StampaPeriodica ,
Il
17°
congresso
di
Stoccolma
è
stato
il
più
ricco
e
dovizioso
di
quanti
lo
hanno
preceduto
e
per
gli
argomenti
trattati
e
per
l
'
ambiente
offerto
dalla
esemplare
città
.
Se
nelle
discussioni
del
mattino
i
relatori
potevano
sfogarsi
liberamente
sugli
errori
urbanistici
dei
loro
paesi
,
nel
pomeriggio
invece
,
guardando
alla
città
,
potevano
avere
sotto
gli
occhi
la
mostra
vivente
di
quanto
di
più
alto
è
stato
finora
possibile
creare
dalla
mente
dell
'
urbanista
moderno
.
Come
se
la
città
ideale
,
quale
noi
dalle
nostre
cattedre
universitarie
dell
'
ultimo
corso
di
urbanistica
ci
sforziamo
di
delineare
,
trovasse
in
Stoccolma
un
primo
altissimo
tentativo
di
espressione
:
come
se
insomma
fosse
offerto
un
grande
campione
,
quasi
un
modello
vivente
,
sul
quale
saggiare
,
misurare
,
precisare
i
canoni
tirandone
poi
le
somme
.
La
città
concentrica
,
a
macchia
d
'
olio
,
il
tremendo
"
mare
di
pietra
"
senza
respiro
,
con
i
valori
edilizi
crescenti
vertiginosamente
dalla
periferia
al
centro
(
mirabilmente
esemplificata
da
Milano
)
con
le
abitazioni
stipate
in
altezza
in
gran
confusione
in
mezzo
agli
edifici
degli
uffici
,
frammiste
talvolta
alle
industrie
...
qui
a
Stoccolma
è
sconosciuta
.
La
vecchia
città
del
medioevo
con
le
sue
casette
e
con
i
superbi
edifici
monumentali
è
rimasta
intatta
,
raccolta
sulla
sua
isola
,
oggetto
di
amorose
cure
di
restauro
e
di
risanamento
per
diradamento
.
La
città
dell'800
,
in
parte
sorta
sulle
direttrici
del
piano
del
1630
ed
ampliata
su
quelle
del
piano
del
1866
,
è
diventata
senz
'
altro
la
"
city
"
,
la
città
degli
affari
,
del
commercio
,
degli
uffici
,
dei
grandi
magazzini
,
dove
la
densità
della
popolazione
residente
è
minima
.
Fuori
di
questo
centro
,
in
mezzo
a
boschi
e
a
giardini
,
sopra
gli
isolotti
del
Malar
e
del
Baltico
,
sono
sorti
invece
i
quartieri
residenziali
staccati
gli
uni
dagli
altri
,
congiunti
alla
città
degli
affari
da
potenti
mezzi
di
comunicazione
.
Grandi
linee
tramviarie
in
sede
propria
,
ampie
strade
automobilistiche
a
piste
unidirezionali
fiancheggiate
sempre
da
piste
per
biciclette
,
arditissimi
ponti
gettati
da
una
isola
all
'
altra
,
incroci
a
quadrifoglio
in
modo
da
garantire
la
rapidità
e
la
sicurezza
...
costituiscono
una
formidabile
rete
stradale
principale
che
lega
armoniosamente
,
attraverso
parchi
e
boschi
,
il
centro
ai
quartieri
residenziali
e
questi
ultimi
tra
di
loro
.
Tra
le
maglie
di
questa
rete
cinematica
sono
disposti
gli
edifici
e
le
sedi
per
le
istituzioni
della
cultura
e
dello
sport
:
musei
,
biblioteche
e
università
circondati
dal
silenzio
dei
parchi
,
scuole
piene
di
sole
isolate
da
prati
e
da
giardini
;
campi
sportivi
,
tennis
coperti
,
piscine
natatorie
immersi
in
oasi
di
verdura
o
allineati
sul
margine
dei
laghi
...
L
'
edilizia
residenziale
,
libera
dalla
preoccupazione
del
costo
delle
aree
,
è
quasi
tutta
di
tipo
estensivo
a
corpi
di
fabbrica
lineari
esattamente
orientati
secondo
l
'
asse
eliotermico
spaziati
da
orti
e
da
giardini
;
oppure
più
raramente
è
di
tipo
in
altezza
a
otto
piani
a
costruzione
aperta
ad
elementi
fortemente
distanziati
da
zone
verdi
;
oppure
a
"
cottages
"
con
molto
orto
costituenti
completi
villaggi
;
oppure
a
ville
isolate
immerse
nei
boschi
percorsi
da
stradette
di
lottizzazione
di
piccola
sezione
.
I
centri
di
rifornimento
di
questi
nuclei
residenziali
sono
composti
in
piccole
unità
architettoniche
e
,
costituiti
da
file
di
negozi
,
da
gruppi
di
uffici
,
da
edifici
per
la
vita
collettiva
(
cinema
,
chiesa
,
caffè
...
)
,
sono
ubicati
presso
i
nodi
di
innesto
delle
strade
residenziali
principali
con
le
grandi
arterie
automobilistiche
radiali
dove
sono
anche
le
stazioni
della
rete
tramviaria
.
In
questa
"
città
verde
"
persino
il
concetto
moderno
delle
zone
di
verde
legate
a
sistema
appare
già
superato
risolto
com
'
è
nella
sua
più
alta
espressione
:
quella
dell
'
intero
quartiere
permeato
di
giardino
,
di
bosco
,
di
corsi
,
d
'
acqua
,
di
orti
.
E
sopra
tutto
edilizia
bassa
di
tre
piani
al
massimo
,
dove
la
vita
individuale
della
famiglia
è
esaltata
in
sommo
grado
.
Antiamerica
dunque
:
vita
europea
,
cultura
cittadina
europea
,
equilibrio
europeo
:
ordine
,
gerarchia
,
pace
e
gioia
nella
vita
della
città
e
non
la
soffocazione
operata
dal
meccanismo
.
Come
è
stata
raggiunta
una
così
bella
armonia
delle
forze
urbanistiche
?
La
Svezia
fin
dal
1874
ha
avuto
una
sua
legge
urbanistica
,
il
famoso
"
Statuto
della
costruzione
delle
città
del
Regno
"
il
quale
nel
suo
articolo
1
stabiliva
che
tutte
senza
eccezione
le
città
,
e
per
città
si
intendono
anche
i
centri
rurali
,
dovevano
adottare
un
piano
regolatore
:
e
nei
successivi
articoli
dava
le
norme
per
la
preparazione
del
piano
e
per
la
sua
messa
in
opera
.
Sessantacinque
anni
or
sono
restava
così
precisato
per
legge
che
una
congrua
parte
di
ogni
terreno
edilizio
doveva
restare
libera
;
che
la
altezza
delle
case
doveva
essere
regolata
dalla
distanza
degli
edifici
,
altezza
che
non
poteva
superare
che
di
metri
1,50
tale
misura
.
Per
aiutare
le
città
nella
concezione
dei
piani
la
Direzione
Reale
dell
'
Edilizia
aveva
preparato
dei
piani
regolatori
-
tipo
con
le
indicazioni
dettagliate
delle
sezioni
stradali
e
dei
tipi
edilizi
.
Nel
1907
(
trentadue
anni
fa
!
)
una
nuova
legge
aggiornava
quella
del
1874
dando
le
prescrizioni
più
precise
per
la
zonizzazione
prescrivendo
che
ogni
isolato
o
comparto
andava
considerato
come
una
unità
(
mentre
invece
per
il
passato
l
'
unità
era
costituita
dalla
singola
abitazione
)
;
prescrivendo
ogni
divieto
di
costruzione
nell
'
interno
dei
blocchi
;
prescrivendo
gli
allineamenti
degli
edifici
indipendentemente
da
quelli
stradali
ed
il
loro
orientamento
.
Infine
nel
1931
una
nuova
legge
modernizzava
quella
del
1907
precisando
tra
l
'
altro
il
sistema
del
risanamento
per
diradamento
e
quello
della
ricostruzione
dei
vecchi
quartieri
.
Entro
il
1939
la
Svezia
avrà
infine
la
sua
legge
per
i
piani
regionali
:
ma
in
attesa
,
nel
1935
,
40
comuni
del
circondario
di
Stoccolma
si
sono
spontaneamente
uniti
in
una
"
Associazione
del
piano
regionale
"
che
ha
compilato
e
sta
mettendo
in
opera
un
piano
d
'
insieme
che
contempla
la
divisione
del
territorio
in
settori
a
seconda
delle
loro
differenti
destinazioni
,
ha
progettato
la
rete
stradale
principale
;
i
mezzi
di
trasporto
,
i
sistemi
di
canalizzazione
,
ha
precisato
la
zonizzazione
generale
nei
riguardi
dell
'
edilizia
,
delle
zone
verdi
,
delle
industrie
,
delle
miniere
,
dell
'
agricoltura
...
Ed
il
funzionamento
amministrativo
,
l
'
applicazione
di
queste
leggi
?
I
piani
regolatori
sono
compilati
da
comitati
urbanistici
(
art
.
5
dell
'
ordinanza
edilizia
1931
)
composti
da
membri
eletti
tra
specialisti
;
i
piani
sono
istruiti
dal
Municipio
e
sanzionati
dal
Governo
attraverso
la
"
Reale
direzione
dell
'
edilizia
"
costituita
da
un
complesso
di
sette
uffici
,
quattro
dei
quali
retti
da
architetti
,
due
da
ingegneri
,
uno
da
un
giurista
:
all
'
ufficio
studi
spetta
il
compito
della
ricerca
sulle
questioni
edilizie
,
l
'
esame
dei
progetti
delle
costruzioni
,
la
tenuta
degli
archivi
;
l
'
ufficio
costruzioni
tratta
gli
affari
concernenti
l
'
organizzazione
e
l
'
esecuzione
delle
nuove
costruzioni
per
conto
dello
Stato
;
all
'
ufficio
intendenza
tocca
la
organizzazione
della
gestione
delle
proprietà
immobiliari
dello
Stato
,
la
loro
locazione
e
la
loro
sorveglianza
;
l
'
ufficio
della
cultura
storica
e
artistica
sovraintende
alla
conservazione
degli
edifici
monumentali
e
di
interesse
storico
-
artistico
;
l
'
ufficio
urbanistico
domina
tutto
il
campo
della
urbanistica
e
dei
piani
regolatori
;
all
'
ufficio
amministrativo
tocca
il
compito
della
amministrazione
dei
propri
beni
quello
della
compravendita
dei
terreni
,
l
'
organizzazione
del
personale
,
la
pubblicazione
degli
annuari
;
infine
l
'
ufficio
del
Riscaldamento
ha
il
compito
del
controllo
statale
dei
combustibili
.
La
"
Reale
direzione
dell
'
edilizia
"
si
esprime
alla
periferia
con
24
uffici
provinciali
retti
da
50
architetti
.
In
totale
tutta
l
'
Amministrazione
funziona
con
soli
190
impiegati
60
dei
quali
sono
architetti
.
L
'
esame
e
l
'
approvazione
dei
piani
comunali
rappresentano
l
'
operazione
più
rapida
e
sicura
perché
si
svolgono
attraverso
lo
studio
di
una
commissione
con
i
rappresentanti
di
tutti
e
sette
gli
uffici
della
direzione
dell
'
Edilizia
.
Ed
il
lavoro
non
è
piccolo
perché
oltre
ai
piani
regolatori
delle
città
la
commissione
invigila
:
sui
"
piani
di
ossatura
"
per
i
territori
che
,
non
essendo
compresi
in
un
piano
regolatore
urbano
,
tuttavia
necessitano
di
piani
schematici
stradali
o
edilizi
e
sui
regolamenti
edilizi
dei
territori
rurali
che
,
pur
non
necessitando
di
piani
regolatori
,
tuttavia
esigono
una
regola
sulle
costruzioni
.
Queste
leggi
urbanistiche
(
del
1874
,
del
1907
e
del
1931
)
così
sorprendenti
nella
loro
chiarezza
di
espressione
e
nella
efficacia
di
applicazione
trovano
la
più
potente
base
di
sostegno
nella
coscienza
urbanistica
dei
cittadini
e
nella
posizione
speciale
della
proprietà
privata
.
La
quale
,
si
può
dire
,
pressochè
non
esiste
in
quanto
i
Comuni
hanno
giudiziosamente
proceduto
alla
formazione
di
immensi
demani
delle
aree
precedentemente
alla
compilazione
dei
piani
regolatori
.
Le
aree
edilizie
non
vengono
vendute
ai
privati
ma
cedute
in
uso
enfiteutico
per
60
anni
a
prezzo
molto
basso
sì
che
è
ben
facilitata
proprio
quell
'
edilizia
estensiva
che
invece
in
regime
di
stretta
proprietà
privata
sembra
quasi
impossibile
raggiungere
e
,
d
'
altra
parte
,
scaduti
i
60
anni
di
uso
,
ogni
opera
di
trasformazione
urbanistica
(
nuove
strade
,
sventramenti
ecc
.
)
non
può
incontrare
opposizione
dal
privato
in
quanto
che
i
suoi
diritti
sono
già
estinti
.
L
'
"
ufficio
urbanistico
"
è
quello
,
tra
i
sette
uffici
che
compongono
la
Reale
direzione
dell
'
Edilizia
,
al
quale
spetta
il
compito
di
portare
sul
piano
pratico
esecutivo
le
leggi
dell
'
urbanistica
:
e
a
questo
titolo
il
suo
funzionamento
ci
interessa
qui
in
sommo
grado
.
Le
sue
attribuzioni
,
per
conto
della
Direzione
dell
'
Edilizia
,
possono
essere
così
riassunte
:
dare
notizia
al
Governo
o
,
a
richiesta
di
qualunque
autorità
,
esprimere
una
opinione
sulle
questioni
concernenti
l
'
urbanistica
,
la
regolamentazione
dei
territori
non
provvisti
di
piano
,
le
questioni
concernenti
l
'
applicazione
della
legge
urbanistica
del
1874
,
dell
'
Ordinanza
Edilizia
del
1907
o
di
ogni
altro
statuto
concernente
la
edilizia
;
fare
,
a
questo
riguardo
,
un
approfondito
esame
sulla
forma
e
sulle
necessità
dell
'
architettura
,
del
traffico
,
dell
'
igiene
e
delle
esigenze
di
ordine
sociale
ed
economico
;
di
indicare
il
mezzo
migliore
per
correggere
gli
errori
messi
in
luce
da
tali
esami
e
di
trattare
direttamente
queste
questioni
con
gli
interessati
;
di
impartire
gli
ordini
,
gli
avvertimenti
e
i
suggerimenti
riguardo
la
costruzione
delle
città
e
circa
tutte
le
costruzioni
di
interesse
comunale
.
Compito
vastissimo
,
di
enorme
responsabilità
che
richiede
in
tutti
i
posti
,
sia
in
quelli
di
comando
che
in
tutti
gli
altri
,
la
presenza
di
veri
specialisti
in
materia
,
di
persone
provate
,
sicure
e
fidate
,
in
continuo
fervore
di
studio
e
di
aggiornamento
in
questo
campo
oggi
in
pieno
processo
formativo
.
Non
è
dunque
un
semplice
ufficio
a
struttura
burocratica
volto
al
puro
fine
amministrativo
;
ma
qualche
cosa
di
più
:
è
l
'
organo
consulente
ed
operante
,
la
guida
tecnica
più
sicura
ai
comuni
e
ai
loro
comitati
urbanistici
,
il
buon
padre
di
famiglia
che
si
immedesima
dei
problemi
ed
aiuta
a
risolverli
nel
modo
migliore
e
più
rapido
.
Per
questa
ragione
il
capo
di
questo
ufficio
è
un
architetto
-
urbanista
,
scelto
cioè
tra
una
schiera
di
tecnici
in
grado
di
vedere
i
problemi
nel
loro
complesso
,
nella
loro
sintesi
più
squisita
che
è
appunto
rappresentata
dal
piano
regolatore
.
Da
queste
note
vorremmo
trarre
una
qualche
conclusione
:
la
quale
ci
si
esprime
con
una
formula
che
,
lungi
dall
'
essere
nuova
per
noi
urbanisti
italiani
,
non
fa
che
ribadire
con
la
forza
della
convinzione
materiata
dalla
esperienza
della
Svezia
quanto
da
anni
è
ormai
precisato
nei
nostri
studi
,
nelle
conferenze
,
nei
congressi
,
nel
contatto
con
la
realtà
della
vita
ordinaria
,
economica
,
sana
e
bella
per
le
nostre
città
e
per
i
nostri
territori
senza
una
legge
urbanistica
.
Una
legge
che
preveda
,
ponga
e
risolva
almeno
questi
punti
:
1°
Obbligo
dei
piani
regolatori
per
tutte
le
città
e
per
quei
territori
di
speciale
importanza
ed
interesse
.
2°
Obbligo
di
piani
generali
di
"
ossatura
"
e
di
regolamenti
edilizi
per
tutti
i
territori
anche
rurali
.
3°
Indicazione
e
formulazione
dello
Zoning
con
relative
classi
edilizie
per
ogni
piano
regolatore
.
4°
Orientamento
ed
allineamento
dei
fabbricati
indipendentemente
dagli
allineamenti
stradali
.
5°
Rifusione
delle
parcelle
nella
lottizzazione
(
Lex
Adikes
)
.
6°
Divieto
o
almeno
limitazione
dell
'
uso
del
cortile
chiuso
nelle
abitazioni
e
obbligo
del
distanziamento
minimo
costante
per
tutti
i
corpi
di
fabbrica
.
7°
Possibilità
ai
Comuni
di
formare
dei
vasti
demani
di
aree
edilizie
.
Le
conseguenze
di
una
tale
legge
che
noi
chiediamo
da
anni
e
che
la
Svezia
possiede
dal
1874
sarebbero
tali
da
portare
la
vita
edilizia
italiana
su
di
un
piano
talmente
progredito
da
far
stupire
tutti
gli
altri
paesi
:
poiché
in
Italia
esistono
oggi
urbanisti
coltissimi
,
geniali
e
profondi
ai
quali
manca
appunto
l
'
ausilio
e
la
base
su
cui
costruire
la
realtà
della
nuova
vita
urbana
.
Potremmo
allora
costruire
una
nuova
economia
edilizia
basata
su
di
un
più
sano
equilibrio
dei
valori
delle
aree
;
potremmo
fare
grandi
economie
sul
costo
delle
reti
stradali
quando
queste
saranno
pensate
secondo
una
più
logica
gerarchia
;
potremmo
realizzare
una
vita
cittadina
più
sana
abbassando
notevolmente
gli
indici
di
mortalità
;
potremmo
infine
creare
un
'
architettura
veramente
moderna
,
veramente
nostra
,
basata
non
sullo
"
stile
"
delle
facciate
ma
sulla
struttura
e
sull
'
organismo
nuovo
degli
edifici
che
potranno
sorgere
secondo
norme
più
moderne
,
lontani
dalla
follia
di
quei
grattacieli
antisociali
e
antiautarchici
ai
quali
l
'
errore
dell
'
attuale
politica
delle
aree
edilizie
inevitabilmente
ci
sta
trascinando
.
StampaQuotidiana ,
Monte
Conero
,
15
febbraio
-
Il
Sole
si
affaccia
rosso
,
congestionato
,
ad
uno
strappo
nella
fascia
bassa
di
nubi
che
copre
l
'
orizzonte
marino
;
scompare
,
ricompare
,
si
tira
su
per
il
cielo
limpido
,
inutilmente
le
nubi
gettano
fuori
tentacoli
per
riprenderlo
.
Brilla
,
già
accecante
,
come
tutti
i
giorni
sereni
,
non
sa
che
darà
spettacolo
di
se
stesso
.
(
Meno
ancora
lo
sa
la
Luna
,
invisibile
dietro
le
quinte
dell
'atmosfera.)
Sono
sul
Monte
Conero
,
presso
Ancona
;
nella
macchia
rada
della
Badia
di
San
Pietro
del
mille
,
cinta
di
mura
.
Il
che
ha
reso
facile
ai
carabinieri
e
alla
polizia
di
vietarne
l
'
accesso
al
pubblico
accorso
con
centinaia
di
macchine
;
perché
su
una
radura
all
'
estremità
orientale
del
dosso
boscoso
,
dove
il
monte
cade
a
picco
sul
mare
per
cinquecento
metri
,
si
sono
collocati
con
i
loro
strumenti
gli
astronomi
,
venuti
da
Milano
,
da
Trieste
,
dalla
Germania
,
dalla
Norvegia
.
Come
succede
sempre
da
noi
quando
ci
sono
sbarramenti
di
polizia
,
molti
son
riusciti
a
varcarli
;
si
spargono
sul
pendio
,
fra
i
corbezzoli
,
i
quercioli
,
i
caprifoglio
,
i
ginepri
,
cercano
le
aperture
fra
le
piante
.
C
'
è
anche
una
cinquantina
di
turisti
svizzeri
che
parlano
-
i
coppo
-
francese
e
tedesco
.
Ognuno
ha
una
macchina
fotografica
o
un
binocolo
,
schermi
affumicati
,
un
disco
sulla
giubba
con
su
il
nome
della
patria
,
la
faccia
estatica
(
lei
nordici
che
han
lasciato
il
buio
e
il
freddo
a
casa
loro
e
si
trovano
trasportati
di
colpo
in
una
tiepida
intempestiva
primavera
.
La
veduta
è
vastissima
.
Sotto
,
a
sud
,
la
spiaggia
di
Numana
,
il
paese
di
Sirolo
la
domina
da
un
bastione
di
rocce
.
Verso
sud
ed
ovest
,
un
incalzarsi
di
valli
e
di
creste
.
Bianche
città
sparse
su
cime
arrotondate
,
Osimo
,
Castelfidardo
,
Loreto
,
Recanati
.
Dietro
,
un
paravento
di
monti
carichi
di
neve
.
Il
Sole
è
già
alto
nel
cielo
,
caldo
in
viso
,
dardeggia
lucidissimi
raggi
.
Ci
fidiamo
,
naturalmente
,
dei
calcoli
dei
dotti
;
ma
quando
,
un
quarto
d
'
ora
dopo
il
tempo
annunciato
per
l
'
inizio
dell
'
eclisse
,
si
vede
traverso
il
vetro
annerito
che
davvero
il
Sole
è
già
un
po
'
intaccato
in
alto
a
destra
,
ci
si
tranquillizza
.
Avessero
sbagliato
di
qualche
minuto
...
Due
svizzeri
,
una
coppia
matura
,
vestita
come
per
gli
sport
invernali
,
è
in
visibilio
.
«
Vedi
»
dice
alla
moglie
il
marito
che
ha
un
grosso
cronometro
al
polso
e
lo
consulta
continuamente
,
«
vedi
,
non
c
'
è
più
da
meravigliarsi
che
ci
sia
un
'
astronave
in
rotta
per
Venere
.
Là
e
qui
,
è
tutta
una
faccenda
di
essere
auf
die
Minute
,
di
aver
calcolato
esattamente
.
»
La
Luna
avanza
sul
disco
solare
,
ma
non
si
vede
,
è
cielo
ai
nostri
occhi
,
se
guardiamo
senza
lo
schermo
offuscato
,
ciò
che
l
'
invade
e
lo
riduce
a
poco
a
poco
,
prima
una
pizza
a
cui
abbiano
dato
un
buon
morso
,
poi
una
pizza
ridotta
a
metà
,
poi
ad
una
grossa
fetta
.
Ci
si
accorge
che
se
il
Sole
fosse
un
globo
ridotto
alla
metà
,
ad
un
terzo
di
quanto
non
sia
,
il
giorno
sulla
Terra
non
sarebbe
gran
che
diverso
.
La
fetta
perde
ancora
spessore
,
ma
la
mattina
ci
pare
sempre
luminosa
come
più
di
mezz
'
ora
fa
.
Nette
le
ombre
,
chiare
le
case
e
lampeggianti
i
vetri
del
paese
là
sotto
;
la
spiaggia
è
color
di
miele
,
brillante
il
bianco
delle
nevi
sulle
grandi
montagne
d
'
Abruzzo
,
candida
la
nebbia
nel
cavo
delle
valli
strette
.
Ancora
una
decina
di
minuti
.
Ci
si
accorge
che
l
'
aria
si
è
fatta
dorata
,
che
i
contorni
si
attenuano
,
che
le
corone
degli
alberi
sono
più
oscure
,
che
si
stende
sul
mare
sotto
il
Sole
una
scia
scintillante
che
fa
opaca
l
'
acqua
intorno
.
I
borghi
sui
colli
sono
meno
nitidi
.
La
gente
sul
dosso
del
monte
non
si
distrae
più
come
prima
,
non
passeggia
più
;
ciascuno
ha
scelto
il
suo
posto
per
lo
spettacolo
,
e
non
intende
lasciarlo
,
come
se
fosse
particolarmente
favorito
.
Tosca
,
cagna
da
caccia
di
un
signore
in
giubba
di
fustagno
,
ha
smesso
di
balzare
da
un
gruppo
all
'
altro
,
è
venuta
ad
accucciarsi
accanto
al
padrone
.
Ormai
il
Sole
è
una
falce
sottile
,
come
quella
della
Luna
al
primo
giorno
.
Ed
ecco
lo
spettacolo
precipita
,
drammatico
,
inesorabile
.
Invade
un
senso
di
sgomento
.
La
coscienza
di
forze
arcane
,
di
leggi
implacabili
,
che
nella
profondità
dello
spazio
hanno
creato
questi
ricorrenti
incontri
di
astri
,
a
scadenza
fissa
,
con
matematica
certezza
,
da
un
tempo
infinito
nel
passato
,
per
una
infinità
di
tempo
avvenire
.
Va
bene
,
sappiamo
calcolare
questi
moti
al
minuto
secondo
,
dominiamo
la
materia
e
le
onde
cosmiche
,
lanciamo
oggetti
costruiti
con
le
nostre
mani
verso
remoti
pianeti
;
e
tuttavia
mi
sento
effimero
,
nullo
,
festuca
inutilmente
pensante
,
come
gli
antichi
che
non
sapevano
di
orbite
e
di
eclittica
.
Un
buio
di
crepuscolo
si
allarga
rapidissimo
sui
monti
,
sulle
case
,
non
si
scorgono
più
i
borghi
sulle
cime
tonde
.
È
giorno
ancora
,
ma
un
giorno
livido
,
verdastro
,
come
le
tristi
terre
boreali
sotto
il
Sole
di
mezzanotte
.
Si
spegne
con
un
lampo
vivido
l
'
ultimo
brandello
della
faccia
del
Sole
,
a
sinistra
;
ed
è
come
sia
stato
girato
un
interruttore
,
di
colpo
è
notte
,
il
cielo
è
un
indaco
cupo
,
vi
si
accendono
astri
,
Giove
e
Saturno
a
destra
,
più
in
alto
le
stelle
di
Pegaso
e
dell
'
Acquario
.
E
di
un
indaco
cupo
sono
le
montagne
,
straordinariamente
riavvicinate
;
il
paese
là
sotto
è
una
visione
incerta
,
come
immerso
in
un
plenilunio
procelloso
.
Si
leva
un
vento
improvviso
,
freddo
,
che
curva
la
cima
dei
corbezzoli
e
dei
quercioli
.
La
cagna
Tosca
si
alza
sulle
zampe
posteriori
,
le
appoggia
sulle
gambe
del
padrone
,
ne
cerca
la
protezione
.
Dov
'
era
il
Sole
c
'
è
la
bocca
tonda
di
un
abisso
,
di
un
nero
atro
.
A
contrasto
,
la
corona
intorno
è
leggera
,
tenue
,
un
alone
fermo
e
delicato
.
Non
da
essa
viene
il
barlume
che
ci
fa
ancora
distinguere
le
persone
e
le
linee
del
paesaggio
;
ma
da
un
assurdo
biancore
d
'
alba
che
si
è
disteso
dietro
le
montagne
ad
ovest
e
le
fa
parere
più
oscure
.
Si
vorrebbe
dalla
gente
un
silenzio
atterrito
,
adorante
,
in
accordo
con
il
silenzio
della
natura
.
Ma
la
gente
sa
troppo
,
ha
letto
i
giornali
,
ascoltata
la
radio
.
Qualcuno
se
l
'
è
portata
fin
quassù
,
la
radio
,
ne
escono
parole
stonate
.
Solo
una
signorina
svizzera
,
brutta
,
triste
,
sospira
a
lungo
lang
und
bang
come
das
Fräulein
della
poesia
di
Heine
che
si
immalinconiva
guardando
il
tramonto
.
Mi
vien
voglia
di
dirle
,
parafrasando
il
poeta
,
stia
allegra
,
signorina
,
è
una
vecchia
storia
;
il
Sole
si
è
spento
di
qua
e
subito
si
riaccenderà
di
là
.
Ma
i
due
minuti
paiono
lunghissimi
.
Si
mutassero
le
leggi
d
'
abisso
,
e
la
Luna
,
finalmente
visibile
,
scudo
nero
,
non
si
spiccicasse
più
dal
disco
solare
,
come
la
metteremmo
uomini
presuntuosi
?
Ma
già
da
sud
avanza
la
ritornante
luce
sulla
Terra
,
i
monti
nevosi
riprendono
biancore
,
ma
inciso
da
dure
ombre
.
Ed
ecco
scatta
di
nuovo
l
'
interruttore
,
balena
un
abbagliantissimo
pezzetto
di
Sole
a
destra
,
basta
quel
frammento
a
spegnere
le
stelle
,
a
rifare
azzurro
il
cielo
;
e
non
è
più
verde
e
lugubre
il
dosso
boscoso
,
sotto
la
falce
esile
ha
già
una
gioiosa
chiarezza
d
'
alba
.
Tosca
schizza
via
con
un
abbaiamento
allegro
e
caracolla
a
salti
per
il
pendio
.
StampaQuotidiana ,
C
'
erano
tutti
,
nella
trasmissione
televisiva
che
celebrava
la
giornata
della
lotta
al
cancro
.
Per
tutti
intendo
le
autorità
a
cui
deleghiamo
la
nostra
vita
,
il
presidente
della
Repubblica
,
il
presidente
del
Consiglio
,
il
ministro
della
Sanità
,
le
autorità
scientifiche
più
qualificate
in
questo
campo
.
Mi
hanno
dato
un
'
informazione
che
non
avevo
e
nessuno
ha
,
per
ignoranza
.
È
colpita
da
questa
malattia
multiforme
,
prima
o
poi
,
una
persona
su
tre
,
cioè
tutti
noi
direttamente
o
indirettamente
(
congiunti
,
figli
e
genitori
,
amici
)
.
All
'
inizio
del
secolo
erano
uno
su
trenta
.
C
'
è
dunque
una
regressione
,
una
pestilenza
,
al
confronto
della
quale
le
epidemie
del
passato
impallidiscono
.
Dedicare
una
giornata
speciale
a
un
fenomeno
di
queste
proporzioni
è
una
cosa
ridicola
,
un
'
aberrazione
.
Ma
io
mi
domando
,
senza
trovare
risposta
,
che
cosa
hanno
nella
mente
e
nel
cuore
le
autorità
che
hanno
celebrato
questa
squallida
giornata
.
Dove
vivono
,
cosa
pensano
,
di
che
pasta
son
fatti
?
Il
prof.
Veronesi
,
che
ho
conosciuto
occasionalmente
per
ragioni
personali
,
sa
tutto
di
questo
universo
di
sofferenza
e
ha
lamentato
che
due
calciatori
valgono
più
di
quanto
lo
Stato
stanzi
contro
il
cancro
.
L
'
obiezione
è
stata
che
no
,
la
spesa
equivale
a
quattro
calciatori
.
Il
ministro
Bindi
ha
detto
che
solo
i
ricchi
possono
curarsi
.
Il
presidente
D
'
Alema
ha
detto
che
provvederà
.
Erano
tutti
contenti
e
preoccupati
di
lanciare
un
messaggio
ottimista
.
La
ricerca
,
finanziata
con
i
salvadanai
nei
bar
,
fa
passi
da
gigante
.
Conosciamo
quasi
tutto
di
questa
malattia
multiforme
,
delle
sue
cause
organiche
,
sociali
e
ambientali
.
Siamo
in
grado
di
prevenirla
,
di
diagnosticarla
,
di
curarla
e
di
guarirla
in
molti
casi
.
Ma
perché
,
almeno
voi
scienziati
,
non
dite
la
verità
?
Perché
non
dite
,
socraticamente
,
che
più
sapete
e
più
sapete
di
non
sapere
?
Si
può
ancora
confondere
un
mesotelioma
mortale
con
un
reumatismo
e
per
farsi
una
tac
bisogna
trasferirsi
dal
Forlanini
al
S
.
Camillo
.
Vi
lamentate
ma
non
gridate
allo
scandalo
,
perché
a
voi
non
capita
.
Tu
D
'
Alema
,
a
cui
auguro
una
vita
personale
e
familiare
felice
,
perché
non
fai
di
questo
paese
che
governi
un
modello
mondiale
nella
lotta
alla
sofferenza
e
nella
tutela
della
vita
?
Non
sei
calciatori
invece
di
quattro
,
ma
trentamila
miliardi
,
oppure
quindici
e
altrettanti
al
sistema
idrico
e
fognario
meridionale
.
Non
posso
impedirmi
di
dire
quello
che
penso
:
guardando
quella
trasmissione
ho
provato
repulsione
.
E
anche
invidia
:
queste
autorità
,
questa
classe
dirigente
è
felice
.
Ho
pensato
a
quanto
è
costata
la
guerra
del
Kosovo
e
che
la
signora
Clinton
non
ha
il
cancro
.
Ma
mi
sbaglio
.
Anche
il
principe
ereditario
della
Fiat
è
morto
giovane
di
questo
male
ma
non
per
questo
la
filosofia
e
la
gerarchia
di
valori
di
questo
mondo
è
cambiata
.
Se
potete
,
mettete
5000
lire
(
2,5
euro
)
invece
di
mille
nei
salvadanai
dei
bar
:
questa
è
la
sinistra
etica
.
StampaPeriodica ,
Con
l
'
inizio
degli
anni
Trenta
,
si
può
registrare
una
svolta
nella
rivista
,
ed
un
nuovo
indirizzo
,
più
deciso
nel
senso
dell
'
impegno
,
assunto
dagli
scrittori
.
Questo
mutamento
di
prospettiva
trova
una
giustificazione
nel
nuovo
corso
che
assumono
gli
eventi
dopo
il
1930
.
Il
regime
fascista
aveva
subito
una
grave
crisi
di
consenso
politico
nella
sua
base
sociale
sia
contadina
sia
piccolo
borghese
,
in
seguito
alle
vicende
della
rivalutazione
della
lira
e
per
le
conseguenze
economiche
del
crollo
della
Borsa
di
Wall
Street
,
verificatosi
nel
1929
.
Com
'
è
ovvio
questa
crisi
politica
si
riflette
nella
letteratura
(
significativi
fenomeni
sono
romanzi
come
Tre
operai
di
Carlo
Bernari
o
Gli
indifferenti
di
Alberto
Moravia
)
.
In
"
Solaria
"
tale
mutamento
è
segnato
da
alcune
pagine
di
Ferrata
(
A
proposito
di
tendenze
)
,
e
di
Vittorini
(
Tendo
al
diario
intimo
)
.
"
Non
dobbiamo
renderci
più
piccini
di
quanto
siamo
-
afferma
Ferrata
-
,
non
dobbiamo
fondare
con
la
nostra
relativa
equanimità
e
intelligenza
,
una
repubblica
di
professori
"
.
Questa
confessione
fatta
nel
'31
,
è
sintomatica
.
Sembra
che
Ferrata
avverta
i
limiti
di
un
'
opposizione
come
quella
operata
da
"
Solaria
"
,
ed
individui
con
una
certa
chiarezza
il
disagio
dato
dall
'
isolamento
che
i
solariani
hanno
dovuto
pagare
come
prezzo
per
conservare
il
principio
di
ragione
,
l
'
obbiettività
di
giudizio
.
Ciò
che
colpisce
,
però
,
è
la
nebulosità
delle
indicazioni
:
se
da
una
parte
è
evidente
la
tensione
volta
a
superare
le
"
lettere
dell
'
alfabeto
"
,
dall
'
altra
è
altrettanto
evidente
come
resti
astratto
e
generico
l
'
invito
ad
occuparsi
dei
"
dati
più
precisi
e
salutari
dell
'
esperienza
"
.
Anzi
,
a
ben
guardare
,
sembra
che
si
voglia
dare
,
sì
un
'
indicazione
nuova
,
ma
sempre
all
'
interno
di
un
agire
letterario
o
comunque
estetico
.
Lo
scritto
di
Vittorini
,
d
'
altra
parte
,
rende
più
esplicita
la
connotazione
del
discorso
,
in
quanto
prende
decisamente
di
mira
la
prosa
d
'
arte
e
il
frammento
.
Si
avverte
in
queste
pagine
la
consapevolezza
che
la
conservazione
della
dignità
morale
non
può
e
non
deve
identificarsi
con
la
fuga
nella
solitudine
,
anche
se
emerge
una
visione
del
mondo
ancora
posta
in
termini
esclusivamente
letterari
,
ove
"
l
'
obbiettività
del
giudizio
"
Si
confonde
con
il
"
rigore
dello
stile
"
.
Con
un
po
'
di
buona
volontà
è
facile
leticare
con
tutti
ma
il
difficile
è
averla
,
la
buona
volontà
;
o
almeno
crearsela
bene
,
con
un
'
apparenza
seria
,
o
quel
dono
,
quella
freschezza
divertente
che
si
giustifica
da
sé
.
Non
basta
la
faccia
feroce
.
I
bravi
periodici
"
battaglieri
"
che
vogliono
bastonar
tutti
in
nome
di
qualcuno
(
quasi
ogni
mese
ce
ne
porta
uno
nuovo
,
stile
Papini
,
stile
Bodoni
,
stile
Carducci
,
stile
misto
:
c
'
è
in
giro
tanta
abbondanza
di
modellini
bell
'
e
fatti
che
l
'
autorità
polemica
è
divenuta
un
gioco
da
bambini
-
compreso
il
sorriso
di
chi
guarda
)
per
vincere
l
'
aria
morta
d
'
oggi
,
avrebbero
bisogno
d
'
una
forza
incrollabile
;
e
sono
invece
così
gracili
!
Pungono
come
le
mosche
d
'
inverno
.
L
'
ornino
bolognese
che
è
il
solo
in
questo
genere
a
interessare
,
ha
in
fondo
anche
lui
più
disposizione
che
voglia
;
fa
un
po
'
la
figura
del
maniaco
,
del
collezionista
di
punture
,
perché
gli
manca
il
vero
slancio
da
lontano
.
È
naturale
che
in
codeste
condizioni
si
trovino
appoggi
e
conforti
alla
propria
prudenza
;
più
il
tempo
passa
e
più
ci
sente
tranquilli
con
un
certo
orgoglio
,
per
quanto
dispiacere
ci
possa
dare
l
'
andar
per
la
carta
stampata
con
un
viso
da
vecchi
.
Nasce
,
l
'
orgoglio
,
dal
senso
che
le
polemiche
d
'
insieme
oggi
possibili
sarebbero
sbagliate
;
dalla
coscienza
d
'
un
intreccio
di
simpatie
,
d
'
antipatie
così
irregolare
,
relativamente
alle
"
idee
"
da
assumere
o
da
assalire
,
che
giunti
al
momento
della
battaglia
troveremmo
fra
le
nostre
file
troppi
soldati
da
fucilare
,
e
invece
troppi
nemici
da
abbracciare
.
Nessuno
di
noi
si
sente
di
camminare
in
truppa
e
neanche
di
guidare
un
esercito
,
perché
sarebbe
impossibile
stordirsene
o
trovarci
abbastanza
gusto
.
Il
secolo
è
oscuro
,
pesante
,
fatto
di
lenti
germi
,
sotto
ai
modi
sportivi
e
allegri
delle
persone
di
spirito
;
e
dunque
"
lasciateci
divertire
"
nella
nostra
vita
privata
ma
metter
dello
spazio
,
una
certa
seria
lentezza
nelle
cose
intellettuali
aspettare
altro
tempo
per
cavar
fuori
,
se
ne
avremo
,
i
nostri
fuochi
d
'
artifizio
.
Ma
è
un
desiderio
d
'
ordine
e
di
calma
che
non
sentiamo
tutti
allo
stesso
modo
.
In
qualcuno
sembra
una
forma
di
stanchezza
definitiva
,
di
superiore
disgusto
per
le
"
tendenze
"
,
una
volontà
di
annullare
nella
cosidetta
Arte
e
nella
cosidetta
Critica
,
in
maniera
rettilinea
e
assoluta
,
gli
impulsi
che
tendono
a
guidarle
.
È
il
modo
più
spiccio
e
più
roseo
,
per
una
generazione
scarsamente
avventurosa
,
di
precisare
il
proprio
contegno
:
"
le
ragioni
della
poesia
"
....
Non
si
tratta
per
costoro
che
di
insistere
su
una
definizione
filosofica
dell
'
arte
,
ampia
e
generica
,
che
cerchi
di
contenerla
tutta
quanta
;
e
di
sforzarsi
a
fare
un
pochettino
di
quest
'
arte
,
"
che
è
intuizione
"
,
a
trovare
negli
altri
e
segnare
col
lapis
ancora
un
pochettino
di
quest
'
arte
,
"
che
è
intuizione
"
.
Ne
nascerà
a
poco
a
poco
una
gara
a
chi
si
dimostri
più
quieto
,
contrapposta
a
quell
'
altra
assai
più
balorda
,
a
chi
si
dimostri
più
eccitato
?
Premio
Pecora
e
Premio
Giaguaro
?
"
A
che
han
mai
servito
le
tendenze
se
non
a
suscitare
,
nei
casi
migliori
,
delle
opere
d
'
arte
?
"
,
leggevo
poco
fa
nella
"
Galleria
"
del
"
Convegno
"
(
107
)
,
anonima
ma
presumibilmente
curata
da
alcuni
giovani
d
'
ingegno
.
È
un
modo
di
pensare
del
tutto
falso
.
Ha
un
ristretto
valore
polemico
;
nei
confronti
delle
teorie
degli
agitati
e
,
se
vogliamo
,
di
quel
secolo
d
'
agitati
(
di
mistici
,
direbbe
Consiglio
)
che
è
stato
in
buona
parte
l
'
Ottocento
.
Regnava
allora
in
molti
una
fiducia
,
che
a
noi
sembra
stupefacente
,
di
poter
rinnovare
la
materia
umana
;
n
'
erano
echi
certe
furiose
guerre
,
le
maledizioni
in
blocco
,
i
tentativi
di
non
ammettere
arte
se
non
in
coerenza
con
un
'
idea
ardita
;
mentre
dal
lato
opposto
i
"
passatisti
"
e
"
bempensanti
"
s
'
aggrappavano
alla
loro
moralettina
con
un
'
energia
che
ci
appare
anch
'
essa
tendenziosa
.
Questi
contraddittori
eccessi
li
guardiamo
ormai
dal
di
fuori
.
Ne
cerchiamo
anzitutto
il
tono
.
Non
ci
sentiamo
di
sposar
tendenze
a
quel
modo
.
Ma
c
'
erano
,
ci
son
solo
queste
?
E
inversamente
,
c
'
è
gusto
senza
tendenze
?
È
un
'
illusione
dannosa
,
credere
che
si
possa
fondare
un
costume
,
morale
o
estetico
,
su
un
'
obiettività
di
giudizio
.
Anche
nel
gusto
,
si
urta
sempre
contro
un
imponderabile
:
l
'
importanza
da
dare
a
un
'
espressione
.
Non
l
'
imponderabile
di
cui
parlano
i
crociani
-
e
che
il
critico
estasiato
deve
risolver
nella
parola
"
bello
"
.
Un
altro
che
riguarda
vedi
bisticcio
,
il
peso
relativo
dell
'
ammirazione
;
il
senso
,
il
sapore
ultimo
di
essa
,
così
come
si
colora
nello
spirito
che
la
produce
.
Com
'
è
possibile
,
fra
Lautréamont
e
Flaubert
,
essere
dei
"
critici
"
?
Ci
vuol
altro
!
Almeno
questo
:
insistere
,
se
lo
si
ami
,
sul
desiderio
d
'
obbiettività
fra
due
spinte
così
differenti
;
insistere
fino
a
renderne
sensibile
la
mostruosità
,
il
paradosso
-
la
tendenza
.
Non
so
se
son
chiaro
.
Intendo
dire
che
non
dobbiamo
renderci
più
piccini
di
quel
che
siamo
;
non
dobbiamo
fondare
con
la
nostra
relativa
equanimità
e
intelligenza
,
una
repubblica
di
professori
.
La
equanimità
è
una
posizione
transitoria
,
un
trampolino
,
mai
una
mèta
.
Il
torto
di
alcuni
di
noi
,
mi
sembra
,
che
pur
parlano
volentieri
di
lirica
,
è
di
non
amare
abbastanza
l
'
impeto
lirico
,
sentimentale
,
fazioso
,
ingiusto
da
cui
s
'
origina
,
anche
in
estetica
,
ogni
passione
relativa
di
giustizia
.
Quando
gli
anni
hanno
sfiduciato
o
distrutto
qualcuno
dei
nostri
principi
più
cari
,
e
ci
han
dimostrato
la
vita
più
complessa
di
quanto
ci
appariva
dandoci
affetti
ed
odi
che
non
avremmo
ritenuti
possibili
,
è
allora
che
si
insinua
volentieri
...
il
démone
della
obbiettività
.
Passati
da
"
a
"
in
"
b
"
,
da
"
b
"
in
"
c
"
,
vien
fatto
d
'
attaccarsi
a
tutte
le
lettere
dell
'
alfabeto
.
E
si
rinunzia
ai
dati
più
precisi
e
salutari
dell
'
esperienza
.
Anche
in
terreno
d
'
estetica
avviene
la
stessa
cosa
.
Che
si
perde
il
senso
vivo
,
costruttore
,
dei
propri
passaggi
.
Si
fa
coincidere
l
'
"
amore
dell
'
arte
"
con
una
posizione
cattedratica
che
sparge
il
gelo
intorno
a
sé
.
E
se
si
dicesse
che
l
'
arte
in
sé
non
è
amabile
affatto
?
È
una
sentenza
facile
,
ma
che
andrebbe
ripetuta
spesso
.
Notando
con
più
forza
,
o
ricercando
con
più
astuzia
le
eredità
isolate
che
partecipano
di
quel
che
siamo
,
di
quel
che
non
siamo
;
creando
nelle
nostre
abitudini
un
sempre
maggior
orgoglio
,
e
uno
sforzo
educato
,
lento
,
ma
cocciuto
verso
quanto
istintivamente
ci
sta
più
a
cuore
.
Per
fortuna
,
questo
modo
d
'
agire
,
scopertamente
o
no
,
è
già
naturale
ad
alcuni
.
Ma
per
farci
respirare
bene
dovrebbe
uscire
dai
monologhi
.
C
'
è
bisogno
che
le
nostre
tendenze
circolino
meglio
;
senza
far
sfoggio
di
coltelli
,
è
allora
che
scalderemo
chi
ci
sta
intorno
.
StampaQuotidiana ,
Mosca
,
12
aprile
-
Non
vi
è
persona
a
Mosca
,
la
quale
non
sia
convinta
che
il
12
aprile
1961
resterà
nella
storia
futura
più
memorabile
del
12
ottobre
1492
,
data
della
scoperta
dell
'
America
.
Se
da
quel
giorno
il
mondo
non
fu
più
una
superficie
piatta
,
ma
un
globo
navigabile
,
da
oggi
il
confine
dell
'
umanità
non
è
più
lo
strato
denso
dell
'
atmosfera
terrestre
.
I
megafoni
di
questa
capitale
ripetono
da
stamane
che
il
viaggio
di
un
uomo
in
orbita
intorno
alla
Terra
,
ottenuto
finalmente
dalla
scienza
sovietica
,
inaugura
un
'
avventura
verso
l
'
ignoto
,
nei
confronti
della
quale
impallidiscono
le
rivoluzioni
geografiche
,
spirituali
,
economiche
di
ogni
epoca
precedente
.
Se
è
così
,
la
cronaca
di
questa
giornata
dev
'
essere
narrata
con
scrupolo
minuzioso
,
dall
'
alba
al
tramonto
.
A
Mosca
,
la
notte
scorsa
,
non
si
dormì
.
Sapevamo
che
il
lancio
dell
'
uomo
era
questione
di
ore
o
era
già
avvenuto
.
Aspettammo
fino
al
mattino
,
quando
gli
operai
spalavano
le
strade
da
venti
centimetri
di
neve
e
Radio
Mosca
riprese
le
sue
trasmissioni
.
Il
primo
annuncio
atteso
da
milioni
di
cittadini
fu
dato
poco
prima
delle
10
,
ora
locale
(
le
8
italiane
)
.
Attenzione
,
parla
Mosca
,
parla
Mosca
.
Sono
in
onda
tutte
le
stazioni
radio
dell
'
Unione
Sovietica
.
Trasmetteremo
fra
qualche
minuto
un
comunicato
sul
primo
volo
dell
'
uomo
nello
spazio
cosmico
.
Tre
volte
furono
ripetute
queste
parole
da
una
voce
solenne
,
diffusa
da
tutti
i
megafoni
del
centro
di
Mosca
.
In
piazza
Sverdlov
la
folla
si
arrestò
di
colpo
,
levando
lo
sguardo
verso
gli
altoparlanti
.
Seguirono
alcune
note
dell
'
inno
Scirokà
Stranà
Moià
Rodnàja
(
È
grande
il
mio
paese
natale
)
.
In
ogni
strada
,
il
fluire
delle
più
grandi
moltitudini
del
mondo
cessò
,
le
vetture
furono
bloccate
agli
incroci
;
la
città
trattenne
il
respiro
.
Alle
10.02
la
radio
annuncia
:
Il
12
aprile
1961
nell
'
Unione
Sovietica
è
stata
lanciata
in
orbita
intorno
alla
Terra
la
prima
nave
spaziale
del
mondo
,
denominata
Vostok
(
«
Oriente
»
)
con
un
uomo
a
bordo
.
Il
primo
navigatore
spaziale
è
un
cittadino
dell
'
Unione
Sovietica
,
il
maggiore
pilota
Juri
Alexievic
Gagarin
.
La
partenza
del
missile
cosmico
a
più
stadi
è
avvenuta
normalmente
e
dopo
il
raggiungimento
della
prima
velocità
cosmica
e
la
separazione
dell
'
ultimo
stadio
del
missile
vettore
,
la
nave
Vostok
ha
cominciato
il
suo
volo
libero
su
un
'
orbita
intorno
alla
Terra
.
Secondo
i
dati
preliminari
,
il
periodo
di
rivoluzione
della
nave
spaziale
intorno
alla
Terra
è
di
89'1
"
.
La
distanza
minima
dalla
Terra
(
perigeo
)
è
di
175
chilometri
e
quella
massima
(
apogeo
)
è
di
302
chilometri
.
L
'
angolo
di
inclinazione
del
piano
orbitale
sull
'
Equatore
è
di
65
gradi
e
4
minuti
.
Il
peso
della
nave
spaziale
con
il
pilota
è
di
4.725
chili
escluso
il
peso
dello
stadio
finale
del
razzo
vettore
.
A
questo
punto
la
folla
già
stordita
dalla
grandezza
dell
'
avvenimento
fu
scossa
dall
'
ultima
sorpresa
,
sapientemente
studiata
dai
grandi
registi
dell
'
avvenimento
:
il
viaggio
spaziale
era
ancora
in
corso
.
Il
cosmonauta
compagno
Gagarin
-
disse
lo
speaker
-
ha
già
trasmesso
a
terra
due
messaggi
radio
.
In
questo
momento
sta
bene
.
11
volo
del
compagno
Gagarin
in
orbita
continua
.
Il
comunicato
fu
letto
numerose
volte
dalla
voce
più
popolare
dell
'
Unione
Sovietica
,
quella
dello
speaker
Levito
,
lo
stesso
che
annunciò
già
la
vittoria
di
Stalingrado
e
la
presa
di
Berlino
(
Hitler
voleva
fucilarlo
)
.
Alle
10.30
Radio
Mosca
trasmetteva
un
nuovo
annuncio
:
Attenzione
,
compagni
,
attenzione
.
Alle
9.22
il
pilota
cosmonauta
ha
trasmesso
da
un
punto
dello
spazio
perpendicolare
all
'
America
del
Sud
il
seguente
messaggio
:
«
Il
volo
procede
normalmente
.
Mi
sento
bene
»
.
Alle
10.59
ancora
un
comunicato
:
Sorvolando
l
'
Africa
,
il
compagno
Gagarin
ha
trasmesso
:
«
Il
volo
procede
normalmente
.
Lo
stato
di
imponderabilità
(
assenza
di
peso
)
è
sopportabile
»
.
Alle
11.15
veniva
comunicato
che
dopo
un
giro
del
globo
la
nave
cosmica
,
comandata
dal
dispositivo
frenante
,
aveva
iniziato
da
circa
un
'
ora
la
discesa
dall
'
orbita
per
atterrare
nella
zona
prestabilita
.
La
folla
fu
presa
dall
'
emozione
.
Eravamo
dinanzi
al
museo
di
Lenin
.
Una
donna
anziana
piangeva
dicendo
:
«
Biedni
molodoi
celoviek
!
»
(
«
Povero
giovane
!
»
)
.
La
moltitudine
fu
percorsa
da
un
brivido
.
Un
ufficiale
rispose
a
voce
alta
:
«
Celoviek
,
celoviek
,
che
significa
celoviek
?
»
(
«
Che
significa
uomo
?
Vuol
dire
:
di
fronte
ai
secoli
!
»
)
.
Anche
la
vicina
Piazza
Rossa
,
cuore
di
Mosca
,
si
andava
stipando
di
folla
.
Un
solenne
mormorio
giungeva
da
ogni
lato
.
Alti
clamori
si
levavano
già
dinanzi
alla
Torre
Spasskaia
.
I
microfoni
della
Piazza
Rossa
diffusero
un
inno
nuovo
,
sconosciuto
,
cantato
in
coro
:
«
Slava
piervomu
kosmonavtu
!
»
(
«
Gloria
al
primo
cosmonauta
!
»
)
.
Distinguemmo
solo
queste
parole
,
perché
dalla
folla
si
levò
un
tonante
urrà
.
La
radio
annunciò
:
Alle
10.55
la
nave
spaziale
sovietica
Oriente
ha
compiuto
un
felice
atterraggio
nella
zona
prestabilita
dell
'
Unione
Sovietica
.
Il
pilota
cosmonauta
Gagarin
ha
dichiarato
:
«
Prego
di
riferire
al
partito
,
al
governo
e
personalmente
al
compagno
Kruscev
che
l
'
atterraggio
è
avvenuto
normalmente
.
Mi
sento
bene
:
non
ho
subìto
traumi
né
contusioni
.
Il
successo
del
volo
umano
nello
spazio
dischiude
prospettive
grandiose
per
la
conquista
del
cosmo
»
.
Erano
le
12.28
.
Pochi
minuti
dopo
,
l
'
intero
centro
della
città
era
in
tumulto
.
Fiumane
immense
di
cittadini
scendevano
dai
boulevards
e
dalla
via
Gorki
,
dal
ponte
di
pietra
del
Cremlino
e
dalla
Volkonka
.
Piazza
della
Rivoluzione
,
piazza
del
Maneggio
,
piazza
Sverdlov
e
la
Piazza
Rossa
erano
un
mare
di
pastrani
scuri
sotto
la
neve
,
intersecato
dalle
colonne
degli
studenti
che
premevano
gridando
a
ritmo
:
«
Slava
!
Hurrà
!
»
cantando
,
agitando
chitarre
,
bandure
ucraine
,
fisarmoniche
e
grandi
cartelli
.
I
cartelli
dipinti
a
mano
erano
centinaia
,
sovrastati
da
un
lungo
striscione
di
stoffa
sul
quale
leggemmo
:
«
Colombo
,
De
Gama
,
Vespucci
,
Caboto
,
Magellano
,
Gagarin
!
»
.
Erano
gli
studenti
dell
'
antica
facoltà
umanistica
,
che
ha
sede
ancora
in
piazza
del
Maneggio
.
Nei
cartelli
si
leggeva
:
«
Tutti
nel
cosmo
!
»
;
«
Mosca
-
cosmo
-
Mosca
»
;
«
È
l
'
era
del
miracolo
!
»
.
Uno
stormo
di
elicotteri
discese
fino
all
'
altezza
delle
mura
del
Cremlino
e
rovesciò
centinaia
di
migliaia
di
volantini
.
Ci
rifugiammo
sulla
via
Neglinnaia
e
prendemmo
un
tassì
,
chiedendo
all
'
autista
di
percorrere
velocemente
l
'
anello
circolare
della
città
,
la
gigantesca
via
Sadovaja
ancora
libera
.
Al
Planetario
,
i
megafoni
ripetevano
all
'
infinito
il
comunicato
delle
12.28
.
La
folla
si
accalcava
intorno
agli
schermi
televisivi
.
Si
fece
innanzi
un
giovane
zoppo
,
dalla
barba
lunga
,
che
gridò
qualche
cosa
al
direttore
dell
'
Istituto
,
il
quale
rispose
:
«
Rivolgetevi
all
'
Accademia
delle
Scienze
!
»
.
Avvicinammo
il
giovane
,
dall
'
aspetto
febbricitante
:
chiedeva
di
compiere
il
prossimo
volo
spaziale
,
agitando
il
suo
bastone
e
tremando
come
fosse
in
preda
a
un
attacco
di
quartana
.
Si
chiamava
Vitali
Vassilievic
Koronkevic
,
un
pittore
.
Sugli
schermi
televisivi
apparve
la
fotografia
di
Gagarin
:
giovanissimo
,
alto
,
magro
,
simpatico
,
dagli
occhi
scuri
,
il
capo
protetto
dal
casco
spaziale
,
ci
guardava
fisso
come
un
ritratto
già
celebre
.
Lo
speaker
precisò
che
Gagarin
ha
compiuto
i
27
anni
da
un
mese
appena
,
essendo
nato
il
9
marzo
1934
,
in
provincia
di
Smolensk
,
mandamento
di
Jatsk
,
da
famiglia
contadina
.
È
sposato
con
una
infermiera
diplomata
di
26
anni
,
di
nome
Valentina
,
dalla
quale
ha
avuto
due
figlie
:
Elena
di
due
anni
e
Galina
di
un
mese
.
Non
sappiamo
se
Valentina
fosse
stata
informata
del
suo
viaggio
oltre
l
'
atmosfera
e
dove
abbia
atteso
il
suo
ritorno
.
L
'
indirizzo
della
famiglia
è
per
ora
ignoto
.
Il
padre
di
Gagarin
ha
59
anni
ed
è
oggi
falegname
;
la
madre
,
casalinga
,
ha
58
anni
.
La
biografia
del
giovane
maggiore
pilota
riassume
la
vita
dell
'
ultima
generazione
russa
.
Juri
aveva
sette
anni
quando
il
suo
villaggio
fu
distrutto
dalla
guerra
.
Dové
interrompere
gli
studi
elementari
,
fu
sfollato
seguendo
le
colonne
dei
profughi
e
riprese
a
frequentare
la
scuola
solo
dopo
l
'
armistizio
.
Fu
avviato
alla
istruzione
professionale
e
nel
'51
aveva
già
ottenuto
il
titolo
di
operaio
specializzato
(
modellatore
di
fonderia
)
.
Gli
fu
consentito
a
questo
punto
di
proseguire
gli
studi
e
nel
'55
ottenne
a
pieni
voti
al
Teknikum
di
Saratov
sul
Volga
il
diploma
di
perito
industriale
,
frequentando
in
pari
tempo
il
club
aeronautico
della
città
.
Lavorò
duramente
,
superando
anche
l
'
esame
del
carattere
,
la
prova
«
vliudiak
»
(
fra
la
gente
,
come
dicono
i
russi
)
e
riuscì
ad
essere
ammesso
alla
Scuola
aeronautica
di
Orenburg
,
che
lo
laureò
tecnico
di
primo
rango
.
Nel
'57
divenne
maggiore
delle
forze
aeree
sovietiche
.
Fu
ad
Orenburg
che
conobbe
Valentina
,
allieva
laggiù
di
una
scuola
per
infermiere
.
Non
è
una
biografia
eccezionale
,
poiché
il
mondo
di
oggi
è
fatto
pressoché
interamente
dagli
uomini
che
hanno
cominciato
a
piedi
nudi
,
nell
'
Unione
Sovietica
come
in
ogni
altro
paese
.
Il
caso
eccezionale
toccato
a
Juri
Gagarin
è
dovuto
alla
circostanza
che
egli
possedeva
insieme
i
requisiti
fisici
e
le
qualità
tecniche
richieste
per
l
'
esperimento
dell
'
Accademia
delle
Scienze
.
Fu
prescelto
fra
centinaia
di
candidati
dopo
una
lunga
preparazione
e
da
oggi
Gagarin
è
conosciuto
nel
mondo
intero
come
il
nuovo
Cristoforo
Colombo
che
ha
violato
i
confini
del
mondo
.
La
sua
caravella
si
chiama
Oriente
,
il
suo
armatore
non
è
Isabella
di
Castiglia
,
ma
l
'
Accademia
delle
Scienze
dell
'
URSS
in
gara
con
la
vecchia
America
per
la
scoperta
del
mondo
spaziale
.
«
Caro
Juri
Alexievic
»
gli
ha
scritto
Kruscev
«
è
con
grande
gioia
che
mi
congratulo
con
voi
per
il
vostro
gesto
,
che
resterà
memorabile
nei
secoli
e
aprirà
una
nuova
era
nella
storia
dell
'
umanità
.
Il
volo
da
voi
compiuto
ha
consentito
gioia
e
orgoglio
ai
cittadini
sovietici
.
Vi
abbraccio
.
Arrivederci
presto
a
Mosca
.
»
Il
Comitato
centrale
del
partito
,
il
Praesidium
e
il
governo
dell
'
URSS
hanno
rivolto
all
'
«
umanità
progressiva
»
un
appello
che
solennizza
«
questo
momento
di
emozione
per
il
trionfo
della
scienza
»
e
invita
il
mondo
«
alla
coesistenza
pacifica
»
.
La
propaganda
,
forza
preponderante
del
mondo
contemporaneo
,
ha
preso
d
'
assalto
i
suoi
obiettivi
immediati
.
Ogni
comunicato
ripete
che
Gagarin
è
un
comunista
,
iscritto
al
partito
dal
1960
(
quando
era
già
stato
prescelto
,
dobbiamo
credere
,
fra
i
candidati
al
volo
spaziale
)
.
Il
cosmonauta
ventisettenne
ha
sopportato
felicemente
non
solo
i
«
grandi
sovraccarichi
»
del
periodo
di
massima
accelerazione
dell
'
astronave
,
durante
la
corsa
vertiginosa
in
contrasto
con
l
'
attrazione
terrestre
,
quando
l
'
organismo
vivente
è
schiacciato
da
una
gravità
che
sferza
il
sistema
circolatorio
,
la
respirazione
,
il
sistema
nervoso
,
Ha
superato
anche
le
condizioni
di
«
gravità
zero
»
(
l
'
assoluta
assenza
di
peso
)
durante
il
periodo
del
volo
libero
in
orbita
.
La
cabina
dell
'
astronauta
era
attrezzata
in
modo
da
ripetere
le
condizioni
normali
della
vita
terrestre
(
pressione
atmosferica
,
temperatura
,
umidità
)
e
protetta
dai
raggi
cosmici
.
Dopo
l
'
atterraggio
,
Gagarin
è
andato
a
piedi
incontro
ai
personaggi
che
lo
aspettavano
.
Poi
un
elicottero
lo
ha
trasportato
in
un
centro
abitato
,
dove
gli
ha
telefonato
Kruscev
.
Gagarin
veste
il
casco
e
una
tuta
celeste
.
Ha
raccontato
che
il
cielo
dello
spazio
al
di
là
dell
'
atmosfera
è
«
enormemente
buio
»
,
mentre
la
Terra
è
di
un
azzurro
chiaro
.
Nella
sua
conversazione
telefonica
con
Gagarin
,
Kruscev
gli
ha
chiesto
notizie
del
volo
.
Gagarin
ha
risposto
:
«
Ho
visto
perfettamente
la
Terra
:
mari
,
montagne
,
fiumi
,
grandi
città
»
.
Kruscev
gli
ha
detto
:
«
Sono
lieto
di
sentire
la
tua
voce
.
Sento
che
stai
bene
.
A
Mosca
festeggeremo
insieme
l
'
avvenimento
»
.
Il
primo
ministro
ha
domandato
quindi
al
pilota
notizie
sulla
sua
famiglia
.
«
Porgi
i
miei
auguri
»
ha
aggiunto
«
a
tua
moglie
e
alle
bambine
.
»
Un
corrispondente
delle
«
Izvestia
»
è
stato
ammesso
alla
base
atterraggio
della
nave
spaziale
.
Una
vasta
radura
,
sotto
il
sole
primaverile
nella
calda
regione
,
e
un
capannone
.
Il
direttore
della
base
,
Konstantin
Terentievich
,
aveva
seguito
ininterrottamente
il
volo
di
Gagarin
.
Dopo
un
'
ora
e
mezzo
,
all
'
annuncio
che
il
periplo
della
Terra
era
stato
compiuto
,
aveva
commentato
:
«
Magellano
impiegò
più
di
tre
anni
nella
circumnavigazione
terrestre
e
in
quest
'
ora
e
mezzo
Gagarin
ha
superato
esperienze
che
risponderanno
a
centinaia
di
domande
della
scienza
»
.
La
velocità
della
nave
spaziale
era
di
circa
otto
chilometri
al
secondo
.
L
'
annuncio
all
'
atterraggio
giunse
al
capannone
con
uno
squillo
del
telefono
.
Una
voce
disse
:
«
Gagarin
è
con
noi
»
.
Senza
aspettare
il
medico
,
Vitali
Valovich
,
che
secondo
il
programma
doveva
rilevarlo
,
Gagarin
era
uscito
dalla
cabina
e
si
avviava
a
passi
spediti
verso
il
capannone
.
È
pressoché
certo
che
conosceremo
personalmente
Gagarin
fra
qualche
giorno
,
quando
il
pilota
parteciperà
ad
una
conferenza
-
stampa
presso
l
'
Accademia
delle
Scienze
.
Alle
7
di
stasera
ne
abbiamo
già
ascoltata
la
viva
voce
ritrasmessa
per
radio
nella
registrazione
magnetica
dell
'
ultimo
suo
messaggio
durante
il
ritorno
a
terra
.
Una
voce
chiara
,
forte
,
interrotta
solo
da
fragori
intermittenti
,
che
diceva
in
lingua
russa
:
«
Stiamo
discendendo
.
Visibilità
discreta
attraverso
le
nuvole
...
Ogni
dispositivo
funziona
regolarmente
...
Sto
bene
...
Anche
l
'
umore
è
buono
...
Sto
bene
...
Non
vi
sento
chiaramente
...
Sto
bene
...
»
.
Dopo
il
ritorno
,
il
pilota
è
stato
sottoposto
ad
una
lunga
serie
di
analisi
fisiologiche
e
biologiche
,
che
dureranno
a
lungo
.
Stasera
la
televisione
ha
presentato
l
'
intero
album
fotografico
della
famiglia
Gagarin
.
La
moglie
,
bruna
,
graziosa
,
dal
piglio
risoluto
che
distingue
le
donne
russe
,
e
la
figlioletta
maggiore
,
sorridente
e
vispa
,
intorno
al
tavolo
da
pranzo
,
mentre
Juri
,
più
discosto
,
legge
il
giornale
.
Il
pilota
fra
gli
amici
,
le
vecchie
immagini
della
sua
infanzia
,
le
fotografie
formato
tessera
.
La
sua
fisionomia
in
primo
piano
,
che
ricorda
Massimo
Gorki
giovane
,
dagli
zigomi
sporgenti
e
le
sopracciglia
arcuate
,
ripetendo
il
cliché
inconfondibile
del
tipo
umano
russo
nipote
dello
storico
mugik
e
affinato
dall
'
istruzione
.
StampaQuotidiana ,
Bettino
Craxi
dimostrerebbe
di
credere
alla
propria
innocenza
e
di
avere
stile
personale
e
politico
se
rifiutasse
,
senza
oscillazioni
,
di
tornare
in
Italia
per
favoritismo
e
sotterfugio
,
e
si
facesse
operare
in
terra
di
Francia
,
tradizionalmente
ospitale
verso
gli
esuli
o
i
latitanti
.
La
malattia
non
dovrebbe
impedirgli
questo
comportamento
,
anzi
dovrebbe
suggerirglielo
,
perché
qui
da
noi
non
sarà
un
malato
da
rispettare
al
di
là
dei
reati
che
ha
commesso
e
del
potere
di
cui
ha
abusato
,
ma
un
uomo
strumentalizzato
da
amici
e
avversari
,
un
oggetto
(
o
un
soggetto
)
di
speculazione
politica
.
Possiamo
permetterci
(
magari
ingenuamente
)
di
dare
all
'
ex
leader
socialista
questo
consiglio
,
perché
,
pur
se
siamo
stati
e
restiamo
assolutamente
anticraxiani
,
in
qualche
occasione
gli
abbiamo
dato
più
credito
di
quanto
meritasse
.
Specialmente
agli
inizi
della
sua
carriera
,
quando
non
era
nessuno
ma
sembrava
potesse
contribuire
a
rompere
il
monopolio
democristiano
del
potere
.
Ma
non
era
un
garibaldino
e
neanche
un
Ghino
di
Tacco
,
cosicché
il
suo
anticomunismo
viscerale
,
il
suo
rodomontismo
(
i
fischi
a
Berlinguer
,
la
volpe
andreottiana
in
pellicceria
)
,
le
sue
inclinazioni
plebiscitarie
e
presidenzialiste
,
ne
hanno
fatto
una
stampella
del
potere
democristiano
e
il
pioniere
di
una
seconda
Repubblica
che
aggiunge
nuovi
mali
ai
vecchi
.
Si
ha
la
fastidiosa
impressione
che
i
suoi
amici
o
epigoni
nella
maggioranza
e
fuori
,
e
i
suoi
ex
avversari
o
neodiscepoli
al
governo
non
attendano
Bettino
Craxi
ma
le
sue
spoglie
:
c
'
è
del
cinismo
in
questo
paese
,
soprattutto
nelle
alte
sfere
.
Commissione
di
inchiesta
o
no
,
questo
balletto
avverrà
attorno
a
un
letto
d
'
ospedale
.
Dopo
l
'
assoluzione
e
la
riabilitazione
di
Andreotti
,
dopo
la
messa
in
mora
dei
processi
,
dopo
l
'
archivio
anglo
-
russo
,
dopo
molte
altre
cose
,
l
'
indulgenza
compassionevole
per
l
'
ex
leader
socialista
si
iscrive
in
una
meticolosa
restaurazione
del
vecchio
regime
,
anzi
in
una
saldatura
del
vecchio
col
nuovo
:
oggi
il
regime
ulivista
,
domani
quello
berlusconiano
.
Se
fosse
un
atto
di
clemenza
,
potrebbe
piacerci
.
Ma
le
carceri
italiane
(
come
ogni
carcere
)
sono
ricolme
di
sofferenza
e
malattia
,
e
la
clemenza
non
le
ha
mai
frequentate
,
non
si
è
mai
seduta
alla
tavola
degli
uomini
comuni
che
le
abitano
.
I
muri
delle
città
italiane
sono
tappezzati
di
manifesti
che
proclamano
la
tolleranza
zero
e
invocano
per
i
piccoli
scippatori
pene
certe
e
severe
.
Non
lo
ricordo
per
provocazione
o
demagogia
,
ma
perché
una
volta
la
giustizia
era
raffigurata
con
la
bilancia
,
e
perché
la
bilancia
truccata
in
favore
del
potere
e
dei
potenti
è
per
ogni
onesto
cittadino
un
'
istigazione
a
delinquere
.
StampaPeriodica ,
Chi
oserà
mai
portare
in
Italia
un
genere
letterario
che
servirebbe
a
dirozzarci
?
Inguaribili
autori
di
pezzettini
i
letterati
della
nuova
Italia
,
ad
ogni
tratto
di
secolo
nuovo
,
sognano
le
iscrizioni
sul
marmo
,
come
i
versi
di
Carducci
,
giammai
una
pagina
sottomessa
al
giorno
che
fugge
.
Chi
scrive
lettere
abbrevia
oggi
le
parole
e
ha
sempre
paura
di
sciuparsi
.
Un
giornale
intimo
o
uno
zibaldone
farebbe
quasi
orrore
;
per
timore
che
dagli
scrigni
mentali
tesori
segreti
dovessero
schizzar
frantumati
sotto
un
pennino
così
vile
.
Pensiamo
continuamente
all
'
articolo
,
al
saggio
,
al
racconto
,
all
'
opera
concreta
-
e
non
ci
si
accorge
che
da
uno
sforzo
quotidiano
usciremmo
leggeri
come
farfalle
,
pronti
a
volare
dietro
un
fiore
o
una
nuvola
,
anche
per
mare
.
Forse
scrivendo
sui
foglietti
del
calendario
,
scrivendo
quasi
di
nulla
,
faremmo
un
piacere
anche
alle
terze
pagine
che
ci
ospitano
e
di
cui
purtroppo
viviamo
,
o
dovremmo
.
Ma
noi
duri
!
C
'
est
le
vice
bourgeois
....
In
Italia
non
legge
nessuno
,
e
si
ha
tuttavia
la
pretesa
di
credere
che
un
diario
lo
tengano
tutti
;
letteratura
che
si
lasciano
dietro
,
rossore
di
rimpianti
,
di
debolezze
,
di
nostalgie
,
le
donne
andate
a
marito
e
i
giovani
eroi
dello
sport
.
Ma
no
,
amici
,
non
si
legge
e
non
si
scrive
.
Se
non
vi
pensiamo
anche
noi
letterati
,
che
ci
leggiamo
l
'
un
l
'
altro
,
un
giorno
il
diario
non
avrà
più
posto
nella
storia
dei
generi
.
Peggio
per
chi
?
Intanto
peggio
per
tutti
noi
,
che
corriamo
il
rischio
di
non
diventare
un
Barbellion
e
nemmeno
un
Amiel
o
un
De
Guérin
.
Altro
che
romanzieri
!
Certo
non
basta
un
'
agenda
,
regalata
ad
uso
reclame
dalla
Compagnia
delle
Assicurazioni
,
per
fare
un
Barbellion
.
Occorrerebbe
,
grande
coraggio
,
rinunciare
all
'
articolo
,
al
saggio
,
al
racconto
,
all
'
opera
di
largo
respiro
-
quasi
per
sempre
.
Bisognerebbe
non
sentirsi
pìù
scrittori
,
e
guardare
fuori
di
sé
con
occhi
timidi
,
di
nuovo
,
les
yeux
des
dix
huit
ans
.
Maria
Bashkirtseff
scriveva
,
mi
pare
,
per
non
perdere
il
ricordo
della
gioventù
.
E
scriveva
la
sua
vita
.
A
noi
sarà
impossibile
.
Il
carissimo
Falqui
ci
fece
gustare
una
volta
il
miele
della
notorietà
.
Come
allontanare
questa
dolce
coppa
dalle
labbra
?
Siamo
ormai
"
giovani
scrittori
"
.
Nuovo
marmo
aspetta
,
inesauribile
,
le
nostre
parole
;
e
trema
la
nostra
carne
di
vanità
.
Ma
se
rinunciamo
,
costi
quel
che
costi
,
al
diario
intimo
,
mentre
scriveremo
,
chissà
,
la
vita
degli
altri
,
un
giornale
di
bordo
o
uno
zibaldone
,
un
diario
di
spicciolo
egotismo
,
renderebbe
utili
sempre
,
perdute
mai
,
le
nostre
giornate
.
Dico
che
sarebbe
la
nostra
umana
salvezza
,
di
questa
nostra
gioventù
letteraria
che
non
muove
più
verbo
senza
dell
'
elmo
di
Scipio
essersi
cinta
la
testa
.
-
Viviamo
in
aure
di
varietà
,
un
giorno
per
un
verso
che
torna
alla
memoria
,
un
giorno
per
un
'
emozione
primaverile
,
un
giorno
per
un
problema
sorto
improvviso
,
intorno
al
tale
o
talaltro
nome
d
'
autore
,
col
"
diavoletto
birichino
"
della
critica
in
corpo
....
Crescendo
ad
intermittenze
,
di
martedì
,
di
venerdì
o
di
domenica
,
fatta
di
ghiribizzi
e
fantasie
,
ogni
tanto
,
ogni
quando
Dio
lo
sa
,
una
colonna
di
egotismo
ci
aiuterebbe
a
capire
che
cosa
un
personaggio
pretende
da
noi
.
Avremmo
ripulito
intanto
il
cervello
,
con
un
colpo
solo
di
timone
,
di
dodici
argomenti
d
'
articoli
che
ci
turbavano
i
sonni
e
non
trovavano
il
modo
di
farsi
carta
scritta
.
Pulizia
quotidiana
.
StampaQuotidiana ,
Mosca
,
30
ottobre
-
Finisce
nell
'
ignominia
un
periodo
troppo
lungo
della
storia
del
Partito
comunista
sovietico
,
contrassegnato
dall
'
assassinio
,
dal
sopruso
e
dalla
menzogna
sistematicamente
eretti
a
strumenti
di
potere
.
Queste
parole
non
sono
un
'
opinione
:
oggi
il
Congresso
ha
approvato
all
'
unanimità
l
'
espulsione
infamante
del
cadavere
di
Stalin
dal
mausoleo
della
Piazza
Rossa
,
tra
applausi
e
grida
di
giubilo
.
È
la
salma
di
un
comune
assassino
,
più
che
di
un
uomo
di
Stato
,
che
viene
estromessa
,
giacché
è
stato
Kruscev
a
raccontarci
con
quali
metodi
vennero
fatti
fuori
Kirov
,
Iakir
,
lo
stesso
cognato
di
Stalin
.
Nel
mausoleo
resterà
Lenin
e
la
scritta
Stalin
sparirà
anche
dal
frontone
del
santuario
.
La
distruzione
di
un
idolo
mistificato
che
per
anni
,
contro
ogni
senso
della
misura
e
della
ragione
,
venne
indicato
ai
comunisti
di
tutto
il
mondo
come
esempio
di
genialità
e
di
saggezza
,
non
poteva
essere
più
spietata
.
Spetterà
ora
ai
comunisti
,
specialmente
a
quelli
occidentali
,
di
trarre
le
conseguenze
del
caso
.
Ecco
la
risoluzione
approvata
nella
seduta
odierna
del
Congresso
:
«
Il
mausoleo
sulla
Piazza
Rossa
presso
le
mura
del
Cremlino
,
eretto
per
perpetuare
la
memoria
di
Lenin
,
l
'
immortale
fondatore
del
Partito
comunista
dell
'
Unione
Sovietica
,
il
capo
e
maestro
della
classe
operaia
di
tutto
il
mondo
,
sarà
chiamato
in
futuro
:
Mausoleo
Vladimir
Ilic
Lenin
(
ancora
oggi
si
può
leggere
soltanto
la
scritta
"
Lenin
-
Stalin
"
)
.
L
'
ulteriore
presenza
nel
mausoleo
del
sarcofago
con
la
salma
di
Jossif
Vissarionovic
Stalin
sarà
considerata
incompatibile
a
causa
delle
gravi
violazioni
compiute
da
Stalin
nei
confronti
dei
precetti
di
Lenin
.
Gli
abusi
di
potere
,
le
repressioni
di
massa
contro
onesti
cittadini
sovietici
e
le
altre
azioni
consumate
durante
il
culto
della
personalità
,
rendono
ormai
insostenibile
la
presenza
della
salma
di
Stalin
nel
mausoleo
»
.
L
'
ovazione
che
ha
salutato
la
risoluzione
era
irrefrenabile
.
Tutti
i
delegati
,
in
piedi
,
applaudivano
e
gridavano
:
«
Era
ora
!
»
,
«
Bene
!
»
,
«
Che
non
ritorni
mai
più
!
»
.
Lo
scatto
non
era
comandato
,
era
istintivo
,
prorompeva
dal
fondo
d
'
una
Russia
che
finalmente
si
liberava
d
'
un
tragico
fardello
che
per
decenni
l
'
aveva
oppressa
,
umiliata
,
torturata
.
Sarà
lo
storico
a
giudicare
la
validità
del
metodo
con
cui
è
stata
portata
a
termine
l
'
operazione
antistalinista
:
il
cronista
si
limita
a
registrare
il
senso
di
liberazione
che
la
decisione
del
Congresso
sta
scatenando
nella
base
del
partito
e
nel
popolo
.
Da
ieri
ad
oggi
sostano
numerosi
capannelli
di
moscoviti
i
quali
,
davanti
al
mausoleo
con
la
scritta
«
Zakrit
na
remont
»
(
chiuso
per
riparazione
)
,
discutono
animatamente
l
'
evento
.
I
commenti
sono
generalmente
favorevoli
alla
risoluzione
del
Congresso
.
Con
un
gruppo
di
colleghi
ci
siamo
mescolati
oggi
tra
la
gente
e
l
'
unico
commento
accorato
l
'
abbiamo
sentito
in
bocca
ad
una
vecchia
forse
ottantenne
:
«
Cosa
gridate
,
gente
?
Vi
dirò
che
quando
c
'
era
Stalin
io
andavo
ogni
anno
in
sanatorio
e
adesso
non
ci
vado
mai
!
»
.
Alleata
a
Stalin
rimane
soltanto
la
vecchia
Russia
arretrata
,
superstiziosa
,
sui
cui
sentimenti
anacronistici
il
tiranno
puntellò
gran
parte
della
sua
dittatura
personale
.
Al
Congresso
si
sono
udite
parole
roventi
.
La
delegazione
georgiana
,
che
viene
dalla
terra
natale
di
Stalin
,
ha
approvato
il
fatto
enumerando
per
nome
tutta
una
serie
di
dirigenti
georgiani
caduti
sotto
il
terrore
staliniano
e
dicendo
tra
l
'
altro
che
«
ai
tempi
di
Stalin
molti
avventurieri
sfruttavano
la
situazione
di
arbitrio
e
di
illegalità
per
i
loro
sporchi
affari
»
.
Demiciov
,
capo
dell
'
organizzazione
del
partito
di
Mosca
,
ha
confermato
che
il
mantenimento
dei
resti
di
Stalin
nel
mausoleo
sarebbe
«
un
sacrilegio
»
.
I
delegati
hanno
approvato
gridando
:
«
Bravo
!
Giusto
!
»
.
Spiridonov
,
capo
dell
'
organizzazione
leningradese
,
ha
rievocato
il
terrore
scatenato
per
quattro
anni
da
Stalin
a
Leningrado
dopo
che
fu
inscenato
l
'
attentato
a
Kirov
:
«
Spesso
una
promozione
equivaleva
a
un
passo
verso
l
'
orlo
dell
'
abisso
.
Molte
persone
venivano
eliminate
senza
processo
,
senza
inchiesta
,
in
base
ad
accuse
falsificate
e
compilate
affrettatamente
.
Le
repressioni
si
dirigevano
non
soltanto
contro
i
funzionari
,
ma
anche
contro
le
loro
famiglie
e
persino
contro
bambini
assolutamente
innocenti
»
.
Spiridonov
ha
detto
che
tutte
le
repressioni
del
periodo
1935-37
e
così
pure
quelle
dopo
la
guerra
,
1949-50
,
«
vennero
compiute
su
diretta
istigazione
di
Stalin
,
con
la
sua
piena
conoscenza
e
la
sua
piena
approvazione
»
.
Ha
concluso
,
sempre
fra
le
grida
di
approvazione
dei
delegati
,
che
non
si
può
più
accettare
che
nel
mausoleo
,
accanto
a
Lenin
,
giaccia
una
persona
che
ha
macchiato
il
proprio
nome
di
tante
ingiustizie
.
La
relazione
più
impressionante
è
stata
quella
di
una
vecchia
militante
del
partito
,
Dora
Lazurkina
,
iscritta
dal
1903
,
collaboratrice
di
Lenin
in
esilio
e
nella
clandestinità
.
La
vecchia
signora
,
che
ha
passato
diciassette
anni
nei
campi
di
concentramento
staliniani
,
ha
parlato
con
un
filo
di
voce
,
interrompendosi
ogni
tanto
a
prendere
fiato
contro
la
commozione
che
la
soffocava
.
Rievocando
la
figura
di
Lenin
ha
detto
:
«
Io
porto
sempre
nel
cuore
il
mio
caro
Ilic
e
vi
giuro
,
compagni
,
se
sono
sopravvissuta
a
tutto
è
perché
sempre
,
anche
dopo
la
sua
morte
,
ho
continuato
a
consigliarmi
con
lui
.
Ancora
ieri
,
come
mi
capita
nei
momenti
più
difficili
,
ho
parlato
con
il
mio
Ilic
.
L
'
ho
visto
,
l
'
ho
visto
vivo
,
proprio
vicino
a
me
,
con
quelle
sue
dita
infilate
nel
panciotto
.
Mi
ha
detto
con
amarezza
:
"
Dora
Lazurkina
,
credimi
,
mi
è
proprio
sgradevole
restare
accanto
a
Stalin
che
ha
fatto
tanto
male
al
partito
"
»
.
Il
quadro
che
la
Lazurkina
ha
descritto
del
1937
,
il
più
terrificante
degli
anni
staliniani
,
ha
riportato
nell
'
aula
gli
incubi
ancora
vivi
nella
memoria
della
maggioranza
dei
presenti
:
«
Nel
1937
dominava
la
paura
.
Ci
si
calunniava
reciprocamente
,
si
diffidava
l
'
uno
dell
'
altro
,
si
calunniava
persino
se
stessi
.
Si
compilavano
liste
per
arrestare
gente
innocente
.
Ci
percuotevano
affinché
calunniassimo
.
Ci
mettevano
davanti
quelle
sporche
liste
e
,
promettendo
di
rilasciarci
,
ci
invitavano
a
firmarle
.
Se
non
firmavamo
,
ci
minacciavano
con
la
tortura
»
.
Così
il
Congresso
,
che
sembra
chiuderà
i
suoi
lavori
domani
alle
quattro
del
pomeriggio
,
è
culminato
,
dopo
uno
sviluppo
dipanatosi
sordamente
come
una
sinfonia
che
dosi
le
pause
e
il
crescendo
prima
di
esplodere
nel
tripudio
degli
ottoni
,
nella
condanna
a
morte
del
fantasma
di
Stalin
.
Dove
ne
metteranno
la
salma
non
si
sa
ancora
;
forse
la
cremeranno
e
forse
potrebbero
seppellirla
anche
a
Novoe
Dievice
,
il
cimitero
in
cui
giace
sepolta
la
seconda
moglie
di
Stalli
.
StampaQuotidiana ,
Mi
allontano
oggi
dal
«
Corriere
»
,
in
un
momento
affannoso
e
drammatico
della
vita
italiana
,
momento
che
vede
in
discussione
equilibri
e
convinzioni
radicate
.
Il
giornale
cui
ho
dedicato
ogni
mia
forza
per
oltre
quattro
anni
difficili
,
il
giornale
costruito
con
lo
slancio
solidale
e
l
'
impegno
appassionato
di
tutta
la
redazione
,
è
affidato
al
giudizio
dei
lettori
aumentati
,
dal
1968
,
e
in
misura
sensibile
,
nonostante
tre
scatti
di
prezzo
susseguitisi
nel
giro
di
poco
più
di
un
anno
.
È
stata
una
esperienza
fondata
su
quattro
direttrici
fondamentali
.
Le
riaffermo
oggi
,
nel
momento
del
congedo
,
non
tanto
come
mete
raggiunte
quanto
come
obiettivi
tenacemente
perseguiti
,
in
mezzo
a
difficoltà
inimmaginabili
,
ad
amarezze
infinite
.
*
*
*
Un
giornale
libero
,
sempre
:
nell
'
informazione
e
nel
commento
.
Geloso
della
sua
indipendenza
,
immune
da
influenze
o
comunque
da
suggestioni
esterne
.
Non
legato
a
centri
di
potere
,
franco
nella
critica
e
nel
dissenso
.
Amico
personale
del
presidente
Saragat
da
ventiquattro
anni
,
non
ho
esitato
ad
attaccare
il
disimpegno
del
'68
e
a
non
condividere
la
scissione
socialista
del
'69
,
attribuiti
l
'
uno
e
l
'
altra
,
a
ragione
o
a
torto
,
all
'
ex
capo
dello
Stato
.
Fautore
tenace
e
convinto
della
collaborazione
fra
laici
e
cattolici
come
sola
alternativa
al
disfacimento
della
democrazia
italiana
,
non
ho
lesinato
critiche
anche
durissime
agli
infelici
e
zoppi
governi
quadripartiti
che
hanno
caratterizzato
questa
infeconda
e
tormentata
legislatura
.
Durante
le
recenti
elezioni
per
la
presidenza
della
Repubblica
,
ho
tenuto
il
«
Corriere
»
al
di
fuori
di
ogni
preferenza
smaccata
e
sospetta
,
non
meno
che
di
ogni
ostracismo
pregiudiziale
e
infondato
.
Questo
giornale
è
qualcosa
più
di
un
grande
quotidiano
d
'
informazione
,
è
il
simbolo
stesso
della
civiltà
laica
e
democratica
del
nostro
paese
,
fondata
sulla
ragione
e
sulla
tolleranza
.
Ecco
perché
il
«
Corriere
»
si
è
coerentemente
battuto
in
questi
anni
,
nella
linea
di
separazione
fra
Chiesa
e
Stato
,
per
l
'
autonomia
del
potere
civile
in
ogni
occasione
,
dal
divorzio
al
referendum
,
pur
sforzandosi
di
non
offendere
mai
la
coscienza
dei
credenti
nei
punti
di
fede
,
che
valgono
più
di
tutti
i
compromessi
o
gli
armistizi
fra
i
potenti
.
Ed
ecco
perché
ha
patrocinato
una
linea
di
ferma
tutela
della
legalità
repubblicana
e
dello
Stato
di
diritto
sempre
minacciato
dalla
violenza
di
parte
,
ma
nell
'
ambito
della
Costituzione
e
al
di
fuori
di
ogni
seduzione
autoritaria
o
reazionaria
anche
mascherata
coi
comodi
schermi
dei
«
blocchi
d
'
ordine
»
o
delle
«
maggioranze
silenziose
»
.
Non
meno
che
con
le
fughe
nell
'
integralismo
,
magari
ammantato
con
l
'
efficienza
,
o
con
le
pseudo
-
riforme
costituzionali
.
*
*
*
Un
giornale
aperto
,
in
secondo
luogo
.
Non
più
dogmatico
,
non
più
categorico
,
non
più
chiuso
nella
fortezza
delle
sue
convinzioni
;
ma
disponibile
al
dialogo
,
pronto
alla
registrazione
di
tutte
le
voci
,
anche
molteplici
e
contraddittorie
,
della
società
civile
non
meno
che
delle
diverse
ideologie
.
Non
a
caso
la
formula
dei
dibattiti
e
delle
tavole
rotonde
,
che
tanti
consensi
ha
raccolto
,
è
entrata
in
questi
anni
al
giornale
:
senza
preclusioni
,
senza
discriminazioni
settarie
e
su
tutti
i
temi
,
dalla
contestazione
ai
diritti
civili
.
E
non
a
caso
ai
dibattiti
si
sono
alternate
le
grosse
inchieste
in
equide
,
basate
sul
lavoro
dei
più
illustri
e
dei
più
oscuri
,
senza
greche
né
gradi
:
come
l
'
indagine
sulle
regioni
consegnata
nei
volumi
di
Italia
settanta
.
*
*
*
Un
giornale
fondato
sulla
cooperazione
di
tutti
coloro
che
concorrono
alla
sua
costruzione
,
in
terzo
e
fondamentale
luogo
.
Non
era
una
impresa
facile
.
Il
mio
primo
obiettivo
fu
di
colmare
il
distacco
fra
le
figure
di
primo
piano
,
legate
alla
giusta
celebrità
della
firma
,
e
la
redazione
,
l
'
anonima
e
silenziosa
redazione
riunita
nella
stanza
leggendaria
descritta
da
Corrado
Alvaro
:
quella
che
è
la
forza
vera
,
e
irrinunciabile
,
di
un
giornale
.
Mi
sono
sforzato
,
come
ho
potuto
,
di
elevare
il
rango
della
redazione
,
di
aumentarne
il
prestigio
,
di
allargarne
la
funzione
operativa
nella
vita
quotidiana
del
«
Corriere
»
.
Senza
schemi
preconcetti
e
da
manuale
,
che
finiscono
spesso
in
paurose
smentite
.
Ma
col
desiderio
costante
e
mai
ammainato
di
un
rapporto
umano
,
di
una
comprensione
dei
problemi
e
di
una
conseguente
,
paziente
,
risoluzione
,
giorno
per
giorno
,
degli
infiniti
casi
che
a
un
direttore
si
pongono
.
Il
mio
più
caro
ricordo
,
in
quest
'
ora
di
distacco
dal
«
Corriere
»
è
nella
stanza
di
redazione
del
giornale
,
là
fra
i
colleghi
impegnati
al
controllo
dei
titoli
e
alla
valutazione
dei
testi
.
In
questo
spirito
si
colloca
l
'
epilogo
positivo
delle
trattative
condotte
dal
comitato
di
redazione
con
l
'
editore
per
la
fissazione
dei
«
diritti
»
dei
giornalisti
nella
vita
dell
'
impresa
e
nelle
future
nomine
dei
direttori
.
Una
trattativa
contro
la
procedura
che
ha
finito
per
toccare
questioni
di
sostanza
:
una
vera
e
propria
svolta
nel
giornalismo
italiano
.
Al
di
là
di
ogni
pur
legittima
rivendicazione
personale
che
è
stata
da
me
stesso
preventivamente
scartata
dopo
l
'
affettuosa
solidarietà
del
primo
giorno
,
le
conclusioni
di
via
Solferino
si
riallacciano
al
clima
di
autentica
collaborazione
con
l
'
intero
corpo
redazionale
,
traducono
nella
carta
di
un
accordo
,
che
i
lettori
vedranno
nella
colonna
affiancata
,
lo
spirito
di
oltre
quattro
anni
di
lavoro
collegiale
e
comune
.
*
*
*
Un
giornale
teso
all
'
innesto
fra
cultura
e
giornalismo
,
in
quarto
e
ultimo
luogo
.
E
non
solo
nella
terza
pagina
.
Sì
:
io
appartengo
ai
direttori
che
credono
nella
cultura
,
e
anche
nella
sua
forza
traente
ai
fini
delle
tirature
.
In
un
mondo
dominato
dalle
immagini
,
spesso
deformanti
,
della
televisione
,
la
parola
scritta
conserva
un
valore
solo
in
quanto
sia
commento
e
approfondimento
dei
fatti
,
serva
ad
inquadrarli
in
qualcosa
di
più
valido
della
gelida
ricostruzione
di
cronaca
,
risalendo
alle
radici
lontane
.
È
la
lotta
contro
il
monopolio
televisivo
e
per
la
sopravvivenza
della
libertà
di
stampa
,
sempre
tanto
minacciata
e
insidiata
,
partiva
,
e
continuerà
a
partire
,
dalla
convinzione
che
senza
una
elevazione
di
qualità
il
quotidiano
indipendente
è
già
morto
,
nella
gara
con
gli
altri
,
e
prevalenti
«
mass
media
»
.
*
*
*
Lasciando
la
direzione
del
«
Corriere
»
con
tranquilla
coscienza
,
riaffermo
i
principi
che
hanno
animato
i
diciotto
anni
delle
mie
direzioni
.
Credo
in
un
giornale
che
sia
portatore
di
idee
e
non
mero
prodotto
industriale
,
da
sottoporre
alle
astratte
leggi
di
mercati
immaginari
.
Credo
in
un
giornale
come
strumento
di
informazione
,
e
non
come
veicolo
di
materiali
prefabbricati
in
serie
.
Credo
in
un
giornale
come
scelta
dell
'
uomo
,
e
non
del
computer
.
E
soprattutto
credo
nell
'
autonomia
e
nella
dignità
della
professione
giornalistica
che
non
può
essere
sottoposta
a
imposizioni
o
a
sollecitazioni
esterne
,
da
qualsiasi
parte
provengano
.
Nel
momento
del
congedo
,
un
congedo
che
equivale
ad
un
impegno
per
il
futuro
,
rivolgo
un
particolare
affettuoso
ringraziamento
non
solo
ai
colleghi
e
collaboratori
tutti
ma
anche
alle
molteplici
componenti
,
in
particolare
ai
tipografi
,
di
questa
grande
azienda
che
occupa
ancora
il
primo
posto
,
nelle
statistiche
del
«
Times
»
,
fra
i
giornali
europei
di
«
qualità
»
,
un
primato
che
risale
a
Luigi
Albertini
.
La
«
qualità
»
è
un
obiettivo
che
si
raggiunge
con
decenni
di
sacrifici
e
di
lotte
;
nel
«
Corriere
»
è
il
frutto
di
una
tradizione
che
deve
rinnovarsi
giorno
per
giorno
,
ma
senza
strappi
violenti
,
senza
traumi
.
È
l
'
augurio
che
rivolgiamo
di
cuore
al
nostro
successore
,
a
Piero
Ottone
.
E
soprattutto
il
mio
pensiero
riconoscente
va
a
tutti
i
lettori
che
hanno
seguito
e
confortato
il
giornale
nel
tentativo
,
certo
non
sempre
riuscito
ma
fedelmente
perseguito
,
di
salvaguardare
una
zona
di
equilibrio
e
di
distaccata
indipendenza
in
un
mare
di
estremismi
e
di
fanatismi
cozzanti
,
associando
il
rispetto
del
passato
alla
ricerca
del
futuro
.
Un
futuro
che
noi
riusciamo
a
vedere
solo
nella
misura
di
una
società
libera
e
aperta
,
senza
illusioni
tecnocratiche
o
autocratiche
.
Una
società
,
insomma
,
dal
volto
umano
.
StampaQuotidiana ,
Amintore
Fanfani
è
stato
una
figura
centrale
del
cinquantennio
democristiano
,
un
personaggio
che
ha
ricoperto
ogni
carica
possibile
meno
la
presidenza
della
Repubblica
e
lo
ha
fatto
con
gran
lena
.
Di
lui
si
usava
dire
:
rieccolo
,
perché
cadeva
nella
polvere
e
rispuntava
sugli
altari
con
invidiabile
tenacia
.
E
tuttavia
,
nonostante
questa
sua
centralità
nella
politica
italiana
,
è
stato
un
democristiano
anomalo
per
origine
e
per
temperamento
.
Lo
dico
come
apprezzamento
,
non
per
il
rispetto
che
si
deve
ai
defunti
(
c
'
è
un
accenno
in
un
articolo
scritto
una
settimana
fa
per
il
prossimo
numero
della
nostra
rivista
mensile
)
.
Anomalo
non
solo
per
una
sua
rettitudine
ma
perché
,
per
quanto
amasse
il
potere
,
era
uno
intimamente
minoritario
.
Lo
abbiamo
combattuto
con
cattiveria
e
anche
con
successo
,
lui
e
il
suo
fanfascismo
,
contribuendo
a
impedire
la
sua
elezione
al
Quirinale
.
In
quella
circostanza
mi
convocò
al
Senato
,
si
informò
sullo
stato
di
salute
del
«
manifesto
»
e
dei
suoi
cinque
deputati
,
mi
disse
che
secondo
lui
avremmo
dovuto
aspettare
di
avere
un
seguito
prima
di
uscire
dal
Pci
.
Gli
risposi
che
non
eravamo
usciti
ma
ci
avevano
cacciato
,
e
il
nostro
stato
di
salute
era
pessimo
ma
che
non
contasse
sui
nostri
cinque
voti
.
Ma
Amintore
Fanfani
è
stato
vittima
del
suo
partito
assai
più
che
dei
suoi
avversari
.
La
congiura
nel
convento
delle
suore
dorotee
lo
mise
in
angolo
(
insieme
al
suo
pessimo
amico
Tambroni
)
.
Il
ruolo
di
erede
di
De
Gasperi
non
gli
fu
mai
riconosciuto
né
da
Moro
né
da
Andreotti
(
che
lo
disistimava
)
né
dai
grandi
notabili
.
La
sconfitta
elettorale
sul
divorzio
fu
definitiva
come
Waterloo
.
Era
anomalo
,
Amintore
Fanfani
,
anche
rispetto
a
Dossetti
e
La
Pira
a
cui
fu
associato
in
gioventù
come
professorino
.
Non
era
un
teocratico
ma
uno
statalista
un
po
'
affetto
da
«
lorianesimo
»
:
come
quando
scopriva
nei
pozzi
neri
del
Sud
una
possibile
fonte
di
energia
alternativa
al
petrolio
.
Era
un
combattente
presuntuoso
ma
,
forse
,
anche
ingenuo
.
Chissà
se
,
in
questi
anni
di
vecchiaia
,
ha
invidiato
i
Craxi
e
i
Berlusconi
.
Forse
no
,
e
forse
preferirebbe
essere
ricordato
come
pittore
più
che
come
statista
.
Ci
prende
la
nostalgia
e
ora
ci
appare
,
salutando
la
sua
scomparsa
,
meno
antipatico
dei
suoi
successori
.