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Caro Agosteo ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Agosteo , dissenta pure dalla mia risposta , ma mi sembra che lei dica le stesse cose che io ho detto a Cristina : « Va ' a votare per difendere il tuo diritto al voto » . E quanto , del resto , noi stessi facciamo da trent ' anni , ma non facciamo che questo , e non mi pare che i giovani abbiano di che complimentarcene . Lei dice ch ' essi dovrebbero esserci grati del fatto che il voto glielo abbiamo dato . Be ' , che glielo abbiamo dato proprio noi , è storicamente discutibile . Noi ( non lei ed io , si capisce , che a quei tempi avevamo il gonnellino , e forse lei nemmeno quello ) al voto rinunziammo senza proteste nel '22 , e a restituircelo ventitré anni dopo furono coloro che ci batterono in guerra . Lo accettammo , è vero , con entusiasmo . E io ( e anche lei , credo ) non saprei vivere senza di esso . Però che i giovani possano dirsi soddisfatti del modo in cui lo abbiamo per trent ' anni esercitato , solo facendo il catenaccio per difendere lo zero a zero come le cattive squadre di calcio , non mi sembra proprio . Anche di questo né lei né io , personalmente presi , abbiamo colpa . Ma forse io , per il mestiere che faccio , sono meno innocente di lei , e mi chiedo se ho veramente fatto tutto ciò che potevo e dovevo . Lo faccio ora , che avrei qualche giustificazione anagrafica per non farlo . Lo faccio per espiazione . Ma l ' espiazione comporta proprio quell ' umiltà che lei mi rimprovera di aver usato con Cristina . Mi pareva che le fosse dovuta , visto ch ' essa aveva rinunziato a rimproverarmi ciò che io stesso mi rimprovero .
StampaPeriodica ,
Non grideremo : “ Evviva ” Fino a che un palmo solo Del sacro italo suolo Serva a straniero acciar Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar . Non grideremo : “ Evviva ” Finché l ’ Italia intera La tricolor bandiera Non vegga sventolar Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar . Non grideremo : “ Evviva ” Finché Venezia è doma , Finché il Pastor di Roma Confonde trono e altar . Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar . Non grideremo : “ Evviva ” Gridiamo “ guerra e morte ! ” Libera , unita e forte Vogliam l ’ Italia al par Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar .
StampaPeriodica ,
- Ahimè ; la Primavera svanirà con la Rosa ! Il dolce odoroso manoscritto della gioventù sarà chiuso ! L ' usignolo che canta fra i rami , donde e dove volo , chi sa ? - Omar Khayyam Ovidio , Catullo e Tibullo hanno insegnato a questo poeta la grande arte dei piccoli e dolci carmi . Egli si compiace di mezze voci , richiami , trilli , sospiri , ritornelli , d ' altronde le uniche forme che possano contenere le effusioni di un ' anima delicata come la sua . Mi fa pensare a un usignolo che canti sopra un ramo che si spoglia , in un plenilunio invernale . Da fatate profondità sembra salire la sua voce che non si spiega mai in un volo largo , pieno , deciso , e molte altre voci sa destare a risponderle dal segreto della nostra anima . Altri poeti chiamarono con gli stessi nomi le creature che sorgono dai suoi ombrosi poemi . Cynara , Neobule , Manon , tornano dalle solitudini di tempi più o meno lontani a dare il loro pathos ad anime novissime : " Neobule essendo stanca , troppo stanca di ridere o di piangere , nasconde alle ore rosee e grigie il suo viso d ' oro . Neobule che avrebbe volentieri dormito , dorme infine come essa desiderava ! " . " Neobule ! è bene che voi abitiate le terre profonde dove i poveri morti si sperdono , pallidi , miseri e grigi , cogliendo con le loro mani di spettri , fiori d ' asfodelo senza profumo ? " . " Neobule stanca fino alla morte dei fiori che io gettavo sopra i suoi bei piedi simili a fiori , sospirava fiori non così dolci , rose lunari pallide e turchine , gigli del mondo sotterraneo " . " Neobule ! ah troppo stanca dei sogni e dei giorni passati ! là dove i poveri morti si sperdono , pallidi miseri e grigi , fuor della vita e dell ' amore , dorme il sonno che essa desiderava " . Ernest Dowson nacque nel 1867 e morì a Catford il 23 febbraio 1900 . Gli ultimi anni della sua breve vita furono steriliti dalla tisi fatta più terribile dalla miseria ; in questo va trovata principalmente la cagione dell ' inferiorità della raccolta Decorations , pubblicata postuma , in confronto al volume Verses ( 1896 ) ed alla commediola in un atto : The Pierrot of the Minute ( 1897 ) . Mentre l ' affermazione della personalità del poeta in queste due opere è tanto decisa , nelle poesie postume la sua fantasia illanguidita , quasi criticamente cerca verso le proprie fonti ; vi si sente l ' eco d ' altri poeti : il Verlaine , la cui patria fu uno degli amori del Dowson , e lo Swinburne . Quando il morbo ebbe avvelenate le sorgenti della sua ispirazione , il vino divenne per lui , funestamente in un ordine troppo inferiore , quel necessario trasformatore della realtà che prima era stata la sua fantasia . Poiché la vera vita del Dowson ebbe sempre poco che fare con le miserie materiali onde fu riempita . Come un contemplativo orientale egli siede in ombrosi fantastici giardini pieni d ' acque , di alberi piegati sotto il peso dei fiori , e d ' uccelli strani e muti ; dall ' alba al tramonto , e dal tramonto all ' alba ; dimentico delle circostanze e delle avversità , e vede sorgere intorno a sé e diventare realtà le figure dei propri sogni . Dalle sue contemplazioni tratto tratto lascia cadere una parola , un verso , e quelle che parevano le delusioni della sua vita si vedono trasformate in trionfi di poesia : il suo sogno è l ' alchimia prodigiosa che fa di ogni lagrima una perla . In tutta la sua poesia è diffusa un ' aria di quieta sicurezza da grande maestro : ogni verso fu certo meditato e distillato lungamente ma è diritto e preciso come una spada . La brevità della trattazione dei soggetti , la snellezza della strofa , e ancora più lo splendore di tinte delle sue visioni fanno pensare ad Anacreonte . Anche Dowson canta belle donne , più care ai loro amanti e più tristi ; prati fioriti , ma più d ' asfodelo che di mammole ; e quanto ad Amore il suo non è più Eros piccolo coll ' alucce d ' ape che punge coll ' aculeo dell ' ape , ma Amor Umbratilis che dimora nel giardino delle tenebre , e neppur sa cantare : u ma con un liuto spezzato va e mormora fra l ' erba del sepolcreto " . Ha lo stesso abbandono appassionato alla dolcezza del presente ; l ' Ora amica tira una splendida cortina di seta sopra il domani che s ' intravede nemico . Omar Khayyam ripete il ritornello , e sopra una nota più cupa . Anacreonte ed Omar Khayyam hanno in Dowson un compagno assai più cupo d ' entrambi ma degno di loro . In The Pierrot of the Minute Ernest Dowson immagina un angolo delizioso del Parco del Petit Trianon , dove presso un tempietto dorico è una statua di Cupido . E immagina che in un crepuscolo di estate giunga nel parco Pierrot con le mani piene di gigli , desideroso di provare Amore , e che s ' addormenti presso la statua di Cupido dopo averle fatto curiose libazioni ed offerti i suoi fiori . Mentre egli dorme scende una Vergine dalla Luna e si ferma a guardarlo : Pierrot la vede nel suo sogno , e quando si sveglia la trova veramente vicino a sé , velata . Alle sue preghiere ella toglie il velo ; Pierrot e la Bella scherzano insieme , ed egli s ' innamora e s ' innamora sempre più . Le insegna strani giuochi , tenta le sue malizie cercando di rubarle un bacio ; ma frattanto la notte volge al termine ; brevi sono le notti d ' estate ! La Vergine deve ritornare nella sua casa , nella Luna , prima che il giorno sia alto : Pierrot supplica e piange , ma ella gli fa cenno di tacere . Lo fa distendere sull ' erba , mentre l ' alba s ' imbianca , e una musica celata nei boschi fioriti imita i canti degli uccelli . Pierrot si nasconde il volto fra le mani e mentre il sonno lo conforta la Vergine risale in cielo . Poche figurazioni dell ' anima moderna sono profonde come questa di Pierrot , che indugia intorno ai beni finché li possiede , e non si accorge completamente di loro che sul punto nel quale si separano per sempre da lui . La verginità di questa figura dal sorriso doloroso , dalla faccia infarinata , com ' è consapevole del tormento che accompagnerà l ' accrescersi della sua esperienza ! La donna scende sì dalla regione degli aloni ma per tornarvi dopo una breve notte d ' estate . La terra non le concede di restar di più . Vuole ella vivere la pura vita dell ' amore ? Si allontani prima della luce precisa dell ' alba . O amarsi ma lontani , nel sogno ; o esser vicini e vedere struggersi l ' amore . Ernest Dowson è ignoto completamente in Italia . Né credo sia molto noto ed amato in Inghilterra . L ' Inghilterra stenta a riconoscere i suoi poeti . Sarei lieto se queste righe gli facessero qualche amico fra noi .
ProsaGiuridica ,
Vittorio Emanuele III per Grazia di Dio e per la Volontà della Nazione Re d ' Italia Imperatore d ' Etiopia Visto l ' art . 3 , n . 2 , della legge 31 gennaio 1926 - IV , n . 100; Ritenuta la necessità assoluta ed urgente di provvedere alla costituzione di un organo consultivo centrale , presso il Ministero dell ' interno , per le questioni che interessano la demografia e la razza ; Udito il Consiglio dei Ministri ; Sulla proposta del DUCE , Primo Ministro Segretario di Stato , Ministro per l ' interno ; Abbiamo decretato e decretiamo : Art . 1 . È istituito presso il Ministero dell ' interno , il Consiglio superiore per la demografia e la razza , chiamato a dare pareri sulle questioni di carattere generale interessanti la demografia e la razza . Art . 2 . Il Consiglio è presieduto dal Ministro per l ' interno o , per sua delega , dal Sottosegretario di Stato . Ne fanno parte : un vice presidente e 14 membri scelti fra le persone particolarmente versate nei problemi della demografia e della razza . Essi sono nominati con decreto Reale , su proposta del Ministro per l ' interno , durano in carica tre anni e possono essere confermati . Fanno , inoltre , parte del Consiglio : - il presidente dell ' Istituto centrale di statistica ; - il direttore generale per la Demografia e la razza ; il direttore generale della Sanità pubblica ; - il presidente dell ' Opera nazionale per la maternità ed infanzia ; - il presidente dell ' Unione fascista fra le famiglie numerose ; - due rappresentanti del Partito Nazionale Fascista , designati dal Segretario del P.N.F. , Ministro Segretario di Stato ; - due rappresentanti del Ministero dell ' Africa Italiana ; - i rappresentanti per ciascuno dei ministeri per gli affari esteri , di grazia e giustizia , delle finanze , dell ' educazione nazionale , delle corporazioni e della cultura popolare , designati dalle rispettive Amministrazioni . Le funzioni di segretario del Consiglio sono esercitate dal direttore generale per la Demografia e la razza . Il presente decreto entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e sarà presentato al Parlamento per la conversione in legge . Il Duce , Ministro per l ' interno , proponente , è autorizzato a presentare il relativo disegno di legge . Ordiniamo che il presente decreto , munito del sigillo dello Stato , sia inserto nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d ' Italia , mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare . Dato a San Rossore , addì 5 settembre 1938 - Anno XVI Vittorio Emanuele - Mussolini Visto il Guardasigilli : Solmi
DEMOCRAZIA ( P.G. , 1924 )
StampaPeriodica ,
Ritratto dell ' intelligenza servile . Il fascismo ha vinte le democrazie senza combatterle . Non si può dare più grave insulto per le democrazie italiane di una certa terminologia prevalsa in questi anni la quale enumera e classifica democratici filofascisti , fascisti democratici . Che non si avverta nell ' aria una repugnanza per tali accoppiamenti sembra significare la leggitimità di una inesorabile bocciatura : la democrazia italiana non ha avuto uomini che studiassero sul serio . La democrazia italiana , come ha sopportato Giolitti , sopporterebbe Mussolini e persino un governo dello Stato Maggiore . Combatte il fascismo per difendere la sua vecchia politica dei blocchi ; per difendersi la possibilità di un accordo col governo mussoliniano . Intorno a questa nostra tesi vi fu grave scandalo : ma il fatto stesso che le pregiudiziali dei democratici si limitino alla libertà e alla milizia nazionale prova che si è disposti in certi limiti di spazio e di tempo a transigere . Sembra democratico addomesticare il fascismo . La prima tattica fu di contrapporre i revisionisti ai ras , i mussoliniani ai fascisti . Ora si scopre che il fascismo dovrebbe essere prigioniero della sua maggioranza , della sua legalità . L ' ingegnere Rignano ha scritto un libro per indicare il nuovo programma che è tutto nel motto : Democrazia e fascismo . Ecco un libro che sarà popolare . L ' autore rivolge ai fascisti una sua garbata lezioncina : chissà che invece dei figli svagati non ascoltino i padri illusi . Il buon senso dell ' ingegner Rignano è così lucido , la sua obbiettività così distinta e contenta di sé , la sua cultura internazionale così pacata e convincente , che questa pedagogia democratica riuscirà gradita agli italiani addomesticati . In fondo al cuore gli italiani sono tutti , come lui , fascisti e democratici . Il fascismo c ' è : valorizziamolo , temperiamone l ' irrequietezza mandando deputati fascisti in parlamento . Così le rivoluzioni si legalizzano ; i fascisti diventano democratici . Gli italiani hanno già accettato queste conclusioni come una risorsa per la loro cortigianeria innata : Rignano vi è giunto invece seguendo la strada maestra del suo ottimismo puritano . Però nasce il dubbio che egli applichi procedimenti di indagine e di giudizio inglesi a un fenomeno che in Inghilterra sarebbe letteralmente impossibile . Rignano cita Stuart Mill ; è dichiaratamente positivista e sperimentalista ; è un protestante senza religione , un filosofo della biologia . Crederebbe di non essere abbastanza positivo se non rendesse anche lui il suo omaggio di uomo ragionevole ai meriti di Mussolini . La sua obbiettività gli insegna così : tanto di ragione da una parte , tanto dall ' altra . Egli non immagina che quando da una parte non c ' è niente di ragione il giudizio di Salomone è assolutamente tendenzioso . Egli è fuori della mischia , sereno , disinteressato , apolitico e non si avvede che gli apolitici hanno sempre torto : la loro apoliticità è partigiana : essi sono difensori dell ' ordine costituito , sono una forza inerte che pesa a vantaggio del regime , degli interessi conservatori : i governi reazionari hanno sempre apprezzato la squisita utilità che viene loro offerta dalla classe degli apolitici . Oggi la maggioranza degli italiani è così : uomini che per scrupolo di obbiettività non vogliono trovarsi contro corrente , che sono pronti alla pace col regime per non turbare la concordia e l ' ordine nazionale . Chiedono a Mussolini la libertà di poter lavorare con lui come lavorarono con Giolitti . Ringraziano Mussolini di averli liberati dal bolscevismo , di aver dato loro un ordine , una gerarchia . È un ' opposizione che chiede la libertà di servire . Mussolini lusinga questi disinteressati , apprezza questi apolitici . I sudditi siano sudditi , gli scienziati scienziati , e la politica spetti a chi regge .
DIRITTO E MORALE ( Abbagnano Nicola , 1966 )
StampaQuotidiana ,
Episodi recenti e situazioni in corso nella società contemporanea italiana conferiscono attualità al problema dei rapporti tra diritto e morale . Sembra a prima vista che non solo nell ' interpretazione di molte norme giuridiche ma nella stessa formulazione delle norme , nelle proposte di modifiche o correzioni dell ' ordinamento giuridico vigente , la questione decisiva sia spesso di natura morale . Il diritto , ad esempio , considera come reati le pubblicazioni « oscene » ; ma che cosa si deve intendere per oscenità ? Va considerata senz ' altro oscena ogni pubblicazione che comunque discuta problemi sessuali o che presenti o descriva situazioni , esigenze , conflitti che si riferiscono alla sfera sessuale ? Sembra che la risposta a questa domanda non possa esser data se non da quella che comunemente si chiama « coscienza morale » . La legislazione italiana non consente al cittadino il divorzio , mentre altre legislazioni lo ammettono . È un bene o un male che sia così ? Anche qui la questione si sposta immediatamente sul piano morale : se il divorzio è « immorale » , la legislazione farà bene ( sembra ) a non concederne la possibilità ai cittadini . Altre volte il rapporto tra diritto e morale è più sottile , ma egualmente evidente . L ' adulterio è certamente « immorale » , ma è dubbio se possa essere considerato un « reato » : un chiarimento della questione può ottenersi soltanto attraverso una delimitazione rispettiva delle sfere della morale e del diritto . In tutti questi casi , come in altri che si potrebbero addurre , il rapporto tra morale e diritto sembra un dato di fatto indiscutibile : il passaggio da una sfera all ' altra è suggerito dalle questioni concrete che insorgono in una delle due sfere . Ma le cose si complicano quando da tali questioni si passa alla teoria generale del diritto e all ' etica . A questo secondo livello si può incontrare e si incontra spesso la posizione che è in netto contrasto con quella che sembra suggerita dai casi accennati : la negazione di ogni rapporto tra morale e diritto . L ' ultimo libro di Hans Kelsen , La dottrina pura del diritto ( 1960 ) , la cui recente edizione italiana beneficia dell ' ottima traduzione di M.G. Losano , offre il vantaggio di presentare questa tesi negativa nel suo estremo rigore . Diritto e morale differiscono , secondo Kelsen , nel modo in cui prescrivono o vietano un certo comportamento umano . Il diritto è un ordinamento coercitivo , che tende a determinare un certo comportamento umano collegando al comportamento opposto un atto coercitivo dell ' organizzazione sociale ; la morale invece è un ordinamento privo di valore coercitivo , le cui sanzioni consistono soltanto nell ' approvazione o nella disapprovazione dei comportamenti a seconda che siano conformi o contrari alla norma . Ma il diritto , secondo Kelsen , non si fonda in alcun modo sulla morale . Potrebbe fondarsi sulla morale soltanto se esistesse una morale assoluta , un sistema unico di valori , che permettesse di affermare che ciò che è bene è sempre bene in tutte le circostanze e ciò che è male è sempre male . Ma questa morale assoluta non c ' è , secondo Kelsen . Non esiste una esigenza comune a tutti i sistemi morali . L ' ideale della pace o della non - violenza , che sembra il più universale , è stato spesso contraddetto . L ' antico Eraclito affermava che la guerra è la legge suprema di tutte le cose e il liberalismo moderno ha esaltato la competizione , la concorrenza , il conflitto come strumento di progresso . Perché allora un ordinamento giuridico dovrebbe essere più conforme a un sistema morale anziché a un altro ? Coloro che giustificano il diritto ricorrendo alla morale , vogliono solo mostrare che un certo sistema di diritto positivo è l ' unico possibile e che ogni tentativo di mutarlo è illegittimo . Questa presunta legittimazione del diritto positivo può essere uno strumento politico efficace , ma non ha base scientifica . « La scienza del diritto » dice Kelsen « non ha il compito di legittimare il diritto né di giustificare mediante una morale assoluta o relativa l ' ordinamento giuridico ma deve solo curare la conoscenza e la . descrizione del diritto » . Senza dubbio , queste vedute di Kelsen obbediscono a un indirizzo assai diffuso nel mondo della cultura moderna , indirizzo che tende a svincolare le discipline scientifiche da ogni impegno politico , religioso o genericamente ideologico per renderle adatte a comprendere tutti i molteplici aspetti della realtà cui si riferiscono . Una teoria del diritto , ad esempio , non può limitarsi a giustificare un determinato ordinamento giuridico : dev ' essere in grado di comprendere la natura e il funzionamento di qualsiasi ordinamento , perciò dev ' essere scevra di presupposti ideologici e in tal senso « pura » , cioè neutrale . Non si può dubitare della validità di una tale esigenza cui cercano di rispondere del loro meglio tutte le scienze umane , dopo che essa si è affermata vittoriosamente e con risultati eccellenti nelle scienze naturali . Tuttavia si può dubitare che la conoscenza e la descrizione del diritto non includa una qualche determinazione del modo in cui un complesso di norme giuridiche possa essere stabilito , conservato , difeso , corretto e interpretato . Le norme giuridiche intervengono , direttamente e indirettamente , negli Stati moderni , a disciplinare le più diverse attività umane : il lavoro , la produzione e lo scambio dei beni , l ' istruzione , le professioni e la condotta morale . Ciò che in tutti questi campi il diritto prescrive non è scelto a caso , ma sul fondamento delle conoscenze tecniche di cui si dispone in ciascuno di questi campi . L ' economia , l ' ingegneria , la medicina come la morale e in generale l ' intero corpus del sapere , forniscono il contenuto e determinano i limiti delle scelte del legislatore . Indubbiamente , una volta effettuata questa scelta , la norma positiva così introdotta diventa valida indipendentemente dalle esigenze che l ' hanno suggerita , in virtù del suo potere coercitivo . E in questo senso la forma della norma giuridica è indipendente dal suo contenuto e può essere considerata a parte . Ma ciò non toglie che ogni volta che una norma appaia antiquata rispetto allo sviluppo delle conoscenze tecniche o inoperante rispetto ai fini che si propone o diretta a fini che non possono essere realizzati per suo mezzo , nasce l ' esigenza oggettiva della sua modifica o della sua abolizione . Perciò il compito legislativo non è mai finito né concluso ; e a questo compito , che è fondamentale degli Stati moderni , la teoria pura del diritto di Kelsen non dà alcun aiuto . Esiste poi un limite intrinseco del diritto che risulta dalla natura coercitiva del diritto stesso . Una tecnica che agisce mediante sanzioni di natura fisica può garantire , nella maggior parte dei casi , certi comportamenti ma non certi altri . Può garantire l ' assistenza familiare e la coabitazione , ma non l ' affetto e l ' unità della famiglia . Può impedire certe espressioni artistiche , letterarie e scientifiche , ma non può far sì che siano feconde e riuscite quelle permesse . Può produrre il conformismo degli atti e delle parole , non la convinzione ragionevole . Può impedire iniziative e scoperte , ma non può produrne . Si può certo escludere che una qualsiasi organizzazione giuridica sia suscettibile di una giustificazione assoluta di natura morale o di altra natura . Ma ogni complesso particolare di norme , riferentesi a uno specifico oggetto , può essere tecnicamente valutato rispetto all ' efficacia dei mezzi di cui si avvale per raggiungere i suoi fini e rispetto alla validità di questi fini . Talvolta questa valutazione è assai facile , come ad esempio quando si tratti di norme che riguardino l ' edilizia o l ' igiene pubblica , perché in questi campi la scienza fornisce criteri poco discutibili , ai quali la legislazione non fa che adeguarsi . In altri casi , la valutazione è più difficile , come quando si tratta di norme che concernono il comportamento morale . Ma in ogni caso , poiché il diritto non è un mondo in sé concluso , senza alcuna relazione con il resto del mondo umano ma fa parte di questo , la sua funzione non può essere che strumentale rispetto alle esigenze , ai bisogni e agli interessi degli uomini . E si può subito , su questa base , stabilire una distinzione fondamentale . Esistono ordinamenti giuridici che non includono , tra le proprie possibilità , quella di un aggiornamento o di una correzione delle norme che li costituiscono ; e ci sono invece ordinamenti che la includono e sono organizzati proprio in vista di essa . Soltanto questa seconda specie di ordinamento costituisce quello che , con una vecchia espressione , si chiama « Stato di diritto » : come solo un sistema di conoscenze che può essere continuamente messo a prova e corretto si chiama , oggi , « scienza » .
Caro Rossetti ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Rossetti , tutte le sue argomentazioni sono giuste . Di sbagliato c ' è , mi scusi , soltanto il tono . Perché si arrabbia , e mi esorta ad arrabbiarmi ? Che la RaiTv sia un organo di regime , equamente lottizzato fra i padroni del medesimo , ormai lo sanno anche i sassi . E perché dovrebbe invitare a dir la sua un giornale come il nostro che dal regime è fuori , e anzi in posizione di irriducibile antitesi ? Io , personalmente debbo riconoscere che non sono stato affatto escluso . Mi sono autoescluso rifiutando l ' invito perché dalle cose di regime preferisco tenermi lontano . Ma ne aspetto sempre il peggio . E infatti non mi ha sorpreso nemmeno il fatto che perfino la rassegna - stampa del Gr2 - quello diretto dal mio amico Gustavo Selva - di martedì mattina , che ha citato i commenti di tutti i quotidiani dalle Alpi al Lilibeo , ne ha dimenticato uno solo : quello del nostro giornale che pure è stato , per unanime riconoscimento , quello che più ha inciso , prevedendoli , prevenendoli e auspicandoli , sui risultati : merito dei nostri lettori , intendiamoci , ma un pochino anche nostro . Proprio per questo , credo , ci hanno ignorato . E stia pur tranquillo che continueranno a farlo . Per il semplice motivo che i padroni vogliono così . Come hanno detto Longo e Pannella , entrambi con piena ragione . E d ' altra parte , se si comportasse diversamente , che regime sarebbe ? Si metta dunque , caro Rossetti , l ' anima in pace , come ce l ' ho io che , avendo sempre accusato la radiotelevisione di essere un organo di regime , non posso poi indignarmi per il fatto che agisce come tale . Non può fare altrimenti . Si ricorda i rabbuffi che le rivolse Repubblica - altro tipico organo di regime - quando Maurizio Costanzo m ' invitò a « Bontà loro » ? Sembrava che la mia comparsa avesse disonorato la trasmissione . E non meglio andò a Arrigo Petacco quando m ' intervistò per tre minuti su un mio libro di storia . Pensi che scandalo . Ma i regimi , caro Rossetti , son fatti così . A prova di vergogna .
StampaQuotidiana ,
Non era punto da mettere in dubbio che la Camera avrebbe rifiutato la presa in considerazione del progetto dell ' on . Bresciamorra per una indennità ai deputati ; ma è soddisfacente che questo voto sia stato dato poco dopo un discorso dell ' on . Buoncompagni che è fra i migliori fra quanti mai se ne odano nella nostra Camera . Egli ha parlato da uomo di Stato insigne , e dopo aver ricordato come già altre volte simile proposta era stata fatta e respinta , è entrato nelle viscere della quistione : non esser vero che delle indennità si avvantaggerebbero gli uomini di eletto ingegno , piuttosto i mediocri ; esser indecoroso che la Camera in tanta angustia dell ' erario , pensasse al suo particolare interesse ; e da ultimo volersi , in questa bisogna , imitare piuttosto il Parlamento inglese , che gli altri . Per la coltura morale di tutta la nazione è meglio che il servire il paese fosse ufficio gratuito . Anche l ' on . Presidente del Consiglio parlò egregiamente . Egli vinse addirittura la causa , quando disse che sarebbe stato sconvenientissimo che la prima volta che si modifica lo Statuto , ciò fosse per un vantaggio proprio e diretto dei deputati . Non c ' è dubbio che il voto della Camera sarà accolto con favore dappertutto . Sono pochissimi in Italia , favorevoli alla retribuzione dei deputati . Il genio delle nostre popolazioni non si presta punto a questo concetto ; e forse perché s ' intende che , se i deputati fossero retribuiti , bisognerebbe fare altrettanto coi senatori , eppoi coi consiglieri comunali e coi provinciali , e in somma con tutti coloro che prestano l ' opera loro alla cosa pubblica . Adesso , e dopo il voto quasi direi solenne della Camera , la quistione è risoluta , e per varii anni non si presenterà più alle deliberazioni dell ' Assemblea .
IL RE DEI REDUCI ( P.G. , 1924 )
StampaPeriodica ,
Col discorso della Corona l ' opposizione è definitivamente sconfitta nella sua tattica di lavorare su un immaginario contrasto tra Mussolini e la Monarchia . La camicia nera ha ceduto al frak . A rappresentare la rivoluzione fascista in camicia nera è rimasto solo l ' on . Cesare Forni , ma non è detto che non debba finire anche lui per acconciarsi a meno avveniristiche mode . Nell ' atto in cui le « medaglie d ' oro » Ponzio di San Sebastiano e Rossi Passavanti si accostavano per il baciamano alla berlina della Sovrana , la rivoluzione degli spostati trovava il suo ultimo e passatistico « sbocco » nelle consuetudini della Corte e le inquietudini del reduce si risolvevano per sempre nella stanca e beata compitezza del valletto . L ' importanza del discorso della Corona è data dal suo tono . Lo stile risente , è vero , qua e là , di enfasi dannunziana e di cattivo gusto futurista ; ma nell ' esposizione dei propositi è crudelmente giolittiano . Gioverebbe far il confronto con i tre discorsi che fece preparare Giolitti , nel 1904 , nel 1908 , nel 1913 . Un fiducioso sguardo all ' avvenire , i problemi operai e della pace in prima linea . Pochissimo accentuato il riconoscimento della rivoluzione fascista , ma in compenso portata la questione fino alla radice nel riconoscimento e nell ' esaltazione dei reduci come politici . Tutto questo considerato come normale , pacatamente , mediocremente . Il regime è stabile : nel cuore del Re , Mussolini ha preso il posto di Giolitti . Un discorso fascista sarebbe stato meno pericoloso e definitivo : invece Mussolini diventò invincibile facendosi complice ed erede dei metodi della monarchia socialista . La Corona accetta il nuovo Governo accontentandosi della più modesta garanzia ossia conservando la sua sabauda moderazione , diventata ormai , col trascorrere degli anni , mediocrità . Mussolini alla sua volta espone i suoi programmi attraverso la Costituzione . C ' è una prova indiscutibile di questo perfetto accordo ed è data dal confronto tra il discorso della Corona e le ultime manifestazioni del pensiero del Presidente . L ' intervista al Times , le dichiarazioni agli operai , le spiegazioni sulla Milizia hanno trovato nelle parole del Sovrano un interprete autorevole , una firma di garanzia . Per questo risultato Mussolini ha dovuto sacrificare le sue invettive contro la libertà , e accontentarsi di deprecare la licenza , ma nel cambio c ' è ancora il gioco d ' astuzia dell ' addomestícatore . Il fatto è che il sovversivismo dei reduci passando accanto alla Corte è diventato conservatore . In questo esperimento di normalizzazione Mussolini è riuscito a impegnare il Sovrano . Il mussolinismo ha sconfitto decisivamente il costituzionalismo . Chi vorrà rimanere antifascista dopo il 24 maggio dovrà cominciare con la pregiudiziale istituzionale . La moderazione sabauda dell ' ultimo re ha voluto insistere sui problemi del lavoro , quasi confermando la coerenza di un programma che fu cominciato con Giolitti venti anni fa . Ma vogliamo far notare il tono con cui si è espressa questa insistenza . È facile avvertire il candore del piccolo borghese che considera le classi operaie con sentimento di paterna filantropia . Con ingenua soddisfazione si parla dell ' ufficio accanto all ' officina e , vicino alle classi lavoratrici , non si dimenticano i tecnici . Le simpatie del regime insomma si volgono appunto verso un sistema di produzione ordinatamente paterna . Così l ' accenno alla piccola e alla media proprietà agricola è significativo come una vera e propria confessione ; non tanto per le ragioni economiche a cui si può riconnettere , quanto per l ' idillico richiamo alla psicologia del possesso famigliare che ne è derivato . Certo , in queste premesse e in queste lusinghe si deve constatare la più completa inesperienza delle masse operaie e delle moderne lotte democratiche . Se il discorso del Re segna il consolidarsi della parentesi conservatrice , inaugurata nel dopoguerra dalla disoccupazione e dalla stanchezza degli ex combattenti , resta tuttavia innegabile che a questo equilibrio le avanguardie dei ceti operai oppongono una resistenza non domata . E il mussolinismo che si adatta a questo equilibrio , riprendendo una situazione tipicamente giolittiana , e il re ne è rimasto così soddisfatto da diventare accondiscendente persino verso la milizia nazionale . Comunque Mussolini sia , per orientare il suo trasformismo , nel futuro gli riuscirà assai difficile nascondere la schietta anima del piccolo borghese e antisocialista che sta sotto le solenni professioni di affetto per il proletariato . Il discorso della Corona è stato abilissimo , ma ha scoperto il gioco . Il presidente troverà consolidato il suo potere . Si rivolgeranno a lui , accanto alle camice nere , anche gli ex combattenti rimasti in attesa , giovani conservatori desiderosi di ordine e di lavoro , con in fondo all ' anima un sottile istinto reazionario e anti - socialista , che è quasi il segreto della loro borghese dignità . Ma l ' esperimento giolittiano ha messo in guardia per sempre il proletariato e le élites delle libere democrazie di domani . Questi sanno che oggi il governo di Mussolini è stabile e che è una pia illusione l ' idea di guidarlo attraverso i meschini dissidi interni del fascismo . Tuttavia restano in riserva , non si piegano . Non collaboreranno , perché lavorano per una situazione nuova , futura , di dignità politica e di serietà economica . Questo è il solo antifascismo concreto e realistico – l ' antitesi della generazione dei « reduci » .
CRIMINE E PUNIZIONE ( Abbagnano Nicola , 1966 )
StampaQuotidiana ,
Ad ogni crimine particolarmente crudele , a ogni fenomeno delittuoso che si ripeta con insolita frequenza o gravità , l ' opinione pubblica di tutto il mondo reagisce chiedendo l ' aggravamento delle pene corrispondenti . Si tratta di una reazione naturale , perché la società e i singoli individui che la compongono si sentono minacciati da quei fenomeni nella loro sicurezza e nella base stessa della loro coesistenza . Ma è una reazione che dà per scontato che basti l ' aggravamento della pena per impedire il ripetersi o l ' aggravarsi dei crimini ; ed è questa una credenza tutt ' altro che naturale perché si fonda su una determinata teoria filosofica della punizione . La filosofia morale e giuridica ha sempre dibattuto e dibatte oggi con maggiore frequenza e vivacità il problema del fondamento o della giustificazione della punizione , problema che , nella forma più generale , si può esprimere dicendo : Su che cosa si fonda il diritto di punire ? La risposta a questo problema consiste nello specificare il fine che la punizione deve raggiungere . E questo fine può essere specificato in tre modi diversi . In primo luogo , si può ritenere che la pena ha lo scopo di restituire l ' integrità dell ' ordine morale offeso o violato dal crimine , di ripristinare nella coscienza del reo , come degli altri , la maestà o la sacralità della legge lesa . Nella terminologia contemporanea , questo è detto il concetto remunerativo della pena . In secondo luogo , la pena può avere per scopo l ' emendamento o la salvezza del reo , cioè la sua rieducazione al rispetto della legge . Questo si chiama il concetto emendativo o curativo della pena . In terzo luogo , la pena può avere lo scopo di difendere la società , sia prevenendo il reato con il timore che essa ispira , sia mettendo il reo nell ' impossibilità di nuocere ulteriormente . Questo si chiama il concetto utilitario della pena perché è stato per la prima volta introdotto e difeso da filosofi utilitaristi ( Beccaria , Bentham ) . Questi tre concetti , per quanto abbiano basi teoretiche diverse , sono spesso utilizzati in modo misto o confuso , sia da filosofi o giuristi che discutono il fondamento della pena , sia dai sistemi penali vigenti che spesso si ispirano indiscriminatamente a più d ' uno di essi . Ma le discussioni recenti hanno mostrato che essi sono tra loro incompatibili e che conducono a conseguenze diverse soprattutto nella determinazione della misura della pena . La teoria remunerativa della punizione deriva dal presupposto che esiste nel mondo una legge universale di giustizia la quale esige che chi ha inflitto ad altri un danno qualsiasi debba subirlo nella stessa misura . Kant conduceva sino al paradosso questo concetto , affermando che anche quando la società civile si dissolvesse con il consenso di tutti i suoi membri , dovrebbe prima giustiziare l ' ultimo assassino che si trovasse in prigione . t chiaro che da questo punto di vista la somministrazione della pena dovrebbe rispondere alla regola dell ' occhio per occhio , dente per dente ed escluderebbe ogni possibilità di considerare le circostanze che possono aggravare o attenuare la colpa del reo . La misura della pena sarebbe stabilita una volta per tutte e non sarebbe suscettibile di essere aumentata o diminuita , perché sarebbe determinata unicamente dall ' entità dell ' offesa ... Dall ' altro lato , la concezione terapeutica della punizione , che ha nobili precedenti perché si può trovare esposta nel Gorgia di Platone , sembra negare ogni proporzione oggettiva tra il reato e la pena . Se la pena è come la purga , che deve purificare il reo dalle scorie del male , essa è tanto più efficace quanto più è forte , indipendentemente dalla colpa commessa . E perché non infliggere punizioni a tempo indeterminato cioè sino al ravvedimento del reo e che durino ( per una colpa qualsiasi ) anche tutta la vita , se egli non si ravvede ? Il concetto curativo della pena è oggi sostenuto da moralisti , psicanalisti e filantropi che vorrebbero abolito , nei confronti del reo , ogni atteggiamento di condanna o di indignazione affinché egli sia considerato soltanto come un malato da curare . E a un malato non c ' è nulla da rimproverare né da perdonare come non c ' è nulla da rimproverare o perdonare a chi agisce sotto l ' azione di una droga o dell ' ipnosi . Dall ' altro lato , non manca chi vede in questo concetto un magnifico pretesto per giustificare l ' azione di qualsiasi governo assolutista del tipo di quello descritto da Orwell nel 1984 . Per mandare una persona a « curarsi » ( cioè per toglierla dalla circolazione ) non è necessario che essa si dimostri delinquente o malvagia : basta che sia considerata « malata » cioè che non si adegui alle regole imposte dal governo . In ogni caso , da questo punto di vista , non soltanto la pena non può essere commisurata all ' offesa , ma , strettamente parlando , non esiste neppure una « pena » ; esiste una « cura » che , nonostante la sua apparenza filantropica , può prestarsi a tutti gli arbitri . A queste difficoltà si sottrae il terzo concetto della pena , quello che la considera come uno strumento di difesa della società civile . Cesare Beccaria esprimeva con una formula aurea questo concetto quando affermava : « Le pene che oltrepassano la necessità di conservare il deposito della salute pubblica sono ingiuste di loro natura » ( Dei delitti e delle pene , par . 2 ) . La dannosità che un ' azione comporta per la società è , come già riconosceva Hegel , la sola possibile misura per l ' entità della pena . Ma Hegel osservava anche ( e giustamente ) che questa misura è variabile in rapporto alla situazione storica della società stessa . La gravità della pena non può essere stabilita una volta per tutte , in rapporto al danno o all ' offesa cui essa corrisponde , né può essere stabilita in rapporto alla « malvagità » del delinquente o , se si preferisce , alla « malattia » di cui è affetto . Le circostanze storiche possono rendere opportuno o indispensabile l ' aggravamento di pena per reati considerati comunemente « minori » e una diminuzione di pena per reati « maggiori » . « Un codice penale » diceva Hegel « appartiene particolarmente al suo tempo e alla situazione della società civile nel tempo » . L questo indubbiamente il concetto della punizione cui implicitamente si fa appello quando , in certe circostanze , l ' opinione pubblica o i politici o i giuristi e gli stessi legislatori chiedono per certi reati l ' aggravamento o la diminuzione della pena . Non avrebbe senso infatti una modificazione qualsiasi della pena se questa dovesse corrispondere sempre esattamente al danno che il reo ha inflitto ad altri : d ' altra parte , non avrebbe senso il prolungamento della cura dei singoli nel caso di una epidemia o l ' abbreviazione di essa nei casi isolati . L ' atteggiamento dell ' opinione pubblica nei confronti dei crimini che per la loro gravità o per la loro frequenza la colpiscono in modo particolare è determinato , sia pure inconsciamente , dal senso della pericolosità che un crimine assume nelle situazioni che si ripetono con una certa frequenza in un periodo o in una fase della società civile . Certamente questo atteggiamento , forse proprio per la sua motivazione inconscia , è più emotivo che razionale e l ' emozione non è una buona guida in simili faccende . Un calcolo , per quanto possibile esatto , degli effetti che un aumento di pena può avere , a lunga scadenza , sulla frequenza e la gravità dei crimini , è indispensabile e questo calcolo può essere fondato soltanto su dati psicologici e sociologici , su statistiche e su previsioni probabili . Ed è da tener presente , a questo proposito , un ' avvertenza di Cesare Beccaria che troppo spesso viene ignorata e cioè che « la certezza di un castigo , benché moderato , farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro più terribile , unito con la speranza dell ' impunità » . Pene terrificanti , ma inapplicate o inapplicabili , non hanno alcun effetto deterrente e non costituiscono una difesa efficace della società e dei suoi membri . Pene minime , ma certe e adeguate al danno che un reato può arrecare alla società civile in una certa situazione , sono le più efficaci . La misura , dicevano gli antichi saggi , è l ' ottima fra le cose ; ma è anche la più difficile . E nella nostra società così complessa , nella quale una quantità di fattori , talora imprevisti , entrano continuamente in azione , la misura della punizione non può essere fornita da concezioni antiquate , da vecchie tavole di leggi , da vaghe aspirazioni umanitarie , ma solo da indagini precise , illuminate da una valida teoria .