StampaQuotidiana ,
Alle
domande
:
«
Come
devo
agire
?
Quale
deve
essere
la
guida
delle
mie
azioni
?
»
,
Si
possono
dare
due
risposte
diverse
.
Si
può
dire
:
«
Agisci
secondo
la
voce
della
tua
coscienza
che
è
quella
stessa
della
ragione
o
dell
'
ordine
cosmico
o
della
volontà
divina
»
.
O
si
può
dire
:
«
Agisci
in
modo
che
la
tua
azione
tenda
ad
accrescere
la
somma
del
benessere
o
della
felicità
comune
»
.
Quest
'
ultima
è
la
risposta
data
al
problema
morale
dall
'
utilitarismo
.
Questa
dottrina
(
di
cui
si
possono
scorgere
le
prime
tracce
nei
Sofisti
e
nello
stesso
Platone
)
fu
difesa
,
oltreché
dagli
Illuministi
,
da
economisti
e
filosofi
inglesi
nella
prima
metà
dell
'
'800
ed
è
rimasta
una
delle
alternative
fondamentali
della
filosofia
morale
nel
mondo
moderno
.
Secondo
l
'
utilitarismo
,
un
'
azione
è
buona
o
cattiva
a
seconda
che
tende
ad
accrescere
o
a
diminuire
il
benessere
pubblico
.
L
'
azione
morale
dev
'
essere
la
risultanza
di
un
calcolo
:
bisogna
pesare
l
'
entità
rispettiva
del
piacere
attuale
e
del
piacere
futuro
e
mai
sacrificare
il
piacere
maggiore
al
piacere
minore
.
«
L
'
uomo
virtuoso
»
diceva
Bentham
«
accumula
per
l
'
avvenire
un
tesoro
di
felicità
;
l
'
uomo
vizioso
è
un
prodigo
che
dissipa
senza
calcolo
il
suo
reddito
di
felicità
.
»
Chi
resiste
alla
tentazione
di
un
piacere
presente
in
vista
del
danno
che
esso
procurerà
a
sé
o
agli
altri
,
si
comporta
moralmente
;
chi
soggiace
a
quella
tentazione
senza
pensare
a
ciò
che
accadrà
domani
,
si
comporta
immoralmente
.
Il
benessere
privato
coincide
con
il
benessere
pubblico
:
l
'
azione
apparentemente
disinteressata
dell
'
individuo
che
sacrifica
il
suo
piacere
al
benessere
comune
,
risponde
all
'
autentico
interesse
dell
'
individuo
ed
è
frutto
di
un
calcolo
intelligente
che
considera
entrambi
i
piatti
della
bilancia
.
Bentham
(
che
dette
la
prima
sistemazione
rigorosa
all
'
utilitarismo
)
riteneva
che
solo
per
questa
via
la
morale
può
diventare
una
scienza
esatta
e
sottrarsi
alla
saggezza
decorativa
,
alle
parole
sacramentali
,
alle
distinzioni
casistiche
e
ai
dogmi
dell
'
intolleranza
.
L
'
utilitarismo
(
egli
diceva
)
rende
di
facile
uso
la
regola
del
dovere
e
ne
fa
un
aiuto
efficace
per
il
benessere
quotidiano
degli
uomini
.
La
critica
che
Alessandro
Manzoni
rivolse
all
'
utilitarismo
nell
'
appendice
al
capitolo
terzo
della
Morale
cattolica
(
1855
)
è
rimasta
decisiva
per
la
filosofia
italiana
.
Manzoni
opponeva
all
'
utilitarismo
che
ciò
che
è
moralmente
giusto
non
si
può
confondere
con
ciò
che
è
utile
all
'
individuo
e
alla
società
,
che
l
'
azione
morale
autentica
è
ispirata
non
dall
'
interesse
,
ma
da
una
norma
che
obbliga
la
coscienza
e
che
il
concetto
stesso
di
obbligazione
non
nascerebbe
se
la
morale
fosse
fondata
sull
'
utilità
perché
seguire
l
'
interesse
non
è
un
obbligo
ma
una
tendenza
.
Manzoni
riconosceva
che
ciò
che
è
giusto
è
anche
utile
,
nel
senso
che
chi
agisce
giustamente
può
attendersi
una
ricompensa
e
chi
agisce
ingiustamente
un
castigo
;
ma
riteneva
che
questo
legame
tra
giustizia
e
utilità
non
indicasse
l
'
identità
dei
due
termini
ma
piuttosto
la
loro
distinzione
.
E
negava
che
il
criterio
dell
'
utilità
servisse
a
rendere
più
facile
la
scelta
dell
'
azione
da
compiere
.
Infatti
,
prevedere
tutti
gli
effetti
che
una
azione
determinata
avrà
nel
futuro
su
noi
stessi
e
sugli
altri
,
per
determinarne
il
grado
di
utilità
,
è
un
compito
difficile
e
quasi
impossibile
sulla
scorta
delle
indicazioni
che
l
'
esperienza
passata
può
dare
:
tanto
più
che
l
'
esperienza
può
farci
prevedere
il
corso
probabile
delle
cose
,
non
quello
certo
.
Dopo
la
critica
manzoniana
,
l
'
utilitarismo
(
che
era
stata
la
premessa
filosofica
dell
'
opera
di
Beccaria
,
Dei
delitti
e
delle
pene
)
non
ha
suscitato
in
Italia
che
un
blando
interesse
storico
ma
non
è
stato
assunto
,
neppure
da
pensatori
positivisti
,
come
punto
di
partenza
dell
'
indagine
della
vita
morale
.
Nella
filosofia
anglo
-
americana
invece
esso
è
rimasto
,
con
poche
eccezioni
,
l
'
indirizzo
dominante
,
pur
essendo
sottoposto
a
critiche
minute
,
e
continua
ad
essere
l
'
unica
alternativa
all
'
interpretazione
metafisica
o
teologica
del
mondo
morale
.
Dopo
la
guerra
,
esso
ha
assunto
una
nuova
forma
ed
è
stato
chiamato
utilitarismo
«
modificato
»
,
«
ristretto
»
,
o
«
indiretto
»
,
perché
non
si
applica
più
alle
azioni
ma
solo
alle
regole
da
cui
esse
sono
dirette
.
Secondo
il
vecchio
utilitarismo
,
un
'
azione
è
buona
o
cattiva
a
seconda
che
contribuisce
o
no
al
benessere
o
alla
felicità
comune
.
Secondo
il
nuovo
utilitarismo
,
un
'
azione
è
buona
o
cattiva
se
si
conforma
o
no
a
una
regola
;
ma
una
regola
è
buona
o
cattiva
a
seconda
che
contribuisce
o
no
al
benessere
comune
.
Secondo
il
vecchio
utilitarismo
,
il
calcolo
dei
piaceri
o
dei
dolori
che
possono
derivare
da
un
'
azione
determinata
deve
essere
fatto
da
chiunque
si
appresta
a
compiere
l
'
azione
stessa
;
secondo
il
nuovo
utilitarismo
,
questo
calcolo
dev
'
essere
fatto
solo
da
coloro
che
si
accingono
a
dare
un
giudizio
sulle
regole
della
morale
e
vogliono
saggiarne
o
determinarne
il
valore
.
Da
questo
punto
di
vista
,
mentre
la
vita
morale
consiste
(
proprio
come
crede
il
comune
buon
senso
)
nell
'
obbedienza
alle
leggi
e
non
ha
bisogno
di
appellarsi
al
criterio
utilitario
,
l
'
indagine
morale
,
al
livello
della
riflessione
filosofica
,
deve
fare
appello
a
quel
criterio
nella
valutazione
e
nella
critica
delle
norme
morali
,
delle
leggi
giuridiche
e
delle
istituzioni
sociali
.
Si
tratta
,
certamente
,
di
un
punto
di
vista
assai
più
scaltrito
che
si
sottrae
in
buona
parte
alle
critiche
cui
andava
soggetto
l
'
utilitarismo
classico
.
Rimane
da
vedere
se
esso
si
sottrae
veramente
a
tutte
le
critiche
decisive
,
cioè
se
dà
conto
di
tutti
gli
aspetti
della
vita
morale
.
E
su
questo
punto
i
pareri
sono
ancora
discordi
.
Un
libro
recente
di
David
Lyons
(
Forms
and
Limits
of
Utilitarianism
,
Oxford
,
1965
)
giunge
su
questo
punto
a
conclusioni
negative
.
L
'
utilitarismo
nuovo
,
come
il
vecchio
,
non
risolve
tutti
i
problemi
della
morale
.
Soprattutto
non
dà
conto
dei
diritti
,
dei
doveri
,
delle
obbligazioni
nel
loro
carattere
assoluto
e
incondizionato
:
in
quanto
non
ammettono
le
limitazioni
cui
la
clausola
delle
utilità
li
sottoporrebbe
.
Una
promessa
,
ad
esempio
,
è
un
impegno
che
è
giusto
sia
mantenuto
ad
ogni
costo
,
anche
se
il
suo
mantenimento
cessa
di
essere
utile
per
uno
dei
contraenti
.
Ancora
una
volta
,
il
criterio
dell
'
utilità
non
risponde
(
pare
)
a
tutte
le
esigenze
della
giustizia
ed
è
dichiarato
insufficiente
a
spiegare
la
vita
morale
.
In
un
passo
de
La
Repubblica
,
Platone
diceva
che
neppure
una
banda
di
briganti
o
di
ladri
potrebbe
mettersi
insieme
e
portare
a
termine
una
malefatta
qualsiasi
,
se
non
rispettasse
,
nel
suo
interno
,
le
regole
della
giustizia
.
Non
si
potrebbe
esprimere
meglio
il
carattere
funzionale
delle
regole
che
costituiscono
la
giustizia
o
,
in
generale
,
la
vita
morale
.
Queste
regole
tendono
a
far
sì
che
gli
uomini
,
invece
di
ammazzarsi
e
nuocersi
a
vicenda
,
possano
vivere
insieme
e
progettare
e
coordinare
le
attività
da
cui
dipende
la
loro
vita
nel
mondo
.
Tendono
altresì
a
eliminare
i
conflitti
o
a
diminuirli
o
a
stabilire
criteri
per
la
loro
soluzione
pacifica
;
nonché
a
favorire
e
dirigere
certe
trasformazioni
dei
moduli
cui
si
conforma
la
vita
associata
o
a
escluderne
altre
.
Si
può
discutere
all
'
infinito
sul
fondamento
trascendente
o
immanente
delle
regole
morali
,
sulle
vie
in
cui
sono
manifestate
o
rivelate
all
'
uomo
,
sulla
loro
assolutezza
o
relatività
e
via
dicendo
.
Ma
sul
fatto
fondamentale
della
funzione
che
esse
assolvono
o
debbono
assolvere
nella
vita
associata
,
cioè
di
rendere
possibile
questa
vita
e
di
non
votarla
alla
distruzione
(
che
sarebbe
la
distruzione
degli
stessi
individui
che
la
compongono
)
,
si
trovano
d
'
accordo
i
più
disparati
sistemi
di
etica
.
Ora
proprio
su
questa
funzione
delle
regole
morali
ha
fatto
leva
l
'
utilitarismo
antico
e
moderno
e
fanno
leva
soprattutto
le
nuove
forme
di
utilitarismo
indiretto
.
Forse
il
termine
stesso
di
«
utilità
»
(
e
quindi
anche
di
«
utilitarismo
»
)
è
troppo
ristretto
per
indicare
la
molteplicità
delle
funzioni
che
le
norme
morali
devono
assolvere
nel
contesto
sociale
,
perché
sembra
riferirsi
all
'
interesse
ristretto
dell
'
individuo
che
va
in
cerca
del
suo
utile
particolare
.
E
certo
avevano
ragione
i
critici
del
vecchio
utilitarismo
(
Manzoni
compreso
)
di
dubitare
che
l
'
utile
individuale
coincidesse
sempre
con
l
'
utile
comune
.
Ma
il
concetto
di
funzionalità
delle
regole
morali
(
come
di
quelle
giuridiche
)
non
soggiace
a
queste
critiche
,
perché
si
situa
a
un
livello
più
alto
di
generalizzazione
e
non
concerne
più
l
'
utile
privato
come
tale
.
Il
criterio
della
funzionalità
è
presente
,
almeno
implicitamente
,
a
tutte
le
critiche
ben
fondate
che
oggi
si
rivolgono
a
istituzioni
,
ordinamenti
giuridici
o
costumi
o
atteggiamenti
ricorrenti
:
in
quanto
mostrano
che
istituzioni
,
ordinamenti
,
atteggiamenti
non
assolvono
più
la
loro
funzione
o
mirano
a
realizzare
scopi
che
sono
estranei
al
funzionamento
di
certi
aspetti
della
società
moderna
.
E
se
si
considera
la
varietà
e
la
disparità
delle
credenze
,
dei
costumi
,
delle
istituzioni
dei
popoli
che
ormai
vivono
a
contatto
di
gomito
in
un
mondo
divenuto
troppo
stretto
,
e
tra
i
quali
c
'
è
una
ferrea
solidarietà
di
fatto
che
ha
preceduto
di
gran
lunga
la
buona
volontà
della
comprensione
reciproca
,
si
vede
subito
come
la
considerazione
funzionalistica
della
morale
,
indipendente
com
'
è
,
per
sua
natura
,
dai
conflitti
ideologici
,
è
la
sola
capace
di
preparare
la
condizione
per
una
effettiva
coesistenza
pacifica
.
StampaQuotidiana ,
A
una
settimana
dal
voto
,
una
riflessione
più
pacata
può
integrare
,
e
in
parte
correggere
,
le
riflessioni
immediate
.
La
prima
considerazione
è
che
se
l
'
insuccesso
della
sinistra
è
fuori
discussione
,
la
vittoria
della
destra
è
meno
evidente
di
quanto
i
commenti
dei
primi
giorni
abbiano
lasciato
intendere
.
Non
si
può
dire
che
gli
italiani
abbiano
scelto
Berlusconi
:
su
48
milioni
di
elettori
solo
8
hanno
votato
per
Forza
Italia
.
Dopo
il
confronto
televisivo
con
Occhetto
,
il
Cavaliere
,
in
una
festa
con
i
suoi
sostenitori
,
deplorando
di
non
poter
utilizzare
appieno
il
suo
apparato
propagandistico
aveva
detto
di
temere
che
un
consenso
giunto
al
40
per
cento
potesse
scendere
al
20
.
Aggiungeva
,
però
,
che
gli
ultimi
sondaggi
(
da
non
rendere
pubblici
)
gli
assicuravano
ancora
un
terzo
dei
suffragi
.
Era
il
23
marzo
.
Cinque
giorni
dopo
,
Forza
Italia
si
assestava
proprio
al
21
per
cento
,
solo
mezzo
punto
in
più
dello
sconfitto
PDS
.
Sconfitta
,
in
termini
di
voti
,
era
anche
la
Lega
,
che
col
suo
8,4
per
cento
scendeva
al
di
sotto
del
livello
del
1992
,
dopo
che
nel
1993
il
suo
consenso
poteva
valutarsi
al
20
per
cento
.
Il
risultato
migliore
del
Polo
della
libertà
e
del
Buon
governo
era
quello
di
Alleanza
Nazionale
,
il
cui
13,6
per
cento
è
determinante
nel
collocare
il
Polo
al
di
sopra
del
40
per
cento
.
Senza
la
Fiamma
lo
schieramento
,
col
29,4
per
cento
,
sarebbe
di
un
solo
punto
al
di
sopra
dei
progressisti
,
che
,
senza
Rifondazione
,
inutilizzabile
come
forza
di
governo
,
si
collocano
al
28,4
.
Queste
cifre
ridimensionano
il
quadro
di
una
destra
trionfante
e
di
una
sinistra
a
pezzi
.
È
un
'
immagine
rafforzata
dal
grande
divario
di
seggi
alla
Camera
,
conseguenza
sia
della
legge
elettorale
che
di
una
sua
utilizzazione
da
parte
di
un
elettorato
che
ha
preferito
la
polarizzazione
alla
frammentazione
:
da
qui
la
frana
degli
alleati
non
comunisti
del
PDS
e
le
proporzioni
della
sconfitta
progressista
nel
lombardo
-
veneto
.
Proprio
perché
è
stato
il
lombardo
-
veneto
,
con
la
Lega
,
a
battere
i
partiti
della
Prima
Repubblica
,
si
può
capire
la
difficoltà
di
Bossi
.
Non
è
detto
che
il
suo
problema
sia
quello
di
venir
meno
all
'
impegno
di
non
fare
«
mai
»
un
governo
con
i
«
fascisti
»
,
con
la
«
destra
forcaiola
»
.
Se
si
trattasse
solo
di
modificare
una
posizione
non
sarebbe
la
prima
volta
nella
vita
politica
.
Ma
il
fatto
è
che
omologandosi
a
una
destra
egemonizzata
da
Forza
Italia
,
la
Lega
potrebbe
ridursi
a
un
soggetto
marginale
nel
giro
di
un
anno
,
già
alle
elezioni
regionali
del
1995
.
La
distribuzione
del
43
per
cento
dei
voti
che
la
Lega
aveva
raccolto
a
Milano
nello
scorso
giugno
(
oggi
15
alla
Lega
,
28
a
Berlusconi
)
è
per
Bossi
un
campanello
d
'
allarme
che
potrebbe
trasformarsi
in
un
rintocco
funebre
.
Egli
ha
oggi
il
gruppo
parlamentare
più
numeroso
,
al
quale
spetterebbe
il
primo
incarico
per
la
formazione
del
governo
in
assenza
di
una
maggioranza
precostituita
.
Ma
è
un
vantaggio
temporaneo
,
in
una
situazione
precaria
.
Se
la
Lega
non
trasforma
il
federalismo
da
slogan
in
progetto
preciso
,
il
suo
destino
potrebbe
essere
segnato
.
Quella
di
Bossi
non
è
una
pretattica
,
come
afferma
Fini
,
ma
esigenza
di
sopravvivenza
.
Ed
è
questa
situazione
che
offre
al
PDS
una
occasione
che
potrebbe
cogliere
,
se
il
suo
gruppo
dirigente
passasse
la
mano
,
invece
di
rimanere
paralizzato
nella
rassegnazione
.
Occhetto
e
D
'
Alema
possono
uscire
onorevolmente
di
scena
e
contribuire
al
ruolo
che
il
partito
può
svolgere
con
la
loro
esperienza
di
parlamentari
.
Questo
ruolo
non
si
capisce
perché
debba
essere
quello
di
assistere
inerti
,
all
'
opposizione
,
a
un
governo
egemonizzato
da
Forza
Italia
.
Questo
governo
potrebbe
essere
in
grado
di
promuovere
quell
'
ampio
consenso
che
Berlusconi
sperava
e
che
non
ha
ottenuto
,
tanto
che
al
Senato
manca
la
maggioranza
.
Essa
sarebbe
comunque
risicata
(
e
probabilmente
inadeguata
ai
compiti
che
l
'
attendono
)
,
anche
col
voto
dei
senatori
a
vita
della
vecchia
DC
.
Un
PDS
rinnovato
al
vertice
potrebbe
proporsi
per
il
sostegno
esterno
a
una
coalizione
con
forte
maggioranza
nei
due
rami
del
Parlamento
,
in
grado
di
procedere
rapidamente
al
necessario
riassetto
istituzionale
,
con
quella
larga
autonomia
di
macroregioni
che
non
si
vede
come
Alleanza
Nazionale
potrebbe
accettare
.
Senza
una
mossa
d
'
anticipo
,
l
'
attendere
che
siano
Segni
,
Pannella
e
Formigoni
ad
ampliare
l
'
orizzonte
della
destra
non
aprirebbe
la
via
a
una
opposizione
in
grado
di
essere
alternativa
ma
a
una
egemonia
moderata
proiettata
verso
il
Duemila
.
Un
PDS
protagonista
costituente
della
Seconda
Repubblica
potrebbe
invece
superare
la
frustrazione
del
28
marzo
,
che
in
caso
contrario
potrebbe
protrarsi
indefinitamente
.
StampaPeriodica ,
Solo
per
un
momento
,
quando
le
ambizioni
fasciste
prevalsero
sulla
volontà
del
duce
,
e
le
elezioni
furono
decise
,
noi
dubitammo
compromesse
e
giuocate
le
astuzie
del
bel
tenebroso
.
E
veramente
,
se
gli
oppositori
del
fascismo
non
fossero
pressoché
tutti
fascisti
mancati
,
quella
era
un
'
occasione
trionfale
per
prendersi
gioco
dei
piani
governativi
.
Bastava
che
nessuno
pensasse
sul
serio
alle
elezioni
,
che
si
rispondesse
con
la
canzonatura
del
silenzio
alla
campagna
bandita
da
Roma
.
Mussolini
chiama
il
popolo
alle
urne
:
l
'
opposizione
si
rifiuti
di
battersi
su
questo
terreno
,
sventi
il
gioco
totalitario
della
demagogia
fascista
.
Con
una
decisione
di
questo
genere
gli
oppositori
si
sarebbero
divertiti
gratis
allo
spettacolo
di
tre
o
quattro
mesi
di
lotta
feroce
nell
'
interno
del
partito
fascista
e
del
filofascismo
;
e
a
veder
nascere
proprio
nei
quadri
dell
'
unanimità
mussoliniana
ortodossia
e
eterodossia
,
eresie
e
fronde
,
contrasti
e
difese
.
Un
dogma
[
di
]
improvvisatori
non
si
cimenta
impunemente
ad
una
prova
elettorale
:
il
fascismo
ne
sarebbe
uscito
esautorato
e
compromesso
.
Eroi
e
donchisciotti
,
visti
alla
ricerca
della
medaglietta
,
erano
sgominati
dal
ridicolo
e
dall
'
ironia
.
La
Camera
eletta
il
6
aprile
sarebbe
stata
tutta
fascista
e
perciò
a
priori
condannata
.
Le
battaglie
tra
ras
e
revisionisti
l
'
avrebbero
lacerata
;
il
paese
assente
,
in
diffidenza
.
Ma
una
tattica
così
audace
e
rivoluzionaria
si
può
chiedere
solo
a
gente
disperata
,
a
gente
che
abbia
capito
che
Mussolini
non
si
liquida
con
gli
intrighi
di
corridoio
.
Gli
italiani
sono
invece
astuti
,
super
-
politici
,
super
-
machiavellici
.
Nessuno
dispera
pur
che
rimanga
una
possibilità
di
riguadagnare
la
medaglietta
,
e
se
cento
sono
gli
aspiranti
per
un
solo
seggio
ognuno
ha
la
certezza
in
cuore
che
con
l
'
intrigo
e
l
'
inganno
gli
riuscirà
di
giocare
l
'
amico
e
l
'
avversario
.
L
'
opposizione
costituzionale
incominciò
a
sospettare
la
probabilità
delle
elezioni
nel
settembre
scorso
.
Da
allora
persino
noi
di
Rivoluzione
Liberale
abbiamo
ricevuto
le
visite
e
le
premure
di
parlamentari
e
aspiranti
parlamentari
.
Noi
antifascisti
intelligenti
avremmo
dovuto
dare
la
formula
per
la
lotta
antifascista
.
Uomini
non
compromessi
avremmo
dovuto
offrire
il
nome
alle
organizzazioni
che
in
tempo
elettorale
sarebbero
state
utili
ai
parlamentari
antifascisti
.
Contro
il
fascismo
che
disprezza
l
'
intelligenza
il
concorso
di
noi
intellettuali
sarebbe
stato
decisivo
.
Noi
fummo
così
ingenui
da
rispondere
alle
lusinghe
e
alle
offerte
con
prediche
e
documentazioni
:
che
era
ridicolo
voler
battere
il
fascismo
con
le
astuzie
;
che
Mussolini
non
ha
soltanto
la
forza
,
ma
il
consenso
degli
italiani
;
che
la
lotta
deve
essere
feroce
e
diretta
ad
hominem
contro
il
corruttore
,
consci
che
si
è
una
minoranza
,
e
non
si
vuole
realizzare
,
ma
salvare
il
futuro
.
Fummo
tardi
a
capire
che
i
nostri
interlocutori
volevano
salvare
la
medaglietta
prima
che
il
decoro
,
e
col
farsi
paladini
di
libertà
,
col
protestare
che
la
maggioranza
non
era
fascista
,
ma
che
essi
oppositori
costituzionali
avevano
pure
un
buon
seguito
miravano
soltanto
a
farsi
meglio
utilizzare
,
a
vendere
più
cara
la
loro
adesione
al
regime
.
Un
politico
più
intelligente
e
più
onesto
degli
altri
,
la
sola
persona
seria
dell
'
opposizione
costituzionale
,
il
quale
con
tutti
i
suoi
vizi
di
parlamentare
riuscirà
forse
a
salvarsi
per
il
futuro
,
coglieva
il
dissenso
tra
Rivoluzione
Liberale
e
antifascismo
parlamentare
in
questi
termini
:
«
Si
vede
che
lei
è
veramente
giovane
e
che
può
buttar
via
dieci
anni
per
alimentare
,
in
ristretta
compagnia
,
una
distinta
corrente
di
pensiero
,
e
per
poi
trovarsi
,
senza
sforzo
,
e
nel
vigor
degli
anni
in
cima
all
'
ondata
che
travolgerà
questa
gente
.
Io
,
invece
,
penso
con
malinconia
,
che
fra
due
anni
o
l
'
Italia
sarà
libera
,
o
io
mi
troverò
,
pure
in
ristretta
e
scelta
compagnia
,
su
qualche
nuovo
May
flower
salpante
per
ignoti
lidi
.
Questione
di
età
»
.
La
questione
di
età
impedì
che
gli
antifascisti
avessero
il
coraggio
di
disertare
le
elezioni
e
si
divertissero
a
vedere
il
campo
trasformato
in
una
corrida
di
gladiatori
mussoliniani
.
La
questione
di
essere
rieletti
è
diventata
la
questione
essenziale
intorno
a
cui
si
provano
e
si
rovinano
i
caratteri
degli
italiani
.
L
'
on
.
F
.
,
uno
dei
sacrificati
della
lotta
politica
in
Romagna
,
professa
la
teoria
che
gli
oppositori
debbano
difendersi
con
tutte
le
armi
;
se
è
necessario
e
possibile
entrino
addirittura
nel
listone
!
L
'
idea
fissa
,
sino
al
gennaio
,
degli
oppositori
più
implacabili
era
di
costituire
un
blocco
positivo
,
che
presentasse
lista
di
maggioranza
raccogliendo
combattenti
,
socialisti
,
popolari
,
demoliberali
e
fascisti
dissidenti
.
L
'
ideale
:
arrivare
dall
'
on
.
Corgini
,
magari
dall
'
on
.
Giolitti
,
a
Misiano
.
Un
direttorio
formato
da
Turati
,
Bonomi
,
Graziadei
,
Facchinetti
,
Mauri
,
Cocco
-
Ortu
,
avrebbe
lanciato
un
proclama
al
paese
prendendo
impegno
di
garantire
il
funzionamento
di
un
governo
in
caso
di
vittoria
.
Per
preparare
questa
tattica
si
organizzò
la
commedia
del
4
novembre
,
nella
quale
anche
una
persona
seria
come
Treves
dovette
recitare
la
parte
del
peccatore
contrito
.
Il
successo
era
così
sicuro
che
i
promotori
si
fermarono
al
momento
buono
soltanto
perché
i
loro
atti
sarebbero
sboccati
in
una
rivoluzione
violenta
,
mentre
i
loro
candidi
cuori
amavano
la
pace
.
Essi
compresero
assai
tardi
che
se
questo
fantastico
piano
avesse
avuto
una
mediocre
probabilità
di
riuscita
Mussolini
non
avrebbe
esitato
ad
arrestarli
o
assai
più
astutamente
,
li
avrebbe
uccisi
col
ridicolo
dimostrando
,
il
6
aprile
,
che
gli
italiani
non
gli
negano
il
consenso
,
come
non
lo
negarono
nel
'13
a
Giolitti
nonostante
il
suffragio
universale
.
Mussolini
dispone
di
infiniti
artifici
tipo
patto
Gentiloni
.
E
nel
caso
del
blocco
positivo
l
'
artificio
era
semplice
:
bastava
garantire
mezza
dozzina
di
rielezioni
per
sgretolarlo
dall
'
interno
.
Da
buoni
democratici
i
congiurati
continuarono
a
discutere
e
ci
fu
chi
si
convinse
dell
'
opportunità
di
trasformare
il
blocco
positivo
in
blocco
negativo
.
Erano
per
questa
tattica
gli
onorevoli
meno
sicuri
della
rielezione
e
la
conferenza
Gonzales
a
Genova
fu
il
loro
argomento
più
probatorio
.
Senonché
l
'
astensione
discussa
e
machiavellica
,
come
altra
volta
fu
spiegato
,
si
risolveva
nella
vittoria
del
bel
tenebroso
.
E
anzi
i
più
convinti
e
leali
difensori
di
questa
tesi
come
Canepa
,
Treves
,
Rossetti
,
non
si
accorgevano
di
essere
giocati
dai
loro
stessi
compagni
che
parlavano
di
partecipazione
o
astensione
dopo
aver
fatto
un
calcolo
personale
.
Aggiungi
la
gelosia
di
mestiere
,
per
cui
gli
unitari
temono
,
astenendosi
,
di
servire
i
comunisti
;
e
i
democratici
hanno
il
sospetto
che
i
voti
siano
per
andare
,
nella
loro
assenza
,
ai
repubblicani
:
e
avrai
il
ritratto
degli
spiriti
che
governarono
l
'
opposizione
dopo
la
chiusura
della
sessione
parlamentare
.
Lo
spettacolo
delle
anime
in
pena
democratiche
e
socialiste
convinse
i
buoni
liberali
,
realisti
come
sempre
,
a
offrire
la
loro
partecipazione
al
listone
.
E
costoro
saranno
o
non
saranno
deputati
,
certo
sono
uomini
finiti
.
Ma
nessuno
degli
altri
oppositori
ha
diritto
ad
una
sorte
migliore
.
Nessuno
dei
vecchi
uomini
politici
si
salverà
dopo
il
6
aprile
.
I
più
abili
,
in
quattro
mesi
di
tormenti
avranno
salvato
soltanto
il
loro
diritto
di
fare
parte
della
Camera
fascista
.
L
'
idea
di
un
blocco
dei
sopravvissuti
era
una
idea
squisitamente
fascista
.
Rivela
uno
stile
e
una
mentalità
degni
del
comm
.
Massimo
Rocca
ex
anarchico
.
Il
fascismo
converte
ai
suoi
sistemi
i
nemici
insieme
coi
gregari
.
Anche
il
fascismo
è
un
blocco
,
il
blocco
positivo
con
Giunta
al
posto
di
Misiano
,
Massimo
Rocca
al
posto
di
Bonomi
,
Paolo
Orano
invece
di
Facchinetti
,
e
Murri
in
luogo
di
Miglioli
.
Una
delle
ragioni
per
cui
combattiamo
Mussolini
è
questa
,
perché
egli
ci
ha
dato
il
blocco
di
Rossoni
e
di
Gentile
,
di
Baroncini
e
di
Dino
Grandi
,
di
Soffici
e
di
Camazza
,
di
Murri
e
di
Farinacci
.
Il
fascismo
prevalse
appunto
confondendo
le
idee
e
le
responsabilità
,
impedendo
le
distinzioni
precise
e
la
fedeltà
degli
uomini
alla
propria
intransigenza
,
sfruttando
cattolicismo
e
idealismo
attuale
,
futurismo
e
tradizionalismo
,
sindacati
e
agrari
,
monarchia
e
tendenzialismo
repubblicano
per
sacrificarli
alle
superiori
arti
dell
'
addomesticatore
.
Il
blocco
delle
opposizioni
perpetuerebbe
questa
fiera
gladiatoria
e
infantile
,
riprodurrebbe
i
sogni
totalitari
e
le
consolazioni
dell
'
unanimità
.
In
Facchinetti
e
Rossetti
risusciterebbe
quel
fantasma
del
combattentismo
,
quello
sfruttamento
della
trincea
che
noi
speriamo
rimanga
la
prerogativa
del
fascismo
,
il
segno
della
sua
retorica
e
del
suo
mal
costume
politico
.
La
paura
e
l
'
opportunismo
hanno
fermato
a
tempo
i
candidati
al
blocco
positivo
e
al
blocco
negativo
.
E
avremo
probabilmente
battaglie
particolari
secondo
gli
interessi
più
personali
.
I
deputati
dell
'
opposizione
saranno
così
ameni
nei
loro
giochi
da
riabilitare
gli
uomini
del
listone
e
delle
liste
fiancheggiatrici
.
Per
la
nostra
ironia
obbiettiva
noi
saremo
definiti
agenti
provocatori
.
Ma
per
liquidare
Bonomi
e
gli
altri
complici
del
fascismo
siamo
pronti
ad
accettare
sorridendo
anche
le
bizze
dei
galantuomini
della
lega
democratica
.
Di
questo
antifascismo
siamo
sinceramente
disfattisti
.
Al
punto
in
cui
le
cose
si
sono
ridotte
pochi
consigli
ci
restano
per
la
tattica
elettorale
.
L
'
idea
della
diserzione
di
fronte
alle
violenze
fasciste
ci
sembra
disonorevole
.
I
partiti
che
hanno
qualche
serietà
e
qualche
tradizione
devono
scendere
in
campo
,
ognuno
al
suo
posto
,
forti
della
propria
intransigenza
,
non
per
conquistare
dei
seggi
,
ma
per
mostrarsi
degni
di
combattere
.
Niente
leghe
,
niente
complicità
.
È
l
'
ora
del
bilancio
,
dell
'
esame
di
coscienza
.
Repubblicani
da
una
parte
,
da
soli
,
senza
intese
con
accaparratori
di
voti
;
popolari
coerenti
e
distinti
col
programma
di
tornare
in
dieci
o
in
venti
alla
Camera
,
ma
che
siano
dieci
o
venti
uomini
,
e
non
falsi
profeti
della
demagogia
o
del
gesuitismo
;
i
partiti
proletari
inesorabili
,
sdegnosi
di
tardive
rinunce
o
di
ipocrite
conversioni
pseudo
-
patriottiche
e
antibolsceviche
.
Ognuno
al
suo
posto
:
Treves
internazionalista
come
nel
'19
,
profeta
di
un
ordine
nuovo
,
bestemmiatore
della
guerra
,
non
adulatore
di
medaglie
d
'
oro
festeggianti
il
4
novembre
;
Facchinetti
anti
-
socialista
,
antibolscevico
,
wilsoniano
come
alla
Scala
con
Bissolati
;
Sturzo
liberale
conservatore
,
pensoso
dei
destini
della
piccola
proprietà
agricola
.
A
Montecitorio
anche
queste
scarne
pattuglie
potranno
acquistare
il
valore
di
avanguardie
del
futuro
e
sapranno
non
patteggiare
con
l
'
addomesticatore
.
I
primi
oppositori
di
Napoleone
III
furono
cinque
.
La
lotta
contro
Mussolini
non
sarà
meno
lunga
né
meno
difficile
.
Gli
uomini
di
cinquant
'
anni
che
vogliono
realizzare
devono
scoprire
il
loro
giuoco
,
inserirsi
nella
storia
,
diventare
mussoliniani
.
L
'
antifascismo
è
una
questione
di
aristocrazia
,
di
nobiltà
,
di
stile
;
è
una
dignità
che
si
acquista
con
le
rinunce
e
coi
sacrifici
.
Solo
le
minoranze
provate
e
perseguitate
hanno
dei
buoni
diritti
.
StampaQuotidiana ,
Nel
Candide
di
Voltaire
,
il
protagonista
,
sottoposto
dalla
sorte
ad
ogni
specie
di
immeritate
e
dolorose
vicende
,
si
consola
asserendo
,
in
accordo
con
gli
insegnamenti
del
suo
maestro
Pangloss
,
che
«
tutto
va
per
il
meglio
nel
miglior
dei
mondi
possibili
»
.
Pochi
di
noi
sarebbero
oggi
disposti
a
ripetere
l
'
insegnamento
di
Pangloss
o
a
consolarsi
come
Candido
.
L
'
esperienza
di
due
guerre
mondiali
particolarmente
feroci
,
con
il
loro
accompagnamento
di
orrori
,
di
distruzioni
e
di
crudeltà
inaudite
;
quella
,
altrettanto
decisiva
,
del
carattere
ostile
e
maligno
delle
forze
naturali
che
,
per
quanto
imbrigliate
e
dominate
dalla
tecnica
scientifica
,
non
mancano
ad
ogni
occasione
di
rifarsi
a
danno
della
vita
e
dei
beni
degli
uomini
;
l
'
eco
dei
disastri
che
colpiscono
ora
questa
ora
quella
popolazione
del
globo
,
senza
eccettuarne
nessuna
;
e
il
timore
o
la
previsione
di
disastri
e
difficoltà
ancora
maggiori
cui
il
genere
umano
può
andare
incontro
nel
prossimo
o
lontano
futuro
,
sono
tutti
elementi
che
distolgono
le
persone
pensose
dall
'
ottimismo
di
Candido
.
La
stessa
facilità
e
rapidità
delle
comunicazioni
e
la
solidarietà
di
fatto
che
si
è
creata
fra
tutto
il
genere
umano
e
per
la
quale
niente
che
accada
a
una
parte
di
esso
è
privo
di
conseguenze
per
le
altre
parti
,
rendono
immediatamente
presente
anche
all
'
uomo
più
fortunato
i
dolori
o
le
minacce
che
incombono
su
altri
suoi
simili
e
gli
rendono
difficile
creder
di
vivere
nel
migliore
dei
mondi
.
Tuttavia
,
l
'
atteggiamento
suggerito
dall
'
ottimismo
tende
a
conservarsi
per
inerzia
anche
quando
la
credenza
nell
'
ottimismo
è
stata
ripudiata
.
Ci
sono
atteggiamenti
ricorrenti
,
ai
quali
ciascuno
di
noi
si
abbandona
frequentemente
nel
corso
della
vita
,
che
sarebbero
giustificabili
solo
sulla
base
della
dottrina
di
Pangloss
.
Che
il
mondo
vada
avanti
da
sé
,
anche
se
io
non
mi
preoccupo
,
nei
limiti
delle
mie
possibilità
,
di
farlo
andare
avanti
;
che
le
cose
alla
fine
si
accomodino
e
che
il
buon
senso
e
la
giustizia
prevalgano
in
ogni
caso
;
che
tutti
i
mali
che
capitano
agli
uomini
siano
portatori
o
forieri
di
altrettanti
beni
,
sono
forme
di
consolazione
o
di
evasione
cui
ognuno
è
tentato
di
ricorrere
in
determinate
circostanze
;
e
soprattutto
quando
l
'
egoismo
,
la
sfiducia
o
la
pigrizia
vanno
in
cerca
di
una
giustificazione
.
Sembra
che
,
in
questi
casi
,
una
dottrina
opposta
a
quella
di
Pangloss
,
cioè
il
pessimismo
,
sia
una
medicina
salutare
.
Sembra
,
cioè
,
che
l
'
uomo
sia
meglio
stimolato
all
'
azione
e
a
una
condotta
razionale
delle
proprie
faccende
dalla
credenza
che
il
mondo
non
va
da
sé
ma
ha
bisogno
,
per
andare
avanti
,
del
contributo
di
tutti
e
che
le
cose
volgono
al
peggio
se
nessuno
fa
nulla
per
migliorarle
.
Filosoficamente
parlando
,
l
'
ottimismo
si
fonda
sulla
dottrina
che
il
mondo
è
stato
fatto
per
gli
uomini
,
cioè
per
rendere
possibile
la
loro
vita
e
la
loro
felicità
e
che
la
storia
è
indirizzata
,
dall
'
ordine
stesso
del
mondo
,
verso
il
progresso
del
genere
umano
.
Il
finalismo
della
natura
e
il
progresso
della
storia
sono
le
due
espressioni
dell
'
ottimismo
filosofico
.
Le
grandi
sintesi
speculative
dell
'
'800
,
dall
'
idealismo
al
positivismo
,
hanno
dato
una
base
diversa
a
questi
due
pilastri
,
ma
si
sono
accordate
nel
tenerli
in
piedi
.
L
'
idealismo
fondò
questi
pilastri
sulla
presenza
,
nel
mondo
,
di
una
Ragione
onnipotente
che
indirizza
il
divenire
del
mondo
verso
le
istituzioni
e
le
attività
umane
di
natura
più
alta
e
spirituale
(
lo
Stato
,
l
'
arte
,
la
religione
e
la
filosofia
)
.
Il
positivismo
ritenne
che
al
divenire
del
mondo
presiedesse
un
meccanismo
infallibile
,
destinato
a
garantire
la
conservazione
del
genere
umano
e
il
suo
progresso
continuo
.
Nell
'
uno
e
nell
'
altro
caso
,
l
'
uomo
appariva
come
il
fine
ultimo
dell
'
intera
vita
cosmica
e
le
attività
specificamente
umane
,
cioè
quelle
spirituali
,
apparivano
radicate
nella
sostanza
del
mondo
e
garantite
da
essa
nella
loro
conservazione
e
nel
loro
sviluppo
.
È
ovvio
che
da
questo
punto
di
vista
c
'
è
poco
da
temere
per
le
sorti
dell
'
uomo
nel
mondo
.
Il
corso
degli
eventi
,
anche
se
apparentemente
disordinato
o
sfavorevole
,
provvede
,
a
lungo
andare
,
alla
correzione
del
disordine
e
alla
restaurazione
dei
valori
,
nonostante
la
cattiva
o
deficiente
volontà
degli
uomini
,
che
può
anche
essere
,
a
volte
,
uno
strumento
di
quella
correzione
.
Dall
'
altro
lato
,
quando
Schopenhauer
,
nella
sua
polemica
contro
l
'
idealismo
,
ne
volle
battere
in
breccia
l
'
ottimismo
,
ne
capovolse
proprio
i
presupposti
metafisici
.
Il
mondo
non
è
l
'
espressione
di
una
Ragione
onnipotente
ma
di
una
Volontà
irrazionale
e
cieca
,
internamente
dilaniata
da
conflitti
insanabili
,
che
mette
gli
esseri
viventi
gli
uni
contro
gli
altri
e
non
garantisce
a
nessuno
di
essi
la
felicità
e
il
progresso
.
Da
questo
punto
di
vista
,
la
vita
è
un
desiderare
continuo
senza
meta
e
senza
riposo
;
è
bisogno
o
mancanza
,
cioè
dolore
,
e
l
'
infelicità
è
la
condizione
insuperabile
dell
'
uomo
nel
mondo
.
Schopenhauer
additava
l
'
unica
salvezza
possibile
nella
negazione
della
volontà
di
vivere
(
il
nirvana
buddistico
)
cioè
nell
'
ascesi
che
fa
tacere
gradualmente
tutti
i
bisogni
e
annulla
la
vita
alla
sua
radice
.
Se
questo
fosse
tutto
quanto
il
pessimismo
può
dirci
,
l
'
atteggiamento
che
ne
deriva
per
l
'
uomo
non
sarebbe
diverso
da
quello
dell
'
ottimismo
.
Per
ciò
che
riguarda
la
sua
vita
nel
mondo
,
l
'
uomo
non
può
far
nulla
.
Se
c
'
è
una
forza
benigna
o
maligna
,
che
regge
le
sorti
del
mondo
e
cui
l
'
uomo
stesso
è
soggetto
,
la
parte
dell
'
uomo
si
riduce
a
zero
.
La
ragion
pigra
è
la
conseguenza
di
ogni
impostazione
filosofica
di
questo
genere
:
una
volta
decisa
qual
è
la
natura
del
mondo
,
le
situazioni
in
cui
l
'
uomo
viene
a
trovarsi
perdono
ogni
importanza
perché
si
sa
già
in
anticipo
che
si
risolveranno
in
quell
'
unico
modo
.
L
'
uomo
può
assumere
la
figura
di
un
attore
più
o
meno
importante
,
nella
storia
del
mondo
,
solo
se
le
sorti
di
questa
storia
non
sono
decise
in
anticipo
.
In
realtà
,
circa
la
natura
del
mondo
nel
suo
complesso
,
gli
uomini
non
sanno
nulla
.
Pessimismo
e
ottimismo
sono
ipotesi
molto
azzardate
che
i
filosofi
formulano
generalizzando
certe
situazioni
,
in
cui
l
'
uomo
viene
frequentemente
a
trovarsi
.
In
alcune
di
queste
situazioni
,
l
'
uomo
riesce
ad
avere
la
meglio
,
in
altre
soccombe
.
Questo
è
tutto
ciò
che
sappiamo
.
Generalizzare
su
questa
base
,
decidere
una
volta
per
tutte
che
la
natura
del
mondo
è
questa
o
quella
,
è
un
inutile
azzardo
che
ha
l
'
unico
risultato
di
fare
dell
'
uomo
un
pigro
spettatore
di
eventi
.
Ciò
che
l
'
uomo
può
fare
di
utile
e
di
positivo
è
di
rendersi
conto
,
con
analisi
precise
,
delle
situazioni
che
più
frequentemente
gli
si
offrono
e
di
darsi
alla
ricerca
dei
mezzi
che
possono
permettergli
di
superarle
con
successo
.
Questo
gli
impedirà
di
abbandonarsi
troppo
fiduciosamente
al
corso
delle
cose
o
di
rinunziare
in
partenza
a
ogni
tentativo
di
modificarlo
.
Lo
renderà
vigilante
e
attivo
,
seppure
alieno
dall
'
illusione
che
ogni
sua
impresa
sarà
coronata
dal
successo
.
Gli
darà
una
misurata
fiducia
nelle
sue
forze
,
facendogli
apparire
indegna
di
lui
la
rinuncia
o
la
disperazione
passiva
.
Lo
aiuterà
a
progettare
le
varie
forme
della
sua
attività
ma
gli
darà
anche
il
senso
del
limite
dei
suoi
progetti
,
delle
condizioni
cui
debbono
soddisfare
e
che
possono
determinarne
la
sorte
.
A
conti
fatti
,
si
tratterà
pur
sempre
di
un
pessimismo
ma
di
un
pessimismo
,
per
così
dire
,
di
metodo
,
non
di
dottrina
.
Noi
non
sappiamo
se
l
'
uomo
riuscirà
a
sottrarre
se
stesso
alla
fame
,
alla
distruzione
,
alla
degenerazione
,
agli
innumerevoli
flagelli
che
lo
minacciano
.
Sappiamo
che
dobbiamo
provarci
.
Sappiamo
anche
che
molto
dipenderà
dalla
coordinazione
e
dalla
tenacia
dei
nostri
sforzi
e
molto
,
ancora
,
dalla
conoscenza
spregiudicata
delle
condizioni
in
cui
questi
sforzi
si
effettueranno
e
delle
reazioni
che
susciteranno
.
E
a
questo
fine
,
l
'
uomo
dovrà
meglio
conoscere
se
stesso
e
le
sue
capacità
,
oltre
che
le
energie
che
la
natura
gli
può
offrire
.
Più
che
di
miti
,
di
apocalissi
,
di
diagnosi
totalitarie
,
l
'
uomo
ha
bisogno
,
in
ogni
campo
,
e
in
primo
luogo
nella
filosofia
,
di
conoscenze
e
di
norme
che
reggano
alla
prova
dei
fatti
e
che
siano
adatte
a
correggere
i
fatti
stessi
.
Un
pessimismo
di
questo
genere
non
s
'
arrende
di
fronte
ai
fatti
,
non
dà
sempre
ragione
ai
fatti
,
ma
non
cessa
di
tenerne
conto
.
E
può
consentire
a
ciascun
uomo
di
aiutare
meglio
se
stesso
e
di
tendere
con
più
efficacia
la
mano
al
suo
prossimo
.
StampaQuotidiana ,
Non
un
incontro
di
persone
colte
e
competenti
,
ma
evento
per
contribuire
a
formare
una
mentalità
e
un
comportamento
popolare
.
È
questo
secondo
monsignor
Clemente
Riva
,
Vescovo
Ausiliare
di
Roma
e
Presidente
e
della
Commissione
Ecumenica
Diocesana
,
il
significato
della
«
Giornata
per
l
'
approfondimento
e
o
sviluppo
del
dialogo
religioso
ebraico
-
cristiano
»
,
che
per
la
prima
volta
è
stata
celebrata
mercoledì
17
gennaio
.
Al
giornata
rappresenta
così
un
momento
alto
e
ricco
di
promesse
per
il
cammino
di
riconcliazione
e
di
amicizia
che
cattolici
ed
ebrei
hanno
intrapreso
da
ormai
molti
anni
,
segnando
nel
contempo
la
strada
percorsa
sinora
dalla
Chiesa
Cattolica
con
una
pietra
miliare
di
grande
significato
religioso
e
umano
.
La
Conferenza
Episcopale
Italiana
ha
istituito
questa
nuova
iniziativa
che
si
pone
come
strumento
per
la
conoscenza
e
la
comprensione
della
religione
ebraica
.
Questo
,
come
ha
più
volte
sottolineato
Monsignor
Riva
,
consentirà
ai
cattolici
di
sapere
di
più
non
solo
su
un
'
altra
religione
,
ma
anche
e
soprattutto
sulla
propria
.
Il
Vescovo
Ausiliario
di
Roma
ha
ribadito
con
vigore
la
continuità
che
contraddistingue
inequivocabilmente
ebraismo
e
cristianesimo
ricordando
come
la
conoscenza
di
ciò
che
è
differente
,
ma
non
opposto
,
contribuisca
a
far
meglio
comprendere
se
stessi
.
Per
meglio
far
intendere
il
significato
delle
sue
affermazioni
,
Monsignor
Riva
ha
analizzato
i
contenuti
delle
due
religioni
identificando
tre
elementi
nei
quali
entrambi
si
fondano
:
il
monoteismo
,
la
legge
di
Mosè
e
l
'
amore
.
La
fraternità
che
lega
i
fratelli
maggiori
ebrei
ai
più
giovani
fratelli
cristiani
è
radicata
nella
paternità
dell
'
unico
signore
.
La
lezione
offerta
da
Monsignor
Riva
è
stata
centrata
soprattutto
sulla
presentazione
dei
documenti
con
i
quali
la
Chiesa
Cattolica
ha
nei
tempi
recenti
intrapreso
il
cammino
ancora
in
atto
di
riconciliazione
con
gli
ebrei
.
Il
Vescovo
ha
ricordato
il
punto
di
partenza
,
la
Dichiarazione
conciliare
Nostra
aetate
,
poi
gli
Orientamenti
e
suggerimenti
per
l
'
applicazione
della
Nostra
aetate
,
del
1974
,
ed
,
infine
,
il
documento
Ebrei
ed
ebraismo
nella
predicazione
e
nella
catechesi
della
Chiesa
Cattolica
.
Questi
documenti
trovarono
una
loro
efficace
sintesi
nel
discorso
che
Giovanni
Paolo
Il
pronunciò
nel
tempio
maggiore
della
comunità
israelitica
romana
durante
la
memorabile
visita
del
13
aprile
1986
.
Monsignor
Riva
ha
richiamato
l
'
impegno
e
la
volontà
dei
cattolici
a
superare
e
vincere
l
'
antisemitismo
che
purtroppo
non
è
ancora
morto
invitando
tutti
ad
essere
fiduciosi
sull
'
esito
del
dialogo
intrapreso
,
malgrado
gli
incidenti
di
percorso
.
«
Ma
il
cammino
andrà
avanti
nonostante
noi
-
ha
affermato
-
perché
è
nelle
mani
del
Signore
»
.
La
prima
parte
dell
'
incontro
è
stata
animata
dalla
Prof
.
Maria
Vingiani
,
Presidente
Nazionale
del
Segretariato
Attività
Ecumeniche
,
e
dal
Prof
.
Elio
Toaff
,
Rabbino
capo
di
Roma
.
La
Prof
.
Vingiani
ha
collocatole
l
'
iniziativa
di
questa
«
Giornata
»
nel
percorso
compiuto
dalla
Chiesa
a
partire
dal
1960
,
quando
,
il
13
giugno
,
lo
storico
ebreo
Jules
Isaac
ebbe
in
Vaticano
un
memorabile
colloquio
con
Giovanni
XXIII
.
Lo
studioso
affidò
al
Papa
un
suo
studio
sull
'
antisemitismo
.
Il
Papa
,
profondamente
colpito
,
«
passò
»
il
dossier
al
Cardinale
Bea
.
Da
questo
avvenimento
prese
avvio
il
cammino
che
ora
si
arricchisce
di
una
nuova
iniziativa
con
la
quale
si
vuol
far
sì
che
la
riconciliazione
sia
non
un
qualcosa
da
celebrare
e
basta
ma
qualcosa
da
calare
nella
vita
di
tutti
i
giorni
,
affinché
diventi
una
vera
e
diffusa
mentalità
.
Da
parte
sua
,
il
Prof
.
Toaff
ha
«
presentato
»
agli
intervenuti
la
religione
ebraica
.
Questa
si
caratterizza
per
essere
religione
di
azione
,
non
religione
del
dogma
,
L
'
azione
è
la
vera
dimostrazione
della
fede
e
la
fede
senza
l
'
azione
è
morta
.
La
religione
ebraica
,
fondata
da
Abramo
,
perfezionata
da
Mosé
con
la
sua
legge
è
immutata
da
millenni
.
In
essa
e
per
essa
sono
vissuti
in
Israele
o
ovunque
dispersi
nel
mondo
uomini
e
comunità
che
si
sono
sempre
riconosciuti
come
figli
dell
'
unico
Dio
e
appartenenti
alla
sua
stirpe
sacerdotale
.
I
commenti
e
le
interpretazioni
al
nucleo
immutabile
della
religione
-
la
misnah
e
il
Talmud
-
non
costituiscono
modificazioni
della
religione
ma
testimoniano
della
volontà
del
popolo
ebreo
di
vivere
sempre
nel
proprio
tempo
.
La
celebrazione
romana
dello
«
Giornata
»
si
è
conclusa
con
un
breve
dibattito
al
quale
hanno
partecipato
sacerdoti
e
laici
.
Ne
è
emersa
con
chiarezza
la
necessità
che
la
«
Giornata
dell
'
Ebraismo
»
sia
sempre
più
«
pedagogia
»
e
«
catechesi
»
.
È
infatti
evidente
che
molto
deve
ancora
essere
fatto
prime
che
la
riconciliazione
,
da
tutti
i
relatori
ardentemente
auspicata
,
diventi
da
ideale
un
po
'
astratto
una
realtà
vissuta
da
cattolici
ed
ebrei
nella
loro
vita
quotidiana
.
Un
aspetto
dalla
celebrazione
va
notato
.
Il
luogo
dell
'
incontro
,
la
«
Sala
Baldmi
»
,
in
piazza
di
Campitelli
,
fu
il
lungo
di
ricovero
,
cinquanta
anni
or
sono
,
degli
ebrei
della
comunità
romana
che
cosa
sfuggivano
alle
retate
naziste
e
ricorda
quel
Monsignor
Baldini
che
in
quell
'
epoca
fu
parroco
di
S
.
Maria
in
Campitelli
e
che
fu
poi
Vescovo
di
Chiusi
-
Pienza
.
Alla
celebrazione
ha
partecipato
un
pubblico
numeroso
,
superiore
ad
ogni
previsione
.
Tra
i
presenti
erano
l
'
Ambasciatore
d
'
Italia
presso
la
Santa
Sede
Scammacca
del
Murgo
,
ed
esponenti
del
laicato
cattolico
e
della
comunità
ebraica
.
L
'
assemblea
si
è
sciolta
dopo
la
meditazione
su
un
brano
tratto
dal
libro
del
Profeta
Michea
(
4
,
1-5
)
,
e
la
recita
del
salmo
l30
:
«
Dal
profondo
a
te
grido
,
o
Signore
»
.
StampaPeriodica ,
Nel
pensiero
dell
'
on
.
Mussolini
le
elezioni
dovevano
essere
la
prova
sperimentale
dei
suoi
sistemi
totalitari
.
Per
giungere
a
risultati
di
plebiscito
fu
predisposto
il
congegno
elettorale
.
Il
periodo
della
preparazione
della
lista
nazionale
attestò
in
grado
decisivo
le
attitudini
dell
'
addomesticatore
.
L
'
on
.
Mussolini
aveva
due
vie
logiche
da
scegliere
:
mantenere
in
vita
la
vecchia
Camera
che
,
in
sostanza
,
era
una
Camera
giolittiana
disposta
a
servire
(
riproducendo
la
situazione
del
'15
)
perché
già
addomesticata
,
oppure
fare
le
elezioni
di
partito
,
con
una
lista
tutta
fascista
,
dando
pieni
poteri
a
Giunta
e
a
De
Bono
.
Naturalmente
non
scelse
né
l
'
una
né
l
'
altra
e
diede
i
pieni
poteri
a
Giunta
e
a
De
Bono
per
far
riuscire
non
una
lista
fascista
ma
una
lista
di
blocco
.
Che
De
Nicola
,
Orlando
,
Salandra
debbano
la
rielezione
al
manganello
,
che
con
tutti
i
loro
discorsi
di
costituzionalità
e
di
democrazia
rimangano
complici
della
pressione
fascista
,
ecco
il
capolavoro
del
mussolinismo
.
Una
opposizione
seria
dovrebbe
capire
che
questo
è
il
punto
vulnerabile
del
regime
.
Il
mussolinismo
è
più
violento
del
fascismo
,
è
più
illegale
perché
si
nasconde
dietro
la
legalità
delle
forme
.
Se
il
fascismo
fosse
soltanto
dittatura
si
farebbe
presto
a
liquidarlo
con
le
barricate
:
ma
la
sua
forza
è
specialmente
presidiata
dall
'
esistenza
di
un
consenso
.
Ora
Mussolini
deve
la
forza
a
Farinacci
ma
il
consenso
alla
propria
ambiguità
.
Le
elezioni
di
Salerno
sono
un
fatto
grave
non
tanto
perché
il
governo
vi
abbia
esercitato
violenze
inaudite
quanto
perché
i
seguaci
dell
'
on
.
Amendola
,
che
in
provincia
hanno
la
maggioranza
,
le
subirono
.
Elettori
addestrati
alla
lotta
politica
sanno
opporre
violenza
a
violenza
,
difendere
con
la
forza
la
propria
dignità
.
Nel
1919
a
Bitonto
e
a
Molfetta
i
salveminiani
risposero
alla
pressione
ammazzando
Ungaro
Nicola
,
il
capo
dei
mazzieri
del
'13
.
Ma
se
Giovanni
Amendola
scrivesse
oggi
Il
ministro
della
mala
vita
non
ne
otterrebbe
probabilmente
neanche
un
successo
librario
.
Perché
la
violenza
di
Giolitti
era
un
fatto
eccezionale
e
piccante
,
ridotto
ad
alcuni
casi
di
vendette
personali
,
significative
di
una
qualità
politica
deteriore
ma
quasi
indispensabile
di
cui
Giolitti
non
mancava
:
la
capacità
di
odiare
.
Le
violenze
di
Giolitti
riguardano
pochi
nomi
:
Giretti
,
Salvemini
,
Galimberti
.
Elencare
le
violenze
mussoliniane
invece
ha
pochissima
importanza
perché
esse
sono
un
sistema
del
regime
:
implicano
responsabilità
totali
,
derivano
dalla
complicità
dei
cittadini
,
tant
'
è
vero
che
sono
localizzate
in
una
zona
molto
più
vasta
.
La
pratica
della
non
resistenza
al
male
è
una
malattia
non
meno
grave
del
politicantismo
,
nel
nostro
paese
.
Il
70
per
cento
al
governo
era
assicurato
una
volta
che
Mussolini
era
riuscito
a
fabbricare
il
listone
con
le
lusinghe
,
con
le
minaccie
,
con
la
corruzione
,
creando
l
'
ossessione
del
dogma
della
patria
e
raccogliendo
la
eredità
di
tutti
i
ministerialismi
.
Le
velleità
di
rinnovamento
del
Mezzogiorno
coltivate
da
alcuni
fascisti
come
Padovani
e
Lanzillo
non
valsero
a
nulla
contro
il
trasformismo
di
Mussolini
,
pronto
ad
accettare
tutti
i
gruppi
padroni
delle
situazioni
locali
.
La
funzione
di
un
fascismo
coraggioso
nel
Sud
sarebbe
stata
di
rifiutare
tutte
le
alleanze
,
di
combattere
tutte
le
posizioni
elettorali
del
giolittismo
,
di
creare
con
uno
stato
d
'
animo
di
palingenesi
ministeriale
,
un
'
atmosfera
di
ribellione
contro
le
cricche
di
Colosimo
,
di
Fera
e
di
Orlando
.
Invece
i
comm
.
Maurizio
Maraviglia
e
Michele
Bianchi
non
aspiravano
che
a
sostituirsi
a
Colosimo
nell
'
ufficio
di
compari
e
di
paraninfi
e
a
Fera
,
come
distributori
di
impieghi
;
temettero
(
gli
antiparlamentari
!
)
che
il
programma
intransigente
fosse
per
dare
al
fascismo
non
più
che
il
10
per
cento
degli
elettori
e
finirono
per
affidarsi
al
senno
e
alle
manovre
del
Duce
-
supergiolitti
.
Così
il
metodo
di
Mussolini
fu
:
mazzieri
e
patto
Gentiloni
,
lo
spettro
della
violenza
nell
'
apparente
pacificazione
,
e
la
pratica
quotidiana
dei
blocchi
e
delle
corruzioni
.
Il
risultato
più
evidente
della
vittoria
ministeriale
dunque
è
la
sconfitta
del
fascismo
.
La
marcia
su
Roma
è
stata
per
nulla
.
Le
elezioni
del
'24
sono
identiche
a
quelle
del
'21
:
allora
il
fascismo
fu
utilizzato
nel
blocco
nazionale
per
creare
una
maggioranza
Giolitti
:
lo
stesso
programma
,
a
tre
anni
di
distanza
,
riesce
senza
incertezze
a
Mussolini
,
scolaro
più
abile
del
maestro
.
Nel
'21
come
nel
'24
le
camicie
nere
fanno
da
mazzieri
,
i
combattenti
e
le
medaglie
d
'
oro
lavorano
come
muli
di
servizio
del
dogma
della
patria
,
la
Confederazione
dell
'
Industria
fa
le
spese
a
patto
che
Olivetti
,
Mazzini
,
Benni
,
ecc
.
diventino
insostituibili
presso
il
dittatore
.
La
proporzionale
sventò
il
piano
di
Giolitti
come
lo
avrebbe
turbato
a
Mussolini
:
il
sistema
Acerbo
ha
compiuto
il
quadro
,
e
l
'
avrebbe
compiuto
,
si
badi
,
in
modo
analogo
il
collegio
uninominale
che
dà
parimenti
gli
elettori
in
mano
al
governo
.
Si
insiste
su
questo
punto
perché
vogliamo
che
d
'
or
innanzi
una
delle
pregiudiziali
di
qualunque
opposizione
seria
sia
la
richiesta
della
proporzionale
.
Tenendo
presente
l
'
ultima
esperienza
la
storia
d
'
Italia
si
vede
sempre
più
rettilinea
:
una
dittatura
economica
di
ceti
plutocratici
,
non
abbastanza
forte
per
diventare
dittatura
politica
(
l
'
ultima
volta
che
lo
tentò
,
con
il
fascismo
,
non
fu
più
fortunata
delle
altre
)
,
e
tuttavia
ministeriale
sempre
perché
sempre
padrona
del
governo
sempre
perché
sempre
padrona
del
governo
attraverso
ambigue
manovre
;
in
politica
per
l
'
immaturità
generale
e
per
il
peso
inerte
del
Sud
una
dittatura
demagogica
,
burocratica
e
paterna
che
controlla
i
cittadini
persino
nei
mezzi
di
sussistenza
e
può
costringerli
pacificamente
a
essere
ministeriali
.
La
proporzionale
portando
alla
politica
le
masse
socialiste
e
popolari
segnava
il
principio
del
tramonto
delle
due
dittature
.
Il
solo
effetto
sensibile
della
marcia
su
Roma
è
stato
l
'
abolizione
della
proporzionale
.
Così
la
deviazione
del
dopo
-
guerra
è
stata
corretta
e
l
'
Italia
torna
in
minorità
politica
.
Quando
diciamo
che
Mussolini
è
il
nuovo
Giolitti
,
più
abile
e
meno
serio
,
vogliamo
indicare
questa
situazione
storica
,
in
cui
gli
effetti
della
immaturità
politica
si
complicano
per
la
immaturità
economica
.
Perciò
la
base
della
dittatura
giolittiana
come
di
quella
mussoliniana
è
nell
'
Italia
centrale
e
meridionale
,
dove
il
fascismo
era
ancora
infante
.
E
per
l
'
appunto
si
può
dire
che
le
elezioni
rappresentano
la
sconfitta
del
fascismo
e
la
vittoria
di
Mussolini
.
Il
fascismo
è
stato
sconfitto
in
Italia
settentrionale
dalle
opposizioni
(
specialmente
socialcomunista
e
popolare
)
.
In
Piemonte
,
Lombardia
,
Veneto
,
Liguria
,
Venezia
Giulia
,
le
opposizioni
prevalgono
per
70.000
voti
(
più
di
1.400.000
)
.
Per
Mussolini
sono
invece
propizi
i
venti
africani
.
Mussolini
vince
nel
sud
e
nel
centro
con
3.350.000
voti
circa
contro
meno
di
1.100.000
.
Basta
la
più
generica
geografia
per
spiegare
la
nostra
politica
.
Tuttavia
contando
i
voti
dei
partiti
di
opposizione
,
chi
ha
creduto
come
noi
a
quel
principio
di
lotta
politica
che
si
avvertì
nel
'19
ha
il
diritto
di
accorgersi
che
non
fu
un
illuso
e
può
interpretare
il
risultato
delle
elezioni
come
la
prova
che
esiste
in
Italia
una
minoranza
aristocratica
degna
di
chiamarsi
antifascista
.
Gli
operai
del
Nord
,
hanno
saputo
battersi
.
Al
posto
di
Bombacci
hanno
mandato
in
parlamento
Gramsci
.
Le
parole
che
scrivemmo
nel
numero
del
12
febbraio
scorso
non
sono
state
smentite
.
«
L
'
idea
della
diserzione
di
fronte
alle
violenze
fasciste
ci
sembra
disonorevole
.
I
partiti
che
hanno
qualche
serietà
e
qualche
tradizione
devono
scendere
in
campo
,
ognuno
al
suo
posto
,
forti
della
propria
intransigenza
,
non
per
conquistare
dei
seggi
,
ma
per
mostrarsi
degni
di
combattere
.
Niente
leghe
,
niente
complicità
.
E
l
'
era
del
bilancio
,
dell
'
esame
di
coscienza
...
A
Montecitorio
anche
queste
scarse
pattuglie
potranno
acquistare
il
valore
di
avanguardie
del
futuro
se
sapranno
non
patteggiare
con
l
'
addomesticatore
.
I
primi
oppositori
di
Napoleone
III
furono
cinque
.
La
lotta
contro
Mussolini
non
sarà
meno
lunga
né
meno
difficile
.
Gli
uomini
di
cinquant
'
anni
che
vogliono
realizzare
devono
scoprire
il
loro
giuoco
,
inserirsi
nella
storia
,
diventare
mussoliniani
.
L
'
antifascista
è
una
questione
di
aristocrazia
,
di
nobilità
,
di
stile
,
è
una
dignità
che
si
acquista
con
le
rinuncie
e
coi
sacrifici
.
Solo
le
minoranze
provate
e
perseguitate
hanno
dei
buoni
diritti
»
.
E
chiaro
che
i
partiti
proletari
e
il
partito
popolare
impostarono
su
questa
pregiudiziale
la
lotta
:
ossia
seppero
combattere
senza
illudersi
di
realizzare
,
per
sola
fedeltà
alle
promesse
.
Che
esista
ancora
un
'
Italia
continentale
ed
europea
,
che
Mussolini
non
sia
riuscito
a
renderci
tutti
saraceni
è
un
risultato
positivo
.
Purché
i
partiti
resistano
:
non
saremo
noi
a
contestare
al
fascismo
la
sua
maggioranza
.
Noi
ci
accontentiamo
modestamente
di
un
futuro
che
forse
non
vedremo
.
Le
elezioni
ci
danno
un
fascismo
addomesticato
che
non
era
nei
nostri
voti
.
Mussolini
democratico
e
indulgente
sarà
un
disastro
per
la
nostra
educazione
politica
:
ma
,
tanto
è
l
'
Italia
non
è
paese
di
tiranni
se
non
nello
stile
più
paesano
e
giocondo
.
Un
vantaggio
dalla
faccia
bonaria
di
Mussolini
lo
avremo
per
l
'
adesione
a
lui
di
tutti
i
falsi
oppositori
,
di
tutti
gli
antifascisti
conservatori
,
disposti
a
servire
durando
l
'
ordine
e
la
costituzione
.
L
'
opposizione
che
chiedeva
al
fascismo
di
essere
legale
e
costituzionale
ci
ha
sempre
fatto
ridere
.
Tanto
meglio
se
invece
di
averla
tra
i
falsi
amici
la
potremo
classificare
tra
gli
avversari
.
Noi
non
fummo
mai
così
stolti
da
contare
la
monarchia
tra
le
forze
dell
'
antifascismo
.
Ora
che
il
mussolinismo
non
si
potrà
più
distinguere
dalla
monarchia
una
delle
chiarificazioni
indispensabili
è
avvenuta
.
Se
ci
avviamo
verso
l
'
idillio
e
verso
la
pacificazione
,
se
stiamo
per
assistere
al
ripetersi
della
tranquillità
del
decennio
giolittiano
(
con
dannunzianismo
e
psicosi
bellica
in
peggio
)
noi
vogliamo
notare
già
mentre
l
'
era
nuova
si
apre
che
non
crediamo
a
questa
pace
,
che
ci
viene
come
soppressione
della
lotta
politica
.
Il
compito
delle
opposizioni
nel
prossimo
decennio
mentre
il
movimento
operaio
si
verrà
maturando
deve
essere
quello
di
esasperare
la
lotta
,
di
non
venir
meno
alla
intransigenza
,
di
provocare
il
regime
senza
concedergli
tregua
.
Bisogna
avere
il
coraggio
di
non
collaborare
neanche
alla
Camera
con
la
critica
,
magari
a
costo
di
iniziare
un
nuovo
implacabile
ostruzionismo
.
L
'
opposizione
non
ha
il
dovere
di
pensare
in
Parlamento
all
'
ordine
e
alla
ricostruzione
.
Per
la
ricostruzione
la
via
rettilinea
è
un
'
altra
:
la
conquista
dei
comuni
con
lo
scopo
di
creare
,
sia
pure
a
lunga
scadenza
,
il
dissidio
tra
i
poteri
locali
e
il
centro
.
Ecco
un
programma
di
lavoro
per
tutta
una
generazione
.
StampaQuotidiana ,
«
Il
cuore
ha
ragioni
che
la
ragione
non
conosce
»
,
aveva
detto
Pascal
,
che
attribuiva
al
cuore
,
tra
gli
altri
compiti
,
quello
di
regolare
i
rapporti
degli
uomini
fra
loro
e
con
Dio
.
A
questo
muscolo
già
tanto
affaticato
dalle
sue
funzioni
fisiologiche
,
si
continua
a
far
ricorso
per
la
correzione
dei
mali
e
degli
errori
che
si
riscontrano
nella
vita
pubblica
e
privata
dell
'
uomo
,
come
a
un
giudice
supremo
della
verità
,
del
bene
e
della
giustizia
.
È
un
luogo
comune
che
non
basta
conoscere
il
modo
in
cui
il
lavoro
va
fatto
:
occorre
anche
«
prendersi
a
cuore
»
il
lavoro
,
per
farlo
bene
.
L
anche
un
luogo
comune
che
ogni
regola
,
legge
o
norma
deve
essere
rafforzata
o
integrata
dall
'
impulso
del
cuore
;
che
solo
il
cuore
può
correggere
l
'
egoismo
con
l
'
altruismo
,
la
grettezza
con
la
generosità
,
la
fredda
e
impersonale
giustizia
con
l
'
umana
comprensione
.
Gli
appelli
al
cuore
si
moltiplicano
in
tutti
i
campi
(
anche
nella
politica
)
in
cui
le
cose
non
vanno
come
dovrebbero
o
in
cui
la
condotta
dell
'
uomo
è
disordinata
,
meschina
o
incoerente
.
Sembra
che
,
lasciandosi
guidare
dal
cuore
,
l
'
uomo
possa
trovare
,
oltre
che
la
sua
felicità
,
anche
quella
dei
suoi
simili
e
in
generale
l
'
armonia
di
tutto
il
genere
umano
.
A
questo
sovraccarico
morale
del
cuore
hanno
contribuito
,
esplicitamente
o
implicitamente
,
dottrine
disparate
.
Rousseau
voleva
che
l
'
uomo
si
lasciasse
guidare
dalla
«
voce
interiore
del
cuore
»
in
tutte
le
sue
faccende
.
La
rivolta
romantica
dell
'
individuo
contro
la
società
e
le
sue
leggi
fu
condotta
nel
nome
del
cuore
;
Hegel
stesso
,
che
si
opponeva
a
questa
rivolta
,
vedeva
nel
cuore
ciò
che
rende
immediata
e
vivente
la
forza
della
ragione
.
Molte
filosofie
dell
'
'800
imponevano
alla
filosofia
il
compito
di
rispondere
ai
«
bisogni
del
cuore
»
oltre
che
alle
esigenze
della
ragione
.
Bergson
contrapponeva
alla
morale
dell
'
obbligazione
e
della
legge
,
propria
delle
società
chiuse
,
la
morale
dell
'
amore
o
dello
slancio
mistico
propria
delle
società
aperte
.
E
molti
positivisti
e
analisti
contemporanei
,
considerando
irriducibile
il
linguaggio
della
morale
a
quello
della
scienza
,
vedono
nella
morale
un
insieme
di
«
atteggiamenti
emotivi
»
cioè
di
desideri
o
di
tendenze
prive
di
giustificazione
razionale
,
il
cui
organo
specifico
è
ciò
che
tradizionalmente
si
chiama
«
cuore
»
.
In
generale
,
ogni
volta
che
della
ragione
si
fa
un
organo
a
sé
,
inserito
nella
struttura
dell
'
uomo
ma
indipendente
da
essa
,
si
tende
a
contrapporre
alla
ragione
un
altro
organo
destinato
a
correggere
l
'
astrattezza
,
l
'
impersonalità
,
la
«
freddezza
»
dei
procedimenti
razionali
o
a
rendere
immediati
e
vivi
questi
procedimenti
.
Ma
che
cosa
sia
il
cuore
,
è
domanda
che
difficilmente
trova
risposta
.
Certo
,
esso
si
identifica
solitamente
con
la
sfera
dei
sentimenti
o
delle
emozioni
;
ma
né
agli
elementi
di
questa
sfera
,
né
alla
sua
totalità
possono
essere
attribuite
le
funzioni
di
giudice
infallibile
che
si
ritengono
proprie
del
cuore
.
La
sfera
delle
emozioni
è
stata
estesamente
analizzata
sia
dalla
psicologia
sia
dalla
filosofia
.
Nessuno
,
oggi
,
ne
sottovaluta
l
'
importanza
.
Ma
le
emozioni
spirano
dove
vogliono
e
non
si
può
sempre
far
conto
sulla
loro
utilità
,
bontà
ed
efficacia
nel
dirigere
le
azioni
dell
'
uomo
.
Ci
sono
emozioni
buone
e
cattive
,
emozioni
che
stimolano
all
'
azione
e
altre
che
paralizzano
l
'
azione
stessa
.
Tra
le
emozioni
,
ci
sono
la
paura
,
l
'
odio
,
il
risentimento
,
l
'
angoscia
,
come
c
'
è
l
'
amore
e
lo
slancio
altruistico
.
Ma
anche
un
amore
cieco
e
indiscriminato
può
fare
più
male
che
bene
e
il
sentimento
più
nobile
può
capovolgersi
nel
suo
contrario
,
se
non
è
sorretto
da
una
disciplina
lungimirante
.
In
tutta
questa
schiera
variopinta
,
non
c
'
è
nulla
che
somigli
a
una
guida
infallibile
,
a
un
organo
naturale
capace
di
far
sentire
la
sua
voce
nell
'
interno
dell
'
uomo
e
di
esprimere
un
giudizio
sicuro
su
ciò
che
egli
deve
credere
e
fare
.
Sicché
,
per
quanto
la
sfera
del
cuore
sia
generalmente
identificata
con
quella
del
sentimento
,
la
più
elementare
analisi
di
quest
'
ultima
esclude
che
essa
possa
svolgere
da
sola
la
funzione
miracolosa
che
si
attende
dal
cuore
.
Dall
'
altro
lato
nessuno
ha
mai
conferito
al
cuore
il
carattere
o
la
dignità
di
una
facoltà
specifica
,
diversa
dal
sentimento
e
dalla
ragione
.
L
'
esistenza
di
facoltà
come
principi
sostanziali
diversi
e
autonomi
delle
attività
umane
,
è
stata
da
un
pezzo
revocata
in
dubbio
.
«
Ragione
»
,
«
sentimento
»
,
«
volontà
»
,
non
sono
facoltà
ma
schemi
classificatori
,
utili
per
raggruppare
le
attività
umane
in
base
a
certi
loro
caratteri
dominanti
.
Il
cuore
non
è
dunque
una
facoltà
;
che
cosa
è
allora
?
È
semplicemente
un
mito
del
senso
comune
e
della
filosofia
;
o
,
se
si
vuole
,
il
simbolo
idealizzato
di
certi
atteggiamenti
che
si
ritengono
utili
o
necessari
alla
vita
dell
'
uomo
o
,
comunque
,
si
vogliono
raccomandare
o
rafforzare
.
L
'
invito
a
sentire
la
voce
del
cuore
o
a
seguirne
le
ragioni
significa
in
realtà
l
'
invito
ad
assumere
atteggiamenti
determinati
,
da
cui
attendiamo
effetti
benefici
per
noi
stessi
e
per
gli
altri
.
«
Prendersi
a
cuore
il
proprio
lavoro
»
significa
interessarsi
ad
esso
,
non
lasciarsi
andare
alla
routine
,
eseguirlo
con
la
presenza
vigile
dell
'
attenzione
.
Essere
altruisti
,
generosi
o
comprensivi
significa
rinunziare
a
certi
vantaggi
minuti
o
a
breve
scadenza
,
ma
in
compenso
procurarsi
la
possibilità
di
vivere
in
pace
con
se
stessi
e
con
gli
altri
.
Sono
tutte
cose
indispensabili
;
ma
,
diciamolo
pure
,
il
cuore
non
c
'
entra
per
nulla
.
Ciò
che
dà
valore
a
un
atteggiamento
e
consente
di
giudicarlo
è
la
regola
a
cui
esso
obbedisce
.
L
'
attività
umana
,
in
qualsiasi
campo
si
svolga
,
è
guidata
da
regole
e
il
giudizio
che
si
dà
su
di
essa
,
quando
si
dice
che
è
buona
o
cattiva
,
utile
o
dannosa
,
ecc
.
,
suppone
sempre
la
validità
di
una
regola
.
Perfino
un
gusto
artistico
determinato
(
per
esempio
il
gusto
classico
o
quello
romantico
o
impressionistico
,
ecc
.
)
è
un
insieme
di
regole
che
guidano
l
'
attività
degli
artisti
e
il
giudizio
su
di
essa
.
Negli
ultimi
decenni
abbiamo
visto
formarsi
o
determinarsi
,
sotto
i
nostri
occhi
,
codici
di
regole
che
non
esistevano
in
passato
;
per
esempio
,
quelle
del
traffico
.
La
consuetudine
prima
,
la
sanzione
giuridica
dopo
,
intervengono
a
disciplinare
,
con
regole
,
qualsiasi
forma
di
attività
che
coinvolge
un
certo
numero
di
persone
e
queste
regole
diventano
tanto
più
importanti
quanto
più
vitale
è
l
'
interesse
che
quell
'
attività
ha
per
gli
uomini
in
generale
.
Poiché
gli
uomini
sono
sempre
vissuti
insieme
,
certe
regole
fondamentali
che
rendono
possibile
la
loro
convivenza
sono
state
accettate
e
seguite
da
tutti
i
gruppi
umani
e
costituiscono
il
codice
morale
fondamentale
,
quello
che
garantisce
la
sopravvivenza
di
ogni
raggruppamento
umano
.
Ma
queste
regole
assumono
forme
diverse
nei
diversi
gruppi
e
nelle
diverse
civiltà
.
Certo
,
se
tutti
gli
uomini
fossero
guidati
dal
«
cuore
»
,
quest
'
organo
(
come
il
corrispondente
organo
fisiologico
)
dovrebbe
funzionare
identicamente
in
tutti
gli
uomini
.
Ma
è
facile
constatare
che
non
è
così
.
Ancora
oggi
siamo
colpiti
(
e
scandalizzati
)
dall
'
assenza
in
certe
civiltà
,
che
tuttavia
non
possono
chiamarsi
«
primitive
»
,
di
atteggiamenti
che
siamo
portati
a
ritenere
propri
di
tutto
il
genere
umano
:
per
esempio
,
della
pietà
.
La
regola
di
partecipare
in
qualche
modo
alle
sofferenze
altrui
e
dell
'
obbligo
di
alleviarle
non
esiste
affatto
in
estese
porzioni
dell
'
umanità
vivente
.
Il
«
cuore
»
,
a
queste
porzioni
,
non
suggerisce
nulla
.
In
realtà
ciò
che
può
rafforzare
l
'
azione
di
certe
regole
e
il
rispetto
di
esse
da
parte
di
un
numero
crescente
di
persone
è
soltanto
la
convinzione
ragionevole
del
loro
effettivo
valore
,
della
loro
funzionalità
ai
fini
della
sopravvivenza
dei
singoli
e
delle
comunità
,
del
loro
sviluppo
e
del
loro
benessere
.
Non
è
possibile
,
in
un
'
epoca
di
critica
come
la
nostra
,
in
un
'
epoca
in
cui
anche
il
lavoro
più
semplice
tende
a
evolversi
in
un
'
attività
che
richiede
l
'
intelligente
vigilanza
dell
'
individuo
,
affidare
la
validità
delle
regole
morali
a
un
organo
supposto
,
misterioso
e
incomprensibile
.
La
vita
morale
del
genere
umano
offre
oggi
molti
e
gravi
problemi
;
ma
uno
dei
modi
di
eluderli
è
quello
di
lasciarli
affogare
nel
giulebbe
del
cuore
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Ventura
,
anch
'
io
mi
sono
sempre
chiesto
come
fanno
tanti
nostri
uomini
politici
ad
andare
a
messa
ogni
mattina
per
poi
passare
il
resto
della
giornata
a
imbrogliarsi
e
tradirsi
l
'
uno
con
l
'
altro
,
se
non
a
fare
di
peggio
.
Che
cosa
gli
diranno
,
a
Dio
,
quando
in
ginocchio
,
mani
giunte
e
testa
bassa
,
si
raccolgono
nel
colloquio
con
Lui
,
quale
dovrebb
'
essere
la
preghiera
?
Ma
non
mi
chieda
risposta
a
questi
interrogativi
perché
nemmeno
io
riesco
a
darmela
.
E
questo
è
proprio
uno
dei
tanti
motivi
che
mi
spingono
a
preferire
,
almeno
sul
piano
morale
,
i
laici
,
i
quali
non
sempre
-
e
non
tutti
-
sono
più
corretti
,
onesti
e
leali
dei
democristiani
,
ma
almeno
evitano
di
mescolare
nelle
loro
furfanterie
il
buon
Dio
.
E
'
ciò
che
Disraeli
diceva
di
Gladstone
:
«
Che
bari
al
giuoco
,
è
naturale
:
lo
faccio
anch
'
io
.
A
infastidirmi
è
la
sua
pretesa
che
sia
il
Signore
a
infilargli
la
carta
nel
polsino
»
.
Ecco
,
io
sono
della
stessa
opinione
,
e
mi
par
di
capire
che
lo
sia
anche
lei
.
Anche
ai
cattolici
osservanti
e
militanti
è
consentito
,
si
capisce
,
far
politica
.
Ma
,
per
amor
del
cielo
,
non
la
confondano
con
la
religione
invocando
«
i
valori
cristiani
»
mentre
si
mettono
l
'
un
l
'
altro
l
'
arsenico
nella
minestra
.
Questo
si
può
farlo
in
nome
di
Marx
,
e
magari
anche
di
Cavour
.
In
nome
di
Dio
,
dovrebb
'
essere
proibito
.
StampaPeriodica ,
L
'
on
.
Mussolini
ha
affermato
la
sua
gioia
di
«
poter
finalmente
agire
appoggiandosi
su
di
una
Camera
che
rappresenta
esattamente
la
volontà
del
paese
»
.
«
Le
ultime
elezioni
hanno
restituito
all
'
Italia
un
vero
Parlamento
»
.
Il
gioco
è
chiaro
:
non
era
difficile
prevedere
che
il
diavolo
si
sarebbe
fatto
frate
e
Mussolini
è
sempre
scrupoloso
nel
dar
ragione
alle
profezie
dei
suoi
critici
.
Nella
sua
politica
la
normalizzazione
è
un
elemento
psicologico
e
ideale
necessario
come
la
violenza
.
La
conciliazione
degli
opposti
non
è
una
ipocrisia
del
Duce
:
è
il
suo
stile
.
Normalizzazione
in
un
primo
senso
vale
per
eufemismo
per
indicare
che
conserva
il
potere
e
d
'
altra
parte
è
l
'
ideale
di
pace
che
non
si
può
non
riproclamare
mentre
continuano
le
irrequietezze
della
rivoluzione
dei
reduci
.
La
tattica
di
un
addomesticatore
nel
dopo
guerra
doveva
essere
duplice
:
la
violenza
contro
le
minoranze
battagliere
e
contro
i
movimenti
libertari
sorti
dal
basso
,
le
lusinghe
verso
le
classi
medie
e
verso
le
masse
quietiste
.
Il
gioco
non
riuscì
a
Giolitti
che
non
aveva
inteso
la
necessità
di
questo
equilibrio
;
e
fu
necessario
trovare
un
nuovo
Giolitti
,
adatto
ai
tempi
di
avventura
,
in
Mussolini
.
Egli
è
l
'
addomesticatore
del
fascismo
solo
perché
lo
serve
e
lo
serve
appunto
mentre
addormenta
gli
avversari
con
gli
ideali
del
ministerialismo
e
della
pace
.
I
costumi
dell
'
Italia
sono
ridotti
a
questo
:
che
tutti
si
trovano
pronti
a
disarmare
anche
se
il
fascismo
non
disarmerà
e
accettano
il
mito
della
normalizzazione
instaurata
dai
vincitori
anche
se
non
ignorano
che
sarà
una
pura
e
semplice
resa
a
discrezione
.
Un
fautore
del
nuovo
regime
così
interpreta
lo
stato
d
'
animo
generale
:
«
L
'
attuale
fase
delle
discussioni
politiche
dimostra
soltanto
questo
:
che
nel
momento
attuale
una
grande
attrattiva
per
le
fantasie
e
per
i
bisogni
degli
italiani
è
costituita
dalla
visione
di
un
periodo
di
pace
sociale
.
Tutto
il
resto
,
accanto
a
questo
,
ha
poca
importanza
.
Insomma
il
paese
è
stanco
di
stare
in
ansia
sociale
.
Oggi
sono
fuori
della
realtà
politica
soltanto
coloro
che
parlano
di
una
continuazione
della
lotta
,
e
vogliono
eccitare
ancora
gli
odi
assopiti
e
le
passioni
stanche
»
.
Ossia
noi
assistiamo
protagonisti
gli
intellettuali
e
l
'
opinione
pubblica
media
al
formarsi
di
una
vera
e
propria
voluttà
del
servire
.
E
la
rinuncia
alle
più
elementari
dignità
è
fatto
in
ossequio
alla
maniera
forte
insieme
e
lusingatrice
del
Duce
,
dal
quale
riesce
grato
ricevere
attestati
di
inabilitazione
e
interdetti
.
Dalle
molte
diagnosi
che
ne
offrimmo
dovrebbe
risultare
chiaro
che
questa
stanchezza
di
Medioevo
,
questa
rassegnazione
di
schiavi
viziosi
è
uno
stato
d
'
animo
per
eccellenza
mussoliniano
.
Mussoliniano
anche
se
si
ritrova
in
certi
oppositori
disorientati
dalla
lotta
.
Così
è
una
tattica
di
addomesticati
invocare
con
la
Giustizia
(
sabato
26
aprile
)
che
il
fascismo
:
«
osi
legalizzare
l
'
arbitrio
,
far
delle
leggi
,
una
legge
dispotica
finché
vuole
ma
che
sia
una
:
e
ciò
per
due
ottimi
motivi
:
primo
,
che
i
cittadini
sappiano
con
certezza
che
cosa
è
lecito
e
che
cosa
è
proibito
;
secondo
,
che
esso
,
il
regime
fascista
,
si
assuma
chiara
ed
intera
la
responsabilità
politica
dei
suoi
atti
,
o
di
quegli
atti
che
fino
a
qui
furono
abbandonati
alla
iniziativa
dei
ras
locali
o
degli
squadristi
isolati
»
.
Ci
sembra
buffo
chiedere
i
limiti
di
ciò
che
si
vuol
rovesciare
:
certi
limiti
evidentemente
si
avvertono
solo
nell
'
atto
in
cui
si
tenta
di
distruggerli
!
Né
si
può
seguire
Giovanni
Zibordi
quando
scrive
sulla
«
Critica
Sociale
»
del
15-30
aprile
:
«
Tutto
quanto
concorra
a
creare
una
atmosfera
e
un
programma
di
civiltà
legale
contro
la
violenza
illegale
oggi
prevalente
,
giova
indirettamente
a
una
ricostruzione
spirituale
e
materiale
di
questa
travagliata
vita
italiana
.
Se
qui
è
una
riserva
di
astuzia
polemica
ma
non
sembrerebbe
l
'
astuzia
viene
in
ritardo
.
Dopo
18
mesi
chiedere
al
fascismo
di
esser
coerente
nelle
parole
e
nei
fatti
,
nelle
leggi
e
nello
spirito
è
perfettamente
ingenuo
se
si
è
constatato
che
il
fascismo
non
acconsentirà
mai
ad
instaurare
una
tirannide
onesta
e
dichiarata
ma
alle
leggi
democratiche
e
demagogiche
continuerà
ad
unire
una
pratica
contradditoria
e
arbitraria
secondo
le
esigenze
quotidiane
.
Né
l
'
economia
né
la
politica
si
avvantaggiano
dalle
lunghe
stasi
e
dalle
quiete
rinuncie
:
e
l
'
opposizione
può
servire
il
paese
soltanto
rifiutandosi
di
far
la
pace
col
vincitore
,
e
di
riconoscere
il
regime
mussoliniano
.
L
'
opposizione
è
una
scuola
di
dignità
e
la
sua
intransigenza
mentre
non
la
compromette
a
far
causa
comune
con
la
presente
decadenza
,
mentre
la
salva
per
il
futuro
,
offre
disinteressatamente
dei
modelli
e
migliora
generosamente
lo
stesso
fascismo
,
reo
che
non
si
può
assolvere
.
La
normalizzazione
è
dunque
un
problema
tutto
interno
del
fascismo
stesso
,
un
'
altra
fantasia
mussoliniana
:
noi
siamo
pronti
ad
assistere
anche
a
questo
spettacolo
,
ma
resta
inteso
che
non
siamo
disposti
ad
accettare
norme
dal
campo
nemico
.
Un
aspetto
della
normalizzazione
sarà
l
'
impegno
messo
da
Mussolini
nel
far
funzionare
il
parlamento
.
Si
domanda
se
gli
riuscirà
.
Resta
tra
gli
oppositori
l
'
illusione
che
la
fine
del
fascismo
debba
venire
dall
'
interno
,
che
il
blocco
si
debba
sfaldare
di
fronte
alle
difficoltà
concrete
.
Per
noi
è
chiaro
che
Mussolini
farà
trionfalmente
il
suo
esperimento
parlamentare
.
La
maggioranza
è
un
blocco
altrettanto
compatto
quanto
variopinto
di
tendenze
e
anemico
di
idee
.
Mussolini
può
condurre
dove
vuole
,
manovrare
come
gli
piace
uomini
dello
stampo
di
Salandra
,
Orlando
,
Dino
Grandi
,
Bottai
,
Massimo
Rocca
,
Giunta
.
Non
è
a
credere
che
gli
possano
venire
preoccupazioni
serie
neanche
da
Farinacci
.
La
violenza
dei
ras
gli
è
cara
e
necessaria
:
egli
sa
dosarla
;
e
Orlando
gli
potrà
servire
in
qualunque
momento
per
convalidare
la
riforma
di
Michelino
con
l
'
autorità
del
costituzionalista
.
Bisogna
convincersi
che
i
356
deputati
della
maggioranza
e
gli
altri
signori
delle
liste
bis
,
se
si
eccettuano
i
rappresentanti
della
oligarchia
industriale
(
assai
apertamente
padroni
)
sono
tutti
dei
fantocci
buffissimi
e
spudorati
,
biscie
incantate
dal
ciarlatano
.
Vanno
a
Montecitorio
per
ubbidire
.
Faranno
le
parti
che
il
Duce
assegnò
.
Per
questo
lato
la
normalizzazione
è
un
fatto
.
Mussolini
può
dilettarsi
allo
spettacolo
dei
frak
e
delle
livree
della
nuova
Corte
.
Esame
dei
ribelli
Fuori
della
maggioranza
garbatamente
ridotta
alle
livree
,
il
problema
della
vita
futura
dell
'
Italia
sta
nella
valutazione
delle
resistenze
nell
'
animo
dei
ribelli
.
Non
ci
dobbiamo
nascondere
la
crisi
di
quelle
che
sono
oggi
le
sole
opposizioni
serie
:
i
popolari
e
i
partiti
proletari
(
l
'
opposizione
costituzionale
essendo
ridotta
ad
un
uomo
che
potrà
solo
avere
compito
demiurgico
)
.
Il
partito
popolare
sembra
conservare
i
quadri
saldi
,
ma
i
capi
nel
loro
istinto
conservatore
e
per
i
contatti
col
Vaticano
e
con
gli
ambienti
più
retrivi
non
sono
fatti
per
una
lotta
disperata
.
I
popolari
potrebbero
nutrire
ambizioni
di
successori
se
avessero
il
coraggio
di
rinunciare
a
giocare
d
'
abilità
col
duce
e
non
si
riducessero
ad
una
serie
di
posizioni
parlamentari
.
Dovrebbero
convincersi
che
solo
i
mussoliniani
possono
accettare
oggi
il
terreno
parlamentare
.
Per
i
parlamentaristi
seri
la
Camera
di
Mussolini
non
è
una
Camera
,
già
per
il
fatto
di
non
essere
stata
eletta
con
la
proporzionale
.
Occorre
non
riconoscerla
,
svalutarla
.
Longinotti
,
Bresciani
,
Bertini
,
non
chiedono
che
di
valorizzare
l
'
ordine
costituito
e
di
venire
a
patti
.
La
tattica
dell
'
opposizione
dipende
dunque
dai
partiti
proletari
,
dai
repubblicani
ai
comunisti
:
deve
effettuarsi
con
l
'
ostruzionismo
in
parlamento
e
la
scuola
di
intransigenza
nel
paese
.
La
nostra
proposta
di
ostruzionismo
è
precisa
.
Significa
non
riconoscere
la
validità
della
Camera
presente
.
Impugnarne
le
origini
,
non
collaborare
al
funzionamento
neanche
con
la
critica
.
L
'
uomo
più
intelligente
del
socialismo
italiano
(
che
veramente
non
è
un
uomo
né
un
italiano
)
traduceva
i
nostri
propositi
nella
tattica
seguente
:
in
sede
di
convalidazione
ogni
partito
deleghi
un
oratore
per
ciascuna
circoscrizione
a
documentare
l
'
illegalità
della
votazione
fascista
.
La
polemica
dell
'
illegalità
non
è
nelle
nostre
preferenze
:
tuttavia
ecco
un
primo
mese
di
battaglia
parlamentare
bene
speso
.
Questa
posizione
pregiudiziale
di
incompatibilità
deve
essere
proseguita
in
tutti
i
campi
di
discussione
,
senza
concedere
tregua
al
ministerialismo
.
Si
dovrà
ricorrere
all
'
ostruzionismo
dei
regolamenti
per
costringere
la
maggioranza
a
smascherarsi
mutandoli
.
Se
si
otterrà
che
Mussolini
non
possa
fare
il
parlamentarista
pacificamente
,
se
lo
si
obbligherà
a
tornare
sulle
sue
vecchie
posizioni
di
provocatore
si
sarà
raggiunta
la
più
bella
vittoria
tattica
.
La
crisi
del
socialismo
Tutto
il
resto
dipende
dallo
sviluppo
della
crisi
socialista
.
Oggi
la
disorganizzazione
dei
tre
partiti
è
connessa
col
disorientamento
del
proletariato
.
Le
polemiche
tra
la
Giustizia
,
l
'
Avanti
!
e
l
'
Unità
rivelano
la
ferocia
settaria
e
dissolvente
che
ha
sempre
animato
i
capi
degli
estremismi
.
E
perciò
sono
un
segno
di
vitalità
,
di
esigenze
più
profonde
per
il
futuro
.
Il
sogno
di
un
partito
proletario
unico
,
organizzato
a
battaglia
disciplinatamente
appare
certo
lusinghiero
e
piacevole
alle
persone
che
amano
gli
schemi
ordinati
.
Sembra
a
tutti
incontestabile
che
mentre
il
proletario
è
travagliato
dalla
reazione
il
battersi
compatto
possa
consentirgli
di
salvare
almeno
le
posizioni
più
indispensabili
.
Chi
non
è
così
rigido
nell
'
illusione
del
blocco
unico
pensa
che
almeno
i
massimalisti
siano
una
creazione
artificiosa
,
degna
di
finire
al
più
presto
,
decidendosi
fra
le
due
anime
del
socialismo
:
la
gradualista
e
la
rivoluzionaria
.
Invece
sarebbe
ora
di
accorgersi
che
questo
linguaggio
è
invecchiato
.
La
parola
d
'
ordine
dell
'
unità
non
ha
servito
a
evitare
in
nessun
paese
la
costituzione
di
tre
partiti
proletari
.
Sono
le
vie
e
le
ipotesi
che
si
presentano
alla
scelta
degli
oppressi
in
cerca
di
liberazione
.
Tra
la
democrazia
di
Turati
e
il
bolscevismo
ortodosso
di
Bordiga
,
la
critica
dell
'
Avanti
!
inspirata
a
un
marxismo
sospettoso
della
terza
internazionale
e
prudentemente
rivoluzionario
,
ma
francamente
classista
è
logica
e
utile
.
Noi
non
intendiamo
affatto
deporre
le
diffidenze
verso
quella
che
è
stata
la
mentalità
massimalista
e
comprendiamo
che
i
rancori
dei
delusi
possano
arrivare
persino
alle
accuse
di
tradimento
,
ma
ci
sembra
necessario
riflettere
che
oggi
il
partito
massimalista
è
frutto
di
un
libero
sforzo
proletario
,
cresciuto
per
il
sacrificio
degli
umili
e
non
in
regime
di
sovvenzione
o
per
i
contributi
di
classi
o
nazioni
estranee
alla
vita
delle
plebi
italiane
.
La
crisi
vera
non
è
insomma
del
massimalismo
più
che
degli
unitari
e
dei
comunisti
:
la
crisi
è
di
tutto
il
socialismo
che
non
è
riuscito
negli
ultimi
venti
anni
a
rinnovare
la
sua
classe
dirigente
,
e
non
ha
avuto
dopo
la
generazione
di
Turati
una
scelta
di
capi
giovani
e
preparati
ai
nuovi
tempi
.
Ma
nella
resistenza
al
fascismo
i
tre
partiti
proletari
hanno
dato
una
prova
di
vitalità
e
di
forza
,
non
di
decadenza
.
La
concorrenza
li
migliora
,
le
polemiche
,
anche
quelle
più
disgustosamente
personali
,
li
chiarificano
.
Certo
si
tratta
di
una
crisi
di
crescenza
.
E
non
bisogna
guardarla
con
disdegno
,
perché
vi
si
stanno
preparando
i
migliori
,
quelli
che
avranno
diritto
di
condurre
il
proletariato
alla
riscossa
.
StampaQuotidiana ,
Palermo
,
2
maggio
,
notte
-
I
fatti
sono
noti
.
Hanno
sparato
da
trecento
metri
di
distanza
,
a
tiro
ficcante
,
dal
costone
di
Monte
Pizzuto
.
Raffiche
e
raffiche
,
per
dieci
minuti
spietati
,
sopra
una
folla
terrorizzata
divincolantesi
nella
polvere
sotto
il
sole
.
Tre
colonne
di
contadini
,
tre
migliaia
di
persone
in
tutto
,
erano
appena
scese
da
Piana
degli
Albanesi
,
da
San
Giuseppe
Jato
e
da
San
Cipirrello
,
raccolte
attorno
ad
un
rozzo
palco
sistemato
in
località
Rotella
del
Piano
.
Si
doveva
sentire
qualche
discorso
,
applaudire
qualcuno
e
poi
cantare
,
ballare
e
far
merenda
.
Una
festa
più
che
un
comizio
politico
.
Stabilito
a
fatica
il
silenzio
,
salì
sul
palco
il
calzolaio
Giacomo
Schiro
e
cominciò
a
parlare
:
«
Compagni
,
siamo
qui
riuniti
per
festeggiare
il
1°
Maggio
,
festa
del
lavoro
...
»
.
A
questo
punto
si
udirono
i
primi
spari
.
Da
molti
si
credette
ad
un
fuoco
di
festa
,
a
mortaretti
.
Seguì
un
momento
di
pausa
,
poi
il
fuoco
riprese
violento
.
Urlavano
i
feriti
;
la
folla
impazziva
,
si
precipitava
in
ogni
senso
,
ognuno
gettandosi
a
terra
a
cercare
riparo
tra
i
sassi
.
I
pochi
che
nel
tempestoso
frangente
conservarono
lo
spirito
nitido
videro
dal
colle
vicino
,
Monte
Cometa
,
uomini
ritti
in
piedi
e
intabarrati
,
seguire
immobili
la
scena
,
le
armi
al
piede
.
Sul
terreno
sette
cadaveri
e
una
trentina
di
feriti
.
Enorme
impressione
in
tutta
la
Sicilia
ha
provocato
l
'
eccidio
.
Si
tratta
di
un
fatto
mai
verificatosi
in
proporzioni
così
impressionanti
nel
territorio
dell
'
Isola
.
L
'
agguato
a
gente
inerme
esula
dal
costume
siciliano
,
ed
anche
la
pratica
del
banditismo
più
efferato
ha
conservato
,
di
norma
,
parvenze
di
azione
cavalleresca
.
La
polizia
intanto
ha
proceduto
a
operare
arresti
a
catena
a
San
Giuseppe
Jato
.
Gli
arrestati
-
settantaquattro
,
finora
-
sono
stati
tradotti
a
Palermo
.
La
Questura
,
in
collaborazione
con
il
comando
della
legione
territoriale
dei
carabinieri
,
procede
alle
indagini
.
I
feriti
ora
all
'
ospedale
della
Feliciuzza
non
risultano
in
gravi
condizioni
.
Tutti
accusano
ferite
ai
fianchi
,
alle
gambe
e
alle
spalle
.
In
gravissime
condizioni
è
invece
la
dodicenne
Provvidenza
Greco
,
colpita
alla
scapola
destra
da
una
pallottola
.
Le
Camere
del
Lavoro
di
tutte
le
città
siciliane
hanno
lanciato
un
manifesto
al
Paese
e
la
Confederterra
,
a
seguito
degli
incidenti
di
ieri
,
chiedeva
un
sussidio
di
cinque
milioni
per
le
famiglie
dei
caduti
,
un
sussidio
di
un
milione
per
i
feriti
,
il
risarcimento
per
gli
animali
uccisi
o
storpiati
,
un
provvedimento
immediato
riguardante
le
domande
presentate
per
la
concessione
delle
terre
incolte
alle
cooperative
di
tre
paesi
in
lutto
,
l
'
eliminazione
di
tutti
i
gabellotti
soprastanti
e
dei
campieri
nella
zona
e
un
'
accurata
inchiesta
a
loro
carico
,
l
'
immediato
arresto
di
tutti
i
mafiosi
pregiudicati
della
zona
,
l
'
immediata
sostituzione
dei
dirigenti
del
presidio
di
polizia
della
detta
zona
,
l
'
espulsione
dei
responsabili
del
servizio
d
'
ordine
durante
la
manifestazione
.
Stamane
gli
operai
dei
cantieri
navali
palermitani
si
sono
astenuti
dal
lavoro
in
segno
di
protesta
.
Oggi
,
intanto
,
a
Piana
degli
Albanesi
,
sulla
stessa
strada
dove
ieri
erano
convenuti
i
lavoratori
per
la
festa
del
1°
Maggio
,
il
pianto
di
tutte
le
donne
,
degli
uomini
e
dei
vecchi
ha
accompagnato
le
salme
degli
assassinati
.
Le
bare
,
attorniate
dalla
folla
,
procedevano
al
suono
delle
note
lente
e
monotone
della
marcia
funebre
,
seguivano
le
bandiere
abbrunate
dei
partiti
e
tutti
í
sacerdoti
del
paese
.
Hanno
seguito
i
funerali
il
prefetto
,
il
questore
,
i
rappresentanti
della
Federterra
e
della
Camera
del
Lavoro
.
A
Portella
,
sul
luogo
fatale
dell
'
agguato
,
hanno
parlato
il
prefetto
Vittorini
e
l
'
on.
Colajanni
seguiti
da
altri
oratori
.
Tutti
hanno
avuto
parole
roventi
per
la
strage
ed
hanno
auspicato
il
pronto
intervento
della
giustizia
.
A
Siracusa
,
non
appena
saputosi
della
strage
,
è
stato
dichiarato
lo
sciopero
generale
,
che
è
durato
per
tutta
la
giornata
.
Poco
dopo
le
10
una
colonna
di
dimostranti
attraversava
via
Roma
e
,
giunta
in
piazza
Archimede
,
invadeva
la
sede
del
blocco
liberalqualunquista
,
dove
s
'
impadroniva
delle
insegne
che
poi
bruciava
sulla
piazza
.
La
situazione
è
piuttosto
tesa
.