Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
StampaPeriodica ,
“ L ' operaio dev ' essere istruito : s ' istruisca l ' operaio , e cadranno innanzi a lui l ' impostura , e la tirannide . ” Queste parole , se volete saperlo , sono di un eroe del nostro secolo dallo stile laconico , dette in una tornata democratica in Genova . L ’ eroe però non si avvide , che in senso assai diverso da quello in cui furono pronunziate suonarono una grande verità , una di quelle verità , ch ’ escono sovente di bocca anche agli stessi nemici della verità ; come , a cagione d ’ esempio , se ne sentirono dalla bocca di un Balaano indovino , e di Caifa , il peggiore forse dei nemici del Redentore . Or bene siccome appunto suonano una grande verità , così il Veridico se ne serve in questa prima comparsa per far conoscere il bisogno che ha il popolo operaio di essere istruito , ed annunziare , che non mancherà mai nelle sue colonne un articolo diretto a questa istruzione . Ma parliamo chiaro ; perché questa dev ’ essere sempre la sua divisa , di quale istruzione credete voi che si parli qui ? chi sa a che stramberie andate voi pensando . Non vi stancate il capo , vi risponde il Ve - ridico in due parole : di quella , di cui maggiormente v ’ è oggi bisogno , dell ’ istruzione religiosa anzitutto ; perché la sola religione è l ’ unica , vera , solidissima base d ’ ogni civiltà , d ’ ogni perfezionamento , d ’ ogni educazione , e ben essere dei popoli . Senza la religione , siatene sicuri , il mondo sociale non può durarla a lungo , ma è necessario che si sfaceli e cada in un orribile caos , in cui perduta ogni norma del lecito e dell ’ illecito , del giusto e dell ’ ingiusto , del vero e del falso non si conoscono più i nomi di diritto , di proprietà , di onestà , di soggezione , ma solo quelli del delitto , del sacrilegio , della rapina , del libertinaggio , dell ' anarchia . Esaminate , ma spassionatamente , i fatti che accadono poco lungi da noi , e conoscerete se sia proprio il Veridico che parla . E a questo orribile caos appunto i moderni sedicenti rigeneratori cercano di educare i popoli , sottraendoli totalmente con mille arti infernali ad ogni idea di Dio , di religione , di anima , d ’ immortalità , ed informandoli invece all ’ oscenità , alla licenza , alle turpitudini , alle bestemmie . E tutto questo sapete perché ? per formare in seguito del popolo operaio un automa , ossia per meglio intenderci , un materiale instromento nelle loro mani , che corrisponda e serva fedelmente ai loro perversi disegni . Il volgo , scusatemi , ma son Veridico e non posso tacere la verità , il volgo è ordinariamente ignorante , e nella sua ignoranza serve a meraviglia di eco e di portavoce , grida sovente al lupo , solo perché sente gridare gli altri , e si lascia facilmente allettare come il pesce dall ’ esca , che nasconde l ' amo avvelenato destinato a privarlo dolosamente di vita . Il Veridico adunque non la risparmierà a fatica per dimostrare al popolo la verità , e la santità della religione che professa , il rispetto , che perciò le deve coll ’ onestà della vita . Oltre a ciò si adopererà nello smascherare le ipocrisie dei maligni , nel confutare gli errori degli empi , nel ribattere le massime perverse anticattoliche della giornata a solo fine di preservare questo popolo , per quanto è possibile , dal torrente della corruzione e del pervertimento , in una parola farlo essere geloso del più prezioso tesoro che possieda , della religione cioè e della fede . Verificata così la prima parte della sentenza dell ’ eroe , istruito cioè il popolo nei religiosi doveri , si verificherà ancora la seconda , cioè cadranno innanzi a lui l ' impostura e la tirannide . In altri termini non sarà così facile a piegarsi come fragile canna ad ogni soffio di perversa dottrina ; saprà discernere i lupi sotto la pelle d ’ agnello ; saprà schermirsi dalle loro insidie maligne , e l ’ impostura e l ’ ipocrisia non potendo far più breccia nel popolo , sarà costretta a cadere senza meno esecrata e maledetta da tutti . Questo popolo allora sarà veramente libero dalla tirannide e dalla schiavitù , a cui gli umanitari del nostro secolo vogliono ad ogni costo ridurlo . Quale sia questa tirannide e schiavitù , il Veridico non si prende la pena di spiegarlo , perché troppo chiaramente lo dicono quei popoli infelici , che già ne sperimentano i lagrimevoli effetti nel dispotismo , nell ’ oppressione , nella fame , nella miseria , nelle imposte , nell ’ immoralità , nella irreligione , nelle ruine immense di anime , di corpo , di sostanze , di tutto .
IL BACIO PIÙ DOLCE ( RUJU SALVATORE , 1905 )
StampaPeriodica ,
A mezzodì , nella tanca , tranne qualche belato , qualche dòndolo di campano , non si udiva altro . Faceva un gran sole di maggio . Si sentiva nel cielo , nell ' aria , qualcosa di invincibilmente languido e soffocante che faceva sognare e soffrire , e Nenaldu sognava e soffriva . Aveva tratto di tasca la sua leppa dal manico di corno e s ' era rimesso a intagliare la sua zucchetta rossigna ben avvinata . Che arsura ! Non s ' udiva una voce . Anche la correntia della fontana pareva tacesse . Nenaldu lavorava lavorava senza vedere , senza udire , febbricitante , allucinato . Aveva già disegnato da una parte della zucca il sole e le stelle , i buoi e l ' aratro come gli aveva detto la voce del sogno . In sogno una voce gli aveva detto : Quando scolpirai una zucca e avrai fatto il fuso e la rocca e in mezzo la figura di Mallena col suo vestito nuovo di broccato , allora Mallena t ' amerà , ma se tu la baci morirai ... Il pastore superstizioso ricordava e fantasticava . La voce aveva detto il vero ? Che cosa bella ! Mallena l ' avrebbe amato e egli le avrebbe offerto latte e miele tutti i giorni . Api ora ne avevano molte . Quanti bugni ? Quasi cento . Tutto l ' ovile era pieno d ' albatri e di rosmarini : anche il gregge aumentava . L ' inverno era stato dolce , non era discesa brina e l ' erba era alta e fitta come ferrana . Mallena sarebbe stata sua moglie e l ' avrebbe baciata ... Baciarla ? ma poi sarebbe morto ! A questo pensiero il pastore rabbrividì e gli venne voglia di piangere e di pregare . Mallena aveva gli occhi così belli e vellutati e la bocca così fresca e così rossa ! Le labbra parevano di corallo , anche a costo di morire l ' avrebbe baciata . E continuava a scolpire con lena la sua zucca . E scolpiva e scolpiva . E fece il fuso e fece la rocca con un bel fiocco di lino e poi la testa , le braccia , tutto il corpo agile e flessuoso della fanciulla . Che cosa meravigliosa ! Mallena pareva viva ! E si fece sera . Salì la stella dei pastori , e dagli oleastri caddero le grandi ombre della notte . Il pastore fantasticava ancora , vedeva sempre il sole bello di mezzodì e sentiva il profumo inebbriante della menta selvatica e del timo . Le calandre cantavano . Dietro una gran roccia egli conosceva un bel giaciglio di borraccina rossa : vicino fiorivano le pratelline e gli asfodeli bianchi . Lì , in mezzo alla caldura e al profumo , avrebbe condotta Mallena , la figlia di Cosimo di Serra , il vignataro , e avrebbe aspettato l ' ombra , e poi sarebbe salita la luna piena , grande e rossa come il sole , e le stelle avrebbero brillato tutta la notte . Nenaldu sorrise al suo sogno e al suo amore innocente . Era un bambino magro e bruno di dodici anni , sempre un po ' malato e febbricitante . La madre era morta tisica e il padre l ' avevano ucciso . Egli era rimasto solo col nonno . Nella bassura , vicino al murello , s ' udì una voce . - Mallena ! fece il pastore . Pigliò la zucca e corse . - O Nenà , mi dai del latte ? È per Rosina che è malata ... Il fanciullo andò all ' ovile e tornò subito col latte fresco e spumoso munto allora allora . Tremava tutto . Guardò fisso fisso la fanciulla che stava zitta con la bocca tutta sorriso e le fece vedere la zucca . - Vedi come è bella ! Ecco il sole , le stelle , il fuso e la rocca , e questa ... indovina chi è ? - Chi è ? - fece la fanciulla . - Questa sei tu - - rispose Nenaldu impallidendo - Mi vuoi bene ? Mallena arrossì e fuggì via col piccolo seno ansante , inebriata . La notte il piccolo pastore fantasticò a lungo . Si destò così presto che ancora le stelle del cielo erano fitte fitte e non si udiva cantare né una quaglia né una lodola . Allora si ricordò delle parole del sogno ed ebbe veramente una grande paura . Morire , non muoversi più , non vedere più ! Che orrore ! E il nonno a chi avrebbe lasciato le pecore , i bugni , i denari ? Quest ' idea lo colpì e gli venne in mente che il vecchio li custodiva dentro una piccola anfora rossa che aveva trovato vicino a un nuraghe . Il fanciullo cominciò a esaltarsi , s ' immaginò d ' essere già fidanzato di Mallena ma il nonno non gli voleva dare né denari , né pecore e lo voleva cacciare dall ' ovile perché odiava a morte Cosimo di Serra , il vignataro . Egli allora una notte che il nonno era andato a Sassari colla bisaccia piena di formaggio era corso al nascondiglio e si era impadronito dell ' anfora rossa piena d ' oro e d ' argento . Poi se n ' era andato lontano lontano verso la Nurra grande e deserta , piena di àlbatri e di cinghiali , e lì s ' era fatto un bell ' ovile e aveva molte pecore e molti bugni . E Mallena era con lui , la fanciulla s ' era fatta più alta e più bella , una rosa di rio , e egli non poteva resistere più e baciava la cara creatura sui capelli e sugli occhi grandi e neri . Che dolcezza ! In questa esaltazione Nenaldu si assopì . Ma ecco udiva la voce del sogno . Ebbe di nuovo una grande paura della morte e gli parve che il cuore non gli battesse più , che la vita gli si confondesse . Si vide tutto giallo , con gli occhi chiusi , con la carne fredda , immobile , rigido . L ' incubo gli fu d ' un tratto sopra e urlò disperatamente . - Che ài ? - fece la voce del vecchio - Sogni ? Lévati che è mattutino ! Nenaldu si levò , pallido ; le stelle erano già tramontate e uscì il sole e venne il meriggio caldo e luminoso . In quel sole meridiano , in quel silenzio immenso della solitudine , il pastore superstizioso sentì la presenza della morte . Guardò ancora a lungo , mentre il gregge meriggiava , verso l ' oliveto solatio pieno di gramigna e di papaveri fiammanti , ma Mallera non apparì . E passò la sera e venne la notte , ma di qua dal murello non udì la vocina dolce della fanciulla . La notte ebbe la febbre e delirò . La mattina poté ancora levarsi e scendere col gregge alla fontana . Si portò con sé la zucca e non si stancava di contemplarla con una fissità quasi tragica ; quando non poteva resistere più alla passione , la baciava ... Ed ecco di nuovo l ' incubo della morte . Verso il meriggio Mallena giunse alla fontana per acqua . Nenaldu stette immobile a guardarla come allucinato , poi le disse con voce fioca e triste : - T ' ò aspettato ieri , Malle ' ! - Che ài ! come sei bianco ! - rispose la fanciulla spaventata . - Che ò ? Ti voglio bene ! Mallena sorrise , le venne una gran voglia di baciare quel viso pallido illuminato da due strani occhi azzurri e di fuggirsene . Ma nella fontana v ' era gente . Volle andare via , era turbata e inebriata . Nenaldu la seguì , dietro alla svolta della viottola la chiamò con voce fievole e carezzevole ; le disse ancora : - Malle ' , mi vuoi bene tu ? - Sì ... - rispose la fanciulla sorridendo a pena , con voce quasi inaudibile . - Senti , la voce del sogno m ' à detto che se io ti bacio muoio ; ma non ò paura , sai , di morire , baciami ... - Se muori tu , morirò anch ' io - aggiunse la fanciulla con voce più triste , e porse le labbra all ' innamorato che la baciò con infinita passione . Il giorno dopo il pastore non poté levarsi . A pena tornato all ' ovile era stato colto dal terrore . Quanto aveva pianto ! Cominciò a delirare e nel delirio vedeva la sua roccia con la borraccina rossa , col profumo delle pratelline e del mentastro , e Mallena l ' amava e egli la baciava sugli occhi neri e sulla bocca di corallo . Il delirio si fece più acuto . Infine pallido pallido , con gli occhi vitrei , atterriti , vuoti d ' un vuoto indicibile , quando gli si avvicinava pietosamente il nonno urlava , vaneggiando : - La morte ! la morte ! Il vecchio credette che il fanciullo fosse affatturato . Chinò la testa con tristezza sconsolante e disse : - Pare pazzo ! Anche la madre è morta di delirio . Verso sera il pastore improvvisamente spirò . Prima di morire volle la bella zucca intagliata , se la strinse forte forte al petto , baciò la piccola figura e esclamò , piano , con voce che era un sospiro di desiderio : - Vedi , Mallena mia , com ' è bella ! Questo è il sole e queste son le stelle ... Il vecchio si trovò solo ed ebbe paura di quella solitudine . Pianse come un bambino , si disperò , chiamò il nipote coi nomi più dolci , lo baciò , gli chiese perdono , tante volte perdono ... Qualche volta l ' aveva battuto , era stato crudele con quella povera creatura ! - Perdono , perdono - urlò ancora il vecchio con disperazione ; Poi ad un tratto diventò tetro , tragico . Gli occhi gli diventarono foschi , taglienti come lame , le ciglia gli si insanguinarono . - Chissà ! - disse - forse è lei , la piccola maliarda . Questo piccino à avuto fattura - E si sentì assalito dall ' odio e dal desiderio della vendetta . Pigliò una scure ben affilata e se la mise vicino , a portata di mano . Poi cadde in una meditazione lugubre con gli occhi fissi nel viso contratto del morto . Fuori , presso la mandra , le pecore belavano ; nessuno usciva dalla capanna per spingerle alla fontana ; eppure era già tardi . Di lì a poco apparve sulla soglia Mallena . La povera bambina la notte non aveva dormito e aveva sognato la morte . La sera dopo ebbe un presentimento lugubre , si ricordò delle parole di Nenaldu e fu assalita da un terrore superstizioso . - Nenaldu muore ! - esclamò avvicinandosi come suggestionata alla capanna , e si mise a piangere . Quando era a mezza via Nenaldu moriva . La fanciulla lo sentì , e corse inconsciamente , pallida , trasognata . Oltrepassò la soglia , non vide il vecchio che era nell ' ombra , in un angolo , e corse a baciare , piangendo , il piccolo morto . - Ah maliarda ! ruggì il vecchio , e brandì la scure .
ProsaGiuridica ,
Vittorio Emanuele III per Grazia di Dio e per la Volontà della Nazione Re d ' Italia e di Albania Imperatore d ' Etiopia Il Senato e la Camera dei Fasci e delle Corporazioni , a mezzo delle loro Commissioni legislative , hanno approvato ; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue : Articolo unico L ' Ente di gestione e liquidazione immobiliare , istituito con l ' art . 11 del R . decreto - legge 9 febbraio 1939-XVII , n . 126 , convertito nella legge 2 giugno 1939-XVII , n . 739 , è autorizzato a delegare agli Istituti di credito fondiario , di cui all ' art . 12 del decreto medesimo , la gestione e la vendita dei beni immobili che a detto Ente siano attribuiti anche con provvedimenti successivi al citato R . decreto - legge 9 febbraio 1939-XVII , n . 126 . Gli Istituti indicati nel comma precedente sono autorizzati ad esercitare le funzioni di cui al comma stesso anche in deroga ai rispettivi ordinamenti o statuti . La presente legge entrerà in vigore nel giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno . Ordiniamo che la presente , munita del sigillo dello Stato , sia inserta nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d ' Italia , mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato . Dato a Roma , addì 24 febbraio 1941-XIX Vittorio Emanuele Mussolini , Di Revel Visto : ( ai sensi del R . decreto 20 febbraio 1941-XIX , n . 76 ) Mussolini
StampaPeriodica ,
Il caso di Adriano Olivetti può dirsi unico nel quadro generale della grande industria italiana , e per trovarvi un precedente nell ' industria europea del Novecento occorre risalire , come giustamente è stato già rilevato , alla grande e malinconica figura dell ' ebreo tedesco Walter Rathenau . È poco probabile che un uomo così bene informato com ' è Olivetti non abbia già fatto per suo conto una scoperta così evidente . Come Rathenau , Olivetti è figlio di un ebreo , e , come il padre di Rathenau , anche suo padre non aveva dietro di sé che una ascendenza di piccoli ebrei dediti al piccolo commercio . La vera fortuna del casato dei Rathenau comincia con Emilio , padre di Walter , e fondatore dell ' arcipotente Allgemeine Elektrizitäts - Gesellschaft , che passò al comando di suo figlio allo scoppiare della Prima guerra mondiale , così come la Olivetti , fondata da Camillo , passò nelle mani di Adriano virtualmente allo scoppiare della Seconda guerra . Ma queste coincidenze biografiche non importerebbero molto al di là dell ' informazione curiosa , se le affinità tra i due uomini non fossero più profonde e compromettenti e non c ' interessassero più da vicino . Rathenau era quel che allora si diceva un idealista , nutrito di studi e meditazioni filosofiche . Questo non gli impedì di dirigere la sua industria con mano ferma e con successo e di essere ricordato come uno dei più grandi ministri degli Esteri che abbia avuto la Germania moderna . Eppure era idealista , fino a rasentare l ' utopismo . Qual era l ' utopia o , se vogliamo , l ' ansia , l ' attesa di Rathenau ? Era l ' antica attesa ebraica dell ' avvento dello spirito in terra . E poiché era un industriale , si occupava cioè di macchine , delle cose più pesanti , sorde e prive di spirito che ci siano , da questa attività gliene veniva come un sentimento di colpa e sognava un mondo di macchine trasfigurate , divenute belle , superbe per la forza dello spirito che le avrebbe mosse . Nelle memorie di uno degli assassini di Walter Rathenau , I proscritti di Ernst von Salomon , è descritta a un certo punto una notte spesa tutta dal narratore nella lettura di un libro famoso di Rathenau : Cose avvenire . Il giovane fanatico lesse fino all ' alba , stregato dalla fredda veemenza dell ' idealista e profeta : « Era quello un libro straordinario » scrive il Salomon , « e straordinaria era la previsione che evocava : il regno del mondo meccanico e la forza dello spirito che lo preparava alle Cose avvenire » . Fu per sottrarsi al fascino di quell ' uomo , al suo idealismo , alla sua ragione , alla sua ardente democrazia , che lo uccisero . Non si può dire che da Adriano Olivetti emani immediatamente lo stesso fascino . È un conversatore stentato , scrittore difficile , spesso oscuro , i suoi modi sono estremamente cortesi ma freddi , ed è fredda , lontana , la luce dei suoi occhi chiari che guardano in un punto indeterminato al di là o al di qua della zona in cui si trova l ' interlocutore . Una conversazione uguale , illuminata da quello sguardo vago , distratto di intellettuale , che lì per lì ingenera un senso di stanchezza nell ' ascoltatore , perché sembra quasi escluderlo e ignorarlo . Ma seguendo la direzione di quello sguardo dal di fuori verso dentro , risalendo all ' ispirazione di quel parlare inceppato , arriva un momento in cui l ' ascoltatore , solo che ci metta un po ' d ' attenzione , finisce per scoprire il segreto che eccita e muove quest ' uomo . Suo padre era dunque ebreo , e un fratello di suo nonno rabbino . Sua madre era invece di fede valdese e il padre di lei pastore della stessa fede . Ma l ' ambiente familiare non basta a spiegare la tensione morale e la carica religiosa di Adriano Olivetti , o almeno l ' indirizzo che presero a un certo punto . Fu la fabbrica paterna , in quel cantuccio silenzioso del Piemonte che è il Canavese , in quell ' appartata e un po ' triste Ivrea , fu la vita e la carriera di fabbrica che egli percorse incominciando dalla gavetta come un operaio qualsiasi , ad aprirgli gli occhi sulla sua missione . Ogni industriale che abbia , come Adriano Olivetti , un ' eredità religiosa e morale così vistosa , a lungo andare finisce per sentirsi responsabile , per la parte che gli tocca , delle brutture del macchinismo moderno , e si sforza di riscattarle in una maniera o nell ' altra . Ma , nella misura in cui tale riscatto non si riesce a realizzarlo o si realizza imperfettamente , egli si sente oscuramente in colpa e in debito verso lo spirito . Nella polemica antimacchinista che si trascina da più di un secolo , le macchine , e tutto ciò che ad esse è legato , sono responsabili : di essere brutte , di deprimere la gioia di vivere e l ' originalità vitale degli uomini che ad esse accudiscono , e di incoraggiare l ' avidità e la grettezza degli uomini che da esse traggono i maggiori profitti . Per riscattarle da queste terribili accuse la parte più progredita e progressiva dell ' industria moderna spende il meglio delle proprie forze e della propria inventiva . Adriano Olivetti è certamente nella pattuglia di punta di questa avanguardia industriale . Egli crede , e non immagina neppure che un uomo moderno possa pensare diversamente , che un oggetto il quale ubbidisca perfettamente allo scopo cui è destinato non può non essere bello . Il primo dei suoi articoli di fede nella costruzione delle sue macchine per scrivere è dunque questo : l ' armonia del prodotto in vista del suo fine , e l ' armonia di ciò che a quel prodotto s ' ispira e che quel prodotto serve , infine l ' armonia reciproca di tutti gli elementi che costituiscono il ciclo della produzione . Non è vero che le macchine siano brutte in se stesse . Esse saranno belle , bellissime se l ' architetto che ne immaginerà la linea s ' ispirerà agli stessi criteri di armonia cui ubbidisce un architetto di genio nel disegnare il progetto di una chiesa . Così , a forza di pretendere rigore e armonia funzionali dai suoi disegnatori , egli è riuscito a costruire una macchina per scrivere , la Lexicon 80 , che ora è esposta nel Museo d ' Arte Moderna di New York , come uno dei prodotti significativi della civiltà industriale di oggi . E non è neppure vero che i muri di una fabbrica non possano essere che squallidi e tristi . La facciata del fabbricato principale della Olivetti a Ivrea , un ' immensa vetrata di non so più quante migliaia di metri quadrati di cristallo che riflettono i monti circostanti e le nevi azzurrognole , e che parve persino una sfida al buon senso quando fu innalzata , non solo allieta e illumina la vita degli operai che lavorano lì dentro , ma fa più lieto persino il paesaggio che vi si riflette dentro . Così è dei mobili , così della pubblicità Olivettí citata ad esempio nelle più grandi riviste della produzione , come l ' americana , autorevolissima « Fortune » . In questa concezione unitaria di riscatto della macchina dalla sua originaria bruttezza rientra anche l ' ufficio letterario della Olivetti , che dà gli slogans alla pubblicità e i nomi alle macchine : Lexicon 80 , Studio 42 , Lettera 22 , Divisumma , Multisumma . E , per quanto è nelle forze di un imprenditore moderno e nei limiti del bilancio aziendale , Adriano Olivetti fa di tutto per smentire la pessima fama che hanno la macchina e la fabbrica di deprimere l ' autonomia individuale e la gioia di vivere . Le ultime case costruite per gli operai della fabbrica posseggono persino un garage per appartamento , oltre all ' orto e allo spiazzo per farvi giocare i bambini . Il nuovo quartiere possiede anche l ' asilo , la scuola elementare , la palestra , il cinematografo , un circolo culturale ricreativo , l ' ambulatorio , la chiesa , due giardini destinati al gioco dei bimbi , attrezzature sportive ecc. Le biblioteche Olivetti sono tre , la tecnica , la ricreativa e la culturale , quest ' ultima soltanto con tredicimila volumi ; schedari modernissimi , bollettini bibliografici , conferenze divulgative , scaffali delle novità . Senza parlare degli spettacoli teatrali , delle mostre d ' arte . Chi vuol salvarsi l ' anima in un ambiente siffatto ha tutte le occasioni e í mezzi per farlo . Gl ' intellettuali della Olivetti lo dicono esplicitamente : « Portare un operaio da Salgari a Tolstoi equivale in realtà a salvare un ' anima » . Si bada a tutto e a tutti i bisogni e persino capricci . I francobolli dei paesi forestieri sulle lettere che affluiscono ogni giorno a centinaia da ogni parte del mondo alla centrale di Ivrea sono messi a disposizione del centro filatelico e praticamente dei collezionisti . Ci sono poi le scuole Olivetti per sollecitare , scoprire , avviare , formare i nuovi tecnici , per « inventare gli uomini » , come ama dire Adriano , prendendoli un po ' dappertutto , nella fabbrica e fuori , e c ' è l ' assistenza alle madri e ai bambini , ci sono i prestiti senza interesse , le sovvenzioni gratuite e tutto il resto . Ma se , malgrado tanti sforzi , malgrado che si chiamino a raccolta ad Ivrea poeti pitagorici dall ' Italia meridionale e pittori neorealisti da Roma , e astrattisti da Milano e seguaci intransigenti dell ' architettura organica e tecnici di urbanistica dell ' avvenire , e sociologi , se malgrado tutto ciò , il riscatto della materia , della macchina da parte dello spirito rimane imperfetto , e nella misura in cui rimane imperfetto , quel sentimento di colpa si rifà vivo in un uomo con una sì forte carica morale e religiosa come Adriano Olivetti , che fare allora ! La Olivetti è la più grande fabbrica europea di macchine per scrivere od affini . Produce attualmente quasi duecentomila macchine in un anno e il settanta per cento di esse è destinato all ' esportazione . Più di cinquemila sono i dipendenti , di cui un migliaio tra impiegati e tecnici di concetto . Ma i profitti dell ' impresa non vanno tutti a ingrossare il conto personale di Adriano Olivetti . Solo un decimo dell ' azienda gli appartiene . Camillo Olivetti ebbe sei figli , tre maschi e tre femmine , e ad essi , morendo , lasciò il sessanta per cento delle azioni della società , diviso in parti uguali . L ' altro quaranta per cento è posseduto da duecento azionisti . Ma anche quel decimo dei profitti che finisce in tasca di Adriano Olivetti ne esce quasi subito e quasi tutto per tenere in vita il movimento di Comunità , la rivista « Comunità » , le edizioni di Comunità , per creare nuovi centri comunitari , oltre a quelli che già esistono nel Canavese , a Roma , a Napoli , centri di attività spontanea ma svolta in comune per smentire l ' accusa più grave che si fa al tempo nostro , di non saper conciliare le esigenze della vita individuale con quelle della vita collettiva . Così corre di qua e di là questo curioso missionario , questo curioso presidente e amministratore delegato di una delle più grandi industrie europee , con un piede nell ' impossibile e un altro nella più rigorosa realtà . Olivetti corre , da presidente dell ' Istituto italiano di urbanistica , a Matera per dare agli sbalorditi cavernicoli di quella città abitazioni razionali , costruite cioè secondo il loro paesaggio e il loro lavoro ; corre , da democratico per la vita e per la morte , a Roma per intendersi con gli amici politici , per consigliare , per incoraggiare , per sovvenzionare nella lotta per la vita e per la morte che la democrazia conduce in questi giorni ; corre , da innamorato filosofico del Sud e del mare , a Napoli e a Sorrento per scoprirvi l ' armonia degli antichi . L ' unico posto dove lo si vede poco è alla Confindustria . Vi fa parte perché non può farne a meno , ma non ne condivide gli indirizzi generali e meno che mai la politica . Del resto se la fa pochissimo con gli altri grandi industriali del Nord , e molti di essi li ha conosciuti di persona soltanto in occasione del recente congresso di New York al quale convennero i rappresentanti più cospicui dell ' industria europea . Nei quadri della nostra industria è l ' uomo che sta più a sinistra o che più detesta le formazioni di destra . Vede piuttosto nero nell ' avvenire , non perché ci siano troppi fascisti nel Sud ma perché essi trovano tanto conforto nel Nord . Nel Nord credono di essere furbi confortando all ' uso antico i fascisti del Sud . Sono invece ciechi e sciocchi . Insidiano la democrazia . « Non si rendono conto che il salvataggio della democrazia è l ' unica via di progresso , e diciamo pure , di conservazione di un modo di vita » .
Ruini, rifletti sull'Islam ( Baget Bozzo Gianni , 2000 )
StampaPeriodica ,
Società aperta ? Non demonizziamo le idee di Biffi ( e Sartori ) . Ho ammirato la relazione del cardinale Ruini ai vescovi italiani riuniti a Torino per un pellegrinaggio alla Sindone : una relazione di lucidità e di equilibrio , fredda come la ragion politica . Ruini ha governato con finezza il grande trapasso dalla Dc al postcomunismo e oggi alla nascita del centrodestra . Ha lasciato cadere del tutto gli accenni del cardinale Biffi alla questione islamica , perché è politicamente esplosiva . E il cardinale Ruini come ogni fine politico non ama l ' esplosione . Solo il grande ossequio della sinistra per tutto ciò che è ecclesiastico ha evitato al cardinale Biffi l ' accusa di razzista . Però il cardinale di Bologna ha posto il problema islamico non come un problema religioso ma come un problema civile . E , se avesse letto il testo di Giovanni Sartori su pluralismo e multiculturalismo , avrebbe potuto farlo in termini concettualmente più ricchi e perfettamente sociologici . Esiste un problema islamico come problema religioso . I maggiori studiosi dell ' Islam in Italia si sono convertiti all ' Islam , per il fascino di questa religione . La decristianizzazione della teologia che è in corso da decenni nel nostro Paese ha debilitato il Cristianesimo sino al punto che esso vive solo con le devozioni alla Madonna , le reliquie e il Giubileo : le idee sono bandite dalla catechesi , lo constata con gioia persino il vescovo della Cei che si occupa della catechesi , Chiarinelli . L ' Islam oggi trova in Italia una cultura cristiana decristianizzata ed esercita il fascino del pensiero e quello della religione . lo considero la sfida islamica religiosa un bene . Prima o poi nella Chiesa qualcuno si accorgerà che ci sarebbe bisogno anche di pensiero cattolico e non solo di politica , di giubilei e di devozioni . Ben venga un Islam di religione e di pensiero di fronte a dei cristiani senza religione e senza pensiero . Ma il cardinale Biffi ha posto il problema dei limiti della società aperta che Sartori ha analizzato in termini chiarissimi . La società aperta può aprirsi a tutti ma non a coloro che contestano la società aperta . L ' Islam è la negazione della società aperta , non vi è altra via umana significativa che il Corano : come se la società occidentale accettasse ancora i cattolici e i protestanti delle guerre di religione . Spero che venga tradotto in italiano il bel libro di Gilles Kepel sulla « guerra santa » islamica . Anche se ne dubito . Esso mette ben in luce che nei paesi islamici il nazionalismo arabo può limitare , anche se sempre meno , il sorgere dell ' islamismo politico mediante il controllo istituzionale . Ma qui in Italia , dove non c ' è alcun controllo istituzionale di un regime arabo , abbiamo il fiorire dell ' Islamismo politico che punta sulla differenza e sul conflitto con l ' Occidente . Il cardinale Ruini ci faccia qualche riflessione . Perché non invitare Sartori invece di Massimo Cacciari ai convegni dei vescovi italiani ? Io credo che i vescovi avrebbero occasione di imparare qualcosa invece di fare la parte del pubblico beota innanzi alle divagazioni sul corpo astrale del filosofo veneziano .
PERCHÉ I CONTADINI ABBANDONANO LA TERRA ( COCCHIARA GIUSEPPE , 1930 )
StampaPeriodica ,
... Si dice oggi , e quasi insistentemente : torniamo alla terra . Ma , fino a ieri , che cosa è avvenuto fra le classi dei nostri contadini ? Alla terra ci si fa i calli : e i giovani che fino ai sedici anni sono stati al campo o alla pastura , ai diciassette han pensato di far la domanda a un corpo . La città : e , finanzieri o carabinieri , essi faranno tutto il corso o si procureranno , poi , un impiego per rimanervi . Faranno i conducenti , faranno i facchini , faranno tutto quello che volete : ma le mani , ormai , sono bianche , e se faranno i calli sono i calli della città . Il paese , così , è il luogo , dove si ritorna vestiti a festa , coi calzoni e colla giacchetta di moda , colle scarpe gialle , col collo duro e col bocchino lungo . Meglio se ci si ritorna con una pensione e si impianta un negozio di salumaio o una rivendita di castagne abbrustolite . ... A creare questo stato d ' animo ha contribuito da una parte l ' emigrazione e dall ' altra la mancata sicurezza della campagna , in balia , specialmente nelle isole , di un maglio teso dove , finalmente , una spada è caduta dritta e forte . Chi non poteva emigrare in America emigrava in Italia . Ma anche colla sicurezza della campagna alle mie insistenti domande , rivolte a un lavoratore , il quale voleva che io gli facessi la domanda per arruolarsi in un ' arma , mi rispose ch ' egli non intendeva fare il contadino , perché il contadino è carne venduta . Stato d ' animo vago : ma si lascia la terra e ci si contenta di lavare i piatti anziché smuovere le zolle fresche di rugiada . Stato d ' animo incerto : ma perché la bellezza e la santità della terra perdono la loro stessa bellezza corporea ? L ' allontanamento dalla terra è anche allontanamento dalle proprie tradizioni . Se voi vedete un contadino che a quindici anni canta i suoi canti d ' amore , e segue le processioni , e si mantiene , insomma , legato al suo sacro retaggio , difficilmente questo contadino si allontanerà dalla sua terra . Se è , invece , o si mostra indifferente , e nel lavoro e al ritorno , quel contadino ha una meta : lasciare , anzi no , abbandonare la terra . La tradizione lega alla terra ed è , forse , sotto certi aspetti , l ' unico coefficiente che possa contribuire a risolvere il problema della bonifica contadinesca ... La collaborazione fra lavoratore e datore di lavoro , in questi casi , può fare moltissimo : ma se si pensa che il contadino , spesso , ha un campo suo ch ' egli stesso coltiva , ritmandone lo spazio , ci si accorge subito che il problema assume un carattere generale . Mi si dirà subito che prima ci vogliono strade , acquedotti , abitazioni , agevolazioni di credito agricolo . No : prima ci vuole la scuola . Ci vuole , cioè , la scuola rurale ... Oggi , finalmente , noi possiamo intendere la bonifica alla stessa stregua di come intendiamo la proprietà . Possiamo parlare di leggi demografiche , e il contadino nostro è quello che dà alla patria più figli . Senonché noi vogliamo anche arare per poter domani seminare e posdomani raccogliere . I contadini tornino , dunque , contadini . Dovunque : ma sopratutto da noi , poiché ritorno alla terra non significa ritorno alla fatica dura , ma ritorno alla santità e alla letizia . Il Governo ci darà acque , aprirà strade , riordinerà cattedre , costituirà scuole rurali , così come ci vogliono per i tempi nuovi : ma , bonificati i contadini , tutti quelli che conoscono le loro terre e i loro latifondi soltanto su le mappe dei catasti scendano dai loro palazzi e abbandonino i vari circoli dei civili , ultimo rimasuglio del più ibrido liberalismo e che bisognerebbe trasformare in Cattedre di agricoltura . È tempo che i piedi di tutti affondino nel maggese e che ai contadini si parli , a tu per tu , paternamente , fascisticamente .
StampaQuotidiana ,
Roma , 3 settembre - Ho sognato di scrivere questo articolo per tutta la mia vita . Ora che posso scriverlo sono scarico di nervi come una medium dopo un lungo ed estenuante raptus spiritico . Non ho vergogna di dire che ho sentito battere il cuore come al momento in cui mi strattonò in cielo il paracadute del mio primo lancio . Ho veduto con freddezza la finale olimpica vinta da Livio Berruti per l ' Italia : con freddezza e allucinante rapidità di immagini , esattamente come mi avvenne quando spenzolai per la prima volta duecento metri sopra il capannone - palestra di Tarquinia . Ma vicino a me era Pasquale Stassano , segretario della Commissione tecnica della FIDAL . Pasquale Stassano è tosco - lucano da parte di madre . Quella razza misteriosa gli ha lasciato nel sangue voci arcane . Pasquale parla tutte le lingue del mondo , vive e morte , quando lo visitano gli spiriti durante il sonno . I suoi nervi non sono di questa terra . Udito il botto del via , Pasquale fu scosso da un tremito impressionante : egli si proiettò oltre il parapetto e stava per cadere fra Bing Crosby e non so quale altro ciarlatano del mondo cinematografico . Potei afferrarlo per miracolo e schiacciare i primi 100 metri di Berruti , che non mancheranno di strabiliare il mondo : il mio cronografo sarà stato matto come era certamente Pasquale e come son io adesso : ma diceva e dice tuttora 10 " e 1 . All ' arrivo ho schiacciato 20 " 1 . Maggioriamo pure d ' un decimo : sono 10 " 2 in curva : roba da arcangeli . E intanto Pasquale Stassano si tese accanto a me come una corda e sospirando profondamente mi domandò , con voce sognante , se avessi visto l ' ultima parte della finale : gli dissi che aveva vinto Berruti : arrovesciò gli occhi e svenne . Io sentivo il cuore e temevo per me e per i miei figli . E come per miracolo mi parve di non aver scritto per nulla cinque libri di atletica leggera . Lo svenimento di Stassano era la liberazione dopo la catastrofe . Non so dire cos ' era , veramente . Mi sentivo svenuto anch ' io , sostenendo il mio amico . Non ho detto che ho sognato di scrivere questo articolo tutta la vita , e ora che posso scriverlo sono vuoto ? Mi si accavallano dentro impressioni e pensieri , ricordi e speranze lontane . Livio Berruti balza dai blocchi con l ' aerea levità d ' una gazzella . Ma il suo volto è stirato in una smorfia così volitiva da atterrire . Anche in lui potrebbe schiattare qualcosa come una folgore . È piccolo ed esile , un ragazzino bello e armonioso , ma tutto nervi . Galoppano alle sue spalle diavoli orrendi , omoni di una razza spaventosamente vitale , giovane , truculenta , belluina . Le loro falcate impressionano come le smorfie disperate sulle loro boccacce vermiglie , sui dentoni di candido avorio . Il mio cuore - sento io - va salendo in affanno dalla sua nicchia sconvolta ; mi arriva alla gola : soffoco . Poi rivedo Livio fuori di curva , già vincitore sicuro ; ma i negracci alle sue spalle si impegnano allo spasimo : paiono avanzare sino a raggiungerlo . Per pietà , per pietà , ancora una decina di passi . Berruti ha smesso di volitare . Soffre sino allo stremo . Resiste d ' un soffio , precipita . Ora è disteso bocconi sulla pista , e mi pare che baci la terra . Mi pare e forse non è . Berruti è ancora presente a se stesso . È un arcangelo frigido . Un grande campione , un italiano quale può nascerne uno ogni cent ' anni , se pure è mai nato . L ' ha espresso il nostro vecchissimo sangue e questo esalta . Ha dominato i più forti velocisti del mondo . Ha saputo rinunciare a un altro titolo possibile per ottenerne uno sicuramente . Nessun atleta muscolare avrebbe potuto manifestare così perfetta lucidità mentale . Berruti è originario della Bassa Vercellese . Viene dalla terra . I suoi erano agricoltori . Studia farmacia o sarà professionista come tutti i buoni piccoli borghesi che hanno fatto il gruzzolo lavorando in campagna , da saggi agricoltori . La sua « curtis » è sorta fra le risaie , la sua tempra si è fatta sui lavori più duri . Ma il cervello è fino e la cultura è salda . Un ragazzo di 21 anni ( è nato il 19 maggio del 1939 ) non si conosce fino a questo punto se non è intelligente . Berruti avrebbe potuto cedere alle lusinghe dei superficiali e impegnarsi anche nei 100 , esaurirsi - probabilmente a vuoto . Invece ha scelto con fredda sicurezza la sua prova e vi si è preparato come chi sapeva di poter vincere . Né l ' ha miracolato il buon genio degli stadi . Ha vinto da grandissimo campione ripetendo in semifinale e finale il primato olimpico e mondiale ( sui 200 con curva ) : 20 " 5 . Quando ebbe vinto la semifinale migliorando il proprio record di ben 2 decimi , il terrore mi prese che si fosse del tutto svuotato : e la sua gracile struttura di atleta tutto nervi non potesse ricaricarsi in due ore . E riflettei sulla relativa fortuna di Seye , il negro , che aveva potuto vincere con un tempo superiore alle sue possibilità ( 20 " 8 ) . Ma Berruti ritornò ai blocchi contenendo a stento la prorompente energia dei purosangue . Ebbe una falsa partenza , con Johnson . Lo starter Pedrazzini non l ' assegnò ad alcuno . Probabilmente ha giovato anche lui caro vecchio « Primet » dell ' atletica milanese ad evitargli ogni assillo , a mantenere Berruti nello stato d ' animo dell ' atleta sorprendentemente sicuro di sé e deciso a vincere . Io lo vidi infatti guizzare dai blocchi in travolgente furore ; e poi distendere la falcata in curva come nessuno al mondo riesce , e balzare in rettilineo con più di un metro su Carney , che correva all ' esterno . Poi ebbe luogo la catastrofe di cui dicevo e si risolse il dramma . Furono dieci secondi così tormentosi da stupirmi ancora adesso di averli potuti superare . Infine scorsi il filo di lana tendersi sul suo petto : e Berruti cadere . E forse baciare la terra : e il pubblico urlare per lui che aveva vinto . Carney , gigantesco negro d ' America , l ' ha spuntata su Seye , un negro del Mali che corre per la Francia . Il bianco Foik è quarto . I negri Johnson e Norton a chiudere la marcia ma sotto i 21 secondi . Tutto il fior fiore dello sprint battuto in breccia da un ragazzino italiano di 21 anni , un abatino settecentesco con l ' erre arrotata , un farmacista ... ah , per dio . Dovremo ricordarci di questo giorno . Lo sport italiano non ne ha mai vissuti di più esaltanti nella sua storia , che pure è molto notevole . Vincere una gara di scatto all ' Olimpiade ( e a questa Olimpiade , e per giunta a Roma ) significava rivalutare tutto un vivaio , direi un intero gruppo etnico , una razza , e affermare la civiltà d ' un Paese . Perché se un popolo , vecchio e povero come il nostro , riesce a esprimere atleti quale Berruti , sicuramente ha buon sangue , sicuramente è avviato a forme di vita sempre più civili e più prospere . Sono parole grosse ? A me non pare . Sono considerazioni persino ovvie , che un onesto studioso di sport deve fare , io dico , dedicandole a Livio Berruti , primo italiano campione olimpico dello scatto . Quasi a facilitare l ' auspicio per il pais Livio Berruti , la nostra Peppa Leone infila tutte , negre , americane e tedesche , australiane e bulgare , correndo in ottima volitiva scioltezza i 200 metri della sua batteria . Dice il cronometro : 23 " 7 , nuovo record italiano . Nessun ' altra fa meglio fra le ragazze dall ' aspetto normale ; corre in 23 " 2 - record olimpico - la Rudolph , che è una pantera nera casualmente rinata fra i grattacieli d ' America ; ma le altre , correre dovranno , dietro alla Peppa nazionale . Sui 400 piani , visti e ammirati superuomini del ritmo . Kauffmann resta seduto ( senza esaurire tutta la spinta ) per 300 metri buoni , seguendo la strabiliante falcata di Singh : poi si alza , e allora vedo un marziano finire scioltissimo in 463 . Dopo di lui , quel Yerman , che per me può vincere , Young 46 " 1 davanti all ' inglese diciannovenne Brightwell , che fa 46 " 2 . Infine , Otis Davis , negrone alla McKenley , spinge in salita gli ultimi 100 metri e fa 45 " 9 , record olimpico . Che se inclinasse il busto come si deve , la sua spinta sarebbe tutta esaurita in avanti , e otterrebbe 45 " 5 facili . Non so però come possa reggere la semifinale e la finale . Sui 1500 m , se non gli segano uno stinco , vince Elliott . Ha corso in batteria in 3'11 " 4 , e ha fatto esattamente come quando lo vidi a Bromma , nel 1958 , due giorni avanti il 3'36 " di Göteborg . Gli altri sono uomini , lui è un orice . È partito in progressivo ai 1000 metri e ha coperto gli ultimi 400 in 54 " netti . Che cos ' è allora , se non un ' antilope ? Quarti di finale nei 110 ostacoli . Passano tutti i grossi . E con loro il nostro Svara , con i 14 " 4 che ha sempre nelle sue gambe oneste . Gli altri ragazzini azzurri , tutti a casa , e con onore . Nel martello , fuori gli americani , brutalissimamente , come è vero che i records fini a se stessi lasciano freddi í tecnici . Grande atleta è colui che vince la grande gara . Connolly è passato di forma ed ha anche scontato la presunzione di quasi tutti gli americani . Ha dunque vinto un russo , e tutti gli altri finalisti sono slavi , esclusi un magiaro e un irlandese . Adesso corro alla boxe . Ah ! , che tifo .
I buchi neri ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Prima inquadratura , il sedere nudo d ' un uomo che sta pisciando visto di spalle . Poi , la prostituta Angela che ha timore superstizioso dello sguardo maligno d ' una gallina e che è la leader naturale d ' un piccolo gruppo di colleghe malconce : la prima è precocemente invecchiata ( pelle rugosa , capelli grigi ) dopo uno stupro , la seconda è muta ( per i clienti esigenti usa in playback una cassetta con parole e gemiti registrati ) , la terza manca di tutt ' e due le mani ( riesce a comprarsi le protesi , ma gliele rubano subito ) , la quarta è unilateralmente innamorata d ' un carcerato , tutte lavorano sulla strada provinciale di giorno ( quand ' è il crepuscolo s ' avviano a piedi verso il paese , come contadine stanche al ritorno dai campi ) e sono accompagnate dal protettivo spicciafaccende Chirone , rognoso centauro in motorino . Poi , un ragazzo biondo ossigenato che si chiama Adamo come il primo uomo , dolce , inconsapevole e trasognato , con i piedi sporchi , le scarpe verdi e un seducente sorriso serafico , autista di camion per il trasporto di banane marce alla discarica , incapace di fare l ' amore con le donne e con gli uomini ( « non m ' è mai riuscito » ) ma soddisfatto se può masturbarsi guardando di nascosto la prostituta Angela che lo fa coi clienti . I buchi neri di Pappi ( Pasquale ) Corsicato , 35 anni , napoletano , già autore di Libera , è una storia d ' amore anomala così lieta e lieve che sembra ideata nell ' estasi dell ' innamoramento , così autentica da sopraffare l ' ambiente in cui si svolge , così piena da lasciarsi dietro una felicità anche se finisce . La prostituta e il ragazzo si amano alla loro maniera mediata e voyeuristica , si vogliono bene , sono amici . Quando lui smette d ' amarla e tradisce anche se stesso progettando un matrimonio d ' interesse , lei soffre , sviene . Sente una voce che la chiama . Lassù , un immenso uovo d ' argento le dice : « Non aver paura , ora che hai amato non sei più quella di prima , sei un angelo » . Miracolosamente avverte una calma esultanza , miracolosamente le altre prostitute riacquistano giovinezza , voce , mani , amore ricambiato , e nel cielo splende un sole bellissimo . Sono molto rari i film che raccontano l ' amore come un sentimento non borghese né « civilizzato » , non convenzionalmente romantico , erotico , delicato , violento , possessivo o promiscuo , ma come primordiale fonte di gioia vitale e mitica trasformazione del mondo . Sono altrettanto rari i film che descrivono un ambiente sociale degradato quanto l ' hinterland napoletano arso dal sole , giallo di stoppie , popolato di brutalità e povertà , senza mutilare l ' ironia di sopravvivenza degli abitanti , senza censurarne una normalità di vita che soltanto gli standard piccolo - borghesi possono ritenere impossibile o mostruosa . I buchi neri ha questi meriti , e altri . Magari l ' ideologia è primaria ( « Se provaste a entrare in un buco nero ritrovereste la purezza assoluta » ) e le astrazioni sono sommarie , magari sono molti i prestiti cinematografici ( il primo Pasolini , il Buñuel messicano , anche Improvvisamente l ' estate scorsa ) , magari possono sconcertare l ' assenza di quel « sociale » sardonicamente raccontato in Libera e il realismo fantastico : però il film è originale , interessante , anche divertente . Il coprotagonista Vincenzo Peluso è diretto con tale amore da risultare bravo . La protagonista Iaia Forte , attrice di prosa con Mario Martone e con la compagnia napoletana Teatri Uniti , già al centro di Libera , è ammirevole per forza orgogliosa , sottigliezza e pathos : recitato da lei è convincente anche lo scatto repentino con cui la prostituta apre le cosce , lasciando scaturire dal sesso fumi bianchi furiosi , nebbiosi .
StampaPeriodica ,
... Date a Cesare . La politica religiosa di Mussolini . Il Duce non ha bisogno di riconoscimenti : ma certo , Cesare ha in lui parlato ed agito con una coscienza di sé che non poteva essere più vasta . Esaminiamo il te - sto inedito del Trattato e del Concordato , secondo le primitive richieste della Santa Sede , e mettiamolo in relazione col testo definitivo : scorgete nitido il Mussolini dei discorsi parlamentari ; tutto quanto potesse intaccare i primi principi asseriti in quei discorsi è sparito senz ' altro . Le parole che scrisse Gioacchino Volpe , quando taluno pensava turbato ad una sorta di abdicazione , ad una fusione dello Stato nella Chiesa , " lo Stato Italiano con l ' alto sentimento di se stesso , che ha raggiunto , pur dando alla Chiesa più largo campo per muoversi , anzi appunto per questo , vigilerà che essa non trabocchi , " sono divinatorie . Ma il Volpe è quello storico che ognuno conosce , e sa bene come non si possa tradire la sto - ria ; ma anche l ' on . Mussolini sa questo : di qui il realismo della sua politica e la sua forza meravigliosa . Raccogliendo in volume le discussioni parlamentari sul problema dei rapporti fra Stato e Chiesa dal '61 al '70 , egli , che tutte le conosceva e le teneva presenti nel periodo delle trattative , ha voluto come documentare , se ve ne fosse stato bisogno , la profondità ideale del suo agire . Un ' azione sempre decisa , ma meditata , saggiata , tormentata col richiamo continuo ad un ' idea accolta per intero nella sua maestà , e resa pura da ogni elemento estrinseco . Quando , infatti , l ' on . Mussolini disse che egli compiva il Risorgimento , e custodiva nel Concordato l ' anima più genuina della Nazione , criticando quelle discussioni mostrò tutta la spregiudicatezza e in uno la fede del vero uomo politico che sa distingue - re l ' empirico mutevole dall ' ideale che non si può tradire . Lontano del pari , adunque , dai due eccessi contrari e maligni : elevare la diplomatica a ideologia , invilire l ' idea nel patteggiamento ; errore il primo che fiaccò spesso i nostri padri , il secondo che corrompe molti empirici . Tanta precisa chiarezza rende i due discorsi del Duce , come il libro del Missiroli , che quelli minutamente commenta in ogni loro motivo , corpus del pensiero dello Stato al riguardo ; la bussola , per dir così , che dovrà guidarci nei futuri viaggi di politica ecclesiastica ...
Profeta e poeta del cosmo ( Vergani Orio , 1955 )
StampaQuotidiana ,
Nelle Stanze del Vaticano esiste , come tutti sanno , un affresco di Raffaello che si intitola La Scuola di Atene . Sotto le volte di un tempio bramantesco si incontrano gli « eroi del sapere » , chi sostando contro un pilastro , chi standosene appartato come in meditazione , chi mostrando al compagno una figura di geometria disegnata su una lavagna , chi , come Tolomeo , reggendo fra le mani la sfera terrestre , chi avanzando con libri e con rotoli , chi , come Pitagora , scrivendo le sue tavole , chi , seminudo e sdegnoso - Diogene - sdraiato sui gradini . Avanzano dal fondo - che si illumina alle loro spalle nei chiarori spioventi dalle cupole - Platone e Aristotele , il primo , come filosofo della speculazione metafisica , reggendo con una mano il libro del Timeo , e con l ' altra accennando al cielo ; il secondo accennando con la destra alla terra , aperta all ' Esperimento e alla Fisica . Da Socrate a Empedocle , da Senofonte ad Eschine , da Archimede a Zoroastro - e , per dare un volto a Platone , Raffaello pensò a Leonardo - tutti gli « eroi del sapere » sono qui raccolti , avvolti nelle toghe che lasciano ignude le braccia , e monumentalmente avanzano o si consultano , con una maestà di gesto che corrisponde alla maestà del pensiero . Questa era la visione che il Cinquecento poteva suggerire , di quella che si potrebbe chiamare la umana parvenza del Genio , ad un genio come fu Raffaello ; e , nel trascorrere dei secoli , l ' uomo non ha avuto modo di superare mai i canoni poetici di questa visione che , fatta pittura , reca il ricordo esaltante del sapere ellenico nella casa stessa della Cristianità , facendo delle figure degli assorti filosofi e dei meditanti matematici , avvolte nei loro pensieri come nel panneggio dei loro manti e delle loro toghe , immagini simili a quelle che la pittura e la scultura dovevano donare agli apostoli , agli eremiti e ai santi nelle cupole delle chiese e sui colonnati e nelle nicchie dei templi . Idea di Sapienza e idea di Santità , sia che sorgessero dalle lontananze del mondo biblico o da quelle del mondo dell ' Ellade o da quelle , con figure sempre più vicine ed operanti , del mondo cristiano , si compendiavano , nel riflesso dell ' Umanesimo , in questi simboli figurativi alti e solenni , in una sinfonica maestà di gesti , nell ' aura e nel soffio misterioso dei luoghi dove la vita è ormai storia . Bernard Shaw disse : « Otto uomini possono essere indicati come i facitori di mondi » . E ne indicò i nomi : Pitagora , Aristotele , Tolomeo , Copernico , Galileo , Keplero , Newton ed Einstein . Tre di queste figure sono comprese nel « compendio » e nel « trionfo » dell ' allegoria raffaellesca . Il mondo ha continuato , dopo il Cinquecento , il suo cammino , mentre la forma pittorica e poetica della allegoria non ha trovato nuove vie al proprio solenne cammino . I Fasti e i Trionfi appartengono ad un clima di venerazioni e di entusiasmi che non trova più né rime né colori adatti . Alla « emozione » che ancora operava e che trova la sua formula conclusiva nell ' affresco della Scuola di Atene , è andato seguendo lentamente il suggerimento accademico , sino all ' algida venustà del disegno di Ingres per il suo Trionfo di Omero . È dunque ben difficile per noi fare , degli uomini , statue , e , del loro pensiero e del loro poetare o filosofico speculare e matematico calcolare , immagine « eroica » . Tuniche , toghe , elamídi sono vestimenta di un accademismo fra le cui immagini non riusciamo più ad inserire né Goethe né Pasteur , né Leopardi né Beethoven . Lo stesso concetto di luce olimpica - quella luce che indirettamente scende dalle cupole bramantesche della Scuola di Atene , o che , attorno alla fonte di Ippocrene , nel raffaellesco Parnaso , illumina le figure dei grandi eroi della Poesia , da Omero a Virgilio , da Saffo a Petrarca , da Pindaro a Catullo - tramonta o impallidisce con i secoli che portano a noi . Per questo le figure dei nuovi Eroi , ai quali talvolta può accadere che noi stessi si sia stati vicini , non però avvolte nel manto della Storia , ma segnate dal rigore addirittura minuzioso del Documento e della Cronaca , ben difficilmente , e forse solamente per un esercizio di scolastico accademismo , si potrebbero far campeggiare , o adunarle , fra i pilastri e le navate di un immaginario luogo di incontri come , disceso da Urbino fra le vestigia di Roma , fra i suoi archi e fra le sue cupole , fra i suoi Pantheon e i suoi Colossei era stato possibile a Raffaello per le grandi « fantasime » che fanno monumentale corteggio a Platone . Dove collocheremo , fra Archimede ed Aristotele , fra Socrate e Tolomeo , questo Alberto Einstein , traendolo dalle solitudini del suo piccolo studio di professore in una Università svizzera , o dalla piccola casa americana di una città che ha , come se il fato l ' avesse scelto , íl nome dell ' isola di Itaca da cui salpò Ulisse , il solo degli eroi omerici che per primo obbedisse all ' ansia della « conoscenza » , sino a sfidare , come Dante disse , il « folle volo » oltre ai termini segnati dalle Colonne di Ercole ? Dove collocheremmo - ci chiediamo mentre la sua spoglia è ormai immota , e solo , invisibile , è il suo spirito nell ' Inconoscibile - questo Alberto Einstein , con la lavagna che gli fu sempre cara come al tempo del suo primo insegnamento , con i suoi quadernetti di appunti , con le paginette delle sue vertiginose equazioni ? Tra figure che l ' ultimo soffio epico della pittura coronava di misteriosa maestà , della più alta maestà che sta sui troni del Sapere , ecco , per noi , immenso e persino misterioso eroe del nostro Sapere ma anche dolente protagonista di una nostra amara Storia , questo timido , assorto , silenzioso vecchio studioso , che , a distanza di secoli , aveva continuato la lezione di Keplero e di Newton . Il Documento ci insegue nella sua rievocazione : non consente se non con difficoltà di astrarre la sua immagine nell ' attimo sublime in cui giunge alla meta la sua speculazione . Davanti alla nostra ricerca di un ' astrazione platonica egli ci appare nella sua estrema semplicità di vecchio professore dai lunghi capelli bianchi - í capelli bianchi degli antichi maghi , degli astronomi della favola - che trova il suo solo riposo nella musica , che ama suonare il violino quando si adunano i suoi discepoli ad onorarlo , e che , quando deve viaggiare , si presenta con il suo nero vecchio abito quasi ancora da antico Doktor germanico , sotto al quale indossa un maglione rammendato , con una borsa nella destra , per i suoi scartafacci , e , nella sinistra , retto per la maniglietta di ottone , l ' astuccio del vecchio violino . Così appariva l ' uomo che forse , ragazzo tardivo e molte volte zimbello dei suoi compagni di classe , si era trovato probabilmente a nascere là dove si incontrano Filosofia , Matematica e Poesia , e dove , da Tolomeo a Copernico , da Keplero a Newton , e finalmente ad Einstein , l ' umanità manda , a distanza di secoli , piccoli uomini ad affacciarsi , per tutti noi , agli abissi sui quali viaggia la Terra , ardono i Soli , cammina la Luce , muove le sue forze misteriose il Magnetismo universale , e tutto modella , trasforma , distrugge e crea quell ' elemento , quella quarta dimensione che Einstein indicò essere il Tempo . La storia di questo genio è la storia di un antico professore che , giovane , dava di casa in casa ripetizioni private ai ragazzi « deboli » in matematica , « deboli » in fisica . Additato un giorno come il prototipo perfetto del genio germanico , doveva vedere più tardi bruciare i suoi libri nelle piazze tedesche come il prototipo della cultura ebraica : bruciato nelle sue opere , egli probabilmente non sarebbe sfuggito alla morte se non avesse cercato rifugio in America . La sua gloria non si era trasformata in ricchezza ; le sue equazioni che avevano lo scatto poetico di quelli che furono chiamati dagli antichi i voli pindarici non lo avevano portato che ad un premio Nobel e ad una cattedra universitaria . Uno dei libri più famosi del mondo , quello sulla teoria della relatività , fra il 1923 e il 1953 aveva visto vendere in America esattamente 20.002 esemplari , e gli aveva « reso » come diritti d ' autore meno di 240 dollari all ' anno . Ma come poteva far calcolo sui beni terreni della ricchezza quest ' uomo che varcava gli abissi sui ponti della Filosofia , della Matematica , della Poesia , questo mago i cui calcoli si diceva fossero capiti , in parte , da dodici soli uomini al mondo e , quasi interamente , solamente da cinque ? Keplero , per quanto fosse stato uno dei maggiori matematici del suo tempo , non era stato in grado di portare le prove matematiche delle sue intuizioni sulla teoria della gravitazione . Dovevano passare cento anni perché Newton riuscisse in ciò che era stato impossibile a Keplero ma per poter farlo - lo ricordò lo stesso Einstein - dovette inventare il calcolo infinitesimale . È stato detto che , nella vecchiaia , davanti alla necessità di dare la prova matematica dello sviluppo delle sue teorie , Einstein si trovava nelle condizioni dell ' artigiano che , per prima cosa , per fare realtà e oggetto di ciò che il suo spirito gli suggerisce , deve inventare e costruire i propri nuovi strumenti di lavoro . Così , si disse , il vecchio Einstein - l ' uomo che infilava le scarpe senza calze , e che , interrogato con quali armi sarebbe stata combattuta la terza guerra mondiale , aveva risposto : « Non lo so . So però che la quarta guerra mondiale sarà combattuta a sassate ... » - avrebbe dovuto modellare ancora lo strumento matematico che gli mancava . Era possibile questo , ora che il tempo e l ' età erano alleati contro di lui ? La matematica , si disse , è un privilegio della giovinezza : dell ' adolescenza di Pascal , dei ventitré anni di Newton quando formulò il suo teorema , e dei ventisei anni che lo stesso Einstein toccava appena quando , piccolo impiegato nell ' ufficio svizzero dei Brevetti , pubblicò i quattro fogli di calcoli che dovevano rivoluzionare negli uomini tutti i concetti di spazio e di tempo . Probabilmente , come taluni della sua razza , a suo modo anche Einstein fu un profeta , e le sue teorie , al pari di quelle di Keplero e di Newton che lo hanno preceduto nella prodigiosa esplorazione del mistero del creato , troveranno la loro totale conferma nei secoli avvenire . Così accade , del resto , per le altre esplorazioni abissali che compiono la Filosofia e la Poesia ; così attendono i millenni e li superano e li illuminano Socrate , Platone , Omero e Dante . Profeta e poeta , l ' uomo che a sedici anni disse : « Vorrei imprigionare un raggio di luce per vedere cosa succede ... » . Questo pensiero , se lo confrontiamo con gli annali della sua biografia , dovette averlo , giovinetto , a Milano , fra via Santa Radegonda dove il padre aveva una botteguccia di articoli elettrici , e via Bigli dove abitava . E , che il pensiero di indagare sul mistero della luce e del suo « cammino » abbia avuto la sua origine in una giornata italiana e lombarda , in questa città dove suo padre morì e fu sepolto , ci dà , nell ' ora in cui egli entra nella grande Ombra che forse è solamente l ' infinita Luce , un senso di riconoscenza ai fati di questa nostra terra , che al ragazzo israelita tedesco parlò in una giornata di sole così come aveva parlato al giovane viaggiatore Goethe .