StampaQuotidiana ,
Caro
Agosteo
,
dissenta
pure
dalla
mia
risposta
,
ma
mi
sembra
che
lei
dica
le
stesse
cose
che
io
ho
detto
a
Cristina
:
«
Va
'
a
votare
per
difendere
il
tuo
diritto
al
voto
»
.
E
quanto
,
del
resto
,
noi
stessi
facciamo
da
trent
'
anni
,
ma
non
facciamo
che
questo
,
e
non
mi
pare
che
i
giovani
abbiano
di
che
complimentarcene
.
Lei
dice
ch
'
essi
dovrebbero
esserci
grati
del
fatto
che
il
voto
glielo
abbiamo
dato
.
Be
'
,
che
glielo
abbiamo
dato
proprio
noi
,
è
storicamente
discutibile
.
Noi
(
non
lei
ed
io
,
si
capisce
,
che
a
quei
tempi
avevamo
il
gonnellino
,
e
forse
lei
nemmeno
quello
)
al
voto
rinunziammo
senza
proteste
nel
'22
,
e
a
restituircelo
ventitré
anni
dopo
furono
coloro
che
ci
batterono
in
guerra
.
Lo
accettammo
,
è
vero
,
con
entusiasmo
.
E
io
(
e
anche
lei
,
credo
)
non
saprei
vivere
senza
di
esso
.
Però
che
i
giovani
possano
dirsi
soddisfatti
del
modo
in
cui
lo
abbiamo
per
trent
'
anni
esercitato
,
solo
facendo
il
catenaccio
per
difendere
lo
zero
a
zero
come
le
cattive
squadre
di
calcio
,
non
mi
sembra
proprio
.
Anche
di
questo
né
lei
né
io
,
personalmente
presi
,
abbiamo
colpa
.
Ma
forse
io
,
per
il
mestiere
che
faccio
,
sono
meno
innocente
di
lei
,
e
mi
chiedo
se
ho
veramente
fatto
tutto
ciò
che
potevo
e
dovevo
.
Lo
faccio
ora
,
che
avrei
qualche
giustificazione
anagrafica
per
non
farlo
.
Lo
faccio
per
espiazione
.
Ma
l
'
espiazione
comporta
proprio
quell
'
umiltà
che
lei
mi
rimprovera
di
aver
usato
con
Cristina
.
Mi
pareva
che
le
fosse
dovuta
,
visto
ch
'
essa
aveva
rinunziato
a
rimproverarmi
ciò
che
io
stesso
mi
rimprovero
.
StampaPeriodica ,
Non
grideremo
:
Evviva
Fino
a
che
un
palmo
solo
Del
sacro
italo
suolo
Serva
a
straniero
acciar
Dall
una
all
altra
riva
Dal
Moncenisio
al
mar
.
Non
grideremo
:
Evviva
Finché
l
Italia
intera
La
tricolor
bandiera
Non
vegga
sventolar
Dall
una
all
altra
riva
Dal
Moncenisio
al
mar
.
Non
grideremo
:
Evviva
Finché
Venezia
è
doma
,
Finché
il
Pastor
di
Roma
Confonde
trono
e
altar
.
Dall
una
all
altra
riva
Dal
Moncenisio
al
mar
.
Non
grideremo
:
Evviva
Gridiamo
guerra
e
morte
!
Libera
,
unita
e
forte
Vogliam
l
Italia
al
par
Dall
una
all
altra
riva
Dal
Moncenisio
al
mar
.
StampaPeriodica ,
-
Ahimè
;
la
Primavera
svanirà
con
la
Rosa
!
Il
dolce
odoroso
manoscritto
della
gioventù
sarà
chiuso
!
L
'
usignolo
che
canta
fra
i
rami
,
donde
e
dove
volo
,
chi
sa
?
-
Omar
Khayyam
Ovidio
,
Catullo
e
Tibullo
hanno
insegnato
a
questo
poeta
la
grande
arte
dei
piccoli
e
dolci
carmi
.
Egli
si
compiace
di
mezze
voci
,
richiami
,
trilli
,
sospiri
,
ritornelli
,
d
'
altronde
le
uniche
forme
che
possano
contenere
le
effusioni
di
un
'
anima
delicata
come
la
sua
.
Mi
fa
pensare
a
un
usignolo
che
canti
sopra
un
ramo
che
si
spoglia
,
in
un
plenilunio
invernale
.
Da
fatate
profondità
sembra
salire
la
sua
voce
che
non
si
spiega
mai
in
un
volo
largo
,
pieno
,
deciso
,
e
molte
altre
voci
sa
destare
a
risponderle
dal
segreto
della
nostra
anima
.
Altri
poeti
chiamarono
con
gli
stessi
nomi
le
creature
che
sorgono
dai
suoi
ombrosi
poemi
.
Cynara
,
Neobule
,
Manon
,
tornano
dalle
solitudini
di
tempi
più
o
meno
lontani
a
dare
il
loro
pathos
ad
anime
novissime
:
"
Neobule
essendo
stanca
,
troppo
stanca
di
ridere
o
di
piangere
,
nasconde
alle
ore
rosee
e
grigie
il
suo
viso
d
'
oro
.
Neobule
che
avrebbe
volentieri
dormito
,
dorme
infine
come
essa
desiderava
!
"
.
"
Neobule
!
è
bene
che
voi
abitiate
le
terre
profonde
dove
i
poveri
morti
si
sperdono
,
pallidi
,
miseri
e
grigi
,
cogliendo
con
le
loro
mani
di
spettri
,
fiori
d
'
asfodelo
senza
profumo
?
"
.
"
Neobule
stanca
fino
alla
morte
dei
fiori
che
io
gettavo
sopra
i
suoi
bei
piedi
simili
a
fiori
,
sospirava
fiori
non
così
dolci
,
rose
lunari
pallide
e
turchine
,
gigli
del
mondo
sotterraneo
"
.
"
Neobule
!
ah
troppo
stanca
dei
sogni
e
dei
giorni
passati
!
là
dove
i
poveri
morti
si
sperdono
,
pallidi
miseri
e
grigi
,
fuor
della
vita
e
dell
'
amore
,
dorme
il
sonno
che
essa
desiderava
"
.
Ernest
Dowson
nacque
nel
1867
e
morì
a
Catford
il
23
febbraio
1900
.
Gli
ultimi
anni
della
sua
breve
vita
furono
steriliti
dalla
tisi
fatta
più
terribile
dalla
miseria
;
in
questo
va
trovata
principalmente
la
cagione
dell
'
inferiorità
della
raccolta
Decorations
,
pubblicata
postuma
,
in
confronto
al
volume
Verses
(
1896
)
ed
alla
commediola
in
un
atto
:
The
Pierrot
of
the
Minute
(
1897
)
.
Mentre
l
'
affermazione
della
personalità
del
poeta
in
queste
due
opere
è
tanto
decisa
,
nelle
poesie
postume
la
sua
fantasia
illanguidita
,
quasi
criticamente
cerca
verso
le
proprie
fonti
;
vi
si
sente
l
'
eco
d
'
altri
poeti
:
il
Verlaine
,
la
cui
patria
fu
uno
degli
amori
del
Dowson
,
e
lo
Swinburne
.
Quando
il
morbo
ebbe
avvelenate
le
sorgenti
della
sua
ispirazione
,
il
vino
divenne
per
lui
,
funestamente
in
un
ordine
troppo
inferiore
,
quel
necessario
trasformatore
della
realtà
che
prima
era
stata
la
sua
fantasia
.
Poiché
la
vera
vita
del
Dowson
ebbe
sempre
poco
che
fare
con
le
miserie
materiali
onde
fu
riempita
.
Come
un
contemplativo
orientale
egli
siede
in
ombrosi
fantastici
giardini
pieni
d
'
acque
,
di
alberi
piegati
sotto
il
peso
dei
fiori
,
e
d
'
uccelli
strani
e
muti
;
dall
'
alba
al
tramonto
,
e
dal
tramonto
all
'
alba
;
dimentico
delle
circostanze
e
delle
avversità
,
e
vede
sorgere
intorno
a
sé
e
diventare
realtà
le
figure
dei
propri
sogni
.
Dalle
sue
contemplazioni
tratto
tratto
lascia
cadere
una
parola
,
un
verso
,
e
quelle
che
parevano
le
delusioni
della
sua
vita
si
vedono
trasformate
in
trionfi
di
poesia
:
il
suo
sogno
è
l
'
alchimia
prodigiosa
che
fa
di
ogni
lagrima
una
perla
.
In
tutta
la
sua
poesia
è
diffusa
un
'
aria
di
quieta
sicurezza
da
grande
maestro
:
ogni
verso
fu
certo
meditato
e
distillato
lungamente
ma
è
diritto
e
preciso
come
una
spada
.
La
brevità
della
trattazione
dei
soggetti
,
la
snellezza
della
strofa
,
e
ancora
più
lo
splendore
di
tinte
delle
sue
visioni
fanno
pensare
ad
Anacreonte
.
Anche
Dowson
canta
belle
donne
,
più
care
ai
loro
amanti
e
più
tristi
;
prati
fioriti
,
ma
più
d
'
asfodelo
che
di
mammole
;
e
quanto
ad
Amore
il
suo
non
è
più
Eros
piccolo
coll
'
alucce
d
'
ape
che
punge
coll
'
aculeo
dell
'
ape
,
ma
Amor
Umbratilis
che
dimora
nel
giardino
delle
tenebre
,
e
neppur
sa
cantare
:
u
ma
con
un
liuto
spezzato
va
e
mormora
fra
l
'
erba
del
sepolcreto
"
.
Ha
lo
stesso
abbandono
appassionato
alla
dolcezza
del
presente
;
l
'
Ora
amica
tira
una
splendida
cortina
di
seta
sopra
il
domani
che
s
'
intravede
nemico
.
Omar
Khayyam
ripete
il
ritornello
,
e
sopra
una
nota
più
cupa
.
Anacreonte
ed
Omar
Khayyam
hanno
in
Dowson
un
compagno
assai
più
cupo
d
'
entrambi
ma
degno
di
loro
.
In
The
Pierrot
of
the
Minute
Ernest
Dowson
immagina
un
angolo
delizioso
del
Parco
del
Petit
Trianon
,
dove
presso
un
tempietto
dorico
è
una
statua
di
Cupido
.
E
immagina
che
in
un
crepuscolo
di
estate
giunga
nel
parco
Pierrot
con
le
mani
piene
di
gigli
,
desideroso
di
provare
Amore
,
e
che
s
'
addormenti
presso
la
statua
di
Cupido
dopo
averle
fatto
curiose
libazioni
ed
offerti
i
suoi
fiori
.
Mentre
egli
dorme
scende
una
Vergine
dalla
Luna
e
si
ferma
a
guardarlo
:
Pierrot
la
vede
nel
suo
sogno
,
e
quando
si
sveglia
la
trova
veramente
vicino
a
sé
,
velata
.
Alle
sue
preghiere
ella
toglie
il
velo
;
Pierrot
e
la
Bella
scherzano
insieme
,
ed
egli
s
'
innamora
e
s
'
innamora
sempre
più
.
Le
insegna
strani
giuochi
,
tenta
le
sue
malizie
cercando
di
rubarle
un
bacio
;
ma
frattanto
la
notte
volge
al
termine
;
brevi
sono
le
notti
d
'
estate
!
La
Vergine
deve
ritornare
nella
sua
casa
,
nella
Luna
,
prima
che
il
giorno
sia
alto
:
Pierrot
supplica
e
piange
,
ma
ella
gli
fa
cenno
di
tacere
.
Lo
fa
distendere
sull
'
erba
,
mentre
l
'
alba
s
'
imbianca
,
e
una
musica
celata
nei
boschi
fioriti
imita
i
canti
degli
uccelli
.
Pierrot
si
nasconde
il
volto
fra
le
mani
e
mentre
il
sonno
lo
conforta
la
Vergine
risale
in
cielo
.
Poche
figurazioni
dell
'
anima
moderna
sono
profonde
come
questa
di
Pierrot
,
che
indugia
intorno
ai
beni
finché
li
possiede
,
e
non
si
accorge
completamente
di
loro
che
sul
punto
nel
quale
si
separano
per
sempre
da
lui
.
La
verginità
di
questa
figura
dal
sorriso
doloroso
,
dalla
faccia
infarinata
,
com
'
è
consapevole
del
tormento
che
accompagnerà
l
'
accrescersi
della
sua
esperienza
!
La
donna
scende
sì
dalla
regione
degli
aloni
ma
per
tornarvi
dopo
una
breve
notte
d
'
estate
.
La
terra
non
le
concede
di
restar
di
più
.
Vuole
ella
vivere
la
pura
vita
dell
'
amore
?
Si
allontani
prima
della
luce
precisa
dell
'
alba
.
O
amarsi
ma
lontani
,
nel
sogno
;
o
esser
vicini
e
vedere
struggersi
l
'
amore
.
Ernest
Dowson
è
ignoto
completamente
in
Italia
.
Né
credo
sia
molto
noto
ed
amato
in
Inghilterra
.
L
'
Inghilterra
stenta
a
riconoscere
i
suoi
poeti
.
Sarei
lieto
se
queste
righe
gli
facessero
qualche
amico
fra
noi
.
ProsaGiuridica ,
Vittorio
Emanuele
III
per
Grazia
di
Dio
e
per
la
Volontà
della
Nazione
Re
d
'
Italia
Imperatore
d
'
Etiopia
Visto
l
'
art
.
3
,
n
.
2
,
della
legge
31
gennaio
1926
-
IV
,
n
.
100;
Ritenuta
la
necessità
assoluta
ed
urgente
di
provvedere
alla
costituzione
di
un
organo
consultivo
centrale
,
presso
il
Ministero
dell
'
interno
,
per
le
questioni
che
interessano
la
demografia
e
la
razza
;
Udito
il
Consiglio
dei
Ministri
;
Sulla
proposta
del
DUCE
,
Primo
Ministro
Segretario
di
Stato
,
Ministro
per
l
'
interno
;
Abbiamo
decretato
e
decretiamo
:
Art
.
1
.
È
istituito
presso
il
Ministero
dell
'
interno
,
il
Consiglio
superiore
per
la
demografia
e
la
razza
,
chiamato
a
dare
pareri
sulle
questioni
di
carattere
generale
interessanti
la
demografia
e
la
razza
.
Art
.
2
.
Il
Consiglio
è
presieduto
dal
Ministro
per
l
'
interno
o
,
per
sua
delega
,
dal
Sottosegretario
di
Stato
.
Ne
fanno
parte
:
un
vice
presidente
e
14
membri
scelti
fra
le
persone
particolarmente
versate
nei
problemi
della
demografia
e
della
razza
.
Essi
sono
nominati
con
decreto
Reale
,
su
proposta
del
Ministro
per
l
'
interno
,
durano
in
carica
tre
anni
e
possono
essere
confermati
.
Fanno
,
inoltre
,
parte
del
Consiglio
:
-
il
presidente
dell
'
Istituto
centrale
di
statistica
;
-
il
direttore
generale
per
la
Demografia
e
la
razza
;
il
direttore
generale
della
Sanità
pubblica
;
-
il
presidente
dell
'
Opera
nazionale
per
la
maternità
ed
infanzia
;
-
il
presidente
dell
'
Unione
fascista
fra
le
famiglie
numerose
;
-
due
rappresentanti
del
Partito
Nazionale
Fascista
,
designati
dal
Segretario
del
P.N.F.
,
Ministro
Segretario
di
Stato
;
-
due
rappresentanti
del
Ministero
dell
'
Africa
Italiana
;
-
i
rappresentanti
per
ciascuno
dei
ministeri
per
gli
affari
esteri
,
di
grazia
e
giustizia
,
delle
finanze
,
dell
'
educazione
nazionale
,
delle
corporazioni
e
della
cultura
popolare
,
designati
dalle
rispettive
Amministrazioni
.
Le
funzioni
di
segretario
del
Consiglio
sono
esercitate
dal
direttore
generale
per
la
Demografia
e
la
razza
.
Il
presente
decreto
entra
in
vigore
il
giorno
della
sua
pubblicazione
nella
Gazzetta
Ufficiale
e
sarà
presentato
al
Parlamento
per
la
conversione
in
legge
.
Il
Duce
,
Ministro
per
l
'
interno
,
proponente
,
è
autorizzato
a
presentare
il
relativo
disegno
di
legge
.
Ordiniamo
che
il
presente
decreto
,
munito
del
sigillo
dello
Stato
,
sia
inserto
nella
raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
del
Regno
d
'
Italia
,
mandando
a
chiunque
spetti
di
osservarlo
e
di
farlo
osservare
.
Dato
a
San
Rossore
,
addì
5
settembre
1938
-
Anno
XVI
Vittorio
Emanuele
-
Mussolini
Visto
il
Guardasigilli
:
Solmi
StampaPeriodica ,
Ritratto
dell
'
intelligenza
servile
.
Il
fascismo
ha
vinte
le
democrazie
senza
combatterle
.
Non
si
può
dare
più
grave
insulto
per
le
democrazie
italiane
di
una
certa
terminologia
prevalsa
in
questi
anni
la
quale
enumera
e
classifica
democratici
filofascisti
,
fascisti
democratici
.
Che
non
si
avverta
nell
'
aria
una
repugnanza
per
tali
accoppiamenti
sembra
significare
la
leggitimità
di
una
inesorabile
bocciatura
:
la
democrazia
italiana
non
ha
avuto
uomini
che
studiassero
sul
serio
.
La
democrazia
italiana
,
come
ha
sopportato
Giolitti
,
sopporterebbe
Mussolini
e
persino
un
governo
dello
Stato
Maggiore
.
Combatte
il
fascismo
per
difendere
la
sua
vecchia
politica
dei
blocchi
;
per
difendersi
la
possibilità
di
un
accordo
col
governo
mussoliniano
.
Intorno
a
questa
nostra
tesi
vi
fu
grave
scandalo
:
ma
il
fatto
stesso
che
le
pregiudiziali
dei
democratici
si
limitino
alla
libertà
e
alla
milizia
nazionale
prova
che
si
è
disposti
in
certi
limiti
di
spazio
e
di
tempo
a
transigere
.
Sembra
democratico
addomesticare
il
fascismo
.
La
prima
tattica
fu
di
contrapporre
i
revisionisti
ai
ras
,
i
mussoliniani
ai
fascisti
.
Ora
si
scopre
che
il
fascismo
dovrebbe
essere
prigioniero
della
sua
maggioranza
,
della
sua
legalità
.
L
'
ingegnere
Rignano
ha
scritto
un
libro
per
indicare
il
nuovo
programma
che
è
tutto
nel
motto
:
Democrazia
e
fascismo
.
Ecco
un
libro
che
sarà
popolare
.
L
'
autore
rivolge
ai
fascisti
una
sua
garbata
lezioncina
:
chissà
che
invece
dei
figli
svagati
non
ascoltino
i
padri
illusi
.
Il
buon
senso
dell
'
ingegner
Rignano
è
così
lucido
,
la
sua
obbiettività
così
distinta
e
contenta
di
sé
,
la
sua
cultura
internazionale
così
pacata
e
convincente
,
che
questa
pedagogia
democratica
riuscirà
gradita
agli
italiani
addomesticati
.
In
fondo
al
cuore
gli
italiani
sono
tutti
,
come
lui
,
fascisti
e
democratici
.
Il
fascismo
c
'
è
:
valorizziamolo
,
temperiamone
l
'
irrequietezza
mandando
deputati
fascisti
in
parlamento
.
Così
le
rivoluzioni
si
legalizzano
;
i
fascisti
diventano
democratici
.
Gli
italiani
hanno
già
accettato
queste
conclusioni
come
una
risorsa
per
la
loro
cortigianeria
innata
:
Rignano
vi
è
giunto
invece
seguendo
la
strada
maestra
del
suo
ottimismo
puritano
.
Però
nasce
il
dubbio
che
egli
applichi
procedimenti
di
indagine
e
di
giudizio
inglesi
a
un
fenomeno
che
in
Inghilterra
sarebbe
letteralmente
impossibile
.
Rignano
cita
Stuart
Mill
;
è
dichiaratamente
positivista
e
sperimentalista
;
è
un
protestante
senza
religione
,
un
filosofo
della
biologia
.
Crederebbe
di
non
essere
abbastanza
positivo
se
non
rendesse
anche
lui
il
suo
omaggio
di
uomo
ragionevole
ai
meriti
di
Mussolini
.
La
sua
obbiettività
gli
insegna
così
:
tanto
di
ragione
da
una
parte
,
tanto
dall
'
altra
.
Egli
non
immagina
che
quando
da
una
parte
non
c
'
è
niente
di
ragione
il
giudizio
di
Salomone
è
assolutamente
tendenzioso
.
Egli
è
fuori
della
mischia
,
sereno
,
disinteressato
,
apolitico
e
non
si
avvede
che
gli
apolitici
hanno
sempre
torto
:
la
loro
apoliticità
è
partigiana
:
essi
sono
difensori
dell
'
ordine
costituito
,
sono
una
forza
inerte
che
pesa
a
vantaggio
del
regime
,
degli
interessi
conservatori
:
i
governi
reazionari
hanno
sempre
apprezzato
la
squisita
utilità
che
viene
loro
offerta
dalla
classe
degli
apolitici
.
Oggi
la
maggioranza
degli
italiani
è
così
:
uomini
che
per
scrupolo
di
obbiettività
non
vogliono
trovarsi
contro
corrente
,
che
sono
pronti
alla
pace
col
regime
per
non
turbare
la
concordia
e
l
'
ordine
nazionale
.
Chiedono
a
Mussolini
la
libertà
di
poter
lavorare
con
lui
come
lavorarono
con
Giolitti
.
Ringraziano
Mussolini
di
averli
liberati
dal
bolscevismo
,
di
aver
dato
loro
un
ordine
,
una
gerarchia
.
È
un
'
opposizione
che
chiede
la
libertà
di
servire
.
Mussolini
lusinga
questi
disinteressati
,
apprezza
questi
apolitici
.
I
sudditi
siano
sudditi
,
gli
scienziati
scienziati
,
e
la
politica
spetti
a
chi
regge
.
StampaQuotidiana ,
Episodi
recenti
e
situazioni
in
corso
nella
società
contemporanea
italiana
conferiscono
attualità
al
problema
dei
rapporti
tra
diritto
e
morale
.
Sembra
a
prima
vista
che
non
solo
nell
'
interpretazione
di
molte
norme
giuridiche
ma
nella
stessa
formulazione
delle
norme
,
nelle
proposte
di
modifiche
o
correzioni
dell
'
ordinamento
giuridico
vigente
,
la
questione
decisiva
sia
spesso
di
natura
morale
.
Il
diritto
,
ad
esempio
,
considera
come
reati
le
pubblicazioni
«
oscene
»
;
ma
che
cosa
si
deve
intendere
per
oscenità
?
Va
considerata
senz
'
altro
oscena
ogni
pubblicazione
che
comunque
discuta
problemi
sessuali
o
che
presenti
o
descriva
situazioni
,
esigenze
,
conflitti
che
si
riferiscono
alla
sfera
sessuale
?
Sembra
che
la
risposta
a
questa
domanda
non
possa
esser
data
se
non
da
quella
che
comunemente
si
chiama
«
coscienza
morale
»
.
La
legislazione
italiana
non
consente
al
cittadino
il
divorzio
,
mentre
altre
legislazioni
lo
ammettono
.
È
un
bene
o
un
male
che
sia
così
?
Anche
qui
la
questione
si
sposta
immediatamente
sul
piano
morale
:
se
il
divorzio
è
«
immorale
»
,
la
legislazione
farà
bene
(
sembra
)
a
non
concederne
la
possibilità
ai
cittadini
.
Altre
volte
il
rapporto
tra
diritto
e
morale
è
più
sottile
,
ma
egualmente
evidente
.
L
'
adulterio
è
certamente
«
immorale
»
,
ma
è
dubbio
se
possa
essere
considerato
un
«
reato
»
:
un
chiarimento
della
questione
può
ottenersi
soltanto
attraverso
una
delimitazione
rispettiva
delle
sfere
della
morale
e
del
diritto
.
In
tutti
questi
casi
,
come
in
altri
che
si
potrebbero
addurre
,
il
rapporto
tra
morale
e
diritto
sembra
un
dato
di
fatto
indiscutibile
:
il
passaggio
da
una
sfera
all
'
altra
è
suggerito
dalle
questioni
concrete
che
insorgono
in
una
delle
due
sfere
.
Ma
le
cose
si
complicano
quando
da
tali
questioni
si
passa
alla
teoria
generale
del
diritto
e
all
'
etica
.
A
questo
secondo
livello
si
può
incontrare
e
si
incontra
spesso
la
posizione
che
è
in
netto
contrasto
con
quella
che
sembra
suggerita
dai
casi
accennati
:
la
negazione
di
ogni
rapporto
tra
morale
e
diritto
.
L
'
ultimo
libro
di
Hans
Kelsen
,
La
dottrina
pura
del
diritto
(
1960
)
,
la
cui
recente
edizione
italiana
beneficia
dell
'
ottima
traduzione
di
M.G.
Losano
,
offre
il
vantaggio
di
presentare
questa
tesi
negativa
nel
suo
estremo
rigore
.
Diritto
e
morale
differiscono
,
secondo
Kelsen
,
nel
modo
in
cui
prescrivono
o
vietano
un
certo
comportamento
umano
.
Il
diritto
è
un
ordinamento
coercitivo
,
che
tende
a
determinare
un
certo
comportamento
umano
collegando
al
comportamento
opposto
un
atto
coercitivo
dell
'
organizzazione
sociale
;
la
morale
invece
è
un
ordinamento
privo
di
valore
coercitivo
,
le
cui
sanzioni
consistono
soltanto
nell
'
approvazione
o
nella
disapprovazione
dei
comportamenti
a
seconda
che
siano
conformi
o
contrari
alla
norma
.
Ma
il
diritto
,
secondo
Kelsen
,
non
si
fonda
in
alcun
modo
sulla
morale
.
Potrebbe
fondarsi
sulla
morale
soltanto
se
esistesse
una
morale
assoluta
,
un
sistema
unico
di
valori
,
che
permettesse
di
affermare
che
ciò
che
è
bene
è
sempre
bene
in
tutte
le
circostanze
e
ciò
che
è
male
è
sempre
male
.
Ma
questa
morale
assoluta
non
c
'
è
,
secondo
Kelsen
.
Non
esiste
una
esigenza
comune
a
tutti
i
sistemi
morali
.
L
'
ideale
della
pace
o
della
non
-
violenza
,
che
sembra
il
più
universale
,
è
stato
spesso
contraddetto
.
L
'
antico
Eraclito
affermava
che
la
guerra
è
la
legge
suprema
di
tutte
le
cose
e
il
liberalismo
moderno
ha
esaltato
la
competizione
,
la
concorrenza
,
il
conflitto
come
strumento
di
progresso
.
Perché
allora
un
ordinamento
giuridico
dovrebbe
essere
più
conforme
a
un
sistema
morale
anziché
a
un
altro
?
Coloro
che
giustificano
il
diritto
ricorrendo
alla
morale
,
vogliono
solo
mostrare
che
un
certo
sistema
di
diritto
positivo
è
l
'
unico
possibile
e
che
ogni
tentativo
di
mutarlo
è
illegittimo
.
Questa
presunta
legittimazione
del
diritto
positivo
può
essere
uno
strumento
politico
efficace
,
ma
non
ha
base
scientifica
.
«
La
scienza
del
diritto
»
dice
Kelsen
«
non
ha
il
compito
di
legittimare
il
diritto
né
di
giustificare
mediante
una
morale
assoluta
o
relativa
l
'
ordinamento
giuridico
ma
deve
solo
curare
la
conoscenza
e
la
.
descrizione
del
diritto
»
.
Senza
dubbio
,
queste
vedute
di
Kelsen
obbediscono
a
un
indirizzo
assai
diffuso
nel
mondo
della
cultura
moderna
,
indirizzo
che
tende
a
svincolare
le
discipline
scientifiche
da
ogni
impegno
politico
,
religioso
o
genericamente
ideologico
per
renderle
adatte
a
comprendere
tutti
i
molteplici
aspetti
della
realtà
cui
si
riferiscono
.
Una
teoria
del
diritto
,
ad
esempio
,
non
può
limitarsi
a
giustificare
un
determinato
ordinamento
giuridico
:
dev
'
essere
in
grado
di
comprendere
la
natura
e
il
funzionamento
di
qualsiasi
ordinamento
,
perciò
dev
'
essere
scevra
di
presupposti
ideologici
e
in
tal
senso
«
pura
»
,
cioè
neutrale
.
Non
si
può
dubitare
della
validità
di
una
tale
esigenza
cui
cercano
di
rispondere
del
loro
meglio
tutte
le
scienze
umane
,
dopo
che
essa
si
è
affermata
vittoriosamente
e
con
risultati
eccellenti
nelle
scienze
naturali
.
Tuttavia
si
può
dubitare
che
la
conoscenza
e
la
descrizione
del
diritto
non
includa
una
qualche
determinazione
del
modo
in
cui
un
complesso
di
norme
giuridiche
possa
essere
stabilito
,
conservato
,
difeso
,
corretto
e
interpretato
.
Le
norme
giuridiche
intervengono
,
direttamente
e
indirettamente
,
negli
Stati
moderni
,
a
disciplinare
le
più
diverse
attività
umane
:
il
lavoro
,
la
produzione
e
lo
scambio
dei
beni
,
l
'
istruzione
,
le
professioni
e
la
condotta
morale
.
Ciò
che
in
tutti
questi
campi
il
diritto
prescrive
non
è
scelto
a
caso
,
ma
sul
fondamento
delle
conoscenze
tecniche
di
cui
si
dispone
in
ciascuno
di
questi
campi
.
L
'
economia
,
l
'
ingegneria
,
la
medicina
come
la
morale
e
in
generale
l
'
intero
corpus
del
sapere
,
forniscono
il
contenuto
e
determinano
i
limiti
delle
scelte
del
legislatore
.
Indubbiamente
,
una
volta
effettuata
questa
scelta
,
la
norma
positiva
così
introdotta
diventa
valida
indipendentemente
dalle
esigenze
che
l
'
hanno
suggerita
,
in
virtù
del
suo
potere
coercitivo
.
E
in
questo
senso
la
forma
della
norma
giuridica
è
indipendente
dal
suo
contenuto
e
può
essere
considerata
a
parte
.
Ma
ciò
non
toglie
che
ogni
volta
che
una
norma
appaia
antiquata
rispetto
allo
sviluppo
delle
conoscenze
tecniche
o
inoperante
rispetto
ai
fini
che
si
propone
o
diretta
a
fini
che
non
possono
essere
realizzati
per
suo
mezzo
,
nasce
l
'
esigenza
oggettiva
della
sua
modifica
o
della
sua
abolizione
.
Perciò
il
compito
legislativo
non
è
mai
finito
né
concluso
;
e
a
questo
compito
,
che
è
fondamentale
degli
Stati
moderni
,
la
teoria
pura
del
diritto
di
Kelsen
non
dà
alcun
aiuto
.
Esiste
poi
un
limite
intrinseco
del
diritto
che
risulta
dalla
natura
coercitiva
del
diritto
stesso
.
Una
tecnica
che
agisce
mediante
sanzioni
di
natura
fisica
può
garantire
,
nella
maggior
parte
dei
casi
,
certi
comportamenti
ma
non
certi
altri
.
Può
garantire
l
'
assistenza
familiare
e
la
coabitazione
,
ma
non
l
'
affetto
e
l
'
unità
della
famiglia
.
Può
impedire
certe
espressioni
artistiche
,
letterarie
e
scientifiche
,
ma
non
può
far
sì
che
siano
feconde
e
riuscite
quelle
permesse
.
Può
produrre
il
conformismo
degli
atti
e
delle
parole
,
non
la
convinzione
ragionevole
.
Può
impedire
iniziative
e
scoperte
,
ma
non
può
produrne
.
Si
può
certo
escludere
che
una
qualsiasi
organizzazione
giuridica
sia
suscettibile
di
una
giustificazione
assoluta
di
natura
morale
o
di
altra
natura
.
Ma
ogni
complesso
particolare
di
norme
,
riferentesi
a
uno
specifico
oggetto
,
può
essere
tecnicamente
valutato
rispetto
all
'
efficacia
dei
mezzi
di
cui
si
avvale
per
raggiungere
i
suoi
fini
e
rispetto
alla
validità
di
questi
fini
.
Talvolta
questa
valutazione
è
assai
facile
,
come
ad
esempio
quando
si
tratti
di
norme
che
riguardino
l
'
edilizia
o
l
'
igiene
pubblica
,
perché
in
questi
campi
la
scienza
fornisce
criteri
poco
discutibili
,
ai
quali
la
legislazione
non
fa
che
adeguarsi
.
In
altri
casi
,
la
valutazione
è
più
difficile
,
come
quando
si
tratta
di
norme
che
concernono
il
comportamento
morale
.
Ma
in
ogni
caso
,
poiché
il
diritto
non
è
un
mondo
in
sé
concluso
,
senza
alcuna
relazione
con
il
resto
del
mondo
umano
ma
fa
parte
di
questo
,
la
sua
funzione
non
può
essere
che
strumentale
rispetto
alle
esigenze
,
ai
bisogni
e
agli
interessi
degli
uomini
.
E
si
può
subito
,
su
questa
base
,
stabilire
una
distinzione
fondamentale
.
Esistono
ordinamenti
giuridici
che
non
includono
,
tra
le
proprie
possibilità
,
quella
di
un
aggiornamento
o
di
una
correzione
delle
norme
che
li
costituiscono
;
e
ci
sono
invece
ordinamenti
che
la
includono
e
sono
organizzati
proprio
in
vista
di
essa
.
Soltanto
questa
seconda
specie
di
ordinamento
costituisce
quello
che
,
con
una
vecchia
espressione
,
si
chiama
«
Stato
di
diritto
»
:
come
solo
un
sistema
di
conoscenze
che
può
essere
continuamente
messo
a
prova
e
corretto
si
chiama
,
oggi
,
«
scienza
»
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Rossetti
,
tutte
le
sue
argomentazioni
sono
giuste
.
Di
sbagliato
c
'
è
,
mi
scusi
,
soltanto
il
tono
.
Perché
si
arrabbia
,
e
mi
esorta
ad
arrabbiarmi
?
Che
la
RaiTv
sia
un
organo
di
regime
,
equamente
lottizzato
fra
i
padroni
del
medesimo
,
ormai
lo
sanno
anche
i
sassi
.
E
perché
dovrebbe
invitare
a
dir
la
sua
un
giornale
come
il
nostro
che
dal
regime
è
fuori
,
e
anzi
in
posizione
di
irriducibile
antitesi
?
Io
,
personalmente
debbo
riconoscere
che
non
sono
stato
affatto
escluso
.
Mi
sono
autoescluso
rifiutando
l
'
invito
perché
dalle
cose
di
regime
preferisco
tenermi
lontano
.
Ma
ne
aspetto
sempre
il
peggio
.
E
infatti
non
mi
ha
sorpreso
nemmeno
il
fatto
che
perfino
la
rassegna
-
stampa
del
Gr2
-
quello
diretto
dal
mio
amico
Gustavo
Selva
-
di
martedì
mattina
,
che
ha
citato
i
commenti
di
tutti
i
quotidiani
dalle
Alpi
al
Lilibeo
,
ne
ha
dimenticato
uno
solo
:
quello
del
nostro
giornale
che
pure
è
stato
,
per
unanime
riconoscimento
,
quello
che
più
ha
inciso
,
prevedendoli
,
prevenendoli
e
auspicandoli
,
sui
risultati
:
merito
dei
nostri
lettori
,
intendiamoci
,
ma
un
pochino
anche
nostro
.
Proprio
per
questo
,
credo
,
ci
hanno
ignorato
.
E
stia
pur
tranquillo
che
continueranno
a
farlo
.
Per
il
semplice
motivo
che
i
padroni
vogliono
così
.
Come
hanno
detto
Longo
e
Pannella
,
entrambi
con
piena
ragione
.
E
d
'
altra
parte
,
se
si
comportasse
diversamente
,
che
regime
sarebbe
?
Si
metta
dunque
,
caro
Rossetti
,
l
'
anima
in
pace
,
come
ce
l
'
ho
io
che
,
avendo
sempre
accusato
la
radiotelevisione
di
essere
un
organo
di
regime
,
non
posso
poi
indignarmi
per
il
fatto
che
agisce
come
tale
.
Non
può
fare
altrimenti
.
Si
ricorda
i
rabbuffi
che
le
rivolse
Repubblica
-
altro
tipico
organo
di
regime
-
quando
Maurizio
Costanzo
m
'
invitò
a
«
Bontà
loro
»
?
Sembrava
che
la
mia
comparsa
avesse
disonorato
la
trasmissione
.
E
non
meglio
andò
a
Arrigo
Petacco
quando
m
'
intervistò
per
tre
minuti
su
un
mio
libro
di
storia
.
Pensi
che
scandalo
.
Ma
i
regimi
,
caro
Rossetti
,
son
fatti
così
.
A
prova
di
vergogna
.
StampaQuotidiana ,
Non
era
punto
da
mettere
in
dubbio
che
la
Camera
avrebbe
rifiutato
la
presa
in
considerazione
del
progetto
dell
'
on
.
Bresciamorra
per
una
indennità
ai
deputati
;
ma
è
soddisfacente
che
questo
voto
sia
stato
dato
poco
dopo
un
discorso
dell
'
on
.
Buoncompagni
che
è
fra
i
migliori
fra
quanti
mai
se
ne
odano
nella
nostra
Camera
.
Egli
ha
parlato
da
uomo
di
Stato
insigne
,
e
dopo
aver
ricordato
come
già
altre
volte
simile
proposta
era
stata
fatta
e
respinta
,
è
entrato
nelle
viscere
della
quistione
:
non
esser
vero
che
delle
indennità
si
avvantaggerebbero
gli
uomini
di
eletto
ingegno
,
piuttosto
i
mediocri
;
esser
indecoroso
che
la
Camera
in
tanta
angustia
dell
'
erario
,
pensasse
al
suo
particolare
interesse
;
e
da
ultimo
volersi
,
in
questa
bisogna
,
imitare
piuttosto
il
Parlamento
inglese
,
che
gli
altri
.
Per
la
coltura
morale
di
tutta
la
nazione
è
meglio
che
il
servire
il
paese
fosse
ufficio
gratuito
.
Anche
l
'
on
.
Presidente
del
Consiglio
parlò
egregiamente
.
Egli
vinse
addirittura
la
causa
,
quando
disse
che
sarebbe
stato
sconvenientissimo
che
la
prima
volta
che
si
modifica
lo
Statuto
,
ciò
fosse
per
un
vantaggio
proprio
e
diretto
dei
deputati
.
Non
c
'
è
dubbio
che
il
voto
della
Camera
sarà
accolto
con
favore
dappertutto
.
Sono
pochissimi
in
Italia
,
favorevoli
alla
retribuzione
dei
deputati
.
Il
genio
delle
nostre
popolazioni
non
si
presta
punto
a
questo
concetto
;
e
forse
perché
s
'
intende
che
,
se
i
deputati
fossero
retribuiti
,
bisognerebbe
fare
altrettanto
coi
senatori
,
eppoi
coi
consiglieri
comunali
e
coi
provinciali
,
e
in
somma
con
tutti
coloro
che
prestano
l
'
opera
loro
alla
cosa
pubblica
.
Adesso
,
e
dopo
il
voto
quasi
direi
solenne
della
Camera
,
la
quistione
è
risoluta
,
e
per
varii
anni
non
si
presenterà
più
alle
deliberazioni
dell
'
Assemblea
.
StampaPeriodica ,
Col
discorso
della
Corona
l
'
opposizione
è
definitivamente
sconfitta
nella
sua
tattica
di
lavorare
su
un
immaginario
contrasto
tra
Mussolini
e
la
Monarchia
.
La
camicia
nera
ha
ceduto
al
frak
.
A
rappresentare
la
rivoluzione
fascista
in
camicia
nera
è
rimasto
solo
l
'
on
.
Cesare
Forni
,
ma
non
è
detto
che
non
debba
finire
anche
lui
per
acconciarsi
a
meno
avveniristiche
mode
.
Nell
'
atto
in
cui
le
«
medaglie
d
'
oro
»
Ponzio
di
San
Sebastiano
e
Rossi
Passavanti
si
accostavano
per
il
baciamano
alla
berlina
della
Sovrana
,
la
rivoluzione
degli
spostati
trovava
il
suo
ultimo
e
passatistico
«
sbocco
»
nelle
consuetudini
della
Corte
e
le
inquietudini
del
reduce
si
risolvevano
per
sempre
nella
stanca
e
beata
compitezza
del
valletto
.
L
'
importanza
del
discorso
della
Corona
è
data
dal
suo
tono
.
Lo
stile
risente
,
è
vero
,
qua
e
là
,
di
enfasi
dannunziana
e
di
cattivo
gusto
futurista
;
ma
nell
'
esposizione
dei
propositi
è
crudelmente
giolittiano
.
Gioverebbe
far
il
confronto
con
i
tre
discorsi
che
fece
preparare
Giolitti
,
nel
1904
,
nel
1908
,
nel
1913
.
Un
fiducioso
sguardo
all
'
avvenire
,
i
problemi
operai
e
della
pace
in
prima
linea
.
Pochissimo
accentuato
il
riconoscimento
della
rivoluzione
fascista
,
ma
in
compenso
portata
la
questione
fino
alla
radice
nel
riconoscimento
e
nell
'
esaltazione
dei
reduci
come
politici
.
Tutto
questo
considerato
come
normale
,
pacatamente
,
mediocremente
.
Il
regime
è
stabile
:
nel
cuore
del
Re
,
Mussolini
ha
preso
il
posto
di
Giolitti
.
Un
discorso
fascista
sarebbe
stato
meno
pericoloso
e
definitivo
:
invece
Mussolini
diventò
invincibile
facendosi
complice
ed
erede
dei
metodi
della
monarchia
socialista
.
La
Corona
accetta
il
nuovo
Governo
accontentandosi
della
più
modesta
garanzia
ossia
conservando
la
sua
sabauda
moderazione
,
diventata
ormai
,
col
trascorrere
degli
anni
,
mediocrità
.
Mussolini
alla
sua
volta
espone
i
suoi
programmi
attraverso
la
Costituzione
.
C
'
è
una
prova
indiscutibile
di
questo
perfetto
accordo
ed
è
data
dal
confronto
tra
il
discorso
della
Corona
e
le
ultime
manifestazioni
del
pensiero
del
Presidente
.
L
'
intervista
al
Times
,
le
dichiarazioni
agli
operai
,
le
spiegazioni
sulla
Milizia
hanno
trovato
nelle
parole
del
Sovrano
un
interprete
autorevole
,
una
firma
di
garanzia
.
Per
questo
risultato
Mussolini
ha
dovuto
sacrificare
le
sue
invettive
contro
la
libertà
,
e
accontentarsi
di
deprecare
la
licenza
,
ma
nel
cambio
c
'
è
ancora
il
gioco
d
'
astuzia
dell
'
addomestícatore
.
Il
fatto
è
che
il
sovversivismo
dei
reduci
passando
accanto
alla
Corte
è
diventato
conservatore
.
In
questo
esperimento
di
normalizzazione
Mussolini
è
riuscito
a
impegnare
il
Sovrano
.
Il
mussolinismo
ha
sconfitto
decisivamente
il
costituzionalismo
.
Chi
vorrà
rimanere
antifascista
dopo
il
24
maggio
dovrà
cominciare
con
la
pregiudiziale
istituzionale
.
La
moderazione
sabauda
dell
'
ultimo
re
ha
voluto
insistere
sui
problemi
del
lavoro
,
quasi
confermando
la
coerenza
di
un
programma
che
fu
cominciato
con
Giolitti
venti
anni
fa
.
Ma
vogliamo
far
notare
il
tono
con
cui
si
è
espressa
questa
insistenza
.
È
facile
avvertire
il
candore
del
piccolo
borghese
che
considera
le
classi
operaie
con
sentimento
di
paterna
filantropia
.
Con
ingenua
soddisfazione
si
parla
dell
'
ufficio
accanto
all
'
officina
e
,
vicino
alle
classi
lavoratrici
,
non
si
dimenticano
i
tecnici
.
Le
simpatie
del
regime
insomma
si
volgono
appunto
verso
un
sistema
di
produzione
ordinatamente
paterna
.
Così
l
'
accenno
alla
piccola
e
alla
media
proprietà
agricola
è
significativo
come
una
vera
e
propria
confessione
;
non
tanto
per
le
ragioni
economiche
a
cui
si
può
riconnettere
,
quanto
per
l
'
idillico
richiamo
alla
psicologia
del
possesso
famigliare
che
ne
è
derivato
.
Certo
,
in
queste
premesse
e
in
queste
lusinghe
si
deve
constatare
la
più
completa
inesperienza
delle
masse
operaie
e
delle
moderne
lotte
democratiche
.
Se
il
discorso
del
Re
segna
il
consolidarsi
della
parentesi
conservatrice
,
inaugurata
nel
dopoguerra
dalla
disoccupazione
e
dalla
stanchezza
degli
ex
combattenti
,
resta
tuttavia
innegabile
che
a
questo
equilibrio
le
avanguardie
dei
ceti
operai
oppongono
una
resistenza
non
domata
.
E
il
mussolinismo
che
si
adatta
a
questo
equilibrio
,
riprendendo
una
situazione
tipicamente
giolittiana
,
e
il
re
ne
è
rimasto
così
soddisfatto
da
diventare
accondiscendente
persino
verso
la
milizia
nazionale
.
Comunque
Mussolini
sia
,
per
orientare
il
suo
trasformismo
,
nel
futuro
gli
riuscirà
assai
difficile
nascondere
la
schietta
anima
del
piccolo
borghese
e
antisocialista
che
sta
sotto
le
solenni
professioni
di
affetto
per
il
proletariato
.
Il
discorso
della
Corona
è
stato
abilissimo
,
ma
ha
scoperto
il
gioco
.
Il
presidente
troverà
consolidato
il
suo
potere
.
Si
rivolgeranno
a
lui
,
accanto
alle
camice
nere
,
anche
gli
ex
combattenti
rimasti
in
attesa
,
giovani
conservatori
desiderosi
di
ordine
e
di
lavoro
,
con
in
fondo
all
'
anima
un
sottile
istinto
reazionario
e
anti
-
socialista
,
che
è
quasi
il
segreto
della
loro
borghese
dignità
.
Ma
l
'
esperimento
giolittiano
ha
messo
in
guardia
per
sempre
il
proletariato
e
le
élites
delle
libere
democrazie
di
domani
.
Questi
sanno
che
oggi
il
governo
di
Mussolini
è
stabile
e
che
è
una
pia
illusione
l
'
idea
di
guidarlo
attraverso
i
meschini
dissidi
interni
del
fascismo
.
Tuttavia
restano
in
riserva
,
non
si
piegano
.
Non
collaboreranno
,
perché
lavorano
per
una
situazione
nuova
,
futura
,
di
dignità
politica
e
di
serietà
economica
.
Questo
è
il
solo
antifascismo
concreto
e
realistico
l
'
antitesi
della
generazione
dei
«
reduci
»
.
StampaQuotidiana ,
Ad
ogni
crimine
particolarmente
crudele
,
a
ogni
fenomeno
delittuoso
che
si
ripeta
con
insolita
frequenza
o
gravità
,
l
'
opinione
pubblica
di
tutto
il
mondo
reagisce
chiedendo
l
'
aggravamento
delle
pene
corrispondenti
.
Si
tratta
di
una
reazione
naturale
,
perché
la
società
e
i
singoli
individui
che
la
compongono
si
sentono
minacciati
da
quei
fenomeni
nella
loro
sicurezza
e
nella
base
stessa
della
loro
coesistenza
.
Ma
è
una
reazione
che
dà
per
scontato
che
basti
l
'
aggravamento
della
pena
per
impedire
il
ripetersi
o
l
'
aggravarsi
dei
crimini
;
ed
è
questa
una
credenza
tutt
'
altro
che
naturale
perché
si
fonda
su
una
determinata
teoria
filosofica
della
punizione
.
La
filosofia
morale
e
giuridica
ha
sempre
dibattuto
e
dibatte
oggi
con
maggiore
frequenza
e
vivacità
il
problema
del
fondamento
o
della
giustificazione
della
punizione
,
problema
che
,
nella
forma
più
generale
,
si
può
esprimere
dicendo
:
Su
che
cosa
si
fonda
il
diritto
di
punire
?
La
risposta
a
questo
problema
consiste
nello
specificare
il
fine
che
la
punizione
deve
raggiungere
.
E
questo
fine
può
essere
specificato
in
tre
modi
diversi
.
In
primo
luogo
,
si
può
ritenere
che
la
pena
ha
lo
scopo
di
restituire
l
'
integrità
dell
'
ordine
morale
offeso
o
violato
dal
crimine
,
di
ripristinare
nella
coscienza
del
reo
,
come
degli
altri
,
la
maestà
o
la
sacralità
della
legge
lesa
.
Nella
terminologia
contemporanea
,
questo
è
detto
il
concetto
remunerativo
della
pena
.
In
secondo
luogo
,
la
pena
può
avere
per
scopo
l
'
emendamento
o
la
salvezza
del
reo
,
cioè
la
sua
rieducazione
al
rispetto
della
legge
.
Questo
si
chiama
il
concetto
emendativo
o
curativo
della
pena
.
In
terzo
luogo
,
la
pena
può
avere
lo
scopo
di
difendere
la
società
,
sia
prevenendo
il
reato
con
il
timore
che
essa
ispira
,
sia
mettendo
il
reo
nell
'
impossibilità
di
nuocere
ulteriormente
.
Questo
si
chiama
il
concetto
utilitario
della
pena
perché
è
stato
per
la
prima
volta
introdotto
e
difeso
da
filosofi
utilitaristi
(
Beccaria
,
Bentham
)
.
Questi
tre
concetti
,
per
quanto
abbiano
basi
teoretiche
diverse
,
sono
spesso
utilizzati
in
modo
misto
o
confuso
,
sia
da
filosofi
o
giuristi
che
discutono
il
fondamento
della
pena
,
sia
dai
sistemi
penali
vigenti
che
spesso
si
ispirano
indiscriminatamente
a
più
d
'
uno
di
essi
.
Ma
le
discussioni
recenti
hanno
mostrato
che
essi
sono
tra
loro
incompatibili
e
che
conducono
a
conseguenze
diverse
soprattutto
nella
determinazione
della
misura
della
pena
.
La
teoria
remunerativa
della
punizione
deriva
dal
presupposto
che
esiste
nel
mondo
una
legge
universale
di
giustizia
la
quale
esige
che
chi
ha
inflitto
ad
altri
un
danno
qualsiasi
debba
subirlo
nella
stessa
misura
.
Kant
conduceva
sino
al
paradosso
questo
concetto
,
affermando
che
anche
quando
la
società
civile
si
dissolvesse
con
il
consenso
di
tutti
i
suoi
membri
,
dovrebbe
prima
giustiziare
l
'
ultimo
assassino
che
si
trovasse
in
prigione
.
t
chiaro
che
da
questo
punto
di
vista
la
somministrazione
della
pena
dovrebbe
rispondere
alla
regola
dell
'
occhio
per
occhio
,
dente
per
dente
ed
escluderebbe
ogni
possibilità
di
considerare
le
circostanze
che
possono
aggravare
o
attenuare
la
colpa
del
reo
.
La
misura
della
pena
sarebbe
stabilita
una
volta
per
tutte
e
non
sarebbe
suscettibile
di
essere
aumentata
o
diminuita
,
perché
sarebbe
determinata
unicamente
dall
'
entità
dell
'
offesa
...
Dall
'
altro
lato
,
la
concezione
terapeutica
della
punizione
,
che
ha
nobili
precedenti
perché
si
può
trovare
esposta
nel
Gorgia
di
Platone
,
sembra
negare
ogni
proporzione
oggettiva
tra
il
reato
e
la
pena
.
Se
la
pena
è
come
la
purga
,
che
deve
purificare
il
reo
dalle
scorie
del
male
,
essa
è
tanto
più
efficace
quanto
più
è
forte
,
indipendentemente
dalla
colpa
commessa
.
E
perché
non
infliggere
punizioni
a
tempo
indeterminato
cioè
sino
al
ravvedimento
del
reo
e
che
durino
(
per
una
colpa
qualsiasi
)
anche
tutta
la
vita
,
se
egli
non
si
ravvede
?
Il
concetto
curativo
della
pena
è
oggi
sostenuto
da
moralisti
,
psicanalisti
e
filantropi
che
vorrebbero
abolito
,
nei
confronti
del
reo
,
ogni
atteggiamento
di
condanna
o
di
indignazione
affinché
egli
sia
considerato
soltanto
come
un
malato
da
curare
.
E
a
un
malato
non
c
'
è
nulla
da
rimproverare
né
da
perdonare
come
non
c
'
è
nulla
da
rimproverare
o
perdonare
a
chi
agisce
sotto
l
'
azione
di
una
droga
o
dell
'
ipnosi
.
Dall
'
altro
lato
,
non
manca
chi
vede
in
questo
concetto
un
magnifico
pretesto
per
giustificare
l
'
azione
di
qualsiasi
governo
assolutista
del
tipo
di
quello
descritto
da
Orwell
nel
1984
.
Per
mandare
una
persona
a
«
curarsi
»
(
cioè
per
toglierla
dalla
circolazione
)
non
è
necessario
che
essa
si
dimostri
delinquente
o
malvagia
:
basta
che
sia
considerata
«
malata
»
cioè
che
non
si
adegui
alle
regole
imposte
dal
governo
.
In
ogni
caso
,
da
questo
punto
di
vista
,
non
soltanto
la
pena
non
può
essere
commisurata
all
'
offesa
,
ma
,
strettamente
parlando
,
non
esiste
neppure
una
«
pena
»
;
esiste
una
«
cura
»
che
,
nonostante
la
sua
apparenza
filantropica
,
può
prestarsi
a
tutti
gli
arbitri
.
A
queste
difficoltà
si
sottrae
il
terzo
concetto
della
pena
,
quello
che
la
considera
come
uno
strumento
di
difesa
della
società
civile
.
Cesare
Beccaria
esprimeva
con
una
formula
aurea
questo
concetto
quando
affermava
:
«
Le
pene
che
oltrepassano
la
necessità
di
conservare
il
deposito
della
salute
pubblica
sono
ingiuste
di
loro
natura
»
(
Dei
delitti
e
delle
pene
,
par
.
2
)
.
La
dannosità
che
un
'
azione
comporta
per
la
società
è
,
come
già
riconosceva
Hegel
,
la
sola
possibile
misura
per
l
'
entità
della
pena
.
Ma
Hegel
osservava
anche
(
e
giustamente
)
che
questa
misura
è
variabile
in
rapporto
alla
situazione
storica
della
società
stessa
.
La
gravità
della
pena
non
può
essere
stabilita
una
volta
per
tutte
,
in
rapporto
al
danno
o
all
'
offesa
cui
essa
corrisponde
,
né
può
essere
stabilita
in
rapporto
alla
«
malvagità
»
del
delinquente
o
,
se
si
preferisce
,
alla
«
malattia
»
di
cui
è
affetto
.
Le
circostanze
storiche
possono
rendere
opportuno
o
indispensabile
l
'
aggravamento
di
pena
per
reati
considerati
comunemente
«
minori
»
e
una
diminuzione
di
pena
per
reati
«
maggiori
»
.
«
Un
codice
penale
»
diceva
Hegel
«
appartiene
particolarmente
al
suo
tempo
e
alla
situazione
della
società
civile
nel
tempo
»
.
L
questo
indubbiamente
il
concetto
della
punizione
cui
implicitamente
si
fa
appello
quando
,
in
certe
circostanze
,
l
'
opinione
pubblica
o
i
politici
o
i
giuristi
e
gli
stessi
legislatori
chiedono
per
certi
reati
l
'
aggravamento
o
la
diminuzione
della
pena
.
Non
avrebbe
senso
infatti
una
modificazione
qualsiasi
della
pena
se
questa
dovesse
corrispondere
sempre
esattamente
al
danno
che
il
reo
ha
inflitto
ad
altri
:
d
'
altra
parte
,
non
avrebbe
senso
il
prolungamento
della
cura
dei
singoli
nel
caso
di
una
epidemia
o
l
'
abbreviazione
di
essa
nei
casi
isolati
.
L
'
atteggiamento
dell
'
opinione
pubblica
nei
confronti
dei
crimini
che
per
la
loro
gravità
o
per
la
loro
frequenza
la
colpiscono
in
modo
particolare
è
determinato
,
sia
pure
inconsciamente
,
dal
senso
della
pericolosità
che
un
crimine
assume
nelle
situazioni
che
si
ripetono
con
una
certa
frequenza
in
un
periodo
o
in
una
fase
della
società
civile
.
Certamente
questo
atteggiamento
,
forse
proprio
per
la
sua
motivazione
inconscia
,
è
più
emotivo
che
razionale
e
l
'
emozione
non
è
una
buona
guida
in
simili
faccende
.
Un
calcolo
,
per
quanto
possibile
esatto
,
degli
effetti
che
un
aumento
di
pena
può
avere
,
a
lunga
scadenza
,
sulla
frequenza
e
la
gravità
dei
crimini
,
è
indispensabile
e
questo
calcolo
può
essere
fondato
soltanto
su
dati
psicologici
e
sociologici
,
su
statistiche
e
su
previsioni
probabili
.
Ed
è
da
tener
presente
,
a
questo
proposito
,
un
'
avvertenza
di
Cesare
Beccaria
che
troppo
spesso
viene
ignorata
e
cioè
che
«
la
certezza
di
un
castigo
,
benché
moderato
,
farà
sempre
una
maggiore
impressione
che
non
il
timore
di
un
altro
più
terribile
,
unito
con
la
speranza
dell
'
impunità
»
.
Pene
terrificanti
,
ma
inapplicate
o
inapplicabili
,
non
hanno
alcun
effetto
deterrente
e
non
costituiscono
una
difesa
efficace
della
società
e
dei
suoi
membri
.
Pene
minime
,
ma
certe
e
adeguate
al
danno
che
un
reato
può
arrecare
alla
società
civile
in
una
certa
situazione
,
sono
le
più
efficaci
.
La
misura
,
dicevano
gli
antichi
saggi
,
è
l
'
ottima
fra
le
cose
;
ma
è
anche
la
più
difficile
.
E
nella
nostra
società
così
complessa
,
nella
quale
una
quantità
di
fattori
,
talora
imprevisti
,
entrano
continuamente
in
azione
,
la
misura
della
punizione
non
può
essere
fornita
da
concezioni
antiquate
,
da
vecchie
tavole
di
leggi
,
da
vaghe
aspirazioni
umanitarie
,
ma
solo
da
indagini
precise
,
illuminate
da
una
valida
teoria
.