StampaQuotidiana ,
Tanto
per
cominciare
,
stamani
dal
terrazzo
si
vedeva
il
Monte
Rosa
,
illuminato
a
gloria
da
un
impensabile
sole
novembrino
.
E
poi
Inter
-
Bologna
è
sempre
stata
una
bella
partita
:
due
anni
or
sono
finì
sei
a
quattro
,
e
fu
roba
da
infarto
,
velocissima
,
manovrata
,
pulita
.
E
comunque
l
'
Inter
bisogna
vederla
sempre
:
non
a
caso
è
già
entrata
nella
storia
della
poesia
contemporanea
,
insieme
alle
sole
Juve
e
Triestina
;
ha
un
pubblico
fra
i
più
passionali
,
un
po
'
simile
negli
umori
ai
contradaioli
senesi
.
Insomma
,
si
va
.
Lo
stadio
è
lustro
,
riverniciato
:
danno
fastidio
le
due
pubblicità
di
lancette
che
chiudono
le
porte
,
e
quella
specie
di
teepee
da
pellerossa
che
al
centro
parla
di
«
fibra
viva
»
.
Cos
'
altro
non
va
?
Ecco
,
ci
vorrebbe
il
cartellone
luminoso
,
per
le
formazioni
delle
squadre
,
tanto
più
che
gli
altoparlanti
gracchiano
,
e
si
capisce
poco
.
Ci
vorrebbe
anche
l
'
orologio
grande
,
che
segni
lo
scorrere
dei
minuti
,
altrimenti
trovi
sempre
un
tifoso
che
ti
domanda
di
continuo
quanto
manca
.
In
ogni
modo
sono
entrati
:
dalla
parte
nostra
c
'
è
Facchetti
,
quello
dal
compasso
lungo
,
e
siccome
contrasta
Perani
,
che
è
un
'
aletta
bassa
,
speriamo
che
non
faccia
come
a
Mosca
.
Invece
se
la
cava
bene
,
e
il
pubblico
l
'
applaude
.
Applaude
Ricami
,
incoraggia
Mazzola
(
lo
chiamano
«
Sandrino
»
e
se
sbaglia
danno
la
colpa
al
rigore
che
sbagliò
domenica
scorsa
a
Roma
,
e
che
lo
avrebbe
demoralizzato
)
;
applaude
soprattutto
Corso
,
cioè
Mariolino
,
che
fa
sempre
bene
,
non
ne
sbaglia
una
.
Quando
poi
Bulgarelli
resta
a
terra
,
e
i
suoi
compagni
lanciati
verso
il
go1
non
buttano
fuori
la
palla
,
e
ci
pensa
invece
lui
,
allora
gli
applausi
diventano
uragano
.
Bravo
,
corretto
e
sportivo
:
tenace
nel
gioco
,
specialmente
con
Bulgarelli
che
è
il
suo
più
naturale
avversario
,
ma
sportivo
.
Con
Jair
usano
due
misure
.
Se
dribbla
due
avversari
è
«
il
negretto
»
,
ma
se
poi
insiste
e
dribbla
anche
se
medesimo
,
allora
diventa
«
quel
negher
lì
»
.
Intervallo
:
rimettono
a
posto
le
lamette
e
la
tenda
indiana
,
ricominciano
a
vendere
boccette
di
cognac
e
di
amaro
(
per
la
verità
dicono
di
«
amarildo
»
)
entrano
in
campo
certi
municipali
in
divisa
e
coi
rastrelli
rattoppano
il
terreno
,
da
chissà
dove
compare
il
Rollamatic
,
vestito
da
boscaiolo
canadese
,
va
a
sedersi
sulla
panchina
di
Fulvio
Bernardini
,
e
mette
ordine
nei
suoi
appunti
.
Poi
sparisce
,
chissà
dove
,
e
sulla
panchina
c
'
è
di
nuovo
l
'
allenatore
,
tranquillo
,
sorridente
,
con
gli
occhiali
,
come
un
vero
dottore
.
E
pensare
che
ai
suoi
tempi
era
il
miglior
centrocampista
d
'
Europa
:
da
quanto
era
bravo
,
lo
escludevano
dalla
Nazionale
.
Gli
altri
,
dicevano
,
non
sarebbero
stati
in
grado
di
capire
le
finezze
del
suo
gioco
.
Ed
era
vero
.
Ora
il
compasso
lungo
s
'
è
spostato
dall
'
altra
parte
,
l
'
ombra
degli
spalti
erti
ha
invaso
quasi
tutto
il
campo
,
il
gioco
continua
velocissimo
e
a
uno
a
uno
si
sfiatano
tutti
,
per
primo
Haller
,
il
biondo
tavolone
duro
come
il
sasso
.
La
gente
si
sgola
,
ma
si
capisce
di
già
che
finisce
zero
a
zero
.
Hanno
accesi
i
transistors
,
e
gli
onnivori
del
gioco
del
calcio
guardano
la
partita
e
ne
ascoltano
intanto
altre
sei
.
Quando
il
discorso
cade
sulla
nostra
,
vien
fatto
di
controllare
se
il
cronista
dice
giusto
o
se
invece
tira
a
indovinare
.
Dice
giusto
.
Quando
l
'
arbitro
dà
il
segno
della
fine
,
fischiano
,
ma
hanno
torto
,
perché
gol
non
ce
ne
sono
stati
è
vero
,
ma
la
partita
vale
quella
di
due
anni
or
sono
:
veloce
,
manovrata
e
pulita
.
Tutti
fanno
calca
alle
sbarre
,
c
'
è
un
po
'
di
pigia
pigia
,
ma
fra
poco
siamo
liberi
:
lo
stadio
si
vuota
.
A
guardarlo
da
lontano
,
con
tutta
la
gente
che
scende
per
la
rampa
elicoidale
,
sembra
un
enorme
bullone
che
tenti
di
avvitarsi
al
cielo
.
Cinema ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Siccome
l
'
evidenza
non
è
evidente
,
allora
conviene
affiancare
a
una
spiegazione
razionale
di
questa
guerra
una
interpretazione
fantastica
.
Una
spiegazione
che
balza
agli
occhi
-
gli
americani
vogliono
dominare
il
mondo
-
è
troppo
semplice
per
essere
convincente
.
Eppoi
una
quantità
di
gente
pensa
che
essere
dominati
dagli
americani
non
è
poi
tanto
male
.
Una
spiegazione
un
po
'
più
dettagliata
-
gli
americani
vogliono
colonizzare
i
Balcani
,
stringere
d
'
assedio
la
Russia
,
ammonire
la
Cina
,
subordinare
a
sé
l
'
Occidente
europeo
,
fare
delle
regioni
del
mondo
altrettanti
protettorati
-
è
troppo
geopolitica
e
complicata
perché
possa
essere
compresa
dall
'
opinione
media
.
Presuppone
che
ciascuno
abbia
a
casa
un
mappamondo
,
conosca
la
storia
del
secolo
,
e
afferri
che
il
mondo
non
è
quella
palla
che
gira
annunciando
i
telegiornali
.
Una
spiegazione
che
ripeta
che
questa
guerra
,
come
ogni
guerra
,
apporta
più
sofferenze
di
quelle
che
dice
di
voler
alleviare
appare
sentimentale
e
imbelle
,
e
priva
gli
intellettuali
,
i
filosofi
,
gli
storici
,
gli
osservatori
,
gli
strateghi
del
piacere
che
provano
a
sottilizzare
e
speculare
.
Sebbene
abbiano
letto
tanti
libri
e
sappiano
che
tutte
le
guerre
sono
state
condotte
in
nome
della
civiltà
-
che
la
nazione
americana
è
impiantata
sull
'
annientamento
degli
aborigeni
,
come
la
ricchezza
europea
è
figlia
della
evangelizzazione
spagnola
degli
indios
-
è
come
se
non
avessero
la
licenza
elementare
.
Meglio
ripiegare
su
una
(
o
due
)
interpretazioni
fantastiche
.
La
prima
è
cinematografica
.
L
'
America
di
una
volta
,
quella
della
statua
della
libertà
e
delle
nuove
frontiere
,
ha
inventato
il
cinema
:
la
nuova
leggenda
del
secolo
.
E
con
esso
si
identifica
,
confondendolo
con
la
realtà
o
ancor
più
sovrapponendolo
alla
realtà
.
Perciò
uno
studente
americano
pensa
che
il
Kosovo
sia
una
riserva
indiana
,
il
generale
Clark
applica
al
pianeta
gli
insegnamenti
ricevuti
a
West
Point
,
Bill
Clinton
sogna
la
sua
faccia
da
pesce
scolpita
sulla
montagna
dove
Cary
Grant
salvava
non
ricordo
quale
attrice
.
Perciò
gli
elicotteri
apache
si
chiamano
così
e
sono
neri
nella
realtà
come
nei
film
,
non
viceversa
.
La
seconda
spiegazione
è
neurologica
e
rinvia
al
morbo
di
Alzheimer
,
quello
che
fa
perdere
ogni
memoria
e
ogni
conoscenza
.
Non
una
schizofrenia
(
la
guerra
umanitaria
,
io
porto
morte
e
devastazione
per
combattere
morte
e
devastazione
,
sdoppiandomi
)
ma
l
'
approdo
a
un
'
altra
dimensione
.
Un
morbo
di
Alzheimer
collettivo
,
un
'
alienazione
di
massa
,
il
principio
di
realtà
trasfigurato
e
trasferito
in
una
sfera
misteriosa
.
È
una
spiegazione
che
può
valere
,
nel
nostro
piccolo
,
anche
per
Massimo
D
'
Alema
.
Quando
ci
fa
sapere
che
ha
cenato
con
?
ernomyrdin
con
lasagne
al
cioccolato
,
che
a
tarda
notte
telefonerà
a
Clinton
perché
parlarsi
fa
sempre
bene
,
e
che
la
sua
signora
guadagna
troppo
poco
ai
Beni
culturali
,
non
sono
capace
di
dare
un
'
interpretazione
politicamente
corretta
.
StampaPeriodica ,
...
Un
altro
esempio
di
incomprensione
fascista
,
il
più
tipico
e
il
più
pericoloso
di
tutti
:
lo
Strapaese
!
La
Nazione
,
si
sa
,
si
attrezza
all
'
impero
.
Eminentemente
agricola
,
essa
si
forma
una
sua
formidabile
spina
dorsale
rurale
.
Il
ruralesimo
rappresenta
per
noi
un
fortissimo
incentivo
demografico
,
un
elemento
di
sicurezza
economica
,
un
motivo
enorme
di
ricchezza
,
la
risoluzione
della
dipendenza
dall
'
estero
per
il
consumo
dei
grani
.
Non
solo
.
Ma
il
ruralesimo
contribuisce
in
primo
piano
alla
moralità
civile
e
alla
forza
del
carattere
nazionale
,
in
quanto
che
la
terra
,
principio
di
tutto
,
promana
da
sé
influssi
di
sanità
e
di
prosperità
.
Non
solo
.
Ma
forma
quelle
strutture
autoctone
,
indistruttibili
,
perché
questa
Italia
possa
essere
veramente
un
blocco
compatto
e
pesante
nella
competizione
dei
popoli
.
Ed
ecco
allora
della
brava
gente
che
sulla
realtà
rurale
,
fascistissima
realtà
,
incolla
un
posticcio
cliché
,
lo
Strapaese
...
Badiamo
.
Qui
non
si
vuol
far
riferimento
alle
polemiche
letterarie
tra
Strapaese
e
Stracittà
,
che
non
interessano
nessuno
,
nemmeno
i
fascisti
,
ma
appena
quei
scrittori
che
a
corto
di
espedienti
del
mestiere
inventarono
le
celebri
polemiche
.
D
'
altronde
,
Stracittà
,
esasperazione
grottesca
e
cerebraloide
di
modernità
,
non
è
una
tendenza
assimilabile
dal
popolo
italiano
,
popolo
di
equilibri
,
che
accetta
quelle
formule
che
coincido
-
no
con
la
sua
fisionomia
.
Ma
Strapaese
,
tendenziosamente
vicino
al
ruralesimo
,
minacciava
di
attaccare
.
Attenti
a
questa
tipica
contraffazione
di
fascismo
!
...
Fascismo
è
rivoluzione
.
Me
la
salutate
la
rivoluzione
tra
i
boccali
del
farmacista
o
nella
bottega
del
calzolaio
sia
pure
segretario
politico
?
Fascismo
è
impero
,
o
premessa
all
'
impero
.
L
'
in
piedi
di
casa
delle
borghesie
strapaesane
,
rissose
nella
cerchia
della
regione
e
non
guerriere
fuori
dei
confini
nazionali
,
è
antimperiale
.
Fascismo
è
unità
.
Il
regionalismo
,
per
es
.
,
degli
Etruschi
,
specie
eletta
di
strapaesani
,
è
antiunitario
.
E
sì
che
su
Roma
marciarono
gli
insorti
da
tutte
le
città
e
da
tutte
le
campagne
per
significare
tangibilmente
come
in
Roma
si
compisse
il
processo
unitario
,
e
si
iniziasse
quello
imperiale
della
giovane
Nazione
.
Gli
strapaesani
concepiscono
con
criteri
ben
strani
la
veste
e
l
'
essenza
del
cittadino
,
che
diventa
solo
elemento
di
continuità
fisica
,
soggetto
fiscale
e
futuro
soldato
:
ma
avulsodalla
politica
,
sorta
di
malanno
che
può
affliggere
solo
pochi
sventurati
di
buona
volontà
che
dirigono
,
nelle
gerarchie
,
le
sorti
del
Regime
.
Ma
che
è
la
classe
dirigente
se
non
una
élite
,
scaturente
da
tutto
il
popolo
:
e
cioè
la
sua
verace
aristocrazia
?
Ma
non
conduce
il
Capo
la
mirabile
fatica
di
promuovere
in
tutti
gli
italiani
una
coscienza
politica
,
unitaria
,
indissolubile
?
Ma
non
è
considerato
dal
fascismo
il
cittadino
in
tanto
in
quanto
parte
dello
Stato
,
Stato
egli
stesso
,
propulsore
e
agente
nella
Società
nazionale
,
vivo
passaggio
della
storia
sulla
nostra
terra
?
Ma
non
è
il
fascismo
un
fenomeno
di
alta
sensibilità
politica
?
Non
è
il
suo
,
il
nuovo
Regime
il
Regime
totalitario
,
che
ha
trasferito
la
polemica
e
la
lotta
dal
campo
nazionale
al
campo
Europa
?
Anche
Strapaese
è
antieuropeo
,
ed
essenzialmente
antieuropeo
.
Strapaese
però
dimentica
che
non
si
vince
ignorando
,
ma
guerreggiando
.
E
che
è
paradossale
parlare
di
un
'
Italia
barbara
(
la
civilissima
Italia
,
ombelico
della
civiltà
di
tutto
il
mondo
!
)
quando
l
'
Italia
fascista
non
reagisce
all
'
Europa
civile
,
ma
tenta
di
ridare
alla
sua
civiltà
la
propria
impronta
.
Quando
l
'
Italia
di
oggi
non
è
una
isola
nei
mari
del
mondo
,
ma
il
cuore
stesso
del
mondo
da
cui
il
sangue
inevitabilmente
deve
scaturire
,
vivi
-
do
,
caldo
,
a
corroborarne
le
vene
secche
e
stanche
.
L
'
impero
,
che
insistiamo
nel
ritenere
come
la
suprema
funzione
civile
di
un
popolo
superiore
,
non
si
fa
nel
natio
borgo
di
Scaricalasino
,
centro
della
topografia
paesana
,
ma
sulle
vertiginose
città
,
nelle
campagne
,
nelle
strade
,
dovunque
la
voce
di
Mussolini
giunga
e
sospinga
...
StampaQuotidiana ,
L
'
estate
scorsa
al
mare
conobbi
Walter
Chiari
.
Gli
parlavo
e
lui
accennava
di
sì
con
la
testa
,
la
stessa
faccia
di
quando
sulla
scena
fa
il
ciclista
tonto
:
credevo
che
mi
canzonasse
.
Poi
a
cena
la
ragazza
che
l
'
accompagnava
rovesciò
una
bottiglia
di
vino
,
e
la
più
parte
mi
finì
sulla
camicia
:
si
tolse
subito
il
maglione
blu
e
me
lo
infilò
addosso
,
quasi
di
forza
.
In
due
giorni
gli
vidi
fare
tutto
:
teneva
banco
sul
peschereccio
in
gita
verso
il
largo
,
ballava
il
«
tamouret
»
inventandoselo
,
carezzava
i
bambini
,
quasi
fosse
un
taumaturgo
,
a
richiesta
delle
madri
,
rimase
fino
alle
tre
di
notte
a
discutere
di
politica
con
Giorgio
Ghezzi
,
romagnolo
,
di
poche
e
chiarissime
idee
,
mentre
lui
,
Walter
,
di
idee
ne
ha
fin
troppe
e
confuse
.
Ma
soprattutto
parlava
della
sua
adolescenza
milanese
,
là
fuori
porta
Magenta
,
fra
piazza
Piemonte
e
via
Domenichino
,
allievo
assai
scadente
eppure
prediletto
di
pugili
,
«
spicciolisti
»
,
pescatori
di
frodo
.
A
nessuno
confessava
che
suo
padre
era
brigadiere
scacciato
con
ignominia
.
La
figura
del
padre
,
poi
,
gli
diventava
leggendaria
:
come
quando
inseguì
un
ladro
a
bordo
d
'
un
tram
,
perché
non
aveva
né
l
'
auto
né
i
soldi
per
pagarsi
il
tassì
.
Dubitavo
che
ci
fosse
un
po
'
di
mitologia
e
invece
l
'
altra
sera
,
quando
ha
tenuto
la
«
prolusione
»
(
proprio
così
diceva
l
'
invito
)
alla
prima
de
La
rimpatriala
,
nella
figura
di
Cesarino
c
'
erano
tante
cose
che
appartengono
a
Walter
:
l
'
altruismo
,
il
candore
quasi
musulmano
del
bigamo
,
il
filo
rosso
di
pazzia
lombarda
che
traspare
sempre
nei
suoi
discorsi
,
la
voglia
scatenata
di
regalare
sempre
qualcosa
,
una
risata
,
un
maglione
,
un
'
avventura
.
E
,
finita
la
proiezione
,
a
tavola
non
sai
più
se
accanto
ti
siede
Cesarino
oppure
Walter
:
abbraccia
i
camerieri
,
si
preoccupa
se
qualcuno
è
rimasto
in
piedi
,
cuoce
sul
fornelletto
a
spirito
un
pezzo
di
carne
,
lo
condisce
con
misteriose
salse
inventate
dal
signor
Pino
,
e
poi
m
'
imbocca
,
come
se
fossi
un
suo
fratello
maggiore
che
si
trascura
per
disattenzione
.
E
ancora
il
padre
:
«
La
miseria
diventa
nobiltà
,
capisci
?
Gli
avevo
comprato
un
buco
di
casa
in
Riviera
,
con
pochi
metri
di
terra
,
e
lui
ci
faceva
nascere
tutto
.
Col
gelo
,
la
notte
metteva
una
coperta
sopra
le
piantine
.
Perché
,
vedi
,
per
chi
è
padrone
di
un
bosco
un
albero
è
un
albero
,
ma
per
chi
ha
solo
l
'
orto
una
pianta
diventa
come
un
figliolo
,
bisogna
farlo
venire
su
a
tutti
i
costi
,
anche
perché
poi
lo
mandi
al
lavoro
e
ti
porta
a
casa
la
paga
»
.
Chiama
al
tavolo
i
suoi
amici
di
allora
,
posteggiatori
,
ex
pugili
,
maschere
di
cinema
,
«
spicciolisti
»
forse
,
e
alle
quattro
del
mattino
sono
ancora
lì
per
strada
a
ridere
,
a
rincorrersi
,
a
scambiarsi
pacche
sulla
schiena
,
senza
badare
alle
signore
in
pelliccia
che
vorrebbero
andare
a
nanna
.
La
vera
«
rimpatriata
»
eccola
qua
,
in
una
nobile
stradetta
di
Milano
che
fra
qualche
mese
sparirà
.
E
al
momento
del
congedo
non
sai
se
dirgli
Walter
oppure
Cesarino
.
StampaQuotidiana ,
Ma
chi
è
,
come
individuo
o
personaggio
,
William
Jefferson
Clinton
,
detto
Bill
?
Non
bisogna
mai
giudicare
le
persone
in
quanto
tali
,
la
politica
e
il
giudizio
politico
hanno
un
'
altra
dimensione
.
Tuttavia
il
ruolo
della
personalità
nella
storia
è
stato
oggetto
di
importanti
studi
e
ha
sempre
intrigato
il
marxismo
,
e
il
problema
del
«
culto
della
personalità
»
è
stato
per
anni
una
chiave
di
interpretazione
dello
stalinismo
e
del
maoismo
.
È
strano
che
nel
caso
del
presidente
degli
Stati
Uniti
,
che
gode
istituzionalmente
di
un
grandissimo
potere
personale
,
questo
aspetto
non
sia
minimamente
preso
in
considerazione
da
nessun
pensatore
occidentale
e
da
nessun
suddito
dell
'
impero
.
Di
William
Jefferson
Clinton
,
detto
Bill
,
quel
che
vagamente
si
sa
è
che
ha
un
'
origine
sessantottina
,
giovanilmente
trasgressiva
che
poi
si
perde
nel
nulla
,
o
meglio
finisce
senza
residui
nell
'
establishment
e
nelle
stanze
del
potere
com
'
è
accaduto
a
molti
di
quella
generazione
(
l
'
esempio
più
penoso
sono
i
Verdi
tedeschi
)
.
Si
sa
,
per
il
resto
,
che
ha
un
aspetto
comune
e
che
gioca
a
golf
.
E
che
,
impulsivamente
,
è
un
donnaiolo
a
cui
piacciono
le
dattilografe
.
Adesso
svela
un
lato
sconosciuto
di
sé
,
che
non
combina
col
suo
aspetto
e
il
suo
passato
.
Non
ama
dialogare
con
nessuno
,
conduce
in
prima
persona
una
guerra
per
lo
meno
discutibile
,
ha
rimesso
in
circolazione
il
«
niet
»
che
era
una
prerogativa
sovietica
,
tira
diritto
senza
alcuna
flessibilità
.
È
secondo
,
in
questo
,
solo
al
cugino
Blair
.
Reagisce
alla
liberazione
di
quei
tre
soldatini
americani
con
un
fastidio
e
una
freddezza
che
sconcerta
la
sua
opinione
pubblica
,
considera
un
insulto
una
lettera
del
presidente
iugoslavo
senza
averla
letta
,
non
ha
un
accento
di
spontaneità
per
le
vittime
civili
dei
suoi
bombardamenti
.
Non
vuoi
cadere
in
trappola
,
come
un
orso
infuriato
,
e
a
una
mossa
di
scacchi
risponde
con
una
zampata
(
come
osserva
Primakov
)
.
Ma
non
è
questione
di
scacchi
.
Forse
William
Jefferson
Clinton
si
comporta
così
perché
si
sente
già
in
trappola
,
come
una
mosca
in
una
tela
di
ragno
o
un
subacqueo
in
una
rete
metallica
,
che
più
si
agitano
e
più
si
impigliano
.
Si
è
tagliato
ogni
via
di
ritirata
,
ha
bisogno
non
solo
di
vincere
ma
di
stravincere
,
stravincere
la
guerra
e
arrivare
a
una
pax
romana
.
È
un
moscone
molto
forte
,
è
un
Bond
con
armi
affilate
capaci
di
tagliare
qualsiasi
rete
,
e
ci
proverà
fino
in
fondo
.
Non
è
questione
di
scacchi
e
neppure
di
psicoanalisi
,
le
ambizioni
geopolitiche
di
W
.
J
.
Clinton
sono
militarmente
e
politicamente
logiche
ed
evidenti
.
Eppure
,
sperando
di
non
essere
frainteso
né
volgare
,
a
me
sembra
a
questo
punto
di
vedere
un
nesso
tra
la
pulsione
bellica
del
presidente
americano
e
le
sue
recenti
disavventure
erotiche
.
Quest
'
uomo
è
stato
mortificato
nella
sua
virilità
,
oltreché
nella
sua
immagine
,
mortificato
nelle
istituzioni
del
suo
paese
e
nell
'
opinione
pubblica
.
Mortificato
anche
nel
suo
status
sociale
da
una
dattilografa
molestata
o
molestante
.
Dev
'
essere
colmo
di
rancore
,
bisognoso
di
un
restauro
completo
della
sua
figura
,
e
la
guerra
può
essergli
apparsa
come
l
'
unica
terapia
.
Le
guerre
sono
sommamente
maschili
.
E
anche
il
priapismo
,
da
cui
W.J.
Clinton
è
probabilmente
affetto
,
può
trovare
nella
guerra
un
suo
transfert
ed
essere
della
guerra
una
recondita
e
inconscia
concausa
.
Fossi
D
'
Alema
correrei
ai
ripari
e
consiglierei
al
presidente
americano
(
oltreché
le
lasagne
al
cacao
)
di
leggere
Machiavelli
,
o
almeno
di
prendere
a
modello
la
boxe
di
Sugar
Robinson
(
campione
dei
medi
1958-60
)
invece
che
quella
di
Carnera
o
Stallone
.
Chi
colpisce
alla
cieca
e
rotea
la
clava
finisce
facilmente
col
darsela
in
testa
.
StampaQuotidiana ,
Le
discussioni
sulle
cause
del
malore
che
ognuno
avverte
nel
paese
hanno
condotto
ad
una
conclusione
naturale
:
l
'
Italia
ha
acquistato
ormai
nel
duro
travaglio
della
lotta
,
tale
un
grado
di
maturità
politica
che
legittimamente
chiede
a
gran
voce
un
po
'
più
di
democrazia
.
Per
quarant
'
anni
da
noi
la
politica
estera
,
per
disposizione
statutaria
e
più
ancora
per
triste
consuetudine
,
era
stata
monopolio
della
Corona
e
di
una
piccola
minoranza
parlamentare
.
Nel
Parlamento
pochissimi
uomini
erano
in
grado
di
discuterne
con
competenza
:
nel
paese
borghesia
e
proletariato
erano
concordi
nel
non
annettervi
alcuna
importanza
.
Qualche
volta
e
più
specialmente
dopo
il
Congresso
di
Berlino
,
o
dopo
la
conferenza
di
Algeciras
o
dopo
l
'
annessione
austriaca
della
Bosnia
-
Erzegovina
,
sembrò
che
si
incominciasse
a
comprendere
quale
enorme
importanza
abbiano
rispetto
alle
direttive
politiche
interne
le
direttive
internazionali
,
ma
ben
presto
i
litigi
del
corridoio
verde
,
le
questioni
economico
-
sociali
ripresero
il
sopravvento
e
di
politica
estera
non
se
ne
parlò
più
.
Quali
vantaggi
derivassero
da
questa
incompetenza
della
nazione
a
discutere
ed
a
capire
i
nostri
rapporti
colle
altre
nazioni
vedemmo
il
giorno
in
cui
,
scoppiata
improvvisamente
la
guerra
europea
,
ci
trovammo
faccia
faccia
con
una
situazione
internazionale
quant
'
altre
mai
tragica
.
Superfluo
dire
che
chi
aveva
più
potentemente
contribuito
a
distogliere
l
'
attenzione
del
Parlamento
,
della
stampa
e
del
paese
,
da
quanto
avveniva
alla
Consulta
,
era
stato
il
Governo
il
quale
si
manteneva
ligio
all
'
indemocratica
consuetudine
del
silenzio
.
Così
gli
italiani
non
seppero
mai
,
neppure
approssimativamente
e
non
sanno
neppur
oggi
di
qual
natura
fossero
i
nostri
rapporti
d
'
alleanza
colla
Germania
e
coll
'
Austria
,
e
furono
possibili
le
più
colossali
bestialità
da
parte
di
ministri
e
di
diplomatici
senza
che
la
loro
opera
potesse
essere
a
tempo
giudicata
e
senza
che
si
potesse
riparare
ai
loro
errori
.
Era
sperabile
però
che
la
tragica
lezione
di
cose
alla
quale
l
'
Europa
assiste
avrebbe
indotti
i
governanti
ad
avere
una
maggiore
fiducia
nella
Nazione
dal
momento
che
questa
ormai
se
ne
mostrava
degna
.
Pare
che
l
'
on
.
Salandra
questa
fiducia
non
l
'
abbia
.
Egli
visitando
le
principali
città
italiane
ha
avuto
modo
di
veder
quanto
nel
campo
della
preparazione
civile
è
stato
fatto
,
e
se
dobbiamo
credere
alle
sue
dichiarazioni
,
ne
è
stato
più
che
soddisfatto
,
ammirato
.
Alla
fronte
poi
e
per
le
osservazioni
fatte
personalmente
e
per
le
relazioni
dei
Comandi
,
egli
sa
come
i
soldati
sopportino
con
ammirevole
fermezza
i
disagi
,
i
rischi
,
le
fatiche
,
che
la
guerra
reca
inevitabilmente
con
sé
.
Di
più
egli
ha
,
quanto
nessun
'
altro
,
modo
di
constatare
,
come
nella
sua
generalità
la
popolazione
del
regno
sopporta
senza
lamento
i
lutti
e
le
privazioni
.
Che
può
chiedere
di
più
ad
una
Nazione
che
come
la
nostra
per
la
prima
volta
affronta
una
grande
guerra
?
E
riconoscendo
questa
maturità
del
nostro
popolo
,
perché
continua
a
trattarlo
come
il
maestro
tratta
gli
scolaretti
?
Noi
non
chiediamo
al
governo
rivelazioni
di
documenti
e
di
piani
segreti
,
non
chiediamo
nulla
che
possa
nuocerci
diplomaticamente
o
militarmente
.
Chiediamo
solo
che
sulle
principali
questioni
il
Governo
dica
una
parola
che
valga
ad
orizzontare
la
Nazione
.
E
se
è
dimostrato
,
per
esempio
,
come
dicevo
in
un
recente
articolo
,
che
la
mancata
dichiarazione
di
guerra
alla
Germania
è
causa
di
sospetto
all
'
estero
,
di
turbamento
all
'
interno
il
Governo
parli
con
le
necessarie
cautele
,
parli
,
per
troncare
alle
origini
le
cause
del
malore
di
cui
altri
si
serve
a
scopi
disonesti
e
antinazionali
.
E
così
dicasi
dei
nostri
rapporti
colla
Francia
,
l
'
Inghilterra
e
la
Russia
,
della
nostra
posizione
in
Albania
,
della
mancata
spedizione
a
Salonicco
.
Insomma
noi
chiediamo
un
po
'
più
di
democrazia
,
un
po
'
più
di
fiducia
del
Governo
nella
Nazione
,
una
più
realistica
visione
dei
bisogni
e
degl
'
interessi
nazionali
.
Niuno
mette
in
dubbio
la
bontà
dell
'
uso
inaugurato
dal
Governo
di
mandare
qualcuno
dei
suoi
membri
più
autorevoli
nelle
città
per
incitare
gli
italiani
al
compimento
dei
loro
doveri
,
ma
niuno
porrà
in
dubbio
che
è
troppo
poco
udire
dai
nostri
ministri
retoriche
esaltazioni
della
guerra
,
del
valore
dei
nostri
soldati
,
della
saldezza
delle
nostre
finanze
.
Ottime
cose
queste
,
ma
che
non
bastano
.
Ora
se
se
ne
eccettuano
lo
storico
discorso
del
Presidente
del
Consiglio
in
Campidoglio
e
quelli
dell
'
on
.
Barzilai
a
Napoli
e
ad
Ancona
,
si
vedrà
che
nulla
hanno
detto
al
paese
coi
loro
discorsi
gli
on
.
Orlando
,
Martini
e
Daneo
che
pure
hanno
parlato
in
momenti
delicatissimi
,
nulla
nei
suoi
molti
discorsi
ha
detto
l
'
on
.
Salandra
.
E
ciò
è
male
,
molto
male
.
Come
è
male
che
l
'
on
.
Salandra
non
si
decida
ad
abbandonare
il
ritornello
dei
meriti
del
grande
partito
liberale
monarchico
per
il
quale
fin
da
ora
egli
vuole
accaparrare
la
gloria
della
preparazione
della
guerra
.
Santo
dio
,
la
storia
è
d
'
ieri
e
nessuno
l
'
ha
ancora
dimenticata
!
E
la
storia
d
'
ieri
ci
dice
che
l
'
on
.
Giolitti
e
gli
altri
liberali
monarchici
avevano
lasciato
esercito
e
finanze
in
tali
tristi
frangenti
che
ci
vollero
poi
dieci
mesi
di
tenaci
sforzi
per
mettere
l
'
Italia
in
condizione
di
fare
la
guerra
.
E
dice
ancora
la
storia
d
'
ieri
che
coloro
che
davanti
all
'
Italia
in
guerra
non
disarmarono
sono
precisamente
molti
,
moltissimi
liberali
monarchici
,
quei
medesimi
che
prima
del
maggio
sostituirono
il
Governo
nelle
trattative
cogli
ambasciatori
esteri
,
dando
luogo
a
quegli
«
obliqui
contatti
collo
straniero
»
che
altra
volta
il
Presidente
del
Consiglio
denunciò
.
Così
pure
dice
la
storia
che
coloro
che
primi
si
piegarono
alla
più
ferrea
disciplina
nazionale
,
furono
proprio
quei
sovversivi
e
quei
democratici
che
più
ostinatamente
avevano
combattuto
Salandra
e
le
istituzioni
,
quei
sovversivi
che
avevano
ancora
i
polsi
doloranti
per
le
manette
(
oh
indimenticabile
Filippo
Corridoni
!
)
e
che
dimenticando
ogni
rancore
corsero
pieni
di
entusiasmo
nell
'
esercito
nonostante
che
fosse
loro
noto
che
dopo
il
divieto
governativo
alla
costituzione
di
un
corpo
di
volontari
,
vestire
la
divisa
del
soldato
non
voleva
solamente
dire
combattere
contro
gli
stranieri
,
ma
essere
ogni
ora
,
ogni
momento
in
lotta
con
quanti
per
basso
istinto
egoistico
erano
contro
la
guerra
.
Ma
questa
è
piccola
cosa
...
Non
la
gloria
ma
la
lotta
noi
cercavamo
e
premio
bastante
a
ripagarci
d
'
ogni
dolore
e
d
'
ogni
amarezza
è
per
noi
l
'
intimo
convincimento
d
'
aver
compiuto
e
di
compiere
tutto
il
nostro
dovere
.
Incensi
quindi
,
se
vuole
,
l
'
on
.
Salandra
,
il
partito
liberale
,
purché
imprima
una
più
profonda
orma
democratica
alla
sua
opera
di
Governo
.
Gli
interventisti
lo
difesero
dagli
assalti
delle
bande
giolittiane
e
lo
sosterranno
contro
quei
qualsiasi
avversari
il
cui
ritorno
al
potere
significhi
un
passo
indietro
.
Non
chiedono
perciò
premi
,
né
riconoscimenti
ufficiali
.
Chiedono
opere
italiane
.
Orbene
per
il
sangue
fin
qui
versato
,
per
i
sacrifici
fatti
,
per
quelli
che
attende
ancora
la
Nazione
,
si
proponga
il
Governo
di
rimediare
alle
proprie
lacune
,
abbia
più
fiducia
nel
paese
,
faccia
una
politica
nazionale
e
non
parlamentare
,
non
lasci
le
più
importanti
questioni
internazionali
avvolte
nel
buio
,
disprezzi
i
nemici
d
'
ieri
che
non
hanno
disarmato
e
non
disarmeranno
e
si
ritempri
colle
sane
energie
del
Popolo
.
StampaPeriodica ,
È
stata
diramata
,
in
data
16
aprile
,
la
seguente
circolare
dell
'
on
.
Turati
ai
Gruppi
Universitari
fascisti
:
Ho
deciso
l
'
istituzione
ufficiale
della
"
paglietta
universitaria
"
e
ritengo
obbligatoria
per
ogni
segretario
politico
un
'
azione
continua
ed
efficace
per
la
diffusione
nell
'
ambiente
goliardico
di
questo
cappello
italiano
.
La
foggia
della
"
paglietta
universitaria
"
è
unica
,
dalla
linea
sobria
ed
elegante
.
Il
nastro
sarà
del
colore
della
Facoltà
e
l
'
interno
dei
fiocchi
sarà
dei
colori
della
città
ove
l
'
Ateneo
ha
sede
...
StampaQuotidiana ,
Per
mangiare
bene
,
dicono
,
bisogna
andare
dove
vanno
i
camionisti
.
Può
darsi
,
ma
è
difficile
.
Più
facile
mettersi
alle
calcagna
dei
librai
,
che
sono
i
più
formidabili
banchettatori
di
Milano
,
e
non
perdono
un
'
occasione
.
Una
strenna
-
per
esempio
il
libro
contenuto
nella
bottiglia
,
che
tratta
scientificamente
la
questione
dei
cocktails
-
basta
e
avanza
per
mettere
su
una
cena
sontuosa
:
spuma
di
gamberetti
,
brodino
di
coda
di
manzo
,
anatra
all
'
arancio
;
al
momento
del
gelato
portano
un
mulino
a
vento
di
marzapane
,
che
muove
le
pale
ma
non
viene
mangiato
.
Nel
gruppo
dei
librai
,
solitamente
massicci
di
corporatura
,
Oriana
Fallaci
sembra
anche
più
piccolina
,
ma
li
tiene
a
bada
benissimo
,
con
la
loquela
:
«
Antipatici
»
,
gli
dice
.
E
domani
saranno
di
nuovo
a
cena
,
per
decidere
se
assegnare
il
loro
premio
annuale
a
Oreste
Del
Buono
,
scrittore
non
facile
e
mangiatore
quasi
inesistente
.
Da
un
po
'
di
tempo
in
qua
non
si
cena
più
a
casa
:
si
va
con
la
Jole
,
poi
con
Ugo
Tognazzi
,
poi
coi
reduci
del
Curtatone
e
Montanara
.
Ma
la
cena
più
bella
fu
martedì
alla
Bovisa
,
in
casa
di
Jenkiro
,
cioè
nello
stanzone
attiguo
all
'
altro
stanzone
che
gli
serve
da
studio
.
Servono
l
'
aperitivo
e
alla
spicciolata
arrivano
gli
altri
ospiti
:
il
Duardin
Franceschini
,
con
la
moglie
che
si
crede
grassa
,
poi
un
bel
ragazzetto
col
capoccione
biondo
che
a
domanda
risponde
:
«
Giuliottavo
Crippa
,
anni
otto
e
mezzo
.
Il
mio
papà
ha
preso
sei
fagiani
,
Hisachika
invece
due
soltanto
.
Lo
sai
che
ci
hanno
regalato
un
cane
da
mezzo
milione
?
»
.
Hisachika
(
di
cognome
Takahashi
)
è
un
giovanissimo
pittore
giapponese
che
lavora
da
alcuni
anni
nello
studio
di
Roberto
Crippa
,
invitato
anche
lui
.
Entra
senza
nemmeno
il
bastone
,
zoppica
un
poco
ma
sta
benissimo
:
mi
spiega
che
quando
l
'
apparecchio
gli
precipitò
a
foglia
morta
,
ebbe
trecento
fratture
alle
ossa
delle
gambe
.
Una
mamma
didascalica
interroga
il
suo
bambino
:
«
Questi
signori
,
vedi
,
sono
giapponesi
.
Guardali
bene
e
dimmi
che
cos
'
hanno
di
diverso
da
noi
?
»
.
Il
piccolo
ci
pensa
un
po
'
,
e
conclude
:
«
Sorridono
sempre
»
.
Sorridono
anche
mentre
si
mangia
il
sukivaki
;
al
centro
del
tavolo
c
'
è
un
fornelletto
a
spirito
,
e
sopra
una
pignatta
di
ferro
.
Con
le
bacchette
ci
mettono
dentro
grasso
,
pezzi
di
carne
,
e
man
mano
cavolfiore
,
spinaci
,
carote
,
porri
.
Danno
un
uovo
a
testa
,
crudo
:
bisogna
romperlo
e
sbatterlo
nella
ciotolina
.
Poi
si
pesca
nel
calderone
sempre
acceso
,
si
passa
il
boccone
nell
'
uovo
sbattuto
,
si
condisce
con
salsa
di
soia
e
si
mangia
.
Nell
'
altra
ciotolina
c
'
è
brodo
con
bambù
:
chi
vuole
può
prendere
del
pesce
secco
,
duro
come
il
legno
,
che
va
grattugiato
e
mischiato
al
riso
.
Tutti
armeggiano
con
le
bacchette
d
'
osso
,
il
più
bravo
è
Roberto
Crippa
,
mentre
Hisachika
ha
impugnato
la
forchetta
,
e
viene
accusato
di
deviazionismo
e
di
occidentalismo
decadente
.
Poi
,
ecco
la
definizione
,
che
mi
pare
calzante
,
di
questo
sukivaki
:
è
una
frittata
di
carne
e
verdura
fatta
alla
rovescia
.
StampaQuotidiana ,
Tu
vuoi
far
l
'
americano
era
un
modo
elementare
di
sintetizzare
il
fenomeno
storico
più
rilevante
(
accanto
alla
rivoluzione
russa
)
di
questo
secolo
.
Il
sogno
americano
,
il
mito
del
progresso
senza
frontiere
,
l
'
identificazione
dell
'
America
con
l
'
apice
della
civiltà
.
La
leggenda
è
nata
con
i
primi
emigranti
,
suppongo
,
alla
ricerca
dell
'
Eldorado
.
Si
è
materializzata
nei
grattacieli
,
simbolo
di
assalto
al
sole
e
ai
grandi
spazi
.
E
diventata
sinonimo
di
produttività
,
di
conquista
,
di
ottimismo
della
volontà
che
supera
ogni
ostacolo
di
libertà
individuale
.
Era
la
giovinezza
del
mondo
,
come
il
comunismo
voleva
essere
l
'
infanzia
e
la
maturità
dell
'
uomo
nuovo
.
Quella
leggenda
non
è
stata
mai
intaccata
,
né
dalla
crisi
del
1929
,
né
dallo
schiavismo
e
dal
genocidio
delle
origini
,
né
dal
culto
della
violenza
e
della
Colt
come
complemento
della
personalità
,
né
dal
trattamento
coloniale
riservato
al
subcontinente
latino
,
né
dalla
perversa
mistura
degli
spiriti
animali
del
capitalismo
con
una
malintesa
etica
protestante
.
Ha
invece
continuato
a
volare
alta
non
solo
con
le
ali
del
dollaro
ma
su
quelle
dell
'
immaginario
collettivo
,
dell
'
invenzione
filmica
(
così
potente
da
trasformare
un
genocidio
in
un
'
epopea
)
,
di
nuove
tecniche
applicate
perfino
alla
letteratura
(
la
grande
scoperta
di
Vittorini
e
Pavese
)
,
fino
alle
lamette
da
barba
e
alle
jeep
,
ai
pantaloni
di
tela
e
agli
hamburger
.
Non
so
se
oggi
questa
leggenda
dell
'
America
faro
di
civiltà
stia
tramontando
,
come
molti
pensano
analizzando
la
complessità
del
mondo
contemporaneo
e
la
confusione
che
regna
sotto
il
cielo
e
anche
in
cielo
.
Non
so
,
quel
continente
conserva
pur
sempre
il
fascino
del
primo
amore
e
anche
se
oggi
ha
il
volto
ittico
di
Clinton
e
quello
casalingo
della
signora
Albright
,
i
suoi
ammiratori
continuano
a
vederlo
radioso
com
'
era
una
volta
.
Questo
va
appunto
rimproverato
ai
suoi
cantori
e
corifei
,
agli
osservatori
,
commentatori
,
politici
,
intellettuali
e
strateghi
di
complemento
che
al
capitalismo
americano
e
alle
sue
politiche
perdonano
tutto
.
Se
non
fossero
falsi
amici
e
cattivi
cortigiani
,
dovrebbero
dare
al
sovrano
buoni
consigli
invece
di
lusingarlo
,
compiacerlo
e
applaudirlo
anche
quando
si
mostra
nudo
in
pubblico
.
Si
può
anche
continuare
a
discutere
,
pirandellianamente
,
se
questa
guerra
che
l
'
America
guida
sia
umanitaria
,
anzi
altruista
,
ispirata
a
nobili
fini
e
condotta
con
nobili
mezzi
.
Non
voglio
ripetere
ora
cose
già
dette
.
Voglio
solo
dire
che
,
comunque
questa
guerra
finisca
,
dopo
di
essa
la
Casa
Bianca
apparirà
ingrigita
agli
occhi
dei
quattro
quinti
del
mondo
e
la
statua
della
libertà
apparirà
vecchia
di
secoli
.
L
'
antica
immagine
è
immiserita
,
sotto
il
profilo
dell
'
intelligenza
politica
e
perfino
dell
'
onore
militare
.
Nessun
bollettino
di
guerra
ci
ha
informato
se
cinquanta
giorni
di
missili
e
grappoli
di
bombe
hanno
colpito
un
solo
soldato
serbo
,
ma
sappiamo
di
ospedali
,
mercati
,
scuole
e
ambasciate
.
Non
è
uno
sterminio
per
quantità
ma
lo
è
per
concezione
e
qualità
.
È
una
guerra
terroristica
,
questa
è
la
definizione
più
appropriata
,
che
non
uccide
anche
donne
,
vecchi
e
bambini
,
ma
soltanto
loro
.
E
su
questo
fa
leva
per
vincere
.
È
una
macchia
indelebile
,
anche
se
usaste
il
miglior
prodotto
made
in
Usa
o
la
varechina
delle
nonne
.
Ma
perché
avete
tolto
ai
giovani
del
mondo
l
'
ultimo
mito
?
Molti
,
anche
a
sinistra
,
volevano
far
l
'
americano
:
non
poteva
questa
America
lanciare
un
messaggio
di
vera
grandezza
al
terzo
millennio
?
I
suoi
falsi
amici
,
cantori
e
cortigiani
,
che
pure
hanno
letto
Gramsci
,
non
hanno
insegnato
alla
dirigenza
americana
la
differenza
che
passa
tra
il
comando
e
l
'
egemonia
.
La
stessa
che
passa
,
per
restare
nella
leggenda
,
tra
Caligola
e
Cesare
Augusto
.
StampaQuotidiana ,
La
guerra
,
è
un
fatto
,
ha
distrutto
le
idee
di
ieri
ed
ha
creato
l
'
idea
di
domani
.
Con
le
idee
sono
morti
i
partiti
di
ieri
,
che
come
tutte
le
cose
che
muoiono
non
ritorneranno
più
.
A
distruggere
tutto
quel
patrimonio
ideale
che
il
vecchio
mondo
si
teneva
come
l
'
avaro
il
suo
oro
sono
bastati
quattro
colpi
di
cannone
.
Tutta
una
serie
di
teorie
non
avrebbe
fatto
meglio
di
quei
quattro
colpi
.
La
guerra
ci
ha
dato
la
migliore
dimostrazione
,
senza
nessuno
sforzo
di
calcolo
,
del
principio
enunciato
da
Euclide
:
la
linea
retta
è
la
più
breve
tra
due
punti
dati
.
Tra
la
ideologia
del
mondo
che
è
stato
travolto
e
quella
del
mondo
che
risorge
poteva
passare
una
lunga
strada
piena
di
tutte
le
tortuosità
del
sofisma
,
di
tutte
le
aberrazioni
della
dialettica
:
la
guerra
ha
unito
i
due
punti
col
solo
tracciato
parabolare
che
segna
il
proiettile
del
cannone
,
ed
in
un
attimo
ha
fatto
giustizia
di
tutto
ciò
che
era
destinato
ad
essere
distrutto
,
demolito
,
sorpassato
.
La
guerra
ha
distrutto
istantaneamente
e
questa
guerra
durerà
anche
dopo
la
pace
.
La
guerra
distrugge
,
ma
anche
la
creazione
è
guerra
.
Su
tutto
ciò
che
è
stato
travolto
con
impeto
,
con
furore
,
bisognerà
pur
edificare
l
'
edificio
delle
cose
nuove
.
A
furore
che
schianta
sarà
contrapposto
uguale
furore
nell
'
edificare
.
Ma
se
la
guerra
,
quella
che
si
combatterà
dopo
la
pace
,
avrà
,
come
deve
avere
,
un
corso
incalzante
,
turbinoso
,
elettrico
,
spasmodico
,
eroico
,
identico
a
quello
di
oggi
,
è
necessario
che
gli
uomini
vi
siano
preparati
con
anima
nuova
,
fresca
,
forte
perché
alacri
siano
nell
'
opera
che
si
invia
in
tanto
sangue
ed
in
tanti
eroismi
.
Questa
guerra
non
determinerà
il
fine
ultimo
dei
popoli
.
Se
così
fosse
incomincerebbe
la
decadenza
delle
cose
e
degli
uomini
.
Ma
Giosafath
è
lontana
.
Dopo
questa
guerra
i
popoli
si
accorgeranno
,
di
aver
fatto
ciò
che
in
gergo
militare
si
dice
«
prendere
una
posizione
»
.
Sarà
una
posizione
buona
,
null
'
altro
;
una
posizione
dalla
quale
si
dominerà
la
strada
che
rimane
a
percorrere
.
Mi
domando
:
Quando
questa
vecchia
Europa
tradita
,
dissanguata
dovrà
ricostruire
tutto
ciò
che
la
guerra
ha
inesorabilmente
e
irreparabilmente
distrutto
sarà
vivo
il
nome
dei
partiti
di
ieri
?
Abbiamo
detto
che
il
turbine
materializzato
con
tutti
gli
elementi
di
ferocia
riposta
nel
«
bruto
potere
ascoso
che
governa
le
cose
»
,
che
ha
squassato
,
lacerato
,
straziato
anime
e
carni
,
con
un
retaggio
di
odii
superiore
a
quello
di
cui
può
essere
capace
cuore
umano
,
ha
travolto
nel
suo
gorgo
rovinoso
tutte
le
ideologie
che
avevano
rincoglionito
la
vecchia
Europa
decadente
.
Nessuna
dimostrazione
più
facile
.
Gli
scongiuri
pontificali
non
hanno
potuto
scongiurare
che
cattolici
marciassero
contro
cattolici
.
I
fedeli
devoti
del
«
vecchio
iddio
»
han
visto
il
loro
idolo
dichiararsi
neutrale
nell
'
aspra
e
sanguinosa
contesa
umana
.
Nelle
coscienze
credenti
che
ragionano
si
è
fatto
il
deserto
.
Anche
gli
scongiuri
dei
marxisti
se
son
serviti
a
neutralizzare
uomini
,
non
hanno
potuto
certamente
neutralizzare
gli
eventi
che
si
sono
svolti
inesorabilmente
,
ferocemente
.
La
fatalità
ha
potuto
operare
in
modo
da
darci
,
più
di
quanto
poteva
essere
dato
,
la
convinzione
che
non
è
possibile
elevare
l
'
edificio
di
una
sana
e
compiuta
ricostruzione
sociale
sulla
sola
base
di
aspirazioni
economiche
.
Alle
braccia
proletarie
tese
al
di
qua
ed
al
di
là
delle
frontiere
sono
state
mozzate
le
mani
dalla
guerra
,
ed
i
monconi
che
sporgono
come
da
una
trincea
che
si
arrende
non
potranno
ghermire
il
pane
che
...
«
ci
han
rubato
quei
signori
»
.
Il
sole
dell
'
avvenire
s
'
è
ingiallito
come
il
più
superbo
astro
del
cielo
agli
occhi
del
malarico
.
La
guerra
è
passata
oltre
lo
sciovinismo
di
tutti
i
popoli
e
l
'
ha
calpestato
.
«
Ogni
qual
volta
un
popolo
rinnega
il
fine
comune
,
o
svia
dal
bene
di
tutti
esclusivamente
al
proprio
il
frutto
dei
progressi
compiuti
,
la
nazione
retrocede
»
.
(
Mazzini
)
.
Se
l
'
imperialismo
di
Roma
poté
librarsi
in
groppa
alle
aquile
delle
sue
legioni
con
voli
ampi
là
dove
la
civiltà
non
era
ancora
aspirazione
,
tutte
le
aquile
oggi
si
sarebbero
spennacchiate
in
voli
più
modesti
.
Oggi
esistono
le
nazioni
e
le
nazioni
non
possono
perire
.
Non
della
civiltà
di
un
popolo
abbisogna
il
mondo
ma
della
somma
delle
civiltà
di
tutti
i
popoli
.
Non
del
prodotto
ideale
di
una
razza
,
ma
del
prodotto
di
tutte
le
razze
.
Non
della
civiltà
latina
o
slava
o
germanica
soltanto
,
ma
della
civiltà
latina
,
slava
e
germanica
abbisogna
la
vecchia
Europa
.
Ai
tedeschi
sarà
spezzato
l
'
elmo
non
la
testa
.
Le
nazioni
sono
condannate
dalla
storia
a
vivere
come
i
dannati
nell
'
inferno
.
Né
il
diavolo
né
dio
può
cancellare
le
stimmate
che
caratterizzano
un
popolo
da
un
altro
.
Se
Cristo
avesse
condannato
gli
ebrei
a
disperdere
i
caratteri
della
loro
razza
nel
vasto
mondo
così
come
si
disperde
una
boccetta
di
colore
nelle
acque
del
mare
,
gli
ebrei
avrebbero
un
argomento
nuovo
per
dimostrare
la
mancanza
della
seconda
natura
dell
'
uomo
nazzareno
.
Logicamente
,
naturalmente
sono
stati
travolti
nel
gorgo
quegli
organismi
politici
e
sociali
che
vivevano
della
speculazione
minuta
di
un
mondo
che
periva
per
una
fatalità
storica
contro
la
quale
nulla
valse
:
né
arti
,
né
armi
,
né
il
desiderio
di
pace
delle
masse
ottuse
od
illuse
che
se
qualche
volta
servì
a
tenere
lontana
la
crisi
non
poté
infine
evitarne
il
fato
.
Ancora
:
Il
vecchio
mondo
,
che
la
«
idea
»
della
guerra
ha
sorpassato
,
è
stato
condannato
senza
diritto
di
appello
.
Il
concetto
cristianizzato
dello
«
amore
del
prossimo
»
naufragò
in
un
mare
di
sangue
cristiano
.
La
«
débacle
»
marxista
fu
operata
dagli
interpreti
più
legittimi
e
più
forti
del
marxismo
.
Lo
spirito
nazionalista
si
volatilizzò
per
opera
del
popolo
più
profondamente
nazionalista
.
Chi
crederà
più
all
'
efficacia
di
ciò
che
era
posto
sugli
altari
dei
popoli
proni
,
quando
tutto
il
formulario
etico
,
essenza
dell
'
idolo
,
non
ebbe
alcuna
influenza
positiva
sulle
sorti
dell
'
umanità
,
quando
al
momento
giusto
tutto
ciò
che
era
formula
non
poté
tramutarsi
in
forza
attiva
ed
operante
dell
'
anima
?
Marx
,
il
vecchio
iddio
,
Chovin
sono
già
passati
al
museo
,
come
pezzi
archeologici
allato
alle
lance
di
silice
scheggiata
dell
'
età
paleolitica
.
Uomini
vecchi
,
cose
vecchie
.
I
tempi
li
hanno
sorpassati
.
Se
la
storia
si
occuperà
di
loro
non
sarà
per
passare
il
piumino
sulle
loro
effigi
polverose
e
rimetterli
a
nuovo
,
ma
per
additarli
come
documenti
di
un
'
epoca
che
fu
.
Oggi
si
distrugge
ma
domani
sarà
necessario
edificare
.
Chi
saranno
gli
artieri
della
nuova
«
città
del
sole
»
che
correranno
al
lavoro
alacre
di
domani
?
Bisogna
ricordare
che
è
necessario
creare
un
mondo
non
un
partito
.
Non
partiti
sono
necessari
domani
,
ma
forze
,
collettive
,
intelligenti
,
dinamiche
.
Forze
che
siano
originate
dal
fatto
e
che
sappiano
creare
i
fatti
:
«
Il
fatto
è
l
'
idea
e
l
'
idea
sta
nel
fatto
»
.
Un
partito
che
traccia
la
strada
a
priori
,
se
i
fatti
mutano
e
se
come
tutti
gli
astrologhi
sbaglia
nelle
sue
previsioni
,
pone
l
'
uomo
nel
dilemma
di
dover
percorrere
una
strada
falsa
,
il
che
è
assurdo
,
o
di
disilludersi
,
il
che
è
doloroso
.
Ma
gli
uomini
di
domani
non
devono
aver
tempo
di
disilludersi
,
di
dolersi
:
troppa
letizia
di
vita
e
di
lavoro
aliterà
sul
terreno
rasato
dal
cannone
.
Un
partito
domani
non
potrà
rappresentare
che
un
vincolo
alla
coscienza
,
al
pensiero
,
che
con
intenso
lavoro
deve
incanalare
nel
loro
letto
gli
avvenimenti
che
incalzano
come
le
acque
di
un
fiume
che
straripa
.
Agli
artieri
di
domani
sarà
necessario
dimenticare
la
forca
che
strangola
la
parola
nella
gola
e
colla
parola
l
'
espressione
del
pensiero
.
Ma
ogni
partito
ha
una
forca
:
i
suoi
dogmi
.
Ma
ogni
partito
ha
i
suoi
carnefici
:
i
suoi
preti
.
Niente
partiti
domani
,
domani
sarà
necessaria
«
una
comunione
più
e
più
vasta
,
più
e
più
intensa
di
ogni
vita
con
tutte
le
altre
vite
»
.
L
'
attività
delle
forze
sociali
domani
risplenderanno
come
la
fiamma
della
fiaccola
:
perché
possa
originarsi
in
tutta
la
sua
bellezza
lucifera
e
fumida
è
necessario
che
la
fiaccola
risulti
non
di
forze
omogenee
ma
diverse
.
Ed
è
vero
,
come
è
vero
ciò
che
Mario
Adobati
faceva
osservare
in
un
suo
recente
articolo
(
e
ce
lo
avevano
detto
prima
tutti
gli
interventisti
rivoluzionari
)
che
esiste
un
dualismo
nella
compagine
borghese
,
che
esiste
cioè
una
borghesia
intelligente
,
operosa
,
fattiva
,
che
sa
combattere
ed
ha
ancora
un
destino
segnato
nella
storia
ed
una
borghesia
conservatrice
ed
inetta
perché
tale
,
la
lotta
domani
sarà
impegnata
con
quella
borghesia
che
è
la
più
forte
e
che
sopravviverà
alla
seconda
.
Ma
lotta
non
vi
sarà
subito
domani
dopo
la
pace
.
La
borghesia
prima
di
ricordarsi
di
essere
ancora
e
veramente
«
classe
dominante
»
dovrà
dimenticare
le
ore
passate
nella
stessa
trincea
con
l
'
elemento
proletario
,
dovrà
dimenticare
le
vigilie
operose
,
ansiose
,
di
queste
ore
di
difesa
,
trascorse
in
piena
comunanza
d
'
intenti
,
di
sacrifici
,
di
sangue
,
di
lavoro
.
Soprattutto
dovrà
creare
il
nuovo
terreno
per
la
lotta
di
domani
.
Anche
la
borghesia
ha
compreso
,
non
può
non
averlo
compreso
,
tutto
l
'
assurdo
di
un
'
Europa
permanentemente
in
stato
di
guerra
.
Questa
borghesia
irredentista
che
si
batte
per
l
'
unificazione
delle
Nazioni
non
riconosce
forse
implicitamente
uno
dei
diritti
più
sacrosanti
dei
popoli
:
quello
di
nazionalità
,
diritto
fondamentale
per
il
quale
è
possibile
evoluzione
di
popoli
?
Ma
chi
non
vede
nella
solenne
affermazione
di
questo
principio
tutto
un
nuovo
campo
d
'
azione
di
lotta
per
domani
,
che
non
è
né
potrà
svolgersi
nell
'
angusto
campo
delle
vecchie
patrie
,
ma
in
un
campo
più
vasto
che
ne
oltrepassa
le
frontiere
e
le
comprende
tutte
?
«
Per
quanto
si
voglia
impedirlo
noi
corriamo
ad
una
crisi
europea
simile
a
quella
del
'48
.
Sventurata
la
Spagna
(
lettera
di
Mazzini
a
Ferdinando
Garrido
scrittore
e
patriotta
spagnolo
)
e
sventurati
noi
se
le
severe
lezioni
che
allora
e
negli
anni
seguenti
abbiamo
ricevute
non
ci
hanno
insegnato
a
riunire
le
nostre
forze
per
la
prossima
lotta
.
Riunitevi
dunque
o
credenti
nella
libertà
e
nella
associazione
contro
i
nemici
di
queste
due
grandi
idee
e
son
certo
che
conquisterete
il
vostro
posto
tra
gli
stati
liberi
ed
associati
d
'
Europa
»
.
Ecco
l
'
obbiettivo
che
appena
oggi
la
compagine
europea
si
prospetta
ed
i
mezzi
atti
a
raggiungerlo
.
Dopo
che
avremo
dato
(
l
'
Intesa
esiste
per
questo
)
la
patria
agli
italiani
,
ai
polacchi
,
ai
belgi
,
ai
francesi
,
ai
popoli
balcanici
,
bisognerà
dare
la
patria
agli
europei
.
Come
tutte
le
grandi
evoluzioni
,
come
tutte
le
grandi
rivoluzioni
hanno
fuso
nel
periodo
preparatorio
e
culminante
i
temperamenti
sociali
e
politici
più
antitetici
per
raggiungere
il
fine
più
prossimo
così
la
grande
evoluzione
o
rivoluzione
europea
sarà
il
risultato
dell
'
operosità
di
forze
e
temperamenti
sociali
e
politici
non
omogenei
.
Bisognerà
creare
un
mondo
non
un
partito
.
Uomini
e
cose
sono
necessarii
che
per
tendenze
verso
lo
scopo
sappiano
mutarsi
,
evolversi
,
assimilarsi
ai
tempi
,
dominare
gli
eventi
,
mimetizzarsi
alle
circostanze
,
disfarsi
di
ciò
che
è
ingombrante
,
staccarsi
da
ciò
che
è
nocivo
,
in
una
parola
sappiano
rinnovarsi
e
creare
ciò
che
è
nuovo
senza
attardarsi
su
ciò
che
è
vecchio
.
Tutto
quello
che
era
di
ieri
oggi
è
già
più
che
vecchio
.
Così
domani
.
Creare
è
necessario
,
soprattutto
,
creare
.
Cosa
volete
creare
in
seno
ad
un
partito
i
cui
dogmi
vi
inchiodano
,
vi
incollano
,
come
passeri
nel
vischio
;
in
un
partito
che
vi
impone
la
vergine
per
il
vostro
coito
spirituale
,
che
vi
educa
alla
rinuncia
di
ciò
che
non
è
nel
formulario
del
suo
corano
,
che
vi
immobilizza
,
vi
atrofizza
gli
organi
più
delicati
della
vostra
spiritualità
,
fino
al
punto
di
rendervi
opaca
la
retina
degli
occhi
davanti
allo
spettacolo
della
guerra
terribile
che
incendia
mezzo
mondo
,
come
avviene
nella
socialisteria
ufficiale
nostrana
?
Non
partiti
ma
associazioni
«
in
cui
si
svolgano
intese
,
fasci
,
unioni
»
.
Provvisorie
?
Durature
?
Secondo
i
casi
.
Mai
eterne
per
preconcetta
idea
.
Chi
crede
all
'
indissolubilità
dei
vincoli
?
Alleanze
buone
finché
siano
utilizzabili
per
lo
scopo
...
E
per
quando
cessano
il
loro
servizio
utile
c
'
è
il
museo
,
o
la
pattumiera
per
le
meno
pulite
.
È
necessario
«
una
comunanza
più
e
più
vasta
,
più
e
più
intensa
di
ogni
vita
di
altre
vite
»
.
È
vecchia
l
'
idea
,
la
enunciò
colui
che
fu
invocato
dal
re
(
telegramma
di
Quarto
)
mentre
si
compiva
il
fato
della
Nazione
(
forse
perché
si
compisse
santamente
ed
il
popolo
per
mezzo
di
Mazzini
comprendesse
meglio
di
quanto
possa
farlo
un
re
,
la
necessità
e
la
santità
del
sacrificio
che
si
imponeva
)
ne
parlò
chi
non
è
soltanto
la
parte
più
buona
dell
'
anima
di
ciò
che
è
passato
,
ma
il
vagito
di
ciò
che
nasce
.
L
'
Europa
tende
ad
unificarsi
.
I
terribili
commovimenti
di
popoli
ai
quali
assistiamo
e
dei
quali
siamo
tragici
protagonisti
,
sono
come
quei
commovimenti
rovinosi
di
un
terreno
geologicamente
giovane
che
tende
a
raggiungere
la
sua
stabilità
definitiva
.
Tutto
ciò
lo
sente
chiunque
fatta
eccezione
di
chi
non
vuole
sentire
e
di
chi
non
ha
organi
per
sentire
.
Alcuni
lo
sentono
perché
vedono
tutto
l
'
assurdo
di
sciupare
e
sfruttare
in
odii
le
migliori
energie
della
vecchia
Europa
.
Gli
altri
,
quelli
che
vedono
più
in
là
,
per
le
ragioni
della
difesa
nostra
del
domani
.
Verrà
il
giorno
in
cui
l
'
Europa
sentirà
picchiare
alle
sue
porte
delle
masse
gialle
le
quali
ci
chiederanno
quel
genere
di
ospitalità
che
i
mori
ci
estorsero
per
800
anni
.
Quali
forze
si
potranno
opporre
ad
esse
se
non
quelle
di
una
Europa
unita
e
forte
perché
unita
?
Per
questo
pensiamo
che
il
passato
deve
morire
,
e
con
esso
tutte
le
cianfrusaglie
ideologiche
di
ieri
,
nate
e
prosperate
sotto
l
'
egida
delle
monarchie
,
perché
più
lontano
fosse
tenuto
l
'
obbiettivo
più
prossimo
al
quale
deve
tendere
l
'
Europa
,
se
vuoi
vivere
,
più
divise
le
forze
concorrenti
a
questo
scopo
.
Questo
rinnovamento
di
vita
non
è
stato
possibile
con
le
vecchie
idee
.
La
guerra
le
ha
per
questo
annegate
nel
sangue
.
Oggi
noi
sentiamo
più
diminuito
il
peso
della
zavorra
che
ci
ingombrava
lo
spirito
.
Alleggeriti
correremo
meglio
verso
la
meta
,
correremo
soprattutto
in
linea
retta
che
è
la
più
breve
sempre
.
Non
è
forse
questo
il
più
grande
ammaestramento
che
ci
han
dato
i
primi
colpi
di
cannone
che
smantellarono
Liegi
?