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TEMPI MEMORABILI ( CASSOLA CARLO , 1939 )
StampaPeriodica ,
Una libecciata aveva messo fine alla stagione dei bagni e poche famiglie erano rimaste , oltre quella di Fausto . Uno dei primi pomeriggi di settembre lui , la cugina , uno stuolo di altre ragazze e un giovanotto che si chiamava Carlo , fecero una passeggiata nel retroterra . Uscirono in una campagna uniforme . In fondo i monti degradavano lentamente . Gli olivi ricorrevano sui declivi più dolci e altrove , più fitto , si stendeva il bosco . Fausto aveva ceduto la bicicletta a una ragazza . Carlo gli strizzò l ' occhio . - Come va la biondina ? - domandò . - Quale biondina ? - balbettò Fausto . - Quale ? - ma aveva subito intuito che alludeva a Bianca . - È partita da quindici giorni - ammise poi . - Oh ! - esclamò il giovanotto . - Ha cambiato quindicina . Fausto lo guardò . Non vorrei essere io a insegnarti certe cose - fece il giovanotto perplesso . Fausto pensava a Bianca . Era certo una ragazza frivola : i suoi occhi freddi e ironici lo avevano sempre canzonato perché era ancora un fanciullo . Una delle ragazze prese da parte la cugina e cominciò a parlare sottovoce . Fausto tese gli orecchi : parlava di paste , di purga e di Carlo , e il senso era sufficientemente chiaro . La strada divenne tortuosa e il bosco fece la sua comparsa . Un mulino a vento girava ininterrottamente nella pianura . Intanto si succedevano gli scherzi sull ' atteso malore del giovanotto . - Sono cominciati i sintomi ? - domandò una ragazza . - Non tarderanno - rispose un ' altra ; e scoppiò in una risata . - Nessun sintomo rumoroso ? - insisté la prima scoppiando a ridere alla sua volta . Ma la purga non sembrava fare effetto . A questo punto Fausto cominciò a star male , come se la purga l ' avessero data a lui . Dopo un lungo esitare , montò in bicicletta e partì via . Quando fu ben sicuro d ' essere a una distanza sufficiente , entrò nella macchia . Tornando li trovò che s ' erano fermati in un prato , e sedette vicino a una ragazza chiamata Clara . Fallito lo scherzo , volevano vendicarsi di Carlo ad ogni costo : una bimba gli si accovacciava dietro , e una delle ragazze tentava di farlo ruzzolare con uno spintone . Ma non riuscirono nemmeno a questo.173 CARLO CASSOLA Clara sfogliava indolentemente una margherita . - A chi pensa ? - le domandò Fausto . Clara scosse la testa . - Pure si fa quel gioco pensando a qualcuno - disse ancora Fausto . - Io lo faccio per passare il tempo - rispose Clara . Fausto cercò invano di aggiungere qualcosa . Clara sembrava assente ; ma di tanto in tanto prendeva parte alla conversazione generale . In quei momenti Fausto se la sentiva sfuggire ; sentiva ancora il distacco tra i grandi e lui . Ella cantava sottovoce " Tommy " . - È dell ' anno passato - disse improvvisamente Fausto . - Anche quelle del " Cavallino bianco " sono dell ' anno passato . Clara lo guardò curiosamente . - Quali ha detto ? - domandò . - Mi pare un sogno un ' illusione - rispose Fausto confondendosi . Voleva parlare di quel tempo ma non ne ebbe il coraggio . Clara lo fissava , poi distolse lo sguardo con una risatina . Gli altri la distrassero e Fausto tacque . La vicinanza della ragazza gli aveva irrigidito la persona e la mente ; ma poi si dimenticò di lei e fece ritorno all ' isolamento abituale . Tutto il prato era in ombra . Le margherite spiccavano nel verde cupo dell ' erba ; il sole era impresso sulle fronde più alte del bosco , e sul disuguale orizzonte . Fausto restò a guardare lontano . In quella dolce luce familiare i crinali rivolti al cielo erano sparsi d ' immobili paesi . E la conversazione dei grandi , staccandosi dal verde silenzio , lo feriva : acute ferite di gioia : parole , risa , piccoli gridi lontani . Poi i grandi decisero di proseguire e si levarono in piedi . - Non ho voglia di continuare - disse Clara . Fausto che stava per alzarsi si fermò . - Oh , vada pure con gli altri - fece la ragazza che aveva notato l ' atto . Fausto biascicò che non gliene importava . - Resto col mio cavaliere - disse forte Clara . La compagnia scomparve alla voltata , e Fausto si trovò solo con la ragazza . Dapprima ebbe timore di non avere argomenti , ma la conversazione si avviò da sé . - Ha qualche libro da prestarmi ? - domandò Clara . Fausto non ne aveva . - Me ne consigli qualcuno , allora - insisté la ragazza . - I Miserabili e David Copperfield - rispose Fausto con convinzione . - Davvero ? - esclamò lei . - Oh , sono due libri bellissimi - rispose Fausto . La ragazza si mise a ridere . Poi gli parlò della sua vita durante l ' anno . Andava in campagna , nelle belle giornate . Metteva insieme un mazzo di fiori o di verde , a seconda della stagione : le piacevano tanto le felci e i Non ti scordar di me . Quando rimaneva in casa , curava il giardino . Disse che s ' annoiava molto e che avrebbe voluto vivere come lui in una grande città . - Che belle - esclamò indicando un ciuffo di canne in fondo al prato . - Mi piace tanto quando il vento le curva . Fausto guardò le canne , ma poi le sue pupille si sollevarono per spaziare lontano , verso l ' orizzonte e il cielo . Come poteva Clara annoiarsi ? Come poteva aver desiderio di luoghi diversi da quelli ? Il suo sguardo tornò ancora verso di lei : aveva un vestito molto semplice , indicibilmente grazioso . Poi gli altri ricomparvero e passarono oltre , portandosi via Clara . Allora Fausto si distese più comodamente . La sua felicità era immensa : vicino le felci e i mirtilli erano nell ' ombra , ma lontano un sole rosato , quasi rosso , illuminava i paesi e i campi . Il cielo era limpidissimo . Una villa serrata dai cipressi appariva in una distesa di olivi . Qual ' era la causa di quella commozione ? Forse la scappata nel bosco ? O il colloquio con Clara ? Risali in macchina e si lanciò nell ' inebriante vento della discesa . Quasi subito udì le loro voci . Dopo che li ebbe raggiunti , proseguì a piedi . Cantò con gli altri " Quel mazzolin di fiori " e " Sul ponte di Bassano " : e come gli tremava il cuore quando spiegava tutta la voce nel punto : " Noi ci darem la mano - ed un bacin d ' amor " ! Rientrarono in paese a buio . Le vie erano illuminate e animate ; la cugina si attardò per salutare e per far delle compere , cosí quando ripresero la via di casa era molto tardi . Lungo la strada avevano già tutti cenato e stavano fuori dell ' uscio a godersi la mitezza della stagione ; passando davanti alla casa , vide anche Anna in mezzo ai suoi . Sentì che il petto non reggeva al tumulto del sentimento . E domani sarebbe tornato per l ' ultima volta nei luoghi cari al suo amore .
StampaQuotidiana ,
La Grosse ( Wisconsin ) , 22 novembre - Scrivo questa nota dall ' Holiday Inn di La Grosse . La Grosse è una cittadina del Wisconsin . Sono le 13 , ora locale ; la sala del ristorante è affollata : c ' è un gruppetto di vecchie signore che chiacchierano e ridono , ci sono dei camionisti , dei commessi viaggiatori . La cameriera dai capelli rossi torna correndo dalla cucina e strilla : « Hanno colpito Kennedy » . Nell ' ingresso dell ' albergo il televisore è acceso . Parla Walter Cronkite , il numero uno dei commentatori della CBS . Lo conoscete anche voi : è il giornalista che presenta Aria del ventesimo secolo . La hall si riempie di gente . Cronkite è in maniche di camicia , ha alle spalle telescriventi che battono , ogni tanto qualcuno gli passa un foglio . Cronkite parla pacatamente , ha la faccia tesa , a un certo momento si toglie gli occhiali e dice : « President Kennedy is dead » . Si ferma un istante : « Just a moment » , si scusa e si schiarisce la voce . Le telecamere inquadrano un cartello per richiamare l ' attenzione del pubblico : una voce fuori campo prega la gente di non telefonare alle stazioni TV , le linee sono sovraccariche . La cameriera dai capelli rossi piange . « Che cosa succederà adesso ? » domanda . Riappare Walter Cronkite e racconta che il Presidente viaggiava su una limousine , prende in mano una foto e la mostra , si vede John Kennedy che sorride , ha accanto Jacqueline , anche Jacqueline sembra contenta , agita una mano per salutare la folla , il governatore Connally ha un fiore bianco all ' occhiello . Cronkite legge i telegrammi che arrivano . Spiega che Kennedy è spirato , dopo trentacinque minuti , al Park Lane Hospital , dice che Connally , quando è stato ferito , ha urlato ai poliziotti : « Badate a Nelly » . Nelly è la moglie . Dice che dal 1901 non c ' era stato un attentato , e i colpi sparati , colpi di fucile , sono tre . Venivano da una finestra d ' angolo , forse dal terzo piano , o dal quarto . Hanno arrestato un giovane di ventiquattro anni che aveva in tasca una pistola . S ' interrompe . Le telecamere riprendono la sala delle riunioni all ' ONU , la seduta è sospesa , i delegati vanno a stringere la mano a Stevenson . Lo speaker della CBS racconta che Johnson , il vicepresidente , è adesso circondato dai poliziotti che hanno paura d ' un altro attentato . Fuori piove forte , sul Mississippi stagnano banchi di nebbia . Entrano automobilisti di passaggio , con gli impermeabili lucidi e subito non capiscono . Tanta gente è attorno al televisore . Un altro giornalista si presenta per continuare il notiziario , Walter Cronkite si infila la giacca e se ne va . Il nuovo commentatore dice che a New York molti piangono . Pare che l ' attentatore , dice ancora , sia uno di estrema destra . Mostra altre fotografie , le ultime foto di John Kennedy , prima della morte . Kennedy stringe le mani a donne agitate , è allegro , ha il ciuffo scomposto , applaude anche lui Jacqueline che è festeggiata dagli ascoltatori di un comizio . La cameriera dai capelli rossi sfoglia l ' ultimo numero di « Look » appena uscito , c ' è un servizio fotografico , The President and his son , Kennedy con John junior , che gioca , si nasconde dietro la fotografia di « Daddy » , sale sul tavolo ovale dove il padre si riunisce con i suoi collaboratori , l ' ultima immagine mostra il bambino in vestaglia da camera che dà la buonanotte al padre . Il racconto della TV continua . Il fucile che ha sparato i colpi è un Mauser . Si vede un cronista che intervista í passanti su una strada : « Non è possibile » dicono , « non ci credo » . Poi trasmettono un filmato , ripreso subito dopo gli spari . Sulla limousine è rimasto il mazzo di fiori che avevano offerto a Jacqueline all ' aeroporto . I poliziotti in borghese , grossi e con i cappelli di feltro da cow - boy , corrono sui marciapiedi , gli agenti hanno i fucili sotto il braccio , un dispaccio avverte che il corpo del Presidente sarà portato a Washington . Le botteghe di La Grosse si chiudono ; nelle vetrine ci sono cartelli che fanno propaganda ai tacchini da consumare per il thanksgiving , il giorno del ringraziamento , che cade giovedì prossimo , ci sono i primi Babbi Natale . Il cronista della TV racconta che la signora Kennedy , quando le hanno detto che John era morto , ha mormorato soltanto : « Oh no ! » . Come la gente , che continua a dire : « È impossibile , non ci credo » .
Una strada in Europa ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
In fondo è bene che un gruppetto di neonazisti ( o un gruppo ? o pochi teppisti ? o un ' organizzazione ? ) abbia messo una bomba al museo della Liberazione in via Tasso . Così qualcuno si ricorderà che c ' è stata la Resistenza antifascista in Italia e a Roma , che in via Tasso c ' era una feroce prigione tedesca dove molte persone sono state rinchiuse , torturate e uccise . Se no , per ricordarsene , bisogna andare in una cineteca a rivedere Roma città aperta . I gruppi di azione patriottica romani ( Gap ) avevano un piano per attaccare il covo di via Tasso e liberare i prigionieri ma non fu possibile realizzarlo . Mi vien da pensare che , se lo avessero fatto , ci sarebbe stata una terribile rappresaglia e qualche giudice tenterebbe oggi di incriminare i combattenti della libertà , come per via Rasella . Peccato , sarebbe stata una bella e onorevole impresa . Avevo diciotto anni , allora , e mi ricordo di via Tasso come di un incubo . Per mia fortuna non sono capitato in quella prigione , ma nel suo omologo italiano in via Romagna , nella pensione Jaccarino governata dal tenente Koch ( tedesco di nome ma italiano di stirpe ) e dalla sua banda paramilitare . Anche qui c ' erano forme di tortura elementare , calci , pugni e bastoni , e come celle una carbonaia e un cesso . Ma eravamo fortunati al confronto , e la nostra più grande paura non era la fucilazione annunciata ma di essere trasferiti in via Tasso . Chi sono oggi questi dissennati che celebrano simbolicamente , con una bomba , le gesta degli aguzzini nazisti ? Si dirà che sono solo teppisti , cani sciolti come quelli degli stadi , come i profanatori di lapidi e cimiteri . Ma attenzione , le svastiche sono tornate di moda e sporcano i muri di molte città e tornano senza infingimenti anche in qualche parlamento europeo . Il fascismo , non come regime politico ma come modo di essere , come pulsione antropologica , come volontà di dominio e sopraffazione , è una brutta bestia che si riproduce alimentata dalla violenza del mondo moderno . Sarebbe bene non dimenticare mai la metafora di Jaurès : il capitalismo porta in sé il fascismo e la guerra come la nube la tempesta . È sproporzionato , lo so . Ma preferisco peccare per eccesso che per difetto . Così non ho dimenticato l ' omaggio di Reagan ai cimiteri delle SS . Non ho dimenticato la rivalutazione del nazismo operata da dotti e rispettati storici tedeschi . Non dimentico l ' ultimo voto in Austria . Non dimentico neppure l ' equazione , la bestemmia , nazismo - comunismo , l ' antitesi comunismo - libertà gettata sul tavolo verde delle politiche di palazzo . Scherzando col fuoco ci si brucia . Mentre il male trionfava in via Tasso , una strada che stava in tutta Europa , la libertà vinceva a Stalingrado . Ma perché un giovane non dovrebbe confondersi e invertire la verità , se i primi a farlo sono degli ex giovani smemorati , investiti di autorità , immeritata ?
Una guerra senza misericordia ( Man Igor , 1965 )
StampaQuotidiana ,
Campo Kannack ( Sud Vietnam ) , 9 marzo - Il campo sorge su di un piccolo altopiano , sedici chilometri a nord della rotabile 19 , che unisce Pleiku a Qui Nonh , sulla costa ; due località passate alla storia di questa guerra : a Pleiku i16 febbraio , alle 2 di notte , cento vietcong , il volto e le mani spalmati di grasso di tigre per impaurire i cani , giunti a cinquanta metri da Campo Holloway , quartiere degli ufficiali americani , piazzavano quattro mortai made in USA e aprivano il fuoco uccidendo nove soldati , ferendone ventinove , distruggendo ventidue elicotteri e due aerei . Il giorno successivo caccia - bombardieri della VII Flotta bombardavano Dong Hoi , nel Vietnam del Nord , per decisione del Consiglio di sicurezza degli Stati Uniti . Era cominciata la escalation . Martedì 9 febbraio commandos del Vietcong facevano saltare a Qui Nonh , piccola località climatica sul litorale del Vietnam centrale , una casa di quattro piani in cemento armato , uccidendo nel sonno trenta ufficiali degli Stati Uniti . Il resto è cronaca recentissima , la guerra nel Vietnam ha preso un nuovo corso , le due rappresaglie americane al Nord non sembrano aver sortito l ' effetto sperato : il Vietcong continua a combattere , assumendo l ' iniziativa dovunque , e in particolare nella parte centrale del Paese . In questa zona , obiettivo vitale è la rotabile 19 , chiamata « la strada della morte » perché nel 1956 averla perduta significò la disfatta per duemila uomini del Corpo di spedizione francese . Le stragi di Pleiku e di Qui Nonh furono le promesse di una offensiva tuttora in corso , nella quale il Vietcong sta impegnando il fiore delle sue truppe , padrone della giungla e delle montagne che sovrastano la provincia di Binh Dinh ; i vietnamiti tengono i campi dell ' alta pianura , chi riuscirà ad impadronirsi dell ' autostrada 19 avrà vinto la partita . Dal 20 al 24 febbraio e ancora il 5 marzo si è combattuto ai margini dell ' arteria e in ultimo le più gravi perdite sono state dei comunisti . Dopo aver ripreso fiato , i guerriglieri hanno scatenato un violento attacco al Campo Kannack la mattina dell'8 marzo alle 2 , decisi a conquistare la posizione chiave ad ogni costo . Si è combattuto fino alle 6.30 , quando l ' intervento dell ' aviazione stroncava i vietcong , riusciti con temerari assalti condotti da tre direzioni ad occupare l ' avamposto settentrionale di Campo Kannack e le prime posizioni di quello a sud . Nel settore est i guerriglieri riuscivano a spingersi fin sotto i reticolati , ma qui il fuoco dei difensori li stroncava . È sulla scena del terribile scontro che il generale Co , comandante del Il Corpo , l ' uomo sul quale pesa la responsabilità di impedire al nemico di tagliare in due il Vietnam , ha fatto stamane , a sette giornalisti stranieri , il punto della situazione , riassunto più sopra . Svegliati all ' alba da una telefonata del capitano King , ufficiale di collegamento per la stampa , abbiamo raggiunto An Khe , teatro di aspri combattimenti ancora pochi giorni fa , in un ' ora e mezzo di volo . Qui abbiamo caricato a bordo i familiari di uno dei trentatré vietnamiti uccisi negli scontri di ieri e siamo ripartiti per Campo Kannack sorvolando un verde mare di intricata vegetazione , la giungla , dove i guerriglieri hanno le loro basi , campi di riposo e di addestramento , ospedali . Magro , il viso da bonzo , gli occhi lucidi , il generale Co è ad attenderci ; lo seguiamo su per una breve erta : il mattino è gonfio di umida nebbia , dal cielo cade una calda pioggia vischiosa . Il campo domina una breve vallata , controllando l ' accesso alla strada 19 . Un triplo ordine di reticolati lo circonda . I segni della battaglia sono ovunque : cavalli di Frisia divelti , buche scavate dalle bombe dei mortai , casematte incendiate . Sulle nostre teste ronzano , instancabili , elicotteri da ricognizione , dalla vicina giungla giunge ogni tanto l ' eco di una raffica : il rastrellamento continua e i soldati della « Special Force » ( una sintesi di paracadutisti , marines e guerriglieri , truppa scelta addestrata da ufficiali americani reduci dalla Corea ) ad ogni piè sospinto trovano cadaveri abbandonati dal nemico in ritirata . « Io ne ho contati cento , di morti » dice il generale Co , « ma alla fine risulteranno più del doppio . » « Intanto , eccone un bel mucchio » soggiunge un ufficiale vietnamita : svoltato l ' angolo di una casamatta di bambù ci troviamo di fronte ad un camion . È pieno zeppo di cadaveri , gli uni ammucchiati sugli altri , accatastati alla rinfusa . I guerriglieri sono piccoli e minuti , sembrano ragazzini , sotto gli squarci del nero costume da contadino affiora una pelle color della giada , una pelle delicata , quasi femminea . « La morte ha dato espressioni miti o stralunate , da fanciulli sorpresi dalla folgore , a questi coraggiosi venuti a morire fin sotto i reticolati di Campo Kannack » dice l ' ufficiale di prima ; poi , sogghignando , mi mostra un taccuino preso ad un comunista : c ' è dentro la sua foto in borghese , un ' altra in bicicletta con un amico o un parente , c ' è anche la fotografia di una bella ragazza sorridente . L ' ufficiale non vuoi dirmi il nome del caduto , venuto dal Nord Vietnam nel Sud dopo una marcia di sessantaquattro giorni , iniziata il 12 novembre 1964; si limita ad informarmi che doveva essere un graduato , a giudicare dalla calligrafia , e che era alto un metro e sessanta . Domando dove sia , e l ' altro , con un gesto vago : « Nel mucchio » risponde . Non c ' è pietà sul viso dei vietnamiti che ci accompagnano in giro per il campo disseminato di caduti . Questa è una guerra senza misericordia , dove non ci si ferma mai a meditare . Ad un tratto , dal camion rotolano giù quattro cadaveri , finendo in un fossato : aderiscono alla terra , assumendo positure armoniose , come di danza fissata in un altorilievo . C ' è un morto che è proprio un giovinetto ; cadendo , i lunghi capelli neri si sono sparsi sulla mota giallastra , e una mano è rimasta ripiegata sotto la guancia destra . Sembra che dorma . « Non avrà più di sedici anni » mormora il capitano King . « È un delitto strappare alle famiglie dei ragazzi , farne dei fanatici da mandare al macello . » Sembrano proprio agnelli massacrati da un beccaio impazzito , specie quelli raggiunti dall ' esplosione delle mine . Tutto il perimetro esterno del campo ne è pieno : cadaveri nelle buche , nei rigagnoli , a ridosso dei reticolati ; alcuni fermati dalla morte nell ' atto di lanciare una bomba , altri con le dita serrate sui moschetti di fabbricazione cecoslovacca . Quanti morti , a perdita d ' occhio , si rischia di calpestarli . Sono morti poveri , senza scarpe , con accanto tascapani fatti di paglia intrecciata , solo pochi calzano rozzi sandali di gomma . Gli altri , i caduti del Vietnam , dormono composti nelle loro belle divise , entro casse dipinte di rosso , confortati dal pianto dei familiari . Perché nei campi come questo vivono anche le famiglie di molti soldati . Le donne e i bambini hanno passato le ore dell ' attacco nelle buche scavate a ridosso delle capanne di bambù . I bambini han continuato a dormire , e adesso giocano accanto alle casse che racchiudono i corpi dei loro genitori . Come si somigliano gli uni e gli altri , i morti del Vietcong e i morti del Vietnam , sembrano fratelli ! Sono fratelli che la guerra spinge ad uccidersi , questa è la realtà . Ora si è levato il vento , ed ha portato via le nuvole . Splende il sole , su Campo Kannack ; dalle cucine si leva il fumo del rancio , riso bollito e carne , corrono allegri richiami , nella giungla non si spara più . Intorno , fermenta un atroce odor di corrotto , misto a disinfettante . Avvicinandosi , « Ma sì , ecco il nome di quel morto » mi dice improvvisamente l ' ufficiale che non aveva voluto darmelo : « si chiama Nguyen Hung Kiem . Sul retro della fotografia della ragazza c ' è scritto : " Con amore " . Chissà , se il suo giornale pubblica il nome , la ragazza , o forse la moglie , saprà presto che fine ha fatto questo Nguyen , le notizie stampate camminano in fretta , potrà mettersi il cuore in pace » . Poi , guardandomi dritto negli occhi : « Cosa crede , la guerra non piace a nessuno » soggiunge brusco , « Soprattutto a chi la fa . È una sporca faccenda , specie una guerra come questa . Ma fin quando ci verranno addosso dovremo ammazzarli , uno per uno , senza pietà . Perché loro , questo vorrebbero , farci fuori tutti » .
La chiave del secolo ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Ho visto recentemente in televisione un documentario sull ' invasione tedesca dell ' Unione Sovietica e sulla tragedia del corpo di spedizione italiano sul Don . Belle testimonianze di sopravvissuti , immagini epiche e dolorose . Penso che bisognerebbe raccogliere e proiettare tutto il materiale relativo alla guerra sul fronte orientale , compresi i film di propaganda : lì è andato in scena il più grande spettacolo del mondo e lì sta la chiave della storia del nostro secolo . Ho pensato , guardando le immagini sconnesse di quel documentario e ascoltando il commento parlato , che soltanto chi ha più di settant ' anni conserva una memoria diretta di quel tempo . È un ' avventura ma un grande privilegio . Tutto quello che io so , per poco che sia , l ' ho imparato in quei due o tre anni . E la menzogna in cui oggi siamo immersi e in cui vivono le giovani generazioni suona alle mie orecchie come un insulto a cui è vano opporre la memoria individuale . Tutto era perduto in quei giorni e anni , le democrazie europee erano crollate sul campo come cartapesta , le armate corazzate del Terzo Reich e le croci uncinate dilagavano sul continente e oltre senza colpo ferire , il fascismo e il terrore non conoscevano più ostacoli . Meno uno , il solo al di qua dell ' Atlantico e dei mari del Nord e del Sud : uno strano paese , che aveva fatto una sua rivoluzione solitaria , che oggi è piombato nella corruzione e nella decadenza , ed è in guerra con se stesso , ma allora si alzò in piedi come un gigante che spezza ogni catena . Dirà qualche anno più tardi nell ' aula del parlamento italiano un esponente del governo di allora : di certo Stalin è stato un uomo su cui Dio ha impresso la sua impronta . Metafisica a parte , come saranno uscite dalle acciaierie oltre gli Urali quei cannoni e quei carri pesanti capaci di respingere e di frantumare la macchina di guerra tedesca ? Come avranno fatto quei contadini ucraini , quegli operai leningradesi , quegli uomini di marmo di ogni provincia , quei giovani tartari , uzbeki , mongoli , ceceni , a formare un solo grande esercito per salvare la propria terra e la nostra ? Come ha potuto quella guerra patriottica , senza i Kutuzov e i Tucha ? evskij , saldarsi con l ' antifascismo mondiale e l ' ideale di libertà di ogni popolo ? Come fu possibile trarre questa forza da molte privazioni e sofferenze sotto un regime rozzo e sprezzato dai posteri ? C ' era qualcuno , forse , che aveva visto più lontano degli altri . Il comunismo ci ha rimesso ma noi no , e forse dovremmo ringraziare . Prima ringraziare e poi revisionare e anche ribaltare la storia : tanto è lontana mille anni e nessuno può eccepire . Vicino a Mosca commemorano ogni tanto una battaglia dell ' età napoleonica mimandola sul terreno , e c ' è anche un museo scenografico che la fa rivivere agli spettatori come ne fossero i protagonisti . Ma sulle sponde del placido Don non c ' è , che io sappia , nessuna Disneyland che onori la più grande vittoria militare del XX secolo .
StampaQuotidiana ,
« Tu sai che sono sotto minaccia di un gravissimo danno ? Il 1° novembre debbo presentarmi al distretto militare . Pensi tu alla terribilità del mio caso ? Diciotto mesi di caserma ? I1 suicidio sicuro . » Con quest ' animo Gabriele D ' Annunzio partiva soldato a ventisei anni . Classe 1863 , ma iscritto a un ' università del regno ( che non frequentò mai ) , gli spettava il rinvio , ma ora , come succede spesso in questi casi , d ' improvviso , con terrore , vedeva dinanzi a sé un anno ( e non diciotto mesi ) di vita militare . Scelse la cavalleria , e lo destinarono al l4° , che alla fine del 1889 stava accantonato a Roma , nella caserma del Macao . Ma in caserma non stette molto , perché quasi subito lo mandarono all ' ospedale per una crisi di nevrastenia . A ventisei anni era uno scrittore già celebre , aveva appena pubblicato Il piacere , apparteneva alla cerchia della « Cronaca bizantina » , e così gli ufficiali medici non digiuni di lettere ebbero per lui più di una premura : licenze , permessi serali , l ' uso di una camera tutta per sé . Dimesso , raggiunse il 14° quando già il reggimento era tornato alla sua sede , Faenza , ma anche lì fu l ' ospedale , stavolta per le febbri malariche . Sugli esami per la nomina a sottotenente i biografi sono vaghi e contraddittori ; sappiamo che ebbe diciassette ventesimi in composizione italiana , e che il colonnello , bontà sua , lo incoraggiò a continuare per quella strada . Non sappiamo invece se e come superò le altre prove . Una cosa è però certa , che non fece mai il servizio di prima nomina , e che nell ' ottobre del 1890 era in congedo illimitato . La divisa dell ' ufficiale la indossò venticinque anni più tardi , rientrando in trionfo dal nono glorioso « esilio » parigino . L ' orazione di Quarto , le accoglienze entusiastiche delle folle italiane , gli attacchi a Giolitti , che voleva la neutralità , Gabriele D ' Annunzio s ' era subito fatto portavoce di quella agguerrita e vociona minoranza che - così parve a molti - in quel maggio 1915 prevalse , dalla piazza , sulla volontà generale del Paese . Ora il dado era tratto , ed egli indossava la divisa dei lancieri di Novara . Una disposizione speciale superava l ' ostacolo della scarsa statura ( 1,64 comprese le scarpe ) insufficiente per la « cavalleria pesante » . Cappotto d ' ordinanza , berretto d ' ordinanza , gambali d ' ordinanza , il tenente Gabriele D ' Annunzio , di anni cinquantadue , credeva sinceramente d ' essere un soldato qualunque . Una sera di fine maggio , congedandosi dagli amici dopo una cena , concludeva : « Ecco l ' alba , compagni , ecco la diana , e fra poco sarà l ' aurora . Abbracciamoci e prendiamo commiato » . Così partì . Ma non fu un soldato qualunque , e non poteva esserlo . Si sistemò a Venezia , sul Canal Grande , nella « casetta rossa » , proprietà d ' un suddito tedesco , il conte Hohenlohe , dove conduceva la sua solita splendida vita , dispendiosissima . Non gli sarebbero bastate 7000 lire al mese , gli scriveva Albertini , esortandolo a scrivere di più per il Corriere , « Dove si trovano settemila lire al mese quando produci poco o nulla ? Canta ! Produci ! Lavora ! » . E lui di rimando : « Sì , dopo la cantata , tenderò il cappello , come i canterini girovaghi , e pioveranno le palanche » . In attesa delle palanche sognava l ' azione . Il 20luglio , anniversario di Lissa , una squadra navale italiana avrebbe dovuto incrociare a dimostrazione nelle acque di Pola , e il tenente dei lancieri chiese d ' essere della partita . Ma al comando non gli diedero molto ascolto , fecero un mucchio di difficoltà , e lui non partì . Infuriato scrisse a Calandra in persona : « Stamani , poiché m ' hanno impedito di andare a svegliare la triste Trieste con l ' avvertimento e col grido italiano , stamani io ho perduto alcuni minuti di vita sublime » . Si mossero subito le alte sfere , intervenne addirittura il generale Cadorna , e da quel momento Gabriele fu libero di far la guerra dove e come volesse : sulla terra , sul mare ma soprattutto nel cielo . Se in quella guerra non fu il solo privilegiato , fu certamente lui il maggiore , il primo . Diede anzi l ' esempio più cospicuo di quell ' arditismo che gli alti comandi favorirono , convinti che fosse una trovata tattica . La Prima guerra mondiale ha avuto ben pochi comandanti di grande immaginazione strategica . Sul fronte italiano ( come su quello francese dopo la Marna , del resto ) tutto si ridusse alla « guerra di logoramento » , una continua macina di vite umane , dall ' una all ' altra parte , fino a che non soccombesse per estinzione la meno forte , la meno numerosa . Per rimediare , sprovvisti com ' erano di un vero « pensiero » strategico , i generali ricorsero alla tattica dei « colpi di mano » . Così in Italia nacquero i reparti degli arditi : truppe sceltissime , libere da ogni altro servizio e dai gravosi turni di trincea , con vestiario , armamento , paga e altri vantaggi eccezionali , giungevano in linea solo quando ce n ' era bisogno , compivano la rapida missione e tornavano nelle retrovie . Tutti bei giovani spavaldi , questi professionisti del « colpo di mano » tenevano , in servizio e fuori , un contegno che possiamo definire dilettantesco , artistico . Spregiavano la disciplina , sbeffeggiavano sia i poveri fantaccini che i pezzi grossi , i papaveri della burocrazia , prima militare e poi politica . Obbedivano soltanto al superiore diretto . Si sentivano parte di un ' aristocrazia , e non soltanto militare . Finita la guerra diventeranno quasi tutti fascisti , ma del fascismo saranno l ' ala più turbolenta , più riottosa , più anarcoide . Il fascismo non vedrà l ' ora di sbarazzarsene , in qualunque modo , anche comprandone l ' inazione . D ' Annunzio era dei loro , il più grosso . Dopo tanto indugiare , ecco improvviso il battesimo del fuoco , il 7 di agosto , su un biposto pilotato dall ' eroico Giuseppe Miraglia . Cominciavano appena allora a usare gli aerei per il bombardamento tattico , e infatti fu poco l ' esplosivo buttato sull ' arsenale , ma molte le bandierine tricolori , e i messaggi . Due idrovolanti austriaci si levarono per intercettarli , ma tutto andò liscio , anzi Gabriele , inebriato da quel suo primo volo , annotava sul diario di bordo due versi della Vispa Teresa : « Vivendo , volando , che male ti fo ? » . E invece sognava la morte , purché fosse una morte ilare , bella e giovane , come un amplesso definitivo . Non a caso scritti , imprese guerresche e amori si accavallano e si intricano più che mai in questi anni di guerra . D ' un suo convegno amoroso parla così : « Ha ventisette anni , è nel culmine della giovinezza , quando la prima fame è sazia e cominciano gli indugi sul sapore . Ha ventisette anni , e non s ' avvede che questa assodata giovinezza è ingiustizia e ingiuria a me . Per avere ventisette anni darei il libro di Alcyone . E insiste , col tono dello scialacquatore un po ' trattenuto : « Che darei per avere ventisette anni ! Anche Laus vitae anche Alcyone anche Forse che sì forse che no » . Come se lo tormentasse il presagio di una morte vecchia e turpe . « Oggi a cavallo , avevo non so che senso giovanile del mio corpo . Ma là , nella fotografia di ieri , nella istantanea spietata , sono già vecchio . » Ecco perché la morte eroica dei suoi amici , dei suoi compagni d ' ardimento - Giuseppe Miraglia , Gino Allegri , Giovanni Randaccio - non è soltanto un grosso dolore , ma anche un ' occasione per contemplare la propria morte , idealizzandola : « Così la morte non era più di un passaggio fra due luci , ma era la congiunzione chiara di due luci . Tale fu poi per me da quel punto » . Dopo di lui la retorica della morte , la retorica del teschio e delle tibie incrociate , ha funestato l ' Italia . Ma la retorica è venuta dopo . Quando cantava , dei compagni di Buccali , « siamo trenta d ' una sorte , e trentuno con la morte , eia , l ' ultima , alalà ! » , Gabriele era sincero . In guerra rischiò seriamente la vita ; e forse il destino suo fu tragico proprio perché la morte gli toccò vecchia e turpe e dorata , nel mausoleo di Gardone . Persino la sua maggior ferita in guerra fu per un banale incidente di volo . Il 16 gennaio l ' aereo pilotato dal tenente di vascello Bologna dovette per il maltempo tornare indietro , e scendere sul mare di Grado , ma per un errore di visuale ( l ' acqua sotto il sole fece specchio ) ammarò troppo bruscamente , e Gabriele andò a sbattere la testa contro la mitragliatrice di prua . Il sangue fu poco , ma la lesione interna gravissima . Quando finalmente il poeta , tutto preso com ' era da un giro di conferenze e di serate benefiche in Lombardia , lasciò che i maggiori oculisti italiani lo visitassero , si vide che s ' era staccata la retina dell ' occhio destro , e che l ' occhio s ' era perduto . Indispensabile che per parecchie settimane restasse a riposo completo , a letto , nella camera buia . Al buio , appunto , scrisse il Notturno . Gli era giunta intanto la prima medaglia d ' argento e a settembre poteva riprendere a volare . « Ora io sarei contento » , scriveva all ' Albertini , « che questa mia rientrata in servizio attivo fosse annunziata ; per varie ragioni , tra le quali questo nuovo titolo alla mia promozione - della m ' infischio , come sai . Ma i miei amici zelanti si meravigliano , poiché Guglielmo Marroni da tenente è passato maggiore senza mai essere stato al fuoco . » Gli amici zelanti ci entrano poco , e non era vero che lui se ne infischiasse . Al contrario , non l ' abbandonò mai questa ambizione un po ' puerile e patetica di avere , come si diceva ambiguamente nel gergo degli ufficiali di carriera , « un bel petto » . Al fido Tom Antongini scriveva , per esempio : « Ora il ministro della Guerra è Lyautey , che mi conosce bene . Forse è più facile parlare di quella famosa Croce » . E ancora , sempre all ' Antongini : « A proposito , m ' era stata annunziata la medaglia d ' oro « serba » - che tanti hanno avuto - e l ' ordine di Leopoldo « belga » . Ne sai nulla ? » . Ora , il re dei belgi aveva altre gatte da pelare . Il re dei serbi era in fuga sopra un carro tirato da buoi , fra colonne di dispersi e fuggiaschi , e cercava di raggiungere la costa adriatica , dove si sarebbe imbarcato su una nave da guerra italiana . Ma la Croix de Guerre l ' ebbe , ed anche la britannica Military Cross . In quanto all ' Italia , gli diedero tutto quel che consentiva il regolamento , e quando occorse modificarono il regolamento per dargli di più : cinque medaglie d ' argento , una d ' oro , tre promozioni per merito di guerra ( fino a tenente colonnello ) , la Croce dell ' Ordine militare di Savoia . Davvero un « bel petto » . Persino una medaglia di bronzo . « Il bronzino di Buccari » , diceva Gabriele stizzito . Quei tre motoscafi siluranti , ciascuno con un equipaggio di dieci uomini , fecero nella notte fra il 10 e l ' 1 l febbraio 1918 un ' arditissima incursione nella rada istriana di Buccari , al comando del capitano di fregata Costanzo Ciano . I risultati pratici furono scarsi : un piroscafo austriaco affondato . Ma oltre ai siluri , in quella rada lanciarono anche tre bottiglie sigillate e ornate di nastri tricolori , con dentro un messaggio , che si chiudeva così : « Un buon compagno - il nemico capitale , fra tutti lo inimicissimo , quello di Pole e Cattaro - è venuto a beffarsi della taglia » . Questo il punto : sul fronte italiano ormai l ' Austria stava combattendo due guerre , una contro l ' Italia , l ' altra contro D ' Annunzio . La taglia sulla sua testa c ' era veramente , sin dal 1915 . E se sfogliamo i giornali umoristici austriaci di allora , si vedono subito i due bersagli fondamentali : l ' italiano bassotto , baffuto , nero , con il cappello da brigante calabrese , e D ' Annunzio , in abiti femminili , fra nubi di profumi e di cipria . Ecco la controprova di quanto fosse efficace , ben articolata , puntuta , la propaganda di Gabriele . Vien voglia di chiedersi perché i tecnici della persuasione , tanto numerosi e rumorosi ai giorni nostri , non abbiano mai pensato di studiare in questo senso la sua vita e la sua opera . Un volo e una canzone , una visita alle prime linee e un articolo sul Corriere , tutto quel che D ' Annunzio fece in guerra fu anche propaganda di prim ' ordine . E la propaganda , come ben sappiamo , illumina non soltanto la cosa che si lancia , ma anche la persona che provvede al lancio . Non a caso i pubblicitari « firmano » . D ' Annunzio firmava , sempre , tutti i manifesti buttati sul nemico . Ecco un suo arrivo al fronte . « Truppe non logore , sfinite : per rifarle ci vuol ben altro che il teatro del soldato ... Arriva D ' Annunzio a gran corsa . È sempre come una ventata di aria fresca . " Sapete " ; dice , " bisogna smetterla con l ' hip , hip , hurrah . Roba da barbari . Siamo o non siamo latini e omerici ? Dunque eia , eia , alalà ! Attenti : eia , eia , eia !..." E tutti in coro a rispondere : alalà ! » Ora , noi possiamo anche dubitare che dopo un turno di trincea sul Carso , il fante - un contadino della bassa Italia - potesse sentirsi « omerico » e « rifarsi » con un alalà . Ma chi lo comandava , il tenentino che aveva lasciato gli studi l ' anno prima e che sognava ( tutto in un sogno solo ) la grandezza d ' Italia , la vittoria e i favori delle belle donne , quel tenentino sicuramente tornava in linea convinto di dover « gittare il cuore nella trincea nemica » e andare a riprenderselo . Del resto D ' Annunzio era ben consapevole di quest ' azione propagandistica . Prima della nona battaglia dell ' Isonzo , ecco il suo solito arrivo « a corsa » con l ' alalà , come lo racconta lui in privato , scrivendone all ' Antongini : « Parto domani per la fronte , dove faccio l ' ufficio di mascotte per le " spallate " » . Memento audere semper , non piegare d ' un ' ugna , l ' orbo veggente , sufficit animus : l ' imaginifico era diventato un eccezionale trovatore di « slogans » . E si legga questa sua disposizione di volo , prima d ' un attacco su Pola : « Quando tutte le bombe siano andate a segno , ciascun equipaggio si leverà in piedi , compreso il pilota di destra , e lancerà il grido attraverso i fuochi di sbarramento : alalà » . Eppure D ' Annunzio è anche l ' autore di un memoriale sull ' impiego strategico dell ' aviazione da bombardamento che i comandi lessero con molta attenzione . È uno scritto tecnicamente assai buono , con non poche idee che precorrono i tempi : l ' uso degli aerei siluranti , per esempio , il valore psicologico delle incursioni a lunga distanza , l ' impiego massiccio dei bombardieri , contro l ' opinione corrente di allora , che voleva limitare gli aerei a compiti di osservazione di intercettamento . E il volo su Vienna fu impresa unica nella Prima guerra mondiale . E il merito fu interamente suo , perché D ' Annunzio ci pensava sin dallo scoppio delle ostilità . Era un ' impresa assai difficile , sempre sconsigliata e talvolta osteggiata dai comandi . I Caproni disponibili allora , da 300 hp , non avevano autonomia neanche per il solo volo di andata . Quelli da 450 hp , costruiti più tardi , potevan bastare a patto che si aggiungessero dei serbatoi supplementari , ma questo imponeva di ridurre al minimo il carico utile . Al campo di San Pelagio lavorarono febbrilmente per settimane . Prima di accettare l ' impresa , i comandi vollero fare un volo di prova di mille chilometri sulla Valle Padana . E siccome D ' Annunzio non era pilota , si dovette trasformare un monoposto ( quello di Natale Palli ) incastrando un seggiolino in un incavo ricavato fra le lamiere del serbatoio supplementare . L ' ordine di operazione era rigoroso : non lanciare bombe , ma limitarsi a un ' azione dimostrativa , non lasciarsi impegnare dagli aerei da caccia austriaci , troppo più veloci , essere pronti ad azionare un dispositivo per la distruzione dell ' apparecchio , scendere a 700 metri sulla capitale nemica per il lancio utile dei manifestini . Decollarono la mattina del 9 agosto , una squadriglia di undici apparecchi in formazione serrata . Tre dovettero subito ridiscendere per un guasto . Il pilota Sarti fu costretto ad atterrare in territorio nemico . In sette dunque raggiunsero Vienna a far sentire « il rombo della giovane ala italiana » che « non somiglia a quello del bronzo funebre nel cielo mattutino » . Tornarono , e già quando furono sul cielo di Venezia l ' Italia seppe dell ' impresa e impazzì . Qualcuno propose di incoronare di lauro il Comandante , in Campidoglio . La guerra di D ' Annunzio fu dunque questa : il coraggio sposato alla retorica , l ' intelligenza alla consapevole volontà di propaganda , e poi l ' ambizione , il vagheggiamento estetico della bella morte , la poesia che si trasforma in vita vissuta , il poeta che passa la mano al Comandante . Non fu la guerra degli altri , dei poeti , degli scrittori , degli intellettuali suoi contemporanei . Costoro partirono tutti per il fronte . Molti ci andarono volontari , ciascuno spinto da un motivo che non era sempre identico a quelli altrui . Nella guerra , fra costoro , ci fu chi vide la lotta dei popoli contro gli imperi , e ci fu chi vide la conclusione del Risorgimento , e chi seppe impararvi la nuda lezione della fratellanza fra gli uomini . Se noi oggi vogliamo capire che cosa fu la Grande guerra leggiamo le pagine di Emilio Lussu , di Giuseppe Ungaretti , di Carlo Emilio Gadda , di Renato Serra , di Carlo Salsa , di Ardengo Soffici . Li leggiamo proprio perché loro fecero la guerra da soldati , in mezzo ai soldati . D ' Annunzio fece la sua splendida guerra con uno stretto manipolo di giovani che gli somigliavano , o che si sforzavano di somigliargli . La visse e la sentì come il supremo fastigio di una vita eroica . Non ebbe la corona in Campidoglio , ma entrò , vivo , in un mausoleo , il Vittoriale . Ma intanto era venuta la pace . Una pace gallica , inghilese , stelligera , per dirla con le sue parole , non certo una pace italiana , che facesse per esempio dell ' amarissimo Adriatico un golfo italiano . Un suo scritto che chiedeva appunto per l ' Italia tutta la costa dalmata fino a Valona non fu accettato dal Corriere . Era la fine del 1918 e in tutta l ' Europa , già stremata dalla guerra , la spagnola mieteva altre vittime , più numerose ancora . Prese la spagnola anche D ' Annunzio : chiuso nella « casetta rossa » meditava l ' impresa di Fiume .
Lo stracotto ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Non credo che Massimo D ' Alema , qualche giorno fa , sia salito al Quirinale per dimettersi e sia stato dissuaso da Ciampi perché bisogna prima approvare la legge finanziaria . Avrebbe potuto comunque rassegnare le dimissioni e farsi rinviare alle Camere , lasciando alla sua squinternata maggioranza l ' onere e l ' onore di restituirgli la fiducia o negargliela , e rigettando sull ' intero parlamento , come si conviene , la responsabilità di approvare o meno la legge finanziaria . Non credo che Massimo D ' Alema abbia questo stile , uno che rientra da Helsinki per andare a Fiuggi a farsi fischiare dal partito inesistente di Boselli Enrico non ha questo stile . E non credo neppure che Massimo D ' Alema sia stanco di farsi cuocere a fuoco lento e preferisca assumere un altro ruolo . Ha fatto cose turche per entrare a palazzo Chigi e dipingerne a nuovo la facciata e farà cose turche per restarci . Non corre alcun rischio di farsi cuocere a fuoco lento perché l ' operazione è già avvenuta nel breve giro di un anno , e la lepre di Gallipoli è già uno stracotto servito in tavola . Secondo le logiche della politica corrente , come le abbiamo imparate a suo tempo , è giunta l ' ora di Walter Veltroni . È lui la carta su cui puntano le frattaglie della maggioranza ( Cossiga Francesco , Mastella non so , Boselli Enrico ecc . ) per far fuori i bolscevichi dal palazzo d ' inverno di piazza Colonna . E non c ' è in giro nell ' area del centro - sinistra , e forse neppure del centro - destra , un anticomunista più dichiarato dell ' attuale segretario dei Ds . Non faccia velo il particolare che i due leader in questione fanno parte dello stesso partito : nelle conversazioni private i due si chiamano reciprocamente « quello là » , e il modo come Occhetto fece fuori Natta e D ' Alema fece fuori Occhetto è diventata una scuola di pensiero che troverà conferma nella successione prossima ventura . L ' armata brancaleone del centro - sinistra governativo può permettersi di far fuori il suo incauto comandante e inventore , cioè Brancaleone in persona , ma non può ancora aspirare a cancellare la primazia diessina . La mortadella prodiana è inacidita , una controfigura istituzionale vorrebbe dire la resa incondizionata della residua sinistra governativa . Perciò o D ' Alema resta a penzolare ancora per qualche settimana o mese , o è l ' ora dell ' altro quello là . Confesso che tutto questo non presenta per me , e penso per la pubblica opinione in generale , nessun interesse . Potrebbe essere interessante e promettente se una crisi si aprisse , non si risolvesse inutilmente e malamente , e si andasse alle elezioni generali ( e regionali ) in primavera . Con una legge elettorale democratica , cioè proporzionalista , con tutti gli sbarramenti che volete alla tedesca . Forse allora una formazione o coalizione di sinistra potrebbe trovare uno spazio dignitoso e una parte dei cittadini che non ne possono più potrebbero tornare a votare , fuori dal polo nord dal polo sud .
L’ITALIA SARÀ ( - , 1861 )
StampaPeriodica ,
Chi avesse detto solo due anni fa , che l ’ Italia così barbaramente stracciata e divisa in sette Stati dovesse , come un sol uomo , levarsi per domandare la sua nazionalità , ed in breve tempo veder cadere tre principi , essere indebolito un quarto che aveva tutta l ’ influenza sull ’ Italia , ed il Papa ed il Borbone di Napoli sentirsi cedere il trono sotto i loro piedi , certo avrebbe creduto sentire una delle utopie del profeta dell ’ idea , e l ’ avrebbe accolta con dispregio come cosa quasi impossibile . Eppure è un fatto . Due figli d ’ Italia si sono levati , Vittorio Emanuele e Garibaldi , ed han preso l ’ impegno di raccorre le sparse membra della lacerata patria , e ricostituirla . L ’ Amico , di Casa non si occupa di politica , né pretende di entrare negli inestricabili labirinti della diplomazia : ma salendo a più alte cagioni , osa predire che l ’ Italia sarà fra breve una grande nazione . Chi non è ateo deve ammettere una Provvidenza ; chi è cristiano deve ammettere le dichiarazioni della Prole di Dio . Il castigo più grande che Dio dà a un popolo è quello di togliergli la sua nazionalità ; quel popolo è morto come popolo : ed in questo solo senso aveano ragione i nostri grandi nemici La Martine e Metternich , di dire che l ’ Italia è la terra dei morti , e che essa non è che una espressione geografica . L ’ Italia oggi s ’ incammina a riacquistare la sua vita di nazione , e già ha fatto dei passi mirabili . Continuerà essa in questa via fino a giungere allo scopo sublime che si è proposta ? Se calcoliamo le cose umanamente , non ci sembra che vi possa essere il minimo dubbio . I partiti che impedivano la unione sono spariti ; e qui dobbiamo dare la meritata lode al partito repubblicano , il quale ha ceduto per l ’ amor della unione , ed ha mandato i suoi più bravi campioni a spargere il sangue al grido d ’ Italia e Vittorio Emanuele . La diplomazia non osteggia , almeno apertamente , la nostra nazionalità ; il non intervento è proclamato ; l ’ unione dei popoli è ammirabile ; l ’ Austria è resa impotente ; il Papa non è più ascoltato ; il Borbone stesso è sceso a patti col popolo , che tiene il broncio alle sue forzate concessioni ; Garibaldi fa meraviglie ; Vittorio Emanuele è proclamato dappertutto . Tutto insomma ci dice che l ’ Italia sarà , e sarà fra breve . Ma quel libro divino nel quale troviamo insegnamenti in tutto , la Bibbia , ci dice che “ la giustizia eleva la nazione " (Prov., XIV , 34 ) . La giustizia , s ’ intende bene , non quella che così si chiama , e che è amministrata dai magistrati , ma quella giustizia che vien da Dio , e che è ne ’ cuori veramente religiosi ; in una parola , la religione eleva la nazione . Ma qual è questa religione ? Non è certo quella delle scomuniche e delle maledizioni che si esercita in corte di Roma ; quella religione anzi è quella che ha diviso l ’ Italia , e l ’ ha condotta al Medioevo . Non è neppure la religione dell ’ inquisizione che ha desolato Italia e Spagna ; quella religione spopola gli Stati , ruina il commercio , ed è sorgente di mille mali . Non è neppure la religione dei bigotti , che consiste in grossolane superstizioni ; quella religione empierà i conventi , moltiplicherà i preti e li arricchirà , e toglierà tante braccia e tante ricchezze alla patria e al commercio . L ’ elevamento della nazione deve venire da Dio . Ora come è possibile che Dio elevi una nazione se essa disprezza gli ordini che Dio gli ha dati per il suo bene ? Gli ordini di Dio sono nella sua parola : ecco la giustizia che eleva la nazione . La religione che ci è rivelata nella divina parola ci fa chiaramente sentire la nostra eguaglianza : essa ci dice che tutti abbiamo lo stesso niente per principio , lo stesso Dio per creatore , lo stesso Adamo per padre ; ma rivelandoci la nostra uguaglianza ci predica l ’ ordine ; affinché tutto proceda senza confusione ; così a colui che si stima grande , la religione gli dice : non insuperbirti , ma se sei al di sopra de ’ tuoi fratelli , lo sei per servirli ; e a colui che si vede piccolo , la religione dice : non avvilirti , perciocché innanzi a Dio la tua piccolezza sparisce . La religione vuole che noi “ parliamo con verità gli uni agli altri ” (Efes., IV , 25 ) ; e così sono aboliti gl ’ inganni . La religione vuole che si renda a Cesare quello che è di Cesare , ed a Dio quello che è di Dio ; che si " renda a ciascuno il debito : il tributo a chi si deve il tributo ; la gabella a chi la gabella ; il timore a chi il timore ; l ’ onore a chi l ’ onore " (Rom., XIII , 7 ) . La religione vuole che ci amiamo tutti come membra di un corpo , e ci aiutiamo scambievolmente ; che " niuno cerchi il suo proprio , ma ciascuno cerchi ciò che è per altri " (Cor., X , 24 ) . Se tali principi si mettessero in esecuzione , vi potrebbe essere alcun dubbio sulla ricostituzione della cara patria nostra ? Dio faccia splender dall ’ alto la luce della sua santa parola sulla cara patria , ed essa sarà elevata a nazione , anzi primeggerà fra le nazioni .
MIGUEL DE UNAMUNO ( PAPINI GIOVANNI , 1906 )
StampaPeriodica ,
Noialtri ci occupiamo assai meno della Spagna di quel che gli spagnoli si occupino di noi . Della vecchia Spagna conosciamo appena un libro , il Don Quijote , e due o tre nomi : Calderon , Lope de Voga , Sant ' Ignazio . Della Spagna ultima , della Spagna presente nulla . Noi abbiamo uno dei più illustri spagnolisti del mondo , Arturo Farinelli , ma non abbiamo saputo dargli neppure una cattedra e deve campar la vita insegnando italiano e lo spagnolo in Austria , alla scuola di Commercio di Innsbruck . Abbiamo buoni studiosi di letteratura spagnola , ( Schiff , Restori , De Lollis , Sanvisenti , Savj Lopez , Mele ) ma costoro non si occupano che di cose vecchie e la loro Spagna finisce col secolo XVII . Noi siamo abituati troppo ad associare l ' idea di ricchezza e di potenza con quella di cultura e di genialità e non pensiamo che un paese può avere dei grandi uomini anche se ha perduto le sue colonie e se la sua rendita è al di sotto della pari . La Spagna non è oggi una nazione prospera e forte ma appunto per questo è più favorevole allo sviluppo di certi sentimenti e alla creazione di certe opere . In Italia nessuno conosce le opere di quel delizioso e melanconico analista che fu Angel Ganivet , e ben pochi , credo , conoscono i libri di don Miguel Unamuno . Costui è professore di greco , è basco , ha quarant ' anni , è Rettore dell ' Università di Salamanca ed è uno dei più singolari rappresentanti dell ' idealismo contemporaneo . Ha scritto dei romanzi ( Paz en la guerra , 1897 , Amor y pedagogia , 1902 ) dei saggi di filosofia sociale ( De la ensenanza superior en Espana ; 1899 , Entorno al casticosmo , 1902 ) dei bozzetti di costumi e di luoghi ( Paisajes , 1902; De mi pais , 1903 ) e poi articoli , conferenze , discorsi e lettere , sopratutto molte lettere . Egli ha tutte le qualità degli apostoli : la fede , l ' attività , il disprezzo del ridicolo , la simpatia intuitiva per gli sconosciuti che possono essere vicini alla sua anima . Egli vuol essere un po ' il confessore della Spagna contemporanea e il suo scopo sarebbe quello di far tornare gli spagnoli alle tradizioni della loro anima nazionale . Non si rigenera la Spagna , egli dice , portandola a imitare ciò che fanno le altre nazioni , cercando di creare industrie , rendendola ricca . La Spagna ha la sua missione nel mondo : quella di rappresentare , dinanzi alla paganità latina , e all ' avidità anglo - sassone , le idee della rinuncia e dell ' immortalità . La Spagna dovrebbe essere una nazione di cavalieri asceti . Gli stessi aspetti della terra di Castiglia , solitaria , arida , popolata solo di rigide encinas , danno il senso dell ' infinito e il bisogno dell ' unione con Dio . La rigenerazione della Spagna è un problema morale e perciò un problema religioso . Miguel de Unamuno dà molta importanza alla religione e per quanto cattolico non si spaventa né delle teorie della evoluzione dei dogmi né delle sante pazzie del misticismo . Il libro che fa meglio comprendere l ' anima sua e che costituisce , per ora , il più completo programma ch ' egli abbia offerto al suo paese è quello che ha pubblicato l ' anno scorso col titolo di Vida de D . Quijote y Sancho ( Madrid , F . Fè ) che non è né un riassunto né un commento filologico o storico ma una interpretazione morale della meravigliosa opera del Cervantes . Egli segue passo a passo le vicende dello infelice cavaliere e del suo compagno e dopo averle ricordate con brevi parole ne cerca il significato e ne trae gl ' insegnamenti . E per far comprendere tutto quello che c ' è di eroico e di religioso nel gran libro del Monco egli richiama ogni momento le gesta o le parole delle più alte e nobili anime rappresentatrici della Spagna : il Cid Campeador , Santa Teresa , Inigo di Loyola , Calderon de la Barca . Questo libro di Unamuno si presenta , così , come una specie di Vangelo dello Spagnolismo , ma non dello Spagnolismo quale noi siamo abituati a disprezzarlo attraverso i ricordi della dominazione della Spagna già in decadenza , ma di uno Spagnolismo ch ' è quasi l ' opposto di quello e che riconosce come virtù il disprezzo della vita comoda , degli affari , della morte , e l ' amore dell ' avventura e della povertà , il coraggio della solitudine e della pazzia . Tutto questo insegna Don Chisciotte , secondo Unamuno , e non il pessimismo come voleva Turgheniev o la fine del misticismo cavalleresco come intende ora il Peladan . È inutile aggiungere che sto dalla parte di Unamuno . lo sento per lui una simpatia istintiva che è dovuta , probabilmente , alle somiglianze delle nostre anime e dei nostri scopi . Egli vuol fare per la Spagna ciò che io vorrei fare per l ' Italia e riconosco pure come mio principal patrono l ' immortale Don Chisciotte il quale non è mai veramente morto nel mondo , perché se morisse davvero la vita diverrebbe qualcosa di orribile , una specie di sotterraneo senza luce , abitato da bestie soddisfatte . Miguel Unamuno è oggi il sacerdote principe della Religione di Don Quijote di cui sono , per mia gloria e fortuna , un fervoroso fedele e ho provato il bisogno , appena l ' ho scoperto , di mandargli il saluto del suo fratello ignoto , in questa rivista che si onora di esser l ' organo del don chisciottismo italiano .
ProsaGiuridica ,
Vittorio Emanuele III per Grazia di Dio e per la Volontà della Nazione Re d ' Italia e di Albania Imperatore d ' Etiopia Il Senato e la Camera dei Fasci e delle Corporazioni , a mezzo delle loro Commissioni legislative , hanno approvato ; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue : Capo I . - Disposizioni generali Art . 1 . L ' esercizio delle professioni di giornalista , medico - chirurgo , farmacista , veterinario , ostetrica , avvocato , procuratore , patrocinatore legale , esercente in economia e commercio , ragioniere , ingegnere , architetto , chimico , agronomo , geometra , perito agrario , perito industriale , è , per i cittadini appartenenti alla razza ebraica , regolato dalle seguenti disposizioni . Art . 2 . Ai cittadini italiani di razza ebraica è vietato l ' esercizio della professione di notaro . Ai cittadini italiani di razza ebraica non discriminato è vietato l ' esercizio della professione di giornalista . Per quanto riguarda la professione di insegnante privato , rimangono in vigore le disposizioni di cui agli articoli 1 e 7 del Regio decreto - legge 15 novembre 1938-XVII , n . 1779 . Art . 3 . I cittadini di razza ebraica esercenti una delle professioni di cui all ' art . 1 , che abbiano ottenuto la discriminazione a termini dell ' art . 14 del Regio decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , saranno iscritti in " elenchi aggiunti " , da istituirsi in appendice agli albi professionali , e potranno continuare nell ' esercizio della professione , a norma delle vigenti disposizioni , salve le limitazioni previste dalla presente legge . Sono altresì istituiti , in appendice agli elenchi transitori eventualmente previsti dalle vigenti leggi o regolamenti in aggiunta agli albi professionali , elenchi aggiunti dei professionisti di razza ebraica discriminati . Si applicano agli elenchi aggiunti tutte le norme che regolano la tenuta e la disciplina degli albi professionali . Art . 4 . I cittadini italiani di razza ebraica non discriminati , i quali esercitano una delle professioni indicate dall ' art . 1 , esclusa quella di giornalista , potranno essere iscritti in elenchi speciali secondo le disposizioni del capo II della presente legge , e potranno continuare nell ' esercizio professionale con le limitazioni stabilite dalla legge stessa . Art . 5 . Gli iscritti negli elenchi speciali professionali previsti dall ' art . 4 cessano dal far parte delle Associazioni sindacali di categoria giuridicamente riconosciute , e non possono essere da queste rappresentati . Tuttavia si applicano ad essi le norme inerenti alla disciplina dei rapporti collettivi di lavoro . Art . 6 . è fatto obbligo ai professionisti che si trovino nelle condizioni previste dagli articoli 1 e 2 , primo comma , ed a quelli iscritti nei ruoli di cui all ' art . 23 di denunciare la propria appartenenza alla razza ebraica , entro il termine di venti giorni dalla entrata in vigore della presente legge , agli organi competenti per la tenuta degli albi o dei ruoli . I trasgressori sono puniti con l ' arresto sino ad un mese e con l ' ammenda sino a lire tremila . La denunzia deve essere fatta anche nel caso che sia pendente ricorso per l ' accertamento della razza ai sensi dell ' art . 26 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 . Il reato sarà dichiarato estinto se il ricorso di cui al terzo comma sia deciso con la dichiarazione di non appartenenza del ricorrente alla razza ebraica . Ove la denunzia non sia effettuata , gli organi competenti per la tenuta degli albi o dei ruoli provvederanno d ' ufficio all ' accertamento . La cancellazione dagli albi o dai ruoli viene deliberata dai predetti organi non oltre il febbraio 1940-XVIII , ma ha effetto alla scadenza di detto termine . La deliberazione è notificata agli interessati a mezzo di ufficiale giudiziario , e con le forme della notificazione della citazione . Capo II - Degli elenchi speciali e delle condizioni per essere iscritti Art . 7 . Per ogni circoscrizione di Corte di appello sono istituiti , presso la Corte medesima , gli elenchi speciali per le singole professioni previsti dall ' art . 4 . Nessuno può essere iscritto contemporaneamente in più di un elenco per la stessa professione ; su domanda dell ' interessato è ammesso tuttavia il trasferimento da un elenco distrettuale all ' altro . Il trasferimento non interrompe il corso dell ' anzianità di iscrizione . Art . 8 . I cittadini di razza ebraica esercenti una delle professioni di cui all ' art . 1 , esclusa quella di giornalista , e che intendano ottenere l ' iscrizione nel rispettivo elenco speciale , dovranno farne domanda al primo presidente della Corte di appello del distretto , in cui abbiano la residenza , nel termine di centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge . Art . 9 . Per essere iscritti negli elenchi speciali è necessario : a ) essere cittadini italiani ; b ) essere di specchiata condotta morale e di non avere svolto azione contraria agli interessi del Regime e della Nazione ; c ) avere la residenza nella circoscrizione della Corte di appello ; d ) essere in possesso degli altri requisiti stabiliti dai vigenti ordinamenti professionali per l ' esercizio della rispettiva professione . Art . 10 . Non possono conseguire l ' iscrizione negli elenchi speciali coloro che abbiano riportato condanna per delitto non colposo per il quale la legge commini la pena della reclusione , non inferiore nel minimo a due anni e nel massimo a cinque o , comunque , condanna che importi la radiazione o cancellazione dagli albi professionali . Non possono , parimenti , conseguire l ' iscrizione coloro che siano stati o si trovino sottoposti ad una delle misure di polizia previste dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza approvato con R . decreto 18 giugno 1931-IX , n . 773 . Art . 11 . Le domande per l ' iscrizione devono essere corredate dai seguenti documenti : a ) atto di nascita ; b ) certificato di cittadinanza italiana ; c ) certificato di residenza ; d ) certificato di buona condotta morale , civile e politica ; e ) certificato generale del casellario giudiziario di data non anteriore a mesi 3 dalla presentazione della domanda e certificato dei procedimenti a carico ; f ) certificato dell ' Autorità di pubblica sicurezza del luogo di residenza del richiedente , attestante che questi non è stato sottoposto ad alcuna delle misure previste dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza approvato con R . decreto 18 giugno 1931-IX , n . 773; g ) titoli di abilitazione richiesti per la iscrizione nell ' albo professionale . Art . 12 . Le attribuzioni relative alla tenuta degli elenchi di cui all ' art . 4 ed alla disciplina degli iscritti , previste dalle vigenti leggi e regolamenti professionali , sono esercitate nell ' ambito di ciascun distretto di Corte di appello , per tutti gli elenchi , da una Commissione distrettuale . Essa ha sede presso la Corte di appello , è presieduta dal primo presidente della Corte medesima , o da un magistrato della Corte , da lui delegato , ed è composta di sei membri , rispettivamente designati dal Ministro per l ' Interno , dal Segretario del Partito Nazionale Fascista , Ministro Segretario di Stato , dai Ministri per l ' Educazione Nazionale , per i Lavori Pubblici e per le Corporazioni , nonché dal Presidente della Confederazione Fascista dei Professionisti ed Artisti . Art . 13 . I componenti della Commissione di cui all ' articolo precedente sono nominati con decreto del Ministro per la Grazia e Giustizia . Essi durano in carica tre anni e possono essere confermati . Quelli nominati in sostituzione di altri durante il triennio durano in carica sino alla scadenza del triennio . Art . 14 . La Commissione distrettuale verifica le domande di cui all ' art . 8 e , ove ricorrano le condizioni richieste dalla presente legge , delibera la iscrizione del professionista nel rispettivo elenco speciale . Le adunanze della Commissione sono valide con l ' intervento di almeno quattro componenti . Le deliberazioni della Commissione sono motivate ; vengono prese a maggioranza di voti ; in caso di parità di voti prevale quello del presidente . Esse sono notificate , nel termine di 15 giorni , agli interessati ed al Procuratore generale presso la Corte di appello , nonché al Prefetto , qualora riguardino esercenti le professioni sanitarie . Art . 15 . Contro le deliberazioni della Commissione in ordine alla iscrizione ed alla cancellazione dall ' elenco , nonché ai giudizi disciplinari , è dato ricorso tanto all ' interessato quanto al Procuratore generale della Corte di appello , e , nel caso di esercenti le professioni sanitarie , al Prefetto , entro 30 giorni dalla notifica , ad una Commissione Centrale che ha sede presso il Ministero di Grazia e Giustizia . Art . 16 . La Commissione centrale , di cui all ' articolo precedente , è presieduta da un magistrato di grado terzo ed è composta del Direttore generale degli affari civili e delle professioni legali presso il Ministero di Grazia e Giustizia , o di un suo delegato , e di altri sette membri , rispettivamente designati dal Ministro per l ' interno , dal Segretario del Partito Nazionale Fascista , Ministro Segretario di Stato , dai Ministri per l ' Educazione Nazionale , per i Lavori Pubblici , per l ' Agricoltura e per le Foreste e per le Corporazioni , nonché dal Presidente della Confederazione Fascista dei Professionisti e degli Artisti . I componenti della Commissione sono nominati con decreto Reale , su proposta del Ministro per la Grazia e Giustizia . Essi durano in carica tre anni e possono essere confermati . Quelli nominati in sostituzione di altri durante il triennio durano in carica sino alla scadenza del triennio . Le adunanze della Commissione centrale sono valide con l ' intervento di almeno cinque componenti . Il ministro per la Grazia e Giustizia provvede con suo decreto alla costituzione della Segreteria della predetta Commissione . Capo III - Disciplina degli iscritti negli elenchi speciali Art . 17 . Entro il mese di febbraio di ogni anno , la Commissione di cui all ' art . 12 procede alla revisione dell ' elenco speciale , apportandovi le modificazioni e le aggiunte che fossero necessarie . Ai provvedimenti adottati si applicano le disposizioni degli articoli 14 , ultimo comma , e 15 . Art . 18 . La Commissione può applicare sanzioni disciplinari : 1 ) per gli abusi e le mancanze degli iscritti nell ' elenco speciale commesso nell ' esercizio della professione ; 2 ) per motivi di manifesta indegnità morale e politica . Le sanzioni disciplinari sono : a ) censura ; b ) sospensione dall ' esercizio professionale per un tempo non maggiore di sei mesi ; 3 ) cancellazione dall ' elenco . I provvedimenti di cui al comma precedente sono notificati all ' interessato per mezzo dell ' ufficiale giudiziario . L ' istruttoria che precede il giudizio disciplinare può essere promossa dalla Commissione su domanda di parte , o su richiesta del pubblico ministero , ovvero d ' ufficio in seguito a deliberazione della Commissione ad iniziativa di uno o più membri . I fatti addebitati devono essere contestati all ' interessato con l ' assegnazione di un termine per la presentazione delle giustificazioni . Art . 19 . La cancellazione dall ' elenco speciale , oltre che per motivi disciplinari , può essere pronunciata dalla Commissione , su domanda dell ' interessato . Può essere promossa d ' ufficio su richiesta del procuratore generale della Corte di appello nel caso : a ) di perdita della cittadinanza ; b ) di trasferimento dell ' iscritto in altro elenco ; c ) di trasferimento dell ' iscritto all ' estero . Contro la pronuncia della Commissione è sempre ammesso ricorso a norma dell ' art . 15 . Art . 20 . La condanna o l ' applicazione di una delle misure previste dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza approvato col R . decreto 18 giugno 1931-IX , n . 773 , importano la cancellazione dall ' elenco speciale . L ' iscritto che si trovi sottoposto a procedimento penale , ovvero deferito per l ' applicazione di una delle misure di cui al comma precedente , può essere sospeso dall ' esercizio della professione . La sospensione ha sempre luogo quando è emesso mandato di cattura e fino alla sua revoca . Capo IV - Dell ' esercizio professionale degli iscritti negli elenchi aggiunti e negli elenchi speciali Art . 21 . L ' esercizio professionale da parte dei cittadini italiani di razza ebraica , iscritti negli elenchi speciali , è soggetto alle seguenti limitazioni : a ) salvi i casi di comprovata necessità ed urgenza , la professione deve essere esercitata esclusivamente a favore di persone appartenenti alla razza ebraica ; b ) la professione di farmacista non può essere esercitata se non presso le farmacie di cui all ' art . 114 del testo unico delle leggi sanitarie approvato con R . decreto 27 luglio 1934-XII , n . 1265 , qualora l ' Ente cui la farmacia appartiene svolga la propria attività istituzionale esclusivamente nei riguardi di appartenenti alla razza ebraica ; c ) ai professionisti di razza ebraica non possono essere conferiti incarichi che importino funzioni di pubblico ufficiale , ne può essere consentito l ' esercizio di attività per conto di enti pubblici , fondazioni , associazioni e comitati di cui agli articoli 34 e 37 del Codice civile o in locali da questi dipendenti . La disposizione di cui alla lettera c ) del presente articolo si applica anche ai cittadini italiani di razza ebraica iscritti negli " elenchi aggiunti " . Art . 22 . I cittadini italiani di razza ebraica non possono essere iscritti nei ruoli degli amministratori giudiziari , se già iscritti , ne sono cancellati . Art . 23 . I cittadini di razza ebraica non possono essere comunque iscritti nei ruoli dei revisori ufficiali dei conti , di cui al R . decreto - legge 24 luglio 1936-XIV , n . 1548 , o nei ruoli dei periti e degli esperti ai termini dell ' art . 32 del testo unico delle leggi sui Consigli e sugli Uffici provinciali delle corporazioni , approvato con R . decreto 20 settembre 1934XII , n . 2011 , e , se vi sono già iscritti , ne sono cancellati . Art . 24 . I professionisti forensi cittadini italiani di razza ebraica , che siano iscritti negli albi speciali per l ' infortunistica , perdono il diritto a mantenere l ' iscrizione negli albi stessi a decorrere da 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge . Art . 25 . È vietata qualsiasi forma di associazione e collaborazione professionale tra i professionisti non appartenenti alla razza ebraica e quelli di razza ebraica . Art . 26 . L ' esercizio delle attività professionali vietate dall ' art . 21 è punito ai sensi dell ' art . 348 del Codice penale . La trasgressione alle disposizioni di cui all ' art . 25 importa la cancellazione , secondo i casi , dagli albi professionali , dagli elenchi aggiunti , ovvero dagli elenchi speciali . Capo V - Disposizioni transitorie e finali Art . 27 . I cittadini italiani di razza ebraica possono continuare l ' esercizio della professione senza limitazioni fino alla cancellazione dall ' albo . Avvenuta la cancellazione e fino a quando non abbiano ottenuto la iscrizione nell ' elenco speciale , non potranno esercitare alcuna attività professionale . Con la cancellazione deve essere esaurita , o , comunque , cessare , qualsiasi prestazione professionale da parte dei cittadini italiani di razza ebraica non discriminati a favore di cittadini non appartenenti alla razza ebraica . è tuttavia in facoltà del cliente non appartenente alla razza ebraica di revocare al professionista di razza ebraica non discriminato l ' incarico conferitogli , anche prima della cancellazione dall ' albo . Art . 28 . I cittadini italiani di razza ebraica , ammessi in via transitoria a proseguire gli studi universitari o superiori in virtù dell ' art . 10 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , nonché tutti coloro che , conseguito il titolo accademico , non abbiano ancora ottenuta la relativa abilitazione professionale , a norma delle leggi e regolamenti vigenti , ove sussistano i requisiti e le condizioni previste dalle predette leggi e regolamenti per l ' iscrizione negli albi , nonché dalla presente legge , potranno ottenere la iscrizione negli elenchi aggiunti o negli elenchi speciali . Art . 29 . I notari di razza ebraica , dispensati dall ' esercizio a norma della presente legge , sono ammessi a far valere il diritto al trattamento di quiescenza loro spettante a termini di legge da parte della Cassa nazionale del notariato . In deroga alle vigenti disposizioni , a coloro che non hanno maturato il periodo di tempo prescritto è concesso il trattamento minimo di pensione se hanno compiuto almeno dieci anni di esercizio ; negli altri casi , è concessa una indennità di lire mille per ciascuno anno di servizio . Art . 30 . Ai giornalisti di razza ebraica non discriminati , che cessano dall ' impiego per effetto della presente legge , verrà corrisposto dal datore di lavoro l ' indennità di licenziamento prevista dal contratto collettivo di lavoro giornalistico per il caso di risoluzione del rapporto d ' impiego per motivi estranei alla volontà del giornalista . L ' Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani " Arnaldo Mussolini " provvederà alla cancellazione dei predetti giornalisti dagli elenchi dei propri iscritti , alla liquidazione del fondo di previdenza costituito a suo nome e al trasferimento al nome dei medesimi della proprietà della polizza di assicurazione sulla vita , contratta dall ' Istituto presso l ' Istituto Nazionale delle assicurazioni . Art . 31 . Con disposizioni successive saranno regolati i rapporti tra i professionisti di razza ebraica e gli enti di previdenza previsti dalla legislazione vigente , escluse le categorie contemplate negli articoli 29 e 30 della presente legge . Verranno inoltre emanate le norme speciali riflettenti la cessazione del rapporto d ' impiego privato tra i professionisti di razza ebraica e i loro dipendenti . Art . 32 . Il Ministro per la Grazia e Giustizia , di concerto con i Ministri interessati , è autorizzato ad emanare le norme per la determinazione dei contributi da porsi a carico degli iscritti negli elenchi speciali , per il funzionamento delle commissioni di cui agli articoli 12 e 15 . Art . 33 . Agli effetti della presente legge , l ' appartenenza alla razza ebraica è determinata a norma dell ' art . 8 del R . decreto - legge 17 novembre 1938 - XVII , 1728 , ed ogni questione relativa è decisa dal Ministro per l ' interno a norma dell ' art . 26 dello stesso Regio decreto - legge . Art . 34 . Per tutto quanto non è contemplato dalla presente legge , si applicano le leggi ed i regolamenti di carattere generale che disciplinano le singole professioni . Art . 35 . Con decreto Reale saranno emanate , ai sensi dell ' art . 3 , n . 1 , della legge 31 gennaio 1926 - IV , n . 100 , le norme complementari e di coordinamento che potranno occorrere per l ' attuazione della presente legge . Dato a San Rossore , addì 20 giugno 1939-XVII Vittorio Emanuele Mussolini , Starace , Solmi , Di Revel , Cobolli - Gigli , Rossoni , Lantini , Alfieri Visto il Guardasigilli : Grandi