StampaQuotidiana ,
Pochi
mesi
fa
seguii
con
affettuosa
attenzione
una
vicenda
di
cronaca
:
la
proprietaria
di
un
piccolo
laboratorio
artigianale
di
confezione
di
vestaglie
intendeva
cessare
;
e
le
quattordici
o
quindici
operaie
volevano
continuare
l
'
impresa
in
autogestione
.
La
cronaca
ebbe
subito
dopo
ad
occuparsi
di
analoga
questione
,
ma
di
ben
altre
dimensioni
:
di
una
fabbrica
d
'
orologi
francese
;
e
poi
venne
la
guerra
arabo
-
israeliana
,
e
la
crisi
del
petrolio
.
Non
si
parlò
più
di
quelle
operaie
,
che
non
erano
sorrette
né
da
partiti
né
da
sindacati
(
al
più
si
prometteva
di
cercare
per
loro
un
'
altra
occupazione
)
;
credo
di
essere
stato
il
solo
a
fare
voti
perché
riuscissero
a
far
vivere
l
'
azienda
.
Perché
quando
si
parla
di
socialismo
dal
volto
umano
,
dell
'
operaio
che
si
senta
parte
viva
,
partecipe
dell
'
azienda
,
bisogna
pur
trovare
strumenti
perché
le
parole
non
restino
soltanto
tali
.
Rammento
che
nel
periodo
del
roveto
ardente
,
i
primi
mesi
dopo
la
fine
della
guerra
,
si
discusse
anche
di
autogestione
;
ed
i
pareri
furono
quasi
tutti
contrari
:
osservandosi
che
quando
si
tratti
di
grandi
aziende
,
industriali
o
commerciali
o
bancarie
,
che
debbono
operare
rischiose
scelte
quasi
ogni
giorno
,
guardare
con
attenzione
ciò
che
segue
oltre
confine
,
occorrono
dirigenti
più
che
capaci
;
e
anche
ad
ammettere
operai
e
impiegati
così
saggi
da
chiedere
ai
Politecnici
od
alle
Università
,
fosse
pure
ai
partiti
,
direttori
tecnici
ed
amministrativi
di
vaglia
,
il
rapporto
tra
il
dipendente
e
questi
dirigenti
non
divergerebbe
sul
piano
psicologico
da
quello
che
è
oggi
con
l
'
amministratore
delegato
.
Si
osservava
inoltre
,
allora
,
che
si
sarebbero
avute
comunità
ricche
e
comunità
povere
,
col
succedersi
dei
figli
ai
padri
,
un
risorgere
delle
antiche
corporazioni
.
Argomenti
ineccepibili
;
e
proprio
non
riesco
a
vedere
né
oggi
né
in
un
futuro
prossimo
l
'
autogestione
della
grande
azienda
.
Eppure
...
un
tempo
c
'
era
l
'
ufficiale
che
«
veniva
dalla
gavetta
»
,
era
stato
cioè
soldato
e
sergente
;
forse
,
non
sempre
,
meno
dotto
di
quello
che
proveniva
dall
'
accademia
,
ma
sicuramente
più
esperto
della
psicologia
del
soldato
,
di
ciò
che
questi
apprezza
e
di
ciò
che
gli
è
sgradevole
,
del
miglior
modo
per
trattare
soldati
e
sottufficiali
.
Del
pari
penso
che
qualche
anno
passato
in
un
'
azienda
in
autogestione
darebbe
all
'
operaio
ed
impiegato
che
poi
passasse
in
una
grande
azienda
,
una
comprensione
che
solo
in
tal
modo
potrebbe
acquisire
;
gli
farebbe
comprendere
il
perché
,
talora
la
necessità
,
di
certi
comportamenti
,
di
certi
atti
della
direzione
che
diversamente
gli
appaiono
inesplicabili
;
gli
darebbe
anche
la
sensazione
degli
oneri
,
dei
rischi
che
gravano
sull
'
azienda
.
Che
i
sindacati
non
siano
favorevoli
alle
autogestioni
,
è
ben
comprensibile
;
se
le
donnine
che
confezionavano
le
vestaglie
avessero
tenuto
in
vita
la
loro
azienda
,
non
avrebbero
volentieri
partecipato
a
scioperi
né
si
sarebbero
battute
per
la
riduzione
delle
ore
di
lavoro
.
Per
i
partiti
di
massa
la
posizione
è
un
po
'
diversa
;
l
'
azienda
in
autogestione
se
è
dominata
dal
partito
può
essere
anche
una
base
economica
;
i
legami
tra
l
'
azienda
e
la
maggioranza
o
minoranza
consiliare
che
nella
città
o
nella
provincia
ne
sostenga
gl
'
interessi
,
possono
divenire
una
forza
elettorale
.
In
un
libro
di
qualche
anno
fa
(
Gianluigi
degli
Esposti
,
Bologna
PCI
)
,
l
'
autore
,
non
comunista
,
guardando
a
Bologna
,
che
è
il
«
salotto
buono
»
,
da
mostrare
ai
visitatori
,
del
comunismo
italiano
,
parlava
di
cooperative
,
sempre
di
tipo
artigianale
,
in
fatto
dominate
dal
partito
,
peraltro
non
chiuse
a
chi
non
sia
iscritto
,
che
non
pretendono
dai
soci
un
credo
politico
,
né
il
giorno
delle
elezioni
ne
controllano
il
voto
;
si
dava
particolare
risalto
ad
una
CAMST
,
autogestione
di
una
serie
di
trattorie
,
mense
calde
,
il
buffet
della
stazione
,
locali
popolari
e
mense
per
ghiotti
,
che
aveva
ridotto
l
'
area
delle
trattorie
di
proprietà
privata
.
L
'
autogestione
può
sicuramente
affermarsi
in
queste
imprese
di
carattere
pressoché
artigianale
:
nel
commercio
,
od
in
piccole
industrie
(
fabbriche
di
biciclette
,
le
piccole
fabbriche
di
occhiali
nella
provincia
di
Belluno
,
cose
del
genere
)
.
Rappresenterebbero
un
aspetto
,
uno
solo
e
non
dei
più
importanti
,
del
volto
umano
del
socialismo
.
Certo
il
socialismo
,
e
soprattutto
il
comunismo
,
mirano
ad
altro
:
all
'
azienda
di
Stato
.
Peraltro
,
a
parte
il
lato
economico
,
chiunque
incontri
dipendenti
di
un
'
azienda
statale
o
municipale
sa
che
il
loro
stato
d
'
animo
verso
i
dirigenti
è
lo
stesso
,
se
non
più
acre
(
perché
c
'
è
il
fattore
politico
)
che
verso
il
datore
di
lavoro
privato
;
a
nessuno
di
loro
viene
di
dire
«
la
nostra
azienda
»
.
Ripeto
che
la
cooperativa
,
l
'
autogestione
,
ha
un
settore
limitato
,
piccole
aziende
,
senza
grossi
problemi
tecnici
o
di
concorrenza
che
vada
oltre
i
confini
della
regione
,
da
dover
affrontare
.
E
tuttavia
penso
che
sarebbe
benefico
che
ogni
operaio
,
ogni
impiegato
,
saggiasse
quella
strada
.
Credo
che
l
'
impresa
privata
abbia
creato
quel
che
la
pubblica
non
sarebbe
mai
riuscita
a
creare
;
ma
occorre
pure
tener
conto
di
certi
diffusi
stati
d
'
animo
,
li
avalli
o
meno
la
ragione
,
li
confermi
o
meno
l
'
economia
.
Ci
possono
essere
amministrazioni
pubbliche
con
funzioni
che
oggi
si
ritiene
impossibile
affidare
ad
imprese
private
-
le
ferrovie
e
le
poste
-
,
od
enti
che
sono
in
realtà
amministrazioni
statali
con
funzioni
economiche
che
toccano
bisogni
primari
dei
cittadini
(
ENEL
od
ENI
)
.
Ma
c
'
è
poi
un
pulviscolo
di
aziende
a
partecipazione
statale
che
mi
sembrano
le
strutture
più
infelici
.
Talora
l
'
azienda
pubblica
-
penso
a
certe
aziende
municipalizzate
-
ha
ottimi
,
appassionati
dirigenti
;
sottoposti
però
ad
organi
deliberanti
dove
l
'
interesse
del
partito
è
la
forza
che
domina
.
Ma
l
'
azienda
a
partecipazione
statale
(
chi
legge
le
annuali
relazioni
su
ciascuna
di
esse
della
Corte
dei
conti
?
)
ha
per
sé
il
peso
della
immortalità
;
può
perdere
il
suo
capitale
ogni
due
anni
;
lo
Stato
lo
ricostituirà
;
i
dirigenti
che
formano
lo
staff
di
queste
imprese
possono
passare
da
un
ramo
all
'
altro
,
i
più
diversi
,
non
saranno
mai
messi
a
terra
.
Queste
aziende
possono
essere
un
mezzo
di
distribuzione
di
potere
tra
i
partiti
al
governo
,
una
merce
di
scambio
per
formare
ministeri
;
ma
quasi
senza
eccezione
costituiscono
una
passività
che
fa
carico
a
tutti
i
cittadini
,
ma
di
cui
ben
pochi
conoscono
l
'
esistenza
.
StampaQuotidiana ,
LO
STRATAGEMMA
DI
BATTISTA
CHE
HA
ACCESO
LA
BATTAGLIA
Da
Lanciano
a
Foggia
,
24
maggio
.
(
In
testa
al
diario
di
oggi
che
ho
già
compilato
,
secondo
il
solito
,
ora
per
ora
desidero
apporre
una
dichiarazione
che
vergo
con
mano
tremante
per
l
'
emozione
:
il
primo
della
classifica
generale
non
è
più
il
tedesco
Base
,
ma
un
italiano
,
lo
Scarpone
di
Zogno
;
e
Battista
,
il
fido
Battista
,
l
'
esemplare
Battista
,
è
il
trionfatore
del
Giro
,
l
'
artefice
della
riscossa
italiana
.
Non
avrei
immaginato
che
il
buon
vecchio
fosse
capace
di
tanto
.
Egli
stesso
credo
non
l
'
immaginava
.
Ora
è
di
là
,
nella
camera
vicina
alla
mia
,
in
questo
albergo
Cicolella
,
e
lo
sento
che
ha
intonato
un
canto
di
gioia
.
E
,
adesso
,
eccovi
il
diario
,
dove
le
fasi
della
riscossa
sono
seguite
minutamente
.
)
LA
CANDELA
-
SVEGLIA
.
Ore
2
del
mattino
Mi
alzo
.
Veramente
dovevo
alzarmi
alle
4
,
ma
mi
sono
alzato
due
ore
prima
per
un
errore
di
Battista
:
il
buon
vecchio
sa
che
io
non
sento
la
sveglia
o
,
meglio
,
la
sento
,
ma
essa
mi
fa
un
curioso
effetto
:
mi
concilia
il
sonno
.
Perciò
quell
'
uomo
dalle
idee
pronte
ha
fatto
una
invenzione
molto
pratica
:
la
candela
-
sveglia
.
Si
tratta
di
una
candela
che
si
consuma
esattamente
in
tante
ore
,
quante
si
desidera
dormire
.
Una
candela
per
otto
ore
è
lunga
ad
esempio
mezzo
metro
.
Riducendola
d
'
un
terzo
si
ha
una
candela
per
sei
ore
,
per
quattro
si
taglia
la
candela
a
metà
,
e
via
dicendo
.
La
candela
-
sveglia
viene
appiccicata
direttamente
su
un
'
anca
nuda
del
paziente
.
Quando
la
candela
è
consumata
,
il
dormiente
si
sveglia
di
colpo
.
Pare
che
ieri
sera
Battista
si
sia
sbagliato
e
mi
abbia
appiccicata
una
candela
troppo
corta
.
L
'
ho
rimproverato
con
dolcezza
.
Ore
3,30
Ho
compiuto
la
mia
minuziosa
toletta
di
ciclista
.
Manca
circa
un
'
ora
alla
partenza
.
Ore
4
Viene
Battista
a
dirmi
che
la
bicicletta
è
pronta
.
Poiché
il
tempo
si
è
messo
al
freddo
,
il
buon
vecchio
,
sul
costume
di
ciclista
,
ha
indossato
il
cappotto
.
La
paglietta
di
ieri
l
'
altro
è
sostituita
da
una
corretta
bombetta
grigia
.
Ore
4,30
Ci
avviamo
al
controllo
di
partenza
.
Lungo
la
strada
mi
accorgo
che
il
mio
domestico
bisbiglia
parole
incomprensibili
.
Credo
si
tratti
di
preci
mattutine
,
ma
poi
scopro
che
egli
si
sta
esercitando
a
dire
:
Pe
'
la
coccia
de
Sante
Donate
allo
scopo
d
'
avere
il
posto
in
testa
a
Castel
di
Sangro
.
Ore
5
Ci
avviamo
verso
Foggia
.
Appare
la
Maiella
,
coperta
di
neve
,
rosea
ai
primi
raggi
del
sole
.
Lanciano
,
addio
.
Ore
5,30
Incominciamo
a
salire
e
scendere
per
le
montagne
.
La
mia
squadra
adotta
una
tattica
astutissima
:
lasciarsi
precedere
di
molto
da
tutti
gli
altri
ciclisti
per
poi
,
credo
,
raggiungerli
di
sorpresa
.
Ore
5,40
Il
Leopardo
di
San
Giovanni
a
Teduccio
mi
si
avvicina
:
Capitano
.
Dite
,
Leopardo
.
Il
Leopardo
di
San
Giovanni
a
Teduccio
mi
comunica
un
doloroso
incidente
di
cui
rimase
vittima
ieri
l
'
altro
.
Egli
arrivò
tardi
al
traguardo
di
Lanciano
,
perché
si
sentiva
molto
in
forza
.
A
causa
di
questa
gran
forza
,
ruppe
la
bicicletta
.
NEL
LIBRO
DEL
DESTINO
.
Ore
6
Torricella
Peligna
.
Gran
bella
regione
,
l
'
Abruzzo
!
Boschi
verdi
,
valli
profonde
,
montagne
coperte
di
neve
,
e
,
ogni
tanto
,
paesini
appollaiati
come
falchi
sui
cocuzzoli
.
Peccato
che
bisogna
salirvi
in
bicicletta
.
Li
scopro
all
'
aurora
,
rosei
di
sole
,
l
'
uno
dopo
l
'
altro
.
Li
abitano
pochi
montanari
,
che
vi
dànno
del
tu
,
donne
magre
,
col
volto
coperto
da
uno
scialle
nero
,
e
molti
ragazzini
.
Questi
sono
così
abituati
ai
lupi
che
,
come
negli
altri
paesi
giuocano
ai
soldati
o
a
rimpiattino
,
qui
giuocano
al
lupo
.
Uno
fa
il
lupo
e
gli
altri
gli
dànno
la
caccia
.
Nella
piazzetta
erbosa
,
si
sente
gridare
:
Gliù
lupu
,
gliù
lupu
!
E
tutti
,
di
corsa
,
addosso
al
malcapitato
che
fa
gliù
lupu
e
che
ha
sempre
la
peggio
.
Ecco
uno
di
questi
paesi
.
È
moribondo
.
Fu
costruito
,
chi
sa
quanti
secoli
fa
,
una
cara
sopra
l
'
altra
,
in
cima
a
un
monte
.
A
vederlo
,
sembra
isolato
dal
resto
del
mondo
.
E
deve
esserlo
,
infatti
,
se
i
suoi
stessi
abitanti
,
a
causa
di
quest
'
isolamento
,
l
'
abbandonano
l
'
uno
dopo
l
'
altro
e
vanno
ad
abitare
nelle
case
nuove
,
che
si
costruiscono
giù
vicino
alla
stazione
.
Fra
un
certo
tempo
resterà
disabitato
.
Le
sue
vecchissime
case
,
di
tufo
scuro
,
perfettamente
conservate
,
resteranno
deserte
e
silenziose
e
,
a
guardia
di
questa
minuscola
città
sperduta
fra
i
monti
,
si
leverà
il
castellaccio
medievale
che
le
dà
il
nome
.
L
'
orologio
della
piazzetta
resterà
fermo
per
sempre
,
segnando
quella
che
fu
l
'
ultima
ora
di
questo
Castel
di
non
so
che
,
mentre
per
le
strade
,
l
'
una
dopo
l
'
altra
,
cadranno
con
tonfo
silenzioso
le
pietre
delle
case
.
Allora
,
nel
paese
che
un
tempo
vide
scendere
,
chiusi
nelle
armature
ferree
,
i
signorotti
feudali
,
potranno
venire
a
ruzzare
,
indisturbati
,
i
lupi
,
nelle
notti
senza
luna
.
BATTISTA
PIGLIA
DELLE
SCORCIATOIE
.
Ore
6,5
Ammiratori
appiedati
spingono
Battista
.
Ore
8
M
'
ero
appisolato
sul
volante
.
Mi
si
dice
che
abbiamo
attraversato
Casoli
,
Corpisanti
,
Lama
dei
Peligni
,
e
Palena
.
Tanto
meglio
.
Traversando
questi
paesi
montani
si
sente
un
buon
odore
invernale
di
legna
bruciata
.
Buse
,
detentore
della
maglia
rosa
,
comincia
a
manifestare
una
vaga
intenzione
d
'
intavolar
trattative
per
essere
assunto
nella
nostra
squadra
.
Vedremo
come
si
comporterà
in
seguito
.
Riccò
,
il
Canguro
delle
Puglie
,
ha
un
'
andatura
triste
e
affaticata
.
Ore
9
-
Rivisondoli
e
Roccaraso
.
A
un
lato
della
strada
si
legge
su
un
cartello
:
«
Forza
,
Battista
,
non
lasciar
che
l
'
Italia
sia
sconfitta
!
»
.
In
verità
,
il
cartello
l
'
ha
fatto
mettere
Battista
stesso
da
un
emissario
che
ha
spiccato
ieri
.
Ma
esso
non
manca
di
produrre
ugualmente
una
forte
reazione
nel
buon
vecchio
che
decide
di
«
scatenare
la
battaglia
»
.
A
questo
scopo
,
si
carica
la
bicicletta
sulle
spalle
e
piglia
delle
scorciatoie
fra
i
monti
.
Ore
9,10
L
'
andatura
di
Riccò
è
sempre
più
triste
e
stentata
.
Che
il
Canguro
delle
Puglie
non
ce
la
faccia
più
?
Pedala
con
le
gambe
tremolanti
,
emettendo
fiochi
lamenti
.
Ore
9,25
Castel
di
Sangro
.
Primo
rifornimento
e
firma
.
Al
controllo
trovo
posta
per
me
.
Una
lettera
della
colonia
brindisina
di
Torino
mi
reca
cinquanta
lire
per
Riccò
.
Chiamo
:
Canguro
.
Un
sottile
gemito
:
Presente
,
capitano
.
Riccò
si
avvicina
pedalando
a
fatica
.
Par
che
le
gambe
gli
si
debbano
fermare
da
un
momento
all
'
altro
.
Il
dorso
penzola
sul
manubrio
.
Ci
sono
gli
dico
cinquanta
lire
per
voi
,
dai
brindisini
di
Torino
.
Cinquanta
....
Lire
:
eccole
.
Oh
,
metamorfosi
!
Riccò
intasca
i
quattrini
,
si
drizza
sul
dorso
,
stringe
con
energia
il
manubrio
,
gonfia
i
polpacci
e
parte
ad
andatura
rapidissima
.
Ora
è
capace
di
arrivare
primo
al
traguardo
.
Ringrazio
i
brindisini
di
Torino
.
Ma
,
con
questi
sistemi
,
finiranno
per
togliermi
i
miei
uomini
migliori
.
Ore
1l
Bivio
di
Vinchiaturo
.
Contadini
ci
salutano
al
passaggio
.
Quanta
gentilezza
in
questi
uomini
rozzi
!
Ricordo
un
contadino
che
partì
per
l
'
America
,
dove
andava
a
visitare
un
figlio
emigrato
.
Dopo
quindici
giorni
di
traversata
,
arriva
,
trova
il
figlio
allo
sbarco
,
e
questi
fa
per
abbracciarlo
strettamente
.
Piano
,
dice
il
padre
aspetta
.
E
si
fruga
in
petto
,
mormorando
:
T
'
ho
portato
un
uovo
fresco
.
È
della
nostra
chioccia
,
sai
!
Che
pensiero
gentile
!
esclama
il
figlio
,
preparandosi
a
sorbire
l
'
uovo
.
Ma
a
un
tratto
il
vecchio
lancia
un
grido
acutissimo
.
Che
avviene
?
fa
il
giovinotto
.
Avviene
balbetta
il
padre
pallido
come
un
cencio
avviene
che
c
'
è
qualcuno
qui
dentro
.
Dài
un
'
occhiata
tu
,
ché
io
non
ho
coraggio
.
Il
figlio
guarda
e
,
in
mezzo
al
via
vai
del
porto
di
New
York
,
nella
foresta
dei
grattacieli
,
comincia
a
fare
:
Pìo
....
pio
....
pio
....
C
'
era
un
pollastrino
giovane
.
FINALE
GEORGICO
.
Ore
12
L
'
espediente
di
Battista
è
pienamente
riuscito
.
Attraverso
scorciatoie
,
egli
è
apparso
a
distanza
davanti
al
gruppo
di
testa
.
Gli
assi
si
sono
lanciati
all
'
inseguimento
ed
è
scoppiata
la
battaglia
.
Perché
lo
Scarpone
di
Zogno
,
il
Signore
della
Montagna
e
il
Leone
delle
Fiandre
correvano
tanto
?
chiarissimo
:
per
raggiungere
Battista
.
Il
quale
Battista
sia
detto
a
onor
suo
appena
ottenuto
l
'
intento
di
aizzare
i
corridori
,
invece
di
profittare
del
vantaggio
,
si
ritira
,
come
Cincinnato
,
in
un
campicello
,
mentre
lo
Scarpone
si
avvia
a
cogliere
la
vittoria
.
Ore
13
Trovo
Battista
nel
campicello
a
riposarsi
,
presso
Crocella
di
Motta
,
confine
fra
il
Sannio
e
le
Puglie
.
Borbotta
qualche
cosa
,
come
se
recitasse
una
lezione
.
Che
stai
dicendo
?
chiedo
.
Mi
esercito
nella
frase
:
Si
Pariggi
tenesse
lu
mere
,
sarebbe
na
piccola
Bere
.
(
Si
tratta
di
un
detto
pugliese
che
tradotto
suona
così
:
Se
Parigi
avesse
il
mare
,
sarebbe
una
piccola
Bari
.
)
Capisco
a
volo
il
piano
del
mio
domestico
.
Battista
,
gli
dico
tu
ancora
cerchi
di
avere
un
posto
di
testa
.
Naturalmente
,
fa
al
traguardo
di
Foggia
,
fingendomi
pugliese
.
Mi
vien
da
ridere
a
vedere
questo
vecchio
bianco
per
antico
pelo
così
avido
di
trionfi
effimeri
.
Battista
,
gli
dico
con
bontà
tu
sei
vecchio
,
ormai
.
Battista
abbassa
il
capo
canuto
e
un
poco
mi
si
stringe
il
cuore
.
Continuo
:
Lascia
che
i
più
giovani
e
i
più
forti
di
te
colgano
l
'
alloro
di
cui
son
degni
,
e
tu
contentati
di
aver
additato
loro
la
via
della
vittoria
.
Battista
è
combattuto
.
Prendi
esempio
aggiungo
dal
buon
Gerbi
.
Nessuno
dirà
niente
,
se
marci
in
coda
.
Alla
tua
età
hai
bene
il
diritto
di
riposarti
.
Gli
batto
affettuosamente
una
mano
sulla
spalla
e
concludo
:
-
Orsù
,
aspettiamo
la
nostra
squadra
.
Una
lacrima
tremola
sul
ciglio
di
Battista
e
rotola
rapida
lungo
uno
dei
suoi
bianchi
favoriti
.
Poi
,
il
buon
vecchio
siede
nel
prato
,
vicino
a
me
,
e
lentamente
apre
il
sacchetto
delle
provvigioni
.
Intorno
,
fra
le
montagne
,
c
'
è
un
grande
silenzio
,
una
gran
pace
.
Cominciamo
a
mangiare
piano
piano
.
In
lontananza
si
vedono
ancora
monti
coperti
di
neve
,
che
scintillano
al
sole
.
Battista
si
tira
su
il
bavero
:
L
'
ho
proprio
indovinata
mormora
a
mettere
il
cappotto
,
oggi
.
Tira
un
vento
freddo
.
StampaQuotidiana ,
Middlesbrough
,
19
luglio
-
Giornata
amara
,
giornata
di
vergogna
.
Una
mesta
broccaggine
sembra
essersi
impadronita
dei
nostri
giocatori
.
Undici
ragazzi
coreani
sprovveduti
di
tecnica
ma
non
certo
di
coraggio
né
di
slancio
hanno
messo
sotto
,
votandoli
ad
un
'
ignobile
fine
,
i
nostri
miliardari
,
esaltati
da
megalomani
dei
quali
purtroppo
siamo
stati
complici
.
Mi
mancano
parole
per
esprimere
il
dispetto
che
ha
preso
tutti
noi
all
'
indegno
spettacolo
cui
abbiamo
assistito
.
Credo
che
abbiamo
toccato
il
fondo
e
poiché
quasi
tutto
è
storto
nel
nostro
calcio
e
nel
nostro
costume
sportivo
inerente
il
calcio
,
debbo
,
per
consolarmi
,
pensare
che
questa
ennesima
figuraccia
giovi
a
riportarci
su
piani
meno
scandalosi
nei
confronti
del
mondo
intero
.
Lasciamo
il
campo
di
Middlesbrough
fra
risate
giustamente
beffarde
e
ingiuriose
.
Eravamo
venuti
strombazzando
prezzi
ed
ingaggi
favolosi
,
mezzi
miliardi
,
milioni
a
centinaia
per
brocchetti
vuoti
come
canne
,
paurosi
e
imbelli
al
punto
da
sdegnare
chi
appartiene
al
loro
paese
e
da
esilarare
chiunque
,
conoscendoli
famosi
,
li
ha
veduti
goffi
ed
inutili
.
Francamente
non
avrei
mai
potuto
prevedere
questa
débâcle
.
Considerando
le
due
disastrose
partite
giocate
con
il
Cile
e
la
Russia
osavo
tuttavia
sperare
che
una
scuola
ormai
semisecolare
potesse
esprimere
una
prestazione
almeno
dignitosa
,
e
neppure
la
spregiosa
previsione
che
contro
i
più
deboli
si
sarebbe
maramaldeggiato
ha
avuto
consistenza
.
In
effetti
í
coreani
,
come
tutti
avranno
visto
,
non
sono
tecnicamente
tali
da
incantare
,
ma
il
loro
brio
,
la
loro
determinazione
hanno
smontato
via
via
le
velleità
degli
azzurri
sino
ad
annichilirle
.
Dei
dieci
che
sono
rimasti
in
campo
dopo
l
'
infortunio
a
Bulgarelli
non
saprei
francamente
salvare
se
non
i
più
modesti
e
perciò
più
generosi
,
i
Janich
,
i
Landini
.
Tutti
gli
altri
sono
stati
incapaci
di
connettere
e
di
costruire
.
Sprecate
un
paio
di
azioni
all
'
inizio
,
gli
azzurri
hanno
perduto
Bulgarelli
e
Fabbri
ha
richiamato
in
centrocampo
Mazzola
e
Rivera
tenendo
di
punta
le
ali
.
Per
alcuni
momenti
del
secondo
tempo
è
sembrato
che
Rivera
e
Mazzola
riuscissero
effettivamente
ad
impostare
e
a
entrare
in
azione
.
Si
sono
spenti
troppo
presto
e
hanno
preso
a
sciupare
,
scadendo
sui
toni
mosci
delle
giornate
avverse
.
Barison
non
è
mai
stato
in
grado
di
liberarsi
e
nessuno
ha
saputo
liberarlo
a
rete
.
Perani
ha
avuto
spunti
discreti
all
'
inizio
ma
ha
anche
sprecato
due
palle
-
gol
piuttosto
agevoli
.
Mazzola
ha
incominciato
male
da
centravanti
ed
ha
avuto
buoni
sprazzi
da
interno
finché
,
inadeguato
al
ritmo
del
ruolo
,
si
è
spento
fino
a
scadere
a
brocchetto
sgradevole
a
vedersi
anche
sotto
l
'
aspetto
morfologico
.
Si
è
capito
,
scadendo
Rivera
e
Mazzola
,
che
non
si
sarebbe
più
passati
:
galvanizzati
dalla
prospettiva
della
vittoria
e
dal
vantaggio
raggiunto
sul
finire
del
primo
tempo
,
i
coreani
hanno
preso
ammoina
con
determinazione
veramente
ammirevole
.
Senza
badare
a
finezze
essi
hanno
sempre
saputo
sventare
ogni
insidia
,
sia
che
fosse
condotta
su
lanci
volanti
,
sia
che
fosse
portata
con
azioni
inevitabilmente
confuse
e
irresolvibili
.
Una
sola
palla
-
gol
hanno
creato
gli
azzurri
nel
finale
su
cross
di
Perani
e
su
quella
palla
-
gol
si
sono
trovati
i
due
più
imbeceriti
della
giornata
,
cioè
i
giganti
Facchetti
e
Barison
che
si
sono
danneggiati
a
vicenda
.
Lo
smarrimento
di
questi
due
colossi
faceva
strano
contrasto
con
la
miseria
e
la
rassegnazione
dei
piccoletti
che
da
fin
troppo
tempo
abbiamo
preso
a
chiamare
abatini
.
Via
via
che
il
tempo
passava
un
'
amarezza
greve
calava
nel
mio
animo
alla
quale
dovevo
reagire
con
il
sarcasmo
e
con
la
irriguardosa
speranza
che
non
uno
,
ma
più
di
uno
,
avessero
a
segnare
i
coreani
per
rendere
più
schiacciante
e
altresì
incredibile
questa
nostra
ennesima
sconfitta
.
L
'
ennesima
Waterloo
del
calcio
italiano
farà
forse
(
ma
vale
illudersi
?
)
finire
una
situazione
di
fatto
veramente
insostenibile
e
insopportabile
.
Nulla
è
serio
,
nulla
è
fondato
sulla
realtà
economica
e
sportiva
nel
nostro
calcio
.
La
selezione
venga
attuata
da
tecnici
e
non
da
ignoranti
eternamente
condannati
all
'
empirismo
.
Si
avviino
al
calcio
gli
atleti
e
non
le
smunte
signorinelle
che
abbiamo
veduto
miseramente
pedalare
e
sentito
fin
troppo
esaltare
in
questi
anni
di
desolante
penuria
agonistica
.
Per
favore
,
non
si
parli
ora
di
moduli
,
di
catenacci
,
di
sciocchezze
,
per
giustificare
una
magra
che
non
trova
spiegazioni
se
non
in
incongrui
errori
di
fondo
,
le
facilonerie
,
le
leggerezze
,
gli
sperperi
indecorosi
e
colpevoli
.
Il
nostro
campionato
ritorna
,
deplorevole
moloch
,
a
scontare
la
sua
elefantiasi
.
La
preparazione
ha
risentito
del
suo
peso
massacrante
e
dunque
illogico
.
I
non
«
atleti
»
che
Fabbri
ha
portato
con
sé
non
hanno
vigore
né
riserve
psicofisiche
.
Le
gradassate
,
anch
'
esse
fasulle
,
che
abbiamo
perpetrato
ai
danni
di
rappresentative
rese
docili
dall
'
ospitalità
,
si
sono
inevitabilmente
scontate
allorché
l
'
agonismo
ha
imposto
sua
legge
.
Si
è
già
detto
quasi
tutto
,
ahimè
,
prima
ancora
che
il
tonfo
avesse
luogo
.
La
squadra
veduta
a
questi
mondiali
non
ha
mai
avuto
consistenza
né
tecnica
né
agonistica
.
Fino
all
'
ultimo
abbiamo
sperato
in
un
ricupero
.
Non
ha
avuto
e
non
poteva
aver
luogo
.
È
bastata
la
Corea
a
dimensionare
una
spedizione
sbagliata
in
partenza
,
e
per
giunta
dilatata
fino
al
ridicolo
,
accompagnata
da
speranze
che
,
deluse
,
danno
soltanto
dispetto
e
malinconia
.
Ora
ce
ne
torniamo
umiliati
fin
quasi
allo
sgomento
.
I
coreani
vanno
a
Liverpool
per
giocare
i
quarti
.
Il
topolino
nascosto
dietro
alla
gigantesca
montagna
di
carta
che
è
il
nostro
calcio
ha
dovuto
lasciare
il
passo
ai
cavallucci
mongoli
da
noi
applauditi
,
alla
fine
,
per
dovere
di
lealtà
sportiva
,
e
con
la
morte
nel
cuore
.
Intorno
a
noi
,
risate
,
soltanto
risate
.
Al
diavolo
,
dico
al
diavolo
,
tutto
ciò
!
StampaQuotidiana ,
Impossibile
l
'
indomani
della
morte
tracciare
un
giudizio
di
Paolo
VI
,
fare
un
bilancio
di
un
pontificato
:
solo
dopo
parecchi
decenni
appaiono
le
conseguenze
del
modo
con
cui
fu
diretta
la
vita
spirituale
e
materiale
di
uno
Stato
,
di
una
confessione
religiosa
,
di
una
comunità
(
ed
ancora
:
il
valore
di
quei
giudizi
ove
domina
il
«
post
hoc
,
ergo
propter
hoc
»
!
)
;
oggi
è
dato
solo
guardare
all
'
Uomo
.
Che
in
quindici
anni
di
Pontificato
si
prodigò
con
tutte
le
sue
forze
,
fisicamente
poche
,
ma
rette
da
una
fede
senza
confini
,
per
pronunciare
soprattutto
parole
di
pace
,
ricordare
alle
Chiese
più
lontane
l
'
unità
dei
credenti
in
Cristo
,
la
presenza
di
un
Vicario
del
Capo
invisibile
.
Nel
senso
strettamente
umano
,
delle
soddisfazioni
e
dei
dolori
che
si
possono
trarre
dal
proprio
operare
,
un
pontificato
non
lieto
.
Nei
quindici
anni
del
suo
pontificato
,
vide
in
Occidente
ed
in
Asia
la
continua
avanzata
del
comunismo
,
con
il
suo
diniego
del
divino
,
diniego
basilare
nella
dottrina
,
che
sarebbe
vano
sperare
vedere
attenuarsi
o
sparire
.
Constatò
i
lentissimi
,
quasi
nulli
progressi
dell
'
ecumenismo
,
in
un
mondo
dove
sono
invece
i
particolarismi
ad
insorgere
violenti
,
come
del
resto
segue
al
crollo
di
ogni
civiltà
.
Altri
Papi
avevano
avuto
l
'
aiuto
insperato
di
veder
sorgere
durante
il
loro
pontificato
uomini
di
Chiesa
la
cui
opera
di
bene
ebbe
subito
una
larga
risonanza
,
portò
una
popolarità
,
un
'
affermazione
nella
coscienza
di
tutti
,
di
quel
che
possa
la
carità
cristiana
,
e
che
non
può
alcuna
filantropia
:
don
Orione
,
don
Gnocchi
,
don
Facibeni
,
suor
Maria
Calabrini
;
pii
sacerdoti
esistono
sempre
,
ed
operano
ancor
oggi
,
ma
nessuno
ha
raggiunto
in
questi
ultimi
anni
quella
rapida
fama
;
anche
per
un
grande
credente
ed
apostolo
laico
,
Giorgio
La
Pira
(
Giuseppe
Capograssi
era
morto
nel
'56
)
furono
questi
ultimi
gli
anni
del
silenzio
.
I
giovanissimi
lo
hanno
ignorato
.
Paolo
VI
fu
in
gioventù
sacerdote
esemplare
;
la
sua
vocazione
era
di
formare
giovani
studenti
,
creare
una
forte
intellettualità
cattolica
;
ma
si
sottomise
sempre
agli
ordini
dei
superiori
,
accettò
compiti
meno
graditi
,
entrò
nella
Segreteria
di
Stato
,
dove
diede
ottima
prova
di
sé
,
fu
collaboratore
di
due
Pontefici
,
che
non
erano
affini
a
lui
per
carattere
,
ma
ch
'
egli
non
solo
servì
,
ma
amò
profondamente
;
e
di
cui
il
secondo
,
Pio
XII
,
poté
credere
,
negli
anni
susseguenti
la
prima
guerra
mondiale
,
in
un
'
epoca
trionfalistica
per
la
Chiesa
,
in
una
Italia
riconquistata
alla
fede
.
Collaborò
agli
atti
più
importanti
dei
due
Papi
,
la
dichiarazione
contro
i
princìpi
del
nazismo
;
mentre
poi
difese
strenuamente
la
memoria
di
Pio
XII
dall
'
accusa
,
ingiusta
,
di
non
aver
fatto
il
possibile
per
salvare
gli
ebrei
.
Fu
ottimo
arcivescovo
di
Milano
,
dove
,
conscio
dei
tempi
,
rivolse
particolarmente
le
sue
attenzioni
al
mondo
operaio
,
celebrò
in
officine
,
combatté
in
ogni
modo
perché
tutta
la
città
,
ma
soprattutto
i
ceti
più
umili
restassero
uniti
all
'
antica
madre
.
Pontefice
,
volle
ad
un
tempo
essere
il
Papa
dell
'
umiltà
,
quegli
che
riconosce
i
falli
e
le
deficienze
dell
'
opera
della
Chiesa
nel
lungo
corso
della
sua
storia
(
ma
ancora
cardinale
aveva
osato
benedire
la
perdita
del
potere
temporale
,
palla
di
piombo
ai
piedi
della
Chiesa
)
ed
al
tempo
stesso
difensore
strenuo
dell
'
essenza
del
dogma
;
rallentasse
pure
il
movimento
ecumenico
,
ma
il
successore
di
Pietro
non
può
essere
semplicemente
il
primo
tra
i
vescovi
.
No
al
divorzio
,
no
all
'
aborto
;
ma
sempre
l
'
uomo
della
pace
.
Se
i
cattolici
si
trovano
in
un
mondo
ostile
,
non
cedano
,
rimangano
forti
nell
'
attaccamento
al
loro
dovere
:
agire
come
i
più
non
è
un
'
attenuante
al
peccato
.
Però
non
anatemizzare
l
'
avversario
,
avvertirlo
solo
che
se
credente
è
in
peccato
,
se
non
credente
che
c
'
è
chi
prega
per
la
sua
conversione
.
Ci
sono
stati
i
Papi
del
trionfalismo
;
Paolo
VI
è
stato
il
Papa
dell
'
umiltà
,
della
espiazione
,
aveva
parlato
di
colpe
storiche
della
Chiesa
,
forse
aveva
chiesto
a
Dio
fin
dalla
elezione
di
esserne
la
vittima
espiatoria
.
I
giudizi
di
Dio
sono
imperscrutabili
,
ma
mi
prostro
al
ricordo
di
questi
che
ho
sempre
chiamato
il
Papa
del
Golgota
.
Papa
Giovanni
.
Papa
Paolo
.
Ripenso
ai
lineamenti
essenziali
dei
due
Pontificati
.
Quasi
una
riflessione
comparativa
finale
.
1958
:
Giovanni
XXIII
;
breve
pontificato
,
ma
pare
quasi
miracoloso
questo
accendersi
di
consensi
,
la
venerazione
che
desta
in
ogni
uomo
,
di
ogni
opinione
politica
;
la
stessa
figura
del
Papa
,
così
opposta
a
quella
ascetica
di
Pio
XII
,
e
che
un
po
'
ricordava
quella
bonaria
di
Pio
IX
,
la
sua
origine
contadina
,
il
parlare
semplice
,
il
familiarizzare
con
i
più
umili
,
accendono
verso
di
lui
tutte
le
simpatie
.
Paolo
VI
:
il
Concilio
continua
e
si
conclude
;
nel
'67
l
'
enciclica
Populorum
progressio
atto
di
fede
nella
pacifica
convivenza
e
nel
progresso
umano
,
nel
'68
la
Humanae
vitae
,
il
diritto
alla
vita
di
ogni
essere
concepito
,
ma
la
giusta
cautela
dei
genitori
nella
formazione
della
famiglia
.
Non
è
qui
possibile
riassumere
né
i
decreti
conciliare
né
gli
altri
atti
di
Paolo
VI
.
Basterà
ricordare
un
famoso
Credo
del
Papa
in
cui
riafferma
tutto
l
'
insegnamento
dogmatico
della
Chiesa
nel
corso
dei
secoli
:
il
dogma
resta
intoccabile
.
Può
solo
riassumersi
l
'
opera
dei
due
Papi
nel
ricordare
che
la
Chiesa
è
sempre
con
gli
umili
e
con
gli
oppressi
;
ch
'
essa
non
confida
nella
forza
e
nella
violenza
,
ma
soltanto
nel
libero
consenso
degl
'
individui
;
che
non
desidera
tanto
il
favore
dei
governi
,
quanto
la
spontanea
adesione
dei
popoli
.
Giovanni
XXIII
fu
alieno
da
ogni
trionfalismo
,
ma
aveva
in
sé
un
innato
ottimismo
;
godeva
la
letizia
cristiana
;
Paolo
VI
aveva
un
'
immensa
fiducia
in
Dio
ma
il
suo
temperamento
umano
non
era
portato
alla
letizia
;
mite
ed
umile
,
ma
temo
anche
triste
,
della
tristezza
che
conobbe
Gesù
.
SOSTA V ( CAMPANILE ACHILLE , 1932 )
StampaQuotidiana ,
STO
OSSERVANDO
BUSE
:
I
«
MIEI
»
LO
ASPETTANO
.
Foggia
,
25
maggio
.
Battista
ha
avuto
un
'
avventura
d
'
amore
all
'
albergo
Cicolella
.
Egli
desidera
che
sia
resa
pubblica
,
per
sfatare
alcune
leggende
che
circolano
sul
suo
conto
e
dimostrare
che
non
è
,
poi
,
quell
'
uomo
fuori
combattimento
che
tutti
credono
.
Lo
contento
volentieri
,
ma
prima
voglio
sgomberare
il
terreno
dagli
argomenti
più
urgenti
.
Comincio
col
trasmettervi
la
classifica
della
mia
squadra
che
ieri
sera
,
a
causa
del
ritardo
di
alcuni
arrivi
,
non
feci
in
tempo
a
telefonarvi
.
RINFORZI
ALLA
MIA
SQUADRA
.
Eccola
,
come
si
presenta
dopo
la
settima
tappa
:
1°
Gerbi
(
810
nella
classifica
generale
)
;
2°
Ranieri
(
30°
)
;
3°
Riccò
(
790
)
;
4°Reina
(
73°
)
;
5°
Vincenzi
(
77°
)
;
6°
Valente
(
76°
)
;
7°
Perna
(
73°
)
;
8°
Menegazzi
(
71°
)
;
9°
Improta
(
68°
)
;
10°
Godinat
(
62°
)
;
11°
Rovida
(
60°
)
;
12°
Liguori
(
53°
)
;
13°
Battista
(
fuori
classe
)
.
Come
si
vede
,
ho
fatto
un
buon
acquisto
:
Menegazzi
,
che
occupa
uno
dei
posti
lasciati
vuoti
dagli
svizzeri
ritiratisi
.
I
miei
tigrotti
volevano
acclamare
membro
d
'
onore
anche
il
francese
Moincau
e
il
toscano
Meini
,
ma
il
vincitore
della
corsa
Parigi
-
Tours
e
il
veloce
Meini
,
che
ha
al
suo
attivo
parecchie
importanti
vittorie
,
non
mi
dànno
molto
affidamento
per
la
mia
squadra
sebbene
occupino
due
buonissimi
posti
nella
classifica
generale
(
rispettivamente
il
65°
e
il
57°
)
.
Il
Diavolo
Rosso
,
l
'
Armadillo
di
Brindisi
e
il
Canguro
delle
Puglie
conservano
i
tre
primi
posti
nella
classifica
.
Perna
continua
a
tenere
il
comando
su
Improta
,
il
Leopardo
di
San
Giovanni
a
Teduccio
,
e
su
Liguori
,
il
Giaguaro
di
Barra
;
meritata
supremazia
ove
si
consideri
che
il
Puma
di
Cercola
ha
una
buona
voce
di
tenore
.
Tutti
i
miei
uomini
guadagnano
ben
tredici
posti
nella
classifica
generale
.
Singolare
coincidenza
:
fra
ieri
e
ieri
l
'
altro
,
ci
sono
stati
tredici
ritiri
.
Che
il
numero
tredici
porti
fortuna
alla
mia
squadra
?
Vi
darò
,
intanto
,
una
interessante
primizia
:
sto
osservando
Buse
.
Quel
giovinotto
non
mi
dispiace
,
come
corridore
,
e
lo
vedrei
volentieri
nella
mia
squadra
.
Naturalmente
,
ancora
non
è
maturo
per
essere
assunto
,
ma
si
farà
.
L
'
ho
visto
nella
tappa
di
ieri
,
specie
sulle
salite
,
e
so
dirvi
che
è
un
elemento
di
prim
'
ordine
.
Insomma
la
stoffa
c
'
è
.
Tutto
sta
che
egli
si
distingua
ancora
un
poco
.
I
miei
tigrotti
lo
aspettano
a
braccia
aperte
.
LETTERE
DI
AMMIRATORI
.
La
posta
di
stamane
mi
ha
portato
molte
lettere
di
ammiratori
della
mia
squadra
.
Il
dott
.
Oronzo
Giustizieri
di
Neviano
(
Lecce
)
,
medico
chirurgo
a
Nerola
(
Provincia
di
Roma
)
,
mi
invia
,
anche
a
nome
dei
suoi
figli
Carlo
,
Francesca
e
Clotilde
,
venti
lire
per
Riccò
e
l
'
augurio
che
altri
corregionali
si
ricordino
del
valoroso
campione
,
afflitto
da
una
acuta
crisi
economica
.
Così
,
con
le
cinquanta
della
Colonia
brindisina
di
Torino
,
saliamo
a
settanta
lire
.
Che
il
Canguro
delle
Puglie
sia
destinato
a
perdere
l
'
accento
sull
'
«
o
»
?
Una
lettera
da
Torino
,
firmata
«
Alcuni
ammiratori
di
Cuniolo
»
,
mi
parla
di
Gerbi
e
dell
'
«
amico
suo
e
collega
Cuniolo
»
;
e
accenna
nebulosamente
a
rivelazioni
del
Cuniolo
stesso
relative
a
certi
mattoni
che
il
Diavolo
Rosso
avrebbe
un
tempo
attaccato
al
sellino
della
bicicletta
per
rendere
più
severi
i
suoi
allenamenti
.
Gli
ammiratori
del
Cuniolo
sospettano
che
il
Diavolo
Rosso
abbia
dimenticato
di
togliere
i
mattoni
,
o
che
si
riservi
di
toglierli
all
'
improvviso
nelle
prossime
tappe
per
cogliere
una
sensazionale
vittoria
.
Mi
duole
dire
agli
ammiratori
di
Cuniolo
che
Gerbi
non
ha
nessun
mattone
dietro
il
sellino
.
Se
qualche
volta
resta
un
poco
indietro
agli
altri
,
non
è
perché
non
ce
la
faccia
,
ché
,
anzi
,
il
fiero
astigiano
scusate
:
il
Diavolo
Rosso
si
sente
ancora
capace
di
lasciarsi
tutti
in
coda
.
Ma
il
fatto
è
come
mi
ha
dichiarato
che
egli
di
vittorie
ne
ha
colte
parecchie
,
nella
lunga
carriera
,
e
ora
desidera
lasciar
vincere
i
più
giovani
.
Il
pittore
Onorato
mi
scrive
che
verrà
appositamente
per
ritrarre
le
fattezze
dei
componenti
la
mia
squadra
e
esporle
in
una
interessante
mostra
di
caricature
di
uomini
illustri
che
ha
inaugurato
in
questi
giorni
a
Foggia
.
Veramente
,
le
effigi
dei
nostri
tigrotti
sono
state
già
immortalate
sul
Guerin
Sportivo
da
«
Carlin
»
che
ha
fatto
bellissimi
ritratti
a
tutti
,
compreso
Battista
.
Ma
ben
venga
anche
Onorato
.
Per
l
'
occasione
,
il
Leopardo
di
San
Giovanni
a
Teduccio
indosserà
la
sua
elegante
giacca
in
pelle
di
coccodrillo
.
Stamani
ho
sfogliato
nervosamente
i
giornali
.
Nessuna
notizia
di
Occhiuzzi
Delfo
.
Forse
avrei
fatto
meglio
a
non
pronosticarlo
come
futuro
campione
.
Staremo
a
vedere
.
E
ora
passiamo
all
'
avventura
d
'
amore
di
Battista
.
Sin
dalle
prime
tappe
del
Giro
,
il
simpatico
vecchio
aveva
,
dimostrato
velleità
che
non
avrei
supposto
in
lui
.
Lungo
il
percorso
non
c
'
era
contadina
dalla
quale
non
si
facesse
rovesciare
una
brocca
d
'
acqua
in
testa
,
sorridendo
amabilmente
.
All
'
albergo
di
Vicenza
chiamò
la
cameriera
in
camera
con
la
scusa
di
farsi
rovesciare
sul
capo
una
catinella
di
acqua
.
Infelice
pretesto
in
quanto
,
dopo
la
doccia
,
i
suoi
propositi
dongiovanneschi
svanirono
.
A
Udine
percorse
in
largo
e
in
lungo
la
città
,
senza
trovare
«
il
suo
tipo
»
.
A
Ferrara
si
recò
a
mia
insaputa
al
Luna
Park
nella
speranza
di
avere
un
'
avventura
nei
vagoncini
dell
'
Otto
Volante
.
A
Rimini
lo
vidi
steso
sulla
spiaggia
con
un
costumino
succinto
che
lo
faceva
tremare
dal
freddo
,
in
attesa
delle
bagnanti
.
(
Le
quali
,
non
essendo
stagione
di
bagni
,
non
apparvero
affatto
.
)
A
Teramo
cercò
affannosamente
,
nella
quarta
pagina
del
giornale
locale
,
uno
di
quegli
avvisetti
in
cui
è
detto
che
«
massaggiatrice
recasi
domicilio
»
,
ma
non
lo
trovò
.
A
Lanciano
tentò
di
spacciarsi
per
Binda
avendo
saputo
che
una
dama
velata
cercava
il
Signore
della
Montagna
,
ma
i
bianchi
favoriti
lo
tradirono
.
E
,
finalmente
,
ieri
sera
la
fortuna
lo
assisté
.
Cenavamo
insieme
,
nella
sala
da
pranzo
dell
'
albergo
Cicolella
.
Battista
,
al
solito
,
aveva
occupato
un
tavolinetto
poco
lungi
dal
mio
e
,
solo
solo
,
consumava
una
frittura
di
gamberelli
,
dei
quali
,
tra
parentesi
,
è
ghiottissimo
.
A
un
certo
punto
,
vagando
con
lo
sguardo
attraverso
le
tavole
affollate
di
clienti
,
scorse
una
viaggiatrice
che
mangiava
senza
compagnia
.
Era
una
grassa
signora
dell
'
apparente
età
di
cinquant
'
anni
,
dalle
curve
abbondanti
e
dall
'
aspetto
imponente
.
Proprio
il
tipo
di
Battista
.
Il
mio
fido
domestico
la
fissò
con
occhi
di
cobra
.
La
formosa
viaggiatrice
fu
favorevolmente
impressionata
dalla
distinta
figura
di
lui
e
soprattutto
dai
suoi
candidi
e
leggeri
favoriti
;
gli
sorrise
follemente
.
Battista
sentì
vampe
di
sangue
salirgli
al
cervello
e
per
qualche
minuto
provò
una
leggera
vertigine
.
Attese
che
il
salone
si
sfollasse
.
Anche
io
,
a
un
certo
punto
,
mi
alzai
.
Non
vai
a
dormire
?
chiesi
al
mio
domestico
.
-
Mi
trattengo
ancora
un
poco
,
rispose
.
E
aggiunse
,
con
una
faccia
tosta
meravigliosa
:
Non
ho
sonno
.
Io
,
invece
,
avevo
un
sonno
terribile
:
eravamo
in
piedi
dalle
tre
del
mattino
!
Augurai
la
buona
notte
al
vecchio
diabolico
e
mi
ritirai
in
camera
.
CONSEGUENZE
DEL
FARE
TROPPO
A
LUNGO
L
'
OCCHIOLINO
.
Ormai
,
nel
salone
,
erano
rimasti
soltanto
Battista
,
la
grassa
signora
e
un
cameriere
,
che
aspettava
,
per
sparecchiare
e
andarsene
a
dormire
.
Ma
Battista
non
si
mosse
.
Continuava
a
fissare
con
occhi
concupiscenti
la
dama
,
che
,
dal
canto
suo
,
continuava
a
sorridergli
,
con
simulato
pudore
.
Il
mio
domestico
va
un
po
'
coi
vecchi
sistemi
:
usa
ancora
«
far
l
'
occhiolino
»
alle
donne
,
invece
di
ricorrere
ai
sistemi
più
spicciativi
in
voga
presso
le
giovani
generazioni
.
Egli
sostiene
che
nell
'
occhiolino
è
la
poesia
dell
'
avventura
galante
.
Così
,
il
vecchio
satiro
cominciò
a
fare
l
'
occhiolino
alla
signora
.
A
intervalli
regolari
chiudeva
e
riapriva
con
intenzione
l
'
occhio
destro
.
La
dama
aspettava
che
si
decidesse
a
chiamarla
alla
sua
tavola
.
Ma
Battista
vuole
sempre
essere
ben
esplicito
.
Acciocché
ella
capisse
i
suoi
propositi
,
che
i
francesi
non
esiterebbero
a
chiamare
coupables
,
prese
a
chiudere
l
'
occhio
sempre
più
a
lungo
.
Il
cameriere
in
attesa
s
'
era
addormentato
in
piedi
presso
la
porta
,
come
un
cavallo
.
I
lumi
erano
stati
quasi
tutti
spenti
.
Silenzio
e
solitudine
regnavano
nella
sala
.
A
poco
a
poco
,
a
poco
a
poco
,
a
furia
di
chiudere
l
'
occhio
destro
,
Battista
sentì
chiudersi
anche
il
sinistro
.
Reclinò
il
capo
sul
petto
e
li
tenne
chiusi
tutti
e
due
.
La
dama
si
alzò
e
uscì
,
spoetizzata
.
Dopo
poco
nel
salone
si
udiva
un
rumorino
ritmico
e
roco
,
a
intervalli
regolari
.
Il
vecchio
satiro
si
era
addormentato
.
StampaQuotidiana ,
Nuova
York
,
18
aprile
-
La
notte
italiana
del
Madison
resta
nella
memoria
con
tenebre
e
luci
accecanti
,
con
violenza
e
gloria
.
Notte
generosa
in
cui
tutti
hanno
bruciato
ciò
che
avevano
:
bellezza
atletica
e
volgarità
,
lacrime
,
urli
,
esaltazione
,
angosce
,
furori
e
quel
nome
scandito
Nino
Nino
.
Ha
detto
bene
il
«
Daily
News
»
:
«
È
stato
il
più
bel
combattimento
visto
"
in
a
long
long
time
"
»
.
Ora
il
problema
è
quello
di
ogni
storico
,
raccontare
il
passato
come
se
fosse
un
presente
aperto
e
incerto
.
Proviamoci
.
Dunque
,
sono
le
ventidue
di
lunedì
17
aprile
e
sul
ring
del
Madison
sfilano
le
vecchie
glorie
,
il
Sugar
Ray
Robinson
,
magro
,
bello
,
amato
da
donne
che
hanno
diamanti
sulla
pelle
nera
e
abiti
rosa
e
turchese
,
il
Rocky
Marciano
,
birraio
ingrassato
,
e
il
Joe
Louis
,
possente
e
melanconico
.
Il
Madison
è
un
'
arca
pugilistica
che
naviga
sul
diluvio
di
Nuova
York
e
dentro
ci
sono
tutte
le
specie
della
nobile
e
decaduta
arte
,
i
giudici
dal
cranio
lucido
e
dal
naso
schiacciato
,
che
stanno
in
camicia
bianca
e
farfalla
blu
,
nella
prima
fila
,
i
poliziotti
mansueti
,
i
secondi
trasognati
,
i
miliardari
con
i
grandi
sigari
verdi
,
i
radiocronisti
con
il
cappelluccio
a
quadretti
,
i
venditori
di
coca
-
cola
con
il
prezzo
scritto
sul
cappello
di
carta
,
i
fotografi
dai
capelli
rossi
.
Le
sedie
,
i
tavolini
della
stampa
,
i
paletti
del
ring
hanno
il
colore
del
vecchio
Madison
,
quel
marrone
scurito
dal
sudicio
e
levigato
dal
tempo
.
La
luce
del
ring
illumina
la
sala
fino
alla
balaustra
della
prima
galleria
,
fino
all
'
orologio
color
avorio
che
segna
il
tempo
dei
rounds
,
più
su
c
'
è
la
penombra
densa
di
folla
dove
lampeggiano
luci
rosse
e
azzurre
.
Stasera
il
Madison
è
italiano
o
italo
-
americano
.
In
platea
è
pieno
di
bandierine
tricolori
,
la
galleria
si
denuncia
con
il
boato
che
accoglie
Benvenuti
,
la
sua
vestaglia
dorata
,
i
capelli
scomposti
,
il
seguito
trepido
di
allenatori
e
parenti
.
Mentre
Nino
sale
sul
ring
,
due
pazzarielli
corrono
per
le
file
di
platea
innalzando
uno
striscione
che
inneggia
al
nostro
e
siccome
gran
parte
del
pubblico
si
alza
in
piedi
,
il
gran
cerimoniere
della
serata
che
sta
sul
ring
in
abito
da
sera
afferra
il
microfono
e
avverte
«
Ladies
and
Gentlemen
,
neh
assettatevi
guaglioni
»
.
Il
mio
vicino
è
un
giornalista
negro
,
di
mezza
età
,
che
porta
alla
mano
sinistra
una
gran
pietra
viola
.
Mi
guarda
melanconico
,
io
gli
sorrido
,
abbiamo
stabilito
tacitamente
un
patto
di
neutralità
.
Ora
osservo
con
calma
la
gente
esagitata
,
attorno
al
ring
,
e
la
noto
:
c
'
è
una
donna
in
abito
verde
dal
viso
lungo
e
inclinato
,
come
le
donne
di
Modigliani
.
Resterà
tutta
la
sera
così
,
fredda
e
lontana
,
nella
tempesta
.
Griffith
sale
sul
ring
chiuso
in
un
accappatoio
bianco
monacale
,
e
sotto
c
'
è
una
tunica
elegante
su
cui
è
scritto
semplicemente
Emile
.
Ora
entrano
in
scena
,
a
due
passi
da
me
,
i
suoi
fratelli
,
grasso
e
ricciuto
uno
,
magrissimo
e
spiritato
l
'
altro
,
con
portavoce
di
cartone
.
Ma
non
chiamano
Emile
,
chiamano
Nino
,
Nino
con
voci
concitate
febbrili
,
e
se
Nino
si
volge
miagolano
,
ridono
miagolano
,
poi
fanno
gesti
,
abbaiano
,
lo
maledicono
,
gli
mostrano
i
denti
.
La
gente
e
i
poliziotti
li
lasciano
fare
,
la
loro
faziosità
è
scoperta
,
persino
commovente
,
quel
fratello
che
saltella
sul
ring
li
ha
tirati
fuori
dalla
miseria
.
Per
ora
mamma
Griffith
si
riserva
,
lei
sta
buona
e
seduta
.
Enorme
,
con
un
abito
e
un
cappellino
bianco
e
nero
yé
-
yé
,
di
quelli
che
si
vendono
al
Village
.
Udito
da
pochi
passi
,
il
suono
del
gong
è
come
quello
di
una
nave
in
partenza
,
ma
subito
troncato
,
poi
la
goccia
sonora
della
campana
,
i
calzoncini
rossi
di
Nino
che
danzano
sul
ring
,
Emile
chiuso
in
guardia
stretta
,
il
mio
cuore
che
parte
nell
'
emozione
,
ma
non
solo
il
mio
,
il
match
è
subito
stupendo
,
trascinante
.
Il
primo
pugno
a
segno
è
di
Nino
,
un
sinistro
preciso
,
ma
debole
.
Ma
non
è
il
pugno
che
conta
,
conta
il
modo
con
cui
sta
sul
ring
,
sicuro
,
fra
l
'
imperio
e
la
disinvoltura
.
E
dà
subito
,
nettissima
,
l
'
impressione
di
essere
degno
del
combattimento
mondiale
.
Capace
di
resistere
,
magari
di
vincere
,
sciolto
dalle
sue
ansie
,
liberato
dai
suoi
timori
,
il
pubblico
italiano
si
sfoga
nel
grido
ritmato
di
Nino
,
Nino
che
rimbomba
nelle
tenebre
e
sulle
luci
del
Madison
.
Griffith
,
la
pantera
nera
,
chiude
ancora
più
la
guardia
,
ha
occhi
da
animale
inseguito
e
feroce
.
Ed
ecco
il
suo
fulmineo
contrattacco
,
la
scarica
dei
pugni
,
Nino
che
ne
esce
prima
sbalordito
,
poi
sorridente
,
ma
con
segni
rossi
sulle
guance
e
sul
fianco
.
E
già
parte
con
il
sinistro
,
già
spinge
Emile
alle
corde
.
Una
battaglia
senza
tregua
,
sarà
così
dal
principio
alla
fine
.
«
Nino
bene
»
dice
il
giornalista
negro
,
«
ma
un
po
'
lento
con
l
'uppercut.»
«
Emile
mi
sembra
molto
bravo
»
ricambio
io
.
Mamma
Griffith
si
è
alzata
,
viene
fino
al
ring
,
ma
poi
ci
ripensa
,
torna
al
suo
posto
,
non
è
ancora
il
momento
,
lascia
gridare
quegli
stupidi
cattivi
italiani
che
vogliono
togliere
al
suo
Emile
e
a
lei
e
ai
fratelli
questi
anni
buoni
di
abbondanza
e
di
fama
.
Fra
il
secondo
e
il
quarto
round
,
si
consuma
il
dramma
pugilistico
.
La
casualità
di
due
colpi
fortuiti
,
manda
al
tappeto
prima
Griffith
poi
Benvenuti
.
Per
due
volte
il
match
è
sull
'
orlo
di
un
epilogo
ingiusto
,
per
due
volte
questi
atleti
coraggiosi
lo
rifiutano
.
Non
dico
che
l
'
uppercut
destro
di
Nino
ad
Emile
e
il
diretto
destro
di
Emile
a
Nino
fossero
colpi
«
trovati
»
per
combinazione
,
ma
erano
certamente
colpi
aiutati
da
un
imprevedibile
casuale
sbilanciamento
dell
'
avversario
.
Sarebbe
stato
triste
che
lo
scontro
terminasse
così
,
credo
proprio
di
poter
dire
che
i
due
atleti
non
hanno
permesso
che
finisse
così
.
Eccoci
al
secondo
round
,
dopo
una
rapida
schermaglia
Nino
tira
un
uppercut
poco
convinto
,
mentre
è
già
in
movimento
di
disimpegno
e
trova
il
mento
di
Emile
,
sbilanciato
a
sinistra
e
un
po
'
all
'
indietro
.
Emile
non
va
giù
di
schianto
,
ma
si
siede
,
senza
perdere
mai
la
coscienza
.
È
però
stordito
,
sbalordito
,
con
quella
sua
aria
di
cane
bastonato
ingiustamente
.
Lo
contano
,
al
tre
è
già
in
piedi
,
attende
fino
all
'
otto
e
poi
riprende
il
combattimento
affidandosi
al
mestiere
per
sfuggire
alla
furia
di
Nino
che
lo
tempesta
alle
corde
.
La
risposta
di
Emile
è
al
quarto
round
.
Emile
parte
,
come
sa
,
in
un
attacco
frontale
,
spinge
Nino
alle
corde
e
lo
colpisce
con
una
serie
lunga
e
martellante
,
cinque
o
sei
pugni
fulminei
al
corpo
.
Nino
appare
ben
protetto
dalla
guardia
,
è
già
venuto
fuori
indenne
da
altre
sfuriate
così
e
improvvisamente
,
forse
credendo
che
Emile
si
sia
esaurito
,
apre
la
guardia
,
abbassa
il
viso
e
gli
arriva
al
mento
un
ultimo
diritto
di
Emile
.
È
così
sbilanciato
che
gira
su
se
stesso
e
cade
fra
le
due
corde
.
Nello
stordimento
si
appoggia
male
e
scivola
di
nuovo
sul
ginocchio
sinistro
.
Il
nostro
cuore
scoppia
,
non
è
giusto
che
finisca
così
.
Dai
Nino
,
su
Nino
non
deve
finire
così
,
non
è
giusto
che
finisca
così
.
Ora
Nino
si
volta
,
si
alza
e
dalla
maschera
sofferente
vien
fuori
,
a
poco
a
poco
,
quel
sorriso
sfottente
che
può
renderlo
antipatico
quando
l
'
avversario
è
debole
,
quando
fa
il
maramaldo
davanti
a
un
pubblico
e
a
giudici
di
casa
,
ma
che
qui
nella
bolgia
del
Madison
davanti
al
Griffith
già
pronto
a
colpirlo
per
il
conto
totale
,
è
stupenda
fierezza
.
«
Courageous
fighter
»
mormora
un
giornalista
americano
sin
lì
taciturno
.
Sì
,
combattente
coraggioso
e
tenace
e
anche
irridente
nella
sfortuna
.
Il
giudice
che
lo
conta
è
giunto
a
cinque
e
già
Nino
fa
segno
con
una
mano
che
è
pronto
a
ricominciare
.
Non
importa
se
la
pantera
infuriata
lo
trascinerà
a
colpi
,
a
testate
,
a
strattoni
per
tutto
il
ring
,
lui
continuerà
a
sorridere
a
testa
alta
,
anche
se
il
sangue
gli
cola
da
una
ferita
al
naso
e
spruzza
sui
calzoncini
candidi
di
Emile
e
segna
di
macchie
rosse
la
sua
zazzera
nera
sempre
protesa
nel
tentativo
di
graffiare
come
una
dura
spazzola
il
volto
di
Nino
.
Se
Dio
vuole
,
il
gong
,
le
lampadine
rosse
che
si
accendono
sui
paletti
,
i
secondi
che
salgono
sul
ring
come
alla
conquista
di
uno
spalto
con
spugne
,
emostatici
,
acqua
minerale
,
garze
.
Libero
Golinelli
,
l
'
allenatore
,
prende
fra
le
mani
il
volto
di
Nino
e
lo
guarda
come
se
volesse
ipnotizzarlo
e
gli
parla
fitto
sottovoce
,
il
gigantesco
Amaduzzi
,
il
procuratore
,
sta
ritto
in
fronte
a
Griffith
quasi
volesse
fare
scudo
a
Nino
,
Aldo
Spoldi
tace
preoccupato
,
lui
ne
ha
già
visti
troppi
di
italiani
finire
così
la
loro
avventura
americana
.
Alle
mie
spalle
sento
la
voce
di
Giuliana
,
la
moglie
di
Nino
che
lo
chiama
.
Lui
si
volta
e
sorride
,
sfottente
e
spavaldo
,
vada
come
vada
,
mi
batto
,
sembra
dire
.
Bravo
Nino
,
uomo
coraggioso
.
Attento
come
sono
a
Nino
non
mi
sono
accorto
che
mamma
Griffith
è
entrata
in
scena
,
ma
non
importa
,
la
guarderò
bene
nel
riposo
fra
il
quinto
e
il
sesto
round
.
Mamma
Griffith
deve
avere
un
suo
sicuro
istinto
pugilistico
.
Lei
ha
capito
meglio
di
tutti
i
secondi
e
degli
allenatori
che
questo
è
il
momento
decisivo
della
battaglia
,
che
ora
o
mai
più
il
suo
Emile
può
vincere
e
conservare
tutto
ciò
che
Harlem
le
invidia
.
Emile
è
laggiù
nel
suo
angolo
,
ansimante
dopo
il
quinto
round
in
cui
ha
gettato
invano
tutta
la
sua
forza
e
la
sua
scienza
,
e
la
madre
che
è
qui
vicino
a
me
,
dal
lato
opposto
del
ring
lo
chiama
.
Non
per
nome
ma
con
gemiti
e
guaiti
e
intanto
fa
dei
gesti
con
le
mani
come
lo
invocasse
a
sé
e
porta
le
mani
al
suo
gran
petto
come
a
dire
,
«
bambino
mio
vieni
dalla
tua
mamma
,
guarda
la
tua
mamma
che
ti
protegge
,
che
è
qui
per
aiutarti
»
.
I
due
fratelli
di
Emile
non
si
occupano
più
di
Nino
,
forse
sentono
che
le
loro
fatture
non
hanno
avuto
effetto
;
forse
intuiscono
che
l
'
unica
speranza
è
di
raccomandare
il
fratello
agli
spiriti
buoni
delle
Isole
Vergini
,
quegli
spiriti
eterni
che
resistono
ai
missionari
e
alla
civiltà
dei
bianchi
e
all
'
America
.
«
Emile
,
Emile
»
singhiozzano
,
«
Emile
»
.
Se
lui
alza
gli
occhi
a
guardarli
,
partono
in
una
sarabanda
di
suoni
,
di
fischi
,
di
gesti
rituali
,
di
gemiti
,
di
miagolii
,
come
si
fosse
risvegliata
tutta
la
foresta
,
come
se
tutte
le
creature
della
foresta
soffrissero
e
implorassero
la
vittoria
di
Emile
.
«
Nel
sesto
tempo
»
dirà
Nino
,
«
ho
avuto
la
certezza
di
potere
vincere
»
.
Nel
sesto
tempo
noi
spettatori
di
parte
abbiamo
solo
la
certezza
che
Nino
arriverà
alla
fine
delle
quindici
riprese
e
la
speranza
di
vederlo
crescere
.
La
prima
a
capire
che
Nino
sta
salendo
è
ancora
mamma
Griffith
che
sta
in
piedi
anche
durante
il
round
,
incurante
degli
urli
degli
spettatori
a
cui
impedisce
la
vista
e
dei
poliziotti
che
cercano
di
trascinarla
via
.
Adesso
deve
gridare
il
nome
di
Emile
e
rigridarlo
a
voce
bassa
e
dolente
mentre
con
impeto
e
acutezza
crescenti
risuona
lì
accanto
la
voce
fresca
e
gioiosa
di
Giuliana
Benvenuti
che
incoraggia
e
grida
«
Forza
Nino
,
Nino
lascialo
venire
sotto
,
adesso
,
adesso
,
spazzalo
via
,
è
tuo
Nino
,
è
tuo
»
.
No
,
non
è
ancora
suo
questo
Griffith
.
Il
pubblico
italiano
o
italo
-
americano
cede
alla
passione
quando
copre
con
i
suoi
«
uuuuuh
»
di
spregio
e
di
minaccia
i
tentativi
che
Emile
ripete
per
stringere
le
distanze
e
per
evitare
,
con
il
corpo
a
corpo
,
il
sinistro
lungo
di
Nino
che
lo
martella
implacabile
al
viso
,
la
gente
italiana
sbaglia
a
mormorare
irridente
se
Emile
viene
evitato
con
grazia
da
Nino
dopo
una
inutile
sfuriata
,
la
verità
è
che
questo
Griffith
è
un
ottimo
pugile
,
stilisticamente
più
completo
di
Benvenuti
,
capace
di
usare
il
diritto
come
il
montante
in
modo
più
rapido
,
capace
di
colpire
cinque
o
sei
volte
in
una
serie
di
colpi
mentre
Nino
supera
di
rado
l
'
uno
-
due
.
Dove
Nino
gli
è
nettamente
superiore
è
nella
forza
del
pugno
e
,
se
è
lecito
dirlo
,
nella
intelligenza
strategica
del
combattimento
,
in
quel
suo
senso
degli
eventi
che
,
a
un
certo
punto
,
lo
rende
sicuro
di
sé
,
padrone
di
sé
.
Nino
non
è
quell
'
intellettuale
che
hanno
detto
i
cronisti
sportivi
di
qui
abituati
a
pugili
stentatamente
alfabeti
,
ma
è
un
ragazzo
intelligente
che
vede
le
occasioni
e
le
coglie
e
le
sfrutta
.
Per
esempio
con
gli
sguardi
di
sopportazione
superiore
che
dedica
ai
giudici
quando
l
'
avversario
lo
immobilizza
o
con
i
sorrisi
che
sottolineano
i
suoi
periodi
felici
e
fanno
sembrare
tollerabili
quelli
avversi
.
Il
match
corre
sul
filo
della
incertezza
fino
al
decimo
round
,
poi
anche
un
profano
come
chi
scrive
capisce
che
il
gioco
è
fatto
.
Si
è
stabilita
come
una
regola
matematica
che
risolve
ogni
scontro
per
due
a
uno
in
favore
di
Nino
,
il
nostro
colpisce
secco
quasi
sempre
con
il
diritto
sinistro
seguito
dal
montante
destro
,
Emile
raccogliendo
le
forze
parte
al
contrattacco
,
tocca
a
sua
volta
Nino
,
ma
deve
desistere
e
una
serie
di
pugni
centrati
lo
riporta
all
'
inizio
dell
'
amaro
e
reiterato
tema
.
La
vittoria
di
Nino
è
di
una
fattura
chiara
onesta
indiscutibile
,
va
detto
però
senza
alcuna
intenzione
di
insinuare
che
negli
ultimi
rounds
Emile
cede
a
una
rassegnazione
strana
,
soprattutto
per
coloro
che
lo
conoscono
furibondo
e
implacabile
nel
finale
dei
match
.
Eccoci
all
'
ultimo
round
.
Il
viso
di
Nino
è
terso
e
disteso
.
Se
la
medicazione
del
naso
tiene
è
perché
Emile
non
riesce
più
a
colpirlo
.
Dove
sei
mamma
Griffith
?
E
voi
fratelli
Griffith
?
Sono
lì
,
seduti
e
fermi
e
desolati
,
guardano
il
loro
Emile
che
retrocede
,
si
difende
da
quel
bianco
cattivo
venuto
da
un
Paese
chiamato
Italia
a
portargli
via
,
senza
bisogno
,
l
'
agiatezza
e
la
gloria
.
La
vittoria
di
Nino
è
un
canto
di
battaglia
che
sale
nella
gola
della
folla
e
diventa
inno
trionfale
nell
'
attimo
in
cui
il
gong
segna
la
fine
.
Il
verdetto
è
chiaro
,
senza
aspettare
che
i
giudici
lo
pronuncino
.
Nino
si
volta
esultante
alla
folla
a
braccia
alzate
,
Emile
il
sovrano
detronizzato
compie
spontaneamente
il
primo
gesto
di
vassallaggio
:
corre
ad
abbracciarlo
,
lo
riconosce
campione
dandogli
con
il
guantone
ancora
lucido
di
sudore
un
colpo
lieve
sul
capo
.
Non
dimentichiamo
la
dignità
e
lo
stile
di
questo
negro
nato
nelle
Isole
Vergini
,
vissuto
ad
Harlem
,
molti
dei
nostri
potrebbero
imparare
da
lui
come
si
perde
.
Ciò
che
avviene
sul
ring
io
non
lo
vedo
.
I
fanatici
venuti
dall
'
Italia
con
vessilli
e
striscioni
sono
partiti
all
'
attacco
,
hanno
travolto
giudici
e
poliziotti
,
si
aggrappano
alle
corde
,
cadono
giù
,
risalgono
urlano
frasi
sconnesse
ai
giornalisti
americani
che
li
guardano
sbalorditi
,
ce
n
'
è
uno
grasso
e
roseo
che
viene
proprio
davanti
a
noi
a
fare
una
sua
scena
da
epilettico
giuggiolone
che
un
po
'
trema
e
un
po
'
piange
,
un
po
'
strabuzza
gli
occhi
,
un
po
'
invoca
Nino
,
il
quale
abilmente
è
scivolato
via
ed
è
già
in
salvo
negli
spogliatoi
.
Guardo
con
aria
di
scusa
il
mio
vicino
.
È
il
giornalista
negro
di
mezza
età
.
«
Davvero
bravo
Griffith
»
gli
dico
.
«
Sì
»
dice
lui
,
con
un
lieve
inchino
,
«
ma
il
campione
è
Benvenuti
.
»
Fuori
piove
a
diluvio
nella
luce
dei
riflettori
.
Ray
Sugar
Robinson
,
bello
e
aitante
,
sorride
ai
fotografi
fra
donne
splendide
in
abiti
rosa
,
turchese
,
argento
.
StampaQuotidiana ,
Cinquantaduesima
Mostra
di
Venezia
,
nell
'
anno
in
cui
il
cinema
compie
un
secolo
:
anniversario
celebrato
con
una
quantità
di
Leoni
d
'
oro
alla
carriera
esagerata
come
uno
spettacolo
di
fuochi
d
'
artificio
,
con
scarsi
film
storici
tra
cui
quel
Voyage
au
Congo
che
nel
1927
segnò
l
'
impegno
sociale
di
André
Gide
,
la
sua
evasione
da
Parigi
,
la
sua
amicizia
ardente
con
Marc
Allegret
.
Polemiche
,
al
solito
:
da
sempre
sono
il
divertimento
,
la
vitalità
,
il
dibattito
culturale
e
la
cocaina
del
festival
.
Piccole
opere
prime
,
kolossal
americani
d
'
azione
,
pochi
Maestri
,
numerosi
debuttanti
.
Il
programma
della
Mostra
somiglia
a
quello
d
'
ogni
altra
manifestazione
cinematografica
internazionale
;
i
modi
,
le
strutture
e
i
mezzi
con
cui
il
festival
viene
realizzato
dal
direttore
Gillo
Pontecorvo
e
dai
suoi
collaboratori
sono
i
più
indigenti
e
artigianali
al
mondo
,
i
più
ispirati
all
'
arte
italiana
di
arrangiarsi
.
Ma
se
tradizionalmente
la
Mostra
di
Venezia
inaugura
in
Italia
la
nuova
stagione
del
cinema
,
trova
quest
'
anno
un
paesaggio
diverso
.
Gli
spettatori
seguitano
a
crescere
di
numero
,
i
film
vanno
diventando
sempre
più
un
prodotto
abituale
,
un
arredo
domestico
.
Seguendo
l
'
esempio
del
quotidiano
«
l
'
Unità
»
,
che
settimanalmente
ha
unito
al
giornale
cassette
di
film
italiani
,
da
questo
autunno
offrono
videocassette
ai
propri
lettori
pure
«
L
'
Espresso
»
,
«
Panorama
»
,
«
la
Repubblica
»
:
contemporaneamente
i
prezzi
delle
cassette
non
legate
ai
giornali
diminuiscono
e
i
consumi
si
allargano
,
la
conoscenza
del
cinema
del
passato
remoto
o
recente
si
moltiplica
come
in
uno
sterminato
cineclub
di
massa
,
la
familiarità
con
una
narrazione
per
immagini
non
televisiva
si
estende
.
È
un
possibile
rischio
per
i
cinematografi
,
un
'
ulteriore
ferita
al
cinema
visto
su
quel
grande
schermo
che
è
la
sua
destinazione
naturale
e
migliore
,
un
vantaggio
?
Assai
dolcemente
,
piano
piano
,
con
molte
buone
volontà
,
si
scivola
all
'
indietro
?
«
S
'
è
alzato
un
vento
negativo
contro
la
Mostra
»
,
dice
il
direttore
Pontecorvo
.
Aggiunge
:
«
Il
cinema
mondiale
è
malato
,
giunto
al
secondo
secolo
soffre
di
declino
creativo
,
per
curarlo
e
aiutarlo
a
sopravvivere
i
festival
debbono
cambiare
,
venir
svecchiati
e
rivoluzionati
radicalmente
»
.
Intanto
la
Mostra
taglia
all
'
ultimo
minuto
di
due
milioni
a
testa
i
compensi
dei
suoi
collaboratori
,
e
si
trova
mutilata
della
Settimana
della
Critica
organizzata
dal
sindacato
dei
critici
cinematografici
:
durata
per
undici
anni
con
intenti
alternativi
,
segnata
nell
'
ultimo
biennio
da
una
ferma
opposizione
alla
Mostra
,
la
rassegna
risulta
d
'
improvviso
svanita
,
evaporata
,
polverizzata
,
s
'
è
dissolta
senza
una
parola
di
spiegazione
e
forse
senza
troppi
rimpianti
.
Intanto
,
le
istituzioni
veneziane
o
nazionali
paiono
rispetto
al
festival
remotissime
,
disattente
,
noncuranti
:
in
fondo
il
cinema
politicamente
non
interessa
,
in
Italia
mette
insieme
cento
milioni
di
spettatori
in
un
anno
,
quanti
tutte
le
tv
possono
raccoglierne
in
una
settimana
o
anche
meno
;
in
fondo
la
Mostra
è
una
faccenda
da
neppure
dieci
miliardi
,
troppo
poco
per
suscitare
forti
appetiti
o
procurare
vero
potere
;
in
fondo
il
governo
attuale
è
tecnico
,
precario
...
Nella
crescente
localizzazione
,
si
riaffonda
in
ripicche
anguste
,
dispetti
burocratici
,
baruffe
,
suscettibilità
,
inerzie
,
ostilità
provinciali
che
le
idee
riformatrici
e
il
cosmopolitismo
elegante
del
direttore
Pontecorvo
faticano
a
sormontare
.
Ma
resta
intatta
la
postmodernità
che
fa
dei
festival
un
grande
supermarket
dove
c
'
è
di
tutto
e
di
più
,
diventa
sempre
più
accesa
la
frenesia
promozionale
intorno
ai
film
americani
:
Denzel
Washington
avrà
appena
fatto
in
tempo
a
partecipare
alla
serata
inaugurale
della
Mostra
che
deve
ripartire
per
il
festival
Usa
di
Deauville
,
dove
lui
e
Crimson
Tide
-
Allarme
rosso
sono
protagonisti
il
primo
settembre
;
Kevin
Costner
e
Dennis
Hopper
di
Waterworld
quasi
non
avranno
modo
di
disfare
le
valige
,
se
il
31
agosto
sono
a
Venezia
,
il
3
settembre
li
aspettano
a
Deauville
;
va
più
o
meno
nello
stesso
modo
per
Jennifer
Jason
Leigh
e
Kathy
Bates
di
Dolores
Claiborne
-
L
'
ultima
eclissi
,
per
Tom
Hanks
di
Apollo
13
,
per
Sean
Penn
regista
e
per
Jack
Nicholson
protagonista
di
The
Crossing
Guard
:
il
primo
settembre
a
Venezia
,
il
nove
a
Deauville
.
Insomma
,
un
tour
quasi
simultaneo
di
pubblicità
gratuita
per
kolossal
o
non
kolossal
che
usciranno
subito
sui
mercati
italiano
,
francese
,
dell
'
Europa
meridionale
:
siamo
qui
per
questo
?
StampaQuotidiana ,
NEI
FEUDI
DEI
MIEI
TIGROTTI
Da
Foggia
a
Napoli
,
26
maggio
.
Ore
7
Battista
mi
sveglia
chiamandomi
coi
nomi
più
dolci
.
Mi
alzo
e
indosso
le
mutandine
di
ciclista
.
Partenza
comoda
,
stamane
.
Alle
8
.
Ne
approfitto
per
riassumere
gli
avvenimenti
più
notevoli
di
ieri
sera
.
Continuano
le
disavventure
del
giornalista
francese
che
segue
il
Giro
con
un
grosso
baule
.
Giorni
fa
,
come
vi
dissi
,
nel
mostrare
ai
colleghi
italiani
la
praticità
del
suo
bagaglio
si
accorse
che
nell
'
interno
di
esso
si
era
rotta
una
capace
bottiglia
d
'
inchiostro
,
il
cui
contenuto
aveva
invaso
il
reparto
biancheria
.
Ieri
il
francese
volle
far
vedere
la
praticità
della
chiusura
automatica
del
baule
.
Fra
l
'
ammirazione
dei
circostanti
il
baule
si
chiuse
con
la
chiave
dentro
.
Ora
il
disgraziato
giornalista
continua
a
seguire
il
Giro
con
l
'
ingombrante
baule
che
non
si
aprirà
mai
più
.
GLI
AUTOGRAFI
DI
BATTISTA
.
Ore
7,30
Faccio
fare
il
bagno
alla
bicicletta
,
tra
i
dolci
rimproveri
del
personale
di
servizio
.
Ore
7,45
Battista
si
affaccia
alla
finestra
e
getta
nella
strada
fotografie
con
firma
.
Egli
ha
visto
ieri
Antonino
Magne
che
dalla
finestra
lanciava
alla
ragazzaglia
tumultuante
sue
fotografie
firmate
.
Poiché
il
mio
fido
servitore
non
possiede
sue
fotografie
,
getta
alla
folla
fotografie
di
una
sua
zia
,
dalla
quale
spera
di
ereditare
un
giorno
una
cospicua
sostanza
.
La
folla
emette
urla
di
gioia
selvagge
e
si
accendono
zuffe
sanguinose
per
afferrare
a
volo
le
fotografie
della
zia
di
Battista
.
Ore
7,50
Scorgo
il
signor
Cicolella
,
proprietario
dell
'
albergo
,
aggirarsi
in
papalina
tra
la
folla
tumultuante
nel
vestibolo
,
giurando
che
mai
più
darà
alloggio
alla
carovana
del
Giro
d
'
Italia
.
Ore
8,3
Partenza
.
Dalla
folla
si
levano
grida
di
«
Viva
Riccò
!
Viva
Ranieri
!
»
.
Siamo
nei
feudi
dei
miei
tigrotti
.
Il
Canguro
delle
Puglie
e
l
'
Armadillo
di
Brindisi
restano
indietro
,
certo
per
sentire
più
a
lungo
risuonare
nelle
loro
orecchie
le
dolci
e
inconsuete
grida
.
Battista
,
livido
,
si
tura
le
orecchie
con
la
bambagia
,
sebbene
in
questa
tappa
non
ci
siano
da
scalare
montagne
troppo
alte
.
Ore
8,30
Percorriamo
ad
andatura
ragionevole
il
lungo
rettilineo
che
unisce
Foggia
a
Lucera
.
Ai
due
Iati
,
immense
pianure
coltivate
a
grano
e
papaveri
.
Ore
8,50
Incomincia
la
salita
.
Si
rifà
in
senso
inverso
un
pezzo
della
tappa
di
ieri
l
'
altro
.
Averlo
saputo
!
esclama
Battista
:
Avrei
aspettato
qui
.
Ore
9,25
In
questo
momento
preciso
Improta
si
lancia
su
per
la
ripida
salita
come
una
palla
di
cannone
.
Ma
è
impazzito
?
Ma
che
fa
?
Lo
richiamo
all
'
ordine
.
Il
Leopardo
di
San
Giovanni
a
Teduccio
non
mi
dà
ascolto
.
Ore
9,26
Crocella
di
Motti
.
Comincia
la
discesa
.
Il
Leopardo
raggiunge
il
gruppo
di
testa
.
Ad
ogni
curva
mi
pare
di
sentire
che
emetta
un
ruggito
.
Tendo
l
'
orecchio
.
M
'
ero
sbagliato
.
Sono
i
freni
della
bicicletta
.
Ore
9,40
A
Volturara
Appula
abbandoniamo
la
strada
percorsa
ieri
l
'
altro
e
puntiamo
su
Benevento
.
Comincia
la
salita
.
Battista
perde
terreno
e
lo
sento
mormorare
:
Chi
lascia
la
via
vecchia
per
la
nuova
spesso
male
si
ritrova
.
Addio
,
immensa
,
grigia
,
misteriosa
Puglia
,
sterminata
pianura
dalle
strade
infinite
,
che
pesanti
carriaggi
percorrono
lentamente
.
Le
tue
donne
ardenti
,
i
tuoi
Cresi
pingui
e
pallidi
,
i
tuoi
giocatori
di
carte
,
i
cabalisti
,
i
maghi
,
gli
stregoni
,
svaniscono
all
'
orizzonte
,
tra
la
folla
multicolore
dei
tuoi
lavoratori
della
terra
.
L
'
UPUPA
DELLE
GALLIE
.
Ore
11,30
È
proprio
vero
che
l
'
aria
nativa
fa
bene
.
Avvicinandoci
alla
Campania
,
anche
Perna
e
Liguori
sentano
ingigantire
le
proprie
forze
e
ben
presto
il
Puma
di
Cercola
e
il
Giaguaro
di
Barra
raggiungono
il
Leopardo
di
San
Giovanni
a
Teduccio
.
Il
potente
sodalizio
dei
«
Sempre
in
coda
»
comincia
a
mostrare
delle
crepe
.
Ma
per
fortuna
mi
restano
i
fidi
:
il
Diavolo
Posso
,
il
Canguro
delle
Puglie
,
l
'
Armadillo
di
Brindisi
,
il
Fenicottero
di
Ostiglia
e
Godinat
,
che
,
per
premiarlo
della
disciplina
con
cui
conserva
il
suo
posto
in
coda
,
battezzo
«
L
'
Upupa
delle
Gallie
»
.
Il
nome
di
battaglia
gli
va
a
pennello
.
Anche
perché
il
valoroso
ciclista
francese
ogni
volta
che
si
vede
sorpassare
da
un
altro
corridore
geme
lugubremente
,
sì
da
ricordare
in
certo
modo
il
noto
uccello
.
Ore
11,35
A
San
Marco
dei
Cavoti
firma
e
rifornimento
.
Battista
,
per
essere
più
leggero
,
si
libera
della
maglia
e
fila
via
a
torso
nudo
.
Lo
sorprendo
mentre
offre
a
Base
di
tirarlo
in
salita
dietro
compenso
.
Ore
11,40
Continua
la
strada
orribile
:
tutta
sassi
,
buche
,
gobbe
e
avvallamenti
.
Ma
domando
a
De
Maestri
,
gigantesco
membro
della
Giuria
che
segue
il
Giro
armato
di
un
frustino
da
cavallerizzo
(
forse
,
ma
non
ne
sono
sicuro
,
per
aizzare
i
ciclisti
)
ma
dove
avete
trovato
una
simile
stradaccia
?
E
De
Maestri
:
Sapesse
quanto
abbiamo
dovuto
girare
per
trovarla
!
Ore
12
Il
contegno
dei
miei
tigrotti
napoletani
è
sempre
più
riprovevole
.
A
Pescolomazzo
insieme
con
le
scritte
di
«
Viva
Binda
!
»
e
«
Viva
Guerra
!
»
ne
scorgo
una
di
«
Viva
Liguori
!
»
ed
altre
inneggianti
a
Improta
e
Perna
.
Farò
un
'
inchiesta
severissima
per
sapere
chi
le
ha
attaccate
.
Ore
12,40
Tre
passaggi
a
livello
uno
dopo
l
'
altro
.
Ligio
ai
regolamenti
stradali
,
scendo
di
bicicletta
ed
esploro
la
strada
ferrata
prima
di
traversarla
.
Piglio
tre
grifi
.
Ore
12,45
Benevento
.
Battista
,
che
pedala
a
torso
nudo
con
la
consueta
dignità
;
viene
fatto
segno
a
una
dimostrazione
ostile
.
Ore
13,14
Schiaccio
il
mio
solito
pisolino
appoggiato
al
manubrio
della
bicicletta
.
Quando
riapro
gli
occhi
siamo
a
Maddaloni
.
TRE
COLPI
DI
CANNONE
MI
SALUTANO
.
Ore
14,10
In
uno
di
questi
paesi
hanno
avuto
un
pensiero
molto
gentile
:
hanno
fatto
trovare
tavole
apparecchiate
e
pranzo
per
tutti
i
corridori
.
Purtroppo
andavamo
in
fretta
e
non
abbiamo
potuto
accettare
l
'
invito
,
sebbene
gli
anfitrioni
ripetessero
ad
ogni
ciclista
con
cortese
insistenza
:
Si
accomodi
;
venga
a
fare
penitenza
con
noi
.
Ore
14,20
Caserta
.
Battista
sente
che
Di
Paco
s
'
è
ritirato
,
e
accelera
;
per
essere
più
leggero
,
si
libera
del
berretto
e
medita
di
tagliarsi
i
favoriti
.
Visito
il
Palazzo
Reale
e
il
Parco
disegnato
dal
Vanvitelli
,
e
via
.
Ore
14,38
-
Caivano
.
Una
delusione
attende
Battista
.
Caivano
è
tutta
per
Guerra
.
Piglio
un
gri
....
Continuate
voi
.
La
Locomotiva
Umana
pedala
veloce
.
Nel
guardarla
,
mi
sorprendo
a
mormorare
i
versi
di
G
.
Cumo
(
musica
di
O
.
Paolini
)
:
Vola
sul
pian
Nell
'
uragan
.
Non
ha
rival
Non
ha
l
'
egual
.
Col
suo
valor
Modesto
ognor
.
Ore
14,40
Cardito
,
celebre
per
i
suoi
latticinî
.
Battista
,
per
farsi
tirare
,
ordina
una
mozzarella
in
carrozza
.
Ore
15
Napoli
!
Tre
colpi
di
cannone
salutano
il
mio
ingresso
in
città
:
uno
per
me
,
uno
per
Battista
e
uno
per
la
mia
squadra
.
Avanziamo
fra
due
ali
di
popolo
festante
.
Un
cocchiere
mi
segue
offrendomi
la
vettura
.
Ma
non
vede
che
sono
in
bicicletta
?
Peccato
che
abbiano
tolto
dalle
strade
gli
scugnizzi
.
Mi
piacerebbe
vederli
far
le
capriole
accanto
al
mio
velocipede
.
Ore
15,10
Battista
,
che
per
essere
più
leggero
si
era
liberato
delle
mutandine
,
taglia
il
traguardo
in
costume
adamitico
.
Il
momento
è
drammaticissimo
,
ma
per
fortuna
i
bianchi
favoriti
salvano
la
situazione
.
Vengo
informato
che
l
'
idea
di
tagliare
il
traguardo
è
venuta
prima
di
me
alla
Locomotiva
umana
.
I
PASTORI
ACCENDONO
FUOCHI
.
Ore
19
Di
Gerbi
ancora
nessuna
notizia
.
Ore
20
Vi
trasmetto
la
classifica
della
mia
squadra
,
fino
a
questo
momento
:
l
°
Vincenzi
(
730
della
classifica
generale
)
,
2°
Ranieri
(
720
)
,
3°
Reina
(
710
)
,
4°
Riccò
(
700
)
,
5°
Valente
(
690
)
,
6°
Menegazzi
(
68°
)
,
7°
Perita
(
650
)
,
8°
Improta
(
540
)
,
9°
Godinat
(
490
)
,
10°
Liguori
(
410
)
,
11°
Battista
(
fuori
classe
)
.
Vincenzi
fa
un
bel
salto
in
avanti
:
da
quinto
diventa
primo
in
classifica
(
ed
ultimo
nella
classifica
generale
)
,
a
causa
del
ritardo
di
Gerbi
.
Tuttavia
teniamo
il
posto
a
disposizione
del
Diavolo
Rosso
,
che
potrebbe
arrivare
da
un
momento
all
'
altro
e
reclamare
i
suoi
diritti
.
Il
«
caso
»
Improta
ed
il
«
caso
»
Liguori
saranno
esaminati
domani
in
seduta
segreta
.
Ore
22
Di
Gerbi
non
si
sa
ancora
nulla
.
La
notte
è
calata
.
.
I
pastori
accendono
fuochi
sulle
montagne
per
indicargli
la
strada
.
StampaQuotidiana ,
Il
Cairo
,
10
giugno
-
Questa
è
la
storia
di
una
disfatta
-
lampo
,
che
ho
seguito
minuto
per
minuto
dalla
capitale
sconfitta
.
La
guerra
è
durata
sì
e
no
100
ore
,
ma
in
realtà
tutto
si
è
risolto
nei
primi
70
minuti
,
tra
le
9
e
le
10
di
lunedì
5
giugno
.
Nei
giorni
in
cui
gli
aerei
israeliani
sorvolavano
il
Cairo
tranquillamente
,
picchiando
qua
e
là
sugli
obbiettivi
militari
alla
periferia
della
capitale
,
noi
giornalisti
potevamo
sì
scrivere
altrettanto
tranquillamente
i
nostri
articoli
:
ma
essi
finivano
nei
cassetti
dei
censori
.
Soltanto
alcuni
brandelli
arrivavano
a
destinazione
.
Ecco
quindi
il
diario
di
una
guerra
,
perduta
prima
che
le
sirene
d
'
allarme
suonassero
,
e
gli
appunti
di
un
reportage
mancato
.
Questa
è
anche
la
storia
di
come
un
regime
ha
rischiato
e
rischia
di
crollare
.
Lunedì
5
giugno
.
Ore
10
-
La
guerra
è
scoppiata
un
'
ora
fa
.
Alle
prime
esplosioni
,
ai
primi
fiocchi
della
contraerea
,
ho
pensato
ad
una
esercitazione
.
È
un
egiziano
che
mi
ha
tolto
ogni
illusione
in
una
via
del
centro
.
Ascoltava
un
transistor
,
fermo
sul
marciapiede
,
urtato
dalla
folla
spaurita
.
«
Ci
siamo
!
Eccoli
,
ci
siamo
.
»
Pareva
sollevato
.
I
22
giorni
di
attesa
avevano
logorato
i
nervi
di
tutti
.
Una
ondata
di
panico
e
di
gioia
ha
travolto
la
città
.
Nasser
ha
subito
raggiunto
il
grande
bunker
dello
Stato
Maggiore
,
scavato
in
un
luogo
tenuto
segreto
,
nella
città
.
I
segnali
d
'
allarme
sono
scattati
alle
9.20
.
Troppo
tardi
per
vincere
una
guerra
.
Abbastanza
tardi
per
perderla
definitivamente
.
Il
sole
era
già
alto
sulle
Piramidi
.
Nella
mastodontica
acciaieria
di
Eluan
,
sulle
rive
del
Nilo
,
gli
operai
erano
al
lavoro
da
tempo
.
Radio
Cairo
annuncia
40
aerei
israeliani
abbattuti
.
La
folla
urla
per
la
gioia
,
non
ha
più
paura
delle
esplosioni
,
dei
vetri
che
vibrano
,
dell
'
antiaerea
piuttosto
fiacca
,
che
colpisce
il
cielo
vuoto
con
piccole
nuvole
di
fumo
nerastro
.
Si
parla
di
una
battaglia
aerea
in
corso
sul
Cairo
.
Tutti
guardano
in
su
,
inutilmente
,
cercando
di
intravedere
almeno
un
jet
.
Nulla
.
Ore
13
-
La
mancata
reazione
aerea
egiziana
è
significativa
.
Nasser
ha
perduto
la
prima
battaglia
,
forse
la
guerra
.
Gli
occhi
gonfi
dal
sonno
,
i
nervi
a
pezzi
per
la
lunga
interminabile
attesa
,
i
500
piloti
della
RAU
,
dispersi
nelle
basi
attorno
alla
capitale
disseminate
lungo
la
valle
del
deserto
del
Nilo
,
non
hanno
avuto
il
tempo
di
far
decollare
i
loro
jet
.
Da
22
giorni
,
dall
'
inizio
della
crisi
esplosa
il
13
maggio
,
tutti
erano
in
stato
d
'
allerta
.
È
per
stanotte
,
è
per
domani
.
Attaccano
,
attacchiamo
.
L
'
usura
dei
nervi
pesava
sugli
aviatori
addestrati
nell
'
Unione
Sovietica
,
ma
come
orientali
,
facili
alle
emozioni
.
Mentre
in
Israele
,
da
giorni
,
l
'
aviazione
era
continuamente
in
cielo
per
evitare
l
'
attacco
di
sorpresa
,
qui
i
Mig
e
i
Sukoi
erano
sulle
piste
di
volo
.
Tutti
avevano
fiducia
nei
dispositivi
d
'
allarme
nei
radar
disseminati
tra
il
confine
e
il
Cairo
.
Ma
gli
israeliani
hanno
giocato
d
'
astuzia
,
favoriti
dalla
qualità
umana
e
dalla
preparazione
tecnica
.
Chi
ha
visto
i
primi
jet
arrivare
sulla
capitale
ha
giurato
:
«
Sembrava
che
sfiorassero
gli
alberi
,
le
case
»
.
E
volando
raso
terra
,
a
una
quota
inferiore
ai
300
metri
,
che
i
piloti
di
Tel
Aviv
hanno
superato
senza
essere
intercettati
lo
sbarramento
radar
egiziano
.
Quando
le
sirene
hanno
suonato
,
quando
l
'
allarme
ha
fatto
scattare
i
piloti
,
cadevano
già
le
prime
bombe
.
Le
raffiche
delle
mitragliere
avevano
già
distrutto
gran
parte
dell
'
aviazione
egiziana
,
al
suolo
.
Pochi
giorni
fa
,
durante
un
incontro
con
Nasser
,
quei
piloti
,
figli
di
contadini
,
scelti
fra
i
più
solidi
e
svelti
esemplari
della
gioventù
egiziana
,
avevano
parlato
chiaro
.
Il
primo
che
sparerà
avrà
vinto
la
battaglia
,
quella
decisiva
.
La
sorpresa
:
ecco
l
'
ossessione
costante
,
da
questa
e
quella
parte
.
Bisognava
quindi
attaccare
e
non
aspettare
di
essere
attaccati
.
Il
leader
della
RAU
aveva
sorriso
compiaciuto
di
fronte
a
questa
impazienza
.
Ex
insegnante
all
'
accademia
militare
,
ufficiale
lui
stesso
,
capiva
e
ammirava
quel
desiderio
di
agire
al
più
presto
.
Ma
in
lui
ha
prevalso
,
senza
dubbio
,
l
'
uomo
politico
,
ormai
portato
a
credere
molto
di
più
nella
diplomazia
,
anche
la
più
rischiosa
e
violenta
,
che
nelle
armi
.
I
soldati
,
i
jet
,
i
carri
armati
,
le
navi
,
sì
,
certo
,
sono
necessari
:
ma
sono
indispensabili
per
le
parate
militari
e
per
la
propaganda
.
L
'
entusiasmo
fino
a
questo
momento
è
ancora
alto
nella
città
,
ma
dai
comunicati
che
annunciano
gravi
perdite
nemiche
si
capisce
l
'
imminente
disfatta
.
Il
generale
Mortaghi
,
che
prima
dell
'
inizio
delle
ostilità
aveva
diffuso
dal
fronte
del
Sinai
i
primi
bollettini
di
guerra
(
«
Soldati
,
il
mondo
vi
guarda
»
)
adesso
tace
.
Non
dà
neppure
la
notizia
dell
'
attacco
nemico
.
La
radio
diffonde
comunicati
dal
Cairo
,
preparati
nel
bunker
dello
Stato
Maggiore
.
Ore
19
-
«
Stasera
appuntamento
a
Tel
Aviv
.
»
Lo
slogan
di
stamattina
adesso
suona
sinistro
per
gli
egiziani
.
All
'
entusiasmo
è
subentrata
una
sensazione
di
impotenza
.
Senza
aerei
,
un
esercito
è
come
castrato
.
Ma
qui
si
spera
ancora
.
Lungo
il
Nilo
,
gruppi
di
ragazzi
urlano
di
gioia
ad
ogni
colonna
di
fumo
che
si
alza
oltre
i
limiti
della
città
.
Gli
adulti
,
uomini
e
donne
,
sono
meno
entusiasti
:
capiscono
che
sono
bombe
lanciate
su
territorio
egiziano
.
E
infatti
martellano
le
basi
aeree
localizzate
da
tempo
dai
servizi
segreti
israeliani
.
Si
comincia
a
parlare
di
un
intervento
anglo
-
americano
.
Un
collega
della
televisione
USA
cerca
di
avere
un
ponte
-
radio
con
Londra
,
per
trasmettere
le
ultime
notizie
,
ma
un
funzionario
dice
:
«
Lei
è
americano
,
non
può
più
parlare
,
non
può
più
lavorare
nel
nostro
Paese
»
.
Ore
23
-
Siamo
tutti
nel
rifugio
dell
'
albergo
,
al
buio
,
silenziosi
,
e
per
passare
il
tempo
contiamo
le
esplosioni
.
Le
cameriere
si
sono
trasformate
in
crocerossine
,
con
una
fascia
e
una
mezzaluna
sul
braccio
.
Il
ragazzo
dell
'
ascensore
è
adesso
una
«
guardia
della
resistenza
civile
»
.
Davanti
all
'
ingresso
hanno
ammonticchiato
qualche
sacco
di
sabbia
.
Le
finestre
sono
dipinte
di
blu
.
Scrivo
questi
appunti
al
lume
di
una
candela
comperata
in
un
negozio
con
gli
scaffali
ormai
vuoti
.
La
radio
trasmette
musiche
militari
.
Non
ci
sono
notizie
dal
fronte
.
Ma
si
sa
che
El
Arish
,
nel
nord
del
Sinai
,
è
stata
investita
ed
occupata
dagli
israeliani
.
Era
là
,
in
quel
pezzo
di
deserto
che
si
affaccia
sul
Mediterraneo
,
che
il
generale
Shazly
sperava
di
manovrare
come
Rommel
.
Durante
un
breve
incontro
,
giorni
fa
,
alla
mensa
ufficiali
di
El
Arish
,
proprio
dove
adesso
sventola
la
bandiera
israeliana
,
il
giovane
generale
mi
disse
con
un
sorriso
:
«
Questa
volta
abbiamo
l
'
aviazione
.
Siamo
forti
»
.
Ma
l
'
aviazione
è
stata
annientata
in
pochi
minuti
a
terra
.
Si
dice
che
più
del
75
per
cento
dei
Mig
e
dei
bombardieri
made
in
URSS
sono
stati
immobilizzati
al
suolo
.
Si
combatte
anche
a
Gaza
,
dove
il
generale
Hussni
,
comandante
della
piazza
,
mi
ha
detto
giorni
fa
:
«
La
città
è
in
armi
.
Ragazzi
,
donne
,
uomini
.
Questa
volta
potremo
batterci
»
.
E
che
è
accaduto
dei
profughi
palestinesi
che
baciando
il
fucile
mi
avevano
giurato
:
«
Tra
pochi
giorni
saremo
a
Giaffa
»
?
Le
sempre
più
dure
accuse
lanciate
contro
gli
anglo
-
americani
,
nelle
ultime
ore
,
fanno
chiaramente
capire
che
si
è
alla
vigilia
di
una
disfatta
.
Che
Nasser
tenta
una
diversione
politica
.
Tutti
i
colleghi
americani
sono
stati
rinchiusi
all
'
hotel
Nilo
,
da
dove
non
possono
comunicare
con
l
'
esterno
.
Martedì
6
giugno
.
Ore
2
-
Sulla
città
pesa
un
buio
denso
.
Ho
attraversato
la
Kasrelnil
a
tastoni
,
camminando
con
le
mani
tese
in
avanti
.
Non
c
'
è
neppure
la
luna
.
Ho
acceso
un
fiammifero
e
subito
mi
sono
piombati
addosso
tre
uomini
della
difesa
civile
spuntati
da
chissà
dove
.
Ho
appena
saputo
che
503
ebrei
sono
stati
arrestati
ieri
sera
.
Quasi
tutti
i
maschi
dai
17
ai
50
anni
della
comunità
israelita
del
Cairo
che
conta
non
più
di
tremila
persone
.
Anche
gli
arabi
che
frequentavano
abitualmente
l
'
ambasciata
americana
sono
stati
prelevati
e
portati
via
.
Sono
appena
17
ore
ch
'
è
cominciata
la
guerra
.
Ore
12
-
Adesso
la
radio
tace
.
Trasmette
marce
militari
e
musiche
da
requiem
di
Berlioz
.
Nessuna
notizia
.
Gli
striscioni
di
tela
tesi
lungo
le
strade
del
centro
,
sui
quali
i
negozianti
hanno
scritto
slogans
anti
-
israeliani
,
sono
sbatacchiati
dal
vento
caldo
del
deserto
.
La
città
aspetta
che
Nasser
parli
.
E
che
i
transistors
parlino
delle
vittorie
promesse
.
Nella
notte
Nasser
ha
avuto
un
colloquio
drammatico
al
telefono
con
Breznev
.
Finita
la
comunicazione
con
Mosca
,
il
rais
pareva
esausto
,
sconsolato
.
Ha
chiamato
re
Hussein
ad
Amman
.
Anche
questo
colloquio
è
stato
drammatico
.
Il
piccolo
re
giordano
dice
che
non
ce
la
fa
a
contenere
le
truppe
israeliane
.
Al
telegrafo
i
funzionari
afferrano
i
nostri
cablo
e
li
gettano
in
un
angolo
,
tra
centinaia
di
altri
fogli
.
È
inutile
cercare
gli
amici
egiziani
al
telefono
.
Nessuno
risponde
.
Ore
19
-
Protetta
da
centinaia
di
soldati
e
poliziotti
,
l
'
ambasciata
USA
è
ora
definitivamente
chiusa
.
Sono
gli
spagnoli
che
curano
gli
interessi
dei
cittadini
americani
.
Rotti
i
rapporti
diplomatici
,
rinchiusi
qua
e
là
in
alberghi
i
petrolieri
,
i
giornalisti
,
i
diplomatici
,
gli
insegnanti
,
gli
scienziati
,
la
radio
invita
gli
egiziani
a
denunciare
tutti
gli
americani
rimasti
in
circolazione
,
sfuggiti
alla
polizia
.
Fiaccamente
gruppi
di
soldati
occupano
il
ponte
sul
Nilo
.
Nessuno
si
cura
più
degli
attacchi
aerei
.
Soltanto
quando
le
esplosioni
si
avvicinano
la
gente
affretta
l
'
andatura
.
Ore
23
-
Mi
fermano
per
la
strada
tre
ragazzi
.
Chi
sono
?
Dove
vado
?
Sospettosi
,
vogliono
vedere
i
documenti
.
Poi
la
loro
durezza
si
scioglie
.
Parlano
della
guerra
.
«
Ci
batteremo
fino
all
'
ultimo
uomo
,
anche
all
'
arma
bianca
.
»
Il
cielo
tenero
,
le
esplosioni
lontane
.
Poi
il
luogo
e
il
silenzio
rende
irreali
quelle
frasi
taglienti
,
appassionate
.
Sì
,
certo
,
i
centri
di
arruolamento
rifiutano
i
volontari
.
Non
mancano
gli
uomini
in
Egitto
,
un
Paese
che
aumenta
al
ritmo
di
quasi
un
milione
di
abitanti
all
'
anno
.
Mercoledì
7
giugno
.
Ore
12
-
Le
fortificazioni
cominciavano
oltre
Ismailia
,
lungo
il
Canale
.
I
contadini
scavavano
trincee
nella
terra
ancora
fertile
.
Più
in
là
,
passato
il
ponte
di
El
Quantara
,
si
intravedevano
le
prime
chiazze
di
sabbia
.
Ma
interminabili
filari
di
piante
,
le
macchie
scure
dei
campi
coltivati
,
i
villaggi
pacifici
attenuavano
ilpaesaggio
di
guerra
.
Bisognava
spingersi
oltre
,
entrare
nel
Sinai
per
inciampare
nello
schieramento
egiziano
.
Nelle
prime
ore
del
mattino
,
quando
il
deserto
era
ancora
coperto
da
una
leggera
foschia
,
le
postazioni
si
intravedevano
appena
.
Soldati
emergevano
tra
le
dune
intrisi
d
'
umidità
notturna
.
E
se
non
fosse
stato
per
i
fucili
a
tracolla
,
per
gli
elmetti
a
padella
tipo
«
tommy
»
,
ereditati
dai
magazzini
militari
inglesi
,
potevano
essere
scambiati
per
beduini
.
Poi
dalla
sabbia
spuntavano
i
cannoni
anticarro
,
le
batterie
antiaeree
,
le
mitraglie
rivolte
verso
il
cielo
senza
nubi
e
allora
,
in
quei
giorni
,
senza
jet
israeliani
.
Come
scorpioni
color
caffelatte
i
T
54
,
i
T
55
,
disseminati
qua
e
là
,
coperti
da
pesanti
reti
mimetiche
.
E
in
quella
zona
,
verso
El
Atish
e
Kanh
Yunis
e
Abu
Ogheila
che
si
è
svolta
la
grande
battaglia
perduta
in
poche
ore
dagli
egiziani
.
Quando
l
'
ho
visitata
,
sembrava
di
percorrere
le
scene
di
un
grande
film
in
technicolor
.
L
'
impiegato
di
una
compagnia
petrolifera
americana
,
che
ha
appena
attraversato
quella
zona
,
parla
di
camion
bruciati
,
di
cadaveri
riversi
nei
fossi
,
di
truppe
sbandate
.
Più
di
100
mila
uomini
.
Un
'
armata
andata
in
frantumi
in
poche
ore
.
L
'
esercito
egiziano
è
composto
di
contadini
.
I
soldati
acquattati
nelle
postazioni
scavate
nella
sabbia
,
schiacciati
da
un
sole
a
40
gradi
,
visti
da
lontano
sembravano
piccoli
ingranaggi
di
un
meccanismo
perfetto
.
Guardati
da
vicino
,
si
scopriva
subito
la
loro
origine
.
Corda
al
posto
dei
lacci
da
scarpe
o
della
cintura
,
un
fazzoletto
annodato
al
collo
,
o
più
semplicemente
quell
'
aria
stupita
dell
'
uomo
della
campagna
travolto
dalle
macchine
,
dagli
strumenti
.
Le
grida
inneggianti
al
leader
,
lanciate
e
di
tanto
in
tanto
(
censura
)
che
correvano
verso
il
Sinai
,
potevano
anche
essere
il
ringraziamento
per
una
terra
irrigata
,
più
che
per
una
guerra
promessa
.
Adesso
i
camion
isolati
,
zeppi
di
soldati
stanchi
che
ogni
tanto
si
intravedono
per
le
strade
del
Cairo
,
sono
silenziosi
.
Si
ode
soltanto
il
rumore
dei
motori
che
battono
in
testa
.
Ore
21
-
Si
parla
di
colpo
di
Stato
.
Meglio
:
di
un
tentato
colpo
di
Stato
.
Ma
da
dove
arriva
la
notizia
?
All
'
improvviso
,
nella
città
intontita
per
la
notte
insonne
,
trascorsa
per
le
strade
o
in
una
cantina
,
è
spuntata
questa
voce
.
Il
generale
Mortaghi
,
50
anni
,
capelli
neri
corvini
,
capo
di
Stato
Maggiore
dell
'
esercito
,
sparito
per
due
giorni
(
censura
)
avrebbe
chiesto
a
Nasser
:
«
Dov
'
è
l
'
aviazione
promessa
?
»
.
Cercano
í
responsabili
della
sconfitta
,
mentre
gli
israeliani
sono
già
a
due
passi
dal
Canale
.
Il
generale
Sidki
Maohmud
,
capo
di
Stato
Maggiore
dell
'
Aeronautica
(
censura
)
,
...
anni
,
dal
1956
(
censura
)
potrebbe
essere
uno
dei
capri
espiatori
.
Ma
c
'
è
chi
afferma
che
la
disfatta
colpirà
molto
più
in
alto
.
«
A
che
(
censura
)
il
cessate
il
fuoco
?
»
«
Piuttosto
la
morte
.
Stavolta
non
possiamo
perdere
così
.
»
Giovedì
8
giugno
.
Ore
10
-
Giovedì
8
.
Ore
13
-
Messi
sotto
la
protezione
spagnola
,
i
diplomatici
americani
non
sono
più
mister
Nolte
,
mister
Johnson
,
al
telefono
vi
dicono
:
«
Ecco
il
señor
Nolte
,
ecco
il
señor
Johnson
»
.
Stati
Uniti
e
Gran
Bretagna
sono
i
grandi
accusati
,
l
'
Unione
Sovietica
non
è
più
l
'
amica
dei
momenti
difficili
.
Gli
egiziani
vengono
abbandonati
.
Stanotte
Nasser
ha
incontrato
più
volte
l
'
ambasciatore
sovietico
nella
sua
residenza
di
Eliopolis
nel
bunker
del
suo
Stato
Maggiore
.
Pare
che
Nasser
abbia
citato
anche
Kossighin
.
Ora
si
spera
soltanto
nell
'
arma
segreta
.
Ore
19
-
Nessuno
vuol
credere
che
Nasser
accetterà
il
cessate
il
fuoco
.
«
Se
non
vuole
più
combattere
,
se
ne
vada
.
Cercheremo
un
altro
capo
»
dice
ad
alta
voce
la
gente
che
riempie
le
strade
del
Cairo
.
Venerdì
9
.
Ore
7
-
Gonfia
di
rabbia
e
di
umiliazione
,
la
città
ha
saputo
oggi
del
cessate
il
fuoco
nel
Sinai
.
Gli
israeliani
sono
al
Canale
ed
ora
spingono
nelle
linee
egiziane
le
migliaia
di
prigionieri
fatti
nei
giorni
scorsi
.
Gruppi
di
sbandati
,
spesso
senza
fucile
,
impolverati
,
con
gli
occhi
stralunati
,
arrivano
in
città
e
raggiungono
parenti
ed
amici
.
Raccontano
,
con
molta
fantasia
,
di
campi
sterminati
pieni
di
cadaveri
.
Le
notizie
,
sempre
più
ingrandite
dalla
fantasia
popolare
,
rimbalzano
di
casa
in
casa
.
Così
,
si
viene
a
sapere
della
disfatta
subita
.
Nessuno
ha
dato
la
notizia
della
sconfitta
nel
Sinai
.
Ci
si
chiede
come
reagirà
l
'
esercito
e
la
stessa
popolazione
,
privata
della
vittoria
promessa
.
Mentre
camion
carichi
di
soldati
affranti
corrono
sul
lungo
Nilo
,
nelle
moschee
i
muezzin
dicono
:
«
State
calmi
,
la
vittoria
raggiunge
sempre
chi
è
nel
giusto
»
.
Ed
aggiungono
una
frase
facile
da
interpretare
:
«
Lasciamo
il
potere
a
chi
esercita
il
potere
»
.
Ma
il
nome
di
Nasser
è
apertamente
in
discussione
.
Le
polemiche
all
'
interno
del
regime
sono
più
che
mai
forti
.
Si
dice
che
oltre
ad
alcuni
ufficiali
superiori
anche
il
capo
di
Stato
Maggiore
dell
'
Aeronautica
,
Mahmud
,
sia
stato
arrestato
,
perché
responsabile
di
non
essere
riuscito
a
far
decollare
gli
aerei
dal
suolo
.
Si
parla
di
militari
non
coinvolti
nella
responsabilità
della
disfatta
che
chiedono
spiegazioni
,
e
si
parla
anche
di
dissidi
all
'
interno
del
regime
,
tra
destra
e
sinistra
.
Nelle
prime
ore
del
mattino
,
mentre
i
giornali
uscivano
ancora
zeppi
di
slogans
,
invitando
alla
resistenza
,
i
giovani
della
difesa
civile
hanno
spogliato
la
città
dalle
migliaia
di
striscioni
di
tela
inneggianti
a
Nasser
,
alla
guerra
e
alla
distruzione
di
Israele
.
Nello
stesso
tempo
reparti
dell
'
esercito
occupano
i
centri
strategici
della
città
.
Ore
9
-
A
40
chilometri
dal
Cairo
c
'
è
una
divisione
blindata
intatta
,
che
avrébbe
come
compito
quello
di
difendere
la
capitale
,
ma
che
qualcuno
pensa
possa
anche
marciare
sulla
capitale
.
Sono
tutte
voci
che
è
impossibile
controllare
.
Certo
oggi
si
ascoltano
frasi
fino
a
ieri
impensabili
.
Nell
'
ira
la
gente
mi
dice
:
«
Bisogna
continuare
a
combattere
,
con
Nasser
o
senza
Nasser
»
.
Si
dà
notizia
che
il
leader
parlerà
nel
pomeriggio
.
Ore
18
-
Scrivo
questi
appunti
da
una
terrazza
del
centro
,
dove
sono
sorpreso
dalle
dimostrazioni
,
anzi
dal
plebiscito
popolare
che
invita
,
supplica
,
implora
Nasser
di
restare
al
potere
.
La
sconfitta
è
stata
dimenticata
in
pochi
minuti
.
«
Nasser
,
pupilla
dei
nostri
occhi
,
dacci
il
fucile
per
combattere
.
»
Così
gridano
i
giovani
dell
'
Unione
socialista
.
La
città
sembra
impazzita
.
I
pochi
europei
sorpresi
nel
centro
della
città
si
riparano
nei
portoni
.
Ma
nessuno
viene
neppure
sfiorato
.
Lungo
il
Nilo
,
davanti
ai
grandi
alberghi
,
la
polizia
stende
dei
cordoni
di
protezione
.
I
giornalisti
americani
rinchiusi
all
'
hotel
Nilo
rientrano
nelle
loro
stanze
,
e
guardano
dagli
spiragli
delle
finestre
la
folla
che
scorre
sotto
i
loro
occhi
gridando
:
«
Abbasso
gli
Stati
Uniti
.
Morte
agli
aggressori
anglo
-
americani
»
.
Due
soldati
,
sorpresi
sulla
Kasrelnil
,
forse
degli
sbandati
arrivati
dal
fronte
,
vengono
invitati
a
unirsi
alle
manifestazioni
.
Esitano
,
sono
stanchi
.
Vengono
trascinati
dalla
folla
.
Anche
loro
si
mettono
a
urlare
:
«
Evviva
Nasser
,
Nasser
dacci
il
fucile
per
combattere
»
.
Centinaia
di
donne
piangono
negli
angoli
.
C
'
è
chi
viene
preso
da
attacchi
epilettici
.
È
una
intera
città
,
di
quattro
milioni
di
abitanti
,
che
rifiuta
le
dimissioni
del
leader
sconfitto
.
Ore
23
-
La
città
stanca
,
impaziente
di
sapere
se
Nasser
accetterà
o
no
di
restare
al
potere
,
si
è
nettamente
vuotata
.
Si
racconta
che
il
maresciallo
Amer
,
primo
vicepresidente
della
Repubblica
e
vicecomandante
supremo
delle
Forze
Armate
,
si
sia
sacrificato
come
responsabile
della
disfatta
e
che
si
dichiari
pronto
a
rispondere
davanti
a
un
tribunale
militare
.
È
impossibile
controllare
la
verità
.
Si
dice
che
Amer
sia
stato
portato
,
dopo
un
abbraccio
con
Nasser
,
nell
'
ospedale
alla
periferia
della
città
,
dove
sarebbe
agli
arresti
.
Ormai
è
certo
che
Nasser
resterà
capo
dello
Stato
.
Dicono
che
nessuno
è
nelle
condizioni
di
sostituirlo
,
che
nessuno
potrebbe
affrontare
le
difficoltà
dei
prossimi
giorni
.
Il
secondo
vicepresidente
della
Repubblica
,
Zakaria
Mohieddine
,
è
stato
investito
della
successione
;
subito
Alì
Sabri
,
capo
della
sinistra
del
partito
e
capo
dell
'
ala
sinistra
del
regime
,
ha
protestato
.
«
Mohieddine
è
un
uomo
di
destra
,
uno
che
si
consegna
agli
americani
»
avrebbe
detto
.
Così
,
di
fronte
ai
dissensi
tra
i
massimi
dirigenti
,
Nasser
ha
scoperto
di
essere
l
'
unica
alternativa
a
se
stesso
.
Nella
città
deserta
,
buia
,
dove
ogni
tanto
suonano
,
non
si
sa
perché
,
le
sirene
d
'
allarme
,
gli
attivisti
dell
'
Unione
socialista
preparano
un
plebiscito
per
domani
.
Sarà
un
nuovo
trionfo
di
Nasser
nella
disfatta
.
StampaPeriodica ,
Quando
il
sol
perderà
moto
e
splendore
;
Quando
di
stelle
sarà
privo
il
cielo
;
Quando
la
terra
non
avrà
calore
;
Quando
unito
vedremo
il
fuoco
al
gelo
;
Quando
parlerà
il
vero
un
impostore
;
Quando
il
leon
divenga
un
ragnatelo
;
Quando
all
uomo
sia
tolto
ogni
malore
;
Quando
la
quercia
si
converta
in
melo
;
Quando
non
avran
pregio
argento
,
e
oro
;
Quando
il
vizio
a
virtù
non
farà
guerra
;
Quando
tempesta
ai
campi
fia
ristoro
;
Quando
gli
augei
,
de
muli
avran
la
soma
;
Quando
cittadi
,
e
regni
andran
sotterra
;
Avrete
,
o
ciuchi
,
il
Campidoglio
,
e
Roma
.