creduto Iddio , l ' innocenza della sua vita e il sublime sacrificio con cui l ' aveva chiusa , l ' altezza e la santità della dottrina predicata da lui , rendevano orrenda la morte inflittagli e odiosi quelli che l ' avevano inflitta . Vendicarla sopra gli omicidi pareva obbligo e , certo , diritto . Ma via via erano , dove prima dove dopo , sorti sentimenti diversi che temperavano questo . La fede nella divinità della persona di Gesù Cristo s ' era andata attenuando tra le classi , sia per ingegno sia per grado sociale , dirigenti ; e insieme con questa attenuazione della fede era cresciuto l ' ardire di discutere i motivi della condanna , e ricercare le ragioni plausibili per le quali il popolo ebreo da una parte e il magistrato romano dall ' altra avevano voluta e decretata la morte . Così , nella difesa della potestà civile si trovava altresì la difesa della volontà popolare che essa questa volta aveva secondata . Scemato l ' orrore dell ' omicidio , scemava quello degli omicidi , e s ' allentava la spinta a punirli , a coprirli di sprezzo e proseguirli d ' odio . Ma , se così fu sul principio , non fu così più tardi . Questo Gesù , cui s ' era tanto creduto , cui si cominciava credere meno , era stato un giudeo anche lui ; via via che la guerra al cristianesimo s ' esacerbò , prima in qualche parte delle classi superiori , poi in qualche parte delle masse popolari , se ne volle ai giudei d ' avergli dato , come si sia , origine ; si ricercò quello che il cristianesimo e il giudaismo avessero di comune e contro questo comune si appuntarono gli strali . I giudei , che avevano tanto patito della opposizione in cui erano sorti e vissuti col cristianesimo , patirono altresì delle relazioni che avevano con esso . Non tutti quelli , che per quest ' altra ragione cominciarono ad averli dispetto e li hanno , sanno ricercare , sceverare dentro di sé il perché , né da quanti rivoli nasca la passione che li anima . E nel caso di quella di cui parliamo , dall ' aspetto da cui ne parliamo , l ' analisi è davvero difficile , dappoiché le fonti , che l ' alimentarono e l ' alimentano , sono davvero molteplici . Chi ne vuole ai giudei , perché di mezzo a loro è venuto su il cristianesimo ; chi asserisce invece che il giudaismo ha deturpato , ha viziato il cristianesimo ricacciandosegli dentro , mentre esso aveva chiaramente professato , nascendo , di volersene distaccare . Ma che è questo giudaismo , che , comunque si volti , è principio di male ? Qui la scienza ha provvisto in fretta una risposta . I giudei sono semiti . Basti dir questo per intendere come non si possano assimilare colle nazioni europee , presso le quali si sono ricoverati giacché queste sono ariane . La ragione , dunque , della contraddizione , dell ' ostilità , della irreconciliabilità è antica , profonda , originaria , insanabile , si nasconde sino nei germi racchiusi da Dio nel seno delle stirpi , ch ' egli distinse , separò , allontanò in principio . Le altre ragioni di riluttanza rispettiva fra cotesti giudei e i francesi , gli italiani , gli inglesi , i tedeschi , i russi , possono essere vere , ma sono accidentali o sussidiarie ; la ragione sostanziale , fontale , primigenia , la scaturigine è questa : che essi sono semiti , ariani noi . L ' antisemitismo , come è stato chiamato e una parola trovata è così grande avviamento , bene o male che trovata sia , alle cose l ' antisemitismo è dovere impreteribile di noi ariani contrastarlo , combatterlo , sterminarlo , qui è il porro unum necessarium , è il mezzo indispensabile del progresso avvenire della civiltà europea , il solo mezzo di risanarla e di ravviarla . III Vogliamo , dobbiamo ripigliare ciascuno di questi motivi , esaminarli , discuterli , e giudicare se e quanto abbiano di vero ? Meglio narrare prima , come oggi , in un grande Stato che vuol essere civile , questa miscela triste di falsa scienza , di spietati interessi , di inumani sentimenti , scoppi e operi . In Russia vive un numero di giudei , non bene accertato , ma che si vuol credere ammonti dai quattro ai cinque milioni . Sarebbe come se in Italia ve ne fossero poco oltre un milione . Se non che ab antico è imposto loro l ' obbligo di non dimorare se non in una parte dell ' immensa superficie dell ' impero . Questa parte è il loro recinto , un largo ghetto . Si compone dei governi di Grodno , Kovno , Volinia , Podolia , Witebsk e Minsk nella Russia occidentale ; di Varsavia , Radom , Lublin , Suwalky , Plotzk , Kalisch , Petrikow , Kjelz e Siedlitz in Polonia ; della Tauride con la penisola di Crimea , Kherson , Jekaterinoslav e Bessarabia nella Russia meridionale o nuova ; in complesso di ventun governi in un ' area di 700.884 chilometri , di cui 21.942.244 che l ' impero ne numera , e con una popolazione di circa 14 milioni tra giudei , polacchi , lituani , lituini , tedeschi , tartari , caraiti e schmudgiaki , di 104 che l ' impero ne conta . Non è a dire che nella ristretta cerchia , in cui devono contenersi , i giudei siano ora o fossero mai soggetti al diritto comune , stessero alla pari delle altre molte varietà di popolazioni colle quali convivono . Una legislazione speciale rigida e capricciosa è stata quella che li ha retti ; e , come a tutte le cose assurde , anche a questa è accaduto di dover variare spesso , e , per consenso tacito di quegli stessi che ne erano gli autori , non è stata mai osservata a lungo . Non la racconterò ; ne dirò solo l ' ultimo stadio . Si può dire , che il governo russo abbia ripigliato a percorrerlo nel 1882 , con quelle che son dette leggi di maggio , e delle quali spetta al generale Ignatieff la gloria . Per esse fu vietato agl ' israeliti di risiedere fuori città e dei borghi , eccetto quelli appartenenti alle colonie agricole fondate dall ' imperatore Nicolò nel governo di Kherson , delle quali farò cenno più in là . Per non rischiare che gl ' israeliti diventassero proprietari di terre e vi risiedessero , fu prescritto che i contratti , coi quali avessero comperato , ipotecato o preso a fitto immobili rurali , non avrebbero seguito ; di giunta nessun israelita avrebbe potuto disporne o venire nominato fattore . Per ultimo , nei giorni festivi dei cristiani , avrebbero dovuto far festa anch ' essi ; e , come quelli , tener chiusi i lor magazzini . Quest ' ultima vessazione par piccola ; ma le prime due importavano che , persino nell ' angusta cerchia dov ' era loro lecito dimorare , avrebbero dovuto sgombrare le campagne , costretti a farsi cittadini e ad affollare le città e i borghi . Pure la legge si contentava di non essere applicata se non negli undici governi russi , che son denominati " il territorio giudaico " , non nei dieci polacchi . Ma non tardò a parere al governo di aver fatto poco ; e nello scorso anno questa legislazione , ch ' era stata detta provvisoria , ebbe carattere definitivo e fu coronata con altre disposizioni , che , in complesso , impongono che quindi innanzi nessun giudeo russo si stabilisca nelle campagne , in nessuna parte del paese ; e mentre , per una indulgenza durata molti anni , erano stati lasciati prender dimora e acquistare interessi dove lor era piaciuto , ora debbano tutti sgombrare via via ; e radunarsi pelle città e nei borghi del territorio giudaico . Eccezioni ve ne ha poche . I mercatanti della prima ghilda – giacché si dividono in tre , secondo la quantità del lor capitale e la qualità delle operazioni cui si dedicano – avrebbero potuto acquistar immobili fuori delle città , borghi e sobborghi per installarvi fabbriche e altri stabilimenti industriali , quando ne avessero avuta licenza dai ministri dell ' interno e delle finanze , e la superficie del terreno non oltrepassasse un po ' più di mezzo ettaro . Ancora , gl ' israeliti che avessero terminato i loro studi in una scuola superiore e le lor famiglie cioè , com ' è ben dichiarato , il capo di queste , la sua moglie e i loro figlioli legittimi tuttora minorenni sarebbero stati esenti , al pari di cotesti mercatanti della prima ghilda dai divieti di non poter mutare domicilio da una in altra città , di non potere neanche andare da un villaggio in un altro , se pure i due villaggi facessero parte di uno stesso comune , di non potere esercitare nessun ufficio amministratìvo o comunale pelle campagne , di non poter dimorare in luoghi fuori delle città e dei borghi , se non autorizzati dietro presentazione d ' un passaporto , e anche così di non potervi rimanere , se non sino a che fosse compito il lavoro , per il quale avessero richiesto la licenza : divieti che avrebbero legato tutti i lor connazionali , e la cui rigida osservanza era commessa alla vigilanza e alle regole del ministero dell ' interno . Né bastò : nell ' aprile di quest ' anno , quando nel 1891 fu nominato governatore generale di Mosca il granduca Sergio , fu dal governo imperiale emanata quest ' ordinanza a modo di dono : « a principiar da oggi cioè dal 22 aprile , data del decreto sarà proibito ai macchinisti , ai distillatori , ai birrai , come altresì a ogni sorta di padroni e operai giudei di venire a stabilirsi nella città o governo di Mosca dal territorio del lor domicilio legale o da ogni altra parte della Russia e per di più il ministro dell ' interno , d ' accordo col governatore generale di Mosca , potrà prendere quelle disposizioni che giudicherà convenevoli per espellere da Mosca i macchinisti , i distillatori , i birrai , i padroni e operai giudei che vi fossero attualmente stabiliti , e ricondurli nel territori del domicilio legale » . Più tardi , di un egual beneficio è stata onorata Pietroburgo . Le quali disposizioni pare che siano la revoca in genere , quanto a queste due città , di una concessione che gli artigiani di valore avevano già di risiedervi . Ed è stata poi limitata anche rispetto alle altre ; giacché da per tutto gli artigiani di questa qualità , che , fidando su quello che pareva loro un diritto , erano andati a porvi dimora , sono ora dall ' autorità di polizia , assoggettati a un esame , dal quale non escono a salvamento se gli esaminatori non si persuadono che la loro pratica e teorica cognizione dell ' arte è perfetta , e se , a ogni modo , non hanno abbastanza commissioni per campare la vita . L ' artigiano giudeo non deve , quindi , sapere soltanto l ' arte per essere lasciato dove sta , ma guarentire all ' autorìtà gli avventori . IV O che è dunque ? Che scalpori sono questi ? Chi s ' ammazza ? Chi s ' affama ? O non sarà padrone un governo di collocare una gente estranea al suo popolo , dove gli pare che a questo non ne venga danno , poiché è persuaso che altrove gliene viene danno ? Certo , la bolla di Paolo IV Cum nimis absurdum del 14 luglio 1555 era men mite di questa del Cesare russo , eccettoché in ciò , che i giudei , che costringeva a vivere dentro un recinto chiuso , vi si dovevano raccogliere non da tutte le lontane regioni di un immenso territorio di un vastissimo Stato , ma dai vari rioni di una città . Del rimanente non li dannava a morte né li affamava ; vietava loro di possedere beni immobili sì rurali che urbani , e li obbligava a vendere issofatto quelli che possedevano ; o non s ' era lor vietato ab antico ? E non avrebbero potuto costruire sinagoghe nuove , né abbellire le vecchie ; bisognava che si contentassero di sinagoghe mezzo dirute e sudicie in cui adunarsi a pregare . Bisognava che portassero addosso qualcosa che li distinguesse : un berretto giallo gli uomini , un fazzoletto di drappo giallo sul capo le donne . Non avrebbero potuto servirsi di nutrici e di domestici cristiani . Non avrebbero potuto farsi dare del " signore " . La domenica avrebbero dovuto far festa . Occupazioni ne eran loro proibite parecchie : non affittaiuoli , non gerenti , non intraprenditori , non coloni , non cassieri , non economi , non intendenti , non sensali , non mezzani di matrimonio , non ostetrici : nelle case dei cristiani non esercitare nessun ufficio , non entrare in trattative di affari con cristiani , non lavorare insieme , non rivestire nessun ufficio nelle loro case , non commerciare in frumento od orzo o altri commestibili ; solo lecito a essi ars strazzariae seu cenciariae , ut vulgu dicunt , cioè comprare e vendere roba vecchia ; fare , come pur fanno , i ferravecchi . Persino la medicina era loro interdetta , arte in cui avevano un ' antica reputazione , e avean servito persino vescovi e papi . E nessuno scongiuro mancava alla bolla , e in eterno i suoi divieti , i suoi comandi sarebbero durati . Ed eran dei più lievi e soavi e sopportabili , che emanassero da autorità di governo a quei tempi : giacché i pontefici hanno fama meritata d ' essere stati coi giudei i più benevoli dei principi , il che non crederebbe nessuno , che leggesse solo le loro bolle , e non le comparasse coi decreti degli altri . Però alla bolla di Paolo IV , pontefice ardente e cocciuto , succedette quello che a siffatte violenze suole accadere : persino quelli cui è commesso l ' eseguirle cercano e trovano modo di eluderle . V V ' ha strazi magari anche maggiori che non sia la morte . Essere cacciati via dove si è abituati a vivere ; di dove s ' ha modo di guadagnare il pane ai genitori , alla moglie , ai figlioli , a sé ; di dove v ' ha chi ti conosce , ti sorride , ti stima ; cacciati via , e sotto la sferza di gendarmi o di soldati , angariati , spremuti , rubati da ufficiali di polizia , menati dove tutto è nuovo , tutto vi respinge , dove trovate chiusa ogni strada , non v ' è spazio per voi , e stenterete oggi , stenterete domani , e v ' affogherà una miseria sconsolata , continua , senza luce , senza speranza . Cacciati via ; e forzati a lasciarvi dietro il campo , la casa e quanto avete al mondo : o di vendere a precipizio ogni cosa , a chi , appunto , per spogliarvi , v ' ha assalito di calunnie , v ' ha perseguitato di accuse , v ' ha ricoperto d ' infamia , perché si generasse una opinione siffatta , che qualunque torto vi si infliggesse , paresse lecito , lodevole , doveroso l ' infliggervelo . Che crepacuore non deve esser questo ? Che morte all ' anima prima , al corpo poi ? Come non vi dovete rodere dentro a vedervi trattati così , non una volta , ma più volte nella vita ? A essere persuasi , che se vi si lascia qualche anno di pace , non si fa , se non perché vi prepariate alla prossima rapina e la facciate fruttuosa ? Con quale bestemmia sul labbro non darete l ' ultimo fiato ? Come non contrarrete , per sfuggire a una vicenda così triste , l ' abitudine dell ' inchinarvi disprezzando , del fingere e del mentire ? Come non accumulerete nell ' animo un infinito odio verso i vostri persecutori ? Come l ' odio non sarà tanto più velenoso , quanto più è forzato a rimanere nascosto ? Come non concepirete il desiderio di annientarla una società così crudele contro di voi ? E se non potete annientarla questa società tutta quanta , almeno tormentarvi qualcuno , ridurvi qualcuno povero , arricchire a suo danno ; e poiché della ricchezza vi manca e dovete celare ogni altra gioia , prenderne almen questa , il vendicarvi con essa di prepotenti , che non potete in niente altro e con niente altro umiliare , vincere , calpestare ? Pure quelle violenze che si son lette nella bolla di Paolo IV e nelle ordinanze di Alessandro III non sono le maggiori che ai giudei si son fatte durante i secoli ; così gravi , così tormentose come pur sono , si può considerarle come delle minori : impallidiscono al paragone delle stragi sommarie , delle morti fra i tormenti , dei tormenti non smessi prima che vi sia uscita di bocca la menzogna che s ' aspetta o la verità cui si agogna , e smessi oggi per ricominciare domani , fra gli insulti , i dileggi , le battiture , gli oltraggi , ogni sorta di minacce e di vituperi che piagano l ' anima e curvano la persona . Chi può credere , che una gente trattata così non abbia contratto qualche difetto d ' indole ? Chi vorrà meravigliare , se l ' avesse contratto ? Perché una gente , cui si mostri ogni giorno che vi sentite separati da essa , non dovrebbe sentirsi separata da voi ? Perché , minacciata ogni giorno e impotente contro le minacce , non dovrebbe avere imparato a difendersene con ogni arte sottile e persino subdola ? Perché , forzata a rinunciare a tante occupazioni atte a sostentare nobilmente la vita , non avrebbe dovuto acquistare l ' abitudine di quelle che vi paiono sordide ? I cristiani , poiché cristiani sono stati , hanno essi fatto colle loro mani poco meno che tutto quello che lor dispiace nei giudei ; e dopo averlo fatto , non è loro rimasto come l ' hanno inteso assai prima e assai meglio le loro nazioni latine che non le tedesche , e , più arretrate , le slave se non un obbligo : disfarlo . E così sono stati e saranno cristiani davvero ; poiché Cristo , morendo , ha pronunciata quella parola di perdono , che non solo attesta la bontà dell ' animo suo , ma l ' altezza della sua mente ; non solo prova che era infinita nel suo cuore la pietà verso l ' uomo , ma infinita altresì la sua intelligenza del corso delle umane e delle divine cose , e dell ' ufficio supremo e universalmente salutare che la sua morte vi adempieva . Si fanno agli israeliti strane censure . Si dice che non amino fare i soldati ? Perché amerebbero ? Vivere tre o cinque anni in mezzo a gente che ti colma d ' ingiurie e ti abbevera di disprezzo , e , scorsi i quali , tu non sarai contento di pari agli altri coi quali hai convissuto , anzi non sarai neanche libero di andare a vivere dove ti piaccia nella tua patria stessa , non è cosa che possa gradire a nessuno . Del resto , anche il paesano russo fa il poter suo per esimersi dal servizio militare . E in Italia non si sente che il giudeo vi sia più restio d ' altri , appunto perché non è più messo a diversa condizione di altri . Né è meno strana censura l ' altra che non amino di coltivare la terra . Dio buono , se si vieta loro di acquistarla o di abitarvi ! Arnold White , che , per incarico del barone Hirsch , è andato a visitare gli ebrei di Russia , per giudicare se e quali fossero in grado di emigrare e di allogarsi a coloni altrove , ed è stato aiutato nella sua ispezione dal governo stesso cui piace che vadan via , ha visto anche quelle colonie fondate , come ho detto dianzi , da Nicolò nel governo di Kherson per consiglio datogliene da Mosè Montefiore nel 1846 . Ora , egli attesta che la popolazione che le abita è attiva , in buon arnese , riarsa dal sole , forte di muscoli , insomma contrassegnata di tutte le doti proprie d ' una gente campagnola della più alta qualità ; e per quanto ha sentito dai proprietari russi dei dintorni , che li adoperano , non ha vizi eccettoché matrimoni troppo per tempo , imprevidenti e fecondi , non devano essere considerati un vizio . E ve n ' ha 30.000 , ed educano tutti i lor figlioli , e non pare che nessuno fallisca , giacché v ' ha una fame e una sete di sapere , che si potrebbe persin dire morbosa . È vero , aggiunge , che la coltivazione a occhi inglesi non pare in tutto buona – e aggiunge il perché – ma sarebbero capaci di migliorarla , ché la lor condizione morale e fisica è addirittura mirabile . VI All ' adunanza che , presieduta dal gonfaloniere , fu tenuta in Londra il 10 dicembre dell ' anno scorso , un duca , il duca di Westminster , fu quello che propose una risoluzione , e un vescovo , il vescovo di Ripon , e un reverendo gliela appoggiarono . La risoluzione fu questa : « l ' adunanza deplora profondamente le sofferenze inflitte di nuovo ai giudei di Russia , per effetto di leggi e di disposizioni rigorose ed eccezionali ; e ritiene che in questi dieci ultimi anni del XIX secolo la libertà religiosa dovrebbe essere riconosciuta , come un principio di diritto naturale , da tutte le comunità cristiane » . Io non dubito punto che , se non tutti i sacerdoti cattolici approverebbero la seconda parte della risoluzione , o forse non l ' approverebbero se non pochi , tutti accetterebbero la prima . Giacché bisogna dire il vero : non soltanto ora , ma sempre , il sacerdote cattolico , e in Roma e fuori , non è mai stato il più fiero nemico dei giudei ; e , certo , in guardia sempre che non prevalessero e signoreggiassero le società cristiane , e proclive a tenerli segregati e da parte , perché la lor dottrina e i lor dinieghi non le infestassero , non ha , il più delle volte , voluto che si fosse crudeli contro di loro . Il giudeo ramingo , senza patria , solo in mezzo alla folla , segnato a dito , gli era prova – una prova che non bisognava cancellare o spegnere – della vittoria di Cristo . Ma se il sacerdote chiuso nei cancelli di una fede rigida non ha creduto che dai giudei potesse trarre altrimenti che così una prova della vittoria di Cristo , noi , cristiani anche , dobbiamo trarne in altro modo una prova ancor più lampante . Dobbiamo mostrare ai giudei che questo lor compaesano ha accesa nei cuori dei suoi fedeli una face di carità , che liquefa ogni odio e attuta ogni dissenso . L ' effetto di una condotta davvero cristiana verso i giudei , com ' è stata l ' emancipazione proclamatane in Francia alla fine del secolo scorso , non si può ancora vedere tutto ; è scorso troppo poco tempo dacché l ' esempio è stato seguito altrove ; e del resto anche cento anni sono pochi al paragone delle cifre a due migliaia , dacché , quando più , quando men peggio , dove più , dove men peggio , n ' era o n ' è stata seguita un ' altra . Come noi in Italia abbiam fatto cittadino il giudeo , e come s ' è fatto oramai in così gran parte dell ' Europa civile , così si faccia nel resto degli Stati ; e non ve ne sia più nessuno , in cui , tanto negli ordini civili che nei politici , si metta differenza di diritto tra lui e gli altri : e allora andrebbe cessando a mano a mano , insieme con alcune particolarità dell ' indole sua , quella particolarità di sentimenti , che nella società si mantiene tuttora viva verso di lui . La mutazione non potrà portare intero l ' effetto suo , se non ha luogo in tutti gli Stati d ' Europa . Il giudeo non si sentirà cittadino del tutto in nessun Stato , se tuttora non è tale in qualcuno . Non visitiamo più nei figlioli l ' errore dei padri ; lasciando tutti liberi della propria coscienza , ravviveremo tanto più la nostra quanto più rispetteremo l ' altrui . VII Quelle tre tradizioni di ripugnanza e di avversione rinnovate si andranno rimpiattando sicché non s ' estinguano , giacché sono ragioni false . Il giudeo appare un elemento riluttante , a parte , a sé , nella nazione in cui vive , perché s ' è operato verso di esso per secoli , come appunto si doveva perché questo effetto seguisse . Quando si fosse operato al contrario , e da secoli invece fosse stato considerato , come si fa da qualche anno negli Stati più profondamente e veramente inciviliti , quelle punte che gli rendono aspri i contatti coi suoi connazionali , si sarebbero smussate . Certo avrebbe continuato a fare coi suoi un consorzio distinto quanto al credo religioso che professa . Ma , oltreché questo credo non è in tutto opposto a quello di coloro coi quali convive , anzi si regge sullo stesso fondamento , e l ' israelita è l ' antenato del cristiano , un appartarsi di una società dal rimanente per ragione religiosa , non è , nelle presenti condizioni , cosa durevole . Nessuna società è libera oggi da dissensi religiosi , persino da quello supremo che è il negare la religione stessa . Pareva un progresso assicurato e fortunato questo , della pacifica convivenza in comune delle diverse credenze , col diritto riservato a ciascuna di meritare meglio dell ' uman genere e di Dio con la santità della vita e l ' altezza e la larghezza del pensiero : un pensiero assicurato e felice questo , che alle diverse credenze chiede soltanto di aggiungere stimolo all ' intelletto e al cuore , e di spegnere nell ' ardore della carità ogni lotta , ch ' esacerbi , amareggi , mova a sdegno e inebbri di sangue . Giacché , oltre questo , non v ' ha altro . Il giudeo non è puro semita ; e noi abbiamo del semitismo radicato nelle nostre menti così profondo , che nessuno ne lo sradicherebbe . Chi può affermare che la più gran parte dei giudei che ora ci sono non discenda da quei proseliti , ch ' essi facevano in ciascuna nazione già prima che nascesse Cristo , e continuarono a fare dopo lui morto ? Chi può dire quanto sangue giudaico scorra in vene ariane , quanto sangue ariano in vene giudaiche ? Leggi ecclesiastiche e civili , perché ciò non succedesse , ne sono state fatte molte e ripetutamente ; ma , appunto perché molte e ripetute , provano che la cosa succedeva . Anche oggi il divieto ecclesiastico dura , se il civile è obliterato ; ma chi ignora , che soprattutto nelle alte classi i matrimoni tra giudei e cristiani , se non sono comuni , neanche sono insoliti ? Ma fosse pure altrimenti , e i giudei fossero rimasti puri semiti : che perciò ? Che vuol dire essere semita ? So che una scienza frettolosa ha disegnato del semita un tipo rigido , a tratti precisi , quanto a visi , linguaggio , carattere morale , coscienza religiosa e via via : ma so anche che la dipintura non regge avanti a una esatta e piena cognizione della storia . Se il giudeo è andato sviluppando un tipo suo ab antico , l ' ha fatto in contrasto coi semiti che aveva a destra e a manca ; egli è stato un semita sui generis , che , dopo avere fatto germogliare e crescere dentro di sé un pensiero religioso e morale suo proprio , l ' ha innestato sopra un tronco non suo . D ' altronde semiti e ariani sono di razza caucasia , e come le due prime sono generalizzazioni di alcuni solo dei fattori di una razza , così la terza è la generalizzazione di altri . Coteste specie o generi li formiamo come possiamo , e , dopo averli formati , bisogna andarci attorno con le forci perché non prendano maggior posto di quanto loro spetta . Ma non fosse così , e si dovesse pure loro accordare un valore assoluto : sono cotesti semiti così discosti dagli ariani come sono i magiari ? Certo no ; ora chi distingue i magiari da ogni altro popolo civile di Europa per modo che niente di europeo si possa assimilare da loro , e niente di loro assimilare da ogni altro popolo di Europa ? Coteste son lustre , che , per parere scientifiche , non hanno perciò più ragione o var lore di fare ostacolo al retto e al vero . VIII Leggevo giorni sono questa conversazione : – « questi birbi di giude vanno riducendo mendichi in questi dintorni tutti i cristiani » mi assicurava un bottegaio russo in una città del recinto . « Col combinarsi a loro danno ? » chiesi . « No » . « Col corromperli ? » « No , ma col truffare addirittura e malfare » fu la replica enfatica , però tale che mi dette più curiosità che non mi facesse sorpresa ; sicché io chiesi qualche fatto . « Fatti ? Ma se non rifiniscono di truffarci e frodarci . Non fanno altro . Guardate . Noi facciamo largo commercio di uova e di polli e comperiamo tutto quanto ci riesce dai contadini che li portano al mercato . Orbé , questi infernali crocifissori di Cristo escono prima di giorno forse non sono neanche andati a letto tutta la notte innanzi , e vanno incontro ai contadini prima che siano vicini alla città . E quanto v ' è a comprare , tanto comprano , e i contadini glielo vendono a miglior mercato perché risparmiano la noia e la spesa di venire in città ; e così ci tagliano l ' erba sotto ai piedi ; « Bene , ripigliai , ma perché non vi levate più per tempo , e non vi fate incontro ai contadini un po ' più lontano dalla città ? » La domanda fu imprudente ; m ' accorsi allo sguardo di dispregio , con cui il mio interlocutore mi squadrò : intesi che dovevo smettere – . Le lagnanze dei cristiani mi paion tutte dello stesso genere . Abbiamo fatta più vigile e più agile una gente vigile e agile per natura , e ci duole che sia tale . Non si ubriacano : e poiché i cristiani lo fanno , danno loro da bere , non perché l ' ubriachezza piaccia loro a vedere , ma perché ne cavan denaro . Mettono un soldo sopra l ' altro e risparmiano : e lo tirano di tasca a chi ama spendere , anziché risparmiare . I giudei avranno vizi come virtù proprie ; , son difficili , credo , sopra essi come sopra altri i giudizi complessivi , e sdruccioli e mendaci ; v ' hanno giudei , come v ' hanno cristiani , provvisti di tal vizio e di tal virtù , e altri provvisti di tal altra virtù e di tal altro vizio . A ogni modo , io non vedo prova , che di ciò di cui più s ' accusano i primi , non si possono accusare anche i secondi . Se di quelli v ' ha molti acri al lucro , v ' ha molti acri al lucro di questi . Ho conosciuto giudei eccellenti , come cristiani eccellenti . I modi tenuti da quelli negli affari d ' industria e di banca non sono diversi dai modi tenuti da questi . E v ' ha ricchi divenuti tali per via non retta , o che spendono male il loro denaro tra gli uni e tra gli altri . Se noi togliamo quelle abitudini e quelle attitudini che i giudei hanno contratto per effetto della condizione in cui son rimasti per così lungo tempo , e in Russia , in Rumenia , in alcuni paesi musulmani rimangono ancora , a me non riesce di scorgere in che altro i giudei in complesso siano diversi dai cristiani in complesso . E si può forse affermare che un piccolo consorzio , com ' essi sono , di gente tanto esercitata dall ' odio altrui , tanto spronata al guadagno , tanto astretta al risparmio , tanto attenta a guardarsi da ogni parte , tanto accanita al lavoro , esso è servito di stimolo ai consorzi più larghi , nel cui mezzo ha condotta la vita , e ha piuttosto accresciuta , in loro , anziché diminuita la lena a combattere le battaglie ogni giorno . Ciò che importa ora è ch ' essa si senta non nemica , ma amica , e sia sentita non nemica , ma amica . Il che non è in tutto così oggi , ma sarà domani ; quando come in Italia , così altrove se ne prenda la via . Li faremo migliori verso di noi , se diventeremo migliori di loro . A ogni modo , io non credo che troverebbe prove davvero convincenti chi affermasse che oggi si trovano più giudei tra i partiti intesi a sovvertire gli ordini politici o sociali attuali , che tra i partiti intesi a conservarli . Sarebbe più sicuro affermare e facile dimostrare il contrario . E v ' ha qualcosa nei giudei che noi ci potremmo appropriare non senza frutto ; giacché , come n ' è esempio un nostro uomo di Stato , anzi ministro , la lunga loro storia che si divide come in due parti , ha generato nella lor mente due qualità che paiono opposte e non conciliabili : una grande idealità e una praticità non minore . IX A ogni modo , gli strazi dei giudei di Russia sono ora fuor di misura . Sperare che per volontà del governo siano temperati o cessino , è un illudersi . Il governo si è indotto a infliggerli da un complesso di pregiudizi , che non si dissipano presto . La foga della persecuzione non sarà spezzata che dall ' impossibilità di menarla al fine desiderato . Dopo che avrà prodotto infiniti dolori , si fermerà prima di averlo raggiunto , come è già succeduto altre volte ; ma intanto i dolori vi sono , e terribili . E opera civile , cristiana l ' alleviarli . Uno scrittore del quale nessuno non russo può vantare maggiore cognizione della Russia , ha narrato già l ' anno scorso , quanta e che forma di strazi cade sulle spalle dei giudei russi : « Più di centomila famiglie , scrive , forse duecentomila , cioè un milione di persone , saranno costrette di abbandonare le loro case e i loro affari per emigrare verso le province del recinto ebraico , a occidente . Là , alle porte della città della Lituania e della Piccola Russia , che dovranno esser loro assegnate per residenza , questi ottocento , novecento o più mila emigranti incontreranno altri convogli di esuli , quasi altrettanto numerosi , i giudei espulsi dalle campagne di queste stesse province , per essere accantonati nelle città » . Né in tutte . Kiev , la città santa , ha il privilegio di essere chiusa a cotesti " cani di giudei " . Altre si chiuderanno da sé ; più vivaci vi sono i commerci , più ripugneranno a riceverli . Oltreché i giudei non possono prendere dimora a minor distanza di 50 verste – un po ' più di 50 chilometri – dalla frontiera austriaca ; il divieto si estenderà alla frontiera prussiana ; anzi si sarebbe prolungata , dicono , del doppio . Così si sarebbe ancora ristretto lo spazio in cui cotesta gente povera , della quale lo stesso scrittore dice di non averne mai vista una più povera al mondo , si deve ammassare . Potrà ? Certo no ; nello sforzo di mutar sede deve in gran parte morire . E n ' è morta , e ne muore già per il modo in cui è menata ai luoghi in cui si deve restringere . Giacché v ' è menata , a modo di gregge , a forza e a tappe ; e i racconti dei crudeli trattamenti e delle spoliazioni frodolente , cui sono soggetti per strada , son tali che n ' empirei più pagine , con non minore raccapriccio dei miei lettori che non sia stato a leggerle il mio . Tanta barbarie s ' annida nell ' uomo che si chiama civile ! Forse nell ' uomo , per civile che si vanti , si trova a grattarlo , il barbaro . Era naturale che in tutta quanta l ' Europa cotesti racconti muovessero a compassione e a sdegno degli uomini , o giudei o cristiani , che ne sono ancora capaci , a cui l ' interesse o la vanità non chiude la bocca avanti alle ingiustizie umane , solo perché sono potenti quelli che le commettono . In ogni parte d ' Europa si è levato un grido : persino gli antisemitici hanno sentito pietà e terrore . Non volevano questo , non volevano tanto ; ché le persecuzioni ai nostri giorni hanno questo di più stupido ancora , che non avessero prima : l ' effetto che producono in quelli che ne sono uditori o spettatori , è tale da doverle fermare innanzi che abbiano raggiunto la meta prefissa . Cotesti giudei , bisogna che in maggior o minor numero escano di Russia , se non devono soccombervi tutti . Ma dove andranno e come ? Chi dà loro il denaro del viaggio ? Chi quello necessario ai primi giorni delle nuove dimore ? Qui è il campo , dove si deve esercitare la carità dei giudei e dei cristiani insieme ; e unire i loro sforzi in un fine comune di salvezza e di redenzione , per il presente e per l ' avvenire . Giacché solo nell ' opera di questa carità , voluta fortemente , fortemente esercitata , d ' una carità , che non separa , ma unisce , che non distingue ma accomuna , che sotto ogni differenza che divide uomo da uomo , sente l ' uomo e non altro che questo , è la soluzione definitiva della questione giudaica , come di tante altre che dilacerano oggi le società nostre . Il precetto non è tanto cristiano , che non sia anche giudaico .
CRISI MORALE E CRISI POLITICA ( GOBETTI PIERO , 1922 )
StampaPeriodica ,
1 . - Il libro di Adriano Tilgher ( La crisi mondiale . Bologna , Zanichelli , 1921 ) , appunto perché incontestabilmente serio e maturato , offre occasione al critico sereno per segnalare una moda ormai dominante negli usi del dopo guerra che bisogna combattere con energia , anche se manifestamente effimera come tutte le mode . Il gusto per una letteratura sociale apocalittica e visionaria , minacciosa di divini fulmini , presaga di tragiche decadenze e di spaventosi tramonti ha sostituito , senza misura , l ' esame spassionato dei problemi sociali , lo studio modesto e saggio degli elementi della storia politica contemporanea , l ' indagine sorretta da cultura tecnica precisa e volta ad obbietti determinati . Le smanie di una dilettantesca politica estera che per quattro anni concesse ad ognuno i più fantastici sogni e i piani più assurdi , si traducono - esausta la fantasia - in stanche visioni sintetiche del più banale sociologismo . Le individuali preoccupazioni , le torbide crisi dei singoli si vengono fotografando in costruzioni obbiettive artificiosamente drammatiche . Nessuno più è disposto a studiare con saggezza i problemi singoli dell ' azione e della cultura politica . Bisogna parlare in ogni luogo di una crisi mondiale , del crollo di un ' epoca , della morte di una civiltà : risalire dal fatto singolo , dal sentimento solitario , alla descrizione di tutto l ' orbe morale e sociale . L ' epidemia ( cui non è estraneo il diffondersi superficialissimo di una pseudo terminologia marxista ) è irresistibile : noi stessi , avversari , ne diventiamo le vittime se invece di correre rapidi , come vorremmo , ai problemi di tecnica speciale , siamo indotti a salire parimenti in cattedra per opporci all ' apocalissi . 2 . - Adriano Tilgher è scrittore efficace e serio pensatore . Il suo pessimismo ha forti spunti di profondità ; individualmente è giustificabile in modo perfetto , è la sua forza perché lo fa pensoso della presente realtà , estraneo a tutte le gioie massicce e ai pesanti ottimismi dei cuori allegri e felici . Egli è lo storico più sicuro della presente crisi morale e culturale . Capace di risalire alle intime ragioni filosofiche della storia , perfettamente informato sulle ultime correnti di pensiero , acutissimo nel cogliere le relazioni tra i fenomeni letterari , politici , speculativi , nell ' esaminarne la verace sostanza spirituale sotto le incertezze sentimentali e le sfumature più generiche ha saputo con le Voci del tempo e con La crisi mondiale preparare per i posteri una valutazione preventiva notevolissima della nostra cultura e dei nostri stati d ' animo . Fallisce la sua critica quando in questa letteratura , necessariamente monografica e talora frammentaria , intervengono preoccupazioni costruttive , schemi troppo rigidi , pretese politiche . Il pessimismo non vale più . Diventa un peso morto , un ostacolo al realismo politico . I programmi che nascono da stati sentimentali come questo del Tilgher che s ' è descritto , sono tutti viziati da un originario intellettualismo e dalla mancanza di un ' esperienza diretta della praxis politica . Corrono tutti alla politica estera per liberarsi dai vincoli della realtà , non sanno scorgere troppo bene le connessioni tra storia mondiale e storia nazionale per amore dell ' impreciso che pomposamente intitolano : visione generale . 3 . - Esiste una crisi della civiltà capitalistica che in qualche modo si possa pensare risolta e conclusa in un tramonto del capitalismo prossimo o imminente ? Bisogna stare attenti e non confondere i termini obbiettivi della storia con quelli del demagogismo politico e , quando i termini , per molte ragioni , sono gli stessi , tener bene separati i due sensi . Il tramonto del capitalismo , previsto e predicato dal Marx , è un mito utilissimo , una delle più forti molle della storia moderna ma sarebbe ingenuo discuterne come di una verità scientifica o di un fatto serio . Invero la storia conosce processi , esigenze , risoluzioni di esigenze , ma ignora i subitanei tramonti , le aurore nate da un fiat . La civiltà capitalistica preparata dai Comuni , sorta decisamente in Inghilterra , affermatasi negli ultimi decenni , in forma più o meno progredita , in tutto il mondo civile è la civiltà del risparmio , delle intraprese che hanno bisogno per vivere di un capitale mobile . I paesi più arretrati nella civiltà capitalistica erano appunto negli anni scorsi quelli dei sistemi di attività e di produzione anacronistici : la Russia , incapace di liberarsi dal latifondo , l ' Austria - Ungheria che teneva al potere la classe dei latifondisti ungheresi . L ' Italia compensava l ' anacronismo del Mezzogiorno sforzandosi di creare attraverso l ' emigrazione , il commercio , e tentativi industriali addirittura imprudenti , una classe capitalistica . La logica a cui obbedisce questa civiltà è , come osserva il Tilgher , l ' attività assoluta che ha fede soltanto in se medesima . L ' impulso le viene dalla superpopolazione , la forza consiste nella crescente capacità produttiva e nelle inesauribili invenzioni tecniche , la direzione dello svolgimento è data dai bisogni sempre nuovi . Allo scoppiare della guerra europea questa civiltà era appena sul nascere . La borghesia che pare rappresentarla risale alla rivoluzione francese soltanto di nome : di fatto una vera borghesia in Italia , per esempio , sta appena nascendo , a fatica . La civiltà capitalistica del resto è al disopra delle classi , vuole l ' opera di tutte le classi che vi partecipano e la creano concordi pur lottando tra sé inesorabili , ostili sino a giurarsi reciproca sopraffazione . La civiltà capitalistica è una realtà obbiettiva che non può morire per un peccato d ' orgoglio : l ' umiltà la abbasserebbe , l ' orgoglio coincide con la sua legge di vita . La guerra europea ne è stata la crisi di esuberanza , non di tramonto , e il Tilgher stesso è costretto a confessarlo quando guarda all ' operosità che si riprende nell ' impero britannico e negli Stati Uniti . Non si dimentichi che appena in questi anni viene sorgendo un capitalismo russo e che in tutta Europa alla momentanea stasi dell ' industria sta sostituendosi un ' organizzazione capitalistica ( cultura intensiva ) della proprietà agraria . 4 . - Le difficoltà e le oscurità presenti sono una crisi momentanea che agevolmente superiamo pur tra incertezze e contraddizioni . E certo come tutte le crisi anche questa non è da considerarsi con leggerezza , ma vuole gli sforzi operosi dei popoli e l ' acume politico dei governanti . Chi la studi con libertà , senza desiderio di sintesi frettolose , vi scorge forme ed aspetti che ne agevolano e chiariscono la comprensione . Importa inizialmente distinguere una crisi morale , una crisi economica , una crisi politica . La crisi morale è descritta con forza decisiva dal Tilgher e alla sua visione degli stati d ' animo dell ' Italia dopo la guerra ( dal sensualismo allo scetticismo ) poco resta da aggiungere se non forse una più precisa determinazione cronologica che limiti quei fatti nel loro valore di documenti di psicologia durante le aspettazioni messianiche dei primi mesi dopo la vittoria che condussero alle crisi del dannunzianismo e del fascismo . Oggi dalle preoccupazioni colte dal Tilgher siamo liberi , e i residui hanno altrove il loro centro ideale intorno a cui possono essere valutati . La crisi economica si viene superando più a stento , dopo lotte operose e feroci tra i vari elementi della produzione industriale , e proprio queste lotte hanno potuto suscitare in taluni l ' illusione di pericoli mortali , il pensiero di un esaurimento definitivo . Ma l ' intima natura della civiltà capitalistica è in questa ampiezza di lotta ; sua diretta funzione è suscitare con fecondità ideale che non ha posa i miti e i programmi che la fraintendono e la negano e intanto trascinano per forza d ' illusione anche le forze più riluttanti e ribelli a collaborarvi . A chi sogna palingenesi socialistiche il capitalismo moderno oppone insuperabili esigenze storiche e pratiche : gli operai , diventati coscienti di tutta la loro forza , attraverso le rivendicazioni di programmi inattuabili ma idealmente intransigenti e nobili , cozzandovi contro si fanno capaci di soddisfarle , e divengono degni prosecutori del compito assoluto che il capitalismo inesorabile pone a chi vuol guidare la storia moderna . Cosi la crisi economica attraverso una vigorosa dialettica diventa crisi politica : si chiariscono i termini e si esprimono in forze concrete che il politico concilia e svolge secondo la propria saggezza . Dall ' incertezza sentimentale scaturiscono ormai valori determinati e fatti che entrano nella storia . Questo processo , non mai abbastanza meditato , insegna ( anche a noi uomini di lotta ) la necessaria serenità , che al di sopra di pessimismi e ottimismi è il solo atteggiamento realistico dello storico e del politico . 5 . - Ma al Tilgher la considerazione degli stati d ' animo e la palingenetica conclusione suggeriscono invece esili costruzioni di politica generale e avventati piani di politica estera . Un odio indomabile per la mentalità anglosassone gli fa scorgere nell ' Inghilterra la sola responsabile della guerra ( mentre il suo realismo filosofico gli insegna agevolmente che non esistono responsabili di un fatto universale come la guerra europea ) e negli Stati Uniti il degno complice del dopo guerra , legati tutti e due per gretto calcolo con l ' imperialismo francese . Concetti manifestamente esclusivistici anche se contengono non poca verità . Contro codeste nazioni capitalistiche Tilgher invoca il blocco delle nazioni proletarie dell ' Europa centrale e orientale ( anche vi comprende il lontano Giappone ! ) e chiede l ' esplicita adesione dell ' Italia . In questa drammatica visione appena superficialmente interessante , il Tilgher dimentica le conclusioni catastrofiche e vi scorge per un momento , schematizzata la storia dei nuovi anni . Anzi una sua osservazione ( pag . 102 ) sul valore finale della rivoluzione che dovrebbe dare una patria alle plebi che non l ' avevano è davvero potente . Ma per riuscire valida doveva essere la sola idea o l ' idea centrale del libro ; non un solitario , dimenticato frammento di cui sembra che l ' autore ignori il significato . L ' Italia non può aderire al blocco delle nazioni proletarie , perché le nazioni proletarie non esistono e la politica si fa con ben altro realismo . L ' Italia deve aderire , non politicamente , ma economicamente , senza pregiudiziali esclusioni all ' Europa ( e all ' America ) operosa dalla quale il suo sforzo a ricostruirsi , ad affermarsi , a salvarsi finanziariamente ed economicamente , può essere aiutato . La sua deve essere una politica di pace : benevola verso Germania e Russia come verso Inghilterra e Stati Uniti . Falliti i piani giuridici e i sogni giusnaturalistici del wilsonismo , l ' Europa è oggi di fatto una Società delle Nazioni ( o s ' avvia ad esserlo , nonostante la Francia ) ; una collaborazione per vincere la miseria ; per superare quattro anni di lotta dolorosa e necessaria . Perciò la polemica del Tilgher contro l ' intemperanza dei nazionalisti e le follie dell ' estetismo politico e contro il pagano giovandarchismo è pregevole e , per noi , interamente accettabile . Tutto il libro poi ha il merito di far meditare sui rapporti tra storia internazionale e storia nazionale , sebbene le interpretazioni che se ne danno siano poi dal punto di vista nostro da respingersi , come s ' è detto . La guerra coincise nel suo valore politico con profonde crisi di formazione nello spirito dei vari Stati . Crisi di Stati , più che di Nazioni : l ' ideologia nazionale è inadeguata alla realtà moderna . Le lotte e le contraddizioni della vita nostra si fondano su due esigenze di opposta natura che contemporaneamente si affacciano e generano soluzioni antitetiche le quali potranno essere conciliate soltanto in una fase finale che sfugge alla visione dei pratici dell ' ora . L ' opera della civiltà moderna esige organi superiori in cui l ' azione del singolo sia inquadrata e spontaneamente si organizzi : lo Stato moderno è diventato il termine essenziale della vita sociale . Ma dall ' interno premono esigenze popolari , democratiche , che negano insieme le pretese del nazionalismo e le invadenze dello Stato burocratico e protezionista . Confusamente questi sentimenti nella loro ampiezza europea ebbero espressione nel mito della Società delle Nazioni e talvolta persino nelle aspettazioni bolsceviche . Nei singoli organismi ( attraverso quante esperienze si vogliano di economia associata e di turatismo dilapidatore del pubblico erario ) si prepara l ' affermazione dello Stato etico come Stato liberale e il trionfo dell ' iniziativa nell ' unità . ( Regime parlamentare reso possibile dall ' autonomia e dal decentramento che vi si connettono necessariamente , come propone il Tilgher ) . Anche questa è una forma in cui s ' esprime l ' esigenza dell ' operosa pace economica a cui l ' Europa , non ancora votata al tramonto , anela .