Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
IL MITO ( Abbagnano Nicola , 1967 )
StampaQuotidiana ,
Nell ' età della tecnica , della progettazione scientifica , della razionalizzazione di tutte le attività umane , risorge , per uno strano paradosso , l ' interesse per il mito . A prima vista , il mito è l ' opposto simmetrico di ogni attività razionale o razionalizzante : è un racconto fantastico intorno a personaggi irreali , trasmesso per tradizione , abbellito o esaltato dai poeti e ricco di insegnamenti religiosi e morali . Ma anche i filosofi si sono spesso avvalsi del mito , considerandolo come un mezzo di espressione più rapido e popolare delle loro dottrine ; e Platone faceva ricorso al mito tutte le volte che riteneva impossibile spingere oltre l ' indagine razionale , per completare e arricchire questa indagine e fare intendere chiaramente gli insegnamenti che da essa derivano . Spesso i filosofi hanno visto nel mito l ' origine della religione o dell ' arte : così faceva Vico . Hegel affermava che per quanto bizzarro , grottesco o frivolo il mito possa apparire , esso contiene sempre « un pensiero filosofico sulla natura di Dio » espresso in forma imperfetta e perciò prepara la strada all ' arte ` e alla religione . Dall ' altro lato , l ' arte e la religione moderne cercano di scindere i propri rapporti con il mito . L ' arte rivendica oggi la propria libertà d ' espressione e combina arbitrariamente parole , forme , colori o elementi eterogenei per esprimere significati che non trovano riscontro nella realtà delle cose e non pretendono insegnare nulla . Nell ' ambito religioso , le correnti più moderne della teologia cristiana sono impegnate in uno sforzo di demitizzazione della religione : cioè a liberare il cristianesimo dall ' apparato mitico che esso ha rivestito nel corso della storia e in primo luogo dai vecchi e ormai consunti miti sull ' origine e la natura del mondo , per far risonare chiaramente il messaggio che esso racchiude per la salvezza degli uomini . E così proprio le attività umane che più strettamente apparivano congiunte con la forma fantastica del mito , l ' arte e la religione , sono anche quelle che oggi rivendicano energicamente la loro indipendenza dal mito o cercano di liberarsene . E allora il problema è questo : può l ' uomo fare a meno del mito ? Il mito non è proprio soltanto delle civiltà primitive , perché tutte le civiltà e tutti i popoli hanno avuto e hanno miti . Ma i miti delle società primitive sono quelli che oggi più richiamano l ' attenzione degli studiosi , perché è più facile rendersi conto della loro struttura , cioè degli elementi che li compongono , della loro organizzazione e della loro finalità . Recentemente un gruppo di antropologi inglesi ha discusso in un volume collettivo ( The Structural Study o f Myth and Totemism , ed. Edmund Leach , Tavistock Publications , 1967 ) l ' interpretazione del mito proposta da Lévy - Strauss e specialmente l ' analisi che Lévy - Strauss ha fatto della « storia di Asdiwal » , un mito diffuso presso un gruppo di indiani che vivono nella Columbia britannica a sud dell ' Alaska . Gli studiosi inglesi rimproverano a Lévy - Strauss un eccessivo semplicismo e formalismo nell ' interpretazione del mito : ridotto , nel suo schema , a opposizioni elementari come quelle di femmina - maschio , fame - sazietà , movimento - immobilità e così via ; ma si trovano d ' accordo su certi caratteri fondamentali dei miti primitivi che d ' altronde sono riconosciuti da buona parte degli antropologi contemporanei . In primo luogo , il mito non è un racconto storico ma è e vuol essere la rappresentazione generalizzata di fatti che ricorrono con una certa uniformità nella vita dei gruppi umani : la nascita , la morte , la lotta contro la fame e le forze della natura , la sconfitta e la vittoria , il rapporto tra i sessi . In secondo luogo , la rappresentazione che il mito dà di questi fatti spesso non è realistica cioè non riproduce esattamente la situazione corrispondente che vige presso il popolo cui il mito appartiene , ma è opposta a questa situazione , nel senso che la rappresenta abbellita , corretta o perfezionata ed esprime così piuttosto le aspirazioni che la situazione reale fa sorgere . Lévy - Strauss adopera la parola dialettica per caratterizzare il rapporto tra il mito e la realtà che lo ispira . Questa parola suscita la ragionevole diffidenza dei suoi critici , qualcuno dei quali propone , per designare quel rapporto , il concetto di retroazione ( feed - back ) introdotto dai costruttori di cervelli elettronici . Secondo questo concetto , il mito reagisce sulla situazione che l ' ha provocato , cioè tende a modificare l ' universo sociale dal quale sorge che , a sua volta , così modificato , provoca una risposta nel campo del mito ; e così via . Tra mito e realtà sociale ci sarebbe , in altri termini , un complesso scambio di azioni e reazioni , dal quale l ' uno e l ' altra resterebbero continuamente modificati . In terzo luogo , e come conclusione , il mito può essere considerato ( come dice Lévy - Strauss ) « una filosofia nativa » o almeno un qualche aspetto di essa , cioè la forma in cui un gruppo sociale esprime un proprio atteggiamento di fronte al mondo , un modo ( o uno dei modi ) per risolvere il problema della sua esistenza . Questo significato esistenziale del mito difficilmente potrebbe essere negato . Attraverso il mito , un gruppo umano prospetta a se stesso i problemi fondamentali della sua esistenza , i mezzi che ha a disposizione per sopravvivere e quelli che vorrebbe avere e non ha . Prospetta , anche , il modo in cui possono e devono atteggiarsi i rapporti fra gli uomini nella società in cui vivono nonché i loro pericoli , i conflitti cui danno luogo e le soluzioni possibili . In altri termini , come ogni filosofia - fantastica e primitiva o razionale e raffinata che sia - il mito prospetta all ' uomo le scelte fondamentali che gli si offrono nella porzione limitata di mondo in cui deve vivere ; e gli raccomanda alcune di queste scelte a preferenza di altre con la forma di un racconto esemplare e della suggestione emotiva che ne deriva . Se per Giambattista Vico il mito o , come egli diceva , le « favole » erano la storia autentica , per quanto fantastica , dei popoli primitivi , secondo gli antropologi moderni esso è piuttosto la filosofia di questi popoli . E per coloro che ritengono che la filosofia sia un lusso di gente sazia e raffinata , che ha l ' agio di darsi alla contemplazione , questa è una lezione tanto più efficace in quanto viene , non da filosofi , ma da scienziati che non fanno professione di filosofia . Nel linguaggio colto corrente , la parola mito non è ristretta a significare un racconto fantastico imperniato su personaggi irreali , ma è estesa a designare qualsiasi nozione , esaltata al di là dei propri limiti scientifici o razionali , carica di persuasione emotiva e adatta perciò a controllare , in un modo qualsiasi , la condotta degli individui . Sorel parlava del « mito dello sciopero generale » diretto a tener desta l ' energia combattiva della classe operaia . Oggi si parla del « mito della libertà » e « della democrazia » o del « mito della rivoluzione » ; del « mito del benessere » o « della tecnica » ; del « mito della pace » o « della guerra » ; e così via . In realtà ogni concetto buono o cattivo , valido o no , può essere adoperato come simbolo o bandiera per difendere certe cose o distruggerne altre , cioè per influire in modo diretto ed immediato sul comportamento umano . Si può ritenere valido o no quest ' uso del termine , ma è certo che la tendenza ad amplificare , a retoricizzare , ad arricchire di cariche emotive sproporzionate idee o nozioni fondamentali con la pretesa di farle servire più efficacemente e rapidamente alla direzione della condotta pratica di individui o di gruppi , è presente nella società contemporanea e ne costituisce un aspetto essenziale . Ma non meno presente a questa società e non meno essenziale è la tendenza opposta a demitizzare , a considerare nozioni e concetti nei loro limiti , a esaminarli per definire appunto tali limiti e stabilirne la validità e la funzione effettive . La scienza e la filosofia sono oggi impegnate , al pari della religione e dell ' arte , in questo compito di demitizzazione che è anche un compito di demistificazione perché tende a dare a ogni uomo la nozione precisa delle alternative tra cui deve scegliere . Si consideri , ad esempio , il concetto di libertà . Non si serve bene , oggi , la causa della libertà esaltandola come la realtà della storia o l ' ideale incarnato o il pane di cui vivere tutti i giorni . La si serve meglio , nei confronti di individui capaci di critica e di responsabilità , definendola nella sua funzione effettiva : come condizione indispensabile di tutte le attività umane e , a lungo andare , della stessa sopravvivenza dell ' uomo : ma come condizione imperfetta e difficile a realizzare , sempre esposta a pericoli , sempre da difendere e a volte scomoda e atta a chiedere sacrifici . La tendenza a mitologizzare e quella a razionalizzare si scontrano in tutti i campi , ma permangono ormai pochi dubbi su quella alla quale l ' uomo moderno deve affidare le sue sorti . Forse miti ce ne saranno sempre o in ogni caso tenderanno sempre a risorgere o riformarsi : la via del mito è la più facile . Ma la via più difficile , qui come altrove , è la migliore ; e la ragione non deve deporre le sue armi di fronte a nessun mito .
Caro Barone ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Barone , lei aveva letto , quando mi ha scritto , l ' ottimo servizio che Guido Guidi ha dedicato al deposito della motivazione lo stesso giorno in cui esso è avvenuto . Ieri , l ' avrà visto , siamo tornati sull ' argomento , con un altro articolo di Guidi e con un commento di Pietro Radius , che ha seguito per quasi due anni il dibattimento . L ' uno e l ' altro spiegavano come meglio non si sarebbe potuto che la lettura integrale del monumentale saggio giuridico di Catanzaro aiuta ben poco a chiarire i dubbi . Questi ultimi resistono tenacemente a tutti gli sforzi dialettici dei giudici che hanno stabilito una prima e provvisoria verità sulla strage di piazza Fontana . La sensazione dei nostri esperti - alla cui competenza e probità intellettuale faccio illimitato credito - è che la Corte d ' Assise e più precisamente il magistrato estensore della motivazione - si siano affidati in alcune circostanze alle deduzioni anziché alle prove : che abbiano cioè rivestito di argomenti una tesi alla quale erano pervenuti da tempo . Non intendo assolutamente mettere in dubbio la buona fede dei giudici che hanno condotto in porto un processo disseminato di mine giuridiche e psicologiche . Essi sono stati assoggettati a pressioni ambientali , a intimidazioni politiche , e , per chiamare le cose con il loro nome , a un terrorismo morale ricattatorio , che avrebbero sgomentato le coscienze più alte e le volontà più risolute . Partiti , intellettuali , salotti , sindacati , giornali e giornalisti che si erano impegnati al di là della prudenza e anche al di là della decenza nell ' affermare la assoluta innocenza di Valpreda e la esistenza della « strage di Stato » , avrebbero scatenato contro una Corte che li avesse smentiti - e si badi bene che a questo riguardo l ' affermazione di colpevolezza di Freda e Ventura non cambia le cose - lo stesso linciaggio di cui era stato vittima il povero Cornelio Rolandi . E gran merito della Corte di Assise di avere dato a quel galantuomo pieno riconoscimento della sua rettitudine , e di avere tolto a Pietro Valpreda l ' aureola del martire , confinandolo nell ' ambiguo limbo della insufficienza di prove , non affollato da individui cui saremmo lieti di stringere la mano . Ma alla suggestione della strage di Stato i giudici non si sono sottratti . Hanno deciso , e spettava a loro di farlo . L ' Appello e la Cassazione potranno - chissà quando - accomodare storture e riparare errori . Ma fin d ' ora dobbiamo affermare con franchezza che per arrivare alla strage di Stato la Corte d ' Assise di Catanzaro ha dovuto conferire a Giannettini - infliggendogli l ' ergastolo - una dimensione criminale , e un ruolo politico , che superano enormemente la statura del personaggio . Quando Giannettini lamenta di essere stato condannato senza prove , dice quel che dicono quasi tutti gli imputati . Ma le mille pagine non gli danno torto , purtroppo . Da questa pena terribile inflitta su elementi fragili la nostra coscienza è stata turbata subito , quando la sentenza fu pronunciata alla fine del processo . La motivazione ha trasformato il turbamento in angoscia . Non siamo di quelli che valutano condanne e sofferenze in base alle tessere politiche . Una condanna ingiusta resta tale , anche se l ' imputato simpatizza per i fascisti . Ma gli innumerevoli garantisti di casa nostra , che trepidano per Toni Negri , spariscono quando la legge è severa , per non dire spietata , con un tipo come lo sciagurato Giannettini . Tutta l ' impalcatura della strage di Stato appare poco solida . I ministri reticenti furono destinati alla Difesa , in base ad alchimie e dosaggi politici . Avrebbero potuto essere al Tesoro o al Bilancio . Possibile che , una volta approdati casualmente a quel dicastero , si trasformassero ipso facto in complottatori contro la Repubblica ? Il generale Maletti entrò nel Sid due anni dopo l ' eccidio , dunque non ordì nulla . E possibile , anzi probabile , che su talune circostanze abbia mentito , così come ogni capo di servizi segreti , in ogni parte del mondo , dovrebbe mentire per non svelare affari magari loschi che quei servizi , appunto perché segreti , covano tra le loro carte . Questa è complicità nella « strategia della tensione » ? Una volta trasferitisi dal piano giudiziario che loro competeva - l ' accertamento delle responsabilità degli imputati - a un ambizioso piano politico e storico , i giudici dovrebbero ben chiarire perché e come quegli attentati del '69 avrebbero potuto sconquassare le istituzioni italiane , che hanno resistito al rapimento di Moro , e perché e come i leaders di una classe politica che dal golpe sarebbe stata travolta avrebbero dato una mano a prepararlo . Certo si può rispondere , con appropriate considerazioni , a questi nostri dubbi . Ma questa di cui ci occupiamo non è una conversazione da salotto : è una sentenza con tre ergastoli , e con condanne infamanti a ufficiali dal passato intemerato . Mille o diecimila pagine , non potranno mai sostituire una sola , semplice , convincente prova .
StampaPeriodica ,
Nelle ultime settimane un certo numero di Programmi e Dichiarazioni programmatiche sono spuntati nel campo dell ' « antifascismo » democratico . L ' avvenimento non è senza significato e senza valore , specie ove si consideri che questi partiti della democrazia più o meno sociale hanno rifuggito , negli ultimi anni , da ogni precisazione programmatica adducendo , a conforto della loro tesi , che i programmi limitano le adesioni e restringono le coalizioni . Ora , invece , ciascuno di questi partiti e gruppi tiene a mettere fuori il proprio programma , le diverse coalizioni nelle quali essi si raggruppano fanno le proprie dichiarazioni programmatiche , e tutte queste elaborazioni si accompagnano a una recrudescenza delle crisi nel seno dei vari partiti e aggruppamenti , crisi che scoppiano talora in scissioni ideologiche profonde ed in spezzature organiche , mentre uno sforzo verso nuove formazioni politiche e nuovi raggruppamenti è più o meno palese e continuo . Non è difficile scoprire il senso di questi fenomeni . Man mano che la crisi economica si aggrava , in Italia e negli altri paesi , gettando nuove masse di proletari fuori della produzione , peggiorando sempre più le condizioni dei proletari , impoverendo i ceti intermedi della società , nella misura in cui il proletariato ed i lavoratori sono spinti alla lotta , e lottano in difesa delle loro condizioni elementari di esistenza e delle loro elementari libertà , di fronte alla esperienza italiana e mondiale della lotta di classe , ai problemi che essa pone alle masse , alle soluzioni della situazione che essa indica le soluzioni della presa del potere e della diretta sua gestione da parte del proletariato , della vittoria della dittatura del proletariato di fronte all ' inasprirsi delle contraddizioni della società italiana , alla radicalizzazione crescente delle masse proletarie , alla orientazione di strati notevoli di contadini , ed anche di piccola borghesia urbana , verso la soluzione russa , soviettista , comunista , della crisi , i partiti e i gruppi dell ' e antifascismo » democratico , e della socialdemocrazia d ' ogni sfumatura , sono costretti a dire ciò che pensano , cosa vogliono , come giudicano la situazione e i suoi sviluppi , ed essi rispondono a questa necessità in modo difficoltoso e contorto , perché le loro basi sociali sono mobilissime , perché il proletariato sfugge sempre più alla loro influenza , perché il partito comunista penetra sempre più profondamente nel proletariato e negli strati popolari . La elaborazione e la presentazione dei recenti Programmi e Dichiarazioni programmatiche risponde a un riaggruppamento che si sta operando , in questo momento , nelle file dell ' « antifascismo » democratico , dal quale sembrerebbe delinearsi la tendenza al formarsi di una « concentrazione » di « sinistra » che vorrebbe collocarsi tra noi e la « concentrazione » attuale . Il fatto nuovo sintomatico e interessante è una certa revisione delle sue posizioni tradizionali ideologiche e politiche che si manifesta nel partito repubblicano , e questa revisione parrebbe voler essere alla base di una nuova coalizione politica sedicente « a sinistra » della « concentrazione » di Nenni , Rosselli e compagni . La crisi del vecchio partito repubblicano è incominciata dal momento in cui si affermò e andò sviluppandosi la organizzazione di classe del proletariato italiano . Sebbene il partito repubblicano non fu mai ricacciato del tutto fuori dalle file del proletariato , tra le quali mantenne qua e là sempre alcune posizioni , esso andò divenendo un partito di piccoli borghesi di città , di intellettuali , di artigiani e contadini medi e medio ricchi , tra i quali difese i principi della lotta contro la conquista monarchica dell ' Italia elaborando le tesi dell ' associazionismo , come forma perfetta della organizzazione sociale , del regionalismo e delle autonomie regionali , cercando di conciliare in un sistema intellettualistico , nel quale si trovano , peraltro , alcuni motivi storici reali , le posizioni diverse e contrastanti dei maestri del repubblicanesimo italiano ( Mazzini , Cattaneo , Ferrari ) . Nel campo del problemismo che prima della guerra occupò gruppi diversi di giovani intellettuali italiani in vena di riformare L ' Italia il partito repubblicano alimentò i propri vizi letterari organici . Naturalmente , come ogni repubblicano piccolo - borghese « porta la patria in cor » , i nostri repubblicani furono il fiore del patriottismo , e gli antesignani del movimento irredentista trentotriestino nella madre patria . La guerra dette un nuovo colpo al partito repubblicano , perché gli avvenimenti che seguirono ai grandi fatti del 1915-1818 gli tolsero la possibilità di avere una funzione intermedia tra la difesa della monarchia e la lotta proletaria per il potere , che trascinava le grandi masse . Perciò il partito repubblicano fu in preda ad una lotta interna , tra tradizionalisti , centristi e revisionisti , i quali ultimi volevano gettare un trampolino verso le posizioni di classe , conciliando le vecchie posizioni con le nuove . Questa lotta di tendenze era né più né meno che una lotta di classi e di gruppi sociali nell ' interno del partito , e si volse nella fascistizzazione rapida di alcune organizzazioni repubblicane ( Romagna ) e nello spostamento circospetto e moderato verso posizioni classiste dell ' ala revisionista . Fu durante il periodo matteottiano , e soprattutto nella seconda fase di questo periodo ( 1925 ) che il partito repubblicano sembrò avere ed ebbe realmente una posizione dirigente nella formazione di una concentrazione dei gruppi e partiti di « sinistra » del fallito Aventino , su una base repubblicana , formazione che ebbe la sua consacrazione nel 1927 , nella emigrazione . Questo momento , però , anziché segnare il rifiorire del partito repubblicano fu l ' inizio dell ' ultima sua crisi nella quale esso si dibatte da cinque anni , e dalla quale cerca di uscire con uno sforzo che , per essere conseguente . dovrebbe portare alla liquidazione di questo partito , il che non è certo nelle intenzioni nemmeno dei suoi estremi riformatori . La eliminazione verificatasi negli ultimi anni dalle file del partito repubblicano , per morte naturale o per inserimento nel fascismo o per abbandono della lotta , il che equivale all ' inserimento di alcuni capi borghesi della vecchia tendenza di destra , ha lasciato il partito nelle mani di un gruppo di intellettuali , scarsamente legati alla loro base , e nella misura in cui sono legati a questa , sensibili al processo di immiserimento che la crisi sviluppa nelle campagne e tra i ceti medi . A ciò si aggiungano la esperienza internazionale della lotta di classe vissuta dal gruppo emigrato , lo sviluppo della rivoluzione proletaria mondiale e i successi della edificazione socialista nell ' URSS , la bancarotta fraudolenta della socialdemocrazia e la trasformazione reazionaria della democrazia in tutti i paesi . In mezzo a questo fermento sociale spettacoloso del mondo d ' oggi i mazziniani sono diventati una semplice curiosità storica ; ma quel che per essi è peggio le loro basi sociali sono sospinte verso una lotta conseguente i cui sviluppi i nostri repubblicani non si erano mai sognati di prevedere . Il partito repubblicano , che è stato tra gli iniziatori principali della « concentrazione antifascista » , ad un certo momento se ne è allontanato . Senza entrare nella disputa sulle ragioni occasionali che motivarono questa decisione , e che non ci riguardano , il fatto è che i repubblicani sono usciti dalla « concentrazione » con un voto di congresso , e ne sono usciti quando nella « concentrazione » è entrato il gruppo di Giustizia e Libertà . È facile comprendere che un partito democratico quale è il partito repubblicano , e che sta tra il gruppo di Giustizia e Libertà che gli ha rubato tutto il programma , compreso quello delle autonomie e del regionalismo , il partito socialista riformista ( Ufficio Buozzi compreso ) che ha la priorità , per diritto di anzianità , nell ' ammannire programmi di riforme sociali e che è oggi diventato repubblicano , resta schiacciato in un amplesso mortale . Giustizia e Libertà getta la sua furba riforma agraria ai contadini repubblicani ricchi e medio ricchi della Romagna , assieme alla rivendicazione della repubblica ; agli artigiani , alla piccola borghesia di città , agli intellettuali , Giustizia e Libertà dà quanto poteva offrire il partito repubblicano ( con tutta la serie di citazioni di passi classici mazziniani da rinverdire l ' orgoglio sopito dei vecchi repubblicani addormentati ) . E sul fronte proletario , il partito socialista lavora meglio di quanto non lo potessero i repubblicani ... Che fare ? La Direzione del partito repubblicano lancia una Dichiarazione programmatica . Nel momento in cui scriviamo abbiamo solo conoscenza della Premessa , e ci ripromettiamo di ritornare sul documento quando ne avremo avuto la seconda parte , quella che tratterà dei problemi particolari , che è quanto dire la parte essenziale , giacché i concetti astratti , da soli , valgono politicamente ancora poco . Ora , in questa Premessa vi è uno sforzo disperato di conciliazione del mazzinianesimo con qualcuna delle posizioni fondamentali del marxismo , per appoggiare il quale sforzo è stata cavata fuori una frase del Mazzini del 1834 ( « l ' epoca nuova è destinata a costruire l ' umanità , il socialismo » ) , che si richiama ai concetti del socialismo piccolo - borghese utopistico dell ' epoca , del socialismo di Louis Blanc . Quindi il documento è pieno di contraddizioni . Non si osa abbandonare il . concetto di cittadino , che è un concetto storico borghese , ma si afferma che il diritto di proprietà privata non dovrà sopravvivere nella Repubblica italiana , concetto che a parte l ' avventatezza superficiale da cui è prodotto è la negazione del cittadino e dei suoi diritti , tra i quali , nella Carta storica , è proprio quello sacro della proprietà . ( Ma perché mai i repubblicani e tutti gli altri che dicono di voler attentare più o meno al diritto di proprietà restano nella Lega dei diritti dell ' uomo e del cittadino ? ) E così mentre si riconosce che non vi può essere uguaglianza politica se non vi è uguaglianza economico - sociale , e con estrema timidezza si afferma che il proletariato deve avere la funzione di guida della rivoluzione antifascista , intesa come rivoluzione per l ' uguaglianza economico - sociale , si nega , poi , al proletariato la funzione di guida ( di direzione ) dello Stato che uscirà da questa rivoluzione , giacché « un regime di libertà è quello in cui il proletariato può liberamente assumere il posto che gli assegnano il suo grado di capacità e di coscienza , ecc . » , il che annulla il concetto della marcia rivoluzionaria verso la uguaglianza sociale , la quale marcia se è storicamente ammessa deve trascinare tutte le conseguenze di organizzazione prima e dopo la rivoluzione ( egemonia del proletariato nella lotta rivoluzionaria , Stato operaio , ecc . ) . Ma , per ora , non vogliamo indugiare intorno ad una confutazione di tal sorta . Ci interessa di sottolineare il fatto che il partito repubblicano si sforza di abbandonare talune posizioni sue fondamentali , dopodiché , indipendentemente dagli sviluppi inevitabili di queste premesse , il partito repubblicano dato che vorrà ancora chiamarsi così , sarà un altro partito . Anzi , diciamo senz ' altro che se il congresso del partito repubblicano approvasse questa Dichiarazione programmatica , nello stesso momento esso dichiarerebbe la fine del partito repubblicano tradizionale , e la formazione di un altro partito socialdemocratico , repubblicano , anarco - massimalista , la cui vitalità non è spiegabile che in un periodo di scarsa attività politica delle grandi masse popolari italiane , e dal fatto che il partito repubblicano si è acconciato alla piccola vita della emigrazione . Non bisogna stupirsi di fronte a queste crisi , trasformazioni , revisioni , scissioni nell ' « antifascismo » democratico . La marcia verso l ' aprirsi di una crisi rivoluzionaria , e la crisi rivoluzionaria stessa , non sono possibili all ' infuori di rotture e crisi nei partiti della borghesia e della piccola borghesia , di decomposizioni e ricomposizioni di gruppi e partiti , di elaborazione di nuovi programmi , accordi , coalizioni . Il fascismo del 1926-1927 non era già più quello del 1922-1923; ma pure la « concentrazione » del 1927 non era più l ' Aventino . La stessa « concentrazione » del 1932 non è più la stessa del 1927 . Da cartello dei partiti detti « di sinistra » la « concentrazione » si è trasformata in un curioso amalgama di insegne . Giustizia e Libertà è definito il fronte italiano della « concentrazione » ; ma Giustizia e Libertà ha un programma che non è quello della « concentrazione » . Però la « concentrazione » è diretta dagli uomini di Giustizia e Libertà ( Cianca è il direttore della Libertà e Rosselli il relatore della Dichiarazione programmatica della « concentrazione » ) . Ora , Giustizia e Libertà , che dovrebbe essere la organizzazione interna della « concentrazione » , parla di repubblica e basta ; ma la « concentrazione » alla cui testa sono gli stessi uomini di Giustizia e Libertà adopera la formula di « repubblica fondata sulle classi lavoratrici » ; la « concentrazione » parla di terra ai contadini , senz ' altra aggiunta e Giustizia e Libertà parla di modesta indennità da dare ai proprietari espropriati , ecc . Il partito socialista che è nella « concentrazione » e in Giustizia e Libertà propugna una repubblica democratica dei lavoratori , altrove una repubblica presidiata dalle classi lavoratrici , altrove una repubblica socialista ; esso evita di parlare dell ' indennità da dare o meno ai grandi proprietari da espropriare , propugna la nazionalizzazione di certe industrie che la « concentrazione » e Giustizia e Libertà vogliono invece socializzare ! I riformisti vogliono nazionalizzare come membri del partito , socializzare come membri della « concentrazione » e di Giustizia e Libertà ; come membri del partito vogliono una repubblica democratica dei lavoratori ( ma cos ' è ? ) e magari una repubblica socialista ; ma come adepti di Giustizia e Libertà si accontentano di una repubblica tout court . Come membri di Giustizia e Libertà i riformisti si impegnano a battersi per una modesta indennità ai proprietari di terre espropriati ; ma come membri del partito non sanno bene se la indennità dovrà o no essere versata ai proprietari . Tutti , poi , concentrazionisti , seguaci di Giustizia e Libertà , riformisti , sono nella Lega internazionale dei diritti dell ’ uomo , per la quale la proprietà individuale è sacra , e nella quale tutta questa brava gente si riconosce come gente lepida e scherzevole . È comprensibile che , dinanzi ai grossi problemi dell ' ora , la parte proletaria che è nei diversi aggruppamenti concentrazionisti , ed anche quella costituita da intellettuali poveri , ricerchi soluzioni concrete e radicali alla situazione e si sforzi di trovare la via di un fronte di lotta diverso da quello che offrono loro i capi . Noi abbiamo detto che la crisi del partito repubblicano è sintomatica , e lo è senza dubbio ; ma tutti gli altri gruppi e partiti della « concentrazione » e Giustizia e libertà - e non solo il partito repubblicano sono in crisi . Il motivo della crisi è di fondo , è di classe , anche se coloro che sono alla opposizione da « sinistra » non vedono ancora con chiarezza tutte le questioni , ed esprimono in modo insufficiente ed inadeguato la loro opposizione . Tipica , a questo riguardo , è la posizione dell ' operaio socialista Bianco , da lui sostenuta recentemente nella sezione di Parigi . Il Bianco crede ancora che il partito socialista possa condurre una azione proletaria , e ciò si comprende ché altrimenti egli ne uscirebbe . Ma quale è la preoccupazione di questo operaio , in mezzo a un mucchio di opinioni errate e confuse ? È la preoccupazione del fronte proletario di lotta . Questa preoccupazione è generale in tutto il proletariato , in Italia e fuori , e i capi socialisti lo sanno a tal punto che essi rimettono in discussione nei loro congressi e conferenze il tema della unità proletaria , tema che dovrebbe servire ad annebbiare dinanzi agli occhi degli operai socialisti la questione urgente della unità del fronte di lotta , per l ' azione immediata in difesa dei salari , per il pane e per le libertà elementari dei lavoratori . Negli stessi rari gruppi di Giustizia e Libertà nel paese la preoccupazione del fronte unico proletario di lotta soverchia di molto le elucubrazioni letterarie dei piccoli borghesi che dirigono , per conto degli interessi della borghesia , questa organizzazione . E tra gli operai massimalisti non vi è forse questa spinta verso l ' unità del fronte proletario di lotta ? La stessa revisione attuale che si opera nel partito repubblicano è la conseguenza di uno spostamento verso il proletariato e la sua lotta rivoluzionaria delle basi sociali di questo partito . Tutti i dati della situazione oggettiva , e i dati degli atteggiamenti delle classi lavoratrici soggette alla dominazione fascista , influenzate dal fascismo e dalle ideologie dell ' « antifascismo » democratico , dicono che i lavoratori cercano un fronte unico di azione . I capi dei partiti e gruppi dell ' « antifascismo » democratico non vogliono il fronte unico , dicendo che questo è uno strumento di azione comunista . Giorno verrà in cui gli operai e i lavoratori , oggi ancora legati a questi partiti , dovranno riconoscere di essere stati per molti anni strumenti di una infame politica antiproletaria . Ma volete sapere , operai , lavoratori che militate in organizzazioni e partiti avversi al nostro , perché i vostri capi dicono che il fronte unico di classe , il vostro fronte autonomo di lotta , è uno strumento di disgregazione di questi partiti , che viene adoperato dai comunisti ? Perché il fronte unico sviluppa al massimo grado l ' azione di classe , discrimina in modo netto le posizioni di classe , e , di conseguenza , diminuisce di molto , fino a far scomparire , la distanza artificiale che oggi divide gli operai e i lavoratori comunisti dagli altri operai e dagli altri lavoratori . Noi comunisti siamo pronti a stabilire il fronte di lotta con qualsivoglia organizzazione o gruppo di proletari disposto a battersi per una rivendicazione di classe , quale che sia . Come noi non chiediamo agli operai e lavoratori non comunisti di rinunciare alle loro posizioni ideologiche , quale condizione per entrare nel fronte unico di lotta , così non vogliamo che altri chieda a noi di rinunciare di un millesimo alle nostre posizioni . Ma il fronte di lotta noi lo vogliamo stabilire per batterci contro il capitalismo , contro la borghesia , per le questioni che ci interessano e ci accomunano . Vogliamo lottare assieme per difenderei nostri salari ? Perché i nostri fratelli disoccupati e i loro figli non muoiano di fame ? Per la liberazione dei nostri compagni carcerati ? Per la libertà di organizzazione e di stampa , per il diritto di sciopero ? Contro la guerra che sta per trascinarci tutti ad un nuovo massacro ? Per la difesa della Unione dei soviet ? Chi è , dove è quel proletario che non comprenda che queste rivendicazioni ( e altre simili ) sono le sue , della sua classe , e non sia disposto a stringere la mano al suo compagno comunista , socialista , anarchico , cattolico per un patto fraterno di lotta in comune ? Chi impedisce questa unione di milioni di sfruttati per la difesa del pane , per la conquista di migliori condizioni di esistenza , e della libertà ? Sono forse i comunisti ? Dove mai è avvenuto che i comunisti commettessero un simile crimine contro la classe operaia ? Se ve ne fosse qualcuno , denunziatelo dinanzi al proletariato , e noi , assieme , lo copriremo d ' infamia . No , i comunisti non sono l ' impedimento al fronte unico , occorre onestamente riconoscerlo . Certo , noi combattiamo senza tanti complimenti le posizioni dei capi socialdemocratici e democratici . Se queste posizioni sono anche quelle dei gregari , noi le combattiamo egualmente , tra i gregari , sia pure in maniera differente . Gli è che noi siamo comunisti , e i nostri avversari sono anticomunisti , sono contro la rivoluzione proletaria . Con non minore accanimento noi combattiamo il fascismo , il che non ci impedisce di avvicinare gli operai fascisti , di conquistarli a noi , se è possibile ( ed è possibile ) , e soprattutto di stabilire delle intese temporanee con essi , per una lotta parziale , nella officina , in un villaggio . Gli operai socialisti e repubblicani debbono sapere che le divisioni ideologiche attuali che li dividono dai comunisti hanno meno importanza delle identità di interessi sociali che li uniscono a questi . Essi debbono sapere che la distanza sociale che li separa dai programmi dei loro partiti e concentrazioni è di gran lunga più grande dei legami naturali che li avvicinano ai comunisti . In questi congressi , a questi operai , noi diciamo : « Fronte unico proletario ! » . Lo diciamo , lo gridiamo ad essi ed agli altri operai di altri partiti : « Fronte unico proletario ! » . È questo l ' imperativo dell ' ora che viviamo . È questa la traduzione concreta dell ' incitamento : « Proletari di tutti i paesi unitevi ! » . È questo il mezzo attraverso il quale noi formeremo una potente arma di combattimento che giungerà a rovesciare il regime della schiavitù e della fame , il regime del fascismo e del capitalismo .
Lo Stato siamo noi ( Jemolo Arturo Carlo , 1956 )
StampaQuotidiana ,
I bambini non vi penseranno più fino a dicembre ; ma una gran parte d ' italiani continuerà a pensarvi tutti i giorni e ad invocarne i doni ; solo , non lo chiamerà con questo nome , ma con l ' altro , lo Stato . Cresce invero ogni anno , ogni mese , il numero di coloro che attendono qualcosa dallo Stato : la nuova autolinea , la fermata del direttissimo , la nuova pretura , il nuovo ginnasio , l ' inizio della costruzione della strada , l ' acquedotto , ma soprattutto la creazione di nuovi impieghi , ed i miglioramenti economici per i dipendenti , diretti ed indiretti , dello Stato . Né c ' è a stupire od a rammaricarsi . Le condizioni storiche , economiche , ambientali di ogni Paese , nascono da infiniti fattori ; e se può orgogliosamente affermarsi che la storia la fanno gli uomini , occorre subito aggiungere che sono però condizionati da una serie di premesse e di limiti , e che quel che ogni generazione può effettuare è la scelta tra un ventaglio non ampissimo di possibilità . Sarebbe veramente ingiusto rimproverare gl ' italiani del nostro tempo comparandoli agl ' inglesi della generazione di Stuart Mill od ai nord - Americani dell ' inizio di questo secolo , e raccontare loro che ogni operaio ha in tasca la possibilità di divenire un Ford , sol che si getti nella mischia ; che lavorando undici ore , risparmiando all ' osso , ciascuno può capovolgere la sua posizione . Ed ancora non giusto ricordare , come rimprovero , che fino ad alcuni decenni fa c ' erano regioni d ' Italia , le più ricche , dove nessuno domandava nulla allo Stato , i ceti commerciali ed industriali chiedevano soltanto di essere dimenticati e lasciati al loro lavoro , nessun giovane , del popolo o della borghesia , aspirava al pubblico impiego , e quando qualcuno finiva nei suoi ranghi era considerato un caduto dai compagni , operai o commessi viaggiatori . In tutto il mondo con l ' aumentare della popolazione , con l ' accrescersi dei compiti dello Stato , con nuove sacrosante esigenze di giustizia sociale , con una economia di fronte alla quale le frontiere non significano più gran che , ed è ad augurarsi abbiano a significare sempre meno , le cose sono mutate . Lo Stato non può e non deve essere assente , nemmeno là ( ahimè , sono molto pochi questi angoli di elezione ) dove si lavora forte e bene , e si guadagna in modo da consentire profitti , fondi per il rinnovo del materiale e per ampliamenti aziendali , alti salari , misure di previdenza . Né val la pena di rievocare un sogno che feci nella sfera di roveto ardente della primavera del '45 : una specie di " giornata della fede " , in cui ogni comunità italiana offriva qualcosa per il risanamento della vita nazionale , perché venisse speso bene il danaro che viene speso male ; e due Comuni chiedevano di fondersi , perché troppo poveri per avere servizi distinti , un altro Comune rinunciava alla vecchia tranvia , bastandogli l ' autolinea , un terzo offriva la soppressione del ginnasio che non ha mai accolto oltre dieci studenti : miei vaneggiamenti , forse causati dai lunghi digiuni durante l ' occupazione tedesca . Accettato però che lo Stato è la famiglia , ed i cittadini sono i figli , nell ' età in cui non è possibile realizzare nulla fuori della cerchia familiare , li vorrei come quei ragazzi giudiziosi , quali spesso s ' incontrano nelle famiglie povere , che discutono assennatamente con i genitori dove si debba spendere e si possa risparmiare . Perché è certo molto bella la famiglia tutta slanci ed affetti , dove il padre non fuma ed il ragazzo rinuncia ai libri desiderati perché la figlia possa farsi l ' abitino da ballo ; ma è anche confortevole la famiglia dove il bilancio domestico è discusso pacatamente , ed anche i ragazzi di undici anni dicono la loro ed avanzano le loro proposte di economie e di spese ; né mi scandalizzerei se , col dovuto garbo , un ragazzo facesse sentire alla mamma che non si possono spendere anche poche migliaia di lire mensili per la canasta , se le tasse scolastiche del figlio non sono pagate ed i libri non gli sono comprati in tempo . Fuor di metafora , posto che necessariamente gl ' italiani debbono sempre più per l ' economia delle loro famiglie guardare allo Stato , vorrei ricordassero che lo Stato sono loro , che l ' economia dello Stato è la somma delle economie degl ' italiani ; e non si comportassero come la famiglia scervellata , dove ciascuno dà ragione all ' altro quando questi chiede qualcosa per sé - sì , la poltrona per il nonno ; sì , il viaggio di piacere per papà e mamma ; sì , il gioiello per la signorina ; sì , la lambretta per il ragazzo - e nessuno si chiede da dove attingere . Nelle varie agitazioni di categoria , quel che mi dispiace è che viga la regola di non guardare mai nel piatto del vicino e di battere sempre le mani alle rivendicazioni altrui : quasi lo Stato fosse proprio papà Natale , del cui bilancio nessuno si preoccupa . Quella regola che non si fanno spese senza rispondere alla domanda " con che ? " , regola che Einaudi fece includere nella Costituzione e che di tanto in tanto ricordava nei suoi messaggi al Parlamento , vorrei penetrasse nella testa degl ' italiani . Possono esserci leghe di consumatori contro i produttori e di produttori contro ( anche se non lo dichiarino ) i consumatori ; dei cittadini che desiderano lo Stato spenda poco e metta poche tasse , e di chi vuoi l ' opposto ; di quanti vogliono un bilancio che si appoggi di più sulle imposte indirette e di quanti aspirano ad uno che gravi sulle dirette ; di coloro che non ricevono stipendi dallo Stato contrapposti a coloro che ne ricevono , e viceversa ; è perfettamente ragionevole che tra i dipendenti statali gli uni dicano che c ' è un ' altra categoria ingiustamente privilegiata , e questa neghi o difenda il suo privilegio . Tali contrasti d ' interessi sono nella vita , ed occorre il melenso ottimismo delle dittature per pretendere di negarli e di comporli per virtù di formula in un astratto superiore interesse . La fetta più grande per me dev ' essere più piccola per un altro ; e chi vuole negarlo e pretendere che si possa ingrandire la torta senza togliere a nessuno , dovrebbe avere proposte chiare da mettere avanti . Sono molto rispettoso dell ' agitazione di tranvieri che chiedendo aumenti di paghe dicano : ci sono troppe tessere gratuite di libera circolazione ; il costo del biglietto della corsa dev ' essere aumentato ; l ' Azienda acquista energia a prezzo troppo alto e le conviene avere centrali sue ; ci sono troppi impiegati negli uffici ; occorre abolire quel tratto di linea e quelle corse che sono passivi . Rispettoso dell ' agitazione degli assistenti universitari che indicasse capitoli di bilanci di altri Ministeri su cui tagliare per dare a quello della Istruzione , o magari , guardando solo a questo , affermasse : - le economie per venirci incontro si possono realizzare con la fusione di quegli istituti che sono dei doppioni , l ' abolizione di alcune pubblicazioni che non servono a nulla , la decurtazione delle spese per partecipazioni a congressi e missioni all ' estero ; e se non basta , sopprimendo un certo numero di cattedre , magari alcune facoltà , e se non basta ancora , diminuendo un po ' le paghe ai professori ordinari . Naturalmente proposte di questo genere - gli esempi potrebbero protrarsi all ' infinito - darebbero luogo a proteste , repliche e ritorsioni . Che considererei non scandalose , ma benefiche ; giacché anche nei bilanci più magri ci sono spese indifendibili , sperperi : che sarebbe sacrosanto portare alla luce del sole . E soprattutto perché è così che gl ' italiani acquisterebbero finalmente la persuasione che le casse dello Stato sono le loro casse , che lo Stato sono loro . Se non si riuscisse a far comprendere questo , e lo Stato dovesse venir sempre considerato come babbo Natale , cui si può chiedere senza preoccuparsi della provenienza dei suoi doni , occorrerebbe dubitare della intelligenza degl ' italiani .
Caro amico ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro amico , intanto le faccio subito spedire un volumetto di Controcorrente che ne riunisce un certo numero . Poi , a settembre , quando il Giornale avrà recuperato i suoi organici , che ora sono - com ' è giusto - per la maggior parte in ferie , lei verrà a trovarci , e noi le metteremo a disposizione la nostra collezione e la macchina fotocopiatrice in modo che lei possa fotocopiare tutto ciò che vuole . Ma : e se poi sua moglie torna a bruciarle tutto ? Il problema è qui . Vediamo di affrontarlo con calma . Io non posso rimproverarle di aver sbagliato moglie , perché questo succede a tutti : chiunque si sposi , l ' indomani mattina ci si accorge che è un ' altra persona . Non posso nemmeno rimproverarle di non averla uccisa , visto che il nostro codice penale continua a considerare delitto l ' uxoricidio , che secondo me non lo è , né quando lo commette lui , né quando lo commette lei . Poiché dunque è condannato a vita a una moglie comunista , lei deve imparare il modo di usarla . Su questo , non posso esserle molto utile perché grazie a Dio non ho esperienze in proposito . Ma qualche avvertimento e suggerimento mi sento di poterglielo dare , alla svelta . 1° ) Si ricordi che una moglie comunista , prima è comunista , e poi ( molto poi ) è moglie . 2° ) Come tale , si porta in corpo due Inquisizioni : quella , sentimentale e sessuale , della moglie ; e quella , ideologica , della comunista . 3° ) Essa è tenuta ad avere , di tutti i fatti della vita , anche i più casuali e superficiali , come il guasto del televisore o l ' inceppamento dell ' aspirapolvere , una visione seriosa , drammatica , « impegnata » , che la porta a vederci sotto lo zampino delle « multinazionali » e del capitalismo demoplutogiudaico - massonico , che le impedisce di sorriderne . Ecco : è su quest ' ultimo punto che lei ha qualche possibilità di manovra e di rivincita . Per esempio : le annunci solennemente che ha ripudiato il Giornale , vada a leggerselo di nascosto ( sappiamo che questo avviene anche in altre famiglie ) , e quando vi trova un « Controcorrente » spiritoso ( non sempre lo sono ) , lo impari a memoria , e nell ' occasione più propizia glielo ripeta , con l ' aria d ' improvvisarlo , come farina del suo sacco . Se riesce a farla sorridere , le dica brutalmente : « Bada che è del Giornale » . Seguirà una scenata . Lei la sopporti stoicamente ( oramai dev ' esserci abituato ) . Poi , dopo qualche giorno , ripeta il colpo . Stavolta sua moglie reagirà con un ghigno sprezzante . E lei glielo blocchi dicendo : « bada che è di Fortebraccio » . Se nemmeno così riesce a ridurla alla ragione , me lo faccia sapere . E io , rompendo gl ' indugi , mi deciderò finalmente a lanciare , o a far lanciare dal mio collega Antonio Buono , che è presidente di Tribunale , la proposta di depennare l ' uxoricidio dal codice penale . Non so come sarà accolta . Ma altra speranza , né al marito di una comunista , né alla moglie di un comunista , non resta .
StampaPeriodica ,
Anno 1760 . Ferdinando , terzo tra i figli di Carlo , ascende il trono delle Due Sicilie , andando il padre a regnare in Ispagna . Primi decreti furono nuovi ordini per caccie , nuove pene , tratti di corda . Prime occupazioni , vergognare conversar coi sapienti , boriarsi di colpire cignali , cervi , uccelli , adescar pesci : millanterie da barbaro . 1767 . Ferdinando a 16 anni divenuto maggiore vende il pesce pubblicamente , serbando pratiche , aspetto ed avarizia di pescivendolo , non mai legge un libro o scrittura , e tediandogli sottoscrivere segna gli atti con sigillo . 1768 . Ferdinando s ’ ammoglia con Maria Carolina d ’ Austria ! Donna che fece ovunque cattivissima prova . 1776 . Ferdinando per istinto favorisce i baroni i quali col feudalismo stringono talmente i popoli costretti a vivere sotto graticci o nelle grotte a somiglianza de ’ bruti . 1777 . Ferdinando già padre d ’ un figlio vende in Portici maccheroni e vino alzando bettola , i cortigiani e la regina simulavano i garzoni e l ’ ostessa . Giocando al pallone fa da manigoldi mettere a forza sopra una coperta e balestrare in aria fra le risa della plebaglia il nobile abate Mazzinghi toscano , che poi muore di melanconia . 1789 . Ferdinando e Maria Carolina maritano due principesse a due arciduchi d ’ Austria , e promettono l ’ ereditario Francesco all ’ arciduchessa Maria Clementina : tristi principî della simpatia tedesca in Italia , e del coro dei Borboni in Napoli . 1792 . Ferdinando per i movimenti di Francia condanna dieci mila , e dodici mila chiude nelle carceri e galere , e gran parte nelle isole di Lampedusa e Tremiti , torna in uso la frusta ; le sole spie e gli atti inquisitori sono prove a condannarsi . 1793 . Ferdinando fa chiudere nei sotterranei di Santermo molti dotti e nobili vigilati da custodi spietati ; crea la Giunta di Stato e quella di Polizia onde processarli , solamente perché praticarono con quei della flotta francese . 1794 . Ferdinando apre un prestito per sostenere la guerra contro i Francesi : i cittadini , le chiese si spogliano per affetto , ma finalmente si veggono da lui rubati 37 milioni di ducati dalle sostanze dei cittadini . Id . Ferdinando decreta che la Giunta di Stato sia ad modum belli e ad horas ; i giudici dispari ; la pena , morte , ergastolo , esilio ; l ’ accusato non possa parlare ; le sentenze inappellabili . Il procuratore fiscale diceva aver prove per venti mila colpevoli , sospetti per cinquanta mila . Prima di morire , la tortura : e questo tribunale condannò nel capo Vincenzo Vitaliano di 22 anni , Emmanuele di Deo di 20 , Vincenzo Pagliani di 19 , gentiluomini . Altri tre alle galere , 20 al confine , 13 a pene minori . La sentenza non parlava di alcun delitto , vergognando castigare chi amava la patria . 1795 . Ferdinando , per istigazione di Acton ministro e drudo della regina , fa chiudere nella fortezza di Gaeta Medici , grande di corte , Colonna , Caracciolo , Pignatelli , Serra , Caraffa , Riari , tutti duchi o conti , ed i dotti Mario Pagano , Ignazio Craia , Domenico Bisceglie , Teodoro Monticelli , e sulle istanze del Cardinal Ruffo crea una giunta per loro , li fa martoriare per mancanze di prove , e largheggia in doni e croci verso le spie . Id . Ferdinando diviene più tiranno a Palermo contro il popolo affamato e scontento dell ’ arcivescovo Lopez reggente l ’ isola , fa torturare e morire l ’ avvocato Blasi , molti vanno alle galere e all ’ esilio , e la famiglia reale teme di tutto , fa saggiare i cibi , le camere del sonno , e tutto questo perché ? ... 1797 . Ferdinando ammoglia l ’ ereditario Francesco coll ’ arciduchessa Clementina . Innesto di una nuova umanità in Italia ! ... 1798 . Ferdinando con suo bando dato in Roma 8 dicembre anima i Napoletani contro i Francesi e dice : “ Difendono il re e padre loro che cimenta la vita pronto a sacrificarla per conservare a ’ suoi sudditi l ’ onore e il viver libero . ” Id . Ferdinando dopo aver fatto massacrare i sudditi nella stolta guerra contro la Francia lascia Napoli e si salva in Sicilia , dà il bottino ai tesori dello Stato per 20 milioni di ducati , lasciando la nazione infelice in guerra senza ordini , povera , incerta . Tale delitto , non perdonabile per volger di fortuna o dei tempi compiva il padre dei popoli il 27 dicembre ! 1799 . Gaetano Mammone belva più che uomo , che beveva il sangue de ’ suoi ed altrui , salassi per diletto , gradiva a mensa un capo d ’ uomo frescamente reciso , tracannava liquori nei teschi umani , uccidendo di sua mano 400 Francesi e Napoletani : a questo mostro scrivevano Ferdinando e Carolina col titolo : “ Mio generale e mio amico . ” Id . Ferdinando manda in Calabria a ristabilire l ’ ordine Fabrizio cardinale Ruffo nato di tristo seme , scostumato in gioventù , lascivo in vecchiaia : assale la città di Crotone , vi mena stragi , spogli , libidini e crudeltà infinite da vincere i Busiri e i Falaride . La stessa tragica fine corse Altamura grossa città dove 3 giorni infuriò la vendetta , profanando un monastero , e tali cose compiendo da cui ributta la natura ; e dopo la sazietà di ribalderie assolve tutti .
StampaPeriodica ,
Per quante preghiere abbiamo rivolte - privatamente e pubblicamente - ai nostri contemporanei essi non riescono a non occuparsi di noi . Il loro egoismo intellettuale li porta involontariamente a far del rumore intorno al nostro lavoro e potrebbe accadere che le continue tentazioni della celebrità ci distogliessero da conquiste assai più grandi . Inglesi e francesi , preti e anticlericali , socialisti e mondani si interessano delle cose nostre con uno zelo che non avremmo mai sperato e non si restringono a manifestare il loro interesse col leggere ma anche collo scrivere . Come possiamo noi impedire - in un tempo mancante di ogni censura - queste esplosioni di meraviglia o di sdegno ? Miss Aelfrida Tillyard , ad esempio , ha consacrato al Fiorentine Movement un intero articolo nella Indipendent Review ( aprile 1906 ) e il movimento fiorentino , per essa , consiste nel Leonardo e nei libri della Biblioteca del Leonardo . Come fare a biasimarla della sua ammirazione per noi tutti , anche se questa ammirazione è accompagnata da qualche misrepresentation sopra le origini e le attitudini del nostro gruppo ? E neppure possiamo fare a meno di ringraziare Maurice Muret il quale nel suo recente libro sulla Litterature italienne d ' aujourd - hui ( Paris , Perrin ) consacra un capitolo al Neo Machiavelisme fiorentino ( 311 - 315 ) e proclama nella prefazione : " Demain L ' Europe entière connaitra le jeunes théoriciens ingenieusement paradoxaux du Leonardo " ( p . X . ) . Come resistere poi quando , in una delle più importanti riviste cattoliche dell ' Europa , gli Studi Religiosi , diretti da Salvatore Minocchi , leggiamo a proposito del Leonardo , " il giovane e vitale periodico che ha già attirato la nostra attenzione " , queste parole : " È un fatto che ci consola grandemente il vedere dei giovani pieni d ' ingegno , d ' energia , di volontà di vivere , sorgere separatamente da noi , indipendentemente da noi , a combattere nello stesso campo con un programma così simile al nostro : giovani che sono nauseati dal gretto positivismo imperante nella scienza e nella vita , ridotta a un freddo ed egoistico meccanismo ; giovani che vogliono agire per i grandi ideali , che credono nelle supreme invisibili forze della vita e dell ' universo e tentano di raggiungerle e di possederle " , ( Studi Religiosi , a . VI , 1906 , fasc . 1 , p . 115 ) . Forse il Minocchi ci rappresenta assai più vicini a lui di quel che non siamo , ma non per questo possiamo negare le affinità e non contraccambiare le simpatie . Del resto dal pericolo di apparir clericali ci salvano i giornali socialisti , i quali , con mirabile diligenza , continuano a tener dietro alle cose nostre . Nel " Tempo " ( 13 aprile ) F . Momigliano chiama la nostra " una rivista un po ' impertinente , un po ' stravagante , un po ' meravigliosa , ma vivace , combattiva ed originale " , e nel " Lavoro " ( 25 aprile ) Giuseppe Rensi , che pure è stata una delle nostre vittime , parla così del Leonardo : " Questa rivista , affascinante ed odiosa nel medesimo tempo , di cui talvolta saresti tentato di fare un livre de chevet , talaltra di gettarla dalla finestra , ma che in ogni modo è sempre interessante , anche quando insolentisce ed ingiuria ... " e continua preconizzando a me in persona la sorte di restauratore italico della magia . Cosa più strana ancora : perfino Firenze comincia ad accorgersi che da più di tre anni c ' è dentro le sue mura un gruppo di persone che lavorano e che fanno parlar di sé e il Nuovo Giornale , l ' ultimo quotidiano in data e il primo in qualità , ha creduto bene di occupare due colonne e mezzo con un articolo del nostro Emilio Cecchi consacrato appunto al Leonardo e agli ultimi nostri libri ( 29 aprile ) . Volendo schermagliare a tutti i costi ci sarebbe da ridire su alcune affermazioni e valutazioni del nostro amico ma siamo costretti a riconoscere la sua serietà di analisi e i suoi sforzi per esser sincero , cosa più difficile e inutile di quel che non si creda . Ma se Dio vuole non parlano del Leonardo solo i benevoli e possiamo finalmente citare qualcuno che si fa beffe di noi . Si tratta di un giornaletto di Napoli , intitolato , con una certa mancanza di modestia , il " Libero Pensiero " , e che apre degli abbonamenti di sostegno a Lire 5 l ' anno . Avvertiamo però che l ’ abbonamento semplice costa lire 1,50 e che si mandano le cartoline vaglia a Napoli , Via dell ' Università , n . 9 . Nel n . 6 dell ' anno III , di questo giornaletto , sotto la rubrica Frusta Letteraria , c ' è uno scritterello intitolato il Binomio del Leonardo , il quale vorrebbe - credo - essere maligno e riesce invece , appena appena , ad essere sciocco . Non ne citeremo che l ' epigrafe : Antyciram navigant . È la vecchia , eterna , inevitabile accusa di pazzia data a tutti quelli che non vogliono dire le cose che dicono tutti . Quando si decideranno gli imbecilli d ' Italia a trovarne una altra ?
ProsaGiuridica ,
Vittorio Emanuele III per Grazia di Dio e per la Volontà della Nazione Re d ' Italia e di Albania Imperatore d ' Etiopia Il Senato e la Camera dei Fasci e delle Corporazioni , a mezzo delle loro Commissioni legislative , hanno approvato ; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue : Art . 1 . Fermo restando il disposto degli articoli 8 e 26 del Regio decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728; convertito nella legge 5 gennaio 1939-XVII , n . 274 , è facoltà del Ministro per l ' interno di dichiarare , su conforme parere della Commissione di cui all ' art . 2 , la non appartenenza alla razza ebraica anche in difformità delle risultanze degli atti dello stato civile . Art . 2 . La Commissione di cui all ' articolo precedente è nominata dal Ministro per l ' interno , ed è composta di un magistrato di grado 3° , presidente , di due magistrati di grado non inferiore al 5° , designati dal Ministro per la grazia e la giustizia , e di due funzionari del Ministero dell ' interno di grado non inferiore al 5° . Assiste in qualità di segretario un funzionario del Ministero dell ' interno , di grado non inferiore all'8° . Art . 3 . La Commissione ha sede presso il Ministero dell ' interno , ed ha facoltà di chiamare a deporre qualsiasi persona sia da essa ritenuta utile ai fini dell ' istruttoria ; può , inoltre , compiere tutte le altre indagini del caso , valendosi , ove d ' uopo , anche dell ' opera dei pubblici uffici . Tutti i pubblici uffici sono tenuti a corrispondere alle richieste della Commissione . Alle persone chiamate a deporre si applicano le disposizioni di cui all ' art . 366 , 3° comma , del Codice Penale . Il parere della Commissione è motivato . Il parere e tutti gli altri atti della Commissione hanno carattere segreto e di essi non può essere rilasciata copia a chicchessia e per nessuna ragione . Art . 4 . Il Ministro per l ' interno , emette decreto non motivato , conforme al parere della Commissione . Il provvedimento del Ministro è insindacabile . Esso ha valore , ad ogni effetto giuridico , esclusivamente per la dichiarazione di razza ; e a tale fine è annotato in margine all ' atto di nascita della persona cui si riferisce . Art . 5 . E ' riservata esclusivamente alla competenza del Ministro per l ' interno ogni decisione in materia razziale , ai sensi del R . decreto - legge 17 novembre 1938-XVII , n . 1728 , e della presente legge . Ordiniamo che la presente , munita del sigillo dello Stato , sia inserta nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d ' Italia , mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare come legge dello Stato . Dato a San Rossore , addì 13 luglio 1939-XVII Vittorio Emanuele Mussolini , Solmi Visto il Guardasigilli : Grandi
StampaQuotidiana ,
Albenga , 17 luglio , notte - La camera ardente di Albenga resterà fra le cose più grandi e spaventose di tutti questi anni e della mia personale vita : la camera ardente e ciò che vi è accaduto nel pomeriggio di oggi . Ad un certo punto ha perso ogni significato il sapere come i 43 bambini fossero morti , non è importato più né il nome , né i cosiddetti episodi , né gli sforzi per il salvataggio , né di chi potesse essere la colpa . È rimasto unicamente lo spettacolo indicibile del basso stanzone della Croce Bianca , col soffitto imbiancato a calce , lungo le pareti le vetrine con le bandiere del sodalizio e appesi i ritratti di vecchi benefattori . Perché qui la morte aveva allestito una faccenda talmente infernale che tutte le stragi degli anni scorsi , per quanto crudeli e cariche di sangue , risultano al paragone pallidi e quasi grotteschi tentativi . Ridicolo al paragone il famoso Trionfo della Morte della pittura antica , retorici i campi di battaglia di Napoleone , inutilmente esagerato lo sterminio delle città bombardate dagli aeroplani , perfino Buchenwald e Auschwitz non raggiungono una così sobria potenza . Mai , diciamo , la morte aveva chiuso in un quadro così compatto e inesorabile il suo trionfo . Chi entrava oggi nell ' ambulatorio della Croce Bianca di Albenga sentiva , nel senso letterale della parola , una cosa diaccia e pesantissima entrargli poco più su della bocca dello stomaco dentro al petto . E più guardava , più questa cosa indefinibile faceva forza dentro di lui . Non serve dire : 43 anime tenerissime volate in un sol colpo al Creatore ; non serve pensare a diecine e diecine di famiglie spezzate all ' improvviso da un telegramma o dalla tremebonda ambasciata d ' un messo comunale ; le parole non servono a niente . Bisognava vedere quei 43 piccolissimi uomini allineati su un unico pancone , poi a destra quelle quattro donne , unite a loro da un bizzarro destino , distese su un pancone separato , quasi fossero delle intruse . È evidente che su queste povere donne la morte non faceva assegnamento nel suo calcolo di catastrofe , che le ha portate via perché non poteva farne a meno e che le erano del tutto superflue . Bisognava vedere - e bastava un baleno d ' occhiata - quello schieramento di testine ceree , di manine ugualmente raccolte sul petto , di gambette esili , di piccoli piedi abbandonati in un immobile sonno . Bisognava vedere come si assomigliavano in modo allucinante le 43 faccine , non impaurite , non doloranti , bensì dolcemente attonite e , in certo modo , rassegnate . Fra le mani ciascuno teneva con delicatezza una immagine sacra e un fiore , le palpebre erano attaccate appena appena . Senza nessuna retorica erano tutti belli ed estremamente gentili . « Tante bambole , sembrano » disse uno . Quarantatré bambole con dentro chiuso in ciascuna il vasto mistero della morte . Un Gesù in croce abbandonato al peso del corpo e con le braccia tese in su in modo spasmodico era posto sopra l ' immenso capezzale dei 43 innocenti . E anche lui , sebbene ciò sia assurdo , sembrava non capire il perché . La gente di Albenga sfilava silenziosamente davanti : negli interstizi tra bimbo e bimbo crescevano i fiori e cresceva il loro inequivocabile profumo . Fuori risplendeva il sole e suonavano i clacson dei viandanti spensierati . E le 43 faccine diventavano sempre più di cera , si facevano sempre più diafane e perfette e il Cristo pareva sempre più allungarsi nello spasimo della crocifissione e piegava desolatamente la testa da un lato , perché , assurdo o no che fosse , neppure lui riusciva a capire . Così quella cosa diaccia e pesante entrava come una trave di ferro nel petto di coloro che guardavano . Così le frasi che di regola sono giudicate false e sciocche diventavano rigorosamente vere : ad Albenga , diremo per puro dovere di cronisti , si era concentrato , nel pieno della serenità , tutto il dolore del mondo e si spezzavano cuori rimasti fino a stamane di pietra . Ma la morte , com ' è evidente , non era ancora contenta , e desiderava sfruttare , per così dire , ancora di più il suo abominevole capolavoro . E Cristo e gli uomini evidentemente non avevano sofferto abbastanza . Perciò alle ore 15 , nella piazza di Albenga , arrivò il primo autobus proveniente da Milano con a bordo circa quaranta persone adulte : le madri , i padri , i nonni e gli zii dei bambini che erano morti . Nella piazza battuta dal sole la gente formò per istinto una specie di corridoio come nella scena famosa del massacro spagnolo di Hemingway . E con sguardi di terrore , al pensiero di quanto sarebbe successo , la gente vide avanzare il gruppo . Trattenuta da due parenti , venne avanti per prima , precipitando , una donna giovane e grassa . Teneva la faccia rivolta al cielo , una mano aggrappata ai capelli come Niobe . Parole sconnesse che non si riusciva a capire uscivano dalla sua bocca con crescente precipitazione , mentre si avvicinava all ' ingresso della camera ardente . Ma un uomo magro e pallido , sui trent ' anni , improvvisamente la sopravanzò ululando , le mani tese in avanti , e irruppe nella sala . Dio , fa per misericordia che non si ripeta mai più l ' orrore senza nome del 17 luglio ad Albenga . Una madre nella camera ardente non vedeva il suo figlioletto morto : ma lo vedeva morto quarantatré volte nello stesso istante , quarantatré volte nello stesso istante strappato via dalle sue viscere . I suoi sguardi impazziti cominciavano poi a ondeggiare qua e là cercando . Poi il sangue chiamava e lei si gettava sul misero bimbo di cera , ormai così lontano , baciandolo e accarezzandolo con atroce tenerezza e mettendogli a posto la vestina e stringendogli piano le mani . Finché un barlume di verità si faceva in lei e la rivolta esplodeva con grida da agghiacciare il sangue . Ogni madre e ogni padre che entrava era lo stesso . Si formò nella sala un vortice di atrocissimo dolore umano . Non avevo mai immaginato che il cuore potesse essere così totalmente sconvolto dalla sofferenza del prossimo . Tutti , non esagero , piangevano senza ritegno . « Oh , oh , Giorgio mio » si sentiva urlare . « Oh , mamma ... il mio Alberto , oh che morte gli hanno fatto fare ! ... Oh , Signore , dammi la grazia » invocava un ' altra coprendo di baci i piedini del suo bimbo . Mamme si dibattevano lanciando insensate invettive come travolte dalla pazzia . Mamme ingannate da false segnalazioni non trovavano il figlio creduto morto e a poco a poco nella faccia sconvolta si apriva come una luce di speranza . Mamme si slanciavano sulla loro creatura irrigidita gridando di felicità : « È vivo , è vivo ! » . Mamme uscivano correndo nella piazza come folli lanciando degli evviva fra un singhiozzo e l ' altro . Era finalmente soddisfatta la morte ? Era questo che desiderava ? Per tre volte nel pomeriggio si ripeté l ' assalto - bisogna proprio dire così - delle madri e dei padri ai cerei simulacri delle loro creature . La morte di un bambino è sempre una incomprensibile tragedia . Oggi ad Albenga di queste tragedie ne esplodevano sei o sette contemporaneamente in pochissimi metri quadrati ; e non si poteva resistere . Il volto rigato di lagrime , il sindaco Greppi , smarrito , si aggirava da uno strazio all ' altro anche lui sbalordito da tanto orrore . Il vescovo , i sacerdoti , le infermiere , gli infermieri della Croce Bianca , uomini e donne del popolo tentavano di ridurre la disperazione dei poveretti . Ma che consolazione potevano offrire ? Poi da Roma giunse in volo Parri , delegato dall ' Ufficio dell ' Assistenza postbellica , da cui dipende la sfortunata colonia , e anche nel suo petto vedemmo sprofondare quella cosa diaccia e pesante come metallo , tanto la sua faccia si fece terrea . Intanto , dimenticate da tutti , in disparte , le quattro donne dormivano sul loro bancone riservato . Non un cane sembrava occuparsi di loro ( sono state riconosciute per Paola Conte , vedova Tonoli di sessantaquattro anni , da Maredria [ Mantova ] , Francesca Piloni , Maria Moro e la figlia Giuseppina di undici anni , tutte e tre da Caravaggio ) . Soprattutto terribile mi sembrò un padre . Guidato come un automa da un infermiere ritrovò quasi subito il suo bimbo . Era un signore sui trent ' anni vestito correttamente di grigio , dal volto nobile e in certo senso avventuroso . Veniva da solo . L ' infermiere presto lo lasciò richiamato da altre scene miserande . E lui non disse una parola , non ebbe un sospiro o una lagrima , lo vidi anzi a poco a poco diventare di pietra . Fissava con avida intensità il figlio nato inutilmente da lui e mi parve di leggere nella sua faccia un rimorso cupo , senza rimedio , quasi che tra l ' uomo e il bimbo ci fosse stato un lungo e meschino malinteso . Avrei giurato che lui chissà per quali mediocri motivi non avesse mai sentito il bisogno di tenerselo vicino e che ora invece capisse di avere sbagliato l ' intera vita ; ma era troppo tardi e il malinteso continuerà in eterno e l ' ingiustizia brucerà dentro di lui per anni ed anni . Gli altri ululavano , si torcevano le mani , piombavano in ginocchio pregando o maledicendo . Il taciturno signore , immobile come una statua , faceva più paura di tutti . Nel frattempo il mare , di un meraviglioso colore violetto , continuava a lambire placidamente l ' estremità dell ' albero dell ' Annamaria , la tragica motobarca sprofondata a poco più di cento metri dalla riva . Un pontone con gru e una motovedetta della marina manovravano per sollevare il relitto . E un palombaro calatosi nel fondale di appena quattro metri riscontrava nello scafo dell ' imbarcazione uno squarcio di quaranta centimetri per cinquanta . A che serve ormai ? Veniva fatto di dire pensando all ' irreparabile conto dei morti . Eppure è anche giusto stabilire le colpe , se colpe ci sono . Ha responsabilità , per esempio , il dott. Armando Ducci , direttore del preventorio colonia Fondazione Solidarietà Nazionale , per avere lasciato andare in gita gli ottantuno bambini senza prendere le necessarie precauzioni e che è stato fermato ? Parri ha fatto presente l ' eventuale opportunità di liberarlo , tenuto conto dell ' ausilio che egli potrebbe offrire ai bimbi superstiti . Il colonnello dei carabinieri e il procuratore della Repubblica che conducono l ' inchiesta hanno però confermato il fermo . Hanno colpa i barcaioli , fratelli Podestà , pure fermati e che sembra non avessero l ' autorizzazione legale a noleggiare la loro imbarcazione ? Ha responsabilità , per caso , la Capitaneria del Porto o la Delegazione di spiaggia per non avere eliminato in acque così battute il palo che fu causa della catastrofe ? E all ' Ufficio tecnico municipale , sempre per via di questo maledetto palo messo a sostegno della fognatura , non si deve imputare nulla ? Un ingegnere di quest ' Ufficio ha fatto presente che il palo stesso prima della guerra sporgeva dal mare come di dovere , ma che qualche razziatore di ferro l ' aveva tranciato tempo fa sotto il livello dell ' acqua . Ma perché , si può allora rispondere , l ' Ufficio non aveva pensato a segnalare l ' insidia ? Certo il motivo della tragedia fu il palo ; su questo non c ' è alcun dubbio . Spetta ora all ' autorità stabilire se ci furono e di chi furono le negligenze . Il ministero dell ' Interno , su richiesta dello stesso presidente della Fondazione di Solidarietà Nazionale , on. Parri , ha disposto che sia effettuata una severa inchiesta dandone incarico al viceprefetto Arnaldo Adami della direzione generale dell ' Assistenza postbellica . Il dott. Adami è già sul posto . Parli ha destinato alle famiglie delle vittime tre milioni e la signora Eva Perón , prima di lasciare l ' Italia , ha inviato la somma di un milione di lire . Questa sera , mentre il padre stava per arrivare in autobus da Milano , il bimbo Antonio Oliva , dopo avere lottato con le sue flebili forze contro l ' onnipotente morte , si è spento all ' ospedale . Il papà lo ha potuto stringere che era ancora tiepido di vita . Gli altri bimbi superstiti del naufragio sono intanto quasi tutti fuori pericolo . In ottime condizioni le tre assistenti , il bagnino e i due barcaioli finiti anch ' essi in acqua . I quarantatré , anzi , da stasera i quarantaquattro morticini , verranno chiusi nelle casse domani a mezzogiorno . Alle 17.30 saranno trasportati nella cattedrale per l ' ultimo solenne commiato . Alle 19.30 partiranno in treno alla volta di Milano . Un bimbo però sarà sepolto a Loano e cinque altri verranno lasciati a Pavia perché in questa provincia vivono le loro famiglie . Sabato mattina Milano vedrà l ' inverosimile sfilata delle rimanenti trentotto minuscole bare .
Caro Damato ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Damato , io non milito nel Partito liberale e non ho con esso nulla da spartire . Ma non posso condividere ciò che lei ne dice e che rasenta la bestemmia . Che nel Partito liberale ci siano degl ' imbecilli settari e faziosi , è inutile insegnarlo a me che li ho quotidianamente sul gobbo con le loro proteste spesso sgrammaticate . Ma che liberalismo e tolleranza siano , storicamente e filosoficamente , sinonimi , è inutile che lei lo contesti perché è dimostrato dai fatti . Certo , la tolleranza non può spingersi fino al punto di tollerare l ' intolleranza di certi ordini religiosi - che poi sono uno solo : i Gesuiti - che la predicavano e la praticavano . Ma mi vuol dire quali monumenti hanno distrutto e quali biblioteche dilapidato i liberali ? Ho l ' impressione che lei sia rimasto a un vocabolario di duecent ' anni fa , quando il termine liberale veniva confuso con quello di giacobino , nome che spetta a un altro tipo d ' intollerante dissacratore e persecutorio , di cui i liberali furono , al pari dei preti , le vittime ghigliottinate e impiccate . La matrice giacobina fu quella da cui derivò non il partito liberale , ma quello d ' Azione che i liberali hanno sempre aborrito . E veniamo , come dice lei , ai tempi d ' oggi . Lei dice che la Dc non è responsabile della politica scolastica attuale perché è stata condizionata dagli altri partiti . Ma in tal caso non è responsabile di nulla , neanche delle dissennate nazionalizzazioni coi fallimentari enti che ne sono derivati , neanche dello sfascio dei servizi pubblici , neanche dei casi Sindona e Rovelli , neanche dell ' equo canone ecc. Se lei crede di salvare la Dc dicendo che , in un trentennio di potere , essa ha dovuto sempre fare la politica degli altri , temo che si sbagli : di tutte le colpe che le si possono addebitare , questa è la più grave . No , caro Damato , diciamo la verità . I democristiani non hanno mai avuto una politica scolastica per il semplice motivo che non hanno mai avuto una politica culturale : essi stessi , o almeno i migliori fra loro , lo riconoscono . Ed è anche naturale perché mentre la Chiesa ha una grande , enorme cultura a carattere universale , la Dc non ne ha nessuna : i suoi sacri testi - a parte la Rerum Novarum che è ancora roba di Chiesa - si riducono a quelli di Toniolo , e non aggiungo altro . I suoi due « Grandi » moderni - Don Sturzo e De Gasperi - erano , sì , grandi , ma non come uomini di cultura . La cultura la Dc l ' ha lasciata in esclusiva ai marxisti . E lei , caro Damato , ringrazi Dio che alcuni desperados della cultura liberale , quelli che oggi fanno capo a questo giornale e fra i quali militano anche molti cattolici ( Pampaloni , Mathieu , Burgess ecc . ) abbiano puntato i piedi e resistito all ' ondata ; altrimenti oggi tutta la cultura italiana , compresa la vostra , non sarebbe che un sottoprodotto di Marx . Quanto alla scuola , i maligni dicono che i democristiani , i quali l ' hanno quasi ininterrottamente gestita per tre decenni , hanno volutamente lasciato andare in malora quella pubblica per favorire quella privata , per gran parte in mano alla Chiesa . Io rifiuto questa calunniosa ipotesi . Ma è un fatto che quella privata funziona , in genere , molto meglio di quella pubblica , e quindi non vedo i motivi del suo lamento . Lei dice : ma lo Stato ( Io Stato democristiano , noto io ) seguita a privilegiare la scuola pubblica , rendendola gratuita , mentre quella privata costa . Ma in tal caso cosa deve fare , lo Stato ? Se rende costosa anche quella pubblica , ne esclude i bisognosi , che è proprio ciò che uno Stato non deve fare , e che lei stesso non può volere . Per rendere gratuita quella privata , bisogna che se ne assuma gli oneri , e con gli oneri la responsabilità , il che equivale a renderla pubblica . Un ' ultima cosa . Lei protesta perché Alfieri attribuisce a un certo filone del terrorismo una matrice catto - comunista . Io posso dirle soltanto questo : un Curcio e un Toni Negri , dalle fila liberali non verranno mai fuori ; dalla scuola sociologica di Trento , voluta e sponsorizzata dai democristiani tipo Alberoni , sì .