StampaQuotidiana ,
La
signora
Albright
ha
detto
:
a
che
ci
serve
tutta
questa
potenza
di
fuoco
se
non
la
usiamo
?
I
generali
Nato
dicono
:
possiamo
continuare
per
mesi
,
metteremo
Milosevi
?
in
ginocchio
.
Il
presidente
Clinton
manda
gli
apaches
,
accumula
forze
terrestri
e
fa
intendere
qual
è
il
dilemma
:
o
la
resa
incondizionata
del
nemico
o
il
suo
annientamento
.
Henry
Kissinger
,
per
il
quale
la
guerra
in
Vietnam
era
una
scaramuccia
che
i
libri
di
storia
avrebbero
ignorato
,
raccomanda
un
'
invasione
.
E
Tony
Blair
dichiara
:
questa
è
una
guerra
del
bene
contro
il
demonio
.
Se
questo
è
lo
spirito
,
il
programma
di
questa
guerra
americana
,
è
difficile
sperare
che
resti
spazio
per
una
mediazione
e
una
soluzione
politica
.
Ed
è
difficile
dar
credito
alle
classi
dirigenti
,
ai
governi
e
alle
forze
politiche
tradizionali
europee
.
Forse
non
tutti
condividono
questo
bellicismo
oltranzista
ma
nessuno
,
per
calcolo
o
per
sudditanza
e
impotenza
,
lo
avversa
.
La
causa
della
pace
,
o
anche
solo
di
una
tregua
,
è
affidata
a
minoranze
volenterose
,
all
'
opinione
pubblica
generalmente
intesa
,
a
un
'
insorgenza
della
coscienza
civile
.
La
propaganda
di
guerra
tuttavia
infuria
e
stordisce
,
prevale
con
fragore
sulle
invocazioni
di
pace
e
oscura
ogni
ragione
.
Mi
ricorda
infallibilmente
l
'
euforia
e
perfino
la
frivolezza
seminate
ai
tempi
delle
guerre
etiopiche
o
della
dichiarazione
di
guerra
alla
Francia
.
Beato
chi
non
ha
respirato
in
passato
quell
'
aria
che
oggi
riprende
a
circolare
in
un
altro
contesto
ma
con
lo
stesso
veleno
.
Beato
e
disgraziato
,
perché
è
preda
di
un
inganno
di
cui
non
conosce
i
prezzi
.
Molti
hanno
creduto
,
in
buona
fede
,
alla
motivazione
umanitaria
dell
'
intervento
armato
.
E
continuano
assurdamente
,
in
buona
o
in
cattiva
fede
,
a
crederci
pur
avendo
sotto
gli
occhi
una
tragedia
epocale
:
quella
moltitudine
dannata
di
profughi
che
le
nostre
bombe
hanno
ingigantito
dieci
volte
,
sommandosi
alla
guerra
civile
e
alle
crudeltà
delle
milizie
serbe
.
Molti
,
forse
,
sospettano
che
il
rimedio
sia
stato
e
sia
peggiore
del
male
,
ma
pensano
che
sia
giusto
punire
il
colpevole
,
come
se
ci
sia
un
solo
colpevole
più
colpevole
,
eliminato
il
quale
tutto
andrà
a
posto
.
Ma
noi
non
stiamo
abbattendo
un
capo
o
un
regime
politico
,
stiamo
bombardando
una
nazione
e
un
popolo
.
È
una
logica
simile
a
quella
della
pena
di
morte
,
applicata
su
larga
scala
,
insieme
alla
presunzione
di
una
democrazia
esportata
con
la
forza
.
Molti
si
tranquillizzano
sentendo
dire
che
sarà
possibile
riportare
un
milione
di
disperati
nella
loro
terra
bruciata
,
come
se
non
si
trattasse
di
un
'
umanità
privata
di
tutto
,
ma
di
una
mandria
da
ricondurre
entro
i
recinti
.
Oppure
di
relitti
da
disperdere
ai
quattro
venti
,
dove
nessuno
li
vuole
adesso
come
non
li
voleva
prima
.
Intanto
muoiono
,
con
un
'
assistenza
umanitaria
dell
'
opulento
Occidente
che
costa
meno
di
un
missile
.
Molti
(
chiunque
abbia
meno
di
sessant
'
anni
)
non
hanno
mai
visto
scorrere
il
sangue
in
Europa
,
pensano
che
sarà
poco
e
che
non
lascerà
tracce
.
Lascerà
invece
per
lo
meno
un
grande
odio
nel
cuore
del
continente
.
Le
città
e
le
campagne
che
stiamo
bombardando
,
anche
se
pochi
osano
ricordarlo
,
hanno
combattuto
una
guerra
di
liberazione
contro
i
fascismi
tedesco
e
italiano
e
vivono
l
'
aggressione
di
oggi
con
questa
memoria
.
Molti
si
sentono
comunque
garantiti
perché
siamo
dalla
parte
del
più
forte
.
Il
mito
americano
è
duro
a
morire
,
c
'
è
più
ammirazione
che
repulsione
per
la
potenza
di
fuoco
e
la
precisione
di
tiro
americana
.
E
se
un
errore
millimetrico
farà
saltare
in
aria
una
clinica
ginecologica
non
lo
sapremo
o
lo
sapremo
troppo
tardi
.
Forse
allora
l
'
ammirazione
lascerà
un
po
'
di
posto
alla
commozione
.
Molti
vedono
ancora
la
Nato
come
un
bastione
anticomunista
anche
se
nessuna
minaccia
grava
sull
'
Occidente
,
salvo
quelle
che
l
'
Occidente
sta
costruendo
da
sé
con
l
'
idea
folle
di
un
mondo
a
sovranità
limitata
,
di
un
protettorato
riservato
ai
quattro
quinti
dell
'
umanità
.
Se
sento
la
Cina
dire
che
questa
filosofia
porta
diritti
alla
terza
guerra
mondiale
rabbrividisco
,
e
vorrei
che
questo
brivido
contagiasse
il
mondo
.
Molti
non
si
accorgono
ancora
del
nesso
inscindibile
che
corre
,
e
che
già
ci
umilia
,
tra
questa
guerra
e
l
'
infrangersi
del
«
sogno
europeo
»
.
Questo
sogno
,
lungamente
vagheggiato
in
competizione
col
sogno
americano
,
ha
rivelato
in
un
attimo
la
sua
fragilità
e
inconsistenza
.
La
nuova
Europa
ha
perso
coscienza
di
sé
prima
di
nascere
.
È
difficile
contrastare
la
propaganda
di
guerra
e
le
spirali
che
induce
,
farlo
con
il
ragionamento
o
con
la
protesta
,
smontare
questo
pauroso
ingranaggio
contro
cui
cozza
e
diventa
flebile
anche
la
voce
papale
.
È
un
compito
oggi
minoritario
ma
che
può
,
rifiutando
ogni
etichetta
di
parte
,
risvegliare
una
maggioranza
democratica
di
donne
e
uomini
.
Almeno
qui
,
in
Italia
,
ai
confini
della
tragedia
.
Si
può
anche
credere
che
la
guerra
sia
connaturata
all
'
uomo
ma
non
fino
a
questo
punto
.
Non
è
alla
nostra
portata
riempire
tutte
le
piazze
del
mondo
,
ma
anche
una
sola
sarebbe
molto
.
Ci
abbiamo
già
provato
e
continueremo
a
provarci
.
StampaPeriodica ,
Il
Duce
ha
parlato
chiaramente
a
Marconi
:
si
trattava
di
farsi
intendere
agli
intellettuali
.
E
non
più
ai
vecchi
parrucconi
dei
tempi
passati
,
ma
agli
svariati
scienziati
moderni
più
sordi
forse
dei
primi
,
ché
non
v
'
è
peggior
sordo
di
chi
non
vuole
intendere
.
E
per
farsi
intendere
bisognava
parlar
chiaro
e
il
Duce
s
'
è
espresso
chiaramente
e
anche
severamente
.
Il
discorso
di
Bologna
al
Congresso
della
Scienza
definiva
un
programma
:
la
recente
lettera
lo
impone
.
Due
sono
i
termini
:
abolizione
della
scienza
parolaia
,
congressista
e
sconclusionata
,
costruzione
fascista
di
una
scienza
organata
e
leale
:
alle
manifestazioni
d
'
un
certo
peso
,
alla
grancassa
della
scienza
che
sono
i
congressi
,
l
'
imposizione
di
un
programma
se
-
vero
,
ordinato
e
produttivo
.
Chi
aveva
preparato
qualche
orazione
scientifica
per
il
prossimo
congresso
,
peggio
per
lui
,
la
può
rinchiudere
nel
cassetto
:
meno
parole
e
più
fatti
.
Il
Duce
a
Bologna
definiva
con
esattezza
i
confini
d
'
azione
della
scienza
,
stabiliva
la
meta
della
ricerca
scientifica
.
L
'
idea
sua
,
perfettamente
latina
,
s
'
allacciava
alla
sana
tradizione
scientifica
italiana
ampliandola
in
nuova
sintesi
.
Quanta
meraviglia
e
che
lezione
per
molti
!
Su
basi
solide
,
d
'
antica
esperienza
,
il
Duce
ha
dato
mano
al
suo
programma
di
costruzione
:
che
gli
scienziati
diano
ora
il
materiale
buono
e
ben
ordinato
.
Senza
materiale
buono
e
senza
ordine
non
vi
è
possibilità
di
costruzione
.
Alla
produzione
individuale
che
sfugge
alla
sintesi
e
al
controllo
è
necessario
sostituire
la
produzione
di
scuola
.
La
famiglia
per
il
viver
civile
,
la
scuola
per
la
scienza
.
E
la
scuola
sia
il
centro
più
piccolo
dell
'
attività
scientifica
,
la
base
unitaria
di
una
nuova
gerarchia
che
salderà
tra
loro
i
vani
rami
della
scienza
.
Inutile
illuder
-
si
,
i
geni
anche
in
Italia
non
si
trovano
a
tutte
le
cantonate
,
e
poi
in
gerarchia
vi
è
un
posto
per
tutti
.
La
gerarchia
fascista
vuole
e
deve
essere
gerarchia
di
valori
spirituali
.
Che
vengano
i
geni
,
ne
abbiamo
bisogno
.
Lasciamo
a
una
scienza
non
nostra
le
distillazioni
metafisiche
di
cervelli
aerostatici
.
Noi
teniamoci
al
sodo
.
La
scienza
fascista
scienza
di
tradizione
perfettamente
latina
non
si
strania
dalla
vita
e
neppure
produce
cavillazioni
esoteriche
,
aborti
e
soliloqui
in
buona
o
cattiva
fede
.
È
prima
di
tutto
scienza
sana
che
conosce
il
suo
scopo
e
i
suoi
mezzi
.
Nella
gerarchia
fascista
ognuno
ha
il
suo
posto
e
la
propria
responsabilità
:
sintesi
e
controllo
sono
perfettamente
assicurati
.
Da
oggi
la
scienza
italiana
prende
contatto
con
la
vita
della
nazione
.
I
risultati
della
ricerca
paziente
e
leale
devono
sfociare
nella
vita
attuata
e
portare
al
più
presto
contributi
benefici
.
Il
Duce
assegnando
il
suo
posto
alla
scienza
,
delimitandone
il
compito
,
sfatando
le
vecchie
chimere
di
una
scienza
avvenirista
pallon
volante
,
di
importazione
straniera
,
ha
fatto
un
'
opera
di
esaltazione
e
di
valorizzazione
.
Ma
attenti
signori
scienziati
.
La
responsabilità
è
grande
.
Chi
oggi
produce
non
pensi
di
tirar
fuori
un
lavoro
che
covi
inosservato
nelle
biblioteche
e
ripescabile
a
buon
tempo
per
il
curriculum
vitae
,
poltrona
soffice
e
diritto
a
pensione
.
Basta
di
questo
.
Lealtà
ci
vuole
o
meglio
:
amore
alla
scienza
.
Il
Duce
ha
fatto
centro
con
un
colpo
maestro
;
dar
movimento
unitario
alla
scienza
ed
inserirla
nella
vita
è
il
vaglio
più
sottile
per
la
verità
scientifica
.
StampaQuotidiana ,
Ieri
alla
partita
,
fermo
sotto
l
'
acquerugiola
fredda
,
uno
degli
architetti
fiorentini
s
'
è
raffreddato
malamente
e
,
siccome
sua
moglie
non
aveva
più
aspirina
nella
borsetta
,
si
sono
rivolti
a
Ludmilla
.
La
solerte
nostra
accompagnatrice
lo
ha
portato
dal
medico
del
villaggio
-
albergo
,
che
gli
ha
fatto
prendere
una
sua
pillola
:
il
raffreddore
è
passato
dopo
mezz
'
ora
,
ma
stanotte
lui
tribola
,
ha
il
vomito
e
un
'
eruzione
su
tutta
la
pelle
.
Nel
vagone
accanto
c
'
è
il
veterinario
con
pizzetto
,
e
dice
subito
che
si
tratta
di
un
'
allergia
:
purtroppo
non
ha
il
rimedio
.
Ma
ci
pensa
Svetlana
:
va
dal
capotreno
e
fa
radiotelefonare
a
Kiev
che
sul
nostro
vagone
,
scompartimento
tale
,
c
'
è
un
italiano
malato
,
e
che
tengano
pronto
un
medico
.
Infatti
ecco
Kiev
,
ed
ecco
il
medico
:
una
donna
più
larga
che
lunga
,
vestita
da
cuoca
,
la
quale
monta
trafelata
sul
vagone
,
visita
l
'
infermo
,
ribadisce
la
diagnosi
dell
'
allergia
,
e
conclude
che
bisogna
senz
'
altro
ricoverarlo
nell
'
ospedale
cittadino
.
«
No
,
no
,
no
»
,
dice
la
moglie
dell
'
architetto
,
«
da
da
da
»
ribatte
la
cuoca
,
ma
la
signora
non
cede
.
Pazienza
,
allora
,
e
ordina
che
il
treno
sosti
in
stazione
qualche
minuto
di
più
,
per
fare
un
'
iniezione
:
accorre
infatti
un
'
altra
cuoca
con
la
siringa
e
buca
l
'
architetto
sul
braccio
,
a
regola
d
'
arte
,
senza
il
minimo
dolore
.
Poi
radiotelefonano
alla
stazione
successiva
:
sia
pronto
un
altro
medico
con
il
farmaco
così
e
così
,
per
un
allergico
italiano
che
non
vuol
farsi
ricoverare
e
che
bisogna
curare
strada
facendo
.
Pronta
la
medicina
alla
prossima
stazione
,
la
terza
cuoca
ordina
espressamente
al
ferroviere
del
nostro
vagone
che
controlli
:
ogni
quattro
ore
,
pillola
al
malato
.
E
ogni
quattro
ore
l
'
omino
gentilissimo
bussa
e
s
'
accerta
.
Presa
la
medicina
?
Bravo
.
Terza
visita
,
per
un
ultimo
controllo
,
alla
frontiera
(
stavolta
è
un
cuoco
)
.
Tutto
a
posto
:
cessato
il
vomito
,
va
scomparendo
a
vista
d
'
occhio
l
'
eruzione
cutanea
,
resta
solo
una
gran
fatica
addosso
all
'
architetto
fiorentino
che
ci
ha
dato
modo
di
constatare
,
sulla
pelle
sua
,
come
funzioni
l
'
assistenza
sanitaria
sui
treni
sovietici
:
ottimamente
.
A
Ciop
la
dogana
è
anche
più
sbrigativa
che
all
'
andata
,
chi
vuole
può
riconvertire
i
rubli
in
moneta
occidentale
(
era
una
diceria
,
che
non
lo
facessero
)
,
si
fanno
gli
ultimi
acquisti
di
distintivi
e
stelle
rosse
,
molti
completano
la
collezione
di
monetino
,
dal
copeco
al
rublo
.
Al
bar
c
'
è
una
macchina
per
gli
espressi
di
fabbricazione
ungherese
,
e
decidiamo
di
osare
,
dopo
una
settimana
di
astinenza
:
quasi
buono
.
Le
tre
del
mattino
,
intonandoci
sul
meridiano
nostro
,
diventano
le
cinque
,
ci
stiamo
caricando
sul
vagone
ungherese
,
che
è
lo
stesso
di
prima
,
cioè
brutto
,
poi
quando
è
il
segno
di
partire
ecco
gli
italiani
tutti
che
intonano
Ciao
,
ciao
ciao
bambina
,
per
le
due
ragazze
sovietiche
ferme
lì
davanti
.
Svetlana
-
Chiara
sta
alla
parte
,
smette
il
suo
bel
sorriso
e
fa
finta
di
piangere
;
Natascia
la
pari
-
pari
invece
si
mette
a
piangere
davvero
,
proprio
lei
che
finora
era
rimasta
sempre
sulle
sue
,
e
a
me
pare
di
aver
capito
per
chi
di
noi
-
fortunato
!
-
sta
piangendo
.
Però
,
come
fanno
presto
i
popoli
,
a
intendersi
!
Sul
brutto
treno
ungherese
c
'
è
un
bel
vagone
ristorante
,
coi
camerieri
alti
e
distinti
che
servono
una
meravigliosa
frittata
al
prosciutto
.
Si
chiamano
tutti
Utasellato
-
lo
hanno
scritto
sul
taschino
della
giacca
-
ma
anche
i
piatti
e
i
tovaglioli
di
carta
sono
Utasellato
.
In
questo
modo
si
chiarisce
il
mistero
:
quell
'
incredibile
parola
significa
,
pressappoco
,
«
servizio
ristorante
»
.
A
Budapest
,
inevitabile
come
una
tassa
,
c
'
è
Giorgio
Suveniri
,
che
stavolta
però
non
ci
sollecita
a
cambiare
.
Anzi
,
è
l
'
architetto
fiorentino
convalescente
che
vorrebbe
riconvertire
in
soldi
nostri
i
duecento
e
passa
fiorini
che
gli
sono
rimasti
in
tasca
,
ma
Suveniri
pare
sordo
a
questo
discorso
.
Forse
cambieremo
alla
frontiera
.
E
invece
anche
lì
fanno
orecchi
da
mercante
al
discorso
del
cambio
di
moneta
,
e
così
l
'
architetto
fiorentino
se
ne
torna
nella
città
del
fiore
coi
duecento
e
passa
fiorini
:
li
terrà
per
ricordo
e
per
ammonimento
al
viaggiatore
sprovveduto
in
terra
magiara
.
Piccola
inchiesta
tra
i
compagni
di
viaggio
.
Di
che
cosa
avete
sentito
più
la
mancanza
,
in
questi
giorni
?
Le
risposte
sono
,
nell
'
ordine
:
caffè
,
vino
,
tapparelle
,
bidet
.
Che
cosa
vi
è
piaciuto
di
più
?
La
metropolitana
,
l
'
università
,
la
piscina
coperta
,
lo
stadio
.
E
che
cosa
di
meno
?
Le
donne
che
lavorano
pesante
,
le
file
davanti
ai
carrettini
,
troppi
uomini
in
divisa
.
Acquisti
?
Tutti
la
balalaica
,
molti
il
colbacco
,
alcuni
il
caviale
,
nessuno
la
vodka
,
che
costa
meno
da
noi
che
a
Mosca
,
perché
a
Mosca
vogliono
scoraggiare
gli
alcolisti
.
II
tabaccaio
senese
porta
appesa
al
collo
una
stupenda
macchina
fotografica
,
da
settanta
rubli
.
Non
si
preoccupa
più
per
il
mangiare
,
ma
per
la
nostra
dogana
,
che
forse
gli
farà
pagare
il
balzello
.
Avventure
galanti
?
Zero
via
zero
.
Qualcuno
ha
cambiato
parere
su
qualcosa
?
Nessuno
,
su
niente
.
Tutti
sapevano
già
tutto
,
e
hanno
trovato
conferma
:
che
va
bene
,
oppure
che
va
male
,
oppure
che
va
così
e
così
.
La
verità
è
che
a
Mosca
,
nessuno
va
con
animo
obiettivo
,
come
andrebbe
a
Tokio
o
a
Carachi
;
ognuno
ha
in
testa
le
sue
idee
precise
(
anzi
le
sue
idee
fisse
)
e
non
si
sposta
d
'
un
palmo
.
Diffusa
tra
tutti
la
tendenza
a
generalizzare
,
a
dedurre
dai
minimi
particolari
di
questi
due
vertiginosi
giorni
moscoviti
(
il
gesto
di
un
taxista
,
la
cortesia
d
'
un
passante
,
una
frase
colta
a
volo
)
conclusioni
amplissime
,
perfino
universali
.
Ma
su
una
cosa
sono
concordi
tutti
quanti
,
nella
simpatia
per
la
gente
di
Russia
:
buona
,
cordiale
,
tollerante
,
un
po
'
approssimativa
,
un
po
'
pelandrona
,
simile
a
noi
,
migliore
di
noi
.
Simpatia
e
gratitudine
,
mi
dice
Marcello
mentre
si
fa
buio
e
Vienna
si
avvicina
.
«
Quelle
donne
che
sgobbano
,
le
hai
viste
,
sgobbano
anche
per
noi
,
sì
,
per
te
e
per
me
.
Tengono
in
piedi
un
Paese
,
un
ideale
e
un
mito
.
Se
il
socialismo
oggi
in
certi
paesi
è
una
sostanza
,
e
in
altri
un
lievito
,
e
cioè
una
continua
spinta
verso
il
meglio
,
il
merito
va
soprattutto
a
loro
,
e
il
nostro
debito
è
grande
.
Ci
pensi
?
In
quarantacinque
anni
hanno
avuto
due
guerre
mondiali
,
la
rivoluzione
,
la
carestia
,
e
poi
Stalin
,
hanno
perso
milioni
di
uomini
,
eppure
sulle
loro
spalle
,
sulla
loro
pazienza
,
il
socialismo
ha
retto
.
Ti
confesso
che
a
questa
gente
auguro
di
cuore
un
mucchio
di
bene
,
perché
se
lo
meritano
»
.
C
'
è
da
chiedersi
semmai
quale
bene
augurargli
.
Gli
impermeabili
empolesi
?
Le
penne
a
sfera
,
che
tanto
ci
chiedevano
giovanotti
e
ragazzi
,
i
cittadini
di
domani
,
per
le
strade
di
Mosca
?
«
Anche
quelli
.
Saranno
sciocchezze
,
in
sé
,
ma
valgono
come
simbolo
:
vogliono
più
gioia
,
più
fantasia
,
più
agio
.
Dopo
gli
impermeabili
chiederanno
la
nostra
musica
,
la
nostra
arte
,
i
nostri
libri
,
i
nostri
film
(
non
hanno
forse
già
premiato
Fellini
?
)
,
insomma
maggiori
scambi
con
noialtri
.
Stanno
comprando
il
grano
,
lo
sai
,
ma
già
dicono
che
non
si
vive
di
solo
pane
,
veramente
...
Ma
guarda
quanta
luce
,
a
Vienna
!
»
E
veramente
sembra
d
'
essere
usciti
da
un
lungo
tunnel
:
la
stazione
è
lucida
,
razionale
,
le
strade
sfavillanti
di
pubblicità
luminosa
,
il
traffico
denso
e
alacre
,
la
gente
vestita
bene
,
le
donne
eleganti
.
C
'
è
poco
da
dire
,
è
già
casa
nostra
.
Tutto
quel
che
di
solito
rimproveriamo
alle
nostre
metropoli
,
adesso
ci
accorgiamo
d
'
averlo
ormai
nel
sangue
.
E
i
nostri
compagni
di
viaggio
sono
già
diversi
:
è
finita
la
distensione
un
po
'
pigra
e
ottimistica
dei
giorni
passati
,
pare
che
tutti
abbiano
ritrovato
l
'
argento
vivo
di
sempre
,
e
si
muovono
a
vanvera
,
pur
di
andare
dove
c
'
è
più
luce
,
più
lustro
,
più
colore
,
come
tanti
farfalloni
.
Ivano
,
Riccio
,
Mimmo
,
appena
ingozzata
la
cena
,
mi
trascinano
al
tabellone
degli
orari
,
e
poi
al
nostro
binario
,
dove
ancora
il
treno
non
si
vede
perché
manca
più
di
un
'
ora
alla
partenza
,
e
poi
al
chiosco
delle
sigarette
,
e
a
quello
dei
giornali
,
e
sul
piazzale
davanti
alla
stazione
,
e
al
bar
per
l
'
ultimo
bicchierino
.
Ricomincia
a
prevalere
l
'
iniziativa
privata
,
quel
lavorare
di
gomiti
della
nostra
esistenza
quotidiana
,
la
furia
d
'
arrivare
,
la
paura
di
non
farcela
.
A
trovare
le
cuccette
,
per
esempio
sul
treno
austriaco
dagli
scompartimenti
a
sei
,
e
il
giaciglio
stretto
,
scomodo
,
senza
lenzuola
,
e
il
bagno
così
razionale
che
non
ci
si
entra
quasi
,
e
si
sbatte
la
testa
,
i
gomiti
,
i
ginocchi
,
a
tentare
di
lavarsi
.
Dobbiamo
prendere
con
noi
altri
due
compagni
di
viaggio
,
uno
per
fortuna
è
Marcello
,
l
'
altro
un
bottegaio
ligure
che
avrà
di
certo
passato
la
sessantina
.
Senza
pietà
lo
releghiamo
nella
cuccetta
più
bassa
,
più
scomoda
perché
è
arrivato
ultimo
,
lo
chiamiamo
vigliaccamente
«
nonno
»
,
gli
diamo
del
tu
,
e
intanto
sgomitiamo
apprestandoci
all
'
ultima
dormita
su
ruote
.
È
inutile
che
io
raccomandi
di
stare
calmi
,
di
mettere
le
valigie
al
posto
,
di
non
ingombrare
il
poco
spazio
libero
che
c
'
è
:
non
mi
danno
più
retta
.
«
È
finito
il
socialismo
,
vero
?
»
mi
fa
Marcello
ridendo
dalla
sua
cuccetta
.
«
Non
sei
più
il
presidente
del
vagone
cooperativo
,
caro
mio
.
Buona
notte
,
piccolo
padre
»
Al
mattino
non
c
'
è
nemmeno
bisogno
di
affacciarsi
per
capire
che
siano
in
Italia
:
basta
la
fila
davanti
al
bagno
,
le
voci
che
salgono
di
tono
,
qualche
primo
insulto
che
ricomincia
a
circolare
.
E
a
Venezia
ci
salutiamo
in
fretta
,
già
quasi
estranei
:
il
tabaccaio
senese
con
la
bella
macchina
fotografica
nuova
,
le
due
bolognesi
coi
calzoni
,
la
padovana
barbuta
,
il
piemontese
balengo
che
finalmente
apre
bene
gli
occhi
e
non
parla
più
con
quello
strascico
della
prima
notte
a
Mosca
.
Siamo
nel
Paese
dell
'
iniziativa
privata
,
dell
'
individualismo
,
e
ognuno
bada
soltanto
a
non
farsi
fare
fesso
.
Ma
noi
quattro
ci
scambiamo
un
abbraccio
,
la
promessa
di
scriversi
,
di
rivedersi
.
Spero
proprio
che
sia
vero
,
che
Ivano
,
Minimo
e
Riccio
non
si
scordino
tanto
presto
la
tradotta
per
Mosca
,
nell
'
ottobre
del
'63
.
StampaQuotidiana ,
Comincia
l
'
orribile
esercizio
della
conta
dei
morti
civili
(
i
militari
sono
uomini
destinati
a
dare
e
subire
la
morte
e
quindi
interessano
meno
)
.
O
meglio
ricomincia
,
perché
questo
esercizio
è
in
corso
da
quando
la
Iugoslavia
si
è
disgregata
.
Ma
ora
è
la
conta
dei
nostri
morti
,
quelli
causati
dalla
guerra
che
noi
conduciamo
con
intento
umanitario
.
I
profughi
bombardati
per
errore
sono
(
forse
)
75
.
I
morti
del
treno
bombardato
per
errore
sono
saliti
(
pare
)
a
27
.
I
cittadini
di
Belgrado
di
ogni
età
e
condizione
rimasti
sotto
le
macerie
sono
,
secondo
il
loro
governo
,
cinquecento
.
Sarà
vero
?
Non
sarà
vero
?
Non
c
'
è
molta
emozione
né
resipiscenza
.
In
fondo
sono
cifre
basse
,
da
incidente
stradale
o
da
scossa
tellurica
di
bassa
intensità
.
La
differenza
è
che
sono
morti
provocate
,
a
che
altro
serve
la
guerra
?
E
sono
anche
previste
,
se
spari
da
diecimila
metri
.
Dunque
sono
morti
ovvie
.
Quel
vecchio
rattrappito
e
insanguinato
che
vediamo
in
fotografia
è
ovvio
.
Fonti
della
Casa
Bianca
informano
che
í
raid
non
avranno
sosta
e
potranno
continuare
fino
a
luglio
.
Compreso
o
escluso
?
Due
mesi
e
mezzo
o
tre
mesi
e
mezzo
?
Non
so
fare
le
moltiplicazioni
,
non
so
quante
migliaia
di
kosovari
e
serbi
e
albanesi
moriranno
,
anzi
sono
già
preventivamente
morti
.
So
due
cose
:
che
se
Milosevi
?
è
il
responsabile
,
l
'
esecutore
sono
io
.
Se
il
generale
Clark
ha
detto
di
non
temere
la
terza
guerra
mondiale
(
frase
che
mi
ricorderò
finché
campo
)
,
non
si
farà
scrupolo
di
bombardare
fino
a
riportare
una
regione
europea
all
'
età
della
pietra
.
È
un
generale
.
Ma
un
intellettuale
tedesco
ha
scritto
ieri
(
ma
forse
ho
capito
male
)
che
risparmiare
le
popolazioni
civili
non
è
serio
,
la
seconda
guerra
mondiale
ne
ha
fatto
strage
e
perciò
è
finita
prima
.
A
che
altro
servì
Hiroshima
?
Se
i
raid
e
gli
apaches
non
basteranno
,
ci
sarà
tempo
in
agosto
,
con
la
stagione
balneare
,
per
la
guerra
di
terra
che
sarà
più
facile
vincere
.
Sarà
più
facile
?
Io
non
so
se
questa
scalata
,
non
priva
di
delirio
,
sia
stata
pianificata
in
partenza
o
se
c
'
è
stato
un
errore
di
calcolo
che
ne
produce
altri
.
Ma
sono
allibito
per
la
leggerezza
,
l
'
insensibilità
,
l
'
assuefazione
psicologica
,
l
'
inerzia
che
la
crescita
esponenziale
di
questa
guerra
produce
.
Anche
i
profughi
,
il
cui
destino
era
lo
scopo
della
guerra
buona
,
sembrano
dimenticati
o
ricordati
come
mendicanti
,
o
bombardati
per
errore
.
Quanti
sono
,
dove
sono
,
quanti
ne
muoiono
?
Ecco
un
'
altra
conta
che
ci
aspetta
.
E
quando
li
faremo
rimpatriare
o
li
faremo
espatriare
con
munifica
accoglienza
?
In
autunno
?
Ogni
giorno
che
passa
,
ogni
bomba
che
cade
,
al
lontana
o
cancella
questa
speranza
.
Non
c
'
è
in
vista
nessun
negoziato
convincente
.
Se
Milosevi
?
verrà
processato
come
criminale
di
guerra
vorrà
dire
che
il
negoziato
è
escluso
in
linea
di
principio
.
Dovremo
allora
-
ma
spero
di
sbagliarmi
come
sempre
,
di
sbagliarmi
grossolanamente
-
aspettarci
qualunque
cosa
,
che
oggi
non
riusciamo
a
immaginare
.
Dice
Hegel
:
«
Dalle
azioni
degli
uomini
risulta
qualcosa
d
'
altro
,
in
generale
,
da
ciò
che
essi
si
propongono
e
raggiungono
,
e
che
immediatamente
sanno
e
vogliono
»
.
StampaQuotidiana ,
La
guerra
attuale
semina
il
mondo
di
nuovi
germi
di
vita
nel
momento
stesso
in
cui
lo
cosparge
di
morti
e
di
feriti
.
E
tra
i
morti
maggiori
sono
molti
dogmi
,
molti
miti
politici
,
sociologici
,
economici
.
Uno
dei
massimi
e
dei
più
funesti
è
quello
del
materialismo
storico
.
Ci
porge
l
'
occasione
di
celebrarne
la
«
débacle
»
Filippo
Carli
con
la
sua
opera
su
«
La
ricchezza
e
la
guerra
»
(F.lli
Treves
,
1915
)
,
un
'
opera
che
,
se
non
scientificamente
originale
e
profonda
,
è
però
tra
le
migliori
opere
di
esposizione
chiara
e
sistematica
delle
cause
profonde
dell
'
attuale
conflitto
,
che
siano
apparse
in
Italia
ed
all
'
estero
;
per
di
più
è
un
'
immensa
raccolta
di
dati
ben
raccolti
e
catalogati
.
La
dovrebbero
leggere
e
meditare
soprattutto
quei
pubblicisti
e
demagoghi
del
partito
socialista
ufficiale
che
con
petulanza
e
sicumera
pari
solo
alla
loro
incoscienza
vanno
pappagallescamente
ripetendo
,
nei
loro
giornali
e
nelle
loro
riviste
,
che
questa
immensa
catastrofe
è
la
riconferma
dei
principi
del
marxismo
e
li
lascia
perfettamente
immutati
e
immutabili
.
Il
Carli
mostra
anzitutto
,
comparando
l
'
aumento
di
popolazione
e
di
produzione
degli
Imperi
Centrali
,
della
Russia
,
della
Francia
e
dell
'
Inghilterra
,
che
nessuno
di
questi
paesi
era
anche
solo
remotamente
minacciato
dal
pericolo
di
vedersi
venir
meno
i
mezzi
di
sussistenza
;
non
la
Francia
perché
la
sua
popolazione
è
stazionaria
;
non
la
Russia
perché
la
sua
ricchezza
potenziale
è
enorme
e
la
sua
densità
di
popolazione
è
minima
;
non
l
'
Inghilterra
perché
la
sua
ricchezza
,
pur
in
anni
recentissimi
,
cresceva
di
gran
lunga
più
rapidamente
che
la
popolazione
e
perché
essa
aveva
trovato
modo
di
alimentare
la
sua
crescente
popolazione
con
le
sue
crescenti
esportazioni
di
manufatti
in
cambio
di
materie
prime
e
di
grano
acquistati
da
paesi
nuovi
fertilizzati
con
i
suoi
capitali
;
non
la
stessa
Germania
,
la
cui
emigrazione
era
ridotta
quasi
a
zero
,
e
che
anzi
vedeva
aumentare
l
'
immigrazione
operaia
straniera
e
la
reimmigrazione
dei
tedeschi
già
arricchitisi
nel
Nord
America
;
sì
che
essa
non
sapeva
neanche
trovar
emigranti
per
le
sue
colonie
e
li
trovava
in
quantità
maggiore
di
gran
lunga
,
se
mai
,
per
gli
Stati
Uniti
e
le
colonie
inglesi
.
Dopo
questa
analisi
della
situazione
demografica
,
il
Carli
passa
all
'
analisi
della
situazione
economico
-
capitalistica
specie
della
Germania
e
dell
'
Inghilterra
,
che
sono
dai
più
considerate
come
le
due
massime
rivali
.
Ed
anche
da
questa
analisi
risulta
lampante
come
la
luce
del
sole
,
che
,
«
economicamente
»
,
non
vi
era
alcun
possibile
antagonismo
,
alcuna
inevitabile
causa
di
guerra
.
L
'
Inghilterra
col
suo
libero
scambio
e
con
il
principio
della
porta
aperta
e
dell
'
uguaglianza
di
opportunità
aveva
risolto
in
modo
perfetto
il
problema
di
far
progredire
la
sua
economia
d
'
accordo
con
quella
di
tutto
il
mondo
.
Essa
aveva
capito
che
più
in
Inghilterra
e
nel
mondo
intero
si
eleva
il
tenore
di
vita
delle
masse
,
ciò
equivale
alla
creazione
di
nuovi
mercati
,
e
che
il
mondo
ampliandosi
per
così
dire
con
l
'
espandersi
della
capacità
di
consumo
dell
'
uomo
,
non
c
'
è
pericolo
alcuno
che
ci
siano
troppi
uomini
o
troppi
capitali
per
appagare
i
bisogni
umani
e
che
in
questo
compito
non
solo
v
'
è
posto
per
tutti
,
ma
vi
sarà
per
tutti
posto
crescente
.
La
Germania
,
a
sua
volta
,
nella
misura
in
cui
la
sua
produzione
agricola
interna
,
per
quanto
enormemente
progressiva
,
non
bastava
più
a
nutrire
la
sua
crescente
popolazione
,
aveva
cominciato
a
provvedervi
come
già
aveva
fatto
l
'
Inghilterra
,
comperando
il
fabbisogno
alimentare
necessario
con
l
'
esportare
manufatti
,
e
veniva
ad
avere
sempre
più
in
comune
con
l
'
Inghilterra
l
'
interesse
a
che
nel
mondo
i
mercati
si
mantenessero
o
divenissero
aperti
.
Lungi
la
Germania
dall
'
essersi
sviluppata
industrialmente
e
commercialmente
a
spese
dell
'
Inghilterra
,
le
statistiche
dimostrano
che
tra
le
due
s
'
era
stabilita
una
specie
di
divisione
del
lavoro
,
e
che
l
'
una
era
la
miglior
cliente
dell
'
altra
;
e
l
'
Inghilterra
lungi
dal
decadere
vedeva
aumentare
la
sua
ricchezza
per
abitante
,
nonché
la
sua
esportazione
per
abitante
più
rapidamente
che
la
Germania
.
Essa
non
si
oppose
neanche
alla
espansione
coloniale
tedesca
;
anzi
si
può
dire
che
le
colonie
tedesche
nell
'
Africa
sono
territori
già
rifiutati
dall
'
Inghilterra
,
nonostante
che
ad
occuparli
essa
fosse
stata
,
in
qualche
caso
,
invitata
anche
da
commercianti
e
missionari
tedeschi
.
Dove
erano
adunque
le
cause
«
economiche
»
di
conflitto
,
egregi
signori
del
materialismo
storico
?
Indubbiamente
v
'
è
un
senso
in
cui
può
dirsi
che
il
conflitto
ebbe
cause
«
economiche
»
;
ma
allora
occorre
precisare
il
significato
di
questo
aggettivo
usato
spesso
tanto
male
a
proposito
.
Non
esistevano
cause
«
economiche
»
del
conflitto
se
si
vuol
dire
che
non
esistevano
nel
mondo
ostacoli
a
che
i
bisogni
del
popolo
tedesco
fossero
adeguatamente
soddisfatti
e
che
la
produzione
tedesca
fosse
adeguatamente
rimunerata
dato
il
gioco
della
domanda
e
della
offerta
delle
merci
,
dei
servigi
e
dei
capitali
.
Che
se
si
vuol
invece
affermare
com
'
è
conforme
a
verità
che
il
conflitto
è
nato
dal
fatto
che
la
Germania
col
protezionismo
,
coi
sindacati
industriali
,
con
la
concentrazione
bancaria
,
con
l
'
infiltrazione
di
personale
tecnico
in
aziende
industriali
e
finanziarie
estere
e
col
«
dumping
»
,
cercava
di
asservire
alla
propria
le
economie
degli
altri
paesi
e
che
questi
sentendosi
minacciati
reagirono
,
e
che
da
questa
azione
e
reazione
è
nata
in
ultima
istanza
la
guerra
,
allora
è
chiaro
che
il
conflitto
non
ha
cause
economiche
,
ma
politiche
.
La
Germania
a
cagione
dello
spirito
di
dominazione
derivatole
dalla
sua
tradizione
militare
e
dal
modo
militare
e
autocratico
in
cui
s
'
è
compiuta
la
sua
unità
nazionale
è
venuta
a
considerare
con
spirito
e
concetti
«
militari
»
anche
i
suoi
problemi
economici
.
Lungi
dal
vedere
,
come
l
'
Inghilterra
,
che
a
nutrire
la
crescente
popolazione
si
provvede
comperando
con
manufatti
da
esportare
il
grano
da
importare
,
che
i
vincoli
economici
non
creano
dipendenze
ma
interdipendenze
tra
i
popoli
,
e
che
l
'
espansione
dei
bisogni
umani
è
indefinita
e
crea
indefinitamente
nuovi
mercati
,
essa
si
lasciò
dominare
dall
'
incubo
che
a
un
certo
punto
gli
altri
paesi
volessero
chiudere
le
porte
ai
suoi
prodotti
,
e
costringerla
così
alla
fame
e
alla
miseria
interna
.
Mossa
da
spirito
di
egemonia
si
credette
minacciata
dall
'
egemonia
altrui
e
si
diede
a
usare
tutti
i
mezzi
economici
e
politici
a
scongiurare
questo
pericolo
e
dato
questo
suo
incubo
la
sua
soluzione
non
poteva
essere
che
una
sola
:
per
non
esser
asservita
doveva
asservire
;
per
non
esser
vittima
del
monopolio
altrui
doveva
crearsi
e
mettersi
in
grado
di
difendere
con
tutti
i
mezzi
il
monopolio
proprio
.
Ecco
come
militarismo
e
industrialismo
,
che
ad
Erberto
Spencer
parevano
termini
antitetici
,
ai
pensatori
tedeschi
paiono
termini
complementari
;
il
militarismo
serve
a
creare
e
sostenere
l
'
egemonia
industriale
:
«
Weltmacht
oder
Niedergang
!
»
.
Se
questa
analisi
della
situazione
dataci
dal
Carli
,
dal
Prato
,
dal
Millond
e
da
altri
è
fondata
,
il
materialismo
storico
è
spacciato
.
Le
forze
economiche
di
per
sé
tendono
ad
eliminare
le
porzioni
monopolistiche
sia
nei
singoli
paesi
che
nel
mondo
intero
.
Il
sistema
industriale
inglese
aveva
risolto
il
modo
di
svilupparsi
armonicamente
con
l
'
economia
mondiale
;
se
il
tedesco
non
ha
fatto
altrettanto
ciò
è
dovuto
non
a
cause
economiche
,
ma
alla
storia
politica
,
alle
istituzioni
,
allo
spirito
del
popolo
tedesco
cui
già
Tacito
,
ricordato
da
von
Bülow
,
rimproverava
la
proclività
all
'
invidia
.
L
'
industrialismo
moderno
,
dunque
,
non
può
essere
di
per
sé
reso
responsabile
della
catastrofe
attuale
;
esso
ha
agito
solo
come
strumento
di
altre
cause
:
in
Inghilterra
come
strumento
dello
spirito
di
libertà
sprigionantesi
da
tutto
il
suo
sviluppo
storico
;
in
Germania
come
strumento
dello
spirito
di
monopolio
e
di
dominazione
sprigionantesi
da
tutta
la
tradizione
storica
,
prussiana
.
Il
fenomeno
economico
è
solo
un
fenomeno
fra
tanti
altri
;
per
di
più
è
un
fenomeno
dello
spirito
.
Il
processo
per
cui
coordinando
vari
elementi
della
produzione
in
un
'
impresa
si
creano
nuovi
valori
,
è
un
processo
in
tutto
e
per
tutto
analogo
a
quello
con
cui
il
genio
scientifico
scopre
od
inventa
e
il
genio
estetico
crea
opere
d
'
arte
.
L
'
operaio
che
sa
fare
un
lavoro
che
un
altro
non
sa
,
il
risparmiatore
che
sa
collocare
il
suo
risparmio
ove
è
più
richiesto
e
gli
si
promette
un
più
alto
interesse
,
l
'
imprenditore
che
concepisce
un
impiego
più
rimunerativo
di
lavoro
,
di
capitale
e
di
terra
e
sa
ai
detentori
di
questi
elementi
ispirare
il
credito
necessario
,
compiono
un
'
opera
di
sintesi
creatrice
quanto
ogni
Edison
od
ogni
Wagner
.
La
produzione
economica
è
solo
una
fra
tante
forme
in
cui
lo
spirito
reagisce
alle
condizioni
d
'
esistenza
e
da
ostacoli
le
trasforma
in
istrumenti
della
sua
potenza
.
La
storia
non
è
così
un
fatale
sviluppo
dialettico
e
non
è
nemmeno
un
rigido
processo
meccanico
-
causale
.
La
storia
è
l
'
affermarsi
della
potenza
liberamente
creatrice
dello
spirito
che
nei
massimi
ha
nome
di
genio
,
ma
in
qualche
grado
esiste
in
tutti
contro
il
meccanismo
e
l
'
inerzia
delle
abitudini
e
delle
convenzioni
,
contro
la
bruta
tirannia
del
mero
numero
,
della
mera
quantità
,
della
mera
massa
.
E
non
occorre
alcuna
teorica
pseudofilosofica
dell
'
economia
e
della
storia
per
giustificare
la
nostra
fede
in
un
miglior
avvenire
umano
e
i
nostri
sforzi
per
attuarlo
.
Basta
sentire
entro
di
noi
,
in
grado
anche
umile
,
questo
impulso
creatore
,
questo
infinito
vivente
che
cerca
espressione
in
atti
,
in
leggi
,
in
istituti
,
in
anime
più
grandi
di
quelle
che
ci
attorniano
,
basta
nutrirlo
costantemente
del
meglio
che
la
storia
mette
a
nostra
disposizione
,
basta
svilupparlo
coraggiosamente
in
tutti
con
l
'
educazione
,
basta
alla
sua
luce
chiedere
ad
ogni
fatto
quotidiano
la
sua
funzione
possibile
nelle
nostre
vite
,
per
sentire
che
non
v
'
è
sforzo
nobile
e
generoso
in
cui
esso
non
vibri
e
a
cui
esso
non
dia
efficace
sanzione
.
Questo
senso
d
'
intima
libertà
basta
da
solo
a
giustificare
la
fede
in
ogni
conato
e
forma
di
libertà
.
Ecco
perché
seppellendo
insieme
a
tanti
altri
miti
funesti
il
materialismo
storico
l
'
attuale
catastrofe
compie
una
funzione
immensamente
benefica
;
ci
toglie
alla
tirannia
delle
cose
,
ci
restituisce
alla
libertà
di
noi
stessi
.
Gli
è
che
l
'
attuale
catastrofe
è
una
immensa
catarsi
,
una
sublime
purificazione
,
un
rogo
di
tante
cose
perverse
;
non
è
tanto
un
conflitto
di
interessi
,
quanto
un
conflitto
di
principi
vitali
e
cosmici
,
di
modi
d
'
intendere
la
vita
e
i
suoi
doveri
.
Il
conflitto
tra
gli
Imperi
Centrali
e
l
'
Intesa
,
tra
materialismo
storico
e
idealismo
creatore
,
è
il
vecchio
eterno
conflitto
tra
lo
spirito
d
'
asservimento
e
lo
spirito
di
libertà
.
StampaPeriodica ,
Non
v
'
è
uomo
che
non
abbia
un
carattere
,
ma
pochi
sono
gli
uomini
veramente
di
carattere
;
questi
si
trovano
più
facilmente
fra
la
gente
di
campagna
,
semplice
,
forte
e
primitiva
,
che
fra
i
borghesi
intellettuali
,
logori
di
mente
e
di
cuore
.
Si
sente
dire
spesso
,
con
un
certo
tono
di
sprezzo
,
che
i
contadini
sono
testardi
:
santa
testardaggine
la
loro
,
che
rivela
,
in
-
vece
,
salde
basi
.
Il
contadino
,
quasi
sempre
religioso
,
ha
un
concetto
integrale
della
vita
e
dei
suoi
valori
essenziali
:
del
buono
e
del
cattivo
,
del
brutto
e
del
bello
,
del
giusto
e
dell
'
ingiusto
,
ed
in
base
a
tale
concetto
agisce
e
giudica
uomini
ed
eventi
e
prima
di
mutare
le
sue
azioni
e
i
suoi
giudizi
deve
essere
profondamente
e
intimamente
convinto
del
proprio
errore
.
Gli
argomenti
brillanti
,
i
facili
entusiasmi
non
hanno
presa
su
di
lui
che
tien
fede
alle
sue
convinzioni
tenacissimamente
.
Potrà
essere
schiavo
di
pregiudizi
,
avere
vedute
sotto
un
certo
aspetto
limitate
,
ma
nessuno
gli
può
contestare
quell
'
unità
interiore
che
si
chiama
,
appunto
,
carattere
.
Il
borghese
,
invece
,
soggiace
più
facilmente
agli
entusiasmi
repentini
e
passeggeri
,
alle
opinioni
altrui
quando
sono
ammantate
di
una
certa
cultura
.
Troppo
colto
e
troppo
intelligente
egli
stesso
per
poter
-
si
contentare
di
soluzioni
semplicistiche
della
vita
e
dei
suoi
problemi
morali
,
non
lo
è
poi
abbastanza
per
abbracciarne
una
che
gli
sia
di
guida
in
questo
operare
terreno
.
Scettico
per
insufficienza
di
pensiero
e
di
spirito
,
il
borghese
assomiglia
a
una
bussola
impazzita
,
pronto
a
spostare
l
'
ago
calamitato
della
propria
coscienza
verso
tutti
i
punti
cardinali
,
sensibile
a
ogni
più
piccolo
movimento
.
Vi
sono
,
poi
,
i
veri
uomini
di
carattere
,
dotati
d
'
animo
e
d
'
intelletto
superiori
e
d
'
una
coscienza
profonda
in
cui
tutto
si
compone
armonicamente
,
che
sanno
quel
che
vogliono
e
perché
;
uomini
nei
quali
non
v
'
è
alcun
dissidio
tra
pensiero
e
pensiero
,
azione
e
azione
e
tra
lo
stesso
pensiero
e
la
stessa
azione
,
che
il
carattere
,
appunto
,
unisce
indissolubilmente
.
Questi
sono
nella
storia
i
grandi
Maestri
e
i
grandi
Condottieri
di
popoli
,
destinati
a
giganteggiare
come
vette
altissime
sulla
piattezza
uguale
del
volgo
,
vicini
tra
loro
malgrado
il
distacco
dei
secoli
.
Da
Dante
a
Benito
Mussolini
la
catena
dei
Grandi
Italiani
segna
il
cammino
faticoso
e
glorioso
della
nostra
Stirpe
.
StampaQuotidiana ,
«
Oramai
il
sabato
qua
non
ci
si
Intra
più
»
.
È
facile
il
gioco
di
parole
,
ma
vero
.
In
fondo
a
via
Montebianco
,
fermano
sempre
più
numerose
le
macchine
;
soci
e
ospiti
del
«
Derby
»
.
Fino
all
'
anno
scorso
era
arredato
a
scuderia
,
con
staffe
,
barbazzali
,
coperte
da
cavallo
,
e
ci
suonavano
ottimo
jazz
:
con
Enrico
Intra
,
Pupo
De
Luca
(
«
the
best
drummer
in
Europe
»
)
e
Pallino
Salonia
«
au
contrebas
»
.
Ora
è
diverso
:
arredamento
barbarico
-
rinascimentale
,
arricchita
la
compagine
del
jazz
da
Franco
Cerri
chitarrista
e
da
Barigozzi
flautista
,
aggiunto
il
cabaret
.
L
'
unico
locale
italiano
che
faccia
di
queste
cose
.
Certe
sere
lo
spettacolo
dura
fino
a
due
ore
,
e
poi
si
ripete
,
dopo
che
ha
servito
gli
spaghetti
al
dente
.
Stipata
la
sala
,
neanche
al
bar
c
'
è
più
un
posto
libero
.
Franco
Nebbia
è
indispensabile
:
riceve
gli
ospiti
,
presenta
i
colleghi
,
racconta
le
storie
del
Fagioli
(
massimo
autore
inedito
del
Novecento
)
,
canta
la
sua
disavventura
col
grammofono
che
non
funziona
,
perché
è
di
sesso
femminile
,
è
una
grammofona
,
e
nemmeno
ad
alta
fedeltà
.
Ha
finito
l
'
altro
giorno
di
musicare
:
Ma
il
commendator
mio
non
muore
,
valzerone
all
'
italiana
che
comincia
così
:
«
Ha
trasferito
i
capitali
in
Svizzera
per
me
»
.
Dopo
di
lui
Enzo
Jannacci
:
storie
di
barboni
,
di
papponi
,
di
sprovveduti
che
perdono
l
'
ombrello
.
Il
pubblico
ne
sa
alcune
a
memoria
e
fa
coro
sul
ritornello
:
«
El
purtava
i
scarp
de
tennis
,
e
parlava
deperlù
»
.
Basterebbe
,
e
invece
c
'
è
un
giovane
chitarrista
classico
,
Augusto
Righetti
,
e
dopo
di
lui
-
in
breve
licenza
premio
-
un
altro
chitarrista
,
ma
moderno
,
che
canta
bossanove
in
dialetto
genovese
,
assai
simile
,
come
suono
,
al
portoghese
.
Si
chiama
Bruno
Lauzi
.
Via
la
chitarra
,
al
pianoforte
va
Gino
Negri
e
suona
,
naturalmente
in
piedi
,
la
storia
della
donna
barbuta
,
che
è
sempre
piaciuta
.
Che
gente
ci
capita
?
Un
po
'
di
tutto
:
Mike
Bongiorno
tirato
a
lucido
,
Paola
Penni
col
faccino
dispettoso
,
i
sociologi
Guiducci
,
moglie
e
marito
,
del
circolo
Turati
,
Naka
Skoglund
,
Lucio
Mastronardi
,
Tino
Buazzelli
col
barbone
di
Galileo
,
Fausto
Cardini
,
Ornella
Vanoni
che
se
non
è
stanca
del
Rugantino
prende
il
microfono
e
canta
,
Nicola
Arigliano
,
il
pittore
Casella
incompreso
e
ingrugnato
,
Carletto
Colombo
.
In
sala
ora
c
'
è
silenzio
perché
Corti
e
Barcellini
stanno
mimando
una
seduta
dal
dentista
.
Al
bar
la
signora
Angela
,
vigile
e
materna
,
zittisce
certi
giovani
senza
cravatta
,
che
hanno
fatto
crocchio
e
intonano
certe
canzoni
mai
registrate
alla
SIAE
.
Il
cabaret
di
via
Montebianco
è
così
ricco
,
così
pieno
,
che
si
può
permettere
una
opposizione
interna
,
di
sinistra
naturalmente
:
«
Quando
che
muore
un
prete
,
suonano
le
campane
...
»
.
StampaQuotidiana ,
L
'
uccisione
di
quei
bambini
serbi
che
giocavano
all
'
aperto
,
come
i
nostri
figli
e
nipoti
ai
giardini
pubblici
,
non
è
un
errore
.
È
un
rischio
calcolato
e
pianificato
da
questa
immonda
guerra
,
che
include
l
'
infanticidio
tra
gli
effetti
collaterali
dell
'
ingerenza
umanitaria
e
della
sua
dottrina
.
Abbiamo
oltrepassato
ogni
soglia
e
dimesso
ogni
ritegno
.
Il
segretario
Solana
e
il
generale
Clark
che
giustificano
questi
delitti
con
la
statistica
sono
dei
bastardi
.
Dobbiamo
creder
loro
e
dobbiamo
credere
al
presidente
degli
Stati
Uniti
quando
ci
dicono
che
questa
guerra
devastante
durerà
a
lungo
e
non
farà
distinzione
tra
obiettivi
militari
e
civili
.
Dobbiamo
credere
a
Massimo
D
'
Alema
quando
ci
dice
che
non
si
può
discutere
ogni
bersaglio
.
Dobbiamo
credere
a
tutti
quando
ci
promettono
che
intensificheranno
la
loro
impresa
con
ogni
mezzo
(
meno
le
truppe
di
terra
)
fino
a
spezzare
le
reni
alla
Serbia
:
prendendola
per
fame
,
sete
e
pestilenza
,
i
cavalieri
dell
'
Apocalisse
contro
un
paese
più
debole
della
Birmania
.
C
'
è
qualcosa
di
molto
vile
in
questa
guerra
stellare
che
i
paesi
più
ricchi
del
pianeta
,
al
riparo
da
ogni
rischio
,
conducono
contro
un
popolo
di
otto
milioni
di
persone
.
Non
è
una
guerra
ma
un
'
esecuzione
:
uno
sterminio
tecnologico
inedito
,
già
sperimentato
nella
guerra
del
Golfo
ma
oggi
pienamente
dispiegato
sul
territorio
europeo
.
Una
pagina
nuova
nella
storia
dell
'
umanità
.
Non
è
l
'
arma
atomica
ma
è
qualcosa
che
le
somiglia
concettualmente
e
che
si
propone
lo
stesso
effetto
diluito
e
graduato
nel
tempo
.
La
superpotenza
che
guida
questa
guerra
è
la
sola
al
mondo
che
abbia
usato
(
due
volte
,
non
una
)
l
'
ordigno
infernale
impugnando
la
Bibbia
.
Non
posso
pensare
che
gli
statisti
del
nuovo
Occidente
siano
dei
criminali
al
pari
dei
tiranni
arabi
o
balcanici
.
Ma
penso
e
dico
che
quel
che
stanno
consumando
sotto
i
nostri
occhi
è
un
crimine
internazionale
.
Nelle
retrovie
un
milione
di
profughi
o
deportati
vivono
o
muoiono
nel
fango
o
tra
le
mine
.
La
loro
città
capitale
e
la
loro
terra
,
dove
dovrebbero
tornare
,
sono
squassate
ogni
giorno
e
ogni
casa
e
ogni
cosa
è
bruciata
.
Ricevono
un
'
avara
ospitalità
in
qualche
paese
ma
non
un
dollaro
,
un
marco
,
una
sterlina
,
vanno
in
loro
aiuto
.
Neppure
per
un
istante
abbiamo
creduto
alle
finalità
umanitarie
di
questa
guerra
e
di
nessuna
guerra
.
Altri
hanno
voluto
crederci
.
Ma
chi
vuol
crederci
ancora
oggi
,
contro
ogni
evidenza
,
non
merita
rispetto
.
Questa
guerra
e
la
sua
dottrina
servono
a
preservare
il
nostro
benessere
,
non
a
spartirlo
,
e
perciò
non
saranno
mai
condannate
da
nessun
tribunale
di
Norimberga
.
Non
si
processano
i
vincenti
.
Solo
la
coscienza
del
mondo
potrebbe
farlo
,
comminando
come
pena
la
vergogna
.
Ma
esiste
una
coscienza
del
mondo
?
Oppure
dobbiamo
accontentarci
ciascuno
della
propria
coscienza
?
StampaQuotidiana ,
Alfine
,
dopo
duecento
cinquanta
giorni
dalla
nostra
dichiarazione
di
guerra
all
'
Austria
,
l
'
organo
magno
della
borghesia
italiana
ha
rotto
il
silenzio
per
tanto
tempo
conservato
sulle
relazioni
fra
Italia
e
Germania
.
Per
otto
lunghi
mesi
il
Popolo
d
'
Italia
si
era
trovato
quasi
solo
a
rimuover
le
stagnanti
e
oscure
acque
italo
-
tedesche
,
a
illustrare
il
pericolo
germanico
,
a
chiedere
apertamente
,
senza
infingimenti
,
quello
che
era
una
necessità
e
un
dovere
per
l
'
Italia
:
la
dichiarazione
di
guerra
all
'
impero
del
kaiser
.
Quasi
sempre
ci
eravamo
trovati
di
contro
l
'
ostilità
della
censura
che
mozzava
notizie
e
argomentazioni
.
Ma
la
storia
cammina
,
e
nessun
censore
fino
ad
oggi
è
riuscito
a
trattenerla
.
Il
destino
ha
un
suo
fatale
andare
.
Ciò
che
è
necessario
e
indeprecabile
,
al
fine
si
impone
.
I
mestatori
,
le
fazioni
,
gli
uomini
di
Stato
,
possono
talvolta
rallentare
una
corrente
;
ma
se
essa
è
fatale
,
cioè
se
è
determinata
da
grandi
ragioni
storiche
,
la
corrente
a
un
certo
punto
rompe
gli
ostacoli
,
travolge
gli
uomini
e
avanza
.
Quando
il
Popolo
d
'
Italia
,
che
ha
agitato
coraggiosamente
la
nuova
bandiera
di
fede
e
di
lotta
,
incitava
perché
si
dichiarasse
guerra
alla
Germania
,
i
timorati
si
scandalizzavano
,
il
ministero
stringeva
i
freni
,
e
gli
ossequienti
censori
imbiancavano
le
nostre
colonne
.
Ma
la
storia
cammina
,
anche
non
ostante
i
timori
di
Salandra
,
le
intemperanze
della
censura
e
i
silenzi
di
certi
giornali
.
L
'
equivoca
situazione
italo
-
tedesca
ha
generato
un
grave
disagio
in
Italia
e
nel
campo
degli
Alleati
.
Ormai
anche
i
timorati
e
i
prudenti
rompono
il
silenzio
.
Tutti
avvertono
l
'
equivoco
.
Il
disagio
morale
va
divenendo
intollerabile
.
Ed
ecco
che
anche
il
grave
Corriere
della
Sera
rompe
la
consegna
,
e
constata
che
«
dopo
l
'
inizio
delle
ostilità
è
accaduto
qualche
cosa
che
avrebbe
potuto
far
apparire
al
Governo
legittimo
ed
opportuno
raccogliere
la
disfida
che
la
Germania
ci
lanciava
»
.
Il
Corriere
della
Sera
ha
intitolato
il
suo
articolo
:
«
Alle
radici
del
disagio
»
.
Ma
a
queste
radici
ha
solo
accennato
.
Non
le
ha
messe
al
sole
;
non
ha
avuto
il
coraggio
di
svellerle
.
Eppure
avrebbe
dovuto
farlo
,
poiché
ammetteva
che
un
disagio
esiste
.
La
situazione
fra
Italia
e
Germania
è
strana
e
oscura
.
Non
chiari
sono
anche
i
rapporti
fra
noi
e
gli
Alleati
.
Abbiamo
firmato
il
patto
di
Londra
.
Ma
ciò
non
ha
troncato
il
nodo
gordiano
.
In
vero
,
ci
siamo
impegnati
a
non
far
pace
separata
con
la
Germania
,
cioè
con
una
Potenza
con
cui
...
non
siamo
in
guerra
!
Ecco
il
primo
grande
equivoco
,
di
natura
diplomatica
.
La
guerra
ufficialmente
non
è
stata
ancor
dichiarata
fra
Italia
e
Germania
.
Viceversa
effettivamente
esiste
,
poiché
l
'
Impero
tedesco
dà
all
'
Austria
oro
,
armi
,
munizioni
,
ufficiali
,
soldati
.
E
l
'
Illustrazione
italiana
,
alcuni
mesi
fa
,
riproduceva
la
fotografia
di
un
gruppo
di
autentici
soldati
tedeschi
fatti
prigionieri
dai
nostri
nel
Trentino
.
La
pubblicazione
del
documento
,
corredata
da
una
chiara
ed
esplicita
indicazione
,
fu
permessa
dalla
censura
.
Un
giornale
giolittiano
di
Torino
,
non
certo
sospettabile
di
odio
alla
Germania
,
dopo
il
siluramento
dell
'
Ancona
pubblicava
una
nota
secondo
cui
il
Consiglio
dei
ministri
italiano
era
venuto
in
possesso
di
prove
testimonianti
che
il
sommergibile
siluratore
non
era
austriaco
.
Il
che
voleva
significare
che
era
tedesco
.
Uno
stato
di
guerra
,
adunque
,
esiste
.
Ma
non
si
è
avuta
una
dichiarazione
ufficiale
.
Ed
ecco
il
secondo
grande
equivoco
,
di
natura
militare
.
In
definitiva
esiste
questo
stato
di
fatto
:
la
Germania
opera
ai
fini
della
nostra
sconfitta
;
invece
il
Governo
di
Roma
non
osa
rispondere
,
evita
ogni
mossa
là
dove
può
ritenere
di
trovarsi
a
fronte
i
tedeschi
,
cerca
di
tener
celati
tutti
gli
atti
di
ostilità
che
la
Germania
compie
in
nostro
danno
,
e
non
reprime
interamente
come
dovrebbe
e
potrebbe
il
contrabbando
e
lo
spionaggio
in
favore
della
Germania
.
Gli
eccessi
della
censura
potranno
in
parte
celare
la
verità
agli
italiani
.
Ma
agli
Alleati
non
di
certo
.
Gli
Alleati
sanno
,
vedono
e
riflettono
.
Ed
ecco
la
vera
ragione
di
certe
diffidenze
.
Perché
Salandra
non
ha
osato
?
Forse
per
evitare
una
grande
azione
della
Germania
contro
di
noi
?
Ma
chi
,
in
buona
fede
può
crederlo
?
Se
la
Germania
avesse
potuto
agire
contro
di
noi
,
lo
avrebbe
fatto
molto
volentieri
,
senza
attendere
la
dichiarazione
di
guerra
di
Salandra
.
Riportiamo
il
parere
di
uno
scrittore
politico
imparziale
,
amico
del
Presidente
del
Consiglio
:
«
Data
la
linea
generale
del
programma
della
Germania
nel
grande
conflitto
europeo
,
chi
può
sperare
che
la
sua
condotta
verso
l
'
una
o
l
'
altra
potenza
,
e
tanto
meno
verso
l
'
Italia
,
sia
ispirata
o
possa
essere
ispirata
da
idee
di
generosità
o
da
sentimenti
di
simpatia
?
Se
la
Germania
non
attacca
l
'
Italia
non
è
perché
essa
voglia
riservarsi
una
porta
per
l
'
avvenire
,
ma
perché
forse
,
in
questo
momento
,
crede
più
opportuno
sfondare
altre
porte
,
o
non
crede
di
avere
forze
sufficienti
per
sfondare
,
insieme
,
anche
questa
delle
Alpi
.
Ma
state
pur
sicuri
che
se
e
quando
stimerà
opportuno
e
sarà
in
forze
,
non
i
vostri
begli
occhi
,
o
germanofili
di
vecchia
e
nuova
rocca
,
e
non
il
ricordo
dei
vostri
amori
e
delle
vostre
lotte
in
suo
onore
,
frenerà
la
tedesca
rabbia
dal
desiderio
di
venire
a
devastare
le
belle
rive
.
Quando
suonerà
l
'
ora
di
tentare
il
colpo
contro
l
'
Italia
,
il
tentativo
sarà
fatto
.
Figgetevi
bene
in
mente
questo
.
«
Dunque
,
bisogna
non
addormentarsi
nella
stupidità
della
illusione
sulla
longanimità
o
la
sentimentalità
dei
tedeschi
per
noi
,
o
sull
'
interesse
dei
tedeschi
d
'
averci
amici
,
se
non
nel
presente
,
nell
'
avvenire
»
.
Così
scriveva
Rastignac
,
pensatore
non
sospetto
.
Ciò
valga
anche
per
sfatare
la
idiota
leggenda
di
una
pretesa
volontà
tedesca
di
rappacificarsi
con
l
'
Italia
sotto
gli
auspici
di
...
Giovanni
Giolitti
.
Fra
Italia
e
Germania
si
è
scavato
un
abisso
che
nessuno
più
colmerà
,
a
meno
che
la
prima
non
rinunzi
al
suo
avvenire
e
alle
sue
aspirazioni
nazionali
.
La
Germania
mira
a
Trieste
e
al
Mediterraneo
.
La
Germania
ha
bisogno
,
per
sorreggersi
,
di
un
'
Austria
forte
,
padrona
dell
'
Adriatico
e
dei
Balcani
.
Tedeschi
e
italiani
dunque
,
tendono
a
fini
antitetici
.
Il
trionfo
degli
uni
richiede
,
come
condizione
necessaria
,
la
sconfitta
degli
altri
.
E
allora
,
qual
'
è
l
'
intima
ragione
della
politica
di
Salandra
?
Noi
riteniamo
che
,
egli
non
osi
gettar
l
'
ultima
alea
e
varcare
il
Rubicone
per
semplici
ragioni
parlamentari
.
Egli
teme
la
Camera
.
Ma
col
posporre
gli
interessi
d
'
Italia
alla
piccola
politica
di
un
Parlamento
cui
il
popolo
tolse
ogni
autorità
nel
maggio
1915
,
l
'
on
.
Salandra
manca
ai
suoi
doveri
verso
la
nazione
.
La
guerra
è
giunta
a
un
punto
tale
che
per
chiudersi
con
una
vittoria
nostra
è
necessaria
la
più
intima
unione
fra
gli
Alleati
.
Gli
scacchi
del
1915
si
sono
verificati
per
la
mancanza
di
unione
fra
le
Potenze
dell
'
Intesa
.
Per
la
vittoria
occorre
che
questa
unione
si
effettui
.
Occorre
che
si
agisca
con
unità
di
intenti
.
E
se
per
vincere
fosse
necessario
che
truppe
anglo
-
francesi
operassero
in
Italia
,
o
che
truppe
italiane
operassero
nel
Belgio
o
in
Francia
o
altrove
,
ciò
deve
potersi
verificare
.
La
dichiarazione
di
guerra
alla
Germania
è
pertanto
una
premessa
imprescindibile
.
Salandra
osi
.
Irriterà
i
giolittiani
,
ma
servirà
l
'
Italia
.
E
poi
,
i
giolittiani
non
gli
concederanno
mai
pace
,
anche
se
l
'
equivoco
italo
-
tedesco
perdura
.
Otto
mesi
di
guerra
dovrebbero
aver
insegnato
almeno
questo
.
Non
abbiamo
volutamente
fatto
cenno
delle
alte
ragioni
di
civiltà
che
impongono
anche
a
noi
italiani
la
guerra
contro
la
Germania
.
Ciò
per
dimostrare
ai
machiavellici
che
la
dichiarazione
di
guerra
ai
tedeschi
è
imposta
anche
da
considerazioni
realistiche
.
StampaPeriodica ,
Senza
che
nessuno
se
ne
accorga
è
uscito
il
più
bel
libro
che
sul
Fascismo
si
sia
mai
scritto
,
e
cioè
"
Mussolini
visto
dai
ragazzi
,
"
raccolta
dei
componimenti
scolastici
dei
ragazzi
delle
scuole
elementari
del
ferrarese
.
Il
libro
,
che
è
stato
compilato
con
troppa
rettorica
da
una
maestra
elementare
,
contiene
disegni
,
definizioni
e
pensieri
su
Mussolini
davvero
straordinari
.
Eccone
una
scelta
:
Mussolini
è
il
capo
del
Comune
.
È
bravissimo
.
È
il
capo
della
nostra
patria
.
È
il
capo
del
fascio
.
È
il
capo
della
guerra
.
E
tutti
gli
vogliamo
un
gran
bene
.
Perché
mio
padre
dice
che
,
se
noi
di
Ferrara
ci
man
-
da
anche
nel
fuoco
,
ci
andiamo
come
se
niente
sia
.
A
Mussolini
quando
venne
a
Bologna
,
un
giovane
di
quindici
anni
gli
ha
tirato
con
la
rivoltella
e
gli
ha
ferito
la
cintura
.
Un
maresciallo
gli
ha
chiappata
la
mano
e
la
gente
eran
tutti
impauriti
dal
dolore
.
Ma
quel
giovane
è
stato
chiappato
e
l
'
hanno
tagliato
in
tre
pezzettini
.
Io
non
ho
mai
visto
il
signor
Mussolini
,
ma
ho
sentito
dire
che
ha
salvato
l
'
Italia
.
Mussolini
è
il
capo
del
Comune
.
È
il
capo
del
fascio
.
È
il
capo
della
Marina
.
È
il
capo
degli
aeroplani
.
È
il
capo
di
tutte
le
scuole
.
È
il
capo
di
tutti
.
Mussolini
è
un
grande
eroe
che
ha
fatto
la
marcia
su
Roma
e
nessuno
se
l
'
aspettava
,
ma
lui
l
'
ha
fatta
lo
stesso
e
dopo
l
'
Italia
era
più
libera
e
noi
bambini
facciamo
sempre
vacanza
tutti
i
28
ottobre
.
L
'
anno
scorso
al
mare
ho
visto
il
figlio
di
Mussolini
.
Pareva
un
bambino
come
noi
.
Io
,
quando
saro
grande
andrò
a
vedere
Mussolini
,
se
campa
.
Perché
la
voglio
proprio
conoscere
questa
bravissima
persona
.
Egli
era
il
figlio
di
un
fabbro
,
invece
adesso
è
quasi
il
più
bravo
d
'
Italia
.
I
più
valorosi
e
più
forti
eroissimi
del
mondo
,
sono
i
romagnoli
.
Un
giorno
,
un
giovane
francese
è
venuto
a
Roma
per
veder
di
tentare
Mussolini
.
Lo
tentò
con
una
bomba
francese
,
ma
non
gli
prese
.
Mussolini
è
un
uomo
un
pochino
brutto
e
poi
tanto
bravo
che
è
quasi
bravo
quanto
il
Re
.
Io
so
che
Mussolini
ha
fatto
il
maestro
.
Se
l
avessi
mai
avuto
per
maestro
!
sono
sicuro
che
tutti
i
giorni
avrei
saputo
la
lezione
a
costo
di
non
giocar
più
ai
pallini
la
sera
con
Renzo
Baldi
.
...
ma
i
fascisti
hanno
preso
l
'
assassino
e
l
'
hanno
subito
condotto
a
morte
.
E
Mussolini
,
lui
non
aveva
cambiato
nessun
colore
.
Esso
è
un
uomo
coraggiosissimo
...
,
tanto
è
vero
che
dopo
due
ore
andò
a
suona
-
re
il
mandolino
con
la
sua
famiglia
.
Adesso
Mussolini
è
tornato
a
Roma
dove
prima
le
Vestali
tenevano
acceso
il
fuoco
.
Mussolini
è
cugino
del
Re
,
perché
ha
il
collare
della
Santissima
Annunziata
.
E
'
un
bel
premio
.
Adesso
si
sente
a
dire
che
il
Signor
Duce
Mussolini
ha
fatto
fare
molti
cartelloni
poi
ne
ha
mandati
uno
per
uno
a
tutti
i
teatri
,
così
attaccati
ai
muri
dicono
:
Quelli
che
dicono
una
bestemmia
se
è
leggera
si
paga
2000
li
-
re
,
e
se
è
grave
4000
.
Ci
sta
bene
.
Co
-
me
mi
piacerebbe
d
'
esser
cugina
anche
io
col
Re
e
col
signor
Mussolini
.
Prima
che
venisse
il
fascista
Mussolini
era
a
capo
del
socialismo
.
Poi
venne
il
fascista
che
è
ancor
meglio
,
e
lui
sempre
a
capo
lo
stesso
.
Roma
antica
era
forte
e
robusta
e
adesso
è
venuta
povera
perché
cominciava
a
bere
e
andare
sempre
al
circolo
.
Anche
la
Grecia
è
caduta
perché
cominciò
andare
al
lusso
.
Così
l
'
hanno
distrutta
.
...
quelli
che
si
sono
voluti
mettere
nel
fascismo
ma
non
hanno
voglia
di
fare
i
fascisti
,
così
il
Duce
li
ha
mandati
in
una
bellissima
isola
vicino
a
Napoli
per
due
o
tre
anni
...
dopo
poi
andranno
a
casa
.
Io
voglio
molto
bene
a
Mussolini
,
ma
non
vorrei
averlo
per
marito
,
perché
va
sempre
ferito
.
Ed
io
non
starei
mai
cheta
.
Mussolini
è
il
padrone
di
tutte
le
città
.
Se
non
ci
fosse
lui
non
ci
sarebbero
delle
leggi
così
belle
.
Tutta
la
gente
farebbe
quel
che
ci
pare
e
piace
e
ucciderebbero
la
gente
come
uccidere
i
gatti
.
Invece
c
'
è
lui
e
possiamo
star
sicuri
...
Mussolini
quando
è
a
cavallo
è
il
più
bel
guerriero
del
mondo
.
Mussolini
è
quello
che
quando
è
venuto
lui
tutti
si
son
messi
a
cantare
Giovinezza
.
Ora
S
.
E
.
Mussolini
da
fabbro
che
era
,
si
trova
nel
punto
di
governare
l
'
Italia
.
E
come
fa
bene
!
Quando
andò
a
Bologna
nell
'
ottobre
scorso
,
per
fargli
festa
i
bolognesi
in
otto
giorni
hanno
disfatto
due
palazzi
e
hanno
fabbricato
una
fontana
che
getta
l
'
acqua
color
della
bandiera
.
Mussolini
è
figlio
di
un
fabbro
che
lavora
il
ferro
.
Mussolini
era
un
ragazzo
non
ricco
come
noi
,
il
quale
diventato
grande
per
amor
di
patria
,
scrisse
e
combatté
tanto
e
poi
tanto
sopra
la
neve
che
fini
per
liberare
l
'
Italia
.
Mussolini
è
un
uomo
misterioso
.
Lavora
sempre
e
non
dorme
mai
o
quasi
:
chiude
gli
occhi
dieci
minuti
,
poi
si
desta
,
si
dà
una
bella
lavata
e
torna
subito
a
lavorare
che
è
fresco
come
una
rosa
.
Al
comando
di
Mussolini
,
come
al
tocco
di
una
bacchetta
magica
sono
saltate
fuori
in
Toscana
navi
da
guerra
che
sta
costruendo
.
Io
non
l
'
ho
mai
visto
e
pensare
che
mi
piacerebbe
tanto
di
vederlo
proprio
bene
!
Nelle
fotografie
non
è
bello
,
ma
la
Edmea
Garuti
che
l
'
ha
visto
di
carne
con
una
piuma
nel
cappello
,
dice
che
è
bello
come
un
re
del
libro
delle
favole
.
La
Edmea
Garuti
è
molto
fortunata
perché
il
Duce
l
'
ha
invitata
a
Roma
a
colazione
.
Io
so
che
Mussolini
ha
scritto
tante
belle
cose
sui
giornali
,
e
il
mio
babbo
ne
ha
di
quelli
vecchi
,
di
prima
della
guerra
,
che
li
legge
ogni
tanto
con
degli
altri
uomini
,
la
sera
,
e
tutti
scossan
la
testa
;
e
poi
dicono
:
che
giudizio
ha
da
avere
un
cristiano
!
Il
mio
babbo
è
nella
Milizia
.
Quando
gli
uomini
della
Milizia
andarono
a
Bologna
,
anche
il
mio
babbo
andò
e
vide
Mussolini
da
vicino
.
Quando
ritornò
a
casa
non
faceva
che
parlare
e
la
mamma
diceva
che
pareva
matto
.
Mussolini
è
il
capo
del
signor
Sindaco
.