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Monumento al capitano ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
Il capitano Priebke è un uomo fortunato . Non solo perché per cinquant ' anni non ha scontato nessuna pena , come molti suoi amici , ma perché non passa giorno senza che qualcuno corra in sua difesa : giornali autorevoli , firme rinomate , argomenti di ogni genere . La figura del capitano si staglia , sullo sfondo di queste divagazioni , non proprio come quella di un eroe positivo o di un innocente perseguitato , ma come quella di un dignitoso combattente che non si può condannare e neppure giudicare senza fargli torto e senza violentare il buon diritto e la civiltà liberale . E la strage delle Ardeatine decade , su questo sfondo , a episodio militare banale , se non fosse per quel sovrappiù di arianesimo . Non può essere questa l ' intenzione di commentatori come Panebianco , Montanelli , Colletti o altri , ma questo è il risultato che ottengono quando sostengono in buon ordine tesi di questo tipo : che l ' estradizione del capitano è stata « una fregatura » alla quale conveniva sottrarsi , che il capitano ha ovviamente ubbidito , che la politica agraria di Mao ha fatto più vittime dell ' Olocausto , e altre cose così . È probabile che il fortunato capitano ( ma ridiamogli il grado tedesco molto più eloquente ) legga nel fresco dell ' infermeria di Regina Coeli i giornali italiani . Se lo fa , deve divertirsi moltissimo e provare una gran bella soddisfazione . Quando era un piccolo Gauleiter che imperversava in questo paese non poteva immaginare che anche da vecchio avrebbe creato tanta confusione nei tribunali e nell ' intelligencija dello stesso paese . Già l ' avrà fatto ringiovanire l ' idea di trovarsi nel carcere romano a lui ben noto . È da quelle celle infatti , forse anche da quell ' infermeria che vennero prelevate selvaggiamente molte delle 335 vittime designate . C ' è un libro recente di una testimone diretta di cui varrebbe la pena di ripubblicare qualche pagina , anche se non le ha scritte De Felice . Forse il fortunato capitano medita di scrivere un ' autobiografia per il « Corriere della Sera » e chiederà , per rinfrescarsi la memoria , di ispezionare quel « quarto braccio » preferenziale dove ospitava gli ostaggi e i morituri . Ma l ' idea più esilarante , per l ' ex SS , dev ' esser quella che lo dipinge come un neutrale esecutore di ordini . Ma davvero non sanno più , gli uomini colti del 2000 , che cos ' erano e come agivano gli ufficiali nazisti mezzo secolo fa ? Non lo hanno mai saputo ? Allora ci prestino un minimo di ascolto , per favore . Le SS e la Gestapo non ubbidivano , comandavano . Le SS e la Gestapo non prendevano ordini , li impartivano . Furono inventate e addestrate proprio per questo . Non era un ingrato dovere , per un loro ufficiale , sparare alla nuca di sottouomini ebrei o comunisti , ma un onore . Un onore e un privilegio personale , che un bravo comandante mai avrebbe lasciato a un qualsiasi Rottenfiihrero alla bassa truppa come un lavoro sporco . È vero che le tecniche di annientamento della guerra nazista hanno fatto scuola nel mondo , ma non mi pare un ' attenuante . Così divagando e disquisendo , abbiamo eretto al fortunato capitano un monumento di sciocchezze . Anche il maresciallo Kesselring pretese dagli italiani un monumento , e fu Piero Calamandrei maestro di diritto a dettare per l ' occasione un memorabile epitaffio . Forse l ' imparziale Panebianco farebbe bene , la prossima volta , a citare di Calamandrei anche quell ' epitaffio . È anacronistico ma fa ancora rabbrividire .
PACE IMMEDIATA ( - , 1916 )
StampaQuotidiana ,
Un altro villaggio svizzero Kienthal ! s ' è acquistato il diritto di passare alla storia . Kienthal ! Mai sentito ricordare con i suoi 280 abitatori ! Lo vogliono situato a ' piedi dell ' Alpe che piglia nome dal giglio . Fiore d ' innocenza , che , ne sembra , adorna anche l ' immagine di San Luigi Gonzaga . C ' è , dunque , il quadro e la significazione . Greppi rupestri disseminati di oasi bianche ; gigli per tutto , simbolo di purità ; dove altro volete che nasca la pace ? I neutralisti d ' ogni pace mi diventano simbolisti ! Convegno importante , presidiato da San Luigi ! Degno patrono di tanto contubernio ! Ché quei convenuti s ' abbandonarono ancora al piacere solitario di ponzare su le vicende mondiali , straniandosi dal mondo . E , come il protettore , non ebbero il coraggio di guardare il viso della patria la madre per evitare d ' essere indotti in tentazione . Santucoli patiti ( definizione turatiana ) che non sanno vivere , non voglion vivere e sognano di spengersi lentamente come avvolti nell ' atmosfera d ' una innocua follia . E noi scacceremo ben lungi il sempre turatiano ticchio iconoclasta di sputacchiar loro oscenamente il viso ; ci limiteremo a sorridere ed a pensare che s ' è vero il precetto biblico secondo il quale gli ultimi saranno i primi , costoro giungeranno presto e direttamente in paradiso a cantare i cori bianchi in torno al trono del creatore . Gente beata che alza gli occhi imbambolati verso quella parte dell ' orizzonte donde presume che spunterà il famigerato sole dell ' avvenire e mormora , come stanca di vivere e di vedere le nequizie del mondo : Lasciateci sognare ! E sognate , buone creature ! È tanto bello il sogno mentre fuori imperversa il fortunale . Il vento che stride e sibila , che sbatte le imposte , fracassa i vetri sembra una deliziosa berceuse che sospinge al letargo senza pensiero , che non è ancora sonno . E se fuori esseri umani sien morsi dalla raffica e percossi dalla grandinata , senza riparo , che importa ? È così bello sognare , e così bello crogiolarsi nelle comodità che il buon dio ha largito a ’ fortunati ! Sognate , dunque , buone creature ; ma non pretendete attraversare i destini del mondo con i treni delle vostre lamentele ; in questi momenti ha diritto di parola solo chi operi ; non già chi s ' attardi nella contemplazione fachirica ... del secolo divinato . Ma che vogliono , in fine , i congiurati di Kienthal ? Poco o nulla : la pace ? Il proposito non è malvagio . Dopo la guerra , in fatti , suole giungere la pace . Allor che una guerra , con la vittoria d ' una parte contendente e con la sconfitta dell ' altra , non ha più motivo di continuare , i diplomatici si riuniscono a congresso , foss ' anche in Isvizzera , e decretano la deposizione delle armi . In questo senso anche noi siamo partigiani della pace . Che la guerra è uno stato di sovraeccitazione logorante , transitorio vuoi essere . Né siamo così matti da voler che il cannone tuoni in permanenza . Ma son già parecchi i morti nostri e gli altrui . Si sarebbero , dunque , sacrificate in vano tante vite , tante giovinezze ? Quali risultati potrebbe avere una pace immediata , oggi , quando nulla è definito , e se qualcosa è definita rappresenta una crescita di potenza per le nazioni che aggredirono l ' Europa ? Quali sono i propositi ... pacifistici de ' candidi piccioncini , adunatisi in Elvezia , fra i gigli ? Una pace senza annessioni ? Parole ! Le nazioni aggredite furon costrette ad impugnare le armi appunto per difendere o per riconquistare la propria indipendenza . È serio pretendere l ' abbandono d ' ogni idea annessionistica , così , a parole , mentre finora la forza delle armi una forza assai più convincente delle chiacchiere contenute nelle risoluzioni de ' congressi non è riuscita a respingere gli aggressori entro i propri confini ? Pace senza vinti né vincitori ! Baie ! La guerra vuole proprio i vincitori ed i vinti . La virtù del verbo è nulla dove impera la forza . E , dopo una violenza fortunata , anche l ' arbitrio diventa diritto . A ' vinti , a ' violentati non resta che la consolazione di raccontare a ' contemporanei ed a ' venturi la spogliazione subìta ; ma il vincitore si gode in pace il suo trionfo e , peggio , digrigna i denti sempre meglio affilati contro chi voglia tentare di attraversargli il cammino per nuove spogliazioni . Se il verbo della 2.a Zimmerwald potesse trionfare diamo per un momento la pazzesca ammissione avremmo la giustizia rovesciata : le vittime dell ' aggressione dovrebbero anche pagare le spese del proprio funerale ! In nome del socialismo , ch ' è soprattutto idea di giustizia ! Si vuole attendere che i socialisti di Germania inizino una campagna in favore della pace . I signori di Kienthal saran serviti , vedrete . In fatti , non deve riuscir difficile a quegli ottimi « genossen » chiedere ora una pace , che sarebbe un toccasana per la Germania . Che possono temere da una pace gl ' imperi centrali ? Tanto poco che persino nella risposta agli Stati Uniti se ne sono proclamati paladini . Hanno sommerso il Belgio e la Serbia , sono in Francia ; hanno molta parte della Russia ; tengono per i capelli Bulgaria , Turchia ! In somma , hanno ottenuto quanto potevano ragionevolmente non già ... teutonicamente , ch ' è il contrario aspettarsi dalla mostruosa preparazione loro e dalla iperbolica ... impreparazione altrui . La guerra può considerarsi vittoriosamente finita per la Germania ; lo dicono persino i giornali tedeschi . Restano , è vero , gl ' intatti eserciti della Quadruplice , i quali ora soltanto cominciano a diventare pericolosi . L ' han capito gli alemanni a Verdun , i turchi ad Erzerum , a Trebisonda ; lo capiscono i tedeschi e gli austriaci su la fronte russa e su quella italiana . Ma niente paura , e sempre avanti i due imperatori e re ! Agli eserciti intatti e più forti che mai della Quadruplice , pensano i socialisti di Zimmerwald e di Kienthal . Anzi , se per dar loro maggiore autorità e maggior credito si renderà necessaria un ' agitazione pacifistica in Germania , vi penseranno il kaiser ed il suo cancelliere , vedrete ! Ché la socialdemocrazia è alquanto screditata ! Medela [ sic ] sicura : finora la Germania è in condizioni favorevoli , ad indebolire o spezzare la resistenza della Quadruplice pensano i socialisti zimmerwaldiani , foss ' anche creando un desiderio di pace che ora non esiste . In tal modo si prepara il trionfo del kaiser . Lo sanno i valentuomini che si riuniscono periodicamente in Isvizzera ? È un ' indagine oziosa . Quali che sieno le intenzioni loro , le conseguenze dell ' opera sono tedescofile . E le conseguenze , che son fatti , contano . Azione illogica , dunque , anche se disinteressata . E perché illogica destinata al fallimento . Ché le correnti pacifistiche potranno ornarsi appena appena d ' un elemento : quello costituito da ' comunque danneggiati dalla guerra . Un elemento negativo , dal quale non si potrà mai trarre un ' azione decisa . Vociatori senza meta , nient ' altro . Ed è colpevole la propaganda che a tali elementi si rivolge . Abbiamo saputo sempre che il socialismo è il risultato del dinamismo nelle cose . Per nostro conto integrammo la troppo scheletrica inanimata definizione con un ' aggiunta , questa : e della volontà nelle persone . Ne dissero matti . Comunque il socialismo che trae i suoi proseliti fra i malcontenti , che elevano a fede solo il proprio malcontento è socialismo da rigattieri . Si dilegua facilmente allor che una qualsiasi partitanza borghese o Aretina gli muova concorrenza con benefici più immediati . Propaganda indegna , quindi , quella che sfrutta il danno economico d ' un popolo , o il dolore d ' una madre . Persuadere bisogna , ed i convenuti di Kienthal non han ragioni da esporre . Onde ogni risoluzione loro è ... telum imbelle sine ictu . C ' è il mezzo per ottenere rapidamente la pace . È quello di vincere rapidamente . Per ciò occorrono energie fuse nel bronzo , volontà d ' acciaio temprato , resistenza eroica al tempo ed agli eventi ! Ed armi occorrono . La pace non vuol profumi di gigli ; odore acre di polvere ci vuole . Però lasciamo gl ' innocui maniaci alle adorazioni loro per San Luigi , ed il popolo italiano intensifichi il suo sforzo per vincere . È il modo migliore per affrettare la pace !
StampaPeriodica ,
Seguitiamo il nostro costituzionale , che dopo quella stretta di mano data al vecchio Francesco , non so poi se tanto di cuore , se ne va frettoloso verso il Palazzo della comunità colla idea in testa , secondo il suo solito , di aver molto da fare . L ’ avere trovato un antico suo camerata , le loro opinioni così disparate , il caldo discorso fra loro tenuto , ed i nomi di quei sublimi ingegni italiani , tutte queste idee insomma gli frastornarono il cervello per tutto il rimanente della giornata , così che neppure il lasciarono riposare tranquillamente nel corso della notte che segui . Alzatosi prima dell ’ usato , tenta acquetare il suo spirito ancor conturbato , e dopo qualche fiero contrasto : “ No non può essere , ” grida fra se stesso , “ non può essere . ” E se pur vuol togliersi da quella penosa incertezza gli fa d ’ uopo risolversi di tornare a Francesco e rinnovare con lui la battaglia del dì prima . “ Bisogna che vada : ” e va dritto alla casa di lui , come un cavallo alla corsa . E già vi sarebbe giunto colla velocità del fulmine , se un tristarello di ragazzo , di dieci anni all ’ incirca , condotto per forza alla scuola dalla madre , non lo avesse ad un istante fermato , e fatto trasecolare per una corona lunghissima di villanie e di ingiurie che quegli , avvelenato come una vipera , scagliava , dimenandosi ed urlando , in faccia a chi l ’ aveva partorito . Non poté a meno allora il nostro messer Pancrazio , a quella serie di lunghi improperi , di porsi in tutta la sua dignità , ed alzando la voce sgridare forte quell ’ insolente : “ E chi ti ha insegnato , fanciullaccio indegno , ” gridò , “ di trattare così tua madre ? ... Non so perché mi stia ... ” e volea , in così dire , accostarsi e dargliene una buona dose . Ma il ragazzo più inviperito che prima da quella paternale , staccatosi con violenza dalla madre , e preso un grosso sasso : “ Codinaccio ... brigantaccio , ” cominciò a gridare a piena gola correndogli incontro , “ che c ’ entri tu spione pagato ?...” O vi assicuro io che era serpente da non far ridere , se la madre non fosse corsa a disarmarlo , e trarlo indietro . Pancrazio , raccomandandosi alle sue gambe , giunse alla casa del vecchio Francesco ripetendo ancora entro se stesso il complimento ricevuto : “ A me codinaccio ! a me brigan ... taccio ... a me ! Questi figli sono indegni dell ’Italia.” Entrato , e narrato a Francesco il caso fierissimo , e come egli , nell ’ istante in che esercitar volea un atto di vera filantropia , avesse colto così male ... e da un fanciullo di pochi anni : “ E non inarcate voi le ciglia , ” disse al vecchio , “ non fate le profonde meraviglie per tanta impudenza ? ” Francesco . Inarcar le ciglie ! Meraviglia profonda ! Ma io me la rido di queste cose . La meraviglia mi nasce in petto per voi , caro amico , che volendo pur essere tra i rigeneratori d ’ Italia , vi perdete ed affondate nel primo ruscello che trovate per istrada . Questo , mio caro , è un dolce in paragone delle cose che si preparano . E che direte dunque quando questi serpentini e viperette saranno divenuti serpentacci a sonaglio da divorarci tutti quanti ? Quando questa generazione crescente , allevata come bestie , senza Dio , e senza principî neppur naturali , fatta adulta finirà di trascinare la società all ’ ultima sua rovina ? Allora , altro che ragazzi insolenti ! altro che sassi ! Pancrazio . Ma lo vedo anch ’ io che così non si va ... e che si cammina a sghembo . Ma come si fa adunque ? Non vi è altro mezzo che una savia severa Costituzione . È poi sempre quello che dico io . Francesco . Ma che mi andate costituzionando voi per l ’ amore del cielo . Queste sono baie , ed è un gridar alla luna . Pancrazio . Ma come vorreste adunque fare ? Francesco . Come vorrei fare ? Ecco . L ’ uomo ha un cuore , ed è questo cuore che è guasto e corrotto . Bisogna adunque parlare a questo cuore , e non frastornar le orecchie dell ’ uomo con paroloni sesquipedali che alterano , irritano e nulla più ; e parlando a questo bisogna far ogni possa per richiamare le famiglie , che costituiscono la società , al tipo originale nel quale Dio le creò da principio . Ma chi è , mio caro , che all ’ uman cuore possa parlare , e fargli cangiar strada , se non la religione cattolica che è unica figlia di quel Dio che solo ha potere sull ’ uomo , perché sua creatura ? Pancrazio . Dunque in una savia , buona Costituzione voi non sperate ? Francesco . Nulla , nulla io spero nelle istituzioni puramente umane per chiamare l ’ uomo al suo dovere . E quale speranza può avere nei moderni ritrovati , chi con qualche senno rifletta che essi sono tutti figli legittimi del centiforme protestantismo , e dell ’ umano pensiero sfrenato e reso indipendente da Dio ? Sapete quando io incomincierò a sperare un ’ era novella di pace non fittizia , e di vera vita ? Quando , passato il parossismo della febbre di che è oggi agitata la società , si incomincerà a capire che il tipo vero della società domestica è basato su quello della Società divina delle tre divine auguste Persone , secondo il dogma cattolico , e saremo tutti convinti che l ’ autorità paterna , a cui fa capo la società di famiglia , viene dirittamente dall ’ Autorità paterna divina , contrassegnata così distintamente nella prima parola della preghiera cattolica , Pater , Padre . Scuotete questa verità , ed ecco scossa la base della domestica società , e quindi della intera società umana , che di tutte le famiglie è composta . E come volete , per l ’ amor del cielo , che la società di famiglia possa a lungo durare senza un vero legame che abbia forza di tener collegati i membri che la compongono ? Come il figlio riconoscerà l ’ autorità paterna , egli che nega , si ride della paterna Autorità divina , né sa , né vuole pronunziare quel nome Padre ; e si vergogna di pronunziarlo ? Come rispetterà l ’ autorità paterna , egli che sconosce e bestemmia la fonte da cui deriva ? Se Dio Padre risuona un essere quasi tiranno ... come risuonerà il nome di un padre che è solo autore secondario di una vita puramente materiale ? Voi dunque vedete , che il male della società è posto in questo , che cioè gli elementi che la compongono , e sono le famiglie , sono guasti e corrotti . Pretendere adunque di riorganizzare , e con istituzioni esclusivamente umane , la grande famiglia sociale , senza prima porre nell ’ ordine la società domestica , è pazzia da ospedale . Pretendere poi di chiamare all ’ ordine questa società di famiglia o domestica , che è la stessa cosa , senza restituirla al suo vincolo naturale che è l ’ Autorità divina , la quale ne forma la sua base , è la pazzia delle pazzie . Del resto , seguite pure ad invocare rimedi materiali ; andate , andate di questo passo , e poi vedrete se si terminerà per fiaccarsi una volta per sempre la testa . Leggete le opere dei grandi uomini di questo secolo , e sentirete quale intima relazione havvi fra la miscredenza e lo inaridirsi e disseccarsi delle fonti del ben vivere sociale ; e come invece la religione , la fede mantenga le famiglie e la società nella loro vita e splendore . Dico di questo secolo , perché il fantastico vostro oscurantismo dei secoli passati non vi faccia rabbrividire . Pancrazio . La società non si studia ella altrove che nei libri ? Francesco . Pretendereste forse studiarla nei giornali , che son pur essi stampati ! Che diamine ! voi costituzionali , moderati , caldi o freddi che siate , che nol so , strombazzate tanto nei caffé , nelle case , per le strade il vostro amore di patria , che vi strugge , e poi non conoscete neppure i nomi di quei grandi uomini i quali , per essere nati nel secolo dei lumi , e per aver studiato la società da vicino dovrebbero in qualche modo meritare la vostra stima . Voi insomma volete medicare i mali della società a modo dei cerretani , con un po ’ di spirito e di cerotto ... ho capito . Pancrazio . Questa è un ’ offesa , un affronto ! Francesco . È una verità , e tanto basta perché si debba dire non ostante la guerra accanita che voi fate a lei , a quella libertà , che avete per altro sempre in bocca . Pancrazio . Non si può negare ; vedo io pure mille abusi ... Ma si penserà anche a questo ... si penserà ... Francesco . Oh per amor del cielo ! risparmiate questo novello sproposito . Che un governo , uno Stato alla moderna , possa prendersi della gran famiglia sociale un pensiero , e nudrire speranza di miglioramento , io non so , ma ... passi ... Ma che questo Stato possa ingerirsi della interna costituzione delle famiglie e mettere naso in casa altrui ... ah ! questo sarebbe una pazzia il pensarlo , sacrilegio il tentarlo ... Pancrazio . Oh diavolo ! Un sacrilegio ! Francesco . Sì , sì , un sacrilegio , perché il recinto delle mura che chiude una famiglia è sacro ed inviolabile , né alcuno ha il diritto di porvi il piede per comandarvi , se non fosse nel solo caso in che la famiglia disturbasse l ’ ordine pubblico ; perché unicamente il padre dalla natura , e dalla religione ne è costituito padrone e sovrano ... Dio solo , autore della natura , e oggetto della religione , è la fonte di questa sovranità paterna . Pancrazio . Eppure l ’ autorità della Chiesa ha preteso , e pretende ( se fosse lasciata libera ) di estendere la sua autorità fin dentro le domestiche mura , e di porre il naso come dite voi , in casa altrui . Francesco . Ma presto o tardi qui io vi voleva ? Questo Dio che solo può riordinare le famiglie sconvolte internamente , pretendete voi che discenda Egli in persona ad esercitare quest ’ opera ? Non si serve Egli de ’ suoi ministri ? E giacché voi me ne avete dato il destro , che fanno poi essi mai questi ministri del santuario , da voi chiamati mani morte , gente oziosa , se non tentare di ravvivare la società moribonda , chiamando a nuova vita le famiglie che la compongono ? E che fa egli un Ministro del Vangelo quando , ponendo una mano sul capo del fanciullo , gli dirige la mente , gli indirizza il cuore verso un Dio Padre da cui ogni paternità discende , se non allevare figli docili per la famiglia , buoni cittadini per la patria ? Pancrazio . E lo potranno essi sperare ... Francesco . Sì che lo possono sperare : e che l ’ esito del sacerdozio cattolico rapporto a questo riordinamento di cose sia sicuro , ne fanno prova i fatti tutti dai quali , a chiaro lume di aperto sole , emerge quale salutare influenza abbia la Chiesa nel ben essere domestico , e quindi sociale , quando essa è lasciata libera nel suo ministero , e senza bavaglio per poter parlare , e senza pastoie per poter additare la strada , che alla vera felicità conduce le famiglie ed i popoli . Ma per questo , il piede profano non deve inoltrarsi nel sacrario del sacerdozio , ed è ora una volta che i potenti , i grandi della terra facciano tregua alle basse ed umane gelosie verso la Chiesa , e si persuadano una volta a prova di fatti e presenti e passati , che la tranquillità pubblica e la fermezza dei troni sono una chimera colla Chiesa in ceppi , e in catene . Leggete , mio caro , leggete le storie imparziali , considerate le beatitudini presenti , e poi risponderete ... e poi mi direte . Pancrazio . Purtroppo , esaminando freddamente i fatti presenti ... Che volete ... purtroppo ... non avete tutto il torto . Ma non mi potrete però negare , che il moderno progresso abbia dato una grande spinta a quella vita di civiltà che i popoli vivono al presente , e che ... Francesco . Oh povero il mio fiato sprecato ! Di quale vita mi parlate voi , che il ciel vi salvi ? Se convenite meco , che le famiglie , delle quali la società è composta , sono fuori strada , e che solo colla forza religiosa possonsi ordinare , come mai un progresso tutto materiale può dare nuova vita ai popoli ? Pancrazio . E pure tant ’ è ... il negare tutto è troppo . Francesco . Vi ingannate ; nulla io nego per passione ; affermo il moderno progresso quale egli è realmente ; io nego poi quanto voi vel immaginate . Per ora , basti così . All ’ Ave Maria siete in libertà ? Pancrazio . Oh sì ! sempre quando voi volete ; a quell ’ ora io sarò da voi ; desidero propriamente farvi capire che ogni uomo sbaglia , e che questa volta voi pure ... Francesco . Potrebbe essere ... ma io non lo credo ... A rivederci adunque . Pancrazio . Sì , a rivederci .
LA FINE ( PAPINI GIOVANNI - PREZZOLINI GIUSEPPE , 1907 )
StampaPeriodica ,
Questo è l ' ultimo numero del Leonardo . Il Leonardo non " sospende le pubblicazioni " , come usano dire le riviste vergognose , ma le cessa e le chiude assolutamente e definitivamente . Se per caso riapparisse in seguito una rivista collo stesso nome - e vi fosse pur dentro qualcuno dei nostri collaboratori di secondo ordine - avvertiamo fin da ora che si tratterebbe di una illegittima contraffazione messa insieme da imitatori maligni . Il Leonardo nostro , quello che tutti conoscono odiano e amano , scompare oggi per nostra volontà e scompare per sempre . Ma non vogliamo lasciare quest ' impresa - nella quale per cinque anni abbiamo speso entusiasmo energia e denaro - senza dire brevemente e sinceramente perché abbiamo presa questa decisione . Tanto più che il Leonardo non muore per le cause che portano di solito la morte alle altre riviste . Cominciamo pure , senza complimenti , dalle cose più volgari ! Il Leonardo non muore per mancanza di denaro . Muore , piuttosto , per una certa minaccia di futura prosperità . Già da tre anni il numero degli abbonati s ' è decuplicato , la vendita è aumentata e si prevedeva prossimo il momento in cui sarebbe divenuto inutile ogni sacrificio personale dei redattori . In seguito a ciò alcune persone ci avevano offerto di prendere per conto loro la gestione del Leonardo , facendolo diventare mensile e lasciando interamente a noi la direzione . Se avessimo altre anime tutto questo ci avrebbe fatto molto piacere . A poco a poco il Leonardo sarebbe divenuto un buon affare ; ci sarebbe stata una amministrazione regolare e forse dei guadagni e più tardi noialtri , invece di essere obbligati a spendere , saremmo stati pagati per la nostra opera . Ma questa appunto è stata una delle ragioni per cui ci fermiamo . Il Leonardo non ha mai avuto , nella nostra mente , niente di commerciale e l ' idea di avere accanto degli amministratori , e magari degli azionisti , i quali più o meno direttamente ci avrebbero forzato a modificare lentamente la nostra impresa per accrescere o per non diminuire gli utili , ci repugna completamente . Noi abbiamo scritto sempre per pochi , sapendo bene che le cose da noi dette potevano essere comprese e vissute soltanto da quelli che avevano anime ed esperienze simili alle nostre , e questa frotta di abbonati professori , dottori , avvocati , dilettanti che andava crescendo intorno a noi ha finito con lo annoiarci . Anche involontariamente un giornale diventa ciò che vogliono i suoi lettori e per quanto abbiamo resistito abbastanza fino ad oggi sarebbe impossibile continuare a far concessioni a quelli che ci seguono . Il Leonardo deve sopportare il destino di tutte le cose che hanno una certa fortuna . Finché s ' è in pochi e si combatte , da soli , contro tutti , non ci son pericoli di transazioni e di degenerazioni . Appena si comincia a fare del rumore la gente viene intorno e i curiosi , gli snobs , gli interessati , gli arrivisti , gli adulatori , i paurosi si mettono a batter le mani , a far complimenti e ad offrir servigi . Si finisce , a questo modo , soffocati in un terribile circolo vizioso . Il fatto di esser soli ci permette di esser buoni e indipendenti e queste qualità attirano la gente perché la folla è attirata dalla solitudine che la disprezza ; e la folla che si stringe intorno fa sparire , col solo suo contatto , quelle nostre qualità che l ' avevano attirata . Cosa volete fare contro questi venefici cortigiani ? L ' unico rimedio sarebbe di rispondere con sgarberie alle lodi e con dei calci alle profferte di aiuti per conservare , a forza di villanie , il cerchio di solitudine , ma la raffinata civiltà dei nostri tempi non permetterebbe tali eccessi di difesa e anche dei convinti maleducati quali noi siamo , non vogliono correre il rischio di esser rinchiusi in una casa di salute . Ma il fatto è questo : che il Leonardo è costretto a sparire , oltre che per altre ragioni , perché troppi s ' interessavan di noi . Come i nostri lettori ricorderanno più volte ci siamo lamentati di questo superfluo successo . Non solo in Italia , ma in Francia , in Inghilterra , in America , in Germania - perfino a Tien - tsin e al Cairo - c ' erano uomini che credevano farci piacere e onore occupandosi delle cose nostre . Il più delle volte , naturalmente , si trattava di uomini che non ci comprendevano e non potevano comprenderci , che ci lodavano di qualità senza importanza ; che ci difendevano con ragioni stupide ; che ci opponevano obiezioni alle quali avevamo già risposto : che ci accusavano delle nostre migliori qualità ; oppure che si limitavano freddamente a dire cosa avevamo fatto . Pochissime volte c ' è accaduto di scoprire qualche anima che valesse la pena di esser conosciuta . E questo diciamo anche per quelli che ci furono più vicini ; anche per quelli che più o meno abilmente ci seguirono e ci imitarono . Da loro , anzi , ci vennero i maggiori , per quanto taciti , ammonimenti di finire . Gli intrighi , le rivalità , le bizze , le mutue concessioni , le involontarie ipocrisie , le interessate rivolte , gli umilianti maneggi ; tutto ciò che rende frivola e falsa la vita delle riviste “ giovani " ci ha costretti a guardare con occhio meno indulgente le nostre apparenti complicità e solidarietà . Un ' altra delle ragioni del suicidio del Leonardo è la cattiva riuscita dei connubi che abbiamo fatto con altri gruppi . A causa appunto dell ' interesse da noi svegliato non è stato possibile , meno che per un brevissimo periodo , fare una rivista assolutamente personale , vale a dire scritta interamente da noi due . Per tre volte abbiamo accolto con noi uomini diversi e per tre volte abbiamo dovuto riconoscere l ' impossibilità delle mescolanze . Il primo connubio è stato quello coi letterati e i pittori che finì subito , grazie alla fondazione dell ' effimero Hermes ; il secondo è stato coi logici , coi matematici e gli analitici i quali si son resi intollerabili per la loro mancanza di tolleranza e per la loro incapacità di comprendere il lato artistico e avventuroso della nostra opera ; e il terzo cogli occultisti dai quali , fin dall ' ultimo numero , ci siamo definitivamente staccati . Per tornare del tutto soli bisognerebbe rompere violentemente amicizie , rapporti , interessi , e d ' altra parte non vogliamo tentare nuove combinazioni che non potrebbero avere miglior fine delle altre e non vogliamo , soprattutto , che il Leonardo possa essere sfruttato da piccoli arrivisti intellettuali che si divertono a giuocare la terna della ribellione per giungere più facilmente ad arraffare una qualsiasi gloriuccia . I resultati di queste nostre associazioni momentanee sono stati poco piacevoli e per quanto fino all ' ultimo il Leonardo non abbia perduto quella fierezza e quella spontaneità , che furono fra le sue doti migliori , pure le varie influenze che in esso si sono avvicendate hanno lasciato le loro traccie e in certi momenti il Leonardo è stato un po ' troppo agghindato e decadente - in altri troppo serio e quasi accademico - e perfino , per quanto ci meravigli questa confessione , troppo assurdo e fantastico . Ma poiché non vogliamo tener niente nascosto diremo apertamente che tutto questo non sarebbe bastato a farci interrompere l ' opera nostra se non vi fossero state altre ragioni più interne e . perciò più importanti . Il Leonardo è stato sempre da noi considerato come un apparecchio per eseguire determinate esperienze sull ' anima vile italiana . Dopo cinque anni di queste esperienze , dopo aver cercato con questa rivista e con altre opere , di scoprire uomini , di svegliare e trasformare anime , di trovare giovini che fossero per noi compagni e schermidori e non pappagalli male ammaestrati , ci siamo persuasi che non vale la pena di continuare . Quelli che abbiamo trovato - o meglio ci hanno cercato - ci sono apparsi , in fondo , non troppo dissimili dagli altri . Erano diversi in quanto parlavano di cose nuove e rispettavano autorità prima non riconosciute ma non diversi per anima , non diversi per vita morale . Ma questo è ciò che conta per noi e perciò abbandoniamo l ' improvvisata professione " di pescatori di anime " . Noi abbiamo certamente ottenuto qualche cosa . Abbiamo fatto conoscere agli italiani dottrine e uomini che per loro erano ignoti ; abbiamo discusso e combattuto con fortuna scuole vecchie e nuove o rinascenti , quale sarebbe il positivismo , il modernismo cattolico , il neo - hegelismo ; abbiamo imposto all ' attenzione delle persone prudenti soggetti e studi troppo disdegnati ; abbiamo contribuito a far cambiare il tono ipocrita e melato che regnava nelle discussioni intellettuali e abbiamo mostrato con l ' esempio che le idee non sono delle parole che s ' imparano ma delle cose vive che si possono vivere , godere ed uccidere . Ma tutto ciò non è abbastanza per noi . Siamo sempre stati dei megalomani e sempre perseguitati dal bisogno di proporci e di conseguire fini grandiosi . Sia per fretta o per impotenza non siamo riusciti e abbandoniamo la nostra maggiore arma . Il Leonardo è venuto fuori da un lungo periodo di fremebonda e laboriosa solitudine e ora noi torniamo un po ' inquieti e un po ' fiduciosi alla solitudine che lasciammo or son molti anni con tanti sogni nel cuore . Noi lasciamo volentieri il posto agli altri . Il Leonardo ha già prodotto delle imitazioni ed è questo il segno migliore che il suo tempo è passato . Quello che in esso poteva esserci di assimilabile per la folla sarà continuato e il nostro albero , dopo aver fatto cadere qualche fiore , può essere tagliato senza rimpianto . Senza rimpianto ! Per quanto possa parer singolare in noi questa freddezza di fronte a ciò che fu la nostra cosa più cara , noi scriviamo sinceramente queste due parole . Diremo apertamente che negli ultimi tempi il Leonardo non c ' interessava più come prima . Mentre andava crescendo l ' interesse degli altri scemava il nostro . Da qualche tempo abbiamo seguitato a fare il Leonardo semplicemente perché questo esisteva di già , perché era atteso , perché ci eravamo impegnati moralmente a continuarlo con tutti quelli che ci amavano e soprattutto con quelli che ci combattevano . Ma il Leonardo non era più per noi - come ai primi tempi - l ' espressione necessaria ed appassionata delle nostre scoperte e dei nostri desideri . A poco a poco andava diventando qualche cosa di meccanico , di abituale , di routinier . Si andava creando il tipo del Leonardo : in ogni numero bisognava trovare uno straniero da rivelare all ' Italia ; un programma nuovo da gettare davanti ai nostri simili e quella certa quantità di sdegno e di rabbia che dovevan contenere le schermaglie . Le cose non potevano continuare così . Per noi il Leonardo è stato sempre qualcosa di necessario , di personale , di sentimentale ; la voce che non potevamo far tacere dentro di noi , il diario dei nostri viaggi spirituali di Ebrei Erranti della cultura . È stato fin da principio un ' eruzione passionale e appunto perché eruzione non poteva durare a lungo . Quando la lava che scende si calma e diventa un rigagnolo lento il vulcano fa ridere . Non diciamo con questo di essere dei vulcani spenti . Noi continueremo ancora a fare , a pensare , a cercare ed anche a pubblicare . Ma noi sentiamo pure il bisogno di ripensare ai problemi che c ' immaginammo di aver fatto dissolvere nell ' aria ; di riesaminare tutte le nostre opinioni espresse con tanta leggera sicurezza ; di cercare nuove soluzioni a problemi già messi a posto ; a rivedere e verificare i nostri giudizi su cose e persone ; di ricominciare , insomma , ancora una volta , la nostra vita intellettuale . Tutto questo non possiamo farlo che nella solitudine . Pubblicando un giornale bisogna pur sempre seguire una tradizione , bisogna rispettare troppo le proprie opinioni passate , bisogna per forza trinciar giudizi su argomenti che non s ' è avuto il tempo di conoscere a fondo e continuamente bisogna fare degli sforzi per mantenere la necessaria abitudine della sincerità . Val molto meglio lasciar la gente ; scender dalla cattedra ; gettar via la nostra veste di docenti e ridiventare gli umili scolari del mondo , di questo terribile mondo nel quale non siamo ancora capaci di trovare la vera ragione di vivere - cioè la cosa più necessaria - ma nel quale siamo immersi e dal quale dobbiamo estrarre il meglio del nostro pensiero e del nostro essere . Non sappiamo per ora ciò che faremo in seguito . Non amiamo le fermate e le lunghe soste . Cerchiamo la calma , la pace , la certezza come tutti gli uomini ma finora l ' abbiamo trovata soltanto nel viaggio e nella inquietudine . Crediamo che vi sia una pace d ' altra specie e continuiamo a cercarla . Continueremo perciò a narrare a quelli che vorranno ascoltarci ciò che vedremo e scopriremo . Oggi , per il rispetto che dobbiamo alle nostre anime , sentiamo la necessità di far colare a fondo questa barca che ci fu cara . A quelli che la seguirono non chiediamo condoglianze o pietà . Non ne abbiamo affatto bisogno . Li esortiamo a fare per loro conto ciò che noi vogliamo fare : uno spietato esame di coscienza . Cerchino , s ' è possibile , di guardare sé stessi come un altro potrebbe guardarli e se riusciranno a considerarsi senza disgusto , anche il Leonardo non sarà morto invano .
ProsaGiuridica ,
Vittorio Emanuele III per Grazia di Dio e per la Volontà della Nazione Re d ' Italia Imperatore d ' Etiopia Ritenuta la necessità urgente ed assoluta di provvedere ; Visto l ' art . 3 , n . 2 della legge 31 gennaio 1926-IV , n . 100; Visto il R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , contenente provvedimenti per la difesa della razza italiana ; Sentito il Consiglio dei Ministri ; Su proposta del Ministro per le finanze , di concerto con i Ministri per l ' interno , per la grazia e la giustizia e per le corporazioni ; Abbiamo decretato e decretiamo : Titolo I - Limitazioni della proprietà immobiliare Capo I . Disposizioni generali Art . 1 . Le limitazioni della proprietà immobiliare , stabilite dall ' art . 10 , lettere a ) ed e ) , del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , si determinano cumulando separatamente i terreni ed i fabbricati urbani siti nel territorio del Regno e costituenti il patrimonio immobiliare dei cittadini italiani di razza ebraica alla data di entrata in vigore del presente decreto . Art . 2 . Si comprendono nel patrimonio immobiliare , soggetto alle limitazioni di cui all ' articolo precedente i beni posseduti : a ) a titolo di proprietà piena e di proprietà nuda ; b ) a titolo di concessione enfiteutica . Non è computato il diritto del concedente enfiteutico , salvo il caso della devoluzione previsto alla lettera b ) del primo comma dell ' art . 45 . Art . 3 . Non si comprendono nel patrimonio immobiliare di cui all ' art . 1 : a ) gli immobili adibiti ad uso industriale e commerciale quando il proprietario o enfiteuta sia anche il titolare dell ' azienda alla quale gli immobili stessi sono destinati ; b ) i fabbricati appartenenti ad imprenditori edili e costruiti a scopo di vendita ; c ) i beni per i quali alla data dell ' entrata in vigore del presente decreto vi siano in corso procedure di esecuzione immobiliare . Ai beni menzionati nelle lettere a ) e b ) del precedente comma si applicano le norme del titolo II . Art . 4 . La parte di patrimonio immobiliare eccedente i limiti consentiti ai cittadini italiani di razza ebraica , deve essere trasferita all ' Ente indicato nell ' art . 11 in conformità delle disposizioni di questo decreto . Art . 5 . Fino alla determinazione definitiva dei beni immobili compresi nei limiti di cui all ' art . 10 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , i cittadini di razza ebraica non possono compiere alcun atto di alienazione a titolo gratuito od oneroso o di costituzione di ipoteca , relativamente ai beni immobiliari di cui al primo comma dell ' art . 2 . Se però ricorrono esigenze o circostanze particolari , il Ministro per le finanze può autorizzare il compimento degli atti predetti , prescrivendo le opportune cautele . Degli immobili eventualmente alienati con l ' autorizzazione del Ministro per le finanze sarà tenuto conto , per quanto è possibile , nella formazione della quota consentita . Gli atti compiuti in violazione del disposto del primo comma , sono improduttivi di effetti , rispetto ai beni che risulteranno eccedenti la quota di patrimonio immobiliare consentita dal citato decreto del 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 . Le locazioni stipulate in ordine ai beni medesimi , posteriormente alla entrata in vigore del presente decreto e senza la preventiva autorizzazione dell ' Ente di cui all ' art . 11 , avranno validità limitatamente all ' anno in corso al momento dell ' acquisto del bene locato da parte dell ' Ente predetto ed osservate in ogni caso , quanto ai termini di disdetta , le consuetudini locali . Art . 6 . In deroga alle disposizione degli articoli 4 e 5 , il cittadino italiano di razza ebraica può fare donazione dei beni ai discendenti non considerati di razza ebraica , ovvero ad Enti od Istituti che abbiano fini di educazione od assistenza . La donazione di questi beni può essere fatta anche al coniuge che non sia considerato di razza ebraica . Le donazioni devono essere fatte nel termine perentorio di centottanta giorni dall ' entrata in vigore del presente decreto . Le donazioni stesse perdono ogni efficacia se non sono state accettate entro novanta giorni dall ' atto di donazione . Art . 7 . Le procedure esecutive immobiliari iniziate contro cittadini italiani di razza ebraica , anteriormente all ' entrata in vigore del presente decreto , saranno proseguite con le norme vigenti secondo la natura del credito . Art . 8 . Dalla data dell ' entrata in vigore del presente decreto , le azioni esecutive immobiliari contro cittadini italiani di razza ebraica potranno essere iniziate e definite con le norme vigenti secondo la natura del credito su ogni bene del patrimonio immobiliare del debitore : a ) per tributi dovuti allo Stato , alle provincie ed ai comuni ; b ) per contributi esigibili con le norme stabilite per la riscossione delle imposte dirette ; c ) per crediti ipotecari iscritti anteriormente all ' entrata in vigore del presente decreto ; d ) per crediti di data certa anteriore all ' entrata in vigore del presente decreto aventi privilegio speciale sull ' immobile . In ogni altro caso , dalla data dell ' entrata in vigore del presente decreto e fino alla definitiva determinazione dei beni compresi nella quota consentita e in quella eccedente , l ' autorizzazione alla vendita non potrà essere concessa , rimanendo in conseguenza sospesi , fino a tale determinazione , i procedimenti esecutivi iniziati . Avvenuta la definitiva ripartizione dei beni nelle due quote anzidette , cesserà di diritto , in ordine ai beni compresi nella quota eccedente , ogni effetto giuridico dei procedimenti esecutivi . Per i beni compresi nella quota consentita , le azioni esecutive si svolgeranno in base alle norme vigenti , secondo la natura del credito . Per l ' accertamento della qualità di ebreo del debitore si osserveranno le norme dell ' articolo seguente . Art . 9 . Ai fini dell ' applicazione di quanto è disposto nel secondo comma e seguenti dell ' articolo precedente , il creditore istante , nei procedimenti esecutivi iniziati dopo l ' entrata in vigore del presente decreto , deve presentare un ' attestazione del competente ufficio di stato civile dalla quale risulti se vi sia o no nei riguardi del debitore , annotazione di appartenenza alla razza ebraica o annotazione di provvedimento di discriminazione . Nel caso che non risulti dall ' attestazione anzidetta l ' appartenenza del debitore alla razza ebraica , il procedimento esecutivo è proseguito e definito , senz ' altre indagini , con le norme vigenti secondo la natura del credito ; egualmente è definito con le norme ordinarie nel caso di avvenuta discriminazione . Art . 10 . Alle procedure fallimentari contro cittadini italiani di razza ebraica si applicano le norme ordinarie anche per quanto riguarda la vendita dei beni immobili e cessa , dalla data della dichiarazione del fallimento , l ' applicazione della disposizione dell ' art . 4 , salvo quanto è disposto nell ' art . 45 , primo comma , lettera d ) . Capo II . Ente di gestione e liquidazione immobiliare Art . 11 . È istituito un Ente denominato " Ente di gestione e liquidazione immobiliare " avente sede in Roma , col compito di provvedere all ' acquisto , alla gestione e alla vendita dei beni di cui all ' art . 4 . All ' Ente anzidetto è assegnata una dotazione di venti milioni da stanziarsi con provvedimenti del Ministro per le finanze sul bilancio del Ministero stesso . L ' Ente è amministrato da un Consiglio composto dal presidente e da altri 9 componenti , nominati con decreto del Duce , Primo Ministro Segretario di Stato . Il presidente ed uno degli altri componenti sono nominati su proposta del Ministro per le finanze . Gli altri componenti sono proposti rispettivamente dal Ministro per l ' interno , dal segretario del P.N.F. Ministro Segretario di Stato e dai Ministri per la grazia e giustizia , per l ' agricoltura e foreste e per le corporazioni , dall ' ispettorato del credito , dalla Confederazione fascista degli industriali . Con decreto del Duce , Primo Ministro Segretario di Stato , sono nominati tre sindaci effettivi , uno scelto tra i magistrati della Corte dei conti , con funzioni di presidente , uno su proposta del Ministro per le finanze ed uno su proposta del Ministro per le corporazioni . Con lo stesso decreto , su proposta del Ministro per le finanze , sono pure nominati due sindaci supplenti . L ' Ente è retto da uno statuto , da approvarsi con decreto Reale su proposta del Ministro per le finanze di concerto con i Ministri per l ' interno , per la grazia e giustizia e per le corporazioni con le forme di cui all ' art . 1 e 3 , della legge 31 gennaio 1926 , n . 100 . Il bilancio sarà alla fine di ciascun esercizio annuale sottoposto all ' approvazione del Ministro per le finanze . Per l ' assistenza , rappresentanza e difesa in giudizio , l ' Ente si avvale dell ' Avvocatura dello Stato . Art . 12 . Con decreto del DUCE , sentito il Comitato dei Ministri per la difesa del risparmio e l ' esercizio del credito , saranno determinati gli Istituti di credito fondiario ai quali l ' Ente di cui al precedente art . 11 potrà delegare la gestione e la vendita degli immobili ad esso trasferiti . Gli Istituti di credito suddetti potranno costituire , anche in deroga alle disposizioni di legge o dello statuto , speciali sezioni immobiliari . Nell ' adempimento dei compiti anzidetti gli Istituti avranno l ' assistenza , la rappresentanza e la difesa in giudizio dell ' Avvocatura dello Stato . Capo III . Accertamento e valutazione del patrimonio immobiliare Art . 13 . I cittadini italiani di razza ebraica dovranno , entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto , denunziare all ' ufficio distrettuale delle imposte , nella cui circoscrizione hanno domicilio fiscale , gli immobili di loro pertinenza alla data stessa , a titolo di proprietà o di concessione enfiteutica . Se siano residenti all ' estero , la denunzia dovrà essere presentata al R . Consolato nel termine di giorni centottanta ed in questo caso il denunziante potrà , nella denunzia stessa , eleggere domicilio presso persona residente nel Regno . Il R . Consolato cui la denunzia sia stata presentata , ne curerà l ' invio in Italia , all ' Ufficio distrettuale delle imposte nella cui circoscrizione il denunziante ha il domicilio di origine nel Regno ed in mancanza all ' Ufficio distrettuale delle imposte di Roma . La denunzia dovrà essere fatta secondo il modulo annesso al presente decreto . Nei riguardi delle persone incapaci , l ' obbligo della denunzia incombe a coloro che ne hanno la rappresentanza legale . Nei casi di mancata denunzia il Ministero delle finanze provvede di ufficio all ' accertamento . Art . 14 . Il cittadino italiano di razza ebraica che si sia avvalso o che intenda avvalersi della facoltà di fare donazione a norma dell ' art . 6 , deve farne dichiarazione nella denunzia di cui al precedente articolo , indicando di quali beni egli abbia fatto o intenda fare donazione . Art . 15 . Colui che , essendo obbligato a presentare denunzia a norma dell ' art . 13 , omette di farla nel termine prescritto o la presenta con indicazioni inesatte o incomplete in modo da determinare incertezza su di un immobile denunziato ovvero sulla natura del diritto spettante , è punito con l ' ammenda da lire cinquecento a lire diecimila . Art . 16 . L ' Ufficio distrettuale delle imposte , compie gli accertamenti necessari e trasmette la denuncia stessa all ' Ufficio tecnico erariale nella cui circoscrizione il denunziante ha il domicilio fiscale od in mancanza all ' Ufficio tecnico erariale di Roma . Art . 17 . L ' estimo dei terreni e l ' imponibile dei fabbricati si determinano in base ai ruoli delle imposte sui terreni o sui fabbricati per l ' anno 1939 e , in difetto , in base agli accertamenti eseguiti ai fini dell ' applicazione dell ' imposta straordinaria sulla proprietà immobiliare di cui al R . decreto - legge 5 ottobre 1936-XIV , n . 1743 . In mancanza degli elementi di cui al comma precedente , l ' estimo o l ' imponibile sono determinati , agli effetti dell ' art . 10 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , e del presente decreto , dall ' Ufficio tecnico erariale . Nei particolari casi appresso indicati , si osservano le norme seguenti : a ) l ' estimo o imponibile dell ' immobile , applicando il criterio di ripartizione tra nuda proprietà ed usufrutto di cui all ' art . 19 del R . decreto 30 dicembre 1923 , n . 3269 , sulle tasse di registro ; b ) la ripartizione dell ' estimo o dell ' imponibile fra il concedente e l ' enfiteuta , se non risulta già in catasto , è fatta , ai fini dell ' applicazione della disposizione di cui alla lettere b ) dell ' art . 2 , dall ' Ufficio tecnico erariale , tenuto conto del canone dovuto dall ' enfiteuta al concedente ; c ) l ' estimo delle aree fabbricabili è determinato in base al valore attuale delle aree indipendentemente da quella risultante dai registri catastali . Art . 18 . L ' Ufficio tecnico erariale , se il patrimonio rientra nei limiti consentiti , invia gli atti all ' intendente di finanza , il quale rilascia all ' interessato una attestazione contenente la indicazione dei singoli beni . Di tali beni l ' avente diritto riacquista la piena disponibilità L ' attestazione è trascritta . Art . 19 . Se il patrimonio eccede i limiti consentiti , l ' Ufficio tecnico erariale , tenuto conto della eventuale facoltà di cui all ' art . 6 e del termine per esercitarla stabilito nello stesso articolo , ripartisce i beni fra la quota consentita e quella eccedente tenendo conto , nei limiti del possibile , delle preferenze manifestate dagli interessati nella denunzia o in altra dichiarazione successiva presentata in tempo utile . I beni ipotecati anteriormente all ' entrata in vigore del presente decreto , saranno , ove sia possibile , compresi nella quota eccedente . Quando sia necessario evitare un dannoso frazionamento degli immobili , è ammessa , nella determinazione della quota consentita e della quota eccedente , una differenza del 10% in più o in meno rispetto ai limiti stabili dalla legge . Se per la formazione delle quote sia necessario procedere alla divisione di un immobile e questa divisione non possa effettuarsi o per la natura del bene o senza grave pregiudizio economico , l ' intero immobile viene compreso nella quota eccedente . Art . 20 . L ' Ufficio tecnico erariale determina il valore dei beni compresi nella quota eccedente , moltiplicando per ottanta l ' estimo dei terreni , comprese le aree fabbricabili , e per venti l ' imponibile dei fabbricati . Le scorte vive e quella parte di scorte morte , la quale non sia da considerare come dotazione normale dei fondi secondo le consuetudini locali , sono valutate in base ai prezzi medi dell ' ultimo quinquennio e il valore delle stesse è computato in aggiunta al valore del fondo di cui ai commi precedenti . Art . 21 . L ' Ufficio tecnico erariale , compiuta la determinazione delle quote e la valutazione della quota eccedente o dell ' intero immobile indivisibile , ne da notizia all ' Ente di gestione e liquidazione immobiliare al quale trasmette la relativa denunzia . Ai fini della determinazione del corrispettivo che dovrà essere attribuito al denunziante per il trasferimento della quota di patrimonio eccedente il limite consentito , l ' Ente di gestione e liquidazione immobiliare detrae , dal valore determinato dall ' Ufficio tecnico erariale , le passività gravanti sugli immobili per crediti ipotecari o privilegiati , i tributi o contributi scaduti e non pagati e le rate di affitto riscosse in anticipo . L ' importo dei crediti ipotecari e privilegiati oggetto di controversia , è trattenuto dall ' Ente per essere corrisposto a chi di ragione dopo che sia intervenuta una sentenza definitiva . Art . 22 . L ' Ente dopo aver effettuato le operazioni di cui all ' articolo precedente , notifica al denunziante , a mezzo di ufficiale giudiziario , con le modalità stabilite per la notifica delle citazioni : a ) la indicazione dei beni costituenti la quota consentita ; b ) la indicazione dei beni eccedenti e del relativo valore , nonché delle detrazioni da effettuarsi per la determinazione del corrispettivo di cui al secondo comma dell ' articolo precedente ; c ) nel caso di immobile indivisibile , la indicazione del valore complessivo e delle relative detrazioni , a termini della precedente lettera b ) . Capo IV . Contestazioni in ordine alla formazione della quota consentita e della quota eccedente e in ordine alla valutazione dei beni . Art . 23 . In ogni capoluogo di provincia è costituita una Commissione per la risoluzione dei ricorsi indicati nell ' articolo seguente . La Commissione è nominata con decreto del Ministro per le finanze ed è composta : 2 ) da un ingegnere dell ' Ufficio tecnico erariale ; 3 ) da un ingegnere designato dal Sindacato fascista degli ingegneri . I membri di cui ai numeri 2 ) e 3 ) sono sostituiti , in caso di giustificato impedimento , da membri supplenti nominati nello stesso modo . Alla Commissione possono essere aggregati per singole controversie , con determinazione del presidente , due esperti . I componenti della Commissione , di cui ai numeri 2 ) e 3 ) del secondo comma di questo articolo e i supplenti durano in carica tre anni e possono essere confermati . Le funzioni di segretario sono affidate ad un funzionario dell ' Amministrazione finanziaria nominato col decreto Ministeriale anzidetto . Le spese occorrenti al funzionamento della Commissione sono a carico del reclamante . Esse sono liquidate con provvedimento del presidente , non soggetto ad impugnazione . Art . 24 . Entro 30 giorni dalla notificazione di cui all ' art . 22 , per i cittadini residenti nel Regno , ed entro 90 giorni dalla stessa data , per i cittadini residenti all ' estero , il denunziante può ricorrere alla Commissione di cui all ' articolo precedente , nella cui circoscrizione il ricorrente ha il domicilio fiscale ed in mancanza alla Commissione di Roma , avverso : a ) la determinazione del valore dei beni costituenti la quota eccedente ; b ) la scelta dei beni attribuiti alla quota eccedente o avverso la decisione dell ' Ufficio tecnico erariale sulla indivisibilità di un immobile ; c ) la determinazione dell ' estimo o dell ' imponibile , ai fini del computo delle quote consentite e di quelle eccedenti . Il ricorso è notificato all ' Ente per mezzo di ufficiale giudiziario . Nel caso di cui alla precedente lettera a ) la Commissione procede alla stima diretta degli immobili con riguardo alla media dei prezzi dell ' ultimo quinquennio , depurata dall ' aliquota del 20% . La decisione della Commissione deve essere motivata ed è notificata , a cura della segreteria , al ricorrente e all ' Ente per mezzo di ufficiale giudiziario . Avverso tale decisione è ammesso solo ricorso per revocazione nel caso previsto dall ' art . 494 , n . 4 del C.P.C. , entro trenta giorni dalla notifica . Art . 25 . Entro quindici giorni dalla notificazione del ricorso il ricorrente deve depositarlo presso la segreteria della Commissione . Il presidente della Commissione , con decreto in calce al ricorso , stabilisce la misura del deposito per spese da effettuarsi dal ricorrente e fissa l ' udienza di comparizione delle parti . Dell ' udienza fissata è dato tempestivo avviso alle parti a cura della segreteria della Commissione . Nel caso di mancato deposito del ricorso nel termine di cui al primo comma o di mancato deposito della somma stabilita dal presidente prima dell ' udienza fissata per la comparizione , il ricorso decade . Sono ammesse avanti la Commissione la rappresentanza e la difesa di procuratori legali e di avvocati . Capo V . Trasferimento degli immobili compresi nella quota di eccedenza all ' Ente di gestione e liquidazione Art . 26 . Divenuta definitiva la determinazione dei beni costituenti la quota eccedente , l ' Ente di gestione e liquidazione immobiliare richiede all ' Intendenza di finanza , competente per territorio in ordine ai singoli beni , decreto di trasferimento dei diritti spettanti sui beni medesimi al cittadino italiano di razza ebraica . Il decreto , pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Regno , è trascritto ed è titolo esecutivo per il rilascio dell ' immobile . L ' intendente di finanza rilascia all ' Ente copia autentica del decreto . Il decreto è notificato , nella forma delle citazioni , alle persone nei cui diritti l ' Ente è sostituito . Art . 27 . I ricorsi , che non riguardano la formazione della quota consentita e della quota eccedente non sospendono né l ' attribuzione degli immobili all ' Ente , a norma dell ' articolo precedente , né il pagamento del corrispettivo al ricorrente nella misura già indicata nell ' atto di cui all ' art . 22 , salvo il successivo pagamento del supplemento del corrispettivo , che eventualmente la Commissione di cui all ' art . 23 giudicherà dovuto . Art . 28 . Dopo il decreto di attribuzione dei beni all ' Ente , l ' avente diritto riacquista la piena disponibilità di quelli compresi nella quota consentita con l ' osservanza delle norme dell ' art . 18 . Art . 29 . I beni passano all ' Ente con le ipoteche e gli oneri reali di cui sono gravati . Gli eventuali vincoli dotali sono trasferiti sui titoli attribuiti , a norma dell ' art . 32 , in corrispettivo dei beni che vi erano soggetti . Art . 30 . Se i beni denunziati pervengono in eredità prima del trasferimento dei beni stessi all ' Ente , a persona non considerata di razza ebraica , cessa l ' applicazione della disposizione dell ' art . 4 . Art . 31 . Nel caso che sui beni trasferiti all ' Ente gravi un diritto di usufrutto a favore di un cittadino di razza ebraica , l ' Ente potrà estinguere l ' usufrutto stesso mediante il pagamento in contanti di una adeguata indennità . Capo VI . Pagamento del corrispettivo e diritti dei creditori Sezione I - Certificati speciali Art . 32 . Il pagamento del corrispettivo degli immobili trasferiti all ' Ente a norma dell ' art . 26 , è fatto con speciali certificati trentennali , che l ' Ente è autorizzato ad emettere a tal fine . I certificati frutteranno l ' interesse del 4% annuo pagabile in due semestralità posticipate al 1° gennaio ed al 1° luglio . Il pagamento degli interessi avviene presso gli istituti incaricati dal Consiglio di amministrazione dell ' Ente dietro presentazione dei certificati e con fondi somministrati dal Tesoro su appositi stanziamenti nel bilancio dello Stato . Art . 33 . I titoli di cui all ' articolo precedente , sono nominativi e possono essere trasferiti a persone appartenenti alla razza ebraica . La cessione dei certificati a persone non appartenenti alla razza ebraica , per atto tra vivi , potrà essere fatta solo per costituzione di dote o per l ' adempimento di una obbligazione di data certa e anteriore a quella entrata in vigore del presente decreto ovvero derivante da fatto illecito . Nel caso di trasferimento del titolo a persona non considerata di razza ebraica , quando ciò sia consentito , il certificato è sostituito con uno speciale titolo obbligazionario al portatore da emettersi dall ' Ente secondo le disposizioni che saranno emanate con le norme di attuazione del presente decreto . Art . 34 . L ' Ente ha facoltà : a ) di effettuare , in casi di comprovata necessità , operazioni di anticipazione sui certificati speciali a condizioni da determinarsi annualmente dal Consiglio di amministrazione con deliberazione da approvarsi dal Ministro per le finanze ; b ) di riscattare i certificati speciali previa autorizzazione del Ministro per le finanze e con le modalità da questo stabilite . Art . 35 . Decorsi i trenta anni dall ' emissione dei certificati di cui all ' art . 32 , questi verranno ritirati , annullati e sostituiti con titoli nominativi di debito pubblico consolidato . Sezione II - Pagamento del corrispettivo e ragioni creditorie dei terzi . Art . 36 . Il pagamento del corrispettivo deve essere fatto dopo novanta giorni dalla pubblicazione , nella Gazzetta Ufficiale del Regno , del decreto di attribuzione dei beni all ' Ente . Gli interessi del 4% a favore dell ' avente diritto decorrono dal giorno del rilascio dell ' immobile all ' Ente . Art . 37 . Nel caso di trasferimento all ' Ente di un immobile indivisibile , a norma dell ' ultimo comma dell ' art . 19 , la parte di corrispettivo relativa alla quota consentita è pagata in contanti . L ' Ente potrà anche dare all ' avente diritto , in permuta un immobile . Art . 38 . Nel termine di novanta giorni di cui al primo comma dell ' art . 36 , i creditori del denunziante potranno fare valere , con le norme ordinarie , le loro ragioni sul corrispettivo dovuto dall ' Ente , soltanto : a ) per crediti di data certa ed anteriore all ' entrata in vigore del presente decreto ; b ) per obbligazioni derivanti da fatto illecito . Il relativo pagamento è fatto in contanti . Capo VII . Gestione e vendita dei beni trasferiti all ' Ente di gestione e liquidazione immobiliare Art . 39 . La vendita degli immobili trasferiti all ' Ente è fatta secondo un piano graduale e in base a progetti annuali da approvarsi dal Ministro per le finanze . Il Ministro per le finanze potrà inoltre autorizzare la vendita di determinati immobili , stabilendone le modalità . Art . 40 . I redditi ed il ricavo della vendita degli immobili indicati nell ' articolo precedente al netto delle spese di gestione e delle passività inerenti gli immobili stessi e degli altri oneri a carico dell ' Ente affluiranno al tesoro dello Stato . I redditi saranno versati al bilancio dello Stato ; il ricavo delle vendite sarà versato in un conto speciale presso la Tesoreria centrale . Art . 41 . Le disponibilità del conto di cui all ' articolo precedente saranno man mano investite , a mezzo del contabile del portafoglio , in titoli del Debito pubblico . Tali titoli , di pertinenza del Tesoro , che ne riscuoterà i relativi interessi versandoli al bilancio dello Stato , saranno custoditi presso la Tesoreria centrale del Regno a garanzia dei certificati speciali emessi dall ' Ente . Capo VIII . Restituzione degli immobili Art . 42 . Il cittadino italiano di razza ebraica che abbia ottenuto il provvedimento di discriminazione a norma dell ' art . 14 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , ha diritto alla restituzione dell ' immobile trasferito a norma dell ' art . 26 , purché non sia stato venduto dall ' Ente . Nel caso di avvenuta vendita , ha diritto ad ottenere in contanti il prezzo di vendita , previa restituzione all ' Ente dei certificati avuti in pagamento . Eguali diritti spettano : a ) alle persone indicate nell ' articolo 30 nel caso che esse non abbiano fatto valere tempestivamente i loro diritti ; b ) al denunziante , se la denunzia è stata l ' effetto di un errore di fatto in ordine alle circostanze previste nell ' art . 8 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , o ad erronea interpretazione di tale testo di legge ed il denunziante non debba essere considerato appartenente alla razza ebraica , a norma del detto art.8 . Art . 43 . Durante l ' istruttoria di una domanda di discriminazione a norma dell ' art . 14 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , il Ministro per l ' interno su istanza dell ' interessato può ordinare , con suo decreto , la sospensione della vendita dei beni trasferiti all ' Ente . Capo IX . Aumenti di patrimonio immobiliare Art . 44 . I cittadini italiani di razza ebraica debbono fare denunzia nei modi indicati negli articoli 13 e 14 degli aumenti di patrimonio verificatisi , per successivi acquisti , a qualsiasi titolo , dopo la data di entrata in vigore del presente decreto . La denunzia deve essere fatta entro 90 giorni da quello in cui l ' aumento si è verificato se si tratta di persona residente nel Regno ed entro 180 se residente all ' estero . Qualora i beni successivamente acquistati a qualunque titolo determinano , alla data in cui l ' acquisto si verifichi , una eccedenza dai limiti consentiti , i beni stessi sono trasferibili all ' Ente limitatamente alla parte eccedente , con le norme di cui al capo primo e seguenti di questo titolo , in quanto applicabili , ferma restando la disponibilità dei beni già dichiarati non eccedenti . È ammesso il ricorso alla Commissione provinciale per ottenere che all ' Ente sia trasferito , in sostituzione dell ' immobile successivamente acquistato , uno degli immobili rimasti in piena disponibilità . Ogni alienazione diversamente fatta è nulla di pieno diritto salva la facoltà di donare prevista dall ' art . 6 e da esercitarsi nel termine di giorni centottanta da quello in cui l ' aumento di patrimonio si è verificato . È applicabile alle donazioni di cui al comma precedente la disposizione dell ' ultimo comma dell ' art . 6 . A coloro che non adempiono , nel termine prescritto , all ' obbligo della denunzia o forniscono indicazioni inesatte o incomplete si applicano le disposizioni penali dell ' art . 15 . Art . 45 . Ai fini dell ' applicazione dell ' articolo precedente , sono considerati aumenti di patrimonio immobiliare : a ) il consolidamento dell ' usufrutto con la nuda proprietà b ) la devoluzione del fondo enfiteutico ; c ) le nuove costruzioni edilizie ; d ) la cessazione dello stato di fallimento , qualora non sia stato liquidato , nel fallimento stesso , tutto il patrimonio immobiliare e l ' abbandono di procedure esecutive immobiliari ; e ) la cessazione di destinazione ad uso industriale o commerciale degli immobili . Non sono invece considerati incrementi patrimoniali gli aumenti dell ' estimo o d ' imponibile verificatasi in ordine ai beni già dichiarati non eccedenti i limiti di legge . Per i beni acquistati successivamente e per quelli per i quali sia avvenuto il consolidamento dell ' usufrutto o la devoluzione del fondo enfiteutico , non sono computati , ai fini della determinazione della quota consentita e di quella eccedente , gli eventuali aumenti d ' estimo o d ' imponibile rispetto agli estimi o gl ' imponibili di cui al primo comma dell ' art . 17 . Art . 46 . Presso ogni Ufficio tecnico erariale è costituito uno speciale elenco descrittivo dei beni appartenenti a cittadini italiani di razza ebraica . Gli Uffici distrettuali delle imposte dirette , che riceveranno la denunzia di cui all ' art . 44 , ne daranno comunicazione ai detti Uffici tecnici erariali . Titolo II - Limitazioni alla partecipazione in aziende industriali e commerciali Capo I . Denunzia delle aziende Art . 47 . I cittadini italiani di razza ebraica debbono denunziare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto le aziende industriali e commerciali , esistenti nel Regno alla data stessa : a ) delle quali sono proprietari o gestori a qualunque titolo ; b ) appartenenti a società non azionarie , regolari o irregolari , nelle quali essi sono soci a responsabilità illimitata . Sono escluse dalla denunzia le aziende artigiane rappresentate sindacalmente dalla Federazione nazionale fascista degli Artigiani . Art . 48 . La denunzia deve essere presentata al Consiglio delle corporazioni nella cui circoscrizione ha sede l ' azienda e , nel caso di denunzia di più aziende , al Consiglio delle corporazioni nella cui circoscrizione ha sede l ' azienda che ha un numero di dipendenti maggiore . La denunzia è redatta in conformità del modulo annesso al presente decreto . Capo II . Accertamento delle aziende e formazione degli elenchi relativi Art . 49 . Il Consiglio provinciale delle corporazioni , in base a rilievi d ' ufficio , completa o rettifica , ove ne sia il caso , le denunzie presentate dagli interessati . Nei casi di mancata denunzia procederà ad accertamenti d ' ufficio . Art . 50 . Colui che , essendo obbligato a presentare denunzia , a norma dell ' art . 47 , omette di farla nel termine prescritto o la presenta con indicazioni inesatte o incomplete in modo da determinare incertezza in ordine agli elementi della denunzia stessa , è punito con l ' ammenda da lire cinquecento a diecimila . Art . 51 . Agli effetti del presente decreto e dell ' art . 10 , lettera c ) , del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , si ha riguardo al numero complessivo delle persone impiegate da tutte le aziende nelle quali è interessato come proprietario , gestore o socio a responsabilità illimitata il cittadino italiano di razza ebraica . Il numero delle persone dipendenti si determina in base al personale impiegato alla data di entrata in vigore del presente decreto . Se questo numero risulta inferiore a quello stabilmente impiegato nel corso dell ' anno 1938 o nel periodo stagionale di attività dell ' azienda nel medesimo anno , si tiene conto del numero maggiore , salvo che la diminuzione di personale corrisponda alle esigenze di un adeguato funzionamento dell ' azienda stessa in relazione alla sua attrezzatura industriale ed organizzazione commerciale . Art . 52 . Il Consiglio provinciale delle corporazioni compila appositi elenchi distinguendo : a ) le aziende dichiarate interessanti la difesa della Nazione ; b ) le aziende , di qualunque altra natura , che per il numero del personale , calcolato con i criteri dell ' art . 51 , eccedono i limiti stabiliti dall ' art . 10 , lettera c ) , del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728; c ) le aziende non rientranti nelle precedenti categorie . Nella categoria di cui alla lettera c ) sono comprese possibilmente le aziende che l ' interessato abbia dichiarato tempestivamente di voler conservare . Gli elenchi di cui alle lettere a ) e b ) sono trasmessi in copia si Ministeri delle finanze e delle corporazioni . Gli elenchi di cui alla lettera c ) sono conservati presso il Consiglio provinciale delle corporazioni , che ne cura gli opportuni aggiornamenti . Nel caso di denunzie di più aziende , il Consiglio provinciale delle corporazioni , che ha ricevuto la denunzia e compilato i tre elenchi anzidetti , ne invia estratti ai Consigli provinciali delle corporazioni , nelle cui circoscrizioni hanno sede le aziende comprese negli elenchi stessi . Art . 53 . Gli elenchi di cui all ' art . 52 sono pubblicati a cura del Ministero per le corporazioni nella Gazzetta Ufficiale del Regno . Contro le risultanze degli elenchi di cui alle lettere a ) e b ) gli interessati possono presentare ricorso al Ministero per le corporazioni entro il termine di sessanta giorni dalla pubblicazione anzidetta . Il Ministro per le corporazioni decide i ricorsi con provvedimento insindacabile . Le decisioni sono pubblicate nella Gazzetta Ufficiale del Regno . Capo III . Inalienabilità delle aziende e delle quote sociali durante il periodo di accertamento e classificazione Art . 54 . Dalla data dell ' entrata in vigore del presente decreto e fino alla determinazione delle aziende ai sensi dell ' art . 53 , i cittadini italiani di razza ebraica non possono alienare le aziende stesse né cedere le quote sociali . Non possono neanche alienare i singoli immobili o i beni mobili destinati all ' attrezzatura delle aziende medesime né costituire ipoteche sugli immobili . Gli atti compiuti in trasgressione delle disposizioni del presente articolo non producono alcun effetto giuridico rispetto alle aziende che vengano comprese nelle categorie di cui alle lettere a ) e b ) dell ' art . 52; rimangono fermi gli effetti dell ' acquisto di singole cose mobili , da parte dei terzi di buona fede . Art . 55 . In deroga alle disposizioni di cui al precedente articolo 54 , il cittadino italiano di razza ebraica può fare donazione dell ' intera azienda o della quota sociale ai propri congiunti indicati nell ' art . 6 , salvi i diritti spettanti per legge o per contratto agli altri soci non considerati di razza ebraica . Per compiere tali donazioni non sono richieste le autorizzazioni di cui agli articoli 58 e 63 . Capo IV . Vigilanza , amministrazione e liquidazione delle aziende Art . 56 . Divenuta definitiva l ' assegnazione di un ' azienda individuale o sociale alle categorie di cui alle lettere a ) e b ) dell ' art . 52 , è nominato con decreto del Ministro per le finanze , di concerto col Ministro per le corporazioni , un commissario di vigilanza , scelto nel ruolo degli amministratori giudiziari o nell ' albo dei revisori dei conti . Della nomina , sostituzione o cessazione è data notizia nella Gazzetta Ufficiale del Regno . Per un periodo di sei mesi a decorrere dalla data di nomina del commissario , la gestione dell ' azienda è sottoposta alla vigilanza del commissario stesso . Art . 57 . Il commissario di vigilanza procede immediatamente , con l ' intervento del titolare dell ' azienda o di un suo rappresentante , alla verifica della cassa , dei libri e dei documenti e alla formazione dell ' inventario . In mancanza del titolare o di un rappresentante o nel caso di rifiuto a prendere parte alle operazioni anzidette , il pretore , su istanza del commissario , designa un notaio per assistervi . Il commissario vigila sulle operazioni aziendali , cura la formazione dell ' elenco dei creditori , riferisce al Ministro per le finanze in ordine agli atti che ritenga pregiudizievoli alla consistenza dell ' azienda . Il Ministro può , con proprio decreto , disporre che ne sia sospesa l ' esecuzione , dare le altre provvidenze del caso e può anche , con provvedimento insindacabile , disporre che il commissario di vigilanza assuma la temporanea gestione dell ' azienda , anche prima che sia decorso il termine indicato nell ' ultimo comma dell ' art . 56 . Il commissario di vigilanza ha , a tutti gli effetti , qualità di pubblico ufficiale e può compiere ogni verifica necessaria perl ' esercizio delle proprie funzioni . Art . 58 . Il titolare di un azienda individuale o i soci illimitatamente responsabili di una società non azionaria , cittadini italiani di razza ebraica , entro il periodo di tempo di cui all ' ultimo comma dell ' art . 56 , possono , con l ' autorizzazione del Ministero delle finanze , alienare l ' azienda o singoli esercizi od opifici della stessa o la quota sociale a persone non considerate di razza ebraica o a società commerciali regolarmente costituite . I trasferimenti debbono , a pena di nullità , essere fatti per atto pubblico . Il prezzo di alienazione è investito , a cura e sotto la responsabilità del notaio rogante , in titoli nominativi di consolidato . Nel caso di contestazioni o di sequestro o pignoramento del prezzo , l ' ammontare di questo è depositato , a cura del notaio , presso la Cassa depositi e prestiti . I titoli nominativi non sono trasferibili , per atto tra vivi , che dietro autorizzazione del Ministro per le finanze . Nel caso che i titoli pervengano , in seguito a trasferimento autorizzato o per successione , a persona non considerata di razza ebraica , può , a richiesta dell ' interessato , il tramutamento in titoli al portatore . Nel caso di alienazione di un ' azienda gestita da un cittadino italiano di razza ebraica non proprietario e non socio a responsabilità illimitata , non sono applicabili le disposizioni dei tre commi precedenti quando il proprietario od i soci non siano considerati di razza ebraica . Art . 59 . Per la cessione dei diritti spettanti al socio ebreo a responsabilità illimitata in società nelle quali siano altri soci non considerati di razza ebraica si applicano le norme di cui all ' articolo precedente . La cessione avviene rimanendo salvi i diritti spettanti per legge o per contratto agli altri soci non considerati di razza ebraica . Art . 60 . Il decreto è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Regno . Art . 61 . Nei casi di cui all ' art . 60 , il commissario di vigilanza assume la temporanea gestione delle aziende stesse dandone avviso nella Gazzetta Ufficiale del regno , e provvede alla cessione dell ' azienda alle società di cui all ' articolo stesso , promuovendone , se del caso , la costituzione . Concordate le condizioni del rilievo , ed approvate dal Ministro per le finanze , il commissario notifica al proprietario il corrispettivo proposto e la società rilevataria . Ove il proprietario ritenga il corrispettivo inadeguato al valore dell ' azienda , può proporre opposizione , notificandola entro quindici giorni tanto al commissario , quanto alla società rilevataria . Sull ' opposizione decide insindacabilmente un Collegio composto di tre membri , nominati uno dal proprietario , uno dall ' ente rilevatario e il terzo , con funzioni di presidente , dal Ministro per le finanze . Nell ' atto di opposizione deve , a pena dell ' inammissibilità , essere nominato l ' arbitro scelto a norma del comma precedente . Il Collegio decide anche sulle spese . Art . 62 . Divenuta definitiva la misura del corrispettivo a norma dell ' articolo precedente , il commissario di vigilanza trasferisce l ' azienda alla società rilevataria . Per la stipulazione dell ' atto e per l ' impiego o il deposito del prezzo si osservano le disposizioni dell ' art . 58 . Il trasferimento dell ' aziende può essere attuato , con l ' autorizzazione del Ministro per le finanze , anche prima della decisione sull ' opposizione al prezzo offerto , in quanto la società rilevataria versi il corrispettivo concordato col commissario di vigilanza , salvo il successivo pagamento del supplemento del prezzo , che eventualmente il Collegio arbitrale di cui all ' articolo precedente giudicherà dovuto . Consegnata l ' azienda alla società rilevataria ed assicurato l ' impiego o il deposito del corrispettivo nella misura definitiva determinata , il commissario di vigilanza cessa dalle sue funzioni . Art . 63 . Il commissario di vigilanza di una azienda non compresa nel decreto Ministeriale di cui al primo comma dell ' art . 60 , deve darne avviso al Consiglio provinciale delle corporazioni dove ha sede l ' azienda stessa . Il Consiglio provinciale delle corporazioni nomina , per tali aziende , un liquidatore ; può però , ove lo ravvisi opportuno , disporre la gestione temporanea , nominando un amministratore . La gestione si svolge sotto la vigilanza e secondo le istruzioni del Consiglio provinciale delle corporazioni . Il periodo di gestione temporanea di cui al comma precedente può anche essere prorogato , ma non può nel complesso eccedere lo spazio di tempo di un anno . Durante tale periodo l ' alienazione dell ' azienda o di singoli opifici od esercizi della stessa è fatta dall ' amministratore , col consenso del titolare , previa autorizzazione del Consiglio provinciale delle corporazioni e con le norme dell ' art . 58 per la stipulazione dell ' atto e l ' impiego o il deposito del prezzo . Decorso il periodo anzidetto di gestione temporanea , la azienda è posta in liquidazione . Della nomina del liquidatore e dell ' amministratore è dato avviso nella Gazzetta Ufficiale del Regno . Art . 64 . La liquidazione di cui all ' articolo precedente è compiuta sotto la vigilanza del Consiglio provinciale delle corporazioni e con l ' osservanza , anche per le aziende individuali , delle disposizioni del codice di commercio , in quanto applicabili , ed in conformità delle istruzioni stabilite dal Consiglio provinciale predetto . Il liquidatore investe le somme provenienti dalla liquidazione nelle forme stabilite dall ' art . 58 . Art . 65 . L ' amministratore o il liquidatore di cui all ' art . 63 , con l ' assistenza del commissario di vigilanza e con l ' intervento del titolare dell ' azienda o di un suo rappresentante , procede alla ricognizione dell ' inventario , riceve la consegna dei libri , dei documenti e delle attività sociali , forma il bilancio , dal quale risulti esattamente lo stato attivo e passivo dell ' azienda , osservato , in quanto applicabile , il disposto dell ' art . 57 , 2° comma . Compiute dette operazioni , cessano le funzioni del commissario di vigilanza . L ' amministratore ha tutti i poteri occorrenti per l ' amministrazione dell ' azienda ; con l ' autorizzazione del Consiglio provinciale delle corporazioni può fare assegnazione di somme per spese di famiglia al proprietario o socio appartenente alla razza ebraica e presenta al Consiglio provinciale delle corporazioni il conto della propria gestione al termine di essa . Art . 66 . La retribuzione dei commissari di vigilanza , degli amministratori e dei liquidatori è a carico dell ' azienda e viene rispettivamente liquidata dal Ministro per le finanze o dal Consiglio provinciale delle corporazioni . Art . 67 . Cessa l ' applicazione delle norme del presente decreto relative alle aziende indicate nell ' art . 47 : a ) quando in un ' azienda non appartenente a persone di razza ebraica , gestita da un cittadino di razza ebraica , il gestore viene sostituito ; b ) nel caso di dichiarazione di fallimento ; c ) nel caso in cui il titolare , gestore o socio a responsabilità illimitata ottenga il provvedimento di discriminazione di cui all ' art . 14 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728; d ) nel caso che l ' azienda pervenga in eredità a persona non appartenente alla razza ebraica . Nel caso di cui alla lettera a ) del comma precedente , la cessazione delle funzioni del commissario , amministratore o liquidatore è disposta dall ' autorità che lo ha nominato . Nei casi di cui alle lettere c ) e d ) del comma precedente , gli aventi diritto hanno la disponibilità dell ' azienda nello stato di fatto e di diritto in cui si trova e nel caso di avvenuta alienazione o liquidazione cessano le limitazioni stabilite nel penultimo comma dell ' art . 58 in ordine ai titoli avuti in corrispettivo . Capo V . Disposizioni varie Art . 68 . I cittadini italiani di razza ebraica , che abbiano la direzione delle aziende indicate nell ' art . 10 , lettera c ) , del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , il proprietario delle quali non sia considerato di razza ebraica , debbono cessare dalle loro funzioni non oltre il novantesimo giorno dall ' entrata in vigore del presente decreto , salvo la liquidazione dei diritti nascenti dal rapporto d ' impiego . Ove essi continuino nelle loro funzioni oltre il detto termine , il datore di lavoro è punito con l ' ammenda dal lire cinquecento a lire diecimila ed in caso di mancato successivo licenziamento si applicano all ' azienda le disposizioni di questo decreto . I cittadini italiani di razza ebraica che siano amministratori o sindaci di società alle quali appartengono le aziende indicate nell ' art . 10 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , decadono di diritto dalle loro rispettive cariche o uffici al novantesimo giorno dall ' entrata in vigore del presente decreto . La disposizione del comma precedente non si applica al socio a responsabilità illimitata nelle società di cui all ' art . 47 . Il Ministro per l ' interno , durante l ' istruttoria di una domanda di discriminazione a norma dell ' art . 14 R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , può , su istanza dell ' interessato , prorogare , con suo decreto , i termini di cui ai commi precedenti fino alla decisione in ordine alla domanda stessa . Art . 69 . Le amministrazioni civili o militari dello Stato , il Partito Nazionale Fascista e le Organizzazioni da questo dipendenti o controllate , le altre Amministrazioni indicate nell ' art . 13 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , hanno facoltà di revocare le concessioni conferite a persone appartenenti alla razza ebraica e di risolvere d ' autorità i contratti d ' appalto per lavori o forniture stipulati con tali persone . La stessa facoltà è data per le concessioni e per gli appalti a società non azionarie , regolari o irregolari , nelle quali sono soci a responsabilità illimitata persone appartenenti alla razza ebraica , oppure a ditte gestite dalle persone medesime , se il gestore od il socio non venga sostituito , nel termine che sarà assegnato , con persona non di razza ebraica e di gradimento dell ' Amministrazione concedente o appaltante . Nei casi di revoca o risoluzione ai sensi del presente articolo , sarà corrisposto il prezzo o il saldo delle cose fornite e dei lavori eseguiti fino al giorno della comunicazione del provvedimento di revoca o di risoluzione , in base alle condizioni contrattuali , ed il valore dei materiali utili esistenti a tale data in cantiere , che rimangono acquisiti all ' Amministrazione , escluso qualsiasi altro compenso o indennizzo . Art . 70 . Le attribuzioni deferite dal presente decreto al Consiglio provinciale delle corporazioni sono esercitate dal Comitato di presidenza . Per l ' esercizio della funzione di vigilanza sulle aziende il Comitato di presidenza ha facoltà di nominare nel proprio seno apposita Commissione con facoltà di aggregare ad essa uno o più componenti del Consiglio e , previa autorizzazione del Ministro per le corporazioni , anche persone estranee di particolare competenza . Art . 71 . Se le aziende comprese nella categoria a ) dell ' art . 52 , per aumento del personale o per mutamento dell ' oggetto , vengano a cadere nelle limitazioni dell ' art . 10 della lettera c ) del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , il proprietario , gestore o socio , che siano cittadini italiani di razza ebraica , debbono denunziare entro novanta giorni le avvenute variazioni . Entro lo stesso termine i detti cittadini di razza ebraica debbono denunziare le aziende delle quali divengono , successivamente all ' entrata in vigore del presente decreto , proprietari , gestori o soci . Nei casi di cui al primo e secondo comma , si applicano tutte le disposizioni del presente titolo . Titolo III . Disposizioni generali e finali Art . 72 . I cittadini italiani di razza ebraica , che abbiano ottenuto il provvedimento di discriminazione di cui all ' art . 14 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , sono equiparati , ad ogni effetto del presente decreto , ai cittadini italiani non considerati di razza ebraica . Art . 73 . Le denuncie e le istanze previste dal presente decreto , le attestazioni emesse e i provvedimenti emanati in esecuzione del decreto medesimo da organi od uffici dell ' Amministrazione dello Stato e dai Consigli provinciali delle corporazioni , il provvedimento del pretore e gli inventari di cui agli articoli 57 e 65 , sono esenti dalle tasse di bollo . Gli atti e i provvedimenti avanti le Commissioni di cui all ' art . 22 ed i Collegi arbitrali di cui all ' art . 61 , nonché i ricorsi al Ministro per le corporazioni ai sensi dell ' art . 53 , la relativa documentazione e le decisioni sono esenti dal pagamento delle tasse di bollo , di registro ed ipotecarie . Le notificazioni e le pubblicazioni prescritte dal presente decreto si considerano , per quanto riflette i diritti e le spese di notifica e d ' iscrizione , come fatte nell ' interesse dello Stato . Art . 74 . Gli atti di donazione di cui agli articoli 6 e 55 sono esenti dalla tassa di registro per trasferimento a titolo gratuito ; la tassa di trascrizione e i diritti catastali sono ridotti al quarto . Sono del pari ridotti al quarto gli onorari notarili . Art . 75 . Gli atti di retrocessione dei beni immobili dell ' Ente di liquidazione e gestione immobiliare od altro ente assegnatario al cittadino italiano di razza ebraica che abbia ottenuto il provvedimento di esenzione previsto dall ' art . 14 del regio decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , sono registrati e trascritti col pagamento della tassa fissa di lire 20; i diritti di voltura sono ridotti al quarto . Art . 76 . L ' Ente di gestione e liquidazione immobiliare è parificato ad ogni effetto nel trattamento tributario alle Amministrazioni dello Stato ; per le notificazioni ad istanza dell ' Ente medesimo , per le copie degli atti ad esso rilasciati e per le visure ipotecarie compiute nel suo interesse , si osservano le disposizioni vigenti per tali adempimenti quando sono richiesti dallo Stato . Le tasse di registro e trascrizione , i diritti catastali e gli onorari notarili per gli atti di alienazione dei beni attribuiti all ' Ente di gestione e liquidazione immobiliare , sono ridotti alla metà dell ' ordinario ammontare , quando non trovino applicazione disposizioni speciali più favorevoli . Art . 77 . Gli atti costitutivi delle società di cui è menzione nell ' art . 60 , in quanto il Ministro per le finanze riconosca il pubblico interesse della loro costituzione , sono esenti dalle tasse di bollo e di registro . Gli atti con i quali dette società rilevano le aziende indicate nel predetto articolo sono registrati e trascritti con la tassa fissa di lire 20; i diritti catastali e gli onorari notarili per gli atti medesimi sono ridotti al quarto . Art . 78 . Il Ministro per le finanze è autorizzato ad introdurre in bilancio , con propri decreti , le variazioni occorrenti per la attuazione del presente decreto . Art . 79 . Il Governo del Re è autorizzato ad emanare le norme necessarie per l ' attuazione del presente decreto . Art . 80 . Il presente decreto entrerà in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno e sarà presentato al Parlamento per la conversione in legge . Il Ministro per le finanze , proponente , è autorizzato a presentare il relativo disegno di legge . Ordiniamo che il presente decreto , munito del sigillo dello Stato , sia inserto nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d ' Italia , mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare . Dato a Roma , addì 9 febbraio 1939-XVII Vittorio Emanuele Mussolini , Di Revel , Solmi , Lantini Visto il Guardasigilli : Solmi
È nato l'avvenire ( Stille Ugo , 1949 )
StampaPeriodica ,
Washington , aprile - Il Patto atlantico è stato firmato senza che la banda suonasse nemmeno una marcia militare . Eppure la banda che lunedì nel pomeriggio prestava servizio nell ' Auditorium della Constitution Avenue , dove si è svolta la cerimonia della firma , era proprio quella dei marines , cioè di quei terribili fucilieri di marina sulle cui tradizioni militaresche non ci sono dubbi . Quando gli invitati , che fin dalle prime ore del pomeriggio di lunedì entrarono nella vasta sala , si accorsero che la firma del Patto atlantico sarebbe stata rallegrata da quella fanfara militare , non ci fu nessuno che non si preparasse a sentire uno di quei concerti di marce che tanto piacciono agli ufficiali di tutte le armi . Se lo aspettavano specialmente gli europei , ma ecco che il maggiore Salteman , direttore della banda , fa un segno gentile ai suoi suonatori e invece di ritmi militareschi si odono motivi popolari ora ironici ed ora patetici che quasi invitavano il piede a un passo di danza . Erano le due e mezzo del pomeriggio , mancava ancora mezz ' ora all ' inizio dei discorsi , quando la banda dei marines cominciò a eseguire una scelta da Porgy e Bess , la famosa operetta di Gershwin . Chi aveva avuto questa idea gentile di distrarre il pubblico in attesa della firma di un patto che , pur essendo di difesa , interessa anche i militari , con canzoni invece che con marce ? Nessuno ha potuto stabilirlo . Qualcuno ha pensato che fosse un ' idea di Stanley Woodward , capo del protocollo , l ' uomo che ha diretto la cerimonia . Qualche altro ha supposto invece che la scelta del programma fosse stata lasciata al maggiore Salteman e che questi l ' avesse fatta secondo le sue predilezioni , che sono poi anche le predilezioni del corpo a cui appartiene . Se non fossero stati distratti da mille altre cose , cioè dall ' osservazione delle toilettes delle signore , e dalla maliziosa valutazione dello stile , per dir la verità un po ' goffo , del palazzo classicheggiante di Constitution Avenue , qualche invitato europeo avrebbe tratto una morale da quella musica . Avrebbe detto : « Gli americani lo fanno apposta ; suonano musica allegra e sentimentale per noi , così pronti invece a inarcare il petto e a mettere il pennacchio » . Fatto sta che al suono di Bess you are my woman cioè di « Bess tu sei la mia donna » , si è aperta la grande seduta del quattro aprile che doveva concludersi con la firma del Patto atlantico . Ma non c ' erano soltanto la musica popolare e i pezzi più famosi dell ' operetta di Gershwin . Anche le decorazioni floreali della sala meritavano l ' attenzione di quella parte del pubblico che , venuta dall ' Europa , pareva spinta dalla maggior curiosità . Era un misto di azalee e di ortensie , un alternarsi di verde e di rosa in mezzo a cui i dodici ministri e gli undici ambasciatori ( Acheson essendo a casa sua non poteva avere come assistente un ambasciatore americano accreditato presso il presidente Truman ) , seduti in doppia fila a semicerchio sulla pedana sopraelevata , perdevano molto della loro storicità . La scena di tanti vecchi signori in mezzo ai fiori suggeriva l ' idea non che stesse svolgendosi un atto politico , ma una di quelle cerimonie durante le quali alla fine dell ' anno scolastico si premiano gli alunni più bravi . Ma alle tre del pomeriggio il segretario di Stato Dean Acheson ha cominciato a parlare . Il tono del discorso è bastato per rompere l ' incantesimo di quel tranquillo quadro borghese che musichette e fiori avevano creato così facilmente . C ' era nella voce di Acheson una sicurezza e una serietà che hanno richiamato tutti alla realtà . Ci è parso che in quel momento la gente battesse le palpebre come per scacciare dagli occhi immagini poco adatte . Acheson , che era il primo oratore e che inoltre rappresentava il paese più potente dell ' alleanza , è stato seguito con molto interesse . Il suo è stato un discorso breve , con una citazione del Vangelo a modo di ammonimento . Dopo però il pubblico è apparso meno attento . Dopo il quarto , Bevin ha smesso di seguire gli oratori preferendo commentare la loro apparenza , il loro modo di vestire , il loro modo di muoversi . Quando parlava Schuman , la gente diceva : « Assomiglia a Gandhi » ; quando parlava Sforza , si udivano citazioni storiche . Alle quattro e ventidue entrò Truman . Si era fatto prima di quello che non avesse stabilito l ' orario perché quasi tutti gli oratori avevano rinunciato al privilegio di parlare nella propria lingua . In un primo momento la preoccupazione di sanzionare anche nei particolari minori l ' eguaglianza dei Dodici , spinse appunto ad insistere perché i delegati facessero le loro dichiarazioni nella lingua del proprio paese . Ma il delegato danese cominciò a parlare inglese , e allora eccetto i ministri di Francia , Belgio e Lussemburgo , tutti parlarono in inglese . L ' unico imbarazzato fu il ministro del Portogallo , che aveva preparato il suo discorso in portoghese e che all ' ultimo momento , per non fare diverso dagli altri , decise di leggere il testo in inglese , una lingua che conosceva poco e che gli creò un seguito di difficoltà e di inceppi . L ' ingresso di Truman ebbe l ' effetto di cambiare di colpo l ' atmosfera ; il protagonista della cerimonia di oggi è stato appunto il presidente degli Stati Uniti . Se dal punto di vista politico il problema del Patto atlantico è ancora aperto , dal punto di vista della cerimonia di oggi , il Patto ha segnato la vittoria di Truman sul protocollo diplomatico . La posizione del presidente aveva costituito un grande imbarazzo per gli uffici del cerimoniale del Dipartimento di Stato . Infatti tutta la cerimonia era basata appunto sul principio della eguaglianza di tutti i firmatari . Per questo si era scelto appunto l ' ordine alfabetico sia per i discorsi che per le firme . L ' ingresso di Truman produceva alcune difficoltà . Andava bene che facesse un discorso , ma il problema era di sapere dove si sarebbe messo a sedere il presidente . Poiché se egli sedeva accanto ad Acheson , all ' inizio della fila di destra , si metteva sullo stesso piano dei ministri degli Esteri degli altri paesi , il che non era conveniente alla sua posizione ; se egli si metteva a sedere su una sedia al centro della pedana , finiva a rovinare il principio dell ' eguaglianza . Fu decisa allora una soluzione intermedia . Truman avrebbe parlato e poi avrebbe abbandonato la pedana , sistemandosi in un ' altra parte dell ' aula , oppure lasciando l ' aula dopo il discorso . Ma Truman si ribellò con energia a tutte e due le proposte . Il Patto atlantico , egli insisté , era una sua creazione . « It is my baby » ( è il mio bambino ) disse , usando una caratteristica espressione americana , e aggiunse che intendeva essere presente alla firma , stando sulla pedana . Dopo tutto egli , per il Patto atlantico , aveva perfino accettato di parlare per tredicesimo , sfidando tutte le forze della iettatura . Ma altri colpi stavano preparandosi per il protocollo . Al momento in cui , dopo altri undici ministri , doveva firmare Acheson , Truman scattò in piedi e scese dal suo posto col volto tutto sorridente , per accompagnare il segretario di Stato alla sedia della firma . Il gesto del presidente apparve così impulsivo che alcuni reporters di un ' agenzia , vista la mossa , immaginarono che improvvisamente egli avesse deciso contro tutte le regole diplomatiche di firmare lui il trattato . Quindi lanciarono subito un annuncio al loro ufficio centrale . Truman non firmò , ma fece qualcosa d ' altro , infierendo un altro grave colpo al cerimoniale . Il presidente aveva visto il vicepresidente Barkley in prima fila ; e a questo punto occorre dire che fu il conte Sforza a ispirare quest ' idea a Truman . Mentre tutti gli altri ministri avevano eseguito l ' atto della firma quasi ieraticamente , senza volger lo sguardo al pubblico , Sforza , muovendosi sulla pedana , aveva subito voltato la testa verso gli spettatori , e , scorto il vicepresidente Barkley , si era avvicinato all ' orlo della pedana e gli aveva stretto la mano . Dopo la firma , aveva fatto un gesto di saluto alla contessa Sforza , che sedeva in sesta fila , accanto alla signora Tarchiani . Nessuno imitò l ' esempio di Sforza , ad eccezione di Truman . II presidente e Sforza sembravano i due soli uomini di Stato non intimoriti dall ' atmosfera storica , e capaci di sentirsi a loro agio sulla pedana . Così Truman ha ripetuto esattamente quello che Sforza aveva fatto . Sporgendosi dalla pedana ha stretto la mano a Barkley , e poi , sempre tenendogliela fra le sue , lo ha quasi tirato verso di sé , invitandolo ad assistere alla firma accanto ad Acheson . Mentre il pubblico applaudiva divertito , Barkley , ridendo , salì anche lui sulla pedana . Impauriti , gli addetti al cerimoniale osservavano l ' abito marrone di Barkley che spiccava tra i colori diplomatici ( grigio e nero ) di tutti gli altri partecipanti alla storica firma . Senza batter ciglio , Acheson firmò . Erano le quattro e cinquanta . L ' America aveva legato le sue sorti a quelle dell ' Europa occidentale e Truman era riuscito a battere il protocollo del Dipartimento di Stato .
Migrazioni ( Eco Umberto , 1990 )
StampaPeriodica ,
Martedì scorso , mentre tutti i giornali dedicavano numerosi articoli alle tensioni fiorentine , su la Repubblica appariva una vignetta di Bucchi : rappresentava due silhouette , un ' Africa enorme e incombente , un ' Italia minuscola ; accanto , una Firenze che non era rappresentabile neppure con un puntino ( e sotto c ' era scritto " Dove vogliono più polizia " ) . Sul Corriere della Sera si riassumeva la storia delle mutazioni climatiche sul nostro pianeta dal 4000 a.C. a oggi . E da questa rassegna emergeva che a mano a mano la fertilità o l ' aridità di un continente provocavano immense migrazioni che hanno cambiato il volto del pianeta e creato le civiltà che oggi conosciamo o per esperienza diretta o per ricostruzione storica . Oggi , di fronte al cosiddetto problema degli extracomunitari ( grazioso eufemismo che , come è stato già notato , dovrebbe comprendere anche gli svizzeri e i turisti tetani ) , problema che interessa tutte le nazioni europee , continuiamo a ragionare come se ci trovassimo di fronte a un fenomeno di immigrazione . Si ha immigrazione quando alcune centinaia di migliaia di cittadini di un paese sovrappopolato vogliono andare a vivere in un altro paese ( per esempio gli italiani in Australia ) . Ed è naturale che il paese ospitante debba regolare il flusso di immigrazione secondo le proprie capacità di accoglienza , come va da sé che abbia il diritto di arrestare o espellere gli immigrati che delinquono - così come d ' altra parte ha il dovere di arrestare , se delinquono , sia i propri cittadini che i turisti ricchi che portano valuta pregiata . Ma oggi , in Europa , non ci troviamo di fronte a un fenomeno di immigrazione . Ci troviamo di fronte a un fenomeno migratorio . Certo non ha l ' aspetto violento e travolgente delle invasioni dei popoli germanici in Italia , Francia e Spagna , non ha la virulenza dell ' espansione araba dopo l ' Egira , non ha la lentezza di quei flussi imprecisi che hanno portato popoli oscuri dall ' Asia all ' Oceania e forse alle Americhe , muovendosi sopra lingue di terra ormai sommerse . Ma è un altro capitolo della storia del pianeta che ha visto le civiltà formarsi e dissolversi sull ' onda di grandi flussi migratori , prima dall ' Ovest verso l ' Est ( ma ne sappiamo pochissimo ) , poi dall ' Est verso l ' Ovest , iniziando con un movimento millenario dalle sorgenti dell ' Indo alle Colonne d ' Ercole , e poi in quattro secoli dalle Colonne d ' Ercole alla California e alla Terra del Fuoco . Ora la migrazione , inavvertibile perché assume l ' aspetto di un viaggio in aereo e di una sosta all ' ufficio stranieri della questura , o dello sbarco clandestino , avviene da un Sud sempre più arido e affamato verso il Nord . Sembra una immigrazione , ma è una migrazione , è un evento storico di portata incalcolabile , non avviene per transito di orde che non lasciano più crescer l ' erba dove sono passati i loro cavalli , ma a grappoli discreti e sottomessi , e però non prenderà secoli o millenni , ma decenni . E come tutte le grandi migrazioni avrà come risultato finale un riassetto etnico delle terre di destinazione , un inesorabile cambiamento dei costumi , una inarrestabile ibridazione che muterà statisticamente il colore della pelle , dei capelli , degli occhi delle popolazioni , così come non molti normanni hanno installato in Sicilia dei tipi umani biondi e con gli occhi azzurri . Le grandi migrazioni , almeno in periodo storico , sono temute : dapprincipio si tenta di evitarle , gli imperatori romani erigono un vallum qua e uno là , mandano le quadrate legioni in avanti per sottomettere gli intrusi che avanzano ; poi vengono a patti e disciplinano le prime installazioni , quindi allargano la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell ' impero , ma alla fine sulle rovine della romanità si formano i cosiddetti regni romano - barbarici che sono l ' origine dei nostri paesi europei , delle lingue che oggi orgogliosamente parliamo , delle nostre istituzioni politiche e sociali . Quando sulle autostrade lombarde troviamo località che si chiamano italianamente Usmate , Biandrate , abbiamo dimenticato che sono desinenze longobarde . D ' altra parte , da dove venivano quei sorrisi etruschi che ritroviamo ancora su tanti volti dell ' Italia centrale ? Le grandi migrazioni non si arrestano . Ci si prepara semplicemente a vivere una nuova stagione della cultura afroeuropea .
A CONGRESSO! ( - , 1916 )
StampaQuotidiana ,
La buona sementa fu gettata e si vedrà : non invano ! MUSSOLINI Allor ch ' ebbe luogo il primo Congresso de ' Fasci molti sogghignarono . I cervelli sistemati a casellario non potevano concepire l ' efficacia d ' un raduno fra uomini provenienti da varie scuole politiche . E profetarono la confusione babelica ( oh , non è forse l ' endice dell ' Internazionale zimmerwaldiana , la calunniatissima torre di Babele ? ) , l ' esaurimento dell ' energia di ciascun convenuto nel ribattere e demolire gli argomenti dell ' altro . In realtà quel raduno , in tempi normali , sarebbe apparso un non senso . Però , siccome non pochi uomini giungono troppo tardi alla comprensione de ' problemi che urgono ed urlano , fu scambiata l ' ora tragica della guerra europea con i tempi idillici della pace , turbata qualche volta da conati rivoluzionari , sedati prontamente da coloro stessi che rivoluzionari si dicono , ma che la rivoluzione concepiscono a guisa di fatto che si produrrà , certamente ; ma senza scosse troppo brusche . Di qui il sogghigno dello scetticismo imbelle e la profezia d ' insuccesso sicuro ! Miopi ! I critici scambiavano evidentemente il desiderio loro con una realtà obiettiva . Il Congresso de ' Fasci ebbe un successo che travalicò i limiti d ' ogni più rosea aspettazione , e ben presto furon sentiti nella penisola gli effetti della forza impetuosa ch ' esprimeva il nuovo organismo costituito per una precisa battaglia . Quanti giorni di ansia ! , quante vigilie trepide ! La piazza sembrava dominata da ' più biechi elementi del neutralismo tedescofilo ed austriacante . Il social - neutralismo aveva organizzato le sue novene pacifondaie e minacciava fulmini e saette . I preti sfruttavano la morale cristiana allo scopo di evitare un dolore alla senilità sanguinosa del cattolicissimo imperatore e re . Gl ' interventisti ebbero la piazza il grande arengo per l ' espressione della volontà popolare ! contesa violentemente da uno strano connubio di fanatici rossi e neri , cui teneva bordone una polizia usa ad attraversare ogni azione generosa . Eravamo pochi ; ma la luce della verità penetrava nei meandri più scuri delle coscienze . Cominciarono , molti , a sentire che la verità era dalla nostra parte . Conducemmo lo schermo de ' nostri ideali fra mezzo i flutti dell ' odio più bieco , che cercava di morderci il cuore , e vedemmo che il manipolo ingrossava , diventava falange . L ' idea acquistava il possente ausilio del numero . I Fasci mostravano di esistere e nella lotta della strada tempravano le energie per le battaglie della trincea . Uomini di varia fede , i fascisti ! Già ; ma uomini ch ' erano sospinti da un solo desiderio entusiastico , a tutti comune : il desiderio che l ' Italia intervenisse nella grande lotta che si combatteva per impedire alla barbarie d ' impadronirsi del mondo . Ed eran volontà che formavano un granito solo . Vinsero perché dovevano vincere . Frattanto , in alto , armeggii infinitamente più insidiosi minacciavano il disonorare l ' Italia . Un ' accolta di canaglie che in vano anche oggi cercano di rifarsi una verginità politica e morale , tentando di accattarla nella virtù italica dell ' oblio e fors ' anche nella pietà nazionale trescava col rappresentante del nemico . Nelle giornate del più bel maggio di nostra gente tremammo di vedere la patria nostra concedersi come femmina da conio a chi le faceva balenare dinanzi agli occhi qualche promessa ; tremammo di dover rinunziare per sempre alla nostra cittadinanza italiana per mendicarne un ' altra qualsiasi , nel centro dell ' Africa . Ma il popolo italiano è pur sempre grande . I Fasci l ' avevan lievitato . Insorse con l ' impeto onde sa insorgere ne ' grandi momenti , occupò la piazza , impose un dilemma ferreo : o guerra o rivoluzione . E fu la guerra . I Fasci sembrarono sbandarsi . La grande maggioranza di coloro che li avevano costituiti corsero alle armi , volontari o richiamati . Per tutto entusiasmarono del loro entusiasmo , nelle caserme e nelle trincee . Riescivano ad infondere il coraggio , la loro fede immensa . Parafrasiamo la previsione del Direttore di questo foglio : « La buona sementa fu gettata e si è visto : non invano ! » . Oggi si riunisce il secondo Convegno de ' Fasci . Molti di coloro che dettero ingegno e fede per realizzare i voti del primo raduno non sono più . E noi ripensiamo , commossi , a ' nostri morti . E ne par di sentire ancora l ' oratoria infiammata del nostro migliore fanciullo : Pippo Corridoni ; e ne par di vedere i modesti ed entusiasti , che su le Alpi dettero cantando la vita per un sogno di redenzione . E pensiamo agli assenti : a Benito Mussolini , ch ' è là su , in trincea a compiere tutti i sacrifici , com ' è suo costume ; anelante di spingersi impetuosamente all ' assalto con gli altri bersaglieri d ' Italia . E ne domandiamo : è proprio vero che i nostri migliori impieghino le energie loro meglio contro il nemico esterno che se fossero rimasti a combattere contro il nemico interno insidioso e vile ? Ché gl ' interventisti si son visti in questa malagevole situazione : vollero la guerra contro tutti i pigmei della neutralità ad ogni costo . Partirono quasi tutti per la fronte , ma , intanto , lasciarono che incontrastata si svolgesse l ' azione che non potendo più evitare il fatto tendeva a sabotarlo . E come ieri si parlava di neutralità ad ogni costo , oggi si parla di pace ad ogni costo : anche a prezzo di vergogna , a costo di rendere inutili i sacrifici sinora compiuti ! Ma il Congresso d ' oggi prova come i Fasci non sieno morti . La propaganda sabotatrice troverà , dunque , un antidoto salutifero . C ' è ancora gente decisa come noi a difendere i soldati dagli attacchi alle spalle . Ed il compito sarà assolto con fede e con rinnovata energia . Molti e gravi problemi incombono su l ' Italia e l ' Europa . I fascisti , come contribuirono a spingere il paese nostro per la via che gli additavano il dovere , l ' onore e anche l ' interesse , devono contribuire validamente a vigilare , su l ' alto e sul basso , perché i sacrifici compiuti finora non sieno frustrati . È stato detto giustamente che la guerra non si combatte solo alla fronte . Abbiamo ancora il paese gravido di referendari variamente camuffati ; abbiamo un socialismo ufficiale , che nulla trascura per tener fede al verbo zimmerwaldista : un verbo teutonico ; abbiamo un clericalismo che maschera cautamente la sua tedescofilia sotto un velo di patriottismo , che non giunge fino a rinunziare ad ogni pazzesca velleità temporalistica ; abbiamo una parte della borghesia , che non sa scordare i vecchi amori teutonici ; vi son parecchi così detti intellettuali , che spasimano anche oggi per i professori di Germania ; siamo deliziati da un parlamento composto in parte cospicua di gente senza fede e sfornita della più elementare onestà morale . A tutte codeste insidie devono vigilare i fascisti . E se il congresso ordinerà un lavoro organico perché la nostra guerra non venga rovinata da coloro che l ' insidiano , avrà raggiunto il suo scopo . Nuova sementa per i campi della coscienza italiana ; nuova sementa che si sparge in buon terreno e non invano . A ' congressisti il nostro saluto e l ' augurio di risoluzioni energiche e feconde !
ERA BELLA: BIANCOROSSA PAREVA UN TRICOLORE ( Bianciardi Luciano , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Gli mancano tre esami e la tesi per laurearsi medico , entro il prossimo anno accademico , e ce la farà senz ' altro , perché gli preme , perché crede in questa professione come in un modo concreto , anzi manuale , di aiutare chi soffre . Intanto , a ventisette anni , ha trovato il tempo per fare un mucchio di altre cose : recita al « Gerolamo » la parte dell ' allampanato Gervasino , ha studiato armonia e composizione , suonato il pianoforte in orchestrine da ballo , comparirà in un film di produzione romana ma di ambiente milanese , ogni sera ci fa sentire le sue canzoni in un locale notturno . Sono circa due anni che Enzo Jannacci scrive canzoni , da Il cane coi capelli , che era un garbato ( e goliardico ) nonsense , alle ultime cose , che sono le migliori . Nato e cresciuto a Milano , giù verso l ' Idroscalo - è figlio di un aviatore - gli indovini subito nel colorito e nei tratti marcati del viso l ' ascendenza pugliese , e certe sue impennate canore , che paiono astratte , ricordano invece i toni dell ' ambulante , dell ' erbivendolo meridionale da poco inurbato , e tuttora avvezzo a « cantare » la sua merce . Jannacci fa , oltre tutto , un lavoro di recupero culturale per nulla trascurabile . « Non so se è la prima volta che sentite questa storia ... » È il tipico incipit del cantastorie . Oppure : « Dee scusà , ma mi vori canta , d ' un me amis che l ' era andà a fa ' l bagn , su el stradun per andare all ' Idroscalo ; l ' era lì e l ' amore lo colpì » . Qui , come si vede , il dialetto cede alla lingua proprio quando l ' immagine , e il concetto , è di natura « colta » : l ' informazione data a un passante , il ricordo di una frase letta o sentita . L ' amico , in questo caso , è un barbone che portava le scarpe da tennis e parlava da solo , innamorato di una donna « bianca e rossa che pareva il tricolore » . Ma è difficile raccontare una canzone di Jannacci , perché tutte sono legate al suo modo di farle sentire , che è inimitabile : bisogna andarlo a vedere . Tiene la chitarra dritta , orizzontale , sotto il mento , come per isolare una maschera dura e immobile ; inteccherito quasi ligneo il corpo , accenna qualche raro passo , prima della strofa finale : « L ' han truvà sota a un mucc de cartun ; l ' han guardà , el pareva nisun ; l ' han tucà , el pareva che durmiva ; lassa sta che l ' è roba de barbun » . Poi l ' ultimo ritornello gli esce di gola come un urlo rabbioso quel barbone con le scarpe da tennis morto sotto un mucchio di cartone è veramente suo amico . La gente del night sempre un po ' distratta ride , ma intanto non riesce a evitare un brivido lungo la schiena . Ma chi è dunque Jannacci , questo ragazzo che , smessa la maschera delle sue canzoni , ridiventa mite e timido e compito ? A chi somiglia ? Ci pensi e ti viene in mente il nome di Petrolini : nessun altro . Difficile dire , oggi , se Enzo farà altrettanto ; se diventerà per esempio un buon medico e basta . Di sicuro però la stoffa è quella .
IERI E DOMANI. EQUILIBRI MONDIALI ( Spadolini Giovanni , 1972 )
StampaQuotidiana ,
Nella migliore delle ipotesi , il presidente del consiglio Colombo incontrerà fra poche settimane il presidente Nixon - dopo Pompidou , Heath e Brandt - avendo alle spalle un retroterra politico carico di incertezze e di inquietudini . Il suo governo sarà e non sarà in crisi ; il disimpegno repubblicano ne accentuerà la precarietà senza magari superare il limite di rottura : i socialisti del Psi avranno tutto l ' interesse - parole e rimbrotti a parte - a guadagnare tempo e ad arrivare alla scadenza del loro difficile congresso nazionale fissato per la fine di febbraio ; la socialdemocrazia dovrà adeguarsi al rientro di Saragat e ripensare una nuova strategia ... E intanto i grandi problemi internazionali si allargano e si complicano , in sfere interessanti direttamente o indirettamente l ' Italia , senza che la nostra politica estera , pur nei limiti ben precisi assegnati al nostro paese , possa elevarsi a quel tono cui la abiliterebbe una situazione di stabilità e di compattezza democratica , ben oltre la nevrosi che caratterizza lo schieramento delle forze politiche . L ' anno che è finito da poche ore ha visto profondi e radicali rivolgimenti negli equilibri mondiali . In primo luogo : la fine della « diarchia » russo - americana , la sostituzione di un nuovo , e precario , e oscillante equilibrio tripolare a quello che era l ' assetto bipolare scaturito da Yalta , base di tutte le tensioni della guerra fredda ma anche di tutti i ripiegamenti della convivenza pacifica . Gli Stati Uniti hanno aperto alla Cina , e non solo attraverso le squadre di ping - pong ; fra due mesi la visita del presidente Nixon a Pechino consacrerà il nuovo meditato indirizzo della Casa Bianca , in un clima di lancinanti contraddizioni , che vede insieme la ripresa dei bombardamenti americani sul Vietnam del Nord - alleato del comunismo cinese - e le offerte di collaborazione militare del regime di Mao ai colonnelli sconfitti del Pakistan - supremo modello del feudalesimo asiatico . Tutti i miti sono crollati nel corso di questo 1971; tutte le illusioni sono state smentite . Dopo la rapida e crudele guerra indo - pakistana , nessuno crederebbe più al mito di Bandung , al mito di un terzo mondo svincolato dalla logica ferrea delle grandi potenze e quindi portatore di valori di pace , di fraternità , di coesistenza . L ' India erede del messaggio di Gandhi ha operato con la stessa logica severa e spietata dello Stato di Israele , ma senza nessuna delle giustificazioni storiche , di elementare sopravvivenza , che spiegano gli atteggiamenti e alimentano le intransigenze della Gerusalemme ebraica . Gli stessi schemi dei blocchi internazionali sono stati rovesciati : in omaggio al recente trattato di alleanza con Nuova Delhi , la Russia ha coperto l ' aggressione indiana , ha paralizzato l ' Onu per quattordici giorni , ha evitato , col ricorso al diritto di veto , che il Consiglio di Sicurezza potesse imporre una tregua alle ostilità prima dell ' ingresso delle truppe della signora Gandhi a Dacca . La Cina ha sostenuto il Pakistan , ma senza poter superare le barriere di neve dell ' Himalaia e l ' obiettivo squilibrio delle forze con l ' Urss . Cinesi e americani si sono trovati sullo stesso fronte , un fronte impotente , al palazzo di vetro . Il volto dell ' Onu è uscito trasformato dall ' esperienza dell ' anno . La Cina di Mao ha preso il posto di un vecchio e fedele alleato di Washington , Formosa , senza che le proteste americane superassero il limite del cartellone , dello spettacolo . La tribuna dell ' organizzazione internazionale ha immediatamente visto il divampare del contrasto russo - cinese in forme che hanno fatto dimenticare , o impallidire , gli episodi più aspri dell ' antagonismo russo - americano negli anni cupi della guerra fredda . È stato il crollo delle ideologie . L ' Unione Sovietica ha abbandonato ogni residua superstizione di « universalismo proletario » , ha liquidato ogni fedeltà , anche di facciata , alla tradizione leninista dell ' alleanza dei paesi poveri contro i paesi ricchi , delle nazioni proletarie contro quelle capitaliste e « sfruttatrici » . La pressione sui paesi comunisti dell ' Est europeo si è accentuata : sia pure con una tecnica più sfumata e articolata di quella sperimentata a Praga , con l ' uso dei carri armati sovietici , e sanzionata dal recentissimo plebiscito elettorale del 99 per cento , sul modello staliniano dei vecchi tempi . Le indocilità romene sono state domate ; la Jugoslavia è stata tenuta a freno - e quale freno ! - con le minacce del separatismo croato alternate ai fermenti di dissidenza nella stessa classe dirigente del partito comunista . Dalla parte opposta gli Stati Uniti hanno attenuato , per ragioni talvolta anche fondate e comprensibili , l ' impegno globale della loro politica , sia nell ' Atlantico sia nel Pacifico , hanno dato l ' impressione di una svolta verso un « isolazionismo » almeno psicologico . Alleati tradizionali , come il Giappone , sono stati messi in gravi difficoltà . La politica di apertura della Germania federale verso la Russia - la Ostpolitik di Brandt - ha potuto superare alcune tappe senza un vero condizionamento americano . Se non fosse stato per il provvido incontro delle Azzorre fra Nixon e Pompidou e per il compromesso che ne è scaturito circa la svalutazione del dollaro , la stessa tempesta monetaria di mezzo agosto avrebbe finito per compromettere gravemente i rapporti fra Stati Uniti e mondo europeo , vanificando i vincoli formali di un patto atlantico che si distacca sempre più dallo spirito e dalle convinzioni dei suoi aderenti . Occorre riconoscere che l ' Italia , e la diplomazia italiana , si sono comportate con sagacia e coerenza nell ' intera vicenda della crisi monetaria : in una posizione costantemente e consapevolmente tesa a superare i motivi di contrasto o di rottura fra Europa e Stati Uniti . E con i risultati di cui tutti i nostri soci hanno beneficiato , ma di cui non poco merito deve essere attribuito ai titolari della nostra politica estera ed economica . Le scadenze di domani trascendono ormai la dimensione monetaria e il pur grave problema degli scambi internazionali , avviato a soluzione dalla cancellazione della iniqua sovrattassa americana . Quello che è in giuoco , nel rimescolamento degli equilibri mondiali , è il ruolo dell ' Europa . Nixon assegnò al nostro continente la funzione di « quarto grande » quando elaborò , sulla guida di Kissinger , la strategia di apertura a Pechino e la via degli assetti tripolari . Senonché quel ruolo deve essere conquistato , e diciamolo pure riconquistato , attraverso gli sforzi e i sacrifici di tutti gli europei . Nulla deriva più dal diritto divino e tanto meno dal diritto della tradizione . L ' Europa sarà una realtà viva nella misura in cui vorrà esserlo : a cominciare dall ' Italia .