IL MITO ( Abbagnano Nicola , 1967 )
StampaQuotidiana ,
Nell
'
età
della
tecnica
,
della
progettazione
scientifica
,
della
razionalizzazione
di
tutte
le
attività
umane
,
risorge
,
per
uno
strano
paradosso
,
l
'
interesse
per
il
mito
.
A
prima
vista
,
il
mito
è
l
'
opposto
simmetrico
di
ogni
attività
razionale
o
razionalizzante
:
è
un
racconto
fantastico
intorno
a
personaggi
irreali
,
trasmesso
per
tradizione
,
abbellito
o
esaltato
dai
poeti
e
ricco
di
insegnamenti
religiosi
e
morali
.
Ma
anche
i
filosofi
si
sono
spesso
avvalsi
del
mito
,
considerandolo
come
un
mezzo
di
espressione
più
rapido
e
popolare
delle
loro
dottrine
;
e
Platone
faceva
ricorso
al
mito
tutte
le
volte
che
riteneva
impossibile
spingere
oltre
l
'
indagine
razionale
,
per
completare
e
arricchire
questa
indagine
e
fare
intendere
chiaramente
gli
insegnamenti
che
da
essa
derivano
.
Spesso
i
filosofi
hanno
visto
nel
mito
l
'
origine
della
religione
o
dell
'
arte
:
così
faceva
Vico
.
Hegel
affermava
che
per
quanto
bizzarro
,
grottesco
o
frivolo
il
mito
possa
apparire
,
esso
contiene
sempre
«
un
pensiero
filosofico
sulla
natura
di
Dio
»
espresso
in
forma
imperfetta
e
perciò
prepara
la
strada
all
'
arte
`
e
alla
religione
.
Dall
'
altro
lato
,
l
'
arte
e
la
religione
moderne
cercano
di
scindere
i
propri
rapporti
con
il
mito
.
L
'
arte
rivendica
oggi
la
propria
libertà
d
'
espressione
e
combina
arbitrariamente
parole
,
forme
,
colori
o
elementi
eterogenei
per
esprimere
significati
che
non
trovano
riscontro
nella
realtà
delle
cose
e
non
pretendono
insegnare
nulla
.
Nell
'
ambito
religioso
,
le
correnti
più
moderne
della
teologia
cristiana
sono
impegnate
in
uno
sforzo
di
demitizzazione
della
religione
:
cioè
a
liberare
il
cristianesimo
dall
'
apparato
mitico
che
esso
ha
rivestito
nel
corso
della
storia
e
in
primo
luogo
dai
vecchi
e
ormai
consunti
miti
sull
'
origine
e
la
natura
del
mondo
,
per
far
risonare
chiaramente
il
messaggio
che
esso
racchiude
per
la
salvezza
degli
uomini
.
E
così
proprio
le
attività
umane
che
più
strettamente
apparivano
congiunte
con
la
forma
fantastica
del
mito
,
l
'
arte
e
la
religione
,
sono
anche
quelle
che
oggi
rivendicano
energicamente
la
loro
indipendenza
dal
mito
o
cercano
di
liberarsene
.
E
allora
il
problema
è
questo
:
può
l
'
uomo
fare
a
meno
del
mito
?
Il
mito
non
è
proprio
soltanto
delle
civiltà
primitive
,
perché
tutte
le
civiltà
e
tutti
i
popoli
hanno
avuto
e
hanno
miti
.
Ma
i
miti
delle
società
primitive
sono
quelli
che
oggi
più
richiamano
l
'
attenzione
degli
studiosi
,
perché
è
più
facile
rendersi
conto
della
loro
struttura
,
cioè
degli
elementi
che
li
compongono
,
della
loro
organizzazione
e
della
loro
finalità
.
Recentemente
un
gruppo
di
antropologi
inglesi
ha
discusso
in
un
volume
collettivo
(
The
Structural
Study
o
f
Myth
and
Totemism
,
ed.
Edmund
Leach
,
Tavistock
Publications
,
1967
)
l
'
interpretazione
del
mito
proposta
da
Lévy
-
Strauss
e
specialmente
l
'
analisi
che
Lévy
-
Strauss
ha
fatto
della
«
storia
di
Asdiwal
»
,
un
mito
diffuso
presso
un
gruppo
di
indiani
che
vivono
nella
Columbia
britannica
a
sud
dell
'
Alaska
.
Gli
studiosi
inglesi
rimproverano
a
Lévy
-
Strauss
un
eccessivo
semplicismo
e
formalismo
nell
'
interpretazione
del
mito
:
ridotto
,
nel
suo
schema
,
a
opposizioni
elementari
come
quelle
di
femmina
-
maschio
,
fame
-
sazietà
,
movimento
-
immobilità
e
così
via
;
ma
si
trovano
d
'
accordo
su
certi
caratteri
fondamentali
dei
miti
primitivi
che
d
'
altronde
sono
riconosciuti
da
buona
parte
degli
antropologi
contemporanei
.
In
primo
luogo
,
il
mito
non
è
un
racconto
storico
ma
è
e
vuol
essere
la
rappresentazione
generalizzata
di
fatti
che
ricorrono
con
una
certa
uniformità
nella
vita
dei
gruppi
umani
:
la
nascita
,
la
morte
,
la
lotta
contro
la
fame
e
le
forze
della
natura
,
la
sconfitta
e
la
vittoria
,
il
rapporto
tra
i
sessi
.
In
secondo
luogo
,
la
rappresentazione
che
il
mito
dà
di
questi
fatti
spesso
non
è
realistica
cioè
non
riproduce
esattamente
la
situazione
corrispondente
che
vige
presso
il
popolo
cui
il
mito
appartiene
,
ma
è
opposta
a
questa
situazione
,
nel
senso
che
la
rappresenta
abbellita
,
corretta
o
perfezionata
ed
esprime
così
piuttosto
le
aspirazioni
che
la
situazione
reale
fa
sorgere
.
Lévy
-
Strauss
adopera
la
parola
dialettica
per
caratterizzare
il
rapporto
tra
il
mito
e
la
realtà
che
lo
ispira
.
Questa
parola
suscita
la
ragionevole
diffidenza
dei
suoi
critici
,
qualcuno
dei
quali
propone
,
per
designare
quel
rapporto
,
il
concetto
di
retroazione
(
feed
-
back
)
introdotto
dai
costruttori
di
cervelli
elettronici
.
Secondo
questo
concetto
,
il
mito
reagisce
sulla
situazione
che
l
'
ha
provocato
,
cioè
tende
a
modificare
l
'
universo
sociale
dal
quale
sorge
che
,
a
sua
volta
,
così
modificato
,
provoca
una
risposta
nel
campo
del
mito
;
e
così
via
.
Tra
mito
e
realtà
sociale
ci
sarebbe
,
in
altri
termini
,
un
complesso
scambio
di
azioni
e
reazioni
,
dal
quale
l
'
uno
e
l
'
altra
resterebbero
continuamente
modificati
.
In
terzo
luogo
,
e
come
conclusione
,
il
mito
può
essere
considerato
(
come
dice
Lévy
-
Strauss
)
«
una
filosofia
nativa
»
o
almeno
un
qualche
aspetto
di
essa
,
cioè
la
forma
in
cui
un
gruppo
sociale
esprime
un
proprio
atteggiamento
di
fronte
al
mondo
,
un
modo
(
o
uno
dei
modi
)
per
risolvere
il
problema
della
sua
esistenza
.
Questo
significato
esistenziale
del
mito
difficilmente
potrebbe
essere
negato
.
Attraverso
il
mito
,
un
gruppo
umano
prospetta
a
se
stesso
i
problemi
fondamentali
della
sua
esistenza
,
i
mezzi
che
ha
a
disposizione
per
sopravvivere
e
quelli
che
vorrebbe
avere
e
non
ha
.
Prospetta
,
anche
,
il
modo
in
cui
possono
e
devono
atteggiarsi
i
rapporti
fra
gli
uomini
nella
società
in
cui
vivono
nonché
i
loro
pericoli
,
i
conflitti
cui
danno
luogo
e
le
soluzioni
possibili
.
In
altri
termini
,
come
ogni
filosofia
-
fantastica
e
primitiva
o
razionale
e
raffinata
che
sia
-
il
mito
prospetta
all
'
uomo
le
scelte
fondamentali
che
gli
si
offrono
nella
porzione
limitata
di
mondo
in
cui
deve
vivere
;
e
gli
raccomanda
alcune
di
queste
scelte
a
preferenza
di
altre
con
la
forma
di
un
racconto
esemplare
e
della
suggestione
emotiva
che
ne
deriva
.
Se
per
Giambattista
Vico
il
mito
o
,
come
egli
diceva
,
le
«
favole
»
erano
la
storia
autentica
,
per
quanto
fantastica
,
dei
popoli
primitivi
,
secondo
gli
antropologi
moderni
esso
è
piuttosto
la
filosofia
di
questi
popoli
.
E
per
coloro
che
ritengono
che
la
filosofia
sia
un
lusso
di
gente
sazia
e
raffinata
,
che
ha
l
'
agio
di
darsi
alla
contemplazione
,
questa
è
una
lezione
tanto
più
efficace
in
quanto
viene
,
non
da
filosofi
,
ma
da
scienziati
che
non
fanno
professione
di
filosofia
.
Nel
linguaggio
colto
corrente
,
la
parola
mito
non
è
ristretta
a
significare
un
racconto
fantastico
imperniato
su
personaggi
irreali
,
ma
è
estesa
a
designare
qualsiasi
nozione
,
esaltata
al
di
là
dei
propri
limiti
scientifici
o
razionali
,
carica
di
persuasione
emotiva
e
adatta
perciò
a
controllare
,
in
un
modo
qualsiasi
,
la
condotta
degli
individui
.
Sorel
parlava
del
«
mito
dello
sciopero
generale
»
diretto
a
tener
desta
l
'
energia
combattiva
della
classe
operaia
.
Oggi
si
parla
del
«
mito
della
libertà
»
e
«
della
democrazia
»
o
del
«
mito
della
rivoluzione
»
;
del
«
mito
del
benessere
»
o
«
della
tecnica
»
;
del
«
mito
della
pace
»
o
«
della
guerra
»
;
e
così
via
.
In
realtà
ogni
concetto
buono
o
cattivo
,
valido
o
no
,
può
essere
adoperato
come
simbolo
o
bandiera
per
difendere
certe
cose
o
distruggerne
altre
,
cioè
per
influire
in
modo
diretto
ed
immediato
sul
comportamento
umano
.
Si
può
ritenere
valido
o
no
quest
'
uso
del
termine
,
ma
è
certo
che
la
tendenza
ad
amplificare
,
a
retoricizzare
,
ad
arricchire
di
cariche
emotive
sproporzionate
idee
o
nozioni
fondamentali
con
la
pretesa
di
farle
servire
più
efficacemente
e
rapidamente
alla
direzione
della
condotta
pratica
di
individui
o
di
gruppi
,
è
presente
nella
società
contemporanea
e
ne
costituisce
un
aspetto
essenziale
.
Ma
non
meno
presente
a
questa
società
e
non
meno
essenziale
è
la
tendenza
opposta
a
demitizzare
,
a
considerare
nozioni
e
concetti
nei
loro
limiti
,
a
esaminarli
per
definire
appunto
tali
limiti
e
stabilirne
la
validità
e
la
funzione
effettive
.
La
scienza
e
la
filosofia
sono
oggi
impegnate
,
al
pari
della
religione
e
dell
'
arte
,
in
questo
compito
di
demitizzazione
che
è
anche
un
compito
di
demistificazione
perché
tende
a
dare
a
ogni
uomo
la
nozione
precisa
delle
alternative
tra
cui
deve
scegliere
.
Si
consideri
,
ad
esempio
,
il
concetto
di
libertà
.
Non
si
serve
bene
,
oggi
,
la
causa
della
libertà
esaltandola
come
la
realtà
della
storia
o
l
'
ideale
incarnato
o
il
pane
di
cui
vivere
tutti
i
giorni
.
La
si
serve
meglio
,
nei
confronti
di
individui
capaci
di
critica
e
di
responsabilità
,
definendola
nella
sua
funzione
effettiva
:
come
condizione
indispensabile
di
tutte
le
attività
umane
e
,
a
lungo
andare
,
della
stessa
sopravvivenza
dell
'
uomo
:
ma
come
condizione
imperfetta
e
difficile
a
realizzare
,
sempre
esposta
a
pericoli
,
sempre
da
difendere
e
a
volte
scomoda
e
atta
a
chiedere
sacrifici
.
La
tendenza
a
mitologizzare
e
quella
a
razionalizzare
si
scontrano
in
tutti
i
campi
,
ma
permangono
ormai
pochi
dubbi
su
quella
alla
quale
l
'
uomo
moderno
deve
affidare
le
sue
sorti
.
Forse
miti
ce
ne
saranno
sempre
o
in
ogni
caso
tenderanno
sempre
a
risorgere
o
riformarsi
:
la
via
del
mito
è
la
più
facile
.
Ma
la
via
più
difficile
,
qui
come
altrove
,
è
la
migliore
;
e
la
ragione
non
deve
deporre
le
sue
armi
di
fronte
a
nessun
mito
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Barone
,
lei
aveva
letto
,
quando
mi
ha
scritto
,
l
'
ottimo
servizio
che
Guido
Guidi
ha
dedicato
al
deposito
della
motivazione
lo
stesso
giorno
in
cui
esso
è
avvenuto
.
Ieri
,
l
'
avrà
visto
,
siamo
tornati
sull
'
argomento
,
con
un
altro
articolo
di
Guidi
e
con
un
commento
di
Pietro
Radius
,
che
ha
seguito
per
quasi
due
anni
il
dibattimento
.
L
'
uno
e
l
'
altro
spiegavano
come
meglio
non
si
sarebbe
potuto
che
la
lettura
integrale
del
monumentale
saggio
giuridico
di
Catanzaro
aiuta
ben
poco
a
chiarire
i
dubbi
.
Questi
ultimi
resistono
tenacemente
a
tutti
gli
sforzi
dialettici
dei
giudici
che
hanno
stabilito
una
prima
e
provvisoria
verità
sulla
strage
di
piazza
Fontana
.
La
sensazione
dei
nostri
esperti
-
alla
cui
competenza
e
probità
intellettuale
faccio
illimitato
credito
-
è
che
la
Corte
d
'
Assise
e
più
precisamente
il
magistrato
estensore
della
motivazione
-
si
siano
affidati
in
alcune
circostanze
alle
deduzioni
anziché
alle
prove
:
che
abbiano
cioè
rivestito
di
argomenti
una
tesi
alla
quale
erano
pervenuti
da
tempo
.
Non
intendo
assolutamente
mettere
in
dubbio
la
buona
fede
dei
giudici
che
hanno
condotto
in
porto
un
processo
disseminato
di
mine
giuridiche
e
psicologiche
.
Essi
sono
stati
assoggettati
a
pressioni
ambientali
,
a
intimidazioni
politiche
,
e
,
per
chiamare
le
cose
con
il
loro
nome
,
a
un
terrorismo
morale
ricattatorio
,
che
avrebbero
sgomentato
le
coscienze
più
alte
e
le
volontà
più
risolute
.
Partiti
,
intellettuali
,
salotti
,
sindacati
,
giornali
e
giornalisti
che
si
erano
impegnati
al
di
là
della
prudenza
e
anche
al
di
là
della
decenza
nell
'
affermare
la
assoluta
innocenza
di
Valpreda
e
la
esistenza
della
«
strage
di
Stato
»
,
avrebbero
scatenato
contro
una
Corte
che
li
avesse
smentiti
-
e
si
badi
bene
che
a
questo
riguardo
l
'
affermazione
di
colpevolezza
di
Freda
e
Ventura
non
cambia
le
cose
-
lo
stesso
linciaggio
di
cui
era
stato
vittima
il
povero
Cornelio
Rolandi
.
E
gran
merito
della
Corte
di
Assise
di
avere
dato
a
quel
galantuomo
pieno
riconoscimento
della
sua
rettitudine
,
e
di
avere
tolto
a
Pietro
Valpreda
l
'
aureola
del
martire
,
confinandolo
nell
'
ambiguo
limbo
della
insufficienza
di
prove
,
non
affollato
da
individui
cui
saremmo
lieti
di
stringere
la
mano
.
Ma
alla
suggestione
della
strage
di
Stato
i
giudici
non
si
sono
sottratti
.
Hanno
deciso
,
e
spettava
a
loro
di
farlo
.
L
'
Appello
e
la
Cassazione
potranno
-
chissà
quando
-
accomodare
storture
e
riparare
errori
.
Ma
fin
d
'
ora
dobbiamo
affermare
con
franchezza
che
per
arrivare
alla
strage
di
Stato
la
Corte
d
'
Assise
di
Catanzaro
ha
dovuto
conferire
a
Giannettini
-
infliggendogli
l
'
ergastolo
-
una
dimensione
criminale
,
e
un
ruolo
politico
,
che
superano
enormemente
la
statura
del
personaggio
.
Quando
Giannettini
lamenta
di
essere
stato
condannato
senza
prove
,
dice
quel
che
dicono
quasi
tutti
gli
imputati
.
Ma
le
mille
pagine
non
gli
danno
torto
,
purtroppo
.
Da
questa
pena
terribile
inflitta
su
elementi
fragili
la
nostra
coscienza
è
stata
turbata
subito
,
quando
la
sentenza
fu
pronunciata
alla
fine
del
processo
.
La
motivazione
ha
trasformato
il
turbamento
in
angoscia
.
Non
siamo
di
quelli
che
valutano
condanne
e
sofferenze
in
base
alle
tessere
politiche
.
Una
condanna
ingiusta
resta
tale
,
anche
se
l
'
imputato
simpatizza
per
i
fascisti
.
Ma
gli
innumerevoli
garantisti
di
casa
nostra
,
che
trepidano
per
Toni
Negri
,
spariscono
quando
la
legge
è
severa
,
per
non
dire
spietata
,
con
un
tipo
come
lo
sciagurato
Giannettini
.
Tutta
l
'
impalcatura
della
strage
di
Stato
appare
poco
solida
.
I
ministri
reticenti
furono
destinati
alla
Difesa
,
in
base
ad
alchimie
e
dosaggi
politici
.
Avrebbero
potuto
essere
al
Tesoro
o
al
Bilancio
.
Possibile
che
,
una
volta
approdati
casualmente
a
quel
dicastero
,
si
trasformassero
ipso
facto
in
complottatori
contro
la
Repubblica
?
Il
generale
Maletti
entrò
nel
Sid
due
anni
dopo
l
'
eccidio
,
dunque
non
ordì
nulla
.
E
possibile
,
anzi
probabile
,
che
su
talune
circostanze
abbia
mentito
,
così
come
ogni
capo
di
servizi
segreti
,
in
ogni
parte
del
mondo
,
dovrebbe
mentire
per
non
svelare
affari
magari
loschi
che
quei
servizi
,
appunto
perché
segreti
,
covano
tra
le
loro
carte
.
Questa
è
complicità
nella
«
strategia
della
tensione
»
?
Una
volta
trasferitisi
dal
piano
giudiziario
che
loro
competeva
-
l
'
accertamento
delle
responsabilità
degli
imputati
-
a
un
ambizioso
piano
politico
e
storico
,
i
giudici
dovrebbero
ben
chiarire
perché
e
come
quegli
attentati
del
'69
avrebbero
potuto
sconquassare
le
istituzioni
italiane
,
che
hanno
resistito
al
rapimento
di
Moro
,
e
perché
e
come
i
leaders
di
una
classe
politica
che
dal
golpe
sarebbe
stata
travolta
avrebbero
dato
una
mano
a
prepararlo
.
Certo
si
può
rispondere
,
con
appropriate
considerazioni
,
a
questi
nostri
dubbi
.
Ma
questa
di
cui
ci
occupiamo
non
è
una
conversazione
da
salotto
:
è
una
sentenza
con
tre
ergastoli
,
e
con
condanne
infamanti
a
ufficiali
dal
passato
intemerato
.
Mille
o
diecimila
pagine
,
non
potranno
mai
sostituire
una
sola
,
semplice
,
convincente
prova
.
StampaPeriodica ,
Nelle
ultime
settimane
un
certo
numero
di
Programmi
e
Dichiarazioni
programmatiche
sono
spuntati
nel
campo
dell
'
«
antifascismo
»
democratico
.
L
'
avvenimento
non
è
senza
significato
e
senza
valore
,
specie
ove
si
consideri
che
questi
partiti
della
democrazia
più
o
meno
sociale
hanno
rifuggito
,
negli
ultimi
anni
,
da
ogni
precisazione
programmatica
adducendo
,
a
conforto
della
loro
tesi
,
che
i
programmi
limitano
le
adesioni
e
restringono
le
coalizioni
.
Ora
,
invece
,
ciascuno
di
questi
partiti
e
gruppi
tiene
a
mettere
fuori
il
proprio
programma
,
le
diverse
coalizioni
nelle
quali
essi
si
raggruppano
fanno
le
proprie
dichiarazioni
programmatiche
,
e
tutte
queste
elaborazioni
si
accompagnano
a
una
recrudescenza
delle
crisi
nel
seno
dei
vari
partiti
e
aggruppamenti
,
crisi
che
scoppiano
talora
in
scissioni
ideologiche
profonde
ed
in
spezzature
organiche
,
mentre
uno
sforzo
verso
nuove
formazioni
politiche
e
nuovi
raggruppamenti
è
più
o
meno
palese
e
continuo
.
Non
è
difficile
scoprire
il
senso
di
questi
fenomeni
.
Man
mano
che
la
crisi
economica
si
aggrava
,
in
Italia
e
negli
altri
paesi
,
gettando
nuove
masse
di
proletari
fuori
della
produzione
,
peggiorando
sempre
più
le
condizioni
dei
proletari
,
impoverendo
i
ceti
intermedi
della
società
,
nella
misura
in
cui
il
proletariato
ed
i
lavoratori
sono
spinti
alla
lotta
,
e
lottano
in
difesa
delle
loro
condizioni
elementari
di
esistenza
e
delle
loro
elementari
libertà
,
di
fronte
alla
esperienza
italiana
e
mondiale
della
lotta
di
classe
,
ai
problemi
che
essa
pone
alle
masse
,
alle
soluzioni
della
situazione
che
essa
indica
le
soluzioni
della
presa
del
potere
e
della
diretta
sua
gestione
da
parte
del
proletariato
,
della
vittoria
della
dittatura
del
proletariato
di
fronte
all
'
inasprirsi
delle
contraddizioni
della
società
italiana
,
alla
radicalizzazione
crescente
delle
masse
proletarie
,
alla
orientazione
di
strati
notevoli
di
contadini
,
ed
anche
di
piccola
borghesia
urbana
,
verso
la
soluzione
russa
,
soviettista
,
comunista
,
della
crisi
,
i
partiti
e
i
gruppi
dell
'
e
antifascismo
»
democratico
,
e
della
socialdemocrazia
d
'
ogni
sfumatura
,
sono
costretti
a
dire
ciò
che
pensano
,
cosa
vogliono
,
come
giudicano
la
situazione
e
i
suoi
sviluppi
,
ed
essi
rispondono
a
questa
necessità
in
modo
difficoltoso
e
contorto
,
perché
le
loro
basi
sociali
sono
mobilissime
,
perché
il
proletariato
sfugge
sempre
più
alla
loro
influenza
,
perché
il
partito
comunista
penetra
sempre
più
profondamente
nel
proletariato
e
negli
strati
popolari
.
La
elaborazione
e
la
presentazione
dei
recenti
Programmi
e
Dichiarazioni
programmatiche
risponde
a
un
riaggruppamento
che
si
sta
operando
,
in
questo
momento
,
nelle
file
dell
'
«
antifascismo
»
democratico
,
dal
quale
sembrerebbe
delinearsi
la
tendenza
al
formarsi
di
una
«
concentrazione
»
di
«
sinistra
»
che
vorrebbe
collocarsi
tra
noi
e
la
«
concentrazione
»
attuale
.
Il
fatto
nuovo
sintomatico
e
interessante
è
una
certa
revisione
delle
sue
posizioni
tradizionali
ideologiche
e
politiche
che
si
manifesta
nel
partito
repubblicano
,
e
questa
revisione
parrebbe
voler
essere
alla
base
di
una
nuova
coalizione
politica
sedicente
«
a
sinistra
»
della
«
concentrazione
»
di
Nenni
,
Rosselli
e
compagni
.
La
crisi
del
vecchio
partito
repubblicano
è
incominciata
dal
momento
in
cui
si
affermò
e
andò
sviluppandosi
la
organizzazione
di
classe
del
proletariato
italiano
.
Sebbene
il
partito
repubblicano
non
fu
mai
ricacciato
del
tutto
fuori
dalle
file
del
proletariato
,
tra
le
quali
mantenne
qua
e
là
sempre
alcune
posizioni
,
esso
andò
divenendo
un
partito
di
piccoli
borghesi
di
città
,
di
intellettuali
,
di
artigiani
e
contadini
medi
e
medio
ricchi
,
tra
i
quali
difese
i
principi
della
lotta
contro
la
conquista
monarchica
dell
'
Italia
elaborando
le
tesi
dell
'
associazionismo
,
come
forma
perfetta
della
organizzazione
sociale
,
del
regionalismo
e
delle
autonomie
regionali
,
cercando
di
conciliare
in
un
sistema
intellettualistico
,
nel
quale
si
trovano
,
peraltro
,
alcuni
motivi
storici
reali
,
le
posizioni
diverse
e
contrastanti
dei
maestri
del
repubblicanesimo
italiano
(
Mazzini
,
Cattaneo
,
Ferrari
)
.
Nel
campo
del
problemismo
che
prima
della
guerra
occupò
gruppi
diversi
di
giovani
intellettuali
italiani
in
vena
di
riformare
L
'
Italia
il
partito
repubblicano
alimentò
i
propri
vizi
letterari
organici
.
Naturalmente
,
come
ogni
repubblicano
piccolo
-
borghese
«
porta
la
patria
in
cor
»
,
i
nostri
repubblicani
furono
il
fiore
del
patriottismo
,
e
gli
antesignani
del
movimento
irredentista
trentotriestino
nella
madre
patria
.
La
guerra
dette
un
nuovo
colpo
al
partito
repubblicano
,
perché
gli
avvenimenti
che
seguirono
ai
grandi
fatti
del
1915-1818
gli
tolsero
la
possibilità
di
avere
una
funzione
intermedia
tra
la
difesa
della
monarchia
e
la
lotta
proletaria
per
il
potere
,
che
trascinava
le
grandi
masse
.
Perciò
il
partito
repubblicano
fu
in
preda
ad
una
lotta
interna
,
tra
tradizionalisti
,
centristi
e
revisionisti
,
i
quali
ultimi
volevano
gettare
un
trampolino
verso
le
posizioni
di
classe
,
conciliando
le
vecchie
posizioni
con
le
nuove
.
Questa
lotta
di
tendenze
era
né
più
né
meno
che
una
lotta
di
classi
e
di
gruppi
sociali
nell
'
interno
del
partito
,
e
si
volse
nella
fascistizzazione
rapida
di
alcune
organizzazioni
repubblicane
(
Romagna
)
e
nello
spostamento
circospetto
e
moderato
verso
posizioni
classiste
dell
'
ala
revisionista
.
Fu
durante
il
periodo
matteottiano
,
e
soprattutto
nella
seconda
fase
di
questo
periodo
(
1925
)
che
il
partito
repubblicano
sembrò
avere
ed
ebbe
realmente
una
posizione
dirigente
nella
formazione
di
una
concentrazione
dei
gruppi
e
partiti
di
«
sinistra
»
del
fallito
Aventino
,
su
una
base
repubblicana
,
formazione
che
ebbe
la
sua
consacrazione
nel
1927
,
nella
emigrazione
.
Questo
momento
,
però
,
anziché
segnare
il
rifiorire
del
partito
repubblicano
fu
l
'
inizio
dell
'
ultima
sua
crisi
nella
quale
esso
si
dibatte
da
cinque
anni
,
e
dalla
quale
cerca
di
uscire
con
uno
sforzo
che
,
per
essere
conseguente
.
dovrebbe
portare
alla
liquidazione
di
questo
partito
,
il
che
non
è
certo
nelle
intenzioni
nemmeno
dei
suoi
estremi
riformatori
.
La
eliminazione
verificatasi
negli
ultimi
anni
dalle
file
del
partito
repubblicano
,
per
morte
naturale
o
per
inserimento
nel
fascismo
o
per
abbandono
della
lotta
,
il
che
equivale
all
'
inserimento
di
alcuni
capi
borghesi
della
vecchia
tendenza
di
destra
,
ha
lasciato
il
partito
nelle
mani
di
un
gruppo
di
intellettuali
,
scarsamente
legati
alla
loro
base
,
e
nella
misura
in
cui
sono
legati
a
questa
,
sensibili
al
processo
di
immiserimento
che
la
crisi
sviluppa
nelle
campagne
e
tra
i
ceti
medi
.
A
ciò
si
aggiungano
la
esperienza
internazionale
della
lotta
di
classe
vissuta
dal
gruppo
emigrato
,
lo
sviluppo
della
rivoluzione
proletaria
mondiale
e
i
successi
della
edificazione
socialista
nell
'
URSS
,
la
bancarotta
fraudolenta
della
socialdemocrazia
e
la
trasformazione
reazionaria
della
democrazia
in
tutti
i
paesi
.
In
mezzo
a
questo
fermento
sociale
spettacoloso
del
mondo
d
'
oggi
i
mazziniani
sono
diventati
una
semplice
curiosità
storica
;
ma
quel
che
per
essi
è
peggio
le
loro
basi
sociali
sono
sospinte
verso
una
lotta
conseguente
i
cui
sviluppi
i
nostri
repubblicani
non
si
erano
mai
sognati
di
prevedere
.
Il
partito
repubblicano
,
che
è
stato
tra
gli
iniziatori
principali
della
«
concentrazione
antifascista
»
,
ad
un
certo
momento
se
ne
è
allontanato
.
Senza
entrare
nella
disputa
sulle
ragioni
occasionali
che
motivarono
questa
decisione
,
e
che
non
ci
riguardano
,
il
fatto
è
che
i
repubblicani
sono
usciti
dalla
«
concentrazione
»
con
un
voto
di
congresso
,
e
ne
sono
usciti
quando
nella
«
concentrazione
»
è
entrato
il
gruppo
di
Giustizia
e
Libertà
.
È
facile
comprendere
che
un
partito
democratico
quale
è
il
partito
repubblicano
,
e
che
sta
tra
il
gruppo
di
Giustizia
e
Libertà
che
gli
ha
rubato
tutto
il
programma
,
compreso
quello
delle
autonomie
e
del
regionalismo
,
il
partito
socialista
riformista
(
Ufficio
Buozzi
compreso
)
che
ha
la
priorità
,
per
diritto
di
anzianità
,
nell
'
ammannire
programmi
di
riforme
sociali
e
che
è
oggi
diventato
repubblicano
,
resta
schiacciato
in
un
amplesso
mortale
.
Giustizia
e
Libertà
getta
la
sua
furba
riforma
agraria
ai
contadini
repubblicani
ricchi
e
medio
ricchi
della
Romagna
,
assieme
alla
rivendicazione
della
repubblica
;
agli
artigiani
,
alla
piccola
borghesia
di
città
,
agli
intellettuali
,
Giustizia
e
Libertà
dà
quanto
poteva
offrire
il
partito
repubblicano
(
con
tutta
la
serie
di
citazioni
di
passi
classici
mazziniani
da
rinverdire
l
'
orgoglio
sopito
dei
vecchi
repubblicani
addormentati
)
.
E
sul
fronte
proletario
,
il
partito
socialista
lavora
meglio
di
quanto
non
lo
potessero
i
repubblicani
...
Che
fare
?
La
Direzione
del
partito
repubblicano
lancia
una
Dichiarazione
programmatica
.
Nel
momento
in
cui
scriviamo
abbiamo
solo
conoscenza
della
Premessa
,
e
ci
ripromettiamo
di
ritornare
sul
documento
quando
ne
avremo
avuto
la
seconda
parte
,
quella
che
tratterà
dei
problemi
particolari
,
che
è
quanto
dire
la
parte
essenziale
,
giacché
i
concetti
astratti
,
da
soli
,
valgono
politicamente
ancora
poco
.
Ora
,
in
questa
Premessa
vi
è
uno
sforzo
disperato
di
conciliazione
del
mazzinianesimo
con
qualcuna
delle
posizioni
fondamentali
del
marxismo
,
per
appoggiare
il
quale
sforzo
è
stata
cavata
fuori
una
frase
del
Mazzini
del
1834
(
«
l
'
epoca
nuova
è
destinata
a
costruire
l
'
umanità
,
il
socialismo
»
)
,
che
si
richiama
ai
concetti
del
socialismo
piccolo
-
borghese
utopistico
dell
'
epoca
,
del
socialismo
di
Louis
Blanc
.
Quindi
il
documento
è
pieno
di
contraddizioni
.
Non
si
osa
abbandonare
il
.
concetto
di
cittadino
,
che
è
un
concetto
storico
borghese
,
ma
si
afferma
che
il
diritto
di
proprietà
privata
non
dovrà
sopravvivere
nella
Repubblica
italiana
,
concetto
che
a
parte
l
'
avventatezza
superficiale
da
cui
è
prodotto
è
la
negazione
del
cittadino
e
dei
suoi
diritti
,
tra
i
quali
,
nella
Carta
storica
,
è
proprio
quello
sacro
della
proprietà
.
(
Ma
perché
mai
i
repubblicani
e
tutti
gli
altri
che
dicono
di
voler
attentare
più
o
meno
al
diritto
di
proprietà
restano
nella
Lega
dei
diritti
dell
'
uomo
e
del
cittadino
?
)
E
così
mentre
si
riconosce
che
non
vi
può
essere
uguaglianza
politica
se
non
vi
è
uguaglianza
economico
-
sociale
,
e
con
estrema
timidezza
si
afferma
che
il
proletariato
deve
avere
la
funzione
di
guida
della
rivoluzione
antifascista
,
intesa
come
rivoluzione
per
l
'
uguaglianza
economico
-
sociale
,
si
nega
,
poi
,
al
proletariato
la
funzione
di
guida
(
di
direzione
)
dello
Stato
che
uscirà
da
questa
rivoluzione
,
giacché
«
un
regime
di
libertà
è
quello
in
cui
il
proletariato
può
liberamente
assumere
il
posto
che
gli
assegnano
il
suo
grado
di
capacità
e
di
coscienza
,
ecc
.
»
,
il
che
annulla
il
concetto
della
marcia
rivoluzionaria
verso
la
uguaglianza
sociale
,
la
quale
marcia
se
è
storicamente
ammessa
deve
trascinare
tutte
le
conseguenze
di
organizzazione
prima
e
dopo
la
rivoluzione
(
egemonia
del
proletariato
nella
lotta
rivoluzionaria
,
Stato
operaio
,
ecc
.
)
.
Ma
,
per
ora
,
non
vogliamo
indugiare
intorno
ad
una
confutazione
di
tal
sorta
.
Ci
interessa
di
sottolineare
il
fatto
che
il
partito
repubblicano
si
sforza
di
abbandonare
talune
posizioni
sue
fondamentali
,
dopodiché
,
indipendentemente
dagli
sviluppi
inevitabili
di
queste
premesse
,
il
partito
repubblicano
dato
che
vorrà
ancora
chiamarsi
così
,
sarà
un
altro
partito
.
Anzi
,
diciamo
senz
'
altro
che
se
il
congresso
del
partito
repubblicano
approvasse
questa
Dichiarazione
programmatica
,
nello
stesso
momento
esso
dichiarerebbe
la
fine
del
partito
repubblicano
tradizionale
,
e
la
formazione
di
un
altro
partito
socialdemocratico
,
repubblicano
,
anarco
-
massimalista
,
la
cui
vitalità
non
è
spiegabile
che
in
un
periodo
di
scarsa
attività
politica
delle
grandi
masse
popolari
italiane
,
e
dal
fatto
che
il
partito
repubblicano
si
è
acconciato
alla
piccola
vita
della
emigrazione
.
Non
bisogna
stupirsi
di
fronte
a
queste
crisi
,
trasformazioni
,
revisioni
,
scissioni
nell
'
«
antifascismo
»
democratico
.
La
marcia
verso
l
'
aprirsi
di
una
crisi
rivoluzionaria
,
e
la
crisi
rivoluzionaria
stessa
,
non
sono
possibili
all
'
infuori
di
rotture
e
crisi
nei
partiti
della
borghesia
e
della
piccola
borghesia
,
di
decomposizioni
e
ricomposizioni
di
gruppi
e
partiti
,
di
elaborazione
di
nuovi
programmi
,
accordi
,
coalizioni
.
Il
fascismo
del
1926-1927
non
era
già
più
quello
del
1922-1923;
ma
pure
la
«
concentrazione
»
del
1927
non
era
più
l
'
Aventino
.
La
stessa
«
concentrazione
»
del
1932
non
è
più
la
stessa
del
1927
.
Da
cartello
dei
partiti
detti
«
di
sinistra
»
la
«
concentrazione
»
si
è
trasformata
in
un
curioso
amalgama
di
insegne
.
Giustizia
e
Libertà
è
definito
il
fronte
italiano
della
«
concentrazione
»
;
ma
Giustizia
e
Libertà
ha
un
programma
che
non
è
quello
della
«
concentrazione
»
.
Però
la
«
concentrazione
»
è
diretta
dagli
uomini
di
Giustizia
e
Libertà
(
Cianca
è
il
direttore
della
Libertà
e
Rosselli
il
relatore
della
Dichiarazione
programmatica
della
«
concentrazione
»
)
.
Ora
,
Giustizia
e
Libertà
,
che
dovrebbe
essere
la
organizzazione
interna
della
«
concentrazione
»
,
parla
di
repubblica
e
basta
;
ma
la
«
concentrazione
»
alla
cui
testa
sono
gli
stessi
uomini
di
Giustizia
e
Libertà
adopera
la
formula
di
«
repubblica
fondata
sulle
classi
lavoratrici
»
;
la
«
concentrazione
»
parla
di
terra
ai
contadini
,
senz
'
altra
aggiunta
e
Giustizia
e
Libertà
parla
di
modesta
indennità
da
dare
ai
proprietari
espropriati
,
ecc
.
Il
partito
socialista
che
è
nella
«
concentrazione
»
e
in
Giustizia
e
Libertà
propugna
una
repubblica
democratica
dei
lavoratori
,
altrove
una
repubblica
presidiata
dalle
classi
lavoratrici
,
altrove
una
repubblica
socialista
;
esso
evita
di
parlare
dell
'
indennità
da
dare
o
meno
ai
grandi
proprietari
da
espropriare
,
propugna
la
nazionalizzazione
di
certe
industrie
che
la
«
concentrazione
»
e
Giustizia
e
Libertà
vogliono
invece
socializzare
!
I
riformisti
vogliono
nazionalizzare
come
membri
del
partito
,
socializzare
come
membri
della
«
concentrazione
»
e
di
Giustizia
e
Libertà
;
come
membri
del
partito
vogliono
una
repubblica
democratica
dei
lavoratori
(
ma
cos
'
è
?
)
e
magari
una
repubblica
socialista
;
ma
come
adepti
di
Giustizia
e
Libertà
si
accontentano
di
una
repubblica
tout
court
.
Come
membri
di
Giustizia
e
Libertà
i
riformisti
si
impegnano
a
battersi
per
una
modesta
indennità
ai
proprietari
di
terre
espropriati
;
ma
come
membri
del
partito
non
sanno
bene
se
la
indennità
dovrà
o
no
essere
versata
ai
proprietari
.
Tutti
,
poi
,
concentrazionisti
,
seguaci
di
Giustizia
e
Libertà
,
riformisti
,
sono
nella
Lega
internazionale
dei
diritti
dell
uomo
,
per
la
quale
la
proprietà
individuale
è
sacra
,
e
nella
quale
tutta
questa
brava
gente
si
riconosce
come
gente
lepida
e
scherzevole
.
È
comprensibile
che
,
dinanzi
ai
grossi
problemi
dell
'
ora
,
la
parte
proletaria
che
è
nei
diversi
aggruppamenti
concentrazionisti
,
ed
anche
quella
costituita
da
intellettuali
poveri
,
ricerchi
soluzioni
concrete
e
radicali
alla
situazione
e
si
sforzi
di
trovare
la
via
di
un
fronte
di
lotta
diverso
da
quello
che
offrono
loro
i
capi
.
Noi
abbiamo
detto
che
la
crisi
del
partito
repubblicano
è
sintomatica
,
e
lo
è
senza
dubbio
;
ma
tutti
gli
altri
gruppi
e
partiti
della
«
concentrazione
»
e
Giustizia
e
libertà
-
e
non
solo
il
partito
repubblicano
sono
in
crisi
.
Il
motivo
della
crisi
è
di
fondo
,
è
di
classe
,
anche
se
coloro
che
sono
alla
opposizione
da
«
sinistra
»
non
vedono
ancora
con
chiarezza
tutte
le
questioni
,
ed
esprimono
in
modo
insufficiente
ed
inadeguato
la
loro
opposizione
.
Tipica
,
a
questo
riguardo
,
è
la
posizione
dell
'
operaio
socialista
Bianco
,
da
lui
sostenuta
recentemente
nella
sezione
di
Parigi
.
Il
Bianco
crede
ancora
che
il
partito
socialista
possa
condurre
una
azione
proletaria
,
e
ciò
si
comprende
ché
altrimenti
egli
ne
uscirebbe
.
Ma
quale
è
la
preoccupazione
di
questo
operaio
,
in
mezzo
a
un
mucchio
di
opinioni
errate
e
confuse
?
È
la
preoccupazione
del
fronte
proletario
di
lotta
.
Questa
preoccupazione
è
generale
in
tutto
il
proletariato
,
in
Italia
e
fuori
,
e
i
capi
socialisti
lo
sanno
a
tal
punto
che
essi
rimettono
in
discussione
nei
loro
congressi
e
conferenze
il
tema
della
unità
proletaria
,
tema
che
dovrebbe
servire
ad
annebbiare
dinanzi
agli
occhi
degli
operai
socialisti
la
questione
urgente
della
unità
del
fronte
di
lotta
,
per
l
'
azione
immediata
in
difesa
dei
salari
,
per
il
pane
e
per
le
libertà
elementari
dei
lavoratori
.
Negli
stessi
rari
gruppi
di
Giustizia
e
Libertà
nel
paese
la
preoccupazione
del
fronte
unico
proletario
di
lotta
soverchia
di
molto
le
elucubrazioni
letterarie
dei
piccoli
borghesi
che
dirigono
,
per
conto
degli
interessi
della
borghesia
,
questa
organizzazione
.
E
tra
gli
operai
massimalisti
non
vi
è
forse
questa
spinta
verso
l
'
unità
del
fronte
proletario
di
lotta
?
La
stessa
revisione
attuale
che
si
opera
nel
partito
repubblicano
è
la
conseguenza
di
uno
spostamento
verso
il
proletariato
e
la
sua
lotta
rivoluzionaria
delle
basi
sociali
di
questo
partito
.
Tutti
i
dati
della
situazione
oggettiva
,
e
i
dati
degli
atteggiamenti
delle
classi
lavoratrici
soggette
alla
dominazione
fascista
,
influenzate
dal
fascismo
e
dalle
ideologie
dell
'
«
antifascismo
»
democratico
,
dicono
che
i
lavoratori
cercano
un
fronte
unico
di
azione
.
I
capi
dei
partiti
e
gruppi
dell
'
«
antifascismo
»
democratico
non
vogliono
il
fronte
unico
,
dicendo
che
questo
è
uno
strumento
di
azione
comunista
.
Giorno
verrà
in
cui
gli
operai
e
i
lavoratori
,
oggi
ancora
legati
a
questi
partiti
,
dovranno
riconoscere
di
essere
stati
per
molti
anni
strumenti
di
una
infame
politica
antiproletaria
.
Ma
volete
sapere
,
operai
,
lavoratori
che
militate
in
organizzazioni
e
partiti
avversi
al
nostro
,
perché
i
vostri
capi
dicono
che
il
fronte
unico
di
classe
,
il
vostro
fronte
autonomo
di
lotta
,
è
uno
strumento
di
disgregazione
di
questi
partiti
,
che
viene
adoperato
dai
comunisti
?
Perché
il
fronte
unico
sviluppa
al
massimo
grado
l
'
azione
di
classe
,
discrimina
in
modo
netto
le
posizioni
di
classe
,
e
,
di
conseguenza
,
diminuisce
di
molto
,
fino
a
far
scomparire
,
la
distanza
artificiale
che
oggi
divide
gli
operai
e
i
lavoratori
comunisti
dagli
altri
operai
e
dagli
altri
lavoratori
.
Noi
comunisti
siamo
pronti
a
stabilire
il
fronte
di
lotta
con
qualsivoglia
organizzazione
o
gruppo
di
proletari
disposto
a
battersi
per
una
rivendicazione
di
classe
,
quale
che
sia
.
Come
noi
non
chiediamo
agli
operai
e
lavoratori
non
comunisti
di
rinunciare
alle
loro
posizioni
ideologiche
,
quale
condizione
per
entrare
nel
fronte
unico
di
lotta
,
così
non
vogliamo
che
altri
chieda
a
noi
di
rinunciare
di
un
millesimo
alle
nostre
posizioni
.
Ma
il
fronte
di
lotta
noi
lo
vogliamo
stabilire
per
batterci
contro
il
capitalismo
,
contro
la
borghesia
,
per
le
questioni
che
ci
interessano
e
ci
accomunano
.
Vogliamo
lottare
assieme
per
difenderei
nostri
salari
?
Perché
i
nostri
fratelli
disoccupati
e
i
loro
figli
non
muoiano
di
fame
?
Per
la
liberazione
dei
nostri
compagni
carcerati
?
Per
la
libertà
di
organizzazione
e
di
stampa
,
per
il
diritto
di
sciopero
?
Contro
la
guerra
che
sta
per
trascinarci
tutti
ad
un
nuovo
massacro
?
Per
la
difesa
della
Unione
dei
soviet
?
Chi
è
,
dove
è
quel
proletario
che
non
comprenda
che
queste
rivendicazioni
(
e
altre
simili
)
sono
le
sue
,
della
sua
classe
,
e
non
sia
disposto
a
stringere
la
mano
al
suo
compagno
comunista
,
socialista
,
anarchico
,
cattolico
per
un
patto
fraterno
di
lotta
in
comune
?
Chi
impedisce
questa
unione
di
milioni
di
sfruttati
per
la
difesa
del
pane
,
per
la
conquista
di
migliori
condizioni
di
esistenza
,
e
della
libertà
?
Sono
forse
i
comunisti
?
Dove
mai
è
avvenuto
che
i
comunisti
commettessero
un
simile
crimine
contro
la
classe
operaia
?
Se
ve
ne
fosse
qualcuno
,
denunziatelo
dinanzi
al
proletariato
,
e
noi
,
assieme
,
lo
copriremo
d
'
infamia
.
No
,
i
comunisti
non
sono
l
'
impedimento
al
fronte
unico
,
occorre
onestamente
riconoscerlo
.
Certo
,
noi
combattiamo
senza
tanti
complimenti
le
posizioni
dei
capi
socialdemocratici
e
democratici
.
Se
queste
posizioni
sono
anche
quelle
dei
gregari
,
noi
le
combattiamo
egualmente
,
tra
i
gregari
,
sia
pure
in
maniera
differente
.
Gli
è
che
noi
siamo
comunisti
,
e
i
nostri
avversari
sono
anticomunisti
,
sono
contro
la
rivoluzione
proletaria
.
Con
non
minore
accanimento
noi
combattiamo
il
fascismo
,
il
che
non
ci
impedisce
di
avvicinare
gli
operai
fascisti
,
di
conquistarli
a
noi
,
se
è
possibile
(
ed
è
possibile
)
,
e
soprattutto
di
stabilire
delle
intese
temporanee
con
essi
,
per
una
lotta
parziale
,
nella
officina
,
in
un
villaggio
.
Gli
operai
socialisti
e
repubblicani
debbono
sapere
che
le
divisioni
ideologiche
attuali
che
li
dividono
dai
comunisti
hanno
meno
importanza
delle
identità
di
interessi
sociali
che
li
uniscono
a
questi
.
Essi
debbono
sapere
che
la
distanza
sociale
che
li
separa
dai
programmi
dei
loro
partiti
e
concentrazioni
è
di
gran
lunga
più
grande
dei
legami
naturali
che
li
avvicinano
ai
comunisti
.
In
questi
congressi
,
a
questi
operai
,
noi
diciamo
:
«
Fronte
unico
proletario
!
»
.
Lo
diciamo
,
lo
gridiamo
ad
essi
ed
agli
altri
operai
di
altri
partiti
:
«
Fronte
unico
proletario
!
»
.
È
questo
l
'
imperativo
dell
'
ora
che
viviamo
.
È
questa
la
traduzione
concreta
dell
'
incitamento
:
«
Proletari
di
tutti
i
paesi
unitevi
!
»
.
È
questo
il
mezzo
attraverso
il
quale
noi
formeremo
una
potente
arma
di
combattimento
che
giungerà
a
rovesciare
il
regime
della
schiavitù
e
della
fame
,
il
regime
del
fascismo
e
del
capitalismo
.
StampaQuotidiana ,
I
bambini
non
vi
penseranno
più
fino
a
dicembre
;
ma
una
gran
parte
d
'
italiani
continuerà
a
pensarvi
tutti
i
giorni
e
ad
invocarne
i
doni
;
solo
,
non
lo
chiamerà
con
questo
nome
,
ma
con
l
'
altro
,
lo
Stato
.
Cresce
invero
ogni
anno
,
ogni
mese
,
il
numero
di
coloro
che
attendono
qualcosa
dallo
Stato
:
la
nuova
autolinea
,
la
fermata
del
direttissimo
,
la
nuova
pretura
,
il
nuovo
ginnasio
,
l
'
inizio
della
costruzione
della
strada
,
l
'
acquedotto
,
ma
soprattutto
la
creazione
di
nuovi
impieghi
,
ed
i
miglioramenti
economici
per
i
dipendenti
,
diretti
ed
indiretti
,
dello
Stato
.
Né
c
'
è
a
stupire
od
a
rammaricarsi
.
Le
condizioni
storiche
,
economiche
,
ambientali
di
ogni
Paese
,
nascono
da
infiniti
fattori
;
e
se
può
orgogliosamente
affermarsi
che
la
storia
la
fanno
gli
uomini
,
occorre
subito
aggiungere
che
sono
però
condizionati
da
una
serie
di
premesse
e
di
limiti
,
e
che
quel
che
ogni
generazione
può
effettuare
è
la
scelta
tra
un
ventaglio
non
ampissimo
di
possibilità
.
Sarebbe
veramente
ingiusto
rimproverare
gl
'
italiani
del
nostro
tempo
comparandoli
agl
'
inglesi
della
generazione
di
Stuart
Mill
od
ai
nord
-
Americani
dell
'
inizio
di
questo
secolo
,
e
raccontare
loro
che
ogni
operaio
ha
in
tasca
la
possibilità
di
divenire
un
Ford
,
sol
che
si
getti
nella
mischia
;
che
lavorando
undici
ore
,
risparmiando
all
'
osso
,
ciascuno
può
capovolgere
la
sua
posizione
.
Ed
ancora
non
giusto
ricordare
,
come
rimprovero
,
che
fino
ad
alcuni
decenni
fa
c
'
erano
regioni
d
'
Italia
,
le
più
ricche
,
dove
nessuno
domandava
nulla
allo
Stato
,
i
ceti
commerciali
ed
industriali
chiedevano
soltanto
di
essere
dimenticati
e
lasciati
al
loro
lavoro
,
nessun
giovane
,
del
popolo
o
della
borghesia
,
aspirava
al
pubblico
impiego
,
e
quando
qualcuno
finiva
nei
suoi
ranghi
era
considerato
un
caduto
dai
compagni
,
operai
o
commessi
viaggiatori
.
In
tutto
il
mondo
con
l
'
aumentare
della
popolazione
,
con
l
'
accrescersi
dei
compiti
dello
Stato
,
con
nuove
sacrosante
esigenze
di
giustizia
sociale
,
con
una
economia
di
fronte
alla
quale
le
frontiere
non
significano
più
gran
che
,
ed
è
ad
augurarsi
abbiano
a
significare
sempre
meno
,
le
cose
sono
mutate
.
Lo
Stato
non
può
e
non
deve
essere
assente
,
nemmeno
là
(
ahimè
,
sono
molto
pochi
questi
angoli
di
elezione
)
dove
si
lavora
forte
e
bene
,
e
si
guadagna
in
modo
da
consentire
profitti
,
fondi
per
il
rinnovo
del
materiale
e
per
ampliamenti
aziendali
,
alti
salari
,
misure
di
previdenza
.
Né
val
la
pena
di
rievocare
un
sogno
che
feci
nella
sfera
di
roveto
ardente
della
primavera
del
'45
:
una
specie
di
"
giornata
della
fede
"
,
in
cui
ogni
comunità
italiana
offriva
qualcosa
per
il
risanamento
della
vita
nazionale
,
perché
venisse
speso
bene
il
danaro
che
viene
speso
male
;
e
due
Comuni
chiedevano
di
fondersi
,
perché
troppo
poveri
per
avere
servizi
distinti
,
un
altro
Comune
rinunciava
alla
vecchia
tranvia
,
bastandogli
l
'
autolinea
,
un
terzo
offriva
la
soppressione
del
ginnasio
che
non
ha
mai
accolto
oltre
dieci
studenti
:
miei
vaneggiamenti
,
forse
causati
dai
lunghi
digiuni
durante
l
'
occupazione
tedesca
.
Accettato
però
che
lo
Stato
è
la
famiglia
,
ed
i
cittadini
sono
i
figli
,
nell
'
età
in
cui
non
è
possibile
realizzare
nulla
fuori
della
cerchia
familiare
,
li
vorrei
come
quei
ragazzi
giudiziosi
,
quali
spesso
s
'
incontrano
nelle
famiglie
povere
,
che
discutono
assennatamente
con
i
genitori
dove
si
debba
spendere
e
si
possa
risparmiare
.
Perché
è
certo
molto
bella
la
famiglia
tutta
slanci
ed
affetti
,
dove
il
padre
non
fuma
ed
il
ragazzo
rinuncia
ai
libri
desiderati
perché
la
figlia
possa
farsi
l
'
abitino
da
ballo
;
ma
è
anche
confortevole
la
famiglia
dove
il
bilancio
domestico
è
discusso
pacatamente
,
ed
anche
i
ragazzi
di
undici
anni
dicono
la
loro
ed
avanzano
le
loro
proposte
di
economie
e
di
spese
;
né
mi
scandalizzerei
se
,
col
dovuto
garbo
,
un
ragazzo
facesse
sentire
alla
mamma
che
non
si
possono
spendere
anche
poche
migliaia
di
lire
mensili
per
la
canasta
,
se
le
tasse
scolastiche
del
figlio
non
sono
pagate
ed
i
libri
non
gli
sono
comprati
in
tempo
.
Fuor
di
metafora
,
posto
che
necessariamente
gl
'
italiani
debbono
sempre
più
per
l
'
economia
delle
loro
famiglie
guardare
allo
Stato
,
vorrei
ricordassero
che
lo
Stato
sono
loro
,
che
l
'
economia
dello
Stato
è
la
somma
delle
economie
degl
'
italiani
;
e
non
si
comportassero
come
la
famiglia
scervellata
,
dove
ciascuno
dà
ragione
all
'
altro
quando
questi
chiede
qualcosa
per
sé
-
sì
,
la
poltrona
per
il
nonno
;
sì
,
il
viaggio
di
piacere
per
papà
e
mamma
;
sì
,
il
gioiello
per
la
signorina
;
sì
,
la
lambretta
per
il
ragazzo
-
e
nessuno
si
chiede
da
dove
attingere
.
Nelle
varie
agitazioni
di
categoria
,
quel
che
mi
dispiace
è
che
viga
la
regola
di
non
guardare
mai
nel
piatto
del
vicino
e
di
battere
sempre
le
mani
alle
rivendicazioni
altrui
:
quasi
lo
Stato
fosse
proprio
papà
Natale
,
del
cui
bilancio
nessuno
si
preoccupa
.
Quella
regola
che
non
si
fanno
spese
senza
rispondere
alla
domanda
"
con
che
?
"
,
regola
che
Einaudi
fece
includere
nella
Costituzione
e
che
di
tanto
in
tanto
ricordava
nei
suoi
messaggi
al
Parlamento
,
vorrei
penetrasse
nella
testa
degl
'
italiani
.
Possono
esserci
leghe
di
consumatori
contro
i
produttori
e
di
produttori
contro
(
anche
se
non
lo
dichiarino
)
i
consumatori
;
dei
cittadini
che
desiderano
lo
Stato
spenda
poco
e
metta
poche
tasse
,
e
di
chi
vuoi
l
'
opposto
;
di
quanti
vogliono
un
bilancio
che
si
appoggi
di
più
sulle
imposte
indirette
e
di
quanti
aspirano
ad
uno
che
gravi
sulle
dirette
;
di
coloro
che
non
ricevono
stipendi
dallo
Stato
contrapposti
a
coloro
che
ne
ricevono
,
e
viceversa
;
è
perfettamente
ragionevole
che
tra
i
dipendenti
statali
gli
uni
dicano
che
c
'
è
un
'
altra
categoria
ingiustamente
privilegiata
,
e
questa
neghi
o
difenda
il
suo
privilegio
.
Tali
contrasti
d
'
interessi
sono
nella
vita
,
ed
occorre
il
melenso
ottimismo
delle
dittature
per
pretendere
di
negarli
e
di
comporli
per
virtù
di
formula
in
un
astratto
superiore
interesse
.
La
fetta
più
grande
per
me
dev
'
essere
più
piccola
per
un
altro
;
e
chi
vuole
negarlo
e
pretendere
che
si
possa
ingrandire
la
torta
senza
togliere
a
nessuno
,
dovrebbe
avere
proposte
chiare
da
mettere
avanti
.
Sono
molto
rispettoso
dell
'
agitazione
di
tranvieri
che
chiedendo
aumenti
di
paghe
dicano
:
ci
sono
troppe
tessere
gratuite
di
libera
circolazione
;
il
costo
del
biglietto
della
corsa
dev
'
essere
aumentato
;
l
'
Azienda
acquista
energia
a
prezzo
troppo
alto
e
le
conviene
avere
centrali
sue
;
ci
sono
troppi
impiegati
negli
uffici
;
occorre
abolire
quel
tratto
di
linea
e
quelle
corse
che
sono
passivi
.
Rispettoso
dell
'
agitazione
degli
assistenti
universitari
che
indicasse
capitoli
di
bilanci
di
altri
Ministeri
su
cui
tagliare
per
dare
a
quello
della
Istruzione
,
o
magari
,
guardando
solo
a
questo
,
affermasse
:
-
le
economie
per
venirci
incontro
si
possono
realizzare
con
la
fusione
di
quegli
istituti
che
sono
dei
doppioni
,
l
'
abolizione
di
alcune
pubblicazioni
che
non
servono
a
nulla
,
la
decurtazione
delle
spese
per
partecipazioni
a
congressi
e
missioni
all
'
estero
;
e
se
non
basta
,
sopprimendo
un
certo
numero
di
cattedre
,
magari
alcune
facoltà
,
e
se
non
basta
ancora
,
diminuendo
un
po
'
le
paghe
ai
professori
ordinari
.
Naturalmente
proposte
di
questo
genere
-
gli
esempi
potrebbero
protrarsi
all
'
infinito
-
darebbero
luogo
a
proteste
,
repliche
e
ritorsioni
.
Che
considererei
non
scandalose
,
ma
benefiche
;
giacché
anche
nei
bilanci
più
magri
ci
sono
spese
indifendibili
,
sperperi
:
che
sarebbe
sacrosanto
portare
alla
luce
del
sole
.
E
soprattutto
perché
è
così
che
gl
'
italiani
acquisterebbero
finalmente
la
persuasione
che
le
casse
dello
Stato
sono
le
loro
casse
,
che
lo
Stato
sono
loro
.
Se
non
si
riuscisse
a
far
comprendere
questo
,
e
lo
Stato
dovesse
venir
sempre
considerato
come
babbo
Natale
,
cui
si
può
chiedere
senza
preoccuparsi
della
provenienza
dei
suoi
doni
,
occorrerebbe
dubitare
della
intelligenza
degl
'
italiani
.
StampaQuotidiana ,
Caro
amico
,
intanto
le
faccio
subito
spedire
un
volumetto
di
Controcorrente
che
ne
riunisce
un
certo
numero
.
Poi
,
a
settembre
,
quando
il
Giornale
avrà
recuperato
i
suoi
organici
,
che
ora
sono
-
com
'
è
giusto
-
per
la
maggior
parte
in
ferie
,
lei
verrà
a
trovarci
,
e
noi
le
metteremo
a
disposizione
la
nostra
collezione
e
la
macchina
fotocopiatrice
in
modo
che
lei
possa
fotocopiare
tutto
ciò
che
vuole
.
Ma
:
e
se
poi
sua
moglie
torna
a
bruciarle
tutto
?
Il
problema
è
qui
.
Vediamo
di
affrontarlo
con
calma
.
Io
non
posso
rimproverarle
di
aver
sbagliato
moglie
,
perché
questo
succede
a
tutti
:
chiunque
si
sposi
,
l
'
indomani
mattina
ci
si
accorge
che
è
un
'
altra
persona
.
Non
posso
nemmeno
rimproverarle
di
non
averla
uccisa
,
visto
che
il
nostro
codice
penale
continua
a
considerare
delitto
l
'
uxoricidio
,
che
secondo
me
non
lo
è
,
né
quando
lo
commette
lui
,
né
quando
lo
commette
lei
.
Poiché
dunque
è
condannato
a
vita
a
una
moglie
comunista
,
lei
deve
imparare
il
modo
di
usarla
.
Su
questo
,
non
posso
esserle
molto
utile
perché
grazie
a
Dio
non
ho
esperienze
in
proposito
.
Ma
qualche
avvertimento
e
suggerimento
mi
sento
di
poterglielo
dare
,
alla
svelta
.
1°
)
Si
ricordi
che
una
moglie
comunista
,
prima
è
comunista
,
e
poi
(
molto
poi
)
è
moglie
.
2°
)
Come
tale
,
si
porta
in
corpo
due
Inquisizioni
:
quella
,
sentimentale
e
sessuale
,
della
moglie
;
e
quella
,
ideologica
,
della
comunista
.
3°
)
Essa
è
tenuta
ad
avere
,
di
tutti
i
fatti
della
vita
,
anche
i
più
casuali
e
superficiali
,
come
il
guasto
del
televisore
o
l
'
inceppamento
dell
'
aspirapolvere
,
una
visione
seriosa
,
drammatica
,
«
impegnata
»
,
che
la
porta
a
vederci
sotto
lo
zampino
delle
«
multinazionali
»
e
del
capitalismo
demoplutogiudaico
-
massonico
,
che
le
impedisce
di
sorriderne
.
Ecco
:
è
su
quest
'
ultimo
punto
che
lei
ha
qualche
possibilità
di
manovra
e
di
rivincita
.
Per
esempio
:
le
annunci
solennemente
che
ha
ripudiato
il
Giornale
,
vada
a
leggerselo
di
nascosto
(
sappiamo
che
questo
avviene
anche
in
altre
famiglie
)
,
e
quando
vi
trova
un
«
Controcorrente
»
spiritoso
(
non
sempre
lo
sono
)
,
lo
impari
a
memoria
,
e
nell
'
occasione
più
propizia
glielo
ripeta
,
con
l
'
aria
d
'
improvvisarlo
,
come
farina
del
suo
sacco
.
Se
riesce
a
farla
sorridere
,
le
dica
brutalmente
:
«
Bada
che
è
del
Giornale
»
.
Seguirà
una
scenata
.
Lei
la
sopporti
stoicamente
(
oramai
dev
'
esserci
abituato
)
.
Poi
,
dopo
qualche
giorno
,
ripeta
il
colpo
.
Stavolta
sua
moglie
reagirà
con
un
ghigno
sprezzante
.
E
lei
glielo
blocchi
dicendo
:
«
bada
che
è
di
Fortebraccio
»
.
Se
nemmeno
così
riesce
a
ridurla
alla
ragione
,
me
lo
faccia
sapere
.
E
io
,
rompendo
gl
'
indugi
,
mi
deciderò
finalmente
a
lanciare
,
o
a
far
lanciare
dal
mio
collega
Antonio
Buono
,
che
è
presidente
di
Tribunale
,
la
proposta
di
depennare
l
'
uxoricidio
dal
codice
penale
.
Non
so
come
sarà
accolta
.
Ma
altra
speranza
,
né
al
marito
di
una
comunista
,
né
alla
moglie
di
un
comunista
,
non
resta
.
StampaPeriodica ,
Anno
1760
.
Ferdinando
,
terzo
tra
i
figli
di
Carlo
,
ascende
il
trono
delle
Due
Sicilie
,
andando
il
padre
a
regnare
in
Ispagna
.
Primi
decreti
furono
nuovi
ordini
per
caccie
,
nuove
pene
,
tratti
di
corda
.
Prime
occupazioni
,
vergognare
conversar
coi
sapienti
,
boriarsi
di
colpire
cignali
,
cervi
,
uccelli
,
adescar
pesci
:
millanterie
da
barbaro
.
1767
.
Ferdinando
a
16
anni
divenuto
maggiore
vende
il
pesce
pubblicamente
,
serbando
pratiche
,
aspetto
ed
avarizia
di
pescivendolo
,
non
mai
legge
un
libro
o
scrittura
,
e
tediandogli
sottoscrivere
segna
gli
atti
con
sigillo
.
1768
.
Ferdinando
s
ammoglia
con
Maria
Carolina
d
Austria
!
Donna
che
fece
ovunque
cattivissima
prova
.
1776
.
Ferdinando
per
istinto
favorisce
i
baroni
i
quali
col
feudalismo
stringono
talmente
i
popoli
costretti
a
vivere
sotto
graticci
o
nelle
grotte
a
somiglianza
de
bruti
.
1777
.
Ferdinando
già
padre
d
un
figlio
vende
in
Portici
maccheroni
e
vino
alzando
bettola
,
i
cortigiani
e
la
regina
simulavano
i
garzoni
e
l
ostessa
.
Giocando
al
pallone
fa
da
manigoldi
mettere
a
forza
sopra
una
coperta
e
balestrare
in
aria
fra
le
risa
della
plebaglia
il
nobile
abate
Mazzinghi
toscano
,
che
poi
muore
di
melanconia
.
1789
.
Ferdinando
e
Maria
Carolina
maritano
due
principesse
a
due
arciduchi
d
Austria
,
e
promettono
l
ereditario
Francesco
all
arciduchessa
Maria
Clementina
:
tristi
principî
della
simpatia
tedesca
in
Italia
,
e
del
coro
dei
Borboni
in
Napoli
.
1792
.
Ferdinando
per
i
movimenti
di
Francia
condanna
dieci
mila
,
e
dodici
mila
chiude
nelle
carceri
e
galere
,
e
gran
parte
nelle
isole
di
Lampedusa
e
Tremiti
,
torna
in
uso
la
frusta
;
le
sole
spie
e
gli
atti
inquisitori
sono
prove
a
condannarsi
.
1793
.
Ferdinando
fa
chiudere
nei
sotterranei
di
Santermo
molti
dotti
e
nobili
vigilati
da
custodi
spietati
;
crea
la
Giunta
di
Stato
e
quella
di
Polizia
onde
processarli
,
solamente
perché
praticarono
con
quei
della
flotta
francese
.
1794
.
Ferdinando
apre
un
prestito
per
sostenere
la
guerra
contro
i
Francesi
:
i
cittadini
,
le
chiese
si
spogliano
per
affetto
,
ma
finalmente
si
veggono
da
lui
rubati
37
milioni
di
ducati
dalle
sostanze
dei
cittadini
.
Id
.
Ferdinando
decreta
che
la
Giunta
di
Stato
sia
ad
modum
belli
e
ad
horas
;
i
giudici
dispari
;
la
pena
,
morte
,
ergastolo
,
esilio
;
l
accusato
non
possa
parlare
;
le
sentenze
inappellabili
.
Il
procuratore
fiscale
diceva
aver
prove
per
venti
mila
colpevoli
,
sospetti
per
cinquanta
mila
.
Prima
di
morire
,
la
tortura
:
e
questo
tribunale
condannò
nel
capo
Vincenzo
Vitaliano
di
22
anni
,
Emmanuele
di
Deo
di
20
,
Vincenzo
Pagliani
di
19
,
gentiluomini
.
Altri
tre
alle
galere
,
20
al
confine
,
13
a
pene
minori
.
La
sentenza
non
parlava
di
alcun
delitto
,
vergognando
castigare
chi
amava
la
patria
.
1795
.
Ferdinando
,
per
istigazione
di
Acton
ministro
e
drudo
della
regina
,
fa
chiudere
nella
fortezza
di
Gaeta
Medici
,
grande
di
corte
,
Colonna
,
Caracciolo
,
Pignatelli
,
Serra
,
Caraffa
,
Riari
,
tutti
duchi
o
conti
,
ed
i
dotti
Mario
Pagano
,
Ignazio
Craia
,
Domenico
Bisceglie
,
Teodoro
Monticelli
,
e
sulle
istanze
del
Cardinal
Ruffo
crea
una
giunta
per
loro
,
li
fa
martoriare
per
mancanze
di
prove
,
e
largheggia
in
doni
e
croci
verso
le
spie
.
Id
.
Ferdinando
diviene
più
tiranno
a
Palermo
contro
il
popolo
affamato
e
scontento
dell
arcivescovo
Lopez
reggente
l
isola
,
fa
torturare
e
morire
l
avvocato
Blasi
,
molti
vanno
alle
galere
e
all
esilio
,
e
la
famiglia
reale
teme
di
tutto
,
fa
saggiare
i
cibi
,
le
camere
del
sonno
,
e
tutto
questo
perché
?
...
1797
.
Ferdinando
ammoglia
l
ereditario
Francesco
coll
arciduchessa
Clementina
.
Innesto
di
una
nuova
umanità
in
Italia
!
...
1798
.
Ferdinando
con
suo
bando
dato
in
Roma
8
dicembre
anima
i
Napoletani
contro
i
Francesi
e
dice
:
Difendono
il
re
e
padre
loro
che
cimenta
la
vita
pronto
a
sacrificarla
per
conservare
a
suoi
sudditi
l
onore
e
il
viver
libero
.
Id
.
Ferdinando
dopo
aver
fatto
massacrare
i
sudditi
nella
stolta
guerra
contro
la
Francia
lascia
Napoli
e
si
salva
in
Sicilia
,
dà
il
bottino
ai
tesori
dello
Stato
per
20
milioni
di
ducati
,
lasciando
la
nazione
infelice
in
guerra
senza
ordini
,
povera
,
incerta
.
Tale
delitto
,
non
perdonabile
per
volger
di
fortuna
o
dei
tempi
compiva
il
padre
dei
popoli
il
27
dicembre
!
1799
.
Gaetano
Mammone
belva
più
che
uomo
,
che
beveva
il
sangue
de
suoi
ed
altrui
,
salassi
per
diletto
,
gradiva
a
mensa
un
capo
d
uomo
frescamente
reciso
,
tracannava
liquori
nei
teschi
umani
,
uccidendo
di
sua
mano
400
Francesi
e
Napoletani
:
a
questo
mostro
scrivevano
Ferdinando
e
Carolina
col
titolo
:
Mio
generale
e
mio
amico
.
Id
.
Ferdinando
manda
in
Calabria
a
ristabilire
l
ordine
Fabrizio
cardinale
Ruffo
nato
di
tristo
seme
,
scostumato
in
gioventù
,
lascivo
in
vecchiaia
:
assale
la
città
di
Crotone
,
vi
mena
stragi
,
spogli
,
libidini
e
crudeltà
infinite
da
vincere
i
Busiri
e
i
Falaride
.
La
stessa
tragica
fine
corse
Altamura
grossa
città
dove
3
giorni
infuriò
la
vendetta
,
profanando
un
monastero
,
e
tali
cose
compiendo
da
cui
ributta
la
natura
;
e
dopo
la
sazietà
di
ribalderie
assolve
tutti
.
StampaPeriodica ,
Per
quante
preghiere
abbiamo
rivolte
-
privatamente
e
pubblicamente
-
ai
nostri
contemporanei
essi
non
riescono
a
non
occuparsi
di
noi
.
Il
loro
egoismo
intellettuale
li
porta
involontariamente
a
far
del
rumore
intorno
al
nostro
lavoro
e
potrebbe
accadere
che
le
continue
tentazioni
della
celebrità
ci
distogliessero
da
conquiste
assai
più
grandi
.
Inglesi
e
francesi
,
preti
e
anticlericali
,
socialisti
e
mondani
si
interessano
delle
cose
nostre
con
uno
zelo
che
non
avremmo
mai
sperato
e
non
si
restringono
a
manifestare
il
loro
interesse
col
leggere
ma
anche
collo
scrivere
.
Come
possiamo
noi
impedire
-
in
un
tempo
mancante
di
ogni
censura
-
queste
esplosioni
di
meraviglia
o
di
sdegno
?
Miss
Aelfrida
Tillyard
,
ad
esempio
,
ha
consacrato
al
Fiorentine
Movement
un
intero
articolo
nella
Indipendent
Review
(
aprile
1906
)
e
il
movimento
fiorentino
,
per
essa
,
consiste
nel
Leonardo
e
nei
libri
della
Biblioteca
del
Leonardo
.
Come
fare
a
biasimarla
della
sua
ammirazione
per
noi
tutti
,
anche
se
questa
ammirazione
è
accompagnata
da
qualche
misrepresentation
sopra
le
origini
e
le
attitudini
del
nostro
gruppo
?
E
neppure
possiamo
fare
a
meno
di
ringraziare
Maurice
Muret
il
quale
nel
suo
recente
libro
sulla
Litterature
italienne
d
'
aujourd
-
hui
(
Paris
,
Perrin
)
consacra
un
capitolo
al
Neo
Machiavelisme
fiorentino
(
311
-
315
)
e
proclama
nella
prefazione
:
"
Demain
L
'
Europe
entière
connaitra
le
jeunes
théoriciens
ingenieusement
paradoxaux
du
Leonardo
"
(
p
.
X
.
)
.
Come
resistere
poi
quando
,
in
una
delle
più
importanti
riviste
cattoliche
dell
'
Europa
,
gli
Studi
Religiosi
,
diretti
da
Salvatore
Minocchi
,
leggiamo
a
proposito
del
Leonardo
,
"
il
giovane
e
vitale
periodico
che
ha
già
attirato
la
nostra
attenzione
"
,
queste
parole
:
"
È
un
fatto
che
ci
consola
grandemente
il
vedere
dei
giovani
pieni
d
'
ingegno
,
d
'
energia
,
di
volontà
di
vivere
,
sorgere
separatamente
da
noi
,
indipendentemente
da
noi
,
a
combattere
nello
stesso
campo
con
un
programma
così
simile
al
nostro
:
giovani
che
sono
nauseati
dal
gretto
positivismo
imperante
nella
scienza
e
nella
vita
,
ridotta
a
un
freddo
ed
egoistico
meccanismo
;
giovani
che
vogliono
agire
per
i
grandi
ideali
,
che
credono
nelle
supreme
invisibili
forze
della
vita
e
dell
'
universo
e
tentano
di
raggiungerle
e
di
possederle
"
,
(
Studi
Religiosi
,
a
.
VI
,
1906
,
fasc
.
1
,
p
.
115
)
.
Forse
il
Minocchi
ci
rappresenta
assai
più
vicini
a
lui
di
quel
che
non
siamo
,
ma
non
per
questo
possiamo
negare
le
affinità
e
non
contraccambiare
le
simpatie
.
Del
resto
dal
pericolo
di
apparir
clericali
ci
salvano
i
giornali
socialisti
,
i
quali
,
con
mirabile
diligenza
,
continuano
a
tener
dietro
alle
cose
nostre
.
Nel
"
Tempo
"
(
13
aprile
)
F
.
Momigliano
chiama
la
nostra
"
una
rivista
un
po
'
impertinente
,
un
po
'
stravagante
,
un
po
'
meravigliosa
,
ma
vivace
,
combattiva
ed
originale
"
,
e
nel
"
Lavoro
"
(
25
aprile
)
Giuseppe
Rensi
,
che
pure
è
stata
una
delle
nostre
vittime
,
parla
così
del
Leonardo
:
"
Questa
rivista
,
affascinante
ed
odiosa
nel
medesimo
tempo
,
di
cui
talvolta
saresti
tentato
di
fare
un
livre
de
chevet
,
talaltra
di
gettarla
dalla
finestra
,
ma
che
in
ogni
modo
è
sempre
interessante
,
anche
quando
insolentisce
ed
ingiuria
...
"
e
continua
preconizzando
a
me
in
persona
la
sorte
di
restauratore
italico
della
magia
.
Cosa
più
strana
ancora
:
perfino
Firenze
comincia
ad
accorgersi
che
da
più
di
tre
anni
c
'
è
dentro
le
sue
mura
un
gruppo
di
persone
che
lavorano
e
che
fanno
parlar
di
sé
e
il
Nuovo
Giornale
,
l
'
ultimo
quotidiano
in
data
e
il
primo
in
qualità
,
ha
creduto
bene
di
occupare
due
colonne
e
mezzo
con
un
articolo
del
nostro
Emilio
Cecchi
consacrato
appunto
al
Leonardo
e
agli
ultimi
nostri
libri
(
29
aprile
)
.
Volendo
schermagliare
a
tutti
i
costi
ci
sarebbe
da
ridire
su
alcune
affermazioni
e
valutazioni
del
nostro
amico
ma
siamo
costretti
a
riconoscere
la
sua
serietà
di
analisi
e
i
suoi
sforzi
per
esser
sincero
,
cosa
più
difficile
e
inutile
di
quel
che
non
si
creda
.
Ma
se
Dio
vuole
non
parlano
del
Leonardo
solo
i
benevoli
e
possiamo
finalmente
citare
qualcuno
che
si
fa
beffe
di
noi
.
Si
tratta
di
un
giornaletto
di
Napoli
,
intitolato
,
con
una
certa
mancanza
di
modestia
,
il
"
Libero
Pensiero
"
,
e
che
apre
degli
abbonamenti
di
sostegno
a
Lire
5
l
'
anno
.
Avvertiamo
però
che
l
abbonamento
semplice
costa
lire
1,50
e
che
si
mandano
le
cartoline
vaglia
a
Napoli
,
Via
dell
'
Università
,
n
.
9
.
Nel
n
.
6
dell
'
anno
III
,
di
questo
giornaletto
,
sotto
la
rubrica
Frusta
Letteraria
,
c
'
è
uno
scritterello
intitolato
il
Binomio
del
Leonardo
,
il
quale
vorrebbe
-
credo
-
essere
maligno
e
riesce
invece
,
appena
appena
,
ad
essere
sciocco
.
Non
ne
citeremo
che
l
'
epigrafe
:
Antyciram
navigant
.
È
la
vecchia
,
eterna
,
inevitabile
accusa
di
pazzia
data
a
tutti
quelli
che
non
vogliono
dire
le
cose
che
dicono
tutti
.
Quando
si
decideranno
gli
imbecilli
d
'
Italia
a
trovarne
una
altra
?
ProsaGiuridica ,
Vittorio
Emanuele
III
per
Grazia
di
Dio
e
per
la
Volontà
della
Nazione
Re
d
'
Italia
e
di
Albania
Imperatore
d
'
Etiopia
Il
Senato
e
la
Camera
dei
Fasci
e
delle
Corporazioni
,
a
mezzo
delle
loro
Commissioni
legislative
,
hanno
approvato
;
Noi
abbiamo
sanzionato
e
promulghiamo
quanto
segue
:
Art
.
1
.
Fermo
restando
il
disposto
degli
articoli
8
e
26
del
Regio
decreto
-
legge
17
novembre
1938-XVII
,
n
.
1728;
convertito
nella
legge
5
gennaio
1939-XVII
,
n
.
274
,
è
facoltà
del
Ministro
per
l
'
interno
di
dichiarare
,
su
conforme
parere
della
Commissione
di
cui
all
'
art
.
2
,
la
non
appartenenza
alla
razza
ebraica
anche
in
difformità
delle
risultanze
degli
atti
dello
stato
civile
.
Art
.
2
.
La
Commissione
di
cui
all
'
articolo
precedente
è
nominata
dal
Ministro
per
l
'
interno
,
ed
è
composta
di
un
magistrato
di
grado
3°
,
presidente
,
di
due
magistrati
di
grado
non
inferiore
al
5°
,
designati
dal
Ministro
per
la
grazia
e
la
giustizia
,
e
di
due
funzionari
del
Ministero
dell
'
interno
di
grado
non
inferiore
al
5°
.
Assiste
in
qualità
di
segretario
un
funzionario
del
Ministero
dell
'
interno
,
di
grado
non
inferiore
all'8°
.
Art
.
3
.
La
Commissione
ha
sede
presso
il
Ministero
dell
'
interno
,
ed
ha
facoltà
di
chiamare
a
deporre
qualsiasi
persona
sia
da
essa
ritenuta
utile
ai
fini
dell
'
istruttoria
;
può
,
inoltre
,
compiere
tutte
le
altre
indagini
del
caso
,
valendosi
,
ove
d
'
uopo
,
anche
dell
'
opera
dei
pubblici
uffici
.
Tutti
i
pubblici
uffici
sono
tenuti
a
corrispondere
alle
richieste
della
Commissione
.
Alle
persone
chiamate
a
deporre
si
applicano
le
disposizioni
di
cui
all
'
art
.
366
,
3°
comma
,
del
Codice
Penale
.
Il
parere
della
Commissione
è
motivato
.
Il
parere
e
tutti
gli
altri
atti
della
Commissione
hanno
carattere
segreto
e
di
essi
non
può
essere
rilasciata
copia
a
chicchessia
e
per
nessuna
ragione
.
Art
.
4
.
Il
Ministro
per
l
'
interno
,
emette
decreto
non
motivato
,
conforme
al
parere
della
Commissione
.
Il
provvedimento
del
Ministro
è
insindacabile
.
Esso
ha
valore
,
ad
ogni
effetto
giuridico
,
esclusivamente
per
la
dichiarazione
di
razza
;
e
a
tale
fine
è
annotato
in
margine
all
'
atto
di
nascita
della
persona
cui
si
riferisce
.
Art
.
5
.
E
'
riservata
esclusivamente
alla
competenza
del
Ministro
per
l
'
interno
ogni
decisione
in
materia
razziale
,
ai
sensi
del
R
.
decreto
-
legge
17
novembre
1938-XVII
,
n
.
1728
,
e
della
presente
legge
.
Ordiniamo
che
la
presente
,
munita
del
sigillo
dello
Stato
,
sia
inserta
nella
Raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
del
Regno
d
'
Italia
,
mandando
a
chiunque
spetti
di
osservarlo
e
di
farlo
osservare
come
legge
dello
Stato
.
Dato
a
San
Rossore
,
addì
13
luglio
1939-XVII
Vittorio
Emanuele
Mussolini
,
Solmi
Visto
il
Guardasigilli
:
Grandi
StampaQuotidiana ,
Albenga
,
17
luglio
,
notte
-
La
camera
ardente
di
Albenga
resterà
fra
le
cose
più
grandi
e
spaventose
di
tutti
questi
anni
e
della
mia
personale
vita
:
la
camera
ardente
e
ciò
che
vi
è
accaduto
nel
pomeriggio
di
oggi
.
Ad
un
certo
punto
ha
perso
ogni
significato
il
sapere
come
i
43
bambini
fossero
morti
,
non
è
importato
più
né
il
nome
,
né
i
cosiddetti
episodi
,
né
gli
sforzi
per
il
salvataggio
,
né
di
chi
potesse
essere
la
colpa
.
È
rimasto
unicamente
lo
spettacolo
indicibile
del
basso
stanzone
della
Croce
Bianca
,
col
soffitto
imbiancato
a
calce
,
lungo
le
pareti
le
vetrine
con
le
bandiere
del
sodalizio
e
appesi
i
ritratti
di
vecchi
benefattori
.
Perché
qui
la
morte
aveva
allestito
una
faccenda
talmente
infernale
che
tutte
le
stragi
degli
anni
scorsi
,
per
quanto
crudeli
e
cariche
di
sangue
,
risultano
al
paragone
pallidi
e
quasi
grotteschi
tentativi
.
Ridicolo
al
paragone
il
famoso
Trionfo
della
Morte
della
pittura
antica
,
retorici
i
campi
di
battaglia
di
Napoleone
,
inutilmente
esagerato
lo
sterminio
delle
città
bombardate
dagli
aeroplani
,
perfino
Buchenwald
e
Auschwitz
non
raggiungono
una
così
sobria
potenza
.
Mai
,
diciamo
,
la
morte
aveva
chiuso
in
un
quadro
così
compatto
e
inesorabile
il
suo
trionfo
.
Chi
entrava
oggi
nell
'
ambulatorio
della
Croce
Bianca
di
Albenga
sentiva
,
nel
senso
letterale
della
parola
,
una
cosa
diaccia
e
pesantissima
entrargli
poco
più
su
della
bocca
dello
stomaco
dentro
al
petto
.
E
più
guardava
,
più
questa
cosa
indefinibile
faceva
forza
dentro
di
lui
.
Non
serve
dire
:
43
anime
tenerissime
volate
in
un
sol
colpo
al
Creatore
;
non
serve
pensare
a
diecine
e
diecine
di
famiglie
spezzate
all
'
improvviso
da
un
telegramma
o
dalla
tremebonda
ambasciata
d
'
un
messo
comunale
;
le
parole
non
servono
a
niente
.
Bisognava
vedere
quei
43
piccolissimi
uomini
allineati
su
un
unico
pancone
,
poi
a
destra
quelle
quattro
donne
,
unite
a
loro
da
un
bizzarro
destino
,
distese
su
un
pancone
separato
,
quasi
fossero
delle
intruse
.
È
evidente
che
su
queste
povere
donne
la
morte
non
faceva
assegnamento
nel
suo
calcolo
di
catastrofe
,
che
le
ha
portate
via
perché
non
poteva
farne
a
meno
e
che
le
erano
del
tutto
superflue
.
Bisognava
vedere
-
e
bastava
un
baleno
d
'
occhiata
-
quello
schieramento
di
testine
ceree
,
di
manine
ugualmente
raccolte
sul
petto
,
di
gambette
esili
,
di
piccoli
piedi
abbandonati
in
un
immobile
sonno
.
Bisognava
vedere
come
si
assomigliavano
in
modo
allucinante
le
43
faccine
,
non
impaurite
,
non
doloranti
,
bensì
dolcemente
attonite
e
,
in
certo
modo
,
rassegnate
.
Fra
le
mani
ciascuno
teneva
con
delicatezza
una
immagine
sacra
e
un
fiore
,
le
palpebre
erano
attaccate
appena
appena
.
Senza
nessuna
retorica
erano
tutti
belli
ed
estremamente
gentili
.
«
Tante
bambole
,
sembrano
»
disse
uno
.
Quarantatré
bambole
con
dentro
chiuso
in
ciascuna
il
vasto
mistero
della
morte
.
Un
Gesù
in
croce
abbandonato
al
peso
del
corpo
e
con
le
braccia
tese
in
su
in
modo
spasmodico
era
posto
sopra
l
'
immenso
capezzale
dei
43
innocenti
.
E
anche
lui
,
sebbene
ciò
sia
assurdo
,
sembrava
non
capire
il
perché
.
La
gente
di
Albenga
sfilava
silenziosamente
davanti
:
negli
interstizi
tra
bimbo
e
bimbo
crescevano
i
fiori
e
cresceva
il
loro
inequivocabile
profumo
.
Fuori
risplendeva
il
sole
e
suonavano
i
clacson
dei
viandanti
spensierati
.
E
le
43
faccine
diventavano
sempre
più
di
cera
,
si
facevano
sempre
più
diafane
e
perfette
e
il
Cristo
pareva
sempre
più
allungarsi
nello
spasimo
della
crocifissione
e
piegava
desolatamente
la
testa
da
un
lato
,
perché
,
assurdo
o
no
che
fosse
,
neppure
lui
riusciva
a
capire
.
Così
quella
cosa
diaccia
e
pesante
entrava
come
una
trave
di
ferro
nel
petto
di
coloro
che
guardavano
.
Così
le
frasi
che
di
regola
sono
giudicate
false
e
sciocche
diventavano
rigorosamente
vere
:
ad
Albenga
,
diremo
per
puro
dovere
di
cronisti
,
si
era
concentrato
,
nel
pieno
della
serenità
,
tutto
il
dolore
del
mondo
e
si
spezzavano
cuori
rimasti
fino
a
stamane
di
pietra
.
Ma
la
morte
,
com
'
è
evidente
,
non
era
ancora
contenta
,
e
desiderava
sfruttare
,
per
così
dire
,
ancora
di
più
il
suo
abominevole
capolavoro
.
E
Cristo
e
gli
uomini
evidentemente
non
avevano
sofferto
abbastanza
.
Perciò
alle
ore
15
,
nella
piazza
di
Albenga
,
arrivò
il
primo
autobus
proveniente
da
Milano
con
a
bordo
circa
quaranta
persone
adulte
:
le
madri
,
i
padri
,
i
nonni
e
gli
zii
dei
bambini
che
erano
morti
.
Nella
piazza
battuta
dal
sole
la
gente
formò
per
istinto
una
specie
di
corridoio
come
nella
scena
famosa
del
massacro
spagnolo
di
Hemingway
.
E
con
sguardi
di
terrore
,
al
pensiero
di
quanto
sarebbe
successo
,
la
gente
vide
avanzare
il
gruppo
.
Trattenuta
da
due
parenti
,
venne
avanti
per
prima
,
precipitando
,
una
donna
giovane
e
grassa
.
Teneva
la
faccia
rivolta
al
cielo
,
una
mano
aggrappata
ai
capelli
come
Niobe
.
Parole
sconnesse
che
non
si
riusciva
a
capire
uscivano
dalla
sua
bocca
con
crescente
precipitazione
,
mentre
si
avvicinava
all
'
ingresso
della
camera
ardente
.
Ma
un
uomo
magro
e
pallido
,
sui
trent
'
anni
,
improvvisamente
la
sopravanzò
ululando
,
le
mani
tese
in
avanti
,
e
irruppe
nella
sala
.
Dio
,
fa
per
misericordia
che
non
si
ripeta
mai
più
l
'
orrore
senza
nome
del
17
luglio
ad
Albenga
.
Una
madre
nella
camera
ardente
non
vedeva
il
suo
figlioletto
morto
:
ma
lo
vedeva
morto
quarantatré
volte
nello
stesso
istante
,
quarantatré
volte
nello
stesso
istante
strappato
via
dalle
sue
viscere
.
I
suoi
sguardi
impazziti
cominciavano
poi
a
ondeggiare
qua
e
là
cercando
.
Poi
il
sangue
chiamava
e
lei
si
gettava
sul
misero
bimbo
di
cera
,
ormai
così
lontano
,
baciandolo
e
accarezzandolo
con
atroce
tenerezza
e
mettendogli
a
posto
la
vestina
e
stringendogli
piano
le
mani
.
Finché
un
barlume
di
verità
si
faceva
in
lei
e
la
rivolta
esplodeva
con
grida
da
agghiacciare
il
sangue
.
Ogni
madre
e
ogni
padre
che
entrava
era
lo
stesso
.
Si
formò
nella
sala
un
vortice
di
atrocissimo
dolore
umano
.
Non
avevo
mai
immaginato
che
il
cuore
potesse
essere
così
totalmente
sconvolto
dalla
sofferenza
del
prossimo
.
Tutti
,
non
esagero
,
piangevano
senza
ritegno
.
«
Oh
,
oh
,
Giorgio
mio
»
si
sentiva
urlare
.
«
Oh
,
mamma
...
il
mio
Alberto
,
oh
che
morte
gli
hanno
fatto
fare
!
...
Oh
,
Signore
,
dammi
la
grazia
»
invocava
un
'
altra
coprendo
di
baci
i
piedini
del
suo
bimbo
.
Mamme
si
dibattevano
lanciando
insensate
invettive
come
travolte
dalla
pazzia
.
Mamme
ingannate
da
false
segnalazioni
non
trovavano
il
figlio
creduto
morto
e
a
poco
a
poco
nella
faccia
sconvolta
si
apriva
come
una
luce
di
speranza
.
Mamme
si
slanciavano
sulla
loro
creatura
irrigidita
gridando
di
felicità
:
«
È
vivo
,
è
vivo
!
»
.
Mamme
uscivano
correndo
nella
piazza
come
folli
lanciando
degli
evviva
fra
un
singhiozzo
e
l
'
altro
.
Era
finalmente
soddisfatta
la
morte
?
Era
questo
che
desiderava
?
Per
tre
volte
nel
pomeriggio
si
ripeté
l
'
assalto
-
bisogna
proprio
dire
così
-
delle
madri
e
dei
padri
ai
cerei
simulacri
delle
loro
creature
.
La
morte
di
un
bambino
è
sempre
una
incomprensibile
tragedia
.
Oggi
ad
Albenga
di
queste
tragedie
ne
esplodevano
sei
o
sette
contemporaneamente
in
pochissimi
metri
quadrati
;
e
non
si
poteva
resistere
.
Il
volto
rigato
di
lagrime
,
il
sindaco
Greppi
,
smarrito
,
si
aggirava
da
uno
strazio
all
'
altro
anche
lui
sbalordito
da
tanto
orrore
.
Il
vescovo
,
i
sacerdoti
,
le
infermiere
,
gli
infermieri
della
Croce
Bianca
,
uomini
e
donne
del
popolo
tentavano
di
ridurre
la
disperazione
dei
poveretti
.
Ma
che
consolazione
potevano
offrire
?
Poi
da
Roma
giunse
in
volo
Parri
,
delegato
dall
'
Ufficio
dell
'
Assistenza
postbellica
,
da
cui
dipende
la
sfortunata
colonia
,
e
anche
nel
suo
petto
vedemmo
sprofondare
quella
cosa
diaccia
e
pesante
come
metallo
,
tanto
la
sua
faccia
si
fece
terrea
.
Intanto
,
dimenticate
da
tutti
,
in
disparte
,
le
quattro
donne
dormivano
sul
loro
bancone
riservato
.
Non
un
cane
sembrava
occuparsi
di
loro
(
sono
state
riconosciute
per
Paola
Conte
,
vedova
Tonoli
di
sessantaquattro
anni
,
da
Maredria
[
Mantova
]
,
Francesca
Piloni
,
Maria
Moro
e
la
figlia
Giuseppina
di
undici
anni
,
tutte
e
tre
da
Caravaggio
)
.
Soprattutto
terribile
mi
sembrò
un
padre
.
Guidato
come
un
automa
da
un
infermiere
ritrovò
quasi
subito
il
suo
bimbo
.
Era
un
signore
sui
trent
'
anni
vestito
correttamente
di
grigio
,
dal
volto
nobile
e
in
certo
senso
avventuroso
.
Veniva
da
solo
.
L
'
infermiere
presto
lo
lasciò
richiamato
da
altre
scene
miserande
.
E
lui
non
disse
una
parola
,
non
ebbe
un
sospiro
o
una
lagrima
,
lo
vidi
anzi
a
poco
a
poco
diventare
di
pietra
.
Fissava
con
avida
intensità
il
figlio
nato
inutilmente
da
lui
e
mi
parve
di
leggere
nella
sua
faccia
un
rimorso
cupo
,
senza
rimedio
,
quasi
che
tra
l
'
uomo
e
il
bimbo
ci
fosse
stato
un
lungo
e
meschino
malinteso
.
Avrei
giurato
che
lui
chissà
per
quali
mediocri
motivi
non
avesse
mai
sentito
il
bisogno
di
tenerselo
vicino
e
che
ora
invece
capisse
di
avere
sbagliato
l
'
intera
vita
;
ma
era
troppo
tardi
e
il
malinteso
continuerà
in
eterno
e
l
'
ingiustizia
brucerà
dentro
di
lui
per
anni
ed
anni
.
Gli
altri
ululavano
,
si
torcevano
le
mani
,
piombavano
in
ginocchio
pregando
o
maledicendo
.
Il
taciturno
signore
,
immobile
come
una
statua
,
faceva
più
paura
di
tutti
.
Nel
frattempo
il
mare
,
di
un
meraviglioso
colore
violetto
,
continuava
a
lambire
placidamente
l
'
estremità
dell
'
albero
dell
'
Annamaria
,
la
tragica
motobarca
sprofondata
a
poco
più
di
cento
metri
dalla
riva
.
Un
pontone
con
gru
e
una
motovedetta
della
marina
manovravano
per
sollevare
il
relitto
.
E
un
palombaro
calatosi
nel
fondale
di
appena
quattro
metri
riscontrava
nello
scafo
dell
'
imbarcazione
uno
squarcio
di
quaranta
centimetri
per
cinquanta
.
A
che
serve
ormai
?
Veniva
fatto
di
dire
pensando
all
'
irreparabile
conto
dei
morti
.
Eppure
è
anche
giusto
stabilire
le
colpe
,
se
colpe
ci
sono
.
Ha
responsabilità
,
per
esempio
,
il
dott.
Armando
Ducci
,
direttore
del
preventorio
colonia
Fondazione
Solidarietà
Nazionale
,
per
avere
lasciato
andare
in
gita
gli
ottantuno
bambini
senza
prendere
le
necessarie
precauzioni
e
che
è
stato
fermato
?
Parri
ha
fatto
presente
l
'
eventuale
opportunità
di
liberarlo
,
tenuto
conto
dell
'
ausilio
che
egli
potrebbe
offrire
ai
bimbi
superstiti
.
Il
colonnello
dei
carabinieri
e
il
procuratore
della
Repubblica
che
conducono
l
'
inchiesta
hanno
però
confermato
il
fermo
.
Hanno
colpa
i
barcaioli
,
fratelli
Podestà
,
pure
fermati
e
che
sembra
non
avessero
l
'
autorizzazione
legale
a
noleggiare
la
loro
imbarcazione
?
Ha
responsabilità
,
per
caso
,
la
Capitaneria
del
Porto
o
la
Delegazione
di
spiaggia
per
non
avere
eliminato
in
acque
così
battute
il
palo
che
fu
causa
della
catastrofe
?
E
all
'
Ufficio
tecnico
municipale
,
sempre
per
via
di
questo
maledetto
palo
messo
a
sostegno
della
fognatura
,
non
si
deve
imputare
nulla
?
Un
ingegnere
di
quest
'
Ufficio
ha
fatto
presente
che
il
palo
stesso
prima
della
guerra
sporgeva
dal
mare
come
di
dovere
,
ma
che
qualche
razziatore
di
ferro
l
'
aveva
tranciato
tempo
fa
sotto
il
livello
dell
'
acqua
.
Ma
perché
,
si
può
allora
rispondere
,
l
'
Ufficio
non
aveva
pensato
a
segnalare
l
'
insidia
?
Certo
il
motivo
della
tragedia
fu
il
palo
;
su
questo
non
c
'
è
alcun
dubbio
.
Spetta
ora
all
'
autorità
stabilire
se
ci
furono
e
di
chi
furono
le
negligenze
.
Il
ministero
dell
'
Interno
,
su
richiesta
dello
stesso
presidente
della
Fondazione
di
Solidarietà
Nazionale
,
on.
Parri
,
ha
disposto
che
sia
effettuata
una
severa
inchiesta
dandone
incarico
al
viceprefetto
Arnaldo
Adami
della
direzione
generale
dell
'
Assistenza
postbellica
.
Il
dott.
Adami
è
già
sul
posto
.
Parli
ha
destinato
alle
famiglie
delle
vittime
tre
milioni
e
la
signora
Eva
Perón
,
prima
di
lasciare
l
'
Italia
,
ha
inviato
la
somma
di
un
milione
di
lire
.
Questa
sera
,
mentre
il
padre
stava
per
arrivare
in
autobus
da
Milano
,
il
bimbo
Antonio
Oliva
,
dopo
avere
lottato
con
le
sue
flebili
forze
contro
l
'
onnipotente
morte
,
si
è
spento
all
'
ospedale
.
Il
papà
lo
ha
potuto
stringere
che
era
ancora
tiepido
di
vita
.
Gli
altri
bimbi
superstiti
del
naufragio
sono
intanto
quasi
tutti
fuori
pericolo
.
In
ottime
condizioni
le
tre
assistenti
,
il
bagnino
e
i
due
barcaioli
finiti
anch
'
essi
in
acqua
.
I
quarantatré
,
anzi
,
da
stasera
i
quarantaquattro
morticini
,
verranno
chiusi
nelle
casse
domani
a
mezzogiorno
.
Alle
17.30
saranno
trasportati
nella
cattedrale
per
l
'
ultimo
solenne
commiato
.
Alle
19.30
partiranno
in
treno
alla
volta
di
Milano
.
Un
bimbo
però
sarà
sepolto
a
Loano
e
cinque
altri
verranno
lasciati
a
Pavia
perché
in
questa
provincia
vivono
le
loro
famiglie
.
Sabato
mattina
Milano
vedrà
l
'
inverosimile
sfilata
delle
rimanenti
trentotto
minuscole
bare
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Damato
,
io
non
milito
nel
Partito
liberale
e
non
ho
con
esso
nulla
da
spartire
.
Ma
non
posso
condividere
ciò
che
lei
ne
dice
e
che
rasenta
la
bestemmia
.
Che
nel
Partito
liberale
ci
siano
degl
'
imbecilli
settari
e
faziosi
,
è
inutile
insegnarlo
a
me
che
li
ho
quotidianamente
sul
gobbo
con
le
loro
proteste
spesso
sgrammaticate
.
Ma
che
liberalismo
e
tolleranza
siano
,
storicamente
e
filosoficamente
,
sinonimi
,
è
inutile
che
lei
lo
contesti
perché
è
dimostrato
dai
fatti
.
Certo
,
la
tolleranza
non
può
spingersi
fino
al
punto
di
tollerare
l
'
intolleranza
di
certi
ordini
religiosi
-
che
poi
sono
uno
solo
:
i
Gesuiti
-
che
la
predicavano
e
la
praticavano
.
Ma
mi
vuol
dire
quali
monumenti
hanno
distrutto
e
quali
biblioteche
dilapidato
i
liberali
?
Ho
l
'
impressione
che
lei
sia
rimasto
a
un
vocabolario
di
duecent
'
anni
fa
,
quando
il
termine
liberale
veniva
confuso
con
quello
di
giacobino
,
nome
che
spetta
a
un
altro
tipo
d
'
intollerante
dissacratore
e
persecutorio
,
di
cui
i
liberali
furono
,
al
pari
dei
preti
,
le
vittime
ghigliottinate
e
impiccate
.
La
matrice
giacobina
fu
quella
da
cui
derivò
non
il
partito
liberale
,
ma
quello
d
'
Azione
che
i
liberali
hanno
sempre
aborrito
.
E
veniamo
,
come
dice
lei
,
ai
tempi
d
'
oggi
.
Lei
dice
che
la
Dc
non
è
responsabile
della
politica
scolastica
attuale
perché
è
stata
condizionata
dagli
altri
partiti
.
Ma
in
tal
caso
non
è
responsabile
di
nulla
,
neanche
delle
dissennate
nazionalizzazioni
coi
fallimentari
enti
che
ne
sono
derivati
,
neanche
dello
sfascio
dei
servizi
pubblici
,
neanche
dei
casi
Sindona
e
Rovelli
,
neanche
dell
'
equo
canone
ecc.
Se
lei
crede
di
salvare
la
Dc
dicendo
che
,
in
un
trentennio
di
potere
,
essa
ha
dovuto
sempre
fare
la
politica
degli
altri
,
temo
che
si
sbagli
:
di
tutte
le
colpe
che
le
si
possono
addebitare
,
questa
è
la
più
grave
.
No
,
caro
Damato
,
diciamo
la
verità
.
I
democristiani
non
hanno
mai
avuto
una
politica
scolastica
per
il
semplice
motivo
che
non
hanno
mai
avuto
una
politica
culturale
:
essi
stessi
,
o
almeno
i
migliori
fra
loro
,
lo
riconoscono
.
Ed
è
anche
naturale
perché
mentre
la
Chiesa
ha
una
grande
,
enorme
cultura
a
carattere
universale
,
la
Dc
non
ne
ha
nessuna
:
i
suoi
sacri
testi
-
a
parte
la
Rerum
Novarum
che
è
ancora
roba
di
Chiesa
-
si
riducono
a
quelli
di
Toniolo
,
e
non
aggiungo
altro
.
I
suoi
due
«
Grandi
»
moderni
-
Don
Sturzo
e
De
Gasperi
-
erano
,
sì
,
grandi
,
ma
non
come
uomini
di
cultura
.
La
cultura
la
Dc
l
'
ha
lasciata
in
esclusiva
ai
marxisti
.
E
lei
,
caro
Damato
,
ringrazi
Dio
che
alcuni
desperados
della
cultura
liberale
,
quelli
che
oggi
fanno
capo
a
questo
giornale
e
fra
i
quali
militano
anche
molti
cattolici
(
Pampaloni
,
Mathieu
,
Burgess
ecc
.
)
abbiano
puntato
i
piedi
e
resistito
all
'
ondata
;
altrimenti
oggi
tutta
la
cultura
italiana
,
compresa
la
vostra
,
non
sarebbe
che
un
sottoprodotto
di
Marx
.
Quanto
alla
scuola
,
i
maligni
dicono
che
i
democristiani
,
i
quali
l
'
hanno
quasi
ininterrottamente
gestita
per
tre
decenni
,
hanno
volutamente
lasciato
andare
in
malora
quella
pubblica
per
favorire
quella
privata
,
per
gran
parte
in
mano
alla
Chiesa
.
Io
rifiuto
questa
calunniosa
ipotesi
.
Ma
è
un
fatto
che
quella
privata
funziona
,
in
genere
,
molto
meglio
di
quella
pubblica
,
e
quindi
non
vedo
i
motivi
del
suo
lamento
.
Lei
dice
:
ma
lo
Stato
(
Io
Stato
democristiano
,
noto
io
)
seguita
a
privilegiare
la
scuola
pubblica
,
rendendola
gratuita
,
mentre
quella
privata
costa
.
Ma
in
tal
caso
cosa
deve
fare
,
lo
Stato
?
Se
rende
costosa
anche
quella
pubblica
,
ne
esclude
i
bisognosi
,
che
è
proprio
ciò
che
uno
Stato
non
deve
fare
,
e
che
lei
stesso
non
può
volere
.
Per
rendere
gratuita
quella
privata
,
bisogna
che
se
ne
assuma
gli
oneri
,
e
con
gli
oneri
la
responsabilità
,
il
che
equivale
a
renderla
pubblica
.
Un
'
ultima
cosa
.
Lei
protesta
perché
Alfieri
attribuisce
a
un
certo
filone
del
terrorismo
una
matrice
catto
-
comunista
.
Io
posso
dirle
soltanto
questo
:
un
Curcio
e
un
Toni
Negri
,
dalle
fila
liberali
non
verranno
mai
fuori
;
dalla
scuola
sociologica
di
Trento
,
voluta
e
sponsorizzata
dai
democristiani
tipo
Alberoni
,
sì
.