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Sempre novità , alla TV , sempre idee fresche rampollano , zampillano , sgorgano , sprizzano , pullulano , esplodono , da quei cervelli vulcanici di questo ente perpetuamente spregiatore d ' ogni via già da esso battuta , sempre insoddisfatto del già fatto e avido di battere sentieri nuovi e inusitati , per quello spirto guerrier ch ' entro gli rugge . Ecco che adesso , quand ' uno meno se l ' aspettava , to ' , chi si rivede ? Perry Mason ! Anche Perry Mason ! Il Perry numero due della nostra TV . Non bastava il Perry numero uno , il Perry per eccellenza , o Perry Como che dir si voglia . Si vede che , nell ' ansia di battere vie nuove e inusitate , la nostra TV è rimasta proprio a secco se ormai richiama in servizio tutti i Perry vecchi del mestiere . Una paurosa ondata di Perry , muovendo dalle lontane Americhe , si abbatte sui nostri teleschermi , un ' area depressa di Perry incombe sul basso Tirreno , si profila una minacciosa inflazione di Perry , la nostra TV è un tripudio , un ' orgia di Perry . E , data la statura fisica , oltre che morale , di questi colossi della televisione nordamericana , direi che la nostra TV è scesa ai Perry corti . Quanto al Perry II , si tratta , come tutti sanno , d ' una serie d ' importanti film altamente istruttivi , appartenenti al genere giallo , o poliziesco . Il protagonista non è propriamente un poliziotto . È un avvocato . Ma uno strano tipo di avvocato . Non è precisato se sia civilista o penalista . Si direbbe penalista , date le sue predilezioni per le indagini criminali e la sua tendenza ad occuparsi di faccende in cui ci siano cadaveri , colpi di pistola , pugnalate , veleni fulminanti . Ma potrebbe essere anche civilista , perché tali indagini egli conduce esclusivamente in veste di curatore degli interessi di qualcuno , di solito la vittima , o futura vittima . Certo è che non deve aver mai visto un ' aula di tribunale . Non avrebbe nemmeno il tempo materiale di vederla . Va dappertutto , meno che in tribunale . Inoltre , cosa insolita per un avvocato , non difende mai i malviventi . Al contrario , ha giurato odio contro essi , s ' è votato al loro sterminio . E lo fa non soltanto disinteressatamente , ma direi addirittura contro i propri interessi , in quanto spesso deve mandare a monte grossi affari e proficue occupazioni per dedicarsi alla persecuzione dei delinquenti . In verità , non lo fa mai con troppo entusiasmo . E questo è un altro aspetto caratteristico della sua complessa personalità . Lo fa sempre di contraggenio . Per solito vi è trascinato , diciamo così , per i capelli , dalla sua segretaria Stella , o Bella , o Della ; non ho afferrato bene il nome . Costei conosce il debole del suo principale . Sa che , quando arriva la telefonata di qualcuno che ha bisogno di lui , Perry dirà subito che non può , che non vuole occuparsi del nuovo caso . Anche perché i casi , sempre ingarbugliati , gli capitano invariabilmente mentre egli , avendo deciso di andare a prendersi qualche giorno di meritato riposo sulle spiagge della Florida , o a Parigi , sta infilandosi il cappotto per correre a pigliar l ' aereo . Naturalmente , comincia perciò col dire : " Non se ne parla nemmeno . " Anche perché , malgrado gli capiti sempre questo contrattempo , egli si ostina a comperare i biglietti dell ' aereo prima d ' essersi accertato che non ci siano delitti in vista . E invariabilmente i biglietti vanno perduti , perché Della , o Bella , o Stella , lo lascia dire ; poi a poco a poco lo convince a rinunziare al viaggio e ad assumere il nuovo incarico . Allora , molto contrariato , il bravo Perry si ritoglie il cappotto , s ' attacca al telefono e da questo momento il giallo comincia . Ci sono poliziotti che deducono , altri che procedono per via d ' intuizioni , altri che si buttano a indovinare . Perry Mason non appartiene a nessuna di queste scuole . Egli , come già avemmo occasione di rilevare , riesce a scoprire il delitto e gli autori di esso con un metodo tutto suo , consistente nel lasciarsi illuminare dallo Spirito Santo . Difatti , non risulta chiaro in virtù di quali elementi egli arrivi alla soluzione dell ' enigma . Si abbandona a un certo numero di azioni apparentemente inconsulte ( e tali sono , non avendo di solito alcun legame con l ' affare di cui si sta occupando ) ; a un certo punto , là ! , non si sa come né perché , scopre tutto . Il più straordinario è , poi , che spesso scopre il delitto prima che esso avvenga . Perché la sua clientela è prevalentemente composta di vecchie signore fatte segno a ricatti , di vecchi signori minacciati di morte , o di vecchi avanzi di galera che in tempi lontani si macchiarono di qualche misfatto ai danni di un mascalzone più mascalzone di loro , che ora rispunta all ' orizzonte , deciso a far pagare il fio al furfante per bene . In tutti questi casi Perry Como ... pardon , Perry Mason ( con tutti questi Perry si finisce col perder la testa ) interviene e riesce ad assicurare alla giustizia il colpevole , o il futuro colpevole ... se il delitto non è stato ancora compiuto . Come si vede , abbiamo in Perry un prezioso ausiliario della polizia . Malgrado questo , inesplicabilmente egli si ostina ad agire tenendo la polizia all ' oscuro della propria azione , e spesso mettendosi addirittura in conflitto con essa . E , cosa anche più sorprendente , la polizia è seccatissima di questo provvidenziale aiuto , non fa che metter bastoni fra le ruote di Perry e sovente lo minaccia perfino di arresto . Ho detto " la polizia " , ma il termine non è del tutto esatto . Meglio si sarebbe detto " il tenente Tragg " . Perché , a giudicare da questi film , nel paese dove agisce il Mason , e che pure è una grande e popolosa città degli Stati Uniti ( forse addirittura New York , o Chicago ) , anzi nell ' intiero Stato , e forse nell ' intiera nazione , non esiste che un solo poliziotto , il citato tenente Tragg della Squadra omicidi . Di qualunque specie di delitti o di futuri delitti Perry si occupi , assassinio o rapina , furto con scasso o ricatto , diffamazione o truffa ; a qualunque ora del giorno o della notte , in qualsiasi stagione , direi perfino in qualunque località della Repubblica stellata , Perry Mason si trova sempre sulla strada , ad occuparsi del medesimo affare , il succitato tenente Tragg . Il quale , tra parentesi , è un disgraziato che non ne azzecca una . Si ostina a seguire piste sbagliate , formula ipotesi cretine , piglia granchi su granchi . Dev ' essere anche un po ' rimbambito a causa dell ' età . Difatti , nonostante il grado di tenente , è un vecchiotto con un aspetto di contadino , più che d ' uno di quegli scientifici deduttori che caratterizzano la polizia americana nei drammi gialli ; sempre con un vecchio lobbia sulla nuca , non capisce niente , non indovina niente , arriva sempre in ritardo e tutta la sua azione si limita , in sostanza , alla formulazione di oscure minacce nei riguardi di Perry , con frasi come : " Badate , Perry , voi state tirando un po ' troppo la corda ... State giocando un gioco pericoloso ... Vi incriminerò . Vi deferirò alla Corte marziale ... " E , benché abbia continue prove che Perry è un suo prezioso alleato , l ' imbecille sospetta sempre che il provvidenziale avvocato sia invece in combutta coi malviventi ai quali sta dando la caccia . Avvenuta la felice conclusione di ognuno di questi drammi , i protagonisti dimostrano una gran fretta di farla finita , col darsi la reciproca buonanotte mediante la formula abbreviata : " Notte , Mason " , " Notte , Della " .
ANTICO E MODERNO ( TINTI MARIO , 1932 )
StampaPeriodica ,
Analogamente all ' aforisma di Wilde " è l ' arte che crea la natura " , si potrebbe affermare che , in un particolarissimo senso , è stata la critica moderna a creare l ' arte antica . E per noi moderni il modo con il quale taluni capolavori erano considerati dai loro contemporanei , anche se uomini di genio , è dei più estranei e talora , paragonato al nostro , è addirittura volgare e goffo fino all ' incredibile . In questi ultimi tempi , sotto il cattivo ascendente di superficialissime ideologie e di vane retoriche , si è verificato nell ' arte moderna italiana il fenomeno , tutto opposto , di un gusto pseudoclassico e pseudotradizionale alludente alla lettera dell ' arte antica . L ' intenzione , si capisce , sarebbe stata invece quella d ' operare l ' inverosimile innesto dello spirito di epoche Passate sulla realtà del presente . Cotesto per Ugo Ojetti , si chiama non aver paura dell ' antico . E gli esempi che egli cita di un così formidabile coraggio estetico sono costituiti o da ibride e cervellotiche contaminazioni fra antico e moderno , sul genere delle tempere neo - pompeiane del pittore Funi e delle gelide variazioni dell ' architetto Muzio su motivi secenteschi , ovvero da trasposizioni , pari pari , in altra materia di forme antiche , come i vetri , traducenti forme di vasi greci di terracotta e di bronzo , del Cappellin il quale , per fortuna sua e dell ' arte italiana , ha al suo attivo ben altre manifestazioni . Cotesto è il tradizionalismo dell ' Ojetti e tale è la " modernità " di cui egli si appaga ; ciò che d ' altronde è coerentissimo con l ' aver egli decretato Ettore Tito decoratore degno del Tiepolo , Galileo Chini restauratore della tradizione aurea della pittura italiana , Amos Nattini illustratore michelangiolesco , Ferrazzi istoriatore degno dei nuovi tempi , eccetera . Come si vede , nel pensiero e nel gusto del mentore estetico della mediocrazia italiana la continuità è ineccepibile . C ' è un proverbio toscano che dice : " Acqua fina e buon mercato ingannano il villano " . Da vent ' anni e più a questa parte , ne ' paraggi dell ' arte italiana , vi è sempre stato qualcosa che ha ingannato ed illuso le nostalgie greco - romane e rinascimentizie di Ugo Ojetti . Ojetti , ad esempio , crede ancora fermamente che le colonne siano fra gli elementi di un ' eloquenza civico - architettonica atti ad esprimere , in ogni tempo , solennità , magnanimità , eroismo e via dicendo ; e mostra di non sapere , o di non ricordarsi , che la colonna fu in origine un essenziale elemento tettonico razionale , il quale attraverso i secoli e presso i diversi popoli subì un ' evoluzione decorativa . Cotesta evoluzione ha trovato ormai , dopo il Barocco , il suo punto morto ; donde la necessità , sentita dagli architetti moderni - e non c ' è bisogno di chiamarli razionalisti - di ricondurre le colonne alla loro primitiva funzionalità , secondo un gusto di semplicità e di semplificazione che si esprime in ogni campo dell ' arte contemporanea e che è quindi una realtà storico - estetica inoppugnabile . Chi oggi , nell ' epoca dell ' abito di foggia " inglese " , dell ' automobile - non camuffabile in cocchio o in berlina - dell ' areoplano , continua ad impiegare la colonna col capitello ionico o corinzio e col suo bravo plinto alla base , in modo tettonicamente pleonastico , nell ' intento di trarne effetti " oratorii " e scenografici , non può essere che un marcio rètore e forse anche un disonesto cittadino . Ed è , appunto , un sintomo di quella retorica neo - classica - falsa - eroica e falsa - civica - che da cent ' anni affligge e deforma bugiardamente la vita italiana , la fioritura di timpani , colonne , nicchie , edicole , ecc . , verificatasi in questi ultimi anni , specialmente a Milano .
StampaQuotidiana ,
Mosca , 23 febbraio - Oggi sono sceso nel Mausoleo ed ho visto Stalin , l ' uomo di cui si parla . Il viso è fortemente illuminato da un fascio di luce rossastra e calda , splendono argentei i famosi baffi , i capelli appaiono ancora folti , con molti fili neri misti a fili grigi . Spicca il naso aquilino , leggermente annerito intorno alle narici . L ' uomo che cessò di vivere il 5 marzo 1953 , quasi tre anni fa , non sembra morto . L ' impressione è strana ; Stalin , adagiato com ' è dentro una scatola di cristallo , sembra piuttosto immerso nel sonno , un sonno profondo e monumentale . Il realismo di questa spoglia è possente . Il pubblico , sfiorando la scatola di cristallo , può veramente scrutare ogni particolare del celebre volto . Si notano perfettamente le pieghe del collo , le rughe della fronte , le linee dell ' espressione , i forellini e le asperità della pelle , le increspature delle labbra , le grinze delle palpebre chiuse . Non è l ' aspetto di un uomo morto ; e passata la prima impressione , non è nemmeno quello di un uomo dormiente . Ci troviamo di fronte a un fenomeno nuovo ; ad un uomo , per dire così , né vivo né morto . Ogni giorno circa settemila persone visitano il Mausoleo . È un edificio di marmo rosso cupo , costruito in margine alla Piazza Rossa , a poche decine di metri dalle mura rosse del Cremlino . La fila dei visitatori si prolunga per alcuni chilometri , e chi è in testa non può mai vederne la coda . Si tratta di un esercito di borghesi , o meglio , di gente vestita in borghese . Si mescolano i tipi più diversi , vecchi contadini con gli abiti imbottiti di ovatta e i valenchi di feltro ai piedi , donne infagottate , il capo coperto da scialli neri , giovanotti con cappotti di pelle . Si notano anche molti bambini , tenuti in braccio e avvolti dentro coperte imbottite . La colonna cammina lentamente , a piccoli passi . Si tratta d ' una andatura che verrà mantenuta durante tutta la visita . Non ci si può , infatti , soffermare davanti ai sarcofaghi di Lenin e Stalin , che appaiono affiancati nella grande sala sotterranea del Mausoleo . I curiosi , tentati di indugiare , vengono severamente invitati a filare avanti dai militi che si susseguono a pochi passi di distanza , lungo tutto il percorso . Si entra nella tomba attraverso una porta di bronzo . Agli stipiti stanno due soldati di guardia , con il fucile a pied ' arm , la cui baionetta è splendente . Queste sentinelle appaiono immobili , quasi fossero di marmo . A volte il gelo incrosta i loro visi , e imbianca le ciglia . Varcando la porta di ingresso , si passa davanti al loro naso , e se si cerca di guardarli , i loro occhi appaiono come invetrati , perduti lontano . Si scende una scala di marmo nero , e ci accoglie un ' aria tepida , che ha un percettibile odore di disinfettante . Di quando in quando vediamo i soldati di guardia e colpisce la loro posizione statuaria e assente . Finita la scala si volta a destra , si oltrepassa una porta di bronzo , si entra nella sala dove giacciono le spoglie di Lenin e di Stalin . È una sala nera . Un debole chiarore scende dal soffitto , i visitatori diventano ombre tra ombre . Si scorgono decine di soldati , immobili e rigidi ; i loro volti , sfiorati dalla debole luce , appaiono di un pallore cereo , hanno il colore delle piante cresciute nel buio . D ' un tratto il volto di Lenin , illuminato da una luce violenta e rossastra . Anche il fondatore del Partito comunista sovietico giace dentro una scatola di cristallo . Appare dalla cintola in su , lo nasconde fino al ventre un panno di raso nero , su cui spiccano le mani . L ' aspetto di Lenin , al contrario di quello di Stalin , è , per dir così , più sfumato . I suoi resti hanno qualcosa di cereo , di indistinto che veramente non ritengono più nulla di carnale . Si capisce subito che il tempo ha lavorato , ha compiuto trasformazioni sottili ; ed ha infuso nei resti umani quel tanto di astratto e simbolico che appartiene ai monumenti . Davanti a Lenin non si prova quel senso di vago sgomento che coglie alla vista di Stalin , così terreno , così fisico . Molti giornali di Occidente hanno raccontato che i sovietici , durante la guerra scorsa , trasportarono Lenin in un sotterraneo della metropolitana , per metterlo al riparo dai pericoli delle bombe . Le spoglie , sembra , soffersero qualche danno e fu necessario poi un delicato lavoro di restauro . È certo che , al paragone di Lenin , Stalin risulta molto più reale . Le mani del Voschz , del « capo » , che per oltre vent ' anni strinsero fermamente un potere assoluto , conservano una incredibile freschezza , potrebbero essere le mani di un uomo addormentato . Mentre Lenin indossa una giacca scura , di foggia militaresca , e priva di qualsiasi ornamento , Stalin veste la divisa grigioverde di generalissimo , con una grande stella d ' oro su ciascuna spallina , due stelle rosse appuntate al petto , che lo decorano due volte « eroe dell ' Unione Sovietica » . Nel Mausoleo si respira una strana aria di venerazione . I visitatori guardano le due scatole di cristallo con occhi affascinati . Il silenzio è profondo , si sente soltanto un lieve fruscio di piedi e un lontano ronzare di apparecchi elettrici . Il pensiero spontaneamente corre ad altre scene . Si ricorda il fervore religioso che i fedeli della Chiesa ortodossa svelano davanti alle immagini sacre . Qualcosa del rapimento che per secoli accompagnò l ' adorazione delle icone russe , sembra giungere fin qui , con aspetti naturalmente diversi . Chi osserva i volti dei sovietici trascorrenti davanti alle salme di Lenin e Stalin , può immaginare meglio l ' impressione che devono aver suscitato le parole contro il « culto dell ' individuo » , pronunciate nei giorni scorsi nella sala grande del Cremlino . Il genio infallibile e quasi sovrumano , esposto come Lenin alla venerazione del popolo , appare avvolto in una luce di tramonto . Un tempo i visitatori del Mausoleo trascorrevano davanti a Stalin senza sentire alcun dubbio . Quali pensieri volgono ora nella mente di questi uomini , che vedo sfilare con occhi assorti ed estatici ?
La crisi dei gesuiti ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Il cardinal Martini ha chiesto alla rivista dei gesuiti di aiutare il mondo cattolico e i cittadini in generale a decifrare la politica italiana . Se non ci riescono loro , grandi interpreti di codici medievali e tessitori di intrighi celebri nella storia , nessun altro può riuscirci . Io ci ho rinunciato da tempo . Tanto più in quanto i geroglifici della politica italiana non sono egizi per cui servirebbe un archeologo , ma specificamente democristiani . I governi a termine , balneari o natalizi , i governi bis , i rimpasti , i prontuari per la ripartizione dei dicasteri , le fluttuazioni e i ricambi delle maggioranze , sono una tradizione cinquantennale , un abito mentale , un costume , una particolarità nazionale che la giovane sinistra ha ereditato e fatto propria senza neanche rendersene conto . Prima il nuovo Ulivo o prima un D ' Alema bis ? Meno Quercia e più Asinello ? Più Pipì o meno ? Mastella o Parisi , chi tra queste due eminenti personalità avrà più spicco ? Scognamiglio tornerà al Polo ? Livia Turco e Rosi Bindi si dedicheranno alla famiglia in senso stretto ? Di Pietro farà arrivare i treni in orario ? Il centro - sinistra conserverà il trattino di congiunzione o farà lo strappo ? Una crisi limpida ed entusiasmante , la prima volta del presidente Ciampi , il cui esito è atteso dalle grandi masse con la stessa apprensione dell ' estrazione dell ' Enalotto . Il programma è top secret , come le bombe H su cui resteremo seduti , i giornali vanno in cerca di indiscrezioni ma l ' unica che trovano è la parità scolastica : che non ha bisogno di essere decifrata dai gesuiti . Il resto lo sta redigendo il dott. Fossa . Il D ' Alema primo è durato un anno , il D ' Alema secondo sarebbe meglio che non nascesse se non altro per ragioni di stile . Non si sa neppure chi sia il padre naturale , se Massimo o Walter ( oggi gli statisti si chiamano per nome , con un ' intimità che annuncia micidiali colpi bassi ) . Se è così che vi preparate alle elezioni regionali , cari amici , proclamando per inciso che non c ' è trattino tra comunismo e libertà , Dio non ve la manderà buona . Sarebbe meglio se foste voi a rompere i piatti prima di farveli rompere sulla testa . Ma non ne siete capaci anche perché Boselletti non sarebbe d ' accordo .
UN POCO D'INTAGLIO O UN POCO D'INTARSIO ( ' CASA BELLA ' , 1932 )
StampaPeriodica ,
A Firenze , si è chiusa la Fiera Nazionale dell ' Artigianato . Ugo Ojetti non è contento , e lo ha detto in un lungo articolo sul " Corriere della Sera " . Da qualche tempo , Ojetti è l ' uomo più incontentabile che esista in Italia ; e verrebbe voglia di battergli le mani , se tutte le sue critiche , lettere , apposizioni e sentenze avessero un motivo preciso , un obbietto - per parlar pulito - bene individuato . Il male è che l ' irrequietudine di Ojetti rappresenta piuttosto il disagio di chi fra il vecchio ed il nuovo non ha forza , e desiderio , di decidersi ; e se ne sta sulla soglia come certi pacieri che a furia di mezze parole e con un gran dimenar di braccia vorrebbero mettere d ' accordo quelli che stanno dentro e quelli che stanno fuori , le ragioni degli uni con le pretese degli altri . In tanto daffare la posizione di Ojetti è la stessa di quei ceti italiani , intellettuali e sociali , che sorpresi dal rumore delle novità nel bel mezzo di un ozio che era profittevole ed adatto alla vita provinciale di dieci o vent ' anni fa , da una parte si sforzano di conservare un atteggiamento di decoro e di prosopopea e dall ' altra danno una mano al nuovo , ma " con juicio " . Questo " juicio " nel caso di Ojetti , e non in quello dei centomila poltroni che infestano l ' arte italiana , potrebbe essere preso in considerazione se fosse soltanto un pretesto critico , un modo di frenare le impazienze degli improvvisatori ; ma quando Ojetti scende in lizza , si mette fra i contendenti - cioè fra quelli che praticano l ' arte e non la giudicano soltanto - rende un cattivo servizio alla critica , perché le toglie la possibilità di giudicare con serenità e la riduce ad una polemica mediocre , ed un peggiore servizio all ' arte , o meglio agli artisti , perché confonde le idee , confonde le mansioni , confonde i lettori , avendo la pretesa di dire come " si deve fare " e come " non si deve fare " . Questo tipo di critico estroso ed irrequieto , è stato messo tante volte fuori della critica , perché noi dobbiamo preoccuparci di dimostrare ad Ojetti che , per lo meno , la sua lettera a Pavolini sull ' architettura ed il suo articolo sull ' artigianato non sono né critiche , né belle prose : perché per essere le une mancano di metodo , e per essere le altre sono compilazioni giornalistiche di un uomo che a furia di reggere la penna crede di reggere lo scettro del buon gusto o la bacchetta magica dell ' invenzione . Si chiede , dunque , a Ojetti un po ' di tregua ; lo si vorrebbe decidere a tornare alle " Cose viste " in cui può narrare con bella prosa , come , per esempio , Tizio ha disegnato un volo di rondini per il salotto di una signora , o come Cajo ha inventato - per parlare all ' antica - un mobile di metallo . Ojetti non confonderebbe così lo stile di Tizio con il gusto di Cajo , e non concorrerebbe a rovinare quel poco di buona volontà che è rimasta agli artisti e agli artigiani d ' Italia , pur in tempo di crisi .
StampaQuotidiana ,
Tel Aviv , 8 novembre - I carri armati i semoventi gli affusti dei cannoni gli autocarri , insomma tutti i mezzi meccanici degli egiziani , sono dipinti di giallo , quelli israeliani di un colore bruno verdastro . « Il nostro problema » mi ha detto sorridendo un alto ufficiale israeliano « è ora se dipingere in bruno tutto il materiale catturato o se faremo più presto a dipingere in giallo anche quello nostro . » Certamente il bottino fatto nel Sinai di armi e di munizioni e carri di recentissima costruzione , russi inglesi cechi , supera le previsioni anche di coloro che da un anno osservavano con apprensione il grande affluire in Egitto di materiale bellico . Diversa è l ' interpretazione che si può dare a tanta abbondanza di mezzi e di armi nella deserta regione del Sinai popolata soltanto da sparsi presidi militari , se sia indice veramente di intenzioni aggressive , come affermano gli israeliani e come appare anche da certe parole minacciose di Nasser ( « alla prima occasione spazzeremo via Israele dalla faccia della terra » ) , o corrisponda all ' opportunità di preparare materiale bellico ad oriente del Canale in previsione d ' un attacco ad esso . Gli israeliani hanno certamente condotto una rapida campagna con buoni piani e intelligente azione di truppe , e í soldati si sono dimostrati bravi a servirsi dei nuovissimi mezzi di guerra che innovano radicalmente la tradizione tattica della fanteria , ma d ' altro canto sono stati favoriti dalla rapida stanchezza di combattere degli egiziani , colti evidentemente di sorpresa le prime ore , e dopo nemmeno due giorni di combattimento trovatisi privi di ogni soccorso aereo . Da quest ' affermazione a dire che non si sono battuti per nulla ci corre : ad El Gafgafa sulla via di Ismailia hanno resistito abilmente , e hanno respinto tutti gli attacchi frontali e c ' è voluto un aggiramento per farli cadere , a Abu Ageila hanno combattuto per tre giorni . L ' energia della loro resistenza iniziale è dimostrata dalle perdite subite dagli israeliani , centocinquanta morti ( non è stato comunicato il numero dei feriti ) : sembra una cifra da poco , ma se si fa il rapporto fra la popolazione di Israele - un milione settecentomila ebrei , la minoranza araba è esente dal reclutamento - e quella per esempio dell ' Italia , sarebbe come se noi avessimo perduto nel corso di una sola settimana e per soli quattro giorni di battaglia quattromila uomini , perdite considerevoli in così breve tempo . Ben Gurion ieri alla Camera ha detto che il comando militare si era prefisso di ridurre le perdite al minimo e che c ' è riuscito : contenti loro contenti tutti . Ha aggiunto che gli egiziani sono stati battuti nonostante l ' eccellenza delle loro armi perché ad essi è mancato lo spirito che ha animato i soldati di Israele ; e qui ha citato il profeta Isaia che parla degli egiziani smarriti come uomini ebrei per volontà dell ' Onnipotente che ha steso la mano su di loro , e fatti simili a donne incapaci di ogni lavoro . Perché Ben Gurion cita a ogni piè sospinto i testi sacri ; e come per rivendicare i diritti alla navigazione libera nel Mar Rosso risale a Salomone e ai re di Giudea fondatori del porto di Elath , così fa appello alla Bibbia per esaltare il valore storico e nazionale che ha il monte Sinai nella storia di Israele come quello da cui Mosè annunciò al suo popolo che Iddio lo aveva scelto per suo popolo eletto e gli dette i libri della Legge . E per confermare il suo dire , che le isolette all ' imboccatura del golfo di Akaba fino a 14 secoli fa erano un regno ebraico indipendente , ha citato il passo di uno storico greco nel testo originale ( Ben Gurion fino a qualche anno fa non sapeva il greco e se ne rammaricava , e si mise a studiarlo d ' impegno sino a che poté leggere nell ' originale i filosofi greci : ora mi dicono che sta studiando nello stesso modo l ' italiano per poter leggersi Benedetto Croce e Machiavelli ) . Ed esprimendo il desiderio che il dittatore egiziano si acquieti alla sconfitta ha detto che spera che questi non obbligherà gli ebrei a violare l ' imposizione fatta loro 3300 anni fa - quando lasciarono l ' Egitto - di non ritornarvi mai più . Sarà difficile per gli uomini politici che dovranno trattare di pace e di confini argomentare con quest ' uomo per cui realtà e utopia , presente e avvenire sono una sola cosa e cita i testi biblici e avvenimenti di tremila anni fa come fossero documenti e trattati di cui esista copia fotostatica e fa appello a diritti che nascono dalle promesse dei profeti . Ma certo il suo atteggiamento ispirato e grandioso corrisponde allo stato d ' animo del Paese . Soprattutto hanno trovato vasto consenso quei passi del suo discorso nei quali ha accusato gli Stati Uniti , la Russia e la Gran Bretagna di aver lasciato passare senza proteste l ' esclusione delle navi di Israele dal Canale di Suez ordinata dal dittatore egiziano e ha rimproverato alla Gran Bretagna di aver colta l ' opportunità della battaglia di Israele nel Sinai per risolvere a proprio vantaggio la questione di Suez . Queste sue parole hanno incoraggiato la stampa ad accusare la Gran Bretagna di « disonesta politica » e definire « ipocrita e ridicola » l ' affermazione del governo inglese che la sua azione è stata ispirata al desiderio di separare i due combattenti e agevolare la conclusione della pace fra essi . Ben Gurion ha anche ammonito il suo popolo che ogni pericolo non è passato e deve tenersi pronto per ogni evenienza : quasi a immediato commento di queste parole sono giunte oggi notizie da Bagdad , via Londra , che sono accolte con un certo disagio . Dicono le notizie che la Russia avrebbe chiesto il passaggio per le sue truppe alla Turchia e alla Persia : la Turchia avrebbe risposto di no , mentre nulla si sa qui della Persia attraverso la quale í russi potrebbero passare per l ' Irak in Siria ove , secondo altre informazioni , esistono disposizioni favorevoli per la Russia e prontezza a bene accogliere le sue truppe . Sono finora congetture e previsioni più apocalittiche che verisimili : ma certo viviamo in un ' epoca nella quale appaiono più probabili le cose assurde che quelle dettate dalla logica e dal buon senso : come ne abbiamo già avuto esempio in queste settimane .
Addio Belzebù ( Pintor Luigi , 1999 )
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Speriamo che il senatore Andreotti continui a scrivere novelle , come ha detto in un ' intervista , e che non riprenda a tessere le sue trame oscure . Speriamo ma non ci crediamo . Assolto due volte , da una dubbia accusa di omicidio e da un ' imputazione di complicità mafiosa politicamente certa , questo spiritoso vecchio può ora aspirare alla beatificazione . Come un padre spirituale della patria o come un Belzebù finalmente riabilitato dalla giustizia terrena e redento da quella celeste . Le sentenze , per quanto emesse da uomini per natura fallaci , fanno storia . I procedimenti giudiziari contro questo eccellente democristiano sono durati sette anni , anni tormentosi che equivalgono a una condanna anche per un imputato con sistema nervoso d ' eccezione . Ottocentomila pagine processuali ( 800 000 ) che non significano un processo accurato ma un inestricabile pasticcio . Processi postumi , lontani dai reati commessi o non commessi , esposti a ogni fluttuazione del clima politico . Tale è il nostro sistema politico - giudiziario , di cui non è male ( biblicamente ) che anche un uomo di potere abbia fatto esperienza come tanti suoi sudditi . Ma ora questo esito rimbalzerà nel peggior modo , non in direzione del « giusto processo » ma di una diffusa impunità per qualsiasi imputato eminente . E in una direzione politica ancora peggiore , quella di una glorificazione del cinquantennio democristiano che non solo ha difeso la libertà dai cosacchi ma è immacolato . Una strana coppia di senatori a vita , Giulio e Francesco , ne custodiscono l ' eredità e la trasferiscono nella politica corrente . Molti ringraziano Dio e ne hanno di che . Dio ha anche predisposto l ' assoluzione in contemporanea del divo Giulio e della diva Ferrari , due protagonisti di formula uno . Sabato 23 ottobre è davvero una data , un giorno di esultanza nazionale . La memoria mi riporta inguaribilmente all ' Italia del dopoguerra , il 18 aprile e Bartali . Ma io parteggiavo per Coppi ed ero fin da allora colpevole di associazione comunista mafiosa con Girolamo Li Causi , noto comandante della strage di Portella della Ginestra .
IL PROBLEMA DEL FUNZIONALISMO ( PACCHIONI ANNA_LENA , 1934 )
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Prima di essere definito dai teorici posteriori , il programma della nuova architettura è così semplice che una sola parola - funzionale - lo contiene con perfetta rispondenza di significato . Si domanda , cioè , soltanto una aderenza allo scopo pratico , alla funzione ; e il modo di tale aderenza non è fissato da alcun procedimento scientifico o razionale . Il primo programma dell ' architettura funzionale rimane così limitato in un campo semplicemente pratico , e come tale indifferente a qualsiasi manifestazione estetica . In questa stessa indifferenza è la piena compatibilità del funzionalismo con tutti i possibili atteggiamenti estetici . Infatti un programma , come informatore di ambiente educativo , non può uscire dal suo limite di insegnamento pratico o tecnico , ché , se pretendesse di stabilire delle nuove norme di estetica , condurrebbe verso un formalismo convenzionale . La mancanza di un programma estetico nella prima manifestazione polemica del funzionalismo , condannata dai più come la peggiore aridità meccanica , costituisce quindi il suo più grande vantaggio di fronte alla tradizione accademica . Il funzionalismo , limitato in un campo pratico , viene ad essere soltanto un contenuto in rapporto alle possibili espressioni , e si comprende che in quanto tale sia limitato da contingenze esteriori . Contingenze esteriori d ' indole pratica - sociali , morali , economiche - che , se per la prima volta appaiono sotto il nome di " funzionalismo " , non sono però mai state estranee al contenuto . Anzi si potrebbe dire che quasi tutti i contenuti sieno derivati da esse . Un tema iconografico per esempio - un soggetto religioso , un ritratto , ecc . - limita il contenuto tanto quanto una esigenza pratica o costruttiva . Ma le limitazioni del contenuto non limitano l ' espressione , poiché il contenuto non la determina , ma la ispira ; tanto che il medesimo contenuto , sia pure definito , lascia sempre luogo ad una infinita varietà di espressioni . La ricerca di una soluzione che corrisponda al problema pratico non costringe , ma esalta la fantasia creativa , la quale , quanto più si tende nello sforzo di questa ricerca , tanto più esprime di valore intimo : il problema pratico diventa impulso di ispirazione con cui l ' artista si trova in immediato contatto . Lo svolgimento progressivo della polemica porta quasi di necessità a una definizione più teorica . I banditori non sanno contenersi entro i limiti del primo programma , e sono portati a formulare dei concetti scientifici e dei canoni estetici per giustificare la prima e semplice proclamazione polemica . Il programma esce dai limiti del contenuto , e cerca di riferirsi anche all ' espressione . Il razionalismo si sovrappone al funzionalismo , e definisce così la soluzione del problema pratico con criteri scientifici i quali vengono a determinarla quasi con una necessità di svolgimento che non lascia più luogo a una libertà di scelta . Le Corbusier stabilisce , per mezzo dello " standard " , una specie di soluzione progressiva per cui si giunge al " tipo " attraverso successive eliminazioni . Il tipo , come la soluzione perfetta e necessaria di un problema pratico raggiunta con una collaborazione collettiva che unifica i singoli sforzi , non lascia alcun margine per una libertà creativa , poiché il miglioramento per selezione è determinato da leggi scientifiche e la perfezione raggiunta unica ed esclusiva . Il contenuto - che era la prima proposizione del problema - viene a determinare l ' espressione - che è la soluzione di esso . Per liberare la creazione individuale dal determinismo contenuto nello " standard " , Le Corbusier è costretto a separarla da esso come un ' attività posteriore ed estranea che le si sovrappone . La soluzione del problema pratico si limita , quindi , per lui a proporre gli elementi anonimi di cui l ' artista si serve come di un alfabeto . Ma un ' espressione che si sovrapponga ad elementi già fissati in un limite di estrema perfezione non può aggiungere ad essi nulla più che una veste decorativa o formale : poiché se l ' espressione può prescindere dal problema pratico ed il problema pratico può prescindere dall ' espressione , quando però si proponga il problema pratico come contenuto necessario , l ' espressione deriva direttamente dalla particolare soluzione di esso e non da un ' attività posteriore ed estranea . Il pensiero di Le Corbusier a questo riguardo , interpretato nelle sue più logiche conseguenze , oscilla tra un razionalismo scientifico ed un estetismo accademico . Un altro banditore del funzionalismo , Bruno Taut , identifica la soluzione del problema pratico con la estetica , ponendo tra l ' una e l ' altra un legame di necessaria conseguenza . Le teorie di Taut sono abbastanza semplici per potere essere riassunte quasi in un solo punto fondamentale : la funzionalità dell ' arte che non può prescindere da un contenuto sociale o morale o pratico ; tale funzionalità è dedotta non solo dall ' osservazione delle necessità presenti , ma anche dalla storia delle civiltà artistiche passate le quali dimostrano sempre un ' aderenza perfetta tra l ' Arte e la Pratica . La concezione architettonica di Taut è , quindi , tutta derivata da questo principio : l ' utilità è lo scopo primo di ogni esigenza costruttiva ; ad essa devono uniformarsi il materiale e lo schema ; la bellezza è creata soltanto da una perfetta aderenza tra lo scopo e la costruzione - ciò che è utile è anche bello - : la pianta , come l ' elemento della costruzione che più si riferisce allo scopo , domina tutti gli svolgimenti , di modo che nessun particolare può essere immaginato indipendentemente da essa . Anche la casa non esiste più come creazione isolata , ma come parte di un organismo più vasto : la strada , la città . La stessa esigenza funzionale conduce Taut a negare il principio della casa " macchina " perché la costruzione non esprime il " simbolo " di una realtà estranea - la macchina - , ma una realtà interiore insita nella sua particolare funzione . Il problema pratico si identifica per lui più particolarmente in esigenze sociali , economiche e politiche , per cui non vi può essere questione di preferenza individuale , indipendente da tali esigenze . In questo modo , Taut per non separare l ' espressione dal contenuto determina tra l ' uno e l ' altro dei rapporti di assoluta necessità . Egli lega così l ' espressione con lo stesso determinismo che Le Corbusier , sia pure con un artificio , aveva cercato di limitare a una prima soluzione del contenuto , precedente la vera espressione estetica . In questo modo viene ad allontanarsi ancora di più da una definizione del funzionalismo che sia compatibile con una coscienza di libertà estetica : poiché l ' espressione è inscindibile dal contenuto , non in quanto il contenuto la determina contenendola già in sè definita , ma in quanto la espressione , come libera interpretazione di esso , lo riassume in una sintesi .
La zampata del Gattopardo ( Bo Carlo Bo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Esce postumo il romanzo di uno sconosciuto , Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ( edizione Feltrinelli ) : un libro per molti versi più che notevole , un libro d ' eccezione nel miglior senso della parola , tale da costituire non soltanto un caso ma da autorizzare il senso di una rivelazione , soprattutto se si tengono presenti le condizioni della nostra narrativa . Giuseppe Tomasi , duca di Palma e principe di Lampedusa - questo è il nome intero di tutti i titoli - , morto a Roma l ' anno scorso , era nato a Palermo nel 1896 . Grazie alle notizie che ci fornisce il suo profeta , Giorgio Bassani , sappiamo anche che il Tomasi a vent ' anni dovette interrompere gli studi per correre al fronte e da allora direttamente ( egli rimase in carriera fino al 1925 ) o indirettamente ( occupandosi di studi militari , specialmente di Clausewitz ) il suo mestiere fu quello dell ' ufficiale . Durante il fascismo preferì fare dei lunghi viaggi e soggiorni all ' estero , inutile aggiungere che nella triste guerra del '40 tornò al suo posto e ancora una volta indossò la divisa . Notizie esteriori che riflettono la parte morta della sua carriera , il lettore potrà invece avere l ' immagine sicura del Tomasi non perdendo di vista il protagonista del romanzo , il principe Fabrizio Salina . Nello stemma gentilizio - il gattopardo - non è difficile scovare il ritratto appena velato , appena romanzato del Tomasi : così come non è difficile trovare nell ' impronta del felino il segno dell ' unghia dello scrittore . Sembra - lo ha confidato la vedova che il Tomasi abbia per molti anni vagheggiato di scrivere un romanzo storico sullo sbarco garibaldino a Marsala , centrato su un suo antenato astronomo . E non c ' è dubbio che da questa lunga incubazione su una fragile trama e più attraverso la meditazione sull ' essenza della vita il Tomasi sia approdato di sorpresa a un romanzo scritto di getto : non si trattava di un caso ma di una conclusione , di un frutto maturato naturalmente e lentamente . Il romanzo è opera singolare per il rapporto vitale che lo anima : Il gattopardo obbedisce alle regole classiche del genere e in questo senso è un buon esercizio , dove invece ci colpisce è nella parte di testamento , di meditazione oggettivata . Mentre lo scrittore segue i fatti , trova modo di inserire senza stridori e quasi senza umori polemici la verità strappata al lungo colloquio con le cose . Vediamone un momento la struttura : il protagonista Fabrizio Salina , il nipote ( figlio di una sorella del principe ) Tancredi Falconeri e dietro di loro la grossa nobiltà palermitana sorpresa dallo sbarco dei garibaldini , pardon dei « piemontesi » e ancor prima dai sentori di libertà , cioè il quadro di una classe con tutto il carico di tradizioni , abusi e privilegi e di fronte la classe nuova che sorge dalla rovina dell ' altra , impersonata da don Calogero Sedara , padre di Angelica . Questi quattro personaggi rappresentano il giuoco di passaggio e di sostituzione , l ' avvicendamento delle classi al potere . Il romanzo non subisce la facile polemica delle opposizioni , il Tomasi crede alla storia che si fa per passi , soprattutto per accomodamenti e quindi è naturale che la trama sopporti questa concezione : Tancredi sposerà Angelica , diventerà deputato al parlamento italiano , otterrà incarichi diplomatici . Tutto si svolge nel giro di vent ' anni o poco più , conosciamo il principe nel 1860 , di cinquant ' anni , ancora vigoroso e bello come un dio greco e lo lasciamo morente sulla terrazza di un albergo a Palermo nel 1883 : il libro ha un ' appendice ( inutile come altre parti del romanzo ) che probabilmente , nell ' intenzione dell ' autore , doveva rendere più sensibile l ' usura del tempo , presentandoci la fine dei sogni dei personaggi , la decadenza della famiglia Salina , la rovina dei sentimenti ( per esempio , la condotta di Angelica era prevista ma il Tomasi ha sentito il bisogno di sottolinearla ) . Una trama delle più semplici ma sufficiente a tradurre l ' idea prima del Tomasi , per cui i fatti vanno interpretati e corretti , non potendo modificarli o , peggio ancora , vincerli . Questa lotta segreta che accompagna la storia privilegiata di Salina costituisce la vera musica del libro . Il protagonista fa pensare al don Cesare della Loi del Vailland ma quanto quel personaggio sposava e subiva l ' ideologia dello scrittore francese , altrettanto questo del Tomasi dimostra di possedere un ' autonomia e quella libertà che nasce dall ' accordo perfetto fra educazione superiore , intelligenza e senso del limite . Il principe è uno scienziato , è in corrispondenza con Arago , è premiato in Sorbona : cita Baudelaire letto fra le pagine a Parigi e autori letti con più agio nelle sue ville , vive con un padre spirituale a fianco , il gesuita Pirrone , è un buon padre di famiglia ma cede ancora alle tentazioni della carne e conosce il pericolo delle dilettazioni insistite . Tutto quello che ha avuto per nascita , per studio , per osservazione velata della realtà lo ha portato alla fine a una specie di filosofia o meglio a poter interpretare la vita nel miglior modo possibile , senza troppi dolori , con paziente ironia . Fra romanziere e personaggio c ' è un ' assoluta identità di vedute per cui il lettore trasferisce liberamente argomentazioni e giudizi da una bocca all ' altra , finendo per stabilire un ' unica visione del mondo . Si misuri quello che i due principi dicono della Sicilia e dei siciliani , non si tratta di impressioni , di umori , sono cose sperimentate e sofferte . Esatta l ' individuazione della meccanica del machiavellismo astratto dei siciliani , giusta la mozione di impenetrabilità agli affanni altrui e della pretesa fierezza che è soltanto cecità . I siciliani giudicano peccato il « fare » , non hanno desiderio ( altro che volontà ) di migliorare perché si credono degli dèi , uomini diversi e superiori . Il romanzo corre su questo filo segreto , su questa obbedienza rispettata da tutte le classi di quel mondo : il sogno è « che tutto rimanga com ' è » , che non sia rotto lo stato di dormiveglia , di sonno . Qui il Tomasi non teme di fare un salto , passando dal '60 all'80 , poi al 1910 e quindi al fascismo e infine alla Sicilia d ' oggi , pur così attiva , americanizzata , la Sicilia del petrolio . Il colore di fondo non cambierà mai , cambierà solo il colore delle camicie ( dal rosso garibaldino al nero dei fascisti , al bianco d ' oggi ) . Chi accusare ? I siciliani perché vogliono passare la vita in dormiveglia , i settentrionali perché li hanno ingannati e traditi ( si veda la pagina altissima sul primo plebiscito ) ? Risponde Tomasi : no , si può , si deve accusare soltanto l ' eternità . Strana bestemmia sapientemente avvolta nelle carte dei compromessi millenari , degli accomodamenti , che scoppia in un mondo ancora composto nel rispetto della Chiesa e nella fede testimoniata da padre Pirrone . È un mondo senza speranze che crolla lentamente , mai per vie dirette ( non ci saranno rivoluzioni ) ma attraverso complicatissime operazioni di usura , di stanchezza . È chiaro che questa parte di sconforto , di amarezza , questa sensazione di « più » ce l ' ha aggiunta il Tomasi : il nostro tempo ha potuto aggiungere qualcosa alla pena equilibrata di Salina . E gli uomini ? Quale giudizio dare ? Condannarli , assolverli ? Risponde qui il primo principe : no , non si possono condannare , a volte si può averne disgusto ma subito dopo si è presi da compassione . Tutto l ' episodio del ballo ( dove il richiamo a Proust non è eccessivo ) è pervaso da questo senso di umanità , di misura , dalla capacità di vedere negli altri noi stessi , dall ' ultima coscienza che non lascia nessuno di noi vincitore sull ' altro ma tutti ugualmente schierati nell ' esercito degli sconfitti , nell ' esercito degli uomini . Di dove derivava Salina questa rara scienza ? Da un ' operazione che dovrebbe essere praticata da ogni vero uomo e che il nipote Tancredi chiamava fra l ' ironico e il pittoresco « corteggiare la morte » . Quando il principe morente fa il bilancio dei suoi settantatré anni , ne salva tre nel porto dell ' amore , della famiglia e delle meditazioni , ma tutto il resto ? « E i dolori , la noia , quanti erano stati ? Inutile sforzarsi a contare : tutto il resto : settant ' anni » . Come tutte le opere di peso , anche il romanzo dell ' isolato Tomasi deriva il suo pregio da questo costante e profondo rapporto con la morte e proprio per questa ragione tocca un altro piano . Non è soltanto una prova letteraria curiosa , più o meno riuscita ( il libro ha certo i suoi difetti , non tutto è necessario e spesso ha cadute di tono , di gusto ) , il romanzo vale come testimonianza di vita ben spesa , se si spende bene il tempo a cercare di capire le cose nella luce della poesia e in quella della morte . Gli stessi riferimenti letterari che si possono fare ( De Roberto , l ' ultimo Brancati , Proust , Montale ecc . ) non servono , caso mai aiutano a limitare la portata del romanziere . Il Tomasi si è servito del romanzo per confessare la sua esperienza umana , solo questo ma questo poco o tanto ( ognuno sceglie secondo i suoi gusti ) l ' ha fatto con tanta sicurezza da lasciarci sorpresi e arricchiti . Di quanti romanzi si può dire altrettanto ?
Moriranno domani ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Tutti salvi i passeggeri e l ' equipaggio del modernissimo traghetto greco dov ' è scoppiato un incendio mentre navigava verso Ancona . Vero . Ma nel garage del traghetto , rintanati dentro i camion c ' erano I 2 ( o 13 , o 18 ) clandestini kurdo - iracheni che sono morti come topi , perché le saracinesche ad alta tecnologia del garage si sono chiuse automaticamente per circoscrivere l ' incendio . In altri tempi erano i topi in senso proprio che morivano affogati nelle stive se non facevano in tempo ad abbandonare la nave . Ora sono gli emigranti che muoiono asfissiati anche se viaggiano su un traghetto d ' avanguardia invece che su un gommone , dove muoiono affogati . Meglio gli scafisti , in fin dei conti , delle compagnie di bandiera . Uomini e topi era un romanzo di Steinbeck , adesso è una tradizione mediterranea . È pittoresco , fantasioso , il modo di morire di questi emigranti che cercano di raggiungere le nostre coste per sfuggire alla loro condizione miserabile , sperando di trovare un lavoro nero chissà dove , di pulire i nostri cessi o di spacciare qualcosa . L ' asfissia o l ' annegamento sono solo due modi , ci sono quelli che muoiono assiderati nella carlinga di un aereo o attaccati al carrello , o quelli che arrivano dall ' Est per via terra e vengono ritrovati cadaveri ai bordi delle autostrade . Se poi arrivano vivi non sono benvenuti , mettono paura anche quando puliscono i parabrezza . Noi non abbiamo scritto « tutti salvi » , sul giornale di ieri , ma « moriranno domani » . Non era una profezia né un malaugurio , ma un triste riferimento alla cadenza quotidiana di questi eventi , alla tragedia permanente dell ' immigrazione in questo mondo moderno e progredito . E del resto ci siamo sbagliati , questi ultimi sono morti ieri , mentre stampavamo il giornale . Una coincidenza . Fino al 1850 , mi pare , lo schiavismo era legale ed era parte integrante dell ' economia occidentale , soprattutto del capitalismo americano nascente . Allora l ' immigrazione non era rifiutata ma imposta , i negri africani venivano strappati a forza dalle loro terre e portati in catene a coltivare il cotone e a tagliare la canna da zucchero . Ho letto che tra il 1800 e il 185o furono importati 120 00o schiavi all ' anno , e i morti nella traversata sono calcolati in due milioni . Volete mettere con 12 ( o 13 ) kurdi o iracheni e qualche altro migliaio in ordine sparso ? È proprio cattivo e irriconoscente , questo capitalismo . Non i capitalisti e neppure i negrieri che erano gentiluomini ( gli olandesi e i danesi avevano le docce nelle stive ) ma il meccanismo . Ha trasferito popolazioni e distrutto etnie alimentando se stesso oltre l ' opulenza , oggi non vuole più gli schiavi tra i piedi : è diventato liberale .