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LA COMMEMORAZIONE DI FRANCESCO DE SANCTIS ( CROCE BENEDETTO , 1926 )
StampaQuotidiana ,
Si è inaugurato in questo giorno al Pincio un busto marmoreo del De Sanctis ; e si sono recitati discorsi , tra i quali quello del Torraca , affettuoso e memore scolaro di tanto maestro . Alla gente che ora impera , ai giovani che le stanno attorno , il De Sanctis , ora , purtroppo , non dice nulla . Lo conoscono appena di nome , ignorano i suoi scritti e le sue opere ; e , se queste si mettessero loro dinanzi , non ne vorrebbero sapere . Ce ne vorrà perché l ' Italia riaccolga nel suo cuore uomini come Francesco de Sanctis e Giosue Carducci , e tragga dal loro esempio vigore pei suoi sentimenti e per la sua vita civile e politica . Ai pochi che non hanno bisogno di ricollocarli nelle loro anime perché vi sono stati sempre , e ora più vivi e più cari che non nel passato , consiglierei di commemorare in questo giorno il De Sanctis , rileggendo non particolarmente le sue pagine di critica e storia letteraria ( quantunque , a dir vero , egli non fu mai un mero letterato e critico ) , ma i suoi scritti politici e i suoi discorsi , dei quali io detti anni addietro una larga scelta , e soprattutto la serie degli articoli politici che pubblicò nel Diritto tra il 1877 e il 1878 , e che si trovano raccolti in volume dal Ferrarelli . Appartengono questi a un momento critico della vita italiana , quando , ottenuta l ' unità , ricongiunta Roma all ' Italia , venuti meno , perché attuati , gli ideali chiari e semplici del Risorgimento , l ' Italia parve smarrita , incapace di attendere al lavoro ordinato della vita di pace e di civile educazione e di progresso . L ' avvento della Sinistra al potere , che da molti era stato voluto e sentito come una scossa benefica alla giovane nazione , che , cercando nuove vie , prendeva a guida uomini nuovi ; quest ' avvento , al quale il De Sanctis aveva assai cooperato , si convertì presto in una delusione . La confusione degli spiriti , lo scetticismo , la fiacchezza , il materialismo , il fatalismo parvero accrescersi . Perché ? Fu allora che il De Sanctis , prima che uomo di partito , cittadino devoto e uomo di alto sentire , si accinse a un esame di coscienza , della coscienza nazionale , di cui ogni uomo degno soffre i travagli in sé stesso come della sua propria coscienza . Ma il valore di quegli scritti non è contingente , perché i problemi che ora si dibattono sono quelli che risorgono a ogni momento , e più gravi nei momenti gravi , e perché la conclusione a cui conducono , è quella , perpetua , che addita la salute nella fede , e perciò nella cultura , sola genitrice di fede schietta nei tempi moderni . E molte cose egli diceva allora che possono ripetersi ora , e talune prendono aspetto di sicure previsioni , che il corso dei fatti ha confermate . Donde quella depressa condizione dello spirito pubblico ? « Ci entra la vecchia Italia , l ' Italia della decadenza , che tutti ancora portiamo nelle ossa ; e ci entra la rivoluzione col suo sali e scendi , coi suoi sfrenati appetiti e i sùbiti guadagni ; e ci entra l ' accidia , e il disgusto dei buoni con quel loro quieto vivere e lasciar fare ; e ci entra pure una cultura superficiale e viziata , che ti dà della scienza conclusioni tanto più micidiali , quanto sono meno studiate e meno comprese le premesse . « Ci vuol poco a esser profeta . L ' Italia , se non ci si bada , cammina a gran passi verso il regno dei violenti e degli ignoranti , con tutte quelle conseguenze che insegna la storia , voglio dire con quella reazione della gente onesta , tanto poltrona e dormigliona nella sicurezza , quanto feroce e reazionaria nel pericolo . Così saremo dei buoni latini e vivremo nelle convulsioni periodiche » ( nel giornale il Diritto , 8 agosto 1877 ) . Non perdeva mai d ' occhio questo pericolo o possibilità della reazione . Al Bonghi , che , nello sdegno suscitato in Italia per l ' attentato del Passannante , aveva parlato della parte che nella preparazione d ' atti come quelli apportavano certe dottrine insegnate nelle scuole , il De Sanctis , ministro dell ' istruzione , rispondeva : « Signori deputati , la libertà della scienza , la libertà dell ' insegnamento , la libertà del pensiero , credetelo a me , non hanno niente a vedere in questa discussione . Io negherei l ' Italia se dovessi temere che venisse un giorno così infausto da poter mettere in pericolo conquiste , le quali rimontano a molti secoli , e che hanno i nostri più grandi scrittori a fautori : la libertà del pensiero . « Io non posso credere che l ' on . Bonghi voglia portare troppo innanzi quello che ha detto ora . Io non credo alla reazione ; ma , badiamo , le reazioni non si presentano con la loro faccia ; e , quando la prima volta la reazione ci viene a far visita , non dice : Io sono la Reazione . « Consultate un po ' le storie ; tutte le reazioni sono venute con questo linguaggio : che è necessaria la vera libertà , che bisogna ricostituire l ' ordine morale , che bisogna difendere la monarchia dalle minoranze . Sono questi i luoghi comuni ( ormai la storia la sappiamo tutti ) , sono questi i luoghi comuni , coi quali si affaccia la reazione » ( Atti parlamentari , Camera dei Deputati , 10 dicembre 1878 ) . Scriveva sullo stesso argomento ; « L ' Italia è nazione parlamentare nelle istituzioni , ma non ancora nel carattere , nelle abitudini , nell ' educazione . Il bello edificio è sovrapposto a una base guasta da secoli . Perciò le nostre istituzioni , ancora così giovani , danno i frutti della decadenza . La politica è trattata come un mestiere da cui si lucrano onori e guadagni , e i buoni si disgustano e i ribaldi si fanno innanzi . E , quello che è peggio , questi fatti si trovano naturali e sono stimati effetti delle stesse istituzioni parlamentari e si ride di quelli che ne pigliano scandalo . Quelle istituzioni che noi credevamo panacea miracolosa a tutte le corruzioni dei governi dispotici , ora siamo a questo ch ' elle sono tenute causa promotrice di tutte le corruzioni . E quando un grosso scandalo succede , sento dire : Che volete ? è la conseguenza naturale delle istituzioni parlamentari . Al contrario , io ho la ferma convinzione che queste istituzioni , se non possono fare i miracoli che noi ce ne attendevamo , sono altamente moralizzatrici , quando siano praticate con sincerità e nel loro spirito . Le lotte parlamentari creano i caratteri , infondono coraggio e iniziativa , producono un grande sviluppo di forze , e la forza è la base della moralità : di bontà negative e passive non so che farmene . Se il paese è fiacco , abbiamo il monopolio politico dei più sfrontati e dei meno capaci ; la forza ristretta in pochi è disordine sociale e corruzione . Ma il nostro paese non è fiacco , è troppo paziente , troppo longanime . Viene il giorno della collera , quando non se ne può più , e la misura è colma e io temo quei rimedi tardivi e violenti che si chiamano reazione , e per fin di bene fanno molto male . Voglio la resistenza giorno per giorno , ciò che è difficile , ma che è pur necessario ... » ( nel Diritto , 9-10 settembre 1877 ) . Queste e altre cose sono da rileggere e meditare negli scritti politici del De Sanctis , ancorché la rilettura sia per darci un senso di mortificazione e di rimorso , dimostrandoci che fummo poco cauti e non bene ascoltammo le voci ammonitrici di uomini nei quali era viva la coscienza dei pericoli intrinseci alla società italiana , da essi portata a vita di libertà . Ma le generazioni , come gl ' individui , imparano di solito a proprie spese ; e solo lentamente , e dopo molti strappi dolorosi e restituzioni faticose , si forma in un popolo la tradizione storica , atta a sorreggerlo .
Una vacca preziosa ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Mi hanno raccontato la storia del lucchese Fantucchi . Risale a una quarantina d ' anni fa , quando le imprese dei lucchesi , nelle cinque parti del mondo , avevano ancora un sapore pionieristico . Il Fantucchi era tipo piuttosto . ruvido e di poche parole . I suoi concittadini , che lo avevano visto partire per l ' Argentina con due camicie in un fagotto , restarono piuttosto sorpresi vedendolo tornare ricco a milioni dopo pochissimi anni . Quanto ad abitudini , aveva conservato quelle d ' una volta . Gli piaceva giocare a scopone nelle osterie di Borgo Giannotti e di Pelleria , succhiando un sigaro . Solo quando partiva alla caccia di sciantose si metteva un impeccabile frac . Una sera , all ' osteria , un conoscente più ardito degli altri , gli chiese : « O Fantucchi , come mai c ' è tanti che per far quattrini nelle Americhe ci stanno una vita , e voi avete fatto così presto ? » Il Fantucchi trasferì il sigaro all ' altro angolo della bocca , poi , senza alzare gli occhi dal ventaglio delle carte , rispose : « Capitai a Mendoza col mio socio . Per un po ' restammo a vedere , poi , un giorno , prendemmo una vacca e le attaccammo un campanaccio al collo . Ci mettemmo dietro la bestia e andammo là là , per quelle pampe , e restammo fuori una decina di giorni . Quando tornammo a Mendoza , di vacche ne avevamo più di trecento » . « O Fantucchi » , fece l ' altro spalancando gli occhi , « ma allora le vacche le rubavate ! » Il Fantucchi non si scompose . Ritrasferì d ' angolo il sigaro , calò un quattro di danari , poi disse : « Macché rubbà e rubbà . S 'accodavino...» A Nuova York circolano le prime automobili private munite di radio - telefono . È severamente proibito adoperarlo quando la macchina è in marcia . Richiesto di definire i socialdemocratici , Antonio Delfini ha detto : « Sono quelli che danno il dolce alla donna di servizio » .
L'ora di religione ( Jemolo Arturo Carlo , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Una delle difficoltà opposte da più di un partito alla revisione del Concordato è il mantenimento dell ' istruzione religiosa nelle scuole . Mi si consenta qualche considerazione , tutta personale . Si parla molto oggi di risveglio di religiosità tra i giovani : non sempre a proposito , ché non userei quel termine per designare qualsiasi fervore di iniziative , qualsiasi uscire da sé per pensare agli altri ( che può essere filantropia , od operare per un nuovo assetto sociale , ma non è religione ) . Di religione invece può ben parlarsi quando si crede in un « guru » , misteriosa incarnazione di un essere soprannaturale , quando ci si proclama « bambini di Dio » , quando si riesumano culti orientali o religioni del mistero , quando uscendo dalla ortodossia cattolica si formano cerchie che ritengono di imitare le prime generazioni cristiane celebrando un ' agape fraterna , col pane e col vino , ma senza la transustanziazione , senza paramenti né preghiere rituali , ma esponendo ciascuno dei presenti un proprio pensiero . Ed in questo risveglio di religiosità farei anche rientrare non solo le molte iniziative in seno alle confessioni tradizionali - gruppi di giovani ed anche di uomini e donne maturi che , senza pronunciare i voti , senza lasciare la propria famiglia né le proprie occupazioni , si assumono un compito benefico : visitare gli infermi , i vecchi , pulire le loro case , curare la loro biancheria , portare un po ' di cibo già cucinato , assumendo di farlo per amore di Dio - , ma anche quel voler ricercare nell ' intimo della propria essenza i valori tradizionali dei propri maggiori , tra cui erano quelli religiosi . Ricordo la recente notizia di una esposizione di ex voto , di vari decenni o secoli fa , in una cittadina del Mezzogiorno , e dell ' interesse con cui è stata seguita da tutti , in particolare da operai distaccatisi dalla pratica religiosa , ispirando non semplice curiosità , e meno che mai irrisione , ma un senso di ritrovamento - e ripenso alle cronache missionarie dall ' Africa ; cristianesimo dei convertiti , sì , ma senza rinnegamento del passato , senza distacco dalle generazioni che precedettero , salvando quanto si può dei vecchi riti ; ed anche in Europa il cristianesimo affermandosi nei secoli VVII , pur nella lotta contro gli idoli e le statue degli dèi , non cercò forse di far coincidere le nuove festività con le antiche , di far sorgere le chiese , specie le mete di pellegrinaggi , dove già sorgevano santuari rinomati , di rispettare nei limiti del possibile le consuetudini , le antiche tradizioni ? Ma se passiamo ad altro campo , una delle recenti indagini Doxa ci ha rivelato quanti siano gl ' incerti , cioè coloro che pur non dividendo le credenze e meno che mai le pratiche di alcuna confessione religiosa , credono tuttavia in un essere supremo , in una sopravvivenza , fosse pure sotto forma di reincarnazione ; quanti alle domande se esista un Dio che tutto muove , se credano in una sopravvivenza , rispondono « non so » . Ho l ' impressione che vi sia una larga massa che non si pone mai queste domande , perché volutamente le tiene fuori dalla propria cerchia mentale , in quanto la costringerebbero ad una dialettica , ad una ricerca di prove cui non vuole sottostare ( per quanti mai il ragionare è fatica , cui ci si sottopone solo ove si debbano cercare argomenti in difesa di un proprio interesse concreto ) ; ma che siano minoranza quelli che non esitano di fronte alla risposta negativa : - Sono certo che non c ' è alcun essere , alcuna forza , all ' infuori di quelle che i nostri sensi , la ricerca scientifica possono individuare ; sono certo che tutto finisce con la morte , che non c ' è anima che sopravviva - . Quanto a dire che non mi sembra trionfante il vecchio materialismo , che esso abbia conquistato le masse ; può aver rappresentato un agente nel distacco dalle religioni tradizionali , ma senza sostituirvi una credenza così forte com ' era la fede nei dogmi di quelle . In una tale realtà sociale , fermo sempre il principio che ciascuno ha il diritto , e direi anzi il dovere , di comunicare agli altri quelle che sono le proprie certezze , mi domando se per i genitori che certezze non hanno , non sia un dovere far conoscere obiettivamente ai propri figli che ci sono uomini che pensano in modo diverso , credenti e non credenti , che non ci sono qui buoni o cattivi , bensì persone che credono anche in ciò che la ragione umana non può accertare , e persone che credono tale ragione non conosca limiti , non vi sia nulla che possa sfuggirle , e che tra questi ultimi v ' è chi giunge a conclusioni diverse sull ' esistenza di un Essere supremo e su quella della sopravvivenza : naturalmente spiegazione graduata , secondo l ' età e l ' intelligenza del bambino . E mi sembra che in ogni tipo d ' insegnamento sia una mutilazione ( ben peggiore di quella che si rimprovera alla vecchia scuola , per ciò che non doveva mai parlarsi del sesso ) , il far scendere una cortina nera su tutto l ' agitarsi nella storia e nell ' attualità di quanto tocca il sentimento religioso ; s ' insegna una storia falsata se non si parla mai di quel che credettero le passate generazioni , si dà un quadro inesatto dell ' attualità , se si tace di quel che possa ancora la fede religiosa , le ragioni per cui si vuole distruggerla , ciò che la religione rappresenta di legami tra certi popoli , e di opposizione e fusione tra altri . Si è spesso detto che il bambino ha bisogno di certezze ; ma poi l ' esperienza ha dimostrato quanto spesso e quanto presto queste certezze svanissero , come dalle scuole che spesso le ribadivano uscissero i confutatori , i distruttori . Può darsi fosse una umanità più felice quella in cui in ogni campo le certezze si trasmettevano da generazione a generazione , e nessuno le poneva in dubbio ; ma occorre rendersi conto del presente qual è , che viviamo in un periodo in cui tutto rapidamente muta , e non a torto la pedagogia contesta il tentativo di foggiare il figlio a propria immagine e somiglianza che raramente riesce , e quando riesce rischia di fare del figlio un essere che si troverà in disarmonia con tutto quanto lo circonda . Istruzione , e non indottrinamento ; e mi pare sia il cammino su cui si stia avviando anche la Chiesa , con il rispetto per tutte le confessioni , i contatti anche con quelle che apparivano più lontane ( incontri tra cattolici e buddisti ) , la cooperazione con quelle che , pur geograficamente , incontra più da vicino , l ' ammirazione apertamente espressa per uomini che operarono incessantemente il bene , senza essere cattolici , talora non seguendo alcuna religione . Nella scuola istruzione religiosa e non indottrinamento , non inculcare certezze ; spiegare che nella vicenda umana c ' è questo elemento della religione , che ci sono stati periodi in cui la cultura , l ' arte , sono stati eminentemente religiosi , che quasi tutti i popoli hanno alla matrice della loro fondazione un dato religioso . E va da sé che , come nell ' insegnare geografia si scende più nei dettagli parlando dell ' Italia che degli altri Stati , e man mano che i Paesi descritti ci sono più lontani s ' indicano solo i dati essenziali , così il contenuto della religione tradizionale degl ' italiani , quella di Dante e di Manzoni , dovrà venire esposto più ampiamente che non quello dell ' islamismo o del buddismo . Ripeto , istruzione , e non indottrinamento ; e poi libertà di scelta ; ma non si è liberi di scegliere se si mostra il mazzo di carte in modo che se ne possa scorgere una sola .
LEZIONI AL POPOLO ( - , 1865 )
StampaPeriodica ,
[ I ] Adesso tutti insegnano al popolo . Ed hanno ragione . Passò quel tempo in cui si voleva tenere il popolo nell ’ ignoranza e nell ’ abbrutimento . Adesso mo tutti sono e debbono essere dottori e sapienti . Una volta trovare un dottore , era cosa rara come una mosca bianca : adesso se scappucciate in un sasso , salta fuori un dottore in berrettone e toga . Ah ! non c ’ è più rimedio : la luce , il progresso e la scienza l ’ hanno vinta sulle tenebre , sulla barbarie e sull ’ ignoranza . E se nessuno ve lo dice ve lo dico io . Sappiate mo che anche la Marmitta vuol fare la sua parte in questo insegnamento universale . Sicuro , voglio fare dei dottori anch ’ io e dottori da Marmitta . Altro che quelli che saltan fuori dalla porta dell ’ università col loro diploma e colla loro scienza in tasca . Ho perciò deciso di fare anch ’ io lezioni al popolo . C ’ è qua in Bologna chi lo istruisce dell ’ igiene sociale : è vero che il professore in partibus che dava le lezioni un tanto al metro ha dovuto mettere il catenaccio alla bottega e far fagotto . Ma il suo fallimento non è ancora aperto : dunque posso dire che l ’ igiene sociale è anche insegnata al popolo di Bologna . C ’ è poi chi lo ammaestra in altre cose più sublimi . Cospetto ! Si tratta nient ’ altro che di lezioni popolari di igio e di fisiologia , dalle quali il popolo impara che non bisogna più bollire il latte di vacca , ma è necessario berlo come è prodotto da madre natura . E in tal caso la natura è una gran mamma ! Dunque ho detto fra di me : giacché a Bologna professori con paga e senza , giurati e non giurati , a gratis e a un tanto il cento , dispensano tante cognizioni e tanta scienza al popolo , mi metterò anch ’ io all ’ altezza dei tempi , o piuttosto farò arrivare il popolo ad un ’ altezza maggiore di quella della torre degli Asinelli . E questa è proprio la misura più giusta dell ’ altezza dei tempi nostri ; a Bologna , quelli che andarono più in alto furono gli asinelli . Già Bologna si chiama la dotta , e se qualcuno non crede che sia all ’ altezza dei tempi , ci rispondo secco secco : pezzo d ’ asino , non vedi come è alta la torre degli Asinelli ? Cosa volete che mi rispondesse costui ? Ma veniamo all ’ ergo . Io non voglio parlare né di igio né di igiene , né di fisiologia , né di latte dì vacca , o d ’ altre cose di simil genere . Io voglio spiegare al popolo i suoi diritti , e le conquiste nel novanta meno uno , tutte le felicità che gode e tutte quelle che godrà per omnia saecula saeculorum . Povero popolo ! Finalmente è venuto il suo giorno , finalmente non è più schiavo ed oppresso . I suoi maestri non gli discorrono più di polenta e di fagioli , ma gli fanno scientificamente conoscere ed amare la fisiologia e il latte di vacca . Evviva l ’ abbondanza ! Ecco in breve il mio programma . Prima di tutto io mostrerò che cosa è il popolo , e siccome oggi il popolo è sovrano , così farò vedere come due e due fanno quattro , in che consiste veramente questa sovranità del popolo . E non mi fermo mica qui , perché il popolo ha tante altre belle cose che una volta gli negavano iniquamente i suoi tiranni . Il popolo è stato ridonato alla sua libertà , e oggi abbiamo proprio un ’ innondazione di libertà , che omai ci affoga tutti quanti . Dunque dirò qualche cosa anche sulla libertà . Poi discorrerò dell ’ unità e indipendenza dell ’ Italia con tutti i suoi annessi e connessi , e finalmente farò vedere al popolo , e glielo farò vedere all ’ ultima evidenza , che cosa è la civiltà e il progresso , quali ingredienti si richiedono per fare la prima e quali cose ci vogliono per mettere insieme il secondo . O popolo ! Qua da me , corri alla Marmitta , apri la bocca e le orecchie e stammi ad ascoltare . Incomincio . Che cosa è il popolo ? Ecco la prima domanda : ed ecco subito la risposta . Si è sempre scioccamente creduto che il popolo fosse formato da tutte le classi della società , e i tiranni passati e presenti hanno sempre dato ad intendere ai gonzi che il popolo era l ’ assieme di tutti i cittadini , fossero mo grandi o piccoli , ricchi o poveri , nobili o plebei . Ma adesso che la luce si è fatta , si è saputo che cosa è veramente il popolo . Mettete insieme tre avvocati senza clienti , quattro o cinque medici senza ammalati , due o tre nobili senza un becco di quattrino , otto o dieci scamiciati senza scarpe nei piedi e in piena bolletta nelle saccoccie , dodici o quindici ragazzi dai tredici ai diciotto anni , aggiungete una discreta turba di affamati , di impostori , di ciarlatani , di ambiziosi , di citrulli e di scalzacani , ed eccoti fatto il popolo , il vero popolo , quel popolo che è chiamato all ’ altezza dei tempi e a godere e a bearsi tutta mai la felicità dei tempi nostri . Non si ha diritto di far parte del popolo se almeno non si è giurato e spergiurato una dozzina di volte , se non si hanno le brache rotte , se non si è fornito di due eccellenti polmoni da gridare “ viva questo ” e “ morte a quello , ” se non si hanno debiti da pagare senza un baiocco in scarsella , se non si ha un petto forte da sostenere ciondoli e croci e se non si ha a sua disposizione una coscienza di gomma elastica da tirare di qua e di là a proprio piacimento . Questa , questa sì che è democrazia , e questo , questo è proprio il popolo . Tutti quelli che studiano , che lavorano , che faticano non sono popolo : tutti quelli che stanno nelle case o nelle botteghe , nei negozi o nelle officine , e non istanno nelle bische , nei caffé e nelle osterie tutto il giorno , non hanno diritto di essere annoverati fra il popolo : chi non si sente il coraggio e la forza di fare del baccano e del chiasso nelle strade non è popolo , no , intendetelo bene , non è popolo . Volete vedere il popolo , il vero popolo sovrano ? Venite con me , e ve lo faccio subito vedere . Andate dentro in quell ’ ufficio , in quel bureau , in quel gabinetto : là ci sono diecine e centinaia di signori , da vero o da burla poco importa , che la loro più grande fatica consiste nel contare alla fine d ’ ogni mese chi cinquecento , chi seicento , chi mille lire . Ecco là il popolo , e il popolo sovrano . Essi parlano sempre in nome del popolo , domandano sempre pel popolo , e comandano sempre da parte del popolo . C ’ è uno scribacchiatore di giornali che tira mille , duemila , tremila lire all ’ anno da questo o da quel ministro ? Eccoti là il popolo ! C ’ è un ministro che spende e spande prima per sé e poi per gli altri ? Eccoti là il popolo . C ’ è un cavaliere che mangia a quattro ganasce attorno ad un ’ immensa marmitta ? Eccoti là il popolo . Avete finalmente capito che cosa è il popolo ? Io spero d ’ essermi spiegata chiaro , e m ’ avrete capito molto meglio di quello che avete fatto di igio e di fisiologia . Bravo popolo ! Ti mungono a dovere , e dopo che ti hanno munto t ’ insegnano come hai da fare a bere il latte . C ’ è solo questa differenza : che a te insegnano come hai da fare a bere , e gli altri bevono in vece tua . Una cosa per uno : e così siamo del pari . Vengo ora alla seconda domanda . Che cosa è la sovranità del popolo ? Qui mo mi sbrigo in due parole . Che cosa vuol dire sovrano ? Vuol dire stare al di sopra di tutti gli altri . E tu , popolo , stai proprio sopra a tutti . E sapete in che cosa il popolo sta sopra a tutti ? Ve lo dico io . Ditemi , tra padrone e servitore , chi è da più , e chi sta sopra e chi sta sotto ? Oh ! bella , mi direte , ci vuol poco a capirlo ; il padrone sta sopra il servitore . Benissimo . Ma perché mo il padrone sta sopra il servitore ? Per una sola ragione : perché il padrone paga , e fra padrone e servitore il solo padrone paga . Bene : fate mo i vostri conti che è lo stesso del popolo . Il popolo è sovrano solo perché paga e per essere sovrano , il popolo non deve fare che una cosa : pagare . Ecco già risposto alla mia domanda : la sovranità del popolo consiste nel pagare e nel pagar sempre . Già la buon ’ anima di Cavour quando proclamò la sovranità del popolo , disse più e più volte , bisogna pagare e pagar molto . Dunque , popolo mio , più pagherai e più sarai sovrano . Omai sei giunto all ’ apice della tua sovranità : niente niente che duri a pagare e aumenti nel tuo pagare , tu diventi il sovrano più grande e potente che sia mai esistito sulla terra ! La lezione è già lunga abbastanza ; quest ’ altra volta istruirò il popolo sopra tutti i diritti che ho poc ’ anzi accennato nel mio programma . A rivederci . [ II ] Date gratuitamente dalla “ Marmitta ” sopra tutte le cose ed altre molte ancora Oggi ho bisogno di tutta la vostra attenzione , perché vi parlo di cose importantissime . Ehi ! non si scherza . Il tema del mio dire è nientemeno che la libertà , e poi l ’ unità e l ’ indipendenza d ’ Italia . Comincio dalla libertà . Che cosa è la libertà ? Una volta si credeva che fosse la facoltà di fare tutto quello che non si oppone alle leggi di Dio , della Chiesa , della natura e delle legittime autorità costituite sulla terra . Ma adesso è un altro paio di maniche , perché adesso la libertà è il diritto di fare tutto quello che si vuole . Eh ! diavolo ( mica zoppo ) il popolo , che è sovrano , deve bene poter fare tutto ciò che più gli aggrada . E oggi è proprio così : il popolo dice e fa quello che meglio gli talenta , e nessuno ha diritto d ’ opporsi ai suoi sovrani voleri . Ma già v ’ ho detto che cosa è il popolo e chi lo forma : perciò capirete che ho ragione io di dirvi che il popolo dice e fa tutto ciò che è secondo la sua volontà . Se non lo credete a me , guardate ai fatti e poi persuadetevene una volta . Se il governo fa qualche cosa di male , commette qualche arbitrio , qualche abuso , o qualche ingiustizia , adesso là Dio mercè abbiamo il diritto di dire la nostra ragione , di protestarci contro e di richiamare al dovere chi si fa reo di tali offese alla giustizia e alla legge . È ben vero che si è chiamati alla polizia e là si riceve un serio rimbrotto ; è ben vero che qualche volta si va in carcere , o si è tradotti dinanzi ai tribunali . Ma questo è nulla : è un puro accidente ( da cui Dio salvi ognuno ) per mostrare anzi che c ’ è libertà per tutti . Al popolo sovrano la libertà di dir male del governo , al governo la libertà di mettere le manette al popolo sovrano . Una cosa per uno : bisogna poi contentarsi a questo mondo . Lo stesso dite della libertà della stampa . Non sentiste Don Pasquale quando tutti i momenti era condannato e multato il gerente dell ’ Eco o del Patriota Cattolico ? " Ecco , " sclamava il reverendo , “ ecco la prova più convincente che la libertà della stampa è fra noi al colmo ! Se non vi sono sequestri , condanne , multe e carcere , la libertà della stampa se ne va a calicutte . ” Dunque resta stabilito all ’ ultima evidenza che non vi è vera libertà se non concorrono simultaneamente le seguenti cose : 1 . Manette . 2 . Corte d ’ Assisie . 3 . Sequestri . 4 . Multe . 5 . Condanne . 6 . Carcere . Tutte queste cose , bene si intende , sono fatte per quella parte del popolo sovrano , che credendosi proprio sovrano non dice e non fa quello che vogliono i suoi servitori . Ora vengo all ’ unità e all ’ indipendenza d ’ Italia . L ’ Italia è fatta , dicono tanti . Ma so ancor io che l ’ Italia è fatta : sono ormai seimila anni che questa benedetta Italia è fatta . Che bisogno c ’ è mai di dirlo tanto ? Io non lo capisco proprio . Ma , si aggiunge , l ’ Italia è una . Sicuro , che l ’ Italia è una : non ho mai sentito dire che ci siano due Italie . L ’ Italia è unita dall ’ Alpi al mare . Altro che unita ! È unita e compatta da un capo all ’ altro in modo che se non viene il signor Lesseps a farci un taglio in mezzo come ha fatto all ’ istmo di Suez ; sfido chiunque a dividerla e a disunirla . Io l ’ ho girata per lungo e per largo e l ’ ho trovata proprio tutta d ’ un pezzo . Anche qui non capisco perché tanti si sfiatano a dire che finalmente l ’ Italia è unita ! Quanto poi alla sua indipendenza , è una cosa più chiara della luce di pien meriggio . Basta guardarci per capire che è il paese più indipendente del mondo . L ’ Italia è una penisola e perciò sta attaccata da un lato solo : essa quindi dipende meno di qualunque altro . Andate mo a vedere la Francia , la Prussia , l ’ Austria e tant ’ altri paesi : sono attaccati da tante parti che fa davvero pietà il solo vederli così pendenti , chi a una catena di montagne , chi a un fiume , chi a un altro Stato , chi ad un altro paese . Ma l ’ Italia , volere o non volere , non ha bisogno di tanti puntelli e di tante pendenze ; se la tira di lungo col suo stivale e batte il tacco , come suol dirsi , in mezzo all ’ acqua . Ecco perché gli stranieri , adesso specialmente , non possono ficcare il naso in casa nostra . È vero che a Malta ci sono gl ’ Inglesi , che a Nizza e in Corsica ci sono i Francesi e che nel Veneto ci sono i Tedeschi : ma questo non monta . L ’ Italia sarà sempre una in eterno , e indipendente del tutto . Noi lo diremo e lo proclameremo sempre e dappertutto . Non avete veduto , come abbiamo fatto ad avere Roma ? II Papa si ostinava a starci , i Francesi si ostinavano a non volere andar via : ma noi un bel giorno abbiamo raffermato il diritto dell ’ Italia su Roma , e felice notte , Roma è diventata dell ’ Italia . Ehi ! Signori miei : oggi si combatte per un ’ idea , non si cerca mica più la prosaica realtà . Malta sia pure degli Inglesi , Nizza di Napoleone e il Veneto dell ’ Austria : ma le virtù dell ’ idea sono e saranno sempre dell ’ Italia . Dite mo che il barbaro Tedesco colle sue baionette e col suo quadrilatero ci venga a rapire la nostra idea ! Cucù ! La lezione è finita . A rivederci sabato .
DA 'PISTOIA' ( SOFFICI ARDENGO , 1916 )
StampaPeriodica ,
La sera , la più grande felicità è di girellare , di ciondolare sui marciapiedi caramellati di sole . Per le vie centrali , in mercato , per i vicoli spopolati . Intorno alla Piazza del Duomo si scende e si sale come nei sogni ; a ogni voltata s ' incappa in un laberinto , ma si trova sempre un ' uscita fiancheggiata d ' archi , d ' urne di marmo , e di fior di camelie . Finché si sbocca nel Corso Umberto I dov ' è quell ' altissima palma a ridosso a una casa gialla , e le due signorine affacciate alla finestra per respirare un caldo odor di gaggìa e di mimosa . A Pistoia la notte è muta e casta . Le belle ragazze che il giorno portano in giro l ' eleganza ardente delle loro membra amorose , respirano con innocenza nel tranquillo sonno . E anche la città dorme , così , distesa , nella pacifica vastità del piano e del cielo , appoggiata all ' origliere di neve dell ' Abetone . Soltanto la corsa e l ' ansimo incessante dei treni diretti al sud , al nord , al fronte turba la grande pace come un sogno troppo avventuroso .
ProsaGiuridica ,
Il Duce della Repubblica Sociale Italiana Capo del Governo Ritenuta la necessità urgente ed assoluta di provvedere ; Visto il decreto - legge 17 novembre 1938 , n . 1728 , contenente provvedimenti per la difesa della razza italiana ; Visto il decreto - legge 9 febbraio 1939 , n . 126 , convertito con modificazioni , nella legge 2 giugno 1939 , n . 739 , riguardante norme di attuazione ed integrazione delle disposizioni di cui all ' art . 10 del D . L . 17 novembre 1938 , n . 1728 , relative ai limiti di proprietà immobiliare e di attività industriale e commerciale per i cittadini italiani di razza ebraica ; Sentito il Consiglio dei Ministri ; Decreta : Art . 1 . I Cittadini italiani di razza ebraica o considerati come tali ai sensi dell ' art . 8 del decreto legge 17 novembre 1938 , n . 1728 , ancorché abbiano ottenuto il provvedimento di discriminazione di cui all ' art . 14 dello stesso decreto - legge , nonché le persone straniere di razza ebraica , anche se non residenti in Italia , non possono nel territorio dello Stato : a ) essere proprietari , in tutto o in parte , o gestori , a qualsiasi titolo , di aziende di qualunque natura , né avere di dette aziende la direzione , né assumervi comunque l ' ufficio di amministratore o di sindaco ; b ) essere proprietari di terreni , né di fabbricati e loro pertinenze ; c ) possedere titoli , valori , crediti e diritti di compartecipazione di qualsiasi specie , né essere proprietari di altri beni mobiliari di qualsiasi natura . Art . 2 . I debitori di persone di razza ebraica , ed i detentori di beni di qualsiasi natura appartenenti , in tutto o in parte , a persone di razza ebraica , devono presentare al Capo della Provincia competente per territorio , in ordine ai singoli beni , denuncia scritta sulla quale risultino : l ' importo dei debiti , il nome del creditore o del proprietario , la natura e l ' ammontare dei titoli e dei valori e la sommaria descrizione dei beni . La denuncia deve essere fatta entro 30 ( trenta ) giorni dalla data di applicazione del presente decreto e , per le obbligazioni sopravvenute , entro trenta giorni dalla data in cui queste siano sorte o divenute liquide . Sono tenuti alla denuncia di cui sopra le persone fisiche di nazionalità italiana , che hanno la residenza o il domicilio nel territorio dello Stato e tutti gli enti di natura privata ivi comprese le società commerciali , le associazioni e gli enti di fatto di nazionalità italiana , che hanno la loro sede principale nel territorio dello Stato . Sono inoltre tenuti alla stessa denuncia , anche quando non ricorrono le condizioni prevedute nel comma precedente , le persone fisiche o giuridiche qualunque sia la loro nazionalità , per i beni appartenenti a persone di razza ebraica , da esse detenuti nel territorio dello Stato , e per i debiti verso dette persone , afferenti ad attività commerciale da essi ivi esercitate . Art . 3 . Le Amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici che siano debitori di persone di razza ebraica e che detengano beni appartenenti a persona di razza ebraica e qualunque autorità che comunque debba disporre a favore delle persone stesse il pagamento di somme o la consegna di beni , debbono darne immediata comunicazione scritta al capo della provincia competente ai sensi dell ' art . 2 , e tenere in sospeso i pagamenti e le consegne in attesa del provvedimento da parte dello stesso capo della provincia . Art . 4 . Gli Istituti e le aziende di credito che hanno scomparti in impianti fissi di sicurezza , dati in locazione a persone di razza ebraica , sono tenuti a darne immediata notizia al Capo della provincia entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto . Le disposizioni del presente articolo si applicano anche ad ogni specie di deposito chiuso esistente presso istituti o aziende di credito ed intestato a persone di razza ebraica . Dalla data di entrata in vigore del presente decreto , l ' apertura degli scomparti locati presso Istituti o aziende di credito di cittadini italiani di razza ebraica , come il ritiro o l ' apertura degli altri depositi chiusi intestati ai cittadini stessi , non può farsi se non nei modi stabiliti dal successivo art . 10 . Art . 5 . È vietato alle persone di nazionalità italiana , le quali siano debitrici , a qualunque titolo , di somme di denaro verso persone di razza ebraica , ovunque queste si trovino , ovvero siano tenute alla consegna , a favore di dette persone , di titoli , valori , ogni modo di adempimento delle obbligazioni , in attesa del provvedimento di cui all ' art . 8 del presente decreto . È vietata del pari alle persone di nazionalità italiana la consegna di beni , da essi detenuti appartenenti a persone di razza ebraica , salva la disposizione di cui al citato articolo 8 . Eguale divieto si applica agli stranieri per i beni appartenenti a persone di razza ebraica , da essi detenuti nel territorio dello Stato . In attesa dei provvedimenti di cui all ' art . 10 del presente decreto è inoltre vietato di procedere all ' apertura degli scomparti in impianti fissi di sicurezza dati in locazione a persone di razza ebraica presso Istituti od aziende di credito . Art . 6 . È nullo qualsiasi atto concluso posteriormente alla data del 30 novembre 1943 , che abbia per effetto il trasferimento di proprietà dei beni appartenenti a persone di razza ebraica , ovvero la costituzione sui beni stessi di diritti reali , od anche la locazione di tali beni con pagamento anticipato del canone per oltre un anno . Questa disposizione non si applica per gli atti compiuti dall ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare , né per i trasferimenti a causa di morte per successioni apertesi prima dell ' entrata in vigore del presente decreto , né per quelli effettuati per ordine dell ' Autorità . Su proposta dell ' Intendente di Finanza , il Capo della provincia può dichiarare nulle , con apposito decreto , le donazioni avvenute ai sensi dell ' art . 6 del decreto legge 3 febbraio 1939 , n . 126 , nonché gli atti di trasferimento di beni di pertinenza ebraica conclusi anteriormente al 1 dicembre 1943 , qualora , da fondati elementi , le donazioni ed i trasferimenti risultino fittizi e fatti al solo scopo di sottrarre i beni ai provvedimenti razziali . Avverso il Capo della provincia è ammesso ricorso al Ministro dell ' Interno entro trenta giorni da quello della notifica del decreto stesso . Sui ricorsi della specie decide il Ministro dell ' Interno d ' intesa con quello delle Finanze con provvedimento non soggetto ad alcun gravame , né in via amministrativa , né in via giurisdizionale . Art . 7 . I beni immobiliari e le loro pertinenze , i beni mobiliari , le aziende industriali e commerciali e ogni altro cespite esistente nel territorio dello Stato , di proprietà dei cittadini italiani di razza ebraica o considerati come tali ai sensi della legge 17 novembre 1938 , n . 1728 , ancorché i cittadini stessi abbiano ottenuto il provvedimento di discriminazione di cui all ' art . 14 della legge citata nonché quelli di proprietà di persone straniere di razza ebraica , anche se non residenti in Italia , sono confiscati a favore dello Stato e dati in amministrazione all ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare . Art . 8 . Il decreto di confisca è emesso dal Capo della provincia competente per territorio in ordine ai singoli beni . Detto decreto conterrà la formula esecutiva di cui all ' art . 475 C.P.C. colla indicazione che esso è immediatamente eseguibile , e sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale d ' Italia a cura del Capo della provincia , il quale provvederà alla trascrizione del decreto stesso presso la competente Conservatoria delle Ipoteche qualora esso si riferisca anche solo in parte a beni o diritti capaci di ipoteca . La trascrizione non è soggetta a tassa o altra spesa . Il decreto di trasferimento sarà trasmesso in copia autentica esecutiva dal Capo della provincia all ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare . Altra copia del decreto , con le corrispondenti denuncie , è rimessa dal Capo della provincia al Ministero delle Finanze . Detto decreto è titolo esecutivo per il rilascio immediato da parte dell ' ebreo espropriato o dei terzi detentori dei beni in esso compresi , senza che sia necessaria la notificazione del decreto stesso , né di precetto . Il decreto è immediatamente eseguibile anche nei confronti degli eredi - ebrei , ancorché discriminati e di nazionalità straniera dell ' espropriato . Il rilascio avverrà a richiesta dell ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare , od in nome e per conto dell ' Ente stesso a richiesta di uno degli istituti di Credito Fondiario delegati dall ' Ente di cui al successivo art . 13 , a mezzo di Ufficiale Giudiziario nei modi stabiliti dall ' art . 608 C.P.C. e senza preavviso di cui al primo capoverso dello stesso articolo . Contro il decreto di trasferimento emanato dal Capo della provincia non sono ammesse opposizioni al rilascio , né in via amministrativa , né in via giudiziaria . Qualora fossero proposte opposizioni giudiziali , queste non potranno sospendere il rilascio dei beni confiscati . Avverso il decreto di confisca emesso dal Capo della Provincia , gli interessati possono ricorrere al Ministero dell ' Interno , entro sessanta giorni da quello della pubblicazione del decreto stesso sulla Gazzetta Ufficiale d ' Italia . Il Ministro dell ' Interno decide , d ' intesa con quello delle Finanze , con provvedimento non soggetto ad alcun gravame , né in via amministrativa , né in via giurisdizionale . Il ricorso di cui al presente articolo non sospende il rilascio dei beni confiscati . Art . 9 . I beni ed i diritti immobiliari passano in gestione all ' Ente di gestione e Liquidazione Immobiliare con le ipoteche e gli oneri reali di cui sono gravati . I terzi creditori delle persone di razza ebraica potranno far valere i loro diritti con le norme ordinarie nei confronti dell ' Ente di gestione e Liquidazione Immobiliare , purché si tratti di crediti di data certa ed anteriore al primo dicembre 1943 . Sui beni confiscati potranno inoltre essere soddisfatti i seguenti creditori , ad esclusione di qualsiasi altro , e ferme le cause di prelazione fra essi stabilite dalla legge : 1 ) L ' ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare ed i suoi delegati per spese e compensi di gestione ; 2 ) Lo Stato e ogni altro Ente pubblico per imposte , tasse o contributi , che siano loro dovuti ; 3 ) Coloro che derivano il loro titolo da obbligazioni assunte dall ' Ente di gestione e Liquidazione Immobiliare nell ' interesse della sua gestione ; 4 ) Coloro che derivano il loro titolo da obbligazioni che si riferiscono direttamente ed esclusivamente ai beni confiscati , nella misura in cui dette obbligazioni abbiano concorso all ' acquisto , alla conservazione o al miglioramento dei beni stessi ; 5 ) Ogni persona il cui credito abbia data certa anteriore al provvedimento di confisca , purché dimostri che , al momento in cui il credito è sorto , esso non conosceva che i beni del debitore potevano essere confiscati a favore dello Stato . Art . 10 . Ricevuta la comunicazione di cui all ' art . 4 del presente decreto , il Capo della provincia disporrà l ' apertura degli scomparti o dei depositi chiusi intestati a persona di razza ebraica presso istituti o aziende di credito . L ' apertura dovrà essere presenziata da un rappresentante del Capo della provincia , da un delegato dell ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare e da un rappresentante dell ' Istituto o dell ' azienda di credito che detiene lo scomparto o il deposito . A cura del rappresentante del capo della provincia sarà redatto un processo verbale dell ' apertura e l ' inventario di quanto è contenuto nello scomparto o nel deposito . Tutto quanto compreso nell ' inventario sarà confiscato a favore dello Stato e dato in consegna all ' Ente di gestione e Liquidazione Immobiliare con decreto del Capo della provincia ai sensi dell ' art . 8 . Tale decreto sarà tosto notificato all ' Istituto o all ' azienda di credito detentrice dello scomparto o del deposito . Qualora si renda necessaria l ' apertura forzata degli scomparti o dei depositi chiusi di cui al presente articolo , le relative spese saranno anticipate dall ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare . Art . 11 . L ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare è autorizzato a delegare agli istituti di credito fondiario , di cui al decreto del Duce 9 giugno 1939 ed alla legge 24 febbraio 1941 , n . 158 , l ' esercizio delle mansioni attribuitegli dalla presente legge . Gli Istituti di credito fondiario indicati nel comma precedente sono autorizzati ad esercitare funzioni di cui al comma stesso anche in deroga ai rispettivi ordinamenti e statuti . Art . 12 . Fino a quando non ne verrà , effettuata la vendita ai sensi dell ' art . 13 , i beni e le aziende di pertinenza ebraica di cui al presente decreto saranno amministrati dall ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare , sotto la vigilanza e con le modalità che saranno determinate dal Ministro delle Finanze . Art . 13 . La vendita dei beni confiscati ai sensi dell ' art . 7 sarà fatta a cura dell ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare secondo le istruzioni che verranno impartite dal Ministero delle Finanze . La vendita sarà fatta di regola per atto pubblico con contestuale pagamento dell ' intero prezzo . Le vendite stipulate dall ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare saranno impegnative per lo Stato soltanto dopo l ' approvazione del Ministro delle Finanze . Art . 14 . I crediti , le somme liquide non necessarie ai fini della gestione e il ricavo della vendita dei beni consegnati all ' Ente di gestione e Liquidazione Immobiliare ai sensi dell ' art . 7 , al netto delle spese di gestione e delle passività inerenti ai beni stessi e degli altri oneri a carico dell ' Ente medesimo , saranno versati nelle casse dello Stato , con imputazione ad apposito capitolo da trascriversi nel bilancio dell ' entrata . Le spese di gestione , sia quelle proprie dell ' Ente , sia quelle dei suoi delegati , saranno regolate con determinazione del Ministro delle Finanze . Art . 15 . Le somme riscosse ai sensi del precedente articolo 14 sono versate allo Stato a parziale ricupero delle spese assunte per assistenza , sussidi e risanamento di danni di guerra ai sinistrati delle incursioni aeree nemiche . Art . 16 . Il debitore di persone di razza ebraica o detentore di cose appartenenti ad essa , che omette di fare la denuncia prescritta dall ' art . 2 , nel termine ivi stabilito , è punito con l ' arresto sino a tre mesi e con l ' ammenda fino a L . 30.000 ( trentamila ) . Chiunque scrive o lascia scrivere false indicazioni in una denuncia presentata a norma dell ' art . 2 è punito con la reclusione fino a mesi sei e con la multa fino a L . 30.000 ( trentamila ) , sempre che il fatto non costituisca il reato preveduto dalla prima parte dell ' articolo seguente . Art . 17 . Chiunque compie atti diretti all ' occultamento , alla soppressione , alla distruzione , alla dispersione , al deterioramento o alla esportazione dal territorio dello Stato di cose appartenenti a persone di razza ebraica , al fine di impedire che ne sia disposta la confisca o che siano poste a disposizione dell ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare , è punito con la reclusione fino ad un anno e con la multa da L . 3.000 ( tremila ) a L . 30.000 ( trentamila ) . La reclusione è fino a sei mesi , se il fatto è commesso dal proprietario della cosa soggetta ad esproprio . Art . 18 . Chiunque compie atti ad alienare beni di proprietà di persone di razza ebraica esistenti nel territorio dello Stato od aggravarli di diritti reali di qualsiasi specie , al fine di sottrarli alla confisca o di diminuirne il valore , è punito con la reclusione fino a sei mesi e con la multa da L . 3.000 ( tremila ) a L . 30.000 ( trentamila ) . Chiunque stipula con una persona di razza ebraica alcuno degli atti preveduti dalla prima parte del presente articolo essendo a conoscenza del fine cui l ' atto stesso è diretto , è punito con la reclusione fino ad un anno e con la multa da L . 3.000 ( tremila ) a L . 30.000 ( trentamila ) . Il pubblico ufficiale che riceve uno degli atti suindicati essendo a conoscenza del fine cui l ' atto stesso è diretto , è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a L . 50.000 ( cinquantamila ) . Chiunque effettua in qualsiasi modo pagamenti o consegna di beni a favore di persone di razza ebraica in violazione delle disposizioni di cui all ' art . 5 , ovvero consenta il ritiro di valori in violazione dell ' art . 10 , è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa pari al quintuplo della somma pagata o dei valori consegnati in ogni caso non inferiore a L . 10.000 ( diecimila ) . Art . 19 . Le norme del decreto legge 17 novembre 1938 , n . 1728 e del decreto legge 9 febbraio 1939 , n . 739 , che contrastino con le disposizioni del presente decreto sono abrogate . Art . 20 . Il Ministro per le Finanze è autorizzato ad emanare le norme necessarie per l ' attuazione del presente decreto e , sempre allo stesso fine , ad introdurre in bilancio , con propri decreti , le variazioni occorrenti . Art . 21 . Il presente decreto entrerà in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale d ' Italia . Dal Quartier Generale , addì 4 gennaio 1941-XXII . Mussolini V . Il Guardasigilli : Pisenti
TRAMONTO DEL COLONIALISMO. L'IMPERO INGLESE ( Guerriero Augusto (Ricciardetto) , 1952 )
StampaPeriodica ,
Gli americani hanno tanto tuonato contro il colonialismo e contro l ' imperialismo inglese , che , alla fine , sono stati accontentati . Durante la guerra , pareva che il loro nemico non fosse tanto Hitler , quanto l ' Impero inglese . E Churchill fu costretto a rispondere rudemente a Willkie : " Non sono stato chiamato da Sua Maestà all ' ufficio di Primo Ministro del Regno Unito ' per presiedere la liquidazione dell ' Impero britannico " . Ma la liquidazione si è compiuta o si sta compiendo lo stesso . Gli americani ne saranno soddisfatti , e , a quanto pare , ne è soddisfatta una buona parte del pubblico inglese . Io non sono inglese , né anglofilo , e , anzi , ho più volte criticato alcuni aspetti della politica inglese . Tuttavia credo che il mondo avrà assai più da dolersi che da rallegrarsi del tramonto dell ' Impero inglese . Questa generazione è vissuta in un ' epoca in cui il colonialismo non era popolare , e la letteratura politica , oltre che la letteratura vera e propria , insistevano sugli aspetti crudeli e sordidi di esso , , dimenticando completamente quel che esso aveva fatto di buono e di utile . L ' Impero . inglese fu una delle più grandiose creazioni del genio politico , della tenacia , del coraggio della razza bianca . Esso compi un ' immensa opera di civiltà : dissodò continenti , coltivò immense ricchezze che dormivano nelle viscere della terra , civilizzò milioni di uomini , fece regnare l ' ordine e la pace dove era il caos . Questo non si deve dimenticare , e soprattutto non dovrebbero dimenticarlo quei popoli che dallo stato quasi selvaggio furono dall ' imperialismo inglese condotti a forme quasi moderne di convivenza sociale e politica . Se gli indiani dell ' India e del Pakistan , se i birmani oggi si creano istituzioni rappresentative , se hanno un governo , una amministrazione , a chi lo devono , se non agli inglesi ? Ma se pure fosse vero che l ' Impero inglese era un male , io dico che era un male necessario . Perché il dominio inglese assicurava a una gran parte dell ' Asia i beni supremi dell ' ordine , della pace , della sicurezza . E , ora che la potenza inglese non domina più in Asia , è venuta meno la pace , è venuta meno la sicurezza . Gandhi predicò impunemente per quaranta anni nell ' India dominata dagli inglesi . Ma nell ' India governata dagli indù , fu ucciso il secondo giorno . E se ne accorgono gli americani : perché dovunque la potenza inglese venga meno o si ritiri , ivi deve accorrere la potenza americana a sostituirla . La potenza è come la natura : aborre il vuoto . E , come si crea un vuoto di potenza , subito si crea la spinta di altre potenze a riempirlo . In una parola : dove l ' Inghilterra si ritira , ivi avanza la Russia . Ciò non toglie che gli inglesi delle . ultime due generazioni abbiano commesso gravi errori nella loro politica coloniale , e che , con quegli errori , abbiano affrettato la liquidazione di una così grande parte della splendida eredità che era stata lasciata loro dagli avi . Un popolo colonizzatore può riuscire a conservare un impero coloniale in due modi : o con la forza o mescolandosi con gli indigeni , fraternizzando con loro , associandosi almeno la classe dirigente indigena . Gli inglesi . non avevano più la forza . E il loro satanico superiority complex impediva che fraternizzassero con chicchessia , sia pure col Maharaja . Quando gli inglesi perdettero la penisola di Malacca e Singapore , la loro stampa trasse " le lezioni " da quella campagna . Il Timer disse che quelle lezioni erano molte , ma che non tutte potevano essere apprese nel corso di settimane o di mesi . Poi , gli inglesi perdettero la Birmania , e la loro stampa trasse " le lezioni " dalla nuova sconfitta . " Lezioni " , in gran parte , simili a quelle già ricavate dalle campagne di Norvegia , di Francia 1940 , di Grecia , di Libia , di Creta : " avevamo troppo poche forze , siamo arrivati troppo tardi , avevamo poca aviazione , ecc . " . Ma , per un ' altra parte , furono diverse da quelle della guerra in Europa . Le due campagne di Malesia e di Birmania erano state combattute da truppe coloniali ( per lo meno in gran parte ) , fra popolazioni coloniali e in territori coloniali . La stampa inglese , quindi , ne trasse " lezioni " non solo in materia strategica o militare , come dalle altre campagne , ma anche in materia di governo coloniale : severe lezioni . Noi viviamo , in gran parte , di " idee ricevute " , cioè di idee che abbiamo accettate senza controllarle , quasi automaticamente . Sopraggiunge il giorno della prova , e quelle idee si rivelano false . E una di queste idee era che gli inglesi fossero i più grandi colonizzatori che il mondo avesse mai visti . Tenevano in pugno un così grande impero , con poca forza e nel massimo ordine , con poca spesa e col massimo profitto . Non era la perfezione ? Si credeva , perciò , che l ' amministrazione coloniale inglese fosse il modello di tutte le amministrazioni coloniali del mondo : ferma , giusta , saggia , dispensava benefici agli innumerevoli popoli che vivevano sotto le sue ali , e ne era ricambiata con sentimenti di infinita riconoscenza e amore . Questa era la idilliaca immagine , che una volta - all ' incirca prima della guerra mondiale n . 1 - si aveva dell ' imperialismo inglese . Dopo accaddero alcuni episodi spiacevoli - come li chiamerebbe il Times - , primo fra tutti quello di Amritsar , i quali fecero dubitare se a quell ' idillio corrispondesse la realtà . Con la seconda guerra mondiale , l ' idillio dileguò del tutto , e , al suo posto , ci furono " le lezioni " , le dure lezioni degli avvenimenti della Malesia , della Birmania , dell ' India . Nel corso della campagna della Malesia , la popolazione indigena tenne un atteggiamento molto tiepido , e le truppe indiane non furono sempre fedeli . Gli stessi guai - molto aggravati - in Birmania . Wavell non poté mandare rinforzi . Perché ? Si disse : per mancanza di strade . Ma forse anche perché non si fidava troppo delle truppe indiane . Ci fu di peggio . Disse il Daily Mail : " È stata la quinta colonna che ha consegnato Rangoon ai giapponesi ... Un gran numero di birmani sono passati al nemico . I giapponesi li hanno inquadrati in unità speciali in uniforme azzurra ; e queste unità sono entrate in azione contro di noi , e sono state attivissime in imprese di sabotaggio . Anche il resto della popolazione civile era per la maggior parte antinglese . Mentre i giapponesi erano ancora molto lontani , la loro propaganda , fondata sul motto : L ' Asia agli asiatici , si spargeva da per tutto per opera degli agenti della quinta colonna . I nostri convogli dietro le linee del fronte dovevano essere sempre in guardia contro atti di sabotaggio . L ' ultimo carro di ogni convoglio , c ' era sempre la probabilità che fosse attaccato . Alcuni operai indigeni , che lavoravano nei campi d ' aviazione , scioperavano per ragioni futili " . Il giornale continuava su questo tono , fornendo vari esempi di sabotaggio e di tradimento da parte della popolazione birmana . Colui che doveva poi diventare Primo Ministro della Birmania , Auna Sin , fece per anni la guerra agli inglesi , a fianco ai giapponesi . Il Times , in un articolo intitolato : " L ' avvenire delle colonie " , trasse anche dalla campagna della Malesia lezioni in materia di amministrazione coloniale . " I vecchi metodi coloniali britannici " , disse , " per quanto in passato abbiano servito utilmente la causa dell ' Impero , devono ora essere riveduti radicalmente . " Quindi fece un lungo esame critico dell ' intero sistema coloniale britannico , e concluse : " Le critiche che oggi vengono fatte al nostro sistema coloniale insistono sul punto che esso si è attardato troppo a lungo e con eccessivo compiacimento nella tradizione di un ' epoca sorpassata e ha mantenuto sempre quello spirito stratificato di disuguaglianza e di discriminazione , i cui ultimi bastioni vengono rapidamente attaccati e eliminati nella società contemporanea " . E insisteva sui " compartimenti stagni " della vita coloniale britannica e sulla necessità di eliminarli . Seguirono il fallimento della missione Cripps in India , la rottura fra autorità britanniche e Congresso , gli arresti dei capi indiani , i tumulti , le repressioni . Conclusione . In tempo di pace tutti i sistemi coloniali sono buoni : la nazione colonizzatrice disarma i nativi , e questi , vogliano o non vogliano , devono ubbidire . Ma la prova suprema dei sistemi coloniali è la guerra . Le popolazioni delle colonie fanno causa comune con i loro dominatori , si battono per loro e al loro fianco ? Il sistema coloniale era buono . I fatti , a quel che pare , furono questi : nella penisola di Malacca la popolazione tenne un atteggiamento incerto , e le truppe indiane - almeno in parte - defezionarono ; in Birmania la popolazione fece addirittura causa comune con l ' invasore contro gli inglesi ; e l ' India mantenne un atteggiamento di diffidenza , se non di ostilità , verso gli inglesi . E , invece , i filippini si batterono per gli americani e a fianco agli americani , nella penisola di Bataan e a Corregidor . Le cause del fallimento . del colonialismo inglese sono remote . E credo che nessun pubblicista antinglese potrebbe oggi esporle meglio e più nitidamente di come , già in passato , le riconobbero alcune personalità inglesi dalla vista lunga . Montagu fu uno di questi spiriti chiaroveggenti . In qualità di Segretario di Stato per l ' India , si propose sinceramente di avviare quel paese all ' autogoverno . Ma , quando fece un viaggio in India , capi di essere solo a pensare a quel modo : tutta l ' amministrazione coloniale , tutti gli inglesi in India erano contrari alle sue idee . E fece altre scoperte ancora più gravi . Scopri che " alla radice dei guai del Governo , era l ' esclusivismo razziale e l ' arroganza della comunità inglese " . Scrisse nel suo Indian Diary ( Heinemann , 1930 ) : " Io dico che la questione sociale , il fatto che i funzionari accettavano di lavorare insieme con gli indiani , ma non di giocare con loro , e non volevano avere niente in comune con loro , ci ha condotti alla situazione attuale " . Il massacro e la umiliazione di Amritsar furono una terribile rivelazione . Da per tutto può capitare che un generale dai nervi poco saldi perda la testa di fronte a una dimostrazione popolare e ordini il fuoco . Sarà un incidente doloroso , ma non sarà che un incidente . La fucileria di Amritsar fu un affare del tutto diverso . E , propriamente , non fu un incidente : fu la rivelazione di uno stato d ' animo ; fu la rivelazione di " un abisso di insolenza e di risentimento razziale " . Quel che segui fu peggio del massacro stesso . Il generale Dyer , l ' ufficiale che aveva ordinato il fuoco , dichiarò davanti alla Commissione d ' inchiesta che " il suo scopo era stato non semplicemente quello di disperdere una folla minacciosa , ma di produrre un effetto morale - sufficiente dal punto di vista militare - non solo sui presenti , ma su tutto il Punjab " . Uno storico inglese , Hancock , commenta : " Questa era la dottrina che la propaganda inglese aveva denunziata come ` prussianesimo " . « Intendete voi tenere l ' India » gridò Montagu ai Comuni , « per mezzo del terrorismo e dell ' umiliazione razziale ? » Ma la Camera dei Lords approvò quel che aveva fatto il generale Dyer . Quello sciagurato ufficiale fu messo a riposo a mezza paga , ma diventò un martire e un eroe agli occhi della maggioranza dei Lords , di una larga frazione della Camera dei Comuni e di una gran parte del pubblico . Io non posso qui fare la storia delle varie leggi che i Dominions adottarono per impedire l ' immigrazione di asiatici . Qualche Dominion pose al bando " tutti gli asiatici come tali " : " un affronto all ' intera razza " disse Gandhi . Qualche altro impose la prova di cultura . Qualche altro ( Canada ) vietò l ' immigrazione di persone appartenenti a razze che non potessero adattarsi al clima locale . In sostanza tutti chiusero le porte in faccia agli asiatici . Queste misure destarono un profondo risentimento nelle popolazioni asiatiche dell ' Impero , soprattutto fra gli indiani , che erano pervenuti a una più elevata coscienza politica . Ci furono lunghi contrasti fra i Dominions e l ' India . Ma , in conclusione , i Dominions fecero quel che vollero , e il Governo inglese , che avrebbe dovuto in certo modo fare da arbitro , simpatizzò per i Dominions . Si formò una concezione estremamente paradossale della cittadinanza imperiale . Il Commonwealth britannico - scrisse lo storico Hancock - volse le spalle all ' ideale di una cosmopoli , che è l ' ideale di due grandi imperi contemporanei : 1'U.R.S.S . e l ' Impero francese . L ' Impero francese è rimasto fedele all ' ideale di una cittadinanza comune . Esso offre a tutti i suoi sudditi il sommo bene de la civilisation française , qualunque sia la loro razza , e mantiene ferma la dottrina della prima rivoluzione , quale fu espressa nella « Dichiarazione dei diritti dell ' uomo » e nel tentativo di trasformare i negri di Haiti da schiavi in cittadini . Questa teoria aveva legami con la concezione storica dell ' eguaglianza naturale di tutti gli uomini , e colla concezione della cittadinanza romana nella cosmopoli imperiale . In orbe romano qui sunt cives romani sunt , aveva proclamato Caracalla ; e il poeta , alla vigilia della caduta dell ' Impero , aveva cantato : Haec est , in gremium victos quae sola recepit , humanumque genus communi nomine fovit matris , non dominae , ritu : civesque vocavit quos domuit ... quod cuncti gens una sumus ... Il Commonwealth e l ' Impero britannico seguirono , invece , una evoluzione in senso opposto . Non si arrivò a impedire il libero movimento degli individui tra le comunità di origine europea . Ma fra queste e il resto dell ' Impero fu stabilita una insormontabile barriera . Si crearono , così , entro i confini dell ' Impero due specie di cittadini : gli uni - quelli di origine europea - potevano liberamente muoversi da un capo all ' altro dell ' Impero e andare a cercare fortuna ove meglio credevano ; gli altri - gli asiatici - dovevano morire di fame nei loro superpopolati paesi d ' origine e non potevano andare a guadagnarsi il pane in territori immensi , ricchi , spopolati , che pur facevano parte di quello stesso Impero di cui essi erano cittadini . Così l ' Inghilterra , giusta la bella parola del poeta latino , fu " non madre , ma padrona " . E quelle che il Times chiamò le " lezioni " delle campagne d ' Asia furono le conseguenze di questa politica . I popoli che Roma aveva soggiogati , combatterono per Roma , loro " madre " , e occorsero secoli perché l ' immenso Impero fosse disfatto . I popoli che l ' Inghilterra aveva governati , si rifiutarono di combattere per la loro " padrona " , e l ' Impero inglese d ' Asia si è dissolto nel giro di alcuni anni .
Walesa non abita più qui ( Bettiza Enzo , 2001 )
StampaPeriodica ,
Queste votazioni polacche segnano la fine di un ' epoca che coincide con la fine del glorioso movimento sindacale e politico di Solidarnosc . La storia non è stata benevola nei confronti del movimento d ' ispirazione cattolica , creato da Lech Walesa e sostenuto da Papa Karol Wojtyla , che nei ruggenti anni Ottanta affrontò il potere comunista a Danzica e a Varsavia dando la prima fatale picconata allo sgretolamento dell ' impero sovietico in Europa . L ' elettrotecnico Walesa , grande agitatore populista , colorito oratore di piazza , audace ispiratore delle masse operaie anticomuniste , doveva rivelarsi in seguito un capo di stato inadeguato al ruolo e alla funzione che la carica richiedeva : il declino della sua immagine fu tale da fargli ottenere , nelle ultime elezioni presidenziali , l'1 per cento dei voti . Il deserto in cui scompare Solidarnosc lo si percepisce fisicamente nella crisi senza sbocco in cui versano i cantieri di Danzica , che vent ' anni orsono costituirono la piattaforma e il fulcro dell ' eroica ribellione walesiana : privatizzati nel 1998 , decimati dai licenziamenti , hanno visto scendere il numero dei dipendenti a 3.800 rispetto ai 18 mila occupati nel 1980 . Danzica , già fucina di rivolta contro la non economia comunista , oggi è diventata un covo di protesta contro gli eccessi dell ' economia di mercato . La disoccupazione , che impazza in diversi settori , colpisce ormai il 16 per cento della popolazione attiva , 3 milioni di persone . Offuscano il quadro altre cifre poco allegre . L ' uscente coalizione tripartita guidata da Jerzy Buzek , di cui facevano parte anche i resti di Solidarnosc , lascia un buco finanziario di molti miliardi di dollari , con un tasso di crescita caduto al 2 per cento . La situazione appare tanto più fosca se si pensa che la Polonia , fino a ieri la prima della classe in campo economico nei territori ex comunisti dell ' Est , aveva raggiunto fra il 1997 e il 2000 un ritmo di crescita annuo oscillante dal 7 al 5 per cento . Se aggiungiamo al tutto gli scandali e la corruzione , che non hanno risparmiato neppure alcuni ministri di punta del dicastero Buzek , avremo la spiegazione del maggiore paradosso che oggi emerge dalla Polonia postwalesiana . Cioè il crescente successo elettorale dei grandi nemici d ' una volta , i comunisti tramutati in socialdemocratici , che con Alexander Kwasniewski hanno già conquistato due volte di seguito la presidenza della repubblica e che ora si apprestano a occupare il governo con Leszek Miller . Si sa che lo strano fenomeno non è soltanto polacco . La paradossale endemia che vede , in diversi paesi dell ' Est , i postcomunisti indossare vesti capitaliste e sostituirsi alle fragili e inesperte classi dirigenti della prima fase democratica , è dovuta essenzialmente al fatto che dopo mezzo secolo di comunismo non è facile reinventare di punto in bianco il mercato e la libertà . I rischi a medio termine si sono rivelati , un po ' dovunque , più estesi e insidiosi dei vantaggi immediati . I politici e i tecnici comunisti , che sapevano come gestire società illiberali , hanno poi sovente mostrato di saper governare , meglio dei liberali veri o improvvisati , i travagli della transizione riformista da un sistema all ' altro . La Polonia non sembra fare eccezione alla regola . Solo che nella Polonia cattolica , il paese di Solidarnosc benedetto dal Papa , l ' ariete nell ' assalto alle fortezze totalitarie dell ' Est , il fenomeno assume connotati di contrasto e di visibilità maggiori , poniamo , che in Lituania , in Ungheria o in Romania . Ecco perché Leszek Miller , leader della vincente coalizione di sinistra , uomo che fino all ' ultimo conservò la sua poltrona nel politburo del defunto partito comunista , si sforza oggi di apparire più realista del re : più capitalista di George Bush , più europeista di Romano Prodi , più atlantista di Tony Blair . Egli sa bene che in un paese emblematico ed esposto come la Polonia , il cui sovrano ombra resta pur sempre Karol Wojtyla , un postcomunista per essere governativamente credibile e commestibile deve essere anzitutto e soltanto « post » ; l ' altra metà del neologismo meglio farla dimenticare al più presto . Non a caso lo slogan d ' urto nella campagna elettorale di Miller diceva : « Torniamo alla normalità , lasciamo vincere il futuro ! » . Slogan in verità piuttosto contraddittorio , ma quanto mai idoneo a catturare il voto di un elettorato altrettanto contraddittorio . In esso si esprimeva il duplice desiderio di recuperare una sicurezza sociale perduta e di tentare una modernizzazione riformatrice graduale e controllata . Finita l ' epopea di Solidarnosc , comincia forse da adesso la fase in risalita più faticosa della terza repubblica polacca .
StampaQuotidiana ,
Sono andato a trovare Benedetto Croce e l ' ho distolto , per un istante , dagli studi ai quali è intento , con la mia curiosità giornalistica . Gli ho domandato : Avete letto nei giornali le rinnovate discussioni sul liberalismo e sul fascismo , sulla ragione d ' essere dell ' uno e dell ' altro e sui loro possibili rapporti ? Non vi pare che la disputa sia proceduta con molta confusione ? Voi , che ve ne state in disparte , dovreste , con la solita lucidezza di concetti , schiarire i termini in disputa e , insomma , dirci il vostro avviso . Caro Dell ' Erba , ci conosciamo da tanti anni che non vi dorrete se vi dico che la vostra domanda non tanto mi lusinga per la sua cortese intenzione quanto mi ferisce in una mia idea prediletta . Io ho sempre dichiarato ridicola la figura del filosofo che , spontaneo o invitato , si fa , in nome della filosofia e della scienza , a pronunziare sentenze su questioni politiche . Ridicola e anche un po ' odiosa , perché vi è della prepotenza in quel salto dall ' una all ' altra competenza , dalla sfera del pensiero e della critica all ' altra della pratica e dell ' azione . Su questioni politiche e di azione vi risponderà in modo certo più interessante chi si sente Achille in seno che non io che , tutt ' al più , ho Aristotele in seno . Ma ciò che vi domando riguarda appunto una questione , diciamo così , filosofica , ossia la più esatta definizione del liberalismo e del suo ufficio proprio , della virtù o del difetto dello Stato liberale . È , permettetemi , una falsa questione filosofica , giacché , per chi guarda con occhio di filosofo e di storico , tutti gli Stati sono sempre un unico Stato , tutti i governi un unico governo : quello di un gruppo che domina e perciò governa la maggioranza ; e tutti , finché durano , adempiono a un ' utilità , anzi alla maggiore utilità possibile nel momento dato ; e discernere volta per volta quale questa utilità sia stata è , appunto , opera dello storico , nel tempo in cui è dato far la storia di un moto giunto a compimento o ad esaurimento . Le forme politiche sono astrazioni dei teorici , e per questa ragione esse riescono indifferenti , così allo storico che non guarda mai alla astratta forma , ma alla sostanza , ossia alla forma riempita e concreta , come , in altro senso , sono indifferenti all ' uomo di azione , che le considera pregiudizi più o meno rispettabili . Le forme degli stati e gli effettivi governi vengono disciolte e sostituite non da una critica teorica che si eserciti su di loro , ma dalla presenza e dall ' azione di altri gruppi che rappresentano o fanno sperare una maggiore e migliore utilità sociale . Se volete mettere questa tesi in forma negativa , ricordatevi di Matteo Visconti , che , scacciato da Milano , se ne stava tranquillo a pescare sul lago di Garda , e a un milanese che gli domandava quando avrebbe ripigliato il dominio di Milano , rispondeva serenamente : « Quando la somma delle bestialità di coloro che ora governano , avrà superata quella delle bestialità commesse da me » . Sicché ? Fate voi l ' applicazione ai casi presenti , e lasciate che aggiunga che non mi sembra facile superare tanto presto la somma delle bestialità commesse in Italia , nei primi anni del dopo guerra . Nel fatto , dunque , non esiste ora una questione di liberalismo e di fascismo , ma solo una questione di forze politiche . Dove sono le forze che possano , ora , fronteggiare o prendere la successione del governo presente ? Io non le vedo . Noto invece grande paura di un eventuale ritorno alla paralisi parlamentare del 1922 . Per un tale effetto , nessuno , che abbia senno , augura un cangiamento . Ma voi , personalmente , accettate o no l ' idealità liberale ? Non so quanto possa importare di conoscere quel che io accetto ( io che ho Aristotele e non Achille in seno ) nelle cose della politica . Ma , se vi fa piacere saperlo , vi dirò che io , personalmente , sono e non saprei non essere liberale . Perché ? Non per deduzioni filosofiche o teoriche , che ho già escluse dalla considerazione politica ; ma , direi , allo stesso modo che mi sento napoletano o borghese meridionale . Tutto il mio essere intellettuale e morale è venuto fuori dalla tradizione liberale del Risorgimento . E come può non sentirsi liberale chi si è forviato nel primo cinquantennio della nuova Italia unitaria e liberale , e ha respirato in quell ' aria , e si è giovato di quelle iniziative , di quei contrasti , di quel rapido accrescimento e ammodernamento della vita italiana ? Sicché io , rinunziando a difendere il liberalismo ( come qualsiasi altro partito politico ) con argomenti teorici , tanto più lo asserisco come una mia realtà di sentimento e di volontà . Anzi , non ho bisogno , per mio conto , di difenderlo , cioè di appoggiarlo a cattivi ragionamenti e a sofismi . E auguro di cuore che i liberali italiani , ripigliando coscienza della loro migliore tradizione , restaurino il partito liberale , ridandogli quell ' elevato carattere etico , che ebbe nella sua forma originaria ; e in questa esigenza etica , nella devozione alla patria , trovino il modo di risanare le scissioni , che non solo li indeboliscono , ma li pervertono . Non c ' è contraddizione tra questa vostra fede liberale e l ' accettazione e giustificazione che mi avete data del fascismo ? Nessuna contraddizione . Se i liberali non hanno avuto la forza e la virtù di salvare l ' Italia dall ' anarchia in cui si dibatteva , debbono dolersi di sé medesimi , recitare il mea culpa , e intanto accettare e riconoscere il bene da qualunque parte sia sorto , e prepararsi per l ' avvenire . Questo il loro dovere . Ma non credo che essi abbiano l ' altro dovere di diventare « fascisti » , cioè di vestire la personalità di uomini che hanno altro temperamento , hanno percorso diversa esperienza , e appartengono in gran numero alla generazione più giovane . Sarebbero cattivi fascisti , perché fascisti in cattiva coscienza , laddove possono essere buoni liberali e rendere utili servigi all ' Italia nel presente e nell ' avvenire .
Donne e cerbiatte ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Non si può , ogni tanto , non interessarsi di pugilato . A proposito di questo sport , certamente molto diverso dal ping - pong , dal golf e dalla ginnastica artistica , le opinioni sono contrastanti . Vi è chi lo giudica una fiera della brutalità e chi lo accetta come la più esplicita e virile delle prove agonistiche . Ma è un fatto che la televisione , per la quale il pugilato è lo spettacolo ideale , ha convertito molta gente . Nella primavera dell ' anno scorso , un distinto avvocato milanese mi raccontò che sua madre , settanteseienne , si rifiutava di assistere alle trasmissioni della TV , compreso « Lascia o raddoppia » , con la sola eccezione dei programmi pugilistici . La vecchia signora , che fino ad allora aveva condannato ogni forma di violenza si entusiasmava ogni volta che i raggi catodici le portavano a domicilio le sventolone di Cavicchi o gli uncini elettrici di Loi . Non solo : la mattina dopo , a tavola , cercava di orientare la conversazione verso i combattimenti , e avanzava giudizi , sempre più ferrati , sui difetti e le virtù dei vari atleti . Basta conoscere un poco le donne , adolescenti od ottuagenarie , per sapere che di fronte a due uomini che si picchiano non sono mai così impressionate e sgomente come , per dovere femminile , dimostrano . Ognuno di noi conosce qualche vecchia signora , fragile come un passerotto , che al momento buono dimostra il coraggio e la risolutezza di un « kamikaze » . Ma confesso che l ' altra sera , al Cinema Nazionale , mentre si svolgeva il « match » Garbelli - St . Louis , l ' interesse e lo sguardo acceso di alcune spettatrici più ' che mature mi hanno impressionato . Una specialmente , dai capelli grigi sotto uno scodellino di velluto viola , appartenente , senza dubbio , alla media borghesia commerciale milanese , la quale , due file dietro alla mia , fissava il ring incandescente senza battito di ciglia , e accompagnava con lievi movimenti delle spalle i colpi dei pugilatori . Si ha un bel dire . Sotto il coperchio della civiltà , la pentola umana bolle ancora per fuochi primordiali . Sollevate un poco il coperchio , e vi accorgete che le nostre signore , di fronte a un buon pestaggio , si comportano come le cerbiatte nella radura del bosco , quando i cervi decidono a cornate la partita matrimoniale .