StampaQuotidiana ,
Si
è
inaugurato
in
questo
giorno
al
Pincio
un
busto
marmoreo
del
De
Sanctis
;
e
si
sono
recitati
discorsi
,
tra
i
quali
quello
del
Torraca
,
affettuoso
e
memore
scolaro
di
tanto
maestro
.
Alla
gente
che
ora
impera
,
ai
giovani
che
le
stanno
attorno
,
il
De
Sanctis
,
ora
,
purtroppo
,
non
dice
nulla
.
Lo
conoscono
appena
di
nome
,
ignorano
i
suoi
scritti
e
le
sue
opere
;
e
,
se
queste
si
mettessero
loro
dinanzi
,
non
ne
vorrebbero
sapere
.
Ce
ne
vorrà
perché
l
'
Italia
riaccolga
nel
suo
cuore
uomini
come
Francesco
de
Sanctis
e
Giosue
Carducci
,
e
tragga
dal
loro
esempio
vigore
pei
suoi
sentimenti
e
per
la
sua
vita
civile
e
politica
.
Ai
pochi
che
non
hanno
bisogno
di
ricollocarli
nelle
loro
anime
perché
vi
sono
stati
sempre
,
e
ora
più
vivi
e
più
cari
che
non
nel
passato
,
consiglierei
di
commemorare
in
questo
giorno
il
De
Sanctis
,
rileggendo
non
particolarmente
le
sue
pagine
di
critica
e
storia
letteraria
(
quantunque
,
a
dir
vero
,
egli
non
fu
mai
un
mero
letterato
e
critico
)
,
ma
i
suoi
scritti
politici
e
i
suoi
discorsi
,
dei
quali
io
detti
anni
addietro
una
larga
scelta
,
e
soprattutto
la
serie
degli
articoli
politici
che
pubblicò
nel
Diritto
tra
il
1877
e
il
1878
,
e
che
si
trovano
raccolti
in
volume
dal
Ferrarelli
.
Appartengono
questi
a
un
momento
critico
della
vita
italiana
,
quando
,
ottenuta
l
'
unità
,
ricongiunta
Roma
all
'
Italia
,
venuti
meno
,
perché
attuati
,
gli
ideali
chiari
e
semplici
del
Risorgimento
,
l
'
Italia
parve
smarrita
,
incapace
di
attendere
al
lavoro
ordinato
della
vita
di
pace
e
di
civile
educazione
e
di
progresso
.
L
'
avvento
della
Sinistra
al
potere
,
che
da
molti
era
stato
voluto
e
sentito
come
una
scossa
benefica
alla
giovane
nazione
,
che
,
cercando
nuove
vie
,
prendeva
a
guida
uomini
nuovi
;
quest
'
avvento
,
al
quale
il
De
Sanctis
aveva
assai
cooperato
,
si
convertì
presto
in
una
delusione
.
La
confusione
degli
spiriti
,
lo
scetticismo
,
la
fiacchezza
,
il
materialismo
,
il
fatalismo
parvero
accrescersi
.
Perché
?
Fu
allora
che
il
De
Sanctis
,
prima
che
uomo
di
partito
,
cittadino
devoto
e
uomo
di
alto
sentire
,
si
accinse
a
un
esame
di
coscienza
,
della
coscienza
nazionale
,
di
cui
ogni
uomo
degno
soffre
i
travagli
in
sé
stesso
come
della
sua
propria
coscienza
.
Ma
il
valore
di
quegli
scritti
non
è
contingente
,
perché
i
problemi
che
ora
si
dibattono
sono
quelli
che
risorgono
a
ogni
momento
,
e
più
gravi
nei
momenti
gravi
,
e
perché
la
conclusione
a
cui
conducono
,
è
quella
,
perpetua
,
che
addita
la
salute
nella
fede
,
e
perciò
nella
cultura
,
sola
genitrice
di
fede
schietta
nei
tempi
moderni
.
E
molte
cose
egli
diceva
allora
che
possono
ripetersi
ora
,
e
talune
prendono
aspetto
di
sicure
previsioni
,
che
il
corso
dei
fatti
ha
confermate
.
Donde
quella
depressa
condizione
dello
spirito
pubblico
?
«
Ci
entra
la
vecchia
Italia
,
l
'
Italia
della
decadenza
,
che
tutti
ancora
portiamo
nelle
ossa
;
e
ci
entra
la
rivoluzione
col
suo
sali
e
scendi
,
coi
suoi
sfrenati
appetiti
e
i
sùbiti
guadagni
;
e
ci
entra
l
'
accidia
,
e
il
disgusto
dei
buoni
con
quel
loro
quieto
vivere
e
lasciar
fare
;
e
ci
entra
pure
una
cultura
superficiale
e
viziata
,
che
ti
dà
della
scienza
conclusioni
tanto
più
micidiali
,
quanto
sono
meno
studiate
e
meno
comprese
le
premesse
.
«
Ci
vuol
poco
a
esser
profeta
.
L
'
Italia
,
se
non
ci
si
bada
,
cammina
a
gran
passi
verso
il
regno
dei
violenti
e
degli
ignoranti
,
con
tutte
quelle
conseguenze
che
insegna
la
storia
,
voglio
dire
con
quella
reazione
della
gente
onesta
,
tanto
poltrona
e
dormigliona
nella
sicurezza
,
quanto
feroce
e
reazionaria
nel
pericolo
.
Così
saremo
dei
buoni
latini
e
vivremo
nelle
convulsioni
periodiche
»
(
nel
giornale
il
Diritto
,
8
agosto
1877
)
.
Non
perdeva
mai
d
'
occhio
questo
pericolo
o
possibilità
della
reazione
.
Al
Bonghi
,
che
,
nello
sdegno
suscitato
in
Italia
per
l
'
attentato
del
Passannante
,
aveva
parlato
della
parte
che
nella
preparazione
d
'
atti
come
quelli
apportavano
certe
dottrine
insegnate
nelle
scuole
,
il
De
Sanctis
,
ministro
dell
'
istruzione
,
rispondeva
:
«
Signori
deputati
,
la
libertà
della
scienza
,
la
libertà
dell
'
insegnamento
,
la
libertà
del
pensiero
,
credetelo
a
me
,
non
hanno
niente
a
vedere
in
questa
discussione
.
Io
negherei
l
'
Italia
se
dovessi
temere
che
venisse
un
giorno
così
infausto
da
poter
mettere
in
pericolo
conquiste
,
le
quali
rimontano
a
molti
secoli
,
e
che
hanno
i
nostri
più
grandi
scrittori
a
fautori
:
la
libertà
del
pensiero
.
«
Io
non
posso
credere
che
l
'
on
.
Bonghi
voglia
portare
troppo
innanzi
quello
che
ha
detto
ora
.
Io
non
credo
alla
reazione
;
ma
,
badiamo
,
le
reazioni
non
si
presentano
con
la
loro
faccia
;
e
,
quando
la
prima
volta
la
reazione
ci
viene
a
far
visita
,
non
dice
:
Io
sono
la
Reazione
.
«
Consultate
un
po
'
le
storie
;
tutte
le
reazioni
sono
venute
con
questo
linguaggio
:
che
è
necessaria
la
vera
libertà
,
che
bisogna
ricostituire
l
'
ordine
morale
,
che
bisogna
difendere
la
monarchia
dalle
minoranze
.
Sono
questi
i
luoghi
comuni
(
ormai
la
storia
la
sappiamo
tutti
)
,
sono
questi
i
luoghi
comuni
,
coi
quali
si
affaccia
la
reazione
»
(
Atti
parlamentari
,
Camera
dei
Deputati
,
10
dicembre
1878
)
.
Scriveva
sullo
stesso
argomento
;
«
L
'
Italia
è
nazione
parlamentare
nelle
istituzioni
,
ma
non
ancora
nel
carattere
,
nelle
abitudini
,
nell
'
educazione
.
Il
bello
edificio
è
sovrapposto
a
una
base
guasta
da
secoli
.
Perciò
le
nostre
istituzioni
,
ancora
così
giovani
,
danno
i
frutti
della
decadenza
.
La
politica
è
trattata
come
un
mestiere
da
cui
si
lucrano
onori
e
guadagni
,
e
i
buoni
si
disgustano
e
i
ribaldi
si
fanno
innanzi
.
E
,
quello
che
è
peggio
,
questi
fatti
si
trovano
naturali
e
sono
stimati
effetti
delle
stesse
istituzioni
parlamentari
e
si
ride
di
quelli
che
ne
pigliano
scandalo
.
Quelle
istituzioni
che
noi
credevamo
panacea
miracolosa
a
tutte
le
corruzioni
dei
governi
dispotici
,
ora
siamo
a
questo
ch
'
elle
sono
tenute
causa
promotrice
di
tutte
le
corruzioni
.
E
quando
un
grosso
scandalo
succede
,
sento
dire
:
Che
volete
?
è
la
conseguenza
naturale
delle
istituzioni
parlamentari
.
Al
contrario
,
io
ho
la
ferma
convinzione
che
queste
istituzioni
,
se
non
possono
fare
i
miracoli
che
noi
ce
ne
attendevamo
,
sono
altamente
moralizzatrici
,
quando
siano
praticate
con
sincerità
e
nel
loro
spirito
.
Le
lotte
parlamentari
creano
i
caratteri
,
infondono
coraggio
e
iniziativa
,
producono
un
grande
sviluppo
di
forze
,
e
la
forza
è
la
base
della
moralità
:
di
bontà
negative
e
passive
non
so
che
farmene
.
Se
il
paese
è
fiacco
,
abbiamo
il
monopolio
politico
dei
più
sfrontati
e
dei
meno
capaci
;
la
forza
ristretta
in
pochi
è
disordine
sociale
e
corruzione
.
Ma
il
nostro
paese
non
è
fiacco
,
è
troppo
paziente
,
troppo
longanime
.
Viene
il
giorno
della
collera
,
quando
non
se
ne
può
più
,
e
la
misura
è
colma
e
io
temo
quei
rimedi
tardivi
e
violenti
che
si
chiamano
reazione
,
e
per
fin
di
bene
fanno
molto
male
.
Voglio
la
resistenza
giorno
per
giorno
,
ciò
che
è
difficile
,
ma
che
è
pur
necessario
...
»
(
nel
Diritto
,
9-10
settembre
1877
)
.
Queste
e
altre
cose
sono
da
rileggere
e
meditare
negli
scritti
politici
del
De
Sanctis
,
ancorché
la
rilettura
sia
per
darci
un
senso
di
mortificazione
e
di
rimorso
,
dimostrandoci
che
fummo
poco
cauti
e
non
bene
ascoltammo
le
voci
ammonitrici
di
uomini
nei
quali
era
viva
la
coscienza
dei
pericoli
intrinseci
alla
società
italiana
,
da
essi
portata
a
vita
di
libertà
.
Ma
le
generazioni
,
come
gl
'
individui
,
imparano
di
solito
a
proprie
spese
;
e
solo
lentamente
,
e
dopo
molti
strappi
dolorosi
e
restituzioni
faticose
,
si
forma
in
un
popolo
la
tradizione
storica
,
atta
a
sorreggerlo
.
StampaQuotidiana ,
Mi
hanno
raccontato
la
storia
del
lucchese
Fantucchi
.
Risale
a
una
quarantina
d
'
anni
fa
,
quando
le
imprese
dei
lucchesi
,
nelle
cinque
parti
del
mondo
,
avevano
ancora
un
sapore
pionieristico
.
Il
Fantucchi
era
tipo
piuttosto
.
ruvido
e
di
poche
parole
.
I
suoi
concittadini
,
che
lo
avevano
visto
partire
per
l
'
Argentina
con
due
camicie
in
un
fagotto
,
restarono
piuttosto
sorpresi
vedendolo
tornare
ricco
a
milioni
dopo
pochissimi
anni
.
Quanto
ad
abitudini
,
aveva
conservato
quelle
d
'
una
volta
.
Gli
piaceva
giocare
a
scopone
nelle
osterie
di
Borgo
Giannotti
e
di
Pelleria
,
succhiando
un
sigaro
.
Solo
quando
partiva
alla
caccia
di
sciantose
si
metteva
un
impeccabile
frac
.
Una
sera
,
all
'
osteria
,
un
conoscente
più
ardito
degli
altri
,
gli
chiese
:
«
O
Fantucchi
,
come
mai
c
'
è
tanti
che
per
far
quattrini
nelle
Americhe
ci
stanno
una
vita
,
e
voi
avete
fatto
così
presto
?
»
Il
Fantucchi
trasferì
il
sigaro
all
'
altro
angolo
della
bocca
,
poi
,
senza
alzare
gli
occhi
dal
ventaglio
delle
carte
,
rispose
:
«
Capitai
a
Mendoza
col
mio
socio
.
Per
un
po
'
restammo
a
vedere
,
poi
,
un
giorno
,
prendemmo
una
vacca
e
le
attaccammo
un
campanaccio
al
collo
.
Ci
mettemmo
dietro
la
bestia
e
andammo
là
là
,
per
quelle
pampe
,
e
restammo
fuori
una
decina
di
giorni
.
Quando
tornammo
a
Mendoza
,
di
vacche
ne
avevamo
più
di
trecento
»
.
«
O
Fantucchi
»
,
fece
l
'
altro
spalancando
gli
occhi
,
«
ma
allora
le
vacche
le
rubavate
!
»
Il
Fantucchi
non
si
scompose
.
Ritrasferì
d
'
angolo
il
sigaro
,
calò
un
quattro
di
danari
,
poi
disse
:
«
Macché
rubbà
e
rubbà
.
S
'accodavino...»
A
Nuova
York
circolano
le
prime
automobili
private
munite
di
radio
-
telefono
.
È
severamente
proibito
adoperarlo
quando
la
macchina
è
in
marcia
.
Richiesto
di
definire
i
socialdemocratici
,
Antonio
Delfini
ha
detto
:
«
Sono
quelli
che
danno
il
dolce
alla
donna
di
servizio
»
.
StampaQuotidiana ,
Una
delle
difficoltà
opposte
da
più
di
un
partito
alla
revisione
del
Concordato
è
il
mantenimento
dell
'
istruzione
religiosa
nelle
scuole
.
Mi
si
consenta
qualche
considerazione
,
tutta
personale
.
Si
parla
molto
oggi
di
risveglio
di
religiosità
tra
i
giovani
:
non
sempre
a
proposito
,
ché
non
userei
quel
termine
per
designare
qualsiasi
fervore
di
iniziative
,
qualsiasi
uscire
da
sé
per
pensare
agli
altri
(
che
può
essere
filantropia
,
od
operare
per
un
nuovo
assetto
sociale
,
ma
non
è
religione
)
.
Di
religione
invece
può
ben
parlarsi
quando
si
crede
in
un
«
guru
»
,
misteriosa
incarnazione
di
un
essere
soprannaturale
,
quando
ci
si
proclama
«
bambini
di
Dio
»
,
quando
si
riesumano
culti
orientali
o
religioni
del
mistero
,
quando
uscendo
dalla
ortodossia
cattolica
si
formano
cerchie
che
ritengono
di
imitare
le
prime
generazioni
cristiane
celebrando
un
'
agape
fraterna
,
col
pane
e
col
vino
,
ma
senza
la
transustanziazione
,
senza
paramenti
né
preghiere
rituali
,
ma
esponendo
ciascuno
dei
presenti
un
proprio
pensiero
.
Ed
in
questo
risveglio
di
religiosità
farei
anche
rientrare
non
solo
le
molte
iniziative
in
seno
alle
confessioni
tradizionali
-
gruppi
di
giovani
ed
anche
di
uomini
e
donne
maturi
che
,
senza
pronunciare
i
voti
,
senza
lasciare
la
propria
famiglia
né
le
proprie
occupazioni
,
si
assumono
un
compito
benefico
:
visitare
gli
infermi
,
i
vecchi
,
pulire
le
loro
case
,
curare
la
loro
biancheria
,
portare
un
po
'
di
cibo
già
cucinato
,
assumendo
di
farlo
per
amore
di
Dio
-
,
ma
anche
quel
voler
ricercare
nell
'
intimo
della
propria
essenza
i
valori
tradizionali
dei
propri
maggiori
,
tra
cui
erano
quelli
religiosi
.
Ricordo
la
recente
notizia
di
una
esposizione
di
ex
voto
,
di
vari
decenni
o
secoli
fa
,
in
una
cittadina
del
Mezzogiorno
,
e
dell
'
interesse
con
cui
è
stata
seguita
da
tutti
,
in
particolare
da
operai
distaccatisi
dalla
pratica
religiosa
,
ispirando
non
semplice
curiosità
,
e
meno
che
mai
irrisione
,
ma
un
senso
di
ritrovamento
-
e
ripenso
alle
cronache
missionarie
dall
'
Africa
;
cristianesimo
dei
convertiti
,
sì
,
ma
senza
rinnegamento
del
passato
,
senza
distacco
dalle
generazioni
che
precedettero
,
salvando
quanto
si
può
dei
vecchi
riti
;
ed
anche
in
Europa
il
cristianesimo
affermandosi
nei
secoli
VVII
,
pur
nella
lotta
contro
gli
idoli
e
le
statue
degli
dèi
,
non
cercò
forse
di
far
coincidere
le
nuove
festività
con
le
antiche
,
di
far
sorgere
le
chiese
,
specie
le
mete
di
pellegrinaggi
,
dove
già
sorgevano
santuari
rinomati
,
di
rispettare
nei
limiti
del
possibile
le
consuetudini
,
le
antiche
tradizioni
?
Ma
se
passiamo
ad
altro
campo
,
una
delle
recenti
indagini
Doxa
ci
ha
rivelato
quanti
siano
gl
'
incerti
,
cioè
coloro
che
pur
non
dividendo
le
credenze
e
meno
che
mai
le
pratiche
di
alcuna
confessione
religiosa
,
credono
tuttavia
in
un
essere
supremo
,
in
una
sopravvivenza
,
fosse
pure
sotto
forma
di
reincarnazione
;
quanti
alle
domande
se
esista
un
Dio
che
tutto
muove
,
se
credano
in
una
sopravvivenza
,
rispondono
«
non
so
»
.
Ho
l
'
impressione
che
vi
sia
una
larga
massa
che
non
si
pone
mai
queste
domande
,
perché
volutamente
le
tiene
fuori
dalla
propria
cerchia
mentale
,
in
quanto
la
costringerebbero
ad
una
dialettica
,
ad
una
ricerca
di
prove
cui
non
vuole
sottostare
(
per
quanti
mai
il
ragionare
è
fatica
,
cui
ci
si
sottopone
solo
ove
si
debbano
cercare
argomenti
in
difesa
di
un
proprio
interesse
concreto
)
;
ma
che
siano
minoranza
quelli
che
non
esitano
di
fronte
alla
risposta
negativa
:
-
Sono
certo
che
non
c
'
è
alcun
essere
,
alcuna
forza
,
all
'
infuori
di
quelle
che
i
nostri
sensi
,
la
ricerca
scientifica
possono
individuare
;
sono
certo
che
tutto
finisce
con
la
morte
,
che
non
c
'
è
anima
che
sopravviva
-
.
Quanto
a
dire
che
non
mi
sembra
trionfante
il
vecchio
materialismo
,
che
esso
abbia
conquistato
le
masse
;
può
aver
rappresentato
un
agente
nel
distacco
dalle
religioni
tradizionali
,
ma
senza
sostituirvi
una
credenza
così
forte
com
'
era
la
fede
nei
dogmi
di
quelle
.
In
una
tale
realtà
sociale
,
fermo
sempre
il
principio
che
ciascuno
ha
il
diritto
,
e
direi
anzi
il
dovere
,
di
comunicare
agli
altri
quelle
che
sono
le
proprie
certezze
,
mi
domando
se
per
i
genitori
che
certezze
non
hanno
,
non
sia
un
dovere
far
conoscere
obiettivamente
ai
propri
figli
che
ci
sono
uomini
che
pensano
in
modo
diverso
,
credenti
e
non
credenti
,
che
non
ci
sono
qui
buoni
o
cattivi
,
bensì
persone
che
credono
anche
in
ciò
che
la
ragione
umana
non
può
accertare
,
e
persone
che
credono
tale
ragione
non
conosca
limiti
,
non
vi
sia
nulla
che
possa
sfuggirle
,
e
che
tra
questi
ultimi
v
'
è
chi
giunge
a
conclusioni
diverse
sull
'
esistenza
di
un
Essere
supremo
e
su
quella
della
sopravvivenza
:
naturalmente
spiegazione
graduata
,
secondo
l
'
età
e
l
'
intelligenza
del
bambino
.
E
mi
sembra
che
in
ogni
tipo
d
'
insegnamento
sia
una
mutilazione
(
ben
peggiore
di
quella
che
si
rimprovera
alla
vecchia
scuola
,
per
ciò
che
non
doveva
mai
parlarsi
del
sesso
)
,
il
far
scendere
una
cortina
nera
su
tutto
l
'
agitarsi
nella
storia
e
nell
'
attualità
di
quanto
tocca
il
sentimento
religioso
;
s
'
insegna
una
storia
falsata
se
non
si
parla
mai
di
quel
che
credettero
le
passate
generazioni
,
si
dà
un
quadro
inesatto
dell
'
attualità
,
se
si
tace
di
quel
che
possa
ancora
la
fede
religiosa
,
le
ragioni
per
cui
si
vuole
distruggerla
,
ciò
che
la
religione
rappresenta
di
legami
tra
certi
popoli
,
e
di
opposizione
e
fusione
tra
altri
.
Si
è
spesso
detto
che
il
bambino
ha
bisogno
di
certezze
;
ma
poi
l
'
esperienza
ha
dimostrato
quanto
spesso
e
quanto
presto
queste
certezze
svanissero
,
come
dalle
scuole
che
spesso
le
ribadivano
uscissero
i
confutatori
,
i
distruttori
.
Può
darsi
fosse
una
umanità
più
felice
quella
in
cui
in
ogni
campo
le
certezze
si
trasmettevano
da
generazione
a
generazione
,
e
nessuno
le
poneva
in
dubbio
;
ma
occorre
rendersi
conto
del
presente
qual
è
,
che
viviamo
in
un
periodo
in
cui
tutto
rapidamente
muta
,
e
non
a
torto
la
pedagogia
contesta
il
tentativo
di
foggiare
il
figlio
a
propria
immagine
e
somiglianza
che
raramente
riesce
,
e
quando
riesce
rischia
di
fare
del
figlio
un
essere
che
si
troverà
in
disarmonia
con
tutto
quanto
lo
circonda
.
Istruzione
,
e
non
indottrinamento
;
e
mi
pare
sia
il
cammino
su
cui
si
stia
avviando
anche
la
Chiesa
,
con
il
rispetto
per
tutte
le
confessioni
,
i
contatti
anche
con
quelle
che
apparivano
più
lontane
(
incontri
tra
cattolici
e
buddisti
)
,
la
cooperazione
con
quelle
che
,
pur
geograficamente
,
incontra
più
da
vicino
,
l
'
ammirazione
apertamente
espressa
per
uomini
che
operarono
incessantemente
il
bene
,
senza
essere
cattolici
,
talora
non
seguendo
alcuna
religione
.
Nella
scuola
istruzione
religiosa
e
non
indottrinamento
,
non
inculcare
certezze
;
spiegare
che
nella
vicenda
umana
c
'
è
questo
elemento
della
religione
,
che
ci
sono
stati
periodi
in
cui
la
cultura
,
l
'
arte
,
sono
stati
eminentemente
religiosi
,
che
quasi
tutti
i
popoli
hanno
alla
matrice
della
loro
fondazione
un
dato
religioso
.
E
va
da
sé
che
,
come
nell
'
insegnare
geografia
si
scende
più
nei
dettagli
parlando
dell
'
Italia
che
degli
altri
Stati
,
e
man
mano
che
i
Paesi
descritti
ci
sono
più
lontani
s
'
indicano
solo
i
dati
essenziali
,
così
il
contenuto
della
religione
tradizionale
degl
'
italiani
,
quella
di
Dante
e
di
Manzoni
,
dovrà
venire
esposto
più
ampiamente
che
non
quello
dell
'
islamismo
o
del
buddismo
.
Ripeto
,
istruzione
,
e
non
indottrinamento
;
e
poi
libertà
di
scelta
;
ma
non
si
è
liberi
di
scegliere
se
si
mostra
il
mazzo
di
carte
in
modo
che
se
ne
possa
scorgere
una
sola
.
StampaPeriodica ,
[
I
]
Adesso
tutti
insegnano
al
popolo
.
Ed
hanno
ragione
.
Passò
quel
tempo
in
cui
si
voleva
tenere
il
popolo
nell
ignoranza
e
nell
abbrutimento
.
Adesso
mo
tutti
sono
e
debbono
essere
dottori
e
sapienti
.
Una
volta
trovare
un
dottore
,
era
cosa
rara
come
una
mosca
bianca
:
adesso
se
scappucciate
in
un
sasso
,
salta
fuori
un
dottore
in
berrettone
e
toga
.
Ah
!
non
c
è
più
rimedio
:
la
luce
,
il
progresso
e
la
scienza
l
hanno
vinta
sulle
tenebre
,
sulla
barbarie
e
sull
ignoranza
.
E
se
nessuno
ve
lo
dice
ve
lo
dico
io
.
Sappiate
mo
che
anche
la
Marmitta
vuol
fare
la
sua
parte
in
questo
insegnamento
universale
.
Sicuro
,
voglio
fare
dei
dottori
anch
io
e
dottori
da
Marmitta
.
Altro
che
quelli
che
saltan
fuori
dalla
porta
dell
università
col
loro
diploma
e
colla
loro
scienza
in
tasca
.
Ho
perciò
deciso
di
fare
anch
io
lezioni
al
popolo
.
C
è
qua
in
Bologna
chi
lo
istruisce
dell
igiene
sociale
:
è
vero
che
il
professore
in
partibus
che
dava
le
lezioni
un
tanto
al
metro
ha
dovuto
mettere
il
catenaccio
alla
bottega
e
far
fagotto
.
Ma
il
suo
fallimento
non
è
ancora
aperto
:
dunque
posso
dire
che
l
igiene
sociale
è
anche
insegnata
al
popolo
di
Bologna
.
C
è
poi
chi
lo
ammaestra
in
altre
cose
più
sublimi
.
Cospetto
!
Si
tratta
nient
altro
che
di
lezioni
popolari
di
igio
e
di
fisiologia
,
dalle
quali
il
popolo
impara
che
non
bisogna
più
bollire
il
latte
di
vacca
,
ma
è
necessario
berlo
come
è
prodotto
da
madre
natura
.
E
in
tal
caso
la
natura
è
una
gran
mamma
!
Dunque
ho
detto
fra
di
me
:
giacché
a
Bologna
professori
con
paga
e
senza
,
giurati
e
non
giurati
,
a
gratis
e
a
un
tanto
il
cento
,
dispensano
tante
cognizioni
e
tanta
scienza
al
popolo
,
mi
metterò
anch
io
all
altezza
dei
tempi
,
o
piuttosto
farò
arrivare
il
popolo
ad
un
altezza
maggiore
di
quella
della
torre
degli
Asinelli
.
E
questa
è
proprio
la
misura
più
giusta
dell
altezza
dei
tempi
nostri
;
a
Bologna
,
quelli
che
andarono
più
in
alto
furono
gli
asinelli
.
Già
Bologna
si
chiama
la
dotta
,
e
se
qualcuno
non
crede
che
sia
all
altezza
dei
tempi
,
ci
rispondo
secco
secco
:
pezzo
d
asino
,
non
vedi
come
è
alta
la
torre
degli
Asinelli
?
Cosa
volete
che
mi
rispondesse
costui
?
Ma
veniamo
all
ergo
.
Io
non
voglio
parlare
né
di
igio
né
di
igiene
,
né
di
fisiologia
,
né
di
latte
dì
vacca
,
o
d
altre
cose
di
simil
genere
.
Io
voglio
spiegare
al
popolo
i
suoi
diritti
,
e
le
conquiste
nel
novanta
meno
uno
,
tutte
le
felicità
che
gode
e
tutte
quelle
che
godrà
per
omnia
saecula
saeculorum
.
Povero
popolo
!
Finalmente
è
venuto
il
suo
giorno
,
finalmente
non
è
più
schiavo
ed
oppresso
.
I
suoi
maestri
non
gli
discorrono
più
di
polenta
e
di
fagioli
,
ma
gli
fanno
scientificamente
conoscere
ed
amare
la
fisiologia
e
il
latte
di
vacca
.
Evviva
l
abbondanza
!
Ecco
in
breve
il
mio
programma
.
Prima
di
tutto
io
mostrerò
che
cosa
è
il
popolo
,
e
siccome
oggi
il
popolo
è
sovrano
,
così
farò
vedere
come
due
e
due
fanno
quattro
,
in
che
consiste
veramente
questa
sovranità
del
popolo
.
E
non
mi
fermo
mica
qui
,
perché
il
popolo
ha
tante
altre
belle
cose
che
una
volta
gli
negavano
iniquamente
i
suoi
tiranni
.
Il
popolo
è
stato
ridonato
alla
sua
libertà
,
e
oggi
abbiamo
proprio
un
innondazione
di
libertà
,
che
omai
ci
affoga
tutti
quanti
.
Dunque
dirò
qualche
cosa
anche
sulla
libertà
.
Poi
discorrerò
dell
unità
e
indipendenza
dell
Italia
con
tutti
i
suoi
annessi
e
connessi
,
e
finalmente
farò
vedere
al
popolo
,
e
glielo
farò
vedere
all
ultima
evidenza
,
che
cosa
è
la
civiltà
e
il
progresso
,
quali
ingredienti
si
richiedono
per
fare
la
prima
e
quali
cose
ci
vogliono
per
mettere
insieme
il
secondo
.
O
popolo
!
Qua
da
me
,
corri
alla
Marmitta
,
apri
la
bocca
e
le
orecchie
e
stammi
ad
ascoltare
.
Incomincio
.
Che
cosa
è
il
popolo
?
Ecco
la
prima
domanda
:
ed
ecco
subito
la
risposta
.
Si
è
sempre
scioccamente
creduto
che
il
popolo
fosse
formato
da
tutte
le
classi
della
società
,
e
i
tiranni
passati
e
presenti
hanno
sempre
dato
ad
intendere
ai
gonzi
che
il
popolo
era
l
assieme
di
tutti
i
cittadini
,
fossero
mo
grandi
o
piccoli
,
ricchi
o
poveri
,
nobili
o
plebei
.
Ma
adesso
che
la
luce
si
è
fatta
,
si
è
saputo
che
cosa
è
veramente
il
popolo
.
Mettete
insieme
tre
avvocati
senza
clienti
,
quattro
o
cinque
medici
senza
ammalati
,
due
o
tre
nobili
senza
un
becco
di
quattrino
,
otto
o
dieci
scamiciati
senza
scarpe
nei
piedi
e
in
piena
bolletta
nelle
saccoccie
,
dodici
o
quindici
ragazzi
dai
tredici
ai
diciotto
anni
,
aggiungete
una
discreta
turba
di
affamati
,
di
impostori
,
di
ciarlatani
,
di
ambiziosi
,
di
citrulli
e
di
scalzacani
,
ed
eccoti
fatto
il
popolo
,
il
vero
popolo
,
quel
popolo
che
è
chiamato
all
altezza
dei
tempi
e
a
godere
e
a
bearsi
tutta
mai
la
felicità
dei
tempi
nostri
.
Non
si
ha
diritto
di
far
parte
del
popolo
se
almeno
non
si
è
giurato
e
spergiurato
una
dozzina
di
volte
,
se
non
si
hanno
le
brache
rotte
,
se
non
si
è
fornito
di
due
eccellenti
polmoni
da
gridare
viva
questo
e
morte
a
quello
,
se
non
si
hanno
debiti
da
pagare
senza
un
baiocco
in
scarsella
,
se
non
si
ha
un
petto
forte
da
sostenere
ciondoli
e
croci
e
se
non
si
ha
a
sua
disposizione
una
coscienza
di
gomma
elastica
da
tirare
di
qua
e
di
là
a
proprio
piacimento
.
Questa
,
questa
sì
che
è
democrazia
,
e
questo
,
questo
è
proprio
il
popolo
.
Tutti
quelli
che
studiano
,
che
lavorano
,
che
faticano
non
sono
popolo
:
tutti
quelli
che
stanno
nelle
case
o
nelle
botteghe
,
nei
negozi
o
nelle
officine
,
e
non
istanno
nelle
bische
,
nei
caffé
e
nelle
osterie
tutto
il
giorno
,
non
hanno
diritto
di
essere
annoverati
fra
il
popolo
:
chi
non
si
sente
il
coraggio
e
la
forza
di
fare
del
baccano
e
del
chiasso
nelle
strade
non
è
popolo
,
no
,
intendetelo
bene
,
non
è
popolo
.
Volete
vedere
il
popolo
,
il
vero
popolo
sovrano
?
Venite
con
me
,
e
ve
lo
faccio
subito
vedere
.
Andate
dentro
in
quell
ufficio
,
in
quel
bureau
,
in
quel
gabinetto
:
là
ci
sono
diecine
e
centinaia
di
signori
,
da
vero
o
da
burla
poco
importa
,
che
la
loro
più
grande
fatica
consiste
nel
contare
alla
fine
d
ogni
mese
chi
cinquecento
,
chi
seicento
,
chi
mille
lire
.
Ecco
là
il
popolo
,
e
il
popolo
sovrano
.
Essi
parlano
sempre
in
nome
del
popolo
,
domandano
sempre
pel
popolo
,
e
comandano
sempre
da
parte
del
popolo
.
C
è
uno
scribacchiatore
di
giornali
che
tira
mille
,
duemila
,
tremila
lire
all
anno
da
questo
o
da
quel
ministro
?
Eccoti
là
il
popolo
!
C
è
un
ministro
che
spende
e
spande
prima
per
sé
e
poi
per
gli
altri
?
Eccoti
là
il
popolo
.
C
è
un
cavaliere
che
mangia
a
quattro
ganasce
attorno
ad
un
immensa
marmitta
?
Eccoti
là
il
popolo
.
Avete
finalmente
capito
che
cosa
è
il
popolo
?
Io
spero
d
essermi
spiegata
chiaro
,
e
m
avrete
capito
molto
meglio
di
quello
che
avete
fatto
di
igio
e
di
fisiologia
.
Bravo
popolo
!
Ti
mungono
a
dovere
,
e
dopo
che
ti
hanno
munto
t
insegnano
come
hai
da
fare
a
bere
il
latte
.
C
è
solo
questa
differenza
:
che
a
te
insegnano
come
hai
da
fare
a
bere
,
e
gli
altri
bevono
in
vece
tua
.
Una
cosa
per
uno
:
e
così
siamo
del
pari
.
Vengo
ora
alla
seconda
domanda
.
Che
cosa
è
la
sovranità
del
popolo
?
Qui
mo
mi
sbrigo
in
due
parole
.
Che
cosa
vuol
dire
sovrano
?
Vuol
dire
stare
al
di
sopra
di
tutti
gli
altri
.
E
tu
,
popolo
,
stai
proprio
sopra
a
tutti
.
E
sapete
in
che
cosa
il
popolo
sta
sopra
a
tutti
?
Ve
lo
dico
io
.
Ditemi
,
tra
padrone
e
servitore
,
chi
è
da
più
,
e
chi
sta
sopra
e
chi
sta
sotto
?
Oh
!
bella
,
mi
direte
,
ci
vuol
poco
a
capirlo
;
il
padrone
sta
sopra
il
servitore
.
Benissimo
.
Ma
perché
mo
il
padrone
sta
sopra
il
servitore
?
Per
una
sola
ragione
:
perché
il
padrone
paga
,
e
fra
padrone
e
servitore
il
solo
padrone
paga
.
Bene
:
fate
mo
i
vostri
conti
che
è
lo
stesso
del
popolo
.
Il
popolo
è
sovrano
solo
perché
paga
e
per
essere
sovrano
,
il
popolo
non
deve
fare
che
una
cosa
:
pagare
.
Ecco
già
risposto
alla
mia
domanda
:
la
sovranità
del
popolo
consiste
nel
pagare
e
nel
pagar
sempre
.
Già
la
buon
anima
di
Cavour
quando
proclamò
la
sovranità
del
popolo
,
disse
più
e
più
volte
,
bisogna
pagare
e
pagar
molto
.
Dunque
,
popolo
mio
,
più
pagherai
e
più
sarai
sovrano
.
Omai
sei
giunto
all
apice
della
tua
sovranità
:
niente
niente
che
duri
a
pagare
e
aumenti
nel
tuo
pagare
,
tu
diventi
il
sovrano
più
grande
e
potente
che
sia
mai
esistito
sulla
terra
!
La
lezione
è
già
lunga
abbastanza
;
quest
altra
volta
istruirò
il
popolo
sopra
tutti
i
diritti
che
ho
poc
anzi
accennato
nel
mio
programma
.
A
rivederci
.
[
II
]
Date
gratuitamente
dalla
Marmitta
sopra
tutte
le
cose
ed
altre
molte
ancora
Oggi
ho
bisogno
di
tutta
la
vostra
attenzione
,
perché
vi
parlo
di
cose
importantissime
.
Ehi
!
non
si
scherza
.
Il
tema
del
mio
dire
è
nientemeno
che
la
libertà
,
e
poi
l
unità
e
l
indipendenza
d
Italia
.
Comincio
dalla
libertà
.
Che
cosa
è
la
libertà
?
Una
volta
si
credeva
che
fosse
la
facoltà
di
fare
tutto
quello
che
non
si
oppone
alle
leggi
di
Dio
,
della
Chiesa
,
della
natura
e
delle
legittime
autorità
costituite
sulla
terra
.
Ma
adesso
è
un
altro
paio
di
maniche
,
perché
adesso
la
libertà
è
il
diritto
di
fare
tutto
quello
che
si
vuole
.
Eh
!
diavolo
(
mica
zoppo
)
il
popolo
,
che
è
sovrano
,
deve
bene
poter
fare
tutto
ciò
che
più
gli
aggrada
.
E
oggi
è
proprio
così
:
il
popolo
dice
e
fa
quello
che
meglio
gli
talenta
,
e
nessuno
ha
diritto
d
opporsi
ai
suoi
sovrani
voleri
.
Ma
già
v
ho
detto
che
cosa
è
il
popolo
e
chi
lo
forma
:
perciò
capirete
che
ho
ragione
io
di
dirvi
che
il
popolo
dice
e
fa
tutto
ciò
che
è
secondo
la
sua
volontà
.
Se
non
lo
credete
a
me
,
guardate
ai
fatti
e
poi
persuadetevene
una
volta
.
Se
il
governo
fa
qualche
cosa
di
male
,
commette
qualche
arbitrio
,
qualche
abuso
,
o
qualche
ingiustizia
,
adesso
là
Dio
mercè
abbiamo
il
diritto
di
dire
la
nostra
ragione
,
di
protestarci
contro
e
di
richiamare
al
dovere
chi
si
fa
reo
di
tali
offese
alla
giustizia
e
alla
legge
.
È
ben
vero
che
si
è
chiamati
alla
polizia
e
là
si
riceve
un
serio
rimbrotto
;
è
ben
vero
che
qualche
volta
si
va
in
carcere
,
o
si
è
tradotti
dinanzi
ai
tribunali
.
Ma
questo
è
nulla
:
è
un
puro
accidente
(
da
cui
Dio
salvi
ognuno
)
per
mostrare
anzi
che
c
è
libertà
per
tutti
.
Al
popolo
sovrano
la
libertà
di
dir
male
del
governo
,
al
governo
la
libertà
di
mettere
le
manette
al
popolo
sovrano
.
Una
cosa
per
uno
:
bisogna
poi
contentarsi
a
questo
mondo
.
Lo
stesso
dite
della
libertà
della
stampa
.
Non
sentiste
Don
Pasquale
quando
tutti
i
momenti
era
condannato
e
multato
il
gerente
dell
Eco
o
del
Patriota
Cattolico
?
"
Ecco
,
"
sclamava
il
reverendo
,
ecco
la
prova
più
convincente
che
la
libertà
della
stampa
è
fra
noi
al
colmo
!
Se
non
vi
sono
sequestri
,
condanne
,
multe
e
carcere
,
la
libertà
della
stampa
se
ne
va
a
calicutte
.
Dunque
resta
stabilito
all
ultima
evidenza
che
non
vi
è
vera
libertà
se
non
concorrono
simultaneamente
le
seguenti
cose
:
1
.
Manette
.
2
.
Corte
d
Assisie
.
3
.
Sequestri
.
4
.
Multe
.
5
.
Condanne
.
6
.
Carcere
.
Tutte
queste
cose
,
bene
si
intende
,
sono
fatte
per
quella
parte
del
popolo
sovrano
,
che
credendosi
proprio
sovrano
non
dice
e
non
fa
quello
che
vogliono
i
suoi
servitori
.
Ora
vengo
all
unità
e
all
indipendenza
d
Italia
.
L
Italia
è
fatta
,
dicono
tanti
.
Ma
so
ancor
io
che
l
Italia
è
fatta
:
sono
ormai
seimila
anni
che
questa
benedetta
Italia
è
fatta
.
Che
bisogno
c
è
mai
di
dirlo
tanto
?
Io
non
lo
capisco
proprio
.
Ma
,
si
aggiunge
,
l
Italia
è
una
.
Sicuro
,
che
l
Italia
è
una
:
non
ho
mai
sentito
dire
che
ci
siano
due
Italie
.
L
Italia
è
unita
dall
Alpi
al
mare
.
Altro
che
unita
!
È
unita
e
compatta
da
un
capo
all
altro
in
modo
che
se
non
viene
il
signor
Lesseps
a
farci
un
taglio
in
mezzo
come
ha
fatto
all
istmo
di
Suez
;
sfido
chiunque
a
dividerla
e
a
disunirla
.
Io
l
ho
girata
per
lungo
e
per
largo
e
l
ho
trovata
proprio
tutta
d
un
pezzo
.
Anche
qui
non
capisco
perché
tanti
si
sfiatano
a
dire
che
finalmente
l
Italia
è
unita
!
Quanto
poi
alla
sua
indipendenza
,
è
una
cosa
più
chiara
della
luce
di
pien
meriggio
.
Basta
guardarci
per
capire
che
è
il
paese
più
indipendente
del
mondo
.
L
Italia
è
una
penisola
e
perciò
sta
attaccata
da
un
lato
solo
:
essa
quindi
dipende
meno
di
qualunque
altro
.
Andate
mo
a
vedere
la
Francia
,
la
Prussia
,
l
Austria
e
tant
altri
paesi
:
sono
attaccati
da
tante
parti
che
fa
davvero
pietà
il
solo
vederli
così
pendenti
,
chi
a
una
catena
di
montagne
,
chi
a
un
fiume
,
chi
a
un
altro
Stato
,
chi
ad
un
altro
paese
.
Ma
l
Italia
,
volere
o
non
volere
,
non
ha
bisogno
di
tanti
puntelli
e
di
tante
pendenze
;
se
la
tira
di
lungo
col
suo
stivale
e
batte
il
tacco
,
come
suol
dirsi
,
in
mezzo
all
acqua
.
Ecco
perché
gli
stranieri
,
adesso
specialmente
,
non
possono
ficcare
il
naso
in
casa
nostra
.
È
vero
che
a
Malta
ci
sono
gl
Inglesi
,
che
a
Nizza
e
in
Corsica
ci
sono
i
Francesi
e
che
nel
Veneto
ci
sono
i
Tedeschi
:
ma
questo
non
monta
.
L
Italia
sarà
sempre
una
in
eterno
,
e
indipendente
del
tutto
.
Noi
lo
diremo
e
lo
proclameremo
sempre
e
dappertutto
.
Non
avete
veduto
,
come
abbiamo
fatto
ad
avere
Roma
?
II
Papa
si
ostinava
a
starci
,
i
Francesi
si
ostinavano
a
non
volere
andar
via
:
ma
noi
un
bel
giorno
abbiamo
raffermato
il
diritto
dell
Italia
su
Roma
,
e
felice
notte
,
Roma
è
diventata
dell
Italia
.
Ehi
!
Signori
miei
:
oggi
si
combatte
per
un
idea
,
non
si
cerca
mica
più
la
prosaica
realtà
.
Malta
sia
pure
degli
Inglesi
,
Nizza
di
Napoleone
e
il
Veneto
dell
Austria
:
ma
le
virtù
dell
idea
sono
e
saranno
sempre
dell
Italia
.
Dite
mo
che
il
barbaro
Tedesco
colle
sue
baionette
e
col
suo
quadrilatero
ci
venga
a
rapire
la
nostra
idea
!
Cucù
!
La
lezione
è
finita
.
A
rivederci
sabato
.
StampaPeriodica ,
La
sera
,
la
più
grande
felicità
è
di
girellare
,
di
ciondolare
sui
marciapiedi
caramellati
di
sole
.
Per
le
vie
centrali
,
in
mercato
,
per
i
vicoli
spopolati
.
Intorno
alla
Piazza
del
Duomo
si
scende
e
si
sale
come
nei
sogni
;
a
ogni
voltata
s
'
incappa
in
un
laberinto
,
ma
si
trova
sempre
un
'
uscita
fiancheggiata
d
'
archi
,
d
'
urne
di
marmo
,
e
di
fior
di
camelie
.
Finché
si
sbocca
nel
Corso
Umberto
I
dov
'
è
quell
'
altissima
palma
a
ridosso
a
una
casa
gialla
,
e
le
due
signorine
affacciate
alla
finestra
per
respirare
un
caldo
odor
di
gaggìa
e
di
mimosa
.
A
Pistoia
la
notte
è
muta
e
casta
.
Le
belle
ragazze
che
il
giorno
portano
in
giro
l
'
eleganza
ardente
delle
loro
membra
amorose
,
respirano
con
innocenza
nel
tranquillo
sonno
.
E
anche
la
città
dorme
,
così
,
distesa
,
nella
pacifica
vastità
del
piano
e
del
cielo
,
appoggiata
all
'
origliere
di
neve
dell
'
Abetone
.
Soltanto
la
corsa
e
l
'
ansimo
incessante
dei
treni
diretti
al
sud
,
al
nord
,
al
fronte
turba
la
grande
pace
come
un
sogno
troppo
avventuroso
.
ProsaGiuridica ,
Il
Duce
della
Repubblica
Sociale
Italiana
Capo
del
Governo
Ritenuta
la
necessità
urgente
ed
assoluta
di
provvedere
;
Visto
il
decreto
-
legge
17
novembre
1938
,
n
.
1728
,
contenente
provvedimenti
per
la
difesa
della
razza
italiana
;
Visto
il
decreto
-
legge
9
febbraio
1939
,
n
.
126
,
convertito
con
modificazioni
,
nella
legge
2
giugno
1939
,
n
.
739
,
riguardante
norme
di
attuazione
ed
integrazione
delle
disposizioni
di
cui
all
'
art
.
10
del
D
.
L
.
17
novembre
1938
,
n
.
1728
,
relative
ai
limiti
di
proprietà
immobiliare
e
di
attività
industriale
e
commerciale
per
i
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
;
Sentito
il
Consiglio
dei
Ministri
;
Decreta
:
Art
.
1
.
I
Cittadini
italiani
di
razza
ebraica
o
considerati
come
tali
ai
sensi
dell
'
art
.
8
del
decreto
legge
17
novembre
1938
,
n
.
1728
,
ancorché
abbiano
ottenuto
il
provvedimento
di
discriminazione
di
cui
all
'
art
.
14
dello
stesso
decreto
-
legge
,
nonché
le
persone
straniere
di
razza
ebraica
,
anche
se
non
residenti
in
Italia
,
non
possono
nel
territorio
dello
Stato
:
a
)
essere
proprietari
,
in
tutto
o
in
parte
,
o
gestori
,
a
qualsiasi
titolo
,
di
aziende
di
qualunque
natura
,
né
avere
di
dette
aziende
la
direzione
,
né
assumervi
comunque
l
'
ufficio
di
amministratore
o
di
sindaco
;
b
)
essere
proprietari
di
terreni
,
né
di
fabbricati
e
loro
pertinenze
;
c
)
possedere
titoli
,
valori
,
crediti
e
diritti
di
compartecipazione
di
qualsiasi
specie
,
né
essere
proprietari
di
altri
beni
mobiliari
di
qualsiasi
natura
.
Art
.
2
.
I
debitori
di
persone
di
razza
ebraica
,
ed
i
detentori
di
beni
di
qualsiasi
natura
appartenenti
,
in
tutto
o
in
parte
,
a
persone
di
razza
ebraica
,
devono
presentare
al
Capo
della
Provincia
competente
per
territorio
,
in
ordine
ai
singoli
beni
,
denuncia
scritta
sulla
quale
risultino
:
l
'
importo
dei
debiti
,
il
nome
del
creditore
o
del
proprietario
,
la
natura
e
l
'
ammontare
dei
titoli
e
dei
valori
e
la
sommaria
descrizione
dei
beni
.
La
denuncia
deve
essere
fatta
entro
30
(
trenta
)
giorni
dalla
data
di
applicazione
del
presente
decreto
e
,
per
le
obbligazioni
sopravvenute
,
entro
trenta
giorni
dalla
data
in
cui
queste
siano
sorte
o
divenute
liquide
.
Sono
tenuti
alla
denuncia
di
cui
sopra
le
persone
fisiche
di
nazionalità
italiana
,
che
hanno
la
residenza
o
il
domicilio
nel
territorio
dello
Stato
e
tutti
gli
enti
di
natura
privata
ivi
comprese
le
società
commerciali
,
le
associazioni
e
gli
enti
di
fatto
di
nazionalità
italiana
,
che
hanno
la
loro
sede
principale
nel
territorio
dello
Stato
.
Sono
inoltre
tenuti
alla
stessa
denuncia
,
anche
quando
non
ricorrono
le
condizioni
prevedute
nel
comma
precedente
,
le
persone
fisiche
o
giuridiche
qualunque
sia
la
loro
nazionalità
,
per
i
beni
appartenenti
a
persone
di
razza
ebraica
,
da
esse
detenuti
nel
territorio
dello
Stato
,
e
per
i
debiti
verso
dette
persone
,
afferenti
ad
attività
commerciale
da
essi
ivi
esercitate
.
Art
.
3
.
Le
Amministrazioni
dello
Stato
e
degli
enti
pubblici
che
siano
debitori
di
persone
di
razza
ebraica
e
che
detengano
beni
appartenenti
a
persona
di
razza
ebraica
e
qualunque
autorità
che
comunque
debba
disporre
a
favore
delle
persone
stesse
il
pagamento
di
somme
o
la
consegna
di
beni
,
debbono
darne
immediata
comunicazione
scritta
al
capo
della
provincia
competente
ai
sensi
dell
'
art
.
2
,
e
tenere
in
sospeso
i
pagamenti
e
le
consegne
in
attesa
del
provvedimento
da
parte
dello
stesso
capo
della
provincia
.
Art
.
4
.
Gli
Istituti
e
le
aziende
di
credito
che
hanno
scomparti
in
impianti
fissi
di
sicurezza
,
dati
in
locazione
a
persone
di
razza
ebraica
,
sono
tenuti
a
darne
immediata
notizia
al
Capo
della
provincia
entro
trenta
giorni
dalla
data
di
entrata
in
vigore
del
presente
decreto
.
Le
disposizioni
del
presente
articolo
si
applicano
anche
ad
ogni
specie
di
deposito
chiuso
esistente
presso
istituti
o
aziende
di
credito
ed
intestato
a
persone
di
razza
ebraica
.
Dalla
data
di
entrata
in
vigore
del
presente
decreto
,
l
'
apertura
degli
scomparti
locati
presso
Istituti
o
aziende
di
credito
di
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
,
come
il
ritiro
o
l
'
apertura
degli
altri
depositi
chiusi
intestati
ai
cittadini
stessi
,
non
può
farsi
se
non
nei
modi
stabiliti
dal
successivo
art
.
10
.
Art
.
5
.
È
vietato
alle
persone
di
nazionalità
italiana
,
le
quali
siano
debitrici
,
a
qualunque
titolo
,
di
somme
di
denaro
verso
persone
di
razza
ebraica
,
ovunque
queste
si
trovino
,
ovvero
siano
tenute
alla
consegna
,
a
favore
di
dette
persone
,
di
titoli
,
valori
,
ogni
modo
di
adempimento
delle
obbligazioni
,
in
attesa
del
provvedimento
di
cui
all
'
art
.
8
del
presente
decreto
.
È
vietata
del
pari
alle
persone
di
nazionalità
italiana
la
consegna
di
beni
,
da
essi
detenuti
appartenenti
a
persone
di
razza
ebraica
,
salva
la
disposizione
di
cui
al
citato
articolo
8
.
Eguale
divieto
si
applica
agli
stranieri
per
i
beni
appartenenti
a
persone
di
razza
ebraica
,
da
essi
detenuti
nel
territorio
dello
Stato
.
In
attesa
dei
provvedimenti
di
cui
all
'
art
.
10
del
presente
decreto
è
inoltre
vietato
di
procedere
all
'
apertura
degli
scomparti
in
impianti
fissi
di
sicurezza
dati
in
locazione
a
persone
di
razza
ebraica
presso
Istituti
od
aziende
di
credito
.
Art
.
6
.
È
nullo
qualsiasi
atto
concluso
posteriormente
alla
data
del
30
novembre
1943
,
che
abbia
per
effetto
il
trasferimento
di
proprietà
dei
beni
appartenenti
a
persone
di
razza
ebraica
,
ovvero
la
costituzione
sui
beni
stessi
di
diritti
reali
,
od
anche
la
locazione
di
tali
beni
con
pagamento
anticipato
del
canone
per
oltre
un
anno
.
Questa
disposizione
non
si
applica
per
gli
atti
compiuti
dall
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
,
né
per
i
trasferimenti
a
causa
di
morte
per
successioni
apertesi
prima
dell
'
entrata
in
vigore
del
presente
decreto
,
né
per
quelli
effettuati
per
ordine
dell
'
Autorità
.
Su
proposta
dell
'
Intendente
di
Finanza
,
il
Capo
della
provincia
può
dichiarare
nulle
,
con
apposito
decreto
,
le
donazioni
avvenute
ai
sensi
dell
'
art
.
6
del
decreto
legge
3
febbraio
1939
,
n
.
126
,
nonché
gli
atti
di
trasferimento
di
beni
di
pertinenza
ebraica
conclusi
anteriormente
al
1
dicembre
1943
,
qualora
,
da
fondati
elementi
,
le
donazioni
ed
i
trasferimenti
risultino
fittizi
e
fatti
al
solo
scopo
di
sottrarre
i
beni
ai
provvedimenti
razziali
.
Avverso
il
Capo
della
provincia
è
ammesso
ricorso
al
Ministro
dell
'
Interno
entro
trenta
giorni
da
quello
della
notifica
del
decreto
stesso
.
Sui
ricorsi
della
specie
decide
il
Ministro
dell
'
Interno
d
'
intesa
con
quello
delle
Finanze
con
provvedimento
non
soggetto
ad
alcun
gravame
,
né
in
via
amministrativa
,
né
in
via
giurisdizionale
.
Art
.
7
.
I
beni
immobiliari
e
le
loro
pertinenze
,
i
beni
mobiliari
,
le
aziende
industriali
e
commerciali
e
ogni
altro
cespite
esistente
nel
territorio
dello
Stato
,
di
proprietà
dei
cittadini
italiani
di
razza
ebraica
o
considerati
come
tali
ai
sensi
della
legge
17
novembre
1938
,
n
.
1728
,
ancorché
i
cittadini
stessi
abbiano
ottenuto
il
provvedimento
di
discriminazione
di
cui
all
'
art
.
14
della
legge
citata
nonché
quelli
di
proprietà
di
persone
straniere
di
razza
ebraica
,
anche
se
non
residenti
in
Italia
,
sono
confiscati
a
favore
dello
Stato
e
dati
in
amministrazione
all
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
.
Art
.
8
.
Il
decreto
di
confisca
è
emesso
dal
Capo
della
provincia
competente
per
territorio
in
ordine
ai
singoli
beni
.
Detto
decreto
conterrà
la
formula
esecutiva
di
cui
all
'
art
.
475
C.P.C.
colla
indicazione
che
esso
è
immediatamente
eseguibile
,
e
sarà
pubblicato
nella
Gazzetta
Ufficiale
d
'
Italia
a
cura
del
Capo
della
provincia
,
il
quale
provvederà
alla
trascrizione
del
decreto
stesso
presso
la
competente
Conservatoria
delle
Ipoteche
qualora
esso
si
riferisca
anche
solo
in
parte
a
beni
o
diritti
capaci
di
ipoteca
.
La
trascrizione
non
è
soggetta
a
tassa
o
altra
spesa
.
Il
decreto
di
trasferimento
sarà
trasmesso
in
copia
autentica
esecutiva
dal
Capo
della
provincia
all
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
.
Altra
copia
del
decreto
,
con
le
corrispondenti
denuncie
,
è
rimessa
dal
Capo
della
provincia
al
Ministero
delle
Finanze
.
Detto
decreto
è
titolo
esecutivo
per
il
rilascio
immediato
da
parte
dell
'
ebreo
espropriato
o
dei
terzi
detentori
dei
beni
in
esso
compresi
,
senza
che
sia
necessaria
la
notificazione
del
decreto
stesso
,
né
di
precetto
.
Il
decreto
è
immediatamente
eseguibile
anche
nei
confronti
degli
eredi
-
ebrei
,
ancorché
discriminati
e
di
nazionalità
straniera
dell
'
espropriato
.
Il
rilascio
avverrà
a
richiesta
dell
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
,
od
in
nome
e
per
conto
dell
'
Ente
stesso
a
richiesta
di
uno
degli
istituti
di
Credito
Fondiario
delegati
dall
'
Ente
di
cui
al
successivo
art
.
13
,
a
mezzo
di
Ufficiale
Giudiziario
nei
modi
stabiliti
dall
'
art
.
608
C.P.C.
e
senza
preavviso
di
cui
al
primo
capoverso
dello
stesso
articolo
.
Contro
il
decreto
di
trasferimento
emanato
dal
Capo
della
provincia
non
sono
ammesse
opposizioni
al
rilascio
,
né
in
via
amministrativa
,
né
in
via
giudiziaria
.
Qualora
fossero
proposte
opposizioni
giudiziali
,
queste
non
potranno
sospendere
il
rilascio
dei
beni
confiscati
.
Avverso
il
decreto
di
confisca
emesso
dal
Capo
della
Provincia
,
gli
interessati
possono
ricorrere
al
Ministero
dell
'
Interno
,
entro
sessanta
giorni
da
quello
della
pubblicazione
del
decreto
stesso
sulla
Gazzetta
Ufficiale
d
'
Italia
.
Il
Ministro
dell
'
Interno
decide
,
d
'
intesa
con
quello
delle
Finanze
,
con
provvedimento
non
soggetto
ad
alcun
gravame
,
né
in
via
amministrativa
,
né
in
via
giurisdizionale
.
Il
ricorso
di
cui
al
presente
articolo
non
sospende
il
rilascio
dei
beni
confiscati
.
Art
.
9
.
I
beni
ed
i
diritti
immobiliari
passano
in
gestione
all
'
Ente
di
gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
con
le
ipoteche
e
gli
oneri
reali
di
cui
sono
gravati
.
I
terzi
creditori
delle
persone
di
razza
ebraica
potranno
far
valere
i
loro
diritti
con
le
norme
ordinarie
nei
confronti
dell
'
Ente
di
gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
,
purché
si
tratti
di
crediti
di
data
certa
ed
anteriore
al
primo
dicembre
1943
.
Sui
beni
confiscati
potranno
inoltre
essere
soddisfatti
i
seguenti
creditori
,
ad
esclusione
di
qualsiasi
altro
,
e
ferme
le
cause
di
prelazione
fra
essi
stabilite
dalla
legge
:
1
)
L
'
ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
ed
i
suoi
delegati
per
spese
e
compensi
di
gestione
;
2
)
Lo
Stato
e
ogni
altro
Ente
pubblico
per
imposte
,
tasse
o
contributi
,
che
siano
loro
dovuti
;
3
)
Coloro
che
derivano
il
loro
titolo
da
obbligazioni
assunte
dall
'
Ente
di
gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
nell
'
interesse
della
sua
gestione
;
4
)
Coloro
che
derivano
il
loro
titolo
da
obbligazioni
che
si
riferiscono
direttamente
ed
esclusivamente
ai
beni
confiscati
,
nella
misura
in
cui
dette
obbligazioni
abbiano
concorso
all
'
acquisto
,
alla
conservazione
o
al
miglioramento
dei
beni
stessi
;
5
)
Ogni
persona
il
cui
credito
abbia
data
certa
anteriore
al
provvedimento
di
confisca
,
purché
dimostri
che
,
al
momento
in
cui
il
credito
è
sorto
,
esso
non
conosceva
che
i
beni
del
debitore
potevano
essere
confiscati
a
favore
dello
Stato
.
Art
.
10
.
Ricevuta
la
comunicazione
di
cui
all
'
art
.
4
del
presente
decreto
,
il
Capo
della
provincia
disporrà
l
'
apertura
degli
scomparti
o
dei
depositi
chiusi
intestati
a
persona
di
razza
ebraica
presso
istituti
o
aziende
di
credito
.
L
'
apertura
dovrà
essere
presenziata
da
un
rappresentante
del
Capo
della
provincia
,
da
un
delegato
dell
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
e
da
un
rappresentante
dell
'
Istituto
o
dell
'
azienda
di
credito
che
detiene
lo
scomparto
o
il
deposito
.
A
cura
del
rappresentante
del
capo
della
provincia
sarà
redatto
un
processo
verbale
dell
'
apertura
e
l
'
inventario
di
quanto
è
contenuto
nello
scomparto
o
nel
deposito
.
Tutto
quanto
compreso
nell
'
inventario
sarà
confiscato
a
favore
dello
Stato
e
dato
in
consegna
all
'
Ente
di
gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
con
decreto
del
Capo
della
provincia
ai
sensi
dell
'
art
.
8
.
Tale
decreto
sarà
tosto
notificato
all
'
Istituto
o
all
'
azienda
di
credito
detentrice
dello
scomparto
o
del
deposito
.
Qualora
si
renda
necessaria
l
'
apertura
forzata
degli
scomparti
o
dei
depositi
chiusi
di
cui
al
presente
articolo
,
le
relative
spese
saranno
anticipate
dall
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
.
Art
.
11
.
L
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
è
autorizzato
a
delegare
agli
istituti
di
credito
fondiario
,
di
cui
al
decreto
del
Duce
9
giugno
1939
ed
alla
legge
24
febbraio
1941
,
n
.
158
,
l
'
esercizio
delle
mansioni
attribuitegli
dalla
presente
legge
.
Gli
Istituti
di
credito
fondiario
indicati
nel
comma
precedente
sono
autorizzati
ad
esercitare
funzioni
di
cui
al
comma
stesso
anche
in
deroga
ai
rispettivi
ordinamenti
e
statuti
.
Art
.
12
.
Fino
a
quando
non
ne
verrà
,
effettuata
la
vendita
ai
sensi
dell
'
art
.
13
,
i
beni
e
le
aziende
di
pertinenza
ebraica
di
cui
al
presente
decreto
saranno
amministrati
dall
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
,
sotto
la
vigilanza
e
con
le
modalità
che
saranno
determinate
dal
Ministro
delle
Finanze
.
Art
.
13
.
La
vendita
dei
beni
confiscati
ai
sensi
dell
'
art
.
7
sarà
fatta
a
cura
dell
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
secondo
le
istruzioni
che
verranno
impartite
dal
Ministero
delle
Finanze
.
La
vendita
sarà
fatta
di
regola
per
atto
pubblico
con
contestuale
pagamento
dell
'
intero
prezzo
.
Le
vendite
stipulate
dall
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
saranno
impegnative
per
lo
Stato
soltanto
dopo
l
'
approvazione
del
Ministro
delle
Finanze
.
Art
.
14
.
I
crediti
,
le
somme
liquide
non
necessarie
ai
fini
della
gestione
e
il
ricavo
della
vendita
dei
beni
consegnati
all
'
Ente
di
gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
ai
sensi
dell
'
art
.
7
,
al
netto
delle
spese
di
gestione
e
delle
passività
inerenti
ai
beni
stessi
e
degli
altri
oneri
a
carico
dell
'
Ente
medesimo
,
saranno
versati
nelle
casse
dello
Stato
,
con
imputazione
ad
apposito
capitolo
da
trascriversi
nel
bilancio
dell
'
entrata
.
Le
spese
di
gestione
,
sia
quelle
proprie
dell
'
Ente
,
sia
quelle
dei
suoi
delegati
,
saranno
regolate
con
determinazione
del
Ministro
delle
Finanze
.
Art
.
15
.
Le
somme
riscosse
ai
sensi
del
precedente
articolo
14
sono
versate
allo
Stato
a
parziale
ricupero
delle
spese
assunte
per
assistenza
,
sussidi
e
risanamento
di
danni
di
guerra
ai
sinistrati
delle
incursioni
aeree
nemiche
.
Art
.
16
.
Il
debitore
di
persone
di
razza
ebraica
o
detentore
di
cose
appartenenti
ad
essa
,
che
omette
di
fare
la
denuncia
prescritta
dall
'
art
.
2
,
nel
termine
ivi
stabilito
,
è
punito
con
l
'
arresto
sino
a
tre
mesi
e
con
l
'
ammenda
fino
a
L
.
30.000
(
trentamila
)
.
Chiunque
scrive
o
lascia
scrivere
false
indicazioni
in
una
denuncia
presentata
a
norma
dell
'
art
.
2
è
punito
con
la
reclusione
fino
a
mesi
sei
e
con
la
multa
fino
a
L
.
30.000
(
trentamila
)
,
sempre
che
il
fatto
non
costituisca
il
reato
preveduto
dalla
prima
parte
dell
'
articolo
seguente
.
Art
.
17
.
Chiunque
compie
atti
diretti
all
'
occultamento
,
alla
soppressione
,
alla
distruzione
,
alla
dispersione
,
al
deterioramento
o
alla
esportazione
dal
territorio
dello
Stato
di
cose
appartenenti
a
persone
di
razza
ebraica
,
al
fine
di
impedire
che
ne
sia
disposta
la
confisca
o
che
siano
poste
a
disposizione
dell
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
,
è
punito
con
la
reclusione
fino
ad
un
anno
e
con
la
multa
da
L
.
3.000
(
tremila
)
a
L
.
30.000
(
trentamila
)
.
La
reclusione
è
fino
a
sei
mesi
,
se
il
fatto
è
commesso
dal
proprietario
della
cosa
soggetta
ad
esproprio
.
Art
.
18
.
Chiunque
compie
atti
ad
alienare
beni
di
proprietà
di
persone
di
razza
ebraica
esistenti
nel
territorio
dello
Stato
od
aggravarli
di
diritti
reali
di
qualsiasi
specie
,
al
fine
di
sottrarli
alla
confisca
o
di
diminuirne
il
valore
,
è
punito
con
la
reclusione
fino
a
sei
mesi
e
con
la
multa
da
L
.
3.000
(
tremila
)
a
L
.
30.000
(
trentamila
)
.
Chiunque
stipula
con
una
persona
di
razza
ebraica
alcuno
degli
atti
preveduti
dalla
prima
parte
del
presente
articolo
essendo
a
conoscenza
del
fine
cui
l
'
atto
stesso
è
diretto
,
è
punito
con
la
reclusione
fino
ad
un
anno
e
con
la
multa
da
L
.
3.000
(
tremila
)
a
L
.
30.000
(
trentamila
)
.
Il
pubblico
ufficiale
che
riceve
uno
degli
atti
suindicati
essendo
a
conoscenza
del
fine
cui
l
'
atto
stesso
è
diretto
,
è
punito
con
la
reclusione
fino
a
due
anni
e
con
la
multa
fino
a
L
.
50.000
(
cinquantamila
)
.
Chiunque
effettua
in
qualsiasi
modo
pagamenti
o
consegna
di
beni
a
favore
di
persone
di
razza
ebraica
in
violazione
delle
disposizioni
di
cui
all
'
art
.
5
,
ovvero
consenta
il
ritiro
di
valori
in
violazione
dell
'
art
.
10
,
è
punito
con
la
reclusione
fino
a
tre
anni
e
con
la
multa
pari
al
quintuplo
della
somma
pagata
o
dei
valori
consegnati
in
ogni
caso
non
inferiore
a
L
.
10.000
(
diecimila
)
.
Art
.
19
.
Le
norme
del
decreto
legge
17
novembre
1938
,
n
.
1728
e
del
decreto
legge
9
febbraio
1939
,
n
.
739
,
che
contrastino
con
le
disposizioni
del
presente
decreto
sono
abrogate
.
Art
.
20
.
Il
Ministro
per
le
Finanze
è
autorizzato
ad
emanare
le
norme
necessarie
per
l
'
attuazione
del
presente
decreto
e
,
sempre
allo
stesso
fine
,
ad
introdurre
in
bilancio
,
con
propri
decreti
,
le
variazioni
occorrenti
.
Art
.
21
.
Il
presente
decreto
entrerà
in
vigore
il
giorno
stesso
della
sua
pubblicazione
nella
Gazzetta
Ufficiale
d
'
Italia
.
Dal
Quartier
Generale
,
addì
4
gennaio
1941-XXII
.
Mussolini
V
.
Il
Guardasigilli
:
Pisenti
StampaPeriodica ,
Gli
americani
hanno
tanto
tuonato
contro
il
colonialismo
e
contro
l
'
imperialismo
inglese
,
che
,
alla
fine
,
sono
stati
accontentati
.
Durante
la
guerra
,
pareva
che
il
loro
nemico
non
fosse
tanto
Hitler
,
quanto
l
'
Impero
inglese
.
E
Churchill
fu
costretto
a
rispondere
rudemente
a
Willkie
:
"
Non
sono
stato
chiamato
da
Sua
Maestà
all
'
ufficio
di
Primo
Ministro
del
Regno
Unito
'
per
presiedere
la
liquidazione
dell
'
Impero
britannico
"
.
Ma
la
liquidazione
si
è
compiuta
o
si
sta
compiendo
lo
stesso
.
Gli
americani
ne
saranno
soddisfatti
,
e
,
a
quanto
pare
,
ne
è
soddisfatta
una
buona
parte
del
pubblico
inglese
.
Io
non
sono
inglese
,
né
anglofilo
,
e
,
anzi
,
ho
più
volte
criticato
alcuni
aspetti
della
politica
inglese
.
Tuttavia
credo
che
il
mondo
avrà
assai
più
da
dolersi
che
da
rallegrarsi
del
tramonto
dell
'
Impero
inglese
.
Questa
generazione
è
vissuta
in
un
'
epoca
in
cui
il
colonialismo
non
era
popolare
,
e
la
letteratura
politica
,
oltre
che
la
letteratura
vera
e
propria
,
insistevano
sugli
aspetti
crudeli
e
sordidi
di
esso
,
,
dimenticando
completamente
quel
che
esso
aveva
fatto
di
buono
e
di
utile
.
L
'
Impero
.
inglese
fu
una
delle
più
grandiose
creazioni
del
genio
politico
,
della
tenacia
,
del
coraggio
della
razza
bianca
.
Esso
compi
un
'
immensa
opera
di
civiltà
:
dissodò
continenti
,
coltivò
immense
ricchezze
che
dormivano
nelle
viscere
della
terra
,
civilizzò
milioni
di
uomini
,
fece
regnare
l
'
ordine
e
la
pace
dove
era
il
caos
.
Questo
non
si
deve
dimenticare
,
e
soprattutto
non
dovrebbero
dimenticarlo
quei
popoli
che
dallo
stato
quasi
selvaggio
furono
dall
'
imperialismo
inglese
condotti
a
forme
quasi
moderne
di
convivenza
sociale
e
politica
.
Se
gli
indiani
dell
'
India
e
del
Pakistan
,
se
i
birmani
oggi
si
creano
istituzioni
rappresentative
,
se
hanno
un
governo
,
una
amministrazione
,
a
chi
lo
devono
,
se
non
agli
inglesi
?
Ma
se
pure
fosse
vero
che
l
'
Impero
inglese
era
un
male
,
io
dico
che
era
un
male
necessario
.
Perché
il
dominio
inglese
assicurava
a
una
gran
parte
dell
'
Asia
i
beni
supremi
dell
'
ordine
,
della
pace
,
della
sicurezza
.
E
,
ora
che
la
potenza
inglese
non
domina
più
in
Asia
,
è
venuta
meno
la
pace
,
è
venuta
meno
la
sicurezza
.
Gandhi
predicò
impunemente
per
quaranta
anni
nell
'
India
dominata
dagli
inglesi
.
Ma
nell
'
India
governata
dagli
indù
,
fu
ucciso
il
secondo
giorno
.
E
se
ne
accorgono
gli
americani
:
perché
dovunque
la
potenza
inglese
venga
meno
o
si
ritiri
,
ivi
deve
accorrere
la
potenza
americana
a
sostituirla
.
La
potenza
è
come
la
natura
:
aborre
il
vuoto
.
E
,
come
si
crea
un
vuoto
di
potenza
,
subito
si
crea
la
spinta
di
altre
potenze
a
riempirlo
.
In
una
parola
:
dove
l
'
Inghilterra
si
ritira
,
ivi
avanza
la
Russia
.
Ciò
non
toglie
che
gli
inglesi
delle
.
ultime
due
generazioni
abbiano
commesso
gravi
errori
nella
loro
politica
coloniale
,
e
che
,
con
quegli
errori
,
abbiano
affrettato
la
liquidazione
di
una
così
grande
parte
della
splendida
eredità
che
era
stata
lasciata
loro
dagli
avi
.
Un
popolo
colonizzatore
può
riuscire
a
conservare
un
impero
coloniale
in
due
modi
:
o
con
la
forza
o
mescolandosi
con
gli
indigeni
,
fraternizzando
con
loro
,
associandosi
almeno
la
classe
dirigente
indigena
.
Gli
inglesi
.
non
avevano
più
la
forza
.
E
il
loro
satanico
superiority
complex
impediva
che
fraternizzassero
con
chicchessia
,
sia
pure
col
Maharaja
.
Quando
gli
inglesi
perdettero
la
penisola
di
Malacca
e
Singapore
,
la
loro
stampa
trasse
"
le
lezioni
"
da
quella
campagna
.
Il
Timer
disse
che
quelle
lezioni
erano
molte
,
ma
che
non
tutte
potevano
essere
apprese
nel
corso
di
settimane
o
di
mesi
.
Poi
,
gli
inglesi
perdettero
la
Birmania
,
e
la
loro
stampa
trasse
"
le
lezioni
"
dalla
nuova
sconfitta
.
"
Lezioni
"
,
in
gran
parte
,
simili
a
quelle
già
ricavate
dalle
campagne
di
Norvegia
,
di
Francia
1940
,
di
Grecia
,
di
Libia
,
di
Creta
:
"
avevamo
troppo
poche
forze
,
siamo
arrivati
troppo
tardi
,
avevamo
poca
aviazione
,
ecc
.
"
.
Ma
,
per
un
'
altra
parte
,
furono
diverse
da
quelle
della
guerra
in
Europa
.
Le
due
campagne
di
Malesia
e
di
Birmania
erano
state
combattute
da
truppe
coloniali
(
per
lo
meno
in
gran
parte
)
,
fra
popolazioni
coloniali
e
in
territori
coloniali
.
La
stampa
inglese
,
quindi
,
ne
trasse
"
lezioni
"
non
solo
in
materia
strategica
o
militare
,
come
dalle
altre
campagne
,
ma
anche
in
materia
di
governo
coloniale
:
severe
lezioni
.
Noi
viviamo
,
in
gran
parte
,
di
"
idee
ricevute
"
,
cioè
di
idee
che
abbiamo
accettate
senza
controllarle
,
quasi
automaticamente
.
Sopraggiunge
il
giorno
della
prova
,
e
quelle
idee
si
rivelano
false
.
E
una
di
queste
idee
era
che
gli
inglesi
fossero
i
più
grandi
colonizzatori
che
il
mondo
avesse
mai
visti
.
Tenevano
in
pugno
un
così
grande
impero
,
con
poca
forza
e
nel
massimo
ordine
,
con
poca
spesa
e
col
massimo
profitto
.
Non
era
la
perfezione
?
Si
credeva
,
perciò
,
che
l
'
amministrazione
coloniale
inglese
fosse
il
modello
di
tutte
le
amministrazioni
coloniali
del
mondo
:
ferma
,
giusta
,
saggia
,
dispensava
benefici
agli
innumerevoli
popoli
che
vivevano
sotto
le
sue
ali
,
e
ne
era
ricambiata
con
sentimenti
di
infinita
riconoscenza
e
amore
.
Questa
era
la
idilliaca
immagine
,
che
una
volta
-
all
'
incirca
prima
della
guerra
mondiale
n
.
1
-
si
aveva
dell
'
imperialismo
inglese
.
Dopo
accaddero
alcuni
episodi
spiacevoli
-
come
li
chiamerebbe
il
Times
-
,
primo
fra
tutti
quello
di
Amritsar
,
i
quali
fecero
dubitare
se
a
quell
'
idillio
corrispondesse
la
realtà
.
Con
la
seconda
guerra
mondiale
,
l
'
idillio
dileguò
del
tutto
,
e
,
al
suo
posto
,
ci
furono
"
le
lezioni
"
,
le
dure
lezioni
degli
avvenimenti
della
Malesia
,
della
Birmania
,
dell
'
India
.
Nel
corso
della
campagna
della
Malesia
,
la
popolazione
indigena
tenne
un
atteggiamento
molto
tiepido
,
e
le
truppe
indiane
non
furono
sempre
fedeli
.
Gli
stessi
guai
-
molto
aggravati
-
in
Birmania
.
Wavell
non
poté
mandare
rinforzi
.
Perché
?
Si
disse
:
per
mancanza
di
strade
.
Ma
forse
anche
perché
non
si
fidava
troppo
delle
truppe
indiane
.
Ci
fu
di
peggio
.
Disse
il
Daily
Mail
:
"
È
stata
la
quinta
colonna
che
ha
consegnato
Rangoon
ai
giapponesi
...
Un
gran
numero
di
birmani
sono
passati
al
nemico
.
I
giapponesi
li
hanno
inquadrati
in
unità
speciali
in
uniforme
azzurra
;
e
queste
unità
sono
entrate
in
azione
contro
di
noi
,
e
sono
state
attivissime
in
imprese
di
sabotaggio
.
Anche
il
resto
della
popolazione
civile
era
per
la
maggior
parte
antinglese
.
Mentre
i
giapponesi
erano
ancora
molto
lontani
,
la
loro
propaganda
,
fondata
sul
motto
:
L
'
Asia
agli
asiatici
,
si
spargeva
da
per
tutto
per
opera
degli
agenti
della
quinta
colonna
.
I
nostri
convogli
dietro
le
linee
del
fronte
dovevano
essere
sempre
in
guardia
contro
atti
di
sabotaggio
.
L
'
ultimo
carro
di
ogni
convoglio
,
c
'
era
sempre
la
probabilità
che
fosse
attaccato
.
Alcuni
operai
indigeni
,
che
lavoravano
nei
campi
d
'
aviazione
,
scioperavano
per
ragioni
futili
"
.
Il
giornale
continuava
su
questo
tono
,
fornendo
vari
esempi
di
sabotaggio
e
di
tradimento
da
parte
della
popolazione
birmana
.
Colui
che
doveva
poi
diventare
Primo
Ministro
della
Birmania
,
Auna
Sin
,
fece
per
anni
la
guerra
agli
inglesi
,
a
fianco
ai
giapponesi
.
Il
Times
,
in
un
articolo
intitolato
:
"
L
'
avvenire
delle
colonie
"
,
trasse
anche
dalla
campagna
della
Malesia
lezioni
in
materia
di
amministrazione
coloniale
.
"
I
vecchi
metodi
coloniali
britannici
"
,
disse
,
"
per
quanto
in
passato
abbiano
servito
utilmente
la
causa
dell
'
Impero
,
devono
ora
essere
riveduti
radicalmente
.
"
Quindi
fece
un
lungo
esame
critico
dell
'
intero
sistema
coloniale
britannico
,
e
concluse
:
"
Le
critiche
che
oggi
vengono
fatte
al
nostro
sistema
coloniale
insistono
sul
punto
che
esso
si
è
attardato
troppo
a
lungo
e
con
eccessivo
compiacimento
nella
tradizione
di
un
'
epoca
sorpassata
e
ha
mantenuto
sempre
quello
spirito
stratificato
di
disuguaglianza
e
di
discriminazione
,
i
cui
ultimi
bastioni
vengono
rapidamente
attaccati
e
eliminati
nella
società
contemporanea
"
.
E
insisteva
sui
"
compartimenti
stagni
"
della
vita
coloniale
britannica
e
sulla
necessità
di
eliminarli
.
Seguirono
il
fallimento
della
missione
Cripps
in
India
,
la
rottura
fra
autorità
britanniche
e
Congresso
,
gli
arresti
dei
capi
indiani
,
i
tumulti
,
le
repressioni
.
Conclusione
.
In
tempo
di
pace
tutti
i
sistemi
coloniali
sono
buoni
:
la
nazione
colonizzatrice
disarma
i
nativi
,
e
questi
,
vogliano
o
non
vogliano
,
devono
ubbidire
.
Ma
la
prova
suprema
dei
sistemi
coloniali
è
la
guerra
.
Le
popolazioni
delle
colonie
fanno
causa
comune
con
i
loro
dominatori
,
si
battono
per
loro
e
al
loro
fianco
?
Il
sistema
coloniale
era
buono
.
I
fatti
,
a
quel
che
pare
,
furono
questi
:
nella
penisola
di
Malacca
la
popolazione
tenne
un
atteggiamento
incerto
,
e
le
truppe
indiane
-
almeno
in
parte
-
defezionarono
;
in
Birmania
la
popolazione
fece
addirittura
causa
comune
con
l
'
invasore
contro
gli
inglesi
;
e
l
'
India
mantenne
un
atteggiamento
di
diffidenza
,
se
non
di
ostilità
,
verso
gli
inglesi
.
E
,
invece
,
i
filippini
si
batterono
per
gli
americani
e
a
fianco
agli
americani
,
nella
penisola
di
Bataan
e
a
Corregidor
.
Le
cause
del
fallimento
.
del
colonialismo
inglese
sono
remote
.
E
credo
che
nessun
pubblicista
antinglese
potrebbe
oggi
esporle
meglio
e
più
nitidamente
di
come
,
già
in
passato
,
le
riconobbero
alcune
personalità
inglesi
dalla
vista
lunga
.
Montagu
fu
uno
di
questi
spiriti
chiaroveggenti
.
In
qualità
di
Segretario
di
Stato
per
l
'
India
,
si
propose
sinceramente
di
avviare
quel
paese
all
'
autogoverno
.
Ma
,
quando
fece
un
viaggio
in
India
,
capi
di
essere
solo
a
pensare
a
quel
modo
:
tutta
l
'
amministrazione
coloniale
,
tutti
gli
inglesi
in
India
erano
contrari
alle
sue
idee
.
E
fece
altre
scoperte
ancora
più
gravi
.
Scopri
che
"
alla
radice
dei
guai
del
Governo
,
era
l
'
esclusivismo
razziale
e
l
'
arroganza
della
comunità
inglese
"
.
Scrisse
nel
suo
Indian
Diary
(
Heinemann
,
1930
)
:
"
Io
dico
che
la
questione
sociale
,
il
fatto
che
i
funzionari
accettavano
di
lavorare
insieme
con
gli
indiani
,
ma
non
di
giocare
con
loro
,
e
non
volevano
avere
niente
in
comune
con
loro
,
ci
ha
condotti
alla
situazione
attuale
"
.
Il
massacro
e
la
umiliazione
di
Amritsar
furono
una
terribile
rivelazione
.
Da
per
tutto
può
capitare
che
un
generale
dai
nervi
poco
saldi
perda
la
testa
di
fronte
a
una
dimostrazione
popolare
e
ordini
il
fuoco
.
Sarà
un
incidente
doloroso
,
ma
non
sarà
che
un
incidente
.
La
fucileria
di
Amritsar
fu
un
affare
del
tutto
diverso
.
E
,
propriamente
,
non
fu
un
incidente
:
fu
la
rivelazione
di
uno
stato
d
'
animo
;
fu
la
rivelazione
di
"
un
abisso
di
insolenza
e
di
risentimento
razziale
"
.
Quel
che
segui
fu
peggio
del
massacro
stesso
.
Il
generale
Dyer
,
l
'
ufficiale
che
aveva
ordinato
il
fuoco
,
dichiarò
davanti
alla
Commissione
d
'
inchiesta
che
"
il
suo
scopo
era
stato
non
semplicemente
quello
di
disperdere
una
folla
minacciosa
,
ma
di
produrre
un
effetto
morale
-
sufficiente
dal
punto
di
vista
militare
-
non
solo
sui
presenti
,
ma
su
tutto
il
Punjab
"
.
Uno
storico
inglese
,
Hancock
,
commenta
:
"
Questa
era
la
dottrina
che
la
propaganda
inglese
aveva
denunziata
come
`
prussianesimo
"
.
«
Intendete
voi
tenere
l
'
India
»
gridò
Montagu
ai
Comuni
,
«
per
mezzo
del
terrorismo
e
dell
'
umiliazione
razziale
?
»
Ma
la
Camera
dei
Lords
approvò
quel
che
aveva
fatto
il
generale
Dyer
.
Quello
sciagurato
ufficiale
fu
messo
a
riposo
a
mezza
paga
,
ma
diventò
un
martire
e
un
eroe
agli
occhi
della
maggioranza
dei
Lords
,
di
una
larga
frazione
della
Camera
dei
Comuni
e
di
una
gran
parte
del
pubblico
.
Io
non
posso
qui
fare
la
storia
delle
varie
leggi
che
i
Dominions
adottarono
per
impedire
l
'
immigrazione
di
asiatici
.
Qualche
Dominion
pose
al
bando
"
tutti
gli
asiatici
come
tali
"
:
"
un
affronto
all
'
intera
razza
"
disse
Gandhi
.
Qualche
altro
impose
la
prova
di
cultura
.
Qualche
altro
(
Canada
)
vietò
l
'
immigrazione
di
persone
appartenenti
a
razze
che
non
potessero
adattarsi
al
clima
locale
.
In
sostanza
tutti
chiusero
le
porte
in
faccia
agli
asiatici
.
Queste
misure
destarono
un
profondo
risentimento
nelle
popolazioni
asiatiche
dell
'
Impero
,
soprattutto
fra
gli
indiani
,
che
erano
pervenuti
a
una
più
elevata
coscienza
politica
.
Ci
furono
lunghi
contrasti
fra
i
Dominions
e
l
'
India
.
Ma
,
in
conclusione
,
i
Dominions
fecero
quel
che
vollero
,
e
il
Governo
inglese
,
che
avrebbe
dovuto
in
certo
modo
fare
da
arbitro
,
simpatizzò
per
i
Dominions
.
Si
formò
una
concezione
estremamente
paradossale
della
cittadinanza
imperiale
.
Il
Commonwealth
britannico
-
scrisse
lo
storico
Hancock
-
volse
le
spalle
all
'
ideale
di
una
cosmopoli
,
che
è
l
'
ideale
di
due
grandi
imperi
contemporanei
:
1'U.R.S.S
.
e
l
'
Impero
francese
.
L
'
Impero
francese
è
rimasto
fedele
all
'
ideale
di
una
cittadinanza
comune
.
Esso
offre
a
tutti
i
suoi
sudditi
il
sommo
bene
de
la
civilisation
française
,
qualunque
sia
la
loro
razza
,
e
mantiene
ferma
la
dottrina
della
prima
rivoluzione
,
quale
fu
espressa
nella
«
Dichiarazione
dei
diritti
dell
'
uomo
»
e
nel
tentativo
di
trasformare
i
negri
di
Haiti
da
schiavi
in
cittadini
.
Questa
teoria
aveva
legami
con
la
concezione
storica
dell
'
eguaglianza
naturale
di
tutti
gli
uomini
,
e
colla
concezione
della
cittadinanza
romana
nella
cosmopoli
imperiale
.
In
orbe
romano
qui
sunt
cives
romani
sunt
,
aveva
proclamato
Caracalla
;
e
il
poeta
,
alla
vigilia
della
caduta
dell
'
Impero
,
aveva
cantato
:
Haec
est
,
in
gremium
victos
quae
sola
recepit
,
humanumque
genus
communi
nomine
fovit
matris
,
non
dominae
,
ritu
:
civesque
vocavit
quos
domuit
...
quod
cuncti
gens
una
sumus
...
Il
Commonwealth
e
l
'
Impero
britannico
seguirono
,
invece
,
una
evoluzione
in
senso
opposto
.
Non
si
arrivò
a
impedire
il
libero
movimento
degli
individui
tra
le
comunità
di
origine
europea
.
Ma
fra
queste
e
il
resto
dell
'
Impero
fu
stabilita
una
insormontabile
barriera
.
Si
crearono
,
così
,
entro
i
confini
dell
'
Impero
due
specie
di
cittadini
:
gli
uni
-
quelli
di
origine
europea
-
potevano
liberamente
muoversi
da
un
capo
all
'
altro
dell
'
Impero
e
andare
a
cercare
fortuna
ove
meglio
credevano
;
gli
altri
-
gli
asiatici
-
dovevano
morire
di
fame
nei
loro
superpopolati
paesi
d
'
origine
e
non
potevano
andare
a
guadagnarsi
il
pane
in
territori
immensi
,
ricchi
,
spopolati
,
che
pur
facevano
parte
di
quello
stesso
Impero
di
cui
essi
erano
cittadini
.
Così
l
'
Inghilterra
,
giusta
la
bella
parola
del
poeta
latino
,
fu
"
non
madre
,
ma
padrona
"
.
E
quelle
che
il
Times
chiamò
le
"
lezioni
"
delle
campagne
d
'
Asia
furono
le
conseguenze
di
questa
politica
.
I
popoli
che
Roma
aveva
soggiogati
,
combatterono
per
Roma
,
loro
"
madre
"
,
e
occorsero
secoli
perché
l
'
immenso
Impero
fosse
disfatto
.
I
popoli
che
l
'
Inghilterra
aveva
governati
,
si
rifiutarono
di
combattere
per
la
loro
"
padrona
"
,
e
l
'
Impero
inglese
d
'
Asia
si
è
dissolto
nel
giro
di
alcuni
anni
.
StampaPeriodica ,
Queste
votazioni
polacche
segnano
la
fine
di
un
'
epoca
che
coincide
con
la
fine
del
glorioso
movimento
sindacale
e
politico
di
Solidarnosc
.
La
storia
non
è
stata
benevola
nei
confronti
del
movimento
d
'
ispirazione
cattolica
,
creato
da
Lech
Walesa
e
sostenuto
da
Papa
Karol
Wojtyla
,
che
nei
ruggenti
anni
Ottanta
affrontò
il
potere
comunista
a
Danzica
e
a
Varsavia
dando
la
prima
fatale
picconata
allo
sgretolamento
dell
'
impero
sovietico
in
Europa
.
L
'
elettrotecnico
Walesa
,
grande
agitatore
populista
,
colorito
oratore
di
piazza
,
audace
ispiratore
delle
masse
operaie
anticomuniste
,
doveva
rivelarsi
in
seguito
un
capo
di
stato
inadeguato
al
ruolo
e
alla
funzione
che
la
carica
richiedeva
:
il
declino
della
sua
immagine
fu
tale
da
fargli
ottenere
,
nelle
ultime
elezioni
presidenziali
,
l'1
per
cento
dei
voti
.
Il
deserto
in
cui
scompare
Solidarnosc
lo
si
percepisce
fisicamente
nella
crisi
senza
sbocco
in
cui
versano
i
cantieri
di
Danzica
,
che
vent
'
anni
orsono
costituirono
la
piattaforma
e
il
fulcro
dell
'
eroica
ribellione
walesiana
:
privatizzati
nel
1998
,
decimati
dai
licenziamenti
,
hanno
visto
scendere
il
numero
dei
dipendenti
a
3.800
rispetto
ai
18
mila
occupati
nel
1980
.
Danzica
,
già
fucina
di
rivolta
contro
la
non
economia
comunista
,
oggi
è
diventata
un
covo
di
protesta
contro
gli
eccessi
dell
'
economia
di
mercato
.
La
disoccupazione
,
che
impazza
in
diversi
settori
,
colpisce
ormai
il
16
per
cento
della
popolazione
attiva
,
3
milioni
di
persone
.
Offuscano
il
quadro
altre
cifre
poco
allegre
.
L
'
uscente
coalizione
tripartita
guidata
da
Jerzy
Buzek
,
di
cui
facevano
parte
anche
i
resti
di
Solidarnosc
,
lascia
un
buco
finanziario
di
molti
miliardi
di
dollari
,
con
un
tasso
di
crescita
caduto
al
2
per
cento
.
La
situazione
appare
tanto
più
fosca
se
si
pensa
che
la
Polonia
,
fino
a
ieri
la
prima
della
classe
in
campo
economico
nei
territori
ex
comunisti
dell
'
Est
,
aveva
raggiunto
fra
il
1997
e
il
2000
un
ritmo
di
crescita
annuo
oscillante
dal
7
al
5
per
cento
.
Se
aggiungiamo
al
tutto
gli
scandali
e
la
corruzione
,
che
non
hanno
risparmiato
neppure
alcuni
ministri
di
punta
del
dicastero
Buzek
,
avremo
la
spiegazione
del
maggiore
paradosso
che
oggi
emerge
dalla
Polonia
postwalesiana
.
Cioè
il
crescente
successo
elettorale
dei
grandi
nemici
d
'
una
volta
,
i
comunisti
tramutati
in
socialdemocratici
,
che
con
Alexander
Kwasniewski
hanno
già
conquistato
due
volte
di
seguito
la
presidenza
della
repubblica
e
che
ora
si
apprestano
a
occupare
il
governo
con
Leszek
Miller
.
Si
sa
che
lo
strano
fenomeno
non
è
soltanto
polacco
.
La
paradossale
endemia
che
vede
,
in
diversi
paesi
dell
'
Est
,
i
postcomunisti
indossare
vesti
capitaliste
e
sostituirsi
alle
fragili
e
inesperte
classi
dirigenti
della
prima
fase
democratica
,
è
dovuta
essenzialmente
al
fatto
che
dopo
mezzo
secolo
di
comunismo
non
è
facile
reinventare
di
punto
in
bianco
il
mercato
e
la
libertà
.
I
rischi
a
medio
termine
si
sono
rivelati
,
un
po
'
dovunque
,
più
estesi
e
insidiosi
dei
vantaggi
immediati
.
I
politici
e
i
tecnici
comunisti
,
che
sapevano
come
gestire
società
illiberali
,
hanno
poi
sovente
mostrato
di
saper
governare
,
meglio
dei
liberali
veri
o
improvvisati
,
i
travagli
della
transizione
riformista
da
un
sistema
all
'
altro
.
La
Polonia
non
sembra
fare
eccezione
alla
regola
.
Solo
che
nella
Polonia
cattolica
,
il
paese
di
Solidarnosc
benedetto
dal
Papa
,
l
'
ariete
nell
'
assalto
alle
fortezze
totalitarie
dell
'
Est
,
il
fenomeno
assume
connotati
di
contrasto
e
di
visibilità
maggiori
,
poniamo
,
che
in
Lituania
,
in
Ungheria
o
in
Romania
.
Ecco
perché
Leszek
Miller
,
leader
della
vincente
coalizione
di
sinistra
,
uomo
che
fino
all
'
ultimo
conservò
la
sua
poltrona
nel
politburo
del
defunto
partito
comunista
,
si
sforza
oggi
di
apparire
più
realista
del
re
:
più
capitalista
di
George
Bush
,
più
europeista
di
Romano
Prodi
,
più
atlantista
di
Tony
Blair
.
Egli
sa
bene
che
in
un
paese
emblematico
ed
esposto
come
la
Polonia
,
il
cui
sovrano
ombra
resta
pur
sempre
Karol
Wojtyla
,
un
postcomunista
per
essere
governativamente
credibile
e
commestibile
deve
essere
anzitutto
e
soltanto
«
post
»
;
l
'
altra
metà
del
neologismo
meglio
farla
dimenticare
al
più
presto
.
Non
a
caso
lo
slogan
d
'
urto
nella
campagna
elettorale
di
Miller
diceva
:
«
Torniamo
alla
normalità
,
lasciamo
vincere
il
futuro
!
»
.
Slogan
in
verità
piuttosto
contraddittorio
,
ma
quanto
mai
idoneo
a
catturare
il
voto
di
un
elettorato
altrettanto
contraddittorio
.
In
esso
si
esprimeva
il
duplice
desiderio
di
recuperare
una
sicurezza
sociale
perduta
e
di
tentare
una
modernizzazione
riformatrice
graduale
e
controllata
.
Finita
l
'
epopea
di
Solidarnosc
,
comincia
forse
da
adesso
la
fase
in
risalita
più
faticosa
della
terza
repubblica
polacca
.
StampaQuotidiana ,
Sono
andato
a
trovare
Benedetto
Croce
e
l
'
ho
distolto
,
per
un
istante
,
dagli
studi
ai
quali
è
intento
,
con
la
mia
curiosità
giornalistica
.
Gli
ho
domandato
:
Avete
letto
nei
giornali
le
rinnovate
discussioni
sul
liberalismo
e
sul
fascismo
,
sulla
ragione
d
'
essere
dell
'
uno
e
dell
'
altro
e
sui
loro
possibili
rapporti
?
Non
vi
pare
che
la
disputa
sia
proceduta
con
molta
confusione
?
Voi
,
che
ve
ne
state
in
disparte
,
dovreste
,
con
la
solita
lucidezza
di
concetti
,
schiarire
i
termini
in
disputa
e
,
insomma
,
dirci
il
vostro
avviso
.
Caro
Dell
'
Erba
,
ci
conosciamo
da
tanti
anni
che
non
vi
dorrete
se
vi
dico
che
la
vostra
domanda
non
tanto
mi
lusinga
per
la
sua
cortese
intenzione
quanto
mi
ferisce
in
una
mia
idea
prediletta
.
Io
ho
sempre
dichiarato
ridicola
la
figura
del
filosofo
che
,
spontaneo
o
invitato
,
si
fa
,
in
nome
della
filosofia
e
della
scienza
,
a
pronunziare
sentenze
su
questioni
politiche
.
Ridicola
e
anche
un
po
'
odiosa
,
perché
vi
è
della
prepotenza
in
quel
salto
dall
'
una
all
'
altra
competenza
,
dalla
sfera
del
pensiero
e
della
critica
all
'
altra
della
pratica
e
dell
'
azione
.
Su
questioni
politiche
e
di
azione
vi
risponderà
in
modo
certo
più
interessante
chi
si
sente
Achille
in
seno
che
non
io
che
,
tutt
'
al
più
,
ho
Aristotele
in
seno
.
Ma
ciò
che
vi
domando
riguarda
appunto
una
questione
,
diciamo
così
,
filosofica
,
ossia
la
più
esatta
definizione
del
liberalismo
e
del
suo
ufficio
proprio
,
della
virtù
o
del
difetto
dello
Stato
liberale
.
È
,
permettetemi
,
una
falsa
questione
filosofica
,
giacché
,
per
chi
guarda
con
occhio
di
filosofo
e
di
storico
,
tutti
gli
Stati
sono
sempre
un
unico
Stato
,
tutti
i
governi
un
unico
governo
:
quello
di
un
gruppo
che
domina
e
perciò
governa
la
maggioranza
;
e
tutti
,
finché
durano
,
adempiono
a
un
'
utilità
,
anzi
alla
maggiore
utilità
possibile
nel
momento
dato
;
e
discernere
volta
per
volta
quale
questa
utilità
sia
stata
è
,
appunto
,
opera
dello
storico
,
nel
tempo
in
cui
è
dato
far
la
storia
di
un
moto
giunto
a
compimento
o
ad
esaurimento
.
Le
forme
politiche
sono
astrazioni
dei
teorici
,
e
per
questa
ragione
esse
riescono
indifferenti
,
così
allo
storico
che
non
guarda
mai
alla
astratta
forma
,
ma
alla
sostanza
,
ossia
alla
forma
riempita
e
concreta
,
come
,
in
altro
senso
,
sono
indifferenti
all
'
uomo
di
azione
,
che
le
considera
pregiudizi
più
o
meno
rispettabili
.
Le
forme
degli
stati
e
gli
effettivi
governi
vengono
disciolte
e
sostituite
non
da
una
critica
teorica
che
si
eserciti
su
di
loro
,
ma
dalla
presenza
e
dall
'
azione
di
altri
gruppi
che
rappresentano
o
fanno
sperare
una
maggiore
e
migliore
utilità
sociale
.
Se
volete
mettere
questa
tesi
in
forma
negativa
,
ricordatevi
di
Matteo
Visconti
,
che
,
scacciato
da
Milano
,
se
ne
stava
tranquillo
a
pescare
sul
lago
di
Garda
,
e
a
un
milanese
che
gli
domandava
quando
avrebbe
ripigliato
il
dominio
di
Milano
,
rispondeva
serenamente
:
«
Quando
la
somma
delle
bestialità
di
coloro
che
ora
governano
,
avrà
superata
quella
delle
bestialità
commesse
da
me
»
.
Sicché
?
Fate
voi
l
'
applicazione
ai
casi
presenti
,
e
lasciate
che
aggiunga
che
non
mi
sembra
facile
superare
tanto
presto
la
somma
delle
bestialità
commesse
in
Italia
,
nei
primi
anni
del
dopo
guerra
.
Nel
fatto
,
dunque
,
non
esiste
ora
una
questione
di
liberalismo
e
di
fascismo
,
ma
solo
una
questione
di
forze
politiche
.
Dove
sono
le
forze
che
possano
,
ora
,
fronteggiare
o
prendere
la
successione
del
governo
presente
?
Io
non
le
vedo
.
Noto
invece
grande
paura
di
un
eventuale
ritorno
alla
paralisi
parlamentare
del
1922
.
Per
un
tale
effetto
,
nessuno
,
che
abbia
senno
,
augura
un
cangiamento
.
Ma
voi
,
personalmente
,
accettate
o
no
l
'
idealità
liberale
?
Non
so
quanto
possa
importare
di
conoscere
quel
che
io
accetto
(
io
che
ho
Aristotele
e
non
Achille
in
seno
)
nelle
cose
della
politica
.
Ma
,
se
vi
fa
piacere
saperlo
,
vi
dirò
che
io
,
personalmente
,
sono
e
non
saprei
non
essere
liberale
.
Perché
?
Non
per
deduzioni
filosofiche
o
teoriche
,
che
ho
già
escluse
dalla
considerazione
politica
;
ma
,
direi
,
allo
stesso
modo
che
mi
sento
napoletano
o
borghese
meridionale
.
Tutto
il
mio
essere
intellettuale
e
morale
è
venuto
fuori
dalla
tradizione
liberale
del
Risorgimento
.
E
come
può
non
sentirsi
liberale
chi
si
è
forviato
nel
primo
cinquantennio
della
nuova
Italia
unitaria
e
liberale
,
e
ha
respirato
in
quell
'
aria
,
e
si
è
giovato
di
quelle
iniziative
,
di
quei
contrasti
,
di
quel
rapido
accrescimento
e
ammodernamento
della
vita
italiana
?
Sicché
io
,
rinunziando
a
difendere
il
liberalismo
(
come
qualsiasi
altro
partito
politico
)
con
argomenti
teorici
,
tanto
più
lo
asserisco
come
una
mia
realtà
di
sentimento
e
di
volontà
.
Anzi
,
non
ho
bisogno
,
per
mio
conto
,
di
difenderlo
,
cioè
di
appoggiarlo
a
cattivi
ragionamenti
e
a
sofismi
.
E
auguro
di
cuore
che
i
liberali
italiani
,
ripigliando
coscienza
della
loro
migliore
tradizione
,
restaurino
il
partito
liberale
,
ridandogli
quell
'
elevato
carattere
etico
,
che
ebbe
nella
sua
forma
originaria
;
e
in
questa
esigenza
etica
,
nella
devozione
alla
patria
,
trovino
il
modo
di
risanare
le
scissioni
,
che
non
solo
li
indeboliscono
,
ma
li
pervertono
.
Non
c
'
è
contraddizione
tra
questa
vostra
fede
liberale
e
l
'
accettazione
e
giustificazione
che
mi
avete
data
del
fascismo
?
Nessuna
contraddizione
.
Se
i
liberali
non
hanno
avuto
la
forza
e
la
virtù
di
salvare
l
'
Italia
dall
'
anarchia
in
cui
si
dibatteva
,
debbono
dolersi
di
sé
medesimi
,
recitare
il
mea
culpa
,
e
intanto
accettare
e
riconoscere
il
bene
da
qualunque
parte
sia
sorto
,
e
prepararsi
per
l
'
avvenire
.
Questo
il
loro
dovere
.
Ma
non
credo
che
essi
abbiano
l
'
altro
dovere
di
diventare
«
fascisti
»
,
cioè
di
vestire
la
personalità
di
uomini
che
hanno
altro
temperamento
,
hanno
percorso
diversa
esperienza
,
e
appartengono
in
gran
numero
alla
generazione
più
giovane
.
Sarebbero
cattivi
fascisti
,
perché
fascisti
in
cattiva
coscienza
,
laddove
possono
essere
buoni
liberali
e
rendere
utili
servigi
all
'
Italia
nel
presente
e
nell
'
avvenire
.
StampaQuotidiana ,
Non
si
può
,
ogni
tanto
,
non
interessarsi
di
pugilato
.
A
proposito
di
questo
sport
,
certamente
molto
diverso
dal
ping
-
pong
,
dal
golf
e
dalla
ginnastica
artistica
,
le
opinioni
sono
contrastanti
.
Vi
è
chi
lo
giudica
una
fiera
della
brutalità
e
chi
lo
accetta
come
la
più
esplicita
e
virile
delle
prove
agonistiche
.
Ma
è
un
fatto
che
la
televisione
,
per
la
quale
il
pugilato
è
lo
spettacolo
ideale
,
ha
convertito
molta
gente
.
Nella
primavera
dell
'
anno
scorso
,
un
distinto
avvocato
milanese
mi
raccontò
che
sua
madre
,
settanteseienne
,
si
rifiutava
di
assistere
alle
trasmissioni
della
TV
,
compreso
«
Lascia
o
raddoppia
»
,
con
la
sola
eccezione
dei
programmi
pugilistici
.
La
vecchia
signora
,
che
fino
ad
allora
aveva
condannato
ogni
forma
di
violenza
si
entusiasmava
ogni
volta
che
i
raggi
catodici
le
portavano
a
domicilio
le
sventolone
di
Cavicchi
o
gli
uncini
elettrici
di
Loi
.
Non
solo
:
la
mattina
dopo
,
a
tavola
,
cercava
di
orientare
la
conversazione
verso
i
combattimenti
,
e
avanzava
giudizi
,
sempre
più
ferrati
,
sui
difetti
e
le
virtù
dei
vari
atleti
.
Basta
conoscere
un
poco
le
donne
,
adolescenti
od
ottuagenarie
,
per
sapere
che
di
fronte
a
due
uomini
che
si
picchiano
non
sono
mai
così
impressionate
e
sgomente
come
,
per
dovere
femminile
,
dimostrano
.
Ognuno
di
noi
conosce
qualche
vecchia
signora
,
fragile
come
un
passerotto
,
che
al
momento
buono
dimostra
il
coraggio
e
la
risolutezza
di
un
«
kamikaze
»
.
Ma
confesso
che
l
'
altra
sera
,
al
Cinema
Nazionale
,
mentre
si
svolgeva
il
«
match
»
Garbelli
-
St
.
Louis
,
l
'
interesse
e
lo
sguardo
acceso
di
alcune
spettatrici
più
'
che
mature
mi
hanno
impressionato
.
Una
specialmente
,
dai
capelli
grigi
sotto
uno
scodellino
di
velluto
viola
,
appartenente
,
senza
dubbio
,
alla
media
borghesia
commerciale
milanese
,
la
quale
,
due
file
dietro
alla
mia
,
fissava
il
ring
incandescente
senza
battito
di
ciglia
,
e
accompagnava
con
lievi
movimenti
delle
spalle
i
colpi
dei
pugilatori
.
Si
ha
un
bel
dire
.
Sotto
il
coperchio
della
civiltà
,
la
pentola
umana
bolle
ancora
per
fuochi
primordiali
.
Sollevate
un
poco
il
coperchio
,
e
vi
accorgete
che
le
nostre
signore
,
di
fronte
a
un
buon
pestaggio
,
si
comportano
come
le
cerbiatte
nella
radura
del
bosco
,
quando
i
cervi
decidono
a
cornate
la
partita
matrimoniale
.