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IL CENTOGUSTI ( PELLIZZI CAMILLO , 1927 )
StampaPeriodica ,
... Una bellezza inglese è una bellezza che pare attenda di essere sviluppata e compiuta ; stimola un paterno sentimento di artista , una specie di amore altruistico , una cosa contro natura . Una bellezza italiana , quando proprio sia tale , è tanto finita e sicura che ti schiaccia . Non c ' è più nessuna ragione di sopravvivere , quando certe cose sono state già dette .
StampaQuotidiana ,
« Secondo lei uno che ha sete , ma sete vera , che cosa beve , a quest ' ora ? » « Un whisky con molto ghiaccio , e due schizzi di menta » « Non si potrebbe fare l ' inverso , una menta in ghiaccio con due schizzi di whisky ? » « Non si può . La menta non fa base » . Il barista Gianni sorride , corretto ma inflessibile . E , interrogato come si deve , dà anche la spiegazione . Ogni misura di bevande ( in inglese cocktail ) , per quanto ampia sia la scelta lasciata al barista , non può evitare certe regole di ferro , anzitutto la regola delle basi , altrimenti vien fuori un guazzabuglio senza sapore preciso . E le basi sono : vermut , gin , cognac , whisky . Dolce o secco , forte o amabile , un cocktail deve poggiarsi su uno ( o più ) dei quattro elementi . Come l ' universo di Empedocle . Esempio : vermut rosso , gin , bitter in parti eguali , scorza di arancio : è un Negroni . Oppure , due terzi di gin , uno di vermut secco , appena uno schizzo di bitter : è un Cardinale . Un terzo di vermut , due di scotch , una goccia di angostura , ed è Manhattan . Il nome whisky , intanto , è di origine gaelica , e significa , più o meno , « acqua di vita » . La stessa cosa vuol dire vodka , e ovviamente anche il nostro « acquavite » . Una volta tanto i popoli si trovano concordi nel riconoscere i benefici effetti dello spirito , sia di vino che di frumento . Per whisky appunto s ' intende ogni fermentato di cereali . Poi cominciano le differenze : lo scotch ( scozzese , è chiaro ) esige il frumento , il bourbon ( americano ) l ' avena , il rye ( canadese ) la segale . La qualità dipende dalla stagionatura , cioè dai recipienti e dai metodi di conservazione . Difficile dire quale sia la miglior marca in commercio , dipende un po ' anche dai gusti . E lui , Gianni , s ' è mai provato a inventare una bevanda ? Certo , ecco la prima ricetta : Bacardi , vodka , curaçao , una goccia di angostura , è già un azzardo fuor delle regole canoniche . Si chiama « Tiziana » . Oppure : vermut rosso , bitter , biancosarti , seltz , ovviamente più leggero : si chiama « Alfreda » . Il perché dei modi è chiaro : Tiziana ( Mischi ) e Alfreda ( Zanega ) sono le due giovani e belle signore proprietarie del bar e dell ' annessa trattoria . Fino a qualche tempo fa attrici di prosa , hanno messo su bottega da un mese circa . Hanno rilevato una bettola in via Fiori Chiari , hanno ripulito tutto , via gli intonachi , via le pitture sul legno alle pareti , allo scoperto la colonna centrale di granito e i due travi e l ' arco scempio in mattoni , hanno rifatto la targa che dice : « Bar e trattoria dell ' angolo » . In quel punto Fiori Chiari fa angolo con via Formentini . La conduzione è familiare : le due signore , una parente che cucina , due garzoni e lui , Gianni il barista , che è anche un vecchio amico . Lo trovarono in un bar di via Pontaccio , sempre da quelle parti , e lo convinsero a passare nella nuova combinazione . Gianni ha venticinque anni e da nove fa il barista , ma non è sempre stato così . Cominciò a lavorare giovanissimo , ha fatto , fra le altre cose , il tipografo , il falegname e l ' operaio in una fabbrica di giradischi . Prima era stato quasi sempre in collegio , e anzi ne aveva cambiati quattro , non per suo capriccio , ma perché scappava , e ogni volta dovevano chiuderlo in un posto nuovo . Di quegli anni non parla molto volentieri . Fra i motivi di questa sua irrequietezza infantile c ' è il cognome : Gianni infatti si chiama Pizza , e in collegio i compagni lo tormentavano per quel cognome strano . Se potesse , lo cambierebbe , ma in fondo può anche andare così : i clienti lo chiamano Gianni e basta , come succede a tutti i baristi bravi . È un giovanotto alto e magro , bruno , con le sopracciglia folte e gli occhi neri , potrebbe passare per meridionale , e invece la madre è friulana , il padre lombardo e lui si considera senz ' altro milanese . Come sono i clienti ? Quelli della zona , si capisce , quelli che lavorano o bazzicano dalle parti di Brera , i pittori , gli scultori , i giornalisti , qualche industriale e qualche bella signora che ama il pittoresco . È gente che sa bere , sia che chieda un calice di bianco , sia che ordini una specialità ignota ai più . Distingue il vino dall ' acqua , l ' uva dai fichi secchi , l ' etichetta nera dalla rossa . Gente che dà soddisfazione . Un esempio : i più qua dentro evitano la pletora delle bevande gassate e dolciastre , e chiedono birra , birra di buona marca e fresca di cantina : più volte , nello stesso pomeriggio , gli tocca scendere nella cantina , che a poco a poco attrezzeranno come si deve . A sera , insieme ai clienti di trattoria ( piccione con funghi e cipolline , questa la specialità da assaggiare ) capitano i bevitori seri , quelli corazzati contro la sbronza , o almeno capaci di mascherarla . Gianni potrebbe scriverci un trattato : ci sono le sbronze tristi e quelle allegre , le malinconiche e le violente , le evocative e le programmatiche , le storiografiche e le fantascientifiche , le centripete e le centrifughe , le taciturne e le verbose . A mettere un registratore dietro lo scaffale delle bottiglie , sarebbero tanti racconti già scritti : una zona della letteratura contemporanea tuttora ignota dagli storici classificatori per « generi » e tuttora inedita . Chissà ! Anche come barista Gianni ha cambiato diversi posti , e ricorda con riconoscenza il principale d ' un bar di via Plinio , che sapeva il fatto suo e gli ha insegnato non poche cose , diverse piccole raffinatezze del mestiere . Per esempio , quando si prepara il Martini , anziché strizzare sul gin e sul vermut la scorza del limone , conviene meglio strofinarla col bastoncino di vetro sul fondo del bicchiere , e poi toglierla con un gesto preciso : più pulito e il risultato è migliore . E ancora : lo shaker si adopera per i liquori densi , oleosi , oppure quando occorre aggiungere zucchero . Per i liquidi secchi , niente shaker , ma mixer e bastoncino di vetro . Lo dice anche il nome : nel secondo caso si mischia , nel primo si sbatte . Oggi i baristi buoni son molto ricercati , perché scarseggiano . Gianni ha avuto una buona offerta da un locale del centro , ma qui si trova bene . Come paga , quella sindacale : il bar è di terza categoria e quindi gli spettano , più o meno , settantamila lire mensili . Poi ci sono le mance , che il cliente magari la prima volta non dà , ma basta servirlo a puntino e quello , che è un intenditore , immancabilmente ritorna e la seconda volta lascia di sicuro qualcosa nel piattino , anche mille lire . Per ora dorme ancora alla pensione di via Plinio , ma siccome le signore insieme al locale hanno affittato cinque stanze al piano di sopra ( vi si accede dal pianterreno per una scaletta a chiocciola ) presto avrà una camera tutta per sé , là sopra : casa e bottega . Cambierebbe solo a un patto , di farsi un locale tutto suo , un baretto anche piccolo ma ben messo , specializzato , un posto dove la gente venisse non per « bere qualcosa » , ma per gustare una bevanda preferita , ben precisa ed esatta , o magari per lasciarsi consigliare da lui , Gianni , barista estroso ma di fiducia .
Gli iloti ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Mi ronzano ancora per la testa i risultati delle elezioni europee che hanno annunciato , per così dire , il prepensionamento della sinistra di governo e il declino del partito di D ' Alema . E devo domandarmi se questa domenica anche la dotta Bologna , città simbolo della cotoletta omonima , dei tortellini e del vecchio Pci , passerà dopo cinquant ' anni alla destra . Ma accendo la televisione e vedo la faccia inalterata di D ' Alema che parla di Dpef , previdenza e sanità , la sequela di parole più squallida e noiosa del vocabolario ministeriale . Ti informa che anziani e malati risaneranno ancora una volta il bilancio eurostatale con un ' elargizione di 16-18 mila miliardi . E sullo schermo rivedi la sagoma furtiva del dottor Amato che risbuca fuori nella notte dal suo castello in Dobrugia come il conte Dracula . Non so spiegarmelo . Non credo ai miei occhi e alle mie orecchie e mi consola che anche i sindacati , di solito così bendisposti , non riescano a crederci neanche loro . Ma come : a D ' Alema e a Veltroni non bastano ancora i voti perduti e le astensioni da rigetto ( da repulsione ) che questo genere di politiche sociali ( in aggiunta alla guerra ) gli sono costati ? Non gli bastano le robuste martellate che già si sono date sui piedi ? Vogliono rompersi l ' osso del collo ? Così pare , c ' è chi soffre di queste perversioni . Non credo che un governo così possa durare ancora due anni senza calare di altri dieci punti in percentuale . Caro D ' Alema , non è il tuo partito che ha perso le elezioni , è il tuo governo senz ' anima ( ecco dov ' è finita l ' anima della sinistra , caro Scalfari ) . Calcolo che ogni volta che questo leader appare in televisione col solito bagaglio perde ventimila elettori , che moltiplicato per cento volte fa due milioni in due anni . Si scava la Fossa ( scusate la maiuscola ) con le mani sue . Non si tratta solo del merito della questione , cioè del fatto che quelle migliaia di miliardi sottratti alle stesse povere tasche equivalgono alla ventesima parte della ricchezza imponibile e impunita che non paga le tasse e di cui il fisco ignora perfino l ' esistenza . Non è solo il dilettantismo tecnico di queste manovre che infastidisce . È la protervia del messaggio politico . Mi viene in mente Sparta ( sarà effetto degli esami di maturità ) che buttava giù dalla rupe i deboli e gli infermi . La nostra élite governativa considera una parte della società alla stregua degli « iloti » , una manovalanza indifferenziata che Sparta teneva in perpetua soggezione negando ad essa perfino la cittadinanza . Ma andò a finire molto male , chiedete a Luigi Berlinguer che ha studiato il greco . A parte la perversione , è chiaro che dietro tutto questo c ' è un calcolo e c ' è un ' illusione . Meglio anticipare i referendum della signora Bonino contro sanità , previdenza e spesa sociale di ogni genere , così i suoi voti verranno a noi come i pargoli . Meglio fare come la signora Thatcher ed eliminare le grandi corporazioni sindacali , così anche noi diventeremo Tony Blair . Calcolo e illusione da pappagalli e da camaleonti , che in politica si chiamano trasformisti . Voi avete ricevuto un altro mandato elettorale , cari amici , e ribaltandolo non premiate voi stessi ma i vostri avversari che prendete a modello . Cossuttiani , Verdi , sinistra Ds in fibrillazione , cederanno come sempre per necessità , perché « se no viene la destra » ? Questa volta non credo , come non credo che i sindacati si accontenteranno di qualche emendamento . Anche perché la destra non è dietro l ' angolo ma è già venuta e sta con tutti e due i piedi in questo governo . Quando infine le idee della destra e quindi la persona di Berlusconi che le incarna avranno vinto del tutto , questo governo di ex centro - sinistra non sarà neppure rimpianto . Lui , Berlusconi , farà le stesse cose o anche peggio ma almeno le condirà di demagogia ( un surrogato di anima ) . Similmente ai referendum radicali che propagano il liberismo selvaggio come una droga leggera , senza lasciare in vista sul collo delle vittime il segno dei denti di Dracula .
IL PROBLEMA DELL'AUTORITÀ ( PELLIZZI CAMILLO , 1928 )
StampaPeriodica ,
Una rivoluzione diventa Stato quando le forze occasionali che l ' hanno posta in essere si trasformano in istituti di diritto destinati a permanere indipendentemente da quegli uomini e da quelle forze . E una rivoluzione che abbia , come il Fascismo , l ' obbiettivo principale di tra - sformare lo Stato , deve incardinare la vita dello Stato su organismi che perpetuino i motivi di questa rivoluzione anche quando gli individui fisici che hanno compiuta la rivoluzione stessa siano scomparsi . Il problema centrale è quello dell ' autorità dello Stato , della base politica e costituzionale di quella autorità . In uno Stato monarchico assoluto l ' autorità si accentra tutta nelle mani del monarca ereditario ; ma lo Stato fascista non è uno Stato monarchico assoluto . In uno Stato liberal - democratico , l ' autorità politica riposa massimamente sulle assemblee e soprattutto sulla Camera elettiva ; ma lo Stato fascista non è uno Stato liberai - democratico . Dunque , dove riposa l ' autorità politica e costituzionale nello Stato fascista ? Nel governo ? Ma il governo è no - minato dal re . Ma il re , che non è , che non vuole e non può essere , un monarca assoluto , deve nominare il governo ispirandosi a quelle che sia - no le forze politiche preponderanti nel paese . Ossia , volendosi un regime fascista , il re nomina il governo a seconda delle esigenze e delle tradizioni fondamentali del Fascismo . Dove troverà il re l ' espressione di queste esigenze e di queste tradizioni ? Non la troverà nella Camera , or - mai eminentemente sindacale . Il sindacalismo fascista è una delle massime organizzazioni del Fascismo , ma non è il Fascismo . Anzi , il sindacalismo , in quanto trovi libera espressione in un Parlamento , tenderà sempre ad accentuare , anzi che ad attutire , il suo fondamentale carattere di astrattezza e di economicità ; non vedrà i problemi particolari , astratti ed economici , sotto la luce dei problemi universali e concreti del paese , bensì questi sotto la lente concava di quelli , impiccolirà l ' universale per subordinarlo al particolare . Questo è accaduto sempre ed è nella logica delle cose . A meno che anche questa Camera sindacale , nel suo funzionamento , sia sotto il controllo continuo e assoluto del governo , nel qual caso si ritorna al problema iniziale : chi controllerà il controllatore , chi indicherà alla Corona le forze da cui dovrà essere tratto un nuovo governo ? Questo ente non potrà essere nemmeno il Senato . I senatori sono no - minati dal Re sotto la responsabilità di un membro del governo ; e il Se - nato , quindi , in ciascun momento , rappresenta le direttive politiche del governo in carica , e al massimo dei due governi precedenti . Il Gran Consiglio ? Ma il Gran Consiglio è composto tutto di funzionari di nomina regia ( sotto la responsabilità di un ministro ) , o di nomina governativa , o di nomina di partito , ossia prescelti dal capo del partito che è anche , per ovvia necessità , il capo del governo . Il Gran Consiglio , nella sua formazione attuale , è burocratico nel senso testuale della parola ; rappresenta una gerarchia amministrativa e politica in carica attualmente , non una potenza politica permanente e funzionale , che vi - va una vita autonoma rispetto agli altri organi centrali dello Stato . Insomma , il Gran Consiglio esprime il governo che c ' è , mentre qui si tratta di risolvere il problema di chi dovrebbe eventualmente designare un governo nuovo ... Rimane il partito . Ma anche il partito fascista si è , per necessità di cose , burocratizzato . L ' autorità , nel partito , scende dall ' alto ; i capi non sono eletti , sono nominati . Se così non fosse , il partito riprodurrebbe nel suo seno , peggiorandoli , tutti gli inconvenienti dei regimi democratici ed elettivi . Quindi le gerarchie del partito , in ogni dato momento , rappresentano la volontà del governo che è in carica in quel dato momento , e non possono quindi essere l ' autorità politica che designa o indica il modo di formazione di un governo nuovo in caso di vacanza governativa ...
StampaQuotidiana ,
Aveva cominciato il mestiere da poche settimane , e già voleva smettere , dopo il fattaccio . Eppure non fu colpa sua , il cliente che gli stava sotto il rascio s ' era messo a discutere con il vicino , e , preso dal calore del discorso , a un tratto voltò la faccia bruscamente , lui non fu pronto a staccare il ferro , e la guancia cominciò a sanguinare , proprio un bel sette . Santino Trimarchi non se l ' è ancora scordato . Allora aveva diciassette anni : perso il padre in guerra , non c ' erano i mezzi , dopo i tre anni delle medie , per continuare gli studi , e così accettò un posto da garzone nella barberia del suo paesino , in provincia di Messina . Il padrone e il cliente stesso lo fecero convinto che la colpa non era stata sua e allora rimase . Anzi , come spesso accade ai siciliani giovani e poveri , decise di venirsene al Nord , e più a Nord di così , in Italia , non poteva andare : a Bolzano trovò un lavoro in un reparto militare . Esentato dal servizio di leva perché orfano primogenito , la sua naja fu questa : rapare le reclute , sbarbare soldati e sottufficiali . Di questo periodo ha un bel ricordo , specialmente quando il reparto andava al campo estivo , per esempio sulla Marmolada . Girando per i paeselli dell ' Alto Adige , a volte sforniti di « salone » , capitava di fare qualche barba e qualche taglio extra : gli ufficiali chiudevano un occhio , perché a rigore sarebbe stato proibito , ma Santino si era guadagnata la stima e la simpatia di tutti . Al punto che ottenne di attrezzare a dovere la stanza della caserma che gli serviva da bottega . Prima c ' erano soltanto uno sgabello e una mensola , ma lui ottenne poltrona , specchio e scalda - acqua , insomma poteva fare la sua figura , e non soltanto sotto la naja . Portava la giacca a vento dei reparti di montagna , gli avevano trovato un par di calzoni di velluto , e gli scarponi . Vitto e alloggio assicurati , soldi forse pochi , ma un ragazzo sotto i vent ' anni cos ' altro può pretendere ? Poi venne a Milano , e da allora avrà cambiato due , tre padroni al massimo . Adesso lavora in un negozio d ' un quartiere buono in zona Magenta , poco oltre la Fiera , verso San Siro . Ì : un quartiere alberato e alberoso , residenziale , con molti palazzi nuovi di lusso o quasi . I clienti sono persone educate e distinte , qualcuno addirittura celebre : l ' allenatore dell ' Inter Herrera , che abita quasi davanti al negozio , o l ' attore Gino Bramieri , che sta anche lui in quella casa . Ebbe occasione di servire , una volta , Mario Sironi , il pittore . Da quelle parti c ' è anche una casa di dischi , e ci vanno i cantanti a incidere , così può accadere che in negozio capiti Luciano Virgili , o Nicola Arigliano , il quale visto da vicino non è poi così brutto come vuole la leggenda ( e la televisione ) . Sono clienti docili , non fanno mai storie , accettano dopo il taglio sciampo e frizione , anzi ormai ci sono abituati e la chiedono da sé . Con Santino lavora un altro siciliano , Giovanni Tomaselli , che ormai si considera milanese , tanto più che tutti lo chiamano , alla lombarda , Gianni . Il sabato e la domenica viene a dare una mano anche il signor Peppino , un barbiere più anziano , di poca salute , e che non ce la fa più di tanto . Il padrone invece è bergamasco , il signor Antonio Clementi , e ha grande stima dei suoi lavoranti . No non è detto che per forza debbano essere meridionali i lavoranti in gamba , ma siccome la maggioranza sono loro , è naturale che dalla massa emerga prima o poi il buon artigiano , e persino l ' artista . Parlano proprio di arte alla scuola di Foro Buonaparte , anzi all ' Accademia per acconciature maschili , che Santino ha frequentato con profitto , e continua a frequentare insieme a Gianni . E a rigore se diciamo « barbiere » ormai questa è un ' inesattezza , perché la barba è l ' ultima cosa che si fa in un salone . I rasoi elettrici ormai permettono a tutti di radersi con poca spesa e poca perdita di tempo , anche se non viene fuori una guancia liscia come col rasoio . E i barbieri dal canto loro non se ne lagnano , perché una barba porta via almeno un quarto d ' ora di lavoro e le duecentocinquanta lire della tariffa a fatica coprono la spesa . Meglio dunque specializzarsi nel taglio , a fare la frizione e lo sciampo . Perché se ne son fatti di progressi in quest ' arte ( diciamolo pure anche noi ) . La scuola , per esempio , con quattro ore settimanali e due anni di corso , comincia col taglio all ' italiana , si curano soprattutto le basette e gli sgarbi ( cioè lo stacco intorno all ' orecchio fino al termine della sfumatura ) . Il lavoro è di forbici e pettine . Niente macchinetta : la macchinetta è un ' invenzione che già va sparendo , almeno nei negozi seri , al massimo serve per i bambini e per i clienti frettolosi , che smaniano sotto la mantiglia ( a Milano non si dice « cappa » ) . Poi comincia il taglio alla francese , bombé coi capelli tutti pari , da tre a cinquanta centimetri , e alla fine deve risultare una testa tonda perfetta . In questo caso interviene anche il rasoio : è il cosiddetto taglio scolpito . Bisogna infatti sapere che le forbici troncano il capello seccamente , come le cesoie d ' un giardiniere il rametto da potare , mentre il rasoio lo sfila , funziona insomma come il temperino quando appunta il lapis . Così la punta del capello viene assottigliata , e poi con il phon si tratta a piacimento , e viene bene , anche la trasformazione di fantasia . A questo punto entra in ballo il gusto del barbiere , e sta a lui decidere se fare un ' onda sul davanti , e dare una bella piega a tutta la capigliatura . Alla gara di fine corso , che fu un mese fa , Santino perse il terzo posto in classifica , per un punto solo , proprio perché la trasformazione non gli venne fatta come avrebbe voluto lui . Ma anche quarto su trenta , con la medaglia di bronzo , non è poco , e Santino tiene appeso il diploma incorniciato a una parete del negozio . Gianni , del primo corso fu nono , e per il signor Antonio è stata una bella soddisfazione , avere tutti e due i lavoranti piazzati . Certo , non è solo soddisfazione morale : il lavorante che si distingue alla scuola merita un premio . Così alle quarantacinquemila lire mensili che spettano per contratto , il signor Antonio aggiunge una regalia ; poi ci sono le mance , che ormai qui danno a tutti , e fatte le somme in capo al mese Santino Trimarchi porta a casa le sue ottantacinque - novantamila lire . Vive in pensione , e gli resta di che vestirsi e svagarsi . Come ? Santino non va spesso al cinema , leggere non legge , anzi dice che un libro aperto gli fa venire sonno , guarda la televisione quando fuori piove , altrimenti preferisce andare a passeggio , e la domenica non perde mai la partita . È tifoso dell ' Inter , e quando capita Helenio Herrera non si lascia sfuggire l ' occasione per fargli qualche domanda . Con tatto però . La fama che hanno i barbieri , di chiacchierare troppo , non è completamente falsa , e lui , Santino , ammette d ' essere un po ' chiacchierone . Ma è convinto che bisogna correggersi , capire se il cliente desidera oppure no la conversazione , e in caso negativo starsene zitti , che tutto sommato è meglio , perché si ha più testa al lavoro . Se è faticoso ? Certo , sono dieci ore giornaliere . Non si lavora di continuo , d ' accordo , ma bisogna stare molto in piedi : un lavorante che si rispetti non dovrebbe mai accomodarsi sulle poltrone riservate ai clienti in attesa . Al massimo può andare nel retrobottega , a fumare una sigaretta , ma il collega deve sempre restare in negozio . Poi c ' è la tensione nervosa , continua , se uno tiene a far bene il suo mestiere . Santino appunto ci tiene ; direi che questa è la sua unica ambizione . Farsi un negozio tutto suo , no . Magari si trovano ditte che ti arredano un salotto e te lo fanno pagare con comodo , ma Santino Trimarchi non se la sentirebbe di fare debito , e poi dare la settimana ai lavoranti , e pensare ai contributi , alle tasse , a tutto da solo . No , Santino Trimarchi è un barbiere tranquillo , e tranquillo vuol dormire ogni notte .
Corte marziale ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Bologna mi ricorda automaticamente la Bolognina . Lì fu stilato l ' atto di morte del Pci , fu messo all ' asta il suo patrimonio , fu designata come erede una creatura informe e senza nome . È strano che ci siano voluti dieci anni per registrare , tra gli effetti di questa operazione , l ' ingresso dei barbari a palazzo D ' Accursio . In fin dei conti non è che un dettaglio . Le regioni rosse crollano come cattedrali nel deserto , residui archeologici in una penisola che dall ' Alpi al mare vede ridotta la sinistra ex storica al suo minimo livello . Ho già detto che questa sinistra è morta e sono stato sgridato , avrei dovuto dire sta morendo . Va bene , sta morendo . Non credo che se Veltroni si dimettesse ci sarebbe una resurrezione e una campagna di rettifica alla cinese guidata da Folena , ma Veltroni dovrebbe farlo lo stesso o dovrebbe essergli imposto . Sarebbe segno , per lo meno , che l ' organismo non ha perso tutte le difese immunitarie come accade in certe malattie . E potrebbe addurre una giustificazione personale inoppugnabile : non posso rigenerare questo partito e ritrovare il consenso popolare finché c ' è questo governo guidato dal mio amico D ' Alema . Quanto all ' amico D ' Alema medesimo , se le elezioni fossero un evento militare , dovrebbe finire diritto davanti a una corte marziale . Non si è mai visto un generale che alla vigilia della battaglia dice ai suoi soldati che gli toglierà la pensione . È già molto se i soldati della vecchia guardia , operai e popolani , si sono limitati a disertare in silenzio senza sparare a palle di fuoco sul quartier generale . Quella di D ' Alema si chiama ( per restare nella metafora ) collusione col nemico . È perfino possibile sospettare che il dottor Amato abbia tirato fuori il suo Dpef e menato il colpo basso antisindacale con intenzione cronometrata e filo diretto con Hammamet . E quando poi D ' Alema incalza in televisione e definisce « di sinistra » la sua intesa cordiale con la Confindustria più confindustriale , allora si capisce che i figli e i nipoti dei braccianti padani cambino canale con qualche disgusto e passino al mare questa e ogni altra domenica elettorale . Così non solo la sinistra è morta o va morendo , se preferite , ma muore anche la democrazia partecipata . Vota meno della metà degli elettori ( come in America , dunque è un progresso ! ) Il ballottaggio in fondo è un finale di gara , che in genere attira di più il pubblico sportivo , e invece lo stadio si è ulteriormente spopolato : vuol dire inequivocabilmente che la partita , la partita della politica truccata e senz ' anima , non interessa nessuno . Non la destra , che sa di vincere chiunque vinca . Non la sinistra , perché non ha più una squadra sua .
LA RIVOLUZIONE DEL LAVORO ( ROSSONI EDMONDO , 1928 )
StampaPeriodica ,
... Quest ' anno l ' indirizzo generale della politica fascista si basa esclusivamente su opere costruttive che avvieranno il paese ad un avvenire di prosperità e di potenza . Si presentano così al primo piano della giovane e fresca vita nazionale , tutti i problemi che hanno tormentato lo spirito dei rivoluzionari di buona fede alla vigilia , durante e dopo la grande guerra , non esclusa l ' ansia e l ' irrequietudine per assicurare il pane e una maggiore dignità al proletariato , vale a dire il grave problema che è stato definito sociale ma che più propriamente il Fascismo ha identificato come il primo e più urgente problema nazionale ... Oggi la disoccupazione non è più un motivo di manifestazioni piazzaiuole ; è un problema che trova in - vece la sua soluzione razionale nelle iniziative del governo e nello sprone e nell ' ausilio del governo stesso agli enti e alle imprese . Così le provvidenze sociali si concretano attraverso la elaborazione delle legittime rappresentanze dei produttori facenti capo allo Stato e non sono più un pretesto per la bassa politica demagogica di altri tempi . Una ad una le aspirazioni del popolo lavoratore vivranno nella realtà ... Nel Fascismo c ' è dunque la vera Rivoluzione del Lavoro , inteso non nell ' umiliante senso proletario , ma nel senso più nobile e più vasto che comprende l ' iniziativa , l ' ingegno creatore e la forza costruttiva degli artieri di ogni attività . Le schiere elette del Partito nella celebrazione della storica Marcia debbono sempre richiamarsi alle origini gloriose dei Fasci di combattimento e vigilare affinché il processo interno di selezione e il processo esterno di conquista dell ' animo di tutto il popolo battano il ritmo accelerato secondo il comandamento unico dell ' unico Capo . Tra il fervore di opere che costituiscono le pietre miliari della Rivoluzione , bisogna cementare la solidarietà fraterna dei camerati e pretendere che ognuno compia la sua fatica nel grande cantiere . La molteplicità dei partiti significava la perenne lite politica . Il parassitismo , la divisione ed il conflitto delle classi significavano il disordine e la paralisi produttiva . Il Fascismo significa la redenzione perché è l ' unica volontà della Nazione , perché ha eliminato la rissa in - terna , perché è un regime di operosità , perché è l ' antisetta e l ' antiozio . È insomma , la Rivoluzione e la Civiltà del Lavoro .
GIOCANO SECONDO I PIANI ( Bianciardi Luciano , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Mosca - C ' è una specie di parola d ' ordine , per noi altri a Mosca , in questi giorni : per chi vuole evitare la fila al « Gum » , per chi addirittura vuol traversare la Piazza Rossa di corsa e fuori dalle strisce : « Italianski futbalist » : la gente ammicca , sorride , il poliziotto fa un cenno bonario , che passino pure , questi italiani confusionari , con in testa il colbacco e la balalaica in mano , i soli forse , a Mosca , a portare questi copricapo e a maneggiare questi chitarroni triangolari . Sentono la partita : ieri , in visita all ' università , un giovanottaccio biondo , col maglione verde , facoltà di scienze naturali , pronosticava lo zero a zero , e coi suoi bravi argomenti : non gioca Mazzola , diceva , e così nessuno segna . In albergo , c ' è un cameriere che di italiano sa una parola sola , « tifoso » : gliel ' ha insegnata un amico russo , che la sentì , tempo fa , da un suo amico italiano . Alla vigilia , piccolo convegno internazionale fino a mezzanotte : italiani , jugoslavi , pescatori del Ghana in viaggio di istruzione verso Odessa , e Bessarione , cioè Vissarion , armeno nero nero e coi baffetti . Quando il discorso cade sulla partita , scommettiamo una bottiglia di cognac del paese suo , scuro e con un retrogusto di passito , carissimo ( sei rubli , che al cambio ufficiale fanno quattromila lire e rotti ) . Chi perde paga , se si pareggia si fa alla romana . Alla partita si va col pullman , e con la ragazza Ludmilla , diligentissima interprete , che sa tutto di tutto , calcio escluso ; lei viene per insegnarci il « posto » . Sollecita che si mangi presto , per essere là in tempo , visto che ci sarà gran traffico , e folla intorno allo « stadion » . Invece è pressappoco la confusione di un , diciamo , Milan - Catania , non di più . Gli altoparlanti ci accolgono con le note di Chitarra romana / accompagnami tu che dà il ritmo ai piedoni del centravanti Sormani . Lo stesso altoparlante dice i nomi dei giocatori , o meglio dice il nome , il cognome e la qualifica : interno sinistro , Gianni Rivera . Il cielo è grigio , a tratti vien giù una pioggerellina d ' ottobre , fredda e fina fina . Ma si aprono pochi ombrelli ; grigia la gente , con qualche pastellata cilestrina , il colore prevalente fra gli impermeabili . Dietro ci sono russi , davanti russi , accanto appare Bessarione l ' armeno , nero nero e con i baffetti , ironico appena il centravanti ha infilato nel sacco il primo pallone . La gente grida al trionfo , come è giusto , ma non si scalmana troppo . Applaude ( proprio battendo le mani , come a teatro ) e ancor di più fischia . Fischia quando Pascutti stende a terra con un pugno il suo avversario , fischia quando Sormani non si alza e si fa accompagnare di peso fuori dal campo , fischia quando i suoi tirano a perder tempo , dopo la seconda rete ( e Bessarione guarda con l ' occhio lustro e il baffetto ironico , pregustando il cognaccone pagato , caro carissimo , da questi italiani fessi , con il colbacco , che hanno fatto tremila chilometri per vedere come si fa a perdere per 2-0 ) . Fischiano troppo , e allora è giusto che qualcuno li redarguisca : l ' altoparlante riattacca e spiega come e qualmente questa sia la tattica di gioco preordinata da chi di dovere , appositamente per questo incontro . Dunque non c ' è niente da fischiare . Macché ! Al segnale della fine , invece di esultare e abbracciarsi per avere vinto 2-0 contro la squadra , dicono , più forte del mondo , questi moscoviti fischiano : fischiano l ' arbitro , i guardalinee , gli undici italiani ( più forti ) , gli undici sovietici ( meno forti ) e poi restano ad applaudire due squadrette di ragazzi che sono entrati in campo dopo l ' incontro maggiore e adesso scarpinano tutti contenti dietro al pallone . Ora si esce , e l ' altoparlante ci dà il saluto intonando Scapricciatiella : « Come te l ' aggio a di ' ca non è cosa » . Italiano mio bello , stasera paghi da bere : e che cosa ti credevi ? Meglio ritornare in albergo con la diligente Ludmilla a far da guida . È la prima volta che vede una partita di calcio , e giura che sarà l ' ultima . No , non si è divertita per niente , lei non è « tifuosa » di calcio . È « tifuosa » di scacchi .
Lettera agli amici ( Pintor Luigi , 1999 )
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La situazione attuale e i nostri compiti : così si intitolavano in tempi remoti le assemblee politiche . Oppure un libro si intitolava così : Che fare ? Forse conviene , tra noi , essere più modesti e limitarsi a dire : che facciamo ? Muovendo da una chiara premessa : che la situazione è pessima e che lo stato della sinistra italiana ( largamente intesa ) lo è altrettanto . Su questa premessa sarebbe bene concordare , che siamo cioè a un ' ultima spiaggia : non è una esagerazione pessimistica ma , per me , una constatazione . La sinistra vive un declino o un tracollo che i risultati elettorali documentano come mai prima d ' ora . Le cause di questo declino sono molte e profonde ( antiche e recenti , oggettive e soggettive , nazionali e internazionali ) e sono tanto facili da elencare quanto difficili da analizzare . Non ho questa presunzione . Questa lettera vuole solo dedurne un ' esigenza pressante e adombrare una scelta politica e perfino organizzativa . E a questo scopo , pur essendo rivolta nel suo spirito a tutta la sinistra largamente intesa , è indirizzata specificamente a quelle sue parti che sentiamo più vicine o meno lontane , più radicali o meno moderate , e perciò forse più disponibili a un lavoro comune . Parlo di Rifondazione comunista , dei Verdi e degli ambientalisti , dei comunisti cossuttiani , della sinistra Ds , delle avanguardie sindacali , cioè di tutte le minoranze politico - istituzionali di opposizione o governative . Dei loro gruppi dirigenti e della loro base sociale , organizzata e di opinione . E parlo ( ma questo richiederebbe un discorso a parte ) delle minoranze extraistituzionali , dei centri sociali , delle varie forme di autorganizzazione che impegnano uomini e donne in conflitto con la cultura dominante . Di quell ' insieme frastagliato e divaricato che un tempo definivamo in termini generali « popolo di sinistra » . È un ' elencazione intenzionalmente notarile e semplificata , poiché bisogna pur partire dalla realtà come si presenta . Così come burocratica e semplificata ( o forse , al contrario , astratta e utopica ) è la proposizione che vorrei trarne e mettere sul piatto : la necessità di una convergenza tra queste forze , la individuazione di un comun denominatore tra di esse , l ' avvicinamento reciproco attraverso una Convenzione o una consultazione permanente , la stipulazione di un patto . I contenuti ( e anche le forme ) di un processo di questo genere tra forze naturalmente gelose della propria diversità e autonomia non si improvvisano , ma non sono introvabili se si opera una selezione , se ciascuno rinuncia a secche pregiudiziali e se non si chiede la luna . Prioritaria su tutto è o dovrebbe essere oggi la volontà politica , e quindi un segnale e un comportamento , atti e decisioni pubbliche , che offrano un punto di riferimento consistente e credibile all ' opinione pubblica , alla sinistra diffusa e al suo elettorato , alle sue rivendicazioni e alle sue possibili lotte . Qualcosa che faccia sperare in un mutamento dei rapporti di forza e ci sottragga al senso di impotenza che oggi avvertiamo . Non c ' è molto tempo . I recenti risultati elettorali europei e amministrativi non sono un incidente di percorso ma un disastro irrecuperabile se non interviene a sinistra un fatto nuovo e vistoso che agisca come un moltiplicatore di energia . Tra un anno le elezioni regionali e tra due o forse meno le elezioni politiche possono segnare la nostra dissolvenza se ciascuno continuerà a cercare la propria sopravvivenza in un punto di più in percentuale e in reciproca concorrenza . Ovviamente , il disastro elettorale non è che l ' effetto di una sconfitta giornaliera e prospettica che subiamo da tempo nell ' ordine sociale e politico senza trovare rimedio . Che ciò avvenga in presenza di un governo e di una maggioranza di centro - sinistra non è un paradosso . Vuol dire che questa formazione di governo e questa maggioranza hanno un vizio d ' origine e un tasso di inquinamento che le rende controproducenti . Non sono più ( se mai lo sono state ) uno strumento di trasformazione e neppure un freno alla spontaneità del sistema produttivo e culturale dominante , ma un suo servosterzo e una fonte di smarrimento delle coscienze e di mortificazione degli antagonismi . Il governo come vetta e l ' opposizione come ghetto sono una moderna mitologia ch ' era del tutto estranea alla sinistra ( quando la sinistra era espressione del movimento operaio e dei movimenti popolari ) ma che oggi le imprigiona e si risolve in una negazione della politica , della democrazia e del conflitto . Personalmente credo sia questo il male peggiore di cui soffriamo e sono convinto che la convergenza o il patto che auspichiamo possa concretarsi solo sul terreno dell ' opposizione . Ma si può anche non farne una condizione preliminare , una pregiudiziale , se ciò impedisse in partenza il dialogo e sbarrasse la strada all ' avvicinamento e al messaggio unitario che vorremmo lanciare . A questo punto la responsabilità maggiore , in senso positivo , credo ricada su Rifondazione comunista e sulla sua solitaria opposizione . Pur indebolito , questo partito è la formazione di minoranza più consistente ed è , per la sua origine , in radicale contraddizione con la deriva moderata . Il suo nome ambizioso suggerisce o anzi impone una dinamica , un divenire , nessuna rifondazione potendosi immaginare affidata a un solo partito grande o piccolo che sia . Bertinotti solleva a volte questo problema , cercando un nuovo linguaggio o immagine e una via di fuga da ristrettezze e vincoli settari , ma poi sembra risucchiato da altre logiche . E temo che sbaglierebbe se cercasse ora un nuovo respiro nei confini della maggioranza governativa o ai suoi margini : un corto respiro , quando la domanda popolare è che ciascuno apra le proprie e le altrui finestre . Il movimento verde e ambientalista può ancora tornare ad essere , in forza della sua tematica originaria , qualcosa di molto più attuale e ricco di com ' è diventato per autoriduzione , assumendo i caratteri di un partito troppo tradizionale e istituzionale , oppure frazionandosi in esperienze separate . Potrebbe invece ricominciare a vantare una primogenitura in rapporto alla questione ecologica che ha mille implicazioni , e farne un asse di una sinistra articolata e ringiovanita . A che servirebbe ( ciò vale per tutti ) risalire di un punto entro i margini di una maggioranza impropria ? Confesso di non aver capito l ' evoluzione subita nei mesi recenti dal partito di Cossutta e perciò mi è più difficile sollecitare anche questo partito a ritrovare una collocazione e uno spirito più rispondenti ai propositi iniziali . Finora è sembrato ( ora c ' è forse una correzione ) che la priorità per i comunisti cossuttiani fosse la concorrenza e la rivalità con il partito di provenienza . Non so da che cosa dipenda , forse dalla maledizione che grava sulle minoranze , o dalla tradizione organizzativa autosufficiente del vecchio Pci , o dalla formazione personale del suo leader storico . Ma anche questa compagine non può non avvertire che la domanda popolare è un ' altra e che una risposta debole ed elusiva , fatalmente subordinata alle logiche di governo , non trova comprensione né consenso . Dalla sinistra Ds , che ha il pericoloso privilegio di operare nel campo di Agramante , si vorrebbe che uscisse allo scoperto senza remore e scuotesse il corpo e l ' anima del suo partito con energia proporzionata ai mali che lo affliggono e all ' emergenza in cui è piombato . Questi amici sono comprensibilmente impacciati dai vincoli di governo e dai rugginosi meccanismi di vita interna . Ma oggi il mediocre leaderismo che ha dominato il governo e il partito è gravemente ferito , se non del tutto squalificato , ed è più facile reagire . Non solo manifestando dissenso ma ponendo discriminanti nette e invalicabili . Questa lettera che ora concludo ( restando nell ' orizzonte delle minoranze politico - istituzionali ) è dettata da una certa ansia ma anche da un forte convincimento : che non c ' è rapporto , non c ' è proporzione , tra il declino evidente della sinistra italiana e i nostri comportamenti . E che mutare questi comportamenti non è solo una necessità e una convenienza ma un dovere politico - morale . Certo non è dettata da petulanza o pretese di ingerenza ma , se così ancora si può dire , da spirito di servizio . È una lettera personale ma credo che questo giornale , rispettando l ' autonomia propria e altrui , sarebbe lieto di partecipare a questa nuova convergenza o convenzione tra le minoranze più radicali o meno moderate . Questo giornale è anche un gruppo politico , un ' area della politica , e ha una influenza qualitativa che noi e voi non valutiamo abbastanza . Questa sottovalutazione è un altro segno di subalternità alle mode , agli altri mezzi di comunicazione che ci sono spesso ostili , all ' esposizione televisiva come surrogato seducente ma illusorio di una costruzione politica tenace . La situazione attuale e i nostri compiti : forse non ho svolto bene il tema . Forse avrei fatto meglio ad adottare il linguaggio dell ' utopia , secondo la nostra vocazione . Forse avrei dovuto cominciare ( o finire ) così : « Guido , vorrei che tu Lapo ed io fossimo presi per incantamento ... » Ma c ' è un Guido , c ' è un Lapo , c ' è un io e ancora altri ? Se non ci sono , nessun linguaggio può raggiungere le loro orecchie e incantarli .
TEMA FONDAMENTALE: LA BONIFICA ( LA DIREZIONE , 1928 )
StampaPeriodica ,
La nostra Rivista subì notevole ritardo nella data d ' uscita perché non molta gente sembrò allora per - suasa dell ' utilità di una pubblicazione destinata esclusivamente a potenziare nelle coscienze la necessità di una grande Italia rurale quale sarà finalmente non soltanto nei voti , ma negli sforzi più che generosi dei veri italiani rifatti in ispirito ed in ardimento ; ma tale ritardo e la stessa scarsa collaborazione di quanti eravamo andati a svegliare dal torpore tradizionale , non fecero velo al nostro proponimento . Fummo egual - mente in tempo ad impostare con risolutezza ed energia il problema del - la bonifica integrale . Il dibattito , iniziato nello stesso primo fascicolo ( gennaio 1925 ) con un Discorso della Direzione e con articoli tecnici , pro - segui ininterrottamente per tutta la prima annata sui vari e ponderosi aspetti morali , politici , sociali e finanziari della questione . E fu di grandissimo conforto alla nostra fatica la constatazione , in quello stesso anno e sempre più successivamente , dell ' assidua e sollecita cura del Governo Nazionale , delle pronte sue iniziative , dell ' imponente sviluppo delle opere , incoraggiate e promosse dal diretto ed efficace intervento personale del Capo illuminato e presente in ogni nobile gara . Abbiamo poi costantemente seguito progressi e svolgimenti nel campo delle opere e delle organizzazioni : non ci siamo mai stancati , con la collaborazione dei migliori , di ripetere col Duce e per il Duce la necessità di " bonificare fino all ' ultimo acquitrino , " che le energie del " patriziato illustre dell ' agricoltura " dovessero , unite e concordi , persegui - re la grande opera di redenzione fino al più vasto compimento , oltre la stessa caducità degli uomini , per consegnare alla storia del mondo un ' Italia restituita alla maturità di tutti i suoi destini ...