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Un'altra notte di successi ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
La signora Albright ha detto : a che ci serve tutta questa potenza di fuoco se non la usiamo ? I generali Nato dicono : possiamo continuare per mesi , metteremo Milosevi ? in ginocchio . Il presidente Clinton manda gli apaches , accumula forze terrestri e fa intendere qual è il dilemma : o la resa incondizionata del nemico o il suo annientamento . Henry Kissinger , per il quale la guerra in Vietnam era una scaramuccia che i libri di storia avrebbero ignorato , raccomanda un ' invasione . E Tony Blair dichiara : questa è una guerra del bene contro il demonio . Se questo è lo spirito , il programma di questa guerra americana , è difficile sperare che resti spazio per una mediazione e una soluzione politica . Ed è difficile dar credito alle classi dirigenti , ai governi e alle forze politiche tradizionali europee . Forse non tutti condividono questo bellicismo oltranzista ma nessuno , per calcolo o per sudditanza e impotenza , lo avversa . La causa della pace , o anche solo di una tregua , è affidata a minoranze volenterose , all ' opinione pubblica generalmente intesa , a un ' insorgenza della coscienza civile . La propaganda di guerra tuttavia infuria e stordisce , prevale con fragore sulle invocazioni di pace e oscura ogni ragione . Mi ricorda infallibilmente l ' euforia e perfino la frivolezza seminate ai tempi delle guerre etiopiche o della dichiarazione di guerra alla Francia . Beato chi non ha respirato in passato quell ' aria che oggi riprende a circolare in un altro contesto ma con lo stesso veleno . Beato e disgraziato , perché è preda di un inganno di cui non conosce i prezzi . Molti hanno creduto , in buona fede , alla motivazione umanitaria dell ' intervento armato . E continuano assurdamente , in buona o in cattiva fede , a crederci pur avendo sotto gli occhi una tragedia epocale : quella moltitudine dannata di profughi che le nostre bombe hanno ingigantito dieci volte , sommandosi alla guerra civile e alle crudeltà delle milizie serbe . Molti , forse , sospettano che il rimedio sia stato e sia peggiore del male , ma pensano che sia giusto punire il colpevole , come se ci sia un solo colpevole più colpevole , eliminato il quale tutto andrà a posto . Ma noi non stiamo abbattendo un capo o un regime politico , stiamo bombardando una nazione e un popolo . È una logica simile a quella della pena di morte , applicata su larga scala , insieme alla presunzione di una democrazia esportata con la forza . Molti si tranquillizzano sentendo dire che sarà possibile riportare un milione di disperati nella loro terra bruciata , come se non si trattasse di un ' umanità privata di tutto , ma di una mandria da ricondurre entro i recinti . Oppure di relitti da disperdere ai quattro venti , dove nessuno li vuole adesso come non li voleva prima . Intanto muoiono , con un ' assistenza umanitaria dell ' opulento Occidente che costa meno di un missile . Molti ( chiunque abbia meno di sessant ' anni ) non hanno mai visto scorrere il sangue in Europa , pensano che sarà poco e che non lascerà tracce . Lascerà invece per lo meno un grande odio nel cuore del continente . Le città e le campagne che stiamo bombardando , anche se pochi osano ricordarlo , hanno combattuto una guerra di liberazione contro i fascismi tedesco e italiano e vivono l ' aggressione di oggi con questa memoria . Molti si sentono comunque garantiti perché siamo dalla parte del più forte . Il mito americano è duro a morire , c ' è più ammirazione che repulsione per la potenza di fuoco e la precisione di tiro americana . E se un errore millimetrico farà saltare in aria una clinica ginecologica non lo sapremo o lo sapremo troppo tardi . Forse allora l ' ammirazione lascerà un po ' di posto alla commozione . Molti vedono ancora la Nato come un bastione anticomunista anche se nessuna minaccia grava sull ' Occidente , salvo quelle che l ' Occidente sta costruendo da sé con l ' idea folle di un mondo a sovranità limitata , di un protettorato riservato ai quattro quinti dell ' umanità . Se sento la Cina dire che questa filosofia porta diritti alla terza guerra mondiale rabbrividisco , e vorrei che questo brivido contagiasse il mondo . Molti non si accorgono ancora del nesso inscindibile che corre , e che già ci umilia , tra questa guerra e l ' infrangersi del « sogno europeo » . Questo sogno , lungamente vagheggiato in competizione col sogno americano , ha rivelato in un attimo la sua fragilità e inconsistenza . La nuova Europa ha perso coscienza di sé prima di nascere . È difficile contrastare la propaganda di guerra e le spirali che induce , farlo con il ragionamento o con la protesta , smontare questo pauroso ingranaggio contro cui cozza e diventa flebile anche la voce papale . È un compito oggi minoritario ma che può , rifiutando ogni etichetta di parte , risvegliare una maggioranza democratica di donne e uomini . Almeno qui , in Italia , ai confini della tragedia . Si può anche credere che la guerra sia connaturata all ' uomo ma non fino a questo punto . Non è alla nostra portata riempire tutte le piazze del mondo , ma anche una sola sarebbe molto . Ci abbiamo già provato e continueremo a provarci .
SCIENZA FASCISTA ( BRACALONI LORENZO , 1928 )
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Il Duce ha parlato chiaramente a Marconi : si trattava di farsi intendere agli intellettuali . E non più ai vecchi parrucconi dei tempi passati , ma agli svariati scienziati moderni più sordi forse dei primi , ché non v ' è peggior sordo di chi non vuole intendere . E per farsi intendere bisognava parlar chiaro e il Duce s ' è espresso chiaramente e anche severamente . Il discorso di Bologna al Congresso della Scienza definiva un programma : la recente lettera lo impone . Due sono i termini : abolizione della scienza parolaia , congressista e sconclusionata , costruzione fascista di una scienza organata e leale : alle manifestazioni d ' un certo peso , alla grancassa della scienza che sono i congressi , l ' imposizione di un programma se - vero , ordinato e produttivo . Chi aveva preparato qualche orazione scientifica per il prossimo congresso , peggio per lui , la può rinchiudere nel cassetto : meno parole e più fatti . Il Duce a Bologna definiva con esattezza i confini d ' azione della scienza , stabiliva la meta della ricerca scientifica . L ' idea sua , perfettamente latina , s ' allacciava alla sana tradizione scientifica italiana ampliandola in nuova sintesi . Quanta meraviglia e che lezione per molti ! Su basi solide , d ' antica esperienza , il Duce ha dato mano al suo programma di costruzione : che gli scienziati diano ora il materiale buono e ben ordinato . Senza materiale buono e senza ordine non vi è possibilità di costruzione . Alla produzione individuale che sfugge alla sintesi e al controllo è necessario sostituire la produzione di scuola . La famiglia per il viver civile , la scuola per la scienza . E la scuola sia il centro più piccolo dell ' attività scientifica , la base unitaria di una nuova gerarchia che salderà tra loro i vani rami della scienza . Inutile illuder - si , i geni anche in Italia non si trovano a tutte le cantonate , e poi in gerarchia vi è un posto per tutti . La gerarchia fascista vuole e deve essere gerarchia di valori spirituali . Che vengano i geni , ne abbiamo bisogno . Lasciamo a una scienza non nostra le distillazioni metafisiche di cervelli aerostatici . Noi teniamoci al sodo . La scienza fascista scienza di tradizione perfettamente latina non si strania dalla vita e neppure produce cavillazioni esoteriche , aborti e soliloqui in buona o cattiva fede . È prima di tutto scienza sana che conosce il suo scopo e i suoi mezzi . Nella gerarchia fascista ognuno ha il suo posto e la propria responsabilità : sintesi e controllo sono perfettamente assicurati . Da oggi la scienza italiana prende contatto con la vita della nazione . I risultati della ricerca paziente e leale devono sfociare nella vita attuata e portare al più presto contributi benefici . Il Duce assegnando il suo posto alla scienza , delimitandone il compito , sfatando le vecchie chimere di una scienza avvenirista pallon volante , di importazione straniera , ha fatto un ' opera di esaltazione e di valorizzazione . Ma attenti signori scienziati . La responsabilità è grande . Chi oggi produce non pensi di tirar fuori un lavoro che covi inosservato nelle biblioteche e ripescabile a buon tempo per il curriculum vitae , poltrona soffice e diritto a pensione . Basta di questo . Lealtà ci vuole o meglio : amore alla scienza . Il Duce ha fatto centro con un colpo maestro ; dar movimento unitario alla scienza ed inserirla nella vita è il vaglio più sottile per la verità scientifica .
StampaQuotidiana ,
Ieri alla partita , fermo sotto l ' acquerugiola fredda , uno degli architetti fiorentini s ' è raffreddato malamente e , siccome sua moglie non aveva più aspirina nella borsetta , si sono rivolti a Ludmilla . La solerte nostra accompagnatrice lo ha portato dal medico del villaggio - albergo , che gli ha fatto prendere una sua pillola : il raffreddore è passato dopo mezz ' ora , ma stanotte lui tribola , ha il vomito e un ' eruzione su tutta la pelle . Nel vagone accanto c ' è il veterinario con pizzetto , e dice subito che si tratta di un ' allergia : purtroppo non ha il rimedio . Ma ci pensa Svetlana : va dal capotreno e fa radiotelefonare a Kiev che sul nostro vagone , scompartimento tale , c ' è un italiano malato , e che tengano pronto un medico . Infatti ecco Kiev , ed ecco il medico : una donna più larga che lunga , vestita da cuoca , la quale monta trafelata sul vagone , visita l ' infermo , ribadisce la diagnosi dell ' allergia , e conclude che bisogna senz ' altro ricoverarlo nell ' ospedale cittadino . « No , no , no » , dice la moglie dell ' architetto , « da da da » ribatte la cuoca , ma la signora non cede . Pazienza , allora , e ordina che il treno sosti in stazione qualche minuto di più , per fare un ' iniezione : accorre infatti un ' altra cuoca con la siringa e buca l ' architetto sul braccio , a regola d ' arte , senza il minimo dolore . Poi radiotelefonano alla stazione successiva : sia pronto un altro medico con il farmaco così e così , per un allergico italiano che non vuol farsi ricoverare e che bisogna curare strada facendo . Pronta la medicina alla prossima stazione , la terza cuoca ordina espressamente al ferroviere del nostro vagone che controlli : ogni quattro ore , pillola al malato . E ogni quattro ore l ' omino gentilissimo bussa e s ' accerta . Presa la medicina ? Bravo . Terza visita , per un ultimo controllo , alla frontiera ( stavolta è un cuoco ) . Tutto a posto : cessato il vomito , va scomparendo a vista d ' occhio l ' eruzione cutanea , resta solo una gran fatica addosso all ' architetto fiorentino che ci ha dato modo di constatare , sulla pelle sua , come funzioni l ' assistenza sanitaria sui treni sovietici : ottimamente . A Ciop la dogana è anche più sbrigativa che all ' andata , chi vuole può riconvertire i rubli in moneta occidentale ( era una diceria , che non lo facessero ) , si fanno gli ultimi acquisti di distintivi e stelle rosse , molti completano la collezione di monetino , dal copeco al rublo . Al bar c ' è una macchina per gli espressi di fabbricazione ungherese , e decidiamo di osare , dopo una settimana di astinenza : quasi buono . Le tre del mattino , intonandoci sul meridiano nostro , diventano le cinque , ci stiamo caricando sul vagone ungherese , che è lo stesso di prima , cioè brutto , poi quando è il segno di partire ecco gli italiani tutti che intonano Ciao , ciao ciao bambina , per le due ragazze sovietiche ferme lì davanti . Svetlana - Chiara sta alla parte , smette il suo bel sorriso e fa finta di piangere ; Natascia la pari - pari invece si mette a piangere davvero , proprio lei che finora era rimasta sempre sulle sue , e a me pare di aver capito per chi di noi - fortunato ! - sta piangendo . Però , come fanno presto i popoli , a intendersi ! Sul brutto treno ungherese c ' è un bel vagone ristorante , coi camerieri alti e distinti che servono una meravigliosa frittata al prosciutto . Si chiamano tutti Utasellato - lo hanno scritto sul taschino della giacca - ma anche i piatti e i tovaglioli di carta sono Utasellato . In questo modo si chiarisce il mistero : quell ' incredibile parola significa , pressappoco , « servizio ristorante » . A Budapest , inevitabile come una tassa , c ' è Giorgio Suveniri , che stavolta però non ci sollecita a cambiare . Anzi , è l ' architetto fiorentino convalescente che vorrebbe riconvertire in soldi nostri i duecento e passa fiorini che gli sono rimasti in tasca , ma Suveniri pare sordo a questo discorso . Forse cambieremo alla frontiera . E invece anche lì fanno orecchi da mercante al discorso del cambio di moneta , e così l ' architetto fiorentino se ne torna nella città del fiore coi duecento e passa fiorini : li terrà per ricordo e per ammonimento al viaggiatore sprovveduto in terra magiara . Piccola inchiesta tra i compagni di viaggio . Di che cosa avete sentito più la mancanza , in questi giorni ? Le risposte sono , nell ' ordine : caffè , vino , tapparelle , bidet . Che cosa vi è piaciuto di più ? La metropolitana , l ' università , la piscina coperta , lo stadio . E che cosa di meno ? Le donne che lavorano pesante , le file davanti ai carrettini , troppi uomini in divisa . Acquisti ? Tutti la balalaica , molti il colbacco , alcuni il caviale , nessuno la vodka , che costa meno da noi che a Mosca , perché a Mosca vogliono scoraggiare gli alcolisti . II tabaccaio senese porta appesa al collo una stupenda macchina fotografica , da settanta rubli . Non si preoccupa più per il mangiare , ma per la nostra dogana , che forse gli farà pagare il balzello . Avventure galanti ? Zero via zero . Qualcuno ha cambiato parere su qualcosa ? Nessuno , su niente . Tutti sapevano già tutto , e hanno trovato conferma : che va bene , oppure che va male , oppure che va così e così . La verità è che a Mosca , nessuno va con animo obiettivo , come andrebbe a Tokio o a Carachi ; ognuno ha in testa le sue idee precise ( anzi le sue idee fisse ) e non si sposta d ' un palmo . Diffusa tra tutti la tendenza a generalizzare , a dedurre dai minimi particolari di questi due vertiginosi giorni moscoviti ( il gesto di un taxista , la cortesia d ' un passante , una frase colta a volo ) conclusioni amplissime , perfino universali . Ma su una cosa sono concordi tutti quanti , nella simpatia per la gente di Russia : buona , cordiale , tollerante , un po ' approssimativa , un po ' pelandrona , simile a noi , migliore di noi . Simpatia e gratitudine , mi dice Marcello mentre si fa buio e Vienna si avvicina . « Quelle donne che sgobbano , le hai viste , sgobbano anche per noi , sì , per te e per me . Tengono in piedi un Paese , un ideale e un mito . Se il socialismo oggi in certi paesi è una sostanza , e in altri un lievito , e cioè una continua spinta verso il meglio , il merito va soprattutto a loro , e il nostro debito è grande . Ci pensi ? In quarantacinque anni hanno avuto due guerre mondiali , la rivoluzione , la carestia , e poi Stalin , hanno perso milioni di uomini , eppure sulle loro spalle , sulla loro pazienza , il socialismo ha retto . Ti confesso che a questa gente auguro di cuore un mucchio di bene , perché se lo meritano » . C ' è da chiedersi semmai quale bene augurargli . Gli impermeabili empolesi ? Le penne a sfera , che tanto ci chiedevano giovanotti e ragazzi , i cittadini di domani , per le strade di Mosca ? « Anche quelli . Saranno sciocchezze , in sé , ma valgono come simbolo : vogliono più gioia , più fantasia , più agio . Dopo gli impermeabili chiederanno la nostra musica , la nostra arte , i nostri libri , i nostri film ( non hanno forse già premiato Fellini ? ) , insomma maggiori scambi con noialtri . Stanno comprando il grano , lo sai , ma già dicono che non si vive di solo pane , veramente ... Ma guarda quanta luce , a Vienna ! » E veramente sembra d ' essere usciti da un lungo tunnel : la stazione è lucida , razionale , le strade sfavillanti di pubblicità luminosa , il traffico denso e alacre , la gente vestita bene , le donne eleganti . C ' è poco da dire , è già casa nostra . Tutto quel che di solito rimproveriamo alle nostre metropoli , adesso ci accorgiamo d ' averlo ormai nel sangue . E i nostri compagni di viaggio sono già diversi : è finita la distensione un po ' pigra e ottimistica dei giorni passati , pare che tutti abbiano ritrovato l ' argento vivo di sempre , e si muovono a vanvera , pur di andare dove c ' è più luce , più lustro , più colore , come tanti farfalloni . Ivano , Riccio , Mimmo , appena ingozzata la cena , mi trascinano al tabellone degli orari , e poi al nostro binario , dove ancora il treno non si vede perché manca più di un ' ora alla partenza , e poi al chiosco delle sigarette , e a quello dei giornali , e sul piazzale davanti alla stazione , e al bar per l ' ultimo bicchierino . Ricomincia a prevalere l ' iniziativa privata , quel lavorare di gomiti della nostra esistenza quotidiana , la furia d ' arrivare , la paura di non farcela . A trovare le cuccette , per esempio sul treno austriaco dagli scompartimenti a sei , e il giaciglio stretto , scomodo , senza lenzuola , e il bagno così razionale che non ci si entra quasi , e si sbatte la testa , i gomiti , i ginocchi , a tentare di lavarsi . Dobbiamo prendere con noi altri due compagni di viaggio , uno per fortuna è Marcello , l ' altro un bottegaio ligure che avrà di certo passato la sessantina . Senza pietà lo releghiamo nella cuccetta più bassa , più scomoda perché è arrivato ultimo , lo chiamiamo vigliaccamente « nonno » , gli diamo del tu , e intanto sgomitiamo apprestandoci all ' ultima dormita su ruote . È inutile che io raccomandi di stare calmi , di mettere le valigie al posto , di non ingombrare il poco spazio libero che c ' è : non mi danno più retta . « È finito il socialismo , vero ? » mi fa Marcello ridendo dalla sua cuccetta . « Non sei più il presidente del vagone cooperativo , caro mio . Buona notte , piccolo padre » Al mattino non c ' è nemmeno bisogno di affacciarsi per capire che siano in Italia : basta la fila davanti al bagno , le voci che salgono di tono , qualche primo insulto che ricomincia a circolare . E a Venezia ci salutiamo in fretta , già quasi estranei : il tabaccaio senese con la bella macchina fotografica nuova , le due bolognesi coi calzoni , la padovana barbuta , il piemontese balengo che finalmente apre bene gli occhi e non parla più con quello strascico della prima notte a Mosca . Siamo nel Paese dell ' iniziativa privata , dell ' individualismo , e ognuno bada soltanto a non farsi fare fesso . Ma noi quattro ci scambiamo un abbraccio , la promessa di scriversi , di rivedersi . Spero proprio che sia vero , che Ivano , Minimo e Riccio non si scordino tanto presto la tradotta per Mosca , nell ' ottobre del '63 .
La buona guerra ( Pintor Luigi , 1999 )
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Comincia l ' orribile esercizio della conta dei morti civili ( i militari sono uomini destinati a dare e subire la morte e quindi interessano meno ) . O meglio ricomincia , perché questo esercizio è in corso da quando la Iugoslavia si è disgregata . Ma ora è la conta dei nostri morti , quelli causati dalla guerra che noi conduciamo con intento umanitario . I profughi bombardati per errore sono ( forse ) 75 . I morti del treno bombardato per errore sono saliti ( pare ) a 27 . I cittadini di Belgrado di ogni età e condizione rimasti sotto le macerie sono , secondo il loro governo , cinquecento . Sarà vero ? Non sarà vero ? Non c ' è molta emozione né resipiscenza . In fondo sono cifre basse , da incidente stradale o da scossa tellurica di bassa intensità . La differenza è che sono morti provocate , a che altro serve la guerra ? E sono anche previste , se spari da diecimila metri . Dunque sono morti ovvie . Quel vecchio rattrappito e insanguinato che vediamo in fotografia è ovvio . Fonti della Casa Bianca informano che í raid non avranno sosta e potranno continuare fino a luglio . Compreso o escluso ? Due mesi e mezzo o tre mesi e mezzo ? Non so fare le moltiplicazioni , non so quante migliaia di kosovari e serbi e albanesi moriranno , anzi sono già preventivamente morti . So due cose : che se Milosevi ? è il responsabile , l ' esecutore sono io . Se il generale Clark ha detto di non temere la terza guerra mondiale ( frase che mi ricorderò finché campo ) , non si farà scrupolo di bombardare fino a riportare una regione europea all ' età della pietra . È un generale . Ma un intellettuale tedesco ha scritto ieri ( ma forse ho capito male ) che risparmiare le popolazioni civili non è serio , la seconda guerra mondiale ne ha fatto strage e perciò è finita prima . A che altro servì Hiroshima ? Se i raid e gli apaches non basteranno , ci sarà tempo in agosto , con la stagione balneare , per la guerra di terra che sarà più facile vincere . Sarà più facile ? Io non so se questa scalata , non priva di delirio , sia stata pianificata in partenza o se c ' è stato un errore di calcolo che ne produce altri . Ma sono allibito per la leggerezza , l ' insensibilità , l ' assuefazione psicologica , l ' inerzia che la crescita esponenziale di questa guerra produce . Anche i profughi , il cui destino era lo scopo della guerra buona , sembrano dimenticati o ricordati come mendicanti , o bombardati per errore . Quanti sono , dove sono , quanti ne muoiono ? Ecco un ' altra conta che ci aspetta . E quando li faremo rimpatriare o li faremo espatriare con munifica accoglienza ? In autunno ? Ogni giorno che passa , ogni bomba che cade , al • lontana o cancella questa speranza . Non c ' è in vista nessun negoziato convincente . Se Milosevi ? verrà processato come criminale di guerra vorrà dire che il negoziato è escluso in linea di principio . Dovremo allora - ma spero di sbagliarmi come sempre , di sbagliarmi grossolanamente - aspettarci qualunque cosa , che oggi non riusciamo a immaginare . Dice Hegel : « Dalle azioni degli uomini risulta qualcosa d ' altro , in generale , da ciò che essi si propongono e raggiungono , e che immediatamente sanno e vogliono » .
IL CREPUSCOLO DI UN MITO ( CRESPI ANGELO , 1916 )
StampaQuotidiana ,
La guerra attuale semina il mondo di nuovi germi di vita nel momento stesso in cui lo cosparge di morti e di feriti . E tra i morti maggiori sono molti dogmi , molti miti politici , sociologici , economici . Uno dei massimi e dei più funesti è quello del materialismo storico . Ci porge l ' occasione di celebrarne la « débacle » Filippo Carli con la sua opera su « La ricchezza e la guerra » (F.lli Treves , 1915 ) , un ' opera che , se non scientificamente originale e profonda , è però tra le migliori opere di esposizione chiara e sistematica delle cause profonde dell ' attuale conflitto , che siano apparse in Italia ed all ' estero ; per di più è un ' immensa raccolta di dati ben raccolti e catalogati . La dovrebbero leggere e meditare soprattutto quei pubblicisti e demagoghi del partito socialista ufficiale che con petulanza e sicumera pari solo alla loro incoscienza vanno pappagallescamente ripetendo , nei loro giornali e nelle loro riviste , che questa immensa catastrofe è la riconferma dei principi del marxismo e li lascia perfettamente immutati e immutabili . Il Carli mostra anzitutto , comparando l ' aumento di popolazione e di produzione degli Imperi Centrali , della Russia , della Francia e dell ' Inghilterra , che nessuno di questi paesi era anche solo remotamente minacciato dal pericolo di vedersi venir meno i mezzi di sussistenza ; non la Francia perché la sua popolazione è stazionaria ; non la Russia perché la sua ricchezza potenziale è enorme e la sua densità di popolazione è minima ; non l ' Inghilterra perché la sua ricchezza , pur in anni recentissimi , cresceva di gran lunga più rapidamente che la popolazione e perché essa aveva trovato modo di alimentare la sua crescente popolazione con le sue crescenti esportazioni di manufatti in cambio di materie prime e di grano acquistati da paesi nuovi fertilizzati con i suoi capitali ; non la stessa Germania , la cui emigrazione era ridotta quasi a zero , e che anzi vedeva aumentare l ' immigrazione operaia straniera e la reimmigrazione dei tedeschi già arricchitisi nel Nord America ; sì che essa non sapeva neanche trovar emigranti per le sue colonie e li trovava in quantità maggiore di gran lunga , se mai , per gli Stati Uniti e le colonie inglesi . Dopo questa analisi della situazione demografica , il Carli passa all ' analisi della situazione economico - capitalistica specie della Germania e dell ' Inghilterra , che sono dai più considerate come le due massime rivali . Ed anche da questa analisi risulta lampante come la luce del sole , che , « economicamente » , non vi era alcun possibile antagonismo , alcuna inevitabile causa di guerra . L ' Inghilterra col suo libero scambio e con il principio della porta aperta e dell ' uguaglianza di opportunità aveva risolto in modo perfetto il problema di far progredire la sua economia d ' accordo con quella di tutto il mondo . Essa aveva capito che più in Inghilterra e nel mondo intero si eleva il tenore di vita delle masse , ciò equivale alla creazione di nuovi mercati , e che il mondo ampliandosi per così dire con l ' espandersi della capacità di consumo dell ' uomo , non c ' è pericolo alcuno che ci siano troppi uomini o troppi capitali per appagare i bisogni umani e che in questo compito non solo v ' è posto per tutti , ma vi sarà per tutti posto crescente . La Germania , a sua volta , nella misura in cui la sua produzione agricola interna , per quanto enormemente progressiva , non bastava più a nutrire la sua crescente popolazione , aveva cominciato a provvedervi come già aveva fatto l ' Inghilterra , comperando il fabbisogno alimentare necessario con l ' esportare manufatti , e veniva ad avere sempre più in comune con l ' Inghilterra l ' interesse a che nel mondo i mercati si mantenessero o divenissero aperti . Lungi la Germania dall ' essersi sviluppata industrialmente e commercialmente a spese dell ' Inghilterra , le statistiche dimostrano che tra le due s ' era stabilita una specie di divisione del lavoro , e che l ' una era la miglior cliente dell ' altra ; e l ' Inghilterra lungi dal decadere vedeva aumentare la sua ricchezza per abitante , nonché la sua esportazione per abitante più rapidamente che la Germania . Essa non si oppose neanche alla espansione coloniale tedesca ; anzi si può dire che le colonie tedesche nell ' Africa sono territori già rifiutati dall ' Inghilterra , nonostante che ad occuparli essa fosse stata , in qualche caso , invitata anche da commercianti e missionari tedeschi . Dove erano adunque le cause « economiche » di conflitto , egregi signori del materialismo storico ? Indubbiamente v ' è un senso in cui può dirsi che il conflitto ebbe cause « economiche » ; ma allora occorre precisare il significato di questo aggettivo usato spesso tanto male a proposito . Non esistevano cause « economiche » del conflitto se si vuol dire che non esistevano nel mondo ostacoli a che i bisogni del popolo tedesco fossero adeguatamente soddisfatti e che la produzione tedesca fosse adeguatamente rimunerata dato il gioco della domanda e della offerta delle merci , dei servigi e dei capitali . Che se si vuol invece affermare com ' è conforme a verità che il conflitto è nato dal fatto che la Germania col protezionismo , coi sindacati industriali , con la concentrazione bancaria , con l ' infiltrazione di personale tecnico in aziende industriali e finanziarie estere e col « dumping » , cercava di asservire alla propria le economie degli altri paesi e che questi sentendosi minacciati reagirono , e che da questa azione e reazione è nata in ultima istanza la guerra , allora è chiaro che il conflitto non ha cause economiche , ma politiche . La Germania a cagione dello spirito di dominazione derivatole dalla sua tradizione militare e dal modo militare e autocratico in cui s ' è compiuta la sua unità nazionale è venuta a considerare con spirito e concetti « militari » anche i suoi problemi economici . Lungi dal vedere , come l ' Inghilterra , che a nutrire la crescente popolazione si provvede comperando con manufatti da esportare il grano da importare , che i vincoli economici non creano dipendenze ma interdipendenze tra i popoli , e che l ' espansione dei bisogni umani è indefinita e crea indefinitamente nuovi mercati , essa si lasciò dominare dall ' incubo che a un certo punto gli altri paesi volessero chiudere le porte ai suoi prodotti , e costringerla così alla fame e alla miseria interna . Mossa da spirito di egemonia si credette minacciata dall ' egemonia altrui e si diede a usare tutti i mezzi economici e politici a scongiurare questo pericolo e dato questo suo incubo la sua soluzione non poteva essere che una sola : per non esser asservita doveva asservire ; per non esser vittima del monopolio altrui doveva crearsi e mettersi in grado di difendere con tutti i mezzi il monopolio proprio . Ecco come militarismo e industrialismo , che ad Erberto Spencer parevano termini antitetici , ai pensatori tedeschi paiono termini complementari ; il militarismo serve a creare e sostenere l ' egemonia industriale : « Weltmacht oder Niedergang ! » . Se questa analisi della situazione dataci dal Carli , dal Prato , dal Millond e da altri è fondata , il materialismo storico è spacciato . Le forze economiche di per sé tendono ad eliminare le porzioni monopolistiche sia nei singoli paesi che nel mondo intero . Il sistema industriale inglese aveva risolto il modo di svilupparsi armonicamente con l ' economia mondiale ; se il tedesco non ha fatto altrettanto ciò è dovuto non a cause economiche , ma alla storia politica , alle istituzioni , allo spirito del popolo tedesco cui già Tacito , ricordato da von Bülow , rimproverava la proclività all ' invidia . L ' industrialismo moderno , dunque , non può essere di per sé reso responsabile della catastrofe attuale ; esso ha agito solo come strumento di altre cause : in Inghilterra come strumento dello spirito di libertà sprigionantesi da tutto il suo sviluppo storico ; in Germania come strumento dello spirito di monopolio e di dominazione sprigionantesi da tutta la tradizione storica , prussiana . Il fenomeno economico è solo un fenomeno fra tanti altri ; per di più è un fenomeno dello spirito . Il processo per cui coordinando vari elementi della produzione in un ' impresa si creano nuovi valori , è un processo in tutto e per tutto analogo a quello con cui il genio scientifico scopre od inventa e il genio estetico crea opere d ' arte . L ' operaio che sa fare un lavoro che un altro non sa , il risparmiatore che sa collocare il suo risparmio ove è più richiesto e gli si promette un più alto interesse , l ' imprenditore che concepisce un impiego più rimunerativo di lavoro , di capitale e di terra e sa ai detentori di questi elementi ispirare il credito necessario , compiono un ' opera di sintesi creatrice quanto ogni Edison od ogni Wagner . La produzione economica è solo una fra tante forme in cui lo spirito reagisce alle condizioni d ' esistenza e da ostacoli le trasforma in istrumenti della sua potenza . La storia non è così un fatale sviluppo dialettico e non è nemmeno un rigido processo meccanico - causale . La storia è l ' affermarsi della potenza liberamente creatrice dello spirito che nei massimi ha nome di genio , ma in qualche grado esiste in tutti contro il meccanismo e l ' inerzia delle abitudini e delle convenzioni , contro la bruta tirannia del mero numero , della mera quantità , della mera massa . E non occorre alcuna teorica pseudofilosofica dell ' economia e della storia per giustificare la nostra fede in un miglior avvenire umano e i nostri sforzi per attuarlo . Basta sentire entro di noi , in grado anche umile , questo impulso creatore , questo infinito vivente che cerca espressione in atti , in leggi , in istituti , in anime più grandi di quelle che ci attorniano , basta nutrirlo costantemente del meglio che la storia mette a nostra disposizione , basta svilupparlo coraggiosamente in tutti con l ' educazione , basta alla sua luce chiedere ad ogni fatto quotidiano la sua funzione possibile nelle nostre vite , per sentire che non v ' è sforzo nobile e generoso in cui esso non vibri e a cui esso non dia efficace sanzione . Questo senso d ' intima libertà basta da solo a giustificare la fede in ogni conato e forma di libertà . Ecco perché seppellendo insieme a tanti altri miti funesti il materialismo storico l ' attuale catastrofe compie una funzione immensamente benefica ; ci toglie alla tirannia delle cose , ci restituisce alla libertà di noi stessi . Gli è che l ' attuale catastrofe è una immensa catarsi , una sublime purificazione , un rogo di tante cose perverse ; non è tanto un conflitto di interessi , quanto un conflitto di principi vitali e cosmici , di modi d ' intendere la vita e i suoi doveri . Il conflitto tra gli Imperi Centrali e l ' Intesa , tra materialismo storico e idealismo creatore , è il vecchio eterno conflitto tra lo spirito d ' asservimento e lo spirito di libertà .
DEL CARATTERE ( - , 1928 )
StampaPeriodica ,
Non v ' è uomo che non abbia un carattere , ma pochi sono gli uomini veramente di carattere ; questi si trovano più facilmente fra la gente di campagna , semplice , forte e primitiva , che fra i borghesi intellettuali , logori di mente e di cuore . Si sente dire spesso , con un certo tono di sprezzo , che i contadini sono testardi : santa testardaggine la loro , che rivela , in - vece , salde basi . Il contadino , quasi sempre religioso , ha un concetto integrale della vita e dei suoi valori essenziali : del buono e del cattivo , del brutto e del bello , del giusto e dell ' ingiusto , ed in base a tale concetto agisce e giudica uomini ed eventi e prima di mutare le sue azioni e i suoi giudizi deve essere profondamente e intimamente convinto del proprio errore . Gli argomenti brillanti , i facili entusiasmi non hanno presa su di lui che tien fede alle sue convinzioni tenacissimamente . Potrà essere schiavo di pregiudizi , avere vedute sotto un certo aspetto limitate , ma nessuno gli può contestare quell ' unità interiore che si chiama , appunto , carattere . Il borghese , invece , soggiace più facilmente agli entusiasmi repentini e passeggeri , alle opinioni altrui quando sono ammantate di una certa cultura . Troppo colto e troppo intelligente egli stesso per poter - si contentare di soluzioni semplicistiche della vita e dei suoi problemi morali , non lo è poi abbastanza per abbracciarne una che gli sia di guida in questo operare terreno . Scettico per insufficienza di pensiero e di spirito , il borghese assomiglia a una bussola impazzita , pronto a spostare l ' ago calamitato della propria coscienza verso tutti i punti cardinali , sensibile a ogni più piccolo movimento . Vi sono , poi , i veri uomini di carattere , dotati d ' animo e d ' intelletto superiori e d ' una coscienza profonda in cui tutto si compone armonicamente , che sanno quel che vogliono e perché ; uomini nei quali non v ' è alcun dissidio tra pensiero e pensiero , azione e azione e tra lo stesso pensiero e la stessa azione , che il carattere , appunto , unisce indissolubilmente . Questi sono nella storia i grandi Maestri e i grandi Condottieri di popoli , destinati a giganteggiare come vette altissime sulla piattezza uguale del volgo , vicini tra loro malgrado il distacco dei secoli . Da Dante a Benito Mussolini la catena dei Grandi Italiani segna il cammino faticoso e glorioso della nostra Stirpe .
Jazz con spaghetti al dente ( Bianciardi Luciano , 1963 )
StampaQuotidiana ,
« Oramai il sabato qua non ci si Intra più » . È facile il gioco di parole , ma vero . In fondo a via Montebianco , fermano sempre più numerose le macchine ; soci e ospiti del « Derby » . Fino all ' anno scorso era arredato a scuderia , con staffe , barbazzali , coperte da cavallo , e ci suonavano ottimo jazz : con Enrico Intra , Pupo De Luca ( « the best drummer in Europe » ) e Pallino Salonia « au contrebas » . Ora è diverso : arredamento barbarico - rinascimentale , arricchita la compagine del jazz da Franco Cerri chitarrista e da Barigozzi flautista , aggiunto il cabaret . L ' unico locale italiano che faccia di queste cose . Certe sere lo spettacolo dura fino a due ore , e poi si ripete , dopo che ha servito gli spaghetti al dente . Stipata la sala , neanche al bar c ' è più un posto libero . Franco Nebbia è indispensabile : riceve gli ospiti , presenta i colleghi , racconta le storie del Fagioli ( massimo autore inedito del Novecento ) , canta la sua disavventura col grammofono che non funziona , perché è di sesso femminile , è una grammofona , e nemmeno ad alta fedeltà . Ha finito l ' altro giorno di musicare : Ma il commendator mio non muore , valzerone all ' italiana che comincia così : « Ha trasferito i capitali in Svizzera per me » . Dopo di lui Enzo Jannacci : storie di barboni , di papponi , di sprovveduti che perdono l ' ombrello . Il pubblico ne sa alcune a memoria e fa coro sul ritornello : « El purtava i scarp de tennis , e parlava deperlù » . Basterebbe , e invece c ' è un giovane chitarrista classico , Augusto Righetti , e dopo di lui - in breve licenza premio - un altro chitarrista , ma moderno , che canta bossanove in dialetto genovese , assai simile , come suono , al portoghese . Si chiama Bruno Lauzi . Via la chitarra , al pianoforte va Gino Negri e suona , naturalmente in piedi , la storia della donna barbuta , che è sempre piaciuta . Che gente ci capita ? Un po ' di tutto : Mike Bongiorno tirato a lucido , Paola Penni col faccino dispettoso , i sociologi Guiducci , moglie e marito , del circolo Turati , Naka Skoglund , Lucio Mastronardi , Tino Buazzelli col barbone di Galileo , Fausto Cardini , Ornella Vanoni che se non è stanca del Rugantino prende il microfono e canta , Nicola Arigliano , il pittore Casella incompreso e ingrugnato , Carletto Colombo . In sala ora c ' è silenzio perché Corti e Barcellini stanno mimando una seduta dal dentista . Al bar la signora Angela , vigile e materna , zittisce certi giovani senza cravatta , che hanno fatto crocchio e intonano certe canzoni mai registrate alla SIAE . Il cabaret di via Montebianco è così ricco , così pieno , che si può permettere una opposizione interna , di sinistra naturalmente : « Quando che muore un prete , suonano le campane ... » .
Crimine mondiale ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
L ' uccisione di quei bambini serbi che giocavano all ' aperto , come i nostri figli e nipoti ai giardini pubblici , non è un errore . È un rischio calcolato e pianificato da questa immonda guerra , che include l ' infanticidio tra gli effetti collaterali dell ' ingerenza umanitaria e della sua dottrina . Abbiamo oltrepassato ogni soglia e dimesso ogni ritegno . Il segretario Solana e il generale Clark che giustificano questi delitti con la statistica sono dei bastardi . Dobbiamo creder loro e dobbiamo credere al presidente degli Stati Uniti quando ci dicono che questa guerra devastante durerà a lungo e non farà distinzione tra obiettivi militari e civili . Dobbiamo credere a Massimo D ' Alema quando ci dice che non si può discutere ogni bersaglio . Dobbiamo credere a tutti quando ci promettono che intensificheranno la loro impresa con ogni mezzo ( meno le truppe di terra ) fino a spezzare le reni alla Serbia : prendendola per fame , sete e pestilenza , i cavalieri dell ' Apocalisse contro un paese più debole della Birmania . C ' è qualcosa di molto vile in questa guerra stellare che i paesi più ricchi del pianeta , al riparo da ogni rischio , conducono contro un popolo di otto milioni di persone . Non è una guerra ma un ' esecuzione : uno sterminio tecnologico inedito , già sperimentato nella guerra del Golfo ma oggi pienamente dispiegato sul territorio europeo . Una pagina nuova nella storia dell ' umanità . Non è l ' arma atomica ma è qualcosa che le somiglia concettualmente e che si propone lo stesso effetto diluito e graduato nel tempo . La superpotenza che guida questa guerra è la sola al mondo che abbia usato ( due volte , non una ) l ' ordigno infernale impugnando la Bibbia . Non posso pensare che gli statisti del nuovo Occidente siano dei criminali al pari dei tiranni arabi o balcanici . Ma penso e dico che quel che stanno consumando sotto i nostri occhi è un crimine internazionale . Nelle retrovie un milione di profughi o deportati vivono o muoiono nel fango o tra le mine . La loro città capitale e la loro terra , dove dovrebbero tornare , sono squassate ogni giorno e ogni casa e ogni cosa è bruciata . Ricevono un ' avara ospitalità in qualche paese ma non un dollaro , un marco , una sterlina , vanno in loro aiuto . Neppure per un istante abbiamo creduto alle finalità umanitarie di questa guerra e di nessuna guerra . Altri hanno voluto crederci . Ma chi vuol crederci ancora oggi , contro ogni evidenza , non merita rispetto . Questa guerra e la sua dottrina servono a preservare il nostro benessere , non a spartirlo , e perciò non saranno mai condannate da nessun tribunale di Norimberga . Non si processano i vincenti . Solo la coscienza del mondo potrebbe farlo , comminando come pena la vergogna . Ma esiste una coscienza del mondo ? Oppure dobbiamo accontentarci ciascuno della propria coscienza ?
ITALIA E GERMANIA ( - , 1916 )
StampaQuotidiana ,
Alfine , dopo duecento cinquanta giorni dalla nostra dichiarazione di guerra all ' Austria , l ' organo magno della borghesia italiana ha rotto il silenzio per tanto tempo conservato sulle relazioni fra Italia e Germania . Per otto lunghi mesi il Popolo d ' Italia si era trovato quasi solo a rimuover le stagnanti e oscure acque italo - tedesche , a illustrare il pericolo germanico , a chiedere apertamente , senza infingimenti , quello che era una necessità e un dovere per l ' Italia : la dichiarazione di guerra all ' impero del kaiser . Quasi sempre ci eravamo trovati di contro l ' ostilità della censura che mozzava notizie e argomentazioni . Ma la storia cammina , e nessun censore fino ad oggi è riuscito a trattenerla . Il destino ha un suo fatale andare . Ciò che è necessario e indeprecabile , al fine si impone . I mestatori , le fazioni , gli uomini di Stato , possono talvolta rallentare una corrente ; ma se essa è fatale , cioè se è determinata da grandi ragioni storiche , la corrente a un certo punto rompe gli ostacoli , travolge gli uomini e avanza . Quando il Popolo d ' Italia , che ha agitato coraggiosamente la nuova bandiera di fede e di lotta , incitava perché si dichiarasse guerra alla Germania , i timorati si scandalizzavano , il ministero stringeva i freni , e gli ossequienti censori imbiancavano le nostre colonne . Ma la storia cammina , anche non ostante i timori di Salandra , le intemperanze della censura e i silenzi di certi giornali . L ' equivoca situazione italo - tedesca ha generato un grave disagio in Italia e nel campo degli Alleati . Ormai anche i timorati e i prudenti rompono il silenzio . Tutti avvertono l ' equivoco . Il disagio morale va divenendo intollerabile . Ed ecco che anche il grave Corriere della Sera rompe la consegna , e constata che « dopo l ' inizio delle ostilità è accaduto qualche cosa che avrebbe potuto far apparire al Governo legittimo ed opportuno raccogliere la disfida che la Germania ci lanciava » . Il Corriere della Sera ha intitolato il suo articolo : « Alle radici del disagio » . Ma a queste radici ha solo accennato . Non le ha messe al sole ; non ha avuto il coraggio di svellerle . Eppure avrebbe dovuto farlo , poiché ammetteva che un disagio esiste . La situazione fra Italia e Germania è strana e oscura . Non chiari sono anche i rapporti fra noi e gli Alleati . Abbiamo firmato il patto di Londra . Ma ciò non ha troncato il nodo gordiano . In vero , ci siamo impegnati a non far pace separata con la Germania , cioè con una Potenza con cui ... non siamo in guerra ! Ecco il primo grande equivoco , di natura diplomatica . La guerra ufficialmente non è stata ancor dichiarata fra Italia e Germania . Viceversa effettivamente esiste , poiché l ' Impero tedesco dà all ' Austria oro , armi , munizioni , ufficiali , soldati . E l ' Illustrazione italiana , alcuni mesi fa , riproduceva la fotografia di un gruppo di autentici soldati tedeschi fatti prigionieri dai nostri nel Trentino . La pubblicazione del documento , corredata da una chiara ed esplicita indicazione , fu permessa dalla censura . Un giornale giolittiano di Torino , non certo sospettabile di odio alla Germania , dopo il siluramento dell ' Ancona pubblicava una nota secondo cui il Consiglio dei ministri italiano era venuto in possesso di prove testimonianti che il sommergibile siluratore non era austriaco . Il che voleva significare che era tedesco . Uno stato di guerra , adunque , esiste . Ma non si è avuta una dichiarazione ufficiale . Ed ecco il secondo grande equivoco , di natura militare . In definitiva esiste questo stato di fatto : la Germania opera ai fini della nostra sconfitta ; invece il Governo di Roma non osa rispondere , evita ogni mossa là dove può ritenere di trovarsi a fronte i tedeschi , cerca di tener celati tutti gli atti di ostilità che la Germania compie in nostro danno , e non reprime interamente come dovrebbe e potrebbe il contrabbando e lo spionaggio in favore della Germania . Gli eccessi della censura potranno in parte celare la verità agli italiani . Ma agli Alleati non di certo . Gli Alleati sanno , vedono e riflettono . Ed ecco la vera ragione di certe diffidenze . Perché Salandra non ha osato ? Forse per evitare una grande azione della Germania contro di noi ? Ma chi , in buona fede può crederlo ? Se la Germania avesse potuto agire contro di noi , lo avrebbe fatto molto volentieri , senza attendere la dichiarazione di guerra di Salandra . Riportiamo il parere di uno scrittore politico imparziale , amico del Presidente del Consiglio : « Data la linea generale del programma della Germania nel grande conflitto europeo , chi può sperare che la sua condotta verso l ' una o l ' altra potenza , e tanto meno verso l ' Italia , sia ispirata o possa essere ispirata da idee di generosità o da sentimenti di simpatia ? Se la Germania non attacca l ' Italia non è perché essa voglia riservarsi una porta per l ' avvenire , ma perché forse , in questo momento , crede più opportuno sfondare altre porte , o non crede di avere forze sufficienti per sfondare , insieme , anche questa delle Alpi . Ma state pur sicuri che se e quando stimerà opportuno e sarà in forze , non i vostri begli occhi , o germanofili di vecchia e nuova rocca , e non il ricordo dei vostri amori e delle vostre lotte in suo onore , frenerà la tedesca rabbia dal desiderio di venire a devastare le belle rive . Quando suonerà l ' ora di tentare il colpo contro l ' Italia , il tentativo sarà fatto . Figgetevi bene in mente questo . « Dunque , bisogna non addormentarsi nella stupidità della illusione sulla longanimità o la sentimentalità dei tedeschi per noi , o sull ' interesse dei tedeschi d ' averci amici , se non nel presente , nell ' avvenire » . Così scriveva Rastignac , pensatore non sospetto . Ciò valga anche per sfatare la idiota leggenda di una pretesa volontà tedesca di rappacificarsi con l ' Italia sotto gli auspici di ... Giovanni Giolitti . Fra Italia e Germania si è scavato un abisso che nessuno più colmerà , a meno che la prima non rinunzi al suo avvenire e alle sue aspirazioni nazionali . La Germania mira a Trieste e al Mediterraneo . La Germania ha bisogno , per sorreggersi , di un ' Austria forte , padrona dell ' Adriatico e dei Balcani . Tedeschi e italiani dunque , tendono a fini antitetici . Il trionfo degli uni richiede , come condizione necessaria , la sconfitta degli altri . E allora , qual ' è l ' intima ragione della politica di Salandra ? Noi riteniamo che , egli non osi gettar l ' ultima alea e varcare il Rubicone per semplici ragioni parlamentari . Egli teme la Camera . Ma col posporre gli interessi d ' Italia alla piccola politica di un Parlamento cui il popolo tolse ogni autorità nel maggio 1915 , l ' on . Salandra manca ai suoi doveri verso la nazione . La guerra è giunta a un punto tale che per chiudersi con una vittoria nostra è necessaria la più intima unione fra gli Alleati . Gli scacchi del 1915 si sono verificati per la mancanza di unione fra le Potenze dell ' Intesa . Per la vittoria occorre che questa unione si effettui . Occorre che si agisca con unità di intenti . E se per vincere fosse necessario che truppe anglo - francesi operassero in Italia , o che truppe italiane operassero nel Belgio o in Francia o altrove , ciò deve potersi verificare . La dichiarazione di guerra alla Germania è pertanto una premessa imprescindibile . Salandra osi . Irriterà i giolittiani , ma servirà l ' Italia . E poi , i giolittiani non gli concederanno mai pace , anche se l ' equivoco italo - tedesco perdura . Otto mesi di guerra dovrebbero aver insegnato almeno questo . Non abbiamo volutamente fatto cenno delle alte ragioni di civiltà che impongono anche a noi italiani la guerra contro la Germania . Ciò per dimostrare ai machiavellici che la dichiarazione di guerra ai tedeschi è imposta anche da considerazioni realistiche .
StampaPeriodica ,
Senza che nessuno se ne accorga è uscito il più bel libro che sul Fascismo si sia mai scritto , e cioè " Mussolini visto dai ragazzi , " raccolta dei componimenti scolastici dei ragazzi delle scuole elementari del ferrarese . Il libro , che è stato compilato con troppa rettorica da una maestra elementare , contiene disegni , definizioni e pensieri su Mussolini davvero straordinari . Eccone una scelta : Mussolini è il capo del Comune . È bravissimo . È il capo della nostra patria . È il capo del fascio . È il capo della guerra . E tutti gli vogliamo un gran bene . Perché mio padre dice che , se noi di Ferrara ci man - da anche nel fuoco , ci andiamo come se niente sia . A Mussolini quando venne a Bologna , un giovane di quindici anni gli ha tirato con la rivoltella e gli ha ferito la cintura . Un maresciallo gli ha chiappata la mano e la gente eran tutti impauriti dal dolore . Ma quel giovane è stato chiappato e l ' hanno tagliato in tre pezzettini . Io non ho mai visto il signor Mussolini , ma ho sentito dire che ha salvato l ' Italia . Mussolini è il capo del Comune . È il capo del fascio . È il capo della Marina . È il capo degli aeroplani . È il capo di tutte le scuole . È il capo di tutti . Mussolini è un grande eroe che ha fatto la marcia su Roma e nessuno se l ' aspettava , ma lui l ' ha fatta lo stesso e dopo l ' Italia era più libera e noi bambini facciamo sempre vacanza tutti i 28 ottobre . L ' anno scorso al mare ho visto il figlio di Mussolini . Pareva un bambino come noi . Io , quando saro grande andrò a vedere Mussolini , se campa . Perché la voglio proprio conoscere questa bravissima persona . Egli era il figlio di un fabbro , invece adesso è quasi il più bravo d ' Italia . I più valorosi e più forti eroissimi del mondo , sono i romagnoli . Un giorno , un giovane francese è venuto a Roma per veder di tentare Mussolini . Lo tentò con una bomba francese , ma non gli prese . Mussolini è un uomo un pochino brutto e poi tanto bravo che è quasi bravo quanto il Re . Io so che Mussolini ha fatto il maestro . Se l ’ avessi mai avuto per maestro ! sono sicuro che tutti i giorni avrei saputo la lezione a costo di non giocar più ai pallini la sera con Renzo Baldi . ... ma i fascisti hanno preso l ' assassino e l ' hanno subito condotto a morte . E Mussolini , lui non aveva cambiato nessun colore . Esso è un uomo coraggiosissimo ... , tanto è vero che dopo due ore andò a suona - re il mandolino con la sua famiglia . Adesso Mussolini è tornato a Roma dove prima le Vestali tenevano acceso il fuoco . Mussolini è cugino del Re , perché ha il collare della Santissima Annunziata . E ' un bel premio . Adesso si sente a dire che il Signor Duce Mussolini ha fatto fare molti cartelloni poi ne ha mandati uno per uno a tutti i teatri , così attaccati ai muri dicono : Quelli che dicono una bestemmia se è leggera si paga 2000 li - re , e se è grave 4000 . Ci sta bene . Co - me mi piacerebbe d ' esser cugina anche io col Re e col signor Mussolini . Prima che venisse il fascista Mussolini era a capo del socialismo . Poi venne il fascista che è ancor meglio , e lui sempre a capo lo stesso . Roma antica era forte e robusta e adesso è venuta povera perché cominciava a bere e andare sempre al circolo . Anche la Grecia è caduta perché cominciò andare al lusso . Così l ' hanno distrutta . ... quelli che si sono voluti mettere nel fascismo ma non hanno voglia di fare i fascisti , così il Duce li ha mandati in una bellissima isola vicino a Napoli per due o tre anni ... dopo poi andranno a casa . Io voglio molto bene a Mussolini , ma non vorrei averlo per marito , perché va sempre ferito . Ed io non starei mai cheta . Mussolini è il padrone di tutte le città . Se non ci fosse lui non ci sarebbero delle leggi così belle . Tutta la gente farebbe quel che ci pare e piace e ucciderebbero la gente come uccidere i gatti . Invece c ' è lui e possiamo star sicuri ... Mussolini quando è a cavallo è il più bel guerriero del mondo . Mussolini è quello che quando è venuto lui tutti si son messi a cantare Giovinezza . Ora S . E . Mussolini da fabbro che era , si trova nel punto di governare l ' Italia . E come fa bene ! Quando andò a Bologna nell ' ottobre scorso , per fargli festa i bolognesi in otto giorni hanno disfatto due palazzi e hanno fabbricato una fontana che getta l ' acqua color della bandiera . Mussolini è figlio di un fabbro che lavora il ferro . Mussolini era un ragazzo non ricco come noi , il quale diventato grande per amor di patria , scrisse e combatté tanto e poi tanto sopra la neve che fini per liberare l ' Italia . Mussolini è un uomo misterioso . Lavora sempre e non dorme mai o quasi : chiude gli occhi dieci minuti , poi si desta , si dà una bella lavata e torna subito a lavorare che è fresco come una rosa . Al comando di Mussolini , come al tocco di una bacchetta magica sono saltate fuori in Toscana navi da guerra che sta costruendo . Io non l ' ho mai visto e pensare che mi piacerebbe tanto di vederlo proprio bene ! Nelle fotografie non è bello , ma la Edmea Garuti che l ' ha visto di carne con una piuma nel cappello , dice che è bello come un re del libro delle favole . La Edmea Garuti è molto fortunata perché il Duce l ' ha invitata a Roma a colazione . Io so che Mussolini ha scritto tante belle cose sui giornali , e il mio babbo ne ha di quelli vecchi , di prima della guerra , che li legge ogni tanto con degli altri uomini , la sera , e tutti scossan la testa ; e poi dicono : che giudizio ha da avere un cristiano ! Il mio babbo è nella Milizia . Quando gli uomini della Milizia andarono a Bologna , anche il mio babbo andò e vide Mussolini da vicino . Quando ritornò a casa non faceva che parlare e la mamma diceva che pareva matto . Mussolini è il capo del signor Sindaco .