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StampaQuotidiana ,
Con questo titolo il " Corriere Italiano " pubblica la seguente nota : L ' on . Matteotti , non contento di esercitare nell ' aula della Camera dei Deputati la sua dialettica irritante , alimentato da una inarrivabile acidità di spirito , si diletta a sparlare dell ' Italia e del Fascismo all ' Estero . Per un deputato riformista che non si perita di riconoscere - bontà sua ! - la realtà della nazione , il diramare per esempio in Inghilterra ( nella rivista " The Statist " ) pensierini di questo genere è una cosa che consola . Un pezzetto a titolo di saggio : Tre quarti d ' Italia sono poveri ed hanno bisogno di lavoro e di capitale per occupare la popolazione in continuo aumento . Col tenere compressa la popolazione , il Fascismo può far credere agli osservatori stranieri che in Italia regna la pace e la tranquillità , ma esso non ha risolto alcuno dei problemi vitali della vita economica e sociale italiana . Il presente ritorno ad uno stato di violenza e di irrequietezza spirituale , eredità della passata dominazione di governi stranieri , impedirà certamente il raggiungimento di quel completo sviluppo che le energie della razza potrebbero altrimenti realizzare . E poi andate a dire che gli unitari non riconoscono la " realtà concreta " della Patria che sono l ' antifascismo e l ' antinazione . Alla grazia ! come dicono in Toscana .
StampaQuotidiana ,
Quali risultati vogliono raggiungere con la nazionalizzazione dell ' industria elettrica ? - oggi si domanda anche chi presta meno attenzione ai problemi di politica economica . - Perché la sinistra democratica ha posto questo problema al centro del suo programma economico ? Non c ' erano molte cose più importanti da fare ? Non sarebbe stato meglio spendere in strade , ospedali , scuole , le centinaia di miliardi che occorreranno per riscattare gli impianti delle società elettriche ? Mi propongo di rispondere nel modo più esauriente possibile a queste domande riepilogando le principali ragioni economiche e politiche che militano in favore della nazionalizzazione . Dico che riepilogherò perché , dopo sedici anni di dibattiti nelle aule parlamentari , nei convegni , alla RAI , sulle riviste e sui giornali , credo non ci sia più niente di nuovo da aggiungere sull ' argomento . Le principali difese dello statu quo sono in un libro di 165 pagine edito dall ' ANIDEL nel dicembre del 1946 , col titolo Aspetti e problemi della nazionalizzazione , e nell ' opuscolo di 129 pagine , intitolato : Il monopolio privato sotto accusa , ovvero Della obiettività e della logica - Replica a Ernesto Rossi , edito , dalla stessa organizzazione di categoria degli industriali elettrici , nel maggio del 1960 . Citerò , per brevità , la prima pubblicazione come « libro del 1946» , e la seconda come « opuscolo del 1960» . Nella prefazione all ' opuscolo del 1960 - dedicato tutto quanto a controbattere la mia relazione su Le baronie elettriche al IX Convegno degli « amici del Mondo » - l ' ANIDEL mi accusò di dare al problema dell ' industria elettrica « una impostazione di carattere moralistico e religioso , che portava ad istituire , con i dogmi , la dittatura più pesante intesa a garantire la sicurezza e la felicità del carcere per tutti gli italiani . Non vi può , infatti , essere libertà personale e libertà politica se non vi è libertà economica e di iniziativa » . È vano obiettare che la nazionalizzazione di uno solo o di pochi settori industriali può non compromettere la libertà dell ' individuo . La differenza rispetto ai paesi ad economia collettiva si ridurrebbe ad una pura questione di misura , non certo di sostanza . Con rispetto parlando - come dicono i contadini toscani quando devono parlare dei piedi , o di altre parti del corpo che ritengono poco pulite - queste considerazioni sociologiche possono far concorrenza ai pensierini di Cecco Grullo . Nulla nella vita pratica è bene , e nulla è male in via assoluta . Ogni cosa ha un diverso valore a seconda delle circostanze cui si accompagna , ed a seconda del più o del meno : a parità delle altre condizioni , aumentando la dose , una medicina diventa veleno ; l ' utile risulta dannoso ; l ' atto morale diviene riprovevole ; l ' intervento autoritario liberatore si trasforma in un intervento che soffoca la personalità umana . Carlo Rosselli nel 1935 scriveva : La socializzazione parziale è garanzia di libertà ; la universale socializzazione è causa di schiavitù . Le nostre ferrovie furono nazionalizzate con le leggi 21 aprile 1905 e 15 luglio 1906 . A tali date non erano presidenti del Consiglio in Italia né Lenin , né Stalin ; ma l ' on. Fortis e l ' on. Giolitti . E nel luglio del 1907 Giolitti fece approvare il riscatto delle reti telefoniche ; nell ' aprile del 1912 il monopolio statale delle assicurazioni sulla vita . Per l ' ing. De Biasi , presidente dell ' ANIDEL e consigliere delegato della Edison , era un comunista camuffato anche Giolitti ? Tutte le costituzioni economiche che si sono succedute , nel corso della storia delle società umane che conosciamo , sono costituzioni di economia miste : anche in quelle costituzioni in cui era garantito alle iniziative private il più ampio respiro , sono sempre stati riservati all ' ente pubblico particolari settori dell ' attività economica . Ed oggi vediamo che alcuni dei paesi che si sono spinti con maggior ardimento sulla strada delle nazionalizzazioni sono proprio i paesi che meglio realizzano princìpi di libertà civile e politica che più ci stanno a cuore . L ' Inghilterra ha nazionalizzato integralmente l ' industria elettrica fin dal 1948 . La nazionalizzazione dell ' industria elettrica viene richiesta in Italia per cinque ordini di ragioni . Con essa si vuole : - eliminare , o almeno ridurre al minimo , gli sperperi della ricchezza nazionale provocati dall ' attuale sistema ; - impedire lo sfruttamento monopolistico del mercato interno da parte delle società elettrocommerciali ; - creare le condizioni per fornire l ' energia elettrica come servizio pubblico , a vantaggio dell ' intera collettività nazionale ; - trasferire allo Stato una delle più importanti leve di comando per lo sviluppo economico del paese ; - contrastare l ' eccessivo accentramento del potere economico in poche mani ; accentramento che diviene sempre più pericoloso per la vita stessa delle nostre istituzioni democratiche . Comincio ad esporre il primo ordine di ragioni , che richiede un più ampio svolgimento . La maggior parte dell ' energia elettrica è prodotta ancora in Italia sfruttando i corsi di acqua , proprietà dello Stato : nel 1960 , su una produzione complessiva di 56.240 milioni di kWh , 46.100 milioni di kWh sono stati generati da impianti idroelettrici . Il Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque e sugli impianti elettrici , dell'11 dicembre 1933 , tuttora in vigore , dispone che lo Stato può dare in concessione ai privati le sue forze idrauliche . Queste concessioni hanno , di regola , la durata di sessant ' anni , al termine dei quali dovrebbero passare gratuitamente allo Stato tutte le opere di raccolta , di regolazione e di derivazione , i canali adduttori delle acque , le condotte forzate e i canali di scarico . Alle medesime scadenze lo Stato avrebbe la facoltà di espropriare ogni altro edificio , macchinario , impianto di utilizzazione , di trasformazione e di distribuzione inerente alle concessioni , corrispondendo il valore di stima del materiale messo in opera , indipendentemente da qualsiasi valutazione del reddito da esso ricavabile . La nazionalizzazione dell ' industria elettrica - si legge nel libro dell ' ANIDEL del 1946 - si andrà così attuando nel tempo anche nel quadro delle leggi vigenti , senza bisogno di ricorrere a provvedimenti rivoluzionari e senza che lo Stato violi con atto unilaterale il contratto liberamente accettato al momento del rilascio della concessione . E se poi lo Stato volesse impiegare parte delle risorse a sua disposizione in impianti idroelettrici , sembrerebbe più consono alla logica e alla necessità del momento che esso facesse impianti nuovi , piuttosto che espropriare quelli esistenti . Le leggi in vigore gli offrono tutti i mezzi allo scopo occorrenti : basterà che i pubblici poteri riservino allo sfruttamento diretto dello Stato quella parte che vorranno delle forze idrauliche ancora disponibili ; una volta costruiti tutti gli impianti ancora possibili si potrà eventualmente porre di nuovo sul tappeto , e questa volta in maniera più logica , il problema del riscatto anticipato degli impianti concessi ai privati . Quando l ' ANIDEL scrisse queste righe l ' Assemblea costituente stava approvando l ' articolo 43 della Costituzione , che così dispone : Ai fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire , mediante espropriazione e salvo indennizzo , allo Stato [...] imprese o categorie di imprese , che si riferiscono a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio , ed abbiano carattere di preminente interesse nazionale . Avendo , nel modo più evidente , tutt ' e quattro queste caratteristiche , sembrava che l ' industria elettrica dovesse essere subito nazionalizzata . Invece , cessato il vento di tempesta , è sopravvenuta la bonaccia dei governi di centro e 1'ANIDEL si è completamente dimenticata della « eventualità » , che col passar del tempo avrebbe dovuto divenire sempre più logica , del riscatto anticipato degli impianti , e la nazionalizzazione gratuita alle scadenze si è sempre più allontanata nel tempo . Infatti , per ottenere il massimo rendimento in energia dalle acque disponibili , gli impianti idroelettrici andrebbero molto spesso rinnovati , ed anche completamente ricostruiti , in rapporto al progresso della tecnica e alla espansione dei consumi . Ma quanto più si avvicina il termine delle concessioni e tanto meno le società concessionarie hanno convenienza ad investire gli ingenti capitali necessari per modificare gli impianti . La pubblica amministrazione si trova allora davanti al dilemma : o mantenere fissi i termini , rinunciando alla massima possibile valorizzazione delle disponibilità idrauliche , o concedere nuovi termini alle concessioni ( come è consentito dalla legge per i casi di modificazioni sostanziali degli impianti ) , rinunciando al trasferimento gratuito allo Stato . Il primo grosso gruppo di concessioni dovrebbe scadere nel 1977; le ultime concessioni verrebbero a scadere dopo il 2010 . Se - come pare abbia cominciato a verificarsi negli ultimi anni ( non ne sono sicuro perché , in questa materia , tutto è tenuto gelosamente segreto dagli uffici competenti ) - la pubblica amministrazione sceglie il secondo corno del dilemma , le concessioni formalmente temporanee diventano di fatto perpetue e la nazionalizzazione gratuita progressiva non può avere più neppure un inizio di attuazione . Il sistema vigente delle concessioni ai privati ha causato gravissimi sperperi del patrimonio idrico nazionale , perché i contrasti fra i gruppi capitalistici concorrenti allo sfruttamento dei medesimi bacini idrici ( contrasti ai quali hanno partecipato i partiti politici e i giornali finanziati dagli stessi gruppi ) hanno fatto ritardare di parecchi anni , ed anche di decenni , la costruzione degli impianti che avrebbero potuto utilizzare nel modo più economico le acque disponibili . In molti casi il ministero dei Lavori Pubblici non ha neppure assegnato le concessioni a chi aveva veramente intenzione di costruire gli impianti , ma a chi voleva riscattare le società elettriche , timorose della nascita di concorrenti , o voleva rivenderle , facendone un commercio simile a quello che vediamo fare dai titolari delle licenze di importazione e delle autorizzazioni all ' apertura di nuovi negozi . È vero che le « concessioni - ipoteca » sono severamente proibite dalle leggi ; ma quando sono in ballo i miliardi non possiamo fidarci dei controllori selezionati con i crivelli burocratici e compensati con remunerazioni di poco superiori a quelle degli uscieri . Con mille pretesti , e sempre in via del tutto eccezionale , sono state sovente consentite proroghe a ripetizione delle scadenze fissate nei capitolati . D ' altra parte , anche se la nostra pubblica amministrazione fosse stata sempre in grado di scegliere fra i gruppi capitalistici concorrenti quelli che presentavano i migliori programmi per l ' utilizzazione delle acque pubbliche e davano più sicure garanzie tecniche ed economiche di realizzarli entro i termini stabiliti , il sistema delle concessioni avrebbe sempre causato gravi sperperi del patrimonio idrico nazionale . Per valorizzare al massimo le risorse disponibili non basta , infatti , produrre la maggiore quantità possibile di energia : occorre anche che , una volta prodotta , l ' energia venga consumata nel modo più conforme all ' interesse generale . Nell ' opuscolo del 1960,1'ANIDEL afferma : Chiunque abbia anche una superficiale conoscenza della realtà economica sa che il massimo profitto ( parliamo qui , naturalmente , non del massimo profitto conseguibile a mezzo di prezzi esagerati rispetto ai costi , ma di quello realizzabile , nel rispetto delle leggi economiche massimizzando le vendite ) , sa , dicevamo , che il massimo profitto individuale o di una attività industriale o commerciale coincide con il massimo di utilità dell ' intera nazione ; è infatti dalla somma dei guadagni dei singoli che si ha la prosperità di un paese . Qualora a questo principio si sostituisca quello inverso - cioè che l ' utilità dell ' intera nazione nasce non dal massimo , ma dal minimo profitto - si avrebbe il fallimento del paese . Ma neppure queste considerazioni brillano per eccezionale intelligenza . Nessuno sa che cosa sia un prezzo « non esagerato » ; nessuna legge economica fa massimizzare le vendite a chi può conseguire un maggiore utile netto vendendo quantità inferiori ; chiunque conosca anche solo superficialmente la letteratura economica moderna sa bene che la somma dei redditi individuali non dà la misura della prosperità di un paese , e che , neppure nell ' ipotesi teorica di un regime di concorrenza perfetta , il massimo profitto dei singoli coincide col massimo di utilità collettiva . E nessuna persona di buon senso penserebbe mai di dimostrare la validità di un principio facendo risultare l ' assurdità del suo inverso . La verità è che - liberi di fare tutto quello che desiderano dell ' energia prodotta con le acque pubbliche , e mirando esclusivamente a rendere massimi i profitti aziendali - le società elettrocommerciali possono avere , e di fatto hanno spesso , interesse a distribuire col contagocce l ' energia nelle zone depresse , che ne avrebbero più bisogno quale stimolo allo sviluppo industriale : e gli autoproduttori possono avere , e spesso di fatto hanno , convenienza a impiegare l ' energia direttamente in usi relativamente poveri ( elettrochimica , elettrometallurgica , carburo , cemento , eccetera ) , sottraendola a impieghi socialmente di maggior importanza ( illuminazione , forza motrice , eccetera ) . Altri gravi sperperi della ricchezza nazionale sono la inevitabile conseguenza della molteplicità delle società elettrocommerciali e dello spezzettamento del territorio nazionale in tante distinte riserve di sfruttamento , tendenzialmente autarchiche . La molteplicità delle imprese produttrici indipendenti e in contrasto tra loro ha finora impedito di costruire gli impianti idroelettrici secondo piani d ' insieme , per ottenere da ogni bacino imbrifero il massimo di energia al minor costo possibile , e di coordinare nel modo più economico la distribuzione dell ' energia prodotta nei diversi bacini che hanno regimi idrologici complementari . La divisione dell ' Italia in tanti feudi - della Edison , della SADE , della SIP , della Valdarno , della Romana , della SME , della SGES , delle aziende municipali - ha così fatto investire ingentissimi capitali in linee e in cabine di trasformazione tecnicamente non necessarie , ed ha causato enormi dispersioni di energia in trasporti che avrebbero potuto essere risparmiati . Per avere un ' idea della entità di questi sperperi basta osservare quante linee superflue arrivano nelle stesse località , e come alcune regioni consumino energia prodotta da centrali termiche , mentre esportano la loro energia idroelettrica . Ad Apuania , ad esempio , arrivano linee costruite dalla Edison , dalla Montecatini , dalla Terni , dalla Valdarno , dalla Falk , dalle Ferrovie , dall ' Azienda municipale di Torino ; ed a questa molteplicità di linee corrisponde la molteplicità delle sottostazioni , ognuna delle quali viene gestita separatamente , con proprio personale . Da parte loro la SIP e la Valdarno producono in Alto Adige l ' energia che distribuiscono rispettivamente in Piemonte e in Toscana , sicché il Veneto , invece di consumare la propria energia idroelettrica , consuma energia termoelettrica , che avrebbe potuto essere la razionale integrazione delle centrali alimentate con le acque fluenti e delle centrali termiche ( che , per dare il massimo rendimento , dovrebbero avere un funzionamento continuo ) con le centrali idroelettriche , fornite di serbatoi dove può essere accumulata l ' acqua nei periodi in cui c ' è minore domanda di energia per disporne nei periodi di maggior richiesta . Se non si provvedesse subito alla nazionalizzazione dell ' industria elettrica , questo difetto di interconnessione provocherebbe perdite molto maggiori quando entrassero in funzione le tre centrali elettronucleari attualmente in costruzione : non potendo mai interrompere la loro attività produttiva , queste centrali sarebbero costrette a disperdere nell ' atmosfera , o a impiegare in usi poveri la loro energia ( molto più costosa dell ' energia prodotta nelle altre centrali ) che non riuscissero a immettere continuamente nelle reti . Non dobbiamo , infine , dimenticare che - per far fronte alla eventualità di guasti e alle necessità della manutenzione , e per sopperire alla variabilità della domanda - qualsiasi sistema , da qualunque fonte ottenga l ' energia , ha bisogno di una riserva di potenza tanto maggiore quanto più è frazionato fra gruppi indipendenti . Per analoghe ragioni , prima del 1926 , i quattro istituti di emissione dovevano avere , a copertura dei loro impegni , riserve molto maggiori di quelle di cui ha avuto bisogno la sola Banca d ' Italia , dopo che l ' emissione dei biglietti è stata unificata in un solo istituto . Parlando nel marzo del 1960 al sopraricordato convegno sui vantaggi economici della nazionalizzazione dell ' industria elettrica in Inghilterra , sir Josiah Eccles , vicepresidente dell ' Electricity Council , disse che quella nazionalizzazione « rendendo più efficiente la interconnessione e migliorando il trasporto dell ' energia su scala nazionale aveva ridotto al minimo la necessità di una potenza di riserva , ed aveva quindi di molto ridotto il costo degli impianti di produzione atti a soddisfare un dato carico » . Mi sembra questo un risultato di enorme importanza economica .
Il profumo di Yvonne ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Patrice Leconte è il singolare regista francese di film comici o parodistici , di L ' insolito caso di Mr . Hire tratto da un romanzo di Georges Simenon , di Il marito della parrucchiera che rivelò il fascino di Anna Galiena . Anche stavolta c ' è un romanzo , Villa triste di Patrick Modiano ( editore Rusconi ) , anche stavolta c ' è una nuova giovane attrice : Sandra Majani , nata a Denden in Olanda , iscritta al Conservatorio di danza classica a Rotterdam , modella a Parigi anche per spot pubblicitari , faccia carina , corpo straordinariamente bello . Stavolta non c ' è un ' ossessione amorosa , ma il filtro flou della memoria , la malinconia d ' un ricordo persistente come un forte profumo dolce . In primo piano , con la faccia arrossata dal riverbero del fuoco d ' un caminetto , con un ' espressione meditabonda variata a volte da un sorrisetto allusivo , il protagonista rievoca l ' estate del 1958 « in cui la mia vita si mise ad oscillare » : quando , trovandosi in una cittadina turistica francese sul lago al confine con la Svizzera , sotto falso nome , in una condizione precaria e clandestina per sottrarsi al richiamo alle armi e alla guerra d ' Algeria che fa da inquieto sfondo alla storia , aveva incontrato due personaggi indimenticati . La bellissima Yvonne , aspirante attrice , civetta e misteriosa , amante ardente , sfuggente ; e un anziano medico omosessuale accompagnatore e protettore di lei , un uomo brillante , generoso , nevrotico , inasprito , autodistruttivo . Il protagonista perde la ragazza , il medico perde se stesso . Non si perde la nostalgia di quella estate radiosa , insicura , sensuale , mondana , malinconica . Il film letterario che rischia continuamente il ridicolo è reso più credibile dal corpo magnifico della ragazza e dalla disperazione furente dell ' omosessuale interpretato bene da Jean - Pierre Marielle , mentre il protagonista rimane una opaca figura sfumata di testimone : pesa su tutto un ' atmosfera antiquata ed elegante , non spiacevole ma poco interessante .
StampaQuotidiana ,
Commenti dei giornali Le dimissioni dell ' on . Finzi e del commendator Cesare Rossi sono oggetto di commenti da parte dei giornali della capitale . L " ' Osservatore Romano " esorta a non prestare troppa facile fede a questo fenomeno del resto naturale nella generale concitazione ed aggiunge che la verità è in marcia ed è ormai , per tutto lo stato d ' animo creatosi intorno al misfatto e per il severo procedere delle autorità , assolutamente infrenabile . L ' opera della magistratura è già successa a quella del potere esecutivo . Non resta pertanto , nell ' interesse della giustizia e per il buon vivere , che attendere fiduciosamente . L ' editoriale del " Corriere d ' Italia " segnala l ' importanza che ebbero le parole dell ' on . Delcroix quando disse come l ' orrenda violenza compiuta su di un deputato dell ' opposizione apparisse un nefando tentativo di render vani i propositi di concordia , e di pacificazione espressi nel discorso della Corona e affermati nel discorso dell ' on . Mussolini . Lo stesso on . Mussolini ricordò come con quel suo discorso egli avesse voluto superare le pressioni dell ' assemblea parlamentare e pronunziare una parola in base alla quale " una specie di ‘ détente ’ si era determinata nell ' assemblea e nel paese una situazione di concordia e di pacificazione . " " Io potevo dire - ha soggiunto l ' on . Mussolini - di essere giunto quasi al termine della mia fatica verso la ricostruzione morale ed ecco che quest ' opera minaccia di essere vana ... " L ' accorata sincerità di queste parole , dice l ' articolo del " Corriere d ' Italia " è indiscutibile . La dirittura dei propositi dell ' on . Mussolini è stata ed è evidente . La sua ferma volontà di determinare una nuova situazione di pace interna sopprimendo il triste fenomeno della violenza e nonostante che alcune manifestazioni delle sue parole abbiano potuto essere in passato male interpretate , è innegabile . " E veramente notevole - continua il giornale - è il fatto che tutta la maggioranza della Camera abbia fatto eco con slancio di convinzione alla solenne affermazione del grande mutilato di guerra e del Capo del Governo . L ' on . Mussolini insomma è in tale posizione da avere la fiducia dell ' opinione pubblica e a lui guardano tutti gli italiani convinti che egli possa trarre il paese sulle vie di una ristabilita concordia feconda di bene e convinti anche dall ' altra parte che all ' infuori di questa speranza e di questa fiducia altro non si veda oggi se non un vuoto tremendo , se non l ' angosciosa prospettiva di un ' insanabile discordia civile . Ma l ' on . Mussolini deve agire con quel massimo di risolutezza di cui egli è senza dubbio capace . " E dopo aver osservato che elementi pessimi del Fascismo hanno con i loro atti criminosi offerto occasione all ' opposizione e accennato alle voci di scandali che circolano nella sovreccitata opinione pubblica dichiarando di attendere dall ' on . Mussolini un ' azione radicalmente epuratrice , conclude : " Dai banchi della maggioranza e dal banco del Governo furono dette ieri alla Camera parole che spargono sull ' angoscia dell ' ora il balsamo della speranza e della fiducia che quelle parole non siano state dette al vento . Questo è ciò che attendono oggi tutti coloro i quali da ogni parte e prima che ad ogni altra cosa guardano al bene della Patria . " A un di presso ha avuto stamane la stessa intonazione il " Messaggero , " prima ancora che fossero note le dimissioni dell ' on . Finzi . Il " Messaggero " esprime infatti piena fiducia che il Presidente saprà vibrare la scure invocata dall ' on . Delcroix . Però si rileva che il " Messaggero " insisteva particolarmente sulla responsabilità del direttore del giornale concorrente . Noi apprezziamo in altissimo grado il gesto veramente nobile compiuto dall ' on . Finzi e dal comm . Cesare Rossi offrendo le loro dimissioni dalle cariche che occupavano e mettendosi a disposizione del Capo del Governo e dell ' opinione pubblica che vede in Benito Mussolini l ' interprete sicuro e infallibile della volontà del paese . Ora ogni polemica deve essere infrenata , ogni discussione eccessiva deve essere troncata . Parliamo sovrattutto alla stampa e per la stampa ; il Paese non vuoi essere gettato a nessun costo in una crisi di nervosismo e di disorientamento . Ora la Giustizia farà tutto ed intero il suo dovere e nessuno potrà esercitare pressioni di alcun genere in nessun senso per lo svolgimento del mandato sovrano dei giudici . Ogni nevrastenia scandalistica deve cessare . Ma dopo il sacrificio spontaneamente compiuto per dare soddisfazione all ' opinione pubblica da parte di Aldo Finzi e di Cesare Rossi , dopo questo gesto di grande nobiltà e di grande generosità tutti i mormoratori dei giorni e dei mesi passati hanno il sacrosanto dovere di dire alla Giustizia quello che sanno , altrimenti noi avremo il sacrosanto diritto di additarli al disprezzo del Paese , trattandoli come volgari calunniatori . Luce ci voleva e luce sarà fatta , piena ed assoluta . Per quanto riguarda la compagine del Governo essa è saldissima . Se vi sono fra gli oppositori di quelli che si illudono di giungere attraverso i dolorosi avvenimenti di questi giorni ad una crisi di Governo fascista , ad una crisi del regime fascista , questi devono immediatamente disilludersi . Il Governo rimane inflessibile al suo posto .
Il mondo migliora ( Forcella Enzo , 1962 )
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Roma , 11 ottobre - « A noi sembra di dover dissentire da cotesti profeti di sventura che annunziano eventi sempre infausti , quasi sovrasti la fine del mondo . La buona Provvidenza ci sta conducendo ad un nuovo ordine di rapporti umani che , per opera degli uomini e per lo più oltre la loro stessa aspettativa , si svolgono verso il compimento dei suoi disegni superiori e inattesi ... » È il primo importante argomento di considerazione che il Papa , aprendo oggi i lavori del XXI Concilio ecumenico , ha proposto ai padri consiliari e ai cattolici di tutto il mondo . Un invito all ' ottimismo , alla fiducia , allo spirito della comprensione e della buona volontà , contro il pessimismo di coloro i quali « nei tempi moderni non vedono che prevaricazione e rovina ; vanno dicendo che la nostra era , in confronto con quelle passate , è andata peggiorando ; e si comportano come se nulla abbiano imparato dalla storia , che pure è maestra di vita , e come se al tempo dei Concili ecumenici precedenti tutto procedesse in pienezza di trionfo dell ' idea e della vita cristiana , della giusta libertà religiosa » . Considerando con occhio spassionato il passato , senza lasciarsi vincere dalla tendenza , peraltro comprensibile in un uomo di 80 anni , a trasfigurarlo con i colori della propria gioventù , Giovanni XXIII ha detto francamente di considerare le condizioni generali dei tempi nei quali si apre questo Concilio migliori di quelle in cui si svolsero i precedenti . Se non altro , perché nel complesso , e malgrado la forzata assenza di moltissimi vescovi imprigionati per la loro fedeltà a Cristo ( è stato l ' unico accenno alla « Chiesa del silenzio » ) oggi la Chiesa è più libera di svolgere la sua azione . Libera dalla « indebita ingerenza delle autorità civili » e « libera da tanti ostacoli di natura profana » . È facile identificare in questi ultimi quelli determinati dall ' esercizio del potere temporale , definitivamente seppellito novantadue anni fa , proprio mentre si svolgeva il Concilio Vaticano I . Dopo questa messa a punto di carattere generale sulle caratteristiche dell ' epoca , il Papa ha illustrato le ragioni che hanno consigliato la convocazione del Concilio e i compiti che gli si prospettano . « Il gesto del più recente e umile successore di san Pietro che vi parla , di indire questa solennissima assise , si è proposto di affermare , ancora una volta , la continuità del magistero ecclesiastico per presentarlo , in forma eccezionale , a tutti gli uomini del nostro tempo , tenendo conto delle deviazioni , delle esigenze e delle opportunità dell ' età moderna » aveva già detto all ' inizio . Il doppio motivo della continuità del magistero ecclesiastico e della novità delle condizioni poste dalla civiltà moderna ha condotto , strettamente intrecciato , tutto il discorso . La dottrina è una , e abbraccia l ' uomo intero , anima e corpo . Ma i tempi cambiano e consigliano aggiornamenti , studio delle nuove condizioni e forme di vita introdotte nel mondo contemporaneo , massima comprensione per le sue esigenze . « Il XXI Concilio ecumenico vuole trasmettere pura e integra la dottrina , senza attenuazioni o travisamenti , che lungo venti secoli , nonostante difficoltà e contrasti , è divenuta patrimonio comune degli uomini . Il punctum saliens non è dunque la discussione di un articolo o l ' altro della dottrina fondamentale . Per questo non occorreva un Concilio ... Lo spirito cristiano , cattolico ed apostolico del mondo intero attende un balzo in avanti verso una penetrazione dottrinale e una formazione delle coscienze , in corrispondenza più perfetta all ' autentica dottrina , anche questa però studiata ed esposta attraverso le forme della indagine e della formulazione letteraria del pensiero moderno . Altra è la sostanza dell ' antica dottrina del depositum fidei , ed altra è la formulazione del suo rivestimento : ed è di questo che devesi - con pazienza se occorre - tener gran conto , tutto misurando nelle forme e proporzioni di un magistero a carattere prevalentemente pastorale » . Il passo , d ' importanza fondamentale per i lavori del Concilio , circoscrive i confini entro i quali potrà articolarsi la discussione teologica e in particolare quella della cosiddetta « nuova teologia » ( cioè , quella che vorrebbe svincolare la meditazione religiosa dalla codificazione scolastica ) . Intransigenza sui fondamenti - il depositum fidei - duttilità e massima apertura sulla forma , il rivestimento . Nella stessa citazione è adombrata anche la propensione personale di Giovanni XXIII , quella che sta dando una impronta al suo pontificato . È la propensione verso « un magistero a carattere prevalentemente pastorale » i cui lineamenti vengono illustrati nell ' ultima parte della allocuzione . Oggi come duemila anni fa , la Chiesa si trova di fronte al grande compito di portare Cristo tra gli uomini , gli uomini a Cristo . La maggior parte del genere umano è ancora estranea al cattolicesimo , persiste nell ' errore e nella indifferenza . Come deve la Chiesa difendere la verità , promuovere l ' unità ? « Sempre la Chiesa si è opposta agli errori : spesso li ha condannati con la massima severità . Al giorno d ' oggi , tuttavia , la sposa di Cristo preferisce far uso della medicina della misericordia piuttosto che della severità ; essa ritiene di venire incontro ai bisogni di oggi mostrando la validità della sua dottrina piuttosto che con la condanna . Le dottrine fallaci , le opinioni e i concetti pericolosi sono così evidentemente in contrasto con la retta norma dell ' onestà , ed hanno dato frutti così esiziali , che oramai gli uomini da se stessi oggi sembra che siano propensi a condannarli . Ed in specie quei costumi di vita che disprezzano Dio e la sua legge , la eccessiva fiducia nei progressi della tecnica , il benessere fondato esclusivamente sui comodi della vita . Sempre più essi si convincono del massimo valore della persona umana e del suo perfezionamento , e dell ' impegno che ciò esige . Ciò che più conta l ' esperienza ha loro appreso che la violenza inflitta altrui , la potenza delle armi , il predominio politico non giovano per una felice soluzione dei gravi problemi che li travagliano » . Quindi tolleranza , pazienza , carità , amore verso tutti , a cominciare dai « figli separati » . E adoperarsi attivamente perché si compia « il gran mistero di quella unità che Gesù Cristo ha invocato dal Padre celeste nell ' imminenza del suo sacrificio » . Unità in tre direzioni : dei cattolici tra di loro , di « preghiere e di ardenti desideri » con i cristiani separati e , infine , « unità nella stima e nel rispetto verso la Chiesa cattolica da parte di coloro che seguono religioni ancora non cristiane » . Questo si propone , attraverso il suo Pontefice , il Concilio ecumenico ; e perché questo sia concesso Giovanni XXIII , concludendo il discorso , ha elevato al cielo una limpida , appassionata preghiera . « Ora è appena l ' aurora , e già il primo annuncio del giorno sorgente riempie di soavità il nostro cuore . Tutto qui spira santità , tutto suscita esultanza ... Si può dire che il cielo e la terra si uniscano nella celebrazione del Concilio ... Questo richiede da voi serenità d ' animo , concordia fraterna , moderazione di progetti , dignità di discussioni e saggezza di deliberazioni ... Dio onnipotente , in Te riponiamo la nostra fiducia , diffidando delle nostre forze . Guarda benigno a questi pastori della Tua Chiesa . La luce della Tua grazia superna ci aiuti nel prendere le decisioni come nel fare le leggi ; e pienamente esaudisci le preghiere che a Te effondiamo con unanimità di fede , di voce e di animo ... » Di fronte a un discorso così esplicito , ogni chiosa illustrativa appare pressoché superflua . Le previsioni della vigilia sono state largamente confermate , e si può dire che il Papa ha colto la solenne occasione per ribadire e sintetizzare con inequivocabile decisione le linee maestre del suo pontificato . Viene subito in mente , come termine di confronto , non solo il Concilio del 1870 , ma anche il pontificato di Pio XII , soprattutto nell ' ultimo periodo , dalla fine della guerra alla morte . Il distacco dal Vaticano I è segnato , per non dire altro , dalla soddisfazione con cui Papa Roncalli ha accennato alla fine del potere temporale e dalla delicatezza con cui ha affrontato i passaggi che potevano riproporre il tema dei rapporti con i vescovi e della infallibilità del Pontefice . In quanto al distacco con il regno di Pio XII , esso traspare , si può dire , da ogni piega del discorso . Si dirà che sono tempi diversi che pongono diverse responsabilità e aprono diverse prospettive . Ed è vero . In questa sede , comunque , non si tratta di dare un giudizio su due pontificati , ma soltanto di indicare gli accenti particolari che li differenziano . Quello di Papa Pacelli è quello della Chiesa che denuncia e condanna , che considera la cattolicità assediata dall ' errore , costretta a mobilitare tutte le energie di cui dispone sul piano mondano e sul soprannaturale per difendere la sua stessa esistenza . L ' accento di Giovanni XXIII è quello della Chiesa materna , tollerante , comprensiva ; e , al tempo stesso , sicura della sua verità proiettata verso la conquista di nuove frontiere . Proprio perché convinta che l ' apostolato migliore è quello dell ' esempio e della testimonianza .
Frankenstein di Mary Shelley ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Torna la coppia di vecchi eroi , l ' aristocratico scienziato barone Victor Frankenstein divorato dall ' ambizione di creare un essere umano e di sconfiggere la morte e la sua Creatura mostruosa e innocente , fortissima e patetica , che uccide quando viene privata d ' amore e respinta . Torna nel momento in cui domina l ' antintellettualismo , in cui s ' infittiscono le discussioni sulla bioetica e sulle manipolazioni genetiche , si ripropongono tutti gli antichi interrogativi che oppongono la religiosità alla sperimentazione scientifica : cosa vuol dire , cosa comporta creare o alterare una vita , è giusto o ingiusto , abbiamo il diritto ? Mary Shelley , calma bellezza inglese , intelligentissima figlia del pensatore William Goodwin e della femminista Mary Wollestoncraft , amante sedicenne e poi moglie del poeta Percy Bysshe Shelley , aveva meno di vent ' anni quando scrisse per scommessa nel 1816 Frankenstein o il Prometeo moderno , tragedia gotica , requiem romantico , epopea antiscientifica e antirazionalista del sapiente maledetto che vuol rubare a Dio il segreto della vita per il bene dell ' umanità e che per il suo sacrilego orgoglio intellettuale viene punito , sepolto tra blocchi di ghiaccio nel gelo dell ' Oceano Artico . Tra gli infiniti film ispirati alla coppia infelice , questo di Branagh , come indica il titolo , è quello che vuoi essere più fedele ( ma non del tutto fedele , si capisce ) al testo ottocentesco : « Avevo visto dei Frankenstein in bianco e nero , con scienziati pazzi assistiti da nani gobbi , e non m ' avevano interessato affatto . Il romanzo , invece , m ' ha affascinato : non riuscivo a capire perché nessuno avesse mai tentato l ' impresa di farne davvero un film » . Quindi ha lasciato perdere ironia , parodia , revisioni culturali , epistemologia , filtri intellettuali , psicoanalisi , aggiornamenti possibili , e ha semplicemente filmato il romanzo immergendolo in un ' atmosfera nera , avventurosa e fatale : navi prigioniere dei ghiacci come nelle vecchie illustrazioni dei romanzi di Verne , figure da spavento affioranti dal nulla nebbioso come in Nosferatu , ululati nel buio , tuoni , fulmini , saette e diluvi , immensi saloni spopolati , castelli sperduti , scalee , alte cime nevose di quelle Alpi « cattedrali della morte e del gelo » che impaurivano i turisti inglesi ottocenteschi , contadini divorati dalla miseria , folle furenti pronte ad aggredire bastonare e impiccare , esodi e cadaveri dell ' epidemia di colera . Kenneth Branagh ha filmato il romanzo senza risparmiarsi nulla né vergognarsi di niente , alla sua maniera banale e seducente . Disperazione ? I personaggi si danno pugni in testa . Felicità ? Saltano , ridono , s ' abbracciano , intrecciano balli . Dramma ? Corrono a perdifiato o galoppano a briglia sciolta . S ' era già visto in Molto rumore per nulla quanta fiducia abbia il teatrante inglese trentacinquenne , qui regista e interprete del personaggio di Frankenstein , nel dinamismo , nella velocità , nella semplificazione , nell ' energia . Lo confermano la rapidità vignettistica della narrazione e la grande scena della creazione , tra mito arcaico e anticipazione industriale , tra fiamme , binari e catene ferree , pulegge , ruote , vibrare azzurro di pulsioni elettriche e un enorme sarcofago bronzeo colmo di liquido amniotico , con Branagh - Frankenstein che si affanna quasi pazzo a torso nudo esibendo il corpo addestrato e muscolato . Ma è proprio questa visione elementare , illustrativa , a dare al film un fascino particolare , una suggestione accattivante . E poi c ' è la Creatura , naturalmente . Robert De Niro è irriconoscibile con la faccia e il corpo attraversati da grosse cuciture nere i cui punti sembrano non dover mai cadere e da cicatrici incancellabili , sfigurato da un occhio diverso dall ' altro , sussultante per una zoppia molto forte : mette meno spavento del suo personaggio in Cape Fear di Scorsese , ma anche abbrutito dal trucco - maschera arriva a comunicare il dolore della solitudine e del rifiuto . È ridicolo quando s ' intenerisce di fronte alla famigliola misera e coraggiosa spiando la quale impara a parlare e a leggere , quando la aiuta provvedendo alle necessità ( taglia e accatasta legna , strappa alla terra gelata rape e patate , mette tutto in ordine come Biancaneve nella casetta dei sette nani ) . È fantastico quando s ' infuria e uccide , quando strappa il cuore palpitante dal petto della moglie di Frankenstein , quando s ' immola morendo sul pack insieme con il suo Creatore . Molti , in un coro di rimpianti , hanno detto di preferire il vecchio Boris Karloff : ma forse è la nostalgia tenace riservata ai giocattoli perduti dell ' infanzia .
LE ISTITUZIONI MODERNE ( FERDINANDO , 1869 )
StampaPeriodica ,
Mentre gli uomini di studio spendono la vita per approfondire le più importanti quistioni , e scioglierle al lume di una ragione perfezionata dalla scienza , muove a riso o meglio a sdegno la facilità , onde tutte si pretendono tolte da chi ha più sani i polmoni e robusta la voce . Non v ’ ha problema più intricato di filosofia , di economia , di politica , di religione , a cui codesti signori coll ’ usata loro franchezza non dichiarino di avere del tutto risposto . A udirli , questa nostra è l ’ età dell ’ oro , giacché il progresso ci ha finalmente condotti all ’ epoca , nella quale ogni piaga ha la sua panacea , ogni dolore il suo balsamo . Ed infatti , i nostri vecchi mostraronsi sempre paurosi , ove trattassero la tesi della realizzazione dell ’ autorità : codesti nostri maestri battendo palma a palma ci vanno assordando col grido di voto popolare , di suffragio universale . Nei tempi passati l ’ istruzione del popolo formò l ’ oggetto delle più gravi riflessioni per parte dei saggi , affinché la cognizione dei diritti non impedisse l ’ osservanza dei doveri ; oggi è assioma , che il popolo debba essere istruito sopra i singoli suoi diritti , e ci giganteggiano innanzi le Società operaie . Una volta cercavasi , che nelle scuole l ’ istruzione fosse animata dall ’ educazione ; adesso non si vuole che la prima , e la dote precipua che si esige in un maestro o professore si è che appartenga ad un partito più presto che ad un altro . Fra le tenebre dell ’ antica ignoranza ci spaventava il pauperismo , ma di mezzo alla luce dei tempi nostri esso va distruggendosi a meraviglia coi ricoveri di mendicità . Allora l ’ infanzia presentava un problema anzi intricato che no , giacché lasciarla ai genitori di condizione poveri era un fomentare l ’ ozio , l ’ immoralità ; levarla neppure , che era uno spogliare la società domestica d ’ ogni sua gloria ; era un assorbire i diritti della famiglia nella società civile , un aggravare lo Stato di pesi , che non gli appartengono : adesso tutto è deciso cogli asili d ’ infanzia , cogli asili rurali . Non è poi a dire se avvantaggi l ’ industria ed il commercio : sorgono per tutto associazioni : e per quanto spetta all ’ agricoltura , ci fioriscono i Comizi agrari , i quali inondano le campagne di macchine , ch ’ è un ’ infestazione . Di istituzioni pertanto non abbiamo certo difetto , ma come va , che tutti lamentano e gridano alla miseria , all ’ ignoranza ? È forse un male l ’ istruzione , l ’ industria ? Sono senz ’ altro da condannarsi le società operaie , i comizi agrari , i ricoveri di mendicità ? No , rispondiamo senza esitazione : il male non istà in genere nelle istituzioni , ma nello spirito , che le informa e guastale . I maestri del moderno incivilimento vogliono sostituita alla carità del Vangelo la filantropia , all ’ opera della Chiesa i calcoli della scienza umana . Si vuol persuadere al popolo , che senza Papa e preti esso godrà quella prosperità che parea un sogno sperare . Di qui la smania di fondare sempre nuovi stabilimenti e creare istituzioni novelle . Di qui il vezzo di proclamare in tutti i toni i diritti del popolo , senza fermarsi mai o solo di passaggio a spiegargli i suoi doveri . Non basta . Costoro vorrebbero confinata la destinazione dell ’ uomo entro la vita presente , e però si adoprano a tutta forza di seminare di rose il cammino ; affinché tra il vortice degli affari di terra e il fascino degli allettamenti d ’ ogni fatta perda di vista i beni che lo attendono oltre la tomba . Siccome poi la sola Chiesa collo spirito e colla grazia del suo divino Istitutore è capace di sciogliere praticamente i problemi tutti , che riguardano l ’ uomo ne ’ suoi rapporti con Dio , con se stesso , col genere umano , così coloro che disdegnano il suo magistero debbono contraddirsi ne ’ principi , ed arrivare ad uno scopo opposto al prefisso o vagheggiato . I moderni ed il popolo La Chiesa nell ’ istruire che fece sempre il popolo , cercò di educarlo alla rassegnazione , al lavoro , alla grandezza della Croce . Gli stessi Collegi d ’ arte non erano che altrettante confraternite , in cui gli associati oltreché all ’ incremento e alla perfezione dell ’ arte attendevano al culto religioso , ed all ’ esercizio delle virtù . Così a cagion d ’ esempio nel 1679 trovavansi a Roma trentadue di siffatte associazioni , nelle quali si promoveva il culto divino ed esercitavasi la carità verso i fratelli . Infatti l ’ Università dei fornai formatasi l ’ anno 1500 eresse a Maria uno de ’ più sontuosi e vaghi templi , officiandolo con isplendide e devote festività : serviva gli ammalati negli spedali ; dotava giovanette nubili , accompagnava i defunti alla sepoltura , e ne suffragava le anime . Quella dei cuochi , ch ’ ebbe vita nel 1513 , edificato ch ’ ebbe un oratorio , vi cantava nei giorni festivi l ’ uffizio della Vergine ; visitava infermi e carcerati . E così ripetasi delle altre . Fu dunque il catechismo cattolico la scuola fondamentale e primaria del popolo . Vi risero sopra i nostri rigeneratori , ed eccovi a miriadi i professori innalzar cattedre di pedagogia , di medicina , di filologia , di storia , coll ’ aggiuntivo di popolare , già ben s ’ intende . Intanto uno sciame di maestri e maestre inondare le nostre campagne , e spiegare lo scibile ai contadini , affinché con più gusto dopo avere sfogliato i libri custodiscano gli armenti e maneggino la marra ! ! ... Bravissimi , così va fatto ! Ma i frutti di codesto vostro insegnare dove sono ? Ve lo diremo noi , se ci vorrete leggere . Voi altri avete bisogno del popolo per condurre a termine certi vostri disegni : onde a parole gli fate attorno gran festa , lo incielate , gli promettete mirabilia : ed intanto il popolo impara dalla vostra scuola e dal vostro esempio a conoscere la sua forza e la sua potenza : e quando voi ottenuto che avete il compimento dei desideri vostri , volete persuadere al popolo di rimanere nella sua posizione , vi risponde cogli scioperi coi tumulti , e coi delitti d ’ ogni maniera . Ecco il risultato delle vostre scuole popolari . Ce ne congratuliamo , davvero ! Riguardo poi ai figliuoli del popolo , la Chiesa ha continuato a curarli con materno affetto imitando l ’ esempio del suo fondatore : ma in pari tempo ha sempre inculcato , che incombe ai genitori l ’ educazione fisica e morale dei figli . I moderni sulle tracce dell ’ Inghilterra sollevano i parenti dal peso della prole , e la affidano a mani mercenarie affinché cresca se non altro al canto per prodursi nei teatri e farvi la comparsa di coristi . Il padre e la madre affinché si considerino dati all ’ ufficio di educare uomini sono venerabili , ma spogliati di codesta sovrana dignità che cosa sono ? E come in questo caso ci si presenta il matrimonio ? Ci rispondano di grazia certi economisti , che hanno il mandato , non sappiamo da chi , di illuminare i popoli , con una scienza , che vantano nuova , mentre è tanto antica quanto è antico il paganesimo e la sua dottrina . Ma degli asili infantili ne parlò il Pierpaolo l ’ anno scorso . I moderni e gli studi La Chiesa ha sempre ripetuto ai giovani studiosi la sentenza “ Initium sapientiae est timor Domini ” e le scuole progredivano assai bene . I moderni la cancellarono , e vi sostituirono elaborati sistemi , metodi di pedagogia , professori di nuovo conio , tutti fior di scienziati , esami e sopraesami , licenze , lauree . Nei ginnasi le grammatiche si studiano non materialmente , come anticamente soleasi , ma con metodo logico : onde il ragazzino di sei anni ti fa l ’ analisi logica delle proposizioni , a mo ’ di Aristotele . Peccato , che in questa perfetta unità , sieno tante le nomenclature , quanti i grammatici ! I maestri poi prima di assidersi in cattedra sono andati alle scuole di pedagogia , ed hanno appreso il come trasfondere nelle altrui teste il loro sapere . Adesso non si trascura il latino , ma si concede quel posto , che merita , all ’ italiano . Nei licei , non più due ma tre anni . Vi si insegnano filosofia , matematica , storia , fisica , scienze naturali , letterature . Nelle università oltre ai corsi ordinari diretti dagli uomini grandi del secolo , si hanno gli straordinari in città determinate . Non mancano per tutto professori di filosofia del diritto , di filosofia della storia , di economia , di commercio . Ad eccitare i giovani allo studio , prima che entrino nelle università , presentansi ad una commissione di professori , che loro fanno l ’ onore di interrogarli nello scibile , intanto che i loro componimenti viaggiano a Firenze per essere esaminati e giudicati da una scelta di uomini consumati nelle lettere e nelle scienze . Ora dopo un tale apparato , ci dicano i signori della Pubblica Istruzione come vadano gli studi in Italia . Oh non c ’ è bisogno di tante interrogazioni . La risposta leggesi di continuo nei giornali italiani , annotata e documentata . Nel corrente anno 1868 i candidati in Italia che hanno offerto i loro componimenti in iscritto sono stati 2.853 . Di questi sono stati approvati 1.803 nell ’ italiano : 833 nel latino ; 1.252 nel greco : cioè a dire nell ’ italiano si è scartato il 37 per cento , nel latino il 71 per cento , nel greco il 57 per cento . In tutti e tre gli esperimenti poi soli 456 sono stati promossi , il 16 per cento ! ... Notisi poi che nell ’ anno scorso dopo tutte le prove scritte ed orali si ebbe soltanto il 16 per cento di candidati alla licenza , mentre nel corrente le sole prove scritte hanno ridotto già al 16 per cento gli ammessi all ’ esame orale . I moderni e i ricoveri di mendicità Riguardo al problema della povertà , dell ’ accattonaggio e che so io la sana filosofia ha insegnato , che l ’ unico mezzo se non per estirpare almeno per diminuire il pauperismo si è di radicare nelle moltitudini i principi della morale cristiana . Tutto il resto o non giova o nuoce . L ’ esempio dell ’ Inghilterra persuada gli economisti i quali vogliono abolita l ’ elemosina , perché incoraggia la mendicità vagabonda , la poltroneria , e tende a distruggere l ’ industria ; lo scrisse fra gli altri il barone di Biefeld nelle sue Istituzioni Politiche . Ora per togliere di mezzo l ’ elemosina , aprono case e collegi di poveri , proibendo l ’ accattonaggio . Noi lo ripetiamo una volta ancora ; s ’ informino le moltitudini alle massime del cristianesimo , ed allora i popoli non ci presenteranno lo spettacolo continuo in Londra , dove si tolgono i diritti più sacrosanti all ’ uomo coll ’ imprigionarlo , se vuolsi , nobilmente , per l ’ unico delitto , che è povero e che stende una mano al passeggero affine di chiedere un soccorso . La prima condizione alla licitezza di una qualunque istituzione si è , ch ’ essa rispetti l ’ umana personalità . Non sarebbe vanto di civiltà il potere affermare , che per le strade non s ’ incontrano mendicanti , ove questi fossero impediti dalla forza d ’ elemosinare ; sarebbe bensì gloria verace per un popolo l ’ additare i suoi figli dediti alla fatica e alla moralità di guisa da non abbisognare , finché loro duri la sanità , d ’ andar vagando per le vie . Gli uomini poi debbono essere condotti al lavoro dal sentimento del dovere , non dal braccio della forza . In quest ’ ultimo caso torneremmo alla tirannide della schiavitù , ingentilita con apparenze più o meno leggiadre e con forme moderne . Lo Stato ove avesse il debito di proibire colla coazione l ’ ozio e gli oziosi dovrebbe aprire altri stabilimenti per quegli infiniti di numero che sprecano l ’ ingegno e le forze in mezzo allo stravizio , mentre giovare potrebbero alle famiglie e alla società . Bisognerà dunque conchiudere , che vi ha una scienza economica da applicare ai poveretti , ed una tutta diversa per gli altri ? Almeno si mostrano più sinceri quegli autori , i quali applaudono al sistema inglese , perché toglie l ’ incomodo d ’ incontrarsi ad ogni tratto in luride facce ed in cenciosi , che col puzzo contrastano colle essenze odorose , onde van profumati i bellimbusti e le femminette ; così per non esser contristati dall ’ aspetto della bara , il secolo vuole , che si trasportino i morti a determinate ore e per luoghi al possibile solitari ! È poi ridicola davvero la pretesa , che l ’ erario debba provvedere a tutti li mendici . Non pochi economisti la dichiarano impossibile . L ’ importante in questa materia è , che vadano d ’ accordo l ’ autorità pubblica e la carità dei privati ; e così cerchisi d ’ evitare i due fatali opposti eccessi e di lasciare in balía dei soli privati l ’ amministrazione degli istituti di carità , e di centralizzare tutte le opere pie . I moderni e l ’ industria Tutti sanno apprezzare i vantaggi , che ridondano alla civiltà dei popoli dall ’ industria e dal commercio ; e senza aver fatto studi profondi in fatto di economia tutti purché forniti d ’ un sano criterio applaudono alle utili scoperte ed invenzioni , onde si onora l ’ ingegno dell ’ uomo . Ma l ’ esaltare siffatti progressi materiali a scapito degli interessi morali non è opera di senno , è effetto di passione . Ora il far dipendere la prosperità delle nazioni dalla febbre di codesti materiali vantaggi : il misurare la loro floridezza alla stregua delle macchine , oh questo non può cadere in mente , che ad uomini educati alla scuola dell ’ utilitarismo ! Il perché quando voi economisti vogliate intessere il panegirico dei vostri trovati , tenete il nostro avviso . Mostrateci il popolo costumato e contento della sua posizione ; migliorate le singole condizioni ; ed allora passate alla descrizione delle vostre macchine , ché noi altamente vi loderemo e saluteremo in voi i benefattori dell ’ umanità . Ma fintanto , che il pauperismo cresce , ed aumenta l ’ immoralità , che il danaro si concentra in poche mani , voi potrete dire , che la scuola inglese fa progressi , non mai vantarvi d ’ essere i padri della società . Ma non capite , che la felicità dei popoli dipende anzi tutto dalla moralità : per cui mantenere ed accrescere ci vogliono ben altri principî , che non gl ’ invocati da voi . E qui rivolgendoci a quei dabbenuomini , paghi all ’ apparenza , daremo loro un consiglio . Prima di giudicare di una qualsiasi istituzione mirate ai principi tutti , che la informano , al fine proposito , ai mezzi di esecuzione , agli uomini che la dirigono : se in qualche punto patisse difetto di onestà , ricordatevi l ’ antico adagio Bonum ex integra causa , malum ex quocumque defectu e guardatevi dall ’ associarvi a coloro , che la vogliono introdotta . Se un Comizio agrario , ad esempio zelasse anzitutto nelle campagne il bene della religione e della moralità , e poi cercasse d ’ istruire quella buona gente sopra i mezzi possibili a far meglio prosperare l ’ agricoltura , sia benedetto : ogni onesto uomo dovrebbe esaltarlo . Se un altro all ’ incontro buccinasse all ’ orecchio dei contadini , che le troppe feste intralciano i lavori , e che farebbe mestieri ridurne il numero , non potrebbe certo essere frequentato da chi vantasi cattolico . Se un terzo non occupandosi né di religione né di morale perdesse il tempo in grandiosi progetti , in politiche declamazioni , in teorie brillanti di agricoltura , ed in filosofiche e giuridiche dissertazioni senza discendere ad una pratica attuale , riuscirebbe inutile , ed ingenererebbe anzi sospetto , che l ’ associazione fosse diretta a tutt ’ altro scopo . Così se gli asili infantili sotto la sorveglianza dell ’ autorità ecclesiastica raccogliessero i bambini orfani , o quei che assolutamente non possono ricevere un ’ educazione proporzionata al loro stato , cercando che un altro istituto li ricevesse a quell ’ età , in cui escono dallo stabilimento infantile , sarebbero altamente da commendare e da promuovere . Che se all ’ incontro diretti fossero da uomini apertamente ostili al cattolicismo , coll ’ intendimento più o meno manifesto di sostituire all ’ autorità paterna la loro e di eliminare dall ’ educazione i parrochi ed i sacerdoti , oh in questo caso si dovrebbero con tutto il calore condannare e proscrivere . Riuscirebbero poi affatto inutili , quando i giovanetti giunti all ’ età più pericolosa fossero trascurati e gettati sulla via . Alla stessa maniera se i ricoveri di mendicità ricevessero quei poveri , che spontanei chiedessero d ’ entrarvi , ovvero gl ’ infermicci , i vecchi od anche i discoli , ove fossero sotto l ’ influenza dell ’ autorità ecclesiastica in ciò segnatamente che la riguarda , non avremmo da eccepire ; ma che abbiano a servire come da ergastolo o , se vuolsi meglio , di collegio ; non finiamo d ’ intenderlo : né le altitonanti parole di qualche nostro professore han potuto convincerci . Intanto a compimento di questo articolo ripeteremo ciò che a proposito degli asili rurali fu scritto altra volta . Noi avevamo molte pie istituzioni , provate ottime dalla sperienza : ora perché invece d ’ ampliarle e migliorarle sonosi distrutte ? Possibile , che i nostri padri fossero sì poveri di mente e di cuore da non esser capaci che d ’ imprese inutili o dannose ?
UNA NOTTE COI VAGABONDI ( VUGLIANO MARIO , 1909 )
StampaPeriodica ,
La vita dei vagabondi ha sempre esercitato su me , fin da ragazzo , un fascino strano e potente . Ricordo che dalla finestra di casa mia seguivo con intenti occhi il passaggio di questi " camminanti " sul far della notte , quando per gli usci aperti si vedevano nelle case del villaggio splendere i fuochi della cena . Passavano essi quasi sempre soli ; avevano le barbe incolte che davano al viso smorto un aspetto anche più macero . Qual nostalgia negli occhi di questi senza tetto che laceri , vergognosi passavano guardando di sottecchi e sparivano dopo le ultime case sulla strada solitaria occupata già dall ' ombra ! Eppure , fanciullo ignaro , io invidiavo la loro triste sorte , il loro destino che così li spingeva per le strade del mondo verso l ' ignoto . Trovavano essi talvolta cortese ospitalità nelle case dei contadini e passavan la notte sui fienili . Ma spesso la diffidenza dei coloni non concedeva loro nessun riparo ed andavano , i poveretti , andavano ancora ... Nella città sorgono per i senza tetto ospitali asili . L ' altra notte io volli visitare uno di questi alberghi dei poveri : l ' asilo notturno Umberto I ... ... ci andai in incognito . Scelsi il più vecchio dei miei abiti , quello che presentava maggiori strappi e frittelle , mi spogliai di quel poco vile metallo che contenevano le mie tasche , tolsi dal dito il mio anello e dal taschino il mio orologio ; tutte cose inutili queste per un irregolare , un fuori legge , un vagabondo . Difatti che è l ' uomo senza quattrini ? Qual fanciulla . può serbar fede ad uno straccione ? Via dunque l ' anello , e via anche l ' orologio : le ore della fame son tutte eguali . Lasciai pure le chiavi : a chi servono esse quando non si ha più casa ? Per aprire le porte altrui , noi vagabondi , abbiamo i grimaldelli ... Quando m ' ebbi annodato al collo un vecchio foulard di seta che già mostrava il cotone e con la mano mascagnamente feci sconvolte le mie chiome , mi guardai nello specchio . Ça marche ! ... Uscii , non senza vergogna , lo confesso . Era il tramonto . Corso Vittorio formicolava di belle signore . Al mio passaggio , alcuni onesti bottegai si diedero di gomito . Due questurini mi fiutarono . Un amico passò ... senza vedermi . Eh , la sapienza dei proverbi dissi tra me : l ' abito non fa il monaco ! Fatta questa profonda constatazione , ed un ' altra non meno profonda sugli amici che salutano quando sono in vettura o passano al fianco d ' una bella compagna , svoltai piano , piano in corso Massimo d ' Azeglio . Ero dunque una res nullius , un perfetto vagabondo ! Le occhiate dei passanti che ritornavano alle loro case non mi lasciavano alcun dubbio : le mani in saccoccia , la testa ciondoloni , gli occhi tristi come di cane sperduto , andai , andai fino a che giunsi in corso Dante , dove sorge ( ironia del nome ) l ' asilo notturno Umberto I per le persone d ' ogni età , sesso , patria , fede , sprovviste di rifugio . Era quello il mio luogo . ... Mi diressi dunque verso il pio istituto . Innanzi ad esso già passeggiavano con aria indifferente alcuni compagni . Due mi chiesero : - Si passa per di qui ? - Credo . Entrammo insieme . Ma un inserviente come ci vide gridò , non senza asprezza nella voce : - Ancora è presto , vadano fuori , chiamerò poi io quando sia tempo . Uscimmo un poco mortificati . - Che superbia ! - disse il più vecchio dei miei compagni , un operaio dalla barba incolta . Era un piemontese che veniva da Berlino . L ' altro era molto più giovane , brutto , con due grandi occhi da vitello , e parlava con spiccato accento meridionale . - Son dieci giorni che non mi cavo le scarpe - disse . - Che buona dormita farò stanotte . Ci sedemmo aspettando nel breve ineguale spiazzo erboso che si stende a fianco dell ' asilo . L ' operaio piemontese tirò fuori una corta pipetta di gesso , l ' accese con un mio fiammifero , fumò un poco e poi la passò al giovane napoletano . Restammo così , senza parlare , per qualche tempo . Annottava . Dalle colline oltre il Po si levò improvvisa la luna animando di gialli riflessi le ombre circostanti ... Un battito di mano mise in fuga i sogni , mi richiamò alla realtà di vagabondo : l ' inserviente dell ' asilo chiamava i suoi cenciosi ospiti . La saletta d ' accettazione si riempì subito d ' una turba di miserabili d ' ogni età , col viso gualcito dalle fatiche e dalla miseria ; ciascuno gettava il proprio nome e cognome dentro uno sportello dietro cui il direttore scriveva . Che fetore di cenci e di sudiciume saliva dal branco umano ! Ciascuno diceva col nome anche la professione : erano operai quasi tutti . Un vecchio signore col paletò abbottonato sino al bavero , pronunziò le proprie generalità , tutto vergognoso . Era un impiegato di Novara , celibe . Dopo lui passò un giovinotto dal profilo femmineo , sorridente . Venne la mia volta . - Si chiama ? Dissi il nome di un caro amico . - Ha le carte ? - Nessuna . - Per domani sera , passi in questura a provvedersele . - Sissignore . - Prenda il n . 13 . Ero accettato . Passai nello spogliatoio , un vasto stanzone retangolare diviso nel mezzo da un comune lavamani . Contro le pareti , segnati dal rispettivo numero , pendevano sacchi di tela e vestiti di rigatino bianco azzurro . Cominciai a spogliarmi insieme agli altri . Mi pareva di essere tornato alla visita militare . Spogliandomi lentamente , guardando i corpi dei miei compagni uscir dall ' involucro cencioso : corpi consumati di vecchi e corpi esili d ' adolescenti mal nutriti e già deformati dalla fatica . Che pena e che nausea . Il mio vicino mi interpellò : - In che luogo siamo capitati , non è vero ? Era il giovinetto dal profilo femmineo ; un profugo triestino , come seppi poi , che aveva issato il tricolore italiano sul Municipio di Trieste . Conosceva quattro lingue ma non trovava impiego . Contento di trovarsi in mia compagnia , già pratico del luogo , mi aiutò nelle mie bisogna . - I suoi vestiti li chiuda nel sacco che le han dato , - mi disse , - così . Prima di indossare la camicia dell ' Asilo , una camicia di bucato , ci recammo a prendere la nostra doccia ; e poi rivestiti di uno di quegli abiti di tela turchina , coi piedi nudi infilati come si poteva dentro a strepitosi zoccoli di legno , passammo nel refettorio . Anche qui , la massima pulizia , un non so che tra il convento , il collegio e la prigione . Una doppia fila di tavole , nel mezzo ; contro una parete il busto di Re Umberto , contro l ' altra un armadio a vetri per i libri . Qua e là , scritte sui muri , alcune , massime morali , inneggianti per lo più , alla carità . Mi sedetti . Vicino a me era il vecchio impiegato di Novara ed un altro . La divisa ci faceva tutti eguali come nel collegio . Disse , però , un giovane dal viso losco : - Mi sembra di essere nuovamente al reclusorio di Pallanza . Non avevano comuni le memorie , come si vede . La sala si riempiva e si animava . Coi ... colleghi si fa presto amicizia . Si formarono gruppi e si cianciava a viva voce . Un vecchio operaio chiese al giovane triestino : - E il professore di francese ? - Non l ' ho veduto più . - Stava male ieri sera . Che sia andato all ' ospedale ? Feci notare al mio compagno che tutti erano abbastanza lieti , parlavano di voglia . - La prima sera ho pianto , io - rispose . Gli altri , si vedeva , erano abituati alla loro sorte : si consideravano felici di poter trovare un pubblico ricovero per la loro carne stanca ; l ' asilo notturno aveva perduto tutto ciò che ha di degradante , era un loro diritto , infine ! Un compagno che aveva viaggiato mezzo mondo ed aveva dormito in tutti gli asili notturni , paragonava tranquillamente , sotto i rapporti dell ' igiene e della comodità , l ' albergo dei poveri di Torino con quello di Milano e di Vienna . Non mancava tra il gregge dei vagabondi operai , l ' intellettuale , naturalmente anarchico . Aveva la barba e i capelli arruffati , gli occhi azzurri d ' un bimbo , che guardavano fisso dietro le lenti a stanga . Parlava a scatti , con frasi da eroe gorkiano , era istruito . - Chi siamo noi , che siamo , eh ? Nessuno sa chi sia , né donde viene , né dove va ! E poi , scaldandosi a mano a mano , giù una carica a fondo contro i grossi borghesi , i filistei infarciti di buon senso confinante col cretinismo . Molti lo ascoltavano con occhi intenti , approvando . Solo il vecchio impiegato di Novara taceva in un canto . Guardava , per le finestre , la città accendersi di lampadine famigliari intorno a cui ridevano volti amici . E certo il pensiero della sua miseria , della sua solitudine lo doveva , ora , maggiormente angosciare poiché i suoi occhi erano umidi di pianto ... - Occorre uno alto per mescolare la minestra ; chi viene ? - domandò un inserviente . - Io , - risposi . E tenedomi con una mano le mie brache azzurre che minacciavano ad ogni momento di scivolarsene via , saltellai sui miei zoccoli verso la cucina . Qui , con un gran mestolo compii la bisogna , come un perfetto re dei cuochi . Quando gli inservienti recarono la minestra fumante in grosse e bianche scodelle , i visi degli ospiti ( una cinquantina ) si illuminarono di contentezza , e ciascuno prese a mangiare con discreto appetito . Non era cattiva quella minestra di paste e fagiuoli ; un po ' salata , forse . Ne mangiai una parte , dando il resto al mio vicino che era un affamato autentico . Quando il pasto fu terminato , ci si mandò a cuccia in un dormitorio comune , vasto e pulito , pieno di piccoli lettini in ferro di cui ciascuno porta il suo numero e il nome del fondatore ... Il mio vicino , un giovane montanaro allegro , tamburellava contro l ' arcuato e basso paravento in ferro che divideva i nostri letti . Doveva essere un senza - letto per economia ; l ' avevo visto arrivare sbocconcellando una micca e con un misterioso fagotto sotto il braccio . Doveva venire di Francia insieme a quegli altri che ora si interpellavano in un francese di Biella , e certo doveva nascondere nelle calze il suo gruzzolo . Frodava come me , per dilettantismo di giornalista , lui per amor d ' economia , la carità pubblica . Quando i lumi furono abbassati e gli inservienti uscirono nel corridoio , il chiasso si fece più vivo : lazzi , rumori da demonio dantesco echeggiarono per il vasto stanzone dove i più stanchi già si permettevano delle distrazioni cacofoniche nasali . Accadeva anche così nel mio collegio : ma allora era dolce riposare così in comune , giovani tutti , eguali , con l ' anima e la mente tesa ad una stessa meta . Ora , invece , la mia personalità si ribellava a quell ' assieme d ' ignoti ; non senza una strana inquietudine ascoltavo l ' ansito dei respiri affannosi , calmi , sordi , fischianti ; le parole confuse che alcuno diceva nel sonno su cui la vita gravava ancora il peso dei suoi travagli . I trams che passavano ronzando come giganteschi mosconi dagli occhi di bragia e inferociti , mi davano un sussulto , mi richiamavano a mente le vie cittadine illuminate e piene di gente , i ritrovi notturni , i caffè , i teatri , tutto ciò che di buono è concesso alla gente ... per bene . E pensavo al contrasto che offriva la vita dei miei compagni : una lotta brutale per il pane , senza sorrisi d ' arte e d ' amore . M ' addormentai tardi , quella notte , e il mio sonno fu spesso turbato dai passi di qualcuno che usciva in camicia . Verso le cinque una campanella stridula destò i vagabondi . La sveglia fu salutata da improperi generali , poiché essa veniva a ricordare ai felici dormienti la miseria passata e la presente , il ritorno alla vita triste e senza speranze . Fui sorpreso , ancora mal desto , di trovarmi in quel luogo ; poi , come la coscienza ritornò , fui preso da un lancinante bisogno di levarmi da quel bagno di miseria , di fuggire all ' aperto . Mi lavai , con gli altri , in fretta ; qualcuno mi salutò . Pensando che tra poco sarei tornato ad essere " io " fui preso da una viva pietà per tutti quei miserabili veri , per tutti quei compagni d ' una notte , compagni che non sapevano di me , come io non sapevo di loro , che non avrei più rivisto e avrebbero continuato il loro triste pellegrinaggio per le vie del mondo . Tolsi dal mio sacco i vestiti e quando fui rientrato in me stesso , uscii col giovane triestino e l ' anarchico , tenendo sotto il braccio il mio pane . Sulla porta , il direttore mi disse : - Si ricordi le carte , eh ! ? - Sissignore ! Erano le sei : la città ci colse col suo primo sbadiglio grigio e polveroso : porte e finestre sbattute ; le botteghe e i portinai ci scopavano sui piedi le immondizie della casa . Camminavano sfiaccolati come materassi . I miei due compagni erano più allegri di me . L ' anarchico lanciava moccoli all ' indirizzo delle donnette che sbattevano , dai terrazzi , i loro panni sul nostro capo . Giunti in via Madama Cristina , entrammo in una latteria a far colazione : pane dell ' asilo e due soldi di latte . - Ben , ora vi lascio - dissi ai miei due amici . - Te ne vai ? - Sì . - Dove ? - A casa mia ! L ' anarchico e il giovane triestino mi guardarono stupiti , e poi , dandomi del lei , mi salutarono alquanto freddamente . Sparirono insieme , verso il Valentino . Non appena a casa , mi rivestii da capo a piedi . Con quale voluttà , cinsi al mio collo un alto e lucido solino , e con le tasche sonanti scesi al Caffè Ligure , ordinando : - Cameriere , un chop ! Pagavo ero di nuovo " qualcuno " .
ProsaGiuridica ,
Vittorio Emanuele III per Grazia di Dio e per la Volontà della Nazione Re d ' Italia e di Albania Imperatore d ' Etiopia Il Senato e la Camera dei Fasci e delle Corporazioni , a mezzo delle loro Commissioni legislative , hanno approvato ; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue : Art . 1 . È nulla la condizione che subordina il conseguimento di un ' eredità o di un legato alla appartenenza del beneficato alla religione israelitica o che priva questi dell ' eredità o del legato nel caso di abbandono della religione medesima . Questa disposizione non si applica ai nati da genitori appartenenti entrambi alla razza ebraica . La predetta nullità ha effetto anche nei riguardi delle successioni aperte prima dell ' entrata in vigore della presente legge e per le quali non sia ancora intervenuta convenzione o sentenza definitiva in ordine alla decadenza dell ' erede o del legatario . Art . 2 . I cittadini appartenenti alla razza ebraica non discriminati ai termini dell ' art . 14 del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , convertito nella legge 5 gennaio 1939-XVII , n . 274 , che avessero mutato il proprio cognome in altro che non riveli l ' origine ebraica , debbono riprendere l ' originario cognome ebraico . Tali cambiamenti possono essere disposti anche d ' ufficio . Art . 3 . I cittadini italiani nati da padre ebreo e da madre non appartenente alla razza ebraica , che ai termini dell ' art . 8 , ultimo comma , del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , non sono considerati di razza ebraica , possono ottenere di sostituire , al loro cognome , quello originario della madre . Art . 4 . I cittadini italiani non appartenenti alla razza ebraica , che abbiano cognomi notoriamente diffusi tra gli appartenenti a detta razza , possono ottenere il cambiamento del loro cognome . Art . 5 . I cambiamenti di cognome , previsti dagli articoli 2 , 3 , e 4 , sono disposti dal Ministro per l ' interno , di concerto con quello per la grazia e la giustizia , prescindendo dalla procedura stabilita dal R . decreto 15 novembre 1865 , n . 2602 , sull ' ordinamento dello stato civile e con esenzione , in ogni caso , dalla tassa di concessione governativa . I provvedimenti adottati nei casi di cui agli articoli 2 , 3 e 4 sono pubblicati per estratto nella Gazzetta Ufficiale del Regno e nel Foglio annunzi della provincia di residenza del richiedente ; contro di essi è ammessa opposizione , da chiunque vi abbia interesse , nel termine di trenta giorni dalla data dell ' ultima pubblicazione . Sull ' opposizione decide il Ministro per l ' interno , di concerto con il Ministro per la grazia e la giustizia , con provvedimento insindacabile . Se non è stata proposta opposizione nel termine anzidetto , ovvero se l ' opposizione è stata respinta , il provvedimento è annotato nei registri dello stato civile e della popolazione . Art . 6 . La presente legge entrerà in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno . Ordiniamo che la presente , munita del sigillo dello Stato , sia inserta nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d ' Italia , mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato . Dato a San Rossore , addì 13 luglio 1939-XVII Vittorio Emanuele Mussolini , Solmi , Di Revel Visto il Guardasigilli : Grandi
StampaPeriodica ,
New York , giugno - Martedì mattina 16 giugno , nel mio ufficio , al quinto piano del « New York Herald Tribune » , mi venne recapitata a mano questa lettera : « Egregio signore , con la presente siete invitato a trovarvi alla porta d ' ingresso del penitenziario di Sing Sing , in Ossegning , N.Y. , non più tardi delle ore 22.30 del 18 giugno . Il vostro nome è stato incluso tra quelli dei rappresentanti della stampa americana ed estera ammessi a ricevere , all ' interno del penitenziario di Sing Sing , diretta informazione dell ' esecuzione capitale di Ethel e Julius Rosenberg . Tale esecuzione , da compiersi mediante elettricità ( « by electricity » diceva il testo inglese della lettera ) , è stata da me ordinata per le ore 23 di detto giorno 18 giugno . Vogliate portare con voi la presente lettera . Distinti saluti » . La lettera era firmata : William S . Carroll , federal marshall degli Stati Uniti di America . Dal giorno in cui il giudice Kaufman pronunziò la sentenza di morte , i15 aprile 1951 , i Rosenberg erano riusciti a tener lontana la sedia elettrica per due anni e due mesi . Nella cella dei condannati a morte , dove non si resta che per qualche settimana , i Rosenberg vivevano da ottocento giorni . Avevano strappato venti mesi alla morte con la prima serie dei ricorsi , che fece annullare la data dell ' esecuzione fissata da Kaufman per il 21 maggio 1951 , trasportandola al 12 gennaio del 1953 . Li salvò la seconda volta la vittoria di Eisenhower alle elezioni americane . Quando essi inoltrarono domanda di grazia al presidente degli Stati Uniti , due giorni prima della data di morte , Truman stava preparandosi a lasciare la Casa Bianca , dove Eisenhower entrò i120 gennaio . Si dice che Truman abbia molto esitato prima di rimettere al suo successore , con le altre pratiche in sospeso , la supplica dei Rosenberg . Egli si sentiva ormai un presidente senza poteri , e una decisione così importante alla vigilia della partenza non volle prenderla . Forse Truman avrebbe graziato i Rosenberg . Pochi mesi prima aveva graziato Oscar Collazo , il portoricano che aveva tentato di assassinarlo davanti alla Blair House . Invece era pressoché certo che Eisenhower avrebbe negato clemenza ai condannati . Quando era comandante in capo in Europa Eisenhower dovette decidere varie volte su domande di grazia , e sempre le rifiutò . Egli ha un concetto molto rigido della giustizia , il concetto di un generale e di un protestante di setta rigorosa . Inoltre Eisenhower era stato portato al potere da una maggioranza che rispecchiava i sentimenti più nazionalistici , più intransigenti della società americana . Eletto presidente , egli era divenuto allo stesso tempo l ' alfiere e il prigioniero di questo stato d ' animo . Io credo che se si fosse fatto in America un referendum sulla sorte dei Rosenberg , ci sarebbe stata una maggioranza favorevole all ' esecuzione . L ' opinione pubblica americana è convinta che essi fossero colpevoli , e che meritassero la condanna capitale . Ma sono altrettanto certo che questa maggioranza avrebbe corrisposto pressoché esattamente , cittadino per cittadino , con la maggioranza che ha votato per Eisenhower il 4 novembre . Tre settimane dopo essere entrato alla Casa Bianca , Eisenhower rifiutò la grazia per i Rosenberg , affermando che il loro delitto era peggiore d ' un assassinio , e che , attraverso i vantaggi forniti alla Russia dalla conoscenza dei segreti atomici , metteva in giuoco la vita di milioni di persone . Una terza data venne fissata per la chair : il 9 di marzo . I Rosenberg avevano guadagnato altri due mesi , ma ora il margine di speranze si riduceva . Un nuovo ricorso davanti alla Suprema Corte riuscì a fare ancora sospendere l ' esecuzione . Gli avvocati mettevano in campo gli ultimi argomenti , la Corte sentenziava gli ultimi rifiuti . Migliaia di pagine di documenti compongono il fascicolo della causa , che porta questa intestazione : « Stati Uniti d ' America contro Julius e Ethel Rosenberg » . Alla fine di maggio , il giudice Kaufman stabilì , per la quarta volta , il periodo dell ' esecuzione nella settimana che cominciava il 15 giugno . Il marshall William Carroll scelse come più opportuna , in quella settimana , la data di giovedì 18 giugno . I1 15 giugno la Suprema Corte si sciolse per andare in vacanza , dopo avere decretato che ogni argomento legale era stato esaurito , e che la sentenza non doveva più subire rinvii . « Rosenbergs in chair thursday » scrivevano i giornali . Mi misi la lettera del marshall Carroll in tasca . Pensavo che i Rosenberg avevano perduto la partita . Invece stavano per cominciare ottanta ore drammatiche . Nella stessa giornata di martedì un altro tentativo venne compiuto col giudice Douglas , uno dei nove membri della Corte Suprema . Quando la Corte è vacante , in casi urgenti , straordinari , ciascuno dei suoi membri ha la facoltà di agire con i medesimi poteri dell ' intero collegio , prendendo misure sospensive in attesa della plenaria ratifica della Corte . Douglas aveva spesso votato in favore dei Rosenberg nelle decisioni dei due anni passati , con i giudici che erano rimasti in minoranza . Stette un giorno e una notte a meditare i documenti , e fu preso da una crisi di coscienza . Il giudice Kaufman aveva applicato ai Rosenberg la condanna a morte secondo il dispositivo di una legge del 1917 sullo spionaggio . Era la prima legge americana che verteva su questa materia . Gli Stati Uniti nei primi due secoli della loro storia ignorarono il reato di spionaggio ; ma nel 1946 era stata promulgata un ' altra legge speciale per lo spionaggio relativo ai segreti atomici . Questa legge prevede la pena di morte solo nel caso in cui la giuria la raccomandi esplicitamente . La giuria popolare che diede il verdetto del caso Rosenberg era composta da undici uomini ed una donna . Tutti si pronunziarono per la tesi della colpevolezza ma non aggiunsero nessuna indicazione della pena . Applicando la legge del 1946 , i Rosenberg non dovevano morire . Il loro reato era stato compiuto prima , negli anni dal 1944 al 1945 . Si poteva concedere loro il beneficio della retroattività ? Douglas non rispondeva alla domanda , ma sosteneva la necessità di valutare attentamente se i Rosenberg erano stati condannati con la giusta legge . In attesa di supplementari accertamenti egli concludeva annullando l ' ordine di esecuzione . La decisione di Douglas venne resa pubblica mercoledì mattina nel mezzogiorno , a poco più di trenta ore dal momento in cui i Rosenberg dovevano venire giustiziati . I giornali cambiarono titolo . « Rosenbergs spare chair » portavano sulle testate : i Rosenberg evitano la sedia . Molti di questi titoli avevano il punto esclamativo , cosa rarissima nelle abitudini giornalistiche americane : « Douglas adjourns chair ! » , Douglas rinvia la sedia . Quel punto esclamativo voleva dire che si trattava d ' un atto inaudito , inatteso che la maggioranza degli americani disapprovava . Accadde infatti che a Washington i parlamentari , i magistrati insorsero contro l ' arbitrio di Douglas , contro la crisi di coscienza d ' un solo individuo , che fermava il corso della giustizia . La Suprema Corte venne riconvocata di urgenza , con i giudici che erano già in villeggiatura richiamati a Washington nella notte con ogni mezzo , dal treno all ' aereo . Douglas era partito la sera in automobile verso i laghi del nord . Si fermò a mangiare in un alberghetto sulla strada e , dalla radio , apprese che la Corte era stata convocata per rimettere in discussione quello che egli aveva deliberato . Apprese anche che in Parlamento era stata deposta una domanda di inchiesta su di lui . Prima di giorno era di nuovo a Washington . La Corte restò riunita giovedì pomeriggio e venerdì mattina . La quarta data della chair , il 18 giugno , era trascorsa con i Rosenberg ancora vivi . Ma la mattina di venerdì 19 la Corte decise contro Douglas e contro i Rosenberg . Fu l ' ultima pausa di respiro nella battaglia . Dopo , tutto precipitò . I giornali pubblicarono : « Rosenbergs got chair » , i Rosenberg hanno avuto la sedia . Una prima comunicazione del marshall Carroll avvertì che l ' esecuzione era stata fissata per la sera stessa alle ventitré . Poi sorsero delle difficoltà per il fatto che i Rosenberg sono israeliti , e che il venerdì , al tramontare del sole , comincia la festa rituale degli ebrei , il Sabbath . Benché i Rosenberg non fossero praticanti e si proclamassero atei , non si voleva interferire con la credenza religiosa . L ' esecuzione venne anticipata alle ore venti . Nelle poche ore tra la decisione della Corte e l ' esecuzione una nuova domanda di grazia venne presentata ad Eisenhower , sotto forma di lettera scritta da Ethel Rosenberg . Qualche migliaio di dimostranti si riunì a New York e a Washington , con cartelli che dicevano : « Do not that Rosenbergs go to chair » , non lasciate che i Rosenberg vadano sulla sedia . Una linea telefonica in contatto diretto con la Casa Bianca era stata approntata a Sing Sing , per il caso che l ' ordine di grazia arrivasse all ' ultimo momento . Ma alle sette meno un quarto , la sera di venerdì , giunse la notizia che Eisenhower respingeva l ' appello alla clemenza . Alle sette i barbieri del penitenziario andarono a tagliare i capelli a Julius e a Ethel . Alle sette e un quarto i condannati vennero vestiti per l ' esecuzione : abiti di tela spessa e scura , e ciabatte di feltro . Alle sette e mezzo arrivò il rabbino per i conforti religiosi . Alle otto meno dieci entrarono i medici . Spettava ad essi decidere chi doveva essere giustiziato per primo , tenendo conto delle condizioni fisiche e nervose dei condannati . Il più debole dei due avrebbe dovuto precedere l ' altro . I medici trovarono sia Julius che Ethel calmi ed indifferenti , d ' una impenetrabile impassibilità . Fu un motivo di topografia che fece cadere la scelta su Julius . Se fosse andata Ethel per prima , essa sarebbe passata davanti alla cella del marito , e Julius avrebbe udito il fruscio del corteo che si avviava verso la stanza della morte . Julius si incamminò alle otto e due minuti . Alle otto e sei minuti il suo cadavere era portato nella sala anatomica per l ' autopsia . Ethel morì dieci minuti dopo , alle otto e sedici . L ' esecuzione sulla sedia elettrica viene compiuta con tre scariche successive , che passano nel corpo dei condannati , legato con cinghie ai bracciuoli , attraverso due elettrodi : uno a contatto del capo e l ' altro applicato alla gamba destra . Per Ethel furono necessarie cinque scariche . Dopo la terza scarica , i medici trovarono che il cuore batteva ancora , e fecero un cenno al manovratore dei congegni perché abbassasse ancora l ' interruttore . Si chiama Joseph Francel , ed è un mutilato della prima guerra mondiale . Da 14 anni fa funzionare la sedia elettrica di Sing Sing , ed ha già eseguito centinaia di esecuzioni capitali . Nessuno lo chiama « carnefice » , il suo titolo è switchman , elettricista addetto alle leve . Lo Stato di New York gli corrisponde 150 dollari , circa centomila lire , per esecuzione . Quando i Rosenberg furono giustiziati le guardie sulle torri di sorveglianza lungo le mura di Sing Sing incrociarono ed aprirono le braccia , come fanno i marinai sulle navi per le segnalazioni a distanza . È quello l ' avvertimento che si dà quando una esecuzione è compiuta . Lo videro i prigionieri alle finestre nei fabbricati di mattoni rossi delle carceri , lo videro i quattordici condannati a morte che aspettano la loro ora nelle celle dalle quali Julius ed Ethel erano usciti pochi minuti prima , lo videro i cronisti in attesa sul piazzale davanti alle prigioni . Alle otto e mezzo uscirono gli ultimi titoli per í Rosenberg : « Rosenbergs died in chair » , i Rosenberg sono morti sulla sedia . A Washington i dimostranti gettarono i loro cartelli a terra , davanti ai cancelli della Casa Bianca . Vidi nei viali del penitenziario il furgone che veniva a prendere i cadaveri . Il sole stava tramontando . In una sala dalle pareti bianche e nude , con un ventilatore sotto il soffitto , restava il protagonista della storia : la chair : una grossa sedia di quercia scura , con lo schienale inclinato e le cinghie che pendevano dai bracciuoli .