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UTILITARISMO VECCHIO E NUOVO ( Abbagnano Nicola , 1966 )
StampaQuotidiana ,
Alle domande : « Come devo agire ? Quale deve essere la guida delle mie azioni ? » , Si possono dare due risposte diverse . Si può dire : « Agisci secondo la voce della tua coscienza che è quella stessa della ragione o dell ' ordine cosmico o della volontà divina » . O si può dire : « Agisci in modo che la tua azione tenda ad accrescere la somma del benessere o della felicità comune » . Quest ' ultima è la risposta data al problema morale dall ' utilitarismo . Questa dottrina ( di cui si possono scorgere le prime tracce nei Sofisti e nello stesso Platone ) fu difesa , oltreché dagli Illuministi , da economisti e filosofi inglesi nella prima metà dell ' '800 ed è rimasta una delle alternative fondamentali della filosofia morale nel mondo moderno . Secondo l ' utilitarismo , un ' azione è buona o cattiva a seconda che tende ad accrescere o a diminuire il benessere pubblico . L ' azione morale dev ' essere la risultanza di un calcolo : bisogna pesare l ' entità rispettiva del piacere attuale e del piacere futuro e mai sacrificare il piacere maggiore al piacere minore . « L ' uomo virtuoso » diceva Bentham « accumula per l ' avvenire un tesoro di felicità ; l ' uomo vizioso è un prodigo che dissipa senza calcolo il suo reddito di felicità . » Chi resiste alla tentazione di un piacere presente in vista del danno che esso procurerà a sé o agli altri , si comporta moralmente ; chi soggiace a quella tentazione senza pensare a ciò che accadrà domani , si comporta immoralmente . Il benessere privato coincide con il benessere pubblico : l ' azione apparentemente disinteressata dell ' individuo che sacrifica il suo piacere al benessere comune , risponde all ' autentico interesse dell ' individuo ed è frutto di un calcolo intelligente che considera entrambi i piatti della bilancia . Bentham ( che dette la prima sistemazione rigorosa all ' utilitarismo ) riteneva che solo per questa via la morale può diventare una scienza esatta e sottrarsi alla saggezza decorativa , alle parole sacramentali , alle distinzioni casistiche e ai dogmi dell ' intolleranza . L ' utilitarismo ( egli diceva ) rende di facile uso la regola del dovere e ne fa un aiuto efficace per il benessere quotidiano degli uomini . La critica che Alessandro Manzoni rivolse all ' utilitarismo nell ' appendice al capitolo terzo della Morale cattolica ( 1855 ) è rimasta decisiva per la filosofia italiana . Manzoni opponeva all ' utilitarismo che ciò che è moralmente giusto non si può confondere con ciò che è utile all ' individuo e alla società , che l ' azione morale autentica è ispirata non dall ' interesse , ma da una norma che obbliga la coscienza e che il concetto stesso di obbligazione non nascerebbe se la morale fosse fondata sull ' utilità perché seguire l ' interesse non è un obbligo ma una tendenza . Manzoni riconosceva che ciò che è giusto è anche utile , nel senso che chi agisce giustamente può attendersi una ricompensa e chi agisce ingiustamente un castigo ; ma riteneva che questo legame tra giustizia e utilità non indicasse l ' identità dei due termini ma piuttosto la loro distinzione . E negava che il criterio dell ' utilità servisse a rendere più facile la scelta dell ' azione da compiere . Infatti , prevedere tutti gli effetti che una azione determinata avrà nel futuro su noi stessi e sugli altri , per determinarne il grado di utilità , è un compito difficile e quasi impossibile sulla scorta delle indicazioni che l ' esperienza passata può dare : tanto più che l ' esperienza può farci prevedere il corso probabile delle cose , non quello certo . Dopo la critica manzoniana , l ' utilitarismo ( che era stata la premessa filosofica dell ' opera di Beccaria , Dei delitti e delle pene ) non ha suscitato in Italia che un blando interesse storico ma non è stato assunto , neppure da pensatori positivisti , come punto di partenza dell ' indagine della vita morale . Nella filosofia anglo - americana invece esso è rimasto , con poche eccezioni , l ' indirizzo dominante , pur essendo sottoposto a critiche minute , e continua ad essere l ' unica alternativa all ' interpretazione metafisica o teologica del mondo morale . Dopo la guerra , esso ha assunto una nuova forma ed è stato chiamato utilitarismo « modificato » , « ristretto » , o « indiretto » , perché non si applica più alle azioni ma solo alle regole da cui esse sono dirette . Secondo il vecchio utilitarismo , un ' azione è buona o cattiva a seconda che contribuisce o no al benessere o alla felicità comune . Secondo il nuovo utilitarismo , un ' azione è buona o cattiva se si conforma o no a una regola ; ma una regola è buona o cattiva a seconda che contribuisce o no al benessere comune . Secondo il vecchio utilitarismo , il calcolo dei piaceri o dei dolori che possono derivare da un ' azione determinata deve essere fatto da chiunque si appresta a compiere l ' azione stessa ; secondo il nuovo utilitarismo , questo calcolo dev ' essere fatto solo da coloro che si accingono a dare un giudizio sulle regole della morale e vogliono saggiarne o determinarne il valore . Da questo punto di vista , mentre la vita morale consiste ( proprio come crede il comune buon senso ) nell ' obbedienza alle leggi e non ha bisogno di appellarsi al criterio utilitario , l ' indagine morale , al livello della riflessione filosofica , deve fare appello a quel criterio nella valutazione e nella critica delle norme morali , delle leggi giuridiche e delle istituzioni sociali . Si tratta , certamente , di un punto di vista assai più scaltrito che si sottrae in buona parte alle critiche cui andava soggetto l ' utilitarismo classico . Rimane da vedere se esso si sottrae veramente a tutte le critiche decisive , cioè se dà conto di tutti gli aspetti della vita morale . E su questo punto i pareri sono ancora discordi . Un libro recente di David Lyons ( Forms and Limits of Utilitarianism , Oxford , 1965 ) giunge su questo punto a conclusioni negative . L ' utilitarismo nuovo , come il vecchio , non risolve tutti i problemi della morale . Soprattutto non dà conto dei diritti , dei doveri , delle obbligazioni nel loro carattere assoluto e incondizionato : in quanto non ammettono le limitazioni cui la clausola delle utilità li sottoporrebbe . Una promessa , ad esempio , è un impegno che è giusto sia mantenuto ad ogni costo , anche se il suo mantenimento cessa di essere utile per uno dei contraenti . Ancora una volta , il criterio dell ' utilità non risponde ( pare ) a tutte le esigenze della giustizia ed è dichiarato insufficiente a spiegare la vita morale . In un passo de La Repubblica , Platone diceva che neppure una banda di briganti o di ladri potrebbe mettersi insieme e portare a termine una malefatta qualsiasi , se non rispettasse , nel suo interno , le regole della giustizia . Non si potrebbe esprimere meglio il carattere funzionale delle regole che costituiscono la giustizia o , in generale , la vita morale . Queste regole tendono a far sì che gli uomini , invece di ammazzarsi e nuocersi a vicenda , possano vivere insieme e progettare e coordinare le attività da cui dipende la loro vita nel mondo . Tendono altresì a eliminare i conflitti o a diminuirli o a stabilire criteri per la loro soluzione pacifica ; nonché a favorire e dirigere certe trasformazioni dei moduli cui si conforma la vita associata o a escluderne altre . Si può discutere all ' infinito sul fondamento trascendente o immanente delle regole morali , sulle vie in cui sono manifestate o rivelate all ' uomo , sulla loro assolutezza o relatività e via dicendo . Ma sul fatto fondamentale della funzione che esse assolvono o debbono assolvere nella vita associata , cioè di rendere possibile questa vita e di non votarla alla distruzione ( che sarebbe la distruzione degli stessi individui che la compongono ) , si trovano d ' accordo i più disparati sistemi di etica . Ora proprio su questa funzione delle regole morali ha fatto leva l ' utilitarismo antico e moderno e fanno leva soprattutto le nuove forme di utilitarismo indiretto . Forse il termine stesso di « utilità » ( e quindi anche di « utilitarismo » ) è troppo ristretto per indicare la molteplicità delle funzioni che le norme morali devono assolvere nel contesto sociale , perché sembra riferirsi all ' interesse ristretto dell ' individuo che va in cerca del suo utile particolare . E certo avevano ragione i critici del vecchio utilitarismo ( Manzoni compreso ) di dubitare che l ' utile individuale coincidesse sempre con l ' utile comune . Ma il concetto di funzionalità delle regole morali ( come di quelle giuridiche ) non soggiace a queste critiche , perché si situa a un livello più alto di generalizzazione e non concerne più l ' utile privato come tale . Il criterio della funzionalità è presente , almeno implicitamente , a tutte le critiche ben fondate che oggi si rivolgono a istituzioni , ordinamenti giuridici o costumi o atteggiamenti ricorrenti : in quanto mostrano che istituzioni , ordinamenti , atteggiamenti non assolvono più la loro funzione o mirano a realizzare scopi che sono estranei al funzionamento di certi aspetti della società moderna . E se si considera la varietà e la disparità delle credenze , dei costumi , delle istituzioni dei popoli che ormai vivono a contatto di gomito in un mondo divenuto troppo stretto , e tra i quali c ' è una ferrea solidarietà di fatto che ha preceduto di gran lunga la buona volontà della comprensione reciproca , si vede subito come la considerazione funzionalistica della morale , indipendente com ' è , per sua natura , dai conflitti ideologici , è la sola capace di preparare la condizione per una effettiva coesistenza pacifica .
StampaQuotidiana ,
A una settimana dal voto , una riflessione più pacata può integrare , e in parte correggere , le riflessioni immediate . La prima considerazione è che se l ' insuccesso della sinistra è fuori discussione , la vittoria della destra è meno evidente di quanto i commenti dei primi giorni abbiano lasciato intendere . Non si può dire che gli italiani abbiano scelto Berlusconi : su 48 milioni di elettori solo 8 hanno votato per Forza Italia . Dopo il confronto televisivo con Occhetto , il Cavaliere , in una festa con i suoi sostenitori , deplorando di non poter utilizzare appieno il suo apparato propagandistico aveva detto di temere che un consenso giunto al 40 per cento potesse scendere al 20 . Aggiungeva , però , che gli ultimi sondaggi ( da non rendere pubblici ) gli assicuravano ancora un terzo dei suffragi . Era il 23 marzo . Cinque giorni dopo , Forza Italia si assestava proprio al 21 per cento , solo mezzo punto in più dello sconfitto PDS . Sconfitta , in termini di voti , era anche la Lega , che col suo 8,4 per cento scendeva al di sotto del livello del 1992 , dopo che nel 1993 il suo consenso poteva valutarsi al 20 per cento . Il risultato migliore del Polo della libertà e del Buon governo era quello di Alleanza Nazionale , il cui 13,6 per cento è determinante nel collocare il Polo al di sopra del 40 per cento . Senza la Fiamma lo schieramento , col 29,4 per cento , sarebbe di un solo punto al di sopra dei progressisti , che , senza Rifondazione , inutilizzabile come forza di governo , si collocano al 28,4 . Queste cifre ridimensionano il quadro di una destra trionfante e di una sinistra a pezzi . È un ' immagine rafforzata dal grande divario di seggi alla Camera , conseguenza sia della legge elettorale che di una sua utilizzazione da parte di un elettorato che ha preferito la polarizzazione alla frammentazione : da qui la frana degli alleati non comunisti del PDS e le proporzioni della sconfitta progressista nel lombardo - veneto . Proprio perché è stato il lombardo - veneto , con la Lega , a battere i partiti della Prima Repubblica , si può capire la difficoltà di Bossi . Non è detto che il suo problema sia quello di venir meno all ' impegno di non fare « mai » un governo con i « fascisti » , con la « destra forcaiola » . Se si trattasse solo di modificare una posizione non sarebbe la prima volta nella vita politica . Ma il fatto è che omologandosi a una destra egemonizzata da Forza Italia , la Lega potrebbe ridursi a un soggetto marginale nel giro di un anno , già alle elezioni regionali del 1995 . La distribuzione del 43 per cento dei voti che la Lega aveva raccolto a Milano nello scorso giugno ( oggi 15 alla Lega , 28 a Berlusconi ) è per Bossi un campanello d ' allarme che potrebbe trasformarsi in un rintocco funebre . Egli ha oggi il gruppo parlamentare più numeroso , al quale spetterebbe il primo incarico per la formazione del governo in assenza di una maggioranza precostituita . Ma è un vantaggio temporaneo , in una situazione precaria . Se la Lega non trasforma il federalismo da slogan in progetto preciso , il suo destino potrebbe essere segnato . Quella di Bossi non è una pretattica , come afferma Fini , ma esigenza di sopravvivenza . Ed è questa situazione che offre al PDS una occasione che potrebbe cogliere , se il suo gruppo dirigente passasse la mano , invece di rimanere paralizzato nella rassegnazione . Occhetto e D ' Alema possono uscire onorevolmente di scena e contribuire al ruolo che il partito può svolgere con la loro esperienza di parlamentari . Questo ruolo non si capisce perché debba essere quello di assistere inerti , all ' opposizione , a un governo egemonizzato da Forza Italia . Questo governo potrebbe essere in grado di promuovere quell ' ampio consenso che Berlusconi sperava e che non ha ottenuto , tanto che al Senato manca la maggioranza . Essa sarebbe comunque risicata ( e probabilmente inadeguata ai compiti che l ' attendono ) , anche col voto dei senatori a vita della vecchia DC . Un PDS rinnovato al vertice potrebbe proporsi per il sostegno esterno a una coalizione con forte maggioranza nei due rami del Parlamento , in grado di procedere rapidamente al necessario riassetto istituzionale , con quella larga autonomia di macroregioni che non si vede come Alleanza Nazionale potrebbe accettare . Senza una mossa d ' anticipo , l ' attendere che siano Segni , Pannella e Formigoni ad ampliare l ' orizzonte della destra non aprirebbe la via a una opposizione in grado di essere alternativa ma a una egemonia moderata proiettata verso il Duemila . Un PDS protagonista costituente della Seconda Repubblica potrebbe invece superare la frustrazione del 28 marzo , che in caso contrario potrebbe protrarsi indefinitamente .
LE ELEZIONI ( P.G. , 1924 )
StampaPeriodica ,
Solo per un momento , quando le ambizioni fasciste prevalsero sulla volontà del duce , e le elezioni furono decise , noi dubitammo compromesse e giuocate le astuzie del bel tenebroso . E veramente , se gli oppositori del fascismo non fossero pressoché tutti fascisti mancati , quella era un ' occasione trionfale per prendersi gioco dei piani governativi . Bastava che nessuno pensasse sul serio alle elezioni , che si rispondesse con la canzonatura del silenzio alla campagna bandita da Roma . Mussolini chiama il popolo alle urne : l ' opposizione si rifiuti di battersi su questo terreno , sventi il gioco totalitario della demagogia fascista . Con una decisione di questo genere gli oppositori si sarebbero divertiti gratis allo spettacolo di tre o quattro mesi di lotta feroce nell ' interno del partito fascista e del filofascismo ; e a veder nascere proprio nei quadri dell ' unanimità mussoliniana ortodossia e eterodossia , eresie e fronde , contrasti e difese . Un dogma [ di ] improvvisatori non si cimenta impunemente ad una prova elettorale : il fascismo ne sarebbe uscito esautorato e compromesso . Eroi e donchisciotti , visti alla ricerca della medaglietta , erano sgominati dal ridicolo e dall ' ironia . La Camera eletta il 6 aprile sarebbe stata tutta fascista e perciò a priori condannata . Le battaglie tra ras e revisionisti l ' avrebbero lacerata ; il paese assente , in diffidenza . Ma una tattica così audace e rivoluzionaria si può chiedere solo a gente disperata , a gente che abbia capito che Mussolini non si liquida con gli intrighi di corridoio . Gli italiani sono invece astuti , super - politici , super - machiavellici . Nessuno dispera pur che rimanga una possibilità di riguadagnare la medaglietta , e se cento sono gli aspiranti per un solo seggio ognuno ha la certezza in cuore che con l ' intrigo e l ' inganno gli riuscirà di giocare l ' amico e l ' avversario . L ' opposizione costituzionale incominciò a sospettare la probabilità delle elezioni nel settembre scorso . Da allora persino noi di Rivoluzione Liberale abbiamo ricevuto le visite e le premure di parlamentari e aspiranti parlamentari . Noi antifascisti intelligenti avremmo dovuto dare la formula per la lotta antifascista . Uomini non compromessi avremmo dovuto offrire il nome alle organizzazioni che in tempo elettorale sarebbero state utili ai parlamentari antifascisti . Contro il fascismo che disprezza l ' intelligenza il concorso di noi intellettuali sarebbe stato decisivo . Noi fummo così ingenui da rispondere alle lusinghe e alle offerte con prediche e documentazioni : che era ridicolo voler battere il fascismo con le astuzie ; che Mussolini non ha soltanto la forza , ma il consenso degli italiani ; che la lotta deve essere feroce e diretta ad hominem contro il corruttore , consci che si è una minoranza , e non si vuole realizzare , ma salvare il futuro . Fummo tardi a capire che i nostri interlocutori volevano salvare la medaglietta prima che il decoro , e col farsi paladini di libertà , col protestare che la maggioranza non era fascista , ma che essi oppositori costituzionali avevano pure un buon seguito miravano soltanto a farsi meglio utilizzare , a vendere più cara la loro adesione al regime . Un politico più intelligente e più onesto degli altri , la sola persona seria dell ' opposizione costituzionale , il quale con tutti i suoi vizi di parlamentare riuscirà forse a salvarsi per il futuro , coglieva il dissenso tra Rivoluzione Liberale e antifascismo parlamentare in questi termini : « Si vede che lei è veramente giovane e che può buttar via dieci anni per alimentare , in ristretta compagnia , una distinta corrente di pensiero , e per poi trovarsi , senza sforzo , e nel vigor degli anni in cima all ' ondata che travolgerà questa gente . Io , invece , penso con malinconia , che fra due anni o l ' Italia sarà libera , o io mi troverò , pure in ristretta e scelta compagnia , su qualche nuovo May flower salpante per ignoti lidi . Questione di età » . La questione di età impedì che gli antifascisti avessero il coraggio di disertare le elezioni e si divertissero a vedere il campo trasformato in una corrida di gladiatori mussoliniani . La questione di essere rieletti è diventata la questione essenziale intorno a cui si provano e si rovinano i caratteri degli italiani . L ' on . F . , uno dei sacrificati della lotta politica in Romagna , professa la teoria che gli oppositori debbano difendersi con tutte le armi ; se è necessario e possibile entrino addirittura nel listone ! L ' idea fissa , sino al gennaio , degli oppositori più implacabili era di costituire un blocco positivo , che presentasse lista di maggioranza raccogliendo combattenti , socialisti , popolari , demoliberali e fascisti dissidenti . L ' ideale : arrivare dall ' on . Corgini , magari dall ' on . Giolitti , a Misiano . Un direttorio formato da Turati , Bonomi , Graziadei , Facchinetti , Mauri , Cocco - Ortu , avrebbe lanciato un proclama al paese prendendo impegno di garantire il funzionamento di un governo in caso di vittoria . Per preparare questa tattica si organizzò la commedia del 4 novembre , nella quale anche una persona seria come Treves dovette recitare la parte del peccatore contrito . Il successo era così sicuro che i promotori si fermarono al momento buono soltanto perché i loro atti sarebbero sboccati in una rivoluzione violenta , mentre i loro candidi cuori amavano la pace . Essi compresero assai tardi che se questo fantastico piano avesse avuto una mediocre probabilità di riuscita Mussolini non avrebbe esitato ad arrestarli o assai più astutamente , li avrebbe uccisi col ridicolo dimostrando , il 6 aprile , che gli italiani non gli negano il consenso , come non lo negarono nel '13 a Giolitti nonostante il suffragio universale . Mussolini dispone di infiniti artifici tipo patto Gentiloni . E nel caso del blocco positivo l ' artificio era semplice : bastava garantire mezza dozzina di rielezioni per sgretolarlo dall ' interno . Da buoni democratici i congiurati continuarono a discutere e ci fu chi si convinse dell ' opportunità di trasformare il blocco positivo in blocco negativo . Erano per questa tattica gli onorevoli meno sicuri della rielezione e la conferenza Gonzales a Genova fu il loro argomento più probatorio . Senonché l ' astensione discussa e machiavellica , come altra volta fu spiegato , si risolveva nella vittoria del bel tenebroso . E anzi i più convinti e leali difensori di questa tesi come Canepa , Treves , Rossetti , non si accorgevano di essere giocati dai loro stessi compagni che parlavano di partecipazione o astensione dopo aver fatto un calcolo personale . Aggiungi la gelosia di mestiere , per cui gli unitari temono , astenendosi , di servire i comunisti ; e i democratici hanno il sospetto che i voti siano per andare , nella loro assenza , ai repubblicani : e avrai il ritratto degli spiriti che governarono l ' opposizione dopo la chiusura della sessione parlamentare . Lo spettacolo delle anime in pena democratiche e socialiste convinse i buoni liberali , realisti come sempre , a offrire la loro partecipazione al listone . E costoro saranno o non saranno deputati , certo sono uomini finiti . Ma nessuno degli altri oppositori ha diritto ad una sorte migliore . Nessuno dei vecchi uomini politici si salverà dopo il 6 aprile . I più abili , in quattro mesi di tormenti avranno salvato soltanto il loro diritto di fare parte della Camera fascista . L ' idea di un blocco dei sopravvissuti era una idea squisitamente fascista . Rivela uno stile e una mentalità degni del comm . Massimo Rocca ex anarchico . Il fascismo converte ai suoi sistemi i nemici insieme coi gregari . Anche il fascismo è un blocco , il blocco positivo con Giunta al posto di Misiano , Massimo Rocca al posto di Bonomi , Paolo Orano invece di Facchinetti , e Murri in luogo di Miglioli . Una delle ragioni per cui combattiamo Mussolini è questa , perché egli ci ha dato il blocco di Rossoni e di Gentile , di Baroncini e di Dino Grandi , di Soffici e di Camazza , di Murri e di Farinacci . Il fascismo prevalse appunto confondendo le idee e le responsabilità , impedendo le distinzioni precise e la fedeltà degli uomini alla propria intransigenza , sfruttando cattolicismo e idealismo attuale , futurismo e tradizionalismo , sindacati e agrari , monarchia e tendenzialismo repubblicano per sacrificarli alle superiori arti dell ' addomesticatore . Il blocco delle opposizioni perpetuerebbe questa fiera gladiatoria e infantile , riprodurrebbe i sogni totalitari e le consolazioni dell ' unanimità . In Facchinetti e Rossetti risusciterebbe quel fantasma del combattentismo , quello sfruttamento della trincea che noi speriamo rimanga la prerogativa del fascismo , il segno della sua retorica e del suo mal costume politico . La paura e l ' opportunismo hanno fermato a tempo i candidati al blocco positivo e al blocco negativo . E avremo probabilmente battaglie particolari secondo gli interessi più personali . I deputati dell ' opposizione saranno così ameni nei loro giochi da riabilitare gli uomini del listone e delle liste fiancheggiatrici . Per la nostra ironia obbiettiva noi saremo definiti agenti provocatori . Ma per liquidare Bonomi e gli altri complici del fascismo siamo pronti ad accettare sorridendo anche le bizze dei galantuomini della lega democratica . Di questo antifascismo siamo sinceramente disfattisti . Al punto in cui le cose si sono ridotte pochi consigli ci restano per la tattica elettorale . L ' idea della diserzione di fronte alle violenze fasciste ci sembra disonorevole . I partiti che hanno qualche serietà e qualche tradizione devono scendere in campo , ognuno al suo posto , forti della propria intransigenza , non per conquistare dei seggi , ma per mostrarsi degni di combattere . Niente leghe , niente complicità . È l ' ora del bilancio , dell ' esame di coscienza . Repubblicani da una parte , da soli , senza intese con accaparratori di voti ; popolari coerenti e distinti col programma di tornare in dieci o in venti alla Camera , ma che siano dieci o venti uomini , e non falsi profeti della demagogia o del gesuitismo ; i partiti proletari inesorabili , sdegnosi di tardive rinunce o di ipocrite conversioni pseudo - patriottiche e antibolsceviche . Ognuno al suo posto : Treves internazionalista come nel '19 , profeta di un ordine nuovo , bestemmiatore della guerra , non adulatore di medaglie d ' oro festeggianti il 4 novembre ; Facchinetti anti - socialista , antibolscevico , wilsoniano come alla Scala con Bissolati ; Sturzo liberale conservatore , pensoso dei destini della piccola proprietà agricola . A Montecitorio anche queste scarne pattuglie potranno acquistare il valore di avanguardie del futuro e sapranno non patteggiare con l ' addomesticatore . I primi oppositori di Napoleone III furono cinque . La lotta contro Mussolini non sarà meno lunga né meno difficile . Gli uomini di cinquant ' anni che vogliono realizzare devono scoprire il loro giuoco , inserirsi nella storia , diventare mussoliniani . L ' antifascismo è una questione di aristocrazia , di nobiltà , di stile ; è una dignità che si acquista con le rinunce e coi sacrifici . Solo le minoranze provate e perseguitate hanno dei buoni diritti .
OTTIMISMO E PESSIMISMO ( Abbagnano Nicola , 1966 )
StampaQuotidiana ,
Nel Candide di Voltaire , il protagonista , sottoposto dalla sorte ad ogni specie di immeritate e dolorose vicende , si consola asserendo , in accordo con gli insegnamenti del suo maestro Pangloss , che « tutto va per il meglio nel miglior dei mondi possibili » . Pochi di noi sarebbero oggi disposti a ripetere l ' insegnamento di Pangloss o a consolarsi come Candido . L ' esperienza di due guerre mondiali particolarmente feroci , con il loro accompagnamento di orrori , di distruzioni e di crudeltà inaudite ; quella , altrettanto decisiva , del carattere ostile e maligno delle forze naturali che , per quanto imbrigliate e dominate dalla tecnica scientifica , non mancano ad ogni occasione di rifarsi a danno della vita e dei beni degli uomini ; l ' eco dei disastri che colpiscono ora questa ora quella popolazione del globo , senza eccettuarne nessuna ; e il timore o la previsione di disastri e difficoltà ancora maggiori cui il genere umano può andare incontro nel prossimo o lontano futuro , sono tutti elementi che distolgono le persone pensose dall ' ottimismo di Candido . La stessa facilità e rapidità delle comunicazioni e la solidarietà di fatto che si è creata fra tutto il genere umano e per la quale niente che accada a una parte di esso è privo di conseguenze per le altre parti , rendono immediatamente presente anche all ' uomo più fortunato i dolori o le minacce che incombono su altri suoi simili e gli rendono difficile creder di vivere nel migliore dei mondi . Tuttavia , l ' atteggiamento suggerito dall ' ottimismo tende a conservarsi per inerzia anche quando la credenza nell ' ottimismo è stata ripudiata . Ci sono atteggiamenti ricorrenti , ai quali ciascuno di noi si abbandona frequentemente nel corso della vita , che sarebbero giustificabili solo sulla base della dottrina di Pangloss . Che il mondo vada avanti da sé , anche se io non mi preoccupo , nei limiti delle mie possibilità , di farlo andare avanti ; che le cose alla fine si accomodino e che il buon senso e la giustizia prevalgano in ogni caso ; che tutti i mali che capitano agli uomini siano portatori o forieri di altrettanti beni , sono forme di consolazione o di evasione cui ognuno è tentato di ricorrere in determinate circostanze ; e soprattutto quando l ' egoismo , la sfiducia o la pigrizia vanno in cerca di una giustificazione . Sembra che , in questi casi , una dottrina opposta a quella di Pangloss , cioè il pessimismo , sia una medicina salutare . Sembra , cioè , che l ' uomo sia meglio stimolato all ' azione e a una condotta razionale delle proprie faccende dalla credenza che il mondo non va da sé ma ha bisogno , per andare avanti , del contributo di tutti e che le cose volgono al peggio se nessuno fa nulla per migliorarle . Filosoficamente parlando , l ' ottimismo si fonda sulla dottrina che il mondo è stato fatto per gli uomini , cioè per rendere possibile la loro vita e la loro felicità e che la storia è indirizzata , dall ' ordine stesso del mondo , verso il progresso del genere umano . Il finalismo della natura e il progresso della storia sono le due espressioni dell ' ottimismo filosofico . Le grandi sintesi speculative dell ' '800 , dall ' idealismo al positivismo , hanno dato una base diversa a questi due pilastri , ma si sono accordate nel tenerli in piedi . L ' idealismo fondò questi pilastri sulla presenza , nel mondo , di una Ragione onnipotente che indirizza il divenire del mondo verso le istituzioni e le attività umane di natura più alta e spirituale ( lo Stato , l ' arte , la religione e la filosofia ) . Il positivismo ritenne che al divenire del mondo presiedesse un meccanismo infallibile , destinato a garantire la conservazione del genere umano e il suo progresso continuo . Nell ' uno e nell ' altro caso , l ' uomo appariva come il fine ultimo dell ' intera vita cosmica e le attività specificamente umane , cioè quelle spirituali , apparivano radicate nella sostanza del mondo e garantite da essa nella loro conservazione e nel loro sviluppo . È ovvio che da questo punto di vista c ' è poco da temere per le sorti dell ' uomo nel mondo . Il corso degli eventi , anche se apparentemente disordinato o sfavorevole , provvede , a lungo andare , alla correzione del disordine e alla restaurazione dei valori , nonostante la cattiva o deficiente volontà degli uomini , che può anche essere , a volte , uno strumento di quella correzione . Dall ' altro lato , quando Schopenhauer , nella sua polemica contro l ' idealismo , ne volle battere in breccia l ' ottimismo , ne capovolse proprio i presupposti metafisici . Il mondo non è l ' espressione di una Ragione onnipotente ma di una Volontà irrazionale e cieca , internamente dilaniata da conflitti insanabili , che mette gli esseri viventi gli uni contro gli altri e non garantisce a nessuno di essi la felicità e il progresso . Da questo punto di vista , la vita è un desiderare continuo senza meta e senza riposo ; è bisogno o mancanza , cioè dolore , e l ' infelicità è la condizione insuperabile dell ' uomo nel mondo . Schopenhauer additava l ' unica salvezza possibile nella negazione della volontà di vivere ( il nirvana buddistico ) cioè nell ' ascesi che fa tacere gradualmente tutti i bisogni e annulla la vita alla sua radice . Se questo fosse tutto quanto il pessimismo può dirci , l ' atteggiamento che ne deriva per l ' uomo non sarebbe diverso da quello dell ' ottimismo . Per ciò che riguarda la sua vita nel mondo , l ' uomo non può far nulla . Se c ' è una forza benigna o maligna , che regge le sorti del mondo e cui l ' uomo stesso è soggetto , la parte dell ' uomo si riduce a zero . La ragion pigra è la conseguenza di ogni impostazione filosofica di questo genere : una volta decisa qual è la natura del mondo , le situazioni in cui l ' uomo viene a trovarsi perdono ogni importanza perché si sa già in anticipo che si risolveranno in quell ' unico modo . L ' uomo può assumere la figura di un attore più o meno importante , nella storia del mondo , solo se le sorti di questa storia non sono decise in anticipo . In realtà , circa la natura del mondo nel suo complesso , gli uomini non sanno nulla . Pessimismo e ottimismo sono ipotesi molto azzardate che i filosofi formulano generalizzando certe situazioni , in cui l ' uomo viene frequentemente a trovarsi . In alcune di queste situazioni , l ' uomo riesce ad avere la meglio , in altre soccombe . Questo è tutto ciò che sappiamo . Generalizzare su questa base , decidere una volta per tutte che la natura del mondo è questa o quella , è un inutile azzardo che ha l ' unico risultato di fare dell ' uomo un pigro spettatore di eventi . Ciò che l ' uomo può fare di utile e di positivo è di rendersi conto , con analisi precise , delle situazioni che più frequentemente gli si offrono e di darsi alla ricerca dei mezzi che possono permettergli di superarle con successo . Questo gli impedirà di abbandonarsi troppo fiduciosamente al corso delle cose o di rinunziare in partenza a ogni tentativo di modificarlo . Lo renderà vigilante e attivo , seppure alieno dall ' illusione che ogni sua impresa sarà coronata dal successo . Gli darà una misurata fiducia nelle sue forze , facendogli apparire indegna di lui la rinuncia o la disperazione passiva . Lo aiuterà a progettare le varie forme della sua attività ma gli darà anche il senso del limite dei suoi progetti , delle condizioni cui debbono soddisfare e che possono determinarne la sorte . A conti fatti , si tratterà pur sempre di un pessimismo ma di un pessimismo , per così dire , di metodo , non di dottrina . Noi non sappiamo se l ' uomo riuscirà a sottrarre se stesso alla fame , alla distruzione , alla degenerazione , agli innumerevoli flagelli che lo minacciano . Sappiamo che dobbiamo provarci . Sappiamo anche che molto dipenderà dalla coordinazione e dalla tenacia dei nostri sforzi e molto , ancora , dalla conoscenza spregiudicata delle condizioni in cui questi sforzi si effettueranno e delle reazioni che susciteranno . E a questo fine , l ' uomo dovrà meglio conoscere se stesso e le sue capacità , oltre che le energie che la natura gli può offrire . Più che di miti , di apocalissi , di diagnosi totalitarie , l ' uomo ha bisogno , in ogni campo , e in primo luogo nella filosofia , di conoscenze e di norme che reggano alla prova dei fatti e che siano adatte a correggere i fatti stessi . Un pessimismo di questo genere non s ' arrende di fronte ai fatti , non dà sempre ragione ai fatti , ma non cessa di tenerne conto . E può consentire a ciascun uomo di aiutare meglio se stesso e di tendere con più efficacia la mano al suo prossimo .
StampaQuotidiana ,
Non un incontro di persone colte e competenti , ma evento per contribuire a formare una mentalità e un comportamento popolare . È questo secondo monsignor Clemente Riva , Vescovo Ausiliare di Roma e Presidente e della Commissione Ecumenica Diocesana , il significato della « Giornata per l ' approfondimento e o sviluppo del dialogo religioso ebraico - cristiano » , che per la prima volta è stata celebrata mercoledì 17 gennaio . Al giornata rappresenta così un momento alto e ricco di promesse per il cammino di riconcliazione e di amicizia che cattolici ed ebrei hanno intrapreso da ormai molti anni , segnando nel contempo la strada percorsa sinora dalla Chiesa Cattolica con una pietra miliare di grande significato religioso e umano . La Conferenza Episcopale Italiana ha istituito questa nuova iniziativa che si pone come strumento per la conoscenza e la comprensione della religione ebraica . Questo , come ha più volte sottolineato Monsignor Riva , consentirà ai cattolici di sapere di più non solo su un ' altra religione , ma anche e soprattutto sulla propria . Il Vescovo Ausiliario di Roma ha ribadito con vigore la continuità che contraddistingue inequivocabilmente ebraismo e cristianesimo ricordando come la conoscenza di ciò che è differente , ma non opposto , contribuisca a far meglio comprendere se stessi . Per meglio far intendere il significato delle sue affermazioni , Monsignor Riva ha analizzato i contenuti delle due religioni identificando tre elementi nei quali entrambi si fondano : il monoteismo , la legge di Mosè e l ' amore . La fraternità che lega i fratelli maggiori ebrei ai più giovani fratelli cristiani è radicata nella paternità dell ' unico signore . La lezione offerta da Monsignor Riva è stata centrata soprattutto sulla presentazione dei documenti con i quali la Chiesa Cattolica ha nei tempi recenti intrapreso il cammino ancora in atto di riconciliazione con gli ebrei . Il Vescovo ha ricordato il punto di partenza , la Dichiarazione conciliare Nostra aetate , poi gli Orientamenti e suggerimenti per l ' applicazione della Nostra aetate , del 1974 , ed , infine , il documento Ebrei ed ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica . Questi documenti trovarono una loro efficace sintesi nel discorso che Giovanni Paolo Il pronunciò nel tempio maggiore della comunità israelitica romana durante la memorabile visita del 13 aprile 1986 . Monsignor Riva ha richiamato l ' impegno e la volontà dei cattolici a superare e vincere l ' antisemitismo che purtroppo non è ancora morto invitando tutti ad essere fiduciosi sull ' esito del dialogo intrapreso , malgrado gli incidenti di percorso . « Ma il cammino andrà avanti nonostante noi - ha affermato - perché è nelle mani del Signore » . La prima parte dell ' incontro è stata animata dalla Prof . Maria Vingiani , Presidente Nazionale del Segretariato Attività Ecumeniche , e dal Prof . Elio Toaff , Rabbino capo di Roma . La Prof . Vingiani ha collocatole l ' iniziativa di questa « Giornata » nel percorso compiuto dalla Chiesa a partire dal 1960 , quando , il 13 giugno , lo storico ebreo Jules Isaac ebbe in Vaticano un memorabile colloquio con Giovanni XXIII . Lo studioso affidò al Papa un suo studio sull ' antisemitismo . Il Papa , profondamente colpito , « passò » il dossier al Cardinale Bea . Da questo avvenimento prese avvio il cammino che ora si arricchisce di una nuova iniziativa con la quale si vuol far sì che la riconciliazione sia non un qualcosa da celebrare e basta ma qualcosa da calare nella vita di tutti i giorni , affinché diventi una vera e diffusa mentalità . Da parte sua , il Prof . Toaff ha « presentato » agli intervenuti la religione ebraica . Questa si caratterizza per essere religione di azione , non religione del dogma , L ' azione è la vera dimostrazione della fede e la fede senza l ' azione è morta . La religione ebraica , fondata da Abramo , perfezionata da Mosé con la sua legge è immutata da millenni . In essa e per essa sono vissuti in Israele o ovunque dispersi nel mondo uomini e comunità che si sono sempre riconosciuti come figli dell ' unico Dio e appartenenti alla sua stirpe sacerdotale . I commenti e le interpretazioni al nucleo immutabile della religione - la misnah e il Talmud - non costituiscono modificazioni della religione ma testimoniano della volontà del popolo ebreo di vivere sempre nel proprio tempo . La celebrazione romana dello « Giornata » si è conclusa con un breve dibattito al quale hanno partecipato sacerdoti e laici . Ne è emersa con chiarezza la necessità che la « Giornata dell ' Ebraismo » sia sempre più « pedagogia » e « catechesi » . È infatti evidente che molto deve ancora essere fatto prime che la riconciliazione , da tutti i relatori ardentemente auspicata , diventi da ideale un po ' astratto una realtà vissuta da cattolici ed ebrei nella loro vita quotidiana . Un aspetto dalla celebrazione va notato . Il luogo dell ' incontro , la « Sala Baldmi » , in piazza di Campitelli , fu il lungo di ricovero , cinquanta anni or sono , degli ebrei della comunità romana che cosa sfuggivano alle retate naziste e ricorda quel Monsignor Baldini che in quell ' epoca fu parroco di S . Maria in Campitelli e che fu poi Vescovo di Chiusi - Pienza . Alla celebrazione ha partecipato un pubblico numeroso , superiore ad ogni previsione . Tra i presenti erano l ' Ambasciatore d ' Italia presso la Santa Sede Scammacca del Murgo , ed esponenti del laicato cattolico e della comunità ebraica . L ' assemblea si è sciolta dopo la meditazione su un brano tratto dal libro del Profeta Michea ( 4 , 1-5 ) , e la recita del salmo l30 : « Dal profondo a te grido , o Signore » .
DOPO LE ELEZIONI ( P.G. , 1924 )
StampaPeriodica ,
Nel pensiero dell ' on . Mussolini le elezioni dovevano essere la prova sperimentale dei suoi sistemi totalitari . Per giungere a risultati di plebiscito fu predisposto il congegno elettorale . Il periodo della preparazione della lista nazionale attestò in grado decisivo le attitudini dell ' addomesticatore . L ' on . Mussolini aveva due vie logiche da scegliere : mantenere in vita la vecchia Camera che , in sostanza , era una Camera giolittiana disposta a servire ( riproducendo la situazione del '15 ) perché già addomesticata , oppure fare le elezioni di partito , con una lista tutta fascista , dando pieni poteri a Giunta e a De Bono . Naturalmente non scelse né l ' una né l ' altra e diede i pieni poteri a Giunta e a De Bono per far riuscire non una lista fascista ma una lista di blocco . Che De Nicola , Orlando , Salandra debbano la rielezione al manganello , che con tutti i loro discorsi di costituzionalità e di democrazia rimangano complici della pressione fascista , ecco il capolavoro del mussolinismo . Una opposizione seria dovrebbe capire che questo è il punto vulnerabile del regime . Il mussolinismo è più violento del fascismo , è più illegale perché si nasconde dietro la legalità delle forme . Se il fascismo fosse soltanto dittatura si farebbe presto a liquidarlo con le barricate : ma la sua forza è specialmente presidiata dall ' esistenza di un consenso . Ora Mussolini deve la forza a Farinacci ma il consenso alla propria ambiguità . Le elezioni di Salerno sono un fatto grave non tanto perché il governo vi abbia esercitato violenze inaudite quanto perché i seguaci dell ' on . Amendola , che in provincia hanno la maggioranza , le subirono . Elettori addestrati alla lotta politica sanno opporre violenza a violenza , difendere con la forza la propria dignità . Nel 1919 a Bitonto e a Molfetta i salveminiani risposero alla pressione ammazzando Ungaro Nicola , il capo dei mazzieri del '13 . Ma se Giovanni Amendola scrivesse oggi Il ministro della mala vita non ne otterrebbe probabilmente neanche un successo librario . Perché la violenza di Giolitti era un fatto eccezionale e piccante , ridotto ad alcuni casi di vendette personali , significative di una qualità politica deteriore ma quasi indispensabile di cui Giolitti non mancava : la capacità di odiare . Le violenze di Giolitti riguardano pochi nomi : Giretti , Salvemini , Galimberti . Elencare le violenze mussoliniane invece ha pochissima importanza perché esse sono un sistema del regime : implicano responsabilità totali , derivano dalla complicità dei cittadini , tant ' è vero che sono localizzate in una zona molto più vasta . La pratica della non resistenza al male è una malattia non meno grave del politicantismo , nel nostro paese . Il 70 per cento al governo era assicurato una volta che Mussolini era riuscito a fabbricare il listone con le lusinghe , con le minaccie , con la corruzione , creando l ' ossessione del dogma della patria e raccogliendo la eredità di tutti i ministerialismi . Le velleità di rinnovamento del Mezzogiorno coltivate da alcuni fascisti come Padovani e Lanzillo non valsero a nulla contro il trasformismo di Mussolini , pronto ad accettare tutti i gruppi padroni delle situazioni locali . La funzione di un fascismo coraggioso nel Sud sarebbe stata di rifiutare tutte le alleanze , di combattere tutte le posizioni elettorali del giolittismo , di creare con uno stato d ' animo di palingenesi ministeriale , un ' atmosfera di ribellione contro le cricche di Colosimo , di Fera e di Orlando . Invece i comm . Maurizio Maraviglia e Michele Bianchi non aspiravano che a sostituirsi a Colosimo nell ' ufficio di compari e di paraninfi e a Fera , come distributori di impieghi ; temettero ( gli antiparlamentari ! ) che il programma intransigente fosse per dare al fascismo non più che il 10 per cento degli elettori e finirono per affidarsi al senno e alle manovre del Duce - supergiolitti . Così il metodo di Mussolini fu : mazzieri e patto Gentiloni , lo spettro della violenza nell ' apparente pacificazione , e la pratica quotidiana dei blocchi e delle corruzioni . Il risultato più evidente della vittoria ministeriale dunque è la sconfitta del fascismo . La marcia su Roma è stata per nulla . Le elezioni del '24 sono identiche a quelle del '21 : allora il fascismo fu utilizzato nel blocco nazionale per creare una maggioranza Giolitti : lo stesso programma , a tre anni di distanza , riesce senza incertezze a Mussolini , scolaro più abile del maestro . Nel '21 come nel '24 le camicie nere fanno da mazzieri , i combattenti e le medaglie d ' oro lavorano come muli di servizio del dogma della patria , la Confederazione dell ' Industria fa le spese a patto che Olivetti , Mazzini , Benni , ecc . diventino insostituibili presso il dittatore . La proporzionale sventò il piano di Giolitti come lo avrebbe turbato a Mussolini : il sistema Acerbo ha compiuto il quadro , e l ' avrebbe compiuto , si badi , in modo analogo il collegio uninominale che dà parimenti gli elettori in mano al governo . Si insiste su questo punto perché vogliamo che d ' or innanzi una delle pregiudiziali di qualunque opposizione seria sia la richiesta della proporzionale . Tenendo presente l ' ultima esperienza la storia d ' Italia si vede sempre più rettilinea : una dittatura economica di ceti plutocratici , non abbastanza forte per diventare dittatura politica ( l ' ultima volta che lo tentò , con il fascismo , non fu più fortunata delle altre ) , e tuttavia ministeriale sempre perché sempre padrona del governo sempre perché sempre padrona del governo attraverso ambigue manovre ; in politica per l ' immaturità generale e per il peso inerte del Sud una dittatura demagogica , burocratica e paterna che controlla i cittadini persino nei mezzi di sussistenza e può costringerli pacificamente a essere ministeriali . La proporzionale portando alla politica le masse socialiste e popolari segnava il principio del tramonto delle due dittature . Il solo effetto sensibile della marcia su Roma è stato l ' abolizione della proporzionale . Così la deviazione del dopo - guerra è stata corretta e l ' Italia torna in minorità politica . Quando diciamo che Mussolini è il nuovo Giolitti , più abile e meno serio , vogliamo indicare questa situazione storica , in cui gli effetti della immaturità politica si complicano per la immaturità economica . Perciò la base della dittatura giolittiana come di quella mussoliniana è nell ' Italia centrale e meridionale , dove il fascismo era ancora infante . E per l ' appunto si può dire che le elezioni rappresentano la sconfitta del fascismo e la vittoria di Mussolini . Il fascismo è stato sconfitto in Italia settentrionale dalle opposizioni ( specialmente socialcomunista e popolare ) . In Piemonte , Lombardia , Veneto , Liguria , Venezia Giulia , le opposizioni prevalgono per 70.000 voti ( più di 1.400.000 ) . Per Mussolini sono invece propizi i venti africani . Mussolini vince nel sud e nel centro con 3.350.000 voti circa contro meno di 1.100.000 . Basta la più generica geografia per spiegare la nostra politica . Tuttavia contando i voti dei partiti di opposizione , chi ha creduto come noi a quel principio di lotta politica che si avvertì nel '19 ha il diritto di accorgersi che non fu un illuso e può interpretare il risultato delle elezioni come la prova che esiste in Italia una minoranza aristocratica degna di chiamarsi antifascista . Gli operai del Nord , hanno saputo battersi . Al posto di Bombacci hanno mandato in parlamento Gramsci . Le parole che scrivemmo nel numero del 12 febbraio scorso non sono state smentite . « L ' idea della diserzione di fronte alle violenze fasciste ci sembra disonorevole . I partiti che hanno qualche serietà e qualche tradizione devono scendere in campo , ognuno al suo posto , forti della propria intransigenza , non per conquistare dei seggi , ma per mostrarsi degni di combattere . Niente leghe , niente complicità . E l ' era del bilancio , dell ' esame di coscienza ... A Montecitorio anche queste scarse pattuglie potranno acquistare il valore di avanguardie del futuro se sapranno non patteggiare con l ' addomesticatore . I primi oppositori di Napoleone III furono cinque . La lotta contro Mussolini non sarà meno lunga né meno difficile . Gli uomini di cinquant ' anni che vogliono realizzare devono scoprire il loro giuoco , inserirsi nella storia , diventare mussoliniani . L ' antifascista è una questione di aristocrazia , di nobilità , di stile , è una dignità che si acquista con le rinuncie e coi sacrifici . Solo le minoranze provate e perseguitate hanno dei buoni diritti » . E chiaro che i partiti proletari e il partito popolare impostarono su questa pregiudiziale la lotta : ossia seppero combattere senza illudersi di realizzare , per sola fedeltà alle promesse . Che esista ancora un ' Italia continentale ed europea , che Mussolini non sia riuscito a renderci tutti saraceni è un risultato positivo . Purché i partiti resistano : non saremo noi a contestare al fascismo la sua maggioranza . Noi ci accontentiamo modestamente di un futuro che forse non vedremo . Le elezioni ci danno un fascismo addomesticato che non era nei nostri voti . Mussolini democratico e indulgente sarà un disastro per la nostra educazione politica : ma , tanto è l ' Italia non è paese di tiranni se non nello stile più paesano e giocondo . Un vantaggio dalla faccia bonaria di Mussolini lo avremo per l ' adesione a lui di tutti i falsi oppositori , di tutti gli antifascisti conservatori , disposti a servire durando l ' ordine e la costituzione . L ' opposizione che chiedeva al fascismo di essere legale e costituzionale ci ha sempre fatto ridere . Tanto meglio se invece di averla tra i falsi amici la potremo classificare tra gli avversari . Noi non fummo mai così stolti da contare la monarchia tra le forze dell ' antifascismo . Ora che il mussolinismo non si potrà più distinguere dalla monarchia una delle chiarificazioni indispensabili è avvenuta . Se ci avviamo verso l ' idillio e verso la pacificazione , se stiamo per assistere al ripetersi della tranquillità del decennio giolittiano ( con dannunzianismo e psicosi bellica in peggio ) noi vogliamo notare già mentre l ' era nuova si apre che non crediamo a questa pace , che ci viene come soppressione della lotta politica . Il compito delle opposizioni nel prossimo decennio – mentre il movimento operaio si verrà maturando – deve essere quello di esasperare la lotta , di non venir meno alla intransigenza , di provocare il regime senza concedergli tregua . Bisogna avere il coraggio di non collaborare neanche alla Camera con la critica , magari a costo di iniziare un nuovo implacabile ostruzionismo . L ' opposizione non ha il dovere di pensare in Parlamento all ' ordine e alla ricostruzione . Per la ricostruzione la via rettilinea è un ' altra : la conquista dei comuni con lo scopo di creare , sia pure a lunga scadenza , il dissidio tra i poteri locali e il centro . Ecco un programma di lavoro per tutta una generazione .
LE RAGIONI DEL CUORE ( Abbagnano Nicola , 196 )
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« Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce » , aveva detto Pascal , che attribuiva al cuore , tra gli altri compiti , quello di regolare i rapporti degli uomini fra loro e con Dio . A questo muscolo già tanto affaticato dalle sue funzioni fisiologiche , si continua a far ricorso per la correzione dei mali e degli errori che si riscontrano nella vita pubblica e privata dell ' uomo , come a un giudice supremo della verità , del bene e della giustizia . È un luogo comune che non basta conoscere il modo in cui il lavoro va fatto : occorre anche « prendersi a cuore » il lavoro , per farlo bene . L anche un luogo comune che ogni regola , legge o norma deve essere rafforzata o integrata dall ' impulso del cuore ; che solo il cuore può correggere l ' egoismo con l ' altruismo , la grettezza con la generosità , la fredda e impersonale giustizia con l ' umana comprensione . Gli appelli al cuore si moltiplicano in tutti i campi ( anche nella politica ) in cui le cose non vanno come dovrebbero o in cui la condotta dell ' uomo è disordinata , meschina o incoerente . Sembra che , lasciandosi guidare dal cuore , l ' uomo possa trovare , oltre che la sua felicità , anche quella dei suoi simili e in generale l ' armonia di tutto il genere umano . A questo sovraccarico morale del cuore hanno contribuito , esplicitamente o implicitamente , dottrine disparate . Rousseau voleva che l ' uomo si lasciasse guidare dalla « voce interiore del cuore » in tutte le sue faccende . La rivolta romantica dell ' individuo contro la società e le sue leggi fu condotta nel nome del cuore ; Hegel stesso , che si opponeva a questa rivolta , vedeva nel cuore ciò che rende immediata e vivente la forza della ragione . Molte filosofie dell ' '800 imponevano alla filosofia il compito di rispondere ai « bisogni del cuore » oltre che alle esigenze della ragione . Bergson contrapponeva alla morale dell ' obbligazione e della legge , propria delle società chiuse , la morale dell ' amore o dello slancio mistico propria delle società aperte . E molti positivisti e analisti contemporanei , considerando irriducibile il linguaggio della morale a quello della scienza , vedono nella morale un insieme di « atteggiamenti emotivi » cioè di desideri o di tendenze prive di giustificazione razionale , il cui organo specifico è ciò che tradizionalmente si chiama « cuore » . In generale , ogni volta che della ragione si fa un organo a sé , inserito nella struttura dell ' uomo ma indipendente da essa , si tende a contrapporre alla ragione un altro organo destinato a correggere l ' astrattezza , l ' impersonalità , la « freddezza » dei procedimenti razionali o a rendere immediati e vivi questi procedimenti . Ma che cosa sia il cuore , è domanda che difficilmente trova risposta . Certo , esso si identifica solitamente con la sfera dei sentimenti o delle emozioni ; ma né agli elementi di questa sfera , né alla sua totalità possono essere attribuite le funzioni di giudice infallibile che si ritengono proprie del cuore . La sfera delle emozioni è stata estesamente analizzata sia dalla psicologia sia dalla filosofia . Nessuno , oggi , ne sottovaluta l ' importanza . Ma le emozioni spirano dove vogliono e non si può sempre far conto sulla loro utilità , bontà ed efficacia nel dirigere le azioni dell ' uomo . Ci sono emozioni buone e cattive , emozioni che stimolano all ' azione e altre che paralizzano l ' azione stessa . Tra le emozioni , ci sono la paura , l ' odio , il risentimento , l ' angoscia , come c ' è l ' amore e lo slancio altruistico . Ma anche un amore cieco e indiscriminato può fare più male che bene e il sentimento più nobile può capovolgersi nel suo contrario , se non è sorretto da una disciplina lungimirante . In tutta questa schiera variopinta , non c ' è nulla che somigli a una guida infallibile , a un organo naturale capace di far sentire la sua voce nell ' interno dell ' uomo e di esprimere un giudizio sicuro su ciò che egli deve credere e fare . Sicché , per quanto la sfera del cuore sia generalmente identificata con quella del sentimento , la più elementare analisi di quest ' ultima esclude che essa possa svolgere da sola la funzione miracolosa che si attende dal cuore . Dall ' altro lato nessuno ha mai conferito al cuore il carattere o la dignità di una facoltà specifica , diversa dal sentimento e dalla ragione . L ' esistenza di facoltà come principi sostanziali diversi e autonomi delle attività umane , è stata da un pezzo revocata in dubbio . « Ragione » , « sentimento » , « volontà » , non sono facoltà ma schemi classificatori , utili per raggruppare le attività umane in base a certi loro caratteri dominanti . Il cuore non è dunque una facoltà ; che cosa è allora ? È semplicemente un mito del senso comune e della filosofia ; o , se si vuole , il simbolo idealizzato di certi atteggiamenti che si ritengono utili o necessari alla vita dell ' uomo o , comunque , si vogliono raccomandare o rafforzare . L ' invito a sentire la voce del cuore o a seguirne le ragioni significa in realtà l ' invito ad assumere atteggiamenti determinati , da cui attendiamo effetti benefici per noi stessi e per gli altri . « Prendersi a cuore il proprio lavoro » significa interessarsi ad esso , non lasciarsi andare alla routine , eseguirlo con la presenza vigile dell ' attenzione . Essere altruisti , generosi o comprensivi significa rinunziare a certi vantaggi minuti o a breve scadenza , ma in compenso procurarsi la possibilità di vivere in pace con se stessi e con gli altri . Sono tutte cose indispensabili ; ma , diciamolo pure , il cuore non c ' entra per nulla . Ciò che dà valore a un atteggiamento e consente di giudicarlo è la regola a cui esso obbedisce . L ' attività umana , in qualsiasi campo si svolga , è guidata da regole e il giudizio che si dà su di essa , quando si dice che è buona o cattiva , utile o dannosa , ecc . , suppone sempre la validità di una regola . Perfino un gusto artistico determinato ( per esempio il gusto classico o quello romantico o impressionistico , ecc . ) è un insieme di regole che guidano l ' attività degli artisti e il giudizio su di essa . Negli ultimi decenni abbiamo visto formarsi o determinarsi , sotto i nostri occhi , codici di regole che non esistevano in passato ; per esempio , quelle del traffico . La consuetudine prima , la sanzione giuridica dopo , intervengono a disciplinare , con regole , qualsiasi forma di attività che coinvolge un certo numero di persone e queste regole diventano tanto più importanti quanto più vitale è l ' interesse che quell ' attività ha per gli uomini in generale . Poiché gli uomini sono sempre vissuti insieme , certe regole fondamentali che rendono possibile la loro convivenza sono state accettate e seguite da tutti i gruppi umani e costituiscono il codice morale fondamentale , quello che garantisce la sopravvivenza di ogni raggruppamento umano . Ma queste regole assumono forme diverse nei diversi gruppi e nelle diverse civiltà . Certo , se tutti gli uomini fossero guidati dal « cuore » , quest ' organo ( come il corrispondente organo fisiologico ) dovrebbe funzionare identicamente in tutti gli uomini . Ma è facile constatare che non è così . Ancora oggi siamo colpiti ( e scandalizzati ) dall ' assenza in certe civiltà , che tuttavia non possono chiamarsi « primitive » , di atteggiamenti che siamo portati a ritenere propri di tutto il genere umano : per esempio , della pietà . La regola di partecipare in qualche modo alle sofferenze altrui e dell ' obbligo di alleviarle non esiste affatto in estese porzioni dell ' umanità vivente . Il « cuore » , a queste porzioni , non suggerisce nulla . In realtà ciò che può rafforzare l ' azione di certe regole e il rispetto di esse da parte di un numero crescente di persone è soltanto la convinzione ragionevole del loro effettivo valore , della loro funzionalità ai fini della sopravvivenza dei singoli e delle comunità , del loro sviluppo e del loro benessere . Non è possibile , in un ' epoca di critica come la nostra , in un ' epoca in cui anche il lavoro più semplice tende a evolversi in un ' attività che richiede l ' intelligente vigilanza dell ' individuo , affidare la validità delle regole morali a un organo supposto , misterioso e incomprensibile . La vita morale del genere umano offre oggi molti e gravi problemi ; ma uno dei modi di eluderli è quello di lasciarli affogare nel giulebbe del cuore .
Caro Ventura ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Ventura , anch ' io mi sono sempre chiesto come fanno tanti nostri uomini politici ad andare a messa ogni mattina per poi passare il resto della giornata a imbrogliarsi e tradirsi l ' uno con l ' altro , se non a fare di peggio . Che cosa gli diranno , a Dio , quando in ginocchio , mani giunte e testa bassa , si raccolgono nel colloquio con Lui , quale dovrebb ' essere la preghiera ? Ma non mi chieda risposta a questi interrogativi perché nemmeno io riesco a darmela . E questo è proprio uno dei tanti motivi che mi spingono a preferire , almeno sul piano morale , i laici , i quali non sempre - e non tutti - sono più corretti , onesti e leali dei democristiani , ma almeno evitano di mescolare nelle loro furfanterie il buon Dio . E ' ciò che Disraeli diceva di Gladstone : « Che bari al giuoco , è naturale : lo faccio anch ' io . A infastidirmi è la sua pretesa che sia il Signore a infilargli la carta nel polsino » . Ecco , io sono della stessa opinione , e mi par di capire che lo sia anche lei . Anche ai cattolici osservanti e militanti è consentito , si capisce , far politica . Ma , per amor del cielo , non la confondano con la religione invocando « i valori cristiani » mentre si mettono l ' un l ' altro l ' arsenico nella minestra . Questo si può farlo in nome di Marx , e magari anche di Cavour . In nome di Dio , dovrebb ' essere proibito .
ADDOMESTICATI E RIBELLI ( P.G. , 1924 )
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L ' on . Mussolini ha affermato la sua gioia di « poter finalmente agire appoggiandosi su di una Camera che rappresenta esattamente la volontà del paese » . « Le ultime elezioni hanno restituito all ' Italia un vero Parlamento » . Il gioco è chiaro : non era difficile prevedere che il diavolo si sarebbe fatto frate e Mussolini è sempre scrupoloso nel dar ragione alle profezie dei suoi critici . Nella sua politica la normalizzazione è un elemento psicologico e ideale necessario come la violenza . La conciliazione degli opposti non è una ipocrisia del Duce : è il suo stile . Normalizzazione in un primo senso vale per eufemismo per indicare che conserva il potere e d ' altra parte è l ' ideale di pace che non si può non riproclamare mentre continuano le irrequietezze della rivoluzione dei reduci . La tattica di un addomesticatore nel dopo guerra doveva essere duplice : la violenza contro le minoranze battagliere e contro i movimenti libertari sorti dal basso , le lusinghe verso le classi medie e verso le masse quietiste . Il gioco non riuscì a Giolitti che non aveva inteso la necessità di questo equilibrio ; e fu necessario trovare un nuovo Giolitti , adatto ai tempi di avventura , in Mussolini . Egli è l ' addomesticatore del fascismo solo perché lo serve e lo serve appunto mentre addormenta gli avversari con gli ideali del ministerialismo e della pace . I costumi dell ' Italia sono ridotti a questo : che tutti si trovano pronti a disarmare anche se il fascismo non disarmerà e accettano il mito della normalizzazione instaurata dai vincitori anche se non ignorano che sarà una pura e semplice resa a discrezione . Un fautore del nuovo regime così interpreta lo stato d ' animo generale : « L ' attuale fase delle discussioni politiche dimostra soltanto questo : che nel momento attuale una grande attrattiva per le fantasie e per i bisogni degli italiani è costituita dalla visione di un periodo di pace sociale . Tutto il resto , accanto a questo , ha poca importanza . Insomma il paese è stanco di stare in ansia sociale . Oggi sono fuori della realtà politica soltanto coloro che parlano di una continuazione della lotta , e vogliono eccitare ancora gli odi assopiti e le passioni stanche » . Ossia noi assistiamo – protagonisti gli intellettuali e l ' opinione pubblica media – al formarsi di una vera e propria voluttà del servire . E la rinuncia alle più elementari dignità è fatto in ossequio alla maniera forte insieme e lusingatrice del Duce , dal quale riesce grato ricevere attestati di inabilitazione e interdetti . Dalle molte diagnosi che ne offrimmo dovrebbe risultare chiaro che questa stanchezza di Medioevo , questa rassegnazione di schiavi viziosi è uno stato d ' animo per eccellenza mussoliniano . Mussoliniano anche se si ritrova in certi oppositori disorientati dalla lotta . Così è una tattica di addomesticati invocare con la Giustizia ( sabato 26 aprile ) che il fascismo : « osi legalizzare l ' arbitrio , far delle leggi , una legge dispotica finché vuole ma che sia una : e ciò per due ottimi motivi : primo , che i cittadini sappiano con certezza che cosa è lecito e che cosa è proibito ; secondo , che esso , il regime fascista , si assuma chiara ed intera la responsabilità politica dei suoi atti , o di quegli atti che fino a qui furono abbandonati alla iniziativa dei ras locali o degli squadristi isolati » . Ci sembra buffo chiedere i limiti di ciò che si vuol rovesciare : certi limiti evidentemente si avvertono solo nell ' atto in cui si tenta di distruggerli ! Né si può seguire Giovanni Zibordi quando scrive sulla « Critica Sociale » del 15-30 aprile : « Tutto quanto concorra a creare una atmosfera e un programma di civiltà legale contro la violenza illegale oggi prevalente , giova indirettamente a una ricostruzione spirituale e materiale di questa travagliata vita italiana . Se qui è una riserva di astuzia polemica – ma non sembrerebbe – l ' astuzia viene in ritardo . Dopo 18 mesi chiedere al fascismo di esser coerente nelle parole e nei fatti , nelle leggi e nello spirito è perfettamente ingenuo se si è constatato che il fascismo non acconsentirà mai ad instaurare una tirannide onesta e dichiarata ma alle leggi democratiche e demagogiche continuerà ad unire una pratica contradditoria e arbitraria secondo le esigenze quotidiane . Né l ' economia né la politica si avvantaggiano dalle lunghe stasi e dalle quiete rinuncie : e l ' opposizione può servire il paese soltanto rifiutandosi di far la pace col vincitore , e di riconoscere il regime mussoliniano . L ' opposizione è una scuola di dignità e la sua intransigenza mentre non la compromette a far causa comune con la presente decadenza , mentre la salva per il futuro , offre disinteressatamente dei modelli e migliora generosamente lo stesso fascismo , reo che non si può assolvere . La normalizzazione è dunque un problema tutto interno del fascismo stesso , un ' altra fantasia mussoliniana : noi siamo pronti ad assistere anche a questo spettacolo , ma resta inteso che non siamo disposti ad accettare norme dal campo nemico . Un aspetto della normalizzazione sarà l ' impegno messo da Mussolini nel far funzionare il parlamento . Si domanda se gli riuscirà . Resta tra gli oppositori l ' illusione che la fine del fascismo debba venire dall ' interno , che il blocco si debba sfaldare di fronte alle difficoltà concrete . Per noi è chiaro che Mussolini farà trionfalmente il suo esperimento parlamentare . La maggioranza è un blocco altrettanto compatto quanto variopinto di tendenze e anemico di idee . Mussolini può condurre dove vuole , manovrare come gli piace uomini dello stampo di Salandra , Orlando , Dino Grandi , Bottai , Massimo Rocca , Giunta . Non è a credere che gli possano venire preoccupazioni serie neanche da Farinacci . La violenza dei ras gli è cara e necessaria : egli sa dosarla ; e Orlando gli potrà servire in qualunque momento per convalidare la riforma di Michelino con l ' autorità del costituzionalista . Bisogna convincersi che i 356 deputati della maggioranza e gli altri signori delle liste bis , se si eccettuano i rappresentanti della oligarchia industriale ( assai apertamente padroni ) sono tutti dei fantocci buffissimi e spudorati , biscie incantate dal ciarlatano . Vanno a Montecitorio per ubbidire . Faranno le parti che il Duce assegnò . Per questo lato la normalizzazione è un fatto . Mussolini può dilettarsi allo spettacolo dei frak e delle livree della nuova Corte . Esame dei ribelli Fuori della maggioranza garbatamente ridotta alle livree , il problema della vita futura dell ' Italia sta nella valutazione delle resistenze nell ' animo dei ribelli . Non ci dobbiamo nascondere la crisi di quelle che sono oggi le sole opposizioni serie : i popolari e i partiti proletari ( l ' opposizione costituzionale essendo ridotta ad un uomo che potrà solo avere compito demiurgico ) . Il partito popolare sembra conservare i quadri saldi , ma i capi nel loro istinto conservatore e per i contatti col Vaticano e con gli ambienti più retrivi non sono fatti per una lotta disperata . I popolari potrebbero nutrire ambizioni di successori se avessero il coraggio di rinunciare a giocare d ' abilità col duce e non si riducessero ad una serie di posizioni parlamentari . Dovrebbero convincersi che solo i mussoliniani possono accettare oggi il terreno parlamentare . Per i parlamentaristi seri la Camera di Mussolini non è una Camera , già per il fatto di non essere stata eletta con la proporzionale . Occorre non riconoscerla , svalutarla . Longinotti , Bresciani , Bertini , non chiedono che di valorizzare l ' ordine costituito e di venire a patti . La tattica dell ' opposizione dipende dunque dai partiti proletari , dai repubblicani ai comunisti : deve effettuarsi con l ' ostruzionismo in parlamento e la scuola di intransigenza nel paese . La nostra proposta di ostruzionismo è precisa . Significa non riconoscere la validità della Camera presente . Impugnarne le origini , non collaborare al funzionamento neanche con la critica . L ' uomo più intelligente del socialismo italiano ( che veramente non è un uomo né un italiano ) traduceva i nostri propositi nella tattica seguente : in sede di convalidazione ogni partito deleghi un oratore per ciascuna circoscrizione a documentare l ' illegalità della votazione fascista . La polemica dell ' illegalità non è nelle nostre preferenze : tuttavia ecco un primo mese di battaglia parlamentare bene speso . Questa posizione pregiudiziale di incompatibilità deve essere proseguita in tutti i campi di discussione , senza concedere tregua al ministerialismo . Si dovrà ricorrere all ' ostruzionismo dei regolamenti per costringere la maggioranza a smascherarsi mutandoli . Se si otterrà che Mussolini non possa fare il parlamentarista pacificamente , se lo si obbligherà a tornare sulle sue vecchie posizioni di provocatore si sarà raggiunta la più bella vittoria tattica . La crisi del socialismo Tutto il resto dipende dallo sviluppo della crisi socialista . Oggi la disorganizzazione dei tre partiti è connessa col disorientamento del proletariato . Le polemiche tra la Giustizia , l ' Avanti ! e l ' Unità rivelano la ferocia settaria e dissolvente che ha sempre animato i capi degli estremismi . E perciò sono un segno di vitalità , di esigenze più profonde per il futuro . Il sogno di un partito proletario unico , organizzato a battaglia disciplinatamente appare certo lusinghiero e piacevole alle persone che amano gli schemi ordinati . Sembra a tutti incontestabile che mentre il proletario è travagliato dalla reazione il battersi compatto possa consentirgli di salvare almeno le posizioni più indispensabili . Chi non è così rigido nell ' illusione del blocco unico pensa che almeno i massimalisti siano una creazione artificiosa , degna di finire al più presto , decidendosi fra le due anime del socialismo : la gradualista e la rivoluzionaria . Invece sarebbe ora di accorgersi che questo linguaggio è invecchiato . La parola d ' ordine dell ' unità non ha servito a evitare in nessun paese la costituzione di tre partiti proletari . Sono le vie e le ipotesi che si presentano alla scelta degli oppressi in cerca di liberazione . Tra la democrazia di Turati e il bolscevismo ortodosso di Bordiga , la critica dell ' Avanti ! inspirata a un marxismo sospettoso della terza internazionale e prudentemente rivoluzionario , ma francamente classista è logica e utile . Noi non intendiamo affatto deporre le diffidenze verso quella che è stata la mentalità massimalista e comprendiamo che i rancori dei delusi possano arrivare persino alle accuse di tradimento , ma ci sembra necessario riflettere che oggi il partito massimalista è frutto di un libero sforzo proletario , cresciuto per il sacrificio degli umili e non in regime di sovvenzione o per i contributi di classi o nazioni estranee alla vita delle plebi italiane . La crisi vera non è insomma del massimalismo più che degli unitari e dei comunisti : la crisi è di tutto il socialismo che non è riuscito negli ultimi venti anni a rinnovare la sua classe dirigente , e non ha avuto dopo la generazione di Turati una scelta di capi giovani e preparati ai nuovi tempi . Ma nella resistenza al fascismo i tre partiti proletari hanno dato una prova di vitalità e di forza , non di decadenza . La concorrenza li migliora , le polemiche , anche quelle più disgustosamente personali , li chiarificano . Certo si tratta di una crisi di crescenza . E non bisogna guardarla con disdegno , perché vi si stanno preparando i migliori , quelli che avranno diritto di condurre il proletariato alla riscossa .
StampaQuotidiana ,
Palermo , 2 maggio , notte - I fatti sono noti . Hanno sparato da trecento metri di distanza , a tiro ficcante , dal costone di Monte Pizzuto . Raffiche e raffiche , per dieci minuti spietati , sopra una folla terrorizzata divincolantesi nella polvere sotto il sole . Tre colonne di contadini , tre migliaia di persone in tutto , erano appena scese da Piana degli Albanesi , da San Giuseppe Jato e da San Cipirrello , raccolte attorno ad un rozzo palco sistemato in località Rotella del Piano . Si doveva sentire qualche discorso , applaudire qualcuno e poi cantare , ballare e far merenda . Una festa più che un comizio politico . Stabilito a fatica il silenzio , salì sul palco il calzolaio Giacomo Schiro e cominciò a parlare : « Compagni , siamo qui riuniti per festeggiare il 1° Maggio , festa del lavoro ... » . A questo punto si udirono i primi spari . Da molti si credette ad un fuoco di festa , a mortaretti . Seguì un momento di pausa , poi il fuoco riprese violento . Urlavano i feriti ; la folla impazziva , si precipitava in ogni senso , ognuno gettandosi a terra a cercare riparo tra i sassi . I pochi che nel tempestoso frangente conservarono lo spirito nitido videro dal colle vicino , Monte Cometa , uomini ritti in piedi e intabarrati , seguire immobili la scena , le armi al piede . Sul terreno sette cadaveri e una trentina di feriti . Enorme impressione in tutta la Sicilia ha provocato l ' eccidio . Si tratta di un fatto mai verificatosi in proporzioni così impressionanti nel territorio dell ' Isola . L ' agguato a gente inerme esula dal costume siciliano , ed anche la pratica del banditismo più efferato ha conservato , di norma , parvenze di azione cavalleresca . La polizia intanto ha proceduto a operare arresti a catena a San Giuseppe Jato . Gli arrestati - settantaquattro , finora - sono stati tradotti a Palermo . La Questura , in collaborazione con il comando della legione territoriale dei carabinieri , procede alle indagini . I feriti ora all ' ospedale della Feliciuzza non risultano in gravi condizioni . Tutti accusano ferite ai fianchi , alle gambe e alle spalle . In gravissime condizioni è invece la dodicenne Provvidenza Greco , colpita alla scapola destra da una pallottola . Le Camere del Lavoro di tutte le città siciliane hanno lanciato un manifesto al Paese e la Confederterra , a seguito degli incidenti di ieri , chiedeva un sussidio di cinque milioni per le famiglie dei caduti , un sussidio di un milione per i feriti , il risarcimento per gli animali uccisi o storpiati , un provvedimento immediato riguardante le domande presentate per la concessione delle terre incolte alle cooperative di tre paesi in lutto , l ' eliminazione di tutti i gabellotti soprastanti e dei campieri nella zona e un ' accurata inchiesta a loro carico , l ' immediato arresto di tutti i mafiosi pregiudicati della zona , l ' immediata sostituzione dei dirigenti del presidio di polizia della detta zona , l ' espulsione dei responsabili del servizio d ' ordine durante la manifestazione . Stamane gli operai dei cantieri navali palermitani si sono astenuti dal lavoro in segno di protesta . Oggi , intanto , a Piana degli Albanesi , sulla stessa strada dove ieri erano convenuti i lavoratori per la festa del 1° Maggio , il pianto di tutte le donne , degli uomini e dei vecchi ha accompagnato le salme degli assassinati . Le bare , attorniate dalla folla , procedevano al suono delle note lente e monotone della marcia funebre , seguivano le bandiere abbrunate dei partiti e tutti í sacerdoti del paese . Hanno seguito i funerali il prefetto , il questore , i rappresentanti della Federterra e della Camera del Lavoro . A Portella , sul luogo fatale dell ' agguato , hanno parlato il prefetto Vittorini e l ' on. Colajanni seguiti da altri oratori . Tutti hanno avuto parole roventi per la strage ed hanno auspicato il pronto intervento della giustizia . A Siracusa , non appena saputosi della strage , è stato dichiarato lo sciopero generale , che è durato per tutta la giornata . Poco dopo le 10 una colonna di dimostranti attraversava via Roma e , giunta in piazza Archimede , invadeva la sede del blocco liberalqualunquista , dove s ' impadroniva delle insegne che poi bruciava sulla piazza . La situazione è piuttosto tesa .