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TRADOTTA PER MOSCA ( Bianciardi Luciano , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Ecco fatto : pigliano uno che ha passato i quarant ' anni senza mai passare i confini del suo Paese , e gli propongono di andare a Mosca . In treno , seconda classe , cinque giorni di viaggio e due di soggiorno partita compresa , con una comitiva di ragazzi , il centro giovanile eccetera . E quello accetta . Subito attaccano la solfa gli amici premurosi : se torni vivo , torni con le ossa rotte . Si sa come funzionano queste cose « giovanili » : per il gruppo italiano non c ' è mai niente di prenotato tanto gli italiani hanno fama internazionale di gente che s ' arrangia . Vedrai . Settantaquattromila lire la quota ? Ma allora è chiaro : carro bestiame e razioni dell ' Armata rossa , in prima linea , bada bene , e cioè un chilo di pane e una targa di lardo . Sì , sì , ci campi , di fame non muori . Senti , scherzi a parte , fai una bella cosa : datti malato . E invece proviamo . Almeno fino a Venezia , dov ' è il raduno : una occhiata e siamo sempre in tempo a riprendere il treno per Milano , in serata . Alla stazione di Santa Lucia già si vanno radunando , hanno la faccia e la tenuta di chi va a Mosca col treno , ma giovani non direi che siano , questa la novità : quasi tutti sopra i trenta , ce ne sono un paio che somigliano a mio padre , e poi uno col bastone , e un altro mutilato , senza una mano . Le cuccette per Vienna sono ventidue , già prenotate , ma se ci va quella signora grassa , padovana , con la barba , che invoca Mariavergine e Santantonio , allora perbacco ci vado anch ' io . Facce conosciute non ne vedo , ma questo ragazzo tarantino che mi chiede informazioni mi pare il tipo di terrone giusto , e poi il suo amico che è andato a prendere i passaporti risulta ( sta scritto alla voce « professione » ) portiere d ' albergo . Visto e preso : noi tre staremo insieme , e intanto offro io il fiaschetto di vino , per cenare prima che il treno vada . Il capo della comitiva si chiama Senatori , è un bravissimo fiorentino , un po ' bietolone , che impartisce avvertimenti e consigli , talvolta un po ' ovvii : attenti a non perdere il passaporto perché sarebbe un guaio serio . Se qualcuno a Vienna vi propone di cambiare moneta , non accettate . In Ungheria e in Russia , mai far salire in camera amici e amiche del posto : è vietato , anzi , « un si pole » . Paese che vai , legge che trovi , e bisogna rispettarla . Domattina colazione a Vienna , poi subito in treno per l ' Ungheria . Buon viaggio e cerchiamo di stare tranquilli , perché otto giorni insieme sono parecchi . Vabbene , stiamo tranquilli e troviamo posto : voi due tarantini saltate su appena il treno è pronto , le valigie ve le passo io dal finestrino . Dentro c ' è un moretto di Roma , e una signora anziana con una faccia simpatica e la treccia folta dei capelli biondi . Dice subito che a casa lascia tre figliole grandi . Quando hanno saputo che partiva per Mosca sola , in treno hanno detto : « Vabbe ' , se la mamma è impazzita , bisogna lasciarla stare » . Il romanino invece fa il giornalista sportivo , e ha le tasche piene di distintivi della Federcalcio . Dunque siamo cinque , e ci presentiamo : il terrone giusto si chiama Minimo , il giornalista Ivano , la signora bionda Lucia , il portiere d ' albergo ( gestore , precisa lui ) Riccio . Ci diamo ancora del lei , ma dopo Budapest passeremo al tu , e per tutto il viaggio saremo il gruppo più efficiente della comitiva . Temo una cosa sola : che gli altri si addormentino perché non riesco a dormire seduto , e allora do fondo alla riserva di storielle , barzellette , indovinelli , epigrammi , ma a un certo punto Riccio e Mimmo , che vengono da Taranto e hanno già sul groppone una nottata di treno , cominciano a ciondolare . Attenti ragazzi che tra poco siamo al confine e vi svegliano quelli della dogana . Infatti eccoli , sono due austriaci grossi e inteccheriti , due tavoloni . Passe bitte . E timbrano . Ma poi , dopo l ' una , il sonno prevale , e lascio che Riccio si stenda . Per fortuna dal corridoio arrivano voci senesi . « O Mario che fa ? » «Piange.» « O perché ? » « Perché ha visto un binario morto . » Uno dei senesi è tabaccaio , piccoletto , già un po ' grigio , diffidente , si preoccupa per il mangiare . « Lei che mi dice ? » Ma non aspetta la risposta . « No , stia a sentire , perché l ' altro giorno mia moglie mi manda a pigliare una balletta di zucchero in cantina . Sa noialtri abbiamo tabaccheria e bar , e lo zucchero serve . Prendo la balletta , sul mezzo quintale , e alla mia età , sa com ' è , questi sforzi ... Ora bisogna che col mangiare mi tenga regolato , ha capito ? » Gli dico che d ' origine sono senese anch ' io , basta sentire il cognome . « Senti ! » fa lui , e comincia a raccontarmi che ha comprato un quartierino verso Porta Camollia , che affaccia sulla campagna , una bellezza . Ma poi I ' Inam ha costruito proprio davanti , e con l ' ala dell ' edificio si sono appoggiati al muro suo . « Ora stia a sentire : finestre da quella parte non ce ne sono , ma terrazzi sì , ci sono tre terrazzi , ci sarebbero tre affacci , e se mi murano tre affacci lei capisce il danno . O stia a sentire : io chiamo subito il fotografo , non si sa mai , e il giorno dopo i muratori si fermano . Viene al caffè il direttore e dice abbia pazienza , siamo andati fuori misura . La pazienza ce l ' ho , ma i tre affacci chi me li paga ? O ce li pagate , o smettete di murare . Così è un anno che sono fermi , ma dice l ' avvocato che di questo passo si va avanti per altri dieci anni . Lei che ne dice ? » . Non ho tempo di rispondere , perché arriva un altro senese , piccoletto e nervoso , elettricista , e si mette a parlare del Palio . « Siamo tutti sciaborditi , glielo dico io . Matti siamo . Quando una contrada è nonna , se vuole il Palio costa dieci milioni almeno . È permesso tutto , nerbate in faccia , spintonare , comprare i fantini » . L ' anno scorso quello della Torre restii al canapo . L ' avevano pagato . Finita la corsa i contradaioli , come se niente fosse , calmi e tranquilli , lo presero in mezzo . « O che hai fatto , Beppino ? » Senza dar niente a vedere lo riportarono in contrada , poi lo chiusero nella stalla , e giù botte . « Picchiava anche il prete Bani , con una catena da biciclette . Se non veniva la polizia a levarglielo di mano , l ' ammazzavano . Sciaborditi . Fra Palio e Monte . Siena resta ferma , anzi va all ' indietro » . Comincia a far giorno , per fortuna , e il treno corre in Austria , un paesaggio drammatico di rupi e abeti , con le case dai tetti spioventi . Per via della neve , naturalmente . A ogni stazione sfila gente in divisa , saranno ferrovieri , doganieri , postini , soldati , chi lo sa , alti e grossi , duri di spalle , tavoloni insomma . Man mano che la luce cresce , anche il paesaggio si distende e s ' indora , cominciano i vigneti , salgono sul treno belle ragazze coi libri di scuola , e parlano un tedesco dolce . E via via i « giovani » si svegliano . C ' è un romano di Pietralata , piccolo , nero , un po ' storto , una specie di bulletto invecchiato : lavora alla centrale del latte e giura che i topi nelle bottiglie non sempre ce li mette lui . « Sì so crudi nun è robba nostra . Noi ce li mettemo cotti , li sorci » . La signora Lucia s ' è svegliata e sta benissimo . « Lei invece ha una brutta faccia » , mi dice . Anche Riccio , anche Mimmo , anche Ivano sono desti e si forma la fila per andare alla toilette , qualcuno protesta , tutti lavorano di gomiti per farsi avanti . L ' iniziativa privata domina ancora , nella vita di questo gruppo casuale e forzato . Ma per fortuna il cielo è splendido , l ' aria fresca ma dolce , Vienna linda e chiara : c ' è tempo per una passeggiata , noi cinque , fino all ' Arsenale , traverso un bel parco , e con sopra il portone il nome di Francesco Giuseppe . Discorsi prevedibili : ai tempi suoi , di Cecco Beppe , andavi da Venezia a Cracovia senza passaporto , era già il MEC , l ' amministrazione funzionava , tutti ballavano il valzer , e non c ' era bisogno di far la guerra mondiale per disfare l ' impero , e poi faticare tanto per rifare l ' Europa unita . Sì , funzionava come funziona il ristoratore , i tavolini già pronti , per quattro persone : ma se il gruppo è di cinque , perché non prendere una sedia e aggiungerla alle altre ? Infatti arriva un austriaco , senza divisa , ma tavolone anche lui , e si mette a brontolare , perché la marmellata era pari , per quattro , e invece noi abbiamo scombinato ogni cosa , qui cinque e là tre . Come si rimedia ? Rimedia Riccio portiere ( anzi gestore ) di alberghi , che parla benissimo il tedesco . Parla il tedesco , il francese , l ' inglese , lo spagnolo e il russo , spiega . Se è vero , penso , ho avuto giudizio a mettermi - anzi a metterlo - nel gruppo : vedremo . Dalla stazione sud ci hanno spostato in autobus alla est , e di lì comincia il viaggio verso l ' Ungheria , verso il sipario di ferro che incontreremo in un posto chiamato Hegyeshalom , mai sentito prima , un nome assurdo , impossibile , come queste scritte in lingua ungherese , pazzesche . Non sembra neanche una lingua : sembra una trascrizione in cifrato , ed è probabile che sia vero quanto mi dicevano tempo addietro , di un colloquio fra ungheresi : che fanno finta di capirsi , che emettono puri suoni , semplici fonemi e poi se ne vanno senza essersi intesi . Più avanti scopriremo la stazione Utasellato . Ogni tanto compare Senatori , il capogruppo fiorentino , a darci utili avvertimenti , e noi scopriamo un nuovo gioco , quello di fargli il verso . « Fate un minuto d ' attenzione . Pòle sembrare una sciocchezza , ma guardate che appena passato il confine , siete subito all ' estero . È un ' altra cosa : non perdete il portafogli , perché chi lo perde poi si ritrova senza quattrini , e sarebbe un guaio serio , e noi , non si pòle assumere la responsabilità dei portafogli persi » . In territorio russo , spiega , viaggeremo forse su vagoni senza scomparti , con le cuccette ma senza scomparti . Insomma una specie di camerone su ruote , e io non vedo l ' ora di esserci , di verificare come funzionerà questa banda di ottantotto italiani che bivaccano , russano , mangiano tutti insieme , in pigiama , senza pigiama , in mutande , uomini e donne . Le donne non sono molte ma ci sono : la nostra signora Lucia , la padovana con la barba ( Mariavergine e Santantonio ) , le bolognesi giovani coi calzoni , una grassa e una magra , le mogli dei due architetti fiorentini , altre tre o quattro che ancora non riesco a definire . I senesi hanno smesso di parlare del Palio e del Monte , ora anzi si comincia a discorrere di Russia . Nessuno è venuto per la partita ( tanto valeva guardarla alla televisione ) . Hanno profittato della combinazione , per vedere un po ' ciascuno con gli occhi suoi , senza prevenzioni , obiettivamente . Nessuno ha pregiudizi politici . Tutti vanno a vedere Mosca così , come andrebbero a vedere Tokio o Caraci , una qualunque città lontana e sconosciuta . Ne dubito . Sincera mi pare soltanto la signora Lucia . Mi fa : « Quando comandava quell ' altro ... quello che c ' era prima di Krusciov , sa ? Come si chiamava ? Ah sì , bravo , Stalin » . La campagna non muta aspetto , le case sono le medesime , coi tetti spioventi ( per via della neve ) , il treno si chiama « Wiener Waltzer » , il valzer viennese , unisce le due capitali del vecchio impero , su un fiume chiamato Donau , cioè Danubio . Tutto sembra regolare , e invece siamo a Hegyeshalom , e Cecco Beppe non comanda più da un pezzo . Una brusca frenata , e fra la gente che s ' affaccia ai finestrini per vedere il sipario di ferro , all ' improvviso , riconosco una faccia , un ragazzo del paese mio . Ragazzo quando Io lasciai , perché ora è un uomo . Si chiama Marcello .
Il complotto ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Sono assolutamente persuaso che ci troviamo di fronte a un complotto in piena regola , combinato e disposto con pazienza e sapienza , concepito all ' estero come si addice ad ogni complotto , ma che ha la sua base operativa nel caveau di un ' istituzione nazionale insospettabile come il ministero del Tesoro e il suo regista nella persona sospettabile dell ' on. Amato , assurto in questi giorni a presidente del Consiglio ombra . Non vedo altra spiegazione agli eventi che incalzano . Così come la dichiarazione di guerra al sistema previdenziale , un giorno prima delle elezioni , ha espugnato Bologna , così ora il presidente ombra , in partenza per le vacanze di ferragosto , si è ripetuto in termini ultimativi : o le mie riforme decisioniste o il caos , o così o pomì , e chi mi attacca è uno squadrista . Quando anche ufficialmente ero io il premier nel 1992 - ricorda con orgoglio il superministro - ho dato alle pensioni una spallata come fa oggi Schröder e come anche D ' Alema vorrebbe fare . Ma gran parte della sinistra , che ancora inquina il mio governo , ci ostacola e vuol resistere fino al 2001 : non se ne parla , io e il premier reagiremo come un sol uomo , giacché tali siamo . Domanda . Che cosa nasconde questa irresistibile ascesa del braccio destro di Craxi , che ora non si accontenta della sua alta carica ma proclama una partnership di governo e invita a Canossa la « cara sinistra » ? La previdenza non è il solo problema nazionale né il più importante ma è un simbolo : è il terreno scelto per tagliare la poca erba che rimane sotto i piedi della « cara sinistra » . Ed è precisamente questa la missione che il nuovo premier si è assegnato per saldare un vecchio conto . Retroscena . Quando Craxi è emigrato , l ' on. Amato avrebbe voluto seguirlo per devozione , sebbene incolpevole di reati penali . Ma in un colloquio riservato e non privo di pathos i due hanno preferito stringere un patto astuto e combattivo degno di Ulisse : il vecchio resta in esilio , il giovane rientra nel gioco , si introduce nell ' odiata città nemica come il famoso cavallo di legno , darà fuoco a Troia al momento opportuno e porterà a Hammamet lo scalpo di Priamo . Sorpresa . L ' on. Amato non ha dovuto faticare , ha trovato Troia dispostissima a darsi fuoco con le sue mani e Priamo ( il premier dell ' epoca ) già intento per conto suo a spargere benzina . I mulini del diavolo macinano fino .
APPUNTI DI UN GREGARIO. LE DUE ETÀ ( VECCHIETTI GIORGIO , 1928 )
StampaPeriodica ,
... La differenza tra la vecchia e la nuova generazione e la superiorità di questa su quella , un acuto osservatore le può ricavare in parte dai frequenti colloqui tra i rappresentanti , diciamo così , delle due età . Si odono discussioni sul Fascismo e sulla vita fascista e si ha agio di osservare e di giudicare il mondo del giovane e quello del vecchio . Il vecchio afascista ( parola estensiva e meno impegnativa ) giudica il Fascismo con quella vecchia obbiettività portata all ' estremo , che , se può giovare allo storico , impoverisce tuttavia l ' uomo " attuale , " togliendogli quel tanto di passione e di poesia necessarie per vedere dietro il freddo e isolato problema , l ' aspetto di una rivoluzione tremendamente unitaria . Il vecchio dunque che tiene a questa sua imparzialità , sì da non immergersi nel fiume impetuoso del nuovo tempo , procede all ' antica : con lentezza e misuratezza d ' opinioni e d ' approvazioni , col freno sempre alla fantasia e al cuore " elementi " più lirici che critici , insistendo in una visione che egli dice universale ma che è in realtà turbata , per difetto di fede , da troppi minuti e falsi particolari . Egli divide animo e discussione in tante zone se - parate da esaminare diligentemente con coscienza scientifica e riserbo professorale . Non bisogna lasciarsi mai vincere dall ' entusiasmo , ma per piccole e sicure esperienze salire al giudizio totale , infallibile , spassionato . Così il vecchio studia il Fascismo , e cioè alcuni lati del Fascismo , e dopo lunga discussione " seria ed equilibrata " conclude porgendoti la sua critica " serena ed esauriente " e mostrandoti i risultati della sua analisi . Degli uomini e delle idee alcuni ha messo a destra , altri a sinistra , altre in altre righe e scomparti . Egli è in pace piena con la logica e le sue esigenze , il discorso non ha una grinza ma il Fascismo è andato a farsi benedire . Ben diverso è il contegno del giovane fascista d ' ingegno e di fede . Egli entra subito in lizza con una foga che turba non poco l ' avversario . Il discorso non è confutato e sostenuto da citazioni famose ma solo e di continuo ricorre un nome , detto ora sommesso con venerazione , ora forte e vittoriosamente come uno squillo guerresco . La dialettica del giovane ha altra misura , forma e sostanza . Egli non procede per pazienti e diligenti induzioni ma subito si pone innanzi , come un blocco incandescente , la questione nella sua totalità , non spaventato ma allettato dalla maestà delle proporzioni . Non discute il Fascismo perché non ha bisogno di capirlo , né di spiegarlo né di persuadersi ; perché lo sente , lo vi - ve , lo intuisce ; né saprebbe mai contraddirsi scindendo la propria personalità , per essere in una discussione cioè in un momento particolare e trascurabile , freddo , logico ed equanime , mentre la sua stessa vita è tutta presa dal fuoco di una passione e di una fede integrale e intransigente sino alla faziosità . Lo Stato autoritario , le istituzioni più rivoluzionarie come la Milizia e l ' Assemblea corporativa ; le idee più recise come l ' intransigenza , gli strumenti più originali come la violenza e la celerità ; tutto insomma quel che è fascista , cioè rivoluzionario , è sentito e compreso dal giovane perfettamente . Leggi , decreti , discorsi , scritti , circolari d ' ogni giorno , d ' ogni ora , vanno a completare e a definire sempre meglio l ' ossatura ideale del gran corpo fascista . Modernità e antichità , rivoluzione e tradizione , politica , arte , religione : tutto è fuso e splendente nel suo animo e nella sua mente . La discussione lascia quindi gli interlocutori come prima . Il vecchio con le sue misurazioni logiche , con la sua cultura , col suo frammentarismo cerca invano di capire , di confutare , di sperare quella famosa fede del giovane , la quale è in questi così aderente e propria che discuterne è tempo perso . Perché la fede non crolla all ' urto delle parole e l ' aria non abbatte la montagna . Il vecchio , immaginarselo poi , non più critico ma maestro , persuasore , educatore del giovane . Come se chi , per forza d ' ali , tocca la vetta possa essere iniziato ai segreti del volo da chi ha arrancato per le strade , battute da ogni genere animale ; da chi troppe volte , prima di giungere , ha fatto l ' umiliante constatazione di quanto sia necessario per tirar su il corpo il cespuglio d ' erba , la scheggia di roccia , la mediocre cosa in - somma . Le vie sono divergenti e lontane . Perché il vecchio è analitico e anatomista , il giovane sintetico e lirico ; per il primo la discussione sul Fascismo è una semplice esercitazione mentale , per il secondo un nuovo atto di fede .
Budapest è tutta un campo di calcio ( Bianciardi Luciano , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Il sipario non c ' è . Hegyeshalom , col suo nome assurdo , è una stazioncina qualunque , di diverso ha solo la stella rossa con sopra il tricolore , eguale al nostro ma a bande orizzontali . Poi dall ' edificio cominciano a uscire quelli in divisa : blu , verdi , due befane gallonate , uno in kaki con gli stivaletti lustri , uno col mitra , un altro con la pistola . In borghese c ' è solo un giovanotto biondo , lungo e tentennone , che ha una gran voglia di salire sul nostro treno , ma aspetta chissà cosa . Aspetta appunto che vengano a guardare i passaporti . Sono tre , il più alto e il più biondo , con gli stivali più belli , sarà di certo un ufficiale , e infatti guarda lui , con quegli occhi chiari e diacci , fotografia e poi faccia , uno per uno . Se ne va , crediamo che sia finita , e invece ecco Senatori , il capo - comitiva , che ritira i passaporti , tutti , allega un elenco e li consegna a chissà chi . Eccoli là sotto , i nostri passaporti , nella borsa di un soldatino che fatica a camminare , allungando il passo , sulle traverse del binario . All ' improvviso il treno riparte . I passaporti saranno rimasti alla stazione , e intanto abbiamo perso un ' ora , già è tardi , ma di mangiare non si parla nemmeno . Per fortuna compare Matias : prima la voce , poi lui in persona . È piccolo , coi denti di acciaio , un grembiule bianco e il baschetto nero . Bercia in tedesco : « Italien Geld gut » . Va bene , accetta anche le lire , ma cosa offre ? Offre sirup , vurtz , bonbon , cioè panini ripieni , gazzose e cioccolatini . « Sirup einhundert » urla , e anche il panino cento lire . Il pane è raffermo , il salame buono , la gazzosa ha un sapore fra il limone e la mela . Diamo a Matias un biglietto da mille e lui , desolato : « Ah , nein , nicht million , nicht million » : non ha da fare il resto ai biglietti da un milione e ci vuole un bel po ' a fargli intendere che quelle sono mille lire , e che bastano appunto a pagare , esattamente , i cinque panini e i cinque siruppi . Volendo , poi , all ' altro vagone cambiano , danno i fiorini , Forint , gut als Geld . E Matias ci strizza l ' occhio , pensando ai fiorini del suo paese buoni come l ' oro . Ora il treno si ferma alla stazione di Utasellato , stranissimo nome , ma poi anche la terza stazione , e la quarta , e tutte insomma , si chiamano Utasellato : segno che non è un nome , ma cos ' altro vorrà dire ? Forse vietato traversare i binari , chissà . E ricompaiono miracolosamente i passaporti , li riconsegna un soldato che si picca di chiamare lui i nomi , sbagliandoli , e ride contento di sentirsi correggere . Ne azzecca uno solo , quello di Ivano . « Russkii ? » , gli domanda . No , amico , Olas , siamo tutti Olas , noialtri ottantotto , siamo venuti in treno dall ' Olasozag , che significa l ' Italia . Il paesaggio s ' appiattisce sempre più , ma le case restano uguali , col tetto spiovente , per via della neve , si capisce , anche qui deve nevicare dieci mesi all ' anno . Per ora invece c ' è un cielo splendido , un ' aria fresca e mite , e si va al finestrino a vedere i branchi delle oche , e poi la prima ansa verde , bellissima , del Danubio , un posto straordinario per venirci a far merenda con la ragazza . E finalmente la periferia di Budapest , coi casamentoni , uno spiazzo pieno di automobili nuove , e campi sportivi , di tennis , di pallavolo , ma soprattutto di calcio . Ne contiamo cinque , dieci , venti , uno accanto all ' altro , con le squadrette di ragazzi che palleggiano , tirano in porta , fanno la partita . « Molto positivo , un fatto molto positivo » , sento dire da molti , quest ' abbondanza di campi di calcio . Marcello invece non è d ' accordo , dice che sarà un fatto , senz ' altro , ma positivo bisogna vedere , dipende . Sono tutti distaccati e obiettivi . « Lei faccia il confronto con le installazioni sportive che abbiamo in Italia » , gli risponde lo spoletino coi baffi neri : e la discussione si spegne lì . In treno c ' è anche il giovane lungo , biondo e tentennone che avevo visto a Hegyeshalom : si chiama Giorgio , balbetta , eppure s ' ostina a voler parlare italiano perché è appunto il nostro accompagnatore ungherese . Alla stazione c ' è appena il tempo di caricare le valigie , leggere da qualche parte Utasellato , e ricaricarci sudi un autobus diretto all ' albergo . « Mangiare » , fa Giorgio il tentennone , « cambiare , comperare suveniri , poi una gira nella citta » . Intanto già indica qualcosa strada facendo : « Monumento di ministro di ferro » . Come , di ferro ? « Pardon , ministro di ferrovie Balasz , primo costruttore di metropolitana . » Dice anche la data , la sbaglia , si corregge , ma nessuno gli dà retta perché siamo al Royal , l ' albergo , categoria « luxus » . Di lusso magari non è , ma bello e comodo certamente : quattro per camera , noi abbiamo perso Riccio e così la signora Lucia s ' arrangerà a dormire con tre giovanotti . Le sistemiamo amorosamente il letto nell ' ingresso , poi , alle cinque suonate , si va a cena . A un tavolo c ' è Giorgio il tentennone , che ogni tanto ci sollecita : cambiare , comperare suveniri di Ungaria , bambola in costumo nazionalo , bouteille di apricot - brandy , dischi di musica classica ungaria . Non si cheta un momento : « cambiare , comperare suveniri » . Da questo momento Giorgio l ' ungherese per noi è il signor Suveniri , anche se lui non lo sa . Ma a fare la gira della citta con il pullmano noi non ci andiamo : le cartoline illustrate si comprano anche dal tabaccaio , e una città vista dal finestrino vale poco più d ' una sfilza di cartoline . Meglio restarsene a passeggio su e giù per il grande bulevardo del nostro albergo , a guardare le ragazze carine , vestite così alla meglio , ogni tanto una coi capelli cotonati ; vedere i prezzi della roba in vetrina , comprare le cartoline , la bambola in costume nazionale , le sigarette di Ungaria , le carte da gioco che hanno per semi le ghiande , le bubbole , le foglie e i cuori , e poi la bottiglia di grappa d ' albicocche . Sentire la signora anziana e rimprosciuttita che fa le somme a voce alta , in ungherese : chi capita a Budapest non perda quest ' esperienza uditiva unica al mondo . Poi ritrovo Riccio e andiamo in bettola ad assaggiare la grappa di albicocche che è buonissima , servita con contorno di selz da una camerierona in grembiule nero e stivaletti bianchi , privi di punta e di tallone , come se avesse le caviglie fasciate . Riccio parla tutte le lingue , ma non l ' ungherese , la cameriera sa l ' ungherese e basta , ci si capisce a gesti , e lei accetta per mancia tre fiorini , un penny , venti lire e un gettone del telefono . Così ci siamo vuotati le tasche d ' ogni valuta intermedia e si può andare a letto tranquilli . Crolliamo subito , ma la mattina alle cinque arriva , vestito di nero , il presidente della Corte di Cassazione : « La vostra domanda di grazia è stata respinta . Sappiate essere forte » . Invece , fuori del sogno , è Mimmo il terrone giusto , e sta dicendo che la sveglia era alle cinque , e che si riparte per il confine . Prima però Giorgio Suveniri ci fa consegnare il cestino da viaggio : una pagnotta , identica a quella avellinese , formaggini , caramelle , e una scatola di chissà cosa . In treno uno prova ad aprirla , l ' assaggia , dice che è un pasticcio di carne e cipolla , e la butta dal finestrino . Invece è il miglior fegato d ' oca che abbia mai gustato : peccato che l ' apriscatole ci sia , ma non la forchetta , così bisogna arrangiarsi con le dita . Il vagone ungherese è il più brutto fra quelli visti finora , senza scomparti , coi sedili dritti e duri , e una toilette che è proprio un cesso . Mescolati a noi i primi soldati sovietici : di stanza a Budapest , se ne vanno in licenza , tutti contenti , alcuni si portano dietro la moglie e la prole . C ' è un poppante meraviglioso , che fa un rumore incredibile succhiando il biberon . C ' è una bambina sui quattro anni che sembra una pesca , una mela , non so . Ha il cappottino rosso , i capelli di spiga , papà e mamma se la coccolano , la lasciano libera di fare i comodi suoi , di salire sui sedili , di frignare , di accettare i nostri regalini : una penna a sfera , un pezzo di cioccolata , un sacchetto di caramelle , un portachiavi . Da brava , come si dice al signore ? Si dice « pattiba , pattiba , pattiba » . E anche il soldato giovane che mi sta seduto accanto accetta un pacchetto di Pali Mall , e mostra la carta rossa , lustra , al compagno : « Amerikanska » , fa e se lo ficca in tasca : piccolo contributo agli scambi commerciali e culturali fra le due superpotenze con la mediazione della Repubblica italiana , e anche dell ' elvetica , perché sono di contrabbando . Sono vestiti bene : i calzoni ficcati negli stivaletti a mezza gamba , e sopra la tunica , fermata alla vita col cinturone , pieno di patacche smaltate . Riccio sa davvero il russo e cerca di farsi spiegare cosa significano quei distintivi , ma è una storia piuttosto complicata . A un tratto compare un fiume , ed è il padre della bambina bella che ne dice il nome , levandosi in piedi con un grande sorriso : Tisza . Di certo è il confine , perché è troppo contento il soldatone babbo . Infatti di lì a poco si scende . Siamo in un posto chiamato Ciop , sono le tre , ma gli orologi devono fare due passi avanti , intonarsi col meridiano di Mosca : insomma sono le cinque . Da non so dove compare una giovinetta che cammina pari pari , ha il visto tondo e roseo , gli zigomi alti , un bel vestitino attillato , l ' aria di chi sta sulle sue . « Prego signori , venite da questa parte » , fa , come se lo leggesse sul muro . « Con le valigie ? » « Sì , con le valigie . » Cioè andiamo alla dogana . Per me a questo punto ci sono due brutte novità . Prima la signora Lucia , che mi tira in disparte e mi dice a bassa voce di aver sentito Senatori che , a voce anche più bassa , diceva : « Ora comincia il peggio » . Sarà senz ' altro il camerone a ruote , ottantotto italiani che bivaccano tutti insieme , allo scoperto , in pigiama chi ce l ' ha ( e io non cc l ' ho ) . Peggio , quando la giovinetta spiega che bisogna riempire il modulo azzurro con la dichiarazione della valuta straniera . Apro il portafogli , conto , e ci trovo cinquanta dollari in meno . No , non li ho persi , me li hanno rubati e nel tempo che ci vuole ad aprire la valigia per l ' ispezione ho già ricostruito tutto ; so chi è stato . L ' uomo della dogana fruga un po ' qua e un po ' là , ritira tutta la roba stampata , ma la rende quasi subito . A me prende un dotto studio sulla battaglia di Custoza ( ci sono carte topografiche di due metri per due ) e l ' agenda rossa dove tutti i giorni segno qualche fatterello mio . Il libro me lo rende subito , l ' agenda invece ritarda , e un poco questo fatto mi secca , perché sono fatterelli veramente miei , e se c ' è uno che sa l ' italiano , là dietro , mi figuro le risate che si farà . E poi i cinquanta dollari partiti : forse mi sta bene , tra Venezia e Vienna ho chiacchierato troppo , ho fatto vedere quanti erano i dollari , ho esagerato e ora mi puniscono così . Pazienza : non si può dire sempre male degli italiani , e poi mettersi a piangere quando si comportano da italiani . Anzi , meno male che non me ne hanno presi di più . Riecco l ' agenda coi fatterelli miei , e andiamo finalmente sul camerone a ruote . Il peggio comincia ora , l ' ha detto Senatori , no ? Resto sulla banchina con le valigie di tutti , Riccio , Mimmo , Ivano saltano a bordo , prendono i posti , issano i bagagli , tutti contenti mi fanno cenno di salire . Alla faccia di Senatori : no , non è un camerone . È una casa , anzi una dimora .
OFFESA ( Spadolini Giovanni , 1972 )
StampaQuotidiana ,
La selvaggia aggressione « teppistica » al « Corriere della Sera » rappresenta un nuovo e intollerabile attacco alla libertà di stampa , la suprema fra tutte le libertà . I « gruppuscoli » extraparlamentari di sinistra hanno attaccato la sede del giornale nell ' ora del più intenso lavoro : era in corso un ' assemblea di tutti i redattori intesa a codificare , con una democratica e civilissima discussione , le conquiste dell ' intera categoria decisa a difendere i propri diritti contro ogni sopruso e a stabilire le sue funzioni nell ' interno dell ' azienda , nell ' ambito di una concezione pluralista e occidentale dei diritti - doveri della stampa . La deplorevole assenza , o l ' incerto impiego , delle forze dell ' ordine hanno aggravato la situazione . La difesa del vecchio palazzo , in cui si simboleggia la storia di tanta parte del giornalismo italiano , nelle sue glorie e anche nelle sue umiliazioni , nelle sue grandezze ed anche nelle sue sofferenze , è stata affidata ai giornalisti , ai tipografi , agli impiegati . È un altro motivo di amarezza e di malinconia , in giorni che non sono certo consolanti per l ' avvenire della libertà in Italia . La concomitanza , e il reciproco aiuto , che si danno gli opposti estremismi , la cosiddetta « maggioranza silenziosa » , ormai al servizio del Msi , e i gruppetti di anarchici e maoisti ed estremisti di sinistra , dove la violenza della protesta pseudopolitica si identifica con la provocazione pura e semplice . L ' abbattimento di ogni confine , l ' annullamento di ogni limite : perfino gli squadristi ispirati da Farinacci si fermarono nel '25 di fronte alle finestre di via Solferino . Un attacco selvaggio , immotivato , insensato con l ' uso di bombe Molotov e di candelotti esplosivi , quasi a perfezionare la tecnica , meno raffinata e più artigianale , che già conoscemmo nel '68 con le prime aggressioni al « Corriere » contemporanee al sorgere della contestazione . Quando si attacca un giornale , il « Corriere » in questa inquieta primavera del 1972 non meno che 1'«Avanti!» , alla vigilia del fascismo , cinquant ' anni or soro , si offende la libertà nel suo nucleo essenziale , nel suo valore irrinunciabile . Si punta ad intimidire chi esprime il proprio pensiero o motiva il proprio dissenso , a piegare l ' avversario con la violenza fisica , a seminare il panico e diffondere l ' insicurezza nel paese intero . Ci scriveva giorni fa un vecchio democratico e antifascista , di quelli che hanno conosciuto l ' avvento della dittatura mussoliniana , Pietro Nenni , che la massima difficoltà oggi , quella che rende così terribile e incerto il compito di ognuno di noi , nelle varie responsabilità civili che gli sono affidate , « è la lotta per non esasperare i rapporti politici e sociali » . « Non è oggi - aggiungeva il vecchio leader socialista - la qualità più pregiata ; ma è comunque un segno di saggezza . » Sembra che la saggezza si stia allontanando da noi . Esplosioni di furore bestiale , come l ' attacco alla sede del « Corriere » , ripropongono i problemi di fondo della nostra convivenza civile , messi a durissima prova negli ultimi quattro anni . Tutte le forze democratiche e costituzionali debbono opporsiallo scatenarsi della violenza non meno che al dilagare di un anarchismo che , partendo da sinistra , aiuta la destra estrema . E il governo , monocolore o no , deve ricordarsi di esistere .
GUAI A CHI LA TOCCA ( D.C. , 1928 )
StampaPeriodica ,
Chi in Italia , e nel mondo può fare a meno di essere un fervidissimo ammiratore di S . E . Giovanni Gentile , il grande filosofo del Fascismo , il geniale riformatore della scuola italiana , il Ministro al quale , dopo la sua morte , verranno innalzati monumenti per tutte le città italiane ? Monumenti che non serviranno ad eternare la sua opera per sé per - fetta , eterna ed immutabile più del Vangelo ma vorranno esprimere la gratitudine , che tutte le generazioni italiane , fino alla fine dei secoli , dovranno tributare al rinnovatore , all ' artefice dell ' educazione e della cultura nazionale . Tutto ciò è universalmente conosciuto . Ma , da ieri , S . E . Gentile ha offerto al mondo una nuova manifestazione del suo altissimo intelletto , una nuova prova della sua francescana umiltà , della sua temperanza , del suo buon gusto e della sua versatilità eccezionale : un monumentale articolo pubblicato dal Corriere della Sera in cui S . E . Gentile si palesa un umorista , al cui cospetto Sterne deve impallidire . Il viaggio sentimentale può essere non compreso , e può non divertire . L ' articolo cui alludiamo diverte e fa sorridere chiunque ha la fortuna di leggerlo . Che cosa abbia voluto dire S . E . Gentile , scrivendo di un ministro calunniato , non ha importanza . Forse non lo sa neppure lui . Parla di leggende assurde : di cose che " non hanno fondamento " secondo egli stesso scrive . Il nuovo , illustre parto del suo genio ha valore come opera d ' arte in sé . Come tale , noi profondamente l ' ammiriamo . Il resto non conta . L ' articolo ripete cose già note : che la Riforma è un punto fermo , inviolabile , sacro , che non deve subire mutamenti né anche nel dettaglio : che ogni ministro dell ' Istruzione Italiana aderisce a tale inviolabilità con il solo fatto di accettare il portafoglio della Minerva : che ogni voce , ogni pericolo di modificazioni " turba interessi " e diffonde " una inquietudine ed un disagio in tutto il Paese . " Chi difatti oserebbe dubitare di tali verità , universalmente accettate come dogma , incorrosibili nel tempo , inattaccabili da ogni veleno di critica ? Passeranno gli anni , profonde trasformazioni potranno accade - re nel pensiero , nel costume , nella vita dei popoli , ma la Riforma genti - liana resisterà , allo stesso posto , al sole , meglio del Colosseo , del Foro , dell ' Arco di Tito , i quali hanno subito qualche danno dai secoli . Di lustro in lustro essa acquisterà nuovo valore . Fino a ieri era la Riforma Gentile della Scuola , oggi leggete il Corriere della Sera di ieri è già diventata tout court , la Riforma erre maiuscola come quella di Martin Lutero . Potete da questo fatto immaginare ciò che diverrà tra qualche secolo . Perché intanto non si comincia con lo scolpirla nella pietra , e con l ' accendervi innanzi delle lampade ? I Ministri , che hanno avuto l ' onore di succedere a S . E . Gentile avrebbero dovuto pensarvi . Che altro compito potevano avere ? Ai Ministri dell ' Istruzione Italiana , ormai non può essere assegnata altra funzione oltre questa : essere i custodi del Verbo , tenere vivo il fuoco sacro della Riforma , eseguire fedelmente la volontà del Maestro , ed , in caso di dubbi , ricorrere a lui per una interpretazione autentica della legge . Chi potrebbe essere tanto folle da assumersi una qualsiasi nuova iniziativa ? Chi tanto audace da toccare i sacerdoti lasciati dal Riformatore a tutela della perfetta esecuzione della sua volontà ? Chi tanto temerario da macchiarsi , con interpretazioni non autorizzate , dell ' imperdonabile delitto di eresia ? Tra le generazioni venture , quando S . E . Gentile sarà asceso all ' Olimpo , si dibatteranno le contese , che si accesero tra i seguaci di Aristotile per la più esatta interpretazione della parola del Maestro . Fino a quando Egli è tra noi , ed è possibile attingere alla fonte della sua sapienza , ogni disputa è assurda e delittuosa ... Noi vorremmo che l ' on . Belluzzo propugnasse sanzioni altrettanto gravi per coloro che , eventualmente , ardissero dire che la Riforma .. , è " mal congegnata e mal concepita " ... Condanniamo a morte magari , gli avversari della Riforma se ve ne sono . Ma che il divino Gentile non ripudii la Nazione , che ebbe la fortuna di dargli la vita ! ...
In viaggio ci si sposa davanti al capotreno ( Bianciardi Luciano , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Ogni vagone ha otto scompartimenti , con quattro cuccette ciascuno : in seconda classe , la nostra , sono di legno , incavate a culla , col materassino e il guanciale di piuma , più tardi viene un uomo a portare due lenzuola , la federa , la coperta e la traversa , cioè una striscia di stoffa che si mette fra materasso e lenzuolo inferiore . Dovremo stare qua sopra ventisette ore ; perciò organizziamoci : prendere dalle valigie quello che serve più spesso , l ' occorrente per il bagno , un libro , l ' agenda , le pantofole , mentre le scarpe siano riposte , e le valigie ben sistemate perché non ingombrino . C ' è molto spazio , sotto le cuccette e sopra la porta . Per terra tappeti , perciò attenti alla cenere , ognuno ha il suo portacicche e l ' adoperi . Le sigarette stiano pure sul tavolino , chi piglia piglia , ma il mazzetto dei dollari spostiamolo nella tasca di dietro dei calzoni . Questo è il pacchetto dei medicinali : garza , cotone idrofilo , emostatico , alcol , pomicetta solforosa per calli e duroni , tappi di cera auricolari per il troppo rumore , sia del treno sia di chi eventualmente russa , confetti lassativi per chi non va , pastiglie per la tosse e per il mal di capo , cerotti , aspirine e piramidone in caso di raffreddore . C ' è la luce centrale , al neon , quella blu per la notte , i lumini individuali a capo del letto , e sul tavolo , ampio e comodo per giocare a carte o per scrivere , la lampada col paralume . Quel bottone è per regolare il volume della radio centralizzata , dietro la porta un grande specchio , e la presa per la corrente , qui e nel corridoio . Andrà bene per le spine dei nostri rasoi elettrici ? La signora padovana ha già provato , Mariavergine , edice che vanno bene . Ogni vagone ha il distributore dell ' acqua fresca , col suo bicchiere di vetro , uno solo , e bisogna adoperarlo alla russa , l ' orlo del bicchiere appoggiato all ' attaccatura del mento , e le labbra peschino direttamente nel liquido . La prima volta ci si bagna . E c ' è anche il samovar acceso in continuazione , chi vuole tè lo può chiedere all ' inserviente , sempre . Il bagno naturalmente è in fondo a sinistra e sulla porta sta scritto , in cirillico : tualèt : più chiaro di così . Sto per entrarci , ma sta per entrarci anche un soldatino giovane giovane - dimostra sedici anni - in calzoni e canottiera celeste . Vai vai , soldatino , ma quando hai finito bussami , qui , vedi , al sette . Capisce a volo . Il guaio semmai è il lavandino : perché venga l ' acqua bisogna premere , da sotto in su , uno zipolo attaccato alla cannella , è scomodo e ci si bagna . Rientro ed ecco la sorpresa : sul cuscino c ' è la faccia barbuta , onesta e democratica , del generale Grant , stampata sul diritto della banconota da cinquanta dollari , con allegato un biglietto : chi , dove , quando . Rispondo subito : a Budapest , tra le nove e le dieci di ieri sera , mentre stavo nel bagno . Esecutore materiale , Ivano il giornalista . Risposta esatta . Brava gente , però , gli italiani , non dovremmo dirne sempre male : si sta bene con gli italiani , sanno reggere gli scherzi . E allora vuol dire che la bottiglia di grappa d ' albicocche non la porto a Milano , no , e se qualcuno trova un cavatappi ce la scoliamo noialtri italiani , ci pensa Riccio , ha già visto lo spoletino grosso col coltello a cento usi . Però vuole in compenso la sua sorsata , e neanche il soldatino russo dice di no . Comunque ne rimangono tre quarti buoni . Tutti e quattro in cuccetta , cominciano i giri , da sotto vedi comparire un braccio armato di bottiglia . Primo giro alla salute dell ' Italia : bevi fratello . Secondo giro , urrà per tutte le Russie : bevi compagno . Il terzo giro è quello della buonanotte . Buonanotte a tutti . E buonanotte ai suonatori . Anzi , ai Senatori . « Senatores boni viri . At senatus mala bestia . » Amen . Ci destiamo a giorno fatto , col mal di capo , e il treno corre nella pianura più piana del mondo , la si intravede sterminata dietro i filari di piante che , a mo ' di frangivento , fiancheggiano i binari . Ogni tanto un agglomerato di casette , di muro o di legno , coi tetti normali , non più spioventi come nelle terre di Cecco Beppe . Eppure nevica anche qui , no ? I colori sono miti , dolci , di pastello : azzurro il cielo , la campagna svaria dal verdolino all ' oro vecchio alla ruggine , senza nulla di drammatico . Dove hanno arato la terra è nerastra , non per niente questa è l ' Ucraina . Ieri sera ci hanno tenuti leggeri , col mangiare , solo un piatto di gulasch con le patate , ma stamani la colazione è robusta : pane bianco , pane nero , burro , tè , salsicciotto e ancora patate . Le due inservienti sono bionde e traccagnotte , con il grembiule nero e la crestina bianca messa un po ' storta come se non ci fossero abituate . Hanno le mani delle contadine , e sbattono le posate sui tavoli con fiera decisione . Il tè è gratis , chi vuole altri beveraggi se li paga , ma con che cosa ? Qui sul treno non si trova da cambiare . Però orientiamoci . Dunque : la birra si chiama pivo , il vino come da noi , ma con l ' accento sulla o , il tè si dice ciai , la vodka naturalmente è parola russa , mentre la voda è soltanto acqua . Il pane hlieb , le patate cartofie . Se dici spassiba rispondono pagiosfie , o roba del genere . Basterebbe per andare in capo al mondo , ma intanto , dopo colazione , facciamo un altro riposino . E dopo pranzo la dormita vera e propria , tutti d ' accordo , con il finestrino chiuso all ' ultimo momento per mandar via il fumo , le tende abbassate e i tappi nelle orecchie . Tutto a posto : Mimmo ha preso il lassativo , il tabaccaio senese ha detto che per ora sta bene e speriamo duri , con cauto ottimismo . Senatori è scomparso . Siamo un minuscolo collettivo che funziona perfettamente . Anzi , questo treno potrebbe continuare oltre Mosca , imboccare la transiberiana , menarci dritto a Vladivostok , una settimana intera , forse dieci giorni di tatum tatum tatum tatum sulle rotaie che , come è noto , hanno uno scartamento superiore al nostro , su questi vagoni ben più ammortizzati e comodi dei nostri . Sarebbe un viaggio meraviglioso : la gente mangia , beve e dorme , non ci sono preoccupazioni per l ' indomani , tempo per guardare il panorama ( unico nostro lavoro ) ce n ' è d ' avanzo , le sigarette sono di tutti , i medicinali anche , nessuno si agita invano , insomma siamo nel paese del socialismo e lo percorriamo seguendo la via italiana . Strada facendo chi non ha moglie potrebbe anche sposarsi , perché il capotreno ha l ' autorità di congiungere in legittimo nodo , tu , Mimmo , chi prenderesti ? La bolognese grassa ? E tu ? La ragazzina sovietica che cammina pari pari , che sta sulle sue , ma forse solo perché è timida ? Si chiama Natascia . O invece Svetlana , che significa Chiara , l ' altra accompagnatrice che è comparsa stamattina e sorride tanto bene ? Bisogna andare a trovare la signora Lucia , che alloggia nell ' altro vagone con la padovana barbuta , un ' altra donna e il veterinario dal pizzetto grigio . È tutta contenta perché ha saputo da Svetlana - Chiara certe cose molto , molto interessanti . Per esempio , mi dice , in Russia non c ' è più la proprietà privata , la terra non è di un padrone ma dello Stato , che la dà in conduzione alle cooperative dei contadini , che si chiamano ( ha preso appunti ) , si chiamano colcos , legge . Molto interessante . Svetlana ha anche distribuito un foglietto dell ' Inturist , dove si comunica , anzi « si ha l ' onore di comunicare » agli ospiti stranieri che sul territorio sovietico possono fotografare e cinematografare tutto quello che vogliono . Con queste eccezioni : le installazioni militari , le ferrovie , i ponti , le strade e le opere d ' arte . Vale a dire che fotograferemo gli alberi , le nuvole e le cornacchie . E invece tutti fotografano , in bianco e nero e a colori , tutto quel che vogliono , saltano fuori macchine a decine . Ormai il turista italiano si è americanizzato , in questo : anziché guardare le cose le fotografa , poi a casa sua guarderà le fotografie . Alla stazione di Kiev , Riccio s ' affaccia alla porta del vagone in pigiama , caccia un urlo da Tarzan e rimane lì a dondolarsi attaccato alle maniglie . Da ogni parte accorrono ferrovieri , poliziotti , colcosiani e ridono , con grande mostra di denti d ' acciaio , e Ivano li riprende con la macchina cinematografica . Riprende il treno fermo , noi in piedi vicino alla scritta cirillica Ciop - Mosca , Riccio che continua a fare Tarzan sulla porta del vagone , ancora noi in gruppo coi colcosiani che ridono , i cesti delle mele e delle rape , la ferrovia con la bandierina rossa . E mentre dura questo bailamme italo - ucraino all ' improvviso il treno se ne va . Pare che l ' altoparlante abbia avvertito gli italiani di salire in vettura , ma Riccio era troppo occupato a far ridere i colcosiani e non ci ha tradotto il messaggio . Ed ecco che a fare Tarzan stavolta siamo una ventina , aggrappolati sul predellino , mentre il treno riprende velocità , e ci sfila dinanzi la fumigante periferia industriale di Kiev , e poi il Dnieper grandissimo , coi barconi , i vaporetti e le barche ferme a pescare . Nessuno è rimasto a terra . Il soldatino in canottiera celeste si chiama Tolia Ivanovic , cioè , Anatolio Di Giovanni , e gli scompartimenti se lo contendono , lo intontiscono a furia di sigarette , di manate sulle spalle , di meraviglie occidentali : i rasoi a pila , l ' accendino con incorporato l ' orologio ( e funziona ! ) , le forbicette per le unghie che paiono un arnese chirurgico . Mi pare intimorito , un po ' diffidente : la ferma in Russia è di tre anni , dai diciannove ai ventidue , lui viene naturalmente da Budapest e va in licenza al paese suo , dietro gli Urali . Non vuol farsi fotografare . Capisco perché solo quando all ' improvviso domanda a Riccio se lui lavora , in Italia . Anche Mimmo lavora ? Anche Ivano ? Lavorate tutti , insomma ? Certo , soldatino , lavoriamo tutti , da noi in Italia , non c ' è il socialismo , ma chi non lavora non mangia , se è nato povero . E quelli nati ricchi non sperare di trovarli su una seconda classe Venezia - Mosca , settantaquattromila lire , poco più di cento rubli , tutto compreso . Gli spieghiamo anche i nostri mestieri : impiegato , albergatore , giornalista , pisatel ( sarei io ) . E se siamo tutti lavoratori - finito il militare lui diventerà ingegnere elettrico - fotografiamoci insieme . Più vicini , altrimenti non ci entrate , così abbracciatevi . « Mi presti il berretto ? » chiede Riccio , e glielo leva , per metterselo in capo . La tunica non me la presti ? Sicuro , se la leva , ridendo , e indossa il pigiama a righe di Riccio . I calzoni no . Coi fanti si può scherzare , ma ci sono dei limiti : dalla cintola in su . Lo ritroviamo qualche ora più tardi nel corridoio , dopo la cena , dopo l ' ultima breve siesta , dopo rifatte le valigie . Allora siamo intesi , soldato Anatolio figlio di Giovanni : saluta il padre tuo Giovanni e tutta la famiglia , là dietro gli Urali . Auguri : che venga presto il giorno del congedo che tu diventi un bravo ingegnere elettrico . E ricordati sempre che in tutto il mondo la gente lavora , anche in Italia . Se capiti dalle nostre parti , vieni a trovarci . È l ' ora degli ultimi dasvidanie , perché quel triangolo di luci sospeso nel buio è il fastigio dell ' università . Quasi si stenta a crederlo , eppure siamo arrivati a Mosca .
Dove vai? Porto pesci ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
La lettera agli amici ( « il manifesto » del 6 luglio ) non è giunta a destinazione . Non ho tenuto conto che la posta è premoderna e non funziona . Salvo eccezioni , la lettera è tornata al mittente . Non è grave e non insisto . Era un ' iniziativa e una proposta limitata , una sollecitazione , un ' ipotesi di lavoro dettata da un bisogno di operatività . Che facciamo ? Una domanda spontanea , dopo il disastro elettorale che ha coinvolto tutta la sinistra , nessuno escluso . Quale che sia la risposta , mi son detto , non può essere l ' immobilità . Qualcuno ha osservato che ho scelto gli interlocutori sbagliati . Sigle , anziché la gente in carne ed ossa che ci volta le spalle . Può darsi , se non fosse che anche dietro le sigle ci sono persone vive e che è difficile prescindere dalle rappresentanze in una democrazia rappresentativa , ancorché malata . Qualcun altro ha giudicato l ' idea di un avvicinamento tra le minoranze della sinistra come un ' astrazione o un raduno di reduci . Può darsi anche questo , ammetto che parteciperei volentieri a un incontro di riservisti ( non reduci ) magari a Bologna per chiedere a noi stessi che facciamo mentre la casa brucia . Il punto è questo , che io vedo lo stato della sinistra più o meno come il Kosovo . Non vedo nei risultati elettorali e nell ' aria che tira soltanto un distacco della sinistra dalla sua base sociale e una delusione del suo popolo . Vedo un vero fenomeno di rigetto nei confronti della prima esperienza di governo della sinistra , considerata un inganno ancor più che un fallimento . Il governo D ' Alema , le sue politiche e il suo messaggio , hanno avuto un effetto demolitore . Alcuni guasti sono irreparabili perché hanno inciso nelle coscienze . La guerra , anzi il suo elogio come occasione di prestigio internazionale . O un episodio da nulla , un secolo di storia operaia ( il centenario Fiat ) celebrato come una sagra di famiglia . Il prossimo messaggio è già partito con lo stesso spirito contro la previdenza come simbolo e contro il sindacato . Se D ' Alema governerà altri due anni non possiamo attenderci resipiscenze ma altre forzature nella stessa direzione , alla ricerca di nuovi titoli di legittimità e di consenso nella parte abbiente e benpensante del paese . È questa l ' Italia che D ' Alema vuole rappresentare . Neppure possiamo attenderci resipiscenze dal partito di ex maggioranza , che non sarà l ' usciere di palazzo Chigi ma non si sa come si chiama , e ancor meno dalla compagine governativa . Un commentatore di destra ha scritto di non capire come mai le donne e gli uomini della sinistra , approdati al governo da un ' altra storia , non abbiano compiuto un solo atto autentico e innovativo , magari simbolico , attinente alla sfera di valori che rappresentavano fino a ieri l ' altro . Ma non è strano e non è inefficienza . È la conseguenza della riduzione della politica a tecnica , di una concezione dello sviluppo imperniata sul binomio ricchezza privata - degrado pubblico , di un criterio di modernizzazione deformato . Strano , semmai , è che non abbiamo la percezione del deficit di sostanza e di immagine del loro operato . Brutto è lo scenario che ci mostrano le cronache quotidiane , lo scenario che ogni governo eredita dal precedente senza beneficio di inventario , lo scenario di una società che si arricchisce conservando al suo interno vere e proprie sacche di inciviltà . Sale operatorie infette negli ospedali metropolitani , morti sul lavoro che non siedono al tavolo della concertazione , dispute rituali sugli incendi stagionali , frane che ci coglieranno impreparati , inquinamento record delle città incoraggiato dalle rottamazioni , un sistema fiscale definito autorevolmente da vent ' anni « uno schifo » ma sempre uguale a se stesso . Miserie che dovrebbero essere affrontate con impeto da una qualsiasi sinistra , come un punto d ' onore , ma sono in coda all ' agenda politica perché risanamento civile e qualità della vita non rientrano nel rapporto deficit - Pil . Che facciamo ? Ci inviamo lettere incrociate ma non riusciamo a fare di più , a offrire un riferimento . Ci sono momenti o fasi in cui spetta alle minoranze reagire e pesare in misura superiore alle proprie forze . Ma se avessimo un sistema elettorale tedesco con sbarramento al 5 per cento , nessuna delle formazioni minori della sinistra elencate in quella lettera supererebbe la soglia . È bizzarro che sia io , chissà perché , a rammaricarmi di questa eventualità più degli interessati . Salvo Rifondazione , forse , che mi sembra meno insensibile . Mi piacerebbe se questo partito , che ha più titoli di un riservista o di un giornale , si impegnasse in proprio a promuovere un rimescolio delle carte . Ma è una pretesa eccessiva , non si può chiedere a un singolo partito di farsi carico di un simile compito , di favorire un accorpamento delle minoranze disponibili , di trasfigurarsi in una federazione delle sinistre sperdute . Bisognerebbe restaurare un « comune sentire » ( rubo questa espressione ad Alessandro Natta , nientemeno ) . È un ' espressione vaga , quasi tautologica . Un comune sentire è come il coraggio manzoniano e se non c ' è non si può invocarlo . Ma è una molla che altre volte ha funzionato e che può sempre scattare in circostanze impreviste . Telegramma agli amici intimi : teniamoci ben caro e stretto , per l ' intanto , questo giornale che c ' è .
PER UNA CRITICA LETTERARIA FASCISTA ( DE_VITA CORRADO , 1928 )
StampaPeriodica ,
... La critica fascista , come risultato di una nuova estetica , dovrà rispondere ai valori etici e sociali ed al vasto e profondo rinnovamento spirituale , artistico , politico e religioso , dell ' Italia delle Camicie Nere . Diversamente si potrà di tutto parlare , fuorché di critica fascista . Parlare di compiti è tutt ' altra cosa e forse è inutile , se prima con la mutata realtà storica non si rinnova ogni vecchio sistema valutativo . L ' universalismo democratico ci ha dato il Croce , che per la verità ingiusta - mente si accusa di servilismo alla filosofia teutonica . Il Croce si è riallacciato alla nostra tradizione ed ha innovata la nostra cultura , che sulla fine del secolo scorso sembrava dovesse nuovamente stagnarsi . Ma i meriti del Croce e il suo innegabile valore storico non giustificano la passiva persistenza su di un sistema superato . Non è possibile ammettere una critica fascista inquadrata nel sistema crociano . L ' universalismo e l ' individualismo si so - no annullati nella unità perfetta , nella realtà assoluta , nel principio religioso che è la Nazione . L ' individuo cede il posto allo Stato . E tale posizione non è contraria all ' autonomia dell ' opera d ' arte ed alla libera creazione . La critica deve valorizzare l ' arte nazionale nella sua continuità storica col passato al lume di un sistema etico e sociale , senza del resto cadere nei vecchi errori delle scuole che sottoponevano l ' arte a de - terminati fini utilitari . Ma non si può giudicare la nuova letteratura , se non inquadrandola nella vita della Nazione . L ' opera compiuta deve predominare sull ' individuo che l ' ha creata , come espressione collettiva : arte di popolo . E il primo compito della critica è quel - lo di unire le varie correnti della lettera - tura e del pensiero , per creare un organico movimento nazionale , che sappia esprimere al mondo il nuovo volto della Patria .
Vecchi arnesi ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Non doveva dirlo , l ' on. Violante , che la sicurezza viene prima della giustizia . È una tesi che fa venire i brividi , se ad enunciarla in televisione è un cultore del diritto e un altissimo magistrato come il presidente della Camera . È come una bestemmia profferita da un vescovo di fronte ai fedeli . Alle orecchie di un ascoltatore maldisposto o di un poliziotto sempliciotto può suonare così : prima spara e poi chiedi i documenti . Alle orecchie di un giudice sbrigativo può suonare così : meglio un innocente in galera che un colpevole in libertà . Non va bene . Sicuramente l ' on. Violante , che è un democratico e una persona gentile , non intendeva spingersi così oltre , né indulgere agli istinti forcaioli oggi alquanto diffusi . Forse ha ceduto al gusto dell ' assioma ( come quando ha detto che la stabilità dei governi è un « valore in sé » , una categoria dello spirito ) . Forse non intendeva stabilire una gerarchia di valore tra sicurezza e giustizia ma solo una successione cronologica . Non va bene lo stesso , non si gioca a rimpiattino con certe parole . Peggio ha fatto il governo D ' Alema - Amato ( il tesoriere si fa fotografare attaccato al premier come un fratello siamese ) ad affrontare il problema della criminalità urbana come un ' emergenza , sull ' onda della pubblica emotività gonfiata dai media , aggiungendoci di suo un ' enfasi scopertamente elettorale . Quello di agire per impulsi e sollecitazioni superficiali , e questa volta con l ' esibizione di un conclave , è uno dei peggiori vizi di questo governo , che rende inautentico tutto quello che fa . La criminalità non è un ' emergenza ma un problema strutturale dei grandi agglomerati metropolitani , e quella piccola discende dalla grande che oggi sembra dimenticata ( le mafie , il narcotraffico , la condizione degli immigrati , tutto scompare dietro lo scippatore ) . Ridurre una malattia sociale di questa entità a un problema di polizia è , più che demagogico , dilettantesco . Noi abbiamo un sistema giudiziario farraginoso , sia penale che civile , e un sistema carcerario che esploderà o imploderà . Pene più severe , più carcere , fermo di polizia , sono vecchi arnesi di repressione , che non danno sicurezza e garanzie ma ce ne privano , e vanno in direzione opposta alla prevenzione , all ' investigazione , alle pene alternative , al reinserimento . È strano e deprimente che la sinistra di governo , che può contare sul fior fiore della cultura giuridica nazionale , sia così povera di inventiva in questa materia e scimmiotti la destra , facendosi paradossalmente accusare di spirito autoritario . Mi viene nostalgia dei romanzi gialli di E . Wallace e di quelli umoristici di P.G. Wodehouse , nostalgia di Scotland Yard e dei poliziotti londinesi che con il loro elmetto e bastoncino tenevano testa a Jack lo squartatore . Oppure , al contrario , mi torna in mente l ' invio dell ' esercito in Sardegna contro il banditismo ( presidente Saragat ) , quando una stazione di carabinieri intelligenti conosceva benissimo i banditi e poteva arrestarli al bar . La sinistra di governo deve stare molto attenta a non scivolare su questo terreno . Nell ' immaginario collettivo , la sinistra può essere ancora facilmente associata ai peccati del socialismo reale . Sarebbe ingiusto , ma se la giustizia viene dopo la sicurezza ...