StampaPeriodica ,
Una
libecciata
aveva
messo
fine
alla
stagione
dei
bagni
e
poche
famiglie
erano
rimaste
,
oltre
quella
di
Fausto
.
Uno
dei
primi
pomeriggi
di
settembre
lui
,
la
cugina
,
uno
stuolo
di
altre
ragazze
e
un
giovanotto
che
si
chiamava
Carlo
,
fecero
una
passeggiata
nel
retroterra
.
Uscirono
in
una
campagna
uniforme
.
In
fondo
i
monti
degradavano
lentamente
.
Gli
olivi
ricorrevano
sui
declivi
più
dolci
e
altrove
,
più
fitto
,
si
stendeva
il
bosco
.
Fausto
aveva
ceduto
la
bicicletta
a
una
ragazza
.
Carlo
gli
strizzò
l
'
occhio
.
-
Come
va
la
biondina
?
-
domandò
.
-
Quale
biondina
?
-
balbettò
Fausto
.
-
Quale
?
-
ma
aveva
subito
intuito
che
alludeva
a
Bianca
.
-
È
partita
da
quindici
giorni
-
ammise
poi
.
-
Oh
!
-
esclamò
il
giovanotto
.
-
Ha
cambiato
quindicina
.
Fausto
lo
guardò
.
Non
vorrei
essere
io
a
insegnarti
certe
cose
-
fece
il
giovanotto
perplesso
.
Fausto
pensava
a
Bianca
.
Era
certo
una
ragazza
frivola
:
i
suoi
occhi
freddi
e
ironici
lo
avevano
sempre
canzonato
perché
era
ancora
un
fanciullo
.
Una
delle
ragazze
prese
da
parte
la
cugina
e
cominciò
a
parlare
sottovoce
.
Fausto
tese
gli
orecchi
:
parlava
di
paste
,
di
purga
e
di
Carlo
,
e
il
senso
era
sufficientemente
chiaro
.
La
strada
divenne
tortuosa
e
il
bosco
fece
la
sua
comparsa
.
Un
mulino
a
vento
girava
ininterrottamente
nella
pianura
.
Intanto
si
succedevano
gli
scherzi
sull
'
atteso
malore
del
giovanotto
.
-
Sono
cominciati
i
sintomi
?
-
domandò
una
ragazza
.
-
Non
tarderanno
-
rispose
un
'
altra
;
e
scoppiò
in
una
risata
.
-
Nessun
sintomo
rumoroso
?
-
insisté
la
prima
scoppiando
a
ridere
alla
sua
volta
.
Ma
la
purga
non
sembrava
fare
effetto
.
A
questo
punto
Fausto
cominciò
a
star
male
,
come
se
la
purga
l
'
avessero
data
a
lui
.
Dopo
un
lungo
esitare
,
montò
in
bicicletta
e
partì
via
.
Quando
fu
ben
sicuro
d
'
essere
a
una
distanza
sufficiente
,
entrò
nella
macchia
.
Tornando
li
trovò
che
s
'
erano
fermati
in
un
prato
,
e
sedette
vicino
a
una
ragazza
chiamata
Clara
.
Fallito
lo
scherzo
,
volevano
vendicarsi
di
Carlo
ad
ogni
costo
:
una
bimba
gli
si
accovacciava
dietro
,
e
una
delle
ragazze
tentava
di
farlo
ruzzolare
con
uno
spintone
.
Ma
non
riuscirono
nemmeno
a
questo.173
CARLO
CASSOLA
Clara
sfogliava
indolentemente
una
margherita
.
-
A
chi
pensa
?
-
le
domandò
Fausto
.
Clara
scosse
la
testa
.
-
Pure
si
fa
quel
gioco
pensando
a
qualcuno
-
disse
ancora
Fausto
.
-
Io
lo
faccio
per
passare
il
tempo
-
rispose
Clara
.
Fausto
cercò
invano
di
aggiungere
qualcosa
.
Clara
sembrava
assente
;
ma
di
tanto
in
tanto
prendeva
parte
alla
conversazione
generale
.
In
quei
momenti
Fausto
se
la
sentiva
sfuggire
;
sentiva
ancora
il
distacco
tra
i
grandi
e
lui
.
Ella
cantava
sottovoce
"
Tommy
"
.
-
È
dell
'
anno
passato
-
disse
improvvisamente
Fausto
.
-
Anche
quelle
del
"
Cavallino
bianco
"
sono
dell
'
anno
passato
.
Clara
lo
guardò
curiosamente
.
-
Quali
ha
detto
?
-
domandò
.
-
Mi
pare
un
sogno
un
'
illusione
-
rispose
Fausto
confondendosi
.
Voleva
parlare
di
quel
tempo
ma
non
ne
ebbe
il
coraggio
.
Clara
lo
fissava
,
poi
distolse
lo
sguardo
con
una
risatina
.
Gli
altri
la
distrassero
e
Fausto
tacque
.
La
vicinanza
della
ragazza
gli
aveva
irrigidito
la
persona
e
la
mente
;
ma
poi
si
dimenticò
di
lei
e
fece
ritorno
all
'
isolamento
abituale
.
Tutto
il
prato
era
in
ombra
.
Le
margherite
spiccavano
nel
verde
cupo
dell
'
erba
;
il
sole
era
impresso
sulle
fronde
più
alte
del
bosco
,
e
sul
disuguale
orizzonte
.
Fausto
restò
a
guardare
lontano
.
In
quella
dolce
luce
familiare
i
crinali
rivolti
al
cielo
erano
sparsi
d
'
immobili
paesi
.
E
la
conversazione
dei
grandi
,
staccandosi
dal
verde
silenzio
,
lo
feriva
:
acute
ferite
di
gioia
:
parole
,
risa
,
piccoli
gridi
lontani
.
Poi
i
grandi
decisero
di
proseguire
e
si
levarono
in
piedi
.
-
Non
ho
voglia
di
continuare
-
disse
Clara
.
Fausto
che
stava
per
alzarsi
si
fermò
.
-
Oh
,
vada
pure
con
gli
altri
-
fece
la
ragazza
che
aveva
notato
l
'
atto
.
Fausto
biascicò
che
non
gliene
importava
.
-
Resto
col
mio
cavaliere
-
disse
forte
Clara
.
La
compagnia
scomparve
alla
voltata
,
e
Fausto
si
trovò
solo
con
la
ragazza
.
Dapprima
ebbe
timore
di
non
avere
argomenti
,
ma
la
conversazione
si
avviò
da
sé
.
-
Ha
qualche
libro
da
prestarmi
?
-
domandò
Clara
.
Fausto
non
ne
aveva
.
-
Me
ne
consigli
qualcuno
,
allora
-
insisté
la
ragazza
.
-
I
Miserabili
e
David
Copperfield
-
rispose
Fausto
con
convinzione
.
-
Davvero
?
-
esclamò
lei
.
-
Oh
,
sono
due
libri
bellissimi
-
rispose
Fausto
.
La
ragazza
si
mise
a
ridere
.
Poi
gli
parlò
della
sua
vita
durante
l
'
anno
.
Andava
in
campagna
,
nelle
belle
giornate
.
Metteva
insieme
un
mazzo
di
fiori
o
di
verde
,
a
seconda
della
stagione
:
le
piacevano
tanto
le
felci
e
i
Non
ti
scordar
di
me
.
Quando
rimaneva
in
casa
,
curava
il
giardino
.
Disse
che
s
'
annoiava
molto
e
che
avrebbe
voluto
vivere
come
lui
in
una
grande
città
.
-
Che
belle
-
esclamò
indicando
un
ciuffo
di
canne
in
fondo
al
prato
.
-
Mi
piace
tanto
quando
il
vento
le
curva
.
Fausto
guardò
le
canne
,
ma
poi
le
sue
pupille
si
sollevarono
per
spaziare
lontano
,
verso
l
'
orizzonte
e
il
cielo
.
Come
poteva
Clara
annoiarsi
?
Come
poteva
aver
desiderio
di
luoghi
diversi
da
quelli
?
Il
suo
sguardo
tornò
ancora
verso
di
lei
:
aveva
un
vestito
molto
semplice
,
indicibilmente
grazioso
.
Poi
gli
altri
ricomparvero
e
passarono
oltre
,
portandosi
via
Clara
.
Allora
Fausto
si
distese
più
comodamente
.
La
sua
felicità
era
immensa
:
vicino
le
felci
e
i
mirtilli
erano
nell
'
ombra
,
ma
lontano
un
sole
rosato
,
quasi
rosso
,
illuminava
i
paesi
e
i
campi
.
Il
cielo
era
limpidissimo
.
Una
villa
serrata
dai
cipressi
appariva
in
una
distesa
di
olivi
.
Qual
'
era
la
causa
di
quella
commozione
?
Forse
la
scappata
nel
bosco
?
O
il
colloquio
con
Clara
?
Risali
in
macchina
e
si
lanciò
nell
'
inebriante
vento
della
discesa
.
Quasi
subito
udì
le
loro
voci
.
Dopo
che
li
ebbe
raggiunti
,
proseguì
a
piedi
.
Cantò
con
gli
altri
"
Quel
mazzolin
di
fiori
"
e
"
Sul
ponte
di
Bassano
"
:
e
come
gli
tremava
il
cuore
quando
spiegava
tutta
la
voce
nel
punto
:
"
Noi
ci
darem
la
mano
-
ed
un
bacin
d
'
amor
"
!
Rientrarono
in
paese
a
buio
.
Le
vie
erano
illuminate
e
animate
;
la
cugina
si
attardò
per
salutare
e
per
far
delle
compere
,
cosí
quando
ripresero
la
via
di
casa
era
molto
tardi
.
Lungo
la
strada
avevano
già
tutti
cenato
e
stavano
fuori
dell
'
uscio
a
godersi
la
mitezza
della
stagione
;
passando
davanti
alla
casa
,
vide
anche
Anna
in
mezzo
ai
suoi
.
Sentì
che
il
petto
non
reggeva
al
tumulto
del
sentimento
.
E
domani
sarebbe
tornato
per
l
'
ultima
volta
nei
luoghi
cari
al
suo
amore
.
StampaQuotidiana ,
La
Grosse
(
Wisconsin
)
,
22
novembre
-
Scrivo
questa
nota
dall
'
Holiday
Inn
di
La
Grosse
.
La
Grosse
è
una
cittadina
del
Wisconsin
.
Sono
le
13
,
ora
locale
;
la
sala
del
ristorante
è
affollata
:
c
'
è
un
gruppetto
di
vecchie
signore
che
chiacchierano
e
ridono
,
ci
sono
dei
camionisti
,
dei
commessi
viaggiatori
.
La
cameriera
dai
capelli
rossi
torna
correndo
dalla
cucina
e
strilla
:
«
Hanno
colpito
Kennedy
»
.
Nell
'
ingresso
dell
'
albergo
il
televisore
è
acceso
.
Parla
Walter
Cronkite
,
il
numero
uno
dei
commentatori
della
CBS
.
Lo
conoscete
anche
voi
:
è
il
giornalista
che
presenta
Aria
del
ventesimo
secolo
.
La
hall
si
riempie
di
gente
.
Cronkite
è
in
maniche
di
camicia
,
ha
alle
spalle
telescriventi
che
battono
,
ogni
tanto
qualcuno
gli
passa
un
foglio
.
Cronkite
parla
pacatamente
,
ha
la
faccia
tesa
,
a
un
certo
momento
si
toglie
gli
occhiali
e
dice
:
«
President
Kennedy
is
dead
»
.
Si
ferma
un
istante
:
«
Just
a
moment
»
,
si
scusa
e
si
schiarisce
la
voce
.
Le
telecamere
inquadrano
un
cartello
per
richiamare
l
'
attenzione
del
pubblico
:
una
voce
fuori
campo
prega
la
gente
di
non
telefonare
alle
stazioni
TV
,
le
linee
sono
sovraccariche
.
La
cameriera
dai
capelli
rossi
piange
.
«
Che
cosa
succederà
adesso
?
»
domanda
.
Riappare
Walter
Cronkite
e
racconta
che
il
Presidente
viaggiava
su
una
limousine
,
prende
in
mano
una
foto
e
la
mostra
,
si
vede
John
Kennedy
che
sorride
,
ha
accanto
Jacqueline
,
anche
Jacqueline
sembra
contenta
,
agita
una
mano
per
salutare
la
folla
,
il
governatore
Connally
ha
un
fiore
bianco
all
'
occhiello
.
Cronkite
legge
i
telegrammi
che
arrivano
.
Spiega
che
Kennedy
è
spirato
,
dopo
trentacinque
minuti
,
al
Park
Lane
Hospital
,
dice
che
Connally
,
quando
è
stato
ferito
,
ha
urlato
ai
poliziotti
:
«
Badate
a
Nelly
»
.
Nelly
è
la
moglie
.
Dice
che
dal
1901
non
c
'
era
stato
un
attentato
,
e
i
colpi
sparati
,
colpi
di
fucile
,
sono
tre
.
Venivano
da
una
finestra
d
'
angolo
,
forse
dal
terzo
piano
,
o
dal
quarto
.
Hanno
arrestato
un
giovane
di
ventiquattro
anni
che
aveva
in
tasca
una
pistola
.
S
'
interrompe
.
Le
telecamere
riprendono
la
sala
delle
riunioni
all
'
ONU
,
la
seduta
è
sospesa
,
i
delegati
vanno
a
stringere
la
mano
a
Stevenson
.
Lo
speaker
della
CBS
racconta
che
Johnson
,
il
vicepresidente
,
è
adesso
circondato
dai
poliziotti
che
hanno
paura
d
'
un
altro
attentato
.
Fuori
piove
forte
,
sul
Mississippi
stagnano
banchi
di
nebbia
.
Entrano
automobilisti
di
passaggio
,
con
gli
impermeabili
lucidi
e
subito
non
capiscono
.
Tanta
gente
è
attorno
al
televisore
.
Un
altro
giornalista
si
presenta
per
continuare
il
notiziario
,
Walter
Cronkite
si
infila
la
giacca
e
se
ne
va
.
Il
nuovo
commentatore
dice
che
a
New
York
molti
piangono
.
Pare
che
l
'
attentatore
,
dice
ancora
,
sia
uno
di
estrema
destra
.
Mostra
altre
fotografie
,
le
ultime
foto
di
John
Kennedy
,
prima
della
morte
.
Kennedy
stringe
le
mani
a
donne
agitate
,
è
allegro
,
ha
il
ciuffo
scomposto
,
applaude
anche
lui
Jacqueline
che
è
festeggiata
dagli
ascoltatori
di
un
comizio
.
La
cameriera
dai
capelli
rossi
sfoglia
l
'
ultimo
numero
di
«
Look
»
appena
uscito
,
c
'
è
un
servizio
fotografico
,
The
President
and
his
son
,
Kennedy
con
John
junior
,
che
gioca
,
si
nasconde
dietro
la
fotografia
di
«
Daddy
»
,
sale
sul
tavolo
ovale
dove
il
padre
si
riunisce
con
i
suoi
collaboratori
,
l
'
ultima
immagine
mostra
il
bambino
in
vestaglia
da
camera
che
dà
la
buonanotte
al
padre
.
Il
racconto
della
TV
continua
.
Il
fucile
che
ha
sparato
i
colpi
è
un
Mauser
.
Si
vede
un
cronista
che
intervista
í
passanti
su
una
strada
:
«
Non
è
possibile
»
dicono
,
«
non
ci
credo
»
.
Poi
trasmettono
un
filmato
,
ripreso
subito
dopo
gli
spari
.
Sulla
limousine
è
rimasto
il
mazzo
di
fiori
che
avevano
offerto
a
Jacqueline
all
'
aeroporto
.
I
poliziotti
in
borghese
,
grossi
e
con
i
cappelli
di
feltro
da
cow
-
boy
,
corrono
sui
marciapiedi
,
gli
agenti
hanno
i
fucili
sotto
il
braccio
,
un
dispaccio
avverte
che
il
corpo
del
Presidente
sarà
portato
a
Washington
.
Le
botteghe
di
La
Grosse
si
chiudono
;
nelle
vetrine
ci
sono
cartelli
che
fanno
propaganda
ai
tacchini
da
consumare
per
il
thanksgiving
,
il
giorno
del
ringraziamento
,
che
cade
giovedì
prossimo
,
ci
sono
i
primi
Babbi
Natale
.
Il
cronista
della
TV
racconta
che
la
signora
Kennedy
,
quando
le
hanno
detto
che
John
era
morto
,
ha
mormorato
soltanto
:
«
Oh
no
!
»
.
Come
la
gente
,
che
continua
a
dire
:
«
È
impossibile
,
non
ci
credo
»
.
StampaQuotidiana ,
In
fondo
è
bene
che
un
gruppetto
di
neonazisti
(
o
un
gruppo
?
o
pochi
teppisti
?
o
un
'
organizzazione
?
)
abbia
messo
una
bomba
al
museo
della
Liberazione
in
via
Tasso
.
Così
qualcuno
si
ricorderà
che
c
'
è
stata
la
Resistenza
antifascista
in
Italia
e
a
Roma
,
che
in
via
Tasso
c
'
era
una
feroce
prigione
tedesca
dove
molte
persone
sono
state
rinchiuse
,
torturate
e
uccise
.
Se
no
,
per
ricordarsene
,
bisogna
andare
in
una
cineteca
a
rivedere
Roma
città
aperta
.
I
gruppi
di
azione
patriottica
romani
(
Gap
)
avevano
un
piano
per
attaccare
il
covo
di
via
Tasso
e
liberare
i
prigionieri
ma
non
fu
possibile
realizzarlo
.
Mi
vien
da
pensare
che
,
se
lo
avessero
fatto
,
ci
sarebbe
stata
una
terribile
rappresaglia
e
qualche
giudice
tenterebbe
oggi
di
incriminare
i
combattenti
della
libertà
,
come
per
via
Rasella
.
Peccato
,
sarebbe
stata
una
bella
e
onorevole
impresa
.
Avevo
diciotto
anni
,
allora
,
e
mi
ricordo
di
via
Tasso
come
di
un
incubo
.
Per
mia
fortuna
non
sono
capitato
in
quella
prigione
,
ma
nel
suo
omologo
italiano
in
via
Romagna
,
nella
pensione
Jaccarino
governata
dal
tenente
Koch
(
tedesco
di
nome
ma
italiano
di
stirpe
)
e
dalla
sua
banda
paramilitare
.
Anche
qui
c
'
erano
forme
di
tortura
elementare
,
calci
,
pugni
e
bastoni
,
e
come
celle
una
carbonaia
e
un
cesso
.
Ma
eravamo
fortunati
al
confronto
,
e
la
nostra
più
grande
paura
non
era
la
fucilazione
annunciata
ma
di
essere
trasferiti
in
via
Tasso
.
Chi
sono
oggi
questi
dissennati
che
celebrano
simbolicamente
,
con
una
bomba
,
le
gesta
degli
aguzzini
nazisti
?
Si
dirà
che
sono
solo
teppisti
,
cani
sciolti
come
quelli
degli
stadi
,
come
i
profanatori
di
lapidi
e
cimiteri
.
Ma
attenzione
,
le
svastiche
sono
tornate
di
moda
e
sporcano
i
muri
di
molte
città
e
tornano
senza
infingimenti
anche
in
qualche
parlamento
europeo
.
Il
fascismo
,
non
come
regime
politico
ma
come
modo
di
essere
,
come
pulsione
antropologica
,
come
volontà
di
dominio
e
sopraffazione
,
è
una
brutta
bestia
che
si
riproduce
alimentata
dalla
violenza
del
mondo
moderno
.
Sarebbe
bene
non
dimenticare
mai
la
metafora
di
Jaurès
:
il
capitalismo
porta
in
sé
il
fascismo
e
la
guerra
come
la
nube
la
tempesta
.
È
sproporzionato
,
lo
so
.
Ma
preferisco
peccare
per
eccesso
che
per
difetto
.
Così
non
ho
dimenticato
l
'
omaggio
di
Reagan
ai
cimiteri
delle
SS
.
Non
ho
dimenticato
la
rivalutazione
del
nazismo
operata
da
dotti
e
rispettati
storici
tedeschi
.
Non
dimentico
l
'
ultimo
voto
in
Austria
.
Non
dimentico
neppure
l
'
equazione
,
la
bestemmia
,
nazismo
-
comunismo
,
l
'
antitesi
comunismo
-
libertà
gettata
sul
tavolo
verde
delle
politiche
di
palazzo
.
Scherzando
col
fuoco
ci
si
brucia
.
Mentre
il
male
trionfava
in
via
Tasso
,
una
strada
che
stava
in
tutta
Europa
,
la
libertà
vinceva
a
Stalingrado
.
Ma
perché
un
giovane
non
dovrebbe
confondersi
e
invertire
la
verità
,
se
i
primi
a
farlo
sono
degli
ex
giovani
smemorati
,
investiti
di
autorità
,
immeritata
?
StampaQuotidiana ,
Campo
Kannack
(
Sud
Vietnam
)
,
9
marzo
-
Il
campo
sorge
su
di
un
piccolo
altopiano
,
sedici
chilometri
a
nord
della
rotabile
19
,
che
unisce
Pleiku
a
Qui
Nonh
,
sulla
costa
;
due
località
passate
alla
storia
di
questa
guerra
:
a
Pleiku
i16
febbraio
,
alle
2
di
notte
,
cento
vietcong
,
il
volto
e
le
mani
spalmati
di
grasso
di
tigre
per
impaurire
i
cani
,
giunti
a
cinquanta
metri
da
Campo
Holloway
,
quartiere
degli
ufficiali
americani
,
piazzavano
quattro
mortai
made
in
USA
e
aprivano
il
fuoco
uccidendo
nove
soldati
,
ferendone
ventinove
,
distruggendo
ventidue
elicotteri
e
due
aerei
.
Il
giorno
successivo
caccia
-
bombardieri
della
VII
Flotta
bombardavano
Dong
Hoi
,
nel
Vietnam
del
Nord
,
per
decisione
del
Consiglio
di
sicurezza
degli
Stati
Uniti
.
Era
cominciata
la
escalation
.
Martedì
9
febbraio
commandos
del
Vietcong
facevano
saltare
a
Qui
Nonh
,
piccola
località
climatica
sul
litorale
del
Vietnam
centrale
,
una
casa
di
quattro
piani
in
cemento
armato
,
uccidendo
nel
sonno
trenta
ufficiali
degli
Stati
Uniti
.
Il
resto
è
cronaca
recentissima
,
la
guerra
nel
Vietnam
ha
preso
un
nuovo
corso
,
le
due
rappresaglie
americane
al
Nord
non
sembrano
aver
sortito
l
'
effetto
sperato
:
il
Vietcong
continua
a
combattere
,
assumendo
l
'
iniziativa
dovunque
,
e
in
particolare
nella
parte
centrale
del
Paese
.
In
questa
zona
,
obiettivo
vitale
è
la
rotabile
19
,
chiamata
«
la
strada
della
morte
»
perché
nel
1956
averla
perduta
significò
la
disfatta
per
duemila
uomini
del
Corpo
di
spedizione
francese
.
Le
stragi
di
Pleiku
e
di
Qui
Nonh
furono
le
promesse
di
una
offensiva
tuttora
in
corso
,
nella
quale
il
Vietcong
sta
impegnando
il
fiore
delle
sue
truppe
,
padrone
della
giungla
e
delle
montagne
che
sovrastano
la
provincia
di
Binh
Dinh
;
i
vietnamiti
tengono
i
campi
dell
'
alta
pianura
,
chi
riuscirà
ad
impadronirsi
dell
'
autostrada
19
avrà
vinto
la
partita
.
Dal
20
al
24
febbraio
e
ancora
il
5
marzo
si
è
combattuto
ai
margini
dell
'
arteria
e
in
ultimo
le
più
gravi
perdite
sono
state
dei
comunisti
.
Dopo
aver
ripreso
fiato
,
i
guerriglieri
hanno
scatenato
un
violento
attacco
al
Campo
Kannack
la
mattina
dell'8
marzo
alle
2
,
decisi
a
conquistare
la
posizione
chiave
ad
ogni
costo
.
Si
è
combattuto
fino
alle
6.30
,
quando
l
'
intervento
dell
'
aviazione
stroncava
i
vietcong
,
riusciti
con
temerari
assalti
condotti
da
tre
direzioni
ad
occupare
l
'
avamposto
settentrionale
di
Campo
Kannack
e
le
prime
posizioni
di
quello
a
sud
.
Nel
settore
est
i
guerriglieri
riuscivano
a
spingersi
fin
sotto
i
reticolati
,
ma
qui
il
fuoco
dei
difensori
li
stroncava
.
È
sulla
scena
del
terribile
scontro
che
il
generale
Co
,
comandante
del
Il
Corpo
,
l
'
uomo
sul
quale
pesa
la
responsabilità
di
impedire
al
nemico
di
tagliare
in
due
il
Vietnam
,
ha
fatto
stamane
,
a
sette
giornalisti
stranieri
,
il
punto
della
situazione
,
riassunto
più
sopra
.
Svegliati
all
'
alba
da
una
telefonata
del
capitano
King
,
ufficiale
di
collegamento
per
la
stampa
,
abbiamo
raggiunto
An
Khe
,
teatro
di
aspri
combattimenti
ancora
pochi
giorni
fa
,
in
un
'
ora
e
mezzo
di
volo
.
Qui
abbiamo
caricato
a
bordo
i
familiari
di
uno
dei
trentatré
vietnamiti
uccisi
negli
scontri
di
ieri
e
siamo
ripartiti
per
Campo
Kannack
sorvolando
un
verde
mare
di
intricata
vegetazione
,
la
giungla
,
dove
i
guerriglieri
hanno
le
loro
basi
,
campi
di
riposo
e
di
addestramento
,
ospedali
.
Magro
,
il
viso
da
bonzo
,
gli
occhi
lucidi
,
il
generale
Co
è
ad
attenderci
;
lo
seguiamo
su
per
una
breve
erta
:
il
mattino
è
gonfio
di
umida
nebbia
,
dal
cielo
cade
una
calda
pioggia
vischiosa
.
Il
campo
domina
una
breve
vallata
,
controllando
l
'
accesso
alla
strada
19
.
Un
triplo
ordine
di
reticolati
lo
circonda
.
I
segni
della
battaglia
sono
ovunque
:
cavalli
di
Frisia
divelti
,
buche
scavate
dalle
bombe
dei
mortai
,
casematte
incendiate
.
Sulle
nostre
teste
ronzano
,
instancabili
,
elicotteri
da
ricognizione
,
dalla
vicina
giungla
giunge
ogni
tanto
l
'
eco
di
una
raffica
:
il
rastrellamento
continua
e
i
soldati
della
«
Special
Force
»
(
una
sintesi
di
paracadutisti
,
marines
e
guerriglieri
,
truppa
scelta
addestrata
da
ufficiali
americani
reduci
dalla
Corea
)
ad
ogni
piè
sospinto
trovano
cadaveri
abbandonati
dal
nemico
in
ritirata
.
«
Io
ne
ho
contati
cento
,
di
morti
»
dice
il
generale
Co
,
«
ma
alla
fine
risulteranno
più
del
doppio
.
»
«
Intanto
,
eccone
un
bel
mucchio
»
soggiunge
un
ufficiale
vietnamita
:
svoltato
l
'
angolo
di
una
casamatta
di
bambù
ci
troviamo
di
fronte
ad
un
camion
.
È
pieno
zeppo
di
cadaveri
,
gli
uni
ammucchiati
sugli
altri
,
accatastati
alla
rinfusa
.
I
guerriglieri
sono
piccoli
e
minuti
,
sembrano
ragazzini
,
sotto
gli
squarci
del
nero
costume
da
contadino
affiora
una
pelle
color
della
giada
,
una
pelle
delicata
,
quasi
femminea
.
«
La
morte
ha
dato
espressioni
miti
o
stralunate
,
da
fanciulli
sorpresi
dalla
folgore
,
a
questi
coraggiosi
venuti
a
morire
fin
sotto
i
reticolati
di
Campo
Kannack
»
dice
l
'
ufficiale
di
prima
;
poi
,
sogghignando
,
mi
mostra
un
taccuino
preso
ad
un
comunista
:
c
'
è
dentro
la
sua
foto
in
borghese
,
un
'
altra
in
bicicletta
con
un
amico
o
un
parente
,
c
'
è
anche
la
fotografia
di
una
bella
ragazza
sorridente
.
L
'
ufficiale
non
vuoi
dirmi
il
nome
del
caduto
,
venuto
dal
Nord
Vietnam
nel
Sud
dopo
una
marcia
di
sessantaquattro
giorni
,
iniziata
il
12
novembre
1964;
si
limita
ad
informarmi
che
doveva
essere
un
graduato
,
a
giudicare
dalla
calligrafia
,
e
che
era
alto
un
metro
e
sessanta
.
Domando
dove
sia
,
e
l
'
altro
,
con
un
gesto
vago
:
«
Nel
mucchio
»
risponde
.
Non
c
'
è
pietà
sul
viso
dei
vietnamiti
che
ci
accompagnano
in
giro
per
il
campo
disseminato
di
caduti
.
Questa
è
una
guerra
senza
misericordia
,
dove
non
ci
si
ferma
mai
a
meditare
.
Ad
un
tratto
,
dal
camion
rotolano
giù
quattro
cadaveri
,
finendo
in
un
fossato
:
aderiscono
alla
terra
,
assumendo
positure
armoniose
,
come
di
danza
fissata
in
un
altorilievo
.
C
'
è
un
morto
che
è
proprio
un
giovinetto
;
cadendo
,
i
lunghi
capelli
neri
si
sono
sparsi
sulla
mota
giallastra
,
e
una
mano
è
rimasta
ripiegata
sotto
la
guancia
destra
.
Sembra
che
dorma
.
«
Non
avrà
più
di
sedici
anni
»
mormora
il
capitano
King
.
«
È
un
delitto
strappare
alle
famiglie
dei
ragazzi
,
farne
dei
fanatici
da
mandare
al
macello
.
»
Sembrano
proprio
agnelli
massacrati
da
un
beccaio
impazzito
,
specie
quelli
raggiunti
dall
'
esplosione
delle
mine
.
Tutto
il
perimetro
esterno
del
campo
ne
è
pieno
:
cadaveri
nelle
buche
,
nei
rigagnoli
,
a
ridosso
dei
reticolati
;
alcuni
fermati
dalla
morte
nell
'
atto
di
lanciare
una
bomba
,
altri
con
le
dita
serrate
sui
moschetti
di
fabbricazione
cecoslovacca
.
Quanti
morti
,
a
perdita
d
'
occhio
,
si
rischia
di
calpestarli
.
Sono
morti
poveri
,
senza
scarpe
,
con
accanto
tascapani
fatti
di
paglia
intrecciata
,
solo
pochi
calzano
rozzi
sandali
di
gomma
.
Gli
altri
,
i
caduti
del
Vietnam
,
dormono
composti
nelle
loro
belle
divise
,
entro
casse
dipinte
di
rosso
,
confortati
dal
pianto
dei
familiari
.
Perché
nei
campi
come
questo
vivono
anche
le
famiglie
di
molti
soldati
.
Le
donne
e
i
bambini
hanno
passato
le
ore
dell
'
attacco
nelle
buche
scavate
a
ridosso
delle
capanne
di
bambù
.
I
bambini
han
continuato
a
dormire
,
e
adesso
giocano
accanto
alle
casse
che
racchiudono
i
corpi
dei
loro
genitori
.
Come
si
somigliano
gli
uni
e
gli
altri
,
i
morti
del
Vietcong
e
i
morti
del
Vietnam
,
sembrano
fratelli
!
Sono
fratelli
che
la
guerra
spinge
ad
uccidersi
,
questa
è
la
realtà
.
Ora
si
è
levato
il
vento
,
ed
ha
portato
via
le
nuvole
.
Splende
il
sole
,
su
Campo
Kannack
;
dalle
cucine
si
leva
il
fumo
del
rancio
,
riso
bollito
e
carne
,
corrono
allegri
richiami
,
nella
giungla
non
si
spara
più
.
Intorno
,
fermenta
un
atroce
odor
di
corrotto
,
misto
a
disinfettante
.
Avvicinandosi
,
«
Ma
sì
,
ecco
il
nome
di
quel
morto
»
mi
dice
improvvisamente
l
'
ufficiale
che
non
aveva
voluto
darmelo
:
«
si
chiama
Nguyen
Hung
Kiem
.
Sul
retro
della
fotografia
della
ragazza
c
'
è
scritto
:
"
Con
amore
"
.
Chissà
,
se
il
suo
giornale
pubblica
il
nome
,
la
ragazza
,
o
forse
la
moglie
,
saprà
presto
che
fine
ha
fatto
questo
Nguyen
,
le
notizie
stampate
camminano
in
fretta
,
potrà
mettersi
il
cuore
in
pace
»
.
Poi
,
guardandomi
dritto
negli
occhi
:
«
Cosa
crede
,
la
guerra
non
piace
a
nessuno
»
soggiunge
brusco
,
«
Soprattutto
a
chi
la
fa
.
È
una
sporca
faccenda
,
specie
una
guerra
come
questa
.
Ma
fin
quando
ci
verranno
addosso
dovremo
ammazzarli
,
uno
per
uno
,
senza
pietà
.
Perché
loro
,
questo
vorrebbero
,
farci
fuori
tutti
»
.
StampaQuotidiana ,
Ho
visto
recentemente
in
televisione
un
documentario
sull
'
invasione
tedesca
dell
'
Unione
Sovietica
e
sulla
tragedia
del
corpo
di
spedizione
italiano
sul
Don
.
Belle
testimonianze
di
sopravvissuti
,
immagini
epiche
e
dolorose
.
Penso
che
bisognerebbe
raccogliere
e
proiettare
tutto
il
materiale
relativo
alla
guerra
sul
fronte
orientale
,
compresi
i
film
di
propaganda
:
lì
è
andato
in
scena
il
più
grande
spettacolo
del
mondo
e
lì
sta
la
chiave
della
storia
del
nostro
secolo
.
Ho
pensato
,
guardando
le
immagini
sconnesse
di
quel
documentario
e
ascoltando
il
commento
parlato
,
che
soltanto
chi
ha
più
di
settant
'
anni
conserva
una
memoria
diretta
di
quel
tempo
.
È
un
'
avventura
ma
un
grande
privilegio
.
Tutto
quello
che
io
so
,
per
poco
che
sia
,
l
'
ho
imparato
in
quei
due
o
tre
anni
.
E
la
menzogna
in
cui
oggi
siamo
immersi
e
in
cui
vivono
le
giovani
generazioni
suona
alle
mie
orecchie
come
un
insulto
a
cui
è
vano
opporre
la
memoria
individuale
.
Tutto
era
perduto
in
quei
giorni
e
anni
,
le
democrazie
europee
erano
crollate
sul
campo
come
cartapesta
,
le
armate
corazzate
del
Terzo
Reich
e
le
croci
uncinate
dilagavano
sul
continente
e
oltre
senza
colpo
ferire
,
il
fascismo
e
il
terrore
non
conoscevano
più
ostacoli
.
Meno
uno
,
il
solo
al
di
qua
dell
'
Atlantico
e
dei
mari
del
Nord
e
del
Sud
:
uno
strano
paese
,
che
aveva
fatto
una
sua
rivoluzione
solitaria
,
che
oggi
è
piombato
nella
corruzione
e
nella
decadenza
,
ed
è
in
guerra
con
se
stesso
,
ma
allora
si
alzò
in
piedi
come
un
gigante
che
spezza
ogni
catena
.
Dirà
qualche
anno
più
tardi
nell
'
aula
del
parlamento
italiano
un
esponente
del
governo
di
allora
:
di
certo
Stalin
è
stato
un
uomo
su
cui
Dio
ha
impresso
la
sua
impronta
.
Metafisica
a
parte
,
come
saranno
uscite
dalle
acciaierie
oltre
gli
Urali
quei
cannoni
e
quei
carri
pesanti
capaci
di
respingere
e
di
frantumare
la
macchina
di
guerra
tedesca
?
Come
avranno
fatto
quei
contadini
ucraini
,
quegli
operai
leningradesi
,
quegli
uomini
di
marmo
di
ogni
provincia
,
quei
giovani
tartari
,
uzbeki
,
mongoli
,
ceceni
,
a
formare
un
solo
grande
esercito
per
salvare
la
propria
terra
e
la
nostra
?
Come
ha
potuto
quella
guerra
patriottica
,
senza
i
Kutuzov
e
i
Tucha
?
evskij
,
saldarsi
con
l
'
antifascismo
mondiale
e
l
'
ideale
di
libertà
di
ogni
popolo
?
Come
fu
possibile
trarre
questa
forza
da
molte
privazioni
e
sofferenze
sotto
un
regime
rozzo
e
sprezzato
dai
posteri
?
C
'
era
qualcuno
,
forse
,
che
aveva
visto
più
lontano
degli
altri
.
Il
comunismo
ci
ha
rimesso
ma
noi
no
,
e
forse
dovremmo
ringraziare
.
Prima
ringraziare
e
poi
revisionare
e
anche
ribaltare
la
storia
:
tanto
è
lontana
mille
anni
e
nessuno
può
eccepire
.
Vicino
a
Mosca
commemorano
ogni
tanto
una
battaglia
dell
'
età
napoleonica
mimandola
sul
terreno
,
e
c
'
è
anche
un
museo
scenografico
che
la
fa
rivivere
agli
spettatori
come
ne
fossero
i
protagonisti
.
Ma
sulle
sponde
del
placido
Don
non
c
'
è
,
che
io
sappia
,
nessuna
Disneyland
che
onori
la
più
grande
vittoria
militare
del
XX
secolo
.
StampaQuotidiana ,
«
Tu
sai
che
sono
sotto
minaccia
di
un
gravissimo
danno
?
Il
1°
novembre
debbo
presentarmi
al
distretto
militare
.
Pensi
tu
alla
terribilità
del
mio
caso
?
Diciotto
mesi
di
caserma
?
I1
suicidio
sicuro
.
»
Con
quest
'
animo
Gabriele
D
'
Annunzio
partiva
soldato
a
ventisei
anni
.
Classe
1863
,
ma
iscritto
a
un
'
università
del
regno
(
che
non
frequentò
mai
)
,
gli
spettava
il
rinvio
,
ma
ora
,
come
succede
spesso
in
questi
casi
,
d
'
improvviso
,
con
terrore
,
vedeva
dinanzi
a
sé
un
anno
(
e
non
diciotto
mesi
)
di
vita
militare
.
Scelse
la
cavalleria
,
e
lo
destinarono
al
l4°
,
che
alla
fine
del
1889
stava
accantonato
a
Roma
,
nella
caserma
del
Macao
.
Ma
in
caserma
non
stette
molto
,
perché
quasi
subito
lo
mandarono
all
'
ospedale
per
una
crisi
di
nevrastenia
.
A
ventisei
anni
era
uno
scrittore
già
celebre
,
aveva
appena
pubblicato
Il
piacere
,
apparteneva
alla
cerchia
della
«
Cronaca
bizantina
»
,
e
così
gli
ufficiali
medici
non
digiuni
di
lettere
ebbero
per
lui
più
di
una
premura
:
licenze
,
permessi
serali
,
l
'
uso
di
una
camera
tutta
per
sé
.
Dimesso
,
raggiunse
il
14°
quando
già
il
reggimento
era
tornato
alla
sua
sede
,
Faenza
,
ma
anche
lì
fu
l
'
ospedale
,
stavolta
per
le
febbri
malariche
.
Sugli
esami
per
la
nomina
a
sottotenente
i
biografi
sono
vaghi
e
contraddittori
;
sappiamo
che
ebbe
diciassette
ventesimi
in
composizione
italiana
,
e
che
il
colonnello
,
bontà
sua
,
lo
incoraggiò
a
continuare
per
quella
strada
.
Non
sappiamo
invece
se
e
come
superò
le
altre
prove
.
Una
cosa
è
però
certa
,
che
non
fece
mai
il
servizio
di
prima
nomina
,
e
che
nell
'
ottobre
del
1890
era
in
congedo
illimitato
.
La
divisa
dell
'
ufficiale
la
indossò
venticinque
anni
più
tardi
,
rientrando
in
trionfo
dal
nono
glorioso
«
esilio
»
parigino
.
L
'
orazione
di
Quarto
,
le
accoglienze
entusiastiche
delle
folle
italiane
,
gli
attacchi
a
Giolitti
,
che
voleva
la
neutralità
,
Gabriele
D
'
Annunzio
s
'
era
subito
fatto
portavoce
di
quella
agguerrita
e
vociona
minoranza
che
-
così
parve
a
molti
-
in
quel
maggio
1915
prevalse
,
dalla
piazza
,
sulla
volontà
generale
del
Paese
.
Ora
il
dado
era
tratto
,
ed
egli
indossava
la
divisa
dei
lancieri
di
Novara
.
Una
disposizione
speciale
superava
l
'
ostacolo
della
scarsa
statura
(
1,64
comprese
le
scarpe
)
insufficiente
per
la
«
cavalleria
pesante
»
.
Cappotto
d
'
ordinanza
,
berretto
d
'
ordinanza
,
gambali
d
'
ordinanza
,
il
tenente
Gabriele
D
'
Annunzio
,
di
anni
cinquantadue
,
credeva
sinceramente
d
'
essere
un
soldato
qualunque
.
Una
sera
di
fine
maggio
,
congedandosi
dagli
amici
dopo
una
cena
,
concludeva
:
«
Ecco
l
'
alba
,
compagni
,
ecco
la
diana
,
e
fra
poco
sarà
l
'
aurora
.
Abbracciamoci
e
prendiamo
commiato
»
.
Così
partì
.
Ma
non
fu
un
soldato
qualunque
,
e
non
poteva
esserlo
.
Si
sistemò
a
Venezia
,
sul
Canal
Grande
,
nella
«
casetta
rossa
»
,
proprietà
d
'
un
suddito
tedesco
,
il
conte
Hohenlohe
,
dove
conduceva
la
sua
solita
splendida
vita
,
dispendiosissima
.
Non
gli
sarebbero
bastate
7000
lire
al
mese
,
gli
scriveva
Albertini
,
esortandolo
a
scrivere
di
più
per
il
Corriere
,
«
Dove
si
trovano
settemila
lire
al
mese
quando
produci
poco
o
nulla
?
Canta
!
Produci
!
Lavora
!
»
.
E
lui
di
rimando
:
«
Sì
,
dopo
la
cantata
,
tenderò
il
cappello
,
come
i
canterini
girovaghi
,
e
pioveranno
le
palanche
»
.
In
attesa
delle
palanche
sognava
l
'
azione
.
Il
20luglio
,
anniversario
di
Lissa
,
una
squadra
navale
italiana
avrebbe
dovuto
incrociare
a
dimostrazione
nelle
acque
di
Pola
,
e
il
tenente
dei
lancieri
chiese
d
'
essere
della
partita
.
Ma
al
comando
non
gli
diedero
molto
ascolto
,
fecero
un
mucchio
di
difficoltà
,
e
lui
non
partì
.
Infuriato
scrisse
a
Calandra
in
persona
:
«
Stamani
,
poiché
m
'
hanno
impedito
di
andare
a
svegliare
la
triste
Trieste
con
l
'
avvertimento
e
col
grido
italiano
,
stamani
io
ho
perduto
alcuni
minuti
di
vita
sublime
»
.
Si
mossero
subito
le
alte
sfere
,
intervenne
addirittura
il
generale
Cadorna
,
e
da
quel
momento
Gabriele
fu
libero
di
far
la
guerra
dove
e
come
volesse
:
sulla
terra
,
sul
mare
ma
soprattutto
nel
cielo
.
Se
in
quella
guerra
non
fu
il
solo
privilegiato
,
fu
certamente
lui
il
maggiore
,
il
primo
.
Diede
anzi
l
'
esempio
più
cospicuo
di
quell
'
arditismo
che
gli
alti
comandi
favorirono
,
convinti
che
fosse
una
trovata
tattica
.
La
Prima
guerra
mondiale
ha
avuto
ben
pochi
comandanti
di
grande
immaginazione
strategica
.
Sul
fronte
italiano
(
come
su
quello
francese
dopo
la
Marna
,
del
resto
)
tutto
si
ridusse
alla
«
guerra
di
logoramento
»
,
una
continua
macina
di
vite
umane
,
dall
'
una
all
'
altra
parte
,
fino
a
che
non
soccombesse
per
estinzione
la
meno
forte
,
la
meno
numerosa
.
Per
rimediare
,
sprovvisti
com
'
erano
di
un
vero
«
pensiero
»
strategico
,
i
generali
ricorsero
alla
tattica
dei
«
colpi
di
mano
»
.
Così
in
Italia
nacquero
i
reparti
degli
arditi
:
truppe
sceltissime
,
libere
da
ogni
altro
servizio
e
dai
gravosi
turni
di
trincea
,
con
vestiario
,
armamento
,
paga
e
altri
vantaggi
eccezionali
,
giungevano
in
linea
solo
quando
ce
n
'
era
bisogno
,
compivano
la
rapida
missione
e
tornavano
nelle
retrovie
.
Tutti
bei
giovani
spavaldi
,
questi
professionisti
del
«
colpo
di
mano
»
tenevano
,
in
servizio
e
fuori
,
un
contegno
che
possiamo
definire
dilettantesco
,
artistico
.
Spregiavano
la
disciplina
,
sbeffeggiavano
sia
i
poveri
fantaccini
che
i
pezzi
grossi
,
i
papaveri
della
burocrazia
,
prima
militare
e
poi
politica
.
Obbedivano
soltanto
al
superiore
diretto
.
Si
sentivano
parte
di
un
'
aristocrazia
,
e
non
soltanto
militare
.
Finita
la
guerra
diventeranno
quasi
tutti
fascisti
,
ma
del
fascismo
saranno
l
'
ala
più
turbolenta
,
più
riottosa
,
più
anarcoide
.
Il
fascismo
non
vedrà
l
'
ora
di
sbarazzarsene
,
in
qualunque
modo
,
anche
comprandone
l
'
inazione
.
D
'
Annunzio
era
dei
loro
,
il
più
grosso
.
Dopo
tanto
indugiare
,
ecco
improvviso
il
battesimo
del
fuoco
,
il
7
di
agosto
,
su
un
biposto
pilotato
dall
'
eroico
Giuseppe
Miraglia
.
Cominciavano
appena
allora
a
usare
gli
aerei
per
il
bombardamento
tattico
,
e
infatti
fu
poco
l
'
esplosivo
buttato
sull
'
arsenale
,
ma
molte
le
bandierine
tricolori
,
e
i
messaggi
.
Due
idrovolanti
austriaci
si
levarono
per
intercettarli
,
ma
tutto
andò
liscio
,
anzi
Gabriele
,
inebriato
da
quel
suo
primo
volo
,
annotava
sul
diario
di
bordo
due
versi
della
Vispa
Teresa
:
«
Vivendo
,
volando
,
che
male
ti
fo
?
»
.
E
invece
sognava
la
morte
,
purché
fosse
una
morte
ilare
,
bella
e
giovane
,
come
un
amplesso
definitivo
.
Non
a
caso
scritti
,
imprese
guerresche
e
amori
si
accavallano
e
si
intricano
più
che
mai
in
questi
anni
di
guerra
.
D
'
un
suo
convegno
amoroso
parla
così
:
«
Ha
ventisette
anni
,
è
nel
culmine
della
giovinezza
,
quando
la
prima
fame
è
sazia
e
cominciano
gli
indugi
sul
sapore
.
Ha
ventisette
anni
,
e
non
s
'
avvede
che
questa
assodata
giovinezza
è
ingiustizia
e
ingiuria
a
me
.
Per
avere
ventisette
anni
darei
il
libro
di
Alcyone
.
E
insiste
,
col
tono
dello
scialacquatore
un
po
'
trattenuto
:
«
Che
darei
per
avere
ventisette
anni
!
Anche
Laus
vitae
anche
Alcyone
anche
Forse
che
sì
forse
che
no
»
.
Come
se
lo
tormentasse
il
presagio
di
una
morte
vecchia
e
turpe
.
«
Oggi
a
cavallo
,
avevo
non
so
che
senso
giovanile
del
mio
corpo
.
Ma
là
,
nella
fotografia
di
ieri
,
nella
istantanea
spietata
,
sono
già
vecchio
.
»
Ecco
perché
la
morte
eroica
dei
suoi
amici
,
dei
suoi
compagni
d
'
ardimento
-
Giuseppe
Miraglia
,
Gino
Allegri
,
Giovanni
Randaccio
-
non
è
soltanto
un
grosso
dolore
,
ma
anche
un
'
occasione
per
contemplare
la
propria
morte
,
idealizzandola
:
«
Così
la
morte
non
era
più
di
un
passaggio
fra
due
luci
,
ma
era
la
congiunzione
chiara
di
due
luci
.
Tale
fu
poi
per
me
da
quel
punto
»
.
Dopo
di
lui
la
retorica
della
morte
,
la
retorica
del
teschio
e
delle
tibie
incrociate
,
ha
funestato
l
'
Italia
.
Ma
la
retorica
è
venuta
dopo
.
Quando
cantava
,
dei
compagni
di
Buccali
,
«
siamo
trenta
d
'
una
sorte
,
e
trentuno
con
la
morte
,
eia
,
l
'
ultima
,
alalà
!
»
,
Gabriele
era
sincero
.
In
guerra
rischiò
seriamente
la
vita
;
e
forse
il
destino
suo
fu
tragico
proprio
perché
la
morte
gli
toccò
vecchia
e
turpe
e
dorata
,
nel
mausoleo
di
Gardone
.
Persino
la
sua
maggior
ferita
in
guerra
fu
per
un
banale
incidente
di
volo
.
Il
16
gennaio
l
'
aereo
pilotato
dal
tenente
di
vascello
Bologna
dovette
per
il
maltempo
tornare
indietro
,
e
scendere
sul
mare
di
Grado
,
ma
per
un
errore
di
visuale
(
l
'
acqua
sotto
il
sole
fece
specchio
)
ammarò
troppo
bruscamente
,
e
Gabriele
andò
a
sbattere
la
testa
contro
la
mitragliatrice
di
prua
.
Il
sangue
fu
poco
,
ma
la
lesione
interna
gravissima
.
Quando
finalmente
il
poeta
,
tutto
preso
com
'
era
da
un
giro
di
conferenze
e
di
serate
benefiche
in
Lombardia
,
lasciò
che
i
maggiori
oculisti
italiani
lo
visitassero
,
si
vide
che
s
'
era
staccata
la
retina
dell
'
occhio
destro
,
e
che
l
'
occhio
s
'
era
perduto
.
Indispensabile
che
per
parecchie
settimane
restasse
a
riposo
completo
,
a
letto
,
nella
camera
buia
.
Al
buio
,
appunto
,
scrisse
il
Notturno
.
Gli
era
giunta
intanto
la
prima
medaglia
d
'
argento
e
a
settembre
poteva
riprendere
a
volare
.
«
Ora
io
sarei
contento
»
,
scriveva
all
'
Albertini
,
«
che
questa
mia
rientrata
in
servizio
attivo
fosse
annunziata
;
per
varie
ragioni
,
tra
le
quali
questo
nuovo
titolo
alla
mia
promozione
-
della
m
'
infischio
,
come
sai
.
Ma
i
miei
amici
zelanti
si
meravigliano
,
poiché
Guglielmo
Marroni
da
tenente
è
passato
maggiore
senza
mai
essere
stato
al
fuoco
.
»
Gli
amici
zelanti
ci
entrano
poco
,
e
non
era
vero
che
lui
se
ne
infischiasse
.
Al
contrario
,
non
l
'
abbandonò
mai
questa
ambizione
un
po
'
puerile
e
patetica
di
avere
,
come
si
diceva
ambiguamente
nel
gergo
degli
ufficiali
di
carriera
,
«
un
bel
petto
»
.
Al
fido
Tom
Antongini
scriveva
,
per
esempio
:
«
Ora
il
ministro
della
Guerra
è
Lyautey
,
che
mi
conosce
bene
.
Forse
è
più
facile
parlare
di
quella
famosa
Croce
»
.
E
ancora
,
sempre
all
'
Antongini
:
«
A
proposito
,
m
'
era
stata
annunziata
la
medaglia
d
'
oro
«
serba
»
-
che
tanti
hanno
avuto
-
e
l
'
ordine
di
Leopoldo
«
belga
»
.
Ne
sai
nulla
?
»
.
Ora
,
il
re
dei
belgi
aveva
altre
gatte
da
pelare
.
Il
re
dei
serbi
era
in
fuga
sopra
un
carro
tirato
da
buoi
,
fra
colonne
di
dispersi
e
fuggiaschi
,
e
cercava
di
raggiungere
la
costa
adriatica
,
dove
si
sarebbe
imbarcato
su
una
nave
da
guerra
italiana
.
Ma
la
Croix
de
Guerre
l
'
ebbe
,
ed
anche
la
britannica
Military
Cross
.
In
quanto
all
'
Italia
,
gli
diedero
tutto
quel
che
consentiva
il
regolamento
,
e
quando
occorse
modificarono
il
regolamento
per
dargli
di
più
:
cinque
medaglie
d
'
argento
,
una
d
'
oro
,
tre
promozioni
per
merito
di
guerra
(
fino
a
tenente
colonnello
)
,
la
Croce
dell
'
Ordine
militare
di
Savoia
.
Davvero
un
«
bel
petto
»
.
Persino
una
medaglia
di
bronzo
.
«
Il
bronzino
di
Buccari
»
,
diceva
Gabriele
stizzito
.
Quei
tre
motoscafi
siluranti
,
ciascuno
con
un
equipaggio
di
dieci
uomini
,
fecero
nella
notte
fra
il
10
e
l
'
1
l
febbraio
1918
un
'
arditissima
incursione
nella
rada
istriana
di
Buccari
,
al
comando
del
capitano
di
fregata
Costanzo
Ciano
.
I
risultati
pratici
furono
scarsi
:
un
piroscafo
austriaco
affondato
.
Ma
oltre
ai
siluri
,
in
quella
rada
lanciarono
anche
tre
bottiglie
sigillate
e
ornate
di
nastri
tricolori
,
con
dentro
un
messaggio
,
che
si
chiudeva
così
:
«
Un
buon
compagno
-
il
nemico
capitale
,
fra
tutti
lo
inimicissimo
,
quello
di
Pole
e
Cattaro
-
è
venuto
a
beffarsi
della
taglia
»
.
Questo
il
punto
:
sul
fronte
italiano
ormai
l
'
Austria
stava
combattendo
due
guerre
,
una
contro
l
'
Italia
,
l
'
altra
contro
D
'
Annunzio
.
La
taglia
sulla
sua
testa
c
'
era
veramente
,
sin
dal
1915
.
E
se
sfogliamo
i
giornali
umoristici
austriaci
di
allora
,
si
vedono
subito
i
due
bersagli
fondamentali
:
l
'
italiano
bassotto
,
baffuto
,
nero
,
con
il
cappello
da
brigante
calabrese
,
e
D
'
Annunzio
,
in
abiti
femminili
,
fra
nubi
di
profumi
e
di
cipria
.
Ecco
la
controprova
di
quanto
fosse
efficace
,
ben
articolata
,
puntuta
,
la
propaganda
di
Gabriele
.
Vien
voglia
di
chiedersi
perché
i
tecnici
della
persuasione
,
tanto
numerosi
e
rumorosi
ai
giorni
nostri
,
non
abbiano
mai
pensato
di
studiare
in
questo
senso
la
sua
vita
e
la
sua
opera
.
Un
volo
e
una
canzone
,
una
visita
alle
prime
linee
e
un
articolo
sul
Corriere
,
tutto
quel
che
D
'
Annunzio
fece
in
guerra
fu
anche
propaganda
di
prim
'
ordine
.
E
la
propaganda
,
come
ben
sappiamo
,
illumina
non
soltanto
la
cosa
che
si
lancia
,
ma
anche
la
persona
che
provvede
al
lancio
.
Non
a
caso
i
pubblicitari
«
firmano
»
.
D
'
Annunzio
firmava
,
sempre
,
tutti
i
manifesti
buttati
sul
nemico
.
Ecco
un
suo
arrivo
al
fronte
.
«
Truppe
non
logore
,
sfinite
:
per
rifarle
ci
vuol
ben
altro
che
il
teatro
del
soldato
...
Arriva
D
'
Annunzio
a
gran
corsa
.
È
sempre
come
una
ventata
di
aria
fresca
.
"
Sapete
"
;
dice
,
"
bisogna
smetterla
con
l
'
hip
,
hip
,
hurrah
.
Roba
da
barbari
.
Siamo
o
non
siamo
latini
e
omerici
?
Dunque
eia
,
eia
,
alalà
!
Attenti
:
eia
,
eia
,
eia
!..."
E
tutti
in
coro
a
rispondere
:
alalà
!
»
Ora
,
noi
possiamo
anche
dubitare
che
dopo
un
turno
di
trincea
sul
Carso
,
il
fante
-
un
contadino
della
bassa
Italia
-
potesse
sentirsi
«
omerico
»
e
«
rifarsi
»
con
un
alalà
.
Ma
chi
lo
comandava
,
il
tenentino
che
aveva
lasciato
gli
studi
l
'
anno
prima
e
che
sognava
(
tutto
in
un
sogno
solo
)
la
grandezza
d
'
Italia
,
la
vittoria
e
i
favori
delle
belle
donne
,
quel
tenentino
sicuramente
tornava
in
linea
convinto
di
dover
«
gittare
il
cuore
nella
trincea
nemica
»
e
andare
a
riprenderselo
.
Del
resto
D
'
Annunzio
era
ben
consapevole
di
quest
'
azione
propagandistica
.
Prima
della
nona
battaglia
dell
'
Isonzo
,
ecco
il
suo
solito
arrivo
«
a
corsa
»
con
l
'
alalà
,
come
lo
racconta
lui
in
privato
,
scrivendone
all
'
Antongini
:
«
Parto
domani
per
la
fronte
,
dove
faccio
l
'
ufficio
di
mascotte
per
le
"
spallate
"
»
.
Memento
audere
semper
,
non
piegare
d
'
un
'
ugna
,
l
'
orbo
veggente
,
sufficit
animus
:
l
'
imaginifico
era
diventato
un
eccezionale
trovatore
di
«
slogans
»
.
E
si
legga
questa
sua
disposizione
di
volo
,
prima
d
'
un
attacco
su
Pola
:
«
Quando
tutte
le
bombe
siano
andate
a
segno
,
ciascun
equipaggio
si
leverà
in
piedi
,
compreso
il
pilota
di
destra
,
e
lancerà
il
grido
attraverso
i
fuochi
di
sbarramento
:
alalà
»
.
Eppure
D
'
Annunzio
è
anche
l
'
autore
di
un
memoriale
sull
'
impiego
strategico
dell
'
aviazione
da
bombardamento
che
i
comandi
lessero
con
molta
attenzione
.
È
uno
scritto
tecnicamente
assai
buono
,
con
non
poche
idee
che
precorrono
i
tempi
:
l
'
uso
degli
aerei
siluranti
,
per
esempio
,
il
valore
psicologico
delle
incursioni
a
lunga
distanza
,
l
'
impiego
massiccio
dei
bombardieri
,
contro
l
'
opinione
corrente
di
allora
,
che
voleva
limitare
gli
aerei
a
compiti
di
osservazione
di
intercettamento
.
E
il
volo
su
Vienna
fu
impresa
unica
nella
Prima
guerra
mondiale
.
E
il
merito
fu
interamente
suo
,
perché
D
'
Annunzio
ci
pensava
sin
dallo
scoppio
delle
ostilità
.
Era
un
'
impresa
assai
difficile
,
sempre
sconsigliata
e
talvolta
osteggiata
dai
comandi
.
I
Caproni
disponibili
allora
,
da
300
hp
,
non
avevano
autonomia
neanche
per
il
solo
volo
di
andata
.
Quelli
da
450
hp
,
costruiti
più
tardi
,
potevan
bastare
a
patto
che
si
aggiungessero
dei
serbatoi
supplementari
,
ma
questo
imponeva
di
ridurre
al
minimo
il
carico
utile
.
Al
campo
di
San
Pelagio
lavorarono
febbrilmente
per
settimane
.
Prima
di
accettare
l
'
impresa
,
i
comandi
vollero
fare
un
volo
di
prova
di
mille
chilometri
sulla
Valle
Padana
.
E
siccome
D
'
Annunzio
non
era
pilota
,
si
dovette
trasformare
un
monoposto
(
quello
di
Natale
Palli
)
incastrando
un
seggiolino
in
un
incavo
ricavato
fra
le
lamiere
del
serbatoio
supplementare
.
L
'
ordine
di
operazione
era
rigoroso
:
non
lanciare
bombe
,
ma
limitarsi
a
un
'
azione
dimostrativa
,
non
lasciarsi
impegnare
dagli
aerei
da
caccia
austriaci
,
troppo
più
veloci
,
essere
pronti
ad
azionare
un
dispositivo
per
la
distruzione
dell
'
apparecchio
,
scendere
a
700
metri
sulla
capitale
nemica
per
il
lancio
utile
dei
manifestini
.
Decollarono
la
mattina
del
9
agosto
,
una
squadriglia
di
undici
apparecchi
in
formazione
serrata
.
Tre
dovettero
subito
ridiscendere
per
un
guasto
.
Il
pilota
Sarti
fu
costretto
ad
atterrare
in
territorio
nemico
.
In
sette
dunque
raggiunsero
Vienna
a
far
sentire
«
il
rombo
della
giovane
ala
italiana
»
che
«
non
somiglia
a
quello
del
bronzo
funebre
nel
cielo
mattutino
»
.
Tornarono
,
e
già
quando
furono
sul
cielo
di
Venezia
l
'
Italia
seppe
dell
'
impresa
e
impazzì
.
Qualcuno
propose
di
incoronare
di
lauro
il
Comandante
,
in
Campidoglio
.
La
guerra
di
D
'
Annunzio
fu
dunque
questa
:
il
coraggio
sposato
alla
retorica
,
l
'
intelligenza
alla
consapevole
volontà
di
propaganda
,
e
poi
l
'
ambizione
,
il
vagheggiamento
estetico
della
bella
morte
,
la
poesia
che
si
trasforma
in
vita
vissuta
,
il
poeta
che
passa
la
mano
al
Comandante
.
Non
fu
la
guerra
degli
altri
,
dei
poeti
,
degli
scrittori
,
degli
intellettuali
suoi
contemporanei
.
Costoro
partirono
tutti
per
il
fronte
.
Molti
ci
andarono
volontari
,
ciascuno
spinto
da
un
motivo
che
non
era
sempre
identico
a
quelli
altrui
.
Nella
guerra
,
fra
costoro
,
ci
fu
chi
vide
la
lotta
dei
popoli
contro
gli
imperi
,
e
ci
fu
chi
vide
la
conclusione
del
Risorgimento
,
e
chi
seppe
impararvi
la
nuda
lezione
della
fratellanza
fra
gli
uomini
.
Se
noi
oggi
vogliamo
capire
che
cosa
fu
la
Grande
guerra
leggiamo
le
pagine
di
Emilio
Lussu
,
di
Giuseppe
Ungaretti
,
di
Carlo
Emilio
Gadda
,
di
Renato
Serra
,
di
Carlo
Salsa
,
di
Ardengo
Soffici
.
Li
leggiamo
proprio
perché
loro
fecero
la
guerra
da
soldati
,
in
mezzo
ai
soldati
.
D
'
Annunzio
fece
la
sua
splendida
guerra
con
uno
stretto
manipolo
di
giovani
che
gli
somigliavano
,
o
che
si
sforzavano
di
somigliargli
.
La
visse
e
la
sentì
come
il
supremo
fastigio
di
una
vita
eroica
.
Non
ebbe
la
corona
in
Campidoglio
,
ma
entrò
,
vivo
,
in
un
mausoleo
,
il
Vittoriale
.
Ma
intanto
era
venuta
la
pace
.
Una
pace
gallica
,
inghilese
,
stelligera
,
per
dirla
con
le
sue
parole
,
non
certo
una
pace
italiana
,
che
facesse
per
esempio
dell
'
amarissimo
Adriatico
un
golfo
italiano
.
Un
suo
scritto
che
chiedeva
appunto
per
l
'
Italia
tutta
la
costa
dalmata
fino
a
Valona
non
fu
accettato
dal
Corriere
.
Era
la
fine
del
1918
e
in
tutta
l
'
Europa
,
già
stremata
dalla
guerra
,
la
spagnola
mieteva
altre
vittime
,
più
numerose
ancora
.
Prese
la
spagnola
anche
D
'
Annunzio
:
chiuso
nella
«
casetta
rossa
»
meditava
l
'
impresa
di
Fiume
.
StampaQuotidiana ,
Non
credo
che
Massimo
D
'
Alema
,
qualche
giorno
fa
,
sia
salito
al
Quirinale
per
dimettersi
e
sia
stato
dissuaso
da
Ciampi
perché
bisogna
prima
approvare
la
legge
finanziaria
.
Avrebbe
potuto
comunque
rassegnare
le
dimissioni
e
farsi
rinviare
alle
Camere
,
lasciando
alla
sua
squinternata
maggioranza
l
'
onere
e
l
'
onore
di
restituirgli
la
fiducia
o
negargliela
,
e
rigettando
sull
'
intero
parlamento
,
come
si
conviene
,
la
responsabilità
di
approvare
o
meno
la
legge
finanziaria
.
Non
credo
che
Massimo
D
'
Alema
abbia
questo
stile
,
uno
che
rientra
da
Helsinki
per
andare
a
Fiuggi
a
farsi
fischiare
dal
partito
inesistente
di
Boselli
Enrico
non
ha
questo
stile
.
E
non
credo
neppure
che
Massimo
D
'
Alema
sia
stanco
di
farsi
cuocere
a
fuoco
lento
e
preferisca
assumere
un
altro
ruolo
.
Ha
fatto
cose
turche
per
entrare
a
palazzo
Chigi
e
dipingerne
a
nuovo
la
facciata
e
farà
cose
turche
per
restarci
.
Non
corre
alcun
rischio
di
farsi
cuocere
a
fuoco
lento
perché
l
'
operazione
è
già
avvenuta
nel
breve
giro
di
un
anno
,
e
la
lepre
di
Gallipoli
è
già
uno
stracotto
servito
in
tavola
.
Secondo
le
logiche
della
politica
corrente
,
come
le
abbiamo
imparate
a
suo
tempo
,
è
giunta
l
'
ora
di
Walter
Veltroni
.
È
lui
la
carta
su
cui
puntano
le
frattaglie
della
maggioranza
(
Cossiga
Francesco
,
Mastella
non
so
,
Boselli
Enrico
ecc
.
)
per
far
fuori
i
bolscevichi
dal
palazzo
d
'
inverno
di
piazza
Colonna
.
E
non
c
'
è
in
giro
nell
'
area
del
centro
-
sinistra
,
e
forse
neppure
del
centro
-
destra
,
un
anticomunista
più
dichiarato
dell
'
attuale
segretario
dei
Ds
.
Non
faccia
velo
il
particolare
che
i
due
leader
in
questione
fanno
parte
dello
stesso
partito
:
nelle
conversazioni
private
i
due
si
chiamano
reciprocamente
«
quello
là
»
,
e
il
modo
come
Occhetto
fece
fuori
Natta
e
D
'
Alema
fece
fuori
Occhetto
è
diventata
una
scuola
di
pensiero
che
troverà
conferma
nella
successione
prossima
ventura
.
L
'
armata
brancaleone
del
centro
-
sinistra
governativo
può
permettersi
di
far
fuori
il
suo
incauto
comandante
e
inventore
,
cioè
Brancaleone
in
persona
,
ma
non
può
ancora
aspirare
a
cancellare
la
primazia
diessina
.
La
mortadella
prodiana
è
inacidita
,
una
controfigura
istituzionale
vorrebbe
dire
la
resa
incondizionata
della
residua
sinistra
governativa
.
Perciò
o
D
'
Alema
resta
a
penzolare
ancora
per
qualche
settimana
o
mese
,
o
è
l
'
ora
dell
'
altro
quello
là
.
Confesso
che
tutto
questo
non
presenta
per
me
,
e
penso
per
la
pubblica
opinione
in
generale
,
nessun
interesse
.
Potrebbe
essere
interessante
e
promettente
se
una
crisi
si
aprisse
,
non
si
risolvesse
inutilmente
e
malamente
,
e
si
andasse
alle
elezioni
generali
(
e
regionali
)
in
primavera
.
Con
una
legge
elettorale
democratica
,
cioè
proporzionalista
,
con
tutti
gli
sbarramenti
che
volete
alla
tedesca
.
Forse
allora
una
formazione
o
coalizione
di
sinistra
potrebbe
trovare
uno
spazio
dignitoso
e
una
parte
dei
cittadini
che
non
ne
possono
più
potrebbero
tornare
a
votare
,
fuori
dal
polo
nord
dal
polo
sud
.
StampaPeriodica ,
Chi
avesse
detto
solo
due
anni
fa
,
che
l
Italia
così
barbaramente
stracciata
e
divisa
in
sette
Stati
dovesse
,
come
un
sol
uomo
,
levarsi
per
domandare
la
sua
nazionalità
,
ed
in
breve
tempo
veder
cadere
tre
principi
,
essere
indebolito
un
quarto
che
aveva
tutta
l
influenza
sull
Italia
,
ed
il
Papa
ed
il
Borbone
di
Napoli
sentirsi
cedere
il
trono
sotto
i
loro
piedi
,
certo
avrebbe
creduto
sentire
una
delle
utopie
del
profeta
dell
idea
,
e
l
avrebbe
accolta
con
dispregio
come
cosa
quasi
impossibile
.
Eppure
è
un
fatto
.
Due
figli
d
Italia
si
sono
levati
,
Vittorio
Emanuele
e
Garibaldi
,
ed
han
preso
l
impegno
di
raccorre
le
sparse
membra
della
lacerata
patria
,
e
ricostituirla
.
L
Amico
,
di
Casa
non
si
occupa
di
politica
,
né
pretende
di
entrare
negli
inestricabili
labirinti
della
diplomazia
:
ma
salendo
a
più
alte
cagioni
,
osa
predire
che
l
Italia
sarà
fra
breve
una
grande
nazione
.
Chi
non
è
ateo
deve
ammettere
una
Provvidenza
;
chi
è
cristiano
deve
ammettere
le
dichiarazioni
della
Prole
di
Dio
.
Il
castigo
più
grande
che
Dio
dà
a
un
popolo
è
quello
di
togliergli
la
sua
nazionalità
;
quel
popolo
è
morto
come
popolo
:
ed
in
questo
solo
senso
aveano
ragione
i
nostri
grandi
nemici
La
Martine
e
Metternich
,
di
dire
che
l
Italia
è
la
terra
dei
morti
,
e
che
essa
non
è
che
una
espressione
geografica
.
L
Italia
oggi
s
incammina
a
riacquistare
la
sua
vita
di
nazione
,
e
già
ha
fatto
dei
passi
mirabili
.
Continuerà
essa
in
questa
via
fino
a
giungere
allo
scopo
sublime
che
si
è
proposta
?
Se
calcoliamo
le
cose
umanamente
,
non
ci
sembra
che
vi
possa
essere
il
minimo
dubbio
.
I
partiti
che
impedivano
la
unione
sono
spariti
;
e
qui
dobbiamo
dare
la
meritata
lode
al
partito
repubblicano
,
il
quale
ha
ceduto
per
l
amor
della
unione
,
ed
ha
mandato
i
suoi
più
bravi
campioni
a
spargere
il
sangue
al
grido
d
Italia
e
Vittorio
Emanuele
.
La
diplomazia
non
osteggia
,
almeno
apertamente
,
la
nostra
nazionalità
;
il
non
intervento
è
proclamato
;
l
unione
dei
popoli
è
ammirabile
;
l
Austria
è
resa
impotente
;
il
Papa
non
è
più
ascoltato
;
il
Borbone
stesso
è
sceso
a
patti
col
popolo
,
che
tiene
il
broncio
alle
sue
forzate
concessioni
;
Garibaldi
fa
meraviglie
;
Vittorio
Emanuele
è
proclamato
dappertutto
.
Tutto
insomma
ci
dice
che
l
Italia
sarà
,
e
sarà
fra
breve
.
Ma
quel
libro
divino
nel
quale
troviamo
insegnamenti
in
tutto
,
la
Bibbia
,
ci
dice
che
la
giustizia
eleva
la
nazione
"
(Prov.,
XIV
,
34
)
.
La
giustizia
,
s
intende
bene
,
non
quella
che
così
si
chiama
,
e
che
è
amministrata
dai
magistrati
,
ma
quella
giustizia
che
vien
da
Dio
,
e
che
è
ne
cuori
veramente
religiosi
;
in
una
parola
,
la
religione
eleva
la
nazione
.
Ma
qual
è
questa
religione
?
Non
è
certo
quella
delle
scomuniche
e
delle
maledizioni
che
si
esercita
in
corte
di
Roma
;
quella
religione
anzi
è
quella
che
ha
diviso
l
Italia
,
e
l
ha
condotta
al
Medioevo
.
Non
è
neppure
la
religione
dell
inquisizione
che
ha
desolato
Italia
e
Spagna
;
quella
religione
spopola
gli
Stati
,
ruina
il
commercio
,
ed
è
sorgente
di
mille
mali
.
Non
è
neppure
la
religione
dei
bigotti
,
che
consiste
in
grossolane
superstizioni
;
quella
religione
empierà
i
conventi
,
moltiplicherà
i
preti
e
li
arricchirà
,
e
toglierà
tante
braccia
e
tante
ricchezze
alla
patria
e
al
commercio
.
L
elevamento
della
nazione
deve
venire
da
Dio
.
Ora
come
è
possibile
che
Dio
elevi
una
nazione
se
essa
disprezza
gli
ordini
che
Dio
gli
ha
dati
per
il
suo
bene
?
Gli
ordini
di
Dio
sono
nella
sua
parola
:
ecco
la
giustizia
che
eleva
la
nazione
.
La
religione
che
ci
è
rivelata
nella
divina
parola
ci
fa
chiaramente
sentire
la
nostra
eguaglianza
:
essa
ci
dice
che
tutti
abbiamo
lo
stesso
niente
per
principio
,
lo
stesso
Dio
per
creatore
,
lo
stesso
Adamo
per
padre
;
ma
rivelandoci
la
nostra
uguaglianza
ci
predica
l
ordine
;
affinché
tutto
proceda
senza
confusione
;
così
a
colui
che
si
stima
grande
,
la
religione
gli
dice
:
non
insuperbirti
,
ma
se
sei
al
di
sopra
de
tuoi
fratelli
,
lo
sei
per
servirli
;
e
a
colui
che
si
vede
piccolo
,
la
religione
dice
:
non
avvilirti
,
perciocché
innanzi
a
Dio
la
tua
piccolezza
sparisce
.
La
religione
vuole
che
noi
parliamo
con
verità
gli
uni
agli
altri
(Efes.,
IV
,
25
)
;
e
così
sono
aboliti
gl
inganni
.
La
religione
vuole
che
si
renda
a
Cesare
quello
che
è
di
Cesare
,
ed
a
Dio
quello
che
è
di
Dio
;
che
si
"
renda
a
ciascuno
il
debito
:
il
tributo
a
chi
si
deve
il
tributo
;
la
gabella
a
chi
la
gabella
;
il
timore
a
chi
il
timore
;
l
onore
a
chi
l
onore
"
(Rom.,
XIII
,
7
)
.
La
religione
vuole
che
ci
amiamo
tutti
come
membra
di
un
corpo
,
e
ci
aiutiamo
scambievolmente
;
che
"
niuno
cerchi
il
suo
proprio
,
ma
ciascuno
cerchi
ciò
che
è
per
altri
"
(Cor.,
X
,
24
)
.
Se
tali
principi
si
mettessero
in
esecuzione
,
vi
potrebbe
essere
alcun
dubbio
sulla
ricostituzione
della
cara
patria
nostra
?
Dio
faccia
splender
dall
alto
la
luce
della
sua
santa
parola
sulla
cara
patria
,
ed
essa
sarà
elevata
a
nazione
,
anzi
primeggerà
fra
le
nazioni
.
StampaPeriodica ,
Noialtri
ci
occupiamo
assai
meno
della
Spagna
di
quel
che
gli
spagnoli
si
occupino
di
noi
.
Della
vecchia
Spagna
conosciamo
appena
un
libro
,
il
Don
Quijote
,
e
due
o
tre
nomi
:
Calderon
,
Lope
de
Voga
,
Sant
'
Ignazio
.
Della
Spagna
ultima
,
della
Spagna
presente
nulla
.
Noi
abbiamo
uno
dei
più
illustri
spagnolisti
del
mondo
,
Arturo
Farinelli
,
ma
non
abbiamo
saputo
dargli
neppure
una
cattedra
e
deve
campar
la
vita
insegnando
italiano
e
lo
spagnolo
in
Austria
,
alla
scuola
di
Commercio
di
Innsbruck
.
Abbiamo
buoni
studiosi
di
letteratura
spagnola
,
(
Schiff
,
Restori
,
De
Lollis
,
Sanvisenti
,
Savj
Lopez
,
Mele
)
ma
costoro
non
si
occupano
che
di
cose
vecchie
e
la
loro
Spagna
finisce
col
secolo
XVII
.
Noi
siamo
abituati
troppo
ad
associare
l
'
idea
di
ricchezza
e
di
potenza
con
quella
di
cultura
e
di
genialità
e
non
pensiamo
che
un
paese
può
avere
dei
grandi
uomini
anche
se
ha
perduto
le
sue
colonie
e
se
la
sua
rendita
è
al
di
sotto
della
pari
.
La
Spagna
non
è
oggi
una
nazione
prospera
e
forte
ma
appunto
per
questo
è
più
favorevole
allo
sviluppo
di
certi
sentimenti
e
alla
creazione
di
certe
opere
.
In
Italia
nessuno
conosce
le
opere
di
quel
delizioso
e
melanconico
analista
che
fu
Angel
Ganivet
,
e
ben
pochi
,
credo
,
conoscono
i
libri
di
don
Miguel
Unamuno
.
Costui
è
professore
di
greco
,
è
basco
,
ha
quarant
'
anni
,
è
Rettore
dell
'
Università
di
Salamanca
ed
è
uno
dei
più
singolari
rappresentanti
dell
'
idealismo
contemporaneo
.
Ha
scritto
dei
romanzi
(
Paz
en
la
guerra
,
1897
,
Amor
y
pedagogia
,
1902
)
dei
saggi
di
filosofia
sociale
(
De
la
ensenanza
superior
en
Espana
;
1899
,
Entorno
al
casticosmo
,
1902
)
dei
bozzetti
di
costumi
e
di
luoghi
(
Paisajes
,
1902;
De
mi
pais
,
1903
)
e
poi
articoli
,
conferenze
,
discorsi
e
lettere
,
sopratutto
molte
lettere
.
Egli
ha
tutte
le
qualità
degli
apostoli
:
la
fede
,
l
'
attività
,
il
disprezzo
del
ridicolo
,
la
simpatia
intuitiva
per
gli
sconosciuti
che
possono
essere
vicini
alla
sua
anima
.
Egli
vuol
essere
un
po
'
il
confessore
della
Spagna
contemporanea
e
il
suo
scopo
sarebbe
quello
di
far
tornare
gli
spagnoli
alle
tradizioni
della
loro
anima
nazionale
.
Non
si
rigenera
la
Spagna
,
egli
dice
,
portandola
a
imitare
ciò
che
fanno
le
altre
nazioni
,
cercando
di
creare
industrie
,
rendendola
ricca
.
La
Spagna
ha
la
sua
missione
nel
mondo
:
quella
di
rappresentare
,
dinanzi
alla
paganità
latina
,
e
all
'
avidità
anglo
-
sassone
,
le
idee
della
rinuncia
e
dell
'
immortalità
.
La
Spagna
dovrebbe
essere
una
nazione
di
cavalieri
asceti
.
Gli
stessi
aspetti
della
terra
di
Castiglia
,
solitaria
,
arida
,
popolata
solo
di
rigide
encinas
,
danno
il
senso
dell
'
infinito
e
il
bisogno
dell
'
unione
con
Dio
.
La
rigenerazione
della
Spagna
è
un
problema
morale
e
perciò
un
problema
religioso
.
Miguel
de
Unamuno
dà
molta
importanza
alla
religione
e
per
quanto
cattolico
non
si
spaventa
né
delle
teorie
della
evoluzione
dei
dogmi
né
delle
sante
pazzie
del
misticismo
.
Il
libro
che
fa
meglio
comprendere
l
'
anima
sua
e
che
costituisce
,
per
ora
,
il
più
completo
programma
ch
'
egli
abbia
offerto
al
suo
paese
è
quello
che
ha
pubblicato
l
'
anno
scorso
col
titolo
di
Vida
de
D
.
Quijote
y
Sancho
(
Madrid
,
F
.
Fè
)
che
non
è
né
un
riassunto
né
un
commento
filologico
o
storico
ma
una
interpretazione
morale
della
meravigliosa
opera
del
Cervantes
.
Egli
segue
passo
a
passo
le
vicende
dello
infelice
cavaliere
e
del
suo
compagno
e
dopo
averle
ricordate
con
brevi
parole
ne
cerca
il
significato
e
ne
trae
gl
'
insegnamenti
.
E
per
far
comprendere
tutto
quello
che
c
'
è
di
eroico
e
di
religioso
nel
gran
libro
del
Monco
egli
richiama
ogni
momento
le
gesta
o
le
parole
delle
più
alte
e
nobili
anime
rappresentatrici
della
Spagna
:
il
Cid
Campeador
,
Santa
Teresa
,
Inigo
di
Loyola
,
Calderon
de
la
Barca
.
Questo
libro
di
Unamuno
si
presenta
,
così
,
come
una
specie
di
Vangelo
dello
Spagnolismo
,
ma
non
dello
Spagnolismo
quale
noi
siamo
abituati
a
disprezzarlo
attraverso
i
ricordi
della
dominazione
della
Spagna
già
in
decadenza
,
ma
di
uno
Spagnolismo
ch
'
è
quasi
l
'
opposto
di
quello
e
che
riconosce
come
virtù
il
disprezzo
della
vita
comoda
,
degli
affari
,
della
morte
,
e
l
'
amore
dell
'
avventura
e
della
povertà
,
il
coraggio
della
solitudine
e
della
pazzia
.
Tutto
questo
insegna
Don
Chisciotte
,
secondo
Unamuno
,
e
non
il
pessimismo
come
voleva
Turgheniev
o
la
fine
del
misticismo
cavalleresco
come
intende
ora
il
Peladan
.
È
inutile
aggiungere
che
sto
dalla
parte
di
Unamuno
.
lo
sento
per
lui
una
simpatia
istintiva
che
è
dovuta
,
probabilmente
,
alle
somiglianze
delle
nostre
anime
e
dei
nostri
scopi
.
Egli
vuol
fare
per
la
Spagna
ciò
che
io
vorrei
fare
per
l
'
Italia
e
riconosco
pure
come
mio
principal
patrono
l
'
immortale
Don
Chisciotte
il
quale
non
è
mai
veramente
morto
nel
mondo
,
perché
se
morisse
davvero
la
vita
diverrebbe
qualcosa
di
orribile
,
una
specie
di
sotterraneo
senza
luce
,
abitato
da
bestie
soddisfatte
.
Miguel
Unamuno
è
oggi
il
sacerdote
principe
della
Religione
di
Don
Quijote
di
cui
sono
,
per
mia
gloria
e
fortuna
,
un
fervoroso
fedele
e
ho
provato
il
bisogno
,
appena
l
'
ho
scoperto
,
di
mandargli
il
saluto
del
suo
fratello
ignoto
,
in
questa
rivista
che
si
onora
di
esser
l
'
organo
del
don
chisciottismo
italiano
.
ProsaGiuridica ,
Vittorio
Emanuele
III
per
Grazia
di
Dio
e
per
la
Volontà
della
Nazione
Re
d
'
Italia
e
di
Albania
Imperatore
d
'
Etiopia
Il
Senato
e
la
Camera
dei
Fasci
e
delle
Corporazioni
,
a
mezzo
delle
loro
Commissioni
legislative
,
hanno
approvato
;
Noi
abbiamo
sanzionato
e
promulghiamo
quanto
segue
:
Capo
I
.
-
Disposizioni
generali
Art
.
1
.
L
'
esercizio
delle
professioni
di
giornalista
,
medico
-
chirurgo
,
farmacista
,
veterinario
,
ostetrica
,
avvocato
,
procuratore
,
patrocinatore
legale
,
esercente
in
economia
e
commercio
,
ragioniere
,
ingegnere
,
architetto
,
chimico
,
agronomo
,
geometra
,
perito
agrario
,
perito
industriale
,
è
,
per
i
cittadini
appartenenti
alla
razza
ebraica
,
regolato
dalle
seguenti
disposizioni
.
Art
.
2
.
Ai
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
è
vietato
l
'
esercizio
della
professione
di
notaro
.
Ai
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
non
discriminato
è
vietato
l
'
esercizio
della
professione
di
giornalista
.
Per
quanto
riguarda
la
professione
di
insegnante
privato
,
rimangono
in
vigore
le
disposizioni
di
cui
agli
articoli
1
e
7
del
Regio
decreto
-
legge
15
novembre
1938-XVII
,
n
.
1779
.
Art
.
3
.
I
cittadini
di
razza
ebraica
esercenti
una
delle
professioni
di
cui
all
'
art
.
1
,
che
abbiano
ottenuto
la
discriminazione
a
termini
dell
'
art
.
14
del
Regio
decreto
-
legge
17
novembre
1938-XVII
,
n
.
1728
,
saranno
iscritti
in
"
elenchi
aggiunti
"
,
da
istituirsi
in
appendice
agli
albi
professionali
,
e
potranno
continuare
nell
'
esercizio
della
professione
,
a
norma
delle
vigenti
disposizioni
,
salve
le
limitazioni
previste
dalla
presente
legge
.
Sono
altresì
istituiti
,
in
appendice
agli
elenchi
transitori
eventualmente
previsti
dalle
vigenti
leggi
o
regolamenti
in
aggiunta
agli
albi
professionali
,
elenchi
aggiunti
dei
professionisti
di
razza
ebraica
discriminati
.
Si
applicano
agli
elenchi
aggiunti
tutte
le
norme
che
regolano
la
tenuta
e
la
disciplina
degli
albi
professionali
.
Art
.
4
.
I
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
non
discriminati
,
i
quali
esercitano
una
delle
professioni
indicate
dall
'
art
.
1
,
esclusa
quella
di
giornalista
,
potranno
essere
iscritti
in
elenchi
speciali
secondo
le
disposizioni
del
capo
II
della
presente
legge
,
e
potranno
continuare
nell
'
esercizio
professionale
con
le
limitazioni
stabilite
dalla
legge
stessa
.
Art
.
5
.
Gli
iscritti
negli
elenchi
speciali
professionali
previsti
dall
'
art
.
4
cessano
dal
far
parte
delle
Associazioni
sindacali
di
categoria
giuridicamente
riconosciute
,
e
non
possono
essere
da
queste
rappresentati
.
Tuttavia
si
applicano
ad
essi
le
norme
inerenti
alla
disciplina
dei
rapporti
collettivi
di
lavoro
.
Art
.
6
.
è
fatto
obbligo
ai
professionisti
che
si
trovino
nelle
condizioni
previste
dagli
articoli
1
e
2
,
primo
comma
,
ed
a
quelli
iscritti
nei
ruoli
di
cui
all
'
art
.
23
di
denunciare
la
propria
appartenenza
alla
razza
ebraica
,
entro
il
termine
di
venti
giorni
dalla
entrata
in
vigore
della
presente
legge
,
agli
organi
competenti
per
la
tenuta
degli
albi
o
dei
ruoli
.
I
trasgressori
sono
puniti
con
l
'
arresto
sino
ad
un
mese
e
con
l
'
ammenda
sino
a
lire
tremila
.
La
denunzia
deve
essere
fatta
anche
nel
caso
che
sia
pendente
ricorso
per
l
'
accertamento
della
razza
ai
sensi
dell
'
art
.
26
del
R
.
decreto
-
legge
17
novembre
1938-XVII
,
n
.
1728
.
Il
reato
sarà
dichiarato
estinto
se
il
ricorso
di
cui
al
terzo
comma
sia
deciso
con
la
dichiarazione
di
non
appartenenza
del
ricorrente
alla
razza
ebraica
.
Ove
la
denunzia
non
sia
effettuata
,
gli
organi
competenti
per
la
tenuta
degli
albi
o
dei
ruoli
provvederanno
d
'
ufficio
all
'
accertamento
.
La
cancellazione
dagli
albi
o
dai
ruoli
viene
deliberata
dai
predetti
organi
non
oltre
il
febbraio
1940-XVIII
,
ma
ha
effetto
alla
scadenza
di
detto
termine
.
La
deliberazione
è
notificata
agli
interessati
a
mezzo
di
ufficiale
giudiziario
,
e
con
le
forme
della
notificazione
della
citazione
.
Capo
II
-
Degli
elenchi
speciali
e
delle
condizioni
per
essere
iscritti
Art
.
7
.
Per
ogni
circoscrizione
di
Corte
di
appello
sono
istituiti
,
presso
la
Corte
medesima
,
gli
elenchi
speciali
per
le
singole
professioni
previsti
dall
'
art
.
4
.
Nessuno
può
essere
iscritto
contemporaneamente
in
più
di
un
elenco
per
la
stessa
professione
;
su
domanda
dell
'
interessato
è
ammesso
tuttavia
il
trasferimento
da
un
elenco
distrettuale
all
'
altro
.
Il
trasferimento
non
interrompe
il
corso
dell
'
anzianità
di
iscrizione
.
Art
.
8
.
I
cittadini
di
razza
ebraica
esercenti
una
delle
professioni
di
cui
all
'
art
.
1
,
esclusa
quella
di
giornalista
,
e
che
intendano
ottenere
l
'
iscrizione
nel
rispettivo
elenco
speciale
,
dovranno
farne
domanda
al
primo
presidente
della
Corte
di
appello
del
distretto
,
in
cui
abbiano
la
residenza
,
nel
termine
di
centottanta
giorni
dalla
data
di
entrata
in
vigore
della
presente
legge
.
Art
.
9
.
Per
essere
iscritti
negli
elenchi
speciali
è
necessario
:
a
)
essere
cittadini
italiani
;
b
)
essere
di
specchiata
condotta
morale
e
di
non
avere
svolto
azione
contraria
agli
interessi
del
Regime
e
della
Nazione
;
c
)
avere
la
residenza
nella
circoscrizione
della
Corte
di
appello
;
d
)
essere
in
possesso
degli
altri
requisiti
stabiliti
dai
vigenti
ordinamenti
professionali
per
l
'
esercizio
della
rispettiva
professione
.
Art
.
10
.
Non
possono
conseguire
l
'
iscrizione
negli
elenchi
speciali
coloro
che
abbiano
riportato
condanna
per
delitto
non
colposo
per
il
quale
la
legge
commini
la
pena
della
reclusione
,
non
inferiore
nel
minimo
a
due
anni
e
nel
massimo
a
cinque
o
,
comunque
,
condanna
che
importi
la
radiazione
o
cancellazione
dagli
albi
professionali
.
Non
possono
,
parimenti
,
conseguire
l
'
iscrizione
coloro
che
siano
stati
o
si
trovino
sottoposti
ad
una
delle
misure
di
polizia
previste
dal
testo
unico
delle
leggi
di
pubblica
sicurezza
approvato
con
R
.
decreto
18
giugno
1931-IX
,
n
.
773
.
Art
.
11
.
Le
domande
per
l
'
iscrizione
devono
essere
corredate
dai
seguenti
documenti
:
a
)
atto
di
nascita
;
b
)
certificato
di
cittadinanza
italiana
;
c
)
certificato
di
residenza
;
d
)
certificato
di
buona
condotta
morale
,
civile
e
politica
;
e
)
certificato
generale
del
casellario
giudiziario
di
data
non
anteriore
a
mesi
3
dalla
presentazione
della
domanda
e
certificato
dei
procedimenti
a
carico
;
f
)
certificato
dell
'
Autorità
di
pubblica
sicurezza
del
luogo
di
residenza
del
richiedente
,
attestante
che
questi
non
è
stato
sottoposto
ad
alcuna
delle
misure
previste
dal
testo
unico
delle
leggi
di
pubblica
sicurezza
approvato
con
R
.
decreto
18
giugno
1931-IX
,
n
.
773;
g
)
titoli
di
abilitazione
richiesti
per
la
iscrizione
nell
'
albo
professionale
.
Art
.
12
.
Le
attribuzioni
relative
alla
tenuta
degli
elenchi
di
cui
all
'
art
.
4
ed
alla
disciplina
degli
iscritti
,
previste
dalle
vigenti
leggi
e
regolamenti
professionali
,
sono
esercitate
nell
'
ambito
di
ciascun
distretto
di
Corte
di
appello
,
per
tutti
gli
elenchi
,
da
una
Commissione
distrettuale
.
Essa
ha
sede
presso
la
Corte
di
appello
,
è
presieduta
dal
primo
presidente
della
Corte
medesima
,
o
da
un
magistrato
della
Corte
,
da
lui
delegato
,
ed
è
composta
di
sei
membri
,
rispettivamente
designati
dal
Ministro
per
l
'
Interno
,
dal
Segretario
del
Partito
Nazionale
Fascista
,
Ministro
Segretario
di
Stato
,
dai
Ministri
per
l
'
Educazione
Nazionale
,
per
i
Lavori
Pubblici
e
per
le
Corporazioni
,
nonché
dal
Presidente
della
Confederazione
Fascista
dei
Professionisti
ed
Artisti
.
Art
.
13
.
I
componenti
della
Commissione
di
cui
all
'
articolo
precedente
sono
nominati
con
decreto
del
Ministro
per
la
Grazia
e
Giustizia
.
Essi
durano
in
carica
tre
anni
e
possono
essere
confermati
.
Quelli
nominati
in
sostituzione
di
altri
durante
il
triennio
durano
in
carica
sino
alla
scadenza
del
triennio
.
Art
.
14
.
La
Commissione
distrettuale
verifica
le
domande
di
cui
all
'
art
.
8
e
,
ove
ricorrano
le
condizioni
richieste
dalla
presente
legge
,
delibera
la
iscrizione
del
professionista
nel
rispettivo
elenco
speciale
.
Le
adunanze
della
Commissione
sono
valide
con
l
'
intervento
di
almeno
quattro
componenti
.
Le
deliberazioni
della
Commissione
sono
motivate
;
vengono
prese
a
maggioranza
di
voti
;
in
caso
di
parità
di
voti
prevale
quello
del
presidente
.
Esse
sono
notificate
,
nel
termine
di
15
giorni
,
agli
interessati
ed
al
Procuratore
generale
presso
la
Corte
di
appello
,
nonché
al
Prefetto
,
qualora
riguardino
esercenti
le
professioni
sanitarie
.
Art
.
15
.
Contro
le
deliberazioni
della
Commissione
in
ordine
alla
iscrizione
ed
alla
cancellazione
dall
'
elenco
,
nonché
ai
giudizi
disciplinari
,
è
dato
ricorso
tanto
all
'
interessato
quanto
al
Procuratore
generale
della
Corte
di
appello
,
e
,
nel
caso
di
esercenti
le
professioni
sanitarie
,
al
Prefetto
,
entro
30
giorni
dalla
notifica
,
ad
una
Commissione
Centrale
che
ha
sede
presso
il
Ministero
di
Grazia
e
Giustizia
.
Art
.
16
.
La
Commissione
centrale
,
di
cui
all
'
articolo
precedente
,
è
presieduta
da
un
magistrato
di
grado
terzo
ed
è
composta
del
Direttore
generale
degli
affari
civili
e
delle
professioni
legali
presso
il
Ministero
di
Grazia
e
Giustizia
,
o
di
un
suo
delegato
,
e
di
altri
sette
membri
,
rispettivamente
designati
dal
Ministro
per
l
'
interno
,
dal
Segretario
del
Partito
Nazionale
Fascista
,
Ministro
Segretario
di
Stato
,
dai
Ministri
per
l
'
Educazione
Nazionale
,
per
i
Lavori
Pubblici
,
per
l
'
Agricoltura
e
per
le
Foreste
e
per
le
Corporazioni
,
nonché
dal
Presidente
della
Confederazione
Fascista
dei
Professionisti
e
degli
Artisti
.
I
componenti
della
Commissione
sono
nominati
con
decreto
Reale
,
su
proposta
del
Ministro
per
la
Grazia
e
Giustizia
.
Essi
durano
in
carica
tre
anni
e
possono
essere
confermati
.
Quelli
nominati
in
sostituzione
di
altri
durante
il
triennio
durano
in
carica
sino
alla
scadenza
del
triennio
.
Le
adunanze
della
Commissione
centrale
sono
valide
con
l
'
intervento
di
almeno
cinque
componenti
.
Il
ministro
per
la
Grazia
e
Giustizia
provvede
con
suo
decreto
alla
costituzione
della
Segreteria
della
predetta
Commissione
.
Capo
III
-
Disciplina
degli
iscritti
negli
elenchi
speciali
Art
.
17
.
Entro
il
mese
di
febbraio
di
ogni
anno
,
la
Commissione
di
cui
all
'
art
.
12
procede
alla
revisione
dell
'
elenco
speciale
,
apportandovi
le
modificazioni
e
le
aggiunte
che
fossero
necessarie
.
Ai
provvedimenti
adottati
si
applicano
le
disposizioni
degli
articoli
14
,
ultimo
comma
,
e
15
.
Art
.
18
.
La
Commissione
può
applicare
sanzioni
disciplinari
:
1
)
per
gli
abusi
e
le
mancanze
degli
iscritti
nell
'
elenco
speciale
commesso
nell
'
esercizio
della
professione
;
2
)
per
motivi
di
manifesta
indegnità
morale
e
politica
.
Le
sanzioni
disciplinari
sono
:
a
)
censura
;
b
)
sospensione
dall
'
esercizio
professionale
per
un
tempo
non
maggiore
di
sei
mesi
;
3
)
cancellazione
dall
'
elenco
.
I
provvedimenti
di
cui
al
comma
precedente
sono
notificati
all
'
interessato
per
mezzo
dell
'
ufficiale
giudiziario
.
L
'
istruttoria
che
precede
il
giudizio
disciplinare
può
essere
promossa
dalla
Commissione
su
domanda
di
parte
,
o
su
richiesta
del
pubblico
ministero
,
ovvero
d
'
ufficio
in
seguito
a
deliberazione
della
Commissione
ad
iniziativa
di
uno
o
più
membri
.
I
fatti
addebitati
devono
essere
contestati
all
'
interessato
con
l
'
assegnazione
di
un
termine
per
la
presentazione
delle
giustificazioni
.
Art
.
19
.
La
cancellazione
dall
'
elenco
speciale
,
oltre
che
per
motivi
disciplinari
,
può
essere
pronunciata
dalla
Commissione
,
su
domanda
dell
'
interessato
.
Può
essere
promossa
d
'
ufficio
su
richiesta
del
procuratore
generale
della
Corte
di
appello
nel
caso
:
a
)
di
perdita
della
cittadinanza
;
b
)
di
trasferimento
dell
'
iscritto
in
altro
elenco
;
c
)
di
trasferimento
dell
'
iscritto
all
'
estero
.
Contro
la
pronuncia
della
Commissione
è
sempre
ammesso
ricorso
a
norma
dell
'
art
.
15
.
Art
.
20
.
La
condanna
o
l
'
applicazione
di
una
delle
misure
previste
dal
testo
unico
delle
leggi
di
pubblica
sicurezza
approvato
col
R
.
decreto
18
giugno
1931-IX
,
n
.
773
,
importano
la
cancellazione
dall
'
elenco
speciale
.
L
'
iscritto
che
si
trovi
sottoposto
a
procedimento
penale
,
ovvero
deferito
per
l
'
applicazione
di
una
delle
misure
di
cui
al
comma
precedente
,
può
essere
sospeso
dall
'
esercizio
della
professione
.
La
sospensione
ha
sempre
luogo
quando
è
emesso
mandato
di
cattura
e
fino
alla
sua
revoca
.
Capo
IV
-
Dell
'
esercizio
professionale
degli
iscritti
negli
elenchi
aggiunti
e
negli
elenchi
speciali
Art
.
21
.
L
'
esercizio
professionale
da
parte
dei
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
,
iscritti
negli
elenchi
speciali
,
è
soggetto
alle
seguenti
limitazioni
:
a
)
salvi
i
casi
di
comprovata
necessità
ed
urgenza
,
la
professione
deve
essere
esercitata
esclusivamente
a
favore
di
persone
appartenenti
alla
razza
ebraica
;
b
)
la
professione
di
farmacista
non
può
essere
esercitata
se
non
presso
le
farmacie
di
cui
all
'
art
.
114
del
testo
unico
delle
leggi
sanitarie
approvato
con
R
.
decreto
27
luglio
1934-XII
,
n
.
1265
,
qualora
l
'
Ente
cui
la
farmacia
appartiene
svolga
la
propria
attività
istituzionale
esclusivamente
nei
riguardi
di
appartenenti
alla
razza
ebraica
;
c
)
ai
professionisti
di
razza
ebraica
non
possono
essere
conferiti
incarichi
che
importino
funzioni
di
pubblico
ufficiale
,
ne
può
essere
consentito
l
'
esercizio
di
attività
per
conto
di
enti
pubblici
,
fondazioni
,
associazioni
e
comitati
di
cui
agli
articoli
34
e
37
del
Codice
civile
o
in
locali
da
questi
dipendenti
.
La
disposizione
di
cui
alla
lettera
c
)
del
presente
articolo
si
applica
anche
ai
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
iscritti
negli
"
elenchi
aggiunti
"
.
Art
.
22
.
I
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
non
possono
essere
iscritti
nei
ruoli
degli
amministratori
giudiziari
,
se
già
iscritti
,
ne
sono
cancellati
.
Art
.
23
.
I
cittadini
di
razza
ebraica
non
possono
essere
comunque
iscritti
nei
ruoli
dei
revisori
ufficiali
dei
conti
,
di
cui
al
R
.
decreto
-
legge
24
luglio
1936-XIV
,
n
.
1548
,
o
nei
ruoli
dei
periti
e
degli
esperti
ai
termini
dell
'
art
.
32
del
testo
unico
delle
leggi
sui
Consigli
e
sugli
Uffici
provinciali
delle
corporazioni
,
approvato
con
R
.
decreto
20
settembre
1934XII
,
n
.
2011
,
e
,
se
vi
sono
già
iscritti
,
ne
sono
cancellati
.
Art
.
24
.
I
professionisti
forensi
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
,
che
siano
iscritti
negli
albi
speciali
per
l
'
infortunistica
,
perdono
il
diritto
a
mantenere
l
'
iscrizione
negli
albi
stessi
a
decorrere
da
180
giorni
dalla
data
di
entrata
in
vigore
della
presente
legge
.
Art
.
25
.
È
vietata
qualsiasi
forma
di
associazione
e
collaborazione
professionale
tra
i
professionisti
non
appartenenti
alla
razza
ebraica
e
quelli
di
razza
ebraica
.
Art
.
26
.
L
'
esercizio
delle
attività
professionali
vietate
dall
'
art
.
21
è
punito
ai
sensi
dell
'
art
.
348
del
Codice
penale
.
La
trasgressione
alle
disposizioni
di
cui
all
'
art
.
25
importa
la
cancellazione
,
secondo
i
casi
,
dagli
albi
professionali
,
dagli
elenchi
aggiunti
,
ovvero
dagli
elenchi
speciali
.
Capo
V
-
Disposizioni
transitorie
e
finali
Art
.
27
.
I
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
possono
continuare
l
'
esercizio
della
professione
senza
limitazioni
fino
alla
cancellazione
dall
'
albo
.
Avvenuta
la
cancellazione
e
fino
a
quando
non
abbiano
ottenuto
la
iscrizione
nell
'
elenco
speciale
,
non
potranno
esercitare
alcuna
attività
professionale
.
Con
la
cancellazione
deve
essere
esaurita
,
o
,
comunque
,
cessare
,
qualsiasi
prestazione
professionale
da
parte
dei
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
non
discriminati
a
favore
di
cittadini
non
appartenenti
alla
razza
ebraica
.
è
tuttavia
in
facoltà
del
cliente
non
appartenente
alla
razza
ebraica
di
revocare
al
professionista
di
razza
ebraica
non
discriminato
l
'
incarico
conferitogli
,
anche
prima
della
cancellazione
dall
'
albo
.
Art
.
28
.
I
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
,
ammessi
in
via
transitoria
a
proseguire
gli
studi
universitari
o
superiori
in
virtù
dell
'
art
.
10
del
R
.
decreto
-
legge
17
novembre
1938-XVII
,
n
.
1728
,
nonché
tutti
coloro
che
,
conseguito
il
titolo
accademico
,
non
abbiano
ancora
ottenuta
la
relativa
abilitazione
professionale
,
a
norma
delle
leggi
e
regolamenti
vigenti
,
ove
sussistano
i
requisiti
e
le
condizioni
previste
dalle
predette
leggi
e
regolamenti
per
l
'
iscrizione
negli
albi
,
nonché
dalla
presente
legge
,
potranno
ottenere
la
iscrizione
negli
elenchi
aggiunti
o
negli
elenchi
speciali
.
Art
.
29
.
I
notari
di
razza
ebraica
,
dispensati
dall
'
esercizio
a
norma
della
presente
legge
,
sono
ammessi
a
far
valere
il
diritto
al
trattamento
di
quiescenza
loro
spettante
a
termini
di
legge
da
parte
della
Cassa
nazionale
del
notariato
.
In
deroga
alle
vigenti
disposizioni
,
a
coloro
che
non
hanno
maturato
il
periodo
di
tempo
prescritto
è
concesso
il
trattamento
minimo
di
pensione
se
hanno
compiuto
almeno
dieci
anni
di
esercizio
;
negli
altri
casi
,
è
concessa
una
indennità
di
lire
mille
per
ciascuno
anno
di
servizio
.
Art
.
30
.
Ai
giornalisti
di
razza
ebraica
non
discriminati
,
che
cessano
dall
'
impiego
per
effetto
della
presente
legge
,
verrà
corrisposto
dal
datore
di
lavoro
l
'
indennità
di
licenziamento
prevista
dal
contratto
collettivo
di
lavoro
giornalistico
per
il
caso
di
risoluzione
del
rapporto
d
'
impiego
per
motivi
estranei
alla
volontà
del
giornalista
.
L
'
Istituto
nazionale
di
previdenza
dei
giornalisti
italiani
"
Arnaldo
Mussolini
"
provvederà
alla
cancellazione
dei
predetti
giornalisti
dagli
elenchi
dei
propri
iscritti
,
alla
liquidazione
del
fondo
di
previdenza
costituito
a
suo
nome
e
al
trasferimento
al
nome
dei
medesimi
della
proprietà
della
polizza
di
assicurazione
sulla
vita
,
contratta
dall
'
Istituto
presso
l
'
Istituto
Nazionale
delle
assicurazioni
.
Art
.
31
.
Con
disposizioni
successive
saranno
regolati
i
rapporti
tra
i
professionisti
di
razza
ebraica
e
gli
enti
di
previdenza
previsti
dalla
legislazione
vigente
,
escluse
le
categorie
contemplate
negli
articoli
29
e
30
della
presente
legge
.
Verranno
inoltre
emanate
le
norme
speciali
riflettenti
la
cessazione
del
rapporto
d
'
impiego
privato
tra
i
professionisti
di
razza
ebraica
e
i
loro
dipendenti
.
Art
.
32
.
Il
Ministro
per
la
Grazia
e
Giustizia
,
di
concerto
con
i
Ministri
interessati
,
è
autorizzato
ad
emanare
le
norme
per
la
determinazione
dei
contributi
da
porsi
a
carico
degli
iscritti
negli
elenchi
speciali
,
per
il
funzionamento
delle
commissioni
di
cui
agli
articoli
12
e
15
.
Art
.
33
.
Agli
effetti
della
presente
legge
,
l
'
appartenenza
alla
razza
ebraica
è
determinata
a
norma
dell
'
art
.
8
del
R
.
decreto
-
legge
17
novembre
1938
-
XVII
,
1728
,
ed
ogni
questione
relativa
è
decisa
dal
Ministro
per
l
'
interno
a
norma
dell
'
art
.
26
dello
stesso
Regio
decreto
-
legge
.
Art
.
34
.
Per
tutto
quanto
non
è
contemplato
dalla
presente
legge
,
si
applicano
le
leggi
ed
i
regolamenti
di
carattere
generale
che
disciplinano
le
singole
professioni
.
Art
.
35
.
Con
decreto
Reale
saranno
emanate
,
ai
sensi
dell
'
art
.
3
,
n
.
1
,
della
legge
31
gennaio
1926
-
IV
,
n
.
100
,
le
norme
complementari
e
di
coordinamento
che
potranno
occorrere
per
l
'
attuazione
della
presente
legge
.
Dato
a
San
Rossore
,
addì
20
giugno
1939-XVII
Vittorio
Emanuele
Mussolini
,
Starace
,
Solmi
,
Di
Revel
,
Cobolli
-
Gigli
,
Rossoni
,
Lantini
,
Alfieri
Visto
il
Guardasigilli
:
Grandi