StampaPeriodica ,
La
crisi
della
sinistra
ha
raggiunto
una
comicità
obiettiva
:
la
sinistra
autocensura
la
sinistra
.
La
candidatura
Rutelli
è
appunto
questo
:
Rutelli
va
bene
come
candidato
premier
perché
si
è
depurato
,
facendo
il
sindaco
di
Roma
,
di
ogni
memoria
della
sinistra
,
della
sua
stessa
sinistra
,
quella
radicale
.
E
con
ciò
si
è
separato
da
ogni
contenuto
politico
:
Rutelli
è
oggi
solo
un
volto
.
Sentire
il
comunista
Diliberto
affermare
seriamente
che
Rutelli
va
bene
appunto
per
questo
pone
la
domanda
:
perché
la
sinistra
si
è
convinta
che
il
modo
per
vincere
elettoralmente
sia
quello
di
annullarsi
politicamente
?
D
'
Alema
si
è
sottratto
al
gioco
con
la
fuga
,
dopo
aver
perso
le
europee
,
le
regionali
e
il
referendum
elettorale
.
La
via
socialdemocratica
dei
postcomunisti
si
è
dissolta
da
sola
a
opera
del
suo
inventore
.
La
sinistra
ha
in
realtà
politicamente
una
forza
maggiore
di
quella
che
i
suoi
dirigenti
le
attribuiscono
.
Il
problema
è
la
viltà
dei
dirigenti
della
sinistra
:
nessuno
di
essi
vuole
rischiare
una
sconfitta
elettorale
.
C
'
è
dignità
anche
in
una
sconfitta
elettorale
.
Se
D
'
Alema
dicesse
«
ci
sto
»
,
avrebbe
ancora
le
migliori
chance
a
sinistra
:
non
quella
di
vincere
ma
quella
di
salvare
la
storia
della
sinistra
.
Solo
chi
sa
reggere
le
sconfitte
merita
la
vittoria
,
Berlusconi
lo
ha
dimostrato
.
Oggi
la
sinistra
preferisce
Rutelli
ad
Amato
:
e
anche
questa
è
una
storia
della
autoliquidazione
della
sinistra
.
Amato
pensava
di
lanciare
lui
,
in
nome
dell
'
eredità
socialista
,
la
linea
socialdemocratica
o
qualcosa
di
simile
.
Lo
respingono
sia
i
socialisti
sia
i
postcomunisti
.
Amato
,
nonostante
le
sue
performance
al
governo
,
è
sempre
l
'
uomo
di
qualcun
altro
;
in
sé
non
ha
immagine
politica
,
è
come
se
non
ne
avesse
mai
raggiunto
lo
status
.
Rutelli
ha
più
chance
perché
è
un
re
gioioso
di
essere
nudo
:
può
essere
candidato
perché
non
rappresenta
nulla
.
La
sinistra
è
giunta
veramente
a
questo
stato
pietoso
:
o
è
lo
stato
di
coscienza
dei
suoi
dirigenti
che
ha
bisogno
della
sconfitta
purificatrice
?
Paradossalmente
l
'
unico
leader
che
emerga
in
questa
maggioranza
è
il
capo
della
lobby
democristiana
campana
:
Clemente
Mastella
.
E
'
divenuto
l
'
unico
capitano
coraggioso
della
sinistra
.
E
mi
meraviglio
che
chi
conosce
Mastella
pensi
di
consigliarlo
di
abdicare
a
questo
ruolo
di
re
in
potenza
per
ritornare
tra
le
braccia
di
Casini
.
Mastella
è
l
'
unico
che
rappresenta
a
sinistra
la
volontà
di
vincere
.
Ha
capito
che
il
vero
leader
della
sinistra
,
l
'
unico
macho
della
maggioranza
,
è
lui
:
Ceppaloni
è
divenuto
il
centro
strategico
della
sinistra
italiana
.
Se
Berlusconi
chiedesse
veramente
le
elezioni
,
le
otterrebbe
.
Egli
può
calcolare
che
questa
sinistra
lo
conduce
alla
vittoria
tanto
più
facilmente
quanto
più
a
lungo
possibile
.
Anche
se
questo
fosse
vero
,
come
pare
,
carità
di
patria
dovrebbe
obbligare
il
leader
del
Polo
a
chiedere
subito
le
elezioni
.
Ma
la
sinistra
,
che
accetta
la
sua
liquefazione
al
fuoco
lento
del
governo
Amato
,
mostra
che
alle
sue
parole
orgogliose
non
corrisponde
alcun
vero
orgoglio
di
sé
.
Se
Berlusconi
esita
a
cogliere
la
vittoria
,
la
sinistra
è
paralizzata
dalla
sconfitta
che
non
è
ancora
avvenuta
.
Ma
che
è
già
scritta
nella
sua
grande
paura
:
di
temere
che
,
perso
il
corpo
del
governo
,
essa
si
trovi
a
dover
riconoscere
di
avere
,
in
quel
corpo
,
lasciato
l
'
anima
.
StampaPeriodica ,
...
L
'
Europa
ha
bisogno
che
la
sua
politica
divenga
una
religione
.
Il
Fascismo
che
è
un
'
idea
,
un
movimento
spirituale
,
che
trae
la
sua
vita
da
rispondenze
storiche
e
nazionali
,
ha
dato
quest
'
anima
alla
sua
azione
.
Un
principio
di
unione
europea
,
la
redenzione
futura
di
una
gente
non
può
uscire
che
da
un
organismo
dottrinale
e
gerarchico
,
che
da
una
unità
spirituale
.
In
ciò
è
il
significato
del
potenziarsi
di
un
organismo
dottrinale
e
gerarchico
.
Si
va
verso
una
unità
religiosa
europea
.
È
innegabile
che
la
civiltà
dei
popoli
europei
deriva
dall
'
Italia
:
tale
civiltà
è
sempre
cattolica
nella
sua
origine
.
Se
l
'
occidente
si
vuole
salvare
dall
'
ovest
e
dall
'
est
,
la
fatalità
degli
eventi
storici
gli
impone
il
ritorno
a
quelle
fedi
che
sole
possono
salvare
la
nostra
civiltà
occidentale
;
il
ritorno
ai
principi
da
cui
nacque
questa
civiltà
.
L
'
occidente
deve
andare
a
Roma
,
all
'
idea
che
da
essa
sorge
.
Il
Fascismo
riprende
la
tradizione
mediterranea
:
lo
spirito
romano
nutre
la
sua
fede
per
questa
divina
speranza
di
grandezza
,
che
abbiamo
...
Né
si
tenti
di
fare
del
Mediterraneo
un
lago
gallico
e
di
Roma
una
succursale
di
Parigi
e
Mosca
.
Attualmente
,
mentre
a
Ginevra
si
sogna
una
Eurasia
,
mentre
la
civiltà
nelle
degenerazioni
del
progresso
meccanico
tende
all
'
ovest
nei
suoi
sviluppi
intesi
a
sopraffare
lo
spirito
d
'
Europa
e
per
cui
angosciosa
si
alza
la
domanda
:
"
America
o
Mosca
,
"
noi
giovani
italiani
di
Mussolini
affermiamo
la
tradizione
europea
nella
romanità
.
Nella
romanità
latina
temperata
dal
cattolicesimo
:
concezione
integrale
,
adunque
,
per
non
dire
classica
.
Far
risorgere
i
valori
dello
spirito
è
compito
europeo
del
Fascismo
,
che
nel
nome
di
una
funzione
spirituale
romana
dovrà
vincere
il
male
intimo
dell
'
angosciata
Europa
.
Il
Fascismo
è
antieuropeo
poiché
il
popolo
nostro
ha
raggiunto
la
sua
unità
spirituale
:
essa
è
profonda
data
la
sua
tradizione
storica
.
In
Italia
il
popolo
ha
una
fede
comune
ed
un
Capo
:
Mussolini
.
Noi
siamo
l
'
Antieuropa
,
perché
combattiamo
le
idee
democratiche
,
comuniste
,
che
attualmente
dominano
lo
spirito
europeo
.
Siamo
l
'
Antieuropa
,
per
la
lotta
che
dobbiamo
sostenere
in
nome
della
nostra
libertà
,
del
nostro
sviluppo
di
popolo
proletario
contro
le
varie
plutocrazie
europee
,
che
tendono
a
soverchiare
ed
a
soffocare
la
nostra
forza
di
espansione
.
Siamo
l
'
Antieuropa
,
perché
mentre
i
popoli
europei
si
accalcano
nelle
metropoli
meccaniche
,
sentine
d
'
ogni
corruzione
,
mostruose
interpretazioni
della
vita
moderna
,
noi
italiani
torniamo
alla
terra
non
per
retrocedere
ma
per
fondare
su
di
essa
e
ritrovarvi
il
profondo
spirito
della
nostra
tradizione
secolare
e
mediterranea
.
Siamo
l
'
Antieuropa
perché
mentre
in
taluni
popoli
europei
imperversa
il
malthusianismo
,
noialtri
italiani
tenacemente
progrediamo
,
quasi
fosse
a
proteggerci
la
divinità
nel
cammino
fecondo
della
lotta
demografica
.
Siamo
antieuropei
adunque
perché
siamo
contro
le
città
tentacolari
,
le
plutocrazie
,
il
bolscevismo
,
contro
la
concezione
e
la
pratica
individualistica
e
materialistica
della
democrazia
di
tutte
le
gradazioni
,
perché
siamo
contro
la
decrepita
civiltà
europea
parlamentaristica
e
internazionalistica
.
Noi
siamo
l
'
Eresia
della
moderna
Europa
.
Contro
l
'
Europa
di
Parigi
,
di
Mosca
,
di
Ginevra
,
la
nostra
Antieuropa
ha
il
nome
di
Roma
.
Instaureremo
l
'
unità
religiosa
d
'
Europa
onde
fondare
il
ritorno
agli
ideali
.
Il
Fascismo
,
come
idea
dell
'
Italia
moderna
e
classica
è
il
restauratore
di
una
civiltà
:
Roma
è
il
centro
morale
di
azione
.
È
l
'
Antieuropa
.
È
l
'
insorgere
dell
'
occidente
romano
contro
l
'
occidente
usurpatore
:
la
supremazia
di
Parigi
è
solo
un
'
apparenza
.
L
'
Italia
si
prepara
a
svolgere
la
sua
azione
di
primato
:
è
l
'
Antieuropa
che
ha
in
sé
il
germe
dinamico
dell
'
unità
e
della
civiltà
.
Nella
instabile
Europa
noi
siamo
perciò
gli
eresiarchi
che
preparano
gli
sviluppi
della
verità
storica
.
Noi
siamo
l
'
Antieuropa
in
funzione
europea
.
StampaQuotidiana ,
In
Italia
,
in
Francia
,
in
Svizzera
,
in
Austria
,
in
Inghilterra
i
cosiddetti
«
dischi
volanti
»
appaiono
,
ormai
,
con
una
regolarità
che
gli
osservatori
definiscono
sconcertante
.
Pochi
giorni
fa
due
ragazzi
svizzeri
raccontarono
d
'
aver
colpito
,
a
sassate
,
uno
straordinario
ordigno
metallico
disceso
,
senza
dubbio
,
dal
cielo
perché
la
macchina
,
non
appena
bersagliata
dai
proiettili
,
riguadagnò
le
vie
dell
'
aria
con
un
rapido
balzo
pressoché
verticale
.
Le
autorità
elvetiche
comunicarono
,
poi
,
che
i
due
frombolieri
non
avevano
letto
mai
racconti
a
«
fumetti
»
,
né
assistito
a
film
avventurosi
e
fantasiosi
;
la
loro
«
relazione
»
,
quindi
,
poteva
essere
presa
in
qualche
considerazione
.
Altri
episodi
del
genere
vengono
riferiti
dalla
stampa
;
ma
assai
più
degni
di
fede
appaiono
gli
avvistamenti
in
cielo
.
Circa
l
'
autenticità
di
una
buona
parte
di
queste
osservazioni
casuali
non
vi
sarebbero
dubbi
.
Molti
riferiscono
di
aver
«
visto
»
per
fantasia
o
suggestione
.
Spesso
una
comune
apparizione
meteorica
viene
scambiata
per
il
balenante
transito
di
una
miracolosa
aeronave
.
Alcune
persone
,
però
-
non
influenzabili
,
anzi
scettiche
proprio
per
motivi
professionali
-
ebbero
,
in
questi
ultimi
tempi
,
la
ventura
d
'
osservare
il
«
fenomeno
»
,
di
controllarne
,
con
calma
,
le
fasi
,
di
trarne
qualche
deduzione
interessante
.
Particolarmente
degno
di
considerazione
il
parere
dell
'
ingegner
Luigi
Nardi
,
progettista
d
'
aeroplani
da
oltre
vent
'
anni
,
uomo
abituato
a
guardar
in
aria
e
a
non
scambiar
comete
per
aviogetti
.
È
particolarmente
curiosa
,
anche
,
la
coincidenza
delle
osservazioni
casuali
fatte
a
Milano
,
dall
'
aeroporto
Forlanini
,
con
quelle
,
altrettanto
casuali
,
compiute
da
funzionari
dell
'
aeroporto
di
Ciampino
,
dagli
scienziati
di
Monte
Mario
,
dai
tecnici
della
stazione
radar
di
Pratica
di
Mare
.
11
giorno
17
settembre
,
dunque
,
verso
le
19.30
,
l
'
ingegner
Luigi
Nardi
,
suo
fratello
Elto
,
l
'
ingegner
Mori
,
il
signor
Maricotti
ed
io
uscivamo
dallo
stabilimento
aeronautico
sito
ai
confini
dell
'
aeroporto
Forlanini
,
a
Linate
.
Ci
attardammo
nel
piazzale
dello
stabilimento
ammirando
,
nel
cielo
limpidissimo
,
i
cortei
trionfali
delle
stelle
.
Ad
un
tratto
l
'
ingegner
Nardi
esclamò
:
«
Guardate
lassù
!...»
e
indicò
verso
est
ad
un
'
altezza
,
sull
'
orizzonte
,
di
circa
trenta
gradi
.
Tutti
noi
-
piuttosto
sbalorditi
-
avvistammo
immediatamente
un
«
corpo
luminoso
»
che
,
provenendo
appunto
da
est
,
navigava
a
fortissima
velocità
puntando
,
idealmente
,
sul
Forlanini
.
S
'
avvicinò
,
infatti
,
all
'
aeroporto
sino
a
raggiungere
un
'
altezza
,
sull
'
orizzonte
,
di
circa
60
gradi
.
In
un
primo
momento
la
forma
dell
'
oggetto
volante
parve
sferica
:
poi
,
gradualmente
ingrandendo
(
durante
la
marcia
d
'
avvicinamento
)
la
forma
mutò
,
delineandosi
con
sufficiente
chiarezza
.
Un
disco
color
rosso
cupo
,
applicato
,
anteriormente
,
ad
un
corpo
centrale
pressoché
conico
e
di
color
rosso
blando
;
all
'
estremità
del
fuso
un
altro
disco
,
di
minori
proporzioni
,
e
di
colore
,
anch
'
esso
,
rosso
cupo
.
Dopo
un
rapido
volo
,
con
direttrice
uniforme
e
rettilinea
,
l
'
oggetto
modificò
la
rotta
;
la
manovra
,
improvvisa
,
ci
impedì
di
stabilire
se
esso
avesse
fatto
una
strettissima
«
virata
»
o
fosse
ruotato
,
addirittura
,
sul
suo
asse
verticale
.
Eseguita
una
traiettoria
disordinata
,
a
zig
zag
,
l
'
oggetto
mosse
verso
nord
-
est
,
aumentando
la
velocità
e
assumendo
nuovamente
la
primitiva
forma
sferica
;
poi
perdendo
sensibilmente
quota
abbandonò
la
direttrice
nord
-
est
,
scomparendo
verso
sud
-
est
.
L
'
osservazione
durò
dalle
19.50
alle
20.10
circa
.
Quasi
venti
minuti
.
Nello
stesso
giorno
,
alle
19.28
,
un
«
corpo
luminoso
»
-
descritto
dagli
osservatori
in
termini
identici
ai
nostri
-
lasciò
il
cielo
di
Ciampino
,
dopo
aver
manovrato
a
lungo
tra
Ciampino
e
Pratica
di
Mare
.
Ora
se
il
«
corpo
luminoso
»
-
captato
dall
'
osservatorio
di
Monte
Mario
e
a
Linate
-
fosse
lo
stesso
,
potremmo
stabilire
la
velocità
minima
del
misterioso
oggetto
volante
:
avrebbe
collegato
Roma
a
Milano
in
22
minuti
alla
velocità
media
di
circa
1500
chilometri
all
'
ora
.
Tre
giorni
dopo
l
'
ingegner
Nardi
,
alle
ore
20
circa
,
assistette
,
per
la
seconda
volta
,
e
sempre
a
Linate
,
a
nuove
evoluzioni
dell
'
oggetto
volante
.
E
confermò
le
osservazioni
precedenti
.
Il
lettore
,
a
questo
punto
,
si
chiederà
:
«
Ma
di
che
cosa
si
tratta
?
D
'
un
"
mezzo
"
marziano
?
D
'
una
meteora
?
D
'
un
missile
?
»
.
Una
risposta
esauriente
è
impossibile
.
Non
si
tratta
,
però
,
di
un
corpo
celeste
.
Un
articolista
volle
collocare
il
fenomeno
tra
quelli
provocati
dagli
sciami
meteorici
,
ossia
dai
residui
di
comete
disfatte
,
attratti
dalla
Terra
e
che
si
incendiano
,
per
attrito
,
nell
'
attimo
in
cui
penetrano
nell
'
atmosfera
.
Una
stella
cadente
,
insomma
.
Ciò
è
da
escludere
,
perché
il
«
corpo
luminoso
»
osservato
volò
con
precisa
direttrice
orizzontale
,
diminuendo
o
aumentando
la
velocità
e
,
infine
,
invertendo
addirittura
la
rotta
!
Le
stelle
cadenti
sono
bolidi
che
precipitano
,
disperdendosi
e
,
talvolta
,
raggiungendo
la
superficie
terrestre
.
Nessun
astronomo
ha
mai
assistito
a
«
grandi
manovre
»
aeree
organizzate
da
comete
o
da
stelle
cadenti
.
Si
tratta
,
allora
,
di
una
nuova
,
eccezionale
,
macchina
aerea
?
Molto
probabilmente
:
ma
un
particolare
stupisce
i
tecnici
.
Come
mai
,
durante
le
evoluzioni
,
visibilissime
,
non
venne
mai
percepito
nessun
rumore
?
È
noto
che
gli
apparecchi
con
propulsione
a
reazione
,
anche
se
in
quota
elevata
,
fanno
considerevole
fracasso
,
e
così
dicasi
dei
grossi
quadrimotori
con
motore
a
pistone
.
I
casi
sono
due
:
o
il
«
corpo
luminoso
»
marcia
sfruttando
una
nuova
fonte
d
'
energia
non
ancora
applicata
dall
'
aviazione
moderna
,
o
vola
ad
una
quota
talmente
elevata
che
il
rumore
del
suo
o
dei
suoi
motori
diviene
praticamente
impercettibile
.
A
questo
punto
,
però
,
i
tecnici
si
chiedono
:
quali
proporzioni
vanta
questa
nave
aerea
?
Se
dovessimo
considerare
il
«
corpo
luminoso
»
osservato
a
Linate
(
e
a
Roma
)
pari
ad
un
«
Constellation
»
(
il
grande
quadrimotore
civile
)
la
sua
quota
non
dovrebbe
essere
superiore
ai
3000
,
3500
metri
.
Ma
se
il
«
corpo
luminoso
»
si
fosse
trovato
oltre
i
12.000
metri
,
le
sue
dimensioni
dovrebbero
risultare
eccezionali
.
In
definitiva
si
tratterebbe
di
una
macchina
manovrata
da
pilota
o
radiocomandata
(
l
'
antenna
di
bordo
è
stata
localizzata
dalla
stazione
di
Pratica
di
Mare
)
dotata
di
grande
velocità
e
di
particolare
autonomia
,
d
'
una
macchina
,
però
,
non
apparentata
con
gli
aeroplani
ufficialmente
conosciuti
.
E
nessun
elemento
ci
può
illuminare
circa
la
provenienza
dello
straordinario
«
corpo
»
volante
:
vogliamo
dire
che
-
se
si
escludono
le
teorie
fantastiche
care
agli
amici
e
ai
nemici
di
Marte
-
non
è
possibile
,
per
ora
,
stabilire
la
nazionalità
di
queste
aeronavi
misteriose
.
StampaQuotidiana ,
Auguro
al
governo
dell
'
Ulivo
di
vincere
la
partita
Italia
-
Germania
,
intendo
la
partita
di
Manchester
non
quella
di
Maastricht
.
Non
è
che
i
nostri
governanti
scenderanno
direttamente
in
campo
,
come
contro
i
cantanti
,
ma
è
noto
che
tra
politica
e
sport
c
'
è
un
nesso
fortissimo
(
come
insegnano
l
'
Avvocato
,
il
Cavaliere
,
il
Ciclista
e
anche
le
Olimpiadi
di
Berlino
del
1936
)
.
Ha
già
fatto
due
o
tre
passi
falsi
,
il
governo
dell
'
Ulivo
,
che
Dio
perdoni
Rosi
Bindi
(
la
quale
fortunatamente
non
gioca
a
pallone
)
.
E
i
siciliani
gli
hanno
fatto
sgarbo
.
Perciò
ha
bisogno
di
ritrovare
la
pubblica
benevolenza
e
non
c
'
è
nulla
di
meglio
di
una
vittoria
sportiva
.
Per
una
volta
(
solo
una
,
rassicuro
Revelli
)
farò
il
tifo
per
Ravanelli
,
nonostante
il
nome
.
Di
solito
me
ne
infischio
,
sono
rimasto
ai
tempi
nazional
-
popolari
di
Combi
,
Rosetta
e
Caligaris
,
in
fatto
di
calcio
sono
xenofobo
e
con
queste
squadre
cosmopolite
non
so
mai
in
quale
parte
del
campo
giocano
gli
italiani
.
Eppoi
non
sopporto
i
loro
svarioni
,
se
penso
che
con
la
paga
di
uno
solo
«
il
manifesto
»
non
avrebbe
problemi
.
Ma
tiferò
per
un
'
altra
ragione
,
che
sono
arretrato
non
solo
nel
calcio
ma
anche
nella
politica
e
ho
una
vecchia
ruggine
contro
la
grande
Germania
.
Non
so
che
farci
,
se
sento
parlare
tedesco
alle
mie
spalle
ho
un
sobbalzo
e
adocchio
il
primo
portone
dove
imbucarmi
.
Se
scendessi
in
campo
,
sparerei
cannonate
immaginando
che
il
portiere
sia
il
nipote
di
Goering
.
Gli
esperti
mi
ricordano
che
in
una
partita
storica
contro
la
Germania
(
non
parlo
del
25
aprile
a
Genova
)
il
goal
decisivo
fu
di
Rivera
,
oggi
diniano
.
Quando
scrissi
che
non
avrei
votato
Dini
neanche
sotto
tortura
avevo
dimenticato
questo
particolare
meritorio
.
Mi
autocritico
,
esorto
Sacchi
a
mettere
direttamente
l
'
ex
rospo
saltatore
a
centrocampo
:
in
fondo
è
un
campionato
europeo
e
un
ministro
degli
Esteri
farebbe
la
sua
figura
.
Avevo
un
amico
la
cui
massima
aspirazione
era
fare
la
regina
d
'
Inghilterra
.
La
mia
sarebbe
fare
l
'
Arrigo
Sacchi
.
È
un
mestiere
più
divertente
del
mio
,
ne
dipendono
molte
più
cose
compresi
i
destini
nazionali
almeno
per
due
ore
.
Né
potrei
farlo
peggio
del
mio
,
visto
come
va
il
giornale
.
Soprattutto
,
lui
può
decidere
quel
che
vuole
.
Mi
adopererei
soprattutto
a
un
fine
:
evitare
gli
sbalzi
d
'
umore
che
contraddistinguono
i
nostri
giocatori
e
in
genere
il
carattere
degli
italiani
.
Più
professionalità
e
meno
passionalità
.
Per
favore
,
cerchiamo
di
non
crollare
al
primo
goal
incassato
.
Vale
anche
per
via
Tomacelli
.
Auguriamoci
piena
vittoria
.
L
'
Avvocato
ha
detto
,
dal
ponte
della
sua
barca
da
venti
miliardi
,
che
un
governo
di
sinistra
può
fare
«
certe
riforme
»
meglio
di
un
governo
di
destra
.
Quali
riforme
?
Nautiche
?
Calcistiche
?
Pensionistico
-
salariali
?
Auguriamoci
piena
sconfitta
,
in
questo
caso
.
StampaPeriodica ,
Come
ce
l
'
hanno
i
diciannovisti
,
è
giusto
prenotare
anche
ai
ventiseisti
un
posticino
nella
storia
di
questa
nostra
epoca
.
Tanto
più
che
gli
autentici
ventiseisti
sono
così
modesti
che
non
si
vantano
mai
di
questo
titolo
ed
anzi
il
loro
riserbo
arriva
al
punto
che
amerebbero
esser
confusi
tra
la
folla
anonima
dei
gregari
senza
distinzione
di
date
.
Ma
questo
è
davvero
un
eccesso
di
zelo
e
di
discrezione
,
perché
sarebbe
contrario
ad
ogni
più
elementare
principio
di
giustizia
confondere
un
ventiseista
della
più
bell
'
acqua
con
quella
masnada
di
estremisti
che
ancora
oggi
nell
'
anno
settimo
,
durante
la
passeggiata
domenicale
,
invece
di
un
paio
di
guanti
scamosciati
o
d
'
un
mazzolin
di
fiori
,
hanno
mantenuto
l
'
abitudine
di
portare
tra
le
mani
uno
di
quei
manganelli
di
pessimo
gusto
che
tutti
sanno
e
di
agi
-
tarlo
disinvolti
come
se
si
trattasse
proprio
di
un
bastoncino
da
passeggio
.
D
'
altronde
non
si
può
negare
che
senza
il
loro
buon
senso
la
Rivoluzione
non
avrebbe
mai
raggiunto
risultati
,
come
dicono
,
tangibili
.
Quegli
altri
erano
,
sì
,
dei
bravi
ragazzi
generosi
e
disinteressati
,
ma
ormai
sono
rimasti
arretrati
di
fronte
alla
realtà
imprescindibile
degli
eventi
.
La
quale
,
a
detta
di
qualunque
ventiseista
degno
veramente
di
questo
nome
,
non
comporta
più
gli
impeti
di
un
tempo
,
ma
,
squisitamente
politica
com
'
è
,
non
la
possono
concepire
altrimenti
che
gravida
del
più
acuto
machiavellismo
.
È
quindi
naturale
che
la
violenza
gli
ripugni
,
non
tanto
perché
in
tempi
per
fortuna
trapassati
di
qualche
violenza
è
stato
vittima
anche
qualcuno
di
loro
,
quanto
perché
essi
credono
veramente
che
ormai
si
serva
assai
meglio
la
ragion
di
stato
con
quella
rete
di
mezzucci
,
spionaggi
,
calunnie
,
laccherie
,
l
'
orditura
della
quale
costituisce
la
più
nobile
fatica
del
ventiseismo
ad
oltranza
e
dalla
quale
,
se
non
ci
fossero
ogni
tanto
degli
sconsigliati
guastafeste
a
rompere
qualche
maglia
,
non
poche
provincie
sarebbero
già
avviluppate
a
dovere
.
In
fondo
però
non
si
deve
esagerare
ed
è
doveroso
riconoscere
che
,
benché
aspirino
a
molto
,
questi
benemeriti
ventiseisti
si
accontentano
anche
di
prendere
il
poco
.
Difatti
dei
veri
e
propri
posti
di
comando
ne
occupano
pochissimi
,
e
tranne
qualcuno
che
è
podestà
di
qualche
comune
di
secondaria
importanza
i
più
hanno
racimolato
dei
posticini
al
dopolavoro
o
negli
enti
parastatali
,
ma
la
loro
vera
funzione
è
quella
di
lustrare
gli
stivali
a
quei
gerarchi
che
non
lo
hanno
a
schifo
,
di
raccattare
qualche
briciola
e
di
mostrarsi
sempre
in
giro
con
un
sorriso
circolare
sulle
labbra
,
diffondendo
delle
paroline
a
doppio
fondo
per
seminare
quel
po
'
di
zizzania
che
sia
loro
possibile
senza
troppo
rischio
.
Tutte
cose
d
'
importanza
trascurabile
,
come
si
vede
,
e
non
varrebbe
nemmeno
la
pena
d
'
occuparsene
se
col
passare
del
tempo
non
crescesse
continuamente
anche
la
loro
intromettenza
.
StampaQuotidiana ,
Alla
stazione
,
quando
chiedo
a
un
ferroviere
se
per
favore
sa
dove
abita
(
anzi
«
dove
sta
di
casa
»
)
Renato
Ciandri
,
quello
mi
guarda
strizzando
un
po
'
gli
occhi
,
come
uno
che
non
ha
capito
bene
.
«
Ciani
?
»
chiede
a
sua
volta
.
No
,
Ciandri
,
Renato
Ciandri
,
quello
del
libro
,
quello
del
film
,
insomma
della
Ragazza
di
Bube
.
«
Ah
,
ho
capito
.
Dovrebbero
essere
tornati
a
casa
di
lei
»
.
La
prima
a
destra
,
poi
a
sinistra
su
per
la
salita
,
si
scende
,
si
trova
una
piazza
,
si
va
ancora
avanti
,
tino
alla
seconda
piazza
,
quella
grande
con
l
'
obelisco
e
proprio
di
faccia
stanno
loro
due
.
Al
primo
piano
,
in
cima
a
una
rampa
di
scale
breve
e
ripida
,
sull
'
uscio
ci
sono
i
nomi
,
Giorni
-
Ciandri
.
Viene
ad
aprire
lei
in
persona
,
è
una
bella
donna
,
con
la
faccia
matura
,
aperta
,
piena
,
sotto
i
capelli
nerissimi
che
serbano
una
traccia
di
cotonatura
:
un
viso
toscano
,
non
c
'
è
che
dire
,
ospitale
e
insieme
interrogativo
e
leggermente
ironico
.
Le
solite
spiegazioni
:
vengo
da
Milano
e
ci
lavoro
,
ma
come
lei
sente
non
ci
sono
nato
,
sono
di
Grosseto
.
«
Amico
di
Cassola
,
allora
»
interviene
e
avverto
subito
la
leggera
impennata
della
voce
.
A
pranzo
con
me
e
con
Claus
Fischer
,
che
se
ne
sta
zitto
e
non
osa
tirar
fuori
la
macchina
dalla
borsetta
.
«
Lei
mi
capirà
,
siamo
piuttosto
guardati
,
di
questi
tempi
.
»
E
poi
Renato
,
il
marito
,
non
ritorna
a
casa
per
il
pranzo
,
rimane
a
Firenze
perché
riattacca
alle
due
,
là
al
centro
-
carni
dove
lavora
da
facchino
.
Smette
alle
cinque
,
e
va
subito
dall
'
avvocato
tutte
le
sere
.
Ha
lasciato
detto
così
:
se
viene
qualcuno
per
via
del
film
,
mandalo
dritto
dall
'
avvocato
,
se
invece
è
per
altre
ragioni
là
al
centro
-
carni
.
Lasciano
entrare
,
sicuro
.
«
Posso
offrire
qualcosa
?
»
Dalla
vetrina
tira
fuori
una
bottiglia
d
'
un
liquorino
dolce
,
che
non
avevo
mai
assaggiato
,
e
ce
lo
offre
;
poi
dall
'
altra
stanza
arrivano
gli
strilli
di
Moreno
(
«
cinque
mesi
e
mezzo
»
,
precisa
)
e
bisognerà
che
la
scusiamo
,
ma
i
bimbi
non
possono
aspettare
,
specialmente
se
si
tratta
di
mangiare
.
No
,
il
film
non
l
'
ha
visto
,
e
neanche
ci
tiene
.
«
Caso
mai
voleste
fare
una
chiacchieratine
,
un
po
'
più
lunga
,
venite
domani
con
calma
,
che
è
domenica
e
c
'
è
anche
mio
marito
»
.
Ci
fa
vedere
la
fotografia
di
Moreno
,
la
camera
coi
mobili
nuovi
e
la
televisione
(
«
tutta
col
nostro
lavoro
»
precisa
)
e
ci
riaccompagna
sul
pianerottolo
.
Sono
passati
dieci
minuti
appena
,
e
ora
bisognerà
,
dopo
aver
mangiato
al
Girarrosto
,
ripigliare
il
treno
di
Firenze
e
poi
un
altro
mezzo
che
ci
porti
in
via
Circondaria
,
dove
si
trova
questo
benedetto
centro
-
carni
,
che
sarebbe
come
a
dire
i
macelli
.
Per
un
pelo
non
lo
perdiamo
:
appena
oltre
il
cancello
eccolo
lì
che
a
passo
svelto
va
verso
la
motocicletta
.
Me
l
'
ero
immaginato
,
leggendo
il
libro
e
poi
vedendo
Chakiris
nel
film
,
proprio
ieri
sera
,
più
piccolo
,
più
basso
.
Sul
metro
e
settantacinque
,
asciutto
,
dritto
,
porta
un
paio
di
calzoni
di
velluto
a
coste
sopra
quelli
buoni
,
proprio
per
andare
in
motocicletta
.
La
giacca
è
grigia
,
principe
di
Galles
,
mi
pare
che
si
dica
,
non
porta
la
camicia
né
la
cravatta
,
ha
invece
una
maglietta
di
lana
scura
.
E
i
baffi
,
naturalmente
,
neri
come
i
capelli
;
gli
occhi
sono
fra
il
castano
e
il
verde
,
in
fossati
,
vivacissimi
.
Dovrebbe
proprio
andarsene
,
e
invece
rimane
lì
con
le
mani
sul
manubrio
della
moto
,
toccando
a
tratti
con
la
scarpa
il
pedale
dell
'
avvio
.
«
Ah
,
amico
di
Cassola
?
»
Certo
,
amico
di
Cassola
,
e
anche
di
Silvano
Ceccherini
,
che
lui
dovrebbe
aver
conosciuto
in
carcere
a
San
Gimignano
.
Infatti
,
e
mi
ripete
preciso
preciso
quel
che
a
suo
tempo
mi
aveva
raccontato
Ceccherini
,
dopo
avere
scritto
La
traduzione
,
gliela
fece
leggere
e
fu
appunto
lui
che
gli
consigliò
di
mandarla
a
Cassola
,
il
suo
amico
scrittore
,
perché
si
interessasse
di
farla
avere
a
qualche
editore
di
Milano
.
«
Anzi
,
guardi
,
ho
qui
in
tasca
un
ritaglio
di
giornale
che
racconta
tutta
la
storia
.
»
Lo
tira
fuori
,
ed
è
un
mio
vecchio
articolo
.
Ora
si
può
parlare
meglio
,
lasciar
perdere
la
moto
,
fare
insieme
due
passi
intorno
all
'
isolato
,
e
Claus
Fischer
,
silenzioso
biondino
di
Dresda
,
finalmente
tira
fuori
la
macchina
,
ci
precede
di
qualche
metro
e
comincia
a
scattare
.
Ciandri
non
ci
ha
nulla
da
ridire
,
e
così
veniamo
al
dunque
.
La
ragazza
di
Bube
uscì
mentre
Renato
Ciandri
era
ancora
in
carcere
per
il
fatto
di
sangue
di
undici
anni
prima
:
il
successo
del
libro
,
e
l
'
interessamento
di
Cassola
gli
giovarono
certamente
ad
avere
una
quindicina
di
mesi
di
condono
.
«
Gliene
sono
ancora
grato
»
,
fa
lui
fissandomi
,
«
anche
se
subito
dopo
averlo
letto
dissi
che
non
eravamo
d
'
accordo
su
come
ci
aveva
trattati
»
.
Specialmente
Nada
,
la
moglie
:
tutta
inventata
la
storia
di
Stefano
,
il
giovanotto
serio
e
un
po
'
retorico
che
fa
la
corte
a
Mara
mentre
Bube
è
via
;
tutto
inventato
l
'
attacco
del
libro
,
con
lei
così
ragazzina
e
un
po
'
civetta
;
tutto
inventato
persino
che
lei
non
sa
portare
tacchi
a
spillo
.
D
'
accordo
,
c
'
è
l
'
invenzione
letteraria
,
uno
che
scrive
ha
il
diritto
di
pigliare
certi
fatti
veri
e
di
ricamarci
sopra
con
la
fantasia
.
Ma
intanto
quando
lui
uscì
di
carcere
,
tutti
seppero
che
quella
era
la
storia
sua
.
«
Guardi
.
Io
non
sono
un
beduino
,
una
ragazza
secondo
me
può
avere
un
fidanzato
prima
di
sposarsi
con
un
altro
uomo
.
Ma
la
storia
di
Stefano
non
è
vera
.
Sì
,
lo
so
,
daccapo
,
lo
scrittore
inventa
,
ma
io
non
campo
mica
in
mezzo
ai
letterati
.
Queste
cose
le
capiscono
i
letterati
,
e
le
capisco
anche
io
che
un
poco
ho
letto
,
in
quegli
undici
anni
.
Ora
molto
meno
,
perché
il
lavoro
è
faticoso
,
e
quando
torno
a
casa
,
fra
il
bagno
,
la
cena
,
un
po
'
di
televisione
,
si
fa
presto
ad
addormentarsi
.
Cosa
ho
letto
!
Mah
,
soprattutto
romanzi
sociali
,
Victor
Hugo
,
Zola
,
Jack
London
,
specialmente
Il
tallone
di
ferro
,
che
è
il
più
bel
romanzo
sociale
.
Anche
Cronin
,
si
capisce
,
E
le
stelle
stanno
a
guardare
,
poi
La
cittadella
,
Il
castello
del
cappellaio
.
Gli
italiani
?
Le
dico
la
verità
,
gli
italiani
non
mi
sfagiolano
mica
tanto
,
sa
»
.
Veramente
quest
'
uomo
non
è
affatto
come
me
l
'
ero
immaginato
.
Non
è
Bube
,
ecco
:
quel
romanzo
di
Cronin
,
per
esempio
,
potrebbe
leggerlo
più
verosimilmente
Stefano
che
Bube
.
E
poi
,
man
mano
che
il
discorso
s
'
infittisce
,
ecco
che
gli
scrittori
italiani
lui
non
li
ignora
affatto
,
parla
di
Pasolini
,
parla
di
Calvino
,
soprattutto
parla
di
Cassola
,
e
m
'
accorgo
che
l
'
ha
letto
tutto
,
e
che
lo
giudica
con
affettuoso
distacco
,
come
se
questa
brutta
storia
delle
carte
bollate
,
del
sequestro
eccetera
,
non
lo
riguardasse
nemmeno
più
.
Si
fece
vivo
,
appena
seppe
che
il
film
entrava
in
lavorazione
:
il
libro
è
uscito
,
ha
avuto
il
successo
che
ha
avuto
,
contiene
la
loro
storia
e
loro
due
non
sono
d
'
accordo
su
come
è
raccontata
.
Pace
.
Acqua
passata
.
Ma
ora
anche
il
film
,
no
.
Un
libro
lo
leggono
,
quando
va
bene
come
è
andato
bene
questo
,
centocinquanta
,
duecentomila
persone
.
Ma
se
poi
ne
fanno
anche
un
film
,
la
storia
la
risanno
tutti
,
anche
chi
non
ha
mai
imparato
a
leggere
,
anche
chi
non
sa
,
non
vuole
distinguere
fra
verità
e
invenzione
,
soprattutto
quelli
anzi
,
e
parlano
,
parlano
,
parlano
.
Non
che
a
Pontassieve
qualcuno
abbia
osato
dirgli
qualcosa
in
faccia
,
no
.
Anzi
,
sono
discreti
e
corretti
,
ma
le
chiacchiere
si
sentono
a
fiuto
,
che
girano
nell
'
aria
come
mosconi
.
Così
si
fece
vivo
con
la
produzione
,
avvisandoli
che
non
era
d
'
accordo
,
che
si
fermassero
.
E
quelli
risposero
facendo
i
meravigliati
:
non
capivano
proprio
il
perché
.
Invece
c
'
era
,
il
suo
perché
.
«
Quella
è
la
storia
mia
,
l
'
hanno
detto
e
ripetuto
proprio
loro
,
Cassola
è
un
grande
scrittore
e
un
uomo
onesto
,
ma
è
anche
un
ingenuo
,
quando
dice
di
non
capire
.
È
una
storia
di
vent
'
anni
fa
,
e
venti
anni
fa
il
mondo
,
l
'
Italia
,
era
diversa
.
I
fatti
di
allora
,
raccontati
oggi
,
pigliano
tutto
un
altro
verso
.
Venti
anni
fa
,
per
esempio
,
la
rapina
a
mano
armata
non
era
un
fatto
grave
come
sarebbe
oggi
.
Oggi
,
i
giovani
che
a
quei
tempi
non
erano
nati
,
o
non
potevano
capire
,
se
vedono
raccontata
la
mia
storia
con
la
mentalità
di
oggi
,
travisano
tutto
,
non
possono
convincersi
che
allora
era
differente
.
Io
mi
sono
rifatta
una
vita
,
lavoro
qui
ai
macelli
,
e
quel
che
guadagno
mi
basta
per
campare
,
per
mangiare
,
per
le
sigarette
.
E
anzi
ne
fumo
anche
troppe
.
Perciò
mi
lascino
in
pace
,
la
smettano
con
questa
storia
di
Bube
»
.
«
Ehi
,
Bube
»
,
lo
chiama
da
dietro
un
suo
compagno
di
lavoro
,
piccoletto
,
sorridente
,
che
subito
si
aggrega
,
e
volentieri
sta
in
posa
davanti
all
'
obbiettivo
di
Claus
Fischer
.
Già
che
ci
siamo
,
si
va
tutti
a
bere
qualcosa
lì
all
'
angolo
,
una
botteguccia
dove
sono
soliti
ritrovarsi
tutti
i
facchini
dei
macelli
.
Il
piccoletto
si
chiama
Guani
,
poi
viene
anche
uno
anziano
che
ha
un
nome
illustre
,
Puccini
,
e
cominciano
a
girare
i
mezzi
litri
.
Ciandri
e
io
seduti
vicini
,
Fischer
in
piedi
dietro
il
banco
che
spara
come
una
mitragliatrice
.
E
si
riattacca
a
parlare
di
letteratura
:
una
scena
del
Soldato
,
se
è
giusta
l
'
impostazione
politica
di
Fausto
e
Anna
,
il
personaggio
di
Guglielmo
nel
luglio
del
bosco
,
il
dolore
calato
nel
paesaggio
,
la
scrittura
così
scorrevole
dell
'
Entrata
in
guerra
.
No
,
proprio
non
è
come
me
l
'
ero
immaginato
questo
Ciandri
Renato
di
Volterra
,
classe
1924
,
detto
Bube
,
che
è
poi
il
soprannome
di
famiglia
,
nonno
,
padre
e
lui
,
già
alabastraio
,
poi
partigiano
Baffo
(
questo
il
nome
di
battaglia
,
e
non
già
Vendicatore
)
.
Me
l
'
ero
immaginato
parco
di
parole
,
rigido
,
semplice
,
elementare
,
e
invece
qua
nessuno
poi
è
semplice
,
neanche
il
Guani
che
scherza
sempre
(
anzi
«
fa
il
chiasso
»
)
e
si
scusa
se
qualche
volta
«
nel
discorrere
si
sbarroccia
un
po
'
.
Sa
siamo
gente
alla
buona
,
senza
istruzione
.
lo
ho
fatto
appena
la
quarta
,
e
parlo
come
mi
viene
.
Certe
parole
difficili
come
le
scrivete
voi
,
io
non
le
capirei
nemmeno
»
.
E
continua
per
un
po
'
a
fare
il
chiasso
,
cioè
a
canzonarmi
,
con
questa
storia
delle
parole
difficili
.
Altre
parole
difficili
,
e
stridenti
,
mi
sta
dicendo
Renato
:
sequestro
,
azione
civile
,
azione
penale
,
comparizione
.
Cioè
tra
qualche
giorno
si
dovranno
incontrare
le
due
parti
dinanzi
al
giudice
.
Ma
loro
cosa
chiedono
,
cosa
vogliono
?
«
Levare
di
mezzo
il
film
sarebbe
la
cosa
migliore
.
O
almeno
che
si
arrivasse
ai
tagli
indispensabili
:
tutta
la
storia
di
Stefano
,
per
esempio
,
via
.
Questione
di
soldi
non
s
'
è
mai
fatta
,
non
se
n
'
è
mai
parlato
.
Però
se
non
ci
fosse
altra
via
d
'
uscita
,
allora
dividiamo
la
torta
.
Perché
sulla
nostra
storia
ci
dovrebbero
guadagnare
solamente
gli
altri
?
Meglio
di
tutto
,
eliminare
il
film
;
sennò
i
tagli
.
AI
peggio
,
dividiamo
la
torta
,
mi
diano
quel
che
ci
vuole
per
cambiare
posto
e
vita
»
.
Lo
dice
senz
'
ira
,
senza
nemmeno
emozione
.
Davanti
al
pretore
fu
proprio
così
,
mi
spiega
distaccato
,
quasi
assente
.
E
volentieri
cambia
discorso
,
dice
che
il
film
non
l
'
ha
visto
,
ottocento
lire
sono
troppe
,
aspetta
caso
mai
che
venga
a
Pontassieve
,
dove
cento
bastano
.
Preferisce
discorrere
ancora
di
letteratura
,
fino
al
momento
di
andarsene
,
si
è
infilato
il
cappotto
,
col
bavero
su
per
il
primo
freddo
del
crepuscolo
,
dà
un
colpo
di
pedale
,
avvia
,
parte
diritto
e
sicuro
in
mezzo
al
traffico
di
via
Circondaria
.
StampaQuotidiana ,
L
'
Ulivo
ha
perso
il
campionato
europeo
,
nonostante
la
generosa
prestazione
di
Mussi
,
capogruppo
del
Pds
,
la
presenza
in
tribuna
di
Gianni
Agnelli
,
e
l
'
espulsione
del
povero
Strunz
.
Non
rientreremo
di
conseguenza
nello
Sme
?
Non
è
detto
,
in
fondo
contro
gli
überalles
abbiamo
pur
sempre
pareggiato
.
Il
nostro
tifo
è
andato
sprecato
,
o
perché
portiamo
sfortuna
o
perché
ha
ragione
Revelli
:
non
è
il
caso
di
tifare
.
Nelle
tribune
non
c
'
erano
bombe
ma
neanche
grandi
applausi
.
D
'
altronde
,
contrariamente
alle
nostre
sollecitazioni
,
non
c
'
era
neanche
Ravanelli
.
Si
è
scaldato
in
panchina
fino
allo
stremo
ma
non
è
entrato
in
campo
,
è
chiaro
che
Arrigo
Sacchi
non
legge
«
il
manifesto
»
.
Meritavamo
la
vittoria
,
non
immaginavo
che
i
tedeschi
fossero
dei
palleggiatori
all
'
indietro
,
niente
a
che
vedere
con
i
panzer
di
cinquant
'
anni
fa
.
Ma
chi
dice
di
meritare
la
vittoria
senza
ottenerla
suscita
scherno
.
Come
se
noi
dicessimo
che
meritiamo
centomila
lettori
,
cosa
peraltro
verissima
.
«
Una
maledizione
ci
insegue
»
,
ha
detto
a
un
certo
punto
il
telecronista
,
che
ama
l
'
iperbole
ed
è
l
'
unico
che
giochi
con
vera
passione
.
Ma
un
rigore
sprecato
non
è
una
maledizione
,
è
una
cosa
da
ritiro
in
convento
.
Può
capitare
,
a
me
capita
di
scrivere
pezzi
come
questo
,
ma
perché
un
pianista
che
sbaglia
una
nota
su
tremila
di
uno
studio
di
Chopin
viene
bocciato
e
un
calciatore
che
sbaglia
un
tiro
da
undici
metri
non
fa
una
piega
?
Credevo
di
distrarmi
,
ma
questo
calcio
postmoderno
ha
un
'
impressionante
somiglianza
con
la
politica
corrente
.
Noiosetto
.
Enfatico
.
Inconcludente
.
C
'
è
chi
perde
ma
nessuno
vince
.
A
parte
la
testa
di
un
certo
Bobic
,
che
spuntava
dappertutto
come
Scalfaro
e
Di
Pietro
,
e
un
paio
di
portieri
che
sanno
dove
va
la
palla
,
nell
'
arena
si
somigliano
tutti
e
sono
tutti
interscambiabili
.
Meno
Ravanelli
naturalmente
,
che
si
distingueva
perché
non
c
'
era
.
Grande
agonismo
,
dice
il
telecronista
dopo
un
minuto
di
gioco
e
otto
calci
al
pallone
.
Anticipo
netto
,
quasi
potesse
darsi
un
anticipo
ritardato
.
Bell
'
aggancio
di
palla
,
come
se
lo
stop
non
si
imparasse
da
piccoli
nei
ricreatori
parrocchiali
.
Durissimo
attacco
di
D
'
Alema
a
Veltroni
.
Di
Pietro
minaccia
le
dimissioni
.
Scontro
Ciampi
-
Bankitalia
.
Sarà
la
TV
,
che
riduce
tutto
in
Coca
-
Cola
.
Vorrei
che
gli
esperti
mi
spiegassero
una
cosa
.
Perché
mai
,
al
trentesimo
del
secondo
tempo
,
una
squadra
che
sta
per
essere
eliminata
e
non
ha
più
nulla
da
perdere
salvo
l
'
onore
non
si
butta
allo
sbaraglio
,
compreso
il
portiere
a
centrocampo
?
Non
passerebbe
alla
storia
un
portiere
che
segna
il
goal
della
vittoria
?
Dite
quel
che
volete
,
io
sono
per
la
formazione
uno
due
tre
cinque
.
Combi
,
Rosetta
,
Caligaris
,
Piziolo
avanti
,
Bertolini
ecc.
Chi
ha
ben
detto
che
la
miglior
difesa
è
l
'
attacco
?
Enrico
Toti
?
Umberto
Bossi
?
Caro
Valentino
,
io
seguirei
questa
linea
,
nella
nostra
assemblea
di
sabato
.
StampaPeriodica ,
...
Baldo
aveva
avanzato
ogni
schiera
con
la
sua
centuria
di
Valnera
:
voleva
essere
il
primo
a
calcare
il
suolo
dell
'
Urbe
,
come
un
conquistatore
,
poi
a
baciarlo
carponi
,
come
l
'
esule
che
ritorna
.
L
'
alba
annunziatrice
diveniva
mattino
di
gloria
;
l
'
Agro
era
solenne
come
l
'
altare
d
'
un
rito
universale
.
Il
passo
delle
legioni
,
sparse
e
digradanti
nella
pianura
come
in
un
anfiteatro
d
'
epopea
,
diveniva
più
lento
ma
più
saldo
come
si
avvicinava
la
mèta
.
Avanti
,
ora
,
andavano
gli
alfieri
,
con
i
gagliardetti
tenuti
alti
in
atto
di
fede
,
quasi
ad
ammonire
,
dinanzi
la
città
invilita
,
come
fosse
la
Morte
una
protettrice
giusta
e
potentissima
che
non
può
ingannare
né
essere
ingannata
.
E
la
Centuria
di
Valnera
accelerava
il
suo
impeto
.
I
legionari
la
guardavano
senza
stupirsi
e
senza
ricondurla
alla
disciplina
di
marcia
;
tutti
,
comunicando
con
un
presagio
diffuso
nel
cielo
,
le
riconoscevano
un
diritto
di
preminenza
,
in
nome
di
un
prodigio
,
ancora
ignoto
,
ma
che
stava
per
compiersi
.
E
d
'
improvviso
,
il
Centurione
impose
,
con
un
gesto
,
la
sosta
alla
sua
schiera
.
Poi
,
varcando
le
vestigia
di
un
confine
,
ricoperto
dalle
malerbe
,
mosse
verso
un
cippo
spezzato
su
cui
,
inciso
,
un
nome
evocava
il
Dio
Termine
,
polverizzato
dal
Tempo
.
Il
volto
di
Roma
si
rivelava
nel
simbolo
della
sua
Legge
.
Tutti
si
fermarono
come
dinanzi
a
un
'
Elevazione
.
La
Marcia
liberatrice
ebbe
una
tregua
.
E
all
'
orizzonte
,
tra
le
brume
del
mattino
,
la
città
apparve
.
Allora
i
Liberatori
altissimo
propugnarono
i
gagliardetti
neri
,
su
cui
era
l
'
emblema
della
Morte
santa
da
cui
la
Vita
risorge
.
E
il
Centurione
rimase
un
attimo
dinanzi
al
cippo
,
come
immemore
o
dissennato
.
Poi
levò
la
mano
.
Un
infinito
mormorio
trasvolò
le
legioni
;
e
i
gagliardetti
ondeggiarono
a
uno
spiro
che
non
era
terreno
.
Il
Centurione
fissava
nel
cielo
un
volo
d
'
aquile
.
Ma
solo
vedeva
in
sé
stesso
un
fuoco
traversare
i
secoli
e
foggiarsi
in
tre
parole
basilari
d
'
un
mondo
.
"
Tu
le
dirai
come
io
le
ho
dette
,
"
diceva
a
lui
una
voce
senza
suono
e
senza
linguaggio
.
"
E
il
tuo
còmpito
sarà
terminato
.
"
Una
forza
antichissima
urgeva
il
silenzio
della
sua
bocca
chiusa
.
E
le
aquile
si
persero
nel
sole
.
Allora
,
nell
'
attesa
dei
fratelli
,
il
Centurione
piegò
un
ginocchio
sulla
terra
,
come
votando
il
sacrificio
più
grande
;
poi
si
alzò
.
Negli
occhi
gli
si
accese
una
gran
luce
gaudiosa
e
trionfale
;
e
con
la
voce
di
tutta
la
Stirpe
,
dai
secoli
dei
secoli
,
proferì
:
"
Hic
manebimus
optime
.
"
E
,
stramazzato
come
una
Colonna
divelta
,
la
sua
fronte
batté
la
Selce
che
comprimeva
il
Germoglio
:
e
,
prima
che
spirasse
,
il
suo
sangue
bagnò
la
terra
di
Roma
.
StampaQuotidiana ,
Sant
'
Anna
di
Rapallo
-
Anche
qui
i
metodi
didattici
si
sono
ammodernati
:
bando
alle
aste
,
scrivono
parole
fin
dal
primo
giorno
,
a
Natale
le
sanno
già
quasi
tutte
,
e
dopo
le
feste
abbandonano
la
matita
per
impugnare
la
penna
vera
,
quella
che
s
'
inzuppa
nell
'
inchiostro
.
Le
prime
volte
sono
macchie
,
sbaffi
,
pasticci
,
anzi
«
pacciughi
»
.
Escono
alle
cinque
del
pomeriggio
,
i
diciotto
alunni
della
maestra
Luisa
Solari
,
prima
B
,
sdoppiata
perché
gli
iscritti
,
contro
le
previsioni
,
furono
quasi
quaranta
,
l
'
inverno
è
mite
,
e
prima
di
rincasare
sostano
lì
fra
il
cancello
e
la
strada
che
va
alle
case
dell
'
INA
,
a
giocare
.
Fra
questi
diciotto
alunni
,
e
fra
gli
altri
scolari
della
«
Giovanni
Pascoli
»
,
sono
relativamente
pochi
i
liguri
,
i
Canepa
,
gli
Assereto
,
i
Costa
:
Marcellino
per
esempio
si
chiama
Jatosti
,
che
è
un
cognome
abruzzese
,
forse
di
lontana
origine
polacca
.
È
nato
a
Milano
e
abita
coi
suoi
(
padre
toscano
,
madre
romana
)
al
terzo
piano
del
condominio
lì
di
fronte
.
I
suoi
comprarono
l
'
appartamento
anche
perché
videro
la
comodità
della
scuola
così
vicina
.
Le
due
bambine
,
gemelle
,
sono
Cariddi
,
Michele
è
un
Tricarico
.
Renato
è
un
Bellonzi
,
di
madre
napoletana
e
di
padre
ferrarese
,
cameriere
giù
a
Rapallo
,
e
abitano
a
Savagna
,
in
collina
,
quindicimila
mensili
una
casetta
e
un
ettaro
di
terra
.
A
tempo
perso
allevano
polli
e
conigli
di
razza
speciale
,
dal
pelo
fulvo
.
Gaetano
sta
accanto
alla
chiesa
di
Sant
'
Anna
,
che
dà
nome
al
paesino
.
Di
cognome
fa
De
Luca
:
padre
siciliano
,
già
sarto
,
poi
operaio
,
adesso
allevatore
anche
lui
di
polli
e
conigli
.
La
madre
invece
lavora
al
golf
.
Al
golf
,
appunto
,
perché
ormai
quasi
tutti
dicono
così
:
abito
al
golf
,
devo
andare
al
golf
,
la
corriera
per
il
golf
,
il
golf
di
Rapallo
,
nove
buche
,
cioè
la
metà
di
un
campo
regolamentare
,
ma
sembra
che
già
comprino
altre
terre
,
fino
a
Valle
Christi
per
arrivare
alle
fatidiche
diciotto
.
Il
campo
naturalmente
è
assai
bello
e
tenuto
a
dovere
,
costa
carissimo
come
tutti
i
golf
d
'
Italia
,
dove
lo
sport
non
è
affatto
popolare
,
la
sede
del
circolo
è
signorilmente
arredata
,
ma
vista
da
fuori
sembra
un
palazzo
della
GIL
,
e
non
a
caso
lo
costruirono
in
epoca
fascista
.
Un
tempo
,
al
posto
dei
green
e
del
bunker
c
'
era
«
la
fanga
»
,
ricordano
i
più
anziani
,
c
'
erano
«
e
pusse
de
Sant
'
Anna
»
.
Pozze
formate
a
furia
di
scavare
argilla
da
mattoni
,
e
che
il
torrente
(
si
chiamerebbe
Bogo
ma
i
villeggianti
e
le
carte
topografiche
dicono
Boato
,
imprevedibile
e
violento
con
le
sue
piene
puntualmente
allagava
,
e
da
Rapallo
venivano
fin
qui
con
lo
zatterino
a
pescare
.
Sant
'
Anna
a
quei
tempi
era
un
borgo
di
fornaciai
e
di
ortolani
.
Oggi
le
fornaci
non
ci
sono
più
e
c
'
è
invece
il
golf
.
Secondo
le
agenzie
immobiliari
(
compravendita
,
affitti
e
permute
)
questa
è
zona
verde
con
vista
golfi
una
precisazione
che
dà
tono
,
certo
,
ma
i
prezzi
sono
i
più
bassi
,
sulle
novantamila
al
metroquadro
.
Man
mano
che
si
procede
verso
il
mare
i
prezzi
salgono
:
zona
tranquilla
,
zona
semicentrale
,
a
cinque
minuti
dalla
passeggiata
(
ma
cinque
minuti
di
che
cosa
?
Di
marcia
o
di
automobile
?
)
,
zona
centrale
,
zona
centralissima
,
vista
mare
.
Chi
vuol
vedere
il
mare
paga
più
di
tutti
,
fino
a
duecentottanta
al
metroquadro
.
Ma
la
domanda
ristagna
e
ci
sono
i
primi
cenni
del
ribasso
(
sulle
diecimila
al
metroquadro
in
meno
,
dal
cinque
al
dieci
per
cento
)
.
A
Sant
'
Anna
il
mare
non
si
vede
,
il
centro
dista
due
chilometri
,
siamo
insomma
all
'
estrema
periferia
di
Rapallo
,
ed
ecco
perché
vendesi
a
prezzi
vantaggiosissimi
,
anche
con
mutuo
.
È
appunto
la
fila
dei
condomini
che
percorre
tutta
la
vallata
del
Bogo
,
identici
l
'
uno
all
'
altro
;
progettati
dallo
stesso
architetto
,
calcolati
dallo
stesso
ingegnere
:
una
gabbia
di
cemento
armato
su
cui
poi
si
tendono
i
foratoni
,
per
i
solai
e
per
i
muri
.
Altezza
gronda
in
17,50
,
secondo
i
limiti
del
regolamento
edilizio
,
ma
spesso
sopra
la
gronda
cresce
l
'
attico
o
il
superattico
,
e
così
si
arriva
ai
metri
20,50;
e
ci
entrano
,
a
settantacinque
metroquadri
per
famiglia
,
fino
a
cinquanta
inquilini
,
ciascuno
col
suo
bravo
nome
e
titolo
a
stampatello
sulla
targa
dei
campanelli
:
Anzaghi
,
Carugati
,
Viganò
,
Terzi
,
Colombo
,
Garbagnati
,
poi
qualche
Codognotto
e
qualche
Canessa
.
È
la
proprietà
privata
di
massa
.
Parecchie
tapparelle
restano
sempre
chiuse
,
gli
inquilini
compaiono
al
massimo
il
venerdì
sera
,
fanno
la
gitarella
a
Portofino
o
a
Montallegro
,
e
poi
dopo
cena
si
trovano
tutti
quanti
a
parlare
di
nebbia
e
di
quattrini
(
che
non
ci
sono
più
)
.
Meno
male
che
lo
hanno
fatto
in
tempo
,
quest
'
investimento
di
setto
-
otto
milioni
:
hanno
un
posticino
per
le
vacanze
,
il
gruzzoletto
è
al
sicuro
,
e
possono
sempre
dire
«
la
nostra
villa
in
Riviera
»
.
Dopo
tutto
non
sono
neanche
lontane
le
villette
vere
,
le
«
unifamiliari
»
con
giardino
:
basta
salire
un
po
'
più
su
e
la
zona
comincia
a
valorizzarsi
:
ampio
panorama
,
splendida
veduta
,
vista
golfo
.
Da
vedere
il
golf
a
vedere
il
golfo
la
differenza
è
del
doppio
preciso
.
La
più
bella
di
tutte
si
chiama
«
Villa
Mia
»
,
e
il
proprietario
è
il
signor
Osvaldo
Menga
:
ampio
terreno
a
parco
con
alberi
pregiati
,
vialetti
ghiaiosi
,
lampioni
,
finti
pozzi
,
passeggiata
archeologica
con
Veneri
monche
e
putti
,
la
piscina
di
maiolica
verde
.
Ora
è
deserta
,
ma
d
'
estate
ci
danno
splendide
feste
con
orchestrina
e
cantanti
,
gare
di
tiro
alla
pistola
e
rinfreschi
assortiti
.
Per
questa
popolazione
saltuaria
e
lombarda
,
due
o
tre
anni
or
sono
,
hanno
allestito
,
in
quindici
giorni
,
comprese
le
fondamenta
,
una
chiesa
prefabbricata
,
che
prende
nome
dal
Sacro
Cuore
.
L
'
armatura
è
di
montanti
in
lamiera
traforata
,
che
s
'
imbullonano
come
i
pezzi
del
Meccano
,
con
sopra
un
rivestimento
di
materiale
precompresso
.
Un
'
unica
grande
navata
col
tetto
uso
rimessa
,
accanto
all
'
altare
c
'
è
l
'
usciolino
della
sacrestia
,
che
ha
uno
sportello
scorrevole
,
a
coprire
la
grata
del
confessionale
.
Ci
dicono
messa
soltanto
la
domenica
,
in
inverno
e
debbono
accendere
le
stufe
dal
sabato
sera
,
altrimenti
i
fedeli
scesi
per
lo
«
weekend
»
in
Riviera
«
barbellano
»
dal
freddo
.
I
santannesi
stanziali
-
sia
gli
indigeni
che
gli
immigrati
con
fissa
dimora
-
vanno
,
se
ci
vanno
,
all
'
altra
chiesa
,
che
è
il
centro
del
vecchio
borgo
.
È
un
minuscolo
ma
non
brutto
esempio
di
barocco
genovese
,
con
la
cupola
a
tegole
di
ardesia
,
e
sta
per
compiere
trecento
anni
precisi
.
I
borghigiani
ne
parlano
con
un
certo
orgoglio
.
La
sezione
(
anzi
la
sessione
)
del
Partito
comunista
è
poco
più
sotto
,
in
una
baracchetta
di
legno
,
quasi
di
fronte
all
'
osteria
di
Giovannino
Raffo
da
Sestri
Levante
.
Qui
la
sera
vengono
a
giocare
a
carte
,
a
bersi
un
bicchiere
,
e
a
discorrere
in
quel
loro
curioso
dialetto
che
sembra
portoghese
,
gli
adulti
di
Sant
'
Anna
,
quelli
che
all
'
ingrosso
,
hanno
già
fatto
il
militare
e
possiedono
il
fucile
da
caccia
.
Ma
la
selvaggina
deve
essere
scarsa
.
I
giovani
invece
vanno
al
bar
del
Porri
,
dove
il
mese
scorso
si
tenne
un
memorabile
torneo
di
boccette
,
con
medaglia
d
'
oro
.
Davano
per
favorito
il
giovane
Arminetti
,
detto
«
Canna
»
perché
è
alto
e
sottile
,
e
invece
vinse
un
altro
,
e
ora
«
Canna
»
continua
a
mugugnare
e
a
dire
«
belan
»
,
pur
essendo
nato
a
Mimose
,
in
Calabria
.
Ormai
Sant
'
Anna
è
un
cuneo
di
case
,
serrato
fra
due
sensi
unici
,
coi
condomini
da
una
parte
e
il
verde
del
golf
dall
'
altra
,
il
vertice
al
ponticello
sulla
confluenza
dei
due
torrenti
che
formano
,
appunto
,
il
Bogo
.
Due
bar
,
tre
o
quattro
botteghe
di
alimentari
,
il
macellaio
,
il
vinaio
,
qualche
officina
,
un
coiffeur
pour
dames
,
le
rimesse
delle
carrozze
.
Un
tempo
i
vetturini
tenevano
i
cavalli
(
due
,
sempre
,
il
grande
e
il
pony
,
che
può
anche
essere
un
somarello
sardegnolo
)
giù
al
mare
,
vicino
ai
grandi
alberghi
,
a
disposizione
dei
turisti
stranieri
,
ma
poi
è
sembrato
più
decoroso
spostarli
quassù
.
E
oltre
tutto
le
carrozze
sono
ridotte
a
una
decina
,
i
vetturini
hanno
ormai
l
'
età
della
pensione
:
il
più
popolare
,
ma
non
il
più
vecchio
,
ha
sessantun
anni
.
Si
chiama
Luigi
Tasso
,
detto
«
Fante
»
(
qui
il
soprannome
sembra
obbligatorio
,
lo
mettono
persino
sugli
avvisi
mortuari
)
e
diversi
anni
or
sono
,
girandosi
proprio
a
Rapallo
un
film
con
Peppino
De
Filippo
,
lo
scelsero
per
una
particina
.
A
Sant
'
Anna
se
ne
parla
ancora
.
A
Sant
'
Anna
dunque
c
'
è
una
inconsapevole
,
forse
,
volontà
di
restare
villaggio
:
si
trovano
al
caffè
,
provano
a
chiamar
per
nome
(
in
attesa
che
s
'
inventi
il
soprannome
)
anche
il
forestiero
,
hanno
la
scuola
e
la
posta
.
Manca
invece
la
farmacia
,
e
manca
l
'
edicola
dei
giornali
.
Eppure
qualcuno
è
ottimista
.
Da
un
mese
al
bar
del
Pozzi
c
'
è
una
clientela
nuova
:
gli
operai
che
sparano
le
mine
e
guidano
le
ruspe
dalle
parti
di
San
Pietro
.
Sono
i
lavori
per
l
'
autostrada
nuova
,
da
Genova
a
Sestri
,
che
sveltirà
il
traffico
sulla
Riviera
di
Levante
.
In
due
ore
dalle
brume
lombarde
all
'
eterno
tepore
di
qui
:
l
'
imbocco
sarà
proprio
a
Sant
'
Anna
,
e
già
s
'
immagina
il
«
movimento
»
che
ci
sarà
,
fra
un
paio
d
'
anni
.
Gente
che
va
,
gente
che
viene
.
E
speriamo
che
si
fermi
.
I
ragazzini
della
scuola
«
Giovanni
Pascoli
»
la
smetteranno
di
gingillarsi
lì
davanti
,
finita
la
lezione
.
Potranno
finalmente
dire
che
abitano
al
casello
di
Rapallo
.
StampaQuotidiana ,
Persone
amiche
mi
hanno
rimproverato
per
le
cose
che
ho
scritto
in
occasione
dell
'
incontro
di
calcio
tra
Italia
e
Germania
.
Non
ne
hanno
affatto
apprezzato
il
tono
scherzoso
e
si
sono
sentite
offese
da
mie
sgradevoli
battute
.
Perciò
mi
scuso
,
con
loro
e
con
me
stesso
.
È
vero
che
non
bisogna
scherzare
con
le
cose
serie
.
Non
si
può
indulgere
alla
xenofobia
,
ancorché
sportiva
,
tirare
in
ballo
a
sproposito
il
nipote
virtuale
di
Goering
,
confondere
il
nazismo
con
i
tedeschi
e
il
passato
con
il
presente
.
Certo
non
intendevo
nulla
di
simile
,
ma
le
intenzioni
non
contano
se
si
prestano
all
'
equivoco
.
È
una
dissonanza
che
mi
confonde
e
mi
fa
riflettere
.
Evidentemente
ho
dei
brutti
ricordi
.
Questo
è
legittimo
,
ma
dovrei
tenermeli
per
me
e
non
farli
affiorare
impropriamente
in
un
editoriale
del
«
manifesto
»
.
Se
per
caso
c
'
è
stato
un
periodo
della
vita
,
mia
o
di
altri
,
in
cui
una
voce
o
un
accento
erano
immediatamente
associati
alla
sensazione
di
un
pericolo
mortale
,
è
una
faccenda
lontanissima
e
privata
.
Forse
anche
una
patologia
.
Le
esperienze
individuali
non
si
possono
trasmettere
,
appunto
perché
sono
individuali
,
neppure
scrivendo
un
libro
.
Ciò
non
ha
la
minima
importanza
.
Ma
temo
che
qualcosa
di
simile
valga
anche
per
le
esperienze
collettive
,
cioè
per
le
vicende
della
storia
,
e
questo
è
un
discorso
più
grave
.
Quel
che
noi
chiamiamo
revisionismo
storico
è
un
'
operazione
intenzionale
e
politicamente
finalizzata
,
ma
è
certamente
favorita
da
un
oblio
,
da
un
appannamento
della
memoria
e
degli
eventi
,
che
è
quasi
una
legge
di
natura
:
un
fenomeno
fatale
come
il
trascorrere
del
tempo
,
a
cui
non
c
'
è
rimedio
.
Due
righe
di
agenzia
bastano
oggi
per
confermare
che
un
supermercato
sorgerà
ad
Auschwitz
.
Quest
'
idea
,
che
neanche
al
peggiore
degli
uomini
sarebbe
venuta
in
mente
in
altre
stagioni
,
non
suscita
neppure
il
blando
stupore
di
un
anno
fa
.
Ammesso
che
l
'
orrore
di
quel
campo
sia
mai
esistito
,
non
può
più
essere
percepito
intimamente
,
è
inconoscibile
ai
posteri
,
è
al
massimo
una
fredda
nozione
e
per
il
papa
romano
un
impaccio
.
Non
so
che
cosa
spinga
Igor
Man
a
seguire
sul
suo
giornale
il
processo
Priebke
sforzandosi
disperatamente
di
raccontare
,
di
evocare
,
la
mostruosità
universale
delle
logiche
naziste
.
Non
può
riuscirci
,
come
non
ci
riescono
le
parole
dei
vecchi
testimoni
.
Non
è
più
una
grande
tragedia
,
ma
una
mediocre
controversia
giudiziaria
.
Dimenticare
,
dopotutto
,
è
più
semplice
e
generoso
che
riesumare
.
La
memoria
si
accompagna
spesso
al
risentimento
.
È
o
può
ben
sembrare
gretto
ricordare
come
aguzzini
i
ragazzi
di
Salò
,
sebbene
lo
fossero
.
E
sinceramente
invidio
Bassolino
che
mangerebbe
un
'
innocente
pizza
con
i
giovani
Savoia
,
i
quali
ignorano
con
pari
innocenza
le
colpe
degli
antenati
.
Certo
l
'
oblio
e
la
banalizzazione
comportano
un
rischio
,
accantonare
le
tragedie
della
storia
rende
più
facile
che
si
ripetano
.
Ogni
tanto
accade
,
infatti
.
Ma
noi
abbiamo
la
fortuna
di
vivere
in
un
'
epoca
pacificata
e
rassicurante
,
dove
si
sa
che
i
fascismi
sono
improbabili
e
le
guerre
irrilevanti
.