StampaPeriodica ,
Tra
gli
altri
mezzi
per
corrompere
la
fede
de
cattolici
e
trarli
all
apostasia
i
protestanti
eretici
han
messo
in
campo
anche
gli
Almanacchi
.
Tra
i
quali
tiene
il
primo
luogo
l
intitolato
:
L
Amico
di
casa
.
Nella
prefazione
al
lettore
rendono
grazia
i
suoi
compilatori
del
benigno
accoglimento
che
esso
ha
trovato
,
mentre
han
dovuto
trarne
fino
ad
ottanta
mila
esemplari
per
l
anno
1862
.
Qualor
ciò
sia
vero
,
non
è
a
farne
le
meraviglie
,
poiché
essendo
rivolto
quest
almanacco
a
promuovere
il
protestantesimo
,
che
è
il
veicolo
della
rivoluzione
or
prevalente
in
Italia
,
trova
naturalmente
gli
animi
disposti
.
Piuttosto
è
a
meravigliarsi
,
che
non
ne
abbia
più
.
Certo
non
dee
attribuirsi
questo
successo
,
come
i
compilatori
dell
Almanacco
il
confessano
,
a
merito
loro
,
dappoichè
in
verità
non
vi
ha
merito
alcuno
in
tale
indigesto
raccozzamento
,
non
originalità
,
non
dottrina
,
non
erudizione
,
non
grazia
.
Cotesti
raccoglitori
non
fanno
che
copiar
materialmente
quanto
trovano
negl
innumerevoli
trattatelli
degli
anglicani
.
Quindi
copiano
ad
occhi
chiusi
gli
errori
,
gli
strafalcioni
,
gli
spropositi
di
ogni
ragione
che
loro
si
paran
davanti
.
Di
che
noi
daremo
pruove
luminosissime
in
ogni
articolo
.
Il
ripetere
poi
che
essi
fanno
il
loro
successo
dalla
benedizione
di
Dio
,
è
una
bestemmia
manifesta
,
quasi
che
Dio
potesse
benedire
agli
sforzi
degli
eretici
in
combattere
,
e
distruggere
,
qualor
fosse
possibile
,
la
Chiesa
da
esso
Lui
istituita
e
fondata
,
come
sopra
immobile
rupe
,
sul
principe
degli
Apostoli
S
.
Pietro
.
Affermano
essi
inoltre
,
che
non
degnano
di
rispondere
ai
loro
oppositori
,
perché
i
costoro
libelli
altro
non
presentano
che
grossolane
ingiurie
,
ondeché
il
loro
decoro
non
soffre
che
abbiano
a
cimentarsi
.
Ella
è
questa
una
scappatoia
per
trarsi
d
impaccio
.
Noi
non
proferiremo
ingiurie
,
e
sfidiamo
i
raccozzatori
dell
Amico
di
casa
a
rifiutare
con
buone
ragioni
quanto
loro
opponiamo
.
Che
se
nol
fanno
,
fin
da
questo
momento
li
denunziamo
quali
inetti
,
ignoranti
,
e
di
mala
fede
.
Diremo
però
che
sol
non
rispondono
,
perché
non
son
capaci
di
rispondere
,
e
gli
avremo
come
convinti
di
menzogna
e
di
malizia
.
Il
lettore
ne
sarà
il
giudice
.
Egli
è
perciò
,
che
noi
a
questo
falso
Amico
di
casa
abbiam
contrapposto
un
vero
Amico
di
casa
,
come
quello
che
smaschera
e
mette
al
nudo
le
perfide
falsità
colle
quali
si
cerca
di
far
perder
la
fede
ai
cattolici
e
trarli
alla
incredulità
qual
necessario
elemento
delle
rivoluzioni
.
Che
è
quanto
trascinarli
a
far
getto
della
loro
eterna
salute
.
Fingono
i
compilatori
dell
Almanacco
di
voler
unicamente
contrapporsi
agli
abusi
dei
preti
col
richiamarli
al
Vangelo
.
Or
questo
è
sempre
stato
il
vezzo
degli
eretici
,
chiamare
abusi
i
veri
insegnamenti
della
Chiesa
sia
rispetto
ai
dogmi
sia
rispetto
ai
costumi
ed
alla
disciplina
,
che
loro
non
attalentano
.
Così
han
praticato
gli
gnostici
impuri
,
così
i
perfidi
ariani
,
così
gli
scaltri
pelagiani
,
e
così
gli
altri
tutti
.
Non
si
troverà
in
tutta
la
storia
della
Chiesa
un
solo
di
tai
ribelli
,
che
professasse
impugnare
la
fede
,
e
pure
si
sa
che
furono
tutti
marci
eretici
e
però
condannati
dalla
Chiesa
né
più
né
meno
di
quello
che
sieno
i
protestanti
.
Per
Vangelo
poi
non
altro
intendono
che
l
insegnamento
di
Lutero
,
di
Calvino
e
di
quanti
tennero
lor
dietro
:
non
già
il
Vangelo
di
Gesù
Cristo
che
li
condanna
presso
che
in
ciascun
capo
.
Abbiam
poi
trascurate
le
incisioni
come
inutili
artificiali
imbellettamenti
de
quali
non
ha
bisogno
la
schietta
e
severa
verità
.
Guardati
adunque
,
o
lettore
,
da
cotesti
almanacchi
che
cercan
sedurti
coi
loro
artifizi
,
abusandosi
della
tua
buona
fede
o
ignoranza
;
tienti
stretto
alla
dottrina
della
Chiesa
se
non
vuoi
perire
eternamente
.
StampaPeriodica ,
Si
accusano
i
tedeschi
di
essere
affetti
da
razionalismo
congenito
;
ma
il
prof
.
Harnack
,
che
pure
è
tedesco
e
teologo
,
sembra
compenetrato
dallo
spirito
della
philosophie
nouvelle
o
della
filosofia
dell
'
azione
.
Si
dimostra
in
tal
modo
buon
cristiano
,
rammentando
forse
che
il
principio
della
Verità
Vita
è
già
tutt
'
intero
nell
'
Ego
sum
via
,
veritas
et
vita
.
Nel
suo
recente
discorso
per
il
genetliaco
dello
Imperatore
egli
ha
tentato
un
'
applicazione
pratica
di
quel
principio
,
facendo
vedere
che
quando
due
forme
diverse
si
possono
vivere
con
uno
stesso
spirito
,
la
loro
differenza
può
ritenersi
secondaria
e
illusoria
.
Si
tratta
del
protestantesimo
e
del
cattolicismo
,
considerati
dal
punto
di
vista
dell
'
essenza
del
cristianesimo
.
"
Segue
un
libero
cattolico
nel
sentire
e
nel
vivere
-
si
chiede
Harnack
-
principi
e
misure
diverse
da
quelle
di
un
libero
protestante
?
"
.
Ecco
il
criterio
delle
conseguenze
pratiche
assunto
per
valutare
la
portata
delle
differenze
teoriche
;
si
direbbe
del
pragmatismo
.
"
Esistono
certamente
alcune
differenze
,
ma
non
ne
esiste
nessuna
tale
da
rendere
impossibile
una
comunione
interna
"
.
Interna
e
non
esterna
,
poiché
il
riavvicinamento
delle
due
confessioni
augurato
dall
'
Harnack
non
deve
concepirsi
"
affatto
come
una
unificazione
esterna
e
come
una
fusione
"
.
È
forse
necessaria
l
'
uniformità
delle
forme
esteriori
per
coloro
che
sono
animati
da
un
medesimo
sentimento
?
Son
forse
le
chiese
soltanto
scuole
,
la
cui
solidità
debba
misurarsi
dalla
rigidità
dei
dogmi
che
insegnano
?
non
è
forse
la
religione
radicata
in
un
sentimento
intimo
che
è
al
di
là
di
ogni
formalismo
dogmatico
?
E
se
è
così
,
si
può
benissimo
lasciar
da
parte
ogni
segno
di
unificazione
esterna
,
la
quale
non
darebbe
alcun
vantaggio
e
forse
potrebbe
contribuire
invece
a
moltiplicare
le
divisioni
,
e
tutti
i
cristiani
di
buona
volontà
debbono
unirsi
per
lavorare
all
'
unificazione
interna
delle
Chiese
.
Così
il
Professore
di
Berlino
.
Le
idee
di
Harnack
mi
sembrano
perfettamente
spiegabili
da
un
punto
di
vista
di
un
protestante
,
il
quale
vede
che
per
forza
dei
tempi
lo
spirito
della
Riforma
lavora
fin
dentro
le
mura
del
Castello
Cattolico
,
e
può
benissimo
all
'
infuori
di
ogni
confessionalismo
ristretto
restare
un
buon
riformato
e
diventare
un
uomo
tollerante
.
I
quattro
secoli
che
ci
separano
dalla
Riforma
sembrano
aver
dato
tanta
ragione
a
Lutero
da
permettergli
di
prendere
questa
posizione
di
lusso
:
restar
se
stesso
in
modo
completo
e
avvicinarsi
al
Papa
portando
in
mano
un
ramoscello
d
'
ulivo
.
L
'
Harnack
è
certo
in
perfetta
buona
fede
quando
augura
,
e
fino
a
un
certo
punto
constata
il
ravvicinamento
delle
due
Chiese
nel
campo
dei
fatti
;
ma
i
fatti
sono
suscettibili
di
due
diverse
interpretazioni
.
Può
darsi
veramente
che
uno
stesso
spirito
ha
vissuto
sempre
dietro
le
due
forme
confessionali
,
spingendole
a
riavvicinarsi
attraverso
i
secoli
,
e
può
darsi
invece
che
dietro
una
delle
due
forme
uno
spirito
vada
a
poco
a
poco
agonizzando
mentre
l
'
altro
,
impadronendosi
del
suo
involucro
esterno
,
lo
adopera
per
farlo
cooperare
con
l
'
altro
;
come
le
due
braccia
di
uno
stesso
individuo
lavorano
concordemente
per
un
solo
scopo
.
Potrebbe
darsi
insomma
che
il
cattolicismo
agonizzi
-
ignorato
e
solo
-
nell
'
interno
delle
sue
gigantesche
costruzioni
che
restan
salde
,
e
che
in
queste
passi
ad
abitate
,
per
diritto
di
conquista
,
lo
spirito
di
Lutero
.
Io
non
so
quale
è
la
verità
:
e
se
scrivo
queste
poche
righe
,
non
è
già
per
esprimere
la
mia
simpatia
per
una
soluzione
piuttosto
che
per
l
'
altra
,
ma
soltanto
perché
vorrei
che
gli
interessati
si
proponessero
seriamente
questo
problema
e
ci
facessero
poi
conoscere
la
loro
soluzione
.
Se
oltre
a
considerare
il
contenuto
concreto
dei
periodi
dell
'
Harnack
,
noi
portiamo
la
nostra
attenzione
anche
sulla
forma
e
sui
presupposti
di
pensiero
e
di
Cultura
impliciti
nel
suo
modo
di
esprimersi
e
di
ragionare
,
noi
sentiamo
nel
discorso
recente
uno
spirito
di
movimento
,
di
sviluppo
di
divenire
,
assai
in
armonia
con
quella
forma
cattolica
che
lo
spirito
protestante
ha
raggiunto
in
Hegel
.
C
'
è
là
dentro
la
convinzione
che
nel
movimento
è
il
bene
,
che
il
segreto
della
vita
è
nello
sviluppo
e
nel
cambiamento
,
e
che
occorre
ritirarsi
dalle
forme
,
in
se
stesse
,
immobili
,
appunto
per
ritrovar
nello
spirito
la
perfetta
fluidità
del
movimento
e
l
'
assoluta
libertà
della
vita
.
La
storia
,
intuita
come
visione
del
divenire
,
è
lo
strumento
più
grande
del
progresso
religioso
.
"
Una
conoscenza
approfondita
della
storia
è
divenuta
a
poco
a
poco
la
leva
più
possente
per
liberare
le
confessioni
dalle
angustie
e
dalle
catene
,
delle
quali
si
erano
gravate
da
se
stesse
...
Poiché
nella
conoscenza
della
storia
si
racchiude
sempre
,
in
ultima
analisi
,
un
potente
elemento
che
sospinge
in
avanti
.
Non
rimane
essa
la
fedele
ancella
che
cura
sempre
le
vecchie
faccende
di
casa
,
ma
invece
diviene
una
dominatrice
che
dà
alle
cose
un
nuovo
ordinamento
"
.
Si
direbbe
che
il
protestante
del
secolo
XX
diventando
più
protestante
dei
suoi
avi
del
secolo
XVI
,
rinunzi
all
'
illogicità
di
certe
forme
confessionali
troppo
dure
,
e
così
,
cessando
di
protestare
,
tenda
la
mano
al
vecchio
avversario
,
nel
punto
stesso
in
cui
perfeziona
e
consolida
la
sua
vecchia
natura
.
Qual
'
è
invece
la
posizione
del
cattolicismo
in
questo
riavvicinamento
?
È
assai
più
difficile
il
dirlo
.
I
cattolici
si
riportano
al
cardinal
Newman
ed
al
suo
concetto
dell
'
evoluzione
esterna
del
dogma
.
Però
questo
principio
resta
un
principio
troppo
generico
,
e
per
renderlo
chiaro
bisognerebbe
determinare
chiaramente
che
cosa
s
'
intende
per
natura
esterna
e
storica
del
dogma
,
e
fino
a
che
punto
si
può
andare
"
cattolicamente
"
per
questa
via
.
Si
richiede
cioè
una
filosofia
del
dogma
,
vale
a
dire
una
filosofia
cattolica
che
ci
dica
positivamente
che
cosa
debba
considerarsi
essenza
eterna
del
dogma
,
e
si
richiede
inoltre
una
critica
storica
che
per
ogni
dogma
speciale
separi
la
parte
essenziale
dalla
parte
transitoria
.
Ora
,
se
questa
critica
è
incompleta
ed
incerta
,
quella
filosofia
manca
poi
in
modo
assoluto
.
I
cattolici
,
e
soprattutto
i
nostri
,
sembrano
non
accorgersi
che
per
restar
tali
,
più
che
mantenere
certe
forme
esterne
,
debbono
definire
chiaramente
uno
spirito
che
sia
peculiare
del
cattolicismo
,
uno
spirito
che
si
possa
ricondurre
,
con
perfetta
continuità
,
senza
alcuna
interruzione
,
dovuta
a
penetrazioni
esterne
,
fino
al
nucleo
centrale
del
cristianesimo
.
Ora
questo
spirito
non
può
essere
riconosciuto
se
non
da
una
filosofia
religiosa
.
Ed
una
filosofia
di
questo
genere
dovrà
affrontare
le
più
grandi
opposizioni
a
risolverlo
,
poiché
avrà
dinanzi
a
sé
,
in
forma
storica
,
oltre
che
in
forma
metafisica
,
tutti
i
dualismi
che
il
pensiero
umano
ha
trovato
sul
suo
cammino
e
che
ha
cercato
e
cerca
sempre
più
di
mettere
da
parte
.
Un
filosofo
cattolico
potrebbe
bene
,
d
'
accordo
col
protestante
Harnack
voler
spingersi
sino
all
'
essenza
del
cristianesimo
;
però
dovrebbe
pretendere
che
in
quell
'
essenza
,
gli
spiriti
delle
due
confessioni
si
mantenessero
entrambi
per
perdersi
soltanto
in
qualche
cosa
di
superiore
.
Solo
in
questo
caso
si
potrebbe
dire
che
dietro
le
due
confessioni
c
'
era
la
stessa
vita
,
e
si
potrebbe
metter
da
parte
il
dubbio
che
dietro
la
forma
dell
'
una
sia
comparsa
,
ad
un
certo
punto
del
progresso
storico
,
la
vita
dell
'
altra
.
Si
tratta
insomma
di
sapere
in
modo
preciso
quale
sia
l
'
essenza
del
cattolicismo
,
e
se
,
restando
nell
'
essenza
del
cattolicismo
,
si
possa
giungere
fino
all
'
essenza
del
cristianesimo
.
Questo
è
il
problema
,
ed
è
,
lo
ripeto
,
il
problema
di
indole
filosofica
e
non
storica
.
I
cattolici
fanno
oggi
della
buona
esegesi
,
forse
anche
,
in
certi
casi
,
migliore
di
quella
protestante
;
ma
quando
si
mettono
a
pensare
prendono
istintivamente
la
via
di
S
.
Tommaso
.
E
mentre
hanno
bisogno
di
filosofia
-
cura
essenziale
-
si
danno
all
'
esegesi
,
ch
'
è
cosa
buona
ed
utile
,
ma
che
di
fronte
alla
malattia
è
soltanto
un
palliativo
.
Idealmente
,
e
storicamente
,
il
cattolicismo
si
trova
giunto
a
tal
punto
nel
quale
non
può
evitare
di
riflettere
sé
stesso
,
per
rialzarsi
più
forte
da
questa
meditazione
,
o
per
assopirsi
in
un
sonno
eterno
.
I
papi
temono
questo
secondo
risultato
e
perciò
prudentemente
consigliano
il
medio
evo
e
la
scolastica
:
preferiscono
cioè
la
morte
lenta
e
per
inedia
,
al
dubbio
della
morte
sicura
.
Il
fantasma
della
morte
atterrisce
i
detentori
delle
chiavi
della
morte
.
Ma
quei
cattolici
che
si
dicono
giovani
,
ed
uomini
moderni
,
e
che
restano
nella
loro
chiesa
solo
perché
credono
che
a
questa
resti
ancora
il
segreto
della
vita
vera
,
come
mai
non
sentono
la
necessità
di
affrontar
il
problema
centrale
del
loro
pensiero
religioso
essi
,
che
hanno
la
fiducia
di
poterlo
risolvere
vittoriosamente
?
Domanda
questa
alla
quale
molte
persone
in
Italia
dovrebbero
preoccuparsi
di
rispondere
:
e
più
degli
altri
,
mi
sembra
,
gli
scrittori
del
Rinnovamento
.
ProsaGiuridica ,
Il
Guardasigilli
Ministro
per
la
Grazia
e
la
Giustizia
Visto
l
'
art
.
32
della
legge
29
giugno
1939
,
n
.
1054
,
sulla
disciplina
dell
'
esercizio
delle
professioni
da
parte
dei
cittadini
di
razza
ebraica
;
Ritenuta
la
necessità
di
determinare
i
contributi
a
carico
degli
iscritti
negli
elenchi
speciali
per
il
funzionamento
delle
Commissioni
di
cui
agli
articoli
12
e
15
della
legge
stessa
;
Di
concerto
con
il
Ministro
per
l
'
interno
,
col
segretario
del
P.N.F.
Ministro
Segretario
di
Stato
,
e
coi
Ministri
per
le
finanze
,
per
i
lavori
pubblici
,
per
l
'
agricoltura
e
le
foreste
e
per
le
corporazioni
;
Sentito
il
Consiglio
dei
Ministri
;
Decreta
:
Art
.
1
.
I
professionisti
che
aspirano
all
'
iscrizione
negli
elenchi
speciali
preveduti
dall
'
art
.
4
della
legge
29
giugno
1939
,
n
.
1054
,
debbono
versare
un
contributo
di
lire
duecento
.
Art
.
2
.
I
professionisti
iscritti
negli
elenchi
speciali
sono
tenuti
al
versamento
di
un
contributo
annuale
di
lire
cento
,
che
deve
essere
eseguito
nel
gennaio
di
ogni
anno
.
Quando
l
'
iscritto
risulti
moroso
nel
versamento
,
è
disposta
la
sua
cancellazione
dall
'
elenco
speciale
dopo
una
interpellanza
notificatagli
mediante
lettera
raccomandata
con
assegnazione
di
un
termine
non
maggiore
di
giorni
quindici
per
il
versamento
stesso
.
Art
.
3
.
Il
ricorso
della
Commissione
centrale
indicato
all
'
art
.
15
della
legge
29
giugno
1939
citata
,
quando
non
sia
proposto
dal
Procuratore
generale
o
dal
prefetto
,
deve
essere
accompagnato
dal
versamento
di
lire
cento
.
Art
.
4
.
I
versamenti
delle
somme
stabilite
dagli
articoli
precedenti
sono
eseguiti
presso
il
locale
ufficio
del
registro
con
imputazione
al
bilancio
di
entrata
dello
Stato
.
Le
ricevute
dei
versamenti
di
cui
agli
articoli
1
e
3
del
presente
decreto
debbono
essere
allegate
alla
domanda
di
iscrizione
nell
'
elenco
e
al
ricorso
;
quella
del
versamento
di
cui
all
'
art
.
2
deve
essere
presentata
alla
Commissione
.
Le
domande
ed
i
ricorsi
di
cui
al
comma
precedente
sono
dichiarati
irricevibili
se
non
risulti
la
prova
dell
'
eseguito
versamento
.
Art
.
5
.
Il
contributo
di
lire
duecento
di
cui
all
'
art
.
1
è
dovuto
anche
dai
professionisti
che
hanno
ottenuto
l
'
iscrizione
negli
elenchi
speciali
anteriormente
all
'
entrata
in
vigore
del
presente
decreto
.
La
Commissione
pronuncerà
la
cancellazione
dall
'
elenco
in
confronto
di
coloro
che
non
avranno
provveduto
al
versamento
della
somma
dopo
una
interpellanza
notificata
a
norma
dell
'
art
.
2
,
comma
secondo
.
Il
contributo
annuale
di
lire
cento
è
dovuto
a
cominciare
dal
primo
anno
dell
'
iscrizione
,
in
aggiunta
a
quello
di
lire
duecento
di
cui
all
'
art
.
1
,
fermo
il
disposto
del
comma
precedente
.
Art
.
6
.
Nel
bilancio
del
Ministero
di
grazia
e
giustizia
saranno
stanziate
annualmente
in
due
appositi
capitoli
,
in
limiti
non
eccedenti
i
versamenti
effettuati
,
a
norma
del
presente
decreto
,
le
somme
necessarie
rispettivamente
alle
spese
per
i
servizi
relativi
agli
iscritti
negli
elenchi
speciali
preveduti
dall
'
art
.
4
della
citata
legge
29
giugno
1939
e
a
quelle
per
premi
di
operosità
da
corrispondere
in
relazione
a
tali
servizi
.
Roma
,
addì
30
luglio
1940-XVIII
Il
Ministro
per
la
grazia
e
giustizia
,
Grandi
p
.
il
Ministro
per
l
'
interno
,
Buffarini
Il
Segretario
del
P.N.F.
,
Muti
Il
Ministro
per
le
finanze
,
Di
Revel
Il
Ministro
per
i
lavori
pubblici
,
Serena
Il
ministro
per
l
'
agricoltura
e
le
foreste
,
Tassinari
p
.
Il
Ministro
per
le
corporazioni
,
Cianetti
StampaPeriodica ,
COURMAYEUR
,
giugno
-
È
la
festa
dell
'
Ascensione
,
ma
non
si
direbbe
,
con
queste
basse
nubi
che
nascondono
persino
l
'
incombente
vetta
del
Chetif
(
non
si
parla
poi
del
Monte
Bianco
)
e
con
la
pioggerella
fine
e
ghiaccia
che
abbassa
la
colonna
di
mercurio
poco
sopra
lo
zero
.
Poco
meno
che
inverno
,
specie
per
chi
è
venuto
quassù
senza
cappotto
:
a
quest
'
ora
i
fiorentini
vanno
per
grilli
mori
alle
Cascine
.
Non
si
direbbe
che
è
finito
maggio
,
non
si
direbbe
,
nel
paesino
deserto
,
che
è
festa
,
se
non
fosse
per
la
sparuta
banda
che
passa
sotto
le
finestre
dell
'
albergo
,
di
buon
'
ora
.
Una
dozzina
di
ottoni
,
in
tutto
,
e
non
è
gran
musica
:
hanno
in
testa
un
berrettino
azzurro
con
la
visiera
,
per
il
resto
son
vestiti
come
tutti
i
giorni
e
trascinano
i
piedi
,
a
tempo
,
su
per
il
pendio
che
porta
alla
chiesa
.
A
guardarli
non
c
'
è
nessuno
,
tranne
un
gruppetto
di
giovanotti
:
piccoli
,
scuri
,
le
mani
nelle
tasche
dei
calzoni
,
una
giacchetta
striminzita
addosso
.
Uno
ha
sui
gomiti
e
sul
sedere
vistose
toppe
di
diverso
colore
.
Stanno
a
parlare
fra
di
loro
a
bassa
voce
:
quello
che
tiene
banco
a
un
tratto
tira
fuori
la
borsetta
del
trinciato
,
si
mette
in
bocca
,
per
un
pizzo
,
la
cartina
,
si
bagna
la
punta
dell
'
indice
e
del
pollice
,
e
con
un
gesto
rapido
e
minuto
arrotola
una
sigaretta
.
Se
non
basta
vederli
,
così
piccoli
,
bruni
,
con
la
fronte
bassa
e
gli
occhi
vivaci
,
le
guance
mai
rasate
,
a
sentirli
parlare
puoi
convincerti
che
son
gente
del
Sud
:
calabresi
per
la
precisione
.
Altri
se
ne
vedono
lungo
la
strada
che
va
alla
chiesa
,
sempre
raccolti
in
gruppo
,
a
volte
seduti
sui
muretti
che
guardano
lo
strapiombo
della
Dora
,
che
laggiù
è
un
vorticoso
torrente
sassoso
.
Courmayeur
,
insomma
,
alla
fine
di
maggio
,
il
giorno
della
Ascensione
,
è
un
paese
di
gente
del
Sud
,
di
calabresi
.
L
'
emigrazione
calabrese
è
un
fatto
abbastanza
normale
,
in
Val
d
'
Aosta
.
Ogni
anno
un
centinaio
di
questi
uomini
piccoli
e
scuri
lascia
la
campagna
povera
di
Catanzaro
e
di
Cosenza
e
viene
quassù
a
far
fortuna
.
Le
linee
della
emigrazione
interna
,
da
sud
a
nord
,
una
emigrazione
disperata
(
gente
che
parte
senza
sapere
se
e
dove
troverà
lavoro
,
chiamandosi
sudi
anno
in
anno
,
fratello
,
cugino
,
compare
,
paesano
)
si
sono
delineate
con
una
certa
precisione
.
I
pugliesi
vanno
in
Lombardia
,
a
Milano
,
a
riempire
baracche
,
sottoscala
,
scantinati
,
in
attesa
di
un
lavoro
qualsiasi
e
di
un
alloggio
migliore
.
I
napoletani
li
troverete
a
Bolzano
e
in
tutto
l
'
Alto
Adige
;
ora
ecco
i
calabresi
in
Val
d
'
Aosta
.
Pare
che
il
Nord
sia
diventato
sul
serio
il
polo
magnetico
della
gente
povera
,
che
punta
sempre
più
su
,
sempre
più
vicino
ai
confini
.
E
Courmayeur
è
a
pochi
chilometri
dalla
frontiera
francese
e
da
quella
svizzera
.
Quest
'
anno
il
fenomeno
è
stato
più
intenso
di
sempre
.
Un
giovanotto
calabrese
,
si
chiama
Rocco
Cilurzo
ed
è
di
Paola
,
presso
Cosenza
,
ci
spiega
come
sono
andate
le
cose
.
Dopo
la
guerra
ha
lavorato
sempre
poco
;
con
cinque
fratelli
grandi
non
arrivavano
a
mettere
insieme
di
che
vivere
,
loro
ed
i
genitori
vecchi
.
Un
tempo
c
'
era
l
'
emigrazione
,
l
'
America
(
suo
nonno
,
per
esempio
,
aveva
trovato
na
'
giobba
a
Broccolino
)
ma
oggi
gli
Stati
Uniti
hanno
«
contingentato
»
gli
immigranti
.
Il
Refugee
Relief
Act
fissa
la
quota
a
sessantamila
,
per
tre
anni
.
Una
cifra
assai
bassa
.
Non
solo
:
più
della
metà
dei
posti
sono
riservati
a
profughi
della
Venezia
Giulia
,
e
per
gli
altri
occorre
la
richiesta
e
la
garanzia
di
un
parente
già
stabilito
negli
Stati
e
già
cittadino
americano
,
non
c
'
è
niente
da
fare
,
non
si
passa
l
'
Oceano
:
se
si
emigra
,
si
emigra
a
nord
,
in
Lombardia
,
a
Bolzano
,
in
Val
d
'
Aosta
.
A
Cilurzo
,
che
passava
giornate
inerti
al
paese
,
senza
saper
che
fare
,
un
bel
giorno
dissero
che
su
,
verso
i
confini
,
preparavano
un
lavoro
colossale
.
Lo
aveva
detto
la
radio
,
lo
avevano
persino
fatto
vedere
con
la
televisione
.
Dovevano
traforare
un
grosso
monte
,
il
Monte
Bianco
.
Così
,
lui
ed
altri
amici
,
e
tanti
altri
,
non
solo
di
Paola
,
ma
di
tutta
la
provincia
,
e
di
più
lontano
,
specialmente
di
Catanzaro
,
erano
partiti
.
Ora
son
qui
,
a
Courmayeur
e
ad
Entreves
,
che
è
più
avanti
,
proprio
sotto
il
Monte
Bianco
,
ma
il
traforo
non
si
fa
,
almeno
per
ora
.
Così
han
cercato
altro
:
qualcuno
,
come
appunto
Cilurzo
,
fa
il
manovale
in
una
impresa
edile
,
altri
son
dai
contadini
,
a
giornata
.
Dormono
dove
capita
,
in
un
fienile
,
in
una
stalla
,
in
un
garage
,
e
pochi
se
la
sentono
di
riprendere
la
lunga
strada
del
paese
,
dove
li
attenderebbe
la
solita
miseria
,
ed
in
più
lo
scorno
dei
paesani
,
a
vederli
tornare
con
le
pive
nel
sacco
.
Aspettano
che
cominci
il
traforo
,
si
arrangiano
per
strappare
la
giornata
,
fanno
la
farne
peggio
che
a
casa
loro
,
la
gente
del
posto
li
sta
a
guardare
.
La
valle
della
Dora
Baltea
,
stretta
e
profonda
,
lunga
una
settantina
di
chilometri
,
costituisce
,
anche
economicamente
,
la
spina
dorsale
della
regione
aostana
.
I
paesi
sono
disposti
lungo
la
vallata
,
da
Pont
San
Martin
,
dove
nella
Dora
affluisce
il
Lys
,
fino
ad
Entreves
.
Aosta
e
Saint
Vincent
ne
sono
i
centri
maggiori
.
Se
le
zone
montagnose
sono
evidentemente
incolte
,
le
parti
più
basse
,
ricchissime
di
acque
e
ben
esposte
al
sole
,
sono
assai
fertili
e
molto
ben
coltivate
:
patate
soprattutto
,
poi
segale
,
mais
e
uva
e
frutta
,
soprattutto
mele
.
I
prati
verdi
e
foltissimi
sono
un
pascolo
ideale
per
queste
vaccherelle
pezzate
,
piccole
,
mansuete
:
perciò
latte
,
burro
e
formaggio
.
Quasi
tutti
i
contadini
sono
piccoli
proprietari
,
ciascuno
con
pochi
fazzoletti
di
terra
,
magari
dispersi
,
uno
a
levante
ed
uno
a
ponente
,
distanti
ore
di
strada
.
Non
è
gran
proprietà
,
ma
nemmeno
può
dirsi
che
ci
sia
miseria
.
Non
solo
,
ma
da
qualche
anno
si
è
andato
incrementando
il
turismo
.
Courmayeur
ed
Entreves
sono
nomi
noti
a
tutti
;
a
Saint
Vincent
c
'
è
una
casa
di
gioco
,
un
premio
cinematografico
e
giornalistico
;
la
regione
,
autonoma
,
offre
certi
privilegi
ai
suoi
cittadini
,
ed
ai
turisti
che
vi
soggiornino
abbastanza
a
lungo
.
Il
turismo
sta
diventando
la
principale
risorsa
dell
'
economia
valdostana
.
Accade
che
i
contadini
vendano
la
loro
poca
terra
e
con
il
ricavato
riattino
la
casetta
per
darla
in
affitto
durante
l
'
estate
.
I
cartelli
che
offrono
un
appartamento
per
la
«
stagione
alta
»
sono
frequentissimi
a
Courmayeur
e
ad
Entreves
.
Quattrocentosessanta
appartamenti
a
Courmayeur
soltanto
:
un
paese
di
poco
più
di
mille
abitanti
,
durante
i
mesi
di
luglio
e
di
agosto
raggiunge
le
sei
o
settemila
«
presenze
»
giornaliere
,
i
villeggianti
vengono
dal
Piemonte
,
dall
'
Emilia
,
ma
soprattutto
dalla
Lombardia
,
da
Milano
.
Il
milanese
,
come
ci
spiega
il
giovane
presidente
della
Azienda
di
Soggiorno
,
è
il
turista
ideale
perché
è
facile
a
contentarsi
,
entusiasta
di
monti
,
laghi
,
ghiacciai
,
perciò
disposto
a
spendere
con
larghezza
.
Per
non
dire
poi
di
Saint
Vincente
della
casa
di
gioco
,
che
vede
arrivare
ogni
sera
decine
di
milanesi
che
si
riposano
dalla
dura
giornata
degli
affari
-
le
tratte
,
le
scadenze
,
le
fatture
-
perdendo
qualche
biglietto
da
diecimila
al
tavolo
verde
.
Ai
cittadini
della
regione
è
vietato
l
'
accesso
al
gioco
:
i
soldi
devono
venir
da
fuori
,
dicono
,
ma
probabilmente
c
'
è
anche
un
motivo
di
puritanesimo
in
questo
divieto
,
il
peccato
è
un
affare
,
ma
resta
peccato
,
perciò
lasciate
che
lo
compiano
gli
altri
.
Incrementandosi
il
turismo
,
aumenta
anche
la
costruzione
di
nuove
case
,
il
riattamento
delle
vecchie
,
l
'
apertura
di
nuovi
alberghi
.
C
'
è
un
certo
bisogno
di
mano
d
'
opera
,
e
ne
approfittano
i
contadini
calabresi
,
per
salire
su
a
frotte
:
a
Courmayeur
ne
arrivano
un
centinaio
ogni
anno
.
Ora
poi
che
si
parlava
del
traforo
...
Per
la
Francia
e
per
la
Svizzera
non
esistono
trafori
automobilistici
;
soltanto
valichi
che
nella
stagione
invernale
sono
chiusi
al
transito
dalle
nevi
.
Traforando
il
Monte
Bianco
si
creerebbe
una
via
rapida
di
comunicazione
tra
Genova
e
la
pianura
padana
e
il
continente
europeo
.
La
galleria
dovrebbe
cominciare
poco
sotto
Entreves
e
terminare
presso
Chamonix
:
sarebbero
dodici
chilometri
di
lunghezza
,
otto
metri
di
larghezza
,
quanto
basta
cioè
per
due
piste
automobilistiche
;
un
lavoro
di
anni
e
di
miliardi
,
di
cui
per
ora
esiste
soltanto
un
abbozzo
di
progetto
(
non
sono
stati
completati
nemmeno
i
rilevamenti
geometrici
)
.
Non
ci
sono
nemmeno
i
capitali
occorrenti
.
Il
maggior
fautore
del
progetto
,
che
è
un
nobile
biellese
,
arricchitosi
con
le
funivie
del
Cervino
e
del
Monte
Bianco
(
si
chiama
conte
Lora
Totino
)
è
disposto
a
tirar
fuori
,
di
suo
,
duecentocinquanta
milioni
:
una
goccia
,
insomma
,
rispetto
al
fiume
di
milioni
che
effettivamente
occorrerebbero
.
Il
traforo
vien
visto
,
da
chi
lo
vuole
,
in
funzione
turistica
:
abbreviando
la
strada
fra
il
continente
e
la
pianura
padana
e
Genova
,
si
creerebbe
una
via
di
traffico
nuova
,
foriera
di
turisti
e
di
quattrini
.
E
i
calabresi
?
Abbiamo
parlato
a
lungo
con
un
giovane
di
Courmayeur
,
il
signore
Orazio
Bron
(
di
origine
svizzero
-
tedesca
,
ci
spiega
)
,
un
giovane
intelligente
appassionato
della
sua
valle
,
spregiudicato
,
non
certo
sospettabile
di
arretratezza
mentale
.
«
Qua
da
noi
»
,
ci
ha
detto
parlandoci
degli
immigrati
calabresi
,
«
li
chiamano
sudafricani
»
,
e
ci
indica
il
solito
gruppetto
che
se
ne
sta
in
disparte
a
chiacchierare
.
«
In
Valle
d
'
Aosta
non
c
'
è
mai
stata
vera
miseria
.
Lei
non
vedrà
in
giro
un
solo
accattone
.
Abbiamo
una
economia
limitata
,
se
vuole
,
ma
solida
,
Il
turismo
ci
apre
prospettive
nuove
e
larghissime
.
Abbiamo
un
'
autonomia
regionale
.
Paghiamo
poco
più
di
settanta
lire
un
litro
di
benzina
.
Lo
zucchero
,
il
cacao
e
il
caffè
ci
costano
la
metà
che
da
voi
.
Gli
alcolici
,
sia
quelli
di
produzione
legale
che
i
cognac
francesi
,
ci
costano
pochissimo
.
Noi
abbiamo
il
diritto
e
il
dovere
di
difendere
questa
nostra
condizione
,
purché
sappiamo
fare
...
Seguire
l
'
esempio
svizzero
,
insomma
.
In
Svizzera
,
ottenere
non
dico
la
cittadinanza
,
ma
la
residenza
,
è
molto
difficile
.
Non
basta
nemmeno
sposare
un
cittadino
,
o
una
cittadina
,
della
confederazione
.
Occorre
avere
un
lavoro
ben
preciso
,
abitarvi
da
almeno
quattro
anni
,
essere
proprietari
di
immobili
.
Lo
stesso
dovremmo
fare
noi
:
limitare
l
'
immigrazione
,
setacciare
le
domande
di
residenza
.
Il
forestiero
sia
benvenuto
,
ma
quando
arriva
tra
noi
come
turista
.
Io
capisco
quel
che
lei
mi
obbietta
,
capisco
che
questi
calabresi
al
paese
loro
fanno
la
fame
,
ma
perché
dobbiamo
rimetterci
noi
?
»
E
una
conferma
a
questo
atteggiamento
la
troviamo
leggendo
la
stampa
locale
in
lingua
francese
.
L
'
articolo
attacca
l
'
assessore
regionale
alla
pubblica
istruzione
,
professor
Berthiet
,
il
quale
aveva
dichiarato
essere
le
infiltrazioni
straniere
una
necessità
storica
ed
economica
.
«
Come
?
»
,
sostiene
l
'
articolo
,
«
Proprio
un
intellettuale
afferma
queste
eresie
?
»
«
La
semilibération
administrative
et
économique
ne
sera
qu
'
un
feu
de
paille
si
les
élites
ne
s
'
attaquent
pas
à
la
libération
intellectuelle
par
un
retour
aux
traditions
linguistiques
ancestrales
.
»
E
dopo
aver
riprovato
l
'
«
Invasion
méridionale
»
(
così
vien
definito
l
'
annuale
afflusso
dei
calabresi
)
l
'
articolo
se
la
prende
con
una
maestra
«
indegna
»
la
quale
«
parlait
le
français
,
mais
mal
et
avec
le
plus
bel
accent
italien
et
manifestait
des
sentiments
romains
»
.
Eppure
,
a
nostro
avviso
,
ha
ragione
il
professor
Berthiet
:
l
'
invasione
meridionale
è
davvero
una
«
necessità
storica
ed
economica
»
:
in
parole
povere
,
e
finché
le
cose
andranno
come
vanno
,
non
c
'
è
da
far
nulla
per
fermare
il
flusso
dei
poveri
e
dei
disoccupati
verso
la
Valle
d
'
Aosta
.
Verranno
ogni
anno
,
perché
hanno
fame
,
perché
sono
vivi
,
a
cercare
lavoro
,
ad
aspettare
.
Ad
aspettare
anche
il
traforo
del
Monte
Bianco
,
questa
impresa
colossale
di
cui
,
se
si
farà
,
parleranno
i
giornali
di
tutto
il
mondo
in
tono
di
epopea
.
E
il
progresso
e
la
ricchezza
della
valle
saranno
stati
opera
anche
di
questi
piccoli
uomini
scuri
,
di
cui
forse
nessuno
ricorderà
il
nome
.
StampaPeriodica ,
Ormai
anche
all
'
estero
si
afferma
il
riconoscimento
di
una
personalità
d
'
eccezione
nel
Duce
.
Tuttavia
,
se
si
guarda
con
attenzione
,
è
difficile
trovare
fra
le
tante
apologie
degli
stranieri
un
passo
che
riveli
intuito
commosso
e
profondità
di
conoscenza
.
Mentre
le
apologie
degli
italiani
possono
appesantirsi
nella
forma
retorica
e
riuscire
spesso
stucchevoli
,
quelle
straniere
si
mantengono
parziali
e
sopratutto
superficiali
.
Mi
sembra
che
la
differenza
derivi
da
una
causa
identificabile
:
gli
italiani
esprimono
un
entusiasmo
sincero
,
un
sentimento
vivo
per
l
'
uomo
la
cui
grandezza
li
onora
e
li
riguarda
in
mille
sensi
;
gli
stranieri
invece
sono
tenuti
distanti
dal
loro
spirito
unilaterale
e
romantico
,
ossia
da
una
naturale
incomprensione
psicologica
.
I
loro
mezzi
comuni
d
'
indagine
,
suggeriti
dal
metodo
giornalistico
delle
interviste
istantanee
,
non
possono
valere
alla
bisogna
,
anche
se
integrati
dall
'
esame
delle
opere
compiute
da
Mussolini
.
Né
gli
stranieri
potranno
intendere
appieno
la
personalità
del
Duce
anche
se
si
gettano
a
frugare
nei
più
minuziosi
dettagli
della
sua
vita
privata
;
perché
il
problema
che
il
biografo
di
Mussolini
deve
risolvere
è
di
ricostruzione
artistica
animata
da
una
simpatia
naturale
.
Per
ottenere
un
profilo
compiuto
non
basta
registrare
le
impronte
della
marcia
eccezionale
condotta
dal
Duce
fino
ad
oggi
e
integrarle
con
le
impressioni
suggestive
che
si
possono
ricavare
da
un
colloquio
nel
salone
della
Vittoria
,
ma
bisogna
in
qualche
modo
aderire
all
'
altissimo
tono
spirituale
del
suo
genio
,
esserne
illuminati
,
presagire
la
ricchezza
delle
sue
energie
potenziali
,
misurare
le
proporzioni
classiche
della
sua
figura
in
una
sintesi
storica
senza
errori
di
prospettiva
,
sentire
sopratutto
come
realtà
provvidenziale
la
sua
apparizione
.
A
tutto
questo
par
difficile
possa
pervenire
uno
straniero
...
StampaQuotidiana ,
Si
chiama
e
si
firma
proprio
così
:
nei
rapporti
con
L
'
ATM
,
Si
capisce
.
In
una
azienda
così
grossa
capitano
frequenti
gli
omonimi
,
fra
i
dipendenti
di
ieri
e
quelli
di
oggi
,
perciò
conviene
,
per
intendersi
,
dar
loro
un
numero
progressivo
.
Si
sa
per
esempio
di
un
Rossi
duecentonovantasette
.
Lorini
Quattro
invece
non
esiste
,
e
per
adesso
è
lui
l
'
ultimo
della
dinastia
:
Lorini
Due
era
suo
padre
,
mentre
di
Lorini
Uno
si
son
perse
le
tracce
.
Ma
il
suo
vero
nome
è
Franco
:
un
uomo
di
poco
sopra
i
quaranta
,
col
viso
asciutto
,
i
capelli
castani
,
un
po
'
stempiato
,
gli
occhi
fermi
e
chiari
,
il
sorriso
difficile
e
un
po
'
stirato
,
come
tutti
quelli
che
soffrono
allo
stomaco
.
L
'
ho
incontrato
in
un
bar
vicino
alla
grande
rimessa
di
Baggio
,
in
via
delle
Forze
Armate
,
e
intorno
altri
colleghi
,
incuriositi
,
stavano
a
sentire
,
uno
ha
azzardato
un
parere
,
e
a
poco
a
poco
tutti
intervenivano
a
correggere
,
precisare
,
aggiungere
.
Mi
ci
ha
portato
un
giovanotto
avellinese
di
nome
Spirito
,
anzi
Spirito
Uno
,
prova
,
se
occorresse
,
dell
'
immissione
dei
meridionali
in
questo
vecchio
mestiere
milanese
con
tradizioni
antiche
di
quasi
un
secolo
.
Spirito
Uno
è
appunto
allievo
di
Lorini
Tre
,
e
fa
il
bigliettario
(
«
si
dice
così
,
siete
voialtri
che
dimenticate
sempre
la
erre
»
)
ma
con
un
mese
di
corso
può
passare
guidatore
,
o
manovratore
,
come
sta
scritto
sulla
targhetta
,
che
t
'
ammonisce
di
non
parlargli
,
perché
altrimenti
si
distrae
.
Ma
è
poi
difficile
condurre
,
guidare
,
manovrare
,
pilotare
,
comunque
si
dica
,
un
tram
?
In
sé
non
è
difficile
,
spiega
Lorini
,
i
comandi
sono
due
,
cioè
il
«
controller
»
(
questo
è
il
nome
tecnico
ma
tra
loro
dicono
«
manetta
»
)
e
il
freno
.
Il
campanello
si
suona
col
piede
.
Svoltare
svolta
da
sé
,
naturalmente
,
questo
bestione
più
pesante
d
'
un
carro
armato
,
che
costa
venticinque
milioni
,
ed
è
mosso
da
quattro
motori
di
650
volts
ciascuno
.
Portarlo
di
qui
a
San
Siro
,
mettiamo
,
con
la
città
sgombra
,
riuscirebbe
facile
anche
a
me
.
Le
cose
cambiano
se
pensiamo
che
le
strade
sono
ingombre
di
mezzi
e
di
pedoni
,
che
la
gente
sale
e
scende
,
che
bisogna
star
bene
attenti
agli
orari
.
I
ritardi
sono
giustificabili
(
se
c
'
è
un
ingorgo
,
se
manca
la
corrente
)
ma
gli
anticipi
,
sopra
il
minuto
,
mai
,
allora
c
'
è
il
rapporto
e
la
multa
.
Sono
dalle
tre
alle
quattro
doppie
corse
giornaliere
,
in
un
turno
di
sei
ore
e
mezza
continuato
,
tranne
che
per
gli
anziani
,
ai
quali
tocca
l
'
orario
speciale
.
Può
sembrare
comodo
e
non
lo
è
affatto
.
Se
ne
accorgono
appunto
i
nuovi
arrivati
come
Spirito
:
hanno
fatto
il
militare
nel
Nord
,
questi
meridionali
,
oppure
hanno
sentito
dire
che
quassù
la
vita
è
tutta
rose
,
i
salari
alti
,
gli
svaghi
infiniti
,
la
libertà
,
le
ragazze
,
ma
poi
,
quando
sono
entrati
nell
'
ATM
,
e
agli
inizi
prendono
cinquantamila
al
mese
,
e
devono
pagarsi
la
camera
,
il
mangiare
,
la
lavatura
,
le
sigarette
,
allora
s
'
accorgono
che
non
c
'
è
proprio
da
scialare
.
E
nemmeno
ci
sono
grandi
possibilità
di
far
carriera
:
entri
bigliettario
,
e
se
non
fai
il
corso
di
guidatore
,
bigliettario
rimani
.
Altrimenti
puoi
diventare
controllore
,
controllore
capo
,
vice
ispettore
,
ispettore
,
e
qui
ti
fermi
.
Ogni
passaggio
è
subordinato
all
'
esame
di
concorso
,
severo
.
Franco
Lorini
entrò
nelle
tranvie
nell
'
immediato
dopoguerra
.
Classe
1921
,
ha
digerito
la
sua
bella
fetta
di
naja
,
è
tornato
con
in
tasca
appena
il
diploma
di
terza
avviamento
,
e
a
quei
tempi
trovare
un
posto
non
era
facile
,
e
poi
l
'
esempio
paterno
finì
per
convincerlo
.
Ora
c
'
è
e
ci
resterà
fino
alla
pensione
,
che
arriva
a
sessant
'
anni
,
ma
se
potesse
tornare
indietro
,
e
avere
vent
'
anni
con
le
possibilità
di
oggi
,
farebbe
volentieri
l
'
operaio
meccanico
specializzato
.
Con
moglie
e
un
figlio
,
compresi
gli
assegni
familiari
,
prende
al
netto
poco
più
di
sessantamila
lire
.
Altri
suoi
colleghi
si
cercano
un
secondo
lavoro
,
dopo
il
turno
di
servizio
,
ma
lui
no
:
il
tempo
libero
lo
dedica
al
figlio
Claudio
,
che
ha
tanto
bisogno
di
aria
aperta
.
E
potendo
lo
farà
studiare
,
perché
già
mostra
buona
disposizione
a
imparare
.
Gli
domando
come
sono
,
dal
punto
di
vista
suo
,
i
rapporti
col
pubblico
.
«
Prenda
l
'
esempio
di
Roma
»
(
sempre
il
solito
paragone
,
anche
lui
)
.
«
A
Roma
è
differente
,
in
tram
parlano
tutti
,
così
il
bigliettario
si
sfoga
,
il
guidatore
anche
.
Magari
ci
scappa
lo
sfottò
,
il
mezzo
insulto
,
ma
è
roba
che
si
scorda
subito
,
e
fa
bene
ai
nervi
.
Qui
invece
chiacchierano
poco
e
covano
dentro
,
e
il
bigliettario
incassa
,
il
guidatore
incassa
.
Le
proteste
di
chi
ha
fretta
,
la
muta
ostinazione
di
chi
sosta
sulla
piattaforma
di
dietro
,
(
e
quel
«
portarsi
avanti
»
che
tanto
mi
irrita
,
spiega
Lorini
,
non
è
per
malanimo
:
anche
se
la
piattaforma
è
sgombra
,
il
regolamento
parla
chiaro
,
e
il
bigliettario
deve
dire
sempre
così
,
perché
può
essere
l
'
ispettore
in
incognito
,
in
borghese
,
che
annota
e
poi
fa
il
suo
bel
rapporto
)
,
i
clacson
irritati
degli
automobilisti
.
Però
sono
uomini
anche
loro
,
incassano
incassano
,
e
a
un
certo
punto
sbottano
e
magari
ne
fa
le
spese
il
passeggero
che
aveva
ragione
.
Ci
vorrebbe
più
comprensione
,
più
bonomia
,
certo
,
ma
qui
a
Milano
è
facile
dirlo
,
assai
meno
facile
arrivarci
:
hanno
tutti
fretta
,
hanno
tutti
i
guai
per
la
testa
,
hanno
la
grana
,
e
la
grana
si
capisce
,
l
'
ansia
di
arrivare
a
farla
,
tanta
e
presto
,
oppure
poca
e
tutti
i
giorni
,
quella
poca
che
serve
per
non
andare
sotto
,
che
come
risultato
è
lo
stesso
,
anche
per
i
tranvieri
:
ecco
perché
tanti
casi
di
epatite
,
di
mal
di
fegato
.
E
poi
l
'
ulcera
gastrica
,
che
dipende
anche
dai
turni
,
dal
dovere
ogni
giorno
mettersi
in
giro
col
pasto
sullo
stomaco
.
E
poi
i
reumatismi
e
le
artriti
,
specialmente
il
guidatore
,
che
ha
la
porta
davanti
proprio
a
un
metro
dal
lungo
umido
inverno
milanese
.
Ma
insomma
,
vien
fatto
di
chiedere
a
Lorini
Tre
,
ci
sono
aspetti
positivi
,
qualcosa
che
valga
la
pena
nel
suo
mestiere
?
Ci
pensa
un
po
'
,
con
gli
occhi
sempre
fissi
,
un
po
'
duri
,
e
finalmente
ecco
.
C
'
è
la
solidarietà
fra
compagni
di
lavoro
,
gran
bella
cosa
(
però
il
pubblico
,
precisa
,
quando
scioperano
sembra
che
non
li
consideri
lavoratori
come
tutti
gli
altri
)
,
c
'
è
la
sicurezza
del
lavoro
e
della
pensione
,
che
scoccati
i
sessant
'
anni
è
pari
al
92
per
cento
della
paga
.
Che
altro
?
Un
bel
centro
climatico
a
Ospedaletti
,
che
in
pratica
è
un
albergo
di
lusso
,
purtroppo
piccolo
per
accogliere
tutti
;
e
infatti
lui
c
'
è
stato
due
volte
solo
.
Poi
le
colonie
per
i
bambini
,
e
la
banda
musicale
,
che
è
fra
le
migliori
d
'
Italia
,
e
anzi
di
recente
si
è
classificata
sesta
a
un
concorso
internazionale
in
Germania
:
ma
qui
,
a
parte
l
'
orgoglio
,
la
soddisfazione
è
di
chi
ci
suona
,
e
ha
un
'
ora
di
abbuono
giornaliero
per
le
prove
.
Poi
la
squadra
di
calcio
che
gioca
in
serie
D
,
i
gruppi
di
pesca
,
di
caccia
,
di
bocce
.
Lo
sport
anzi
ha
sempre
dato
buoni
frutti
,
all
'
ATM
:
dai
pugili
dilettanti
sono
usciti
fior
di
campioni
,
come
Giancarlo
Garbelli
,
beniamino
del
pubblico
milanese
,
che
un
tempo
puliva
i
tram
proprio
nella
rimessa
lì
accanto
.
Anche
Lorini
un
tempo
faceva
,
e
bene
,
dello
sport
:
era
lottatore
nei
pesi
piuma
,
e
poi
fu
per
dieci
anni
arbitro
di
calcio
.
Oramai
però
basta
:
lo
sport
lo
legge
sui
giornali
(
libri
purtroppo
non
ne
compra
,
costano
cari
,
dice
)
,
e
il
tempo
libero
lo
dedica
quasi
tutto
alla
persona
che
gli
è
più
cara
al
mondo
:
Claudio
.
Gli
piacerebbe
che
diventasse
Lorini
Quattro
?
No
,
sinceramente
no
.
StampaQuotidiana ,
L
'
opinione
di
sinistra
si
sente
oggi
delusa
e
sconfortata
dalla
sconfitta
elettorale
.
È
comprensibile
ma
ingenuo
.
Questa
sconfitta
è
pienamente
meritata
dai
governi
e
dai
gruppi
dirigenti
della
sinistra
europea
e
italiana
,
che
continuiamo
a
chiamare
così
per
cattiva
abitudine
.
Non
è
l
'
effetto
sole
-
mare
che
allontana
dal
voto
metà
della
popolazione
europea
(
in
Inghilterra
piove
,
notoriamente
)
.
È
che
la
nuova
Europa
è
più
vecchia
di
prima
,
monetaria
e
militarista
,
con
venti
milioni
di
disoccupati
e
un
programma
di
riarmo
,
con
un
leader
laburista
che
dichiara
guerra
al
Demonio
e
un
leader
tedesco
che
tinge
di
verde
gli
elmetti
dei
suoi
connazionali
.
Perché
questa
Europa
non
dovrebbe
andare
a
destra
e
nutrirsi
di
diossina
a
basso
costo
?
Ma
veniamo
all
'
Italia
di
D
'
Alema
.
Se
si
fosse
trattato
di
elezioni
politiche
,
Silvio
Berlusconi
riceverebbe
l
'
incarico
di
formare
il
nuovo
governo
con
una
maggioranza
compatta
di
centro
-
destra
e
la
signora
Bonino
alla
Farnesina
.
La
verità
è
sempre
rivoluzionaria
e
la
verità
è
che
questo
esito
politico
era
nell
'
aria
da
tempo
e
si
è
fatalmente
concretato
.
La
verità
è
che
il
centro
-
sinistra
è
nato
e
cresciuto
,
dai
tempi
di
Dini
fino
a
Cossiga
,
come
operazione
trasformista
,
malgrado
il
voto
del
21
aprile
,
ed
è
diventato
con
D
'
Alema
un
modello
di
asocialità
e
di
insincerità
che
una
volta
si
sarebbe
detta
«
dorotea
»
,
non
disgiunta
da
una
punta
di
megalomania
.
Lui
e
Veltroni
si
lasciano
alle
spalle
(
poiché
dovrebbero
andarsene
)
un
partito
del
17
per
cento
che
Occhetto
giudicò
,
in
un
'
occasione
simile
,
poco
più
che
«
regionale
»
.
È
una
maggioranza
litigiosa
di
spezzoni
tra
cui
a
malapena
ruggisce
un
asino
.
Consoliamoci
pure
sommando
le
percentuali
(
in
televisione
la
notte
fatidica
sembravano
tutti
droghieri
alle
prese
con
la
calcolatrice
)
oppure
guardando
le
facce
di
Fini
e
Segni
,
oppure
confondendo
Emma
Bonino
,
epifenomeno
simile
a
Bossi
,
con
Rosa
Luxemburg
come
fanno
i
giornali
.
Ma
è
meglio
lasciare
ad
altri
questi
esercizi
di
filologia
elettorale
.
Non
sono
stato
eletto
al
parlamento
europeo
e
quindi
non
posso
chiedere
ai
vari
governanti
in
carica
di
dimettersi
volontariamente
e
di
dedicarsi
ciascuno
allo
sport
preferito
.
Ma
qualcosa
di
simile
vorrei
che
accadesse
qui
da
noi
,
come
segnale
di
autorinnovamento
.
Non
accadrà
.
Ancor
più
vorrei
che
la
sinistra
che
più
ci
sta
a
cuore
e
che
esce
anch
'
essa
disastrata
,
cominciando
da
Rifondazione
,
dai
Verdi
e
dalla
sinistra
Ds
,
fino
alla
sinistra
sociale
e
a
noi
stessi
,
ci
guardassimo
in
faccia
e
trovassimo
un
nuovo
terreno
comune
.
Un
'
utopia
,
detta
così
,
ma
anche
un
dovere
e
l
'
unica
possibilità
e
potenzialità
da
mettere
a
frutto
.
StampaPeriodica ,
Mi
sono
imbattuto
,
caso
fortuito
,
in
una
mia
amica
Miss
Hilder
Mary
,
inglese
emigrata
,
che
conobbi
a
Rovigo
nel
1919
.
L
'
ho
trovata
sportiva
alla
stazione
di
Torino
equipaggiata
in
attesa
di
prendere
il
treno
per
Aosta
e
salire
a
Pont
Saint
Martin
a
sciare
.
Poche
parole
sotto
la
pensilina
.
-
Signorina
,
io
vi
conosco
.
Miss
Hilder
Mary
?
-
Yes
.
-
Good
morning
,
Mary
;
How
are
you
?
-
Very
well
;
e
qui
la
presentazione
e
il
riconoscimento
.
Miss
si
stacca
dalle
sue
compagne
mi
segue
a
fianco
.
Dice
:
-
It
gives
me
pleasure
!
E
continuando
io
-
Today
weather
is
not
so
fine
as
yesterday
-
,
entro
improvvisamente
a
parlare
della
montagna
e
dei
ghiacciai
alpini
italiani
.
Sulla
guida
del
Touring
mi
indica
Pont
Saint
Martin
e
mi
domanda
dell
'
auto
per
Gressoney
-
Saint
-
Jean
e
per
Gressoney
-
La
Trinité
.
Io
portavo
la
Camicia
nera
ed
Ella
si
rallegrò
con
me
del
bel
passo
.
Poiché
adorava
l
'
Italia
per
i
suoi
mira
-
bili
paesaggi
ed
il
suo
bel
sole
ed
il
condottiero
invitto
del
suo
popolo
.
-
Dovrete
esser
fieri
,
Ella
mi
disse
,
di
questo
vostro
Duce
,
che
suscita
l
'
invidia
nostra
e
del
mondo
intero
.
-
Il
fascismo
traboccherà
di
certo
oltre
i
confini
d
'
Italia
ed
è
ardua
cosa
dire
ove
farà
sosta
...
StampaQuotidiana ,
Qualcuno
dice
ancora
,
all
'
antica
,
brumista
,
ma
oramai
sono
pochi
.
I
più
,
anche
fra
i
clienti
,
hanno
accettato
,
insieme
all
'
esito
in
«
ista
»
sempre
più
comune
ai
nomi
di
mestiere
,
qua
al
Nord
,
lo
scontro
,
sconosciuto
invece
nella
lingua
e
nei
dialetti
,
fra
gutturale
e
sibilante
.
Sicché
,
mentre
a
Roma
si
dice
tassì
e
tassinaro
,
a
Milano
sentiamo
,
anche
in
bocca
al
popolo
,
taxi
e
taxista
,
ossia
«
tàcsi
»
e
«
tàcsista
»
.
Con
le
nuove
licenze
che
di
recente
ha
concesso
il
Comune
,
i
tacsisti
o
taxisti
che
dir
si
voglia
sono
ormai
più
di
tremilacinquecento
.
E
fra
questi
predominano
i
padroncini
,
cioè
i
conducenti
padroni
del
loro
mezzo
,
per
i
quali
l
'
incasso
,
tolte
le
spese
,
è
guadagno
netto
.
Che
tengano
molto
al
mestiere
lo
dimostra
il
continuo
crescere
delle
grosse
cilindrate
,
delle
marche
di
pregio
(
Taunus
,
Oldsmobile
,
ma
soprattutto
Opel
)
,
delle
carrozzerie
vistose
,
addirittura
con
le
pinne
:
insomma
la
macchina
all
'
americana
.
Vanno
scomparendo
,
all
'
opposto
,
i
vecchi
mezzi
all
'
europea
,
antichi
e
talvolta
scassati
.
Per
tutto
questo
,
le
tariffe
più
basse
d
'
Italia
:
venti
lire
ogni
280
metri
di
corsa
,
venti
lire
ogni
minuto
di
sosta
;
con
cinquecento
lire
vai
da
piazza
Amendola
alla
stazione
Centrale
,
e
ci
scappa
anche
la
mancia
.
Mario
P
.
è
padroncino
,
e
si
lascia
intervistare
a
patto
che
non
faccia
il
suo
nome
:
non
crede
alla
pubblicità
,
e
risponde
per
semplice
cortesia
,
perché
è
un
giovanotto
ben
educato
.
Sulla
trentina
,
alto
e
biondo
,
piuttosto
taciturno
ma
preciso
,
abita
con
la
moglie
e
il
figlio
in
una
sola
stanza
,
con
la
cucina
ricavata
dietro
un
tramezzo
e
il
gabinetto
nel
sottoscala
.
C
'
è
ordine
e
pulizia
,
la
radio
e
la
televisione
,
ma
non
c
'
è
spazio
per
stare
comodi
;
trovare
almeno
due
vani
ad
affitto
ragionevole
in
questo
momento
è
il
suo
problema
più
serio
.
Un
tempo
Mario
era
camionista
,
mestiere
che
ricorda
assai
malvolentieri
,
faticoso
,
ingrato
,
pieno
di
responsabilità
mai
abbastanza
,
niente
affatto
romantico
,
se
non
nelle
canzoni
di
Yves
Montand
.
Ma
anche
fare
il
padroncino
di
taxi
non
è
tutt
'
oro
.
Si
mette
a
farmi
i
conti
sotto
gli
occhi
.
Ha
comprato
una
Seicento
,
il
mezzo
meno
costoso
,
e
la
pagherà
un
milione
tondo
,
a
rate
che
sembrano
comode
:
quarantamila
mensili
per
venticinque
mesi
.
Quaranta
di
rata
,
trentacinque
di
benzina
,
dieci
fra
rimessa
e
olio
,
dieci
di
tasse
,
quindici
fra
assicurazione
e
riparazioni
:
si
parte
ogni
mese
da
meno
centodieci
,
e
per
vivere
da
padroncino
bisogna
arrivare
a
più
centodieci
.
Siccome
non
si
lavora
tutti
i
giorni
(
altrimenti
uno
finisce
all
'
ospedale
)
bisogna
far
uscire
le
duecentoventi
mensili
da
venticinque
giorni
di
lavoro
,
se
tutto
va
bene
.
Se
lavorasse
sotto
padrone
non
avrebbe
spese
,
né
tanti
pensieri
,
il
guadagno
sarebbe
sicuro
anche
se
minore
dell
'
attuale
.
Allora
perché
farsi
padroncino
,
lui
e
tanti
come
lui
?
È
più
amore
d
'
indipendenza
che
desiderio
di
puro
guadagno
:
il
padrone
,
si
sa
,
è
sempre
padrone
,
meglio
la
libertà
coi
pensieri
che
la
dipendenza
spensierata
.
E
i
pensieri
ci
sono
.
«
Durante
la
corsa
tenersi
agli
appositi
sostegni
»
avverte
immancabilmente
la
targhetta
dentro
.
E
la
ragione
c
'
è
:
le
frenate
inevitabili
viaggiando
in
città
.
Il
passeggero
sbadato
può
abbattere
la
testa
sul
vetro
,
e
allora
ti
fa
causa
e
vuole
i
danni
:
è
successo
più
d
'
una
volta
.
Come
sono
i
clienti
qui
a
Milano
?
In
generale
corretti
,
ma
i
piantagrane
non
mancano
mai
,
quelli
che
«
rugano
»
sul
percorso
scelto
dall
'
autista
,
che
sembra
arbitrario
e
vizioso
anche
quando
è
solamente
inconsueto
,
e
magari
più
breve
,
sensi
vietati
a
parte
.
Insomma
il
cliente
non
vuole
«
esser
fatto
fesso
»
,
dubitare
che
tu
l
'
abbia
ingannato
.
E
invece
l
'
esperienza
dimostra
che
mai
un
taxista
milanese
ricorre
al
trucco
del
tourbillon
fasullo
per
far
salire
il
conto
sul
tassametro
.
Mario
P
.
me
lo
spiega
:
chi
gabba
il
cliente
ha
poco
da
lucrare
e
molto
da
scalpitare
;
poche
decine
di
lire
non
ripagano
la
scontentezza
di
lui
,
che
alla
fine
negherà
senz
'
altro
la
mancia
,
ormai
quasi
consueta
a
Milano
.
Il
guadagno
cresce
in
un
modo
solo
,
aumentando
il
numero
delle
corse
quotidiane
,
facendole
salire
da
venti
a
venticinque
.
Ecco
dunque
la
ragione
dell
'
altra
accusa
che
si
sente
fare
contro
i
taxisti
,
specialmente
dai
tranvieri
e
dagli
altri
autisti
:
che
corrono
troppo
,
che
si
sentono
troppo
sicuri
della
loro
bella
patente
di
terzo
grado
,
e
vogliono
fare
la
gimcana
in
mezzo
al
traffico
milanese
.
Non
è
vero
:
se
corrono
la
ragione
è
l
'
altra
,
di
far
presto
,
di
beccare
una
corsa
in
più
,
di
strappare
altre
mille
lire
,
perle
rate
,
per
le
spese
,
per
vivere
.
Il
lavoro
dei
taxisti
è
diviso
in
turni
di
dieci
ore
ciascuno
,
stabiliti
dal
Comune
,
e
contraddistinti
dal
triangolo
,
o
dal
quadrato
,
o
dal
disco
di
lamiera
a
colori
che
ogni
vettura
ha
sul
tetto
.
Lo
si
può
cambiare
,
previa
autorizzazione
del
Comune
e
sostituzione
del
segnale
:
cedere
per
esempio
il
triangolo
verde
,
che
indica
il
turno
dalle
sei
alle
sedici
,
e
prendere
il
quadrato
rosso
,
da
mezzogiorno
alle
ventidue
,
oppure
il
disco
bianco
barrato
,
che
indica
turno
di
notte
,
dalle
diciassette
alle
due
del
mattino
.
Non
ci
sono
obblighi
circa
i
posteggi
,
ciascuno
può
scegliere
quello
che
vuole
,
purché
naturalmente
si
metta
in
fila
ed
aspetti
il
suo
momento
:
l
'
autodisciplina
in
questo
caso
è
perfetta
,
non
sorgono
mai
contestazioni
fra
colleghi
cioè
fra
concorrenti
.
Un
taxi
può
anche
ottenere
,
oltre
al
turno
del
triangolo
verde
(
è
il
caso
attuale
di
Mario
P
.
)
anche
il
quadrato
giallo
canarino
,
e
fare
servizio
nottetempo
alla
stazione
,
purché
la
macchina
sia
affidata
a
un
secondo
autista
.
Ed
è
giusto
così
perché
altrimenti
sarebbero
venti
ore
di
guida
filate
,
pericolosissime
per
via
della
stanchezza
.
Il
quadrato
giallo
canarino
è
il
segno
dei
cosiddetti
«
marziani
»
:
non
possono
imbarcare
passeggeri
strada
facendo
,
debbono
correre
,
pendolarmente
dalla
stazione
al
domicilio
del
cliente
,
e
poi
tornare
subito
in
Centrale
.
Scoperti
in
contravvenzione
-
e
per
questo
può
bastare
il
rapporto
,
documentato
,
di
un
collega
,
-
perdono
la
licenza
,
cioè
il
pane
,
per
qualche
settimana
.
Le
malattie
professionali
?
Sono
le
solite
della
circolazione
stradale
:
stomaco
e
fegato
,
a
sfondo
nervoso
.
Ecco
perché
tu
cliente
li
senti
tanto
spesso
-
e
ti
irriti
-
sbraitare
contro
l
'
universo
su
quattro
ruote
,
e
contro
i
pedoni
,
e
contro
i
tranvieri
,
e
contro
i
vigili
,
e
ti
par
sempre
che
vogliano
coinvolgere
anche
te
in
questa
astiosa
,
continua
,
logorante
e
sterile
polemica
.
Lo
fanno
soprattutto
per
sfogarsi
:
sempre
meglio
così
che
covare
la
rabbia
in
corpo
e
allevarsi
l
'
ulcera
gastrica
.
Certo
,
conclude
Mario
P
.
,
sempre
meglio
padroncino
che
camionista
.
La
responsabilità
è
minore
,
la
fatica
più
tollerabile
,
il
mestiere
più
vario
:
a
volte
capita
di
far
quattro
chiacchiere
con
un
cliente
simpatico
,
a
volte
d
'
incontrarne
,
di
conoscerne
uno
famoso
:
Josephine
Baker
,
per
esempio
,
che
fu
una
sua
cliente
un
pomeriggio
e
si
dimostrò
molto
cortese
,
oppure
Vittorio
Gassman
,
o
Mike
Bongiorno
.
Se
dimostri
di
averli
riconosciuti
,
se
attacchi
discorso
e
poi
magari
domandi
l
'
autografo
sono
contentissimi
,
certo
.
Si
potrebbe
scrivere
un
capitolo
sulla
vanità
umana
come
appare
nello
specchietto
retrovisore
,
volendo
.
Ma
intanto
Mario
P
.
segue
un
corso
per
corrispondenza
,
di
radiotecnica
.
Non
si
sa
mai
.
StampaQuotidiana ,
Chi
fermerà
Berlusconi
?
Nessuno
,
temo
.
La
sua
non
è
stata
una
vittoria
elettorale
ma
una
rimonta
trionfale
.
È
strano
che
tutti
i
commentatori
non
se
ne
siano
accorti
.
L
'
uomo
di
Arcore
e
la
sua
formazione
hanno
il
consenso
di
un
italiano
su
quattro
,
una
quota
che
solo
i
mastodonti
democristiano
e
comunista
hanno
raggiunto
o
superato
nella
storia
repubblicana
.
Questo
è
il
dato
.
In
parallelo
i
Ds
,
l
'
unica
forza
avversa
ancora
consistente
,
scendono
a
un
minimo
storico
.
Questo
è
l
'
altro
dato
.
Questi
due
dati
,
presi
assieme
,
fotografano
un
mutamento
di
180
gradi
del
quadro
politico
e
segnano
una
tendenza
di
fondo
che
non
è
destinata
ad
arrestarsi
ma
a
crescere
.
L
'
attenzione
degli
osservatori
è
attratta
invece
smodatamente
dai
risultati
della
Bonino
e
di
Prodi
-
Di
Pietro
.
Ma
non
era
un
ciclone
,
l
'
uomo
di
mani
pulite
,
che
doveva
sbancare
il
sistema
politico
e
ha
ora
un
pezzo
del
7
per
cento
?
E
non
è
Mediaset
che
ha
pagato
la
campagna
elettorale
radicale
?
Queste
due
liste
intermedie
hanno
ciascuna
una
percentuale
elettorale
pari
a
quella
che
distanzia
Forza
Italia
dai
Ds
.
Ed
entrano
nel
taschino
di
Berlusconi
come
un
fazzoletto
.
Forza
Italia
,
col
suo
titolo
da
stadio
eccitato
,
non
è
solo
un
primo
partito
in
un
'
ordinata
gerarchia
di
concorrenti
,
ma
è
la
sola
grande
formazione
politica
in
campo
,
che
si
stacca
nettamente
dalle
altre
e
le
sovrasta
.
Non
ha
solo
un
capo
carismatico
con
le
sue
batterie
televisive
ma
anche
una
struttura
organizzata
e
diffusa
e
un
attivismo
di
massa
,
cose
che
la
sinistra
antica
gli
ha
insegnato
ma
ha
buttato
via
.
Grasso
che
cola
se
non
espugnerà
Bologna
.
Anche
il
personaggio
è
cambiato
e
recita
diversamente
.
Non
è
più
solo
un
ultramiliardario
che
compra
un
paese
come
un
'
azienda
ma
anche
un
politico
che
ha
imparato
le
tecniche
del
mestiere
.
Viene
sempre
dalla
gavetta
ma
non
dice
più
«
mi
consenta
»
.
Grida
volentieri
al
lupo
comunista
ma
ci
va
a
cena
e
non
mette
più
paura
.
Perfino
in
guerra
le
sue
televisioni
sono
state
più
blande
di
quelle
governative
.
Ha
l
'
autenticità
del
senso
comune
.
Quando
oggi
dice
che
il
governo
è
delegittimato
dal
voto
popolare
sa
di
compiere
una
forzatura
ma
usa
un
argomento
combattivo
,
politicamente
forte
.
Quando
D
'
Alema
gli
contrappone
i141
per
cento
di
un
centro
-
sinistra
frantumato
usa
un
corretto
argomento
da
Ragioneria
dello
stato
,
politicamente
inetto
.
Questo
Berlusconi
ha
ancora
i
suoi
punti
deboli
,
non
piace
ai
padroni
blasonati
e
non
ha
sponde
sindacali
.
Ma
si
farà
anche
queste
sponde
,
non
si
farà
rovesciare
un
'
altra
volta
dai
pensionati
.
E
i
padroni
blasonati
che
badano
al
sodo
preferiranno
anche
loro
un
cavallo
galoppante
a
un
mulo
azzoppato
o
a
un
asino
.
Un
partito
al
25
per
cento
in
ascesa
è
come
una
torta
al
miele
o
allo
sterco
di
mucca
pazza
su
cui
convergono
tutte
le
mosche
del
circondario
.
È
finito
il
tempo
in
cui
,
sgambettato
da
Bossi
,
Berlusconi
restò
solo
con
Emilio
Fede
e
i
suoi
ministri
si
piombarono
sul
centro
-
sinistra
.
Ora
accadrà
il
contrario
e
la
semplificazione
del
sistema
politico
,
questa
grande
invenzione
,
troverà
ad
Arcore
il
suo
baricentro
.
Tanto
di
cappello
.
Conflitto
di
interessi
,
tangenti
,
mafie
,
avvisi
di
garanzia
,
hanno
avuto
come
effetto
tre
milioni
di
preferenze
e
l
'
estradizione
del
buon
amico
Dell
'
Utri
nel
parlamento
di
massima
sicurezza
di
Strasburgo
.
Sì
,
è
finito
e
non
tornerà
il
tempo
in
cui
Berlusconi
,
secondo
D
'
Alema
,
aveva
solo
bisogno
di
un
buon
avvocato
.
Stomaco
da
struzzo
e
sistema
nervoso
di
ferro
:
chi
fermerà
questa
forza
della
natura
?
Non
certo
un
25
aprile
come
nel
'94
,
quella
data
di
nascita
della
democrazia
è
rigorosamente
cancellata
perfino
nei
messaggi
di
insediamento
delle
alte
cariche
istituzionali
.
E
allora
chi
lo
fermerà
?
Nessuno
,
temo
.
Grazie
Massimo
,
anche
se
il
merito
non
è
onestamente
tutto
tuo
.
È
anche
colpa
nostra
,
pur
se
abbiamo
mille
volte
inascoltati
messo
in
guardia
contro
questo
pericolo
.