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Resta solo Mastella ( Baget Bozzo Gianni , 2000 )
StampaPeriodica ,
La crisi della sinistra ha raggiunto una comicità obiettiva : la sinistra autocensura la sinistra . La candidatura Rutelli è appunto questo : Rutelli va bene come candidato premier perché si è depurato , facendo il sindaco di Roma , di ogni memoria della sinistra , della sua stessa sinistra , quella radicale . E con ciò si è separato da ogni contenuto politico : Rutelli è oggi solo un volto . Sentire il comunista Diliberto affermare seriamente che Rutelli va bene appunto per questo pone la domanda : perché la sinistra si è convinta che il modo per vincere elettoralmente sia quello di annullarsi politicamente ? D ' Alema si è sottratto al gioco con la fuga , dopo aver perso le europee , le regionali e il referendum elettorale . La via socialdemocratica dei postcomunisti si è dissolta da sola a opera del suo inventore . La sinistra ha in realtà politicamente una forza maggiore di quella che i suoi dirigenti le attribuiscono . Il problema è la viltà dei dirigenti della sinistra : nessuno di essi vuole rischiare una sconfitta elettorale . C ' è dignità anche in una sconfitta elettorale . Se D ' Alema dicesse « ci sto » , avrebbe ancora le migliori chance a sinistra : non quella di vincere ma quella di salvare la storia della sinistra . Solo chi sa reggere le sconfitte merita la vittoria , Berlusconi lo ha dimostrato . Oggi la sinistra preferisce Rutelli ad Amato : e anche questa è una storia della autoliquidazione della sinistra . Amato pensava di lanciare lui , in nome dell ' eredità socialista , la linea socialdemocratica o qualcosa di simile . Lo respingono sia i socialisti sia i postcomunisti . Amato , nonostante le sue performance al governo , è sempre l ' uomo di qualcun altro ; in sé non ha immagine politica , è come se non ne avesse mai raggiunto lo status . Rutelli ha più chance perché è un re gioioso di essere nudo : può essere candidato perché non rappresenta nulla . La sinistra è giunta veramente a questo stato pietoso : o è lo stato di coscienza dei suoi dirigenti che ha bisogno della sconfitta purificatrice ? Paradossalmente l ' unico leader che emerga in questa maggioranza è il capo della lobby democristiana campana : Clemente Mastella . E ' divenuto l ' unico capitano coraggioso della sinistra . E mi meraviglio che chi conosce Mastella pensi di consigliarlo di abdicare a questo ruolo di re in potenza per ritornare tra le braccia di Casini . Mastella è l ' unico che rappresenta a sinistra la volontà di vincere . Ha capito che il vero leader della sinistra , l ' unico macho della maggioranza , è lui : Ceppaloni è divenuto il centro strategico della sinistra italiana . Se Berlusconi chiedesse veramente le elezioni , le otterrebbe . Egli può calcolare che questa sinistra lo conduce alla vittoria tanto più facilmente quanto più a lungo possibile . Anche se questo fosse vero , come pare , carità di patria dovrebbe obbligare il leader del Polo a chiedere subito le elezioni . Ma la sinistra , che accetta la sua liquefazione al fuoco lento del governo Amato , mostra che alle sue parole orgogliose non corrisponde alcun vero orgoglio di sé . Se Berlusconi esita a cogliere la vittoria , la sinistra è paralizzata dalla sconfitta che non è ancora avvenuta . Ma che è già scritta nella sua grande paura : di temere che , perso il corpo del governo , essa si trovi a dover riconoscere di avere , in quel corpo , lasciato l ' anima .
StampaPeriodica ,
... L ' Europa ha bisogno che la sua politica divenga una religione . Il Fascismo che è un ' idea , un movimento spirituale , che trae la sua vita da rispondenze storiche e nazionali , ha dato quest ' anima alla sua azione . Un principio di unione europea , la redenzione futura di una gente non può uscire che da un organismo dottrinale e gerarchico , che da una unità spirituale . In ciò è il significato del potenziarsi di un organismo dottrinale e gerarchico . Si va verso una unità religiosa europea . È innegabile che la civiltà dei popoli europei deriva dall ' Italia : tale civiltà è sempre cattolica nella sua origine . Se l ' occidente si vuole salvare dall ' ovest e dall ' est , la fatalità degli eventi storici gli impone il ritorno a quelle fedi che sole possono salvare la nostra civiltà occidentale ; il ritorno ai principi da cui nacque questa civiltà . L ' occidente deve andare a Roma , all ' idea che da essa sorge . Il Fascismo riprende la tradizione mediterranea : lo spirito romano nutre la sua fede per questa divina speranza di grandezza , che abbiamo ... Né si tenti di fare del Mediterraneo un lago gallico e di Roma una succursale di Parigi e Mosca . Attualmente , mentre a Ginevra si sogna una Eurasia , mentre la civiltà nelle degenerazioni del progresso meccanico tende all ' ovest nei suoi sviluppi intesi a sopraffare lo spirito d ' Europa e per cui angosciosa si alza la domanda : " America o Mosca , " noi giovani italiani di Mussolini affermiamo la tradizione europea nella romanità . Nella romanità latina temperata dal cattolicesimo : concezione integrale , adunque , per non dire classica . Far risorgere i valori dello spirito è compito europeo del Fascismo , che nel nome di una funzione spirituale romana dovrà vincere il male intimo dell ' angosciata Europa . Il Fascismo è antieuropeo poiché il popolo nostro ha raggiunto la sua unità spirituale : essa è profonda data la sua tradizione storica . In Italia il popolo ha una fede comune ed un Capo : Mussolini . Noi siamo l ' Antieuropa , perché combattiamo le idee democratiche , comuniste , che attualmente dominano lo spirito europeo . Siamo l ' Antieuropa , per la lotta che dobbiamo sostenere in nome della nostra libertà , del nostro sviluppo di popolo proletario contro le varie plutocrazie europee , che tendono a soverchiare ed a soffocare la nostra forza di espansione . Siamo l ' Antieuropa , perché mentre i popoli europei si accalcano nelle metropoli meccaniche , sentine d ' ogni corruzione , mostruose interpretazioni della vita moderna , noi italiani torniamo alla terra non per retrocedere ma per fondare su di essa e ritrovarvi il profondo spirito della nostra tradizione secolare e mediterranea . Siamo l ' Antieuropa perché mentre in taluni popoli europei imperversa il malthusianismo , noialtri italiani tenacemente progrediamo , quasi fosse a proteggerci la divinità nel cammino fecondo della lotta demografica . Siamo antieuropei adunque perché siamo contro le città tentacolari , le plutocrazie , il bolscevismo , contro la concezione e la pratica individualistica e materialistica della democrazia di tutte le gradazioni , perché siamo contro la decrepita civiltà europea parlamentaristica e internazionalistica . Noi siamo l ' Eresia della moderna Europa . Contro l ' Europa di Parigi , di Mosca , di Ginevra , la nostra Antieuropa ha il nome di Roma . Instaureremo l ' unità religiosa d ' Europa onde fondare il ritorno agli ideali . Il Fascismo , come idea dell ' Italia moderna e classica è il restauratore di una civiltà : Roma è il centro morale di azione . È l ' Antieuropa . È l ' insorgere dell ' occidente romano contro l ' occidente usurpatore : la supremazia di Parigi è solo un ' apparenza . L ' Italia si prepara a svolgere la sua azione di primato : è l ' Antieuropa che ha in sé il germe dinamico dell ' unità e della civiltà . Nella instabile Europa noi siamo perciò gli eresiarchi che preparano gli sviluppi della verità storica . Noi siamo l ' Antieuropa in funzione europea .
StampaQuotidiana ,
In Italia , in Francia , in Svizzera , in Austria , in Inghilterra i cosiddetti « dischi volanti » appaiono , ormai , con una regolarità che gli osservatori definiscono sconcertante . Pochi giorni fa due ragazzi svizzeri raccontarono d ' aver colpito , a sassate , uno straordinario ordigno metallico disceso , senza dubbio , dal cielo perché la macchina , non appena bersagliata dai proiettili , riguadagnò le vie dell ' aria con un rapido balzo pressoché verticale . Le autorità elvetiche comunicarono , poi , che i due frombolieri non avevano letto mai racconti a « fumetti » , né assistito a film avventurosi e fantasiosi ; la loro « relazione » , quindi , poteva essere presa in qualche considerazione . Altri episodi del genere vengono riferiti dalla stampa ; ma assai più degni di fede appaiono gli avvistamenti in cielo . Circa l ' autenticità di una buona parte di queste osservazioni casuali non vi sarebbero dubbi . Molti riferiscono di aver « visto » per fantasia o suggestione . Spesso una comune apparizione meteorica viene scambiata per il balenante transito di una miracolosa aeronave . Alcune persone , però - non influenzabili , anzi scettiche proprio per motivi professionali - ebbero , in questi ultimi tempi , la ventura d ' osservare il « fenomeno » , di controllarne , con calma , le fasi , di trarne qualche deduzione interessante . Particolarmente degno di considerazione il parere dell ' ingegner Luigi Nardi , progettista d ' aeroplani da oltre vent ' anni , uomo abituato a guardar in aria e a non scambiar comete per aviogetti . È particolarmente curiosa , anche , la coincidenza delle osservazioni casuali fatte a Milano , dall ' aeroporto Forlanini , con quelle , altrettanto casuali , compiute da funzionari dell ' aeroporto di Ciampino , dagli scienziati di Monte Mario , dai tecnici della stazione radar di Pratica di Mare . 11 giorno 17 settembre , dunque , verso le 19.30 , l ' ingegner Luigi Nardi , suo fratello Elto , l ' ingegner Mori , il signor Maricotti ed io uscivamo dallo stabilimento aeronautico sito ai confini dell ' aeroporto Forlanini , a Linate . Ci attardammo nel piazzale dello stabilimento ammirando , nel cielo limpidissimo , i cortei trionfali delle stelle . Ad un tratto l ' ingegner Nardi esclamò : « Guardate lassù !...» e indicò verso est ad un ' altezza , sull ' orizzonte , di circa trenta gradi . Tutti noi - piuttosto sbalorditi - avvistammo immediatamente un « corpo luminoso » che , provenendo appunto da est , navigava a fortissima velocità puntando , idealmente , sul Forlanini . S ' avvicinò , infatti , all ' aeroporto sino a raggiungere un ' altezza , sull ' orizzonte , di circa 60 gradi . In un primo momento la forma dell ' oggetto volante parve sferica : poi , gradualmente ingrandendo ( durante la marcia d ' avvicinamento ) la forma mutò , delineandosi con sufficiente chiarezza . Un disco color rosso cupo , applicato , anteriormente , ad un corpo centrale pressoché conico e di color rosso blando ; all ' estremità del fuso un altro disco , di minori proporzioni , e di colore , anch ' esso , rosso cupo . Dopo un rapido volo , con direttrice uniforme e rettilinea , l ' oggetto modificò la rotta ; la manovra , improvvisa , ci impedì di stabilire se esso avesse fatto una strettissima « virata » o fosse ruotato , addirittura , sul suo asse verticale . Eseguita una traiettoria disordinata , a zig zag , l ' oggetto mosse verso nord - est , aumentando la velocità e assumendo nuovamente la primitiva forma sferica ; poi perdendo sensibilmente quota abbandonò la direttrice nord - est , scomparendo verso sud - est . L ' osservazione durò dalle 19.50 alle 20.10 circa . Quasi venti minuti . Nello stesso giorno , alle 19.28 , un « corpo luminoso » - descritto dagli osservatori in termini identici ai nostri - lasciò il cielo di Ciampino , dopo aver manovrato a lungo tra Ciampino e Pratica di Mare . Ora se il « corpo luminoso » - captato dall ' osservatorio di Monte Mario e a Linate - fosse lo stesso , potremmo stabilire la velocità minima del misterioso oggetto volante : avrebbe collegato Roma a Milano in 22 minuti alla velocità media di circa 1500 chilometri all ' ora . Tre giorni dopo l ' ingegner Nardi , alle ore 20 circa , assistette , per la seconda volta , e sempre a Linate , a nuove evoluzioni dell ' oggetto volante . E confermò le osservazioni precedenti . Il lettore , a questo punto , si chiederà : « Ma di che cosa si tratta ? D ' un " mezzo " marziano ? D ' una meteora ? D ' un missile ? » . Una risposta esauriente è impossibile . Non si tratta , però , di un corpo celeste . Un articolista volle collocare il fenomeno tra quelli provocati dagli sciami meteorici , ossia dai residui di comete disfatte , attratti dalla Terra e che si incendiano , per attrito , nell ' attimo in cui penetrano nell ' atmosfera . Una stella cadente , insomma . Ciò è da escludere , perché il « corpo luminoso » osservato volò con precisa direttrice orizzontale , diminuendo o aumentando la velocità e , infine , invertendo addirittura la rotta ! Le stelle cadenti sono bolidi che precipitano , disperdendosi e , talvolta , raggiungendo la superficie terrestre . Nessun astronomo ha mai assistito a « grandi manovre » aeree organizzate da comete o da stelle cadenti . Si tratta , allora , di una nuova , eccezionale , macchina aerea ? Molto probabilmente : ma un particolare stupisce i tecnici . Come mai , durante le evoluzioni , visibilissime , non venne mai percepito nessun rumore ? È noto che gli apparecchi con propulsione a reazione , anche se in quota elevata , fanno considerevole fracasso , e così dicasi dei grossi quadrimotori con motore a pistone . I casi sono due : o il « corpo luminoso » marcia sfruttando una nuova fonte d ' energia non ancora applicata dall ' aviazione moderna , o vola ad una quota talmente elevata che il rumore del suo o dei suoi motori diviene praticamente impercettibile . A questo punto , però , i tecnici si chiedono : quali proporzioni vanta questa nave aerea ? Se dovessimo considerare il « corpo luminoso » osservato a Linate ( e a Roma ) pari ad un « Constellation » ( il grande quadrimotore civile ) la sua quota non dovrebbe essere superiore ai 3000 , 3500 metri . Ma se il « corpo luminoso » si fosse trovato oltre i 12.000 metri , le sue dimensioni dovrebbero risultare eccezionali . In definitiva si tratterebbe di una macchina manovrata da pilota o radiocomandata ( l ' antenna di bordo è stata localizzata dalla stazione di Pratica di Mare ) dotata di grande velocità e di particolare autonomia , d ' una macchina , però , non apparentata con gli aeroplani ufficialmente conosciuti . E nessun elemento ci può illuminare circa la provenienza dello straordinario « corpo » volante : vogliamo dire che - se si escludono le teorie fantastiche care agli amici e ai nemici di Marte - non è possibile , per ora , stabilire la nazionalità di queste aeronavi misteriose .
Prima della partita ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
Auguro al governo dell ' Ulivo di vincere la partita Italia - Germania , intendo la partita di Manchester non quella di Maastricht . Non è che i nostri governanti scenderanno direttamente in campo , come contro i cantanti , ma è noto che tra politica e sport c ' è un nesso fortissimo ( come insegnano l ' Avvocato , il Cavaliere , il Ciclista e anche le Olimpiadi di Berlino del 1936 ) . Ha già fatto due o tre passi falsi , il governo dell ' Ulivo , che Dio perdoni Rosi Bindi ( la quale fortunatamente non gioca a pallone ) . E i siciliani gli hanno fatto sgarbo . Perciò ha bisogno di ritrovare la pubblica benevolenza e non c ' è nulla di meglio di una vittoria sportiva . Per una volta ( solo una , rassicuro Revelli ) farò il tifo per Ravanelli , nonostante il nome . Di solito me ne infischio , sono rimasto ai tempi nazional - popolari di Combi , Rosetta e Caligaris , in fatto di calcio sono xenofobo e con queste squadre cosmopolite non so mai in quale parte del campo giocano gli italiani . Eppoi non sopporto i loro svarioni , se penso che con la paga di uno solo « il manifesto » non avrebbe problemi . Ma tiferò per un ' altra ragione , che sono arretrato non solo nel calcio ma anche nella politica e ho una vecchia ruggine contro la grande Germania . Non so che farci , se sento parlare tedesco alle mie spalle ho un sobbalzo e adocchio il primo portone dove imbucarmi . Se scendessi in campo , sparerei cannonate immaginando che il portiere sia il nipote di Goering . Gli esperti mi ricordano che in una partita storica contro la Germania ( non parlo del 25 aprile a Genova ) il goal decisivo fu di Rivera , oggi diniano . Quando scrissi che non avrei votato Dini neanche sotto tortura avevo dimenticato questo particolare meritorio . Mi autocritico , esorto Sacchi a mettere direttamente l ' ex rospo saltatore a centrocampo : in fondo è un campionato europeo e un ministro degli Esteri farebbe la sua figura . Avevo un amico la cui massima aspirazione era fare la regina d ' Inghilterra . La mia sarebbe fare l ' Arrigo Sacchi . È un mestiere più divertente del mio , ne dipendono molte più cose compresi i destini nazionali almeno per due ore . Né potrei farlo peggio del mio , visto come va il giornale . Soprattutto , lui può decidere quel che vuole . Mi adopererei soprattutto a un fine : evitare gli sbalzi d ' umore che contraddistinguono i nostri giocatori e in genere il carattere degli italiani . Più professionalità e meno passionalità . Per favore , cerchiamo di non crollare al primo goal incassato . Vale anche per via Tomacelli . Auguriamoci piena vittoria . L ' Avvocato ha detto , dal ponte della sua barca da venti miliardi , che un governo di sinistra può fare « certe riforme » meglio di un governo di destra . Quali riforme ? Nautiche ? Calcistiche ? Pensionistico - salariali ? Auguriamoci piena sconfitta , in questo caso .
VENTISEISTI ( VOLTA SANDRO , 1929 )
StampaPeriodica ,
Come ce l ' hanno i diciannovisti , è giusto prenotare anche ai ventiseisti un posticino nella storia di questa nostra epoca . Tanto più che gli autentici ventiseisti sono così modesti che non si vantano mai di questo titolo ed anzi il loro riserbo arriva al punto che amerebbero esser confusi tra la folla anonima dei gregari senza distinzione di date . Ma questo è davvero un eccesso di zelo e di discrezione , perché sarebbe contrario ad ogni più elementare principio di giustizia confondere un ventiseista della più bell ' acqua con quella masnada di estremisti che ancora oggi nell ' anno settimo , durante la passeggiata domenicale , invece di un paio di guanti scamosciati o d ' un mazzolin di fiori , hanno mantenuto l ' abitudine di portare tra le mani uno di quei manganelli di pessimo gusto che tutti sanno e di agi - tarlo disinvolti come se si trattasse proprio di un bastoncino da passeggio . D ' altronde non si può negare che senza il loro buon senso la Rivoluzione non avrebbe mai raggiunto risultati , come dicono , tangibili . Quegli altri erano , sì , dei bravi ragazzi generosi e disinteressati , ma ormai sono rimasti arretrati di fronte alla realtà imprescindibile degli eventi . La quale , a detta di qualunque ventiseista degno veramente di questo nome , non comporta più gli impeti di un tempo , ma , squisitamente politica com ' è , non la possono concepire altrimenti che gravida del più acuto machiavellismo . È quindi naturale che la violenza gli ripugni , non tanto perché in tempi per fortuna trapassati di qualche violenza è stato vittima anche qualcuno di loro , quanto perché essi credono veramente che ormai si serva assai meglio la ragion di stato con quella rete di mezzucci , spionaggi , calunnie , laccherie , l ' orditura della quale costituisce la più nobile fatica del ventiseismo ad oltranza e dalla quale , se non ci fossero ogni tanto degli sconsigliati guastafeste a rompere qualche maglia , non poche provincie sarebbero già avviluppate a dovere . In fondo però non si deve esagerare ed è doveroso riconoscere che , benché aspirino a molto , questi benemeriti ventiseisti si accontentano anche di prendere il poco . Difatti dei veri e propri posti di comando ne occupano pochissimi , e tranne qualcuno che è podestà di qualche comune di secondaria importanza i più hanno racimolato dei posticini al dopolavoro o negli enti parastatali , ma la loro vera funzione è quella di lustrare gli stivali a quei gerarchi che non lo hanno a schifo , di raccattare qualche briciola e di mostrarsi sempre in giro con un sorriso circolare sulle labbra , diffondendo delle paroline a doppio fondo per seminare quel po ' di zizzania che sia loro possibile senza troppo rischio . Tutte cose d ' importanza trascurabile , come si vede , e non varrebbe nemmeno la pena d ' occuparsene se col passare del tempo non crescesse continuamente anche la loro intromettenza .
BUBE: «O I TAGLI O METÀ DELLA TORTA» ( Bianciardi Luciano , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Alla stazione , quando chiedo a un ferroviere se per favore sa dove abita ( anzi « dove sta di casa » ) Renato Ciandri , quello mi guarda strizzando un po ' gli occhi , come uno che non ha capito bene . « Ciani ? » chiede a sua volta . No , Ciandri , Renato Ciandri , quello del libro , quello del film , insomma della Ragazza di Bube . « Ah , ho capito . Dovrebbero essere tornati a casa di lei » . La prima a destra , poi a sinistra su per la salita , si scende , si trova una piazza , si va ancora avanti , tino alla seconda piazza , quella grande con l ' obelisco e proprio di faccia stanno loro due . Al primo piano , in cima a una rampa di scale breve e ripida , sull ' uscio ci sono i nomi , Giorni - Ciandri . Viene ad aprire lei in persona , è una bella donna , con la faccia matura , aperta , piena , sotto i capelli nerissimi che serbano una traccia di cotonatura : un viso toscano , non c ' è che dire , ospitale e insieme interrogativo e leggermente ironico . Le solite spiegazioni : vengo da Milano e ci lavoro , ma come lei sente non ci sono nato , sono di Grosseto . « Amico di Cassola , allora » interviene e avverto subito la leggera impennata della voce . A pranzo con me e con Claus Fischer , che se ne sta zitto e non osa tirar fuori la macchina dalla borsetta . « Lei mi capirà , siamo piuttosto guardati , di questi tempi . » E poi Renato , il marito , non ritorna a casa per il pranzo , rimane a Firenze perché riattacca alle due , là al centro - carni dove lavora da facchino . Smette alle cinque , e va subito dall ' avvocato tutte le sere . Ha lasciato detto così : se viene qualcuno per via del film , mandalo dritto dall ' avvocato , se invece è per altre ragioni là al centro - carni . Lasciano entrare , sicuro . « Posso offrire qualcosa ? » Dalla vetrina tira fuori una bottiglia d ' un liquorino dolce , che non avevo mai assaggiato , e ce lo offre ; poi dall ' altra stanza arrivano gli strilli di Moreno ( « cinque mesi e mezzo » , precisa ) e bisognerà che la scusiamo , ma i bimbi non possono aspettare , specialmente se si tratta di mangiare . No , il film non l ' ha visto , e neanche ci tiene . « Caso mai voleste fare una chiacchieratine , un po ' più lunga , venite domani con calma , che è domenica e c ' è anche mio marito » . Ci fa vedere la fotografia di Moreno , la camera coi mobili nuovi e la televisione ( « tutta col nostro lavoro » precisa ) e ci riaccompagna sul pianerottolo . Sono passati dieci minuti appena , e ora bisognerà , dopo aver mangiato al Girarrosto , ripigliare il treno di Firenze e poi un altro mezzo che ci porti in via Circondaria , dove si trova questo benedetto centro - carni , che sarebbe come a dire i macelli . Per un pelo non lo perdiamo : appena oltre il cancello eccolo lì che a passo svelto va verso la motocicletta . Me l ' ero immaginato , leggendo il libro e poi vedendo Chakiris nel film , proprio ieri sera , più piccolo , più basso . Sul metro e settantacinque , asciutto , dritto , porta un paio di calzoni di velluto a coste sopra quelli buoni , proprio per andare in motocicletta . La giacca è grigia , principe di Galles , mi pare che si dica , non porta la camicia né la cravatta , ha invece una maglietta di lana scura . E i baffi , naturalmente , neri come i capelli ; gli occhi sono fra il castano e il verde , in fossati , vivacissimi . Dovrebbe proprio andarsene , e invece rimane lì con le mani sul manubrio della moto , toccando a tratti con la scarpa il pedale dell ' avvio . « Ah , amico di Cassola ? » Certo , amico di Cassola , e anche di Silvano Ceccherini , che lui dovrebbe aver conosciuto in carcere a San Gimignano . Infatti , e mi ripete preciso preciso quel che a suo tempo mi aveva raccontato Ceccherini , dopo avere scritto La traduzione , gliela fece leggere e fu appunto lui che gli consigliò di mandarla a Cassola , il suo amico scrittore , perché si interessasse di farla avere a qualche editore di Milano . « Anzi , guardi , ho qui in tasca un ritaglio di giornale che racconta tutta la storia . » Lo tira fuori , ed è un mio vecchio articolo . Ora si può parlare meglio , lasciar perdere la moto , fare insieme due passi intorno all ' isolato , e Claus Fischer , silenzioso biondino di Dresda , finalmente tira fuori la macchina , ci precede di qualche metro e comincia a scattare . Ciandri non ci ha nulla da ridire , e così veniamo al dunque . La ragazza di Bube uscì mentre Renato Ciandri era ancora in carcere per il fatto di sangue di undici anni prima : il successo del libro , e l ' interessamento di Cassola gli giovarono certamente ad avere una quindicina di mesi di condono . « Gliene sono ancora grato » , fa lui fissandomi , « anche se subito dopo averlo letto dissi che non eravamo d ' accordo su come ci aveva trattati » . Specialmente Nada , la moglie : tutta inventata la storia di Stefano , il giovanotto serio e un po ' retorico che fa la corte a Mara mentre Bube è via ; tutto inventato l ' attacco del libro , con lei così ragazzina e un po ' civetta ; tutto inventato persino che lei non sa portare tacchi a spillo . D ' accordo , c ' è l ' invenzione letteraria , uno che scrive ha il diritto di pigliare certi fatti veri e di ricamarci sopra con la fantasia . Ma intanto quando lui uscì di carcere , tutti seppero che quella era la storia sua . « Guardi . Io non sono un beduino , una ragazza secondo me può avere un fidanzato prima di sposarsi con un altro uomo . Ma la storia di Stefano non è vera . Sì , lo so , daccapo , lo scrittore inventa , ma io non campo mica in mezzo ai letterati . Queste cose le capiscono i letterati , e le capisco anche io che un poco ho letto , in quegli undici anni . Ora molto meno , perché il lavoro è faticoso , e quando torno a casa , fra il bagno , la cena , un po ' di televisione , si fa presto ad addormentarsi . Cosa ho letto ! Mah , soprattutto romanzi sociali , Victor Hugo , Zola , Jack London , specialmente Il tallone di ferro , che è il più bel romanzo sociale . Anche Cronin , si capisce , E le stelle stanno a guardare , poi La cittadella , Il castello del cappellaio . Gli italiani ? Le dico la verità , gli italiani non mi sfagiolano mica tanto , sa » . Veramente quest ' uomo non è affatto come me l ' ero immaginato . Non è Bube , ecco : quel romanzo di Cronin , per esempio , potrebbe leggerlo più verosimilmente Stefano che Bube . E poi , man mano che il discorso s ' infittisce , ecco che gli scrittori italiani lui non li ignora affatto , parla di Pasolini , parla di Calvino , soprattutto parla di Cassola , e m ' accorgo che l ' ha letto tutto , e che lo giudica con affettuoso distacco , come se questa brutta storia delle carte bollate , del sequestro eccetera , non lo riguardasse nemmeno più . Si fece vivo , appena seppe che il film entrava in lavorazione : il libro è uscito , ha avuto il successo che ha avuto , contiene la loro storia e loro due non sono d ' accordo su come è raccontata . Pace . Acqua passata . Ma ora anche il film , no . Un libro lo leggono , quando va bene come è andato bene questo , centocinquanta , duecentomila persone . Ma se poi ne fanno anche un film , la storia la risanno tutti , anche chi non ha mai imparato a leggere , anche chi non sa , non vuole distinguere fra verità e invenzione , soprattutto quelli anzi , e parlano , parlano , parlano . Non che a Pontassieve qualcuno abbia osato dirgli qualcosa in faccia , no . Anzi , sono discreti e corretti , ma le chiacchiere si sentono a fiuto , che girano nell ' aria come mosconi . Così si fece vivo con la produzione , avvisandoli che non era d ' accordo , che si fermassero . E quelli risposero facendo i meravigliati : non capivano proprio il perché . Invece c ' era , il suo perché . « Quella è la storia mia , l ' hanno detto e ripetuto proprio loro , Cassola è un grande scrittore e un uomo onesto , ma è anche un ingenuo , quando dice di non capire . È una storia di vent ' anni fa , e venti anni fa il mondo , l ' Italia , era diversa . I fatti di allora , raccontati oggi , pigliano tutto un altro verso . Venti anni fa , per esempio , la rapina a mano armata non era un fatto grave come sarebbe oggi . Oggi , i giovani che a quei tempi non erano nati , o non potevano capire , se vedono raccontata la mia storia con la mentalità di oggi , travisano tutto , non possono convincersi che allora era differente . Io mi sono rifatta una vita , lavoro qui ai macelli , e quel che guadagno mi basta per campare , per mangiare , per le sigarette . E anzi ne fumo anche troppe . Perciò mi lascino in pace , la smettano con questa storia di Bube » . « Ehi , Bube » , lo chiama da dietro un suo compagno di lavoro , piccoletto , sorridente , che subito si aggrega , e volentieri sta in posa davanti all ' obbiettivo di Claus Fischer . Già che ci siamo , si va tutti a bere qualcosa lì all ' angolo , una botteguccia dove sono soliti ritrovarsi tutti i facchini dei macelli . Il piccoletto si chiama Guani , poi viene anche uno anziano che ha un nome illustre , Puccini , e cominciano a girare i mezzi litri . Ciandri e io seduti vicini , Fischer in piedi dietro il banco che spara come una mitragliatrice . E si riattacca a parlare di letteratura : una scena del Soldato , se è giusta l ' impostazione politica di Fausto e Anna , il personaggio di Guglielmo nel luglio del bosco , il dolore calato nel paesaggio , la scrittura così scorrevole dell ' Entrata in guerra . No , proprio non è come me l ' ero immaginato questo Ciandri Renato di Volterra , classe 1924 , detto Bube , che è poi il soprannome di famiglia , nonno , padre e lui , già alabastraio , poi partigiano Baffo ( questo il nome di battaglia , e non già Vendicatore ) . Me l ' ero immaginato parco di parole , rigido , semplice , elementare , e invece qua nessuno poi è semplice , neanche il Guani che scherza sempre ( anzi « fa il chiasso » ) e si scusa se qualche volta « nel discorrere si sbarroccia un po ' . Sa siamo gente alla buona , senza istruzione . lo ho fatto appena la quarta , e parlo come mi viene . Certe parole difficili come le scrivete voi , io non le capirei nemmeno » . E continua per un po ' a fare il chiasso , cioè a canzonarmi , con questa storia delle parole difficili . Altre parole difficili , e stridenti , mi sta dicendo Renato : sequestro , azione civile , azione penale , comparizione . Cioè tra qualche giorno si dovranno incontrare le due parti dinanzi al giudice . Ma loro cosa chiedono , cosa vogliono ? « Levare di mezzo il film sarebbe la cosa migliore . O almeno che si arrivasse ai tagli indispensabili : tutta la storia di Stefano , per esempio , via . Questione di soldi non s ' è mai fatta , non se n ' è mai parlato . Però se non ci fosse altra via d ' uscita , allora dividiamo la torta . Perché sulla nostra storia ci dovrebbero guadagnare solamente gli altri ? Meglio di tutto , eliminare il film ; sennò i tagli . AI peggio , dividiamo la torta , mi diano quel che ci vuole per cambiare posto e vita » . Lo dice senz ' ira , senza nemmeno emozione . Davanti al pretore fu proprio così , mi spiega distaccato , quasi assente . E volentieri cambia discorso , dice che il film non l ' ha visto , ottocento lire sono troppe , aspetta caso mai che venga a Pontassieve , dove cento bastano . Preferisce discorrere ancora di letteratura , fino al momento di andarsene , si è infilato il cappotto , col bavero su per il primo freddo del crepuscolo , dà un colpo di pedale , avvia , parte diritto e sicuro in mezzo al traffico di via Circondaria .
Palloni ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
L ' Ulivo ha perso il campionato europeo , nonostante la generosa prestazione di Mussi , capogruppo del Pds , la presenza in tribuna di Gianni Agnelli , e l ' espulsione del povero Strunz . Non rientreremo di conseguenza nello Sme ? Non è detto , in fondo contro gli überalles abbiamo pur sempre pareggiato . Il nostro tifo è andato sprecato , o perché portiamo sfortuna o perché ha ragione Revelli : non è il caso di tifare . Nelle tribune non c ' erano bombe ma neanche grandi applausi . D ' altronde , contrariamente alle nostre sollecitazioni , non c ' era neanche Ravanelli . Si è scaldato in panchina fino allo stremo ma non è entrato in campo , è chiaro che Arrigo Sacchi non legge « il manifesto » . Meritavamo la vittoria , non immaginavo che i tedeschi fossero dei palleggiatori all ' indietro , niente a che vedere con i panzer di cinquant ' anni fa . Ma chi dice di meritare la vittoria senza ottenerla suscita scherno . Come se noi dicessimo che meritiamo centomila lettori , cosa peraltro verissima . « Una maledizione ci insegue » , ha detto a un certo punto il telecronista , che ama l ' iperbole ed è l ' unico che giochi con vera passione . Ma un rigore sprecato non è una maledizione , è una cosa da ritiro in convento . Può capitare , a me capita di scrivere pezzi come questo , ma perché un pianista che sbaglia una nota su tremila di uno studio di Chopin viene bocciato e un calciatore che sbaglia un tiro da undici metri non fa una piega ? Credevo di distrarmi , ma questo calcio postmoderno ha un ' impressionante somiglianza con la politica corrente . Noiosetto . Enfatico . Inconcludente . C ' è chi perde ma nessuno vince . A parte la testa di un certo Bobic , che spuntava dappertutto come Scalfaro e Di Pietro , e un paio di portieri che sanno dove va la palla , nell ' arena si somigliano tutti e sono tutti interscambiabili . Meno Ravanelli naturalmente , che si distingueva perché non c ' era . Grande agonismo , dice il telecronista dopo un minuto di gioco e otto calci al pallone . Anticipo netto , quasi potesse darsi un anticipo ritardato . Bell ' aggancio di palla , come se lo stop non si imparasse da piccoli nei ricreatori parrocchiali . Durissimo attacco di D ' Alema a Veltroni . Di Pietro minaccia le dimissioni . Scontro Ciampi - Bankitalia . Sarà la TV , che riduce tutto in Coca - Cola . Vorrei che gli esperti mi spiegassero una cosa . Perché mai , al trentesimo del secondo tempo , una squadra che sta per essere eliminata e non ha più nulla da perdere salvo l ' onore non si butta allo sbaraglio , compreso il portiere a centrocampo ? Non passerebbe alla storia un portiere che segna il goal della vittoria ? Dite quel che volete , io sono per la formazione uno due tre cinque . Combi , Rosetta , Caligaris , Piziolo avanti , Bertolini ecc. Chi ha ben detto che la miglior difesa è l ' attacco ? Enrico Toti ? Umberto Bossi ? Caro Valentino , io seguirei questa linea , nella nostra assemblea di sabato .
LA MARCIA SU ROMA ( G. CRUILLAS , 1929 )
StampaPeriodica ,
... Baldo aveva avanzato ogni schiera con la sua centuria di Valnera : voleva essere il primo a calcare il suolo dell ' Urbe , come un conquistatore , poi a baciarlo carponi , come l ' esule che ritorna . L ' alba annunziatrice diveniva mattino di gloria ; l ' Agro era solenne come l ' altare d ' un rito universale . Il passo delle legioni , sparse e digradanti nella pianura come in un anfiteatro d ' epopea , diveniva più lento ma più saldo come si avvicinava la mèta . Avanti , ora , andavano gli alfieri , con i gagliardetti tenuti alti in atto di fede , quasi ad ammonire , dinanzi la città invilita , come fosse la Morte una protettrice giusta e potentissima che non può ingannare né essere ingannata . E la Centuria di Valnera accelerava il suo impeto . I legionari la guardavano senza stupirsi e senza ricondurla alla disciplina di marcia ; tutti , comunicando con un presagio diffuso nel cielo , le riconoscevano un diritto di preminenza , in nome di un prodigio , ancora ignoto , ma che stava per compiersi . E d ' improvviso , il Centurione impose , con un gesto , la sosta alla sua schiera . Poi , varcando le vestigia di un confine , ricoperto dalle malerbe , mosse verso un cippo spezzato su cui , inciso , un nome evocava il Dio Termine , polverizzato dal Tempo . Il volto di Roma si rivelava nel simbolo della sua Legge . Tutti si fermarono come dinanzi a un ' Elevazione . La Marcia liberatrice ebbe una tregua . E all ' orizzonte , tra le brume del mattino , la città apparve . Allora i Liberatori altissimo propugnarono i gagliardetti neri , su cui era l ' emblema della Morte santa da cui la Vita risorge . E il Centurione rimase un attimo dinanzi al cippo , come immemore o dissennato . Poi levò la mano . Un infinito mormorio trasvolò le legioni ; e i gagliardetti ondeggiarono a uno spiro che non era terreno . Il Centurione fissava nel cielo un volo d ' aquile . Ma solo vedeva in sé stesso un fuoco traversare i secoli e foggiarsi in tre parole basilari d ' un mondo . " Tu le dirai come io le ho dette , " diceva a lui una voce senza suono e senza linguaggio . " E il tuo còmpito sarà terminato . " Una forza antichissima urgeva il silenzio della sua bocca chiusa . E le aquile si persero nel sole . Allora , nell ' attesa dei fratelli , il Centurione piegò un ginocchio sulla terra , come votando il sacrificio più grande ; poi si alzò . Negli occhi gli si accese una gran luce gaudiosa e trionfale ; e con la voce di tutta la Stirpe , dai secoli dei secoli , proferì : " Hic manebimus optime . " E , stramazzato come una Colonna divelta , la sua fronte batté la Selce che comprimeva il Germoglio : e , prima che spirasse , il suo sangue bagnò la terra di Roma .
IL VILLAGGIO RESISTE AL CONDOMINIO DI MASSA ( Bianciardi Luciano , 1965 )
StampaQuotidiana ,
Sant ' Anna di Rapallo - Anche qui i metodi didattici si sono ammodernati : bando alle aste , scrivono parole fin dal primo giorno , a Natale le sanno già quasi tutte , e dopo le feste abbandonano la matita per impugnare la penna vera , quella che s ' inzuppa nell ' inchiostro . Le prime volte sono macchie , sbaffi , pasticci , anzi « pacciughi » . Escono alle cinque del pomeriggio , i diciotto alunni della maestra Luisa Solari , prima B , sdoppiata perché gli iscritti , contro le previsioni , furono quasi quaranta , l ' inverno è mite , e prima di rincasare sostano lì fra il cancello e la strada che va alle case dell ' INA , a giocare . Fra questi diciotto alunni , e fra gli altri scolari della « Giovanni Pascoli » , sono relativamente pochi i liguri , i Canepa , gli Assereto , i Costa : Marcellino per esempio si chiama Jatosti , che è un cognome abruzzese , forse di lontana origine polacca . È nato a Milano e abita coi suoi ( padre toscano , madre romana ) al terzo piano del condominio lì di fronte . I suoi comprarono l ' appartamento anche perché videro la comodità della scuola così vicina . Le due bambine , gemelle , sono Cariddi , Michele è un Tricarico . Renato è un Bellonzi , di madre napoletana e di padre ferrarese , cameriere giù a Rapallo , e abitano a Savagna , in collina , quindicimila mensili una casetta e un ettaro di terra . A tempo perso allevano polli e conigli di razza speciale , dal pelo fulvo . Gaetano sta accanto alla chiesa di Sant ' Anna , che dà nome al paesino . Di cognome fa De Luca : padre siciliano , già sarto , poi operaio , adesso allevatore anche lui di polli e conigli . La madre invece lavora al golf . Al golf , appunto , perché ormai quasi tutti dicono così : abito al golf , devo andare al golf , la corriera per il golf , il golf di Rapallo , nove buche , cioè la metà di un campo regolamentare , ma sembra che già comprino altre terre , fino a Valle Christi per arrivare alle fatidiche diciotto . Il campo naturalmente è assai bello e tenuto a dovere , costa carissimo come tutti i golf d ' Italia , dove lo sport non è affatto popolare , la sede del circolo è signorilmente arredata , ma vista da fuori sembra un palazzo della GIL , e non a caso lo costruirono in epoca fascista . Un tempo , al posto dei green e del bunker c ' era « la fanga » , ricordano i più anziani , c ' erano « e pusse de Sant ' Anna » . Pozze formate a furia di scavare argilla da mattoni , e che il torrente ( si chiamerebbe Bogo ma i villeggianti e le carte topografiche dicono Boato , imprevedibile e violento con le sue piene puntualmente allagava , e da Rapallo venivano fin qui con lo zatterino a pescare . Sant ' Anna a quei tempi era un borgo di fornaciai e di ortolani . Oggi le fornaci non ci sono più e c ' è invece il golf . Secondo le agenzie immobiliari ( compravendita , affitti e permute ) questa è zona verde con vista golfi una precisazione che dà tono , certo , ma i prezzi sono i più bassi , sulle novantamila al metroquadro . Man mano che si procede verso il mare i prezzi salgono : zona tranquilla , zona semicentrale , a cinque minuti dalla passeggiata ( ma cinque minuti di che cosa ? Di marcia o di automobile ? ) , zona centrale , zona centralissima , vista mare . Chi vuol vedere il mare paga più di tutti , fino a duecentottanta al metroquadro . Ma la domanda ristagna e ci sono i primi cenni del ribasso ( sulle diecimila al metroquadro in meno , dal cinque al dieci per cento ) . A Sant ' Anna il mare non si vede , il centro dista due chilometri , siamo insomma all ' estrema periferia di Rapallo , ed ecco perché vendesi a prezzi vantaggiosissimi , anche con mutuo . È appunto la fila dei condomini che percorre tutta la vallata del Bogo , identici l ' uno all ' altro ; progettati dallo stesso architetto , calcolati dallo stesso ingegnere : una gabbia di cemento armato su cui poi si tendono i foratoni , per i solai e per i muri . Altezza gronda in 17,50 , secondo i limiti del regolamento edilizio , ma spesso sopra la gronda cresce l ' attico o il superattico , e così si arriva ai metri 20,50; e ci entrano , a settantacinque metroquadri per famiglia , fino a cinquanta inquilini , ciascuno col suo bravo nome e titolo a stampatello sulla targa dei campanelli : Anzaghi , Carugati , Viganò , Terzi , Colombo , Garbagnati , poi qualche Codognotto e qualche Canessa . È la proprietà privata di massa . Parecchie tapparelle restano sempre chiuse , gli inquilini compaiono al massimo il venerdì sera , fanno la gitarella a Portofino o a Montallegro , e poi dopo cena si trovano tutti quanti a parlare di nebbia e di quattrini ( che non ci sono più ) . Meno male che lo hanno fatto in tempo , quest ' investimento di setto - otto milioni : hanno un posticino per le vacanze , il gruzzoletto è al sicuro , e possono sempre dire « la nostra villa in Riviera » . Dopo tutto non sono neanche lontane le villette vere , le « unifamiliari » con giardino : basta salire un po ' più su e la zona comincia a valorizzarsi : ampio panorama , splendida veduta , vista golfo . Da vedere il golf a vedere il golfo la differenza è del doppio preciso . La più bella di tutte si chiama « Villa Mia » , e il proprietario è il signor Osvaldo Menga : ampio terreno a parco con alberi pregiati , vialetti ghiaiosi , lampioni , finti pozzi , passeggiata archeologica con Veneri monche e putti , la piscina di maiolica verde . Ora è deserta , ma d ' estate ci danno splendide feste con orchestrina e cantanti , gare di tiro alla pistola e rinfreschi assortiti . Per questa popolazione saltuaria e lombarda , due o tre anni or sono , hanno allestito , in quindici giorni , comprese le fondamenta , una chiesa prefabbricata , che prende nome dal Sacro Cuore . L ' armatura è di montanti in lamiera traforata , che s ' imbullonano come i pezzi del Meccano , con sopra un rivestimento di materiale precompresso . Un ' unica grande navata col tetto uso rimessa , accanto all ' altare c ' è l ' usciolino della sacrestia , che ha uno sportello scorrevole , a coprire la grata del confessionale . Ci dicono messa soltanto la domenica , in inverno e debbono accendere le stufe dal sabato sera , altrimenti i fedeli scesi per lo « weekend » in Riviera « barbellano » dal freddo . I santannesi stanziali - sia gli indigeni che gli immigrati con fissa dimora - vanno , se ci vanno , all ' altra chiesa , che è il centro del vecchio borgo . È un minuscolo ma non brutto esempio di barocco genovese , con la cupola a tegole di ardesia , e sta per compiere trecento anni precisi . I borghigiani ne parlano con un certo orgoglio . La sezione ( anzi la sessione ) del Partito comunista è poco più sotto , in una baracchetta di legno , quasi di fronte all ' osteria di Giovannino Raffo da Sestri Levante . Qui la sera vengono a giocare a carte , a bersi un bicchiere , e a discorrere in quel loro curioso dialetto che sembra portoghese , gli adulti di Sant ' Anna , quelli che all ' ingrosso , hanno già fatto il militare e possiedono il fucile da caccia . Ma la selvaggina deve essere scarsa . I giovani invece vanno al bar del Porri , dove il mese scorso si tenne un memorabile torneo di boccette , con medaglia d ' oro . Davano per favorito il giovane Arminetti , detto « Canna » perché è alto e sottile , e invece vinse un altro , e ora « Canna » continua a mugugnare e a dire « belan » , pur essendo nato a Mimose , in Calabria . Ormai Sant ' Anna è un cuneo di case , serrato fra due sensi unici , coi condomini da una parte e il verde del golf dall ' altra , il vertice al ponticello sulla confluenza dei due torrenti che formano , appunto , il Bogo . Due bar , tre o quattro botteghe di alimentari , il macellaio , il vinaio , qualche officina , un coiffeur pour dames , le rimesse delle carrozze . Un tempo i vetturini tenevano i cavalli ( due , sempre , il grande e il pony , che può anche essere un somarello sardegnolo ) giù al mare , vicino ai grandi alberghi , a disposizione dei turisti stranieri , ma poi è sembrato più decoroso spostarli quassù . E oltre tutto le carrozze sono ridotte a una decina , i vetturini hanno ormai l ' età della pensione : il più popolare , ma non il più vecchio , ha sessantun anni . Si chiama Luigi Tasso , detto « Fante » ( qui il soprannome sembra obbligatorio , lo mettono persino sugli avvisi mortuari ) e diversi anni or sono , girandosi proprio a Rapallo un film con Peppino De Filippo , lo scelsero per una particina . A Sant ' Anna se ne parla ancora . A Sant ' Anna dunque c ' è una inconsapevole , forse , volontà di restare villaggio : si trovano al caffè , provano a chiamar per nome ( in attesa che s ' inventi il soprannome ) anche il forestiero , hanno la scuola e la posta . Manca invece la farmacia , e manca l ' edicola dei giornali . Eppure qualcuno è ottimista . Da un mese al bar del Pozzi c ' è una clientela nuova : gli operai che sparano le mine e guidano le ruspe dalle parti di San Pietro . Sono i lavori per l ' autostrada nuova , da Genova a Sestri , che sveltirà il traffico sulla Riviera di Levante . In due ore dalle brume lombarde all ' eterno tepore di qui : l ' imbocco sarà proprio a Sant ' Anna , e già s ' immagina il « movimento » che ci sarà , fra un paio d ' anni . Gente che va , gente che viene . E speriamo che si fermi . I ragazzini della scuola « Giovanni Pascoli » la smetteranno di gingillarsi lì davanti , finita la lezione . Potranno finalmente dire che abitano al casello di Rapallo .
Brutti ricordi ( Pintor Luigi , 1996 )
StampaQuotidiana ,
Persone amiche mi hanno rimproverato per le cose che ho scritto in occasione dell ' incontro di calcio tra Italia e Germania . Non ne hanno affatto apprezzato il tono scherzoso e si sono sentite offese da mie sgradevoli battute . Perciò mi scuso , con loro e con me stesso . È vero che non bisogna scherzare con le cose serie . Non si può indulgere alla xenofobia , ancorché sportiva , tirare in ballo a sproposito il nipote virtuale di Goering , confondere il nazismo con i tedeschi e il passato con il presente . Certo non intendevo nulla di simile , ma le intenzioni non contano se si prestano all ' equivoco . È una dissonanza che mi confonde e mi fa riflettere . Evidentemente ho dei brutti ricordi . Questo è legittimo , ma dovrei tenermeli per me e non farli affiorare impropriamente in un editoriale del « manifesto » . Se per caso c ' è stato un periodo della vita , mia o di altri , in cui una voce o un accento erano immediatamente associati alla sensazione di un pericolo mortale , è una faccenda lontanissima e privata . Forse anche una patologia . Le esperienze individuali non si possono trasmettere , appunto perché sono individuali , neppure scrivendo un libro . Ciò non ha la minima importanza . Ma temo che qualcosa di simile valga anche per le esperienze collettive , cioè per le vicende della storia , e questo è un discorso più grave . Quel che noi chiamiamo revisionismo storico è un ' operazione intenzionale e politicamente finalizzata , ma è certamente favorita da un oblio , da un appannamento della memoria e degli eventi , che è quasi una legge di natura : un fenomeno fatale come il trascorrere del tempo , a cui non c ' è rimedio . Due righe di agenzia bastano oggi per confermare che un supermercato sorgerà ad Auschwitz . Quest ' idea , che neanche al peggiore degli uomini sarebbe venuta in mente in altre stagioni , non suscita neppure il blando stupore di un anno fa . Ammesso che l ' orrore di quel campo sia mai esistito , non può più essere percepito intimamente , è inconoscibile ai posteri , è al massimo una fredda nozione e per il papa romano un impaccio . Non so che cosa spinga Igor Man a seguire sul suo giornale il processo Priebke sforzandosi disperatamente di raccontare , di evocare , la mostruosità universale delle logiche naziste . Non può riuscirci , come non ci riescono le parole dei vecchi testimoni . Non è più una grande tragedia , ma una mediocre controversia giudiziaria . Dimenticare , dopotutto , è più semplice e generoso che riesumare . La memoria si accompagna spesso al risentimento . È o può ben sembrare gretto ricordare come aguzzini i ragazzi di Salò , sebbene lo fossero . E sinceramente invidio Bassolino che mangerebbe un ' innocente pizza con i giovani Savoia , i quali ignorano con pari innocenza le colpe degli antenati . Certo l ' oblio e la banalizzazione comportano un rischio , accantonare le tragedie della storia rende più facile che si ripetano . Ogni tanto accade , infatti . Ma noi abbiamo la fortuna di vivere in un ' epoca pacificata e rassicurante , dove si sa che i fascismi sono improbabili e le guerre irrilevanti .