StampaPeriodica ,
L
'
operaio
dev
'
essere
istruito
:
s
'
istruisca
l
'
operaio
,
e
cadranno
innanzi
a
lui
l
'
impostura
,
e
la
tirannide
.
Queste
parole
,
se
volete
saperlo
,
sono
di
un
eroe
del
nostro
secolo
dallo
stile
laconico
,
dette
in
una
tornata
democratica
in
Genova
.
L
eroe
però
non
si
avvide
,
che
in
senso
assai
diverso
da
quello
in
cui
furono
pronunziate
suonarono
una
grande
verità
,
una
di
quelle
verità
,
ch
escono
sovente
di
bocca
anche
agli
stessi
nemici
della
verità
;
come
,
a
cagione
d
esempio
,
se
ne
sentirono
dalla
bocca
di
un
Balaano
indovino
,
e
di
Caifa
,
il
peggiore
forse
dei
nemici
del
Redentore
.
Or
bene
siccome
appunto
suonano
una
grande
verità
,
così
il
Veridico
se
ne
serve
in
questa
prima
comparsa
per
far
conoscere
il
bisogno
che
ha
il
popolo
operaio
di
essere
istruito
,
ed
annunziare
,
che
non
mancherà
mai
nelle
sue
colonne
un
articolo
diretto
a
questa
istruzione
.
Ma
parliamo
chiaro
;
perché
questa
dev
essere
sempre
la
sua
divisa
,
di
quale
istruzione
credete
voi
che
si
parli
qui
?
chi
sa
a
che
stramberie
andate
voi
pensando
.
Non
vi
stancate
il
capo
,
vi
risponde
il
Ve
-
ridico
in
due
parole
:
di
quella
,
di
cui
maggiormente
v
è
oggi
bisogno
,
dell
istruzione
religiosa
anzitutto
;
perché
la
sola
religione
è
l
unica
,
vera
,
solidissima
base
d
ogni
civiltà
,
d
ogni
perfezionamento
,
d
ogni
educazione
,
e
ben
essere
dei
popoli
.
Senza
la
religione
,
siatene
sicuri
,
il
mondo
sociale
non
può
durarla
a
lungo
,
ma
è
necessario
che
si
sfaceli
e
cada
in
un
orribile
caos
,
in
cui
perduta
ogni
norma
del
lecito
e
dell
illecito
,
del
giusto
e
dell
ingiusto
,
del
vero
e
del
falso
non
si
conoscono
più
i
nomi
di
diritto
,
di
proprietà
,
di
onestà
,
di
soggezione
,
ma
solo
quelli
del
delitto
,
del
sacrilegio
,
della
rapina
,
del
libertinaggio
,
dell
'
anarchia
.
Esaminate
,
ma
spassionatamente
,
i
fatti
che
accadono
poco
lungi
da
noi
,
e
conoscerete
se
sia
proprio
il
Veridico
che
parla
.
E
a
questo
orribile
caos
appunto
i
moderni
sedicenti
rigeneratori
cercano
di
educare
i
popoli
,
sottraendoli
totalmente
con
mille
arti
infernali
ad
ogni
idea
di
Dio
,
di
religione
,
di
anima
,
d
immortalità
,
ed
informandoli
invece
all
oscenità
,
alla
licenza
,
alle
turpitudini
,
alle
bestemmie
.
E
tutto
questo
sapete
perché
?
per
formare
in
seguito
del
popolo
operaio
un
automa
,
ossia
per
meglio
intenderci
,
un
materiale
instromento
nelle
loro
mani
,
che
corrisponda
e
serva
fedelmente
ai
loro
perversi
disegni
.
Il
volgo
,
scusatemi
,
ma
son
Veridico
e
non
posso
tacere
la
verità
,
il
volgo
è
ordinariamente
ignorante
,
e
nella
sua
ignoranza
serve
a
meraviglia
di
eco
e
di
portavoce
,
grida
sovente
al
lupo
,
solo
perché
sente
gridare
gli
altri
,
e
si
lascia
facilmente
allettare
come
il
pesce
dall
esca
,
che
nasconde
l
'
amo
avvelenato
destinato
a
privarlo
dolosamente
di
vita
.
Il
Veridico
adunque
non
la
risparmierà
a
fatica
per
dimostrare
al
popolo
la
verità
,
e
la
santità
della
religione
che
professa
,
il
rispetto
,
che
perciò
le
deve
coll
onestà
della
vita
.
Oltre
a
ciò
si
adopererà
nello
smascherare
le
ipocrisie
dei
maligni
,
nel
confutare
gli
errori
degli
empi
,
nel
ribattere
le
massime
perverse
anticattoliche
della
giornata
a
solo
fine
di
preservare
questo
popolo
,
per
quanto
è
possibile
,
dal
torrente
della
corruzione
e
del
pervertimento
,
in
una
parola
farlo
essere
geloso
del
più
prezioso
tesoro
che
possieda
,
della
religione
cioè
e
della
fede
.
Verificata
così
la
prima
parte
della
sentenza
dell
eroe
,
istruito
cioè
il
popolo
nei
religiosi
doveri
,
si
verificherà
ancora
la
seconda
,
cioè
cadranno
innanzi
a
lui
l
'
impostura
e
la
tirannide
.
In
altri
termini
non
sarà
così
facile
a
piegarsi
come
fragile
canna
ad
ogni
soffio
di
perversa
dottrina
;
saprà
discernere
i
lupi
sotto
la
pelle
d
agnello
;
saprà
schermirsi
dalle
loro
insidie
maligne
,
e
l
impostura
e
l
ipocrisia
non
potendo
far
più
breccia
nel
popolo
,
sarà
costretta
a
cadere
senza
meno
esecrata
e
maledetta
da
tutti
.
Questo
popolo
allora
sarà
veramente
libero
dalla
tirannide
e
dalla
schiavitù
,
a
cui
gli
umanitari
del
nostro
secolo
vogliono
ad
ogni
costo
ridurlo
.
Quale
sia
questa
tirannide
e
schiavitù
,
il
Veridico
non
si
prende
la
pena
di
spiegarlo
,
perché
troppo
chiaramente
lo
dicono
quei
popoli
infelici
,
che
già
ne
sperimentano
i
lagrimevoli
effetti
nel
dispotismo
,
nell
oppressione
,
nella
fame
,
nella
miseria
,
nelle
imposte
,
nell
immoralità
,
nella
irreligione
,
nelle
ruine
immense
di
anime
,
di
corpo
,
di
sostanze
,
di
tutto
.
StampaPeriodica ,
A
mezzodì
,
nella
tanca
,
tranne
qualche
belato
,
qualche
dòndolo
di
campano
,
non
si
udiva
altro
.
Faceva
un
gran
sole
di
maggio
.
Si
sentiva
nel
cielo
,
nell
'
aria
,
qualcosa
di
invincibilmente
languido
e
soffocante
che
faceva
sognare
e
soffrire
,
e
Nenaldu
sognava
e
soffriva
.
Aveva
tratto
di
tasca
la
sua
leppa
dal
manico
di
corno
e
s
'
era
rimesso
a
intagliare
la
sua
zucchetta
rossigna
ben
avvinata
.
Che
arsura
!
Non
s
'
udiva
una
voce
.
Anche
la
correntia
della
fontana
pareva
tacesse
.
Nenaldu
lavorava
lavorava
senza
vedere
,
senza
udire
,
febbricitante
,
allucinato
.
Aveva
già
disegnato
da
una
parte
della
zucca
il
sole
e
le
stelle
,
i
buoi
e
l
'
aratro
come
gli
aveva
detto
la
voce
del
sogno
.
In
sogno
una
voce
gli
aveva
detto
:
Quando
scolpirai
una
zucca
e
avrai
fatto
il
fuso
e
la
rocca
e
in
mezzo
la
figura
di
Mallena
col
suo
vestito
nuovo
di
broccato
,
allora
Mallena
t
'
amerà
,
ma
se
tu
la
baci
morirai
...
Il
pastore
superstizioso
ricordava
e
fantasticava
.
La
voce
aveva
detto
il
vero
?
Che
cosa
bella
!
Mallena
l
'
avrebbe
amato
e
egli
le
avrebbe
offerto
latte
e
miele
tutti
i
giorni
.
Api
ora
ne
avevano
molte
.
Quanti
bugni
?
Quasi
cento
.
Tutto
l
'
ovile
era
pieno
d
'
albatri
e
di
rosmarini
:
anche
il
gregge
aumentava
.
L
'
inverno
era
stato
dolce
,
non
era
discesa
brina
e
l
'
erba
era
alta
e
fitta
come
ferrana
.
Mallena
sarebbe
stata
sua
moglie
e
l
'
avrebbe
baciata
...
Baciarla
?
ma
poi
sarebbe
morto
!
A
questo
pensiero
il
pastore
rabbrividì
e
gli
venne
voglia
di
piangere
e
di
pregare
.
Mallena
aveva
gli
occhi
così
belli
e
vellutati
e
la
bocca
così
fresca
e
così
rossa
!
Le
labbra
parevano
di
corallo
,
anche
a
costo
di
morire
l
'
avrebbe
baciata
.
E
continuava
a
scolpire
con
lena
la
sua
zucca
.
E
scolpiva
e
scolpiva
.
E
fece
il
fuso
e
fece
la
rocca
con
un
bel
fiocco
di
lino
e
poi
la
testa
,
le
braccia
,
tutto
il
corpo
agile
e
flessuoso
della
fanciulla
.
Che
cosa
meravigliosa
!
Mallena
pareva
viva
!
E
si
fece
sera
.
Salì
la
stella
dei
pastori
,
e
dagli
oleastri
caddero
le
grandi
ombre
della
notte
.
Il
pastore
fantasticava
ancora
,
vedeva
sempre
il
sole
bello
di
mezzodì
e
sentiva
il
profumo
inebbriante
della
menta
selvatica
e
del
timo
.
Le
calandre
cantavano
.
Dietro
una
gran
roccia
egli
conosceva
un
bel
giaciglio
di
borraccina
rossa
:
vicino
fiorivano
le
pratelline
e
gli
asfodeli
bianchi
.
Lì
,
in
mezzo
alla
caldura
e
al
profumo
,
avrebbe
condotta
Mallena
,
la
figlia
di
Cosimo
di
Serra
,
il
vignataro
,
e
avrebbe
aspettato
l
'
ombra
,
e
poi
sarebbe
salita
la
luna
piena
,
grande
e
rossa
come
il
sole
,
e
le
stelle
avrebbero
brillato
tutta
la
notte
.
Nenaldu
sorrise
al
suo
sogno
e
al
suo
amore
innocente
.
Era
un
bambino
magro
e
bruno
di
dodici
anni
,
sempre
un
po
'
malato
e
febbricitante
.
La
madre
era
morta
tisica
e
il
padre
l
'
avevano
ucciso
.
Egli
era
rimasto
solo
col
nonno
.
Nella
bassura
,
vicino
al
murello
,
s
'
udì
una
voce
.
-
Mallena
!
fece
il
pastore
.
Pigliò
la
zucca
e
corse
.
-
O
Nenà
,
mi
dai
del
latte
?
È
per
Rosina
che
è
malata
...
Il
fanciullo
andò
all
'
ovile
e
tornò
subito
col
latte
fresco
e
spumoso
munto
allora
allora
.
Tremava
tutto
.
Guardò
fisso
fisso
la
fanciulla
che
stava
zitta
con
la
bocca
tutta
sorriso
e
le
fece
vedere
la
zucca
.
-
Vedi
come
è
bella
!
Ecco
il
sole
,
le
stelle
,
il
fuso
e
la
rocca
,
e
questa
...
indovina
chi
è
?
-
Chi
è
?
-
fece
la
fanciulla
.
-
Questa
sei
tu
-
-
rispose
Nenaldu
impallidendo
-
Mi
vuoi
bene
?
Mallena
arrossì
e
fuggì
via
col
piccolo
seno
ansante
,
inebriata
.
La
notte
il
piccolo
pastore
fantasticò
a
lungo
.
Si
destò
così
presto
che
ancora
le
stelle
del
cielo
erano
fitte
fitte
e
non
si
udiva
cantare
né
una
quaglia
né
una
lodola
.
Allora
si
ricordò
delle
parole
del
sogno
ed
ebbe
veramente
una
grande
paura
.
Morire
,
non
muoversi
più
,
non
vedere
più
!
Che
orrore
!
E
il
nonno
a
chi
avrebbe
lasciato
le
pecore
,
i
bugni
,
i
denari
?
Quest
'
idea
lo
colpì
e
gli
venne
in
mente
che
il
vecchio
li
custodiva
dentro
una
piccola
anfora
rossa
che
aveva
trovato
vicino
a
un
nuraghe
.
Il
fanciullo
cominciò
a
esaltarsi
,
s
'
immaginò
d
'
essere
già
fidanzato
di
Mallena
ma
il
nonno
non
gli
voleva
dare
né
denari
,
né
pecore
e
lo
voleva
cacciare
dall
'
ovile
perché
odiava
a
morte
Cosimo
di
Serra
,
il
vignataro
.
Egli
allora
una
notte
che
il
nonno
era
andato
a
Sassari
colla
bisaccia
piena
di
formaggio
era
corso
al
nascondiglio
e
si
era
impadronito
dell
'
anfora
rossa
piena
d
'
oro
e
d
'
argento
.
Poi
se
n
'
era
andato
lontano
lontano
verso
la
Nurra
grande
e
deserta
,
piena
di
àlbatri
e
di
cinghiali
,
e
lì
s
'
era
fatto
un
bell
'
ovile
e
aveva
molte
pecore
e
molti
bugni
.
E
Mallena
era
con
lui
,
la
fanciulla
s
'
era
fatta
più
alta
e
più
bella
,
una
rosa
di
rio
,
e
egli
non
poteva
resistere
più
e
baciava
la
cara
creatura
sui
capelli
e
sugli
occhi
grandi
e
neri
.
Che
dolcezza
!
In
questa
esaltazione
Nenaldu
si
assopì
.
Ma
ecco
udiva
la
voce
del
sogno
.
Ebbe
di
nuovo
una
grande
paura
della
morte
e
gli
parve
che
il
cuore
non
gli
battesse
più
,
che
la
vita
gli
si
confondesse
.
Si
vide
tutto
giallo
,
con
gli
occhi
chiusi
,
con
la
carne
fredda
,
immobile
,
rigido
.
L
'
incubo
gli
fu
d
'
un
tratto
sopra
e
urlò
disperatamente
.
-
Che
ài
?
-
fece
la
voce
del
vecchio
-
Sogni
?
Lévati
che
è
mattutino
!
Nenaldu
si
levò
,
pallido
;
le
stelle
erano
già
tramontate
e
uscì
il
sole
e
venne
il
meriggio
caldo
e
luminoso
.
In
quel
sole
meridiano
,
in
quel
silenzio
immenso
della
solitudine
,
il
pastore
superstizioso
sentì
la
presenza
della
morte
.
Guardò
ancora
a
lungo
,
mentre
il
gregge
meriggiava
,
verso
l
'
oliveto
solatio
pieno
di
gramigna
e
di
papaveri
fiammanti
,
ma
Mallera
non
apparì
.
E
passò
la
sera
e
venne
la
notte
,
ma
di
qua
dal
murello
non
udì
la
vocina
dolce
della
fanciulla
.
La
notte
ebbe
la
febbre
e
delirò
.
La
mattina
poté
ancora
levarsi
e
scendere
col
gregge
alla
fontana
.
Si
portò
con
sé
la
zucca
e
non
si
stancava
di
contemplarla
con
una
fissità
quasi
tragica
;
quando
non
poteva
resistere
più
alla
passione
,
la
baciava
...
Ed
ecco
di
nuovo
l
'
incubo
della
morte
.
Verso
il
meriggio
Mallena
giunse
alla
fontana
per
acqua
.
Nenaldu
stette
immobile
a
guardarla
come
allucinato
,
poi
le
disse
con
voce
fioca
e
triste
:
-
T
'
ò
aspettato
ieri
,
Malle
'
!
-
Che
ài
!
come
sei
bianco
!
-
rispose
la
fanciulla
spaventata
.
-
Che
ò
?
Ti
voglio
bene
!
Mallena
sorrise
,
le
venne
una
gran
voglia
di
baciare
quel
viso
pallido
illuminato
da
due
strani
occhi
azzurri
e
di
fuggirsene
.
Ma
nella
fontana
v
'
era
gente
.
Volle
andare
via
,
era
turbata
e
inebriata
.
Nenaldu
la
seguì
,
dietro
alla
svolta
della
viottola
la
chiamò
con
voce
fievole
e
carezzevole
;
le
disse
ancora
:
-
Malle
'
,
mi
vuoi
bene
tu
?
-
Sì
...
-
rispose
la
fanciulla
sorridendo
a
pena
,
con
voce
quasi
inaudibile
.
-
Senti
,
la
voce
del
sogno
m
'
à
detto
che
se
io
ti
bacio
muoio
;
ma
non
ò
paura
,
sai
,
di
morire
,
baciami
...
-
Se
muori
tu
,
morirò
anch
'
io
-
aggiunse
la
fanciulla
con
voce
più
triste
,
e
porse
le
labbra
all
'
innamorato
che
la
baciò
con
infinita
passione
.
Il
giorno
dopo
il
pastore
non
poté
levarsi
.
A
pena
tornato
all
'
ovile
era
stato
colto
dal
terrore
.
Quanto
aveva
pianto
!
Cominciò
a
delirare
e
nel
delirio
vedeva
la
sua
roccia
con
la
borraccina
rossa
,
col
profumo
delle
pratelline
e
del
mentastro
,
e
Mallena
l
'
amava
e
egli
la
baciava
sugli
occhi
neri
e
sulla
bocca
di
corallo
.
Il
delirio
si
fece
più
acuto
.
Infine
pallido
pallido
,
con
gli
occhi
vitrei
,
atterriti
,
vuoti
d
'
un
vuoto
indicibile
,
quando
gli
si
avvicinava
pietosamente
il
nonno
urlava
,
vaneggiando
:
-
La
morte
!
la
morte
!
Il
vecchio
credette
che
il
fanciullo
fosse
affatturato
.
Chinò
la
testa
con
tristezza
sconsolante
e
disse
:
-
Pare
pazzo
!
Anche
la
madre
è
morta
di
delirio
.
Verso
sera
il
pastore
improvvisamente
spirò
.
Prima
di
morire
volle
la
bella
zucca
intagliata
,
se
la
strinse
forte
forte
al
petto
,
baciò
la
piccola
figura
e
esclamò
,
piano
,
con
voce
che
era
un
sospiro
di
desiderio
:
-
Vedi
,
Mallena
mia
,
com
'
è
bella
!
Questo
è
il
sole
e
queste
son
le
stelle
...
Il
vecchio
si
trovò
solo
ed
ebbe
paura
di
quella
solitudine
.
Pianse
come
un
bambino
,
si
disperò
,
chiamò
il
nipote
coi
nomi
più
dolci
,
lo
baciò
,
gli
chiese
perdono
,
tante
volte
perdono
...
Qualche
volta
l
'
aveva
battuto
,
era
stato
crudele
con
quella
povera
creatura
!
-
Perdono
,
perdono
-
urlò
ancora
il
vecchio
con
disperazione
;
Poi
ad
un
tratto
diventò
tetro
,
tragico
.
Gli
occhi
gli
diventarono
foschi
,
taglienti
come
lame
,
le
ciglia
gli
si
insanguinarono
.
-
Chissà
!
-
disse
-
forse
è
lei
,
la
piccola
maliarda
.
Questo
piccino
à
avuto
fattura
-
E
si
sentì
assalito
dall
'
odio
e
dal
desiderio
della
vendetta
.
Pigliò
una
scure
ben
affilata
e
se
la
mise
vicino
,
a
portata
di
mano
.
Poi
cadde
in
una
meditazione
lugubre
con
gli
occhi
fissi
nel
viso
contratto
del
morto
.
Fuori
,
presso
la
mandra
,
le
pecore
belavano
;
nessuno
usciva
dalla
capanna
per
spingerle
alla
fontana
;
eppure
era
già
tardi
.
Di
lì
a
poco
apparve
sulla
soglia
Mallena
.
La
povera
bambina
la
notte
non
aveva
dormito
e
aveva
sognato
la
morte
.
La
sera
dopo
ebbe
un
presentimento
lugubre
,
si
ricordò
delle
parole
di
Nenaldu
e
fu
assalita
da
un
terrore
superstizioso
.
-
Nenaldu
muore
!
-
esclamò
avvicinandosi
come
suggestionata
alla
capanna
,
e
si
mise
a
piangere
.
Quando
era
a
mezza
via
Nenaldu
moriva
.
La
fanciulla
lo
sentì
,
e
corse
inconsciamente
,
pallida
,
trasognata
.
Oltrepassò
la
soglia
,
non
vide
il
vecchio
che
era
nell
'
ombra
,
in
un
angolo
,
e
corse
a
baciare
,
piangendo
,
il
piccolo
morto
.
-
Ah
maliarda
!
ruggì
il
vecchio
,
e
brandì
la
scure
.
ProsaGiuridica ,
Vittorio
Emanuele
III
per
Grazia
di
Dio
e
per
la
Volontà
della
Nazione
Re
d
'
Italia
e
di
Albania
Imperatore
d
'
Etiopia
Il
Senato
e
la
Camera
dei
Fasci
e
delle
Corporazioni
,
a
mezzo
delle
loro
Commissioni
legislative
,
hanno
approvato
;
Noi
abbiamo
sanzionato
e
promulghiamo
quanto
segue
:
Articolo
unico
L
'
Ente
di
gestione
e
liquidazione
immobiliare
,
istituito
con
l
'
art
.
11
del
R
.
decreto
-
legge
9
febbraio
1939-XVII
,
n
.
126
,
convertito
nella
legge
2
giugno
1939-XVII
,
n
.
739
,
è
autorizzato
a
delegare
agli
Istituti
di
credito
fondiario
,
di
cui
all
'
art
.
12
del
decreto
medesimo
,
la
gestione
e
la
vendita
dei
beni
immobili
che
a
detto
Ente
siano
attribuiti
anche
con
provvedimenti
successivi
al
citato
R
.
decreto
-
legge
9
febbraio
1939-XVII
,
n
.
126
.
Gli
Istituti
indicati
nel
comma
precedente
sono
autorizzati
ad
esercitare
le
funzioni
di
cui
al
comma
stesso
anche
in
deroga
ai
rispettivi
ordinamenti
o
statuti
.
La
presente
legge
entrerà
in
vigore
nel
giorno
stesso
della
sua
pubblicazione
nella
Gazzetta
Ufficiale
del
Regno
.
Ordiniamo
che
la
presente
,
munita
del
sigillo
dello
Stato
,
sia
inserta
nella
Raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
del
Regno
d
'
Italia
,
mandando
a
chiunque
spetti
di
osservarla
e
di
farla
osservare
come
legge
dello
Stato
.
Dato
a
Roma
,
addì
24
febbraio
1941-XIX
Vittorio
Emanuele
Mussolini
,
Di
Revel
Visto
:
(
ai
sensi
del
R
.
decreto
20
febbraio
1941-XIX
,
n
.
76
)
Mussolini
StampaPeriodica ,
Il
caso
di
Adriano
Olivetti
può
dirsi
unico
nel
quadro
generale
della
grande
industria
italiana
,
e
per
trovarvi
un
precedente
nell
'
industria
europea
del
Novecento
occorre
risalire
,
come
giustamente
è
stato
già
rilevato
,
alla
grande
e
malinconica
figura
dell
'
ebreo
tedesco
Walter
Rathenau
.
È
poco
probabile
che
un
uomo
così
bene
informato
com
'
è
Olivetti
non
abbia
già
fatto
per
suo
conto
una
scoperta
così
evidente
.
Come
Rathenau
,
Olivetti
è
figlio
di
un
ebreo
,
e
,
come
il
padre
di
Rathenau
,
anche
suo
padre
non
aveva
dietro
di
sé
che
una
ascendenza
di
piccoli
ebrei
dediti
al
piccolo
commercio
.
La
vera
fortuna
del
casato
dei
Rathenau
comincia
con
Emilio
,
padre
di
Walter
,
e
fondatore
dell
'
arcipotente
Allgemeine
Elektrizitäts
-
Gesellschaft
,
che
passò
al
comando
di
suo
figlio
allo
scoppiare
della
Prima
guerra
mondiale
,
così
come
la
Olivetti
,
fondata
da
Camillo
,
passò
nelle
mani
di
Adriano
virtualmente
allo
scoppiare
della
Seconda
guerra
.
Ma
queste
coincidenze
biografiche
non
importerebbero
molto
al
di
là
dell
'
informazione
curiosa
,
se
le
affinità
tra
i
due
uomini
non
fossero
più
profonde
e
compromettenti
e
non
c
'
interessassero
più
da
vicino
.
Rathenau
era
quel
che
allora
si
diceva
un
idealista
,
nutrito
di
studi
e
meditazioni
filosofiche
.
Questo
non
gli
impedì
di
dirigere
la
sua
industria
con
mano
ferma
e
con
successo
e
di
essere
ricordato
come
uno
dei
più
grandi
ministri
degli
Esteri
che
abbia
avuto
la
Germania
moderna
.
Eppure
era
idealista
,
fino
a
rasentare
l
'
utopismo
.
Qual
era
l
'
utopia
o
,
se
vogliamo
,
l
'
ansia
,
l
'
attesa
di
Rathenau
?
Era
l
'
antica
attesa
ebraica
dell
'
avvento
dello
spirito
in
terra
.
E
poiché
era
un
industriale
,
si
occupava
cioè
di
macchine
,
delle
cose
più
pesanti
,
sorde
e
prive
di
spirito
che
ci
siano
,
da
questa
attività
gliene
veniva
come
un
sentimento
di
colpa
e
sognava
un
mondo
di
macchine
trasfigurate
,
divenute
belle
,
superbe
per
la
forza
dello
spirito
che
le
avrebbe
mosse
.
Nelle
memorie
di
uno
degli
assassini
di
Walter
Rathenau
,
I
proscritti
di
Ernst
von
Salomon
,
è
descritta
a
un
certo
punto
una
notte
spesa
tutta
dal
narratore
nella
lettura
di
un
libro
famoso
di
Rathenau
:
Cose
avvenire
.
Il
giovane
fanatico
lesse
fino
all
'
alba
,
stregato
dalla
fredda
veemenza
dell
'
idealista
e
profeta
:
«
Era
quello
un
libro
straordinario
»
scrive
il
Salomon
,
«
e
straordinaria
era
la
previsione
che
evocava
:
il
regno
del
mondo
meccanico
e
la
forza
dello
spirito
che
lo
preparava
alle
Cose
avvenire
»
.
Fu
per
sottrarsi
al
fascino
di
quell
'
uomo
,
al
suo
idealismo
,
alla
sua
ragione
,
alla
sua
ardente
democrazia
,
che
lo
uccisero
.
Non
si
può
dire
che
da
Adriano
Olivetti
emani
immediatamente
lo
stesso
fascino
.
È
un
conversatore
stentato
,
scrittore
difficile
,
spesso
oscuro
,
i
suoi
modi
sono
estremamente
cortesi
ma
freddi
,
ed
è
fredda
,
lontana
,
la
luce
dei
suoi
occhi
chiari
che
guardano
in
un
punto
indeterminato
al
di
là
o
al
di
qua
della
zona
in
cui
si
trova
l
'
interlocutore
.
Una
conversazione
uguale
,
illuminata
da
quello
sguardo
vago
,
distratto
di
intellettuale
,
che
lì
per
lì
ingenera
un
senso
di
stanchezza
nell
'
ascoltatore
,
perché
sembra
quasi
escluderlo
e
ignorarlo
.
Ma
seguendo
la
direzione
di
quello
sguardo
dal
di
fuori
verso
dentro
,
risalendo
all
'
ispirazione
di
quel
parlare
inceppato
,
arriva
un
momento
in
cui
l
'
ascoltatore
,
solo
che
ci
metta
un
po
'
d
'
attenzione
,
finisce
per
scoprire
il
segreto
che
eccita
e
muove
quest
'
uomo
.
Suo
padre
era
dunque
ebreo
,
e
un
fratello
di
suo
nonno
rabbino
.
Sua
madre
era
invece
di
fede
valdese
e
il
padre
di
lei
pastore
della
stessa
fede
.
Ma
l
'
ambiente
familiare
non
basta
a
spiegare
la
tensione
morale
e
la
carica
religiosa
di
Adriano
Olivetti
,
o
almeno
l
'
indirizzo
che
presero
a
un
certo
punto
.
Fu
la
fabbrica
paterna
,
in
quel
cantuccio
silenzioso
del
Piemonte
che
è
il
Canavese
,
in
quell
'
appartata
e
un
po
'
triste
Ivrea
,
fu
la
vita
e
la
carriera
di
fabbrica
che
egli
percorse
incominciando
dalla
gavetta
come
un
operaio
qualsiasi
,
ad
aprirgli
gli
occhi
sulla
sua
missione
.
Ogni
industriale
che
abbia
,
come
Adriano
Olivetti
,
un
'
eredità
religiosa
e
morale
così
vistosa
,
a
lungo
andare
finisce
per
sentirsi
responsabile
,
per
la
parte
che
gli
tocca
,
delle
brutture
del
macchinismo
moderno
,
e
si
sforza
di
riscattarle
in
una
maniera
o
nell
'
altra
.
Ma
,
nella
misura
in
cui
tale
riscatto
non
si
riesce
a
realizzarlo
o
si
realizza
imperfettamente
,
egli
si
sente
oscuramente
in
colpa
e
in
debito
verso
lo
spirito
.
Nella
polemica
antimacchinista
che
si
trascina
da
più
di
un
secolo
,
le
macchine
,
e
tutto
ciò
che
ad
esse
è
legato
,
sono
responsabili
:
di
essere
brutte
,
di
deprimere
la
gioia
di
vivere
e
l
'
originalità
vitale
degli
uomini
che
ad
esse
accudiscono
,
e
di
incoraggiare
l
'
avidità
e
la
grettezza
degli
uomini
che
da
esse
traggono
i
maggiori
profitti
.
Per
riscattarle
da
queste
terribili
accuse
la
parte
più
progredita
e
progressiva
dell
'
industria
moderna
spende
il
meglio
delle
proprie
forze
e
della
propria
inventiva
.
Adriano
Olivetti
è
certamente
nella
pattuglia
di
punta
di
questa
avanguardia
industriale
.
Egli
crede
,
e
non
immagina
neppure
che
un
uomo
moderno
possa
pensare
diversamente
,
che
un
oggetto
il
quale
ubbidisca
perfettamente
allo
scopo
cui
è
destinato
non
può
non
essere
bello
.
Il
primo
dei
suoi
articoli
di
fede
nella
costruzione
delle
sue
macchine
per
scrivere
è
dunque
questo
:
l
'
armonia
del
prodotto
in
vista
del
suo
fine
,
e
l
'
armonia
di
ciò
che
a
quel
prodotto
s
'
ispira
e
che
quel
prodotto
serve
,
infine
l
'
armonia
reciproca
di
tutti
gli
elementi
che
costituiscono
il
ciclo
della
produzione
.
Non
è
vero
che
le
macchine
siano
brutte
in
se
stesse
.
Esse
saranno
belle
,
bellissime
se
l
'
architetto
che
ne
immaginerà
la
linea
s
'
ispirerà
agli
stessi
criteri
di
armonia
cui
ubbidisce
un
architetto
di
genio
nel
disegnare
il
progetto
di
una
chiesa
.
Così
,
a
forza
di
pretendere
rigore
e
armonia
funzionali
dai
suoi
disegnatori
,
egli
è
riuscito
a
costruire
una
macchina
per
scrivere
,
la
Lexicon
80
,
che
ora
è
esposta
nel
Museo
d
'
Arte
Moderna
di
New
York
,
come
uno
dei
prodotti
significativi
della
civiltà
industriale
di
oggi
.
E
non
è
neppure
vero
che
i
muri
di
una
fabbrica
non
possano
essere
che
squallidi
e
tristi
.
La
facciata
del
fabbricato
principale
della
Olivetti
a
Ivrea
,
un
'
immensa
vetrata
di
non
so
più
quante
migliaia
di
metri
quadrati
di
cristallo
che
riflettono
i
monti
circostanti
e
le
nevi
azzurrognole
,
e
che
parve
persino
una
sfida
al
buon
senso
quando
fu
innalzata
,
non
solo
allieta
e
illumina
la
vita
degli
operai
che
lavorano
lì
dentro
,
ma
fa
più
lieto
persino
il
paesaggio
che
vi
si
riflette
dentro
.
Così
è
dei
mobili
,
così
della
pubblicità
Olivettí
citata
ad
esempio
nelle
più
grandi
riviste
della
produzione
,
come
l
'
americana
,
autorevolissima
«
Fortune
»
.
In
questa
concezione
unitaria
di
riscatto
della
macchina
dalla
sua
originaria
bruttezza
rientra
anche
l
'
ufficio
letterario
della
Olivetti
,
che
dà
gli
slogans
alla
pubblicità
e
i
nomi
alle
macchine
:
Lexicon
80
,
Studio
42
,
Lettera
22
,
Divisumma
,
Multisumma
.
E
,
per
quanto
è
nelle
forze
di
un
imprenditore
moderno
e
nei
limiti
del
bilancio
aziendale
,
Adriano
Olivetti
fa
di
tutto
per
smentire
la
pessima
fama
che
hanno
la
macchina
e
la
fabbrica
di
deprimere
l
'
autonomia
individuale
e
la
gioia
di
vivere
.
Le
ultime
case
costruite
per
gli
operai
della
fabbrica
posseggono
persino
un
garage
per
appartamento
,
oltre
all
'
orto
e
allo
spiazzo
per
farvi
giocare
i
bambini
.
Il
nuovo
quartiere
possiede
anche
l
'
asilo
,
la
scuola
elementare
,
la
palestra
,
il
cinematografo
,
un
circolo
culturale
ricreativo
,
l
'
ambulatorio
,
la
chiesa
,
due
giardini
destinati
al
gioco
dei
bimbi
,
attrezzature
sportive
ecc.
Le
biblioteche
Olivetti
sono
tre
,
la
tecnica
,
la
ricreativa
e
la
culturale
,
quest
'
ultima
soltanto
con
tredicimila
volumi
;
schedari
modernissimi
,
bollettini
bibliografici
,
conferenze
divulgative
,
scaffali
delle
novità
.
Senza
parlare
degli
spettacoli
teatrali
,
delle
mostre
d
'
arte
.
Chi
vuol
salvarsi
l
'
anima
in
un
ambiente
siffatto
ha
tutte
le
occasioni
e
í
mezzi
per
farlo
.
Gl
'
intellettuali
della
Olivetti
lo
dicono
esplicitamente
:
«
Portare
un
operaio
da
Salgari
a
Tolstoi
equivale
in
realtà
a
salvare
un
'
anima
»
.
Si
bada
a
tutto
e
a
tutti
i
bisogni
e
persino
capricci
.
I
francobolli
dei
paesi
forestieri
sulle
lettere
che
affluiscono
ogni
giorno
a
centinaia
da
ogni
parte
del
mondo
alla
centrale
di
Ivrea
sono
messi
a
disposizione
del
centro
filatelico
e
praticamente
dei
collezionisti
.
Ci
sono
poi
le
scuole
Olivetti
per
sollecitare
,
scoprire
,
avviare
,
formare
i
nuovi
tecnici
,
per
«
inventare
gli
uomini
»
,
come
ama
dire
Adriano
,
prendendoli
un
po
'
dappertutto
,
nella
fabbrica
e
fuori
,
e
c
'
è
l
'
assistenza
alle
madri
e
ai
bambini
,
ci
sono
i
prestiti
senza
interesse
,
le
sovvenzioni
gratuite
e
tutto
il
resto
.
Ma
se
,
malgrado
tanti
sforzi
,
malgrado
che
si
chiamino
a
raccolta
ad
Ivrea
poeti
pitagorici
dall
'
Italia
meridionale
e
pittori
neorealisti
da
Roma
,
e
astrattisti
da
Milano
e
seguaci
intransigenti
dell
'
architettura
organica
e
tecnici
di
urbanistica
dell
'
avvenire
,
e
sociologi
,
se
malgrado
tutto
ciò
,
il
riscatto
della
materia
,
della
macchina
da
parte
dello
spirito
rimane
imperfetto
,
e
nella
misura
in
cui
rimane
imperfetto
,
quel
sentimento
di
colpa
si
rifà
vivo
in
un
uomo
con
una
sì
forte
carica
morale
e
religiosa
come
Adriano
Olivetti
,
che
fare
allora
!
La
Olivetti
è
la
più
grande
fabbrica
europea
di
macchine
per
scrivere
od
affini
.
Produce
attualmente
quasi
duecentomila
macchine
in
un
anno
e
il
settanta
per
cento
di
esse
è
destinato
all
'
esportazione
.
Più
di
cinquemila
sono
i
dipendenti
,
di
cui
un
migliaio
tra
impiegati
e
tecnici
di
concetto
.
Ma
i
profitti
dell
'
impresa
non
vanno
tutti
a
ingrossare
il
conto
personale
di
Adriano
Olivetti
.
Solo
un
decimo
dell
'
azienda
gli
appartiene
.
Camillo
Olivetti
ebbe
sei
figli
,
tre
maschi
e
tre
femmine
,
e
ad
essi
,
morendo
,
lasciò
il
sessanta
per
cento
delle
azioni
della
società
,
diviso
in
parti
uguali
.
L
'
altro
quaranta
per
cento
è
posseduto
da
duecento
azionisti
.
Ma
anche
quel
decimo
dei
profitti
che
finisce
in
tasca
di
Adriano
Olivetti
ne
esce
quasi
subito
e
quasi
tutto
per
tenere
in
vita
il
movimento
di
Comunità
,
la
rivista
«
Comunità
»
,
le
edizioni
di
Comunità
,
per
creare
nuovi
centri
comunitari
,
oltre
a
quelli
che
già
esistono
nel
Canavese
,
a
Roma
,
a
Napoli
,
centri
di
attività
spontanea
ma
svolta
in
comune
per
smentire
l
'
accusa
più
grave
che
si
fa
al
tempo
nostro
,
di
non
saper
conciliare
le
esigenze
della
vita
individuale
con
quelle
della
vita
collettiva
.
Così
corre
di
qua
e
di
là
questo
curioso
missionario
,
questo
curioso
presidente
e
amministratore
delegato
di
una
delle
più
grandi
industrie
europee
,
con
un
piede
nell
'
impossibile
e
un
altro
nella
più
rigorosa
realtà
.
Olivetti
corre
,
da
presidente
dell
'
Istituto
italiano
di
urbanistica
,
a
Matera
per
dare
agli
sbalorditi
cavernicoli
di
quella
città
abitazioni
razionali
,
costruite
cioè
secondo
il
loro
paesaggio
e
il
loro
lavoro
;
corre
,
da
democratico
per
la
vita
e
per
la
morte
,
a
Roma
per
intendersi
con
gli
amici
politici
,
per
consigliare
,
per
incoraggiare
,
per
sovvenzionare
nella
lotta
per
la
vita
e
per
la
morte
che
la
democrazia
conduce
in
questi
giorni
;
corre
,
da
innamorato
filosofico
del
Sud
e
del
mare
,
a
Napoli
e
a
Sorrento
per
scoprirvi
l
'
armonia
degli
antichi
.
L
'
unico
posto
dove
lo
si
vede
poco
è
alla
Confindustria
.
Vi
fa
parte
perché
non
può
farne
a
meno
,
ma
non
ne
condivide
gli
indirizzi
generali
e
meno
che
mai
la
politica
.
Del
resto
se
la
fa
pochissimo
con
gli
altri
grandi
industriali
del
Nord
,
e
molti
di
essi
li
ha
conosciuti
di
persona
soltanto
in
occasione
del
recente
congresso
di
New
York
al
quale
convennero
i
rappresentanti
più
cospicui
dell
'
industria
europea
.
Nei
quadri
della
nostra
industria
è
l
'
uomo
che
sta
più
a
sinistra
o
che
più
detesta
le
formazioni
di
destra
.
Vede
piuttosto
nero
nell
'
avvenire
,
non
perché
ci
siano
troppi
fascisti
nel
Sud
ma
perché
essi
trovano
tanto
conforto
nel
Nord
.
Nel
Nord
credono
di
essere
furbi
confortando
all
'
uso
antico
i
fascisti
del
Sud
.
Sono
invece
ciechi
e
sciocchi
.
Insidiano
la
democrazia
.
«
Non
si
rendono
conto
che
il
salvataggio
della
democrazia
è
l
'
unica
via
di
progresso
,
e
diciamo
pure
,
di
conservazione
di
un
modo
di
vita
»
.
StampaPeriodica ,
Società
aperta
?
Non
demonizziamo
le
idee
di
Biffi
(
e
Sartori
)
.
Ho
ammirato
la
relazione
del
cardinale
Ruini
ai
vescovi
italiani
riuniti
a
Torino
per
un
pellegrinaggio
alla
Sindone
:
una
relazione
di
lucidità
e
di
equilibrio
,
fredda
come
la
ragion
politica
.
Ruini
ha
governato
con
finezza
il
grande
trapasso
dalla
Dc
al
postcomunismo
e
oggi
alla
nascita
del
centrodestra
.
Ha
lasciato
cadere
del
tutto
gli
accenni
del
cardinale
Biffi
alla
questione
islamica
,
perché
è
politicamente
esplosiva
.
E
il
cardinale
Ruini
come
ogni
fine
politico
non
ama
l
'
esplosione
.
Solo
il
grande
ossequio
della
sinistra
per
tutto
ciò
che
è
ecclesiastico
ha
evitato
al
cardinale
Biffi
l
'
accusa
di
razzista
.
Però
il
cardinale
di
Bologna
ha
posto
il
problema
islamico
non
come
un
problema
religioso
ma
come
un
problema
civile
.
E
,
se
avesse
letto
il
testo
di
Giovanni
Sartori
su
pluralismo
e
multiculturalismo
,
avrebbe
potuto
farlo
in
termini
concettualmente
più
ricchi
e
perfettamente
sociologici
.
Esiste
un
problema
islamico
come
problema
religioso
.
I
maggiori
studiosi
dell
'
Islam
in
Italia
si
sono
convertiti
all
'
Islam
,
per
il
fascino
di
questa
religione
.
La
decristianizzazione
della
teologia
che
è
in
corso
da
decenni
nel
nostro
Paese
ha
debilitato
il
Cristianesimo
sino
al
punto
che
esso
vive
solo
con
le
devozioni
alla
Madonna
,
le
reliquie
e
il
Giubileo
:
le
idee
sono
bandite
dalla
catechesi
,
lo
constata
con
gioia
persino
il
vescovo
della
Cei
che
si
occupa
della
catechesi
,
Chiarinelli
.
L
'
Islam
oggi
trova
in
Italia
una
cultura
cristiana
decristianizzata
ed
esercita
il
fascino
del
pensiero
e
quello
della
religione
.
lo
considero
la
sfida
islamica
religiosa
un
bene
.
Prima
o
poi
nella
Chiesa
qualcuno
si
accorgerà
che
ci
sarebbe
bisogno
anche
di
pensiero
cattolico
e
non
solo
di
politica
,
di
giubilei
e
di
devozioni
.
Ben
venga
un
Islam
di
religione
e
di
pensiero
di
fronte
a
dei
cristiani
senza
religione
e
senza
pensiero
.
Ma
il
cardinale
Biffi
ha
posto
il
problema
dei
limiti
della
società
aperta
che
Sartori
ha
analizzato
in
termini
chiarissimi
.
La
società
aperta
può
aprirsi
a
tutti
ma
non
a
coloro
che
contestano
la
società
aperta
.
L
'
Islam
è
la
negazione
della
società
aperta
,
non
vi
è
altra
via
umana
significativa
che
il
Corano
:
come
se
la
società
occidentale
accettasse
ancora
i
cattolici
e
i
protestanti
delle
guerre
di
religione
.
Spero
che
venga
tradotto
in
italiano
il
bel
libro
di
Gilles
Kepel
sulla
«
guerra
santa
»
islamica
.
Anche
se
ne
dubito
.
Esso
mette
ben
in
luce
che
nei
paesi
islamici
il
nazionalismo
arabo
può
limitare
,
anche
se
sempre
meno
,
il
sorgere
dell
'
islamismo
politico
mediante
il
controllo
istituzionale
.
Ma
qui
in
Italia
,
dove
non
c
'
è
alcun
controllo
istituzionale
di
un
regime
arabo
,
abbiamo
il
fiorire
dell
'
Islamismo
politico
che
punta
sulla
differenza
e
sul
conflitto
con
l
'
Occidente
.
Il
cardinale
Ruini
ci
faccia
qualche
riflessione
.
Perché
non
invitare
Sartori
invece
di
Massimo
Cacciari
ai
convegni
dei
vescovi
italiani
?
Io
credo
che
i
vescovi
avrebbero
occasione
di
imparare
qualcosa
invece
di
fare
la
parte
del
pubblico
beota
innanzi
alle
divagazioni
sul
corpo
astrale
del
filosofo
veneziano
.
StampaPeriodica ,
...
Si
dice
oggi
,
e
quasi
insistentemente
:
torniamo
alla
terra
.
Ma
,
fino
a
ieri
,
che
cosa
è
avvenuto
fra
le
classi
dei
nostri
contadini
?
Alla
terra
ci
si
fa
i
calli
:
e
i
giovani
che
fino
ai
sedici
anni
sono
stati
al
campo
o
alla
pastura
,
ai
diciassette
han
pensato
di
far
la
domanda
a
un
corpo
.
La
città
:
e
,
finanzieri
o
carabinieri
,
essi
faranno
tutto
il
corso
o
si
procureranno
,
poi
,
un
impiego
per
rimanervi
.
Faranno
i
conducenti
,
faranno
i
facchini
,
faranno
tutto
quello
che
volete
:
ma
le
mani
,
ormai
,
sono
bianche
,
e
se
faranno
i
calli
sono
i
calli
della
città
.
Il
paese
,
così
,
è
il
luogo
,
dove
si
ritorna
vestiti
a
festa
,
coi
calzoni
e
colla
giacchetta
di
moda
,
colle
scarpe
gialle
,
col
collo
duro
e
col
bocchino
lungo
.
Meglio
se
ci
si
ritorna
con
una
pensione
e
si
impianta
un
negozio
di
salumaio
o
una
rivendita
di
castagne
abbrustolite
.
...
A
creare
questo
stato
d
'
animo
ha
contribuito
da
una
parte
l
'
emigrazione
e
dall
'
altra
la
mancata
sicurezza
della
campagna
,
in
balia
,
specialmente
nelle
isole
,
di
un
maglio
teso
dove
,
finalmente
,
una
spada
è
caduta
dritta
e
forte
.
Chi
non
poteva
emigrare
in
America
emigrava
in
Italia
.
Ma
anche
colla
sicurezza
della
campagna
alle
mie
insistenti
domande
,
rivolte
a
un
lavoratore
,
il
quale
voleva
che
io
gli
facessi
la
domanda
per
arruolarsi
in
un
'
arma
,
mi
rispose
ch
'
egli
non
intendeva
fare
il
contadino
,
perché
il
contadino
è
carne
venduta
.
Stato
d
'
animo
vago
:
ma
si
lascia
la
terra
e
ci
si
contenta
di
lavare
i
piatti
anziché
smuovere
le
zolle
fresche
di
rugiada
.
Stato
d
'
animo
incerto
:
ma
perché
la
bellezza
e
la
santità
della
terra
perdono
la
loro
stessa
bellezza
corporea
?
L
'
allontanamento
dalla
terra
è
anche
allontanamento
dalle
proprie
tradizioni
.
Se
voi
vedete
un
contadino
che
a
quindici
anni
canta
i
suoi
canti
d
'
amore
,
e
segue
le
processioni
,
e
si
mantiene
,
insomma
,
legato
al
suo
sacro
retaggio
,
difficilmente
questo
contadino
si
allontanerà
dalla
sua
terra
.
Se
è
,
invece
,
o
si
mostra
indifferente
,
e
nel
lavoro
e
al
ritorno
,
quel
contadino
ha
una
meta
:
lasciare
,
anzi
no
,
abbandonare
la
terra
.
La
tradizione
lega
alla
terra
ed
è
,
forse
,
sotto
certi
aspetti
,
l
'
unico
coefficiente
che
possa
contribuire
a
risolvere
il
problema
della
bonifica
contadinesca
...
La
collaborazione
fra
lavoratore
e
datore
di
lavoro
,
in
questi
casi
,
può
fare
moltissimo
:
ma
se
si
pensa
che
il
contadino
,
spesso
,
ha
un
campo
suo
ch
'
egli
stesso
coltiva
,
ritmandone
lo
spazio
,
ci
si
accorge
subito
che
il
problema
assume
un
carattere
generale
.
Mi
si
dirà
subito
che
prima
ci
vogliono
strade
,
acquedotti
,
abitazioni
,
agevolazioni
di
credito
agricolo
.
No
:
prima
ci
vuole
la
scuola
.
Ci
vuole
,
cioè
,
la
scuola
rurale
...
Oggi
,
finalmente
,
noi
possiamo
intendere
la
bonifica
alla
stessa
stregua
di
come
intendiamo
la
proprietà
.
Possiamo
parlare
di
leggi
demografiche
,
e
il
contadino
nostro
è
quello
che
dà
alla
patria
più
figli
.
Senonché
noi
vogliamo
anche
arare
per
poter
domani
seminare
e
posdomani
raccogliere
.
I
contadini
tornino
,
dunque
,
contadini
.
Dovunque
:
ma
sopratutto
da
noi
,
poiché
ritorno
alla
terra
non
significa
ritorno
alla
fatica
dura
,
ma
ritorno
alla
santità
e
alla
letizia
.
Il
Governo
ci
darà
acque
,
aprirà
strade
,
riordinerà
cattedre
,
costituirà
scuole
rurali
,
così
come
ci
vogliono
per
i
tempi
nuovi
:
ma
,
bonificati
i
contadini
,
tutti
quelli
che
conoscono
le
loro
terre
e
i
loro
latifondi
soltanto
su
le
mappe
dei
catasti
scendano
dai
loro
palazzi
e
abbandonino
i
vari
circoli
dei
civili
,
ultimo
rimasuglio
del
più
ibrido
liberalismo
e
che
bisognerebbe
trasformare
in
Cattedre
di
agricoltura
.
È
tempo
che
i
piedi
di
tutti
affondino
nel
maggese
e
che
ai
contadini
si
parli
,
a
tu
per
tu
,
paternamente
,
fascisticamente
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
3
settembre
-
Ho
sognato
di
scrivere
questo
articolo
per
tutta
la
mia
vita
.
Ora
che
posso
scriverlo
sono
scarico
di
nervi
come
una
medium
dopo
un
lungo
ed
estenuante
raptus
spiritico
.
Non
ho
vergogna
di
dire
che
ho
sentito
battere
il
cuore
come
al
momento
in
cui
mi
strattonò
in
cielo
il
paracadute
del
mio
primo
lancio
.
Ho
veduto
con
freddezza
la
finale
olimpica
vinta
da
Livio
Berruti
per
l
'
Italia
:
con
freddezza
e
allucinante
rapidità
di
immagini
,
esattamente
come
mi
avvenne
quando
spenzolai
per
la
prima
volta
duecento
metri
sopra
il
capannone
-
palestra
di
Tarquinia
.
Ma
vicino
a
me
era
Pasquale
Stassano
,
segretario
della
Commissione
tecnica
della
FIDAL
.
Pasquale
Stassano
è
tosco
-
lucano
da
parte
di
madre
.
Quella
razza
misteriosa
gli
ha
lasciato
nel
sangue
voci
arcane
.
Pasquale
parla
tutte
le
lingue
del
mondo
,
vive
e
morte
,
quando
lo
visitano
gli
spiriti
durante
il
sonno
.
I
suoi
nervi
non
sono
di
questa
terra
.
Udito
il
botto
del
via
,
Pasquale
fu
scosso
da
un
tremito
impressionante
:
egli
si
proiettò
oltre
il
parapetto
e
stava
per
cadere
fra
Bing
Crosby
e
non
so
quale
altro
ciarlatano
del
mondo
cinematografico
.
Potei
afferrarlo
per
miracolo
e
schiacciare
i
primi
100
metri
di
Berruti
,
che
non
mancheranno
di
strabiliare
il
mondo
:
il
mio
cronografo
sarà
stato
matto
come
era
certamente
Pasquale
e
come
son
io
adesso
:
ma
diceva
e
dice
tuttora
10
"
e
1
.
All
'
arrivo
ho
schiacciato
20
"
1
.
Maggioriamo
pure
d
'
un
decimo
:
sono
10
"
2
in
curva
:
roba
da
arcangeli
.
E
intanto
Pasquale
Stassano
si
tese
accanto
a
me
come
una
corda
e
sospirando
profondamente
mi
domandò
,
con
voce
sognante
,
se
avessi
visto
l
'
ultima
parte
della
finale
:
gli
dissi
che
aveva
vinto
Berruti
:
arrovesciò
gli
occhi
e
svenne
.
Io
sentivo
il
cuore
e
temevo
per
me
e
per
i
miei
figli
.
E
come
per
miracolo
mi
parve
di
non
aver
scritto
per
nulla
cinque
libri
di
atletica
leggera
.
Lo
svenimento
di
Stassano
era
la
liberazione
dopo
la
catastrofe
.
Non
so
dire
cos
'
era
,
veramente
.
Mi
sentivo
svenuto
anch
'
io
,
sostenendo
il
mio
amico
.
Non
ho
detto
che
ho
sognato
di
scrivere
questo
articolo
tutta
la
vita
,
e
ora
che
posso
scriverlo
sono
vuoto
?
Mi
si
accavallano
dentro
impressioni
e
pensieri
,
ricordi
e
speranze
lontane
.
Livio
Berruti
balza
dai
blocchi
con
l
'
aerea
levità
d
'
una
gazzella
.
Ma
il
suo
volto
è
stirato
in
una
smorfia
così
volitiva
da
atterrire
.
Anche
in
lui
potrebbe
schiattare
qualcosa
come
una
folgore
.
È
piccolo
ed
esile
,
un
ragazzino
bello
e
armonioso
,
ma
tutto
nervi
.
Galoppano
alle
sue
spalle
diavoli
orrendi
,
omoni
di
una
razza
spaventosamente
vitale
,
giovane
,
truculenta
,
belluina
.
Le
loro
falcate
impressionano
come
le
smorfie
disperate
sulle
loro
boccacce
vermiglie
,
sui
dentoni
di
candido
avorio
.
Il
mio
cuore
-
sento
io
-
va
salendo
in
affanno
dalla
sua
nicchia
sconvolta
;
mi
arriva
alla
gola
:
soffoco
.
Poi
rivedo
Livio
fuori
di
curva
,
già
vincitore
sicuro
;
ma
i
negracci
alle
sue
spalle
si
impegnano
allo
spasimo
:
paiono
avanzare
sino
a
raggiungerlo
.
Per
pietà
,
per
pietà
,
ancora
una
decina
di
passi
.
Berruti
ha
smesso
di
volitare
.
Soffre
sino
allo
stremo
.
Resiste
d
'
un
soffio
,
precipita
.
Ora
è
disteso
bocconi
sulla
pista
,
e
mi
pare
che
baci
la
terra
.
Mi
pare
e
forse
non
è
.
Berruti
è
ancora
presente
a
se
stesso
.
È
un
arcangelo
frigido
.
Un
grande
campione
,
un
italiano
quale
può
nascerne
uno
ogni
cent
'
anni
,
se
pure
è
mai
nato
.
L
'
ha
espresso
il
nostro
vecchissimo
sangue
e
questo
esalta
.
Ha
dominato
i
più
forti
velocisti
del
mondo
.
Ha
saputo
rinunciare
a
un
altro
titolo
possibile
per
ottenerne
uno
sicuramente
.
Nessun
atleta
muscolare
avrebbe
potuto
manifestare
così
perfetta
lucidità
mentale
.
Berruti
è
originario
della
Bassa
Vercellese
.
Viene
dalla
terra
.
I
suoi
erano
agricoltori
.
Studia
farmacia
o
sarà
professionista
come
tutti
i
buoni
piccoli
borghesi
che
hanno
fatto
il
gruzzolo
lavorando
in
campagna
,
da
saggi
agricoltori
.
La
sua
«
curtis
»
è
sorta
fra
le
risaie
,
la
sua
tempra
si
è
fatta
sui
lavori
più
duri
.
Ma
il
cervello
è
fino
e
la
cultura
è
salda
.
Un
ragazzo
di
21
anni
(
è
nato
il
19
maggio
del
1939
)
non
si
conosce
fino
a
questo
punto
se
non
è
intelligente
.
Berruti
avrebbe
potuto
cedere
alle
lusinghe
dei
superficiali
e
impegnarsi
anche
nei
100
,
esaurirsi
-
probabilmente
a
vuoto
.
Invece
ha
scelto
con
fredda
sicurezza
la
sua
prova
e
vi
si
è
preparato
come
chi
sapeva
di
poter
vincere
.
Né
l
'
ha
miracolato
il
buon
genio
degli
stadi
.
Ha
vinto
da
grandissimo
campione
ripetendo
in
semifinale
e
finale
il
primato
olimpico
e
mondiale
(
sui
200
con
curva
)
:
20
"
5
.
Quando
ebbe
vinto
la
semifinale
migliorando
il
proprio
record
di
ben
2
decimi
,
il
terrore
mi
prese
che
si
fosse
del
tutto
svuotato
:
e
la
sua
gracile
struttura
di
atleta
tutto
nervi
non
potesse
ricaricarsi
in
due
ore
.
E
riflettei
sulla
relativa
fortuna
di
Seye
,
il
negro
,
che
aveva
potuto
vincere
con
un
tempo
superiore
alle
sue
possibilità
(
20
"
8
)
.
Ma
Berruti
ritornò
ai
blocchi
contenendo
a
stento
la
prorompente
energia
dei
purosangue
.
Ebbe
una
falsa
partenza
,
con
Johnson
.
Lo
starter
Pedrazzini
non
l
'
assegnò
ad
alcuno
.
Probabilmente
ha
giovato
anche
lui
caro
vecchio
«
Primet
»
dell
'
atletica
milanese
ad
evitargli
ogni
assillo
,
a
mantenere
Berruti
nello
stato
d
'
animo
dell
'
atleta
sorprendentemente
sicuro
di
sé
e
deciso
a
vincere
.
Io
lo
vidi
infatti
guizzare
dai
blocchi
in
travolgente
furore
;
e
poi
distendere
la
falcata
in
curva
come
nessuno
al
mondo
riesce
,
e
balzare
in
rettilineo
con
più
di
un
metro
su
Carney
,
che
correva
all
'
esterno
.
Poi
ebbe
luogo
la
catastrofe
di
cui
dicevo
e
si
risolse
il
dramma
.
Furono
dieci
secondi
così
tormentosi
da
stupirmi
ancora
adesso
di
averli
potuti
superare
.
Infine
scorsi
il
filo
di
lana
tendersi
sul
suo
petto
:
e
Berruti
cadere
.
E
forse
baciare
la
terra
:
e
il
pubblico
urlare
per
lui
che
aveva
vinto
.
Carney
,
gigantesco
negro
d
'
America
,
l
'
ha
spuntata
su
Seye
,
un
negro
del
Mali
che
corre
per
la
Francia
.
Il
bianco
Foik
è
quarto
.
I
negri
Johnson
e
Norton
a
chiudere
la
marcia
ma
sotto
i
21
secondi
.
Tutto
il
fior
fiore
dello
sprint
battuto
in
breccia
da
un
ragazzino
italiano
di
21
anni
,
un
abatino
settecentesco
con
l
'
erre
arrotata
,
un
farmacista
...
ah
,
per
dio
.
Dovremo
ricordarci
di
questo
giorno
.
Lo
sport
italiano
non
ne
ha
mai
vissuti
di
più
esaltanti
nella
sua
storia
,
che
pure
è
molto
notevole
.
Vincere
una
gara
di
scatto
all
'
Olimpiade
(
e
a
questa
Olimpiade
,
e
per
giunta
a
Roma
)
significava
rivalutare
tutto
un
vivaio
,
direi
un
intero
gruppo
etnico
,
una
razza
,
e
affermare
la
civiltà
d
'
un
Paese
.
Perché
se
un
popolo
,
vecchio
e
povero
come
il
nostro
,
riesce
a
esprimere
atleti
quale
Berruti
,
sicuramente
ha
buon
sangue
,
sicuramente
è
avviato
a
forme
di
vita
sempre
più
civili
e
più
prospere
.
Sono
parole
grosse
?
A
me
non
pare
.
Sono
considerazioni
persino
ovvie
,
che
un
onesto
studioso
di
sport
deve
fare
,
io
dico
,
dedicandole
a
Livio
Berruti
,
primo
italiano
campione
olimpico
dello
scatto
.
Quasi
a
facilitare
l
'
auspicio
per
il
pais
Livio
Berruti
,
la
nostra
Peppa
Leone
infila
tutte
,
negre
,
americane
e
tedesche
,
australiane
e
bulgare
,
correndo
in
ottima
volitiva
scioltezza
i
200
metri
della
sua
batteria
.
Dice
il
cronometro
:
23
"
7
,
nuovo
record
italiano
.
Nessun
'
altra
fa
meglio
fra
le
ragazze
dall
'
aspetto
normale
;
corre
in
23
"
2
-
record
olimpico
-
la
Rudolph
,
che
è
una
pantera
nera
casualmente
rinata
fra
i
grattacieli
d
'
America
;
ma
le
altre
,
correre
dovranno
,
dietro
alla
Peppa
nazionale
.
Sui
400
piani
,
visti
e
ammirati
superuomini
del
ritmo
.
Kauffmann
resta
seduto
(
senza
esaurire
tutta
la
spinta
)
per
300
metri
buoni
,
seguendo
la
strabiliante
falcata
di
Singh
:
poi
si
alza
,
e
allora
vedo
un
marziano
finire
scioltissimo
in
463
.
Dopo
di
lui
,
quel
Yerman
,
che
per
me
può
vincere
,
Young
46
"
1
davanti
all
'
inglese
diciannovenne
Brightwell
,
che
fa
46
"
2
.
Infine
,
Otis
Davis
,
negrone
alla
McKenley
,
spinge
in
salita
gli
ultimi
100
metri
e
fa
45
"
9
,
record
olimpico
.
Che
se
inclinasse
il
busto
come
si
deve
,
la
sua
spinta
sarebbe
tutta
esaurita
in
avanti
,
e
otterrebbe
45
"
5
facili
.
Non
so
però
come
possa
reggere
la
semifinale
e
la
finale
.
Sui
1500
m
,
se
non
gli
segano
uno
stinco
,
vince
Elliott
.
Ha
corso
in
batteria
in
3'11
"
4
,
e
ha
fatto
esattamente
come
quando
lo
vidi
a
Bromma
,
nel
1958
,
due
giorni
avanti
il
3'36
"
di
Göteborg
.
Gli
altri
sono
uomini
,
lui
è
un
orice
.
È
partito
in
progressivo
ai
1000
metri
e
ha
coperto
gli
ultimi
400
in
54
"
netti
.
Che
cos
'
è
allora
,
se
non
un
'
antilope
?
Quarti
di
finale
nei
110
ostacoli
.
Passano
tutti
i
grossi
.
E
con
loro
il
nostro
Svara
,
con
i
14
"
4
che
ha
sempre
nelle
sue
gambe
oneste
.
Gli
altri
ragazzini
azzurri
,
tutti
a
casa
,
e
con
onore
.
Nel
martello
,
fuori
gli
americani
,
brutalissimamente
,
come
è
vero
che
i
records
fini
a
se
stessi
lasciano
freddi
í
tecnici
.
Grande
atleta
è
colui
che
vince
la
grande
gara
.
Connolly
è
passato
di
forma
ed
ha
anche
scontato
la
presunzione
di
quasi
tutti
gli
americani
.
Ha
dunque
vinto
un
russo
,
e
tutti
gli
altri
finalisti
sono
slavi
,
esclusi
un
magiaro
e
un
irlandese
.
Adesso
corro
alla
boxe
.
Ah
!
,
che
tifo
.
StampaQuotidiana ,
Prima
inquadratura
,
il
sedere
nudo
d
'
un
uomo
che
sta
pisciando
visto
di
spalle
.
Poi
,
la
prostituta
Angela
che
ha
timore
superstizioso
dello
sguardo
maligno
d
'
una
gallina
e
che
è
la
leader
naturale
d
'
un
piccolo
gruppo
di
colleghe
malconce
:
la
prima
è
precocemente
invecchiata
(
pelle
rugosa
,
capelli
grigi
)
dopo
uno
stupro
,
la
seconda
è
muta
(
per
i
clienti
esigenti
usa
in
playback
una
cassetta
con
parole
e
gemiti
registrati
)
,
la
terza
manca
di
tutt
'
e
due
le
mani
(
riesce
a
comprarsi
le
protesi
,
ma
gliele
rubano
subito
)
,
la
quarta
è
unilateralmente
innamorata
d
'
un
carcerato
,
tutte
lavorano
sulla
strada
provinciale
di
giorno
(
quand
'
è
il
crepuscolo
s
'
avviano
a
piedi
verso
il
paese
,
come
contadine
stanche
al
ritorno
dai
campi
)
e
sono
accompagnate
dal
protettivo
spicciafaccende
Chirone
,
rognoso
centauro
in
motorino
.
Poi
,
un
ragazzo
biondo
ossigenato
che
si
chiama
Adamo
come
il
primo
uomo
,
dolce
,
inconsapevole
e
trasognato
,
con
i
piedi
sporchi
,
le
scarpe
verdi
e
un
seducente
sorriso
serafico
,
autista
di
camion
per
il
trasporto
di
banane
marce
alla
discarica
,
incapace
di
fare
l
'
amore
con
le
donne
e
con
gli
uomini
(
«
non
m
'
è
mai
riuscito
»
)
ma
soddisfatto
se
può
masturbarsi
guardando
di
nascosto
la
prostituta
Angela
che
lo
fa
coi
clienti
.
I
buchi
neri
di
Pappi
(
Pasquale
)
Corsicato
,
35
anni
,
napoletano
,
già
autore
di
Libera
,
è
una
storia
d
'
amore
anomala
così
lieta
e
lieve
che
sembra
ideata
nell
'
estasi
dell
'
innamoramento
,
così
autentica
da
sopraffare
l
'
ambiente
in
cui
si
svolge
,
così
piena
da
lasciarsi
dietro
una
felicità
anche
se
finisce
.
La
prostituta
e
il
ragazzo
si
amano
alla
loro
maniera
mediata
e
voyeuristica
,
si
vogliono
bene
,
sono
amici
.
Quando
lui
smette
d
'
amarla
e
tradisce
anche
se
stesso
progettando
un
matrimonio
d
'
interesse
,
lei
soffre
,
sviene
.
Sente
una
voce
che
la
chiama
.
Lassù
,
un
immenso
uovo
d
'
argento
le
dice
:
«
Non
aver
paura
,
ora
che
hai
amato
non
sei
più
quella
di
prima
,
sei
un
angelo
»
.
Miracolosamente
avverte
una
calma
esultanza
,
miracolosamente
le
altre
prostitute
riacquistano
giovinezza
,
voce
,
mani
,
amore
ricambiato
,
e
nel
cielo
splende
un
sole
bellissimo
.
Sono
molto
rari
i
film
che
raccontano
l
'
amore
come
un
sentimento
non
borghese
né
«
civilizzato
»
,
non
convenzionalmente
romantico
,
erotico
,
delicato
,
violento
,
possessivo
o
promiscuo
,
ma
come
primordiale
fonte
di
gioia
vitale
e
mitica
trasformazione
del
mondo
.
Sono
altrettanto
rari
i
film
che
descrivono
un
ambiente
sociale
degradato
quanto
l
'
hinterland
napoletano
arso
dal
sole
,
giallo
di
stoppie
,
popolato
di
brutalità
e
povertà
,
senza
mutilare
l
'
ironia
di
sopravvivenza
degli
abitanti
,
senza
censurarne
una
normalità
di
vita
che
soltanto
gli
standard
piccolo
-
borghesi
possono
ritenere
impossibile
o
mostruosa
.
I
buchi
neri
ha
questi
meriti
,
e
altri
.
Magari
l
'
ideologia
è
primaria
(
«
Se
provaste
a
entrare
in
un
buco
nero
ritrovereste
la
purezza
assoluta
»
)
e
le
astrazioni
sono
sommarie
,
magari
sono
molti
i
prestiti
cinematografici
(
il
primo
Pasolini
,
il
Buñuel
messicano
,
anche
Improvvisamente
l
'
estate
scorsa
)
,
magari
possono
sconcertare
l
'
assenza
di
quel
«
sociale
»
sardonicamente
raccontato
in
Libera
e
il
realismo
fantastico
:
però
il
film
è
originale
,
interessante
,
anche
divertente
.
Il
coprotagonista
Vincenzo
Peluso
è
diretto
con
tale
amore
da
risultare
bravo
.
La
protagonista
Iaia
Forte
,
attrice
di
prosa
con
Mario
Martone
e
con
la
compagnia
napoletana
Teatri
Uniti
,
già
al
centro
di
Libera
,
è
ammirevole
per
forza
orgogliosa
,
sottigliezza
e
pathos
:
recitato
da
lei
è
convincente
anche
lo
scatto
repentino
con
cui
la
prostituta
apre
le
cosce
,
lasciando
scaturire
dal
sesso
fumi
bianchi
furiosi
,
nebbiosi
.
StampaPeriodica ,
...
Date
a
Cesare
.
La
politica
religiosa
di
Mussolini
.
Il
Duce
non
ha
bisogno
di
riconoscimenti
:
ma
certo
,
Cesare
ha
in
lui
parlato
ed
agito
con
una
coscienza
di
sé
che
non
poteva
essere
più
vasta
.
Esaminiamo
il
te
-
sto
inedito
del
Trattato
e
del
Concordato
,
secondo
le
primitive
richieste
della
Santa
Sede
,
e
mettiamolo
in
relazione
col
testo
definitivo
:
scorgete
nitido
il
Mussolini
dei
discorsi
parlamentari
;
tutto
quanto
potesse
intaccare
i
primi
principi
asseriti
in
quei
discorsi
è
sparito
senz
'
altro
.
Le
parole
che
scrisse
Gioacchino
Volpe
,
quando
taluno
pensava
turbato
ad
una
sorta
di
abdicazione
,
ad
una
fusione
dello
Stato
nella
Chiesa
,
"
lo
Stato
Italiano
con
l
'
alto
sentimento
di
se
stesso
,
che
ha
raggiunto
,
pur
dando
alla
Chiesa
più
largo
campo
per
muoversi
,
anzi
appunto
per
questo
,
vigilerà
che
essa
non
trabocchi
,
"
sono
divinatorie
.
Ma
il
Volpe
è
quello
storico
che
ognuno
conosce
,
e
sa
bene
come
non
si
possa
tradire
la
sto
-
ria
;
ma
anche
l
'
on
.
Mussolini
sa
questo
:
di
qui
il
realismo
della
sua
politica
e
la
sua
forza
meravigliosa
.
Raccogliendo
in
volume
le
discussioni
parlamentari
sul
problema
dei
rapporti
fra
Stato
e
Chiesa
dal
'61
al
'70
,
egli
,
che
tutte
le
conosceva
e
le
teneva
presenti
nel
periodo
delle
trattative
,
ha
voluto
come
documentare
,
se
ve
ne
fosse
stato
bisogno
,
la
profondità
ideale
del
suo
agire
.
Un
'
azione
sempre
decisa
,
ma
meditata
,
saggiata
,
tormentata
col
richiamo
continuo
ad
un
'
idea
accolta
per
intero
nella
sua
maestà
,
e
resa
pura
da
ogni
elemento
estrinseco
.
Quando
,
infatti
,
l
'
on
.
Mussolini
disse
che
egli
compiva
il
Risorgimento
,
e
custodiva
nel
Concordato
l
'
anima
più
genuina
della
Nazione
,
criticando
quelle
discussioni
mostrò
tutta
la
spregiudicatezza
e
in
uno
la
fede
del
vero
uomo
politico
che
sa
distingue
-
re
l
'
empirico
mutevole
dall
'
ideale
che
non
si
può
tradire
.
Lontano
del
pari
,
adunque
,
dai
due
eccessi
contrari
e
maligni
:
elevare
la
diplomatica
a
ideologia
,
invilire
l
'
idea
nel
patteggiamento
;
errore
il
primo
che
fiaccò
spesso
i
nostri
padri
,
il
secondo
che
corrompe
molti
empirici
.
Tanta
precisa
chiarezza
rende
i
due
discorsi
del
Duce
,
come
il
libro
del
Missiroli
,
che
quelli
minutamente
commenta
in
ogni
loro
motivo
,
corpus
del
pensiero
dello
Stato
al
riguardo
;
la
bussola
,
per
dir
così
,
che
dovrà
guidarci
nei
futuri
viaggi
di
politica
ecclesiastica
...
StampaQuotidiana ,
Nelle
Stanze
del
Vaticano
esiste
,
come
tutti
sanno
,
un
affresco
di
Raffaello
che
si
intitola
La
Scuola
di
Atene
.
Sotto
le
volte
di
un
tempio
bramantesco
si
incontrano
gli
«
eroi
del
sapere
»
,
chi
sostando
contro
un
pilastro
,
chi
standosene
appartato
come
in
meditazione
,
chi
mostrando
al
compagno
una
figura
di
geometria
disegnata
su
una
lavagna
,
chi
,
come
Tolomeo
,
reggendo
fra
le
mani
la
sfera
terrestre
,
chi
avanzando
con
libri
e
con
rotoli
,
chi
,
come
Pitagora
,
scrivendo
le
sue
tavole
,
chi
,
seminudo
e
sdegnoso
-
Diogene
-
sdraiato
sui
gradini
.
Avanzano
dal
fondo
-
che
si
illumina
alle
loro
spalle
nei
chiarori
spioventi
dalle
cupole
-
Platone
e
Aristotele
,
il
primo
,
come
filosofo
della
speculazione
metafisica
,
reggendo
con
una
mano
il
libro
del
Timeo
,
e
con
l
'
altra
accennando
al
cielo
;
il
secondo
accennando
con
la
destra
alla
terra
,
aperta
all
'
Esperimento
e
alla
Fisica
.
Da
Socrate
a
Empedocle
,
da
Senofonte
ad
Eschine
,
da
Archimede
a
Zoroastro
-
e
,
per
dare
un
volto
a
Platone
,
Raffaello
pensò
a
Leonardo
-
tutti
gli
«
eroi
del
sapere
»
sono
qui
raccolti
,
avvolti
nelle
toghe
che
lasciano
ignude
le
braccia
,
e
monumentalmente
avanzano
o
si
consultano
,
con
una
maestà
di
gesto
che
corrisponde
alla
maestà
del
pensiero
.
Questa
era
la
visione
che
il
Cinquecento
poteva
suggerire
,
di
quella
che
si
potrebbe
chiamare
la
umana
parvenza
del
Genio
,
ad
un
genio
come
fu
Raffaello
;
e
,
nel
trascorrere
dei
secoli
,
l
'
uomo
non
ha
avuto
modo
di
superare
mai
i
canoni
poetici
di
questa
visione
che
,
fatta
pittura
,
reca
il
ricordo
esaltante
del
sapere
ellenico
nella
casa
stessa
della
Cristianità
,
facendo
delle
figure
degli
assorti
filosofi
e
dei
meditanti
matematici
,
avvolte
nei
loro
pensieri
come
nel
panneggio
dei
loro
manti
e
delle
loro
toghe
,
immagini
simili
a
quelle
che
la
pittura
e
la
scultura
dovevano
donare
agli
apostoli
,
agli
eremiti
e
ai
santi
nelle
cupole
delle
chiese
e
sui
colonnati
e
nelle
nicchie
dei
templi
.
Idea
di
Sapienza
e
idea
di
Santità
,
sia
che
sorgessero
dalle
lontananze
del
mondo
biblico
o
da
quelle
del
mondo
dell
'
Ellade
o
da
quelle
,
con
figure
sempre
più
vicine
ed
operanti
,
del
mondo
cristiano
,
si
compendiavano
,
nel
riflesso
dell
'
Umanesimo
,
in
questi
simboli
figurativi
alti
e
solenni
,
in
una
sinfonica
maestà
di
gesti
,
nell
'
aura
e
nel
soffio
misterioso
dei
luoghi
dove
la
vita
è
ormai
storia
.
Bernard
Shaw
disse
:
«
Otto
uomini
possono
essere
indicati
come
i
facitori
di
mondi
»
.
E
ne
indicò
i
nomi
:
Pitagora
,
Aristotele
,
Tolomeo
,
Copernico
,
Galileo
,
Keplero
,
Newton
ed
Einstein
.
Tre
di
queste
figure
sono
comprese
nel
«
compendio
»
e
nel
«
trionfo
»
dell
'
allegoria
raffaellesca
.
Il
mondo
ha
continuato
,
dopo
il
Cinquecento
,
il
suo
cammino
,
mentre
la
forma
pittorica
e
poetica
della
allegoria
non
ha
trovato
nuove
vie
al
proprio
solenne
cammino
.
I
Fasti
e
i
Trionfi
appartengono
ad
un
clima
di
venerazioni
e
di
entusiasmi
che
non
trova
più
né
rime
né
colori
adatti
.
Alla
«
emozione
»
che
ancora
operava
e
che
trova
la
sua
formula
conclusiva
nell
'
affresco
della
Scuola
di
Atene
,
è
andato
seguendo
lentamente
il
suggerimento
accademico
,
sino
all
'
algida
venustà
del
disegno
di
Ingres
per
il
suo
Trionfo
di
Omero
.
È
dunque
ben
difficile
per
noi
fare
,
degli
uomini
,
statue
,
e
,
del
loro
pensiero
e
del
loro
poetare
o
filosofico
speculare
e
matematico
calcolare
,
immagine
«
eroica
»
.
Tuniche
,
toghe
,
elamídi
sono
vestimenta
di
un
accademismo
fra
le
cui
immagini
non
riusciamo
più
ad
inserire
né
Goethe
né
Pasteur
,
né
Leopardi
né
Beethoven
.
Lo
stesso
concetto
di
luce
olimpica
-
quella
luce
che
indirettamente
scende
dalle
cupole
bramantesche
della
Scuola
di
Atene
,
o
che
,
attorno
alla
fonte
di
Ippocrene
,
nel
raffaellesco
Parnaso
,
illumina
le
figure
dei
grandi
eroi
della
Poesia
,
da
Omero
a
Virgilio
,
da
Saffo
a
Petrarca
,
da
Pindaro
a
Catullo
-
tramonta
o
impallidisce
con
i
secoli
che
portano
a
noi
.
Per
questo
le
figure
dei
nuovi
Eroi
,
ai
quali
talvolta
può
accadere
che
noi
stessi
si
sia
stati
vicini
,
non
però
avvolte
nel
manto
della
Storia
,
ma
segnate
dal
rigore
addirittura
minuzioso
del
Documento
e
della
Cronaca
,
ben
difficilmente
,
e
forse
solamente
per
un
esercizio
di
scolastico
accademismo
,
si
potrebbero
far
campeggiare
,
o
adunarle
,
fra
i
pilastri
e
le
navate
di
un
immaginario
luogo
di
incontri
come
,
disceso
da
Urbino
fra
le
vestigia
di
Roma
,
fra
i
suoi
archi
e
fra
le
sue
cupole
,
fra
i
suoi
Pantheon
e
i
suoi
Colossei
era
stato
possibile
a
Raffaello
per
le
grandi
«
fantasime
»
che
fanno
monumentale
corteggio
a
Platone
.
Dove
collocheremo
,
fra
Archimede
ed
Aristotele
,
fra
Socrate
e
Tolomeo
,
questo
Alberto
Einstein
,
traendolo
dalle
solitudini
del
suo
piccolo
studio
di
professore
in
una
Università
svizzera
,
o
dalla
piccola
casa
americana
di
una
città
che
ha
,
come
se
il
fato
l
'
avesse
scelto
,
íl
nome
dell
'
isola
di
Itaca
da
cui
salpò
Ulisse
,
il
solo
degli
eroi
omerici
che
per
primo
obbedisse
all
'
ansia
della
«
conoscenza
»
,
sino
a
sfidare
,
come
Dante
disse
,
il
«
folle
volo
»
oltre
ai
termini
segnati
dalle
Colonne
di
Ercole
?
Dove
collocheremmo
-
ci
chiediamo
mentre
la
sua
spoglia
è
ormai
immota
,
e
solo
,
invisibile
,
è
il
suo
spirito
nell
'
Inconoscibile
-
questo
Alberto
Einstein
,
con
la
lavagna
che
gli
fu
sempre
cara
come
al
tempo
del
suo
primo
insegnamento
,
con
i
suoi
quadernetti
di
appunti
,
con
le
paginette
delle
sue
vertiginose
equazioni
?
Tra
figure
che
l
'
ultimo
soffio
epico
della
pittura
coronava
di
misteriosa
maestà
,
della
più
alta
maestà
che
sta
sui
troni
del
Sapere
,
ecco
,
per
noi
,
immenso
e
persino
misterioso
eroe
del
nostro
Sapere
ma
anche
dolente
protagonista
di
una
nostra
amara
Storia
,
questo
timido
,
assorto
,
silenzioso
vecchio
studioso
,
che
,
a
distanza
di
secoli
,
aveva
continuato
la
lezione
di
Keplero
e
di
Newton
.
Il
Documento
ci
insegue
nella
sua
rievocazione
:
non
consente
se
non
con
difficoltà
di
astrarre
la
sua
immagine
nell
'
attimo
sublime
in
cui
giunge
alla
meta
la
sua
speculazione
.
Davanti
alla
nostra
ricerca
di
un
'
astrazione
platonica
egli
ci
appare
nella
sua
estrema
semplicità
di
vecchio
professore
dai
lunghi
capelli
bianchi
-
í
capelli
bianchi
degli
antichi
maghi
,
degli
astronomi
della
favola
-
che
trova
il
suo
solo
riposo
nella
musica
,
che
ama
suonare
il
violino
quando
si
adunano
i
suoi
discepoli
ad
onorarlo
,
e
che
,
quando
deve
viaggiare
,
si
presenta
con
il
suo
nero
vecchio
abito
quasi
ancora
da
antico
Doktor
germanico
,
sotto
al
quale
indossa
un
maglione
rammendato
,
con
una
borsa
nella
destra
,
per
i
suoi
scartafacci
,
e
,
nella
sinistra
,
retto
per
la
maniglietta
di
ottone
,
l
'
astuccio
del
vecchio
violino
.
Così
appariva
l
'
uomo
che
forse
,
ragazzo
tardivo
e
molte
volte
zimbello
dei
suoi
compagni
di
classe
,
si
era
trovato
probabilmente
a
nascere
là
dove
si
incontrano
Filosofia
,
Matematica
e
Poesia
,
e
dove
,
da
Tolomeo
a
Copernico
,
da
Keplero
a
Newton
,
e
finalmente
ad
Einstein
,
l
'
umanità
manda
,
a
distanza
di
secoli
,
piccoli
uomini
ad
affacciarsi
,
per
tutti
noi
,
agli
abissi
sui
quali
viaggia
la
Terra
,
ardono
i
Soli
,
cammina
la
Luce
,
muove
le
sue
forze
misteriose
il
Magnetismo
universale
,
e
tutto
modella
,
trasforma
,
distrugge
e
crea
quell
'
elemento
,
quella
quarta
dimensione
che
Einstein
indicò
essere
il
Tempo
.
La
storia
di
questo
genio
è
la
storia
di
un
antico
professore
che
,
giovane
,
dava
di
casa
in
casa
ripetizioni
private
ai
ragazzi
«
deboli
»
in
matematica
,
«
deboli
»
in
fisica
.
Additato
un
giorno
come
il
prototipo
perfetto
del
genio
germanico
,
doveva
vedere
più
tardi
bruciare
i
suoi
libri
nelle
piazze
tedesche
come
il
prototipo
della
cultura
ebraica
:
bruciato
nelle
sue
opere
,
egli
probabilmente
non
sarebbe
sfuggito
alla
morte
se
non
avesse
cercato
rifugio
in
America
.
La
sua
gloria
non
si
era
trasformata
in
ricchezza
;
le
sue
equazioni
che
avevano
lo
scatto
poetico
di
quelli
che
furono
chiamati
dagli
antichi
i
voli
pindarici
non
lo
avevano
portato
che
ad
un
premio
Nobel
e
ad
una
cattedra
universitaria
.
Uno
dei
libri
più
famosi
del
mondo
,
quello
sulla
teoria
della
relatività
,
fra
il
1923
e
il
1953
aveva
visto
vendere
in
America
esattamente
20.002
esemplari
,
e
gli
aveva
«
reso
»
come
diritti
d
'
autore
meno
di
240
dollari
all
'
anno
.
Ma
come
poteva
far
calcolo
sui
beni
terreni
della
ricchezza
quest
'
uomo
che
varcava
gli
abissi
sui
ponti
della
Filosofia
,
della
Matematica
,
della
Poesia
,
questo
mago
i
cui
calcoli
si
diceva
fossero
capiti
,
in
parte
,
da
dodici
soli
uomini
al
mondo
e
,
quasi
interamente
,
solamente
da
cinque
?
Keplero
,
per
quanto
fosse
stato
uno
dei
maggiori
matematici
del
suo
tempo
,
non
era
stato
in
grado
di
portare
le
prove
matematiche
delle
sue
intuizioni
sulla
teoria
della
gravitazione
.
Dovevano
passare
cento
anni
perché
Newton
riuscisse
in
ciò
che
era
stato
impossibile
a
Keplero
ma
per
poter
farlo
-
lo
ricordò
lo
stesso
Einstein
-
dovette
inventare
il
calcolo
infinitesimale
.
È
stato
detto
che
,
nella
vecchiaia
,
davanti
alla
necessità
di
dare
la
prova
matematica
dello
sviluppo
delle
sue
teorie
,
Einstein
si
trovava
nelle
condizioni
dell
'
artigiano
che
,
per
prima
cosa
,
per
fare
realtà
e
oggetto
di
ciò
che
il
suo
spirito
gli
suggerisce
,
deve
inventare
e
costruire
i
propri
nuovi
strumenti
di
lavoro
.
Così
,
si
disse
,
il
vecchio
Einstein
-
l
'
uomo
che
infilava
le
scarpe
senza
calze
,
e
che
,
interrogato
con
quali
armi
sarebbe
stata
combattuta
la
terza
guerra
mondiale
,
aveva
risposto
:
«
Non
lo
so
.
So
però
che
la
quarta
guerra
mondiale
sarà
combattuta
a
sassate
...
»
-
avrebbe
dovuto
modellare
ancora
lo
strumento
matematico
che
gli
mancava
.
Era
possibile
questo
,
ora
che
il
tempo
e
l
'
età
erano
alleati
contro
di
lui
?
La
matematica
,
si
disse
,
è
un
privilegio
della
giovinezza
:
dell
'
adolescenza
di
Pascal
,
dei
ventitré
anni
di
Newton
quando
formulò
il
suo
teorema
,
e
dei
ventisei
anni
che
lo
stesso
Einstein
toccava
appena
quando
,
piccolo
impiegato
nell
'
ufficio
svizzero
dei
Brevetti
,
pubblicò
i
quattro
fogli
di
calcoli
che
dovevano
rivoluzionare
negli
uomini
tutti
i
concetti
di
spazio
e
di
tempo
.
Probabilmente
,
come
taluni
della
sua
razza
,
a
suo
modo
anche
Einstein
fu
un
profeta
,
e
le
sue
teorie
,
al
pari
di
quelle
di
Keplero
e
di
Newton
che
lo
hanno
preceduto
nella
prodigiosa
esplorazione
del
mistero
del
creato
,
troveranno
la
loro
totale
conferma
nei
secoli
avvenire
.
Così
accade
,
del
resto
,
per
le
altre
esplorazioni
abissali
che
compiono
la
Filosofia
e
la
Poesia
;
così
attendono
i
millenni
e
li
superano
e
li
illuminano
Socrate
,
Platone
,
Omero
e
Dante
.
Profeta
e
poeta
,
l
'
uomo
che
a
sedici
anni
disse
:
«
Vorrei
imprigionare
un
raggio
di
luce
per
vedere
cosa
succede
...
»
.
Questo
pensiero
,
se
lo
confrontiamo
con
gli
annali
della
sua
biografia
,
dovette
averlo
,
giovinetto
,
a
Milano
,
fra
via
Santa
Radegonda
dove
il
padre
aveva
una
botteguccia
di
articoli
elettrici
,
e
via
Bigli
dove
abitava
.
E
,
che
il
pensiero
di
indagare
sul
mistero
della
luce
e
del
suo
«
cammino
»
abbia
avuto
la
sua
origine
in
una
giornata
italiana
e
lombarda
,
in
questa
città
dove
suo
padre
morì
e
fu
sepolto
,
ci
dà
,
nell
'
ora
in
cui
egli
entra
nella
grande
Ombra
che
forse
è
solamente
l
'
infinita
Luce
,
un
senso
di
riconoscenza
ai
fati
di
questa
nostra
terra
,
che
al
ragazzo
israelita
tedesco
parlò
in
una
giornata
di
sole
così
come
aveva
parlato
al
giovane
viaggiatore
Goethe
.