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AL LETTORE ( - , 1862 )
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Tra gli altri mezzi per corrompere la fede de ’ cattolici e trarli all ’ apostasia i protestanti eretici han messo in campo anche gli Almanacchi . Tra i quali tiene il primo luogo l ’ intitolato : L ’ Amico di casa . Nella prefazione al lettore rendono grazia i suoi compilatori del benigno accoglimento che esso ha trovato , mentre han dovuto trarne fino ad ottanta mila esemplari per l ’ anno 1862 . Qualor ciò sia vero , non è a farne le meraviglie , poiché essendo rivolto quest ’ almanacco a promuovere il protestantesimo , che è il veicolo della rivoluzione or prevalente in Italia , trova naturalmente gli animi disposti . Piuttosto è a meravigliarsi , che non ne abbia più . Certo non dee attribuirsi questo successo , come i compilatori dell ’ Almanacco il confessano , a merito loro , dappoichè in verità non vi ha merito alcuno in tale indigesto raccozzamento , non originalità , non dottrina , non erudizione , non grazia . Cotesti raccoglitori non fanno che copiar materialmente quanto trovano negl ’ innumerevoli trattatelli degli anglicani . Quindi copiano ad occhi chiusi gli errori , gli strafalcioni , gli spropositi di ogni ragione che loro si paran davanti . Di che noi daremo pruove luminosissime in ogni articolo . Il ripetere poi che essi fanno il loro successo dalla benedizione di Dio , è una bestemmia manifesta , quasi che Dio potesse benedire agli sforzi degli eretici in combattere , e distruggere , qualor fosse possibile , la Chiesa da esso Lui istituita e fondata , come sopra immobile rupe , sul principe degli Apostoli S . Pietro . Affermano essi inoltre , che non degnano di rispondere ai loro oppositori , perché i costoro libelli altro non presentano che grossolane ingiurie , ondeché il loro decoro non soffre che abbiano a cimentarsi . Ella è questa una scappatoia per trarsi d ’ impaccio . Noi non proferiremo ingiurie , e sfidiamo i raccozzatori dell ’ Amico di casa a rifiutare con buone ragioni quanto loro opponiamo . Che se nol fanno , fin da questo momento li denunziamo quali inetti , ignoranti , e di mala fede . Diremo però che sol non rispondono , perché non son capaci di rispondere , e gli avremo come convinti di menzogna e di malizia . Il lettore ne sarà il giudice . Egli è perciò , che noi a questo falso Amico di casa abbiam contrapposto un vero Amico di casa , come quello che smaschera e mette al nudo le perfide falsità colle quali si cerca di far perder la fede ai cattolici e trarli alla incredulità qual necessario elemento delle rivoluzioni . Che è quanto trascinarli a far getto della loro eterna salute . Fingono i compilatori dell ’ Almanacco di voler unicamente contrapporsi agli abusi dei preti col richiamarli al Vangelo . Or questo è sempre stato il vezzo degli eretici , chiamare abusi i veri insegnamenti della Chiesa sia rispetto ai dogmi sia rispetto ai costumi ed alla disciplina , che loro non attalentano . Così han praticato gli gnostici impuri , così i perfidi ariani , così gli scaltri pelagiani , e così gli altri tutti . Non si troverà in tutta la storia della Chiesa un solo di tai ribelli , che professasse impugnare la fede , e pure si sa che furono tutti marci eretici e però condannati dalla Chiesa né più né meno di quello che sieno i protestanti . Per Vangelo poi non altro intendono che l ’ insegnamento di Lutero , di Calvino e di quanti tennero lor dietro : non già il Vangelo di Gesù Cristo che li condanna presso che in ciascun capo . Abbiam poi trascurate le incisioni come inutili artificiali imbellettamenti de ’ quali non ha bisogno la schietta e severa verità . Guardati adunque , o lettore , da cotesti almanacchi che cercan sedurti coi loro artifizi , abusandosi della tua buona fede o ignoranza ; tienti stretto alla dottrina della Chiesa se non vuoi perire eternamente .
A. HARNACK E LA FILOSOFIA CATTOLICA ( AMENDOLA GIOVANNI , 1907 )
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Si accusano i tedeschi di essere affetti da razionalismo congenito ; ma il prof . Harnack , che pure è tedesco e teologo , sembra compenetrato dallo spirito della philosophie nouvelle o della filosofia dell ' azione . Si dimostra in tal modo buon cristiano , rammentando forse che il principio della Verità Vita è già tutt ' intero nell ' Ego sum via , veritas et vita . Nel suo recente discorso per il genetliaco dello Imperatore egli ha tentato un ' applicazione pratica di quel principio , facendo vedere che quando due forme diverse si possono vivere con uno stesso spirito , la loro differenza può ritenersi secondaria e illusoria . Si tratta del protestantesimo e del cattolicismo , considerati dal punto di vista dell ' essenza del cristianesimo . " Segue un libero cattolico nel sentire e nel vivere - si chiede Harnack - principi e misure diverse da quelle di un libero protestante ? " . Ecco il criterio delle conseguenze pratiche assunto per valutare la portata delle differenze teoriche ; si direbbe del pragmatismo . " Esistono certamente alcune differenze , ma non ne esiste nessuna tale da rendere impossibile una comunione interna " . Interna e non esterna , poiché il riavvicinamento delle due confessioni augurato dall ' Harnack non deve concepirsi " affatto come una unificazione esterna e come una fusione " . È forse necessaria l ' uniformità delle forme esteriori per coloro che sono animati da un medesimo sentimento ? Son forse le chiese soltanto scuole , la cui solidità debba misurarsi dalla rigidità dei dogmi che insegnano ? non è forse la religione radicata in un sentimento intimo che è al di là di ogni formalismo dogmatico ? E se è così , si può benissimo lasciar da parte ogni segno di unificazione esterna , la quale non darebbe alcun vantaggio e forse potrebbe contribuire invece a moltiplicare le divisioni , e tutti i cristiani di buona volontà debbono unirsi per lavorare all ' unificazione interna delle Chiese . Così il Professore di Berlino . Le idee di Harnack mi sembrano perfettamente spiegabili da un punto di vista di un protestante , il quale vede che per forza dei tempi lo spirito della Riforma lavora fin dentro le mura del Castello Cattolico , e può benissimo all ' infuori di ogni confessionalismo ristretto restare un buon riformato e diventare un uomo tollerante . I quattro secoli che ci separano dalla Riforma sembrano aver dato tanta ragione a Lutero da permettergli di prendere questa posizione di lusso : restar se stesso in modo completo e avvicinarsi al Papa portando in mano un ramoscello d ' ulivo . L ' Harnack è certo in perfetta buona fede quando augura , e fino a un certo punto constata il ravvicinamento delle due Chiese nel campo dei fatti ; ma i fatti sono suscettibili di due diverse interpretazioni . Può darsi veramente che uno stesso spirito ha vissuto sempre dietro le due forme confessionali , spingendole a riavvicinarsi attraverso i secoli , e può darsi invece che dietro una delle due forme uno spirito vada a poco a poco agonizzando mentre l ' altro , impadronendosi del suo involucro esterno , lo adopera per farlo cooperare con l ' altro ; come le due braccia di uno stesso individuo lavorano concordemente per un solo scopo . Potrebbe darsi insomma che il cattolicismo agonizzi - ignorato e solo - nell ' interno delle sue gigantesche costruzioni che restan salde , e che in queste passi ad abitate , per diritto di conquista , lo spirito di Lutero . Io non so quale è la verità : e se scrivo queste poche righe , non è già per esprimere la mia simpatia per una soluzione piuttosto che per l ' altra , ma soltanto perché vorrei che gli interessati si proponessero seriamente questo problema e ci facessero poi conoscere la loro soluzione . Se oltre a considerare il contenuto concreto dei periodi dell ' Harnack , noi portiamo la nostra attenzione anche sulla forma e sui presupposti di pensiero e di Cultura impliciti nel suo modo di esprimersi e di ragionare , noi sentiamo nel discorso recente uno spirito di movimento , di sviluppo di divenire , assai in armonia con quella forma cattolica che lo spirito protestante ha raggiunto in Hegel . C ' è là dentro la convinzione che nel movimento è il bene , che il segreto della vita è nello sviluppo e nel cambiamento , e che occorre ritirarsi dalle forme , in se stesse , immobili , appunto per ritrovar nello spirito la perfetta fluidità del movimento e l ' assoluta libertà della vita . La storia , intuita come visione del divenire , è lo strumento più grande del progresso religioso . " Una conoscenza approfondita della storia è divenuta a poco a poco la leva più possente per liberare le confessioni dalle angustie e dalle catene , delle quali si erano gravate da se stesse ... Poiché nella conoscenza della storia si racchiude sempre , in ultima analisi , un potente elemento che sospinge in avanti . Non rimane essa la fedele ancella che cura sempre le vecchie faccende di casa , ma invece diviene una dominatrice che dà alle cose un nuovo ordinamento " . Si direbbe che il protestante del secolo XX diventando più protestante dei suoi avi del secolo XVI , rinunzi all ' illogicità di certe forme confessionali troppo dure , e così , cessando di protestare , tenda la mano al vecchio avversario , nel punto stesso in cui perfeziona e consolida la sua vecchia natura . Qual ' è invece la posizione del cattolicismo in questo riavvicinamento ? È assai più difficile il dirlo . I cattolici si riportano al cardinal Newman ed al suo concetto dell ' evoluzione esterna del dogma . Però questo principio resta un principio troppo generico , e per renderlo chiaro bisognerebbe determinare chiaramente che cosa s ' intende per natura esterna e storica del dogma , e fino a che punto si può andare " cattolicamente " per questa via . Si richiede cioè una filosofia del dogma , vale a dire una filosofia cattolica che ci dica positivamente che cosa debba considerarsi essenza eterna del dogma , e si richiede inoltre una critica storica che per ogni dogma speciale separi la parte essenziale dalla parte transitoria . Ora , se questa critica è incompleta ed incerta , quella filosofia manca poi in modo assoluto . I cattolici , e soprattutto i nostri , sembrano non accorgersi che per restar tali , più che mantenere certe forme esterne , debbono definire chiaramente uno spirito che sia peculiare del cattolicismo , uno spirito che si possa ricondurre , con perfetta continuità , senza alcuna interruzione , dovuta a penetrazioni esterne , fino al nucleo centrale del cristianesimo . Ora questo spirito non può essere riconosciuto se non da una filosofia religiosa . Ed una filosofia di questo genere dovrà affrontare le più grandi opposizioni a risolverlo , poiché avrà dinanzi a sé , in forma storica , oltre che in forma metafisica , tutti i dualismi che il pensiero umano ha trovato sul suo cammino e che ha cercato e cerca sempre più di mettere da parte . Un filosofo cattolico potrebbe bene , d ' accordo col protestante Harnack voler spingersi sino all ' essenza del cristianesimo ; però dovrebbe pretendere che in quell ' essenza , gli spiriti delle due confessioni si mantenessero entrambi per perdersi soltanto in qualche cosa di superiore . Solo in questo caso si potrebbe dire che dietro le due confessioni c ' era la stessa vita , e si potrebbe metter da parte il dubbio che dietro la forma dell ' una sia comparsa , ad un certo punto del progresso storico , la vita dell ' altra . Si tratta insomma di sapere in modo preciso quale sia l ' essenza del cattolicismo , e se , restando nell ' essenza del cattolicismo , si possa giungere fino all ' essenza del cristianesimo . Questo è il problema , ed è , lo ripeto , il problema di indole filosofica e non storica . I cattolici fanno oggi della buona esegesi , forse anche , in certi casi , migliore di quella protestante ; ma quando si mettono a pensare prendono istintivamente la via di S . Tommaso . E mentre hanno bisogno di filosofia - cura essenziale - si danno all ' esegesi , ch ' è cosa buona ed utile , ma che di fronte alla malattia è soltanto un palliativo . Idealmente , e storicamente , il cattolicismo si trova giunto a tal punto nel quale non può evitare di riflettere sé stesso , per rialzarsi più forte da questa meditazione , o per assopirsi in un sonno eterno . I papi temono questo secondo risultato e perciò prudentemente consigliano il medio evo e la scolastica : preferiscono cioè la morte lenta e per inedia , al dubbio della morte sicura . Il fantasma della morte atterrisce i detentori delle chiavi della morte . Ma quei cattolici che si dicono giovani , ed uomini moderni , e che restano nella loro chiesa solo perché credono che a questa resti ancora il segreto della vita vera , come mai non sentono la necessità di affrontar il problema centrale del loro pensiero religioso essi , che hanno la fiducia di poterlo risolvere vittoriosamente ? Domanda questa alla quale molte persone in Italia dovrebbero preoccuparsi di rispondere : e più degli altri , mi sembra , gli scrittori del Rinnovamento .
ProsaGiuridica ,
Il Guardasigilli Ministro per la Grazia e la Giustizia Visto l ' art . 32 della legge 29 giugno 1939 , n . 1054 , sulla disciplina dell ' esercizio delle professioni da parte dei cittadini di razza ebraica ; Ritenuta la necessità di determinare i contributi a carico degli iscritti negli elenchi speciali per il funzionamento delle Commissioni di cui agli articoli 12 e 15 della legge stessa ; Di concerto con il Ministro per l ' interno , col segretario del P.N.F. Ministro Segretario di Stato , e coi Ministri per le finanze , per i lavori pubblici , per l ' agricoltura e le foreste e per le corporazioni ; Sentito il Consiglio dei Ministri ; Decreta : Art . 1 . I professionisti che aspirano all ' iscrizione negli elenchi speciali preveduti dall ' art . 4 della legge 29 giugno 1939 , n . 1054 , debbono versare un contributo di lire duecento . Art . 2 . I professionisti iscritti negli elenchi speciali sono tenuti al versamento di un contributo annuale di lire cento , che deve essere eseguito nel gennaio di ogni anno . Quando l ' iscritto risulti moroso nel versamento , è disposta la sua cancellazione dall ' elenco speciale dopo una interpellanza notificatagli mediante lettera raccomandata con assegnazione di un termine non maggiore di giorni quindici per il versamento stesso . Art . 3 . Il ricorso della Commissione centrale indicato all ' art . 15 della legge 29 giugno 1939 citata , quando non sia proposto dal Procuratore generale o dal prefetto , deve essere accompagnato dal versamento di lire cento . Art . 4 . I versamenti delle somme stabilite dagli articoli precedenti sono eseguiti presso il locale ufficio del registro con imputazione al bilancio di entrata dello Stato . Le ricevute dei versamenti di cui agli articoli 1 e 3 del presente decreto debbono essere allegate alla domanda di iscrizione nell ' elenco e al ricorso ; quella del versamento di cui all ' art . 2 deve essere presentata alla Commissione . Le domande ed i ricorsi di cui al comma precedente sono dichiarati irricevibili se non risulti la prova dell ' eseguito versamento . Art . 5 . Il contributo di lire duecento di cui all ' art . 1 è dovuto anche dai professionisti che hanno ottenuto l ' iscrizione negli elenchi speciali anteriormente all ' entrata in vigore del presente decreto . La Commissione pronuncerà la cancellazione dall ' elenco in confronto di coloro che non avranno provveduto al versamento della somma dopo una interpellanza notificata a norma dell ' art . 2 , comma secondo . Il contributo annuale di lire cento è dovuto a cominciare dal primo anno dell ' iscrizione , in aggiunta a quello di lire duecento di cui all ' art . 1 , fermo il disposto del comma precedente . Art . 6 . Nel bilancio del Ministero di grazia e giustizia saranno stanziate annualmente in due appositi capitoli , in limiti non eccedenti i versamenti effettuati , a norma del presente decreto , le somme necessarie rispettivamente alle spese per i servizi relativi agli iscritti negli elenchi speciali preveduti dall ' art . 4 della citata legge 29 giugno 1939 e a quelle per premi di operosità da corrispondere in relazione a tali servizi . Roma , addì 30 luglio 1940-XVIII Il Ministro per la grazia e giustizia , Grandi p . il Ministro per l ' interno , Buffarini Il Segretario del P.N.F. , Muti Il Ministro per le finanze , Di Revel Il Ministro per i lavori pubblici , Serena Il ministro per l ' agricoltura e le foreste , Tassinari p . Il Ministro per le corporazioni , Cianetti
I CALABRESI A COURMAYEUR ( Bianciardi Luciano , 195 )
StampaPeriodica ,
COURMAYEUR , giugno - È la festa dell ' Ascensione , ma non si direbbe , con queste basse nubi che nascondono persino l ' incombente vetta del Chetif ( non si parla poi del Monte Bianco ) e con la pioggerella fine e ghiaccia che abbassa la colonna di mercurio poco sopra lo zero . Poco meno che inverno , specie per chi è venuto quassù senza cappotto : a quest ' ora i fiorentini vanno per grilli mori alle Cascine . Non si direbbe che è finito maggio , non si direbbe , nel paesino deserto , che è festa , se non fosse per la sparuta banda che passa sotto le finestre dell ' albergo , di buon ' ora . Una dozzina di ottoni , in tutto , e non è gran musica : hanno in testa un berrettino azzurro con la visiera , per il resto son vestiti come tutti i giorni e trascinano i piedi , a tempo , su per il pendio che porta alla chiesa . A guardarli non c ' è nessuno , tranne un gruppetto di giovanotti : piccoli , scuri , le mani nelle tasche dei calzoni , una giacchetta striminzita addosso . Uno ha sui gomiti e sul sedere vistose toppe di diverso colore . Stanno a parlare fra di loro a bassa voce : quello che tiene banco a un tratto tira fuori la borsetta del trinciato , si mette in bocca , per un pizzo , la cartina , si bagna la punta dell ' indice e del pollice , e con un gesto rapido e minuto arrotola una sigaretta . Se non basta vederli , così piccoli , bruni , con la fronte bassa e gli occhi vivaci , le guance mai rasate , a sentirli parlare puoi convincerti che son gente del Sud : calabresi per la precisione . Altri se ne vedono lungo la strada che va alla chiesa , sempre raccolti in gruppo , a volte seduti sui muretti che guardano lo strapiombo della Dora , che laggiù è un vorticoso torrente sassoso . Courmayeur , insomma , alla fine di maggio , il giorno della Ascensione , è un paese di gente del Sud , di calabresi . L ' emigrazione calabrese è un fatto abbastanza normale , in Val d ' Aosta . Ogni anno un centinaio di questi uomini piccoli e scuri lascia la campagna povera di Catanzaro e di Cosenza e viene quassù a far fortuna . Le linee della emigrazione interna , da sud a nord , una emigrazione disperata ( gente che parte senza sapere se e dove troverà lavoro , chiamandosi sudi anno in anno , fratello , cugino , compare , paesano ) si sono delineate con una certa precisione . I pugliesi vanno in Lombardia , a Milano , a riempire baracche , sottoscala , scantinati , in attesa di un lavoro qualsiasi e di un alloggio migliore . I napoletani li troverete a Bolzano e in tutto l ' Alto Adige ; ora ecco i calabresi in Val d ' Aosta . Pare che il Nord sia diventato sul serio il polo magnetico della gente povera , che punta sempre più su , sempre più vicino ai confini . E Courmayeur è a pochi chilometri dalla frontiera francese e da quella svizzera . Quest ' anno il fenomeno è stato più intenso di sempre . Un giovanotto calabrese , si chiama Rocco Cilurzo ed è di Paola , presso Cosenza , ci spiega come sono andate le cose . Dopo la guerra ha lavorato sempre poco ; con cinque fratelli grandi non arrivavano a mettere insieme di che vivere , loro ed i genitori vecchi . Un tempo c ' era l ' emigrazione , l ' America ( suo nonno , per esempio , aveva trovato na ' giobba a Broccolino ) ma oggi gli Stati Uniti hanno « contingentato » gli immigranti . Il Refugee Relief Act fissa la quota a sessantamila , per tre anni . Una cifra assai bassa . Non solo : più della metà dei posti sono riservati a profughi della Venezia Giulia , e per gli altri occorre la richiesta e la garanzia di un parente già stabilito negli Stati e già cittadino americano , non c ' è niente da fare , non si passa l ' Oceano : se si emigra , si emigra a nord , in Lombardia , a Bolzano , in Val d ' Aosta . A Cilurzo , che passava giornate inerti al paese , senza saper che fare , un bel giorno dissero che su , verso i confini , preparavano un lavoro colossale . Lo aveva detto la radio , lo avevano persino fatto vedere con la televisione . Dovevano traforare un grosso monte , il Monte Bianco . Così , lui ed altri amici , e tanti altri , non solo di Paola , ma di tutta la provincia , e di più lontano , specialmente di Catanzaro , erano partiti . Ora son qui , a Courmayeur e ad Entreves , che è più avanti , proprio sotto il Monte Bianco , ma il traforo non si fa , almeno per ora . Così han cercato altro : qualcuno , come appunto Cilurzo , fa il manovale in una impresa edile , altri son dai contadini , a giornata . Dormono dove capita , in un fienile , in una stalla , in un garage , e pochi se la sentono di riprendere la lunga strada del paese , dove li attenderebbe la solita miseria , ed in più lo scorno dei paesani , a vederli tornare con le pive nel sacco . Aspettano che cominci il traforo , si arrangiano per strappare la giornata , fanno la farne peggio che a casa loro , la gente del posto li sta a guardare . La valle della Dora Baltea , stretta e profonda , lunga una settantina di chilometri , costituisce , anche economicamente , la spina dorsale della regione aostana . I paesi sono disposti lungo la vallata , da Pont San Martin , dove nella Dora affluisce il Lys , fino ad Entreves . Aosta e Saint Vincent ne sono i centri maggiori . Se le zone montagnose sono evidentemente incolte , le parti più basse , ricchissime di acque e ben esposte al sole , sono assai fertili e molto ben coltivate : patate soprattutto , poi segale , mais e uva e frutta , soprattutto mele . I prati verdi e foltissimi sono un pascolo ideale per queste vaccherelle pezzate , piccole , mansuete : perciò latte , burro e formaggio . Quasi tutti i contadini sono piccoli proprietari , ciascuno con pochi fazzoletti di terra , magari dispersi , uno a levante ed uno a ponente , distanti ore di strada . Non è gran proprietà , ma nemmeno può dirsi che ci sia miseria . Non solo , ma da qualche anno si è andato incrementando il turismo . Courmayeur ed Entreves sono nomi noti a tutti ; a Saint Vincent c ' è una casa di gioco , un premio cinematografico e giornalistico ; la regione , autonoma , offre certi privilegi ai suoi cittadini , ed ai turisti che vi soggiornino abbastanza a lungo . Il turismo sta diventando la principale risorsa dell ' economia valdostana . Accade che i contadini vendano la loro poca terra e con il ricavato riattino la casetta per darla in affitto durante l ' estate . I cartelli che offrono un appartamento per la « stagione alta » sono frequentissimi a Courmayeur e ad Entreves . Quattrocentosessanta appartamenti a Courmayeur soltanto : un paese di poco più di mille abitanti , durante i mesi di luglio e di agosto raggiunge le sei o settemila « presenze » giornaliere , i villeggianti vengono dal Piemonte , dall ' Emilia , ma soprattutto dalla Lombardia , da Milano . Il milanese , come ci spiega il giovane presidente della Azienda di Soggiorno , è il turista ideale perché è facile a contentarsi , entusiasta di monti , laghi , ghiacciai , perciò disposto a spendere con larghezza . Per non dire poi di Saint Vincente della casa di gioco , che vede arrivare ogni sera decine di milanesi che si riposano dalla dura giornata degli affari - le tratte , le scadenze , le fatture - perdendo qualche biglietto da diecimila al tavolo verde . Ai cittadini della regione è vietato l ' accesso al gioco : i soldi devono venir da fuori , dicono , ma probabilmente c ' è anche un motivo di puritanesimo in questo divieto , il peccato è un affare , ma resta peccato , perciò lasciate che lo compiano gli altri . Incrementandosi il turismo , aumenta anche la costruzione di nuove case , il riattamento delle vecchie , l ' apertura di nuovi alberghi . C ' è un certo bisogno di mano d ' opera , e ne approfittano i contadini calabresi , per salire su a frotte : a Courmayeur ne arrivano un centinaio ogni anno . Ora poi che si parlava del traforo ... Per la Francia e per la Svizzera non esistono trafori automobilistici ; soltanto valichi che nella stagione invernale sono chiusi al transito dalle nevi . Traforando il Monte Bianco si creerebbe una via rapida di comunicazione tra Genova e la pianura padana e il continente europeo . La galleria dovrebbe cominciare poco sotto Entreves e terminare presso Chamonix : sarebbero dodici chilometri di lunghezza , otto metri di larghezza , quanto basta cioè per due piste automobilistiche ; un lavoro di anni e di miliardi , di cui per ora esiste soltanto un abbozzo di progetto ( non sono stati completati nemmeno i rilevamenti geometrici ) . Non ci sono nemmeno i capitali occorrenti . Il maggior fautore del progetto , che è un nobile biellese , arricchitosi con le funivie del Cervino e del Monte Bianco ( si chiama conte Lora Totino ) è disposto a tirar fuori , di suo , duecentocinquanta milioni : una goccia , insomma , rispetto al fiume di milioni che effettivamente occorrerebbero . Il traforo vien visto , da chi lo vuole , in funzione turistica : abbreviando la strada fra il continente e la pianura padana e Genova , si creerebbe una via di traffico nuova , foriera di turisti e di quattrini . E i calabresi ? Abbiamo parlato a lungo con un giovane di Courmayeur , il signore Orazio Bron ( di origine svizzero - tedesca , ci spiega ) , un giovane intelligente appassionato della sua valle , spregiudicato , non certo sospettabile di arretratezza mentale . « Qua da noi » , ci ha detto parlandoci degli immigrati calabresi , « li chiamano sudafricani » , e ci indica il solito gruppetto che se ne sta in disparte a chiacchierare . « In Valle d ' Aosta non c ' è mai stata vera miseria . Lei non vedrà in giro un solo accattone . Abbiamo una economia limitata , se vuole , ma solida , Il turismo ci apre prospettive nuove e larghissime . Abbiamo un ' autonomia regionale . Paghiamo poco più di settanta lire un litro di benzina . Lo zucchero , il cacao e il caffè ci costano la metà che da voi . Gli alcolici , sia quelli di produzione legale che i cognac francesi , ci costano pochissimo . Noi abbiamo il diritto e il dovere di difendere questa nostra condizione , purché sappiamo fare ... Seguire l ' esempio svizzero , insomma . In Svizzera , ottenere non dico la cittadinanza , ma la residenza , è molto difficile . Non basta nemmeno sposare un cittadino , o una cittadina , della confederazione . Occorre avere un lavoro ben preciso , abitarvi da almeno quattro anni , essere proprietari di immobili . Lo stesso dovremmo fare noi : limitare l ' immigrazione , setacciare le domande di residenza . Il forestiero sia benvenuto , ma quando arriva tra noi come turista . Io capisco quel che lei mi obbietta , capisco che questi calabresi al paese loro fanno la fame , ma perché dobbiamo rimetterci noi ? » E una conferma a questo atteggiamento la troviamo leggendo la stampa locale in lingua francese . L ' articolo attacca l ' assessore regionale alla pubblica istruzione , professor Berthiet , il quale aveva dichiarato essere le infiltrazioni straniere una necessità storica ed economica . « Come ? » , sostiene l ' articolo , « Proprio un intellettuale afferma queste eresie ? » « La semilibération administrative et économique ne sera qu ' un feu de paille si les élites ne s ' attaquent pas à la libération intellectuelle par un retour aux traditions linguistiques ancestrales . » E dopo aver riprovato l ' « Invasion méridionale » ( così vien definito l ' annuale afflusso dei calabresi ) l ' articolo se la prende con una maestra « indegna » la quale « parlait le français , mais mal et avec le plus bel accent italien et manifestait des sentiments romains » . Eppure , a nostro avviso , ha ragione il professor Berthiet : l ' invasione meridionale è davvero una « necessità storica ed economica » : in parole povere , e finché le cose andranno come vanno , non c ' è da far nulla per fermare il flusso dei poveri e dei disoccupati verso la Valle d ' Aosta . Verranno ogni anno , perché hanno fame , perché sono vivi , a cercare lavoro , ad aspettare . Ad aspettare anche il traforo del Monte Bianco , questa impresa colossale di cui , se si farà , parleranno i giornali di tutto il mondo in tono di epopea . E il progresso e la ricchezza della valle saranno stati opera anche di questi piccoli uomini scuri , di cui forse nessuno ricorderà il nome .
LE APOLOGIE DEL DUCE ( PINI GIORGIO , 1927 )
StampaPeriodica ,
Ormai anche all ' estero si afferma il riconoscimento di una personalità d ' eccezione nel Duce . Tuttavia , se si guarda con attenzione , è difficile trovare fra le tante apologie degli stranieri un passo che riveli intuito commosso e profondità di conoscenza . Mentre le apologie degli italiani possono appesantirsi nella forma retorica e riuscire spesso stucchevoli , quelle straniere si mantengono parziali e sopratutto superficiali . Mi sembra che la differenza derivi da una causa identificabile : gli italiani esprimono un entusiasmo sincero , un sentimento vivo per l ' uomo la cui grandezza li onora e li riguarda in mille sensi ; gli stranieri invece sono tenuti distanti dal loro spirito unilaterale e romantico , ossia da una naturale incomprensione psicologica . I loro mezzi comuni d ' indagine , suggeriti dal metodo giornalistico delle interviste istantanee , non possono valere alla bisogna , anche se integrati dall ' esame delle opere compiute da Mussolini . Né gli stranieri potranno intendere appieno la personalità del Duce anche se si gettano a frugare nei più minuziosi dettagli della sua vita privata ; perché il problema che il biografo di Mussolini deve risolvere è di ricostruzione artistica animata da una simpatia naturale . Per ottenere un profilo compiuto non basta registrare le impronte della marcia eccezionale condotta dal Duce fino ad oggi e integrarle con le impressioni suggestive che si possono ricavare da un colloquio nel salone della Vittoria , ma bisogna in qualche modo aderire all ' altissimo tono spirituale del suo genio , esserne illuminati , presagire la ricchezza delle sue energie potenziali , misurare le proporzioni classiche della sua figura in una sintesi storica senza errori di prospettiva , sentire sopratutto come realtà provvidenziale la sua apparizione . A tutto questo par difficile possa pervenire uno straniero ...
StampaQuotidiana ,
Si chiama e si firma proprio così : nei rapporti con L ' ATM , Si capisce . In una azienda così grossa capitano frequenti gli omonimi , fra i dipendenti di ieri e quelli di oggi , perciò conviene , per intendersi , dar loro un numero progressivo . Si sa per esempio di un Rossi duecentonovantasette . Lorini Quattro invece non esiste , e per adesso è lui l ' ultimo della dinastia : Lorini Due era suo padre , mentre di Lorini Uno si son perse le tracce . Ma il suo vero nome è Franco : un uomo di poco sopra i quaranta , col viso asciutto , i capelli castani , un po ' stempiato , gli occhi fermi e chiari , il sorriso difficile e un po ' stirato , come tutti quelli che soffrono allo stomaco . L ' ho incontrato in un bar vicino alla grande rimessa di Baggio , in via delle Forze Armate , e intorno altri colleghi , incuriositi , stavano a sentire , uno ha azzardato un parere , e a poco a poco tutti intervenivano a correggere , precisare , aggiungere . Mi ci ha portato un giovanotto avellinese di nome Spirito , anzi Spirito Uno , prova , se occorresse , dell ' immissione dei meridionali in questo vecchio mestiere milanese con tradizioni antiche di quasi un secolo . Spirito Uno è appunto allievo di Lorini Tre , e fa il bigliettario ( « si dice così , siete voialtri che dimenticate sempre la erre » ) ma con un mese di corso può passare guidatore , o manovratore , come sta scritto sulla targhetta , che t ' ammonisce di non parlargli , perché altrimenti si distrae . Ma è poi difficile condurre , guidare , manovrare , pilotare , comunque si dica , un tram ? In sé non è difficile , spiega Lorini , i comandi sono due , cioè il « controller » ( questo è il nome tecnico ma tra loro dicono « manetta » ) e il freno . Il campanello si suona col piede . Svoltare svolta da sé , naturalmente , questo bestione più pesante d ' un carro armato , che costa venticinque milioni , ed è mosso da quattro motori di 650 volts ciascuno . Portarlo di qui a San Siro , mettiamo , con la città sgombra , riuscirebbe facile anche a me . Le cose cambiano se pensiamo che le strade sono ingombre di mezzi e di pedoni , che la gente sale e scende , che bisogna star bene attenti agli orari . I ritardi sono giustificabili ( se c ' è un ingorgo , se manca la corrente ) ma gli anticipi , sopra il minuto , mai , allora c ' è il rapporto e la multa . Sono dalle tre alle quattro doppie corse giornaliere , in un turno di sei ore e mezza continuato , tranne che per gli anziani , ai quali tocca l ' orario speciale . Può sembrare comodo e non lo è affatto . Se ne accorgono appunto i nuovi arrivati come Spirito : hanno fatto il militare nel Nord , questi meridionali , oppure hanno sentito dire che quassù la vita è tutta rose , i salari alti , gli svaghi infiniti , la libertà , le ragazze , ma poi , quando sono entrati nell ' ATM , e agli inizi prendono cinquantamila al mese , e devono pagarsi la camera , il mangiare , la lavatura , le sigarette , allora s ' accorgono che non c ' è proprio da scialare . E nemmeno ci sono grandi possibilità di far carriera : entri bigliettario , e se non fai il corso di guidatore , bigliettario rimani . Altrimenti puoi diventare controllore , controllore capo , vice ispettore , ispettore , e qui ti fermi . Ogni passaggio è subordinato all ' esame di concorso , severo . Franco Lorini entrò nelle tranvie nell ' immediato dopoguerra . Classe 1921 , ha digerito la sua bella fetta di naja , è tornato con in tasca appena il diploma di terza avviamento , e a quei tempi trovare un posto non era facile , e poi l ' esempio paterno finì per convincerlo . Ora c ' è e ci resterà fino alla pensione , che arriva a sessant ' anni , ma se potesse tornare indietro , e avere vent ' anni con le possibilità di oggi , farebbe volentieri l ' operaio meccanico specializzato . Con moglie e un figlio , compresi gli assegni familiari , prende al netto poco più di sessantamila lire . Altri suoi colleghi si cercano un secondo lavoro , dopo il turno di servizio , ma lui no : il tempo libero lo dedica al figlio Claudio , che ha tanto bisogno di aria aperta . E potendo lo farà studiare , perché già mostra buona disposizione a imparare . Gli domando come sono , dal punto di vista suo , i rapporti col pubblico . « Prenda l ' esempio di Roma » ( sempre il solito paragone , anche lui ) . « A Roma è differente , in tram parlano tutti , così il bigliettario si sfoga , il guidatore anche . Magari ci scappa lo sfottò , il mezzo insulto , ma è roba che si scorda subito , e fa bene ai nervi . Qui invece chiacchierano poco e covano dentro , e il bigliettario incassa , il guidatore incassa . Le proteste di chi ha fretta , la muta ostinazione di chi sosta sulla piattaforma di dietro , ( e quel « portarsi avanti » che tanto mi irrita , spiega Lorini , non è per malanimo : anche se la piattaforma è sgombra , il regolamento parla chiaro , e il bigliettario deve dire sempre così , perché può essere l ' ispettore in incognito , in borghese , che annota e poi fa il suo bel rapporto ) , i clacson irritati degli automobilisti . Però sono uomini anche loro , incassano incassano , e a un certo punto sbottano e magari ne fa le spese il passeggero che aveva ragione . Ci vorrebbe più comprensione , più bonomia , certo , ma qui a Milano è facile dirlo , assai meno facile arrivarci : hanno tutti fretta , hanno tutti i guai per la testa , hanno la grana , e la grana si capisce , l ' ansia di arrivare a farla , tanta e presto , oppure poca e tutti i giorni , quella poca che serve per non andare sotto , che come risultato è lo stesso , anche per i tranvieri : ecco perché tanti casi di epatite , di mal di fegato . E poi l ' ulcera gastrica , che dipende anche dai turni , dal dovere ogni giorno mettersi in giro col pasto sullo stomaco . E poi i reumatismi e le artriti , specialmente il guidatore , che ha la porta davanti proprio a un metro dal lungo umido inverno milanese . Ma insomma , vien fatto di chiedere a Lorini Tre , ci sono aspetti positivi , qualcosa che valga la pena nel suo mestiere ? Ci pensa un po ' , con gli occhi sempre fissi , un po ' duri , e finalmente ecco . C ' è la solidarietà fra compagni di lavoro , gran bella cosa ( però il pubblico , precisa , quando scioperano sembra che non li consideri lavoratori come tutti gli altri ) , c ' è la sicurezza del lavoro e della pensione , che scoccati i sessant ' anni è pari al 92 per cento della paga . Che altro ? Un bel centro climatico a Ospedaletti , che in pratica è un albergo di lusso , purtroppo piccolo per accogliere tutti ; e infatti lui c ' è stato due volte solo . Poi le colonie per i bambini , e la banda musicale , che è fra le migliori d ' Italia , e anzi di recente si è classificata sesta a un concorso internazionale in Germania : ma qui , a parte l ' orgoglio , la soddisfazione è di chi ci suona , e ha un ' ora di abbuono giornaliero per le prove . Poi la squadra di calcio che gioca in serie D , i gruppi di pesca , di caccia , di bocce . Lo sport anzi ha sempre dato buoni frutti , all ' ATM : dai pugili dilettanti sono usciti fior di campioni , come Giancarlo Garbelli , beniamino del pubblico milanese , che un tempo puliva i tram proprio nella rimessa lì accanto . Anche Lorini un tempo faceva , e bene , dello sport : era lottatore nei pesi piuma , e poi fu per dieci anni arbitro di calcio . Oramai però basta : lo sport lo legge sui giornali ( libri purtroppo non ne compra , costano cari , dice ) , e il tempo libero lo dedica quasi tutto alla persona che gli è più cara al mondo : Claudio . Gli piacerebbe che diventasse Lorini Quattro ? No , sinceramente no .
Punto e a capo ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
L ' opinione di sinistra si sente oggi delusa e sconfortata dalla sconfitta elettorale . È comprensibile ma ingenuo . Questa sconfitta è pienamente meritata dai governi e dai gruppi dirigenti della sinistra europea e italiana , che continuiamo a chiamare così per cattiva abitudine . Non è l ' effetto sole - mare che allontana dal voto metà della popolazione europea ( in Inghilterra piove , notoriamente ) . È che la nuova Europa è più vecchia di prima , monetaria e militarista , con venti milioni di disoccupati e un programma di riarmo , con un leader laburista che dichiara guerra al Demonio e un leader tedesco che tinge di verde gli elmetti dei suoi connazionali . Perché questa Europa non dovrebbe andare a destra e nutrirsi di diossina a basso costo ? Ma veniamo all ' Italia di D ' Alema . Se si fosse trattato di elezioni politiche , Silvio Berlusconi riceverebbe l ' incarico di formare il nuovo governo con una maggioranza compatta di centro - destra e la signora Bonino alla Farnesina . La verità è sempre rivoluzionaria e la verità è che questo esito politico era nell ' aria da tempo e si è fatalmente concretato . La verità è che il centro - sinistra è nato e cresciuto , dai tempi di Dini fino a Cossiga , come operazione trasformista , malgrado il voto del 21 aprile , ed è diventato con D ' Alema un modello di asocialità e di insincerità che una volta si sarebbe detta « dorotea » , non disgiunta da una punta di megalomania . Lui e Veltroni si lasciano alle spalle ( poiché dovrebbero andarsene ) un partito del 17 per cento che Occhetto giudicò , in un ' occasione simile , poco più che « regionale » . È una maggioranza litigiosa di spezzoni tra cui a malapena ruggisce un asino . Consoliamoci pure sommando le percentuali ( in televisione la notte fatidica sembravano tutti droghieri alle prese con la calcolatrice ) oppure guardando le facce di Fini e Segni , oppure confondendo Emma Bonino , epifenomeno simile a Bossi , con Rosa Luxemburg come fanno i giornali . Ma è meglio lasciare ad altri questi esercizi di filologia elettorale . Non sono stato eletto al parlamento europeo e quindi non posso chiedere ai vari governanti in carica di dimettersi volontariamente e di dedicarsi ciascuno allo sport preferito . Ma qualcosa di simile vorrei che accadesse qui da noi , come segnale di autorinnovamento . Non accadrà . Ancor più vorrei che la sinistra che più ci sta a cuore e che esce anch ' essa disastrata , cominciando da Rifondazione , dai Verdi e dalla sinistra Ds , fino alla sinistra sociale e a noi stessi , ci guardassimo in faccia e trovassimo un nuovo terreno comune . Un ' utopia , detta così , ma anche un dovere e l ' unica possibilità e potenzialità da mettere a frutto .
HUMANITAS ( - , 1927 )
StampaPeriodica ,
Mi sono imbattuto , caso fortuito , in una mia amica Miss Hilder Mary , inglese emigrata , che conobbi a Rovigo nel 1919 . L ' ho trovata sportiva alla stazione di Torino equipaggiata in attesa di prendere il treno per Aosta e salire a Pont Saint Martin a sciare . Poche parole sotto la pensilina . - Signorina , io vi conosco . Miss Hilder Mary ? - Yes . - Good morning , Mary ; How are you ? - Very well ; e qui la presentazione e il riconoscimento . Miss si stacca dalle sue compagne mi segue a fianco . Dice : - It gives me pleasure ! E continuando io - Today weather is not so fine as yesterday - , entro improvvisamente a parlare della montagna e dei ghiacciai alpini italiani . Sulla guida del Touring mi indica Pont Saint Martin e mi domanda dell ' auto per Gressoney - Saint - Jean e per Gressoney - La Trinité . Io portavo la Camicia nera ed Ella si rallegrò con me del bel passo . Poiché adorava l ' Italia per i suoi mira - bili paesaggi ed il suo bel sole ed il condottiero invitto del suo popolo . - Dovrete esser fieri , Ella mi disse , di questo vostro Duce , che suscita l ' invidia nostra e del mondo intero . - Il fascismo traboccherà di certo oltre i confini d ' Italia ed è ardua cosa dire ove farà sosta ...
StampaQuotidiana ,
Qualcuno dice ancora , all ' antica , brumista , ma oramai sono pochi . I più , anche fra i clienti , hanno accettato , insieme all ' esito in « ista » sempre più comune ai nomi di mestiere , qua al Nord , lo scontro , sconosciuto invece nella lingua e nei dialetti , fra gutturale e sibilante . Sicché , mentre a Roma si dice tassì e tassinaro , a Milano sentiamo , anche in bocca al popolo , taxi e taxista , ossia « tàcsi » e « tàcsista » . Con le nuove licenze che di recente ha concesso il Comune , i tacsisti o taxisti che dir si voglia sono ormai più di tremilacinquecento . E fra questi predominano i padroncini , cioè i conducenti padroni del loro mezzo , per i quali l ' incasso , tolte le spese , è guadagno netto . Che tengano molto al mestiere lo dimostra il continuo crescere delle grosse cilindrate , delle marche di pregio ( Taunus , Oldsmobile , ma soprattutto Opel ) , delle carrozzerie vistose , addirittura con le pinne : insomma la macchina all ' americana . Vanno scomparendo , all ' opposto , i vecchi mezzi all ' europea , antichi e talvolta scassati . Per tutto questo , le tariffe più basse d ' Italia : venti lire ogni 280 metri di corsa , venti lire ogni minuto di sosta ; con cinquecento lire vai da piazza Amendola alla stazione Centrale , e ci scappa anche la mancia . Mario P . è padroncino , e si lascia intervistare a patto che non faccia il suo nome : non crede alla pubblicità , e risponde per semplice cortesia , perché è un giovanotto ben educato . Sulla trentina , alto e biondo , piuttosto taciturno ma preciso , abita con la moglie e il figlio in una sola stanza , con la cucina ricavata dietro un tramezzo e il gabinetto nel sottoscala . C ' è ordine e pulizia , la radio e la televisione , ma non c ' è spazio per stare comodi ; trovare almeno due vani ad affitto ragionevole in questo momento è il suo problema più serio . Un tempo Mario era camionista , mestiere che ricorda assai malvolentieri , faticoso , ingrato , pieno di responsabilità mai abbastanza , niente affatto romantico , se non nelle canzoni di Yves Montand . Ma anche fare il padroncino di taxi non è tutt ' oro . Si mette a farmi i conti sotto gli occhi . Ha comprato una Seicento , il mezzo meno costoso , e la pagherà un milione tondo , a rate che sembrano comode : quarantamila mensili per venticinque mesi . Quaranta di rata , trentacinque di benzina , dieci fra rimessa e olio , dieci di tasse , quindici fra assicurazione e riparazioni : si parte ogni mese da meno centodieci , e per vivere da padroncino bisogna arrivare a più centodieci . Siccome non si lavora tutti i giorni ( altrimenti uno finisce all ' ospedale ) bisogna far uscire le duecentoventi mensili da venticinque giorni di lavoro , se tutto va bene . Se lavorasse sotto padrone non avrebbe spese , né tanti pensieri , il guadagno sarebbe sicuro anche se minore dell ' attuale . Allora perché farsi padroncino , lui e tanti come lui ? È più amore d ' indipendenza che desiderio di puro guadagno : il padrone , si sa , è sempre padrone , meglio la libertà coi pensieri che la dipendenza spensierata . E i pensieri ci sono . « Durante la corsa tenersi agli appositi sostegni » avverte immancabilmente la targhetta dentro . E la ragione c ' è : le frenate inevitabili viaggiando in città . Il passeggero sbadato può abbattere la testa sul vetro , e allora ti fa causa e vuole i danni : è successo più d ' una volta . Come sono i clienti qui a Milano ? In generale corretti , ma i piantagrane non mancano mai , quelli che « rugano » sul percorso scelto dall ' autista , che sembra arbitrario e vizioso anche quando è solamente inconsueto , e magari più breve , sensi vietati a parte . Insomma il cliente non vuole « esser fatto fesso » , dubitare che tu l ' abbia ingannato . E invece l ' esperienza dimostra che mai un taxista milanese ricorre al trucco del tourbillon fasullo per far salire il conto sul tassametro . Mario P . me lo spiega : chi gabba il cliente ha poco da lucrare e molto da scalpitare ; poche decine di lire non ripagano la scontentezza di lui , che alla fine negherà senz ' altro la mancia , ormai quasi consueta a Milano . Il guadagno cresce in un modo solo , aumentando il numero delle corse quotidiane , facendole salire da venti a venticinque . Ecco dunque la ragione dell ' altra accusa che si sente fare contro i taxisti , specialmente dai tranvieri e dagli altri autisti : che corrono troppo , che si sentono troppo sicuri della loro bella patente di terzo grado , e vogliono fare la gimcana in mezzo al traffico milanese . Non è vero : se corrono la ragione è l ' altra , di far presto , di beccare una corsa in più , di strappare altre mille lire , perle rate , per le spese , per vivere . Il lavoro dei taxisti è diviso in turni di dieci ore ciascuno , stabiliti dal Comune , e contraddistinti dal triangolo , o dal quadrato , o dal disco di lamiera a colori che ogni vettura ha sul tetto . Lo si può cambiare , previa autorizzazione del Comune e sostituzione del segnale : cedere per esempio il triangolo verde , che indica il turno dalle sei alle sedici , e prendere il quadrato rosso , da mezzogiorno alle ventidue , oppure il disco bianco barrato , che indica turno di notte , dalle diciassette alle due del mattino . Non ci sono obblighi circa i posteggi , ciascuno può scegliere quello che vuole , purché naturalmente si metta in fila ed aspetti il suo momento : l ' autodisciplina in questo caso è perfetta , non sorgono mai contestazioni fra colleghi cioè fra concorrenti . Un taxi può anche ottenere , oltre al turno del triangolo verde ( è il caso attuale di Mario P . ) anche il quadrato giallo canarino , e fare servizio nottetempo alla stazione , purché la macchina sia affidata a un secondo autista . Ed è giusto così perché altrimenti sarebbero venti ore di guida filate , pericolosissime per via della stanchezza . Il quadrato giallo canarino è il segno dei cosiddetti « marziani » : non possono imbarcare passeggeri strada facendo , debbono correre , pendolarmente dalla stazione al domicilio del cliente , e poi tornare subito in Centrale . Scoperti in contravvenzione - e per questo può bastare il rapporto , documentato , di un collega , - perdono la licenza , cioè il pane , per qualche settimana . Le malattie professionali ? Sono le solite della circolazione stradale : stomaco e fegato , a sfondo nervoso . Ecco perché tu cliente li senti tanto spesso - e ti irriti - sbraitare contro l ' universo su quattro ruote , e contro i pedoni , e contro i tranvieri , e contro i vigili , e ti par sempre che vogliano coinvolgere anche te in questa astiosa , continua , logorante e sterile polemica . Lo fanno soprattutto per sfogarsi : sempre meglio così che covare la rabbia in corpo e allevarsi l ' ulcera gastrica . Certo , conclude Mario P . , sempre meglio padroncino che camionista . La responsabilità è minore , la fatica più tollerabile , il mestiere più vario : a volte capita di far quattro chiacchiere con un cliente simpatico , a volte d ' incontrarne , di conoscerne uno famoso : Josephine Baker , per esempio , che fu una sua cliente un pomeriggio e si dimostrò molto cortese , oppure Vittorio Gassman , o Mike Bongiorno . Se dimostri di averli riconosciuti , se attacchi discorso e poi magari domandi l ' autografo sono contentissimi , certo . Si potrebbe scrivere un capitolo sulla vanità umana come appare nello specchietto retrovisore , volendo . Ma intanto Mario P . segue un corso per corrispondenza , di radiotecnica . Non si sa mai .
Elogio di Berlusconi ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Chi fermerà Berlusconi ? Nessuno , temo . La sua non è stata una vittoria elettorale ma una rimonta trionfale . È strano che tutti i commentatori non se ne siano accorti . L ' uomo di Arcore e la sua formazione hanno il consenso di un italiano su quattro , una quota che solo i mastodonti democristiano e comunista hanno raggiunto o superato nella storia repubblicana . Questo è il dato . In parallelo i Ds , l ' unica forza avversa ancora consistente , scendono a un minimo storico . Questo è l ' altro dato . Questi due dati , presi assieme , fotografano un mutamento di 180 gradi del quadro politico e segnano una tendenza di fondo che non è destinata ad arrestarsi ma a crescere . L ' attenzione degli osservatori è attratta invece smodatamente dai risultati della Bonino e di Prodi - Di Pietro . Ma non era un ciclone , l ' uomo di mani pulite , che doveva sbancare il sistema politico e ha ora un pezzo del 7 per cento ? E non è Mediaset che ha pagato la campagna elettorale radicale ? Queste due liste intermedie hanno ciascuna una percentuale elettorale pari a quella che distanzia Forza Italia dai Ds . Ed entrano nel taschino di Berlusconi come un fazzoletto . Forza Italia , col suo titolo da stadio eccitato , non è solo un primo partito in un ' ordinata gerarchia di concorrenti , ma è la sola grande formazione politica in campo , che si stacca nettamente dalle altre e le sovrasta . Non ha solo un capo carismatico con le sue batterie televisive ma anche una struttura organizzata e diffusa e un attivismo di massa , cose che la sinistra antica gli ha insegnato ma ha buttato via . Grasso che cola se non espugnerà Bologna . Anche il personaggio è cambiato e recita diversamente . Non è più solo un ultramiliardario che compra un paese come un ' azienda ma anche un politico che ha imparato le tecniche del mestiere . Viene sempre dalla gavetta ma non dice più « mi consenta » . Grida volentieri al lupo comunista ma ci va a cena e non mette più paura . Perfino in guerra le sue televisioni sono state più blande di quelle governative . Ha l ' autenticità del senso comune . Quando oggi dice che il governo è delegittimato dal voto popolare sa di compiere una forzatura ma usa un argomento combattivo , politicamente forte . Quando D ' Alema gli contrappone i141 per cento di un centro - sinistra frantumato usa un corretto argomento da Ragioneria dello stato , politicamente inetto . Questo Berlusconi ha ancora i suoi punti deboli , non piace ai padroni blasonati e non ha sponde sindacali . Ma si farà anche queste sponde , non si farà rovesciare un ' altra volta dai pensionati . E i padroni blasonati che badano al sodo preferiranno anche loro un cavallo galoppante a un mulo azzoppato o a un asino . Un partito al 25 per cento in ascesa è come una torta al miele o allo sterco di mucca pazza su cui convergono tutte le mosche del circondario . È finito il tempo in cui , sgambettato da Bossi , Berlusconi restò solo con Emilio Fede e i suoi ministri si piombarono sul centro - sinistra . Ora accadrà il contrario e la semplificazione del sistema politico , questa grande invenzione , troverà ad Arcore il suo baricentro . Tanto di cappello . Conflitto di interessi , tangenti , mafie , avvisi di garanzia , hanno avuto come effetto tre milioni di preferenze e l ' estradizione del buon amico Dell ' Utri nel parlamento di massima sicurezza di Strasburgo . Sì , è finito e non tornerà il tempo in cui Berlusconi , secondo D ' Alema , aveva solo bisogno di un buon avvocato . Stomaco da struzzo e sistema nervoso di ferro : chi fermerà questa forza della natura ? Non certo un 25 aprile come nel '94 , quella data di nascita della democrazia è rigorosamente cancellata perfino nei messaggi di insediamento delle alte cariche istituzionali . E allora chi lo fermerà ? Nessuno , temo . Grazie Massimo , anche se il merito non è onestamente tutto tuo . È anche colpa nostra , pur se abbiamo mille volte inascoltati messo in guardia contro questo pericolo .