Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
StampaQuotidiana ,
Roma , 6 novembre - Questa notte , a Trastevere , Anita Ekberg ha ballato un infuriato charleston , a piedi nudi e con gli abiti cadenti ; dopo di lei una ballerina turca , Haisch Nanà , ha improvvisato uno strip - tease integrale , interrotto dall ' arrivo della polizia : tutto questo alla presenza di un pubblico d ' eccezione , centocinquanta tra i nomi più in vista dell ' aristocrazia , del cinema , della mondanità . L ' occasione è stato il ricevimento organizzato da Olghina di Robilant , per festeggiare il suo compleanno e la decisione di diventare attrice , e offerto da Peter Howard Vanderbilt al Rugantino . C ' erano moltissimi bien : Francesco Aldobrandini con la moglie Anne Marie La Cloche , Ascanio e Marina Branca , Sandro e Gea Pallavicini , Marimma Rodriguez , Marita Guglielmi Sanfelice di Vulci , Carlottina Del Pezzo , Annamaria Mussolini , Dindina Ciano , Nino Torlonia , Memè Borghese , Giovanna Del Drago , Nicolino Caracciolo , Eriprando Visconti di Modrone , Renzo Avanzo , Novella Parigini , Linda Christian , Andrea Hercolani , Elsa Martinelli con il marito Mancinelli Scotti , Carla Del Poggio , Eleonora Rossi Drago , Laura Betti . C ' era poi un gran numero di belle straniere , inglesi e americane , indossatrici e aspiranti attrici , accompagnate da Domenico Gnoli di Garrau , un pittore specializzato nel fare da guida alle belle straniere di passaggio . Il ricevimento è cominciato alle dieci , con una cena fredda a base di pollo arrosto , roast - beef e whisky scozzese in abbondanza . Gli invitati - in elegantissimi abiti da cocktail , le donne , e con molti gioielli , e in grigio scurissimo gli uomini - erano allegri , chiassosi . Mangiavano , ballavano e ridevano cercando di coprire i frastuoni dell ' orchestra jazz . Ogni tanto , qualcuno si alzava dal tavolo e andava a chiedere ai suonatori qualche ritmo lento , qualche slow per addolcire l ' atmosfera . Poco dopo sono arrivate Anita Ekberg e Linda Christian . In velluto nero , aderentissimo e molto scollato , con una stola di visone bianco gettata sulle spalle , Anita Ekberg era accompagnata da Gerard Haerter , un fotografo danese che abita a Roma . Era allegra , il suo arrivo ha fatto precipitare il ritmo della serata . Per contrasto , Linda Christian si teneva seria , quasi in disparte . Vestiva un largo abito di chiffon grigio , con una gran capigliatura bionda che la faceva sembrare imparruccata , perle nere alle orecchie e brillanti e perle rosa al collo : con lei era Mario Ruspoli , l ' ex fidanzato di Vivi Gioi . Le due attrici non si sono scambiate neppure un ' occhiata sedendosi ai due angoli opposti della piccola sala . Anita Ekberg per un po ' è rimasta al tavolo chic della serata , con Gea Pallavicini ed Elsa Martinelli , che tentava in ogni modo di farsi notare dall ' attrice svedese ; la Ekberg , però , non le ha rivolto la parola , conversando fitto solo con Gea . Improvvisamente si è alzata e si è buttata a ballare con Nicky Pignatelli e con Francesco Aldobrandini , che hanno lasciato le mogli , Luciana Malgeri e Anne Marie La Cloche , sole a chiacchierare tra loro . Erano già le due , quando Anita Ekberg si è stancata anche dei due aristocratici ed è tornata dal suo accompagnatore . Con Gerard Haerter ha cominciato uno sfrenato charleston . Il ritmo accelerava sempre di più , e le altre coppie si fermavano intorno a lei , allora Anita ha gettato via le scarpe , ha sollevato la gonna e ha proseguito da sola . È caduta , si è rialzata , è caduta ancora un paio di volte , riprendendo subito a ballare , con il vestito macchiato di polvere . In un angolo , contenutissima , Linda Christian faceva finta di nulla , ballando con dignità prima con Mario Ruspoli e poi con Baby Borea , flirt dell ' anno scorso . Quando Anita Ekberg , alla fine , si è fermata , mentre la gente ancora gridava e applaudiva , si è gettata nella pista da ballo una ragazza bruna , con i capelli sciolti . Sola , si è messa a ballare una languida danza del ventre : la sala si è scatenata . Gli uomini hanno fatto cerchio intorno a lei , battendo il tempo con gli applausi , e le donne si sedevano in terra , salivano sui tavoli per vedere meglio ; ha finito presto , e tutti hanno voluto sapere chi era e da dove veniva . Fino a quel momento era passata inosservata e adesso tutti volevano conoscere il suo nome , le promettevano scritture , contratti , ingaggi , purché ricominciasse a ballare . Seduta su una sedia , Anita Ekberg si stava facendo asciugare la schiena da Angelo Frontoni , un fotografo . Improvvisamente ha allontanato il fotografo , ha raggiunto la ballerina turca , l ' ha afferrata per una mano e , battendo i piedi nudi in terra per segnare il ritmo , ha gridato : « Come on , dance » . Adesso , Nanà faceva la preziosa : finalmente è intervenuta Novella Parigini che , quasi abbracciandola , l ' ha costretta a ripetere la danza del ventre . La ballerina turca , però , ha voluto mettere una condizione : è salita sul podio dell ' orchestrina e ha annunciato che avrebbe ballato solo se in terra ci fosse stata una « preghiera » , i piccoli tappeti dei musulmani . Novella Parigini , gridando frenetica , ha steso in terra alcune tovaglie . Ma non andavano bene . Allora Andrea Hercolani , principe del Sacro Romano Impero e marito di Laudomia Del Drago , ieri sera assente , si è tolto la giacca , stendendola ai piedi della ballerina turca . Memè Borghese e Nicky Pignatelli lo hanno subito imitato , stendendo per terra altre cinque giacche . Si è fatto silenzio , le luci si sono attenuate e Nanà è salita sul tappeto di giacche . Per prima cosa si è sciolta il vestito , facendolo cadere a terra lentamente . Poi , abbandonandosi al ritmo della musica , è rimasta in slip di seta nera con pizzi , calze e giarrettiere ; poi anche calze e giarrettiere sono cadute ; gli uomini erano a terra , intorno a lei ; dietro , inginocchiate , le ragazze , che gridavano , e le mogli . Anita Ekberg diceva forte , battendo le mani , per incitarla a continuare : « Come on , dance » . Dietro il gruppo che circondava la ballerina turca , c ' era una zona di buio e di silenzio . Carla Del Poggio , Eriprando Visconti di Modrone , Mario Ruspoli , Linda Christian , Marina Valdoni se ne sono andati al Club 84 per paura degli scandali . Nel ristorante c ' erano tre fotografi , che stavano riprendendo ogni particolare della tumultuosa serata . C ' erano anche due agenti in borghese del vicino Commissariato , ma è stato il direttore del locale a chiedere l ' intervento della polizia , per telefono . Gridando , alcuni volevano che Nanà facesse cadere anche lo slip e hanno spinto Novella Parigini contro la ballerina perché glielo strappasse mentre si contorceva . Le due donne sono rotolate per terra , in un groviglio di giacche e di tovaglie . C ' è stata una pausa e , improvvisamente , il contrabbassista dell ' orchestrina , Pino Liberati , ha afferrato una tovaglia , gettandola addosso a Nanà per coprirla . Qualcuno ha acceso la luce , mentre gli agenti intervenivano per por termine alla serata . Al proprietario del ristorante era stato dato il permesso di prorogare la chiusura di un ' ora . Il termine era trascorso da un pezzo e bisognava sgombrare . Nanà , svestita , è fuggita nella toletta , si è chiusa dentro e , battendo i pugni contro la porta , gridava che le riportassero il vestito . Ma nessuno l ' ha raccolto . Gli uomini afferravano le giacche , le donne si gettavano la pelliccia sulle spalle cercando di andarsene al più presto , coprendosi la faccia davanti ai flashes dei fotografi . Nanà è poi riuscita a eclissarsi ; a fronteggiare gli agenti nel tentativo di evitare la chiusura del locale , è rimasto , tra i cocci , il solo proprietario . Con un provvedimento del questore , nella giornata di oggi il Rugantino è stato chiuso a tempo indeterminato .
SU G.F. MALIPIERO ( BALILLA PRATELLA , 1929 )
StampaPeriodica ,
... Perché io potessi giudicare in merito all ' accoglienza fatta recentemente dal pubblico del Teatro Reale dell ' Opera di Roma a le Sette Canzoni del maestro Malipiero , bisognerebbe che io mi fossi trovato presente all ' avvenimento . Stando a quanto ne dicono i giornali , pare che tale accoglienza sia stata della stessa specie di quella , che il pubblico dell ' allora Teatro Costanzi di Roma fece , qualche anno prima della guerra , al mio Inno alla Vita , Musica futurista per orchestra : ed in quel tempo , pubblico , critica , musicisti e colleghi si trovarono cordialmente d ' accordo nel riconoscerla e dichiararla giusta . Quello che allora accadde a me , accade ora ad altri : il quale fatto dimostra , che se anche il lupo ha perduto il pelo , non per questo ha perduto il vizio . Fatti simili dureranno a succedere in Italia , finché : a ) La tutela della creazione musicale nazionale non sarà passata dalle mani dei mecenati dilettanti e rammolliti , degl ' impresari che hanno il loro denaro in pericolo , delle società nazionali ed internazionali di mutuo soccorso fra compositori , direttori e concertisti , in quelle dello Stato ; b ) Finché la creazione musicale nazionale , divenuta patrimonio e produzione di Stato , di proprietà e di utilità pubblica nei suoi valori morali per il decoro e per il buon nome della Patria e di dentro e di fuori non sarà stata imposta per legge al rispetto di tutti indistintamente ; c ) Finché lo Stato non avrà dato disposizioni tassative alla critica italiana , a fine di uniformare i criteri generali in modo : che l ' azione della critica valga a creare nei pubblici la fede in se stessi l ' ammirazione pei vincitori ed il rispetto per i vinti ; così che l ' opera , anche se riconosciuta inferiore nella sua realtà , non per questo debba apportare beffe , disprezzo e mortificazione a chi l ' ha concepita con tormento in omaggio ad un ideale nobilissimo ; d ) Finché lo Stato non avrà fatto cessare l ' esibizionismo , il dilettantismo pagante e non avrà mandato al confino tutti i ciarlatani , i mezzani ed i sedicenti protettori mercanti dell ' arte : elevando l ' arte al valore di sommo fattore politico , nel senso più vasto della parola , manifestazione del genio e della potenza creatrice di una Nazione . Dovrei dire , poi , una parola in un orecchio ai musicisti , ma costoro mi hanno già capito ...
StampaQuotidiana ,
Roma , aprile - Allegro , ma con un ' aria leggermente facinorosa , Federico Fellini « gira » il suo nuovo film , La dolce vita . Chi racconterà la storia del dopoguerra cinematografico dovrà dire , alla fine , che vinsero non tanto gli ingegni più splendidi ma coloro che ebbero la testa più dura . Fellini , si intende , di ingegno ne ha da vendere . Ma cosa sarebbe diventato nella caotica produzione nostra senza quelle doti da mercante romagnolo , da indiano paziente , da prussiano caparbio che gli abbiamo , meravigliati , riconosciute in questi anni ? Quello di Fellini è infatti un caso esemplare . Ecco un regista famoso in tutto il mondo , carico di premi , e , ciò che più importa , i cui film si vendono a scatola chiusa , il quale è costretto , a ogni nuovo film , a « inventarsi » un produttore . Proprio come se fosse un novellino qualsiasi . L ' ostinazione dei « grossi » del nostro cinema a negargli fiducia è una delle cose più stravaganti ed esilaranti del costume cinematografico nazionale . Ennio Flaiano , che è il più costante soggettista delle opere felliniane , ci diceva che in margine del soggetto de I vitelloni il produttore aveva scritto : « Cretinate , cose dell ' altro mondo » ed altrettali . E pazienza che allora Fellini era alle prime armi o quasi . Poi è venuto il trionfo internazionale della Strada . Abbiamo sentito con i nostri orecchi delle francesine entusiaste entrare in un ristorante esclamando rivolte agli amici che le attendevano , in italiano : « È arrivato Zampanò ! » . Ebbene , per varare Cabiria , Federico Fellini prese contatto con undici produttori . Fatto il film , dovette correre a Genova a farlo vedere al Cardinal Siri , che benignamente lo approvò , per sfuggire ai fulmini della censura . Anche per La dolce vita le difficoltà si sono moltiplicate . Un noto produttore gli voleva imporre attori stranieri . « Se no non si vende negli Stati Uniti » affermava . E avrà avuto anche ragione . Ma come si fa ad affidare , senza snaturare il racconto , la parte di Mastroianni a uno straniero ? Gli stranieri ne La dolce vita sono il contorno , gli attributi , non la sostanza . In compenso , Anita Ekberg è una straniera per modo di dire . Naviga nelle paludi romane come un personaggio del Belli . Si muove fra via Veneto e piazza del Popolo come se fosse nata da queste parti invece che tra i fiordi dell ' estremo Settentrione . Del resto la selvaggia salute dei discendenti dei Vichinghi senza dubbio le giova . Resiste ai fotografi ossessivi , alle strippate di spaghetti , al vino , traditore , dei Castelli con una grazia disarmante . Non sembra neppure sospettare che questa vecchia città la vuole distruggere ; che la folla che le sta d ' attorno cerca di rimpinzarla di cibo pesante , di ingombrarle la mente di vini liquorosi per ridurla uno straccio . Potrebbe finir qua per sempre , ingoffita , spiegazzata , ignota tra ignoti . Ma non se ne dà pensiero . Entra nelle acque della fredda fontana di Trevi come nel bagno dell ' Excelsior . Beve un po ' d ' alcool per scaldarsi ; poi comincia a divertircisi , e non accenna a smettere . Quasi ignuda com ' è , potrebbe prendere un malanno . Fellini se ne preoccupa , e si dice contento . Ma Anita , ormai a ruota libera , ride a gola spiegata . La lasciassero fare , starebbe a mollo nell ' acqua tutta la notte . Invece incalzano altre scene . La dolce vita è allo stesso tempo un panorama e una satira della giungla di via Veneto , dei play boys e delle attricette , degli ex potentati e delle vamp dell ' altro ieri , dei fotoreporters , delle mannequins e di tutti coloro che cercano un po ' di sole economico , un po ' di ristoro alla vanità ferita , alla luce dei riflettori cinematografici . Allegro ed autorevole , Fellini coinvolge tutti , una ragazzina di tredici anni ed Annibale Ninchi . Purché giri la ruota della vita , e quel riflesso rapido della vita che la gente chiama cinematografo . Ora Anita Ekberg , che recita la parte di se stessa , è intervistata da un tale che fa finta di essere collaboratore di un ' austera rivista di estetica filmica . « Signorina Ekberg , cosa ne dice del neorealismo ? » Serena , volgendo attorno gli occhi di ghiaccio , la splendida donna chiede ai suoi amici fotografi , in un italiano stento ma limpido : « Il neorealismo ? Cos ' è il neorealismo ? » . « È un vino di Frascati » risponde un fotografo prendendola golosamente per il braccio nudo . « Andiamo da Gino in Trastevere a farci un piatto di fettuccine » .
LA LIBERTÀ DI STAMPA ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
Pochi mesi fa il presidente del Cile , Allende , scriveva una lettera aperta al direttore del « Mercurio » - il massimo quotidiano di informazione di Santiago , di antica tradizione democratica e indipendente - lamentandosi con tono duro e risentito delle critiche mosse dal giornale al governo di fronte popolare sorto nella nazione cilena dal verdetto delle urne di un anno fa ( poco più di un terzo del corpo elettorale , contro un terzo ai conservatori e meno di un terzo ai democristiani ) e opponendo la « tradizione di democrazia e di legalità » cui il regime continua ad ispirarsi a quella che egli chiamava « la tradizione di infamia che il popolo ripudia e che tanto danno ha arrecato alla nostra convivenza sociale » . Il direttore del « Mercurio » , Silva Espejo , gli rispondeva con grande dignità e fermezza che la libertà di stampa comincia ad essere minacciata proprio dai « ripudi ufficiali » e che « da un po ' di tempo il governo non tollera volentieri i dissensi e in tal modo contraddice alle sue stesse dichiarazioni sul carattere democratico e pluralista del regime di unità popolare » . Il caso , riferito giorni fa sulle colonne del « Corriere » dal nostro Pieroni in un ' intervista da Santiago , è esemplare di quelle che sono oggi in una vasta parte del mondo , e non soltanto in Cile , le minacce alla libertà di stampa : minacce che non sono meno gravi nei paesi in cui pur sopravvivono formalmente le garanzie giuridiche ed esteriori della libertà di espressione . Il Cile , per esempio , pur dopo la svolta di Allende , non ha ripudiato , o meglio non ha potuto ripudiare , la libertà di stampa , profondamente radicata in un paese , forse il solo del sud - America , dove il pluralismo democratico sopravvisse a tutte le tentazioni dei colonnelli o dei « pronunciamenti » , in una linea storica che non subì vere eccezioni . I giornali liberi continuano ad uscire ; la diversità di posizioni , fra organi conservatori , cattolici e socialisti , continua a riflettere press ' a poco la geografia politica della nazione cilena , fondata sui tre terzi emersi dal verdetto elettorale dell ' ottobre '70 . Lo stesso pluralismo televisivo si affianca tuttora al pluralismo della stampa scritta : accanto al canale di stato , solo formalmente aperto alle voci dell ' opposizione e in realtà dominato dall ' apparato del fronte popolare al governo , sussistono un canale di prevalente ispirazione democristiana ed un altro di intonazione laica . Le stazioni radio non sono meno di un centinaio e quella che riflette la voce dei sindacati - particolarmente potente con la coalizione di sinistra - interferisce nella lunghezza d ' onda della radio democristiana , espressione del partito che pur facilitò , per le sue debolezze e per le sue divisioni , l ' avvento di Allende al potere da posizioni di minoranza . Senonché le insidie alla superstite libertà di stampa e di critica provengono dall ' interno del sistema , al di là di tutte le professioni formali di rispetto . Torniamo al caso del « Mercurio » , che è il più eloquente e il più indicativo . Nell ' intervista al « Corriere » il direttore del giornale di Santiago ha ricordato che in poco più di un anno il suo quotidiano ha perduto il 40 per cento della pubblicità : e tutti sanno che fra le due fonti di vita di qualunque grande giornale di tipo industriale nel mondo moderno , la vendita e la pubblicità , la seconda prevale ormai sulla prima , dal Cile all ' Italia . Silva Espejo non ha accusato direttamente il governo di tale inquietante calo , che mette in forse la stessa autonomia del giornale e minaccia le sue prospettive di vita ; ha solo ricordato che le larghe nazionalizzazioni , compiute da Allende , hanno tolto alle società interessate lo stimolo alla pubblicità commerciale ed ha aggiunto che in ogni caso il po ' di pubblicità sopravvissuta è riservata di norma ai fogli filo - governativi ... Ma non basta . In un anno il quotidiano , che continua con coraggio e con coerenza la sua battaglia contro il nuovo regime e contro i rischi di degenerazione autoritaria e totalitaria , ha subìto un ' ispezione fiscale , sia pure senza risultati , un ' ispezione della polizia , sotto il pretesto di aver armato una guardia interna contro i possibili attacchi di fuori , un accentuarsidi tutti i sistemi di controllo e di indagine volti a ricordare la potenza dell ' esecutivo e i limiti del diritto di critica . Non sono mancati neppure i tentativi - e come possono mancare in questi casi ? - di minare dall ' interno l ' unità e la compattezza del corpo redazionale - che rappresentano sempre , sotto qualunque latitudine , la migliore difesa contro le pressioni e le intimidazioni del potere politico - attraverso la formazione di un comitato di unità , sia pure largamente minoritario . Senza contare casi ancora più clamorosi , come quello del quotidiano « El Sur » di Concepción , occupato da gruppi di estremisti interni ed esterni all ' azienda reclamanti il diritto di supervisione politica accanto a determinate rivendicazioni salariali . Ecco come si può minacciare e al limite distruggere una stampa libera , anche di antiche e radicate tradizioni , come quella del Cile , senza ricorrere alle ghigliottine dei regimi fascisti o comunisti . Il controllo , o la rarefazione , della pubblicità ; la sedizione o la rivolta all ' interno delle aziende ; le conseguenze , sulla gestione editoriale , del ristagno della produzione e degli investimenti ; la nazionalizzazione ( ci si sta pensando seriamente in Cile ) di tutte le industrie per la produzione di carta e di cellulosa . Indurre gli editori a gettare la spugna , i giornalisti ad abbandonare il campo , gli scrittori a preferire il silenzio ... Non è una minaccia che possa essere sottovalutata , neppure per i possibili riflessi o contraccolpi in Europa . La crisi dei quotidiani è generale , per l ' aggressiva e spesso incontrollata concorrenza della televisione ( particolarmente nei paesi - l ' Italia insegni dove la televisione è esercitata in regime di monopolio di Stato , col largo ricorso al mercato pubblicitario libero ) , per la diffusione degli altri « mass media » , per il vertiginoso aumento dei costi ; e proprio pochi giorni fa un giornale che non ama mai i titoli ad effetto e che sa misurare le parole , « Le Monde » , intitolava un suo articolo in prima pagina La presse quotidienne en péril , indagandone , con puntigliosa esattezza , le cause e i possibili rimedi . Forse è giunto il momento di richiamare strati sempre più vasti di opinione pubblica , anche in Italia , alla coscienza di questo problema , fondamentale per la sopravvivenza della nostra democrazia . Le leggi o le provvidenze per l ' editoria servono a poco se la classe dirigente non è animata dal culto geloso e , vorremmo dire , religioso della libertà di stampa e della pluralità dell ' informazione , al di fuori di ogni tentazione di controllo dall ' alto . Le dichiarazioni di Donat Cattin al recente convegno di Roma sono allarmanti : parlare di distribuzione « forzosa » della pubblicità equivale a legittimare il peggiore intervento discriminatorio del potere esecutivo , a vantaggio dei potenti dell ' ora . Il problema è un altro : salvare tutte le voci dell ' opinione pubblica , le piccole non meno delle grandi , sul piano di un pluralismo effettivo e articolato . Ignazio Silone ha scritto che , ogni qual volta muore un giornale anche periferico , anche di provincia , è un senso di lutto che si diffonde nel paese intero . In quanto con quel giornale è un frammento della nostra libertà che se ne va ; e quindi qualcosa di noi stessi .
A. MORAVIA, GL'INDIFFERENTI - ALPES, MILANO ( CAMPANILE ARISTIDE , 1929 )
StampaPeriodica ,
Questo autunno che s ' attarda a continuare gli ultimi tepori estivi e si compiace delle ottobrate chiassose e salutevoli ci ha portato anche un pessimo dono nel campo delle lettere , quasi a disturbare la nostra beatitudine nata dalla contemplazione dei frutti opimi e dal lucore del moscatello . Perché disturbarsi per una mosca che ronza fastidiosa e dispiacersi di un cane rognoso , e arrovellarsi per dimostrare che questa vespa è l ' essere più benigno del mondo , se la vita intorno è così bella , allettante , dilettevole ? Per lo stridente contrasto ; a causa dei nervi tesi per il ricambio autunnale ? Non so ; certo , gran chiasso nel campo delle lette - re , gravi parole , accenti d ' ira e di sdegno ; smisurata apologia . Ed io , che mi godevo il solicello , contento della stagione propizia alla mia nidiata , sento venirmi all ' orecchio questo gran fracasso e son costretto a volerne conoscere le ragioni , a capirne i motivi . Scendo anch ' io fra i tenzonanti ? Nemmen per sogno , che fra quelli il trambusto è così alto che non riuscirei a tirare il ragno dal buco . Quelli parlano orribili favelle , cantano inni o innalzano invettive , e io invece voglio usare parole semplici , le più umili possibili , qual si convengono a chi piacciono il solicello e le ottobrate col vino di Frascati . Non temete di essere costretti a gran fatica , che basta ben poco a giudicare gl ' Indifferenti . Alcuni se la son cavata con parole poco parlamentari ma efficacissime : " porcherie " ; altri han detto e non detto : fra la gioia e il disgusto , sono rimasti di parere incerto ; altri ancora , con le lagrime dell ' entusiasmo agli occhi hanno gridato che finalmente abbiamo avuto il capolavoro . A Borgo a Mozzano , delizioso paese di Val di Serchio , è in piedi sempre un famosissimo ponte : " il ponte del Diavolo . " Ha un arco a tutto sesto che è una meraviglia a guardarsi , e certo , nei tempi in cui fu gettato , non poca fatica dovette costare , se fra quei popolani è ancora viva una leggenda burlesca , che Giuseppe Giusti ricorda nella lettera scritta al suo precettore , Andrea Francioni , il 30 ottobre 1836 . Giunto il poeta al culmine della famosissima arcata , incontrò un contadino al qua - le chiese come mai il ponte avesse preso il nome del diavolo . N ' ebbe questa risposta , senza dubbio dopo gli scongiuri di prammatica ché il contadino si trascinava sulle spalle un buon carico di legna da portare a salvamento : " Che vuol che gli dica ? Raccontano che San Giuliano , quando fece il ponte , per finire questo arco chiamò quell ' ... amico , e gli disse che l ' aiutasse ; ma chi sa poi se è vero ? Chiese dunque aiuto al ... gli chiese aiuto ( qui ci accorgemmo che il buon uomo aveva scrupolo a no - minare il diavolo ) , e gli promise la prim ' anima che ci fosse passata su . Quando fu finito , San Giuliano , per canzonarlo , di laggiù di fondo aizzò un cane , e poi gli tirò una stiacciata su per il ponte : il cane corse dietro alla stiacciata , e qui , dove toccò col piede , l ' agguantò . Quello , che stava a vedere chi passava il primo , subito gli dà addosso , e quando s ' avvide che era un cane invece d ' un cristiano , lo scaraventò con tanta rabbia in terra , che sfondò qui e passò di sotto . Ma sarà vero ? Lo dicono : Ma chi c ' era allora ? " Questo è toccato in sorte ai nostri critici , un cane , invece di un ' anima , ma essendo discordi sulla sua natura , c ' è chi lo scaraventa con rabbia in terra e chi , invece , gli innalza archi di trionfo . Lo stile Capolavoro : e si rimane perplessi nel dover giudicare . È come quando ci si trova nello studio di un pittore amico che ci presenta un suo mediocre , o brutto quadro : Bello , bellissimo , meraviglioso , e poi di dietro corna e peste , o , pian pianino , si incomincia a trovare sgraziata quella linea , poi la pennellata così e così , prima , con parole che non dicono tutto il pensiero , poi , mano mano , sempre più accentuando . Capolavoro , han detto : ma , oggi : non esageri , il Moravia ; trovi la misura ; e , prima , lo hanno esaltato , lo hanno , come si dice , montato , e lui si è fatto montare . Capolavoro : ed eccoci col naso contro una improprietà dopo poche righe . Offerta ? no , invito . Ed eccoci a contare quarantuno " indifferenti " e " indifferenza , " e chissà quanti ne abbiamo lasciati per via . Non basta , ché c ' imbattiamo in uno " stupore di vetro , " in una " disgustata pietà " ; in una voce alzata " al diapason più forte " ; in una risata agra ; in " machiavellismi tenebrosi " ; in una donna che " tutta nuda gli ( al giovane amante ) sarebbe venuta incontro a passo di danza . " Immaginarsela questa scena è un piacere da ingrassare . Io non sono pedante , né purista al cento per cento , ma quando si legge : " Si può ? domandò la testa : tutti si voltarono , " e via , ci voltiamo anche noi in attesa di una testa che parli , magari una testa di fantoccio . E non è tutto , ché a pagina 71si afferra il gesto per il polso : " Allora prenditi questo ; Michele alzò la mano ... ma per il polso , con una sorprendente rapidità , il gesto venne afferrato , rintuzzato . " Che c ' entra Moravia ? Egli ha trovato l ' affare e ne gongola , di certo ; sono i critici che hanno le stampelle storte , e amano bighellonare perché leggersi trecento fitte pagine obiettivate antropocentricamente è fatica non lieve e costa un mal d ' occhi non indifferente . Ma a che giuoco giuochiamo ? al giuoco del capolavoro ? Siamo intesi , evviva il capolavoro e le patrie lettere son salve . E quel povero Verga è morto misero di lodi , e a quel povero Pascoli a momenti si negava perfino l ' estro poetico , e a Moravia invece il saluto alla voce e plausi fino ad arrossare e indolenzire le palme delle mani , appena con la testa fuori del guscio ... Nelle prime pagine specialmente , battute di dialogo sciatte , puerili , di una sorprendente cafoneria . E in seguito si cerca invano la pagina che ti elevi , che dia vibrazioni , che ti riporti alla luce o ti inabissi , anche questo ci si può aspettare dal capolavoro , fra quelle tenebre . Racconta il ferocissimo e acutissimo Boine : " A me viene in mente certo tiro che feci in liceo al professore di storia naturale , quando gli portai in classe l ' osso di bue con cui mia madre aveva fatto il brodo due giorni prima . Gli dissi , documentando , ch ' era un osso fossile . Lo studiò con la lente un mese e in ultimo decise che fosse un femore d ' ursus spelaens . " Era soltanto una giunta da brodo . L ' argomento Dobbiamo parlarne ? Ci son cose così gustose intorno , che ben sarebbe rivolgere ad esse la nostra attenzione anziché guastarci l ' appetito e la serenità con la roba ammannita dal Moravia . Una madre con l ' amante ; una figlia che ruba l ' amante alla madre ; un figlio che assiste e solo pensa ; e poi , sempre , oscene nudità , osceni desideri , sorda , malata libidine . Oh , la sana voluttà ! Ma dov ' è ? Nulla di tra - volgente ; qui la natura è proprio abortita ; nemmeno è mostruosa , or - renda . Ci sono vecchi satiri , dagli oc - chi scintillanti e dalle froge aperte , nella vita ; ci sono giovani insaziabili , senza molti scrupoli ; femmine avi - de , con bramosie bestiali , ma gente che fa quello che il Moravia ci fa vedere , francamente quella dev ' essere una conoscenza solo sua , personalissima , una esperienza che nessuno ha desiderio di contestargli , tanto è sog - gettiva . Ne rimanga padrone , padronissimo . Io , la primavera , vado spesso in campagna , in una deliziosa villa purtroppo non mia ... Dietro la villa , sulla porta di una capannuccia fatta apposta , c ' è un truogolo e col muso dentro una scrofa e un verro vi grufolano se non dormono . Non me ne accorgo . Non sento , non vedo tanto tutto l ' altro è bel - lo e mi conquide . Invece , il Moravia , lo vede ed è conquiso solo dal truogolo , sente solo la vita della scrofa e del verro . Si accomodi pure . È libero col suo editore di imbrancarvi - si , ma non tanto libero di imporre la circolazione della loro malattia . Intesi ! Ma non c ' è nulla , proprio nulla ? Nulla : perverso squallore , abietta aridità . Ci sono affermazioni indegne , da ricacciare in gola a chi le pronuncia : " sciagurata figura del nostro tempo corrotto . " Di quale tempo parla il Moravia ? Del suo tempo ; forse dei suoi giorni , e delle sue ore ; non del nostro tempo , ché il nostro è così chiaro , luminoso , puro , che dal contrasto risulta palese la sua indegnità ... Quanta bellezza da sette anni ! Campi in rigoglio , officine sonanti , opere grandiose , canti e canti ; dolcissimi canti di amore , vibranti canzoni di guerra , inni di vita . " Oggi , dopo sette anni , siamo più giovani , più forti , più implacabili di prima ! " Che impeto di fede ! Nel discorso delle beatitudini Cristo disse : " Voi siete la luce del mondo . Non può rimaner nascosta una città situata su di un monte . " Roma è ferma da ventotto secoli su sette e più colli . Roma splende di luce meridiana . Il Genio , oggi , la guida . Povero giovinotto , fa pietà . Compatirlo bisogna , il povero Moravia , egli è sordo e cieco , seppellito com ' è nel truogolo . Continui a grufolare , e i critici esaltanti gli tengano buona compagnia .
Fred, l'uomo che cantava come un marine ( Fusco Gian Carlo , 1960 )
StampaQuotidiana ,
Incontrai Fred Buscaglione , la prima volta , a Viareggio , nell ' estate del 1946 . A quel tempo dirigevo un night - club piuttosto importante , il vecchio Kursaal , al centro della passeggiata a mare . Stagione intensa , turbinosa . Americani negri e bianchi ciondolavano dappertutto . Avventurieri d ' ogni calibro , tipo ed età circolavano sul litorale tirrenico , fra Livorno e Forte dei Marmi , attirati da quella affascinante « fata morgana » ch ' erano gli enormi magazzini militari di Tombolo . Più che magazzini , una specie di metropoli polverosa , improvvisata fra la spiaggia e la via Aurelia : fatta di casse accatastate a centinaia di migliaia , di jeeps nuove di zecca allineate e coperte di teli mimetici , di camions , di cannoni , di gabinetti dentistici da campo , di tutti i materiali necessari a un esercito moderno . I biglietti grigi da 1000 « amlire » avevano , in quei giorni , il valore di stuzzicadenti . L ' estrema coda occidentale dell ' ex linea gotica era una specie di cornucopia traboccante di frutti succulenti . Gli affaristi del Nord , muniti di credenziali rilasciate dalle più bizzarre e impensate autorità partigiane , erano scesi in Versilia , e vi si erano stabiliti per arraffare e sperperare milioni . Nel mio locale , ancora spruzzato di schegge e arredato alla meglio , suonava il « Quintetto Gaio » , che più tardi emigrò in Brasile e tuttora è l ' orchestra numero 1 di Copacabana ; cantava e ballava una signorina di buona famiglia , pressoché debuttante , di nome Katina Ranieri ; intratteneva il pubblico , fra un ballo e l ' altro , con monologhi umoristici e barzellette , un giovane , indemoniato fantasista , magro , occhialuto , annunciato sui manifesti come « Mario Carotenuto - L ' irresistibile causeur » ; si esibiva Casoni , vestito mezzo in abito da sera femminile e mezzo in frac , il quale mandava in visibilio gli ufficiali americani , ballando un tango con se stesso , abbracciandosi , accarezzandosi . Fu appunto Casoni a presentarmi Buscaglione , torinese come lui . Mi trovai davanti , una sera , mentre i « Gai » suonavano Apri la porta , Riccardo , un giovanotto magro , dagli occhi fiammeggianti e dai capelli ricadenti sulla fronte in un ciuffo vagamente hitleriano . Suonava il piano , la tromba , eventualmente la batteria . Cantava . Sapeva « arrangiare » . All ' occorrenza , se la sarebbe cavata anche in pista , come ballerino . Fu l ' incontro di una sera , anzi di mezz ' ora , fra due whisky di dubbia origine . Nel mio locale non c ' era posto per quel giovanotto che un giorno ( chi poteva immaginarlo ? ) avrebbe avuto milioni di fans . Nell ' autunno del 1956 , quando anche in Italia dilagò , improvvisamente , la moda del juke - box , i distributori di macchine automatiche e di dischi notarono che molte monete da 50 e da 100 lire finivano nei loro ordigni in virtù di una voce strana , rauca , aggressiva , completamente diversa dal cliché nazionale , sia pure aggiornato dai primi « urlatori » di successo . Quella voce , sospesa fra il canto e la recitazione , rivelò ai patiti della musica leggera un nuovo idolo : Fred Buscaglione . Che bambola ! , coi suoi cinguettii e il suo gergo da « bulleria » periferica , si piazzò subito ai primi posti , nella graduatoria dei successi attentamente vigilata dagli editori musicali e dai fabbricanti di dischi . Pochissimi conoscevano quel bizzarro cantante - attore , dalla voce rauca , viziata , ossessiva . Per via del nome , Fred , molti credettero che si trattasse di un italo - americano : come Mike Bongiorno o Joe Di Maggio . In realtà , quel Fred , non si sa come , anziché stare per Federico , stava per Ferdinando e in America , Buscaglione , nato a Torino nel 1921 , non era mai stato . Erano stati gli americani a raggiungerlo , nell ' autunno del 1943 , quand ' era soldato in Sardegna , e preferiva divertire i commilitoni cantando alle esercitazioni di tiro e al percorso di guerra . Furono i marines statunitensi , preceduti da scrosci di bombe e immancabilmente seguiti da orchestre e da casse di whisky , a ribattezzarlo Fred , a suggerirgli lo stile « duro » , a insegnargli a bere . Aveva frequentato , quattordicenne , i corsi di violino e di viola al conservatorio Giuseppe Verdi di Torino . Dopo un biennio di scrupolosa fedeltà al « classico » , nel 1937 si accorse che la sua vera passione era il jazz . Una passione alimentata dalle riviste cinematografiche americane , dagli arrangiamenti « sinfonici » di Paul Whiteman , dai ritmi scanditi da Fred Astaire , il ballerino dai piedi di acciaio . Dopo 1'8 settembre 1943 , mentre i tedeschi si ritiravano verso la Maddalena e Olbia , per trasferirsi in Corsica , Buscaglione conquistò gli americani . Qualche settimana prima , nel penultimo « quadro » di una rivistina organizzata dal comando di Divisione per distrarre la truppa , aveva cantato Vincere : sull ' attenti , serio , su sfondo nero , illuminato da un riflettore « gentilmente » prestato per l ' occasione dal Genio fotoelettricisti . Ma non se ne ricordava già più . Ora , finalmente , era venuto il momento del boogie - woogie ( ritmo pari a giro « chiuso » ) , di Gilda , di T ' ho incontrata a Napoli . Il torinese Buscaglione assimilò presto il nuovo stile . Ritirò in gola la voce . Alzò il sopracciglio . Accentuò la strafottenza del ciuffo . Ma nonostante ciò , il venticinquenne cantante non ebbe il suo boom . Continuò a essere uno dei tanti orchestrali « con voce » da locale notturno dietro i divi di quel tempo : Nilla Pizzi , Norma Bruni , Natalino Otto , Oscar Carboni , Narciso Parigi , eccetera . Bruno Quirinetta importatore della « raspa » messicana , dominava nelle notti dell ' élite nazionale . Ci vollero dieci anni , perché il nome di Buscaglione , la sua voce ingolata e le sue trovate mimiche diventassero popolari . Dieci anni , la televisione e i juke - box . Che bambola ! , Eri piccola , Ho il whisky facile , Guarda che luna , Che notte ! , Teresa non sparare . Una serie ininterrotta di successi . Fino all ' ultima canzone : I sette spiriti . Girerà nelle macchine a gettone quando l ' autore sarà soltanto un ricordo .
Creature del cielo ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Innocenza , immaginazione e ossessione in un crimine di sangue senza colpevoli : è la definizione d ' un film anticonvenzionale e bello fornita dal regista Peter Jackson . Questo regista ha trentaquattro anni , è neozelandese come Jane Campion , con Creature del cielo ha concorso all ' Oscar e ha vinto un Leone d ' argento alla Mostra eli Venezia 1994; il suo primo film diretto a ventisette anni era Bad ' Paste ( Cattivo gusto ) , il secondo era interpretato da pupazzi animati e il terzo , Brain Dead ( Splatters - Gli schizzacervelli ) era uno zombie - movie ; è cresciuto guardando la tv e i suoi guru cinematografici , dice , sono King Kong , i Monty Python , Buster Keaton ; il suo segreto dev ' essere la sceneggiatrice fissa Frances Walsh , ex musicista in band universitarie e pure lei formatasi con la televisione . Creature del cielo ricostruisce un fatto di cronaca nera avvenuto a Christchurch nel 1954 , il caso Parker - Hulme . Due ragazzine quattordicenni , amiche e amanti , ammazzarono a colpi di mattone in testa una madre decisa a separarle ; suscitarono in Nuova Zelanda e anche in Inghilterra un ' enorme sensazione , affascinata e inorridita , nell ' opinione pubblica che le giudicò mostruose quanto in Francia la ragazza Violette Nozière assassina della sua famiglia ; vennero condannate per omicidio ( soltanto l ' età evitò loro l ' ergastolo ) , incarcerate e poi rilasciate a condizione che non s ' incontrassero mai più . Il film fa dell ' episodio soprattutto un racconto d ' amicizia , d ' amore e di fuga dal reale , nuovo nello stile , molto divertente , psicologicamente perfetto , interpretato magnificamente dalle adolescenti Melanie Lynskey e Kate Winslet . Le due amiche sono estremamente intelligenti , saccenti , arroganti , snob , dotate d ' un senso dell ' umorismo acerbo e insolente , complici .
TEMI POLITICO-SINDACALI. LIBERTÀ DI STAMPA ( SPINELLI FRANCO ALFONSO , 1929 )
StampaPeriodica ,
C ' è tanta gente , anzi , troppa gente che ama indugiare sul luogo comune . Ho parlato in questo giornale di libertà di pensare , ho parlato a lungo della moralità giornalistica : argomenti che poggiano sopra la logica ed evidente base della libertà di stampa . Non so perché ma parecchi non vogliono capire . Se quanto ho scritto ed ho parlato col solito costume mio , alto e forte mi ha arrecato plausi , e non da parte di antifascisti , ma da parte di provati fascisti , e se la cosiddetta " censura " ha lasciato passare , credo che una buona prova per l ' esistenza della libertà di stampa si sia raggiunta . Ma è tema così ampio che c ' è motivo e mezzo di fermarvisi sopra ancora un poco . Ci sono equivoci di buonafede ( la malafede non è mai degna di discussione ) da spiegare . Vediamone uno . Si crede che dalle parole ai fatti corra troppo spazio . Va bene si dice parlare ed affermare che questa libertà esiste , ma poi nella quotidiana realtà ci si accorge che essa è un ben lontano mito . E perché ? chiedo io perché ? Forse perché c ' è il Tizio cui preme non si parli del tale delicato affare ? Forse perché questo Tizio ha la data carica e per il buon nome non deve essere toccato ? Sciocchezze . Ripeto ciò che altre volte ho scritto : il problema della libertà di stampa è problema di psicologia individuale , di coraggio o di viltà . Il pensiero di Mussolini è molto chiaro , preciso . Se il pensiero e la volontà del Duce non trovano corrispondenza nei fatti ( ed io non lo credo in assoluto ) occorre colpire chi questo impedisce . E precisamente il signor Tizio di cui sopra . Mi stupisce che tutto proceda bene . Errano tutti e spesso perché è umano . Il Fascismo non errerà , ma possono errare i suoi uomini . E questi uomini devono essere colpiti , pubblicamente . Metodo scandalistico ? No , metodo squadrista : netto e reciso . Tagliare e colpire . Non c ' è da aver sciocche e stolide paure . Nulla ha da scapitare , ha sempre da guadagnare il Partito quando favorisce la giusta epurazione . Vuole una sua soddisfazione anche il cittadino , il quidam . Noi fascisti , sani e vecchi , dobbiamo darla con assoluta volontà intransigente . Mi stupisce che tutto proceda bene , e vorrei , perché sia seguita la volontà del Duce , che qualche cosa sia detto su ciò che non va tanto bene . Sono voci idiote ? Sono " si dice " ? Mancano le prove ? Ed allora alla gogna gli imbecilli responsabili , al confino i giornalisti cretini . Sono voci vere ? Critiche esatte ? Critiche fasciste ? Ed allora : esami , modifiche , punizioni , miglioramenti . È sistema rapido che offre il vantaggio indiscutibile di tarpare le ali a quella ignobile nottola del mormorio . Certi problemi affiorano che sono poi sepolti . Ma ove esistono uomini nulla è sepolto . Diversi recenti episodi l ' hanno provato . Ed hanno provato il valore degli individui , la onestà dei fascisti , la libertà di stampa , l ' intelligenza dei Prefetti . Le eccezioni di oggi dovrebbero essere le normalità di domani . Guai al Fascismo il giorno che dovesse aver paura della critica ! E Mussolini , veggente , ha detto : io voglio la critica . Critica e vociferazione : due cose distinte : due modi di accoglierle : studio per la prima , bastone per la seconda . Occorre poi non essere troppo zelanti . Il garzone troppo zelante cambia dieci padroni e dieci padroni manda in rovina . Vi sono gli zelanti della politica . E di questi già sovente mi sono occupato , per cui non necessita spendere altre parole a ripetere cose note . Sono individui che nello esagerato protezionismo nascondo - no sovente particolari interessi . Vi sono gli zelanti della morale . A costoro raccomando calma e sangue freddo . Non si pubblica la cronaca dei suicidi . Sono contenti ? Si limitano a sommarie notizie , i resoconti di delitti , furti , scassi , etc . Sono contenti . Ma poi non occorre esagerare . La cronaca è cronaca ed ha le sue esigenze . Le statistiche sono statistiche e non possono venire annullate . Non voglio che imbastiscano romanzi polizieschi a diletto delle portinaie e delle ragazzine in cerca del brivido . Ma trovo poi ridicoli certi catonismi . C ' è a Milano un processo Pollastri . I giornali se ne occupano ampiamente . Tutta Italia sa quanto fece la famigerata banda . È bene parlare per meglio colpire . Perché calare dei basta ! senza senso ? Di che si vuole parlare ? Tutta Milano sa che un Caio si è buttato dal Duomo ; i giornali non ne parlano . Può essere giusto ; anzi , poiché è disposizione , è giusto . A Lodi od a Vigevano non lo sapranno . Ma v ' è realmente una educazione morale ? ... Chi si oppone alla licenza è saggio fascista . Chi si oppone alla libertà è un idiota .
A Genova due ore di battaglia ( Madeo Alfonso , 1960 )
StampaQuotidiana ,
Genova , 30 giugno - Era prevedibile ed è accaduto . Per due ore e un quarto polizia e dimostranti antifascisti si sono dati battaglia per le strade in una successione drammatica di caroselli , assalti , corpo a corpo , sassaiole , manganellate , agguati , fughe , insulti , incendi , lanci di bombe lacrimogene . È difficile fare un bilancio esatto dei feriti e dei danni perché ci si è battuti ancora fino a tardi in via XX Settembre e nelle strade laterali . Cifre ufficiose parlano di cento feriti , alcuni dei quali con prognosi lunghe . Piazza De Ferrari , via Dante , via Petrarca , sebbene restituite ad una calma momentanea , stasera presentavano l ' aspetto di un campo di battaglia abbandonato dai contendenti . La fontana continua a gettare acqua , ma la vasca è ancora sporca di sangue ; l ' asfalto è coperto di sassi , pali , catenelle , piante , ruote di automobili , bossoli di candelotti , vetri ; in disparte fumigano le carcasse di tre camionette della Celere , rovesciate e incendiate dai dimostranti o scontratesi fra loro ; altre automobili bruciavano dietro via XX Settembre : macchine di privati che le avevano lasciate in parcheggio e che sono servite come barricate . L ' aria è appestata dai gas lacrimogeni e si circola piangendo , con i crampi allo stomaco e i fazzoletti sulla bocca ; le sirene delle autoambulanze ululano in continuazione . Lo spettacolo è impressionante . Ma più impressionante ancora è dover scrivere di Genova come di una città pervasa da fremiti rivoluzionari , esasperata , impazzita di indignazione , che grida : « Via ! Via ! » alle forze della Celere e ai missini , che sventola bandiere tricolori , che medica i suoi feriti , che applaude ai carabinieri , sebbene questi siano stati costretti , nella prima fase dei disordini , ad accorrere in aiuto degli agenti di PS che avevano letteralmente perduto il controllo della situazione . Come è accaduto ? Perché è accaduto ? Cosa esattamente è accaduto ? Il quadro degli avvenimenti non può essere facilmente ricostruito . Possiamo riferire quello che abbiamo visto e possiamo riferire quello che ufficialmente comunicano questura e Camera del Lavoro , in merito al numero delle vittime ( 30 fra le forze dell ' ordine , 70 fra i dimostranti ) , dei fermati , che sono una cinquantina , e in merito alla decisione di non far circolare fino a domani mattina gli autobus e i tram per timore che i dimostranti se ne servano per le barricate . Alle 14 comincia lo sciopero generale proclamato da comunisti , socialisti , repubblicani , socialdemocratici e radicali . Ma già da un ' ora prima , e forse più , Genova pullulava di uniformi militari . Davanti al Teatro Margherita - dove sabato si aprirà il 6° Congresso nazionale del MSI - e a fianco del sacrario dei Caduti della lotta di Liberazione , le autorità avevano schierato i carabinieri . Gli agenti della Celere vigilavano alla sommità del Ponte Monumentale , che sovrasta via XX Settembre , dalle finestre dei palazzi e in piazza De Ferrari , oltre che nelle vie laterali . Il sacrario era tutto coperto di fiori , deposti durante la mattinata dalle donne antifasciste di Genova , fra le quali alcune scampate ai campi di concentramento tedeschi . Ci sono anche le fotografie di alcune vittime dei fascisti . La questura , che ha autorizzato la manifestazione antifascista , ha lanciato due appelli dalle colonne dei quotidiani locali . « Sono proibiti gli atteggiamenti inneggianti al fascismo ; sono vietati gli assembramenti , salvo che non si tratti di riunioni , per le quali è stato chiesto il permesso in carta bollata da 100 lire » . Si abbassano le saracinesche . Si fermano gli autobus . I carabinieri piazzano otto camion davanti al Teatro Margherita . Si torna a raccomandare , da parte dei funzionari di polizia ai rappresentanti dei partiti , di far sciogliere il corteo davanti al sacrario . La prima corona di fiori che viene lasciata ai piedi del sacrario appartiene all ' Unione Cristiano - Sociale . Si levano battimani . Un organizzatore della manifestazione invita gruppetti di dimostranti a raggiungere il corteo che si sta formando in piazza dell ' Annunziata . Ogni tanto , sotto il ponte , sopraggiunge un ' automobile , sbarca una corona di fiori e riparte . Da Savona , che è scesa anch ' essa in sciopero , arrivano notizie confortanti : le cose si svolgono con ordine . Alle 16 il corteo sbuca in piazza De Ferrari , imbocca via XX Settembre a passo lento . In testa , gonfaloni , bandiere e scritte inneggianti alla Resistenza ( c ' è anche il gonfalone del Comune che , essendo retto da un commissario prefettizio , rappresenta il Governo : la DC si era astenuta dalla manifestazione ) ; poi un gruppetto di donne deportate in Germania ; poi i decorati , poi la moltitudine . Si canta , si battono le mani . Quanti saranno ? Migliaia . Forse trentamila . È una marea . Appena il tempo di sostare davanti al sacrario : la massa incalza . Allora i carabinieri capiscono che non è possibile rispettare gli ordini e incanalano i dimostranti verso piazza della Vittoria . Così si può constatare che tutta via XX Settembre stenta a contenere il corteo . Qualcuno fischia , passando davanti al Teatro Margherita . La maggioranza grida « Venduti ! » all ' indirizzo dei proprietari del teatro . Un cordone di dimostranti con la fascia tricolore al braccio fa siepe davanti ai carabinieri perché i malintenzionati non compiano gesti provocatori . « I carabinieri non si toccano » : è la parola d ' ordine a cui fa eco la folla : « Neppure le guardie di Finanza ! » Altri invece gridano : « Abbasso la Celere » . In piazza della Vittoria il corteo si scioglie . Molti si allontanano verso casa , quelli che erano venuti dalla periferia o dai centri vicini o da altre città . La maggioranza comincia a defluire ma , fatalmente , torna sui suoi passi . È una folla accaldata , già innervosita . Tuttavia , sfila davanti ai carabinieri e non succede nulla perché questi hanno avuto disposizione di lasciar correre se taluno , nell ' eccitazione , gli rivolge minacce o fischi . Si sa quanto possa essere irragionevole , a volte , la folla scatenata . Ma questa pare consapevole della situazione . Difatti , lungo tutta via XX Settembre non si verificano incidenti . È in piazza De Ferrari che si accende la rivolta : in piazza De Ferrari , dove si trovano i reparti della Celere . Nessuno saprà mai chi per primo ha preso l ' iniziativa . Probabilmente è bastato qualche fischio , qualche « abbasso » . Fatto è che , all ' improvviso , comincia il carosello delle camionette e un brivido percorre la folla immensa . Sono le 17.10 : l ' inizio delle « ore calde » a Genova . I dimostranti si raccolgono sotto i portici , alcuni sono rimasti bloccati intorno alla fontana dalla repentinità dell ' azione di polizia e adesso sono bersaglio degli idranti . Più tardi costoro saranno fermati o accompagnati al pronto soccorso . Un ufficiale , mentre tenta di acciuffarne uno , viene scaraventato in acqua e poi bastonato . In un baleno si organizzano le barricate , gettando le sedie del Caffè Borsa , le tende dei negozi vicini , i tavoli , i pali prelevati da un vicino cantiere di lavoro . La sassaiola si infittisce . Grida di dolore , grida di esasperazione . La folla scaccia dalla piazza la polizia che si rifugia in via XX Settembre . Anche le vie laterali sono già bloccate dalle barricate . Un fotografo viene malmenato dagli scioperanti . Si accendono falò , alimentati da cartelli e insegne pubbliche . La polizia torna alla carica . Si spara a scopo intimidatorio e un giovane si prende un colpo a una gamba . Tre , quattro barricate sorgono come d ' incanto lungo via XX Settembre : tuttavia è difficile sostenere che la cosa fosse preordinata . Poco prima , infatti , questa impressione era stata confortata dallo spettacolo dei dimostranti che , per sottolineare la loro protesta e in un certo modo annunciare come intendevano comportarsi il giorno dell ' apertura del congresso missino , si erano seduti per terra sotto il Ponte Monumentale davanti al Teatro Margherita e avevano intonato gli inni partigiani . I dimostranti non dispongono che di sassi presi qua e là . Essi sanno solo per istinto che quando le camionette attaccano è opportuno ripiegare nei vicoli . La tattica sembra producente . Appena la polizia però si ritirava , eccoli tutti all ' assalto . I gas lacrimogeni invadono piazze e vie , producendo fughe disastrose . Un candelotto mi esplode a un metro di distanza . Corro verso via Dante inseguito da due poliziotti . In via Dante la situazione è ancora più esasperata . Gli agenti hanno abbandonato le camionette , dopo che tre di esse si sono scontrate durante un carosello , e ingaggiano furibondi corpo a corpo con i genovesi . Tocca fuggire anche di lì perché non si respira , gli occhi lacrimano , la pelle brucia . Via Petrarca . Le barricate sono formate da tende verdi strappate ai negozi . Dietro una barricata brucia una camionetta e l ' odore di gomma si mescola al puzzo del gas . Ne risentono le conseguenze anche i poliziotti , dato che pochi sono muniti di occhiali da motociclisti ; la maggioranza si difende dalle esalazioni con i fazzoletti bagnati stretti fra i denti . In piazza De Ferrari i dimostranti catturano un ufficiale dei carabinieri . Subito dopo due di loro lo prendono in mezzo e , con bandiera bianca in testa , percorrono via XX Settembre , per riconsegnarlo . Un ragazzetto mi rotola fra i piedi sanguinante . Lo caricano su una camionetta per condurlo in questura . Urlano le sirene delle autoambulanze . Così per due ore e passa . Una rivoluzione senza mitra , senza morti . Finalmente , da via Dante , giunge a forte velocità una macchina scura con il segretario dell ' ANPI genovese a bordo . La macchina è preceduta da una camionetta che sbandiera un vessillo bianco . In questo momento i dimostranti sono accalcati in fondo a piazza De Ferrari . Il capo partigiano viene a parlamentare , per conto delle autorità . La folla applaude . È finita , come per miracolo . Ma è finita la prima fase soltanto , ché rimane la moltitudine rimasta al di là del Ponte Monumentale , dietro la siepe dei carabinieri di guardia davanti al Teatro Margherita . Della calma momentanea approfitta il prefetto per compiere un sopralluogo in piazza De Ferrari , accompagnato da alti ufficiali dei carabinieri . Ma , giunto a pochi passi dal sacrario , deve fare marcia indietro e dopo un po ' scompare . Dà l ' ordine di liberare tutta via XX Settembre . E giù candelotti fumogeni , giù altre manganellate . Riprendono i caroselli , riprendono pure le incursioni delle autoambulanze . Quando il campo è stato sgomberato , le autorità hanno fatto ritirare tutte le camionette della Celere . Non che questo abbia placato i genovesi , ma è bastato a contenere gli incidenti nella seconda fase entro limiti di tempo e di violenza . Alle 20.30 la calma è tornata al centro di Genova . Rimanevano solo in periferia isolate zone di disordine . Alle 21 , comunque , le « ore calde » sono finite . Alla Camera del Lavoro si è decisa la proclamazione di un altro sciopero generale nella giornata di sabato , data di inaugurazione del congresso missino ; dalle 6 alle 18 la città sarà paralizzata .
Batman Forever ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Il Bene è cupo , squadrato , serio , fedele ai « veri valori » : e si libera alla fine delle proprie nevrosi . Il Male è scintillante , brillante e sardonico come Paolo Poli , vestito di lamé argenteo , loquace , battutista e ridanciano quanto un presentatore di show televisivo , seguace della massima modernità « tecnologicamente avanzata » : e finisce in manicomio , stretto nella camicia di forza , prigioniero d ' un delirio in cui crede d ' essere il Bene . Batman e l ' Enigmista , Val Kilmer e Jim Carrey , nel film prodotto da Tim Burton sono emblemi del conflitto più contemporaneo , realtà - irrealtà , società - rappresentazione , mondo - televisione ; e anche del moralismo più ovvio . Accanto al loro estremismo stanno personaggi di replica o di mediazione . Due Facce ( Tommy Lee Jones ) , che ha appunto metà del viso normale , l ' altra metà orrendamente sfigurata , e a questa natura dimezzata obbedisce pure nei comportamenti ; Robin ( Chris O ' Donnell ) , giovane compagno di Batman ( « Non sono solo un amico , sono un partner » ) , vestito come lui da pipistrello e come lui condizionato dal ricordo di genitori uccisi da criminali ; la bionda Nicole Kidman , psicologa innamorata . La terza puntata delle avventure cinematografiche recenti dell ' uomo - pipistrello creato per i fumetti nel 1939 dal disegnatore americano Bob Kane unisce una psicologia - ideologia elementare e una tecnica - tecnologia stupefacente . Si vedono cose gotico - barocche davvero straordinarie : stavolta la claustrofobica Gotham Cíty è meno oscura , più simile alla Los Angeles del 2019 immaginata da Ridley Scott in Blade Runner ; si mescolano giocattoli antiquati e strumenti supertecnologici , statue classiche e immensi volti sfingei scolpiti , gruppi musicali in costume settecentesco e bande metropolitane con lineamenti e armi fosforescenti , automobili d ' epoca e neon acido , poltrone - trono sostenute da schiavi - sculture , esplosioni , scintille , vorticare visionario della macchina da presa . Scenografie e costumi bellissimi , stupenda fotografia di Stephen Goldblatt : ma il décor schiaccia l ' avventura , l ' arredamento soffoca il romanzo , l ' estetismo uccide i personaggi . Pazienza , la narrazione edificante cd emblematica non ha troppo interesse : il Male inventa una macchina che manipola le onde cerebrali dei telespettatori così da trasformare ogni immagine televisiva in un ' esperienza di realtà virtuale , e che nello stesso tempo sottrae loro segreti ed energie convogliati nella mente dell ' inventore per moltiplicarne percezione e poteri ; il Bene lotta perché non trionfi questa teledittatura che per i telespettatori è pure espropriazione di sé , e vince . Nella parte di Batman , quelle poche volte che appare senza maschera , Val Kilmer è scipito quanto il suo predecessore nei due Batman diretti da Tim Burton , Michael Keaton ; nel personaggio dell ' Enigmista , Jim Carrey è assolutamente strepitoso .