StampaQuotidiana ,
Con
questo
titolo
il
"
Corriere
Italiano
"
pubblica
la
seguente
nota
:
L
'
on
.
Matteotti
,
non
contento
di
esercitare
nell
'
aula
della
Camera
dei
Deputati
la
sua
dialettica
irritante
,
alimentato
da
una
inarrivabile
acidità
di
spirito
,
si
diletta
a
sparlare
dell
'
Italia
e
del
Fascismo
all
'
Estero
.
Per
un
deputato
riformista
che
non
si
perita
di
riconoscere
-
bontà
sua
!
-
la
realtà
della
nazione
,
il
diramare
per
esempio
in
Inghilterra
(
nella
rivista
"
The
Statist
"
)
pensierini
di
questo
genere
è
una
cosa
che
consola
.
Un
pezzetto
a
titolo
di
saggio
:
Tre
quarti
d
'
Italia
sono
poveri
ed
hanno
bisogno
di
lavoro
e
di
capitale
per
occupare
la
popolazione
in
continuo
aumento
.
Col
tenere
compressa
la
popolazione
,
il
Fascismo
può
far
credere
agli
osservatori
stranieri
che
in
Italia
regna
la
pace
e
la
tranquillità
,
ma
esso
non
ha
risolto
alcuno
dei
problemi
vitali
della
vita
economica
e
sociale
italiana
.
Il
presente
ritorno
ad
uno
stato
di
violenza
e
di
irrequietezza
spirituale
,
eredità
della
passata
dominazione
di
governi
stranieri
,
impedirà
certamente
il
raggiungimento
di
quel
completo
sviluppo
che
le
energie
della
razza
potrebbero
altrimenti
realizzare
.
E
poi
andate
a
dire
che
gli
unitari
non
riconoscono
la
"
realtà
concreta
"
della
Patria
che
sono
l
'
antifascismo
e
l
'
antinazione
.
Alla
grazia
!
come
dicono
in
Toscana
.
StampaQuotidiana ,
Quali
risultati
vogliono
raggiungere
con
la
nazionalizzazione
dell
'
industria
elettrica
?
-
oggi
si
domanda
anche
chi
presta
meno
attenzione
ai
problemi
di
politica
economica
.
-
Perché
la
sinistra
democratica
ha
posto
questo
problema
al
centro
del
suo
programma
economico
?
Non
c
'
erano
molte
cose
più
importanti
da
fare
?
Non
sarebbe
stato
meglio
spendere
in
strade
,
ospedali
,
scuole
,
le
centinaia
di
miliardi
che
occorreranno
per
riscattare
gli
impianti
delle
società
elettriche
?
Mi
propongo
di
rispondere
nel
modo
più
esauriente
possibile
a
queste
domande
riepilogando
le
principali
ragioni
economiche
e
politiche
che
militano
in
favore
della
nazionalizzazione
.
Dico
che
riepilogherò
perché
,
dopo
sedici
anni
di
dibattiti
nelle
aule
parlamentari
,
nei
convegni
,
alla
RAI
,
sulle
riviste
e
sui
giornali
,
credo
non
ci
sia
più
niente
di
nuovo
da
aggiungere
sull
'
argomento
.
Le
principali
difese
dello
statu
quo
sono
in
un
libro
di
165
pagine
edito
dall
'
ANIDEL
nel
dicembre
del
1946
,
col
titolo
Aspetti
e
problemi
della
nazionalizzazione
,
e
nell
'
opuscolo
di
129
pagine
,
intitolato
:
Il
monopolio
privato
sotto
accusa
,
ovvero
Della
obiettività
e
della
logica
-
Replica
a
Ernesto
Rossi
,
edito
,
dalla
stessa
organizzazione
di
categoria
degli
industriali
elettrici
,
nel
maggio
del
1960
.
Citerò
,
per
brevità
,
la
prima
pubblicazione
come
«
libro
del
1946»
,
e
la
seconda
come
«
opuscolo
del
1960»
.
Nella
prefazione
all
'
opuscolo
del
1960
-
dedicato
tutto
quanto
a
controbattere
la
mia
relazione
su
Le
baronie
elettriche
al
IX
Convegno
degli
«
amici
del
Mondo
»
-
l
'
ANIDEL
mi
accusò
di
dare
al
problema
dell
'
industria
elettrica
«
una
impostazione
di
carattere
moralistico
e
religioso
,
che
portava
ad
istituire
,
con
i
dogmi
,
la
dittatura
più
pesante
intesa
a
garantire
la
sicurezza
e
la
felicità
del
carcere
per
tutti
gli
italiani
.
Non
vi
può
,
infatti
,
essere
libertà
personale
e
libertà
politica
se
non
vi
è
libertà
economica
e
di
iniziativa
»
.
È
vano
obiettare
che
la
nazionalizzazione
di
uno
solo
o
di
pochi
settori
industriali
può
non
compromettere
la
libertà
dell
'
individuo
.
La
differenza
rispetto
ai
paesi
ad
economia
collettiva
si
ridurrebbe
ad
una
pura
questione
di
misura
,
non
certo
di
sostanza
.
Con
rispetto
parlando
-
come
dicono
i
contadini
toscani
quando
devono
parlare
dei
piedi
,
o
di
altre
parti
del
corpo
che
ritengono
poco
pulite
-
queste
considerazioni
sociologiche
possono
far
concorrenza
ai
pensierini
di
Cecco
Grullo
.
Nulla
nella
vita
pratica
è
bene
,
e
nulla
è
male
in
via
assoluta
.
Ogni
cosa
ha
un
diverso
valore
a
seconda
delle
circostanze
cui
si
accompagna
,
ed
a
seconda
del
più
o
del
meno
:
a
parità
delle
altre
condizioni
,
aumentando
la
dose
,
una
medicina
diventa
veleno
;
l
'
utile
risulta
dannoso
;
l
'
atto
morale
diviene
riprovevole
;
l
'
intervento
autoritario
liberatore
si
trasforma
in
un
intervento
che
soffoca
la
personalità
umana
.
Carlo
Rosselli
nel
1935
scriveva
:
La
socializzazione
parziale
è
garanzia
di
libertà
;
la
universale
socializzazione
è
causa
di
schiavitù
.
Le
nostre
ferrovie
furono
nazionalizzate
con
le
leggi
21
aprile
1905
e
15
luglio
1906
.
A
tali
date
non
erano
presidenti
del
Consiglio
in
Italia
né
Lenin
,
né
Stalin
;
ma
l
'
on.
Fortis
e
l
'
on.
Giolitti
.
E
nel
luglio
del
1907
Giolitti
fece
approvare
il
riscatto
delle
reti
telefoniche
;
nell
'
aprile
del
1912
il
monopolio
statale
delle
assicurazioni
sulla
vita
.
Per
l
'
ing.
De
Biasi
,
presidente
dell
'
ANIDEL
e
consigliere
delegato
della
Edison
,
era
un
comunista
camuffato
anche
Giolitti
?
Tutte
le
costituzioni
economiche
che
si
sono
succedute
,
nel
corso
della
storia
delle
società
umane
che
conosciamo
,
sono
costituzioni
di
economia
miste
:
anche
in
quelle
costituzioni
in
cui
era
garantito
alle
iniziative
private
il
più
ampio
respiro
,
sono
sempre
stati
riservati
all
'
ente
pubblico
particolari
settori
dell
'
attività
economica
.
Ed
oggi
vediamo
che
alcuni
dei
paesi
che
si
sono
spinti
con
maggior
ardimento
sulla
strada
delle
nazionalizzazioni
sono
proprio
i
paesi
che
meglio
realizzano
princìpi
di
libertà
civile
e
politica
che
più
ci
stanno
a
cuore
.
L
'
Inghilterra
ha
nazionalizzato
integralmente
l
'
industria
elettrica
fin
dal
1948
.
La
nazionalizzazione
dell
'
industria
elettrica
viene
richiesta
in
Italia
per
cinque
ordini
di
ragioni
.
Con
essa
si
vuole
:
-
eliminare
,
o
almeno
ridurre
al
minimo
,
gli
sperperi
della
ricchezza
nazionale
provocati
dall
'
attuale
sistema
;
-
impedire
lo
sfruttamento
monopolistico
del
mercato
interno
da
parte
delle
società
elettrocommerciali
;
-
creare
le
condizioni
per
fornire
l
'
energia
elettrica
come
servizio
pubblico
,
a
vantaggio
dell
'
intera
collettività
nazionale
;
-
trasferire
allo
Stato
una
delle
più
importanti
leve
di
comando
per
lo
sviluppo
economico
del
paese
;
-
contrastare
l
'
eccessivo
accentramento
del
potere
economico
in
poche
mani
;
accentramento
che
diviene
sempre
più
pericoloso
per
la
vita
stessa
delle
nostre
istituzioni
democratiche
.
Comincio
ad
esporre
il
primo
ordine
di
ragioni
,
che
richiede
un
più
ampio
svolgimento
.
La
maggior
parte
dell
'
energia
elettrica
è
prodotta
ancora
in
Italia
sfruttando
i
corsi
di
acqua
,
proprietà
dello
Stato
:
nel
1960
,
su
una
produzione
complessiva
di
56.240
milioni
di
kWh
,
46.100
milioni
di
kWh
sono
stati
generati
da
impianti
idroelettrici
.
Il
Testo
Unico
delle
disposizioni
di
legge
sulle
acque
e
sugli
impianti
elettrici
,
dell'11
dicembre
1933
,
tuttora
in
vigore
,
dispone
che
lo
Stato
può
dare
in
concessione
ai
privati
le
sue
forze
idrauliche
.
Queste
concessioni
hanno
,
di
regola
,
la
durata
di
sessant
'
anni
,
al
termine
dei
quali
dovrebbero
passare
gratuitamente
allo
Stato
tutte
le
opere
di
raccolta
,
di
regolazione
e
di
derivazione
,
i
canali
adduttori
delle
acque
,
le
condotte
forzate
e
i
canali
di
scarico
.
Alle
medesime
scadenze
lo
Stato
avrebbe
la
facoltà
di
espropriare
ogni
altro
edificio
,
macchinario
,
impianto
di
utilizzazione
,
di
trasformazione
e
di
distribuzione
inerente
alle
concessioni
,
corrispondendo
il
valore
di
stima
del
materiale
messo
in
opera
,
indipendentemente
da
qualsiasi
valutazione
del
reddito
da
esso
ricavabile
.
La
nazionalizzazione
dell
'
industria
elettrica
-
si
legge
nel
libro
dell
'
ANIDEL
del
1946
-
si
andrà
così
attuando
nel
tempo
anche
nel
quadro
delle
leggi
vigenti
,
senza
bisogno
di
ricorrere
a
provvedimenti
rivoluzionari
e
senza
che
lo
Stato
violi
con
atto
unilaterale
il
contratto
liberamente
accettato
al
momento
del
rilascio
della
concessione
.
E
se
poi
lo
Stato
volesse
impiegare
parte
delle
risorse
a
sua
disposizione
in
impianti
idroelettrici
,
sembrerebbe
più
consono
alla
logica
e
alla
necessità
del
momento
che
esso
facesse
impianti
nuovi
,
piuttosto
che
espropriare
quelli
esistenti
.
Le
leggi
in
vigore
gli
offrono
tutti
i
mezzi
allo
scopo
occorrenti
:
basterà
che
i
pubblici
poteri
riservino
allo
sfruttamento
diretto
dello
Stato
quella
parte
che
vorranno
delle
forze
idrauliche
ancora
disponibili
;
una
volta
costruiti
tutti
gli
impianti
ancora
possibili
si
potrà
eventualmente
porre
di
nuovo
sul
tappeto
,
e
questa
volta
in
maniera
più
logica
,
il
problema
del
riscatto
anticipato
degli
impianti
concessi
ai
privati
.
Quando
l
'
ANIDEL
scrisse
queste
righe
l
'
Assemblea
costituente
stava
approvando
l
'
articolo
43
della
Costituzione
,
che
così
dispone
:
Ai
fini
di
utilità
generale
la
legge
può
riservare
originariamente
o
trasferire
,
mediante
espropriazione
e
salvo
indennizzo
,
allo
Stato
[...]
imprese
o
categorie
di
imprese
,
che
si
riferiscono
a
servizi
pubblici
essenziali
o
a
fonti
di
energia
o
a
situazioni
di
monopolio
,
ed
abbiano
carattere
di
preminente
interesse
nazionale
.
Avendo
,
nel
modo
più
evidente
,
tutt
'
e
quattro
queste
caratteristiche
,
sembrava
che
l
'
industria
elettrica
dovesse
essere
subito
nazionalizzata
.
Invece
,
cessato
il
vento
di
tempesta
,
è
sopravvenuta
la
bonaccia
dei
governi
di
centro
e
1'ANIDEL
si
è
completamente
dimenticata
della
«
eventualità
»
,
che
col
passar
del
tempo
avrebbe
dovuto
divenire
sempre
più
logica
,
del
riscatto
anticipato
degli
impianti
,
e
la
nazionalizzazione
gratuita
alle
scadenze
si
è
sempre
più
allontanata
nel
tempo
.
Infatti
,
per
ottenere
il
massimo
rendimento
in
energia
dalle
acque
disponibili
,
gli
impianti
idroelettrici
andrebbero
molto
spesso
rinnovati
,
ed
anche
completamente
ricostruiti
,
in
rapporto
al
progresso
della
tecnica
e
alla
espansione
dei
consumi
.
Ma
quanto
più
si
avvicina
il
termine
delle
concessioni
e
tanto
meno
le
società
concessionarie
hanno
convenienza
ad
investire
gli
ingenti
capitali
necessari
per
modificare
gli
impianti
.
La
pubblica
amministrazione
si
trova
allora
davanti
al
dilemma
:
o
mantenere
fissi
i
termini
,
rinunciando
alla
massima
possibile
valorizzazione
delle
disponibilità
idrauliche
,
o
concedere
nuovi
termini
alle
concessioni
(
come
è
consentito
dalla
legge
per
i
casi
di
modificazioni
sostanziali
degli
impianti
)
,
rinunciando
al
trasferimento
gratuito
allo
Stato
.
Il
primo
grosso
gruppo
di
concessioni
dovrebbe
scadere
nel
1977;
le
ultime
concessioni
verrebbero
a
scadere
dopo
il
2010
.
Se
-
come
pare
abbia
cominciato
a
verificarsi
negli
ultimi
anni
(
non
ne
sono
sicuro
perché
,
in
questa
materia
,
tutto
è
tenuto
gelosamente
segreto
dagli
uffici
competenti
)
-
la
pubblica
amministrazione
sceglie
il
secondo
corno
del
dilemma
,
le
concessioni
formalmente
temporanee
diventano
di
fatto
perpetue
e
la
nazionalizzazione
gratuita
progressiva
non
può
avere
più
neppure
un
inizio
di
attuazione
.
Il
sistema
vigente
delle
concessioni
ai
privati
ha
causato
gravissimi
sperperi
del
patrimonio
idrico
nazionale
,
perché
i
contrasti
fra
i
gruppi
capitalistici
concorrenti
allo
sfruttamento
dei
medesimi
bacini
idrici
(
contrasti
ai
quali
hanno
partecipato
i
partiti
politici
e
i
giornali
finanziati
dagli
stessi
gruppi
)
hanno
fatto
ritardare
di
parecchi
anni
,
ed
anche
di
decenni
,
la
costruzione
degli
impianti
che
avrebbero
potuto
utilizzare
nel
modo
più
economico
le
acque
disponibili
.
In
molti
casi
il
ministero
dei
Lavori
Pubblici
non
ha
neppure
assegnato
le
concessioni
a
chi
aveva
veramente
intenzione
di
costruire
gli
impianti
,
ma
a
chi
voleva
riscattare
le
società
elettriche
,
timorose
della
nascita
di
concorrenti
,
o
voleva
rivenderle
,
facendone
un
commercio
simile
a
quello
che
vediamo
fare
dai
titolari
delle
licenze
di
importazione
e
delle
autorizzazioni
all
'
apertura
di
nuovi
negozi
.
È
vero
che
le
«
concessioni
-
ipoteca
»
sono
severamente
proibite
dalle
leggi
;
ma
quando
sono
in
ballo
i
miliardi
non
possiamo
fidarci
dei
controllori
selezionati
con
i
crivelli
burocratici
e
compensati
con
remunerazioni
di
poco
superiori
a
quelle
degli
uscieri
.
Con
mille
pretesti
,
e
sempre
in
via
del
tutto
eccezionale
,
sono
state
sovente
consentite
proroghe
a
ripetizione
delle
scadenze
fissate
nei
capitolati
.
D
'
altra
parte
,
anche
se
la
nostra
pubblica
amministrazione
fosse
stata
sempre
in
grado
di
scegliere
fra
i
gruppi
capitalistici
concorrenti
quelli
che
presentavano
i
migliori
programmi
per
l
'
utilizzazione
delle
acque
pubbliche
e
davano
più
sicure
garanzie
tecniche
ed
economiche
di
realizzarli
entro
i
termini
stabiliti
,
il
sistema
delle
concessioni
avrebbe
sempre
causato
gravi
sperperi
del
patrimonio
idrico
nazionale
.
Per
valorizzare
al
massimo
le
risorse
disponibili
non
basta
,
infatti
,
produrre
la
maggiore
quantità
possibile
di
energia
:
occorre
anche
che
,
una
volta
prodotta
,
l
'
energia
venga
consumata
nel
modo
più
conforme
all
'
interesse
generale
.
Nell
'
opuscolo
del
1960,1'ANIDEL
afferma
:
Chiunque
abbia
anche
una
superficiale
conoscenza
della
realtà
economica
sa
che
il
massimo
profitto
(
parliamo
qui
,
naturalmente
,
non
del
massimo
profitto
conseguibile
a
mezzo
di
prezzi
esagerati
rispetto
ai
costi
,
ma
di
quello
realizzabile
,
nel
rispetto
delle
leggi
economiche
massimizzando
le
vendite
)
,
sa
,
dicevamo
,
che
il
massimo
profitto
individuale
o
di
una
attività
industriale
o
commerciale
coincide
con
il
massimo
di
utilità
dell
'
intera
nazione
;
è
infatti
dalla
somma
dei
guadagni
dei
singoli
che
si
ha
la
prosperità
di
un
paese
.
Qualora
a
questo
principio
si
sostituisca
quello
inverso
-
cioè
che
l
'
utilità
dell
'
intera
nazione
nasce
non
dal
massimo
,
ma
dal
minimo
profitto
-
si
avrebbe
il
fallimento
del
paese
.
Ma
neppure
queste
considerazioni
brillano
per
eccezionale
intelligenza
.
Nessuno
sa
che
cosa
sia
un
prezzo
«
non
esagerato
»
;
nessuna
legge
economica
fa
massimizzare
le
vendite
a
chi
può
conseguire
un
maggiore
utile
netto
vendendo
quantità
inferiori
;
chiunque
conosca
anche
solo
superficialmente
la
letteratura
economica
moderna
sa
bene
che
la
somma
dei
redditi
individuali
non
dà
la
misura
della
prosperità
di
un
paese
,
e
che
,
neppure
nell
'
ipotesi
teorica
di
un
regime
di
concorrenza
perfetta
,
il
massimo
profitto
dei
singoli
coincide
col
massimo
di
utilità
collettiva
.
E
nessuna
persona
di
buon
senso
penserebbe
mai
di
dimostrare
la
validità
di
un
principio
facendo
risultare
l
'
assurdità
del
suo
inverso
.
La
verità
è
che
-
liberi
di
fare
tutto
quello
che
desiderano
dell
'
energia
prodotta
con
le
acque
pubbliche
,
e
mirando
esclusivamente
a
rendere
massimi
i
profitti
aziendali
-
le
società
elettrocommerciali
possono
avere
,
e
di
fatto
hanno
spesso
,
interesse
a
distribuire
col
contagocce
l
'
energia
nelle
zone
depresse
,
che
ne
avrebbero
più
bisogno
quale
stimolo
allo
sviluppo
industriale
:
e
gli
autoproduttori
possono
avere
,
e
spesso
di
fatto
hanno
,
convenienza
a
impiegare
l
'
energia
direttamente
in
usi
relativamente
poveri
(
elettrochimica
,
elettrometallurgica
,
carburo
,
cemento
,
eccetera
)
,
sottraendola
a
impieghi
socialmente
di
maggior
importanza
(
illuminazione
,
forza
motrice
,
eccetera
)
.
Altri
gravi
sperperi
della
ricchezza
nazionale
sono
la
inevitabile
conseguenza
della
molteplicità
delle
società
elettrocommerciali
e
dello
spezzettamento
del
territorio
nazionale
in
tante
distinte
riserve
di
sfruttamento
,
tendenzialmente
autarchiche
.
La
molteplicità
delle
imprese
produttrici
indipendenti
e
in
contrasto
tra
loro
ha
finora
impedito
di
costruire
gli
impianti
idroelettrici
secondo
piani
d
'
insieme
,
per
ottenere
da
ogni
bacino
imbrifero
il
massimo
di
energia
al
minor
costo
possibile
,
e
di
coordinare
nel
modo
più
economico
la
distribuzione
dell
'
energia
prodotta
nei
diversi
bacini
che
hanno
regimi
idrologici
complementari
.
La
divisione
dell
'
Italia
in
tanti
feudi
-
della
Edison
,
della
SADE
,
della
SIP
,
della
Valdarno
,
della
Romana
,
della
SME
,
della
SGES
,
delle
aziende
municipali
-
ha
così
fatto
investire
ingentissimi
capitali
in
linee
e
in
cabine
di
trasformazione
tecnicamente
non
necessarie
,
ed
ha
causato
enormi
dispersioni
di
energia
in
trasporti
che
avrebbero
potuto
essere
risparmiati
.
Per
avere
un
'
idea
della
entità
di
questi
sperperi
basta
osservare
quante
linee
superflue
arrivano
nelle
stesse
località
,
e
come
alcune
regioni
consumino
energia
prodotta
da
centrali
termiche
,
mentre
esportano
la
loro
energia
idroelettrica
.
Ad
Apuania
,
ad
esempio
,
arrivano
linee
costruite
dalla
Edison
,
dalla
Montecatini
,
dalla
Terni
,
dalla
Valdarno
,
dalla
Falk
,
dalle
Ferrovie
,
dall
'
Azienda
municipale
di
Torino
;
ed
a
questa
molteplicità
di
linee
corrisponde
la
molteplicità
delle
sottostazioni
,
ognuna
delle
quali
viene
gestita
separatamente
,
con
proprio
personale
.
Da
parte
loro
la
SIP
e
la
Valdarno
producono
in
Alto
Adige
l
'
energia
che
distribuiscono
rispettivamente
in
Piemonte
e
in
Toscana
,
sicché
il
Veneto
,
invece
di
consumare
la
propria
energia
idroelettrica
,
consuma
energia
termoelettrica
,
che
avrebbe
potuto
essere
la
razionale
integrazione
delle
centrali
alimentate
con
le
acque
fluenti
e
delle
centrali
termiche
(
che
,
per
dare
il
massimo
rendimento
,
dovrebbero
avere
un
funzionamento
continuo
)
con
le
centrali
idroelettriche
,
fornite
di
serbatoi
dove
può
essere
accumulata
l
'
acqua
nei
periodi
in
cui
c
'
è
minore
domanda
di
energia
per
disporne
nei
periodi
di
maggior
richiesta
.
Se
non
si
provvedesse
subito
alla
nazionalizzazione
dell
'
industria
elettrica
,
questo
difetto
di
interconnessione
provocherebbe
perdite
molto
maggiori
quando
entrassero
in
funzione
le
tre
centrali
elettronucleari
attualmente
in
costruzione
:
non
potendo
mai
interrompere
la
loro
attività
produttiva
,
queste
centrali
sarebbero
costrette
a
disperdere
nell
'
atmosfera
,
o
a
impiegare
in
usi
poveri
la
loro
energia
(
molto
più
costosa
dell
'
energia
prodotta
nelle
altre
centrali
)
che
non
riuscissero
a
immettere
continuamente
nelle
reti
.
Non
dobbiamo
,
infine
,
dimenticare
che
-
per
far
fronte
alla
eventualità
di
guasti
e
alle
necessità
della
manutenzione
,
e
per
sopperire
alla
variabilità
della
domanda
-
qualsiasi
sistema
,
da
qualunque
fonte
ottenga
l
'
energia
,
ha
bisogno
di
una
riserva
di
potenza
tanto
maggiore
quanto
più
è
frazionato
fra
gruppi
indipendenti
.
Per
analoghe
ragioni
,
prima
del
1926
,
i
quattro
istituti
di
emissione
dovevano
avere
,
a
copertura
dei
loro
impegni
,
riserve
molto
maggiori
di
quelle
di
cui
ha
avuto
bisogno
la
sola
Banca
d
'
Italia
,
dopo
che
l
'
emissione
dei
biglietti
è
stata
unificata
in
un
solo
istituto
.
Parlando
nel
marzo
del
1960
al
sopraricordato
convegno
sui
vantaggi
economici
della
nazionalizzazione
dell
'
industria
elettrica
in
Inghilterra
,
sir
Josiah
Eccles
,
vicepresidente
dell
'
Electricity
Council
,
disse
che
quella
nazionalizzazione
«
rendendo
più
efficiente
la
interconnessione
e
migliorando
il
trasporto
dell
'
energia
su
scala
nazionale
aveva
ridotto
al
minimo
la
necessità
di
una
potenza
di
riserva
,
ed
aveva
quindi
di
molto
ridotto
il
costo
degli
impianti
di
produzione
atti
a
soddisfare
un
dato
carico
»
.
Mi
sembra
questo
un
risultato
di
enorme
importanza
economica
.
StampaQuotidiana ,
Patrice
Leconte
è
il
singolare
regista
francese
di
film
comici
o
parodistici
,
di
L
'
insolito
caso
di
Mr
.
Hire
tratto
da
un
romanzo
di
Georges
Simenon
,
di
Il
marito
della
parrucchiera
che
rivelò
il
fascino
di
Anna
Galiena
.
Anche
stavolta
c
'
è
un
romanzo
,
Villa
triste
di
Patrick
Modiano
(
editore
Rusconi
)
,
anche
stavolta
c
'
è
una
nuova
giovane
attrice
:
Sandra
Majani
,
nata
a
Denden
in
Olanda
,
iscritta
al
Conservatorio
di
danza
classica
a
Rotterdam
,
modella
a
Parigi
anche
per
spot
pubblicitari
,
faccia
carina
,
corpo
straordinariamente
bello
.
Stavolta
non
c
'
è
un
'
ossessione
amorosa
,
ma
il
filtro
flou
della
memoria
,
la
malinconia
d
'
un
ricordo
persistente
come
un
forte
profumo
dolce
.
In
primo
piano
,
con
la
faccia
arrossata
dal
riverbero
del
fuoco
d
'
un
caminetto
,
con
un
'
espressione
meditabonda
variata
a
volte
da
un
sorrisetto
allusivo
,
il
protagonista
rievoca
l
'
estate
del
1958
«
in
cui
la
mia
vita
si
mise
ad
oscillare
»
:
quando
,
trovandosi
in
una
cittadina
turistica
francese
sul
lago
al
confine
con
la
Svizzera
,
sotto
falso
nome
,
in
una
condizione
precaria
e
clandestina
per
sottrarsi
al
richiamo
alle
armi
e
alla
guerra
d
'
Algeria
che
fa
da
inquieto
sfondo
alla
storia
,
aveva
incontrato
due
personaggi
indimenticati
.
La
bellissima
Yvonne
,
aspirante
attrice
,
civetta
e
misteriosa
,
amante
ardente
,
sfuggente
;
e
un
anziano
medico
omosessuale
accompagnatore
e
protettore
di
lei
,
un
uomo
brillante
,
generoso
,
nevrotico
,
inasprito
,
autodistruttivo
.
Il
protagonista
perde
la
ragazza
,
il
medico
perde
se
stesso
.
Non
si
perde
la
nostalgia
di
quella
estate
radiosa
,
insicura
,
sensuale
,
mondana
,
malinconica
.
Il
film
letterario
che
rischia
continuamente
il
ridicolo
è
reso
più
credibile
dal
corpo
magnifico
della
ragazza
e
dalla
disperazione
furente
dell
'
omosessuale
interpretato
bene
da
Jean
-
Pierre
Marielle
,
mentre
il
protagonista
rimane
una
opaca
figura
sfumata
di
testimone
:
pesa
su
tutto
un
'
atmosfera
antiquata
ed
elegante
,
non
spiacevole
ma
poco
interessante
.
StampaQuotidiana ,
Commenti
dei
giornali
Le
dimissioni
dell
'
on
.
Finzi
e
del
commendator
Cesare
Rossi
sono
oggetto
di
commenti
da
parte
dei
giornali
della
capitale
.
L
"
'
Osservatore
Romano
"
esorta
a
non
prestare
troppa
facile
fede
a
questo
fenomeno
del
resto
naturale
nella
generale
concitazione
ed
aggiunge
che
la
verità
è
in
marcia
ed
è
ormai
,
per
tutto
lo
stato
d
'
animo
creatosi
intorno
al
misfatto
e
per
il
severo
procedere
delle
autorità
,
assolutamente
infrenabile
.
L
'
opera
della
magistratura
è
già
successa
a
quella
del
potere
esecutivo
.
Non
resta
pertanto
,
nell
'
interesse
della
giustizia
e
per
il
buon
vivere
,
che
attendere
fiduciosamente
.
L
'
editoriale
del
"
Corriere
d
'
Italia
"
segnala
l
'
importanza
che
ebbero
le
parole
dell
'
on
.
Delcroix
quando
disse
come
l
'
orrenda
violenza
compiuta
su
di
un
deputato
dell
'
opposizione
apparisse
un
nefando
tentativo
di
render
vani
i
propositi
di
concordia
,
e
di
pacificazione
espressi
nel
discorso
della
Corona
e
affermati
nel
discorso
dell
'
on
.
Mussolini
.
Lo
stesso
on
.
Mussolini
ricordò
come
con
quel
suo
discorso
egli
avesse
voluto
superare
le
pressioni
dell
'
assemblea
parlamentare
e
pronunziare
una
parola
in
base
alla
quale
"
una
specie
di
détente
si
era
determinata
nell
'
assemblea
e
nel
paese
una
situazione
di
concordia
e
di
pacificazione
.
"
"
Io
potevo
dire
-
ha
soggiunto
l
'
on
.
Mussolini
-
di
essere
giunto
quasi
al
termine
della
mia
fatica
verso
la
ricostruzione
morale
ed
ecco
che
quest
'
opera
minaccia
di
essere
vana
...
"
L
'
accorata
sincerità
di
queste
parole
,
dice
l
'
articolo
del
"
Corriere
d
'
Italia
"
è
indiscutibile
.
La
dirittura
dei
propositi
dell
'
on
.
Mussolini
è
stata
ed
è
evidente
.
La
sua
ferma
volontà
di
determinare
una
nuova
situazione
di
pace
interna
sopprimendo
il
triste
fenomeno
della
violenza
e
nonostante
che
alcune
manifestazioni
delle
sue
parole
abbiano
potuto
essere
in
passato
male
interpretate
,
è
innegabile
.
"
E
veramente
notevole
-
continua
il
giornale
-
è
il
fatto
che
tutta
la
maggioranza
della
Camera
abbia
fatto
eco
con
slancio
di
convinzione
alla
solenne
affermazione
del
grande
mutilato
di
guerra
e
del
Capo
del
Governo
.
L
'
on
.
Mussolini
insomma
è
in
tale
posizione
da
avere
la
fiducia
dell
'
opinione
pubblica
e
a
lui
guardano
tutti
gli
italiani
convinti
che
egli
possa
trarre
il
paese
sulle
vie
di
una
ristabilita
concordia
feconda
di
bene
e
convinti
anche
dall
'
altra
parte
che
all
'
infuori
di
questa
speranza
e
di
questa
fiducia
altro
non
si
veda
oggi
se
non
un
vuoto
tremendo
,
se
non
l
'
angosciosa
prospettiva
di
un
'
insanabile
discordia
civile
.
Ma
l
'
on
.
Mussolini
deve
agire
con
quel
massimo
di
risolutezza
di
cui
egli
è
senza
dubbio
capace
.
"
E
dopo
aver
osservato
che
elementi
pessimi
del
Fascismo
hanno
con
i
loro
atti
criminosi
offerto
occasione
all
'
opposizione
e
accennato
alle
voci
di
scandali
che
circolano
nella
sovreccitata
opinione
pubblica
dichiarando
di
attendere
dall
'
on
.
Mussolini
un
'
azione
radicalmente
epuratrice
,
conclude
:
"
Dai
banchi
della
maggioranza
e
dal
banco
del
Governo
furono
dette
ieri
alla
Camera
parole
che
spargono
sull
'
angoscia
dell
'
ora
il
balsamo
della
speranza
e
della
fiducia
che
quelle
parole
non
siano
state
dette
al
vento
.
Questo
è
ciò
che
attendono
oggi
tutti
coloro
i
quali
da
ogni
parte
e
prima
che
ad
ogni
altra
cosa
guardano
al
bene
della
Patria
.
"
A
un
di
presso
ha
avuto
stamane
la
stessa
intonazione
il
"
Messaggero
,
"
prima
ancora
che
fossero
note
le
dimissioni
dell
'
on
.
Finzi
.
Il
"
Messaggero
"
esprime
infatti
piena
fiducia
che
il
Presidente
saprà
vibrare
la
scure
invocata
dall
'
on
.
Delcroix
.
Però
si
rileva
che
il
"
Messaggero
"
insisteva
particolarmente
sulla
responsabilità
del
direttore
del
giornale
concorrente
.
Noi
apprezziamo
in
altissimo
grado
il
gesto
veramente
nobile
compiuto
dall
'
on
.
Finzi
e
dal
comm
.
Cesare
Rossi
offrendo
le
loro
dimissioni
dalle
cariche
che
occupavano
e
mettendosi
a
disposizione
del
Capo
del
Governo
e
dell
'
opinione
pubblica
che
vede
in
Benito
Mussolini
l
'
interprete
sicuro
e
infallibile
della
volontà
del
paese
.
Ora
ogni
polemica
deve
essere
infrenata
,
ogni
discussione
eccessiva
deve
essere
troncata
.
Parliamo
sovrattutto
alla
stampa
e
per
la
stampa
;
il
Paese
non
vuoi
essere
gettato
a
nessun
costo
in
una
crisi
di
nervosismo
e
di
disorientamento
.
Ora
la
Giustizia
farà
tutto
ed
intero
il
suo
dovere
e
nessuno
potrà
esercitare
pressioni
di
alcun
genere
in
nessun
senso
per
lo
svolgimento
del
mandato
sovrano
dei
giudici
.
Ogni
nevrastenia
scandalistica
deve
cessare
.
Ma
dopo
il
sacrificio
spontaneamente
compiuto
per
dare
soddisfazione
all
'
opinione
pubblica
da
parte
di
Aldo
Finzi
e
di
Cesare
Rossi
,
dopo
questo
gesto
di
grande
nobiltà
e
di
grande
generosità
tutti
i
mormoratori
dei
giorni
e
dei
mesi
passati
hanno
il
sacrosanto
dovere
di
dire
alla
Giustizia
quello
che
sanno
,
altrimenti
noi
avremo
il
sacrosanto
diritto
di
additarli
al
disprezzo
del
Paese
,
trattandoli
come
volgari
calunniatori
.
Luce
ci
voleva
e
luce
sarà
fatta
,
piena
ed
assoluta
.
Per
quanto
riguarda
la
compagine
del
Governo
essa
è
saldissima
.
Se
vi
sono
fra
gli
oppositori
di
quelli
che
si
illudono
di
giungere
attraverso
i
dolorosi
avvenimenti
di
questi
giorni
ad
una
crisi
di
Governo
fascista
,
ad
una
crisi
del
regime
fascista
,
questi
devono
immediatamente
disilludersi
.
Il
Governo
rimane
inflessibile
al
suo
posto
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
11
ottobre
-
«
A
noi
sembra
di
dover
dissentire
da
cotesti
profeti
di
sventura
che
annunziano
eventi
sempre
infausti
,
quasi
sovrasti
la
fine
del
mondo
.
La
buona
Provvidenza
ci
sta
conducendo
ad
un
nuovo
ordine
di
rapporti
umani
che
,
per
opera
degli
uomini
e
per
lo
più
oltre
la
loro
stessa
aspettativa
,
si
svolgono
verso
il
compimento
dei
suoi
disegni
superiori
e
inattesi
...
»
È
il
primo
importante
argomento
di
considerazione
che
il
Papa
,
aprendo
oggi
i
lavori
del
XXI
Concilio
ecumenico
,
ha
proposto
ai
padri
consiliari
e
ai
cattolici
di
tutto
il
mondo
.
Un
invito
all
'
ottimismo
,
alla
fiducia
,
allo
spirito
della
comprensione
e
della
buona
volontà
,
contro
il
pessimismo
di
coloro
i
quali
«
nei
tempi
moderni
non
vedono
che
prevaricazione
e
rovina
;
vanno
dicendo
che
la
nostra
era
,
in
confronto
con
quelle
passate
,
è
andata
peggiorando
;
e
si
comportano
come
se
nulla
abbiano
imparato
dalla
storia
,
che
pure
è
maestra
di
vita
,
e
come
se
al
tempo
dei
Concili
ecumenici
precedenti
tutto
procedesse
in
pienezza
di
trionfo
dell
'
idea
e
della
vita
cristiana
,
della
giusta
libertà
religiosa
»
.
Considerando
con
occhio
spassionato
il
passato
,
senza
lasciarsi
vincere
dalla
tendenza
,
peraltro
comprensibile
in
un
uomo
di
80
anni
,
a
trasfigurarlo
con
i
colori
della
propria
gioventù
,
Giovanni
XXIII
ha
detto
francamente
di
considerare
le
condizioni
generali
dei
tempi
nei
quali
si
apre
questo
Concilio
migliori
di
quelle
in
cui
si
svolsero
i
precedenti
.
Se
non
altro
,
perché
nel
complesso
,
e
malgrado
la
forzata
assenza
di
moltissimi
vescovi
imprigionati
per
la
loro
fedeltà
a
Cristo
(
è
stato
l
'
unico
accenno
alla
«
Chiesa
del
silenzio
»
)
oggi
la
Chiesa
è
più
libera
di
svolgere
la
sua
azione
.
Libera
dalla
«
indebita
ingerenza
delle
autorità
civili
»
e
«
libera
da
tanti
ostacoli
di
natura
profana
»
.
È
facile
identificare
in
questi
ultimi
quelli
determinati
dall
'
esercizio
del
potere
temporale
,
definitivamente
seppellito
novantadue
anni
fa
,
proprio
mentre
si
svolgeva
il
Concilio
Vaticano
I
.
Dopo
questa
messa
a
punto
di
carattere
generale
sulle
caratteristiche
dell
'
epoca
,
il
Papa
ha
illustrato
le
ragioni
che
hanno
consigliato
la
convocazione
del
Concilio
e
i
compiti
che
gli
si
prospettano
.
«
Il
gesto
del
più
recente
e
umile
successore
di
san
Pietro
che
vi
parla
,
di
indire
questa
solennissima
assise
,
si
è
proposto
di
affermare
,
ancora
una
volta
,
la
continuità
del
magistero
ecclesiastico
per
presentarlo
,
in
forma
eccezionale
,
a
tutti
gli
uomini
del
nostro
tempo
,
tenendo
conto
delle
deviazioni
,
delle
esigenze
e
delle
opportunità
dell
'
età
moderna
»
aveva
già
detto
all
'
inizio
.
Il
doppio
motivo
della
continuità
del
magistero
ecclesiastico
e
della
novità
delle
condizioni
poste
dalla
civiltà
moderna
ha
condotto
,
strettamente
intrecciato
,
tutto
il
discorso
.
La
dottrina
è
una
,
e
abbraccia
l
'
uomo
intero
,
anima
e
corpo
.
Ma
i
tempi
cambiano
e
consigliano
aggiornamenti
,
studio
delle
nuove
condizioni
e
forme
di
vita
introdotte
nel
mondo
contemporaneo
,
massima
comprensione
per
le
sue
esigenze
.
«
Il
XXI
Concilio
ecumenico
vuole
trasmettere
pura
e
integra
la
dottrina
,
senza
attenuazioni
o
travisamenti
,
che
lungo
venti
secoli
,
nonostante
difficoltà
e
contrasti
,
è
divenuta
patrimonio
comune
degli
uomini
.
Il
punctum
saliens
non
è
dunque
la
discussione
di
un
articolo
o
l
'
altro
della
dottrina
fondamentale
.
Per
questo
non
occorreva
un
Concilio
...
Lo
spirito
cristiano
,
cattolico
ed
apostolico
del
mondo
intero
attende
un
balzo
in
avanti
verso
una
penetrazione
dottrinale
e
una
formazione
delle
coscienze
,
in
corrispondenza
più
perfetta
all
'
autentica
dottrina
,
anche
questa
però
studiata
ed
esposta
attraverso
le
forme
della
indagine
e
della
formulazione
letteraria
del
pensiero
moderno
.
Altra
è
la
sostanza
dell
'
antica
dottrina
del
depositum
fidei
,
ed
altra
è
la
formulazione
del
suo
rivestimento
:
ed
è
di
questo
che
devesi
-
con
pazienza
se
occorre
-
tener
gran
conto
,
tutto
misurando
nelle
forme
e
proporzioni
di
un
magistero
a
carattere
prevalentemente
pastorale
»
.
Il
passo
,
d
'
importanza
fondamentale
per
i
lavori
del
Concilio
,
circoscrive
i
confini
entro
i
quali
potrà
articolarsi
la
discussione
teologica
e
in
particolare
quella
della
cosiddetta
«
nuova
teologia
»
(
cioè
,
quella
che
vorrebbe
svincolare
la
meditazione
religiosa
dalla
codificazione
scolastica
)
.
Intransigenza
sui
fondamenti
-
il
depositum
fidei
-
duttilità
e
massima
apertura
sulla
forma
,
il
rivestimento
.
Nella
stessa
citazione
è
adombrata
anche
la
propensione
personale
di
Giovanni
XXIII
,
quella
che
sta
dando
una
impronta
al
suo
pontificato
.
È
la
propensione
verso
«
un
magistero
a
carattere
prevalentemente
pastorale
»
i
cui
lineamenti
vengono
illustrati
nell
'
ultima
parte
della
allocuzione
.
Oggi
come
duemila
anni
fa
,
la
Chiesa
si
trova
di
fronte
al
grande
compito
di
portare
Cristo
tra
gli
uomini
,
gli
uomini
a
Cristo
.
La
maggior
parte
del
genere
umano
è
ancora
estranea
al
cattolicesimo
,
persiste
nell
'
errore
e
nella
indifferenza
.
Come
deve
la
Chiesa
difendere
la
verità
,
promuovere
l
'
unità
?
«
Sempre
la
Chiesa
si
è
opposta
agli
errori
:
spesso
li
ha
condannati
con
la
massima
severità
.
Al
giorno
d
'
oggi
,
tuttavia
,
la
sposa
di
Cristo
preferisce
far
uso
della
medicina
della
misericordia
piuttosto
che
della
severità
;
essa
ritiene
di
venire
incontro
ai
bisogni
di
oggi
mostrando
la
validità
della
sua
dottrina
piuttosto
che
con
la
condanna
.
Le
dottrine
fallaci
,
le
opinioni
e
i
concetti
pericolosi
sono
così
evidentemente
in
contrasto
con
la
retta
norma
dell
'
onestà
,
ed
hanno
dato
frutti
così
esiziali
,
che
oramai
gli
uomini
da
se
stessi
oggi
sembra
che
siano
propensi
a
condannarli
.
Ed
in
specie
quei
costumi
di
vita
che
disprezzano
Dio
e
la
sua
legge
,
la
eccessiva
fiducia
nei
progressi
della
tecnica
,
il
benessere
fondato
esclusivamente
sui
comodi
della
vita
.
Sempre
più
essi
si
convincono
del
massimo
valore
della
persona
umana
e
del
suo
perfezionamento
,
e
dell
'
impegno
che
ciò
esige
.
Ciò
che
più
conta
l
'
esperienza
ha
loro
appreso
che
la
violenza
inflitta
altrui
,
la
potenza
delle
armi
,
il
predominio
politico
non
giovano
per
una
felice
soluzione
dei
gravi
problemi
che
li
travagliano
»
.
Quindi
tolleranza
,
pazienza
,
carità
,
amore
verso
tutti
,
a
cominciare
dai
«
figli
separati
»
.
E
adoperarsi
attivamente
perché
si
compia
«
il
gran
mistero
di
quella
unità
che
Gesù
Cristo
ha
invocato
dal
Padre
celeste
nell
'
imminenza
del
suo
sacrificio
»
.
Unità
in
tre
direzioni
:
dei
cattolici
tra
di
loro
,
di
«
preghiere
e
di
ardenti
desideri
»
con
i
cristiani
separati
e
,
infine
,
«
unità
nella
stima
e
nel
rispetto
verso
la
Chiesa
cattolica
da
parte
di
coloro
che
seguono
religioni
ancora
non
cristiane
»
.
Questo
si
propone
,
attraverso
il
suo
Pontefice
,
il
Concilio
ecumenico
;
e
perché
questo
sia
concesso
Giovanni
XXIII
,
concludendo
il
discorso
,
ha
elevato
al
cielo
una
limpida
,
appassionata
preghiera
.
«
Ora
è
appena
l
'
aurora
,
e
già
il
primo
annuncio
del
giorno
sorgente
riempie
di
soavità
il
nostro
cuore
.
Tutto
qui
spira
santità
,
tutto
suscita
esultanza
...
Si
può
dire
che
il
cielo
e
la
terra
si
uniscano
nella
celebrazione
del
Concilio
...
Questo
richiede
da
voi
serenità
d
'
animo
,
concordia
fraterna
,
moderazione
di
progetti
,
dignità
di
discussioni
e
saggezza
di
deliberazioni
...
Dio
onnipotente
,
in
Te
riponiamo
la
nostra
fiducia
,
diffidando
delle
nostre
forze
.
Guarda
benigno
a
questi
pastori
della
Tua
Chiesa
.
La
luce
della
Tua
grazia
superna
ci
aiuti
nel
prendere
le
decisioni
come
nel
fare
le
leggi
;
e
pienamente
esaudisci
le
preghiere
che
a
Te
effondiamo
con
unanimità
di
fede
,
di
voce
e
di
animo
...
»
Di
fronte
a
un
discorso
così
esplicito
,
ogni
chiosa
illustrativa
appare
pressoché
superflua
.
Le
previsioni
della
vigilia
sono
state
largamente
confermate
,
e
si
può
dire
che
il
Papa
ha
colto
la
solenne
occasione
per
ribadire
e
sintetizzare
con
inequivocabile
decisione
le
linee
maestre
del
suo
pontificato
.
Viene
subito
in
mente
,
come
termine
di
confronto
,
non
solo
il
Concilio
del
1870
,
ma
anche
il
pontificato
di
Pio
XII
,
soprattutto
nell
'
ultimo
periodo
,
dalla
fine
della
guerra
alla
morte
.
Il
distacco
dal
Vaticano
I
è
segnato
,
per
non
dire
altro
,
dalla
soddisfazione
con
cui
Papa
Roncalli
ha
accennato
alla
fine
del
potere
temporale
e
dalla
delicatezza
con
cui
ha
affrontato
i
passaggi
che
potevano
riproporre
il
tema
dei
rapporti
con
i
vescovi
e
della
infallibilità
del
Pontefice
.
In
quanto
al
distacco
con
il
regno
di
Pio
XII
,
esso
traspare
,
si
può
dire
,
da
ogni
piega
del
discorso
.
Si
dirà
che
sono
tempi
diversi
che
pongono
diverse
responsabilità
e
aprono
diverse
prospettive
.
Ed
è
vero
.
In
questa
sede
,
comunque
,
non
si
tratta
di
dare
un
giudizio
su
due
pontificati
,
ma
soltanto
di
indicare
gli
accenti
particolari
che
li
differenziano
.
Quello
di
Papa
Pacelli
è
quello
della
Chiesa
che
denuncia
e
condanna
,
che
considera
la
cattolicità
assediata
dall
'
errore
,
costretta
a
mobilitare
tutte
le
energie
di
cui
dispone
sul
piano
mondano
e
sul
soprannaturale
per
difendere
la
sua
stessa
esistenza
.
L
'
accento
di
Giovanni
XXIII
è
quello
della
Chiesa
materna
,
tollerante
,
comprensiva
;
e
,
al
tempo
stesso
,
sicura
della
sua
verità
proiettata
verso
la
conquista
di
nuove
frontiere
.
Proprio
perché
convinta
che
l
'
apostolato
migliore
è
quello
dell
'
esempio
e
della
testimonianza
.
StampaQuotidiana ,
Torna
la
coppia
di
vecchi
eroi
,
l
'
aristocratico
scienziato
barone
Victor
Frankenstein
divorato
dall
'
ambizione
di
creare
un
essere
umano
e
di
sconfiggere
la
morte
e
la
sua
Creatura
mostruosa
e
innocente
,
fortissima
e
patetica
,
che
uccide
quando
viene
privata
d
'
amore
e
respinta
.
Torna
nel
momento
in
cui
domina
l
'
antintellettualismo
,
in
cui
s
'
infittiscono
le
discussioni
sulla
bioetica
e
sulle
manipolazioni
genetiche
,
si
ripropongono
tutti
gli
antichi
interrogativi
che
oppongono
la
religiosità
alla
sperimentazione
scientifica
:
cosa
vuol
dire
,
cosa
comporta
creare
o
alterare
una
vita
,
è
giusto
o
ingiusto
,
abbiamo
il
diritto
?
Mary
Shelley
,
calma
bellezza
inglese
,
intelligentissima
figlia
del
pensatore
William
Goodwin
e
della
femminista
Mary
Wollestoncraft
,
amante
sedicenne
e
poi
moglie
del
poeta
Percy
Bysshe
Shelley
,
aveva
meno
di
vent
'
anni
quando
scrisse
per
scommessa
nel
1816
Frankenstein
o
il
Prometeo
moderno
,
tragedia
gotica
,
requiem
romantico
,
epopea
antiscientifica
e
antirazionalista
del
sapiente
maledetto
che
vuol
rubare
a
Dio
il
segreto
della
vita
per
il
bene
dell
'
umanità
e
che
per
il
suo
sacrilego
orgoglio
intellettuale
viene
punito
,
sepolto
tra
blocchi
di
ghiaccio
nel
gelo
dell
'
Oceano
Artico
.
Tra
gli
infiniti
film
ispirati
alla
coppia
infelice
,
questo
di
Branagh
,
come
indica
il
titolo
,
è
quello
che
vuoi
essere
più
fedele
(
ma
non
del
tutto
fedele
,
si
capisce
)
al
testo
ottocentesco
:
«
Avevo
visto
dei
Frankenstein
in
bianco
e
nero
,
con
scienziati
pazzi
assistiti
da
nani
gobbi
,
e
non
m
'
avevano
interessato
affatto
.
Il
romanzo
,
invece
,
m
'
ha
affascinato
:
non
riuscivo
a
capire
perché
nessuno
avesse
mai
tentato
l
'
impresa
di
farne
davvero
un
film
»
.
Quindi
ha
lasciato
perdere
ironia
,
parodia
,
revisioni
culturali
,
epistemologia
,
filtri
intellettuali
,
psicoanalisi
,
aggiornamenti
possibili
,
e
ha
semplicemente
filmato
il
romanzo
immergendolo
in
un
'
atmosfera
nera
,
avventurosa
e
fatale
:
navi
prigioniere
dei
ghiacci
come
nelle
vecchie
illustrazioni
dei
romanzi
di
Verne
,
figure
da
spavento
affioranti
dal
nulla
nebbioso
come
in
Nosferatu
,
ululati
nel
buio
,
tuoni
,
fulmini
,
saette
e
diluvi
,
immensi
saloni
spopolati
,
castelli
sperduti
,
scalee
,
alte
cime
nevose
di
quelle
Alpi
«
cattedrali
della
morte
e
del
gelo
»
che
impaurivano
i
turisti
inglesi
ottocenteschi
,
contadini
divorati
dalla
miseria
,
folle
furenti
pronte
ad
aggredire
bastonare
e
impiccare
,
esodi
e
cadaveri
dell
'
epidemia
di
colera
.
Kenneth
Branagh
ha
filmato
il
romanzo
senza
risparmiarsi
nulla
né
vergognarsi
di
niente
,
alla
sua
maniera
banale
e
seducente
.
Disperazione
?
I
personaggi
si
danno
pugni
in
testa
.
Felicità
?
Saltano
,
ridono
,
s
'
abbracciano
,
intrecciano
balli
.
Dramma
?
Corrono
a
perdifiato
o
galoppano
a
briglia
sciolta
.
S
'
era
già
visto
in
Molto
rumore
per
nulla
quanta
fiducia
abbia
il
teatrante
inglese
trentacinquenne
,
qui
regista
e
interprete
del
personaggio
di
Frankenstein
,
nel
dinamismo
,
nella
velocità
,
nella
semplificazione
,
nell
'
energia
.
Lo
confermano
la
rapidità
vignettistica
della
narrazione
e
la
grande
scena
della
creazione
,
tra
mito
arcaico
e
anticipazione
industriale
,
tra
fiamme
,
binari
e
catene
ferree
,
pulegge
,
ruote
,
vibrare
azzurro
di
pulsioni
elettriche
e
un
enorme
sarcofago
bronzeo
colmo
di
liquido
amniotico
,
con
Branagh
-
Frankenstein
che
si
affanna
quasi
pazzo
a
torso
nudo
esibendo
il
corpo
addestrato
e
muscolato
.
Ma
è
proprio
questa
visione
elementare
,
illustrativa
,
a
dare
al
film
un
fascino
particolare
,
una
suggestione
accattivante
.
E
poi
c
'
è
la
Creatura
,
naturalmente
.
Robert
De
Niro
è
irriconoscibile
con
la
faccia
e
il
corpo
attraversati
da
grosse
cuciture
nere
i
cui
punti
sembrano
non
dover
mai
cadere
e
da
cicatrici
incancellabili
,
sfigurato
da
un
occhio
diverso
dall
'
altro
,
sussultante
per
una
zoppia
molto
forte
:
mette
meno
spavento
del
suo
personaggio
in
Cape
Fear
di
Scorsese
,
ma
anche
abbrutito
dal
trucco
-
maschera
arriva
a
comunicare
il
dolore
della
solitudine
e
del
rifiuto
.
È
ridicolo
quando
s
'
intenerisce
di
fronte
alla
famigliola
misera
e
coraggiosa
spiando
la
quale
impara
a
parlare
e
a
leggere
,
quando
la
aiuta
provvedendo
alle
necessità
(
taglia
e
accatasta
legna
,
strappa
alla
terra
gelata
rape
e
patate
,
mette
tutto
in
ordine
come
Biancaneve
nella
casetta
dei
sette
nani
)
.
È
fantastico
quando
s
'
infuria
e
uccide
,
quando
strappa
il
cuore
palpitante
dal
petto
della
moglie
di
Frankenstein
,
quando
s
'
immola
morendo
sul
pack
insieme
con
il
suo
Creatore
.
Molti
,
in
un
coro
di
rimpianti
,
hanno
detto
di
preferire
il
vecchio
Boris
Karloff
:
ma
forse
è
la
nostalgia
tenace
riservata
ai
giocattoli
perduti
dell
'
infanzia
.
StampaPeriodica ,
Mentre
gli
uomini
di
studio
spendono
la
vita
per
approfondire
le
più
importanti
quistioni
,
e
scioglierle
al
lume
di
una
ragione
perfezionata
dalla
scienza
,
muove
a
riso
o
meglio
a
sdegno
la
facilità
,
onde
tutte
si
pretendono
tolte
da
chi
ha
più
sani
i
polmoni
e
robusta
la
voce
.
Non
v
ha
problema
più
intricato
di
filosofia
,
di
economia
,
di
politica
,
di
religione
,
a
cui
codesti
signori
coll
usata
loro
franchezza
non
dichiarino
di
avere
del
tutto
risposto
.
A
udirli
,
questa
nostra
è
l
età
dell
oro
,
giacché
il
progresso
ci
ha
finalmente
condotti
all
epoca
,
nella
quale
ogni
piaga
ha
la
sua
panacea
,
ogni
dolore
il
suo
balsamo
.
Ed
infatti
,
i
nostri
vecchi
mostraronsi
sempre
paurosi
,
ove
trattassero
la
tesi
della
realizzazione
dell
autorità
:
codesti
nostri
maestri
battendo
palma
a
palma
ci
vanno
assordando
col
grido
di
voto
popolare
,
di
suffragio
universale
.
Nei
tempi
passati
l
istruzione
del
popolo
formò
l
oggetto
delle
più
gravi
riflessioni
per
parte
dei
saggi
,
affinché
la
cognizione
dei
diritti
non
impedisse
l
osservanza
dei
doveri
;
oggi
è
assioma
,
che
il
popolo
debba
essere
istruito
sopra
i
singoli
suoi
diritti
,
e
ci
giganteggiano
innanzi
le
Società
operaie
.
Una
volta
cercavasi
,
che
nelle
scuole
l
istruzione
fosse
animata
dall
educazione
;
adesso
non
si
vuole
che
la
prima
,
e
la
dote
precipua
che
si
esige
in
un
maestro
o
professore
si
è
che
appartenga
ad
un
partito
più
presto
che
ad
un
altro
.
Fra
le
tenebre
dell
antica
ignoranza
ci
spaventava
il
pauperismo
,
ma
di
mezzo
alla
luce
dei
tempi
nostri
esso
va
distruggendosi
a
meraviglia
coi
ricoveri
di
mendicità
.
Allora
l
infanzia
presentava
un
problema
anzi
intricato
che
no
,
giacché
lasciarla
ai
genitori
di
condizione
poveri
era
un
fomentare
l
ozio
,
l
immoralità
;
levarla
neppure
,
che
era
uno
spogliare
la
società
domestica
d
ogni
sua
gloria
;
era
un
assorbire
i
diritti
della
famiglia
nella
società
civile
,
un
aggravare
lo
Stato
di
pesi
,
che
non
gli
appartengono
:
adesso
tutto
è
deciso
cogli
asili
d
infanzia
,
cogli
asili
rurali
.
Non
è
poi
a
dire
se
avvantaggi
l
industria
ed
il
commercio
:
sorgono
per
tutto
associazioni
:
e
per
quanto
spetta
all
agricoltura
,
ci
fioriscono
i
Comizi
agrari
,
i
quali
inondano
le
campagne
di
macchine
,
ch
è
un
infestazione
.
Di
istituzioni
pertanto
non
abbiamo
certo
difetto
,
ma
come
va
,
che
tutti
lamentano
e
gridano
alla
miseria
,
all
ignoranza
?
È
forse
un
male
l
istruzione
,
l
industria
?
Sono
senz
altro
da
condannarsi
le
società
operaie
,
i
comizi
agrari
,
i
ricoveri
di
mendicità
?
No
,
rispondiamo
senza
esitazione
:
il
male
non
istà
in
genere
nelle
istituzioni
,
ma
nello
spirito
,
che
le
informa
e
guastale
.
I
maestri
del
moderno
incivilimento
vogliono
sostituita
alla
carità
del
Vangelo
la
filantropia
,
all
opera
della
Chiesa
i
calcoli
della
scienza
umana
.
Si
vuol
persuadere
al
popolo
,
che
senza
Papa
e
preti
esso
godrà
quella
prosperità
che
parea
un
sogno
sperare
.
Di
qui
la
smania
di
fondare
sempre
nuovi
stabilimenti
e
creare
istituzioni
novelle
.
Di
qui
il
vezzo
di
proclamare
in
tutti
i
toni
i
diritti
del
popolo
,
senza
fermarsi
mai
o
solo
di
passaggio
a
spiegargli
i
suoi
doveri
.
Non
basta
.
Costoro
vorrebbero
confinata
la
destinazione
dell
uomo
entro
la
vita
presente
,
e
però
si
adoprano
a
tutta
forza
di
seminare
di
rose
il
cammino
;
affinché
tra
il
vortice
degli
affari
di
terra
e
il
fascino
degli
allettamenti
d
ogni
fatta
perda
di
vista
i
beni
che
lo
attendono
oltre
la
tomba
.
Siccome
poi
la
sola
Chiesa
collo
spirito
e
colla
grazia
del
suo
divino
Istitutore
è
capace
di
sciogliere
praticamente
i
problemi
tutti
,
che
riguardano
l
uomo
ne
suoi
rapporti
con
Dio
,
con
se
stesso
,
col
genere
umano
,
così
coloro
che
disdegnano
il
suo
magistero
debbono
contraddirsi
ne
principi
,
ed
arrivare
ad
uno
scopo
opposto
al
prefisso
o
vagheggiato
.
I
moderni
ed
il
popolo
La
Chiesa
nell
istruire
che
fece
sempre
il
popolo
,
cercò
di
educarlo
alla
rassegnazione
,
al
lavoro
,
alla
grandezza
della
Croce
.
Gli
stessi
Collegi
d
arte
non
erano
che
altrettante
confraternite
,
in
cui
gli
associati
oltreché
all
incremento
e
alla
perfezione
dell
arte
attendevano
al
culto
religioso
,
ed
all
esercizio
delle
virtù
.
Così
a
cagion
d
esempio
nel
1679
trovavansi
a
Roma
trentadue
di
siffatte
associazioni
,
nelle
quali
si
promoveva
il
culto
divino
ed
esercitavasi
la
carità
verso
i
fratelli
.
Infatti
l
Università
dei
fornai
formatasi
l
anno
1500
eresse
a
Maria
uno
de
più
sontuosi
e
vaghi
templi
,
officiandolo
con
isplendide
e
devote
festività
:
serviva
gli
ammalati
negli
spedali
;
dotava
giovanette
nubili
,
accompagnava
i
defunti
alla
sepoltura
,
e
ne
suffragava
le
anime
.
Quella
dei
cuochi
,
ch
ebbe
vita
nel
1513
,
edificato
ch
ebbe
un
oratorio
,
vi
cantava
nei
giorni
festivi
l
uffizio
della
Vergine
;
visitava
infermi
e
carcerati
.
E
così
ripetasi
delle
altre
.
Fu
dunque
il
catechismo
cattolico
la
scuola
fondamentale
e
primaria
del
popolo
.
Vi
risero
sopra
i
nostri
rigeneratori
,
ed
eccovi
a
miriadi
i
professori
innalzar
cattedre
di
pedagogia
,
di
medicina
,
di
filologia
,
di
storia
,
coll
aggiuntivo
di
popolare
,
già
ben
s
intende
.
Intanto
uno
sciame
di
maestri
e
maestre
inondare
le
nostre
campagne
,
e
spiegare
lo
scibile
ai
contadini
,
affinché
con
più
gusto
dopo
avere
sfogliato
i
libri
custodiscano
gli
armenti
e
maneggino
la
marra
!
!
...
Bravissimi
,
così
va
fatto
!
Ma
i
frutti
di
codesto
vostro
insegnare
dove
sono
?
Ve
lo
diremo
noi
,
se
ci
vorrete
leggere
.
Voi
altri
avete
bisogno
del
popolo
per
condurre
a
termine
certi
vostri
disegni
:
onde
a
parole
gli
fate
attorno
gran
festa
,
lo
incielate
,
gli
promettete
mirabilia
:
ed
intanto
il
popolo
impara
dalla
vostra
scuola
e
dal
vostro
esempio
a
conoscere
la
sua
forza
e
la
sua
potenza
:
e
quando
voi
ottenuto
che
avete
il
compimento
dei
desideri
vostri
,
volete
persuadere
al
popolo
di
rimanere
nella
sua
posizione
,
vi
risponde
cogli
scioperi
coi
tumulti
,
e
coi
delitti
d
ogni
maniera
.
Ecco
il
risultato
delle
vostre
scuole
popolari
.
Ce
ne
congratuliamo
,
davvero
!
Riguardo
poi
ai
figliuoli
del
popolo
,
la
Chiesa
ha
continuato
a
curarli
con
materno
affetto
imitando
l
esempio
del
suo
fondatore
:
ma
in
pari
tempo
ha
sempre
inculcato
,
che
incombe
ai
genitori
l
educazione
fisica
e
morale
dei
figli
.
I
moderni
sulle
tracce
dell
Inghilterra
sollevano
i
parenti
dal
peso
della
prole
,
e
la
affidano
a
mani
mercenarie
affinché
cresca
se
non
altro
al
canto
per
prodursi
nei
teatri
e
farvi
la
comparsa
di
coristi
.
Il
padre
e
la
madre
affinché
si
considerino
dati
all
ufficio
di
educare
uomini
sono
venerabili
,
ma
spogliati
di
codesta
sovrana
dignità
che
cosa
sono
?
E
come
in
questo
caso
ci
si
presenta
il
matrimonio
?
Ci
rispondano
di
grazia
certi
economisti
,
che
hanno
il
mandato
,
non
sappiamo
da
chi
,
di
illuminare
i
popoli
,
con
una
scienza
,
che
vantano
nuova
,
mentre
è
tanto
antica
quanto
è
antico
il
paganesimo
e
la
sua
dottrina
.
Ma
degli
asili
infantili
ne
parlò
il
Pierpaolo
l
anno
scorso
.
I
moderni
e
gli
studi
La
Chiesa
ha
sempre
ripetuto
ai
giovani
studiosi
la
sentenza
Initium
sapientiae
est
timor
Domini
e
le
scuole
progredivano
assai
bene
.
I
moderni
la
cancellarono
,
e
vi
sostituirono
elaborati
sistemi
,
metodi
di
pedagogia
,
professori
di
nuovo
conio
,
tutti
fior
di
scienziati
,
esami
e
sopraesami
,
licenze
,
lauree
.
Nei
ginnasi
le
grammatiche
si
studiano
non
materialmente
,
come
anticamente
soleasi
,
ma
con
metodo
logico
:
onde
il
ragazzino
di
sei
anni
ti
fa
l
analisi
logica
delle
proposizioni
,
a
mo
di
Aristotele
.
Peccato
,
che
in
questa
perfetta
unità
,
sieno
tante
le
nomenclature
,
quanti
i
grammatici
!
I
maestri
poi
prima
di
assidersi
in
cattedra
sono
andati
alle
scuole
di
pedagogia
,
ed
hanno
appreso
il
come
trasfondere
nelle
altrui
teste
il
loro
sapere
.
Adesso
non
si
trascura
il
latino
,
ma
si
concede
quel
posto
,
che
merita
,
all
italiano
.
Nei
licei
,
non
più
due
ma
tre
anni
.
Vi
si
insegnano
filosofia
,
matematica
,
storia
,
fisica
,
scienze
naturali
,
letterature
.
Nelle
università
oltre
ai
corsi
ordinari
diretti
dagli
uomini
grandi
del
secolo
,
si
hanno
gli
straordinari
in
città
determinate
.
Non
mancano
per
tutto
professori
di
filosofia
del
diritto
,
di
filosofia
della
storia
,
di
economia
,
di
commercio
.
Ad
eccitare
i
giovani
allo
studio
,
prima
che
entrino
nelle
università
,
presentansi
ad
una
commissione
di
professori
,
che
loro
fanno
l
onore
di
interrogarli
nello
scibile
,
intanto
che
i
loro
componimenti
viaggiano
a
Firenze
per
essere
esaminati
e
giudicati
da
una
scelta
di
uomini
consumati
nelle
lettere
e
nelle
scienze
.
Ora
dopo
un
tale
apparato
,
ci
dicano
i
signori
della
Pubblica
Istruzione
come
vadano
gli
studi
in
Italia
.
Oh
non
c
è
bisogno
di
tante
interrogazioni
.
La
risposta
leggesi
di
continuo
nei
giornali
italiani
,
annotata
e
documentata
.
Nel
corrente
anno
1868
i
candidati
in
Italia
che
hanno
offerto
i
loro
componimenti
in
iscritto
sono
stati
2.853
.
Di
questi
sono
stati
approvati
1.803
nell
italiano
:
833
nel
latino
;
1.252
nel
greco
:
cioè
a
dire
nell
italiano
si
è
scartato
il
37
per
cento
,
nel
latino
il
71
per
cento
,
nel
greco
il
57
per
cento
.
In
tutti
e
tre
gli
esperimenti
poi
soli
456
sono
stati
promossi
,
il
16
per
cento
!
...
Notisi
poi
che
nell
anno
scorso
dopo
tutte
le
prove
scritte
ed
orali
si
ebbe
soltanto
il
16
per
cento
di
candidati
alla
licenza
,
mentre
nel
corrente
le
sole
prove
scritte
hanno
ridotto
già
al
16
per
cento
gli
ammessi
all
esame
orale
.
I
moderni
e
i
ricoveri
di
mendicità
Riguardo
al
problema
della
povertà
,
dell
accattonaggio
e
che
so
io
la
sana
filosofia
ha
insegnato
,
che
l
unico
mezzo
se
non
per
estirpare
almeno
per
diminuire
il
pauperismo
si
è
di
radicare
nelle
moltitudini
i
principi
della
morale
cristiana
.
Tutto
il
resto
o
non
giova
o
nuoce
.
L
esempio
dell
Inghilterra
persuada
gli
economisti
i
quali
vogliono
abolita
l
elemosina
,
perché
incoraggia
la
mendicità
vagabonda
,
la
poltroneria
,
e
tende
a
distruggere
l
industria
;
lo
scrisse
fra
gli
altri
il
barone
di
Biefeld
nelle
sue
Istituzioni
Politiche
.
Ora
per
togliere
di
mezzo
l
elemosina
,
aprono
case
e
collegi
di
poveri
,
proibendo
l
accattonaggio
.
Noi
lo
ripetiamo
una
volta
ancora
;
s
informino
le
moltitudini
alle
massime
del
cristianesimo
,
ed
allora
i
popoli
non
ci
presenteranno
lo
spettacolo
continuo
in
Londra
,
dove
si
tolgono
i
diritti
più
sacrosanti
all
uomo
coll
imprigionarlo
,
se
vuolsi
,
nobilmente
,
per
l
unico
delitto
,
che
è
povero
e
che
stende
una
mano
al
passeggero
affine
di
chiedere
un
soccorso
.
La
prima
condizione
alla
licitezza
di
una
qualunque
istituzione
si
è
,
ch
essa
rispetti
l
umana
personalità
.
Non
sarebbe
vanto
di
civiltà
il
potere
affermare
,
che
per
le
strade
non
s
incontrano
mendicanti
,
ove
questi
fossero
impediti
dalla
forza
d
elemosinare
;
sarebbe
bensì
gloria
verace
per
un
popolo
l
additare
i
suoi
figli
dediti
alla
fatica
e
alla
moralità
di
guisa
da
non
abbisognare
,
finché
loro
duri
la
sanità
,
d
andar
vagando
per
le
vie
.
Gli
uomini
poi
debbono
essere
condotti
al
lavoro
dal
sentimento
del
dovere
,
non
dal
braccio
della
forza
.
In
quest
ultimo
caso
torneremmo
alla
tirannide
della
schiavitù
,
ingentilita
con
apparenze
più
o
meno
leggiadre
e
con
forme
moderne
.
Lo
Stato
ove
avesse
il
debito
di
proibire
colla
coazione
l
ozio
e
gli
oziosi
dovrebbe
aprire
altri
stabilimenti
per
quegli
infiniti
di
numero
che
sprecano
l
ingegno
e
le
forze
in
mezzo
allo
stravizio
,
mentre
giovare
potrebbero
alle
famiglie
e
alla
società
.
Bisognerà
dunque
conchiudere
,
che
vi
ha
una
scienza
economica
da
applicare
ai
poveretti
,
ed
una
tutta
diversa
per
gli
altri
?
Almeno
si
mostrano
più
sinceri
quegli
autori
,
i
quali
applaudono
al
sistema
inglese
,
perché
toglie
l
incomodo
d
incontrarsi
ad
ogni
tratto
in
luride
facce
ed
in
cenciosi
,
che
col
puzzo
contrastano
colle
essenze
odorose
,
onde
van
profumati
i
bellimbusti
e
le
femminette
;
così
per
non
esser
contristati
dall
aspetto
della
bara
,
il
secolo
vuole
,
che
si
trasportino
i
morti
a
determinate
ore
e
per
luoghi
al
possibile
solitari
!
È
poi
ridicola
davvero
la
pretesa
,
che
l
erario
debba
provvedere
a
tutti
li
mendici
.
Non
pochi
economisti
la
dichiarano
impossibile
.
L
importante
in
questa
materia
è
,
che
vadano
d
accordo
l
autorità
pubblica
e
la
carità
dei
privati
;
e
così
cerchisi
d
evitare
i
due
fatali
opposti
eccessi
e
di
lasciare
in
balía
dei
soli
privati
l
amministrazione
degli
istituti
di
carità
,
e
di
centralizzare
tutte
le
opere
pie
.
I
moderni
e
l
industria
Tutti
sanno
apprezzare
i
vantaggi
,
che
ridondano
alla
civiltà
dei
popoli
dall
industria
e
dal
commercio
;
e
senza
aver
fatto
studi
profondi
in
fatto
di
economia
tutti
purché
forniti
d
un
sano
criterio
applaudono
alle
utili
scoperte
ed
invenzioni
,
onde
si
onora
l
ingegno
dell
uomo
.
Ma
l
esaltare
siffatti
progressi
materiali
a
scapito
degli
interessi
morali
non
è
opera
di
senno
,
è
effetto
di
passione
.
Ora
il
far
dipendere
la
prosperità
delle
nazioni
dalla
febbre
di
codesti
materiali
vantaggi
:
il
misurare
la
loro
floridezza
alla
stregua
delle
macchine
,
oh
questo
non
può
cadere
in
mente
,
che
ad
uomini
educati
alla
scuola
dell
utilitarismo
!
Il
perché
quando
voi
economisti
vogliate
intessere
il
panegirico
dei
vostri
trovati
,
tenete
il
nostro
avviso
.
Mostrateci
il
popolo
costumato
e
contento
della
sua
posizione
;
migliorate
le
singole
condizioni
;
ed
allora
passate
alla
descrizione
delle
vostre
macchine
,
ché
noi
altamente
vi
loderemo
e
saluteremo
in
voi
i
benefattori
dell
umanità
.
Ma
fintanto
,
che
il
pauperismo
cresce
,
ed
aumenta
l
immoralità
,
che
il
danaro
si
concentra
in
poche
mani
,
voi
potrete
dire
,
che
la
scuola
inglese
fa
progressi
,
non
mai
vantarvi
d
essere
i
padri
della
società
.
Ma
non
capite
,
che
la
felicità
dei
popoli
dipende
anzi
tutto
dalla
moralità
:
per
cui
mantenere
ed
accrescere
ci
vogliono
ben
altri
principî
,
che
non
gl
invocati
da
voi
.
E
qui
rivolgendoci
a
quei
dabbenuomini
,
paghi
all
apparenza
,
daremo
loro
un
consiglio
.
Prima
di
giudicare
di
una
qualsiasi
istituzione
mirate
ai
principi
tutti
,
che
la
informano
,
al
fine
proposito
,
ai
mezzi
di
esecuzione
,
agli
uomini
che
la
dirigono
:
se
in
qualche
punto
patisse
difetto
di
onestà
,
ricordatevi
l
antico
adagio
Bonum
ex
integra
causa
,
malum
ex
quocumque
defectu
e
guardatevi
dall
associarvi
a
coloro
,
che
la
vogliono
introdotta
.
Se
un
Comizio
agrario
,
ad
esempio
zelasse
anzitutto
nelle
campagne
il
bene
della
religione
e
della
moralità
,
e
poi
cercasse
d
istruire
quella
buona
gente
sopra
i
mezzi
possibili
a
far
meglio
prosperare
l
agricoltura
,
sia
benedetto
:
ogni
onesto
uomo
dovrebbe
esaltarlo
.
Se
un
altro
all
incontro
buccinasse
all
orecchio
dei
contadini
,
che
le
troppe
feste
intralciano
i
lavori
,
e
che
farebbe
mestieri
ridurne
il
numero
,
non
potrebbe
certo
essere
frequentato
da
chi
vantasi
cattolico
.
Se
un
terzo
non
occupandosi
né
di
religione
né
di
morale
perdesse
il
tempo
in
grandiosi
progetti
,
in
politiche
declamazioni
,
in
teorie
brillanti
di
agricoltura
,
ed
in
filosofiche
e
giuridiche
dissertazioni
senza
discendere
ad
una
pratica
attuale
,
riuscirebbe
inutile
,
ed
ingenererebbe
anzi
sospetto
,
che
l
associazione
fosse
diretta
a
tutt
altro
scopo
.
Così
se
gli
asili
infantili
sotto
la
sorveglianza
dell
autorità
ecclesiastica
raccogliessero
i
bambini
orfani
,
o
quei
che
assolutamente
non
possono
ricevere
un
educazione
proporzionata
al
loro
stato
,
cercando
che
un
altro
istituto
li
ricevesse
a
quell
età
,
in
cui
escono
dallo
stabilimento
infantile
,
sarebbero
altamente
da
commendare
e
da
promuovere
.
Che
se
all
incontro
diretti
fossero
da
uomini
apertamente
ostili
al
cattolicismo
,
coll
intendimento
più
o
meno
manifesto
di
sostituire
all
autorità
paterna
la
loro
e
di
eliminare
dall
educazione
i
parrochi
ed
i
sacerdoti
,
oh
in
questo
caso
si
dovrebbero
con
tutto
il
calore
condannare
e
proscrivere
.
Riuscirebbero
poi
affatto
inutili
,
quando
i
giovanetti
giunti
all
età
più
pericolosa
fossero
trascurati
e
gettati
sulla
via
.
Alla
stessa
maniera
se
i
ricoveri
di
mendicità
ricevessero
quei
poveri
,
che
spontanei
chiedessero
d
entrarvi
,
ovvero
gl
infermicci
,
i
vecchi
od
anche
i
discoli
,
ove
fossero
sotto
l
influenza
dell
autorità
ecclesiastica
in
ciò
segnatamente
che
la
riguarda
,
non
avremmo
da
eccepire
;
ma
che
abbiano
a
servire
come
da
ergastolo
o
,
se
vuolsi
meglio
,
di
collegio
;
non
finiamo
d
intenderlo
:
né
le
altitonanti
parole
di
qualche
nostro
professore
han
potuto
convincerci
.
Intanto
a
compimento
di
questo
articolo
ripeteremo
ciò
che
a
proposito
degli
asili
rurali
fu
scritto
altra
volta
.
Noi
avevamo
molte
pie
istituzioni
,
provate
ottime
dalla
sperienza
:
ora
perché
invece
d
ampliarle
e
migliorarle
sonosi
distrutte
?
Possibile
,
che
i
nostri
padri
fossero
sì
poveri
di
mente
e
di
cuore
da
non
esser
capaci
che
d
imprese
inutili
o
dannose
?
StampaPeriodica ,
La
vita
dei
vagabondi
ha
sempre
esercitato
su
me
,
fin
da
ragazzo
,
un
fascino
strano
e
potente
.
Ricordo
che
dalla
finestra
di
casa
mia
seguivo
con
intenti
occhi
il
passaggio
di
questi
"
camminanti
"
sul
far
della
notte
,
quando
per
gli
usci
aperti
si
vedevano
nelle
case
del
villaggio
splendere
i
fuochi
della
cena
.
Passavano
essi
quasi
sempre
soli
;
avevano
le
barbe
incolte
che
davano
al
viso
smorto
un
aspetto
anche
più
macero
.
Qual
nostalgia
negli
occhi
di
questi
senza
tetto
che
laceri
,
vergognosi
passavano
guardando
di
sottecchi
e
sparivano
dopo
le
ultime
case
sulla
strada
solitaria
occupata
già
dall
'
ombra
!
Eppure
,
fanciullo
ignaro
,
io
invidiavo
la
loro
triste
sorte
,
il
loro
destino
che
così
li
spingeva
per
le
strade
del
mondo
verso
l
'
ignoto
.
Trovavano
essi
talvolta
cortese
ospitalità
nelle
case
dei
contadini
e
passavan
la
notte
sui
fienili
.
Ma
spesso
la
diffidenza
dei
coloni
non
concedeva
loro
nessun
riparo
ed
andavano
,
i
poveretti
,
andavano
ancora
...
Nella
città
sorgono
per
i
senza
tetto
ospitali
asili
.
L
'
altra
notte
io
volli
visitare
uno
di
questi
alberghi
dei
poveri
:
l
'
asilo
notturno
Umberto
I
...
...
ci
andai
in
incognito
.
Scelsi
il
più
vecchio
dei
miei
abiti
,
quello
che
presentava
maggiori
strappi
e
frittelle
,
mi
spogliai
di
quel
poco
vile
metallo
che
contenevano
le
mie
tasche
,
tolsi
dal
dito
il
mio
anello
e
dal
taschino
il
mio
orologio
;
tutte
cose
inutili
queste
per
un
irregolare
,
un
fuori
legge
,
un
vagabondo
.
Difatti
che
è
l
'
uomo
senza
quattrini
?
Qual
fanciulla
.
può
serbar
fede
ad
uno
straccione
?
Via
dunque
l
'
anello
,
e
via
anche
l
'
orologio
:
le
ore
della
fame
son
tutte
eguali
.
Lasciai
pure
le
chiavi
:
a
chi
servono
esse
quando
non
si
ha
più
casa
?
Per
aprire
le
porte
altrui
,
noi
vagabondi
,
abbiamo
i
grimaldelli
...
Quando
m
'
ebbi
annodato
al
collo
un
vecchio
foulard
di
seta
che
già
mostrava
il
cotone
e
con
la
mano
mascagnamente
feci
sconvolte
le
mie
chiome
,
mi
guardai
nello
specchio
.
Ça
marche
!
...
Uscii
,
non
senza
vergogna
,
lo
confesso
.
Era
il
tramonto
.
Corso
Vittorio
formicolava
di
belle
signore
.
Al
mio
passaggio
,
alcuni
onesti
bottegai
si
diedero
di
gomito
.
Due
questurini
mi
fiutarono
.
Un
amico
passò
...
senza
vedermi
.
Eh
,
la
sapienza
dei
proverbi
dissi
tra
me
:
l
'
abito
non
fa
il
monaco
!
Fatta
questa
profonda
constatazione
,
ed
un
'
altra
non
meno
profonda
sugli
amici
che
salutano
quando
sono
in
vettura
o
passano
al
fianco
d
'
una
bella
compagna
,
svoltai
piano
,
piano
in
corso
Massimo
d
'
Azeglio
.
Ero
dunque
una
res
nullius
,
un
perfetto
vagabondo
!
Le
occhiate
dei
passanti
che
ritornavano
alle
loro
case
non
mi
lasciavano
alcun
dubbio
:
le
mani
in
saccoccia
,
la
testa
ciondoloni
,
gli
occhi
tristi
come
di
cane
sperduto
,
andai
,
andai
fino
a
che
giunsi
in
corso
Dante
,
dove
sorge
(
ironia
del
nome
)
l
'
asilo
notturno
Umberto
I
per
le
persone
d
'
ogni
età
,
sesso
,
patria
,
fede
,
sprovviste
di
rifugio
.
Era
quello
il
mio
luogo
.
...
Mi
diressi
dunque
verso
il
pio
istituto
.
Innanzi
ad
esso
già
passeggiavano
con
aria
indifferente
alcuni
compagni
.
Due
mi
chiesero
:
-
Si
passa
per
di
qui
?
-
Credo
.
Entrammo
insieme
.
Ma
un
inserviente
come
ci
vide
gridò
,
non
senza
asprezza
nella
voce
:
-
Ancora
è
presto
,
vadano
fuori
,
chiamerò
poi
io
quando
sia
tempo
.
Uscimmo
un
poco
mortificati
.
-
Che
superbia
!
-
disse
il
più
vecchio
dei
miei
compagni
,
un
operaio
dalla
barba
incolta
.
Era
un
piemontese
che
veniva
da
Berlino
.
L
'
altro
era
molto
più
giovane
,
brutto
,
con
due
grandi
occhi
da
vitello
,
e
parlava
con
spiccato
accento
meridionale
.
-
Son
dieci
giorni
che
non
mi
cavo
le
scarpe
-
disse
.
-
Che
buona
dormita
farò
stanotte
.
Ci
sedemmo
aspettando
nel
breve
ineguale
spiazzo
erboso
che
si
stende
a
fianco
dell
'
asilo
.
L
'
operaio
piemontese
tirò
fuori
una
corta
pipetta
di
gesso
,
l
'
accese
con
un
mio
fiammifero
,
fumò
un
poco
e
poi
la
passò
al
giovane
napoletano
.
Restammo
così
,
senza
parlare
,
per
qualche
tempo
.
Annottava
.
Dalle
colline
oltre
il
Po
si
levò
improvvisa
la
luna
animando
di
gialli
riflessi
le
ombre
circostanti
...
Un
battito
di
mano
mise
in
fuga
i
sogni
,
mi
richiamò
alla
realtà
di
vagabondo
:
l
'
inserviente
dell
'
asilo
chiamava
i
suoi
cenciosi
ospiti
.
La
saletta
d
'
accettazione
si
riempì
subito
d
'
una
turba
di
miserabili
d
'
ogni
età
,
col
viso
gualcito
dalle
fatiche
e
dalla
miseria
;
ciascuno
gettava
il
proprio
nome
e
cognome
dentro
uno
sportello
dietro
cui
il
direttore
scriveva
.
Che
fetore
di
cenci
e
di
sudiciume
saliva
dal
branco
umano
!
Ciascuno
diceva
col
nome
anche
la
professione
:
erano
operai
quasi
tutti
.
Un
vecchio
signore
col
paletò
abbottonato
sino
al
bavero
,
pronunziò
le
proprie
generalità
,
tutto
vergognoso
.
Era
un
impiegato
di
Novara
,
celibe
.
Dopo
lui
passò
un
giovinotto
dal
profilo
femmineo
,
sorridente
.
Venne
la
mia
volta
.
-
Si
chiama
?
Dissi
il
nome
di
un
caro
amico
.
-
Ha
le
carte
?
-
Nessuna
.
-
Per
domani
sera
,
passi
in
questura
a
provvedersele
.
-
Sissignore
.
-
Prenda
il
n
.
13
.
Ero
accettato
.
Passai
nello
spogliatoio
,
un
vasto
stanzone
retangolare
diviso
nel
mezzo
da
un
comune
lavamani
.
Contro
le
pareti
,
segnati
dal
rispettivo
numero
,
pendevano
sacchi
di
tela
e
vestiti
di
rigatino
bianco
azzurro
.
Cominciai
a
spogliarmi
insieme
agli
altri
.
Mi
pareva
di
essere
tornato
alla
visita
militare
.
Spogliandomi
lentamente
,
guardando
i
corpi
dei
miei
compagni
uscir
dall
'
involucro
cencioso
:
corpi
consumati
di
vecchi
e
corpi
esili
d
'
adolescenti
mal
nutriti
e
già
deformati
dalla
fatica
.
Che
pena
e
che
nausea
.
Il
mio
vicino
mi
interpellò
:
-
In
che
luogo
siamo
capitati
,
non
è
vero
?
Era
il
giovinetto
dal
profilo
femmineo
;
un
profugo
triestino
,
come
seppi
poi
,
che
aveva
issato
il
tricolore
italiano
sul
Municipio
di
Trieste
.
Conosceva
quattro
lingue
ma
non
trovava
impiego
.
Contento
di
trovarsi
in
mia
compagnia
,
già
pratico
del
luogo
,
mi
aiutò
nelle
mie
bisogna
.
-
I
suoi
vestiti
li
chiuda
nel
sacco
che
le
han
dato
,
-
mi
disse
,
-
così
.
Prima
di
indossare
la
camicia
dell
'
Asilo
,
una
camicia
di
bucato
,
ci
recammo
a
prendere
la
nostra
doccia
;
e
poi
rivestiti
di
uno
di
quegli
abiti
di
tela
turchina
,
coi
piedi
nudi
infilati
come
si
poteva
dentro
a
strepitosi
zoccoli
di
legno
,
passammo
nel
refettorio
.
Anche
qui
,
la
massima
pulizia
,
un
non
so
che
tra
il
convento
,
il
collegio
e
la
prigione
.
Una
doppia
fila
di
tavole
,
nel
mezzo
;
contro
una
parete
il
busto
di
Re
Umberto
,
contro
l
'
altra
un
armadio
a
vetri
per
i
libri
.
Qua
e
là
,
scritte
sui
muri
,
alcune
,
massime
morali
,
inneggianti
per
lo
più
,
alla
carità
.
Mi
sedetti
.
Vicino
a
me
era
il
vecchio
impiegato
di
Novara
ed
un
altro
.
La
divisa
ci
faceva
tutti
eguali
come
nel
collegio
.
Disse
,
però
,
un
giovane
dal
viso
losco
:
-
Mi
sembra
di
essere
nuovamente
al
reclusorio
di
Pallanza
.
Non
avevano
comuni
le
memorie
,
come
si
vede
.
La
sala
si
riempiva
e
si
animava
.
Coi
...
colleghi
si
fa
presto
amicizia
.
Si
formarono
gruppi
e
si
cianciava
a
viva
voce
.
Un
vecchio
operaio
chiese
al
giovane
triestino
:
-
E
il
professore
di
francese
?
-
Non
l
'
ho
veduto
più
.
-
Stava
male
ieri
sera
.
Che
sia
andato
all
'
ospedale
?
Feci
notare
al
mio
compagno
che
tutti
erano
abbastanza
lieti
,
parlavano
di
voglia
.
-
La
prima
sera
ho
pianto
,
io
-
rispose
.
Gli
altri
,
si
vedeva
,
erano
abituati
alla
loro
sorte
:
si
consideravano
felici
di
poter
trovare
un
pubblico
ricovero
per
la
loro
carne
stanca
;
l
'
asilo
notturno
aveva
perduto
tutto
ciò
che
ha
di
degradante
,
era
un
loro
diritto
,
infine
!
Un
compagno
che
aveva
viaggiato
mezzo
mondo
ed
aveva
dormito
in
tutti
gli
asili
notturni
,
paragonava
tranquillamente
,
sotto
i
rapporti
dell
'
igiene
e
della
comodità
,
l
'
albergo
dei
poveri
di
Torino
con
quello
di
Milano
e
di
Vienna
.
Non
mancava
tra
il
gregge
dei
vagabondi
operai
,
l
'
intellettuale
,
naturalmente
anarchico
.
Aveva
la
barba
e
i
capelli
arruffati
,
gli
occhi
azzurri
d
'
un
bimbo
,
che
guardavano
fisso
dietro
le
lenti
a
stanga
.
Parlava
a
scatti
,
con
frasi
da
eroe
gorkiano
,
era
istruito
.
-
Chi
siamo
noi
,
che
siamo
,
eh
?
Nessuno
sa
chi
sia
,
né
donde
viene
,
né
dove
va
!
E
poi
,
scaldandosi
a
mano
a
mano
,
giù
una
carica
a
fondo
contro
i
grossi
borghesi
,
i
filistei
infarciti
di
buon
senso
confinante
col
cretinismo
.
Molti
lo
ascoltavano
con
occhi
intenti
,
approvando
.
Solo
il
vecchio
impiegato
di
Novara
taceva
in
un
canto
.
Guardava
,
per
le
finestre
,
la
città
accendersi
di
lampadine
famigliari
intorno
a
cui
ridevano
volti
amici
.
E
certo
il
pensiero
della
sua
miseria
,
della
sua
solitudine
lo
doveva
,
ora
,
maggiormente
angosciare
poiché
i
suoi
occhi
erano
umidi
di
pianto
...
-
Occorre
uno
alto
per
mescolare
la
minestra
;
chi
viene
?
-
domandò
un
inserviente
.
-
Io
,
-
risposi
.
E
tenedomi
con
una
mano
le
mie
brache
azzurre
che
minacciavano
ad
ogni
momento
di
scivolarsene
via
,
saltellai
sui
miei
zoccoli
verso
la
cucina
.
Qui
,
con
un
gran
mestolo
compii
la
bisogna
,
come
un
perfetto
re
dei
cuochi
.
Quando
gli
inservienti
recarono
la
minestra
fumante
in
grosse
e
bianche
scodelle
,
i
visi
degli
ospiti
(
una
cinquantina
)
si
illuminarono
di
contentezza
,
e
ciascuno
prese
a
mangiare
con
discreto
appetito
.
Non
era
cattiva
quella
minestra
di
paste
e
fagiuoli
;
un
po
'
salata
,
forse
.
Ne
mangiai
una
parte
,
dando
il
resto
al
mio
vicino
che
era
un
affamato
autentico
.
Quando
il
pasto
fu
terminato
,
ci
si
mandò
a
cuccia
in
un
dormitorio
comune
,
vasto
e
pulito
,
pieno
di
piccoli
lettini
in
ferro
di
cui
ciascuno
porta
il
suo
numero
e
il
nome
del
fondatore
...
Il
mio
vicino
,
un
giovane
montanaro
allegro
,
tamburellava
contro
l
'
arcuato
e
basso
paravento
in
ferro
che
divideva
i
nostri
letti
.
Doveva
essere
un
senza
-
letto
per
economia
;
l
'
avevo
visto
arrivare
sbocconcellando
una
micca
e
con
un
misterioso
fagotto
sotto
il
braccio
.
Doveva
venire
di
Francia
insieme
a
quegli
altri
che
ora
si
interpellavano
in
un
francese
di
Biella
,
e
certo
doveva
nascondere
nelle
calze
il
suo
gruzzolo
.
Frodava
come
me
,
per
dilettantismo
di
giornalista
,
lui
per
amor
d
'
economia
,
la
carità
pubblica
.
Quando
i
lumi
furono
abbassati
e
gli
inservienti
uscirono
nel
corridoio
,
il
chiasso
si
fece
più
vivo
:
lazzi
,
rumori
da
demonio
dantesco
echeggiarono
per
il
vasto
stanzone
dove
i
più
stanchi
già
si
permettevano
delle
distrazioni
cacofoniche
nasali
.
Accadeva
anche
così
nel
mio
collegio
:
ma
allora
era
dolce
riposare
così
in
comune
,
giovani
tutti
,
eguali
,
con
l
'
anima
e
la
mente
tesa
ad
una
stessa
meta
.
Ora
,
invece
,
la
mia
personalità
si
ribellava
a
quell
'
assieme
d
'
ignoti
;
non
senza
una
strana
inquietudine
ascoltavo
l
'
ansito
dei
respiri
affannosi
,
calmi
,
sordi
,
fischianti
;
le
parole
confuse
che
alcuno
diceva
nel
sonno
su
cui
la
vita
gravava
ancora
il
peso
dei
suoi
travagli
.
I
trams
che
passavano
ronzando
come
giganteschi
mosconi
dagli
occhi
di
bragia
e
inferociti
,
mi
davano
un
sussulto
,
mi
richiamavano
a
mente
le
vie
cittadine
illuminate
e
piene
di
gente
,
i
ritrovi
notturni
,
i
caffè
,
i
teatri
,
tutto
ciò
che
di
buono
è
concesso
alla
gente
...
per
bene
.
E
pensavo
al
contrasto
che
offriva
la
vita
dei
miei
compagni
:
una
lotta
brutale
per
il
pane
,
senza
sorrisi
d
'
arte
e
d
'
amore
.
M
'
addormentai
tardi
,
quella
notte
,
e
il
mio
sonno
fu
spesso
turbato
dai
passi
di
qualcuno
che
usciva
in
camicia
.
Verso
le
cinque
una
campanella
stridula
destò
i
vagabondi
.
La
sveglia
fu
salutata
da
improperi
generali
,
poiché
essa
veniva
a
ricordare
ai
felici
dormienti
la
miseria
passata
e
la
presente
,
il
ritorno
alla
vita
triste
e
senza
speranze
.
Fui
sorpreso
,
ancora
mal
desto
,
di
trovarmi
in
quel
luogo
;
poi
,
come
la
coscienza
ritornò
,
fui
preso
da
un
lancinante
bisogno
di
levarmi
da
quel
bagno
di
miseria
,
di
fuggire
all
'
aperto
.
Mi
lavai
,
con
gli
altri
,
in
fretta
;
qualcuno
mi
salutò
.
Pensando
che
tra
poco
sarei
tornato
ad
essere
"
io
"
fui
preso
da
una
viva
pietà
per
tutti
quei
miserabili
veri
,
per
tutti
quei
compagni
d
'
una
notte
,
compagni
che
non
sapevano
di
me
,
come
io
non
sapevo
di
loro
,
che
non
avrei
più
rivisto
e
avrebbero
continuato
il
loro
triste
pellegrinaggio
per
le
vie
del
mondo
.
Tolsi
dal
mio
sacco
i
vestiti
e
quando
fui
rientrato
in
me
stesso
,
uscii
col
giovane
triestino
e
l
'
anarchico
,
tenendo
sotto
il
braccio
il
mio
pane
.
Sulla
porta
,
il
direttore
mi
disse
:
-
Si
ricordi
le
carte
,
eh
!
?
-
Sissignore
!
Erano
le
sei
:
la
città
ci
colse
col
suo
primo
sbadiglio
grigio
e
polveroso
:
porte
e
finestre
sbattute
;
le
botteghe
e
i
portinai
ci
scopavano
sui
piedi
le
immondizie
della
casa
.
Camminavano
sfiaccolati
come
materassi
.
I
miei
due
compagni
erano
più
allegri
di
me
.
L
'
anarchico
lanciava
moccoli
all
'
indirizzo
delle
donnette
che
sbattevano
,
dai
terrazzi
,
i
loro
panni
sul
nostro
capo
.
Giunti
in
via
Madama
Cristina
,
entrammo
in
una
latteria
a
far
colazione
:
pane
dell
'
asilo
e
due
soldi
di
latte
.
-
Ben
,
ora
vi
lascio
-
dissi
ai
miei
due
amici
.
-
Te
ne
vai
?
-
Sì
.
-
Dove
?
-
A
casa
mia
!
L
'
anarchico
e
il
giovane
triestino
mi
guardarono
stupiti
,
e
poi
,
dandomi
del
lei
,
mi
salutarono
alquanto
freddamente
.
Sparirono
insieme
,
verso
il
Valentino
.
Non
appena
a
casa
,
mi
rivestii
da
capo
a
piedi
.
Con
quale
voluttà
,
cinsi
al
mio
collo
un
alto
e
lucido
solino
,
e
con
le
tasche
sonanti
scesi
al
Caffè
Ligure
,
ordinando
:
-
Cameriere
,
un
chop
!
Pagavo
ero
di
nuovo
"
qualcuno
"
.
ProsaGiuridica ,
Vittorio
Emanuele
III
per
Grazia
di
Dio
e
per
la
Volontà
della
Nazione
Re
d
'
Italia
e
di
Albania
Imperatore
d
'
Etiopia
Il
Senato
e
la
Camera
dei
Fasci
e
delle
Corporazioni
,
a
mezzo
delle
loro
Commissioni
legislative
,
hanno
approvato
;
Noi
abbiamo
sanzionato
e
promulghiamo
quanto
segue
:
Art
.
1
.
È
nulla
la
condizione
che
subordina
il
conseguimento
di
un
'
eredità
o
di
un
legato
alla
appartenenza
del
beneficato
alla
religione
israelitica
o
che
priva
questi
dell
'
eredità
o
del
legato
nel
caso
di
abbandono
della
religione
medesima
.
Questa
disposizione
non
si
applica
ai
nati
da
genitori
appartenenti
entrambi
alla
razza
ebraica
.
La
predetta
nullità
ha
effetto
anche
nei
riguardi
delle
successioni
aperte
prima
dell
'
entrata
in
vigore
della
presente
legge
e
per
le
quali
non
sia
ancora
intervenuta
convenzione
o
sentenza
definitiva
in
ordine
alla
decadenza
dell
'
erede
o
del
legatario
.
Art
.
2
.
I
cittadini
appartenenti
alla
razza
ebraica
non
discriminati
ai
termini
dell
'
art
.
14
del
R
.
decreto
-
legge
17
novembre
1938-XVII
,
n
.
1728
,
convertito
nella
legge
5
gennaio
1939-XVII
,
n
.
274
,
che
avessero
mutato
il
proprio
cognome
in
altro
che
non
riveli
l
'
origine
ebraica
,
debbono
riprendere
l
'
originario
cognome
ebraico
.
Tali
cambiamenti
possono
essere
disposti
anche
d
'
ufficio
.
Art
.
3
.
I
cittadini
italiani
nati
da
padre
ebreo
e
da
madre
non
appartenente
alla
razza
ebraica
,
che
ai
termini
dell
'
art
.
8
,
ultimo
comma
,
del
R
.
decreto
-
legge
17
novembre
1938-XVII
,
n
.
1728
,
non
sono
considerati
di
razza
ebraica
,
possono
ottenere
di
sostituire
,
al
loro
cognome
,
quello
originario
della
madre
.
Art
.
4
.
I
cittadini
italiani
non
appartenenti
alla
razza
ebraica
,
che
abbiano
cognomi
notoriamente
diffusi
tra
gli
appartenenti
a
detta
razza
,
possono
ottenere
il
cambiamento
del
loro
cognome
.
Art
.
5
.
I
cambiamenti
di
cognome
,
previsti
dagli
articoli
2
,
3
,
e
4
,
sono
disposti
dal
Ministro
per
l
'
interno
,
di
concerto
con
quello
per
la
grazia
e
la
giustizia
,
prescindendo
dalla
procedura
stabilita
dal
R
.
decreto
15
novembre
1865
,
n
.
2602
,
sull
'
ordinamento
dello
stato
civile
e
con
esenzione
,
in
ogni
caso
,
dalla
tassa
di
concessione
governativa
.
I
provvedimenti
adottati
nei
casi
di
cui
agli
articoli
2
,
3
e
4
sono
pubblicati
per
estratto
nella
Gazzetta
Ufficiale
del
Regno
e
nel
Foglio
annunzi
della
provincia
di
residenza
del
richiedente
;
contro
di
essi
è
ammessa
opposizione
,
da
chiunque
vi
abbia
interesse
,
nel
termine
di
trenta
giorni
dalla
data
dell
'
ultima
pubblicazione
.
Sull
'
opposizione
decide
il
Ministro
per
l
'
interno
,
di
concerto
con
il
Ministro
per
la
grazia
e
la
giustizia
,
con
provvedimento
insindacabile
.
Se
non
è
stata
proposta
opposizione
nel
termine
anzidetto
,
ovvero
se
l
'
opposizione
è
stata
respinta
,
il
provvedimento
è
annotato
nei
registri
dello
stato
civile
e
della
popolazione
.
Art
.
6
.
La
presente
legge
entrerà
in
vigore
il
giorno
della
sua
pubblicazione
nella
Gazzetta
Ufficiale
del
Regno
.
Ordiniamo
che
la
presente
,
munita
del
sigillo
dello
Stato
,
sia
inserta
nella
Raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
del
Regno
d
'
Italia
,
mandando
a
chiunque
spetti
di
osservarla
e
di
farla
osservare
come
legge
dello
Stato
.
Dato
a
San
Rossore
,
addì
13
luglio
1939-XVII
Vittorio
Emanuele
Mussolini
,
Solmi
,
Di
Revel
Visto
il
Guardasigilli
:
Grandi
StampaPeriodica ,
New
York
,
giugno
-
Martedì
mattina
16
giugno
,
nel
mio
ufficio
,
al
quinto
piano
del
«
New
York
Herald
Tribune
»
,
mi
venne
recapitata
a
mano
questa
lettera
:
«
Egregio
signore
,
con
la
presente
siete
invitato
a
trovarvi
alla
porta
d
'
ingresso
del
penitenziario
di
Sing
Sing
,
in
Ossegning
,
N.Y.
,
non
più
tardi
delle
ore
22.30
del
18
giugno
.
Il
vostro
nome
è
stato
incluso
tra
quelli
dei
rappresentanti
della
stampa
americana
ed
estera
ammessi
a
ricevere
,
all
'
interno
del
penitenziario
di
Sing
Sing
,
diretta
informazione
dell
'
esecuzione
capitale
di
Ethel
e
Julius
Rosenberg
.
Tale
esecuzione
,
da
compiersi
mediante
elettricità
(
«
by
electricity
»
diceva
il
testo
inglese
della
lettera
)
,
è
stata
da
me
ordinata
per
le
ore
23
di
detto
giorno
18
giugno
.
Vogliate
portare
con
voi
la
presente
lettera
.
Distinti
saluti
»
.
La
lettera
era
firmata
:
William
S
.
Carroll
,
federal
marshall
degli
Stati
Uniti
di
America
.
Dal
giorno
in
cui
il
giudice
Kaufman
pronunziò
la
sentenza
di
morte
,
i15
aprile
1951
,
i
Rosenberg
erano
riusciti
a
tener
lontana
la
sedia
elettrica
per
due
anni
e
due
mesi
.
Nella
cella
dei
condannati
a
morte
,
dove
non
si
resta
che
per
qualche
settimana
,
i
Rosenberg
vivevano
da
ottocento
giorni
.
Avevano
strappato
venti
mesi
alla
morte
con
la
prima
serie
dei
ricorsi
,
che
fece
annullare
la
data
dell
'
esecuzione
fissata
da
Kaufman
per
il
21
maggio
1951
,
trasportandola
al
12
gennaio
del
1953
.
Li
salvò
la
seconda
volta
la
vittoria
di
Eisenhower
alle
elezioni
americane
.
Quando
essi
inoltrarono
domanda
di
grazia
al
presidente
degli
Stati
Uniti
,
due
giorni
prima
della
data
di
morte
,
Truman
stava
preparandosi
a
lasciare
la
Casa
Bianca
,
dove
Eisenhower
entrò
i120
gennaio
.
Si
dice
che
Truman
abbia
molto
esitato
prima
di
rimettere
al
suo
successore
,
con
le
altre
pratiche
in
sospeso
,
la
supplica
dei
Rosenberg
.
Egli
si
sentiva
ormai
un
presidente
senza
poteri
,
e
una
decisione
così
importante
alla
vigilia
della
partenza
non
volle
prenderla
.
Forse
Truman
avrebbe
graziato
i
Rosenberg
.
Pochi
mesi
prima
aveva
graziato
Oscar
Collazo
,
il
portoricano
che
aveva
tentato
di
assassinarlo
davanti
alla
Blair
House
.
Invece
era
pressoché
certo
che
Eisenhower
avrebbe
negato
clemenza
ai
condannati
.
Quando
era
comandante
in
capo
in
Europa
Eisenhower
dovette
decidere
varie
volte
su
domande
di
grazia
,
e
sempre
le
rifiutò
.
Egli
ha
un
concetto
molto
rigido
della
giustizia
,
il
concetto
di
un
generale
e
di
un
protestante
di
setta
rigorosa
.
Inoltre
Eisenhower
era
stato
portato
al
potere
da
una
maggioranza
che
rispecchiava
i
sentimenti
più
nazionalistici
,
più
intransigenti
della
società
americana
.
Eletto
presidente
,
egli
era
divenuto
allo
stesso
tempo
l
'
alfiere
e
il
prigioniero
di
questo
stato
d
'
animo
.
Io
credo
che
se
si
fosse
fatto
in
America
un
referendum
sulla
sorte
dei
Rosenberg
,
ci
sarebbe
stata
una
maggioranza
favorevole
all
'
esecuzione
.
L
'
opinione
pubblica
americana
è
convinta
che
essi
fossero
colpevoli
,
e
che
meritassero
la
condanna
capitale
.
Ma
sono
altrettanto
certo
che
questa
maggioranza
avrebbe
corrisposto
pressoché
esattamente
,
cittadino
per
cittadino
,
con
la
maggioranza
che
ha
votato
per
Eisenhower
il
4
novembre
.
Tre
settimane
dopo
essere
entrato
alla
Casa
Bianca
,
Eisenhower
rifiutò
la
grazia
per
i
Rosenberg
,
affermando
che
il
loro
delitto
era
peggiore
d
'
un
assassinio
,
e
che
,
attraverso
i
vantaggi
forniti
alla
Russia
dalla
conoscenza
dei
segreti
atomici
,
metteva
in
giuoco
la
vita
di
milioni
di
persone
.
Una
terza
data
venne
fissata
per
la
chair
:
il
9
di
marzo
.
I
Rosenberg
avevano
guadagnato
altri
due
mesi
,
ma
ora
il
margine
di
speranze
si
riduceva
.
Un
nuovo
ricorso
davanti
alla
Suprema
Corte
riuscì
a
fare
ancora
sospendere
l
'
esecuzione
.
Gli
avvocati
mettevano
in
campo
gli
ultimi
argomenti
,
la
Corte
sentenziava
gli
ultimi
rifiuti
.
Migliaia
di
pagine
di
documenti
compongono
il
fascicolo
della
causa
,
che
porta
questa
intestazione
:
«
Stati
Uniti
d
'
America
contro
Julius
e
Ethel
Rosenberg
»
.
Alla
fine
di
maggio
,
il
giudice
Kaufman
stabilì
,
per
la
quarta
volta
,
il
periodo
dell
'
esecuzione
nella
settimana
che
cominciava
il
15
giugno
.
Il
marshall
William
Carroll
scelse
come
più
opportuna
,
in
quella
settimana
,
la
data
di
giovedì
18
giugno
.
I1
15
giugno
la
Suprema
Corte
si
sciolse
per
andare
in
vacanza
,
dopo
avere
decretato
che
ogni
argomento
legale
era
stato
esaurito
,
e
che
la
sentenza
non
doveva
più
subire
rinvii
.
«
Rosenbergs
in
chair
thursday
»
scrivevano
i
giornali
.
Mi
misi
la
lettera
del
marshall
Carroll
in
tasca
.
Pensavo
che
i
Rosenberg
avevano
perduto
la
partita
.
Invece
stavano
per
cominciare
ottanta
ore
drammatiche
.
Nella
stessa
giornata
di
martedì
un
altro
tentativo
venne
compiuto
col
giudice
Douglas
,
uno
dei
nove
membri
della
Corte
Suprema
.
Quando
la
Corte
è
vacante
,
in
casi
urgenti
,
straordinari
,
ciascuno
dei
suoi
membri
ha
la
facoltà
di
agire
con
i
medesimi
poteri
dell
'
intero
collegio
,
prendendo
misure
sospensive
in
attesa
della
plenaria
ratifica
della
Corte
.
Douglas
aveva
spesso
votato
in
favore
dei
Rosenberg
nelle
decisioni
dei
due
anni
passati
,
con
i
giudici
che
erano
rimasti
in
minoranza
.
Stette
un
giorno
e
una
notte
a
meditare
i
documenti
,
e
fu
preso
da
una
crisi
di
coscienza
.
Il
giudice
Kaufman
aveva
applicato
ai
Rosenberg
la
condanna
a
morte
secondo
il
dispositivo
di
una
legge
del
1917
sullo
spionaggio
.
Era
la
prima
legge
americana
che
verteva
su
questa
materia
.
Gli
Stati
Uniti
nei
primi
due
secoli
della
loro
storia
ignorarono
il
reato
di
spionaggio
;
ma
nel
1946
era
stata
promulgata
un
'
altra
legge
speciale
per
lo
spionaggio
relativo
ai
segreti
atomici
.
Questa
legge
prevede
la
pena
di
morte
solo
nel
caso
in
cui
la
giuria
la
raccomandi
esplicitamente
.
La
giuria
popolare
che
diede
il
verdetto
del
caso
Rosenberg
era
composta
da
undici
uomini
ed
una
donna
.
Tutti
si
pronunziarono
per
la
tesi
della
colpevolezza
ma
non
aggiunsero
nessuna
indicazione
della
pena
.
Applicando
la
legge
del
1946
,
i
Rosenberg
non
dovevano
morire
.
Il
loro
reato
era
stato
compiuto
prima
,
negli
anni
dal
1944
al
1945
.
Si
poteva
concedere
loro
il
beneficio
della
retroattività
?
Douglas
non
rispondeva
alla
domanda
,
ma
sosteneva
la
necessità
di
valutare
attentamente
se
i
Rosenberg
erano
stati
condannati
con
la
giusta
legge
.
In
attesa
di
supplementari
accertamenti
egli
concludeva
annullando
l
'
ordine
di
esecuzione
.
La
decisione
di
Douglas
venne
resa
pubblica
mercoledì
mattina
nel
mezzogiorno
,
a
poco
più
di
trenta
ore
dal
momento
in
cui
i
Rosenberg
dovevano
venire
giustiziati
.
I
giornali
cambiarono
titolo
.
«
Rosenbergs
spare
chair
»
portavano
sulle
testate
:
i
Rosenberg
evitano
la
sedia
.
Molti
di
questi
titoli
avevano
il
punto
esclamativo
,
cosa
rarissima
nelle
abitudini
giornalistiche
americane
:
«
Douglas
adjourns
chair
!
»
,
Douglas
rinvia
la
sedia
.
Quel
punto
esclamativo
voleva
dire
che
si
trattava
d
'
un
atto
inaudito
,
inatteso
che
la
maggioranza
degli
americani
disapprovava
.
Accadde
infatti
che
a
Washington
i
parlamentari
,
i
magistrati
insorsero
contro
l
'
arbitrio
di
Douglas
,
contro
la
crisi
di
coscienza
d
'
un
solo
individuo
,
che
fermava
il
corso
della
giustizia
.
La
Suprema
Corte
venne
riconvocata
di
urgenza
,
con
i
giudici
che
erano
già
in
villeggiatura
richiamati
a
Washington
nella
notte
con
ogni
mezzo
,
dal
treno
all
'
aereo
.
Douglas
era
partito
la
sera
in
automobile
verso
i
laghi
del
nord
.
Si
fermò
a
mangiare
in
un
alberghetto
sulla
strada
e
,
dalla
radio
,
apprese
che
la
Corte
era
stata
convocata
per
rimettere
in
discussione
quello
che
egli
aveva
deliberato
.
Apprese
anche
che
in
Parlamento
era
stata
deposta
una
domanda
di
inchiesta
su
di
lui
.
Prima
di
giorno
era
di
nuovo
a
Washington
.
La
Corte
restò
riunita
giovedì
pomeriggio
e
venerdì
mattina
.
La
quarta
data
della
chair
,
il
18
giugno
,
era
trascorsa
con
i
Rosenberg
ancora
vivi
.
Ma
la
mattina
di
venerdì
19
la
Corte
decise
contro
Douglas
e
contro
i
Rosenberg
.
Fu
l
'
ultima
pausa
di
respiro
nella
battaglia
.
Dopo
,
tutto
precipitò
.
I
giornali
pubblicarono
:
«
Rosenbergs
got
chair
»
,
i
Rosenberg
hanno
avuto
la
sedia
.
Una
prima
comunicazione
del
marshall
Carroll
avvertì
che
l
'
esecuzione
era
stata
fissata
per
la
sera
stessa
alle
ventitré
.
Poi
sorsero
delle
difficoltà
per
il
fatto
che
i
Rosenberg
sono
israeliti
,
e
che
il
venerdì
,
al
tramontare
del
sole
,
comincia
la
festa
rituale
degli
ebrei
,
il
Sabbath
.
Benché
i
Rosenberg
non
fossero
praticanti
e
si
proclamassero
atei
,
non
si
voleva
interferire
con
la
credenza
religiosa
.
L
'
esecuzione
venne
anticipata
alle
ore
venti
.
Nelle
poche
ore
tra
la
decisione
della
Corte
e
l
'
esecuzione
una
nuova
domanda
di
grazia
venne
presentata
ad
Eisenhower
,
sotto
forma
di
lettera
scritta
da
Ethel
Rosenberg
.
Qualche
migliaio
di
dimostranti
si
riunì
a
New
York
e
a
Washington
,
con
cartelli
che
dicevano
:
«
Do
not
that
Rosenbergs
go
to
chair
»
,
non
lasciate
che
i
Rosenberg
vadano
sulla
sedia
.
Una
linea
telefonica
in
contatto
diretto
con
la
Casa
Bianca
era
stata
approntata
a
Sing
Sing
,
per
il
caso
che
l
'
ordine
di
grazia
arrivasse
all
'
ultimo
momento
.
Ma
alle
sette
meno
un
quarto
,
la
sera
di
venerdì
,
giunse
la
notizia
che
Eisenhower
respingeva
l
'
appello
alla
clemenza
.
Alle
sette
i
barbieri
del
penitenziario
andarono
a
tagliare
i
capelli
a
Julius
e
a
Ethel
.
Alle
sette
e
un
quarto
i
condannati
vennero
vestiti
per
l
'
esecuzione
:
abiti
di
tela
spessa
e
scura
,
e
ciabatte
di
feltro
.
Alle
sette
e
mezzo
arrivò
il
rabbino
per
i
conforti
religiosi
.
Alle
otto
meno
dieci
entrarono
i
medici
.
Spettava
ad
essi
decidere
chi
doveva
essere
giustiziato
per
primo
,
tenendo
conto
delle
condizioni
fisiche
e
nervose
dei
condannati
.
Il
più
debole
dei
due
avrebbe
dovuto
precedere
l
'
altro
.
I
medici
trovarono
sia
Julius
che
Ethel
calmi
ed
indifferenti
,
d
'
una
impenetrabile
impassibilità
.
Fu
un
motivo
di
topografia
che
fece
cadere
la
scelta
su
Julius
.
Se
fosse
andata
Ethel
per
prima
,
essa
sarebbe
passata
davanti
alla
cella
del
marito
,
e
Julius
avrebbe
udito
il
fruscio
del
corteo
che
si
avviava
verso
la
stanza
della
morte
.
Julius
si
incamminò
alle
otto
e
due
minuti
.
Alle
otto
e
sei
minuti
il
suo
cadavere
era
portato
nella
sala
anatomica
per
l
'
autopsia
.
Ethel
morì
dieci
minuti
dopo
,
alle
otto
e
sedici
.
L
'
esecuzione
sulla
sedia
elettrica
viene
compiuta
con
tre
scariche
successive
,
che
passano
nel
corpo
dei
condannati
,
legato
con
cinghie
ai
bracciuoli
,
attraverso
due
elettrodi
:
uno
a
contatto
del
capo
e
l
'
altro
applicato
alla
gamba
destra
.
Per
Ethel
furono
necessarie
cinque
scariche
.
Dopo
la
terza
scarica
,
i
medici
trovarono
che
il
cuore
batteva
ancora
,
e
fecero
un
cenno
al
manovratore
dei
congegni
perché
abbassasse
ancora
l
'
interruttore
.
Si
chiama
Joseph
Francel
,
ed
è
un
mutilato
della
prima
guerra
mondiale
.
Da
14
anni
fa
funzionare
la
sedia
elettrica
di
Sing
Sing
,
ed
ha
già
eseguito
centinaia
di
esecuzioni
capitali
.
Nessuno
lo
chiama
«
carnefice
»
,
il
suo
titolo
è
switchman
,
elettricista
addetto
alle
leve
.
Lo
Stato
di
New
York
gli
corrisponde
150
dollari
,
circa
centomila
lire
,
per
esecuzione
.
Quando
i
Rosenberg
furono
giustiziati
le
guardie
sulle
torri
di
sorveglianza
lungo
le
mura
di
Sing
Sing
incrociarono
ed
aprirono
le
braccia
,
come
fanno
i
marinai
sulle
navi
per
le
segnalazioni
a
distanza
.
È
quello
l
'
avvertimento
che
si
dà
quando
una
esecuzione
è
compiuta
.
Lo
videro
i
prigionieri
alle
finestre
nei
fabbricati
di
mattoni
rossi
delle
carceri
,
lo
videro
i
quattordici
condannati
a
morte
che
aspettano
la
loro
ora
nelle
celle
dalle
quali
Julius
ed
Ethel
erano
usciti
pochi
minuti
prima
,
lo
videro
i
cronisti
in
attesa
sul
piazzale
davanti
alle
prigioni
.
Alle
otto
e
mezzo
uscirono
gli
ultimi
titoli
per
í
Rosenberg
:
«
Rosenbergs
died
in
chair
»
,
i
Rosenberg
sono
morti
sulla
sedia
.
A
Washington
i
dimostranti
gettarono
i
loro
cartelli
a
terra
,
davanti
ai
cancelli
della
Casa
Bianca
.
Vidi
nei
viali
del
penitenziario
il
furgone
che
veniva
a
prendere
i
cadaveri
.
Il
sole
stava
tramontando
.
In
una
sala
dalle
pareti
bianche
e
nude
,
con
un
ventilatore
sotto
il
soffitto
,
restava
il
protagonista
della
storia
:
la
chair
:
una
grossa
sedia
di
quercia
scura
,
con
lo
schienale
inclinato
e
le
cinghie
che
pendevano
dai
bracciuoli
.