StampaPeriodica ,
...
Una
bellezza
inglese
è
una
bellezza
che
pare
attenda
di
essere
sviluppata
e
compiuta
;
stimola
un
paterno
sentimento
di
artista
,
una
specie
di
amore
altruistico
,
una
cosa
contro
natura
.
Una
bellezza
italiana
,
quando
proprio
sia
tale
,
è
tanto
finita
e
sicura
che
ti
schiaccia
.
Non
c
'
è
più
nessuna
ragione
di
sopravvivere
,
quando
certe
cose
sono
state
già
dette
.
StampaQuotidiana ,
«
Secondo
lei
uno
che
ha
sete
,
ma
sete
vera
,
che
cosa
beve
,
a
quest
'
ora
?
»
«
Un
whisky
con
molto
ghiaccio
,
e
due
schizzi
di
menta
»
«
Non
si
potrebbe
fare
l
'
inverso
,
una
menta
in
ghiaccio
con
due
schizzi
di
whisky
?
»
«
Non
si
può
.
La
menta
non
fa
base
»
.
Il
barista
Gianni
sorride
,
corretto
ma
inflessibile
.
E
,
interrogato
come
si
deve
,
dà
anche
la
spiegazione
.
Ogni
misura
di
bevande
(
in
inglese
cocktail
)
,
per
quanto
ampia
sia
la
scelta
lasciata
al
barista
,
non
può
evitare
certe
regole
di
ferro
,
anzitutto
la
regola
delle
basi
,
altrimenti
vien
fuori
un
guazzabuglio
senza
sapore
preciso
.
E
le
basi
sono
:
vermut
,
gin
,
cognac
,
whisky
.
Dolce
o
secco
,
forte
o
amabile
,
un
cocktail
deve
poggiarsi
su
uno
(
o
più
)
dei
quattro
elementi
.
Come
l
'
universo
di
Empedocle
.
Esempio
:
vermut
rosso
,
gin
,
bitter
in
parti
eguali
,
scorza
di
arancio
:
è
un
Negroni
.
Oppure
,
due
terzi
di
gin
,
uno
di
vermut
secco
,
appena
uno
schizzo
di
bitter
:
è
un
Cardinale
.
Un
terzo
di
vermut
,
due
di
scotch
,
una
goccia
di
angostura
,
ed
è
Manhattan
.
Il
nome
whisky
,
intanto
,
è
di
origine
gaelica
,
e
significa
,
più
o
meno
,
«
acqua
di
vita
»
.
La
stessa
cosa
vuol
dire
vodka
,
e
ovviamente
anche
il
nostro
«
acquavite
»
.
Una
volta
tanto
i
popoli
si
trovano
concordi
nel
riconoscere
i
benefici
effetti
dello
spirito
,
sia
di
vino
che
di
frumento
.
Per
whisky
appunto
s
'
intende
ogni
fermentato
di
cereali
.
Poi
cominciano
le
differenze
:
lo
scotch
(
scozzese
,
è
chiaro
)
esige
il
frumento
,
il
bourbon
(
americano
)
l
'
avena
,
il
rye
(
canadese
)
la
segale
.
La
qualità
dipende
dalla
stagionatura
,
cioè
dai
recipienti
e
dai
metodi
di
conservazione
.
Difficile
dire
quale
sia
la
miglior
marca
in
commercio
,
dipende
un
po
'
anche
dai
gusti
.
E
lui
,
Gianni
,
s
'
è
mai
provato
a
inventare
una
bevanda
?
Certo
,
ecco
la
prima
ricetta
:
Bacardi
,
vodka
,
curaçao
,
una
goccia
di
angostura
,
è
già
un
azzardo
fuor
delle
regole
canoniche
.
Si
chiama
«
Tiziana
»
.
Oppure
:
vermut
rosso
,
bitter
,
biancosarti
,
seltz
,
ovviamente
più
leggero
:
si
chiama
«
Alfreda
»
.
Il
perché
dei
modi
è
chiaro
:
Tiziana
(
Mischi
)
e
Alfreda
(
Zanega
)
sono
le
due
giovani
e
belle
signore
proprietarie
del
bar
e
dell
'
annessa
trattoria
.
Fino
a
qualche
tempo
fa
attrici
di
prosa
,
hanno
messo
su
bottega
da
un
mese
circa
.
Hanno
rilevato
una
bettola
in
via
Fiori
Chiari
,
hanno
ripulito
tutto
,
via
gli
intonachi
,
via
le
pitture
sul
legno
alle
pareti
,
allo
scoperto
la
colonna
centrale
di
granito
e
i
due
travi
e
l
'
arco
scempio
in
mattoni
,
hanno
rifatto
la
targa
che
dice
:
«
Bar
e
trattoria
dell
'
angolo
»
.
In
quel
punto
Fiori
Chiari
fa
angolo
con
via
Formentini
.
La
conduzione
è
familiare
:
le
due
signore
,
una
parente
che
cucina
,
due
garzoni
e
lui
,
Gianni
il
barista
,
che
è
anche
un
vecchio
amico
.
Lo
trovarono
in
un
bar
di
via
Pontaccio
,
sempre
da
quelle
parti
,
e
lo
convinsero
a
passare
nella
nuova
combinazione
.
Gianni
ha
venticinque
anni
e
da
nove
fa
il
barista
,
ma
non
è
sempre
stato
così
.
Cominciò
a
lavorare
giovanissimo
,
ha
fatto
,
fra
le
altre
cose
,
il
tipografo
,
il
falegname
e
l
'
operaio
in
una
fabbrica
di
giradischi
.
Prima
era
stato
quasi
sempre
in
collegio
,
e
anzi
ne
aveva
cambiati
quattro
,
non
per
suo
capriccio
,
ma
perché
scappava
,
e
ogni
volta
dovevano
chiuderlo
in
un
posto
nuovo
.
Di
quegli
anni
non
parla
molto
volentieri
.
Fra
i
motivi
di
questa
sua
irrequietezza
infantile
c
'
è
il
cognome
:
Gianni
infatti
si
chiama
Pizza
,
e
in
collegio
i
compagni
lo
tormentavano
per
quel
cognome
strano
.
Se
potesse
,
lo
cambierebbe
,
ma
in
fondo
può
anche
andare
così
:
i
clienti
lo
chiamano
Gianni
e
basta
,
come
succede
a
tutti
i
baristi
bravi
.
È
un
giovanotto
alto
e
magro
,
bruno
,
con
le
sopracciglia
folte
e
gli
occhi
neri
,
potrebbe
passare
per
meridionale
,
e
invece
la
madre
è
friulana
,
il
padre
lombardo
e
lui
si
considera
senz
'
altro
milanese
.
Come
sono
i
clienti
?
Quelli
della
zona
,
si
capisce
,
quelli
che
lavorano
o
bazzicano
dalle
parti
di
Brera
,
i
pittori
,
gli
scultori
,
i
giornalisti
,
qualche
industriale
e
qualche
bella
signora
che
ama
il
pittoresco
.
È
gente
che
sa
bere
,
sia
che
chieda
un
calice
di
bianco
,
sia
che
ordini
una
specialità
ignota
ai
più
.
Distingue
il
vino
dall
'
acqua
,
l
'
uva
dai
fichi
secchi
,
l
'
etichetta
nera
dalla
rossa
.
Gente
che
dà
soddisfazione
.
Un
esempio
:
i
più
qua
dentro
evitano
la
pletora
delle
bevande
gassate
e
dolciastre
,
e
chiedono
birra
,
birra
di
buona
marca
e
fresca
di
cantina
:
più
volte
,
nello
stesso
pomeriggio
,
gli
tocca
scendere
nella
cantina
,
che
a
poco
a
poco
attrezzeranno
come
si
deve
.
A
sera
,
insieme
ai
clienti
di
trattoria
(
piccione
con
funghi
e
cipolline
,
questa
la
specialità
da
assaggiare
)
capitano
i
bevitori
seri
,
quelli
corazzati
contro
la
sbronza
,
o
almeno
capaci
di
mascherarla
.
Gianni
potrebbe
scriverci
un
trattato
:
ci
sono
le
sbronze
tristi
e
quelle
allegre
,
le
malinconiche
e
le
violente
,
le
evocative
e
le
programmatiche
,
le
storiografiche
e
le
fantascientifiche
,
le
centripete
e
le
centrifughe
,
le
taciturne
e
le
verbose
.
A
mettere
un
registratore
dietro
lo
scaffale
delle
bottiglie
,
sarebbero
tanti
racconti
già
scritti
:
una
zona
della
letteratura
contemporanea
tuttora
ignota
dagli
storici
classificatori
per
«
generi
»
e
tuttora
inedita
.
Chissà
!
Anche
come
barista
Gianni
ha
cambiato
diversi
posti
,
e
ricorda
con
riconoscenza
il
principale
d
'
un
bar
di
via
Plinio
,
che
sapeva
il
fatto
suo
e
gli
ha
insegnato
non
poche
cose
,
diverse
piccole
raffinatezze
del
mestiere
.
Per
esempio
,
quando
si
prepara
il
Martini
,
anziché
strizzare
sul
gin
e
sul
vermut
la
scorza
del
limone
,
conviene
meglio
strofinarla
col
bastoncino
di
vetro
sul
fondo
del
bicchiere
,
e
poi
toglierla
con
un
gesto
preciso
:
più
pulito
e
il
risultato
è
migliore
.
E
ancora
:
lo
shaker
si
adopera
per
i
liquori
densi
,
oleosi
,
oppure
quando
occorre
aggiungere
zucchero
.
Per
i
liquidi
secchi
,
niente
shaker
,
ma
mixer
e
bastoncino
di
vetro
.
Lo
dice
anche
il
nome
:
nel
secondo
caso
si
mischia
,
nel
primo
si
sbatte
.
Oggi
i
baristi
buoni
son
molto
ricercati
,
perché
scarseggiano
.
Gianni
ha
avuto
una
buona
offerta
da
un
locale
del
centro
,
ma
qui
si
trova
bene
.
Come
paga
,
quella
sindacale
:
il
bar
è
di
terza
categoria
e
quindi
gli
spettano
,
più
o
meno
,
settantamila
lire
mensili
.
Poi
ci
sono
le
mance
,
che
il
cliente
magari
la
prima
volta
non
dà
,
ma
basta
servirlo
a
puntino
e
quello
,
che
è
un
intenditore
,
immancabilmente
ritorna
e
la
seconda
volta
lascia
di
sicuro
qualcosa
nel
piattino
,
anche
mille
lire
.
Per
ora
dorme
ancora
alla
pensione
di
via
Plinio
,
ma
siccome
le
signore
insieme
al
locale
hanno
affittato
cinque
stanze
al
piano
di
sopra
(
vi
si
accede
dal
pianterreno
per
una
scaletta
a
chiocciola
)
presto
avrà
una
camera
tutta
per
sé
,
là
sopra
:
casa
e
bottega
.
Cambierebbe
solo
a
un
patto
,
di
farsi
un
locale
tutto
suo
,
un
baretto
anche
piccolo
ma
ben
messo
,
specializzato
,
un
posto
dove
la
gente
venisse
non
per
«
bere
qualcosa
»
,
ma
per
gustare
una
bevanda
preferita
,
ben
precisa
ed
esatta
,
o
magari
per
lasciarsi
consigliare
da
lui
,
Gianni
,
barista
estroso
ma
di
fiducia
.
StampaQuotidiana ,
Mi
ronzano
ancora
per
la
testa
i
risultati
delle
elezioni
europee
che
hanno
annunciato
,
per
così
dire
,
il
prepensionamento
della
sinistra
di
governo
e
il
declino
del
partito
di
D
'
Alema
.
E
devo
domandarmi
se
questa
domenica
anche
la
dotta
Bologna
,
città
simbolo
della
cotoletta
omonima
,
dei
tortellini
e
del
vecchio
Pci
,
passerà
dopo
cinquant
'
anni
alla
destra
.
Ma
accendo
la
televisione
e
vedo
la
faccia
inalterata
di
D
'
Alema
che
parla
di
Dpef
,
previdenza
e
sanità
,
la
sequela
di
parole
più
squallida
e
noiosa
del
vocabolario
ministeriale
.
Ti
informa
che
anziani
e
malati
risaneranno
ancora
una
volta
il
bilancio
eurostatale
con
un
'
elargizione
di
16-18
mila
miliardi
.
E
sullo
schermo
rivedi
la
sagoma
furtiva
del
dottor
Amato
che
risbuca
fuori
nella
notte
dal
suo
castello
in
Dobrugia
come
il
conte
Dracula
.
Non
so
spiegarmelo
.
Non
credo
ai
miei
occhi
e
alle
mie
orecchie
e
mi
consola
che
anche
i
sindacati
,
di
solito
così
bendisposti
,
non
riescano
a
crederci
neanche
loro
.
Ma
come
:
a
D
'
Alema
e
a
Veltroni
non
bastano
ancora
i
voti
perduti
e
le
astensioni
da
rigetto
(
da
repulsione
)
che
questo
genere
di
politiche
sociali
(
in
aggiunta
alla
guerra
)
gli
sono
costati
?
Non
gli
bastano
le
robuste
martellate
che
già
si
sono
date
sui
piedi
?
Vogliono
rompersi
l
'
osso
del
collo
?
Così
pare
,
c
'
è
chi
soffre
di
queste
perversioni
.
Non
credo
che
un
governo
così
possa
durare
ancora
due
anni
senza
calare
di
altri
dieci
punti
in
percentuale
.
Caro
D
'
Alema
,
non
è
il
tuo
partito
che
ha
perso
le
elezioni
,
è
il
tuo
governo
senz
'
anima
(
ecco
dov
'
è
finita
l
'
anima
della
sinistra
,
caro
Scalfari
)
.
Calcolo
che
ogni
volta
che
questo
leader
appare
in
televisione
col
solito
bagaglio
perde
ventimila
elettori
,
che
moltiplicato
per
cento
volte
fa
due
milioni
in
due
anni
.
Si
scava
la
Fossa
(
scusate
la
maiuscola
)
con
le
mani
sue
.
Non
si
tratta
solo
del
merito
della
questione
,
cioè
del
fatto
che
quelle
migliaia
di
miliardi
sottratti
alle
stesse
povere
tasche
equivalgono
alla
ventesima
parte
della
ricchezza
imponibile
e
impunita
che
non
paga
le
tasse
e
di
cui
il
fisco
ignora
perfino
l
'
esistenza
.
Non
è
solo
il
dilettantismo
tecnico
di
queste
manovre
che
infastidisce
.
È
la
protervia
del
messaggio
politico
.
Mi
viene
in
mente
Sparta
(
sarà
effetto
degli
esami
di
maturità
)
che
buttava
giù
dalla
rupe
i
deboli
e
gli
infermi
.
La
nostra
élite
governativa
considera
una
parte
della
società
alla
stregua
degli
«
iloti
»
,
una
manovalanza
indifferenziata
che
Sparta
teneva
in
perpetua
soggezione
negando
ad
essa
perfino
la
cittadinanza
.
Ma
andò
a
finire
molto
male
,
chiedete
a
Luigi
Berlinguer
che
ha
studiato
il
greco
.
A
parte
la
perversione
,
è
chiaro
che
dietro
tutto
questo
c
'
è
un
calcolo
e
c
'
è
un
'
illusione
.
Meglio
anticipare
i
referendum
della
signora
Bonino
contro
sanità
,
previdenza
e
spesa
sociale
di
ogni
genere
,
così
i
suoi
voti
verranno
a
noi
come
i
pargoli
.
Meglio
fare
come
la
signora
Thatcher
ed
eliminare
le
grandi
corporazioni
sindacali
,
così
anche
noi
diventeremo
Tony
Blair
.
Calcolo
e
illusione
da
pappagalli
e
da
camaleonti
,
che
in
politica
si
chiamano
trasformisti
.
Voi
avete
ricevuto
un
altro
mandato
elettorale
,
cari
amici
,
e
ribaltandolo
non
premiate
voi
stessi
ma
i
vostri
avversari
che
prendete
a
modello
.
Cossuttiani
,
Verdi
,
sinistra
Ds
in
fibrillazione
,
cederanno
come
sempre
per
necessità
,
perché
«
se
no
viene
la
destra
»
?
Questa
volta
non
credo
,
come
non
credo
che
i
sindacati
si
accontenteranno
di
qualche
emendamento
.
Anche
perché
la
destra
non
è
dietro
l
'
angolo
ma
è
già
venuta
e
sta
con
tutti
e
due
i
piedi
in
questo
governo
.
Quando
infine
le
idee
della
destra
e
quindi
la
persona
di
Berlusconi
che
le
incarna
avranno
vinto
del
tutto
,
questo
governo
di
ex
centro
-
sinistra
non
sarà
neppure
rimpianto
.
Lui
,
Berlusconi
,
farà
le
stesse
cose
o
anche
peggio
ma
almeno
le
condirà
di
demagogia
(
un
surrogato
di
anima
)
.
Similmente
ai
referendum
radicali
che
propagano
il
liberismo
selvaggio
come
una
droga
leggera
,
senza
lasciare
in
vista
sul
collo
delle
vittime
il
segno
dei
denti
di
Dracula
.
StampaPeriodica ,
Una
rivoluzione
diventa
Stato
quando
le
forze
occasionali
che
l
'
hanno
posta
in
essere
si
trasformano
in
istituti
di
diritto
destinati
a
permanere
indipendentemente
da
quegli
uomini
e
da
quelle
forze
.
E
una
rivoluzione
che
abbia
,
come
il
Fascismo
,
l
'
obbiettivo
principale
di
tra
-
sformare
lo
Stato
,
deve
incardinare
la
vita
dello
Stato
su
organismi
che
perpetuino
i
motivi
di
questa
rivoluzione
anche
quando
gli
individui
fisici
che
hanno
compiuta
la
rivoluzione
stessa
siano
scomparsi
.
Il
problema
centrale
è
quello
dell
'
autorità
dello
Stato
,
della
base
politica
e
costituzionale
di
quella
autorità
.
In
uno
Stato
monarchico
assoluto
l
'
autorità
si
accentra
tutta
nelle
mani
del
monarca
ereditario
;
ma
lo
Stato
fascista
non
è
uno
Stato
monarchico
assoluto
.
In
uno
Stato
liberal
-
democratico
,
l
'
autorità
politica
riposa
massimamente
sulle
assemblee
e
soprattutto
sulla
Camera
elettiva
;
ma
lo
Stato
fascista
non
è
uno
Stato
liberai
-
democratico
.
Dunque
,
dove
riposa
l
'
autorità
politica
e
costituzionale
nello
Stato
fascista
?
Nel
governo
?
Ma
il
governo
è
no
-
minato
dal
re
.
Ma
il
re
,
che
non
è
,
che
non
vuole
e
non
può
essere
,
un
monarca
assoluto
,
deve
nominare
il
governo
ispirandosi
a
quelle
che
sia
-
no
le
forze
politiche
preponderanti
nel
paese
.
Ossia
,
volendosi
un
regime
fascista
,
il
re
nomina
il
governo
a
seconda
delle
esigenze
e
delle
tradizioni
fondamentali
del
Fascismo
.
Dove
troverà
il
re
l
'
espressione
di
queste
esigenze
e
di
queste
tradizioni
?
Non
la
troverà
nella
Camera
,
or
-
mai
eminentemente
sindacale
.
Il
sindacalismo
fascista
è
una
delle
massime
organizzazioni
del
Fascismo
,
ma
non
è
il
Fascismo
.
Anzi
,
il
sindacalismo
,
in
quanto
trovi
libera
espressione
in
un
Parlamento
,
tenderà
sempre
ad
accentuare
,
anzi
che
ad
attutire
,
il
suo
fondamentale
carattere
di
astrattezza
e
di
economicità
;
non
vedrà
i
problemi
particolari
,
astratti
ed
economici
,
sotto
la
luce
dei
problemi
universali
e
concreti
del
paese
,
bensì
questi
sotto
la
lente
concava
di
quelli
,
impiccolirà
l
'
universale
per
subordinarlo
al
particolare
.
Questo
è
accaduto
sempre
ed
è
nella
logica
delle
cose
.
A
meno
che
anche
questa
Camera
sindacale
,
nel
suo
funzionamento
,
sia
sotto
il
controllo
continuo
e
assoluto
del
governo
,
nel
qual
caso
si
ritorna
al
problema
iniziale
:
chi
controllerà
il
controllatore
,
chi
indicherà
alla
Corona
le
forze
da
cui
dovrà
essere
tratto
un
nuovo
governo
?
Questo
ente
non
potrà
essere
nemmeno
il
Senato
.
I
senatori
sono
no
-
minati
dal
Re
sotto
la
responsabilità
di
un
membro
del
governo
;
e
il
Se
-
nato
,
quindi
,
in
ciascun
momento
,
rappresenta
le
direttive
politiche
del
governo
in
carica
,
e
al
massimo
dei
due
governi
precedenti
.
Il
Gran
Consiglio
?
Ma
il
Gran
Consiglio
è
composto
tutto
di
funzionari
di
nomina
regia
(
sotto
la
responsabilità
di
un
ministro
)
,
o
di
nomina
governativa
,
o
di
nomina
di
partito
,
ossia
prescelti
dal
capo
del
partito
che
è
anche
,
per
ovvia
necessità
,
il
capo
del
governo
.
Il
Gran
Consiglio
,
nella
sua
formazione
attuale
,
è
burocratico
nel
senso
testuale
della
parola
;
rappresenta
una
gerarchia
amministrativa
e
politica
in
carica
attualmente
,
non
una
potenza
politica
permanente
e
funzionale
,
che
vi
-
va
una
vita
autonoma
rispetto
agli
altri
organi
centrali
dello
Stato
.
Insomma
,
il
Gran
Consiglio
esprime
il
governo
che
c
'
è
,
mentre
qui
si
tratta
di
risolvere
il
problema
di
chi
dovrebbe
eventualmente
designare
un
governo
nuovo
...
Rimane
il
partito
.
Ma
anche
il
partito
fascista
si
è
,
per
necessità
di
cose
,
burocratizzato
.
L
'
autorità
,
nel
partito
,
scende
dall
'
alto
;
i
capi
non
sono
eletti
,
sono
nominati
.
Se
così
non
fosse
,
il
partito
riprodurrebbe
nel
suo
seno
,
peggiorandoli
,
tutti
gli
inconvenienti
dei
regimi
democratici
ed
elettivi
.
Quindi
le
gerarchie
del
partito
,
in
ogni
dato
momento
,
rappresentano
la
volontà
del
governo
che
è
in
carica
in
quel
dato
momento
,
e
non
possono
quindi
essere
l
'
autorità
politica
che
designa
o
indica
il
modo
di
formazione
di
un
governo
nuovo
in
caso
di
vacanza
governativa
...
StampaQuotidiana ,
Aveva
cominciato
il
mestiere
da
poche
settimane
,
e
già
voleva
smettere
,
dopo
il
fattaccio
.
Eppure
non
fu
colpa
sua
,
il
cliente
che
gli
stava
sotto
il
rascio
s
'
era
messo
a
discutere
con
il
vicino
,
e
,
preso
dal
calore
del
discorso
,
a
un
tratto
voltò
la
faccia
bruscamente
,
lui
non
fu
pronto
a
staccare
il
ferro
,
e
la
guancia
cominciò
a
sanguinare
,
proprio
un
bel
sette
.
Santino
Trimarchi
non
se
l
'
è
ancora
scordato
.
Allora
aveva
diciassette
anni
:
perso
il
padre
in
guerra
,
non
c
'
erano
i
mezzi
,
dopo
i
tre
anni
delle
medie
,
per
continuare
gli
studi
,
e
così
accettò
un
posto
da
garzone
nella
barberia
del
suo
paesino
,
in
provincia
di
Messina
.
Il
padrone
e
il
cliente
stesso
lo
fecero
convinto
che
la
colpa
non
era
stata
sua
e
allora
rimase
.
Anzi
,
come
spesso
accade
ai
siciliani
giovani
e
poveri
,
decise
di
venirsene
al
Nord
,
e
più
a
Nord
di
così
,
in
Italia
,
non
poteva
andare
:
a
Bolzano
trovò
un
lavoro
in
un
reparto
militare
.
Esentato
dal
servizio
di
leva
perché
orfano
primogenito
,
la
sua
naja
fu
questa
:
rapare
le
reclute
,
sbarbare
soldati
e
sottufficiali
.
Di
questo
periodo
ha
un
bel
ricordo
,
specialmente
quando
il
reparto
andava
al
campo
estivo
,
per
esempio
sulla
Marmolada
.
Girando
per
i
paeselli
dell
'
Alto
Adige
,
a
volte
sforniti
di
«
salone
»
,
capitava
di
fare
qualche
barba
e
qualche
taglio
extra
:
gli
ufficiali
chiudevano
un
occhio
,
perché
a
rigore
sarebbe
stato
proibito
,
ma
Santino
si
era
guadagnata
la
stima
e
la
simpatia
di
tutti
.
Al
punto
che
ottenne
di
attrezzare
a
dovere
la
stanza
della
caserma
che
gli
serviva
da
bottega
.
Prima
c
'
erano
soltanto
uno
sgabello
e
una
mensola
,
ma
lui
ottenne
poltrona
,
specchio
e
scalda
-
acqua
,
insomma
poteva
fare
la
sua
figura
,
e
non
soltanto
sotto
la
naja
.
Portava
la
giacca
a
vento
dei
reparti
di
montagna
,
gli
avevano
trovato
un
par
di
calzoni
di
velluto
,
e
gli
scarponi
.
Vitto
e
alloggio
assicurati
,
soldi
forse
pochi
,
ma
un
ragazzo
sotto
i
vent
'
anni
cos
'
altro
può
pretendere
?
Poi
venne
a
Milano
,
e
da
allora
avrà
cambiato
due
,
tre
padroni
al
massimo
.
Adesso
lavora
in
un
negozio
d
'
un
quartiere
buono
in
zona
Magenta
,
poco
oltre
la
Fiera
,
verso
San
Siro
.
Ì
:
un
quartiere
alberato
e
alberoso
,
residenziale
,
con
molti
palazzi
nuovi
di
lusso
o
quasi
.
I
clienti
sono
persone
educate
e
distinte
,
qualcuno
addirittura
celebre
:
l
'
allenatore
dell
'
Inter
Herrera
,
che
abita
quasi
davanti
al
negozio
,
o
l
'
attore
Gino
Bramieri
,
che
sta
anche
lui
in
quella
casa
.
Ebbe
occasione
di
servire
,
una
volta
,
Mario
Sironi
,
il
pittore
.
Da
quelle
parti
c
'
è
anche
una
casa
di
dischi
,
e
ci
vanno
i
cantanti
a
incidere
,
così
può
accadere
che
in
negozio
capiti
Luciano
Virgili
,
o
Nicola
Arigliano
,
il
quale
visto
da
vicino
non
è
poi
così
brutto
come
vuole
la
leggenda
(
e
la
televisione
)
.
Sono
clienti
docili
,
non
fanno
mai
storie
,
accettano
dopo
il
taglio
sciampo
e
frizione
,
anzi
ormai
ci
sono
abituati
e
la
chiedono
da
sé
.
Con
Santino
lavora
un
altro
siciliano
,
Giovanni
Tomaselli
,
che
ormai
si
considera
milanese
,
tanto
più
che
tutti
lo
chiamano
,
alla
lombarda
,
Gianni
.
Il
sabato
e
la
domenica
viene
a
dare
una
mano
anche
il
signor
Peppino
,
un
barbiere
più
anziano
,
di
poca
salute
,
e
che
non
ce
la
fa
più
di
tanto
.
Il
padrone
invece
è
bergamasco
,
il
signor
Antonio
Clementi
,
e
ha
grande
stima
dei
suoi
lavoranti
.
No
non
è
detto
che
per
forza
debbano
essere
meridionali
i
lavoranti
in
gamba
,
ma
siccome
la
maggioranza
sono
loro
,
è
naturale
che
dalla
massa
emerga
prima
o
poi
il
buon
artigiano
,
e
persino
l
'
artista
.
Parlano
proprio
di
arte
alla
scuola
di
Foro
Buonaparte
,
anzi
all
'
Accademia
per
acconciature
maschili
,
che
Santino
ha
frequentato
con
profitto
,
e
continua
a
frequentare
insieme
a
Gianni
.
E
a
rigore
se
diciamo
«
barbiere
»
ormai
questa
è
un
'
inesattezza
,
perché
la
barba
è
l
'
ultima
cosa
che
si
fa
in
un
salone
.
I
rasoi
elettrici
ormai
permettono
a
tutti
di
radersi
con
poca
spesa
e
poca
perdita
di
tempo
,
anche
se
non
viene
fuori
una
guancia
liscia
come
col
rasoio
.
E
i
barbieri
dal
canto
loro
non
se
ne
lagnano
,
perché
una
barba
porta
via
almeno
un
quarto
d
'
ora
di
lavoro
e
le
duecentocinquanta
lire
della
tariffa
a
fatica
coprono
la
spesa
.
Meglio
dunque
specializzarsi
nel
taglio
,
a
fare
la
frizione
e
lo
sciampo
.
Perché
se
ne
son
fatti
di
progressi
in
quest
'
arte
(
diciamolo
pure
anche
noi
)
.
La
scuola
,
per
esempio
,
con
quattro
ore
settimanali
e
due
anni
di
corso
,
comincia
col
taglio
all
'
italiana
,
si
curano
soprattutto
le
basette
e
gli
sgarbi
(
cioè
lo
stacco
intorno
all
'
orecchio
fino
al
termine
della
sfumatura
)
.
Il
lavoro
è
di
forbici
e
pettine
.
Niente
macchinetta
:
la
macchinetta
è
un
'
invenzione
che
già
va
sparendo
,
almeno
nei
negozi
seri
,
al
massimo
serve
per
i
bambini
e
per
i
clienti
frettolosi
,
che
smaniano
sotto
la
mantiglia
(
a
Milano
non
si
dice
«
cappa
»
)
.
Poi
comincia
il
taglio
alla
francese
,
bombé
coi
capelli
tutti
pari
,
da
tre
a
cinquanta
centimetri
,
e
alla
fine
deve
risultare
una
testa
tonda
perfetta
.
In
questo
caso
interviene
anche
il
rasoio
:
è
il
cosiddetto
taglio
scolpito
.
Bisogna
infatti
sapere
che
le
forbici
troncano
il
capello
seccamente
,
come
le
cesoie
d
'
un
giardiniere
il
rametto
da
potare
,
mentre
il
rasoio
lo
sfila
,
funziona
insomma
come
il
temperino
quando
appunta
il
lapis
.
Così
la
punta
del
capello
viene
assottigliata
,
e
poi
con
il
phon
si
tratta
a
piacimento
,
e
viene
bene
,
anche
la
trasformazione
di
fantasia
.
A
questo
punto
entra
in
ballo
il
gusto
del
barbiere
,
e
sta
a
lui
decidere
se
fare
un
'
onda
sul
davanti
,
e
dare
una
bella
piega
a
tutta
la
capigliatura
.
Alla
gara
di
fine
corso
,
che
fu
un
mese
fa
,
Santino
perse
il
terzo
posto
in
classifica
,
per
un
punto
solo
,
proprio
perché
la
trasformazione
non
gli
venne
fatta
come
avrebbe
voluto
lui
.
Ma
anche
quarto
su
trenta
,
con
la
medaglia
di
bronzo
,
non
è
poco
,
e
Santino
tiene
appeso
il
diploma
incorniciato
a
una
parete
del
negozio
.
Gianni
,
del
primo
corso
fu
nono
,
e
per
il
signor
Antonio
è
stata
una
bella
soddisfazione
,
avere
tutti
e
due
i
lavoranti
piazzati
.
Certo
,
non
è
solo
soddisfazione
morale
:
il
lavorante
che
si
distingue
alla
scuola
merita
un
premio
.
Così
alle
quarantacinquemila
lire
mensili
che
spettano
per
contratto
,
il
signor
Antonio
aggiunge
una
regalia
;
poi
ci
sono
le
mance
,
che
ormai
qui
danno
a
tutti
,
e
fatte
le
somme
in
capo
al
mese
Santino
Trimarchi
porta
a
casa
le
sue
ottantacinque
-
novantamila
lire
.
Vive
in
pensione
,
e
gli
resta
di
che
vestirsi
e
svagarsi
.
Come
?
Santino
non
va
spesso
al
cinema
,
leggere
non
legge
,
anzi
dice
che
un
libro
aperto
gli
fa
venire
sonno
,
guarda
la
televisione
quando
fuori
piove
,
altrimenti
preferisce
andare
a
passeggio
,
e
la
domenica
non
perde
mai
la
partita
.
È
tifoso
dell
'
Inter
,
e
quando
capita
Helenio
Herrera
non
si
lascia
sfuggire
l
'
occasione
per
fargli
qualche
domanda
.
Con
tatto
però
.
La
fama
che
hanno
i
barbieri
,
di
chiacchierare
troppo
,
non
è
completamente
falsa
,
e
lui
,
Santino
,
ammette
d
'
essere
un
po
'
chiacchierone
.
Ma
è
convinto
che
bisogna
correggersi
,
capire
se
il
cliente
desidera
oppure
no
la
conversazione
,
e
in
caso
negativo
starsene
zitti
,
che
tutto
sommato
è
meglio
,
perché
si
ha
più
testa
al
lavoro
.
Se
è
faticoso
?
Certo
,
sono
dieci
ore
giornaliere
.
Non
si
lavora
di
continuo
,
d
'
accordo
,
ma
bisogna
stare
molto
in
piedi
:
un
lavorante
che
si
rispetti
non
dovrebbe
mai
accomodarsi
sulle
poltrone
riservate
ai
clienti
in
attesa
.
Al
massimo
può
andare
nel
retrobottega
,
a
fumare
una
sigaretta
,
ma
il
collega
deve
sempre
restare
in
negozio
.
Poi
c
'
è
la
tensione
nervosa
,
continua
,
se
uno
tiene
a
far
bene
il
suo
mestiere
.
Santino
appunto
ci
tiene
;
direi
che
questa
è
la
sua
unica
ambizione
.
Farsi
un
negozio
tutto
suo
,
no
.
Magari
si
trovano
ditte
che
ti
arredano
un
salotto
e
te
lo
fanno
pagare
con
comodo
,
ma
Santino
Trimarchi
non
se
la
sentirebbe
di
fare
debito
,
e
poi
dare
la
settimana
ai
lavoranti
,
e
pensare
ai
contributi
,
alle
tasse
,
a
tutto
da
solo
.
No
,
Santino
Trimarchi
è
un
barbiere
tranquillo
,
e
tranquillo
vuol
dormire
ogni
notte
.
StampaQuotidiana ,
Bologna
mi
ricorda
automaticamente
la
Bolognina
.
Lì
fu
stilato
l
'
atto
di
morte
del
Pci
,
fu
messo
all
'
asta
il
suo
patrimonio
,
fu
designata
come
erede
una
creatura
informe
e
senza
nome
.
È
strano
che
ci
siano
voluti
dieci
anni
per
registrare
,
tra
gli
effetti
di
questa
operazione
,
l
'
ingresso
dei
barbari
a
palazzo
D
'
Accursio
.
In
fin
dei
conti
non
è
che
un
dettaglio
.
Le
regioni
rosse
crollano
come
cattedrali
nel
deserto
,
residui
archeologici
in
una
penisola
che
dall
'
Alpi
al
mare
vede
ridotta
la
sinistra
ex
storica
al
suo
minimo
livello
.
Ho
già
detto
che
questa
sinistra
è
morta
e
sono
stato
sgridato
,
avrei
dovuto
dire
sta
morendo
.
Va
bene
,
sta
morendo
.
Non
credo
che
se
Veltroni
si
dimettesse
ci
sarebbe
una
resurrezione
e
una
campagna
di
rettifica
alla
cinese
guidata
da
Folena
,
ma
Veltroni
dovrebbe
farlo
lo
stesso
o
dovrebbe
essergli
imposto
.
Sarebbe
segno
,
per
lo
meno
,
che
l
'
organismo
non
ha
perso
tutte
le
difese
immunitarie
come
accade
in
certe
malattie
.
E
potrebbe
addurre
una
giustificazione
personale
inoppugnabile
:
non
posso
rigenerare
questo
partito
e
ritrovare
il
consenso
popolare
finché
c
'
è
questo
governo
guidato
dal
mio
amico
D
'
Alema
.
Quanto
all
'
amico
D
'
Alema
medesimo
,
se
le
elezioni
fossero
un
evento
militare
,
dovrebbe
finire
diritto
davanti
a
una
corte
marziale
.
Non
si
è
mai
visto
un
generale
che
alla
vigilia
della
battaglia
dice
ai
suoi
soldati
che
gli
toglierà
la
pensione
.
È
già
molto
se
i
soldati
della
vecchia
guardia
,
operai
e
popolani
,
si
sono
limitati
a
disertare
in
silenzio
senza
sparare
a
palle
di
fuoco
sul
quartier
generale
.
Quella
di
D
'
Alema
si
chiama
(
per
restare
nella
metafora
)
collusione
col
nemico
.
È
perfino
possibile
sospettare
che
il
dottor
Amato
abbia
tirato
fuori
il
suo
Dpef
e
menato
il
colpo
basso
antisindacale
con
intenzione
cronometrata
e
filo
diretto
con
Hammamet
.
E
quando
poi
D
'
Alema
incalza
in
televisione
e
definisce
«
di
sinistra
»
la
sua
intesa
cordiale
con
la
Confindustria
più
confindustriale
,
allora
si
capisce
che
i
figli
e
i
nipoti
dei
braccianti
padani
cambino
canale
con
qualche
disgusto
e
passino
al
mare
questa
e
ogni
altra
domenica
elettorale
.
Così
non
solo
la
sinistra
è
morta
o
va
morendo
,
se
preferite
,
ma
muore
anche
la
democrazia
partecipata
.
Vota
meno
della
metà
degli
elettori
(
come
in
America
,
dunque
è
un
progresso
!
)
Il
ballottaggio
in
fondo
è
un
finale
di
gara
,
che
in
genere
attira
di
più
il
pubblico
sportivo
,
e
invece
lo
stadio
si
è
ulteriormente
spopolato
:
vuol
dire
inequivocabilmente
che
la
partita
,
la
partita
della
politica
truccata
e
senz
'
anima
,
non
interessa
nessuno
.
Non
la
destra
,
che
sa
di
vincere
chiunque
vinca
.
Non
la
sinistra
,
perché
non
ha
più
una
squadra
sua
.
StampaPeriodica ,
...
Quest
'
anno
l
'
indirizzo
generale
della
politica
fascista
si
basa
esclusivamente
su
opere
costruttive
che
avvieranno
il
paese
ad
un
avvenire
di
prosperità
e
di
potenza
.
Si
presentano
così
al
primo
piano
della
giovane
e
fresca
vita
nazionale
,
tutti
i
problemi
che
hanno
tormentato
lo
spirito
dei
rivoluzionari
di
buona
fede
alla
vigilia
,
durante
e
dopo
la
grande
guerra
,
non
esclusa
l
'
ansia
e
l
'
irrequietudine
per
assicurare
il
pane
e
una
maggiore
dignità
al
proletariato
,
vale
a
dire
il
grave
problema
che
è
stato
definito
sociale
ma
che
più
propriamente
il
Fascismo
ha
identificato
come
il
primo
e
più
urgente
problema
nazionale
...
Oggi
la
disoccupazione
non
è
più
un
motivo
di
manifestazioni
piazzaiuole
;
è
un
problema
che
trova
in
-
vece
la
sua
soluzione
razionale
nelle
iniziative
del
governo
e
nello
sprone
e
nell
'
ausilio
del
governo
stesso
agli
enti
e
alle
imprese
.
Così
le
provvidenze
sociali
si
concretano
attraverso
la
elaborazione
delle
legittime
rappresentanze
dei
produttori
facenti
capo
allo
Stato
e
non
sono
più
un
pretesto
per
la
bassa
politica
demagogica
di
altri
tempi
.
Una
ad
una
le
aspirazioni
del
popolo
lavoratore
vivranno
nella
realtà
...
Nel
Fascismo
c
'
è
dunque
la
vera
Rivoluzione
del
Lavoro
,
inteso
non
nell
'
umiliante
senso
proletario
,
ma
nel
senso
più
nobile
e
più
vasto
che
comprende
l
'
iniziativa
,
l
'
ingegno
creatore
e
la
forza
costruttiva
degli
artieri
di
ogni
attività
.
Le
schiere
elette
del
Partito
nella
celebrazione
della
storica
Marcia
debbono
sempre
richiamarsi
alle
origini
gloriose
dei
Fasci
di
combattimento
e
vigilare
affinché
il
processo
interno
di
selezione
e
il
processo
esterno
di
conquista
dell
'
animo
di
tutto
il
popolo
battano
il
ritmo
accelerato
secondo
il
comandamento
unico
dell
'
unico
Capo
.
Tra
il
fervore
di
opere
che
costituiscono
le
pietre
miliari
della
Rivoluzione
,
bisogna
cementare
la
solidarietà
fraterna
dei
camerati
e
pretendere
che
ognuno
compia
la
sua
fatica
nel
grande
cantiere
.
La
molteplicità
dei
partiti
significava
la
perenne
lite
politica
.
Il
parassitismo
,
la
divisione
ed
il
conflitto
delle
classi
significavano
il
disordine
e
la
paralisi
produttiva
.
Il
Fascismo
significa
la
redenzione
perché
è
l
'
unica
volontà
della
Nazione
,
perché
ha
eliminato
la
rissa
in
-
terna
,
perché
è
un
regime
di
operosità
,
perché
è
l
'
antisetta
e
l
'
antiozio
.
È
insomma
,
la
Rivoluzione
e
la
Civiltà
del
Lavoro
.
StampaQuotidiana ,
Mosca
-
C
'
è
una
specie
di
parola
d
'
ordine
,
per
noi
altri
a
Mosca
,
in
questi
giorni
:
per
chi
vuole
evitare
la
fila
al
«
Gum
»
,
per
chi
addirittura
vuol
traversare
la
Piazza
Rossa
di
corsa
e
fuori
dalle
strisce
:
«
Italianski
futbalist
»
:
la
gente
ammicca
,
sorride
,
il
poliziotto
fa
un
cenno
bonario
,
che
passino
pure
,
questi
italiani
confusionari
,
con
in
testa
il
colbacco
e
la
balalaica
in
mano
,
i
soli
forse
,
a
Mosca
,
a
portare
questi
copricapo
e
a
maneggiare
questi
chitarroni
triangolari
.
Sentono
la
partita
:
ieri
,
in
visita
all
'
università
,
un
giovanottaccio
biondo
,
col
maglione
verde
,
facoltà
di
scienze
naturali
,
pronosticava
lo
zero
a
zero
,
e
coi
suoi
bravi
argomenti
:
non
gioca
Mazzola
,
diceva
,
e
così
nessuno
segna
.
In
albergo
,
c
'
è
un
cameriere
che
di
italiano
sa
una
parola
sola
,
«
tifoso
»
:
gliel
'
ha
insegnata
un
amico
russo
,
che
la
sentì
,
tempo
fa
,
da
un
suo
amico
italiano
.
Alla
vigilia
,
piccolo
convegno
internazionale
fino
a
mezzanotte
:
italiani
,
jugoslavi
,
pescatori
del
Ghana
in
viaggio
di
istruzione
verso
Odessa
,
e
Bessarione
,
cioè
Vissarion
,
armeno
nero
nero
e
coi
baffetti
.
Quando
il
discorso
cade
sulla
partita
,
scommettiamo
una
bottiglia
di
cognac
del
paese
suo
,
scuro
e
con
un
retrogusto
di
passito
,
carissimo
(
sei
rubli
,
che
al
cambio
ufficiale
fanno
quattromila
lire
e
rotti
)
.
Chi
perde
paga
,
se
si
pareggia
si
fa
alla
romana
.
Alla
partita
si
va
col
pullman
,
e
con
la
ragazza
Ludmilla
,
diligentissima
interprete
,
che
sa
tutto
di
tutto
,
calcio
escluso
;
lei
viene
per
insegnarci
il
«
posto
»
.
Sollecita
che
si
mangi
presto
,
per
essere
là
in
tempo
,
visto
che
ci
sarà
gran
traffico
,
e
folla
intorno
allo
«
stadion
»
.
Invece
è
pressappoco
la
confusione
di
un
,
diciamo
,
Milan
-
Catania
,
non
di
più
.
Gli
altoparlanti
ci
accolgono
con
le
note
di
Chitarra
romana
/
accompagnami
tu
che
dà
il
ritmo
ai
piedoni
del
centravanti
Sormani
.
Lo
stesso
altoparlante
dice
i
nomi
dei
giocatori
,
o
meglio
dice
il
nome
,
il
cognome
e
la
qualifica
:
interno
sinistro
,
Gianni
Rivera
.
Il
cielo
è
grigio
,
a
tratti
vien
giù
una
pioggerellina
d
'
ottobre
,
fredda
e
fina
fina
.
Ma
si
aprono
pochi
ombrelli
;
grigia
la
gente
,
con
qualche
pastellata
cilestrina
,
il
colore
prevalente
fra
gli
impermeabili
.
Dietro
ci
sono
russi
,
davanti
russi
,
accanto
appare
Bessarione
l
'
armeno
,
nero
nero
e
con
i
baffetti
,
ironico
appena
il
centravanti
ha
infilato
nel
sacco
il
primo
pallone
.
La
gente
grida
al
trionfo
,
come
è
giusto
,
ma
non
si
scalmana
troppo
.
Applaude
(
proprio
battendo
le
mani
,
come
a
teatro
)
e
ancor
di
più
fischia
.
Fischia
quando
Pascutti
stende
a
terra
con
un
pugno
il
suo
avversario
,
fischia
quando
Sormani
non
si
alza
e
si
fa
accompagnare
di
peso
fuori
dal
campo
,
fischia
quando
i
suoi
tirano
a
perder
tempo
,
dopo
la
seconda
rete
(
e
Bessarione
guarda
con
l
'
occhio
lustro
e
il
baffetto
ironico
,
pregustando
il
cognaccone
pagato
,
caro
carissimo
,
da
questi
italiani
fessi
,
con
il
colbacco
,
che
hanno
fatto
tremila
chilometri
per
vedere
come
si
fa
a
perdere
per
2-0
)
.
Fischiano
troppo
,
e
allora
è
giusto
che
qualcuno
li
redarguisca
:
l
'
altoparlante
riattacca
e
spiega
come
e
qualmente
questa
sia
la
tattica
di
gioco
preordinata
da
chi
di
dovere
,
appositamente
per
questo
incontro
.
Dunque
non
c
'
è
niente
da
fischiare
.
Macché
!
Al
segnale
della
fine
,
invece
di
esultare
e
abbracciarsi
per
avere
vinto
2-0
contro
la
squadra
,
dicono
,
più
forte
del
mondo
,
questi
moscoviti
fischiano
:
fischiano
l
'
arbitro
,
i
guardalinee
,
gli
undici
italiani
(
più
forti
)
,
gli
undici
sovietici
(
meno
forti
)
e
poi
restano
ad
applaudire
due
squadrette
di
ragazzi
che
sono
entrati
in
campo
dopo
l
'
incontro
maggiore
e
adesso
scarpinano
tutti
contenti
dietro
al
pallone
.
Ora
si
esce
,
e
l
'
altoparlante
ci
dà
il
saluto
intonando
Scapricciatiella
:
«
Come
te
l
'
aggio
a
di
'
ca
non
è
cosa
»
.
Italiano
mio
bello
,
stasera
paghi
da
bere
:
e
che
cosa
ti
credevi
?
Meglio
ritornare
in
albergo
con
la
diligente
Ludmilla
a
far
da
guida
.
È
la
prima
volta
che
vede
una
partita
di
calcio
,
e
giura
che
sarà
l
'
ultima
.
No
,
non
si
è
divertita
per
niente
,
lei
non
è
«
tifuosa
»
di
calcio
.
È
«
tifuosa
»
di
scacchi
.
StampaQuotidiana ,
La
situazione
attuale
e
i
nostri
compiti
:
così
si
intitolavano
in
tempi
remoti
le
assemblee
politiche
.
Oppure
un
libro
si
intitolava
così
:
Che
fare
?
Forse
conviene
,
tra
noi
,
essere
più
modesti
e
limitarsi
a
dire
:
che
facciamo
?
Muovendo
da
una
chiara
premessa
:
che
la
situazione
è
pessima
e
che
lo
stato
della
sinistra
italiana
(
largamente
intesa
)
lo
è
altrettanto
.
Su
questa
premessa
sarebbe
bene
concordare
,
che
siamo
cioè
a
un
'
ultima
spiaggia
:
non
è
una
esagerazione
pessimistica
ma
,
per
me
,
una
constatazione
.
La
sinistra
vive
un
declino
o
un
tracollo
che
i
risultati
elettorali
documentano
come
mai
prima
d
'
ora
.
Le
cause
di
questo
declino
sono
molte
e
profonde
(
antiche
e
recenti
,
oggettive
e
soggettive
,
nazionali
e
internazionali
)
e
sono
tanto
facili
da
elencare
quanto
difficili
da
analizzare
.
Non
ho
questa
presunzione
.
Questa
lettera
vuole
solo
dedurne
un
'
esigenza
pressante
e
adombrare
una
scelta
politica
e
perfino
organizzativa
.
E
a
questo
scopo
,
pur
essendo
rivolta
nel
suo
spirito
a
tutta
la
sinistra
largamente
intesa
,
è
indirizzata
specificamente
a
quelle
sue
parti
che
sentiamo
più
vicine
o
meno
lontane
,
più
radicali
o
meno
moderate
,
e
perciò
forse
più
disponibili
a
un
lavoro
comune
.
Parlo
di
Rifondazione
comunista
,
dei
Verdi
e
degli
ambientalisti
,
dei
comunisti
cossuttiani
,
della
sinistra
Ds
,
delle
avanguardie
sindacali
,
cioè
di
tutte
le
minoranze
politico
-
istituzionali
di
opposizione
o
governative
.
Dei
loro
gruppi
dirigenti
e
della
loro
base
sociale
,
organizzata
e
di
opinione
.
E
parlo
(
ma
questo
richiederebbe
un
discorso
a
parte
)
delle
minoranze
extraistituzionali
,
dei
centri
sociali
,
delle
varie
forme
di
autorganizzazione
che
impegnano
uomini
e
donne
in
conflitto
con
la
cultura
dominante
.
Di
quell
'
insieme
frastagliato
e
divaricato
che
un
tempo
definivamo
in
termini
generali
«
popolo
di
sinistra
»
.
È
un
'
elencazione
intenzionalmente
notarile
e
semplificata
,
poiché
bisogna
pur
partire
dalla
realtà
come
si
presenta
.
Così
come
burocratica
e
semplificata
(
o
forse
,
al
contrario
,
astratta
e
utopica
)
è
la
proposizione
che
vorrei
trarne
e
mettere
sul
piatto
:
la
necessità
di
una
convergenza
tra
queste
forze
,
la
individuazione
di
un
comun
denominatore
tra
di
esse
,
l
'
avvicinamento
reciproco
attraverso
una
Convenzione
o
una
consultazione
permanente
,
la
stipulazione
di
un
patto
.
I
contenuti
(
e
anche
le
forme
)
di
un
processo
di
questo
genere
tra
forze
naturalmente
gelose
della
propria
diversità
e
autonomia
non
si
improvvisano
,
ma
non
sono
introvabili
se
si
opera
una
selezione
,
se
ciascuno
rinuncia
a
secche
pregiudiziali
e
se
non
si
chiede
la
luna
.
Prioritaria
su
tutto
è
o
dovrebbe
essere
oggi
la
volontà
politica
,
e
quindi
un
segnale
e
un
comportamento
,
atti
e
decisioni
pubbliche
,
che
offrano
un
punto
di
riferimento
consistente
e
credibile
all
'
opinione
pubblica
,
alla
sinistra
diffusa
e
al
suo
elettorato
,
alle
sue
rivendicazioni
e
alle
sue
possibili
lotte
.
Qualcosa
che
faccia
sperare
in
un
mutamento
dei
rapporti
di
forza
e
ci
sottragga
al
senso
di
impotenza
che
oggi
avvertiamo
.
Non
c
'
è
molto
tempo
.
I
recenti
risultati
elettorali
europei
e
amministrativi
non
sono
un
incidente
di
percorso
ma
un
disastro
irrecuperabile
se
non
interviene
a
sinistra
un
fatto
nuovo
e
vistoso
che
agisca
come
un
moltiplicatore
di
energia
.
Tra
un
anno
le
elezioni
regionali
e
tra
due
o
forse
meno
le
elezioni
politiche
possono
segnare
la
nostra
dissolvenza
se
ciascuno
continuerà
a
cercare
la
propria
sopravvivenza
in
un
punto
di
più
in
percentuale
e
in
reciproca
concorrenza
.
Ovviamente
,
il
disastro
elettorale
non
è
che
l
'
effetto
di
una
sconfitta
giornaliera
e
prospettica
che
subiamo
da
tempo
nell
'
ordine
sociale
e
politico
senza
trovare
rimedio
.
Che
ciò
avvenga
in
presenza
di
un
governo
e
di
una
maggioranza
di
centro
-
sinistra
non
è
un
paradosso
.
Vuol
dire
che
questa
formazione
di
governo
e
questa
maggioranza
hanno
un
vizio
d
'
origine
e
un
tasso
di
inquinamento
che
le
rende
controproducenti
.
Non
sono
più
(
se
mai
lo
sono
state
)
uno
strumento
di
trasformazione
e
neppure
un
freno
alla
spontaneità
del
sistema
produttivo
e
culturale
dominante
,
ma
un
suo
servosterzo
e
una
fonte
di
smarrimento
delle
coscienze
e
di
mortificazione
degli
antagonismi
.
Il
governo
come
vetta
e
l
'
opposizione
come
ghetto
sono
una
moderna
mitologia
ch
'
era
del
tutto
estranea
alla
sinistra
(
quando
la
sinistra
era
espressione
del
movimento
operaio
e
dei
movimenti
popolari
)
ma
che
oggi
le
imprigiona
e
si
risolve
in
una
negazione
della
politica
,
della
democrazia
e
del
conflitto
.
Personalmente
credo
sia
questo
il
male
peggiore
di
cui
soffriamo
e
sono
convinto
che
la
convergenza
o
il
patto
che
auspichiamo
possa
concretarsi
solo
sul
terreno
dell
'
opposizione
.
Ma
si
può
anche
non
farne
una
condizione
preliminare
,
una
pregiudiziale
,
se
ciò
impedisse
in
partenza
il
dialogo
e
sbarrasse
la
strada
all
'
avvicinamento
e
al
messaggio
unitario
che
vorremmo
lanciare
.
A
questo
punto
la
responsabilità
maggiore
,
in
senso
positivo
,
credo
ricada
su
Rifondazione
comunista
e
sulla
sua
solitaria
opposizione
.
Pur
indebolito
,
questo
partito
è
la
formazione
di
minoranza
più
consistente
ed
è
,
per
la
sua
origine
,
in
radicale
contraddizione
con
la
deriva
moderata
.
Il
suo
nome
ambizioso
suggerisce
o
anzi
impone
una
dinamica
,
un
divenire
,
nessuna
rifondazione
potendosi
immaginare
affidata
a
un
solo
partito
grande
o
piccolo
che
sia
.
Bertinotti
solleva
a
volte
questo
problema
,
cercando
un
nuovo
linguaggio
o
immagine
e
una
via
di
fuga
da
ristrettezze
e
vincoli
settari
,
ma
poi
sembra
risucchiato
da
altre
logiche
.
E
temo
che
sbaglierebbe
se
cercasse
ora
un
nuovo
respiro
nei
confini
della
maggioranza
governativa
o
ai
suoi
margini
:
un
corto
respiro
,
quando
la
domanda
popolare
è
che
ciascuno
apra
le
proprie
e
le
altrui
finestre
.
Il
movimento
verde
e
ambientalista
può
ancora
tornare
ad
essere
,
in
forza
della
sua
tematica
originaria
,
qualcosa
di
molto
più
attuale
e
ricco
di
com
'
è
diventato
per
autoriduzione
,
assumendo
i
caratteri
di
un
partito
troppo
tradizionale
e
istituzionale
,
oppure
frazionandosi
in
esperienze
separate
.
Potrebbe
invece
ricominciare
a
vantare
una
primogenitura
in
rapporto
alla
questione
ecologica
che
ha
mille
implicazioni
,
e
farne
un
asse
di
una
sinistra
articolata
e
ringiovanita
.
A
che
servirebbe
(
ciò
vale
per
tutti
)
risalire
di
un
punto
entro
i
margini
di
una
maggioranza
impropria
?
Confesso
di
non
aver
capito
l
'
evoluzione
subita
nei
mesi
recenti
dal
partito
di
Cossutta
e
perciò
mi
è
più
difficile
sollecitare
anche
questo
partito
a
ritrovare
una
collocazione
e
uno
spirito
più
rispondenti
ai
propositi
iniziali
.
Finora
è
sembrato
(
ora
c
'
è
forse
una
correzione
)
che
la
priorità
per
i
comunisti
cossuttiani
fosse
la
concorrenza
e
la
rivalità
con
il
partito
di
provenienza
.
Non
so
da
che
cosa
dipenda
,
forse
dalla
maledizione
che
grava
sulle
minoranze
,
o
dalla
tradizione
organizzativa
autosufficiente
del
vecchio
Pci
,
o
dalla
formazione
personale
del
suo
leader
storico
.
Ma
anche
questa
compagine
non
può
non
avvertire
che
la
domanda
popolare
è
un
'
altra
e
che
una
risposta
debole
ed
elusiva
,
fatalmente
subordinata
alle
logiche
di
governo
,
non
trova
comprensione
né
consenso
.
Dalla
sinistra
Ds
,
che
ha
il
pericoloso
privilegio
di
operare
nel
campo
di
Agramante
,
si
vorrebbe
che
uscisse
allo
scoperto
senza
remore
e
scuotesse
il
corpo
e
l
'
anima
del
suo
partito
con
energia
proporzionata
ai
mali
che
lo
affliggono
e
all
'
emergenza
in
cui
è
piombato
.
Questi
amici
sono
comprensibilmente
impacciati
dai
vincoli
di
governo
e
dai
rugginosi
meccanismi
di
vita
interna
.
Ma
oggi
il
mediocre
leaderismo
che
ha
dominato
il
governo
e
il
partito
è
gravemente
ferito
,
se
non
del
tutto
squalificato
,
ed
è
più
facile
reagire
.
Non
solo
manifestando
dissenso
ma
ponendo
discriminanti
nette
e
invalicabili
.
Questa
lettera
che
ora
concludo
(
restando
nell
'
orizzonte
delle
minoranze
politico
-
istituzionali
)
è
dettata
da
una
certa
ansia
ma
anche
da
un
forte
convincimento
:
che
non
c
'
è
rapporto
,
non
c
'
è
proporzione
,
tra
il
declino
evidente
della
sinistra
italiana
e
i
nostri
comportamenti
.
E
che
mutare
questi
comportamenti
non
è
solo
una
necessità
e
una
convenienza
ma
un
dovere
politico
-
morale
.
Certo
non
è
dettata
da
petulanza
o
pretese
di
ingerenza
ma
,
se
così
ancora
si
può
dire
,
da
spirito
di
servizio
.
È
una
lettera
personale
ma
credo
che
questo
giornale
,
rispettando
l
'
autonomia
propria
e
altrui
,
sarebbe
lieto
di
partecipare
a
questa
nuova
convergenza
o
convenzione
tra
le
minoranze
più
radicali
o
meno
moderate
.
Questo
giornale
è
anche
un
gruppo
politico
,
un
'
area
della
politica
,
e
ha
una
influenza
qualitativa
che
noi
e
voi
non
valutiamo
abbastanza
.
Questa
sottovalutazione
è
un
altro
segno
di
subalternità
alle
mode
,
agli
altri
mezzi
di
comunicazione
che
ci
sono
spesso
ostili
,
all
'
esposizione
televisiva
come
surrogato
seducente
ma
illusorio
di
una
costruzione
politica
tenace
.
La
situazione
attuale
e
i
nostri
compiti
:
forse
non
ho
svolto
bene
il
tema
.
Forse
avrei
fatto
meglio
ad
adottare
il
linguaggio
dell
'
utopia
,
secondo
la
nostra
vocazione
.
Forse
avrei
dovuto
cominciare
(
o
finire
)
così
:
«
Guido
,
vorrei
che
tu
Lapo
ed
io
fossimo
presi
per
incantamento
...
»
Ma
c
'
è
un
Guido
,
c
'
è
un
Lapo
,
c
'
è
un
io
e
ancora
altri
?
Se
non
ci
sono
,
nessun
linguaggio
può
raggiungere
le
loro
orecchie
e
incantarli
.
StampaPeriodica ,
La
nostra
Rivista
subì
notevole
ritardo
nella
data
d
'
uscita
perché
non
molta
gente
sembrò
allora
per
-
suasa
dell
'
utilità
di
una
pubblicazione
destinata
esclusivamente
a
potenziare
nelle
coscienze
la
necessità
di
una
grande
Italia
rurale
quale
sarà
finalmente
non
soltanto
nei
voti
,
ma
negli
sforzi
più
che
generosi
dei
veri
italiani
rifatti
in
ispirito
ed
in
ardimento
;
ma
tale
ritardo
e
la
stessa
scarsa
collaborazione
di
quanti
eravamo
andati
a
svegliare
dal
torpore
tradizionale
,
non
fecero
velo
al
nostro
proponimento
.
Fummo
egual
-
mente
in
tempo
ad
impostare
con
risolutezza
ed
energia
il
problema
del
-
la
bonifica
integrale
.
Il
dibattito
,
iniziato
nello
stesso
primo
fascicolo
(
gennaio
1925
)
con
un
Discorso
della
Direzione
e
con
articoli
tecnici
,
pro
-
segui
ininterrottamente
per
tutta
la
prima
annata
sui
vari
e
ponderosi
aspetti
morali
,
politici
,
sociali
e
finanziari
della
questione
.
E
fu
di
grandissimo
conforto
alla
nostra
fatica
la
constatazione
,
in
quello
stesso
anno
e
sempre
più
successivamente
,
dell
'
assidua
e
sollecita
cura
del
Governo
Nazionale
,
delle
pronte
sue
iniziative
,
dell
'
imponente
sviluppo
delle
opere
,
incoraggiate
e
promosse
dal
diretto
ed
efficace
intervento
personale
del
Capo
illuminato
e
presente
in
ogni
nobile
gara
.
Abbiamo
poi
costantemente
seguito
progressi
e
svolgimenti
nel
campo
delle
opere
e
delle
organizzazioni
:
non
ci
siamo
mai
stancati
,
con
la
collaborazione
dei
migliori
,
di
ripetere
col
Duce
e
per
il
Duce
la
necessità
di
"
bonificare
fino
all
'
ultimo
acquitrino
,
"
che
le
energie
del
"
patriziato
illustre
dell
'
agricoltura
"
dovessero
,
unite
e
concordi
,
persegui
-
re
la
grande
opera
di
redenzione
fino
al
più
vasto
compimento
,
oltre
la
stessa
caducità
degli
uomini
,
per
consegnare
alla
storia
del
mondo
un
'
Italia
restituita
alla
maturità
di
tutti
i
suoi
destini
...