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Il Papato, l'Italia e il clerical-comunismo ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Si parla più che mai , malgrado ogni smentita , di « repubblica conciliare » , cioè di un Governo in cui entrino i comunisti , riformandosi quell ' unità di programmi e d ' intenti tra socialisti e comunisti che fu già per alcuni anni . Non sono tra quelli che nel '47 plaudirono a De Gasperi , ritenendo atto di grande saggezza avere messo i comunisti fuori del Governo ; né tra coloro che ( echeggiando Paolo Sarpi , allorché scriveva che i gesuiti sarebbero stati lieti di ritornare a Venezia anche come schiavi incatenati al remo , perché pochi anni di poi sarebbero divenuti i padroni della Repubblica ) , credono ogni partito sia fatalmente destinato ad essere presto assorbito o soppresso quando i comunisti entrino in un Governo , né tra gli altri che pensano i comunisti sarebbero fagocitati dai democristiani . M ' interessa solo di cercar d ' intuire quale sarebbe la posizione della Chiesa in quella che si suole chiamare « repubblica conciliare » ; e , poiché difficilmente l ' esempio dell ' Italia sarebbe senza seguito , quale sarebbe tale posizione in un ' Europa dove in ogni Stato i comunisti fossero elemento importante di governo . Qui pure non ho la visione semplicistica di coloro , per cui il colloquio tra comunisti e credenti è solo una trappola dei primi per sgominare la Chiesa . Obiettivamente osservo , peraltro , che le maggiori personalità del comunismo sono rimaste fuori da questo colloquio ; e credo di poter dire con qualche conoscenza che nel campo comunista l ' incontro ha portato alcuni ad apprezzare la forza sociale della religione , ma nessuno non dico ad andare a Messa , bensì ad ammettere soltanto l ' ipotesi del trascendente . Mentre nel campo cattolico vedo più d ' uno , anche tra i sacerdoti , che ha completamente dimenticato Il mio Regno non è di questo mondo , pur continuando a credere di battere le vie tracciate da Cristo . E quando guardo al passato , al Concordato ed ai dibattiti alla Costituente , penso sempre che i rapporti tra Chiesa e Stato si siano svolti nell ' ultimo mezzo secolo sulla trama di quelli che si racconta essere stati i rapporti tra i navigatori d ' altri tempi ed i selvaggi che incontravano in lontane terre : scambi in cui ciascuno dava quelle che per lui erano bazzecole , e riceveva quello che per lui era un tesoro . Per Mussolini non era nulla accordare alla Chiesa la legislazione sul matrimonio , i tribunali ecclesiastici , la degradazione civile dei sacerdoti apostati , restituire vecchi edifici acquisiti allo Stato dalle leggi eversive ; ed era molto ottenere al regime la calda adesione delle masse cattoliche , allora omogenee e subordinate ai pastori , ottenere la simpatia ( che ci fu , e fattiva ) dei partiti cattolici di tutto il mondo . E per il Papato tutto quel che riceveva serbava un gran valore , credeva giovasse a rafforzare la religione ; ed a chi gli avesse rimproverato d ' avere trattato con il fascismo , avrebbe potuto rispondere che da secoli e secoli la sua politica era di riconoscere qualsiasi tiranno quando ciò poteva servire al bene delle anime ( i tiranni passano , il filone della fede resta ) , e che Mussolini ed anche i peggiori dei fascisti erano candidi agnellini di fronte a Costantino , ai vari re barbari ch ' erano stati decorati dei titoli di « Protettori della Chiesa » , « Difensori della fede » . Analogo discorso per le discussioni alla Costituente , la salvezza di tutte le norme concordatarie . Ed il discorso potrebbe ripetersi domani : il Concordato , che la S . Sede continua a ritenere efficace presidio , non darebbe alcuna noia ad un Governo ove pur predominassero i comunisti . Qui , tuttavia , non è facile fare presagi . Infatti nessuno è in grado di dire se l ' avvenire del comunismo sia una trasposizione su altra chiave del cristiano un solo gregge ed un solo ovile , o invece dell ' impero romano , una potenza che è come il Sole , accanto a cui gravita una costellazione di staterelli che sono come i pianeti rotanti intorno all ' astro maggiore . Nel primo caso , non sembra che si avrebbero giorni di pace per i credenti . Sono tra quelli che avevano pensato che il comunismo avrebbe seguito il cammino di molti altri partiti politici , nati intorno al nucleo d ' una concezione filosofica , d ' una visuale del mondo , e che man mano se ne distaccano per svolgere soltanto un piano concreto di riforme economiche e giuridiche . Ma l ' esperienza di oltre mezzo secolo non conferma quest ' attesa ; il comunismo resta legato ( e forse è la sua forza ) ad un materialismo che domina ogni attività intellettuale , da cui derivano precise regole in ogni campo , anche nei vari rami dell ' arte . Ma se invece si avesse un impero russo , con Stati che gli facessero corona , non è detto che a questi sarebbe imposta sempre , come alla Cecoslovacchia , la fede nella medesima Weltanschauung . La Roma d ' Augusto e di Tiberio non si preoccupava di quel che si credesse nei vari Stati alleati od associati . I culti orientali ebbero anche dure repressioni a Roma , come quelli che potevano corrompere i costumi , ma non furono perseguitati in Oriente . Né oggi la Russia si preoccupa di staccare gli arabi dalla fede nel Corano , dal divieto dei cibi impuri , dal velo alle donne . Utilizza la forza , il cemento , che può venire dalla fede comune ai popoli dell ' Islam . Probabilmente è a questo possibile rispetto della religione che pensano , quando pensano , quegli uomini politici cattolici , che sembrano desiderare l ' avvento di un ' Italia dai connotati comunisti , con un ' economia che escluda l ' iniziativa privata , e con le conseguenze che quei connotati portano anche per ciò ch ' è libertà individuale . E può darsi abbiano ragione . Ma a me tornano al pensiero alcune parole che scriveva Manzoni nel Discorso su alcuni punti della storia longobardica in Italia a proposito del Papa , evocando quei secoli dell ' Alto Medioevo : Roma , così incapace per sé di farsi temere , aveva nel suo seno un oggetto di venerazione , e qualche volta di terrore , anche per i suoi nemici , un personaggio per cui verso di essa si volgeva da tanta parte del mondo uno sguardo di reverenza e d ' aspettazione ... Solo questo personaggio poteva pronunziar parole che diventavano un oggetto d ' attenzione e di discussione . Se c ' è cosa che pare certa , è che nulla di simile potrebbe rinnovarsi in una costellazione di Stati comunisti ; tolleranza religiosa , autonomia della Chiesa , sua potestà sull ' assottigliato numero dei credenti , forse sì ; ma tacere o lodare lo Stato , guardare soltanto al cielo e non alla terra ( l ' antitesi del clero contestatore ) , mai e poi mai ricordare che si deve obbedire a Dio prima che agli uomini : ché appena il Papato volesse anche soltanto protestare contro iniquità , o difendere innocenti , un ' altra pagina del Medioevo rischierebbe di ripetersi , con i papi deposti e gli antipapi ligi all ' imperatore .
TASTIERA 5 ( BALDINI ANTONIO , 1942 )
StampaQuotidiana ,
Ausonio , poeta latino della Garonna , quando gli nacque il primo figlio aveva il padre ancora in gamba , di giovanile prestanza . Il nuovo sentimento che si destò nel suo petto gl ' inspirò una poesiola di straordinaria delicatezza . Traduco liberamente , ma il concetto è tale . Ecco , babbo , che questo mio piccino ti ha fatto nonno : per suo merito èccoci papà tutti e due : hoc nato nos sumus ambo patres . A fàrmiti voler bene , adesso non è più solo il mio cuore di figlio : dal giorno che sei babbo due volte , anche il bene ch ' io ti portavo s ' è raddoppiato . E mi pare d ' aver un più grave motivo d ' amarti ora che mi tocca mostrare a questo marmocchio come s ' abbia da voler bene al proprio babbo . Si dà poi quest ' altra magnifica novità : che , da poi che il nostro piccolo mi ha insignito dell ' Ordine di Padre , io mi trovo ad essere in un certo senso tuo parigrado . Mi sono scordato gli anni che hai , mi pare quasi d ' esserti fratello . I primi giorni che mio figlio andò soldato non potevo incontrare un po ' di salita senza sentirmi pesare anch ' io sulle spalle il suo zaino , né veder piovere senza sentirmi arrivare la pioggia nelle ossa . E se poi mi accadeva di sentire per la strada una fanfara militare raddrizzavo le vecchie schiene come un cavallo da corsa . Tra me e mio figlio corre lo stesso divario d ' età che correva tra me e mio padre . Il giorno che andai a trovarlo soldato lontano da casa provai una viva emozione nel vedermi da lui guardato con la stessa intenzione giocosamente incoraggiante con la quale io consideravo mio padre quando venne a trovarmi soldato , anch ' io la prima volta lontano da casa . Mai come quel giorno , riaccompagnando mio figlio in caserma mentre suonava la tromba della ritirata , mi sono sentito accanto l ' Ombra premurosa e lieta di mio padre : con l ' orgoglio e la soddisfazione che anch ' Essa vedesse bravo Ausonio ! che figlio in gamba avevamo . E mentre rimiravo mio figlio anche coi Suoi occhi di nonno , mi sentivo alleggerito , insolitamente , pur di quel poco di severità che è naturalmente nel fondo dell ' amore paterno . Come si fa , di fatti , a sgridare un figlio in arme , anche appena soldato di fanteria ? ( La mamma , alla prima licenza , c ' è ancora riuscita , con sollazzo di tutti , figlio compreso ) . E come non mi riesce più di sgridarlo , èccomi dunque diventato anch ' io nonno . Dica chi l ' ha provato , se a sentirsi chiamar papà da un figlio in grigioverde non si sveglia un ' eco in qualche parte che raddoppia quelle sillabe , come muro ai colpi del tamburello . Ricordo quando mio padre ebbe dalle superiori autorità il permesso di venirmi a trovare in zona d ' operazioni , soldato anch ' io di fanteria , sull ' Isonzo . Ebbi qualche ora di permesso e con un biroccino , tenendo io il fucile e papà l ' ombrello fra le gambe , andammo a far colazione in una piccola osteria di Medeuzza . Erano mesi che non mangiavo seduto a una tavola apparecchiata . Ma nella memoria m ' è rimasto , chiaro e pungente , solo il momento del distacco . Avevo anche ottenuto di accompagnar mio padre per un tratto di strada fuori dell ' accampamento . Non era nemmeno una strada , ma una specie di tratturo fangoso , pesticciato da truppa e carreggio . Calava la sera d ' autunno : di minuto in minuto tuonava stanco il cannone , nelle pause facendo più profondo il silenzio della campagna deserta . Presto venne il momento di separarci . Io rimasi a vederlo allontanare . Aveva un pastranello di mezza stagione e il cappello duro , e faceva un curioso effetto vedere un borghese da quelle parti . Il mio papà ! Ogni tanto si voltava e io rinnovavo il cenno d ' addio . Dei ricordi che a un quarto di secolo di distanza la guerra m ' ha lasciato , uno dei più vivi e cocenti è questo . di quel padre fatto sempre più piccolo dalla lontananza sotto uno spicchio di luna settembrina , sperduto per una strada senza limite di fosso o di siepe , ansioso del figlio , che lasciava sullo sfondo brontolante di quelle cannonate . ` Rifatti un momento avanti , Ausonio di Burdigala e dicci anche quell ' altra poesia che facesti da vecchio per tua moglie Attusia : quella che dice : Et teneamus nomina quae primo sumpsimus in thalamo ... Che bellezza , vecchierella mia , esser andati sempre così d ' accordo e poterci ancora dare i nomi che ci vennero sulle labbra la prima notte ... Il tempo che passa non ci tanga , come non fosse affar nostro : io per te , tu per me , seguitiamo ad essere i ragazzi che allora fummo . E il fianco antico scaldami dormendo La moglie vecchierella ... Quel poeta dell ' uggia e dello stento , quel marito pocodibuono e padre solo extratàlamo che fu Giulio Perticari trovò modo di essere , almeno una volta in vita sua , poeta brioso e delicato e , almeno in intenzione , caro marito padre nonno e bisnonno , nella persona del vecchio Menicone Frufolo di quel suo poemetto rusticano ( Cantilena per Nozze ) degno per vero d ' un premio demografico « ( Si fa la casa un covo di conigli ; s ' adunan tutti , e mi ballano a canto sino i figli de ' figli de ' miei figli ) » , popolato e festoso come un quadro di Jan Steen o di van Ostade . Nel quale poemetto il nobile marchigiano squaderna le delizie d ' un matrimonio « tutto fiorito e senza spino alcuno » . « ( vo ' del matrimonio i cari doni , il mèle , l ' oro , le soavità , le gentilezze , le consolazioni mostrarti ... ) » ch ' era esattamente il contrario di quel suo , che riuscì tutto spinoso e senza fiore alcuno , pur avendo tolto in moglie la bella delle belle : Costanza Monti . Ma fu colpa sua , e dei suoi parenti - serpenti , come racconta persuasivamente Maria Borgese nel bel libro edito dal Sansoni . Rivalse dei poeti : quel che non ebbe e non seppe meritarsi nelle sue case gentilizie di Pesaro e di Savignano , la beata concordia e i « cari doni » del matrimonio , il conte Giulio se l ' era finti nell ' abituro affumicato di Menicone e della sua vecchierella , tra suoni canti balli e strepiti del più cordiale dei parentadi , tra rumor di telai , smiagolìo di gatti , abbaiar di cani , vocio di marmocchi , e fuori il canto della serenata di qualche spasimante d ' una nipote ancora da marito . In casa del poeta , tutto il contrario : musi lunghi , calunnie sorde , disgusti d ' ogni sorta , insinuazioni da coltello , malintesi atroci e non un solo bambino da far saltare sui ginocchi . Il ritratto che di Costanza fece il pittore romano Agricola , famoso più che altro pel sonetto del Monti , dà una ben pallida idea della conclamata bellezza di quella mamma mancata ( ebbe una sola gravidanza e andò male ) : una specie di Fornarina cresciuta all ' ombra invece che al sole : petto pieno e morbido , mani affusolate , bocca da bambina , capelli biondi e sottili ; ma occhi bovini e faccia troppo larga . Senza paragone più lieto e parlante è il sonetto : Più la contemplo , più vaneggio in quella : Mirabil tela ... Più sotto dice che , al paragone di quella , ogni altra « tela » vien meno . Curioso : manco a farlo apposta il ritratto è dipinto su tavola ! Grande poeta il Monti , ma che , bene bene , non ne imbroccava mai una .
Le «brente» di Cavour ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
L ' osservatore politico letterario , nel numero di aprile , pubblica sei lettere inedite di Cavour , raccolte e commentate da Luigi Olivero . Lettere giovanili , scritte fra il 1834 e il 1845 , quando ancora il conte non si era dedicato alla politica . Indirizzate al fattore della tenuta di Grinzane d ' Alba e al segretario del padre , esse trattano di amministrazione agricola : vino da vendere o da travasare , trapianti , pagamenti , riscossioni eccetera . S ' intravvedono , dietro il breve epistolario , le pigre opere dei contadini piemontesi attorno alle « brente » , ai « bottalini » , ai filari di barolo e di barbera . I fasti risorgimentali del Piemonte sono ancora lontani ; il « grido di dolore » degli italiani oppressi non era ancora arrivato in piazza Castello . Il contino Camillo , già grassoccio , ha tutto il tempo necessario per curare gli affari di famiglia . E se ne occupa fino ai minuti particolari , con pignoleria . Le grandi figure del nostro Risorgimento , incontrate per la prima volta nel sussidiario di terza elementare , conservano dentro di noi la loro immagine infantile . La papalina gallonata di Garibaldi , gli occhi infossati di Mazzini , i baffi a gancio di Vittorio Emanuele II . Qualsiasi bambino italiano sa disegnare il ritratto di Cavour : gli occhiali a stanghetta e una barba ad arco , leggera come prezzemolo . A pensarci bene , le successive cognizioni storiche non aggiungono granché a quei primi stampini assimilati dal cuore e dall ' intelligenza . Si viene a sapere che il « sacchetto di sementi » con cui Garibaldi si ritirò a Caprera , erano in realtà 100 mila lire , consegnategli da Adriano Lemmi al momento dell ' imbarco ; ma ciò non toglie che quel sacchetto , favoloso e puerile , continui ad occupare un cantuccio della nostra niente . Anche i cervelli più asciutti e razionali vogliono la loro porzione di allegoria e di epopea . Queste lettere amministrative di Cavour sono interessanti ma malinconiche . Confermano l ' avvedutezza dell ' uomo nelle questioni concrete , ma ne rimpiccioliscono il simbolo . Avvalorano il sospetto che dietro gli eroi , più o meno tali , dell ' unità italiana , gli ideali fossero assai modesti e di breve respiro ; che la nostra classe dirigente abbia commesso , fin da principio , come diceva Nitti , un grave errore : abbia scambiato , cioè , l ' economia con l ' avarizia . Un ristorante di Londra serve dolci semifreddi a forma di statuetta . Riproducono le forme di Diana Dors . Hanno grande successo . Ha detto Truman : « Le automobili , negli Stati Uniti , hanno una grande importanza morale . La loro diffusione , infatti , ha fatto sparire quasi completamente i ladri di cavalli » .
LA GRANDE PARTITA ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
Un eminente « sinologo » dell ' università di Berkeley dichiarava pochi mesi fa ad un nostro collega italiano : « come potenza asiatica , la Repubblica popolare cinese teme innanzitutto l ' Unione Sovietica , poi il Giappone e solo in terzo ordine di importanza gli Stati Uniti » . Ecco la ragione vera , e profonda , dell ' improvviso e straordinario invito rivolto da Mao a Nixon : « l ' avvenimento più grande del dopoguerra » , come lo ha giustamente definito La Malfa . Il riserbo , e la prudenza , di Mosca di fronte al riavvicinamento cino - americano - un riserbo e una prudenza che rinnovano la linea di diffidenza e di sospetto verso i primi atti della diplomazia del ping - pong - confermano il sottinteso antisovietico del clamoroso invito al presidente degli Stati Uniti che Kissinger , il professore teorico della « diplomazia tripolare » , ha negoziato nel segreto dei suoi colloqui con Ciu En - lai ma che era stato preparato da una serie coordinata di atti ammiccanti e rivelatori . L ' annuncio contemporaneo dalla Casa Bianca e da Pechino conferma che la Cina continua a temere , oggi più che mai , la minaccia sovietica alle sue frontiere . Tutte le trattative , stancamente prolungate da anni , per raggiungere un compromesso o un modus vivendi nelle tormentate questioni di confine che dividono la Russia e la Cina non sono evidentemente approdate allo scopo . Col realismo e col pragmatismo che caratterizzano la grande tradizione della diplomazia cinese , l ' avvicinamento all ' « avversario del tuo avversario » è stato ritenuto più efficace , e più produttivo , di tutti i tête - à - tête fra i due vicini , pure regolati dalla suprema abilità di una regia scaltra e dissimulata . Non solo : ma l ' invito rivolto al presidente della Confederazione americana , di una nazione che non intrattiene cioè rapporti diplomatici diretti con Pechino e che fino a pochi mesi fa è stata raffigurata come il campione dell ' imperialismo mondiale in Asia , dimostra che Mao sconta una soluzione pacifica e concordata , a più o meno breve distanza , della guerra nel Vietnam . La politica di « vietnamizzazione » proclamata dal presidente Nixon con la dottrina di Guam , un ' altra dottrina elaborata dal professor Kissinger ( una volta tanto l ' università è decisiva nella storia del mondo ! ) , ha ricevuto a Pechino un credito maggiore che in ogni altra parte del mondo . I vituperi e le contumelie dei comunisti occidentali , a cominciare da quelli italiani , finiscono quasi per dissolversi in una prospettiva di ridicolo . Né la campagna della Cambogia né quella del Laos - tanto rimproverate al presidente Nixon da quei seguaci del Pci che quasi resero impossibile la visita del presidente americano a Roma - hanno rappresentato un ostacolo apprezzabile alla distensione fra Cina e Stati Uniti . Mao ha valutato realisticamente , e positivamente , il nuovo indirizzo dell ' amministrazione repubblicana per il Sud - Est asiatico ; ha creduto alla sincera volontà di disimpegno degli americani , contro tutto l ' isterismo della contestazione anti - americana : di massa o dei gruppuscoli filo - cinesi . Le accoglienze trionfali riserbate , proprio nei giorni successivi all ' operazione Laos , ai campioni , neppure straordinari , del « ping - pong » americano avevano già rivelato una precisa scelta politica ; la svolta sensazionale di ieri conferma che siamo andati rapidamente oltre le cavallerie dell ' agonismo sportivo al servizio della diplomazia . Si potrebbe dire di più : una soluzione pacifica del dramma vietnamita , magari attraverso una conferenza per l ' Indocina , sembra preferibile , per la diplomazia cinese , ad un prolungarsi indefinito del conflitto , giudicato più vantaggioso per Mosca . Non dimentichiamo che il partito comunista di Hanoi è di obbedienza sovietica molto più che cinese ; non dimentichiamo che il grosso delle forniture militari al Nord - Vietnam è sempre venuto da Mosca ( la Cina ha solo mandato armi leggere , e spesso leggerissime ... ) . Neppure l ' ostacolo dell ' esclusione , assurda esclusione , della Cina popolare dall ' Onu sembra ormai insuperabile . Fra i temi del viaggio di Nixon a Pechino , quello del « compromesso » necessario per ammettere Pechino fra i grandi delle nazioni unite occuperà certo uno dei primissimi posti . Fin dall ' esordio della gestione Nixon , un nuovo orientamento era emerso nella diplomazia americana : volto a trovare , con pazienza e con tenacia , una via di contemperamento fra la salvaguardia di Formosa e i diritti imprescrittibili di un paese , che conta 750 milioni di uomini su una superficie di nove milioni e mezzo di chilometri quadrati , press ' a poco la stessa superficie degli Stati Uniti ( la cui popolazione sfiora soltanto i 200 milioni di abitanti ) . La via delle due Cine , insomma : statu quo per Formosa ma consacrazione dei diritti di Pechino come potenza mondiale . Edgar Snow , uno degli intellettuali che conosce più a fondo il mondo cinese , riferiva di recente una dichiarazione di Mao , secondo la quale la soluzione del problema di Formosa era rinviata « alla morte di Chiang Kai - shek » , un uomo che ha superato gli 84 anni . Tutto fermo finché sarà in vita il capo della repubblica di Formosa , e antico protagonista delle lotte per la liberazione popolare della Cina ( ricordate la Condition humaine di Malraux ? ) ; trasformazione successiva dell ' isola in provincia autonoma della Cina sotto il controllo del Kuomintang , salvo un « referendum » entro dieci o venti anni . Tutto , in ogni caso , è fondato sui ritmi dei tempi lunghi . Neppure dopo l ' annuncio , sensazionale e sorprendente , della visita di Nixon in Cina , nessuno può illudersi su cambiamenti immediati e soprattutto a senso unico . Il giuoco della Cina , nel quadro della nuova diplomazia triangolare cui guarda il regime di Mao , sarà complesso , sfumato , contraddittorio e spesso insondabile . La potenza militare cinese , nonostante la scoperta di atomiche sperimentali , alla De Gaulle , non è ancora arrivata ad un livello competitivo col colosso sovietico , che incombe , con la forza intatta delle sue armate e dei suoi missili , sui seimila chilometri di frontiera aperta , la frontiera bagnata dal sangue dell ' Ussuri . La Cina deve realizzare una trasformazione industriale e tecnologica , che è appena agli inizi . L ' aiuto americano è per essa essenziale . Nixon ha tutto da guadagnare . Con la spettacolare mossa del viaggio in Cina , il presidente repubblicano toglie armi decisive agli oppositori democratici , scavalca « a sinistra » tutti i Mansfield e tutti gli Humphrey . La stessa provvidenziale iniziativa del « New York Times » , di pubblicare i documenti retrospettivi degli errori democratici nel Vietnam , assume un più preciso significato e quasi un valore profetico alla luce del piano che la Casa Bianca stava perseguendo , con tenacia pari alla spregiudicatezza . Ai fini della rielezione nel '72 , e sempre che la missione a Pechino sia coronata da successo , Nixon ha strappato una « chance » di grande rilievo . Quello che ai tempi di Johnson appariva utopia è diventato oggi realtà . Il grande giuoco mondiale riprende il sopravvento nella politica americana , sempre più distaccata dalle miserie e dalle divisioni europee , miserie e divisioni che sembrano infastidire ogni giorno di più la Casa Bianca e l ' intera America . È un motivo di riflessione per l ' Europa , se ancora il vecchio continente conserva un minimo di volontà di sopravvivenza . Nell ' unità e nella libertà : senza le quali la nuova e grande partita mondiale delle superpotenze , Cina compresa , è destinata a passare sulla nostra testa .
TASTIERA 6 ( BALDINI ANTONIO , 1942 )
StampaQuotidiana ,
Il tiro forse più birbone che amico m ' abbia mai fatto fu quello giocatomi dal poeta ticinese Giuseppe Zoppi il giorno che mi fece salire a tradimento sulla cattedra d ' un ' aula gremita di giovanotti e giovanotte , e sulla cattedra stava aperto a pagina tale un mio libro , con invito a darne io lettura e commento . La scuola era il Politecnico di Zurigo e la cattedra quella resa illustre fra il cinquantacinque e il sessanta da Francesco De Sanctis , e oggi egregiamente tenuta dallo Zoppi ; il quale , a parte il tradimento perpetrato ai miei danni , bisogna riconoscere che si è reso simpaticamente benemerito della nostra letteratura per avere avviati nel modo più cordiale i suoi discepoli alla conoscenza degli scrittori italiani , anche viventi . Rifiutarmi , dopo molte gentilezze ricevute in quella cara città , non potevo : sarebbe stata una scortesia imperdonabile . Celando il mio disappunto , lessi e commentai . ( Mi lessi e mi commentai . Fui al tempo stesso Dante e Scartazzini : Dante in quanto italiano e Scartazzini in quanto svizzero ) . Pur condita d ' amaro , fu esperienza istruttiva . Di fronte a un pubblico da conferenze , costituito per solito dalla grigia milizia volontaria di zitelle e di pensionati che non sanno trovare modo più allegro d ' impiegare le ore del pomeriggio , non sarebbe stato il caso d ' aver tanti scrupoli ; anzi , lécito scodellare loro qualsiasi minestra : e se la minestra è sciocca e il ragguaglio inadeguato , tanto peggio pei volontari dell ' uggia . Ma un ' aula di scuola è un ' altra cosa , ai giovani son dovuti altra considerazione e altro rispetto . Per quanto al mio tempo io sia stato sui banchi tutt ' altro che uno scolaro esemplare , nei venti minuti che durarono la mia lettura e il mio splanamento più d ' una volta ebbi , antipaticissimo , il senso di star profanando , dall ' alto della stessa sedia episcopale , un tempio venerando . Una tacita rampogna saliva a me dalla pagina del mio libro , che alla lettura da cattedra mi si veniva empiendo idealmente , sui margini e tra le righe , di una quantità di freghi blu e di segnacci rossi , accusanti la debole tessitura dello insieme e le approssimazioni le improprietà le sconvenienze delle singole espressioni . Parca dirmi , la povera mia pagina oramai ingiallita dal tempo : bella figura mi stai facendo fare , e anche tu fai . ( Curioso : nei punti dove mi pareva che la pagina resistesse meglio alla lettura avevo l ' impressione di stare commentando un morto , mentre nei punti dove la pagina aveva i più forti cedimenti mi ci ritrovavo fin troppo vivo ) . E levando dalla pagina gli occhi in viso a quelle giovanotte così attente e sorridenti mi veniva una fiera voglia di dire : fate bene a essere così contente , ma ohi ! , si spera che tutto questo non torni a scàpito del buon concetto che vi stavate facendo della letteratura del mio Paese . La verità è , avrei voluto anche dire , che nessuno sa , nessuno oggi può affermare , sia di questa che m ' hanno messa a tradimento sotto gli occhi che delle tante che , in tanti , siamo andati scrivendo gli ultimi anni in Italia , fino a che punto , in un domani più o meno lontano , venuti cioè al punto d ' una idonea e sufficiente prospettiva , possano essere giudicate meritevoli di commento in una scuola . Mentre una cosa terrei per certa : che da una cattedra , da qualsiasi cattedra , sia quella di Francesco De Sanctis sia quella di Coso Cosi , oggi e sempre debbano impartirsi e onorarsi conquiste assodate di scienza o di stile e non ipotesi più o meno generose ; e che in iscuola , a conoscenza dei giovani debbano esser portati solo forme e concetti collaudati da una sufficiente stagionatura . Ogni acquisizione di scuola dovrebbe avere un suo crisma di durabilità e inalterabilità . La Messa è buona cantata in buon latino e non improvvisata o stornellata in vernacolo . Per la spesa in ispiccioli del giorno basta la Radio . Ma in iscuola , sarebbe desiderabile che il maestro mettesse la sua gloria piuttosto nell ' indirizzare i giovani alla comprensione e al gusto di quelle letture meno ligie al costume dell ' ora che volge , che da soli non sarebbero in grado d ' intendere alla bella prima , e che sole invece potranno un giorno servir loro di pietra di paragone del bello e del brutto , del vero e del falso . E facciamo pure l ' ipotesi , generosa affé , che anche questa pagina che lo Zoppi mi ha fatto ritrovare aperta sulla cattedra , si scopra un giorno che avesse qualche numero buono anche per gli scolari di domani : voi capite , care le mie giovanotte , in quale increscevole situazione adesso mi venga a trovare : d ' essere cioè , io intruso cattedrante occasionale , di parere assolutamente contrario a quello del titolare a venire d ' una cattedra così gloriosa . Io affermo che la coerenza d ' un insegnamento va salvaguardata con una consonanza di giudizi attraverso almeno tre generazioni . Le mura della scuola , come dei monasteri , dovrebbero essere a prova di ciclone e di terremoto , e maestri e priori sapersi tenere con intenzione allo scuro delle mode e delle contromode . Caro Zoppi , tu ci aiuteresti a zoppicare ... Quarant ' anni fa , uno studente d ' una nostra facoltà di lettere che si fosse messo a esplorare un autore più vicino a noi che non fossero Ruggerone da Palermo o Cenne de la Chitarra era tenuto in gran sospetto dal docente . Esagerazioni ! Oggi , dalle medesime cattedre , si ammettono , quando non proprio si suggeriscano , esercitazioni e tesi su Marinetti , Ungaretti , Quasimodo . Parte lo esploratore armato di tutto punto e si ferma dal tabaccaio . Eh no , troppo facile e troppo comodo ! Tutte le volte che ho parlato davanti a quel pubblico che dicevo , di zitelle e di pensionati , mi sono trovato di fronte il penoso dilemma se chiudere o no il mio sermone col pistolotto . ( A buon conto lo preparavo , salvo saltarlo all ' ultimo momento ) . Platealissimo espediente , il « pistolotto » , e indegno di persona bennata , ma che offre il grande vantaggio di rendere accorto l ' uditorio che il sermone è arrivato alla fine e ch ' è venuto il momento di batter le mani : giacché un discorso senza battimano alla chiusa , sia pure di sole quattro mani , è cosa da piangere : e quella frazione di tempo che il pubblico alle volte mette ad accorgersi che il divertimento è finito , per poco che si protragga , è cosa , credete a chi n ' ha fatto esperimento , è cosa da languire ... Un disagio dello stesso genere è quello che si prova quando per distrazione del macchinista il sipario indugia qualche secondo a calare sul finale del dramma : e sapevano certo quello che si facevano , i vecchi commediografi , quando mettevano in bocca a un attore quattro parole di commiato con le quali questi , rivolto agli spettatori , chiedeva insieme compatimento e battimano . « Fàteci con lieto plauso o spettatori intendere che non vi sia spiaciuta questa favola » . Un pistolotto , sia pure molto bene mascherato , ci vuole . Così da bambino , se non sentivo « stretta la foglia larga la via » , mi pareva che la favola non fosse ancora veramente finita . Anche l ' ultimo periodo dei Promessi Sposi , col suo « vogliate bene a chi l ' ha scritto e anche un pochino a chi l ' ha raccomodato » è nel tono della captatio benevolentiae d ' un finale di commedia . Ma un libro almeno si vede , quand ' è finito : e quella captatio il Manzoni se la sarebbe potuta risparmiare ; come , d ' altronde , se l ' era risparmiata nella primitiva stesura di Fermo e Lucia che faceva punto al periodo precedente , nel quale , dalle parole di Fermo , il Manzoni aveva cavato il « costrutto morale di tutti gli avvenimenti » : ( nei Promessi dirà , più alla buona : « il sugo di tutta la storia » ) . E non è detto che il suo romanzo non potesse , e sempre con bellissimi effetti , fermarsi anche qualche periodo prima : se non che l ' autore ci tenne a chiudere la partitura con un pianissimo , arrivando a toccare col mignolo proprio l ' ultimo tasto del pianoforte . Ad esempio , sarebbe andato benissimo anche se avesse staccato la penna una dozzina di righe più sopra , al punto dove Lucia , « soavemente sorridendo » ( finalmente , dopo settecento pagine , si ricorda di sorridere ! ) , chiude la bocca a Renzo , in vena di filosofare sulla propria storia , con le parole : « quando non voleste dire che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene , e di promettermi a voi » , dove quel promettersi all ' ultima riga sarebbe stato un felice richiamo al titolo dell ' opera . Altro finale indovinato , e plausibilissimo , poteva darsi venticinque righe più sopra , dove dice : « fu una bambina ; e potete credere che le fu messo nome Maria » . Immagino che Marino Moretti , se i Promessi l ' avesse scritti lui , a quella bambina si sarebbe fermato . Quant ' a me , non ho ancora ben deciso se troncare dodici righe prima o sei righe dopo Moretti : o , cioè , dove dice : « e fu , da quel punto in poi , una vita delle più tranquille , delle più facili , delle più invidiabili ; di maniera che , se ve l ' avessi a raccontare , vi seccherebbe a morte » ; oppure dove fa parola dei figli che vennero dopo la piccola Maria , « e Renzo volle che imparassero tutti a leggere e scrivere , dicendo che , giacché la c ' era questa birberia , dovevano almeno profittarne anche loro » . E sulle bozze avrei espunto il la prima di c ' era ...
L'ultima fatica d'Ercole ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Tempo fa , a Roma , la pittrice Novella Parigini andò a vedere Addio alle armi in compagnia di alcuni amici ; fra gli altri , Steve Reeves , protagonista del film Le fatiche d ' Ercole . Steve è una delle stelle fisse cui si orientano , in tutto il mondo , i giovani che aspirano a una muscolatura impressionante , da statua greca : quelli che in Italia , da qualche anno a questa parte , praticano il « culturismo » , seguendo gli ammaestramenti di John Vigna di Torino e Joe Lancia di Milano . L ' Ercole americano , che fu eletto Mister Universo , ha una cassaforte per torace e un capitello al posto del collo . La giacca a due petti di un uomo normale potrebbe al massimo servirgli da giustacuore . La popolazione romana , forse per sotterranea memoria dei gladiatori , dà molta importanza alla cubatura dei giovanotti . ÈÈ una delle città del mondo dove i sarti consumano maggior quantità di cotone e crine da imbottitura . Le ragazze sono fiere di mostrarsi in compagnia dei cosiddetti « fusti » ; i quali , oltre ad usare , in ogni stagione , camicie bianchissime , aperte in modo da lasciar intravedere le villosità pettorali , debbono saper camminare alla « giggi » : passi brevi , lieve rotazione dei fianchi , piedi molto vicini , torso gettato in avanti , movimento pendolare e alterno delle spalle . Non che la Parigini dia molto peso al « fustismo » : ma certo , quella sera , non le dispiacque esser vista accanto a quel colosso , nella cui tasca avrebbe potuto comodamente alloggiare . Si spensero le luci , e apparvero le prime sequenze di Addio alle armi . Durante il primo tempo , rievocante la guerra '15-18 , non accadde nulla di anormale ; ma nel secondo , quando la storia d ' amore innestata a Caporetto diventò palpitante , la pittrice sentì , al suo fianco , nell ' ombra , una specie di rauco soffio . Lo strano suono , via via che il film intristiva , si fece più profondo e distinto : finché si trasformò in una serie di singhiozzi che parevano colpi di scalpello . Nella scarsa luce , la Parigini vide che Steve Reeves stava compiendo sforzi eroici , mordendosi le labbra e irrigidendo il collo taurino , per frenare il pianto . Invano . Mentre la protagonista moriva sullo schermo , la commozione del colosso scoppiò come una bomba . Il vasto petto pareva squassato da una tempesta , un fiume di lacrime scorreva sulle guance virili , gemiti e lamenti si levavano alti nel buio . Prima che si riaccendesse la luce , Novella Parigini scivolò alcune poltrone più in là . Sono apparsi ai primi del mese , a Nuova York , in Broadway , i primi distributori automatici di cocktail . Il gettone costa 10 cent.
IL GRANDE GIUOCO ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
La « diplomazia del ping pong » non ha cessato di produrre i suoi effetti . Fra le cause che spiegano l ' annuncio rapido e sensazionale da Washington e da Mosca dell ' intesa diretta per la limitazione delle armi strategiche nucleari ( non soltanto dei missili difensivi ma anche di quelli offensivi : dopo un anno e mezzo di caparbie resistenze e di ostinate negazioni sovietiche ) , c ' è indubbiamente l ' elemento Cina , la componente Pechino . Il riavvicinamento cino - americano di poche settimane fa , pur solcato da ambiguità e reticenze , aveva profondamente turbato l ' Unione Sovietica e sospinto Mosca a riconsiderare il complesso della sua strategia verso gli Stati Uniti : nell ' evidente tentativo di evitare quel possibile « isolamento » che l ' Urss paventa nel caso che dalle partite di ping pong si passi ad un ' intesa più stretta fra America e Cina . La diplomazia triangolare , aperta dal nuovo e complesso rapporto Washington - Mosca - Pechino , è un ' alleata indiretta ma sicura della pace e dell ' equilibrio mondiale . Non c ' è nulla che la Russia attuale , la Russia conservatrice e metternichiana di Breznev , tema quanto la Cina . Sul piano degli immensi confini che si estendono fra i due paesi , prolungandosi per oltre seimila chilometri , ma anche sul piano della leadership ideologica dei partiti comunisti , cui Mosca è decisa a non rinunciare , costi quello che costi . La nuova linea , non priva di spregiudicatezza , assunta da Nixon nei riguardi della Cina fin dagli inizi ha posto al Cremlino problemi delicati , risolti con una tecnica alterna , di lusinga e di intimidazione , di oltranzismo mescolato alla distensione . Un punto è certo : la Cina non si rassegna al ruolo di secondo del comunismo mondiale , cui voleva inchiodarla per primo Stalin . I sintomi dell ' attivismo maoista sono continui . L ' ultimo , e più significativo , è dato dall ' annuncio , proprio di questi giorni , dell ' imminente viaggio a Pechino del capo romeno Ceausescu , il leader di un comunismo nazionale profondamente venato di riserve verso la Russia : quasi a rilanciare la sfida al monopolio ideologico dell ' Urss , pur ribadito con tanto ostentata solennità al XXIV congresso del Pcus . E chi se non il presidente Nixon fu il primo a visitare l ' eretico romeno , accolto dagli applausi entusiastici di Bucarest , nel viaggio europeo di due anni or sono ? In queste condizioni la mano tesa di Pechino verso Washington preoccupa Mosca . Ma c ' è un secondo elemento che ha avuto pure la sua importanza nell ' ammorbidire la intransigenza sovietica sul negoziato Salt , e nell ' indurre la Russia a riprendere il dialogo missilistico con Washington su basi di realismo e di concretezza , al di fuori di ogni velleità di stravincere . Ed è stata la rapida ripresa dell ' Europa nelle ultime settimane , coronata dal felice successo delle trattative di Brusselles non meno che del vertice di Parigi e dal rilancio dell ' ingresso dell ' Inghilterra nel Mec , paradossalmente favorito dalle orgogliose misure tedesche sul marco . La paura della Cina si unisce nella diplomazia sovietica ad un ' altra costante : l ' ossessione , del resto comprensibile , della Germania . La Ostpolitik ha rappresentato un momento di questa paura : il desiderio di staccare la Repubblica di Bonn dai vincoli « privilegiati » con la Francia - la grande illusione di De Gaulle - e con gli altri paesi della Comunità europea per impedire il ricostituirsi di una qualsiasi minaccia , soprattutto di una qualsiasi potenziale minaccia nucleare , alle frontiere occidentali sovietiche , le stesse frontiere aggredite da Hitler nel giugno '41 . Non sembra che la Ostpolitik , così contrastata all ' interno e presso gli stessi alleati - satelliti di Mosca , abbia raggiunto tutti i risultati che il Cremlino se ne riprometteva . Il filo della maggioranza social - liberale , su cui si regge la cancelleria Brandt , è esilissimo ; le riserve e le resistenze in Germania e fuori crescenti . L ' ipotesi che la Comunità europea , rafforzata da Londra , possa sviluppare un suo deterrente nucleare è già sufficiente a turbare la Unione Sovietica ; ma l ' ipotesi , molto più remota e non impossibile in astratto , che la Germania possa avere un giorno , anche lontano , la possibilità di poggiare il dito sul « grilletto atomico » è sufficiente a generare un senso di terrore nell ' Unione Sovietica , spingendo il gruppo arrogante ma realista che si stringe intorno a Breznev a riconsiderare tutte le sue posizioni , con un occhio sempre più amichevole verso l ' America . Non a caso Breznev ha dato una mano , col discorso di Tiflis , al presidente Nixon per respingere la mossa , incauta e pericolosa sotto tutti i punti di vista , dell ' emendamento Mansfield volto a ridurre i contingenti americani in Europa . E non a caso Nixon ha detto no a Mansfield , col concorso di due ex presidenti che si chiamano Truman e Johnson , in vista di non compromettere le prospettive di un negoziato con la Russia per la riduzione reciproca e bilanciata delle forze dei due blocchi in Europa . È chiaro che gli Stati Uniti , attraverso il nuovo giuoco triangolare , stanno riguadagnando un po ' dovunque l ' iniziativa che avevano perduto . Nel Sud - Est asiatico la situazione non è peggiorata per loro , e la campagna cinese sui fatti della Cambogia o del Laos è quasi cessata . Più significativo ancora il corso degli eventi nel Medio Oriente : con l ' improvvisa svolta del regime di Sadat in Egitto , proprio all ' indomani della missione del segretario di Stato Rogers . Una missione tutt ' altro che fallita , a giudicare dalla rimozione di tutti , o quasi , gli elementi filo - sovietici dal governo post - nasseriano ( ripensiamo a quei democratici che rimpiangevano Nasser come genio della pace ! ) e all ' apertura di una linea di aperto e globale negoziato con Israele : e tocca a Israele non chiudere la porta . Ma l ' iniziativa americana non basta . È l ' ora di un ' iniziativa dell ' Europa . I risultati dell ' incontro di Parigi , nonostante ombre e riserve , sono incoraggianti ; Francia e Inghilterra hanno ritrovato una comune convenienza a « stare » in Europa . È imminente una riunione della Nato a Lisbona ; è emersa una linea comune dei paesi del Mec sui problemi del Mediterraneo , presenza navale sovietica non meno che petrolio . Quelli che furono i rapporti speciali della sola Gran Bretagna con l ' America dovrebbero diventare i rapporti speciali dell ' intero continente , finalmente organizzato a unità , col grande mondo americano : in un vincolo non di sudditanza ma di parità , tale da offrire tutte le garanzie di equilibrio all ' Unione Sovietica e da consentire una conferenza europea senza dimenticare Berlino . Le condizioni per l ' Europa europea esistono . Occorre che tutti i popoli del Mec non perdano questa occasione storica . Tutti : a cominciare dall ' Italia . E ci siamo capiti .
UNA PAGINA DI CATECHISMO COSTITUZIONALE ITALIANO ( DELLA_CAVALLA BARTOLOMEO , 1865 )
StampaPeriodica ,
Tolgo in prestito dal Commercio questo bel dialogo che fa per me : “ Quali e quanti sono i poteri nel Regno Italico ? ” “ Sono quattordici . ” “ Misericordia ! Possibile che siano tanti ? ” “ Eppure l ’ è così . Sentite , e contateli da voi : 1 . Prima di tutti , il Re : questo si venera , si stima , ma non se ne parla . 2 . Dopo viene il magnanimo alleato . Di questo qualche volta se ne parla , ma non se ne deve parlare . 3 . L ’ ebreo Rotschild . Questo si fa sentire , senza che se ne parli . 4 . Il Ministero . Di questo se ne parla meno di quel che se ne dovrebbe parlare . Esso è un carro tirato da animali diversi , vaccini , bufalini , somarini e bastardi ; ma questi tirano di qua ; quelli tirano di là : sicché non va né avanti né addietro . 5 . I massoni . Costoro non si sentono né si vedono , ma sono da per tutto ; e ne appariscono le opere . 6 . I Mitingai ... ” “ E che razza di gente è questa ? ” “ Vi è un po ’ di tutto . Moltissime pecore matte ; molti castroni con qualche montone ; buon numero di volpi e volpini , e qualche lupo in disparte . Proseguo . 7 . Settimo potere sono gli scolari . Questi ragazzacci vogliono spoliticare ; sono organizzati per conto della Rivoluzione universale : si sono atteggiati a potenza , e stanno perfino per tenere un congresso . Da che levarono dalle scuole le immagini di Cristo e della Madonna , e vi sostituirono quelle di Garibaldi , di Mazzini , di Robespierre e di Marat , si sono fatti cattivelli , e daranno da pensare agli altri poteri . Che volete ? Sono liberi pensatori ... pensano , è vero , meglio che col capo , con qualche altro membro . Studiano poverini . Solo che invece delle Pandette , meditano Louis Blanc , Proudhon ; e invece che all ’ anatomia , attendono alla teoria delle barricate . 8 . La canaglia . Questa opera a seconda della paga ; sia che questa venga dai fondi segreti , ossivero da cassa massonica , o estera . 9 . I circoli e comitati . L ’ azione di questi spesso si neutralizza per dissidio . La Malva non si accorda col Rosolaccio . Ma perché ? Solo perché questi vorrebbero sedere a mensa ; e quelli , benché sian pieni sino agli occhi , si ostinano a mangiare . 10 . I mezzani , o mediatori . Vi sono mezzani di posti ministeriali , di cariche , di nastri e ciondoli , di sindacati , di prefetture , di questure , di giudicature , di posti finanzieri , di accolli di lavori pubblici , strade ferrate , di forniture . Vi sono mezzani di sconti , d ’ imprestiti , e perfino di donne . Questa genia , senza apparire , è un potere formidabile , e spesso pesa più di uno degli altri poteri . 11 . I giornali e la rimanente stampa . Non è questo un potere indipendente , ma ligio e pedissequo di questo o quel potere . Pagata o addetta , è lo stesso . Non vi è in Italia un giornale , come il Times , che sia di per se stesso una potenza . Così vi sono giornali dei massoni , giornali dei circoli o dei comitati , giornali dei liberi pensatori , giornali della canaglia , e soprattutto giornali ministeriali , dati cioè anima e corpo al soldo del ministero che paga , quale che esso sia . Di questi , alcuni sono scritti con acqua di malva , altri col fiele , altri con l ’ aceto , altri col tossico , altri finalmente sin con lo sterco . Un po ’ di talento , abbenché strampalato e malefico , è solo nei giornali rossi . Non parlo della stampa clericale e legittimista . Tutte le mediocrità e le immondizie , che formano , del resto , il corpo della stampa , si accapigliano fra loro , e sono d ’ accordo in una cosa sola ; cioè nel nuocere invece di giovare ; buoni , tutto al più , a suscitare una tempesta in un bicchier d ’ acqua ; assai potenti per disunire , impotenti per unire . Tale è l ’ undecimo potere che dicesi la stampa . Essa aiuta a fare il male ; impedisce di fare il bene . 12 . Le donne . È questo un potere assai meschino e soprattutto dozzinale . La Rivoluzione italiana non ha prodotto né una madama Roland , né una Carlotta Corday , né una madama di Staël . Le donne politiche in Italia , o tengono della Frine o tengono delle tricoteuses . Per bassa ed ignobile che sia l ’ azione di questo potere , si fa tuttavia sentire nel dettaglio . In un sistema a vapore , non può non giuocare la sua parte la crinolina . 13 . La Camera dei Deputati . Di questa per adesso non voglio parlare . Ne parleremo presto quando si reciterà l ’ orazione funebre di quella che è in agonia . 14 . Ed ultimo . Il Senato . Fu lungamente Corpo morto ; eppure , poco fa , dette segno di vita . Tuttavia il suo organismo non pare vitale . ” “ Mi sembra assai complicato questo intreccio di poteri . Credi tu che sia buono ? ” “ Sì , buono per mandar noi , chi a Monte Domini , chi a Bonifazio , chi alle Murate , e chi finalmente a Trespiano . ” “ Ma non credi che possa esserci rimedio ? ” “ Troppi cuochi guastano la cucina : bisognerebbe fare un buon taglio ed un buono scarto ; e questo si potrebbe fare in due modi . ” “ Sentiamo dunque questi due modi . ” “ Non posso parlare . ” “ E perché ? ” “ Non posso dire neppure il perché . Dirò come Bertoldo : ` Non posso , mamma mia , l ’ Oca mi guarda . ’
DA 'TACCUINO' ( SOFFICI ARDENGO , 1917 )
StampaPeriodica ,
La casa che vedo da letto in faccia alla finestra di camera mia , al sorger del sole s ' imporpora a poco a poco come la guancia di una giovinetta che uno sguardo turba .
ProsaGiuridica ,
Il Duce dello Stato Nazionale Repubblicano Capo del Governo Visto l ' art . 11 del decreto legge 9 febbraio 1939 , n . 126 , convertito nella legge 2 giugno 1939 , n . 739 , sul trattamento dei beni ebraici ; Visto il decreto 27 marzo 1939 , n . 665 , che ha approvato lo statuto dell ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare ; Vista la legge 19 dicembre 1940 , n . 1994 , riguardante modifiche alla legge di guerra in materia di beni appartenenti a sudditi nemici ; Visti il decreto legislativo in data 4 gennaio 1944 , n . 2 , contenente modifiche alle disposizioni riguardante i beni e le aziende ebraiche di cui al predetto decreto legge 9 febbraio 1939 , n . 126; Visto l ' art . 17 della legge 16 giugno 1939 , n . 942 , riguardante le acquisizioni dei beni espropriati dalle esattorie e rimasti invenduti al secondo incanto ; Ritenuta la necessità di modificare detto statuto , in relazione ai nuovi compiti affidati coi suindicati provvedimenti legislativi all ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare ; Su proposta del Ministro delle Finanze ; Sentito il Consiglio dei Ministri ; Decreta : Art . 1 . L ' art . 11 del decreto 9 febbraio 1939 , n . 126 , convertito con modificazioni nella legge 2 giugno 1939 , n . 739 , è sostituito dal seguente : « È istituito un Ente denominato " Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare " con il compito di provvedere all ' acquisto , alla gestione , alla trasformazione e alla vendita dei beni immobiliari con le loro pertinenze , di bene mobiliari , nonché di aziende industriali e commerciali , nell ' interesse o d ' incarico dello Stato . All ' Ente anzidetto è assegnata una dotazione di L . 20 milioni da stanziarsi con provvedimento del Ministro per le Finanze sul bilancio del Ministero stesso . L ' Ente è amministrato da un Consiglio composto dal Presidente e da altri otto componenti , nominati con decreto del Ministro delle Finanze e cioè : - 2 consiglieri scelti tra i funzionari di grado non inferiore al VI del Ministero delle Finanze ; - 1 consigliere scelto tra i funzionari dell ' Ispettorato per la Difesa del Risparmio e l ' Esercizio del Credito ; - 1 consigliere in rappresentanza dell ' Ispettorato per demografia e razza ; - 1 consigliere su proposta del Segretario del Partito Fascista Repubblicano , Ministro segretario di Stato ; - 1 consigliere su proposta del Ministro per la Giustizia ; - 1 consigliere su proposta del Ministro per l ' Agricoltura e le Foreste ; - 1 consigliere su proposta del Ministro per l ' Economia corporativa . Con decreto del Ministro per le Finanze sono nominati tre sindaci effettivi , dei quali uno scelto trai Magistrati della Corte dei Conti . Con lo stesso decreto sono pure nominati due sindaci supplenti . Il bilancio da compilarsi dall ' Ente alla fine di ciascun esercizio annuale è sottoposto all ' approvazione del Ministro per le Finanze . Per l ' assistenza , la rappresentanza e la difesa in giudizio , l ' Ente si avvale dell ' Avvocatura dello Stato . » Art . 2 . Il decreto 27 marzo 1939 , n . 665 , che ha approvato lo statuto dell ' Ente di gestione e Liquidazione Immobiliare è abrogato . Lo statuto stesso viene sostituito da quello annesso al presente provvedimento , composto di numero 17 articoli . Il Ministro per le Finanze è autorizzato ad apportare a tale statuto le modifiche che si rendessero in seguito necessarie . Il presente decreto che entrerà in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale , sarà inserto , munito del sigillo dello Stato , nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti . Dal Quartier Generale , addì 31 marzo 1944-XXII Mussolini Il Ministro delle Finanze : Pellegrini V . il Guardasigilli : Pisenti