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Autogestione ( Jemolo Arturo Carlo , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Pochi mesi fa seguii con affettuosa attenzione una vicenda di cronaca : la proprietaria di un piccolo laboratorio artigianale di confezione di vestaglie intendeva cessare ; e le quattordici o quindici operaie volevano continuare l ' impresa in autogestione . La cronaca ebbe subito dopo ad occuparsi di analoga questione , ma di ben altre dimensioni : di una fabbrica d ' orologi francese ; e poi venne la guerra arabo - israeliana , e la crisi del petrolio . Non si parlò più di quelle operaie , che non erano sorrette né da partiti né da sindacati ( al più si prometteva di cercare per loro un ' altra occupazione ) ; credo di essere stato il solo a fare voti perché riuscissero a far vivere l ' azienda . Perché quando si parla di socialismo dal volto umano , dell ' operaio che si senta parte viva , partecipe dell ' azienda , bisogna pur trovare strumenti perché le parole non restino soltanto tali . Rammento che nel periodo del roveto ardente , i primi mesi dopo la fine della guerra , si discusse anche di autogestione ; ed i pareri furono quasi tutti contrari : osservandosi che quando si tratti di grandi aziende , industriali o commerciali o bancarie , che debbono operare rischiose scelte quasi ogni giorno , guardare con attenzione ciò che segue oltre confine , occorrono dirigenti più che capaci ; e anche ad ammettere operai e impiegati così saggi da chiedere ai Politecnici od alle Università , fosse pure ai partiti , direttori tecnici ed amministrativi di vaglia , il rapporto tra il dipendente e questi dirigenti non divergerebbe sul piano psicologico da quello che è oggi con l ' amministratore delegato . Si osservava inoltre , allora , che si sarebbero avute comunità ricche e comunità povere , col succedersi dei figli ai padri , un risorgere delle antiche corporazioni . Argomenti ineccepibili ; e proprio non riesco a vedere né oggi né in un futuro prossimo l ' autogestione della grande azienda . Eppure ... un tempo c ' era l ' ufficiale che « veniva dalla gavetta » , era stato cioè soldato e sergente ; forse , non sempre , meno dotto di quello che proveniva dall ' accademia , ma sicuramente più esperto della psicologia del soldato , di ciò che questi apprezza e di ciò che gli è sgradevole , del miglior modo per trattare soldati e sottufficiali . Del pari penso che qualche anno passato in un ' azienda in autogestione darebbe all ' operaio ed impiegato che poi passasse in una grande azienda , una comprensione che solo in tal modo potrebbe acquisire ; gli farebbe comprendere il perché , talora la necessità , di certi comportamenti , di certi atti della direzione che diversamente gli appaiono inesplicabili ; gli darebbe anche la sensazione degli oneri , dei rischi che gravano sull ' azienda . Che i sindacati non siano favorevoli alle autogestioni , è ben comprensibile ; se le donnine che confezionavano le vestaglie avessero tenuto in vita la loro azienda , non avrebbero volentieri partecipato a scioperi né si sarebbero battute per la riduzione delle ore di lavoro . Per i partiti di massa la posizione è un po ' diversa ; l ' azienda in autogestione se è dominata dal partito può essere anche una base economica ; i legami tra l ' azienda e la maggioranza o minoranza consiliare che nella città o nella provincia ne sostenga gl ' interessi , possono divenire una forza elettorale . In un libro di qualche anno fa ( Gianluigi degli Esposti , Bologna PCI ) , l ' autore , non comunista , guardando a Bologna , che è il « salotto buono » , da mostrare ai visitatori , del comunismo italiano , parlava di cooperative , sempre di tipo artigianale , in fatto dominate dal partito , peraltro non chiuse a chi non sia iscritto , che non pretendono dai soci un credo politico , né il giorno delle elezioni ne controllano il voto ; si dava particolare risalto ad una CAMST , autogestione di una serie di trattorie , mense calde , il buffet della stazione , locali popolari e mense per ghiotti , che aveva ridotto l ' area delle trattorie di proprietà privata . L ' autogestione può sicuramente affermarsi in queste imprese di carattere pressoché artigianale : nel commercio , od in piccole industrie ( fabbriche di biciclette , le piccole fabbriche di occhiali nella provincia di Belluno , cose del genere ) . Rappresenterebbero un aspetto , uno solo e non dei più importanti , del volto umano del socialismo . Certo il socialismo , e soprattutto il comunismo , mirano ad altro : all ' azienda di Stato . Peraltro , a parte il lato economico , chiunque incontri dipendenti di un ' azienda statale o municipale sa che il loro stato d ' animo verso i dirigenti è lo stesso , se non più acre ( perché c ' è il fattore politico ) che verso il datore di lavoro privato ; a nessuno di loro viene di dire « la nostra azienda » . Ripeto che la cooperativa , l ' autogestione , ha un settore limitato , piccole aziende , senza grossi problemi tecnici o di concorrenza che vada oltre i confini della regione , da dover affrontare . E tuttavia penso che sarebbe benefico che ogni operaio , ogni impiegato , saggiasse quella strada . Credo che l ' impresa privata abbia creato quel che la pubblica non sarebbe mai riuscita a creare ; ma occorre pure tener conto di certi diffusi stati d ' animo , li avalli o meno la ragione , li confermi o meno l ' economia . Ci possono essere amministrazioni pubbliche con funzioni che oggi si ritiene impossibile affidare ad imprese private - le ferrovie e le poste - , od enti che sono in realtà amministrazioni statali con funzioni economiche che toccano bisogni primari dei cittadini ( ENEL od ENI ) . Ma c ' è poi un pulviscolo di aziende a partecipazione statale che mi sembrano le strutture più infelici . Talora l ' azienda pubblica - penso a certe aziende municipalizzate - ha ottimi , appassionati dirigenti ; sottoposti però ad organi deliberanti dove l ' interesse del partito è la forza che domina . Ma l ' azienda a partecipazione statale ( chi legge le annuali relazioni su ciascuna di esse della Corte dei conti ? ) ha per sé il peso della immortalità ; può perdere il suo capitale ogni due anni ; lo Stato lo ricostituirà ; i dirigenti che formano lo staff di queste imprese possono passare da un ramo all ' altro , i più diversi , non saranno mai messi a terra . Queste aziende possono essere un mezzo di distribuzione di potere tra i partiti al governo , una merce di scambio per formare ministeri ; ma quasi senza eccezione costituiscono una passività che fa carico a tutti i cittadini , ma di cui ben pochi conoscono l ' esistenza .
TAPPA VII ( CAMPANILE ACHILLE , 1932 )
StampaQuotidiana ,
LO STRATAGEMMA DI BATTISTA CHE HA ACCESO LA BATTAGLIA Da Lanciano a Foggia , 24 maggio . ( In testa al diario di oggi che ho già compilato , secondo il solito , ora per ora desidero apporre una dichiarazione che vergo con mano tremante per l ' emozione : il primo della classifica generale non è più il tedesco Base , ma un italiano , lo Scarpone di Zogno ; e Battista , il fido Battista , l ' esemplare Battista , è il trionfatore del Giro , l ' artefice della riscossa italiana . Non avrei immaginato che il buon vecchio fosse capace di tanto . Egli stesso credo non l ' immaginava . Ora è di là , nella camera vicina alla mia , in questo albergo Cicolella , e lo sento che ha intonato un canto di gioia . E , adesso , eccovi il diario , dove le fasi della riscossa sono seguite minutamente . ) LA CANDELA - SVEGLIA . Ore 2 del mattino Mi alzo . Veramente dovevo alzarmi alle 4 , ma mi sono alzato due ore prima per un errore di Battista : il buon vecchio sa che io non sento la sveglia o , meglio , la sento , ma essa mi fa un curioso effetto : mi concilia il sonno . Perciò quell ' uomo dalle idee pronte ha fatto una invenzione molto pratica : la candela - sveglia . Si tratta di una candela che si consuma esattamente in tante ore , quante si desidera dormire . Una candela per otto ore è lunga ad esempio mezzo metro . Riducendola d ' un terzo si ha una candela per sei ore , per quattro si taglia la candela a metà , e via dicendo . La candela - sveglia viene appiccicata direttamente su un ' anca nuda del paziente . Quando la candela è consumata , il dormiente si sveglia di colpo . Pare che ieri sera Battista si sia sbagliato e mi abbia appiccicata una candela troppo corta . L ' ho rimproverato con dolcezza . Ore 3,30 Ho compiuto la mia minuziosa toletta di ciclista . Manca circa un ' ora alla partenza . Ore 4 Viene Battista a dirmi che la bicicletta è pronta . Poiché il tempo si è messo al freddo , il buon vecchio , sul costume di ciclista , ha indossato il cappotto . La paglietta di ieri l ' altro è sostituita da una corretta bombetta grigia . Ore 4,30 Ci avviamo al controllo di partenza . Lungo la strada mi accorgo che il mio domestico bisbiglia parole incomprensibili . Credo si tratti di preci mattutine , ma poi scopro che egli si sta esercitando a dire : Pe ' la coccia de Sante Donate allo scopo d ' avere il posto in testa a Castel di Sangro . Ore 5 Ci avviamo verso Foggia . Appare la Maiella , coperta di neve , rosea ai primi raggi del sole . Lanciano , addio . Ore 5,30 Incominciamo a salire e scendere per le montagne . La mia squadra adotta una tattica astutissima : lasciarsi precedere di molto da tutti gli altri ciclisti per poi , credo , raggiungerli di sorpresa . Ore 5,40 Il Leopardo di San Giovanni a Teduccio mi si avvicina : Capitano . Dite , Leopardo . Il Leopardo di San Giovanni a Teduccio mi comunica un doloroso incidente di cui rimase vittima ieri l ' altro . Egli arrivò tardi al traguardo di Lanciano , perché si sentiva molto in forza . A causa di questa gran forza , ruppe la bicicletta . NEL LIBRO DEL DESTINO . Ore 6 Torricella Peligna . Gran bella regione , l ' Abruzzo ! Boschi verdi , valli profonde , montagne coperte di neve , e , ogni tanto , paesini appollaiati come falchi sui cocuzzoli . Peccato che bisogna salirvi in bicicletta . Li scopro all ' aurora , rosei di sole , l ' uno dopo l ' altro . Li abitano pochi montanari , che vi dànno del tu , donne magre , col volto coperto da uno scialle nero , e molti ragazzini . Questi sono così abituati ai lupi che , come negli altri paesi giuocano ai soldati o a rimpiattino , qui giuocano al lupo . Uno fa il lupo e gli altri gli dànno la caccia . Nella piazzetta erbosa , si sente gridare : Gliù lupu , gliù lupu ! E tutti , di corsa , addosso al malcapitato che fa gliù lupu e che ha sempre la peggio . Ecco uno di questi paesi . È moribondo . Fu costruito , chi sa quanti secoli fa , una cara sopra l ' altra , in cima a un monte . A vederlo , sembra isolato dal resto del mondo . E deve esserlo , infatti , se i suoi stessi abitanti , a causa di quest ' isolamento , l ' abbandonano l ' uno dopo l ' altro e vanno ad abitare nelle case nuove , che si costruiscono giù vicino alla stazione . Fra un certo tempo resterà disabitato . Le sue vecchissime case , di tufo scuro , perfettamente conservate , resteranno deserte e silenziose e , a guardia di questa minuscola città sperduta fra i monti , si leverà il castellaccio medievale che le dà il nome . L ' orologio della piazzetta resterà fermo per sempre , segnando quella che fu l ' ultima ora di questo Castel di non so che , mentre per le strade , l ' una dopo l ' altra , cadranno con tonfo silenzioso le pietre delle case . Allora , nel paese che un tempo vide scendere , chiusi nelle armature ferree , i signorotti feudali , potranno venire a ruzzare , indisturbati , i lupi , nelle notti senza luna . BATTISTA PIGLIA DELLE SCORCIATOIE . Ore 6,5 Ammiratori appiedati spingono Battista . Ore 8 M ' ero appisolato sul volante . Mi si dice che abbiamo attraversato Casoli , Corpisanti , Lama dei Peligni , e Palena . Tanto meglio . Traversando questi paesi montani si sente un buon odore invernale di legna bruciata . Buse , detentore della maglia rosa , comincia a manifestare una vaga intenzione d ' intavolar trattative per essere assunto nella nostra squadra . Vedremo come si comporterà in seguito . Riccò , il Canguro delle Puglie , ha un ' andatura triste e affaticata . Ore 9 - Rivisondoli e Roccaraso . A un lato della strada si legge su un cartello : « Forza , Battista , non lasciar che l ' Italia sia sconfitta ! » . In verità , il cartello l ' ha fatto mettere Battista stesso da un emissario che ha spiccato ieri . Ma esso non manca di produrre ugualmente una forte reazione nel buon vecchio che decide di « scatenare la battaglia » . A questo scopo , si carica la bicicletta sulle spalle e piglia delle scorciatoie fra i monti . Ore 9,10 L ' andatura di Riccò è sempre più triste e stentata . Che il Canguro delle Puglie non ce la faccia più ? Pedala con le gambe tremolanti , emettendo fiochi lamenti . Ore 9,25 Castel di Sangro . Primo rifornimento e firma . Al controllo trovo posta per me . Una lettera della colonia brindisina di Torino mi reca cinquanta lire per Riccò . Chiamo : Canguro . Un sottile gemito : Presente , capitano . Riccò si avvicina pedalando a fatica . Par che le gambe gli si debbano fermare da un momento all ' altro . Il dorso penzola sul manubrio . Ci sono gli dico cinquanta lire per voi , dai brindisini di Torino . Cinquanta .... Lire : eccole . Oh , metamorfosi ! Riccò intasca i quattrini , si drizza sul dorso , stringe con energia il manubrio , gonfia i polpacci e parte ad andatura rapidissima . Ora è capace di arrivare primo al traguardo . Ringrazio i brindisini di Torino . Ma , con questi sistemi , finiranno per togliermi i miei uomini migliori . Ore 1l Bivio di Vinchiaturo . Contadini ci salutano al passaggio . Quanta gentilezza in questi uomini rozzi ! Ricordo un contadino che partì per l ' America , dove andava a visitare un figlio emigrato . Dopo quindici giorni di traversata , arriva , trova il figlio allo sbarco , e questi fa per abbracciarlo strettamente . Piano , dice il padre aspetta . E si fruga in petto , mormorando : T ' ho portato un uovo fresco . È della nostra chioccia , sai ! Che pensiero gentile ! esclama il figlio , preparandosi a sorbire l ' uovo . Ma a un tratto il vecchio lancia un grido acutissimo . Che avviene ? fa il giovinotto . Avviene balbetta il padre pallido come un cencio avviene che c ' è qualcuno qui dentro . Dài un ' occhiata tu , ché io non ho coraggio . Il figlio guarda e , in mezzo al via vai del porto di New York , nella foresta dei grattacieli , comincia a fare : Pìo .... pio .... pio .... C ' era un pollastrino giovane . FINALE GEORGICO . Ore 12 L ' espediente di Battista è pienamente riuscito . Attraverso scorciatoie , egli è apparso a distanza davanti al gruppo di testa . Gli assi si sono lanciati all ' inseguimento ed è scoppiata la battaglia . Perché lo Scarpone di Zogno , il Signore della Montagna e il Leone delle Fiandre correvano tanto ? chiarissimo : per raggiungere Battista . Il quale Battista sia detto a onor suo appena ottenuto l ' intento di aizzare i corridori , invece di profittare del vantaggio , si ritira , come Cincinnato , in un campicello , mentre lo Scarpone si avvia a cogliere la vittoria . Ore 13 Trovo Battista nel campicello a riposarsi , presso Crocella di Motta , confine fra il Sannio e le Puglie . Borbotta qualche cosa , come se recitasse una lezione . Che stai dicendo ? chiedo . Mi esercito nella frase : Si Pariggi tenesse lu mere , sarebbe na piccola Bere . ( Si tratta di un detto pugliese che tradotto suona così : Se Parigi avesse il mare , sarebbe una piccola Bari . ) Capisco a volo il piano del mio domestico . Battista , gli dico tu ancora cerchi di avere un posto di testa . Naturalmente , fa al traguardo di Foggia , fingendomi pugliese . Mi vien da ridere a vedere questo vecchio bianco per antico pelo così avido di trionfi effimeri . Battista , gli dico con bontà tu sei vecchio , ormai . Battista abbassa il capo canuto e un poco mi si stringe il cuore . Continuo : Lascia che i più giovani e i più forti di te colgano l ' alloro di cui son degni , e tu contentati di aver additato loro la via della vittoria . Battista è combattuto . Prendi esempio aggiungo dal buon Gerbi . Nessuno dirà niente , se marci in coda . Alla tua età hai bene il diritto di riposarti . Gli batto affettuosamente una mano sulla spalla e concludo : - Orsù , aspettiamo la nostra squadra . Una lacrima tremola sul ciglio di Battista e rotola rapida lungo uno dei suoi bianchi favoriti . Poi , il buon vecchio siede nel prato , vicino a me , e lentamente apre il sacchetto delle provvigioni . Intorno , fra le montagne , c ' è un grande silenzio , una gran pace . Cominciamo a mangiare piano piano . In lontananza si vedono ancora monti coperti di neve , che scintillano al sole . Battista si tira su il bavero : L ' ho proprio indovinata mormora a mettere il cappotto , oggi . Tira un vento freddo .
Corea: azzurri a casa! ( Brera Gianni , 1966 )
StampaQuotidiana ,
Middlesbrough , 19 luglio - Giornata amara , giornata di vergogna . Una mesta broccaggine sembra essersi impadronita dei nostri giocatori . Undici ragazzi coreani sprovveduti di tecnica ma non certo di coraggio né di slancio hanno messo sotto , votandoli ad un ' ignobile fine , i nostri miliardari , esaltati da megalomani dei quali purtroppo siamo stati complici . Mi mancano parole per esprimere il dispetto che ha preso tutti noi all ' indegno spettacolo cui abbiamo assistito . Credo che abbiamo toccato il fondo e poiché quasi tutto è storto nel nostro calcio e nel nostro costume sportivo inerente il calcio , debbo , per consolarmi , pensare che questa ennesima figuraccia giovi a riportarci su piani meno scandalosi nei confronti del mondo intero . Lasciamo il campo di Middlesbrough fra risate giustamente beffarde e ingiuriose . Eravamo venuti strombazzando prezzi ed ingaggi favolosi , mezzi miliardi , milioni a centinaia per brocchetti vuoti come canne , paurosi e imbelli al punto da sdegnare chi appartiene al loro paese e da esilarare chiunque , conoscendoli famosi , li ha veduti goffi ed inutili . Francamente non avrei mai potuto prevedere questa débâcle . Considerando le due disastrose partite giocate con il Cile e la Russia osavo tuttavia sperare che una scuola ormai semisecolare potesse esprimere una prestazione almeno dignitosa , e neppure la spregiosa previsione che contro i più deboli si sarebbe maramaldeggiato ha avuto consistenza . In effetti í coreani , come tutti avranno visto , non sono tecnicamente tali da incantare , ma il loro brio , la loro determinazione hanno smontato via via le velleità degli azzurri sino ad annichilirle . Dei dieci che sono rimasti in campo dopo l ' infortunio a Bulgarelli non saprei francamente salvare se non i più modesti e perciò più generosi , i Janich , i Landini . Tutti gli altri sono stati incapaci di connettere e di costruire . Sprecate un paio di azioni all ' inizio , gli azzurri hanno perduto Bulgarelli e Fabbri ha richiamato in centrocampo Mazzola e Rivera tenendo di punta le ali . Per alcuni momenti del secondo tempo è sembrato che Rivera e Mazzola riuscissero effettivamente ad impostare e a entrare in azione . Si sono spenti troppo presto e hanno preso a sciupare , scadendo sui toni mosci delle giornate avverse . Barison non è mai stato in grado di liberarsi e nessuno ha saputo liberarlo a rete . Perani ha avuto spunti discreti all ' inizio ma ha anche sprecato due palle - gol piuttosto agevoli . Mazzola ha incominciato male da centravanti ed ha avuto buoni sprazzi da interno finché , inadeguato al ritmo del ruolo , si è spento fino a scadere a brocchetto sgradevole a vedersi anche sotto l ' aspetto morfologico . Si è capito , scadendo Rivera e Mazzola , che non si sarebbe più passati : galvanizzati dalla prospettiva della vittoria e dal vantaggio raggiunto sul finire del primo tempo , i coreani hanno preso ammoina con determinazione veramente ammirevole . Senza badare a finezze essi hanno sempre saputo sventare ogni insidia , sia che fosse condotta su lanci volanti , sia che fosse portata con azioni inevitabilmente confuse e irresolvibili . Una sola palla - gol hanno creato gli azzurri nel finale su cross di Perani e su quella palla - gol si sono trovati i due più imbeceriti della giornata , cioè i giganti Facchetti e Barison che si sono danneggiati a vicenda . Lo smarrimento di questi due colossi faceva strano contrasto con la miseria e la rassegnazione dei piccoletti che da fin troppo tempo abbiamo preso a chiamare abatini . Via via che il tempo passava un ' amarezza greve calava nel mio animo alla quale dovevo reagire con il sarcasmo e con la irriguardosa speranza che non uno , ma più di uno , avessero a segnare i coreani per rendere più schiacciante e altresì incredibile questa nostra ennesima sconfitta . L ' ennesima Waterloo del calcio italiano farà forse ( ma vale illudersi ? ) finire una situazione di fatto veramente insostenibile e insopportabile . Nulla è serio , nulla è fondato sulla realtà economica e sportiva nel nostro calcio . La selezione venga attuata da tecnici e non da ignoranti eternamente condannati all ' empirismo . Si avviino al calcio gli atleti e non le smunte signorinelle che abbiamo veduto miseramente pedalare e sentito fin troppo esaltare in questi anni di desolante penuria agonistica . Per favore , non si parli ora di moduli , di catenacci , di sciocchezze , per giustificare una magra che non trova spiegazioni se non in incongrui errori di fondo , le facilonerie , le leggerezze , gli sperperi indecorosi e colpevoli . Il nostro campionato ritorna , deplorevole moloch , a scontare la sua elefantiasi . La preparazione ha risentito del suo peso massacrante e dunque illogico . I non « atleti » che Fabbri ha portato con sé non hanno vigore né riserve psicofisiche . Le gradassate , anch ' esse fasulle , che abbiamo perpetrato ai danni di rappresentative rese docili dall ' ospitalità , si sono inevitabilmente scontate allorché l ' agonismo ha imposto sua legge . Si è già detto quasi tutto , ahimè , prima ancora che il tonfo avesse luogo . La squadra veduta a questi mondiali non ha mai avuto consistenza né tecnica né agonistica . Fino all ' ultimo abbiamo sperato in un ricupero . Non ha avuto e non poteva aver luogo . È bastata la Corea a dimensionare una spedizione sbagliata in partenza , e per giunta dilatata fino al ridicolo , accompagnata da speranze che , deluse , danno soltanto dispetto e malinconia . Ora ce ne torniamo umiliati fin quasi allo sgomento . I coreani vanno a Liverpool per giocare i quarti . Il topolino nascosto dietro alla gigantesca montagna di carta che è il nostro calcio ha dovuto lasciare il passo ai cavallucci mongoli da noi applauditi , alla fine , per dovere di lealtà sportiva , e con la morte nel cuore . Intorno a noi , risate , soltanto risate . Al diavolo , dico al diavolo , tutto ciò !
L'eredità di Paolo VI ( Jemolo Arturo Carlo , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Impossibile l ' indomani della morte tracciare un giudizio di Paolo VI , fare un bilancio di un pontificato : solo dopo parecchi decenni appaiono le conseguenze del modo con cui fu diretta la vita spirituale e materiale di uno Stato , di una confessione religiosa , di una comunità ( ed ancora : il valore di quei giudizi ove domina il « post hoc , ergo propter hoc » ! ) ; oggi è dato solo guardare all ' Uomo . Che in quindici anni di Pontificato si prodigò con tutte le sue forze , fisicamente poche , ma rette da una fede senza confini , per pronunciare soprattutto parole di pace , ricordare alle Chiese più lontane l ' unità dei credenti in Cristo , la presenza di un Vicario del Capo invisibile . Nel senso strettamente umano , delle soddisfazioni e dei dolori che si possono trarre dal proprio operare , un pontificato non lieto . Nei quindici anni del suo pontificato , vide in Occidente ed in Asia la continua avanzata del comunismo , con il suo diniego del divino , diniego basilare nella dottrina , che sarebbe vano sperare vedere attenuarsi o sparire . Constatò i lentissimi , quasi nulli progressi dell ' ecumenismo , in un mondo dove sono invece i particolarismi ad insorgere violenti , come del resto segue al crollo di ogni civiltà . Altri Papi avevano avuto l ' aiuto insperato di veder sorgere durante il loro pontificato uomini di Chiesa la cui opera di bene ebbe subito una larga risonanza , portò una popolarità , un ' affermazione nella coscienza di tutti , di quel che possa la carità cristiana , e che non può alcuna filantropia : don Orione , don Gnocchi , don Facibeni , suor Maria Calabrini ; pii sacerdoti esistono sempre , ed operano ancor oggi , ma nessuno ha raggiunto in questi ultimi anni quella rapida fama ; anche per un grande credente ed apostolo laico , Giorgio La Pira ( Giuseppe Capograssi era morto nel '56 ) furono questi ultimi gli anni del silenzio . I giovanissimi lo hanno ignorato . Paolo VI fu in gioventù sacerdote esemplare ; la sua vocazione era di formare giovani studenti , creare una forte intellettualità cattolica ; ma si sottomise sempre agli ordini dei superiori , accettò compiti meno graditi , entrò nella Segreteria di Stato , dove diede ottima prova di sé , fu collaboratore di due Pontefici , che non erano affini a lui per carattere , ma ch ' egli non solo servì , ma amò profondamente ; e di cui il secondo , Pio XII , poté credere , negli anni susseguenti la prima guerra mondiale , in un ' epoca trionfalistica per la Chiesa , in una Italia riconquistata alla fede . Collaborò agli atti più importanti dei due Papi , la dichiarazione contro i princìpi del nazismo ; mentre poi difese strenuamente la memoria di Pio XII dall ' accusa , ingiusta , di non aver fatto il possibile per salvare gli ebrei . Fu ottimo arcivescovo di Milano , dove , conscio dei tempi , rivolse particolarmente le sue attenzioni al mondo operaio , celebrò in officine , combatté in ogni modo perché tutta la città , ma soprattutto i ceti più umili restassero uniti all ' antica madre . Pontefice , volle ad un tempo essere il Papa dell ' umiltà , quegli che riconosce i falli e le deficienze dell ' opera della Chiesa nel lungo corso della sua storia ( ma ancora cardinale aveva osato benedire la perdita del potere temporale , palla di piombo ai piedi della Chiesa ) ed al tempo stesso difensore strenuo dell ' essenza del dogma ; rallentasse pure il movimento ecumenico , ma il successore di Pietro non può essere semplicemente il primo tra i vescovi . No al divorzio , no all ' aborto ; ma sempre l ' uomo della pace . Se i cattolici si trovano in un mondo ostile , non cedano , rimangano forti nell ' attaccamento al loro dovere : agire come i più non è un ' attenuante al peccato . Però non anatemizzare l ' avversario , avvertirlo solo che se credente è in peccato , se non credente che c ' è chi prega per la sua conversione . Ci sono stati i Papi del trionfalismo ; Paolo VI è stato il Papa dell ' umiltà , della espiazione , aveva parlato di colpe storiche della Chiesa , forse aveva chiesto a Dio fin dalla elezione di esserne la vittima espiatoria . I giudizi di Dio sono imperscrutabili , ma mi prostro al ricordo di questi che ho sempre chiamato il Papa del Golgota . Papa Giovanni . Papa Paolo . Ripenso ai lineamenti essenziali dei due Pontificati . Quasi una riflessione comparativa finale . 1958 : Giovanni XXIII ; breve pontificato , ma pare quasi miracoloso questo accendersi di consensi , la venerazione che desta in ogni uomo , di ogni opinione politica ; la stessa figura del Papa , così opposta a quella ascetica di Pio XII , e che un po ' ricordava quella bonaria di Pio IX , la sua origine contadina , il parlare semplice , il familiarizzare con i più umili , accendono verso di lui tutte le simpatie . Paolo VI : il Concilio continua e si conclude ; nel '67 l ' enciclica Populorum progressio atto di fede nella pacifica convivenza e nel progresso umano , nel '68 la Humanae vitae , il diritto alla vita di ogni essere concepito , ma la giusta cautela dei genitori nella formazione della famiglia . Non è qui possibile riassumere né i decreti conciliare né gli altri atti di Paolo VI . Basterà ricordare un famoso Credo del Papa in cui riafferma tutto l ' insegnamento dogmatico della Chiesa nel corso dei secoli : il dogma resta intoccabile . Può solo riassumersi l ' opera dei due Papi nel ricordare che la Chiesa è sempre con gli umili e con gli oppressi ; ch ' essa non confida nella forza e nella violenza , ma soltanto nel libero consenso degl ' individui ; che non desidera tanto il favore dei governi , quanto la spontanea adesione dei popoli . Giovanni XXIII fu alieno da ogni trionfalismo , ma aveva in sé un innato ottimismo ; godeva la letizia cristiana ; Paolo VI aveva un ' immensa fiducia in Dio ma il suo temperamento umano non era portato alla letizia ; mite ed umile , ma temo anche triste , della tristezza che conobbe Gesù .
SOSTA V ( CAMPANILE ACHILLE , 1932 )
StampaQuotidiana ,
STO OSSERVANDO BUSE : I « MIEI » LO ASPETTANO . Foggia , 25 maggio . Battista ha avuto un ' avventura d ' amore all ' albergo Cicolella . Egli desidera che sia resa pubblica , per sfatare alcune leggende che circolano sul suo conto e dimostrare che non è , poi , quell ' uomo fuori combattimento che tutti credono . Lo contento volentieri , ma prima voglio sgomberare il terreno dagli argomenti più urgenti . Comincio col trasmettervi la classifica della mia squadra che ieri sera , a causa del ritardo di alcuni arrivi , non feci in tempo a telefonarvi . RINFORZI ALLA MIA SQUADRA . Eccola , come si presenta dopo la settima tappa : 1° Gerbi ( 810 nella classifica generale ) ; 2° Ranieri ( 30° ) ; 3° Riccò ( 790 ) ; 4°Reina ( 73° ) ; 5° Vincenzi ( 77° ) ; 6° Valente ( 76° ) ; 7° Perna ( 73° ) ; 8° Menegazzi ( 71° ) ; 9° Improta ( 68° ) ; 10° Godinat ( 62° ) ; 11° Rovida ( 60° ) ; 12° Liguori ( 53° ) ; 13° Battista ( fuori classe ) . Come si vede , ho fatto un buon acquisto : Menegazzi , che occupa uno dei posti lasciati vuoti dagli svizzeri ritiratisi . I miei tigrotti volevano acclamare membro d ' onore anche il francese Moincau e il toscano Meini , ma il vincitore della corsa Parigi - Tours e il veloce Meini , che ha al suo attivo parecchie importanti vittorie , non mi dànno molto affidamento per la mia squadra sebbene occupino due buonissimi posti nella classifica generale ( rispettivamente il 65° e il 57° ) . Il Diavolo Rosso , l ' Armadillo di Brindisi e il Canguro delle Puglie conservano i tre primi posti nella classifica . Perna continua a tenere il comando su Improta , il Leopardo di San Giovanni a Teduccio , e su Liguori , il Giaguaro di Barra ; meritata supremazia ove si consideri che il Puma di Cercola ha una buona voce di tenore . Tutti i miei uomini guadagnano ben tredici posti nella classifica generale . Singolare coincidenza : fra ieri e ieri l ' altro , ci sono stati tredici ritiri . Che il numero tredici porti fortuna alla mia squadra ? Vi darò , intanto , una interessante primizia : sto osservando Buse . Quel giovinotto non mi dispiace , come corridore , e lo vedrei volentieri nella mia squadra . Naturalmente , ancora non è maturo per essere assunto , ma si farà . L ' ho visto nella tappa di ieri , specie sulle salite , e so dirvi che è un elemento di prim ' ordine . Insomma la stoffa c ' è . Tutto sta che egli si distingua ancora un poco . I miei tigrotti lo aspettano a braccia aperte . LETTERE DI AMMIRATORI . La posta di stamane mi ha portato molte lettere di ammiratori della mia squadra . Il dott . Oronzo Giustizieri di Neviano ( Lecce ) , medico chirurgo a Nerola ( Provincia di Roma ) , mi invia , anche a nome dei suoi figli Carlo , Francesca e Clotilde , venti lire per Riccò e l ' augurio che altri corregionali si ricordino del valoroso campione , afflitto da una acuta crisi economica . Così , con le cinquanta della Colonia brindisina di Torino , saliamo a settanta lire . Che il Canguro delle Puglie sia destinato a perdere l ' accento sull ' « o » ? Una lettera da Torino , firmata « Alcuni ammiratori di Cuniolo » , mi parla di Gerbi e dell ' « amico suo e collega Cuniolo » ; e accenna nebulosamente a rivelazioni del Cuniolo stesso relative a certi mattoni che il Diavolo Rosso avrebbe un tempo attaccato al sellino della bicicletta per rendere più severi i suoi allenamenti . Gli ammiratori del Cuniolo sospettano che il Diavolo Rosso abbia dimenticato di togliere i mattoni , o che si riservi di toglierli all ' improvviso nelle prossime tappe per cogliere una sensazionale vittoria . Mi duole dire agli ammiratori di Cuniolo che Gerbi non ha nessun mattone dietro il sellino . Se qualche volta resta un poco indietro agli altri , non è perché non ce la faccia , ché , anzi , il fiero astigiano scusate : il Diavolo Rosso si sente ancora capace di lasciarsi tutti in coda . Ma il fatto è come mi ha dichiarato che egli di vittorie ne ha colte parecchie , nella lunga carriera , e ora desidera lasciar vincere i più giovani . Il pittore Onorato mi scrive che verrà appositamente per ritrarre le fattezze dei componenti la mia squadra e esporle in una interessante mostra di caricature di uomini illustri che ha inaugurato in questi giorni a Foggia . Veramente , le effigi dei nostri tigrotti sono state già immortalate sul Guerin Sportivo da « Carlin » che ha fatto bellissimi ritratti a tutti , compreso Battista . Ma ben venga anche Onorato . Per l ' occasione , il Leopardo di San Giovanni a Teduccio indosserà la sua elegante giacca in pelle di coccodrillo . Stamani ho sfogliato nervosamente i giornali . Nessuna notizia di Occhiuzzi Delfo . Forse avrei fatto meglio a non pronosticarlo come futuro campione . Staremo a vedere . E ora passiamo all ' avventura d ' amore di Battista . Sin dalle prime tappe del Giro , il simpatico vecchio aveva , dimostrato velleità che non avrei supposto in lui . Lungo il percorso non c ' era contadina dalla quale non si facesse rovesciare una brocca d ' acqua in testa , sorridendo amabilmente . All ' albergo di Vicenza chiamò la cameriera in camera con la scusa di farsi rovesciare sul capo una catinella di acqua . Infelice pretesto in quanto , dopo la doccia , i suoi propositi dongiovanneschi svanirono . A Udine percorse in largo e in lungo la città , senza trovare « il suo tipo » . A Ferrara si recò a mia insaputa al Luna Park nella speranza di avere un ' avventura nei vagoncini dell ' Otto Volante . A Rimini lo vidi steso sulla spiaggia con un costumino succinto che lo faceva tremare dal freddo , in attesa delle bagnanti . ( Le quali , non essendo stagione di bagni , non apparvero affatto . ) A Teramo cercò affannosamente , nella quarta pagina del giornale locale , uno di quegli avvisetti in cui è detto che « massaggiatrice recasi domicilio » , ma non lo trovò . A Lanciano tentò di spacciarsi per Binda avendo saputo che una dama velata cercava il Signore della Montagna , ma i bianchi favoriti lo tradirono . E , finalmente , ieri sera la fortuna lo assisté . Cenavamo insieme , nella sala da pranzo dell ' albergo Cicolella . Battista , al solito , aveva occupato un tavolinetto poco lungi dal mio e , solo solo , consumava una frittura di gamberelli , dei quali , tra parentesi , è ghiottissimo . A un certo punto , vagando con lo sguardo attraverso le tavole affollate di clienti , scorse una viaggiatrice che mangiava senza compagnia . Era una grassa signora dell ' apparente età di cinquant ' anni , dalle curve abbondanti e dall ' aspetto imponente . Proprio il tipo di Battista . Il mio fido domestico la fissò con occhi di cobra . La formosa viaggiatrice fu favorevolmente impressionata dalla distinta figura di lui e soprattutto dai suoi candidi e leggeri favoriti ; gli sorrise follemente . Battista sentì vampe di sangue salirgli al cervello e per qualche minuto provò una leggera vertigine . Attese che il salone si sfollasse . Anche io , a un certo punto , mi alzai . Non vai a dormire ? chiesi al mio domestico . - Mi trattengo ancora un poco , rispose . E aggiunse , con una faccia tosta meravigliosa : Non ho sonno . Io , invece , avevo un sonno terribile : eravamo in piedi dalle tre del mattino ! Augurai la buona notte al vecchio diabolico e mi ritirai in camera . CONSEGUENZE DEL FARE TROPPO A LUNGO L ' OCCHIOLINO . Ormai , nel salone , erano rimasti soltanto Battista , la grassa signora e un cameriere , che aspettava , per sparecchiare e andarsene a dormire . Ma Battista non si mosse . Continuava a fissare con occhi concupiscenti la dama , che , dal canto suo , continuava a sorridergli , con simulato pudore . Il mio domestico va un po ' coi vecchi sistemi : usa ancora « far l ' occhiolino » alle donne , invece di ricorrere ai sistemi più spicciativi in voga presso le giovani generazioni . Egli sostiene che nell ' occhiolino è la poesia dell ' avventura galante . Così , il vecchio satiro cominciò a fare l ' occhiolino alla signora . A intervalli regolari chiudeva e riapriva con intenzione l ' occhio destro . La dama aspettava che si decidesse a chiamarla alla sua tavola . Ma Battista vuole sempre essere ben esplicito . Acciocché ella capisse i suoi propositi , che i francesi non esiterebbero a chiamare coupables , prese a chiudere l ' occhio sempre più a lungo . Il cameriere in attesa s ' era addormentato in piedi presso la porta , come un cavallo . I lumi erano stati quasi tutti spenti . Silenzio e solitudine regnavano nella sala . A poco a poco , a poco a poco , a furia di chiudere l ' occhio destro , Battista sentì chiudersi anche il sinistro . Reclinò il capo sul petto e li tenne chiusi tutti e due . La dama si alzò e uscì , spoetizzata . Dopo poco nel salone si udiva un rumorino ritmico e roco , a intervalli regolari . Il vecchio satiro si era addormentato .
StampaQuotidiana ,
Nuova York , 18 aprile - La notte italiana del Madison resta nella memoria con tenebre e luci accecanti , con violenza e gloria . Notte generosa in cui tutti hanno bruciato ciò che avevano : bellezza atletica e volgarità , lacrime , urli , esaltazione , angosce , furori e quel nome scandito Nino Nino . Ha detto bene il « Daily News » : « È stato il più bel combattimento visto " in a long long time " » . Ora il problema è quello di ogni storico , raccontare il passato come se fosse un presente aperto e incerto . Proviamoci . Dunque , sono le ventidue di lunedì 17 aprile e sul ring del Madison sfilano le vecchie glorie , il Sugar Ray Robinson , magro , bello , amato da donne che hanno diamanti sulla pelle nera e abiti rosa e turchese , il Rocky Marciano , birraio ingrassato , e il Joe Louis , possente e melanconico . Il Madison è un ' arca pugilistica che naviga sul diluvio di Nuova York e dentro ci sono tutte le specie della nobile e decaduta arte , i giudici dal cranio lucido e dal naso schiacciato , che stanno in camicia bianca e farfalla blu , nella prima fila , i poliziotti mansueti , i secondi trasognati , i miliardari con i grandi sigari verdi , i radiocronisti con il cappelluccio a quadretti , i venditori di coca - cola con il prezzo scritto sul cappello di carta , i fotografi dai capelli rossi . Le sedie , i tavolini della stampa , i paletti del ring hanno il colore del vecchio Madison , quel marrone scurito dal sudicio e levigato dal tempo . La luce del ring illumina la sala fino alla balaustra della prima galleria , fino all ' orologio color avorio che segna il tempo dei rounds , più su c ' è la penombra densa di folla dove lampeggiano luci rosse e azzurre . Stasera il Madison è italiano o italo - americano . In platea è pieno di bandierine tricolori , la galleria si denuncia con il boato che accoglie Benvenuti , la sua vestaglia dorata , i capelli scomposti , il seguito trepido di allenatori e parenti . Mentre Nino sale sul ring , due pazzarielli corrono per le file di platea innalzando uno striscione che inneggia al nostro e siccome gran parte del pubblico si alza in piedi , il gran cerimoniere della serata che sta sul ring in abito da sera afferra il microfono e avverte « Ladies and Gentlemen , neh assettatevi guaglioni » . Il mio vicino è un giornalista negro , di mezza età , che porta alla mano sinistra una gran pietra viola . Mi guarda melanconico , io gli sorrido , abbiamo stabilito tacitamente un patto di neutralità . Ora osservo con calma la gente esagitata , attorno al ring , e la noto : c ' è una donna in abito verde dal viso lungo e inclinato , come le donne di Modigliani . Resterà tutta la sera così , fredda e lontana , nella tempesta . Griffith sale sul ring chiuso in un accappatoio bianco monacale , e sotto c ' è una tunica elegante su cui è scritto semplicemente Emile . Ora entrano in scena , a due passi da me , i suoi fratelli , grasso e ricciuto uno , magrissimo e spiritato l ' altro , con portavoce di cartone . Ma non chiamano Emile , chiamano Nino , Nino con voci concitate febbrili , e se Nino si volge miagolano , ridono miagolano , poi fanno gesti , abbaiano , lo maledicono , gli mostrano i denti . La gente e i poliziotti li lasciano fare , la loro faziosità è scoperta , persino commovente , quel fratello che saltella sul ring li ha tirati fuori dalla miseria . Per ora mamma Griffith si riserva , lei sta buona e seduta . Enorme , con un abito e un cappellino bianco e nero yé - yé , di quelli che si vendono al Village . Udito da pochi passi , il suono del gong è come quello di una nave in partenza , ma subito troncato , poi la goccia sonora della campana , i calzoncini rossi di Nino che danzano sul ring , Emile chiuso in guardia stretta , il mio cuore che parte nell ' emozione , ma non solo il mio , il match è subito stupendo , trascinante . Il primo pugno a segno è di Nino , un sinistro preciso , ma debole . Ma non è il pugno che conta , conta il modo con cui sta sul ring , sicuro , fra l ' imperio e la disinvoltura . E dà subito , nettissima , l ' impressione di essere degno del combattimento mondiale . Capace di resistere , magari di vincere , sciolto dalle sue ansie , liberato dai suoi timori , il pubblico italiano si sfoga nel grido ritmato di Nino , Nino che rimbomba nelle tenebre e sulle luci del Madison . Griffith , la pantera nera , chiude ancora più la guardia , ha occhi da animale inseguito e feroce . Ed ecco il suo fulmineo contrattacco , la scarica dei pugni , Nino che ne esce prima sbalordito , poi sorridente , ma con segni rossi sulle guance e sul fianco . E già parte con il sinistro , già spinge Emile alle corde . Una battaglia senza tregua , sarà così dal principio alla fine . « Nino bene » dice il giornalista negro , « ma un po ' lento con l 'uppercut.» « Emile mi sembra molto bravo » ricambio io . Mamma Griffith si è alzata , viene fino al ring , ma poi ci ripensa , torna al suo posto , non è ancora il momento , lascia gridare quegli stupidi cattivi italiani che vogliono togliere al suo Emile e a lei e ai fratelli questi anni buoni di abbondanza e di fama . Fra il secondo e il quarto round , si consuma il dramma pugilistico . La casualità di due colpi fortuiti , manda al tappeto prima Griffith poi Benvenuti . Per due volte il match è sull ' orlo di un epilogo ingiusto , per due volte questi atleti coraggiosi lo rifiutano . Non dico che l ' uppercut destro di Nino ad Emile e il diretto destro di Emile a Nino fossero colpi « trovati » per combinazione , ma erano certamente colpi aiutati da un imprevedibile casuale sbilanciamento dell ' avversario . Sarebbe stato triste che lo scontro terminasse così , credo proprio di poter dire che i due atleti non hanno permesso che finisse così . Eccoci al secondo round , dopo una rapida schermaglia Nino tira un uppercut poco convinto , mentre è già in movimento di disimpegno e trova il mento di Emile , sbilanciato a sinistra e un po ' all ' indietro . Emile non va giù di schianto , ma si siede , senza perdere mai la coscienza . È però stordito , sbalordito , con quella sua aria di cane bastonato ingiustamente . Lo contano , al tre è già in piedi , attende fino all ' otto e poi riprende il combattimento affidandosi al mestiere per sfuggire alla furia di Nino che lo tempesta alle corde . La risposta di Emile è al quarto round . Emile parte , come sa , in un attacco frontale , spinge Nino alle corde e lo colpisce con una serie lunga e martellante , cinque o sei pugni fulminei al corpo . Nino appare ben protetto dalla guardia , è già venuto fuori indenne da altre sfuriate così e improvvisamente , forse credendo che Emile si sia esaurito , apre la guardia , abbassa il viso e gli arriva al mento un ultimo diritto di Emile . È così sbilanciato che gira su se stesso e cade fra le due corde . Nello stordimento si appoggia male e scivola di nuovo sul ginocchio sinistro . Il nostro cuore scoppia , non è giusto che finisca così . Dai Nino , su Nino non deve finire così , non è giusto che finisca così . Ora Nino si volta , si alza e dalla maschera sofferente vien fuori , a poco a poco , quel sorriso sfottente che può renderlo antipatico quando l ' avversario è debole , quando fa il maramaldo davanti a un pubblico e a giudici di casa , ma che qui nella bolgia del Madison davanti al Griffith già pronto a colpirlo per il conto totale , è stupenda fierezza . « Courageous fighter » mormora un giornalista americano sin lì taciturno . Sì , combattente coraggioso e tenace e anche irridente nella sfortuna . Il giudice che lo conta è giunto a cinque e già Nino fa segno con una mano che è pronto a ricominciare . Non importa se la pantera infuriata lo trascinerà a colpi , a testate , a strattoni per tutto il ring , lui continuerà a sorridere a testa alta , anche se il sangue gli cola da una ferita al naso e spruzza sui calzoncini candidi di Emile e segna di macchie rosse la sua zazzera nera sempre protesa nel tentativo di graffiare come una dura spazzola il volto di Nino . Se Dio vuole , il gong , le lampadine rosse che si accendono sui paletti , i secondi che salgono sul ring come alla conquista di uno spalto con spugne , emostatici , acqua minerale , garze . Libero Golinelli , l ' allenatore , prende fra le mani il volto di Nino e lo guarda come se volesse ipnotizzarlo e gli parla fitto sottovoce , il gigantesco Amaduzzi , il procuratore , sta ritto in fronte a Griffith quasi volesse fare scudo a Nino , Aldo Spoldi tace preoccupato , lui ne ha già visti troppi di italiani finire così la loro avventura americana . Alle mie spalle sento la voce di Giuliana , la moglie di Nino che lo chiama . Lui si volta e sorride , sfottente e spavaldo , vada come vada , mi batto , sembra dire . Bravo Nino , uomo coraggioso . Attento come sono a Nino non mi sono accorto che mamma Griffith è entrata in scena , ma non importa , la guarderò bene nel riposo fra il quinto e il sesto round . Mamma Griffith deve avere un suo sicuro istinto pugilistico . Lei ha capito meglio di tutti i secondi e degli allenatori che questo è il momento decisivo della battaglia , che ora o mai più il suo Emile può vincere e conservare tutto ciò che Harlem le invidia . Emile è laggiù nel suo angolo , ansimante dopo il quinto round in cui ha gettato invano tutta la sua forza e la sua scienza , e la madre che è qui vicino a me , dal lato opposto del ring lo chiama . Non per nome ma con gemiti e guaiti e intanto fa dei gesti con le mani come lo invocasse a sé e porta le mani al suo gran petto come a dire , « bambino mio vieni dalla tua mamma , guarda la tua mamma che ti protegge , che è qui per aiutarti » . I due fratelli di Emile non si occupano più di Nino , forse sentono che le loro fatture non hanno avuto effetto ; forse intuiscono che l ' unica speranza è di raccomandare il fratello agli spiriti buoni delle Isole Vergini , quegli spiriti eterni che resistono ai missionari e alla civiltà dei bianchi e all ' America . « Emile , Emile » singhiozzano , « Emile » . Se lui alza gli occhi a guardarli , partono in una sarabanda di suoni , di fischi , di gesti rituali , di gemiti , di miagolii , come si fosse risvegliata tutta la foresta , come se tutte le creature della foresta soffrissero e implorassero la vittoria di Emile . « Nel sesto tempo » dirà Nino , « ho avuto la certezza di potere vincere » . Nel sesto tempo noi spettatori di parte abbiamo solo la certezza che Nino arriverà alla fine delle quindici riprese e la speranza di vederlo crescere . La prima a capire che Nino sta salendo è ancora mamma Griffith che sta in piedi anche durante il round , incurante degli urli degli spettatori a cui impedisce la vista e dei poliziotti che cercano di trascinarla via . Adesso deve gridare il nome di Emile e rigridarlo a voce bassa e dolente mentre con impeto e acutezza crescenti risuona lì accanto la voce fresca e gioiosa di Giuliana Benvenuti che incoraggia e grida « Forza Nino , Nino lascialo venire sotto , adesso , adesso , spazzalo via , è tuo Nino , è tuo » . No , non è ancora suo questo Griffith . Il pubblico italiano o italo - americano cede alla passione quando copre con i suoi « uuuuuh » di spregio e di minaccia i tentativi che Emile ripete per stringere le distanze e per evitare , con il corpo a corpo , il sinistro lungo di Nino che lo martella implacabile al viso , la gente italiana sbaglia a mormorare irridente se Emile viene evitato con grazia da Nino dopo una inutile sfuriata , la verità è che questo Griffith è un ottimo pugile , stilisticamente più completo di Benvenuti , capace di usare il diritto come il montante in modo più rapido , capace di colpire cinque o sei volte in una serie di colpi mentre Nino supera di rado l ' uno - due . Dove Nino gli è nettamente superiore è nella forza del pugno e , se è lecito dirlo , nella intelligenza strategica del combattimento , in quel suo senso degli eventi che , a un certo punto , lo rende sicuro di sé , padrone di sé . Nino non è quell ' intellettuale che hanno detto i cronisti sportivi di qui abituati a pugili stentatamente alfabeti , ma è un ragazzo intelligente che vede le occasioni e le coglie e le sfrutta . Per esempio con gli sguardi di sopportazione superiore che dedica ai giudici quando l ' avversario lo immobilizza o con i sorrisi che sottolineano i suoi periodi felici e fanno sembrare tollerabili quelli avversi . Il match corre sul filo della incertezza fino al decimo round , poi anche un profano come chi scrive capisce che il gioco è fatto . Si è stabilita come una regola matematica che risolve ogni scontro per due a uno in favore di Nino , il nostro colpisce secco quasi sempre con il diritto sinistro seguito dal montante destro , Emile raccogliendo le forze parte al contrattacco , tocca a sua volta Nino , ma deve desistere e una serie di pugni centrati lo riporta all ' inizio dell ' amaro e reiterato tema . La vittoria di Nino è di una fattura chiara onesta indiscutibile , va detto però senza alcuna intenzione di insinuare che negli ultimi rounds Emile cede a una rassegnazione strana , soprattutto per coloro che lo conoscono furibondo e implacabile nel finale dei match . Eccoci all ' ultimo round . Il viso di Nino è terso e disteso . Se la medicazione del naso tiene è perché Emile non riesce più a colpirlo . Dove sei mamma Griffith ? E voi fratelli Griffith ? Sono lì , seduti e fermi e desolati , guardano il loro Emile che retrocede , si difende da quel bianco cattivo venuto da un Paese chiamato Italia a portargli via , senza bisogno , l ' agiatezza e la gloria . La vittoria di Nino è un canto di battaglia che sale nella gola della folla e diventa inno trionfale nell ' attimo in cui il gong segna la fine . Il verdetto è chiaro , senza aspettare che i giudici lo pronuncino . Nino si volta esultante alla folla a braccia alzate , Emile il sovrano detronizzato compie spontaneamente il primo gesto di vassallaggio : corre ad abbracciarlo , lo riconosce campione dandogli con il guantone ancora lucido di sudore un colpo lieve sul capo . Non dimentichiamo la dignità e lo stile di questo negro nato nelle Isole Vergini , vissuto ad Harlem , molti dei nostri potrebbero imparare da lui come si perde . Ciò che avviene sul ring io non lo vedo . I fanatici venuti dall ' Italia con vessilli e striscioni sono partiti all ' attacco , hanno travolto giudici e poliziotti , si aggrappano alle corde , cadono giù , risalgono urlano frasi sconnesse ai giornalisti americani che li guardano sbalorditi , ce n ' è uno grasso e roseo che viene proprio davanti a noi a fare una sua scena da epilettico giuggiolone che un po ' trema e un po ' piange , un po ' strabuzza gli occhi , un po ' invoca Nino , il quale abilmente è scivolato via ed è già in salvo negli spogliatoi . Guardo con aria di scusa il mio vicino . È il giornalista negro di mezza età . « Davvero bravo Griffith » gli dico . « Sì » dice lui , con un lieve inchino , « ma il campione è Benvenuti . » Fuori piove a diluvio nella luce dei riflettori . Ray Sugar Robinson , bello e aitante , sorride ai fotografi fra donne splendide in abiti rosa , turchese , argento .
Nuovo Cinema Supermarket ( Tornabuoni Lietta , 1994 )
StampaQuotidiana ,
Cinquantaduesima Mostra di Venezia , nell ' anno in cui il cinema compie un secolo : anniversario celebrato con una quantità di Leoni d ' oro alla carriera esagerata come uno spettacolo di fuochi d ' artificio , con scarsi film storici tra cui quel Voyage au Congo che nel 1927 segnò l ' impegno sociale di André Gide , la sua evasione da Parigi , la sua amicizia ardente con Marc Allegret . Polemiche , al solito : da sempre sono il divertimento , la vitalità , il dibattito culturale e la cocaina del festival . Piccole opere prime , kolossal americani d ' azione , pochi Maestri , numerosi debuttanti . Il programma della Mostra somiglia a quello d ' ogni altra manifestazione cinematografica internazionale ; i modi , le strutture e i mezzi con cui il festival viene realizzato dal direttore Gillo Pontecorvo e dai suoi collaboratori sono i più indigenti e artigianali al mondo , i più ispirati all ' arte italiana di arrangiarsi . Ma se tradizionalmente la Mostra di Venezia inaugura in Italia la nuova stagione del cinema , trova quest ' anno un paesaggio diverso . Gli spettatori seguitano a crescere di numero , i film vanno diventando sempre più un prodotto abituale , un arredo domestico . Seguendo l ' esempio del quotidiano « l ' Unità » , che settimanalmente ha unito al giornale cassette di film italiani , da questo autunno offrono videocassette ai propri lettori pure « L ' Espresso » , « Panorama » , « la Repubblica » : contemporaneamente i prezzi delle cassette non legate ai giornali diminuiscono e i consumi si allargano , la conoscenza del cinema del passato remoto o recente si moltiplica come in uno sterminato cineclub di massa , la familiarità con una narrazione per immagini non televisiva si estende . È un possibile rischio per i cinematografi , un ' ulteriore ferita al cinema visto su quel grande schermo che è la sua destinazione naturale e migliore , un vantaggio ? Assai dolcemente , piano piano , con molte buone volontà , si scivola all ' indietro ? « S ' è alzato un vento negativo contro la Mostra » , dice il direttore Pontecorvo . Aggiunge : « Il cinema mondiale è malato , giunto al secondo secolo soffre di declino creativo , per curarlo e aiutarlo a sopravvivere i festival debbono cambiare , venir svecchiati e rivoluzionati radicalmente » . Intanto la Mostra taglia all ' ultimo minuto di due milioni a testa i compensi dei suoi collaboratori , e si trova mutilata della Settimana della Critica organizzata dal sindacato dei critici cinematografici : durata per undici anni con intenti alternativi , segnata nell ' ultimo biennio da una ferma opposizione alla Mostra , la rassegna risulta d ' improvviso svanita , evaporata , polverizzata , s ' è dissolta senza una parola di spiegazione e forse senza troppi rimpianti . Intanto , le istituzioni veneziane o nazionali paiono rispetto al festival remotissime , disattente , noncuranti : in fondo il cinema politicamente non interessa , in Italia mette insieme cento milioni di spettatori in un anno , quanti tutte le tv possono raccoglierne in una settimana o anche meno ; in fondo la Mostra è una faccenda da neppure dieci miliardi , troppo poco per suscitare forti appetiti o procurare vero potere ; in fondo il governo attuale è tecnico , precario ... Nella crescente localizzazione , si riaffonda in ripicche anguste , dispetti burocratici , baruffe , suscettibilità , inerzie , ostilità provinciali che le idee riformatrici e il cosmopolitismo elegante del direttore Pontecorvo faticano a sormontare . Ma resta intatta la postmodernità che fa dei festival un grande supermarket dove c ' è di tutto e di più , diventa sempre più accesa la frenesia promozionale intorno ai film americani : Denzel Washington avrà appena fatto in tempo a partecipare alla serata inaugurale della Mostra che deve ripartire per il festival Usa di Deauville , dove lui e Crimson Tide - Allarme rosso sono protagonisti il primo settembre ; Kevin Costner e Dennis Hopper di Waterworld quasi non avranno modo di disfare le valige , se il 31 agosto sono a Venezia , il 3 settembre li aspettano a Deauville ; va più o meno nello stesso modo per Jennifer Jason Leigh e Kathy Bates di Dolores Claiborne - L ' ultima eclissi , per Tom Hanks di Apollo 13 , per Sean Penn regista e per Jack Nicholson protagonista di The Crossing Guard : il primo settembre a Venezia , il nove a Deauville . Insomma , un tour quasi simultaneo di pubblicità gratuita per kolossal o non kolossal che usciranno subito sui mercati italiano , francese , dell ' Europa meridionale : siamo qui per questo ?
TAPPA VIII ( CAMPANILE ACHILLE , 1932 )
StampaQuotidiana ,
NEI FEUDI DEI MIEI TIGROTTI Da Foggia a Napoli , 26 maggio . Ore 7 Battista mi sveglia chiamandomi coi nomi più dolci . Mi alzo e indosso le mutandine di ciclista . Partenza comoda , stamane . Alle 8 . Ne approfitto per riassumere gli avvenimenti più notevoli di ieri sera . Continuano le disavventure del giornalista francese che segue il Giro con un grosso baule . Giorni fa , come vi dissi , nel mostrare ai colleghi italiani la praticità del suo bagaglio si accorse che nell ' interno di esso si era rotta una capace bottiglia d ' inchiostro , il cui contenuto aveva invaso il reparto biancheria . Ieri il francese volle far vedere la praticità della chiusura automatica del baule . Fra l ' ammirazione dei circostanti il baule si chiuse con la chiave dentro . Ora il disgraziato giornalista continua a seguire il Giro con l ' ingombrante baule che non si aprirà mai più . GLI AUTOGRAFI DI BATTISTA . Ore 7,30 Faccio fare il bagno alla bicicletta , tra i dolci rimproveri del personale di servizio . Ore 7,45 Battista si affaccia alla finestra e getta nella strada fotografie con firma . Egli ha visto ieri Antonino Magne che dalla finestra lanciava alla ragazzaglia tumultuante sue fotografie firmate . Poiché il mio fido servitore non possiede sue fotografie , getta alla folla fotografie di una sua zia , dalla quale spera di ereditare un giorno una cospicua sostanza . La folla emette urla di gioia selvagge e si accendono zuffe sanguinose per afferrare a volo le fotografie della zia di Battista . Ore 7,50 Scorgo il signor Cicolella , proprietario dell ' albergo , aggirarsi in papalina tra la folla tumultuante nel vestibolo , giurando che mai più darà alloggio alla carovana del Giro d ' Italia . Ore 8,3 Partenza . Dalla folla si levano grida di « Viva Riccò ! Viva Ranieri ! » . Siamo nei feudi dei miei tigrotti . Il Canguro delle Puglie e l ' Armadillo di Brindisi restano indietro , certo per sentire più a lungo risuonare nelle loro orecchie le dolci e inconsuete grida . Battista , livido , si tura le orecchie con la bambagia , sebbene in questa tappa non ci siano da scalare montagne troppo alte . Ore 8,30 Percorriamo ad andatura ragionevole il lungo rettilineo che unisce Foggia a Lucera . Ai due Iati , immense pianure coltivate a grano e papaveri . Ore 8,50 Incomincia la salita . Si rifà in senso inverso un pezzo della tappa di ieri l ' altro . Averlo saputo ! esclama Battista : Avrei aspettato qui . Ore 9,25 In questo momento preciso Improta si lancia su per la ripida salita come una palla di cannone . Ma è impazzito ? Ma che fa ? Lo richiamo all ' ordine . Il Leopardo di San Giovanni a Teduccio non mi dà ascolto . Ore 9,26 Crocella di Motti . Comincia la discesa . Il Leopardo raggiunge il gruppo di testa . Ad ogni curva mi pare di sentire che emetta un ruggito . Tendo l ' orecchio . M ' ero sbagliato . Sono i freni della bicicletta . Ore 9,40 A Volturara Appula abbandoniamo la strada percorsa ieri l ' altro e puntiamo su Benevento . Comincia la salita . Battista perde terreno e lo sento mormorare : Chi lascia la via vecchia per la nuova spesso male si ritrova . Addio , immensa , grigia , misteriosa Puglia , sterminata pianura dalle strade infinite , che pesanti carriaggi percorrono lentamente . Le tue donne ardenti , i tuoi Cresi pingui e pallidi , i tuoi giocatori di carte , i cabalisti , i maghi , gli stregoni , svaniscono all ' orizzonte , tra la folla multicolore dei tuoi lavoratori della terra . L ' UPUPA DELLE GALLIE . Ore 11,30 È proprio vero che l ' aria nativa fa bene . Avvicinandoci alla Campania , anche Perna e Liguori sentano ingigantire le proprie forze e ben presto il Puma di Cercola e il Giaguaro di Barra raggiungono il Leopardo di San Giovanni a Teduccio . Il potente sodalizio dei « Sempre in coda » comincia a mostrare delle crepe . Ma per fortuna mi restano i fidi : il Diavolo Posso , il Canguro delle Puglie , l ' Armadillo di Brindisi , il Fenicottero di Ostiglia e Godinat , che , per premiarlo della disciplina con cui conserva il suo posto in coda , battezzo « L ' Upupa delle Gallie » . Il nome di battaglia gli va a pennello . Anche perché il valoroso ciclista francese ogni volta che si vede sorpassare da un altro corridore geme lugubremente , sì da ricordare in certo modo il noto uccello . Ore 11,35 A San Marco dei Cavoti firma e rifornimento . Battista , per essere più leggero , si libera della maglia e fila via a torso nudo . Lo sorprendo mentre offre a Base di tirarlo in salita dietro compenso . Ore 11,40 Continua la strada orribile : tutta sassi , buche , gobbe e avvallamenti . Ma domando a De Maestri , gigantesco membro della Giuria che segue il Giro armato di un frustino da cavallerizzo ( forse , ma non ne sono sicuro , per aizzare i ciclisti ) ma dove avete trovato una simile stradaccia ? E De Maestri : Sapesse quanto abbiamo dovuto girare per trovarla ! Ore 12 Il contegno dei miei tigrotti napoletani è sempre più riprovevole . A Pescolomazzo insieme con le scritte di « Viva Binda ! » e « Viva Guerra ! » ne scorgo una di « Viva Liguori ! » ed altre inneggianti a Improta e Perna . Farò un ' inchiesta severissima per sapere chi le ha attaccate . Ore 12,40 Tre passaggi a livello uno dopo l ' altro . Ligio ai regolamenti stradali , scendo di bicicletta ed esploro la strada ferrata prima di traversarla . Piglio tre grifi . Ore 12,45 Benevento . Battista , che pedala a torso nudo con la consueta dignità ; viene fatto segno a una dimostrazione ostile . Ore 13,14 Schiaccio il mio solito pisolino appoggiato al manubrio della bicicletta . Quando riapro gli occhi siamo a Maddaloni . TRE COLPI DI CANNONE MI SALUTANO . Ore 14,10 In uno di questi paesi hanno avuto un pensiero molto gentile : hanno fatto trovare tavole apparecchiate e pranzo per tutti i corridori . Purtroppo andavamo in fretta e non abbiamo potuto accettare l ' invito , sebbene gli anfitrioni ripetessero ad ogni ciclista con cortese insistenza : Si accomodi ; venga a fare penitenza con noi . Ore 14,20 Caserta . Battista sente che Di Paco s ' è ritirato , e accelera ; per essere più leggero , si libera del berretto e medita di tagliarsi i favoriti . Visito il Palazzo Reale e il Parco disegnato dal Vanvitelli , e via . Ore 14,38 - Caivano . Una delusione attende Battista . Caivano è tutta per Guerra . Piglio un gri .... Continuate voi . La Locomotiva Umana pedala veloce . Nel guardarla , mi sorprendo a mormorare i versi di G . Cumo ( musica di O . Paolini ) : Vola sul pian Nell ' uragan . Non ha rival Non ha l ' egual . Col suo valor Modesto ognor . Ore 14,40 Cardito , celebre per i suoi latticinî . Battista , per farsi tirare , ordina una mozzarella in carrozza . Ore 15 Napoli ! Tre colpi di cannone salutano il mio ingresso in città : uno per me , uno per Battista e uno per la mia squadra . Avanziamo fra due ali di popolo festante . Un cocchiere mi segue offrendomi la vettura . Ma non vede che sono in bicicletta ? Peccato che abbiano tolto dalle strade gli scugnizzi . Mi piacerebbe vederli far le capriole accanto al mio velocipede . Ore 15,10 Battista , che per essere più leggero si era liberato delle mutandine , taglia il traguardo in costume adamitico . Il momento è drammaticissimo , ma per fortuna i bianchi favoriti salvano la situazione . Vengo informato che l ' idea di tagliare il traguardo è venuta prima di me alla Locomotiva umana . I PASTORI ACCENDONO FUOCHI . Ore 19 Di Gerbi ancora nessuna notizia . Ore 20 Vi trasmetto la classifica della mia squadra , fino a questo momento : l ° Vincenzi ( 730 della classifica generale ) , 2° Ranieri ( 720 ) , 3° Reina ( 710 ) , 4° Riccò ( 700 ) , 5° Valente ( 690 ) , 6° Menegazzi ( 68° ) , 7° Perita ( 650 ) , 8° Improta ( 540 ) , 9° Godinat ( 490 ) , 10° Liguori ( 410 ) , 11° Battista ( fuori classe ) . Vincenzi fa un bel salto in avanti : da quinto diventa primo in classifica ( ed ultimo nella classifica generale ) , a causa del ritardo di Gerbi . Tuttavia teniamo il posto a disposizione del Diavolo Rosso , che potrebbe arrivare da un momento all ' altro e reclamare i suoi diritti . Il « caso » Improta ed il « caso » Liguori saranno esaminati domani in seduta segreta . Ore 22 Di Gerbi non si sa ancora nulla . La notte è calata . . I pastori accendono fuochi sulle montagne per indicargli la strada .
StampaQuotidiana ,
Il Cairo , 10 giugno - Questa è la storia di una disfatta - lampo , che ho seguito minuto per minuto dalla capitale sconfitta . La guerra è durata sì e no 100 ore , ma in realtà tutto si è risolto nei primi 70 minuti , tra le 9 e le 10 di lunedì 5 giugno . Nei giorni in cui gli aerei israeliani sorvolavano il Cairo tranquillamente , picchiando qua e là sugli obbiettivi militari alla periferia della capitale , noi giornalisti potevamo sì scrivere altrettanto tranquillamente i nostri articoli : ma essi finivano nei cassetti dei censori . Soltanto alcuni brandelli arrivavano a destinazione . Ecco quindi il diario di una guerra , perduta prima che le sirene d ' allarme suonassero , e gli appunti di un reportage mancato . Questa è anche la storia di come un regime ha rischiato e rischia di crollare . Lunedì 5 giugno . Ore 10 - La guerra è scoppiata un ' ora fa . Alle prime esplosioni , ai primi fiocchi della contraerea , ho pensato ad una esercitazione . È un egiziano che mi ha tolto ogni illusione in una via del centro . Ascoltava un transistor , fermo sul marciapiede , urtato dalla folla spaurita . « Ci siamo ! Eccoli , ci siamo . » Pareva sollevato . I 22 giorni di attesa avevano logorato i nervi di tutti . Una ondata di panico e di gioia ha travolto la città . Nasser ha subito raggiunto il grande bunker dello Stato Maggiore , scavato in un luogo tenuto segreto , nella città . I segnali d ' allarme sono scattati alle 9.20 . Troppo tardi per vincere una guerra . Abbastanza tardi per perderla definitivamente . Il sole era già alto sulle Piramidi . Nella mastodontica acciaieria di Eluan , sulle rive del Nilo , gli operai erano al lavoro da tempo . Radio Cairo annuncia 40 aerei israeliani abbattuti . La folla urla per la gioia , non ha più paura delle esplosioni , dei vetri che vibrano , dell ' antiaerea piuttosto fiacca , che colpisce il cielo vuoto con piccole nuvole di fumo nerastro . Si parla di una battaglia aerea in corso sul Cairo . Tutti guardano in su , inutilmente , cercando di intravedere almeno un jet . Nulla . Ore 13 - La mancata reazione aerea egiziana è significativa . Nasser ha perduto la prima battaglia , forse la guerra . Gli occhi gonfi dal sonno , i nervi a pezzi per la lunga interminabile attesa , i 500 piloti della RAU , dispersi nelle basi attorno alla capitale disseminate lungo la valle del deserto del Nilo , non hanno avuto il tempo di far decollare i loro jet . Da 22 giorni , dall ' inizio della crisi esplosa il 13 maggio , tutti erano in stato d ' allerta . È per stanotte , è per domani . Attaccano , attacchiamo . L ' usura dei nervi pesava sugli aviatori addestrati nell ' Unione Sovietica , ma come orientali , facili alle emozioni . Mentre in Israele , da giorni , l ' aviazione era continuamente in cielo per evitare l ' attacco di sorpresa , qui i Mig e i Sukoi erano sulle piste di volo . Tutti avevano fiducia nei dispositivi d ' allarme nei radar disseminati tra il confine e il Cairo . Ma gli israeliani hanno giocato d ' astuzia , favoriti dalla qualità umana e dalla preparazione tecnica . Chi ha visto i primi jet arrivare sulla capitale ha giurato : « Sembrava che sfiorassero gli alberi , le case » . E volando raso terra , a una quota inferiore ai 300 metri , che i piloti di Tel Aviv hanno superato senza essere intercettati lo sbarramento radar egiziano . Quando le sirene hanno suonato , quando l ' allarme ha fatto scattare i piloti , cadevano già le prime bombe . Le raffiche delle mitragliere avevano già distrutto gran parte dell ' aviazione egiziana , al suolo . Pochi giorni fa , durante un incontro con Nasser , quei piloti , figli di contadini , scelti fra i più solidi e svelti esemplari della gioventù egiziana , avevano parlato chiaro . Il primo che sparerà avrà vinto la battaglia , quella decisiva . La sorpresa : ecco l ' ossessione costante , da questa e quella parte . Bisognava quindi attaccare e non aspettare di essere attaccati . Il leader della RAU aveva sorriso compiaciuto di fronte a questa impazienza . Ex insegnante all ' accademia militare , ufficiale lui stesso , capiva e ammirava quel desiderio di agire al più presto . Ma in lui ha prevalso , senza dubbio , l ' uomo politico , ormai portato a credere molto di più nella diplomazia , anche la più rischiosa e violenta , che nelle armi . I soldati , i jet , i carri armati , le navi , sì , certo , sono necessari : ma sono indispensabili per le parate militari e per la propaganda . L ' entusiasmo fino a questo momento è ancora alto nella città , ma dai comunicati che annunciano gravi perdite nemiche si capisce l ' imminente disfatta . Il generale Mortaghi , che prima dell ' inizio delle ostilità aveva diffuso dal fronte del Sinai i primi bollettini di guerra ( « Soldati , il mondo vi guarda » ) adesso tace . Non dà neppure la notizia dell ' attacco nemico . La radio diffonde comunicati dal Cairo , preparati nel bunker dello Stato Maggiore . Ore 19 - « Stasera appuntamento a Tel Aviv . » Lo slogan di stamattina adesso suona sinistro per gli egiziani . All ' entusiasmo è subentrata una sensazione di impotenza . Senza aerei , un esercito è come castrato . Ma qui si spera ancora . Lungo il Nilo , gruppi di ragazzi urlano di gioia ad ogni colonna di fumo che si alza oltre i limiti della città . Gli adulti , uomini e donne , sono meno entusiasti : capiscono che sono bombe lanciate su territorio egiziano . E infatti martellano le basi aeree localizzate da tempo dai servizi segreti israeliani . Si comincia a parlare di un intervento anglo - americano . Un collega della televisione USA cerca di avere un ponte - radio con Londra , per trasmettere le ultime notizie , ma un funzionario dice : « Lei è americano , non può più parlare , non può più lavorare nel nostro Paese » . Ore 23 - Siamo tutti nel rifugio dell ' albergo , al buio , silenziosi , e per passare il tempo contiamo le esplosioni . Le cameriere si sono trasformate in crocerossine , con una fascia e una mezzaluna sul braccio . Il ragazzo dell ' ascensore è adesso una « guardia della resistenza civile » . Davanti all ' ingresso hanno ammonticchiato qualche sacco di sabbia . Le finestre sono dipinte di blu . Scrivo questi appunti al lume di una candela comperata in un negozio con gli scaffali ormai vuoti . La radio trasmette musiche militari . Non ci sono notizie dal fronte . Ma si sa che El Arish , nel nord del Sinai , è stata investita ed occupata dagli israeliani . Era là , in quel pezzo di deserto che si affaccia sul Mediterraneo , che il generale Shazly sperava di manovrare come Rommel . Durante un breve incontro , giorni fa , alla mensa ufficiali di El Arish , proprio dove adesso sventola la bandiera israeliana , il giovane generale mi disse con un sorriso : « Questa volta abbiamo l ' aviazione . Siamo forti » . Ma l ' aviazione è stata annientata in pochi minuti a terra . Si dice che più del 75 per cento dei Mig e dei bombardieri made in URSS sono stati immobilizzati al suolo . Si combatte anche a Gaza , dove il generale Hussni , comandante della piazza , mi ha detto giorni fa : « La città è in armi . Ragazzi , donne , uomini . Questa volta potremo batterci » . E che è accaduto dei profughi palestinesi che baciando il fucile mi avevano giurato : « Tra pochi giorni saremo a Giaffa » ? Le sempre più dure accuse lanciate contro gli anglo - americani , nelle ultime ore , fanno chiaramente capire che si è alla vigilia di una disfatta . Che Nasser tenta una diversione politica . Tutti i colleghi americani sono stati rinchiusi all ' hotel Nilo , da dove non possono comunicare con l ' esterno . Martedì 6 giugno . Ore 2 - Sulla città pesa un buio denso . Ho attraversato la Kasrelnil a tastoni , camminando con le mani tese in avanti . Non c ' è neppure la luna . Ho acceso un fiammifero e subito mi sono piombati addosso tre uomini della difesa civile spuntati da chissà dove . Ho appena saputo che 503 ebrei sono stati arrestati ieri sera . Quasi tutti i maschi dai 17 ai 50 anni della comunità israelita del Cairo che conta non più di tremila persone . Anche gli arabi che frequentavano abitualmente l ' ambasciata americana sono stati prelevati e portati via . Sono appena 17 ore ch ' è cominciata la guerra . Ore 12 - Adesso la radio tace . Trasmette marce militari e musiche da requiem di Berlioz . Nessuna notizia . Gli striscioni di tela tesi lungo le strade del centro , sui quali i negozianti hanno scritto slogans anti - israeliani , sono sbatacchiati dal vento caldo del deserto . La città aspetta che Nasser parli . E che i transistors parlino delle vittorie promesse . Nella notte Nasser ha avuto un colloquio drammatico al telefono con Breznev . Finita la comunicazione con Mosca , il rais pareva esausto , sconsolato . Ha chiamato re Hussein ad Amman . Anche questo colloquio è stato drammatico . Il piccolo re giordano dice che non ce la fa a contenere le truppe israeliane . Al telegrafo i funzionari afferrano i nostri cablo e li gettano in un angolo , tra centinaia di altri fogli . È inutile cercare gli amici egiziani al telefono . Nessuno risponde . Ore 19 - Protetta da centinaia di soldati e poliziotti , l ' ambasciata USA è ora definitivamente chiusa . Sono gli spagnoli che curano gli interessi dei cittadini americani . Rotti i rapporti diplomatici , rinchiusi qua e là in alberghi i petrolieri , i giornalisti , i diplomatici , gli insegnanti , gli scienziati , la radio invita gli egiziani a denunciare tutti gli americani rimasti in circolazione , sfuggiti alla polizia . Fiaccamente gruppi di soldati occupano il ponte sul Nilo . Nessuno si cura più degli attacchi aerei . Soltanto quando le esplosioni si avvicinano la gente affretta l ' andatura . Ore 23 - Mi fermano per la strada tre ragazzi . Chi sono ? Dove vado ? Sospettosi , vogliono vedere i documenti . Poi la loro durezza si scioglie . Parlano della guerra . « Ci batteremo fino all ' ultimo uomo , anche all ' arma bianca . » Il cielo tenero , le esplosioni lontane . Poi il luogo e il silenzio rende irreali quelle frasi taglienti , appassionate . Sì , certo , i centri di arruolamento rifiutano i volontari . Non mancano gli uomini in Egitto , un Paese che aumenta al ritmo di quasi un milione di abitanti all ' anno . Mercoledì 7 giugno . Ore 12 - Le fortificazioni cominciavano oltre Ismailia , lungo il Canale . I contadini scavavano trincee nella terra ancora fertile . Più in là , passato il ponte di El Quantara , si intravedevano le prime chiazze di sabbia . Ma interminabili filari di piante , le macchie scure dei campi coltivati , i villaggi pacifici attenuavano ilpaesaggio di guerra . Bisognava spingersi oltre , entrare nel Sinai per inciampare nello schieramento egiziano . Nelle prime ore del mattino , quando il deserto era ancora coperto da una leggera foschia , le postazioni si intravedevano appena . Soldati emergevano tra le dune intrisi d ' umidità notturna . E se non fosse stato per i fucili a tracolla , per gli elmetti a padella tipo « tommy » , ereditati dai magazzini militari inglesi , potevano essere scambiati per beduini . Poi dalla sabbia spuntavano i cannoni anticarro , le batterie antiaeree , le mitraglie rivolte verso il cielo senza nubi e allora , in quei giorni , senza jet israeliani . Come scorpioni color caffelatte i T 54 , i T 55 , disseminati qua e là , coperti da pesanti reti mimetiche . E in quella zona , verso El Atish e Kanh Yunis e Abu Ogheila che si è svolta la grande battaglia perduta in poche ore dagli egiziani . Quando l ' ho visitata , sembrava di percorrere le scene di un grande film in technicolor . L ' impiegato di una compagnia petrolifera americana , che ha appena attraversato quella zona , parla di camion bruciati , di cadaveri riversi nei fossi , di truppe sbandate . Più di 100 mila uomini . Un ' armata andata in frantumi in poche ore . L ' esercito egiziano è composto di contadini . I soldati acquattati nelle postazioni scavate nella sabbia , schiacciati da un sole a 40 gradi , visti da lontano sembravano piccoli ingranaggi di un meccanismo perfetto . Guardati da vicino , si scopriva subito la loro origine . Corda al posto dei lacci da scarpe o della cintura , un fazzoletto annodato al collo , o più semplicemente quell ' aria stupita dell ' uomo della campagna travolto dalle macchine , dagli strumenti . Le grida inneggianti al leader , lanciate e di tanto in tanto ( censura ) che correvano verso il Sinai , potevano anche essere il ringraziamento per una terra irrigata , più che per una guerra promessa . Adesso i camion isolati , zeppi di soldati stanchi che ogni tanto si intravedono per le strade del Cairo , sono silenziosi . Si ode soltanto il rumore dei motori che battono in testa . Ore 21 - Si parla di colpo di Stato . Meglio : di un tentato colpo di Stato . Ma da dove arriva la notizia ? All ' improvviso , nella città intontita per la notte insonne , trascorsa per le strade o in una cantina , è spuntata questa voce . Il generale Mortaghi , 50 anni , capelli neri corvini , capo di Stato Maggiore dell ' esercito , sparito per due giorni ( censura ) avrebbe chiesto a Nasser : « Dov ' è l ' aviazione promessa ? » . Cercano í responsabili della sconfitta , mentre gli israeliani sono già a due passi dal Canale . Il generale Sidki Maohmud , capo di Stato Maggiore dell ' Aeronautica ( censura ) , ... anni , dal 1956 ( censura ) potrebbe essere uno dei capri espiatori . Ma c ' è chi afferma che la disfatta colpirà molto più in alto . « A che ( censura ) il cessate il fuoco ? » « Piuttosto la morte . Stavolta non possiamo perdere così . » Giovedì 8 giugno . Ore 10 - Giovedì 8 . Ore 13 - Messi sotto la protezione spagnola , i diplomatici americani non sono più mister Nolte , mister Johnson , al telefono vi dicono : « Ecco il señor Nolte , ecco il señor Johnson » . Stati Uniti e Gran Bretagna sono i grandi accusati , l ' Unione Sovietica non è più l ' amica dei momenti difficili . Gli egiziani vengono abbandonati . Stanotte Nasser ha incontrato più volte l ' ambasciatore sovietico nella sua residenza di Eliopolis nel bunker del suo Stato Maggiore . Pare che Nasser abbia citato anche Kossighin . Ora si spera soltanto nell ' arma segreta . Ore 19 - Nessuno vuol credere che Nasser accetterà il cessate il fuoco . « Se non vuole più combattere , se ne vada . Cercheremo un altro capo » dice ad alta voce la gente che riempie le strade del Cairo . Venerdì 9 . Ore 7 - Gonfia di rabbia e di umiliazione , la città ha saputo oggi del cessate il fuoco nel Sinai . Gli israeliani sono al Canale ed ora spingono nelle linee egiziane le migliaia di prigionieri fatti nei giorni scorsi . Gruppi di sbandati , spesso senza fucile , impolverati , con gli occhi stralunati , arrivano in città e raggiungono parenti ed amici . Raccontano , con molta fantasia , di campi sterminati pieni di cadaveri . Le notizie , sempre più ingrandite dalla fantasia popolare , rimbalzano di casa in casa . Così , si viene a sapere della disfatta subita . Nessuno ha dato la notizia della sconfitta nel Sinai . Ci si chiede come reagirà l ' esercito e la stessa popolazione , privata della vittoria promessa . Mentre camion carichi di soldati affranti corrono sul lungo Nilo , nelle moschee i muezzin dicono : « State calmi , la vittoria raggiunge sempre chi è nel giusto » . Ed aggiungono una frase facile da interpretare : « Lasciamo il potere a chi esercita il potere » . Ma il nome di Nasser è apertamente in discussione . Le polemiche all ' interno del regime sono più che mai forti . Si dice che oltre ad alcuni ufficiali superiori anche il capo di Stato Maggiore dell ' Aeronautica , Mahmud , sia stato arrestato , perché responsabile di non essere riuscito a far decollare gli aerei dal suolo . Si parla di militari non coinvolti nella responsabilità della disfatta che chiedono spiegazioni , e si parla anche di dissidi all ' interno del regime , tra destra e sinistra . Nelle prime ore del mattino , mentre i giornali uscivano ancora zeppi di slogans , invitando alla resistenza , i giovani della difesa civile hanno spogliato la città dalle migliaia di striscioni di tela inneggianti a Nasser , alla guerra e alla distruzione di Israele . Nello stesso tempo reparti dell ' esercito occupano i centri strategici della città . Ore 9 - A 40 chilometri dal Cairo c ' è una divisione blindata intatta , che avrébbe come compito quello di difendere la capitale , ma che qualcuno pensa possa anche marciare sulla capitale . Sono tutte voci che è impossibile controllare . Certo oggi si ascoltano frasi fino a ieri impensabili . Nell ' ira la gente mi dice : « Bisogna continuare a combattere , con Nasser o senza Nasser » . Si dà notizia che il leader parlerà nel pomeriggio . Ore 18 - Scrivo questi appunti da una terrazza del centro , dove sono sorpreso dalle dimostrazioni , anzi dal plebiscito popolare che invita , supplica , implora Nasser di restare al potere . La sconfitta è stata dimenticata in pochi minuti . « Nasser , pupilla dei nostri occhi , dacci il fucile per combattere . » Così gridano i giovani dell ' Unione socialista . La città sembra impazzita . I pochi europei sorpresi nel centro della città si riparano nei portoni . Ma nessuno viene neppure sfiorato . Lungo il Nilo , davanti ai grandi alberghi , la polizia stende dei cordoni di protezione . I giornalisti americani rinchiusi all ' hotel Nilo rientrano nelle loro stanze , e guardano dagli spiragli delle finestre la folla che scorre sotto i loro occhi gridando : « Abbasso gli Stati Uniti . Morte agli aggressori anglo - americani » . Due soldati , sorpresi sulla Kasrelnil , forse degli sbandati arrivati dal fronte , vengono invitati a unirsi alle manifestazioni . Esitano , sono stanchi . Vengono trascinati dalla folla . Anche loro si mettono a urlare : « Evviva Nasser , Nasser dacci il fucile per combattere » . Centinaia di donne piangono negli angoli . C ' è chi viene preso da attacchi epilettici . È una intera città , di quattro milioni di abitanti , che rifiuta le dimissioni del leader sconfitto . Ore 23 - La città stanca , impaziente di sapere se Nasser accetterà o no di restare al potere , si è nettamente vuotata . Si racconta che il maresciallo Amer , primo vicepresidente della Repubblica e vicecomandante supremo delle Forze Armate , si sia sacrificato come responsabile della disfatta e che si dichiari pronto a rispondere davanti a un tribunale militare . È impossibile controllare la verità . Si dice che Amer sia stato portato , dopo un abbraccio con Nasser , nell ' ospedale alla periferia della città , dove sarebbe agli arresti . Ormai è certo che Nasser resterà capo dello Stato . Dicono che nessuno è nelle condizioni di sostituirlo , che nessuno potrebbe affrontare le difficoltà dei prossimi giorni . Il secondo vicepresidente della Repubblica , Zakaria Mohieddine , è stato investito della successione ; subito Alì Sabri , capo della sinistra del partito e capo dell ' ala sinistra del regime , ha protestato . « Mohieddine è un uomo di destra , uno che si consegna agli americani » avrebbe detto . Così , di fronte ai dissensi tra i massimi dirigenti , Nasser ha scoperto di essere l ' unica alternativa a se stesso . Nella città deserta , buia , dove ogni tanto suonano , non si sa perché , le sirene d ' allarme , gli attivisti dell ' Unione socialista preparano un plebiscito per domani . Sarà un nuovo trionfo di Nasser nella disfatta .
StampaPeriodica ,
Quando il sol perderà moto e splendore ; Quando di stelle sarà privo il cielo ; Quando la terra non avrà calore ; Quando unito vedremo il fuoco al gelo ; Quando parlerà il vero un impostore ; Quando il leon divenga un ragnatelo ; Quando all ’ uomo sia tolto ogni malore ; Quando la quercia si converta in melo ; Quando non avran pregio argento , e oro ; Quando il vizio a virtù non farà guerra ; Quando tempesta ai campi fia ristoro ; Quando gli augei , de ’ muli avran la soma ; Quando cittadi , e regni andran sotterra ; Avrete , o ciuchi , il Campidoglio , e Roma .