StampaQuotidiana ,
Si
parla
più
che
mai
,
malgrado
ogni
smentita
,
di
«
repubblica
conciliare
»
,
cioè
di
un
Governo
in
cui
entrino
i
comunisti
,
riformandosi
quell
'
unità
di
programmi
e
d
'
intenti
tra
socialisti
e
comunisti
che
fu
già
per
alcuni
anni
.
Non
sono
tra
quelli
che
nel
'47
plaudirono
a
De
Gasperi
,
ritenendo
atto
di
grande
saggezza
avere
messo
i
comunisti
fuori
del
Governo
;
né
tra
coloro
che
(
echeggiando
Paolo
Sarpi
,
allorché
scriveva
che
i
gesuiti
sarebbero
stati
lieti
di
ritornare
a
Venezia
anche
come
schiavi
incatenati
al
remo
,
perché
pochi
anni
di
poi
sarebbero
divenuti
i
padroni
della
Repubblica
)
,
credono
ogni
partito
sia
fatalmente
destinato
ad
essere
presto
assorbito
o
soppresso
quando
i
comunisti
entrino
in
un
Governo
,
né
tra
gli
altri
che
pensano
i
comunisti
sarebbero
fagocitati
dai
democristiani
.
M
'
interessa
solo
di
cercar
d
'
intuire
quale
sarebbe
la
posizione
della
Chiesa
in
quella
che
si
suole
chiamare
«
repubblica
conciliare
»
;
e
,
poiché
difficilmente
l
'
esempio
dell
'
Italia
sarebbe
senza
seguito
,
quale
sarebbe
tale
posizione
in
un
'
Europa
dove
in
ogni
Stato
i
comunisti
fossero
elemento
importante
di
governo
.
Qui
pure
non
ho
la
visione
semplicistica
di
coloro
,
per
cui
il
colloquio
tra
comunisti
e
credenti
è
solo
una
trappola
dei
primi
per
sgominare
la
Chiesa
.
Obiettivamente
osservo
,
peraltro
,
che
le
maggiori
personalità
del
comunismo
sono
rimaste
fuori
da
questo
colloquio
;
e
credo
di
poter
dire
con
qualche
conoscenza
che
nel
campo
comunista
l
'
incontro
ha
portato
alcuni
ad
apprezzare
la
forza
sociale
della
religione
,
ma
nessuno
non
dico
ad
andare
a
Messa
,
bensì
ad
ammettere
soltanto
l
'
ipotesi
del
trascendente
.
Mentre
nel
campo
cattolico
vedo
più
d
'
uno
,
anche
tra
i
sacerdoti
,
che
ha
completamente
dimenticato
Il
mio
Regno
non
è
di
questo
mondo
,
pur
continuando
a
credere
di
battere
le
vie
tracciate
da
Cristo
.
E
quando
guardo
al
passato
,
al
Concordato
ed
ai
dibattiti
alla
Costituente
,
penso
sempre
che
i
rapporti
tra
Chiesa
e
Stato
si
siano
svolti
nell
'
ultimo
mezzo
secolo
sulla
trama
di
quelli
che
si
racconta
essere
stati
i
rapporti
tra
i
navigatori
d
'
altri
tempi
ed
i
selvaggi
che
incontravano
in
lontane
terre
:
scambi
in
cui
ciascuno
dava
quelle
che
per
lui
erano
bazzecole
,
e
riceveva
quello
che
per
lui
era
un
tesoro
.
Per
Mussolini
non
era
nulla
accordare
alla
Chiesa
la
legislazione
sul
matrimonio
,
i
tribunali
ecclesiastici
,
la
degradazione
civile
dei
sacerdoti
apostati
,
restituire
vecchi
edifici
acquisiti
allo
Stato
dalle
leggi
eversive
;
ed
era
molto
ottenere
al
regime
la
calda
adesione
delle
masse
cattoliche
,
allora
omogenee
e
subordinate
ai
pastori
,
ottenere
la
simpatia
(
che
ci
fu
,
e
fattiva
)
dei
partiti
cattolici
di
tutto
il
mondo
.
E
per
il
Papato
tutto
quel
che
riceveva
serbava
un
gran
valore
,
credeva
giovasse
a
rafforzare
la
religione
;
ed
a
chi
gli
avesse
rimproverato
d
'
avere
trattato
con
il
fascismo
,
avrebbe
potuto
rispondere
che
da
secoli
e
secoli
la
sua
politica
era
di
riconoscere
qualsiasi
tiranno
quando
ciò
poteva
servire
al
bene
delle
anime
(
i
tiranni
passano
,
il
filone
della
fede
resta
)
,
e
che
Mussolini
ed
anche
i
peggiori
dei
fascisti
erano
candidi
agnellini
di
fronte
a
Costantino
,
ai
vari
re
barbari
ch
'
erano
stati
decorati
dei
titoli
di
«
Protettori
della
Chiesa
»
,
«
Difensori
della
fede
»
.
Analogo
discorso
per
le
discussioni
alla
Costituente
,
la
salvezza
di
tutte
le
norme
concordatarie
.
Ed
il
discorso
potrebbe
ripetersi
domani
:
il
Concordato
,
che
la
S
.
Sede
continua
a
ritenere
efficace
presidio
,
non
darebbe
alcuna
noia
ad
un
Governo
ove
pur
predominassero
i
comunisti
.
Qui
,
tuttavia
,
non
è
facile
fare
presagi
.
Infatti
nessuno
è
in
grado
di
dire
se
l
'
avvenire
del
comunismo
sia
una
trasposizione
su
altra
chiave
del
cristiano
un
solo
gregge
ed
un
solo
ovile
,
o
invece
dell
'
impero
romano
,
una
potenza
che
è
come
il
Sole
,
accanto
a
cui
gravita
una
costellazione
di
staterelli
che
sono
come
i
pianeti
rotanti
intorno
all
'
astro
maggiore
.
Nel
primo
caso
,
non
sembra
che
si
avrebbero
giorni
di
pace
per
i
credenti
.
Sono
tra
quelli
che
avevano
pensato
che
il
comunismo
avrebbe
seguito
il
cammino
di
molti
altri
partiti
politici
,
nati
intorno
al
nucleo
d
'
una
concezione
filosofica
,
d
'
una
visuale
del
mondo
,
e
che
man
mano
se
ne
distaccano
per
svolgere
soltanto
un
piano
concreto
di
riforme
economiche
e
giuridiche
.
Ma
l
'
esperienza
di
oltre
mezzo
secolo
non
conferma
quest
'
attesa
;
il
comunismo
resta
legato
(
e
forse
è
la
sua
forza
)
ad
un
materialismo
che
domina
ogni
attività
intellettuale
,
da
cui
derivano
precise
regole
in
ogni
campo
,
anche
nei
vari
rami
dell
'
arte
.
Ma
se
invece
si
avesse
un
impero
russo
,
con
Stati
che
gli
facessero
corona
,
non
è
detto
che
a
questi
sarebbe
imposta
sempre
,
come
alla
Cecoslovacchia
,
la
fede
nella
medesima
Weltanschauung
.
La
Roma
d
'
Augusto
e
di
Tiberio
non
si
preoccupava
di
quel
che
si
credesse
nei
vari
Stati
alleati
od
associati
.
I
culti
orientali
ebbero
anche
dure
repressioni
a
Roma
,
come
quelli
che
potevano
corrompere
i
costumi
,
ma
non
furono
perseguitati
in
Oriente
.
Né
oggi
la
Russia
si
preoccupa
di
staccare
gli
arabi
dalla
fede
nel
Corano
,
dal
divieto
dei
cibi
impuri
,
dal
velo
alle
donne
.
Utilizza
la
forza
,
il
cemento
,
che
può
venire
dalla
fede
comune
ai
popoli
dell
'
Islam
.
Probabilmente
è
a
questo
possibile
rispetto
della
religione
che
pensano
,
quando
pensano
,
quegli
uomini
politici
cattolici
,
che
sembrano
desiderare
l
'
avvento
di
un
'
Italia
dai
connotati
comunisti
,
con
un
'
economia
che
escluda
l
'
iniziativa
privata
,
e
con
le
conseguenze
che
quei
connotati
portano
anche
per
ciò
ch
'
è
libertà
individuale
.
E
può
darsi
abbiano
ragione
.
Ma
a
me
tornano
al
pensiero
alcune
parole
che
scriveva
Manzoni
nel
Discorso
su
alcuni
punti
della
storia
longobardica
in
Italia
a
proposito
del
Papa
,
evocando
quei
secoli
dell
'
Alto
Medioevo
:
Roma
,
così
incapace
per
sé
di
farsi
temere
,
aveva
nel
suo
seno
un
oggetto
di
venerazione
,
e
qualche
volta
di
terrore
,
anche
per
i
suoi
nemici
,
un
personaggio
per
cui
verso
di
essa
si
volgeva
da
tanta
parte
del
mondo
uno
sguardo
di
reverenza
e
d
'
aspettazione
...
Solo
questo
personaggio
poteva
pronunziar
parole
che
diventavano
un
oggetto
d
'
attenzione
e
di
discussione
.
Se
c
'
è
cosa
che
pare
certa
,
è
che
nulla
di
simile
potrebbe
rinnovarsi
in
una
costellazione
di
Stati
comunisti
;
tolleranza
religiosa
,
autonomia
della
Chiesa
,
sua
potestà
sull
'
assottigliato
numero
dei
credenti
,
forse
sì
;
ma
tacere
o
lodare
lo
Stato
,
guardare
soltanto
al
cielo
e
non
alla
terra
(
l
'
antitesi
del
clero
contestatore
)
,
mai
e
poi
mai
ricordare
che
si
deve
obbedire
a
Dio
prima
che
agli
uomini
:
ché
appena
il
Papato
volesse
anche
soltanto
protestare
contro
iniquità
,
o
difendere
innocenti
,
un
'
altra
pagina
del
Medioevo
rischierebbe
di
ripetersi
,
con
i
papi
deposti
e
gli
antipapi
ligi
all
'
imperatore
.
StampaQuotidiana ,
Ausonio
,
poeta
latino
della
Garonna
,
quando
gli
nacque
il
primo
figlio
aveva
il
padre
ancora
in
gamba
,
di
giovanile
prestanza
.
Il
nuovo
sentimento
che
si
destò
nel
suo
petto
gl
'
inspirò
una
poesiola
di
straordinaria
delicatezza
.
Traduco
liberamente
,
ma
il
concetto
è
tale
.
Ecco
,
babbo
,
che
questo
mio
piccino
ti
ha
fatto
nonno
:
per
suo
merito
èccoci
papà
tutti
e
due
:
hoc
nato
nos
sumus
ambo
patres
.
A
fàrmiti
voler
bene
,
adesso
non
è
più
solo
il
mio
cuore
di
figlio
:
dal
giorno
che
sei
babbo
due
volte
,
anche
il
bene
ch
'
io
ti
portavo
s
'
è
raddoppiato
.
E
mi
pare
d
'
aver
un
più
grave
motivo
d
'
amarti
ora
che
mi
tocca
mostrare
a
questo
marmocchio
come
s
'
abbia
da
voler
bene
al
proprio
babbo
.
Si
dà
poi
quest
'
altra
magnifica
novità
:
che
,
da
poi
che
il
nostro
piccolo
mi
ha
insignito
dell
'
Ordine
di
Padre
,
io
mi
trovo
ad
essere
in
un
certo
senso
tuo
parigrado
.
Mi
sono
scordato
gli
anni
che
hai
,
mi
pare
quasi
d
'
esserti
fratello
.
I
primi
giorni
che
mio
figlio
andò
soldato
non
potevo
incontrare
un
po
'
di
salita
senza
sentirmi
pesare
anch
'
io
sulle
spalle
il
suo
zaino
,
né
veder
piovere
senza
sentirmi
arrivare
la
pioggia
nelle
ossa
.
E
se
poi
mi
accadeva
di
sentire
per
la
strada
una
fanfara
militare
raddrizzavo
le
vecchie
schiene
come
un
cavallo
da
corsa
.
Tra
me
e
mio
figlio
corre
lo
stesso
divario
d
'
età
che
correva
tra
me
e
mio
padre
.
Il
giorno
che
andai
a
trovarlo
soldato
lontano
da
casa
provai
una
viva
emozione
nel
vedermi
da
lui
guardato
con
la
stessa
intenzione
giocosamente
incoraggiante
con
la
quale
io
consideravo
mio
padre
quando
venne
a
trovarmi
soldato
,
anch
'
io
la
prima
volta
lontano
da
casa
.
Mai
come
quel
giorno
,
riaccompagnando
mio
figlio
in
caserma
mentre
suonava
la
tromba
della
ritirata
,
mi
sono
sentito
accanto
l
'
Ombra
premurosa
e
lieta
di
mio
padre
:
con
l
'
orgoglio
e
la
soddisfazione
che
anch
'
Essa
vedesse
bravo
Ausonio
!
che
figlio
in
gamba
avevamo
.
E
mentre
rimiravo
mio
figlio
anche
coi
Suoi
occhi
di
nonno
,
mi
sentivo
alleggerito
,
insolitamente
,
pur
di
quel
poco
di
severità
che
è
naturalmente
nel
fondo
dell
'
amore
paterno
.
Come
si
fa
,
di
fatti
,
a
sgridare
un
figlio
in
arme
,
anche
appena
soldato
di
fanteria
?
(
La
mamma
,
alla
prima
licenza
,
c
'
è
ancora
riuscita
,
con
sollazzo
di
tutti
,
figlio
compreso
)
.
E
come
non
mi
riesce
più
di
sgridarlo
,
èccomi
dunque
diventato
anch
'
io
nonno
.
Dica
chi
l
'
ha
provato
,
se
a
sentirsi
chiamar
papà
da
un
figlio
in
grigioverde
non
si
sveglia
un
'
eco
in
qualche
parte
che
raddoppia
quelle
sillabe
,
come
muro
ai
colpi
del
tamburello
.
Ricordo
quando
mio
padre
ebbe
dalle
superiori
autorità
il
permesso
di
venirmi
a
trovare
in
zona
d
'
operazioni
,
soldato
anch
'
io
di
fanteria
,
sull
'
Isonzo
.
Ebbi
qualche
ora
di
permesso
e
con
un
biroccino
,
tenendo
io
il
fucile
e
papà
l
'
ombrello
fra
le
gambe
,
andammo
a
far
colazione
in
una
piccola
osteria
di
Medeuzza
.
Erano
mesi
che
non
mangiavo
seduto
a
una
tavola
apparecchiata
.
Ma
nella
memoria
m
'
è
rimasto
,
chiaro
e
pungente
,
solo
il
momento
del
distacco
.
Avevo
anche
ottenuto
di
accompagnar
mio
padre
per
un
tratto
di
strada
fuori
dell
'
accampamento
.
Non
era
nemmeno
una
strada
,
ma
una
specie
di
tratturo
fangoso
,
pesticciato
da
truppa
e
carreggio
.
Calava
la
sera
d
'
autunno
:
di
minuto
in
minuto
tuonava
stanco
il
cannone
,
nelle
pause
facendo
più
profondo
il
silenzio
della
campagna
deserta
.
Presto
venne
il
momento
di
separarci
.
Io
rimasi
a
vederlo
allontanare
.
Aveva
un
pastranello
di
mezza
stagione
e
il
cappello
duro
,
e
faceva
un
curioso
effetto
vedere
un
borghese
da
quelle
parti
.
Il
mio
papà
!
Ogni
tanto
si
voltava
e
io
rinnovavo
il
cenno
d
'
addio
.
Dei
ricordi
che
a
un
quarto
di
secolo
di
distanza
la
guerra
m
'
ha
lasciato
,
uno
dei
più
vivi
e
cocenti
è
questo
.
di
quel
padre
fatto
sempre
più
piccolo
dalla
lontananza
sotto
uno
spicchio
di
luna
settembrina
,
sperduto
per
una
strada
senza
limite
di
fosso
o
di
siepe
,
ansioso
del
figlio
,
che
lasciava
sullo
sfondo
brontolante
di
quelle
cannonate
.
`
Rifatti
un
momento
avanti
,
Ausonio
di
Burdigala
e
dicci
anche
quell
'
altra
poesia
che
facesti
da
vecchio
per
tua
moglie
Attusia
:
quella
che
dice
:
Et
teneamus
nomina
quae
primo
sumpsimus
in
thalamo
...
Che
bellezza
,
vecchierella
mia
,
esser
andati
sempre
così
d
'
accordo
e
poterci
ancora
dare
i
nomi
che
ci
vennero
sulle
labbra
la
prima
notte
...
Il
tempo
che
passa
non
ci
tanga
,
come
non
fosse
affar
nostro
:
io
per
te
,
tu
per
me
,
seguitiamo
ad
essere
i
ragazzi
che
allora
fummo
.
E
il
fianco
antico
scaldami
dormendo
La
moglie
vecchierella
...
Quel
poeta
dell
'
uggia
e
dello
stento
,
quel
marito
pocodibuono
e
padre
solo
extratàlamo
che
fu
Giulio
Perticari
trovò
modo
di
essere
,
almeno
una
volta
in
vita
sua
,
poeta
brioso
e
delicato
e
,
almeno
in
intenzione
,
caro
marito
padre
nonno
e
bisnonno
,
nella
persona
del
vecchio
Menicone
Frufolo
di
quel
suo
poemetto
rusticano
(
Cantilena
per
Nozze
)
degno
per
vero
d
'
un
premio
demografico
«
(
Si
fa
la
casa
un
covo
di
conigli
;
s
'
adunan
tutti
,
e
mi
ballano
a
canto
sino
i
figli
de
'
figli
de
'
miei
figli
)
»
,
popolato
e
festoso
come
un
quadro
di
Jan
Steen
o
di
van
Ostade
.
Nel
quale
poemetto
il
nobile
marchigiano
squaderna
le
delizie
d
'
un
matrimonio
«
tutto
fiorito
e
senza
spino
alcuno
»
.
«
(
vo
'
del
matrimonio
i
cari
doni
,
il
mèle
,
l
'
oro
,
le
soavità
,
le
gentilezze
,
le
consolazioni
mostrarti
...
)
»
ch
'
era
esattamente
il
contrario
di
quel
suo
,
che
riuscì
tutto
spinoso
e
senza
fiore
alcuno
,
pur
avendo
tolto
in
moglie
la
bella
delle
belle
:
Costanza
Monti
.
Ma
fu
colpa
sua
,
e
dei
suoi
parenti
-
serpenti
,
come
racconta
persuasivamente
Maria
Borgese
nel
bel
libro
edito
dal
Sansoni
.
Rivalse
dei
poeti
:
quel
che
non
ebbe
e
non
seppe
meritarsi
nelle
sue
case
gentilizie
di
Pesaro
e
di
Savignano
,
la
beata
concordia
e
i
«
cari
doni
»
del
matrimonio
,
il
conte
Giulio
se
l
'
era
finti
nell
'
abituro
affumicato
di
Menicone
e
della
sua
vecchierella
,
tra
suoni
canti
balli
e
strepiti
del
più
cordiale
dei
parentadi
,
tra
rumor
di
telai
,
smiagolìo
di
gatti
,
abbaiar
di
cani
,
vocio
di
marmocchi
,
e
fuori
il
canto
della
serenata
di
qualche
spasimante
d
'
una
nipote
ancora
da
marito
.
In
casa
del
poeta
,
tutto
il
contrario
:
musi
lunghi
,
calunnie
sorde
,
disgusti
d
'
ogni
sorta
,
insinuazioni
da
coltello
,
malintesi
atroci
e
non
un
solo
bambino
da
far
saltare
sui
ginocchi
.
Il
ritratto
che
di
Costanza
fece
il
pittore
romano
Agricola
,
famoso
più
che
altro
pel
sonetto
del
Monti
,
dà
una
ben
pallida
idea
della
conclamata
bellezza
di
quella
mamma
mancata
(
ebbe
una
sola
gravidanza
e
andò
male
)
:
una
specie
di
Fornarina
cresciuta
all
'
ombra
invece
che
al
sole
:
petto
pieno
e
morbido
,
mani
affusolate
,
bocca
da
bambina
,
capelli
biondi
e
sottili
;
ma
occhi
bovini
e
faccia
troppo
larga
.
Senza
paragone
più
lieto
e
parlante
è
il
sonetto
:
Più
la
contemplo
,
più
vaneggio
in
quella
:
Mirabil
tela
...
Più
sotto
dice
che
,
al
paragone
di
quella
,
ogni
altra
«
tela
»
vien
meno
.
Curioso
:
manco
a
farlo
apposta
il
ritratto
è
dipinto
su
tavola
!
Grande
poeta
il
Monti
,
ma
che
,
bene
bene
,
non
ne
imbroccava
mai
una
.
StampaQuotidiana ,
L
'
osservatore
politico
letterario
,
nel
numero
di
aprile
,
pubblica
sei
lettere
inedite
di
Cavour
,
raccolte
e
commentate
da
Luigi
Olivero
.
Lettere
giovanili
,
scritte
fra
il
1834
e
il
1845
,
quando
ancora
il
conte
non
si
era
dedicato
alla
politica
.
Indirizzate
al
fattore
della
tenuta
di
Grinzane
d
'
Alba
e
al
segretario
del
padre
,
esse
trattano
di
amministrazione
agricola
:
vino
da
vendere
o
da
travasare
,
trapianti
,
pagamenti
,
riscossioni
eccetera
.
S
'
intravvedono
,
dietro
il
breve
epistolario
,
le
pigre
opere
dei
contadini
piemontesi
attorno
alle
«
brente
»
,
ai
«
bottalini
»
,
ai
filari
di
barolo
e
di
barbera
.
I
fasti
risorgimentali
del
Piemonte
sono
ancora
lontani
;
il
«
grido
di
dolore
»
degli
italiani
oppressi
non
era
ancora
arrivato
in
piazza
Castello
.
Il
contino
Camillo
,
già
grassoccio
,
ha
tutto
il
tempo
necessario
per
curare
gli
affari
di
famiglia
.
E
se
ne
occupa
fino
ai
minuti
particolari
,
con
pignoleria
.
Le
grandi
figure
del
nostro
Risorgimento
,
incontrate
per
la
prima
volta
nel
sussidiario
di
terza
elementare
,
conservano
dentro
di
noi
la
loro
immagine
infantile
.
La
papalina
gallonata
di
Garibaldi
,
gli
occhi
infossati
di
Mazzini
,
i
baffi
a
gancio
di
Vittorio
Emanuele
II
.
Qualsiasi
bambino
italiano
sa
disegnare
il
ritratto
di
Cavour
:
gli
occhiali
a
stanghetta
e
una
barba
ad
arco
,
leggera
come
prezzemolo
.
A
pensarci
bene
,
le
successive
cognizioni
storiche
non
aggiungono
granché
a
quei
primi
stampini
assimilati
dal
cuore
e
dall
'
intelligenza
.
Si
viene
a
sapere
che
il
«
sacchetto
di
sementi
»
con
cui
Garibaldi
si
ritirò
a
Caprera
,
erano
in
realtà
100
mila
lire
,
consegnategli
da
Adriano
Lemmi
al
momento
dell
'
imbarco
;
ma
ciò
non
toglie
che
quel
sacchetto
,
favoloso
e
puerile
,
continui
ad
occupare
un
cantuccio
della
nostra
niente
.
Anche
i
cervelli
più
asciutti
e
razionali
vogliono
la
loro
porzione
di
allegoria
e
di
epopea
.
Queste
lettere
amministrative
di
Cavour
sono
interessanti
ma
malinconiche
.
Confermano
l
'
avvedutezza
dell
'
uomo
nelle
questioni
concrete
,
ma
ne
rimpiccioliscono
il
simbolo
.
Avvalorano
il
sospetto
che
dietro
gli
eroi
,
più
o
meno
tali
,
dell
'
unità
italiana
,
gli
ideali
fossero
assai
modesti
e
di
breve
respiro
;
che
la
nostra
classe
dirigente
abbia
commesso
,
fin
da
principio
,
come
diceva
Nitti
,
un
grave
errore
:
abbia
scambiato
,
cioè
,
l
'
economia
con
l
'
avarizia
.
Un
ristorante
di
Londra
serve
dolci
semifreddi
a
forma
di
statuetta
.
Riproducono
le
forme
di
Diana
Dors
.
Hanno
grande
successo
.
Ha
detto
Truman
:
«
Le
automobili
,
negli
Stati
Uniti
,
hanno
una
grande
importanza
morale
.
La
loro
diffusione
,
infatti
,
ha
fatto
sparire
quasi
completamente
i
ladri
di
cavalli
»
.
StampaQuotidiana ,
Un
eminente
«
sinologo
»
dell
'
università
di
Berkeley
dichiarava
pochi
mesi
fa
ad
un
nostro
collega
italiano
:
«
come
potenza
asiatica
,
la
Repubblica
popolare
cinese
teme
innanzitutto
l
'
Unione
Sovietica
,
poi
il
Giappone
e
solo
in
terzo
ordine
di
importanza
gli
Stati
Uniti
»
.
Ecco
la
ragione
vera
,
e
profonda
,
dell
'
improvviso
e
straordinario
invito
rivolto
da
Mao
a
Nixon
:
«
l
'
avvenimento
più
grande
del
dopoguerra
»
,
come
lo
ha
giustamente
definito
La
Malfa
.
Il
riserbo
,
e
la
prudenza
,
di
Mosca
di
fronte
al
riavvicinamento
cino
-
americano
-
un
riserbo
e
una
prudenza
che
rinnovano
la
linea
di
diffidenza
e
di
sospetto
verso
i
primi
atti
della
diplomazia
del
ping
-
pong
-
confermano
il
sottinteso
antisovietico
del
clamoroso
invito
al
presidente
degli
Stati
Uniti
che
Kissinger
,
il
professore
teorico
della
«
diplomazia
tripolare
»
,
ha
negoziato
nel
segreto
dei
suoi
colloqui
con
Ciu
En
-
lai
ma
che
era
stato
preparato
da
una
serie
coordinata
di
atti
ammiccanti
e
rivelatori
.
L
'
annuncio
contemporaneo
dalla
Casa
Bianca
e
da
Pechino
conferma
che
la
Cina
continua
a
temere
,
oggi
più
che
mai
,
la
minaccia
sovietica
alle
sue
frontiere
.
Tutte
le
trattative
,
stancamente
prolungate
da
anni
,
per
raggiungere
un
compromesso
o
un
modus
vivendi
nelle
tormentate
questioni
di
confine
che
dividono
la
Russia
e
la
Cina
non
sono
evidentemente
approdate
allo
scopo
.
Col
realismo
e
col
pragmatismo
che
caratterizzano
la
grande
tradizione
della
diplomazia
cinese
,
l
'
avvicinamento
all
'
«
avversario
del
tuo
avversario
»
è
stato
ritenuto
più
efficace
,
e
più
produttivo
,
di
tutti
i
tête
-
à
-
tête
fra
i
due
vicini
,
pure
regolati
dalla
suprema
abilità
di
una
regia
scaltra
e
dissimulata
.
Non
solo
:
ma
l
'
invito
rivolto
al
presidente
della
Confederazione
americana
,
di
una
nazione
che
non
intrattiene
cioè
rapporti
diplomatici
diretti
con
Pechino
e
che
fino
a
pochi
mesi
fa
è
stata
raffigurata
come
il
campione
dell
'
imperialismo
mondiale
in
Asia
,
dimostra
che
Mao
sconta
una
soluzione
pacifica
e
concordata
,
a
più
o
meno
breve
distanza
,
della
guerra
nel
Vietnam
.
La
politica
di
«
vietnamizzazione
»
proclamata
dal
presidente
Nixon
con
la
dottrina
di
Guam
,
un
'
altra
dottrina
elaborata
dal
professor
Kissinger
(
una
volta
tanto
l
'
università
è
decisiva
nella
storia
del
mondo
!
)
,
ha
ricevuto
a
Pechino
un
credito
maggiore
che
in
ogni
altra
parte
del
mondo
.
I
vituperi
e
le
contumelie
dei
comunisti
occidentali
,
a
cominciare
da
quelli
italiani
,
finiscono
quasi
per
dissolversi
in
una
prospettiva
di
ridicolo
.
Né
la
campagna
della
Cambogia
né
quella
del
Laos
-
tanto
rimproverate
al
presidente
Nixon
da
quei
seguaci
del
Pci
che
quasi
resero
impossibile
la
visita
del
presidente
americano
a
Roma
-
hanno
rappresentato
un
ostacolo
apprezzabile
alla
distensione
fra
Cina
e
Stati
Uniti
.
Mao
ha
valutato
realisticamente
,
e
positivamente
,
il
nuovo
indirizzo
dell
'
amministrazione
repubblicana
per
il
Sud
-
Est
asiatico
;
ha
creduto
alla
sincera
volontà
di
disimpegno
degli
americani
,
contro
tutto
l
'
isterismo
della
contestazione
anti
-
americana
:
di
massa
o
dei
gruppuscoli
filo
-
cinesi
.
Le
accoglienze
trionfali
riserbate
,
proprio
nei
giorni
successivi
all
'
operazione
Laos
,
ai
campioni
,
neppure
straordinari
,
del
«
ping
-
pong
»
americano
avevano
già
rivelato
una
precisa
scelta
politica
;
la
svolta
sensazionale
di
ieri
conferma
che
siamo
andati
rapidamente
oltre
le
cavallerie
dell
'
agonismo
sportivo
al
servizio
della
diplomazia
.
Si
potrebbe
dire
di
più
:
una
soluzione
pacifica
del
dramma
vietnamita
,
magari
attraverso
una
conferenza
per
l
'
Indocina
,
sembra
preferibile
,
per
la
diplomazia
cinese
,
ad
un
prolungarsi
indefinito
del
conflitto
,
giudicato
più
vantaggioso
per
Mosca
.
Non
dimentichiamo
che
il
partito
comunista
di
Hanoi
è
di
obbedienza
sovietica
molto
più
che
cinese
;
non
dimentichiamo
che
il
grosso
delle
forniture
militari
al
Nord
-
Vietnam
è
sempre
venuto
da
Mosca
(
la
Cina
ha
solo
mandato
armi
leggere
,
e
spesso
leggerissime
...
)
.
Neppure
l
'
ostacolo
dell
'
esclusione
,
assurda
esclusione
,
della
Cina
popolare
dall
'
Onu
sembra
ormai
insuperabile
.
Fra
i
temi
del
viaggio
di
Nixon
a
Pechino
,
quello
del
«
compromesso
»
necessario
per
ammettere
Pechino
fra
i
grandi
delle
nazioni
unite
occuperà
certo
uno
dei
primissimi
posti
.
Fin
dall
'
esordio
della
gestione
Nixon
,
un
nuovo
orientamento
era
emerso
nella
diplomazia
americana
:
volto
a
trovare
,
con
pazienza
e
con
tenacia
,
una
via
di
contemperamento
fra
la
salvaguardia
di
Formosa
e
i
diritti
imprescrittibili
di
un
paese
,
che
conta
750
milioni
di
uomini
su
una
superficie
di
nove
milioni
e
mezzo
di
chilometri
quadrati
,
press
'
a
poco
la
stessa
superficie
degli
Stati
Uniti
(
la
cui
popolazione
sfiora
soltanto
i
200
milioni
di
abitanti
)
.
La
via
delle
due
Cine
,
insomma
:
statu
quo
per
Formosa
ma
consacrazione
dei
diritti
di
Pechino
come
potenza
mondiale
.
Edgar
Snow
,
uno
degli
intellettuali
che
conosce
più
a
fondo
il
mondo
cinese
,
riferiva
di
recente
una
dichiarazione
di
Mao
,
secondo
la
quale
la
soluzione
del
problema
di
Formosa
era
rinviata
«
alla
morte
di
Chiang
Kai
-
shek
»
,
un
uomo
che
ha
superato
gli
84
anni
.
Tutto
fermo
finché
sarà
in
vita
il
capo
della
repubblica
di
Formosa
,
e
antico
protagonista
delle
lotte
per
la
liberazione
popolare
della
Cina
(
ricordate
la
Condition
humaine
di
Malraux
?
)
;
trasformazione
successiva
dell
'
isola
in
provincia
autonoma
della
Cina
sotto
il
controllo
del
Kuomintang
,
salvo
un
«
referendum
»
entro
dieci
o
venti
anni
.
Tutto
,
in
ogni
caso
,
è
fondato
sui
ritmi
dei
tempi
lunghi
.
Neppure
dopo
l
'
annuncio
,
sensazionale
e
sorprendente
,
della
visita
di
Nixon
in
Cina
,
nessuno
può
illudersi
su
cambiamenti
immediati
e
soprattutto
a
senso
unico
.
Il
giuoco
della
Cina
,
nel
quadro
della
nuova
diplomazia
triangolare
cui
guarda
il
regime
di
Mao
,
sarà
complesso
,
sfumato
,
contraddittorio
e
spesso
insondabile
.
La
potenza
militare
cinese
,
nonostante
la
scoperta
di
atomiche
sperimentali
,
alla
De
Gaulle
,
non
è
ancora
arrivata
ad
un
livello
competitivo
col
colosso
sovietico
,
che
incombe
,
con
la
forza
intatta
delle
sue
armate
e
dei
suoi
missili
,
sui
seimila
chilometri
di
frontiera
aperta
,
la
frontiera
bagnata
dal
sangue
dell
'
Ussuri
.
La
Cina
deve
realizzare
una
trasformazione
industriale
e
tecnologica
,
che
è
appena
agli
inizi
.
L
'
aiuto
americano
è
per
essa
essenziale
.
Nixon
ha
tutto
da
guadagnare
.
Con
la
spettacolare
mossa
del
viaggio
in
Cina
,
il
presidente
repubblicano
toglie
armi
decisive
agli
oppositori
democratici
,
scavalca
«
a
sinistra
»
tutti
i
Mansfield
e
tutti
gli
Humphrey
.
La
stessa
provvidenziale
iniziativa
del
«
New
York
Times
»
,
di
pubblicare
i
documenti
retrospettivi
degli
errori
democratici
nel
Vietnam
,
assume
un
più
preciso
significato
e
quasi
un
valore
profetico
alla
luce
del
piano
che
la
Casa
Bianca
stava
perseguendo
,
con
tenacia
pari
alla
spregiudicatezza
.
Ai
fini
della
rielezione
nel
'72
,
e
sempre
che
la
missione
a
Pechino
sia
coronata
da
successo
,
Nixon
ha
strappato
una
«
chance
»
di
grande
rilievo
.
Quello
che
ai
tempi
di
Johnson
appariva
utopia
è
diventato
oggi
realtà
.
Il
grande
giuoco
mondiale
riprende
il
sopravvento
nella
politica
americana
,
sempre
più
distaccata
dalle
miserie
e
dalle
divisioni
europee
,
miserie
e
divisioni
che
sembrano
infastidire
ogni
giorno
di
più
la
Casa
Bianca
e
l
'
intera
America
.
È
un
motivo
di
riflessione
per
l
'
Europa
,
se
ancora
il
vecchio
continente
conserva
un
minimo
di
volontà
di
sopravvivenza
.
Nell
'
unità
e
nella
libertà
:
senza
le
quali
la
nuova
e
grande
partita
mondiale
delle
superpotenze
,
Cina
compresa
,
è
destinata
a
passare
sulla
nostra
testa
.
StampaQuotidiana ,
Il
tiro
forse
più
birbone
che
amico
m
'
abbia
mai
fatto
fu
quello
giocatomi
dal
poeta
ticinese
Giuseppe
Zoppi
il
giorno
che
mi
fece
salire
a
tradimento
sulla
cattedra
d
'
un
'
aula
gremita
di
giovanotti
e
giovanotte
,
e
sulla
cattedra
stava
aperto
a
pagina
tale
un
mio
libro
,
con
invito
a
darne
io
lettura
e
commento
.
La
scuola
era
il
Politecnico
di
Zurigo
e
la
cattedra
quella
resa
illustre
fra
il
cinquantacinque
e
il
sessanta
da
Francesco
De
Sanctis
,
e
oggi
egregiamente
tenuta
dallo
Zoppi
;
il
quale
,
a
parte
il
tradimento
perpetrato
ai
miei
danni
,
bisogna
riconoscere
che
si
è
reso
simpaticamente
benemerito
della
nostra
letteratura
per
avere
avviati
nel
modo
più
cordiale
i
suoi
discepoli
alla
conoscenza
degli
scrittori
italiani
,
anche
viventi
.
Rifiutarmi
,
dopo
molte
gentilezze
ricevute
in
quella
cara
città
,
non
potevo
:
sarebbe
stata
una
scortesia
imperdonabile
.
Celando
il
mio
disappunto
,
lessi
e
commentai
.
(
Mi
lessi
e
mi
commentai
.
Fui
al
tempo
stesso
Dante
e
Scartazzini
:
Dante
in
quanto
italiano
e
Scartazzini
in
quanto
svizzero
)
.
Pur
condita
d
'
amaro
,
fu
esperienza
istruttiva
.
Di
fronte
a
un
pubblico
da
conferenze
,
costituito
per
solito
dalla
grigia
milizia
volontaria
di
zitelle
e
di
pensionati
che
non
sanno
trovare
modo
più
allegro
d
'
impiegare
le
ore
del
pomeriggio
,
non
sarebbe
stato
il
caso
d
'
aver
tanti
scrupoli
;
anzi
,
lécito
scodellare
loro
qualsiasi
minestra
:
e
se
la
minestra
è
sciocca
e
il
ragguaglio
inadeguato
,
tanto
peggio
pei
volontari
dell
'
uggia
.
Ma
un
'
aula
di
scuola
è
un
'
altra
cosa
,
ai
giovani
son
dovuti
altra
considerazione
e
altro
rispetto
.
Per
quanto
al
mio
tempo
io
sia
stato
sui
banchi
tutt
'
altro
che
uno
scolaro
esemplare
,
nei
venti
minuti
che
durarono
la
mia
lettura
e
il
mio
splanamento
più
d
'
una
volta
ebbi
,
antipaticissimo
,
il
senso
di
star
profanando
,
dall
'
alto
della
stessa
sedia
episcopale
,
un
tempio
venerando
.
Una
tacita
rampogna
saliva
a
me
dalla
pagina
del
mio
libro
,
che
alla
lettura
da
cattedra
mi
si
veniva
empiendo
idealmente
,
sui
margini
e
tra
le
righe
,
di
una
quantità
di
freghi
blu
e
di
segnacci
rossi
,
accusanti
la
debole
tessitura
dello
insieme
e
le
approssimazioni
le
improprietà
le
sconvenienze
delle
singole
espressioni
.
Parca
dirmi
,
la
povera
mia
pagina
oramai
ingiallita
dal
tempo
:
bella
figura
mi
stai
facendo
fare
,
e
anche
tu
fai
.
(
Curioso
:
nei
punti
dove
mi
pareva
che
la
pagina
resistesse
meglio
alla
lettura
avevo
l
'
impressione
di
stare
commentando
un
morto
,
mentre
nei
punti
dove
la
pagina
aveva
i
più
forti
cedimenti
mi
ci
ritrovavo
fin
troppo
vivo
)
.
E
levando
dalla
pagina
gli
occhi
in
viso
a
quelle
giovanotte
così
attente
e
sorridenti
mi
veniva
una
fiera
voglia
di
dire
:
fate
bene
a
essere
così
contente
,
ma
ohi
!
,
si
spera
che
tutto
questo
non
torni
a
scàpito
del
buon
concetto
che
vi
stavate
facendo
della
letteratura
del
mio
Paese
.
La
verità
è
,
avrei
voluto
anche
dire
,
che
nessuno
sa
,
nessuno
oggi
può
affermare
,
sia
di
questa
che
m
'
hanno
messa
a
tradimento
sotto
gli
occhi
che
delle
tante
che
,
in
tanti
,
siamo
andati
scrivendo
gli
ultimi
anni
in
Italia
,
fino
a
che
punto
,
in
un
domani
più
o
meno
lontano
,
venuti
cioè
al
punto
d
'
una
idonea
e
sufficiente
prospettiva
,
possano
essere
giudicate
meritevoli
di
commento
in
una
scuola
.
Mentre
una
cosa
terrei
per
certa
:
che
da
una
cattedra
,
da
qualsiasi
cattedra
,
sia
quella
di
Francesco
De
Sanctis
sia
quella
di
Coso
Cosi
,
oggi
e
sempre
debbano
impartirsi
e
onorarsi
conquiste
assodate
di
scienza
o
di
stile
e
non
ipotesi
più
o
meno
generose
;
e
che
in
iscuola
,
a
conoscenza
dei
giovani
debbano
esser
portati
solo
forme
e
concetti
collaudati
da
una
sufficiente
stagionatura
.
Ogni
acquisizione
di
scuola
dovrebbe
avere
un
suo
crisma
di
durabilità
e
inalterabilità
.
La
Messa
è
buona
cantata
in
buon
latino
e
non
improvvisata
o
stornellata
in
vernacolo
.
Per
la
spesa
in
ispiccioli
del
giorno
basta
la
Radio
.
Ma
in
iscuola
,
sarebbe
desiderabile
che
il
maestro
mettesse
la
sua
gloria
piuttosto
nell
'
indirizzare
i
giovani
alla
comprensione
e
al
gusto
di
quelle
letture
meno
ligie
al
costume
dell
'
ora
che
volge
,
che
da
soli
non
sarebbero
in
grado
d
'
intendere
alla
bella
prima
,
e
che
sole
invece
potranno
un
giorno
servir
loro
di
pietra
di
paragone
del
bello
e
del
brutto
,
del
vero
e
del
falso
.
E
facciamo
pure
l
'
ipotesi
,
generosa
affé
,
che
anche
questa
pagina
che
lo
Zoppi
mi
ha
fatto
ritrovare
aperta
sulla
cattedra
,
si
scopra
un
giorno
che
avesse
qualche
numero
buono
anche
per
gli
scolari
di
domani
:
voi
capite
,
care
le
mie
giovanotte
,
in
quale
increscevole
situazione
adesso
mi
venga
a
trovare
:
d
'
essere
cioè
,
io
intruso
cattedrante
occasionale
,
di
parere
assolutamente
contrario
a
quello
del
titolare
a
venire
d
'
una
cattedra
così
gloriosa
.
Io
affermo
che
la
coerenza
d
'
un
insegnamento
va
salvaguardata
con
una
consonanza
di
giudizi
attraverso
almeno
tre
generazioni
.
Le
mura
della
scuola
,
come
dei
monasteri
,
dovrebbero
essere
a
prova
di
ciclone
e
di
terremoto
,
e
maestri
e
priori
sapersi
tenere
con
intenzione
allo
scuro
delle
mode
e
delle
contromode
.
Caro
Zoppi
,
tu
ci
aiuteresti
a
zoppicare
...
Quarant
'
anni
fa
,
uno
studente
d
'
una
nostra
facoltà
di
lettere
che
si
fosse
messo
a
esplorare
un
autore
più
vicino
a
noi
che
non
fossero
Ruggerone
da
Palermo
o
Cenne
de
la
Chitarra
era
tenuto
in
gran
sospetto
dal
docente
.
Esagerazioni
!
Oggi
,
dalle
medesime
cattedre
,
si
ammettono
,
quando
non
proprio
si
suggeriscano
,
esercitazioni
e
tesi
su
Marinetti
,
Ungaretti
,
Quasimodo
.
Parte
lo
esploratore
armato
di
tutto
punto
e
si
ferma
dal
tabaccaio
.
Eh
no
,
troppo
facile
e
troppo
comodo
!
Tutte
le
volte
che
ho
parlato
davanti
a
quel
pubblico
che
dicevo
,
di
zitelle
e
di
pensionati
,
mi
sono
trovato
di
fronte
il
penoso
dilemma
se
chiudere
o
no
il
mio
sermone
col
pistolotto
.
(
A
buon
conto
lo
preparavo
,
salvo
saltarlo
all
'
ultimo
momento
)
.
Platealissimo
espediente
,
il
«
pistolotto
»
,
e
indegno
di
persona
bennata
,
ma
che
offre
il
grande
vantaggio
di
rendere
accorto
l
'
uditorio
che
il
sermone
è
arrivato
alla
fine
e
ch
'
è
venuto
il
momento
di
batter
le
mani
:
giacché
un
discorso
senza
battimano
alla
chiusa
,
sia
pure
di
sole
quattro
mani
,
è
cosa
da
piangere
:
e
quella
frazione
di
tempo
che
il
pubblico
alle
volte
mette
ad
accorgersi
che
il
divertimento
è
finito
,
per
poco
che
si
protragga
,
è
cosa
,
credete
a
chi
n
'
ha
fatto
esperimento
,
è
cosa
da
languire
...
Un
disagio
dello
stesso
genere
è
quello
che
si
prova
quando
per
distrazione
del
macchinista
il
sipario
indugia
qualche
secondo
a
calare
sul
finale
del
dramma
:
e
sapevano
certo
quello
che
si
facevano
,
i
vecchi
commediografi
,
quando
mettevano
in
bocca
a
un
attore
quattro
parole
di
commiato
con
le
quali
questi
,
rivolto
agli
spettatori
,
chiedeva
insieme
compatimento
e
battimano
.
«
Fàteci
con
lieto
plauso
o
spettatori
intendere
che
non
vi
sia
spiaciuta
questa
favola
»
.
Un
pistolotto
,
sia
pure
molto
bene
mascherato
,
ci
vuole
.
Così
da
bambino
,
se
non
sentivo
«
stretta
la
foglia
larga
la
via
»
,
mi
pareva
che
la
favola
non
fosse
ancora
veramente
finita
.
Anche
l
'
ultimo
periodo
dei
Promessi
Sposi
,
col
suo
«
vogliate
bene
a
chi
l
'
ha
scritto
e
anche
un
pochino
a
chi
l
'
ha
raccomodato
»
è
nel
tono
della
captatio
benevolentiae
d
'
un
finale
di
commedia
.
Ma
un
libro
almeno
si
vede
,
quand
'
è
finito
:
e
quella
captatio
il
Manzoni
se
la
sarebbe
potuta
risparmiare
;
come
,
d
'
altronde
,
se
l
'
era
risparmiata
nella
primitiva
stesura
di
Fermo
e
Lucia
che
faceva
punto
al
periodo
precedente
,
nel
quale
,
dalle
parole
di
Fermo
,
il
Manzoni
aveva
cavato
il
«
costrutto
morale
di
tutti
gli
avvenimenti
»
:
(
nei
Promessi
dirà
,
più
alla
buona
:
«
il
sugo
di
tutta
la
storia
»
)
.
E
non
è
detto
che
il
suo
romanzo
non
potesse
,
e
sempre
con
bellissimi
effetti
,
fermarsi
anche
qualche
periodo
prima
:
se
non
che
l
'
autore
ci
tenne
a
chiudere
la
partitura
con
un
pianissimo
,
arrivando
a
toccare
col
mignolo
proprio
l
'
ultimo
tasto
del
pianoforte
.
Ad
esempio
,
sarebbe
andato
benissimo
anche
se
avesse
staccato
la
penna
una
dozzina
di
righe
più
sopra
,
al
punto
dove
Lucia
,
«
soavemente
sorridendo
»
(
finalmente
,
dopo
settecento
pagine
,
si
ricorda
di
sorridere
!
)
,
chiude
la
bocca
a
Renzo
,
in
vena
di
filosofare
sulla
propria
storia
,
con
le
parole
:
«
quando
non
voleste
dire
che
il
mio
sproposito
sia
stato
quello
di
volervi
bene
,
e
di
promettermi
a
voi
»
,
dove
quel
promettersi
all
'
ultima
riga
sarebbe
stato
un
felice
richiamo
al
titolo
dell
'
opera
.
Altro
finale
indovinato
,
e
plausibilissimo
,
poteva
darsi
venticinque
righe
più
sopra
,
dove
dice
:
«
fu
una
bambina
;
e
potete
credere
che
le
fu
messo
nome
Maria
»
.
Immagino
che
Marino
Moretti
,
se
i
Promessi
l
'
avesse
scritti
lui
,
a
quella
bambina
si
sarebbe
fermato
.
Quant
'
a
me
,
non
ho
ancora
ben
deciso
se
troncare
dodici
righe
prima
o
sei
righe
dopo
Moretti
:
o
,
cioè
,
dove
dice
:
«
e
fu
,
da
quel
punto
in
poi
,
una
vita
delle
più
tranquille
,
delle
più
facili
,
delle
più
invidiabili
;
di
maniera
che
,
se
ve
l
'
avessi
a
raccontare
,
vi
seccherebbe
a
morte
»
;
oppure
dove
fa
parola
dei
figli
che
vennero
dopo
la
piccola
Maria
,
«
e
Renzo
volle
che
imparassero
tutti
a
leggere
e
scrivere
,
dicendo
che
,
giacché
la
c
'
era
questa
birberia
,
dovevano
almeno
profittarne
anche
loro
»
.
E
sulle
bozze
avrei
espunto
il
la
prima
di
c
'
era
...
StampaQuotidiana ,
Tempo
fa
,
a
Roma
,
la
pittrice
Novella
Parigini
andò
a
vedere
Addio
alle
armi
in
compagnia
di
alcuni
amici
;
fra
gli
altri
,
Steve
Reeves
,
protagonista
del
film
Le
fatiche
d
'
Ercole
.
Steve
è
una
delle
stelle
fisse
cui
si
orientano
,
in
tutto
il
mondo
,
i
giovani
che
aspirano
a
una
muscolatura
impressionante
,
da
statua
greca
:
quelli
che
in
Italia
,
da
qualche
anno
a
questa
parte
,
praticano
il
«
culturismo
»
,
seguendo
gli
ammaestramenti
di
John
Vigna
di
Torino
e
Joe
Lancia
di
Milano
.
L
'
Ercole
americano
,
che
fu
eletto
Mister
Universo
,
ha
una
cassaforte
per
torace
e
un
capitello
al
posto
del
collo
.
La
giacca
a
due
petti
di
un
uomo
normale
potrebbe
al
massimo
servirgli
da
giustacuore
.
La
popolazione
romana
,
forse
per
sotterranea
memoria
dei
gladiatori
,
dà
molta
importanza
alla
cubatura
dei
giovanotti
.
ÈÈ
una
delle
città
del
mondo
dove
i
sarti
consumano
maggior
quantità
di
cotone
e
crine
da
imbottitura
.
Le
ragazze
sono
fiere
di
mostrarsi
in
compagnia
dei
cosiddetti
«
fusti
»
;
i
quali
,
oltre
ad
usare
,
in
ogni
stagione
,
camicie
bianchissime
,
aperte
in
modo
da
lasciar
intravedere
le
villosità
pettorali
,
debbono
saper
camminare
alla
«
giggi
»
:
passi
brevi
,
lieve
rotazione
dei
fianchi
,
piedi
molto
vicini
,
torso
gettato
in
avanti
,
movimento
pendolare
e
alterno
delle
spalle
.
Non
che
la
Parigini
dia
molto
peso
al
«
fustismo
»
:
ma
certo
,
quella
sera
,
non
le
dispiacque
esser
vista
accanto
a
quel
colosso
,
nella
cui
tasca
avrebbe
potuto
comodamente
alloggiare
.
Si
spensero
le
luci
,
e
apparvero
le
prime
sequenze
di
Addio
alle
armi
.
Durante
il
primo
tempo
,
rievocante
la
guerra
'15-18
,
non
accadde
nulla
di
anormale
;
ma
nel
secondo
,
quando
la
storia
d
'
amore
innestata
a
Caporetto
diventò
palpitante
,
la
pittrice
sentì
,
al
suo
fianco
,
nell
'
ombra
,
una
specie
di
rauco
soffio
.
Lo
strano
suono
,
via
via
che
il
film
intristiva
,
si
fece
più
profondo
e
distinto
:
finché
si
trasformò
in
una
serie
di
singhiozzi
che
parevano
colpi
di
scalpello
.
Nella
scarsa
luce
,
la
Parigini
vide
che
Steve
Reeves
stava
compiendo
sforzi
eroici
,
mordendosi
le
labbra
e
irrigidendo
il
collo
taurino
,
per
frenare
il
pianto
.
Invano
.
Mentre
la
protagonista
moriva
sullo
schermo
,
la
commozione
del
colosso
scoppiò
come
una
bomba
.
Il
vasto
petto
pareva
squassato
da
una
tempesta
,
un
fiume
di
lacrime
scorreva
sulle
guance
virili
,
gemiti
e
lamenti
si
levavano
alti
nel
buio
.
Prima
che
si
riaccendesse
la
luce
,
Novella
Parigini
scivolò
alcune
poltrone
più
in
là
.
Sono
apparsi
ai
primi
del
mese
,
a
Nuova
York
,
in
Broadway
,
i
primi
distributori
automatici
di
cocktail
.
Il
gettone
costa
10
cent.
StampaQuotidiana ,
La
«
diplomazia
del
ping
pong
»
non
ha
cessato
di
produrre
i
suoi
effetti
.
Fra
le
cause
che
spiegano
l
'
annuncio
rapido
e
sensazionale
da
Washington
e
da
Mosca
dell
'
intesa
diretta
per
la
limitazione
delle
armi
strategiche
nucleari
(
non
soltanto
dei
missili
difensivi
ma
anche
di
quelli
offensivi
:
dopo
un
anno
e
mezzo
di
caparbie
resistenze
e
di
ostinate
negazioni
sovietiche
)
,
c
'
è
indubbiamente
l
'
elemento
Cina
,
la
componente
Pechino
.
Il
riavvicinamento
cino
-
americano
di
poche
settimane
fa
,
pur
solcato
da
ambiguità
e
reticenze
,
aveva
profondamente
turbato
l
'
Unione
Sovietica
e
sospinto
Mosca
a
riconsiderare
il
complesso
della
sua
strategia
verso
gli
Stati
Uniti
:
nell
'
evidente
tentativo
di
evitare
quel
possibile
«
isolamento
»
che
l
'
Urss
paventa
nel
caso
che
dalle
partite
di
ping
pong
si
passi
ad
un
'
intesa
più
stretta
fra
America
e
Cina
.
La
diplomazia
triangolare
,
aperta
dal
nuovo
e
complesso
rapporto
Washington
-
Mosca
-
Pechino
,
è
un
'
alleata
indiretta
ma
sicura
della
pace
e
dell
'
equilibrio
mondiale
.
Non
c
'
è
nulla
che
la
Russia
attuale
,
la
Russia
conservatrice
e
metternichiana
di
Breznev
,
tema
quanto
la
Cina
.
Sul
piano
degli
immensi
confini
che
si
estendono
fra
i
due
paesi
,
prolungandosi
per
oltre
seimila
chilometri
,
ma
anche
sul
piano
della
leadership
ideologica
dei
partiti
comunisti
,
cui
Mosca
è
decisa
a
non
rinunciare
,
costi
quello
che
costi
.
La
nuova
linea
,
non
priva
di
spregiudicatezza
,
assunta
da
Nixon
nei
riguardi
della
Cina
fin
dagli
inizi
ha
posto
al
Cremlino
problemi
delicati
,
risolti
con
una
tecnica
alterna
,
di
lusinga
e
di
intimidazione
,
di
oltranzismo
mescolato
alla
distensione
.
Un
punto
è
certo
:
la
Cina
non
si
rassegna
al
ruolo
di
secondo
del
comunismo
mondiale
,
cui
voleva
inchiodarla
per
primo
Stalin
.
I
sintomi
dell
'
attivismo
maoista
sono
continui
.
L
'
ultimo
,
e
più
significativo
,
è
dato
dall
'
annuncio
,
proprio
di
questi
giorni
,
dell
'
imminente
viaggio
a
Pechino
del
capo
romeno
Ceausescu
,
il
leader
di
un
comunismo
nazionale
profondamente
venato
di
riserve
verso
la
Russia
:
quasi
a
rilanciare
la
sfida
al
monopolio
ideologico
dell
'
Urss
,
pur
ribadito
con
tanto
ostentata
solennità
al
XXIV
congresso
del
Pcus
.
E
chi
se
non
il
presidente
Nixon
fu
il
primo
a
visitare
l
'
eretico
romeno
,
accolto
dagli
applausi
entusiastici
di
Bucarest
,
nel
viaggio
europeo
di
due
anni
or
sono
?
In
queste
condizioni
la
mano
tesa
di
Pechino
verso
Washington
preoccupa
Mosca
.
Ma
c
'
è
un
secondo
elemento
che
ha
avuto
pure
la
sua
importanza
nell
'
ammorbidire
la
intransigenza
sovietica
sul
negoziato
Salt
,
e
nell
'
indurre
la
Russia
a
riprendere
il
dialogo
missilistico
con
Washington
su
basi
di
realismo
e
di
concretezza
,
al
di
fuori
di
ogni
velleità
di
stravincere
.
Ed
è
stata
la
rapida
ripresa
dell
'
Europa
nelle
ultime
settimane
,
coronata
dal
felice
successo
delle
trattative
di
Brusselles
non
meno
che
del
vertice
di
Parigi
e
dal
rilancio
dell
'
ingresso
dell
'
Inghilterra
nel
Mec
,
paradossalmente
favorito
dalle
orgogliose
misure
tedesche
sul
marco
.
La
paura
della
Cina
si
unisce
nella
diplomazia
sovietica
ad
un
'
altra
costante
:
l
'
ossessione
,
del
resto
comprensibile
,
della
Germania
.
La
Ostpolitik
ha
rappresentato
un
momento
di
questa
paura
:
il
desiderio
di
staccare
la
Repubblica
di
Bonn
dai
vincoli
«
privilegiati
»
con
la
Francia
-
la
grande
illusione
di
De
Gaulle
-
e
con
gli
altri
paesi
della
Comunità
europea
per
impedire
il
ricostituirsi
di
una
qualsiasi
minaccia
,
soprattutto
di
una
qualsiasi
potenziale
minaccia
nucleare
,
alle
frontiere
occidentali
sovietiche
,
le
stesse
frontiere
aggredite
da
Hitler
nel
giugno
'41
.
Non
sembra
che
la
Ostpolitik
,
così
contrastata
all
'
interno
e
presso
gli
stessi
alleati
-
satelliti
di
Mosca
,
abbia
raggiunto
tutti
i
risultati
che
il
Cremlino
se
ne
riprometteva
.
Il
filo
della
maggioranza
social
-
liberale
,
su
cui
si
regge
la
cancelleria
Brandt
,
è
esilissimo
;
le
riserve
e
le
resistenze
in
Germania
e
fuori
crescenti
.
L
'
ipotesi
che
la
Comunità
europea
,
rafforzata
da
Londra
,
possa
sviluppare
un
suo
deterrente
nucleare
è
già
sufficiente
a
turbare
la
Unione
Sovietica
;
ma
l
'
ipotesi
,
molto
più
remota
e
non
impossibile
in
astratto
,
che
la
Germania
possa
avere
un
giorno
,
anche
lontano
,
la
possibilità
di
poggiare
il
dito
sul
«
grilletto
atomico
»
è
sufficiente
a
generare
un
senso
di
terrore
nell
'
Unione
Sovietica
,
spingendo
il
gruppo
arrogante
ma
realista
che
si
stringe
intorno
a
Breznev
a
riconsiderare
tutte
le
sue
posizioni
,
con
un
occhio
sempre
più
amichevole
verso
l
'
America
.
Non
a
caso
Breznev
ha
dato
una
mano
,
col
discorso
di
Tiflis
,
al
presidente
Nixon
per
respingere
la
mossa
,
incauta
e
pericolosa
sotto
tutti
i
punti
di
vista
,
dell
'
emendamento
Mansfield
volto
a
ridurre
i
contingenti
americani
in
Europa
.
E
non
a
caso
Nixon
ha
detto
no
a
Mansfield
,
col
concorso
di
due
ex
presidenti
che
si
chiamano
Truman
e
Johnson
,
in
vista
di
non
compromettere
le
prospettive
di
un
negoziato
con
la
Russia
per
la
riduzione
reciproca
e
bilanciata
delle
forze
dei
due
blocchi
in
Europa
.
È
chiaro
che
gli
Stati
Uniti
,
attraverso
il
nuovo
giuoco
triangolare
,
stanno
riguadagnando
un
po
'
dovunque
l
'
iniziativa
che
avevano
perduto
.
Nel
Sud
-
Est
asiatico
la
situazione
non
è
peggiorata
per
loro
,
e
la
campagna
cinese
sui
fatti
della
Cambogia
o
del
Laos
è
quasi
cessata
.
Più
significativo
ancora
il
corso
degli
eventi
nel
Medio
Oriente
:
con
l
'
improvvisa
svolta
del
regime
di
Sadat
in
Egitto
,
proprio
all
'
indomani
della
missione
del
segretario
di
Stato
Rogers
.
Una
missione
tutt
'
altro
che
fallita
,
a
giudicare
dalla
rimozione
di
tutti
,
o
quasi
,
gli
elementi
filo
-
sovietici
dal
governo
post
-
nasseriano
(
ripensiamo
a
quei
democratici
che
rimpiangevano
Nasser
come
genio
della
pace
!
)
e
all
'
apertura
di
una
linea
di
aperto
e
globale
negoziato
con
Israele
:
e
tocca
a
Israele
non
chiudere
la
porta
.
Ma
l
'
iniziativa
americana
non
basta
.
È
l
'
ora
di
un
'
iniziativa
dell
'
Europa
.
I
risultati
dell
'
incontro
di
Parigi
,
nonostante
ombre
e
riserve
,
sono
incoraggianti
;
Francia
e
Inghilterra
hanno
ritrovato
una
comune
convenienza
a
«
stare
»
in
Europa
.
È
imminente
una
riunione
della
Nato
a
Lisbona
;
è
emersa
una
linea
comune
dei
paesi
del
Mec
sui
problemi
del
Mediterraneo
,
presenza
navale
sovietica
non
meno
che
petrolio
.
Quelli
che
furono
i
rapporti
speciali
della
sola
Gran
Bretagna
con
l
'
America
dovrebbero
diventare
i
rapporti
speciali
dell
'
intero
continente
,
finalmente
organizzato
a
unità
,
col
grande
mondo
americano
:
in
un
vincolo
non
di
sudditanza
ma
di
parità
,
tale
da
offrire
tutte
le
garanzie
di
equilibrio
all
'
Unione
Sovietica
e
da
consentire
una
conferenza
europea
senza
dimenticare
Berlino
.
Le
condizioni
per
l
'
Europa
europea
esistono
.
Occorre
che
tutti
i
popoli
del
Mec
non
perdano
questa
occasione
storica
.
Tutti
:
a
cominciare
dall
'
Italia
.
E
ci
siamo
capiti
.
StampaPeriodica ,
Tolgo
in
prestito
dal
Commercio
questo
bel
dialogo
che
fa
per
me
:
Quali
e
quanti
sono
i
poteri
nel
Regno
Italico
?
Sono
quattordici
.
Misericordia
!
Possibile
che
siano
tanti
?
Eppure
l
è
così
.
Sentite
,
e
contateli
da
voi
:
1
.
Prima
di
tutti
,
il
Re
:
questo
si
venera
,
si
stima
,
ma
non
se
ne
parla
.
2
.
Dopo
viene
il
magnanimo
alleato
.
Di
questo
qualche
volta
se
ne
parla
,
ma
non
se
ne
deve
parlare
.
3
.
L
ebreo
Rotschild
.
Questo
si
fa
sentire
,
senza
che
se
ne
parli
.
4
.
Il
Ministero
.
Di
questo
se
ne
parla
meno
di
quel
che
se
ne
dovrebbe
parlare
.
Esso
è
un
carro
tirato
da
animali
diversi
,
vaccini
,
bufalini
,
somarini
e
bastardi
;
ma
questi
tirano
di
qua
;
quelli
tirano
di
là
:
sicché
non
va
né
avanti
né
addietro
.
5
.
I
massoni
.
Costoro
non
si
sentono
né
si
vedono
,
ma
sono
da
per
tutto
;
e
ne
appariscono
le
opere
.
6
.
I
Mitingai
...
E
che
razza
di
gente
è
questa
?
Vi
è
un
po
di
tutto
.
Moltissime
pecore
matte
;
molti
castroni
con
qualche
montone
;
buon
numero
di
volpi
e
volpini
,
e
qualche
lupo
in
disparte
.
Proseguo
.
7
.
Settimo
potere
sono
gli
scolari
.
Questi
ragazzacci
vogliono
spoliticare
;
sono
organizzati
per
conto
della
Rivoluzione
universale
:
si
sono
atteggiati
a
potenza
,
e
stanno
perfino
per
tenere
un
congresso
.
Da
che
levarono
dalle
scuole
le
immagini
di
Cristo
e
della
Madonna
,
e
vi
sostituirono
quelle
di
Garibaldi
,
di
Mazzini
,
di
Robespierre
e
di
Marat
,
si
sono
fatti
cattivelli
,
e
daranno
da
pensare
agli
altri
poteri
.
Che
volete
?
Sono
liberi
pensatori
...
pensano
,
è
vero
,
meglio
che
col
capo
,
con
qualche
altro
membro
.
Studiano
poverini
.
Solo
che
invece
delle
Pandette
,
meditano
Louis
Blanc
,
Proudhon
;
e
invece
che
all
anatomia
,
attendono
alla
teoria
delle
barricate
.
8
.
La
canaglia
.
Questa
opera
a
seconda
della
paga
;
sia
che
questa
venga
dai
fondi
segreti
,
ossivero
da
cassa
massonica
,
o
estera
.
9
.
I
circoli
e
comitati
.
L
azione
di
questi
spesso
si
neutralizza
per
dissidio
.
La
Malva
non
si
accorda
col
Rosolaccio
.
Ma
perché
?
Solo
perché
questi
vorrebbero
sedere
a
mensa
;
e
quelli
,
benché
sian
pieni
sino
agli
occhi
,
si
ostinano
a
mangiare
.
10
.
I
mezzani
,
o
mediatori
.
Vi
sono
mezzani
di
posti
ministeriali
,
di
cariche
,
di
nastri
e
ciondoli
,
di
sindacati
,
di
prefetture
,
di
questure
,
di
giudicature
,
di
posti
finanzieri
,
di
accolli
di
lavori
pubblici
,
strade
ferrate
,
di
forniture
.
Vi
sono
mezzani
di
sconti
,
d
imprestiti
,
e
perfino
di
donne
.
Questa
genia
,
senza
apparire
,
è
un
potere
formidabile
,
e
spesso
pesa
più
di
uno
degli
altri
poteri
.
11
.
I
giornali
e
la
rimanente
stampa
.
Non
è
questo
un
potere
indipendente
,
ma
ligio
e
pedissequo
di
questo
o
quel
potere
.
Pagata
o
addetta
,
è
lo
stesso
.
Non
vi
è
in
Italia
un
giornale
,
come
il
Times
,
che
sia
di
per
se
stesso
una
potenza
.
Così
vi
sono
giornali
dei
massoni
,
giornali
dei
circoli
o
dei
comitati
,
giornali
dei
liberi
pensatori
,
giornali
della
canaglia
,
e
soprattutto
giornali
ministeriali
,
dati
cioè
anima
e
corpo
al
soldo
del
ministero
che
paga
,
quale
che
esso
sia
.
Di
questi
,
alcuni
sono
scritti
con
acqua
di
malva
,
altri
col
fiele
,
altri
con
l
aceto
,
altri
col
tossico
,
altri
finalmente
sin
con
lo
sterco
.
Un
po
di
talento
,
abbenché
strampalato
e
malefico
,
è
solo
nei
giornali
rossi
.
Non
parlo
della
stampa
clericale
e
legittimista
.
Tutte
le
mediocrità
e
le
immondizie
,
che
formano
,
del
resto
,
il
corpo
della
stampa
,
si
accapigliano
fra
loro
,
e
sono
d
accordo
in
una
cosa
sola
;
cioè
nel
nuocere
invece
di
giovare
;
buoni
,
tutto
al
più
,
a
suscitare
una
tempesta
in
un
bicchier
d
acqua
;
assai
potenti
per
disunire
,
impotenti
per
unire
.
Tale
è
l
undecimo
potere
che
dicesi
la
stampa
.
Essa
aiuta
a
fare
il
male
;
impedisce
di
fare
il
bene
.
12
.
Le
donne
.
È
questo
un
potere
assai
meschino
e
soprattutto
dozzinale
.
La
Rivoluzione
italiana
non
ha
prodotto
né
una
madama
Roland
,
né
una
Carlotta
Corday
,
né
una
madama
di
Staël
.
Le
donne
politiche
in
Italia
,
o
tengono
della
Frine
o
tengono
delle
tricoteuses
.
Per
bassa
ed
ignobile
che
sia
l
azione
di
questo
potere
,
si
fa
tuttavia
sentire
nel
dettaglio
.
In
un
sistema
a
vapore
,
non
può
non
giuocare
la
sua
parte
la
crinolina
.
13
.
La
Camera
dei
Deputati
.
Di
questa
per
adesso
non
voglio
parlare
.
Ne
parleremo
presto
quando
si
reciterà
l
orazione
funebre
di
quella
che
è
in
agonia
.
14
.
Ed
ultimo
.
Il
Senato
.
Fu
lungamente
Corpo
morto
;
eppure
,
poco
fa
,
dette
segno
di
vita
.
Tuttavia
il
suo
organismo
non
pare
vitale
.
Mi
sembra
assai
complicato
questo
intreccio
di
poteri
.
Credi
tu
che
sia
buono
?
Sì
,
buono
per
mandar
noi
,
chi
a
Monte
Domini
,
chi
a
Bonifazio
,
chi
alle
Murate
,
e
chi
finalmente
a
Trespiano
.
Ma
non
credi
che
possa
esserci
rimedio
?
Troppi
cuochi
guastano
la
cucina
:
bisognerebbe
fare
un
buon
taglio
ed
un
buono
scarto
;
e
questo
si
potrebbe
fare
in
due
modi
.
Sentiamo
dunque
questi
due
modi
.
Non
posso
parlare
.
E
perché
?
Non
posso
dire
neppure
il
perché
.
Dirò
come
Bertoldo
:
`
Non
posso
,
mamma
mia
,
l
Oca
mi
guarda
.
StampaPeriodica ,
La
casa
che
vedo
da
letto
in
faccia
alla
finestra
di
camera
mia
,
al
sorger
del
sole
s
'
imporpora
a
poco
a
poco
come
la
guancia
di
una
giovinetta
che
uno
sguardo
turba
.
ProsaGiuridica ,
Il
Duce
dello
Stato
Nazionale
Repubblicano
Capo
del
Governo
Visto
l
'
art
.
11
del
decreto
legge
9
febbraio
1939
,
n
.
126
,
convertito
nella
legge
2
giugno
1939
,
n
.
739
,
sul
trattamento
dei
beni
ebraici
;
Visto
il
decreto
27
marzo
1939
,
n
.
665
,
che
ha
approvato
lo
statuto
dell
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
;
Vista
la
legge
19
dicembre
1940
,
n
.
1994
,
riguardante
modifiche
alla
legge
di
guerra
in
materia
di
beni
appartenenti
a
sudditi
nemici
;
Visti
il
decreto
legislativo
in
data
4
gennaio
1944
,
n
.
2
,
contenente
modifiche
alle
disposizioni
riguardante
i
beni
e
le
aziende
ebraiche
di
cui
al
predetto
decreto
legge
9
febbraio
1939
,
n
.
126;
Visto
l
'
art
.
17
della
legge
16
giugno
1939
,
n
.
942
,
riguardante
le
acquisizioni
dei
beni
espropriati
dalle
esattorie
e
rimasti
invenduti
al
secondo
incanto
;
Ritenuta
la
necessità
di
modificare
detto
statuto
,
in
relazione
ai
nuovi
compiti
affidati
coi
suindicati
provvedimenti
legislativi
all
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
;
Su
proposta
del
Ministro
delle
Finanze
;
Sentito
il
Consiglio
dei
Ministri
;
Decreta
:
Art
.
1
.
L
'
art
.
11
del
decreto
9
febbraio
1939
,
n
.
126
,
convertito
con
modificazioni
nella
legge
2
giugno
1939
,
n
.
739
,
è
sostituito
dal
seguente
:
«
È
istituito
un
Ente
denominato
"
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
"
con
il
compito
di
provvedere
all
'
acquisto
,
alla
gestione
,
alla
trasformazione
e
alla
vendita
dei
beni
immobiliari
con
le
loro
pertinenze
,
di
bene
mobiliari
,
nonché
di
aziende
industriali
e
commerciali
,
nell
'
interesse
o
d
'
incarico
dello
Stato
.
All
'
Ente
anzidetto
è
assegnata
una
dotazione
di
L
.
20
milioni
da
stanziarsi
con
provvedimento
del
Ministro
per
le
Finanze
sul
bilancio
del
Ministero
stesso
.
L
'
Ente
è
amministrato
da
un
Consiglio
composto
dal
Presidente
e
da
altri
otto
componenti
,
nominati
con
decreto
del
Ministro
delle
Finanze
e
cioè
:
-
2
consiglieri
scelti
tra
i
funzionari
di
grado
non
inferiore
al
VI
del
Ministero
delle
Finanze
;
-
1
consigliere
scelto
tra
i
funzionari
dell
'
Ispettorato
per
la
Difesa
del
Risparmio
e
l
'
Esercizio
del
Credito
;
-
1
consigliere
in
rappresentanza
dell
'
Ispettorato
per
demografia
e
razza
;
-
1
consigliere
su
proposta
del
Segretario
del
Partito
Fascista
Repubblicano
,
Ministro
segretario
di
Stato
;
-
1
consigliere
su
proposta
del
Ministro
per
la
Giustizia
;
-
1
consigliere
su
proposta
del
Ministro
per
l
'
Agricoltura
e
le
Foreste
;
-
1
consigliere
su
proposta
del
Ministro
per
l
'
Economia
corporativa
.
Con
decreto
del
Ministro
per
le
Finanze
sono
nominati
tre
sindaci
effettivi
,
dei
quali
uno
scelto
trai
Magistrati
della
Corte
dei
Conti
.
Con
lo
stesso
decreto
sono
pure
nominati
due
sindaci
supplenti
.
Il
bilancio
da
compilarsi
dall
'
Ente
alla
fine
di
ciascun
esercizio
annuale
è
sottoposto
all
'
approvazione
del
Ministro
per
le
Finanze
.
Per
l
'
assistenza
,
la
rappresentanza
e
la
difesa
in
giudizio
,
l
'
Ente
si
avvale
dell
'
Avvocatura
dello
Stato
.
»
Art
.
2
.
Il
decreto
27
marzo
1939
,
n
.
665
,
che
ha
approvato
lo
statuto
dell
'
Ente
di
gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
è
abrogato
.
Lo
statuto
stesso
viene
sostituito
da
quello
annesso
al
presente
provvedimento
,
composto
di
numero
17
articoli
.
Il
Ministro
per
le
Finanze
è
autorizzato
ad
apportare
a
tale
statuto
le
modifiche
che
si
rendessero
in
seguito
necessarie
.
Il
presente
decreto
che
entrerà
in
vigore
il
giorno
stesso
della
sua
pubblicazione
sulla
Gazzetta
Ufficiale
,
sarà
inserto
,
munito
del
sigillo
dello
Stato
,
nella
raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
.
Dal
Quartier
Generale
,
addì
31
marzo
1944-XXII
Mussolini
Il
Ministro
delle
Finanze
:
Pellegrini
V
.
il
Guardasigilli
:
Pisenti